Un motivo in più per stare con te di missredlights (/viewuser.php?uid=104229)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spada ***
Capitolo 2: *** Candela ***
Capitolo 3: *** Computer ***
Capitolo 4: *** Letto ***
Capitolo 5: *** Pennarello ***
Capitolo 6: *** Laccio ***
Capitolo 7: *** Siringa ***
Capitolo 8: *** Sigaretta ***
Capitolo 9: *** Cuscino ***
Capitolo 10: *** Rossetto ***
Capitolo 11: *** Tristezza ***
Capitolo 12: *** Angoscia ***
Capitolo 13: *** Ansia ***
Capitolo 14: *** Gioia ***
Capitolo 15: *** Regalo ***
Capitolo 16: *** Festa ***
Capitolo 17: *** Incubo ***
Capitolo 18: *** Pacco ***
Capitolo 19: *** Maestro ***
Capitolo 20: *** Amore ***
Capitolo 21: *** Montagna ***
Capitolo 22: *** Freddo ***
Capitolo 23: *** Torta ***
Capitolo 24: *** Mani ***
Capitolo 25: *** Amico ***
Capitolo 26: *** Anello ***
Capitolo 27: *** Fragranza ***
Capitolo 28: *** Sorriso ***
Capitolo 29: *** Nausea ***
Capitolo 30: *** Rossore ***
Capitolo 31: *** Capelli ***
Capitolo 32: *** Sonno ***
Capitolo 33: *** Figlio ***
Capitolo 34: *** Ira ***
Capitolo 35: *** Passione ***
Capitolo 36: *** Sorpresa ***
Capitolo 37: *** Dimenticanza ***
Capitolo 38: *** Bacio ***
Capitolo 39: *** Piscina ***
Capitolo 40: *** Temporale ***
Capitolo 41: *** Corsa ***
Capitolo 42: *** Collega ***
Capitolo 43: *** Gelosia ***
Capitolo 44: *** Infatuazione ***
Capitolo 45: *** Foresta ***
Capitolo 46: *** Irritazione ***
Capitolo 47: *** Occhi ***
Capitolo 48: *** Gossip ***
Capitolo 49: *** Abbraccio ***
Capitolo 50: *** Chat ***
Capitolo 51: *** Cioccolato ***
Capitolo 52: *** Luce ***
Capitolo 53: *** Fianchi ***
Capitolo 54: *** Labbra ***
Capitolo 55: *** Macchina ***
Capitolo 56: *** Rosso ***
Capitolo 57: *** Lingua ***
Capitolo 58: *** Aereo ***
Capitolo 59: *** Smorfia ***
Capitolo 60: *** Rifugio ***
Capitolo 61: *** Cappello ***
Capitolo 62: *** Sconfitta ***
Capitolo 63: *** Nero ***
Capitolo 64: *** Terrore ***
Capitolo 65: *** Canto ***
Capitolo 66: *** Natale ***
Capitolo 67: *** Abbandono ***
Capitolo 68: *** Fuga ***
Capitolo 69: *** Interrogatorio ***
Capitolo 70: *** Radio ***
Capitolo 71: *** Caldo ***
Capitolo 72: *** Grido ***
Capitolo 73: *** Trappola ***
Capitolo 74: *** Magia ***
Capitolo 75: *** Smeraldo ***
Capitolo 76: *** Viso ***
Capitolo 77: *** Buio ***
Capitolo 78: *** Odio ***
Capitolo 79: *** Ossidiana ***
Capitolo 80: *** Telefono ***
Capitolo 81: *** Tortura ***
Capitolo 82: *** Rivolta ***
Capitolo 83: *** Tradimento ***
Capitolo 84: *** Pistola ***
Capitolo 85: *** Malattia ***
Capitolo 86: *** Morte ***
Capitolo 87: *** Lacrime ***
Capitolo 1 *** Spada ***
cap1
“Perché ti
sei vestito da moschettiere? Sembri più un clochard con quei capelli sciolti,
Nara.”
“Tu
invece? Sembri più una balenottera che una danzatrice del ventre, Sabaku no.”
Vide
comparire sulla tempia della giovane una vena che pulsava in modo pericoloso,
mentre i suoi occhi mandavano lampi pericolosi. Shikamaru si era cacciato in un
guaio più grosso di lui con quella frase, ma non lo aveva fatto a posta, gli
era uscita spontanea.
Deve essere la sua influenza. È
tutta colpa sua e della sua acidità.
Non era
vero che assomigliava ad una balenottera. Quel vestito le stava maledettamente
bene, fasciandole le curve in modo sinuoso e provocante. Quando la vide per
poco non gli cadde la mascella, e dovette far forza a tutto il suo
autocontrollo per non andare lì e portarsela via, via da quegli sguardi
indiscreti che si stavano mangiavano la sua quasi ragazza in
modo per niente velato.
“Vogliamo
parlare anche della tua spada? È piccola, sottile e si rompe
facilmente.”
Che cosa?
Lo stava
provocando, ma voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinta, fino a che
punto avrebbe dovuto punirla.
“Invece,
se ti fossi vestito da pirata, avresti avuto una spada lunga, possente, bella
grande. Strano che il tuo altissimo quoziente intellettivo non ci
sia arrivato. Mi deludi.”
Era
troppo, troppo da sopportare, troppo da sentire, perché quelle battute per
niente velate a doppio senso lo avevano eccitato e fatto arrabbiare al tempo
stesso. Temari stava mettendo in discussione il suo essere uomo e lui non
poteva accettarlo. Ne andava del suo orgoglio maschile.
“Tu dici?”
Aspirò
quel che ne rimaneva della sigaretta che aveva fra le labbra, per poi buttarla
da qualche parte, per terra.
“Sei un
incivile. Mamma non te l’ha insegnato che non si buttano le cose per terra?”
Non le
rispose. Si avvicinò a lei e le prese un polso con una mano, tirandola verso di
lui.
“I pirati
sono incivili, non lo sai?”
Un lampo
malizioso passò negli occhi della giovane. La vide mordersi il labbro inferiore
e fu pazzia.
“Quindi
sei un pirata sotto mentite spoglie?”
Si ritrovò
a sorridere anche lui, maliziosamente, portando entrambe le mani sui suoi
fianchi, portandole su e giù in modo sensuale.
“Me lo
dirai tu, non appena vedrai la mia spada.”
Mandò al
diavolo ogni cosa.
La festa
in maschera, le persone, il luogo, ritrovandosi a trascinare una Temari
divertita fra i lunghi corridoi di casa Hyuga, solo per poter mostrare, alla
sua totalmente
ragazza, la sua spada.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Candela ***
cap1
“Shikamaru!
Che cosa hai combinato questa volta?!”
Il povero
Shikamaru si sentì chiamato in causa dalla sua fidanzata che sbraitava contro
di lui dall’altra stanza. Lui non aveva fatto assolutamente nulla se non
riposarsi tutto il giorno, visto che era il suo giorno libero.
“Assolutamente
nulla. Ho dormito tutto il giorno.”
“Tu cosa
hai fatto?”
Quella
voce che sbraitava si trasformò in un attimo in un sibilo inviperito, segno che
lui si era dimenticato di fare qualcosa, qualcosa di importante e di cui, lei,
si era raccomandata.
“Quindi
oggi non sei andato a pagare la bolletta della luce, visto che oggi
era l’ultimo giorno per pagarla e poi ci avrebbero staccato la luce, vero?”
Un brivido
freddo percorse la schiena del giovane, colpevole di essersi dimenticato di una
cosa importante, perché Temari glielo aveva ripetuto almeno una cinquantina di
volte che c’era da pagare la luce, e lui aveva sempre detto che lo avrebbe
fatto a primo giorno libero che si fosse ritrovato. Invece, non solo non
l’aveva pagata, ma se l’era addirittura scordata.
La
conseguenza? Erano rimasto al buio, senza corrente per il frigo, per il
microonde dove stava scaldando la cena di quella sera.
Vide una
piccola luce avanzare verso di lui, seguita da un pugno in testa. La sua ragazza
era fine e delicata come un ippopotamo dentro un negozio di cristallo, ma
sapeva di esserselo meritato.
“E
adesso?”
“Possiamo
prendere la candela dal cassetto e cenare al lume di candela. Insomma, le
alternative si trovano.”
Grazie
alla torcia del cellulare, Shikamaru vide il viso corrucciato della sua
splendida fidanzata.
“Certo che
sei proprio intelligente, Shikamaru.”
La vide
andare verso la cucina e la sentì brontolare della sua pigrizia. Forse fu
proprio il senso di colpa che lo fece alzare dal divano e lo obbligò a
preparare la tavola, con una candela accesa al centro.
“Dai, Tem.
Almeno, per una volta, facciamo qualcosa di romantico e ceniamo al lume di
candela.”
L’unica
risposta che sentì arrivare alle sue orecchie fu la risata di lei, seguita dai suoi
passi che si dirigevano verso il salone.
“Sei
stupido, Shikamaru. Ed io sono più stupida di te perché mi sono innamorata di
uno come te. Robe da pazzi.”
Sorrise
anche lui. Non era solo per la sua intelligenza o sensualità che si era
innamorata di lui, ma evitò di dire qualcosa che potesse compromettere la sua
vita.
Così
l’aiutò a mettere la cena nei piatti e si sedette di fronte a lei, stringendole
la mano. La stretta di Temari fu il segnale che era stato perdonato.
Anche per
quel giorno si era salvato da una morte certa.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Computer ***
cap1
Quindi, cosa le può piacere?
Shikamaru
digitava freneticamente i tasti sulla tastiera, quasi in modo ossessivo
compulsivo. Pensava che, così facendo, avrebbe fatto più in fretta a trovare
quello che cercava, prima che la sua Seccatura tornasse dal lavoro. Per questo
si era messo davanti al computer e aveva cominciato a cercare, fra le varie
offerte, un viaggio per due da qualche parte.
Fra
qualche settimana Temari avrebbe fatto il compleanno e lui non aveva trovato
nulla da farle, nulla che valesse la pena, perché ogni cosa gli sembrava
banale, scontata.
Dove potrei portarla in vacanza?
Scorrendo
le varie offerte, constatò che erano mesi che non si concedevano una vacanza in
totale relax, troppo presi dalla vita di tutti i giorni, troppo presi da quel
tram tram quotidiano che non gli permetteva nemmeno di stare insieme. E a lui,
lei, mancava parecchio, sotto ogni punto di vista.
Potrei portarla in montagna… No,
Temari soffre il freddo in modo pauroso. Mare? Ma poi ci andiamo questa estate.
Città d’arte? E se si annoia?
Infastidito,
scartò le offerte che vedeva davanti agli occhi, fino a quando non intravide
l’offerta giusta: un soggiorno per due alle terme. Era quello che faceva al
caso loro: un soggiorno in totale relax, al caldo. Proprio come piaceva a lei.
Vide la
località – nemmeno tanto lontana da dove stavano loro – e si apprestò a
confermare la prenotazione, se solo una maledetta Seccatura non
avesse scelto il momento sbagliato per tornare a casa.
Di fretta
e furia, Shikamaru fu costretto a ridurre a icona le finestre di ricerca e
nascose il computer sotto i cuscini, vedendola entrare in soggiorno qualche
istante dopo.
“Sei
tornata presto. È andata bene a lavoro?”
“Tutto
bene. Shikamaru, ho bisogno di una vacanza. Ho bisogno di staccare la spina per
un po’.”
“Vuoi
andare da qualche parte in particolare?”
“Ci
penserò sotto la doccia.”
La vide
allontanarsi. Prese il computer e prenotò il soggiorno. Quello sarebbe stato un
bel compleanno.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Letto ***
cap1
Se c’era
una cosa che Shikamaru amava davvero, ma davvero tanto, era il suo letto.
Amava la
consistenza dura del materasso.
Amava
quelle calde lenzuola che lo avvolgevano e lo facevano sentire al sicuro e al
caldo.
Amava quel
cuscino che gli permetteva di poggiare la testa e rilassarsi, sgombrando i
pensieri dalla mente.
Amava così
tanto il letto, che per lui i riposini erano sacri, e le notti bisognava
dormire almeno otto ore di fila.
Ma
Shikamaru non amava solo il letto. Amava anche una tremenda, seccante e
saccente Seccatura della sabbia, una seccatura che gli disturbava i riposini
per lui sacri. Una Seccatura come poche che si divertiva a torturarlo senza
pietà, fregandosene se lui aveva bisogno di riposarsi. Quella Seccatura,
chiamata anche Temari, era per Shikamaru fonte di croce e delizia, fino a
quando non decise che, Temari, sarebbe diventata il suo secondo letto – o forse
il primo -.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Pennarello ***
cap1
Se c’era
una cosa che Temari amava davvero, ma davvero tanto, era imbrattare con un
pennarello la faccia di Shikamaru quando si addormentava. E non con semplici
cerchi sugli occhi o fiorellini sulle guance. Proprio no.
Lei amava
disegnare sulla sua faccia, fare dei componimenti, delle vere e proprie
battaglie. Anche disegnargli sulla faccia delle cose oscene che non se ne
sarebbero andate via tanto facilmente.
Lui
avrebbe inveito, sbuffato contro di lei, e lei avrebbe riso talmente tanto da
farsi venire i crampi allo stomaco. Lo avrebbe visto cercare qualcosa per
levarsi quel maledetto colore dalla faccia, e quando lei gli avrebbe mostrato
che il pennarello non era un semplice pennarello, ma uno indelebile, sarebbe
scappata via. Non nel senso metaforico, ma in quello letterale. Perché
Shikamaru si sarebbe vendicato di un simile affronto, si sarebbe vendicato di
quei segni in faccia.
Lei lo
sapeva, e le sarebbe andata bene.
In fondo,
era anche questo amore.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Laccio ***
cap1
“Shika,
vieni a darmi una mano con questo laccio.”
Il ragazzo
in questione alzò la testa in modo svogliato. Quasi si strozzò con la saliva quando
vide la sua ragazza con quel corpetto di pizzo sul busto, che gli fasciava in
modo sensuale e sfacciato il corpo.
E questo?
“Dove
vorresti andare con questo addosso?”
“Non ti
piace?”
“Rispondi
alla mia domanda, Tem. Dove stai andando con questo addosso?”
Shikamaru era
sempre stato pigro, svogliato, poco incline alla fatica e molto incline all’ozio.
Ma vedere la sua ragazza con quell’indumento addosso l’aveva scosso, smosso in
qualche modo.
“Volevo
uscire col mio ragazzo. Quindi, adesso, vieni ad aiutarmi con questo laccio.”
Gli si
avvicinò in modo sensuale, quasi felino, e lui non poté far altro che guardarla
venire verso di lui, mettendoglisi di fronte. La guardò girarsi, dandogli modo
di notare una schiena chiusa solo da un semplice laccio nero. Dal laccio nero a
più sotto il passo fu breve, tanto che dovette far appello a tutto il suo auto controllo
per non soffermarsi troppo su quei pantaloni di pelle.
“E dove
vorresti andare col tuo ragazzo, questa sera?”
Prese il
laccio e cominciò a giocarci, per poi annodarlo. Le mani si posarono sui
fianchi di lei, la testa si poggiò sull’incavo del collo.
“Cinema.”
Sentì il
respiro pesante di lei e quegli occhi da gatta che lo guardavano con la coda
dell’occhio.
“Seccatura.”
Si staccò
da lei e prese le chiavi dell’auto. Per quella sera, Temari, era riuscita a far
uscire il suo ragazzo.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Siringa ***
cap1
“Non fare
la bambina, Temari. Torna qui!”
Shikamaru si
ritrovò a correre per casa, con una siringa in mano, inseguendo una Temari che
non aveva proprio voglia di farsi pungere dal suo ragazzo.
Il dottore
le aveva prescritto delle punture di ferro, visto che le pillole non avevano
fatto effetto, ma lei non le voleva. Non voleva diventare un colapasta, perché era
sicura al 1000% che Shikamaru non solo non le sapeva fare, ma le avrebbe fatto
anche male.
“Ho detto
di no, Nara. Io le punture non me le faccio!”
Ma vuoi
per la carenza di ferro, vuoi per la stanchezza, Temari si ritrovò per terra,
con Shikamaru sopra di lei a bloccarla.
“Devi
fartele. Vuoi stare ancora male?”
“Tu mi
farai male. Non le sai fare!”
Era arrabbiata
con il dottore, con lui, con sé stessa per essersi fatta prendere. Stupido ferro
che non ne voleva sapere di salire, nonostante i quintali di carne mangiata. E si
arrabbiò ancora di più quando le scoprì una natica e le fece la maledetta
puntura. Eppure…
Eppure era
stato tanto delicato che non aveva sentito assolutamente nulla. E lei che
credeva che le avrebbe fatto male.
“Quindi? Ti
ho fatto male?”
Si alzò
dal corpo della giovane con la siringa ancora fra le mani.
“Tantissimo!”
“Seccatura.”
“Prendimi
in braccio, non riesco ad alzarmi.”
Lo sentì
sbuffare, ma fece quello che lei gli chiese, poggiando la siringa sul mobile e
prendendola in braccio.
“Devo
buttare la siringa.”
“Prima
occupati della paziente.”
E non ce
la fece a dirle di no, stringendola a sé e portandola nell’altra stanza.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Sigaretta ***
cap1
La sigaretta
era stata la sua prima compagna di vita, una compagna che lo aveva accompagnato
nei momenti belli e brutti, una compagna fidata che gli procurava un senso di
benessere con la nicotina e un senso di pace quando buttava fuori il fumo dalla
bocca.
Anche i
suoi amici se lo ricordavano sempre con una sigaretta in bocca o una sigaretta
sopra l’orecchio, sempre con un pacchetto di sigarette in tasca insieme all’immancabile
accendino.
Ma da
quando lei era entrata nella sua vita, la sua relazione con la sigaretta aveva
avuto una frattura profonda. Temari odiava il fumo, le sigarette e tutto quello
che conteneva nicotina, tanto da ingaggiare delle vere e proprie lotte con lui
ogni santa volta che uscivano insieme. Temari gliele nascondeva, buttava,
rompeva. Non gliene fregava assolutamente nulla delle sue facce, delle sue
proteste. Per lei il fumo andava abolito.
Ecco perché
lui era costretto a fumare di nascosto, lontano da occhi indiscreti e labbra
seccanti.
Lui aveva bisogno
della sua sigaretta, e avrebbe continuato a fumare.
“Finalmente
siamo soli, sigaretta.”
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Cuscino ***
cap1
Quando dormiva,
Temari utilizzava due cuscini.
Uno lo
metteva sotto la testa, ed uno se lo metteva fra le gambe, abbracciandolo. Cercava
conforto e sollievo, visto la pancia prominente che si ritrovava perché qualcuno
l’aveva messa incinta. Quel qualcuno, oltre ad essere fiero di quella pancia
pronunciata, non faceva altro che poggiare l’orecchio sulla sua pancia, specie
quando lei abbracciava il suo cuscino.
“È tutta
colpa tua! Perché mi hai messa incinta?”
“Ma se lo
volevamo entrambi questo bambino!”
La sentì
sbuffare, e lui non poté far altro che sorridere. Dentro al ventre di Temari c’era
loro figlio, quella creatura che avevano voluto e desiderato.
“Però è
una gran seccatura. Questo bambino è pigro come te. Non ne vuole sapere di
uscire fuori.”
“Tem,
mancano ancora due mesi al parto.”
“No,
Shika. Ti sto dicendo che questo bambino è pigro come te. Se non abbraccio il
cuscino, lui comincia a scalciare come un indemoniato, perché vuole il suo
cuscino!”
Si ritrovò
a ridere di gusto, sentendosi il petto gonfio d’orgoglio. Se suo figlio avesse
preso da lui, avrebbe avuto tutto da guadagnare.
“Allora tu
abbraccia il cuscino e fatti abbracciare a tua volta, così siamo tutti e tre
felici.”
Non capì
le parole che Temari gli rivolse, ma le intuì e le fece cadere, per amore della
pace.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Rossetto ***
cap1
Temari amava
i rossetti.
Era un
cosmetico della quale non poteva fare a meno e che le stava maledettamente
bene.
Temari amava,
soprattutto un rossetto: quello rosso.
Il rossetto
rosso era il suo tratto distintivo, un tratto facilmente riconoscibile e con la
quale le persone la identificavano.
Lei lo
amava per il suo colore accesso, perché le stava maledettamente bene, e perché
sapeva che quel rossetto piaceva anche a lui. Non le era mica sfuggito
lo sguardo malizioso e divertito del suo ragazzo quando lei gli lasciava le
impronte delle labbra su tutta la faccia quando lo baciava.
“Sei una
seccatura. Adesso devo pulirmi la faccia da questo stupido rossetto.”
“Non mi
sembra che tu ti sia lamentato, quando ti ho baciato proprio lì col
rossetto.”
Lo guardò
in viso, notando le diverse gradazioni di rosso che si cospargevano sulle sue
guance e sul collo. Amava quando Shikamaru diventava di un bel rosso accesso
causa imbarazzo, e amava essere proprio lei la causa di quel rossore.
“Smettila
seccatura. Non sei divertente.”
“Se
ti dà così fastidio essere baciato col rossetto, posso baciare qualcun altro.”
Ma
lui non gliel’avrebbe mai permesso, tanto da stringerla a sé e baciarla lui
stesso, ritrovandosi quelle labbra rosse sulle sue.
“Sei
un demonio.”
Ricevette
solo un ghigno divertito e un ennesimo bacio sulla guancia.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Tristezza ***
cap
C’erano
notti in cui il sonno faticava ad arrivare. C’erano notti in cui la mente era
invasa da ricordi e pensieri ed era difficile da svuotare. C’erano notti, come
quella, in cui la tristezza prendeva il sopravvento.
Relegava insistentemente
i ricordi di Asuma e di suo padre in un anfratto della mente, liberandoli solo
il giorno della loro morte. Faceva male, faceva tremendamente male non averli
più vicino a sé, non sentire più la loro voce o la loro risata.
Certe notti
si sentiva come se stesse annegando, come se non riuscisse più a cavarsela da
solo. Era in quei momenti che prendeva gli shoji e l’accendino di Asuma e stava
ore a guardare la luna.
Non parlava,
stava semplicemente a fissare la luna, fino a quando non sentiva due braccia
che lo stringevano dolcemente, e un bacio fra i capelli.
“Andiamo a
letto, Shikamaru.”
E lui si
faceva guidare da quella mano che si tendeva verso di lui, seguendola fino a
quando non arrivò a letto. Quella stessa mano condusse la sua testa verso
qualcosa di morbido.
“Dormi
Shika.”
Shikamaru si
strinse ancora di più a Temari, facendo sprofondare il viso sul petto di lei,
inspirandone l’odore. Forse, adesso, avrebbe potuto dormire e scacciare la
tristezza.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Angoscia ***
cap1
Erano
giorni che era rinchiusa in quella maledetta stanza d’ospedale, subendo analisi
e controlli senza sosta. Suo marito, Shikamaru, andava ogni giorno da lei non
appena finiva di lavorare. Kakashi lo sfiancava con continue scartoffie e
problemi da risolvere, tanto da prosciugargli quasi tutte le forze, tranne
quelle che gli permettevano di andare a trovare Temari in ospedale.
Era stata
una sconsiderata a non prestare attenzione a dove metteva i piedi mentre
camminava per strada. Ma se da una parte si sentiva tremendamente in colpa,
dall’altra parte sapeva che non era stata colpa sua. Stava tornando dal fare la
spesa, quando una pallonata le arrivò dritto sul fianco destro, colpendo il
bambino che portava in grembo.
La portarono
immediatamente in ospedale per farle fare tutte le analisi necessarie per
sapere se il bambino avesse subito o meno danni. Il bambino che tirò la
pallonata fu strigliato dalla madre e da Shikamaru, che in barba alla sua
indole pigra, lo strigliò talmente violentemente che il bambino ne rimase
traumatizzato. Fu anche per questo che Temari non disse nulla al bambino,
accettandone solo le scuse.
Adesso,
però, l’unica cosa che riusciva a pensare, era che non si sarebbe mai perdonata
se al suo bambino fosse successo qualcosa. Lo stato d’angoscia in cui era
caduta era paragonabile solo a quella volta in cui avevano rapito suo fratello
Gaara.
Per favore, fa’ che il mio bambino
stia bene.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Ansia ***
cap1
Shikamaru camminava
avanti e indietro in quel corridoio d’ospedale, avendo una voglia disperata di
mettersi a fumare. Temari era in sala parto, e la sentiva urlare senza sosta,
ma soprattutto inveiva contro di lui.
“SHIKAMARU
NARA! GIURO CHE SE PROVI A RIMETTERMI INCINTA, IO TI CASTRO A MANI NUDE!”
Proprio come
in quel momento. Shikamaru si bloccò a quella minaccia per niente velata,
voltandosi disperato verso Choji e sua madre.
“Com’è che
è sempre colpa mia? Eravamo entrambi d’accordo nel volere un figlio!”
Prese una
sigaretta e l’accese, cominciando a fumare, fregandosene se in ospedale fosse
appeso un cartello grande quanto una casa che era severamente vietato fumare. L’ansia
lo stava divorando, e lui aveva un bisogno disperato di sfogare in qualche modo
le sue ansie e le sue paure in qualche modo. L’unico a portata di mano in quel
momento era la sigaretta.
“Quanto ci
mette?”
“Guarda
che quando è stato di te, mi hai fatto penare per ben 18 ore di travaglio.”
In quel
momento maledisse se stesso, la sua pigrizia e suo figlio. Perché ci impiegava
così tanto a nascere? Non poteva farlo subito?
“Shikamaru,
stai tranquillo. Tuo figlio nascerà presto e sarà in ottima salute.”
Choji aveva
sempre la cosa giusta da dire e al momento giusto. Shikamaru si rese conto di
quanto fosse fortunato ad avere un amico come lui, nell’esatto momento in cui
le porte della sala parto si aprirono, facendo uscire Tsunade con un fagotto
fra le mani. Le gambe gli cedettero e si ritrovò a terra, completamente privo
di sensi.
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Gioia ***
cap1
“Shikamaru,
Shikamaru sveglia!”
Shikamaru aprì
gli occhi dopo l’ennesimo schiaffo che sua madre Yoshino gli diede. Era crollato
nell’esatto momento in cui aveva visto Tsunade varcare le porte della sala
parto e venire verso di lui con quel fagotto fra le braccia, che altri non era
che suo figlio.
Era stata
talmente tanta la gioia e l’emozione, che era crollato. Anche i ninja più forti
e valorosi potevano crollare. Shikamaru ne era stata una prova lampante in quel
momento.
“Finalmente
ti sei svegliato. Ti decidi a voler prendere in braccio tuo figlio?”
Tsunade aspettò
che Shikamaru si mettesse in piedi, e gli mise fra le braccia suo figlio, il
quale sbadigliò, portandosi una manina chiusa a pugno davanti agli occhi. Quello
fu sicuramente uno dei giorni più belli e felici nella vita di Shikamaru.
“Non posso
crederci. Pensavo, anzi, speravo, che avesse preso il temperamento di Temari.
Invece abbiamo un altro Nara.”
Ma a
dispetto delle sue parole, Ino era davvero felice della nascita di quel
bambino, aspettando quasi con impazienza che arrivasse il momento anche per
lei, ritrovandosi a piangere per la forte commozione. Le sue lacrime furono
talmente contagiose, che anche Choji, Yoshino, Kankuro, Gaara e tutti quelli presenti
scoppiarono in lacrime, tranne Shikamaru, il quale si diresse verso la sala
dove ancora c’era sua moglie.
Una volta
dentro, e con le porte chiuse, i due coniugi scoppiarono a piangere di gioia,
abbracciando il bambino e abbracciandosi a loro volta.
“Finalmente
sei qui con noi, Shikadai.”
"Raccolta di flashfic partecipante alla Challenge "La sfida dei duecento prompt" indetto da msp17 sul forum di EFP"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Regalo ***
cap1
Era stata
via più di quanto avesse immaginato. Quella riunione infinita, quella cena che
non aveva fine, come il suo mal di testa.
Non vedeva
l’ora di tornare a casa, di buttarsi fra le lenzuola del suo letto e non
pensare più a nulla. Avrebbe dovuto mangiare qualcosa, prendersi un’aspirina
per il mal di testa, ma la stanchezza era talmente tanta che non aveva la forza
di fare nulla, nulla se non guardare quel mega pacco regalo che torreggiava al
centro del suo salotto.
Cosa cavolo è? Chi è entrato in
casa mia?
L’unico
che aveva le chiavi di quell’appartamento era il suo fidanzato Shikamaru, ed in
quel momento il suo cervello fece due più due. Oggi era il suo compleanno e lui
le aveva preso qualcosa di veramente grosso, e la cosa stimolò la sua fantasia.
In un
attimo si diresse al centro, di fronte al pacco, che cominciò a rompere la
carta, come se fosse una bambina. Non era mai stata un tipo paziente, e lo
dimostrava la foga con la quale strappava la carta, per poi rivelarne il
contenuto più sorprendente che avesse mai visto: il suo fidanzato.
Non se lo
sarebbe mai immaginato. Lui si era auto-regalato alla sua fidanzata, che lo
guardava con un sorriso divertito.
Nulla esiste tranne il qui e ora.
“Buon
compleanno, Seccatura. Mi stavo per addormentare.”
Il bacio
che si diedero valse tutta l’attesa della giornata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Festa ***
cap1
Se riuscirai a mantenerti sempre
nel presente, sarai un uomo felice. La vita sarà una festa, un grande
banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo.
Furono
proprio le parole di sua madre a venirgli in mente quando prese quella
fotografia fra le mani. Una fotografia che ritraeva lui e Temari alla festa del
suo compleanno. Lo avevano costretto a festeggiare, quando lui non voleva far
altro che dormire, ed invece la sua ragazza lo aveva costretto ad uscire, ad
andare in un locale dove lo attendevano tutti i suoi amici. Avevano bevuto,
festeggiato, riso e scherzato. Si erano divertiti molto, tanto da far spuntare
sul viso di Shikamaru un sorriso felice e sincero.
Era
felice. Era davvero felice. Se guardava tutta la sua vita, da quando era
piccolo fino ad ora, non poteva far altro che pensare che aveva avuto una vita
normale, bella e tranquilla. No, in realtà era stata movimentata, altalenante e
frettolosa, specie da quando era entrata nella sua vita Temari. Ma se avesse
avuto la possibilità di tornare indietro, non avrebbe cambiato nulla, avrebbe
fatto le stesse identiche cose che fece allora.
La sua
vita gli piaceva così com’era.
Era bella.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Incubo ***
cap1
Quando
aprì gli occhi, la prima cosa che Shikamaru vide fu un letto ad una piazza, e
la cosa lo insospettì parecchio. Si era coricato insieme a Temari, quindi
perché adesso si trovava in un letto non suo, in una stanza non sua?
Si alzò,
incerto, per poi prendersi a schiaffi da solo. Dov’era la sua famiglia? I suoi
figli? Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri fu la suoneria del suo
cellulare.
“Pronto,
Choji?”
“Cosa ci
fai sveglio a quest’ora? Io pensavo che ti avrei dovuto chiamare più volte.”
“Dove sono
i bambini? E Temari?”
Sentì il
silenzio dall’altra parte del telefono, e la cosa lo allarmò.
“Shikamaru…
Tu hai lasciato Temari anni fa, non ricordi?”
Cosa aveva fatto?
“Choji,
cosa stai dicendo? Mi sono coricato ieri insieme a Temari.”
“Hai di
nuovo bevuto.”
Sentì la
chiamata chiudersi, ed un senso di panico e incertezza lo pervase, tanto da
farlo camminare in giro per la stanza, fino a quando l’occhio non gli cadde su
un biglietto.
Il futuro è sempre davanti a noi,
invisibile. Getta la sua ombra ai nostri piedi, inavvertita.
Lui era
certo, sicuro che si fosse coricato con Temari, ma l’incertezza stava smontando
tutte le sue sicurezze.
“Non lo
voglio questo futuro! Non voglio una vita senza Temari!”
“Shika…
Shika, svegliati.”
Quando aprì
gli occhi, vide un paio d’occhi verdi che lo guardavano preoccupati. L’unica
cosa che riuscì a fare, fu abbracciarla, nascondendo il viso nell’incavo del
suo collo.
“Non
lasciamoci mai, Temari, promettimelo!”
E pianse.
Pianse come un bambino impaurito. Aveva avuto davvero paura, perché quell'incubo
sembrava così reale che lo aveva distrutto.
Ma il
tocco delicato di Temari lo calmò, come un balsamo.
“Non ti
lascerò mai, Shika. Te lo prometto.”
Avrebbe
fatto di tutto affinché quel sogno non si avverasse.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Pacco ***
cap
Quanto tempo
era passato dall’ultima volta che era stata dentro quelle quattro mura? Quanto tempo
era passato da quando aveva deciso che non si sarebbe mai voltata indietro e
avrebbe proseguito dritto davanti a sé? E adesso? Che cosa le rimaneva? Cosa rimaneva
di quel passato che aveva gettato via, lontano da lei?
Il passato non è un pacco che
si può mettere da parte.
Eppure lei
lo aveva fatto.
Aveva messo
da parte il suo passato, e con esso anche tutte le persone che ne facevano
parte. Tutto per colpa del suo carattere, o di quella ribellione adolescenziale
che le era presa.
Adesso, l’unica
cosa che le rimaneva, se guardava indietro, era solamente il rimpianto.
Rimpianto per
non aver saputo guardare al di là delle sue convinzioni. Rimpianto per non aver
saputo attendere un po’ di più. Rimpianto per non aver visto prima che cosa l’attendeva
al di là e di non aver mai saputo dire due semplici parole: mi dispiace.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Maestro ***
cap1
Scatoloni
su scatoloni invadevano il poco spazio che aveva quella stanza, ritrovandosi a
camminare rasente al muro per poter passare.
Dovrei sistemare, ma non mi va.
Ma vuoi il
destino, vuoi il karma, Shikamaru andò a sbattere contro uno scatolone, con la
conseguenza che tutto il contenuto si riversò per terra.
“Dannazione.”
Strinse
fra le labbra la sigaretta e si inginocchiò per prendere il contenuto della
scatola e rimetterlo al proprio posto, quando il suo sguardo si posò su un pezzo dello shoji a lui noto.
Quel pezzo
gli procurò una stilla di dolore e di piacere al tempo stesso, catapultandolo
nel passato, a quando lui ed il suo maestro giocavano a shoji, a quando il suo
maestro si arrabbiava con lui perché vinceva sempre. A quando il suo maestro
era ancora in vita e lui era solo un bambino.
Quanto
tempo era passato da quando aveva giocato a shoji?
Aveva
smesso dopo la morte del suo maestro. Quel gioco glielo ricordava e lui non
voleva ricordare.
Mamma diceva sempre: devi gettare
il passato dietro di te prima di andare avanti.
Ma lui non
ci sarebbe riuscito. Non in quel momento, non adesso. Quel gioco gli faceva
ancora male.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Amore ***
cap1
A Temari
lo avevano predetto, avevano predetto ogni cosa quella volta che, insieme al
suo fidanzato Shikamaru, erano andati al luna park ed erano entrati nella casa
della strega per farsi predire il futuro. Ci erano entrati per gioco,
consapevoli che non le avrebbero mai predetto qualcosa di sconvolgente.
Invece si
era dovuta ricredere. Quella strega le aveva appena
predetto il suo futuro, nella quale si sarebbe sposata col suo ragazzo e
avrebbe messo su famiglia. Lei aveva riso, riso di gusto, perché non si ci
vedeva nelle vesti di madre. Lei che aveva avuto un passato complicato, triste
e doloroso. Come poteva donare amore ad un bambino, quando lei non ne aveva
avuto?
Un futuro che non racchiude nulla
di desiderabile è impossibile.
Eppure, da
quella volta, non ci fu un momento in cui non pensò davvero di mettere
su famiglia.
“Shika,
come ti immagini fra qualche anno?”
“Mi
immagino sposato con te e con due figli.”
E quello
le bastò per capire che, quella predizione, si sarebbe avverata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Montagna ***
cap
“Spiegami perché siamo in questo posto dimenticato da Dio.”
“Per la milionesima volta, Tem, è una sorpresa.”
“Tu lo sai che adoro la montagna, ma quando non c’è la neve. Qui è TUTTO
ricoperto da quella cosa fredda!”
Lo avrebbe ucciso, e avrebbe seppellito il suo corpo lì, da qualche parte. Quando
le aveva detto che l’avrebbe portata in vacanza era stata molto felice, tanto
da farle dimenticare la stanchezza accumulata nell’ultimo periodo. Da quanto
non si concedevano una vacanza tutti e due? Da quanto non passavano del tempo
insieme in totale relax?
Ed io che pensavo di stare al caldo! Qui
si congela!
Temari non nascondeva di esserci rimasta male per quella vacanza in
montagna. Per lei, amante del caldo, tutto quel freddo era una vera e propria
tortura. Come aveva potuto, il suo fidanzato, essersi dimenticato questo
piccolo particolare?
Vedrai che cosa ti farò, te la farò pagare
cara, Nara!
“Stai progettando la mia morte, Tem?”
“Il tuo Q.I. si è messo in allerta perché sa che rischia l’estinzione?”
Lo sentì sbuffare accanto a lei, spegnendo la macchina qualche istante
dopo. Davanti a loro si ergeva una struttura in legno, tutta ricoperta di neve.
Temari non aveva nessuna voglia di uscire fuori dall’abitacolo, ma Shikamaru
prese l’iniziativa e cominciò a scendere, prendendo anche le valige. Più incavolata
che mai, scese anche lei. Gli si avvicinò e cercò di non battere i denti dal
freddo.
“Spiegami perché sto con te.”
Shikamaru la guardò intensamente, lasciando cadere le valige sulla neve,
producendo un suono ovattato. Le si avvicinò, abbracciandola da dietro,
poggiando le labbra vicino al suo orecchio.
“Ti posso dare più di un motivo per stare con me. Qui in montagna non
prende il cellulare. Staremo insieme per sette giorni, isolati dal mondo intero.
In questa struttura ci sono le terme.”
L’ultima parte fu un sussurro nell’orecchio di Temari, procurandole brividi
di piacere su tutta la schiena.
“Ti sei salvato in corner, Shika, ma devi farti perdonare per tutto questo
freddo.”
“Cosa?”
“Porta tu, dentro, tutte le valige.”
Si staccò dal suo abbraccio e se ne andò dentro, lasciando a lui il compito
di portare quattro valige pesanti.
“Sei una seccatura, Temari!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Freddo ***
cap1
“Quante
volte ti ho detto che non sopporto questo lato del tuo carattere?”
“Tante
quante sono state le volte in cui ti ho detto che sei infantile e fai le cose
per ripicca.”
“Sei stato
tu ad incominciare!”
La quiete
della notte era stata disturbata da una voce che cercava di sovrastarne
un’altra che non faceva altro che sbuffare.
Eppure,
fino a qualche momento prima, stavano dormendo così bene stretti l’un l’altro.
Che cosa era successo nel frangente?
“Perché ti
devi fregare sempre le coperte? Lo sai che sento freddo, più freddo di quanto tu possa
mai sentire. E cosa fai? Ti mummifichi anche con la parte del mio
piumone!”
“Tem, ti
ho già detto che non l’ho fatto a posta. Avevo freddo e mi sono coperto. Cosa
dovrei dire, io, dei tuoi piedi gelati sulla schiena per ripicca? Sei
immatura, infantile quando fai così.”
Le due
piccole abat-jour illuminarono un viso arrabbiato ed un viso assonnato. Questa
volta non gliel’avrebbe data vinta, questa volta si sarebbe fatto valere e…
“Bene, se
la metti in questo modo, vado a dormire sul divano.”
Eh?
La
risposta della sua fidanzata lo lasciò spiazzato, perché di solito quello a
finire per dormire sul divano era lui e non lei. Perché adesso ci sarebbe
dovuta andare lei?
A che gioco stai giocando? Per
quanto tempo ancora farai la bimba capricciosa?
La guardò
alzarsi dal letto, prendersi una coperta dall’armadio e dirigersi a grandi
falcate verso la porta. Ma prima che potesse varcarla, si alzò dal letto e le
strinse il polso.
“Cosa stai
facendo?”
Non le
rispose. La tirò a sé e la fece stendere di nuovo sul letto, nella sua parte di
letto, infilandosi accanto a lei.
“Lasciami
andare. Non voglio dormire con te.”
“Abbracciami,
così non ti frego le coperte.”
Sei una seccatura, Temari!
Ma prima
che potesse farlo lei, lo fece lui, stringendosi al corpo della sua fidanzata.
“In più,
possiamo scaldarci a vicenda.”
Strusciò
la guancia sul petto di lei, sentendo il petto alzarsi per via della risata.
“Sei un
bambino, Shikamaru.”
“Anche tu
sei una bambina, Temari. Adesso dormi.”
Spensero
le luci per poi abbandonarsi alle braccia di Morfeo. Anche per quella notte si
era scongiurata una guerra fra i due.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Torta ***
cap
“Vediamo un po’. Le uova ci sono, la farina pure, lo zucchero anche. Cosa manca?”
Temari ricontò gli ingredienti, non riuscendo a capire quale ingrediente
mancasse per la torta che voleva fare a Shikamaru. Intendiamoci, Shikamaru non
è mai stato un amante dei dolci, ma quel giorno era il suo compleanno e lei si
era messa in testa di fargli un dolce, il più semplice di tutti.
“Ta-ta.”
Temari si voltò verso Shikadai, sorridendogli. Vedeva suo figlio sbattere
le piccole manine contro il tavolo, ben legato al seggiolone per non cadere.
“Prepariamo una torta a papà, ci stai?”
“Ta-ta.”
Lo prese come un sì, e poi, la fulminazione.
“Ecco! Burro, lievito e cioccolata.”
Una volta presi tutti gli ingredienti, cominciò ad assemblarli fra di loro,
sotto lo sguardo ipnotizzato del figlio. A lei faceva sempre piacere cucinare
in compagnia di Shikadai, specie perché non si lamentava per nulla.
Speriamo tu prenda da me e non da papà.
“Ok, adesso inforniamo la torta e aspet-…”
“Tem, Shikadai, sono a casa.”
Nemmeno il tempo di finire la frase e Shikamaru entrò in cucina. Inspirò a
pieni polmoni il buon odore che proveniva dalla cucina, per poi prendere suo
figlio in braccio.
“Ta-ta!”
“Sono felice anche io di vederti. Stai preparando un dolce, qualcosa col
cioccolato.”
“La torta del tuo compleanno, ma tranquillo, la torta è per me e Shikadai.”
“Ma è il mio compleanno! Tocca a me la torta.”
“Sono io la torta per il tuo compleanno.”
Shikamaru arrossì e borbottò qualcosa, mentre Temari rideva divertita.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Mani ***
cap
“Cosa stai facendo?”
Sentiva caldo e non era dovuto solo all’acqua calda delle terme. Quando aveva
prenotato quella vacanza solo per loro due, Shikamaru non aveva messo in conto
che Temari lo avrebbe portato alla follia, seduti su quella vasca termale, l’uno
accanto all’altra.
“Nulla, perché?”
Temari gli sorrise sorniona, appoggiando la schiena sul bordo vasca,
conscia dell’enorme potere che aveva nei confronti del suo fidanzato. Se dall’esterno
potevano sembrare una qualsiasi coppia che si stava godendo un bagno termale,
sotto l’acqua le cose andavano diversamente. Temari aveva iniziato a stimolare
Shikamaru con delle piccole carezze, per poi prenderlo in mano, percorrendolo per
tutta la sua lunghezza, cosa che fece eccitare il moro.
“Smettila.”
“Vuoi davvero che smetta?”
Shikamaru chiuse gli occhi, godendo delle mani di Temari sul suo sesso. Amava
essere toccato dalla sua ragazza. Se da una parte voleva che Temari continuasse,
dall’altra parte aveva paura che qualcuno li scoprisse. Strinse con forza il
bordo della vasca, ritrovandosi le nocche bianche e a gemere.
“Te-Temari…”
Sentiva di essere vicino. Aveva la vista offuscata e il fiato corto.
Baciami Tem… O ci scopr-…
Si ritrovò a spalancare gli occhi nel momento in cui Temari levò le mani
dal suo sesso, proprio un attimo prima che lui venisse.
“Stronza…”
Si ritrovò a sibilare quella parola a denti stretti, cercando di riprendere
fiato e frenare la folle corsa del suo cuore. Come aveva potuto smettere? Come aveva
potuto fermarsi a un passo dalla fine?
“Tu volevi che smettessi, non io. Avevi paura che ci scoprissero e ti ho
accontentato. Mi sono fermata in tempo.”
“E adesso come faccio a uscire?”
“Puoi sempre coprirti con le mani, no?”
Questa me la paghi cara, Temari!
La vide uscire dalla vasca con un sorrisetto di vittoria, lasciando il
povero Nara da solo a coprire un’evidente erezione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Amico ***
cap
“Quando hai intenzione di chiederglielo?”
Shikamaru si volse verso il suo migliore amico Choji, portando la bottiglia
di birra alla bocca, bevendone un lungo sorso.
“Presto.”
“Stai tergiversando. Di cosa hai paura?”
“Io non ho paur-…”
“Sono mesi che rimandi, Shikamaru, e non dire che non è vero.”
Choji lo conosceva come le sue tasche, lo conosceva meglio di quanto si potesse
conoscere lui stesso, al pari di Yoshino e Temari. Solo loro tre erano in grado
di prevedere le sue mosse, cosa che lo mandava fuori di testa.
“E se lei non volesse? Se mi dicesse che non si sente ancora pronta?”
“Da quanto tempo convivete sotto lo stesso tetto?”
“Tre anni.”
“E da quanto state insieme?”
“Cinque. Dove vuoi arrivare, Choji?”
“Voglio farti capire che ti stai facendo delle inutili paranoie. Temari è
pronta, proprio come lo sei tu. È normale avere paura quando si sta per fare il
grande passo.”
Choji aveva sempre la frase giusta al momento giusto, proprio come in quel
momento.
Sono proprio fortunato ad averti come
amico.
“Adesso è meglio che vada.”
Prese dal portafogli i soldi per pagare la sua e la consumazione di Choji,
facendogli un breve cenno di saluto con la mano.
“Ricorda cosa devi fare!”
“Sì, sì.”
Ci voleva solo una spinta per decidersi a fare il grande paso. Chi meglio
di un amico poteva dargliela?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Anello ***
cap
Quale le potrebbe piacere? Perché ce ne
sono così tanti?
Grazie alle parole di Choji si era finalmente deciso a fare la proposta di
matrimonio a Temari. Ma che proposta di matrimonio era senza un anello? Così
aveva mandato un messaggio a Ino, chiedendole di venire immediatamente alla
gioielleria che si trovava vicino il suo negozio di fiori.
“Eccomi!”
“Ce ne hai messo di tempo.”
“Non lamentarti per qualche minuto di ritardo!”
“Venti minuti.”
Ino sbuffò, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, guardando
intensamente Shikamaru. Le faceva uno strano effetto vederlo davanti quella
gioielleria. Pensava che non si sarebbe mai deciso a chiedere a Temari di
sposarlo e invece si era dovuta ricredere. Tutto per merito di Choji.
“Quindi ti sei deciso.”
“A quanto vedo Choji ti ha informata. Su, vieni, entriamo dentro.”
Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che entrò dentro al negozio, come
se avesse paura a farsi vedere lì da qualcuno. Ino poteva anche capirlo, sapeva
che gli era costato parecchio mettere da parte tutte le stupide paranoie che si
era fatto per mesi, e sapeva che cosa assillava l’amico. E se Temari avesse
rifiutato?
“Quando pensi a Temari, cosa pensi di preciso? Come la vedi?”
Shikamaru ci pensò su un momento, mentre Ino chiedeva al commesso se
gentilmente gli faceva vedere gli anelli che c’erano in negozio.
Come vedo Temari?
A bloccare il flusso dei suoi pensieri fu la mano di Ino sulla sua spalla,
riportandolo bruscamente alla realtà.
“Io vado. Non dovrei vedere l’anello prima di Temari o non ti sposerà.
Scegli bene.”
Lo salutò con una mano uscendo dal negozio. Shikamaru sorrise. Ino poteva
sembrare frivola in un primo momento, ma non era così. Era attenta ad ogni cosa
e a volte metteva da parte se stessa per i suoi amici.
“Ecco a lei gli anelli.”
Shikamaru li guardò uno per uno, dando un fugace sguardo, fino a quando non
trovò quello che reputò essere il migliore per lui. Solo per un istante se
l’era immaginato al dito di Temari e la cosa lo fece diventare paonazzo.
“Prendo questo.”
Lo indicò al commesso che, sorridendogli, lo prese e lo incartò, per poi
porgerglielo. Era fatta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Fragranza ***
cap
Si sentiva un emerito idiota. Aveva comprato l’anello con la quale chiedere
a Temari di sposarlo, ma non aveva ancora trovato il momento giusto per poterle
fare la proposta. Vuoi per la mole di lavoro che avevano ricevuto nell’ultimo
periodo, vuoi perché tornavano sempre stanchi dopo un’intensa giornata. Così
aveva sempre rimandato, portandosi dietro l’anello per non farlo trovare a
Temari e sperando di trovare l’occasione propizia.
“Sono stanca.”
Temari si era seduta sul divano, vicina a lui. Poteva osservare ciuffi di
capelli che erano scappati dalle code laterali, le occhiaie sotto gli occhi e
un velo di stanchezza sul volto.
“Come è andata a lavoro?”
Shikamaru la prese per le spalle e la fece adagiare su di lui,
delicatamente.
“Al solito. A te?”
“Come sempre.”
Cominciò ad accarezzarle il viso, chiudendo gli occhi a sua volta e
lasciandosi trasportare dal buon odore che aveva Temari. Adorava il suo
profumo, quella fragranza particolare che avrebbe riconosciuto fra mille odori.
Ma c’era una cosa che gli faceva venire in mente. Per Shikamaru la fragranza di
Temari sapeva di casa, di un posto dove tornare, sempre e in qualsiasi
circostanza. L’aveva capito nel momento esatto in cui avevano iniziato la
convivenza, vedendola ogni giorno, inspirando il suo profumo per la casa.
Odore di pulito, di buono, di amore.
“Tem…”
“Shika…”
Si erano chiamati in contemporanea, aprendo di scatto gli occhi.
“Ti devo parlare.”
E come prima, anche stavolta parlarono in contemporanea. Ma di cosa doveva
parlargli Temari?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Sorriso ***
cap
“Shika…”
“Tem, ascoltami e non interrompermi o non troverò più il coraggio di dire
quello che sto per dirti.”
Temari si mise seduta sul divano, guardando guardinga il suo ragazzo. Cosa gli
prendeva all’improvviso? Cosa doveva dirgli di così urgente? Lo vide scendere
dal divano e mettersi in ginocchio davanti a lei, guardandola negli occhi. Sentì
indistintamente il cuore cominciare a battere veloce e sempre più forte,
sentendolo in gola.
“Quello…”
Diglielo.
“Quello che sto cercando di dirti è che sono innamorato di te. Sabaku no
Temari, vuoi sposarmi?”
Calore. Amore.
Il sorriso che Temari gli fece valse più di mille
parole, ritrovandosi a ricambiare quel bellissimo sorriso. Solo per lui.
“Pensavo che non me lo avresti mai chiesto.”
Shikamaru si sedette accanto a lei e prese dalla
tasca il cofanetto contenente l’anello, aprendolo. Dentro vi era un anello d’argento
con un piccolo topazio al centro. Lo prese e lo mise all’anulare della ragazza.
“Quindi è un sì?”
“Finalmente potrò tormentarti per il resto della
tua vita.”
Gli si mise a cavalcioni, baciandolo con
passione. Fu la proposta di matrimonio e il sì più strano in assoluto, ma loro
erano fatti così.
“E tu? Cosa dovevi dirmi?”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** Nausea ***
cap
Temari gli si avvicinò, sfregando il bacino con quello del moro, sentendo
una scossa elettrica pervadere il corpo di entrambi, fino a quando…
Fino a quando Temari si levò da sopra il suo ragazzo per correre via.
Spaesato, Shikamaru la seguì fino ad arrivare in bagno, dove la vide vomitare
la cena mangiata un’ora prima. Le si mise dietro e con una mano le tenne i
capelli, mentre con l’altra le toccava la fronte.
Che le prende? Fino a un momento prima
stava bene. Ha mangiato qualcosa che le ha fatto male?
“Tem…”
La mano poggiata sulla fronte venne spostata verso la schiena, aiutandola.
Solo quando i conati di vomito cessarono e lei si sciacquò la bocca e il viso,
Shikamaru poté vedere qualcosa di diverso nella sua ragazza.
“Tem…”
“Sono incinta, Shika.”
Il tempo parve fermarsi. Come aveva fatto a non capirlo prima? Aveva reputato
qui conati di vomito a qualcosa che non era riuscita a digerire, con alle
nausee.
“Da quanto?”
“Un mese e mezzo, ma le nausee sono iniziate solo da qualche settimana. Sei
felice?”
L’unica cosa che Shikamaru fece fu tirare la sua ragazza verso di sé,
abbracciandola in modo talmente stretto che nemmeno l’aria sarebbe passata.
“Tremendamente felice.”
Sarebbe diventato padre. Cosa avrebbe potuto desiderare di più?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** Rossore ***
cap
“Mamma, ma perché indossi quella maschera in faccia?”
“Perché così non ti mischio il raffreddore, Shikadai.”
“Ma io sono grande, mamma! Non mi ammalerò. Levati quella maschera in
faccia.”
“Shikadai ho detto di no.”
Temari tossì più e più volte, gli occhi lucidi, segno che le stava venendo
anche la febbre.
“Uffa, ma io così non posso vedere il tuo sorriso, mamma!”
Il rossore che si espanse nel viso di Temari fu senza eguali, perché non si
aspettava completamente quella risposta da suo figlio. Shikamaru, nascosto in
disparte, aveva visto tutta la scena, sorridendo divertito. Erano davvero rare
le volte che aveva visto sua moglie arrossire, e quella era un’occasione da non
perdere.
Come si vede che Shikadai è mio figlio. Anche
lui è innamorato del sorriso di Temari.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** Capelli ***
cap
“Mamma, mamma!”
Temari e Shikamaru videro loro figlio venire verso di loro. A tre anni era
identico al padre. Stesso modo di comportarsi, pigro, stesse risposte. Di Temari
aveva preso poco e nulla, se non alcune espressioni, gli occhi e alcuni
comportamenti sporadici che facevano sudare freddo il povero capo clan Nara.
“Che c’è, Shikadai?”
“Sono abbastanza lunghi, adesso?”
Temari prese suo figlio e se lo mise in braccio, in modo tale che potesse
darle le spalle. Una volta seduto sulle sue ginocchia, la bionda prese i
capelli del figlio e li tirò gentilmente verso l’indietro.
“Sì. Shika, passami il tuo elastico.”
“E perché il mio?”
Ma uno sguardo glaciale della moglie lo fece desistere da qualsiasi altra
protesta, sciogliendosi i capelli e passando il proprio elastico alla moglie,
la quale lo prese e fece una piccola coda al figlio. La tipica coda dei Nara.
Shikadai, però, rimase ammaliato dai capelli del padre, vedendoli per la
prima volta sciolti e lunghi.
“Mamma, mamma! Voglio avere i capelli come papà, così lunghi!”
“Ma dovrai sempre averli legati. È la regola. Mai coi capelli sciolti.”
Il bambino annuì e scese dalle ginocchia della madre, facendo un sorriso al
padre, per poi scappare via.
“E adesso come faccio senza elastico? Prestamene uno dei tuoi, Tem.”
“E se non volessi?”
Ma a dispetto delle sue parole, si avvicinò al marito, mettendosi sopra le
sue gambe e avvicinando la bocca al suo orecchio.
“Coi capelli sciolti ti voglio vedere solo sotto le lenzuola.”
Shikamaru diede una breve occhiata al figlio, il quale stava sonnecchiando
sul divano, per poi prendere la moglie e portarla in camera da letto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** Sonno ***
cap
“Mamma?”
Temari alzò lo sguardo verso due iridi verdi – identiche alle sue – che la
guardavano. Fece un breve sorriso al figlio, incitandolo ad avvicinarsi.
“Non ho sonno.”
“Hai fatto un brutto sogno?”
“No, mamma. Non riesco proprio a dormire.”
Shikadai spostò lo sguardo verso il ventre di Temari, dove stava
sonnecchiando Shikamaru. Si mise un dito davanti alla bocca, imitata dal
figlio, e lo fece distendere accanto a sé, dalla parte opposta rispetto al
marito.
“Dormi.”
Gli accarezzò dolcemente la testa, nello stesso identico modo che stava
facendo con Shikamaru, vedendo suo figlio chiudere lentamente gli occhi fino ad
addormentarsi. I suoi Nara erano anche così: capaci di addormentarsi
principalmente sulle sue gambe e sul suo ventre. Poco importava se le si
fossero addormentate le gambe. Per qualche volta poteva anche sopportare tutto
questo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** Figlio ***
cap
“Mamma, tieni!”
Temari prese il foglio che Shikadai le porse, vedendo uno strano disegno.
“Cos’è, Shikadai?”
“La letterina per Babbo Natale! Per Natale voglio un fratellino come
Boruto, mamma!”
La bionda guardò intensamente suo figlio, sorridendogli e facendo una breve
carezza fra i capelli, cercando di non scombinargli la coda.
“Ne parlerò con p-…”
Sentirono la chiave nella serratura e la porta aprirsi un istante dopo. Temari
vide suo figlio correre verso suo padre e abbracciarlo stretto.
“Papà! Per Natale voglio un fratellino come Boruto.”
Shikamaru venne preso alla sprovvista, guardando intensamente quelle iridi
verdi.
“Ma Boruto avrà una sorellina.”
“Un fratellino, papà.”
Mise giù il miglior broncio che avesse mai visto, degne erede di Temari, la
quale lo metteva quando voleva qualcosa. Suo figlio era una seccatura, come sua
moglie, ma una bella seccatura.
“Va a giocare.”
Gli fece il solletico e lo mise giù, vedendolo andare via. Guardò sua moglie
e le si avvicinò, dandole un breve bacio.
“Che ne pensi?”
“Ci hai mai pensato ad avere un altro figlio, Shika?”
Shikamaru poggiò le sue mani sui suoi fianchi, avvicinandola.
“Però voglio una femmina.”
“E se dovesse essere identica a me?”
“Correrò questo pericolo, ma tu sarai sempre la regina delle seccature.”
Il sorriso che Shikamaru ricette lo ricompensò della brutta giornata avuta
a lavoro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** Ira ***
cap
“SHIKADAI NARA! Quante volte ti ho detto che bisogna fare il bagno e che
non ammetto nessun capriccio?”
“Ho detto gno! Non vollio fare il bagno! Fallo tu, io vollio appettare papà
e ocare collui!”
A Temari pulsò tremendamente una vena sulla fronte a causa della
sfrontataggine del figlio. Doveva ammettere che Shikadai era un miscuglio
perfetto di lei e quello scansafatiche pigrone di Shikamaru. Aveva preso la
sfrontataggine di lei e la pigrizia di lui, l’esuberanza di lei e
l’intelligenza di lui. Era uguale, identico al padre, tranne che per una cosa:
Shikadai aveva gli occhi di Temari. Insomma, Shikadai poteva essere un bambino
adorabile, quanto una peste combina guai che non vuole fare quello che gli si
dice.
“Tei poppio una teccatura, come dice papà!”
E non solo le diede della seccatura, come le diceva sempre il
marito, ma il tutto era stato condito da delle linguacce del figlio, prima di
iniziare a scappare dall’ira funesta della madre.
“SHIKADAI! TORNA QUI!”
“Papà, papà! Atuto! Atutami!”
Vide chiaramente suo figlio fiondarsi con le braccia su suo padre,
abbracciandogli la gamba. La gamba di suo padre era lo scudo contro sua madre,
una protezione contro quell’essere che lo guardava malissimo e che aveva i suoi
stessi occhi.
“Cosa hai fatto stavolta, Shikadai?”
“Non vollio fare il bagno, voglio ocare cotte! Mamma è poppio una
teccatura!”
E avrebbe anche riso Shikamaru, di cuore e di
gusto, se solo due occhi verdi non l’avessero ucciso con un’occhiataccia. Gli
occhi di Temari erano un chiaro avvertimento: “se ridi ti ammazzo, e ammazzo
anche tuo figlio!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Passione ***
cap
“Shika… di più…”
Shikamaru poggiò le mani
sui fianchi di Temari, spingendola verso di lui sempre più velocemente. Sentiva
i suoi gemiti, il suo corpo che si inarcava sotto di sé, con le unghie che gli
si conficcavano nelle spalle possenti. Vedeva il suo viso stravolto dal
piacere, specchio di quei sentimenti e di quelle sensazioni che sentiva anche
lui.
“Tem…”
Erano ebbri e pieni di un amore che li avvelenava e li curava. Non c’era
cura per un amore di questa portata, per un amore che era antidoto e veleno al
tempo stesso.
“Sei mia.”
Glielo ripeteva sempre, mentre affondava dentro di lei, mentre possedeva
quel corpo che amava fino all’ultimo respiro. E lei si beava di quell’amore
incondizionato, sorridendogli e allargando le braccia per poterlo abbracciare. Ed
ogni volta che arrivavano al culmine del piacere si ritrovavano stremati e
senza forze, con le labbra che dolevano per i troppi baci e le mani strette l’una
in quelle dell’altro.
“Sei possessivo, Nara.”
“Tu lo sei molto di più, Seccatura.”
“Devi promettermi una cosa.”
Shikamaru guardò la sua ragazza, perdendosi in quegli occhi verdi e
lasciandosi guidare, fino a quando non si ritrovò sotto di lei.
“Così duro e voglioso devi esserlo solo con me.”
Temari poté bearsi delle guance del suo ragazzo tingersi ancor di più di
rosso, causate dall’imbarazzo che lei gli procurava ogni volta che gli diceva
qualcosa di…
“Devi sempre dire cose imbarazzanti, Tem. Adesso sta’ zitta.”
La trascinò verso di sé e la baciò con passione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** Sorpresa ***
cap
“Nara sei in ritardo! Così non arriveremo mai prima di Temari a casa!”
“Piantala, arriveremo puntualissimi e prima di lei, stai tranquillo.”
“Seh, come no! Scommetto che ti sei addormentato al solito tuo. Mi chiedo
ancora come mia sorella possa stare con uno c-…”
“Basta Kankuro. Shikamaru avrà le sue motivazioni se non è potuto venire
prima.”
Gaara aveva messo a tacere suo fratello con quelle parole e con un’occhiata
molto simile a quelle che lanciava Temari quando la conversazione era chiusa. Mentalmente
Shikamaru lo ringraziò. Ancora si chiedeva per quale motivo con riuscisse ad
andare d’accordo col fratello di mezzo. Era come se ce l’avesse con lui per
qualcosa.
Perché con Gaara, paradossalmente, è più
facile andare d’accordo?
Guidò ancora, fino a quando non arrivò sotto casa. Spense la macchina e
scesero tutti. La prima cosa che videro fu una Temari davanti alla porta, con
le labbra serrate e le braccia incrociate. Mandava lampi d’odio dagli occhi. Lo
sguardo, però, si addolcì quando si rese conto che Shikamaru era accompagnato
dai suoi fratelli.
“E voi che ci fate qui?”
“Una piccola sorpresa. Ci è venuto a prendere Shikamaru.”
Il ragazzo in questione vide la sua ragazza abbracciare i fratelli e la
vide sorridergli.
Anche per quel giorno era salvo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 37 *** Dimenticanza ***
cap
Questa volta mi uccide e con tutte le
ragioni di questo mondo.
Shikamaru era appena arrivato davanti la porta d’ingresso, stringendo in
una mano la valigia da lavoro e nell’altra un mazzo di fiori.
Come ho potuto dimenticarmi del nostro
anniversario?
Poggiò la valigia sullo zerbino, aprì la porta ed entrò dentro qualche
istante dopo. Le luci erano spente, segno che Temari non era ancora rientrata
dal lavoro. Chiuse la porta alle sue spalle, posò la valigia sul divano e mise
i fiori dentro un vaso, correndo subito in cucina.
Cosa posso preparare?
Aprì il frigo e non trovò nulla di commestibile, ricordandosi che toccava a
lui fare la spesa e che, puntualmente, si era dimenticato.
“E adesso?”
Si portò una mano fra i capelli, pensando a cosa potesse cucinare, se
avesse il tempo di ordinare qualcosa, ma proprio in quel momento il rumore di
una chiave inserita nella toppa della serratura lo riportò alla realtà,
facendolo sudare freddo. Qualche istante dopo Temari era davanti a lui. Lo degnò
solo di uno sguardo di sufficienza, chiudendo la porta e poggiando la sua borsa
accanto alla valigia del fidanzato. Andò anche lei in cucina e prese una
bottiglia d’acqua.
“Tem…”
Temari si voltò verso di lui, notando i fiori sul tavolo.
“E questi?”
“Mi dispiace per essermi dimenticato del nostro anniversario. Non era mia
intenzione, lo sai.”
“Ma te lo sei dimenticato.”
“Come posso farmi perdonare per la mia dimenticanza?”
Sudò freddo. Dirle quella frase era come servirsi su un piatto d’argento e
farsi fare di tutto. Temari lo avrebbe anche potuto uccidere.
“Portami a mangiare ravioli.”
La vide avvicinarsi verso di lui e quando fu a pochi centimetri da lui si
sentì tirato in basso. Temari lo aveva tirato dalla cravatta verso di sé.
“Non farlo mai più. Non ci sarà una seconda possibilità.”
Qualcuno in alto deve volermi bene.
Si avvicinò e la baciò. No, non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 38 *** Bacio ***
cap
Erano le prime luci dell’alba quando Temari aprì gli occhi. Accanto a sé
vide Shikamaru che la stringeva tra le sue braccia e non poté fare a meno di
sorridere. Lo fissava intensamente. Il suo respiro era regolare, il suo viso
sereno. Nell'osservarlo finì col perdere la cognizione del tempo, fino a quando
un paio d’occhi neri non ricambiarono il suo sguardo. Colta in fragrante
chiusegli occhi, ma ormai era fatta.
“Tem…”
Si sentì chiamare o forse pensò che fosse il frutto della sua
immaginazione, perché l’unica cosa che sentiva era il battito impazzito del suo
cuore. Quando si azzardò ad aprire un occhio l’unica cosa che vide fu il viso
di Shikamaru a pochi centimetri dal suo.
Non riuscì a proferire parola, troppo scossa da quella vicinanza, sentendo
qualcosa sciogliersi dentro al suo petto nell’esatto istante in cui Shikamaru
la baciò sulla fronte. Un gesto talmente semplice e delicato che la
scombussolò.
“E questo?”
La strinse ancora di più a sé beandosi della sua vicinanza e del suo
calore.
“Mi piacciono questi risvegli con te accanto.”
Temari ringraziò l’abbraccio stretto del moro. Avrebbe dato di matto se lui
l’avesse vista in quel momento: rossa di imbarazzo e con un sorriso radioso sul
viso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 39 *** Piscina ***
cap
“Tem, ma dove stai andando?”
“Muoviti Crybaby, o ci scopriranno per colpa tua!”
Shikamaru seguì la sua fidanzata, cercando di fare il meno rumore
possibile. Non riusciva a capire che cosa stesse prendendo alla sua ragazza, se
quel suo strano comportamento fosse dovuto al troppo alcol che avevano bevuto o
perché non si vedevano da tempo.
A cosa stai pensando, Seccatura?
Ma più cercava delle risposte, più non le trovava, trovandosi a seguirla
fino alla…
“Cosa ci facciamo alla piscina comunale a mezzanotte inoltrata, Tem? Se ci
scoprono finir…”
Ma non finì mai la frase, bloccata a metà nella sua gola e la salivazione
ridottasi a zero. Temari era una scoperta continua, si rese conto di doversi
aspettare veramente ogni cosa da lei, proprio in quel momento. Se ne era
fregata delle sue ammonizioni e delle sue parole, spogliandosi davanti a lui e
rimanendo con solo delle mutandine addosso.
“Un bagno. Un semplice bagno di
mezzanotte, Nara. O hai paura che ci scoprano e che lo dicano alla mamma?”
Gli sorrise sorniona per poi tuffarsi in acqua, seguita un istante dopo
anche da Shikamaru, spogliatosi di fretta e furia.
“Un semplice bagno hai detto, giusto?”
“Un semplice bagno.”
L’avvicinò a sé e la baciò, rubandole il fiato e facendo cozzare i loro
bacini.
“Sei proprio una Seccatura…”
Il fiato si fece più corto e affannato, seguito da un sorriso compiaciuto
di lei.
“Ti annoieresti senza di me. Adesso zitto e baciami.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 40 *** Temporale ***
cap
Ma dove cavolo è finita? Perché non
è ancora arrivata?
Shikamaru
spostò lo sguardo dalle porte della città alle nuvole che avevano coperto il
cielo e buona parte del sole.
E pensare che, fino a mezz’ora fa,
c’era un cielo limpidissimo.
Nuvole
cariche di pioggia si stagliarono all’orizzonte avvicinandosi minacciose verso
la città. Anche il tempo cambiò repentinamente nel giro di pochi minuti. Si
alzò un vento leggermente più freddo che spazzò via le foglie rosse, gialle e marroni
da terra, portandole chissà dove. Shikamaru le guardò volare, perdendosi
all’orizzonte, quando la prima goccia gli finì sul naso.
“Non può
mettersi a piovere proprio adesso!”
Ma il
tempo, come a farsi beffa del suo ammonimento, non gli diede retta e le nuvole
cominciarono a far cadere le prime gocce di pioggia, via via sempre più veloci,
tanto da costringerlo a ripararsi sotto il tetto di una casa.
E se le fosse successo qualcosa
durante il tragitto? Non scherziamo, Temari metterebbe a chiunque.
Ma più i
minuti passavano e la pioggia cadeva, più Shikamaru non poté fare a meno di
preoccuparsi. Vedeva le persone correre per mettersi al riparo dalla pioggia
fino a quando, fra la pioggia battente, non vide spuntare fra le porte
cittadine una figura a lui nota. Non riuscì a levarle gli occhi di dosso,
vedendo come i vestiti avessero aderito al corpo come una seconda pelle, la
giacca sopra la testa, aperta, per ripararsi dalla pioggia.
Fu
naturale correre verso di lei, incrociare il suo sguardo e sorriderle
leggermente.
Sì, mi sei decisamente mancata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 41 *** Corsa ***
cap
“Seccatura.”
“Crybaby,
perché non hai un ombrello con te?”
“E perché
avrei dovuto? Hai la giacca che ti protegge.”
Lo sguardo
di fuoco che Temari gli lanciò lo fece desistere dal proseguire oltre,
prendendola per mano. Non gli sfuggì il rossore che cominciò a imporporare le
gote della bionda, lo sguardo pieno di stupore e imbarazzo.
“Ma che
fai, Nara? Potrebbe vederci qu-…”
“Chi
potrebbe mai vederci con questa pioggia? Vieni con me.”
Non
lasciandole la mano cominciò a correre, con Temari che cercava di non scivolare
mentre teneva la giacca aperta per proteggerli, anche se di poco. Corsero sotto
i balconi, a perdifiato, fino a quando non arrivarono in un vialetto. Con passo
sicuro oltrepassò il cancello della tenuta e condusse la bionda sotto un
pergolato di legno.
“Siamo a
casa mia. Entriamo, così ti presto un asciugam-…”
Non finì
la frase che Temari lo prese per il bavero e lo avvicinò a sé, rubandogli un
bacio che di casto aveva ben poco. Portò una mano fra i suoi capelli bagnati,
per poi allontanarsi. Shikamaru, imbarazzato, aprì la porta d’ingresso e la
prima cosa che vide fu sua madre che lo guardava in modo accigliato.
“Shikamaru
Nara! Quante volte ti ho detto che devi avere i capelli legati?!”
Il ragazzo
in questione si voltò verso Temari, vedendola sorridere sorniona. Durante il
bacio gli aveva levato l’elastico fra i capelli senza che se ne rendesse conto.
Maledetta Seccatura!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 42 *** Collega ***
cap
“Certo che
quest’anno avete fatto proprio le cose in grande qui.”
Temari
guardò il tavolo accanto a quello dove sedevano lei e Shikamaru, spostando lo
sguardo ai colleghi di lui.
Ma che ci trovano in un tipo come
lui? E perché Temari lo sta guardando?
“Proprio
carismatico. Bel sorriso e bei capelli ricci.”
Più
imbronciato che mai, guardò malissimo la sua fidanzata. Perché doveva fare
apprezzamenti su altri uomini davanti a lui? E perché doveva sorridergli in
quel modo?
“Sei
geloso, Nara?”
“Ti sembro
geloso, Sabaku no?”
Temari
sorrise leggermente, prendendo la sua cioccolata calda e bevendone un sorso.
Quella bevanda calda era stata la sua salvezza visto il freddo che percuoteva
il suo corpo. Si chiedeva come potesse Shikamaru non sentire freddo con quei
vestiti leggeri. Lei stava morendo di freddo, ed erano solo a ottobre! Come
avrebbe fatto in inverno?
“Sai,
leggendo qualche libro ho scoperto che i cervi diventano particolarmente gelosi
durante il periodo dell’accoppiamento. Tu invece sei geloso anche adesso.”
“Mi stai
paragonando a un cervo?”
“Non è
l’animale della tua famiglia?”
“Scusami
tanto se mi dà fastidio che guardi qualcuno in quel modo dopo che non ci
vediamo da quattro mesi e …”
“12
centimetri.”
Shikamaru
alzò un sopracciglio, non capendo a cosa si riferisse la sua ragazza e lei
dovette intuirlo visto il sorriso e l’alzata di occhi al cielo.
“Il suo
amichetto lì sotto.”
“E tu che
ne sai?”
Il Nara lo
sibilò in un tono talmente velenoso che si stupì lui stesso. Da quando era così
geloso di Temari?
“I discorsi delle altre. Io non mi
accontenterei.”
“In che
senso?”
“Perché
accontentarmi di 12 centimetri quando il mio cervo personale supera i 18
centimetri?”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 43 *** Gelosia ***
cap
Gli fece
l’occhiolino e Shikamaru si strozzò col caffè che stava bevendo. Come poteva
uscirsene con queste frasi e per di più col rischio che potessero sentirli?
“Sei
impazzita?”
“Nara, devi
finire il lavoro che ti ha lasciato il capo, lo sai, vero?”
Temari si
alzò, lasciando i soldi sul tavolo, seguita qualche istante dopo dal suo
fidanzato. Le si mise accanto, guardandola come si stesse divertendo a sue
spese.
“Stai
ridendo di me.”
“No, Nara,
non lo farei mai.”
“Shikamaru,
Shikamaru!”
Shikamaru
e Temari si voltarono, vedendo Shiho correre verso di loro e mettersi di fronte
al moro. Le guance rosse d’imbarazzo e uno sguardo adorante.
“Ecco a te
dei fogli che mi ha detto di darti il capo. Mi… mi chiedevo se fossi libero
questa sera per…”
“È occupato
a lavorare con me.”
Shiho
guardò i lampi d’odio scaturire dagli occhi di Temari e la mano posata sul
braccio del Nara, trascinandolo via da lei.
“Chi è il
geloso fra i due, Sabaku no?”
“Sta’
zitto, Nara. Stanotte facciamo i conti.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 44 *** Infatuazione ***
cap
“Shikamaru
dove stiamo andando?”
Temari camminava velocemente dietro Shikamaru, non capendo dove la stesse
portando. Le aveva accennato che voleva farle vedere qualcosa che si trovava
dentro al bosco di proprietà dei Nara, ma non le aveva detto altro. Non era
riuscita a frenare la serie di domande che gli fece, cercando di estorcergli
qualche altra informazione.
“Per la milionesima volta, Seccatura, manca poco.”
Temari sbuffò, mettendosi accanto al suo fidanzato, per poi ritrovarsi, un
istante dopo, con le spalle su un tronco d’albero.
“Ma che fai?!”
Shikamaru la teneva stretta, non dandole nessuna via di fuga o modo di
poter capovolgere la situazione.
“Ora siamo abbastanza lontani.”
“Ma che…?”
Non riuscì a continuare che il Nara la baciò, rubandole il fiato. Si
ritrovarono a baciarsi con foga, a stringersi talmente tanto da non lasciar
passare nemmeno l’aria fra loro.
“Shika…”
Shikamaru guardò Temari. Il respirò affannato, le labbra rosse dovute ai
baci e lo sguardo annebbiato da quella che doveva essere eccitazione.
“Ti voglio…”
“Ah…”
Il Nara cominciò a lasciare una scia di baci sul collo della fidanzata, la quale
si ritrovò a spingere verso di lui e a far toccare il proprio bacino con quello
del suo fidanzato.
“Perché mi hai portata qui, Shika?”
Shikamaru si staccò quel tanto che bastava per guardare Temari negli occhi
e lei non riuscì a capire se quello che vedeva era imbarazzo o altro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 45 *** Foresta ***
cap
“Questa è la foresta di proprietà dei Nara. Solo gli appartenenti al mio
clan possono entrare qui, a tutti gli altri è vietato.”
“Allora perché mi hai…”
Temari non riuscì a continuare la frase, capendo il vero significato di
quella frase. Se lui l’aveva portata lì era perché la considerava parte del suo
clan. Le mancò l’aria e non capì se fu per la felicità o per l’ansia che tutto
ciò avrebbe comportato.
“Non devi rispondermi
adesso, Tem, ma prima o poi dovremmo decidere dove vivere insieme se vogliamo
continuare questa relazione, come dovremmo decidere a ufficializzare la nostra
relazione.”
“Io…”
“Tem, l’hanno capito
tutti gli invitati al matrimonio di Naruto quando ci siamo presi per mano. Sai
come la penso, ma non voglio costringerti a fare qualcosa che non vuoi.”
“Allora perché mi hai
portata qui?”
“Per farti capire quanto
tu sia importante per me.”
Un vento leggero smosse
le fronde degli alberi, facendo staccare qualche foglia morta e adagiandola sul
terreno leggermente secco. Temari non aveva mai visto Shikamaru con quello
sguardo. Davanti a lei non c’era un ragazzo, ma un uomo che le aveva chiesto di
rimanere al suo fianco e in quel momento ne ebbe paura. Paura di fallire, paura
di essere finalmente felice, come se quella felicità fosse passeggera ed
effimera.
“Ti darò una risposta
fra un mese, quando tornerò dal viaggio di lavoro.”
“Sappi che, qualsiasi
risposta mi darai, ti amerò sempre.”
Questo è davvero un colpo basso,
Shikamaru. Non puoi dirmi che mi ami in questo modo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 46 *** Irritazione ***
cap
“Quindi vi siete baciati
e l’hai portata alla foresta dei Nara. Certo che la tua dichiarazione è stata
parecchio deludente, Shika.”
“Ino, odio quando entri
nella mia testa.”
“Non è colpa mia se sei
un libro aperto per me. E poi sei parecchio suscettibile in questo periodo e
fumi troppo. Temari non sarebbe felice di questo, lo sai che odia il fumo.”
“Temari non è qui,
adesso.”
“Ma sarà qui fra pochi
giorni. Sei nervoso per quello che ti dirà?”
“Tu che dici?”
La Yamanaka guardò il
suo amico, sorridendo divertita. Non erano molte le volte che l’aveva visto
così preoccupato per qualcosa. Erano poche le persone che sapevano della
relazione “segreta” con Temari e molti avevano capito qualcosa per via di
quelle mani intrecciate al matrimonio di Naruto, ma non c’era mai stato
qualcosa di ufficiale.
“Shika, secondo me
dovresti stare tranquillo. È chiaro come la luce del sole che Temari ricambia i
tuoi stessi sentimenti, nello stesso identico modo.”
“E come puoi esserne
così certo che…”
“Accetterà? Cos’è che ti
ha detto nella foresta?”
“Che mi avrebbe dato
risposta al prossimo summit?”
“La frase dopo.”
“Che gioco sporco?”
“Mettiti nei suoi panni per
un momento. È la sorella e braccio destro di uno degli uomini più importanti dell’Arabia
Saudita, nonché anche guardia del corpo, ambasciatrice della sua Terra. Fare
una scelta come quella che le hai messo davanti non è facile.”
Shikamaru guardò i suoi amici, sospirò, e li salutò, diretto verso casa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 47 *** Occhi ***
cap
Non sapeva cosa pensare
di tutto quello che era successo. Anche se loro gli dicevano di non
preoccuparsi, che sarebbe andato tutto bene, c’era sempre qualcosa che metteva
in discussione tutto. In questo caso una seccatura dai capelli biondi.
Ma perché, fra tutte, mi sono scelto una
seccatura del genere?
“Sono a…”
“Era ora, Shikamaru
Nara! Perché non sei andato a prendere Temari al suo arrivo?”
Eh?
Sbatté gli occhi più
volte, non credendo a quello che aveva davanti agli occhi. Sua madre era seduta
al tavolo della cucina e di fronte a lei stava…
“Temari…”
“Vedo che ti ricordi
come mi chiamo, Nara.”
Gli sorrise, stando ben
attenta a non farsi vedere da Yoshino, annuendogli alla muta domanda che poté
leggere negli occhi del suo ragazzo. Shikamaru sentì indistintamente qualcosa
sciogliersi nel petto, ritrovandosi a sorridere anche lui.
“Si può sapere per cosa
stai sorridendo Shika-…”
“Mamma, devo parlarti.”
Con pochi e veloci passi
arrivò verso di loro, sedendosi accanto a Temari e guardando intensamente sua
madre. Yoshino non era stupida, ed era sua madre, lo conosceva come le sue
tasche.
“Mamma, io e Temari
stiamo insieme.”
“Finalmente! Quanto
ancora volevi aspettare per dirmelo?”
“Tu lo sapevi?”
“Tuo padre mi aveva
detto che guardavi in modo diverso una ragazza. Non c’è voluto molto a capire
che anche tu eri stato colpito dalla maledizione dei Nara.”
Voltandosi verso Temari,
però, il suo sguardo si addolcì appena.
“Benvenuta in famiglia.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 48 *** Gossip ***
cap
“Tem…”
La ragazza si voltò e si
ritrovò faccia a faccia col suo ragazzo. Le faceva ancora uno strano effetto
camminare vicino a lui, mano nella mano davanti a tutti. I primi giorni erano
stati oggetto di pettegolezzi e sguardi indiscreti, con Shikamaru che cercava
di tranquillizzarla e non farle fare niente di avventato. Poi col passare dei
giorni gli sguardi e le chiacchiere erano diminuite, come se fossero un lontano
ricordo.
“Che vuoi?”
Temari vide le mani di
Shikamaru avvicinarsi verso il suo viso, per poi aggiustarle la sciarpa sul collo.
“È novembre e fa
freddo.”
“E questa bontà
d’animo?”
“Non ti voglio
sopportare in versione malata, Seccatura. Dai vieni, voglio mostrarti una
cosa.”
“L’ultima volta che mi
hai detto questa frase mi hai messo spalle al muro nella foresta della tua
famiglia.”
Shikamaru sorrise
leggermente, intrecciando le sue dita con quelle di Temari, sentendone la
morbidezza e qualche callo indurito dal clima della sua città natale. Era stato
naturale dirlo a sua madre e successivamente dirlo al suo clan. L’unica volta
che rischiò davvero di rimanerci secco fu quando lo disse ai fratelli di lei.
Kankuro lo aveva disintegrato con lo sguardo uscendosene con qualche battutina,
mentre Gaara gli aveva semplicemente detto che, se gli arrivavano voci di lui
che trattava male la sorella, lo avrebbe seppellito sotto cumuli di sabbia e di
lui non se ne sarebbe avuta più traccia. Ma a parte queste lievi minacce erano
stati tutti felici di questo fidanzamento.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 49 *** Abbraccio ***
cap
Spero che le piaccia e accetti.
“Questa…”
Si fermò e la guardò
negli occhi, spostandosi leggermente per far vedere la casa a Temari.
“Questa è la dimora dove
risiede il capo clan Nara con la sua famiglia.”
Si portò una mano dietro
la testa, imbarazzato. E se a Temari non fosse piaciuta? Di contro la ragazza
guardò meravigliata quella casa vecchio stile giapponese, con le porte
scorrevoli e piene di disegni semplici ed elaborati nello stesso momento.
Guardò con attenzione la struttura in legno, semplice e forte, e guardò il
giardino, in quel momento pieno di foglie rosse, gialle e marroni a causa della
stagione in corso.
“Ti… piace?”
“C’è anche un camino con
la legna?”
“Per cosa ti serve?”
“Secondo te in quale
stanza starò in autunno e inverno per non morire dal freddo, Nara? Azionali
quei neuroni.”
L’abbracciò, sorridendo.
Il cuore batteva veloce ma non gliene importò. Era felice, felice che Temari
avesse accettato di stare in quella casa, con lui. Sarebbero stati una
famiglia.
“Guarda che l’unico
posto dove puoi stare sono le mie braccia.”
“Pensavo le tue gambe a
dire la verità. Non vuoi farmi vedere com’è all’interno?”
La vide camminare
all’indietro, sbottonandosi la camicia e sorridendogli sorniona, prima di
essere presa in braccio dal pigro e intelligente Shikamaru, chiudendo la porta
alle loro spalle. Quella sarebbe stato l’inizio della loro vita insieme.
Siamo come lo Yin e lo Yang, diversi tra
noi ma non riusciamo a fare l’un dell’altro per completarci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 50 *** Chat ***
cap
“Hey, Nara. Che stai
facendo?”
“Sto riposando.”
“Stavi riposando, vorrai
dire, o non mi avresti mai risposto. Non credi?”
Shikamaru sorrise e scosse impercettibilmente la testa, osservando quelle
parole sullo schermo. Così nere sullo sfondo bianco, eppure erano l’unico modo
per poter sentire vicina la sua Temari. Si sentivano principalmente tramite la
chat di Skype, visto che Shikamaru aveva rotto il suo cellulare ed era talmente
pigro da non avere “il tempo” di comprarsene un altro.
“Seccatura, cosa vuoi?”
“Ti sei comprato un nuovo
cellulare?”
Il moro non ebbe il tempo di scrivere la risposta che la bionda lo chiamò
tramite pc. Quando Shikamaru premette il tasto per accedere alla chiamata, la
prima cosa che si vide davanti su una chioma ribelle e bionda, seguita subito
dopo dal sorriso e dal corpo di lei. Rimase pietrificato nel constatare che la
sua fidanzata era in chat con lui e mezza nuda, con solo l’intimo a coprirla.
“Si può sapere perché sei mezza nuda?!”
Ma non poteva nascondere a se stesso che era eccitato, che lei gli mancava
anche fisicamente. Stare ore in chat non gli bastava più. Voleva toccarla,
voleva sfiorarla e sentire il calore della sua pelle e non quello di un freddo
monitor.
“Ultimatum Nara. Se entro domani non ti prendi un cellulare, non mi tocchi
più.”
L’ultima cosa che vide fu il suo sorriso di sfida e provocatorio.
“Maledetta seccatura.”
Eppure, tutto ciò che fece fu alzarsi dalla sedia, infilarsi il giubbotto e
andare a comprare uno stupidissimo cellulare nuovo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 51 *** Cioccolato ***
cap
“Tem… cosa fai?”
Shikamaru era rimasto impalato sul posto. Non riusciva a spostare lo
sguardo dalla bocca di Temari, notando come la lingua leccasse quelle labbra
peccaminose, prendendosi quello che doveva essere…
“Ho sciolto del cioccolato. Non si nota?”
Lui l’aveva notato, e anche molto bene, mentre nella sua mente si formavano
tanti di quei pensieri e di quei “giochi” con il cioccolato da far paura anche
a lui.
Maledetta seccatura! Che
cosa mi hai fatto?!
“Shika… a cosa stai pensando?”
Temari si era avvicinata a quello che era a tutto gli effetti suo marito,
non potendo fare a meno di sentirsi fiera di se stessa per l’effetto che gli
faceva dopo tanti anni insieme. Non poteva non notare lo sguardo languido, le
guance leggermente rosse o la patta dei pantaloni rigonfia. E tutto a causa di
un poco di cioccolato.
“Perché il cioccolato?”
“Perché ne avevo voglia.”
“Di cioccolato?”
Sua moglie non era un amante dei dolci, quindi perché…
“Di te col cioccolato. Avrei voglia di assaggiarti.”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, portando Shikamaru a
prendere il viso di Temari e a baciarlo, spingendola verso il lavello.
“Ma che fai, Shika?”
“Prendi il cioccolato. Ho voglia anche io di assaggiarti.”
L’ultima cosa che fecero, prima di fiondarsi l’uno sull’altra, fu chiudere
la porta della camera a chiave. L’ultima cosa che volevano era che Shikadai li
interrompesse proprio sul più bello.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 52 *** Luce ***
Shikamaru aveva poche certezze nella vita. Una di queste era la via dove era situata casa sua e di Temari, la sua seccatura per eccellenza, ma in quel momento non ne fu così sicuro.
“Shika, mi serve il tuo aiuto per l'albero di Natale!”
Erano state queste le parole della sua fidanzata, ma non si sarebbe mai aspettato di trovarsi davanti casa un albero di due metri e un pacco enorme di luci di natale, pronte per essere messe sull'albero, pronte affinché lui le mettesse su quel coso.
“Tem! Sei impazzita o cosa?”
“Nara, sei arrivato! Devi mettere anche la stella sulla punta.”
“Io ti strozzo, Tem!”
La sentì ridere prima di inseguirla dentro casa, chiudendo la porta alle sue spalle, fregandosene dell'albero o di tutti gli addobbi fuori dalla porta. In quel momento gli interessava solo acciuffare la seccatura bionda e fargliela pagare.
“Sei lento, Nara!”
La sentì ridere, fino a quando non riuscì a raggiungerla e bloccarla fra la parete e il suo corpo. Era bellissima ai suoi occhi con i capelli leggermente scombinati e le guance rosse e i capelli illuminati dal sole.
Temari era luce.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 53 *** Fianchi ***
Shikamaru aveva appena aperto la porta di casa, quando all'improvviso gli cadde qualcosa sui capelli. Si era aspettato qualsiasi cosa – considerato che stava con Sabaku no Temari – e aveva temuto il peggio.
“Tem...?”
“Shika, cosa hai fatto? Hai fatto cadere il vischio!”
“Cosa hai appeso?”
“Vischio. Non sai cosa è?”
“Mancano ancora più di tre settimane a Natale, Tem...”
Ma le parole gli morirono in gola quando la sua ragazza lo baciò all'improvviso, portando istintivamente le mani sui suoi fianchi e approfondendo di più il bacio.
“Si ci bacia sempre sotto il vischio.”
“Non ho bisogno di uno stupido vischio appeso per baciarti.”
Fu con un calcio che chiuse la porta, prendendola in braccio e camminando alla cieca, sperando di non cadere.
“E dimmi. Hai addobbato tutta casa con il vischio?”
“Perché non lo scopri da solo...”
Bastarono solo queste cinque parole per far sì che Shikamaru amasse il vischio messo per tutta la casa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 54 *** Labbra ***
“Shika, ti piacciono?”
Il moro stava guardando da almeno un quarto d'ora abbondante i maglioni fra le sue mani. Non riusciva a capire se quei maglioni fossero uno scherzo di cattivo gusto o se fossero davvero il regalo di cui tanto parlava la sua ragazza.
“Sono...”
“Sono?”
Tem lo guardava cercando di non mordersi in continuazione le labbra. Aveva impiegato settimane per farli e, nonostante tanti anni insieme, non riusciva a capire se piacessero o meno al suo ragazzo.
“Sono davvero brutti questi maglioni.”
Ma lo disse con il sorriso sulle labbra e invece di essere pestato a sangue col ventaglio si beccò solo una cinquina in pieno viso. Fu talmente inaspettata come situazione che non poté fare a mano di cominciar a ridere, trascinando con sé anche la sua ragazza, giusto il tempo necessario per farla avvicinare e poggiare le sue labbra sulle sue, rubandole il fiato.
“Possono anche essere orrendi, ma li hai fatti tu, per me, e questo vale più di qualsiasi cosa, Seccatura.”
La vide distogliere lo sguardo, una frazione, prima di tornare a divorarsi le labbra.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 55 *** Macchina ***
“Nara! Si può sapere dove mi stai portando? Sto letteralmente congelando!”
Shikamaru aveva messo al massimo il riscaldamento in macchina, tutto pur di non sentire Temari urlargli nell'orecchio che stava morendo assiderata. Si chiedeva ancora come aveva, anche solo pensato, di poter organizzare una gita fuori porta con quella che era la sua ragazza, ma in quel momento solo una bambina capricciosa.
“Stiamo per arrivare. La smetti di lamentarti di continuo, Seccatura?”
Da quanto non utilizzava quel soprannome, eppure aveva avuto il potere di zittire l bionda, il quale si limitò a guardarlo male.
“Mi avrai sulla coscienza.”
“Saprò come scaldarti. Te lo prometto.”
“Ci sta pensando la macchina a scaldarmi, tu non sei bravo nemmeno con quello.”
Fu la frenata improvvisa a far strabuzzare gli occhi alla bionda e a girarsi per guardare il suo ragazzo che, con sguardo deciso, spense la macchina e si sporse verso di lei.
“Smettila di dire queste cazzate, Tem. Sai benissimo che n-...”
”Lo so, Nara. Non c'è bisogno di scaldarsi così tanto. Dai metti in moto, voglio arrivare in hotel il prima possibile, visto che dovrai scaldarmi per bene.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 56 *** Rosso ***
Devo aver sbagliato casa.
Fu questo il suo primo pensiero vedendo quella che doveva essere casa sua, addobbata a festa, talmente piena di addobbi di Natale che sembrava avessero svaligiato un intero negozio di decorazioni. Eppure avrebbe riconosciuto fra mille il campanello con la scritta Nara – Sabaku no.
“Tem, non ti pare di aver esagerato con le decor-...?”
Le parole gli morirono in gola quando vide la sua ragazza vestita con un enorme nastro e un fiocco sul davanti, completamente rossi, tanto da risaltare su quei capelli biondi e quella pelle nivea.
“Dici che ho esagerato con le decorazioni?”
Senza rendersene conto chiuse di scatto la porta di casa e la prese in braccio e la condusse nella camera da letto. Decisamente quelle erano le miglior decorazioni mai viste in tutta la sua vita.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 57 *** Lingua ***
“Cosa stai facendo?”
“La cioccolata calda. È l'unica cosa buona che riesco a fare.”
Rimescolava il contenuto del pentolino con lentezza, ipnotizzando Shikamaru e facendolo deglutire a vuoto, specie quando Temari si portò un dito alle labbra per assaggiare la cioccolata. Fu in quel momento che non ci vide più, chiudendo il libro che stava leggendo e alzandosi di scatto, spegnendo il fornello e bloccando la sua fidanzata fra il fornello e il suo corpo.
“Ma che fai?!
“Voglio assaggiare la cioccolata, ma su di te.”
Mise un dito dentro al pentolino, sporcando il collo di Temari e leccandolo un attimo dopo, procurando a entrambi una fitta di piacere.
“Spogliati.”
Se lo dissero in contemporanea, ebbri di piacere, mentre si sporcavano di cioccolata e passavano la lingua a lambire quella parte di pelle scottata dal calore della cioccolata.
“Dove stai andando?”
“Voglio sapere che sapore hai con la cioccolata.”
Mai frase fece imbarazzare e allo stesso tempo eccitare Shikamaru, ritrovandosi ad alzare il viso al soffitto con gli occhi chiusi e una smorfia di piacere sul volto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 58 *** Aereo ***
“Tem, dove sei?”
“Sono in aeroporto.”
“Ma dove stai andando?”
La voce di Shikamaru aveva raggiunto un'ottava in più, allibito che la sua ragazza fosse in aeroporto, non sapendo per quale motivo, poi.
“Hai dimenticato i miei fratelli per caso? Ti avevo già detto che non avremmo passato le vacanze insieme ma che loro sarebbero stati con noi ti sei anche dimenticato che sarebbero arrivati oggi con l'aereo delle dieci.”
Mi dispiace non poterle passare da solo con te.
Era questa la frase che avrebbe voluto dire, ma la tenne per sé, pronta a farsi perdonare più in là.
“Ci sentiamo dopo, torno a lavoro. Scrivimi un messaggio se devo comprare qualcosa prima di tornare a casa.”
Shikamaru chiuse la chiamata di scatto, non volendo più continuare a parlare con la sua ragazza, mettendo il muso e andando verso l'ufficio. La sua pausa sigaretta era finita nel peggiore dei modi.
Sei la solita, Seccatura!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 59 *** Smorfia ***
Shikamaru si sentiva stanco. Erano giorni interi che lavorava senza sosta e senza fermarsi un solo momento, e gli unici momenti liberi che aveva li passava ad addobbare casa in vista del Natale – e sotto stretta minaccia di Tem, la quale ci teneva particolarmente visto che lei non aveva mai festeggiato -, dimenticandosi che, quel Natale non lo avrebbero passato da soli.
Una fitta di rabbia gli pervase il corpo, facendo una smorfia e prendendo la prima cosa che le capitasse sotto mano, mettendola in bocca.
“Shika, stai bene?”
“Cosa dovrei avere, scusa?”
Ma Choji lo conosceva come le sue tasche e sapeva che qualcosa non andava.
“Stai mangiando il mio Zabaione. Tu odi lo Zabaione e le cose dolci.”
Fu un attimo e lo Zabaione venne poggiato sul tavolo.
“Maledetta Seccatura! Ti rendi conto che quest'anno avremo la sua famiglia con noi?”
“E dove sta il problema?”
“Io sono un uomo morto, capisci? Avrò contro mia madre, Temari e i suoi fratelli, mentre mio padre starà di lato a godersi la scena. Che Natale potrà mai essere per me?”
E Choji, invece di consolarlo, gli sbuffò a ridere in faccia, facendo finire pezzi di Zabaione ovunque, anche in faccia al moro, per poi essere contagiato dalla sua risata. Ma se una era divertita l'altra era isterica.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 60 *** Rifugio ***
“Tem, ma nella tua famiglia avete qualche tradizione natalizia?”
Shikamaru aveva formulato la domanda in modo innocuo, con una leggera curiosità nella voce. Era stato anche attento a formulare la domanda al momento giusto e dosando anche le parole.
“Mai avute. Dovresti saperlo meglio di me che non ho mai festeggiato il Natale. Penso che non ne avessimo nemmeno quando mia madre era ancora in vita...”
“Va bene così, allora le creeremo noi.”
Fu il sorriso di Shikamaru a calmare la fiumana di dolore che si stava creando dentro di lei, facendolo rilassare e farle poggiare la testa sulla sua spalla di lui. Sì, poteva creare delle tradizioni con lui, potevano creare qualsiasi cosa insieme. Temari se ne rese conto col passare del tempo che, Shikamaru per lei, era diventato un posto dove rifugiarsi a prescindere da tutto. Senza contare che, il suo rifugio preferito erano le sue braccia.
“Stupiscimi allora, Nara!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 61 *** Cappello ***
“Non ci penso neanche!”
“Avanti, Nara! Perché fai tutte queste storie? È solo un cappello da Babbo Natale.”
“No, Sabaku no, non è solo un cappello. L'ho visto il completo nascosto dentro l'armadio. Mi prendi per scemo?”
Tem gonfiò le guance indispettita, per poi mettere su un ghigno preoccupante, guardando male il suo fidanzato e mettendosi lei stessa il cappello.
“Peccato. Se tu avessi indossato il cappello io avrei fatto la piccola aiutante di Babbo Natale.”
“Cosa?”
Fu il modo in cui Temari lo disse a farlo arrossire leggermente, maledicendo la bionda che se la rideva davanti a lui, facendogli venire alla mente strani pensieri.
“Ok, lo indosso.”
“Troppo tardi!”
“Seccatura!”
Era inutile, quella ragazza l'avrebbe fatto diventare matto, come in quel momento, mentre si prendeva gioco di lui annebbiandogli la sua mente geniale con pensieri poco casti e con una voglia matta di non farla uscire di casa per almeno una settimana.
“Guarda che lo indosso.”
“Molto ambigua come frase, Nara.”
Questa me la paghi! |
Ritorna all'indice
Capitolo 62 *** Sconfitta ***
“Shika, guarda! Hai visto quanti dolci ci sono?”
Temari guardava estasiata le bancarelle di Natale situate in tutta la città. Ognuna aveva qualcosa di particolare, come oggetti di artigianato, oggetti fatti a mano o intagliati nel legno. Ma quello che più la conquistò fu la bancarella piena di dolciumi dove, a farla da padrona, stavano degli enormi bastoncini di zucchero, oltre alle stecche di cioccolato fondente, le sue preferite.
“Pensi sempre ai dolci. Diventerai grassa.”
“Nara attento a quello che dici, ti si potrebbe rivoltare contro. Sei solo geloso del mio amore per i bastoncini di zucchero e le stecche di cioccolato.”
“E perché mai?”
“Perché li posso mettere in boc-...”
Se ne rese conto qualche secondo prima di completare la frase, diventando paonazza e allontanandosi dalla bancarella, sotto lo sguardo sbigottito – e poi divertito – di Shikamaru. Temari che si autosconfiggeva con le parole era un evento più unico che raro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 63 *** Nero ***
“Shika sei sempre il solito! Se continui a comportarti come un pigrone finirai sulla lista nera!”
“Lista nera? E di chi?”
“Ma di Babbo Natale! Meglio per te se non ci finisci.”
L'aveva sentita questa cosa tornando a casa, un ammonimento di una madre nei confronti del figlio vivace e che non stava fermo nemmeno per un istante. L'esatto opposto del suo ragazzo, ma andava comunque bene.
“Perché mai? Cosa succederebbe se ci finissi in questa fantomatica lista nera? Non otterrei nulla?”
“Precisamente e...”
Le parole si Temari si persero fra le labbra di Shikamaru, fra le sue mani che la stringevano a sé.
“Sai quanto mi interessa di un vecchio bacucco che non mi porta i regali. Io il mio regalo me lo prendo lo stesso!”
Fu il sorriso che le fece ad ammutolirla. Di Shikamaru si poteva dire di tutto, anche che avesse uno splendido sorriso. Ma soprattutto che avesse un certo potere su di lei quando si imponeva.
Questa me la paghi, Nara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 64 *** Terrore ***
“Shika! Vuoi darmi una mano o no?!”
“Perché?”
Il tono svogliato del suo ragazzo la fece innervosire, ma cercò di non andare in escandescenza. A Natale si dovrebbe essere più buoni, in teoria.
“Perché non riesco a raggiungere la cima dell'albero!”
“E dire che non sei per niente bassa, Tem. Prendi una scala o una sedia. Perché avresti bisogno del mio aiuto?”
Furono più le parole che il tono a far scattare Temari, prendendo una pallina e colpendolo in pieno, sotto lo sguardo da “Ma sei scema o cosa?!”. Lo guardò talmente male ma non disse nulla e fu proprio questo a far scattare Shikamaru. La bionda avrebbe sicuramente detto qualcosa o urlato contro di lui. Il silenzio significava guerra e lui aveva il terrore di quei silenzi. Fu per questo che si alzò, prendendo la pallina tirata contro di lui precedentemente, e appendendola.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 65 *** Canto ***
“È Natale a casa mia, l'hula hoop ho chiesto io...”
“Ma si può sapere che cosa stai cantando?”
Shikamaru guardava la sua ragazza come se stesse male o avesse perso il senno.
“Un canto di Natale, non vedi?”
“Canto di Natale?”
Aveva sentito quella canzone da qualche parte e le era rimasta impressa nella mente. Lui, invece, si ricordava canzoni diverse che si cantavano per Natale e non di qualcuno che volesse uno stupido cerchio che si faceva ruotare sul corpo.
“Quindi vuoi questo per Natale? Allora dovrò chiedere a qualcun'altra di venire con me alle terme come regalo di Natale...”
“NARA SHIKAMARU NON CI PROVARE NEMMENO!”
Si girò appena, guardando lo sguardo furente di lei per poi mettersi a ridere. Vederla gelosa lo appagava, come lo divertiva vederla cantare canzoni senza senso. E guai a farglielo notare, ma a lui non importava nemmeno un po'.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 66 *** Natale ***
Le mani erano giunte, come in preghiera. Shikamaru osservava la sua ragazza con la coda dell'occhio, vedendola mormorare qualcosa senza voce, non riuscendo a leggerle le labbra. Da come stringeva le sue mani doveva essere qualcosa di importante.
Qualche secondo dopo si allontanarono per dar modo ad altre persone di pregare nel tempio.
“Cosa stavi mormorando, prima?”
“Ringraziavo. È stato un anno difficile, ma adesso che è Natale voglio passarlo con te.”
Fu in quel momento che si accorse che non si sarebbe potuto innamorare di un'altra che non fosse la sua Seccatura, qualcuna che riuscisse a comprenderlo e amarlo con un solo sguardo e senza chiedere, molte volte, niente in cambio. Si strinsero le mani con un tacito consenso.
“Grazie.”
“Ti amo anche io, Nara, ma sappi che passerà molto tempo prima che ti ridica una cosa del genere.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 67 *** Abbandono ***
“Shika smettila...”
La voce di Temari era un sussurro roco, mentre con le mani stringeva il bordo del tavolo. E pensare che tutto era nato come un semplice “Prepariamo qualcosa insieme”. Si erano ritrovati a impastare e a fare le formine, con il moro che spogliava la sua ragazza con gli occhi.
È soltanto colpa tua! Non puoi preparare i biscotti con solo una mia maglia addosso e senza niente di sotto!
Era questo quello che si ripeteva mentre faceva gemere la bionda.
“Mi farai bruciare i biscotti...”
“Non bruceranno.”
Temari si abbandonò alle attenzioni del suo ragazzo, conscia del fatto che non avrebbe mai fatto bruciare casa... o quasi, ma in quel momento non le importava assolutamente nulla se non sentirlo dentro di sé. A dispetto di quello che si poteva dire di lui, Shikamaru sapeva benissimo come amarla, sia fisicamente che mentalmente.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 68 *** Fuga ***
“Tieni Shika, questo è per te!”
Non gli diede nemmeno il tempo di dire qualcosa che il moro si ritrovò fra i capelli un cerchietto con delle corna.
“Cosa mi hai messo fra i capelli, Seccatura?!”
“Delle corna di renna? Ho anche il naso. Lo vuoi provare?”
“E tu vuoi vedermi cattivo?”
Temari rise divertita, mettendosi il naso rosso e scappando per non farsi prendere dal suo fidanzato, furioso per avergli giocato un brutto tiro, un'altra volta. Ma questa volta Shikamaru si sarebbe vendicato di questo tiro, prima o poi gliel'avrebbe fatta pagare, facendola imbarazzare.
“Seccatura non scappare!”
“Io non scappo mai, sei tu che sei lento! Muoviti!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 69 *** Interrogatorio ***
“Ma quindi quando vi sposate?”
Shikamaru per poco non si soffocò con l'acqua che stava bevendo, mentre Temari produsse un suono inquietante con la forchetta sul piatto. C'era stato un attimo di silenzio, carico di tensione.
“Dimmi, Temari, sei incinta?”
La mamma di Shikamaru non era certo famosa per le sue frasi delicate, andando dritta alla questione che più le premeva: vedere suo figlio sposato con la sua fidanzata e saperlo felice. E poi le premeva avere un nipote, un piccolo Nara da avere fra i piedi.
“Come ti salta in mente di dire queste assurdità, mamma?”
“Mi era sembrato di vedere Temari dal ginecologo scorsa settimana.”
“No. Scorsa settimana ero fuori per lavoro.”
“Cos'è questo? Un interrogatorio?”
“No signora, glielo direi se aspettassi un figlio.”
Temari incrociò le dita sotto al tavolo, sperando che sua suocera le credesse.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 70 *** Radio ***
“Non vedo l'ora che finisca questo stramaledetto periodo.”
Shikamaru aveva sbottato dopo l'ennesima canzone di Natale trasmessa in radio, cambiando una stazione dietro l'altra. Non si capacitava ancora di come ogni stazione trasmettesse solo quelle canzone, ogni santo giorno.
“Perché?”
“Giuro che se sento un'altra canzone di Natale mi sparo.”
Temari scoppiò a ridere, mettendo a tutto volume la radio, mentre il suo ragazzo la guardava malissimo.
“Hai un ragazzo di riserva, Seccatura?”
“No, una croce mi basta. Ma se proprio devi spararti, almeno fammi fare da dottore.”
“Ho cambiato idea. Meglio vivo e in salute piuttosto che moribondo e nelle tue mani.”
“Davvero? L'ultima volta non mi sembravi così dispiaciuto mentre ti curavo. Me ne ricorderò.”
Quella volta, Shikamaru, si era messo da solo con le sue stesse mani, maledicendosi mentalmente di non aver riflettuto sul fatto che, anche con un minimo di febbre andava al tappeto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 71 *** Caldo ***
“Shika, e se preparassi dei cioccolatini per Natale da dare ai nostri ospiti?”
“Vuoi avvelenarli per caso?”
Temari gonfiò le guance indispettita, mostrando delle semplici tavolette di cioccolato nel pentolino.
“Non potrei riuscirci. Sto facendo sciogliere del semplice cioccolato.”
Il moro fece spallucce, tornando a leggere un libro di matematica e fu in quel momento che a alla bionda venne un'idea. Si bagnò le labbra col cioccolato appena fuso – e non troppo caldo – e andò dal suo ragazzo, stampandogli una serie di baci caldi di cioccolato sulla guancia. Sapeva benissimo quando odiasse essere preso di sprovvista, lui che aveva sempre tutto sotto controllo, ma soprattutto avere qualcosa di appiccicoso addosso.
“Seccatura! Smettila!”
“No, finché non ti scusi ti riempirò di cioccolato appiccicoso!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 72 *** Grido ***
“Ci siamo? È questa la stagione?”
“La stagione per cosa?”
“Per comprare i regali, è ovvio, no?”
Shikamaru scuoteva la testa rassegnato. Tenere a bada Temari per tutto Novembre era stata un'impresa quasi impossibile. Lei e la sua mania di comprare regali di Natale. Ma come poteva farli con così tanto anticipo? Capiva che era una cosa nuova per lei e che le piacesse tanto, ma non poteva comprarli con così tanto anticipo. Per questo le aveva detto che avrebbe dovuto comprarli quando sarebbe stato il tempo, la stagione, che purtroppo per lui era arrivata.
“Sì, adesso possiamo andare a comprare i regali.”
L'urlo di felicità di Temari gli ruppe un timpano, ma la sua risata gli scaldò il cuore.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 73 *** Trappola ***
“Shika, guarda che bello!”
Temari guardava estasiata e soddisfatta l'albero di Natale appena finito. Era il primo che facevano in quella che a tutti gli effetti era diventata casa per tutti e due nel momento esatto in cui avevano varcato la porta, insieme.
“Non credi manchi qualcosa?”
“Giusto! La stella cometa in cima! Aiutami a metterla!”
“E perché io?”
“Perché sei più alto di me. Non fare il pigro, Nara”
Il moro soppesò la risposta, guardando l'albero, la stella fra le sue mani e infine la stessa Temari.
“A cosa stai pensando?”
“Che sei così bella da mettere sulla punta del mio albero di Natale.”
Temari lo guardò per un momento allibita da quella frase. Di rado il suo ragazzo le diceva frasi di questo genere e tutte le volte si ritrovava fra picchiarlo e accontentarlo.
“Davvero?”
Come un felino si mise a cavalcioni sulle sue gambe. Avrebbe dovuto immaginarlo che Temari l'avrebbe messo in trappola con quel suo corpo e quelle frasi. A lui andava benissimo così.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 74 *** Magia ***
"Shika, Shika sveglia! È Natale!"
Temari gli diede un leggero bacio sulla guancia prima di correre a vedere chi fosse alla porta. Si erano addormentati sul divano, abbracciati, lei fantasticando sul matrimonio e lui sulla vita che avrebbe avuto con lei.
"Buon Natale a tutti voi!"
Erano venuti proprio tutti e loro non avevano ancora preparato nulla.
"Abbiamo interrotto qualcosa?"
"No, ci siamo addormentati sul divano e..."
"Io e Tem ci sposiamo."
Shika era arrivato al suo fianco, cingendole un fianco mentre esplodevano le grida di gioia di tutti. Quello sarebbe stato uno dei Natali che sarebbero stati ricordati per una gioia infinita. Era proprio vero che il Natale aveva con sé una magia particolare, capace di scaldare i cuori delle persone.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 75 *** Smeraldo ***
"Ma cosa stai facendo?"
Shikamaru si era appena alzato dal letto e solo perché non aveva trovato Temari al suo fianco. Aveva sentito dei rumori e, incuriosito, si era avvicinato al salone, trovandola per terra e con un regalo fra le mani.
"Oggi è la vigilia di Natale. Vuol dire che posso aprire un regalo!"
"Sei incorreggibile."
Ma lo disse con un leggero sorriso sulle labbra, sedendosi sul divano a guardare la sua ragazza aprire quello che era...
"Shika... e questo?"
"Non appena l'ho visto ho subito pensato a te. Ha lo stesso colore dei tuoi occhi questo smeraldo, lo stesso spero abbia nostro figlio."
Aveva aperto niente meno che il pacco contenente l'anello.
"Tu sei proprio pazzo, Nara."
|
Ritorna all'indice
Capitolo 76 *** Viso ***
"Shika ho freddo."
"Ma come puoi avere freddo se hai ben due coperte addosso?"
Il moro la guardava incredulo, non riuscendo a capire come una persona potesse soffrire il freddo in questo modo.
"Sai cosa ci vorrebbe?"
"Cosa?"
"Un bel camino. Mi metterei tutto il giorno lì davanti con una tazza di cioccolata calda fumante."
"Lo vuoi davvero il camino?"
Temari lo guardò meravigliata, sorridendogli dolcemente e mettendosi ancora più vicino a lui. Poggiò il viso sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi.
"No, va bene così. In fondo perché avere un camino quando ho la mia stufa umana personale? Mi basti tu a scaldarmi."
“Tutto, ma non i piedi ghiacciati sulle gambe durante la notte, ok?”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 77 *** Buio ***
“Tem...”
Shikamaru si era girato dall'altra parte del letto, con la mano a sfiorare le lenzuola. Fu un tocco delicato, tanto da portare la mano dalle lenzuola soffici al collo della ragazza, fino alla guancia. Capitava spesso che Temari si lamentasse nel sonno, mugugnando parola senza senso. Sapeva benissimo che era sotto stress, eppure cercava di non darlo a vedere, che andasse tutto bene, tenendosi tutto. Era di notte che uscivano tutte le preoccupazioni e le angosce, ritrovandosi a dormire male, a girarsi fra le lenzuola. Ed era in quei momenti che Shikamaru si avvicinava e l'abbracciava stretta a sé, toccandole i capelli fino a quando, dopo interi minuti, Temari non tornava a dormire serena fra le sue braccia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 78 *** Odio ***
Shikamaru odiava l'estate, il caldo opprimente, il sudore che gli faceva attaccare i capelli al viso e i vestiti al corpo, o il fatto che potesse dormire solo con il condizionatore acceso. Di tutte le stagioni che c'erano era quella che odiava di più, quella che non avrebbe mai voluto, quella che, per colpa di un uragano dai capelli color dell'oro si era ritrovato a bramare. Non che avesse cambiato i suoi gusti in fatto di stagioni, ma gli piaceva vedere la sua Temari in giardino, in pantaloncini e canotta intenta a mangiare una fetta d'anguria, come se fosse una bambina felice, ma soprattutto gli piaceva il modo in cui lei lo guardava in quei casi, attenuando il suo odio a un leggero fastidio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 79 *** Ossidiana ***
Se c'era una cosa che Temari amava di più al mattino era vedere il suo Shikamaru addormentato. Si perdeva per interi minuti a osservare il suo volto, il suo petto che dolcemente si alzava e abbassava al ritmo di un respiro regolare. Avrebbe potuto passare la vita a non far altro che osservare i suoi capelli del colore dell'ossidiana, a disegnare con la punta delle dita i suoi contorni.
Sei così bello.
Smise solo quando un paio d'occhi dello stesso colore dei capelli con si aprirono per posarsi su di lei. Ossidiana che si perdeva nello smeraldo.
“Buongiorno dormiglione.”
“A me sembra di essere sveglio.”
Le rubò il primo bacio della mattina.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 80 *** Telefono ***
“Guarda che bello!”
Temari si era fermata davanti la vetrina di un negozio di giocattoli dove a farla da padrona c'era un enorme cervo di peluche.
“Ti piacciono i peluche?”
“In realtà quel cervo assomiglia a te. Non vedi? Ha lo stesso sguardo di quando aspetti qualcosa. Dovrei chiamare anche quel cervo Crydeer.”
“No dire assurdità, Seccatura. Io sono più bello e non ho quell'espressione sul viso. Io sono più pigro.”
Eppure notandolo meglio, vedeva una certa somiglianza nell'espressione che aveva. Scosse la testa, trascinando via Temari e portandola verso altri negozi. Solo in seguito avrebbe chiamato il negozio per farsi portare a casa quell'enorme peluche da regalare alla sua ragazza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 81 *** Tortura ***
“Shika, che ne pensi di questo vestito?”
“Perché siamo qui? Non puoi prendertene uno a caso e tornare a casa? Senza contare che ne hai migliaia nell'armadio. Usa quelli.”
Lui odiava andare a fare shopping, specie con Temari, che lo obbligava a vedere ogni singolo vestito che si provava e poi per cosa? Per una stupida serata di di lavoro alla quale non avrebbe nemmeno partecipato. Perché torturarlo in quel modo?
“Sei solo uno stupido Nara, non capisci mai.”
Temari chiuse improvvisamente la tenda del camerino, cambiandosi e uscendo qualche minuto dopo, senza comprare assolutamente nulla. Se da una parte era sollevato, dall'altra non poteva crederci che stavano litigando per uno stupido vestito.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 82 *** Rivolta ***
“Siete degli sporchi bastardi!”
Nel silenzio estivo quella voce echeggiò come il rumore dello sparo. Tutti quanti rimasero immobili e senza fiato per un momento, specie i prigionieri. Il Comandante e l'Ufficiale avanzarono di un passo, seguiti da altri. La folla si compattò per non farli passare, per provare a salvare quella persona che aveva avuto un coraggio tale da dire la propria opinione al nemico violento. Ma cosa si poteva davanti a quella furia distruttiva? Fu con un cenno della mano che le guardie spararono sui prigionieri, facendone cadere uno dopo l'altro con la sola colpa di voler salvare una persona degna di coraggio. La folla si disperse, tutti con la paura di venir colpiti. Fu così che il Comandante e l'Ufficiale si avvicinarono a una bionda dallo sguardo azzurro. I suoi occhi mandavano fiamme di rabbia, i capelli erano sporchi e opachi, spettro di un biondo oro che era stato precedentemente. Le mani erano strette a pugno, il respiro regolare. Se aveva paura non lo dava minimamente a vedere.
“Come hai detto, prima?”
“Ho detto che siete degli sporchi bastardi.”
“Come osi ribellarti...?”
L'Ufficiale venne bloccato da un cenno della mano dal Comandante, il quale scrutò la ragazza come se fosse un animale in via di estinzione, qualcosa di unico e raro.
“Credevo che foste dei vigliacchi.”
“Meglio vigliacchi che assassini senz'anima.”
Per accentuare il suo disprezzo, sputò per terra, vicino alle scarpe del Comandante. La gente trattenne il fiato, mentre due persone si facevano largo tra la folla per mettersi accanto alla ragazza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 83 *** Tradimento ***
L'ufficiale rimase pietrificato sul posto, incapace di muoversi o anche solo di proferire parola. Lui conosceva quel Maresciallo, ma era suo nemico, non si sarebbe mai azzardato a tradire la sua Patria, i suoi ideali. Cosa aveva il Comandante contro di lui?
“Lei sta mentendo, è tutto un complotto. Non tradirei mai la mia Patria.”
“Lei dice? Abbiamo ricevuto rapporti che dimostrano il contrario. Mi dica, perché ha lasciato la reggenza del campo?”
“Perché sono stato chiamato al fronte! Chi ha fatto rapporto contro di me? Pretendo i nomi!”
Non poteva crederci. Dopo tutti i sacrifici che aveva fatto, le lotte e le ferite, era davvero questo quello che gli spettava?
“No, non può pretendere più nulla. Ho una lettera in cui mi si da l'ordine di ucciderla. La sua sentenza è morte. È per questo che l'ha mandata qui oggi, per essere giustiziato sotto la mia giurisdizione. Soldati!”
Bastò quell'unica parola e quattro soldati entrarono nella stanza, immobilizzando l'Ufficiale mentre il Comandante gli strappava dal petto le varie medaglie. Sul volto, un sorriso gelido.
“Portatelo fuori, che tutti assistano alla fucilazione del traditore. Ufficiale Weiß, le consiglio di venire se non vuole essere accusato di complicità.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 84 *** Pistola ***
Seguì i suoi soldati, uscendo dalla stanza e lasciandolo solo. Mai si sarebbe immaginato che il suo amico di vecchia data fosse un traditore, che il motivo del suo arrivo fosse solo per essere fucilato davanti a tutti. La sua mente si rifiutava di accettare ciò, stringendo le mani a pugno e sbattendole sulla scrivania di legno.
Stai mentendo, lui non avrebbe mai fatto la spia per il nemico.
Con la rabbia ad accecarlo, uscì dalla stanza impugnando la sua pistola, dirigendosi a grandi falcate verso i soldati in posizione.
“Il primo che spara lo uccido.”
Nessuno si mosse, mentre il Comandante si girava verso la sua direzione. Ognuno tratteneva il fiato. Era di dominio pubblico l'ostilità fra i due, l'odio reciproco e la falsa stima.
“Come ha detto?”
“Ho detto che il primo che spara lo uccido.”
“Lei è complice?”
“Sono un fedele servitore del mio Paese.”
“Allora non si faccia accusare di alto tradimento e getti la pistola. Immobilizzatelo.”
Alcuni soldati gli levarono la pistola dalla mano e altri lo tennero fermi. I detenuti guardavano la scena senza fiatare, senza respirare, incapaci di credere a quello che stavano vedendo in quel momento. Cosa era successo?
“L'Ufficiale è condannato per alto tradimento nei confronti della Patria, per aver passato informazioni al nemico. La sua sentenza oggi è morte. In posizione!”
Quelli in fila imbracciarono il fucile, sparando quando ricevettero l'ordine. L'aria risuonò del rumore dei proiettili, di polvere e sangue. Dell'Ufficiale non rimaneva che un corpo privo di vita sulla neve, col sangue che sporcava ogni cosa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 85 *** Malattia ***
Shikamaru osservava la porta mentre accanto a lui dormiva suo padre. Le membra erano stanche e debilitate. Le sue condizioni di salute peggioravano di giorno in giorno, tanto da vedere non solo le ossa sporgere pericolosamente dalla pelle, ma anche croste e chiazze. Era tutto dovuto all'epidemia di tifo che aveva colpito il campo alla fine dell'anno precedente. Vedeva la sua vita scivolare via dal suo corpo, il corpo bruciare di una febbre che andava solo ad aumentare e mai diminuire. La perdita di peso era dovuta alla mancanza di appetito acuita anche dalla costipazione. Come lui, anche molti altri erano nelle stesse condizioni, e prima ancora di loro, tanti altri morirono.
Non sono mai stato credente, ma ti prego, salva mio padre.
Shikaku si rifiutava di mangiare, lasciando quel poco di cibo al figlio. Preferiva vederlo vivo e mangiare piuttosto che fare la fame come lui.
“Papà, mangia qualcosa.”
“Mangia tu, io non ho fame.”
Cercò di sorridergli, stringendogli la mano con quelle poche forze rimastegli. I suoi occhi erano opachi, spenti, mentre in quella prigione si sentivano lamenti di dolore e disperazione. La gente soffriva e moriva.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 86 *** Morte ***
“Temari, ho paura.”
Matsuri aveva gli occhi sgranati e il respiro affannato. Lo sguardo si spostava da una parte all'altra della stanza, come a trovare qualcosa di diverso o di sbagliato. La febbre la stava facendo delirare, distorcendo la realtà e le percezioni di quest'ultima.
“Sono qui, non ti lascio.”
Nessuna si era voluta avvicinare all'infermiera, lasciandola in quel letto di morte da sola, come se fosse un'appestata e non un essere umano. Solo l'infermiera Temari era stata con lei tutto il tempo, cambiandola e lavandola, passandole una pezza bagnata per far scendere la temperatura sempre più alta. La vide tossire e sputare sangue, vedeva il suo corpo che, lentamente, perdeva colore e consistenza, diventando il fantasma di se stessa.
Le stringeva la mano con forza, vedendo come la sua vita scivolava via, lentamente, come il sangue che le sgorgava dal naso e dalla bocca. Si sentiva in preda all'orrore. Come avevano potuto somministrarle un vaccino in prova, specie quello contro la febbre gialla? Perché, poi?
“Promettimi di dire a Gaara che lo amo... Tem, non piangere...”
Matsuri portò una mano sulla guancia bagnata della bionda, sentendo le lacrime calde sulla sua pelle.
“Sarò solo dall'altra parte, non potrai vedermi ma ci sarò sempre accanto a te... Grazie per essermi stata... am... ica...”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 87 *** Lacrime ***
Le parole sfumarono, fino a diventare un sussurro e poi silenzio. Il corpo di Matsuri giaceva ormai privo di vita. Sul viso aveva un sorriso, l'ultimo che avrebbe fatto a Temari, l'ultimo che quest'ultima avrebbe visto. Fu con le lacrime agli occhi e il respiro mozzato che cercò di soffocare le grida di dolore, i singhiozzi che prepotentemente cercavano di uscire dalla sua gola. Era un dolore acuto, lo stesso identico che aveva provato alla morte di Kankuro. Piangeva per aver perso, di nuovo, una delle persone più importanti della sua vita, l'unica che le era stata amica in quegli anni di inferno, alla quale poter sfogare il suo dolore e la sua rabbia, condividere le piccole gioie di un amore appena nato o le incertezze su quello che sarebbe successo l'indomani. Adesso non ci sarebbe stato più nulla, solo silenzio, solo dolore e un vuoto incolmabile.
“Non lasciarmi anche tu...”
Furono le uniche parole che disse nel petto immobile dell'amica, fregandosene se potesse essere contagiata, fregandosene di tutte le precauzioni che avrebbe dovuto prendere e che invece non aveva preso. La guerra le stava portando via parti di se stessa, attimo dopo attimo.
Sarò qui, solo dall'altra parte...
Le sue parole rimbombavano nella sua mente, asciugandosi gli occhi e stringendo per l'ultima volta la sua mano.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3668734
|