Libra

di Johnee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fascicolo I - Punto di Rottura ***
Capitolo 2: *** Fascicolo II - Serotonina ***
Capitolo 3: *** Fascicolo III - Re Per Un Giorno ***
Capitolo 4: *** Fascicolo IV - Sacrificio ***



Capitolo 1
*** Fascicolo I - Punto di Rottura ***




Libra


Fascicolo I : Punto di rottura
 
Il finto rumore delle cicale, la proiezione di un cielo terso e rosa, la sensazione di essere sfiorati dalla brezza di un ambiente tipicamente marittimo.
Serge “Starblazer” R’lyeh aprì appena gli occhi, percependo l’illusione ancor prima che il suo cervello si mettesse in moto sul piano della realtà. Si trovava steso su un giaciglio morbido, che avvolgeva le sue forme come solo dei materiali di supporto costosissimi possono fare, aiutando schiena e arti a rilassarsi a modo durante il sonno. Si schiarì la voce, voltandosi a pancia insù per osservare il cielo artificiale. Batté un paio di volte le palpebre, lentamente, poi sollevò lo sguardo verso la testiera del letto, agitando un paio di volte il polso destro, ancora legato saldamente alla struttura in leghe plastiche che assicurava che il materasso non toccasse la parete.
-Ah già- mormorò una voce alla sua sinistra, accompagnata da uno sbadiglio rumoroso –Me n’ero dimenticato-
Con una mano appoggiata sul materasso e l’altra protesa a liberarlo dall’impiglio, il proprietario della voce si portò giusto sopra Starblazer, che ammiccò diverse volte, prima di fermare lo sguardo sul suo bacino, ricoperto di vecchie cicatrici e graffi più recenti. Sbuffò, passandosi la mano libera sul viso –Serviva fare dei nodi così stretti?- domandò, dopo essersi sgranchito la spalla destra, dolorante e intorpidita.
L’altro individuo, a sua volta turian, si portò completamente sopra di lui, rivolgendogli uno sguardo sornione –Non mi è sembrato che ti sia dispiaciuto, al momento.- lo stuzzicò, mordendogli appena una mandibola.
Starblazer inarcò la schiena, portando entrambe le mani ad accarezzare i suoi fianchi –Non mi dispiacerebbe farlo a modo mio, ogni tanto.-
L’altro gli portò una mano sulla gola, stringendo appena la presa –Verresti meno al nostro accordo, così.- mormorò, risalendo con le unghie fino alla mascella, conficcandole con fermezza nel tessuto morbido –Un favore per un favore, giusto?-
-Sfortunatamente- fu la risposta, soffiata, mentre anche le sue unghie si conficcavano nel fondoschiena dell’amante, per trarlo maggiormente verso una nuova situazione intima –Ora mi dirai dove posso trovare quello che sto cercando?- sussurrò, la voce rotta dalla perfetta emulazione di uno stato d’eccitazione. Finta, come quel cielo terso che li sovrastava.
-I dati sono già nel tuo factotum, non ti preoccupare- rispose l’altro, sollevandosi appena per recuperare qualcosa dal comodino, in preda alla voglia di continuare quello che la stanchezza e il sonno avevano interrotto. Starblazer si bloccò improvvisamente, liberandolo dalla presa. –Ah- fece, annuendo una singola volta –Ottimo a sapersi-
L’altro turian gli rivolse un’occhiata perplessa, la mano ancora protesa verso l’esterno, mentre Starblazer si divincolava elegantemente, per mettersi a sedere. –Qualche problema?- gli venne chiesto, prima che la situazione cambiasse completamente.
Starblazer, infatti, aveva attivato il factotum sul polso, per verificare la veridicità di quella notizia, poi aveva rivolto all’altro un’espressione neutra, tremenda nella sua vacuità.
-Nessuno- fece, minimizzando la schermata per sistemarsi comodamente sulle ginocchia –Anzi, direi che posso risparmiarmi il resto di questa pantomima-
Con un balzo, gli fu sopra, torcendogli un braccio dietro la schiena e spingendogli la testa con decisione sul materasso. Il contatto aveva smesso la sua utilità così, sfortunatamente, la missione avrebbe previsto un’unica, terribile, soluzione; ma se di solito lui odiava uccidere, per una volta, Starblazer non provò nemmeno l’ombra di un rimorso mentre quello che era stato il suo terribile amante per due settimane si dibatteva alla ricerca di aria. Tutta la rabbia accumulata, la frustrazione di non poter dire di no, si manifestarono attraverso un tremito violento delle sue dita in quella stretta ferrea, fino a quando quel corpo non smise di lottare; solo allora Starblazer parve ritornare in sé, raddrizzando la schiena e prendendo un respiro profondo, prima di avviare il factotum e selezionare l’icona relativa a un programma di comunicazione.
-Dati rilevati. Bersaglio terminato. Passo.- esalò, nervosamente, mentre scendeva dal letto per recuperare i suoi vestiti. Diede una breve occhiata al corpo senza vita alle sue spalle, frenando l’impulso di infierire ulteriormente, poi si infilò il completo velocemente, controllandosi quindi allo specchio per riprendere contatto con una versione di se stesso moralmente accettabile, prima di abbandonare in maniera definitiva la stanza. Una stanza che aveva odiato dal primo istante, uno squallidume artificiale che invece di indorargli la pillola, non aveva fatto altro che rendere il tutto ancora più insopportabile.
L’aspetto riflesso nello specchio era quello di un turian giovane, basso, il fisico atletico fasciato elegantemente da un completo dall’accento bizzarro, aveva marchi bianchi e neri articolati su placche grigio caldo. Lo sguardo ciano si soffermò sullo stomaco, che si alzava e abbassava in un moto irregolare, imponendo categoricamente a quell’individuo così estraneo di calmarsi.
“Ricevuto” rispose una voce femminile, freddamente. Starblazer batté le palpebre, scambiò un’occhiata determinata con se stesso, poi annuì –Cinque minuti al checkpoint. Chiudo.- fece, muovendosi velocemente verso una borsa a tracolla per assicurarsela sulla schiena.
Uscì dalla stanza, aspettando sulla soglia che l’entrata si richiudesse, poi fece scattare un polso verso l’esterno, attivando lo shortcut di un’applicazione che avrebbe messo fuori uso la porta per qualche minuto, giusto il tempo per lui di raggiungere un’uscita di servizio e abbandonare l’edificio, un albergo a ore, di quelli lussuosi, adatti per i capricci della classe benestante di quell’agglomerato commerciale turian. Si fermò di scatto, osservando che la porta che dava sulla scala era allarmata, poi scrollò le spalle, attivando il factotum –Aggiornamento: ho bisogno di un margine di sette minuti, anziché cinque.-
“Negativo Starblazer, attieniti alla scaletta” rispose la stessa voce femminile di prima.
-Perfetto- mormorò il turian, seccato, dopo aver chiuso la comunicazione. Prese un respiro, poi avviò un programma di sabotaggio, che avrebbe causato un breve blackout nell’edificio. Non avendo il tempo di isolare l’allarme e disattivarlo senza destare sospetti da parte della sicurezza, spegnere direttamente le luci gli parve l’idea meno rischiosa. Corse giù dalle scale a tempo di record, temendo che il generatore ausiliario si attivasse prima del previsto, ritrovandosi fuori dall’edificio in esattamente tre minuti; gliene restavano due per eludere i tre mercenari posti a guardia al suo veicolo e correre al checkpoint.
-Devo recuperare una cosa in macchina- esordì, con un’aria falsamente gioviale, camminando velocemente verso di loro.
Due krogan, un umano, nessun biotico fortunatamente. Ingannarli sarebbe stato difficile, se non impossibile e lui non aveva tempo; per lui, l’unica soluzione per risparmiare tempo era coinvolgerli in un corpo a corpo e proiettarsi ai comandi del mezzo quanto più velocemente possibile.
Trascorsero circa sette secondi prima della risoluzione del conflitto.
L’umano puntò una pistola nella sua direzione, dopo avergli intimato di fermarsi, mentre i due krogan avanzavano di un passo, in allerta. Starblazer ignorò l’ordine, schivando quindi rispettivamente: un colpo di pistola, una sberla e un placcaggio. Roteò il polso, facendo sovraccaricare gli scudi dell’armatura dell’umano, poi si spostò giusto in tempo per evitare un secondo schiaffo. Scavalcò il krogan, tornò a dedicarsi all’umano, spingendolo addosso ai due con facilità, poi entrò nell’abitacolo. I comandi li aveva già avviati tramite factotum, quindi non gli restava altro che attivare gli smorzatori, che proiettarono la vettura ad almeno due metri d’altezza.
-Starblazer. In viaggio. Passo.- fece, osservando con aria infastidita uno dei due krogan arrampicarsi sul cruscotto. Mentre faceva beccheggiare l’astroauto, in modo da fare perdere la presa a quell’ostacolo indesiderato, si ritrovò a fare i conti con una voce diversa.
“Sono deluso, soldato. Molto.” Esalò una voce maschile roca, melliflua.
-Mi dispiace boss- si affrettò a dire Starblazer, perplesso ma comunque accondiscendente. Con la Guardia della Legione non c’era da scherzare. Se poi partiva già arrabbiato, non valeva la pena di rischiare di renderlo addirittura furioso.
“Hai esattamente un minuto per portare il culo sulla Crixus” fu la risposta, che lo mise immediatamente in uno stato d’agitazione. –Signore, temo di non fare in tempo, il checkpoint dista cinquanta secondi dalla mia posizione, prima di arrivare sulla nave potrebbe volerci un’ora, forse un’ora e mezza…-
“Non transigo, Starblazer, un minuto.”
Il turian prese il comando manuale del mezzo, dando una rapida accelerata per poi frenare di colpo. Il krogan cadde nel vuoto, permettendogli di guadagnare velocità.
Un minuto. Starblazer gemette un’imprecazione, mentre il timer sul suo factotum confermava e riconfermava un ritardo irrimediabile. Scese dalla vettura alla velocità della luce, correndo attraverso l’hangar dove la sua partner per quella missione lo aspettava, addossata a una navetta da sbarco anonima.
Si trattava di una turian molto alta, i marchi colonici neri e intricati su un viso color avorio, avvolta da una tuta da combattimento media e completamente nera. Aveva un’aria quasi seccata, mentre faceva cenno a Starblazer di accelerare il passo.
-Sali- gli fece, tenendogli aperta la portiera e salendo subito dopo di lui. Una volta a bordo, entrambi diedero un paio di pacche alla parete che divideva il vano che occupavano dalla cabina di pilotaggio, poi si sedettero, l’una di fronte all’altro.
-Cos’ho… cos’ho fatto di sbagliato? È stata un’esecuzione perfetta!- si sfogò Starblazer, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, per raccogliersi la testa fra le mani. Era ancora teso e rabbioso, perché quella missione aveva tirato fuori il peggio di lui, moralmente e personalmente. Inoltre, a quanto pare, nessuno stava tenendo conto di quelle importanti variabili.
La sua partner incrociò le braccia, appoggiando il dorso sullo schienale del seggiolino –Hai sbagliato le tempistiche. Dodici giorni sono tanti.-
Starblazer imprecò, battendo un pugno sulla paratia –Non puoi velocizzare?- berciò, diretto al pilota, che lo ignorò. –Valkyrie, hai visto anche tu che razza di individuo era quello!- si spiegò, davvero seccato di doversi giustificare –Per un’infiltrazione del genere una persona comune ci avrebbe messo come minimo un mese-
Valkyrie lo fissava con aria neutra, tendente all’annoiato –Ma tu non sei una persona comune.-
Di nuovo, Starblazer imprecò, mentre il timer segnava che era in ritardo di almeno il triplo del tempo previsto –Mi farà il culo, come se questa settimana non me l’avessero già fatto abbastanza.-
La turian sogghignò, chinando lo sguardo verso il pavimento -Proverò a parlargli- mormorò, ricevendo uno sguardo curioso in risposta.
-Lo apprezzo, grazie- rispose Starblazer, sollevato ma anche sconvolto da quell’improvvisa gentilezza. Gentilezza che lei non esprimeva con nessuno all’infuori del fratello, attuale Guardia della Legione. Evidentemente, passare del tempo da solo con lei, in missione, l’aveva portata a ritenerlo come minimo un suo pari.
Valkyrie fece spallucce, spostando uno sguardo divertito su uno dei monitor configurati per trasmettere una visuale dell’esterno –Non mi costa niente- rispose, semplicemente, con un tono di voce quasi gentile, come se sentisse davvero importante farglielo sapere.

-Sei un fallimento-
La cabina di Helios “Hell” Heron, Guardia della Terza Legione, era un vero e proprio mini appartamento. Aveva una cucina personale, i locali divisi da paravento di tessuto colorato e un mobilio moderno e curato. Il blu notte e il porpora erano dovunque, dalla tappezzeria alle superfici.
Starblazer odiava quel posto, perché gli sembrava davvero troppo lussuoso per gli standard di una nave militare; era come una volontà di mescolare il privato con la professione, o meglio, come mergere entrambe le sfere in un unico ambito. D’altronde, Hell era così, viveva del suo grado, assorbito completamente da quel ruolo di potere tanto da plasmare la propria esistenza attorno a esso.
Seduto comodamente su una poltroncina soffice, Hell osservava Starblazer stare ritto sull’attenti, immobile e in attesa del preannunciato rimprovero. Lo divorava con lo sguardo, senza lasciar trapelare nessun tipo di emozione al di là della consueta mancanza di rispetto che provava nei suoi riguardi.
-Dodici giorni esatti.- disse, monocorde, scorrendo lo sguardo sul suo viso, alla ricerca di dettagli d’impazienza –Dodici giorni per recuperare un’informazione che la squadra al completo avrebbe recuperato in tre ore.-
Starblazer continuava a fissare il metallo della paratia di fronte a sé, come la regola esigeva. Cercò di focalizzare l’attenzione su qualcosa che lo rasserenasse piuttosto che guardare davanti a sé e smascherare il suo profondo disgusto per quell’individuo.
Hell appoggiò le mani sulle ginocchia, sporgendosi verso di lui -Sei un soldato Guardianera, uno dei migliori della Legione, a detta del Retroammiraglio, ma vuoi sapere la mia opinione? Per me sei solo avido di attenzioni, un perditempo.-
Starblazer batté le palpebre, restando perfettamente immobile a sorbirsi le peggio ingiurie.
-Sai quanti compatrioti ci costano dodici giorni?-
-Nossignore-
-Quelli che hai ucciso tu temporeggiando. Quelle persone sono morte a causa tua. Civili, probabilmente, cuccioli e anziani. Non ti vergogni nemmeno un po’?-
Starblazer prese un respiro profondo, continuando a fissare la paratia –Ho dato il massimo, signore.-
-Se quello è il tuo “massimo”, allora non voglio sapere la tua idea di “toccare il fondo”-
Starblazer chinò lo sguardo su di lui, cercando di mantenere la calma nonostante le sue unghie premessero insistentemente sulla carne dei palmi, perché per lui quei dodici giorni erano valsi un’umiliazione dietro l’altra. Aveva sofferto, fingendo di farsi piacere la situazione dal primo all’ultimo istante. I muscoli delle braccia fremettero, premendo sulla stoffa, attirando l’attenzione di Hell, che rise appena –Non sei d’accordo, vedo.-
-Ovviamente no, signore.- rispose il soldato, sentendo ogni rumore ovattato, in preda a una rabbia giusta, ma inappropriata in quel frangente. Prese di nuovo un respiro, poi un altro e un altro ancora, infine si rese conto che discutere con quell’individuo era inutile, lo avrebbe solo danneggiato. –Ho parlato a sproposito.- ammise -Scusi la mia insolenza, signore. Come posso rimediare, signore?- aggiunse, tornando a fissare la paratia.
Hell gli rivolse un sorriso malizioso, i gomiti appoggiati ai braccioli; sembrava più divertito che offeso. In realtà, il divertimento proveniva dal pensiero che presto o tardi si sarebbe liberato di quella presenza insopportabile, o avrebbe avuto la sua rivalsa, costruendo su misura per lui un’altra missione altrettanto degradante.
-Esci da questa stanza, Starblazer- fece, tornando a sedersi composto nel recuperare un datapad, appoggiato su una superficie poco distante.
Il turian deglutì, frenando un altro errore disciplinare non si sa bene come, poi rilassò le spalle, voltandosi per intraprendere la via dell’uscita.
–Visto che ci sei, datti una lavata, puzzi peggio del privé di un nightclub-.
Starblazer fece ricorso a tutto l’autocontrollo che gli era rimasto in corpo, forse ne pescò dell’altro in qualche angolo recondito della sua memoria muscolare. Continuò a muoversi verso la porta della cabina senza rispondere altro che un –Sì, signore- a denti stretti, mentre l’altro lo osservava allontanarsi con gli occhi melliflui di chi adora mettere in difficoltà chi gli sta sull’anima.

Fuori dalla cabina della Guardia, in un corridoio stretto e austero, Demetrio “Doc” Vanni faceva avanti e indietro in una marcia compulsiva. Si trattava di un turian discretamente giovane, basso e smilzo, le creste ocra del viso s’intersecavano su un colorito terra di siena bruciata. Non aveva marchi, perché non era mai stato sottoposto ad alcun rituale della maggiore età, al loro posto c’era una pittura articolata color verde oliva scuro che si articolava lungo le placche della gabella e la cresta frontale. L’espressione del turian era facilmente riconducibile a uno stato d’animo inquieto, dato che a colloquio con il suo diretto superiore non c’era solo un suo compagno di squadra, c’era il suo migliore amico. Doc provava un affetto smisurato per Starblazer e saperlo in difficoltà, senza poterlo in nessun modo sostenere direttamente, lo faceva sentire inutile, impotente. Per quello non riusciva a stare fermo ad aspettare, preferendo consumare il pavimento con una marcia nervosa e costante.
Quando Starblazer uscì, per poco non si scontrarono. Si guardarono a lungo, in silenzio, poi Doc si sporse in avanti e lo avvolse in un abbraccio, perché quell’espressione truce nel viso dell’amico non ammetteva domande o spiegazioni, solo un immediato contatto fisico. Starblazer affondò il viso nell’incavo del collo dell’amico, lasciandosi consolare in quel modo per qualche minuto prima di schiarirsi la voce. -Com’è andata in mia assenza?- domandò, sorridendogli appena.
Doc gli circondò il dorso del carapace con un braccio, per guidarlo verso l’ascensore, sito qualche metro più avanti -Il solito- rispose, misurando il tono di voce -Dimmi che non ti ha strapazzato troppo, Serge, o è la volta buona che inizio a sabotargli il pranzo.-
Starblazer ridacchiò, passando il pollice sul pulsante di chiamata dell’ascensore -Lo renderebbe ancora più nervoso. Apprezzo il pensiero, comunque.-
-Stai ignorando la mia domanda, stella- protestò Doc, sciogliendolo dalla stretta per poterlo fronteggiare, un’espressione preoccupata. L’altro turian si passò una mano dietro al collo per sgranchirlo -Mi ha detto che ci ho messo un’eternità, e che puzzo incredibilmente.-
Doc schioccò la lingua sul palato, scuotendo velocemente la testa -Dopo quello che hai passato, mi stupirei se profumassi di rugiada.-
Si infilarono nel vano dell’ascensore non appena le porte si aprirono, accaparrandosi un angolo prima che il locale si riempisse. Quando le porte si furono richiuse attorno a un ambiente di privacy, Starblazer ruggì un gemito, contraendo le dita davanti a sé per sfogare la tensione accumulata in un gesto impulsivo -Ho fatto tutto quello che mi era stato ordinato, consegnando il pacchetto dati addirittura in anticipo. Risultato?- si voltò verso l’amico, drizzando la schiena in un’imitazione grottesca del loro leader –“Il tuo ritardo ha causato la morte di migliaia di persone, disonore su di te!”
Doc soffocò una risata sul nascere -Ha fatto lo stesso con Armstrong, quando ha consegnato il suo pacchetto dati, ieri mattina.-
Starblazer rilassò i muscoli della schiena, spostando lo sguardo verso le porte dell’ascensore -Fatico a crederci, stella. Io non sono Armstrong, non sono un armadio di due metri e tre ante. Scommetto venti crediti che non si è perso in commenti, nel suo caso.-
Doc allungò il palmo della mano nella sua direzione -Sgancia, allora. Armstrong è in cella d’isolamento dalle undici di ieri, molto probabilmente salterà il briefing delle diciassette.- ridacchiò -Gli ha detto che è buono solo a sfondar porte, Armstrong gli ha risposto a tono, dandogli prova del contrario nello sfondare un tavolo.-
Starblazer sbuffò sonoramente, mentre attivava il creditometro sul polso -Avrebbe dovuto sfondarglielo in testa- commentò, mentre l’ascensore si fermava per permettere ad altra gente di salire. Entrarono due marine, ancora in tuta termica dopo la sessione di decontaminazione di routine, uno di questi diede un cenno di saluto a Starblazer, esibendo un sorriso enorme e imbarazzato. Doc scagliò un’occhiata di puro fastidio all’amico, mentre quello rispondeva al saluto senza metterci troppo animo. Scese il silenzio, mentre i due marine bisbigliavano animosamente a proposito di una missione recente, alzando lievemente il tono per accentuare quanto pericolosa fosse stata la situazione e quanto eroicamente avessero messo al sicuro un carico importante, salvando vite e ammazzando i cattivi. Starblazer, dopo aver minimizzato la finestra del suo account bancario, si sporse verso Doc, che osservava i due con disgusto crescente -C’è un briefing alle diciassette, hai detto?- domandò.
L’amico annuì, infilandosi le mani nella tasca della divisa, lo sguardo ancora fisso verso gli eroi del giorno -A quanto pare, Hell sta progettando questa nuova missione da un po’ di tempo- mormorò, cercando di non farsi sentire dagli altri occupanti dell’ascensore -Riguarda le informazioni che tu e Armstrong avete raccolto, anzi, è strettamente connessa.-
-E tu come l’hai scoperto?- la voce di Starblazer si fece un sussurrio -Di solito Lui è avido di informazioni.-
Doc gli lanciò un’occhiata falsamente contrariata -Non sono uno dei migliori hackers sul mercato per niente. Mentre eri via ho dato un’occhiata al suo motore di ricerca, poi al suo database personale, infine ho preso a seguirlo… vista la mole di documentazione che ha raccolto, temo che dovremmo prepararci ad affrontare qualcosa di grosso.-
Starblazer annuì -La cosa mi consola in parte, significa avere la possibilità di dare una conclusione migliore a una missione finita atrocemente.- Spostò lo sguardo a terra, dove si ritrovò di nuovo a fare i conti con la proiezione mnemonica di ciò che era accaduto un’ora prima, una settimana prima, due settimane prima… rivide le sue nocche sbianchite dalla rabbia omicida, le unghie che premevano sulla testa di quel tipo, i graffi e le impronte di costrizione che ancora tormentavano il suo corpo. E non era nemmeno la prima volta.
Un luogo comune vuole che mano a mano che si faccia la stessa cosa, che si sopravviva a certe situazioni, la mente e il corpo si abituino e rendano meno atroce determinate azioni. Per lui non era così. Migliorava come agente, diventava più efficiente, certo, ma la notte non gli riusciva comunque di chiudere occhio.
-Ehi, Serge-
Doc lo risvegliò da quella stasi color catrame, traendolo in salvo nell’afferrargli una spalla dolcemente, davvero preoccupato -Abbiamo ancora un paio d’ore prima del briefing. Vuoi che ti prenda qualcosa da mangiare?-
Starblazer si sforzò di rivolgergli un sorriso -Ho solo bisogno di una doccia, stella, non stare a preoccuparti.-
Doc diede un gemito di rassegnazione -Posso darti una mano a compilare il rapporto, almeno?- domandò, mentre le porte dell’ascensore si aprivano sul ponte principale, dov’erano situati gli alloggi dell’equipaggio -So bene quanto odi stare da solo dopo missioni di questo tipo.- aggiunse, dopo che gli altri ebbero abbandonato il locale.
Starblazer sollevò lo sguardo verso il marine che l’aveva salutato, poi sorrise -Ti ricordi i vecchi tempi, quando anche noi eravamo così? Vorrei ritornare ad avere il loro entusiasmo.-
Doc lo osservò con aria triste, poi, così come l’aveva guidato all’interno dell’ascensore, lo spinse dolcemente a uscire, il braccio attorno al dorso e un desiderio incommensurabile di un cielo rosa e sabbia fresca sotto i piedi nudi, condiviso.

L’aria era pregna di nervosismo, in sala briefing.
Il tavolo, solitamente utilizzato dagli ufficiali come tavola rotonda, era stato spostato a mo’ di cattedra nella zona nord del locale, giusto di fronte all’unica finestra panoramica presente sul ponte di comando. Le sedie erano disposte in una riga perfetta di fronte alla cattedra, i soldati disposti secondo ordine alfabetico anziché per grado. In una Legione come la Terza il grado non esiste, c’è solo una partnership mutuale tra il leader e il suo gruppo. Peccato che la Terza fosse l’eccezione che conferma la regola: c’era una gerarchia ferrea, quasi fosse un regime totalitario, la Guardia comandava, nessuno doveva contraddirlo.
Con grande sorpresa di Doc, Armstrong avrebbe partecipato alla riunione. Si presentò per ultimo, una divisa da lavoro perfettamente abbottonata e in ordine e la sua solita presenza massiccia e ingombrante. Diede un cenno di saluto alle due femmine della squadra per prime, poi prese posto tra Doc e Starblazer, dando una pacca sul braccio di quest’ultimo in segno di bentornato. -Ho sentito che ti sei preso un giorno di ferie- scherzò una femmina turian, che in quanto a stazza non aveva niente da invidiare ad Armstrong. -Fa’ meno la spiritosa Haestrom, quanti giorni di vacanza ti sei presa tu, l’ultima volta? Ecco, appunto, stai al tuo posto.-
-Non la trattare male- intervenne Doc, ridendo -Scusalo, Haestrom, è solo tanto nervoso perché non può fare il piccioncino quanto vorrebbe.-
-Ah, già- quella Haestrom recuperò un datapad dalla tasca dei pantaloni, allungandolo verso Armstrong -Ho ricevuto un permesso per comunicare a priorità alta, se vuoi puoi usarlo tu, io posso aspettare.-
L’altro turian afferrò il datapad, spalancando lo sguardo dalla sorpresa -Sei sicura, Cretia?-
-Oh, nessun problema. Papà dovrebbe ottenerne uno fra qualche settimana.-
-Quand’è che la tua bimba partorisce, a proposito?- intervenne Doc, sporgendosi verso il suo compagno di squadra.
-La bimba partorisce fra tre mesi, se tutto va come deve- rispose Armstrong, armeggiando con quel datapad -Sono indeciso sul nome, avete qualche pagina extranet da consigliarmi?-
-Sì. Zitto e muto punto com, è un dominio specifico fatto apposta per le chiacchiere da massaie nel posto e nel momento sbagliato.- esalò Valkyrie, zittendo in quel modo i presenti.
Infatti, il silenzio si appropriò della stanza immediatamente, perché l’orologio digitale segnalava che la Guardia sarebbe arrivata di lì a poco; Hell odiava sentirli parlottare, anche se non c’era assolutamente niente di male in quel gesto.
Starblazer batteva un piede a terra ritmicamente, le braccia incrociate davanti allo sterno e l’espressione di chi preferirebbe camminare sopra un tappeto di bombe piuttosto che sottostare a quell’atmosfera.
Hell mise piede nella stanza senza nemmeno annunciarsi, come era d’uso fare, e la situazione iniziò a prendere una piega decisamente strana. Entrò infatti accompagnato dal Retroammiraglio Actius, che ordinò immediatamente il riposo, anziché soffermarsi sulle formalità. Era un turian spaventoso, a dir poco: le creste nere del viso erano grandemente divorate da una cicatrice risalente a un’avventura poco piacevole durante l’Incidente del Portale 314; il portamento fiero e lo sguardo cremisi inoltre incutevano un senso di timore negli occhi di chi gli stava davanti. Quando Actius entrava in una stanza, nessuno poteva fare a meno di zittirsi e guardarlo, sempre che riuscisse a sostenere quello sguardo deciso quanto un montante sotto al mento.
-R’lyeh, Valorum. Volevo farvi i complimenti personalmente per la buona riuscita della vostra missione.- ammise l’ufficiale, con un’impercettibile punta di orgoglio nel tono di voce –Anche se separati dal gruppo, siete riusciti a brillare di luce propria. Davvero, congratulazioni.-
Sia Starblazer che Armstrong diedero un cenno del capo, in segno di ringraziamento, come era d’uso fare quando la parola non era stata prima concessa da un ufficiale di grado superiore.
-Vorremmo spiegarvi il prossimo tassello che dovrete unire al quadro generale della questione. La vostra Guardia mi ha chiesto espressamente di presenziare, dato che è un’operazione che stiamo preparando da mesi.-.
Hell aprì il factotum, attivando un drone multiuso dalla forma cilindrica che andò a posizionarsi giusto in mezzo al tavolo, fluttuando qualche secondo prima di comporre un mosaico di immagini e informazioni. L’immagine centrale, più grande delle altre, mostrava un giovane turian sorridente, le placche color testa di moro e i marchi pastello. Era un sorriso puro, contagioso addirittura, perché quasi tutti i presenti si ritrovarono inavvertitamente a sorridere a loro volta, in risposta a quell’immagine.
Hell, come al solito, ruppe ogni sorta di legame empatico con il gruppo che comandava, indicando la foto con un gesto sommario del braccio –Vi presento René Reveree. Asari d’adozione, Summa cum laude in Astrofisica, anni 23. Dopo il diploma di laurea ha continuato la sua ricerca in una celebre università di Illium, procedendo a pubblicare due studi brillanti in una rivista di settore. La nostra divisione armamenti ha bisogno del proseguo di uno di essi, al fine di perfezionare una certa situazione strutturale per un possibile nuovo mezzo di sbarco, del quale solo lui è riuscito a venire a capo qualche giorno fa.- fece una pausa a effetto, per prendere fiato, stringendo al contempo lo sguardo su Starblazer, che divorava con aria curiosa i dati che passavano a fianco dell’olo-fotografia, seriamente interessato alla controparte scientifica della questione. Hell si decise a proseguire quasi immediatamente, con un’espressione tremenda, indecifrabile, dipinta in viso, che fece rabbrividire persino il Retroammiraglio.
-Missione di incursione, recupero dati ed eliminazione del bersaglio- decretò, facendo una pausa ad effetto nel notare lo sguardo di molti spalancarsi –Abbiamo un giorno di preparazione, dato che dopodomani il soggetto parteciperà una fiera biennale del settore. Si troverà in spazio neutro, lontano dalla giurisdizione del Consiglio e delle Repubbliche, là potremmo svolgere la missione senza che nessuno possa pestarci i piedi, come invece avverrebbe in qualsiasi altro pianeta Asari.-.
Il Retroammiraglio drizzò le spalle, scorrendo velocemente uno sguardo attento sui soldati, che sembravano aver appena ricevuto uno schiaffo pesante sulla collottola. Starblazer non faceva eccezione, forse la sua espressività era ancora più accentuata, data la connessione che sentiva con il background culturale e professionale di quel ragazzo. Erano infatti entrambi culturalmente legati, innamorati delle stelle, della fisica che regolava lo spazio, nonché quasi coetanei, con un profilo caratteriale molto simile. Scagliò uno sguardo rabbioso verso Hell, che lo fissava con aria compiaciuta, ricevendo conferma visiva che sì, quello era un attacco diretto a lui, era personale.
Era una situazione degradante, così come lo erano state quelle ultime due settimane, e dopo gli avvenimenti di quella giornata terribile Starblazer non si sentì proprio di tenere la testa bassa. Fece scattare la mano in alto, chiedendo la parola.
-Concesso- fece il Retroammiraglio, precedendo la Guardia, davvero incuriosito da quell’intervento.
Starblazer si schiarì la voce -Non c’è una via alternativa all’omicidio?- domandò, attirandosi addosso sguardi allibiti, o di paura, da parte del gruppo intero. Actius intrecciò le braccia davanti a sé, inclinando la testa verso la Guardia, che osservava il suo sottoposto con aria seccata. –Tenerlo in vita significa permettere ad altre organizzazioni, altre specie, di estorcergli le stesse informazioni successivamente. Ti è chiaro questo, soldato?-
-Avremmo comunque la priorità sul pacchetto di ricerca- intervenne deciso Starblazer, indicando i dati alla destra dell’immagine con un gesto deciso della mano –So come funzionano queste fiere, ho partecipato a diverse edizioni prima di entrare a far parte della Legione. In più, so come funzionano le modalità di finanziamento delle Repubbliche: il ragazzo ha bisogno di fondi, è ben disposto a vendere il suo progetto per continuare la ricerca. Chiunque abbia a che fare con la scienza è disposto a dare l’esclusiva dei suoi studi, nel caso che l’acquirente si dimostri interessato e disposto a offrire in cambio un guadagno giusto e appropriato. Non serve usare la forza, basta solo sfoderare il creditometro. Facciamoci furbi, quel ragazzo è una risorsa, non un bersaglio!-
-Parlo una dialetto Volus per caso, Starblazer?- intervenne Hell, aprendo le braccia, ora realmente irritato –Il problema si ripresenta, lui sa comunque troppo, se qualcuno dovesse acquisire le nostre stesse informazioni, non saremmo più in grado di sfruttare il progetto a nostro vantaggio o peggio, lasceremmo che altre fazioni mettano le mani sulla sua ricerca completa, superandoci addirittura. Il soggetto va eliminato, non posso permettermi di vagliare altre opzioni!-
-Proteggiamolo, allora! Diamogli la possibilità di comunicare con noi anziché decretare la sua morte a prescindere!- intervenne Starblazer, cercando di sembrare ragionevole –Possiamo ottenere molto di più. Consideriamo la sua vita un investimento, invece di una minaccia!-
Il Retroammiraglio Actius fece un passo avanti, intrigato da quel punto di disaccordo, dato che avveniva di rado che le decisioni della Guardia venissero messe in discussione. –Questo individuo, Reveree, ha una valenza pratica interessante, effettivamente. Chiamarlo a lavorare con noi sarebbe un atto di lungimiranza.- ammise, scorrendo uno sguardo sulle schermate di dati, per poi voltarsi direttamente verso Starblazer –Ora capisco perché gli specialisti della divisione armamenti premono per mettere le mani sulla sua ricerca. Disponi già di un’idea che preveda la messa in sicurezza del soggetto, sottoufficiale R’lyeh?-.
Era un evento degno di essere messo nel diario di bordo della Crixus, quello, perché il Retroammiraglio mai e poi mai si era permesso di scavalcare la Guardia, prima di allora. Starblazer era riuscito a piegare la situazione a proprio vantaggio, e la vena d’irritazione che trapelava appena dal viso di Hell confermava che avrebbe fatto pesare a vita quella ribellione al suo sottoposto. Doc, seduto poco distante dal suo migliore amico e collega, frenò l’impulso di espletare una battuta completamente fuori luogo per allentare la tensione, mentre Armstrong invece osservava Hell con aria di sfida, contento di quella proposta, per una volta supportata anziché punita.
-Missione sotto copertura, signore.- rispose semplicemente Starblazer –Ho diversi contatti tra gli espositori, potrei ottenere un invito ufficiale senza destare sospetti, poi avvicinare il soggetto, comprare le informazioni e metterlo direttamente in contatto con la nostra squadra di ricerca. Affronteremmo una modalità analoga a quella di una missione di recupero dati, solo che, in questo caso, la squadra proteggerebbe un individuo anziché un pacchetto dati digitale.-
-Suona come una sfida- mormorò Valkyrie, interessata, sporgendosi in avanti, le braccia tese tra le ginocchia –Però, ci sono davvero troppe variabili: dovresti convincere il soggetto a vendere e nel frattempo tenerlo lontano da eventuali acquirenti senza destare sospetti, mentre noi visioneremmo la situazione dall’esterno, pronti a eliminare eventuali minacce. Nel frattempo, dovremmo essere già disposti al recupero in tempistiche altrettanto rapide, ma non definite. Insomma, rapidi ma pazienti? È un’occasione per testare la squadra in un ambito diverso dal solito, perché di solito queste sono operazioni che svolgiamo in coppia, massimo in tre.-
Starblazer annuì, poi le rivolse uno sguardo sorridente –“Dovresti”?- ripeté, a mezza voce.
-Beh- la turian rivolse un’occhiata veloce al fratello, poi chinò lo sguardo –Non mi sembra che altri, qui dentro, abbiano la possibilità concreta di mescolarsi in maniera credibile tra gli specialisti del tuo settore, non senza attirare la curiosità di chi è abituato a eventi di quel tipo.-
-Grazie per la fiducia, Valkyrie- replicò Starblazer, accompagnato da un cenno del capo –Lo apprezzo.-
-Sono d’accordo- ammise Armstrong, ancora perplesso dall’atteggiamento permissivo di Valkyrie, dato che quello era stato il suo primo e unico intervento in sede di riunione, da sempre –Io e Haestrom potremmo mimetizzarci tra gli agenti della Security, vigilare direttamente su di loro senza attirare l’attenzione. Doc potrebbe visionare le registrazioni e coordinare le manovre. Valkyrie…-
-Valkyrie è sempre stata la vostra ombra.- esalò la diretta interessata, con aria seccata per essere stata presa in considerazione senza averlo richiesto -Se fallirete, o tarderete a eseguire un passaggio della strategia, sarò pronta a rimediare e a formulare una soluzione alternativa e immediata.-
Il Retroammiraglio annuì; aveva preso posto giusto di fronte a loro, ammirato da quello spirito di iniziativa e coesione.
-Guardia, Lei è d’accordo per procedere secondo questa strategia?- chiese, voltando la testa verso il soggetto di quella richiesta. Hell restava immobile, un sorriso falsamente cordiale dipinto in viso. Se prima la squadra si stava dimostrando davvero entusiasta per una nuova sfida, ora ripiegava inevitabilmente verso un silenzio terrificato. Hell aveva trovato un modo per punirli, sicuramente!, pensò Starblazer, già al corrente di quell’eventualità. Sperò che la colpa per quel suo moto di ribellione ricadesse completamente verso di lui anziché coinvolgere i suoi compagni, anche se era chiaro che chiunque sarebbe stato propenso a condividere un’eventuale punizione anziché lasciarlo solo dopo che si era esposto.
-Sono d’accordo-. Hell annuì, a dispetto delle aspettative, pronto a sganciare la bomba da un momento all’altro. –Così d’accordo da lasciare il comando dell’operazione interamente nelle mani di R’lyeh.- aggiunse, inclinando la testa, un’espressione melliflua dipinta sul viso.
Starblazer perse almeno tre tonalità di colore sul collo, le palpebre a dare brevi contrazioni, date da una profonda agitazione interiore.
-Il comando di uomini e mezzi, ovviamente. Hai carta bianca e tutte le responsabilità connesse a un ruolo del genere- proseguì Hell, muovendosi verso il Retroammiraglio –Per una volta, mi sembra opportuno premiarti per la tua iniziativa, dato che ha riscosso un evidente successo.-
Il Retroammiraglio, confuso dall’espressione spaventata di Starblazer, annuì appena –Sono d’accordo con questa misura. Te la senti di accettare quest’onere, soldato?-
-Oh non deve sentirsela, deve farlo e basta- intervenne Hell, allungando un braccio nella sua direzione, per consolidare virtualmente quel passaggio di consegne. Starblazer prese un respiro profondo, per dissolvere abbastanza panico tanto da poter concludere quel gesto e accettare quella responsabilità. Hell strinse forte la presa, affondando le unghie nel tessuto della divisa da lavoro del suo sottoposto –Studia i dati, poi procedi con la stesura di una strategia calzante, considerando l’ambientazione in relazione a ogni membro della squadra.- Ci rivediamo in questa sala alle…- diede una rapida occhiata all’orologio digitale, sito al margine di una delle schermate -Alle 19 esatte.-
Starblazer imprecò mentalmente, perché aveva esattamente un’ora e quaranta per imparare a memoria ogni passaggio e ridisporre una strategia che Hell aveva stilato con mesi d’anticipo.
-Sì, sissignore- rispose, cercando di sembrare deciso, mentre si sollevava in piedi assieme agli altri per decretare chiusa quella riunione.
Il Retroammiraglio, che tutto era fuorché stupido, si attardò a osservare quella manovra, gli occhi puntati sul dorso di Hell, che aveva appena sciolto la stretta. Diede una rapida occhiata al gruppo, poi si soffermò su Starblazer, l’aria spaventata. Gli fece un cenno con il capo, indicandogli con un gesto delle braccia di poter disporre di due minuti del suo tempo, una volta che gli altri sarebbero usciti. Il sottoufficiale attese che Hell si voltasse in un’altra direzione, poi annuì un paio di volte, confermando al Retroammiraglio di essere propenso a quella soluzione.
Chiunque, nel passare al suo fianco, una volta conclusa la seduta, si affrettò a stringergli il braccio, in un gesto dovuto, ma pregno comunque di supporto e solidarietà; ognuno di loro era conscio delle ripercussioni di quel cambio direzionale di Hell, Doc per primo, che gli regalò addirittura un abbraccio, fregandosene delle conseguenze di quell’azione.
Il Retroammiraglio restava immobile, il dorso e le mani appoggiati al tavolo, dove ancora fluttuavano le schermate olografiche, definendo l’outline di una moltitudine di difetti fisici consistenti, perché Thace “Scevola” Actius era una persona che preferiva indossare le cicatrici, piuttosto di correggerle.
-Puoi parlare liberamente, Serge- mormorò, una volta che furono rimasti da soli nella stanza –Cos’è appena successo?-
Starblazer si lasciò ricadere sulla sedia, prendendosi la testa tra le mani, davvero disperato. Sapeva di potersi fidare di Actius, il quale era stato come un secondo padre per lui, da quando l’aveva convocato personalmente sulla Crixus, prendendolo direttamente sotto la sua ala. Non c’era un’amicizia vera e propria, tra loro, solo un grande rispetto reciproco che permetteva a entrambi di esprimersi francamente in privato. Nei limiti del grado e del rispetto per l’anzianità, ovviamente.
-Thrace, non posso comandare la squadra, non ne ho le competenze, non ho assolutamente l’attitudine per organizzare situazioni di alto livello come questa.- gemette Starblazer, gettando un braccio verso di lui –Ammiraglio, Hell vuole punirmi, cerca solo un pretesto per buttarmi fuori dalla Legione, dopo questa sua azione ne sono certo al cento percento. Vuole l’errore e vuole ottenerne uno grandioso.-
Thrace Actius si mosse nella sua direzione, chinandosi su di lui per afferrargli le ginocchia –Non credo che il tuo comandante voglia pregiudicare una missione pur di trovare un pretesto per cacciarti. Usa metodi discutibili per tenervi sotto controllo, concordo, ma la situazione è molto meno macchinosa di quanto tu creda.-
-E quando fallirò, quando avrò fatto uccidere uno per uno i miei compagni?- ribatté Starblazer, lanciandogli un’occhiata scettica –La penserai ancora in questo modo?-
Il Retroammiraglio scosse la testa –Non fallirai, Serge, non hai rivali in questo campo e vedo che gli altri la pensano esattamente come me, o non avrebbero supportato la tua idea fin dall’inizio. Pensa solo a creare una strategia, gli altri ti verranno in aiuto come possono.- batté una mano sulla sua coscia, rialzandosi in piedi e porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
-Retroammiraglio, un’ultima cosa.- Starblazer gli si avvicinò appena, la voce ridotta a un mormorio –Grazie per avermi ascoltato.-
Thrace Actius strinse le palpebre, l’espressione rassicurante in un viso martoriato dalle cicatrici -Rendimi orgoglioso di te, Serge.-
Starblazer gli rivolse un sorriso, poi fece il saluto, restando impettito finché il Retroammiraglio, con un’espressione fiera, non se ne uscì dalla stanza, lasciandolo solo con le sue responsabilità. Il turian osservò per qualche istante i frammenti di proiezione che ancora fluttuavano sopra il tavolo, poi diede un ampio sorriso.
-Non ce la farò mai.-
 



Nota:
Ciao a tutti,
erano anni che non scrivevo in maniera “seria”, speriamo di non incartarci strada facendo :’D è stato davvero davvero davvero difficile rientrare nel mood, ma volevo comunque completare questa cosa informe che non è altro che il punto di partenza di due personaggi che a me e alla mia compagna d’avventure stanno a cuorissimissimo e che ci hanno accompagnate durante un periodo delle nostre rispettive vite abbastanza brutto.
Dita incrociate e tanti arcobaleni ❤
Un abbraccio

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Capitolo 2
*** Fascicolo II - Serotonina ***


Gli alloggi della squadra erano costituiti da due stanze connesse, una adibita a dormitorio, l’altra a cucinino. Il dormitorio era un ambiente piccolo, marziale così come la Gerarchia esigeva: ogni cosa era ottimizzata per aiutare il rendimento del singolo in relazione al team. I giacigli, molto simili a dei poufs riempiti di sabbia e lattice, stavano lungo la parete a nord, dall’altro capo invece vi era un tavolo lungo, fatto su misura per correre lungo la parete e ospitare abbastanza terminali e postazioni per la manutenzione dell’equipaggiamento.
Le luci erano spente da ormai due ore, conseguentemente la squadra intera era abbarbicata su quel mucchio di poufs, dormendo nelle peggio maniere, come se fossero uccelli su un albero composto interamente di poggiapiedi di stoffa. Doc, al contrario degli altri, non riusciva a chiudere occhio. Osservava con aria preoccupata un filo di luce provenire dallo spiraglio inferiore della porta del cucinino, indeciso se varcare la soglia o lasciare il suo amico lavorare alla strategia da solo. Desiderava immensamente aiutarlo, ma la Guardia era stata perentoria: la missione era sua da comporre e da gestire, nessuno doveva dargli una mano, nemmeno se l’avesse chiesta supplicando in lacrime.
-Cazzate- mormorò, sollevandosi sui gomiti. Passò lo sguardo sui suoi compagni, poi esalò un sospiro rassegnato -Io vado.- fece, il tono di voce ridotto a un sussurro -Se qualcuno ha qualcosa in contrario, mi placchi e mi leghi al letto.-
Armstrong voltò appena la testa verso di lui, sorridendo a occhi chiusi -Ti do il cambio fra mezz’ora- mugugnò, per poi rigirarsi.
Doc sorrise maliziosamente, quindi si alzò con garbo, per raggiungere il cucinino nella maniera più silenziosa e delicata possibile.
Non c’era illuminazione, le uniche fonti di luce nella stanza erano date da un minuscolo drone sferico che levitava in mezzo al tavolo e da diverse schermate olografiche rettangolari che gravitavano attorno a esso, creando una suggestiva forma a margherita. Era l’interfaccia privata di Starblazer, il quale sedeva a nemmeno un metro di distanza, ancora in divisa, un caffè ormai ghiacciato tra le dita e le mandibole serrate sopra un’espressione truce, data dall’elevato grado di concentrazione della persona che l’indossava. Doc si fermò a pochi centimetri dalla porta, osservando quella scena attentamente prima di intervenire con un colpo di tosse.
Starblazer sollevò appena lo sguardo nella sua direzione, poi diede uno sbuffo seccato dal naso -Non ti è permesso stare qui.- gracchiò, a mezza voce.
-Buongiorno a te, stella- Doc ridacchiò, mentre si sedeva al suo fianco -Come posso assisterti?-
-Non puoi, ecco quanto. Torna a dormire.-
I due turian si scambiarono uno sguardo scettico. Nessuno dei due avrebbe ceduto, tanto valeva per Starblazer alzarsi e preparare un caffè a entrambi. Impostò le quantità nella macchinetta, poi recuperò un sacchetto di cialde -Sto cercando il suo profilo nei vari social networks- fece, notando con la coda dell’occhio l’amico curiosare tra i suoi appunti.
Doc ridacchiò, dando una rapida occhiata alle schermate -L’ho notato. È una cosa utile o sei semplicemente curioso? Vuoi aggiungerlo su… ooh, è un profilo Blindr, quello? Scienziatino sporcaccione!-
-Indagare sui gusti e sulle abitudini di una risorsa al di fuori dei rapporti ufficiali è più che utile, quasi vitale.- Starblazer tornò al posto con due tazze fumanti, una la porse all’amico -Abbiamo molte cose in comune- esalò, appoggiando le mandibole sul bordo della sua tazza, l’espressione assorta -Se non fossi al novantanove virgola nove percento sicuro che Hell mi abbia cucito questa missione su misura per farmi un danno, direi che questa missione è cucita su misura per farmi un danno..- spostò una schermata tra di loro, un profilo su un social network abbastanza noto nello spazio Asari -Sto… facendo molta fatica a non empatizzare con la risorsa, stella.-
Doc appoggiò la sua tazza sul tavolo, le mandibole che si flettevano e contraevano a intervalli regolari, tanto era veloce il flusso di pensieri che gli turbinava in testa -Cerca di incanalare questo dettaglio nella stesura del tuo piano d’azione, come farebbe un vero stratega turian.-
-Con la sola eccezione che io non sono né uno stratega, né un turian.- sbottò Starblazer, dopo essersi scottato la lingua col caffè. Si voltò verso una delle olofoto che levitavano sul tavolo, un’ombra di frustrazione che gli percorreva il viso, le mandibole contratte. Doc esplorò quell’espressione con cautela, saggiandone i tratti in modo da non dare a vedere la sua preoccupazione. Era raro per lui vedere il suo amico versare in quelle condizioni, era quasi logico pensare che quel modo di reagire fosse dettato più dallo stress accumulato che da un vero e proprio transfer.
Starblazer stava vivendo un momento assurdamente conflittuale. Da un lato, si rendeva conto di essere psicologicamente e fisicamente distrutto, dall’altro non riusciva a non vedere quanto ingiusta fosse quella situazione. E se lui si fosse trovato nei panni di quell’individuo? Ah, già, lui era esattamente nei panni di quell’individuo, c’era immerso fino al collo, in una situazione senza via d’uscita.
Soffiò un respiro lungo, per riprendere il controllo di sé, poi diede un’altra sorsata di caffè -Non sono fatto per essere un leader, Doc, e non mi piacciono le brutte idee. Per una volta, vorrei avere la possibilità di fare qualcosa di giusto. Sono proprio un pessimo soldato, eh?-
-Oh, santissimo cielo- esalò Doc, dopo avergli assestato uno schiaffo sul braccio, rischiando di fargli rovesciare il caffè sul tavolo -Stella, è normale essere insicuri, ma hai il nostro supporto totale, collaboreremo dall’inizio alla fine, non hai di che preoccuparti.-
Starblazer posò lo sguardo a terra, flesse le mandibole per poi contrarle, perché avrebbe davvero voluto replicare a tono, ma non sarebbe stato assolutamente il caso. Preferì rivolgergli un sorriso e ringraziarlo, perché avevano perso fin troppo tempo.
-Ce la possiamo fare-
 
Fascicolo II – Serotonina
 
 
Una cascata d’edera ricopriva la facciata di un edificio rosa antico, le finestre in vetro piombato erano accuratamente decorate con sostegni in ferro per regalare del colore di contrasto a quella moltitudine di verde. La luce rosata della stella di quel sistema accarezzava ogni superficie, regalando un accenno romantico a quella famosa piazza del centro storico di Krizantèm, caratterizzata da una pavimentazione a mosaico riflettente e da meravigliosi cespugli di fiori dalla peculiare forma a campanella. Il “Bar dell’Edera” (chiamato in quel modo per ovvi motivi), si trovava giusto di fronte all’edificio sopracitato, ed era un meraviglioso esempio di architettura risalente al periodo coloniale asari. I tavoli del plateatico, un rettangolo rialzato e cinto da una ringhiera in semplice metallo, erano costituiti da un unico blocco ricavato da materiali pietrosi già presenti all’arrivo delle Asari sul pianeta; le sedie, invece, non erano altro che dei soffici pouf, confortevoli per ogni specie.
René Reveree, purtroppo, non si trovava a suo agio, nonostante fosse abituato a quei bei colori e profumi. Restava seduto in uno di quei tavoli, rigirandosi un datapad tra le dita, gli occhi grigi fissi sul listino prezzi. Prezzi che, ovviamente, erano tremendamente salati.
Deglutì, perché non si poteva permettere di sperperare dieci crediti per un cappuccino, anche se il viaggio era finanziato quasi interamente dell’Accademia. Si vergognava come un ladro a inserire la voce “cappuccino” nella nota spese… eppure, si era fermato in quel locale proprio per quel motivo, un lusso che gli sembrava doveroso, perché quelle bevande calde gli sembravano così… pannose. Divorò con lo sguardo i gesti di un umano, mentre raccoglieva un po’ di schiuma dalla sua bevanda e la racchiudeva tra le labbra, rigirando quindi un cucchiaino tra le dita nel constatare quanto fosse realmente delizioso. Gli umani, di solito, erano il suo metro di paragone quando c’era da scegliere le pietanze; raramente fallivano.
Attivò il dispositivo per le ordinazioni che stava al centro del tavolo, poi trasse un sospiro rassegnato –Un cappuccino, per favore. Dextro amminoacidi.-
-Ottima scelta, ho sentito che qui li fanno davvero deliziosi.-
René voltò la testa, perché la voce proveniva da un tavolo a un braccio di distanza dal suo, era chiaro che l’affermazione fosse diretta a lui. Un turian, vestito elegantemente secondo i canoni asari, scrollava distrattamente il monitor olografico del listino prezzi, l’aria indecisa –Sai che ti dico? Al diavolo la dieta, me ne ordino uno anch’io!- fece, premendo con insistenza il pulsante delle ordinazioni –Cappuccino. Dextro. Tanta schiuma, per favore.-
René ridacchiò, inclinando la testa nella sua direzione. Era la prima volta che qualcuno gli rivolgeva la parola, dopo un viaggio di mille fermate, la veloce registrazione in un albergo fin troppo sopra alla sua portata e un pranzo al distributore automatico per evitare di spendere un patrimonio in generi alimentari. Ragionava da universitario, perché viveva come un universitario, nonostante il recente successo delle sue scoperte. D’altronde, i successi accademici non sempre portano a un arricchimento economico, questo lo aveva verificato empiricamente, dato che le sue finanze diventavano sempre più misere.
-Se vuoi facciamo a cambio. Seguendo il regime alimentare che sostengo normalmente, dimagriresti in un attimo- scherzò, appoggiando gli avambracci sul tavolo.
L’altro turian si voltò finalmente nella sua direzione, squadrandolo con curiosità –Tanta verdura?-
-Tanto al verde- rispose René, ridendo e facendo ridere –A rischio di sembrare indiscreto huh… non mi sembra proprio che tu abbia bisogno di una dieta.-
L’altro turian diede un colpo di tosse, guardandosi attorno prima di sporgersi nella sua direzione. René fece lo stesso, incuriosito da quella manovra.
-Mi sono riempito di assaggini gratuiti durante il viaggio, sento il serio bisogno di digiunare per le prossime due settimane-
-Io ho dovuto viaggiare con una compagnia turian e provo l’esatto opposto-
-Ma come, il rigore e i sedili piombati non ti hanno saziato abbastanza? Di solito ci vuole almeno un mese di riposo forzato per digerirli!-
-Mi chiamo René, ma tutti mi chiamano Rev-
-Piacere, sono Serge-
Si strinsero la mano, osservando quel gesto entrambi con la giusta dose di curiosità. –Non sei turian, eh?- domandò il nuovo arrivato con aria divertita, alludendo al fatto che i turian connazionali si presentassero in tutt’altra maniera –Ho perso improvvisamente il mio status di creatura esotica-
L’altro ridacchiò, facendogli cenno di sedersi al suo tavolo –Facciamo comunella così raddoppiamo il fascino?-
Quel Serge, del quale già conosciamo molti dettagli, si alzò lentamente in piedi per raggiungerlo –Perché no? Ho giusto qualche ora prima della conferenza d’apertura.-
Rev gli rivolse un sorriso aperto –La conferenza del rettore Tyaki?- chiese, aspettando che si fosse seduto per sporgersi verso di lui –Partecipi alla fiera, dunque!-
-Mi sono preso un paio di giorni di licenza apposta.- rispose Starblazer, ricambiando il sorriso –In cambio il mio ufficiale superiore mi ha chiesto di… guardarmi un po’ attorno, se capisci cosa intendo.-
L’altro turian strinse le palpebre –Non proprio.- rispose, in maniera palesemente falsa, cosa che fece rizzare le antenne a Starblazer. Non c’era niente di male a dichiarare le proprie intenzioni, sia che fosse un acquirente o un venditore. La faccenda gli puzzava, doveva indagare.
-Ti interessi di fisica?- chiese quindi, decidendo di assecondarlo e cambiare argomento, in modo da sbloccare delle porte parallele prima di dirigersi al nocciolo della questione; iniziare la conversazione con un soggetto neutro e comprensivo sembrava un ottimo presupposto per buttare una buona base di fiducia.
Rev drizzò la schiena, stringendosi nelle spalle brevemente -Sono un astrofisico, quindi sì, mi interesso- fece, con una nota stridula nel tono di voce, come se fosse infastidito da quel suo status.
-Ma tu guarda, io sono un ingegnere aerospaziale- l’altro appoggiò un gomito sul tavolo, voltando il corpo verso di lui –In che facoltà hai conseguito la laurea? Hai un accento coloniale, immagino che tu abbia studiato presso una facoltà locale-
-Non esattamente, ho finito la triennale su Attenas. Mi sono trasferito su Illium in seguito, grazie a una borsa di studio…-
-Ma sei di qui, no?-
-No, sono nato e cresciuto su Illium, la mia matrigna è Asari.-
-Wow, non ci sono andato minimamente vicino. Bell’intuito, eh?- Starblazer puntò il dito verso di lui, ridendo –Però ci ho preso sull’accento! Io ero ad Armali, ingegneria, poi mi hanno spostato su Aephus per la biennale…-
Rev inclinò la testa nella sua direzione -C’è una facoltà d’ingegneria su Armali? Pensavo fosse una facoltà prettamente umanistica…-
-Il dipartimento di ingegneria aerospaziale è poco noto, ma valido, tanto che la Gerarchia lo tiene in considerazione in modo palese; la maggior parte degli ingegneri riservisti proviene da Armali e Dassus, infatti.-
Rev ridacchiò, scuotendo la testa -Sei pieno di soldi e talento, quindi-
-Una minima dose di entrambe- minimizzò Starblazer, spostando lo sguardo verso un drone, che faceva fluttuare un vassoio con due cappuccini enormi sopra di loro –Sono stato molto fortunato, ecco tutto.-
-Toglimi una curiosità- Rev afferrò il suo cappuccino, traendolo lentamente a sé, come se fosse fatto di diamanti –Serve essere militari per studiare presso di loro? Voglio dire, è la prima cosa che mi viene in mente quando penso alla Gerarchia turian…-
-Non è strettamente necessario, ma aiuta parecchio. Crediti formativi, laboratori più attrezzati bla bla…- roteò il polso -Hanno una metodologia che si sofferma maggiormente sul lato pratico della…- si interruppe, mentre l’altro turian divorava con lo sguardo il denso strato di panna sopra la bevanda –Sì, è davvero… tanto.- commentò.
-Ti giuro, ci infilerei la testa se potessi- Rev gli rivolse uno sguardo sognante.
-Prova a buttare un po’ di zucchero sulla schiuma.- suggerì Starblazer.
L’altro turian chiuse le mandibole su un’espressione che dispiaciuta era un eufemismo -Ho paura di romperla…-
Starblazer sorrise di cuore, aprì una bustina di zucchero direttamente sul cappuccino integro per poi recuperare un cucchiaino dal bordo del piattino. Si estraniò per pochi secondi, sovrapponendo mentalmente le informazioni che già conosceva a quelle che aveva appena appreso, poi tagliò la schiuma, facendo scivolare lo zucchero verso il fondo. Rev lo osservava, rapito, la testa appoggiata a un polso. La tecnica era quella di una persona avvezza a ordinare frequentemente quel genere di bevanda calda, la gestione di ogni strato era quasi maniacale… per uno abituato ai caffè veloci, presi al distributore automatico, osservare qualcuno smontare un cappuccino “vero” era uno spettacolo degno di essere registrato su video.
-Guarda che ti si fredda-
Rev fece vibrare le mandibole in risposta, come se un ipnotizzatore invisibile gli stesse schioccando le dita davanti al naso per risvegliarlo da uno stato catatonico. Raccolse il cucchiaino velocemente, lo rigirò tra il pollice e l’indice, poi lo piantò in malo modo dentro la schiuma, recuperando il tempo perduto.
-Decisamente più buono dell’ultimo che ho bevuto, su Nos Astra- commentò Starblazer, per rompere il silenzio –Cosa ne pensi?-
-Penso che gli Umani si meritino un posto nel Consiglio anche solo per aver introdotto la caffeina nel mercato galattico- rispose l’altro, serio come non mai, ancora intento a esplorare quella novità –Quella e il tabacco.-
-Fumi, Rev?-
-Una al mattino. Stimola i processi cognitivi.-
Starblazer soffiò una risatina, descrivendo con sguardo attento la figura che gli stava di fronte. Era magro e slanciato, la postura di chi sta ore e ore di fronte a uno schermo e gli occhi velati di stanchezza. Vestiva un completo anonimo, chiaramente comprato in un grande magazzino, gli unici dettagli a presentare un buon grado di personalizzazione erano una buona quantità di anelli e braccialetti, una collana che scompariva sotto una sciarpa a righe e una borsa vintage in pelle di yahg decorata con una splendida spilla in rame raffigurante la molecola della serotonina. -Fan dei neurotrasmettitori?- domandò Starblazer, d’impulso.
Lo sguardo di Rev s’illuminò mentre voltava la testa lentamente verso il suo interlocutore, il cucchiaino ancora tra le labbra e un braccio che circondava la tazza di cappuccino, come se avesse paura che qualcuno volesse rubargliela. -Non vuoi davvero sentirmi parlare di proteine e ormoni, vero?- domandò, in un filo di voce, lo sguardo che urlava a gran voce il contrario.
Starblazer scoppiò a ridere di cuore, dimenticandosi della missione per qualche istante. In un altro contesto, l’avrebbe abbracciato, perché non era più abituato ad assistere a un fervido entusiasmo esibito in maniera così pura e adorabile. -Non mi tiro mai indietro quando c’è di mezzo la chimica- ammise, sincero -Inorganica, soprattutto. Però, ecco… c’era questa conferenza sull’impiego degli sfingolipidi in ambito prostetico, qualche tempo fa’…- sentì un lieve brivido d’imbarazzo percorrergli il collo, dato che gli stava regalando un’informazione vera, senza filtri -Ho saltato un briefing importante pur di prendervi parte… avrei voluto che non finisse mai!-.
E così, finirono a parlare di proteine, ormoni e trigliceridi, integrandoli nel loro rispettivo campo di studi. Per Starblazer fu come ricevere la carezza di un vento fresco sulle parti esposte del carapace. Si sentì ispirato, mentre entrambi esponevano la propria opinione in relazione a studi recenti o meno, sgranando teorie su teorie, sorridendosi come se quella fosse a tutti gli effetti una situazione normalissima. Chiacchierarono una buona mezzora in questo modo, avvicinando i poufs in modo da poter analizzare informazioni e testi tramite una schermata del factotum di Rev, carico di documentazione di ogni tipo. E Starblazer rimase affascinato dall’intelligenza di quell’individuo, un’intelligenza che interagiva con il mondo circostante in maniera diametrale, elegante. Dal canto suo, Rev non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Trovarsi così bene con qualcuno gli riusciva difficile, anche dentro alla comunità scientifica. Spesso c’era qualche elemento di conflitto che lo spingeva a mantenere le distanze; altrettanto spesso la sua testa viaggiava a una velocità talmente elevata da intimidire il suo interlocutore. Ringraziò il fondo spesa dell’Accademia, poi per aver ceduto alla tentazione di ordinare quel delizioso cappuccino, perché parlare con Serge lo aveva fatto sentire bene con se stesso per la prima volta, mostrandogli che c’era qualcuno che riusciva a stare al suo passo anche senza avere per forza il suo stesso grado di preparazione.
“Cimici piazzate, puoi concludere.”
La voce di Valkyrie s’insinuò in quella situazione meravigliosa terribilmente, come se qualcuno ci stesse premendo un guanto imbevuto d’arsenico sopra. Starblazer chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo per cercare di calmarsi, poi cercò di dissimulare la sua reazione agli occhi di Rev tramite una risatina e la scusa di aver assimilato troppi zuccheri in una volta sola. In cuor suo, Starblazer si sentiva legittimato a volersi prendere i suoi tempi, ma allo stesso tempo odiava essersi spinto troppo oltre con la risorsa, attraverso quella chiacchierata. Gli stava piacendo, gli stava piacendo molto. E questo complicava le cose. Troppo.
-Spero che l’acqua non costi una fortuna- Rev si stiracchiò, appoggiando un gomito sul tavolo in maniera naturale -Ho una bottiglietta con me, ma ho una paura assurda che me la facciano ingoiare semmai decidessi di tirarla fuori dalla borsa.-
-Conoscendo il tipo di locale, sì- rispose Starblazer, allungando l’indice verso il monitor delle ordinazioni -Oh, ottimo, è gratis. Liscia o gassata?-
Rev fece spallucce -Stupiscimi-
Starblazer flesse le mandibole verso l’esterno, indugiando sulla schermata per qualche istante -E vada per l’anidride carbonica. Due acque gassate, per favore. Occhio al ph, siamo turian. Nella mia ci voglio una fetta di qualcosa, vedete voi.-
-Oh, oh!- Rev agitò le braccia -anch’io voglio la fettina di qualcosa-
-Oh, ah- Starblazer batté un paio di volte le palpebre, poi si chinò di nuovo verso il monitor -Due fettine di qualcosa. Dentro l’acqua, ovviamente. Grazie.-
“Starblazer, stai sforando di parecchi minuti, rischi di attirare l’attenzione”
Di nuovo, la voce di Valkyrie tornò ad assillarlo, stavolta con una punta d’irritazione in un tono potenzialmente neutro.
-Ci andrai da solo, alla conferenza?- chiese Rev, sorridendogli stancamente.
Starblazer contrasse le mandibole sopra l’imitazione di un sorriso, altrettanto stanco -Purtroppo, sì.-.
-Andiamoci insieme.- propose l’altro, aprendo le braccia -Che ne dici?-
-Mi sembra un’idea deliziosa. Almeno mi alleggerirà del fatto che dovrò presentarmici in divisa-
-Divisa?-
-Il dannato dress code della Gerarchia- Starblazer si puntò una pistola fatta di dita alla tempia, roteando gli occhi in un’espressione quasi di disgusto -Fortunatamente l’invito all’aperitivo non menziona preferenze in termine di abbigliamento.-
Rev non sapeva più da che parte guardare. -Dress code? Aperitivo?- gemette, preso da una neonata ansia da prestazione.
-Ah, già, è la tua prima fiera!- Starblazer si sporse verso di lui -Gli addetti ai lavori preparano un cocktail bar provvisorio alla facoltà di chimica prima dell’evento vero e proprio, serve per tastare il terreno nel caso di chi, come me, deve guardarsi intorno alla ricerca di qualche studio valido da acquistare. È una cosa carina, se non fosse che molti lo paragonano a una squallida vetrinetta.- ridacchiò -Lo ammetto, per me è una scusa valida per non presentarsi alla conferenza incredibilmente sobri.-
Rev si incupì. Attese che il drone cameriere avvicinasse il vassoio al loro tavolo, quindi lasciò che fosse Starblazer a recuperare l’ordinazione. Quella faccenda della “squallida vetrinetta” lo interessava, ma al contempo, non poteva permettersi di scucirsi troppo a proposito del motivo per il quale partecipava a quella fiera. Non prima del tempo, almeno. Doveva trovare un modo per infilarsi in quella situazione.
-Peccato che sia solo per gli addetti ai lavori- fece, scrollando le spalle -L’idea mi piaceva.-
Starblazer trattenne un’espressione scettica sul nascere, mentre ruotava il bicchiere tra le dita per far sciogliere un po’ il ghiaccio, un gesto come un altro per raccogliere i pensieri -Già, un vero peccato.- gli fece eco, cercando di scacciare virtualmente a calci una scintilla improvvisa di sarcasmo che tentava in tutti i modi di trasparire dal suo tono di voce -Avrebbe potuto esserti utile nel caso decidessi di vendere qualche tua ricerca, in futuro. Per non parlare del fatto che i drink sono assolutamente a titolo gratuito.-.
Rev, approfittando della situazione, gli lanciò un’occhiata falsamente scettica -Stai cercando di costringermi a chiederti se posso venirci con te, vero?-
-Ma che ragazzo intelligente- commentò Starblazer, sorridendo maliziosamente. Quella strategia relazionale lo intrigava, lo intrigava in modo imbarazzante. Se Starblazer fosse stato ignorante a proposito del ruolo di Rev in quella fiera, di sicuro sarebbe caduto nella trappola con tutte e due le scarpe.
Rev smorzò una risata compiaciuta, passandosi una mano tra le mandibole, poi lo guardò di sottecchi, deglutendo il sorriso -Posso avere l’onore di farti da cavaliere per… quell’aperitivo?-
Starblazer si portò una mano sull’apice della corolla, singhiozzando teatralmente -Pensavo non me l’avresti mai chiesto.- si sventagliò il viso a palmo aperto -Sì, diecimila volte sì.-
“Oh, per gli Spiriti”
Risero entrambi, di gusto, poi si scambiarono un’occhiata complice. -Dovrò dividerti con altri scienziati, insomma. Ma non fa niente, spero solo di non finire nudo e ubriaco in un angolo a fine serata.- commentò Rev, dopo aver finito il bicchier d’acqua in un sorso.
-Beh- Starblazer si sporse nuovamente verso il monitor delle ordinazioni, con nonchalance -Guarda il lato positivo, potresti finirci insieme a me.-
Scese il silenzio, intervallato da piccoli ‘bip’ provenienti dalla schermata di saldo del debito del monitor. Rev, il viso contratto da una smorfia divertita, era indeciso se assumere un atteggiamento sconcertato o rispondere al flirt. Starblazer, evitava accuratamente di guardarlo negli occhi, l’espressione forzatamente neutrale e le dita che tamburellavano sul tavolo, in attesa della conferma che i soldi erano stati trasferiti correttamente dal suo conto a quello del locale. Quando l’operazione si fu conclusa, diede un sospiro di sollievo -Beh, direi che si è fatta una certa.- fece, recuperando un rettangolo di vetroresina dalla tasca della giacca per porgerglielo.
Rev afferrò delicatamente l’oggetto, saggiandolo qualche secondo tra le dita per identificare la sua funzione.
-Un biglietto da visita. Il mio contatto è nella pagina principale.- spiegò Starblazer, sollevandosi in piedi per raddrizzarsi al meglio la giacca del completo -L’aperitivo inizia alle dieci, chiamami così da organizzarci meglio.-
Rev attivò il dispositivo. Una scheda olografica di piccole dimensioni vi apparve giusto sopra con una fotografia recente di Starblazer e uno slide di opzioni recante contatti, portfolio ufficiale e curriculum vitae. -Carino- miagolò, prima di alzarsi a sua volta. Sorrise interiormente, nel vedere l’altro turian aprire le braccia invece di porgergli la mano. Si chinò e lo strinse abbastanza a lungo da percepire un lieve profumo di ambra e bergamotto, i rimasugli di una fragranza che era andata deteriorandosi durante la giornata ma che comunque gli solleticò il naso nella sua delicata decisione. Avrebbe voluto condividere un pensiero legato a quel tratto comune a molte persone, eppure personale nella sua semplicità. Invece, si limitò a staccarsi da lui e sorridere, promettendogli che l’avrebbe chiamato.
E così, lo osservò allontanarsi, le mani nelle tasche e l’espressione sognante. Quell’esperienza fieristica, per Rev, si era aperta in maniera decisamente positiva.

-Dammi un feedback visivo, Valkyrie-
“Oh, Spiriti…” un grugnito “Sì, ti sta guardando.”
-Sta guardando solo me?-
“Perché me lo vieni a chiedere, se sai già la risposta?”
Starblazer sorrise compiaciuto, mentre intraprendeva una strada costeggiata di cespugli fioriti, piante molto simili ai gelsi, adornate di fiori scuri. Ogni cosa era curata e rosa, in quella cittadina, il turian ormai non riusciva più a smettere di sorridere.
Prese un respiro profondo, poi esalò un’imprecazione molto lunga e davvero creativa nel constatare di essersi avvicinato all’unico edificio fatiscente nelle circostanze, un albergo che altro non era che il quartier generale dell’operazione che stava svolgendo.
Nonostante quella situazione, si sforzò di continuare a sorridere come un ebete, perché non aveva altra scelta. Si avvicinò al portone del palazzo, recante un’insegna in neon e diversi cartelloni olografici, poi si infilò al suo interno, attraversando una hall che sembrava un vero e proprio orto botanico. Un’Asari, posta dietro a un bancone di legno, sollevò uno sguardo sorridente -Sua cugina e il marito sono arrivati pochi minuti fa- annunciò, attivando il factotum sul polso per consentirgli l’accesso alla sua stanza -Siete tutti qui per la Biennale?-
Starblazer appoggiò le braccia sul bancone, esibendo un sorriso ampio -Li ho coinvolti, loro malgrado. In cambio, ho promesso loro di accompagnarli su Marte.-
-Cosa c’è su Marte al di là di un sacco di terra rossa?- chiese l’addetta, divertita.
-Altra terra rossa, a quanto pare- esalò Starblazer, alzando un braccio in segno di saluto, per poi dileguarsi.
La stanza che era stata assegnata a lui, Doc e Valkyrie era un cubo minuscolo, decorato con un’anziana carta da parati floreale e una pianta fiorita per ogni angolo. I letti erano a misura di turian, ma ogni mobile urlava a gran voce di avere appartenenza culturale asari, risultando incredibilmente gradevole all’occhio, ma poco pratico una volta che veniva utilizzato. Le valigie infatti erano ancora intatte, fatta eccezione per due beauty case, uno contenente il necessario per l’igiene personale, l’altro strabordante di granate flashbang.
-Ma non dovevi essere te mio cugino?- domandò Starblazer, diretto a Doc, che sedeva a gambe incrociate sul pavimento. Era curvo su una schermata olografica, alta un metro di dati e larga due metri e mezzo d’immagini.
Valkyrie, appollaiata su un tavolo assieme ai componenti di un fucile di precisione, sollevò un’espressione truce verso quei due. -Su entrambe le nostre schede c’era scritto “cugina e consorte”. Iniziamo bene, eh?-
-Cugino, cugino! Diamine, quella era una “o”.- sbottò Starblazer, gettando la giacca sul letto, il sorriso ormai era andato a farsi benedire -Avete sistemato tutto nella sua stanza, almeno?-
-Audio e video, i codici sono già nel tuo factotum- rispose Doc, stiracchiandosi -Ho anche dato una rapida occhiata ai suoi bagagli, se la cosa ti può interessare.-
Starblazer scivolò al suo fianco, armeggiando per togliersi le scarpe -Dipende da cosa hai trovato.-
Doc fece scivolare un dito su uno degli schermi, aprendo così uno slide di immagini -Ha portato con sé solo una borsa da viaggio. C’erano datapads, vestiti vari…- ridacchiò -Una scatola aperta di preservativi…-
Starblazer spalancò lo sguardo, indicando una delle foto -Allarga sui datapads. Ecco, così.- descrisse gli oggetti con sguardo attento, le mandibole che davano brevi scatti -Questi sono libri di testo. Chimica 1 e 2, Università delle Scienze di Illium. Vedi? C’è il sigillo dell’ateneo.-
-E questo ci dovrebbe essere utile in qualche modo?- chiese Valkyrie, pentendosi quasi subito di averlo chiesto. Starblazer scosse appena la testa -Ci… ci sono certi dettagli che non mi quadrano, ecco tutto. Stando ai rapporti, il suo profilo caratteriale combacia con un individuo che ama il suo lavoro, che ha davanti a sé una brillante carriera di ricercatore, che è innamorato della sua materia di studio…- si bloccò a metà ragionamento, preferendo tenerselo per sé.
Come mai Rev aveva tessuto le lodi di un campo di studio diverso dal suo? Uno scienziato dedito all’astrofisica, apparentemente innamorato di essa, dovrebbe come minimo… menzionarla? L’aveva fatto, certo, con una modalità che circoscrive una seccatura profonda. Amava la chimica, certo, ma cosa c’incastrava la chimica con la sua ricerca? Nulla.
Una lampadina si illuminò sopra le creste di Starblazer, che in breve tempo riuscì a fare il cosiddetto due più due. E la cosa non gli piacque proprio per niente.
Rev voleva disfarsi di quella ricerca, non aveva solo bisogno solo dei soldi, di quelli aveva necessità per ricominciare e specializzarsi in qualcosa che lo rendesse felice. Ecco che entrava in gioco quella spilla, la molecola di serotonina.
Starblazer deglutì. Quella missione lo avrebbe privato di quella scelta, forzandolo a seguire una direzione che lui mai e poi mai avrebbe voluto intraprendere. Se già prima si sentiva uno zero assoluto a volerlo impicciare in una situazione del genere, ora si sentiva microscopico, più piccolo di un atomo di idrogeno.
-Allora?-
Starblazer sollevò un sorriso incerto in direzione di entrambi, poi fece spallucce -Considerazioni superflue, non vale nemmeno la pena di condividerle.- mentì. Doc lo squadrò con sospetto per qualche istante, poi tornò a lavorare al suo HUB, concentrandosi per studiare per bene la pianta dell’edificio dove si sarebbe svolto l’aperitivo. Valkyrie, invece, continuava a fissarlo, intrigata da quel cambio d’atteggiamento.
-Sei davvero sicuro che sia tutto sotto controllo?- chiese, stringendo le palpebre.
Starblazer annuì, fingendosi deciso -Ovvio che sì-
-Non mi sei sembrato troppo, come dire, accattivante mentre entravi in contatto con la risorsa.- spiegò, tornando a lavorare sulla pulizia del suo fucile -Mi è sembrato un dialogo tra amici, più che un tentativo d’abbordaggio.-
-Perché lo era, a dirla tutta.-
-Eh?- Doc si voltò verso l’amico, incuriosito da quel risvolto -Pensavo fosse tua intenzione, abbordarlo dico. Siamo sicuri che sia interessato, poi? Magari gli piacciono più i tipi come Valkyrie.-
-Taciturni e intimidatori?-
-Starblazer, ti ricordo che sono armata-
Doc roteò lo sguardo -Eddai, hai capito cosa intendo.-
-Per questo servono le ricerche preliminari, non puoi dare per scontata una cosa del genere.-
-Quindi?-
-Quindi ora aspetterò pazientemente una sua chiamata e vedrò se il pesce ha abboccato all’amo.- rispose Starblazer, sollevandosi in piedi -Valkyrie, scusa, Hell prenderà parte alla strategia? È da ieri al debriefing che non lo vedo.-
La turian masticò un boccone invisibile, poi gli lanciò un’occhiata di sottecchi -Me lo stai davvero chiedendo?-
Starblazer deglutì, spostando la testa altrove -Dieci minuti, poi fatevi trovare pronti nella stanza attigua. Dobbiamo ripetere i ruoli e vagliare un secondo checkpoint nel caso ci fossero degli imprevisti.-
Doc annuì, lo stesso fece Valkyrie, quindi Starblazer si proiettò in bagno, bisognoso di un po’ di meritata privacy. Una volta entrato, staccò qualsiasi dispositivo, fatta eccezione per il suo account privato.  
Lo specchio gli regalò un’espressione che malinconica era il minimo. Afferrò il bordo del lavandino, sporgendosi verso quello strano se stesso riflesso. Si stava facendo venire dei bei rimorsi, neanche per scherzo. Erano davvero così indispensabili, quei dati? Sì, lo erano, bilanciavano il costo di acquisizione. Nonostante aver assunto quel palliativo morale, Starblazer non riusciva a non cogliere l’ingiustizia che strabordava da ogni poro di quell’operazione. Diede qualche respiro lungo per calmare il battito cardiaco alle stelle, poi mollò la presa, per aprire il rubinetto dell’acqua fredda. Il ph era già sistemato in partenza, quindi non dovette preoccuparsi troppo mentre si schiaffeggiava il viso e il collo con getti gelidi. Doveva riprendere in mano il controllo di sé, riportare un barlume di razionalità nel suo cervello che ormai sembrava aver lasciato il freno a mano lungo una pericolosa discesa verso l’amigdala. Era tutto così frustrante!
Nonostante avesse in mano le redini di una strategia, avendo il potere di farne suoi i dettagli, non riusciva comunque a condurla verso una conclusione positiva. Sembrava come un principiante alle prese con la sua prima lezione di scuola guida, l’insegnante vicino a lui, che manovrava i pedali dal suo sedile nel caso la vettura sbandasse. Si sentiva un incapace, impotente davanti a una strategia stilata su misura per valutarlo. Si chiese se Hell non avesse previsto quella situazione, poi si diede del paranoico, recuperando un asciugamano dal supporto per strofinarselo sul viso con fermezza.
Qualcuno bussò alla porta, che si aprì in automatico. Starblazer si voltò di scatto, fulminando con lo sguardo Doc, che ancora stava in piedi con il pugno alzato.
-Pensavo avessi chiuso a chiave- si scusò, per poi passarsi una mano sul capo -I dieci minuti si sono quasi esauriti, gli altri sono già pronti.-
Starblazer annuì, ripiegò l’asciugamano e lo appoggiò sul lavandino con cura. Prese degli altri respiri, poi esalò uno sbuffo, per procedere dunque verso la porta.
 
 
 
Notina:
Due cose molto idiote, la prima è relativa a Blindr, che è il corrispettivo intergalattico (inventato) di Tinder/Grindr (più la seconda, a dire il vero); la seconda è relativa alle nanne, ovvero le abitudini biologiche turian di non dormire su dei materassi veri e propri ma su giganteschi cuscini, un po’ come i gatti. Tutto ciò è ufficioso, molto ufficioso.
C’è una terza faccenda, ma non è stupida ed è relativa al background sia di Starblazer che di Rev, la sto menzionando un sacco ma penso che mi prenderò un po’ più di tempo per analizzarla: entrambi sono asari d’adozione, anche se la biologia non li aiuta sono stati cresciuti culturalmente da asari in un ambiente strettamente asari.
Grazie per aver letto il capitolo ❤ un abbraccione ciompo

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Capitolo 3
*** Fascicolo III - Re Per Un Giorno ***


Rev si sedette sul letto di peso, stanco morto.
Era passata quasi mezzora da quando aveva lasciato quel bar, ma sembravano passati anni. Non aveva mai smesso di rigirarsi quel biglietto da visita tra le dita, indeciso se curiosarvi dentro o meno. Era la prima volta che si rifiutava di assecondare una curiosità giusta, ma aveva i suoi buoni motivi.
Descrisse la stanza con lo sguardo, corrucciato, stando curvo in una postura che denotava una combinazione di stanchezza fisica e mentale. Qualcosa non gli tornava, ma non riusciva a identificare quale fosse il problema.
Finalmente, cedette alle richieste del lato destro del cervello, aprendo quel biglietto da visita e soffermandosi a osservare la foto a sinistra del menù principale. Sorrise, coprendosi la bocca con un gesto istintivo. Si era trovato davvero bene, con lui.
Diede uno sbuffo seccato, roteando lo sguardo di fronte al pensiero di se stesso alle prese con troppe fantasticherie alle quali non voleva dare adito. Sfiorò l’icona del portfolio con il mignolo, sorprendendosi di trovarci una lista lunga tre pagine.
Imprecò, drizzando la schiena mentre scorreva, a occhi pallati, la lista di progetti e lavori che quell’individuo aveva svolto, divorandone le descrizioni con ingordigia. Si trattava prevalentemente di prototipi e personalizzazioni di stampo militare, dietro c’era sicuramente un istinto creativo non da poco. Per niente ci si era trovato realmente bene, durante il pomeriggio, era… era forse al suo stesso livello di intelligenza, se non con una marcia in più data dall’intuito. Perché Rev in quei prototipi non riusciva a non notarlo. Certe soluzioni erano davvero mediocri, a parer suo, nella stesura e nell’esecuzione, ma erano costantemente brillanti dal punto di vista dell’idea. Si chiese cos’avrebbero potuto costruire insieme, combinando la sua eleganza e precisione nei calcoli e le idee particolari di Serge. Si ritrovò a fissare il muro, imbambolato. Se non si fosse prefissato di evitare di vendere la sua ricerca a qualsiasi organizzazione militare si fosse offerta di comprarla, l’avrebbe chiamato immediatamente, esponendogliela per intero, chiedendogli un parere… quello stupendo viaggio mentale lo fece soffrire tremendamente. Chiuse la schermata, ritornando al menù principale. Si distese sul letto, recuperando un cuscino per abbracciarlo, la foto che ancora levitava sopra il dispositivo, osservata da occhi sognanti. La sua testa si riempì di domande, di proiezioni, mentre lui nascondeva parte del viso dentro il cuscino, lasciando fuori gli occhi, velati di stanchezza e curiosità in un binomio che gli regalò il principio di un bel mal di testa.

A nemmeno un paio di chilometri di distanza, Starblazer finiva di dare le ultime direttive alla squadra, una mano sulla spalla di Doc e il factotum aperto sulla pianta della location.
Mentre spiegava il da farsi, si sentiva enorme e minuscolo allo stesso tempo. Era consapevole di avere in mano il destino di una persona, il potere di impedire e di creare allo stesso tempo, in una situazione in cui si era infilato volontariamente, per giunta.
-Hai avuto problemi a farti assumere come buttafuori?- domandò ad Armstrong, poco dopo aver elencato i passaggi che avrebbero dovuto eseguire singolarmente, esaurendone i dettagli. Quello, che stava analizzando una divisa completamente nera, gli lanciò un’occhiata scettica -Per chi mi hai preso? Mi è bastato mostrare il medagliere alla manager.-
Haestrom si voltò nella sua direzione, uno sguardo altrettanto scettico -Ammettilo, ti sei tolto la maglietta.-
Armstrong si grattò la base del naso, per poi tirare su rumorosamente -Mi sono tolto la maglietta.-
Il gruppo, fatta eccezione di Valkyrie e Starblazer, diede una risata.
-Vado a nascondere le armi in giro per il locale- annunciò la prima, mentre si alzava da terra -Il sistema di videosorveglianza di quella struttura è talmente ridicolo che forse portarci dietro Doc è stato inutile.-
Il diretto interessato si drizzò a sedere, osservandola con aria divertita -Cara lei, che già prende alla lettera il suo ruolo di mogliettina adorabile! Vengo con te, le perlustrazioni preliminari non sono mai abbastanza.-
Valkyrie diede un grugnito di fastidio, poi si fece seguire fino alla porta, voltandosi verso Starblazer per squadrarlo con intensità -Tu vedi di riprenderti prima del nostro ritorno, d’accordo?-
I due restanti del gruppo si scambiarono un’occhiata confusa, aspettando di essere da soli con il loro leader temporaneo prima di chiedergli spiegazioni.
-Cos’è successo tra te e Valkyrie? È stranamente chiacchierona, ultimamente- chiese Haestrom, raggiungendo Starblazer.
Lui fece spallucce, preso da tutt’altri pensieri -Troppe missioni assieme, è abituata a vedere se c’è qualcosa che non va nel mio atteggiamento anche a miglia di distanza.-
La turian intrecciò le braccia -Mi sembra che tu la stia gestendo fin troppo bene, a dire il vero.-
Armstrong diede un sospiro rassegnato, facendo voltare tutti nella sua direzione. Schioccò la lingua, prima di parlare. -Il dramma di questa missione è che è costruita apposta per farti commettere errori. Basti vedere l’aspetto e il background della risorsa, o il contesto dentro il quale è stata inserita. Serge, tu hai le spalle coperte, al contrario della nostra Guardia. Nel caso tu commettessi uno sbaglio, chiunque qui dentro sarebbe disposto a farti da scudo per evitarti eventuali ripercussioni in ambito lavorativo. Il problema è un altro, e penso che Valkyrie l’abbia capito al volo.- prese una pausa per deglutire, poi lanciò uno sguardo serio come la morte al diretto interessato -Quanto sei preso dalla risorsa?-
 
Fascicolo III – Re per un giorno
 
Fortuna che le pareti del bagno erano insonorizzate, pensò Starblazer, mentre si passava un olio profumato sulle braccia, ridendo come un cretino.
Il motivo era semplice: un olo-monitor di sorveglianza, poco distante da lui, mostrava audio e video di una stanza d’albergo molto più lussuosa della sua, al suo interno Rev cantava a squarciagola una canzone anni ’30, muovendosi a ritmo di musica con un flacone di bagnoschiuma tra le dita a mo’ di microfono. Mancava poco più di un’ora all’inizio dell’evento, entrambi non erano ancora pronti. -Smetti di perdere tempo, chiamami- sbottò Starblazer, muovendo divertito la testa a ritmo di musica. Recuperò un tubetto di crema, rigirandoselo tra le dita, lo sguardo che si muoveva rapido sul video e un pensiero leggero che gli sfiorava il collo.
Appoggiò il tubetto tra le mandibole, voltando uno sguardo fugace verso la porta del bagno. Si guardò allo specchio con l’aria di chi stesse per fare una pazzia vera e propria, poi prese a ridacchiare in modo terribilmente infantile.
Non c’era nessuno fuori, la porta era chiusa.
Si mosse dapprima timidamente, come se qualcuno lo stesse osservando, poi si lanciò a ballare, perché non ne poteva più della rigidità di quell’atmosfera. Era libero, si sentiva talmente bene da percepire la fatica che fanno i muscoli che si sciolgono. Sorrideva solo per il gusto di sorridere. E cantava, cantava a pieni polmoni, fregandosene se le note fossero al loro posto o meno, pur di sfogarsi.
Poi si riebbe, e per poco non ebbe un collasso. Dovette sedersi sul bordo della vasca, la testa fra le mani e lo sguardo vitreo.
Non poteva, non doveva farlo.
Ma semmai si fosse tirato indietro, sarebbe finito davanti alla Corte Marziale. O peggio, avrebbe trascinato con sé la squadra intera e nemmeno loro si meritavano un trattamento simile.
Portò le mani davanti a sé, fissandosi le dita nell’imporsi di restare calmo.
-Disattiva l’audio, Tasale-
Un minuscolo drone sferico squittì, poi la stanza venne invasa dal silenzio, permettendo a Starblazer di riprendere il controllo del professionista che quasi quasi aveva dimenticato di essere. Si passò in rassegna le creste allo specchio, poi procedette a correggere i suoi marchi con una matita laddove erano sbeccati o mangiati dal tempo, mormorando una nenia per distendere i nervi.
Giusto pochi istanti dopo, il factotum gli s’illuminò sul suo polso, preannunciando l’arrivo di una chiamata.
E si ritrovò al punto di partenza, a sorridere come un cretino di fronte a uno specchio che ormai faticava a sopportare tutta quella serie di incoerenze.
La terrazza principale dell’edificio dove si sarebbe svolto l’aperitivo era un rettangolo piastrellato, incorniciato da una ringhiera in rame disossidato di recente e ferro battuto. Edera e piante rampicanti di origine asari si sbrogliavano lungo l’intero perimetro, mentre il sole descriveva i dettagli di un open bar parecchio lussuoso.
Erano le nove e mezzo e Rev era in clamoroso anticipo. Il buttafuori lo aveva lasciato passare in maniera decisamente tranquilla, nonostante Rev non fosse nemmeno nella lista degli invitati. Ordinò qualcosa composto al novanta percento di cubetti di ghiaccio, poi iniziò a guardarsi attorno, alla ricerca di qualcuno con cui parlare. C’erano diversi salarian intenti a discutere di prezzistiche, un turian e un’asari che si lamentavano di quanto fossero inutili i factotum della Hahne Kedar, poi c’erano loro, i Volus, almeno uno per ogni invitato, a vagliare offerte e a prestare opinioni di natura finanziaria.
Serge aveva ragione, era una vetrina, e lui doveva buttarsi nella mischia. Ma come?
Prese un respiro, poi si voltò verso il barman, un turian basso, le placche ocra del viso che si intersecavano su un colorito terra di siena bruciata. -Quanti ne devo bere di questi per affascinare e restare affascinato da un compratore multimilionario?- domandò, tanto per iniziare con qualcosa di semplice.
Il barman sbuffò una risata, per poi protendersi verso di lui -Con tutto il ghiaccio che ci mettiamo per risparmiare, almeno una decina.-
Rev schioccò la lingua sul palato, per poi sbuffare sonoramente -Perfetto- esalò, recuperando un secondo drink.
Era fasciato in un abito elegante verde scuro e bianco, abito che gli stava orribilmente bene, nonostante fosse chiaramente noleggiato. Non era tipo da coordinare accessori o sistemarsi in maniera particolare le creste, per pigrizia forse, ma in realtà non gli serviva una maggiore cura nei dettagli per apparire bellissimo. Questo almeno fu quello che pensarono due asari e un umano nell’avvicinarsi e provare a intrattenere uno stralcio di conversazione.
La prima asari era allo stadio di matrona, una neurobiologa piuttosto famosa dell’università di Dassus; la seconda era una compratrice proveniente da Armali, che non aveva niente a che vedere con l’ambito scientifico, era semplicemente una businesswoman molto ricca; l’umano era un neolaureando in ingegneria gestionale alla sua seconda esperienza fieristica. Rev si ritrovò ben presto con la gola secca, a furia di spiegare in cosa consisteva la sua ricerca e quanto importante potesse essere in una situazione limite in ambito medico. I drink da due divennero quattro, ma l’ebbrezza non voleva saperne di manifestarsi.
Fu allora che il suo sguardo si posò su qualcosa che gli fece sgranare gli occhi e fremere le mandibole. Ogni distrazione si dissolse dal suo campo visivo per fare spazio a un turian appoggiato al bancone in una posa rilassata, un bellini tra le dita e un sorriso accattivante, tutto per lui. Indossava un abito nero, bordato d’oro e di crema, un fiocco di velluto al collo e l’apparenza di qualcuno i cui sonnellini di bellezza durano ventiquattr’ore.
Rev rimase imbambolato a fissarlo per qualche istante, prima di sollevare timidamente una mano in segno di saluto. Con fluidità, Starblazer si scostò dal bancone e lo raggiunse, circondandogli i fianchi con un braccio -Buonasera- fece, interrompendo una conversazione davvero troppo incentrata sulle tossine fuoriuscite da impianti cutanei difettosi. -Vi dispiace se ve lo rubo un secondo?-
L’asari ricca diede un risolino -Un secondo solo R’lyeh. Promesso?-
-Verbena cara, potessi non ve lo restituirei proprio- ammise Starblazer, sollevando il flûte nella sua direzione. Chiunque rise, tranne Rev, che era troppo concentrato su quella mano che gli solleticava delicatamente il fianco destro.
Starblazer lo condusse attraverso il locale, per raggiungere la ringhiera del lato opposto a quello dove sostava il gruppo, ora complice in un altro rapimento. Ce l’avevano con i turian, notò Rev, con la coda dell’occhio.
-Non mi hai aspettato- protestò Starblazer, una volta al sicuro da compagnie fastidiose. Lo sciolse dalla stretta, portandosi giusto di fronte a lui.
-Pensavo fossi già qui- si scusò Rev, sorridendo appena -Mea culpa-
Starblazer diede una risata roca -Scherzavo, hai fatto bene.- fece, passandogli velocemente una mano sul braccio -Hai rischiato grosso, comunque. Verbena T’Silia è una mangiauomini di prima categoria con la fissa degli scienziati. Molti ne approfittano, dato che ha il creditometro che straborda ma… diciamo che non è troppo interessata alla controparte scientifica dell’accordo, se capisci cosa intendo.-
Rev ridacchiò, per poi passarsi la lingua sui denti mentre osservava un punto distante, in mezzo alla folla -Grazie del salvataggio, allora-
Starblazer passò uno sguardo attento su di lui, sempre mantenendo il più accattivante dei sorrisi. Se fosse stata un’occasione differente, se lui non fosse stata una risorsa ma un ragazzo qualsiasi…
Si perse in una fantasticheria dietro l’altra, prima di rendersi conto che entrambi si stavano mangiando con gli occhi. Starblazer batté le palpebre, dando un lungo gridolino rauco. Si zittì, per poi schiarirsi la voce -Maledetta allergia al polline.- commentò, guardando un vaso di ortensie con aria di sfida -Ogni volta che rientro a casa è un trauma.-
Rev ridacchiò, avvicinandosi di un passo -Dimmi che non ti sei imbottito di antistaminici.-
-Sarebbe una bugia clamorosa.- rispose Starblazer, sollevando il bellini prima di berlo tutto d’un fiato -Se non ti dispiace, vorrei ritagliarmi un po’ di tempo per guardarmi attorno, oggi pomeriggio il mio superiore in comando mi ha dato qualche input e vorrei capire se tra questa mandria di volus ce n’è qualcuno che possa indicarmi qualche scienziato al verde da corrompere.- ridacchiò, avvicinandosi a sua volta -Vuoi una dritta? Non contrattare mai con un volus. Non con questi, almeno.-
Rev strinse le palpebre su un’espressione perplessa -Per la cronaca, io non ho niente da vendere.- affermò, in maniera sospettosamente categorica.
Starblazer inclinò la testa nella sua direzione, fingendosi sospettoso -Perché ribadirlo più di una volta, allora?- chiese, appoggiando il flûte vuotato sulla ringhiera. Rev, dopo essersi accorto della gaffe, diede un risolino nervoso. Starblazer schioccò la lingua sul palato più volte, scuotendo la testa -Rev, Rev…- mormorò, percorrendo la chiusura della sua giacca con l’indice, lentamente, inseguendo una fila di bottoni dal suo collare fino alla vita, per poi fermarsi di colpo, allungando un sorriso malizioso nella sua direzione -Misterioso, intrigante Rev, che nasconde le sue carte nella manica. Hai già un’idea di chi potrebbe essere interessato?-
Rev deglutì, accompagnando i gesti di Starblazer con uno sguardo allibito. Si diede un paio di minuti per riflettere, poi sputò il rospo. -Non te ne ho parlato subito per buone ragioni, Serge. Non voglio vendere ai militari, niente di personale.-
-Ehi, va tutto bene- lo tranquillizzò Starblazer, ridendo. Si voltò verso la folla, indicando un’asari -Lei è un’abituée delle biennali, potresti partire da lei per farti un’idea delle associazioni civili presenti all’aperitivo.-
Rev, che aveva assunto un’espressione da cane bastonato nel frattempo, annuì lentamente, senza nemmeno degnare di uno sguardo l’obiettivo indicato. Guardava fisso Starblazer, una voglia matta di parlargli della sua ricerca, di andarsene da lì assieme e scambiarsi idee e opinioni. Ma non era sicuro che l’avrebbe seguito in quella follia, quindi tarpò le ali all’istinto, tornando a focalizzarsi sull’obiettivo che si era prefissato fin dall’inizio: vendere.
-Allora vado- fece Starblazer, battendogli una mano sul braccio -In bocca al lupo.-
Rev annuì, forzandosi di sorridergli in maniera gioviale -Vai e spennali tutti, tigre!- fece, mimando l’atto di dargli un pugno. Starblazer lo osservò con aria divertita, allontanandosi lentamente da quella situazione per raggiungere il piano bar, dove un barman dall’aria annoiata gli rivolse un sorriso sornione -Qualcosa da bere, tigre?-
-Il solito bellini, Doc- rispose Starblazer, rabbuiandosi -Valkyrie, sei in linea?-
“Purtroppo sì, tigre
Starblazer roteò lo sguardo. Gliel’avrebbero ricordato a vita. -Non perderlo di vista per nessun motivo, perché resterà fuori dal mio campo visivo per dieci minuti precisi.-
“Roger.”
-Allora è questo il tuo gioco, farti desiderare- Doc ridacchiò, mentre recuperava un flûte da sotto il bancone e lo riempiva con del vino bianco frizzante come se fosse il più abile dei sommelier -Siamo tutti in posizione, semmai dovesse succedere qualcosa, prenditi i tuoi tempi, stella.-
Starblazer recuperò il bicchiere, e anche un sorriso falso come l’ottone visto che la situazione lo imponeva. -A più tardi, allora.- fece, indietreggiando per finire dritto tra le braccia di una turian, quasi accidentalmente.
Rev passava di persona in persona, ascoltando e facendosi ascoltare. Trovò almeno tre compratori interessati alla sua ricerca, altrettanti disposti a consigliargli a chi rivolgersi, in ogni caso il guadagno stimato non avrebbe coperto nemmeno la metà della metà del prezzo che avevano prestabilito con il rettore della sua università. Forse stavano solo giocando al rilancio, proponendogli una cifra esigua affinché lui la potesse rilanciare in seguito, ma lui non poteva saperlo con certezza.
Dopo l’ennesimo buco nell’acqua, Rev si arrese.
No, non stava proprio riuscendo a farsi notare.
Recuperò velocemente un drink, poi si mosse verso un angolo della terrazza, preferendo distendere i nervi guardando l’orizzonte, cercando di dimenticarsi dov’era per qualche istante piuttosto che farsi assalire dall’ansia. Si sentiva un fallito, qualcuno su cui non valeva proprio la pena investire. Prese una bella sorsata, poi ringhiò un’imprecazione. Era tutto così fuori dalla sua portata! Nonostante fosse la sua prima fiera, era dannatamente sicuro di esserne all’altezza, di riuscire a rompere amichevolmente con un percorso di studi e di ricerca che non gli aveva dato altro che grattacapi.
Sentì la pressione di una mano gentile sulla schiena, si voltò appena e trovò un viso sorridente ad accoglierlo.
-Ti cercavo.- ammise Starblazer, appoggiando i gomiti sulla ringhiera, senza togliergli gli occhi di dosso, l’espressione di ebbra stanchezza di qualcuno sopravvissuto almeno a cinque giri di drink. -Allora, come ti stai trovando?-
Rev scrollò le spalle, mentre sorseggiava il suo drink, poi assunse la sua stessa posizione, nell’avvicinarsi in modo che le loro spalle si sfiorassero -Posso evitare di rispondere?- esalò, contraendo le mandibole su un’espressione sfiduciata.
Starblazer annuì, sfiorandogli il naso con il pollice -La fiera è lunga, avrai altre offerte.-
-Cinquemila crediti. L’offerta più alta copre cinquemila crediti.-
Starblazer tirò su col naso in maniera teatrale, ritraendo la testa appena -Un bel colpo basso, concordo. Al prossimo giro di chiacchiere ti faccio da spalla, okay? Ho conosciuto un paio di persone che lavorano per…-
-Non sei… non sei minimamente interessato? Davvero? Neanche un briciolo curioso?- lo interruppe Rev, quasi indispettito.
Starblazer gli lanciò uno sguardo scettico -Se anche fossi davvero interessato, tu saresti disposto a vendere la tua ricerca alla Gerarchia?- aspettò una risposta che non ebbe, quindi si strinse nelle spalle -Ecco appunto. Tanto vale restare nell’ignoranza, no?-
Rev esalò un sospiro seccato -Non voglio che il mio lavoro venga utilizzato per togliere la vita a qualcuno, ecco tutto.-
Le antenne di Starblazer si rizzarono immediatamente.
Smorzatori per veicoli militari. Uccidere. C’era qualcosa che non quadrava.
A quanto dicevano i rapporti, la ricerca di Rev era una teoria, confermata, secondo la quale era possibile ottimizzare la resa degli smorzatori di qualsiasi veicolo, di ogni dimensione e classe, secondo un sistema di calcolo unico e riproducibile da una scala crescente. Di certo, una cosa del genere non avrebbe tolto la vita a nessuno, semmai avrebbe facilitato certe manovre sul campo di battaglia, ma niente di così drastico.
-Molto spesso dipende dal suo impiego sul campo- fece, sperando che gli altri fossero in ascolto, perché c’era un’enorme bugia di fondo e nessuno ne era stato messo al corrente.
-Un campo di raffreddamento specifico aggiuntivo delle dimensioni di un’unghia per aumentare la precisione di qualsiasi oggetto mosso da un motore a effetto massa, per ottimizzare la resa di oggetti di piccole e medie dimensioni- recitò Rev, aprendo il factotum sul polso -Può essere impiegato in ambito medico, scientifico ma soprattutto militare. Sei abbastanza intelligente da capire come questo concetto possa essere applicato in un’arma.-
-Ammetti che funzioni davvero- presuppose Starblazer, preoccupato -se applicato in una SMG o in un fucile d’assalto eliminerebbe gran parte dell’attesa che si ha quando l’arma si surriscalda.-
-I primi tre cicli di sperimentazione lo confermano.- ammise Rev, flettendo le mandibole verso l’esterno per poi contrarle in modo nervoso, mentre Starblazer divorava i progetti con aria sempre più spaventata -La mia teoria funziona con un margine d’errore del due percento.-
Dal commlink, Haestrom imprecò “Tutto torna. Ecco perché Hell premeva per liberarsi del problema. Non voglio sapere le conseguenze se il progetto, se la risorsa, finisse nelle mani di una gilda di mercenari”
“Già” intervenne Doc “Spero che nessuno qui dentro abbia intuito la valenza pratica della sua ricerca. Immagina se l’Unione Salarian venisse a conoscenza di tutto questo.”
Starblazer sbuffò un sospiro di rassegnazione, passandosi una mano sulle creste -Spero che tu non abbia menzionato questo risvolto a nessuno al di fuori di me.-
Rev lo osservò con aria altrettanto rassegnata -Questo non fa altro che confermare i miei sospetti: il progetto ha un’effettiva importanza in ambito militare.-
-Non è solo importante, Rev, è geniale- commentò Starblazer, preoccupato e ammirato allo stesso tempo, sensazioni dalle quali cercò di mantenere le distanze, mentre regalava all’altro turian un sorriso stanco. Rev appoggiò il mento su un polso, osservandolo con aria curiosa -Davvero pensi che sia geniale?-
Starblazer soffiò una risata, spingendolo appena con una spallata lieve -Come se non lo sapessi.- rispose. Una lingua di orgoglio individualista si fece largo nel suo ego, disperdendo una quantità di endorfine tale da imbarazzarlo. Uno scienziato brillante che chiedeva conferma della sua genialità a lui? Per una volta, nel mezzo di una missione, Starblazer si sentì vivo, compreso, non più un androide per il quale la missione veniva prima di tutto.
-Pensavo di essere l’unico a ritenerla valida, qui fuori- ammise Rev, il viso contratto in una smorfia a mezza via tra il divertito e il supponente.
Starblazer ridacchiò -Beh, perché gli altri non sono consapevoli del tempo, dei sacrifici, che le nostre ricerche ci costano. Sei intelligente Rev, dovresti esserci arrivato già da un po’. A loro non interessa la nostra ricerca in sé, importa solo quanto bene la imbelletti. Devi dargli l’idea che il loro investimento potrebbe essere un vantaggio nei confronti dei loro avversari, o una garanzia solida per profitti a lungo termine, o qualsiasi cosa stia cercando il tuo interlocutore.- fece una pausa, rubandogli il drink dalle mani per assaggiarlo -Devi… guardare dentro alla persona che ti sta davanti, rilasciare semplicemente l’idea che tu hai qualcosa che lui non pensava di volere ma che in futuro potrebbe essergli indispensabile.-
Rev sorbì quelle parole avidamente, come se fosse reduce da una settimana di marcia forzata nel deserto, non tanto per il contenuto in sé, quanto per il contesto nel quale erano state espresse. Nessuno l’aveva mai veramente aiutato, o anche solo guidato in qualcosa di cui non aveva le competenze minime, ci era sempre arrivato da solo, nel bene o nel male.
-Quello che voglio dire, ecco…- Starblazer appoggiò il bicchiere sulla ringhiera, per poi rivolgergli un sorriso rassicurante -non è facile e le prime volte è dura per tutti. Mentirei se ti dicessi che non ci sono passato anzi, ho fallito più di una volta, lo ammetto.-
-E come ne sei uscito?- domandò Rev, contento che l’avesse liberato da quel drink, così da poter rischiare di intrecciare le dita tra le sue.
Starblazer soffiò una risata, accogliendo quel gesto con delicatezza -Sono un uomo di scienza, Rev, ho… fatto i miei calcoli, sono andato a esclusione, sperimentato altre soluzioni finché non mi è apparsa di fronte la strada più ovvia.- percepì il movimento del suo pollice nel palmo della mano, accompagnato da una lieve stretta, poi si rese conto delle implicazioni di quel gesto e si maledisse interiormente, perché non riusciva, non voleva trovare una scusa per allontanarsi da quella sensazione.
-Grazie, Serge- mormorò Rev. Lo sentiva davvero, così come sentiva di dovergli molto di più di un semplice “grazie”, perché gli aveva ridato la motivazione necessaria per rimettersi in gioco. Motivazione che aveva sempre dovuto produrre da solo, per il bene di se stesso e degli altri.
-Non ho fatto proprio niente di niente per meritarmelo- scherzò l’altro turian, appoggiando la testa sulla sua spalla -Ma va bene. Prego, Rev.-
“Resta concentrato” sibilò Armstrong, via commlink “Non cascarci, non ora che ci sei vicino”
Starblazer ebbe un sussulto, che quasi spaventò Rev.
Vicino a cosa?, si chiese, guardando con aria spaventata le loro dita intrecciate. Da quando l’individuo era subentrato al professionista? Perché il suo senso del dovere stava venendo a mancare? Era tutto troppo.
“Starblazer?”
“Starblazer”
-Serge?-
Troppo.
Si fece largo tra le sue braccia, circondandogli il viso tra le mani, sentendosi accolto e assecondato mentre percepiva le stelle brillare, bruciare, sopra di loro. In quel momento ogni cosa passò in secondo piano, non c’erano altro che carezze, soffici morsi, sospiri divertiti e condivisi. E quando i loro sguardi finalmente si incrociarono, dopo la frenesia dell’attimo, Starblazer si rese conto di quanto volesse ardentemente sbagliare.
-Dottor Reveree?-
Entrambi sussultarono, voltandosi verso la fonte di quel richiamo. Un paio di salarian li fissava con aria oscenamente seria.
-Sì, sono io- ridacchiò Rev, cercando di ricomporsi.
Starblazer maledisse se stesso e il suo team per non essersi accorti prima di quella minaccia. Quei due non erano né scienziati, né investitori, rifletté Starblazer, squadrandoli attentamente. Uno era vestito di nero, l’altro di blu e c’erano almeno cinque cose evidenti che non andavano, l’abbigliamento in primis, che non era altro che una sinfonia di tasche tattiche nei posti giusti; il tessuto dei loro completi era rinforzato nei punti maggiormente esposti… facevano il suo stesso lavoro, niente finora gli stava confermando il contrario. Si riconobbero immediatamente e per un attimo Starblazer temette il peggio.
Rev gli lanciò un’occhiata perplessa, poi tornò a guardare i nuovi arrivati -Qualche problema?- domandò, sentendosi quasi stupido a volersi intromettere in quello scambio di sguardi avvelenati.
-Sarebbe così cortese da seguirci?- domandò uno dei due salarian, quello vestito di nero, avanzando di un passo.
-Perché?- chiese di rimando Rev, inclinando la testa, perplesso. Domanda lecita.
-Vorremmo porle qualche domanda, in privato.-
“Li ho sotto tiro” mugugnò Valkyrie via commlink.
“Qui Haestrom, controllo se hanno complici. Armstrong, com’è la situazione all’ingresso?”
“Pronto a sbarrare loro l’uscita nel caso riuscissero a passare. Stella, siamo nelle tue mani”
Starblazer ringraziò mentalmente il suo team, mentre anche Doc si univa alla festa proiettandosi al suo fianco con due drink da distribuire.
-Non sei obbligato ad andare con loro- fece quello, porgendo a Rev un bicchiere da cocktail -Non credo che abbiano buone intenzioni.-
-E voi, voi avete buone intenzioni?- domandò il secondo salarian, indicandolo con un cenno.
Starblazer gli lanciò uno sguardo malizioso, senza sforzarsi nemmeno di rispondere. Rev, che si sentiva sempre più stupido nel voler capire cosa diamine stesse succedendo, recuperò il drink e ne bevve metà tutto d’un fiato, dato che sembrava l’unica opzione disponibile al momento.
Starblazer si portò a sua protezione, affiancato da Doc, che ora non fingeva nemmeno più di non essere coinvolto. -Tutto bene là dietro?- domandò, divertito.
Rev strinse le palpebre, scoccandogli un’occhiata confusa.
-Perfetto- rispose Doc, ridendo nel sollevare entrambi i pollici in alto.
Starblazer scosse la testa, affondando il muso nel bellini -Torniamo a noi.- fece, dopo averne preso una buona sorsata. Quello che stava per dire avrebbe smosso un equilibrio sul quale lui contava veramente, bere per facilitarsi l’opera sembrava davvero una buona idea, in quel contesto. -Voi non oserete avvicinarvi di un altro millimetro, ci sono fin troppi civili qui dentro e io non voglio essere costretto a usare le maniere forti per mettervi al vostro posto.-
-Non hai giurisdizione qui, turian.-
-Nemmeno voi, a quanto sembra- rispose a tono Starblazer, rigirandosi lo stelo del flûte tra le dita -Questa è terra di nessuno e io non intendo muovere un muscolo finché non avrò chiare le vostre intenzioni.-
-In ogni caso, dovete lasciare in pace il ragazzo- intervenne Doc. Starblazer gli lanciò un’occhiata in tralice -Ha la tua età, Doc-
-“Lasciate in pace il mio coetaneo” suona orribilmente, stella, cerca di capirmi-
-Un po’ ridondante, sì- intervenne Rev, d’istinto. I tre si scambiarono un’occhiata confusa, poi Doc scoppiò a ridere.
Rev appoggiò la schiena alla ringhiera, la faccia che era un misto di perplessità, paura e curiosità. Intrecciò le braccia, tanto valeva provare a rendersi invisibili. Tutto ciò finché uno dei due salarian non estrasse un’arma da chissà dove e la puntò dritta sulla cresta frontale di Starblazer. Solo in quel momento Rev parve rendersi conto della situazione, diventando un tutt’uno coi suoi occhi.
-Mossa sbagliata- esalò Doc, mentre Starblazer arricciava la punta del naso sopra un’espressione di puro fastidio.
Rev s’irrigidì, com’era ovvio che succedesse, senza avere la più pallida idea di come relazionarsi a quella situazione, senza sapere cosa provare. Avrebbe voluto essere distante un miglio da lì e allo stesso tempo avrebbe voluto essere un semplice spettatore, senza la responsabilità di essere la causa di qualcosa di molto grave.
-Ora toglietevi di mezzo- fece il salarian, senza muoversi di un millimetro. Doc si strinse nelle spalle, Starblazer schioccò la lingua.
-Se il proiettile mi trapassasse, finiresti per ferire la risorsa- disse, senza metterci troppa enfasi -Vista l’arma che porti, mi viene il dubbio che non sia un rischio calcolato. Quindi, ricapitoliamo, te mi spari, ferisci il soggetto e… e Doc? Ci penserebbe l’altro salarian, immagino. Questo darebbe il tempo alla sicurezza di rendersi conto della situazione, sempre che qualcuno non vada nel pani… ecco, appunto.-
Un’asari gridò, nell’indicarli, un umano diede di matto, facendosi largo tra la folla per uscire dalla terrazza, molti si diedero alla fuga ma altrettanti si limitarono semplicemente a osservarli con tanto d’occhi e la bocca spalancata, non sapendo che pesci pigliare.
Doc e Starblazer si scambiarono un’occhiata esasperata -Mossa astuta, bravi- esalò Starblazer, sardonico.
Il salarian sbuffò sonoramente -Non mi avete dato altra scelta, d’altronde.-
-Posso suggerirti di abbassare la pistola, ecco. È così fuori discussione?- intervenne Rev, avvicinandosi di un passo. Starblazer ebbe un lieve moto di panico.
-Mi sa che è propriamente fuori discussione- fece il salarian in blu, estraendo una pistola a sua volta e puntandola verso Doc. -Quindi- Rev prese il coraggio tra le mani, lo saggiò tra le dita, lo inghiottì e lo sputò, poi si decise -se mi consegno a voi…-
-Non lo prendere nemmeno in considerazione- ringhiò Starblazer, cercando di metterlo al suo posto. Doc contrasse le mandibole istintivamente, non si aspettava che il suo compagno perdesse la calma in maniera così evidente. Decise di intervenire. -Dottor Reveree, la situazione è sotto controllo, non ti preoccupare.-
-Sotto controllo?- la voce di Rev si alzò di un’ottava -Avete entrambi una pistola puntata alla testa, come puoi definire questa situazione sotto controllo?-
-Oh, questa è pura routine- spiegò Doc, ridacchiando. Puntò il dito verso il suo salarian, poi fece spallucce -Scommetto che non si è nemmeno accorto che ha ancora la sicura inserita-
Bastò quella distrazione. Il salarian in blu controllò la canna della pistola con la coda dell’occhio, rompendo di poco il contatto visivo, ma permettendo comunque a Doc di colpirlo e disarmarlo. L’altro aggressore si rese conto troppo tardi che il suo polso aveva abbandonato il braccio, procedendo in caduta libera verso il pavimento. Starblazer, approfittando dell’intervento di Valkyrie, rispose altrettanto rapidamente: recuperò la pistola, poi assestò un calcio sullo stomaco del salarian, facendolo finire a terra. Tutto questo senza versare una goccia del suo drink.
Con un’espressione neutra, puntò la pistola verso il suo aggressore, senza battere ciglio nonostante quell’arma arrivasse con tanto di bagaglio organico.
-Chi vi manda?- domandò, con un tono di voce che non sembrava appartenergli.
Era stato tutto troppo veloce, per Rev, che non riusciva proprio a capacitarsi delle modalità di quell’azione. Allora era davvero tutto sotto controllo, il cameriere turian non stava cercando di minimizzare!! Si sforzò di non accasciarsi a terra, o di bloccarsi, come gli era stato insegnato dal fratello. Su Illium situazioni del genere non erano nell’ordine del giorno, ma le aggressioni e le sparatorie erano una costante fissa nei quartieri popolari della capitale. Rev doveva restare lucido, nonostante fosse terrorizzato, quindi affrontare la situazione al meglio per riuscire a sopravvivere senza lesioni, o peggio.
-Tutto bene là dietro?- chiese Starblazer, senza nemmeno voltarsi. Rev annuì, poi diede voce a un tremulo -Sì- ricordandosi che non poteva vederlo.
Attorno a loro, la gente si accalcava verso le uscite di sicurezza come se si trattasse di una mandria impazzita, travolgendo ogni cosa, persino gli agenti della security accorsi a controllare. Starblazer non osava distogliere lo sguardo dal salarian, il quale ancora non aveva risposto alla sua domanda, la mano sana stretta sul moncherino e uno stoicismo invidiabile. Non si dibatteva, non urlava dal dolore, Starblazer era sinceramente impressionato. -Stella, questo piuttosto di rispondere si taglia l’altra mano, ascolta me, andiamocene- intervenne Doc. Starblazer dovette concordare. Lanciò il drink all’altro salarian che lo prese al volo per istinto, dando occasione a Doc di stordirlo definitivamente.
“Alla faccia dei professionisti” commentò Valkyrie.
Starblazer scrollò di dosso dalla pistola il suo orrido bagaglio, quindi lo calciò verso il salarian che non mosse un muscolo pur di non perdere di vista le mosse dei due, memore della disattenzione del suo partner. -Ci speravo- commentò Starblazer, con una punta di delusione, lasciando che fosse Doc a occuparsi del problema.
Si portò di fronte a Rev, lanciandogli un’occhiata carica di rammarico -Ti portiamo fuori di qui, okay?- chiese, posandogli una mano sul braccio. Lo sguardo atterrito, confuso, di Rev gli confermò che aveva intuito la situazione, ma allo stesso tempo vedeva bruciare nei suoi occhi la consapevolezza che non aveva altra scelta che fare quello che gli stava chiedendo. Gli fece male, un male immondo, ma quello non era il momento di perdersi in spiegazioni. -Andiamo, la security ci sarà addosso a breve- fece, muovendosi velocemente verso una porta allarmata, dietro al bancone del bar, l’unica ad essere stata ignorata categoricamente da gran parte della folla. Era una porta di servizio, Doc si era premurato di disattivare il circuito d’allarme non appena aveva messo piede in quel posto, quindi non avrebbero attirato troppo l’attenzione. Starblazer entrò per primo, ritrovandosi in una stanza avvolta nella semioscurità dov’erano state stipate casse termiche e tovaglie. Aspettò che Rev gli fosse vicino, poi Doc, infine prese a correre verso l’altro capo della stanza per assicurarsi che nessuno li intralciasse durante la fuga. Nessuno in vista. Perfetto.
Starblazer si portò al fianco di Rev, posandogli una mano sul dorso. -Dobbiamo correre, ora, sei pronto?-
Il turian annuì, di malavoglia -Mi darai mai delle spiegazioni?- chiese, guardandolo dritto negli occhi. Starblazer deglutì, davvero in difficoltà, poi indicò con un cenno il corridoio che avrebbero dovuto intraprendere, chiudendo la questione bruscamente.
-Armstrong, ci stiamo dirigendo al punto di raccolta Beta- dichiarò Doc, aprendo la pista; Starblazer copriva le retrovie e Rev stava nel mezzo, com’era consuetudine in situazioni analoghe
“Beta?”
-Alfa e Omega sono compromessi.- aggiunse Starblazer, secco.
“Ricevuto”
Starblazer cercò di regolarizzare il respiro. Stava andando bene, fin troppo, e faceva schifo. Controllò velocemente la planimetria dell’edificio tramite factotum, poi ebbe un’illuminazione. Un’idea selvaggia, piuttosto. Minimizzò la finestra e si portò al fianco di Rev, cercando di attirare la sua attenzione.
Il turian si voltò con aria allarmata, cercando allo stesso tempo di non deconcentrarsi durante la corsa. Starblazer aprì le braccia, non sapendo come formulare quell’idiozia che andava pensando da ore, poi ruggì un’imprecazione, perdendo definitivamente la pazienza.
-Ascoltami attentamente. Ora farò qualcosa che non ha assolutamente senso e che ora non ho il tempo materiale di spiegarti. Voglio solo…- prese una pausa per guardare Doc, davanti a loro, mentre allungava il passo per raggiungere un bivio -Voglio solo che tu mi segua.-
-Non lo sto già facendo?- domandò Rev, dando una risata nervosa.
Come spiegarglielo? Nel modo più diretto possibile, ovviamente: agendo. Una volta che ebbero raggiunto il bivio, Doc svoltò a sinistra, Starblazer invece frenò e spinse Rev in una rischiosa manovra contromano. Sempre più confuso, Rev lo assecondò, osservandolo mentre attivava prima un drone, per poi sovraccaricare una centralina poco distante facendo in modo che coprisse la loro fuga con una pioggia di scintille. Doc, che si era immediatamente reso conto che c’era qualcosa che non andava, dapprima provò a seguirli, poi si cristallizzò sul posto, incredulo.
Attivò il commlink, restando qualche secondo a fissare la schermata delle comunicazioni, poi maledisse una divinità a caso, scegliendo di aprire un canale privato con Armstrong invece di scatenare il panico globale.
-Avevi ragione- disse, semplicemente.
Dall’altro capo, un ringhio che sembrava più un sospiro di rassegnazione “Provo a intercettarlo, dobbiamo fargli cambiare idea.”
Doc sovraccaricò il drone con un cenno, mentre schivava piogge di scintille e ostacoli tecnologici di vario genere senza metterci troppa enfasi -E se, più semplicemente, decidessimo di seguirlo?-
“Non voglio finire di fronte alla corte marziale per un’idiozia, Doc, non so te”
Doc imprecò di nuovo, poi allungò il passo, cercando di raggiungere quell’idiota del suo amico prima che Armstrong gli togliesse la possibilità di spiegare come stavano le cose per davvero.
-Un… attimo, dammi un attimo-
Rev si portò le mani sulle cosce, piegato dallo sforzo e dall’adrenalina che pian piano scemava. Starblazer, accigliato, si sedette sui talloni, giusto di fronte a lui -Non posso darti nemmeno quello, Rev.- fece, a malincuore. Avrebbe davvero voluto concedergli una pausa, ma i secondi correvano e sicuramente Doc aveva già allertato Armstrong, sempre che non avesse deciso di seguirli lui stesso. Le proiezioni del futuro di quella situazione lo spaventavano, sia perché odiava il fatto di stare tradendo la sua squadra, sia perché i suoi compagni avrebbero tentato in ogni modo di riportarlo in carreggiata, ricorrendo alla violenza, se necessario.
-Non ho… idea di come processare tutto questo- ammise Rev, mentre si lasciava aiutare per mantenere un buon ritmo di camminata. Era disarmato, psicologicamente e fisicamente, capiva eppure non capiva. Starblazer questo lo sapeva, ma non osava aprire bocca, se non per incitarlo a continuare. Lui l’avrebbe protetto, questo bastava, le spiegazioni sarebbero arrivate poi. Non sperava di certo in una riconciliazione, forse non erano nemmeno a un punto tale da doversi delle scuse, ma a Starblazer bastava che Rev fosse messo in salvo, al sicuro, avesse dovuto accompagnarlo lui stesso su Illium!
Raggiunsero la porta che dava sulla scala antincendio, la quale si aprì senza che nessuno dei due si fosse minimamente avvicinato ai sensori.
Starblazer si portò immediatamente a protezione di Rev, sollevando l’arma in direzione di Armstrong, che aveva appena attraversato la soglia senza produrre alcun rumore, nonostante la sua stazza.
-Ora ti fermi e ragioni- fece il nuovo arrivato aprendo il palmo della mano davanti a sé.
-Togliti di mezzo- disse solo Starblazer, la pistola immobile e lo sguardo deciso.
-Sei troppo coinvolto, rischi di farci passare dei guai, te ne rendi conto?-
-Si tratta di un’azione del singolo, il gruppo non c’entra.-
-Serge, ragiona, porca miseria, non puoi permetterti di sbagliare!-
-Non è un errore, è una mia scelta, voi non c’entrate nulla-
-Ovvio che sì, siamo un team-
-Cretino di un turian e cretina la tua maledetta visione delle cose! Vi basta solo denunciarmi immediatamente al Retroammiraglio. Non è così difficile!-
-Credi che te lo lascerò fare? Credi che ti lascerò mettere a repentaglio la tua carriera solo perché hai una cotta per un civile?-
Starblazer imprecò sonoramente -Non hai proprio capito un cazzo!-
-E allora qual è la situazione? Spiegamelo!-
-Che senso avrebbe?- Starblazer sentì il respiro di Rev farsi meno affannoso, stava recuperando pian piano le forze, presto avrebbe potuto correre di nuovo. La biologia parlava chiaro, i turian sono nati per correre.
Decise di lasciargli qualche secondo ancora, mentre abbassava l’arma, quanto bastava per dimostrare ad Armstrong che non avrebbe aperto il fuoco. -Qualsiasi spiegazione ti fornissi, tu non la riterresti abbastanza valida.- fece, la voce incrinata da qualcosa che si stava tenendo dentro da fin troppo tempo -Facciamo che otteniamo la ricerca, facciamo che lui sacrifica i suoi sogni e le sue aspirazioni perché non ha altra scelta, facciamo che vive come stiamo vivendo noi, con un capo che non ci rispetta e che fa di tutto pur di metterci in situazioni che sono state costruite ad arte per farci crollare.- prese una pausa, cercando di mantenere la concentrazione sia sul dialogo che sulla situazione corrente -Non ne vale la pena.-
-Potrei proporti lo stesso ragionamento, Starblazer. La sua libertà ha lo stesso peso della libertà di centinaia di altri nostri simili?-
-La libertà individuale ha sempre un peso.-
Dietro di lui, Rev strinse la mascella talmente forte da sentire le tempie pulsargli dallo sforzo. Stavano parlando di lui come se non fosse presente, stavano discutendo del suo destino senza che lui potesse aprire bocca al riguardo. Turian, pensò, un sacrificio per una vittoria, un circolo vizioso senza eguali nella Galassia.
-E tu affronteresti il rischio di venire convocato davanti alla Corte Marziale per… per la libertà di questo signor nessuno?-
Starblazer prese un respiro profondo, poi annuì, lasciando Rev a bocca aperta. Cosa c’era di vero in quel discorso? Stava succedendo davvero? Tutto perché… per una maledettissima intuizione? Rev non riuscì a filtrare le informazioni per decidere quanto fossero veritiere, ma rimase comunque colpito dal fatto che un perfetto sconosciuto volesse mettere a rischio la propria carriera per permettere a lui di fare una scelta. Perché, evidentemente, era a conoscenza della sua volontà di voltare pagina e affrontare un nuovo percorso. Percorso che lo emozionava e spaventava in egual misura. Vedersi costretto un futuro che non aveva la possibilità di scegliere lo fece infuriare. La sua vita stessa avrebbe perso di senso, senza la libertà.
Dei passi alle loro spalle. Rev si voltò, anche solo per rendersi utile e definire la minaccia. -Un… turian, huh… quello di prima-
-Il cameriere?- chiese Starblazer, senza distogliere lo sguardo da Armstrong.
-Esatto- rispose Rev, deluso, sentendo finalmente il peso della posta in gioco gravargli sulle spalle. Doc li raggiunse e li sorpassò senza nemmeno degnarli di uno sguardo.
-Non ha senso farlo ragionare- eruppe Armstrong, recuperando la pistola dalla fondina sulla coscia -Bisogna fare team e metterlo…-
Una raffica tecnologica, poi Doc gli piombò sopra con una siringa pronta tra le dita. La piantò sulla gola di Armstrong, poi premette lo stantuffo, proprio mentre le mani del colosso turian si richiudevano attorno al suo collo. Starblazer era troppo sconvolto per reagire a modo, perché temeva che Doc si sarebbe schierato con lui e l’idea lo spaventava terribilmente. Era una sua battaglia, sua e nessuno doveva andarci di mezzo.
Barcollando e reggendosi la gola, il turian li raggiunse, le mandibole spalancate su un’espressione truce. Si riprese in pochi secondi, poi strappò di mano la pistola a Starblazer, scagliandola a terra -Ho sentito tutto. Non dire assolutamente niente. Questa me la segno, oh se me la segno! Brutto cretino! Cretino di un’asari!- e lo schiaffeggiò -Ci saremmo potuti ritagliare un piano B, se solo mi avessi messo al corrente della cosa, ci saremmo potuti preparare, ma no! Starblazer fa di testa sua, seeempre di testa sua! Non sei nemmeno un coglione, sei un pezzo di coglione!-
Starblazer intercettò le sue braccia, per fermarlo dall’assestargli ulteriori manate, poi lo abbracciò, grato per quel sostegno ma anche spaventato a morte da come quella situazione gli si stava ritorcendo contro. Rev diede un colpo di tosse, dietro di loro, attirando l’attenzione. Attenzione che lì per lì non seppe come gestire, perché per lui era tutto sempre molto confuso.
-Dì solo “grazie”.- gemette Doc, ancora appeso al collo di Starblazer -Ti porteremo fuori da qui, ti assicureremo un passaggio verso…- si voltò verso il compagno, per lasciargli continuare la frase -Verso Illium. Lo portiamo a Illium.-
-E come facciamo a portarlo su Illium senza che nessuno ci scopra?-
Rev imprecò, sospirando rumorosamente -Dobbiamo trovare un posto tranquillo dove fare il punto della situazione. Voglio essere messo al corrente di ogni cosa.-
Sia Doc che Starblazer gli lanciarono uno sguardo scettico, poi si resero conto della genialità di quella semplice idea. Nascondersi, ritirarsi per riorganizzarsi. Era logica ed efficace. -Suona bene per me- fece Doc, attivando il factotum sul polso -Ho visto che hai isolato il tuo account. Sia Haestrom che Valkyrie si sono mosse, sono al piano inferiore. Aspetta…- assunse un’espressione spaventata -Valkyrie è… scomparsa.- esalò, mentre anche Starblazer perdeva colorito.
Ecco, quello era un problema non da poco.
 

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Capitolo 4
*** Fascicolo IV - Sacrificio ***


Valkyrie era abbastanza capace nei bypass. Non capace quanto Doc, ovviamente, ma era parecchio brava ad hackerare i factotum dei suoi compagni senza lasciare tracce evidenti. Spesso si limitava a seguire le orme di Doc, come un felino, e restava nella sua ombra senza problemi, ma quel giorno… quella situazione era fin troppo importante per fare le cose con la dovuta attenzione. Entrò platealmente nel factotum di Haestrom, poi di Armstrong, e lì trovò quello che stava cercando. Trovò l’ombra di Doc e ci si nascose, partecipando assieme ai presenti a quella situazione inverosimile. Imprecò, richiudendo il fucile di precisione per assestarselo sulle spalle e correre verso i suoi compagni. Sapeva che qualcosa non andava in Starblazer, ma non era riuscita a cogliere i dettagli di un contesto davvero fumoso. Si diede dell’idiota, poi fece quello che di solito faceva in quei casi: si apprestò a risolvere la situazione.
Ascoltò di nuovo il punto di vista di Armstrong, poi quello di Starblazer, infine si decise a lasciar perdere e fare come l’istinto le avrebbe suggerito al momento. Si mosse rapida, decisa, approfittando dell’occultamento tattico per restare inosservata, poi raggiunse Haestrom, che cercava invano di contattare i suoi compagni via commlink. Non si manifestò subito, preferendo osservare la turian camminare avanti e indietro in quel misero parcheggio sotterraneo davanti a un mezzo di trasporto, agitata come non mai nel timore che qualcosa fosse andato storto senza che lei potesse in qualche modo intervenire.
Valkyrie si chiese perché non avesse ancora provato a contattarla, poi si rispose da sola, dandosi della debole, della sentimentale. Non aveva proprio legato con i suoi compagni, ecco perché si fidavano davvero poco di lei.
Se solo Starblazer si fosse confidato…
Nah, non erano così amici.
Da quando aveva iniziato a considerarlo un amico?
Lui era diverso, culturalmente parlando, ma anche psicologicamente. Qualcuno che sì, preferiva delegare certe responsabilità, ma proprio perché era capace di riconoscere i suoi limiti. Molti suoi simili osavano e si ritrovavano in situazioni tremende, tutto per quel maledetto prestigio meritocratico del quale la loro cultura era imbevuta. La conseguenza di quell’errore portava altri, meno meritevoli, ad avanzare, questo a Valkyrie non andava proprio giù. Gli scalini, spesso e volentieri, erano ad altezze diverse e il vuoto che intercorreva di gradino e gradino altrettanto spesso non veniva del tutto colmato, creando una scala composta da voragini.
Si chiese perché suo fratello, il capo, si corresse, avesse voluto affidare una missione del genere a qualcuno che non voleva quel grado di responsabilità. Valutò ogni opzione, per poi raggiungere la più dolorosa, perché Valkyrie era dannatamente sveglia e, anche se gli altri le avevano taciuto la verità, quella era venuta completamente a galla.
-Questioni… personali…- mormorò, stringendo la cinghia del borsone tra gli artigli, le nocche sbianchite dallo sforzo -Maledette questioni personali.-
Non poteva accettarlo. Ma come agire? Non poteva disubbidire agli ordini, ma neppure lasciare che Starblazer la passasse liscia.
Armstrong era fuori gioco, Haestrom sarebbe stata la prossima… e lei, lei si rese conto che con lei non avrebbero nemmeno voluto discutere, cercare di convincerla. Mentre pensava, non si rese conto che un gruppo, composto da cinque krogan e guidato da un’asari, si stava avvicinando pericolosamente alla postazione di Haestrom, distratta a sua volta. Si accorse della situazione che ormai erano fin troppo vicini. Spense il localizzatore, si acquattò dietro a una colonna e attivò di nuovo l’occultamento tattico. Spianò il fucile e prese la mira, poi fece fuoco, abbassando completamente gli scudi dell’asari che si proiettò altrove immediatamente dopo.
-Merda, un ricognitore-
Valkyrie si spostò alla velocità della luce, correndo lungo il perimetro del parcheggio, sperando che Haestrom fosse così furba da seguire il suo esempio e non ingaggiare direttamente i nemici. Desiderio esaudito istantaneamente.
-Brava ragazza- mormorò, mentre recuperava la cappa dell’occultamento e scivolava dietro un’altra colonna, in attesa che il ricognitore rientrasse nel suo campo visivo. Niente, era sparita. Presto Starblazer avrebbe raggiunto il parcheggio, doveva eliminare la minaccia o non avrebbe avuto il tempo per…
Per supportarlo? Per fermarlo? Per…
Un’epifania. Aprì un canale di comunicazione con lui, sperando con tutto il cuore che ricevesse il suo messaggio -Non so cosa ti sia preso, non voglio nemmeno saperlo.- principiò, aggiungendo alla sua personale ed esigua lista di speranze quella che la sua idea andasse in porto -Io e Haestrom siamo nel mezzo di un combattimento. Ci sono superiori di numero. Se sei furbo, approfittane e usa quest’informazione per pararti il culo. Hai capito?- prese un respiro profondo, poi chiuse il commlink, tornando a concentrarsi su quel problema imminente.
 

Fascicolo IV – Sacrificio

 

Rev si fermò di colpo, afferrando entrambi i suoi compagni per la corolla, prima di scagliarli dentro una stanza. Ci si tuffò anche lui, allontanandosi velocemente dai sensori affinché si chiudesse il più presto possibile. Sia Doc che Starblazer si scambiarono un’occhiata perplessa, poi capirono.
Uno scalpiccio nel corridoio, tacchi alti e anfibi militari. La sicurezza aveva già iniziato a perlustrare l’area.
-Ho l’orecchio fino- spiegò Rev, mentre Doc gli si affiancava per battergli una mano sulla schiena. Starblazer non osava avvicinarsi a lui più del dovuto, cosa che entrambi avevano notato. Rev si domandò se si trattasse di senso di colpa, o di una pura e semplice volontà di contribuire a quella libertà che tanto voleva regalargli. Si chiese se il loro interesse reciproco fosse qualcosa di vero, anche solo parzialmente. Voleva perorare la sua causa, quindi qualcosa avrà pure contribuito a fargli rivedere le sue priorità... ma cosa?
Solo Starblazer conosceva la risposta.
Uscirono dalla stanza, una classe per l’esattezza, quindi si incamminarono verso un ascensore sito a neanche dieci metri di distanza. Starblazer si fermò di colpo, un dito che sfiorava lo zigomo destro, poco vicino a dov’era situato il padiglione auricolare.
-Che succede, ora?- domandò Doc, spazientito.
Starblazer lo guardò con un’espressione sconcertata -Un messaggio di Valkyrie. Ci sta aiutando.-

E li stava aiutando davvero, cercando in tutti i modi di non esaurire subito il combattimento, prendendosi i suoi tempi, coprendo le spalle ad Haestrom che, dalla prima linea, imprecava come uno scaricatore di porto.
Ogni tanto lanciava delle rapide occhiate verso l’ascensore d’accesso al parcheggio, aspettandosi di dover attirare Haestrom lontana da un’astroauto già pronta per il decollo.
Finora niente, finora niente, finora niente. Si ripeteva quella manfrina da almeno cinque minuti, mentre la conta dei nemici da sei si riduceva a quattro, poi a tre. Haestrom era fin troppo doviziosa, davvero brava nel suo lavoro. Usava l’equipaggiamento in maniera brillante e creativa, cosa che in un altro momento Valkyrie avrebbe davvero apprezzato. Non in quel frangente, però, dove guadagnare tempo era quasi vitale.
Sentì un rumore leggero provenire da poco distante, ma non ebbe l’occasione di controllare perché il ricognitore asari ormai l’aveva targettata, compiuto una carica e l’aveva quindi sbalzata contro un’utilitaria. Valkyrie spalancò lo sguardo dalla sorpresa, poi aprì la bocca per recuperare aria, il respiro mozzato dal dolore proveniente da almeno tre diverse zone del suo corpo. I riflessi si mossero ancor prima che il suo cervello reagisse, portandola in posizione seduta, poi in ginocchio, infine in piedi. Recuperò il fucile di precisione e attivò l’occultamento tattico, spostandosi di qualche metro e prendendo di nuovo la mira. L’asari si proiettò di nuovo su di lei, spingendola contro una colonna stavolta.
Al diavolo. Valkyrie recuperò la pistola dal cosciale, surriscaldandola a furia di premere il grilletto. Gli scudi dell’asari ressero il colpo, dandole il tempo di prepararsi per una nuova carica. Valkyrie l’aspetto, ma invece di subire, stavolta scartò di lato, riuscendo non si sa come ad afferrare la sua nemica per un braccio. Le si buttò di peso sopra, rotolando assieme a lei per qualche metro prima di scontrare il dorso su un fuoristrada. Gemette dal dolore, ma non mollò la presa, le mani strette sulle braccia dell’asari. Rideva, quella.
E la sua espressione rimase tale anche quando un proiettile le attraversò la fronte e la costrinse a capitolare a terra, immobile.
Valkyrie si voltò di colpo, in cerca di conferme, anche se non ne aveva alcun bisogno. Starblazer era a pochi metri da lei, la pistola ancora tra le mani e un’espressione dura come l'acciaio.
-Che cazzo fai?- gemette lei, senza trovare le forze per alzarsi -Vattene!-
-Ritorno il favore- fece lui, dando poi un cenno col capo. Lei fece lo stesso, due volte grata per quell'intervento. Nessuno doveva più niente a nessuno, ora avrebbero potuto continuare da dove avevano lasciato, alla pari.

Rev, nel frattempo, restava acquattato all’interno di un’astroauto che Doc gli aveva indicato immediatamente dopo essere usciti dall'ascensore d'accesso al parcheggio.
Si era già accordato con Starblazer che li avrebbe raggiunti in seguito, per aiutare le sue due compagne in uno scontro che non era assolutamente alla pari. Starblazer accettò di buon grado che Doc si allontanasse, così da deviare l’attenzione su lui soltanto. Li avrebbe aiutati dall’interno, una soluzione congeniale per tutti.
Rev sperò che tutta quella situazione si risolvesse con meno ripercussioni possibili, per loro, ma allo stesso tempo, sperò di poter almeno chiarire cosa realmente stava succedendo. Non riusciva a mettere apposto i pezzi del quadro d’insieme, aveva davvero bisogno di un faccia a faccia con Starblazer… anche se lui non sembrava troppo propenso a interfacciarsi con quell’idea.
Quando quello arrivò, infatti, non gli fece nemmeno la cortesia di guardarlo negli occhi, prima di avviare gli smorzatori e immettersi nell’arteria principale della città, ignorando inoltre le proteste dell'altra turian del gruppo, che batteva il vetro del mezzo con veemenza, intimandogli di fermarsi.
Scese il silenzio, intervallato dagli sbuffi del sistema idraulico dell'astroauto, forse danneggiato più del dovuto dallo scontro a fuoco. Rev guardava il panorama davanti a sé, Starblazer era chino sui comandi del mezzo, cercando di sistemare ciò che poteva essere aggiustato.
-Posso accendere l’autoradio, almeno?- borbottò Rev, incrociando le braccia.
-Ti suggerirei di no, la musica l’ha scelta Haestrom.-
-Guardami, ti prego-
Starblazer deglutì, fermando di botto le dita, poi sollevò la testa nella sua direzione, rivolgendogli uno sguardo davvero esasperato. -Non è momento, Rev.-
-A me pare proprio il contrario. Quanto c’è di vero in quello che mi hai detto? Quanto c’è di vero in te?-
Dire che Starblazer non se l'aspettasse sarebbe come mentire spudoratamente, così come ammettere che quella domanda non l'avesse sconvolto in alcun modo. La risposta esatta gravitava esattamente sopra quella sottile linea che delimita la pura realtà da una semplice omissione della totalità dei fatti. Starblazer era convinto che a Rev quest'informazione non sarebbe bastata, quindi rinunciò a interagire con lui, preferendo rifugiarsi nei comandi piuttosto che perdersi in chiacchiere.
Si concentrò sulla situazione. Avrebbe dovuto nascondere il veicolo e restare in zona, perché sicuramente chiunque si sarebbe aspettato che si sarebbero diretti immediatamente verso lo spazioporto locale. Di sicuro, la minaccia che avrebbero dovuto affrontare non si sarebbe limitata a quel gruppo di persone, inoltre era quasi inutile pensare che i problemi fossero finiti. Si trattava di una persona, di un'organizzazione o di un'architettura di stampo militare? Così come l'intelligence della Gerarchia era venuta a conoscenza del progetto di Rev, di sicuro anche altri organismi di uguale rilevanza potevano aver avuto accesso a quelle informazioni. Non potendo scoprire come la Gerarchia stessa era venuta a conoscenza della ricerca di Rev, decise di accantonare momentaneamente quel problema.
Starblazer imprecò, passandosi una mano sul viso. Il problema era un altro: come sarebbero usciti dal pianeta?
Affidò le sue speranze a un invisibile Doc, sperando che in due almeno sarebbero riusciti a venire a capo della cosa. Non era la prima volta che si ritrovava alle strette, d'altronde, eppure in quel frangente Starblazer faticava seriamente a restare positivo. Si sentiva soffocato, alle prese con una situazione che non gli permetteva di respirare perché pregna di dettagli che non si era assolutamente fermato a considerare.
Prese un respiro profondo, cercando di calmarsi. Non doveva lasciarsi andare, o crogiolarsi nell'autocommiserazione, anche se si sentiva sopraffatto da fin troppe responsabilità.
Grugnì un'altra imprecazione, mentre l'IV dell'astroauto calcolava un buon vettore per planare sopra un edificio accanto al luogo che lui aveva designato come riparo. Starblazer impostò la rotta dell'astroauto, per farle compiere un tragitto circolare e coprire un'area piuttosto vasta, onde evitare di venire scoperti al primo colpo. Scesero dal mezzo giusto sopra il tetto di un centro estetico attrezzato a struttura alberghiera; Starblazer si complimentò con se stesso per la prima volta in quarantotto ore, perché ci voleva una buona dose di coraggio per nascondersi in un posto del genere. Di certo, a nessuno sarebbe venuto in mente di cercarli là, di quello era sicuro.
Mentre i due si muovevano verso il gabbiotto dell'accesso al tetto, calcolò l'evenienza che almeno in due nella sua squadra avrebbero potuto risalire a quel navpoint senza problemi, quindi si diede un'ora di tempo per lasciare che Rev si riposasse, prima di abbandonare la location e proseguire.
Corricchiarono per la rampa di scale, Starblazer in testa, il factotum attivo e lo sguardo attento alla ricerca di eventuali ostacoli. Il terzo piano, quello adibito ad albergo, aveva una consolle che gli avrebbe permesso di interfacciarsi con i sistemi di videosorveglianza dell'edificio, quindi si diressero lì, piuttosto tranquillamente. Una volta armeggiato con quella consolle, Starblazer si complimentò con se stesso una seconda volta. Oltre a essere riuscito a bypassare i codici di controllo, era riuscito a ottenere l'accesso a una camera vuota nelle vicinanze. Indicò a Rev il numero, avviando quindi un programma portachiavi per registrare i codici d'accesso, poi aprì la porta, aspettando qualche secondo prima di proiettarcisi dentro.
Non varcò la soglia subito, però, preferendo prendersi qualche secondo di tempo per riprendere fiato. Si sentiva sotto pressione, sotto ogni prospettiva si ponesse, ma non doveva darlo a vedere in nessun modo.
Invece, quando fu la volta di entrare, di richiudersi il mondo esterno alle spalle, per poco non ebbe un collasso. Con calma, appoggiò il dorso sulla porta, lasciandosi scivolare sul pavimento, le gambe malferme. Si passò una mano sul viso, sentendo ogni suono ovattato, il collo e i polsi avulsi da un caldo opprimente. Più si imponeva di rimettersi in carreggiata, più il suo corpo si opponeva a qualsiasi genere di comando. Attivò il factotum, prese un respiro e provvedette a iniettarsi una buona dose di calmante sul braccio, tramite un'applicazione che regolava il meccanismo interno alla sua tuta termica. Aspettò qualche secondo, poi controllò i suoi valori tramite un'applicazione gemella, notando quanto fossero irregolari, ma anche registrando un calo della pressione e della frequenza cardiaca. Ci mancava solo che svenisse.
Si sforzò di vedere la situazione nell'unico modo possibile: con coerenza. Lo doveva a se stesso, alla risorsa e a Doc, che si era schierato dalla sua parte con tutti i rischi che ne sarebbero conseguiti. Scelse di concentrarsi sulla descrizione visiva della camera, per calmare il più possibile i nervi prima di buttarsi di nuovo a capofitto nella situazione.
Non potendo accedere ai sistemi primari della stanza per evitare sospetti, si era ritrovato a fare i conti con un parallelepipedo buio, la cui unica fonte di illuminazione era data da una fila di lampioni barocchi all’esterno, i quali producevano una fredda luce azzurrina. Questa accarezzava timidamente le uniche superfici presenti in quella stanza, due comodini e un letto a una piazza e mezzo di impostazione asari, diffondendosi ampiamente invece sulla parete che ospitava la porta e una serie di cartelli e poster recanti avvisi di vario genere. Rev camminava nervosamente lungo la stanza, facendo avanti e indietro, le braccia incrociate e l’espressione che truce era un pallido eufemismo. Starblazer, ancora seduto in terra, lo osservò a lungo mentre compiva quella manovra, accettando i suoi borbottii sommessi senza contestare.
Non gli chiese niente, perché non aveva senso domandargli come stesse, o se fosse nervoso, però quel silenzio gli pesava terribilmente. Avrebbe voluto spiegargli la situazione per intero, ma da dove cominciare? Lui di solito era bravo con le parole, ma in quel momento non si sentiva assolutamente in grado di indorare la pillola. Se lui si fosse trovato in quel genere di situazione, avrebbe voluto un discorso schietto, razionale, qualsiasi tipo di rassicurazione l’avrebbe tranquillamente mandata a quel paese.
-Siediti, per favore- suggerì, rialzandosi a fatica. I drink e le quarantotto ore di veglia forzata si stavano facendo sentire fin troppo.
Rev si bloccò istantaneamente, scagliandogli contro uno sguardo carico d’ira, le mandibole serrate. -Ho il diritto di sapere cosa sta succedendo!- berciò, aprendo di scatto le braccia -E più mi chiedi di fare cose anzi, mi ordini di fare cose, più mi ritrovo a volerti mettere i bastoni tra le ruote e fare di testa mia. Sbaglio?-
Starblazer lo sorpassò, per oscurare le finestre in maniera definitiva. La luce era ancora troppo intensa, chiunque dall’altra parte non avrebbe avuto problemi a individuarli. Una volta confermata l’operazione, si sfilò il factotum dal braccio, l’auricolare dalla mandibola destra e li lanciò sul pavimento. In seguito, si appoggiò sulla testiera del letto per mantenere l’equilibrio mentre sfilava un rinforzo dal tallone e ne vuotava il contenuto sul comodino. Si trattava di un chip inserito in un polsino elastico, un nuovo factotum, creato su misura per emergenze di quel tipo.
L’interfaccia illuminò di luce aranciata le immediate vicinanze, schiaffeggiando i lineamenti spigolosi di Starblazer con ben poco riguardo. Rev osservava ogni sua manovra, irrigidito da quel silenzio che non voleva interrompere. Sperò con tutto il cuore che quella manovra fosse fondamentale; lo era, infatti.
Starblazer attivò un drone di piccole dimensioni, poi un altro, infine chiuse la schermata, lasciando che quei due aiutanti si occupassero di ogni cosa. -Lei è Tasale- spiegò, indicando il più piccolo -Hai letto di lei nel mio portfolio. È una sabotatrice. Conosce Doc, gli permetterà di monitorare la nostra posizione e aprirà un canale di comunicazione diretta semmai ce ne fosse bisogno. Lei invece- indicò l’altro drone -è Crescent. Si occupa di dare supporto. Ci coprirà le spalle, alzerà scudi, farà… di tutto per tenerti in vita. Non credo che tu abbia più bisogno del tuo factotum, a questo punto.-
Rev lasciò che Crescent lo scansionasse, guardandola in cagnesco -L’ho disattivato poco dopo essere salito in macchina.- ammise, scacciando il drone come se fosse una mosca -C’è tutta la mia vita là dentro. Ricerche, libri digitali…-
-Hai un disco di backup di quei dati?-
-Sì, ma…-
Starblazer allungò il braccio nella sua direzione -Allora dammelo e basta, entrambi i nostri factotum andranno distrutti e sostituiti.-
-Hai un factotum usa e getta anche per me?-
Starblazer scosse la testa -Ora come ora non ti serve a niente-
-Questo spetta a me deciderlo-
-Non ti impuntare su queste cazzate, maledizione!-
Aveva gridato. Aveva gridato e ora si ritrovava a fissare Rev con un’espressione attonita, ricambiata. Non era una cazzata, il factotum di un individuo è un compagno di vita insostituibile, non avrebbe dovuto alterarsi. Prese un respiro, poi alzò le mani in segno di resa -Non ho il tempo materiale e competenze sufficienti per alzare le difese del tuo account, Rev. Disattivarlo non è abbastanza, potremmo comunque essere rintracciati.- fece una pausa ad effetto -Se vuoi uscirne vivo, devi fidarti di me.-
Rev sibilò un’imprecazione, battendo un piede in terra -Io voglio fidarmi di te, ma tu ti ostini a non volermi dire niente!-
Starblazer gli dava pienamente ragione, ma allo stesso tempo non riusciva proprio a dargli la possibilità di ascoltarlo, di capire. Aveva paura, una paura fottuta di non riuscire a filtrare le informazioni a modo, forse perché nemmeno lui era riuscito ancora a capire quanto a fondo quella situazione avesse scavato nel suo cuore.
Rev imprecò di nuovo, si sfilò il factotum dal braccio e lo lanciò sul letto, per poi andarsi a rifugiare in un angolo, il più lontano possibile da lui e da quei suoi maledetti droni.
-Cosa c’è di vero in me, questo vuoi sapere?-
Starblazer lo mormorò, sfiorando Tasale con l’unghia del pollice mentre si avvicinava per surriscaldare i chip dei factotum, ora entrambi sul pavimento.
Rev si sgranchì la mascella, alzando uno sguardo duro come il cemento nella sua direzione. Ora che aveva la possibilità di ricevere un barlume di chiarezza, evitò di risparmiarsi.
-Sei davvero Serge R’lyeh, o è una copertura?- domandò.
Starblazer respirò a fondo, poi annuì. -Sono io, per davvero-
-Quei progetti…- Rev si avvicinò di un passo -Quei progetti nel tuo biglietto da visita, erano tutta farina del tuo sacco?-
Starblazer indicò se stesso, poi i droni -Tre di quei progetti elencati li hai di fronte.-
-Non è una risposta accettabile-
-Sì, quello sono io.-
Rev sospirò profondamente, prendendosi il setto nasale tra le dita, appoggiandosi a esse -Pure il tuo nome?-
-Sì, è il mio vero nome.-
-Perché?-
-Perché non avevo motivo di nasconderti la mia vera identità. Così come non avevo motivo di nasconderla agli altri.-
-E… tutto il resto? Il…- Rev dovette sedersi. Era esausto, confuso, fuori dal suo ambiente naturale. Starblazer si portò al suo fianco, sedendosi a sua volta.
-Lo so, è… tutto troppo. Anche per me.- ammise, intrecciando le dita in grembo -La Gerarchia vuole la tua ricerca. Ha mentito a me e alla mia squadra sul contenuto del pacchetto dati e…- alzò lo sguardo al cielo, poi sbuffò. Sputò il rospo e gli disse ogni cosa, senza tralasciare il minimo dettaglio. La spiegazione gli prese cinque minuti pieni, cinque minuti in cui non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Sentiva il suo sguardo addosso, pulsare come un taglio aperto e sanguinante, ma non osava incrociarlo, o la ferita si sarebbe espansa, mutilandogli lo spirito. Gli ci volle una forza d’animo incredibile per trattenersi e condividere come si sentiva, come la situazione, come lui lo faceva sentire. Ci riuscì, terminando il discorso con un semplice -Ecco quanto.- e si sentì come liberato di un peso dallo stomaco grosso quanto un bebè krogan.
Durante le spiegazioni, Rev non batté ciglio, assorbendo e registrando le informazioni con sguardo attento. Terminologia militare a gogò, menzioni relative a membri della squadra… non c’era sentimento in quella narrazione fluida e dettagliata, eppure traspariva un accento stonato, ben mimetizzato ma palese per chi ha qualcosa in comune con certe ingiustizie date dal dover sottostare a regole troppo strette per chi vuole far qualcosa di utile. Una volta che Starblazer ebbe finito, Rev si spostò verso di lui, finalmente rilassato. Aveva ottenuto ciò che aveva chiesto, ora non restava che porre la domanda finale: -E ora che facciamo?-
Starblazer, lievemente sorpreso dalla sua disponibilità (visti i precedenti), si girò nella sua direzione, appoggiando un braccio sul materasso per assumere una posizione che gli permettesse di fronteggiarlo senza torcere troppo il collo -Le soluzioni a questo punto sarebbero tre: potresti vendere i dati e cercare la protezione del tuo acquirente, oppure potresti fuggire con essi, raggiungere un posto sicuro e nasconderti finché la situazione non si calma…- prese un respiro, chinando la testa di rimando.
-La terza opzione?- domandò Rev, cercando il suo sguardo.
Starblazer esalò –Rendere pubblici i tuoi risultati.- si passò una mano dietro al collo, mentre tirava su col naso –Ognuna di queste soluzioni avrebbe delle ripercussioni enormi sulla tua vita. Potresti morire, perdere il tuo lavoro, o la peggiore delle ipotesi sarebbe quella di mettere a rischio la tua famiglia… personalmente, io ti consiglierei di pubblicare a nome di terzi, distribuendo i meriti al team, così da sviare l’attenzione da te, momentaneamente.-
-Mettiamo caso che io pubblicassi: il rischio non cadrebbe.- Rev si bloccò un istante, finalmente conscio dell’entità del problema. Il cuore aveva preso a battergli furiosamente nel petto, mentre ogni cosa davanti a sé appariva sfocata, nonostante i suoi occhi fossero sbarrati. Era tutto troppo grande, fuori dalla sua portata, nemmeno quelle decisioni sembravano riguardarlo. Piegò la schiena in avanti, mentre si prendeva la testa tra le mani tremanti.
-Hai tempo per pensarci bene, Rev.- mormorò Starblazer, passandogli una mano sul dorso –Per ora, cerchiamo di allontanarci da qui nel più breve tempo possibile.-
Rev allontanò le mani dal capo nell’alzare lo sguardo nella sua direzione -Qualsiasi cooperativa, organizzazione… chiunque avrebbe a disposizione dei dati del genere! Persone potrebbero morire, altre potrebbero usare quel sistema per uccidere. Come posso convivere con la consapevolezza che la mia ricerca abbia contribuito a qualcosa di così atroce?-
-Potresti falsare i calcoli- disse semplicemente Starblazer, giocherellando con le pieghe della sua giacca, per distendere ulteriormente i nervi e darsi la possibilità di riflettere.
-Tu lo faresti mai con uno dei tuoi progetti?- chiese Rev, scettico.
-Assolutamente no.- replicò Starblazer, sorridendo tristemente -Preferirei che qualcosa fosse sbagliato e basta, piuttosto che contraddire i calcoli. Soprattutto se sono così eleganti.-
Rev scosse la testa -E tu? Cosa ti succederebbe?-
-Lascia che sia io a preoccuparmi di questo, okay?-
-Il tuo collega prima ha menzionato la Corte Marziale, accuse di tradimento. Come...- si bloccò, avendo ben chiara la risposta ancor prima di formulare la domanda. Flesse le mandibole verso l’esterno, per poi contrarle, incorniciando un’espressione che specchiava tutta la sua impotenza in una situazione alla quale lui aveva dato il via. Starblazer annuì, deglutendo quel boccone amaro. -Non importa Rev, davvero. È una conclusione che avevo previsto.-
-Voglio vendere alla Gerar…-
Un ringhio. -Giuro che se continui la frase ti riempio di botte, ti sdraio e ti spedisco su Illium tramite pacco postale-
Entrambi ebbero un’epifania, contemporaneamente. Poi si riebbero, perché spedirsi era un’idea davvero cretina, che li fece dapprima sorridere, poi scoppiarono direttamente a ridere, nervosamente, perché dovevano pure sfogare la tensione accumulata in qualche modo.
-Seriamente- Rev, con un cenno del capo, indicò Tasale, che continuava a gravitare loro attorno -Qual è il piano?-
Starblazer si alzò in piedi, sistemandosi la giacca con cura prima di fronteggiarlo -Dobbiamo arrivare alla città vicina prima dell’alba, in qualche modo. Una volta lì, possiamo raggiungere lo spazioporto e dirigerci su Illium.-
-Tutto qui?- Rev gli lanciò un’occhiata scettica.
-Non proprio, ma in questo genere di situazioni è essenziale solo avere un quadro generale della situazione, per poi affrontare i problemi mano a mano che si presentano. Sei davvero sicuro di non aver parlato a nessuno della tua ricerca?-
-Giusta osservazione- Rev si fermò a riflettere, una mano sulla bocca -Il campo si restringe a tre persone: il rettore e i miei due assistenti.-
-Hai motivo di credere che quei tre possano avere affiliazioni con qualche organizzazione?-
-Non penso, ma è comunque una possibilità.- rispose Rev, schietto -Potrebbero averlo fatto involontariamente, magari durante una conversazione con le loro famiglie, i loro amici…-
-Esiste la possibilità che qualcuno sia invidioso del tuo lavoro-
Rev inclinò la testa -È una domanda?-
-Assolutamente no.- ammise Starblazer, trattenendosi dal sorridere, perché anche lui un po' invidioso lo era -Torniamo a noi. C’è qualcuno che…-
-Oh, cazzo.-
Starblazer indietreggiò di un passo, intrecciando le braccia, in attesa.
-C’è… questo tipo, un idiota a dire il vero.- Rev imprecò di nuovo, coprendosi la bocca.
-E…?-
-Esce con la mia assistente da un paio di mesi. Usciva, diciamo-
-Rev, vai al punto.-
-Ci sto arrivando, cazzo, dammi due secondi per elaborare!- sbottò l’altro, mettendosi in piedi -Insomma, usciva con la mia assistente. Sembrava una cosa seria, all’inizio, poi due settimane fa è scomparso.- prese a camminare avanti e indietro, una mano sulla gola e l’altra piantata sul fianco -Conosco Jeanne, è molto scrupolosa e discreta, ma tende a fidarsi spesso e volentieri delle persone…-
-Potrebbe averle estorto delle informazioni?- Starblazer aprì le braccia -Dei dettagli sulla ricerca?-
-Dovrei parlarle e confermare questa teoria- Rev deglutì, poi si voltò verso l’altro turian, le mandibole flesse su un’espressione contrita -Ma come la contatto?-
Starblazer scrollò le spalle, l’immagine perfetta di una frustrazione che veniva imbottigliata in un contenitore troppo piccolo. -Potremmo parlarle di persona, su Illium.-
-No, maledizione!-
-Hai altre soluzioni?-
-No, voglio dire- Rev si affiancò a lui per evitare di alzare la voce, vedendolo seriamente esausto di discutere -Non è su Illium.-
Starblazer batté più volte le palpebre -Come?-
-Si è presa una settimana di ferie. È sulla Cittadella.- si passò la lingua sui denti, poi gli afferrò una spalla -Non capisci? Chiunque crede che io stia tornando su Illium, se raggiungessimo la Cittadella invece? Potremmo chiarire questa storia e provare a metterci una pezza prima che la situazione si complichi. Potresti addirittura… chiedere asilo politico? Sarebbe fattibile?-
Starblazer sorrise, contento che finalmente Rev si stesse fidando di lui; allo stesso tempo, provava tenerezza per quell’ultima proposta. Gli passò una mano sul viso, poi annuì, deciso.
-Mi sembra un’ottima idea- ammise, stringendo le palpebre.
Rev gli sorrise di rimando, afferrando la sua mano prima che si allontanasse del tutto -Senti, io… forse sono stato troppo duro con…-
Tasale diede un fischio, accorrendo al fianco del suo proprietario. Starblazer chinò lo sguardo. Meritava quella pausa, meritava di sentirsi dire che stava facendo la cosa giusta. Ma non poteva permettersi certo di fare aspettare Doc. Si voltò verso il drone, mentre Rev lo scioglieva dalla presa, altrettanto deluso.
-Cosa c’è, stella?-
Una schermata si aprì, fluttuando sopra il drone. Il viso di Doc portava un’espressione affranta.
“Non ha voluto sentire ragioni”
“Proprio no” intervenne Valkyrie, mentre l’immagine si allargava per mostrare il gruppo al completo “Soprattutto dopo quello che abbiamo scoperto”
Starblazer sgranò gli occhi -A che gioco stai giocando?-
“Aspetta a giudicare” Valkyrie imprecò, poi spostò la telecamera del factotum, mostrando i loro compagni, intenti a prepararsi. “Come vedi, siamo tutti presenti.”
Haestrom fece ciao-ciao con la manina, mentre sistemava una fila di granate a frammentazione dentro un borsone firmato. Armstrong roteò lo sguardo, dando un cenno come a dire “lascia perdere”.
Starblazer chinò lo sguardo, masticando un sorriso prima di tornare a concentrarsi sulla situazione -Se la metti così...-
Valkyrie riprese in mano la schermata. “Ho fatto parlare uno dei krogan. A quanto pare fanno, facevano parte di una cellula terroristica. Semplici pedine. C'è qualcuno importante dietro a quest'azione, vorremmo avere la possibilità di indagare, prima di concentrarci sul problema principale.”
-Cellula terroristica?- la voce di Rev salì di un’ottava, mentre rivolgeva uno sguardo attonito allo schermo. Valkyrie lo fulminò con lo sguardo.
-Continua- la invitò Starblazer, raggiungendo la mano di Rev per stringerla. La stretta di rimando fu ferrea.
Doc fece capolino di lato, saltellando per poter entrare nell’inquadratura “Quei mercenari lavoravano per questa cellula, ex-pirati, da quello che ho scoperto, gente che bazzica nella Traversa d’Attica e che lavora spesso su commissione. Ho un contatto nell’anti-terrorismo, sulla Cittadella. Potrebbe darmi maggiori informazioni e darci una mano a stanarli.”
“Per ora, abbiamo un navpoint, ma vorremmo verificare l'autenticità dell'informazione prima di preparare qualsiasi manovra. Recarsi sulla Cittadella mi sembra l'opzione più ovvia.” concluse Valkyrie che, evidentemente, aveva preso il comando in sua assenza.
-Perfetto, tanto eravamo diretti lì comunque- intervenne Rev, assicurandosi un pizzicotto sul palmo della mano. -Ahia- sillabò, coprendosi la bocca col dorso della mano libera.
Doc, che era riuscito ad arrampicarsi su una sedia, visto che non riusciva a compensare l’altezza di Valkyrie in nessun altro modo, imprecò istintivamente “Giovane, mai rivelare i tuoi piani a qualcuno di cui ti fidi a malapena!” spiegò.
“Però era un’idea valida” mugugnò Valkyrie, afferrandosi il mento tra due dita “Tu odi la Cittadella, sarebbe l’ultimo posto nel quale inizierei a cercarti”. Diede un cenno quindi, come a scacciare qualcosa di fastidioso, prima di continuare. “Non c’è proprio modo di farti lasciare la risorsa…”
-Rev-
Valkyrie fulminò il diretto interessato con lo sguardo, facendolo trasalire. “…lasciare la risorsa in un luogo sicuro?”
Starblazer scosse la testa -Ovvio che no, stella, abbiamo anche noi un contatto sulla Cittadella ed è preferibile che sia lui a gestire le trattative.-
Doc gli fece l’occhiolino, mentre Armstrong si affiancava a Valkyrie, le mani sui fianchi e un’espressione truce. Stette a fissare Starblazer per un po’ con aria combattuta, perché sicuro di essere dalla parte del giusto, nonostante avessero accantonato un problema per dedicarsi a risolverne un altro, d'entità maggiore. Era ricambiato, certo, perché Starblazer era certo che quella porta si fosse solamente socchiusa, in attesa di venire riaperta con una spallata poderosa. Nessuno dei due aveva voglia di riprendere in mano l'argomento, questo era ovvio, quindi Armstrong scrollò le spalle, appoggiandosi a Doc.
“Dovremmo dividerci i fratelli gnomi ancora una volta, insomma” scherzò, indicando i due colleghi di bassa statura sommariamente.
Sia Starblazer che Doc si unirono in un “Ehi” di fastidio.
Armstrong spezzò la tensione con un sorriso tirato “Ti basta Valkyrie come scorta?”
“Gli basta e gli avanza, come al solito” intervenne lei, un ghigno soddisfatto dipinto in viso “Dammi la tua posizione, ci vediamo fra esattamente cinque minuti”.
Starblazer e Armstrong si scambiarono uno sguardo lungo e pieno di parole inespresse, poi si scambiarono un cenno. “Vi comunicheremo il punto di raccolta una volta che saremo lì. Buona caccia, Starblazer.”
-Buona caccia, Armstrong.-
La comunicazione si chiuse così, senza ulteriori perdite di tempo.
Rev era sconvolto, ma Starblazer poteva battere quel record a occhi chiusi. Era un paiolo strabordante di emozioni, l’una diversa dall’altra, che venivano rimestate da una mano inesperta. Si sentiva preoccupato e sollevato, ma anche terrificato e lusingato per quella fiducia. Loro erano la sua seconda famiglia e lo stavano dimostrando ampiamente.
Sollevò lo sguardo verso Rev e si ritrovò a sorridergli -Non lasciarti intimidire, okay?-
-Troppo tardi- rispose l’altro, ricambiando il sorriso.
Starblazer annuì, arricciando il naso su una smorfia divertita -Puoi usarmi come scudo, se vuoi, stella.-
Rev si posizionò di fronte a lui, portando entrambe le mani sul bordo della sua corolla per trarlo a sé delicatamente. Si guardarono a lungo, intensamente, le punte dei loro nasi quasi a sfiorarsi.
-Voglio contribuire, non voglio proprio essere “la risorsa”-
-Rev…-
-Non sarò d’intralcio, lo prometto.-
Starblazer chinò la testa, poggiando la cresta frontale sul suo mento e le mani sui suoi fianchi -Tu fidati di me e basta, d’accordo?-
-Di te e basta?- mormorò Rev.
Starblazer annuì lievemente -Tu devi prendere una decisione, ne abbiamo già parlato. Gli altri contano ancora che uno di noi due ceda, che la ricerca finisca nelle mani del nostro team scientifico e sappiamo entrambi che non avverrà mai.-
Rev deglutì -E cosa faremo, allora?-
-Qualsiasi cosa succeda- Starblazer sollevò la testa, per guardarlo dritto negli occhi -Ricordati che io sono dalla tua parte.-
Cadde il silenzio, un silenzio necessario a entrambi per poter fare il punto della situazione, nonostante essa fosse fin troppo ampia per poter essere circoscritta in maniera lineare. Si slacciarono da quell’abbraccio, preferendo aspettare seduti sul letto, invece di attendere in piedi, stanchi com’erano.
Subentrarono pensieri affollati di sentimenti, di opinioni, Starblazer dovette far ricorso a esercizi propri per ritrovare la concentrazione, o avrebbe iniziato a urlare in preda alla frustrazione.
Posò lo sguardo sui polsi nudi di Rev, le maniche della giacca erano state arrotolate a metà avambraccio, un atteggiamento tipico di chi odia starsene con le mani in mano, che vuole combinare qualcosa piuttosto di stare seduto ad aspettare. Il suo sguardo risalì fino a raggiungere un’espressione determinata, combattiva, inaspettata. Lo fece sorridere, di cuore.
–Ehi- lo chiamò, dandogli un buffetto leggero con il dorso della mano. Rev batté le palpebre più volte, nel voltarsi nella sua direzione. Una riga di luce fredda tagliava il suo profilo, illuminandone il setto nasale e la mandibola destra, mentre il riflesso aranciato di Tasale carezzava il suo collo di luce aranciata.
-Ehi- rispose, rauco, chinando appena la testa nella sua direzione.
Starblazer deglutì, mentre un formicolio improvviso si iniziava a sbrogliare nel suo stomaco, disperdendosi in brividi lungo le pareti del suo carapace -Sei pronto?- domandò. Rev annuì lievemente, contraendo appena le mandibole.
-Manca una manciata di minuti prima che Valkyrie ci raggiunga, tanto vale prepararsi- spiegò Starblazer, sollevandosi in piedi per raddrizzare la giacca del completo. Rev lo seguì con uno sguardo preoccupato, poi, inaspettatamente, lo afferrò per i fianchi, portandolo di fronte a sé.
Starblazer rimase a fissarlo con gli occhi sgranati, come inebetito. Percepì di nuovo quel formicolio, i brividi, poi si ritrovò a scontrare il viso su quello di Rev, mandibole contro mandibole, cresta frontale su cresta frontale, e il lato sinistro del cervello si disattivò per un istante, mentre Starblazer puntava le ginocchia sul bordo del materasso, sorretto da un abbraccio che sentiva di meritarsi.
Questo finché il drone non pigolò, spaccando una dimensione alternativa nella quale entrambi avevano spiato forse in maniera troppo avventata.
Rev si schiarì la gola, sfilando le mani dalla chiusura della giacca di Starblazer, mentre quest’ultimo si rialzava, cercando in tutti i modi di evitare uno sguardo che non avrebbe potuto reggere. Si risistemò i vestiti, contò fino a venti per ricomporsi, poi raggiunse la porta, tenendola aperta finché una trasparenza non gli passò di fianco. Rev restava seduto sul materasso, a gambe incrociate, la schiena curva e lo sguardo stretto. Non capiva. Non c’era proprio nessuno nella stanza, perché richiudere la porta e rientrare?
Valkyrie fugò ogni suo dubbio nell'apparire all'improvviso alle sue spalle, facendogli fare un balzo di tre metri.
-Ma, ma… è questo il modo?!- berciò lui, affannandosi per scendere dal letto e proiettarsi dietro a Starblazer, che stava facendo di tutto pur di non scoppiare a ridere. Si sentì un privilegiato, perché vederla scherzare in maniera così autoironica era… nuovo, nuovo e unico.
-Grazie stella, so che è…-
-Risparmia il fiato- tagliò corto lei, scacciando Tasale dal suo campo visivo. Chinò lo sguardo, poi diede un grugnito di disapprovazione -Non abbiamo un trasporto, dovremmo farcela a piedi!-
Rev lanciò uno sguardo a Starblazer che annuì, con decisione -Perfetto, così avremo il tempo di smaltire l’alcol ingerito.- diede una pacca sulla schiena a Rev, poi gli rivolse un sorriso -Pronto?-
Quello roteò lo sguardo -Cosa saranno un paio di chilometri di corsa in più- esalò, sarcastico.
-Un paio?- Valkyrie sbuffò sonoramente mentre li sorpassava per fare da apripista -Dì pure un centinaio. C’è da raggiungere lo spazioporto, non il bagno-
Starblazer trattenne una risata, nell’adocchiare la faccia di Rev, avulsa dallo smarrimento.


Nota veloce:
Due capitoli in meno di una settimana. Mi dispiace, spero che non venga considerato come spam. Avendo saltato ben due aggiornamenti ho voluto rimediare in questo modo. 
Non sono contentissima di questo capitolo, l'avrò riscritto tre volte. Sono sull'esaurito andante, spero non appaia tutto troppo pesante :'D

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