Diario di un giovane assassino

di SirioR98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Diario di un giovane assassino
Capitolo 1
 
Qualcuno d’importante ha detto che non ha senso vivere la vita se non si ha modo di raccontarla. O forse non lo ha detto nessuno, e a dire il vero non è un gran che di aforismo. Però penso contenga un fondo di verità: se non la si organizza in maniera logica, la nostra esistenza è solo un susseguirsi di episodi più o meno casuali. O forse la casualità è un qualcosa che, in qualche modo, è già scritta da qualche parte e che demolisce la logica? O ancora, è forse meglio vivere la vita per quello che dà? E se... scusate, sto divagando. Ricominciamo.
 
“Oscurità, odore stantìo, cadaveri. Proprio come a casa, eh? No? Pubblico difficile...”
I miei compagni mi guardano male. Bakax alza gli occhi al cielo e ci incita ad andare avanti, lo seguono tutti. Incrocio le braccia calciando una pietruzza.
“Avete tutta questa voglia di perdere la vita?”
Si girano spazientiti.
“Cosa c’è ora?”
“Io direi di fare attenzione a ciò che vi accade sotto il naso”
Bakax si volta e prosegue il cammino, parlando mentre mi da le spalle.
“Certo...”
Due passi e sentiamo un grido.
Saffron corre verso quello che si è scoperto essere un burrone.
“È morto?” Chiede Varcen con noncuranza.
“No che non è morto!” Dice Saffron fra uno sforzo e l’altro. “Ma pesa quanto un cadavere... aiutarmi no?”
Avanzo verso di loro, il Tank mi dona uno sguardo riconoscente che si spegne appena si accorge del fatto che non abbia nessuna intenzione di aiutarla. Lancio un fischio.
“Altino, eh? Saran più di cento metri!”
Prendo la pietruzza, sotto lo sguardo attonito con una leggera sfumatura di furia nei miei confronti del Tank, e la butto nel burrone contando i secondi all’impatto.
“Uno, due, tre, quattro, cinque...” Si sente un lieve tonfo.
“Wow! Non ho la minima idea di quanto sia profondo, mai stato bravo con i calcoli.”
“Oh, ma sei serio?!” dice lasciando andare il draconico al suo triste fato, il quale non giunge a causa di una sporgenza a nido di chiurlo poco sotto. Saffron accorgendosi dell’errore cerca di riafferrare la mano/zampa dell’amato.
“Scus-... i-io non v-volevo... ti amo!”
Un alone d’imbarazzo si insinua tra i presenti.
“Ok, lasciamo i piccioncini in intimità... qualcuno ha un’idea di come superare il burrone?”
Mi giro verso i miei compagni.
Kyra indica un punto.
“Che ne direste di utilizzare il ponte?”
Giro la testa verso sinistra, poi di nuovo verso i miei compagni.
“I-io... l’avevo visto! Volevo solo essere sicuro di... sbrighiamoci.”
Recuperato il peso morto (in tutti i sensi) brancoliamo verso il ponte.
“L’avevi notato, vero?”
“Kyra, non è il momento... perché non vai prima tu, visto che vuoi avere la precedenza?”
Mi fulmina con lo sguardo e, dopo avermi dato una dolorosa spallata, avanza verso il ponte.
“È interrotto più avanti.”
“Bene... e or... che stai facendo?!”
Vedo Kyra attraversare il ponte di corsa e saltare dall’altra parte con la naturalezza dei semi-elfi, seguita da Varcen.
“E tutti bravi, voi elfi! La fate facile!”
Neanche il tempo e un ombra più scura cala su di me. Alzo la testa in tempo per osservare il draconico spiccare il volo trasportando il Tank.
“E noi comuni mortali?!”
Urla Aria alzando le braccia in segno di esasperazione.
Lego una fune ad una mia freccia e la scocco. Penetra nel soffitto e testo la resistenza della fune tirandola.
Mentre la donna continua ad urlare, vado dietro di lei.
“Hai paura dell’altezza?” dico legandogliela attorno alla vita
“Sì, molta!”
La prendo per i fianchi.
“Be’... chiudi gli occhi.”
“Che??”
La spingo senza tante cerimonie e nonostante le urla arriva illesa dall’altra parte del ponte. Varcen recupera la fune e me la passa.
Mi giro verso gli altri.
“Chi è il prossimo?”
Giunti dall’altra parte sentiamo dei mormorii.
“Cenere, ruggine, sangue di vergine...lingua di serpe, saliva e fuligine. Abbiamo tutto, possiamo nasconderlo.”
Provengono dal fondo della caverna, da dove affiora una luce tenue.
Avvicinandoci decidiamo di nasconderci per osservare la scena. Tre alte streghe, magre come scheletri, mani ad artiglio con due fila di denti sghignazzano. Hanno in mano una pietra.
Varcen sgrana gli occhi. “È quella la pietra!”
Kyra gli tappa la bocca con la mano.
“Zitto, vuoi farci scoprire?!”
Scosta la mano malamente.
“Sbrighiamoci a prenderla, odio questo posto! Puzza peggio di Gregory!”
Detto questo si alza e va alla carica.
Scuoto la testa e gli vado dietro.
“Idiota, ci farai uccidere tutti!! E cos’è questa stiria del puzzo?!”
Prendo una freccia e miro alla mano della strega, la quale colpita fa cadere la pietra.
“Uccideteli! Non devono prenderla!”
Ed è il caos.
Volano incantesimi, frecce, scintille. Il rumore delle spade è assordante.
Riesco ad uccidere una strega, ma questo scatena la furia delle altre due. Una di queste raggiunge Saffron e la tramortisce. Sta sopra di lei guardandola con odio, un pugnale nella mano pronta a calare.
Io, in mezzo alla battaglia, le osservo senza fiato. Nessun rumore, il tempo si è fermato.
 
*6 mesi addietro*
Un boccale di birra dietro l’altro, canzoni, scazzottate, le cose normali di una taverna. Io, seduto in un angolo sorseggiando il mio boccale, sono immerso nei miei pensieri, quando un uomo mi si siede davanti.
“È occupato”
Dico senza alzare né gli occhi né il cappuccio.
“Da chi?”
Con lentezza esasperante appoggio la punta dei piedi sulla sedia.
“Da me.”
Ride, una risata profonda e gioviale.
“Uguale a tuo padre, eh? Sempre lo stesso comportamento.”
Lo guardo di sottecchi.
“E tu che ne sai di mio padre?”
“Molto più di quanto ne sappia tu, mio giovane Gregory!”
Mi chino verso di lui poggiando il mento sulle mani giunte. È un vecchio solenne, dalla barba canuta e le rughe profonde come la sua voce. Una cicatrice gli attraversa un lato del viso. Lo scruto da capo a piedi.
“Non ho afferrato il tuo nome, vecchio.”
“La stessa insolenza, gli stessi appellativi... sei la sua fotocopia.”
“Chi sei?”
“Pensa a me come... un vecchio amico. Yesmallion, mi chiamano. Avrai sentito parlare di me!”
Scuoto la testa.
“Non una parola.”
Sembra colto di sorpresa.
“Quel figlio di un goblin! Dopo tutto ciò che ho fatto per lui?! Neanche una parola?! Be’ ragazzo mio, hai davanti a te il più grande stregone del circondario, capo dell’accademia Berrus per giovani paladini, nonché vecchio compagno d’avventura di tuo padre! Il mio braccio destro, io la mente, lui la spada.”
“Ok... e io che c’entro?”
“Sei figlio di tuo padre...”
“Ma va? Grazie della notizia, pensavo di essere nato dal nulla!”
“Sempre la battuta pronta!”
“Smettila di fare come se mi conoscessi da anni! Non sai niente!”
Sospira.
“Senti, il fatto è questo: ho una specie di debito con tuo padre... e non sono il tipo che non paga. Prima della sua scomparsa è venuto da me tutto spaventato, mi ha fatto giurare che, a tempo debito, mi sarei preso cura di te e ti avrei addestrato.”
“Addestrato? Addestra i cani, io non ne ho bisogno. Ahi!”
Mi dà un colpo di bastone, un bastone comparso dal nulla.
“E quello da dov’è spuntato? Sai cosa... temo la risposta...”
“Basta scherzare. Voglio offrirti un posto per vivere, per imparare, per non stare solo. Un’opportunità, una famiglia...”
“Famiglia? Io sono la mia famiglia, ho tirato avanti da solo, aiutato da nessuno se non da me, me la sono sempre cavata. Non ne ho bisogno, solo sto bene. Grazie, ma no grazie.”
“Anche tuo padre avrebbe detto così. Ragazzo, sono su questo mondo da molto tempo, abbastanza da sapere che un giorno guarderai al passato e rimpiangerai di aver rifiutato quest’offerta. Rifletti. In futuro, quando sarai vecchio e debole, pregherai per una parola gentile. Non sprecare la tua vita in alcol e scontri, dedicala ad una causa. Se non si ha uno scopo per cui vivere, la vita non vale la pena di essere vissuta.”
Detto questo esce dal locale. Incomincio a rimuginare sulle sue parole. Forse ha ragione... no! Non ho bisogno di una causa per cui vivere o qualcuno a farmi compagnia. Ma più cerco di convincermi, più questi pensieri sembrano sbagliati.
Vengo interrotto da schiamazzi fuori dalla taverna. Corro fuori e vedo quel vecchio accerchiato da un gruppo di orchi. Dalle dita schizzano scintille blu.
“Allontanatevi!”
Prendo una torcia e mi piazzo di fronte a Yesmallion.
“Spostati uomo, il mago ha preso qualcosa che ci appartiene, non è affar tuo.”
“Possiamo combattere tutta la notte, ma non credo che vi possiate permettere anche il giorno, sempre se non volete trasformarvi in pietra. Andate e avrete salva la vita.”
Gli orchi sghignazzano.
“Va bene, come desiderate!”
Mi avvento su di loro sfoderando il mio coltellino.
“E... ci vorresti minacciare con quella cosetta?”
Noto sopra di loro l’insegna della taverna. Lancio il coltello e la torcia, recido le corde che la tengono sospesa e la infiammo nel medesimo momento, questa cade su di loro. Uno prende fuoco e corre cercando di estinguere le fiamme, gli altri lo seguono, ma uno di loro attacca il mago da dietro. Una freccia lo colpisce in mezzo agli occhi (ho sempre avuto una buona mira).
“Non finisce qua, bestia bipede!”
Urlano correndo via.
Mi giro verso il vecchio.
“Ciò che hai detto vale per te! Non diventerò un vecchio debole come quello che ho davanti.”
Mi avvio di nuovo verso la taverna.
“Ti aspetto domani nello studio del plesso principale in mattinata.”
Sorrido a mezza bocca.
“Certo vecchio...” rispondo senza voltarmi.
Pago le bevande e torno nel mio alloggio.
Mi butto sul letto con tutto il mio peso, ma non riesco a prendere sonno. Passo una buon ora a pensare. Esasperato butto le coperte all’aria e mi siedo sul letto.
“Accidenti a quel vecchio!”
Mi prendo la testa fra le mani e mi scompiglio i capelli.
“No, non andrò sicuramente all’incontro!” Dico ad alta voce coricandomi di nuovo, finalmente riuscendo ad assopirmi.
Il mattino dopo, come volevasi dimostrare, mi ritrovo davanti le porte dell’accademia... la mia speciale e inesistente coerenza!
Ma seriamente, chi me l’ha fatto fare?! Quale incantesimo mi ha lanciato quel vecchio per convincermi? Ma ormai sono qui davanti, tanto vale entrare…
Mi sistemo i vestiti per darmi un aria quantomeno spavalda e penso che non potrebbe andare peggio. Bene, mi ricredo entrando dentro: alla mia spettacolare entrata rispondono una centinaia di occhi che mi scrutano, mi giudicano, come se fossi un barbaro. Alzo la testa e con ampie falcate, lasciandomi dietro una scia di fango, avanzo verso il centro. Il silenzio fa da padrone, mentre gli sguardi di tutti mi seguono, manco fossi l‘ultimo arrivato… cosa che sono, o almeno che sarò, forse.
Un folletto nascosto da una torre di scartoffie mi viene incontro, quasi non me ne accorgo. Tirandomi per i pantaloni attira la mia attenzione.
“Carter Gregory?” dice con una vocetta squillante e fastidiosa.
“Sì?”
“È atteso dal grande, GRANDE rettore dell’accademia Berrus per giovani paladini: il sommo, il potente…”
“Sì, sì. Capito, mi aspetta il vecchio.”
“Come osi rivolgerti a Sua..”
Una potente voce giunge dalla sommità delle scale.
“Pancrazio, calma! È un nuovo arrivato dopotutto, noi non trattiamo così i neopaladini!”
“Sì, sua grandezza!”
Grandezza, facile da dire se sei alto quanto uno sputo. Lo sposto con lo stivale, salgo i gradini a due a due e gli do una pacca sulla spalla.
“Ciao nonno! Da quanto tempo! Hai tenuto la barbetta fuori dai guai, ver-…”
Mi dà uno scappellotto.
“How rude! Si scherza, si scherza vecchio mio!”
“Seguimi nel mio studio.”
Si incammina solennemente alla sua destra e io, prima di seguirlo, mi volto a guardare a massa al pian terreno. Sono tutti sconcertati. Li saluto con un cenno della testa.
“Ci vediamo, plebei!”
 
Entriamo in una stanza talmente grande da non riuscire neanche a vederne i limiti, al centro troneggia una scrivania semicircolare di legno scuro dall’aspetto massiccio e dietro di questa una seduta in velluto. Una grande finestra ad arco a sesto acuto (come so tutte queste cose non chiedetemelo nemmeno, alla taverna se ne sentono di tutti i colori) illumina la stanza, lungo il  muro di destra una libreria alta fino al soffitto stracolma di libri, mentre alla mia sinistra dei quadri che presumibilmente ritraggono i vecchi rettori, ma non me ne curo più di tanto.
“Ma quanto paghi d’affitto?”
Il vecchio si gira verso di me con un sopracciglio alzato.
“Prego?”
“E chi ti ha detto grazie...”
“Mi mancavano le battutine scadenti. No, forse neanche tanto. Una delle poche cose che non rimpiango di aver perso!”
“Devo ridere?”
“Se vuoi, nessuno ti costringe. Comunque, ritornando al nostro topic...”
“E chi è arrivato! Il gran signore con i suoi topic, i brunch... e i marciapaisis non li metti?”
Mi guarda in silenzio per un po’, poi sbatte le palpebre velocemente.
“Giuro che non ho idea di cosa tu stia dicendo! E tuo padre ne aveva di sparate, ma tu lo batti su tutti i fronti!”
“Ok ok, torniamo al topic” dico imitando il suo accento.
Si preme alla base del naso e sospira rumorosamente.
“Quindi... hai accettato la mia proposta infine?”
“Sì... no.... forse. Nessuno ha detto questo!”
“Sei qui...”
“Ma va?! Pensavo di essere in piazza!”
“Poche storie! Sì o no?”
“...e va bene, sì! Ma non per te! Volevo cambiare aria per un po’.”
“Certo, come desideri.”
Va dietro la scrivania e apre un cassetto. Ne tira fuori un rotolo polveroso che mi porge.
Lo srotolo per due minuti buoni, è lunghissimo e scritto in ogni spazio libero.
“E questo che sarebbe?”
“Solo il tuo programma per le prossime due ore.”
“C-cosa?!”
“Scherzo, scherzo! Suvvia, è il tuo programma della settimana!”
Faccio un sospiro di sollievo.
Guarda l’orologio sulla sua scrivania.
“Bene, fra un po’ ci sarà la colazione e quind....”
Corro via senza neanche fargli finire la frase. Capitemi... cibo!
Lo sento urlare dietro di me.
“Aspetta!! Dovevo dirti un’altra cos... ah... tutto suo padre.”
Mi inoltro senza guardare per un corridoio a velocità da predatore, anche se la mia preda è già bella che morta, è per questo che non riesco a fermarmi e vado dritto addosso a qualcuno facendo cadere tutti e due.
Mi rialzo massaggiandomi il petto.
“Ehi! Fai attenzione a dove metto i piedi... volevo dire, a dove li metti tu!”
“Non sono io quello che correva...”
Davanti a me una ragazzina dai capelli rossi, gli occhi eterocromatici e un’alone di libri intorno a lei.
Mi metto a raccoglierli e glieli porgo.
“Che ci fa una ragazzina come te in un’accademia come questa?”
Mi guarda stranita.
“Aspetta, cosa? Sono un ragazzo... “
Scoppio a ridere.
“Sì, ti piacerebbe!”
Prende i libri con uno strattone e mi dà un pugno sul braccio.
“Ahi...” Rispondo sarcastico. “Questo mi convince ancora di più che tu sia una ragazza!”
Alza gli occhi al cielo e mi manda a fanculo, quando una voce lo chiama..
“Kyle, ti spacco il culo se imprechi di nuovo!”
Mi giro e vedo un clone della ragazzina.. cioè, del ragazzino. Solo gli occhi sono diversi, ma nemmeno tanto! Invece di avere il destro blu e il sinistro verde, i colori sono invertiti.
“E tu chi sei?”
“Ti potrei fare la stessa domanda, che vuoi da mio fratello?”
“Anche tu? La smettete di prendermi in giro?! Si vede ad occhio nudo che è una fem...”
Se lo sguardo potesse uccidere... mi fermo lì.
Mi passo una mano fra i capelli e porto le mani avanti a fermare quella furia.
“Ok, abbiamo iniziato con il piede sbagliato...”
“Io no!” e mi dà un calcio negli stinchi.
“Per il grande Warlord!”
Mi preparo a darle un pugno, ma l’efebo si mette fra di noi.
“Se non vi fermate picchio tutti e due!”
Io e la furia ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere simultaneamente, ridiamo fino alle lacrime.
“Sono serio!”
Mi riprendo di scatto e gli offro la mano.
“Ciao Serio, sono Gregory!”
Prendendo la mano e mi fa cadere a terra in un colpo.
“Va bene Serio...”
Si mette sopra di me e mi guarda in faccia con espressione ‘seria’, sembra più un cucciolo di cane che altro.
“...sei squallido, Gregory.”
E se ne va.
La tizia mi tende la mano.
“Bene Squallido, andiamo a fare colazione?”
“Cibo.” È tutto quello che riesco a dire.
 
Entriamo in quella che dovrebbe essere la mensa e Kyra, così si chiama la ragazza, si siede ad un tavolo già imbandito accanto a suo fratello.
Davanti a me un sacco di roba da mangiare, arraffo tutto quello a me a portata di mano e inizio a trangugiare. Patate, carne, uova, frutta e non so come, nel mezzo anche un pollo ancora vivo.
“Certo che qua il cibo è freschissimo, il piatto principale sta ancora beccando il contorno!”
Kyra prende il pollo per il collo e lo butta dietro di lei.
“La finezza!”
“Senti chi parla!”
Kyle, l’efebo, mi guarda a metà fra il disgustato e l’incredulo.
“Sembri un cavernicolo.”
E torna a leggere mordicchiando la sua mela.
“Dovresti mangiare un po’ di più, forse è per questo che sei così gracile!”
Chiude il libro di scatto e lo indica.
“Questo è tutto il nutrimento di cui ho bisogno. Dovresti leggere di più, forse è per questo sei così stupido...”
Rido leggermente e gli do un pugno senza alzare lo sguardo.
Cade dalla sedia e si rialza con un sopracciglio spaccato. Lo guardo dalla testa ai piedi.
“Ripeto, sei troppo gracile!”
In tutto questo sua sorella mi guarda con tanto d’occhi, poi suo fratello, poi di nuovo me.
“L’hai fatto sanguinare... SEI MORTO!!!!”
E mi salta addosso. Una folla si riunisce intorno a noi mentre ce le diamo di santa ragione tutti e tre.
A fermare il caos è Yesmallion. Punta noi tre e ci fa segno di seguirlo.
“Maledetto il giorno che ho accettato l’offerta... cioè, oggi!”
 
Di nuovo nell’ufficio, dove dal nulla sono apparse tre sedie. Yesmallion sta incominciando a mettermi i brividi.
“Vedo che hai iniziato a relazionarti! Bene, hai conosciuto il tuo compagno di stanza...”
“COSA??” Gridiamo insieme io e Kyle.
“Avete capito benissimo! Condividerete la stanza!”
Kyle si alza dalla sedia di scatto e appoggia entrambe le mani alla scrivania.
“Ok, che cos’ho fatto per meritarmi una tale punizione? Neanche quando ho quasi dato fuoco all’edificio studiando incantesimi mi hai punito tanto!”
“Hai provato a incendiare l’accademia?”
Si gira verso di me.
“Non ho ‘provato’... è capitato”
Lo guardo sconcertato e lo imito nella posizione sbattendo le mani vigorosamente.
“Mi vuoi far dormire con un piromane?! Seriamente?!”
“Sì.”
“Senza preoccupazioni?”
“Esatto.”
“Ma neanche un po’..”
“No, sono sicuro, andrà tutto bene!”
Kyra sbuffa.
“L’ultima volta che ci hai detto che sarebbe andato tutto bene abbiamo trovato un orco gironzolare indisturbato nell’armeria...”
“Basta voi tre! Così ho detto e così si farà! E adesso a letto senza cena!”
“Ma sono le nove di mattina!!”
“Zitti e andate nelle vostre camere!”
Usciamo insieme e sento Kyra imprecare sottovoce.
“Quel vecchio bacucco demente, guarda qua se devo ubbidire ad una cariatide vivente...”
Mentre camminiamo iniziamo a parlare del più e del meno.
“E quindi, voi ragazzi come siete finiti qui?”
Si guardano un secondo, Kyle abbassa gli occhi e Kyra scrolla le spalle.
“Lunga storia. Un incendio qui, un demone là, niente più genitori e ci siamo stabiliti qui.”
Kyle si ferma ad aprire una porta.
“Scommetto che è stato tuo fratello ad appiccare l’incendio!”
Mi fulminano tutti e due con lo sguardo e Kyle sbatte la porta dietro di sè.
“E dai! Volevo sdrammatizzare un pochino!”
“È una questione molto delicata per lui, non scherzarci...”
Guardo la porta e sospiro.
“Agli ordini!”
Entro in camera.
Una stanza circolare, quattro letti a castello intervallati da tre finestroni.
Tutti i letti sono già stati presi, tranne uno. Kyle si è seduto sul letto che volevo. Mi dà le spalle, mentre ha il naso immerso di nuovo in un libro.
“Quello è il mio letto.”
“Sbagliato.” Mi dice senza alzare lo sguardo, continuando a leggere.
“Ripeto: quello è il mio letto.”
“Ripeto: sbagliato.”
Salgo la scaletta e... marco il territorio leccandomi una mano e avvicinandola alla sua guancia, ma prontamente mi afferra il polso e mi tira giù dal letto. Atterro di schiena.
“Il coccige...”
Si sporge dal letto e mi guarda inclinando la testa.
“Almeno sai dov’è il coccige?!”
Indico dove si trova.
“Ammettilo che stai tirando a indovinare!”
Lo guardo, penso a sputargli in un occhio, ma tornerebbe indietro. Trattengo la rabbia.
“Il letto di sopra è mio da anni, se non ti va bene quello di sotto,  immagini benissimo dove puoi andare!”
“Agli ordini... Guendalina!”
“Tabarnàk! Se mi vuoi chiamare con un nome femminile, almeno usane uno migliore! È orripilante Guendalina!” Rabbrividisce.
“Va bene, Wanda!”
Spacchetto la mia roba. Finito, batto le mani per attirare la sua attenzione.
“Ok, per sopravvivere a questa convivenza forzata propongo di porre delle regole. La mia roba è magica, toccala e le mani scompaiono. Puf! Il mio spazio è sacro, se trovo roba TUA nel MIO spazio vitale, o spiccherà il volo o diventerà automaticamente mia... ah! È sottinteso il fatto che subirai le pene dell’inferno se succede una cosa del genere! Parlami solo in caso di estrema necessità, la presenza di un ragno non rientra fra queste. Ad un mio ordine devi scattare e ti rivolgerai a me chiamandomi padrone o sign...”
Mi arriva un cuscino in faccia.
“Ehi!”
Mi guarda con un mezzo sorriso.
“Ti stai facendo prendere la mano, troglodita. Per le prime tre regole va bene, a patto che si applichino anche nei tuoi confronti.”
“E sia! Visto che siamo in democrazia...”
“Non utilizzare parole che non conosci o conosci a stento.”
“Mi ritieni così ignorante?”
Mi guarda e con tutta l’innocenza possibile mi dice:” sì.”
“Della serie angelo con le corna! Che ore sono?”
Guarda l’orologio.
“Le nove e venti...”
“Cosa?! Sono passati solo venti minuti?!”
“In realtà un quarto d’ora.”
“Il tempo non passa mai qui...”
“Passa passa, ma senza di te passa più veloce” Conclude sorridendo.
“...”
“Ti sto suggerendo di andartene.. su!”
Mi fa segno di andarmene.
“Mi stai buttando fuori da camera mia?”
“Vedo che la situazione ti è chiara. A mai più, cerca di farti schiacciare da una libreria o investire da un cavallo uscendo.”
“Me ne andrò quando voglio io!” Dico chiudendomi la porta alle spalle.
La riapro.
“ME NE VADO!”
La sbatto più forte. Dall’interno arriva un urlo: “Suicidati!”
Santa pazienza! Questa esperienza sarà un’inferno...


*Angolo degli autori*
Morning! Ebbene sì, sono tornata con una nuova storia! *passano le tumbleweed*
Va bene, va bene, non mi sono fatta sentire per un po' di tempo... scusate...
Ma stavolta, non sono da sola! Ebbene sì, questa è una storia a quattro mani! E sono felice di presentarvi Gaetano, il mio ragazzo ^^. Questa è una storia nata da un'uscita e dal non avere nulla da fare, così abbiamo pensato alle storie per i nostri personaggi di D&D e... questo è il risultato!
Speriamo vi piaccia uwu.
Saluta con la manina, Gae.
Gaetano saluta con la manina ^^.
Enjoy our story!
Baci,
Eli & Gae

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Diario di un giovane assassino
Capitolo 2
La strega sovrasta il Tank con un pugnale in mano, pronto a calare per porre fine alla sua vita.
Io, in mezzo alla battaglia, le osservo senza fiato. Dopo un attimo d’incertezza (un LUNGO attimo, quasi un’ora), scocco una freccia verso la strega. Non la colpisco manco di striscio. L’unica arma che mi rimane è un coltellino. Sfreccio in mezzo alla baraonda e le arrivo alle spalle, spiccando un balzo. Un colpo ben assestato le sarebbe fatale. La prendo nella schiena e cade a terra, morta. Faccio rialzare il Tank e la incito a scappare, quando una mano mi colpisce in faccia facendomi cadere e sbattere la testa, tramortendomi un attimo. Ok, non era morta quella strega. Vedo che è andata all’attacco di Aqua. Non riesco a vedere, giro la testa dall’altro lato... questa sì che è fortuna! Sono caduto accanto ad un corpo con una freccia nella schiena! Con difficoltà la estraggo dal cadavere e la incocco mentre mi siedo. Prendo la mira, faccio un respiro profondo e scocco...
 
“Benvenuti all’inferno.”
E l’avevo detto io! Mai parole furono più azzeccate!
Un draconico così non l’avevo mai visto. Alto, spalle larghe quanto un’armadio a due ante, bicipiti enormi, vestito da combattimento di cuoio (spero non umano), estremamente fiero. Continua a squadrarci dall’alto in basso con i suoi occhi da rettile mentre cammina avanti e indietro con falcate ampie.
“Io sono Alistair, il vostro Caronte  che vi traghetterà attraverso questo fiume di sangue e vi donerà le basi della lotta, ma ricordate questo: la lotta da sola, non serve. Bisogna prima pensare, poi agire! Senza una buona tattica, siete solo carne da macello. Potrei iniziare il discorso dicendo che andrà tutto bene, che uscirete da questo corso sani e salvi, ma…sono realista.”
Si ferma davanti Kyle guardandolo con sufficienza.
“Nessuno supererà questo corso indenne.”
Volta le spalle per continuare a camminare, ma nel frattempo, si rivolge al mezzo elfo.
“Soprattutto tu gracilino. Ritirati finché sei in tempo. Se continui, non potrai più smettere.”
Kyle fa una risata di scherno ruotando gli occhi.
“Coloro fra i pochi che riusciranno a superare il corso senza avere lesioni mortali, saranno solo quelli che dimostreranno di avere una forza e un intelligenza superiore alla media. Ne avranno bisogno durante l’esame finale. Bene! Adesso, in coppie e scannatevi.”
Ci guardiamo con fare interrogativo.
“Mi avete sentito? Combattete... ORA!!”
L’urlo finale ci persuade a scegliere un avversario. Io arrivo tardi e trovo solo un draconico rotondetto... che assomiglia molto vagamente all’istruttore... sarà impressione mia: i draconici sono tutti uguali.
Mi offre la mano da stringere.
“Ehilà! Sono Bakax, come la va? “
Stringo la mano e con un sorriso dico: “Ehi! Sono Gregory e oggi ti farò il culo!”
Fa una risata nervosa.
“Eheheheh... eh?”
Tempo tre secondi e lo atterro.
“Piano piano! Quanta fretta! Ricominciamo...”
Ricominciamo e... come prima lo atterro.
“La luce mi ha accecato, riproviamo”
Guardo in cielo, solo nuvole.
“Certo, c’è un sole che spacca le pietre...”
Lo aiuto ad alzarsi e... lo atterro di nuovo.
“Non vale! Mi stavo aggiustando le scarpe!”
Guardo le sue zampe.
“Ma tu non hai scarpe...”
“Infatti!”
E mi atterra. Mi siedo e mi pulisco il viso con la manica.
“Ti piace giocare sporco, eh? Va bene, giochiamo!”
Inizio a prenderlo a pugni, lui fa lo stesso. Non si capisce più nulla. Ci rotoliamo nel fango cercando di colpirci. E’ sopra di me e sta per colpirmi al viso, quando viene preso per un braccio da Alistair.
“Che stai facendo?”
Alza lo sguardo verso di lui.
“Gli do un pugno.”
“Perché? Qual è la tua tattica?”
“Picchiarlo selvaggiamente finché non implorerà pietà.”
“Due cose: uno, questa non è una tattica. Due, guarda in basso.”
Uscito il mio fedele coltellino, glielo punto contro.
“L’avversario potrebbe essere armato, ma qui questo rischio non si corre.”
Prende il mio coltellino.
“Qui non si usano armi.”
Lo butta via.
“Bene, ricominciate.”
“Il coltellino...”
Detto questo, Bakax mi salta al collo.
Lottiamo fino a quando restiamo senza fiato.
“Pausa?”
Mi chiede con il fiatone.
“Pausa.”
Ci sediamo l’uno affianco all’altro. Mi indica un punto.
“Guarda lì! Quel piccoletto non ha speranze!”
Giro lo sguardo e vedo Kyle, ritto di fronte ad un Tank venti volte più grande di lui.
“Quello se lo mangia!”
Il Tank attacca... e Kyle lo evita. L’armadio perde l’equilibrio e cade. Il ragazzo lo osserva mentre si rialza. Ho paura per lui, non vorrei guardare (mai fare arrabbiare un tank), ma la curiosità è più forte, in più vorrei vederlo soffrire quello stronzetto. ‘Fagli male, ma non tanto.’ Dice una vocina dentro di me. Il tank si prepara a dargli un pugno, ma prontamente, Kyle gli afferra il polso con la mano sinistra e lo fa cadere spingendolo dalle spalle e mettendo un piede dietro la sua gamba. Si mette su di lui bloccandolo a terra e mettendo un braccio sulla gola per strozzarlo. Poi gli dà una gomitata alla tempia e il tank, dallo stupore o a causa del colpo, perde i sensi. In tutto questo, che è durato meno di cinque secondi, io e Bakax lo guardiamo basiti.
“Dimmi che non ho visto quello che ho visto...”
“Porco troll...”
Kyle alza la testa di scatto e ci guarda faceno un sorrisino a mezza bocca.
“Incredibile, eh?”
Ci giriamo e saltiamo tutti in aria. Alistair è dietro di noi che si tiene il cuore.
“Chi vi ha detto di fermarvi? Continuate! Imparate qualcosa da lui, non avrà tutta questa forza, ma usa la testa!”
Detto questo sbatte le nostre teste l’una contro l’altra.
“Voglio sangue!”
E se ne va. Io mi massaggio la testa e mi giro verso Bakax.
“Una volta ce l’avevo la testa...”
“Lo so, mio padre fa sempre così...”
“Già...”
Mi massaggio la testa, ma mi blocco di scatto e mi giro verso di lui.
“Aspetta... cosa?”
“Sì, è mio padre!”
“Sei suo figlio!”
“Già!”
E si mette a ridere. Che ride??
“Che ridi?! Un momento…”
Alzo il dito e il mio viso si illumina come se avessi fatto la scoperta più eccezionale del secolo.
“Ora ho capito” Dico puntandogli contro il dito. “Partecipi a questo corso perché sei raccomandato!”
“Ehi!! A chi hai dato del raccomandato?!” E mi risalta addosso.
 
Finito l’addestramento, io e Bakax zoppichiamo fino in camera con i mezzi elfi che ci trotterellano accanto.
“La prossima volta ti annodo la coda…” Dico a Bakax, il quale non mi degna della minima attenzione. Ha l’aria sognante, con un sorriso ebete stampato sul volto. Gli schiocco le dita le dita davanti gli occhi per cercare una reazione da parte sua che finalmente arriva.
“Si può sapere che ti è successo, a parte essere caduto dal lettino da piccolo, intendo…”
“Ho visto il paradiso…”
“Cosa?”
“Quel tank contro cui ho lottato alla fine…”
“Intendi quello che ti ha martoriato?”
“Esatto! È bellissima…”
“Solo se ti piace il tipo supercorazzato, iperpompato e immensamente spaventoso!”
L’amore è cieco, ma Bakax ha perso tutti i sensi!
Apro la porta della mia camera e mi blocco con ancora la mano sulla maniglia.
Un tizio un po’ troppo pomposo, fin troppo elegante per i miei gusti, con una spada che gli spunta da dietro una spalla, si gira verso di noi e si inchina.
“Buondì messere. Sono Chan Fri Zi, da Atlas, una terra nel lontano oriente. È un piacere fare la vostra conoscenza!”
Rimango interdetto. Ok, estremamente pomposo!
“Ehm… ciao?”
Spunta Kyle da sotto il mio braccio.
“Ah! Dev’essere lo studente dell’Erasmus!”
“Era… era-che? Si mangia?”
Sbuffa.
“Non pensi ad altro!”
“Ma ho fame…”
“Ora che mi sovviene, avverto un certo languore anche io. Il viaggio è stato lungo e la mia pazienza è stata provata da tutti gli impedimenti affrontati lungo il percorso.”
Analizzo il suo discorso parola per parola.
“In poche parole… hai fame e sei stanco, giusto?”
“Esattamente, mio carissimo amico.” E mi mette una mano sulla spalla. Gliela levo con due dita, non si sa mai che malattia potrebbe avere questo… coso.
“Ah ah… non mi toccare, non abbiamo tutta questa confidenza!”
Kyle si schiarisce la voce.
“Ma se appena conosciuti mi stavi saltando addoss… Ahi!”
Gli do una pedata sullo stinco.
“Zitto…” Gli sibilo contro.
“Va bene! Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti!”
E così ci avviamo tutti verso la mensa.
Bakax è seduto al tavolo, ma quando mi vede entrare si fionda verso di me e mi prende per le spalle.
“Basta, ho deciso. Mi dichiaro...”
“…colpevole di idiozia?”
Mi dà un ceffone sulla nuca.
“Che ca-“
“Sono serio! Adesso vado da lei e le prometto eterno amore!”
“E che ne sai tu dell’amore? L’hai conosciuta un’ora fa!”
“Perché, tu che ne sai?”
Serro la mascella e deglutisco.
Kyle mi rivolge uno sguardo interrogativo.
“Ah… spostati!”
Spingo il draconico in malo modo e giro sui miei passi.
“Non ho più fame, me ne torno in camera”
E me ne vado.
“Ma cos’ha?”
Kyle si stringe nelle spalle.
“E che ne posso sapere io…” dice imbronciato, tornando in corridoio.
In camera, apro uno di quei finestroni e mi siedo sul cornicione esterno alla struttura. Incrocio le mani e ci appoggio la bocca, i ricordi mi investono come le onde sulle scogliere di Moher.
“Disturbo?”
Mi giro e mi viene un coccolone. Kyle, appoggiato al davanzale del finestrone mi guarda con fare apprensivo. Si issa ed esce fuori, calandosi accanto a me e sedendosi mentre mette le gambe ciondoloni. Poi guarda di sotto e rabbrividisce.
“Che fa, hai paura delle altezze?”
Si volta di scatto verso di me.
“Chi? Io? Completamente… è solo che c’è una brezza così…” e nel mentre si ritira verso il muro.
“Hai paura delle altezze.”
Arrossisce.
“Non è vero… ok, forse un pochino… ma solo a volte!”
“Certo, come ti pare.”
Stiamo in silenzio per qualche minuto. Poi mi chiede: “Cos’era?”
“Cos’era cosa?”
“Lo sai.”
“No che non lo so.”
Sbuffa spazientito.
“Hai trattato male quel draconico.”
“Ora non ne ho il diritto?”
Si gira guardandosi i piedi.
“È che non mi pareva giusto… tutto qui…” ha l’aria da cane bastonato.
“Dai, non fare così, mi fai sembrare il cattivo della situazione!”
“È solo che… non lo so, penso ci sia rimasto male…”
“Da quando ti interessa delle persone?”
Sbuffa di nuovo, stavolta soffiando via una ciocca di capelli.
“Non sono mica uno stronzo!”
“Beh...”
“Zitto! Fammi finire. Perché l’hai trattato così?”
Ci penso su un attimo.
“Non mi va di parlarne…”
Mi guarda sempre con quella sua aria docile, quasi con gli occhi da cucciolo.
Cerco di distogliere lo sguardo, ma quando mi volto è ancora là che mi fissa, sta volta i suoi occhi sembrano più grandi.
Provo  a resistere, alla fine gli devo mettere una mano sulla faccia per non vedere più quella sua espressione.
“Va bene, hai vinto! Gli chiederò scusa!”
Lo sento sorridere sotto la mia mano. Me la sposta.
“Allora… andiamo?”
Rientriamo nella stanza.
“Ma adesso glielo devo chiedere?”
Mi restituisce la pedata sullo stinco.
“Ahi! Va bene… ci vado.”
Andiamo tutti e due da Bakax.
“Ehi amico… “
Si gira verso di me.
“Scus…”
Kyle mi fa segno con la testa di andare avanti. Faccio un respiro profondo.
“…scusami.”
“Di cosa?”
Mi gratto il collo.
“Per prima… insomma, ci sei rimasto male…”
Scoppia a ridere.
“Sentimentale!”
“Cosa? Non ci sei rimasto male?!”
“No! Ahahahahah!”
Ridacchio minacciosamente mentre mi giro verso Kyle.
Cerco nella stanza Kyra per vedere se sia presente e, in tal caso, se ci stia guardando. Non la vedo da nessuna parte, perfetto! Ho il via libera per ascoltare quella mia vocina interiore che mi suggerisce di picchiarlo a morte.
“Kyle, vieni con me in corridoio un secondo…”
“Grazie, ma rifiuto l’offerta e vado ava…” Lo prendo per il collo. “A-andiamo”.
Nel corridoio, camminiamo finché non trovo uno sgabuzzino libero. Lo spingo dentro e mi richiudo la porta alle spalle.
“Ehm… che vuoi fare?”
“Nulla, solo romperti il culo.”
“Aspetta… cosa?!”
Lo prendo per la maglietta e me lo avvicino per dargli un pugno, ma mi spinge via con tutta la sua forza.
“Toglimi le mani di dosso, maniaco!” Mi urla contro. Apre la porta e corre fuori. E chi mi ritrovo davanti? Esattamente! Kyra…
“Che sta succedendo qui?”
“Niente!”
Kyle torna indietro e mi dà uno schiaffo.
“Non ti avvicinare a me!”
E se ne va. Kyra mi prende per un braccio, mi fa girare e… mi dà uno schiaffo.
“Che hai fatto a mio fratello?!”
“Niente, lo giuro!”
“Tu menti! Gli stavi per…”
“Gli stava per…cosa?”
È Yesmallion, che troneggia su di noi.
“Ah! Questi ragazzi… che devo fare con voi? Bene! In punizione!”
“Per cosa?!” Chiediamo all’unisono io e Kyra.
“Così, ne ho voglia. Andate nelle cucine a dare una mano!”
Così dice e ci lascia.
“Vecchio bastardo!” sbotta Kyra.
“Per una volta sono d’accordo con te!”
Sospira. “E va bene, andiamo.”
Cosa può succedere di peggio?

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Le fiamme lambiscono la casa.
Non riesco a muovermi, sono paralizzato. Una voce urla dall’interno, grida il mio nome, la sento dovunque e da nessuna parte, come l’aria attorno a me.
È un urlo disperato che si affievolisce ad ogni respiro.
Il mio cuore accelera, devo salvarla!
“Greg...”

Provo a camminare, piedi collaborate! Mi tendo verso quell’inferno, ma solo la parte superiore del mio corpo si sporge. Voglio raggiungere quella casa!
“Greg...”
Ho la mano tesa verso la voce quando una balena attraversa la mia visuale...
U-una balena?
“Balena?”
Mi arriva uno schiaffo.
“Mi hai appena dato della balena?!”
La voce di Kyra e il suo manrovescio mi destano dal mio sonno.
La guardo cercando di mettere a fuoco la vista, poi mi massaggio la guancia.
“E questo per cosa? Ahi...”
Sta al lato del letto... aspetta, perché sono su un letto?
Mi guardo attorno e vedo che sono circondato dai miei compagni di viaggio.
“Si è svegliato finalmente!”
Mya dà di gomito a Varceyn che le allunga delle monete.
“Hai vinto...”
“Stavate scommettendo su di me?!”
Mya alza le spalle.
“Nah, solo sulla tua morte!”
Cerco di alzarmi per strozzarla, ma ricado subito.
“Non mi sento più le gambe... NON MI SENTO LE GAMBE!!”
“E certo! Te le hanno amputate!”
“E ME LO DICI COSÌ?!”
Mi tolgo la coperta di dosso e... le gambe sono ancora lì.
Varceyn  scoppia a ridere.
“NON SONO SCHERZI DA FARE!”
“Fra un po’ ti tornerà la sensibilità, è normale” dice Bakax, poi mi guarda negli occhi e mi prende il polso. Da quando ha avuto il posto di direttore nell’ospedale dell’accademia ha assunto una professionalità impensabile per uno come lui.
“Ok, che è successo? Perché sono su un letto d’ospedale?”
“Sei svenuto dopo aver ucciso una strega... tre giorni fa.”
“...cosa?”
In quel momento entra Yesmallion.
“Allegria, si è svegliato! Bene, vieni nel mio ufficio.”
“... non posso camminare al momento.”
“Allora quando ti riprenderai. Fa che sia al più presto, è molto importante come questione.”
Mi giro verso Bakax.
“Quanto devo stare qui?”
“Penso basterà solo un giorno di osservazione, domani ti dovresti essere ripreso. Adesso facciamolo riposare, andiamocene.”
Quella notte, una tranquilla notte, non lo fu per niente.
 
Questo è molto peggio.
Davanti a noi, file di piatti sporchi, torri da lavare.
“Qua non serve una mano, ma un miracolo...”
Kyra si rimbocca le maniche.
“Diamoci da fare!”
Arrivata al lavello si gira verso di me.
“Ti va di fare una sfida?”
“Sono tutto orecchie...”
Indica le pile.
“Chi ne lava di più vince. Ci stai?”
Ci penso su un attimo, poi stringo la mano che mi ha teso.
“Andata! Pronta a perdere?”
Ridacchia e inizia a lavare i piatti... ad una velocità impressionante.
“Non vale! Non mi sono neanche avvicinato al lavello!”
Porto con me una colonna di piatti, ma lei ha già finito la prima.
“Datti una mossa, sei lento.”
Comincio a lavare il più veloce possibile. All’inizio ne rompo un paio, meritandomi il soprannome di imbranato. Alla fine riesco a prenderci la mano e sono all’ultimo piatto della quarta fila, ho praticamente raggiunto Kyra, quando Kyle ci spunta da dietro facendomi cadere di mano il piatto del pareggio.
Sospiro, cercando di mantenere tutta la calma del mondo e dell’universo (altra parola sconosciuta, ma mi piace), e mi giro verso di lui. Lo vedo seduto su un bancone con una collana in mano.
“Sai che hai un tic nervoso al sopracciglio, maniaco?”
Dice indicandomi la faccia.
“Ringrazia che ho solamente questo di nervoso” sputo fra i denti. “Ho una calma degna di un santo, a questo punto ti ritroveresti le mie mani al collo... nel migliore dei casi. E- ahia!”
Kyra mi tira per un orecchio.
“Non minacciare mio fratello.”
“Non è una minaccia, ma una situazione ipotetica! Ora puoi lasciarmi andare?”
Kyle ride mentre giochicchia con il ciondolo arrotolandoselo tra le dita.
Un boato lo fa cadere per terra.
Alle sue spalle, una fiamma blu si sta facendo strada sui tavoli.
Un uomo corre verso di noi.
“Che ci fate ancora qua?! Uscite subito!”
Non ce lo facciamo ripetere due volte, voliamo verso l’uscita.
È il panico, gente che va, gente che viene. Mi guardo intorno spaesato, ho perso di vista i gemelli.
“Kyra! Kyle!”
“Siamo qua!”
Mi vengono incontro e tiro un sospiro di sollievo, quasi li abbraccio.
“Ma che è successo?”
Kyra scuote la testa, mentre Kyle pensa.
“Da quanto ho sentito, qualcuno ha scambiato lo zolfo con lo zafferano e ha preso fuoco...”
Aggrotto la fronte.
Il ragazzino inizia a tastarsi le tasche in preda al panico. Si gira verso la cucina e corre via, ma la gemella lo ferma per una manica.
“Si può sapere dove stai andando?!”
“La collana! È ancora dentro, non posso lasciarla là!”
Detto questo con uno strattone si libera dalla presa e corre nel caos.
“KYLE! NON PUOI...”
Sta per andare, ma la blocco.
“Così ti ucciderai! Ci vado io...”
SI gira a guardarmi.
“Ma così...”
La zittisco con un gesto.
“Hai vinto la gara, pago pegno. E poi, meglio io che te.”
E mi butto nella mischia.
La cucina sembra l’inferno. È tutto in fiamme.
Cerco con lo sguardo Kyle, ma non va oltre il metro a causa del fumo.
“KYLE!”
Sento qualcuno tossire.
“Greg...”
È la debole voce del ragazzino.
Non riesco a capire da dove venga, vado un po’ alla cieca, finché non tocco il tavolo.
“Continua a parlare, ragazzino. Non posso vederti. Dove sei?”
Ma non arriva nessuna risposta.
Il fumo mi soffoca, ma nonostante questo continuo la mia ricerca.
Vado a memoria, puntando verso i lavelli. Ed è lì, steso per terra senza sensi, che stringe ancora in mano quel maledetto ciondolo.
Gli do degli schiaffetti per vedere se si sveglia, ma niente da fare. Allora, lo prendo di peso e cerco di uscire da questo inferno. Miracolosamente, ci riesco.
Tossendo e lacrimando, lo appoggio a terra. Kyra accorre, quando lo vede in queste condizioni, quasi scoppia a piangere.
Appoggio l’orecchio sul suo petto per sentire se gli batte ancora il cuore. Fortunatamente, è ancora vivo.
“Qualcuno mi dia dell’acqua, subito!”
Non mi accorgo neanche dell’identità della persona, prendo il bicchiere che mi viene porto e lo verso sulla testa del mezzo elfo. Ma niente, non dà segni di ripresa.
“Dai! Svegliati!”
Gli continuo a dare schiaffi e in preda alla frustrazione gli colpisco più volte il torace.
Inizio a panicare e mi salgono le lacrime agli occhi. Finalmente spalanca gli occhi e tossisce, girandosi su un fianco.
Ricomincio a respirare, abbandonando la testa all’indietro.
“Grazie al grande Warlord, sei vivo!”
Kyra mi butta le braccia al collo.
“Lo hai salvato! Ti adoro!”
Mi schiocca un bacio sulla guancia e tira un ceffone a suo fratello.
“SEI UN IDIOTA, KYLE AMADEUS GREYWOOD! NON PROVARE PIÙ A FARE UNA COSA DEL GENERE!”
Lo urla fra le lacrime.
“SE TU FOSSI MORTO TI AVREI RESUSCITATO SOLO PER UCCIDERTI CON LE MIE STESSE MANI!”
Rimango basito, un po’ per la sua reazione, un po’ per la mancanza d’aria.
“Kyra, calmati... sta bene...”
“Ed è meglio per voi due!”
“Aspetta, che c’entro io?”
“Non lo so, ma c’entri!”
Scuoto la testa e lascio cadere la discussione. Cerco di recuperare un po’ di lucidità sdraiandomi e facendo respiri profondi, mentre sto con gli occhi chiusi.
Quando li riapro, mi ritrovo davanti dei piedi. Alzo un po’ lo sguardo e...
“PORCO TROLL!” Scatto in piedi. “Copriti vecchio, ti si vede tutto!”
Yesmallion incrocia le braccia.
“Sei tu che guardi sotto i vestiti delle persone.”
“Touché...”
“L’ho detto io che sei un maniaco.” dice Kyle, ancora mezzo morto a terra.
“Basta! Ditemi cos’è successo. Ma prima... questi due, qualcuno li porti in infermeria.”
Neanche il tempo di protestare che qualcuno mi solleva, neanche fossi una piuma.
“Le mie gambe stanno bene, posso camminare!” sbotto dimenandomi, finché non riesco a liberarmi e a poggiare i piedi a terra.
“Ce la faccio pure io...”
Lo poggiano a terra, ma quasi non si regge in piedi.
Mi faccio avanti e lo reggo.
“Lo posso portare io.” E ci avviamo senza aspettare una risposta.
Riesco a liberarmi del medico in meno di cinque minuti, alla fin fine non mi sono fatto niente.
Per Kyle, invece, passa più di un’ora. E le resistenze da parte sua non aiutano affatto.
“Vi ho detto che sto bene!”
Gli tocco la schiena, facendolo trasalire dal dolore.
“Tu non stai bene. Adesso zitto e fatti medicare!”
Sta per allontanarsi, ma lo prendo e lo faccio sedere sul letto, per poi alzargli la maglietta e bloccarmi.
Una cicatrice da ustione gli spicca sulla pelle chiara. Non è una bruciatura normale, ha la forma di un simbolo.
Mi spinge via, coprendosi di nuovo, evitando il mio sguardo.
“Vattene per ora.”
“Vuoi che torni dopo?”
Alza le spalle, lo prendo come un sì.
Passa un’altra ora, lo aspetto fuori, seduto nel corridoio. Mi sto per addormentare, ma dopo un po’ arriva il medico.
“Se vuole, può entrare. Dovrà stare una notte in osservazione.”
“Posso rimanere a fargli compagnia?”
“Se lo desidera.”
Vado a prendere il cambio per il giorno dopo e rientro in infermeria. Trovo il ragazzino seduto sotto le coperte, che osserva ancora quel suo ciondolo.
“Si può sapere cos’ha di tanto interessante quella cosa?”
Mi guarda in cagnesco.
“Lo so io... dovrebbe anche avere un qualche significato per farmi rischiare la vita, non ti pare?”
“E che fa, non ti va di dirmelo?”
Scuote la testa.
“No. E poi perché ti dovrei raccontare i miei segreti se tu non mi sveli i tuoi?”
Mi siedo davanti a lui.
“Di cosa parli?”
“Lo sai benissimo di che parlo! Sta mattina, con Bakax, quando ha accennato alla sua infatuazione per il tank e ti sei arrabbiato.”
“Ha detto qualcosa di poco gentile nei miei confronti, come se fossi una bestia che non ha passioni o sentimenti. Come avrei dovuto reagire?!”
“Non lo so, ma la tua non era sicuro rabbia da offesa. Nascondi qualcosa.”
“Tu non sei da meno. Siamo pari.”
Momento di silenzio.
“Ok ragazzino, se tu mi dici il tuo, io ti dico il mio.”
La sua faccia si illumina.
“Vai!”
Batto le mani soddisfatto.
“Vai!”
“Vai!”
“Vai!”
Si sistema le coperte.
“Eh... vai a farti un giro. Non voglio parlarne.”
“Quanto sei permaloso!”
Mi preparo un letto e mi sdraio.
“Be’, allora buonanotte!”
E detto questo mi addormento, neanche mi avessero dato una botta in testa!
 
Ancora fiamme, Kyra che mi supplica di salvarlo e io, nonostante il pericolo e la paura, entro a recuperare il ragazzino. Non vedo niente, sento solo una voce che mi chiama. Vado verso di quella, ma sembro bloccato in una palude. Grido il nome di Kyle, ma non risponde. Continuo ad avanzare nella melma, circondato dal fuoco che mi brucia e mi ostruisce la visuale.
Finalmente raggiungo un corpo.
... No, non può essere.

Mi sveglio urlando. Kyle è sopra di me che mi scuote e spaventato si mette a urlare. Urlo più forte per la sorpresa e lui mi dà uno schiaffo.
“Smettila! Calmati, era solo un incubo! Per Warlord, mi hai fatto venire un infarto... si può sapere qual è il tuo problema? Urlare così nel cuore della notte!”
Mi stropiccio gli occhi.
“Che ci fai sopra di me? Sarei io il maniaco poi?”
Accende una candela.
“Sembravi posseduto, ho cercato di svegliarti in ogni modo possibile e immaginabile. Avevo anche pensato di soffocarti, sai... per farti stare zitto e non dover buttare il tuo cadavere giù dalla finestre, ma...”
Mi prendo la testa fra le mani.
“Ti prego, smettila di parlare, Melody!”
Cala un silenzio imbarazzante.
“...il mio nome è Kyle...”
Mi volto a guardarlo.
“Lo so...”
Incrocia le braccia.
“Quindi, Melody è morta.”
Spalanco gli occhi e mi metto dritto a sedere, facendolo cadere dal letto.
“Come...”
“È vero?! Ho tirato ad indovinare!”
Stupido fortunato ragazzino.
Mi fissa con quei suoi occhi da cucciolo.
“Il fatto che tu abbia degli occhi eterocromatici rende la resistenza più difficile, smettila.”
Mi dà dei colpetti sul braccio per farmi segno di fargli spazio, poi si siede accanto a me... continuando a fissarmi.
“Ok, hai vinto! Te lo racconto...”
“Aspetta!”
Prende il cuscino dal suo letto e lo abbraccia, per poi fare segno di andare avanti con la mano.
“Seduto comodo?”
Annuisce.
“Ok, c’era questa ragazza... e ora non c’è più.”
“Fine?”
“Fine.”
“... fai schifo a raccontare storie! Racconta tutto, dall’inizio... su!”
Faccio un respiro profondo.
“Non lo dirai a nessuno, vero?”
“Neanche a Kyra? Non posso avere un segreto con lei, praticamente mi legge nella mente!”
“Se glielo dici, quello che è successo nell’armadio delle scope non sarà più un malinteso.”
Si blocca un secondo.
“Ti picchierò a sangue, che hai capito?! Mal pensante.”
“E tu maniaco!”
“Sei tu che capisci male!”
“Sei tu che mi vuoi stuprare!”
“Io non voglio niente! Basta adesso! La vuoi raccontata o no?”
“Ok..”
Altro respiro profondo.
“Va bene. È successo una decina di anni fa...”
“Aspetta, quanti anni hai?”
“Ventisette, ora non interrompermi!”
“Sei vecchio!”
“E tu un bambino, adesso zitto. Quindi, avevo all’incirca diciassette anni e campavo di scippi. Sai, mio padre era scomparso da un po’ e mia madre non l’ho mai conosciuta, in qualche modo dovevo pur vivere!
Un giorno, passa per il bosco questa carrozza, preda perfetta, no? Bene, dopo i movimenti di routine, che comprendevano un appostamento sugli alberi e un attacco dall’alto, riesco a tramortire il cocchiere e lo butto giù. Poi, viene fuori una ragazza.
Kyle, non mento se dico che era la ragazza più bella che avessi mai visto, mi ha fatto vacillare addirittura! Dopo un momento di incertezza, la blocco ad un albero per estorcerle i soldi.
Non ce l’ho fatta. Il modo in cui mi parlava, mi guardava, mi hanno fatto desistere. Sono dovuto scappare via, non ho avuto la forza di continuare e mi davo dello stupido per non essere riuscito a continuare! Cioè, doveva essere molto ricca, avevo perso una fortuna!
Ad ogni modo, dopo qualche mese metto su una banda, facevamo dei colpi grossi, come non se n’erano mai visti, ed ognuno più originale dell’altro!
Alla taverna dove c’incontravamo, durante una serata parecchio movimentata, abbiamo sentito questo nobile che parlava di un ballo, un ballo a cui ci sarebbero state tutte le debuttanti delle migliori famiglie. Un’occasione ghiotta per noi, non potevamo mancare.
Quindi prepariamo i nostri vestiti di scena e ci rechiamo al ballo, con un piano da far invidia ai re corrotti che ci sono al potere.
Non erro nel dire che a questa festa si era presentata tutta, ma dico TUTTA, la nobiltà del paese. Giovani donne in cerca di un marito per accrescere la loro ricchezza, opportunamente burattinate dai loro genitori, uomini con i soldi che fuoriscivano dalle tasche del panciotto e dai cilindri. Avevamo l’acquolina in bocca, dovevamo entrare in azione.
Sono carico, sto per partire, ma una risata mi fa voltare. È lei, la dama contro la quale non ho potuto nulla. Non può essere qui, non ora!
Vado verso di lei e intrattengo un’amabile conversazione con il suo gruppo. I suoi sorrisi, ragazzino, i suoi sorrisi potevano smuovere gli oceani e la sua voce era simile a quella di un’usignolo. Ma proprio in quel momento, i miei compagni iniziano. Avrebbero rovinato tutto, non potevo permetterlo! Prima che si accorgesse di ciò che stava accadendo, la conduco di nascosto sul tetto del palazzo e lì, noncuranti del frastuono ai piani inferiori, parliamo. Parliamo quasi tutta la notte e mi fermo solo quando vedo quei barbari uscire dall’edificio, proprio sotto di noi. Riesco solo a conoscere il suo nome e a darle appuntamento in una radura.
E là, in quella radura, inizio a vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Letteralmente... mentre l’aspetto nella radura, i miei ‘compagni’ mi fanno un’imboscata. A quanto pare non erano contenti del fatto che li avessi abbandonati durante il colpo per stare con una donna, quindi mi avevano seguito mentre andavo al luogo dell’incontro e appeso a testa in giù da un ramo di un albero, prendendo tutti i soldi che avevo con me. Che ingrati! Non solo avevo ideato il piano, ma li avevo anche guidati in molte avventure! Così, mentre ero penzoloni legato come un salame, arriva lei. All’inizio non mi vede, così la chiamo. Avresti dovuto vedere la sua faccia, era allibita! Esce un coltellino da non so dove e taglia le corde, ovviamente io cado a terra con tutto il mio peso piuma. Prima brutta figura. Scoppia a ridere e ride per 10 minuti buoni.
Dopo aver ripreso contegno e un colorito diverso dal porpora, riesco finalmente a salutarla adeguatamente. Era bellissima, aveva un vestito così... così... aveva un vestito; sembrava una principessa, nonostante non sopporti i pomposi reali, lei era degna di tutta la mia ammirazione.
Offrendole il braccio (sporco di terra) iniziamo a passeggiare. Ed è là, all’ombra di un faggio, che le rubo il primo bacio... e lei mi regala la prima sberla, seguita da un bacio sulla guancia. Molti fraintendimenti, molti segnali ambigui.
Da quel giorno, ho iniziato a incontrarla regolarmente. Ero felice, felice come un bambino in un negozio di caramelle. Sai, come quando c’è una bella giornata e ti viene semplicemente da sorridere? Ecco: lei era la mia giornata. Ma come durante tutte le belle giornate, arriva sempre una nuvola di pioggia. Quella nuvola si chiama Hector Eugene Cornhood, una nuvola molto scomoda. Bene, la relazione fra me e Melody era poco poco proibita, ma non me l’aveva detto mica lei! No! In piazza, un pomeriggio, il banditore annuncia un matrimonio: la famiglia Cornhood è lieta di annunziare il matrimonio prossimo dell’erede Hector Eugene con la primogenita della famiglia Ashrain, lady Melody.
Puoi immaginare il mio stupore e la collera. Alla prima occasione, le chiedo spiegazioni. Mi dice che non vuole sposarsi, che è un matrimonio combinato. La sua famiglia è in malora, hanno potuto trovarle marito soltanto grazie al loro buon nome. Ma Cornhood è un uomo pessimo, meschino e volgare. Mi prega fra le lacrime di portarla via. Che altro potevo fare se non accettare? La donna che amavo stava per sposare un altro, sarei rimasto di nuovo solo, solo al mondo. Non volevo. Non potevo.
Così, il giorno prima della data fissata per le nozze, scappiamo con pochi viveri in una casa nel bosco, mia vecchia dimora. Ma la fortuna non mi ha mai sorriso.
Caso voglia che il mancato marito si trovasse nei pressi della dimora Ashrain, per porre omaggi alla famiglia della promessa sposa. Quale momento peggiore per far scappare la suddetta dalla finestra della sua stanza? Ci pedina e ci osserva nel nostro focolare. Accecato dall’invidia a causa del suo giocattolino rubato, sfonda con un calcio la porta e mi minaccia con una spada. Ma non mi trova impreparato.
Subito, sfodero... un bastone. Ok, forse ero un po’ impreparato. Ma chi si aspettava di essere attaccato in casa propria?! Va bene, che gli avevo rubato la fidanzata, ma un po’ di tatto, Tanchris!
Ovviamente, mi taglia il bastone a metà e si avventa su di me, bloccandomi a terra.
In tutto questo, Melody esce il suo coltellino e lo lancia contro di lui, graffiandolo alla spalla.
Urlando esageratamente (era un graffietto! Neanche sangue gli usciva!), allenta la presa, dandomi la possibilità di afferrare quell’oggetto e pugnalarlo al fianco. Preso di sorpresa, scatta all’indietro, finisce contro il tavolo e fa cadere le candele che ovviamente avevo acceso per creare un’atmosfera romantica! Mai scelta fu più sbagliata. In meno di cinque minuti, prende fuoco la casa. Cornhood, per vendicarsi, colpisce Melody stordendola, per poi colpirmi alla tempia con l’elsa della sua spada. Poi si avvicina a me e mi sussurra parole che non mi dimenticherò mai: “goditi la tua puttana all’inferno, bastardo!”.
Non riesco a muovermi, mi manca il respiro. La vista si annebbia, i rumori rimbombano. La sua voce si distorce, fino a diventare una risata satanica, una risata che occuperà i miei incubi. Con la coda dell’occhio riesco ancora a intravedere un bastone incendiato. Lo prendo e lo colpisco dritto in faccia, per poi ricadere stremato sul pavimento. Cornhood urla dal dolore coprendosi il viso ed esce dal mio campo visivo promettendo vendetta. Davanti a me, la luce accecante del fuoco viene interrotta dalla figura del corpo di Melody, abbandonato sul pavimento. Le fiamme s’impossessano del vestito. Striscio verso di lei, ma proprio mentre sto per raggiungerla, una trave cade fra di noi, bloccandomi la strada. Una sola lacrima mi scende sulla guancia mentre perdo i sensi. Chiudo gli occhi, trovando il suo sorriso nell’oscurità, un sorriso spento dalle fiamme.
Mi risveglio nel bosco. Apro gli occhi alle ultime stelle. Le fiamme dell’aurora prendono il loro posto. Mi metto a sedere di scatto, ricordandomi dell’incendio. Il mondo ondeggia mentre mi metto in piedi. E crollo in ginocchio alla vista delle rovine della mia vita passata. Soltanto macerie carbonizzate davanti a me, un lembo di tessuto azzurro che spicca nel nero. Un’urlo disperato esce dalla mia gola, mentre le lacrime mi scorrono a fiotti. I primi raggi del sole iniziano a fare capolino fra le fronde, mentre il mio cuore sprofonda in un abisso. Uno di questi colpisce qualcosa che riflette la luce. Piangendo, mi avvicino per scoprire il coltellino. L’ultima cosa di lei. L’ultimo mio legame con lei. Lo stringo fra le mani fino a sanguinare mentre me lo porto al petto.”
Faccio una pausa pensando a tutto ciò che ho raccontato.
“Beh... questa è il mio segreto...”
Alzo lo sguardo verso Kyle e...
“M-ma stai piangendo?”
Affonda la testa nel cuscino e scuote la testa.
“Tu stai piangendo...”
“ Triste...”
Rialza il viso. Oh mio Dio, che tenero!
“Quanto sei tenero!!”
“C-cosa?”
Mi schiarisco la gola.
“Nulla... adesso a letto!”
Annuisce e scende. Rientra nel suo letto e si sdraia sotto le coperte, altrettanto faccio io.
“Greg...”
Mi giro verso di lui.
“Un giorno ti racconterò la mia storia, ma adesso sono stanco...”
“Tranquillo, quando ti sentirai.”
“ ‘Kay... notte...”
“Buonanotte.”
E ci addormentiamo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
Il risveglio non fu dei migliori.
C’è da premettere una cosa: sono sonnambulo. Ma non di quel sonnambulo che parla o dà calci mentre dorme, no! Sono quel genere di sonnambulo che di notte si alza e cammina senza rendersi conto di nulla.
Bene, quella notte avevo avuto un attacco di sonnambulismo.
I raggi del sole che entrano dalla finestra mi svegliano, ma pigro come sono preferisco alzarmi lentamente, prendendomi tutto il tempo. Così mi stiracchio un po’, ma qualcosa mi fa aprire gli occhi immediatamente.
“Non dirmelo...”
Ebbene sì, durante la notte mi sono alzato dal mio letto per andare in quello del ragazzino.
Oh mio Warlord! Ovviamente non mi sono limitato a sdraiarmi sul letto... l’ho anche abbracciato!! E adesso questo qua mi si è anche accoccolato contro! Però è tenero quando dorm... ritorna in te!
Tento di recuperare il braccio attorno a lui molto, MOLTO lentamente cercando di non svegliarlo.
Tentativo fallito.
Mentre muovo il braccio, la sua testa cade sul materasso, facendolo svegliare. Prego tutti gli dei che conosco affinché non urli come ieri... purtroppo sono ateo.
Dopo un attimo di smarrimento dovuto al brusco risveglio, mi vede e spalanca gli occhi. Così inizia a gridare. Urlo pure io e gli tappo la bocca.
“Perché ci dobbiamo svegliare sempre così?”
Mi scosta la mano e si solleva su un gomito.
“Sì può sapere che ci fai nel mio letto?!”
“Non hai prove che questo sia il tuo letto!”
Indica il mio.
“Sì invece! Tu dormivi là, è ancora disfatto... e ci siamo solo noi due in infermeria!”
“Noi due e il servo” Dico indicando un uomo che pulisce per terra. Ci giriamo tutti e due verso di lui e ci saluta, ricambiamo con un cenno, mentre se ne va.
Faccio un sospiro di sollievo mentre mi giro verso il ragazzino, pensando che abbia abboccato.
Invece mi guarda in cagnesco con le braccia conserte.
“Rispondi. Che ci fai qua?”
“Soffro di sonnambulismo.”
“Non inventarti scuse.”
“È la verità!”
“Serio? Ok... ora levati.”
E detto questo mi spinge giù dal letto.
“Hai questo brutto vizio di buttarmi giù dalle cose...”
“Ringrazia che non ti abbia buttato giù dal parapetto quella volta!”
E si sdraia sul letto di schiena, stringendo i denti dal dolore.
“L’avevo dimenticato..”
Mi avvicino a lui.
“Quanto sei cretino! Girati di lato che chiamo il medico.”
“Non ce n’è bisogno...”
Incrocio le braccia.
“Quindi se ti dessi una pacca d’incoraggiamento sulla schiena, ti farebbe piacere?”
“Provaci e ti arriva un pugno.”
Scuoto la testa e mi siedo sulla sponda del letto.
“Fammi capire, ti sei dimenato tutta la notte e solo ora senti il dolore?”
“...sì”
“Tu non sei normale.”
“Ha parlato...”
“Quindi, vado a chiamare il medico.”
“Non è necessario, ora passa.”
Gli alzo la maglietta, sulle bende stanno spuntando le prime macchie di sangue.
“Stai sanguinando.”
Si irrigidisce.
“... sto bene.”
“Come vuoi! Allora ti lascerò qua a dissanguare.”
Detto questo, aspetto.
E aspetto ancora.
“Greg...”
“Sì?”
“Mi fa male la schiena...”
“Vuoi che chiami il dottore?”
“Forse...”
Mi avvio a cercare il medico. Andandolo a cercare, incontro Yesmallion.
“Oh, ti sei svegliato! Bene, vieni nel mio ufficio.”
Dice mettendomi una mano sulla spalla e iniziando a spingermi verso lo studio.
Lo scosto gentilmente e mi allontano.
“Veramente stavo andando a cercare un medico per Kyle, non sta molto bene...”
“Eh certo che voi avete stretto un bel legame!” Dice dandomi di gomito.
“Già” Annuisco energicamente “Un bel legame d’amicizia! Amicizia. Am... perché fa l’occhiolino?”
Alza le mani a difendersi.
“Ehi, non giudico! Ormai siamo in un’era moderna...”
“Cosa vorrebbe insinuare?!”
Mi guarda con fare interrogativo.
“In che senso... voi due non siete una coppia?”
“Noi due... cosa?! No!”
“Scusa! Siccome vi vedo sempre assieme e conoscendo le preferenze di Kyle... ho pensato...”
“Lasci pensare i cavalli che hanno la testa più grossa!”
E detto questo mi allontano... un momento...
Mi giro di scatto verso il vecchio e gli vado incontro.
“Che preferenze ha Kyle?”
“Seriamente non lo sai? Io non ti ho detto nulla, tu non sai niente! Negherò fino alla morte!”
“Ma non mi ha detto niente! Come fa a negare qualcosa che non ha detto... dove sta andando?!”
“Ho tante cose da fare, sono molto impegnato!”
E scappa.
Non ci posso credere... Kyle... ok, forse ci posso credere!
Torno di corsa in infermeria, spalanco la porta.
“Tu sei omosessuale?!”
Il ragazzino si contorce in preda al dolore.
“Ma tu sei tutto scemo! Va a chiamare il dottore! Fa male!”
“Hai ragione! Il dottore... devo trovare un dottore!”
Mi chiudo la porta alle spalle e corro per il corridoio, chiedendo a tutti quelli che incontro se abbiano visto il medico.
Alla fine lo trovo nel bagno... impegnato a fare le sue cose.
“È occupato!”
“Zitto e alzati le braghe, il mio amico sta male.”
“Arrivo appena finisco, ora esci da qua!”
Non me lo faccio ripetere due volte, torno sui miei passi.
Arrivato dal ragazzino, cerco di calmarlo.
“Su, non può essere così terribile!”
Controllo le bende. Ok... è così terribile! Ha la schiena completamente intrisa di sangue.
“E meno male che dovevi stare solo una notte in osservazione! Chissà che ti ha fatto quel macellaio!”
“Fa male!”
“Lo so che fa male! Provo dolore solo a guardarti... va bene, ti faccio pensare ad altro, così ti passa.”
Stringe ancora di più i denti.
“Lo prendo come un sì. Allora... sei gay?”
“Ti pare il momento?!” Sputa fra i denti.
“Almeno così non pensi al dolore.”
Gli appoggio una mano sulla spalla e lancia un urlo.
“Scusa!” La ritraggo subito.
“Tu mi fai stare male!” ride e piange nello stesso tempo.
“Kyle, sei impazzito?!”
“Non lo so!”
“Hai una soglia del dolore pari a zero...”
“STA ZITTO!”
Mi fa saltare in aria. È impazzito.
“SONO GAY, VA BENE? G-A-Y! ADESSO STA ZITTO!”
“M-ma...”
“ZITTO!”
Mi afferra il polso e stringe con tutta la forza. Inizia a bruciarmi subito. B-brucia?!
Recupero il braccio e lo guardo... ho la sua mano stampata a fuoco!
“Cosa... Kyle?? Cos’è successo?!”
Finalmente arriva il medico. Mi scosta senza tante cerimonie e toglie le bende. Ha la schiena completamente ustionata. Eppure stava bene quando l’ho salvato... più o meno.
“Come...”
Il dottore si gira verso di me e chiama un’infermiera per farmi medicare il polso. Questa mi porta praticamente dall’altro lato della sala.
“Cosa gli succede? Che gli sta facendo?”
“Il dottore sa come curarlo, stia tranquillo.”
“Ma...”
“Non si preoccupi, per ora deve uscire.”
Obbedisco e vado fuori con le grida di Kyle dietro le spalle.
Ok, tutto questo non ha un senso... devo trovare Kyra!
Corro in lungo e in largo, ma non c’è nessuno nei corridoi. Mi affaccio ad una finestra e li vedo tutti nel campo addestramenti esterno, seduti in cerchio, al centro di questi una figura in piedi che parla e gesticola. Scorgo Kyra fra di loro, quindi mi fiondo per le scale, ma rallento quando arrivo fuori per non dare nell’occhio, quindi mi siedo dietro di lei. Tento di attirarle la sua attenzione lanciandole sassolini, ma lei fissa con sguardo sognante la professoressa, un elfo dalla figura alta e slanciata con lo sguardo severo ed affascinante al tempo stesso, anche lei dalle sfumature rossastre, a quanto pare è un gene comune agli elfi della zona. Tento di nuovo di chiamarla sottovoce, ma nessun risultato. Mi schiarisco la gola in modo plateale.
“Ha per caso qualcosa da dire lei, signor…”
Alzo lo sguardo verso la donna.
“Eh? No, nulla… comunque sono Carter, Gregory Carter.”
“Gregory Carter, ah? Non penso appartenga alla mia classe. Di certo non vogliamo disturbarla con le nostre noiosissime chiacchiere, ma dal momento che è qui, perché non mi assiste?”
“Assisterle? Certo.”
Mi alzo e la raggiungo al centro del cerchio. L’elfo mi tende una spada.
“Visto che avete già assistito ad un misero tentativo di azione furtiva, insieme al mio caro assistente vi mostreremo un po’ di scherma. In posizione, prego!”
Agisco e per darmi tono, faccio qualche strabiliante maneggio con la spada… che mi vola di mano dopo un colpo della professoressa.
Intorno a me si alzano delle risa.
“Avete visto bene? Perché questa sarà la posizione da evitare.”
Riprendo la spada e provo ad attaccare, ma mi schiva subito, dandomi poi un colpo di piatto sul sedere. “Troppo avventato. Pensa.”
Inizia a camminare in cerchio con disinvoltura, mentre io mi concentro su ogni suo movimento.
“Cari ragazzi, è tutto un gioco di gambe.”
Quindi mi attacca, io prontamente schivo… ma era una finta. In meno di un secondo mi ritrovo al suolo con la lama puntata alla gola.
“Le tue gambe sono tozze, come i tuoi pensieri. Quando attacchi, devi avere un appoggio sicuro. Bene, la lezione è già stata disturbata abbastanza, meglio finire qui per oggi. Domani, puntuali al campo per le 10. E signor Carter, mi aspetto la sua presenza.”
Le faccio il verso mentre mi alzo.
Kyra mi guarda male e si avvicina.
“Come puoi seguire gli insegnamenti di una tizia del genere?”
Mi pesta il piede.
“A differenza tua, lei sa cosa fare.”
“Mi fa antipatia a pelle quella.”
“Ma se è la più simpatica, dolce e premurosa professoressa che ci sia!”
I suoi occhi si illuminano, e passo una mano davanti per farla ritornare sulla terra.
“Stai descrivendo un cucciolo o… quella?”
“Ovviamente lei!”
Alzo una mano per ribattere, ma la lascio cadere subito.
“Sai cosa? Lascia perdere.”
Si riscuote e mi punta un dito contro.
“In ogni caso, che vuoi?”
“Solo una curiosità… perché Kyle mi ha bruciato?!”
Aggrotta la fronte.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
Le mostro il polso bruciato.
“Wow… e allora?”
“E allora, l’ha fatto solo appoggiandoci la mano sopra!”
Sbianca.
“…cosa? Dov’è adesso?”
“Ancora in infermeria.”
“Ma non doveva stare solo una notte in osservazione?!”
“Doveva, ma è peggio del previsto…”
“E me lo dici così?!”
Detto questo mi prende per il polso bruciato e mi tira via.
“Ahi ahi ahi, smettila!”
“Ma dirmelo prima no?!”
“Grazie alla tua spasimante no!”
Mi lascia andare quando raggiunge la porta dell’infermeria, sta per entrare, ma la fermo.
“Non puoi entrare ancora.”
“Non posso rimanere qui mentre mio fratello è là dentro a soffrire!”
“Sono sicuro che starà ben…”
Un urlo mi interrompe. Mi avvicino alla porta e busso.
“Va tutto bene?”
“Tutto bene un corno!” urla Kyle da dietro la porta.
Mi giro verso di lei.
“Visto? Sta già meglio rispetto a prima.”
Mi dà un pugno.
“Il mio povero naso…”
“Fammi entrare subito!”
La fermo e la trascino via fra calci e pugni. Da quando li ho conosciuti ho più lividi che pelle. Girato l’angolo la blocco al muro.
“Ti vuoi calmare? Non risolvi niente facendo così.”
“Non posso lasciarlo così! Mi sono ripromessa che non l’avrei fatto di nuovo! Dopo quella volta… io… io non…”
Inizia a balbettare, trattiene le lacrime. La osservo con tanto d’occhi.
“Kyra che ti succede? Tu stai piangendo.”
Riesce a spostarmi e corre in camera sua, sbattendosi la porta alle spalle, praticamente sul mio naso già martoriato.
Busso.
“Kyra, posso entrare?”
“NO!”
“Va bene!”
Sto per andarmene, ma i suoi singhiozzi me lo impediscono.
Busso di nuovo.
“Kyra… tutto bene?”
“No… no che non va bene… mio fratello è di nuovo da solo in un posto in cui non posso andare, non so che gli stanno facendo né che cos’abbia e non posso aiutarlo! Non va per niente bene!”
“Di nuovo?”
Non mi risponde.
Mi siedo appoggiando le spalle alla porta.
“Ne vuoi parlare?”
Ancora nessuna risposta, solo singhiozzi. Appoggio la testa alla porta e mi guardo a destra e a sinistra per vedere se arrivi qualcuno.
“O mio Warlord, è un casino tutta questa storia…”
Da dietro la porta sento Kyra piangere.
“Piccoli come siete, causate molti problemi!”
“Non fai ridere…”
“È un dato di fatto!”
Stiamo un attimo in silenzio.
“… ne vuoi parlare?”
Ancora silenzio. Poi sento strisciare al di là della porta.
“Io non posso lasciarlo là…” la sua voce è più vicina.
“E questo lo abbiamo appurato. C’è altro?”
Ça va sans dire che sei di una delicatezza…”
“…ça va sans-che?”
“Lascia perdere.”
Cala nuovamente il silenzio.
“Comunque, perché hai detto ‘di nuovo’?”
“È difficile da raccontare…”
“Ma se me lo dici forse ti posso aiutare!”
Sento un sospiro.
“Va bene… fino a sette anni fa, io e mio fratello vivevamo con i nostri genitori in una bella villa e avevamo tanti servi. I miei… loro erano delle brave persone... erano al servizio di Yesmallion e dell’accademia. Mi ricordo che molto spesso andavano via per interi giorni in alcune missioni, quindi io e Kyle passavamo le nostre giornate insieme a giocare o a studiare, sotto la supervisione del nostro precettore. Adoravamo quell’uomo, era un elfo anche lui ed era al servizio della famiglia di mio padre da generazioni! Ma avevano nemici… tanti nemici. Uomini, bestie… e anche altro. Ma quando erano a casa, stavano sempre con noi e ci insegnavano a combattere o a cavalcare.
Una notte però, abbiamo sentito un rumore. Avevamo solo dieci anni…
Mi ricordo che Kyle quella notte era sgattaiolato nella mia camera perché non riusciva a prendere sonno, era irrequieto.
Poi, la porta si è spalancata e mia madre ci ha ordinato di uscire, di scappare. Non ho capito tutto quello che ha detto dopo, solo che dovevamo correre. Così lo abbiamo fatto. Ma neanche il tempo di raggiungere papà che delle persone si sono riversate nei corridoi sbarrandoci la strada. Prima hanno preso mia madre, l’hanno uccisa davanti a noi, senza alcuna pietà. Poi hanno preso Kyle. Lo avrebbero ucciso, ma uno di quelli ha fermato colui che lo aveva preso. Si è avvicinato a me e mi ha preso il viso fra le mani. Mi ha guardata con un ghigno e ha detto che ci avrebbero venduti bene.
Ho cercato con lo sguardo Kyle e mi ha fatto segno di scappare. Poi, ha dato un morso alla mano di quello che lo teneva fermo e ha attirato l’attenzione su di sé. E io… io l’ho lasciato lì, da solo.
Lo hanno portato via… non l’ho rivisto per mesi.
Mi hanno portata qui, all’accademia, da Yesmallion e gli ho raccontato tutto. Si sono messi subito a cercarlo. Dopo mesi di ricerche, avevano perso le speranze. E dal nulla è riapparso.
Era cambiato, molto. Non ha parlato per giorni. Non so cosa gli abbiano fatto, ma di sicuro non lo lascerò di nuovo da solo. Non posso!”
Rimango senza parole.
“Non pensavo che…”
Apre la porta.
“Già, non lo pensavi. Io vado da lui, fermami pure se vuoi, ti trascinerò con me o ti tramortirò, scegli pure.”
E cosa mi rimane se non accompagnarla?

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
Ancora barcollando, mi ritrovo davanti la porta dell’ufficio di Yesmallion. Quel vecchio vuole parlarmi, chissà che novità ci sono.
Busso.
“Avanti”
Entro.
“Non è cambiato nulla dall’ultima volta che sono entrato qua, sempre lo stesso odore di vecchiume!”
“Il prossimo rettore porterà un pochino di aria nuova!” dice con una risata contagiosa.
Mi siedo davanti la scrivania, passando un dito sul bracciolo della sedia.
“Già, il nuovo rettore... il nuovo rettore?!”
“Sì, sono vecchio ormai, è ora che mi ritiri. Andrò in pensione.”
“E chi dovrebbe sostituirla?”
Si avvicina e mi mette una mano sulla spalla.
“E’ questo quello di cui ti volevo parlare. Sarai tu a sostituirmi.”
Non ho parole.
 
Ancora prima di entrare nell’infermeria, sentiamo le urla di Kyle. Ok, non sta reagendo bene. Apro la porta e vediamo il ragazzino che si dimena sul letto.
“Non avvicinatevi! State lontani da me!”
Classica reazione da bambino che non vuole la puntura.
“Kyle, è per il tuo bene. Collabora...”
“Voi non capite! Andate tutti via, subito!”
Rimango allibito. È una mia impressione o...
“Kyra... ma si sta illuminando?!”
“Temo di sì...”
I medici si allontanano di scatto dal letto, dopo inutili tentativi di fermarlo. Il mezzo elfo inizia a tremare, le vene delle mani che si colorano di un giallo luminoso, come se scorresse lava. In preda a convulsioni, cade dal letto. Cerca di rialzarsi, ma barcolla soltanto cadendo in ginocchio al centro della stanza, con le braccia incrociate al petto, piegato su sè stesso. Sul suo corpo, la lava continua a scorrere, il marchio sulla schiena che pulsa. Alza la testa di scatto e ci implora con lo sguardo, ci implora di scappare... ma anche di aiutarlo. La lava si ramifica sul collo e raggiunge il viso, convergendo intorno agli occhi, rendendoli rossi. È un rosso intenso, che non lascia posto al bianco della sclera. Le iridi di colore diverso si illuminano, poi prendono lo stesso colore delle vene. Delle lacrime di fuoco gli scendono sulle guance.
In un urlo straziante, si ripiega su sé stesso per poi inarcare la schiena, a braccia aperte e la bocca spalancata mentre il fuoco gli sgorga dal marchio.
E proprio quando sembra che stia per esplodere, Yesmallion entra recitando un incantesimo che fa apparire dal nulla dell’acqua e la getta sul ragazzino.
Ansimando, Kyle lascia cadere braccia e il capo, facendo sgocciolare i capelli. Gira la testa verso di noi.
“Grazie...” E sviene di lato.
“Sinceramente non avete pensato a buttargli dell’acqua? Lo sanno anche i bambini che per spegnere il fuoco devi usare l’acqua!” dice Yesmallion per sdrammatizzare. Kyra è sconvolta... e come darle torto! Suo fratello stava facendo fuoco e fiamme... letteralmente!
“Ok, qualcuno qui mi deve delle spiegazioni!”
“E le avrai Gregory, venite nel mio ufficio.”
Indico Kyle.
“E lui? Lo lasciamo lì, svenuto sul pavimento?”
“Hai ragione, mettetelo svenuto sul letto!”
Il gelo! Battute squallide in momenti inappropriati, cosa c’è di peggio?
“Dai, scherzo! Lo metteremo in una camera protetta con incantesimi. Andrà tutto bene!”
Kyra si gira verso lo stregone.
“Tutto bene?! Stava per esplodere e mi dice che andrà tutto bene?!”
Gli salta letteralmente al collo. Gliela stacco di dosso con la forza e la tengo ferma.
“Veniamo, ma le sue spiegazioni dovranno essere esaustive!”
Arrivati nel suo ufficio, ci fa accomodare e ci offre una bevanda calda, che sorseggio con piacere.
“Comodi? Siamo calmi? Bene. In poche parole... Kyle è maledetto.”
Sputo tutto in faccio a Yesmallion, che con molta calma si pulisce. Riprendo a bere.
“Come stavo dicendo , Kyle è maledetto. Penso abbiate già capito che quella bruciatura sulla schiena non è una semplice ferita. È un marchio. Con esso, il potere di uno stregone molto potente è stato racchiuso in lui.”
“Di chi si tratta?” Chiede Kyra.
“Randall Soulbringer.”
Kyra trattiene il fiato. Non ho idea di chi sia...
“Chi?”
Yesmallion si alza e si avvicina a una delle finestre. Ci dà le spalle
Kyra si volta verso di me con sguardo vago, incominciando a parlare.
“Era il più potente stregone mai esistito. Stava per conquistare il mondo con le sue truppe una decina di anni fa. Tutti i popoli si sono alleati e l’hanno affrontato nella grande battaglia di Talonis. Ci furono... molte perdite quel giorno, ma sono riusciti a sconfiggerlo. Lo hanno ucciso.”
“Non del tutto. I suoi seguaci sono riusciti a salvare il suo potere. Dovete sapere che molto tempo fa, non era così. Era uno stregone nella norma, senza infamia e senza lode. Stravagante, questo sì. Molto ambizioso. La sua sete di potere lo condusse alla rovina. Più migliorava, più desiderava. Mi ricordo che faceva discorsi deliranti insieme alla sua cerchia. E i suoi amici lo ascoltavano affascinati. Anche io facevo parte di quelli. Ma al contrario di loro, non mi lasciavo aggirare da tutto.
Per diventare ciò che è diventato ha fatto cose orribili. Ha versato molto sangue innocente in onore di un dio che gli prometteva il mondo. Quel suo idolo, era un demone della più terribile specie, Kesur si chiama. Alla fine, decise di fare un patto con lui, offrendo la sua anima per ricevere il potere assoluto.
Quando venni a sapere ciò che aveva fatto, mi allontanai.
In quella battaglia, ho combattuto in prima linea e la mia spada ha assaggiato il suo sangue. L’ho visto morire con questi miei stessi occhi e lo credevo tale fino a sei anni fa. Poi, è arrivato Kyle.”
Fa una pausa per ricordare, aggrotta le sopracciglia nello sforzo.
“La prima volta che il suo potere si è manifestato, l’ho riconosciuto subito. Il marchio... di quello non me n’ero accorto, ma è stata la conferma. I seguaci di Randall sono riusciti ad imprigionare parte della sua forza vitale nel suo corpo, attraverso un sigillo.”
“Intende il marchio? Ma perché proprio Kyle? Perché lui e non un altro?”
“Voi gemelli appartenete ad un’antica dinastia nella quale scorre un sangue diverso. I Graywood sono nati dall’unione fra il primo stregone, colui che è riuscito a scacciare Kesur, e la regina degli elfi. Molto probabilmente è per la magia che vi scorre nelle vene che lo hanno scelto... non lo sapremo mai...”
“O forse sì!”
Si girano verso di me.
“E come potresti tu, uno sconosciuto, farti raccontare una storia che si è rifiutato di accennare persino alla sua sorella gemella?”
Sconosciuto? Io? Mantieni la calma Greg!
“Fate fare a me... nel frattempo, che ne direste voi di ascoltare ciò che dice da dietro la porta?”
“Non funzionerà mai!”
“Be’, se non ci proviamo non possiamo saperlo.”
Yesmallion si avvicina.
“Potremmo torturarlo...”
Kyra si avvicina minacciosamente a lui.
“Potrei ucciderti seduta stante!”
“Facciamo come vuole Greg! Andiamo.”
 
Yesmallion ci conduce alla stanza in cui hanno messo Kyle. Bussa tre volte, gli chiedono chi è.
“Seriamente me lo chiedi? Chi vuoi che sia, la fatina buona? Ti ho esplicitamente spiegato che avrei bussato tre volte dopo un’ora dall’arrivo del ragazzo! Hai l’intelligenza di un varano schiacciato da un calesse! Apri immediatamente!”
Pancrazio spunta dalla porta.
“Mi dispiace grande, GRANDE..”
“Sì sì, grande Yesmallion, va bene, fammi passare!” dico scavalcandolo, per poi spingerlo fuori con il piede e chiudere.
Nella stanza c’è solo un letto, sui muri sono incisi degli incantesimi. Kyle, seduto con la schiena dritta, mi dà le spalle.
“Ti senti meglio?”
Annuisce.
“Non piangere...”
Si gira verso di me, è tranquillo.
“Non sto piangendo.” E si rigira.
Mi siedo sul letto accanto a lui. In modo impacciato cerco di abbracciarlo, mentre mi guarda storto.
“Che... stai facendo?”
Gli do delle pacche sulla spalla, cercando di toccarlo il meno possibile.
“Su su, fatti cor...”
“Smettila subito, sono in imbarazzo per te”
“Ma siamo solo noi due in questa stanza!”
“Fa lo stesso, non sai abbracciare... e poi non hai paura di rimanere bruciato?”
Mi rimetto dritto guardando dalla parte opposta a lui.
“No... per niente” dico mentre mi allontano. “Solo che...”
“Solo che? Lo sapevo... avete paura di me.”
Si alza con le braccia conserte.
“No, Kyle! Non è che abbiamo paura di te! Siamo solo... sconvolti dal fatto che tu abbia preso fuoco di tua spontanea volontà!”
Si gira con le lacrime agli occhi.
“Be’, scusa se non posso controllarlo!”
“Controllare cosa?”
Si mette le mani fra i capelli.
“Quella cosa! L’hai visto! L’avete visto! Io non...”
Si ferma un attimo per calmarsi.
“Io non ho il controllo su tutto questo. Cresce dentro di me e diventa sempre più forte e mi distrugge. Cerco di tenerlo ingabbiato, ma non posso controllarlo!”
Scoppia in lacrime, cerco di raggiungerlo, ma alza le mani per tenermi lontano.
“Ti prego, stammi lontano! Sento la rabbia che monta e non posso trattenerla!”
Ovviamente non gli do retta, attraverso in un passo la stanza e lo abbraccio. Smette immediatamente di fare la qualsiasi.
“Greg...”
“Sì?”
“...perché adesso abbracci bene?”
“Perché da seduto mi viene male... e poi ero imbarazzato.”
“Capisco...”
Lo faccio sedere sul letto, incrocio le gambe e allaccio le dita intorno al ginocchio.
“E quindi, da quando sei così?”
Si rimette a piangere.
“E mamma mia, sei troppo sensibile! Se piangi ogni cinque secondi non finiamo più!”
“E tu hai il cuore di pietra... così non aiuti...”
Riprendo a battergli la mano sulla spalla.
“Tranquillo, non fare così, ci sono qua io.. contento?”
“Ti giuro che se smetti ti racconto vita, morte e miracoli!”
Obbedisco.
“Bene... più o meno sai qualcosa?”
“Solo che sei stato rapito.”
Annuisce.
“Ok. Dopo che... dopo che Kyra è scappata, beh... non so benissimo cosa sia successo. Mi ricordo solo che prima ero a casa mia e dopo mi sono svegliato in questa caverna, legato. Ho sentito che volevano vendermi o qualcosa del genere. Mi si avvicina questo tizio, aveva il volto coperto da una maschera, si china e mi guarda in faccia. Poi fa un gesto con la mano e altre due persone mi prendono e mi portano sul un tavolo. Poi... poi..”
Aggrotta la fronte.
“Poi? Che succede?”
Mi guarda con espressione vuota.
“Io.. io non ricordo. So di ricordare qualcosa... ma non riesco a...”
La porta si apre di scatto, Yesmallion e Kyra cadono all’interno della stanza.
Io e Kyle ci giriamo a guardarli, il ragazzino si alza, furioso in volto.
“Voi! Voi stavate origliando!”
Si alzano in piedi.
“Ma no, ma no, ragazzo! Ci siamo ritrovati qui per caso e... diglielo Kyra!”
Abbassa gli occhi dalla vergogna.
“Voi avete sentito tutto! E tu...” Si gira verso di me e mi mette spalle a muro. “Tu eri d’accordo con loro!”
“Ma no Kyle... io...”
“Sta zitto! Mi fidavo di te! E tu mi hai tradito!”
Il fuoco gli spunta di nuovo nelle vene. Si guarda le mani e scuote la testa.
“No... sta volta non posso.”
Chiude le mani a pugno e corre fuori dalla porta, spingendo via tutti. Lo inseguo, ma è troppo veloce.
“Damn it! Come fa a correre così veloce se ha le gambe così corte?! Dov’è andato adesso?”
Arriva Kyra, che mi dà uno spintone.
“Hai visto? L’hai fatto scappare via!”
“Io? Io non sono mica caduto dentro inciampando nella porta!”
“Quella è stata colpa di Yesmallion!”
Arriva il diretto interessato.
“Colpa mia? Colpa vostra che ve lo siete fatto scappare! Adesso andate a riprenderlo, subito!”
Kyra giunge le mani e guarda fuori la finestra.
“Ma quel ragazzo non sa stare da solo! Adesso chissà dov’è... sperduto, confuso e al freddo...”
“Ma al freddo cosa che quello incendia la flora!”
Mi guarda male e sta per caricarmi un pugno. Mi allontano.
“Va bene, non mi picchiare. Andiamo a cercarlo, vah...”
 
Kyle POV
Corro fino ad arrivare alle soglie del bosco. Non riesco a ragionare, mi devo calmare o quel mostro riprenderà possesso di me. Mi guardo le mani, si stanno già scaldando.
Devo riprendere controllo di me!
Ad un certo punto sento una musica provenire dall’interno della foresta. La seguo, finché non mi ritrovo in una radura. Qui, cinque folletti stanno cantando... ok, c’è qualcosa che non va con le medicine che mi hanno dato. Uno porta un cappello ed ha i capelli lunghi e la barba, il secondo è magro magro, con un po’ di barbetta e la voce alta; accanto a lui, un folletto particolarmente alto, biondo e con il mento pronunciato; un folletto femmina con i capelli biondi e un sorriso a mezza bocca ed infine un folletto... nero, che sputacchia e rumoreggia. Mi salutano con la mano.
“E voi chi siete?!”
Parla il biondo.
“Noi siamo i Pentapixies!”
“No, questo non è normale...”
“Perché, le fiamme che ti spuntano dalle mani sono normali?!” dice il magrolino.
Il folletto nero si avvicina e, per parlare, mi sputa nelle mani.
“Ma che schifo!”
“Kevin, ma che fai?!” Dice il folletto con la barba e la voce stranamente bassa.
“No... sto impazzendo...”
“È molto probabile, ragazzo!” dice l’ultima, dandomi una pacca sul ginocchio.
“Ok, piacere di avervi incontrati, ma adesso temo di dover andare via... di corsa!”
Riprendo la mia corsa.
“Non ti dimenticare delle nostre canzoni! Ricorda di comprare i nostri libri con i testi: Pentapixies vol.1, 2 e 3... e anche quelli di natale!” mi urla il biondo.
“Certo... lo farò!”
“E.. non ti dimenticare di iscriverti al nostro fanclub!” Mi dice quel folletto con la sua voce bassa e molto calda.
Mi fermo un secondo.
“Ma almeno non potete cambiare canzone?”
Iniziano a cantare una canzone che parla di fuoco... azzeccata, ma...
“Qualcosa con un po’ più di ritmo?”
Ne cantano un’altra che parla di un mostro imprigionato... molto meglio!
Sto impazzendo, inizio ad avere le visioni! Continuo a correre fino a rimanere senza fiato. Mi fermo un attimo, appoggiandomi ad un albero, ma quando scosto la mano, scopro di aver bruciato la corteccia. Qualche altro passo e mi ritrovo all’entrata di una caverna, forse, con un po’ di buio e di fresco mi calmerò.
Entro disperato, alla ricerca di un po’ di pace.
Ok, quando volevo oscurità non intendevo così tanta. In questo caso mi viene incontro il fuoco che mi scorre nel corpo. Esco a prendere un ramo e creo una torcia, per poi inoltrarmi nuovamente nell’antro.
È stranamente familiare... i ricordi riaffiorano.
Un coltello, delle persone incappucciate attorno a me, io legato ad una lastra di pietra... poi dolore ed una luce abbagliante che mi entra nel corpo. Oh mio Warlord...
“Basta, per favore... basta!”
Lascio cadere la torcia, che si spegne. Incomincio a tremare... non è possibile!
Sento dei passi dietro a me, rimbombano nel silenzio della caverna.
“Ma bene... il giovane Kyle Greywood. Dimmi, come si sta con il potere di Soulbringer dentro di te?”
Alzo la testa, fissando l’oscurità. Questa voce...
L’uomo con la maschera a metà faccia si ferma davanti a me e si china per guardarmi in viso.
“Sapevo che prima o poi saresti venuto tu da me. Hai portato a termine il tuo compito, è ora di cedermi il fuoco, ragazzo.”
Dice prima di stordirmi.

Angolo degli autori
Salve salve salve! Ci scusiamo per il ritardo nella pubblicazione, ma questa settimana siamo impegnati con il Taormina film festival. Per lo stesso motivo la prossima domenica forse non riusciremo a pubblicare il sesto capitolo, in tal caso slitterà a domenica 28.
Comunque, vi auguriamo una buona settimana!
Baci
Eli & Gae.

p.s. scriveteci in una recensione cosa pensate di questa storia ^^
p.p.s i Pentatonix regnano!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
“Siamo tutti?”
Le ricerche per Kyle stanno iniziando, gli studenti della scuola sono stati divisi in gruppi di sette, questo servirà anche da addestramento. Conto le persone attorno a me.
“Sei… ne manca uno.”
Mi avvicino a Kyra, disperata per la scomparsa del fratello.
“Hai avvertito Gianfrizzi?”
“Chi?” dice esasperata.
“Lo studente erasmus.”
“Ah… Chan Fri Zi! Ma non dovevi avvertirlo tu?”
“No! Era compito tuo!”
Alza le braccia in aria.
“Con tutto quello che sta succedendo ti pare il caso di chiedermi robe?!” e corre via verso l’accademia.
“Femmine… psicopatiche” Mi arriva una scarpa in testa.
“Ti ho sentito!” Urla Kyra da lontano.
Corre finché non si scontra con lo studente erasmus.
“Chan… tu.. gruppo… ricerche…” Prende fiato. “Andiamo!” fa segno con la mano e si gira. Fri Zi la prende per le spalle.
“Acquietati donna, ritrova il senno.”
“Ok. Sono calma, adesso lasciami e andiamo.”
Si incamminano verso di noi. Si volta un secondo verso i lui.
“Si può sapere come sei stato avvertito?”
“Una gentil dama con un’acconciatura non usuale mi ha ragguagliato sulla vostra partenza, non rammento il suo nome, purtroppo.”
Si fermano davanti a noi. Perché dev’essere così complicato questo ragazzo?
“Avete portato anche il traduttore per Chan Fri Zi? Perché non ho la testa di decifrarlo.”
Il terreno dell’accademia – sorprendentemente  vasto - è stato diviso in zone, così da facilitare le ricerche, a noi è stata affidata la zona est, il bosco. Vi entriamo, la luce della luna quasi del tutto schermata dalla chioma degli alberi. Il posto mi riporta a tanti ricordi di scorribande. Yesmallion e Tyra guidano il gruppo, essendo loro molto familiari con il bosco… più Tyra che il vecchio, essendo un elfo silvano.
Il buio però è uno svantaggio per Bakax, che continua ad inciampare e a venir sollevato da Saffron, il tank di cui è innamorato. Sono così… impacciati! Tutti sorrisini imbarazzati e occhiatine rubate, mi fanno venire il voltastomaco!
“Ah, i giovani!” sospira Yesmallion osservandoli.
“Già… per un vecchio come lei, le farà pensare ai suoi tempi d’oro, nelle grotte contro le tigri feroci!”
“Ma se sono ancora un giovinotto! Certo, a volte i duecentotrent’anni si fanno sentire!”
Sgrano gli occhi.
“Duecentotrenta?!”
“Anno più, anno meno!”
E chissà quanti anni ha la professoressa! Mi perdo nei miei pensieri, ne riemergo solo quando Tyra richiama la nostra attenzione. Siamo ad un bivio.
“Qui ci dobbiamo dividere. Io, Yesmallion e Chan Fri Zi andremo a sinistra” indica un sentiero sgombro e rettilineo.
“Voi quattro, andrete a destra.” Dice indicando un sentiero buio, tortuoso e pieno di ostacoli.
“Ci prendi in giro?”
“Vi ho mai preso in giro?” E si avviano per la loro strada.
“Oh, ma andiamo! Perché sempre a noi tutti i pericoli?” urlo verso di loro.
“Serve da addestramento. Cercate di non morire!” dice con calma la professoressa.
Ci guardiamo tutti e quattro attoniti. Sospiro.
“Prima andiamo, prima lo troveremo… seguitemi.”
Prendo un bel respiro e… inciampo. Kyra mi tende la mano.
“Seguite me, sono pur sempre un elfo dei boschi, so destreggiarmi in ogni ca so.”
Mi alza di peso e si addentra nel passaggio. Si vede poco o niente. Noi la seguiamo, anche se siamo un po’ timorosi. Bakax chiude il gruppo con... un bastone in mano.
“Si può sapere che stai facendo?” gli dico esasperato, mentre lo osservo girarsi a destra e a sinistra.
“Non si può mai sapere cosa spunterà fuor... che cos’è quello?!” urla indicando un punto davanti a sé.
“Bakax, è solo un cespuglio.” Dice Saffron, cercando di calmarlo. Ridacchia nervoso, per poi sobbalzare quando degli uccelli si librano in volo.
All’ennesimo grido mi volto esasperato e gli do due schiaffi per farlo ritornare in sé. Sta per urlarmi contro, ma Kyra ci zittisce, mi prende per un orecchio e mi porta avanti.
“Dovete stare zitti, ho sentito un rumore. Andiamo avanti.”
Finiamo in una radura, le stelle sopra di noi. Lo stomaco mi brontola.
“Ragazzi, lo so che è difficile da dire in questo momento ma.. ho fame, ci fermiamo?”
“Non possiamo fermarci!” sputa Kyra fra i denti.
Bakax mugugna dietro di noi.
“Dovrei davvero davvero andare in bagno...”
“Oh mio Warlord! Siete peggio dei bambini!”
“Giusto dieci minuti, il tempo di mangiare e riposarci un po’...e fare le nostre cose”
Sbuffa spazientita e si lascia cadere a terra, gambe incrociate.
“Vi do tre minuti, dopo di che me ne andrò, con o senza di voi. Intesi?”
Mi lascio cadere la sacca dalla spalla e prendo un mela. La sto per addentare, quando qualcuno mi tamburella sulla spalla. Mi volto e vedo il draconico dietro di me. Salto in aria, tenendomi una mano sul cuore.
“Si può sapere che stai facendo?! Mi vuoi far venire un infarto?”
“Senti.. non è che mi faresti da palo mentre... eh?”
Ci penso su un attimo.
“Oh... ewh, no! Non ci tengo!”
“Ma dai...”
“No, mi fa schifo!”
Mi fa gli occhi dolci. Ok, dopo questa, le ho viste tutte.
“Non funzionano con me.”
“Ma se con Kyle..” Gli do un pugno.
“Ti vuoi stare zitto? Va bene, ti accompagno, ti accompagno!”
Corre dietro un albero, io mi ci appoggio contro.
“Ti potresti, tipo girare?”
Mi giro dall’altra parte, sento lo stesso il rumore, che schifo!
“Potresti essere più silenzioso, per favore?” Mi risponde con un gridolino.
“Che è stato?” Chiedo senza girarmi.
“Niente, un brivido da pipì.” Chiudo gli occhi e li premo con le dita. Un altro gridolino, sta volta più attutito. Guardo davanti a me, Kyra e Saffron stanno contando le provviste e le armi a nostra disposizione. Mi concentro su di loro, quando non sento più nulla.
“Hai finito?” Nessuna risposta.
“Bakax?” mi giro. “Hai... Bakax?” dietro di me non c’è nessuno. Guardo fra i cespugli, vado nel panico.
“No... Bakax, non scherzare!” Il silenzio mi risponde. Corro dalle altre.
“È scomparso!”
Saffron si gira verso di me.
“Chi è scomparso?”
“Bakax... lui... era dietro di me e dopo non c’era più!” Dico indicando l’albero.
Corrono dove stavo indicando. Mi metto le mani tra i capelli e urlo esasperato.
“Si può sapere perché tutti continuano a sparire in quest’accademia?! Non ne posso più! Chi me l’ha fatto fare?! E ora?”
Mi siedo su una roccia e mi prendo la testa tra le mani, poi mi sento tirare la gamba.
“Kyra, basta...”
“Non sono io.” dice alle mie spalle.
“Saffron...?”
“Nope.”
“Quindi, se non sei tu, né Kyra, allora chi...?” Scosto le mani, solo per vedere un pixie femmina accanto alla gamba.
“Kyra, puoi venire?” Dico a bassa voce sorridendo alla pixie. Mi giro verso il bosco di scatto. “Kyra, cose strane stanno accadendo qui, vieni subito!”
La pixie mi tira ancora i pantaloni.
“Salve!”
Sgrano gli occhi e mi alzo di scatto, facendola cadere.
“Kyra, sa parlare! Vieni subito qua!”
Un altro pixie magrolino mi punta il dito contro.
“Hai fatto cadere Kirstie! È l’unica femmina del gruppo, vile!” lui ed altri due pixie si avvicinano minacciosi, quando l’ultimo parla con voce profonda.
“Ragazzi, calma! Anche tu però, un po’ di tatto! È una donna!”
Rimango senza parole. Finalmente arriva Kyra, che si inginocchia accanto alla pixie caduta, Kirstie, e la aiuta ad alzarsi. La piccola si toglie la polvere dalla gonna.
“Avevamo delle informazioni importanti, ma non so se le riferiremo a lei, dopo questo.” Dice mettendo il broncio.
“Vi prego, il mio amico non è molto stabile al momento...”
“Ok, ma non vuol dire che debba far male alla nostra amica!”
“Mi dispiace, va bene? Mi ha preso di sorpresa...” Kyra mi zittisce.
“Per favore ci servirebbe veramente quell’informazione.” Quasi si mette a pregarli!
La pixie sospira.
“E va bene, sei gentile, donna. I miei amici hanno visto il draconico mentre lo portavano via...”
“Lo hanno portato via?! Dove?”
Il pixie magro e quello alto e biondo, contemporaneamente mi dicono cantando e indicando una direzione.
“Di làaaaaa-aoh!” però hanno una bella voce.
“Grazie.” Corro verso la direzione indicata, seguito dalle ragazze.
“M-ma è un muro...” Dice Saffron.
Kyra esce la spada e colpisce il suddetto, causando una breccia.
“Non è un muro, sono solo liane. Molto compatte, ma sempre liane.” Continua a dare fendenti, quando mi sento stringere le gambe. Neanche il tempo di gridare, che siamo appesi a testa in giù. Guardo male Kyra.
“Ma starti ferma mai, vero?”
“Almeno ho fatto qualcosa, che hai fatto tu?”
“Per esempio non ci ho fatto cadere in una trappola!”
“Basta litigare voi due! Sta arrivando qualcuno. Fate finta di essere svenuti!”
Tre giovani elfi ci fanno cadere per terra. Il più alto ci lega e tutti e tre insieme ci trascinano via. Siamo in un tunnel poco illuminato, pieno di sassi - molti sassi e li abbiamo presi tutti – e senza pavimento.
“Ragazze..” bisbiglio. “Dove siamo?”
Kyra apre un occhio e mi guarda.
“Non parlare, siamo in grossi guai.”
“Che genere di guai?”
“Del genere che non dovrebbero esistere.”
Annuisco. Non ho capito bene, ma annuisco.
“Ho un mal di testa che ci manca la parola.”
“Ringrazia di sentirtela ancora, quella testa.”
Torniamo in silenzio, mi sta facendo paura, richiudo gli occhi. Dopo una decina di minuti, il tunnel si illumina. Sbircio tra le palpebre. Non siamo più in un cunicolo sotterraneo, ma in una gigantesca reggia. Vengo sollevato di peso, portato su delle scale e sbattuto di nuovo per terra, stile sacco di patate. Mi dimeno per raggiungere una posizione quantomeno eretta e dignitosa. Davanti a noi, un re degli elfi è seduto sul trono e ci osserva.
“Guardi chi abbiamo pescato nella nostra rete, re Irayth! Degli intrusi.”
“Grazie mille. Erys, Mya, Varceyn, potete portarli nelle segrete.” Si inchinano e se ne vanno.
“Senza nessun processo?” Chiede il più piccolo.
“Dopo, ogni cosa a suo tempo.”
Si inchinano e obbediscono.
Nelle celle, ci hanno messo a guardia questi tre elfi. Il primo, a guardia di Saffron, lo chiamano Varceyn. Non è altro che un ragazzino dalla pelle scura, ben piantato e con i capelli neri. La seconda, perché si tratta di una donna, non è particolarmente alta, molto chiara di colorito, quasi trasparente. Si chiama Mya ed è a guardia di Kyra. Il mio carceriere, invece, è l’elfo che ha parlato con il re. Alto, ma non troppo; snello, ma non troppo; Serio... insomma. Si chiama Erys. Mi avvicino alle sbarre e cerco di attirare la sua attenzione.
“Ehi, senti. Se ti paghiamo ci fate uscire? Stiamo solo cercando un nostro amico...”
“Silenzio.” Non si gira neanche.
 “A proposito, non è che avete visto il nostro amico?” Si gira verso di me, sta per parlare, quando Varceyn lo zittisce.
“Erys, non parlare al detenuto! Soprattutto non devi dire una parola a proposito di quel draconico che abbiamo catturato nel bosco e che sta per essere torturato, molto probabilmente, al fine di estorcergli informazioni su quel ragazzino tutto fiamme che è passato per la foresta ed è entrato nella grotta di Soulbringer.. è un segreto!”
Sbatto le palpebre un paio di volte, mentre Erys e Mya lo guardano allibiti.
“Già Erys, non mi dire niente a proposito di quel draconico che avete catturato nel bosco e che sta per essere torturato, molto probabilmente, al fine di estorcergli informazioni a proposito di quel ragazzino tutto fiamme che è passato per la foresta ed è entrato nella grotta di Soulbringer... è un segreto, dopotutto!”
Varceyn sgrana gli occhi.
“Come fai a sapere di quel dracon...”
Erys cerca di strozzarlo.
“Glielo hai appena detto tu, razza di troll!”
“Ma... che problemi ha?”
Mya scrolla le spalle.
“È caduto dal letto da piccolo... più volte, tutte di testa!”
“Capisco.” Mi schiarisco la gola.
“Ormai che mi avete rivelato che Bakax si trova qui e che Kyle è in una grotta nei dintorni, che ne dite di liberarci?”
La donna si avvicina alle sbarre.
“Li conosci?”
Alzo gli occhi al cielo.
“Ovvio che li conosco, sono miei compagni all’accademia per giovani paladini...”
Mya trattiene il fiato.
“Siete studenti dell’accademia? Per caso conoscete Yesmallion?”
Kyra si mette a ridere.
“Sì, purtroppo lo conosciamo.”
Mya corre verso gli altri elfi e li stacca – Erys aveva ancora le mani addosso a Varceyn – per poi dirgli qualcosa. Finito di parlare, corrono verso di noi, aprono le celle e ci tirano fuori a forza.
“Dovete seguirci. Immediatamente.”
“Cosa succede?”
Mya mi spinge.
“Perché non ci avete detto subito che eravate dell’accademia?! Ci metterete nei guai!”
“Penso di non aver capito...”
Mi tira su per le scale, verso la sala principale.
“E quindi, voi che cosa fate qua... sotto terra... al buio e all’umido?”
“Ci nascondiamo.”
“Da chi?”
“Da voi. Da Yesmallion.”
“Perché?”
Si ferma un attimo.
“Perché fai tante domande? Non ti interessa, affari nostri.”
Varceyn mi arriva alle spalle.
“Lasciala stare, è solo spaventata dalla possibilità di essere portata all’accademia contro la sua volontà per volere di Yesmallion! Mica solo lei, eh! Qui tutti abbiamo la stessa paura, ci vuole portare tutti via dal bosco e mischiarci con le altre bestie... niente offesa, ah! Sai, è un segreto che si tramanda da generazioni ed è un’esclusiva del nostro popolo. Nessuno deve sapere né di noi, né del nostro posto, che tra parentesi, è così ben nascosto sotto l’unico lago fra questi alberi e con l’accesso nell’unica radura. Già, un segreto che non uscirà da qua!”
Mya si gira e gli salta al collo.
“Sta zitto, cretino! Giuro che se non avessi promesso ai nostri genitori di non farti del male, adesso la tua lingua sarebbe in fondo al lago!” gli dà un calcio e mi spinge verso la sala centrale. Cado di faccia, Kyra e Saffron sopra di me. Eryn corre in sala.
“Fermi tutti! Lasciate andare quel draconico!”
Alzo lo sguardo: Bakax è legato sopra un calderone pieno di una sostanza che bolle. Il re si alza dal suo trono.
“Cosa vuol dire tutto ciò?”
Mya si fa avanti.
“Sono dell’accademia! Ci hanno scoperti! Porteranno qua Yesmallion, li dobbiamo mandare via!”
Si alzano delle urla.
“Cosa? Tutti fuori, correte, correte! Fuggite prima che...”
Dalla porta principale viene un’esplosione. Yesmallion e Tyra spuntano dalla nube. Yes mallion allarga le braccia.
“Boom, baby! Come va, popolo silvano? Ci si diverte? È da tanto che non ci si sente, vecchio mio!” Abbraccia Irayth.
“Beh, vedo che avete catturato quattro dei miei, lo sai che secondo i patti adesso me ne devi altrettanti?”
Sbianca in volto.
“Non oserai! Puoi riprenderti i tuoi alunni, ma lascia stare i nostri figli!”
“Mi dispiace, non posso passare su cose tanto importanti. Prenderò quei tre lì.” Dice indicando i tre fratelli. Mya sta quasi per svenire.
“Vi piacerà l’accademia, non c’è nulla di cui aver paura!”
Io, Saffron e Kyra ci rialziamo, andiamo a slegare Bakax. Ci cade praticamente addosso.
“Siate così gentili da accompagnare i tre giovani elfi fuori dalla reggia, per favore.”
Ci avviciniamo ai tre fratelli, ci implorano di non portarli via.
“Yesmallion... forse...”
Il re ci ferma con un gesto.
“Yesmallion ha ragione. Portateli con voi.”
Lo guardano come se il loro stesso padre li avesse appena venduti, pieni di risentimento e di tristezza. Il re non riesce a guardarli, china il capo.
“Hai scelto bene, Irayth. Buona continuazione.”
Usciamo tutti dal portone, all’aria aperta, insieme agli elfi. Torniamo alla radura. Yesmallion si ferma davanti a loro.
“Bene, adesso fate parte dell’accademia, quindi parteciperete alle ricerche. Diteci tutto quello che sapete sul ragazzo di fuoco.”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
Usciti dal palazzo sotterraneo degli elfi, ci riuniamo nella radura. I tre nuovi alunni – forzati – parlano con Yesmallion.
“State tranquilli, non c’è nulla da temere nell’accademia!”
“Ci avete costretti ad unirci a voi, per non so quale oscuro motivo, e non dovremmo avere paura?!” urla Erys facendo da scudo ai fratelli.
“Cosa volete farci? Utilizzarci come manichini da allenamento?” chiede Varceyn.
“Schiavizzarci?” chiede Mya da sopra la spalla di Erys.
“Oppure volete rinchiuderci e fare esperimenti su di noi con le vostre magie?” Finisce quest’ultimo con lo sguardo furioso. Yesmallion è scandalizzato, non può credere alle sue orecchie... be’, al suo orecchio e mezzo. Momento, da quando ha mezzo orecchio in meno?
“Ma chi vi ha detto queste cose?” si intromette Kyra.
“Lo sanno tutti cosa fate in quell’accademia. E sinceramente mi stupisce che un elfo come te sia sua alunna.” Sputa Varceyn con disprezzo.
“Non dovete credergli! È cattivo!” urla Mya.
“Ma che cattivo e cattivo! Questo qua? È talmente inoffensivo che viene pigliato a schiaffi dalle mosche!”
Indico Yesmallion.
“Ma chi? Sto vecchio? Ma se le zanzare neanche lo mordono per pietà!” scoppiamo tutti a ridere, tranne il diretto interessato.
“Ah ah, ah ah. Molto spiritosi. Quando torniamo all’accademia siete tutti in punizione!”
Tacciamo tutti. Si sentono i grilli cantare, anche se grilli nel bosco non ce ne sono.
“Bene! Adesso che abbiamo rotto il ghiaccio, che ne pensate di dirci tutto ciò che sapete su quel ragazzo?”dice il rettore rivolto agli elfi.
“Che si chiama Kyle, tra parentesi.” Aggiungo. Si girano verso di me e ridacchiano.
“Ti interessa abbastanza, eh?” dice Varceyn con un ghigno.  Gli premo le nocche sulla testa.
“È un mio amico, non farti strane idee!”
“Certo, certo... amico...” sghignazza.
“Io direi di torturarli, a cominciare dal più piccolo.”  Kyra ci separa e lo prende per il bavero della camicia.
“Ok, adesso tu mi dirai tutto quello che sai su mio fratello o giuro su Warlord che ti farò rimpiangere di essere nato!” Il silenzio fa da padrone, Varceyn la guarda con tanto d’occhi.
“Si trova nella caverna di Soulbringer...”
“E questo ce l’hai già detto, cos’altro?”
“E basta! So solo che stava dando a fuoco il bosco e che è entrato là... e poi nulla più!”
“Quindi non l’avete visto uscire?”
“No!” lo lascia andare soddisfatta.
“Bene, tu ci condurrai in quella caverna, giusto?” L’elfo annuisce.
“Andiamo!”
Con un sorriso a mezza bocca la seguo. Mai, e dico mai, scherzare con una donna infuriata!
 
Kyle P.O.V.
La testa... la mia testa, che dolore! Provo ad aprire gli occhi, ma non vedo niente. Penso di essere incappucciato, qualcosa mi solletica la base del collo. Dalla mia bocca escono solo mugugni, qualcuno mi ha annodato un panno per non farmi parlare. Cerco di muovermi, ma mi accorgo di essere legato.
Perfetto! Quindi sono incappucciato, legato ed imbavagliato. Mi sono ritrovato in situazioni peggiori. Sento dei passi avvicinarsi, poi una luce intensa. Stringo gli occhi per mettere a fuoco l’ombra che mi ritrovo davanti.
“Dormito bene?” È l’uomo con la maschera a mezzo volto, mi toglie il bavaglio.
“Insomma… l’alloggio non è dei migliori, il personale lascia a desiderare e non farmi neanche iniziare con l’igiene!”
“Vedo che sei in vena di scherzare, bravo, complimenti. Sul serio, complimenti! Applauditelo, su!” Dice iniziando a battere le mani, seguito da altre persone di cui non mi ero accorto. Mi dà un calcio in faccia, facendomi cadere lateralmente.
“Sei un sadico” sputo fra i denti, insieme ad un po’ di sangue. Mi prende per i capelli e mi guarda dritto in faccia.
“Sadico no, giusto un po’ pazzo.” Fa una risata satanica. “Vedi, sono solo una marionetta nelle mani di uno scopo più grande. Tu sei solo un contenitore, quasi meno di un oggetto. Adesso, è arrivata l’ora di assolvere il tuo compito.” Cerca di sollevarmi per un braccio, gli sputo in faccia. Si asciuga con un gesto lento ed ampio. Mi prende di peso.
“Oh, desidererai di non averlo mai fatto!” Mi butta letteralmente su un tavolo in pietra, cerco di scalciare e di alzarmi, ma tre dei suoi scagnozzi mi immobilizzano. Attaccato al tavolo vedo delle cinghie… no, no…
Mi legano al tavolo con queste. Bene… inizio a ridere nervosamente.
“E ora cosa volete fare? Sventrarmi?” Prendono una siringa.
“Non proprio.” Mi premono la testa di lato, in modo da scoprire il collo, e infila l’ago. Grido.
“Che state facendo?!” Sento l’ago uscire dalla vena.
“Ti abbiamo appena iniettato un potente allucinogeno, fra cinque minuti dovrebbe avere effetto. Portatela qui.” Un orco porta una scatola e la poggia su una colonnina al lato del tavolo. Mi giro ad osservarla.
“Cos’è?” L’uomo si china su di me.
“Fai troppe domande, cerca di fare silenzio, per la tua salute.”
 Lo guardo con disprezzo, ma la sua immagine si distorce. La stanza cade nel buio. C’è solo silenzio ora. Poi, si illumina e davanti a me vedo i miei genitori e mia sorella. Non sono legato, sono sdraiato su un divano. Mia sorella mi fa segno di alzarmi ed andare da lei, i miei genitori sono pronti ad accogliermi a braccia aperte. Sto per andare da loro, ma qualcosa mi trattiene. Sento un tonfo. Mia madre è caduta per terra, intorno a lei si allarga una pozza di sangue. Due uomini tengono mio padre per le braccia.
“Kyle, fa qualcosa!” Mi urla mia sorella. Non riesco a muovermi. Uno dei due alza un coltello, colpisce mio padre alla schiena. Il sangue mi schizza addosso. Non si fermano, continuano a pugnalarlo, Kyra mi chiede tra i singhiozzi di aiutarlo. Stringo gli occhi e urlo con tutto il fiato che ho in gola. Scompare tutto, mia sorella, gli uomini, i corpi. Sono di nuovo al buio. Sento delle voci familiari intorno a me.
“Non ti meriti niente.” Mi giro per vedere da dove proviene, ma c’è solo buio.
“Sei solo un ragazzino cocciuto e viziato, nessuno ti vuole bene.”
Mi guardo intorno. Appaiono a poco a poco. Tutti i miei amici, mia sorella, escono fuori da una sorta di nebbia. Voglio raggiungerli, ma più corro, più mi allontano. Scuotono la testa.
“Sei una tale delusione!” È Yesmallion a parlare. “Guarda, ci stai portando tutti alla morte. Sarà colpa tua se rimarrai solo.” Allarga le braccia mentre lo dice. A poco a poco, tutti si coprono di sangue, alcuni cadono. Gli unici a rimanere illesi sono il vecchio, Greg e Kyra.
“Ti avrei dovuto mandare via non appena sei arrivato all’accademia, ci hai portato alla rovina.” Continua il vecchio prima di girarsi e ritornare nella nebbia.
“Ma guardati! Pensavi seriamente che qualcuno potesse veramente diventare tuo amico? Sei soltanto un debole ragazzino. Non ho tempo da sprecare con quelli come te, mi sei solo di disturbo.” Sogghigna.
Vale!” Scompare anche lui. Rimane solo Kyra. Cerco di attirare il suo sguardo, ma non riesce a sostenerlo.
“Per favore... non anche tu...”
“Non puoi continuare così. Non sei più lo stesso, non ti riconosco. E non ti fidi neanche di me! Tua sorella! N-non so che dirti Kyle... l’hai voluto tu. Me ne devo andare.”
“Kyra...” Mi allungo verso di lei.
“Non provare a seguirmi.” Si allontana e svanisce.
Le lacrime mi scendono sulle guance. Cado in ginocchio, mi stringo il petto... questo fa male... il pianto aumenta e si fa disperato. Sento una risata.
“Per favore basta...” sento una mano sulla spalla.
“Non è abbastanza, ragazzo. Non stai dando il meglio di te.” Scanso la mano con un colpo e mi alzo. Siamo di nuovo nella caverna.
“Sta zitto!” Mi guarda con un sorriso.
“Smettila!”
“Oh...” Mi tende una mano. “Ma abbiamo appena cominciato.” Con un gesto mi fa volare in aria e ricadere a terra. Rimango a terra agonizzante.
“Reagisci!” Sento una scarica attraversarmi.
“Reagisci!” Ne sento un’altra.
“REAGISCI!” Alla terza scarica cerco di alzarmi in piedi.
“Bene bene! Vieni avanti, colpiscimi.” Gli tiro un pugno, ma lo trapassa soltanto. Perdo l’equilibrio e cado rotolando. Mi sostengo sui gomiti.
“Non ci stai nemmeno provando!”  Mi rialzo e lo attacco con una serie di colpi. Indietreggia agilmente e all’ultimo colpo scompare, facendomi sbattere a muro.
“Così non va, così non va proprio!” Con un colpo di mano mi solleva a muro e mi strangola.
“Ti ho detto di colpirmi!” Mi lascia cadere. Non ci penso due volte, rabbia mi monta dentro e gli lancio una palla di fuoco. La para con le mani, indietreggiando per il contraccolpo.
“È di questo che sto parlando! Molto bene.” Ruotando le mani, ingrandisce la sfera fino a farla esplodere. L’urto mi sbalza a terra di nuovo. Ma non sento alcun dolore. Sono a terra e lo osservo, ma non sento niente. Sono completamente cosciente, ma è come se stessi  fluttuando. Un momento... non sento dolore, mi sembra di fluttuare, ma soprattutto... Greg mi ha parlato in latino. Sto sognando! È solo un incubo!
Mi rialzo e cerco di controllarlo. Sta per lanciarmi un incantesimo, lo faccio morire sul nascere.
“Tu...” Me ne lancia un altro, ma mi faccio incorporeo. Sorrido.
“Adesso giochiamo.” Lo attacco con il fuoco e finalmente lo colpisco. Cerca di rispondere, ma mi smaterializzo.
“Suvvia, reagisci!” Gli dico canzonandolo. Blocco la scarica di un fulmine che mi ha lanciato e gliela rimando colpendolo.
“Non ci stai nemmeno provando!” Dico scaraventandolo contro la parete della grotta. Si accascia a terra.
“Alzati.” Ubbidisce.
“È tutto ciò che sai fare?” Mi guarda con odio.
“Basta, mi stai annoiando.” Con uno schiocco di dita lo faccio esplodere in una nuvola di cenere.
Apro gli occhi di scatto, sono di nuovo sul tavolo. Una nebbiolina esce fuori dalla scatola e si insinua tra le rocce. Al centro di questa, una figura prende forma. L’uomo con metà maschera si avvicina. Scoppio a ridere.
“E ora che farai? MI provocherai un altro incubo? Non funzionerà! Quando riuscirò a liberarmi ti brucerò... ti prenderò il cuore e ti brucerò, te lo garantisco!” Fa un mezzo sorriso.
“Credo di non averne più bisogno, ragazzo mio.” Indica la nebbia.
“Sta ritornando. Ed è solo grazie a te che può farlo. Adesso, mostra il tuo potere.”
Una scarica molto più potente mi colpisce, mi fa inarcare la schiena e urlare con tutto il fiato che ho in gola.
 
Greg POV
Stiamo per entrare nella caverna, ma Yesmallion ci ferma.
“Che succede?” Chiede Bakax.
“Sento una presenza.” Ci giriamo verso di lui.
“Il ragazzo?” Domanda Tyra avvicinandosi.
“No, qualcun altro... o qualcosa. Ma di sicuro, Kyle non è solo.” La professoressa si gira a guardarci.
“Uscite le armi, non dobbiamo farci cogliere impreparati.” Appena siamo tutti pronti ci fa segno di entrare. Sento un fruscìo dietro di noi, ma non ci faccio molto caso. All’interno è tutto buio, solo gli elfi riescono a vedere, perciò ci guidano. Io mi sento osservato. Continuo a sentire dei rumori sinistri e dei fruscii, non mi sento al sicuro. Tutto d’un tratto, gli elfi si fermano.
“Non va bene, non va bene, non va bene!” Dice Mya.
“Che succede?” chiedo.
“Correte... ora!” ci sprona Erys.
“Non possiamo scappare, diteci che succede!” Dice Kyra prendendo gli elfi per la maglietta.
“Echidna!” sussurra Varceyn.
“E vi spaventate di un istrice?” Ride Saffron.
“Non quell’Echidna... quella!” continua l’elfo. Delle lanterne si illuminano ed un essere enorme mezzo donna e mezzo serpente appare. Tyra si piazza davanti a noi e sguaina la spada.
“Ok ragazzi dell’accademia, è ora di mettere in pratica i nostri insegnamenti. Non fatevi uccidere.” Corre ad attaccare il mostro.
“Quella donna è pazza!” commento.
“Quella donna è un’eroina!” esclama Kyra in piena ammirazione.
“Tu sei pazza quanto lei! Bene... non ci rimane altro da fare. All’attacco!” Grido seguendola. Colpisco la coda, ma la irrita soltanto. Con un colpo di arpione cerca di uccidermi, riesco ad evitarlo per miracolo.
“È armata, state attenti!” esco il mio arco e punto contro di lei, riesco a colpirla al fianco. Gli elfi si uniscono e combattono contemporaneamente, ma Varceyn viene scaraventato alla fine del corridoio. Cerchiamo di attaccarla con tutte le nostre armi, contemporaneamente e separatamente. È troppo forte, riesce a sfruttare l’ambiente come un’estensione di sé. Ho un’idea. Faccio indietreggiare tutti fino a svoltare un’angolo e a metterci al riparo dalle pietre lanciate contro di noi.
“Così non combineremo niente, dobbiamo attirarla fuori. Ci dobbiamo dividere. Yesmallion, Kyra, Bakax e Saffron, noi andremo a recuperare suo fratello. Gli altri devono attirarla fuori. Voi tre!” Dico indicando gli elfi. “Voi conoscete bene la radura, giusto?” Annuiscono.
“Perfetto. Dovete portarla là e metterla con le spalle a muro. Vive in un ambiente poco illuminato, il sole l’accecherà per un po’, avrete un vantaggio, pensate di farcela?” Gli elfi, Tyra e Chan annuiscono.
“Perfetto. Portatela fuori, noi nascondiamoci. Appena saranno usciti, continueremo il cammino. Siete pronti?” Annuiscono tutti.
“Buona fortuna.”
Il mio gruppo si nasconde nei posti più vari, io dietro ad un masso, Kyra legato al soffitto. Yesmallion riesce a rendersi invisibile e con lui anche Bakax e Saffron, può applicare l’incantesimo solo ad altre due persone oltre lui, loro sono i più ingombranti. Sentiamo le voci degli elfi che chiamano il mostro, delle urla quasi umane e poi l’altro gruppo che corre fuori inseguito dall’echidna. Uscito dal mio nascondiglio, faccio segno di proseguire in silenzio. Mentre attraversiamo il corridoio in cui abbiamo incontrato quell’essere prendiamo delle torce. Continuiamo il tragitto in questa oscura caverna ed immensa caverna... soprattutto immensa.
“Sono sicuro che quel masso l’avevamo passato dieci minuti fa...” constata Kyra. È un labirinto!
“Chissà dov’è quel ragazzino... Kyle!” Lo chiamo a gran voce, ma Yesmallion mi tappa la bocca.
“Siamo già in svantaggio, non rovinarci anche l’effetto sorpresa. Seguitemi.”
Finalmente dopo circa un’ora di vagabondaggio, arriviamo alla fine del tunnel. Davanti a noi si apre quella che penso che sia la sala principale... il problema è che siamo circa a due metri e mezzo d’altezza dal pavimento di questa. Kyle è legato ad un tavolo e sta urlando il preda al dolore... perché lo ritroviamo sempre così?!
“Quel bastardo!” Kyra sta per scattare in avanti, ma la trattengo e le faccio segno di tacere. Un uomo con una maschera a mezza faccia si avvicina.
“Manifesta il tuo potere!” Gli urla. Ad una risposta negativa del ragazzo, gli lancia una specie di fulmine. Non lo brucia, ma lo fa urlare.
“Dobbiamo intervenire. Yesmallion... Yesmallion?” Mi giro, ma il vecchio non c’è. Guardo sotto e lo vedo avvicinarsi a quell’uomo.
“Tu...che ci fai-” non riesce neanche a finire la frase che viene sbalzato via dal vecchio. Bel colpo! Saltiamo giù dal tunnel e lo raggiungiamo. L’uomo si rialza ed urla un ordine. Nella stanza si riversano una cinquantina di orchi. Ci affrettiamo a combattere.
“Greg!” Mi chiama Kyra in mezzo al frastuono della battaglia.
“Libera mio fratello!” cerco con lo sguardo il ragazzino. È senza protezioni, è il momento giusto!
Corro verso di lui e cerco di slegarlo. Apre gli occhi.
“Andatevene, vi uccideranno...” mi fermo un secondo e gli do un colpo in testa per scherzare.
“A volte dici cose troppo stupide. Siamo venuti per te, non ce ne andremo a mani vuote.” Continuo a lavorare sulle cinghie.
“Veramente, non voglio che moriate a causa mia...” scuoto la testa.
“Beh, se moriremo sarà il destino, di sicuro non c’entrerai tu... in più non vale la pena vivere la vita se non si ha uno scopo. Se lo scopo è difendere chi ti sta a cuore, allora non morirò invano.” Mi giro verso di lui, è basito.
“È una cosa così... dolce da parte tua... e profonda... sto ancora sognando, vero? Sono ancora sotto l’effetto dell’allucinogeno.” Arrossisco.
“Se non vuoi essere tramortito e salvato, farai meglio a stare zitto!” Ubbidisce... non per molto.
“Greg...”
“Che c’è?!” sbotto spazientito.
“Duecento armi da taglio e stai ancora cercando di strappare quelle cinghie con le mani?! Usa almeno il coltellino che ti porti appresso da sempre!”
Mi do una manata sulla fronte.
“Stavolta hai ragione...”
“Ho mai avuto torto?”
“La minaccia di prima è ancora valida.” Esco il coltellino e taglio la prima cinghia.
“Greg, calati!” mi urla il ragazzino.
“Cos-?” Qualcosa mi colpisce alla nuca. Cado accanto al tavolo.
“Non vorrai mica liberarlo, vero? Mi serve.” Conosco questa voce. Guardo in alto, verso l’uomo che mi ha colpito. Sgrano gli occhi e svengo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
È tutto così calmo qui. Non voglio aprire gli occhi, ritornare alla battaglia. Perché non posso solo... lasciar perdere? Essere egoista, per una volta, e non svegliarmi. No... non posso, lo devo a loro. Non posso perderli.
Cerco di muovere un braccio, ma l’arto non risponde. È come se fosse inchiodato al pavimento o una forza troppo potente lo bloccasse a terra. Lotto con tutte le mie forze per alzarmi. Spalanco gli occhi. È tutto bianco, di una chiarezza accecante. Sono morto? Non posso essere morto, hanno bisogno di me! Oppure no? Sono così indispensabile? Forse è meglio così, potrei anche solo essere di peso, in realtà. Torna in te, non puoi pensare certe cose! Però, sarebbe tutto così più facile...
Inizio ad intravedere delle ombre, una si china verso di me.
“Greg, svegliati.”
Questa voce... la conosco fin troppo bene, ha occupato i miei incubi per anni.
“Non puoi essere vera, sei morta.” Mi strofino gli occhi.
“Beh... anche tu.”
“Cosa?!” mi tiro su a sedere di scatto e sgrano gli occhi. A poco a poco mi sto abituando alla luce, intorno a me, una distesa di prato verde finisce improvvisamente in un dirupo. Sento la sua risata cristallina.
“Calmati, non è vero. Ma ci stai andando vicino.” La guardo, è esattamente come me la ricordavo. Indossa un lungo vestito bianco che la fa sembrare una sposa, le maniche lunghe le accarezzano i piedi nudi immersi nell’erba. Allacciata fra i capelli, una tiara risplende d’oro bianco e dei nastri le volano intorno al viso delicati come farfalle. È a dir poco angelica. Mi salgono le lacrime agli occhi.
Mi alzo e l’abbraccio.
“Perché... perché riesco ad abbracciarti?”
“È una storia lunga da spiegare... in parole povere: stai sognando.” Ci penso su.
“Non è tanto lunga.” Mi sposta i capelli dietro l’orecchio e sorride.
“Ti devi svegliare.” Le prendo la mano e me la premo sulla guancia.
“Se non volessi farlo? Se volessi solamente stare con te?” mi accarezza.
“Io non ci sono più, Gregory. Devi stare con chi ha bisogno di te, vivere... per me, per te. Per favore, non mollare.” Si allontana. Mi fa un cenno con la testa verso la mia sinistra.
“Guarda.” Delle sagome iniziano a formarsi. Due genitori ed un bambino.
“Guarda come sono felici.” Una delle figure, il padre, svanisce sotto i miei occhi.
“Perché mi stai facendo vedere tutto questo?” le chiedo distogliendo lo sguardo da quei fantasmi.
Mi fa segno di tornare a guardare.
La donna posa il bambino, prima stretto al suo seno, al suolo. Con la testa china e gli occhi luccicanti, scompare anche lei. È tutto così reale.
“Che cosa sta facendo? Non può lasciarlo lì!” Corro verso il bambino e cerco di raggiungerlo chinandomi, ma scompare anche lui. Finisco per cadere a terra in ginocchio. Lo cerco disperatamente con lo sguardo. È là, che cammina con passi incerti, da solo in un mondo troppo grande per lui.
“Perché l’ha lasciato da solo? È troppo piccolo...” ma mentre dico queste parole, il bimbo si alza dritto in piedi ed inizia a correre. Corre veloce e libero come il vento. Lo osservo esplorare, iniziare a rubare, cercare di sopravvivere. Lo vedo crescere e farsi più forte, diventare agile e iniziare a destreggiarsi con varie armi. Lo seguo, mi avvicino sempre di più. È davanti a me, mi volge la schiena. Gli metto una mano sulla spalla e lo volto. Rimango senza fiato. È una mia versione più giovane.
“Lui...” mi osserva con degli occhi colmi di ansia. Ancora non ha provato niente... gli prendo il volto fra le mani e poggio la fronte alla sua.
“Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto...”
Melody mi si avvicina.
“Devi lasciarlo andare, fargli vivere ciò che sta per accadere. Non importa quanto lo farà soffrire, non puoi cambiare il passato.”
Mi volto con angoscia.
“E vederti morire di nuovo senza poter aiutarti? Vederlo cadere nel baratro e chiudersi sempre più in sé stesso? Vedere come perde speranza nella gente? Non puoi chiedermi una cosa del genere.”
Annuisce.
“Comprendo il tuo affanno, ma la storia è già stata scritta.” Mi indica un punto. La mia versione è scomparsa, per riapparire un po’ più in là.
“Non ce la faccio...”
“Devi.” Osservo impotente mentre la conosce, si innamora e sogna. Vedo la felicità nei suoi occhi quando lei gli parla. Vedo i primi baci, e il progetto di un futuro insieme. Poi vedo le fiamme, il dolore e la sofferenza nelle loro urla. Non ci riesco. Con tutta la forza che ho mi scaravento contro quell’immagine, ma ci passo solo attraverso. Non scompaiono, rimangono là a chiedermi aiuto.
“Perché mi stai facendo questo?” urlo in preda alla disperazione. Rimango in ginocchio, impotente. Sento una mano sulla schiena.
“Hai dovuto soffrire molto in vita tua, Gregory.”
“Non voglio più... provare tutto ciò... non voglio svegliarmi. Fammi rimanere con te, ti prego...”
“È difficile accendere una candela, è più facile maledire le tenebre. Devi affrontare il tuo dolore, illuminare il tuo cammino. Non crogiolarti nell’autocommiserazione, combatti.” Mi alzo arrabbiato.
“NO!” lo urlo con tutto il fiato che mi ritrovo. La sua espressione muta, si rattrista sempre di più e si deforma, fino a diventare una smorfia indefinita. China la testa, quando la rialza ha un ghigno demoniaco sul volto. Gli occhi le si scuriscono fino a diventare un pozzo di tenebre. Il corpo inizia a cambiare, il vestito angelico diventa un vestito scuro impreziosito da gemme nere come i suoi occhi, la figura diventa più mascolina e slanciata, i capelli più corti, i lineamenti più duri ed una barba incolta cresce sul viso. Il paesaggio inizia a morire, l’erba appassisce e viene spazzata via dal vento, il cielo in precedenza chiaro diventa plumbeo. Davanti a me, in una landa deserta ed arida, si erge la mia stessa figura, o almeno... una figura molto somigliante, più demoniaca.
“Hai ragione, perché vivere?” Cammina con scioltezza intorno a me.
“Con me potresti essere felice, non dovresti soffrire più.” Mi mette una mano dietro al collo e avvicina la testa per sussurrarmi all’orecchio.
“Una vita pacifica, senza lotte, senza rimpianti, non hai sempre desiderato questo?” Mi porta l’altra mano sull’incavo del collo.
“Resta con me, lasciali andare.” Gira la testa dritto verso di noi. I gemelli, Bakax, i folletti, Saffron e Yesmallion ci guardano inespressivi. Davanti gli occhi mi passano i momenti vissuti con loro. I combattimenti con Bakax, i suoi commenti sognanti su Saffron, tutte le volte che Yesmallion è intervenuto – anche a sproposito -, poi vedo Kyra, vedo il suo sorriso quando mi sfidava, la vedo ridere e subito dopo preoccuparsi, la sento darmi un bacio dopo che ho salvato suo fratello, poi un pugno perché... perché è Kyra, semplicemente Kyra. Infine vedo Kyle, piegato sui libri a studiare mentre tamburella uno stilo, con le mani e il viso macchiati d’inchiostro. Lo vedo combattere contro persone più grandi almeno del doppio di lui. Sorride per una battuta fatta da me, mostrando le fossette, e mi guarda di sottecchi ridacchiando mentre continua a scrivere. Lo guardo commuoversi e nascondere la faccia contro il cuscino, sentirsi sempre più male fino a bruciare, piangere e urlarmi contro in preda alla disperazione ed infine scappare.
“Non devi fare altro che rinunciare a loro, semplice, no?” Le immagini cambiano, la maggior parte di loro scompare. Yesmallion ha una spada puntata alla gola. Kyra è a terra sanguinante, non respira quasi più. Kyle è ancora legato a quella lastra, sopra di lui un uomo sta calando un pugnale sul suo cuore.
“Io...io non posso lasciarli...” Mi allontano dal mio gemello malvagio.
“Hai deciso di rimanere con me, non pensare a loro, sono spacciati in ogni caso.” Corro verso le immagini, attraversandole e facendole svanire in una nuvola, lasciandomi cadere quasi sul bordo del dirupo. Grugnisco frustrato, rialzandomi immediatamente solo per ritrovarmi davanti ancora una volta quella mia copia.
“Pensa a quello che rischieresti svegliandoti,vuoi davvero pagare così tanto per loro?” Mi dice sbarrandomi la strada.
“Hai ragione, potrei morire... anzi, molto probabilmente morirò, ma ne varrà la pena.” Gli lancio uno sguardo inferocito.
“Perché?”
“Perché sono miei amici!” Urlo l’ultima parte correndo verso di lui per colpirlo con la spalla. Alza le braccia davanti al viso per proteggersi, mentre tutto ciò che è intorno a me si sgretola, lui compreso. È come uno specchio rotto, la mia... la sua immagine crepata. Penso a questo mentre con un colpo secco mi butto contro di lui, frantumandolo in migliaia di schegge con un rumore di vetro infranto. Cado giù dal burrone, girandomi all’ultimo secondo solo per vedere Melody, di nuovo nel suo vestito bianco, che mi sorride incoraggiante.
“Ben fatto, Gregory.”
Non so per quanto tempo cado, sembra un’eternità. Arrivato ad una certa profondità alzando lo sguardo vedo un cielo stellato, anche se so che è pieno giorno. Contro il cielo, si staglia una sagoma. Man mano che si avvicina ne riconosco i tratti. È un’altra forma della mia personalità, un’altro me, un paladino. L’armatura di ferro lucido brilla della luce delle stelle, la sua espressione è determinata, la spada che impugna nella mano destra sembra chiamarmi. Ormai è ad un soffio da me, entrambi in caduta libera verso l’ignoto. Quando è abbastanza vicino, lo accolgo in un abbraccio, il tocco fa esplodere questo mondo in una luce bianca, riportandomi alla realtà.
 
Spalanco gli occhi svegliandomi di soprassalto. Cerco di capire dove, quando, cosa stia succedendo. Intorno a me, la battaglia imperversa. Incantesimi vengono lanciati dall’uomo con la maschera e Yesmallion, le frecce volano sopra la mia testa. Mi guardo intorno e mi stendo di nuovo.
“Non sono pronto per questo… altri cinque minuti.”
“Ma cinque minuti ‘sto elfo, qua mi stanno per uccidere!” Mi urla Kyle da sopra la tavola… ah giusto, lo stavano per sventrare.
“Va bene, va bene! Sempre io devo fare tutto in questo gruppo!”
Mi alzo prendendo una freccia e miro al discepolo sopra di lui. Riesco ad ucciderlo sul colpo, Kyle tira un sospiro di sollievo.
“Per favore, slegami così posso combattere.”
“Agli ordini!”
Prendo una spada da un cadavere là vicino e taglio le fibbie che lo tenevano legato. Si massaggia i polsi mentre si mette seduto, poi, senza preavviso, si butta addosso a me facendomi cadere a terra.
“Ti sono mancato, eh?” Si rialza e colpisce con la mia stessa spada un uomo.
“Ma che mancato e mancato, quello stava per decapitarti! Anche se non è che mi dispiaccia la tua presenza…” il silenzio cala fra di noi.
“Torniamo a combattere?” chiede alzando le spalle.
“Sì è meglio.” Mi tende la mano per farmi alzare, l’accetto con piacere. Mi indica con un cenno della testa un tank poco lontano.
“Uccidi l’uomo davanti a quel colosso.” Non chiedo, ha un piano in mente. Estraggo una freccia e colpisco il bersaglio al collo, facendolo inginocchiare. Nel frattempo Kyle prende la rincorsa e utilizza il suo cadavere per darsi lo slancio verso la schiena del tank, affondando la spada fra le scapole. Questo si dimena fino a farlo cadere, Kyle rotola lontano dal suo avversario mentre questo si accascia. Recupera la spada dal corpo e mi raggiunge.
“Ti va di combattere insieme?” mi propone con un mezzo sorriso.
“E me lo chiedi?” Neanche il tempo di girarmi che ha già ucciso un essere non meglio specificato alle mie spalle lanciando un coltellino. Lo guardo con fare interrogativo. Alza le spalle.
“Che c’è? Meglio essere sempre attrezzati!” mi risponde. Sorrido inclinando la testa di lato, senza neanche guardare scocco una freccia e sento un lamento, poi un tonfo. Mi giro e vedo un goblin con una freccia nel petto. Il ragazzino lo indica con la spada.
“Quella è solo fortuna, non vantarti.” Mi dà una pacca sulla schiena per farmi muovere. Corriamo verso il centro della calca, proprio dove si trova Kyra. Facendoci strada a fendenti ci accostiamo alla gemella. Ci mettiamo tutti e tre schiena contro schiena.
“Serve aiuto?” chiedo tenendo sotto controllo il mio lato.
“No guarda, sono fresca come una rosa! Stavo combattendo venti avversari da sola!” dice parando un colpo di ascia.
“Allora possiamo anche andarcene…”
“Provaci e ti ritrovi monco.” Rido nervosamente.
“Smettetela di litigare! Facciamo così: chi ne ammazza di più vince, che ne dite?” ci urla Kyle per sovrastare il rumore del ferro contro ferro.
“Andata!” rispondiamo in coro.
I nemici cadono uno dopo l’altro sotto le mie frecce, ma ne arrivano sempre di più. Dopo il settimo, sento un calore alla mia sinistra, mi giro e vedo Kyle lanciare fuoco.
“Ehi! Così bari!”
“Non è vero! La scommessa è a chi ne uccide di più, nessuno ha specificato l’arma.” Non ha tutti i torti…
Finalmente colpisco l’ultimo. Con un piede a bloccare il corpo recupero la freccia, raggiungo gli altri. Kyra sta pulendo la lama dal sangue, Kyle cerca di raffreddarsi le mani soffiandoci sopra.
“Quanti ne avete uccisi?” Chiedo.
“Venticinque.” Mi dice Kyra senza smettere di pulire l’arma.
“Trentuno…” dice schifato, notando del sangue sul braccio. Si avvicina e si pulisce su di me. Lo guardo con un sopracciglio alzato.
“Sei contento ora?”
“Abbastanza.” Risponde con un sorrisino impertinente. Gli pizzico le guance.
“Che bellino il bimbo felice!”
“Ti ammazzo nel sonno…” Mi stacco da lui.
“Quindi… quanti ne hai ammazzati?” Chiede massaggiandosi il viso. Mi gratto il collo.
“Io… ecco… dieci…” ridono.
“È difficile uccidere con l’arco da una distanza ravvicinata, va bene?” Il ragazzino mi dà una pacca sula spalla. Poi si guarda intorno, con aria preoccupata.
“Che c’è?” Gli chiedo.
“Dov’è Yesmallion?” lo cerco con lo sguardo ma non lo vedo. Noto però una luce da uno dei tunnel laterali. Con passo felpato lo imbocco, facendo segno di seguirmi. Il tunnel dà su una camera non più grande dell’altra, ma molto più illuminata. Yesmallion sta ancora combattendo contro l’uomo mascherato, sembra essere in svantaggio. Sento i gemelli trattenere il fiato mentre osservano lo scontro. Il vecchio impiega tutte le sue forze, ma l’altro è troppo forte. Una luce abbandona le sue mani per colpire Yesmallion in pieno petto, lasciandolo a terra privo di sensi. A quella vista, Kyle urla e si lancia contro l’uomo mentre lingue di fuoco si diramano nelle sue vene. L’uomo se ne accorge in tempo per schivarlo. Il ragazzino colpisce il muro di schiena, cadendo per un momento a terra, ma rialzandosi immediatamente. Si lancia nuovamente all’attacco, ma l’altro lo atterra con un incantesimo, per poi colpirlo sulla tempia con una pietra. Si gira verso di me e mi sorride mostrandomi la pietra ricoperta di sangue.
“Abbastanza familiare, vero Gregory?” Rimango senza parole.
“C-come fai a sapere il mio nome?” Fa ricadere le braccia.
“Oh, ma seriamente non mi riconosci? Davvero?” Cerco di ricordare, ma non mi viene in mente nessuno.
“No, dovrei?” Sbuffa.
“Decisamente! Guardami bene.” Lo osservo più attentamente. La voce mi è familiare, ma il resto no. Scuoto la testa. Ridacchia e si gira verso Kyle, ancora a terra che lo guarda stranito, con un occhio chiuso sul quale cade ancora il sangue. Mi indica.
“Ma ti pare normale? Gli ho praticamente rovinato la vita e non mi riconosce! Fa sempre così?”
“Io… temo di non capire…” Si mette una mano sulla faccia e si toglie la maschera. Sgrano gli occhi.
“Figlio mio che brutta cera che… OH MIO WARLORD!!”
“Finalmente! Sei diventato più lento, vecchio mio. Sai, mi sorprende che tu non sia morto in quella casa.”
“Eugene… tu…”
“Già, io. Ho un conto in sospeso con te. Prima mi rubi la promessa sposa, poi mi sfregi facendomi perdere tutti i miei averi. Sai com’è… dopo quella sera ho dovuto ricominciare da zero. Mi sono dovuto rifare una vita, adattarmi a questa nuova faccia. A nessuno piacciono gli sfregiati! Sono rimasto solo, senza nulla, ero un povero! La gente non mi guardava, mi evitava. Mi sono ritirato qua, in questa caverna, solo nell’oscurità.” Si ferma per accarezzare le pareti. “Ma solo non ero. Oh, no, proprio non lo ero.” Si avvicina ad una specie di portagioie vuoto, lo accarezza. “In fondo alla mia nuova dimora, ho trovato questa: la Brisingamen. Scommetto che ne hai sentito parlare, molti pensano che sia una collana o una cintura, ma no, è molto di più. Questa scatolina può contenere l’anima di una persona e questa volta ha contenuto un’anima molto potente, ma su di essa era posto un sigillo che poteva essere aperto solo da una cosa…” Si gira verso Kyle. “Poteva essere aperto solo dal fuoco magico.” Prende la scatola in mano e ce la mostra.
“Vedete, dopo la battaglia di Talonis girava la voce che il più grande mago mai esistito, Randall Soulbringer, fosse stato sconfitto da dei semplici studenti dell’accademia. Figuratevi, pensavate veramente di averlo ucciso? Ebbene, si dia il caso che il magnifico abbia predetto anche la sua sconfitta e per porre rimedio ad un destino a lui avverso trenta dei suoi migliori adepti furono mandati in ogni angolo del globo per trovare la Brisingamen, un contenitore magico nel quale riporre la sua anima dopo la battaglia. Ma il potere presente in lui era troppo per venire rinchiuso qui. Quale altro miglior contenitore se non un giovane nel pieno della sua vita ma con del sangue magico che risale alla notte dei tempi nelle vene? In questa valle solo uno aveva i requisiti. Nonostante il tuo sangue umano a corrompere quello elfico, eri sempre il miglior candidato, giovane Greywood.” Si accovaccia fino a guardare Kyle in faccia, gli alza il mento con un dito. “Stirpe bastarda la tua. Così siamo andati a fare visita ai nostri vecchi amici, ma il tuo paparino non era felice di vederci, proprio no. Capisci che l’abbiamo dovuto uccidere, vero? E che simpatica tua madre! Quasi mi è dispiaciuta ammazzarla, ops! Ma non potevamo permettere che ti portassero via, eri troppo importante per noi. La tua sorellina non era in programma, ma non ha dato tante noie, invece tu sei stato un birbantello e hai cercato di fuggire!” Scandisce le parole mentre preme il dito sulla sua fronte, come se stesse parlando con un bambino cocciuto. “Ma non è servito a tanto, ho ragione? Ti abbiamo portato qua, legato a quello stesso tavolo e ponendo un sigillo su di te abbiamo racchiuso il suo potere.” Lo prende per i capelli e lo spinge prono a terra, alzandogli la maglietta per mostrare il sigillo, è uguale a quello sulla scatola. “È ora di rompere l’incantesimo. Ti prometto che farà male solo per un secondo.” Prende un pugnale accanto alla scatola e lo alza sopra Kyle. Non ci penso due volte, esco dalla tasca il coltellino di Melody e lo lancio, gli colpisce la mano facendo cadere il coltello a terra. Ha già ucciso la donna che amavo, non posso permettere che uccida anche le persone a cui voglio bene.
“Allontanati immediatamente da lui Eugene o giuro che non arriverai a vedere l’alba di domani.”
Si alza piano, con la testa china e le mani da cui partono scintille.
“Tu non devi intralciare i miei piani!” Mi lancia un incantesimo che riesco fortunatamente a schivare, per poi andare all’attacco. Spada contro magia, perfetto, sono di nuovo in svantaggio! Ok, non lasciamoci scoraggiare. Un rumore mi distrae, guardo nella direzione dalla quale proviene e vedo una figura scura, nell’ombra. Qualcosa mi colpisce, cado a terra temporaneamente paralizzato.
“Ora basta, ho già perso troppo tempo con te. Adesso, tu morir-“ Del fuoco lo colpisce prima ancora che possa finire la frase, facendolo cadere.
“Lascialo stare.” Kyle è di nuovo in piedi davanti a lui.
“Tu piccolo...” Lo colpisce di nuovo.
“Sai cosa mi hai fatto passare? Lo sai?! Mi sono isolato, avevo paura di me stesso, avevo paura di fare del male a degli innocenti!” Mentre parla lo colpisce ripetutamente.
“Ho mantenuto dei segreti con mia sorella... mia sorella! Tu mi hai rubato l’unica opportunità che avevo di vivere normalmente! Adesso la pagherai cara per quello che mi hai fatto, per quello che hai fatto a tutti noi!” Lo blocca sul pavimento sedendosi sopra il suo stomaco.Eugene potrebbe ribaltarlo in qualsiasi momento, ma la paura lo paralizza. La mano sinistra di Kyle si infiamma velocemente, è un fuoco che non lo consuma, gli dà forza. Appoggia la mano sul petto di Eugene e la affonda sempre di più nella sua carne mentre questo lo osserva con occhi sgranati urlando più per lo shock che per il dolore. Con un rapido movimento del polso sentiamo un rumore sinistro, come di qualcosa che si rompe, poi vediamo la mano di Kyle riemergere stringendo il suo cuore ancora pulsante.
“Te l’avevo promesso. Ti avevo promesso che ti avrei strappato il cuore non appena mi avessero liberato. Ora guardalo bruciare.” In un secondo le fiamme lambiscono l’organo, il quale batte per l’ultima volta, prima di diventare un ammasso di carbone. Eugene si spegne così, guardando la sua vita bruciare nella mano di una delle sue vittime, con gli occhi spalancati che fissano la morte in faccia. Cala il silenzio nella stanza. Kyra non riesce a parlare, io riesco a muovermi ma non mi azzardo. Davanti a noi, Kyle si alza lentamente, risplende di luce propria e con questa illumina la stanza. Un angelo vendicatore. Come si è manifestato, il suo potere svanisce, senza preavviso, semplicemente chiude gli occhi e lo spegne. Quando mi vede a terra, corre verso di me e mi aiuta a rialzarmi. Quando vengo a contatto con la sua pelle, mi aspetto che sia rovente, ma è normale, non ha neanche segni.
“C-come...” sorride.
“Diciamo che ho imparato un po’ di trucchi qua dentro, riesco a controllarlo meglio.” Lo guardo stupito. Nello stesso momento, Yesmallion riprende conoscenza. Guarda il cadavere di Eugene, il suo cuore e poi noi.
“Che mi sono perso?” Kyra fa un risolino isterico e si avvicina a noi.
“È... è lunga da spiegare...” viene interrotta da un applauso proveniente dall’ombra. La figura che avevo intravisto prima avanza verso la luce, rivelando la sua identità. Quasi svengo.
“Soulbringer...” sussurra amaro Yesmallion.
“N-non può essere...” Dico facendomi spazio fra i miei compagni.
“È bello avere di nuovo un corpo.” Si volta verso di me.
“Ciao figlio mio, ti sono mancato?”

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

“Ciao figlio mio, ti sono mancato?” a quelle parole rimango a bocca aperta. Sbatto le palpebre velocemente per rimettere a fuoco e cercare di digerire ciò che ha detto.
“Cosa? Tu...” Kyle si avvicina e si mette fra noi due. Guarda prima lui e poi me. Ha gli occhi neri, sono gli occhi dell’altro me dell’incubo. È un  uomo molto alto, dalle spalle molto ampie. Porta i capelli lunghi fino alle spalle, una barba ispida ed incolta ed un’espressione ironica sul viso. Ha proprio l’aria di famiglia.
“In effetti c’è una somiglianza...” Si ferma a pensare.
“No, aspetta, fammi capire... è stato tuo padre ad uccidere i miei genitori?” Chiede indicandolo. Soulbringer si schiarisce la gola.
“Tecnicamente non sono stato io ad uccidere i tuoi genitori, Greywood... posso chiamarti Kyle?”
“No, che non puoi chiamarmi Kyle, figlio di un troll! Hai ucciso i miei genitori!” lo prendo per un polso.
“Senti, coso, non sei tu quello che deve dar di matto qua! Ho appena scoperto che mio padre è vivo ed è Soulbringer! Sono io quello che dovrebbe sclerare!” Mi prende la mano e cerca di aprirmela.
“Va bene, va bene, sclera quanto vuoi, ma lasciami andare che mi stai facendo male.” Lo lascio andare. Fa un cenno con la testa a mio padre.
“Sbrigati ad ucciderlo e andiamo a casa, sono stanco.” Fa per andarsene, ma Soulbringer lo piglia per il collo.
“Non così in fretta, prima devi ridarmi ciò che è mio.” Kyle alza gli occhi al cielo.
“Sì certo, il potere. Me l’hanno detto una ventina di volte da quando sono qui. Prima gli scagnozzi, poi quello che ho ucciso...” Dice indicando il corpo di Eugene.
“Ora basta, taci!” Il suo tono non ammette repliche... nè la voce demoniaca. Fa un respiro profondo per calmarsi e volge lo sguardo a Eugene.
“Comunque, ho assistito alla sua uccisione. Davvero con stile, ben fatto! Non hai versato neanche tanto sangue, un lavoretto pulito!” il ragazzino non sta capendo più niente.
“Ok, mi sta facendo davvero paura, adesso.” Cerca di scappare, ma lo tira indietro, lo strozza.
“E ancora non hai visto niente, ci divertiremo insieme, Kyle.” Lo butta a terra senza fare il minimo sforzo.
“ Ehi, non fargli del male, altrimenti...” Soulbringer si alza e allarga le braccia.
“Altrimenti cosa? Mi ucciderai? Vuoi davvero uccidere tuo padre?” Alza un sopracciglio.
“ I-io...” Esito un po’.
“Come immaginavo. Sei diventato un debole, Gregory. Mi deludi. Mi deludi davvero tanto.”
Prende da terra il pugnale che stava usando Eugene.
“Ti dico io cosa faremo ora.” Continua gesticolando con il pugnale. “Adesso, riprenderò ciò che mi appartiene dal tuo ragazzo...”
“Non è il mio ragazzo!” Urliamo insieme Kyle ed io.
“Sono dettagli! Non è questo il punto!” Cerca di ritrovare la calma.
“Il punto è che nel corpo di questo ragazzino hanno rinchiuso il mio potere ed io lo voglio indietro!” Finisce alzando la voce.
“E questo l’avevamo appurato, grazie. C’è altro?” chiede Kyle. L’uomo ci pensa su.
“Ma sì, tipo voi che morite, io che conquisto il mondo e vivo per sempre felice e contento. Vi va bene?” Guardo gli altri e annuisco.
“Eh sì, che mi credevo... ma sei malato, tu!”
“Se non ti piace, fermami.” Detto ciò, prende il coltello, alza la maglietta a Kyle e lo affonda nella schiena, dove si trova il sigillo, poi si tagli il palmo della mano.
“Ok, questo brucerà.”
Gli preme la mano sulla schiena. Kyle urla dal dolore, dalla mano si sprigiona luce. Kyle si dimena, si gira e gli dà un calcio in faccia.
“Ma sei un animale!” Gli urla rialzandosi, si tocca la schiena con la mano, la ferita gli si sta rimarginando. Cerca di guardarsi la schiena. Punta con il dito Yesmallion.
“E tu non fai niente? Ma che razza di rettore sei?! Basta, me ne vado!” Viene colpito da una palla di fuoco.
“Ma cosa...?” Ci giriamo a guardare Soulbringer.
“Adesso cerchiamo di stare calmi, va bene? Non abbiamo finito il rituale.” Kyle ridacchia e si alza le maniche.
“Certo... il rituale...” Gli si incendiano le mani.
“Fatti avanti, stronzo!”
Gli si getta contro, mentre delle scintille gli escono dagli occhi. Uno scoppio ci sbalza tutti a terra. Mi fischiano le orecchie, ho la vista appannata. Socchiudo le palpebre per mettere a fuoco. C’è molta luce, riesco a distinguere solo le sagome. L’udito torna pian piano normale, i rumori dello scontro mi raggiungono. Li vedo. Kyle è una furia, attacca senza pensare, veloce come una saetta. Le vene di nuovo evidenziate sotto la pella traslucida, il fuoco sgorga dalle sue mani per essere lanciato al suo avversario. Soulbringer punta sulla difesa, para ogni colpo sferrato dal ragazzino. Anche lui sta sfruttando il potere, ma non è forte quanto quello di Kyle. Un colpo dopo l’altro, un passo dietro l’altro, Soulbringer sta per essere messo all’angolo. Ci alziamo tutti, lentamente, ancora doloranti dalla caduta. La rabbia del ragazzino aumenta ogni secondo, ogni colpo è sempre più forte del precedente.
“È colpa tua se siamo arrivati a questo punto!” Gli urla contro. La pelle risplende, la schiena sotto la maglietta gli si illumina per lasciare spazio a lingue di fuoco che assomigliano ad ali. Non si riconosce più, è demoniaco ed angelico. La sua espressione si azzera, diventa neutra. Sembra un dio, è un dio. Si ferma, mentre il fuoco risplende più luminoso che mai. Poi, si stacca da terra, fluttua abbandonandosi all’energia che gli scorre nelle vene e gli sgorga dalla schiena, lo avvolge come una corazza. Apre gli occhi, allunga le braccia unendo le mani, aprendole, forma una sfera di fuoco. È allora che mi accorgo di una cosa in mio padre. Un impercettibile cambiamento, un guizzo che poteva passare inosservato a tutti, ma non a me. In un attimo, uno dei suoi occhi cambia colore, assume una tonalità umana, normale. La sua espressione varia, diventa una maschera di terrore. Ma com’è cambiata, ritorna subito quella di prima. È come se qualcosa al suo interno stesse lottando per prendere possesso del suo corpo... Soulbringer, mio padre non è Soulbringer, Yesmallion aveva detto che era sparito misteriosamente, gli adepti hanno rinchiuso l’anima di Soulbringer nella Brisingamen... ma non ha senso, perché sembra allora che ci sia una lotta interna in mio padre? Corro verso Yesmallion.
“Mio padre non era Soulbringer, non è così?” Sembra ancora confuso, lo scuoto.
“Rispondimi! Mio padre non era Soulbringer, ho ragione? Non era quel mago di cui parlavi tu, vero?”
Annuisce.
“Tuo padre non era un mago, no. Di sicuro non era quel mago. Devono aver messo...”
“Devono aver messo l’anima di Soulbringer nel corpo di mio padre...” Questo vuol dire che l’anima di mio padre non è scomparsa, è ancora al suo interno! È per questo che il fuoco non è stato rinchiuso nella Brisingamen, la scatola conteneva due anime! Devo fermarlo. Ma è troppo tardi. La sfera di fuoco è pronta.
“Kyle, no!” Una luce intensa mi acceca, costringendomi a chiudere gli occhi. Quando li riapro, mio padre è a terra. Non è ustionato, ma si contorce dal dolore, è consumato dall’interno. Spalanca gli occhi, uno nero come la pece, l’altro di un intenso castano.Si contorce gemendo. Cerca di squarciarsi il petto con le mani. Con un urlo straziante inarca la schiena spalancando la bocca da cui esce una nube. Neanche il tempo di dire una parola che Yesmallion si è precipitato a prendere la Brisingamen. Alza il coperchio e la nube viene risucchaita all’interno. La chiude a chiave. Guardo mio padre, gli occhi sono tornati castani, Soulbringer è stato rinchiuso di nuovo, è libero, sorride guardandomi. Prima che Kyle possa attaccare di nuovo, mi butto in mezzo a loro. Porto le mani avanti a difendermi.
“Kyle, fermati.” Mi guarda inespressivo.
“Allontanati Gregory. Il mago deve morire.” Alza una mano e si prepara a scagliare un altro colpo.
“Hai sconfitto Soulbringer, è nella Brisingamen. Lui è mio padre, è innocente. Kyle, ti prego, fermati.”
“Allontanati Gregory.” Torna con i piedi per terra, si avvicina lentamente.
“No.”
“Non voglio farti del male. Allontanati.” È ad un passo da me. Gli metto una mano sulla guancia, anche in queste condizioni, è sempre Kyle. Cerco di abbracciarlo senza bruciarmi, con scarsi risultati ovviamente.
“Kyle, torna in te, per favore...” Chiudo gli occhi e lo stringo più forte, ignorando il dolore.
“Kyle... per favore...” è Kyra, la voce spezzata. Si sta avvicinando. Le faccio segno con una mano di fermarsi. Sento il fuoco diminuire d’intensità, diventare sempre più fievole per poi spegnersi completamente.
“Greg...” sussurra. Le gambe gli cedono e mi si accascia contro. Mi metto in ginocchio, lo faccio stendere. Mi sorride, gli occhi ritornati ai loro colori chiari, il verde del prato e l’azzurro del cielo. Sorridono. È stremato.
“Grazie...” Chiude gli occhi e sviene.
“Gregory... “ Mi sento chiamare da dietro. Lascio Kyle fra le braccia della sorella e mi volto verso mio padre.
“Avvicinati, ti prego...” Si contorce ancora per il dolore, le forze lo stanno abbandonando. Obbedisco e mi inginocchio accanto a lui. Mi poggia una mano sul ginocchio.
“Non crucciarti, non è nulla, sono sopravvissuto a situazioni peggiori. Sei diventato un uomo, sono fiero di te.” Tossisce e sputa del sangue.
“Sicuro di star bene?” Gli chiedo a metà fra lo scettico e il preoccupato. Annuisce.
“Se lo dici tu... “ chiude gli occhi e rovescia la testa all’indietro.
“Soul... p-padre? Ci sei ancora?” chino la testa per sentire se gli batte il cuore, non sento nulla. Gli prendo la testa fra le braccia e fra le lacrime ... gli mollo uno schiaffo per provocare una qualunque reazione da parte sua. Riapre gli occhi di scatto e mi insulta. Che tenero.
“Grazie a Warlord, sei vivo! Non sentivo il tuo cuore!” Gli urlo contro per trovarmi una scusa plausibile... ma è la verità!
“Ci credo che non senti il cuore! Ho addosso quattro strati di pelliccia e una protezione in cuoio! Neanche io sento battermi il cuore!”
Yesmallion si avvicina.
“Nicholas Barnabas Carter. Pezzo di troll, ma che fine hai fatto?! Mi hai lasciato all’accademia chiedendomi di prendermi cura del tuo marmocchio che neanche conoscevo! E adesso ti riduci in punto di morte lasciandoci di nuovo?” Mi alzo di scatto facendo cadere la testa di mio padre a terra.
“Allora, qua nessuno muore, ci siamo intesi?” Mio padre alza un indice.
“Non sono stato io a ridurmi in queste condizioni, è stato quel vostro amichetto che mi ha quasi incenerito e... ahi!” Si contorce di nuovo tenendosi il petto. Yesmallion si china su di lui, mettendogli le mani sul cuore. Chiude gli occhi ed intona un mantra in una lingua a me sconosciuta. Il petto di illumina di una fievole luce bluastra. Il mago riapre gli occhi scuotendo la testa.
“Kyra, devi andare immediatamente a chiamare il resto del gruppo. Dì che è di estrema importanza.”
La ragazza annuisce, sdraia il fratello privo di sensi per terra e corre fuori.
“Che succede? Rispondimi vecchio!” Sospira e si preme la base del naso con due dita.
“Calmati ragazzo, se riusciamo a portarlo all’accademia entro un’ora potrà sopravvivere. È il fuoco, lo sta bruciando dall’interno.” Basta, fa che tutto questo finisca. Mi siedo fra mio padre e Kyle, li osservo tutti e due, mi prendo la testa fra le mani e urlo. Non so quanto tempo passi prima che arrivino i soccorsi, sono così stanco che non ci faccio neanche caso. So solo che Bakax prende mio padre e lo porta in volo all’accademia, mentre a me dicono di portare il ragazzino. Agisco senza pensare. Tre quarti d’ora di strada e siamo di nuovo all’accademia.
 
“Io? I-il suo sostituto sarei io?” Fisso la scrivania per concentrarmi e capire le sue parole.
“È uno scherzo vero?” Mi alzo dalla sedia.
“Va bene, va bene. Potete venire fuori, dai ragazzi! Ahah, che risate! Smettetela ora! Kyra? Bakax? Saffron? Uscite! Mya? Varceyn? Insomma, smettetela...” Yesmallion mi guarda da sopra le mani incrociate.
“Gregory, basta. Temo che non sia uno scherzo.” Mi lascio ricadere sulla sedia.
“Io? Ma io non posso gestire l’accademia... ci sarà qualcun altro, più qualificato di me, con più esperienza... insomma, non può lasciare tutto in mano a me!” Mi gratto la testa.
“No, non si può fare, mi dispiace.” La porta dietro di me si spalanca. Entra un ragazzo in abiti formali, il codino di capelli rossi e un paio di occhi eterocromatici. Mi giro a fissarlo. Lo riconoscerei anche dopo millenni.
“Kyle! Sei tornato!” Mi alzo e vado ad abbracciarlo, sono ancora un po’ scosso. Ricambia, ma dopo due secondi mi dà una manata in fronte.
“Ahi! Questo per che cos’era?” Si mette le mani sui fianchi.
“Due cose: che è ‘sta storia che non vuoi gestire l’accademia? A chi la vuoi far gestire, a Pancrazio? Insomma, io mi sono girato il mondo, ho partecipato a battaglie, ho insegnato ai giovani maghi con poteri straordinari a gestirli e tu non puoi gestire un’accademia? Seriamente? Altra cosa... mi siete mancati pure voi!” Finisce abbracciandomi di nuovo. Si scosta per andare da Yesmallion.
“Preparati, entro la prossima settimana devi assumere la reggenza.”
Sgrano gli occhi.
“Una settimana? Ho solo una settimana? Ma non so da dove incominciare... insomma, che faccio?” Kyle sorride a mezza bocca, come al suo solito.
“Questa settimana starai insieme a Yesmallion, lo seguirai ed imparerai i segreti dell’accademia. In ogni caso sono tornato per questo motivo. Ti servirà un aiuto. Il vecchio mi ha chiesto di essere il tuo vice, più o meno. Conosco quest’accademia come il palmo della mia mano, secondo te che cosa ho studiato i primi mesi, quando mi sono trasferito qua? Praticamente mi sono chiuso in biblioteca e ho letto tutto ciò che trovavo sulla storia dell’accademia, me la sono girata tutta e ho estorto informazioni ad un paio di persone.” Apre un cassetto e prende delle pergamene. Me le tende.
“Qua c’è il regolamento. Scusami Yesmallion, se sto facendo tutto al posto tuo, ma sono particolarmente di fretta, vorrei salutare gli altri.” Il vecchio alza una mano come a dire ‘non fa nulla’. Guardo la pergamena, è molto spessa! Dovrò passarmi le notti in bianco! Guardo Yesmallion.
“E lei? Lei che farà quando se ne andrà?” Fa una risata bonaria.
“Mi unirò agli altri maghi anziani, sul monte Éitear, dove potrò ritirarmi ad una vita tranquilla e godermi questi ultimi anni che mi rimangono.”
“Lei non può andarsene...” Fa il giro della scrivania e mi mette le mani sulle spalle.
“Greg, è ora che vada, sono troppo vecchio per questo incarico. E poi, lo affido in buone mani. Ti sei dimostrato un ottimo paladino, un buon eroe, abbi fiducia nelle tue capacità, ma anche in me.  E poi non sarai solo, te la potrai cavare. Questa settimana ti insegnerò tutto quello che posso. Gregory, andrà tutto bene.” Detto questo ci fa uscire dal suo ufficio, il mio futuro ufficio.
“Andrà tutto bene... vero?” Kyle alza le spalle.
“L’ultima volta che Yesmallion lo ha detto, stavo per morire ed uccidere tutti nello stesso tempo... è molto relativo, dipende dai punti di vista.” Annuisco preoccupato. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Mi dà un colpo sul braccio.
“Andiamo a trovare gli altri.”
“Mi devi raccontare un paio di cose, non ti vedo da tre anni.”
“Ogni cosa a suo tempo Greg, abbi pazienza.” Con la testa, mi fa segno di incamminarci. Mi giro un’ultima volta verso la porta. Non so come riuscirò a gestire il tutto, ma almeno non sono solo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Fermo, dietro ad una sedia, appoggiato sullo schienale, osservo quello che sarebbe dovuto essere mio padre.
Mi volto verso la finestra.
C’è il sole, perché c’è il sole? Ho sempre immaginato che sarebbe accaduto in una giornata di pioggia.
Rincontrare mio padre. I passi delle infermiere rimbombano nella sala. L’odore delle erbe medicinali mi invade le narici, ma io sono sempre più lontano con la mente.
Non è mio padre, non può essere.
Scosto la sedia e mi appoggio giusto sul bordo, per osservarlo più da vicino. Vago con lo sguardo sulla curva delle labbra, delle labbra così familiari.
Prendo un piccolo specchio appoggiato sul comodino e mi osservo. Rivedo quelle di mio padre, labbra ordinarie, coperte da una barba non troppo lunga, ma le sue sono tutte screpolate e livide.
La sua carnagione resa pallide da un sonno profondo.
Avvicino le dita al suo naso, le passo sulla curva non troppo aquilina ma ben pronunciata. Faccio lo stesso sul mio, accarezzando la gobbetta al centro a cui mi sono abituato e la punta leggermente all’insù.
Devo averlo preso da mia madre, ma non ho memoria di lei, è solo una supposizione.
Gli occhi, la forma diversa, ma il colore uguale, lo stesso verde striato di castano, scuro come il centro di un bosco.
I suoi chiusi su un mondo a cui non posso accedere, i miei aperti su un mondo in cui sono ingabbiato.
Mi alzo di scatto dalla sedia e porto una mano ad accarezzare la barba, un tic nervoso che ho acquisito negli ultimi tempi.
Mi appoggio al muro, alla mia sinistra mio padre.
Giro il volto a destra, dove quel ragazzino è disteso, caduto in un medesimo sonno profondo per recuperare quelle energie di cui si è nutrito il mostro al suo interno.
Chiudo gli occhi e sospiro.
Come sono finito in questa situazione?
Mi viene voglia di uscire dalla porta e non tornare indietro, noncurante di ciò che potrebbe accadere agli altri.
Ma non posso.
Non voglio.
Questi miei pensieri mi convincono sempre di più di essere figlio di quell’uomo che ancora non si è svegliato.
Una risata sarcastica mi esce dalle labbra.
Scosto la sedia e mi accomodo, piegandomi vicino al letto di mio padre, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Più lo osservo, più mi sembra inverosimile, come un’ombra di ciò che poteva essere.

“Sai, dicono che io e te siamo padre e figlio, ma riconosco poco o niente di te in me.” Inizio, sapendo di star dicendo una menzogna. Mi mordo un labbro.
“Non so se sia vero, una parte di me spera di no... ma c’è sempre quel barlume, sai, quella piccola speranza che ci vuole crede. E ci vuole credere così tanto! Ma non sono uno sprovveduto, so che soffrirei. Eppure...” Scuoto la testa, sto parlando con qualcuno che non mi può sentire. Mi prendo il capo fra le mani e tiro un po’ i capelli per distrarmi, per farmi ritornare in me.
Sento qualcuno che mi batte sulla spalla, una mano porgermi un bicchiere, poi un volto si china davanti a me e mi sorride a mezza bocca.
Sempre quel sorriso, assomiglia così tanto a suo fratello.
Accetto il bicchiere, sono in questa stanza da molto, troppo tempo, le ore scorrono e si mescolano in una massa non meglio definita.

“Ho sentito da qualcuno, ecco... che se parli, loro ti sentono. Io... io non so se sia vero, ma credo che ne valga la pena provare, no?” Dice Kyra cercando di incoraggiarmi.
Gira e si posiziona dietro le mie spalle, appoggiando le mani alla base del collo, si china per raggiungere l’orecchio con la bocca.

“Parlagli, raccontagli di te. Ci sono tante cose che non sa.” Mi scompiglia i capelli.
“Vado a controllare Kyle un secondo e vi lascio da soli.” Conclude con un sorriso.
Continuo a pensare che non abbia senso. E allora perché, quando sento la porta dietro di me chiudersi, inizio a parlare?

“Ha ragione, ci sono tante cose che non sai di me. Che avresti potuto sapere se fossi rimasto con me... vorrei tanto sapere perché te ne sei andato? Perché? Yesmallion mi ha detto che eri preoccupato? Ti hanno forse costretto? Perché mi hai lasciato solo e non mi hai portato con te? Ero solo un bambino...” Serro i pugni ripensando a quel periodo, la mascella si contrae.
Devo rimanere calmo. I passi, quelli non cessano. Non sono da solo, non posso mostrare troppo.

“Mi sento uno sciocco a fare una cosa del genere... ma che cosa sto facendo?” Scuoto la testa alzandomi ed esco dall’infermeria.
Chiudendo la porta, mi ci appoggio contro.
Ho così tante domande che mi vorticano nella mente.
La giornata, nonostante sia assolata, sembra grigia ai miei occhi.
Con il corpo sono presente, ma la mia mente vaga in altri posti e in altri tempi. I pensieri, quelli sono il mio tormento.
Mentre guardo la brandina sopra di me, sdraiato sul mio letto in una sera autunnale, nel silenzio della mia camerata quasi vuota, interrotta dal sussurro dei respiri, continuo ad essere turbato dalla mia mente.
Non posso,  non ha senso... non ha senso, ma lo devo fare. Nel cuore della notte, passata la sveglia dei gufi, solo i miei passi di corsa si sentono nel corridoio.
Devo trovare delle risposte, devo sfogarmi. Io devo, io voglio conoscere quell’uomo e non posso aspettare. Se lui non può parlare, parlerò io.
Sono questi i pensieri che urlano dentro di me quando mi ritrovo al capezzale del suo letto, alla luce di una candela quasi del tutto consumata.

“Non so se mi ascolterai, non so se puoi comprendermi, ma sono qua. E questa è la mia storia.”
Gli racconto di me, di cosa mi è successo, di cosa ho dovuto passare fino ad ora.
Gli racconto di come ho imparato a rubare, di quando mi stavano quasi per arrestare, di tutte le giornate passate nelle piazze e di tutte le notti sdraiato sull’erba di una radura.
Gli racconto delle stelle, di come da bambino allungassi la mano per raggiungerle, di come non le abbia mai raggiunte.
Gli racconto di come quella più luminose di tutte sia scesa sulla terra e di come incontrandola abbia scoperto che rispondeva al nome di Melody.
Gli racconto di quando la speranza ha fatto la sua comparsa, da un giorno all’altro, senza chiedere, e gli racconto di quando, altrettanto all’improvviso, è scomparsa.
La notte passa, i minuti mi scivolano addosso. Ho molto da dire, il tempo non conta.
Gli racconto dei miei giorni più bui, quando il sole non risplendeva e le tenebre lo inghiottivano sempre di più, inglobandomi nelle loro onde.
Le persone mi passano accanto, mi distribuiscono sorrisi che noto a stento, mi donano cibo che neanche tocco, attenzioni che rifiuto perché troppo preso per curarmene.
Gli racconto di un vecchio mago che si è presentato in una vecchia taverna per salvarmi.
Gli racconto di draconici, di tank, di elfi.
Gli racconto di un paio di gemelli, identici come le gocce d’acqua e diversi come i fiocchi di neve.
Gli racconto di abbracci, di combattimenti amichevoli e di sfide.
Gli racconto del fuoco, delle lacrime e del dolore.
Gli racconto di una corsa al salvataggio.
Gli racconto di una battaglia e di come abbia lottato spalla a spalla con persone a me importanti.
Gli racconto dei miei pensieri e di come sia venuto qui a confidarglieli.
Quando ormai ho finito le parole, si leva il sole del terzo giorno.
Lo guardo fuori dalla finestra, il mio animo leggero come la brezza dopo essersi liberato del peso del mondo. Mi ammutolisco e lo osservo.
Ancora immerso nel suo mondo, non ha aperto gli occhi. La stanchezza mi fa incurvare le spalle. Un sorriso mi si dipinge sulle labbra.

“Credo... credo di averti detto tutto. Sono molte, molte cose da assimilare. E io, io non so neanche se tu mi abbia ascoltato. Vorrei soltante che tu mi dessi un segno, un qualcosa che mi faccia capire che ci sei... per favore... per favore...” Mi nascondo il volto fra le mani.
Sono stanco, molto stanco. Quando rialzo lo sguardo, incontro un paio di occhi verdi come i miei. Seduto dritto sul letto, mio padre mi osserva con un leggero sorriso.

“Ho sentito tutto, figlio mio. Sono sveglio da due giorni.” Mi cadono le braccia. Figlio di un troll...
Mi alzo di scatto facendo cadere la sedia. Punto un indice contro di lui.
“E mi hai fatto dire tutte quelle cose senza darmi una risposta?! Ma io ti ammazzo!” Sto per attaccarlo, quando sento un movimento dietro di me.
Mi giro e vedo Kyle con un occhio aperto e uno chiuso che ci guarda confuso. Cerca di mettersi seduto, ma gli mancano ancora le forze.

“Mi gira la testa...” Mi avvicino per sistemarlo meglio sul letto.
“Non alzarti, resta sdraiato, vado a chiamare tua sorella.” Faccio per andarmene, ma mi trattiene per una manica.
“Per favore, parla più piano ho un mal di testa che ci manca solo la parola...” Si porta un braccio a coprire gli occhi.
“È quello il ragazzino che ha cercato di uccidermi?” Kyle alza la mano in segno di scuse.
“Giuro che non l’ho fatto apposta, ma è una questione lunga da chiarire... più o meno lunga quanto quella di Greg, non penso voglia passare altri tre giorni ad ascoltare.”
Abbasso gli occhi verso di lui e alzo un sopracciglio.

“Tu da quanto sei sveglio?” Scuote la testa. È ancora in dormiveglia.
“Non fare nulla, chiamo qualcuno così ti controllano... o meglio, faccio controllare tutti e due.”
Gli stacco la mano dai miei abiti e gliela riposo accanto al fianco.
Mentre mi giro per chiudere la porta, vedo Kyle lanciare a mio padre uno sguardo sospettoso... almeno credo.
Sbatto le palpebre e lo vedo tenere gli occhi chiusi.
Mi devo riposare, la stanchezza sta prendendo il sopravvento e mi fa vedere cose strane.

“Una ripresa eccezionale” dice il dottore controllando gli occhi a mio padre. “Molto veloce, devo dire!”
Gli batte una mano sulla schiena, gli appoggia l’orecchio sul petto per sentire il cuore... insomma, tutte quelle cose che fanno i dottori.
“La faremo restare in osservazione un paio di giorni, non si sa mai.” Gli dà una pacca sulla spalla e va a controllare Kyle. Sorrido andando verso mio padre.
“Visto figliolo? Tuo padre ha la pellaccia!” Ridacchio.
“Mi sa che sarai costretto ad avermi tra i piedi per un paio di giorni.” Si sistema le coperte. Scuoto la testa per poi appoggiare una spalla al muro, guardando per terra.
“Quindi... sei deciso ad andartene?” chiedo alzando gli occhi.
“Su, non fare così. La fissa dimora non fa proprio per me.” Annuisco voltandomi verso la finestra. Sospira. Che ha da sospirare? Vado verso la porta.
“Dove vai, adesso? Dai, non prenderla a male, non è per te... cioé...” alzo una mano a zittirlo.
“Non ce n’è bisogno, non dire nulla. Ho capito.” Sento una risata. Mi giro verso Kyle.
“Che ridi tu?” Gli rispondo brusco.
“Uno peggio dell’altro devo dire. Guardarvi è straziante, seriamente. Vi lascerei da soli, ma cause di forza maggiore me lo impediscono.” Alzo un sopracciglio.
“Ma vuoi morire proprio, te!” Mi avvicino minaccioso. Alza una mano facendo nascere una fiamma.
“Seriamente? Ti vuoi mettere contro di me?” Prendo un bicchiere d’acqua appoggiato sul comodino. Gliela verso sulla mano. Se la guarda con una smorfia.
“Calma i bollenti spiriti, ragazzino.” Si volta verso di me con l’espressione da cucciolo.
“Mi hai spento la fiamma...” Gli metto una mano sulla faccia, scuoto la testa. Me la sposta. Mi guarda negli occhi.
“Seriamente...”
“Ma seriamente cosa?!” Mi sposto di scatto. Si preme le tempie con le dita.
“Mi sembra di aver a che fare con dei bambini. Tu, vecchio, gli devi qualche spiegazione... e tu, hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiato, ma ti prego... non fare il passivo aggressivo! Mi dai sui nervi!” Finisce la frase mettendosi a sedere di scatto, allungando le mani come se mi volesse prendere per il collo. Sbuffo.
Mi avvicino poggiandogli un dito sulla fronte. Faccio leggermente pressione, lo metto a distendere senza sforzo. Avvicino il viso al suo .

“Vorresti strozzarmi? Hai le braccia troppo corte per combattere con un dio.” Mi molla uno schiaffo. Giro la testa lentamente.
“Puttanella!” prende il bicchiere sul comodino, che nel frattempo avevano riempito, e mi lancia l’acqua in faccia.
“Sciacquati la bocca! Per favore, risolvi la cosa con tuo padre, mi fate salire il nazismo...”
“Il cosa?” Si porta un dito alla bocca, facendo l’occhiolino.
“Spoiler!”
“...penso di essere confuso” Ridacchia.
“E quando non lo sei stato?” Mi spinge con una mano verso il letto di mio padre. “Su!”
Lo vedo sbuffare. Sono felice quanto lui di essere in questa stanza, al momento. Prendo la sedia e la trascino di malavoglia accanto a Nicholas... cioé, il mio vecchio.
Oddio, non so se riuscirò a vederlo sotto quell’aspetto.... è praticamente un estraneo. Incrocio le braccia e aspetto.

E aspetto ancora
...e ancora.
Alzo un sopracciglio.
“Ti decidi a parlare?” sbotto alla fine.
“E che dovrei dirti?”
“Tipo tutto quello che è successo da quando hai abbandonato tuo figlio?!” Urla Kyle. “Per favore, tramortitemi, non ce la faccio! Fate pena tutti e due.”
Mi giro verso di lui e gli faccio segno di tacere, altrimenti... mi passo un dito sotto la gola.
Annuisce e alza i pollici. Nicholas si schiarisce la gola.

“Va bene, prima o poi avrei dovuto affrontare tutto ciò, togliamoci il dente. Devi sapere che io e tua madre... non eravamo una coppia del tutto normale. Insomma, una coppia sposata con un tetto sulla testa e tanti figli in arrivo, non ce lo potevamo permettere. Avevamo una missione. In questo mondo ci sono tanti oggetti molto, molto potenti. E molto, molto pericolosi, se in mani sbagliate. Noi due cercavamo di recuperarli per portarli qua, all’accademia, al sicuro. Io, sono un semplice umano, ma lei, lei era una maga, proveniente direttamente da queste classi. E poi...”
Abbasso gli occhi.
“...poi sono arrivato io.” Annuisce.
“Poi sei arrivato tu... tua madre si è dovuta fermare, abbiamo trovato una stanza e, beh, lei mi aspettava. Non mi ha permesso di abbandonare. Solo che, un giorno, ho trovato questa scatola.
La Brisingamen. Devi capire che erano tempi bui, era scoppiata la guerra, maghi contro maghi, fratelli l’uno contro l’altro. E la Brisingamen era molto ambita da Soulbringer, per i motivi che sai.

Mi dispiace, mi dispiace davvero avervi messo in pericolo. A quel tempo, sembrava così importante.
Soulbringer era venuto a sapere della mia “scoperta”, ha deciso di visitare tua madre la sera in cui stavo per portare la Brisingamen all’accademia.
Quando sono arrivato, era troppo tardi. I mobili tutti all’aria, tua madre era scomparsa. Rapita da lui, come ho scoperto dopo.
La furia, si è impadronita di me. Urlavo il vostro nome, distruggevo tutto ciò che mi trovavo a portata di mano.
E poi, quando non era rimasto più nulla da distruggere, mi sono fermato, ansimante, al centro della stanza.
Nel completo silenzio, al buio.
E proprio quel silenzio, all’improvviso, è stato spezzato dal pianto di un bambino. Il tuo pianto.
Proveniva da uno scompartimento segreto, dove nascondevamo le armi. Quel tuo pianto, così disperato, mi ha fatto tornare il senno.
Sono corso verso lo scomparto e ti ho trovato lì, avvolto in una coperta, piangente.
In quel momento, capii che non potevo tenerti, ti avrei messo in pericolo. Eri solo un neonato, non lo meritavi.
Quindi ho fatto l’unica cosa che ritenevo giusta, anche se ero a conoscenza della sofferenza che avrebbe causato per tutti e due: ti ho lasciato, ma ti ho lasciato in buone mani.
La vecchia signora che ti ha accudito, era la nutrice di tua madre, colei che ti ha fatto nascere.
È vero, ti ho lasciato, ma mai e poi mai ho avuto intenzione di farti soffrire così tanto, l’ho fatto per salvarti. Con te al sicuro, non mi restava altro che cercare tua madre.

Per giorni, settimane, ho vagato per i boschi. Di dormire, non c’era tempo, ero concentrato sulla mia missione.
Mi sfamavo e riposavo quello che bastava per essere in forze in caso di scontro, ma la notte, quando regnavano le tenebre e le fronde degli alberi coprivano le stelle, sentivo voci.
Voci che parlavano di una battaglia, voci che sussurravano la parola ‘sconfitta’, voci che pregavano la libertà da Soulbringer, voci che raccontavano di una donna, torturata perché a conoscenza di un grande segreto. Era lei, l’avevo trovata, dovevo solo raggiungerla.
Ma la fortezza del mago era sorvegliata, fin troppo.
Fatto il piano per aspettare tua madre, ho aspettato il momento adatto.
Certo, m sono dovuto macchiare le mani con il sangue di qualche orco e di qualche ‘umano’, ma la rabbia era tale da non dare importanza a tutto ciò.
E quando ho trovato tua madre, il cuore si è allietato alla sua vista. Ferita, ma viva, questo era l’importante. Liberata dalla sua cella, ci siamo messi a correre verso l’uscita.
Non sarebbe stata al sicuro fino a quando non fossimo usciti da là.
Sapevamo che non sarebbe stato facile. Quindi, quando sono arrivate le guardie e ci hanno accerchiati, mi sono sacrificato per lei.
Solo saperla libera, era abbastanza per me. È riuscita a scappare, non l’ho più vista da allora. Invece io, ho trattenuto le guardie, sono stato catturato.
Portato direttamente al cospetto di Soulbringer, ho conosciuto la verità: tua madre non serviva solo per scoprire dove fosse la Brisingamen, ma anche per fare da ‘contenitore’ per la sua anima.
Visto che l’ho fatta uscire, ho dovuto prendere io il suo posto. Così, dopo la battaglia, quando hanno portato un Soulbringer mortalmente ferito nella fortezza, la sua anima è stata trasferita nel mio corpo.
E la sentivo, Greg, sentivo che lottava e che voleva impadronirsi di me. E sentivo il potere, mi consumava, a poco a poco.
Ho lottato svariati giorni, devi sapere. Sono solo un uomo, ma la mia volontà era forte.
Dovevo resistere alla sua anima.
E ci sono riuscito.
Ripreso il controllo del mio corpo, sono scappato. Ma non potevo tornare da te, l’influenza di Soulbringer era troppo forte. Quindi mi sono diretto a nord, verso le Grandi Montagne.
E là mi sono nascosto, lottando con me stesso, con la sua anima, cercando di contenerla. Ma con il tempo, il suo potere mi ha indebolito.
Vent’anni dopo, circa, non riuscivo più a combattere, la mia carne corrosa dal fuoco.
I suoi adepti, che non avevano smesso di cercarmi, avvertiti dalla presenza di Soulbringer, che aveva preso il sopravvento, mi hanno trovato in fin di vita e mi hanno portato in una caverna, quella caverna dove abbiamo lottato, per inserire l’anima di Soulbringer nella Brisingamen, ritrovata anni prima.
Pensavano che Soulbringer avesse distrutto la mia anima, che in questo corpo ce ne fosse solo una, quando hanno cercato di inserire la sua anima insieme al contenitore, il mio corpo, nella Brisingamen, questa lo ha rigettato.
Pensavano che il potere fosse troppo per essere contenuto nella scatola. Hanno cercato un’altra soluzione. È stato allora che ho visto il tuo amico per la prima volta.” Indica Kyle con un cenno della testa.
Si gira a guardarlo.
“Allora, non eri altro che un bambino, mi dispiace, davvero.” Kyle, stringe le labbra, mio padre continua il suo racconto.

“Hanno portato il figlio dei Greywood nella caverna, perché il potere era troppo per me. Sono soltanto un uomo. Quel bambino, grazie alla magia che gli scorreva nel sangue, eredità dei suoi antenati, era l’unico modo per non far morire Soulbringer e scomparire il suo potere.
Hanno deciso di estrarre il fuoco da me e porlo in lui attraverso un sigillo. A quanto pare, è riuscito a controllarlo per sette anni ed ha imparato ad usarlo. Adesso, ragazzo, quel potere appartiene a te. Per sempre. È un gran peso da sostenere, riuscirai a farlo?”

Kyle non parla, annuisce solamente.
“Estratto il potere, i suoi adepti ci hanno rinchiusi nella Brisingamen, senza sapere che la mia anima, seppur indebolita, esisteva ancora. Ed ora, eccoci qua.”
Cado sulla sedia, mi prendo la testa fra le mani. Quando rialzo lo sguardo, mi osservano tutti e due.
“Tutto bene?” Chiede Kyle preoccupato.
“No che non va tutto bene, porco troll! È tanto da digerire…” faccio un respiro profondo.
“Vediamo se ho capito bene: tu e mia madre cercavate robe oscure, sono nato io e lei si è dimessa, tu hai trovato la brisinporcoiltrollmiharovinatolavitagamen, l’hanno rapita, mi hai lasciato a casa di una vecchia che è morta dopo sei anni, hai salvato tua moglie, tu sei diventato il contenitore di Soulbringer, sei sparito per vent’anni, hanno rovinato la vita anche ad uno che non c’entrava nulla in tutta questa situazione e dopo 7 anni ci hai quasi uccisi tutti… ho capito bene?”
“In poche parole, sì.”
“…ok, bene. Datemi un momento.” Mi alzo e inizio a fare avanti e indietro. Sento mio padre bisbigliare a Kyle: “Che c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato? Si è arrabbiato con me?”.
Lo guarda con un sopracciglio alzato e, scuotendo la testa, gli sussurra: “Tu non hai capito un cazzo della vita.”. Vedo mio padre girarsi e borbottare.
Mi metto le mani fra i capelli e chiudo gli occhi. Mi devo calmare.
“Quindi, dopo tutta questa storia… che hai intenzione di fare? Te ne vuoi andare di nuovo? Vuoi rimanere? Capisco perché mi hai abbandonato la prima volta, anche se sarà difficile per me superarlo, ma adesso… vuoi abbandonarmi di nuovo? Insomma…” Faccio una risatina di scherno.
“Non hai più motivo di scappare! Qua all’accademia sei ben accetto. Potresti avere di nuovo una casa.”
“E anche se rimanessi? Cosa cambierebbe? Non hai bisogno di me.” Stringo le labbra e annuisco.
“Capisco.” Cala il silenzio.
“Non so che dirti, buon viaggio.” Sto per andarmene.
“Oh, per carità, devo per forza risolvere tutto io? Greg, fermo, torna qua.” Fa per alzarsi, ma non ci riesce. Vado, ancora una volta, ad aiutarlo. Quando mi avvicino, mi tira giù per un orecchio.
“Senti, Greg, so che sei sconvolto e tutto il resto, so che hai avuto una brutta infanzia e non sei l’unico in questa stanza. Quindi non piangerti addosso. E tu… padre di Greg di cui non ricordo il nome e al momento non mi interessa, smettila di fare l’idiota e prenditi le tue responsabilità. A scappare, non risolvi nulla. Prova almeno a rimanere una settimana, non di più. Dopo questa settimana, deciderai se restare o andartene. D’accordo?” sbarro gli occhi, era da tanto che non si comportava così. Mio padre, è senza parole.
“Certo che sei un tipetto autoritario, tu.” Si ferma un secondo a pensare.
“Va bene, ma una settimana soltanto, non di più.”
“Che ne dici, Greg?” Non so che dire, annuisco solamente.
“Perfetto… ovviamente una settimana da quando ti potrai alzare, vecchio.”
“Ehi!” Kyle alza una mano.
“Silenzio, ormai hai accettato.” Si accascia di nuovo sul letto. È stremato. Faccio un sorrisetto e gli scompiglio i capelli.
“Riposati, tipetto autoritario. Chiamo Kyra.”
Prima di chiudere la porta, guardo mio padre e gli faccio un cenno con la testa a mo’ di saluto. Questa settimana sarà la più lunga della mia vita.


*Angolo degli autori*
*Rullo di tamburi, squillano le trombe, volano i coltelli che gli autori schivano alla matrix*
First thing first... buon anno, people! Vi siamo mancati? No? Ok... andiamo a piangere in un angolino... non fate caso a noi... *soffio del naso estremamente rumoroso*
Ok, seriamente, scusateci, ma il blocco dello scrittore e la scuola non risparmiano nessuno. Ma, ehi, adesso siamo tornati più in forma che mai, anche se il prossimo capitolo uscirà come minimo fra due settimane (siamo d'esami quest'anno, dobbiamo studiare... torniamo a piangere nel nostro angolino, di nuovo, non fate caso a noi...). E quindi si scopre la storia del padre di Greg, yeaaaaaah... per chi l'aspettava, tipo i nostri due lettori *cough cough, Manzoni docet, cough cough*.
Ringraziamo tutti quelli che leggono la storia e Trama_Tirew che ha lasciato qualche recensione (Gae è un bimbo felice, non aspettava altro). E Sharleen che ha messo la storia fra le preferite.
Di nuovo buon anno a tutti e buona giornata, gente! Ci si vede al prossimo capitolo!
Gae saluta con la manina.
Baci a tutti
Gae & Eli.

P.s. ancora non mi capacito del fatto che Kylo Ren sia così brutto con dei parenti così belli, il DNA fa strani scherzi.

P.p.s. *spoiler alert*
Silente muore.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Questa è la settimana più lunga della mia vita.

La prima mattina, risveglio infernale. Quell’adorabile (lo voglio morto) ragazzino (pulce) di Kyle (mannaggia al suo nome e a chi l’ha generato... e manco quello) mi ha letteralmente buttato giù dal letto all’alba, trascinato davanti al mio vecchio nel cortile principale – davanti a tutti – e ci ha spiegato che, per ordine dall’alto e sicuramente sotto suo consiglio, avremmo dovuto passare l’intera settimana insieme. Una settimana intera insieme a mio padre, che, tra parentesi, non conosco. Cinque giorni andati, altri due avanti. Legame affettivo: inesistente.
Istinto omicida: sopra le stelle.
Quello che ho capito su mio padre in questi giorni: spocchioso, cinico, arrogante, autoritario, prepotente, rude.
Verdetto: vivo meglio senza la sua presenza, grazie, possiamo concludere l’esperimento.
Ma no!
“Se uno dei due rinuncia, Gregory verrà espulso dall’accademia.”
Quelle due testoline ingegnose hanno messo questa clausola nel ‘contratto’, mai firmato da noi ovviamente, più un ricatto che altro.
Ma Yesmallion è il grande capo, quindi per sette giorni, capo chino.

E dopo cinque giorni passati a duellare, insultarsi, lanciarsi occhiatacce, più varie ed eventuali, il mio morale (come il mio corpo e il mio cervello) è a pezzi. Prego solamente che finisca questa tortura.
Ma, scherzone! Arrivati a cena, Yesmallion entra nella mensa. Tutti gli occhi si rivolgono a lui. È inusuale che entri in questa sala, non cena con gli studenti.
“Alunni dell’Accademia per giovani paladini, anche quest’anno è arrivato il momento della spedizione d’allenamento, un esame di sopravvivenza dalla durata di due giorni. Non disperate, non è complicato. Le squadre saranno formate da due persone, il luogo scelto sarà la parte nord del bosco: la cosiddetta ‘Terra di Nessuno’.
Dovrete fare attenzione, ovviamente. Nella Terra di Nessuno si nascondono forze oscure.
Detto questo, siete liberi di scegliere i vostri compagni...”
Mi volto subito a guardare Bakax, che però ha occhi solo per Saffron. Mi giro speranzoso verso Kyle, che però scuote la testa e mi fa cenno di ascoltare Yesmallion.
“Tranne Gregory, che farà coppia con Nicholas Carter.”
No. No, mi rifiuto. Due giorni completamente da solo con lui, no. Non ce la faccio! Lo uccido! Stanno istigando all’omicidio-suicidio. No! Cioé... no.
In preda alla furia, pianto la forchetta nel tavolo. Nicholas mi osserva, alza un sopracciglio.
“Scusate, devo andare...” Mi alzo.
“Comportamento molto  maturo, devo dire.” Commenta sarcasticamente.
Gli punto un dito contro.
“Tu non hai alcun diritto di criticarmi, mi hai capito?! Ne ho fin sopra i capelli di te, tu... tu sei la persona peggiore che io abbia mai incontrato! Non fai altro che guardarmi dall’alto verso il basso dalla mattina fino a sera, sempre con quella tua aria di superiorità, come se fossi migliore di me, migliore di tutti! Beh, sai una cosa? Non lo sei. Tu sei un nulla, un codardo che ha abbandonato suo figlio, che non lo ha mai cercato. Ecco cosa sei, solo un codardo! Quindi non ti azzardare a criticarmi, non ne hai diritto. Non ne hai alcun diritto.” Kyle si alza e mi prende per un braccio.
“Basta Greg, andiamo.” Mi tira, ma io non riesco più a fermare il fiume di parole che la rabbia mi fa uscire dalla bocca. Di cosa ha paura? Che potrebbe rimanerne ferito? Mi farebbe solo piacere!
“Sepensi che passerò altri due giorni a giocare alla famigliola felice, hai torto, caro mio. Non mi importa più nulla di te! Mi hai capito?! Potresti anche andartene subito e non verrei a cercarti! Mi sono stancato della tua presenza! Io... Io... ah!” Con uno strattone mi riprendo il braccio e vado con rabbia verso la porta, i pugni chiusi. Uscito, vado in fretta e furia verso la mia camera, ma prima di potermi sbattere la porta alle spalle, Kyle la ferma con una mano.
La chiude appoggiandosi contro, mentre gli do le spalle.
“Greg...”
 Lo zittisco con un gesto.
“Non ora! Non è il momento... lasciami stare da solo, ho bisogno di pensare.”
Mi giro verso di lui, ha di nuovo quel sorrisetto a mezza bocca.
“Perché, tu pensi?”
In una falcata gli sono davanti, sbatto un pugno al lato della testa.
“Sta zitto! Non è serata.”
Mi guarda serio negli occhi. Sospiro.
“Scusa... è che... non ce la faccio più. Insomma...” Mi metto le mani fra i capelli, massaggiandomi la testa. Cerco il letto e mi ci butto sopra. Vorrei che tutto questo finisca. Sento il materasso inclinarsi sotto il suo peso, quando si siede. Tengo gli occhi chiusi.
“Questi cinque giorni sono stati orribili. Guardarlo, pensare che sia mio padre, ma non sentirlo come MIO padre. Non so che fare, Kyle. Vorrei solo che tutto questo finisca. Vorrei non averlo mai incontrato... vorrei solo che... non lo so cosa vorrei...” Lascio andare una risata triste.
“Io non ce la posso fare... insomma, capisci come mi sento, no?” Mi giro verso di lui. Scuote la testa.
“No, Greg. Non capisco...” Mi appoggio su un gomito. È triste. Si volta a guardarmi negli occhi.
“Kyle, lui non è mio padre, neanche lo conosco.”
“Perché non ci provi?”
“Perché non voglio!”
Alza le spalle.
“Io seriamente non ti capisco. Hai scoperto che tuo padre non è morto e che fai? Neanche tenti di avvicinarti a lui! Lo so che non è il massimo come persona, ma almeno tu puoi parlargli! Puoi scherzare con lui, stare con lui!” Si alza di scatto, incrociando le braccia.
“Se... se io fossi al tuo posto sarei felicissimo. In questi giorni ti ho invidiato da morire. Lo sai che vuol dire sapere che tuo padre sta bene? Che non è morto come credevi? Io non lo potrò sapere mai! E tu, che hai questa possibilità, non la sfrutti!” Abbassa gli occhi.
“Io... non ti capisco...” Dà un colpo di tosse, guarda altrove. Mi passo una mano sulla faccia.
“Kyle... scusami... non volevo...” Scuote la testa.
“Lascia perdere. Lascia perdere.” Sale sulla sua brandina e si stende.
È vero, non ho pensato a cosa volesse dire. Non ho pensato a come si potessero sentire i gemelli. Il fato mi ha dato una possibilità che loro desiderano con tutte le loro forze. E io la disprezzo.
Mi appoggio con le braccia alla sua brandina, la testa a sua volta appoggiata alle braccia.
“Kyle...”
Nessuna reazione.
“Kyle, dài, mi dispiace, non intendevo... per favore, non mi ignorare.”
Ancora silenzio.
Allungo un dito e gli premo un fianco, giusto per farlo muovere.
“Greg, lascia perdere.”
Continuo così finché non si gira. Mi guarda con un misto fra triste e arrabbiato, anche un po’ frustrato.
Inclino la testa.
“Lo sai che non mi piace quando mi metti il broncio, non è da te. Non essere triste, sorridi!”
Gli alzo a forza gli angoli della bocca. Mi scaccia le mani.
“Non sono triste. E non provare a fare gli occhi da cucciolo! Quella roba l’ho brevettata io!”
Sorrido.
“Quanto sei bugiardo!”
Mi spinge via dal suo letto.
Mi gratto la testa.
“E va bene! Hai vinto! Sono stato un cretino...”  Scuote la testa.
“...un idiota?” No di nuovo.
“Un coglione?”
“Il più grande di tutti, ci puoi scommettere!”
Gli faccio una smorfia.
“Quindi, proverò a legare con mio padre. Che ne dici?”
Salta giù dal letto con un balzo.
“Che era ora!”
“Quanto sei spiritoso!”
Gli prendo le guance.
“Tu vuoi bruciate le sopracciglia, allora!”
Mi prende per un braccio e mi tira sul letto, saltandomi addosso e rinchiudendomi sotto le coperte.
Passiamo tutta la serata a scherzare.
Che saranno mai altri due giorni con mio padre? Magari succede il miracolo e diventiamo pappa e ciccia...

... per lupi e orsi. Non so come mi sia potuto far trascinare in questa situazione da Kyle, lo ammazzerei, lo giuro! Ma tutto sommato ha ragione: tentar non nuoce... giusto?
No! Assolutamente no! Tentar questa impresa nuoce gravemente alla mia salute mentale e a quella fisica di mio padre, che se non lo saccagno di botte ora, lo farò appena tornati. Ma ormai ho promesso... e se non mantengo la promessa, farò fuoco e fiamme, letteralmente.
Quella mattina, se le quattro si possono definire ‘mattina’, Yesmallion ci ha fatti riunire all’entrata del bosco.
Eppure, devo ammettere che per essere uno che è stato costretto ad alzarsi ad un orario improponibile per essere portato in un luogo in cui non vuole andare per passare due giorni con una persona con cui non vuole stare, direi che sono pieno di buoni propositi: non ucciderlo subito, per esempio. Quello sì che è un buon proposito, arduo, ma almeno c’è.
Arrivati al posto, Kyle se ne scappa dalla sorella, lasciandomi da solo in attesa del ‘mio’ vecchio, il quale, ovviamente, non si è ancora degnato di presentarsi. Mi guardo intorno, le coppie si stanno formando. Bakax ha già trovato Saffron (penso si dichiarerà a momenti, prima o poi dovrà farlo), Kyle OVVIAMENTE è con sua sorella – vah che bastardo, poteva farmi compagnia, ma no, direttamente con sua sorella, pugnalato alle spalle, che colpo basso... basso pure per i suoi standard che non sono molto alti, ma dettagli. -, in poche parole tutti hanno il proprio compagno, tranne il sottoscritto, povero sfigato.
Dopo una buona mezzora ad aspettare, Yesmallion mi si avvicina.
“Il tuo compagno?”
Lo guardo negli occhi.
“Non si è presentato. Probabilmente non sono abbastanza importante per scomodarsi. Starà facendo i bagagli.” Sento una risata bonaria. Yesmallion si asciuga una lacrima e mi mette una mano sulla spalla. Kyle si avvicina, avendo sentito la risata di Yesmallion.
“Gregory, se c’è una cosa che ho imparato su tuo padre è che da lui ci si può aspettare di tutto. Un po’ come te. Quando ti ho proposto di entrare in accademia, avresti potuto rifiutare, no? Invece hai accettato. O l’altro giorno, quando ho annunciato la spedizione, ti saresti potuto rifiutare. Eppure sei qui.”
Kyle alza un dito.
“In realtà non è che tu gli abbia lasciato tutta questa scelta, ma sorvoliamo...”
Yesmallion gli scocca un’occhiataccia.
“Il punto è... che tu e tuo padre, nel bene o nel male, avete qualcosa in comune.” L’elfo annuisce.
“Per esempio; tutti e due dormite in una posizione inconcepibile. Seriamente, Greg, ti sei mai visto quando dormi?”
“No, sai com’è... dormo!” Mi zittisce con una mano.
“È un modo di dire! Anche tu, però, quanto sei fiscale!”
Ci mettiamo a ridere, Kyle mi dà una spinta. Mentre scherziamo, Yesmallion mi fa cenno di voltarmi. Una figura si avvicina a noi. Con la faccia di chi si è appena svegliato, ma cerca di nasconderlo, mio padre mi saluta.
Alla fine, Yesmallion aveva ragione. Il mio vecchio può sorprendermi.
“Scusate il ritardo, ho avuto un piccolo contrattempo...”
Lo fulmino con lo sguardo. La spedizione non è ancora iniziata e già sta cercando di darmi sui nervi... con una risata si avvicina a me, mi dà una pacca sulla spalla.
“Pensavi che non sarei venuto, vero?” riprendo lo zaino e mi scanso con uno strattone. Yesmallion attira l’attenzione di tutti.
“Adesso che siamo al completo, do ufficialmente il via alla spedizione d’allenamento. Cadetti, preparatevi ad entrare nel bosco. Cercate di superare le prossime 48 ore. Buona fortuna.”
Detto questo, si volta e scompare.
Volto le spalle a mio padre. Davanti a me, il bosco. Gli alberi così fitti da non far penetrare la luce. Così alti da occupare tutto il mio campo visivo. Faccio un respiro profondo. Non è che abbia paura ad entrare... dico solo che l’ultima volta che sono stato nel bosco stavamo per perdere qualcuno... ed è morta una persona. Non contando che l’accaduto risale ad un paio di settimane fa. Già una volta all’anno basta e avanza, due lo stesso mese è fin troppo.
Cerco di distogliere l’attenzione dal bosco, mi giro verso i miei amici. Bakax... è irraggiungibile, ormai nel suo mondo. Kyle alza due pollici, come a tranquillizzarmi. Kyra lo prende per un braccio e lo trascina all’interno. Kyle saluta con la mano, ovviamente ridendo. Penso lo faccia per rallegrarmi... serio non può essere. Alla fine riesce a strapparmi un sorriso.
Comincio ad incamminarmi quando mio padre, dandomi una spallata, mi supera.
“Smettila di flirtare con il tuo ragazzo e sbrigati!” Che qualcuno mi tenga che se no gli arriva una scarpa in testa! Ho una buona mira, ok? Sono un arciere, io!
Entrati, non riesco a vedere nessuno, a parte mio padre.
“Vecchio, sicuro che sia questa la strada?” Con uno sbuffo si gira.
“Siamo letteralmente appena entrati! E poi, non c’è una strada, non è una gara, ma un esame di sopravvivenza. Se non sopravvivi, vieni bocciato. Semplice, no?”
“Se non sopravvivo, sono morto. Grazie al golem che vengo bocciato! Ma non si può bocciare un morto... no? Lascia perdere... quello che voglio dire è che... non vedo nessun altro, forse ci siamo persi...”
Con un sospiro seccato si volta e mi si avvicina. Quand’è ad un passo da me, esce un coltello e colpisce un albero accanto alla mia testa. Incide una X.
“Ecco, contento? Quando vedremo il segno, sapremo che siamo vicino all’uscita. Ora.... muoviti!”
Gli faccio il verso e riparto.
“A proposito, occhio alla radice.”
Alzo un sopracciglio.
“Quale radice?” Inciampo senza cadere.
“Quella radice.”
Gli faccio una smorfia.
Perfetto, abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Dài Greg, hai promesso che ci avresti provato. Non mollerai all’inizio, giusto? Non puoi. Se molli, sei morto. Se continui, hai qualche speranza di sopravvivere... e potrai continuare a stare in accademia.
Il silenzio cala su di noi. Camminiamo così per qualche oretta. E qualche altra ora. Diciamo che siamo entrati con il sole (quel poco che riesce ad arrivare nel sottobosco) e ora è completamente buio.
“Nicholas... sei sicuro di saper dove stiamo andando?” Si ferma.
“Sì, son sicuro. E potresti chiamarmi papà? Oppure padre, se vuoi essere più formale.”
“ No e... no. Tu, però, controlla la mappa.”
“Mappa?”
“Sì, insomma, quella che ti ho dato prima di entrare. L’hai messa nello zaino. Vero?” Annuisce.
“Sì, sì. Solo che...”Mi avvicino minaccioso.
“Solo che...cosa, Nicholas?” Ha combinato qualcosa, so che ha combinato qualcosa. Ma non giudichiamo prima di sapere.
“Ti ricordi quando ci siamo fermati, poco fa, per... insomma... fare quello che dovevamo fare?” Scuoto la testa.
“Sì, la pausa... bagno...” Gli punto un dito contro, mi trema di rabbia.
“Mi stai dicendo che....” Alza le mani.
“Io non sto dicendo nulla. A buon intenditore, poche parole.”
Sto per mettergli le mani addosso, ma non voglio fare la figura di quello che salta alle conclusioni, quindi...
“Mi stai facendo CAPIRE che tu, durante una delle tante pause bagno che abbiamo fatto, dopo aver finito, invece di utilizzare una delle milioni di foglie che ti stavano attorno, hai aperto la tua borsa, preso l’unico pezzo di carta che avrebbe assicurato la nostra salvezza in questa foresta dimenticata da Warlord e... ti ci sei pulito il culo? Mi stai facendo capire questo?!”
Alza le spalle e annuisce.
Tiro un respiro profondo. Rido. Rido. Rido per non piangere. Gli metto le mani al collo.
 “MA IO TI UCCIDO!!! Anzi no. Ucciderti solamente sarebbe fin troppo gentile...ti lego all’albero, prendo un sasso e te lo metto per cappello. Oggi mi gioco la libertà, quant’è vero Warlord! Adesso tu cerchi di sistemare questo guaio se no ti attacco veramente all’albero e ti gonfio come una zampogna. E ringrazia che non ci sia Kyle perchè a quest’ora ti avrebbe dato fuoco... senza gasolio!”
“Cos’è il gasolio?”
“Non lo so!” Si passa una mano fra i capelli.
“Va bene, calmati. ‘Sta notte, ci accamperemo qui.” Lascia cadere lo zaino e si accovaccia per aprirlo. Mi guardo intorno.
Non c’è molto spazio fra un albero e l’altro, ma ce lo faremo bastare. E poi, ormai è calato il buio, non conviene viaggiare. Mi siedo per terra e cerco nello zaino una corda e una coperta: un riparo è sempre gradito. Nicholas, invece, si occupa del fuoco.
Mentre lego la corda ad un ramo, mi sento osservato. Mi volto per ritrovarmi davanti Nicholas che scuote la testa.
“Cosa?”
“Non si fa così. Stai facendo un lavoro sciatto.”
Alzo le sopracciglia, slego la corda e la rilego. Nicholas la esamina, come se ne dipendesse della mia carriera.
“Rifallo.”
Mi giro di botto.
“Va bene. Ho capito qual è il tuo obbiettivo: farmi saltare i nervi. Prima arrivi in ritardo, poi usi la mappa in modo decisamente improprio e adesso mi critichi per la minima cosa. Bravo. Missione compiuta. Lo so che non vorresti stare qui con me, ma sai una cosa? Il sentimento è reciproco. Quindi, puoi smetterla! Vai a fare le tue cose, io farò le mie e nessuno intralcerà l’altro, ok? Ma, per favore, lasciami lavorare!”
“E quanto sei suscettibile... per una critica costruttiva, dico io! Certe volte ti scaldi più del tuo ragazzo...”
Prendo la corda e gliela lancio addosso.
“Basta! Smettila di prendermi in giro, non sei nessuno, tu! E poi, che ci sarebbe di male, eh? Che c’è, hai qualcosa in contrario?”
“Per carità, ognuno è libero di fare quello che vuole con le sue cose. L’importante è che non implichino me.” Torna a lavorare dandomi le spalle. Stiamo in silenzio per un po’.
“Certo che tu e i tuoi amici avete formato una bella combriccola. Da quel draconico che a stento sa combattere, quella specie di armadio a cui va dietro come un ebete. Non ci sono più i draconici di una volta! Erano una razza fiera, loro. Guarda come si sono ridotti...”
“Smettila... “
“ E quegli elfi! Che caratterino! Kyle è un tipetto che... bah, lasciamo perdere. La sorella, invece... come si chiama? Kyra? Certo che ne ha di coraggio! Dopo la tua scenetta, ieri, si è permessa di darmi lezioni su come si fa il padre! Ma che ne deve sapere, una ragazzetta di 17 anni, così scialba, arrogante... così... donna!” Lo prendo per il collo e lo metto spalle ad un albero.
“Non ti azzardare a dire nulla su di loro. Bakax è un amico fedele, non sarà perfetto e non sarà un guerriero, ma non mi ha mai tradito. Saffron è un armadio, sì, ma ti aprirebbe il culo con una sola mano. Kyra non è scialba, non è arrogante... non troppo. Se solo la conoscessi veramente, capiresti che è una delle persone più mature che hai incontrato, ma ovviamente non ti abbasseresti a tanto, solo perché è un elfo. In tutti questi anni ha protetto suo fratello, hanno avuto solo l’un l’altro per sette anni. So che vuol dire essere soli, grazie a te. Prova a dire qualsiasi cosa di brutto su di loro e giuro sulla mia testa che ti uccido.”
Avvicina il viso al mio.
“Fallo, forza. Non ne avresti il coraggio.”
“Non sfidarmi.” Lo lascio andare. Mi sfugge una risata.
“Sai cosa? Non ne vali la pena. Me ne vado da qui, non meriti la mia presenza.” Fingo un inchino.
“Un saluto a sua maestà.”
Detto questo, mi volto e prendo lo zaino.
Spero che sia l’ultima volta che lo vedo.
“Non seguirmi.”
Mi inoltro nel bosco senza voltare le spalle.

**Angolo degli scrittori**
Scusate. Seriamente, abbiamo avuto così tante cose da fare (leggere esami) che non siamo riusciti a scrivere... ammettiamolo, ce ne siamo pure dimenticati.Colpa nostra! Ma... siamo tornati... forse... università permettendo.
Non ho parole per dire quanto ci dispiaccia non aver aggiornato.
Spero che leggiate e che vi piaccia, so che non è molto, ma ne arriverà altra a breve (forse).
Nel caso di hiatus lungo, lasceremo un aggiornamento:
Salutations,
Eli&Gae

p.s. Gae saluta con la manina.

p.p.s. pubblicheremo un capitolo con *Extra* (scene tagliate e quant'altro).

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
La notte è calata, continuo a camminare.
Non posso fidarmi della mia mente, mi direbbe di fare una cosa che non voglio fare. Sarà la notte più lunga della mia vita.
Cammino.
Penso.
Non voglio pensare.
Più penso di non voler pensare, più penso.
E il ciclo ricomincia.
Perché? Perché dev’essere così?
Ci ho provato, lo giuro, ma è più forte di me! Lo so, l’ho promesso a Kyle, ma lui non sa.
Se solo conoscesse mio padre, mi capirebbe...
...e ora vorrei solo che la notte finisse.
Ma starò sveglio a camminare, perché oggi la notte non fa prigionieri.
E ora dove sono finito? Possibile che ogni volta che penso finisco sempre da qualche parte indefinita nel mondo?
Ok, mi devo orientare. Alla mia destra ci sono alberi, alla mia sinistra: alberi. Davanti a me? Alberi. Alle mie spalle? Un coniglio. Due conigli. Ma sono la tenerezza!
“Ma quanto siete teneri! Non sono troppo tenerelli, pa-... pa-pa-para-pa. Ok, mi sento stupido. Ma voi siete la cosa più dolce che abbia mai visto in vita mia!” Mi avvicino per prenderli in braccio, parlando con una voce che sono grato non senta nessuno perché vorrei mantenere un minimo di dignità e questa non mi aiuta. Sono un coniglio e un coniglietto, quello più grande, vedendomi avvicinare, si posiziona davanti a quello più piccolo.
“Scommetto che siete padre e figlio, vero? Perché parlo con dei conigli? È stupido!” Scuoto la testa e continuo a camminare.
Non passano neanche cinque minuti che dai meandri del bosco compaiono un cervo ed un cerbiatto. Sospiro e vado avanti. Ed ecco altre coppie di animali: scoiattolo e scoiattolino; un picchio che porta da mangiare al nido; un riccio con la famiglia di ricciolini. Ho capito: la natura non è matrigna, ma bastarda.
Mi siedo su una roccia, accanto a me vedo una roccia più piccola. Va bene, questa è di sicuro la mia immaginazione: le rocce non sono vive, Greg, non possono figliare.
Mi prendo la testa fra le mani. Quando la rialzo, una marmotta mi sta fissando. Appoggio le braccia sulle ginocchia e la osservo. Iniziamo una gara di sguardi.
“Che c’è? Cosa dovrei fare? Tornare indietro da lui? Non se ne parla! E poi per dirgli cosa? ‘Sai, ho sbagliato a reagire così. La finiamo?’...Nah, non funziona così con me. E’ un tipo così superbo, immaturo, arrogante, egocentrico e a volte sembra di parlare con un muro. Eppure, più descrivo mio padre, più sembra che stia parlando di me... aspetta: l’ho seriamente chiamato ‘mio padre’? No, l’avrò chiamato mio... mio... ma ne sto seriamente parlando con una marmotta? Sono impazzito, è chiaro. O sono in procinto di impazzire. In ogni caso, tu non mi puoi rispondere, quindi perché ti faccio ‘ste domande? Insomma, tu non mi capisci, vero?”
La marmotta arriccia il naso, si mette su due zampe e inclina la testa.
“Sì, sto impazzendo.”
Dopo avermi osservato, la marmotta si gira e va via.
“Brava! Bravissima! Non solo chiedo un tuo consiglio, ma te ne vai pure via! E vattene, che tanto questo sapete fare voi: andarvene! Oh mio Warlord, sto seriamente andando fuori di testa, mi sto commuovendo per una marmotta... e adesso perché la mia ombra è diventata più grande?!”
Mi giro arrabbiato e... mi ritrovo davanti un enorme muro di peli 3 metri per tre e due in profondità. Artigli? Abbastanza lunghi. Denti? Grondanti di saliva e molto affilati, sì signore. La belva bramisce, la saliva mi arriva in faccia. Mi pulisco e osservo quello che ho sulla mano. Lo analizzo strofinandolo sulle dita.
“Sì, direi proprio che quello che ho davanti è un orso. Orso... orso?!”
Raramente mi metto ad urlare: se vedo un ragno, se vedo tanti ragni, se vedo Kyle nel mio letto, se Kyra mi insegue per menarmi dopo aver defenestrato Kyle per averlo trovato nel mio letto, se vengo defenestrato appresso a Kyle da Kyra, se Yesmallion si presenta senza mutande sopra di me, se respiro, se vivo, se AAAAARGHHH!!!
...Ok, lasciatemi correggere la mia affermazione. Raramente mi metto ad urlare istericamente. Ma questa volta, signori miei, ho fatto volar via uno stormo di cornacchie.
E mentre corro avanti e indietro fra le fresche frasche del bosco che spero non diventi la mia tomba, rimpiango gli abitanti della foresta che ho visto prima.
“MILLE VOLTE LA MARMOTTA!”
Trovo riparo in un cespuglio di rovi.
Meglio i rovi dell’orso, dico sempre io, o almeno, comincerò a dire.
Il mio stomaco inizia a brontolare. E ci credo che ho fame, non metto nulla sotto i denti da stamane. Lo so, lo so, stomaco mio, ti troverò qualcosa da digerire, lo prometto.
Ora però esageri! Più che un brontolio sembra un ringhio... è un ringhio... ora è un ululato. Signore e signori, il mio stomaco è poliglotta!
Seriamente, i casi sono due: o c’è un lupo alle mie spalle o ho una fame da lupi.
Girandomi, vedo che non si tratta di nessuno di questi due casi.
Non c’è un lupo, ma un branco di lupi che hanno una fame da... sì, avete capito.
E prima che gridiate: “SCAPPA GREG!”, tranquilli, sto già scappando.
“Perché i lupi? Non potevano essere quei folletti canterini?! RIVOGLIO LA MARMOTTA!”
Kyle POV
Il fuoco scoppietta mentre Kyra finisce di sistemare le ultime cose in quella tenda improvvisata che è riuscita a costruire. Talmente improvvisata che ha montato su un due stanze con open-space senza chiedere autorizzazione al comune. Tanto domani si smonta tutto.
“Kyra, ma non è che avrai un po’ esagerato?”
Si gira tenendo in mano un cuscino a frange.
“No.”
“Ma era necessario il baldacchino?”
“E allora? Sono sempre una signorina, io!”
“Ma proprio un baldacchino?”
“Senti, se non ti sta bene, puoi anche dormire fuori stanotte.”
“Si può stare all’aria aperta, a guardare le stelle...”
“Certo, perché le stelle da qui si vedono benissimo, peccato che ci sia un tetto di foglie che guarda caso le nasconde alla vista. Kyle, quelle luci che vedi non sono stelle, sono gli occhi degli animali predatori pronti ad azzannarti mentre dormi. Siamo in mezzo a una foresta... e vuoi davvero dormire all’aria aperta? Nah, ci sono zanzare, ragni, insetti vari...”
“Non vedo il problema”
“Con tante zampe, pelosi e rumorosi. E i loro occhi... i loro occhi! Rabbrividisco al pensiero.”
“Hai veramente paura degli insetti? Hanno più paura loro di te che tu di loro. Insomma, dalla loro prospettiva tu sei un gigante pronto a schiacciarli!”
“Ah, sì, dimenticavo: ci sono anche lupi, orsi, altre creature indefinite e...”
Un brivido mi corre lungo la schiena.
“Sai che c’è freschetto, ora che me lo fai notare? Non è che ci sarebbe un letto per me nel tuo appartamento, cioé, accampamento?”
Ride e scuote la testa.
“Secondo te come se la cava Greg?”
Alzo le spalle.
“Starà bene, figurati. Quello è messo meglio di noi!”
“E perché non li abbiamo visti per tutto il giorno?”
Mi guardo intorno e alzo un sopracciglio.
“Forse perché siamo in un bosco piuttosto grande?”
Si ferma a guardarmi mettendo un braccio sul fianco.
“Abbiamo letteralmente incontrato tutti quelli che sono partiti con noi, più qualche bestia magica di cui non conoscevo neanche l’esistenza, ma di loro nessuna traccia. Mi sto preoccupando.”
Prendo un pezzo del cervo messo a cucinare sul fuoco. Lo addento.
“Secondo me stanno benissimo, guarda!”
Greg ci sfreccia davanti gridando aiuto e invocando il nome di una marmotta.
“Guarda come corre felice e spensierato!”
Dietro di lui corrono un branco di lupi ed un orso.
“E senti come urla dalla gioia! Urlassi così io, al posto suo!”
Kyra osserva la scena a bocca aperta. Li indica.
“Kyle...”
Smetto di mangiare.
“Che c’è? Ho la bocca sporca? Passami qualcosa per pulirmi.”
Mi lancia una padella in testa.
“Ahi! Ti ho chiesto qualcosa con cui pulirmi, non una commozione cerebrale”
Mi indica con più enfasi la direzione in cui è fuggito Greg. Alzo gli occhi al cielo e mi alzo svogliatamente.
“Ma dai! Sempre io lo devo salvare! E che palle!”
Sto per seguirlo, quando mi viene in mente una cosa.
“Ma il padre?”
“Cosa il padre?”
Mi giro per indicarla.
“Nicholas. Non era con lui. Qualcuno deve avvertirlo. TU! Sarai tu ad avvertirlo.”
“Kyle, non ho la minima idea di dove potrebbe essere.”
“Vai a cercarlo. Io di sicuro con quello non ci parlo, mi odia.”
“Non essere così melodrammatico!”
“Che fa, pensi che non riesca a riconoscerlo uno sguardo d’odio, quando mi viene indirizzato? Lascia perdere, meglio che ci vai tu. Io intanto vado a salvare Greg, che fra un po’ ci rimette la pelle. Andiamo!”
Detto questo, mi lancio all’inseguimento della bestia, dei lupi e dell’orso.
Greg POV
Ma chi me l’ha fatto fare?!
Sposto le foglie alla meglio mentre corro, i rami che mi graffiano il viso e le braccia. Sento gli ululati del lupi dietro di me. Giro la testa per vedere a che distanza si trovino.
Mai girarsi quando si corre - dicono sempre - potresti andare a sbattere. O, come nel mio caso, cadere da un dirupo. Non proprio un dirupo, diciamo una frattura abbastanza ampia con un dislivello non da poco.
Riesco a fermarmi appena in tempo, i piedi scivolano per qualche centimetro sulla terra, alzando della polvere.
E ora?
La parte di terra dove sto io finisce a mo’ di precipizio con in fondo, molto in fondo, un fiume. Per saltare, dovrei prendere un minimo di rincorsa. Ecco: dovrei. Allora che sto aspettando? Fra un po’ i lupi mi raggiungeranno.
Arretro di qualche passo e mi preparo psicologicamente al salto. Respiro profondamente una volta, due volte. Inspiro positività, espiro negatività. Va bene, non voglio saltare, non sono sicuro di arrivare dall’altra parte, si tratta dopotutto di un salto da non poco. Insomma, voglio affrontare una probabile morte a mente serena.
Nel bel mezzo del mio training autogeno, sento urlarmi alle spalle: “Ma ti pare il momento di fare meditazione? Salta, idiota!”. Detto questo, mi sento afferrare la mano e tirare in avanti. Sottolineo, che in tutto questo ho gli occhi chiusi.
Atterro di faccia, ma almeno atterro tutto d’un pezzo. Alzo la testa e vedo... Kyle? Ovviamente c’è lui dietro a tutto questo. Alzo il dito accusatore.
“Kyle. Mai. Interrompere. Una concentrazione.” Alza un sopracciglio.
“Non tranquillo, non è stato nulla di che, ti ho solo salvato la vita... di nuovo. Come sempre.”
Mi alzo cercando di pulirmi come posso.
“Come sempre? Sono io che ti salvo la vita, ragazzino!” Mi zittisce con un gesto della mano.
“Io salvo la vita a te, tu salvi la vita a me. Do ut des, Greg.”
“Ora non inventarti parole!” Si preme la base del naso.
“Nonostante ti conosca, la tua ignoranza non smette di stupirmi.”
I lupi raggiungono il limite del dirupo e si fermano. Li guardo ridendo.
“Allora non sapete saltare, vero stronzi?!”
Kyle mi dà una scoppola e mi tira per la maglietta.
“Sta zitto e scappiamo!”
“Suvvia, i lupi non saltano bene in lungo, si sa.”
Mi giro, un lupo è proprio dietro di noi. Con una mano, Kyle mi afferra per il colletto e mi trascina via.
“I lupi non saltano in ALTO, saltano benissimo in LUNGO!”
Riprendiamo a correre come non ci fosse un domani.
“Giuro che se ne usciamo vivi, ti uccido con le mie mani!” Mi urla il ragazzino.
“RIVOGLIO LA MARMOTTA!” urlo, cercando di concentrarmi su pensieri felici.
Cerchiamo di depistare i lupi, ma sono troppo veloci.
E proprio mentre nasce in noi il timore di non farcela: punto morto. Una rupe ci sbarra la strada, troppo ripida e alta per essere scalata.
Se prima ne avevamo il dubbio, ora ne abbiamo la certezza.
I lupi si fermano con noi, accerchiandoci.
Appoggio le spalle al muro osservandoli.
“Kyle...” non parla, guarda le belve.
Lo stringo a me, quasi a stritolarlo, come se stringerlo a me, aumentasse il mio coraggio (ma quando mai...avevo solo paura di morire)
“Non voglio morire...NONVOGLIOMORIRENONVOGLIOMORIRENONV-“
Mi arriva uno schiaffo, più forte delle altre volte, a mio parere.
“Non farti prendere dal panico, Greg! Rimani concentrato e PENSA!”
Lo lascio andare e torno a fissare i lupi.
“Lo sapevo che non dovevo accettare! La situazione si è rivelata più grande di noi! Mi dispiace, Kyle...”
Sgrana gli occhi e si gira verso di me!
“Cos’è che hai detto?!”
“M-mi dispiace?” Chiude gli occhi e scuote la testa. Mi si avvicina.
“No, no! Prima.”
“La situazione è più grande-“
Mi prende la testa con entrambe le mani e mi stampa un bacio in fronte.
“Non avrei mai pensato di dirlo: Gregory, sei un genio!”
Rimango di stucco. Non posso fare altro che guardarlo mentre si gira di scatto verso i lupi sbattendo i piedi, allargando le mani ed urlando a squarciagola.
“Kyle, che stai-?”
“Fai come me, fidati!”
Alzo le spalle e lo seguo, tanto ormai...
Kyra POV
Il bosco è tutto uguale. Vedo un albero che di sicuro ho già visto tre alberi fa! Mi sono persa, lo sapevo. Chissà se Kyle sta bene... e se ha trovato quel deficiente! Mannaggia a lui e ai suoi problemi padre-figlio! A proposito di padre, ma si può sapere dove s’è accampato questo?!
Saran 10 minuti che cerco!
Urlo di frustrazione.
“Ma chi me l’ha fatto fare?!”
Una luce mi si para davanti. Socchiudo gli occhi per mettere a fuoco la figura dietro la luce.
“Ah, sei tu... che ci fai qui?” la figura abbassa la torcia, rivelando di essere niente di meno che Nicholas. Sospiro sollevata.
“Stavo cercando te. Non c’è tempo di spiegare, dobbiamo andare, Greg è in pericolo.” Lo prendo per la manica, ma lui con uno strattone scivola dalla mia presa.
“Non vado da nessuna parte finché non mi dici che succede.”
“Greg è in pericolo, dovrebbe bastarti come motivazione!” Gli faccio segno con la testa di andare.
“E questo l’ho capito. Spiega il resto.” Mi lascio scappare un grugnito.
“Insomma... ci è spuntato davanti mentre scappava... e lupi... poi gli orsi... boh! Ma se lui era con te, si può sapere perché stava scappando?” Scrolla le spalle.
“Nulla di che, gli sono venuti i cinque minuti...”
Lo guardo scettica.
“Cinque min-... che hai fatto?”
Si indica.
“Io? Non ho fatto nulla, e che dovevo fare?”
Incrocio le braccia.
“Parla.”
Esita un momento.
“Mi potrebbero essere scappati dei commenti poco delicati... su di voi.”
“Poco delicati, eh?”
“E va bene! Ho parlato male di voi, ma che importanza ha?”
Non posso credere alle mie orecchie.
“Che importanza ha? Non posso credere che tu sia così ottuso da non capirlo. Te lo spiego in termini semplici: al contrario tuo, noi ci siamo stati per lui. Anche se lo conosciamo da poco più di un mese, siamo stati i primi amici che ha avuto dopo anni. C’eravamo quando è arrivato in quest’accademia; c’eravamo quando è scoppiata la cucina, ma quella è un’altra storia; e c’eravamo quando stava attraversando una crisi a causa tua! E lui c’è stato anche per noi! Noi tutti, te compreso! Ti avrebbe potuto lasciare a morire in quella grotta, ma non l’ha fatto! Sei così ottuso che non ti accorgi neanche di quello che accade davanti a te! Ora svegliati e, per una volta smettila di essere così egoista! Non si tratta di te, si tratta di lui! Ha bisogno del tuo aiuto! L’aiuto di suo padre!”
“... per lui non lo sono!”
“E allora diventalo! Andiamo.”
Non gli lascio il tempo di lamentarsi, lo trascino a forza verso la direzione da cui sono arrivata. I conti li faremo dopo.
Greg POV
Dopo tre ore di urla e schiamazzi, i lupi si sono spaventati e se ne sono andati. O, ipotesi più probabile, si sono stancati di noi e se ne sono andati. L’importante è che non siano più un nostro problema.
Mi accascio a terra sfregandomi la gola.
“Finalmente, non ho più voce...”
Kyle mi si siede accanto.
“È perché urli di gola e non di petto.”
“C’è anche un modo specifico per urlare?”
Annuisce.
“Sì. E tu lo fai male. Guarda il lato positivo: il tuo urlo di gola li ha mandati via. Adesso possiamo riposarci, ci rimetteremo in cammino domani.”
“Dobbiamo tornare adesso! Chissà come stanno tua sorella e mio p-, cioè, il vecchio...e poi, piuttosto che urlare come due pazzi, non avresti potuto farli alla brace quei lupi, eh? Come mai non hai usato il tuo potere?”
China la testa.
“Non è così semplice... ancora non mi sono ripreso del tutto. Sì, a volte riesco ad usarlo, ma per affrontare un branco di lupi con il potere ho bisogno di molta forza. Non solo fisica, anche mentale.”
“Ad ogni modo, è ora di andare, prima di cacciarci in qualche altro animale.” Mi alzo per iniziare ad incamminarmi. Mi sento afferrare per una gamba.
“Greg, sono veramente stanco, non ho le forze per camminare ancora... ti prego, riposiamoci un po’...”
Ci guardiamo in silenzio. Sta utilizzando di nuovo gli occhi da cucciolo.
“Kyle... non è che hai paura del buio?”
Mi lascia subito andare.
“Io? Paura del buio? Ma che dici... non ho paura del buio! È solo che mi inquieta la foresta quando è poco illuminata. Ed è proprio per non imbatterci in altri animali che vorrei rimanere dove siamo!”
Lo tiro su a forza.
“Kyle, ce ne dobbiamo andare! I lupi potrebbero tornare da un momento all’altro, non siamo al sicuro qui. Forza.”
Ci muoviamo verso una direzione non meglio definita sperando che sia quella giusta. Kyle è veramente stanco, inciampa un paio di volte e stenta nel camminare.
Ma c’è tensione nell’aria, quindi non ci fermiamo.
Ad ogni rumore sospetto, ci giriamo in sincrono.
Dopo circa un’ora di cammino, Kyle mi ferma.
“Greg, non siamo soli.”
Ci guardiamo intorno, cercando un minimo accenno dei lupi.
Un rumore fra gli alberi, ed esce un gufo. Kyle sussulta, io rido.
“Avevi ragione, non eravamo soli! Calmati ed andiamo avanti. Ci siamo quasi, me lo sento.”
“Greg, penso che stiamo sbagliando strada, forse stiamo pure girando intorno!”
“Dai Kyle, non puoi mollare proprio ora! Sai cosa? Ti porto in braccio.”
Mi avvicino, lui si allontana.
“Ce la faccio, ce la faccio! Non ti azzardare a provarci!”
Ancora rumore fra gli alberi. Un ringhio. Kyle si immobilizza.
“Greg, dimmi che sei stato tu. Perché quello di sicuro non era un gufo!”
Un paio di occhi ci osservano, due bagliori fra il verde scuro, quasi nero, di un cespuglio a non più di un passo dal ragazzo.
Senza pensarci due volte, prendo Kyle per il braccio e lo tiro via, per poi rimettermi a correre, senza lasciarlo.
Non diciamo niente, continuiamo a correre sentendo dei passi dietro di noi. Non ci voltiamo, sappiamo benissimo cosa ci insegue.
E proprio perché la fortuna ci vuole bene, andiamo a finire dritti dritti sul ciglio di un baratro. Non ci vorremmo girare, ma avete presente quella sensazione provata quando ti senti inseguito e devi per forza girarti a vedere chi o cosa ti insegue? Ecco: io e Kyle in questo preciso momento. Voltandoci speriamo di essere scappati da uno scoiattolo o al massimo da una marmotta. Ma si tratta solo di una vana speranza, perchè davanti a noi, famelici, ringhianti e con occhi luminosi come stelle in quell’oscurità proiettata dalla foresta, si para un branco di una decina di lupi neri. Vedendoli di fronte a noi, non posso che ricordare una storia che mi raccontava quella vecchia signora del black dog, il cane del demonio. Da piccolo, mi paralizzavo dalla paura ogni volta che me la raccontava. Ora, i miei incubi sembrano essersi proiettati nella realtà. Il black dog è davanti a me e non è solo. A malincuore, rimpiango ancora una volta la marmotta, e mi chiedo cosa ci faccia qui e perché debba accadere tutto a me... ma soprattutto, perchè c’è un baratro ogni volta che corro per salvarmi la vita? Dove si trova questo bosco? Su uno scoglio?!
“È la fine...È LA FINE!” urla Kyle, preso dal panico.
“Sono sopravvissuto ad un pazzo maniaco che cercava di far rivivere uno stregone potentissimo usandomi come cavia e a svariati incendi quasi tutti provocati da me e adesso morirò su uno sputo di scoglio sbranato dai lupi! Con te, poi!” Lo guardo, ma non lo ascolto per due motivi: il primo, sono troppo terrorizzato per poter dire o fare qualcosa, seconda cosa...è Kyle, avesse mai detto o fatto qualcosa di sensato quella testa pazza...
I suoni, in ogni caso, mi arrivano ovattati. Pensa Greg, pensa. Cosa fare? Mi guardo alle spalle, poi di nuovo davanti a me. Non rimane altro che...
Mi sento scuotere. Abbasso gli occhi su Kyle, la sua bocca si muove, ma non capisco cosa dica. Concentrati!
“...saltare! Greg, dobbiamo saltare!”
Dobbiamo saltare.
“Kyle... ma tu non soffrivi di vertigini?”
“Seriamente?! O moriamo combattendo o tentiamo la fortuna saltando. Chi se ne frega delle vertigini!” Mi spinge verso il bordo. Guardiamo sotto. È alto. E sotto ci sono spuntoni.
“Sai Greg, ci ho ripensato. Magari è meglio non saltare.” Annuisco. Mi sorprende che in tutto questo i lupi non abbiano ancora attaccat-
Ed ecco un lupo che mi viene addosso. Ma non mi posso stare zitto? No, mi puzza proprio la vita.
Il tutto va a rallentatore, o così sembra a me. Il lupo si alza sulle zampe posteriori e spicca un balzo, le fauci spalancate con le zanne grondanti di saliva. Qualcosa mi spinge di lato. Giro la testa in tempo per vedere Kyle, le braccia ancora allungate verso di me, che viene investito dal lupo. Rotolano per il restante terreno. Il lupo e Kyle cadono dal baratro.
“KYLE!”
Mi rialzo di scatto, mi precipito verso il bordo. Ed è là, aggrappato ad una roccia. Gli allungo la mano, ma non lo raggiungo.
“Dammi la mano!”
Cerca di raggiungermi, ma è troppo in basso. Sta per guardare giù.
“Kyle, no! Guardami, ragazzino, guarda me. Non guardare giù, ok?” E il genio cosa fa? Guarda giù lo stesso.
“Greg, tirami su.” Lo dice con una calma impossibile per la sua situazione. Il viso impassibile.
“Va bene, ma devi cercare di raggiungere la mia mano.” Mi protendo di più. Non si muove.
“Kyle, muoviti!” Nulla, guarda di fronte a sé e non dice nulla.
Cerco di spingermi più che posso così da raggiungerlo, ma non ci arrivo. Provo a sporgermi di più, ecco, va già un po’ meglio. Un po’ di più...ancora un po’...ancora un pochino...le mia dita sfiorano la sua mano, che per lo sforzo è sudata e quindi scivola. Alla fine lo afferro, ma non riesco a tirarlo su: mi sono sporto troppo dal precipizio. Se lo tiro su finisce che cadiamo insieme. Tento di farlo appendere a una roccia più sopra.
“Kyle, devi fare un altro piccolo sforzo. Lo vedi quello spuntone? Se ti aggrappi a me, ti aiuto ad arrivarci.”
Mi fissa e basta. È paralizzato dalla paura.
“Ascoltami e tutto andrà bene!” Detto questo lo tiro verso di me, con tutto lo sforzo che mi rimane in corpo, lo porto ad appendersi allo spuntone, ma nel farlo scivolo e sto per cadere a faccia in giù verso quelle rocce aguzze e acuminate.
Addio mondo, è stato bello calpestarti per la mia breve esistenza.
Mentre scivolo verso il mio triste destino, mi passano davanti tante immagini...di nuovo: Kyle, Kyra, Bakax, Yesmallion e...mio padre. Perché proprio lui? Lui. Quello che non avrei mai e poi mai chiamato padre. Ma quest’ultima immagine mi urla qualcosa che non capisco.
“Greg! Cosa fai?”
La mia caduta viene frenata, mi sento tirare per le gambe... sarà il sangue che mi va al cervello. Colpisco la parete rocciosa con la testa e svengo...
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


DIARIO DI UN GIOVANE ASSASSINO
CAPITOLO 13
Sento un forte botto.
Mi ritrovo in una stanza, o meglio, in una capanna, credo.
È strano, ma questo posto... questo posto mi è familiare, come se avessi sempre vissuto qui.
Vedo una donna, sulla trentina, se non più giovane, capelli di un nero corvino, occhi gentili e caldi, tinti di un color ambra indefinito. Un volto che mi ispira sicurezza, amore ed affetto.
È una strana sensazione, come se di fronte a me ci fosse... mia madre?
No, non può essere mia madre. Lei è morta tanto tempo fa, sarà solo una mia impressione. Ma vedo che si dirige verso un’altra stanza, piccola ma non angusta.
La seguo e la vedo avvicinarsi ad una culla, chinarsi verso di essa e sollevare un fagottino di fasce bianche.
Senza farmi sentire, mi avvicino alle spalle della donna e sbircio il “contenuto” del fagotto: è un neonato, ovviamente, che ti aspettavi Greg?.
Quel poppante, però, a guardarlo, ha un che di familiare, ma non riesco a capire a chi somigli...
BOOM BOOM!
Due forti colpi alla porta catturano la mia attenzione. La donna si gira di scatto, con il fagottino stretto a sé, come se ne dipendesse anche della sua vita.
Mi passa attraverso, il neonato in braccio e...un momento: ho visto bene? Una donna mi ha appena attraversato? Sono...un fantasma? Ciò che vedo è reale? O è solo frutto della mia immaginazione?
BOOM BOOM!
Altri due colpi, duri, pieni, come tuoni nella tempesta, risuonano in questa catapecchia.
La donna, impaurita, non sa cosa fare. Presumo voglia nascondere il bambino da qualche parte. Alla fine, come un’illuminazione, un idea: metterlo in un piccolo anfratto, dietro a delle armi.
Decido  anche io di nascondermi, non molto lontano dal bambino, anche perchè, reale o meno che sia, questo posto comincia a diventare pericoloso.
Una forte fitta alla testa comincia a tormentarmi. Questo non può essere uno dei miei soliti sogni a caso che faccio di solito. Non ho abbastanza immaginazione per sognare una cosa del genere. Dev’esserci qualcosa in più...
Vedo la donna mettersi in posizione di difesa al centro della capanna, ma ho la sensazione che chiunque (o qualsiasi cosa) sia dietro la porta, di sicuro non entrerà in maniera amichevole o, comunque, con buone intenzioni...
BOOM!
Un’esplosione fa tremare le mura legnose della capanna e la porta, anch’essa di legno, che prima rendeva la casa sicura da ogni pericolo, si riduce a un mucchio di trucioli e pezzi vari sul pavimento.
Non so bene chi o cosa sia, ma è come se fosse entrato qualcosa di oscuro, tenebroso e senza alcun freno. Potrei dire, come un tornado!
Non vedo quello che accade, ma quando percepisco che ‘la tempesta è passata’, vedo ciò che ha lasciato dietro di sè: i mobili buttati all'aria, i vetri delle finestre frantumati e...dov’è finita la donna?
Magari è scappata o... chi lo sa? Un pianto mi fa riprendere da quello stato di trance indotto dallo shock: è il bambino.
Mi precipito da lui e noto che, nonostante il gran trambusto, non gli è accaduto nulla.
Colgo quest’attimo per osservarlo meglio: il suo viso, sebbene mi sia familiare, è molto ordinario, con i tratti somatici ancora non sviluppati ma che lasciano presagire l’uomo che diventerà un giorno.
Due occhi verdi striati di castano.
I capelli, seppur radi vista la tenera età, sono castani, come il legno dei sempreverdi che vedo stagliarsi al di fuori della capanna, ma riprendono il nero corvino della madre.
C’è qualcosa che non mi torna. Non può essere solo una coincidenza. Solo una cosa potrebbe fugare ogni mio dubbio e, non so il perchè, so  dove cercarla: il suo polso.
Li guardo entrambi, ma non vedo niente. Poi guardo la culla da dove la madre, prima, lo aveva preso.
Appeso, c’è uno strano acchiappasogni con tanti pendagli dalle forme più svariate, dei quali mi colpisce più di tutti uno dalla forma particolare: un triangolo dal cui interno si diramano tre frecce.
Sudando freddo, metto la mano al collo, per prendere il mio ciondolo. Confronto le due forme e mi immobilizzo. È possibile che questo bambino...sia io?
Mentre divago col pensiero, sento dei passi in lontananza avvicinarsi alla capanna.
Mi nascondo, sebbene mi sia reso conto che non serva a nulla dal momento che, apparentemente, io sia invisibile.
A fatica, nella capanna, entra un uomo: alto, impostato, spalle larghe e capelli lunghi fino alle spalle. Un vero e proprio guerriero celtico, uno di quegli uomini vissuti che hanno preso parte a chissà quante battaglie uscendone indenne con i teschi dei suoi nemici infilzati sulla sua lancia....ok, sto divagando un po’ troppo.
Presumo sia il padre del bambino. È disperato. Sembra sappia ciò che è appena accaduto ma non riesce a capacitarsene.
“ÉLAN!” urla a squarciagola, ma invano.
Riconosco l’uomo ma non oso dire il suo nome. Sentendo il pianto del bambino, un sussurro flebile “...Gregory”
L’evidenza che avevo cercato di negare fino a questo momento, adesso non può essere evitata, risplende di una luce abbagliante che mi acceca.
Tutto ciò che in quei minuti si era rivelato come una contorta matassa di dubbi, ora si sbroglia: quel bambino sono io, quella donna era mia madre, quell’uomo è mio padre.
Osservo l’uomo mentre afferra il bambino ancora in fasce ed esce dalla capanna, forse sapendo dove andare, forse scappando dall’accaduto.
Decido di seguirlo nella foresta. Me la ricordavo più folta, più profonda, fatto sta che in pochi passi lo raggiungo.
Lo vedo avvicinarsi ad un’altra capanna, che mi è talmente familiare che riesco a riconoscerne gli odori e i suoni che la circondano: è la casa dove sono cresciuto...
Vedo che mio padre, con un po’ di rimorso ma con la decisione di chi non vuole indugiare, mi posa delicatamente dentro una cesta davanti l’uscio di quella capanna.
Posa una busta, contenente presumo una lettera, e il ciondolo a forma di triangolo con le tre frecce sopra di me.
“Non lo fare. Tutto questo non sarebbe successo se non lo avessi fatto. Fermati!” vorrei urlare a quell’uomo, ma la mia forma eterea non mi aiuta nell’intento. E poi, alla fine è solo un sogno, no?
Vedo quell’uomo bussare una volta. Due volte. Tre volte. E poi dileguarsi nell’ombra della foresta che adesso, solo adesso, sembra più scura di prima.
L’uomo è nascosto dietro un albero, proprio accanto a me, e osserva la scena: una vecchia signora apre la porta e vede la cesta con me-neonato all’interno, la busta contenente una lettera ed il ciondolo.
Si guarda in giro, cercando qualcuno nelle vicinanze ma, non vedendo nessuno, prende il canestro e lo porta dentro. In tutto ciò, io osservo mio padre piangere, forse una delle sue poche volte.
“Buona fortuna, figlio mio. Ci rivedremo presto, me lo sento...” e poi fugge via.
Sento che il mio tempo qui sta per finire, ma quegli ultimi attimi sembrano durare un’eternità per me, e solamente adesso mi rendo conto di quello che ho visto, ho detto e ho fatto in questi ultimi giorni.
Non mi sono mai fermato a pensare, ho sempre agito d’impulso, trasportato dalle mie emozioni. Sì, sapevo, ma non sentivo. Ma ora, ora che ho provato... io... che idiota!
TUMP! Nonostante niente mi abbia colpito, sento una sferzata sul viso, il dolore si propaga...
TUMP! Eccone un’altra, mi accascio a terra dal dolore, senza capire il perchè...
TUMP! “Non voglio andare via!”, una luce accecante mi abbaglia e...riprendo conoscenza.
Sento un forte schiaffo sulla guancia.
“SVEGLIATI!”. Me ne arriva un altro.
“SVEGLIATI GREG! TI PREGO!”. Uno di dorso.
 “IDIOTA, SVEGLIATI!”. And another.
 “TU...ESSERE IMMONDO CHE PETA SULLA MIA TESTA OGNI NOTTE!”. And another.
“SVEGLIATI, ALTRIMENTI A CHI DARÒ FUOCO ALLE SOPRACCIGLIA?! TU CHE NON FAI ALTRO CHE STARMI ADDOSSO PERCHÉ MI VUOI BENE! SVEGLIATI! SVEGLIATI!”.
Mi arriva una grandinata di schiaffi, fino a quando non blocco - ad occhi chiusi! - la mano calante sulla mia guancia, ormai rossa e gonfia.
Apro gli occhi. Cercando di mettere a fuoco, vedo alla mia destra una, due...tre Kyra? Ok, sto avendo una commozione cerebrale. Guardo a sinistra. Vedo...mio padre!? Sì, sto decisamente avendo una commozione cerebrale.
Poi avverto un leggero peso sullo stomaco, letteralmente: come volevasi dimostrare, è Kyle, che mi guarda con occhi lacrimanti. Gli dico, un po’ affaticato: “Capisco che tu ti voglia sfogare ma, per favore, non su di me, grazie.”
Prendo fiato.
“Ho fatto un sogno strano, sentivo te che mi insultavi, è possibile?”.
Kyle, con la voce rotta dal pianto, dice “ Insultarti? Io? Pff...no, certo che no. Forse...”.
Rido, in maniera affaticata, e lui mi abbraccia, come se non mi vedesse da sempre.
“E comunque, ti sto addosso perchè ho paura di tua sorella...” lui ride, ma nervosamente, come a volermi dare ragione. Di seguito Kyra mi si getta addosso, inizialmente preoccupata, mi dà un bacio, ma, di scatto, si calma.
“GREG, STAI BENE? SEI FERIT- Ahehm...felice di saperti vivo.” Mi dà una stretta di mano.
“Mi hai appena bac-?”
“-no. Io? No. Nessuno ha visto niente e nessuno può testimoniare. Vero, Kyle? Non hai visto nulla, proprio come non hai intenzione di bruciarti con le tue stesse mani, giusto?”
Mi volto a guardare Kyle, occhi sgranati che annuisce. La ragazza si alza a sedere e si spolvera i vestiti.
Cala un silenzio imbarazzante. Si sente tossire. È mio padre.
“E tu che ci fai qui, si può sapere?”
Mi mette le mani sulle spalle, nel tentativo di sollevarmi e portarmi a sè. “Gregory, non sono  bravo con le parole, ma tenterò di parlarti.
“Papà?”
“Non interrompermi: so di non essere stato il padre perfetto, praticamente non lo sono stato per nulla. Mi dispiace di averti trattato così, di aver detto tutte quelle cose su di te e sui tuoi amici, e...”
“Ehm, sì ma...”
“Ti ho detto di non interrompermi, dov’ero rimasto? Ah, sì: ...e quindi sono qui per aiutarti e magari fare quello che non ho fatto per tutto questo temp-...mi spieghi perchè non mi stai ascoltando? Cioè, sono qui ad aprire il mio cuore a te, a dirti delle cose gentili dopo tanto tempo e tu nemmeno mi ascolti?! Certo che chi ti capisce è bravo...”
Mentre con un orecchio presto ‘attenzione’ a quello che dice mio padre, la mia mente è rivolta al branco di lupi, perché sì, a quanto pare quei lupi dai quali stavamo scappando hanno deciso di aspettare che mio padre finisse il discorso e la nostra conseguente riconciliazione strappalacrime prendendosi un thé e commentando le nostre azioni.
O così sarebbe se fossimo in una commedia, ma non è questo il caso. I lupi, che stranamente non hanno ancora accennato ad attaccare, avanzano sempre più minacciosi all’insaputa di mio padre, il quale non si accorge di nulla e non sente quel soave cinguiettio di ringhi che promette urla strazianti e dolori lancinanti. La concentrazione di quest’uomo è ammirevole.
Un lupo compie un balzo per attaccare mio padre, il quale, con la massima non curanza, sfodera la spada e trafigge il lupo in pieno petto. Il tutto senza guardare.
Tira un respiro profondo.
“In poche parole: fare il padre.”
Ok, non sono sicuro di aver capito bene quello che sia successo, ma non penso di essere l’unico, data la reazione delle persone vicino a me: non sono nemmeno a bocca aperta, semplicemente non sanno come reagire, quindi non reagiscono.
Si può rivedere la scena? Non ho capito.
Kyra mi lancia arco e frecce, riesco a prenderlo in tempo. Li osservo.
“E questi da dove li hai usciti?” Sbuffa.
“Non chiedere e lotta!”
“Ma non è meglio fare un piano?” Mio padre annuisce.
“Hai ragione!” E va alla carica. Lo osservo uccidere tre lupi con estrema facilità. Scrollo le spalle.
“Oppure potremmo attaccare alla cieca. Insomma, se funziona!” Mi fiondo nel bel mezzo della battaglia, urlando con quanto fiato m’è rimasto.
Kyle, da parte sua, senza armi e senza poteri, riesce a stendere un lupo a mani nude. Non trova pace neanche adesso, in quanto l’orso che abbamo depistato prima riappare.
Il ragazzino lo guarda con tanto d’occhi: per quanto sia bravo nel combattimento corpo a corpo, affrontare un orso disarmato non è mai un’impresa facile.
Kyra è accerchiata da tre lupi, negli occhi uno strano sguardo, che non ho mai visto prima d’ora, come se un incendio sopito le si fosse riacceso dentro.
Un lupo le salta addosso.
Viene spinto via contro un albero. Il secondo lupo l’attacca alle spalle. Kyra lo prende per le zampe posteriori e lo fa roteare contro il terzo lupo. Vedo che l’abilità nel corpo a corpo è di famiglia.
“Beh, chi è il prossimo? Forza, forza! Voi sareste pericolosi? Non siete nemmeno all’altezza di quello che sto passando io adesso!” urla la ragazza ai lupi, i quali scappano via guaendo.
Kyra incrocia lo sguardo di uno spaventato Kyle, ancora alle prese con l’orso, e decide di aiutarlo.
L’orso ha messo il ragazzino con le spalle a muro e sta per attaccarlo, quando la sorella si mette tra lui e l’orso, si prende una zampata e cade a terra.
Dopo qualche secondo si rialza barcollante, con un grosso graffio in faccia.
Si asciuga la ferita, lecca le dita sporche di sangue e all’urlo di “NON SEI NEMMENO ALL’ALTEZZA DEL MIO CICLO!” si lancia addosso alla bestia, facendola fuggire nella foresta. Kyle, con uno sguardo fra lo spaventato e il riconoscente, si rialza un po’ affaticato accettando l’aiuto di sua sorella, la quale gli tende la mano ancora sporca di sangue.
“Kyra... qualche volta mi terrorizzi, lo sai? E ad ogni modo, pulisciti quella mano. Toccare il sangue mi fa ribrezzo, potrei vomitare.” Respinge un conato.
“Sta parlando quello che ha letteralmente strappato il cuore ad un uomo...” Kyle sgrana gli occhi.
“Chi avrebbe fatto cosa?! Ma tu sei matta!”
“E non solo, lo hai letteralmente ridotto in cenere.” Il ragazzino si mette le mani fra i capelli e comincia a ridere istericamente.
“Brava, bello scherzo, smettiamola ora.” Kyra scuote la testa.
“Seriamente non ti ricordi di... lasciamo perdere. E poi perché ti dovrebbe far schifo il sangue? Non ha senso! Hai combattuto tantissimi orchi e bestie e Warlord solo sa cosa!” Kyle alza gli occhi al cielo.
“Non mi fa schifo il sangue in sé, ma solo toccarlo... possiamo tornare a combattere, ora?!”
Intanto mio padre tira fendenti a destra e a manca per evitare un ulteriore assalto dei lupi e io tento di coprirlo con arco e frecce, ma mi rendo conto che le mie armi in movimento non sono così efficaci, mi servirebbe un posto da dove colpire senza essere in mezzo alla polvere.
Scorgo un muro roccioso abbastanza alto da dove poter scoccare frecce, ma il problema sta nel percorso che mi separa da questo, costellato da un gruppo di 7 lupi.
Da solo non ci riuscirei mai, quindi chiedo a mio padre di aprirmi la strada, ma prima che possa proferire qualsiasi parola lui ha già capito le mie intenzioni, semplicemente annuendo con lo sguardo, e si lancia nella mischia sbaragliando la decina di lupi davanti a noi. Arrivo alla rupe, la scalo e mi apposto in una piccola escrescenza rocciosa: finalmente ho la visuale libera.
Vedo mio padre destreggiarsi fra i lupi, Kyle e Kyra rientrano nella mischia.
Il ragazzino cerca di schivare quanti più colpi possibile.
“Perché non ho portato un – respinge un lupo con tutta la sua forza – qualche tipo di arma?!” Nicholas si volta.
“Scusa, ma tu non eri quello con i micidiali poteri cosmici?” Kyle scansa un lupo, nota dei coltellini nella tasca di mio padre, li sfila e li lancia verso la bestia che ha appena evitato.
“Primo, non sono micidiali, ma fenomenali, nonno. Secondo: hanno deciso di abbandonarmi nel momento del bisogno. Va a capire come funzionano...” Si mettono spalla contro spalla.
“Senti, vecchio, quando mi vedi in aria, passami la spada.” Nicholas gli lancia un’occhiata interrogativa, poi capisce. Mentre fa un affondo verso un lupo (1), guarda Kyle infilzare i coltelli nella schiena di un altro (2) e utilizzarlo per darsi la spinta. Una volta in aria, Nicholas gli lancia la spada, il ragazzino la afferra al volo e trafigge un lupo che, vedendolo saltare, fa lo stesso per attaccarlo (3). Atterrando, sfila la spada dalla carcassa e sferra un colpo ad una bestia lanciata all’assalto (4). Nicholas finisce l’ultimo lupo lanciando l’ultimo dei suoi coltelli, riesce a prenderlo fra le fauci spalancate.
“PENTA!” Lancio un urlo. Kyle si gira verso di me e sorride a mezza bocca, alzando una mano con tutte e cinque le dita distese.
“Cinque uccisioni di seguito, Greg! Penta-kill! Prova a battere questo!”
Mi riprendo dallo stupore e cerco di assumere un’espressione neutra. Batto le mani sarcasticamente.
“...solo fortuna. Semplice, sfacciata fortuna!” Il ragazzino pulisce la spada sull’erba scuotendo la testa.
“Tutta invidia...” Rialza lo sguardo verso di me, il sorriso scompare dal volto mentre il panico prende il posto dell’orgoglio.
“Greg! Dietro!”
Nemmeno il tempo di chiedere “Cosa?”, che sento un ringhio famelico alle mie spalle. Mi giro lentamente, sperando ancora una volta, invano, di ritrovare la mia vecchia amichetta pelosa - ...no, non Yesmallion, che schifo...la marmottina!.
Purtroppo, ancora una volta, la vita dimostra di avere sentimenti avversi nei miei confronti - diciamoci la verità: le faccio schifo...ma così però si esagera, eh?.
Credo che in tutta quella carneficina compiuta dal nano e dal mio vecchio, uno dei lupi fosse riuscito a dileguarsi senza farsi colpire, o almeno senza essere ferito in maniera letale, dal vistoso taglio sull’occhio.
Eccolo lì: un lupo grigio – più biancastro che grigio -,  con una faccia che ispira felicità da tutti i pori e peli, sta per attaccarmi.
Il tutto è condito dal fatto che io sia sull’orlo dell’ennesimo precipizio.
Una parte di me sta  pensando a quello che dovrebbe fare, un’altra a cosa abbia fatto di sbagliato per meritarmi tutto ciò, un’altra ancora scrive già le sue ultime volontà e l’ultima, infine, si fa i fatti suoi e dorme.
Sebbene abbia voglia di assecondare quest’ultima, pesco in fretta e furia l’ultima freccia dalla mia faretra e la posiziono sull’arco pronto a scoccarla.
Ma il lupo mi coglie alla sprovvista e mentre la sto per sistemare è già in aria, pronto ad azzannarmi.
La distanza è troppo ravvicinata per poter affondare la freccia in maniera letale, se la scoccassi non gli farei nulla. Forse infilandogliela a forza riuscirò a levarmelo di dosso.
Mentre penso a tutto questo, vengo letteralmente travolto dal lupo, con una forza tale che tutt’e due finiamo per cadere dalla rupe dove mi ero appostato.
Cado.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Caveat: per un'esperienza di lettura migliorata, leggere mentre si ascolta la canzone One More Light dei Linkin Park.

Capitolo 14
A fine serata, crollo sul letto.
Non posso credere che Yesmallion mi abbia scelto come suo sostituto!
Cioè, io? Io che a stento riesco a gestire la mia di giornata?
Meglio non pensarci… dormiamoci sopra.
Poggiata la testa sul cuscino, crollo in un sonno profondo.
Quanto adoro il mio letto! Così morbido, così gentile da farmi riposare ogni notte! Fra tutte le invenzioni, il letto è di gran lunga la migliore. Se un giorno dovessi rinascere, rinascerei letto! Deciso, domani scrivo la mia “Ode al letto” e la tramanderò nei secoli dei secoli…
“Greg.” Mi giro nel letto.
“Greg, svegliati.” Mugugno. Qualcuno mi alza una palpebra. La luce di una candela, puntata direttamente verso la mia pupilla, mi acceca.
“Non vedo dove sparo!” Mi metto ad urlare.
Mi arriva uno schiaffo, questa volta mi sveglio seriamente. Mi tiro su a sedere di scatto. Sbatto la testa contro quella di Kyle. Si massaggia la fronte.
“Buongiorno anche a te... iniziamo bene...” dice Kyle alzandosi. Muovo le labbra per pronunciare una parola, la bocca ancora impastata dal sonno. Mi passo una mano sul viso.
“Perché....perché mi hai svegliato così?” Riesco a chiedere. Scrolla le spalle.
“Perché ti devi alzare. È il tuo primo giorno di apprendistato.” Annuisco, cercando di ricordare di cosa parli.
“Sì, giusto. Hai ragione...  che ne dici di spegnere la candela e aprire le tende?” Mi guarda stranito.
“A che pro? Non è ancora sorto il sole.” Ridacchio.
“Certo... buonanotte!” Mi tiro le coperte addosso. “Finché non vedrò la luce prodotta da una massa incandescente, non mi alzerò da qui.”
“Desiderio esaudito” Schiocca le dita e... il cuscino prende a fuoco. Urlo e lo butto a terra. Ci salto sopra per spegnere le fiamme.
Prendo un respiro profondo.
“Intendevo il sole.”
“Medesimo effetto. Hai visto la massa incandescente e ti sei alzato, sei stato di parola.” Sorride a mezza bocca.
“Ora che sei sveglio, che ne dici di renderti presentabile e seguirmi?” Gli lancio in faccia il cuscino bruciato, sporcandolo di cenere. Sospira.
“Cinque minuti. Se non esci da questa camera entro cinque minuti, ti do fuoco ai capelli.” Detto questo, esce sbattendo la porta. Sobbalzo.
“Gngn, suscettibile...”  Il comodino vicino a me prende fuoco. “Sì, signor capitano!” mi metto sull’attenti e corro a vestirmi.
Chiudo la porta aggiustandomi la giacca. Kyle è appoggiato al muro del corridoio, mi squadra dalla testa ai piedi. Alza un sopracciglio.
“Cosa?”
“Ma ti sei vestito con le tende?” Mi guardo.
“Che c’è che non va?” Mi indica.
“Ti sei buttato nella colla e poi dritto nell’armadio, vero? Cioè... dorato e verde? Seriamente?” Si mette un braccio sul fianco.
“E vogliamo parlare degli stivali rossi?” Sento dei passi. Passa uno dell’archivio, mai visto prima. Alto, magro, pelato. E mi osserva. Giudicandomi. Lo guardo male. Scuote la testa.
“Ma come ti vesti?” Mi passa accanto snobbandomi. Apro le braccia e gli urlo: “Ma come cazzo mi pare!”.
Kyle grugnisce e mi tira per un braccio verso lo studio di Yesmallion.
Santa pazienza.
Lo studio è ancora buio quando entriamo. Do una gomitata a Kyle.
“Kyle... ma Yesmallion si è svegliato?” Scuote la testa.
“E si può sapere allora perché mi hai svegliato?! Torno a letto!” Mi sento tirare per il collo e cado a terra.
“In questo momento sono grato che tu porti i pantaloni.” Si mette a cavalcioni su di me e mi punta il dito sul naso.
“C’è una leggera differenza fra te e Yesmallion: tu sei tu, Yesmallion ha un tot di anni di cui non ricordo il numero e di cui di certo non mi interessa alle quattro di mattina. Quindi smettila di lamentarti e poltrire e mettiamoci al lavoro! Altrimenti mi farai arrabbiare, tu non mi vuoi vedere arrabbiato, vero?” Mi copro le sopracciglia.
“Agli ordini.” Indica la scrivania.
“Li vedi quei fogli sulla scrivania?” Annuisco.
“Bene, devi impararli a memoria uno a uno. Quello è tutto il regolamento scolastico.”
“Perché?!”
“Perché gestirai l’accademia, cretino! Come puoi gestirla senza conoscerne il regolamento?! Ora, a lavoro! Entro le sette ti interrogo.”
“Ah certo, perché tu lo sai tutto a memoria, il regolamento.”
“Ovvio. Ora a lavoro” Mi dà un frontino e si alza. Mi tende una mano per aiutarmi. Accetto e... mi spinge verso la sedia, neanche il tempo di alzarmi completamente.
“Buon divertimento.” Mi dice spingendo verso di me l’enorme pila di fogli. Mentre si avvicina alla porta, entra Yesmallion. Lo guarda.
“E tu dove credi di andare?” Kyle alza le spalle.
“A fare colazione? Quindi a dopo...” Lo prende per un orecchio.
“Non credo proprio. Il qui presente Gregory deve imparare a memoria il regolamento, giusto?” Il ragazzino annuisce.
“Non ce la farà mai da solo, sappiamo che è incapace.” Annuisco... un momento....
“Ehi!” Alza una mano per zittirmi.
“Senza offesa, figliolo. Ma ti servirà aiuto. Adesso: io sono il rettore, quindi decido che fare. Moralmente dovrei aiutarti io, visto che ti passerò il ruolo. Ma, sinceramente mio caro, me ne infischio.  Quindi resterai con lui per aiutarlo. Se non impara il regolamento entro la giornata, la punizione ricadrà su tutti e due.”
“Ma...io... non vale! Avevo fame...”
“Guarda che chiamo tua sorella.” Kyle ci pensa su un attimo.
“Eeehm... Greg, passa il foglio.” Si gira di nuovo e si siede accanto a me. Rido. Alza un sopracciglio. Sta per schioccare le dita, ma lo fermo.
“E quanto sei permaloso...”
“Puoi dire addio alle sopracciglia, coso.”

 
Buio. Chiusura del sipario.
‘Ci siamo appena ritrovati, ci stiamo per dividere di nuovo. Sto per sopravvivere a mio figlio. Ho abbandonato tutto per garantirgli la vita... eppure. No, non può essere. Mi rifiuto di crederlo. Ti prego, prendi me, non lui. Ha ancora tutta la vita davanti, ha appena iniziato a vivere. Ti prego, non lui. Ho fatto la mia vita, ho poco da tramandare, la mia perdita non sarebbe una tragedia. Ti prego, non lui.’
‘No, se muore così, giuro che lo resuscito e poi lo ammazzo con le mie mani! Non può morire così. Non lui! Ma perchè tutti quelli che voglio bene devono andarsene: mio padre, mia madre, la mia famiglia...e adesso Greg. Potrei  non riuscire a trattenerlo...’
‘Perché? Perché ora? Perché il mio migliore amico? Eravamo salvi, si stava sistemando tutto! Non è giusto... Era solo un’esercitazione! Non doveva morire nessuno! Perché...”
“GREG!”
Ai piedi dell’altura, il corpo di Gregory giace inerme, il lupo su di lui. Sotto, una pozza di sangue. Kyra gli corre incontro, nonostante il tentativo di Kyle di fermarla. Nicholas mette una mano sulla spalla del ragazzino, il quale abbassa la testa, i capelli sul viso. Kyra prende il lupo per la collottola e lo lancia a muro, ricade senza vita. In ginocchio, le tremano le spalle. Batte rabbiosamente un pugno sul petto di Greg.
“Svegliati. Non di nuovo. Svegliati. SVEGLIATI!” Appoggia un orecchio al petto. Mette una mano sotto il naso di Gregory. Si copre la faccia con le mani, chinandosi sul corpo inerte, poggiando la fronte sul petto.  Si gira per guardare il fratello, immobile come una statua, lo sguardo fisso su un punto indefinito. Capisce. Si china due volte sul petto di Gregory, l’ultimo saluto, e, come di rito, batte il pugno sul cuore del defunto. Una, due, tre volte, ritmicamente, aumentando la velocità. I tamburi che accompagnano l’anima del guerriero nell’aldilà.

POV Kyle
Vuoto. Non penso a nulla. Il battito del cuore mi rimbomba nelle orecchie.
È colpa sua.
Una mano sulla spalla.
È colpa sua.
Non è giusto.
Sento i colpi.
Alzo la testa.
Perché? Perché ha iniziato il rito funebre?
Iniziano a cadere le lacrime.
Qualcuno mi mette un braccio intorno alla spalla.
Alzo lo sguardo alla mia sinistra.
Nicholas.
Mi stringe.
È colpa sua. È colpa sua.
Stringo i pugni.
Con una spinta, lo allontano. Inizio a tremare.
“Non mi toccare.”
I battiti cessano. Kyra si è alzata, mi si avvicina. Mi poggia una mano sul braccio.
“Kyle...” sta piangendo. Le allontano bruscamente la mano.
Mi volto verso Nicholas.
“È colpa tua. È tutta colpa tua.” Mentre parlo, le lacrime mi entrano in bocca, riesco a sentire solo il loro sapore. Non penso. Non ne ho la forza.
“È solo colpa tua se è morto! Se tu.... se tu avessi fatto solo uno sforzo... se avessi collaborato, lui... lui...”
Scoppio a piangere.
“...Gregory non sarebbe morto.” È il vecchio a finire la frase.
“Non. Osare. Dire. Il. Suo. Nome.” Lo sputo fra i denti. Lo guardo negli occhi, la rabbia mi acceca. Lo prendo per il colletto.
“Perché non te ne sei andato immediatamente? Perché sei rimasto se sapevi di non essere in grado di fare il padre? È COLPA TUA! PERCHÈ NON SEI TU QUELLO STESO A TERRA?!”
Lo prendo a pugni sul petto. Non si muove, mi lascia fare. Gli afferro la camicia, appoggio la testa sul petto, lancio un urlo.
Urlo finché la gola non brucia e non esiste altro rumore oltre la mia voce.
Lascio cadere le braccia. Non ho più la forza di far nulla.
“Perché dovevi essere il padre del mio migliore amico?”

POV Nicholas
Kyra comincia il rito funebre.
È vero.
Se n’è andato.
Se n’è andato...
Dentro di me, sento un vuoto.
Una parte di me ha smesso di esistere.
Mio figlio è morto.
Non riesco a parlare.
Abbasso lo sguardo verso il ragazzino. Sta guardando a terra.
Non un rumore. Completo silenzio, come se la natura avesse capito il nostro dolore e lo stesse rispettando. Questo silenzio è assordante.
Passo un braccio intorno a Kyle, lo avvicino a me. Alza gli occhi, è inespressivo, ma le lacrime gli rigano le guancie. Mi allontana con una spinta.
“Non mi toccare.”
Non riesco a ribattere. Nei suoi occhi, una rivelazione.
“È colpa tua. È tutta colpa tua.”
Le sue parole mi colpiscono, affilate come la lama di un coltello.
“È solo colpa tua se è morto! Se tu.... se tu avessi fatto solo uno sforzo... se avessi collaborato, lui... lui...”
Se non mi fossi comportato in quel modo...
“...Gregory non sarebbe morto.”
Qualcosa cambia nel suo sguardo. Rabbia cieca e dolore, molto dolore.
Vengo afferrato per il colletto.
“Perché non te ne sei andato immediatamente?”
Perché non me ne sono andato immediatamente?
“Perché sei rimasto se sapevi di non essere in grado di fare il padre?”
Perché sono rimasto se sapevo di non essere in grado di fare il padre?
“ È COLPA TUA!”
È colpa mia...
“PERCHÈ NON SEI TU QUELLO STESO A TERRA?!”
Perché...
Non ho le risposte. Non lo so. Tanti se non avessi e se non fossi.
Ma non ho risposte. E non posso tornare indietro. Non posso rimediare. È finita.
È finita...
Mi prende a pugni.
Lo lascio fare. Ha ragione.
Afferrandomi per la camicia, appoggia la testa su di me. E urla.
Il silenzio era assordante.
L’urlo è sordo.
Quando la sua voce si spezza, riesce a dire un’ultima cosa.
“Perché dovevi essere il padre del mio migliore amico?”
Lo guardo. È sconfitto.
Le parole di Greg, ciò che mi ha detto durante il nostro ultimo litigio, mi si ripresentano.
‘Hanno avuto solo l’un l’altro per sette anni’
Guardo Kyra. È tornata sul corpo di Gregory.
Avevano trovato qualcuno. Ora l’hanno perso.
Per colpa mia.
Sono di nuovo soli.
A quanto pare è un mio vizio, lasciare sole le persone che meno se lo meritano.
Sorrido amaramente fra me e me.
Lo abbraccio. Questa volta non si allontana. Piange a singhiozzi.
“Mi dispiace.”
Ricambia l’abbraccio, aggrappandosi disperatamente a me, come se ne dipendesse della sua vita.
Il cielo si schiarisce.
Rimaniamo così finché i primi raggi del sole mi toccano la schiena.
Quando le forze lo abbandonano e non trova più lacrime da piangere, mi lascia andare.
Kyra ricomincia il rito.
Si inginocchia, poggia due volte la fronte sul corpo di Greg.
I battiti ricomnciano, lentamente.
Io e Kyle ci drizziamo, avvicinandoci a loro due.
Batto il pugno sul mio cuore, seguendo il ritmo.
Dopo un momento di esitazione, il ragazzo si unisce.
Il ritmo velocizza, bussiamo alla porta del Valspéir, il paradiso dei guerrieri, per far entrare la sua anima.
Il ritmo si affievolisce, per poi ammutolirsi del tutto.
È ora di concludere la cerimonia.
In silenzio, cerchiamo dei rami asciutti e qualcosa per far prendere il fuoco.
Costruiamo una pira, molto semplice.
Ai piedi, mettiamo l’arco e le frecce.
Ci guardiamo, abbiamo lasciato gli utensili nel bosco, non sappiamo con cosa accendere il fuoco.
“Ci penso io.”
Kyle fa un passo avanti. Congiunge le mani, mormora qualcosa in una lingua che non capisco.
Si inginocchia e, con massimo sforzo, riesce a evocare una fiamma, molto tenue, ma pur sempre una fiamma.
Prendo dell’erba secca e l’avvicino per farle prendere fuoco. La poggio sotto il legno.
Si alzano le fiamme, il sole nascente dietro la pira, mio figlio al centro.
Le prime ceneri si alzano verso il cielo.

**Angolo degli autori**
CI stiamo avvicinando alla fine, miei cari 7 lettori fissi... circa. O unico lettore così pazzo da rileggere i capitoli. Ridendo e scherzando (sterminando) sono passati due anni dal primo capitolo. Ci scusiamo ancora per quegli otto mesi di silenzio, ma il quinto anno non perdona nessuno. Vi ringraziamo in anticipo per aver letto fino a qui.
Gae & Eli

p.s. scrivendo abbiamo ascoltato in loop one more light... almeno una trentina di volte... di seguito... e altre dieci solo per piacere. Quant'è bella quella canzone!
p.p.s. Gaetano saluta con la manina.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15
 
POV Greg
Apro gli occhi: luce.
Luce che mi offusca la vista, o almeno quel poco che mi è rimasta.
Sento la schiena un po’...smussata.
E dopo quello che ho passato in questi ultimi giorni ringrazio il mio angelo custode di non essere ancora finito senza qualche arto.
Ricordo di essere caduto per colpa di un lupo saltatomi addosso, ma, stranamente, toccandomi il petto non avverto alcun peso (o pelo) del suddetto su di me.
Con le mani cerco di tastare il terreno su cui sono appoggiato.
L-legna? Non ricordavo di essere caduto su del legno, la mia schiena avrebbe fatto più male.
“Non può essere” penso tra me e me.
E poi, sarà una mia impressione ma, com’è che siamo in autunno ma si sente un caldo infernale?
Ora che respiro meglio sento proprio puzza di bruciato, comincio anche a soffocare per il fumo che divampa.
Aspetta...FUMO? FIAMME? LEGNA?
Qualcuno mi sta seriamente dando fuoco, manco fossi un cinghiale?
No, non è possibile.
Pensa positivo Greg: dai, non crederai mica che quel nano di Kyle, quel “nervo scoperto” di Kyra e quel demente di tuo padre Nicholas, ti abbiano messo sopra una catasta di legno, credendoti morto, e ti abbiano dato alle fiamme per rendere epica la tua dipartita?
Se lo avessero fatto veramente, a questo punto saresti-
Mi alzo con nonchalance dal mio giaciglio legnoso e sono sorpreso nel constatare che SONO SU UNA CAVOLO DI CATASTA DI LEGNO DATA ALLE FIAMME!
Oh mio Warlord, lo hanno fatto davvero!
Per cercare di liberarmi da quella trappola di fumo, legna e fiamme, rotolo a destra e sinistra per spegnere l’incendio.
Il MIO incendio.
Riesco a uscire da quel “nonsocomedefinirlomalasciamoperdere” e a mettermi al fresco della terra.
Mi rialzo col fiatone di che ne ha passate tante e con la rabbia di chi non sopporta più niente, e me li ritrovo davanti ai miei occhi, sconvolti e atterriti, come se fossi realmente tornato dal regno dell’oltretomba.
“...Boo?” dico alzando un sopracciglio.
E loro urlano di paura a occhi sgranati.
Non mi aspettavo tale reazione, urlo di rimando.
Continuano a urlare indicandomi. Indico prima me, urlando dal terrore.
Inizio a urlare di rabbia indicando il... coso, chiamiamolo.
Kyle alza le spalle, con un urlo tenue.
Mi passo una mano fra i capelli, con la gola stanca.
“Ho paura di chiedere, ma... SI PUÒ SAPERE PERCHÈ MI AVETE MESSO SU UNA BRACE?!”
“Pira” mi corregge Kyle. “Ma tu sei vivo!” aggiunge urlandomi contro.
“Perchè? Non dovrei esserlo?” rispondo urlando.
“E poi” – aggiungo – “‘pira’ che?”.
“Greg, TU SEI VIVO!?!?” continuò a urlare Kyle, sempre più sbigottito.
“SÌ, KYLE, SÌ: SONO VIVO. CHE FA NON MI VEDI?” gli rispondo urlando, cercando di gesticolare per fargli capire (nonostante qualche difficoltà di comprensione da parte sua) ciò che stessi dicendo.
“Pensavo non ti avrei rivisto più!” Mi abbraccia forte e quasi si mette a piangere.
“Ehm...ok?” Gli dò delle pacche sulla testa, cercando ancora di focalizzare quello che ho passato e quello che sto vedendo.
Lo vedo allontanarsi sorridente e con gli occhi lucidi di lacrime, e nel frattempo si avvicina a me Kyra con la sua solita espressione, un misto tra “Sono felice di vederti” e “Fammi incavolare e ti apro in due”, che mi rallegra e terrorizza allo stesso momento.
Neanche il tempo di dire ‘Ciao’ che mi molla un ceffone di dorso sulla guancia, lasciando il segno delle sue nocche sul mio zigomo destro.
“Ahi” lei mi guarda male. “Questo è per aver fatto finta di essere morto”.
Non ho il tempo di assimilare e rispondere a ciò che ha detto perchè mi vedo recapitare un altro schiaffo, stavolta sullo zigomo sinistro.
“Ahi...di nuovo!” dico massaggiandomi la guancia.
“Questo, invece per avermi fatto stare in ansia!”
Poi mi prende per le spalle.
Oh no, adesso o mi dà una testata o una ginocchiata nel sottoventre, e così sì che vado realmente all’altro mondo. Invece, sento le sue braccia avvinghiarsi attorno a me, le sento stringere forte forte.
Mi sta abbracciando?
Ok, con questa ho seriamente visto tutto.
“E questo, perché...?” chiedo (che domanda idiota...)
“Perchè, alla fin fine, sono contenta che tu non sia morto”.
Prima che si allontani, sento un pugno sulla spalla.
Sempre lei.
“E comunque: questo perchè hai fatto pensieri impuri su di me!”.
“Ma io non ho fatto MAI pensieri impuri su di te” ribatto.
“Sì, come no. Il tuo sguardo dice altro...” Già, lo sguardo.
Infine mio padre (ancora mi viene difficile utilizzare questo termine con cognizione) mi si avvicina e mi mette una mano sulla spalla.
“Figliolo...ehm...f-figlio...Gregory...Greg...ehm...che dire: mi dispiace di averti quasi dato fuoco!” dice, ridacchiando in maniera imbarazzata.
E il premio per ‘miglior padre dell’anno’ va a...NON A TE!
“No tranquillo, cose che capitano. Forse questa sarà la cosa meno anormale successa in questi giorni, papà.” Mi rendo conto di quello che ho detto...forse no.
“Ah certo, non ne dubito assolutam-, aspetta: mi hai chiamato ‘papà’?” Oh no, mi ha sgamato.
“...non hai prove!”
“In realtà io ti ho sentito” dice quella bocca larga di Kyle.
“Tu zitto, sgorbio!”
“Anche io” aggiunge Kyra.
“Nessuno, nessuno e ripeto NESSUNO  ha prove sul fatto che io abbia detto quella parola.”
“Quale parola?” dice Kyle.
“Papà!”
“L’hai appena detto” dice Kyra, puntandomi il dito contro e sorridendo.
Mi dò uno schiaffo sulla fronte, incavolandomi e urlando di nervosismo.
“Ma perchè ne state facendo una questione così importante? Sarà, tipo, la quarta volta che lo dice...” ribatte Kyle.
“Non è vero. Dimostramelo.”
“Guarda, lascia perdere. Torniamo indietro che già sono stufo di questa foresta...” dice Kyle, cominciando a fare strada.
“A chi lo dici...” si unì Kyra.
“Un momento, aspettatemi! Nessuno ancora mi ha spiegato perchè mi stavate tumulando su quella cavolo di piramide di legno. INSOMMA! QUALCUNO SI DEGNA DI RISPONDERMI???” urlo nel tentativo di raggiungerli e di farmi sentire.


Ok, prima domanda: come cavolo facciamo ad uscire da qui? Dato che la mappa mia e di mio padre (ancora?) è stata letteralmente usata “per pulircisi il sedere” da quest’ultimo e data la totale incompetenza nell’orientarsi da parte di Kyle, mi rivolgo a Kyra.
“Come usciamo da qui? Questo posto è un labirinto di alberi, rocce e dirupi...”
“Trovarvi è stato semplice: è bastato seguire le vostre urla da femminucce disperate”
“Non abbiamo le voci da femminucce disperat-“ detto questo un ragno si posa sulla mia spalla, urlo cercando di togliermelo di dosso.
“Toglilo, toglilo, toglilo!” Finisce su Kyle, che gli dà un colpo e lo incenerisce. Si guarda la mano.
“Ragazzi, ho di nuovo i poteri!” Ci sorride indicandosi la mano, che fuma ancora.
Mi rivolgo agli altri.
“Non ci siamo allontanati troppo, potremmo ancora metterlo sulla pira.”
Kyra sbuffa. Tira fuori una mappa da solo lei sa dove e la spiega davanti a noi.
“Bene, noi siamo qui all’incirca.” Indica un punto.
“Dillo che in realtà stai puntando totalmente a caso.” Alza gli occhi al cielo.
“Per uscire dal bosco, basta che andiamo da quella parte.”
La seguiamo mentre ci fa strada.
“Giuro che appena arriviamo all’accademia, uccido Yesmallion.”
Alzo gli occhi al cielo.
“Non pensi che un quasi omicidio sia abbastanza?”
Scuote la testa senza voltarsi.
La foresta non sembra più così lugubre ora che ci stiamo avviando all’uscita.
Con questo non voglio dire che mi piacerebbe passare un’altra notte qui, ovviamente.
Quello sarebbe masochismo, non coraggio.
Io alla mia vita ci tengo, soprattutto ora che la stavo per perdere!
Kyle mi sorpassa, raggiunge sua sorella.
Nicholas mi cammina di lato, guardandoli.
Dopo qualche minuto si schiarisce la gola.
“Quindi, sei vivo.” E il premio per miglior padre dell’anno, per la seconda volta, va a... NON A TE!
Lo fulmino con lo sguardo. Torna a guardare davanti a sé, guarda i gemelli.
“Sai, quando ti credevamo morto, si sono disperati. Kyle soprattutto. Mi ha spezzato il cuore...”
Non dico nulla. Li guardo mentre il ragazzino cerca di dare fastidio a sua sorella, per farla ridere.
“...credevo fosse colpa mia.”
Mi giro verso mio padre.
“La tua morte, intendo. Se fossi stato un padre migliore... forse...” Sposto lo sguardo a terra.
La visione mi torna in mente.
“Quand’ho sbattuto la testa, sulla parete del precipizio, ti ho visto. O meglio, sognato.”
Ricevo un’espressione perplessa.
“Ho sognato di quando mi hai ritrovato in casa, dopo che mia madre è stata rapita. Ma era tutto così nitido... pensavo fosse vero. E forse lo era. Forse era un mio ricordo.” Arriccio le labbra.
“Per caso... per caso hai sognato pure di quando...”
“Di quando mi hai abbandonato?” Rimane in silenzio. Annuisco. Sospiro.
“Ma il passato non si può cambiare, giusto?” L’osservo. Non mi è mai sembrato così... vecchio. Come se avesse perso la giovinezza tutta d’un colpo.
“Si può solo andare avanti.” Annuisce.
“Greg. Ho capito qualcosa da quest’esperienza.” Alzo un sopracciglio.
“Mai dare ascolto alle proposte di Yesmallion?”
“No...” Corruga le sopracciglia.
“Mai far arrabbiare un mezz’elfo, anche se di piccole dimensioni?”
“No.” Sospira esasperato.
“Che-“ Mi mette le mani sulle spalle.
“Lasciami parlare!”
“Padre, mi preoccupi.” Alza gli occhi al cielo.
“Ho capito che non voglio perderti.” Non ho parole.
Apre la bocca per dire qualcosa, ma Kyra ci raggiunge.
“Non vorrei interrompere il momento di riconciliazione, ma siamo arrivati.”
Mi volto a sinistra, la luce ci aspetta al di là degli alberi.
Ad aspettarci, in mezzo alla radura dove due giorni prima ci aveva mandato in questa “folle impresa”, c’è Yesmallion, seduto su una roccia circondato da tutti gli altri studenti dell’accademia.
A quanto pare siamo gli ultimi.
Vedendoci, si alza. Ci viene incontro a braccia aperte.
“Finalmente ce l’avete fatto! Aspettavamo solo voi per...”
Ci guarda in volto. Alza le mani.
“Perché quegli sguardi truci?”
Continuiamo a camminare ignorandolo.
Alza le braccia al cielo.
“E allora? Che ho detto? Sapete cosa, la prossima volta fate tutto da soli!”
Kyle si gira di scatto.
“È quello che abbiamo fatto, GRANDISSIMA TESTA DI CA-“ Gli tappo la bocca con la mano, lanciandogli uno sguardo che se potesse parlare...
Entrati in accademia, vediamo le stanze addobbate a festa.
Sulle pareti spiccano gli arazzi, di un bianco candido con ricami dorati, che rappresentano una spada attorniata da sei mani che si tengono per il polso.
Non mi sono mai chiesto come mai abbiano scelto questo simbolo per l’accademia.
Ora che ci penso, non sapevo avessero scelto questo simbolo per l’accademia.
Non sapevo nemmeno che l’accademia avesse un simbolo.
Il mezzo elfo mi cammina accanto, decido di chiedere a lui.
“Kyle, che vuol dire quel simbolo?”
Il ragazzino guarda disinteressato gli arazzi.
Scrolla le spalle.
“Dovrebbero simboleggiare l’unione delle razze nella lotta contro il male. Se guardi bene, ogni mano è diversa, ma tengono i polsi degli altri per creare un esagono.”
Annuisco, ma le domande non sono finite.
“Ma perché proprio quelle sei?”
Alza gli occhi al cielo.
“Sei mani, sei razze, Greg: umani, draconici, elfi, halfling, orchi e nani. Diversi, ma uniti contro lo stesso nemico.”
“E chi sarebbe il nemico?”
Grugnisce frustrato.
“Oggi fai troppe domande.”
Abbasso lo sguardo.
“Scusa...”
Si gira di scatto verso di me e alza un sopracciglio.
“Gregory Carter che si scusa per qualcosa che ha detto? Stai bene? Forse hai sbattuto la testa troppo forte, ti vuoi stendere?”
Mi mette una mano in fronte.
“Effettivamente sei un po’ caldo...”
Gli scosto la mano, che brucia.
“Kyle, ti stai surriscaldando. Letteralmente. Calmati.”
Si piazza davanti a me a braccia conserte.
“Che hai?”
Scuoto la testa.
“Non ho nulla, andiamo.”
Alza anche l’altro sopracciglio.
“Come no. Parla.”
Lo prendo di peso e lo sposto di lato.
“Davvero, va tutto bene, alla grande. Guarda, sto sorridendo!”
Gli mostro un sorriso a 64 denti, di cui 32 neanche miei, ma son dettagli.
Rimane impassibile.
“Che ti ha detto tuo padre?”
Il sorriso crolla, sento rumore di vetri infranti.
“Si può sapere come...”
Mi blocca prima che possa finire la domanda.
“Ultimamente, è sempre tuo padre. È l’argomento del giorno da un paio di giorni, ormai.”
Sospiro. Lo prendo per un braccio e lo trascino da parte.
“Non ho capito bene cos’abbia detto, ma mi ha detto qualcosa di cui dobbiamo parlare assolutamente.”
Mi fermo un secondo. Kyle ascolta interessato.
Quando non continuo, mi fa segno di andare avanti.
Scrollo le spalle.
“Tutto qui.”
Gli cadono le braccia.
“Di cosa dovete parlare? Che ti ha detto?”
Faccio spallucce. Ma perché vuole parlare di certe cose?
“Ha detto che... non vuole perdermi, o una cosa del genere...”
Lascia cadere pure la mascella.
“E così me lo dici? Tu che hai risposto?”
“Non ho risposto. Kyra ci ha interrotti prima che potessimo parlare.”
Si mette le mani fra i capelli.
“Una settimana. Cerchiamo di farvi parlare da una settimana e quando lo state per fare mia sorella vi blocca?”
Ride nervosamente.
“Una settimana... ed è servita la tua morte per riappacificarvi! Non me lo potevate dire prima? Ti avrei ucciso tranquillamente io e avremmo risparmiato il tedio della spedizione nel bosco! Ma dico, io...”
Si allontana imprecando.
L’ho perso, stavolta l’ho perso veramente.
“Grazie per l’ascolto, testa calda!” Gli urlo dietro.
“Prego, grandissima testa di ca-“  Uno schiaffo risuona in tutto il corridoio.
“Linguaggio!” L’inconfondibile voce di Kyra si sprigiona in tutta la sua potenza.
Kyle si massaggia la guancia sinistra.
“Ahi! Anche tu ti ci metti? Sono circondato da persone idiote!” Altro schiaffo. Il ragazzino si allontana dalla sorella tenendosi le guance con le mani.
“Va bene, me ne vado. Ho capito che se rimango qui le prendo e basta...” Kyra guarda il fratello allontanarsi, poi mi raggiunge.
“Mi spieghi che sta succedendo? Perchè Kyle fa così? Che gli hai fatto?” Non mi fa parlare, mi assale di domande.
Le metto le mani sulle spalle per calmarla.
“Primo: se non lo sai tu il motivo per cui fa così, che sei sua sorella, io non so chi dovrebbe saperlo. Secondo: non gli ho fatto nulla, è la solita testa calda.” Lei incrocia le braccia e mi guarda con un sopracciglio alzato.
“Non credo che Kyle reagisca così senza alcun motivo...o almeno, non lo fa così spesso. Cosa gli hai detto?”
Incrocio le braccia.
“Ma niente... stavamo guardando il simbolo dell’accademia e gli ho chiesto il significato, lui mi ha risposto in maniera scazzata, quindi mi sono scusato. Allora mi ha domandato cos’avessi. Gli ho detto che non avevo nulla, ma lui insisteva insisteva, quindi...” Esito. Kyra mi fa segno di andare avanti. È di famiglia, vedo.
“...quindi? Greg, parla!” disse Kyra con le mani aperte a mo’ di sprono.
E le racconto di mio padre, di come lei ci avesse interrotti sul più bello e di ciò che mi ha detto.
Kyra non rimane certo impassibile, il suo viso cambia espressione più volte: dall’imbarazzato per aver interrotto un momento importante fino all’incredulo per la mia reazione confusa all’accaduto.
Dopo aver finito, Kyra mi mette una mano sulla spalla, come se volesse scusarsi o compatirmi, non so.
“Vi siete incontrati di nuovo per parlare di questa cosa?” Domanda lei con voce curiosa. Scuoto la testa.
“Non ancora. E sinceramente non saprei cosa dirgli...” Le rispondo, in maniera abbastanza assente.
Lei mi guarda incredula.
“Ma cos’aspetti? Vai a parlargli subito!” Mi prende per le spalle e mi spinge verso la fine del corridoio, manco fossi un carrello. Io faccio resistenza con i piedi.
“Kyra, non posso adesso. Siamo appena tornati dalla spedizione e lui sicuramente vorrà riposare, non credi? E poi...” Riesco a frenare e a girarmi.
“E poi cosa? Cos’altro c’è?” Kyra mi guarda impaziente.
“...sono un pochino ansioso.” Alza quel suo maledettissimo sopracciglio sinistro, accompagnandolo con la bocca semi aperta, come a voler capire se ciò che ha sentito in quel momento fosse vero.
Mi prende in disparte e mi porta fuori, nel giardino rialzato dell’accademia, lontano da sguardi indiscreti.
Dopodiché, mi prende ancora una volta per le spalle, fissandomi con i suoi occhi eterocromatici.
“Tu...sei...ansioso? Ansioso!? In tutta questa situazione, le persone che si sono fatte il bagno nell’ansia sono state la sottoscritta e quella ‘testa calda’ di Kyle!
Stavamo letteralmente per darti fuoco, siamo stati sul punto di morire sbranati da lupi e orsi, abbiamo girato alla cieca un’intera foresta per cercarvi e per riunirci a voi.
E adesso, dopo che io ho interrotto l’UNICO momento dove FINALMENTE tu e tuo padre stavate per parlarvi, ti stai facendo prendere dall’ansia per riprendere il discorso?
No, caro il mio Gregory Carter: la tua non è ansia, ma paura.
Paura di essere rifiutato ancora una volta; paura che nascondi dietro al tuo atteggiamento da menefreghista quando sai benissimo di non esserlo, perchè ho visto chi sei realmente.
Ti senti debole, impaurito, tremi come un pulcino e nascondi tutto questo dietro a una maschera di spavalderia e disinteresse. Ma io so chi tu sei realmente, tu sai perfettamente come sei realmente.
Adesso, prendi i tuoi bei piedini, destro e sinistro, e li muovi a poco a poco, passo dopo passo, uno avanti all’altro, e ti dirigi verso la porta della camera di tuo padre, o qualsiasi cosa lo consideri adesso.
Arrivato lì, prendi la tua mano destra, la chiudi a pugno e con le nocche della mano bussi una volta, due volte, tre volte, alla porta della camera di tuo padre.
Entri dentro e chiedi a tuo padre di continuare il discorso preso prima.” La guardo in maniera passiva, come un figlio guarda i genitori quando lo sgridano.
Credo che mi abbia trovato, scoperto e colpito nel segno. Ma io, ovviamente, devo fare sempre il bastian contrario.
“Sembri molto sicura di ciò che pensi...” Le dico con sguardo superbo, anche se sotto sotto sono atterrito.
“Sai perchè sono così sicura? Perchè se non lo fai...” mi prende per un orecchio e lo gira piano piano, facendomi un male cane “...ti smonto la testa e te la riavvito in un posto che non posso dire perchè ci sono bambini in giro!”
Obbedisco controvoglia.
Guarda tu se mi devo far bullizzare e comandare a bacchetta da una ragazzina di 17 anni, io che ne ho 27 e che me la sono vista contro tutto e tutti.
Benissimo, adesso parlo come mio padre!
Anche se però, Kyra non ha tutti i torti: la mia non è ansia, ho paura.
Paura di essere rifiutato di nuovo, paura di non essere accettato.
Vuoi vedere che adesso spunterò in camera sua in un momento non propizio, mi manderà via e mi dirà, con quel suo vocione da vichingo, di...
No, non posso cominciare a dubitare così di Nicholas.
Non dopo quello che ho passato, dopo quello che abbiamo passato.
Dov’era la camera di mio padre? Secondo o terzo piano? Quale corridoio? Perchè questo posto è così enorme?
Perchè non riesco a capire e decidermi su quello che devo fare?
Bene, il corridoio credo di averlo azzeccato, dovrebbe essere la terzultima porta in fondo.
Prima porta, seconda porta, terza porta, quarta porta...
Cosa gli dico? Come comincio il discorso?
Settima porta, ottava porta, nona porta, decima porta...
E se sta facendo qualcos’altro? Se stesse riposando e non volesse essere disturbato?
Tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette...
Devo parlargli...devo sapere, ma...
Venti, ventuno, ventidue...VENTITRÉ! Eccola qui.
Ma non ho il coraggio di bussare. I pensieri mi bloccano con la mano a mezz’aria.
Va bene! Busso.
Nello stesso preciso momento, qualcuno mi blocca.
Oh perfetto, lo sapevo!
Mi hanno sgamato, adesso morirò tra atroci sofferenze, senza alcun motivo, fra l’altro!
Lascio tutto quello che ho ai bambini poveri dell’orfanotrofio dove sono cresciuto! Quindi niente ad un posto che non esiste.
La faccia bitorzoluta di una delle inservienti dell’accademia mi spaventa e rassicura allo stesso momento.
Urlo di terrore.
“Mi scusi, potrebbe gentilmente spostarsi? Dovrei...” mi dice con voce atona.
“Certo” Replico imbarazzato. “Credo che la stanza sia occupata, se posso dir-“
La domestica apre la porta della camera, completamente vuota.
Non vi è anima viva, per i batteri mi sa che saranno le loro ultime ore, ma considerando la puzza che sento ogni giorno nella mia stanza ne dubito fortemente.
Niente, il destino ha parlato! Sarà per un’altra volta. Ma siccome voglio soffrire perché, apparentemente, odio la mia vita, faccio una domanda alla cameriera.
“Per caso, sa dov’è finito quello che occupava la stanza?” Fa spallucce.
“Che ne so io, se ne sarà andato via. E non lo biasimo...questo posto è un porcile! Se adesso si sposta, magari, io potrei tornare a fare il mio lavoro, grazie!” mi sposta via in maniera rude, borbottando e chiudendomi la porta in faccia. Che gentile e graziosa signorina...
E io lo sapevo che finiva così, lo sapevo fin dentro le mie budella che finiva così!
Che Nicholas, dopo la spedizione avrebbe preso baracche e burattini e se ne sarebbe andato via!
“Adesso Kyle e Kyra mi sentiranno: li voglio qui davanti a me, in ginocchio su una distesa di ceci, anzi no, di chiodi arrugginiti...no, forse sono meglio i ceci, tanto non mi piacciono.
Li voglio qui e mi devono chiedere scusa, anzi mi devono IMPLORARE IL PERDONO SUPREMO, perché non possono fare così, quando poi quello nel torto non sono io, ok? Adesso...”
Una mano mi cala sulla spalla! Bene, questa sì che è la mia fine!
E sarà ancora più atroce e dolorosa di tutte le fini già finite!
Lascio tutti i miei averi alla mia zia Gertrude semi paralitica e con i due denti davanti!
Come prima: niente a una persona che non esiste...
Mi volto e... è mio padre, che credo osservi il mio sfogo da 5 minuti buoni.
Lo guardo tra l’incredulo e l’imbarazzato.
“Si può sapere che cos’hai da urlare? Mi stavo concedendo un meritato riposo...” Sbatto le palpebre velocemente, per tornare in me.
“Padr- cioè, Nicholas! Che bello vederti qui tutto intero, vivo e vegeto! Ma...da quant’è che stai in quella stanza?”
“Ehm, diciamo DA SEMPRE, o almeno da quando sto chiuso in queste quattro mura!” Mi gratto la testa.
“Ah certo, avrò sbagliato io la stanza.” Mi osserva da capo a piedi.
“Sei venuto per chiedermi qualcosa, figliolo?” Faccio un passo indietro, per allontanarmi e vederlo meglio.
“Ecco, sì. Cioè, no. Ma...”
Alza una mano per interrompermi.
“Parla.” Sbuffo.
“Va bene. Oggi, nella foresta, mi hai detto una cosa. Ricordi cos’era?” Annuisce.
“Certo. E allora?”
“Penso che la discussione non si possa concludere con quella semplice frase. Ci dev’essere dell’altro.” Rido imbarazzato, chiudendo la risata con tono speranzoso.
Per favore, inizia tu.
Non so che dire, parla, il silenzio sta diventando troppo imbarazzante.
Aiuto.
Che mi cada qualcosa in testa.
Voglio svenire.
Morire.
Seppellitemi.
Voglio la mamma!
“Gregory, io...io voglio essere assolutamente chiaro e sincero con te. Non...”
Proprio quando sembra che finalmente stia per sentire le parole che avrebbero sbrogliato e dipanato la matassa che mi occupa il cervello e lo stomaco, due braccia attorniano il mio collo e quello di mio padre.
E chi può essere se non quel vecchio attempato di Yesmallion?
“Bene bene bene, padre e figlio riuniti amorevolmente. Non è che vi stavate raccontando storie sul mio conto, vero?”
Ma muori male, tu e il tuo conto.
“Sto scherzando, e dai ridete un po’, che diamine!” Lo incenerisco con lo sguardo.
Ancora stai qui? Non hai capito il messaggio velato? Te ne devi andare.
“Comunque, Greg; mi dispiace se ho interrotto il vostro di sicuro interessantissimo discorso, ma devo rubare tuo padre per alcuni minuti...mi serve per stasera.”
“Stasera? Per quale motivo?  Che c’è stasera?”
“Semplicemente il più grosso banchetto che tu abbia mai visto, salsiccetta!” Esclama, dandomi un pugnetto sulla spalla.
Ma io ti spacco la mano.
“Banchetto? No aspetta, devo parlare ASSOLUTAMENTE con mio padre. E’ di vitale importanza!” Dico a Yesmallion, guardandolo seriamente, con l’intento di fargli capire la situazione, ben nota ormai a buona parte dell’accademia, cameriere comprese.
“Beh, potrai parlargli durante il banchetto, no? E poi dai, adesso o tra 3 ore cosa ti cambia, eh? Anzi, conviene che ti vai a sistemare per bene. Avremo ospiti esterni e non voglio fare alcun tipo di figuracce.”
Detto ciò, con mio padre stretto nella sua morsa vedo Yesmallion allontanarsi.
Li saluto con la mano.
Con la stessa mano, mi appoggio al muro e inizio a dare testate contro lo spigolo della porta.
Sento uno scricchiolio, esce la cameriera.
“Abbiamo finito di bussare? Qui c’è gente che lavora.”
Mi giro verso di lei.
“Signora, ma per lavorare le serve silenzio completo? Qui c’è gente che sta attraversando una crisi esistenziale!”
Prende la scopa e inizia a spingere sui miei piedi.
“La crisi esistenziale può averla in camera sua. Adesso via!”
Torno nella mia stanza borbottando, con più dubbi nella testa di prima.
Perchè Yesmallion aveva bisogno di mio padre?
Perché proprio adesso?
Ma soprattutto, che cosa mi metto per stasera? 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16

 
Entro in camera, più confuso che altro.
Comincio a rovistare nell’armadio, cercando qualcosa di decente da indossare per stasera.
“Cosa mi metto? Questo?” Tiro fuori una giacca rosso porpora con ricami d’oro e...
“No, troppo pacchiano per i miei gusti.” Sentenzio gettandola alle mie spalle.
“Quest’altro?” Alzo davanti a me un...c-coso a forma di...ma perchè mancano le maniche?
“No, nemmeno questo. Troppo informale e incompleto, oserei dire.” Osservo.
“E poi...ugh...iuta.” Rabbrividisco al solo pensiero.
Mi ritrovo in mano un capo per un neonato, a giudicare dalle dimensioni.
“E questo come ci è finito nel mio armadio?! Nemmeno mi entra!” Urlo, ormai esaurito, credendo di essere da solo con i miei pensieri.
“E CERTO CHE NON TI ENTRA, TESTA DISABITATA. QUEL VESTITO È IL MIO!” Sento urlare una voce da sopra la mia testa.
Ecco, la terza è la volta buona: questa è SICURAMENTE la mia fine. Ringrazio tutti quelli che mi hanno conosciuto, alcuni di questi mi odieranno ma non soffermiamoci sui dettagli. Lascio tutto quello che ho (NULLA!) a tutti gli orfanotrofi che conosco (Nessuno...in effetti, cos’è un orfanotrofio? Si mangia? A proposito: che fame.).
È Kyle, come se non l’avessi saputo, dal momento che condividiamo la stessa stanza.
“E tu da dove sei spuntato? Da quanto tempo sei qui?” gli chiedo senza fiato per lo spavento e la sorpresa.
“Vuoi la versione breve della storia, o quella lunga?” mi chiede sarcasticamente.
“La corta, se possibile.” Rispondo con tono ulteriormente sarcastico.
“Bene: in realtà sono una spia segreta. Le mie abilità di mimetizzazione e silenziosità sono ineguagliabili. Ero il migliore del mio corso.” Dice, mettendosi in piedi sulla sua branda, atteggiandosi.
“Potevi semplicemente dire che eri già qui, e sei rimasto in totale silenzio a...” Vengo interrotto.
“...guardarti imprecare contro dei capi di tessuto, perchè non sai cosa indossare per il banchetto di stasera? Sì, l’ho fatto.” Completa la mia frase, facendomi il pollice su e sorridendo a piena bocca. Alzo una mano per fermarlo.
“Aspetta...come fai a sapere di stasera?” Mi guarda incredulo. Assume una serietà che sa di affari.
“Vuoi la versione lunga o corta?” Chiede ancora, sempre con sarcasmo. Odio quando fa così...
“Dimmelo e basta!” Gli urlo, ormai stressato a livelli critici.
“Ero assorto nei miei pensieri e, all’improvviso, dalla finestra è entrata nella stanza una luce gialla, potente come le fiamme del...” Comincia a raccontare, gesticolando e indicando, come farebbe un attore di strada.
“KYLE!” Sto per strozzarlo. Si lascia cadere a gambe incrociate sul letto.
“Va bene, va bene, non ti arrabbiare. Lo sa praticamente tutta l’accademia. Seriamente Greg, non hai, per caso, notato tutti i festoni attaccati alle pareti dei corridoi?”
“Ora che mi ci fai pensare, no. Non ho notato nulla.” Rispondo ironicamente.
Kyle alza gli occhi al cielo e, svogliatamente, salta giù dal suo letto.
“Il tuo spirito d’osservazione è ammirabile, devo dire. Ad ogni modo, l’aveva detto Yesmallion dopo aver annunciato la spedizione. Non l’avrai sentito, visto che te ne sei praticamente scappato dalla mensa.”
Apro la bocca per ribattere, ma non ho argomenti.
Alza un sopracciglio, incrociando le braccia.
Serro le labbra e lo fisso.
“Per caso vorresti una mano?” Inspiro profondamente e calo la testa.
“Sì.” Si porta una mano all’orecchio.
“Scusa, non ho sentito bene, che hai detto?”
Mi ripeto.
Scuote la testa.
“Più forte.”
“E dài!”
“Grida!”
Prendo un cuscino a caso, lo premo con violenza sul mio viso e urlo fino a quando non ho più delle corde vocali.
Dopo vari minuti di urlo, abbasso il cuscino per ritrovarmi un Kyle dalla faccia impassibile che mi osserva.
Respiro affannosamente.
Si chiarisce la gola tossicchiando, portandosi un pugno alla bocca, e mi si avvicina.
Arriva a pochi centimetri dal mio viso, mi preme le guance con le mani e mi guarda negli occhi.
Segue qualche secondo di silenzio.
“Sì, sei scemo.”
Vorrei prenderlo e buttarlo giù dalla finestra, ma il pensiero di ricevere la stessa sorte da parte di una persona di nostra conoscenza, mi blocca.
“Vieni, dai, che ti faccio vedere una bella cosa”
“Se sono i brufoli sulla tua schiena, per oggi passo, grazie.”
Mi porta davanti al mio letto, stranamente in ordine, e vi ci trovo un’uniforme da cavaliere.
Ma non si tratta di un’armatura; è una vera e propria uniforme bianca, un mantello, con un aggancio al collo e due aperture dove dovrebbero uscire le braccia, copre una camicia sulla quale, in alto a sinistra, è ricamato lo stemma dell’accademia.
Sopra e sotto lo stemma, è ricamata una scritta.
Non capisco la lingua.
“Cosa c’è scritto?”
Scemo chi legge
“No, non credo. So come si scrive.”
“E come fai a saperlo?”
Pronuncio “Tá do mháthair cráin”, lasciandolo di sasso.
“Le prime cose che si imparano di una lingua nuova: gli insulti.” Pollice in su e sorriso a 32 denti.
“...hai appena dato della scrofa a mia madre?”  Vetri infranti. Questo è ciò che sento. Con la paura di vedermi recapitato un (meritato) pugno in faccia, sorrido molto meno rispetto a prima con un’espressione che sembra dire “Mamma mia, che imbarazzo...”.
Più che da un pugno, invece, la mia espressione beota è accolta da un sopracciglio alzato e una faccia rassegnata e giudicante.
Roinnt sa chorp, aontaithe san fhuil” declama Kyle.
“Ti voglio bene pure io”
“Significa ‘Diversi nel corpo, uniti nel sangue’, genio”
“Sangue? Urgh...un po’ macabro come motto”
“Secondo Yesmallion, il motto segue il disegno del nostro stemma, ovvero che nonostante la diversità delle razze presenti in questa scuola, l’unica cosa che le unisce ‘nel sangue’ come fratelli è lo scopo per cui combattono...”
‘Scopo’. Ecco una parola che non sentivo da un po’ di tempo. Eppure riecheggia come un temporale nella mia testa, ora che la risento.
Qual è il mio scopo qui? Come mai non ne ho ancora trovato uno?
Ma per adesso non importa.
“Quale sarebbe questo scopo?”
“E io che ne so, pare che sono Yesmallion...”
“Ti vedo un po’ agitato”
Scuote la testa.
“No, non sono agitato. È che non mi è mai piaciuto come motto. Non so perché. Ha un bel significato, non lo metto in dubbio, ma secondo me non esprime appieno il significato del simbolo.”
Aggrotto le sopracciglia e guardo lo stemma.
“Che intendi?”
Ci pensa su un attimo.
“Bene, cosa penseresti se ti dicessi di voler sollevare da solo Bakax?”
Sbuffo.
“Direi che sei pazzo. Moriresti tentando, ti schiaccerebbe.”
Mi prende le braccia, le unisce alle sue per formare un quadrato, una seduta.
“E se provassimo insieme a sollevarlo?”
Guardo le nostre braccia.
“Sì, potremmo farcela. Con immenso sforzo, ma potremmo farcela.”
Sorride.
“Questo vuol dire il simbolo. Una persona sola non può sconfiggere il male, ma più persone, se si uniscono, possono. L’unione fa la forza, il detto esiste per un motivo.”
“Certo, anche così il motto ha un suo senso. Però il tuo punto di vista è...giusto”
“Siccome, purtroppo, questa scuola è vecchia quasi quanto il suo rettore, il motto è vecchio e stantio come...”
Sento bussare alla porta.
Apro. È Yesmallion.
È già vestito elegante, entra nella stanza senza essere invitato.
Si gira a guardare il disordine che ho messo in stanza, poi guarda noi.
“Sentivo fischiarmi le orecchie: qualcuno sta, per caso, parlando di me?”
Kyle si mette la mano davanti la bocca per non dire qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentito.
“Non esattamente” rispondo.
“Stavamo avendo un’accesa discussione sul significato dello stemma dell’accademia, in particolare del suo motto.”
Ci guarda sbigottito.
“Seriamente? Mancano pochi minuti all’inizio del banchetto, a cui io vi ho espressamente detto di non tardare, e voi state qui a discutere di araldica?”
“Perchè? A che ora si terrà il banchetto?” domanda Kyle.
“Beh, praticamente...” dice Yesmallion alzando il polso e controllandoselo, come se avesse una meridiana portatile.
“Adesso!”
“Cosa?” urlo.
“Muovetevi! Perchè se voi due non uscite da questa stanza entro i prossimi 5 minuti, vi arriverà un ‘vecchio e stantio’ calcio nelle natiche, va bene?” esce urlando Yesmallion, lanciando una feroce occhiata a Kyle e tirandosi la porta dietro.
Kyle guarda prima me e poi la porta appena chiusa, indicando tutti e due.
“Ma come...?”
“Non lo voglio sapere. Muoviti a vestirti!” gli dico lanciandogli la sua divisa.
Prima di uscire dalla stanza mi guardo e riguardo allo specchio posto ai piedi della branda del mio letto.
Non sono convinto di quello che vedo di fronte a me.
Quell’uniforme.
Quel mantello.
Quello stemma.
Quel...me che vedo allo specchio.
Se in questo preciso momento mi potesse vedere il me stesso di qualche tempo fa, quello che Yesmallion aveva recuperato in una taverna a tracannare vino e altri intrugli, a cercare risse fino a tardi e a vivacchiare in silenzio e noncuranza, sicuramente si farebbe delle grosse e grasse risate nel vedere il ‘damerino’ che sono diventato.
Quello che non avrei mai pensato di diventare.
Quasi mi sembra di essere un cavaliere. Un paladino.
E’ così vero ma anche così irreale.
Io? Un paladino?
Non mi ritrovo nei panni che indosso adesso.
Kyle mi ‘risveglia’ dal pensiero profondo, dandomi una pedata non tanto forte nel didietro. Sussulto per la sorpresa.
“Se non ti muovi, te ne arriva un altro.” dice Kyle uscendo dalla camera.
“CE ne arriva un altro. Hai una pedata riservata anche tu, con l’impronta del piede di Yesmallion.” Dico ridendo e chiudendo la porta della stanza.
“Ancora mi chiedo come faccia quel vecchio a sentire tutto! Avrà la stessa età della montagna alle nostre spalle, ma sentirebbe uno spillo cadere a terra dall’altra parte dell’accademia.”  Dice Kyle, con le mani in tasca.
“Piuttosto, come fa a essere dappertutto? Letteralmente: 5 minuti prima era nel corridoio più sperduto del mondo e 5 minuti dopo è davanti la porta della nostra camera, che è più lontana di non so quale altro posto qui. Seriamente, ha fatto prima ad arrivare lui rispetto a me!” aggiungo, portandomi le mani alla testa e mimando un’esplosione.
“Genio, quello è uno stregone! Un po’ rimbambito, ma pur sempre uno stregone.”
“Effettivamente non hai tutti i torti...soprattutto sul ‘rimbambito’.”
Kyle cammina all’indietro, ridendo per la mia espressione.
Mentre raggiungiamo la camera di Kyra per andare tutti insieme al banchetto, facciamo a gara a chi imita meglio Yesmallion.
La mezz’elfa apre la porta trovando il fratello piegato in due dalle risate, mentre io urlo come il vecchio.
“E ora andate a fare una missione suicida soltanto perché mi va, avete capito?” Urlo alzando un dito, esagerando un tono ebro.
La ragazza alza un sopracciglio.
Mi accorgo della sua presenza, cerco di ricompormi. Kyle, vedendo la scena, ride ancora più forte.
“Ma voi non state bene, avete qualche problema.” Scavalca suo fratello, che ormai è steso a terra tenendosi la pancia, e si avvia per il corridoio, facendo finta di non conoscerci.
“Kyra, ferma, aspettaci!” Le grido dietro cercando di rimanere serio. Non ci riesco, ovviamente, scoppio a ridere.
La ragazza torna indietro e ci osserva con un braccio sul fianco.
La sua divisa è uguale alla nostra, messa accanto a suo fratello non si distinguono.
“Più sto con voi, più mi rendo conto di avere a che fare con due bambini.” Dice con il tono da mamma che rimprovera i suoi figli.
Ci mettiamo a piangere come dei neonati. “Mamma, Greg mi tocca”
“Non ti sto toccando!”
“Mi sta toccando! M-mi sta toccando!”
“Non ti sto toccando! Tocco l’aria...”
Mi lecca il dito. Gli prendo la lingua fra pollice e indice.
“Nano, vedi che te la stacco la lingua, eh!”
Si mette a ridere, ancora non gli ho mollato la lingua.
Kyra alza un sopracciglio.
“Per caso avete assunto oppiacei?” Chiede tutta seria.
Il fratello scuote la testa, ancora ridendo sotto i baffi – che non ha -.
“Ragazzi, dobbiamo andare, se Yesmallion non ci vede, avvierà le ricerche...di nuovo. Meglio avviarci.”
Camminiamo per i larghi corridoi dell’accademia. Sono addobbati a festa, con gli stessi arazzi bianchi dell’entrata e dei nastri attaccati al soffitto, che collegano le due parti opposte delle volte, riprendendo i colori dell’accademia.
È solo un tocco, ma riescono a rallegrare tantissimo i corridoi usualmente grigi. Le porte in legno ci scorrono accanto, una alla volta, tutte uguali, simmetriche.
Giriamo a sinistra, entrando in un corridoio così grande da sembrare una stanza, una parete interamente percorsa da grandi finestroni, che fanno entrare la luce arancione del crepuscolo.
Si iniziano ad accendere le luci.
Nei grandi lampadari, pendenti dal soffitto, nascono tante piccole fiammelle.
Vedo che stregoni e apprendisti si stanno dando da fare.
Attraversiamo l’ultimo corridoio prima del grande scalone.
Non facciamo più di tre passi, che sentiamo una voce impacciata.
“Senti… è da un po’ di tempo che volevo dirtelo…”
Conosco bene questa voce.
“I-io… v-volevo chiederti se, insomma… hai capito, no?”
E infatti, davanti all’arco che dovrebbe portare allo scalone, troviamo il mio draconico preferito – nonché l’unico che conosca – che parla, o almeno ci prova, con l’unico tank di nostra confidenza.
All’incirca.
Va bene, più o meno di nostra conoscenza.
Fa un respiro profondo, giusto per raccogliere tutto il coraggio possibile e immaginabile, e in un solo fiato, pronuncia la fatidica domanda:
“Mi concederesti il grandissimo onore di farti da cavaliere al banchetto di stasera?”
Tutto questo in un sol fiato, ricordiamoci.
Finalmente!
Era l’ora, devo dire. Mi parlava di lei in continuazione dall’alba dei tempi.
“Hai visto Greg?” Chiede il ragazzino, indicandoli con la mano.
“Bakax ha trovato il coraggio di dichiararsi. Perché non lo fai anche tu? Ah, già... la marmottina non contraccambia i tuoi sentimenti, vero?” mi sfotte Kyle, con su stampato quel suo sorrisino a mezza bocca.
Ma la mia mente non focalizza la frecciatina.
E’ rivolta a tutt’altro.
Sono felice per loro. Strano accoppiamento, ma sono felice.
Sorge solo una domanda spontanea: cavaliere? Si tratta di una serata a coppie?
Non credo, ce l’avrebbero detto.
Magari Bakax ha usato il banchetto solo come scusa.
Sono sicuro che non sia un ricevimento a coppie.
Dopo una risposta positiva – molto positiva - da parte di Saffron, i due piccioncini si avviano verso la sala.
Aspettiamo due minuti prima di seguirli.
Ci affacciamo dal balcone dello scalone, uno scalone che si apre a forbice sull’androne centrale (a detta di Kyle).
Noto con orrore che tutti, e dico tutti, sono divisi a coppie.
“Per favore, non ditemi che dovevamo portare qualcuno...” I ragazzini si scambiano uno sguardo.
“Oh no, e adesso? Se ci becca Yesmallion, chi lo sente quel vecchio?” dice Kyra, preoccupata.
“Scusa, ma non potremmo dirgli che non ci è arrivata alcuna comunicazione della serata? Sai no, perché sarebbe la pura e semplice verità!” Afferma Kyle, parlando sottovoce per non farsi notare da tutto il sottoscala.
In mezzo alla folla cerco di scorgere la tunica elegante di Yesmallion, ma fortunatamente il vecchiaccio non è nei paraggi.
“Ragazzi, lì sotto sembra tutto tranquillo, adesso dobbiamo solamente entrare nella grande sala senza farci notare, capito? Rapido e indolore.” Propongo ai gemelli, che annuiscono in consenso.
Pur di evitare altri commenti da Yesmallion, questo e altro.
Con una coordinazione che manco un battaglione addestrato da anni, ci muoviamo in maniera rapida giù per lo scalone, serpeggiando tra le varie coppie nell’androne dell’accademia, per poi entrare alla chetichella nella grande sala ricevimenti.
Appena entrati, non riconosciamo nulla. Certo, non è che ci sia entrato così tante volte da ricordare il minimo particolare a menadito, ma il lavoro che hanno compiuto per la festa è straordinario, sembra di essere in un altro mondo.
Ci ritroviamo davanti al festival dello sfarzo e degli addobbi.
Di sicuro, non lo stile dell’accademia.
Degli enormi festoni e arazzi recanti il simbolo dell’accademia risaltano subito all’occhio, nonostante siano appesi alle mura, occupano la maggior parte del nostro campo visivo.
La luce si propaga da 5 enormi lampadari e da numerosissime lanterne appese ai lati della sala.
Un’enorme tavolata è disposta su un intero lato della sala.
Ed è riduttivo dire che è apparecchiata a festa e piena di pietanze lussuose.
Considerando che normalmente si mangia su tavoli in legno non proprio puliti nella mensa, costretti a cibo scadente (alle volte era ancora vivo), posso considerare questo giorno come il mio compleanno.
Prima ancora che possa dire ‘Tanti auguri a me’ e che, insieme a Kyle, mi tuffi in quel ben di Warlord sotto forma di cibo, sento una mano calare sulla mia spalla.
“Ma bene, noto con piacere che vi siete ricordati di venire a coppie.”
La voce di Yesmallion, come un fulmine, tuona alle nostre spalle.
“C-come?” Chiedo, i nervi tesi sotto la sua mano.
“Beh, sei in compagnia di Kyra, significa che uno dei due abbia ricordato la cosa…presumo.” Continua Yesmallion.
“Ma veramente io non ho sent- Ahia!” Dice Kyle, interrotto dal mio tallone sul suo piede, segno di far silenzio, reggermi il gioco e non dire a Yesmallion la triste verità.
“Sì, Yesmallion. Abbiamo ricevuto il messaggio…ci siamo organizzati di conseguenza. Kyra è la mia dama per stanotte.” Dico, inviando ai gemelli uno sguardo supplicante.
Di contraltare, gli sguardi che ricevo in risposta non sono dei migliori.
Kyle potrebbe incenerirmi solo guardandomi. Certo, potrebbe farlo anche senza guardarmi, ma quello è un altro discorso.
Kyra, invece, è indecifrabile. Ha sempre quella sua espressione truce che riserva solo a me e a suo fratello, sì... insomma, il solito ‘Appena siamo soli, pregherai per essere di nuovo nel bosco a combattere i lupi’.
Ma noto un senso di imbarazzo, accentuato da un tenue rossore sulle sue guance.
Sarà solo impressione mia.
Non biasimo la loro voglia di farmi fuori alla fine della serata e, anzi, credo che me lo meriterei, dopo tutto quello che è successo in questi giorni.
Yesmallion sorride, dandomi un paio di pacche sul braccio
“Stupendo, sono molto felice per voi due! Sai…” Si volta verso Kyra “…avevo l’impressione che Greg avrebbe preferito tuo fratello a te, ma a quanto pare non è così! Certo, a vedervi non è che ci sia questo drastico cambiamento.” dice il vecchiaccio, concludendo con una risata bonaria.
Kyra arrossisce più intensamente, ridendo nervosamente e continuando a guardarmi come a dire ‘La stronco in due questa cariatide, va bene?’.
Ora ne sono sicuro, non è una mia impressione.
“Ehm, no Yesmallion, credo che tu abbia frainteso. Io e Kyra non stiamo insieme. Per nulla.” Dico al mago lentamente, scandendo bene le parole, affinchè mi possa comprendere.
“Ah, ho capito: non volete ancora rendere ufficiale la cosa, giusto? Volete evitare che le voci girino, situazioni magari un po’ scomode, ma non vi preoccupate. Non dirò nulla!” dice lui, continuando a darmi pacche sul braccio.
Se non la smette immediatamente, gli stacco la mano a morsi e la uso per schiaffeggiarlo.
Kyle si schiarisce la voce per attirare l’attenzione.
“Scusatemi, vedete che ci sono pure io qui. Sempre che non vi siate dimenticati di me...” Fa notare il ragazzino, che ormai, se avesse voluto, sarebbe diventato una torcia umana, o elfica, per la rabbia.
Ma, per il bene della salute sua e di tutti gli altri, cerca di non darlo a vedere, nascondendo tutto dietro a un sorriso troppo forzato da sembrare naturale.
“No, certo che non ci siamo dimenticati di te, piccolo Kyle. Anzi, visto che non sei in dolce compagnia, avrei giusto giusto bisogno delle tue abilità per questa sera.”
Abilità? Cos’è, Yesmallion ha preparato un grosso braciere per arrostire carne ma non ha come accenderlo?
Kyle lo guarda perplesso, così come me e Kyra, che ormai è un pomodoro di quanto è rossa.
Se non sapessi che sta arrossendo per la vergogna, potrebbe sembrare che sia allergica a qualcosa.
“Vedi, avevo preparato per questa meravigliosa serata, un altrettanto meravigliosa esibizione musicale.”
Esibizione musicale?
Cioè, vuoi dirmi che questa è una serata danzante?
Davvero?
“Il nostro violinista, purtroppo, ha avuto uno spiacevole incidente durante la spedizione, e non può suonare stasera.”
Ho sentito delle voci a riguardo: un ragazzo dell’accademia, purtroppo non di nostra conoscenza, per via di una caduta da un dislivello non troppo alto, si è fratturato il polso destro.
“Quindi?” Chiede Kyle, guardando altrove.
“Quindi, ho ricevuto voce da alcune fonti, che qui resteranno anonime – Kyra  – che tu sai suonare il violino. Potresti, gentilmente, sostituirlo tu?” Dice Yesmallion.
“Ma io devo…”
Kyle viene subito interrotto
“Era una domanda retorica, Kyle. Devi.”
Kyle non dice nulla, ma riesco a percepire il suo corpo irrigidirsi. Si sta trattenendo dal far del male al vecchio. Con lo sguardo, ci implora a dargli una mano, ma senza risultato.
Sospira, rassegnandosi.
“Obbedisco.” Dice, alla fine, in maniera riluttante.
“Splendido! Lì dietro troverai tutto quello che ti serve. Buona fortuna.” Dice il vecchio a Kyle, ormai fumante di rabbia.
Prima di salire sul palco, Kyle si avvicina a me.
Mi tira già, per arrivare meglio al mio orecchio.
“Piccolo avviso per stasera: se tocchi mia sorella in maniera sbagliata, ti brucio la faccia. Intesi? Buona serata.” Mi sussurra, inizialmente in tono categorico e poi calmo e rilassato.
“Bene, vi lascio soli…” Mi dice Yesmallion, facendomi un occhiolino prima di andarsene.
Mi giro verso Kyra, grattandomi la nuca.
“È stato terribilmente…imbarazzante. Scusami di averti coinvolto in questo. Di avervi coinvolto in questo.” Le sussurro, per cercare di metterla a suo agio.
Il suo sguardo rimane indecifrabile.
Scuote la testa e mi sorride.
Se prima era arrabbiata e frustrata per tutta la situazione, penso che ora abbia capito il perché della mia sceneggiata.
“No, tranquillo, ti capisco. Non è semplice quello che stai passando, vuoi fare una buona impressione su tuo padre, ma allo stesso tempo essere lasciato in pace da Yesmallion, desiderio comune a tutta l’accademia.
Ma la prossima volta…” Si avvicina pericolosamente.
“…avverti prima di farne una delle tue!” Afferma, dandomi uno scappellotto sulla nuca.
Non mi lamento nemmeno.
Me lo merito.
“Forza su, fai il bravo cavaliere. Prendi tre posti liberi per me, per te e per Kyle. A proposito di Kyle, vado a calmarlo e a spiegargli tutto, che sennò mi tiene il broncio per tutta la sera…”
“Ti tiene? Ci tiene il broncio…” Le faccio notare il plurale mancante.
“No, che non ti tiene il broncio. Vorrà ucciderti, questo sì, ma il broncio non te lo tiene sicuro.” Dice Kyra, allontanandosi verso il palco.
Al centro dell’enorme tavolata, vi è una parte rialzata, probabilmente riservata a Yesmallion e soci.
Riluttantemente, occupo tre posti non troppo lontani dalla tavola degli insegnanti e, nel frattempo, mi siedo, osservandomi intorno.
Il soffitto, usualmente spoglio, è ovviamente addobbato a festa, così come le pareti, che ho notato prima.
Gli invitati cominciano a entrare nella grande sala, trovando posto.
La maggior parte degli allievi è accompagnato da una dama o un cavaliere, stasera.
La sala si riempie del bianco delle divise, tutte e cinque le razze sono riunite sotto un unico colore. Vedo alcuni cavalieri chinarsi a baciare la mano delle proprie dame, prima di farle accomodare al tavolo.
Noto con piacere che Bakax e Saffron sono seduti vicini, quasi quasi vado a salutarli.
Faccio per alzarmi, quando una voce a me nota mi fa voltare.
“Finalmente sono riuscito a trovare due minuti per avvicinarmi. Yesmallion non è cambiato di una virgola, sempre il solito logorroico. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, presumo.” Conclude mio padre con una risata gioviale, sedendosi di fronte a me.
Annuisco osservandolo, sento la mascella irrigidirsi. La tensione mi prende.
Decido di assecondare la sua risata, ma quella che esce dalle mie labbra è inconfondibilmente nervosa.
“Già, l’ho notato…” Dico più a me stesso che a mio padre.
Ci guardiamo intorno imbarazzati, la tensione fra di noi è palpabile. Sento una smorfia affiorarmi sul viso, cerco di reprimerla.
Tossicchio.
“E quindi… a quanto pare il vecchio si è dato da fare per organizzare il tutto.”
Nic- padre… insomma, lui si stringe nelle spalle.
“Ma quale, ha organizzato tutto quel nanetto verde che gli trotterella sempre intorno.” Aggrotto le sopracciglia.
“Intendi Pancrazio?” Annuisce per confermare.
Wow, quella cosa minuscola si è occupata di tutto questo? Gli devono dare un aumento.
“Tutto da solo? Hai capito la piccola salamandra…” Continuo.
“Lui e altri quattro insieme a lui. E indovina chi c’era tra questi quattro?”
“Non dirmelo…c’eri anche tu?” Gli chiedo, cercando di imitare il sopracciglio alzato di Kyle. Fallisco miseramente. Mi metto a ridere.
“Tu non ridere! Credimi se ti dico che non c’è nulla di più umiliante di essere comandato a bacchetta da un essere alto quanto il mio stivale e con una voce così…così…”
“Stridula e nasale?” lo interrompo, imitando la voce di Pancrazio.
“Quasi simile, senza dimenticare le duecento volte in cui menziona il ‘grande, GRANDE Yesmallion, capo di qui e rettore di là’…” continua Nic, tentando anche lui di imitare la sua voce.
Ridiamo insieme, sperando che Pancrazio, o chi per lui, non ci senta.
Bene, la tensione iniziale sembra essersi smorzata. Un buon segno, finalmente.
Finisce di ridere asciugandosi le lacrime dagli occhi.
“Allora, con chi sei venuto stasera?” A questa domanda, mi blocco. Lo guardo tutto serio.
“In che senso…ah, inte-intendi chi è la mia dama?”
“E in che senso intendevi, scusa?” Dice ridendo.
“Speravo non intendessi proprio, in generale.” Dico, cercando di sviare il discorso.
“Vorresti dirmi che tu stasera sei da solo?” Mi chiede seriamente.
“C-circa…” dico, cercando con lo sguardo Kyra e Kyle.
Mi guarda con il sopracciglio alzato. Perché tutto il mondo ci riesce e io no? C’è per caso una cospirazione nei miei confronti?
“Senti, nessuno ha avvisato. Va bene? Siamo arrivati e…” Mi blocca.
“Siete?” Annuisco mentre faccio spallucce.
“Sì… io, Kyra e Kyle.” Si porta una mano in fronte, ridendo.
“Greg, sembri caduto dalle nuvole! Non ti pare un po’ strano che quella ragazzina ti stia sempre intorno?”
Sbuffo.
“A me? Quella segue suo fratello, mica me. E poi…credo di non interessarle, e in ogni caso non è neanche in età da marito…” Alza gli occhi al cielo.
“E chi ha mai detto questo, stai dicendo tutto tu! E poi, io e tua madre ci siamo conosciuti prima che lei fosse in età da marito e…”
“Non continuare.” Lo avverto.
“Non puoi immaginare quanto fosse dolce la prima volta che…”
“Ma non lo voglio sapere!” Urlo.
“…la prima volta che siamo usciti insieme, che pensi? Anche se la prima volta che…”Mi tappo le orecchie. Di sicuro non voglio sapere delle prime volte dei miei genitori.
“Non ti sento! Non esisti!” Cerco di cantare sopra le sue parole.
“Scherzo, scherzo. Quanto sei immaturo.”
Scuoto la testa, lasciando cadere la conversazione. Guardo altrove.
“…provi qualcosa per lei, vero?” Apro la bocca sbigottito e mi indico.
“Io? Ma ti par- ma… insomma… NO!” Sgrano gli occhi quando sento dei passi alle mie spalle. È Kyra, che si sta avvicinando.
Si siede accanto a me.
“Buonasera, Nicholas. Di che stavate parlando così animatamente?” Chiede, incrociando le mani sotto il mento.
La mia faccia sprofonda nelle mie mani.
“Per favore, non chiedere.” La supplico dalle mani. Ride nervosamente, rinunciando alla sua curiosità.
“Nicholas, si sta godendo la festa? Greg l’ha cercata per l’intero pomeriggio.”
“Ma non è vero, mi ha costretto lei sotto minacce di mort-“
Un tallone mi si conficca nello stinco.
Va bene, sto zitto.
“E sì, GREG aveva smania di parlarle. Vero, Greg?” Lo dice con il fuoco negli occhi.
Effettivamente è così.
Proprio mentre sto per cominciare a parlare, Kyle mi spunta alle spalle, regalandomi uno scappellotto sul collo. Si siede alla mia sinistra.
“Salve, Nic. Cioè, Nicholas. Vedo che finalmente Greg le ha parlato.” Lo guardo per fargli capire di averci interrotti.
Alza le sopracciglia quando comprende, tappandosi la bocca con le mani.
“Oops, scusate. Continuate pure.”
Kyra, avendo capito tutto, decide di alzarsi.
“Credo di aver dimenticato qualcosa in camera. Ehm, Kyle, potresti gentilmente venire a darmi una mano?”
“Ma dai, ora che comincia il divertimento?”
Lo prende per un orecchio.
“Kyle Amadeus Greywood, alzati immediatamente!”
“Agli ordini” mettendo subito la mano alla fronte.
Li vedo uscire dalla sala.
“Dal momento che la cena non comincerà ancora per un altro po’, vorresti fare quattro passi fuori?” chiedo a Nicholas, cercando un pretesto per uscire da lì.
“D’accordo”

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 
 
Decidiamo di andare nel giardino, non c’è nessuno a quest’ora o almeno quasi nessuno, giusto un paio di coppie che parlottano tra di loro.
“Stasera è proprio una bella serata, né troppo calda, né troppo fredda. Nemmeno una nuvola in cielo. Proprio una bella serata, no?” Dice Nicholas, tentando di far partire il discorso.
“Già, l’ideale.” Rispondo un po’ impacciato.
Credo di dover cominciare io il discorso, prima che il muro di silenzio e imbarazzo si faccia ancora più alto.
“Allora, nel bosco volevi dirmi qualcosa, però ti sei bloccato. Ricominciamo qui?” chiedo, mettendo le carte in tavola.
“Ah sì, certo.” Fa un profondo respiro per calmarsi, credo che senta un po’ di pressione anche lui.
“Bene. Come avevo incominciato?”
“Avevi detto di non voler perdermi. In che senso?”
“Greg, capisco di averti lasciato solo tutta la vita e ancora oggi non ti sono realmente vicino. Ma l’esperienza del bosco ha creato un legame, anche se flebile. Non voglio perdere quel legame. Vorrei aggrapparmici con tutte le mie forze, anche se probabilmente tu non vorrai la stessa cosa.
Ma per favore, per favore, non voglio eliminare quel minimo che si è creato. Ti chiedo solo di pensarci.”
Sto per rispondergli, ma alza una mano per fermarmi.
“Lo so che mi odi per tutto quello che ho detto su di te o sui tuoi amici, e mi odierei pure io, se fossi in te. Ma devi capire che l’ho fatto solo perché…”
Lo guardo in silenzio, aspettando che continui. Fa un respiro profondo e mi guarda negli occhi.
“…avevo paura che se avessi iniziato a legare con te, non avrei avuto la forza di andarmene. O che magari ti saresti sentito di nuovo abbandonato. Stavo cercando di proteggere sia me che te, ma vedendoti ho capito che non hai bisogno della mia protezione. Sei un uomo fatto e finito, eppure… penso ancora a te come quel bambino che ho lasciato alla porta di quella vecchia signora 26 anni fa.”
Guarda altrove.
“Papà…”
“A dire la verità, si è avverato ciò che temevo. Non penso di avere la forza di andarmene. Ma non sono più abituato a vivere con qualcuno, neanche lo voglio. Ma ormai non so più cosa voglio. Ma so di certo cosa non voglio: non voglio perderti.”
Gelato.
Come una statua di ghiaccio.
Non so cosa dire.
“So che magari potrebbe essere troppo improvviso dirtelo così, dopo nemmeno qualche settimana che ci siamo rincontrati, ma…” mi mette una mano sulla spalla “…questo è quello che sentivo e che dovevo necessariamente gettare fuori.”
Sono… confuso.
Cioè, sono contento, ma, allo stesso tempo, sento qualcosa dentro di me che mi fa dubitare.
Magari è fame.
Spero sia solo quella.
Alla fine, decido di dire la mia.
“Significa… che rimarrai qui in Accademia?”
Aggrotta le sopracciglia.
Segue qualche minuto di silenzio, forse non se l’aspettava.
Dal movimento delle sopracciglia e dalle espressioni facciali, capisco che sta valutando la cosa.
Alla fine, annuisce, con un velo di esitazione ancora sul viso.
Sarà stata solo una mia impressione, visto che le sue labbra si piegano in un sorriso.
“Beh, credo proprio che dovrai sopportarmi ancora per un po’.” dice mettendo il suo braccio attorno a me, con una risata gioviale.
Sorrido.
Non sorrido così da tanto tempo.
Forse troppo.
Eppure…
No, Greg. Non cominciare a pensare negativamente.
Non è quello che desideravi?
Forse no.
Non so più cosa voglio.
Lui mi vede un po’ incerto.
“Guarda che non sei tenuto a darmi una risposta adesso. Dormici su, non pensarci, stasera cerca solo di divertirti.”
Guardo verso una finestra che si affaccia sulla sala, dove in quel preciso momento sta passando Kyra.
Ricambia il mio sguardo.
Sorride.
“Vai, vai dalla tua dama, che non può rimanere da sola.” mi dice alla fine, con una risata.
Vado.
Non mi sembra giusto abbandonare così mio padre, ma non posso lasciare Kyra da sola durante una serata del genere.
Alla fine è lui che mi sta congedando, non io.
Rientro in sala.
Torno al posto occupato prima, dove trovo già Kyra e Kyle ad attendermi.
Kyle gioca con il coltello, facendo roteare la punta sul tavolo, mentre Kyra cerca di prenderglielo dalle mani.
“E quindi, quando si mangia?” chiedo ai gemelli, schiarendomi la gola.
Kyle non risponde, si limita a guardarmi di traverso e a girare imperterrito il coltello. Credo ce l’abbia ancora con me.
Alza le spalle senza fare il minimo rumore. Rilasso le mani sul tavolo.
Faccio vagare lo sguardo, in cerca di un qualsiasi punto di fuga.
Davvero, non voglio affrontare le domande che Kyra mi rivolge con lo sguardo e sicuramente non voglio avviare una conversazione con una persona che mi risponderebbe a grugniti.
L’aria sulla mia mano sinistra viene sferzata, sento un rumore secco. Guardo la mano.
Kyle ha piantato il coltello tra il mio mignolo e il mio anulare.
Lo guardo allibito. Non ricambia lo sguardo, si alza da tavola spostando la sedia con le gambe.
“Mi stanno chiamando. Devo andare.” Si allontana senza degnarci di uno sguardo.
“Kyle…” Lo chiama Kyra. Quando non le risponde, mette la testa fra le mani.
Torno a guardare il coltello.
Non devo parlare, so che non devo parlare.
Non devo parlare, peggiorerei solo la situazione.
Non parlare, Greg. Non parlare.
“… pensi ce l’abbia ancora con me?” E quindi, ancora non ti vuoi tagliare la lingua, eh? Bravo, Greg, davvero, bravo.
Ti meriti un applauso sarcastico.
Kyra si gira lentamente verso di me.
Ridacchia.
“Oh, no, Greg. Non ce l’ha con te. È peggio, ce l’ha con NOI!” Dice a denti stretti, estraendo il coltello dal tavolo. Allontano con cautela la mano, senza abbassare lo sguardo.
“Ed è colpa tua. Anche mia, ma soprattutto tua. Quindi, TU…” Mi ordina puntandomi il coltello in faccia.
“Kyra…”
“… risolverai la situazione. Oppure, puoi dire addio alla lingua, hai capito bene?” Deglutisco.
“M-ma si può sapere da dove viene questa vostra ossessione per la mia faccia?” Le chiedo con un filo di voce e le mani alzate.
Mi sorride angelicamente. Quel sorriso, sul loro viso, non ha nulla di innocente.
“La vogliamo solo migliorare. Adesso, vai.” È un imperativo. Con il coltello mi sposta una ciocca da davanti gli occhi.
Non posso fare altro che annuire e alzarmi di scatto, quasi faccio cadere la sedia.
Con le mani in tasca, mi avvicino al ragazzino, che è uscito per un attimo in balcone.
È appoggiato alla balaustra, portando tutto il peso su di essa, guardando davanti a sé.
È perso nei suoi pensieri, conosco troppo bene quello sguardo.
Con cautela, mi avvicino.
Il balcone non è enorme, forse c’è spazio per tre persone appoggiate alla balaustra, ma per raggiungerla si devono compiere almeno tre passi.
Lentamente, gli metto una mano sulla spalla, cercando di attirare la sua attenzione.
A quanto pare, questa sarà serata di discorsi.
“Greg, lasciami perdere, torna dentro.”
Lascio calare la mano, riportandola al mio lato. Decido di affiancarlo, imitandolo nella posizione.
I minuti scorrono in silenzio, li faccio passare, aspettando di trovare il momento giusto e cercando le giuste parole.
Lui, dal canto suo, non accenna a parlare.
Sento che è arrivato il momento. Ora o mai più.
“Kyle.” Inizio prendendo fiato.
Non so cosa dovrei dire, sinceramente.
Ho fatto quello che dovevo. In più poco fa sembrava normale, non era infastidito, nemmeno leggermente.
Mi scappa un verso di fastidio.
“Senti, mi dispiace se…” Scuote la testa.
“Lascia perdere, Greg, non ce l’ho con voi.” Mi risponde secco.
“Non sembrerebbe proprio. Altrimenti non ti comporteresti così.” Sospira profondamente.
Con uno spintone, si allontana dalla balaustra, si gira e si riappoggia di schiena.
“Davvero, Greg. Non sono arrabbiato con voi. È solo che…” Abbassa gli occhi.
Serra le labbra. Non vuole parlare.
“Solo che…?” Lo incito.
Guarda all’interno della sala, in un punto indefinito.
“Senti, sono irritato da tutta questa situazione. Ero venuto al banchetto con l’intenzione di godermi una serata tranquilla in compagnia dei miei amici, invece mi ritrovo da solo a dover lavorare per conto di Yesmallion.” Dice tutto d’un fiato, passandosi una mano fra i capelli.
“Insomma, io non voglio nemmeno suonare davanti a tutti! E se sbaglio qualcosa? Lo sapranno tutti e mi ricorderanno come quello che ha rovinato il banchetto e io sarò costretto ad abbandonare l’Accademia, cambiare nome e andare a vivere con i troll per la vergogna!” Conclude coprendosi la faccia con le mani.
Si gira verso di me, trovandomi con la più seria delle espressioni.
Gli scoppio a ridere in faccia.
Mi fissa.
“Andrai a vivere con i troll?!” Gli chiedo, in preda alle risate.
“Non è divertente, Greg.” Risponde mettendo il broncio e incrociando le braccia.
“Sei troppo basso per andare a vivere con i troll!” Gli rispondo, ridendo più forte.
“Non è divertente.” Ripete.
“Sì! Tu, con una mazza… che…” Non riesco a finire, non ho più fiato.
“Sta zitto…” Mi dice, girando il viso di lato, così da non farmi vedere il mezzo sorriso che gli si sta formando.
“Quanto sei cretino. Smettila, è una questione seria.” Afferma, scuotendo la testa.
Mi ricompongo. Tossisco per schiarirmi la voce.
“Hai ragione, Kyle. È una questione importante. Per questo dobbiamo visualizzarla al meglio.”
Mi metto di fronte a lui, attirando immediatamente la sua attenzione, e incomincio a ballare nel modo più stupido possibile, cantando ‘Sono il vecchio troll che sotto il ponte sta’.
Lo lascio senza parole.
Concludo il mio balletto allargando le braccia e muovendo le mani.
Il silenzio cala fra di noi. Lentamente, torno nella mia precedente posizione.
Lo sento tirare su con il naso.
“Greg, giuro, non so se scoppiare a ridere o buttarti giù dal balcone.” Mi risponde grave.
Sospiro.
“Era per farti ridere.” Gli prendo la faccia e gli alzo gli angoli della bocca.
“Chi potrebbe mai prendere in giro una persona come te? E se anche lo facessero, potresti benissimo incenerirli.” Con uno scossone si libera dalla mia presa.
“Lo sai che andrai benissimo. Lo sappiamo tutti, sei Kyle Greywood! Tu non sbagli… quasi mai.” Guarda per terra, giochicchiando con una pietruzza.
Mi chino per guardarlo negli occhi.
Ricambia incerto il mio sguardo.
“Kyle… andrà tutto bene, fidati di me.” Annuisce, ma non è convinto. Gli poggio una mano sulla spalla.
“Ti fidi di me?” Gli chiedo. Alza il viso, un sorriso gli spunta all’angolo della bocca.
“No. Ma grazie lo stesso, Greg.” Evita un mio scappellotto, bloccandomi il polso.
Mi lascia andare, ritornando a guardare lontano.
“Torna dentro, Greg. Io rientro fra poco, vorrei stare un minuto da solo.”
Non vorrei lasciarlo solo.
“Greg, sto bene. Arrivo fra un minuto, tu entra.” Conclude con un sorriso.
Non mi resta altra scelta che rientrare.
Povero Kyle, mi dispiace che la serata non sia cominciata bene per lui.
Credo che dovrò sdebitarmi in qualche modo, se non altro perché altrimenti se la segnerebbe e me la riproporrebbe in eventuali discussioni future.
Quindi sì, devo sdebitarmi con lui in qualche modo.
Torno al posto, ma non trovo Kyra.
E adesso dov’è andata quest’altra?
Ma questa cena quando comincia?
È mai possibile passare una serata tranquilla senza mobilitare il gruppo ricerche?
Seriamente, ormai mi salutano e mi danno del tu!
Ecco, lo sapevo, mi sta salendo l’ansia.
Dai, Greg, concentrati.
Prima di tutto, cerca Kyra.
Destra: nessuno che conosco, solo gente che parlotta, seduta e all’in piedi.
Sinistra: Professori, o almeno, vedo Yesmallion che parla a gente di mezza età.
Ah, ma guarda un po’, la tanto declamata insegnante di duello alla spada, quella che Kyra ammira tanto! Quella che mi ha fatto fare una figuraccia davanti a praticamente metà istituto.
Già.
Manco so come si chiama.
Però, ne sa di cose questa qui, anche se, per i miei gusti, è un po’ troppo saccente.
Comunque, non divagare Greg: Kyra dov’è?
La cerco con lo sguardo per tutta la sala. Alla fine, la vedo in un angolo a parlare con quelli che sembrano Bakax e Saffron.
Certo che loro sono una coppia strana…e si sono messi insieme solo da oggi, a quanto pare.
Lui basso e timido, non il paladino che tutte vorrebbero, e lei un tank che potrebbe buttare giù un muro con un soffio.
“Warlord li fa e poi li accoppia” direbbe una persona di mia conoscenza.
Sai cosa? Li raggiungo.
Mi faccio strada fra le sedie e le persone che le occupano tirando indietro la pancia quando serve, finché non arrivo a destinazione.
I ragazzi parlano del più e del meno.
“…sereno. Sì, insomma, è migliorato ultimamente.” Conclude Bakax.
Kyra annuisce.
“Sì, hai ragione. Sinceramente, era ora, non ce la facevo più. Se dovesse tornare come prima, me ne vado.”
Gli altri due ridono alle sue parole.
“Non ti pare una reazione esagerata? Alla fine, non cadrebbe il mondo.” Dice Saffron.
La ragazzina sbuffa.
“Con la fortuna che ho, scommetto che mi seguirebbe. Sinceramente, è come se non riuscissi a liberarmene, ultimamente. È diventato insopportabile.” Ribatte lei.
Ma… di che stanno parlando? Di me?
Aumento il passo, fino a riuscire a posare la mano sulla spalla di Kyra, che si gira calma.
“Ah, eccoti qui finalmente! Dov’eri finito, in nome di…?” la blocco prima che possa concludere la domanda.
“Per caso stavate parlando di me?” La mia domanda li spiazza. Bakax e Saffron non sanno come rispondere, Kyra lo sa benissimo.
Scuote la testa, alzando gli occhi al cielo.
“Stavamo parlando del tempo. È come se una nuvola mi seguisse.” Risponde sbuffando.
Sgrano gli occhi, sento le guance andarmi in fiamme. Ovviamente non stavano parlando di me, sto diventando paranoico.
Kyra mi guarda di traverso.
“Quanto sei egocentrico.” Aggiunge con una risatina.
Tossicchio, imbarazzato dalla mia brutta figura. Fortunatamente, scorgo nella folla dei camerieri con i vassoi in mano.
I miei amici sono tornati a parlare fra di loro.
Batto le mani per attirare l’attenzione, ovviamente invano.
Riprovo, stavolta aggiungendo uno schiocco di dita.
Alla fine, esasperato, fischio.
Avrei voluto farne uno flebile, che solo loro avrebbero potuto sentire, ma no, ovviamente devo fare il fischio più acuto e potente che potessi emettere.
In compenso, riesco a far girare tutta la sala.
Perché io non sono contento se non mi umilio, se non mi lancio nel fango - di pancia ovviamente - per poi fare l’angelo di fango, con ancora la faccia immersa, però.
“Ehm… andiamo… torniamo… sto andando.” Dico, indicando il tavolo con il pollice. Prendo Kyra per il polso e ci andiamo a sedere.
Incrocio le braccia, per poi tuffarci dentro la testa.
“Greg… ma stai bene?” Rialzo la testa, annuisco.
Continuo ad annuire, avvicinandomi gradualmente al tavolo. Sbatto la testa nello spigolo.
“Perché. Mi. Devo. Fare. Sempre. Riconoscere?” Chiedo, scandendo ogni parola con una testata.
Kyra mi guarda con un sopracciglio alzato.
“E tu evita.” Ricambio il suo sguardo, con la testa sempre appoggiata al tavolo.
“Evitare cosa?” Le chiedo. Alza le spalle.
“Parlare. Presentarti in pubblico. Respir- vivere. Esistere in generale. Tieni…” Mi porge un coltello.
“… prova con questo!” Mi giro il coltello fra le mani. Tenendolo per l’impugnatura, cerco di piantarmelo in mezzo al petto una, due, tre volte. Ma non ci riesco.
Lancio il coltello sul tavolo.
“Ecco, non riesco neanche a pugnalarmi decentemente!”
“E ci credo, finché usi un coltello da burro!” Mi urla esasperata.
“Ma anche tu, che mi dai un coltello da burro!” Sbuffo, facendo ricadere la testa sul tavolo.
Qualcuno mi dà due colpetti sulla spalla.
“Che c’è adesso?!” Chiedo esasperato, ritrovandomi davanti un cameriere.
Mi mette un piatto davanti. Contiene una... roba gelatinosa e bianca che non saprei meglio definire. Mi giro verso il cameriere.
“Scusa, ma... che sarebbe?” Chiedo indicando il piatto.
“Un amuse-bouche, signore.” Mi risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Salute?” Rispondo incerto, non avendo capito bene. Non risponde, mi guarda con un velo di imbarazzo, stringendosi nelle spalle.
“Amuse-bouche, signore. Precede l’antipasto.” Cerca di spiegarmi.
“Ma... quindi, si mangia?” Domando scettico. Si stringe nelle spalle annuendo, per poi passare a servire Kyle, o meglio, il suo posto.
Analizzo il piatto, guardandolo prima da vicino, poi da lontano. Lo alzo e lo giro, per osservarlo nella sua interezza. Lo riposo, prendo la forchetta e lo punzecchio. Alla fine, con non poca riluttanza, ne prendo un pezzo con la forchetta e me l’avvicino alla bocca.
Assaporo.
Sento... sento...
Sento le fanfare, i fuochi d’artificio e gli angeli che mi cantano in bocca.
“Oh, vedo che hanno già portato l’amuse-bouche!” Afferma Kyle, sedendosi al tavolo.
Lo prendo per le spalle, scuotendolo.
“È la cosa più buona che abbia mai mangiato!” Gli urlo in faccia, sputando pezzi del boccone che avevo in bocca.
Kyle si scosta leggermente, per ripararsi, chiudendo gli occhi. Mi mette una mano sul petto, per allontanarmi.
“Sei disgustoso.”  Dice, levandosi qualche altro rimasuglio del mio bolo dalla faccia.
“Scusa, Kyle.” Rispondo, cercando un tovagliolo da dargli per pulirsi.
Kyra mi ha già preceduto.
Iniziamo bene questa cena.
“Ma dimmi, com’è il tuo? Di che sa?” chiedo a Kyra, mentre lei si gusta l’”amiscusch”, o come si pronuncia.
Ricambia la mia domanda con lo sguardo di chi vorrebbe non rispondere, per evitare di insultare.
Ingoia il boccone.
“...ma, scusa, è uguale al tuo. È lo stesso che tu hai mangiato prima. Non hai sentito nulla?” Mi chiede.
“Sì...cioè, no. Non l’ho capito, ci sono troppi sapori buonissimi!” Mi stringo nelle spalle. Non sono abituato a sapori così intensi.
Si copre gli occhi con la mano. È Kyle a rispondermi.
“È una mousse di granchio, gamberetti e mascarpone, ma sento anche una punta di menta, che sinceramente potevano evitarsi.” Afferma con naturalezza.
Io e Kyra ci giriamo a guardarlo, ambedue allibiti. Si stringe nelle spalle.
“Che c’è? Ho il palato sviluppato, va bene?” Gli metto una mano sulla spalla.
“Mi dispiace, è grave?” Chiedo serio.
Ricevo uno scappellotto da dietro. Scoppio a ridere, mentre i gemelli alzano gli occhi contemporaneamente.
Mio padre si siede al tavolo, è stato lui a colpirmi.
“Comportati bene con i ragazzini.” Dice avvicinandosi il piatto.
“…Ma tu non eri seduto in un altro posto?” Chiedo, indicandolo con la forchetta.
“Sì, ma non mi ci trovavo bene.” Risponde, scrollando le spalle.
“Come mai?” Domanda Kyle, aggrottando le sopracciglia.
“Diciamo che…ho sentito abbastanza.” Continua mio padre, misterioso come suo solito.
“Non dirmelo. Scommetto che accanto avevi qualcuno di logorroico.” Suggerisce Kyra, ridacchiando.
“Già.” Conferma Nick.
“Yesmallion?” Cerca di indovinare Kyle.
“Peggio…” Sussurra mio padre, con gli occhi bassi.
“E chi?” Chiedo io, alla fine.
“Che domande: Pancrazio!” Afferma mio padre, imitando la voce nasale dell’assistente del vecchio.
Scoppiamo a ridere tutti e quattro. Kyle, ovviamente, si soffoca con la sua bevanda, perché il genio stava bevendo.
“Ah dài, allora si capisce tutto!” Riesco a dire fra le risate. Dall’altra parte del tavolo, quella riservata al personale didattico, ci rivolgono occhiatacce.
“Ero anche vicino a Yesmallion, ma dopo un po’ me ne sono andato. Uno dei due posso sopportarlo, ma due contro uno non ci sto.” Conclude, riprendendo a mangiare.
Terminano tutti la loro “amolosgrush”. Cala il silenzio fra di noi, viene riempito solo dalla musica. Sento un continuo tamburellare alla mia destra. È Kyle, che nell’attesa dell’antipasto ha iniziato a tenere il tempo con le dita.
Alla fine, lascia cadere la testa all’indietro, sbuffando sonoramente.
“Mi sto annoiando da morire. Facciamo qualcosa?” Ci supplica. Sua sorella alza gli occhi al cielo.
“Kyle, non sei un bambino, sta buono.” Lo rimprovera. Il ragazzino le fa il verso.
“Che ne dite di rispondere a un paio di domande, tanto per passare il tempo. Nulla di impegnativo.” Propongo, cercando di mettere pace fra i due.
Si scambiano uno sguardo, scrollando le spalle per assentire. Penso a cosa chiedere come prima domanda.
“Qual è la ‘prima volta’ che ricordate meglio?” Chiedo. Mio padre si appoggia allo schienale, grattandosi la barba.
Kyra diventa rossa come un peperone, Kyle altrettanto, ma di rabbia.
“Ma ti pare domanda da fare a mia sorella? Davanti a me?” Mi urla, in preda all’ira. Porto le mani avanti per calmarlo.
“Kyle, ma non intendevo…” Mi interrompe.
“Mia sorella è ancora ver-“ Inizia a dire, ma si ferma quando la gemella ride gutturalmente.
“Certo, tu lo dici…” Sussurra fra sé e sé. Per un momento, il colore abbandona il viso di Kyle, ma si ricompone immediatamente.
“E dimmi, Kyra. Chi è che sarà vittima di un incidente fatale, stasera?” Chiede con la massima calma.
Una forchetta mi vola davanti, sfiorandomi il naso. Mi volto di scatto verso Kyra.
“Ehi, non si lanciano le posate!” La rimprovero.
“Si chiamano posate per questo motivo, sono posate sul tavolo. E là devono rimanere.” Calco la voce sull’ultimo concetto.
La ragazzina alza gli occhi al cielo.
“Lasciamo cadere la questione. Comincia questo gioco del cavolo, prima che qualcuno muoia, o peggio, finisca sotto le mie mani.” Sbuffa il gemello, cercando di calmarsi.
“Rispondi tu. Qual è la ‘prima volta’, intesa come qualsiasi ‘prima volta’ di qualsiasi cosa tu abbia mai fatto, che ricordi meglio?” Chiedo a Kyra, dando uno sguardo anche a Kyle, ancora nervoso.

Kyra ci pensa su, stringendosi nelle spalle.
Nell’attesa, prendo il bicchiere e bevo.
“Non so, probabilmente la prima volta che ho preso in mano una spada.” Mi strozzo con l’acqua.
Kyle mi dà dei colpi sulla schiena, qualcuno più forte degli altri.
“E quanti anni avevi?” Le chiede mio padre.
Kyra alza una spalla con nonchalance.
“Sette anni, all’incirca.” Risponde.
Sgrano gli occhi e mi giro con tutto il corpo verso di lei.
“Sette anni?! Si può sapere che razza di giochi facevi da bambina?” Le domando imbarazzato.
Ricevo un calcio da Nicholas.
“Di solito si inizia ad allenarsi in tenera età. Scommetto che anche tu hai maneggiato la tua prima arma da bambino. Non è diverso per le donne.” Mi riprende, serio.
Sospiro di sollievo.
“Ah, va bene… si parlava di armi.” Replico sollevato.
Ricevo un’altra pedata da mio padre, la gomitata da parte di Kyle è un bonus.
“Gregory! Ricordati che stai parlando con la sorella del tuo migliore amico, nonché una dama.” Mi rimprovera serio.
Kyle ridacchia.
“Mia sorella sì, dama… un po’ meno. È più mascolina di me.” Commenta, guardando la sua gemella, che sbuffa.
“Non ci vuole tanto a essere più mascolino di te!” Ribatte, incrociando le braccia.
Kyle sta per rispondere per le rime, ma Nicholas decide di ristabilire la pace fra i due.
“Passiamo oltre. Kyle, vuoi rispondere tu?” Gli chiede, cercando di tornare all’argomento principale.
Il ragazzino si appoggia allo schienale della sedia, incrocia le braccia e alza la testa verso il soffitto, intento a pensare.
“La prima volta che ricordo meglio… dev’essere stata la prima volta che ho visto dei veri e propri elfi. Non intendo mezz’elfi come la mia famiglia, ma veri e propri purosangue. Eravamo piccoli, ti ricordi Kyra?” Chiede a sua sorella, persa nei suoi pensieri con un sorriso all’angolo della bocca.
“Tre della tribù che abita le montagne erano venuti a casa nostra, non ricordo a che proposito. Erano le prime ore della mattina, io e Kyra, sentendo parlare, siamo usciti dalla nostra camera e ci siamo nascosti dietro il parapetto accanto alle scale. Voi ne avete mai visti?” Ci chiede. Nicholas annuisce, io rispondo in modo contrario.
“Greg, non esagero se ti dico che i componenti di quella tribù emanano luce propria. Hanno la pelle così bianca da sembrare ghiaccio, erano quasi trasparenti.” Continua, immerso nel ricordo.
Nicholas lo ascolta attentamente.
“Dicono che sia una tecnica di sopravvivenza. Si mimetizzano con il ghiaccio e la neve delle montagne per non essere visti. Non amano combattere, evitano lo scontro quando possono.” Spiega il vecchio, notando il mio sguardo interrogativo.
“Tu Greg, che ci dici?” Chiede Kyle, facendoci capire che ha finito di rispondere.
Mi prende alla sprovvista, ancora non ho pensato a cosa dire.
“Sinceramente? Non saprei come rispondere…” Ammetto.
Kyle ride di scherno.
“Come? Tu che hai proposto il gioco, non sai cosa rispondere alla tua stessa domanda?” Rincara, guardandomi con quel suo sopracciglio alzato che, giuro su Warlord, un giorno glielo rado...
“In primis, questo non è un gioco, ma una discussione profonda. Secondo, non ne ho idea…cioè, ho qualche idea in testa…” Dico, grattandomi la nuca.
“Sicuro che non siano piccole amebe che fluttuano e basta?” Chiede Kyle ironico.
“…però sono molto vaghe.” Continuo, ignorandolo volontariamente, ovviamente senza dimenticarmi di lanciargli un’occhiataccia.
“E vabbè, scegline una e dilla! Che sennò qui facciamo tardi…” Mi incita Kyra.
Mi passo una mano fra i capelli, cercando di ricordare.
“Mhmm… direi la prima volta che qualcuno abbia mai creduto in me, dopo un po’ di tempo.”
Mi fanno segno di continuare.
“Prima di arrivare in Accademia, come molti di voi già sanno, non facevo una vita, diciamo, ‘morigerata’. Dove ho vissuto io, la miseria si tagliava con il coltello e si andava avanti con quel poco che si trovava. A un certo punto, visto anche come tutti ci ignorassero, decisi di fare ciò che, in quel momento, mi sembrava giusto: cominciai a rubare. Certo, rubavo qualche mela, qualche pera, cibo in generale, ma sempre di furto si parlava. Quello che prendevo, però, non lo tenevo per me, anzi, lo condividevo con i ragazzi insieme ai quali vivevo. Quasi mai bastava per tutti. Continuavo a ripromettermi che avrei smesso di fare certe cose, che non sarei mai diventato un criminale. Promesse troppo grandi da mantenere, specie se quelli che ti stanno vicino ti considerano nulla più che uno straccione. Se all’inizio rubavo per bisogno, presto il furto è stato accompagnato da una nuova sensazione. Non era più la disperazione a indicarmi cosa o chi derubare, c’era sempre nel retro della mia testa una scarica, un qualcosa di contraddittorio a tutti i miei ideali. Lo potrei chiamare ‘il brivido del pericolo’, quella paura che accompagna ogni scelta che sai essere sbagliata, ma che in qualche modo la rende più allettante. Era diventato qualcosa di più. Rubavo più perché aveva iniziato a piacermi l’atto in sé che per necessità. E me ne accorsi. Me ne accorsi, ma non tornai indietro, non mi fermai, abbracciai questo mio nuovo lato, perché pensavo non ci fosse altra scelta, che non importava cosa potessi fare, sarei sempre e solo stato quel ladro straccione che rubava. Nulla più. E allora decisi di prendere in mano il mio destino, o almeno quello che pensavo fosse il mio destino. Rubare a chi fosse ricco di denaro, ma non di gentilezza, e dare a chi ne avesse avuto bisogno. Però, non potevo fare molto da solo. Avevo sentito delle voci riguardo un gruppo di ‘gentiluomini’ residenti nella boscaglia fuori dal borgo in cui vivevo, che aveva abbracciato il mio stesso scopo. Forse per pazzia, forse per incoscienza, decisi di addentrarmi tra quei pioppi alla loro ricerca. Dopo un paio di giorni riuscii a trovarli, o meglio, loro trovarono me: ero entrato in una ‘zona franca’ e sarei stato sottoposto a leggi a me sconosciute. Mi sentii subito circondato prima da quattro individui, poi cinque, sei, sette, e ancora, e ancora, e ancora, fino a quando persi il conto, passata la quindicina, colpa anche del buio che la boscaglia creava con le sue alte fronde. Non potei fare altro che alzare le mani in segno di resa. Dall’accerchiamento si fece subito avanti un nano, che senza esitare, mi puntò sotto il mento quella che riconobbi come una punta di freccia. Riuscì a scorgere i suoi occhi del colore della steppa in mezzo a quella sua peluria nera incolta di capelli e barba, raccolti in piccole treccine. Mi chiese chi fossi e perché mi trovassi in quei boschi. Io, preso dalla mia missione e, come mio solito, molto drammatico, mi presentai e spiegai che ero in cerca di qualcuno disposto ad aiutarmi ad adempiere al mio destino: combattere le ingiustizie di coloro che, nella loro superbia, umiliano i deboli e gli indifesi. Inizialmente, rispose scettico alle mie parole… alla fin fine mi ero presentato a una banda di ladri come colui che vuole combattere le ingiustizie, che mi aspettavo? Si faceva chiamare ‘Rubik il possente, dominatore dei 7 Boschi delle Foreste del Nord’, suppongo nome ironico, vista la stazza. Ovviamente glielo feci notare, perché non mi so stare zitto nemmeno se ne dipendesse della mia vita, ma prima che mi potesse attaccare, lo fermò un tiefling. Non ne avevo mai visto uno così da vicino, ne avevo sentito solo parlare e le storie che sentivo non erano per nulla piacevoli. ‘Gente da cui stare alla larga, i tiefling...’ mi dicevano.
Il tiefling cercò di intimidirmi, ma io non glielo lasciai fare. Gli chiesi immediatamente, senza giri di parole, di presentarsi. SI chiamava Andrakas. Nonostante la mia diffidenza iniziale, gli strinsi la mano. Durante la stretta notai i suoi occhi, neri come una notte senza luna e avvolti da un rosso quasi fiammeggiante, come se l’inferno gli scorresse nelle vene. Una cicatrice, ormai rimarginata, gli attraversava l’occhio sinistro. Un tipo non raccomandabile, a prima vista. Ero perso in questo pensiero quando venni atterrato con estrema facilità, fra le risate generali dei manigoldi. Dicevano di non fidarmi, però volevo vedere dove andasse a parare, quindi mi rialzai e non me ne andai, non cedetti. Lui me ne diede atto, riconobbe il mio coraggio. Ovviamente non bastava solo quello per entrare nel gruppo. Ci voleva qualcosa in più, quella cosa che distingue un uomo da un elfo, un nano da un gigante: il fuoco che lo muove dentro. Il motivo per cui ci si alza ogni mattina, la carica che ci dà ogni nuova alba, il pensiero che non ci fa stare fermi, il motivo per cui facciamo ciò che facciamo. Loro pretendevano quel ‘qualcosa’ da me.
Senza esitare, gli dissi di mettermi alla prova. Annuì e schioccò le dita, chiamando qualcuno di nome Ilikon.
Sentì la terra tremare sotto i miei piedi, dei giganteschi passi si avvicinavano a me.
Non poteva essere altro che un goliath. Enorme, 3 metri di altezza, spalle larghe quanto una capanna e un alito abbastanza pesante. Era il loro ‘guardaspalle’. Mi diede una pacca sulla spalla che mi fece spostare di 5/6 metri. Avrei tanto voluto girare i tacchi e tornare a casa, ma quello era il mio battesimo del fuoco: dovevo buttare a terra il goliath da solo. Accettai, seppur esitante.
Non vi racconterò il combattimento nei dettagli, perché non voglio dilungarmi oltre. Dico soltanto che, se dovessimo tornare ora in quel posto, potremmo trovare ancora alberi con la mia faccia impressa. Nonostante tutti i colpi che incassai, non so come, continuai ad alzarmi. Ogni. Singola. Volta. Se ancora ci penso, mi fanno male le ossa. Comunque, alla fine di tutto, mi rialzai. E crollai faccia a terra, come un sacco di patate. Qualche attimo dopo, ho sentito qualcuno che mi punzecchiava sulla schiena, come a controllare se fossi ancora vivo. Alla terza infilzatura, con uno scatto incontrollato della mia mano, blocco il suo braccio. Era il nano. Con una faccia abbastanza atterrita, devo dire. Ma non per l’azione in sé, ma quanto per l’espressione che devo avergli mostrato. Però non sono molto sicuro di quest’ultima ipotesi, anche perché, subito dopo, mi sentii arrivare un colpo sulla nuca molto forte, così forte da farmi perdere i sensi.
In questo mio stato d’incoscienza sentii le loro voci che discutevano. Penso di averle immaginate, non so. Dicevano che in un paio di giorni sarei stato pronto per la mia prima missione. Una di queste voci suonava scettica a questa decisione, ma, dopo l’insistenza di quella che ho attribuito al tiefling, cedette. A quanto pare quell’Andrakas aveva visto qualcosa in me: anche se non vinsi, dimostrai di essere forte di spirito. E questo gli bastava per farmi entrare nella loro gilda.
E quindi, questa è la storia di come sono diventato un ladro a tempo pieno.” Concludo, poggiando la schiena alla spalliera della sedia.
Il silenzio cala fra di noi, i ragazzini e mio padre mi guardano. Dopo un momento, Kyle si schiarisce la gola, mettendosi dritto.
“Scusate, ho smesso di ascoltare. Ha risposto alla domanda oppure…?” Chiede, gesticolando con la mano.
Lo fulmino con lo sguardo.
“Kyle, ho risposto prima di raccontare la storia.” Ribatto spazientito.
Il ragazzino alza gli occhi al cielo.
“Te l’ho detto, avevo smesso d’ascoltare, mi sono distratto. Che, è un crimine?” Risponde sbuffando, scostandosi i capelli da davanti gli occhi.
Mi giro a guardare sua sorella, trovandola a giocare con una forchetta.
“Kyra, anche tu?” Sbotto.
Nel sentirmi quasi urlare, sussulta, facendo cadere la forchetta a terra. Nel silenzio generale, il rumore della forchetta fa girare tutti verso il nostro tavolo. Scoppia un boato di applausi, che fa svegliare di soprassalto mio padre.
Nell’accorgermene, lo guardo irritato.
“Papà!” Urlo.
Mio padre si guarda intorno, unendosi agli applausi senza capirne il motivo.
I camerieri arrivano con i primi piatti, posandoceli davanti.
Squadro i miei commensali, giudicandoli male.
“Questa è l’ultima volta che mi confido con voi.” Affermo indicandoli con la forchetta.
Segue un coro di proteste da parte dei tre.
“Dai, Greg, non prendertela!” Mi dice Kyle, dandomi un colpetto nel fianco con il gomito.
Gli indico il piatto con la testa.
“Silenzio e mangia, che se no si fredda.” Gli rispondo per zittirlo.
Mogio mogio, segue il mio consiglio e riprendiamo a cenare.


*Angolo degli autori*
Salve a tutti, scusate il ritardo di non so quanto tempo. (Gaetano saluta con la manina, intanto)
Giuro che fra un paio di capitoli concludiamo la storia, il problema è che non sappiamo quando scriveremo i capitoli, ma penso che questo lo abbiate capito da tempo.
In ogni caso, grazie ancora a chi ci segue, non so con che pazienza, ma ok.
E niente...
Ciao a tutti!
Eli e Gae~
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18
 
Finito di mangiare, metto le posate sul piatto e poggio la schiena alla spalliera della sedia.
Contento del cibo, mi batto una mano sulla pancia per mostrare la mia soddisfazione.
“Ragazzi, non ho idea di cosa c’era in quello che ho mangiato, ma era buono. Sono sazio e contento.” Affermo.
Mio padre ride di una risata bonaria.
“Sazio? Ma se quello era solo il primo!” Ribatte, tornando a ridere.
Mi chino di scatto in avanti.
“Il primo? Ma io non riesco più a mangiare…” Rispondo sbigottito.
“A chi lo dici…” Concorda Kyle, accanto a me.
“Penso che mi fermerò qui.” Aggiunge.
Mio padre ci guarda di sottecchi.
“Siete seri? Oh, mi dispiace, per caso i vostri stomachini non riescono a reggere cibo per adulti?” Ci prende in giro.
Gli lancio un’occhiataccia, mentre Kyle alza gli occhi al cielo.
“Meglio che mi fermi qui, preferirei non riproporre la cena al pubblico mentre suono.” Commenta Kyle, allontanando il piatto.
Nicholas apre la bocca per tornare alla carica, ma Kyra lo interrompe prima che possa dire altro e irritarmi.
“E quindi, vogliamo ricominciare quello stupido gioco di prima?” Chiede, alzando leggermente il tono.
Mi giro con tutto il busto verso di lei, alzando un dito.
“Prima di tutto è un gioco intelligente, non lo odiare solo perché tu non dai risposte belle come le mie.” Dico, schioccando le dita.
Kyra alza un sopracciglio. Ci guardiamo in silenzio per un minuto.
“Va bene, riprendiamo.” Suggerisco alla fine, lasciando cadere la questione.
Incrocio le braccia, cercando di pensare a una domanda adatta.
“Cosa vi ha fatto ricredere nell’umanità?” Chiedo dopo un’attenta riflessione.
 Alla mia destra, Kyle ride sarcasticamente.
“Ricredere nell’umanità?” Chiede con ironia.
Lo guardo perplesso.
“Che c’è che non va con la domanda?” Ribatto.
Come sua sorella, alza un sopracciglio.
“Scusa, ma dopo che la mia famiglia è stata sterminata quando avevo 10 anni, dopo essere stato rapito, torturato, direttamente per un paio di mesi e indirettamente per sette anni, dal potere dello stregone più malvagio dei tempi moderni e dopo essere stato nuovamente rapito – dalle stesse persone, tra l’altro – puoi ben intuire il mio cinismo.” Mi spiega con il tono più neutro possibile.
“Non dimentichiamoci del fatto che ti hanno costretto a mantenere segreti con la tua unica sorella, la sola persona con cui di solito ti confidi e in cui cerchi conforto nel momento del bisogno, facendoti quindi soffrire in silenzio.” Aggiunge Kyra, prendendo un sorso d’acqua come se avesse chiesto cosa ci fosse per dessert. Kyle la indica annuendo.
Mi lasciano senza parole.
E chi può biasimarli? Non è facile sopravvivere a tutto quello che hanno passato i gemelli e, soprattutto, avere una parvenza di sanità mentale per poterlo raccontare con una maschera di tranquillità.
Nel giro di qualche secondo, su quel tavolo, cala l’attimo di imbarazzante silenzio, classico delle discussioni scomode.
Decido di interromperlo, prendendo la parola.
“Be’, anche io non dovrei avere più fiducia nell’umanità, se dovessi andare a riguardare la mia vita. Non sono rimasto da solo a piangermi addosso per ciò che ho passato. Ho sempre fatto esperienza di tutto e sono ripartito. Diciamoci la verità: si dice ‘Ciò che non uccide, ti fortifica’, no? Per quanto in basso si possa andare, c’è e ci sarà sempre un modo per risalire. Per ogni persona cattiva nel mondo, ce ne sarà un’altra buona a riequilibrare la situazione. Per ogni morte, ci sarà una nascita. E così via. Non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca e fare di tutta l’erba un fascio. Cioè: noi siamo qui insieme in amicizia! Qualcosa vorrà pur dire, no? Sapere che ci sarà qualcuno a sostenermi e aiutarmi, questo mi fa ricredere nell’umanità. L’amicizia; quella che dura fino alla fine, magari non eternamente, perché nulla lo è.”
Mi riappoggio spossato allo schienale della sedia, come se avessi compiuto uno sforzo immane.
Credo di aver dato fondo al mio subconscio per questa domanda, magari risponderò più normalmente alle prossime domande.
Kyle sta in silenzio ad ascoltare le mie parole. Quando finisco, vedo che si morde il labbro quasi a sangue, non so se sia per rimanere calmo e non commuoversi, o per non urlarmi contro.
“Hai ragione, ci sarà sempre un modo per risalire. Ma, a volte, ho solo bisogno che qualcuno me lo ricordi, perché io tendo a dimenticarlo.” Dice sommessamente, alzando lo sguardo verso di me.
“So che suonerà sdolcinato, ma è vero: io non mi sono mai ricreduto sull’umanità. Ma credo nei miei amici. Forse, un giorno, chi lo sa, mi farete cambiare idea.” Conclude, alzando le spalle e facendo vagare lo sguardo nella sala.
Quanto cinismo, ma quanta verità. Tutta nella stessa frase. Sarà che io sono un eterno sognatore, ma quella frase non mi ha scalfito nel profondo allo stesso modo di tutti i presenti attorno a me. Eppure, nonostante lui sia cinico, non disprezzo Kyle per ciò che pensa. Magari non lo condivido, però riesco a capire ciò che lo muove a dire certe cose.
Con un colpo di tosse, attiro l’attenzione.
“Padre? Hai qualcosa da aggiungere?”
Mio padre sgrana gli occhi. “Che è questa storia del padre adesso? Da quant’è che mi chiam-“
“O per il cavallo di Warlord, è da tre giorni che ti chiamo padre ormai, no? Abituati! Ora rispondo a questa cavolo di domanda, che il mio stomaco ha appena aperto una scuola di giga, per quanto ho fame!”
“…Ehm, credo di pensarla più o meno al tuo stesso modo, Greg, però la vedo anche come i gemelli. Non c’è nero senza bianco, non c’è sole senza luna! Tutto è equilibrato nella natura, ma non per questo bisogna essere eccessivamente ottimisti…come bisogna non essere troppo pessimisti, Kyle.”
A un certo punto, Kyle alza la mano, come uno studente durante la lezione.
“Uh, uh! Posso cambiare la mia risposta?” Chiede diventando tutto serio in faccia.
Ci giriamo a cambiarlo.
“Perché?” Domando.
“Ho trovato un motivo per ricredere nell’umanità!” Dice sorridendo a mezza bocca.
Lo guardo sospettoso.
“Ovvero?”
“Cibo. Chiunque sappia cucinare, ha la mia più profonda stima e gratitudine!” Afferma convinto, indicando il piatto.
Scherzosamente, Kyra gli dà uno scappellotto sulla nuca, mentre ci viene servito il secondo.
Dopo aver trangugiato di gusto la bistecca di cervo, mi stendo sulla sedia per rilassare la pancia, appoggiandovi le mani sopra soddisfatto.
“Questa bistecca era ottima, peccato non possa fare il bis!” Commento, passandomi l’unghia del mignolo destro tra i denti per levare un pezzo di carne incastrato.
Kyra mi guarda inorridita. Vorrebbe dirmi qualcosa, ma si limita a osservare la mia rozza mascolinità.
Mi stringo nelle spalle.
“Che guardi? Come se tu non lo avessi mai fatto!” Ribatto alla sua critica silenziosa, continuando il mio scavo.
Sbuffa.
“A differenza tua, Greg, io e mio fratello siamo stati educati per bene, soprattutto a tavola!”
Un rutto incredibile la interrompe, facendola voltare spaventata verso Kyle, che intanto mi imita nella posizione. Sempre con la stessa faccia inorridita, Kyra guarda suo fratello tamponarsi delicatamente la bocca con un tovagliolo.
“Kyle?!” Sbotta disgustata.
Il gemello si blocca.
“Che c’è? È un gesto di apprezzamento verso la cuoca o il cuoco.” Si giustifica, cercando il nostro supporto.
“In quale paese?” Chiede Kyra, incrociando le braccia.
“Nel mondo, Kyra. Nel mondo.” Rispondo, poggiando una mano sulla sua spalla.
“Toccami un’altra volta, Gregory Carter, e giuro che ti servirà l’assistenza per mangiare!” Mi minaccia lei.
“E comunque Kyle, questo è un rutto.” Ne butto uno dei più potenti che uomo o troll abbia mai fatto.
Veniamo interrotti da Nicholas.
“Giovincelli, siete solo dei dilettanti: QUESTO è un rutto!” Non pensavo che un essere umano potesse emettere tale suono. Dalla sua bocca esce una tromba d’aria di quelle che ti fanno diventare biondo platino. La sala si gira verso di noi, per l’ennesima volta. Mio padre non si rende conto della situazione, visto che non nota nemmeno i nostri occhi spalancati per l’imbarazzo.
“AH, adesso sì che mi sento in pace con me stesso!” Urla esaltato con soddisfazione.
Il silenzio piomba nella sala, più pesante di un macigno che rotola giù verso un dirupo.
Lentamente, a uno a uno, i nostri commensali si mettono ad applaudire. È un applauso scioccato, a giudicare dalle facce che ci circondano.
Kyra tossicchia per spostare l’attenzione a qualcosa di diverso.
“E quindi, continuiamo con le domande?” Chiede, rossa in viso.
Io e il fratello annuiamo, ancora senza parole. Riesco a ricompormi e a pensare a una domanda, che in teoria dovrebbe essere abbastanza semplice, ma non così immediata da rispondere subito. Insomma, qualcosa che faccia riflettere mio padre e che ci eviti ulteriore imbarazzo.
“Dove trovate la pace?” Chiedo, soddisfatto della mia scelta.
Come speravo, i miei compagni d’avventura si fermano a riflettere. Sarà solo impressione mia, ma per un momento il volto di mio padre si rabbuia. Eppure, quando sbatto le palpebre, quell’ombra è scomparsa.
Ripeto, sarà solo una mia impressione.
Il primo a parlare, stranamente, è mio padre.
“Sinceramente? Nella solitudine. Adoro stare con le persone che amo, ma dopo tutti questi anni, devo dire che un po’ la solitudine mi manca…” Conclude mormorando fra sé e sé.
Kyle stringe le labbra, guardandolo in modo strano.
“In che senso ti manca un po’ la solitudine?” Chiede il ragazzino con diffidenza.
Nick guarda altrove. Apre la bocca per rispondere, ma non fa in tempo. Apparentemente dal nulla spunta la professoressa di spada di cui non ricordo il nome.
Insomma, l’idolo di Kyra.
Posa una mano sulla mia spalla, l’altra su quella della sua pupilla.
“Nicholas, immaginavo fossi seduto qui, ho sentito il tuo richiamo dall’altro lato della sala!” Afferma con una risata.
Mio padre sorride, poggiandosi una mano sul petto.
“Umilmente, ammetto i miei prodigi!”
Sento la spalla stringermi in una morsa, mentre la sento ridere alle mie spalle per la battuta.
“Oh Nicholas, quanto sei spiritoso!” Risponde, portandosi una mano alla bocca per nascondere parzialmente il sorriso.
Mi raccomando, più evidente, che se no si capisce che civetti.
Sposto lo sguardo su Kyra, sembra stia schiumando dalla bocca.
“Kyra, tutto bene?” Le chiedo, ricevendo in cambio un sorriso a denti stretti.
“Sto benissimo.” Risponde fredda.
Qua c’è qualcosa che non quadra. Mentre la professoressa gira dall’altro lato del tavolo, giro tra l’altro non semplice vista la lunghezza della tavolata, mi chino verso Kyra, tirandola per un braccio per avvicinarla.
“Kyra, che è questa storia? Sei per caso gelosa?” Le chiedo senza girarci attorno.
La ragazzina sbianca, scuotendo la testa.
“Io? Gelosa? Ma assolutamente no.” Risponde a voce forse un po’ troppo alta.
La guardo sospettoso, aspettando una risposta. Lei alza gli occhi al cielo.
“Greg, ti stai immaginando cose. Torna a mangiare, va’.” Dice alla fine, cercando di liquidare la questione.
Eh già, perché la cena non è ancora finita. Davanti a me trovo una vista angelica: un piatto di un dolce alla crema di cui, puntualmente, non ricordo il nome.
Mi sfrego le mani, impugnando la forchetta.
“E con il dolce, concludiamo il gioco, che ne dite? Greg?” Mi interrompe Kyle mentre ho ancora il boccone a mezz’aria.
Riluttante, riappoggio la forchetta sul piatto.
“Certo… ma voi non avete risposto all’altra domanda.” Faccio notare, invitandoli a dire la loro sull’argomento.
I gemelli scuotono la testa contemporaneamente. A volte è inquietante quanto siano sincronizzati.
“Non volete rispondere? Va bene. Allora che ne dite di porre l’ultima domanda?” Propongo, girandomi verso Kyle.
Il ragazzino ricambia inespressivo il mio sguardo
“Oh no, proprio adesso che mi stavo divertendo. Non possiamo continuare dopo? Ti prego, non voglio che finisca.” Finge di implorarmi senza alcun tono nella voce.
Ci guardiamo un secondo senza dire una parola.
“Ti senti simpatico?” Chiedo alla fine, imitando il suo modo di fare.
“Assolutamente” Risponde Kyle, sfoggiando uno dei suoi sorrisetti.
Sospiro il più lentamente possibile, cercando di calmarmi.
“Sai Kyle? Visto che questo gioco ti è piaciuto così tanto, ho deciso di lasciarti l’onore dell’ultima domanda.” Gli propongo, assumendo un tono più pimpante.
Il mezz’elfo sgrana gli occhi.
“Io? Sei sicuro?” Mi domanda indicandosi.
Annuisco con decisione.
“Sì, Kyle, sicurissimo. Su, forza! Fai una domanda.” Lo incito, dandogli un colpetto con il gomito.
Il ragazzino si gratta la fronte, è evidentemente a disagio.
“Beh, non è semplice. Fammi pensare un attimo…” Si ferma per concentrarsi.
“Ok, ce l’ho. Quand’è stata l’ultima volta che hai mentito?” Domanda al gruppo.
Immediatamente, sua sorella si allontana con una spinta dal tavolo.
“Ah no! Io non rispondo.” Afferma, incrociando le braccia al petto.
Ci voltiamo tutti verso di lei.
“Kyra, ti stai proponendo per caso?” Le chiedo divertito.
La ragazza scuote la testa energicamente.
“Io per stasera ho finito con questi ‘giochi intellettuali per gente disadattata’!” Continua, guardando da tutt’altra parte. Ha l’aria di una bambina che fa i capricci.
Trasalisco drammaticamente, portandomi una mano alla bocca per un effetto più drammatico.
“Kyra, ma ti sembra modo? Greg potrebbe offendersi, eh? Non è che per caso mi stai, e ci stai, nascondendo qualcosa?” Chiede il gemello, chinandosi verso di lei… quindi davanti a me.
Ma chi me l’ha fatto fare a sedermi al centro?
“Ehm… scusate, ma ho un urgente bisogno di andare nella stanza delle signorine a incipriarmi il naso!” Ci informa alzandosi.
“E da quando saresti una signorina?” Le urla dietro il fratello. Kyra, dal canto suo, risponde con un gesto non propriamente consono a una signorina.
Io e Kyle ci guardiamo insospettiti, ma decidiamo di lasciar cadere la questione.
“Signor Nicholas! Vuole rispondere lei alla domanda?” Chiede il ragazzino a mio padre, cercando di ravvivare la situazione.
L’interpellato tossicchia, tornando fra i presenti. Aveva fissato il vuoto durante tutta l’interazione con la ragazza.
“Io?” Chiede, preso in contropiede.
“Ma tutti una risposta date? Dai, alla fine, è solo una domanda in amicizia. E poi, non nasconderai mica qualcosa a tuo figlio, vero?” Chiede Kyle, alzando un sopracciglio.
Vedo scendere una goccia di sudore sulla fronte di mio padre, sta sudando freddo. Inizia ad agitarsi e, per sbaglio, urta una forchetta facendola cadere a terra.
Si china per coglierla, quando si rialza sbatte la testa contro il tavolo. Il colpo fa muovere i bicchieri. Io e Kyle li fermiamo poggiandovi una mano sopra. Alla fine vedo il volto di mio padre, adesso stranamente rosso, tornare in superficie, stringendo vittorioso la forchetta nel pugno destro.
“La forchetta… era caduta… dovevo prenderla, no? Che fa, la lasciavo a terra? Tua nonna non ha cresciuto buzzurri.” Afferma sulla difensiva.
Lo guardo sorpreso.
“Avevo una nonna?” Domando basito.
Kyle sbuffa.
“No, guarda. Certamente tuo padre è nato per mitosi!” Commenta sarcastico Kyle.
Sia io che mio padre lo guardiamo straniti.
“Per cosa?” Chiedo, visto che nessuno dei tre ha ripreso a parlare.
Kyle scuote la testa alzando gli occhi al cielo e si gira nuovamente verso mio padre.
“Allora, la risposta?” Domanda nuovamente cambiando argomento.
Mio padre si guarda un attimo intorno, alzandosi improvvisamente dal tavolo.
“Guarda, credo che mi stiano chiamando da un’altra parte” Dice sovrappensiero.
“Ma io non sento nulla…” Cerco di controbattere, ma mio padre mi zittisce con un gesto della mano.
“Sì, non senti?” Continua lui. Si gira leggermente verso destra, così da non farsi vedere da noi.
”Nicholas!” Fa lui con una vocina stridula, nascondendosi per non farsi notare. Si gira nuovamente verso di noi allargando le braccia.
“Che dire, quando il dovere chiama! Mi assento per un momento, ma torno subito, eh?” Dice gesticolando animosamente. Per allontanarsi, urta il tavolo e gli cade addosso una caraffa di vino e si sporca.
“Oh accidenti, quanto vino sprecato… e la mia uniforme nuova!” Borbotta, cercando di tamponare la macchia con un fazzoletto. Dopo un po’ rinuncia, buttando il tovagliolo sul tavolo.
“Niente, devo andarmi a cambiare per forza… il vino non si toglie con un po’ d’acqua, soprattutto su questi tessuti!” Commenta, allontanandosi.
Lo vediamo spostare gente e insinuarsi fra i gruppi, finché non raggiunge la porta ed esce dal nostro campo visivo.
Mi giro verso Kyle, ha la fronte corrucciata.
“Tutto bene?” Gli chiedo, chinandomi verso di lui.
“Non ti è sembrato un po’ strano?” Mi domanda di rimando, stringendo le labbra.
“In che senso?” Ribatto smarrito.
Kyle si ferma un attimo, toccandosi la bocca pensieroso.
“Non lo so… lascia perdere.” Dice, sedendosi dritto sulla sedia e schiarendosi la gola.
“Che fa, almeno tu mi vuoi rispondere?” Mi chiede, cambiando nuovamente argomento.
Scuoto la testa, lasciando le posate sul piatto.
“No, non mi va. Questo gioco mi ha stancato, sembra aver provocato più scompiglio che altro…” Commento, abbassando il tono.
Tossicchio, per riempire il vuoto che ha creato il silenzio sceso fra noi.
“Sai cosa? Vado a vedere se sono finite le pietanze. Ho ancora un certo languorino.” Commento alzandomi da tavola.
Kyle apre le braccia.
“Davvero? È da una serata che chiedi solo tu e quando io pongo una sola domanda… nessuno mi risponde?” Mi domanda irritato. Non lo ascolto e inizio ad allontanarmi.
“E mi pianti così?” Mi urla dietro.
Ancora una volta, lo ignoro.
“Sei una grandissima e indecorosa faccia di-“ Non riesco a sentire la fine, mi sono allontanato troppo.
 
Pov Kyle
Ma tu guarda questi qua, non posso crederci. Davvero, è incredibile. Io, come un povero disgraziato, cerco di mettere via il mio carattere da orso e ogni istinto di riservatezza per passare una serata tranquilla con i suoi amici e cosa fanno i miei amici? Mi abbandonano da solo al tavolo. Non so più cosa dire a proposito, adesso ci manca solamente che venga a disturbarmi quel vecchio zotico di Yesmallion con quel nano verde di Pancrazio al suo seguito per chiedermi chissà che cosa.
E ovviamente, chi spunta dal nulla manco fosse stato evocato con qualche rito satanico?
“Kyle, vedo che sei in buona compagnia.” Mi dice, temo ironicamente, una vecchia voce, mentre una mano mi si poggia in maniera più o meno delicata sulla spalla sinistra.
Ricambio con uno sguardo trucido.
“Che vuole?” Gli chiedo freddamente.
Mi porge un violino.
“Ricordi quello di cui abbiamo parlato a inizio serata?” Continua.
“No e non mi interessa” Ribatto, tornando a guardare il piatto.
 “Vuoi avere problemi?” Mi domanda Pancrazio.
Rido sarcasticamente.
“Più di quelli che già ho?”
“Su, signorino Kyle, non può ritrattare la parola data. Deve suonare per noi.” Mi esorta l’aiutante.
Alzo un sopracciglio, girandomi verso di lui.
“E pensi che un coso verde sottosviluppato come te possa dirmi quello che devo fare o meno?”
“Io no, ma il grande, GRANDE Yesmallion, che tutto può e tutto muove, sì!”
Rido e scuoto la testa.
“…e poi non vorrai mica che lo dicessimo a tua sorella, vero?” Aggiunge Pancrazio, con fare, oserei dire, malvagio.
“Come se lei mi potesse obbligare…” Mormoro fra me e me.
Ma non ci crede nessuno.
“…va bene, va bene. Dammi questo stramaledetto violino!” Dico alla fine, afferrando malvolentieri lo strumento.
Mi dirigo controvoglia verso il palco, o meglio quello che un architetto pagato poco e male definirebbe tale, dove ci sono gli altri musicisti, che si preparano per l’esibizione.
Velocemente, ci accordiamo sui pezzi da suonare e controllo che il violino sia accordato. Con piacere noto che almeno questo favore Yesmallion me l’ha concesso.
Mi posiziono sul palco. Davanti a noi si stanno raggruppando i nostri compagni.
Posiziono il violino sotto il mento e preparo l’archetto.
Prendo un respiro profondo.
 
POV. Greg
Un cameriere mi si accosta e mi avverte di rientrare in sala per l’apertura delle danze.
“Danze? Ci metteremo a danzare, intendo seriamente?” chiede Kyra.
“Beh, mi pare ovvio.” Borbotto.
La ragazzina fa un’espressione non proprio compiaciuta.
La prendo per un braccio e la trascino verso la folla.
Su, andiamo. Non esiste che mi lasci da solo adesso, inutile che ti lamenti… e poi c’è tuo fratello che suona, vorrà un minimo di sostegno, no? Almeno da sua sorella.” Le dico per convincerla, ma ottengo uno sbuffo come risposta.
“Non puoi sempre usare mio fratello come ‘pedina’ per muovermi a fare cose che non voglio!” Si lamenta.
Con uno strattone si libera dalla mia presa.
“E va bene… andiamo dentro.” Afferma precedendomi.
Che senso ha precedermi se stiamo andando nello stesso identico posto?
Lasciamo perdere…
 
Entrati in sala, la tavolata è completamente vuota. Si sono accalcate tutti verso il palchetto leggermente rialzato, costruito apposta dall’altro lato della sala.
Le luci sono state spente, rimangono accese solo quelle del palchetto, dal quale proviene la musica di un violino solitario. Non si riesce a vedere chi stia suonando, la folla è troppo fitta.
Il brano che sta suonando inizia lento, ma più prosegue, più si trasforma in giga.
Io e Kyra, dopo uno sguardo d’intesa, avanziamo nella massa di gente, scostando persone per farci strada.
Quando arriviamo in prima fila, vediamo Kyle al centro del palco. Sta suonando a occhi chiusi, completamente immerso nella musica e in un suo mondo, mentre muove l’archetto con maestria sulle corde. La sua espressione cambia accordandosi alle emozioni espresse dalla canzone.
Gli altri musicisti sono seduti dietro di lui in semicerchio, anche loro osservano con trasporto l’esibizione, appoggiati sui propri strumenti.
Nella sala è calato il silenzio, sono tutti presi dallo spettacolo.
Kyle suona l’ultima nota e riapre lentamente gli occhi. Sembra accorgersi per la prima volta della folla.
Rimane spiazzato.
Il silenzio viene interrotto dall’applauso di Yesmallion, lento e assordante nella calma generale, accompagnato da un commento sprezzante di Pancrazio.
“Io lo so suonare meglio…” Borbotta l’assistente, abbastanza forte da essere sentito.
Il rettore fa apparire un violino da solo Warlord sa dove e lo porge e Pancrazio, per poi indicare il palco.
“Su allora, mostraci le tue abilità.” Lo incita bonariamente.
Pancrazio accetta l’offerta. Prende il violino e pizzica alcune corde. Poggia l’archetto, lo muove per produrre la prima nota e… i crini dell’archetto si sganciano, lasciando il povero diavolo a occhi sgranati.
Nella sala scoppia l’applauso generale, mentre Pancrazio mortificato restituisce il violino a Yesmallion e esce dalla folla.
Cala di nuovo il silenzio, mentre il resto degli invitati, in trepidante attesa di un qualcosa, si gira verso il palco.
Kyle non sa che fare. È immobile con il violino sulla spalla e l’arco in mano a osservare la scena che gli si para davanti.
Dei colpi di tosse provenienti dal pubblico lo fanno tornare alla realtà. Sbatte velocemente le palpebre e si gira spaesato verso i musicisti.
Alla fine, decide che fare. Agita l’archetto del violino in aria e conta fino a quattro, al quale segue un’esplosione di melodia.
Senza preavviso, vengo letteralmente preso sottobraccio, alzato di peso e trascinato dalla folla in un giro sfrenato.
“Che sta succedendo?” Urlo a Kyra, a qualche persona di distanza da me.
“Non lo so!” Mi urla di rimando. “Tu segui il flusso!” Aggiunge.
Beh, ci sarà un motivo se si dice ‘Se sei nel ballo, inizia a ballare’.
Ma qui, il detto non regge, perché di sicuro questo non è ballare!
L’unica cosa che sto sentendo, oltre la musica, è un dolore lancinante in tutto il corpo.
Ho preso solo spallate e strattoni a destra e a manca, in un turbinio di persone per il quale sarei sicuramente caduto per terra, ma questo non succede perché prima che il mio corpo possa cedere alla forza di gravità, il ciclone di spallate e strattoni mi fa inevitabilmente spostare verso un’altra persona, che mi farà spostare un’altra volta ancora e poi ancora... e ancora... e ancora.
Dopo cinque minuti di questo delirio, alla trentaquattresima spallata e al ventiquattresimo strattone, finisco, giustamente e con un certo gaudio nell’animo (e nelle mie ossa), con il sedere per terra.
Warlord sia lodato, sempre!
Mi rialzo, con un po’ di fatica, da terra e mi sistemo il vestito, che in questo momento sta puzzando peggio dell’ascella di un troll sudato.
Cerco con lo sguardo Kyle, il ‘responsabile’ di questa orda barbara che si è venuta a creare, ma lo vedo intento ancora a suonare. Sembra felice lassù sul palco, come se fosse isolato da tutto il resto, ma penso non si renda conto di quello che sta succedendo quaggiù, tra i comuni mortali.
In attesa di una musica un po’ più alla portata dei miei piedi (ho dimenticato di menzionare i pestoni che ho preso nel mucchio selvaggio di anime ‘danzanti’), cerco un posto a sedere.
Noto in lontananza, seduta un po’ in disparte, Kyra. In quel marasma l’ho persa di vista dopo qualche minuto.
Mi avvicino verso di lei, la vedo e non mi sembra a suo agio.
Perché le donne, anche quelle non umane, hanno tutte questo senso di... come dire... estraniamento e di non ‘sentirsi parte attiva di qualcosa’?
Ogni volta con il broncio, ogni volta con lo sguardo pensieroso, ogni volta sospiranti, ogni volta c’è un problema.
Perché sembrate - e fate - sempre le difficili?
Ma forse sono io che penso troppo superficialmente e semplicisticamente.
Mi asciugo via i pensieri e il sudore dalla fronte, tirandomi il ciuffo via dalla faccia, mentre prendo una sedia per sedermi accanto a lei.
Non credo si sia accorta di me, la vedo concentrata verso un punto indefinito della sala.
Faccio un colpo di tosse per attirare la sua attenzione.
Nessuna reazione. Forse la musica e la folla coprono ogni minimo rumore.
Ne faccio un altro, un po’ più forte.
Niente.
Ne provo un terzo, ma ancora nulla.
Un quarto. Un quinto. Nessuna minima reazione.
Sarei tentato di pestarle un piede, ma il dolore ai muscoli e alle ossa, il fatto che lei sia, per quanto non possa sembrare, una donna e, soprattutto, perché è Kyra (e ci tengo alla mia vita), mi fanno optare oper qualcosa di più consono. Le busso, quindi, alla sua spalla.
Sembra ridestarsi da quei suoi pensieri, vedendomi.
“Sei riuscito a uscire da lì?” Mi chiede, indicando la folla, con un po’ di sorpresa.
“Sì, sembrava impossibile… ma ce l’ho fatta!” Le rispondo, sforzando la voce per assomigliare a qualcuno di più grosso e barbuto.
Ride, facendomi scorgere in lei quel minimo di sensibilità femminile, quel senso di ingenuità, che ho sempre visto nelle ragazze.
Ma in lei, questa ‘normalità’, mi sembra eccezionale e unica.
Cerco di scacciare via questi pensieri. Riprendo il discorso.
“Beh, anche tu ne sei uscita fortunatamente illesa, no?” le faccio notare, indicando i miei piedi doloranti.
“Io? Io ne sono uscita appena è iniziata. Non credo sia qualcosa che faccia per me.” Mi informa, tornando a guardare il vuoto.
La guardo stranito.
“In che senso non fa per te? Non ti piace ballare?” Le chiedo con curiosità.
Mi torna a guardare, ma in maniera vuota, come se si fosse dimenticata della mia presenza.
“Per quanto tu possa considerare questo groviglio umano ‘ballo’, no.” Mi risponde, con cinico sarcasmo. “Più o meno.” Aggiunge, con dubbiosa indecisione.
Cerco di entrare nei suoi contorti pensieri, non me la racconta giusta.
Da una parte le do ragione, dall’altra ho il sentore quasi certo che non mi stia raccontando tutta la verità.
“Descrivi ‘più o meno’.” Affondo il coltello della curiosità un po’ più a fondo.
“Così. Non c’è un motivo preciso.” Si mette sulla difensiva.
Faccio un leggero cenno di disapprovazione con la testa. Il dubbio comincia a fomentare.
“Sento puzza di bruciato… sai che con me puoi aprirti.” Affondo il coltello ancora un po’ più a fondo, ma con cautela.
“Credi che ci sia sempre qualcosa sotto, Greg? Non può essere che qualcosa sia in una certa maniera perché è così e basta? No? Ci deve essere sempre qualcosa.” La vedo agitarsi un po’, questo atteggiamento difensivo mi porta a pensare che, sì, c’è qualcosa in più.
“Perché stai alzando la voce?” Le faccio notare.
“Perché c’è rumore e penso che tu non mi senta!” Risponde con una vena di sarcasmo.
“Ma ti sentivo benissimo già prima.” Le faccio di nuovo notare.
“E allora te lo ripeto: io non ballo.” Ribatte categoricamente.
“A me sembra che tu non voglia farlo.” Incalzo, non contento.
“Infatti. Non ballo perché non voglio. E poi, non mi piace.” Appunta.
“Hai mai provato a farlo?” Rincaro.
Esita un attimo.
“Veramente, no.” Risponde, scoperta.
“E allora come fai a sapere che non ti piace, se non hai mai provato a farlo?” Incalzo ulteriormente.
“Credimi, lo so e basta.” Conclude infastidita.
Decido di alzarmi e di mettermi davanti a lei.
“Finché non mi dirai la verità non mi smuoverò da qui davanti.” Le do un ultimatum.
Mi guarda neutralmente.
Decido di fare un qualcosa di inaspettato.
Le porgo una mano.
“Alzati, vieni a ballare con me.” Le propongo, in maniera forse troppo impositiva.
“Ancora? Sei insistente. Comunque, no.”
Sì, decisamente troppo impositivo.
“Signorina Greywood, mi concederebbe questo ballo?” le chiedo smielato, ma di solito alle donne questo piace.
“La ringrazio dell’invito, signor Carter, ma temo di non essere incline a ottemperare alla sua richiesta.”
Ok, o mi sta prendendo in giro con uno scioglilingua o sono io troppo ignorante per capirla.
“Che?” Le chiedo.
“…vuol dire no” Spiega, deludendomi.
“E dai, Kyra! Cosa devo fare per convincerti?” Le chiedo ormai spossato.
“Nulla, potresti anche evitare di essere così insistente, per esempio. Magari mi ammorbidisco.” Mi liquida.
Ok, adesso sono stanco.
Braccia incrociate davanti a lei, sguardo serio nei suoi confronti, e riesco per virtù divina ad alzare il mio maledetto sopracciglio sinistro, come ormai sanno fare tutti in questo dannatissimo mondo.
“Dimmi la verità, Kyra.” La incito gravemente.
“Cosa?” Mi risponde seccata.
Le pongo davanti il dito accusatore.
“Si vede che stai fremendo per alzarti e ballare, ma qualcosa ti blocca. So che dentro di te c’è qualcosa che può smuoverti da quella sedia. So che puoi ballare!”
“Ma io non so b-“ Farfuglia Kyra.
“Cosa?” Chiedo.
“Io non so ballare!” Urla, non rendendosi conto del volume della sua voce.
Quelli seduti vicino a noi, si girano incuriositi.
Li guardo male, come a dire loro che non sono fatti che li riguardano.
“Come sarebbe a dire che non sai ballare? Voi elfi avete la musica nel sangue!” Ribatto.
“Mezz’elfo, non dimenticare. Mai ballato, mai piaciuto e poi…mi vergogno, non so come si fa.” Mi fa, prima a mo’ di appunto, e poi in confidenza.
“Ti vergogni o non sai come fare? Sono due cose diverse…” Le chiedo, facendole notare la differenza.
“Non lo so, so solo che non ho voglia di ballare.” Ribadisce.
Decido di fare la mia mossa.
“Dai Kyra! Ballare… è tra le cose più semplici che si possono fare nella vita, e poi… qui hai un maestro di ballo d’eccezione!” Mi mostro in tutta la mia grazia e leggiadria, mettendomi in posa.
Alza il sopracciglio destro. Lo odio, è più forte di me.
“Saresti tu? Posso immaginare…” Dice ridendo.
“Quanto sei cinica a volte…” Rispondo amareggiato.
“Sai, potrei anche accettare. Ma la musica non me lo permette. Magari qualcosa di un po’ più calmo, potrebbe farmi cambiare idea.”
In quel momento, la musica si ferma, tra gli applausi di tutti.
 
P.O.V. Kyle
Finito.
Altri 5 minuti così e svenivo sul palco.
O magari avrei continuato anche senza violino, come se avessi un tic nervoso.
Quello che ho potuto sudare adesso, potrebbe essere contenuto in 10 botti usate per il vino, non scherzo.
Forse ci vuole un bel minuto e mezzo di pausa, no?
Sguardo d’intesa con i musicisti e decidiamo di andare a rifocillarci al buffet, ma veniamo fermati dal vecchio e dal suo aiutante, tornato alla ribalta, dopo i suoi 3 secondi di fiasco.
“Signori, siete stati incredibili. La gente saltava a destra e sinistra, spintoni, strattoni, sembrava una folla inferocita!”
I ringraziamenti si sprecano tra i musicisti.
“Anche tu, Kyle. Non male per un ragazzino, suoni il violino con la maestria di un adulto. È proprio vero che voi elfi avete la musica nel sangue.” Si congratula Yesmallion.
“Mezz’elfo. La ringrazio per i complimenti, ma adesso avrei proprio bisogno di un bel bicchiere d’acqua. Ho la bocca secca. Arida. Ho sete, insomma. Abbiamo sete.” Dico indicando il gruppo alle mie spalle.
“Beh, sicuramente vi rifocillerete a fine concerto.” Risponde il vecchio con un sorriso a trentadue denti.
“A fine concerto? Non abbiamo ancora finito?” Domando preso alla sprovvista.
“Ragazzi, vi siete dimenticati del bis?” Chiede a sua volta, serio.
No. Assolutamente no. Niente bis.
E la disinvoltezza con cui ce lo impone mi fa fumare le orecchie. Letteralmente.
Va bene, non le orecchie, ma le mani.
Insomma... volevo passare solo una serata tranquilla con i miei amici, a rilassarmi dopo che questo vecchio decrepito ci ha mandati a morire nella foresta.
È chiedere tanto?
“Ma sai dove puoi infilartelo il bis?” Mormoro a denti stretti, cercando di calmarmi.
“Come osi rivolgerti così al grande, GRANDE…” Inizia Pancrazio.
“Tu zitto, fungo!”
“Fungo a chi?”
Il vecchio tenta di riportare l’ordine.
“Non dico tanto, ma almeno una canzone sola. E poi avrete quello che vi spetta.”
Tende la mano verso di me, che ormai rappresento il gruppo musicale.
Mi massaggio la fronte, ad altezza sopracciglio, ma alla fine gliela stringo.
“Va bene, ma la prossima volta non mi venga a cercare. O comunque, almeno avverta un po’ prima. E con un po’, intendo almeno una settimana prima, un mese, un anno, e non 1 ora prima, va bene?” Impongo le condizioni guardandolo dritto negli occhi.
“Parola di mago.”
“Per quanto possa valere…” Aggiungo sottovoce.
Risatina del vecchio, con il fungo verde che mi fissa male, come a volermi mandare un maleficio contro.
A malincuore, con una sete da matti e una stanchezza incredibile, riprendo posto sul palco con il violino e gli altri membri fanno lo stesso.
E mi chiedo: ma perché invece di riprendere in maniera scalmanata come prima, non facciamo qualcosa di più rilassante? Più calma.
Un bel lento.
Deciso.
So anche da dove prenderlo.
Faccio un cenno ai musicisti.
Archetto in su.
E un-due-trè, un-due-trè…
 
P.O.V. Greg
La musica riprende, ma con ritmi e melodie molto diversi da prima.
Sembra quasi una ninna-nanna.
Vedo Kyra cambiare in viso, forse ha riconosciuto la canzone.
È il momento. Le tendo, di nuovo, la mano.
Lei l’accetta e la tiro delicatamente su dalla sedia.
L’accompagno verso il centro della sala, sotto gli occhi di tutti.
Non so se vergognarmi nel sentirmi osservato, oppure non dare conto degli sguardi, che magari giudicano, magari no.
Per il momento non sembra importarmi di tutto il resto, voglio lasciarlo fuori.
Per tutto il tempo che servirà.
“Conosco questa canzone: è una vecchia ninna-nanna elfica, ce la suonavano sempre i nostri genitori prima di andare a dormire. La ballavo con mio padre, in punta di piedi sulle sue scarpe.” Dice Kyra, con un velo di malinconia nel tono della voce e negli occhi.
“Allora hai ballato almeno una volta…” Ribatto con una risatina.
“Per quanto lo si possa definire tale.”
Io annuisco, non penso che servano parole al momento.
O almeno, non servono le mie di parole.
Giungiamo in un punto vicino al centro della sala.
“Ok, Kyra. Adesso ti insegnerò a ballare.” Le dico, dall’alto della mia (poca) esperienza.
“…va bene” Risponde lei, un po’ titubante.
Beh, non è che sappia proprio ballare. Ma è da anni che osservo le persone mentre ballano, quanto mai sarà difficile?
“Bene, ehm, innanzitutto credo che le mani debbano stare così”.
Con la mano destra, prendo la sua e la porto su, all’altezza delle nostre spalle, mentre poggio la mano sinistra sul suo fianco e la sua mano si pobbia sulla mia spalla.
“E adesso?” Mi chiede Kyra.
“Adesso, seguimi.”
Un passo a destra, uno indietro, uno a sinistra e uno avanti.
Destra.
Indietro.
Sinistra.
Avanti.
Così, ogni tre battiti, all’infinito.
Quanto spero che duri.
Sotto il suono di un violino, che colora quell’aria di verde, di qualcosa che posso chiamare casa.
Cominciamo a girare su noi stessi.
Un poco alla volta, sempre un po’ più stretti tra di noi.
Non ho il coraggio di guardarla negli occhi, più per imbarazzo che per altro.
Non abbiamo la stessa età, siamo semplici amici, tutto quello che faccio o penso, sembra così sbagliato.
Però, la sua compagnia mi fa piacere, in questo momento.
Per quanto non sembri, la Kyra di questo ballo non è la Kyra che conosco.
È come se avessi riconosciuto qualcun altro in quegli occhi.
Qualcuno di familiare.
Qualcuno che faceva tremare le mura della mia anima.
Melody?
No, non può essere.
Non posso pensare a qualcosa del genere.
Lentamente, ci fermiamo in mezzo alla sala.
Ho bisogno di uscire da lì, troppa gente fa male ai pensieri, non fluiscono.
Ma non posso lasciare Kyra in questo modo.
La vedo: sembra sognante, felice, le spezzerei il cuore.
“Senti Kyra…”
“Sì, Greg?”
“Io…”
Mi guarda, come mai ha fatto prima. Devo resistere.
“Sì?”
“Io…devo uscire di qui.”
“Va bene, andiamo fuori.” Mi risponde, tirandomi per la mano.
“No, Kyra. Devo, io, prima persona singolare.” Le rispondo, lasciandole andare la mano.
Si blocca. Forse ha capito. Forse no.
“Ah, ok. Va bene. Vai a prendere una boccata d’aria.” Dice, più o meno atona. Forse è delusa e non vuole farmelo capire.
“Sicura? Non vorrei offenderti, è l’ultimo dei miei pensieri.”
“No, tranquillo. Aspetterò qui, posso capirti.” Ok, adesso è decisamente delusa.
Lei sa quello che sto pensando, ne sono sicuro.
“Credimi, non è perché non voglia la tua compagnia, o che non mi piaccia la tua compagnia. Anzi, mi piaci eccome… ehm, volevo dire, mi piace molto la tua compagnia, ma non in quel senso, cioè… devo uscire.”
Scappo.
Come il più codardo tra i codardi, esco fuori da quella sala.
La musica, dolcemente, conclude il suo corso, così dolce nel suo proseguire e così spietata nel suo arrestarsi, bloccarsi e riportarti alla realtà delle cose che non sono mai come tu puoi immaginartele.
Qualcuno lo diceva, tempo addietro: “Non si può vivere nei sogni, per quanto siano belli. Prima o poi, devi svegliarti.”
Acqua. Ho bisogno di sciacquarmi la faccia.
Decisamente.

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