Rose... Cosa significano?

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 2: *** Così sei entrata nella mia mente e non sei più uscita ***
Capitolo 3: *** Un brusco risveglio ***
Capitolo 4: *** Le rose: Un significato importante ***
Capitolo 5: *** Un felice epilogo si può scrivere con una canzone ***



Capitolo 1
*** Incontri inaspettati ***


Vendere i fiori è sempre stata la mia più grande passione.
Una passione che mia madre e mio padre mi avevano trasmesso.
Il mio negozio si trovava in una delle città più caotiche del mondo: Manhattan.
Ero fiero del negozio che da solo avevo fatto nascere e che con il tempo era diventato uno dei migliori nei dintorni.
I clienti che entravano nel mio negozio erano felici ogni volta che vedevano le creature che facevo crescere e germogliare.
«E’ incredibile come lei riesca a far crescere tutte queste piante bellissime in una città inquinata come questa» mi disse un giorno una signora anziana che ultimamente veniva spesso nel mio negozio.
Io non seppi come risponderle, così sfoderai uno dei miei sorrisi brillanti per ringraziarla del complimento.
A chi mi chiedeva quale fosse il mio segreto nel far sbocciare i fiori, io rispondevo:
«I fiori sono come le persone: bisogna averne sempre cura. Nel bene e nel male.»
 
La mia vita si svolgeva tra il mio lavoro e l’appartamento in cui vivevo da solo.
Sì, purtroppo ero single e non avevo mai avuto tempo per le donne.
Annie, la mia fidata collega, mi diceva sempre che dovevo svagarmi un poco, lasciando il negozio nelle sue mani.
Io mi fidavo di Annie, sia chiaro, ma per me il lavoro di fiorista era tutto.
Certe volte mi prendeva in giro dicendomi che ero uno zitello.
Naturalmente io l’assecondavo, ma certe volte le avrei voluto far vedere che non ero quello che lei sosteneva.
Non avevo bisogno di distrazioni.
Non avevo bisogno di riposo.
Non avevo bisogno di nessuna donna.
Tutto quello di cui avevo bisogno ce l’avevo già.
Fino a quando non mi ricredetti. E tutta la mia vita cambiò in un istante…
 
«Buongiorno, mio caro zitello inacidito» mi disse Annie una mattina appena entrò nel negozio.
«Vedo che sei di buon umore, signorinella. Aiutami a spostare questi vasi.»
«Agli ordini capo.»
Annie era la migliore donna che io avessi mai conosciuto.
Dopo mia madre, ovviamente.

La incontrai una sera in un bar vicino casa mia, intenta ad affogarsi nell’alcool.
«Mi dia un whisky liscio, per favore» dissi al barista che mi servì in un batter d’occhio.
Oltre al mio lavoro, avevo un vizio che non riuscivo a smettere: il whisky.
Intendiamoci, non mi sono mai ubriacato in vita mia.
Ma da quando assaggiai per la prima volta quella bevanda alcolica, non ne potei più fare a meno.
Me ne stavo tutto solo al bancone a sorseggiare piano piano la mia bevuta, per poi tornare a casa e riposarmi, in attesa del giorno dopo.
Ma non quella sera…
«Uomini… accidenti a voi… ehi, barista! Dammene un altro!» disse una ragazza vicino a me alzando il bicchiere vuoto.
«Direi che basta per stasera. Ne hai già bevuti cinque»
«Osi discutere un mio preciso ordine?! Dammene un altro! Subito! Io ti pago e tu devi darmi un altro drink!»
«Non stasera. Mi dispiace»
«Ah sì? Ti faccio vedere io!»
La ragazza, con un equilibrio carente per colpa dell’alcool, montò sul bancone per aggredire il povero barista inerme, ma fortunatamente riuscii a fermarla.
«Che diavolo vuoi tu? Fatti gli affari tuoi!» mi disse cercando di divincolarsi dalla mia presa.
«Adesso calmati, ok? Se farai la brava te lo offrirò io un altro drink.»
Ma naturalmente non avevo nessuna intenzione di farlo.
«Ah sì? E chi mi dice che manterrai la promessa?»
“Nessuno. È questo il bello”, pensai.
«Non ti resta altro che fidarti di me» dissi invece.
«Fidarmi di te? Uno sconosciuto e per giunta un uomo? Ahahah ma non farmi ridere.»
«Cos’hai contro gli uomini?»
«Sono la rovina della società. Anzi, della mia vita.»
«Ho capito. Hai avuto una delusione amorosa.»
«Perspicace. Siete tutti così?»
«Non credo. Alcuni sono stupidi, altri sono invece molto intelligenti.»
«E tu dove ti vedi tra queste due categorie?»
«Mi vedo una persona stupida quando commetto una sciocchezza senza rendermene conto. Ma mi vedo una persona intelligente quando penso prima di agire.»
«Che cosa intendi dire? Non capisco.»
“Sinceramente, nemmeno io. È tutto un piano per distrarti dall’alcool.”
«Intendo dire che questo è il mio carattere.»
“Che grossa bugia ho detto. Io sono principalmente un uomo tranquillo. E non mi considero né un tipo stupido né un tipo intelligente.”
«Come il resto degli uomini. Soltanto che tutti vi definite intelligenti e credete di esseri bravi soltanto voi. In tutto.»
«Sì, questo è vero. È l’ego maschile.»
«Altro che ego. Avete il cervello bacato. Tutto qua.»
«Vuoi per caso parlarmi del perché ti sei ridotta così?»
«E perché dovrei farlo?»
«Per sfogarti. Vedrai che dopo ti sentirai meglio.»
Ma prima di rispondere, piombò a tutta velocità nel bagno delle donne.
Le andai dietro, per assicurarmi che andasse tutto bene.
«Ora sì che mi sento molto meglio.»
«Vedi che cosa provoca l’alcool?»
«E allora perché tu lo bevi?»
«Se lo bevi in piccole quantità, non succede nulla. Ma se ne abusi… succede quello che è successo a te»
«Ma tu hai sempre ragione?» mi domandò con tono di disapprovazione e di irritazione.
«Boh, non credo… se avessi sempre ragione su tutto non sarei qui.»
«E dove saresti, scusa?»
«Magari potrei essere diventato il nuovo presidente degli Stati Uniti. Chissà…»
«Ma falla finita.»
«Ahahah ok… comunque il mio nome è Alan. E tu come ti chiami?»
«Annette. Ma puoi chiamarmi Annie»
«Va bene. Annie mi piace di più.»
«Stai per caso cercando di flirtare con me?» mi domandò fissandomi con sguardo storto. Ma era evidente che fosse divertita.
«Certo che no! Perché dovrei farlo?»
«Perché tu sei un uomo e io una donna. E se non sei gay o transessuale, allora è molto probabile che tu ci provi con me.»
«Viva la convinzione. Ma ti do una brutta notizia: non sei il mio tipo.»
«Menomale. Visto che nemmeno tu sei il mio.»
«Però possiamo essere buoni amici.»
«Non sono proprio sicura che tu mi stia simpatico. Sei troppo saccente.»
«Ok. Allora piacere di averti conosciuto…» feci per andarmene, ma lei mi bloccò.
«Ma dove vai! Stavo scherzando. Amici va benissimo.»
«Perfetto. Che ne dici se ce ne andiamo a prendere una boccata d’aria e usciamo dal questo bagno che comincia a puzzare di vomito?»
«Non credi che prima dobbiamo dargli una pulita?»
«E tu non credi che sia compito di quelli che lavorano qui dentro ripulire tutto?»
«Sei orribile!» disse mentre scoppiavo a ridere.
«Ahahah lo so. Allora vieni?»
«Solo perché sto morendo dalla puzza.»
 
Nel mentre accompagnavo Annie a casa, mi raccontò di come lei e il suo ragazzo si erano lasciati.
Praticamente l’aveva trovato a letto con un’altra e per di più questo tizio le aveva rinfacciato che a letto non era per niente brava e che gli aveva rovinato gli ultimi mesi della sua vita rimanendo legato a lei.
«Devo dire che il tuo ex è la gentilezza in persona.»
«Smettila di fare il sarcastico, o ti sgancio un sonoro schiaffo come ho fatto in precedenza con lui.»
«Ci manca che tu mi metta le mani addosso e la mia serata è praticamente completa.»
«A proposito, mi dispiace avertela rovinata. Di sicuro avevi di meglio da fare invece che badare ad una come me.»
«Ma scherzi! Certo che no! Avrei solo finito il mio whisky e me ne sarei tornato nel mio appartamento dove la solitudine mi attende.»
«Quindi abiti da solo?»
«Sì. Con il mio lavoro non ho mai un momento libero.»
«Che lavoro fai?»
«Ho un negozio di fiori qui in centro. E tu che lavoro fai?»
«L’assicuratrice. Fino a oggi pomeriggio, purtroppo. Mi hanno licenziata per taglio del personale. Ma lo so io quale è la verità. Dovevo stare antipatica anche al mio capo.»
«Ma non può licenziarti solo per antipatia. Ci deve essere un motivo serio sotto.»
«Tranquillo, purtroppo c’è. Ed è proprio mancanza di lavoro. Oltre a me sono state licenziate una ventina di persone.»
«Mi dispiace tanto.»
«Anche a me… Però in fondo in fondo sono contenta di essere stata licenziata. Non sopportavo più le persone con cui ero a stretto contatto. Domani andrò al centro per l’impiego e farò domanda per un nuovo posto di lavoro.»
Fu in quel momento che mi balenò un’idea.
«Se per te non è un grosso problema cambiare radicalmente lavoro, ti andrebbe di venire ad aiutarmi nel mio negozio di fiori? Solo fino a quando non avrai trovato un nuovo lavoro da assicuratrice.»
«Davvero?! Faresti questo per me?»
«Certo. Mi ispiri molta fiducia, Annie. E sono sicuro che tu mi ripagherai lavorando faticosamente e con totale devozione.»
«Grazie mille. Grazie. Grazie. Grazie» gridò piena di commozione e saltandomi addosso per abbracciarmi. «Vedrai che non ti deluderò!»
«Lo spero.»
«E poi, se scopro che il lavoro mi piace, non servirà che io trovi un nuovo posto come assicuratrice.»
«Bene, allora sono convinto che ti troverai bene.»

E infatti fu proprio così visto che io e Annie lavoravamo insieme da quasi cinque anni.
«Qui va bene?» mi domandò appena spostò il vaso che gli avevo detto.
«Perfetto. Ora aiutami con quelle rose.»
Ma prima che mi potesse aiutare, qualcuno entrò in negozio.
Era una giovane donna dallo sguardo pieno di passione e felicità, che mi fece rimanere fulminato all’istante.

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Capitolo 2
*** Così sei entrata nella mia mente e non sei più uscita ***


Continuava a fissarmi impercettibilmente.
«Buongiorno. Vorrei ordinare un mazzo di rose rosse»
“Una donna che ordina un mazzo di rose? Questa mi è nuova”
«Certo. Quante rose vuole in questo mazzo?»
«36»
«Perfetto. Vuole che gliele prepari subito?»
«No purtroppo ho molta fretta. Va bene se ripasso verso mezzogiorno?»
«Nessun problema. Può venire quando vuoi. Naturalmente prima dell’ora di chiusura, cioè alle 20»
«Certamente. Allora grazie e a più tardi»
«Grazie a lei e arrivederci»
Se n’andò proprio com’era entrata. Felice e spensierata.
«Che voleva quella donna?» mi domandò Annie riportandomi alla realtà.
«Un mazzo di rose rosse»
«E dobbiamo prepararglielo subito?»
«Entro mezzogiorno» risposi con sguardo perplesso.
«Che cos’hai Alan?»
«Niente. Perché?»
«Avanti, non mentirmi. Quando fai quell’espressione che hai ora significa che è successo qualcosa»
«Cosa deve essere successo Annie?»
«Non lo so. Dimmelo tu»
«Un bel niente, ecco»
«Perché ti ostini a mentire a te stesso? Non lo sopporto quando fai così»
«E io non sopporto quando sei così insistente» ribattei rispondendogli con le rime. «Non mi è successo niente. Fine della discussione»
«Certo che no. Non può finire così. Secondo me quella donna ti ha turbato in qualche modo…»
«Addirittura turbato? Ma se non l’ho mai vista prima d’ora»
«No, non è vero. Mi stai mentendo»
«Senti Annie, non ho voglia di giocare all’interrogatorio con te. Abbiamo molto da fare e stiamo solo perdendo tempo»
«Lo dici tu. Ho già spostato e sistemato tutti i fiori che mi hai detto tu. Per quanto mi riguarda, oggi abbiamo fatto abbastanza»
«Da quando in qua sei diventata tu il capo?»
«Non sto impartendo delle decisioni. Dico solo che ci possiamo prendere una pausa»
«Ma sono solo le 10 di mattina»
«E quindi? C’è sempre tempo per fare una pausa»
«Smettila di fare come ti pare a te e rimettiti al lavoro!»
«Allora dimmi cosa ti sta succedendo perché non ti posso vedere così»
Sapevo che Annie mi tartassava per sapere la verità solo per il mio bene.
Ma non avevo voglia di parlare.
Non ora almeno.
Avevo bisogno dei miei fiori per distrarmi.
Ma come potevo distrarmi se avevo Annie che mi disturbava come un allarme antincendio?
«E va bene. Ti dirò tutto»
«Perfetto. Preferisci caffè o cappuccino?»
«Caffè. E fammelo fare molto forte»
 
Raccontai ad Annie che appena vidi quella giovane donna, rimasi folgorato. E la sua risposta fu la più ovvia.
«Semplice Alan. Ti sei innamorato»
«Cosa?! innamorato? Ma sei pazza? Lei per me è una sconosciuta»
«Allora dimmi se sbaglio: perché stai distogliendo lo sguardo su di me e ti vedo sudare come se tu avessi appena corso la maratona di New York?»
«Perché questo caffè è troppo caldo. E poi non è vero che sto distogliendo lo sguardo»
«Oh certo, come no»
«Sai benissimo che distogliere lo sguardo è uno dei miei brutti vizi»
«Lo so. Ma in questo caso non centra niente il tuo brutto vizio…»
“Ti odio, Annie”
«Avanti Alan, smettila di mentire a te stesso. Ti fai solo del male»
«E tu la smetti di divagare e di preoccuparti per me?»
«Certo che no. Sai che prendermi cura di te è la mia specialità»
«Addirittura? E da quando scusa?» domandai con una punta di divertimento.
«Da quando quella sera mi hai accompagnato a casa. Non ti ringrazierò mai abbastanza»
«Quindi cerchi di sdebitarti in qualche modo?»
«No! Lo faccio perché sei il miglior capo che una donna possa avere. Oltre ad essere il mio migliore amico, naturalmente»
Ero colpito dalle parole di Annie.
L’abbracciai per fargli capire tutto il mio affetto che avevo per lei.
«Credo di aver colpito nel segno, eh?»
«Adesso smettila e torniamo al lavoro, ok?»
«No. Voglio sapere tutto di lei: i suoi capelli, i suoi occhi e quanti anni ha»
«Sì e poi? Anche quanto e alta e tutti i suoi dati anagrafici compreso il suo numero di telefono?»
«Perchè no. Magari potresti averlo già fatto…»
Vedere ridere Annie era una delle cose che mi piacevano da matti. Non resistivo a quella sua risata contagiosa.
«Sì e magari gli ho chiesto anche quante volte va al bagno»
«Quello credo proprio di no visto che sono convinta che non lo sa nemmeno lei»
«Ok, dopo questa, abbiamo finito con i discorsi da sciocchi adolescenti»
«Almeno abbiamo riso un po’, non ti pare?»
«Era meglio vedere un film comico» dissi cercando di essere il più serio possibile.
«Del tipo? E poi smettila di fare il duro Alan. Non ti riesce proprio, sai?»
«E tu come fai a saperlo?»
«Smettila di farmi inutili domande»
«Ok»
«Ok? Ma che risposta è?»
«Una risposta come tutte le altre»
«Stai cercando di farmi rincitrullire?»
«Credo che sarebbe molto ma molto difficile. E poi non ho tempo da perdere»
«Puoi per un momento non pensare alle tue piante?»
«L’ho fatto. Parlando con te»
«Sì, ma non abbiamo ancora finito… Quante rose rosse ha ordinato?»
«Perché ti interessa saperlo?»
«Giusto per farmi un’idea…»
«Ne ha ordinate 36»
«36? E perché proprio 36?»
«E cosa vuoi che ne sappia? Lavoriamo in un negozio di fiori. Non in una caserma della polizia»
«Però la curiosità è sempre curiosità. E sarà nostra premura scoprirlo…»
«Cosa? Ed essere invadenti con una cliente? Non se ne parla nemmeno!»
«Tranquillo. Lei non ci farà nemmeno caso»
Purtroppo quando Annie si metteva in testa una cosa era impossibile fargli cambiare idea.
Per colpa di un motivo apparente: era del segno dell’Ariete.

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Capitolo 3
*** Un brusco risveglio ***


La sfacciataggine di Annie era veramente clamorosa.
Non credetti che gliel’avrebbe veramente domandato del perché di quelle 36 rose.
E invece…
«Perdoni la mia sfacciataggine, ma perché ha deciso di regalare ben 36 rose?»
«Beh ecco… non so se posso dirglielo» rispose la cliente timorosa.
«Infatti non deve. Mi dispiace se la mia dipendente è così… invadente»
«Curiosa, oserei dire.  Visto che la nostra cliente è una donna, sa bene il carattere di tutte noi»
Annie era veramente incorreggibile. Oltre ad essere una persona puntigliosa.
«Per fortuna che tutte le donne non sono così pettegole come si tu, Annie»
«In effetti, la sua dipendente non ha tutti i torti. Anch’io sono una persona molto curiosa e certe volte vorrei farmi gli affari di tutti» replicò la giovane cercando di nascondere il suo sorriso.
«Hai visto Alan? Che ti dicevo? Non avevo forse ragione come al solito?»
“Sì, certo. Hai sempre ragione tu, Annie.”
«Voi donne un giorno mi farete impazzire»
Nel dire questo, le due donne non riuscirono a trattenere una risata.
«Ahahah può darsi» rispose Annie divertita come non mai.
«E comunque, ho deciso di regalare 36 rose perché hanno un significato che calza a pennello»
«Per ricordare i nostri momenti… giusto?»
«Bravo, esatto. Come fai a saperlo? Beh, che sciocca sono. Un fiorista bravo come te sa benissimo queste cose»
“Per ricordare i nostri momenti… quindi è già impegnata?”
«Già… sono sempre stato attratto dal significato che hanno le rose»
«Ah sì? E da quanto?» domandò Annie interrompendo la conversazione.
«Da sempre»
«Io non lo sapevo…»
«Anche se lavoriamo da tanto tempo insieme, questo non vuol dire che sai tutto di me»
«Già, me ne sono accorta»
«Comunque vi ringrazio infinitamente per il lavoro svolto. È un mazzo straordinario»
«Dovere, signorina»
«Mi chiamo Ellie. Ellie Goulding»
«Grazie a te, Ellie»
«Quanto vi devo per tutto questo?»
«Ecco qua» risposi porgendogli lo scontrino.
«Tenga pure il resto. Grazie mille ancora e arrivederci» disse uscendo raggiante per il regalo che gli avevamo fatto.
«Arrivederci e grazie a lei» rispondemmo io e Annie in coro prima che decidessi di scomparire dietro le quinte del negozio sbattendo sonoramente la porta.
 
«Mi dispiace Alan. Per tutto»
«Sì… dispiace anche a me…» dissi con un filo di voce.
«So quanto può essere dura quando scopri che la donna che ami è già impegnata»
«Lo so anch’io Annie. Non è e non sarà l’ultima mia delusione amorosa che avrò in vita»
«Non puoi sapere se sarà l’ultima, oppure no»
«Con la fortuna che ho in amore ti assicuro che non sarà l’ultima»
Annie si avvicinò a me per trasmettermi tutto il suo calore.
Strinse la mia mano destra e mi diede un bacio sulla fronte.
«Se hai bisogno di sfogarti in qualche maniera, sai bene che io sono sempre disponibile»
«Grazie Annie. Ma sto bene. Ed è questo che conta»
«Sei sicuro?»
«Sì» risposi distogliendo lo sguardo.
«Quando la smetterai di mentire a te stesso? Non lo sopporto quando fai così»
«Ma io non mento…»
Annie mi guardò con sguardo serio smettendo improvvisamente di sorridere.
«E va bene, scusa. Non so quando perderò questo vizio. Forse mai»
 
Quella giornata trascorse più lenta del solito.
Volevo tornarmene immediatamente a casa per scordarmi tutto.
Per non pensare più a lei.
Per distrarmi e pensare a tutt’altro.
“Sì, ma a cosa dovrei pensare?”
Sono un vero depresso.
Non posso rovinare così la mia vita solo perché una storia d’amore, che non è nemmeno cominciata, non è andata nel modo in cui volevo io.
Ma per fortuna c’era Annie che movimentava le mie giornate e i miei pensieri.
«Andiamo a prendere qualcosa fuori?»
«Solito bar?» dissi ritrovando il mio buon umore.
«Perché no? Ormai per noi è come se fosse la nostra seconda casa»
«Allora affare fatto»
 
Il bar che io ed Annie parlavamo poco fa’, era quello in cui c’eravamo incontrati la prima volta.
Quella volta in cui lei era ubriaca e scortese.
Quella stessa volta in cui lei vomitò nel bagno.
«Affondiamo i nostri pensieri nell’alcool! Quello almeno ci riesce bene» disse Annie appena il barista ci diede due birre.
«Mi dispiace per te, ma non sono un alcolizzato»
«Se è per questo, nemmeno io. Ma per stasera potremmo fare un eccezione…»
«Neanche per sogno! Domani si lavora»
«Ti ricordo che qui dentro tu non sei il capo»
«Allora fai come vuoi. Io rimango sobrio»
«Sto scherzando! Accidenti, come sei permaloso»
«Non sono permaloso!»
«No mica… e comunque non avevo nessuna intenzione di ubriacarmi. Siamo venuti qui per parlare, no? Quindi dobbiamo rimanere sobri»
«E di cosa vorresti parlare?»
«Vorrei sapere di più sulla tua conoscenza del numero dato alle rose. In un certo senso è una cosa che mi affascina molto»
«Beh, è una cosa che mi ha detto mia nonna quando ero piccolo. E da quel momento non me lo sono più dimenticato»
«Ma perché si da un significato alle rose?»
«Come ogni cosa, anche le rose hanno un significato»
«A quella giovane donna gli abbiamo dato delle rose dal color rosso amaranto. Che significato ha?»
«Desiderio…»
«Desiderio?»
«Sì»
«Chissà a chi le ha regalate…»
«Molto probabilmente al suo fidanzato»
«Una donna che fa un mazzo di rose rosse al suo uomo? Mi sembra alquanto strano»
«Infatti lo è. Però in ogni cosa c’è un senso»
«E questo quale sarebbe?»
«36 rose rosse amaranto = il desiderio di ricordare i nostri momenti. Di sicuro ha regalato quei fiori per una ricorrenza speciale»
«Ora sono più curiosa che mai! Per quale ricorrenza gliel’avrà regalate?»
«Per un anniversario, questo è certo. Ma a noi cosa può interessare?»
«A me tanto. A te, non so»
«Tornando alla tua curiosità, oggi mi hai alquanto sorpreso quando ti sei fatta i fatti di lei»
«Vero? Vedi quanto sono coraggiosa?»
«Direi più impertinente. Se fosse stata un’altra persona di carattere riservato, avrebbe scatenato un putiferio»
«Sì, ma così non è stato. Quindi il problema non sussiste»
«Però ti deve dare lo stesso da pensare, sai?»
«Sinceramente, non so cosa pensare…»
«Oddio Annie, mi mandi allo sfinimento» dissi innervosito e nello stesso momento sbuffando per l’impazienza.  «Promettimi solo che non sarai più curiosa sui nostri clienti, va bene?»
«Ok, come vuoi tu. Accetto la tua richiesta solo perché oggi sei stato sempre giù di morale»
«Quindi vuol dire che quando tornerò ad essere quello che sono, tornerai ad essere un’impicciona?»
«Mmh può darsi…»
«Annie!»
«Ok va bene. Ti do la mia parola che d’ora in avanti mi farò i fatti miei. Croce sul cuore» disse facendosi il segno.
«Bene, così mi piace»
«Ma se dovessi rompere il giuramento, in che guaio potrei correre? Mi licenzieresti?»
«Licenziare no, ma non avrò in te la fiducia che ho ora»
«Allora devo stare molto attenta» ribattè come se si stesse prendendo gioco di me.
«Mi prendi in giro?»
«Certo che no. Perché dovrei?»
«Non lo so. Hai il tuo sguardo da furbetta che non mi piace per niente»
«E da quando in qua ho lo sguardo da furbetta?»
«Da sempre»
«Ah sì? Questa mi è nuova»
«Su, chiudiamo l’argomento su quella ragazza e delle rose e brindiamo a noi»
«Ma io volevo sapere i significati che dai alle rose rosse»
«Magari un’altra volta, va bene?»
«Ok. Alla nostra amicizia!» gridò Annie innalzando la sua bottiglia di birra.
«Ma cosa urli? Vuoi farti sentire da tutti?»
«Sei sempre a brontolare! Stiamo solo facendo un brindisi. Che c’è di male?»
«Niente… alla nostra amicizia» dissi infine anch’io facendo cin cin.
E nel mentre stavamo sorseggiando la nostra bevuta, vidi qualcuno che non mi aspettavo di rivedere.
Lei era di nuovo dinanzi a me.
Ellie Goulding era entrata nel bar con una faccia sconvolta che trasudava disperazione.

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Capitolo 4
*** Le rose: Un significato importante ***


«Alan! Hai visto chi è entrato?» mi domandò Annie che era sorpresa quanto me.
«L’hanno vista tutti, Annie»
«Cosa ci fa qui? Sembra… sconvolta»
La povera Ellie aveva il viso rigato dalle lacrime e il suo pianto non smetteva di cessare, facendo largo pure ai singhiozzi.
«E’ palesemente sconvolta»
«Chissà cosa gli è successo… Secondo me dovresti parlarci»
«Cosa? Ma sei impazzita?! E che cosa gli dico?»
«Non so… Pensaci, poi vai a consolarla»
«Non intendo muovermi di qui per nessun motivo»
«Preferisci che lo faccia qualcun altro? Tipo quell’ubriacone che sta giocando a biliardo?» mi domandò indicando l’uomo interessato. «Ti ricordo che se non farai tu la prima mossa in questo frangente, la potrebbe fare qualcun altro. E tu te ne pentirai per il resto della tua vita»
Purtroppo Annie aveva ragione anche su questo.
Dovevo farmi avanti, altrimenti me ne sarei pentito a vita.
Si, ma cosa potevo dirgli? “Ciao Ellie, cosa ti sta succedendo?”
«Ehi Alan, ci sei?» disse Annie riscuotendomi dai miei pensieri.
«Sì, scusa. Ero sovrappensiero»
«Ti prego, dammi retta una buona volta. Va e fammi vedere che razza di uomo sei!»
“Un uomo timido, questo è certo.”
Ma per fortuna il mio coraggio ebbe la meglio, decidendo infine di andare da lei.
Il tragitto che separava il mio tavolo e il bancone dove si trovava Ellie, sembrò essere un tragitto infinito.
Mille pensieri offuscavano la mia mente, non sapendo bene ancora cosa dirgli.
Ma dovevo consolarla.
Dovevo cercare di non fare la figura dell’idiota, cosa molto difficile da evitare.
«Ciao» mormorai cercando di non spaventarla.
«Ciao» ribatté lei asciugandosi le lacrime.
«Che ti è successo?»
«Niente. Sto bene»
“Ecco una che mente a se stesso come me.”
«Ne sei sicura? Magari ti posso aiutare in qualche modo…»
«L’unico aiuto che potresti darmi è uccidere il mio fidanzato. Anzi, il mio ex»
«E’ stato lui a ridurti così?»
«Sì. L’ho trovato a letto con una puttana»
«Con una puttana?»
«Sì, è questo il suo lavoro. Una volta l’ho vista lì.»
Che cosa ci faceva Ellie Goulding in un locale di spogliarelliste?
«Ti prego di non dirmi cosa ci facevo in quel luogo. È una lunga storia. Una storia che ora ha un senso…»
«Probabilmente eri lì per spiare il tuo uomo. Non è così?»
«Bravo. Hai indovinato»
«Ti posso offrire qualcosa?» domandai cercando di distrarla dai suoi pensieri.
«Un bicchier d’acqua, se non ti dispiace»
«Certo che no» dissi, facendo segno al barista e richiamando la sua attenzione.
«Un bicchiere d’acqua per questa ragazza»
«Subito» rispose servendola immediatamente.
«Grazie»
Ellie aveva la voce rotta dal pianto.
Ma da quando avevo iniziato a parlarci, si era calmata un po’.
«Grazie anche a te per essere corso ad ascoltare i miei piagnistei»
«Ma cosa dici! È una reazione tipica di chi trova il proprio fidanzato a letto con un’altra»
«Già… Mi piacerebbe sapere il perché del suo tradimento... Non so dove posso aver sbagliato»
«Ormai credo che non abbia più importanza, visto che molto probabilmente non lo vorrai più vedere»
«Certo che lo vorrò vedere! Per spaccargli la faccia!»
«Beh, non credo che sia una buona idea»
«Sì, ma non può passarla liscia!» gridò sbattendo con forza il bicchiere sul bancone.
«Ehi calmati, altrimenti ti farai del male» dissi posando la mia mano sulla sua spalla scoperta.
Facendo quel movimento, mi sentii bruciare dentro. Era come se quello che provavo per lei, si fosse acceso dentro di me improvvisamente.
«Hai la mano così calda…»
«Già. Sono un tipo caloroso, non trovi?» dissi sdrammatizzando la situazione.
«Ahahah sì, è vero»
Nel mentre ero riuscito a farla tornare serena, ecco che entra un uomo tutto infuriato e con il fiato corto.
«Ellie! Ti ho cercato dappertutto»
«Ah sì? Potevi anche risparmiarti questo disturbo, rimanendo insieme alla puttana della tua amante»
«Lei non conta niente per me. Sei tu il mio unico vero amore»
«Sei un bastardo ipocrita! Potevi pensarci prima di tradirmi!»
«E’ tutta colpa sua! Sono caduto nella sua trappola. Mi ha completamente raggirato»
«Ma fammi il piacere! La prossima volta trova una scusa migliore quando tradirai la prossima donna» ribatté sprezzante tornando a girarsi contro di me.
«Ti prego Ellie, torniamo a casa. Ti prometto di non tradirti mai più»
«Vattene Michael! Non voglio più vederti!»
«No! Non può finire così!»
Michael, annebbiato da una rabbia repressa e inspiegabile, la prese per un braccio trascinandola via con sé.
Dopo essere stato zitto tutto il tempo, intervenni all’istante.
«Lasciala andare immediatamente!»
«E tu che vuoi?! Fatti gli affaracci tuoi!»
«Non mi hai sentito?!»
Fu in quel momento che non ci vidi più.
Gli saltai addosso assestandogli un paio di pugni.
Ma sfortunatamente il tizio era il doppio di me e i miei colpi non gli fecero nessun effetto.
«Tutta qui la tua forza?»
«No. Questo è solo l’inizio»
«Sì… l’inizio della tua fine»
E senza rendermene nemmeno conto, mi assestò un pugno sul naso facendomi capitombolare e battere la testa per terra.
Chiusi gli occhi dimenandomi dal dolore.
«Stai bene?» mi domandò Ellie vedendomi il sangue grondare dal naso.
«Ma sei completamente pazzo?! Come ti è saltato in mente di attaccarlo in quel modo!»
«Ha cominciato lui!» rispose l’ex di Ellie come se non fosse lui il colpevole.
Vedendo tutte le carezze e le cure amorevoli che Ellie mi stava rivolgendomi, il suo ex sbottò ancora una volta, urlandomi offese di ogni tipo.
«Non posso crederci che preferisci quel perdente a me!»
«Credilo, perché è così» disse Ellie sprezzante di rabbia.
«Ok ho capito. Spero che voi due siate felici insieme!» e se ne andò con la testa bassa bofonchiando parole incomprensibili.
«Credi che dobbiamo portarlo in ospedale?» domandò Ellie ad Annie che si era avvicinata a me.
«No, non serve. Sta bene. Portiamolo a casa sua»
--------------
Durante il tragitto dal bar a casa mia, caddi in un sonno profondo.
Quando mi risvegliai, non capii come ero tornato a casa mia.
«Finalmente ti sei svegliato» disse Ellie che si era gettata su di me.
«Ma come… sono tornato qui?»
«Ti abbiamo portato io e la tua amica»
«A piedi dal bar fino a qui?»
«Ma no! Ti abbiamo portato con la sua macchina»
«Ah capisco…»
«Come ti senti?»
«Come se un treno merci mi fosse passato sopra la testa»
«Quel maledetto del mio ex! Non aveva nessun diritto di ridurti così. Per fortuna che non hai nulla di grave»
«Sì, a parte che mi sento scoppiare la testa»
«Tranquillo, sopravvivrai. Vedrai»
«Alan! Ti sei svegliato!» gridò Annie gettandosi pure lei su di me.
«Piano! Piano! Non sono ancora tornato in me»
«Per la verità, non lo sei mai stato»
La solita battutina di Annie.
«Ah ah ah simpatica»
«Ecco come ti chiami. Alan»
«Già, non ci eravamo ancora presentati»
Vedendo Annie che continuava a soffocarmi con le sue “amorevoli” cure, Ennie pensò che rimanendo lì sarebbe stata solo d’impiccio.
«Forse è meglio che me ne vada. Grazie per essermi stato vicino ed essere stato comprensivo. Mi dispiace ancora per il mio ex»
«Aspetta, non te ne andare…»
«Sì, vado via io. Voi due avete molto di cui parlare per conoscermi»
«Ma io veramente…»
«Tranquilla, Alan non ti farà nulla. È docile come un agnellino»
Annie voleva controbattere volentieri, ma con Annie era impossibile.
«Noi due ci vediamo domattina. Sempre che tu riesca ad alzarti dal letto»
«Tranquilla, ce la faccio. Non mancherei al lavoro per nessun motivo al mondo» dissi sperando di stare meglio.
«Non avevo dubbi. Ciao buonanotte» disse infine Annie lasciandoci definitivamente soli.
«Un momento, ma io sono senza macchina»
«Ti riporto io, Ellie»
«Ma cosa dici! Hai appena ricevuto un pestaggio. Come puoi portarmi a casa in queste condizioni?»
«Sto bene» e stringendo i denti, mi alzai dal letto andandole incontro. «Visto?» le chiesi beffardo.
«Ok, mi hai convinto»
«Dove abiti di preciso?»
«A 5 km da qui»
«Vicino Broadway?»
«Sì esatto»
«Allora possiamo andarci anche a piedi. Se per te non è un problema, ovviamente»
«Certo che no» disse sorridendomi e distogliendo lo sguardo.
«Quando vorresti andare?»
«Se ti va bene, anche ora»
«No no, nessun problema. Così avrò più tempo per riposarmi visto che domani devo tornare al negozio»
“Ma perché l’ho detto? Così penserà che io non voglio più vederla” , pensai.
«Se ti torna male, prendo un taxi»
«No tranquilla, non c’è nessun problema. Se ti accompagno non sarai sola di notte. Inoltre, potremmo conoscerci meglio»
«Sì, mi sembra una buona idea» approvò Ellie prima di uscire dal mio appartamento per poi immergerci nella notte di Manhattan.
 
Non sapevo con cosa attaccare la conversazione.
Le solite domande del tipo “Cosa fai nella vita?” “Quali sono i tuoi hobby?” mi sembravano alquanto scontate.
Dovevo iniziare con un argomento più interessante.
Ma visto che continuavo a rimanere muto, prese lei l’iniziativa.
«Allora, ti piace fare il fiorista?»
«E’ la mia vita. Io vivo per questo lavoro»
«Sì, avevo notato tutto l’impegno che ci metti» disse.
«Scommetto che quel mazzo di rose era per una persona speciale…»
“Ma cosa sto dicendo? So benissimo per chi era!”
«Sì, ma ora non lo è più…»
«Mi dispiace davvero»
«La vita va avanti. Non posso crogiolarmi nella disperazione per lui. Sai da quanto stavamo insieme?»
«No…»
«Ben sei anni! E lui ha buttato al vento la nostra relazione solo per una spogliarellista! Ti rendi conto?»
«Certe volte i maschi sono proprio stupidi. E te lo dico io che faccio parte di quel genere.»
«Non puoi trovarmi più d’accordo di così» disse ritrovando immediatamente il sorriso.
Ogni volta che Ellie rideva, i suoi occhi si illuminavano e il mio cuore mancava un battito per la sua bellezza disarmante.
«Devo confessarti una cosa…»
«Dimmi.»
Dovevo parlargliene.
Dovevo dirgli tutto ciò che provavo per lei.
Che ero follemente innamorato di lei.
Del suo carattere, del suo sorriso.
Di tutto.
Ma la mia timidezza non mi aiutava.
Come potevo cercare di conquistarla?
«Mi piace vederti sorridere»
«Davvero?» mi domandò ricambiando proprio con uno dei suoi sorrisi.
«Sì… nel vederti mi sento in pace con me stesso. È come se la mia vita si stesse svolgendo in un modo diverso»
«In che senso?»
Presi la sua mano e la strinsi con la mia con il cuore che mi batteva a mille.
«Che la rendi migliore. E la rendi così piacevole da essere vissuta»
«Sono felice nel sentirti dire questo… ma non capisco il perché ti faccio questo effetto. Perché proprio io?»
“Perché sei la donna della mia vita e voglio trascorrere tutto il resto della mia esistenza con te.”
«Non lo so nemmeno io. Dal primo giorno che ti ho vista… da quando hai ordinato quelle rose… Le rose per me hanno un significato importante. E chi le sente importanti come me ha tutto il mio profondo rispetto»
“Che motivo sciocco per sviare i miei reali pensieri!”
«Allora che ne dici di spiegarmi tutto quello che sai sulle rose?»
«Con molto piacere.»
--------
Eravamo arrivati a casa di Ellie.
Abitava in un piccolo appartamento caldo e molto confortevole oltre ad essere ben arredato con quadri e souvenir di ogni tipo.
«Devo dire che hai un appartamento bellissimo. Molto variopinto e colorato.»
«Ho viaggiato per mezzo mondo.»
«Ti piace viaggiare?»
«Non si vede?»
«Ahahah hai ragione.»
«Accomodati pure sul divano. Posso offrirti qualcosa?»
«No grazie, sono apposto così. Vuoi che ti racconti tutto sulle rose?»
«Certo. Sono tutta orecchi» disse sedendosi accanto a me e sentendo tutto il suo calore e conforto.
«Intanto ti porgo qui la lista dei numeri con il relativo significato» dissi dandole il foglio che mia nonna scrisse per me tanto tempo fa’.
«Lo porti sempre con te?»
«Sì. È uno dei ricordi di mia nonna»
«Capisco. Devi proprio avergli voluto bene.»
«Tantissimo. E quando penso a lei, mi manca sempre di più.»
«E questo biglietto ti fa sentire sempre vicino a lei?»
«Sì esatto. È come se fosse sempre con me.»
«Vuoi che lo legga a voce alta?»
«Devi.»
Prese a leggere la lettera ad alta voce e la mia emozione non riuscì a placarsi:
 
Ciao Alan.
Ho voluto scriverti questa lista per farti avere un’idea di tutto il significato che essa contiene come lo ha fatto capire a me.
Spero che un giorno ti possa servire anche per la tua vita.

 
  • 1 rosa rossa: amore a prima vista
  • 2 rose rosse: accordo segreto
  • 3 rose rosse: ti amo
  • 7 rose rosse: voglio essere tuo
  • 9 rose rosse: insieme per tutta la vita
  • 10 rose rosse: sei perfetta
  • 11 rose rosse: sei il mio unico tesoro
  • 12 rose rosse: resta con me
  • 13 rose rosse: travolgente passione segreta
  • 15 rose rosse: sono davvero pentito dei miei errori
  • 20 rose rosse: sinceramente tuo
  • 21 rose rosse: mi affido a te
  • 24 rose rosse: sempre nei miei pensieri
  • 33 rose rosse: profondo e inestimabile amore
  • 36 rose rosse: per ricordare i nostri momenti
  • 100 rose rosse: ti sono devoto
  • 101 rose rosse: sei la cosa più importante
  • 108 rose rosse: mi vuoi sposare?
  • 144 rose rosse: ti amerò eternamente
  • 365 rose rosse: ti amo ogni giorno
  • 999 rose rosse: il mio amore non avrà fine
  • 1000 rose  sarò con te sinceramente per tutta la vita…..sempre.
 
Spero che questa lettera ti serva d’aiuto. Un giorno.
Grazie per tutto quello che fai per me.

Con affetto,
Tua nonna
 
«Alan… non so cosa dire…»
Ellie aveva le lacrime agli occhi come me.
I nostri sentimenti e le nostre emozioni andavano tutte di pari passo.
«Mia nonna mi ha insegnato tanto. Tutto quello che so sui fiori lo devo solo a lei»
«Allora ti confesso che tua nonna è stata una bravissima insegnante»
«Lo pensi davvero?»
«Certo»
Le lacrime non smisero di sgorgarmi dal viso.
Quella lettera mi aveva colpito ancora una volta.
Ellie mi aveva colpito leggendola.
E io non potei far altro che abbracciarla per dimostrare tutto il mio affetto che provavo per lei.
«Alan, posso farti una domanda?»
«Certo. Dimmi pure»
«Se tu mi regalassi un mazzo di rose rosse, quante me ne regaleresti?»
Eccoci arrivati al punto cruciale e fondamentale che potrebbe cambiare la mia vita.
«Inizialmente te ne regalerei… una.»
Fu in quel momento che anche lei capì.
Capì tutto l’amore che avevo per lei grazie ad una rosa.
«L’ho sempre saputo… da quando sono andata via la prima volta dal tuo negozio, ho capito cosa nascondevano i tuoi occhi quando mi fissavi. E ora sono contenta nel sentirtelo dire.»
Ora le lacrime non sgorgavano più dai miei occhi.
La mia malinconia si era trasformata in pura felicità.
«Allora devo solo dimostrartelo, no?»
Presi il suo viso per far incontrare le sue labbra con le mie e una volta incontrate, fu difficile fermare quel dolce bacio.

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Capitolo 5
*** Un felice epilogo si può scrivere con una canzone ***


Non mi ero mai sentito così felice prima d’ora.
Il mio amore era ricambiato da una donna splendida.
Cosa potevo volere di più?
Con lei avevo intenzioni serie.
Volevo sposarmi al più presto, avere tanti figli e costruire una famiglia.
Tutto questo con lei.
Arrivai al lavoro con un’ora di ritardo.
Ma non mi importava.
Ero troppo felice e spensierato.
«Alan! Ma dov’eri?» mi domandò Annie alquanto sorpresa di vedermi.
«Ero a casa.»
«A casa? E ti presenti al lavoro con un’ora di ritardo?»
In quel momento era come se Annie fosse il mio capo, che sgrida un suo dipendente che era arrivato tardi al lavoro.
«Non mi è suonata la sveglia…»
«Perché tu hai una sveglia? Pensavo che ti svegliassi da solo. Come tutte le mattine, suppongo.»
«Oh, al diavolo i misteri! Ieri sera ho baciato Ellie.»
«Cosa???»
«Hai capito bene!»
«Devi raccontarmi assolutamente tutto.»
E in quel momento, entrò proprio lei. Ellie.
«Ciao» dissi con voce tremante.
«Buongiorno a tutti e due.»
«Buongiornooo.» disse invece Annie che era al settimo cielo per la notizia che gli avevo dato.
«Ti racconterò tutto più tardi, va bene Annie?»
«Ok,ma non metterci troppo. Sai che sono molto curiosa.»
“E come dimenticarlo.”
«Tranquilla» dissi prima che Annie ci lasciasse definitivamente soli.
«Gli hai detto del nostro bacio?»
«Sì. Per Annie non ho segreti. Come io non li ho con te.»
«A parte quando mi hai confessato il tuo amore segreto per me.»
«Sì, a parte quello… come stai?»
«Direi bene. E tu?»
«Come puoi ben vedere…» dissi con un sorriso a trentadue denti.
«Sono passato nel tuo negozio per salutarti e per darti questa.»
Mi porse uno strano foglio, pieno di schizzi e di correzioni.
«Che cos’è?» domandai alquanto incuriosito.
«Leggila. È una canzone che ho dedicato a te. Spero che ti piaccia.»
«Grazie. È un pensiero molto carino.» dissi dandogli un rapido bacio sulle sue calde labbra.
«Ecco. Invece questa è per te.» e gli porsi una rosa rossa. «Questa è la nostra rosa rossa. Quella che simboleggia il nostro amore.»
«E’ bellissima, grazie. E ha un profumo stupendo.» disse alquanto entusiasta replicando pure lei con un rapido bacio che mi stampò sulle labbra.
«Vado un attimo al bar qui di fronte. Intanto leggi la mia canzone e fammi sapere cosa ne pensi. Torno presto.» e se n’andò con il suo solito sorriso smagliante stampato in viso.
«Love me like you do» mormorai dicendo il titolo della canzone.
You’re the light, you’re the night
You’re the color of my blood
You’re the cure, you the pain
You’re the only thing I wanna touch
Never knew that it could mean so much, so much
 
You’re the feel, I don’t’care
Cause l’ve never been so high
Follow me to the dark
Let me take you past our satellites
You can see the world you brought to life, to life
 
So love me like you do, love me like you do
Love me like you do, love me like you do
Touch me like you do, touch me like you do
What are waiting for?
 
Fading in, fading out
On the edge of paradise
Every inch of your skin is a holy grail l’ve got to find
Only you can set my heart on fire, on fire
Yeah, I’ll let you set the pace
Cause I’m not thinking straight
My head spinning around I can’t see clear no more
What are you waiting for?
 
Love me like you do, love me like you do
Love me like you do, love me like you do
Touch me like you do, touch me like you do
What are waiting for?
 
So love me like you do, love me like you do
Love me like you do, love me like you do
Touch me like you do, touch me like you do
What are waiting for?
 
E dopo averla letta accuratamente, Ellie rientrò nel mio negozio.
«Allora, come ti sembra?»
«E’ semplicemente… stupenda.»
«Lo pensi davvero?»
«Non potrei mai mentirti. Mai.»
Ed è qui che si conclude la mia storia.
Con un semplice e vissero felici e contenti.
Ma scandito con una canzone.

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