An Unordinary Morning

di maryjinnyjackson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Louis osservò il cielo grigio che prometteva pioggia imminente. Sbuffò, mentre controllava di aver preso un ombrello e si stringeva con un brivido nel cappotto. Era febbraio, eppure dal tempo sembrava pieno inverno. Si maledì mentalmente per non aver preso una sciarpa, e si chiese per l'ennesima volta cosa avesse fatto di male per aver dovuto abbandonare il calore di casa sua. 
Decise di non prendere la macchina, poiché la meta era vicina. Si incamminò di buon grado, e si prese del tempo per osservare Londra intorno a sé. Le persone si affrettavano ad andare al lavoro, alcuni probabilmente in ritardo, vide alcuni uomini eleganti costantemente al telefono a discutere chissà quali affari, un gruppo di donne in un dehor di un bar che chiaccheravano del più e del meno, un paio di ragazzi su una panchina che, a giudicare dagli zaini e dalle espressioni maliziose, Louis suppose che avessero saltato la scuola... Gli era mancato tutto questo. Era bellissimo tornare in Inghilterra, dopo quella breve vacanza a Los Angeles.
Dopo che la band si era sciolta, Louis si era sentito un po' sperduto. Libero - e ancora adesso non capiva se fosse un bene o un male -, ma sperduto. Perché quel gruppo di amici che aveva affrontato qualsiasi cosa insieme, per la prima volta si era diviso. Ognuno poteva andare per la sua strada. Liam si era preso del tempo per sé e la sua ragazza. Niall si era dato al golf e scriveva qualcosa quando gli pareva, senza impegno. Zayn aveva continuato la sua carriera ormai già avviata, non senza qualche problema inerente all'ansia. E Harry... Harry aveva continuato in quel mondo. Nel mondo dello spettacolo. Cantare, recitare, qualsiasi cosa che avesse avuto a che vedere con l'intrattenere - Harry era nato per quello. 
Louis avrebbe mentito se non avesse ammesso di essersi sentito messo da parte. Ma era giusto così. Anche lui avrebbe dovuto trovare la sua strada da solo, a quel punto. Aveva mille opzioni, bastava scegliere. Per prima cosa si sarebbe occupato di Freddie, ovviamente. Ma c'era comunque qualcosa, o meglio, qualcuno, a cui non voleva rinunciare. Anzi, dopo lo scioglimento della band, stare insieme sarebbe stato solo più semplice. 
In meno di dieci minuti arrivò a destinazione. Il piccolo bar con l'insegna a forma di muffin era davanti a lui. Entrò dopo aver visto in vetrina cosa gli interessava.
"Buongiorno", sorrise una signora dall'aspetto cordiale e le rughette ai lati degli occhi. Louis adorava quel tipo di persona. Significava che sorrideva spesso. 
"Buongiorno signora, mi potrebbe fare un pacchetto con tre cupcakes: uno al cioccolato e menta, uno velvet e uno alla vaniglia con quelle perline sopra?", chiese con gentilezza. La signora annuì e in pochi minuti esaudì la sua richiesta. Louis ringraziò, pagò, e uscì, per poi ritornare sulla strada di casa. 

"Ce ne hai messo di tempo!", borbottò Harry, aprendo la porta indossando solo i boxer. Aveva gli occhi chiusi e, dopo aver richiuso la porta dietro di Louis, si spiaccicò una mano sulla faccia per reprimere uno sbadiglio. "Freddie non ha fatto altro che urlare e piangere per la tua assenza così lunga", sospirò, dirigendosi verso la stanza del piccolo, mentre Louis si toglieva il cappotto e posava il pacco sul tavolo del soggiorno già apparecchiato per la colazione. 
Aveva una fame pazzesca ma doveva controllare suo figlio. "Amore mio, papà è tornato!", gridò, raggiungendo Harry nella camera del piccolo. Trovò quello che era il suo ragazzo - da anni, ormai - con in braccio suo figlio, e si fermò un attimo sulla porta, incantato. Harry stava scontrando il suo naso con quello di Freddie, ed era tremendamente tenero. Il bambino ridacchiò, per poi tendere le manine e afferrare un ciuffo dei capelli - non più così lunghi - del riccio. Louis si avvicinò cauto, meravigliandosi per l'ennesima volta di uno scenario così familiare e quotidiano. Se qualcuno gli avesse detto quattro anni prima che un giorno avrebbe vissuto quel momento, non gli avrebbe mai creduto. 
"Eccomi", sorrise al bambino, che spostò l'attenzione sul papà dagli occhi blu. 
"Babà", trillò Freddie, allungando la mano che non stava stringendo i capelli di Harry verso di lui. 
Louis si avvicinò ancora e, presa la manina, la baciò con dolcezza. "Mi sa che qualcuno qui vuole mangiare", ridacchiò Harry, e Louis annuì. Prese il bambino dalle braccia del suo ragazzo e insieme si diressero in cucina.

"Harry vai a vestirti che fa freddo", Louis lo abbracciò da dietro, mentre il riccio scaldava il latte per il bambino. Freddie stava seduto sul seggiolone battendo il legno con un cucchiaio, probabilmente credendo di produrre chissà che musica. 
"Grazie, ma sto bene così", rispose Harry, appoggiando la testa all'indietro sulla sua spalla. 
"Come vuoi", replicò Louis, convinto che Harry si sarebbe preso come minimo un raffreddore. Il riscaldamento funzionava, ma non si poteva alzare molto e Louis si ripromise di farlo aggiustare il prima possibile.
Harry sospirò e si girò, fronteggiando il liscio. Scrutò per un po' il suo volto, e poi si avvicinò alla sua bocca.
"Non mi hai ancora salutato bene", si lamentò contro le sue labbra. Non lo stava nemmeno sfiorando, eppure Louis sentì un brivido. Com'era possibile che gli facesse ancora quell'effetto? Esattamente come il primo giorno. 
Louis alzò le sopracciglia. "Immagino che debba rimediare", replicò, e annullò le distanze facendo scontrare le loro bocche. Harry era caldo sotto le mani di Louis, che non persero tempo e si mossero lungo la sua schiena, premendoselo contro il petto. Louis iniziò una lenta tortura, fatta di ansimi e gemiti, di scontri di denti e scambi di saliva e lingue che si intrecciano e si incontrano e danzano insieme. Il 'ding' dello scalda biberon li interruppe, ed entrambi sobbalzarono. Risero per lo spavento e si preparano a mangiare. 

"Louis, hai preso quelli della signora Stewart?", chiese Harry, osservando il pacchetto di cupcakes con diffidenza.
L'interpellato stava dando il biberon a Freddie e contemporaneamente cercava di bere il suo tè. "Certo, perché?", chiese, aggrottando le sopracciglia.
"Hanno cambiato buste. Prima erano azzurre", sospirò Harry, deluso.
Louis trattenne un sorriso. Adorava il riccio anche per queste piccole cose. Non poteva evitare di rattristarsi per una - che altri avrebbero definito stupidaggine - futilità come una busta di una pasticceria. Louis lasciò Freddie al suo biberon e allungò una mano per accarezzare il volto di Harry.
"Ti amo, Harold", sussurrò, e Harry gli regalò uno di quei sorrisi che arrivavano a illuminargli gli occhi, rendendoli ancora più verdi del solito. 
"Anch'io, Lou", rispose. 
Continuarono a mangiare, mentre Freddie mormorava dei versi di apprezzamento per il latte. 
Harry raccontò a Louis dell'intervista che avrebbe dato il giorno dopo per il suo nuovo album, e di quanto l'idea di essere solo al contempo lo eccitasse e lo spaventasse. "E se poi faccio un casino? E mi lascio sfuggire qualcosa? Qualcosa... su di noi?", rabbrividì. 
Louis sorrise, scuotendo la testa e prendendo un morso del cupcake alla vaniglia. "Non succederà, stai tranquillo".
"Come puoi esserne così sicuro? Proprio ora che ci stanno lasciando un po' in pace...".
Louis rifletté. In effetti, da quando gli One Direction si erano divisi, a parte qualche esibizione di Louis con Steve Aoki e il clamore della sua "rottura" con Briana, né lui né Harry si erano più visti in giro. Avevano deciso di tenere ancora nascosta la loro relazione, a parte agli amici stretti e ai parenti che già sapevano tutto da tempo, per poter occuparsi del bambino senza pressioni di privacy. Volevano una storia tranquilla e semplice, e per ora andava bene così. Sicuramente un giorno avrebbero reso noto a tutti ciò che li legava. 
Per fortuna si erano mossi con discrezione, ed erano riusciti a prendere quell'appartamento a Londra, facendone un porto sicuro. C'erano ancora scatole da sistemare, ma almeno non avrebbero avuto scocciatori che gli ronzavano intorno, finché fossero rimasti nascosti. Avevano avuto bisogno di tempo per poter imparare di nuovo a viversi, dopo la volta che avevano litigato furiosamente e si erano lasciati per qualche mese di pausa. Era stato terribile, soprattutto perché era successo dopo la decisione di prendere una madre surrogata per avere un bambino. La donna era ormai incinta, e i rispettivi manager avevano proposto a questa Briana di comparire come ragazza di Louis per una volta o due. 
E così Harry e Louis non avevano vissuto la gravidanza della donna come avrebbero voluto. Avevano fatto mille piani e castelli in aria al riguardo, ma di fatto passarono sei mesi separati. Andavano a vedere le ecografie da soli e, se si incrociavano nel corridoio della clinica, distoglievano lo sguardo e non si salutavano. Liam e Niall andavano dall'uno all'altro, non sapendo più a che dio appellarsi per farli ragionare. Poi, un giorno, Liam aveva semplicemente chiesto ad entrambi chi volessero aver vicino per il resto della loro vita, chi vedessero seduto insieme a loro su una poltrona circondato da nipotini, quaranta anni dopo. Ed entrambi avevano risposto come da copione. 
Harry e Louis si erano accorti che - per quanto ci provassero - non potevano vivere separati, e che stare lontani così tanto tempo era stata una scelta infelice. Si erano persi la gravidanza del loro bambino solo per orgoglio, dunque si ripromisero che non avrebbero più sbagliato in quel modo, ora che erano tre.
Louis ripensò a quanta strada avevano fatto da quando erano partiti per quella giostra che era stata la loro vita da quelle audizioni di X Factor. Ora aveva una famiglia che, per inciso, gli mancava terribilmente anche quando si assentava per qualche giorno per registrare un brano con qualcuno o per presenziare alle cerimonie di spettacolo. E quando era Harry a non farsi vedere per colpa del lavoro, era ancora peggio. Avevano instaurato una routine stupenda e non c'era nulla che fosse fuoriposto. Persino le litigate. 
Così rispose al suo ragazzo: "Ne sono sicuro, perché quella è la tua strada. Quando canti, si vede lontano un miglio che sei nel tuo elemento. Che sei nato per quello", sorrise, sincero. 
"Dici?", sussurrò, lusingato dalle sue parole. Louis annuì convinto. Poi passò un peluche colorato a forma di orso a Freddie, che era ancora sul seggiolone, mentre Harry si alzava e iniziava a radunare tazze e rifiuti per portarli in cucina. 
Louis gli prese delicatamente una polso e lo tirò verso di sé. Harry alzò gli occhi al cielo e si sedette a cavalcioni sulle sue ginocchia. 
"Ouch, non sei più una piuma, Styles", lo rimproverò scherzando Louis. 
"Mi stai dando del ciccione?", strillò Harry, offeso. 
"No", Louis ridacchiò, "Ti sto dando dell'uomo maturo e tremendamente sexy con solo questi boxer addosso", mormorò contro la sua bocca, tirandogli l'elastico dei suddetti. Harry non poté evitare di far scattare i fianchi, prima di alzarsi, inorridito per ciò che aveva fatto.
"LOUIS! C'è Freddie a un passo da noi!", gridò, afferrando poi le tazze e battendo in ritirata in cucina. Louis ridacchiò quando lo sentì lamentarsi: "Pervertito".
Quella sarebbe stata una bella giornata.

Dopo essersi vestito, Harry sentì squillare il suo iPhone. Sbuffò, sicuro che sarebbe stato il suo manager che voleva parlargli dell'intervista, e sbloccò la chiamata senza nemmeno guardare. 
"Ciao Hazza! Come stai? Ascoltami bene, ti ricordi, vero, che oggi mi avevi promesso che saremmo andati a fare shopping insieme?", la voce squillante di Cara Delevingne gli ruppe quasi un timpano e lo costrinse a maledirsi internamente per essersi dimenticato di un appuntamento con lei. Ripensò a quando lo avessero combinato, ma non si ricordò nulla. Probabilmente stava davvero impazzendo, tra il bambino, il lavoro e Louis, era un periodo proprio pieno. Concordò con Cara che si sarebbero visti mezz'ora dopo a Piccadilly - avrebbero fatto il possibile per mascherarsi e non farsi riconoscere - per poi fare un bel giro di shopping sfrenato. Harry si accorse che erano settimane intere che non usciva di casa per sprecare soldi in vestiti e accessori vari. Era davvero cambiato.
Avvertì Louis che sarebbe uscito con Cara e gli disse che sarebbe tornato presto. 
"Fai pure con calma, amore", canticchiò Louis, mentre metteva il bambino a giocare sul tappeto della sala, "Non ti preoccupare per una volta, ora sono tornato e ci penso io a Freddie".
Harry gli sorrise e gli stampò un bacio sulle labbra fini. "Mi sei mancato. Non andare più ai Grammy il prossimo anno", fece una smorfia. Louis ridacchiò e gli diede una pacca affettuosa sul sedere per incitarlo a uscire di casa.
"Me ne vado, tranquillo! Ieri sera non mi pareva che volessi che me ne andassi così tanto!", buttò lì, e Louis arrossì, mordendosi la lingua per non insultarlo a dovere. Harry lo salutò con una mano e finalmente Louis sentì la porta chiudersi. 
Ora cominciava il bello.

Harry era estenuato. Non si ricordava assolutamente cosa volesse dire fare shopping a Londra di sabato mattina. Praticamente era la definizione di suicidio. Cara non stava zitta un secondo, e ad Harry un po' era mancata, ma a volte gli prendeva una voglia matta di schiacciare un bottone e spegnerla. Gli raccontava di St. Vincent, la sua ragazza, di come si amassero e volessero andare a vivere insieme. 
"Come avete fatto tu e Louis a capire quando?", gli chiese poi, mentre entravano nella boutique di Yves Saint Laurent, la preferita da sempre di Harry.
"Beh, suppongo che-", Harry ci pensò un attimo, mentre dava un'occhiata a delle camicie di seta, "quando capisci di voler davvero svegliarti ogni giorno e vedere quel viso, allora sei pronto. Ci saranno incomprensioni all'inizio, ma poi... ne sarà valsa la pena", le rispose. Cara lo stava guardando con gli occhi a cuoricino.
"Sei romantico da far schifo, Styles!", rise poi, arruffandogli i capelli nemmeno fosse stato un cane. Quando si comportava così gli ricordava troppo Gemma. Sua sorella gli mancava, si appuntò mentalmente di scriverle per vederla. 
Continuarono ad entrare e uscire dalle boutiques più costose di Londra, e Harry si accorse che Cara gli stava facendo comprare un sacco di cose. 
"Questa camicia è perfetta! Guarda come ti cade bene sulle spalle! Devi comprarla, stai una favola! Ricordami, perché non vuoi fare il modello?". 
Ed Harry la lasciò fare, immaginandosi che fosse semplicemente felice di vederlo dopo tanto tempo.
Venne il momento di tornare a casa. Harry stava letteralmente dando di matto perché erano esattamente due ore e mezza che non vedeva suo figlio, e "dio solo sa cosa gli ha fatto Louis". 
Cara insistette per tenerlo ancora un po' fuori, dicendogli che mancavano ancora i negozi di Chanel e Armani, ma Harry fu irremovibile. Dato che Cara sporse il labbruccio come una bambina di cinque anni a cui hanno preso il giocattolo preferito, sospirò e le concesse ancora un negozio. Scelse Armani.

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Louis era ormai a buon punto. Liam, con Cheryl, e Niall erano arrivati subito, portando gli striscioni e le decorazioni. Zayn lo aveva chiamato dicendo che avrebbe tardato un po' perché il volo da New York era partito in ritardo, ma promise di portare da bere. Louis non si chiese nemmeno perché l'amico fosse negli Usa. Gemma aveva mandato un messaggio, dicendo che erano a dieci minuti da casa loro, e che avevano portato da mangiare in abbondanza su ordine di Anne. 
Quando il campanello suonò, Louis sorrise. 
Alle 13 precise erano tutti presenti, fatta eccezione per Zayn e Gigi che ancora non si vedevano. Anne si mise subito all'opera, scaldando le lasagne che aveva preparato il giorno prima, che, Louis notò, sarebbero bastate a sfamare un reggimento. Des si dedicò al nipotino, raggiungendolo sul tappeto, da dove Louis non l'aveva perso di vista nemmeno per un secondo da quando avevano iniziato i preparativi. Sperò che Cara riuscisse a tenere occupato Harry ancora un po', perché, se avessero incontrato Zayn, sarebbe stato tutto vano.
Il cellulare gli vibrò nella tasca dei pantaloni stretti. 
'Stiamo tornando. Mi ha invitata a casa vostra come da programma'.
Lesse il messaggio e sorrise. 

"Insomma io non ero pronta per una cosa simile, capisci? Avevo paura di sbagliare e quindi ho provato mille volte a esercitarmi da sola, tanto che una volta è passato dai camerini Jared Leto e mi ha vista mentre-", disse Cara, sconvolta. Stavano andando a casa di Harry, e Cara si era praticamente autoinvitata con la scusa di voler vedere Louis e il pargolo. 
Harry rise al racconto di inaspettati backstage sul set di Suicide Squad. "Va be, ma se ne sarà fatto una ragione! Ho sentito che lui per rimanere nel personaggio del Joker aveva regalato un topo morto a un membro del cast per il suo compleanno".
Cara annuì e rise di cuore al ricordo. 
Harry parcheggiò nel vialetto e con Cara si presero un attimo per togliersi di dosso i travestimenti, che si erano rivelati necessari visto che erano usciti senza bodyguard al seguito. Il riccio si era messo un paio di baffi e una folta barba finti e aveva indossato degli occhiali da sole anche se il cielo era grigio. Per coprire i ricci si era calcato in testa un beanie verde scuro. Cara aveva una parrucca castana corta, ed era incredibile come fosse irriconoscibile. Aveva indossato delle lenti a contatto nere e un paio di occhialoni da vista, e, come tocco finale, un berretto con la visiera, per scongiurare ogni possibile occhiata molesta. C'erano stati un paio di momenti in cui qualche bambino li aveva indicati, stupiti, ma per fortuna nessuno li aveva riconosciuti, tutti troppo presi dalle loro occupazioni. 
Scesero dall'auto, presero i pacchi e le buste e si avviarono verso la porta. Presero l'ascensore: la grande casa aveva quattro alloggi, ma due erano vuoti e uno era di una signora che lo affittava di tanto in tanto, ma non c'era da preoccuparsi per la privacy, poiché non sapeva nemmeno chi fossero. Una volta, quando l'avevano incontrata per le scale di ritorno da un viaggio a Doncaster, la signora gli aveva chiesto se conoscessero un certo gruppo musicale il cui nome aveva a che fare con un cartello stradale o una direzione, poiché la nipotina ne andava pazza. Loro avevano scosso la testa, ridendo sotto i baffi, e lei aveva borbottato qualcosa per poi andarsene con un'alzata di spalle. 
Quando arrivarono sul pianerottolo, Harry suonò il campanello, poiché era carico di buste. Nessuna risposta. Harry suonò ancora, poi si decise a tirar fuori le chiavi di casa. Una ruga di preoccupazione solcava lo spazio tra le sue sopracciglia. Cara lo rassicurò: "Sarà in bagno", e poi, finalmente, Harry aprì la porta. 
L'ingresso era buio. Così buio che Harry si chiese come mai fosse possibile un'oscurità simile se era mattina - una mattina nuvolosa, ma pur sempre una mattina. Accese la luce e per poco non si prese un infarto. 
"SORPRESA!" gridò il gruppo di persone che lo aspettavano nell'ingresso, con tanto di palloncini, striscioni con su scritto 'Tanti Auguri!', stelle filanti e coriandoli. Harry fu trascinato in casa, e Cara lo seguì a ruota, felice che il tutto fosse riuscito. 
Il riccio non credeva ai suoi occhi, quando vide la sua famiglia al completo e Liam con la sua ragazza e Niall. Mentre li salutava e abbracciava, ringraziando di essere venuti, cercò con lo sguardo una persona in particolare. 
Louis aveva tirato su le persiane e se ne stava sulla porta del salotto, con in braccio Freddie che sembrava non curarsi degli strilli di gioia della zia e della nonna, e tantomeno del chiacchiericcio che andava aumentando di volume. Il liscio sorrise, mentre Harry comprendeva con quel singolo gesto quanto tenesse a lui. 
Harry sapeva che Louis era tornato da Los Angeles il giorno prima, stanco morto, e che dopo un paio di fantastici pompini, a cui il liscio si era prestato nonostante il jet lag, era crollato a dormire come un sasso. Harry sapeva che il giorno dopo sarebbe stato il proprio compleanno, ma non aveva organizzato nulla, e non aveva nemmeno voglia di stancare ancora di più Louis dopo quel viaggio. Gli sarebbe bastato stare in famiglia. 
E invece Louis lo aveva stupito ancora una volta. Lo aveva messo al primo posto, come Harry aveva fatto con il suo ragazzo dagli occhi blu. 
Mimò un 'ti amo' con le labbra mentre veniva stritolato da Anne, e Louis vide che aveva gli occhi lucidi. 

Zayn e Gigi arrivarono con mezz'ora di ritardo, portando da bere come il moro aveva promesso. Finalmente brindarono ad Harry e ad altri cento compleanni così belli, tutti seduti intorno al tavolo del salotto. Harry fece un mini discorso nel quale ringraziò tutti e poi baciò Louis. Quando non accennarono a staccarsi, Niall urlò loro di prendersi una stanza. 
Poco prima che Gemma portasse la torta, Liam si schiarì la voce e chiese un momento di attenzione. I sospetti di Harry si rivelarono fondati quando annunciò che Cheryl aspettava un bambino. Il gruppo si profuse in una serie di applausi - Des propose un altro brindisi - tanto che Louis sperò che il chiasso non avesse svegliato Freddie, che si era appena addormentato nel suo lettino. 

Harry aprì i regali. Ricevette un grembiule personalizzato dai suoi, visto che quello che usava era vecchissimo ormai. Gemma gli regalò la collezione DVD di Harry Potter, anche per la gioia di Louis, dicendo che quando Freddie fosse cresciuto avrebbero potuto vederli tutti insieme. Zayn, Liam e Niall gli avevano regalato un buono per le terme, il pacchetto con tanto di massaggi e cura del corpo, poiché ogni volta si prometteva di andare ma non lo faceva mai. Il buono era per due persone. Chissà chi ci avrebbe portato...
Infine, Cara gli aveva preso una macchina fotografica, perché "è assurdo che non abbiate una macchina foto. Freddie ha bisogno di una reflex, mica gli basta un iPhone a quella bellezza". 
E Harry era felice di essere in mezzo alle persone a cui voleva bene.

Harry era grato a Louis per tutta quella festicciola. Davvero tanto. E non poteva smettere di pensare a quanto avrebbe voluto ringraziarlo. In privato. Magari a letto. 
Naturalmente Louis aveva calcolato tutto, così, a un'occhiata maliziosa e al contempo esasperata di Harry, recepì il messaggio, con un brivido che gli corse lungo la spina dorsale. 
Fece un segno a Niall, che, dopo un paio di occhiate smarrite, comprese.
"Okay, è venuto il momento di sloggiare, amici!", parlò. I ragazzi compresero immediatamente che cosa volesse dire quell'annuncio, dopo anni che stavano costantemente insieme avevano imparato a cogliere i segnali di quando i 'Larry' avevano intenzione di fare cose vietate ai minori. 
Così, Zayn, Liam con le rispettive ragazze, e Niall e Cara, se ne andarono dopo aver ringraziato e salutato tutti. 
Harry li abbracciò stretti, mormorando tanti 'vi voglio bene'.
Poi fu la volta dei genitori e di Gemma, ai quali il riccio promise di andare a trovarli presto. 
"Non fate troppo chiasso!", gridò loro dietro Gemma, mentre chiudevano la porta, e Louis sogghignò. 
Harry emise uno sbuffo quando sentì la chiave scattare. 
Il liscio gli mise le braccia al collo, alzandosi sulle punte per dargli un bacio sul naso. "Pare che siamo soli, cupcake", sospirò sulle sue labbra rosse. Harry si morse il labbro inferiore, lottando per non buttarsi sulla bocca del maggiore. 
"Perché hai voluto mandare via tutti? Non ti stavi divertendo abbastanza?", chiese con strafottenza, sapendo benissimo la risposta ma volendo che Harry ammettesse cosa desiderava. 
Il riccio sbuffò, impaziente. I giochi di Louis lo eccitavano sempre, e finiva per essere bagnato ancora prima di venire toccato dal suo ragazzo. 
"Volevo stare solo con te", mormorò Harry, cercando di far scontrare il suo bacino con quello di Louis, desiderando alleviare la sofferenza causata dalla sua erezione che pulsava negli skinny neri. 
Louis alzò un angolo della bocca, e ad Harry ricordò il sorriso di un diavolo tentatore. Se per amarlo fosse finito all'inferno, avrebbe accettato di buon grado: almeno avrebbe potuto vantarsi coi diavoli di aver visto il Paradiso senza mai entrarci. 
"E perché mai, di grazia?", chiese ancora Louis. Il bacino di Harry scattò in avanti - cosa non gli faceva il tono di Louis! -, ma il liscio lo bloccò, posando le mani sui suoi fianchi. "Rispondimi", ordinò, avvicinandosi alle sue labbra e sfiorandole. 
"Voglio sentirti dentro di me, mentre facciamo l'amore, voglio sentirti così tanto che poi farò fatica a camminare come ai primi tempi", sospirò piano contro le sue labbra e Louis non resistette oltre. Prese Harry in braccio, e il riccio gli avvinghiò le gambe chilometriche addosso. Si chinò su di lui e lo baciò, mentre Louis lo trasportava - non senza fatica, era più alto e grosso di lui, ormai - nella loro camera. Lo buttò con poca grazia sul letto matrimoniale e cominciò a spogliarsi, mentre il riccio faceva lo stesso. Louis, in un attimo di lucidità, controllò il sorveglia bimbo e sentì che Freddie stava dormendo regolarmente. 
Harry lo incitò a salire sul letto, mostrandogli il sedere in un invito che Louis non poteva rifiutare.
"Ogni tuo desiderio è un ordine, principessa. Oggi poi è il tuo compleanno", aggiunse, mentre si toglieva i boxer. Harry era già nudo e tirò fuori dal cassetto del comodino un preservativo e del lubrificante. "Come vuoi che ti scopi?", chiese con nonchalance Louis, accarezzandogli le natiche sode e chiare, iniziando ad allargargliele e avvicinandosi pericolosamente alla sua entrata. Harry stava per rispondere, ma non ci riuscì quando la lingua calda e umida di Louis toccò il suo cerchio di muscoli. Gemette. Si sentiva al settimo cielo. Adorava quando Louis prendeva il controllo - cioè quasi sempre. Amava che fosse Louis a farlo sentire così bene, che fosse Louis a trattarlo così. Perché il liscio era gentile anche se non sempre lo mostrava, e lo preparava con cura e amore, assicurandosi che raggiungesse il massimo del piacere ogni volta. Poco ma sicuro, la vita sessuale di Harry con Louis era più che soddisfatta. 
Louis iniziò a penetrarlo con la lingua, aggiungendo poi un dito per allargarlo. Harry era chino in ginocchio sulle lenzuola, la testa che sfregava contro di esse e le mani che le stringevano con forza. Si impedì di urlare, certo non voleva svegliare Freddie e traumatizzarlo a vita. 
"Ti piace, amore? Sei così bravo, solo per me", disse Louis, con un tono sommesso e intriso del piacere che stava iniziando a prendere il sopravvento in lui. La sua erezione era sveglia e arrivava quasi a toccargli lo stomaco. Quella di Harry sfregava sulle lenzuola, bisognosa anch'essa di attenzioni, ma Harry non osò sfiorarla, sicuro che Louis non l'avrebbe permesso.
Il liscio continuò a penetrarlo con due dita e poi si infilò il preservativo, ricoprendosi abbondantemente di lubrificante. Harry seguì i suoi movimenti con la coda dell'occhio, e non poté fare a meno di pensare che gli era capitata la persona migliore del mondo. Louis era la sua persona.
"Ti amo", disse solo, prima che Louis lo penetrasse piano ma con una spinta decisa.
"Ti amo anch'io, Haz". E Harry si sentì improvvisamente pieno. E fu troppo per lui. Una lacrima scese lungo la sua guancia e Louis, sentendolo tremare, si chinò su di lui, preoccupato. Gli girò appena il viso, baciandogli la guancia.
"Che hai, Haz? Perché piangi? Vuoi che esc-"
"Ti amo, Lou. Ti amo così tanto che non so come esprimerlo. Solo- promettimi di non lasciarmi mai", chiese Harry, con gli occhi lucidi e un sorriso accennato. Louis annuì, serio, e lo baciò con amore e trasporto. Iniziò a muoversi e Harry andò incontro alle sue stoccate. Louis si appoggiò allo schienale del letto, tirandosi dietro Harry. Lo alzò, facendolo sedere dritto sul suo bacino, e gli prese con una mano l'erezione che gocciolava liquido preseminale, dandole stoccate a ritmo con le sue spinte, mentre con l'altra gli torturava un capezzolo inturgidito. 
Fecero l'amore a modo loro, con gemiti sussurrati all'orecchio e parole dolci e sensuali, scontri e incontri di lingue e denti, morsi, segni violacei sulla pelle a indicare la reciproca appartenenza, mani sui loro corpi, a toccarsi, trovarsi e riscoprirsi, nella danza più antica di tutte.
Finalmente, quando Louis colpì la prostata di Harry un paio di volte, il riccio venne con un gemito strozzato, aiutato anche dalla mano del suo ragazzo. Louis si spinse ancora un po' in lui e poi si riversò nel preservativo, assecondando l'onda intensa dell'orgasmo. 
Louis prese dal comodino delle salviette per pulirsi e pulire Harry, si tolse il preservativo e lo buttò nel cestino non lontano dal letto. Poi, il riccio coprì i loro corpi con le lenzuola e si stese vicino a Louis, appoggiandogli la testa sul petto, mentre il liscio gli accarezzava i capelli. 
Louis aveva un'incredibile voglia di fumare, ma si ricordò della promessa fatta ad Harry, e la represse. Si sentiva magnificamente però, come dopo ogni volta che facevano l'amore. 
Harry gli baciò il petto all'altezza del cuore, e si sistemò meglio contro di lui. "Louis?", chiese, incerto.
"Sì?".
"Grazie. Per tutto", disse semplicemente, prima di cadere addormentato in un sonno tranquillo. 
Louis sorrise mentre lo sistemava contro il cuscino e controllava un'ultima volta il sorveglia bimbo. Poi guardò l'ora sul telefono: le cinque di pomeriggio. Impostò la sveglia per due ore dopo e si coricò, cingendo Harry da dietro.

Finalmente, lo seguì nei suoi sogni, pensando ancora una volta a quanto quella giornata fosse stata particolare.

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