family is power

di Aloibaf1995
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot ***
Capitolo 2: *** Pilot 2.0 ***



Capitolo 1
*** Pilot ***


FAMILY IS POWER

By Aloibaf1995
1x01-Pilot

Casa Higurashi, 17.30

{https://www.youtube.com/watch?v=NPalKpGlPu4}



Signora Higurashi:
Papà? Dove sei? Devi prendere le tue medicine…accidenti, ma dove si sarà cacciato? Che sia fuori in giardino? O magari al tempio…sì, sicuramente deve trovarsi lì. Sarà meglio che vada a chiamarlo.

La luce pomeridiana di un sole di metà maggio pervade la finestra della cucina di casa Higurashi. Sota e Kagome torneranno ormai a breve, dopo aver passato la mattinata a scuola. La signora Higurashi invece, è intenta a preparare la cena, sebbene sia abbastanza preoccupata per suo padre. Non che l’anziano abbia qualcosa di grave, ma alla sua età affaticarsi non è sicuramente un toccasana. La donna sta per uscire di casa, quando proprio in quel momento non squilla il telefono. Ella rientra immediatamente, affrettandosi a rispondere.

Signora Higurashi: Pronto? Casa Higurashi.

Misaki: Sorellina? Sei tu? Mi senti?

Signora Higurashi: Misaki? Che piacere sentirti! E’ da un po’ che non ho tue notizie, è per caso successo qualcosa?

Misaki: Oh no…nulla di grave, non preoccuparti. Qui a New York va tutto benissimo. Sebbene siamo solamente a maggio fa davvero troppo caldo.

Signora Higurashi: Posso immaginare…allora? Come stai tu? E come sta la tua famiglia? Naturalmente intendo come stanno i miei due bellissimi nipotini?

Misaki: Esattamente…è proprio di quei due teppistelli che devo parlarti. Sarà l’adolescenza, ma mi stanno facendo impazzire! Saltano le lezioni, mi tengono nascoste numerose verità…da quando Jhon non c’è più mi sembra di avere sulle spalle anche il suo ruolo…

Signora Higurashi: E’ così, infatti. Posso capirti, sai? I ragazzi iperattivi sono difficili da gestire, ma nulla è impossibile, cerca di non stressarti troppo e mantieni la calma, d’accordo? Vedrai che tutto si risolverà prima di quanto tu creda.

Misaki: E’ facile per te parlare, sorellina…non hai mai vissuto fuori da Tokyo o dalla cultura giapponese in generale…

Signora Higurashi: Beh, in mia difesa, posso dire che non ho deciso io di sposare un soldato americano approdato in Giappone diciassette anni fa…

Misaki: Lo so, hai ragione, ma…no, niente ma, me la sono cercata, lo ammetto. Ad ogni modo, domani è il compleanno di papà, giusto?

Signora Higurashi: Esattamente…fa settantasette anni, ma sembra non sentirli, così come non sente lui!

Misaki: Ma dai! Non prendere in giro il mio adorato papà…comunque sia, mi è appena venuta in mente un’idea.

Signora Higurashi: Ho quasi paura a chiederti di che si tratta, ma me lo dirai lo stesso, quindi meglio evitare i convenevoli.

Misaki: E se mandassi i miei figli da te per un po’? Anche solo una settimana? Infondo non mettiamo piede in Giappone da quando i ragazzi avevano sette anni, credo sarebbero contenti di tornarci…e magari insegni loro un minimo di buone maniere…

Signora Higurashi: Misaki…tutta la tua fiducia nei miei confronti mi spaventa e mi commuove al tempo stesso ma…hai ragione. Sono sicura che anche Sota e Kagome sarebbero felici di rivedere i loro cugini dopo tanto tempo. Verrai anche tu?

Misaki: Oh no, sorellina, mi spiace davvero. Questa settimana ho diverse riunioni con pezzi grossi del New York Times. Comunque, sapevo mi avresti detto di sì, infatti, ho già fatto i biglietti! Arriveranno domani pomeriggio verso le 19.00 all’aeroporto di Tokyo.

Signora Higurashi: Sei una strega, Misaki, ma ti voglio bene in ogni caso. D’accordo, andremo a prenderli e ti prometto, che tratterò i tuoi figli come fossero miei.

Misaki: Perfetto! Ti voglio bene, sorellina. Fai gli auguri a papà da parte mia. Ci sentiamo presto!

Signora Higurashi: Uhm…aspetta Misaki…ha attaccato. Tipico.

La Signora Higurashi abbassa la cornetta del telefono, sospirando pesantemente e sollevando gli occhi al cielo.

Signora Higurashi: Mia sorella non cambierà mai.



Sota:
Mamma, sono a casa!

Il piccolo Sota entra in casa, spalancando letteralmente la porta. Dietro di lui vi sono Kagome assieme al nonno.



Kagome:
Ciao mamma, siamo tornati finalmente!

Signora Higurashi: Salve ragazzi, forza, a lavarvi le mani che la cena è pronta! Kagome, tesoro, stai bene? Ti vedo particolarmente stanca. Uhm? Vieni papà, siediti.

La Signora Higurashi fa accomodare suo padre slla poltrona in salotto, cacciando via il gatto.

Kagome: Dopo tutto il tempo passato in epoca Sengoku, tornare a scuola mi sembra ancora più pesante…

Signora Higurashi: Oh tesoro, magari dovresti prenderti una pausa.

Kagome: Non posso, mamma…Inuyasha e gli altri hanno bisogno di me per recuperare i frammenti della sfera e sconfiggere Naraku.

Il nonno intanto si è appena addormentato su quella stessa poltrona.

Sota: Nonno? Nonno, sveglia. Dobbiamo cenare!

Nonno Higurashi: …uh…la Sfera dei Quattro Spiriti!

L’anziano sembra parlare nel sonno, è agitato. Qualcosa lo turba fortemente.

Signora Higurashi: Papà…papà svegliati…è solo un brutto sogno.

Egli apre gli occhi, ha uno sguardo stanco e spossato. Riprende fiato, guardando poi la propria figlia con un sorriso sincero.

Nonno Higurashi: Ah sei tu, tesoro…

Signora Higurashi: Ecco le tue medicine per il diabete. Tieni, tra poco è ora di cena.

Sono le otto di sera e l’intera famiglia Higurashi è riunita per il pasto. Kagome e Sota scuotono il capo, osservando il loro nonno continuare a farfugliare qualcosa riguardo demoni e maledizioni, a detta sua, antiche di secoli. La Signora Higurashi prende così la parola, decidendo di informare la propria famiglia della visita imminente.

Signora Higurashi: Papà, oggi mi ha chiamato Misaki da New York. Sta bene e domani i tuoi nipotini verranno qui per il tuo compleanno. Kagome, Sota non siete felici di rivedere i vostri cuginetti dopo così tanto tempo?

La povera Kagome sta per strozzarsi e Sota le passa dell’acqua con fare preoccupato.

Sota: Kagome? Stai bene?

Kagome: Ma…mamma? Che cosa hai detto?

La ragazza sembra sconvolta, quasi presa alla sprovvista.

Signora Higurashi: Che c’è, tesoro? Non sei contenta forse?

Nonno Higurashi: I miei due nipotini…sono davvero curioso di vedere quanto sono diventati grandi…

Signora Higurashi: Certamente papà…ora come ora dovrebbero avere diciassette anni.

Kagome: Ma perché proprio domani?! Avevo detto ad Inuyasha che sarei tornata in epoca Sengoku…come faccio accidenti?

Signora Higurashi: Kagome, cara, domani è il compleanno di tuo nonno e…per una settimana sono sicura che laggiù possano fare a meno di te. Suvvia tesoro, non è mica una tragedia così grande!

Kagome: Accidenti…scusate, vado a farmi un bagno. Buonanotte.

La giovane mora si alza, portando via i suoi piatti. E’ sconsolata, frustrata e decisamente preoccupata, oltre che stanca. Lascia la sua famiglia e si dirige così al piano di sopra, verso il bagno.

Bagno di Casa Higurashi, 22.00

{https://www.youtube.com/watch?v=k9KbCTCsG8w}

Kagome: Cavoli…ora come dico a Inuyasha che non potrò venire con lui per una settimana?

Kagome è all’interno della vasca da bagno, immersa completamente nell’acqua pregna di Sali , oli essenziali e bagnoschiuma profumati. Sebbene la sua evidente preoccupazione, non esisteva modo migliore per rilassarsi. Ella chiude gli occhi e si abbandona ad una pura e semplice sensazione di estasi.



Inuyasha:
EHI, KAGOME!

Ecco Inuyasha, appollaiato sul cornicione della finestra del bagno, aperta, appena entrato come se nulla fosse.
Kagome urla, inevitabilmente, accucciandosi all’interno della vasca in posizione fetale.

Kagome: A CUCCIA!

Immediatamente dopo, il povero Inuyasha viene schiantato sul pavimento, a faccia in giù, immobile per un paio di secondi.

Inuyasha: K…Kagome…dannata! Perché lo hai fatto?

La mora approfitta dei secondi in cui il mezzo demone ha ancora il volto incollato contro il pavimento per afferrare un asciugamano e coprirsi, visibilmente sconvolta, irritata , imbarazzata e colta alla sprovvista.

Kagome: Inuyasha accidenti a te! Quante volte ti ho detto di non entrare così in casa? Specialmente in bagno, poi…non lo vedi che sono nuda?!

Inuyasha finalmente riesce a sollevarsi, restando ancora un po’ in ginocchio, fino a quando effettivamente, non si accorge della situazione imbarazzante, nella quale inevitabilmente, si è andato a cacciare.

Inuyasha: Ehm…io…io sono venuto a prenderti! Ricordi? Oggi devi tornare.

Kagome: Ecco Inuyasha…a proposito di questo io…

Il mezzo demone la guarda, visibilmente a disagio, incrociando le braccia al petto, in attesa con impazienza, di una risposta.

Inuyasha: Beh? Che c’è? Avanti parla!

Kagome: Io…non potrò venire con te in epoca Sengoku. Non potrò venire per almeno tutta la prossima settimana…

Inuyasha la guarda come se fosse impazzita.

Inuyasha: Cosa? E per quale motivo scusa? Sai benissimo che abbiamo bisogno di te! Sei l’unica in grado di vedere i frammenti della sfera e ci servi.

Kagome aggrotta le sopracciglia, fulminando il povero Inuyasha con lo sguardo.

Kagome: Ah è così? Sono solamente uno strumento rileva frammenti?! Acuccia!

Ecco un nuovo schianto.

Inuyasha: Ma…le…de…tta…

Kagome: Comunque sia, ho degli impegni qui…non posso venire, mi dispiace Inuyasha.

La ragazza sospira, pensando ancora una volta a quanto potesse essere stressante e faticoso vivere in due epoche differenti contemporaneamente. E’ frustrata. Da un lato non può mancare per aiutare i suoi amici, dall’altro deve presenziare per il compleanno di suo nonno e per l’imminente riunioncina di famiglia.

Kagome: Inuyasha…ti prometto che tra una settimana sarò da voi.

Inuyasha: E quanto tempo sarebbe?

La ragazza alza gli occhi al cielo.

Kagome: Facciamo che mi farò viva io, d’accordo? E per nessuna ragione al mondo dovrai venire a prendermi prima di allora, sono stata chiara?

Il mezzo demone solleva le spalle con fare accondiscendente, sebbene fosse irritato come al solito, quando le cose non andavano secondo i suoi piani. Si dirige nuovamente verso la finestra, pronto a tornare nell’epoca alla quale appartiene.

Inuyasha: D’accordo, ma guarda che se non verrai dopo una settimana, verrò a prenderti personalmente.

Kagome: Sì, sta’ tranquillo, Inuyasha.

Egli va via, saltando giù dalla finestra come se nulla fosse. Kagome finalmente può tornare a rilassarsi, correndo a mettere il pigiama, pronta per andare a letto.

Aeroporto di Tokyo, il giorno dopo, 19.00

Signora Higurashi: Andiamo Kagome, sorridi…stai per rivedere i cuginetti con cui giocavi fino a dieci anni fa…

Kagome: Sì hai ragione, mamma. Scusami.

Sota: Siete sicure che riusciranno a leggere il cartello se sono io a tenerlo?

Il piccolo Sota aveva in mano un foglietto con scritto “Higurashi” su di esso, eppure la sua altezza non avrebbe giovato alla causa, considerato che quello stesso cartello era a malapena visibile.



Lapis:
La famiglia Higurashi?

La voce di un ragazzo fa voltare tutti i componenti della famiglia Higurashi, i quali restano letteralmente a bocca aperta. Un ragazzo dai capelli scuri, del colore simile a quello di Kagome ed una ragazza bionda, entrambi molto belli, alti e con un tratto non indifferente: occhi azzurri come il mare, fanno capolino. La prima a riconoscere i suoi nipoti altro non è se non la Signora Higurashi stessa.

Signora Higurashi: Lapis…Lazuli…è un piacere avervi qui! Accidenti come siete diventati grandi…siete un uomo e una donna ormai…

La donna abbraccia i due ragazzi, i quali ricambiano, sebbene con un leggero tentennamento, probabilmente non abituati a questo genere di effusioni. Il loro modo di vestire è nettamente differente da quello di Kagome, Sota o il resto della gente all’interno dell’edificio. Jeans e stivali in cuoio, frutto di uno stile prettamente metropolitano, tipico di New York. I due ragazzi continuano a fissare i cugini come se non li avessero mai conosciuti.

Signora Higurashi: Kagome, Sota, andiamo…salutate anche voi!

I due rispondono con il tipico saluto orientale, limitandosi ad un inchino e gli altri due provano a fare lo stesso, con non poco imbarazzo iniziale, sicuramente non abituati a questo genere di convenevoli.

Kagome: Ciao…bentornati!

Signora Higurashi: Su andiamo, ragazzi…a casa ci aspetta il Nonno!

Il viaggio di ritorno in automobile procede in maniera fin troppo silenziosa. L’unica a rompere il silenzio di tanto in tanto, è la Signora Higurashi. Raggiunta la propria abitazione, Kagome e Sota aiutano i cugini a prendere i bagagli. Ad aspettarli al tempio vi è il Nonno.

Signora Higurashi: Papà! Sono qui!

Il Nonno si solleva in piedi e fa capolino, osservando così da capo a piedi i propri nipoti cresciuti in una terra lontana.

Nonno Higurashi: Lapis? Lazuli? I miei gemellini americani…

Lazuli: Ciao nonno.

Entrambi, sebbene iniziali tentennamenti, corrono ad abbracciare l’anziano, sotto gli occhi soddisfatti e felici della Signora Higurashi.
Signora Higurashi: Io vado a preparare la cena,ragazzi. Le vostre stanze sono già pronte e…fate come se foste a casa vostra, naturalmente.
Una volta salutato il Nonno e sistemati i bagagli, i quattro cugini si ritrovano, dopo dieci anni, con l’intento di aggiornarsi sul tempo durante il quale sono stati lontani.

Lapis: Allora Sota, sei cresciuto, vedo. L’ultima volta che ti ho visto è stato in una foto che la tua mamma ha mandato alla mia mamma.

Sota: Sì, anche io ho visto una tua foto…ma non pensavo fossi così…alto.

Il moro fa pat pat sulla testa del piccolo Sota, scoppiando a ridere.

Lapis: Uhm…e dimmi, qui non vi fanno utilizzare un motorino? Certo, tu sei ancora piccolo, ma quando diventerai grande come me, ti farò fare un giro sul mio bolide.

Sota: Hai un motore? Wow! Voglio vederlo!

Lapis: Ecco guarda, ho una foto. Sfortunatamente non mi è stato permesso portarlo in viaggio…insomma, non sarebbe stato possibile.

Lazuli: Per fortuna! Vederti girovagare con quella specie di caffettiera non è fra i miei passatempi preferiti.

La ragazza bionda fa capolino fuori, assieme a Kagome.

Lapis: Come sei simpatica, sorellina.

Kagome: Ti confesso che anche a me piacerebbe vedere la tua moto, Lapis.

Il moro sorride a Kagome, non prima di aver lanciando un’occhiataccia alla sorella.

Lazuli: Kagome…devi ancora farmi vedere il tuo guardaroba. Sappi che ti porterò a fare shopping, o meglio, mi ci porterai tu, dato che non conosco la zona.

Lapis: Buona fortuna, Kagome.

La bionda ricambia l’occhiata al fratello, alzando gli occhi al cielo.

Kagome: Ehm…certo, senz’altro, Lazuli.

Signora Higurashi: Ragazzi! La cena è pronta in tavola!

Casa Higurashi, 23.30

{https://www.youtube.com/watch?v=ki5WFWha0XU}

Tutti dormono. I due gemelli sono particolarmente stanchi a causa del viaggio e del non indifferente fuso orario Stati Uniti-Giappone. Kagome e sua madre avrebbero riservato per domani l’inizio del giro turistico di Tokyo.
Il silenzio della metropoli notturna, tuttavia, viene interrotto da un rumore improvviso, un frastuono, il quale fa in modo che tutti, in casa Higurashi, si sveglino di soprassalto, fiondandosi giù dai propri letti per cercare di capire cosa avesse provocato il medesimo rumore. Kagome guarda fuori dalla finestra, seguita da Lazuli.
Il rumore, proveniente dal pozzo, non è più soltanto un rumore.
Le porte del pozzo si spalancano, facendo volare pezzi di legno ovunque.
Qualcosa di non umano, ma reale, si erge dall’interno del pozzo mangia ossa.
Un millepiedi gigantesco, mostruoso. Lo stesso millepiedi che aveva trascinato Kagome per la prima volta nell’epoca Sengoku.

 
 
Angolo autrice:
Salve a tutti, cari lettori! Mi presento, sono Aloibaf1995!
Quello che avete appena letto altro non è se non il prologo di una possibile serie, ambientata all’interno del mondo del nostro mezzo demone cane preferito.
Premetto che è la prima volta che scrivo di Inuyasha, quindi non vi nego che sono molto emozionata.
La mia storia comincia quando Kagome, già autrice del misfatto, quello in cui manda in frantumi la Sfera dei Quattro Spiriti, già in compagnia di Inuyasha, Sango, Miroku, Shippo e Kirara, continua a fare su e giù per il pozzo. Per intenderci, siamo a serie già pienamente avviata.
Lo so, Lapis e Lazuli sono esattamente i Cyborg 17 e 18 di Dragon Ball. Ma attenzione, non si tratta di nessun plagio, semplicemente sto usando i spracitati due come prestavolti, infatti sono semplici esseri umani (chissà) cugini di Kagome e Sota, figli di Misaki, sorella della madre della nostra protagonista.
Un pilot è sempre rischioso, ma suvvia, a chi non piace il rischio?
Questo pilot è una prova, in quanto la storia andrà avanti unicamente se voi, cari lettori, lo vorrete.
Quindi, sono aperta ad ogni tipo di critiche, purché siano costruttive ed intelligenti.
Ah, quasi dimenticavo! I link in evidenza contengono soundtraks che potrebbero aiutarvi a rendere la lettura più piacevole e ad immedesimarvi nel testo.
Ora, ho parlato tantissimo. Vi saluto ed…alla prossima, forse!
Un bacione, Aloibaf!

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Capitolo 2
*** Pilot 2.0 ***


FAMILY IS POWER
By
Aloibaf1995

1x01-Pilot
 
Presente –Tokyo, Casa Higurashi, 17.30

La luce pomeridiana di un sole di metà maggio pervade la finestra della cucina di casa Higurashi. La signora Higurashi è intenta a preparare la cena, osservando attentamente da quella stessa finestra, suo padre.
La donna osserva l’anziano con fare preoccupato ed apprensivo. Non che quest’ultimo fosse affetto da un così grave problema, ma alla sua età affaticarsi non sarebbe stato sicuramente un toccasana. Egli infatti, sembra essere intento a sistemare, in maniera ossessivo compulsiva tutti i gingilli ed i souvenir presenti al tempio, situato praticamente a pochi metri dall’abitazione.
Tale tempio, più che un luogo sacro, con il passare dei secoli, si era rivelato essere più che atro un luogo in grado di attirare turisti, incuriositi dalla sua storia, risalente a quanto pare all’epoca Medioevale giapponese, la cosiddetta epoca Sengoku, della quale unica testimone oculare e quindi in grado di confermare tali supposizioni riguardo demoni, spiriti malvagi e per l’appunto l’articolo in vendita più richiesto, la Sfera dei Quattro Spiriti, era Kagome.
Da quando quest’ultima era entrata nel pozzo, posto all’interno del tempio stesso, unicamente per recuperare il gatto di famiglia, la sua vita in particolare e di conseguenza, la vita della famiglia Higurashi in generale, era cambiata radicalmente. La ragazza infatti, da quel giorno ed ancora oggi, è costretta a fare avanti e indietro fra passato e presente, usufruendo del pozzo, il quale funge da tramite, solo per lei, proprio con l’epoca Sengoku. Oscillando così fra lo studio matto e disperatissimo per superare gli esami di ammissione al liceo e la continua ricerca dei frammenti della reale Sfera dei Quattro Spiriti.

Papà? Devi prendere le tue medicine…è meglio per te se rientri, sai? L’aria comincia a rinfrescarsi.

La donna chiama il padre, alzando appena il tono della propria voce, ma senza ottenere una risposta o un qualche genere di feedback che facesse in qualche modo rientrare l’anziano in casa.

Ho capito…vado a prenderlo io.

Ella sospira, ma non con fare seccato. Prendersi cura del proprio genitore, nonostante la sua età avanzata cominciasse a recargli numerosi acciacchi, non è per lei un peso e mai lo sarebbe stato. La donna dunque, sta per uscire di casa, tuttavia il trillo del telefono le impedisce di procedere, costringendola così a rientrare, andando a rispondere.

Pronto? Casa Higurashi.

Ciao, sorellina!


Qualche istante dopo aver sollevato la cornetta, avendola così portata all’orecchio, pronunciando i soliti convenevoli, dall’altra parte del telefono irrompe una voce squillante, differente per via del tono, decisamente meno pacato rispetto a quello della Signora Higurashi, ma non poi così differente da quest’ultima.
Si tratta infatti di Misaki, sua sorella minore, la quale, appena compiuti diciotto anni, circa diciassette anni fa, decise di sposare un soldato americano approdato in Giappone durante la guerra, andando via con lui, non appena la sua missione fu terminata, lasciandosi alle spalle sua sorella e suo padre, sebbene negli anni, continuasse a tenersi in contatto con loro a distanza.

Misaki? Che piacere sentirti…è da un po’ che non ho tue notizie. E’, per caso, successo qualcosa?

Oh no…nulla di grave, non preoccuparti. Qui a New York va tutto benissimo. Sebbene siamo solamente a maggio fa davvero troppo caldo.


La donna percepisce sbuffare pesantemente la sorella. Sembra stremata, spossata e stanca. D’altronde, come potrebbe non esserlo. Il suo lavoro di avvocato e due gemelli a cui badare non rendevano sicuramente la sua vita, relativamente tranquilla come poteva essere quella della Signora Higurashi.

Posso immaginare…allora? Come stai tu? E come sta la tua famiglia? Naturalmente intendo come stanno i miei due bellissimi nipotini?

Esattamente…è proprio di quei due teppistelli che devo parlarti. Sarà l’adolescenza, ma mi stanno facendo impazzire! Saltano le lezioni, mi tengono nascoste numerose verità…da quando Jhon non c’è più mi sembra di avere sulle spalle anche il suo ruolo…


Una sottile nota di nostalgia e tristezza è nettamente percepibile nella voce di Misaki quando quest’ultima accenna alla morte del marito, avvenuta circa dieci anni prima, a causa di un incidente stradale.
Da quel momento sia il padre della donna che sua sorella maggiore le avevano proposto di tornare in Giappone con i propri figli, ma lei non ha voluto sentire ragioni, ostantando la sua teoria, secondo cui i gemelli, essendo per metà americani, avrebbero messo nuovamente piede nella sua terra natìa una volta arrivato il momento propizio. La Signora Higurashi cerca come sempre di consolare la propria sorella minore.

E’ così, infatti. Posso capirti, sai? I ragazzi iperattivi sono difficili da gestire, ma nulla è impossibile, cerca di non stressarti troppo e mantieni la calma, d’accordo? Vedrai che tutto si risolverà prima di quanto tu creda.

E’ facile per te parlare, sorellina…non hai mai vissuto fuori da Tokyo o dalla cultura giapponese in generale…

Beh, in mia difesa, posso dire che non ho deciso io di sposare un soldato americano approdato in Giappone diciassette anni fa…Scusa Misaki, non volevo…

Lo so, hai ragione, ma…no, niente ma, me la sono cercata, lo ammetto. Ad ogni modo, domani è il compleanno di papà, giusto?


Misaki cambia argomento, come sempre, quando si rende conto di non poterla avere vinta, spostando l’attenzione sul settantasettesimo compleanno del padre di domani.

Esattamente…fa settantasette anni, ma sembra non sentirli, così come non sente lui!

Ma dai! Non prendere in giro il mio adorato papà…comunque sia, mi è appena venuta in mente un’idea. E se mandassi i miei figli da te per un po’? Anche solo una settimana? Infondo non mettiamo piede in Giappone da quando i ragazzi avevano sette anni, credo sarebbero contenti di tornarci…e magari insegni loro un minimo di buone maniere…


La Signora Higurashi ascolta la sorella cercando di non perdere il filo del discorso. Inizialmente, in risposta alla proposta di Misaki la donna sgrana gli occhi, non sapendo esattamente che cosa rispondere. Non che non amasse i suoi due nipotini, li ricordava teneri e paffuti, all’età di sette anni. Ma ora ne hanno diciassette e, per quanto dalle foto i loro volti potessero sembrare angelici, le lamentele della sorella la preoccupavano, riguardo il comportamento poco accondiscendente dei gemelli. Nonostante i suoi timori, non avrebbe mai detto di no alla sua sorellina e Misaki ne era più che consapevole.

Misaki…tutta la tua fiducia nei miei confronti mi spaventa e mi commuove al tempo stesso ma…hai ragione. Sono sicura che anche Sota e Kagome sarebbero felici di rivedere i loro cugini dopo tanto tempo. Verrai anche tu?

Oh no, sorellina, mi spiace davvero. Questa settimana ho diverse riunioni con pezzi grossi del New York Times. Comunque, sapevo mi avresti detto di sì, infatti, ho già fatto i biglietti! Arriveranno domani pomeriggio verso le 19.00 all’aeroporto di Tokyo.

Sei una strega, Misaki, ma ti voglio bene in ogni caso. D’accordo, andremo a prenderli e ti prometto, che tratterò i tuoi figli come fossero miei e…

Perfetto! Ti voglio bene, sorellina. Fai gli auguri a papà da parte mia. Ci sentiamo presto!


Misaki chiude la chiamata senza aspettare ulteriore risposta da parte della sorella. La Signora Higurashi resta ancora per qualche istante a fissare il vuoto, ascoltando il rumore ad intermittenza della chiamata appena terminata. Alza gli occhi al cielo e sospira, con fare rassegnato, mettendo giù la cornetta del telefono a sua volta.
Ha attaccato…tipico. La mia sorellina non cambierà mai. Impulsiva come al solito.

20.00

Il rumore delle chiavi che vengono conficcate nella serratura ed il rumore conseguente della porta d’ingresso che si apre, riportano la donna alla realtà.

Mamma, sono a casa!

Annuncia il piccolo Sota, entrando in casa, seguito da Kagome con il Nonno a braccetto. La madre accoglie i propri figli ed il proprio padre con un ampio sorriso.

Bentornati, ragazzi. Andate a lavarvi le mani, la cena è quasi pronta.

Aggiunge, facendo cenno a Kagome di andare, prendendo il suo posto nell’aiutare il Nonno a sedersi a tavola, osservando la figlia quasi accasciarsi sulla sedia, al contrario di Sota, ancora sveglio e pimpante, nonostante le ore di scuola.

Stai bene, tesoro?

Dopo tutto il tempo passato in epoca Sengoku, tornare a scuola mi sembra ancora più pesante…

Magari dovresti prenderti una pausa.

Non posso, mamma…Inuyasha e gli altri hanno bisogno di me per recuperare i frammenti della sfera e sconfiggere Naraku.

La Sfera dei Quattro Spiriti!


Il Nonno irrompe nel discorso, alzando in maniera non indifferente il tono della voce e pronunciando il nome del famoso oggetto quasi fosse un presagio o meglio, un qualche tipo di evento funesto. Sota e Kagome lo guardano scuotendo il capo e sospirando con un mix di compassione e rassegnazione.
Una volta che tutti sono seduti a tavola, la Signora Higurashi consegna i rispettivi piatti ad ogni membro della famiglia, prendendo posto a sua volta. Nel mezzo della cena, la donna prende quindi la parola, informando tutti riguardo la situazione imminente.

Papà, oggi mi ha chiamato Misaki da New York. Sta bene e domani i tuoi nipotini verranno qui per il tuo compleanno e si fermeranno per una settimana. Kagome, Sota non siete felici di rivedere i vostri cuginetti dopo così tanto tempo?

Le reazioni sono differenti da membro a membro. Il Nonno guarda la propria figlia con fare interrogativo, non capendo esattamente di che cosa stesse parlando. Qualche istante dopo, quasi fosse una sorta di illuminazione, l’anziano solleva entrambe le sopracciglia e sorride, rendendosi conto delle parole d’ella.

Oh…i miei due nipotini…sono davvero curioso di vedere quanto sono cresciuti…

Sota invece guarda la madre con un sorriso, ma è contento a sua volta, sebbene, a causa della sua età, non avesse mai conosciuto, almeno non dal vivo i suoi fatidici cugini, riuscendo a vederli unicamente da qualche foto.

Kagome? Stai bene?

Il piccolo Sota è preoccupato per la sorella che, a differenza del resto della famiglia, non sembra aver preso per il meglio l’insapettata notizia, a tal punto da rischiare di strozzarsi con il riso, in risposta alle parole della madre. Non appena beve dell’acqua, gentilmente versatale dal fratello minore, si schiarisce la voce, tossendo un paio di volte, pronta a prendere parola.

Ma…mamma…che cosa hai detto? Una settimana?! Non puoi essere seria…ok, sei seria. Perché devono venire qui proprio domani?! Avevo detto ad Inuyasha che sarei tornata in epoca Sengoku…come faccio accidenti?

La ragazza inizia a lamentarsi, stampandosi sul volto il ritratto della disperazione totale, ma sua madre, mantenendo la calma come al solito, finisce con il rimproverarla, ricordando a Kagome l’importanza del giorno di domani.

Kagome, cara, domani è il compleanno di tuo nonno e…per una settimana sono sicura che laggiù possano fare a meno di te. Suvvia tesoro, non è mica una tragedia così grande! Ed ora…aiutami a sparecchiare.

La donna pronuncia le ultime parole con un ampio sorriso sul volto, un sorriso al quale Kagome non può dire di no, sebbene dentro di se cominciava a percepire il peso di dover viaggiare tra presente e passato.
Da un lato vi erano i doveri di famiglia e dall’altro la battaglia contro Naraku e la ricerca dei frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti. Entrambe le faccende si rivelano essere di vitale importanza e per una volta, molto probabilmente, la ragazza avrebbe messo da parte i suoi doveri di Sacerdotessa, dedicandosi alla sua famiglia ed al presente, trascurato non poco durante tutto questo tempo.

Bagno di Casa Higurashi, 22.00

E’ ormai calata la sera a Tokyo ed in casa Higurashi vige il silenzio. Un silenzio interrotto spesso e volentieri dal rumore di automobili, metropolitane e gente che predilige le uscite serali.
Tutti dormono, tranne Kagome. La ragazza ha deciso di concedersi un bagno rilassante prima di andare a letto. Dopo aver riempito la vasca con la quantità d’acqua calda necessaria, impregnandola di Sali, oli essenziali e bagnoschiuma profumati, vi si immerge, una volta raccolti i capelli in uno chignon poco tirato e liberatasi dei propri vestiti. Quella situazione sembrava averla messa a dura prova. In ogni caso i sensi di colpa l’avrebbero divorata, che avesse scelto un’opzione al posto dell’altra.

Accidenti…ora sarò costretta a sorbirmi le lamentele di Inuyasha…come gli dico che non potrò essere d’aiuto in epoca Sengoku per una settimana? E poi…Kagome…chi vuoi prendere in giro? Sai bene che ti dispiace non esserci anche perché non potrai vederlo…per una settimana…senza di me avrebbe anche tutta la libertà di cercare Kikyo…

La ragazza scaccia dalla mente quest’ultimo pensiero. Sarebbe stato inutile continuare a negarlo a se stessa. Quella situazione, il ricordo di Kikyo nella mente di Inuyasha le provocava un leggero fastidio, o meglio, un fastidio non indifferente. Ma era stata lei a voler restare al suo fianco, nonostante tutto.

Sono una stupida…

Ehi, Kagome!


Il rumore della finestra del bagno che si apre di scatto, la comparsa improvvisa di Inuyasha ed il tono di voce del mezzo demone non particolarmente pacato, riportano Kagome alla realtà. Non solo. La presenza del giovane le fa ricordare di essere nuda, in presenza di Inuyasha. Ella si accovaccia, assumendo di scatto una posizione fetale, per coprire le sue grazie, pronunciando all’istante la formula A cuccia!, tramite la quale era in grado di far stramazzare al suolo il povero mezzo demone. Ne consegue un tonfo non indifferente causato dall’impatto del volto di Inuyasha con il pavimento del bagno. Egli non riesce a muoversi per qualche istante e Kagome ne approfitta per indossare immediatamente un asciugamano che potesse coprirla, uscendo così dalla vasca.

Tu…maledetta…perché lo hai fatto…

Inuyasha sibila, ancora tramortito, indispettito dalla reazione della ragazza, pronto a darle contro come al solito non appena si sarebbe ripreso. Tuttavia, non appena si rende conto della situazione nella quale si trova, inaspettatamente si calma, fissando inerme il corpo della giovane.

Inuyasha accidenti a te! Quante volte ti ho detto di non entrare così in casa? Specialmente in bagno, poi…non lo vedi che sono nuda?! E…che cosa stai guardando?!

La mora è praticamente paonazza in volto e reagisce istintivamente, pronunciando quel comando per altre tre volte di fila. Se avesse continuato, lo schianto avrebbe potuto provocare una vera e propria voragine sul pavimento.

SMETTILA!

Camera di Kagome 22.30

Inuyasha e Kagome sono seduti in terra, sul pavimento della camera della ragazza, con la schiena poggiata contro il letto.

Quindi mi stai dicendo che non verrai con me oggi?

La corvina annuisce con non poco rammarico, distogliendo lo sguardo da quello del mezzo demone, il quale la guarda con aria confusa. Egli infatti non riesce a comprendere il motivo per cui, così all’improvviso, Kagome abbia deciso di non attraversare il pozzo con lui come avevano deciso giorni prima.

Io…non potrò venire con te in epoca Sengoku. Non potrò venire per almeno tutta la prossima settimana…

Il giovane la guarda come se fosse impazzita, per poi guardare verso l’alto e grattarsi appena il capo con fare interrogativo.

Che cosa? E per quale motivo, scusa? E poi…una settimana? Quanto tempo sarebbe? Sai benissimo che abbiamo bisogno di te per la ricerca dei frammenti della sfera…

Egli inclina il capo da un lato, spostando così lo sguardo in quello scuro d’ella. Un’espressione ingenua, priva di qualunque tipo di malizia, un’espressione che colpisce Kagome, rendendole ancora più difficile fare una scelta. La ragazza sospira pesantemente, intrecciando le dita con la coperta del proprio letto.

Inuyasha…non ha importanza. Ho solo bisogno di una settima… Facciamo che mi farò viva io, d’accordo? E per nessuna ragione al mondo dovrai venire a prendermi prima di allora, sono stata chiara?

Inuyasha aggrotta le sopracciglia, non poco confuso dalla sua risposta e da quella che avrebbe dovuto essere una spiegazione, ma, nonostante questo, sembra rassegnarsi almeno apparentemente, all’idea di dover aspettare che sia Kagome a tornare, anche se, la tentazione di attraversare il pozzo per venire a prenderla sarebbe stata forte. Sicuramente non le avrebbe dato ascolto, essere testardo ed impulsivo era pur sempre nella sua natura.

E va bene…ma guarda che se tardi anche solo di un giorno, verrò a prenderti personalmente.

Il mezzo demone apre la finestra della camera di Kagome, saltando verso il basso e dirigendosi verso il pozzo, pronto a tornare all’epoca alla quale appartiene.

Aeroporto di Tokyo, il giorno dopo, 19.00

La Signora Higurashi, Kagome e Sota sono fermi all’interno della Hall principale dell’aeroporto di Tokyo, pregna di gente che in maniera frenetica corre da una parte all’altra della struttura. Il piccolo Sota, nonostante la sua altezza, è stato costretto a tenere in mano un cartello con su scritto “Famiglia Higurashi”, in maniera tale che, una volta che i due cugini fossero arrivati, non avrebbero avuto alcun problema nel capire in quale direzione andare.

Andiamo Kagome, sorridi…stai per rivedere i cuginetti con cui giocavi fino a dieci anni fa…

La ragazza è rimproverata, a causa della sua aria cupa e preoccupata, che maschera immediatamente in risposta al commento della madre. Passano circa dieci minuti dal loro arrivo in aeroporto, fino a quando la voce di un ragazzo, con un particolare accento, differente e tipicamente americano, non costringe i tre membri della famiglia Higurashi a voltarsi.

La famiglia Higurashi?

I tre si ritrovano davanti due figure, pressoché di statura simile. La voce appartiene ad un ragazzo moro, dai capelli decisamente lunghi per i gusti della Signora Higurashi, un taglio molto simile a quello di un teppista. Un fisico proporzionato, asciutto e slanciato. Accanto a quest’ultimo vi è una ragazza, molto simile a lui, bionda, con i capelli della stessa lunghezza, caretterizzata da un fisico snello e longilineo. Entrambi portano un paio di orecchini ed il loro modo di vestire rispecchia appieno quello di New York, uno stile sportivo e metropolitano, nel quale il jeans è l’elemento dominante. La caratteristica che accomuna quelli che non sono nient’altro se non i gemelli, nipotini della Signora Higurashi, nonché cugini di Kagome e Sota, sono i loro occhi, non tanto la forma di questi ultimi, eredità palese dei tratti asiatici di Misaki, quanto il colore. Un azzurro intenso, il medesimo colore di una pietra: lapislazuli. Ed è proprio da questa pietra che derivano i loro nomi, rispettivamente Lapis e Lazuli, per l’appunto.

Lapis…Lazuli…è un piacere avervi qui! Accidenti come siete diventati grandi…siete un uomo e una donna ormai…

La donna abbraccia i due ragazzi, i quali ricambiano, sebbene con un leggero tentennamento, probabilmente non abituati a questo genere di effusioni, essendo cresciuti all’interno di una cultura anglosassone. Kagome e Sota rivolgono ai due un inchino con i seguenti convenevoli che esso comporta ed i gemelli, alquanto imbarazzati, rispondono con un semplice cenno del capo.

Su andiamo, ragazzi…a casa ci aspetta il Nonno!

La Signora Higurashi irrompe, facendo cenno ai ragazzi e ai suoi figli di andare, anche per smorzare un po’ la tensione e l’imbarazzo creatasi. Il viaggio di ritorno in automobile procede in maniera fin troppo silenziosa.
Raggiunta la propria abitazione, Kagome e Sota aiutano i cugini a prendere i bagagli.
Ad aspettarli al tempio vi è il Nonno. Non appena i gemelli scendono dal mezzo, rivolgono lo sguardo verso l’anziano, il quale inizialmente sembra essere confuso e spaesato nel trovarsi quei ragazzi davanti, così differenti dai due bambini che aveva visto dieci anni prima.

Salve Nonno…

Pronunciano in coro, poco prima di abbracciare quest’ultimo, con un gesto forzato, quasi fosse stato imposto loro. Essi infatti sono rigidi in risposta a quel contatto, dal quale si staccano dopo pochi istanti. 

Casa Higurashi, 20.00

La famiglia Higurashi è nuovamente riunita per cena, unicamente con due membri in più a tavola. Dopo aver sistemato i bagagli, la donna è fiduciosa che la cena possa essere il momento propizio per rompere il ghiaccio e quella tensione creatasi fra i suoi figli ed i suoi nipoti. I primi estranei alla loro presenza, a causa della lontananza ed i secondi estranei alla cultura orientale, tipica della famiglia alla quale nonostante tutto appartenevano.

Allora ragazzi…come procede la scuola? Il prossimo anno dovresti diplomarvi, mi ha detto vostra madre.

I due gemelli si lanciano un’occhiata d’intesa, ma a proferire parola è la bionda, Lazuli.

Sì…personalmente dopo il diploma ho intenzione di continuare a studiare…moda. Adoro lo shopping…e…a proposito Kagome, preparati, perché dovrai portarmi in giro per i negozi di Tokyo.

La bionda sorride alla cugina corvina, la quale risponde altrettanto con un sorriso, anche se poco convinto, limitandosi ad annuire.

Io preferisco le moto…dimmi Sota, ti piacerebbe fare un giro sulla mia di moto, un giorno?

Il piccolo Sota si rivela essere entusiasta in risposta alla proposta del cugino dai capelli lunghi.
La cena di famiglia prosegue, fino a quando non giunge il momento delle foto, anche di quelle imbarazzanti e Kagome non può che voler sprofondare, nonostante la serata trascorresse in maniera piacevole.
Eppure, il pensiero di non essere con Inuyasha, di non poterlo vedere, di non poter essere al suo fianco turba la corvina, la quale è riportata alla realtà quando sua madre le intima di mostrare le rispettive camere ai gemelli. Kagome avrebbe dormito con Lazuli e Sota con Lapis.

23.30

Tutti dormono. I due gemelli sono particolarmente stanchi a causa del viaggio e del non indifferente fuso orario Stati Uniti-Giappone. Kagome e sua madre avrebbero riservato per domani l’inizio del giro turistico di Tokyo. Il silenzio della metropoli notturna, tuttavia, viene interrotto da un rumore improvviso, un frastuono, il quale fa in modo che tutti, in casa Higurashi, si sveglino di soprassalto, fiondandosi giù dai propri letti per cercare di capire cosa avesse provocato il medesimo rumore. Kagome guarda fuori dalla finestra, seguita da Lazuli.
Il rumore, proveniente dal pozzo, non è più soltanto un rumore. Le porte del pozzo si spalancano, facendo volare pezzi di legno ovunque. Qualcosa di non umano, ma reale, si erge dall’interno del pozzo mangia ossa.
Un millepiedi gigantesco, mostruoso, con fattezze antropomorfe. Lo stesso millepiedi che aveva trascinato Kagome per la prima volta nell’epoca Sengoku.



Angolo autrice:
Ciao a tutti, ancora una volta! Rieccomi qui!
Vi confesso che sono stata particolarmente contenta delle vostre recensioni e soprattutto, delle vostre critiche.
In realtà il fatto di pubblicare il Pilot con uno stile “copione” è stata una prova, considerato che è stata la mia prima volta nel cimentarmi in questo stile. A tal proposito, ho voluto scrivere nuovamente il Pilot, ma con uno stile differente, meno dialogico, per così dire. Considero questo come un secondo esperimento ed in base alle vostre opinioni riguardo lo stile, procederò con la pubblicazione dei capitoli successivi.
Vi ringrazio, vi bacio e…saluti!
Aloibaf

 

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