Beyond The Sky

di Kristen92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Decisione ***
Capitolo 3: *** Clarke Griffin ***
Capitolo 4: *** Conseguenze ***
Capitolo 5: *** Primo ultimo giorno di scuola ***
Capitolo 6: *** Rimpatriata ***
Capitolo 7: *** Festa ***
Capitolo 8: *** Preparativi ***
Capitolo 9: *** Il Ballo ***
Capitolo 10: *** Destino ***
Capitolo 11: *** Miracolo ***
Capitolo 12: *** Ritorno a Casa ***
Capitolo 13: *** Differenze ***
Capitolo 14: *** Aiuto ***
Capitolo 15: *** Qui e Ora ***
Capitolo 16: *** La mia Vita ***
Capitolo 17: *** Perduta ***
Capitolo 18: *** Ritratti ***
Capitolo 19: *** Stelle ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.


Non so se vi sia mai capitato prima. In una giornata qualsiasi, parlando con un amico, andando a lavoro, andando a dormire la sera tardi o, semplicemente, camminando, così, per strada…di pensare al vostro passato.
Un ricordo qualsiasi, che credevate di aver dimenticato, riaffiora all’improvviso, riportandovi a quel tempo,
in quel luogo a quella sensazione e a quei sentimenti.
Beh eccomi qui, proprio in questa situazione.
 Sono ferma qui, davanti ad un vetro, guardando quel viso, quei capelli, quegli occhi blu… e cavolo,
come dieci anni fa il cuore mi batte forte, la vista si offusca, le gambe diventano deboli e…
il sorriso di Griffin mi fa dimenticare anche il luogo in cui mi trovo e, specialmente, chi sono.

<< Signorina Woods? Se vuole accomodarsi, il Maggiore Brice la sta aspettando >> la voce della segretaria ti risveglia dai tuoi pensieri.

Fai un cenno col capo. Posi nuovamente gli occhi su quel viso, su quel sorriso…si.
 Fai un respiro profondo e ti avvii.
Schiena dritta, testa alta…decisione.

Lei non avrebbe avuto paura. Perciò non devi averne neanche tu.

Alexandra Woods.

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Capitolo 2
*** Decisione ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Decisione.



<< Perfetto allora. L’aspetto fra una settimana. Benvenuta nella squadra >> disse il Maggiore stringendole la mano.

<< Grazie Signore >>
 
In questo mondo, esistono diverse nazioni: Trikru, Azgeda, Floudonkru, Sangedakru, Podakru, Delfikru.
In ognuna di esse, esiste un ordine di soldati che combattono per difendere il  pianeta dai vari pericoli che si potrebbero incontrare nell’universo. Questi guerrieri proteggono prima la loro nazione e poi il resto della Terra.
La dominazione di questi guerrieri è il cielo. I guerrieri Trikru vengono chiamati Skaikru. Da giovani gli vengono impiantate della nano macchine che si attivano grazie a delle armature che i guerrieri indossano in combattimento. Grazie alle nano macchine riescono ad utilizzare appieno l’armatura che indossano.
La nazione dei Trikru e di Azgeda, la nazione più a nord,  sono sempre stati in conflitto tra loro, dopo alcuni anni di guerra un trattato sancisce un periodo di pace, che sembra sempre molto precario.
Di solito la nomina degli Skaikru viene fatta volontariamente a 17 anni, quando è possibile impiantare ancora le nano macchine. I ragazzi/e affrontano un addestramento in un college speciale e  alla fine diverranno veri e proprio soldati.


Lexa divenne una Skaikru alla fine dei suoi 17 anni. I suoi non approvarono, perché al tempo, era molto diversa dalla donna che è oggi. All’epoca tutto era diverso. Sua sorella maggiore, Anya, era una degli Skaikru più promettenti che ci siano mai stati.
Di solito essere uno Skaikru è uno status ereditario…quando aveva 17 anni, Lexa voleva fare tutto tranne quello, ma si sa, le cose cambiano.

<< Fra una settimana partirò per una missione oltre il confine >> sganciò la bomba mentre erano tutti a tavola.

Una volta ogni due settimane, i suoi genitori organizzavano una cena tutti insieme, per cercare di tenere ancora la famiglia unita come prima. Inutilmente.

<< Che cosa? >> disse Indra, scioccata.

<< Avete capito >> replicò la mora, decisa.

Anya si alzò di scatto dalla sedia, sbattendo i pugni sul tavolo.

<< Sei impazzita? Dille qualcosa! >> disse guardando il padre.

Gustus, seduto a capotavola, fissava la figlia minore senza dire una parola. Sospirò e disse:

<< Non cambierà idea anche se la costringessi. Ormai ha preso la sua decisione >> e detto ciò, si alzò lentamente e andò a ritirarsi nel suo studio.

<< Lexa, tesoro, ti prego ripensaci! >> la implorò la madre.

<< Non abbiamo già sofferto abbastanza? >> chiese disperata.

<< Madre ho preso la mia decisione >> rispose.

<< Vuole farsi ammazzare…se vuoi essere come lei, ci stai riuscendo alla perfezione! >> disse avvelenata e come una furia uscì sbattendo la porta.

Lexa sospirò, sapeva che non sarebbe stato semplice per la sua famiglia. Ma non le importava, avrebbe fatto questa missione, doveva farla.
Bussò alla porta dello studio di suo padre, non attese riposta ed entrò. Lui stava di fronte alla finestra, a contemplare fuori. La schiena grande e larga, la postura sempre rigida. Per chi non lo conosceva bene, poteva incutere timore ad una solo occhiata.
Lexa si mise affianco a lui, guardando anche lei il panorama.

<< So che sei contrariato dalla mia scelta papà, ma questo è quello che devo fare >> disse lei decisa.

Gustus guardò con la coda dell’occhio sua figlia. Era cresciuta, era diventata una bellissima donna, coraggiosa, fiera, dura e fredda. Mai un sorriso, mai la spensieratezza nei suoi occhi sognanti che si ricordava. Tutto questa era finito.
Ora c’era il Comandante Woods.
Sorrise.

<< Una volta chiesi a qualcuno il perché volesse andare oltre il confine >> disse.

<< Sai cosa mi rispose? >> chiese. Lexa si girò verso di lui.

<< No >>

<< Mi disse “voglio andare oltre il cielo” >> disse sorridendo, lievemente.

A quelle parole Lexa spalancò gli occhi. Ricordandosi quegli occhi blu che guardavano in alto.

<< Io non ti fermerò Lexa, ma ricorda, non puoi continuare a guardare al passato… >>





Andando alla macchina, vide Anya fumare accanto alla propria auto. Sua sorella era una delle donne più belle che avesse mai visto.
Alta e fisico scolpito, snello. Capelli mossi, lunghi, che le ricadevano sulle spalle, zigomi alti e pronunciati e occhi affusolati, verdi come i suoi.

<< Sai che quelle ti uccideranno vero? >> le disse per la sigaretta.

<< Morirò sempre dopo di te >> disse lei, acida.

<< Anya, ti prego… >> disse lei sconsolata.

La sorella gettò la sigaretta a terra, e si avvicinò pericolosamente a lei, puntandole il dito contro.

<< Ti prego? Ti prego un cazzo! Non hai la minima idea a cosa stai andando incontro…e per cosa??? Perché vuoi emulare un'altra idiota? >>

Lexa la guardò dura.

<< Sei ancora la solita bambina Lexa >> finì Anya.

<< E tu sei una codarda, ma questa è una cosa nuova >> le rispose Lexa.

Anya deglutì, fissandola ancora. Si girò ed entrò in macchina e partì.
Lexa la seguì con lo sguardo. Sapeva che per Anya era un periodo difficile, ma non avrebbe mai rinunciato….per nulla al mondo.
Mentre ritornava a casa, pensò che il peggio doveva venire. Ora doveva dare la notizia alla sua futura sposa.






Entrò a casa, e un senso di calma subito l’avvolse.

<< Sono tornata >> enunciò.

Ad accoglierla subito, due braccia le strinsero il collo, e un lieve bacio si posò sulle sue labbra.

<< Bentornata tesoro >> Costia come sempre le sorrideva con amore.

Due occhi caldi castani, come i suoi capelli, l’esile figura. Costia era bellissima come sempre.

<< Com’è andata la cena? >> chiese accompagnandola sul divano.

<< Non tanto bene, come al solito >> rispose Lexa accettando il calice che la sua ragazza le porse.

<< C’è una cosa di cui ti devo parlare… >> disse subito.

<< Dimmi.. >> disse l’altra sorseggiando un po’ di vino.

<< Mi sono unita alla prossima squadra che andrà in missione oltre il confine >> sparò Lexa.

Lo sguardo sereno e gioviale di Costia mutò all’istante. Preoccupazione e rabbia apparvero.

<< C- cosa? >> balbettò

Lexa cercò di prenderle la mano, ma l’altra si alzò di scatto.

<< Sei impazzita? >> le chiese alzando la voce.

<< No Costia…senti lasciami spiegare >> tentò Lexa.

<< Cosa vorresti spiegare? La gente muore laggiù Lexa! O te ne sei dimentica? >>

Lexa la guardò dura.

<< No non me ne sono dimenticata >> rispose. Costia la guardò allibita.

<< È questo il problema! Sono passati dieci anni Lexa che cosa vuoi dimostrare?? >> chiese Costia.

<< Io devo farlo… >> disse Lexa.

<< Non conta quello che fai Lexa….non sarai mai come lei >> disse arrabbiata Costia, andando in camera.


Nessuno poteva capire. Lei aveva bisogno di vedere quel posto, almeno una volta. Poi, poi poteva andare avanti.
Andò nel suo studio, e prese la sua scatola. Si sedette e l’aprì. Dentro c’erano un sacco di cose del suo passato.
Prese una foto..la girò e vide tre volti sorridenti, pieni di vita e di speranze.
 Ripensò a quando l’avevano scattata. Ricordava ancora il suono delle loro risate.
Doveva vedere quel posto, solo così avrebbe dimenticato.
Nella foto, lei, Anya e Clarke sorridevano felici abbracciate.
 Sfiorò il viso di Clarke.


Clarke non era tornata da oltre il confine.













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Capitolo 3
*** Clarke Griffin ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Clarke Griffin.




Mentre guardava il soffitto, sveglia già da un po’ di tempo, Lexa pensava a quella foto. E al periodo del Liceo. Specialmente com’era a quel tempo. A quel tempo c’era Clarke.




10 anni fa


Lexa si stava vestendo. I suoi genitori come sempre, d’estate, organizzavano un pranzo nella loro tenuta vicino al lago. La voce di sua madre le intimava di sbrigarsi. Lexa si guardò allo specchio.
 All star nere, jeans, maglietta e gli immancabili occhiali da vista, senza i quali si sentiva persa.
Prese le sue cuffie e i suoi libri e si diresse di sotto.

Durante il viaggio Lexa guardava fuori.
Suo padre che raramente era libero dal lavoro, cantava a squarciagola una canzone alla radio e la madre rideva, spensierata, prendendolo in giro. Lexa alzò gli occhi al cielo, sempre i soliti.




Quando arrivarono, incominciarono a preparare i tavoli e dopo un po’ arrivò, anche la Signora Griffin.
Abby Griffin era una donna sulla quarantina, capelli castani chiari, occhi chiari, bellissima donna, con un sorriso talmente dolce, che ti scaldava subito il cuore.
Il marito di Abby, Jake Griffin, morì in battaglia contro gli Azgeda.
Jake è uno degli Skaikru più famosi degli ultimi tempi…un eroe come Gustus diceva sempre.
Lui e Jake erano come fratelli, erano cresciuti insieme. Jake, salvò Gustus prima di sacrificarsi per salvare tutti i suoi compagni.
Abby era un chirurgo molto famoso, dopo la morte di Jake, Gustus si prese cura di lei e sua figlia. Tutti insieme come una grande famiglia.
Mentre finivano i preparativi Indra esclamò:

<< Quelle pesti delle nostre figlie sono sempre in ritardo! Eppure avevo avvisato Anya che a mezzogiorno sarebbe stato tutto pronto >>

<< Non preoccuparti Indra, staranno sicuramente per arrivare. A Clarke non piace fare tardi a questi pranzi lo sai >> rassicurò Abby.

Mentre parlavano sentirono il rumore della Jeep di Anya che si faceva sempre più vicino. Lexa alzò lo sguardo e vide la sorella in piedi salutando con la mano verso di loro, urlando come una pazza.
La solita, pensò Lexa.
Quando parcheggiarono, Anya saltò giù dal veicolo, ridendo.

<< Ho vinto la scommessa ancora non hanno tolto la carne dal fuoco, tira fuori i bigliettoni Griffin >>

Lexa si avvicinò e vide la bionda scendere dalla Jeep. Come ogni volta, le macò subito il respiro.
Clarke Griffin…In pantaloncini corti e camicetta a quadri legata sul davanti.
Clarke Griffin con i suoi boccoli dorati, che si illuminavano al sole. Con i suoi occhi blu come il mare e il cielo limpido.
 Clarke Griffin…con quel sorriso.

Clarke era l’unica figlia di Abby e Jake e migliore amica di sua sorella maggiore Anya. Praticamente erano cresciute insieme.
Asilo, elementari, Liceo, College…tutto insieme.
Anya e Clarke avevano 23 anni. Avevano scelto di diventare Skaikru e a 17 anni si erano sottoposte all’inserimento delle nano macchine.
E ora erano i cadetti più famosi e promettenti del College.
Clarke era famosissima. Aveva guadagnato popolarità, non solo per il suo famoso cognome ma per la sua straordinaria bravura sul campo.
Tutti la conoscevano come “  La Principessa ”. Il cielo era il suo regno.

Lexa uscì improvvisamente dalla sua trance quando due braccia forti la stritolarono.

<< Fatti abbracciare sorellina >> disse Anya, sapendo di infastidire non poco la bruna.

<< Anya lasciala andare, non vedi che non respira >> disse divertita Clarke.

Anya mollò la presa e si girò verso Clarke.

<< Sei solo invidiosa che non hai una sorellina da spupazzare >>

<< Per fortuna non sono come te >> disse scherzando Clarke, si voltò verso Lexa e le sorrise.

<< Ciao Lexa, come va? >>

<< B-Bene Clarke…a te? >> chiese imbarazzata Lexa.

Era più forte di lei, ogni volta che Clarke le parlava o semplicemente era vicina impazziva. Il cuore le batteva fortissimo e, ovviamente, non sapeva articolare due parole.

<< Adesso va meglio, non vedevo l’ora di arrivare >> disse sincera.

<< Perché stiamo morendo di fame, in quella prigione il cibo è pessimo >> disse interrompendo le due, Anya.

<< Faremo meglio ad andare, altrimenti tua sorella impazzirà >> disse scherzando Clarke.

<< Più di così? >> sussurrò Lexa, ma Clarke sentì e scoppiò in una fragorosa risata.


Lexa aveva una cotta folle per Clarke Griffin.





Dopo il pranzo Clarke e Anya avevano iniziato a giocare con un pallone. Chi lanciava più in alto, vinceva.
Lexa era seduta su una sdraio e leggeva un libro, quando all’improvviso il pallone le finì addosso.
Stava per urlare contro Anya ,ma quando sollevò gli occhi vide due pozze blu, preoccupate che la fissavano.

<< Scusa Lexa…stai bene? >>

<< Ahm…si si >> disse Lexa, prendendo il pallone tra le mani, porgendolo alla bionda.

<< Sai anche a me piace leggere…ma con questa bellissima giornata meglio divertirsi un po’,  non credi? >> senza che Lexa avesse il tempo di rispondere, Clarke le prese il pallone tra le mani e subito la trascinò con se verso Anya.

Lexa sentiva il calore e la morbidezza della mano di Clarke nella sua e arrossì.
La bionda si voltò verso di lei, sorridendole:

<< Io e te contro il mostro >> disse indicando Anya.

Lexa rise e annuì.





Dopo una guerra a colpi di pallone, si fece ora di cena e tutti rientrarono in casa. Dopo che si fece una doccia bollente, Lexa stava andando in camera sua, con i capelli bagnati e degli shorts e una maglietta larga. Mentre camminava, sentì Abby e Clarke in corridoio che discutevano.

<< Sai che c’è un posto per tirocinante in ospedale, non sarebbe un problema farti entrare nel programma >> disse Abby.

<< Mamma, ti ho già detto che non cambierò mai idea..sto bene all’Accademia. Sto facendo qualcosa d’importante, perché non vuoi capire? >> chiese Clarke seccata.

<< Clarke ogni volta che vai lassù ho il terrore che non tornerai >> disse implorando, Abby.

<< Se sarà così, avrò fatto il mio dovere >> disse sicura Clarke.

<< Sei proprio come tuo padre >> disse Abby, abbassando lo sguardo.

<< Sai, perfettamente che, questo, è il più grande complimento per me >> disse Clarke andandosene.





Quando Lexa scese in cucina trovò Anya che mangiava il burro d’arachidi con il cucchiaio.

<< Ma non ti vergogni mai? >> chiese Lexa, non sapendo come sua sorella potesse ingurgitare ogni cosa avesse davanti.

<< Le nano macchine fanno bruciare molte calorie >> disse alzando le spalle.

<< Abby non riesce ancora ad accettare che Clarky spicchi il volo eh? >> chiese ironicamente, facendo capire che aveva sentito anche lei la conversazione.

<< Credo che Abby abbia solo paura di perderla…è normale, dopo quello che è successo >> disse Lexa pulendosi gli occhiali.

<< Clarke non si fermerà mai >> disse Anya sicura. Lexa la guardò e credeva che c’era dell’altro dietro quelle parole.

<< Allora sorellina….ultimo anno eh?? Paura?? >> disse Anya prendendola in giro.

<< La scuola è solo scuola >> disse lei, seria.

Anya rise, e cinse le spalle di Lexa con il braccio.

<< Tranquilla…se dovessero importunarti ancora, tu chiama la tua sorellona, e io li prenderò tutti a calci nel sedere! >> disse pavoneggiandosi.

<< Perché è andata così bene l’ultima volta… >> disse Lexa, ricordandosi la figuraccia che aveva fatto, per colpa di sua sorella.








Anya se ne andò di sopra, a farsi una doccia prima di andare a dormire. Lexa stava per risalire in camera sua, quando fuori vide Clarke seduta sul portico, che contemplava le stelle. Non sapeva da cosa prese il coraggio, ma uscì anche lei.  Clarke sentendo la porta aprirsi si voltò, quando vide la bruna l’accolse subito con un sorriso.

<< Ehi tu… >>

<< Ehi….ehm, che ci fai qui fuori? >> chiese titubante Lexa.

<< Ammiravo il cielo…ti va di unirti a me? >> chiese la bionda.

Lexa annuì col capo, e si sedette affianco a Clarke. Rimase in silenzio ad ammirare le stelle, con la coda dell’occhio ogni tanto scrutava la ragazza che aveva affianco. Era, semplicemente, bellissima. Sempre calma e solare. Standogli intorno, non potevi far altro che provare sempre un senso di protezione e di leggerezza.

<< Fra poco inizierai l’ultimo anno di Liceo…già tutti che ti assillano vero? >> chiese all’improvviso la bionda. Sempre guardando in alto. Lexa trasalì alla voce della bionda, doveva mettere almeno in croce due parole.

<< Ehmm….si… sembra che tutti sappiano già che sarà dura >> disse timida.

Clarke rise piano.
<< A volte le persone esagerano. Non ti devi far intimidire dalle loro parole. Il tuo percorso e le tue scelte sono solo tue >> le disse cercando di tranquillizzarla.

<< Si aspettano che anche io voglia decidere di diventare una Skaikru >> si confidò Lexa.

A quelle parole, Clarke si voltò verso di lei e incominciò ad osservarla.

<< Sarei una grande delusione >> continuò, triste.

<< Se non vuoi diventare una skaikru, non farlo. Bisogna fare ciò che desideriamo. Che cosa desidereresti fare Lexa? >> chiese la bionda.

Lexa ci pensò un attimo. Alzò lo sguardo al cielo e disse:

<< Vorrei scrivere la verità >>  

Clarke la guardò stupita. Negli occhi della giovane, vedeva che la passione e la determinazione erano talmente grandi che risultava ancore più bella.

<< Vorrei fare la giornalista, cercare sempre la verità e farla sapere a tutti >> continuò, appassionata.
Poi si rese conto dello sguardo di Clarke su di se e arrossì. Abbassando lo sguardo e sistemandosi gli occhiale con le dita.

<< Scrittrice di verità… >> disse Clarke.

<< Mi piace… è un bellissimo desiderio Lexa >> le disse rassicurandola.

<< Beh…è ancora tutto da vedere >> disse imbarazzata.

Clarke continuava a fissarla. La bruna per togliersi lo sguardo di quelle pozze blu, su di sé chiese imbarazzata:

<< E il tuo? >>

Clarke spalancò gli occhi, sorpresa. Poi sorrise e alzò la testa fissando il cielo scuro e le stelle luminose.
Tese il braccio verso di esso, con il palmo della mano aperto.

<< Voglio andare oltre il cielo >>

In quel momento, pensò Lexa, Clarke aveva uno sguardo così determinato e fiero, che la resero ancora più attraente.
Clarke Griffin era, semplicemente, qualcosa di speciale.















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Eccomi con una nuovissima storia! Eh si, quando ti prende l'ispirazione non puoi fermarti! Grazie a tutti i lettori che seguiranno questa nuova avventura, spero che la storia vi piaccia!
Come avrete, forse, intuito...viaggiamo tra passato e presente. Nel primo capitolo abbiamo visto Lexa a 27 anni, in questo ne ha 17. I capitoli saranno strutturati in questo modo. Tutto ciò per farvi capire il cambiamento di Lexa. Per quanto riguarda Clarke....che caspiterina è successo??
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità!
A presto, spero!

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Capitolo 4
*** Conseguenze ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Conseguenze.



Presente.





Lexa fissava la porta della camera da letto chiusa. Costia non le aveva rivolto la parola, avevano superato tanto insieme, ma la notizia che le aveva dato la futura sposa non aveva fatto altro che confermare i suoi dubbi: Lexa non aveva ancora chiuso con il suo passato e questo, spaventava Costia, più di ogni altra cosa al mondo.
Lexa sospirò e uscì di casa, provando un grande senso di colpa.

<< Toc Toc >>  una voce sorprese Lexa, mentra si stava infilando la propria divisa. Una tuta blu d’allenamento.
La bruna si voltò e vide Raven appoggiata ad uno degli armadietti.

<< Ehi… >> disse Lexa, finendo di prepararsi.

<< Hai finalmente sganciato la bomba? >> chiese Raven, sorridendo.

Raven era il Capo Ingegnere della Base di Difesa degli Skaikru. Era la persona più intelligente che Lexa avesse mai conosciuto.
La latina oltre che intelligente era, anche bellissima, se ne andava in giro sempre con le sue cuffie di comunicazione,
che le permettevano di stare sempre in contatto con i membri della squadra, quando erano in missione. 
Aveva ideato e progettato, anche, le nuovissime armature. Dopo un incidente, la sua gamba era avvolta da un tutore, che le impedivano di camminare normalmente.

Raven, era l’unica che avesse, davvero,  capito Lexa. Era l’unica che sapeva.

<< Si…non l’hanno presa molto bene, ovviamente >> rispose Lexa.

<< Te l’avevo detto che sarebbe andata cosi… >> disse Raven.

<< Mia sorella è quella ad averla presa peggio >> disse dando un occhiata a  Raven.

Anya e Raven avevano avuto una relazione. Era talmente seria, che pensavano di sposarsi, ma dopo l’incidente, Anya si era allontanata, lasciando Raven nel periodo dove aveva più bisogno.
Per Lexa era stata imperdonabile, anche se capiva la sorella, non c’erano scusanti per un simile comportamento.
Raven a quelle parole si rattristì.

<< Come sta? >> chiese.

<< Non bene….penso che averle dato questa notizia l’abbia fatta peggiorare. Non le hai più parlato? >> chiese, curiosa di sapere se la sorella avesse fatto qualche passo avanti.

<< Intendi dire se è venuta alla mia porta  ancora ubriaca fradicia? No, è da un po’ che non la sento e non la vedo >> disse delusa.

<< So che ti dico sempre la stessa cosa…ma quella, non è la vera Anya >> disse Lexa.

<< Lo so bene Lexa….la vera Anya è scomparsa dieci anni fa >> disse sorridendo amaramente.

Mentre stavano andando nella sala allenamenti, Raven le disse tutto quello che doveva sapere sulla missione e sulla preparazione da fare per andare oltre al confine.
Quando Raven parlava di lavoro, il suo sorriso contagioso spariva, e rimaneva solo la professionalità e la preoccupazione di fare tutto al cento per cento, non erano permessi errori.







<< Dimenticate le missioni a cui siete stati abituati. Dimenticate i protocolli, il supporto costante, le traiettorie di volo libere e chiare. Oltre il confine tutto questo scompare. Oltre il confine, vi serviranno solamente il vostro coraggio e la vostra bravura! Grazie ai nostri Eroi, solo pochi conoscono quel posto, hanno protetto noi e la nostra gente…onorarli e aspirare ad avere anche solo un quarto del loro coraggio sarebbe sufficiente a farvi diventare dei grandi soldati >> parlò ad alta voce il Maggiore Brice, camminando avanti e indietro a tutti i soldati messi in riga.

<< In questi giorni vi preparerò a quello che potreste incontrare, sputerete sangue e i vostri muscoli vi faranno talmente male che non riuscirete neanche a muovervi, lavorate sodo o vi assicuro, che morirete lassù…Sono stato chiaro? >> disse senza giri di parole.

<< Sì Signore! >> risposero tutti.









Mentre Lexa si stava allenando con gli altri, il Maggiore la chiamò. Voltandosi, vide che accanto al Maggiore stava Roan.

<< Generale >> salutò, Lexa, giunta davanti a loro.

<< Il generale vuole parlare con te >> disse il Maggiore.

Usciti dalla sala, Lexa seguì Roan fuori. Sapeva benissimo dove stessero andando, conosceva bene quella strada.  Camminava dietro di lui, in silenzio. Fissava la schiena grande e possente del generale, le spalle ampie, l’andatura fiera. Roan era uno degli Azgeda più amato e temuto.
Era sempre stato così…come Clarke.
Arrivarono al grande giardino…un ampia distesa verde, dove al centro era posizionata una grande lastra di marmo.
Su di essa vi erano incisi i nomi dei caduti…di tutti i caduti. Uno degli ultimi, scritto con lettere dorate,  era il nome di Clarke.
Roan si fermò di fronte al monumento. Sorrise leggendo il nome di Clarke.

<< Mia sorella è preoccupata per te >> disse lui voltandosi verso di lei.

<< Costia e gli altri esagerano…nessuno può farmi cambiare idea…specialmente tu >> disse Lexa, guadandolo negli occhi celesti.

Roan sorrise.

<< Non sono qui per fermarti >> disse voltandosi, ancora,  verso il nome di Clarke.

<< Allora… se non vuoi farmi la ramanzina, che vuoi? >> chiese lei.

<< So perché hai scelto questa missione…gli altri possono anche non aver capito, ma io si…già da molto tempo ormai… >> disse lui tranquillo.

Lexa lo fissò stupita.

<< Non troverai nulla lì…non c’è più nulla, credimi io ci sono stato. Stai cercando qualcuno che, semplicemente, non esiste più  >>

<< Hai finito? >> chiese lei, spazientita.

Lui rise nuovamente.

<< Ti sforzi tanto di essere qualcuno che non sei, dimenticandoti chi eri…Sai che lei, non apprezzerebbe >> disse lui, avvicinandosi.

<< Mia sorella ti ama, non so il perché e, credimi, non m’importa…ma lei è mia sorella, è la mia famiglia…non voglio vederla soffrire. Cerca di tenere questo bene a mente, Comandante >> minacciò Roan, sempre con il sorriso.

Si voltò verso il monumento, fece un lieve inchino col capo, in segno di rispetto e se ne andò.

Lexa rimase lì. I pugni chiusi, stretti. La rabbia che cresceva.
Andò di fronte al monumento, la calma arrivò subito leggendo il suo nome…. e con le dita accarezzò le lettere in oro…









<< Comandante! Ehi Lexa! >> Lexa si girò, stava andando via, quando vide Octavia correre verso di lei.

<< Ehi O >>

<< Avevo paura di non fare in tempo a catturarti >> disse lei, riprendendo fiato.

<< Che c’è? >> chiese Lexa, curiosa.

<< Io e Lincoln stiamo organizzando una piccola cena insieme a tutti gli altri…sai una piccola rimpatriata. Ti va di essere dei nostri? >> chiese speranzosa.

Octavia Blacke era una sua amica del liceo. Forte, testarda e determinata. Un’amica che tutti vorrebbero al loro fianco. Si era sposata da poco con suo cugino Lincoln. Anche lei era una Skaikru molto abile, sul campo era imbattibile.

<< Quando sarebbe? >> chiese Lexa.

<< Domani sera, puoi dirlo anche a Costia, ovviamente >> disse O, che non vedeva Costia di buon occhio.

<< Si va bene…penso che non ci dovrebbero essere problemi >> rispose, tacendo sui suoi problemi con Costia. Avrebbero solo offerto l’occasione ad Octavia di incominciare con i suoi soliti discorsi contro la sua futura sposa.

<< Perfetto allora! A domani! Eh, Lexa? >> disse tutta allegra.

<< Sì? >>

<< Porta qualcosa di forte da bere >> le disse l’amica, facendole l’occhiolino.

Lexa sorrise e uscì.








Prima di ritornare a casa, si fermò da Anya. La sorella si era trasferita in un piccolo appartamento.
Dopo che bussò, ripetutamente, la porta si aprì, rivelando un’Anya sconvolta, con in mano una bottiglia di birra.

<< Che vuoi? >> chiese irritata dalla visita della sorellina.

<< Vedere come stavi.. posso entrare o mi sbatti per l’ennesima volta, la porta in faccia? >> chiese la bruna.

<< Sarei tentata… >> disse, entrando dentro e lasciando la porta aperta, così che la sorella potesse entrare.

La casa era un disastro, scatole di cibo take away ovunque, bottiglie di birra vuote…
Lexa non poteva credere che sua sorella si potesse ridurre in quello stato.

<< Come puoi vedere sto bene, sono viva e vegeta >> disse sarcastica.

<< Non credo tu stia bene…ho visto Raven oggi >> le disse Lexa.

Anya si irrigidì, a sentire il nome della sua ex.

<< Come sempre da ordini da una parte all’altra…l’ho trovata bene >> cercò di rassicurarla, perché sapeva che Anya voleva sapere di Raven.

<< Senza di me sicuramente >> disse a bassa voce, mentre ripuliva un po’ il divano.

<< Ho incontrato Roan…più che altro è venuto a minacciarmi >> disse Lexa.

Anya si fermò di colpo e si girò di scatto. Lexa si sorprese di rivedere, per un attimo, la sorella di un tempo.

<< Ti ha minacciata? Che ti ha detto? >> disse arrabbiandosi.

<< Di non fare soffrire Costia >> spiegò.

Anya, fece una smorfia.
<< A quello interessa solo la sua famiglia. La tua futura moglie non è contenta che ti vuoi fare ammazzare, vero? >> chiese fredda.

Lexa sospirò.

<< Non capiterà nulla di tutto questo…esagerate tutti >> disse stanca.

<< Esageriamo? >> chiese la sorella, arrabbiandosi ancora di più, si mise di fronte a Lexa e disse:

<< L’ho vista con i miei occhi, Lexa >> gli occhi le si riempirono di lacrime.

<< L’ho vista morire…e non ho fatto nulla….non ho potuto fare nulla per aiutarla >>

Lexa vide la profonda sofferenza nei suoi occhi, riflesso della sua.

<< Anya… >>

La sorella si ricompose.

<< Perciò non dirmi che esagero, mai più >> disse e si voltò.

<< Anya, non mi accadrà nulla… >>

<< So che vuoi la mia approvazione, ma non posso dartela questa volta…non per questo. Non voglio perdere un’altra persona che amo >> disse sinceramente, Anya.




Mentre Lexa guidava verso casa, ripensò a sua sorella, all’agonia che provava. La scomparsa di Clarke aveva cambiato la vita di molte persone, ma quella di Anya l’aveva ,semplicemente,  devastata.

<< Tua sorella non è così forte come sembra >>

Aveva perfettamente ragione.










Arrivata a casa, Lexa notò che Costia non c’era.
Si cambiò, e andò in cucina. Si mise a preparare qualcosa, cucinare la faceva sentire un po’ meglio. Sentì la porta aprirsi. Costia entrò in cucina e vide la sua futura moglie cucinare.

<< Sei tornata…com’è andata la giornata? >> chiese Lexa, cercando di sistemare un po’ le cose.

<< Pesante >> rispose Costia capendo cosa volesse fare la bruna.

<< Beh, allora spero che il tuo piatto preferito ti faccia sentire meglio >>  provò, sorridendo.

Costia la fissò per un po’.

<< Capisco perché vuoi farlo. Ho solo paura di perderti Lexa >> confessò Costia.

Lexa a quelle parole, si avvicinò alla ragazza, le prese il volto fra le mani e la baciò. Lentamente.

<< Non mi perderai Costia. Dopo questa missione, ci sposeremo >> la tranquillizzò Lexa.

<< Promettimelo >> chiese Costia.

Lexa la guardò negli occhi, e la baciò ancora.





Lexa non pronunciava mai quelle parole. Mai.
Quelle parole, per lei, non avevano più significato.



















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Vi ringrazio per leggere e commentare questa nuova storia. Grazie davvero!! Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia! Fatemi sapere che ne pensate! Abbiamo visto Raven e Anya!!! Ne vedremo delle belle con queste due!
Nel prossimo capitolo ritorneremo nel Passato e quindi rivedremo Clarke!!
Spero alla prossima!!

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Capitolo 5
*** Primo ultimo giorno di scuola ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Primo Ultimo giorno di scuola.



Passato



Finite le vacanze estive, ricominciò la scuola e con la scuola, iniziarono anche i guai.
Mentre Lexa percorreva i corridoi, all’improvviso qualcuno le urtò la spalla facendole cadere tutti i libri che stava portando.

<< Guarda dove cammini, sfigata! >> disse John Murphy, assieme alla sua banda di bulli.

Succedeva sempre cosi. La sua famiglia era una delle più importanti, suo padre era un Generale Skaikru, sua sorella una delle più promettenti allieve dell’Accademia. Per questo gli insegnanti avevano una sorta di predilezione per lei, che portava, inesorabilmente, ad essere additata come la figlia di papà che ha tutto facile. Le prese in giro, gli scherni erano all’ordine del giorno.
Una volta si era fatta sfuggire, davanti ad Anya, quello che le capitava. La sorella era venuta a scuola e aveva letteralmente preso a calci quegli idioti, con la conseguenza che tutto peggiorò.

Odiava essere la figlia del Generale Woods.


Mentre raccoglieva i libri da terra, una voce le fece alzare lo sguardo.

<< Ancora quell’idiota di Murphy vero? >> chiese Octavia.

Octavia era una delle poche amiche che aveva. Leale e impavida. Non sapeva neanche perché fossero amiche. Octavia un giorno la difese da Murphy, e da quel momento iniziarono a frequentarsi costantemente.

<< Si… >> rispose Lexa, finendo di raccogliere i libri e dirigendosi verso il suo armadietto.

<< Un giorno lo prenderò a calci >> disse Octavia arrabbiata.

<< Fidati, non servirà a nulla >> rispose Lexa.

<< Non ti girare… la ragazza nuova ti sta fissando >> disse a bassa voce l’amica.

Ovviamente Lexa si girò. Notò Costia White distogliere subito lo sguardo.

<< Secondo me, le piaci >> disse Octavia.

Lexa si girò di scatto verso l’amica:

<< Ma che dici? Sei completamente fuori strada >>

<< Mmh….ho un fiuto per certe cose… >> disse sogghignando.

Lexa chiuse di fretta l’armadietto e diede un colpetto a Octavia, ridendo.







Mentre erano sedute in classe, ascoltando, almeno Lexa ascoltava, Octavia fissava il suo cellulare, la lezione di storia della Signora Hawkins, d’un tratto Octavia le diede un colpo di gomito, dicendole sotto voce:

<< Ehi! Hai visto questo? >> le passò il telefono.

Lexa vide un video del telegiornale:
 “ la Principessa ”,  Clarke Griffin, salva un pilota, il suo aereo, dopo un avaria, stava precipitando.
Nel video, Clarke con la sua armatura blu e bianca, estraeva il pilota dall’aereo, precipitato poco dopo, portandolo in salvo a terra.
Sotto il video, l’articolo diceva:
“ La figlia del famoso Jake Griffin, sta seguendo le orme del padre… “
Clarke era straordinaria, pensò Lexa.

<< Hai visto?? È troppo figa! Voglio diventare come lei un giorno! >> disse Octavia, eccitata.

Si, pensò Lexa, Clarke era davvero fantastica.













<< Che diavolo ti è saltato in mente Griffin! >> tuonò il Generale.

<< Il sedile era bloccato, non poteva lanciarsi >> replicò Clarke.

<< Fai silenzio! Non devi emettere un solo fiato! Sai bene che non si interrompe mai un addestramento in volo! >> continuò Gustus, adirato.

<< Si,  ma la vita di quell’uomo era in pericolo… >> continuò Clarke.

<< Silenzio ho detto! Hai disubbidito a un mio ordine preciso! Ora vai in palestra e accetta la tua punizione! >> ordinò, Gustus.

<< Si Signore >>

Il generale sfinì la bionda in una durissima sessione di allenamento, che tutti capirono, fosse una punizione. Non era molto duro e severo con i suoi cadetti, in realtà, era molto tranquillo anche se autoritario. Ma con Clarke era davvero durissimo. Faceva in modo di complicarle sempre la vita, le faceva assegnare gli esercizi più duri, ore e ore di volo, non gliene faceva passare una.
I suoi compagni dicevano che l’aveva presa di mira, ma Clarke aveva capito perfettamente di cosa si trattasse.
Quando aveva detto a Gustus che sarebbe diventata una Skaikru, vide sul suo volto la paura e il timore.
Gustus sapeva benissimo che Clarke voleva essere come suo padre, e questo, lo spaventava più di ogni altra cosa.
La bionda aveva la stessa determinazione e cocciutaggine del padre. La stessa indomabilità.
Per questo era duro con lei. Voleva prepararla a tutto, voleva che diventasse più forte degli altri. E Clarke, non si sottraeva mai a nessuna punizione, a nessuna ora di allenamento in più. Faceva sempre quello che lui le diceva.
E, Gustus notò, che era diventata il suo allievo migliore.

<< Ancora! >> le intimò, Gustus.

Clarke si mosse veloce, per sorprendere il Generale, ma Gustus era davvero forte. Ancora una volta finì a terra.

<< Se affronterai un avversario più forte di te, non dovrai usare la forza, ma la testa! >> disse duramente, sgridandola.

Clarke era a terra, sfinita.

<< Ancora! >> intimò il generale.

Clarke si rialzò e si rimise in posizione.









La bionda si stava cambiando negli spogliatoi, dopo una doccia calda, i muscoli le dolevano.

<< Quindi il mio paparino ti sta dando del filo da torcere eh? >> disse divertita Anya.

Clarke si voltò e vide l’amica appoggiata ad un armadietto.

<< Fa solo il suo dovere >> disse calma Clarke.

<< Questo è perché non mi hai dato retta oggi! Te l’avevo detto che era una pessima idea salvare quel pilota…ci avrebbero pensato le truppe a terra a farlo >> disse sospirando Anya.

<< E se qualcosa fosse andato storto? Ero vicina e sono intervenuta…è questo il nostro compito >> disse decisa Clarke.

<< Il nostro compito e difendere la Trikru e  la Terra…non fare gli eroi >> disse Anya.

<< Era la cosa giusta >> disse Clarke.

<< Comunque è già finito su tutti i giornali, sei famosa Clarky…aspetto con ansia la telefonata di Mamma Griffin >> disse divertita Anya.

Clarke sospirò, avvilita.








Mentre stavano andando verso i dormitori, Gustus informò la figlia che doveva recuperare 5 ore di volo.

<< Cavolo! >> disse all’improvviso, ricordandosi una cosa.

<< Che c’è? >> chiese Clarke.

<< Dovevo andare a prendere Lexa a scuola oggi…è il suo primo giorno e volevo farle la solita chiacchierata rompi palle da sorella maggiore >> disse delusa.

<< Meglio per Lexa allora… >> disse divertita Clarke.

<< Ha avuto dei problemi con dei bulli…volevo, anche, controllare la situazione >> confidò il vero motivo.
Clarke sapeva che dietro quella facciata, l’amica era una persona sensibile e legatissima alla sua sorellina.

<< Posso andare io se vuoi >> propose Clarke.

<< Davvero? Non ti rompe? >> chiese Anya.

<< No, non ho nulla da fare…ho già completato le mie ore di volo >> disse sogghignando.

<< Ah…prendi pure per il culo Griffin! Ne riparleremo quando ti servirà una copertura per le tue fughe notturne! >> disse allontanandosi e gridando:

<< Grazie per il favore Clarky! >>

Clarke rise. La sua amica era incorreggibile.










Le lezioni finirono, Lexa e Octavia stavano andando verso i parcheggi quando una ragazza mora, con gli occhi castani si avvicinò a loro.

<< Ciao! Lexa giusto? >> chiese Costia.

<< Si.. >> disse Lexa sorpresa.

<< Sono Costia White, facciamo biologia insieme… >> disse presentandosi.

<< Si lo so... >> disse Lexa, non capendo cosa volesse la ragazza.

<< Sai mi sono appena traferita e volevo dare una festa per conoscere un po’ di persone…vi andrebbe di venire? Venerdì sera... >> disse Costia.

Lexa guardò Octavia, incerta.

<< Certo che ci va! A che ora? >> chiese Octavia, già eccitata per la festa.

<< Se mi date il vostro numero vi mando orario e indirizzo >> disse guardando solamente Lexa.

Dopo aver scambiato i numeri, le ragazze uscirono insieme verso i parcheggi.

<< Quindi ti sei trasferita da poco? >> chiese Octavia, iniziando ad indagare sulla ragazza nuova.

<< Si…io e mia madre volevamo stare vicino a mio fratello, quindi ci siamo trasferite alla fine dell’estate >> rispose Costia.

Mentre camminavano, notarono che molti studenti fissavano l’entrata della scuola e parlavano tra di loro.
<< Ma che hanno tutti? >> chiese Octavia, guardando nella stessa direzione.

Lexa si fermò all’improvviso.
All’entrata della scuola, c’era Clarke.
Stava aspettando con le braccia conserte, appoggiata alla sua moto, una Naked Yamaha MT-125 ABS nera.
Jeans attillati che le fasciavano perfettamente le gambe, canottiera bianca, giubbotto in pelle nera e occhiali da sole.
A Lexa mancò, letteralmente, il respiro.

<< Ma quella è Clarke Griffin?! >> esclamò Octavia, a bocca aperta.

Lexa vide che Clarke si accorse di lei, sorrise, si tolse gli occhiali rivelando quei bellissimi occhi blu e camminò verso di loro.
Udì i commenti degli altri studenti.
“ Ma quella è Clarke Griffin! ”
“ Oddio quanto è sexy “
 “ Hai visto che moto? È sicuramente una tosta “
“ Oggi ha salvato un pilota “
“ Mi farei volentieri un giro con lei “

<< Oddio sta venendo qui! >> disse Octavia, eccitata.

Appena Clarke fu davanti a loro, sorrise a Lexa.

<< Ciao Lexa! Passavo di qui e ho pensato di darti un passaggio a casa…andiamo? >> chiese sempre sorridendole.

Lexa la guardava senza dire una parola. Octavia le diede un colpo.
<< Ah…si certo >> disse arrossendo.

Clarke sorrise e le prese la borse dalla spalla.

<< Lascia faccio io >>

<< G-Grazie >> si voltò e presentò le compagne, specialmente Octavia che non vedeva l’ora.

<< Queste sono Octavia e Costia >> disse imbarazzata.

<< Ragazze Clarke Griffin >>

<< È un vero piacere ragazze >> disse sorridendo cordialmente.

<< I-Il piacere è tutto nostro! Oggi sei stata fantastica, cioè lo sei sempre, però quello che hai fatto è stato incredibile >> partì in quarta Octavia.

Clarke rise dall’entusiasmo della ragazza.
<< Grazie, ma ho fatto solo il mio dovere…nulla di fantastico >> minimizzò, Clarke.

<< Anche io voglio diventare una Skaikru >> disse entusiasta Octavia.

Clarke sorrise.
<< Se ti impegnerai sul serio, riuscirai a fare qualunque cosa….>>

Lexa vide che Octavia stava tirando fuori il telefono quindi velocemente disse:

<< Andiamo o si farà tardi…ciao Octavia….Costia >> salutò.

<< Ciao ragazze, è stato un piacere >> salutò Clarke.

<< Ciao >> risposero le ragazze.

Clarke e Lexa andarono alla moto. La ragazza era consapevole che tutta la scuola le stava fissando, o meglio, fissavano Clarke. Notò Murphy e gli altri guardarle. E la bionda notò loro.

<< Pronta Lexa? >> disse Clarke, dopo aver messo via lo zaino.

<< S-si >> disse imbarazzata la bruna.

<< Salita su una moto prima? >> chiese Clarke.

<< No… >>

<< Tranquilla, non è nulla di che. Devi solo tenerti stretta a me ok? >> chiese Clarke, sempre sorridente.

Solamente eh? Pensò Lexa, imbarazzata, il solo pensiero di tenersi stretta alla bionda la faceva impazzire.
Prima che potesse rispondere, Clarke le mise sulla testa, un piccolo casco.

<< Prima metti questo ok? >>

Dopo averlo allacciato, Lexa si posizionò dietro.

<< Lexa se non vuoi cadere ti consiglio di aggrapparti forte >> l’avvertì Clarke.

Così Lexa cinse forte i fianchi della bionda. Lexa poteva sentire gli addominali scolpiti di Clarke attraverso la maglia.
Il cuore le batteva all’impazzata. La testa appoggiata sulla spalla della bionda.
Clarke sorrise. Si rimise gli occhiali da sole e partì.
Durante il viaggio, Lexa aprì gli occhi e rimase senza fiato. Il vento le scorreva sul viso e i boccoli dorati di Clarke danzavano, scompigliati.
 Era semplicemente bellissima. Così, coraggiosa e senza limiti. Le dava la sensazione di pura libertà.
Strinse ancora la presa, e la bionda sorrise, aumentando la velocità.

Arrivate a casa di Lexa, Clarke disse:

<< Eccoci, sai ti ho detto una piccola bugia in realtà >>

Lexa la guardò stupita, non capendo.
<< Non passavo di lì per caso…tua sorella voleva venire a prenderti ma non ha più potuto, sai voleva farti il terzo grado sul tuo primo ultimo giorno di scuola >> disse sorridendo.

<< Oh… >> disse stupita Lexa.

<< Già…quindi mi sono offerta volontaria, non per il terzo grado, ovviamente. Ma ho pensato che un giro in moto sarebbe stato divertente >> disse toccandosi il collo con la mano.

<< Non vuoi chiedermi come è andata, per poi poter fare rapporto? >> chiese Lexa, divertita dalla scena.

<< No, ma se vuoi raccontarmelo, sarò felice di ascoltare >> disse semplicemente Clarke.

Lexa adorava il modo con cui Clarke rendeva tutto semplice.

<< È andata bene…credo >> disse Lexa, non voler far sapere a Clarke dei suoi problemi con gli altri studenti.

Clarke la guardò, alzando un sopracciglio.

<< Grazie per il passaggio Clarke…il giro in moto è stato bello >> disse sinceramente Lexa.

<< Quando vuoi… >>

Lexa prese lo zaino e si avviò alla porta quando Clarke la chiamò:

<< Lexa! >>

<< Si.. >>

<< Io sono qui…per qualsiasi cosa, non sono impulsiva come Anya >> disse cercando di farle capire che se voleva raccontarle di quei bulli, non avrebbe reagito come la sorella, peggiorando le cose.

Lexa arrossì. Voleva dirle che era stata grandiosa oggi, che il giro in moto l’aveva fatta sentire bene, le aveva fatto dimenticare la pesantezza della scuola…. e che era bellissima. Ma non riuscì a dire nulla, di tutto questo.

<< Grazie Clarke >> e scappò dentro casa.

Clarke rimase un po’ a fissare il portone e poi partì.




Indrà vide la figlia entrare trafelata a casa, e salire di corsa in camera sua.

<< Ma che diavolo… >> disse.


Lexa si fiondò alla finestra vedendo Clarke ripartire. Il respiro affannoso per la corsa. Dopo che la bionda scomparve dalla sua vista, sospirò, portando le mani al cuore, impazzito.
Aveva abbracciato Clarke, aveva sentito il profumo dolce dei suoi capelli. Si era inebriata dei suoi sorrisi, della sua costante luce.
Aveva notato il modo con cui si accarezzò il collo, quasi incerta.
Quel giorno, era stato il primo giorno di scuola più bello di tutti. Grazie a Clarke.
Prese il suo diario e scrisse:

Primo ultimo giorno di scuola: Giro in moto con Clarke.




Lexa, non sapeva che, un giorno, si sarebbe pentita di non aver detto quelle parole a Clarke.




















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! A Lexa piace proprio Clarke eh??? Come biasimarla!
Nel prossimo capitolo ritorneremo al presente e ad una cena davvero particolare...
Grazie mille a tutti quelli che spendono un minuto del loro tempo per leggere questa storia...e, ovviamente, ai meravigliosi commenti che mi scrivete! Vi adoro tutti!
Grazie e spero alla prossima!!

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Capitolo 6
*** Rimpatriata ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.





  Rimpatriata.




Presente

La sera della cena era arrivata. Lexa e Costia erano appena arrivate davanti alla porta di Lincoln e Octavia. Tra loro ancora aleggiava un aria fredda. Costia non era molto entusiasta di stare con gli amici di Lexa, specialmente con Octavia.
Il cugino di Lexa, Lincoln, un uomo alto, con le spalle larghe e muscolose, le accolse con il suo, solito, dolce sorriso.

<< Ehi ragazze! Ben arrivate >> disse facendole accomodare dentro.

<< Ciao a te cugino >> salutò Lexa.

<< Ciao >> disse  sorridendo, Costia.

<< La tua mogliettina mi ha detto di portare qualcosa di forte così….ecco qua >> disse facendo vedere la bottiglia che aveva portato.
<< Ne sarà sicuramente lieta, venite gli altri sono già arrivati >> disse Lincoln accompagnandole in salotto.

Lì, c’erano Jasper, Monty e Harper che stavano conversando amabilmente sul divano, Raven e Finn che parlavano dall’altra parte della sala, con un aperitivo in mano.
Dalla cucina uscirono Octavia e Bellamy, suo fratello maggiore. Aveva fatto le superiori con sua sorella e Clarke. Ora lavorare per Abby, all’ospedale.

<< Ehi siete arrivate finalmente! >> disse Octavia, posando una teglia sul tavolo apparecchiato.

<< Ho portato quello che mi hai chiesto >> le disse Lexa, dandole la bottiglia.

<< Grandioso >> disse l’amica compiaciuta.







Tutti erano a tavola, mangiando le prelibatezze preparate dai fratelli Blake. L’atmosfera era allegra e leggera, ma venne rovinata da una domanda:

<< Allora coppietta felice….a quando le nozze? >> chiese Finn,
Lexa si gelò e Costia la guardò, un attimo, prima di rispondere.

<< Dopo che Lexa tornerà da oltre il confine >> disse fredda.

Tutti smisero di mangiare. I loro occhi puntati su Lexa.

Raven diede una gomitata a Finn, come per dire “ bel lavoro “ , Monty e Harper la guardavano preoccupati. Ma lo sguardo di Lexa andò subito a cercare la sua migliore amica.
Octavia aveva gli occhi spalancati e la faccia incredula e ferita.

<< O io… >> cercò di dire Lexa.

<< Vuoi andare lassù? >> chiese con un filo di voce.

<< Lexa è pericoloso >> disse Monty.

<< Ne sono consapevole… >> rispose la bruna.

<< Perché? >> chiese Octavia, per Lexa era più un “ perché non mi hai detto niente? “.

<< Non ero sicura che mi avrebbero accettato nella squadra >> disse Lexa.

<< Quando partirai? >> chiese Lincoln.

<< Fra quattro giorni >> rispose Lexa.

<< Beh, cavolo sei una tosta Lexa >> disse Jasper, facendoli il brindisi.

<< Tosta? Dì pure incosciente >> disse Costia, contrariata.

<< Beh, io penso sia una cosa coraggiosa e ammirevole….vuole essere utile >> disse Raven, fissando Costia negli occhi.

<< Si, sappiamo benissimo, che fine fanno quelli coraggiosi >> disse Costia, stupendo tutti.

Lexa si girò a guardarla sorpresa e arrabbiata da quelle parole. Tutti rimasero zitti. Tranne Octavia.

<< Cosa vorresti dire con questo, scusa? >> disse arrabbiata.

<< Io…volevo solo dire che non c’è nulla di coraggioso nell’andare a farsi ammazzare >> disse sinceramente.

<< Come osi?! >> disse la padrona di casa,  alzandosi in piedi.

<< Non saresti qui se non fosse per loro! >> continuò, furiosa.

<< Ho solo dett… >> provò a ribattere, ma Bellamy la fulminò con lo sguardo e le disse:

<< Non insultare i caduti Costia….specialmente quelli che hanno dato la vita per noi >>

Tutti a quelle parole rimasero zitti.
Costia si alzò e se ne andò. Lexa la seguì.

<< Costia… >> disse prendendola per un braccio.

<< Lasciami! Non intendevo offendere nessuno…mio fratello è stato lassù per molto tempo…so che cosa ha fatto per noi… >> disse con lo sguardo basso.

<< Ho solo paura che farai qualcosa che ti allontanerà da me >> disse andandosene.




Lexa rimase a guardare la porta.

<< Scusa…ma non potevo trattenermi >> disse alle sue spalle, Octavia.

Lexa si voltò.

<< Non è colpa tua…dovevo dirtelo, ma so che avresti cercato di fermarmi >> disse all’amica.

<< Si, hai dannatamente ragione >> sorrise.

<< Perché adesso Lexa? >> chiese alla bruna.

Lexa la guardò negli occhi.

<< Perché sono pronta >> rispose.









Roan scese dalla macchina e andò verso il prato verde. Camminò per un po’ e poi la vide. Si avvicinò e rimase in piedi a fissarla.

<< Vuoi dormire qui? >> le chiese.

Anya era sdraiata sull’erba, appoggiata con la schiena sulla lastra di marmo con sopra incisi i nomi dei caduti, era ubriaca. Aveva ancora la bottiglia, praticamente vuota,  in mano.

<< Perché no? Ho dormito in posti peggiori lo sai… >>  rispose con una risatina.

<< Sono passato a casa tua e non c’eri.. >> disse lui.

<< Ah si…niente sesso stanotte >> disse lei sempre ridendo.

Il Generale alzò gli occhi al cielo e si sedette affianco a lei.

<< Posso averne un po’ ? >> chiese porgendo la mano.

<< Certo…prego  >> disse la ragazza porgendogli la bottiglia.

Lui ne bevette un sorso e gliel’ha rese.

<< Non pensi sia ironico? Noi due qui, insieme >> disse lei.

<< Non è ironico… >>

<< Sai cosa è davvero, davvero ironico? >> chiese lei.

<< Ho rovinato la mia carriera, i miei rapporti con gli amici e la famiglia, ho mandato all’ospedale la mia ragazza e ho ucciso la mia migliore amica… >> disse ridendo.

<< E fatto sesso con me >> disse lui.

Anya incominciò a ridere, ma la risata si trasformò in pianto.

<< Le ho deluse… >> disse singhiozzando.

Lui la guardò, triste.

<< Non le hai deluse >>

<< Ah no? Se Clarke mi vedesse adesso….si vergognerebbe di me >> disse lei.

<< Ti darebbe due calci nel sedere…se vuoi posso farlo io >> disse lui, cercando di sdrammatizzare.

Anya sorrise, posando la testa sulla lastra.

<< Tu eri lì, hai visto…se non sarebbe tornata a prendermi…se non l’avesse fatto… >> incominciò.

<< Non sarebbe cambiato nulla….la bionda l’avrebbe fatto ugualmente…lei aveva qualcuno da proteggere >> disse lui, fissando la ragazza al suo fianco.

<< Mia sorella vuole imitarla sai? >> disse all’improvviso.

<< Si ne sono a conoscenza >> rispose lui.

Lei lo fissò.

<< Proteggila >> chiese.

Lui si stupì, stava avendo un déjà-vu.

<< Farò ciò che posso per tenerla al sicuro sul campo…. >> promise.

<< Grazie >> disse lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.

<< Qualsiasi cosa per te… Anya >> disse lui, teneramente.

Anya si addormentò così.

<< Le proteggerò per te….è una promessa bionda >> sussurrò guardando in alto.

 







Lexa stava cercando di chiamare Costia, ma quest’ultima aveva il telefono staccato.

<< Maledizione Costia >> sussurrò, arrendendosi.

<< Dalle un po’ di tempo, è dura da digerire >> le disse Octavia.

<< Lo so, ma quello che ha detto >> disse ancora arrabbiata.

<< È solo preoccupata per te Lexa, tutti noi lo siamo >> disse Monty.

Avevano finito di cenare e ora stavano parlando, bevendo qualcosa.

<< Scommetto che anche Anya non è molto contenta >> disse Lincoln, attirando l’attenzione di Raven, sentendo nominare la sua ex.

<< Lei è quella che ha reagito peggio >> disse Lexa.

<< Beh…per quelli che tornano non è mai facile, lo sai. Specialmente se hanno perso un compagno >> disse Octavia, ricordando l’ultima volta che aveva visto Anya.

<< Quel giorno parlai con Clarke al telefono >> disse, all’improvviso, Bellamy, quasi fosse una confessione.

Tutti si girarono a guardarlo.

<< Le avevo chiesto se dopo l’esercitazione veniva a prendere un caffè con me.… >> disse ricordandosi quel momento, sorrise.

<< Mi disse che aveva già un impegno…dal tono della sua voce, doveva essere qualcosa di importante, perché….non l’avevo mai sentita così entusiasta e felice prima >> spiegò.

Quelle parole, scatenarono in Lexa, un dolore talmente grande, che strinse fortissimo il suo bicchiere, scostando lo sguardo su Bellamy.

<< Non ha mai frequentato nessuno…non credo ne avesse il tempo >> disse Octavia.

<< Io dico che ci dava dentro >> disse Jasper

<< Jasper! >> rimproverò Monty.

<< Che c’è? Era un complimento…sexy com’era >> disse sorridendo.

<< Basta! >> urlò Lexa, all’improvviso.

<< Smettetela di parlare di lei >> ordinò, e gli altri videro il comandante e non la loro amica di tanto tempo fa.






Lexa andò fuori a prendere una boccata d’aria.

<< Sai che, per una che vuole tenerlo nascosto, stai davvero facendo un pessimo lavoro >> disse Raven.

Lexa si voltò, e vide la latina avvicinarsi.

<< Odio quando parlano di lei così… >> disse fustata.

<< Così…facendole apprezzamenti? >> chiese, curiosa, la latina.

<< Così come se la conoscessero >> rispose Lexa.

Raven la fissò, per un attimo.

<< Clarke è un eroe Lexa…parleranno sempre di lei >> disse cercando di calmarla.

Lexa rimase zitta, incominciò a guardare il panorama.

<< Bellamy aveva ragione…era molto contenta >> le disse Raven, ricordandosi il sorriso della bionda.

Lexa si voltò, il suo viso era una maschera di dolore.

<< Il dolore fa parte di noi Lexa, credimi…io lo so…ma non farti imprigionare, lei non voleva questo, voleva che vivessi una vita piena e felice…è per questo che l’ha fatto >> le disse accarezzandole la testa.

Lexa non riuscì a dire una parola, si schiarì la gola e disse:

<< Parlami di Finn… >>

Raven si scostò, sorridendo amaramente.

<< Lui….mi sta vicino  >> disse, sollevando le spalle.

<< Lo ami? >> chiese Lexa.

<< Amo alcune cose di lui >> le rispose.

<< Ma non è… >> disse non continuando.

<< Non è come con Anya >> continuò Lexa.

<< Già…e con Costia non è come con Clarke giusto? >> chiese Raven sorridendole.

Lexa sorrise.

<< Nessuno è come Clarke >>










Lexa tornò nel suo appartamento. Vide un biglietto sul tavolo della cucina. Era di Costia, andava a dormire dalla madre.
“  Grandioso “ pensò Lexa, mentre andava a cambiarsi in camera da letto.
Dopo essersi messa una maglietta larga e degli shorts, si tolse le lenti a contatto e si mise gli occhiali.
Andò nel suo studio, prese il suo vecchio telefono e lo accese.
Trovò subito quei messaggi:

Ehi,
credo che dobbiamo parlare…
ti andrebbe un gelato da Creamy alle sei?
Lexa, quello che è successo….non è stato solo un momento…
Io faccio sul serio.
Spero che accetterai…

Quello successivo:

Perfetto!!
A più tardi allora!
;)

Clarke non si presentò mai a quell’appuntamento.
Lexa ripensò alle parole di Bellamy. Come aveva potuto, il destino, essere così crudele?


















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo! Abbiamo visto come hanno reagito gli amici di Lexa alla notizia della sua imminente partenza. Il rapporto che lega Anya a Roan è molto più complicato di quello che può sembrare...lui sembra provare qualcosa per lei, ma la nostra Anya riuscirà a dimenticare Raven? Cosa sarà successo tra Lexa e Clarke??? Nel prossimo capitolo ritorneremo al Passato!
Grazie a tutti quelli che leggono la storia e quelli che commentano! Fatemi sapere che ne pensate!
Spero alla prossima!

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Capitolo 7
*** Festa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.







Festa.




Passato.


Il venerdì della festa di Costia era arrivato. Octavia e Lexa si stavano preparando in camera di quest’ultima. La giovane non era molto convinta di prendervi parte, ma l’entusiasmo e l’insistenza dell’amica erano così soffocanti, che non le rimase altra scelta.
Octavia insistette affinché Lexa indossasse un vestito blu che avevano comprato insieme tempo fa. Octavia indossava pantaloni di pelle nera e una maglietta rossa che lasciava poco all’immaginazione. Lexa si guardava allo specchio e non poteva far altro che sentirsi a disagio.
Ovviamente l’amica non faceva altro che usare parole come “ schianto “ , “ bomba “ e “ sexy “ per descriverla, ma Lexa vedeva solo se stessa, l’imbranata e la secchiona con gli occhiali.

<< Ok…toglili >> disse l’amica, indicando gli occhiali della bruna.

<< No…. >> rispose Lexa, indietreggiando.

<< Mi sento persa senza >>

<< Lexa….sei uno schianto! Farai perdere la testa a tutti….devi solo togliere quelli! Non rovinare il mio capolavoro, ti prego >> implorò l’amica.

<< O…non sto dicendo per dire…non ci vedo senza! >> insistette.

Octavia rise e dalla borsa tirò fuori una scatolina.

<< Ti ho preso le lenti! Su vai! Non hai scuse ora! >> le mise la scatole tra le mani e la spinse in bagno.

Lexa, in quel momento, si pentì di essere amica di quel mostriciattolo.






Anya entrò a casa sua, seguita da Clarke. Abby lavorava fino a tardi e visto che l’indomani non avevano né lezione, né allenamento decisero di tornare a casa, Clarke vista l’assenza della madre era stata invitata a trascorrere la notte dall’amica.

<< L’hai vista la sua faccia? È rimasto come un pesce lesso >> disse Anya buttando la borsa a terra, ridendo.

<< Se l’è cercata… >>  rispose l’amica poggiando delicatamente la borsa vicino alla porta.

<< Principe un corno! Mi dà sui nervi! Poi come hanno potuto permettere ad un battaglione di Azgeda di allenarsi con noi!
Nella nostra Accademia >> continuò frustrata Anya, andando in cucina a preparare qualcosa da mangiare.

<< Da quando hanno firmato il trattato, i rapporti sono migliorati…poi la situazione oltre il confine si sta facendo sempre più delicata >> rispose Clarke, sedendosi sullo sgabello.

<< Se quella psicopatica si avvicina ancora a me dovrò dargliele di santa ragione! >> disse Anya.

<< Any….le hai dato un pugno sul naso… >> disse Clarke sospirando.

<< Mi ha chiamata culo moscio! >> disse Anya, girandosi verso l’amica scandalizzata.

La bionda rise scuotendo la testa.








Octavia e Lexa finalmente pronte,  scesero le scale ridendo e scherzando.

<< Scommetto che Costia impazzirà appena ti vedrà! È scritto in faccia che le piaci >> disse entusiasta Octavia.

<< O! Vuoi finirla! >> rispose Lexa ridendo.

<< A chi è che piaci? >> disse Anya all’improvviso, sbucando dalla cucina, spaventando le due ragazze.

Lexa si girò svelta e sbiancò vedendo la sorella e Clarke. Gli occhi di Lexa si posarono subito su quest’ultima. La bionda la stava guardando, quei occhi blu così intensi e penetranti le leggevano l’anima. Mentre la sorella, aspettava, guardandola con un ghigno divertito, la bionda era seria e continuando a fissarla.

<< Anya ciao! E Clarke….Griffin >> disse Octavia rimanendo a fissare la bionda.

Lexa osservò Clarke distogliere lo sguardo e bere un bicchiere d’acqua.

<< Non sapevo che saresti tornata oggi… >> disse Lexa alla sorella.

<< Mmm…no sorellina, non cercare di sviare la mia domanda! Allora a chi è che piaci, esattamente? >> chiese fissandola insistentemente, con le braccia conserte.

<< Si chiama Costia e si è traferita da poco nella nostra scuola >>  rispose Octavia.

<< O! >> la riproverò l’amica.

L’altra la guardò e alzò le spalle in segno di scuse.

<< Mmm…..la ragazza nuova eh…brava la mia sorellina! >> disse Anya,  prendendola in giro.

<< Piantala! Non è così….è solo l’immaginazione di Octavia >> disse guardando malissimo l’amica.

<< Beh…vestita così non credo che sarà solo un immaginazione >> disse Anya squadrandola da capo a piedi.

Lexa a quelle parole arrossì.
Anya ghignò:

<< Dove andate esattamente? >>

<< Costia da una festa a casa sua, per conoscere un po’di gente….non faremo tardi >> disse Octavia.

<< Mamma e papà li hai avvisati? >> chiese seria,  la sorella.

<< Certo >> rispose Lexa, alzando gli occhi al cielo.

<< Avanti Any…lasciale andare >> disse Clarke, mettendosi affianco all’amica.

<< Passate una bella serata ragazze >> continuò sorridendo.

<< Potresti venire anche t- >> Octavia non fece in tempo a finire la frase che l’amica la trascinò verso la porta.

<< Ok O, andiamo o si farà tardi >>

<< Lexa niente alcol, droghe e sesso nei ripostigli va bene? >> le urlò la sorella.

<< Che razza di avvertimento sarebbe >> disse ridendo Octavia, prima di uscire.

Lexa si stava infilando il cappotto quando la voce di Clarke la chiamò:

<< Lexa….dove abita la tua amica? >> chiese gentilmente.

<< Ho lasciato tutto sopra il frigo….dille di non dare di matto, non farò tardi >> spiegò sapendo  com’era fatta la sorella.

Clarke sorrise e poi disse:

<< Il vestito è davvero bello….ti sta molto bene >>

Lexa rimase immobile la guardò negli occhi. Clarke aveva lo stesso sguardo di poco prima, profondo e serio. Arrossì.

<< G-grazie Clarke >> disse non sapendo che fare, poi sentì l’amica fuori chiamarla e fece il gesto di dover andare.

<< Si vai pure….state attente >> disse ritornando in cucina.

Lexa sospirò, parlare con Clarke diventava ogni giorno più complicato, ma ripensò al suo complimento e sorrise.





Tornata in cucina Clarke osservò l’amica al telefono davanti al frigo.

<< Che stai facendo? >> chiese curiosa.

<< Guardo dove abita quella ragazza….sai, non si sa mai >> disse alzando le spalle.

Clarke rise e scosse la testa.







Arrivate dove abitava Costia le due guardarono il grande palazzo davanti a loro.

<< Ok….sono sorpresa >> disse Octavia.

Le due arrivarono in un grandissimo appartamento all’ultimo piano, Costia aprì la porta e appena vide Lexa sorrise.

<< Lexa, Octavia eccovi finalmente! >> disse la ragazza, la casa ormai gremita di ragazzi e ragazze.

<< Ehi….questo posto è favoloso! >> disse Octavia,  entusiasta.

<< Grazie! >> ringraziò, subito lo sguardo si spostò su Lexa, che si era tolto il cappotto.

<< Lexa….sei bellissima! Quel vestito ti sta benissimo! >> si complimentò.

<< G-grazie >> disse portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata.

Lexa non poté non notare la differenza che avevano scaturito quelle parole, da quelle pronunciate un attimo prima da Clarke.

<< Venite la festa è appena incominciata! >> disse prendendo Lexa per mano e portandola dove c’erano un mucchio di persone.



La musica era forte e i ragazzi ballavano e bevevano. Per un po’ Lexa e Octavia ballarono insieme e si divertirono un mondo a prendere in giro alcuni invitati.
Andarono in cucina a prendere qualcosa da bere e incontrarono Costia che parlava con alcune ragazze.

<< Ehi Lexa! Ti stai divertendo? >> chiese la ragazza, avvicinandosi appena la vide.

<< Si…grazie >> disse un po’incerta.

<< Mi fa piacere…mi hanno detto che non sei un tipo a cui piacciono le feste, avevo paura che non saresti venuta >> disse avvicinandosi ancora a lei.

Lexa si sentiva un po’ a disagio in compagnia di Costia. La ragazza era indubbiamente molto bella e simpatica. Ma lei non era abituata a certe cose.

<< Si beh…..con Octavia è un po’ difficile >> disse.

L’altra rise.
Lexa si voltò, cercando Octavia, la vide andare a ballare con un ragazzo, non sembrava della loro scuola.

<< É un amico di mio fratello...tranquilla non le capiterà nulla >> disse Costia.

Lexa annuì, ma qualcosa di quel ragazzo non le piaceva affatto.
Dopo aver parlato con Costia,  Lexa notò che Octavia aveva esagerato col bere. Quindi, nonostante le proteste del ragazzo, la trascinò via dalla pista da ballo e la portò in bagno.
Octavia non si sentiva affatto bene.

<< Coraggio O…. >> disse sorreggendola.

<< Sai vedo un sacco di farfalle blu che ti girano intorno…ma non ti fa male la testa? >> chiese ubriaca.

<< Certo…su ora cerchiamo di sederci un attimo ok? >>

<< Non voglio sedermi….voglio ballare! >> disse con decisione.

<< No no no…niente più balli per oggi >> disse Lexa,  cercando il cellullare nella borsa.

Dopo averlo trovato chiamò la sorella.

<< Anya…no..non è successo nulla! O ha esagerato un po’…non è che verresti a prenderci? Ok grazie >> disse e chiuse la chiamata.

Mentre aspettava la sorella il ragazzo che stava ballando con Octavia comparì davanti a lei:

<< Ehi che fai mi porti via la tua amica? >> disse, un po’ alticcio.

<< Non si sente bene >> disse fredda Lexa.

<< Che mi dici di te? Ti va di ballare dolcezza? >> disse prendendole il polso.

Prima che Lexa potesse dire qualcosa una voce che conosceva bene disse:

<< No non le va >>

Clarke allontanò il braccio del ragazzo che afferrava Lexa.
Subito dopo un'altra voce disse:

<< Ehi, metti subito via quelle zampe da mia sorella >> Anya come una furia intervenne, mettendosi davanti alle due ragazze.

All’improvviso qualcuno disse:

<< Ma guarda guarda! Woods qui nella mia dimora >> Roan spuntò dalla folla, seguito da alcuni suoi compagni.

<< È casa tua? >> disse sbalordita Anya, notando Echo affianco al ragazzo.

<< Oh…abbiamo anche la famosa Principessa…a cosa devo l’onore? >> chiese sorridendo.

<< Siamo venute a prendere mia sorella…tranquillo ora andiamo >> disse con astio Anya.

Roan guardò Lexa, con uno sguardo compiaciuto.

<< Tua sorella eh… >> disse.

Clarke si mise, immediatamente, davanti a Lexa e, a quel gesto,  Roan alzò un sopracciglio,  incuriosito.

<< Non vogliamo guai Roan….e credimi…neanche tu ne vuoi >> disse seria.

Roan si avvicinò alla bionda, erano faccia a faccia.

<< Credimi bionda….io vivo per i guai >> disse sorridendole.

<< Il tuo amico chiederà scusa alle ragazze e dopo ce ne andremo >> disse Clarke.

Raon rise.
Poi si girò verso Echo, si scambiarono un occhiata e disse:

<< Ok…ad una condizione però…..battimi e avrete le vostre scuse >> disse ghignando.

<< Batterti a cosa idiota? Ti ha già battuto oggi….se non ricordo male >> disse sorridendo Anya.

<< Accetta e la cosa si chiude qui….a meno che…non hai paura >> disse Roan guardando Clarke, con sfida.

<< Accetto >> disse Calrke.



Lexa guardava Clarke preoccupata.

<< Seguimi sul tetto >> disse Roan.

Mentre salivano le scale Anya disse a Lexa:

<< Perché sei andata in una cavolo di festa degli Azgeda?! >>

<< Non lo sapevo che White stava per quel White >> disse Lexa, Costia era la sorellina di Roan.

Un battaglione di Azgeda si era unito agli Skaikru in Accademia. Roan era tra quelli, il ragazzo aveva la stessa fama di Clarke, veniva chiamato il Principe. Tutti e due erano i più promettenti allievi, bravissimi e coraggiosi. Ovviamente, in competizione. Ma quello che aggravava la situazione,  era che Azgeda aveva ucciso il padre di Clarke….e Clarke odiava gli Azgeda.



Saliti sul tetto, nel bordo c’era una struttura in metallo, dove vi erano attaccate delle funi.

<< Il gioco è semplice: ci buttiamo con la corda, il primo che tocca  terra perde >> spiegò Raon.

<< Ma che diavolo di regola è? >> chiese Anya.

<< Agli Azgeda insegnano a controllare le nano macchine fin da quando iniziamo l’addestramento….senza armatura,  ovviamente >> sorrise.

<< Nessuno riesce a farlo per tanto tempo >> disse Anya.

<< Vedremo chi sarà il migliore >> disse Roan, con tono di sfida.

<< Vedremo >> disse Clarke, iniziando a togliersi il giubbotto in pelle.

Anya le andò vicino.

<< Non gli è bastata la batosta di questa mattina >>

Clarke non disse nulla, si raggomitolò le maniche della maglietta fino ai gomiti.
Lexa era preoccupata, Clarke doveva saltare dal tetto, solamente legata ad una corda.

<< Clarke… >> disse spaventata.

Clarke si girò e i loro occhi si incatenarono. La bionda le sorrise, sicura.

<< Non preoccuparti >>

I due si allacciarono l’imbracatura.

<< Sarà divertente >> disse il ragazzo, Roan era un ragazzo con le spalle larghe, muscoloso, i capelli lunghi fino alle spalle, semi raccolti.

Gli occhi celesti. In confronto a Clarke la sua prestanza fisica metteva molta più paura.
Salirono sul bordo del tetto. Il vento gli scompigliava i capelli. I ragazzi intorno li guardavano, incitando il loro idolo.

<< Al mio tre….uno,due.. >> disse Echo.

Clarke si voltò, guardò Lexa che era in pensiero, e le fece l’occhiolino.

<< …tre! >> finì Echo.

I due caddero nello stesso momento, tra le urla degli spettatori, che si sporsero subito per vedere la caduta.
Anche Lexa e Anya si sporsero.
La picchiata era velocissima. Tutti e due in posizione di caduta, braccia lungo i fianchi per aumentare la velocità.  

<< Avanti Griffin!!! >> urlò Anya.

Il cuore di Lexa  batteva all’impazzata. Aveva paura che Clarke si potesse fare del male.





I due erano ancora fianco a fianco. Più si avvicinava il terreno più Roan guardava Clarke, per capire se stesse per cedere, ma lo sguardo della bionda era fisso in basso, decisa.
L’altezza diminuì velocemente e Roan cercò di attivare le nano macchine, ma senza grande successo, allora tirò la leva dietro l’imbracatura per tirarsi su.

<< Cavolo >> disse, guardando scioccato la bionda continuare la discesa.

<< Ma che sta facendo?? >> disse Lexa preoccupatissima.

<< Avanti Clarky >> disse Anya.

Arrivata quasi a terra, Clarke chiuse gli occhi, strinse i pugni e allargò di scatto le braccia. La traiettoria della caduta cambiò e la bionda virò in alto riuscendo ad atterrare senza farsi nulla.
Affannata, guardò in alto, tutti sul tetto gridarono, stupefatti.

<< Si!! Vai così Griffin! >> urlò Anya.

<< Porca….ma ho visto bene? >> disse Otavia, toccandosi la testa.

Mentre tutti esultavano per la vittoria di Clarke, Lexa continuava a guardare in basso, sorridendo.




Raon arrivato piano a terra si tolse l’imbracatura e andò verso la bionda:

<< Cavolo Principessa…tu sei tutta matta >>

Clarke si tolse l’imbracatura e con passo svelto andò verso Roan, che la guardò stupito,  lo prese per il colletto e con fare minaccioso gli disse:

<< Se solo provi a guardarla in quel modo, un'altra volta…..o anche a toccarla….ti distruggo >> e con forza lo scaraventò a terra.

<< Vale anche per i tuoi compagni >> finì e si girò per andarsene.

Roan la osservò andarsene e sorrise.






Tornati dentro l’appartamento, alcuni ragazzi si complimentarono con Clarke.
Roan andò dal suo amico e gli ordinò:

<< Porgi le tue  scuse alle ragazze >>

<< Che? Sei serio? >> disse lui, stupito.

Roan lo preso per il braccio e strattonandolo verso di lui gli disse:

<< Subito >>





Anya andò subito da Clarke dandole il cinque:

<< Sei tostissima Griffin >>

Clarke le sorrise e poi guardò subito Lexa.

<< Sei stata grandiosa Clarke >> le disse Octavia, entusiasta, aveva un po’ ritrovato la lucidità.

<< Grazie >> rispose la bionda sempre guardando Lexa.

La ragazza le si avvicinò e piano le chiese:

<< Stai bene? >>

Clarke sorrise.

<< Si Lexa…sto bene >>

Lexa la guardò negli occhi, per accertarsi che stesse dicendo sul serio, quando l’amico di Roan si fece avanti.

<< Mi dispiace per prima >> disse guardando Lexa.

Clarke fissò Roan, che gli fece un cenno col capo. La bionda ricambiò e con Anya e le ragazze decisero di tornare a casa, erano quasi alla porta quando Costia chiamò Lexa.
Anya accompagnò Octavia di sotto, Clarke, invece aspettò Lexa.

<< Mi dispiace….io avevo paura di dirtelo…pensavo che se avessi saputo che ero un Azgeda, non avresti più voluto avere a che fare con me >> disse sinceramente dispiaciuta.

Lexa rimase stupita da quelle parole.

<< Non mi interessano certe cose….non ti preoccupare >> disse sorridendole lievemente.

Clarke osservò la scena e prima che Costia potesse aggiungere altro disse:

<< Lexa…su andiamo >>

La ragazza si voltò verso Clarke e poi ancora da Costia dicendole:

<< Devo andare ora…ci vediamo lunedì a scuola ok? >>

<< Si..certo >> rispose Costia, osservando il modo in cui la bionda guardava la ragazza.




Le ragazze ritornarono a casa Woods. Octavia si addormentò subito, appena toccato il letto. Lexa andò in bagno e si cambiò, togliendosi le lenti. In shorts e maglietta scese di sotto, cercando i suoi occhiali.
Trovò Anya e Clarke parlare nel salone.

<< Nessun male alla testa o nausea? >> chiese Anya all’amica.

Le due si erano cambiate e anche loro erano a shorts e canottiera.

<< No, penso che l’addestramento di tuo padre stia facendo effetto >> rispose Clarke.

<< Dovrò lavorare duramente anche io >> disse Anya riflettendoci.

<< Non ci credi nemmeno tu  >> disse sorridendo.

L’amica le diede un colpo alla spalla.

<< Sono un po’ in pensiero per Lexa….ora che quella Azgeda è nella sua scuola… >> disse preoccupata Anya.

Clarke rimase un attimo in silenzio e poi disse:

<<  Tua sorella non avrà problemi…sa bene di non giudicare le persone dalla loro copertina, fossi in te, non mi preoccuperei tanto >> disse cercando di rassicurare l’amica.

<< Sarà…ma non mi fido >> disse Anya, alzandosi e congedandosi per la notte.

<< Notte Clarky >>

<< Notte… >> rispose la bionda rimanendo in salone.
Andò a sedersi nel divano e si toccò la fronte.
Lexa aveva origliato tutta la conversazione. Appena vide Clarke tenersi la testa andò verso di lei.
Clarke si accorse della sua presenza e sollevò lo sguardo verso di lei.

<< Ehi…che ci fai ancora in piedi? >> chiese, facendole un lieve sorriso.

<< Ti fa male la testa? >> chiese la bruna.

<< Sai non dovresti origliare, non è carino >> disse la bionda sorridendo.

Lexa si sedette affianco a lei.

<< Perché le hai mentito? >> chiese curiosa.

Clarke la guardò sorpresa.

<< Non volevo che si preoccupasse >> rispose Clarke.

Lexa la fissò, sapeva bene che Clarke metteva al primo posto tutti prima di se stessa.

<< Posso farti una domanda? >> le chiese, all’improvviso,  la bruna.

Clarke fece un cenno col capo.

<< Perché hai accettato quella sfida? >>

Clarke la guardò per un attimo e rispose:

<< Perché così hanno capito che non ti devono creare problemi >>

Lexa si stupì.

<< A te e a alla tua amica >> continuò.

Il cuore di Lexa incominciò a battere forte. Aveva paura che la bionda potesse sentirlo.

<< Non hai paura? >> chiese Lexa.

Clarke si avvicinò piano a lei e sussurrò.

<< Sempre >>

Lexa pensava di impazzire, sentiva il profumo dolce di Clarke. Era così vicino.

Si alzò di scatto,  agitata.

<< Ahm….non riesco a trovare i miei occhiali >> disse velocemente, dandosi mentalmente della stupida.

Clarke sorrise, mentre osservava la giovane cercare freneticamente gli occhiali.

<< Lexa >> chiamò.

La ragazza si girò di scatto e si ritrovò la bionda, in piedi, di fronte a lei.
Lexa la guardò un attimo negli occhi, poi abbassò lo sguardo imbarazzata.
Clarke le sollevò leggermente il mento con le dita.
Il cuore di Lexa esplose, le gambe le tremavano ed era quasi sicura che sarebbe svenuta.
All’improvviso, Clarke le mise delicatamente gli occhiali.
Lexa sorpresa la guardò negli occhi, ora vedeva chiaramente quelle pozze blu, le stesse che aveva visto quando era scesa dalle scale prima della festa.

<< Ecco…ora sei veramente tu >> disse dolcemente Clarke, sorridendole.

Lexa continuava a guardarla.

La bionda prese una ciocca di capelli e la portò dietro l’orecchio della bruna.

<< Buona notte Lexa >> le disse Clake e se ne andò a dormire.

Lasciando Lexa lì,  in piedi,  sbigottita e col cuore che sembrava uscirle dal petto.

<< Buona notte… >> disse stordita.











Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo!! Si avvicina il giorno della partenza per la nostra Lexa!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie a tutti!! Anche per le bellissime recensioni che mi lasciate! Vi adoro!
Grazie a tutti!
Spero alla prossima!

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Capitolo 8
*** Preparativi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Preparativi.



Presente.


Il Maggiore Brice camminava davanti ai soldati, schierati sull’attenti, guardando ognuno di loro negli occhi.

<< Vi siete presentati nel mio ufficio, tutti voi, chiedendomi di accettarvi per questa missione. Avete avuto il coraggio di stare qui, di fronte a me! Branco di stupidi! Ma siete il mio branco di stupidi! Coraggiosi! Voi siete il meglio che potevo sperare! Domani partiremo per la missione, non sarà facile, forse qualcuno di voi non tornerà…ma voglio assicurarvi, che prenderemo a calci nel sedere ogni pezzo di ferraglia che vedremo! >> disse ad alta voce.

<< Siete tutti con me?! >> chiese urlando.

<< Si Signore!! >> urlarono tutti.

<< Allora volate alto, colpite duro e cadete sempre in piedi!! >> disse.

<< SI SIGNORE!! >>







Lexa si stava dirigendo verso gli spogliatoi. Quando Raven la chiamò.

<< Allora tutto pronto per domani? >> chiese con un sorriso, camminava zoppicando affianco a Lexa, quest’ultima rallentò il passo.

<< Quasi tutto, ho ancora delle piccoli commissioni da fare >> rispose Lexa.

<< Mi sono fatta cambiare turno, quindi domani ci sarò anche io lassù con te….beh non fisicamente >> disse intendendo che alle comunicazioni ci sarebbe stata lei.

<<  Dovrò sentire la tua vocina noiosa anche lassù….bene >> disse sarcastica Lexa, sorridendo lievemente.

<< Si divertente Woods, davvero >> disse la latina, dandole un colpo alla spalla.

<< Risolto con Costia? >> chiese poi.

Lexa, sospirò.

<< No…ma voglio provarci stasera >> disse.

<< Vedrai che tutto si sistemerà….cerca anche di parlare con tua sorella ok? >> disse Raven.

<< Si, non preoccuparti >> la rassicurò Lexa.

Raven si fermò, era arrivata al centro comunicazioni.

<< Allora a domani, Comandante >> disse con un sorriso, poi l’abbracciò.

Lexa rimase un po’ sorpresa dal gesto, ma ricambiò.

<< Ti prego, non farmi ascoltare le tue ultime parole ok? >> implorò alla ragazza.

Lexa sapeva che Raven aveva udito gli ultimi momenti di molti Skaikru, era stata con loro, li aveva confortati e accompagnati, attimo dopo attimo.
Sapeva benissimo che Raven aveva udito anche quelle di Clarke, ma la latina non ne aveva mai parlato con nessuno.

<< Non succederà >> disse staccandosi da lei.







Doveva passare a fare gli ultimi acquisti prima della partenza. Quindi con Octavia si recarono al centro commerciale.
Mentre stavano girando per gli scaffali, Octavia le si avvicinò e le sussurrò:

<< Ehi Lex, guarda lì >> le indicò con il dito la figura di una donna.

Abby stava guardando alcune cose appese allo scaffale davanti a lei.
Lexa si voltò un attimo verso l’amica e le disse di aspettarla un secondo.
Si avvicinò alla donna e la chiamò, toccandole un spalla.

<< Signora Griffin >>

La donna si voltò e appena riconobbe la ragazza, sorrise.

<< Oh…ciao Lexa >> il volto della donna, notò la bruna, era cambiato tantissimo, nuove rughe le incorniciavo il viso un tempo dolce.

Gli occhi prima lucenti e vitali, ora spenti. Quel sorriso non era più come quello che ricordava.

<< Come stai cara, è da un po’ ormai, che non ti vedo >>  continuò la donna.

<< Si, ho avuto parecchio da fare questo periodo >> disse, scusandosi.

<< La vita di uno Skaikru è sempre impegnata vero? >> disse sorridendo, lievemente.

<< Si…si può dire cosi >> disse Lexa, parlare con Abby le metteva sempre una strana sensazione, forse perché le ricordava un'altra bionda.

<< Ho sentito che stai facendo carriera…tua madre dev’essere molto fiera di te >> le disse Abby, guardando in basso.

<< Si…beh…lo spero >> rispose, un po’ impacciata la ragazza.

<< Come sta Anya, è da molto che non mi viene a trovare >> chiese, con un velo di preoccupazione, dipinto sul volto.

Ora toccò a Lexa, abbassare la tesa.

<< Lei….va avanti, sta cercando di superare tutto >> disse, sapendo bene che Abby era a conoscenza dell’incidente.

Quella notte lei e Ballamy erano di turno in ospedale.

<< Si, ci stiamo provando tutti >> disse, con lo sguardo lontano.

Un uomo soprese le due, mise una mano sulla spalla di Abby:

<< Abby hai tutto? Andiamo a pagare? >> Lexa, riconobbe il collega di Abby, Marcus Kane.

<< Si arrivo >> gli rispose dolce la donna.

Guardò Lexa e la salutò:

<< È stato bello rivederti Lexa….passa a trovarmi qualche volta >> disse congedandosi.

<< Senz’altro… >>  rispose la ragazza, mentre Abby se ne stava andando con Marcus, Lexa la richiamò.

<< Abby….io… >> la donna si voltò, curiosa.

<< Domani partirò per una missione…oltre il confine… >> confidò la bruna.

Abby rimase un attimo sorpresa, fece un respiro profondo, si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò.

<< Stai attenta Lexa….e ti prego non fare nulla di avventato ok? >> chiese.

<< Si, lo prometto >> disse Lexa.

Abby si scostò e la guardò negli occhi, le accarezzo il viso con una mano, gli occhi un po’ lucidi.

<< Clarke sarebbe molto fiera di te >>

Lexa si stupì di quelle parole.

<< Grazie Abby >>




Mentre mettevano le buste in macchina, Octavia disse:

<< Incontrare la Signora Griffin è stato strano >>

<< Era da tanto che non ci vedevamo >> disse Lexa.

<< Adesso sta con quel dottore? >> chiese, curiosa O.

<< Non lo so, so solo che lui l’è stato molto vicino >> rispose la bruna, salendo in macchina.

<< Speriamo sia così….si merita un po’ di felicità quella donna, con tutto quello che ha passato…Bellamy mi raccontava che durante i turni la sentiva piangere sola nel suo ufficio >> disse Octavia, sedendosi al posto di guida.

<< Ha tagliato i contatti con tutti….specialmente con i miei >> disse Lexa, ricordando il giorno del funerale e delle urla che si erano scambiati Abby e suo padre:

<< Mi hai portato via mio marito e ora…..ora ti sei preso anche la mia bambina!!!! >>

Non aveva mai visto Abby e suo padre litigare in quel modo.
Quel giorno era stato uno dei giorni più brutti della sua vita.

<< Smettiamola di parlare di cose tristi….allora, stasera festa? >> disse allegra Octavia.

Lexa la fissò e si mise a ridere.










Quella sera andò a cena dai suoi genitori.
Anya, come aveva immaginato la bruna, non si era fatta vedere. I suoi genitori si comportarono come se nulla fosse, e per questo, era grata.
Alla fine della cena, dopo aver aiutato Indra con i piatti, Lexa entrò nello studio del padre.
Gustus era in piedi, davanti alla finestra, con in mano una bicchiere di brandy.
La ragazza andò accanto a lui. Gustus guardò la figlia.

<< Quando andai per la prima volta oltre il confine ero terrorizzato…non sapevamo che cosa ci fosse di preciso lassù, stavo vagliando tutti i possibili piani di volo, per essere preparato… >> iniziò all’improvviso, Lexa si voltò verso di lui.

<< Tutti erano in ansia…tranne Jake. Mi disse di smetterla con le rotte, la programmazione… >> disse sorridendo.

<< Mi disse “ Pensa solo a volare! Vola e non pensare a nient’altro “ >> rise.

<< Aveva ragione…. >>

Si girò verso la figlia e le mise la mani sopra le spalle.

<< Lexa…non posso dirti cosa troverai laggiù, ma qualsiasi sia il pericolo….dai ascolto al tuo istinto e vola…Sei il miglior Skaikru che ci sia…fidati di te stessa >> le disse, col cuore in mano.

<< Lo farò…grazie papà >> disse Lexa, abbracciandolo.



<< Ci vediamo domani alle partenze >> le disse Indra.

<< Non c’è bisogno mamma, Octavia e Lincoln mi accompagneranno >> disse Lexa, rassicurandola.

Indra aveva le lacrime agli occhi, strinse forte la figlia.

<< Stai attenta….ok? >>

<< Tranquilla mamma >> disse Lexa, ricambiando la stretta.

Lexa passò a casa di Anya ma non rispose nessuno. Con un sospiro, se ne ritornò in macchina e andò verso casa.










Raven stava preparando i progetti nel suo studio. Sul tavolo da lavoro erano sparsi mille fogli, pezzi di metallo e strumenti vari.
Sentì bussare, quando aprì la porta vide Anya, ubriaca e distrutta.

<< So che non ho nessun diritto di essere qui….so anche che mi sbatterai la porta in faccia…me lo merito… >> disse mangiandosi un po’ le parole, per via dell’alcol.

<< Si infatti…. >> disse Raven, cercando di chiudere la porta.

Ma Anya la fermò e le disse, con gli occhi lucidi:

<< Posso stare qui stanotte? Ti prego….non voglio stare da sola stanotte…ti prego >>

Raven la guardò. Non poteva dirle di no, così aprì la porta e la fece entrare.
Anya arrivò a stento sul divano.

<< Sei proprio un disastro >> disse Raven, facendola sdraiare.

<< Mi dispiace… >> disse Anya.

Raven si alzò per prenderle una coperta, ma Anya le prese la mano.

<< Non andare via…ti prego >>

Raven si sedette, con un po’ d’incertezza, sul divano, i suoi fianchi toccavano la testa di Anya.
Lacrime le rigavano il viso.

<< Mi dispiace Raven….mi dispiace >> ripeteva.

<< Shh….tranquilla, ora cerca di dormire >> disse Raven, iniziando ad accarezzarle i capelli.

<< L-Lexa…non andare >> sussurrò Anya, ormai, in dormiveglia.

A quelle parole, il cuore di Raven si spezzò.
Aveva udito le ultime parole di tutti quelli che se n’erano andati.
Per non pesarci, Clarke le aveva consigliato di ricordare solo i battibecchi avuti con Anya. E funzionò, per un po’ riuscì a dimenticare.
Le uniche parole che non avrebbe mai dimenticato erano quelle di Clarke.
Avrebbe voluto parlarne con Anya, ma sapeva che la ragazza non era ancora pronta a sapere il perché di quello che era successo. Se l’avesse saputo, ai suoi occhi, la sua migliore amica sarebbe cambiata; Raven non voleva che succedesse, Anya aveva solo bisogno di tempo.







Lexa ritornò a casa, e vide Costia aspettarla sul divano.

<< Costia… >> disse sorpresa di vederla li.

<< Ehi… >> disse alzandosi e andando verso Lexa.

<< Pensavo fossi ancora da tua madre >> continuò la bruna.

<< La notte prima della partenza, mio fratello stava sempre a casa con me e la mamma….diceva che questo gli ricordava per cosa combatteva e la ragione per cui, tornava, ogni volta >> spiegò la ragazza, con le mani accarezzò il viso della sua ragazza.

<< Voglio che tu sappia che io sarò qui ad aspettarti….tu sei la mia famiglia Lexa...io ti amo >> disse, dolcemente.

Lexa la baciò con passione.

<< Grazie… >> disse, continuandola a baciare, andando verso la loro camera da letto.



Lexa si svegliò. Erano le tre di notte. Scese dal letto senza svegliare Costia. Si vestì e uscì.
Prese la sua moto e andò alla sua vecchia scuola. Entrò di nascosto e andò sul tetto. Si sedette sul bordo e alzò la testa verso cielo, con gli occhi chiusi.

<< È diventata un’abitudine incontrarci sui tetti >>

Sorrise, ricordando quelle parole. Aprì gli occhi, guardando le stelle che decoravano il cielo nero della notte.

<< Domani ti dirò addio >>

E una lacrima le bagnò il viso.









Lexa era alle partenze, stava per imbarcarsi. Aveva salutato Octavia, Lincoln e Costia un’ultima volta, quando, mentre stava per entrare nel velivolo, una voce urlò il suo nome:

<< Lexa!! >> la ragazza si voltò e  vide Anya che correva verso di lei, arrivò al limite dell’imbarco, recintato da una striscia gialla.

<< Se non ritorni tutta intera ti predo a calci nel sedere!! Mi hai capito? >> urlò, davanti a tutti.

Lexa, guardò il viso preoccupato di sua sorella. Era contenta che, alla fine, avesse deciso di andare a salutarla.
Lexa le sorrise e le fece il segno di vittoria con la mano.
Le porte si chiusero dietro di lei.
La sua missione era incominciata.













Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Grazie mille per le recensioni e per continuare a leggere questa storia! Ora Lexa è partita e vedremo cosa accadrà durante questa missione! Nel prossimo capitolo ritorniamo al passato...vedremo sempre più Lexa e Clarke insieme! Vi dico che manca poco per vedere che cosa è successo a Clarke.....vedremo, presto, il giorno che ha segnato la vita di tutti, ma in particolare, quella di Lexa.
Grazie ancora!!
A prestissimo!!




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Capitolo 9
*** Il Ballo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.








Il Ballo.




Passato.



Clarke aprì gli occhi. I raggi di sole entravano dalla finestra illuminando, parzialmente, la stanza. Rimase a fissare il soffitto per qualche minuto, poi lentamente, spostò lo sguardo alla sua sinistra. Una schiena nuda, curve sinuose che, ormai, conosceva bene.
Niylah dormiva ancora, serena, al suo fianco. Erano passati mesi da quando si erano incontrate. La donna dai capelli biondi, più scuri di quelli di Clarke, si era subito fatta avanti. Era iniziato tutto come un’avventura di una notte, ma la mattina dopo, semplicemente, fu subito amicizia.
Per Clarke, Niylah rappresentava la scelta facile, nessun impegno, nessuna pretesa. Erano amiche, confidenti e amanti, quando volevano.
Clarke sapeva benissimo che per la ragazza era qualcosa di più, ma non voleva rovinare le cose facendoglielo notare o scusandosi. Niylah capiva e non aveva mai preteso nulla da lei. Per Clarke, era una delle cose più importanti.
Aveva tentato di superare quel confine, provare a sentire di più, ma non ci riuscì.

Si alzò, lentamente, e andò in cucina a preparare la colazione per la ragazza.
In boxer e canottiera cercava di mettere insieme qualcosa di commestibile, quando due braccia l’avvolsero da dietro.

<< Mmm….perché scappi sempre prima che mi svegli? >> disse Niylah, nuda.

Clarke sorrise, continuando ad imburrare i toast.

<< Sveglia corporea di ogni Skaikru…ci alziamo sempre presto >> rispose la bionda, girandosi verso la ragazza.

<< Le mie abilità non comprendono l’essere una buona cuoca….ma spero che i miei famosi toast ti piacciano >> continuò.

Niylah scoppiò in una risata.

<< Sono sicura che sono buonissimi >>

Clarke cercò di andare verso il tavolo, ma Niylah la bloccò con il suo corpo.

<< Posso assaggiare qualcos’altro? >> disse avvicinandosi e baciando la bionda, che ricambiò volentieri, ma si scostò dopo poco.

Dopo essersi messa qualcosa addosso,  Niylah mangiava i toast, guardando la bionda rivestirsi.

<< Dopo che stai un po’ di tempo a casa di Anya, poi ci rivediamo sempre…. >> disse.

Clarke si voltò a guardarla.

<< Si può sapere che cosa fa scatenare la libido della famosa Principessa in quella casa….o forse dovrei dire chi? >> disse sorridendo maliziosamente.

Clarke si mise addosso il suo giubbino di pelle. Andò verso la ragazza e si mise fra le sue gambe.

<< Niente e nessuno….ma se la mia libido è troppo per te, posso trovare qualcun altro in grado di gestirla >> disse ghignando.

Niylah sorrise.

<< Non mi lamento, mi chiedo solo chi è il fortunato o la fortunata che ha conquistato il cuore della bella Principessa >>

Clarke la baciò, dolcemente e poi la guardò negli occhi dicendo:

<< Non posso stare con quella persona >>

Niylah ricambiò lo sguardo.

<< Sei la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto, Clarke. Ma hai paura di ferire il tuo cuore, amando veramente >> disse, dolcemente, accarezzandole la guancia.

<< Non è il mio cuore che sto proteggendo >>








Indra aveva organizzato una cena a casa Woods, ovviamente Abby e Clarke erano state invitate. Lexa era nella sua camera, cambiandosi d’abito,  per la millesima volta. Sapeva che quella sera a cena ci sarebbe stata Clarke e voleva essere carina. Da quando Clarke le aveva messo gli occhiali non se li toglieva più.

Abby e Clarke arrivarono e iniziarono a mangiare.

<< Allora Lexa, come va la scuola? >> chiese Abby, mentre passava le patate alla figlia.

<< Bene >> rispose la ragazza, timidamente.

<< Lexa ha ottenuto ottimi punteggi questo semestre, siamo molto orgogliosi…non come qualcun’altra >> disse indicando con lo sguardo Anya, che mangiava come se fosse il suo ultimo pasto.

<< Lei è la secchiona della famiglia >> disse la ragazza, tra un boccone e l’atro.

<< Ricordati di respirare Any >> disse ridendo Gustus.

<< Si avvicina il momento della scelta…allora seguirai le orme di tua sorella? >> chiese Abby.

<< Mamma, lasciala in pace, ha ancora tempo per decidere >> intervenì Clarke.

<< Sto solo chiedendo Clarke. Tu avevi già preso una decisione a cinque anni, con mio grande disappunto >> disse Abby.

<< Lexa deciderà quello che è più giusto per il suo futuro >> continuò Clarke, facendo un occhiolino alla giovane, che arrossì immediatamente.

<< Allora Lexa hai deciso con chi andrai al ballo di fine semestre? >> chiese Anya, sorridendo maliziosamente.

Lexa a quel punto arrossì ancora di più e maledì mentalmente la sorella.
Clarke a quelle parole la guardò, con quello sguardo che aveva il giorno della festa.

<< No… penso con Octavia >> rispose titubante e sollevò lo sguardo verso Clarke che distolse subito il suo.

<< Non con Costia? >> continuò la sorella.

<< Chi è questa Costia? >> chiese Indra.

<< Nessuno! Piantala! >> disse alla sorella.

Anya stava per dire qualcosa ma Clarke disse interrompendola:

<< Anya….ieri il maggiore Johnson mi ha detto di dirti di non fare più tardi alle sue lezioni altrimenti ti boccerà >> disse ghignando.

Anya sbiancò, voltandosi verso il padre.

<< Anya non mettermi in imbarazzo >> disse adirato.

<< Si… >> rispose la figlia, chinando il capo.

Clarke e Lexa risero.





Mentre i genitori Woods e Abby riordinavano e discutevano della situazione oltre il confine, Anya andò a farsi una doccia, ancora adirata con Clarke.
Lexa andò in camera sua, stava leggendo un messaggio di Costia quando notò Clarke osservarla, appoggiata alla porta. Si spaventò.

<< Scusa, non volevo spaventarti >> disse sorridendo, la bionda.

<< Non mi hai spaventata >> negò l’altra, vistosamente.

Clarke entrò e incominciò a guardarsi intorno.

<< Così andrai al ballo con Costia? >> chiese, curiosando per la stanza.

<< No…in realtà non so manco se andrò >> disse, sinceramente.

A quelle parole la bionda si girò verso di lei.

<< Come mai? Non è l’evento che aspettano tutti? >> chiese, alzando un sopracciglio.

<< Forse quelli fighi e popolari come te >> sussurrò, senza rendersene conto.

<< Am…scusa… >>

<< Non devi scusarti…ti svelo un segreto…neanche a quelli fighi e popolari piacciono queste cose >> disse sorridendo.

<< Cos’è che ti spaventa? >> chiese poi seria.

<< Non mi piacciono le feste con accompagnatore…in più non sono molto brava con lenti e romanticherie >> disse imbarazzata.

Clarke rise.

<< Lenti e romanticherie eh? Sai nessuno sa veramente ballare a quei balli >> disse la bionda, avvicinandosi.

<< Tu si… >> disse subito Lexa, pentendosene.

Clarke le andò di fronte e disse:

<< Verresti sul tetto con me? >>

<< Cosa? >> disse stupita, Lexa, con gli occhi spalancati.

<< Voglio mostrarti una cosa >> disse, aprendo la finestra e andando fuori.

Lexa rimase interdetta, ma dopo, seguì la bionda fuori.
Salirono sul tetto, Clarke si posizionò al centro.

<< In realtà ballare è un po’ come volare >> disse avvicinandosi alla bruna.

Le prese le mano e la strinse nella sua, portò il suo braccio dietro la sua schiena, in posizione da ballo.
Il cuore di Lexa incominciò a battere fortissimo, il respiro diventò corto.
Clarke iniziò a dondolare leggermente, faceva piccoli passi, impercettibili.

<< Si inizia con piccoli dondolii, virate quasi impercettibili a destra e a sinistra…per riuscire a trovare l’equilibrio… >> disse dolcemente.

Lexa fissava per terra incapace di guardare la bionda.

<< Poi, quando si prende sicurezza…si fa una virata maggiore >> disse facendo un passo di lato.

<< Poi una rovesciata >> disse facendole fare una giravolta.

Prese la ragazza alla sprovvista, che rise per l’improvvisa giravolta.
Si ritrovarono faccia a faccia, Lexa abbassò subito lo sguardo imbarazzata.

<< Ma il vero segreto…. >> disse sollevando con la mano il mento della giovane.

<< E guardare sempre avanti a te….tenere sempre lo sguardo sul tuo obbiettivo >> disse fissando gli occhi verdi attraverso gli occhiali.

Lexa fissava quelle pozze blu che erano diventate così intense, guardava il viso di Clarke, studiando ogni suo singolo particolare. Pensò che fosse impossibile essere così belli.
Le due si fissarono, per un periodo che parve, un eternità.

<< Non devi avere paura di nulla Lexa…puoi fare qualsiasi cosa >> disse Clarke.

<< Perché? >> chiese, all’improvviso, Lexa.

<< Perché cosa? >>

<< Perché mi sento così quando sto con te? >> chiese, più a se stessa che alla bionda.

Clarke la fissò negli occhi, sembrava che volesse risponderle, ma fece un passo indietro e disse:

<< Sarebbe meglio rientrare >>

Lexa vide Clarke tornare dentro e una marea di domande riempirono la sua testa.








Clarke e Anya erano in camera di quest’ultima. Anya era con le gambe sul letto e la testa posata a terra, a testa in giù. Clarke giocava a freccette.

<< Non sei rientrata ieri notte….come sta Niylah? >> chiese divertita.

Clarke tirò una freccetta.

<< Bene >>

<< Sai quella ragazza è innamorata pazza di te! Non so perché non ci provi seriamente, magari è quella giusta >> disse Anya.

Clarke lanciò un'altra freccetta.

<< Non lo è >> disse.

<< Ma come fai a saperlo? Non ci hai nemmeno provato….no dico,  ma l’hai vista?? È una bomba sexy! >> disse mettendosi dritta.

<< Non è lei… >> rispose abbassando il braccio.

<< Sai quando è quella giusta, anche solo guardandola…quando è fra le tua braccia e potresti solo….solo allungarti e.. >> si interruppe, guardando l’amica.

<< Non è lei >> riconfermò, lanciando un’altra freccetta.

Anya la fissava stralunata.

<< Tu sei senza speranze, amica mia >> disse, appoggiando la testa sul materasso.

Clarke sorrise e poi seria, disse:

<< Si…è vero >>

Lexa da dietro la porta aveva sentito ogni parola.









La giovane, stava camminando per i corridoi della scuola, dirigendosi verso il suo armadietto.
Rifletteva sulle parole pronunciate dalla bionda la sera prima. Sapeva benissimo che Clarke aveva delle relazioni, in fondo…..era Clarke. Ma sentirlo così, rese tutto reale. Poi cosa voleva dire quando parlava di sapere quando una persona era quella giusta? Lexa era frustata.

<< Terra chiama Lexa! Lexa! >> disse Octavia,  agitandole la mano davanti alla faccia.

<< Che c’è? >> disse scorbutica.

<< Wow piano tigre! Chi è che ti ha ucciso il cane? >> chiese l’amica.

<< Scusa….e che questa storia del ballo mi mette ansia >> mentì.

<< A proposito del ballo….indovina chi mi ha chiesto di essere la sua dama? >> disse tutta entusiasta.

<< Lincoln? >> disse Lexa, sapendo benissimo che suo cugino aveva una cotta per Octavia.

<< Come hai fatto?? >> chiese allibita.

<< Sesto senso >> disse lei sorridendole.

<< Comunque si! Oddio hai visto i suoi muscoli? >> disse tutta sognante.

<< È mio cugino >> disse Lexa, disgustata.

<< Costia ti ha già invitata? >> le chiese l’amica, affiancandola agli armadietti.

<< Nessuno mi ha chiesto nulla >> disse, aprendo l’armadietto e infilandoci un libro.

<< Perché non ti butti? Chiediglielo! >>  disse cercando di convincerla.

Lexa si girò a guardarla, pronta a rifiutare, ma in quel momento si ricordò della conversazione della sorella e Clarke, e ci pensò un momento.






Costia era in segreteria aspettando la consulente scolastica. Lexa entrò e la vide seduta nella sala d’aspetto.
La ragazza le piaceva, era simpatica e bella. Non le importava che fosse un’Azgeda, avevano superato quel periodo, diventando amiche. Sapeva che la ragazza aveva una specie di cotta per lei, anche se non sapeva il perché, ma per lei, oltre al fatto di considerarla una buona amica, non c’era nulla.
Però, in quel momento, il discorso che aveva origliato a casa, era sempre nella sua testa così andò davanti a Costia.

<< Ehi… >> disse timida.

<< Ehi Lexa! Anche tu dalla signorina Smith? >> chiese allegra la ragazza.

<< Ehm….si >> disse imbarazzata.

<< Tutto bene? >> chiese Costia, notando il nervosismo della bruna.

<< No…cioè si…ecco….mi stavo chiedendo….se avessi già qualcuno per il ballo >> disse incerta.

<< Qualcuno? >> rispose la ragazza sorridendo.

<< Si…sai con cui andarci >> disse la bruna, arrossendo.

<< Lexa Woods….mi stai chiedendo di venire al ballo con te? >> chiese divertita.

<< Beh…si, sai se ti va >> disse guardandosi i piedi.

Costia sorrise, contenta.

<< Si…mi farebbe piacere venire con te Woods >>

Lexa notò che il sorriso della ragazza era molto bello, si ritrovò a ricambiare.







La sera del ballo era, finalmente, arrivata. Lexa era a casa, Costia era arrivata da poco e le due stavano posando per delle foto, che insistentemente la madre voleva fare a tutti i costi.

<< Ecco fatto! Siete bellissime! >> disse Indra.

Lexa aveva un vestito nero, molto semplice scollato leggermente sul davanti e sulla schiena. Per l’occasione decise di mettersi le lenti a contatto.
Costia, invece, aveva un vestito rosso, con un grande spacco sul fianco.

<< Questa la mando ad Anya così anche tuo padre potrà vederti! >> disse entusiasta Indra.

Lexa alzò gli occhi al cielo e le due uscirono.








Negli spogliatoi Anya e Clarke si stavano cambiando, per l’allenamento.
Il cellulare della Woods squillò e appena vide il contenuto del messaggio esclamò:

<< Porca vacca….non va affatto bene! >>

<< Cosa? >> le chiese Clarke, sollevando lo sguardo verso l’amica.

<< Guarda qui! >> disse mostrandole la foto che le aveva appena inviato la madre.

Clarke fissò la foto, senza dire nulla. Osservò Lexa e Costia abbracciate, pronte per andare al ballo.

<< È una bella foto >> disse poi distogliendo lo sguardo.

<< Una bella foto? Ma hai visto come si è vestita? E quella Azgeda non ha nessun diritto di mettere la mani addosso alla mia sorellina! >> disse arrabbiata Anya.

Clarke sospirò.

<< Any….stanno andando solo ad un ballo….non essere tragica >> disse cercando di calmarla.

<< Solo un ballo? Ti ricordi cos’è successo al nostro ballo? >> chiese allibita.

<< No…in realtà, non molto bene >> disse Clarke, pensandoci su.

<< Appunto!! Eravamo talmente fuori che manco ci ricordiamo esattamente cos’è successo! E se questa si approfittasse di Lexa? >> chiese, in ansia.

<< Any….nessuno si approfitterà di nessuno….poi Lexa ha la testa sulle spalle, non farebbe mai nulla di pericoloso >> disse tentando, ancora,  di calmare l’amica.

<< Quella non mi piace, poi hai visto il suo vestito? >> chiese, osservando ancora la foto.

Clarke rise.

<< Chiunque uscirebbe con Lexa non ti piacerebbe >>

<< Certo! È mia sorella Clarke…..devo odiare tutti i suoi pretendenti, è una regola! >> disse osservando un’altra volta la foto.

Clarke la fissò un attimo. Le prese il telefono e le disse:

<< Muoviamoci, se no Gustus ci terrà tutta la notte qui >>







Gustus stava ancora torturando Clarke con una delle sue sessioni durissime. Anya guardava i due e non poteva che provare pena per la sua amica.

<< Avanti Griffin, muovi quelle gambe! >> disse spingendola contro il muro, con i bastoni di allenamento.

<< Che cavolo ti prende oggi? >> disse Gustus, vedendo la bionda distratta.

Clarke andò all’attacco ma non si accorse del colpo dell’uomo e cadde a terra. Si mise in ginocchio cercando di alzarsi,  quando Gustus tentò di colpirla proprio in fronte. Clarke a quel punto alzò la testa e il bastone si fermò un attimo prima di colpirla.
Il generale si stupì, non era stato lui a fermare il colpo, ma Clarke. La bionda aveva lo sguardo fisso sul bastone, all’improvviso questo si spaccò in mille pezzi, con lo stupore, sia di Gustus che di tutti i presenti.
L’uomo, stupefatto,  fissò Clarke, dal naso della ragazza usciva un po’ di sangue.

<< Basta per oggi >> disse.

Clarke si riprese, quasi fosse in trans, si alzò e notò tutti i cadetti che la fissavano.

<< Potete andare per oggi >> disse a tutti il generale.

<< Clarke vieni con me >> ordinò.



Gustus entrò nel suo ufficio e prese un fazzoletto e lo porse alla ragazza.
Clarke lo prese e si asciugò il naso.

<< Si può sapere che ti prende oggi? Usare le nano macchine senza armatura è proibito, per non parlare che è pericoloso! >> disse duramente.

<< Mi dispiace Signore >> si scusò Clarke.

Gustus sospirò.

<< Clarke, fra poco avrai l’esame….io conto su di te, sei lo Skaikru più forte qui dentro, ma devi seguire le regole! Conto su di te, per tenere gli altri al sicuro >> disse il generale.

<< Lo so Signore >> disse Clarke, guardandolo negli occhi.

<< Se c’è qualcosa che ti turba puoi parlarmene, sai che ci sono sempre per te >> disse più calmo.

<< Lo so Signore, non si preoccupi >> cercò di tranquillizzarlo la ragazza.

<< Domani avremo un’importante esercitazione al confine….voglio che tu, Anya e Raon ne faceste  parte >> disse Gustus.

Clarke a quelle parole si mise sull’attenti.

<< Sarebbe un onore,  Signore >> disse entusiasta.

Gustus sorrise, “ proprio suo padre “ pensò.







Il ballo procedeva bene, Lexa e Costia stavano ad un a tavolo ridendo e scherzando con Octavia e Lincoln, Jasper e Monty avevano corretto il ponch.
Dopo che ballarono scatenati tutti insieme, Costia disse che sarebbe andata un attimo in bagno, così si allontanò.
Lexa, rimasta con altri, notò che la ragazza ci stava mettendo già un po’, così decise di andare a controllare.
Stava per entrare in bagno quando sentì la voce di Murphy dire:

<< Cosa ci fa una bellissima ragazza come te, con la secchioncella Woods? Dovresti frequentare persone in gamba e famose >> disse vantandosi.

Lexa stava per entrare ma la risposta di Costia la fermò:

<< Hai ragione….secchiona, non alla moda e figlia di papà… >> a quelle parole, Lexa scappò.

<< ….ma è sempre più bella e in gamba di te Murphy, tu sei solo invidioso >> continuò Costia.

Lexa, non udì quelle parole.








Mentre ritornava nella sala grande vide Octavia e Lincoln ballare un lento, abbracciati. Decise che voleva stare da sola, quindi scappò sul tetto.
Le parola di Costia l’avevano ferita più di quanto volesse ammettere. Come aveva potuto cascarci, certo che una ragazza come Costia non avrebbe mai guardato una come lei. Erano tutti uguali.
Si appoggiò al cornicione, una leggera brezza le muoveva i capelli.

<< È diventata un abitudine, incontrarci sui tetti >> disse una voce alle sue spalle, spaventandola.

Lexa si voltò e vide Clarke con indosso la sua armatura da Skaikru, bianca e blu. Rimase lì, senza parole.
La bionda camminò, piano verso di lei, e nel mentre, l’armatura spariva, lasciando il posto al giubbotto di pelle nera.
Arrivò davanti alla ragazza e le tese la mano.

<< Mi concedi questo ballo? >> chiese sorridente.

Lexa fissò la mano e poi il viso della bionda. Una totale calma la travolse, all’improvviso.
Clarke la guardava sempre in quel modo, come potesse leggere tutto di lei, i suoi segreti, il suo cuore.
Prese la mano della bionda e come la sera precedente, Clarke si mise in posizione da ballo ed iniziò a dondolare leggermente. Le due ballavano una musica silenziosa, lenta, sul tetto.  Il cuore della bruna batteva all’impazzata e lentamente, prese coraggio e alzò lo sguardo, guardando la bionda.
I loro sguardi s’incatenarono, e quei occhi blu, come il cielo, sembravano dire “ è tutto ok “. Dopo un tempo che sembrò infinito, Lexa chiuse gli occhi e appoggiò la sua tesa nell’incavo della spalla di Clarke. Le braccia di quest’ultima, l’avvolsero in un dolce abbraccio.
Lexa non si era mai sentita così al sicuro prima, il respiro di Clarke sui suoi capelli, le sue braccia forti che la stringevano. Non voleva che quel momento finisse. Sentì il cuore di Clarke, battere forte e quello…. era il più bel suono del mondo. La cullava, mentre danzavano, piano.




Costia cercò Lexa ovunque, tentò sul tetto, come ultimo tentativo e quando salì rimase immobile. Vide Lexa abbracciata a quella che riconobbe essere Clarke Griffin. Rimase immobile ad osservare quella scena.
Lexa tornò a guardare il viso della bionda, che ricambiò il suo sguardo. I loro visi si avvicinarono, respiri affannati…un rumore, all’improvviso, ruppe quella dolce atmosfera. Lexa si allontanò quasi scottata, guardò verso la porta, ma non vide nessuno. Tornò a fissare Clarke, che non aveva smesso di osservarla.

<< Forse dovrei rientrare… >> sussurrò Lexa, guardando per terra.

<< Si, la tua dama ti starà aspettando >>  disse Clarke, con un sorriso.

Lexa s’incamminò verso la porta, ma prima di scomparire si girò e disse:

<< Grazie per il ballo…Clarke >>

<< Quando vuoi >> rispose la bionda, mettendosi le mani in tasca.





Mentre rientrava nella sala grande trovò Costia ad aspettarla.

<< Ehi…che fine avevi fatto? >> chiese la ragazza, non facendo parola che l’avesse vista.

<< O…a prendere una boccata d’aria >> rispose scostante.

<< Tutto bene? >> chiese la ragazza, trovandola strana.

<< Si…perché non ritorni dal tuo amico Murphy eh >> disse Lexa, superandola.

<< Lexa! >> la chiamò Costia ma la bruna era già di fronte a Octavia e Lincoln.

<< Io vado via >> disse prendendo la sua borsetta.

<< Ei Lex ma che è successo? >> disse Octavia, preoccupata. Notò lo stato di agitazione dell’amica.

<< Non voglio più stare qui ok? >> disse di fretta.

<< Aspetta ti accompagniamo a casa >> disse Lincoln, ma Lexa interruppe dicendo:

<< No! Voi continuate a godervi la serata ok? >> disse andandosene, urtando la spalla di Costia che la stava raggiungendo.

<< Che cavolo le hai fatto? >> ringhiò Octavia andando affianco a Costia.

<< Nulla! Penso che abbia frainteso…. >>








Lexa fece qualche metro a piedi, erano arrivate con la macchina di Costia, quindi stava tornando a casa a piedi. Sapeva che era una pazzia, ma voleva stare sola.
Dopo un po’ si dovette fermare, i piedi le facevano male, per colpa dei tacchi e ora stava anche incominciando a piovere. Così trovò riparo sotto una fermata degli autobus. Si sedette e controllò i piedi. Le prese lo sconforto, tutta la sua vita faceva schifo. Mise la testa fra le ginocchia e incominciò a piangere.
Rimase lì per un po’, all’improvviso, udì dei passi avvicinarsi e fermarsi di fronte a lei. Alzò lentamente la testa e vide Clarke, che le faceva riparo con un ombrello. Spostò subito lo sguardo, vergognandosi di farsi vedere così dalla bionda.
Quest’ultima si inchinò, trovandosi allo stesso livello della bruna.

<< Che cosa è successo? >> chiese.

Lexa non rispose e non la guardò.

<< Qualcuno ti ha fatto del male? >> chiese, ancora, la bionda.

Lexa la guardò, piangendo.

<< Che vuoi da me? >>

<< Lasciami in pace >> disse distogliendo ancora lo sguardo.

La bionda posò l’ombrello accanto alla bruna, si tolse il giubbino di pelle e lo posò sulle  sue spalle,   infine,  si girò e s’inginocchiò, mostrando la schiena. Lexa rimase interdetta.

<< Salta su….ti porto a casa >>

Lexa guardò la schiena della bionda, diventare sempre più fradicia.

<< Non farmelo ripetere Lexa >> disse dura la bionda.

Lexa si alzò, prese l’ombrello e si aggrappò alla schiena di Clarke, La bionda la sollevò e la prese a cavalluccio.
Camminarono così. Lexa cercava di coprire tutte e due dalla pioggia, con l’ombrello.
La schiena di Clarke, nonostante la maglia bagnata emanava calore. Mentre camminavano Lexa iniziò a parlare:

<< A scuola mi prendono in giro, dicono che sono solo una secchiona, una figlia di papà…che gli insegnanti mi agevolano a causa di mio padre. Pensavo che all’ultimo anno fosse stato diverso….invece sono tutti uguali >> disse, mentre Clarke continuava a camminare in silenzio.

<< Pensavo che Costia fosse diversa, pensavo di piacerle….sai, per come fossi realmente, ma non è così…In fin dei conti a chi potrebbe mai piacere una come me? >> chiese triste.

Clarke non disse nulla, continuò a camminare in silenzio. Lexa appoggiò la testa sulla schiena della bionda chiudendo gli occhi.
Arrivate davanti a casa Woods, aveva smesso di piovere e Clarke fece scendere Lexa. La ragazza aveva lo sguardo a terra, non riusciva a guardare la bionda in faccia,  dopo quello che era successo.

<< Grazie Clarke….mi dispiace io… >> non finì la frase, si tolse il giubbino, troppo imbarazzata per continuare, e lo riconsegnò alla bionda. Sempre guardando a terra.

<< Guardami >> disse Clarke, stupendo Lexa, che alzò lo sguardo.

 Non fece in tempo a capire che cose stesse succedendo che si ritrovò le labbra di Clarke, contro le sue. Spalancò gli occhi dalla sorpresa. Clarke Griffin, la stava baciando.
Clarke si staccò dopo un po’, la guardò negli occhi e le scostò una ciocca di capelli dal viso. Questa volta, lentamente, ritornò a baciarla. E tutto si fermò. Lexa ricambiò il bacio, che da dolce divenne appassionato e profondo. Le mani di Lexa, andarono ad accarezzare quei boccoli biondi e quelle di Clarke finirono sui fianchi della bruna, stringendoli forte.
Le loro lingue danzavano sensuali. Clarke si scostò all’improvviso e prese la mano di Lexa e la portò sul retro.

La spinse contro la parete e riprese a baciarla con passione. Il respiro di Lexa era irregolare, le gambe le cedevano, non si era mai sentita così prima d’ora. La passione che aveva per Clarke esplose violenta, toccava le sua braccia e le sue spalle forti, mentre la bionda le baciava il collo.
Un gemito uscì dalla bocca della bruna, svegliando la bionda che si scostò leggermente, guardandola. I loro respiri affannati. La testa di Clarke si posò delicatamente sulla spalla della bruna, lasciando un ultimo bacio alla base del collo. Le mani di Lexa si posarono sul collo della bionda, accarezzandolo.
Clarke la guardò negli occhi.

<< Tu…sei perfetta >> le disse, accarezzandole la guancia.

Lexa non sapeva che dire.

La fronte di Clarke si posò su quella di Lexa, i loro respiri si confondevano.

<< Devi rientrare….è meglio se rientri >> disse Clarke, rimanendo, però, immobile.

<< Non voglio >> disse la bruna.

Clarke, sorrise.

<< Tranquilla, vremo tutto il tempo del mondo… >> le disse Clarke, dandole un ultimo bacio.

<< Buona notte Lexa >>

<< Buona notte Clarke… >>


Lexa salì in camera e nel mentre che si spogliava, ripensava al suo primo bacio.
Amava Clarke Griffin, l’amava follemente….e non vedeva l’ora di confessare il suo amore.





















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! BOOM KISS!! Ed ecco un altro capitolo!! Fatemi sapere che ne pensate!! Ora le carte sono scoperte e le due sembrano aver intrapreso la strada giusta! Nel prossimo capitolo vedremo il viaggio di Lexa e cosa è accaduto a Clarke! Sarà un capitolo molto intenso!! Grazie a tutte le bellissime recensioni che mi scrivete e grazie anche ai lettori silenziosi!! Vi adoro! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!!
A prestissimo!

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Capitolo 10
*** Destino ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Destino.




Presente.

I rumori dei motori accesi avevano lasciato il posto ad un silenzio surreale, scandito solo da quelli sporadici della strumentazione. Allacciata al sedile, il Comandante Alexandra Woods, apriva lentamente gli occhi. Erano appena arrivati al confine e potevano tranquillamente sganciarsi.
Dopo che Lexa salì sulla navicella, incontrò Roan, che in via del tutto speciale, partecipava alla missione, una gran bella brutta notizia.
Dopo che il maggiore disse a tutti di prepararsi per l’imminente superamento del confine, Lexa andò nella parte panoramica della navicella. Un enorme vetro, ultra resistente, di fronte a lei, le mostrava la Terra dall’alto dello spazio.
Tutto intorno, il nero profondo era tempestato di stelle brillanti, come non ne aveva mai viste. Era davvero uno spettacolo mozzafiato.
Lexa osservava quella meraviglia e si sentiva leggera, come se fluttuasse. Mentre il panorama scorreva davanti ai suoi occhi, iniziarono a comparire dei strani pezzi di metallo, relitti di qualcosa che non riusciva a capire.
Poi lo vide, infrangendosi nel suo campo visivo.
Il confine che separava la Terra dal Nulla….un grande squarcio, apriva il confine creato tantissimi anni prima.
Vedeva gli operai lavorarci con le loro grandi tute arancioni.

<< Fa impressione vero? >> le domandò Roan, comparendo al suo fianco.

 Il generale, guardava il suo stesso spettacolo, serio.
Lexa continuava a fissare quello squarcio, senza riuscire a dire una parola.
Quello era il posto. Quello era il posto da dove Clarke non era più tornata. Tutti, quando capitava di passare di lì, si fermavano, in silenzio…e guardavano.

<< Pensa se avresti assistito alla scena, lì proprio dove stai tu, immobile… >> disse Roan.

<< Senza poter fare nulla >> continuò stringendo il pugno.

Lexa non voleva manco pensarci, non sapeva che cosa avrebbe trovato ma non si aspettava, di certo, quella scena.

<< Sei venuta per niente…te l’ho detto, qui non c’è più nulla >> le disse lui, osservandola.

Lexa non riusciva a chiudere gli occhi, continuava a guardare quell’enorme squarcio, si avvicinò, lentamente al vetro.
Roan continuò ad osservarla, poi guardò anche lui attraverso il vetro e voltandosi disse:

<< Ti lascio un attimo da sola >> e andò via, chiudendo la porta scorrevole.

Lexa sollevò la mano e l’appoggiò sul vetro. Il respiro era irregolare, premette la fronte su quel vetro freddo.

<< Mi manchi….mi manchi tanto… >> sussurrò.

Fissò ancora quel luogo e infine disse:

<< Addio >>











Passato.

Lexa quella mattina, si svegliò con il cuore trepidante e felice. Non succedeva da tantissimo tempo, e il merito, era di una certa bionda che, la sera prima, le aveva fatto toccare il cielo con un dito.
Lexa sapeva che non si doveva illudere, ma non poteva fare a meno di fidarsi di Clarke. Quel bacio, il suo primo bacio, se lo sarebbe ricordata per sempre. Mai, aveva provato qualcosa di simile per qualcuno. Voleva perdersi in Clarke, nel suo calore, nella sua passione. Era qualcosa di sconvolgente.

<< Ehi! Ero davvero preoccupata ieri, ma dove cavolo sei andata? >> disse Octavia, marciando in casa Woods irata.

<< S-scusa >> disse lei, arrossendo.

<< Beh, potevi almeno rispondere ad uno dei miei cento messaggi! Mi vuoi dire che è successo? >> chiese l’amica fissandola, in attesa di una spiegazione.

<< Nulla >> disse velocemente Lexa.

<< Quindi hai lasciato Costia al ballo perché…..??? >> chiese confusa.

<< Ah…Costia >> disse, ricordandosi.

<< Già….ma si può sapere che ti prende? >> disse Octavia non capendo l’atteggiamento dell’amica.

<< Ti ha fatto qualcosa? Perché se è così la prendo a calci nel sedere! >> continuò tutta presa.

<< Non mi ha fatto nulla…..diciamo che non è la persona che pensavo >> disse semplicemente.

<< Oh, beh se può consolarti non mi è mai piaciuta >> disse Octavia, cercando di far sentire meglio la sua amica.

<< Capita…sono contenta di essermene accorta subito >> disse la bruna.

Mentre stava continuando a parlare con l’amica, le arrivò un messaggio. Il cuore fece un balzo quando lesse il nome sullo schermo.

CLARKE

Ehi,
credo che dobbiamo parlare…
ti andrebbe un gelato da Creamy alle sei?
Lexa, quello che è successo….non è stato solo un momento…
Io faccio sul serio.
Spero che accetterai…

Rilesse quelle parole, ancora e ancora. Non credeva possibile che stesse capitando proprio a lei. Arrossì e sorrise.

<< Chi è che ti fa arrossire e sorridere con un solo messaggio?? >> chiese Octavia curiosa.

<< Nessuno >> disse Lexa, facendo finta di nulla.

<< Ah ah >> disse ridacchiando l’amica.

Ehi…ok, vada per il gelato!

CLARKE

Perfetto!!
A più tardi allora!
;)

Aveva un appuntamento con Clarke Griffin. Sorrise raggiante, doveva pensare a cosa mettere.









Clarke sorrideva fra se mentre camminava per i corridoi dell’Accademia.
 
<< Chi è che ti fa sorridere a quest’ora Griffin? >> chiese Raven, con le sue immancabili cuffie.

Clarke alzò lo sguardo, posandolo sulla latina e sorrise.

<< È un segreto >>

<< Ah…capisco! Beh, buon per te! >> disse Raven sorridendo.

<< La tua fonte di gioia, invece, dov’è? >> chiese la bionda, sarcastica.

<< Ah ah divertente Griffin…sai che detesto rovinarmi l’umore di primo mattino >> disse Raven.

<< Ehi Clarky, potevi anche svegliarmi! Oh, ciao Raven >> disse Anya, interrompendo le due.

Appena la ragazza vide la latina, divenne insolitamente, silenziosa.

<< Parli del diavolo… >> disse Raven.

<< Perché così scorbutica di primo mattino? Ho detto solo ciao >> disse frustrata l’altra, osservò la ragazza e disse:

<< Ma non te le togli mai quelle cuffie? >>

Raven alzò gli occhi al cielo, la fissò truce, poi spostò lo sguardo su Clarke.

<< Un giorno la ucciderò >>

Clarke si mise a ridere, e la latina se ne andò.

<< Ma che ho detto? >> chiese alla bionda.

Clarke si voltò verso di lei.

<< Dovresti piantarla con questo atteggiamento e chiederle di uscire >> le disse.

Anya la guardò scandalizzata.

<< Chiederle di uscire? La latina mi odia Clarky….hai visto come mi guarda? >> le chiese, esasperata.

<< Le piaci >>

<< E come fai a saperlo? >>

<< I suoi turni coincidono sempre con i nostri e tratta male solamente te >> spiegò semplicemente.

<< Questo non c’entra nulla >> minimizzò l’altra.

<< Di cosa hai paura? Che sia quella giusta? >> chiese la bionda.

<< In realtà, mi terrorizza….tutto di lei >> confessò Anya.

Clarke alzò un sopracciglio e fece un sorriso. Mise il braccio sulle spalle dell’amica e le disse:

<< Allora, amica mia….sei fregata! >>








Mentre si stavano cambiando negli spogliatoi squillò il telefono di Clarke, la bionda rispose subito.

<< Pronto…oh Bellamy, ciao! Ah…bene a te? >> Anya ascoltava la conversazione, mentre imitava uno sbaciucchiamento, abbracciandosi e mandando baci all’amica.

Clarke le tirò un asciugamano.

<< Bene, grandioso!  Stasera dici? Mi dispiace Bell ma stasera non posso….ho un impegno >> disse sorridendo.

Anya la guardò ghignando.

<< Certo! Facciamo la prossima volta! A presto, ciao! >> disse riattaccando, si avvicinò ad Anya e le diede un pugno nella spalla.

<< Ahi!! Oddio quello è stracotto di te >> disse ridendo.

<< Bellamy è solo un amico….poi, piace a mia madre >> disse uscendo.

<< Certo!! Ecco perché non ti piace! >> disse Anya ancora ridendo.

<< Su andiamo, oggi ci aspetta una missione importante! >> disse tutta entusiasta la bionda.

<< È solo un esercitazione Clarke…. >>






Clarke, Anya e gli altri Skaikru stavano pattugliando la zona del confine, assieme al contingente degli Azgeda.

<< Ok Clarke, più a nord ci dovrebbero essere le torrette di controllo, dimmi se è tutto apposto >> disse Raven alla radio.

<< Ricevuto >> disse spostandosi dal contingente. La bionda sfrecciava agile nel cielo, con la sua armatura, bianca e blu equipaggiata alla battaglia. Tutti avevano il casco di protezione, simile a quello degli astronauti.

<< Tutto ok nella zona Nord >>  riferì a Raven, ritornando dagli altri. Volando fianco a fianco ad Anya.

<< Anya cerca di non stare così appiccicata a Clarke >> disse Raven.

<< Perché sei gelosa? >> chiese.

Clarke scosse la testa sorridendo.

<< Non montarti la testa cadetto…. >> rispose la latina.

<< Usciresti con me? >> chiese Anya all’improvviso.

<< Che? >> disse sorpresa e imbarazzata Raven, consapevole che tutti stessero ascoltando.

<< Assolutamente no! >> rispose subito.

<< Coraggio Raven….accetta! Ti posso assicurare che non è poi così male >> disse ridendo Clarke.

<< Hai sentito? La Principessa garantisce per me…. Solo una birra? >> chiese.

<< Va bene,  ma ora piantala! >> rispose la latina, sorridendo e scuotendo la testa.

Prima che Anya potesse dire qualsiasi cosa, si udì un fortissimo boato in direzione del confine.
Tutti gli Skaikru si fermarono, all’improvviso, guardando cosa fosse successo. Una marea di macchine e navicelle strane, stavano volando veloci, verso di loro.

<< Ma che cavolo… >> disse Anya.

 Il fuoco nemico si riversò contro di loro.

<< Formazione Alfa! Subito! >> ordinò Clarke.

Gli Skaikru si unirono in formazione di difesa e cercarono di ripararsi dagli attacchi.
Il Generale Woods, venne informato e andò subito, in sala controllo.

<< Che diavolo succede? >> chiese.

<< Non lo sappiamo Signore, c’è una falla nel confine a Ovest….non sappiamo nulla di preciso >> rispose un soldato.

<< Mandate due squadre di supporto! Fate ripiegare i cadetti, subito! >> ordinò.

<< Ragazzi ripiegate! Ripeto, ripiegate immediatamente! >> disse Raven.

<< Col cavolo >> disse Roan, preparandosi a combattere.

Anya stava eseguendo gli ordini quando vide Clarke rimanere al fianco di Raon.

<< Clarke hai sentito gli ordini >>

<< Se ripieghiamo riusciranno a passare >> rispose la bionda, preparando le sue armi.

Anya sbuffò sonoramente e  si mise affianco a lei.

<< Maledetta tua cocciutaggine >>











Il cielo divenne un campo di battaglia, navicelle e Skaikru si battevano. Clarke e Roan, fianco a fianco, riuscirono ad abbatterne parecchie. Ad un certo punto, il ragazzo si ritrovò inseguito da una navicella che gli stava col fiato sul collo, faceva fatica a schivarla. Mentre virava si ritrovò intrappolato da un’altra navicella, che stava per fare fuoco. Chiuse gli occhi, credendosi, ormai spacciato. In picchiata dall’alto, però, giunse Clarke, che distrusse la navicella, salvando Raon, da morte certa.
Raon sorpreso,  la ringraziò con un cenno del capo.

<< Le nostre difese sono inutili! Allertate le truppe di terra!  E fateli ripiegare! >> ordinò Gustus, sempre più agitato.

<< Signore! Venga a vedere! >> urlò Raven, all’improvviso.

Gustus andò affianco alla ragazza e dal monitor a infrarossi vide una macchia enorme, oltre il confine.

<< È un astronave? >> domandò.

<< Non lo so Signore, ma è molto molto grande >> rispose Raven, lavorando al computer.

<< Che diavolo è quella cosa? >> si sentì Anya urlare.

<< È maledettamente enorme! >> disse Echo.

<< Siamo sotto attacco!! >> urlò Roan.

<< Signore! Penso che stiano cercando di creare un varco nel confine!! >> disse spaventata Raven.

<< Fateli rientrare nell’aereo velivolo, presto!! >> ordinò Gustus.

<< Ritiriamoci!! Sono troppi!! >> urlò Roan.

Mentre tutti gli Skaikru si ritiravano, la grande astronave iniziò a colpire il confine con un raggio di energia potentissimo.
Raon e Clarke stavano ripiegando ma la bionda si accorse che Anya non c’era. Si fermò di colpo e si guardò intorno, Raon se ne accorse e la tirò per un braccio.

<< Che stai facendo Principessa?! Vieni via! >> urlò.

<< Anya?! Hai visto Anya? >> chiese Clarke, agitata, guardando ovunque.

<< Vieni via! >> insistette Roan.

Clarke lo spinse via e urlò:

<< Io non vado via senza di lei! >>

Tornò indietro a cercarla, mentre urlava di continuo, il suo nome.
Ad un tratto la vide. Era in difficoltà, messa alle strette da alcune navicelle. Era ferita.

<< Anya!!! >> urlò Clarke, volando subito in suo aiuto.

Distrusse le navicelle e vide Anya perdere quota.
Velocemente riuscì a sorreggerla e mettendole il braccio sulle sue spalle e l’aiutò a tornare indietro.

<< Tranquilla Any, ci sono io ora! Andrà tutto bene… >> le disse la bionda.

<< C-Clarke… >>

La bionda, vide quel raggio di energia di colore verde, penetrare sempre di più nel confine, aprendosi sempre di più, un varco maggiore.
Nel mentre che scappavano, inseguite da delle sentinelle nemiche, vennero raggiunte da Roan, tornato indietro per aiutarle.

<< Prendila >> disse dandogli la ragazza, ora incosciente.

<< Ci sono! Andiamo! >> disse Raon, ma vide Clarke guardare indietro.

<< Avanti Griffin! >> insistette lui.

Clarke lo guardò, poi il suo sguardo si spostò su Anya.

<< Mettila in salvo….tienila al sicuro ok? >> disse.

<< Che diavolo vuoi fare? Clarke! >> disse, ma la bionda era già volata via.

<< Clarke!! >> urlò Raven.

<< Raven, c’è un modo per fermare quel raggio di energia? >> chiese.

<< Non…non lo so! >>

<< Se le mettessi un ostacolo davanti? >> chiese.

<< Cosa? Clarke…. >> Raven guardò Gustus, che era su tutte le furie.

Clarke continuava a volare sempre più in alto, dritta verso il confine.

<< Clarke! Torna immediatamente indietro! È un ordine! >> urlò Gustus.

<< Se quella cosa colpirà la Terra….distruggerà tutta Trikru…mi dispiace, Signore…ma non posso permetterlo >> disse chiudendo il contatto radio con il Generale.






In quel momento, Lexa, stava aspettando di fronte al Creamy. Era arrivata un po’ in anticipo. Il cuore le batteva forte e non vedeva l’ora d’incontrare Clarke. Si era messa il vestito blu, quello stesso vestito che era piaciuto tempo prima, alla bionda. Controllava di tanto in tanto, l’orologio, guardando la strada, aspettando di scorgere la bionda.







Clarke volava dritta verso il raggio di energia e con tutta la forza che aveva ci si parò proprio di fronte, cercando di trattenerlo.
Le braccia tese, cercando di respingerlo.

<< Oh mio Dio! >> esclamò Raven.

<< Clarke!!! >> urlò Gustus.

Il raggio si faceva sempre più forte ma Clarke continuava a trattenerlo, con il suo corpo.
L’armatura si surriscaldava sempre di più, e piano piano…iniziò a sgretolarsi.

<< Ahhhhg!! >> urlò Clarke, cercando di contrastarlo.

In sala controllo, Raven controllava il flusso di energia e l’armatura di Clarke.

<< Oddio….ci sta riuscendo >> disse stupita, girandosi verso il generale.

<< Ahhhhhhh Andiamo!! Andiamo!! >> urlò Clarke.

<< Ahhhh……forza!!! >> continuò.

Ormai l’armatura si stava sgretolando, il casco le si frantumò sul viso. Ma la bionda non cedeva.






Al riparo nel velivolo di soccorso, Raon guardava la scena dal grande vetro panoramico. Anya si svegliò.
<< Clarke…. >> sussurrò.

Si alzò, aiutata da Echo. E vide l’amica.

<< Clarke? Clarke!!! >> urlò andando a sbattere nel vetro.

<> disse impazzita, battendo sul vetro, per cercare di romperlo. Roan la trattenne da dietro.

<< Anya!! >>

<< NO!!! LASCIAMI!! DOBBIAMO AIUTARLA!!!! CLARKE!!!! >> urlò, dimenandosi.






Le braccia di Clarke stavano incominciando a cedere, cercando di contrastare il raggio di energia. Il volto ferito e ricoperto di sudore.
 Il dolore che sentiva la stava facendo impazzire.

<< AHHHHH!!!! >> urlò

<< I-io……devo farcela…..devo proteg- gere il suo…..sogno…. >> disse Clarke a sé stessa.

Raven ascoltava scioccata la voce di Clarke, alcune lacrime le rigavano il viso.

<< DEVO PROTEGGERLA!!! >> urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

La forza del raggio le spazzò via il braccio sinistro e la gamba destra, perforandole il fianco.

<< AHHHHHHHHHH!!!!!! >>

Il raggio da verde, diventò rosso e la grande astronave esplose.

Raven prima che la comunicazione saltò udì un sussurro:

<< Le…xa >>

Poi il silenzio.






Anya spalancò gli occhi alla scena. Una forte esplosioni investì tutto.

<< CLARKEEEEEE!!!!! >> l’urlo di Anya squarciò lo spazio.
 Roan tratteneva, in un abbraccio, Anya che, disperata, urlava il nome dell’amica, piangendo.
Tutti senza parole e frastornati osservarono quello che restava dell’astronave, solo numerosi detriti. Un grande squarcio al confine, trascinava alcuni detriti dall’altra parte, come fosse un buco nero.




Raven si coprì la bocca con le mani, cercando di trattenere il pianto disperato che voleva uscire.
Gustus era immobile, fissava le immagini sul grande schermo.

<< Clarke.... >> sussurrò.

L’unico suono nella stanza, era il bip continuo, dei parametri vitali di Clarke, piatti.

Anya ormai piangeva disperata fra le braccia di Roan, che continuava come tutti a guardare fuori.
La ragazza svenne a causa delle ferite e per lo shock.




<< Come stanno gli altri? >> chiese il Generale.

<< Quelli che sono riusciti a rientrare stanno bene Signore, sua figlia Anya è ferita, ma nulla di grave >> rispose un soldato.

<< Preparate subito il trasporto in ospedale >> ordinò, andando verso il suo ufficio.

Prese un bicchiere e si versò del whisky, bevendolo tutto d’un fiato. Rimase a fissare il bicchiere, lo strinse forte frantumandolo.
All’improvviso, scaraventò tutto per aria, buttando tutto quello che si trovava sopra la scrivania per terra.
Colpì con i pugni il tavolo, piangendo e disse:

<< Mi dispiace….mi dispiace Jake… >>









Lexa guardò l’orologio, si erano fatte le sette e di Clarke neanche l’ombra. Provò a mandarle qualche messaggio ma non ricevette risposta.

<< Lexa? >> chiamò Costia che la raggiunse.

<< Oh ciao… >> disse la bruna, sorpresa ed un po’ imbarazzata di incontrare la ragazza lì.

<< Che ci fai qui? >> chiese l’altra, sorridendo timidamente.

<< Ecco io…sto aspettando una persona >> disse Lexa, guardandosi i piedi.

Costia la guardò.

<< Senti Lexa, volevo scusarmi per ieri sera….ma quello che hai sentito, ecco è stato un malinteso >> disse cercando di spiegarle.

<< Un malinteso? Non mi pareva… >> replicò l’altra, guardando l’orologio, sperava che Clarke arrivasse presto, così da poterla salvare da quella situazione.

<< Si…senti hai sentito solo una parte della conversazione….tu mi piaci! Non ti farei mai… >> ma si interruppe.

La ragazza spostò il suo sguardo in alto, dietro Lexa.

La bruna notò il cambiamento del viso di Costia, e si girò a vedere che avesse visto.
In uno schermo nella piazza stavano trasmettendo le notizie, vide la gente che si metteva le meni in bocca e guardava in alto.
Lexa e Costia si avvicinarono.

<< Ma cosa… >> disse Costia.

Le due si fermarono e ascoltarono la giornalista.

<< È davvero una notizia terribile quella che ci è giunta poco fa, pare che il nostro confine sia stato attaccato da una nave sconosciuta e che uno dei nostri giovani Skaikru sia caduto in battaglia… >> disse leggendo le notizie che le venivano date al momento.

<< Siamo spiacenti di comunicarvi che lo Skaikru rimasto vittima di questo attacco non è altro che  Clarke Griffin, la figlia del famoso Jake Griffin…. >>

Lexa fece cadere il cellulare a terra. Continuava a fissare lo schermo, vedeva la foto di Clarke e leggeva il suo nome. Costia era al telefono con la madre e tutti erano sconcertati dalla notizia.
Lexa continuava a fissare lo schermo, immobile. No, pensò, non poteva essere. Doveva incontrare Clarke, la stava aspettando.

<< Lexa…Lexa! >> Costia la scosse per un braccio.

<< Lexa è meglio che torni a casa ok? Mio fratello era li io devo andare ok? Lexa! >> alzò la voce, vedendo che la ragazza non rispose.

<< Si…io devo aspettare qui….io devo aspettare >> disse in stato di shock.

<< Lexa… >> disse Costia, capendo lo stato della ragazza.

Lexa prese il telefono da terra, notò le chiamate della madre, ma prese e compose il numero che conosceva a memoria e fece partire la chiamata. Squillò per un po’ senza risposta e poi si sentì:

Il telefono potrebbe essere spento o non raggiungibile, la invitiamo a richiamare più tardi…

Avanti….rispondi Clarke….rispondi…si ripeteva nella testa.

Calde lacrime le rigarono il volto.

<< Forza Lexa…ti accompagno a casa >> disse Costia.









Abby era appena uscita dalla sala operatoria, si dirigeva al front desk delle infermiere per firmare delle cartelle. Lì incontrò Marcus Kane, incominciarono a parlare, come sempre. Abby firmava le cartelle, sorridendo a delle battute dell’uomo. Quando Marcus s’interruppe e disse:

<< Abby… >>

La donna alzò lo sguardo e si accorse di Gustus, con l’uniforme e un altro soldato affianco a lui, avvicinarsi lentamente. Abby notò lo sguardo distrutto dell’uomo, conosceva quello sguardo.
Nel mentre che si avvicinava, si tolse il berretto.
Abby incominciò a respirare velocemente.

<< No….no…..non ti avvicinare Gustus >> gli disse, intimandogli di fermarsi con la mano.

Gli occhi della donna si bagnarono subito di lacrime.

<< No! NO!! NOOOO!!! >> urlò, cadendo a terra. Gustus si fermò, piangendo.

<< La mia bambina….. >> disse disperata, Marcus la strinse fra le sue braccia cercando di consolarla.







Lexa entrò in casa e vide la madre in salone che piangeva. Appena la donna si accorse della figlia, corse da lei e la strinse fra le sue braccia. Lexa rimase immobile, con lo sguardo vacuo.







Roan, seduto in un letto di ospedale, aspettava il foglio di dimissioni del dottore. Su tutti i notiziari si parlava della tragedia e di come Clarke avesse salvato non solo la Trikru, ma tutta la Terra, dall’invasione e dalla distruzione aliena.
Nella stanza entrò sua madre e la sorella. Appena il ragazzo le vide, scoppiò a piangere.

<< Mi ha salvato la vita….Mamma….mi ha salvato la vita >> disse tra i singhiozzi.

La madre e la sorella accorsero subito ad abbracciarlo.









Gustus, Indra e Lexa attendevano fuori la camera di Anya, il dottore. Appena uscì, li aggiornò subito sulle condizioni della figlia.

<< Come sta dottore? >> chiese preoccupata Indra.

<< Vostra figlia è stata ferita al fianco destro, fortunatamente non sono stati lesi organi vitali, ha solamente perso molto sangue…dovrebbe rimettersi presto, le sue nano macchine stanno già lavorando >> spiegò, rassicurando tutti.

<< Potrete vederla appena si sveglierà >>

<< Grazie dottore >> dissero i genitori.

Lexa e Indra erano sedute in sala d’aspetto, in silenzio.
Gustus entrò nella stanza di Anya, che ancora dormiva e le accarezzo il viso. La ragazza riprese piano piano i sensi. Vide il padre, che la chiamava.

<< Papà…. >> disse con fatica.

<< Sono qui Any….non affaticarti ok? Ora arriverà il dottore… >> disse lui, continuando ad accarezzarle la fronte.

La ragazza spostò lo sguardo intorno, non capendo dove fosse.

<< Dove sono? Cos’è successo? >> chiese, sempre con un filo di voce.

<< Sei in ospedale Any….sei stata ferita >> rispose Gustus.

Anya spalancò gli occhi, all’improvviso.

<< Dov’è Clarke? >> chiese al padre, che la guardò triste.

<< Devi riposare ora, ok? >> le disse.

<< Dov’è Clarke? Devo vedere Clarke…. >> disse cercando di alzarsi, il padre la fermò.

<< Anya calmati >>

<< Clarke!! Clarke!! Fatemi vedere Clarke!! Clarke!! >> i dottori intervennero, la ragazza si dimenò urlando il nome dell’amica, dovettero sedarla.

Gustus uscì dalla stanza piangendo.







In sala d’aspetto, Lexa aveva la testa fra le gambe, sentì i passi di qualcuno e subito alzò lo sguardo trovandosi quei occhi blu che amava tanto, ma subito sparirono, sostituendosi con quelli scuri di una  ragazza latina.

<< Salve, sei la sorella di Anya giusto? >> chiese gentile, la bruna annuì.

<< Come sta? >> chiese.

<< È fuori pericolo >> sussurrò la bruna.

Prima che Raven potesse aggiungere altro Indra, che era andata a prendere qualcosa da mangiare, fece ritorno.

<< Lexa, ti ho preso un tramezzino tesoro… Oh salve >> salutò la donna.

Raven appena udì quel nome, si voltò velocemente verso la ragazza.

<< Tu sei Lexa? >> chiese sorpresa.

La ragazza la fissò, stralunata e annuì col capo. Lo sguardo della latina si fece triste e si abbassò così da incontrare i suoi occhi.

<< Mi dispiace, davvero….Lexa >> le disse, guardandola negli occhi.

Lexa ricambiò lo sguardo, incuriosita da quell’atteggiamento.







Raven entrò nella camera di Anya. Vide la ragazza dormire, sul viso ancora le lacrime versate.
Si coricò accanto a lei e l’abbracciò.

<< Tranquilla….ci sarò io accanto a te ora >>








I genitori e Lexa tornarono a casa, appena arrivati Indra andò, subito da Abby e Gustus e la figlia rimasero soli, in salotto.

<< Ha….ha sofferto? >>chiese al padre.

Gustus la guardò.

<< Ha salvato Anya e tutti noi…..è stata molto coraggiosa….dobbiamo essere fieri di lei >> disse Gustus, guardando per terra.

Lexa lo fissò e poi in silenzio andò di sopra, in camera sua. Prese il telefono e aprì il messaggio di Clarke.

A più tardi allora!
;)

Strinse forte il cellullare.

<< Bugiarda…. >> sussurrò.

Ripensò al bacio, alle sua braccia che la stringevano, al suo sorriso.

<< Abbiamo tempo… >>

<< BUGIARDA!!!!!! >> urlò, scaraventando il cellulare lontano.

<< Bugiarda! Bugiarda! Bugiarda! BUGIARDA!!!! >> continuava a ripetere mentre scaraventava tutto per aria.

<< Ti odio!! Come hai potuto!!! >> disse piangendo disperata.

<< Ti prego….vieni da me….ti sto aspettando…. >> pregò singhiozzando.







<< La vita, a volte, ci mette di fronte momenti difficili. Momenti terribili che non vorremo mai che arrivassero.  Ma è grazie a questi momenti che capiamo quanto siamo fortunati. Fortunati ad aver incontrato una persona che cambia per sempre la nostra vita. Per tutti, Clarke, è stata quella persona. Una figlia….un’amica…un esempio da seguire, un eroe. Per questo, Grazie Clarke >> disse il funzionario funebre.

Al funerale di Clarke, avevano partecipato tutti. Tutti rendevano omaggio alla bionda, la Principessa, che aveva salvato tutti.
Il nome di Clarke, venne aggiunto nella lastra di marmo bianco dei caduti, nella stessa dove c’era inciso anche quello di suo padre.

Abby era inconsolabile, al rinfresco, non faceva altro che bere.

<< Abby tesoro….ti va di stenderti un po’? >> chiese Indra.

<< No…sto bene… >> disse inciampando sui suoi stessi passi.

<< Abby, su, lascia che ti aiuti >> chiese gentile Gustus.

<< Non….Toccarmi! >> disse furiosa la donna, scostando il braccio dell’uomo. Abby lo guardò negli occhi.

<< Perché sei qui? Vattene! >>

<< Abby… su… >> riprovò Gustus.

<< Non ti è bastato mio marito? Ti sei preso anche la mia bambina?! >> urlò la donna al generale.

<< Abby andiamo non fare cosi >> disse Indra, cercando di avvicinarsi. Gustus non disse nulla.

<< La mia dolce bambina…..me l’hai ammazzata tu!!!! È tutta colpa tua!!! Dovevi tenerla al sicuro!!! Non mandarla a morire!!!! >> continuò disperata la donna.

<< Clarke ha fatto un gesto davvero coraggioso….ha salvato il nostro popolo, dovresti essere fiera di lei >> disse il generale. Uno schiaffo lo colpì in pieno volto.

<< Vattene >> disse Abby, disgustata.










Anya si era ritirata dagli Skaikru. Stava partendo con Raven, per un po’ di tempo. Mentre metteva in macchina gli ultimi bagagli e dopo aver salutato i suoi, andò verso il portico, dove Lexa era seduta.

<< Questa è per te…. >> le diede un pacchettino.

Lexa l’aprì e vide una cornice con dentro una foto. Lei, Anya e Clarke….nella casa al lago, abbracciate e sorridenti felici.
Lexa guadò la sorella, sorpresa.

<< Volevamo dartela per il diploma….è stata una sua idea sai… >> disse la sorella, schiarendosi la voce.

<< Grazie… >> rispose Lexa, guardando la foto.

Anya l’abbracciò forte.

<< Tornerò presto sorellina….non fare sciocchezze ok? >> le disse.

<< Ok… >>






La scuola riprese, come tutte le cose.
<< Ehi quattrocchi che hai fatto? Non porti più gli occhiali? >> la schernì Murphy, ma prima che potesse continuare, Lexa lo guardò negli occhi e gli diede un bel pugno in faccia. Con lo stupore di tutti.

<< Non avvicinarti più a me…..altrimenti ti ammazzo >> disse minacciosa.

Costia e Octavia la guardarono preoccupate.






<< Allora….hai preso la tua decisione quindi? Sei sicura? >> chiese il responsabile scolastico.

<< Si….voglio diventare una Skaikru >> disse Lexa, decisa.

<< Perfetto, l’inserimento delle nano macchine è un po’ doloroso, ma non ti spaventare, passerà tutto in pochi minuti >> gli spiegò.

<< Non ho paura >> disse la bruna.






Lexa camminava per le strade buie della città. Con il suo giubbotto di pelle nera. Andò davanti alla gelateria Creamy, si fermò un po’ lì, poi andò sul tetto della scuola. Si sedette sul bordo e guardò le stelle.
Alzò il braccio, allargò il palmo della mano.
Nella mente, l’immagine di Clarke felice e sorridente. I suoi occhi blu.
Subito le lacrime le bagnarono il viso.



Presente

La missione consisteva nel controllare un meteorite, simile ad un pianeta, oltre il confine. La Terra era in guerra con gli automi che avevano cercato di invaderla, quel giorno famoso. Gli Skaikru scesero al suolo, quella landa desolata, piena di rocce e detriti, era controllata da dei trafficanti di armi e di chissà quali altre cose.
La missione era quella di ripulire tutto.
Mentre Lexa e un suo compagno perlustravano un seminterrato, qualcuno iniziò ad attaccarli. Quelle macchine schifose.

<<  Lexa ne hai due a ore sei >> le disse Raven.

Il comandante, con una mossa, riuscì a neutralizzarli.

<< Bel colpo Woods >> disse Roan.

Lexa non fece in tempo a girarsi che qualcuno la colpì, scaraventandola contro il muro, stava per alzare il viso quando una stretta forte alla gola le bloccò il respiro. Una macchina l’aveva sollevata da terra pronta a finirla, ma quando Lexa aprì gli occhi si ritrovò due occhi blu che la fissavano.
Quegli occhi blu.

<< C- Clarke…. >> disse sconcertata.

A quelle parole, la presa piano piano si allentò.
Lexa si accorse di due macchine dietro di loro, Clarke si girò e le distrusse, con un colpo solo.
Lexa fissò la scena sconcertata, ancora a terra. Quella cosa che stava fissando….aveva al posto del braccio una specie di grande spada, la gamba fatta di metallo e fili. Come la maggior parte del corpo. Si voltò verso di lei, lentamente.
All’improvviso, qualcosa la colpì, facendola cadere a terra.

<< NO!!! >> urlò la ragazza.

Roan, con in mano il suo fucile si affrettò a soccorrere Lexa.

<< Lexa stai bene? >> le chiese.

<< C- Clarke >> sussurrò, sconvolta.

<< Cosa? >> chiese il Generale non capendo.

Lexa indicò il corpo che Roan aveva colpito, il generale si avvicinò e girò il corpo con il piede. Puntò il fucile e quello che vide lo sconvolse.

<< N-non è possibile….. >> controllò subito il polso.

<< Chiamate un elisoccorso presto!! >> ordinò.

<< Raven passami il Generarle Luna presto! >>

Lexa continuava a guardare la scena, il respiro irregolare, il cuore che le scoppiava nel petto, poi il buio.




















Note dell'Autrice: Salve a tutti carissimi lettori!! Ecco a voi un altro capitolo!!! Ditemi ve l'aspettavate??  So che questo capitolo è molto spezzettato ma è volutamente così.....più andremo avanti più tutto si capirà! Promesso! Quindi.....Clarke è viva???? Come si metterenno ora le cose per tutti??? Cosa sarà capitato alla bionda???
Ci saranno ancora capitoli del passato ma in particolare ora ci concentreremo sul presente! Vi ringrazio davvero di cuore, ho letto delle recensioni stupende che mi hanno fatto davvero felice, vi ringrazio per il vostro supporto!! Vi adoro tutti!
Spero alla prossima!!

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Capitolo 11
*** Miracolo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.







Miracolo.


Presente.


Le voci ovattate che rimbombavano dentro la navicella di trasporto, come se ti trovassi all’interno di una bolla. Udivi gli schiamazzi e gli ordini, dati con decisione e agitazione, da Roan. Seduta nel sedile, con un infermiere che controllava le tue condizioni, che rattoppava i pochi graffi che avevi riportato.
 Lexa era in questo stato, persa. Non sapeva cosa, in realtà, fosse successo. Si stava chiedendo se non fosse tutto un sogno, qualcosa che la sua mente avesse creato. Ma lei era seduta lì, e davanti a lei, il corpo di quella che sembrava essere proprio Clarke, disteso su una barella, attorniata da medici e infermieri del primo soccorso, e dal Generale Roan.
Tornarono a casa, alla Base da cui erano partiti. Appena atterrati altri dottori e infermieri si avvicinarono per prestare soccorso alla bionda.

<< Muoviamoci! Dobbiamo subito portarla dentro, presto! >> disse a voce alta, un dottore.

<< In quanto responsabile della missione, sono autorizzato dal Consiglio a venire con voi >> disse Roan, aiutando per quanto poteva i medici, che spingevano la barella all’interno.

Arrivati nell’ospedale del campo, le porte si chiusero davanti a Lexa, rompendo quella bolla.

<< Comandante Woods, deve venire con me….dobbiamo visitarla >> disse l’infermiera che era al suo fianco.

Lexa si girò verso di lei, senza dire una parola, poi guardò ancora quella porta chiusa.

<< Ci vorrà moltissimo tempo, meglio se viene con me….va bene? >> insistette, ancora, l’infermiera, portandola lentamente verso un'altra stanza.

La visitarono, le fecero i soliti esami post- missione. Le disinfettarono e fasciato le ferite che aveva riportato. Le dissero che poteva sentire un po’ di dolore alla gola. Si ricordò di quella mano che la stringeva, quegli occhi blu….. i suoi occhi. Ma più spenti e vuoti.
Era davvero Clarke? O stava, semplicemente, impazzendo?
La porta della stanza si aprì di scatto. Gustus fece irruzione, guardando a destra e sinistra, agitato. Poi il suo sguardo si posò su sua figlia, seduta sul letto.

<< Lexa… >> sussurrò, e come un fulmine, si precipitò ad abbracciare la ragazza.

<< Per fortuna stai bene… >> continuò, stringendola forte.

Si distaccò e le accarezzo il viso con la mano.

<< Che cosa è successo? >> chiese.

Lexa lo guardò e piano disse:

<< Non….non lo so…io….io stavo controllando l’interno, era tutto normale, quando all’improvviso…siamo stati attaccati… >>

Gustus le toccò il braccio, per incoraggiarla.

<< Poi…sono stata scaraventata via dal fuoco nemico e qualcosa…..qualcuno mi ha afferrato per la gola….. >> disse, ricordando quel momento.

<< Era Clarke…..Ho visto Clarke >> disse meravigliata, alzando lo sguardo verso il padre che la guardava scioccato.

In quel momento un infermiera chiamò Gustus e lui dopo aver detto alla figlia che la madre e la sorella sarebbero arrivate presto, uscì.



Roan era fuori alla sala operatoria, aspettava che qualcuno uscisse per dargli delle informazioni. Camminava avanti e indietro, per il corridoio. Quello che aveva visto non gli sembrava possibile, ma quel viso era troppo familiare.
All’improvviso, le porte si aprirono e un dottore uscì.

<< Allora? >> chiese Roan.

<< La situazione è molto grave…non abbiamo i mezzi per occuparcene qui, va portata immediatamente in un ospedale più specializzato….non possiamo fare molto qui… >> disse il dottore.

<< Ma gli esami? Insomma… >> chiese Roan.

<< Il DNA è quello del cadetto Griffin….si… >> confermò il dottore.

Roan era stupefatto, si passò la mano in testa velocemente, poi un sorriso gli illuminò il viso.

<< Generale, la situazione è molto grave, ha subito danni davvero considerevoli, bisogna trasferirla il più presto possibile >> continuò il dottore.

<< Si, certamente! Faccia preparare tutto! E non c’è bisogno che le dica che questa notizia è riservata >> disse il Generale, mentre si spostava per fare una chiamata.

<< Sono io…è lei. Si, si… trasferimento immediato e massima riservatezza. Ho capito >> disse chiudendo la telefonata.






Roan camminava verso la camera di Lexa, quando incontrò, fuori, Gustus che parlava con un dottore.

<< Generale… >> disse Roan appena lo vide.

<< Roan! Che diavolo è successo? >> chiese Gustus, impaziente.

<< Il DNA è positivo….penso sia proprio la nostra Principessa, Signore >> disse sorridendo.

Gustus rimase a fissarlo, per qualche secondo. Poi agitato disse:

<< Ma…ma come può essere? >>

<< Non lo so Signore…ma quella lì dentro è Clarke >> disse deciso.

Gustus lo guardò con consapevolezza e subito disse:

<< Dov’è? Voglio vederla! >>

<< La trasferiamo in un ospedale specializzato in città… >> incominciò Roan, ma venne interrotto da Gustus che impaziente disse:

<< Devo parlare con Abby >>

<< Generale! La notizia non può ancora essere resa nota, le sue condizioni sono gravissime… >> disse Roan, cercando di fare ragionare l’uomo.

<< Ho commesso due errori gravissimi, nella mia vita…..non rifarò lo stesso questa volta….adesso farò la cosa giusta! >> disse deciso.

<< In quale ospedale la portate? >> chiese Gustus, ergendosi in tutta la sua autorità.









Abby era appena tornata a casa. Marcus era ancora in ospedale, la sua vita grazie a quell’uomo gentile era meno vuota. Ma nessuno poteva ridargli quella serenità che aveva 10 anni fa. Si tolse la giacca e posò la borsa sul tavolo. Ormai non praticava più, si occupava solo della gestione degli specializzandi e della loro formazione.
Stava per tirare fuori la roba da mangiare dal frigo quando suonò il campanello.
Aprì la porta e si ritrovò Gustus, tutto sudato che le disse:

<< Devi venire con me >>

<< Gustus? Che è successo? >> chiese Abby.

Il generale entrò in casa.

<< Devi prendere la tua roba e venire subito con me Abby >> insistette.

<< Non finché non mi dici che sta succedendo….si tratta di Anya o Lexa? Stanno bene? >> chiese agitata.

<< Si tratta di Clarke >> confessò lui.

Abby rimase immobile, per un attimo.

<< Cosa c’entra mia figlia? >> chiese dura.

<< È viva Abby….Clarke è viva >> le disse avvicinandosi.

Abby a quelle parole sbatte le palpebre più volte e scosse la testa.

<< Ma che stai dicendo? Clarke è morta Gustus! >> disse arrabbiata la donna.

Gustus si avvicinò e le mise le mani sopra le spalle con decisione.

<< È viva Abby! Lexa e Roan l’hanno trovata in missione >>

A quelle parole Abby scoppiò a piangere, Gustus l’abbracciò confortandola.
Clarke venne portata al Polis Memorial Hospital, uno degli ospedali più all’avanguardia del paese.
Roan andò con lei spiegando ai chirurghi come era stata trovata la ragazza, che subito entrò in sala operatoria.
Abby e Gustus arrivarono poco dopo, la donna non stava più nella pelle.

<< Roan! Dove l’hanno portata? >> chiese Gustus, appena lo vide.

<< In sala operatoria…Signora Griffin >> salutò la donna con un accenno del capo.

<< Voglio vederla! >> ordinò Abby.

<< Signora…i migliori medici si stanno occupando di lei…so che è dura ma la prego, aspetti >> disse Roan, capendo lo stato della donna.







Lexa uscì dalla stanza e chiese ad una infermiera dove fosse il generale. L’infermiera rispose evasiva e la ragazza capì che avevano trasferito Clarke.
Indra e Anya arrivarono di corsa in quel momento. Abbracciarono la ragazza.

<< Tesoro stai bene? >> chiese Indra.

<< Sto bene mamma, tranquilla >> rispose rassicurante Lexa.

<< Che diavolo ti è successo? >> chiese Anya, preoccupata.

Lexa la fissò e le disse.

<< Dobbiamo andare in un posto >>

Si girò verso l’infermiera di poco prima, con sguardo duro.









Gustus, Abby e Roan attendevano notizie in sala d’aspetto. La donna era in ansia, preoccupata per la figlia.

<< L’hai vista Gustus? >> chiese all’uomo al suo fianco.

<< No Abby…mi dispiace >>

<< Io si >> disse Roan.

La donna si voltò verso di lui.

<< Come stava?  >> chiese Abby.

Roan la fissò triste.

<< Non era in buone condizioni….credo sia molto grave… mi dispiace >> disse, sentendosi in colpa per aver sparato alla ragazza.

Due dottori uscirono, poco dopo, Abby si precipitò, chiedendo, subito,  notizie. I dottori guardarono Roan, chiedendo il permesso di poter parlare con la donna, lui acconsentì.

<< La paziente è arrivata qui in condizioni gravissime…il braccio e la gamba come anche alcuni organi sono stati sostituiti con delle parti meccaniche molto rudimentali. Hanno dovuto tagliare una parte della spalla per poter inserire quella strana protesi, temo che anche per la gamba sia stato così…il fegato e i reni sono stati sostituiti, come anche il polmone destro. Queste protesi hanno portato ad una grave infezione che non è guarita del tutto. Il suo sistema immunitario è molto debole >> disse il dottore spiegando la situazione della ragazza.

<< Oddio… >> disse Abby, mettendosi le mani alla bocca.

Gustus andò vicino e le toccò la spalla.

<< Abbiamo rimosso tutte le protesi e sostituito gli organi con altri biosintetici. Per il braccio e la gamba abbiamo ottime protesi di ultima generazione…praticamente non noterà la differenza. Per quanto riguarda l’infezione, è sotto farmaci e aspettiamo che si risvegli per valutare eventuali lesioni celebrali. Nella tac abbiamo rilevato vecchi traumi cranici di minore gravità, ma sapremo tutto con esattezza appena riprenderà conoscenza…. >> continuò l’altro medico.

<< Danni alla colonna…o alle nano macchine? >> chiese Abby.

<< La colonna è in buone condizioni….per quanto riguarda le nano macchine… >> incominciò il dottore, guardando Roan.

Il generale disse:

<< Parli >>

<< Crediamo che una parte dell’armatura di sua figlia si sia fusa con le sue nano macchine, dandogli una maggiore protezione dai raggi che l’hanno colpita….ma le nano macchine sono cambiate… >> spiegò.

<< Cambiate? >> chiese Abby.

<< Non sono più come quelle omologate dal Consiglio, penso siano mutate per i tanti anni trascorsi oltre il confine…
non so dirvi le conseguenze >>

<< Mi sta dicendo che le nano macchine le hanno, in qualche modo, salvato la vita? >> chiese Abby.

Il dottore la fissò.

<< Credo proprio di si >>

<< Da questo, pensiamo derivi anche il sangue nero >> proseguì il dottore.

<< Sangue nero? >> chiese Gustus.

<< La pigmentazione del sangue della paziente è diventato nero >> rispose il dottore.

<< Quindi? È fuori pericolo per ora? >> chiese Abby.

<< Fin quando non riprende conoscenza non possiamo dirlo, ma pensiamo che, visto che è sopravvissuta tutti questi anni oltre il confine….beh, ci siano buone speranze >> disse sorridendo il dottore.

Abby pianse dalla felicità, confortata da Gustus e Roan.

<< Grazie dottore….posso vederla ora? >> chiese Abby.

<< Ha passato i controlli per la quarantena, anche il sangue nero non costituisce pericolo, quindi si…credo che appena ritornerà nella sua stanza potrà vederla >> disse sorridendo.

<< Grazie dottore…la ringrazio davvero >> disse Abby piangendo.

<< Per noi è un onore >> risposero i medici, inchinando il capo.






Abby poté entrare, finalmente, nella stanza riservata a Clarke. La luce dei vari macchinari illuminavano la stanza, si udivano solamente i loro suoni. La donna camminò lentamente, quasi incerta. Dentro di sé, nutriva il timore che se avesse visto quel viso, avrebbe scoperto che, in realtà, quella ragazza, non era la sua dolce bambina.
La figura della ragazza era distesa, inerme, nel letto. Abby arrivò al suo fianco e lì, vide il suo viso. Avrebbe riconosciuto quel viso ovunque, non importa se bendato o pallido o cambiato. Quella era la sua Clarke. Una moltitudine di tubi erano attaccati al suo corpo, quello del respiratore alla sua bocca. Fece scorrere il suo sguardo su tutto il corpo, osservando le mutilazioni e le varie ferite riportate. Le lacrime le bagnarono il viso, con la mano tremante le accarezzò delicatamente, la guancia.

<<  Bambina mia….che cosa ti hanno fatto? >> sussurrò, scioccata, scoppiando in un pianto silenzioso.






Roan e Gustus aspettavano ancora fuori. Solo ad Abby era stato permesso di entrare.

<< Le ho sparato… >> disse all’improvviso, Roan, appoggiato alla parete, fissando la porta.

Gustus lo guardò, interrogativo.

<< Ho visto quella figura di fronte a Lexa…e ho solo agito >> raccontò.

<< Hai fatto il tuo dovere…hai protetto un tuo compagno >> rispose l’uomo.

<< Mi ha salvato la vita….è io… le ho sparato >> continuò.

<< Non potevi saperlo….lei ti direbbe che hai fatto la cosa giusta >> disse Gustus.

<< Era ridotta davvero male….spero, che potrà dirmelo di persona >> disse sospirando.

<< È riuscita a rimanere in vita laggiù per 10 anni….sono sicuro che supererà anche questa >> disse fiducioso Gustus.









All’ospedale, improvvisamente, si precipitarono Anya e Lexa. Il chiasso provocato dalle loro urla, in particolare quelle di Anya, fecero intervenire Gustus.

<< Papà! >> urlò Anya correndo verso di lui.

<< Dimmi che non è uno scherzo…ti prego! >>

<< Venite, parliamone in un posto più riservato >> disse l’ex generale, portando le ragazze nella rampa di scale d’emergenza.

<< Allora?? >> chiese impaziente Anya.

Gustus, sospirando disse:

<< È lei….è la nostra Clarke >>

Anya scoppiò a piangere e si mise le mani in testa, scioccata.

Lexa rimase immobile, fissando il pavimento.

<< Voglio vederla! Come sta? >> disse partendo in quarta Anya.

<< Non ci è permesso vederla, solo ad Abby è permesso di entrare per ora… >> disse Gustus.

<< Ma come sta? >> chiese Anya.

Gustus la fissò.

<< È molto grave…ha perso un braccio, una gamba e alcuni organi interni, non sappiamo ancora se si risveglierà e se ha subito danni permanenti al sistema nervoso… >> spiegò l’uomo.

Anya lo guardò scioccata.

<< M-ma si risveglierà….giusto? >> chiese la figlia maggiore, con la voce tremante.

Gustus le rivolse uno sguardo triste.

<< Possiamo solo aspettare e sperare >>

Nella mente di Lexa riecheggiavano solo le parole “ è Clarke “ la sua Clarke era tornata da lei.










Passò una settimana. Una settimana in cui tutta la famiglia Woods, Roan e Abby stavano aspettando qualche miglioramento. I medici avevano rassicurato tutti, dicendo che il coma era perfettamente normale. L’unica incognita era la sua uscita.
Abby come tutti i giorni non si allontanava mai dalla figlia. Erano stati giorni pesanti e stressanti, e in quel momento, dormiva appoggiata al letto affianco alla figlia.
 Un movimento impercettibile della mano di Clarke la svegliò. Le dita si mossero piano, poi si strinsero. Abby assistette alla scena e in un lampo si alzò e fissò il viso di Clarke, chiamandola.

<< Clarke tesoro, mi senti? >> chiese.

<< Clarke! >>

 Clarke aprì, lentamente gli occhi, richiudendoli un secondo dopo.

<< Clarke tesoro mi senti? >>

<< Sono la mamma Clarke! >> disse piangendo dalla gioia.

Prese il viso della figlia tra le mani. Gli occhi di Clarke ora si spalancarono e si guardavano intorno agitati. Un occhio completamente rosso per via delle ferite.

<< Tranquilla tesoro >> disse Abby cercando di calmare la figlia sempre più agitata.

Clarke cominciò a dimenarsi sempre di più, cercando di togliersi il respiratore. Abby l’aiutò e velocemente glielo sfilò.

<< Ecco…ora va meglio >> posò il respiratore a fianco a letto, ma non ebbe il tempo di girarsi che Clarke la spinse contro il muro.

Il suo sguardo era agitato e si guardava intorno con sospetto, non capendo dove fosse.

Fissò la donna senza riconoscerla e le urlò, cercando di alzarsi:

<< Ste awy kom me!!!! >> cercò di strapparsi i fili e subito intervennero i medici e gli infermieri che la immobilizzarono a letto.
La ragazza continuava ad urlare e a dimenarsi. I medici riuscirono a stento a sedarla. Abby assistette inerme a quella scena, piangendo.




La donna uscì dalla stanza frastornata. Appena la vide, Gustus andò verso di lei, sorreggendola.

<< Abby che è successo? >> chiese preoccupato.

<< Si è svegliata Gustus….si è svegliata >> disse fra le lacrime.

L’uomo sorrise felice e l’abbracciò.

<< Non mi ha riconosciuta….mi ha spinta via…ha urlato qualcosa che nemmeno ho capito >> disse in stato di shock.

Gustus la fissò.
<< Che cosa hanno fatto alla mia bambina? >> chiese la donna abbracciando l’uomo.


Sapere che Clarke aveva ripreso conoscenza aveva reso tutti felici, ma le parole di Abbyavevano creato un alone di preoccupazione. E se Clarke non fosse più la loro Clarke? Se non si ricordasse di loro?


Clarke aprì ancora gli occhi. C’era buio, non capiva dove potesse essere. Doveva scappare, era circondata da nemici, il nemico va distrutto, pensò. Cercò di sollevarsi, ma si rese conto di non sentire più il suo braccio. Spostò lo sguardo e capì…non c’era più.
 Come si sarebbe difesa, ora?
Iniziò ad agitarsi, non capiva, tutte le immagini si sovrapponevano nelle sua testa. Le battaglie, il dolore, la voce metallica di quel mostro…quei occhi verdi. Aveva già visto quei occhi. Appartenevano a un nome…

<< Le…xa >> sussurrò.

E tutto ritornò a galla….tutti i ricordi.





Una donna entrò nella camera, facendola sussultare. Rimase sulla porta, osservandola incerta. Incominciò ad avvicinarsi lentamente…
Clarke osservò quel viso e ricordò una giornata al mare….un uomo e una donna le sorridevano.

<< N-Nomon? >> sussurrò, piano.

Abby si avvicinò ancora.
Clarke la fissò e disse a voce più alta:

<< Mamma…. >> Abby sentendo quella parola iniziò a piangere e si portò una mano alla bocca.

<< Si…Sono io >> disse la donna, sedendosi nel letto di fronte alla figlia.

Si mosse per abbracciarla ma Clarke si scostò, non volendo essere toccata. Allora Abby, decise di provare ad accarezzarle una guancia, lentamente.
Clarke osservava i movimenti della donna con attenzione, in guardia.

<< Va tutto bene….sei a casa ora….sei tornata a casa Clarke >> disse dolcemente la donna, accarezzando la figlia.

<< C-Casa…. >> sussurrò la bionda.

<< Si sei a casa... >> confermò Abby, piangendo.

<< La mia forte e coraggiosa Clarke…..grazie per essere tornata da me >> disse fra le lacrime, e questa volta, delicatamente, l’abbracciò.

Clarke rimase rigida e non ricambiò l’abbracio, ma ricordava quel profumo, sapeva di protezione e di…

<< ….casa…. >> sussurrò, e chiuse gli occhi, sospirando.

Era tornata a casa.






Clarke si addormentò, Abby accanto a lei le teneva la mano, sorridendo.
Uscì dalla stanza e tutti erano lì ad attenderla. Guardò i visi di tutti, speranzosi e avidi di buone notizie.

<< La nostra Clarke è tornata >> disse, felice.

E tutti esultarono dalla gioia e corsero ad abbracciare Abby.
La donna andò verso Lexa e Roan e fra le lacrime disse:

<< Grazie per averla riportata a casa >>





Ancora non era permesso di vedere la bionda, Abby aveva paura che molti visi potessero farla agitare, l’umore di Clarke era instabile.
 A volte non proferiva parola, altre volte parlava una strana lingua e altre, invece,  sussurrava solamente alcune parole.
I medici avevano parlato con Abby e avevano deciso di rioperare Clarke. Dovevano impiantarle le protesi al braccio e alla gamba. Dopo averla sedata, la portarono in sala operatoria e l’intervento riuscì perfettamente.
Abby parlò con il neurologo, che gli spiegò che la memoria di Clarke sarebbe, col tempo, diventata sempre più precisa. La bionda, infatti,  si ricordava tutto ma non così dettagliatamente, erano presenti tanti buchi.



Suoni metallici, rumore di esplosioni, lame che si scontravano.
Una figura che continuava a colpirla, ancora e ancora.

<< Lei è un tuo nemico….distruggi i tuoi nemici >>



Clarke si svegliò di soprassalto, respirando affannosamente. Il corpo sudato, il dolore che l’accompagnava, ormai, da tantissimo tempo. Provò a mettersi seduta e vide il suo braccio sinistro. Era il suo braccio, almeno così le sembrava. Ci passò delicatamente l’altra mano sopra e capì….non era il suo braccio. Abby entrò e vide la figlia in quello stato.

<< Clarke… >> disse avvicinandosi.

<< Non è il mio braccio… >> disse, toccandosi ancora.

<< No....i dottori hanno impiantato queste protesi, so che non è la stessa cosa, ma sono praticamente arti normali…vedrai che ti abituerai col tempo >> rassicurò la madre.

<< Dov’è il mio braccio? L’altro braccio… >> chiese guardando la donna.

Abby capì che si stava riferendo a quella specie di arma.

<< Quello non era il tuo braccio… >> disse Abby, si sedette accanto a Clarke.

<< Da domani inizieremo con la riabilitazione…faremo tutto piano piano, così potrai camminare di nuovo >> spiegò.

<< Va bene… >> disse Clarke.

<< Ci sono alcune persone che vorrebbero vederti….Anya vorrebbe vederti.. >> le disse ad un tratto Abby.

Clarke la fissò negli occhi, senza dire nulla.

<< Non fa nulla se non te la senti…va benissimo, sono solo impazienti…sei mancata a tutti >>

<< Anya… >> sussurrò Clarke, cercando di ricordare il viso della sua amica.

<< Si…posso farla entrare? >> chiese Abby.

Clarke ci pensò su e poi annuì.








Abby uscì dalla stanza, andò verso Anya e disse:

<< Puoi entrare se vuoi >> sorrise alla ragazza che sgranò gli occhi dalla sorpresa.

<< Posso davvero? >> chiese.

<< Si…ricordati di andarci piano però, ok? >> l’avvertì Abby.

La ragazza annuì, si mise davanti alla porta, fece un respiro profondo ed entrò.
La camera era illuminata, lievemente, dai raggi del sole. Anya vide subito l’amica distesa sul letto, guardarsi il braccio.
Rimase lì, immobile. I capelli di Clarke erano lunghissimi e più scuri. Il volto segnato da chissà quali orribili esperienze, le conferivano un aria più matura e intimidatoria.
La bionda sollevò lo sguardo e vide l’amica lì ferma sulla porta.
Le due si fissarono per molto tempo. Anya stava trattenendo il respiro.

<< Sei…..invecchiata…Any >> disse, all’improvviso Clarke.

Gli occhi di Anya si riempirono di lacrime e velocemente andò verso l’amica, che si scostò spaventata. Anya allora si fermò, alzando la mani.

<< P-Posso abbracciarti? >> chiese.

Clarke annuì e lentamente Anya l’abbracciò. Piangendo le sussurrò:

<< Non farlo mai più….ti prego, non lasciarmi mai più…altrimenti ti ammazzo Clarky >> la bionda, lentamente,  mosse il braccio e le accarezzò la schiena.

<< Ok >>




Anya parlò per la maggior parte del tempo, dei vecchi tempi e Clarke ascoltava in silenzio. Anya notò che Clarke ogni tanto faceva una smorfia di dolore, e si toccava il braccio o la gamba.

<< Vuoi che chiami un infermiera per il dolore? >> chiese alla bionda.

<< No…sono abituata a quello, non riesco a muoverlo >> disse Clarke cercando di muovere le dita, senza riuscirci.

<< Ci vuole del tempo, non ti affaticare ok? >> disse sorridendole.

Poi Clarke le chiese:

<< Potresti aiutarmi? Vorrei farmi un bagno…ma, non voglio che mia madre mi aiuti >>

Anya la fissò, stupita. Non aveva mai visto Clarke così indifesa prima.

<< Certo >> Clarke, si sollevò e si scoprì.

Anya andò verso il bordo del letto e le mise il braccio sotto le gambe e la sollevò in braccio.
La portò in bagno, la fece sedere su una sedia, preparò la vasca e aiutò l’amica a togliersi il camice. Quando le scoprì la schiena quello che vide la sconcertò. Cicatrici, bruciature e  al posto della pelle, una sorta di lamina di metallo, le copriva molte parti della schiena.

<< Non volevo che mia madre vedesse >> sussurrò Clarke, affannosamente.

Anya guardava la schiena della sua amica e non poté che piangere al solo pensiero di quello che doveva aver passato.
Vedeva quello scempio e la rabbia l’assalì. Ricordava Clarke, solare, piena di vita, coraggiosa e ora vedeva un guscio ferito, tremante e indifeso.
Anya l’abbracciò, delicatamente da dietro.

<< Va tutto bene Clarky, ci sono io ora…andrà tutto bene vedrai >>





Anya uscì dalla stanza e ad attenderla trovò Raven. La ragazza appena la vide si precipitò ad abbracciarla. Anya pianse disperata, tra le braccia della latina.








Era notte, Clarke era seduta nel letto, con forza mise i piedi per terra e si alzò. Con gran fatica si avvicinò alla finestra e scostò la tenda. Non si ricordava la città. Il dolore che sentiva mentre si sforzava di stare in piedi non era nulla a confronto di tutto quello che aveva passato. Si accasciò contro il muro e fissò la luce della luna. Qualcuno entrò nella stanza e camminò verso di lei, Clarke spostò lo sguardo, davanti a sé e vide una donna bellissima. Una dea o, forse, un angelo.

I capelli castani lunghi e mossi, le ricadevano morbidi sulle spalle, gambe lunghe e snelle. Occhi verdi e profondi come la foresta.
Clarke fissò quegli occhi e le venne in mente l’odore della pioggia.

<< Non porti più gli occhiali >> disse alla ragazza, che stava lì in piedi davanti a lei, che continuava a leggerle l’anima.

La ragazza si inchinò, lentamente, alla sua altezza, continuando a guardarla negli occhi. Distese il braccio, e con la punta delle dita, le toccò il petto. Clarke si irrigidì, ma sentendo il calore delle dita della ragazza si rilassò.

<< Sei tu…. >> sussurrò, la bruna.

<< Sei viva… >> disse stupita, sentendo il battito del cuore della bionda.

<< Anche tu… >> disse Clarke.

<< Per fortuna stai bene >> continuò la bionda, sospirando.

Lexa a quelle parole sgranò gli occhi e piano, si mise affianco a Clarke. Posò la testa sulla sua spalla sana e chiuse gli occhi.
 
<< Stai bene… >> sussurrò ancora la bionda.

Lexa pianse silenziosamente, stringendo il braccio di Clarke.

<< Grazie per essere tornata da me >>















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori! Ecco a voi un nuovo capitolo! Fatemi sapere che cosa ne pensate!! Vi ringrazio, davvero di cuore, per le vostre bellissime e meravigliose recensioni! Mi fanno sempre molto piacere!! Ora sappiamo che Clarke è, effettivamente, la nostra Clarke....ma cosa le sarà capitato? Riuscirà a superare tutto questo? Si ricorda di Lexa....ma ora molte cose sono cambiate!
Nel prossimo capitolo vedremo il ritorno a casa della bionda e come incomincerà ad affrontare il suo ritorno alla vita!
Grazie ancora!! Vi adoro!
A prestissimo!!

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Capitolo 12
*** Ritorno a Casa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Ritorno a Casa.


Presente.


La riabilitazione di Clarke procedeva bene, ogni giorno la bionda si alzava e camminava con l’aiuto delle stampelle. Esercizi per la gamba, esercizi per la mano e il braccio. La ragazza eseguiva tutto quello che il fisioterapista le diceva, e nonostante i mille gli sforzi e il dolore che ne derivava, non si sentiva manco un lamento uscire dalla sua bocca.

Abby la osservava, poteva solo immaginare il dolore che provasse, ma la figlia non faceva trasparire nulla. La donna si domandò se ormai, il dolore fosse diventato una costante della sua vita.
Ogni giorno esercizi, analisi di ogni genere, per vedere l’andamento generale delle sue condizioni fisiche. Le infermiere le avevano detto che la notte non riusciva a dormire, la mattina la trovavano distesa a terra, con gli occhi spalancati.
Non vedeva l’ora di riportarla a casa.

Quel giorno, di ritorno da alcuni esami, fuori dalla sua camera incontrarono Roan e altre persone, dalle divise dovevano essere Skaikru.
Clarke era sulla sedia a rotelle, vide un uomo alto, con spalle larghe, capelli lunghi semi raccolti dietro. Gli occhi grigi/ celesti. Aveva un’aria familiare, pensò, invece l’altra, una donna con lunghi capelli ricci, pelle ambrata e sguardo autoritario, non le diceva nulla.

<< Roan.. >> disse Abby.

<< Signora Griffin, io e il Generale Flou vorremmo scambiare alcune parole con sua figlia >> disse, gentilmente, Roan.

<< Clarke è appena rientrata da una pesante sessione di analisi…non potremo fare in un altro momento? >> rispose Abby, protettiva.

La donna si mise in mezzo dicendo:
<< Mi dispiace Signora Griffin, ma non possiamo aspettare oltre >> disse dura la donna.

A quelle parole, Abby stava per ribattere che lei aveva aspettato per ben 10 anni, ma la voce di Clarke intervenne prima:

<< Va tutto bene Mamma… >>

Abby si girò verso la figlia e Clarke le fece un cenno col capo.
Andarono a sedersi nella sala d’aspetto, la bionda rimase seduta sulla sedia, di fronte ai due.

<< Vorremo parlare da soli se non le dispiace >> disse la donna, che Abby già odiava.

Contrariata guardò la figlia acconsentire e se ne andò.
Clarke osservò la madre varcare la porta e il suo sguardo ritornò sui due.

<< Clarke….è bello vedere che ti stai riprendendo >> incominciò l’uomo.

Clarke continuava a fissarlo, cercando di ricordarsi il suo viso.

<< Chiedo scusa ma….non mi ricordo di voi… >> disse incerta.

Roan, sorpreso rispose:

<< Sono Roan…Roan White, andavamo all’Accademia insieme >>

Clarke si ricordò un ghigno, una sfida su un tetto…

<< Sei un Azgeda…. >> disse, piano.

<< Si… >>

<< Non mi piacciono gli Azgeda >> disse, guardandolo negli occhi.

Raon non sapeva cosa dire. Quella che aveva di fronte, non sembrava la Principessa di dieci anni fa. Ma pensò che fosse perfettamente normale.

<< Lei è il Generale Luna Flou, è anche la rappresentante degli Skaikru nel Consiglio >> spiegò, presentandole la donna.

<< È per me un grande onore conoscerla Miss Griffin >> disse la donna inchinando il capo.

Clarke ricambiò il gesto non rispondendo.

<< Io e il Generale Roan siamo qui per porle qualche domanda, se per lei va bene, su quello che le è accaduto >> disse precisa.

Clarke la guardò attentamente, non sapeva per quale motivo, ma iniziava a stare in guardia.

<< Sappiamo che i tuoi ricordi sono confusi, ma sarebbe per noi di grande importanza sapere quello che ricordi….anche solo poche informazioni… >> continuò Roan, incoraggiandola.

Clarke li fissò, in silenzio per un momento, poi disse:

<< Cosa volete sapere? >>

<< Ricorda cosa successe quel giorno? Il giorno dell’esercitazione? >> chiese la donna, accendendo un registratore, senza chiedere alla bionda il permesso.

Clarke capì, era un interrogatorio.

<< Vagamente…ricordo solo tanto caldo e…una luce accecante… >> rispose.

<< Non ricordi che tornasti indietro a prendere Anya? >> chiese Roan, ricordandosi la bionda che gli affidava l’amica.

<< No…io ricordo solo…un caldo insopportabile e una grande pressione…. >> disse incerta.

<< E dopo? Cosa ricorda? Come ha fatto a sopravvivere all’attacco? >> chiese Luna.

Clarke guardò per terra, un momento.

<< Se non ricordi o non te la senti va benissimo Clarke… >> disse Roan, vedendo la reazione della bionda.

Ma a quelle parole, Clarke sollevò lo sguardo e disse:

<< Dolore….ecco cosa ricordo…tanto, tanto dolore >>

<< Dove si trovava? >> chiese sempre Luna.

<< Non lo so…non ricordo bene…so solo che mi hanno portata lì, in quella stanza…mi hanno aggiustata >> disse la bionda.

<< Aggiustata? >> chiese Roan.

<< Mi hanno riparata…mi hanno dato una gamba e un braccio nuovo >> spiegò.

<< Quelle armi.. >> sussurrò Roan.

<< Mi risvegliai in una cella…lui mi disse che ora, ero di sua proprietà e che dovevo combattere o sarei morta >> disse tranquillamente.

<< Lui chi? >> chiese Luna.

<< Titus….così si faceva chiamare…. >> disse Clarke, abbassando lo sguardo.

<< Titus? >> disse Luna.

<< T.I.T.U.S. >> disse meccanicamente Clarke.

<< Chi era? >> chiese Roan.

<< Era il titolare della casata….lui partecipava al Conclave >> spiegò Clarke.

<< Conclave? >> chiese Luna.

<< È sacro per loro…una sfida all’ultimo sangue…i guerrieri di ogni casata dovevano battersi in un arena….chi uccideva tutti gli altri vinceva >> spiegò Clarke, sospirando.

<< Hai combattuto nel Conclave? >> chiese Roan.

Clarke lo fissò e disse:

<< Si >>

<< Hai vinto >> disse Luna, guardandola.

Clarke si voltò verso di lei.

<< Non ci sono vincitori, in realtà….solo sopravvissuti  >> disse, il suo sguardo divenne vacuo.

<< Quelli sono tuoi nemici….distruggi i tuoi nemici >>

<< Perché non mi domandate quello che realmente, volete sapere? >> chiese all’improvviso, la bionda.

<< Sarebbe? >> chiese Luna, curiosa.

<< Se ho spifferato qualcosa… >> rispose, fissandola negli occhi.

<< Non siamo venuti qui per… >> ribatté Roan, ma Luna disse:

<< L’hai fatto? >> chiese.

Clarke la fissò, ancora.

<< No >>

Si sporse in avanti.

<< Ci sono luoghi….che è meglio non esplorare….Generale >> disse Clarke, poi si girò e nel mentre che se ne andava disse seria:

<< L’interrogatorio è finito >>





<< Ti hanno abbandonato….qui, nell’oscurità….loro sono deboli, vili….non sanno cosa hai fatto per loro >>

Urla, schiamazzi…

<< Mostragli…..il tuo potere! >>

Fuoco….grida spaventose…rabbia….il nulla…

Clarke si risvegliò, tutta sudata, ansimando. Era a casa ora…ora era a casa.








Quel giorno avrebbero dimesso Clarke.  Abby e Gustus andarono a prenderla. La riabilitazione aveva dato i suoi frutti e la bionda poteva stare in piedi e camminare con l’aiuto solo di una stampella. Muoveva il braccio, anche se ancora la coordinazione non era perfetta.
Abby era dentro la stanza di Clarke, la madre le stava tagliando i capelli, ormai troppo lunghi.
Quando Gustus bussò, pronto per andare, si immobilizzò appena vide comparire la ragazza. Vestiti puliti, capelli alle spalle, semi raccolti dietro, meno boccolosi di prima, ma sempre biondissimi.
Clarke appena lo vide si fermò. Fece cadere la stampella, divenne rigida e fece il saluto militare.

<< Generale >> disse, in automatico, con rispetto.

Gustus rimase sbalordito, senza parole, si avvicinò e disse dolcemente:

<< Non sono più Generale, ormai….puoi chiamarmi semplicemente Gustus….Clarke >>

Clarke rimase stupita e abbassò il braccio.

<< Per me rimarrete sempre il Generale….Signore >> rispose.

Gustus sorrise, poi cercò di accarezzare la guancia della ragazza ma, quest’ultima si ritirò indietro.
Gustus vide i suoi occhi e capì….Clarke aveva lo sguardo di un animale in gabbia, sempre all’erta, sempre pronto allo scontro.
Mise giù la mano e disse, schiarendosi la gola:

<< La macchina e nel parcheggio, se siete pronte… possiamo andare >>

Fortunatamente il giorno prima Luna aveva fatto un comunicato stampa, parlando dell’accaduto, chiedendo che il neo nominato Generale Griffin, non fosse disturbato in nessun modo, impedendo così ai giornalisti di assillare la ragazza. Abby si era infuriata per la nomina di Generale, senza avvertenze di Luna. A Clarke non interessava. Uscendo, nessuno infastidì la ragazza. Aveva notato che tutti la guardavano da lontano, con ammirazione e rispetto.

Clarke scese dalla macchina e riconobbe subito, la sua casa.

<< Andiamo >> disse Abby al suo fianco, felicissima.

Appena entrarono, Clarke si guardò intorno, vide una foto di lei da piccola, in braccio ad un uomo con i capelli biondi. La prese fra le mani e osservò il sorriso dell’uomo.

<< Papà è morto….vero? >> chiese, sempre osservando la foto.

A quella domanda Abby e Gustus si gelarono, la fissarono sconvolti, senza sapere che dire, poi Abby le andò vicino e le disse:

<< Si Clarke… >> rispose, accarezzandole i capelli.

Clarke non disse nulla, posò la foto dove l’aveva trovata.

<< Abby allora io vado…a domani >> disse Gustus,  andandosene.

Sussurrò all’orecchio di Abby:

<< Se hai bisogno chiama >> la donna lo ringraziò.

Clarke entrò nella sua vecchia camera, si guardò attorno e vide alcune foto appese al muro.

Le osservò….Anya, Abby, Gustus, Indra, Bellamy….Lexa… Osservò se stessa, sorrideva e abbracciava Anya, scherzosamente.

<< Ho tenuto tutto com’era… >> disse Abby, vicino alla porta.

<< Sarai stanca…perché non prendi le medicine e ti riposi un po’ ? >> chiese dolcemente, rivedere la figlia di nuovo nella sua camera, viva, le dava una gioia immensa.
Aveva pregato tanto per quello.
Clarke annuì. Le due cenarono, Abby le raccontava del lavoro, di Bellamy e di un suo collega di nome Marcus. La ragazza ascoltava, in silenzio.

Dopo cena si fece una doccia, l’acqua scorreva lenta sul suo corpo, martoriato da cicatrici di ogni genere e ricoperto ancora, in alcune parti, da una sottile lamina d’acciaio. Nella spalla e nella gambe si notavano le linee di demarcazione tra la sua carne e la protesi. Posò la fronte sul vetro e chiuse gli occhi…




 Durante la notte, Abby si svegliò di soprassalto. Dalla camera di Clarke, si udivano urla disumane. Scese, di corsa dal letto, precipitandosi dalla figlia ma prima che potesse entrare si fermò. Ricordò le parole delle infermiere e dei medici: Clarke diventava violenta se svegliata di soprassalto, meglio lasciare che si svegli da sola.

<< NO!!!! Stammi lontano!! >>

<< Non toccatemi!!! NOOO!!! >>

<< Lasciatemi!!! Andate via,  VIAA!!!  >>

<< AHHHHH!!!!! NOOO!! BASTA!! >>

Abby, dietro la porta, piangeva.







Abby stava preparando la colazione, vide la figlia entrare, lentamente, in cucina.

<< Buongiorno Tesoro, come va? >> disse sorridendo.

<< Giorno….bene >> rispose, piano, Clarke.

<< Ho fatto i pancakes….spero siano buoni >> disse Abby.

<< Saranno sicuramente buonissimi, grazie >> rispose la bionda, divorando tutto.

Abby sorrise, vedendo la figlia mangiare con gusto.

<< Stasera avremo ospiti per cena… >> disse all’improvviso, la donna.

Clarke si fermò di colpo e sollevò lo sguardo verso di lei.

<< Tranquilla, ci saranno solo Gustus, Indra, Anya e Lexa….la tua rumorosa amica non ha accetto un no come risposta….sarà come ai vecchi tempi! >> disse incoraggiante.

Clarke guardò di nuovo la sua colazione e disse:

<< Ok >>









Era in camera sua da più di un’ora e non sapeva che cavolo mettersi, la maggior parte della roba che aveva nell’armadio era smanicata e la bionda non voleva di certo mostrare le sue cicatrici. Trovò una maglia blu, a maniche lunghe e un paio di pantaloni neri. Non si guardò allo specchio, non era riuscita ancora a farlo.
Abby andò ad aprire e subito Anya entrò, seguita da Lexa, Indra e infine da Gustus.

<< Ciao Mamma G. Dov’è Clarke? >> disse velocemente Anya, sembrando un adolescente.

<< È nella sua camera, già da un po’ ormai… >> disse Abby, preoccupata.

<< Vado a controllare >> disse Anya, salendo subito di sopra.

Gustus sospirò dicendo:

<< Mi dispiace Abby….è incontenibile >>

<< Non importa…credo che faccia bene a Clarke… >> disse guardando di sopra.

<< Come ha passato la notte? >> chiese Indra.

Abby si voltò e scura in volto, rispose:

<< Non bene….ha avuto incubi quasi tutta la notte, mi hanno svegliato le sue urla… >>

Lexa a quelle parole guardò di sopra, preoccupata.

<< Povera Clarke…chissà cosa tutto a passato… >> disse Indra, triste.

<< Ora possiamo solo aiutarla a riprendersi…darle più normalità possibile >> disse Gustus.

<< Lexa, cara….sei venuta? Che bello >> disse Abby abbracciandola.

<< Non sarei mancata per nulla al mondo Abby >> rispose la bruna sorridendo.





Clarke era seduta nel letto, fissava il pavimento, immobile. Appena sentì bussare alla porta, sobbalzò, spaventata, osservando la porta.

<< Clarky…sono io >> disse Anya.

Clarke sospirò, sentendo la voce dell’amica, si alzò, con l’aiuto della stampella e andò ad aprire.

<< Ehi tu… >> disse l’amica sorridendole.

<< Ehi.. >> rispose Clarke, facendola entrare.

<< Allora….finita la prova abiti? >> disse, notando la roba buttata nel letto.

<< Non trovavo nulla di….adatto >> disse toccandosi il braccio.

Anya capì.

<< Stai benissimo…non preoccuparti >> disse andando verso di lei.

Clarke arretrò di qualche passo e l’amica si fermò.

<< Che dici….pronta? >> chiese, alzando un sopracciglio.

Clarke annuì.







Mentre Lexa e Gustus apparecchiavano la tavola, Abby e Indra finivano gli ultimi preparativi in cucina. Anya entrò in soggiorno seguita lentamente da Clarke.
 Appena Lexa la vide, il cuore iniziò a batterle forte, come succedeva tempo fa. I capelli di Clarke erano più corti, sempre caratterizzati da quelle onde morbide e lucenti. Ma il suo viso era molto diverso, cupo, incerto e vigile. Per Lexa era sempre bellissima, ma non era più la Clarke sicura che ricordava.
Vide la bionda salutare Gustus, inchinando rispettosamente il capo e poi il suo sguardo si posò su di lei.
La fissò per qualche secondo e disse:

<< Ciao Lexa >>

Lexa la fissò, era da tanto, tantissimo tempo che non udiva il suo nome pronunciato dalla bionda.

<< Ciao…Clarke >> rispose.

<< Clarke! >> disse Indra, avvicinandosi piano alla ragazza, che arretrò, subito.

<< È una gioia infinita, riaverti qui con noi >> disse dolcemente.

Clarke abbassò lo sguardo, imbarazzata.

<< Grazie…Indra >> sussurrò.

Gustus sorrise e poi disse:

<< Beh…che aspettiamo, sediamoci >>

<< Aspettate….manca ancora qualcuno >> disse Abby, sentendo, subito dopo,  il campanello e andando ad aprire.

Lexa notò il nervosismo della bionda.

Abby tornò con accanto a lei un uomo. Clarke era sicura di non averlo mai visto, ma per essere sicura si voltò verso Anya, con sguardo interrogativo. L’espressione di Anya era un po’ dura.

<< Clarke, tesoro…posso presentarti il mio collega, Marcus Kane…Marcus lei è Clarke >> li presentò.

L’uomo non si avvicinò, rimase a distanza, le fece un caldo sorrise e le disse:

<< È un piacere Clarke….bentornata >>

Clarke guardò la madre, il modo in cui fissava quell’uomo. Ora capiva…

<< Il piacere è mio >> disse semplicemente, leggermente a disagio.




Tutti si sedettero a tavola. Le conversazioni erano le più varie. Gustus aveva fatto molte domande a Marcus, sul suo lavoro all’ospedale e sulla sua vita. L’uomo rispondeva cordiale, sembrava un tipo apposto. Anya raccontava qualche episodio divertente e tutti ridevano allegri. La ragazza stava in silenzio, mangiava e ascoltava le varie conversazioni, gli altri sembravano aver compreso che per ora, andava bene così.
 
<< Clarky puoi passarmi le patate o vuoi mangiarle tutte te? >> disse ironica Anya, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Indra.

Clarke non capì la battuta, prese subito il vassoio porgendolo all’amica ma all’improvviso Abby chiese:

<< Allora Lexa….come vanno i preparativi per le nozze? >>

Si udì un struscio e poi un botto. Il vassoio era caduto a terra, frantumandosi. Tutti si girarono verso la bionda che aveva ancora la mano della protesi sollevata, tremava e aveva vistosamente degli spasmi. Anya subito le chiese:

<< Tutto bene Griff? >>

<< Tesoro non ti preoccupare… >> disse Abby alzandosi per pulire.

Ma Clarke continuava a guardare a terra.

<< Scusami… >> sussurrò.

<< Non ti preoccupare Clarky…è solo un vassoio >> le disse Anya, mentre la bionda immobile diceva sempre:

<< Scusami…. Scusami…. >>

<< Clarke…va tutto bene >> disse Abby, avvicinandosi.

<< Mi dispiace io….non…volevo… >> disse Clarke agitandosi.

<< Tesoro non è successo nulla… >> continuò Abby.

Gli spasmi continuavano, così la bionda si afferrò la protesi con l’altra mano e sollevò un attimo lo sguardo verso la bruna, che la fissava preoccupata. Quegli occhi….

All’improvviso, la bionda si alzò e dicendo:

<< Scusatemi….devo andare… >>  scappò via nella sua camera, chiamata da Anya e Abby.

<< Abby…forse dovremo lasciarla un po’ da sola >> intervenne Gustus.

<< È stata 10 anni da sola! >> urlò, Anya, arrabbiata.

<< Anya!! >> la riproverò Indra.

Lexa colse l’occasione del battibecco appena iniziato,  per uscire e andare sul retro. Ricordava che la finestra della camera di Clarke dava proprio da quella parte. Si arrampicò su di un albero vicino e con agilità si aggrappò al mordo della finestra.







Clarke era in camera, con la schiena appoggiata ad una parete affianco al letto, il respiro corto, cercava di controllare gli spasmi. Non riusciva più a muovere la mano. Sentiva dolore.

All’improvviso, qualcosa batté contro la finestra e si sollevò, subito spaventata.
Dopo vide Lexa entrare.  Appena la bruna vide in che condizioni era la bionda si avvicinò:

<< Fammi vedere il braccio >> disse.

<< Non toccarmi! >> urlò Clarke, scostando il braccio e fissandola arrabbiata.

Lexa non aveva mai visto quello sguardo sul volto della bionda.
Rimase ferma e poi con calma disse:

<< Ti aiuto….ok? >> fece qualche passo, lenta, verso di lei.

Clarke continuava a fissarla con sospetto, ma man mano che si avvicinava, una sensazione di calma la pervase.
Lexa, ora, era di fronte a lei.

<< Fatti aiutare… >> sussurrò, alla bionda.

Gli spasmi si erano affievoliti, guardò la bruna e lentamente tolse la mano dalla protesi. Lexa delicatamente gliela prese fra le mani.
Appena le sue dita la toccarono, sentì la differenza, da un braccio normale. Con le dita, iniziò ad accarezzarlo. I tremiti e gli spasmi finirono, ma la bruna, continuò.

<< Ecco….così >> sussurrò.

Il respiro di Clarke tornò regolare, erano vicinissime, sentivano il profumo l’una dell’altra. Clarke osservò la bruna, continuare a massaggiarle il braccio.

<< Ti sposi? >> chiese, ad un tratto.

Le dita di Lexa si fermarono, sollevò lo sguardo sulla bionda.

<< Si… >> rispose.

<< Con chi? >> chiese la bionda.

<< Con Costia… >> rispose, guardando ancora il braccio.

<< Costia? >> chiese Clarke, non ricordandosi della ragazza.

<< La sorella di Roan, sei venuta a prendermi ad una sua festa una volta >> spiegò la bruna.

<< È un Azgeda… >> disse tra se e se la bionda.

Lexa sollevò ancora lo sguardo.

<< Si >> aspettò altri commenti ma non arrivarono.

<< Il tuo viso…. >> disse la bionda sollevando l’altro braccio e scostandole qualche ciocca sulla fronte.

<< È diverso…più duro >> continuò Clarke, osservando la donna che aveva di fronte.

Lexa chiuse un attimo gli occhi, godendosi questa vicinanza con la bionda.

<< Anche i tuoi occhi sono diversi… >> disse Lexa, fissandoli.

<< Sono più scuri… >>

Clarke la guardava come quella volta….quella sera di pioggia.

<< Ma sempre bellissimi… >> continuò Lexa.

All’improvviso, entrò Anya, sfondando la porta. Subito Clarke si mise davanti a Lexa, pronta a difenderla, ma si rilassò vedendo l’amica.

<< Che diavolo fai? >> disse Lexa.

<< Eravamo preoccupati….ma come cavolo hai fatto ad entrare? >> chiese Anya alla sorella, allibita.

<< Dalla finestra >> rispose la bruna indicandola.

<< Perché non ci ho pesato anche io… >> si chiese.

<< Clarke va tutto bene? >> chiese alla bionda, ancora davanti a Lexa.

<< Si… >> rispose, spostandosi.

<< Ok….allora, ti vanno due passi? Il solito posto ci aspetta >> disse l’amica facendole l’occhiolino.

Clarke guardò Lexa.

<< I minorenni non sono ammessi >> disse la sorella maggiore.

<< Quindi dovresti rimanere qui >> rispose la bruna, andando verso la porta.

<< Devo tornare a casa comunque…domani io lavoro… >> disse canzonando la sorella, poi si girò verso Clarke.

<< Buonanotte Clarke >> disse, seria.

Clarke si ricordò.

<< Buonanotte….Lexa >> e la bruna uscì.

<< Tutto bene? >> chiese Anya, vedendo il volto della bionda.

<< Si…andiamo >> disse prendendosi una giacca.








Arrivarono in un campo vuoto di baseball. Anya prese due birre e ne passò una alla bionda. Si sedettero sugli spalti, come facevano quando andavano al liceo.

<< Questo posto….non è cambiato >> disse la bionda, guardandosi intorno.

<< Vengo spesso qui…bevo due birre e rifletto >> disse Anya.

<< Su cosa? >>

<< Sul tempo….sulla vita… >> disse,  bevendo un sorso.

<< Non mi hai ancora detto come ti devo chiamare? Capitano, Comandante? >> chiese la bionda, non bevendo manco un sorso.

Anya la fissò.

<< In nessun modo…non sono più una Skaikru >> disse.

Clarke la guardò stupita.

<< Già….non sono più riuscita a volare sai…da quando… >> disse guardando a terra.

Clarke scostò lo sguardo,  guardando avanti a sé.

<< Se ti dovrei riassumere la mia vita da quando te ne sei andata….beh…non ci sarebbero tante cose belle da dire… >> iniziò, facendo una smorfia.

<< Ho chiesto a Raven di sposarmi…l’unica cosa bella…ma abbiamo avuto un incidente, per colpa mia, ha rischiato grosso….è stata ferita alla gamba e ora le serve un tutore per camminare….soffre molto… >> disse, stringendo la bottiglia con forza.

<< Invece di starle vicino….me ne sono andata….ora non mi vuole più vedere, non la biasimo…. >>

Clarke tornò a fissare l’amica.

<< Per colpa del bere? >> chiese, la bionda.

Anya la guardò stupita.

<< Ho notato a cena che hai superato il tuo solito limite…ricordo che non esageravi mai, quando eravamo con i tuoi… >> spiegò.

<< Si….esagero >> confessò.

<< Non ho un lavoro, tiro avanti grazie ai miei e….sono andata a letto con Roan >> confessò, guardando Clarke.

L’amica la fissò seria, poi all’improvviso, scoppiò a ridere.
Anya rimase spiazzata, di certo non si aspettava quella reazione.
La bionda rideva fortissimo, tenendosi un fianco.

<< Ah….grazie Griff davvero! Mi sei di grande aiuto…. >> disse sconcertata, ma vedere la sua amica così…stare in quel posto con lei.
Era come se questi dieci anni non ci fossero stati. Vedeva Clarke ridere a crepa pelle e il cuore divenne più leggero. Cosi incominciò a ridere anche lei.
Risero per un po’, poi le risate di Anya si trasformarono in lacrime. Clarke smise di ridere e guardò seria, la sua migliore amica, piangere disperata.

<< Ho fatto un casino Clarke….non so come rimediare…. >> Clarke le andò vicino e l’abbracciò.

<< Va tutto bene….andrà tutto bene >> disse consolando l’amica.

<< Mi sei mancata….ti prego….aiutami….ho bisogno del tuo aiuto >> continuò tra i singhiozzi.

<< Shhh….ti aiuterò io…. >> disse la bionda.

<< Grazie……Grazie di non essere morta >>








Lexa ritornò a casa, Costia dormiva. Si coricò affianco a lei, le braccia della sua fidanzata l’avvolsero la vita.

<< Come sta? >> chiese Costia.

Lexa sospirò.

<< Non tanto bene….credo che le sia successo qualcosa di terribile >> confidò.

<< Roan ha detto che ha dovuto….combattere…per sopravvivere >> disse la ragazza.

I pugni di Lexa si strinsero forte dalla rabbia.

<< La prossima volta verrò anche io….così potrò conoscerla meglio, dobbiamo mandarle l’invito per il matrimonio, magari un aria di festa le farà bene….non credi? >> chiese.

Lexa non credeva. Le tornò in mente lo sguardo a tavola di Clarke.

<< Forse.. >>

Non riuscì a chiudere occhio, perché ogni volta che accadeva vedeva quegli occhi blu, sentiva il suo profumo.
Avrebbe voluto attirarla a sé e baciarla fino a farle dimenticare questi ultimi anni.






Nell’oscurità della sua camera, Clarke era in piedi, senza la stampella. Guardava fuori dalla finestra, la luna le illuminava il viso.

<< Ti sposi? >>

<< Si >>

Strinse i pugni.

<< Sopravvive solo il più forte >>

<< Scatena…il tuo potere >>



I lampioni fuori, iniziarono a scoppiare, facendo cadere nel buio la strada. Il comodino iniziò a tremare. Le macchine, giù in strada, oscillavano. La terra incominciò a tremare.
Il respiro pesante. Gli occhi riempiti di lacrime e un dolore al petto, mai provato prima.






Lexa fissava l’orologio. Tre di notte…..si accorse, guardando una foto appesa al muro, che la terra stava tremando.

















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Grazie per le vostre bellissime recensioni! Ecco un nuovo capitolo, ora la bomba è stata sganciata...Clarke sa che Lexa si deve sposare, ma sappiamo che le cose tra loro sono ancora.....accese! Cosa succederà??
Una parola per descrivere il prossimo capitolo........Hot!
Grazie ancora a tutti voi che continuate a leggere questa storia!! Vi adoro!
A presto!!

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Capitolo 13
*** Differenze ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Differenze.





Presente.

Lexa entrò in cucina. Maglietta larga e pantaloncini, occhiali da vista e capelli raccolti in una disordinata crocchia.

<< Ehi dormigliona! Ci siamo alzate tardi oggi… >> disse Costia, dandole un bacio sulle labbra.

<< Mmm…non hai sentito il terremoto questa notte? >> chiese Lexa, sedendosi sull’isola della cucina.

<< Terremoto? No….neanche al notiziario hanno detto nulla…perché? >> chiese interrogativa la fidanzata.

<< Mi è sembrato di sentire una scossa… >> disse,  ricordandosi della notte precedente.

<< Magari stavi sognando >> le disse Costia,  abbracciandola da dietro.








Abby osservava la figlia mettere il bicchiere nel lavandino. Avevano appena finito di fare colazione, e la donna osservava, con attenzione il suo viso.
<< Ho sentito che c’è stata una scossa di terremoto stanotte….te ne sei accorta? >> chiese, causalmente.

Clarke si girò lentamente e disse:

<< No.. >>

<< Come hai dormito? >> chiese cambiando argomento.

<< Bene… >> rispose la bionda.

Abby si avvicinò.

<< Clarke….forse dovresti parlare con qualcuno….posso cercare un collega che si occupa di Sindrome da stress post traumatico….
per aiutarti >>

<< Aiutarmi? >> chiese la figlia.

<< Sento che hai degli incubi…ogni notte >> confessò Abby, preoccupata.

Clarke si voltò a guardarla, poi abbassò lo sguardo.

<< Non preoccuparti….passeranno. Non ho bisogno di uno strizzacervelli >> disse un po’ dura.

<< Voglio solo cercare di aiutarti tesoro… >> disse la madre, cercando di posare la mano sulla spalla della figlia, ma quest’ultima si scostò.

<< Non ho bisogno di aiuto >> disse guardando la madre negli occhi. Abby rimase interdetta per un momento. Lo sguardo di Clarke era diverso.







Dopo essersi cambiata, Clarke andò verso la porta, quando aprì si ritrovò di fronte un ragazzo alto, coi capelli mossi neri. Era familiare.

<< Clarke… >> disse sorpreso il ragazzo.

Clarke lo guardò dubbiosa.

<< Sono Bellamy…Blake… >> disse il ragazzo, toccandosi dietro il collo. Dopo quel gesto, la bionda si  ricordò.

<< Bell…. >> sussurrò.

Il ragazzo le sorrise, ma non si avvicinò, rimase lì,  fermo a fissarla.

<< È bello….rivederti >> disse lui.

<< Si…anche per me…ahmm…vuoi entrare? >> disse scostandosi, per lasciarlo passare.

<< Sto aspettando tua madre in realtà >> rispose lui, facendo un passo avanti.

<< Mia madre? >> chiese la bionda, non capendo.

<< Si…lavoro con lei ora >> rispose lui, sempre osservandola.

<< Hai fatto carriera >> disse la bionda.

Lui rise di gusto.

<< Si diciamo di si… >> Abby arrivò interrompendo i due.

<< Scusami Bellamy… >> disse la donna.

<<  Figurati.. >>

Abby si girò verso la figlia.

<< È solo per un paio d’ore….ritorno subito a casa appena ho finito. Comunque Anya dovrebbe arrivare fra poco e,  se nell’attesa hai bisogno di qualcosa, Indra è a casa… >> disse, in pensiero.

<< Starò bene…non preoccuparti >> disse la bionda interrompendola.






Dopo averli salutati, i due uscirono. Clarke smise subito di fare quel mezzo sorrido per rassicurare la madre e s’incamminò verso il soggiorno. Prese una foto di lei e Jake e la fissò. Poi andò di sopra ed entrò in bagno. Si tolse, piano la maglia e, dopo aver preso un lungo sospiro, si guardò allo specchio.
I suoi occhi come,  piano,  le sue dita, tracciarono le varie cicatrici. Si fermò e chiuse gli occhi.

<< Guarda!! >>

<< AAHHHHHH >>

 << Devi guardare!!! >>

 Li riaprì, guardandosi ancora.
Sentì il campanello, si rivestì e andò ad aprire.

<< Ehi Griff….che facevi? Mi sono praticamente incollata al campanello >> disse Anya, entrando.

<< Ero di sopra… >> rispose la bionda, richiudendo la porta.

<< Sei pronta per oggi? >> chiese Anya, entusiasta.

<< Ahmm….per cosa? >>

<< Octavia ha organizzato una festa in tuo onore…quindi prendiamo una bottiglia di vodka e andiamo >> disse.

<< Octavia? >> chiese Clarke, non ricordandosi.

<< La migliore amica di Lexa….la sorella di Bellamy >> spiegò Anya.

<< Non sono molto in vena di festeggiare >> disse la bionda, incerta.

<< Saremo solo gli amici Clarke….nessun estraneo o confusione….vogliono solo salutarti… >> la rassicurò Anya, avvicinandosi.

<< Non ho…nulla da mettermi… >> disse Clarke.

<< Ho portato io qualcosa…sapevo che di andare in giro non avevi voglia, quindi ecco qua >> disse mostrandole una busta.

Clarke la fissò, dubbiosa.

<< Griff….stare chiusa in casa tutto il giorno non ti fa bene….devi uscire, riprendere le abitudini…e poi ci sarà Raven…ho bisogno che mi copri le spalle >> disse drammatica.

La bionda sorrise leggermente.

<< Va bene… >>

Anya esultò, danzando scherzosamente.









Lexa e Costia arrivarono a casa di Octavia. La bruna era stata avvisata della serata dall’amica, con un messaggio. Aveva subito pensato che non fosse una buona idea.
Octavia era in trepidazione, non vedeva l’ora di rivedere, quella che per lei, era stata l’ispirazione più grande. Anche gli altri erano tutti eccitati di rivedere la bionda, l’eroe che li aveva salvati.
Bellamy, come Lexa, non credeva che fosse il caso, specialmente dopo aver visto la ragazza quella stessa mattina. Si era accorto che la bionda, non stava affatto bene.

<< Dici che gli piacerà un aperitivo del genere? Ho anche preso da mangiare, un po’ di tutto… >> disse Octavia, ansiosa.

<< A Clarke non piace bere in realtà…. >> disse Lexa all’amica.

<< Come non le piace? >> disse spaventata, Octavia.

<< Le andrà benissimo tutto O….tranquilla… >> cercò di confortarla.

Raven entrò in cucina e sbalordita disse:

<< Non sapevo che venisse un esercito >> guardò tutta la roba da mangiare che la giovane aveva preparato.

Lexa alzò gli occhi al cielo, accanto a lei arrivò Costia, le cinse la vita con le braccia e le baciò la guancia.

Il campanello suonò e tutti si bloccarono.

<< Vado io >> disse Lincoln.

Fuori la porta Anya e Clarke aspettavano.

<< Vedrai che ti divertirai Clarky >> disse rassicurante Anya.

In realtà la bionda non sapeva nemmeno perché fosse li.

Un omone muscoloso le aprì e Clarke si sforzò di ricordare chi fosse, ma Anya le tolse ogni dubbio dicendo:

<< Ehi Lincoln! >>

<< Ragazze…siete arrivate finalmente >> disse l’uomo con un sorriso dolce.

La bionda pensò subito che il ragazzo, nonostante fosse cresciuto così tanto, era rimasto quello di un tempo.

<< Ciao Clarke…. >> la salutò con un caldo sorriso.

<< Lincoln….sei cresciuto >> disse cercando di ricambiare.

<< Si...un giorno ho iniziato e non ho più smesso >> disse ghignando.

Lincoln le fece accomodare e appena gli altri videro la bionda entrare,  calò il silenzio.

<< Ehi….eccoci! >> disse Anya per sbloccare quell’atmosfera.

Octavia guardò la bionda, stava dietro ad Anya, accanto a suo marito. Si guardava un po’ intorno.
Si fece avanti e disse:

<< Ciao Anya! Ciao Clarke….sono molto contata di rivederti! >> disse con un grande sorriso.

<< Ah…Octavia giusto? Ti ringrazio per l’invito… >> rispose Clarke cordiale.

Mentre Clarke salutava Jasper e Monty, vide una donna venirle incontro, la camminata era incerta. Come la sua.

<< Raven… >> sussurrò la bionda.

La ragazza rimase in piedi davanti a lei, senza dire una parola, Anya la fissava, accanto alla bionda.

<< Clarke… >> disse mentre, lentamente, l’abbracciò.

La bionda divenne subito rigida, ma non si scostò.
Raven si allontanò e una lacrima le scese dal viso.

<< È così bello….rivederti >> sussurrò.

Clarke sorrise leggermente.

<< Anche per me…risentire la tua voce >>

Anya sorrise, felice, guardando due delle persone più importanti per lei, insieme.
La bionda scostò lo sguardo e vide Lexa, affianco ad una ragazza. Non si ricordava di lei.
Anya andò dalla sorella.

<< Ehi piccola… >> disse scherzosamente.

<< Anya… >> Lexa guardò Clarke avvicinarsi. Camminava un po’ zoppicando e incerta.

<< Ciao Clarke >> la salutò e mentre la bionda si avvicinava i battiti del suo cuore aumentavano.

Aveva una maglietta a maniche lunghe nera, un paio di jeans che le fasciavo perfettamente le gambe e i capelli sempre sciolti in delicati boccoli.

<< Ciao Lexa >> disse guardandola negli occhi.

<< Ciao Clarke….non so se ti ricordi, sono Costia >> si intromise  la ragazza affianco a Lexa, presentandosi.

Clarke la fissò, questa era la fidanzata di Lexa, quella che sarebbe diventata sua moglie. Non si ricordava in realtà molto della ragazza, ma era, sicuramente,  molto bella.
L’agitazione di Lexa superò ogni limite.

<< Scusami…in realtà ho qualche difficoltà a ricordare tutti quanti, è un piacere rivederti >> rispose cortesemente la bionda.

<< Tranquilla, è perfettamente normale…. >> disse la ragazza, con tono comprensivo.






Tutti stavano parlando, cercando di includere Clarke nelle varie  conversazioni. Raven le aveva presentato Finn, un ragazzo gentile che la latina disse “ essere suo grande fan “ , Jasper e Monty facevano battute su battute, rendendo l’atmosfera leggera.
Parlarono della loro vita, dei loro lavori. Capì che Raven era diventata un pilastro dell’Accademia, e non si stupì di trovarla più intelligente di come l’aveva lasciata. Anya cercava di evitarla, spiegando all’amica qualcosa che le era poco chiaro. La bionda notò che era già al bicchiere numero due.
La discussione si spostò sugli Skaikru. Aveva saputo che anche Octavia aveva messo le nano macchine, diventando un soldato del cielo molto brava.

<< Sapevo che ci saresti riuscita >> le disse, scatenando la commozione della ragazza.

Tutti raccontarono delle loro missioni.

<< E poi quel pazzo del Comandante si lancia in picchiata ad una velocità impressionante su di loro! Se la sono fatta sotto! >> raccontò Octavia, ridendo.

<< Comandante? >> chiese Clarke.

<< Lexa…o come la chiamano… Il Comandante >> disse Octavia indicando la bruna.

Lo sguardo di Clarke si spostò su Lexa, che abbassò subito lo sguardo. Costia lo notò.

<< Lexa è diventata una dei migliori Skaikru in circolazione >> spiegò Anya, alzando gli occhi al cielo.

<< Beh ti ha anche riportata a casa >> disse Jasper, beccandosi sguardi truci da tutti.

Clarke si ricordò di quegli occhi verdi. Rimase a fissare la bruna, scostando infine lo sguardo.




 
L’atmosfera era rilassata, la musica risuonava nella sala e tutti bevevano e parlavano allegramente. Clarke era con lo stesso primo bicchiere in mano, appoggiata ad una parete. Ad un tratto Bellamy le andò vicino.

<< Bella festa vero? >>

<< Si… >> rispose Clarke, continuando a guardare i ragazzi ed , in particolare,  Lexa e Costia, immerse nella loro discussione con Octavia.

<< Non ti piace più? >> chiese il ragazzo, indicando il bicchiere pieno.

Clarke guardò la bevanda:

<< Prendo delle medicine….per via delle protesi.. >> spiegò.

Bellamy la guardò di profilo.

<< Mi dispiace per mia sorella….le avevo detto che forse era troppo presto… >>

<< Tua sorella è gentile, mi è sempre piaciuta >> disse Clarke, guardando il ragazzo.

<< Grazie…per essere stato vicino a mia madre >> disse ad un tratto, la bionda.

Bellamy, sorpreso rispose:

<< È il mio mentore….è stata dura per lei…ha sofferto molto >> disse inchinando la testa, ricordando, Abby  chiusa nel suo ufficio a piangere.

Il pugno di Clarke si strinse... il dolore…lei si ricordava bene…





Gli occhi di Lexa scrutavano la bionda e Bellamy che parlavano. Davano un aria di intimità, di maturità, che non era presente in nessun’altro in quella stanza. Sapeva che il ragazzo non aveva mai smesso di amare la bionda. La rabbia la investì, all’improvviso.

D’un tratto, Jasper fece cadere, accidentalmente, un bicchiere e il rumore fece girare tutti nella sua direzione. Il ragazzo si scusò, mortificato con Octavia. Lexa scosse la testa, il suo sguardo incontrò Raven che non era girata verso il disastro combinato da Jasper. Seguì la traiettoria del suo sguardo, preoccupato e i suoi occhi si posarono su Clarke.
La ragazza aveva preso Bellamy da dietro, come a volersi farsi scudo col suo corpo.
Il sangue le si gelò.

<< Clarke… >> disse piano Raven.

Tutti si girarono verso la bionda e rimasero pietrificati dalla scena.

Il respiro della bionda era frenetico. I suoi occhi, spalancati si guardavano intorno freneticamente, calcolando tutte le minacce possibili.

<< Griff  >> disse Anya avvicinandosi, ma la bionda indietreggiò, stringendo la presa sul ragazzo.

<< State…..lontani….da me! >> disse dura.

<< Clarke…stai facendo male a Bellamy >> disse Raven.

Ma la bionda continuava a tenere stretto il ragazzo.

<< Lexa! >> disse Raven, guardando la bruna.

Lexa si avvicinò, Costia cercò di trattenerla, ma la bruna la ignorò.

<< Clarke.. >> disse piano, avvicinandosi alla bionda. L’altra la guardò….quegli occhi verdi.

<< Lascialo >> ordinò decisa la bruna.

Clarke continuò a fissarla, poi, il suo viso si fece interrogativo, guardò davanti a se e lasciò subito andare Bellamy. Clarke si guardò le mani, tremavano.

<< Mi dispiace….io.. >> disse con voce tremante.

<< Va tutto bene >> disse Bellamy.

Clarke sollevò lo sguardo verso Lexa, e scappò fuori nella veranda.
Anya scattò subito, per inseguirla,  ma Raven la fermò.

<< Lasciala un po’ da sola… >>

Tutti rimasero stupiti e, nei loro volti si leggeva la tristezza per l’amica. Non immaginavano cosa avesse passato in quegli anni, ma avevano visto che, qualunque cosa le fosse successa, la perseguitava ancora.








Clarke arrivò al bordo della veranda, respirando l’aria fresca. Si mise le mani in testa e cercò di scacciare quelle immagini che, prepotentemente,  le comparivano alla mente.
Raven e Lexa la guardavano attraverso il vetro, gli altri stavano aiutando Octavia a sbarazzare, consapevoli che la festa fosse finita.

<< Sembrava che stesse cercando di salvarsi la vita…che cosa le avranno fatto, per ridurla così?  >> chiese Raven, fissando la schiena piegata in avanti della bionda.

Lexa non rispose, continuava a guardare Clarke. Aprì la porta finestra e andò fuori.
Raven sorrise.


Clarke continuava a toccarsi la testa.

<< Tutto bene? >> chiese Lexa, facendo voltare la ragazza.

Appena Clarke incatenò gli occhi ai suoi, si calmò.

<< Posso farti compagnia? >> chiese la bruna.

Clarke acconsentì col capo.
Lexa si avvicinò, e si mise accanto alla bionda.
Dopo qualche minuto, la bionda chiese:

<< B-Bellamy? >>

<< Sta bene…non preoccuparti >> rispose Lexa rassicurandola sulle condizioni del ragazzo.

Rimasero in silenzio ancora un po’, poi la bruna disse:

<< Ci incontriamo sempre sui tetti >>

A quelle parole, Clarke si ricordò, il ballo…

<< Sembra di si… >> rispose,  fissando avanti.

Lexa osservò, il suo sguardo era sofferente.

<< Non sei diventata una scrittrice di verità… >> disse, all’improvviso,  la bionda.

Lexa sorpresa, si voltò.

<< Te lo ricordi? >> chiese.

<< Mi ricordo tutto di te… >> confessò Clarke, voltandosi a guardare la bruna.

<< Ti ho vista…nei miei sogni….per dieci anni >> continuò, la voce era profonda e ferita.

Lexa rimase immobile, impietrita dalla parole della bionda.

<< Ti vedevo con i tuoi occhiali, seduta nel tuo studio a scrivere… >> il suo sguardo si spostò avanti a sé.

<< Non avrei mai immaginato che saresti diventata una Skaikru >>  confessò.

Lexa deglutì.

<< Non mi vedevi così coraggiosa eh >> disse cercando di sdrammatizzare.

<< Al contrario….ho sempre saputo che sei coraggiosa….pensavo, solo….che fosse il tuo sogno >> disse semplicemente.

Lexa la guardava.

<< Ha smesso di esserlo…dopo che sei andata via >> confessò.

Clarke la guardò, non capendo.

<< Tutto è cambiato…quando te ne sei andata >> disse la bruna, abbassando lo sguardo.

Sentiva quei bellissimi occhi blu su di se. Il cuore non aveva rallentato di un battito. All’improvviso, due dita, gentili, le sollevarono il mento. Trovò quegli occhi blu, caldi e profondi, ma anche feriti, scrutarla.

<< Tu, però….sei sempre Lexa >> sussurrò Clarke.

Rimasero così, a fissarsi negli occhi. Tutto il mondo era sparito.

<< Verresti in un posto con me? Io non dormo bene….se ti va….vorrei che venissi in un posto >> chiese Calrke.

Lexa la guardò, interrogativa.

<< Per favore… >> chiese la bionda.

<< Si…si certo >> rispose Lexa.

La bionda le sorrise, come quei sorrisi che le rivolgeva tempo fa.

<< Grazie… >>







Anya si scolò l’ultimo sorso, quello che era successo l’aveva turbata. Non aveva capito quanto grave potesse essere la sua amica, eppure, pensò, aveva visto le sue cicatrici…
Si toccò frustrata i capelli. Cosa aveva fatto?

<< Non pensarci neanche >> disse la latina, sedendosi affianco a lei.

Anya la guardò, interrogativa.

<< Non devi sentirti in colpa….non potevi di certo sapere che Jasper facesse cadere il bicchiere e che Clarke reagisse in quel modo >> spiegò.

<< Era troppo presto…mi ha detto che non ero pronta…ho insistito, sono una stupida >> disse duramente a se stessa.

<< Any…Clarke è sotto shock….non guarirà da un giorno all’altro, ma se non inizierà, almeno a provarci, non ci riuscirà  mai >> spiegò avvicinandosi.

<< Dov’è ora? >> chiese, sollevando lo sguardo.

<< Con Lexa….in veranda >> rispose la latina.

<< Vado a vedere come sta >> disse alzandosi, ma Raven l’afferrò per il braccio.

<< No….lasciale un po’ da sole >> disse la ragazza.

Anya la guardò interrogativa.
Linoln accompagnò Anya e Clarke a casa di quest’ultima. Anya scese un attimo, per salutare la bionda.

<< Mi dispiace per stasera….avrei dovuto darti retta >> disse in colpa.

Clarke la fissò, alzò un sopracciglio.

<< Di solito sono io che non ti do retta… >>

Anya rise leggermente, poi ritornò seria e disse:

<< Puoi contare su di me…per qualsiasi cosa Clarky. Puoi dirmi qualsiasi cosa ok? Io ci sono >>
 
Lo sguardò di Clarke si fece vacuo per un momento, poi guardò l’amica negli occhi :

<< Lo so…vado a letto, sono stanca…ci vediamo domani >> disse ed entrò in casa.

<< A domani… >>







Lexa non sapeva se era stata una buona idea. Dopo aver lasciato Costia a letto, addormentata, era uscita e si era recata a casa di Clarke. Data l’ora tarda, non aveva suonato. Semplicemente stava lì di fronte, dall’altra parte della strada.
D’un tratto, dalla porta uscì Clarke. Vestita come quella sera, in più solo una giacca.
Camminò lentamente, zoppicando verso di lei.
In quel momento, i dubbi della bruna scomparvero. Le andò incontro.

<< Sgattaiolare nel bel mezzo della notte mi mancava >> disse Lexa, sorridendo lievemente.

<< Anche a me… >> rispose Clarke.

<< Andiamo? >> chiese poi.

<< Ho la moto qui se vuoi >> disse la bruna, indicando la sua moto rigorosamente nera.

Clarke la guardò stupita. Si avvicinò alla moto e l’accarezzò piano.

<< Ti va di fare un giro? >> chiese Lexa, notando lo sguardo di Clarke.

La bionda sospirò, si voltò verso la ragazza e disse:

<< Sapevo che ti eri divertita quel giorno….ma ora, non saprei più portarla e credo manco salirci >> si toccò lievemente la gamba.

Lexa capì e disse subito:

<< Beh…quando sarai pronta andremo a farci un giro…per ora,  possiamo anche camminare >>

<< Si…da questa parte >> disse la bionda facendo strada.

Camminarono per un po’, fianco a fianco, in silenzio. Lexa non capiva dove la bionda la stesse portando, ma quando girarono l’ennesimo angolo, capì.
Si fermò all’improvviso.
La bionda si girò e disse:

<< Manca poco… >> e riprese a camminare.

Lexa la seguiva, lentamente. La bionda camminava davanti e ad un certo punto si fermò. Lexa fece lo stesso, fermandosi poco più indietro.
Clarke si voltò e rimase lì, in piedi. Lexa spostò lo sguardo sulla sua destra e vide la grande insegna di Cremy’s.
 Erano di fronte alla gelateria.
Lexa guardò Clarke, con stupore, gli occhi spalancati e l’agitazione che cresceva.

<< Perché siamo qui? >> chiese alla bionda.

Clarke prese un respiro profondo…

<< Sono in ritardo….scusami >> disse con la voce tremante.

Gli occhi di Lexa divennero lucidi.

<< Ora il negozio è chiuso…ma, magari possiamo fare due passi, se vuoi >> chiese alla bruna.

Lexa continuava a guardarla scioccata.

<< Clarke… >> sussurrò.

<< Avevo davvero voglia di offrirti un gelato…io…ti avrei offerto il gelato e avremo camminato e parlato…e…ti avrei preso la mano….avrei fatto delle battute sciocche, giusto per vedere il tuo sorriso… >> disse guardando la bruna.

<< Ti avrei baciata….e dopo averti riaccompagnata a casa…ti avrei chiesto se potevamo rifarlo il giorno dopo….e quello dopo ancora… >> confessò.

Le lacrime bagnarono il viso di Lexa, che guardava la ragazza davanti a se. In quel posto.

<< Ho fatto tardi….mi dispiace… >> disse tristemente la bionda, si avvicinò lentamente.

La bruna la fermò, alzando la mano verso di lei.

<< Sono venuta qui….in questo posto per nove anni Clarke…Nove anni!!! >> disse a voce alta.

<< Ti ho aspettata qui….come allora….cercando di vederti tra la gente…io…non hai idea di quanto io ti abbia aspettata….ma tu non sei mai arrivata >> disse piangendo a dirotto.

<< Non hai la minima idea di come sia stato…..vivere qui…senza di te!! >> urlò.

<< Tu non c’eri!!! Mi avevi detto che avremo avuto tempo!! Come hai potuto lasciarmi sola?! >> urlò, con tutta la rabbia che aveva.

Clarke strinse i pugni e si precipitò ad abbracciarla. La strinse fortissimo. Lexa, in un primo momento, stupita, cercò di divincolarsi, ma la bionda non la lasciava.

<< Mi dispiace….mi dispiace >> sussurrava.

Lexa cercava di allontanarla, poi sentendo il cuore di Clarke battere forte, si calmò e ricambiò l’abbraccio. La strinse fortissima a se, non volendola più lasciare andare.

<< Mi sei mancata >> disse tra i singhiozzi.

Clarke le accarezzava i capelli, continuando a sussurrarle quanto le dispiacesse.
Poi si scostò leggermente e guardò il viso della bruna, bagnato di lacrime. Con la mano delicatamente le asciugò, scostandole i capelli dal viso.

<< Non ti lascerò mai più sola….sono qui ora…sono tornata da te >> le promise.

Le due si guardarono negli occhi, poi Clarke premette le sue labbra contro quelle della bruna. Lexa ricambiò subito, aveva aspettato dieci anni, per sentire ancora quelle labbra. Le braccia di Clarke l’avvolsero, passionali e protettive allo stesso tempo. Lei strinse quei soffici boccoli biondi. Le loro lingue danzavano sensuali, affamate. Continuarono a baciarsi per un tempo che sembrava infinito. Le loro anime si erano rincontrate e s’incatenavano, ancora, l’una all’altra.
Dopo che finirono, mano nella mano, camminarono verso il litorale fatto di  legno, che dava sul mare. Si sedettero lì, guardando le onde. Clarke avvolgeva Lexa da dietro la schiena, con le sue braccia. Le loro mani unite, si accarezzavano. La testa di Clarke si posava sulla spalla della giovane. La brezza marina, le investiva, leggera.
Rimasero in silenzio, godendosi il momento tanto agognato. La mano di Lexa risalì, lungo il braccio di Clarke, sulla protesi. La bionda non si scostò di un millimetro.

<< Non è un sogno vero? >> chiese Lexa.

<< No…sono qui…con te >> rispose Clarke, baciandole, teneramente la guancia.

Lexa al contatto chiuse gli occhi.

<< Ho sognato tantissime volte questo momento….speravo sempre di svegliarmi e di rivederti a casa, accogliendomi col tuo sorriso >> confessò.
L’abbraccio di Clarke si fece più stretto.

<< Poi mi svegliavo e tu non c’eri >> disse triste, girandosi verso la bionda.

<< Ho creduto di morire….senza di te…ho creduto di morire…. >> disse, riprendendo a piangere.

<< Shh…..è tutto passato ora…sono qui, con te… e non me ne andrò più via >> la rassicurò accarezzandole la testa e abbracciandola ancora.
 
<< Mai più >> promise.

Rimasero in silenzio per un po’.

Poi Lexa disse:

<< Clarke? >>

<< Mnh… >>

<< Fra poco mi sposo… >> disse Lexa.

Clarke la fece voltare verso di lei.

<< Lo so… >> rispose, guardandola negli occhi.

Lexa distolse un attimo lo sguardo, poi tornò a guardarla negli occhi e la baciò.
Clarke ricambiò subito.
Stringendosi forte, continuarono a baciarsi.
Tornarono a casa di Clarke camminando mano nella mano.
Si fermarono di fronte all’abitazione, ma Lexa non sembrava volesse lasciare andare la bionda.

<< È meglio se vai….è molto tardi >> disse Clarke, accarezzandole la mano.

Lexa fissava le loro mani intrecciate.

<<  L’ultima volta che ti ho lasciata andare….non ti ho vista per dieci anni… >>

Clarke si avvicinò e le posò un bacio delicato sulle labbra, dopo premette la fronte contro quella della bruna. Rimase qualche secondo così e sussurrò:

<< Non sparirò mai più dalla tua vita… >> promise.

<< Non credo più alle promesse >> rispose Lexa, respirando il profumo dolce della bionda.

<< Allora dovrò semplicemente dimostrartelo >> disse, sicura Clarke.

Lexa sorrise lievemente, la baciò velocemente e lasciò andare la mano.

<< A domani….Clarke >> disse voltandosi verso la moto.

Clarke la fissò e sussurrò:

<< A domani…. >>

















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Chiedo scusa per il ritardo....ma la mia relazione di sei anni è finita! Perciò sono nella fase tanto gelato, lacrime e disperazione più totale, insomma...un buco nero di tristezza! Ma eccovi qui un nuovo capitolo eh si.....The Kiss part 2! Beh che ci volete fare...le nostre care fanciulle non possono stare lontane l'una dall'altra! Nel prossimo capitolo vedremo le conseguenze di questo bacio e Anya....Raven.....
Grazie mille per imeravigliosi commenti e per continuare a seguire questa storia...vi adoro!!
A prestissimo!

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Capitolo 14
*** Aiuto ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Aiuto.




Presente.


Lexa aprì gli occhi, non era riuscita a dormire, i suoi pensieri andavano, ininterrottamente, a quello che era successo. Clarke l’aveva baciata e lei….lei aveva ricambiato, aveva baciato Clarke Griffin ancora una volta e….Dio….era come dieci anni fa, con l’odore della pioggia che le avvolgeva. Al solo ricordo, il cuore le batteva fortissimo, come se Clarke fosse lì, accanto a lei.
Costia entrò nella stanza, stava finendo di prepararsi.

<< Oh…ben svegliata dormigliona >> disse, salendo a carponi sul letto e dandole un bacio a stampo sulle labbra.

<< Giorno.. >> rispose Lexa, fissando la sua ragazza.

<< Vado che altrimenti faccio tardi! Non dimenticarti di questa sera >> disse facendole l’occhiolino.

<< Certo.. >> rispose la bruna.

Costia uscì, e Lexa continuò a fissare la porta, seduta sul letto, immobile.
“ Oddio….ho baciato Clarke….che cosa sto facendo? “ pensò, portandosi le mani alla testa.










Clarke uscì dall’ospedale, la riabilitazione stava andando bene. Le infermiere e i medici la trattavano come se fosse una celebrità, erano tutti gentili e i loro sguardi pieni di ammirazione la seguivano ovunque.
Era appena uscita quando vide il Generale Gustus aspettarla, appoggiato alla sua auto. La salutò con un cenno della mano e la bionda si avvicinò. La gamba andava molto meglio, si notava  leggermente la sua andatura zoppicante.

<< Clarke >> la salutò Gustus.

<< Generale….cosa ci fa qui? >> chiese curiosa di vedere l’uomo.

<< Tua madre mi ha detto che questa mattina saresti stata qui e, visto che lei era impegnata, mi sono offerto di darti un passaggio >> spiegò, sorridente.

<< Oh…grazie ma, non ho problemi a camminare >> disse la bionda.

<< Sarai stanca dopo gli esercizi….non vorrai deludere un vecchietto come me? >> disse scherzando, aprendole la portiera.

Clarke sollevò un sopracciglio e salì.



In macchina Gustus osservò Clarke, la ragazza guadava fuori dal finestrino, pensierosa.

<< Dove stiamo andando? >> chiese la bionda, dopo aver notato che la strada non era quella di casa.

<< Aspetta e vedrai >> disse Gustus, sorridendo.

Quando scesero, Clarke si ritrovò vicino al mare.

<< Cosa ci facciamo qui? >> chiese curiosa la bionda.

<< Qui al molo fanno la migliore birra di sempre >> spiegò il Generale.

<< Vieni, da questa parte >> disse l’uomo incamminandosi.

Il locale non era nulla di eccezionale, arredo minimo e rustico. Gustus salutò il proprietario, un uomo grasso con la pipa.
Si sedette e ordinò due birre. Quando il proprietario gliele servì, il suo sguardo si posò un attimo sulla donna e poi ritornò al banco.

<< Tipo curioso >> disse Clarke, osservando il locale.

<< Tuo padre ed io venivamo spesso qui >> disse Gustus.

Prese la sua birra e disse:

<< Bevi >>

Clarke sapeva che non poteva bere troppo alcool, ma buttò giù ugualmente un sorso, e beh….il Generale aveva ragione, di certo era la birra più buona che avesse mai assaggiato.
Gustus rise.

<< Ti avevo detto che era la migliore >>

<< Tuo padre non amava particolarmente bere….veniva qui solamente per farmi compagnia… >> disse ricordando l’amico.

<< Non ricordo molto di lui… >> disse Clarke, continuando a bere dei piccoli sorsi.

Gustus la fissò per qualche secondo. Notava i cambiamenti evidenti nella bionda: la postura tesa, l’agitazione che cercava di nascondere a tutti i costi, gli occhi…

<< Mi dispiace >> disse il Generale.

Clarke alzò il viso, sorpresa da quelle parole.

<< Mi dispiace…così tanto…Clarke….non ti ho protetta >> disse stringendo il bicchiere con forza.

Clarke spalancò leggermente gli occhi, poi fissò il suo Generale.

<< Se non ti avessi mandata lassù… >> continuò ma la bionda lo interruppe.

<< Lei….mi ha salvato la vita… >> disse Clarke.

<< Sono sopravvissuta….solo grazie ai suoi insegnamenti….ai suoi addestramenti >>

<< Quindi sono io, che dovrei ringraziarla >> terminò, abbassando il capo.

Lacrime bagnavano il viso di Gustus, sorrise alle parole della bionda.

<< Sempre gentile >>

<< So che è difficile tornare da oltre il confine, e non posso immaginare come sia per te, visto che hai passato lì dieci anni…ma vorrei che prendessi questo >> disse porgendole sul tavolo un biglietto da visita.

Clarke lesse il nome:
Dottr. T. Jaha

<< È un mio carissimo amico…mi è stato di grande aiuto >> disse Gustus.

<< Hai parlato con mia madre? >> chiese la bionda serrando la mascella.

<< No…con Anya. Mi ha detto quello che è successo con Bellamy >> spiegò, il Generale.

Clarke lo guardò sorpresa.

<< È preoccupata per te… >>

Clarke fissò il bigliettino.

<< So che farai la cosa giusta >> disse, semplicemente.

Dopo un po’ il proprietario tornò al tavolo, Clarke notò in quel momento che il locale si era riempito con alcuni signori e signore.

<< La Principessa ci onorerebbe bevendo assieme a noi? >> chiese rispettosamente.

Gustus sorrise notando lo stupore della bionda.

<< Sono veterani…è tradizione offrire da bere all’ultimo arrivato >> spiegò, sollevando il bicchiere.

Clarke capì, si voltò verso il proprietario e disse:

<< Grazie…l’onore è mio >>

<< Grazie a te per aver protetto questa nostra bellissima Terra >> disse l’anziano.









Lexa entrò nel locale e si sedette al bancone. Murphy le mise subito un bicchiere di fronte.

<< A giudicare dalla tua faccia ne hai davvero bisogno >> disse, aspettando che la bruna dicesse qualcosa.

<< Clarke…mi ha baciata… >> disse bevendo tutto d’un fiato.

<< Ho ricambiato e….ho continuato a baciarla…. >> continuò dopo, guardando il bicchiere, che teneva tra le mani.

Murphy la fissò per qualche minuto.

<< Beh….chiunque l’avrebbe fatto…insomma è la Principessa… >> disse ovvio, guadagnandosi uno sguardo turpe della bruna.

<< Cos’hai intenzione di fare? >> chiese serio.

Lexa lo guardò, pensierosa, abbassò lo sguardo e disse:

<< Voglio farlo ancora….io….voglio baciarla, abbracciarla…voglio annegare nei suoi occhi…voglio stringerla a me…e non lasciarla più andare via >>

<< Allora amica mia, hai un grosso problema >> rispose Murphy, versandole altro alcool nel bicchiere.









Clarke era seduta a tavola con sua madre e Marcus. I due facevano di tutto per rendere l’atmosfera più tranquilla e rilassata possibile, e, pensò Clarke, ci stavano riuscendo. Vedere sua madre sorridente e felice la faceva stare bene. Il modo in cui si guardavano, parlavano…era così chiaro che erano innamorati.
Abby insistette per lavare da sola i piatti, mentre la bionda e l’uomo sedevano in silenzio.

<< Tua madre mi ha detto che la riabilitazione procede bene >> disse Marcus.

<< Si…sta andando bene >> disse toccandosi il braccio.

Ritornò il silenzio tra i due, ma all’improvviso la bionda disse:

<< Ti sono davvero grata…per esserti preso cura di mia madre, in questi anni…grazie >>

Marcus guardò sorpreso e un po’ imbarazzato la ragazza.

<< Oh…beh…non ho fatto nulla di speciale…insomma, per me lei…tengo molto a lei Clarke >> confessò, sincero.

<< Lo so…. >>









Lexa tornò a casa, Costia si stava cambiando. Dovevano andare a cena fuori, solo loro due. Stava indossando un vestito rosso, non ancora allacciato dietro, lasciava vedere la sua schiena nuda.
Costia, pensò Lexa, era davvero una bellissima donna. Amava Costia, l’aveva accettata ed amata nel suo periodo più nero….le era rimasta accanto, avevano trascorso dei momenti indimenticabili insieme.
La fidanzata si accorse del suo sguardo.

<< Eccoti…beh che fai lì imbambolata…aiutami >> disse con un sorriso.

Lexa si svegliò dai suoi pensieri e andò ad allacciarle il vestito.

<< Sei bellissima >> disse, osservandola allo specchio.

<< Mai quanto te >> disse, Costia, girandosi e baciando la bruna.

Si scostò e andò verso la porta.

<< Sbrighiamoci o faremo tardi >>

Lexa guardava il suo riflesso nello specchio….disgustata.








Clarke stava per varcare la porta quando sua madre la fermò.

<< Dove stai andando a quest’ora? >> chiese curiosa e preoccupata.

<< Faccio due passi >> rispose, semplicemente.

<< Clarke sono quasi le dieci di sera >>

<< Camminare…mi aiuta a rilassarmi e ad abituarmi a questa >> disse toccandosi la gamba.

Abby la guardò preoccupata.

<< Ok… >> disse, cercando di non insistere troppo.

Prima che Clarke uscisse, si voltò verso la madre e disse:

<< Marcus….mi piace >>

Abby la guardò sorpresa, poi sorrise contenta.

<< Torno presto ok? >> salutò e uscì.

Abby la guardò preoccupata, allontanarsi.

<< Sta cercando di ricominciare Abby….dalle un po’ di tempo >> disse alle sua spalle Marcus.

Abby sospirò, annuendo.




Clarke camminava per la strada deserta. Arrivò di fronte alla gelateria, ormai chiusa. E si sedette lì di fronte, aspettando.






Lexa e Costia cenarono insieme, in un piccolo ristorante romantico. Lexa ascoltava la sua fidanzata parlare dei preparativi per le nozze, ma la sua attenzione era sull’orologio. Più di una volta controllò di sfuggita l’ora.
Tornate a casa Costia iniziò a baciarla, dolcemente, come faceva sempre. Lexa ricambiò, ma quando Costia iniziò a spogliarsi e a toglierle la camicia mentre le baciava il collo, la bruna la fermò.

<< I-io….mi sono ricordata che devo consegnare una copia del rapporto sulla missione a Raven >> disse alzandosi.

<< Lexa…tesoro…è notte fonda,  Raven starà dormendo >> disse ovvia, Costia.

<< Mi dispiace ma devo proprio consegnarla ora….saranno guai grossi, altrimenti >> disse andando nel suo ufficio e prendendo una cartella.

<< Lex…. >> disse scocciata la ragazza.

<< Mi dispiace…mi farò perdonare >> disse baciandola, si mise la giacca e uscì.

Costia sospirò, il volto preoccupato.








Mentre cercava di fare il prima possibile, correndo con la macchina, la bruna guardava l’orario sul display.
00.15
Si toccò i capelli con una mano, pensando a cosa diavolo stesse facendo.





Parcheggiò e scese velocemente dalla macchina, si mise a correre e la vide.
Clarke era seduta di fronte alla gelateria, nel gradino del marciapiede. Lexa aveva il respiro affannato per via della corsa, si avvicinò lentamente.
Clarke spostò lo sguardo di lato e la vide. Subito sul suo viso spuntò un sorriso, si alzò e andò verso la bruna.

<< Eccoti….ti stavo aspettando >> disse sorridendole leggermente.

Lexa continuò a camminare, un po’ più velocemente…senza rispondere scontrò le sue labbra con quelle della bionda. Clarke, in un primo momento sorpresa, ricambiò il bacio. La mani della bionda, presero il volto di Lexa, spingendolo più verso il suo. Mentre continuavano a baciarsi, Clarke spinse Lexa nel vicolo affianco alla gelateria, premendola contro il muro.
Le mani di Lexa andarono ad accarezzare le spalle e i capelli di Clarke, quest’ultima sollevò la bruna con il braccio, facendo gemere la ragazza. Lexa non capì più nulla. Il desiderio per la bionda era insoportabile.
Continuarono a baciarsi, le loro lingue si scontravano, cercando di dominarsi.

<< Mi sei mancata >> sussurrò la bruna.

Clarke si allontanò leggermente, stava per rispondere che anche a lei era mancata, ma i suoi occhi notarono un leggero segno sul collo di Lexa. Un succhiotto.
Clarke si fermò e fece scendere di nuovo a terra la bruna, che la guardava interrogativa.

<< Che c’è? >> domandò Lexa.

Clarke la guardò negli occhi, non sapeva se esprimere i suoi pensieri o lasciar correre, sinceramente, non sapeva che diritto avesse di farlo.

<< Forse è meglio se rallentiamo un po’….siamo in un vicolo >> disse,  distogliendo lo sguardo dalla ragazza.

<< Possiamo andare da un’altra parte… >> disse Lexa prendendole la mano.

Clarke stava per tirare fuori un'altra scusa quando il telefono di Lexa squillò.
La bruna alzò gli occhi al cielo e guardò chi fosse.

<< Raven? >>  rispose.

<< Raven che succede? >> chiese, il suo sguardo si fece preoccupato tutto d’un tratto.

<< Si si…ho capito…arrivo subito >> chiuse la chiamata.

<< Che succede? >> chiese Clarke, notando il viso scuro di Lexa.

<< Anya….si è presentata ancora a casa di Raven completamente ubriaca….ha detto che sta facendo più casino del solito…era spaventata >>
 disse,  mentre che si avviava verso la macchina.

<< Vado a prenderla >> disse, subito Clarke la seguì.

<< Ti accompagno >>









Salirono le scale del palazzo e sentirono subito la voce di Anya.
La donna stava colpendo la porta dell’appartamento della latina con forza.

<< Raven….aprimi ti prego! Ti devo solo parlare! >> urlava.

<< Ti prego…..tesoro….perdonami!! >> continuò.


<< Raven >> la chiamò Lexa, ma la sorella non la sentì nemmeno, continuava a urlare e a sbattere sulla porta.

<< Anya…ti prego vattene >> si sentì la voce di Raven, spaventata.

<< No!! Non me ne vado….cos’è c’è anche lui dentro?? >> disse con rabbia.

<< Anya! >> la chiamò più forte Lexa.

<< Ti prego amore! Ho sbagliato! Mi dispiace….perdonami….perdonami ti prego >> disse piangendo disperata, cadde a terra, singhiozzando.

Clarke osservò la scena, era rimasta immobile appena aveva visto l’amica.
Lexa fece un passo verso la sorella, ma Clarke la superò.

<< Anya >> chiamò l’amica, decisa.

Alla voce della bionda Anya si voltò verso di lei, ancora piangendo.
Anche Raven, da dietro la porta sentì la bionda.

<< Ora basta >> continuò Clarke.

Anya la fissò e poi si rigirò verso la porta.

<< Io la amo….voglio solo che le cose tornino come prima >> disse.

<< Le cose non torneranno come prima….non così, ora stai solo spaventando Raven >> continuò Clarke, dura.

<< Io…mi dispiace >> riscoppiò a piangere.

Clarke si inchinò vicino a lei.

<< Aiuto….aiutami >> implorò la donna, stravolta.

Clarke la prese delicatamente, in braccio. Subito Anya circondò il collo dell’amica con le braccia.

<< Ora ci sono io….andrà tutto bene >> disse voltandosi verso Lexa, sorpresa dalla scena.

<< Portiamola in macchina >> ordinò.

<< Si certo >> rispose la bruna, facendo strada alla bionda.

Quando stavano sistemando Anya, ormai addormentata, dentro l’auto una voce le chiamò

<< Lexa! Clarke… >> disse Raven, con una vestaglia addosso.

Clarke le si avvicinò, notando la preoccupazione dipinta sul volto della donna.

<< Me ne occupo io….tranquilla…non ricapiterà più >> disse sicura la bionda.

<< Non…non farla guidare…lei…lei si mette in pericolo io… >> disse agitata.

Clarke le mise la mani sopra le spalle e la fissò negli occhi.

<< Mi occuperò io di lei >>

<< Non le accadrà nulla….te lo prometto >> la rassicurò.

<< Si… >>

Clarke stava per entrare in macchina ma si voltò un attimo e disse :

<< Raven….finché sarà necessario >>

Raven, capì…finché non vorrai tornare, ci avrebbe pensato la bionda.

 




Arrivate a casa di Anya, Clarke la posò sul divano,  Lexa la coprì con una coperta. Poi la bionda andò in cucina e iniziò ad aprire ogni cassetto, prese ogni bottiglia di alcool e la svuotò.
Anya si svegliò per il rumore, vide la sorella che puliva il tavolino.

<< Che state facendo? >> disse, passandosi una mano in testa.

Clarke si mise davanti a lei, in piedi. Lexa notò che era arrabbiata.

<< Vuoi morire? >> chiese all’amica.

<< Cosa? >> rispose lei, non capendo.

<< Vuoi morire? >>

<< No…ma che.. >> Clarke non la fece finire.

<< Questa merda ti ucciderà >> disse, mostrandole una bottiglia.

<< Dai così poco valore alla tua vita?? >> chiese alzando il tono di voce.

<< Clarke… >> intervenne Lexa.

<< No….Tu non capisci…LEI sta con un'altra persona!! >> urlò Anya, piangendo.

<< Capisco perfettamente, invece!!!  >> urlò la bionda.

Lexa a quelle parole, fissò la bionda.

<< Sono stata torturata per dieci anni….dieci anni…ho convissuto con il dolore, giorno, dopo giorno…ma questo >> disse toccandosi il petto.

<< Questo dolore…è più insopportabile di qualsiasi altro….ti consuma e ti fa impazzire >> disse all’amica, mentre Lexa la guardava, scioccata da quelle parole.

<< L’unica cosa che puoi fare è arrenderti…o combattere. È molto semplice >> disse.

<< Non…non so come fare…io… >>

<< Meritatela…devi meritare il suo amore…meritare lei. Fare tutto quello che puoi per riprendertela >> disse dura.

<< Non so se riesco…non lo so se riesco da sola >> confessò Anya.

Clarke si inginocchiò di fronte a lei e le accarezzò il viso.

<< Io sono qui…ti aiuterò io >> disse Clarke.

Anya la fissò negli occhi.

<< Ti ho vista andare in mille pezzi….in quell’esplosione >> disse, sorridendo.

Clarke la fissò, poi disse:

<< Si beh….è difficile liberarsi di me >> sorrise.

Anya rise, Clarke si avvicinò e l’abbracciò.

<< Andrà tutto bene Any >> le sussurrò.

Lexa vide la sorella aggrapparsi alla bionda, come ad un ancora di salvezza. Il suo sguardo nel mentre che abbracciava Clarke, era qualcosa che ti faceva piangere. Il sollievo per averla di nuovo lì con lei.

Clarke accompagnò Lexa alla macchina, aveva deciso di restare con Anya per quella notte.

<< Clarke quello che hai detto… >> incominciò Lexa,  ma la bionda le posò un dito sulle labbra, zittendola.

<< Non ti devi preoccupare Lexa….io capisco >> disse,  sorridendo leggermente.

<< Io sono seria… >> disse Lexa, guardandola negli occhi.

Clarke le sorrise, dolcemente.

<< Lo so >>

<< Vieni con me in un posto domani? >> chiese Lexa.

<< Domani non posso….ma dopo domani si >> disse Clarke.

<< Allora dopo domani…voglio portarti in un posto >> disse avvicinandosi e prendendole la mano.

<< Verrei ovunque con te Lexa >> disse Clarke baciandola.











<< Non ha detto a nessuno che sarebbe venuta…vero? >> chiese l’uomo di colore, il viso ricoperto da un po’di barba, senza capelli, con indosso un maglioncino blu.

Clarke non si era aspettata di certo che quello fosse il Dott.r Jaha.

<< No…a nessuno >> rispose.

<< Potrei chiedere il motivo? >> chiese guardandola. Sedeva sulla sedia rilassato.

<< Non ero sicura di venire, fino a ieri….sinceramente non sono convinta del tutto neanche adesso >> disse sincera.

<< Come mai? >> chiese l’uomo.

<< Non penso…di meritare questo… >> rispose la bionda.

<< Meritare cosa? >>

<< Aiuto…non credo di meritare di ritornare come prima >> confessò.

<< Quando sopravviviamo a dei grandi traumi, ci viene quasi naturale pensarla così >> disse lui.

<< No…non è per quello… >>

L’uomo la fissò.

<< Tutti mi guardano….come se fossi la stessa di dieci anni fa…ma non lo sono…sono diversa >>

<< Tutti cambiano in dieci anni… >> disse lui, cercando di rassicurarla.

<< Ho fatto delle cose….orribili…non hanno idea di cosa abbia fatto per tornare >> disse lei, stringendo i pugni.

<< Cosa hai fatto…Clarke? >> chiese Jaha.

Clarke lo fissò negli occhi.

<< Li ho uccisi….tutti >> .





















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Sorpresa!!! Ecco il nuovo capitolo...che ne pensate??? Sembra che la nostra Clarke abbia deciso di farsi aiutare. Lexa è sempre più in crisi con se stessa. Nel prossimo capitolo le nostre due protagoniste andranno a fare una piccola gita eh.....beh.....diciamo che le cose si faranno molto....molto interessanti! Vi voglio ringraziere tutti/e per i vostri meravigliosi commenti e per il supporto! Grazie davvero!
A prestissimo!!





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Capitolo 15
*** Qui e Ora ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.





Qui e Ora.


Presente.


<< Allora? Posso contare su di te? >> chiese Lexa alla latina.

<< Sei davvero impazzita… >> rispose, scuotendo la testa.

<< Allora? >> insistette la bruna.

Raven sospirò e si alzò, gli occhi puntati su quelli verdi dell’altra.

<< Perché le stai facendo questo? >> chiese seria.

<< Io…devo trascorrere un po’ di tempo con lei…da sola >> disse, abbassando lo sguardo.

<< Non mi riferivo a Costia….Clarke….perché le fai questo? >> chiese fissandola intensamente con sguardo critico.

Lexa sollevò lo sguardo, sorpresa.

<< Lexa….se non hai intenzione di dedicarti anima e corpo a quella donna meravigliosa….lasciala andare >> le consigliò.

<< Pensi che per lei sia facile, anche solo stare qui e respirare? Non vedi che si è persa? >> chiese fissandola.

<< Ti prego Raven….fammi questo favore…ti prego >> implorò, guardando la ragazza negli occhi.

Raven ricambiò lo sguardo, sospirò e rispose:

<< Ok….ti coprirò io… >>

<< Grazie >>









Seduta nel divano, con le ginocchia al petto, Anya osservava la bionda posare un altro scatolone a terra.

<< Mamma G. non si è arrabbiata? >> chiese mangiandosi le unghie.

Clarke guardava lo scatolone.

<< No >>
 
<< Strano….pensavo partisse alla carica >> rifletté, immaginandosi la scena.

<< Marcus starà da lei… >> spiegò la bionda.

<< Uuh week-end piccante >> disse scherzando, osservò l’amica, sembrava un po’ più rilassata.

<< Quindi, di preciso,  cosa ti ha detto il tuo strizzacervelli? >> chiese, sapendo che la bionda aveva iniziato la terapia dal Dott. Jaha.

<< Di prendermi un po’ di tempo per me….di rilassarmi e di liberare la mente >> rispose Clarke che esaminava dei suoi vecchi vestiti.

<< Bene….facciamoci una canna e mangiamo del gelato…che dici? >> domandò ironica.

Clarke sorrise, poi disse incerta:

<< In realtà devo andare a fare un trattamento fuori…..per la riabilitazione…questione di due giorni o poco più…. >> disse vaga.

<< Che genere di trattamento? >> chiese Anya curiosa.

<< Per le protesi credo…. >> disse Clarke sempre evasiva.

<< Pensavo che la riabilitazione procedesse bene…>> disse preoccupata, fissando il fisico dell’amica.

<< Va bene…solo che vogliono fare tutto il possibile, per farmi ritornare in forma… >> disse alzando le spalle.

Anya la guardò, poco convinta.

<< Clarky…..se qualcosa non andasse….me lo diresti vero? >> chiese seria.

La bionda la guardò, le sorrise rassicurante e le rispose:

<< Certo Any….tranquilla >>









La bionda aspettava, di fronte alla gelateria, questa volta aperta, osservava i ragazzini e le famiglie felici, prendersi e godersi il gelato.
 Pensò che tutte quelle persone, non sapevano nulla di cosa ci fosse davvero là fuori… fuori le loro case, le loro vite.
All’improvviso una macchina si fermò di fronte a lei. Lexa si tolse gli occhiali da sole e le sorrise.

<< Posso darti un passaggio? >> chiese, ironica.

Clarke sorrise. Sì…ne era valsa la pena. Non per i bambini che correvano felici, non per le coppie innamorate, non per le famiglie con la casettina da cartolina….ma per quel semplice sorriso.

<< Credo di sì >> rispose mentre saliva in macchina.

Dopo che si allacciò la cintura si voltò verso la bruna che la fissava.

<< Allora…dove si va? >> chiese la bionda curiosa. Lexa non aveva fatto parola della loro destinazione.

<< È una sorpresa >> sorrise, rimettendosi gli occhiali.

Clarke sorrise e insieme partirono.








<< Una missione? >> ripeté Costia, fissando la latina.

<< Si, una missione molto importante….non posso dirti altro Costia >> disse Raven, dispiaciuta.

<< Ovviamente….grazie lo stesso Raven >> sospirò e incominciò ad incamminarsi verso l’uscita.

Raven osservò la ragazza andarsene pensando:

“ Che diavolo stai combinando Lexa? “ .









Il viaggio era trascorso piacevole, con la musica che faceva da cornice alle loro chiacchierate leggere.
La macchina si fermò e appena la bionda scese, capì subito dove fossero.
La casa al lago degli Woods.
Il suo sguardo si spostò sulla bruna.

<< Ti ricordi vero? >>

<< Certo che mi ricordo… >> rispose, ammirando il bellissimo panorama.

Lexa prese le borse e disse:

<< Dai entriamo >> Clarke rimase ancora un attimo ad ammirare il panorama, poi seguì la bruna dentro la tenuta.

<< Non è cambiata molto… >> disse osservando l’interno.

<< I miei non ci vengono più tanto spesso  >> disse mentre appoggiava le borse sul tavolo.

Clarke iniziò a guardare le foto. Tutti loro, spensierati e felici. Anche foto di Jake e Gustus insieme, pescando.

<< Dobbiamo andare a fare un po’ di spesa per stasera.. >> Lexa le andò affianco, interrompendo i suoi pensieri.

<< Sai cucinare? >> chiese Clarke, alzando il sopracciglio.

<< Si…sono molto brava anche >> si vantò, scherzosamente,  Lexa.

Clarke aveva notato un cambiamento nella bruna. Sorrideva come dieci anni fa e il suo umore era più spensierato. Decise di non dire nulla e di assecondarla.



Mentre stavano facendo la spesa, gli occhi di Lexa scrutavano la bionda. Stare qui con lei, facendo cose quotidiane come questa, le faceva sentire il cuore leggero. Clarke prendeva in mano qualcosa e alzava un sopracciglio, sorpresa. Era davvero come una bambina, che vedeva le cose per la prima volta.
Mentre erano alla cassa, la commessa le continuava a fissare sbalordita.

<< Quant’è? >> chiese, notando che la ragazza continuava a fissare Clarke.

<< Ah…ehm…solo un attimo >> disse, allontanadosi.

<< Ma che… >> disse Lexa, voltandosi verso Clarke, anche lei sorpresa.

Arrivò un uomo basso con la barba, sicuramente, pensò Lexa, il principale.

<< C’è qualche problema? >> chiese Lexa.

<< No nessun problema. Ecco a voi >> disse porgendo le buste.

<< Ancora non abbiamo pagato…se gentilmente ci facesse il conto >> disse sempre più confusa la bruna.

<< Va tutto bene….offre la casa >> disse sorridendo e guardando la bionda.

<< Ah…ok…grazie >> disse la bruna, Clarke si sporse per prendere le buste.

Prima di lasciare andare la presa l’uomo le disse:

<< Io….grazie…siamo davvero felici di riaverla con noi… >> disse inchinando il capo in segno di rispetto.

Lexa fissò Clarke con la coda dell’occhio e notò che il suo sguardo si fece triste.

<< Non dovete ringraziarmi….grazie per la spesa, ma la prossima volta pagheremo >> disse e si incamminò fuori.
Lexa ringraziò e seguì la bionda.





Le due stavano passeggiando vicino al lago. Un’ampia distesa di verde circondava la casa. Non si percepiva neanche un filo di vento, il sole stava lentamente tramontando, colorando il cielo di varie tonalità di rosso e arancione.

<< Sono stati carini quelli del negozio… >> iniziò Lexa, guardando di sfuggita la bionda affianco a lei.

Clarke continuò a guardare per terra, mentre camminava lentamente.

<< Non ti piace quando si comportano così vero? >> chiese Lexa, notando la sua reazione.

La bionda sospirò.

<< Hanno quello sguardo…e mi ringraziano… >> spiegò, alzando leggermente le spalle.

<< Gli hai salvati…hai salvato tutti noi, Clarke >> confermò Lexa.

Clarke si fermò, puntò i suoi occhi blu su quelli verdi della bruna.

<< Io ho salvato te >>

Lexa rimase impietrita da quelle parole. Il cuore le incominciò a battere fortissimo nel petto. Capitava sempre così, quando Clarke la guardava con quello sguardo.

<< Loro non mi conoscono….io…non sono come prima… >> continuò distogliendo lo sguardo e riprendendo a camminare.

Si avvicinò alla riva del lago, guardava quella maestosa distesa d’acqua. Lexa al suo fianco, silenziosa.

<< L’acqua….mi è mancata >>

Lexa la fissava, diversa, pensò…si in un certo senso era diversa. Ma quegli occhi….il loro sguardo non era cambiato.
Fissò anche lei il lago e le venne subito, in mente, un’idea.
Si tolse la maglietta.
Clarke spalancò gli occhi sorpresa.

<< Che stai facendo? >> chiese fissandola.

Lexa le sorrise.

<< Faccio un bagno >> continuò togliendosi i jeans attillati che indossava.

Clarke si girò, imbarazzata.
Lexa rise e dopo una corsa si lanciò in acqua, emettendo un leggero grido.
Clarke si voltò, un po’ agitata.
Quando la bruna riemerse, gridò:

<< Avanti Griffin….buttati! L’acqua è stupenda! >> urlò.

Clarke la fissò per un po’. Non è che non avesse voglia di tuffarsi, anzi, era la prima cosa a cui aveva pensato, appena visto il lago. Ma tuffarsi implicava togliersi i vestiti.
Lexa la fissava e intuendo i pensieri della bionda urlò:

<< Non guardo tranquilla! >> si voltò.

Attese per un po’ di secondi e sentì il rumore del tuffo.
Si voltò, e dopo pochi secondi Clarke riemerse.
Lexa si ritrovò a pochi centimetri di distanza quelle due pozze blu, intense più che mai.

<< Tutto bene? >> chiese preoccupata per la bionda, si ricordò solo ora delle protesi.

<< Si… >> rispose Clarke con un sorriso.

All’improvviso, la bionda si avvicinò, sempre guardandola con quegli occhi. Lexa si gelò.
Poi ad un tratto, Clarke la schizzò.

<< Ehi!! Non vale! >> disse la bruna, l’unica cosa che si udì era la melodica risata di Clarke.

Era possibile, innamorarsi ancora una volta della stessa persona?
Beh, in quel momento, Lexa credette proprio di sì.
Iniziò una battaglia di schizzi, caratterizzata dal suono delle loro risate.
Tornate a casa, ancora ridendo e scherzando, Lexa disse a Clarke di andare in bagno, che avrebbe preso abiti asciutti per tutte e due.
Clarke si tolse la maglietta, ormai zuppa. Mentre stava sganciando i jeans, Lexa aprì la porta.

<< Ecco…spero che vadano be-… >> le parole le morirono in gola.

La schiena di Clarke era in bella mostra, di fronte ai suoi occhi…e quello che vide la scioccò.
La schiena della bionda sembrava una strana cartina geografica: cicatrici, bruciature e la sua pelle, una volta tutta rosea e candida, ora, era placcata di quello che sembrava metallo fuso.
Clarke si girò di scatto, sorpresa. N
otò lo sguardo scioccato di Lexa e d’istinto, chiuse velocemente la porta, sbattendola quasi in faccia alla bruna.
Lexa rimase lì, in piedi, immobile, di fronte a quella porta chiusa. Il respiro agitato…
Ma che cosa le avevano fatto? Pensò e un’ira incontrollabile, le scaturì dal petto. Strinse forte i pugni, voleva colpire qualcosa….avrebbe voluto avere tra le mani, la cosa, il mostro, che aveva fatto quello alla sua Clarke.
La bionda, nel frattempo aveva la testa poggiata sulla porta, le braccia aperte sopra di lei.
“ No…non doveva vederla così….. “ Quello sguardo, pensò, non voleva vedere quello sguardo su Lexa.
Quanto dolore….quanto dolore doveva ancora causarle?






 
Lexa, dopo essersi calmata, andò in cucina e iniziò a preparare la cena. Sapeva che Clarke aveva bisogno di un po’ di tempo. Così le lasciò il suo spazio.
Mentre pensava a cosa poteva esserle successo in tutti quegli anni, sentì i passi della bionda arrivare in cucina.
Si voltò e vide la bionda con indosso una camicia azzurra e dei pantaloncini. I capelli ancora umidi.
Clarke andò a sedersi sullo sgabello, nell’isola della cucina.

<< Spero ti piaccia… >> disse mentre continuava a preparare.

Clarke la osservava, non aveva ancora detto nulla, ma non perché si sentisse a disagio. Guardare Lexa impegnata a prepararle la cena, era qualcosa di affascinante.

<< Non credevo sapessi cucinare >> disse Clarke.

<< Ho iniziato in Accademia, per necessità….la mensa fa veramente pena >> disse voltandosi a guardare la bionda, che aveva la testa appoggiata sul braccio.

Clarke sorrise.

<< Si ricordo perfettamente >>

Lexa finì di preparare e mise il cibo a tavola.
Clarke assaggiò il primo e spalancò gli occhi.

<< È squisito >> disse, mangiando di gusto.

Lexa arrossì, vedere la bionda così presa dalla sua cucina, la rendeva davvero felice.
Mangiarono e conversarono piacevolmente, ogni tanto sorseggiavano del vino e ricordavano dei momenti imbarazzanti con Anya, di quando erano piccole.
Quando finirono di pulire e sistemare, si sedettero sul divano, sorseggiando altro vino.
Clarke fissava Lexa, come i suoi occhi si illuminavano quando ricordava il passato, le smorfie della sua bocca, la piccola ruga che le compariva in mezzo alla fronte…il modo con cui si spostava i capelli.

<< Perché siamo qui? >> chiese, all’improvviso,  la bionda.

Lexa s’interruppe di colpo.
<< Cosa? >> chiese,  non capendo cosa intendesse la ragazza.

<< Perché siamo venute qui? >> chiese ancora.

Lexa divenne seria.

<< Stai scappando… >> disse Clarke, tranquillamente.

<< No… >> disse la bruna, posando il calice di vino sul tavolino di vetro, di fronte a loro.

<< Allora perché? >> chiese la bionda, inclinando,  leggermente,  la testa di lato.

Lexa fissò il calice, poi il suo sguardo si posò sulla bionda.

<< Perché voglio accertarmi che questo…..che tu…non sia un sogno >> confessò.

Clarke si incuriosì a quelle parole.
<< Non riesco a togliermi di dosso la sensazione che tutto questo, in realtà, stia accadendo solo nella mia testa….e se fosse davvero così….io…io credo che.. >>

Clarke le prese la mano.
<< Lexa…sono qui… sono reale…non sono un sogno >> disse piano.

Si avvicinò le accarezzo il viso con l’altra mano, mentre la rassicurava con il suo dolce sguardo.
Gli occhi della bruna si spostavano dagli occhi blu alle sue labbra rosa.
Lexa si sporse e la baciò, incerta. Clarke ricambiò subito il bacio, che da dolce e delicato, diventò subito passionale. Lexa si spostò e si mise a cavalcioni sopra la bionda. Tutto di Clarke la faceva impazzire. Le sue mani andarono tra i suoi capelli biondi. Le loro lingue si scontravano, passionali.
Lexa si scostò e si tolse la maglietta, rimanendo in reggiseno.
Clarke guardava quella meraviglia di fronte a lei, Lexa era qualcosa di indescrivibile, bellissima, come una Dea.
Deglutì, il respiro incominciò a farsi più corto. Continuava a guardare la curva del collo dolce di Lexa, l’incavo dei suoi seni…era così sexy.
La bruna si spostò sul collo della bionda, baciandolo, le sue mani andarono a sbottonare la camicia ma quando i primi due bottoni erano andati, Clarke si destò da quella dolce trans in cui era caduta e bloccò i polsi della ragazza.
Lexa la guardò e notò la paura sul suo viso, una cosa che non aveva mai visto in Clarke prima d’ora.

<< Clarke…. >> provò Lexa, ma Clarke si alzò facendo cadere la bruna di fianco.

<< Io….io… >> balbettò la bionda, agitata.

<< Clarke….va tutto bene >> disse Lexa alzandosi e andandole in contro.

<< No….ferma…. >> disse Clarke, fermandola con la mano.

<< Clarke….non m’importa… >> cercò di spiegarle Lexa.

<< Tu…tu sei così bella e…io…io non sono più come prima >> disse sempre agitata.

<< Clarke… >> disse Lexa, avvicinandosi lentamente.

<< È tutto apposto….per me tu sei sempre bellissima >> disse Lexa, cercando di farle capire.

<< No! Io…non sono nulla di tutto questo! Non più… >> disse, adirata e disgustata.

Lexa allora, l’abbracciò. La strinse forte a sé e le sussurrò:

<< Non importa….non m’importa….tu sei sempre la mia Clarke >> si scostò, notando che la bionda si era calmata.

<< Posso vedere? Ti prego….fammi vedere >> chiese dolcemente.

Clarke la guardò per un paio di secondi, poi annuì.
Così Lexa, lentamente, le sbottonò la camicia. Le mani vagarono fino alle spalle e la sfilò, facendola cadere a terra.
Lexa la guardò, le cicatrici dell’intervento si fondevano ad altre, di più piccole dimensioni. Il seno di Clarke era qualcosa di stupefacente… i suoi addominali scolpiti….era semplicemente bellissima. Lexa lentamente, andò dietro di lei. La schiena di Clarke, era messa molto peggio. Rivide tutte quelle cicatrici e bruciature. Lentamente, con le dite le sfiorò. Al contatto, Clarke rabbrividì.
I polpastrelli della bruna andarono ad accarezzare la parte ricoperta di metallo.

<< È disgustoso….vero? >> domandò la bionda.

<< Questo… >> disse Lexa, accarezzando quella parte in particolare.

<< Hanno detto che l’armatura si è fusa,  in parte,  con il mio corpo…. sono come quelle cose >> disse amaramente.

Lexa la fece girare, il suo sguardo era arrabbiato.

<< Non dirlo mai più! >>

<< Tu non sei come loro… >> disse e, lentamente, le accarezzò il viso.

<< Tu sei bellissima….la mia immaginazione, non ti faceva giustizia  >> disse avvicinandosi e baciandola dolcemente.

Clarke ricambiò il bacio, la sua mano andò ad accarezzare i capelli morbidi della bruna. Lexa accarezzava le spalle forti di Clarke, scendendo sulle braccia. Poteva sentire la differenza data dalla protesi. Mentre Clarke si spostò sul collo di Lexa, quest’ultima baciava la spalla della bionda, le due erano racchiuso in un abbraccio sensuale.
Clarke si scostò, posando i suoi occhi, ora di un blu intenso, su quelli verdi di Lexa. La guardò così intensamente, che la bruna non riuscì a respirare.

<< Sei sicura? >> sussurrò Clarke.

<< Si >> rispose Lexa baciandola con passione.

A quella conferma, Clarke prese la ragazza in braccio e la portò di sopra, nella stanza da letto.
Arrivate in camera, Lexa spinse la bionda contro la porta, baciandole il collo, scendendo in mezzo ai suoi seni e infine, concentrandosi sugli addominali. Vedere Lexa inginocchiata di fronte a lei, era qualcosa di dannatamente sexy, pensò Clarke.
Lexa guardò negli occhi la bionda, le prese la mano e la portò sul bordo del letto, facendola sedere.
Si posizionò in mezzo alle sue gambe, non faceva che guardare in quei occhi blu. Clarke ricambiava lo sguardo, ammirandola, come se fosse la cosa più bella e preziosa che esistesse, nessuno l’aveva mai guardata così.
Le accarezzò il viso, notò che la bionda tremava.

<< Sei con me ora…tutto il resto non conta >> sussurrò.

Le due ripresero a baciarsi, Lexa fece scivolare sotto di lei la bionda. Mentre i loro corpi nudi, si sfioravano e si fondevano insieme, respirando l’una nella bocca dell’altra, continuavano a guardarsi negli occhi.

<< Lexa… >>

Vedere Clarke ansimare e pronunciare il suo nome, contorcendosi dal piacere era la cosa più sexy e più splendida che Lexa avesse mai visto.
Le due continuarono a fare l’amore per tutta la notte. Calde lacrime bagnarono il viso di Lexa, guardava Clarke affianco a lei, stanca e ormai addormentata.
Avvicinò il suo viso a quello della bionda, i loro nasi si sfiorarono..

<< Ti amo >>

Ormai stanca, circondò la bionda in un dolce abbraccio e si addormentò.







Lexa non seppe, di preciso, cosa la svegliò, ma quando i suoi occhi si aprirono, notò subito il vuoto affianco a lei. Spaventata si mise subito a sedere guardandosi intorno, cercando la bionda.
Aveva fatto l’amore con Clarke, l’aveva baciata e aveva accarezzato il suo corpo….era reale, non era un sogno, era ritornata  da lei. Il terrore si placò subito, quando intravide la figura della bionda.

<< Clarke.. >> chiamò, ma la bionda non rispose.

Lexa andò fino ai piedi del letto e lì la vide, raggomitolata a terra, con le mani che circondavano le gambe, gli occhi spalancati e la fronte perlata di sudore.
Subito Lexa si alzò e andò di fronte alla bionda.

<< Clarke stai bene? >> chiese preoccupata.

La bionda continuò a fissare vuota di fronte a lei.

<< Clarke… >> la chiamò Lexa dolcemente,  lentamente le toccò il braccio, per avere la sua attenzione.

Clarke fissò Lexa negli occhi, i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.

<< Lexa…. >> disse disperata.

La bruna si spaventò, non aveva mai visto Clarke così.

<< Ho…ho paura….ho avuto tanta paura Lexa >> confessò la bionda, piangendo.

<< Va tutto bene Clarke…sei qui adesso…sei con me >> disse cercando di confortarla.

<< Avevo paura…..che non sarei riuscita a tornare… >> Lexa l’abbracciò, Clarke piangeva a dirotto.

<< Shh….va tutto bene, io ti ho trovata….ora siamo insieme >> le prese il viso fra le mani.

<< Io ti troverò sempre  >> disse decisa, baciandole, dolcemente, la fronte e poi le labbra.

Lexa andò dietro di lei, la racchiuse in un abbraccio protettivo, continuandole a sussurrare all’orecchio queste parole:

<< Siamo insieme ora….non permetterò più a nessuno di farti del male >>







Quando Lexa si risvegliò, era già mattina, si voltò e incontrò subito gli occhi blu di Clarke, osservarla.

<< Mm…giorno >> disse, ancora con la voce impastata dal sonno.

<< Buongiorno >> rispose Clarke, sorridendole.

<< Da quanto tempo mi stai fissando? >> chiese curiosa la bruna.

<< Mm….da un po’, non potevo smettere, sei bellissima >> confessò e le baciò teneramente il naso.

Lexa rise, sporgendosi per baciare quelle labbra rosee ed invitanti della bionda.
Dopo che smisero di baciarsi, Clarke si voltò e prese un vassoio sul comodino e lo mise sul letto, di fronte a Lexa.

<< Non è all’altezza della tua deliziosa cena, ma questa è una delle mie specialità >> disse mostrandole i suoi toast.

Lexa arrossì. Nessuno le aveva mai portato la colazione a letto prima.

<< Spero ti piacciano…non mi ricordavo bene come prepararli >> disse Clarke imbarazzata.

Lexa la fissò, teneramente.

<< Saranno deliziosi….grazie >> disse baciando la bionda.





 La giornata era iniziata nei migliori dei modi, svegliarsi accanto a Clarke, fare colazione insieme, scherzare e ridere, godendosi i raggi del sole che entravano dalla finestra. Lexa pensò che poteva rimanere lì, così, per sempre.


Le loro risate riecheggiavano nella casa vuota. Insieme nella doccia, l’acqua scorreva sui loro corpi nudi, in una dolce carezza. Clarke fece voltare Lexa, spingendola contro il vetro. Le sue mani, coprivano quella della bruna, sollevate sopra la testa.

<< Ti fidi di me? >> sussurrò la bionda, all’orecchio di Lexa, facendole scaturire mille brividi lungo la schiena.

<< Si >> rispose subito.

Sentì Clarke, baciarla e leccarle delicatamente la base del collo.
All’improvviso sentì le dita di Clarke penetrarla.
Clarke non le diede un attimo di tregua, Lexa chiuse gli occhi e lasciò che il piacere prendesse il sopravvento.


Camminavano per le vie del piccolo paese, mano nella mano. Lexa aveva indossato un abitino corto, celestino. I suoi capelli castani si muovevano al vento in delicate onde. Per Clarke era una visione. Come dieci anni fa, sorridente e spensierata.
Lexa osservava Clarke, jeans grigi strappati, maglietta bianca e occhiali da sole. I suoi capelli risplendevano al sole, facendoli brillare ancora di più. Si ricordò della notte prima, di quanto era spaventata. Si chiedeva cosa,  davvero, avesse passato in quegli anni, da sola.

Pranzarono in una piccola locanda. Lexa notò gli sguardi che la presenza della bionda suscitava, ma nessuno era andato a disturbarle, come se avessero capito, che dovevano lasciarle in pace.



Mentre continuarono la loro passeggiata la finirono in un delizioso Luna Park. Clarke prese Lexa per mano, e sorridente le disse:

<< Perfetto per il nostro primo appuntamento, andiamo! >> e la trascinò via verso le varie attrazioni.

Spensierate risero e scherzarono. Ad un tratto Clarke si fermò, guardando affianco a lei.
Uno stand di tiro al bersaglio dove si potevano vincere dei peluche.

<< Scegline uno >> ordinò, quasi,  la bionda.

<< Davvero? >> chiese Lexa, ridendo al tono della bionda.

<< È un appuntamento >> disse Clarke, sorridendo.

Lexa sorrise. Guardò i vari peluche poi disse:

<< Quel leoncino >> disse,  indicando un peluche a forma di leoncino.

<< Perfetto…sarà tuo >> disse determinata, la bionda, provocando la risata di Lexa.

Dopo vari tentativi, Clarke riuscì a vincere il leoncino.

<< Ecco qua >> disse, porgendolo alla bruna.

Lexa arrossì, tutto quello che Clarke faceva, sembrava sempre così spontaneo.

<< Grazie >> disse dandole un bacio.

Mentre camminavano, mangiando un gelato, Clarke le chiese curiosa:

<< Perché il leoncino? >>

<< Mi ricorda te >> rispose Lexa, senza guardarla.

<< Quindi quando guardi quella cosa grassa e buffa pensi a me? >> chiese alzando un sopracciglio.

Lexa rise.

<< Non è grasso e nemmeno buffo….è dolce, fiero e coraggioso… >> rispose, guardando il pupazzo.

<< Sono sicura che mi terrà al sicuro >> disse poi, sorridendo.

Clarke la guardò…Lexa era la persona più importante della sua vita….era così pura e limpida.

<< Sempre >> sussurrò Clarke, mettendo un braccio intorno alle spalle della bruna.








Dopo cena andarono sul portico e Clarke si mise di fronte a Lexa, le tese la mano:

<< Balla con me… >>

Lexa, in un primo momento sorpresa, prese la mano tesa di Clarke, che l’aiutò ad alzarsi.
Una davanti all’altra, si avvicinarono, Clarke mise l’altra mano dietro la schiena della ragazza, attirandola maggiormente a sé.
Iniziarono a dondolare, lentamente. Lexa poggiò la testa sulla spalla di Clarke. Chiuse gli occhi, respirò il profumo dolce della bionda, sentiva le sue braccia forti avvolgerla e, ancora, come dieci anni fa, si sentì al sicuro, come mai dopo allora.
Lexa mise una mano sul petto di Clarke, sentiva il suo cuore, battere forte. Quel suono che le era mancato così tanto…

<< Quella notte….avrei voluto rapirti e portarti via da quel ballo >> le parole di Clarke ruppero il silenzio che le circondava.

Lexa sollevò il viso, guardandola.

<< Mentre ti stringevo, stavo pensando di saltare dal tetto, portarti in braccio via da lì…e tenerti con me >> confessò, sorridendo.

Lexa continuava a guardarla negli occhi.

<< Avrei dovuto farlo… >> prima che potesse dire altro, Lexa la baciò.

Clarke ricambiò, sollevando leggermente la ragazza da terra, stringendola forte.

Si sedettero, sul gradino, Clarke un po’ più in alto, abbracciava la bruna da dietro. La testa di Lexa era appoggiata sul suo petto.
Lexa le stava accarezzando le mani.

<< Cosa ti è successo lassù? >> chiese piano, non sapeva se la bionda avrebbe risposto.

Clarke fece un sospiro.

<< Ho notato che non guardi più il cielo…. >> continuò la bruna.

Clarke attese un altro po’, in silenzio, poi disse:

<< Prima non avevo capito, guardavo in alto…e non vedevo l’ora di stare lassù…. >> disse lentamente.

<< Ma lassù non c’è nulla….c’è solo morte, dolore…. nulla, per cui valga la pena combattere >> continuò.

<< È questo che ti hanno fatto? Ti hanno fatto combattere? >> chiese Lexa sempre stringendo le sue mani.

Clarke fece voltare Lexa, il suo sguardo era serio.

<< Temo che se sapessi cosa ho fatto….e chi sono davvero…avresti paura di me >> confessò.

Lexa, la guardò, dubbiosa e contrariata.

<< Tu non mi fai paura >> disse, cercando di rassicurarla.

Clarke le prese la mano e se la portò al petto.

<< C’è una parte di me….un lato oscuro…penso che potrebbe distruggere tutto ciò che amo >> confesso, spaventata.

Lexa la guardò negli occhi.

<< Tu sei la persona più buona che io conosca Clarke… non c’è oscurità in te >> disse Lexa sicura.

Clarke sospirò, la guardò negli occhi, sorrise leggermente, senza che quel sorriso, raggiunse i suoi occhi blu. Con la mano, delicatamente, accarezzò la guancia di Lexa.
In quel momento, Clarke le apparve diversa.





Fecero l’amore tutta la notte.
 Lexa non riusciva a dormire, andò alla finestra a guardare fuori. Nella sedia affianco alla finestra era appoggiato il peluche che Calrke aveva vinto per lei. Sorrise.
Clarke si sbagliava, ripensò a quella bellissima giornata, al sorriso e alla spensieratezza della bionda, della tenerezza con cui le prendeva la mano, al suo modo di proteggerla mentre camminavano sulla strada, ai suoi occhi sempre attenti a lei….no, nessun lato oscuro poteva mai risiedere in quel cuore gentile e generoso.
Si voltò, guardò Clarke dormire, tranquillamente, nel letto.
Nessuno le avrebbe più messo un dito addosso….nessuno le avrebbe più fatto del male.
Era sua, ora Clarke le apparteneva.  Solo sua. Nessuno gliel’avrebbe portata più via.
Strinse, forte, i pugni e si voltò nuovamente, verso la finestra.
All’improvviso, due braccia forti la strinsero da dietro.

<< Perché sei qui in piedi? >> le chiese la voce roca di Clarke.

Lexa chiuse gli occhi, poi si girò lentamente, tutte e due nude una di fronte all’altra.
Fissò quegli occhi blu, poi si sporse e baciò Clarke con tutta la passione che aveva.
La bionda la prese in braccio e la riportò a letto.










La macchina si fermò vicino a casa di Anya. Lexa si voltò di lato e vide Clarke che la stava fissando.
Le prese la mano e le sorrise. Le due si guardarono negli occhi per un altro po’, poi Clarke uscì.
Lexa rimase a guadarla entrare dentro casa e poi ripartì.
Mentre guidava, calde lacrime le bagnavano il viso.
















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Ecco a voi un nuovo capitolo! Spero davvero che vi piaccia! Ora le cose sono diventate molto molto serie, Lexa e Clarke hanno finalmente dato sfogo ai loro sentimenti...ma quali saranno le consegueze?
Nel prossimo capitolo vedremo come si evolveranno le cose....ne vedremo delle belle!!
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere questa storia e alle bellissime recensioni che scrivete! Vi adoro!
Spero alla prossima!!

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Capitolo 16
*** La mia Vita ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.







La mia Vita.


Presente.



Vedeva le sagome degli alberi, dei lampioni e delle cassette delle lettere sfocati, indefiniti. Correva, correva come non faceva da tantissimo tempo. Sapeva cosa volesse dire volare, l’adrenalina pompare in ogni parte di te, la sensazione di pura leggerezze, intraprendere col vento, una dolce danza…
Clarke correva, i piedi incastonati al terreno, ma la sensazione che provava in quel momento si avvicinava a quella che provava quando danzava nel cielo azzurro. Spinse più che poté, come se da quella corsa, dipendesse la sua vita. La gamba artificiale doleva un poco, ma stava rispondendo bene allo sforzo.
Arrivata al porto, si fermò. Riprese fiato, il sudore le colava dal viso.

<< Caspita Clarky….ma che cosa hai ai piedi? >> chiese Anya, affannata, dietro l’amica.

<< Tecnicamente ne ho solo uno >> rispose, continuando a guardare di fronte a lei.

<< Mi devo sedere… >> disse Anya, andandosi a sedere su di una panchina.

Clarke la raggiunse, le porse una bottiglietta d’acqua. Dopo averne bevuto un bel sorso, l’amica le chiese:

<< Un altro ordine del tuo strizzacervelli? >>

La bionda si sedette accanto a lei.

<< Non proprio….avevo voglia di correre >> rispose semplicemente.

<< Sei pensierosa questo periodo….cosa ti preoccupa? >> chiese curiosa Anya.

<< Jaha ha detto che dovrei riprendere a lavorare….si insomma….trovarmi un impiego… >> disse, bevendo un po’ d’acqua.

<< Beh….direi che è un’idea sensata….cosa vorresti fare? >> chiese l’amica.

Clarke la guardò.

<< Non so se sarei capace di fare qualcos’altro… >> disse, toccandosi il collo.

Anya la guardò tristemente.

<< Hai provato con la meccanica? Eri brava in Accademia….magari Raven potrebbe trovarti qualcosa da fare… >> propose.

<< Sempre se hai voglia di ritornare… >> continuò.

Clarke la fissò, pensierosa.

<< Forse… come stanno andando i tuoi incontri? >> chiese, cambiando discorso.

<< Bene….è divertente dire “ ciao, mi chiamo Anya e sono un alcolista “ a dei completi estranei >> disse sarcastica.

Clarke la fissò, Anya stava molto meglio in realtà.

<< Sei uno straccio…. >> disse scherzando.

Anya la guardò malissimo.

<< Ma ora….sei più te stessa. Mi piace la vera Anya >> disse sorridendo, si alzò e tese la mano all’amica, che la guardò sorpresa.

Anya rise e prese la mano della bionda.

<< Chi arriva ultima, pulirà il bagno per una settimana >> disse Clarke, iniziando a correre.

Anya attonita per un attimo, seguì di corsa l’amica urlando:

<< Ehi!! Non vale così >>









Lexa tornò a casa.
Chiuse gli occhi. Le comparve, subito, lo sguardo di Clarke, prima che scendesse dall’auto.
Doveva farlo, doveva per quegli occhi…blu come la notte.
Trovò Costia in soggiorno, leggeva delle riviste, sorseggiando un bicchiere di vino.
Non alzò neanche lo sguardo verso di lei, disse semplicemente:

<< Sei tornata >>

<< Si.. >>

<< Com’è andata la missione? >> chiese sarcastica, sorseggiando un po’ di vino.

Lexa fece qualche passo verso di lei.

<< Costia….dobbiamo parlare >> disse, seria.

A quelle parole, Costia finì d’un sorso il vino e si alzò, di scatto.

<< No…noi due non parleremo… io e te ci sposeremo! Non importa cosa hai fatto… >> disse scuotendo la testa.

<< Costia… >> disse Lexa, avvicinandosi.

<< No!! Ma non capisci che non è reale Lexa??? Pensi che lei ti amerà sempre, che rimarrà per sempre con te??? >> chiese urlando.

Lexa la guardò  stupita.

<< Si! Lo so....dal ballo studentesco…basta guardarti per capirlo… >> disse, abbassando lo sguardo.

<< Costia ascolta….mi dispiace… >> tentò Lexa.

<< Mio fratello e Clarke….loro non sono come gli altri, Lexa….loro non amano come amiamo noi….Hai visto?? >> chiese Costia.

Lexa rimase ad ascoltarla.

<< Lei ha rinunciato a te! Ha scelto il suo popolo….loro, sceglieranno sempre il loro popolo… >> disse tristemente.

<< Lei non è così… >> sussurrò Lexa.

Costia la fissò.

<< Loro voleranno sempre più in alto….e noi resteremo sempre indietro, a terra ad osservarli >> disse tristemente.

Lexa strinse i pugni, la guardò negli occhi.

<< Allora volerò alto anche io >>

Costia la guardò, ferita. Gli occhi bagnate dalle lacrime.

<< Io non rinuncio a te >> disse e uscì di corsa,  sbattendo la porta.

Lexa fissò la porta per qualche secondo, poi cadde a terra e pianse.



Lexa ripensò a quello che era successo con Costia. Pensò a quanto doveva aver sofferto….non voleva ferirla, ma, semplicemente, non poteva rinunciare a Clarke.

<< Sei qui in piedi da più di cinque minuti….si può sapere che hai? >> le chiese Octavia, comparendole affianco.

Lexa stava in piedi di fronte al suo armadietto, si voltò verso l’amica e rispose:

<< Nulla… >> prese la giacca della sua tuta da allenamento, per indossarla.

<< Avanti….sputa il rospo! >> disse l’amica, vedendo che qualcosa turbava Lexa.

Lexa chiuse l’armadietto, fissò Octavia per qualche secondo e poi disse velocemente:

<< Penso che non mi sposerò più >>

Octavia la guardò scioccata per qualche secondo, con la bocca aperta. Lexa la superò, andando verso la palestra.

<< Aspetta ho sentito bene?? >> chiese l’amica, praticamente, rincorrendola.

<< Si… >>

<< Non che la cosa mi dispiaccia, ma posso chiedere il perché?? >> chiese curiosa.

In quel preciso momento le due videro Anya e Clarke. Le due donne in piedi parlavano con il Maggiore. Appena si voltarono, lo sguardo di Lexa si posò sulla bionda.

<< Che ci fanno tua sorella e Clarke…qui? >> chiese sottovoce, Octavia.

<< Non lo so >> rispose Lexa, sempre fissando la bionda, che, insieme alla sorella camminarono verso di loro.

<< Sorellina ehi! >> salutò Anya con un sorriso, guardandosi poi intorno.

<< Che ci fai qui? >> chiese curiosa, Lexa.

<< Ciao O >> salutò Anya.

<< Anya, Clarke >> disse Octavia con un sorriso.

<< Accompagno Clarky alla ricerca di un impiego >> rispose Anya, scaturendo l’entusiasmo di Octavia e la preoccupazione di Lexa.

<< Ritorni a lavorare qui? >> dissero le due, contemporaneamente.

Clarke si toccò la testa.

<< Vorrei solo un posto in ufficio…o dove posso stare tranquilla…ecco nulla di che… >> disse incerta.

<< Ma tu sei Clarke Griffin?! >> esclamò Octavia.

<< Ah…si beh…il mio psicanalista mi ha consigliato di trovarmi un lavoretto…per ricominciare…e beh Anya ha detto che forse Raven poteva aiutarmi >> spiegò, guardando Lexa.

<< Vai da uno psicanalista? >> chiese,  sorpresa, la bruna.

<< Si…da un po’ >>

<< Perché non me l’hai detto? >> chiese subito, pentendosi.

Clarke la guardò un attimo, in colpa, poi fissò il suo viso, attentamente…notò gli occhi un po’ gonfi.

Anya e Octavia guardavano sia la bruna che la bionda, curiose e soprese da quel dialogo.

<< Non è mica la tua ragazza Lexa…su Clarky, andiamo da Raven >> disse, trascinandosi via la bionda.

Octavia fissava l’amica.

<< È Clarke il motivo? >> chiese, semplicemente.

Lexa continuava a fissare le due che si allontanavano.

<< Si >>

<< Ti sei presa una cotta per lei? >> chiese, cercando di capire l’amica.

<< No…. >>

<< Mi sono innamorata >> disse schietta.

Octavia la guardò stupita.

<< Aspetta….questo da quanto?? >> chiese sbalordita.

<< Dalla prima volta che l’ho vista >> rispose Lexa, prima che le due entrarono in palestra.








Raven era seduta di fronte alla sua grande scrivania, tappezzata di computer e schermi di ultima generazione. Clerke la osservava, in piedi. Raven alzò lo sguardo e si accorse degli occhi della bionda.

<< Griffin! Che cosa ti porta qui? >> chiese stupita di vedere lì, la bionda.

Mentre la latina salutava la bionda, si accorse di Anya all’ingresso. Stava in piedi, con le mani in tasca, ansiosa.
Clarke notò gli occhi della latina e rispose:

<< Anya mi ha consigliato di venire da te…. >>

Raven continuò ad osservare la sua ex, scettica.

<< Si sta impegnando molto….sta meglio ora >> continuò la bionda.

Raven guardò Carke, sorrise.

<< So cosa stai facendo Griffin….non iniziare a metterla in buona luce >> la rimproverò, bonariamente.

Clarke sorrise, si voltò verso l’amica e poi disse a Raven:

<< Aspetta il tuo permesso per avvicinarsi… >>

Raven la squadrò, prese un bel respiro e disse a voce alta:

<< Puoi avvicinarti Woods…..non mordo! >> Anya, sentendo quelle parole, si avvicinò un po’ incerta.

<< Buongiorno Raven >> salutò con un lieve sorriso.

Raven la fissò, ma non rispose, spostò la sua attenzione verso la bionda:

<< Allora…in cosa posso aiutarti Clarke? >> chiese.

Prima che Clarke aprisse bocca, Anya l’anticipò:

<< A Clarke servirebbe un lavoro >>

Raven la guardò, scocciata, poi incuriosita e un po’ stralunata chiese:

<< Un lavoro? Se non sbaglio hai ricevuto la nomina di Generale… >> disse, fissando la bionda.

<< Non sono un Generale….vorrei fare qualcosa di più….tranquillo…si ecco, avere un posto… >>

<< Dove non rischi di essere uccisa ogni trenta secondi…ho capito >> finì la latina per lei.

Clarke assentì col capo.

<< Beh….da quel che mi ricordo eri brava in meccanica, potresti darmi una mano nella progettazione…sei stata lassù, sai come si vola….potresti aiutarci… >> disse pensando ad alta voce.

<< Sarebbe l’ideale Clarky ...no? >> chiese Anya all’amica.

Clarke rifletté un momento.

<< Si, andrebbe benissimo >> rispose sorridendo.

Raven si alzò.

<< Bene….vieni ti faccio vedere la sala progettazione >> disse, facendo segno di seguirla.

Entrarono in una grande officina, tempestata di grandi macchinari e schermi. Mentre Raven spiegava le varie funzioni e i ruoli, tutti gli operai, i meccanici e gli scienziati si fermarono, fissando la bionda.
Clarke salutò tutti, sembrava che fosse entrata una star del cinema, tutti bisbigliavano e i loro volti erano elettrizzati, dalla presenza della bionda.
Ad un tratto Clarke notò una vetrina, si avvicinò e si mise di fronte. Posò, delicatamente, la mano sul vetro.

<< Le vecchie armature >> disse Raven, comparendo affianco della bionda.

Clarke fissava il vetro, la grossa e imponente armatura che vedeva era identica alla sua. Blu e bianca. In un flash, rivide quel lampo accecante e risentì, per un attimo, l’elevato calore che le bruciava la pelle. Un brivido le percorse la schiena.
Raven con la coda dell’occhio guardò la donna e disse:

<< Le nuove  hanno una resistenza maggiore, sia al calore, che agli urti….sono più leggere, ma più resistenti >> spiegò.
Clarke la guardò.

<< Le ho progettate io >> spiegò la latina.

Clarke si ricordò della voce di Raven, quel giorno.

<< Bene… >> rispose, per poi allontanarsi.





Mentre uscivano, Anya trattenne un attimo Raven.

<< Raven, volevo ringraziarti per Clarke… >> disse, mettendosi le mani in tasca, indecisa.

La latina, osservò per un attimo la ragazza di fronte a lei. Notava l’agitazione e l’ansia, ma Clarke aveva ragione, stava decisamente meglio.
<< Per me è un piacere aiutarla se posso…. >> rispose, semplicemente, stava per tornare da Clarke, ma Anya la prese, delicatamente, per un braccio.

<< Aspetta….volevo…ecco volevo scusarmi, per l’altra sera….non ci sono scuse per il mio comportamento >> incominciò, abbassando il capo.

<< Va tutto bene,… >> disse Raven, stupita, dalle parole sincere della donna.

<< No…io mi sono comportata in modo orribile….e ti prego di credermi, non ho mai voluto spaventarti o…farti del male >> disse, guardandola negli occhi.

<< Lo so Any… >> disse Raven.

<< So che forse è troppo tardi…e non vorrai saperne più nulla….ma volevo solo dirti che lavorerò sodo, m’impegnerò al massimo….per farmi perdonare e per riuscire a meritarti >> disse, decisa, guardandola negli occhi.

Raven rimase spiazzata. Quello sguardo, che non vedeva da tanto tempo, le fece battere forte il cuore.
La guardò allontanarsi e tornare da Clarke, quelle due stavano tornando come prima.





Mentre stavano camminando, lo sguardo della bionda andò a posarsi sulla palestra, visibile dalla grandi vetrate.
Lexa e Octavia si stavano allenando.
Clarke osservò Lexa, era davvero brava. Agguerrita e sexy, pensò. L’orgoglio che provò, fu subito sostituito dalla sorpresa.
Lexa stava duellando con Roan che, da quello che notò, si stava accanendo pesantemente, sulla bruna.

<< Ci sta dando giù pesante oggi >> notò Raven, preoccupata.

<< Ma che diavolo! >> disse Anya, arrabbiandosi subito, dopo aver visto la sorella per la millesima volta a terra.




<< Avanti Woods! Che c’è? È troppo dura per te, forse?! >> ringhiò Roan.

Lexa cercò di rialzarsi, ma un potente calcio allo stomaco la fece ricadere a terra.

<< Alzati e combatti! Non hai il coraggio di fare nemmeno questo?! >> sputò furioso.

Lexa sapeva bene che quella era una punizione….aveva fatto soffrire Costia. Se lo meritava.
La bruna si mise a carponi, tentando di rialzarsi, quando vide delle scarpe di fronte a lei. Alzò lo sguardo e vide la schiena di Clarke, imponente, di fronte a lei.
Tutti fissavano la scena. Anya e Raven raggiunsero Octavia, che attonita guardava la bionda, in piedi di fronte a Lexa.
Roan, in un primo momento sorpreso, sorrise, ghignando.

<< Ma guarda chi arriva in soccorso della damigella in difficoltà… >>

<< Non dovrebbe essere un allenamento questo? >> chiese Clarke.

Roan sorrise.

<< Uno Skaikru dev’essere preparato a tutto….come ben sai >> sfidò Roan.

Clarke lo fissò. Poi si girò verso Lexa, ora in piedi, grazie all’aiuto di Anya. La bruna si pulì il naso, dal quale colò un po’ di sangue. Gli occhi di Clarke si assottigliarono.


In alto, Luna guardava attentamente la scena.


<< Tutto bene? >> chiese Anya alla sorella.

<< Si…sto bene >> rispose Lexa, guardando Clarke.

La bionda si voltò verso Roan, strinse forte i pugni.

Roan la fissò, stava per dire qualcosa ma vide la bionda togliersi la giacca.

<< Sfida me >> disse la bionda.

Roan la guardò, sorpreso.

<< Sei ancora in convalescenza se non sbaglio >> disse, preoccupato.

<< Hai paura? >> chiese Clarke, seria.

Roan sollevò lo sguardo verso Luna, che fece un cenno d’assenso col capo.
Tornò a guardare la bionda.

<< Mai >> rispose e si mise in posizione.

<< Clarke! >> disse Anya preoccupata.

Roan incominciò a fare dei piccoli passi intorno a Clarke, studiandola.
Clarke era immobile, imperturbabile.
Roan attaccò per primo, ma i suoi colpi andarono a vuoto. La bionda li schivò uno ad uno.
Tutti guardarono il duello a bocca aperta.

<< E va bene…basta giocare >> disse serio, caricò un pugno fortissimo.

Clarke, allora si fermò e con la mano lo fermò. Lui la guardò stupito.
I suoi occhi incontrarono quelli scuri e vitrei di Clarke, un brivido di paura gli attraversò la schiena.
All’improvviso, Roan venne scaraventato lontano, andando a sbattere contro la parete.
Tutti si aspettavano che l’uomo cadesse a terra, ma, invece, Roan rimase sollevato contro la parete.
Tutti osservarono la scena impietriti. Luna spalancò gli occhi, avvicinandosi al vetro.
Clarke fissava Roan e lentamente camminò verso di lui.

Distruggi i tuoi nemici
Jus drein jus daun.

 Roan scivolò in basso,  sempre contro la parete e si ritrovò gli occhi della bionda sui suoi.
Il Generale tentò di muoversi, di liberarsi da quella stretta invisibile, ma non ci riuscì. Il viso della donna era a pochi centimetri dal suo.

<< Jus drein jus daun >> sussurrò.

All’improvviso, un pugno potentissimo lo colpì in pieno volto. Un altro e poi un altro ancora. La potenza era tale,  che il muro sotto di lui si increpò. Clarke colpiva così forte, ripetutamente, senza fermarsi. La faccia dell’uomo, ormai, era una maschera di sangue.
Vedendo che la bionda non aveva intenzione di fermarsi, Anya, Octavia e Lexa si precipitarono da lei. Anya prese Clarke da dietro, tentando di fermarla, ma la bionda continuava a colpire.

<< Calrke basta!! Così l’ammazzi!! >> urlò Anya, cercando di fermare il braccio della bionda. Octavia le prese l’altro braccio trattenendola.

Con una mossa Clarke si liberò di loro e quando si girò il suo sguardo incontrò quello scioccato di Lexa.
Con ancora il pugno pronto a colpire, si voltò verso Roan, che subito cadde a terra, sputando copiosamente sangue dalla bocca.
Clarke spalancò gli occhi, scioccata da ciò che aveva fatto.
Anya e Octavia prestarono soccorso al Generale, la bionda indietreggio, vide gli sguardi terrorizzati degli altri Skaikru, lo sguardo di Lexa.

<< Clarke… >> la chiamò Lexa, ma la bionda uscì fuori di corsa.

<< Ti ha ridotto proprio male >> disse Anya a Roan, che alzò lo sguardo su di lei e sorrise.

<< T-Tut-to p- per essere toc-cato da te… >> rispose, poco prima di perdere i sensi.

Anya lo guardò preoccupata. A Raven non sfuggì quello sguardo.





Clarke corse velocemente fuori, ansimava.

Tu sei una di noi
Distruggi i tuoi nemici
Scatena…il tuo potere!

<< No, no, no >> disse, camminando avanti e indietro, freneticamente, mettendosi le mani in testa.

<< Cosa ho fatto?  Che cosa ho fatto? >> si ripeteva.

Con le mani sbatté su di una colonna, formando delle grandi crepe. Inchinò il capo.
Passò qualche minuto, poi una leggera brezza le fece sollevare il capo, intravide una grande lastra di marmo bianca, in mezzo al grande cortile.
Si avvicinò, lentamente e lesse tutti i nomi che erano impressi su quella lastra. Lesse quello di suo padre e poi il suo….le lettere dorate.

<< Dev’essere strano leggervi il proprio nome >> disse, all’improvviso,  una voce.

Clarke non si voltò, continuava a guardare il suo nome.

<< Tutti quei Skaikru si sono meritati il posto su questa lastra….anche tu >> disse Luna, avvicinandosi.

<< Non importa quanto cerchi di nasconderlo….lassù hai lottato e continui a farlo anche qui…semplicemente è il tuo destino >> disse la donna, stando sempre dietro alla bionda.

<< Tu sei il nostro Eroe Clarke….il tuo posto è lassù, con noi! Abbiamo bisogno di te >> disse decisa.

<< Quando sarai pronta…. >> disse andandosene.

Clarke continuò a fissare il suo nome, poi guardò quello del padre.

<< Non dovrei essere qui…. >> sussurrò, accarezzando con le dita il nome del padre.





Lexa uscì cercando Clarke, ma non riuscì a trovarla. Tutti stavano parlando di quello che aveva fatto, sbalorditi e terrorizzati.
Anya aveva accompagnato Roan in infermeria, seguita da Octavia.

<< È andata via >> disse Raven.

Lexa la guardò preoccupata.

<< Trovala >> disse la latina.

Lexa annuì.






Roan aprì gli occhi, trovò Anya seduta accanto al letto.

<< Ehi….come stai? >> chiese preoccupata.

<< Come se una pazza scatenata mi avesse distrutto la faccia >> disse lievemente Roan, con un leggero sorriso.

<< Pensavo che ti avrebbe ucciso >> disse la donna, accarezzandogli lievemente i capelli.

<< L’avrebbe fatto….mi aveva avvisato di non toccarla neanche con un dito >> disse, prima di chiudere gli occhi.

Anya lo guardò confusa.

<< Che cosa vuoi dire?  >> chiese.

Roan la guardò un attimo, poi sospirò.









Lexa vide la porta di casa della sorella aperta. Entrò e trovò la casa completamente a soqquadro.

<< Clarke? >> chiamò, preoccupata.

Attraversò il soggiorno e aprì la porta della camera della bionda.

La trovò inchinata in un angolo, contro la parete. Si avvicinò, lentamente.

<< Clarke… >> la chiamò ancora, non ricevendo riposta. Andò di fronte a lei e si inchinò.

Vide la bionda che si era graffiata la mano che aveva colpito Roan, la protesi, talmente in profondità, che si vedeva il metallo sotto.

<< Clarke basta! >> disse fermandole la mano.

 La bionda allora sollevò il capo, incatenando gli occhi pieni di lacrime a quelli verdi della bruna.

<< N- non ci riesco…. >> sussurrò.

Lexa la guardò interrogativa.

<< Non riesco a fermarmi >> disse, guardando la bruna, disperata.

<< Clarke… >>

<< Sono diventata come loro…. >> disse agitata.

<< No Clarke! >> disse Lexa, prendendole la mano.

<< Lexa….non farmi diventare come loro….ti prego…mi devi fermare! Fermami! >> implorò, piangendo.

Lexa l’attirò a sé, abbracciandola.

<< Shh….va tutto bene. Tu non sei come loro….non sarai mai come loro >> disse, rassicurandola.

<< Ci sono io qui…. >> disse accarezzandole i capelli.

Si scostò e le accarezzò il viso.
Clarke notò il labbro spaccato della bruna e con il pollice, delicatamente, accarezzò la ferita.

<< Ti ha fatto del male >> sussurrò e per un attimo, i suoi occhi divennero gelidi come un attimo prima con  Roan.

Lexa le prese il viso fra le mani.

<< Clarke guardami >>

<< Torna da me >> Clarke la fissò, il suo sguardo divenne dolce.

<< Non andare più via >> implorò Lexa.

Clarke le accarezzò il viso.

<< Mai più >> rispose e poi baciò la bruna.

Lexa si aggrappò alla bionda, come se avesse paura che sarebbe sparita da un momento all’altro.
I vestiti presto sparirono.
Il loro corpi nudi si intrecciavano, in una sensuale danza.

<< Resta con me….per sempre con me >> implorò Lexa, tra i gemiti che la bocca di Clarke sul suo seno, le stavano provocando.

Clarke sollevò il capo, baciando la ragazza con passione.

<< Sempre con te >> promise, continuando a baciarle il collo, scendendo sempre più giù, fino all’intimità della bruna, facendola gemere di piacere.







Appena Anya tornò a casa, trovò tutto sottosopra.
 
<< Ma che diavolo… Clarke? >> chiamò l’amica, cercando per tutta la casa.

<< Clarke sei qui? >> chiese aprendo la porta della camera della bionda.

<< Clar-… >> non riuscì a finire che quello che vide la sconcertò.

Clarke era a letto, nuda, con sua sorella.
La bionda e la bruna si svegliarono, Lexa si mise subito seduta, coprendosi con il lenzuolo.

<< Ma che cazzo… >> disse guardando prima la sorella e poi l’amica, stupefatta.

Clarke si alzò e si rivestì, mettendosi un jeans e una maglietta bianca.
Anya andò in salone sbattendo la porta.
Lexa guardò la bionda preoccupata, Clarke le fece un dolce sorriso, s’inchinò e le baciò la fronte, per rassicurarla.
Le due, ormai rivestite, uscirono e videro Anya in piedi con le braccia conserte, aspettarle.

<< Anya… >> incominciò Clarke.

<< Anya?? No, Anya un corno! Cosa cazzo sta succedendo qui??? >> urlò, arrabbiata.

Clarke stava per rispondere ma l’amica continuò.

<< Che cazzo è successo alla casa?? E che cazzo è successo con Roan??? >> chiese velocemente.

<< Come sta Roan? >> chiese Clarke,  preoccupata.

Anya la guardò a bocca aperta.

<< L’hai quasi ammazzato di pugni Clarke come pensi che stia?! >> disse in modo sarcastico.

<< Ehi non c’è bisogno di parlarle così! >> intervenne Lexa.

<< Tu taci.. ok? >> disse Anya, ritornando a guardare Clarke.

<< Ma che ti è preso?? Sei uscita di senno? Pesti un amico così e poi ti scopi mia sorella?? >> chiese arrabbiata.

<< Non è come pensi >> provò Clarke, ma Anya non la fece continuare.

<< È come sarebbe?? Vi ho viste nude nel tuo letto, stavate giocando a scacchi forse? >> chiese sempre sarcastica.

<< Anya piantala ok! Non sono affari tuoi! >> disse Lexa, mettendosi di fronte a Clarke.

<< Non sono affari miei? Sei mia sorella sono, sicuramente,  affari miei! >> urlò contro la sorella.

<< No invece! È la mia vita! >> rispose Lexa, arrabbiata.

Clarke guardava, in silenzio, le due sorelle litigare.

<< Si vede come vivi la tua vita….tradisci la tua fidanzata con la mia migliore amica >>

<< Io la amo… >> sussurrò Clarke.

Ma le due continuarono a litigare, senza sentire altro che le loro grida.

<< Non sono affari tuoi questi! >> rispose Lexa.

<< Io la amo >> disse Clarke un po’ più forte, senza successo.

<< IO LA AMO! >> urlò, le due si voltarono sorprese.

Clarke si avvicinò a Anya e ripeté:

<< La amo…sono innamorata di lei >>

Si voltò verso Lexa, che aveva gli occhi spalancanti.

<< Ti amo >>

Il cuore di Lexa, iniziò a battere all’impazzata.

Clarke ritornò a guardare Anya.

<< Lei è l’unica….è lei >> disse, guardando l’amica negli occhi.

Anya fissò Clarke, quello sguardo, l’aveva visto una volta. Era lo stesso sguardo che aveva Jake quando guardava Abby.

<< Sei impazzita?? Come puoi essere così stupida, Clarke?! >> chiese, gli occhi le si riempirono di lacrime.

<< Lei si sta per sposare! Pensi che lascerà la sua fidanzata per te?? Non hai capito che soffrirai e basta??  >> disse con forza.

Lexa stava per ribattere ma Clarke disse:

<< Lo so…So che sta per sposarsi. Io non pretendo nulla da lei….non m’importa. Voglio solo restare con lei più tempo che posso….anche solo un secondo…un momento. Io….sono tornata per lei >> confessò.

<< Lei è tutto per me >> concluse, guardando l’amica negli occhi, con decisione.

Anya la guardò, il suo sguardo da stupito, si trasformò in ferito.
Si voltò e prese la giacca, arrabbiata, uscì sbattendo la porta.

<< Any! >> Clarke cercò di fermarla ma senza successo.

La bionda rimase a fissare la porta chiusa, per qualche minuto. Sospirò.
Sentì la mano di Lexa, afferrare delicatamente la sua.

<< Andiamo…occupiamoci della tua mano adesso >> disse e la trascinò in bagno.

Prese il kit di primo soccorso. Mentre le fasciava la mano con delle bende, la bionda ripensò allo sguardo ferito dell’amica.

<< Dovrebbe andare per ora, ma dovresti andare da Abby al più presto…ok? >> chiese, vedendo l’espressione pensierosa di Clarke, le prese gentilmente il mento tra le dita e lo sollevò.

<< Clarke… >> la chiamò.

La bionda si ridestò dai suoi pensieri e incatenò il suo sguardo a quello della bruna.

<< Vedrai che si calmerà, dalle un po’ di tempo >> le disse rassicurandola.

Clarke sospirò ed infine annuì.

Lexa le sorrise e posò la sua fronte contro quella della bionda.

<< Ti amo anche io >> le sussurrò Lexa.

Clarke respirò il suo profumo, tutti i cattivi pensieri sparirono.

<< Lo so… >> disse, con un leggero sorriso.

Lexa si sollevò e disse:

<< Ho parlato con Costia, beh…ci ho provato… >> Clarke si avvicinò, improvvisamente, al suo viso, interrompendola.

<< Non devi dirmi nulla Lex….quello che ho detto ad Anya è vero…non pretendo nulla da te >>

Lexa la guardò dritta negli occhi.

<< Ma io si >>

Clarke la guardò sorpresa.

<< Io voglio te >> confessò.

Clarke le prese il viso tra le mani e la baciò.








Raven stava lavorando al suo pc, mangiucchiando pop corn. All’improvviso sentì bussare alla porta.
Quando aprì vide Anya sulla soglia, affannata.
Raven alzò gli occhi al cielo, stava per richiudere la porta quando la donna la fermò, dicendo:

<< Tu lo sapevi? >> chiese, respirando profondamente.

Raven notò l’espressione della sua ex: era sconvolta e arrabbiata. Capì subito a cosa stesse alludendo.

<< Su entra >> disse facendola entrare.

Anya, sorpresa per un momento, entrò. Si toccò i capelli con le mani e frustrata richiese:

<< Allora? Tu lo sapevi? >>

<< Si >>

Anya la guardò sconcertata e ferita.

<< Insomma, sono l’unica che non sapeva nulla?? >> chiese alzando leggermente la voce.

<< C’ero io quel giorno, forse ti sei dimenticata….c’ero io alle comunicazioni >> ribatté la latina.

Anya la guardò.

<< Ho sentito Clarke….le sue parole, prima che… >> disse Raven, abbassando lo sguardo.

<< Raven… >> disse Anya, tentò di avvicinarsi, ma la ragazza la fermò.

<< Non hai idea di quanto lei la ami, Anya….le ultime parole di Clarke sono state per Lexa. Clarke ha dato la sua vita per la persona che ama, per assicurarle un futuro….è la cosa più bella che qualcuno possa fare… >> spiegò, commossa.

<< Perché non me l’hai detto? Perché non me l’ha detto? >> chiese, Anya, triste.

<< Perché tu non ascolti Anya! >> urlò Raven, con rabbia.

<< Ti preoccupi sempre di te! Non guardi davvero chi ti sta intorno! Clarke è la tua migliore amica e non hai capito i suoi sentimenti?  >> chiese, mettendo Anya nella posizione di riflettere sulle sue azioni.

Ripensò all’amica che parlava di Nylah, alla sua espressione quando le mostrò la foto di Lexa e Costia prima del ballo, a come guardava Lexa….

<< Sono stata una stupida >> disse, più a sé che alla latina.

Raven la fissava, cercando di calmarsi.
Anya sollevò lo sguardo verso di lei, si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia.
Raven rimase immobile, impietrita.

<< Grazie…. >> sussurrò.

Poi andò verso la porta, ma prima di andare via si girò e disse:

<< Io ti vedo Raven  >>

Se ne andò, lasciando la latina stupefatta ed emozionata.








Anya arrivò al campo di baseball. Sulle gradinate, seduta, vide l’ amica. Aveva tra le mani, due bottiglie. Si avvicinò.

<< Sai che ho smesso, vero? >>

Clarke si alzò e le porse una bottiglia.

<< È un succo >> rispose.

Anya sorrise e afferrò la bottiglia.
Le due si sedettero, sorseggiando la bevanda.

<< Mi dispiace Any….avrei dovuto dirtelo >> incominciò la bionda.

Anya scosse il capo.

<< No Clarke, a me dispiace….dovevo accorgermene, dovevo, semplicemente, aprire gli occhi e vedere…. >> si voltò a guardare la bionda.
<< Sono una pessima amica >> sorrise.

Clarke sorrise.

<< Non sei così tanto male >>

Anya ghignò, poi divenne seria e chiese:

<< Perché non me l’hai detto? >>

Clarke guardò avanti a sé, per qualche secondo.

<< Avevo paura…paura che se ti avessi confessato i miei sentimenti, mi avresti vista in modo diverso…. >> disse stringendo la bibita tra le mani.

<< Avevo paura che pensassi che non fossi abbastanza per lei >> confessò.

Anya fissò la bionda, stupita dalle sue ultime parole.

<< Clarke….non avrei voluto nessun’ altro al suo fianco… >> disse, sinceramente.

Clarke sospirò, confortata dalle parole dell’amica.

<< Da quanto tempo, si…insomma, provi questi sentimenti?  >> chiese più tranquilla Anya.

Clarke ci pensò su.

<< Da quando le avevi rubato la sua palla preferita >> confessò la bionda.

A quelle parole, Anya si accigliò.

<< Clarke….aveva 5 anni >> disse, scioccata.

Clarke sorrise, poi seriamente disse:

<< C’è sempre stata lei. Non so, in realtà, quando ho realizzato, è successo e basta… e non importa quanto cercassi di non pensarci….quanto cercassi di sopprimerlo…lei era sempre lì…impressa nella mia mente e…nel mio cuore >> confessò.

Anya pensò che non aveva mai sentito Clarke parlare così di qualcuno, prima.

<< È iniziata quando sei tornata? >> chiese curiosa.

<< Mmm si…beh l’ho baciata il giorno del ballo ma non credo che possa essere considerato un inizio >> rispose, pensierosa.

Anya la guardò stupita.

<< Hai baciato Lexa, il giorno del suo ballo? >> chiese.

Clarke la guardò triste.

<< Si.... >>

<< In realtà, vorrei non averlo fatto….l’ho fatta soffrire. So che non me lo dirà mai…ma per causa mia, ha sofferto molto >> confessò.

Anya ripensò alla sorella. Al suo raggiante sorriso, vivace e splendente….poi si ricordò i suoi occhi spenti, l’umore tenebroso e l’atteggiamento freddo e distaccato dopo l’incidente.
Non aveva capito neanche che la sua dolce sorellina stava soffrendo, lacerata dalla perdita della persona che amava.

<< Non puoi cambiare il passato Clarke….ma ora sei qui con lei >> disse, cercando di confortarla.

<< Le sto stravolgendo la vita >> disse la bionda, guardando un punto indefinito davanti a sé.

Anya notò, che con l’altra mano si stava toccando la protesi fasciata.

<< Lexa è grande e vaccinata Clarke….se lei ti ama e vuole stare con te,  che problema c’è? Non vuoi che sia felice? >> chiese.

Clarke si voltò e la guardò negli occhi.

<< Certo….è tutto quello che voglio >> rispose decisa, suscitando la risatina di Anya.

<< Beh…adesso ho capito perché Roan è finito in ospedale >> disse sorridendo, lievemente.

Clarke s’irrigidì.

<< Mi dispiace…. >> disse, toccandosi la mano.

Anya notò che in Clarke qualcosa non andava, stava combattendo una battaglia interiore che non poteva immaginare.

<< Clarke….io, Lexa, mio padre….siamo qui per te….se c’è qualcosa che non va….puoi contare su di noi…su di me! Non ti deluderò più, te lo prometto! >> le disse.

Clarke la guardò un attimo negli occhi, poi abbassò lo sguardo. Anya capì che la sua amica era combattuta.

<< Puoi dirmi tutto, Clarke… >> insistette Anya.

Clarke tremò leggermente, poi sussurrò:

<< Non so più chi sono >>

Si voltò verso l’amica, che ascoltava attentamente.

<< Ho fatto quello che mi ha ordinato….ho provato a resistere,  ma non ci sono riuscita >> confesso, sotto voce.

<< Resistere a cosa? Che cosa ti hanno fatto lassù? >> chiese Anya.

Dagli occhi blu di Clarke scesero delle lacrime.

<< Alla rabbia….ho provato tantissima rabbia…e odio…ho fatto uscire tutto… >> disse ricordando quella sensazione.

<< Clarke…non capisco >> disse Anya, cercando di capire le parole della bionda.

<< Li ho uccisi tutti….spazzati via… >> continuò la bionda.

Anya la guardava, poteva vedere il rimpianto negli occhi di Clarke.

<< Clarke… >>

<< Mi è piaciuto…. >> disse e Anya notò, il cambiamento nel volto dell’amica.

<< Il potere….mi è piaciuto >> confessò.

Anya fissava Clarke e per la prima volta….un brivido di paura le percorse la schiena.








Lexa andò a casa a prendere della roba, per quella notte,  sarebbe rimasta a dormire in Accademia.
Mentre preparava lo zaino, la porta si aprì e poco dopo sentì la voce di Costia, sulla soglia della loro stanza da letto.

<< Così te ne vai? Dopo che la tua amante ha quasi ucciso mio fratello?! >> urlò arrabbiata.

Lexa, si voltò di scatto, mostrando le ferite sul suo viso.

<< Non dire più così >> disse dura Lexa.

<< Che ti ha fatto? >> disse Costia,  preoccupata per la bruna.

<< Tuo fratello ti vuole bene….questa è una conseguenza per quello che ho fatto… >> disse, scostandosi dal tocco della ragazza.

<< E quello che è successo a lui è una conseguenza a questo >> disse indicando la faccia.

Costia la guardò, disgustata.

<< La tua bella Clarke ha quasi ucciso mio fratello! >> urlò.

<< Non è colpa sua! È traumatizzata…lei non voleva! È distrutta per questo! >> il tono di Lexa si fece più alto e più aggressivo.

Costia rimase senza parole.

<< È incredibile….non posso crederci! Hai perso la testa?? Lei non può sbagliare per te, vero?? La giustifichi così tanto… >> disse Costia, in lacrime.

Lexa si tranquillizzò.

<< Mi dispiace….non avrei mai voluto ferirti... >> disse, abbassando la testa.

<< Non posso rinunciare a lei….non importa come sia tornata, se diversa o uguale a prima, non posso sposarti >> disse e se ne andò, lasciando una Costia distrutta dal dolore.







Clarke era sotto la doccia, si guardava la mano, ora tornata come nuova. L’acqua le scorreva sulla schiena, cercava di pensare a quello che aveva fatto a Roan. Come aveva detto a Jaha, dopo aver visto Lexa ferita,  i ricordi diventavano sfocati, ricordava solo di aver provato furia e rabbia. Controllarsi stava diventando sempre più difficile.

<< Non riuscirai a trattenerlo….non avere paura di ciò che sei….lascialo andare >>

Quelle parole le risuonavano in testa, in continuazione. Non poteva farlo, non avrebbe più permesso che succedesse ancora, non più.
Sentì il campanello suonare.


Anya andò ad aprire.

<< Oh ma guarda….la traditrice >> scherzò Anya, con un sorriso.

<< Buongiorno alcolizzata >> rispose Lexa, entrando.

Subito guardò verso la camera della bionda.

<< No ma prego….fai come se fosse casa tua >> disse sarcastica, andando in cucina.

Anya guardò la sorella immobile in soggiorno, aspettando.

<< È sotto la doccia >> le disse Anya.

Lexa si voltò.

<< Come sta? >> chiese apprensiva.

Anya la guardò, si ricordò delle parole della bionda.

<< Sinceramente? Non lo so… >> disse, abbassando la testa.

Lexa si avvicinò alla sorella.

<< Avete parlato? >> chiese.

Anya la fissò.

<< Si…. >>

<< Quindi? >> chiese Lexa, alzando le spalle.

<< Ammetto che mi avete preso alla sprovvista e il vederti nuda, in un letto, con qualcuno… era l’ultima cosa a cui avrei mai voluto assistere… >>   Lexa alzò gli occhi al cielo.

<< Ma sono felice per voi! Tu sei la mia sorellina Lexa, anche se non sono stata una brava sorella maggiore per te, voglio solo che tu sia felice >> confessò.

Lexa sorrise, un sorriso, pensò Anya, che non vedeva da moltissimo tempo.

<< Grazie Any >>

Il viso di Anya divenne, improvvisamente,  serio.

<< Lexa….credo che Clarke stia nascondendo qualcosa…lei è… >> non fece in tempo a finire che la bionda uscì.

Jeans scuri attillati, maglietta nera a maniche corte. I capelli le ricadevano sulle spalle, ancora umidi.

Appena Lexa la vide, andò verso di lei.

<< Buongiorno >> disse sorridendo alla bionda.

<< Giorno >> ricambiò Clarke, con un dolce sorriso.

Lexa le prese la mano, analizzandola.

<< Come va? >> chiese.

<< Va tutto bene Lexa >> disse la bionda, posando l’altra mano su quella della bruna.

<< Bleahhh >> disse Anya, assistendo alla scena.

<< Anya >> disse sorridendo Clarke.

<< Fate venire la nausea >> stuzzicò l’amica.

<< Perché sei qui sorellina, a parte per vedere la bionda, ovviamente.. >> chiese.

Lexa guardò la sorella con sguardo truce.

<< Oggi ci sarà una dimostrazione all’Accademia, io e Octavia apriremo l’esercitazione di volo >> disse girandosi verso Clarke.

<< Volevo chiederti se ti piacerebbe venire a vederci? >> chiese alla bionda, speranzosa.

<< A Clarky la folla non fa molto bene… >> disse Anya, ma la bionda la ignorò, vedendo l’espressione di Lexa.

<< Certo, mi piacerebbe molto >> rispose sorridendo.

Anya alzò gli occhi al cielo.

<< Perfetto! >> disse Lexa, contenta.

<< Vi aspetto alle quattro precise allora….non fate tardi >> disse guardando Anya.

Si voltò verso la bionda, le diede un bacio veloce e se ne andò.

<< Oddio….devo andare a vomitare >> disse Anya, suscitando la risata di Clarke.



Alla dimostrazione erano presenti moltissime persone. Tutti guardavano la bionda che camminava affianco ad Anya. Erano presenti tutti: Gustus, Indra, Abby, Marcus, Raven, Bellamy e tutti gli altri.
Mentre salutavano, Clarke incrociò lo sguardo di Costia, che camminava affianco alla madre. La bruna la guardò duramente, per poi proseguire.
Una sirena annunciava l’inizio dello spettacolo.



Lexa e Octavia erano sulla piattaforma, pronte a partire.

<< Ti vedo agitata oggi >> disse Octavia all’amica.

Le due indossavano le loro tute, aderenti e leggere, con i caschi che seguivano i lineamenti del viso.

<< È la prima volta che Clarke mi vede volare… >> rispose.

Octavia rise.

<< Vedrai che dopo averti vista volare, vorrà strapparti, subito, i vestiti di dosso >>

Lexa arrossì.

<< O! >>

<< Che c’è? Lincoln fa sempre così… >> spiegò, alzando le spalle.

Gli diedero il via e prima di saltare nel vuoto Octavia disse:

<< Su Comandante! Facciamo vedere quanto siamo forti e sexy! >>

Le due saltarono, aprendo le braccia. Iniziarono a librarsi in aria, eseguendo manovre complicate in volo.





<< Linee perfette vero? >> chiese Gustus a Clarke.

Ma la bionda non sentì nulla. I suoi occhi erano fissi sulla bruna, che in alto stava danzando magnificamente. Clarke rimase affascinata dalla tecnica di Lexa, era morbida e dolce nei movimenti, sembrava che fosse nata per volare.

<< Brava vero? >> sussurrò Anya, vedendo lo sguardo ammaliato della bionda.

<< Magnifica >> sussurrò Clarke.



Tutto stava procedendo benissimo, gli altri Skaikru avevano raggiunto le compagne e stavano eseguendo uno schema di volo.
Ad un tratto, però, qualcosa andò storto. Una scarica azzurra arrivò dal cielo, si propagò tra gli Skaikru colpendo le tute. La formazione incominciò a dividersi e dall’alto, fra le nuvole comparve una nave nemica.
Il caos si propagò velocemente.

<< Raven in sala comunicazioni presto! >> ordinò Gustus.



Lexa faceva fatica a rimanere in volo. Iniziò a perdere quota.

<< Lex stai scendendo troppo! >> disse Octavia.

<< Non riesco! La tuta….penso sia danneggiata! >> urlò.

Iniziò a precipitare in picchiata.
Octavia venne placcata dal nemico, Roan e gli altri Skaikru intervennero, armati e pronti a respingerlo.



<< Lexa!! >> urlarono Indra, Abby e Gustus.

Anya incominciò ad andare verso il deposito armi, poi si voltò per chiamare Clarke ma, la bionda era sparita.


<< Lexa cerca di attivare il sistema di emergenza! >> le comunicò Raven, via radio.

Lexa stava precipitando velocemente, vedeva il suolo farsi sempre più vicino. Il sistema di emergenza era fuori uso, non sapeva più che fare.
Costia assisteva, come gli altri alla scena, terrorizzata.



Ad un tratto Raven osservò il monitor.

<< Ma che diavolo… >>

<< Cosa vedi Raven? >> chiese Luna, ormai al comando.



Lexa non sapeva più che fare, chiuse gli occhi istintivamente e pensò a Clarke, Anya e ai suoi genitori….
All’improvviso, qualcuno l’afferrò, aprì gli occhi e vide quelli blu di Clarke.



<< È Clarke…. >> disse Raven, scioccata.
Luna guardava il monitor, sorpresa anche lei. Nessuno volava senza armatura.



Lexa rimase scioccata. Clarke l’aveva afferrata, in volo. Stavano scendendo verso il suolo.

<< Reggiti forte! >> le disse Clarke, guardando con decisione in basso.

Lexa si aggrappò, con forza,  al collo della bionda, che virando leggermente riuscì ad atterrare su di un campo.




Anya vide le due cadere e si precipitò da loro.

Lexa ancora scioccata, vide Clarke avvicinarsi e prenderle il viso tra le mani, controllandola.

<< Va tutto bene? Sei ferita? >> chiese agitata.

Lexa la guardava negli occhi. Clarke aveva la stessa maglietta di questa mattina, jeans…non aveva l’armatura.

<< Lexa! >> la chiamò.

<< Si…si sto bene >> rispose, poi guardò in alto e disse, agitata:

<< Octavia! Octavia è ancora lassù! >>

Anya arrivò dalle due chiedendo se fosse tutto apposto.

 << Octavia è ancora lassù! Devo andare ad aiutarla! >> urlò Lexa, cercando di alzarsi.

Clarke la fermò, guardò Anya e le ordinò:

<< Portala dentro >> Anya la guardò interrogativa.

La bionda si alzò e guardò in alto, poi si voltò verso le due ragazze e disse:

<< Ci penso io >>

Il terreno iniziò a tremare, leggermente, sotto di loro e,  all’improvviso, Clarke spiccò il volo.

<< Clarke!! >> urlarono le due, fissando il cielo.

Anya era stupefatta, come diavolo era possibile.


Clarke come un missile continuava ad andare sempre più in alto.

Arrivata nella zona di scontro, si fermò e notò subito Roan combattere contro un gruppo di nemici, dietro di lui Octavia faceva lo stesso ma era in difficoltà.
Ad un tratto uno dei nemici sparò contro di loro.Senza pensarci due volte,  Clarke si mi se davanti a Roan.
L’energia venne fermata dalla bionda, che si coprì il volto con le braccia incrociate. Roan notò che la bionda controllava il raggio, non permettendogli di colpirli.
Che straordinario controllo delle nano macchine.

<< Che diavolo ci fai qui?! Sei senza armatura! >> chiese scioccato.

<< Portala via di qui! >> ordinò la bionda.

Roan guardò Octavia e le disse di ritirarsi, dopo un momento di indecisione la ragazza obbedì.

<< Io non ti lascerò ancora da sola! >> disse il Generale, caricando nuovamente la sua arma.

Clarke, allora, notando l’avanzata dei nemici si voltò, allargò le braccia e con una potentissima forza invisibile, spazzò via tutti i nemici.
A quel punto, arrivarono in soccorso Luna con altri Skaikru.
Roan guardava le spalle della bionda, abbassarsi e alzarsi al ritmo del suo respiro, ora diventato pesante.
Clarke per la stanchezza si lasciò andare, ma subito, le forti braccia dell’uomo l’afferrarono.
La bionda perse i sensi.
Roan la prese fra le sue braccia e la portò a terra.



Appena toccò il terreno, Clarke si riprese e si scostò da Roan.
Anya e Lexa corsero verso di loro.

<< Clarke!! >> urlarono, precipitandosi dai due.
Clarke si voltò verso di loro.

<< Sto bene… >> disse.

Le due si fermarono, videro che dal naso di Clarke colava copiosamente del sangue nero.
 La bionda svenne e Roan la prese,  prima che cadesse a terra.

<< Clarke!! >> urlò Lexa, andando al fianco della bionda.

<< Bisogna portarla dentro >> disse Roan, prendendola ancora in braccio e dirigendosi verso l’entrata dell’Accademia.

Al suo fianco,  Lexa e Anya, preoccupatissime.






<< Non ho mai visto una cosa del genere >> disse Luna a Gustus.

<< Nemmeno io >> rispose l’ex Generale.

<< Dovremo capire che cosa l’è successo >> continuò Luna.

Gustus osservò il monitor al suo fianco, dove si poteva osservare la bionda coricata nel letto dell’infermeria.
Luna si avvicinò all’uomo.

<< Ora più che mai, abbiamo bisogno del nostro Eroe >> disse, facendo intendere che non si sarebbe fermata, finché Clarke non sarebbe tornata fra gli Skaikru.

 Gustus sospirò, guardando, tristemente, lo schermo.








Clarke aprì, lentamente, gli occhi. Tutto era sfocato, si sforzò e vide il volto, preoccupato, di Lexa.

<< Lexa… >> sussurrò.

Lo sguardo della bruna passò dal sollevato all’arrabbiato in pochissimo tempo.

<< Non parlare, sei ancora debole >> disse, guardando in basso.

<< Dove sono? >> chiese la bionda, guardandosi intorno.

<< In infermeria…ti hanno fatto degli esami, per capire cosa ti sia successo >> rispose, continuando ad evitare i suoi occhi.

Clarke la fissò, notò lo sguardo contrariato della bruna.

<< Lexa… >> la chiamò, prendendole la mano.

Subito Lexa si scostò, incrociando le braccia al petto, la fissava con occhi pieni di lacrime e rabbia.

<< No! >> disse dura.

<< Come hai potuto andare lassù? >>

<< Octavia… >> sussurrò Clarke.

“ Loro voleranno sempre più in alto….e noi resteremo sempre indietro, a terra ad osservarli “ .

Lexa, in quel momento, ripensò a quelle parole. Il suo viso si fece rassegnato e disperato.

Alla vista di quell’espressione, Clarke, si sollevò e prese la mano di Lexa.

<< Lexa, io ti amo...e mi dispiace di averti fatto preoccupare...ma che persona sarei se non aiutassi te, Octavia o Roan, avendo la possibilità? Non mi è successo nulla… >> disse, cercando di calmare la bruna.

Era inutile, pensò Lexa, la persona che aveva di fronte non si sarebbe mai fatta da parte, mai.

<< Hai sanguinato e hai perso i sensi davanti a me Clarke! >> ribatté Lexa, arrabbiata.

<< Io sono qui… >> rispose Clarke, abbracciando la bruna.

Lexa sentendo le braccia della bionda attorno a sé, si lasciò andare in un pianto frenetico.

<< Sono qui e sto bene >> ripeteva Clarke.

<< Ho….Ho avuto paura di perderti ancora… >> disse tra i singhiozzi.

<< Non permetterò che accada…. >> rispose la bionda.

Lexa si scostò e guardò Clarke negli occhi.

<< Io non vivo senza di te >> le confessò.

Clarke le accarezzò la guancia e poi la baciò con tutto l’amore che potesse trasmetterle.

Le prese il viso tra le mani, asciugandole col pollice le lacrime, posò la fronte contro quella della bruna e sussurrò, tremante:

<< Yu laik ai sonraun, Lexa >>

“ Tu sei la mia vita “.


















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Mi scuso per il ritardo!! Ecco a voi il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Sembra che le cose per la nostra Clarke si stiano per complicare sempre di più. Luna è determinata a riportare la bionda fra i suoi ranghi....ci riuscirà?? Lexa ha detto la verità a Costia, che ovviamente, non l'ha presa molto bene....che succederà fra le due?? Finalmente Anya sa!!! Era ora!!
Nel prossimo capitolo vedremo alcune cose capitate a Clarke in questi dieci anni......
Grazie davvero a tutti voi lettori, grazie per le bellissime parole! Vi adoro immensamente!! Cercherò di aggiornare più velocemente!
Fatemi sapere che ne pensate!
Spero a presto!
Un bacione a tutti!

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Capitolo 17
*** Perduta ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.





Perduta.



Presente.




Attraverso la finestra aperta, si potevano udire il suono delle risate dei bambini che giocavano, il vicino che annaffiava il suo prato, meticolosamente curato, in ogni minimo dettaglio.
Occhi verdi si spalancavano, fissavano il soffitto grigio chiaro della sua vecchia stanza da letto. Ricordava che la sera prima era tornata a casa dei suoi assieme ad Anya.

Lexa si mise a sedere e le tornò in mente, la sensazione di precipitare, l’incapacità di reagire e poi…poi ricordò quelle due braccia forti che l’afferravano, strappandola da morte certa. Le braccia più rassicuranti, forti del mondo.

Clarke era ancora nella sala medica dell’Accademia, Luna aveva insistito affinché si rimettesse del tutto. A Lexa, in realtà, sembrava che la stessero tenendo prigioniera. La cosa non le piaceva affatto.

Mentre le sorelle Woods percorrevano il lungo corridoio per arrivare alla stanza della bionda, udirono chiaramente la voce arrabbiata di una donna.
Abby era nella stanza di Clarke.


<< Spiegami ancora, perché non riesco a capire come puoi essere così incosciente! >> urlò Abby alla figlia che fissava la finestra affianco a sé.

Sbuffò e si voltò verso la madre:

<< Ti ho già detto che non c’è nulla da spiegare. Delle persone avevano bisogno d’aiuto e ho agito….mi dispiace se ti ho fatto preoccupare… >> disse, cercando di placare la furia della madre.

<< Preoccupare….preoccupare dici?? Clarke mi hai fatta morire di paura! Ti rendi conto che ti ho quasi persa ancora?! >> urlò la madre, con le lacrime agli occhi.

Clarke la guardava dispiaciuta.

<< Mi dispiace… >>

<< Perché ti metti, sempre, in queste situazioni? Ho perso tuo padre e te per dieci anni….non credo che il mio cuore sopporterebbe altro… >> disse Abby.

<< Sei sopravvissuta sia alla mia mancanza che a quella di papà >> le parole le uscirono prima che potesse riflettere.

Abby guardò la figlia, sconvolta da quelle parole.

<< Mi dispiace….non intendevo ferirti… >> si scusò ancora la bionda.

Abby notò che a volte gli occhi di Clarke, erano velati da una durezza che prima non esisteva.

<< Tu sei mia figlia Clarke…..io ti amo più della mia stessa vita. Quindi, ti prego….stai più attenta >> disse ora clama, Abby.

Clarke la guardò negli occhi e disse:

<< Lexa era in pericolo >>

Abby alzò il sopracciglio, sorpresa dallo sguardo della figlia.
Ora aveva capito.



Il potere è in te Wanheda, devi solamente volerlo...



<< Clarke… Clarke! >>

<< Clarky! >>

La voce di Anya la risvegliò dai suoi ricordi, si voltò verso la porta e vide la sua amica avvicinarsi al letto e dietro di lei, quasi nascosta, c’era Lexa.

<< Eri nel mondo dei sogni? >> chiese Anya, fissando la bionda.

Lo sguardo di Clarke si spostò subito verso la bruna, i loro occhi si incontrarono, la bionda le sorrise dolce.
Lexa si avvicinò al lato del letto, le prese la mano.

<< Tutto bene? >> chiese preoccupata.

Clarke continuò a guardare quei occhi verdi e, come accadeva sempre, una sensazione di calma la pervase.

<< Si…tutto bene. Stavo solo pensando >> strinse la mano della bruna, accarezzandone lievemente il dorso con il pollice.

<< Allora quando ti faranno tornare a casa? >> chiese Anya, guardando le due.

La bionda si voltò verso la sua amica e sospirò:

<< Non lo so….credo che si vogliano accertare che stia davvero bene >> rispose con tono un po’ sarcastico.

<< È andata tanto male con Mamma G.? >> chiese Anya.

Lo sguardo di Clarke si fece cupo e dispiaciuto.

<< Continuo a farla preoccupare e a ferirla… >> confessò a bassa voce.

Lexa le accarezzò una guancia con l’altra mano.

<< È il lavoro delle madri preoccuparsi….vedrai che le passerà >> le sorrise incoraggiandola.

Clarke ricambiò il sorriso.

<< Sei bellissima >> disse improvvisamente.

<< Oddio….sì lei è bellissima…tu sei bellissima….siamo tutte bellissime! Ora basta sdolcinatezze, o mi verrà la nausea >> esclamò Anya e le due risero.

Ma quell’atmosfera sfumò quando, improvvisamente, entrarono nella stanza Luna e Roan.




<< Buongiorno Clarke, Comandante Woods…Anya >> salutò il Generale.

<< Generale, Roan >> salutò Clarke, inclinando leggermente il capo.

<< Clarke…come ti senti? >> domandò Roan, spostando il suo sguardo prima su Lexa e poi su Anya.

<< Molto meglio, grazie >>

<< A cosa deve Clarke la vostra visita? >> chiese sospettosa Anya.

<< Volevano, solamente, scambiare due chiacchere con Clarke su quello che è successo >> rispose Luna, fissando le mani di Lexa e Clarke intrecciate.

La bionda sciolse la presa.

<< Ma certo.... >> rispose tranquilla.

<< Perché? Avete visto come è andata, ci ha protetti ancora una volta….non è abbastanza questo? >> ribattè Lexa, duramente, mettendosi davanti a Clarke.

<< Comandante Woods… >> incominciò Luna.

<< Lexa…va tutto bene. Stanno solo accertando che tutto sia apposto… >> disse calma, si voltò verso Luna:

<< Risponderò a tutte le vostre domande, questa volta….ma non davanti a lei >> disse riferendosi a Lexa.

La ragazza si volto verso di lei, sorpresa.

<< Come? >>

<< Anya puoi, per favore, accompagnare Lexa fuori? >> confermò, guardando sempre il Generale.

<< Clarke! >> disse arrabbiata la bruna.

Clarke non si voltò, con la coda dell’occhio vide il volto ferito della bruna.

<< Comandante Woods, la prego di accomodarsi fuori, grazie >> disse Luna.

<< Io non me ne vado >> disse arrabbiata.

<< Lexa...andiamo >> disse Anya, andandole vicino e mettendole una mano sulla spalla.

La bruna continuò a fissare Clarke, incredula. Vedendo quell’espressione impassibile sul volto della bionda, si voltò e uscì sbattendo la porta.
Clarke chiuse gli occhi, Anya la fissò, non comprendendo pienamente il comportamento dell’amica.






Anya uscì assieme a Lexa, furiosa e incredula per le parole di Clarke.

<< Perché si sta comportando così? >> esclamò la bruna a voce alta.

<< Clarke sta nascondendo qualcosa… >> disse la sorella maggiore.

Lexa si voltò a guardarla, curiosa.

<< Conosco Clarke da quando eravamo piccole….qualcosa in lei è cambiato, non è più la stessa >> disse pensierosa.

<< Lexa…credo che sia capitato qualcosa lassù….qualcosa di terribile, e ho paura… paura che Clarke possa esserne la causa >> disse agitata.

Lexa osservò la sorella. Si ricordò di quei giorni alla casa al lago, dello sguardo di Clarke.

<< Lei è tornata. Non m’importa cosa sia successo o quello che abbia fatto…..lei è tornata >> disse, decisa.







Clarke fissava ancora la porta. Ripensò allo sguardo ferito di Lexa. Così tanto, pensò, sto causando così tanto dolore alle persone che amo.
 Strinse forte il pugno.
Roan guardò Clarke, ormai aveva imparato a conoscerla, sapeva che stava covando dentro di sé, qualcosa che la stava piano piano distruggendo.

<< Adesso che siamo soli, possiamo parlare liberamente >> iniziò Luna.

Clarke spostò finalmente lo sguardo sui due generali.

<< Non sono stata del tutto sincera con voi la prima volta, io ricordo tutto quello che è successo… >> incominciò Clarke.

<< Siamo qui per ascoltarti >> disse Luna.

Clarke guardò fuori la finestra.





Passato

Bip….bip….bip
Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu una luce accecante, faceva fatica a tenere gli occhi aperti.
Non riuscì a capire dove si trovasse, pensò che forse era in Paradiso.
Ma un attimo dopo, quel pensiero svanì completamente.

Un dolore atroce la pervase, scostò lo sguardo e vide delle macchine sopra di lei, lavoravano frenetiche, togliendo i restanti brandelli della sua armatura. Non sentiva nulla se non un dolore lancinante. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

<< Sis em au go en op >> udì un voce metallica.

<< C-cosa mi s-state f-acendo…. >> sussurrò.

<< D-ove m-i t-trovo? >> chiese cercò di guardarsi attorno, ma era completamente immobilizzata.

Le iniettarono qualcosa, l’ultima cosa che vide furono duo occhi freddi che la fissavano.
<< Nou get yu daun, Gada >>



Quando riprese i sensi, si ritrovò in una stanza, la pianta ovale, le pareti nere come la pece.
Provò a muoversi, ma le braccia e le gambe erano immobilizzate con delle strane catene, si rese conto che qualcosa non andava, non sentiva più il suo braccio né la sua gamba. Scostò lo sguardo e vide che al loro posto c’erano delle placche di metallo.

Il dolore era diminuito, la sua gola era secca.
Provò a muoversi ma senza successo, ispezionò la stanza, macchinari che non aveva mai visto circondavano le pareti.

<< Yu wok op, Gada >> Clarke sollevò lo sguardo e vide un uomo, con una tunica nera, avvicinarsi.

I suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, vitrei, senza capelli, con delle strane macchie sperse sul viso.

<< Chi…Chi diavolo sei tu? >> chiese assottigliando lo sguardo per vederlo meglio.

<< T.I.T.U. S…è il mio nome >> disse.

Clarke rimase stupita, parlava la sua stessa lingua.

<< Quello che hai fatto,  Gada,  è stupefacente >> disse girando intorno studiandola.

<< Do..dove mi trovo? Co…cosa è successo? >> chiese, spaventata.

<< Ti abbiamo salvata, come potevamo lasciare un tale potenziale vagare, perso, nello spazio? >> spiegò lui, sempre osservandola.

<< Non capisco… >> Clarke cercò di muoversi.

<< Tu…mi sarai utile >>

<< Non sei…umano >> affermò Clarke, più lo fissava e più ne era convinta.

<< Sei uno di loro >> disse arrabbiata.

T.I.T.U.S. si avvicinò all’improvviso e la fissò negli occhi, spostò la testa di lato.

<< Che strana creatura… >> affermò.

<< Vedremo cosa sei >> continuò.

<< Yu will gonplei gon me >> dichiarò.





Capì ben presto il significato di quelle parole.
In quella specie di mondo metallico galleggiante, tutto era privo di vita…tutto era morto e ricoperto di oscurità.
L’aria era pesante e respirare era sempre più difficile, il dolore che sentiva era constante.
La rinchiusero in una cella, non capì per quanto tempo.

Poi vennero a prenderla, le impiantarono un nuovo braccio e una nuova gamba.

Non c’erano specchi, tutto era buio e freddo.
Gli alieni, così li chiamava, quelle macchine che assomigliavano alle persone, parlavano una lingua a lei sconosciuta.
Aveva solo capito che era loro prigioniera.

Tentò di scappare tantissime volte, neanche sapeva dove…ma tentava sempre di rimanere lucida.
Ogni volta i suoi tentativi fallivano miseramente…e dopo le aspettavano le punizioni.

Più disobbediva e più la torturavano, la isolavano.

T.I.T.U.S. la puniva personalmente, diceva che doveva essere “istruita”. La sua punizione preferita era , ovviamente,  il dolore.
Legata, le scosse di elettricità le percorrevano il corpo.
Non si tratteneva nemmeno, urlava a squarcia gola.

Quando iniziò il Conclave, capì lo scopo di T.I.T.U.S.
Voleva studiarla. Non sapeva neanche lei per quale motivo non era morta quel giorno e T.I.T.U.S. sembrava volerne scoprire il perché, ad ogni costo.

Clarke doveva cercare di resistere più tempo che poteva, sopravvivere  per rivedere quei occhi verdi.
Quando il silenzio calava, pensava a loro, ai loro visi sorridenti, alle loro risate…ai suoi occhi, alle sue labbra..
Non poteva neanche piangere, non aveva più lacrime.

<< L- exa, Lexa, Lexa, Lexa… >> ripeteva il suo nome.

<< Il mio nome è Clarke….Clarke Griffin… >> non poteva dimenticare chi fosse, sarebbe stato così semplice cedere, cancellare tutto, per evitare maggiore sofferenza.

Ma si sforzò, non poteva dimenticare, doveva tornare a casa, anche solo per vedere un’ultima volta, quelle pozze verdi incorniciate da quegli occhiali.

Doveva combattere e vincere, con tutti i mezzi necessari.
Distrusse e uccise talmente tante creature che neanche sapeva esistessero.
Quegli alieni, quelle cose, senza anima, iniziarono a chiamarla “ WANHEDA “.

T.I.T.U.S le disse che significava “ Comandante della morte “.
Era disgustata.

T.I.T.U.S parlava con lei, non sapeva il motivo preciso, ma era riuscita a imparare quella loro strana lingua.
La chiamava “ Gada ”,  ragazza.

<< Noi siamo esseri superiori, Gada. Combattiamo, conquistiamo e ricostruiamo un nuovo mondo. Il tuo popolo primitivo è debole >> le disse un giorno.

Quando usava quelle parole, la sua rabbia cresceva.

<< So cosa pensi, riesco a vederlo….vedo ogni tuo pensiero…desiderio >>

Clarke lo seguiva con lo sguardo.

All’improvviso, un immagine le apparve di fronte agli occhi….
Lexa, la guardava e sorrideva  felice, con i suoi occhi gentili…seduta sul divano che leggeva con addosso i suoi occhiali, bellissima…udì, persino,  il suono della sua risata…

Calde lacrime bagnarono il suo viso.
Poi quell’immagine stupenda cambiò:
Lexa a terra, del sangue le usciva dalla bocca e tutto il suo viso era una maschera di dolore, stava morendo.

<< NOOOOOOOOOO!!!!!!!! >> schizzò in avanti ma le catene la fermarono.

<< NOOOOOO!!!! LEXAAAAA!!! >>  urlò in preda all’ira.

Una scarica di energia invase la stanza e le pareti si sgretolarono.

T.I.T.U.S. sorrise:

<< Bene….adesso ci siamo >>

Da quel giorno iniziò l’inferno.
T.I.T.U.S. la stava “addestrando” ad utilizzare quel potere.

<< Dentro di te…hai un potere immenso >> diceva sempre.

Immagini di morte e di distruzione le riempivano la mente…le persone che amava, spazzate via.


Il tempo trascorreva lento, il dolore e la rabbia crescevano di pari passo.


<< Che cosa vuoi da me? Perché non mi uccidi e basta? >> aveva domandato una volta a T.I.T.U.S.

<< Non trarrei nessuno beneficio dalla tua morte, Gada >> rispose semplicemente.

<< Tieni tanto a quegli esseri inferiori…mi domando il perché. Ti hanno abbandonata, non hanno lottato per te…sono egoisti >> le accarezzò la guancia, con il dorso della sua mano metallica.

<< Tu sei una Dea, Wanheda >> le disse, con quella sua voce piatta, senza alcun briciolo di emozione.

<< Porterai il nostro popolo alla vittoria >> mormorò.

<< Ricordati ciò che ti ho insegnato…loro sono deboli, il potere….è l’unica cosa che conta >>




<< Dove siamo? >> chiese la bionda.

T.I.T.U.S. la portò in un enorme sala, gremita di tantissime persone, creature di ogni genere, ogni volta si stupiva, di quanti esseri esistevano nell’universo.
Sembravano impauriti, notò tra la folla, gruppi di famiglie, bambini…

<< Chiedono la pace, si sono arresi subito….non c’è nessuna grandezza in loro >> parlò T.I.T.U.S.

<< Non capisco… >> disse la bionda guardando quella folla.

<< Voglio che lo lasci andare…. >> disse T.I.T.U.S.

Clarke lo fissò.

<< Lascia andare il tuo potere >> ordinò.

Clarke sgranò gli occhi.

<< No >> disse, la rabbia iniziò a crescere.

Non avrebbe fatto del male a delle persone innocenti.

<< Non hai scelta Gada, fallo adesso! >> continuò T.I.T.U.S.

 Clarke si avvicinò al suo viso.

<< Vai al diavolo, Mostro >> ribatté furiosa.

T.I.T.U.S. sorrise.

Ancora una volta quel dolore lancinante la colpì in pieno, quelle immagini di morte e sofferenza sentiva la sua testa scoppiare.

<< P-Puoi anche u-uccidermi….ma non farò ciò che vuoi >> grugnì Clarke, stringendo i denti.

T.I.T.U.S. continuò a fissarla, imperturbabile.

<< Liberalo >>

<< AGGHHH!! NO >> disse cercando di resistere.

Cadde sulle ginocchia. Sembrava che la testa le stesse per esplodere.
Vedeva Anya, sua Madre, Raven, Gustus….tutti morti, in un mare di sangue.

<< Non combattere  >> disse ancora lui.

<< Tu vuoi proteggere le persone che ami, Gada….vuoi tornare da loro vero? Da lei? >> continuò.

Vide Lexa, seduta sul portico. Timida e imbarazzata. Il suo viso illuminarsi, parlando del suo sogno, del suo futuro.
Sorridere, spensierata mentre giocava con Anya.
Poi la vide ancora a terra, senza vita.

Calde lacrime rigarono il viso della bionda.

<< Lascialo andare >>

Gli occhi di Clarke si spalancarono, un urlo disumano squarciò l’universo.
Poi il buio.






Presente.


Luna e Roan, fissavano la bionda sconcertati. Nella stanza regnava il silenzio assoluto.

<< Li hai uccisi…li hai uccisi tutti >> disse a voce alta Luna.

Clarke alzò lo sguardo e vide i loro visi sconcertati.

<< Quando mi risvegliai T.I.T.U.S. era accanto a me…compiaciuto >>

Luna la guardava: disgusto e terrore erano dipinti sul suo volto.

<< Ti hanno trasformato nell’arma perfetta….perfetta per distruggerci >> disse spaventata.

Clarke sapeva che sarebbe arrivato questo momento, quegli sguardi...
<< Ma se sei così preziosa, perché lasciarti andare? >> chiese Roan, riacquistando un po’ di lucidità.

<< Vogliono che accada la stessa cosa qui…. >> rispose Luna, fissando la bionda.

Clarke distolse lo sguardo, contrasse la mascella e strinse forte i pugni.
<< Ma non è successo… >> continuò Luna, con tono pensieroso.

Clarke allora la guardò.
Luna stava riflettendo.
<< Sono le nano-macchine vero? >> chiese Roan.

Clarke annuì.
<< L’addestramento e il tempo che hai passato lassù devono averle mutate… >> continuò Roan.

<< Perdi il controllo quando sei arrabbiata? >> domandò ancora l’uomo.

Clarke sospirò.
<< Non so di preciso come avvenga…riesco a controllarlo la maggior parte del tempo, ma diventa sempre più difficile >> disse toccandosi dietro il collo.

<< Questo ci da un vantaggio… >> disse Luna.

Roan si voltò a guardarla.

<< Che vuoi dire? >> chiese non capendo.

<< Abbiamo la loro più potente arma….è qui, ed è nostra >> rispose Luna, senza guardare Calrke.

<< Che stai dicendo? >> chiese Roan.

Gli occhi di Luna fissarono quelli blu di Clarke.

<< Tornerai lassù con noi, combatterai al nostro fianco e useremo quel potere contro di loro, li distruggeremo! >> disse con foga.

<< Vorresti riportarla in quel posto dopo tutto quello che ha passato?! >> urlò Roan, alzandosi in piedi.

<< Vorresti che anche il nostro popolo venga spazzato via Generale?! Qui parliamo della nostra sopravvivenza! >> anche la donna si alzò.

<< Qui non si tratta di una sola persona! Si tratta di tutti! >> continuò.

<< Clarke è una di noi! La vorresti dare in pasto al nemico? Non sappiamo neanche che cosa accadrebbe se ricapitasse ancora! >> insistette.

<< Io sono un membro del consiglio Roan, ti sto dando un ordine >> disse glaciale.

Roan strinse i denti, furioso. Luna si voltò a guardare Clarke.

<< Accetterai il ruolo di Generale che ti è stato assegnato. Ti addestrerai con me e Roan per controllare il tuo potere, faremo altre analisi per scoprire di più. Volerai con noi come prima e faremo in modo di vincere questa guerra! >> ordinò perentoria.

Clarke guardava in basso.
<< Altrimenti il Comandante Wodds verrà destituita come membro degli Skaikru e la sua carriera si fermerà >> finì il Generale.

A quelle parole, Clarke alzò il viso, guardando attentamente la donna.
<< So cosa significa per te, se non farai come ti dico, le renderò la vita un inferno >> minacciò.

<< Luna!! >> urlò Roan.

Clarke continuò a guardarla negli occhi, non scherzava.
La bionda strinse i pugni.

<< Pensi che loro siano diversi? Migliori? Appena sapranno ciò che sei…quello che sei in grado di fare, ti useranno…. >>

Le vennero in mente le parole di T.I.T.U.S.
Clarke annuì col capo, senza proferire parola.

<< Bene, questa conversazione non uscirà da qui. Siamo intesi? >> disse guardando entrambi.

Prima di aprire la porta per uscire, Luna si voltò verso la bionda e ordinò:
<< Stasera si terrà un party in onore del tuo ritorno, non mancare >> se ne andò sbattendo la porta.

Clarke continuò a fissare la porta, ora chiusa.
Roan la guardò per un momento.

<< La controllerò io >> disse, uscendo.

<< Roan… >> lo fermò Clarke.

L’uomo si girò.
<< Mi dispiace per… >> disse Clarke, ma Roan non la fece finire e disse:

<< Non ti devi scusare Clarke, mi avevi avvertito >> sorrise.

Poi la sua espressione divenne nuovamente seria:
<< Al tuo posto….neanche io sarei riuscito a resistere… >> disse sinceramente.

Clarke rimase un po’ sorpresa, poi abbassò lo sguardo.
Dopo che Roan uscì, la bionda riprese a guardare fuori dalla finestra.
Strinse i pugni.

<< se non farai come ti dico, le renderò la vita un inferno >>

Lo sguardo arrabbiato e deluso di Lexa.
Il vetro della finestra si frantumò.







<< Un party? >> domandò Octavia.

<< Si, a quanto pare il Generale Luna ha un’importate annuncio da fare >> rispose Raven, dubbiosa.

<< Questa cosa non mi piace affatto. Prima quell’attacco, poi richiudono Clarke in reparto senza farla uscire e, adesso, questo party? >> disse Octavia preoccupata.

Raven guardò la ragazza.
<< Speriamo solo che la lascino in pace. Ne ha passate fin troppe >>.







Lexa si stava allenando in palestra.
I suoi pugni colpivano fortissimo il sacco, scaricando la rabbia che aveva accumulato in quei due giorni.
Non capiva il comportamento di Clarke. Perché escluderla in quel modo?
Continuava a colpire.

<< Fra poco romperai quel povero sacco, se continuerai così >> disse Raven alle sue spalle.

Lexa si voltò verso l’amica, il fiato corto per l’allenamento.
<< Dovevo prendere a pugni qualcosa >> confessò.

Raven camminò lentamente verso di lei, porgendole un asciugamano.
<< Grazie >> disse Lexa, subito asciugandosi il sudore dalla fronte.

<< Novità su Clarke? >> chiese la latina.

<< Non che io sappia >> rispose stizzita la bruna.

<< Io e Anya stavamo cercando di parlare con Roan, ma è introvabile al momento….poi sembra che Clarke non voglia il mio aiuto >> andò avanti, sedendosi sopra un attrezzo.

Raven fissò per un momento la bruna e poi le fece vedere l’e-mail d’invito al party di quella sera.
Lexa prese il tablet e sgranò gli occhi confusa.

<< Credo che Luna stia tramando qualcosa… >> confessò la latina.








Al Party era presente tutta la società elitaria della Trikru e alcuni Azgeda. La presenza di tutti gli Skaikru era stata, praticamente, ordinata. Non mancava nessuno alla chiamata del loro Generale.
Anche i veterani erano stati invitati, assieme alle loro famiglie. Ovviamente non mancavano alcuni addetti stampa.


Lexa era appena arrivata, Anya l’aveva chiamata poco prima, informandola che la camera di Clarke era vuota.  Lexa voleva precipitarsi a casa della sorella ma Anya le disse che, sicuramente, la bionda era stata accompagnata a casa dalla madre.
Le arrivò un messaggio, fece un sospiro di sollievo appena lesse il nome del mittente.

Clarke:
Mia madre ha insistito perché mi fermassi un attimo a casa.
Tranquilla, sto bene.                                                                                       

Grandioso, pensò. Non stava capendo nulla di quello che stava succedendo e il comportamento della bionda la stava facendo seriamente imbestialire.
Camminò lungo la hall del grande Hotel, dove il party era già iniziato.
Indossava un tubino rosso a maniche lunghe, molto semplice ma, allo stesso tempo, elegante. Fasciava perfettamente la sua figura.
I capelli mossi delicatamente da morbide onde.
Nell’e-mail che le era stata inviata c’era scritto che non era affatto necessario indossare la divisa.


Entrò nella grande sala. I colori degli Skaykru, bianco e blu, decoravano i tavoli. Moltissime persone erano già arrivate.

<< Ho come l’impressione che questo party sarà un disastro >> Octavia comparì al suo fianco, in un abito nero corto, accompagnata da Lincoln, in un completo sempre nero.

<< Si sa qualcosa del perché di tutto questo? >> domandò Lexa.

<< Chissà…forse Luna voleva festeggiare la “ vittoria “ >> disse sarcastica Octavia.

<< Ehi, finalmente facce conosciute! >> disse Raven, camminando lentamente verso di loro. La latina indossava un completo nero e bianco.








Roan si stava dirigendo verso l’entrata della sala, con indosso la sua uniforme Skykru blu scura, quando, all’improvviso, qualcuno gli prese il braccio trascinandolo in una stanza.

<< Anya? Ma cosa….che cavolo ci fai qui? >> chiese alla ragazza. Anya era in jeans stracciati e giacca di pelle nera.

<< Non avendo ricevuto l’invito…beh mi sono imbucata >> spiegò velocemente, poi il suo sguardo si fece serio e arrabbiato.

<< Devi dirmi che cavolo è successo nella camera di Clarke oggi! Che cosa vi ha detto? >> pretese.

Roan sbuffò e distolse lo sguardo.

<< Non posso dirti nulla Anya…lo sai >> rispose cercando di uscire, ma la ragazza lo fermò.

<< Roan, dimmi che cazzo sta succedendo a Clarke >> chiese alzando la voce.

<< Senti, hai deciso tu di mollare, di non essere più uno Skaykru! >> le urlò di ritorno l’uomo.

<< Non posso dirtelo Anya ok? >> finì.

Subito, però, vedendo l’espressione ferita e stupita della donna, sospirò e con tono più calmo e gentile le disse:

<< Anya….posso solo dirti che tutto quello che fa Clarke….è solo per proteggere tua sorella >>

Anya lo fissò, sorpresa dalle sue parole.







All’interno di una camera dell’Hotel, Clarke fissava la sua immagine allo specchio.
Si sistemò la cravatta. Indossò la giacca blu scura, dove all’altezza del cuore erano appese tutte le medaglie e le onorificenze. Sulle spalle i gradi di Generale.
I capelli, solitamente lasciati slegati e liberi, ora erano legati in una coda ordinata.
Si abbottonò la giacca, si guardò un'altra volta allo specchio.

<< Il mio nome è Clarke Griffin >> disse chiudendo gli occhi,  prendendo un respiro.

Riaprì gli occhi e uscì dalla stanza.







Lexa si stava guardando intorno, mentre, in piedi, sorseggiava un bicchiere di champagne. Notò i suoi genitori conversare con dei vecchi colleghi di suo padre.

<< Ehi…. >>

La bruna si voltò e davanti a lei trovò Costia, avvolta da un bellissimo abito verde scuro.

<< Costia…ciao >> rispose Lexa, sorpresa di vedere lì la donna.

<< Non sapevo che…ecco ci fossi anche tu qui >> disse Lexa, con visibile imbarazzo.

Costia la guardò per un po’, poi rispose:

<< Non rispondi più né ai miei messaggi, né alle mie chiamate…come potevi saperlo >> disse risentita.

<< Si scusami, sono stata molto impegnata questi giorni… >>

<< Si, immagino >> disse sarcasticamente la donna.

<< Volevo solo sapere come stavi…ti ho vista precipitare… e beh, ero preoccupata >> disse tristemente.

Lexa si rese conto, solo in quel momento, di quanto dolore le avesse causato. Costia era sempre stata comprensiva e buona con lei.
Le prese la mano.

<< Cos…mi dispiace davvero tanto…sto bene, non mi sono fatta nulla >> disse rassicurandola.

<< Meno male… >> rispose Costia, stringendole la mano.

<< So che dobbiamo parlare, al più presto Cos….non è una scusa ma davvero…questi giorni ecco… >> balbettò, sospirando.

<< Non è il momento adatto,  si ho capito >> la interruppe l’altra.

<< Si…scus- >> le parole le morirono in gola quando scorse infondo alla sala Abby e Marcus insieme.

Abby doveva essere a casa con Clarke.






Il piccolo palco in fondo alla sala si illuminò e Luna comparve assieme a Roan e ad i membri del Consiglio.
Luna si avvicinò al microfono e incominciò a parlare:

<< Gentili Signori e Signore, Skaikru, vi ringrazio, per essere qui stasera. So, che gli avvenimenti degli ultimi giorni, hanno scosso nuovamente, la nostra gente. Ci viene ricordato, nostro malgrado, che il pericolo è sempre dietro l’angolo e che la nostra battaglia non è ancora finita >> disse guardando il pubblico.

<< Ho chiesto al Consiglio di organizzare questa serata, per poter avere l’opportunità di ringraziarvi. Ringraziare i nostri Skaikru, che ogni giorno volano nel nostro bellissimo cielo, proteggendoci… >>

<< Ringraziare le loro famiglie, che con timore e orgoglio, sostengono i loro figli…ringraziare i nostri veterani, i nostri mentori che hanno difeso la Trikru e il nostro pianeta nel passato…sacrificando la famiglia, amici… >> disse sempre guardano la sala, ferma ed attenta.

All’improvviso, un mormorio si diffuse in tutta la sala. Luna smise di parlare e il suo sguardo si posò in fondo alla sala.
Lexa, come tutti, si voltò e le si fermò il respiro.

Clarke stava in piedi, all’ingresso della sala. Indossava la divisa da Generale, i suoi occhi vagavano a destra e a sinistra, un po’ incerti.
Poi iniziò a camminare verso il palco, al suo passaggio, tutti si scostavano, facendola passare. Tutti mormoravano, stupiti, nel vederla lì.
Abby afferrò il braccio di Marcus, quasi per sostenersi.

Raven sospirò, guardando la bionda.
Costia si girò verso Lexa, la bruna aveva gli occhi spalancati e seguiva la bionda, trattenendo quasi il respiro.
La figura di Clarke, pensò Roan, trasmetteva un’aurea di timore e protezione insieme. Un Leader.

Clarke salì sul palco e si mise affianco a Roan. Luna la seguì con lo sguardo e poi riprese a parlare:

<< So che avete paura. Ma noi non ci arrenderemo, non ci piegheremo! Noi mostreremo a quei mostri, che questo pianeta è nostro! E noi lo proteggeremo fino al nostro ultimo respiro! E vinceremo questa guerra….sapete perché ci credo? >>  chiese con foga.

Indicò Roan e Clarke.
<< Perché noi abbiamo loro…i nostri Eroi >> disse guardandoli.

<< Noi voleremo insieme a loro! E insieme! Trikru e Azgeda, vinceremo questa guerra! >> disse infine.

Tutti esplosero in grida di gioia. I nomi di Roan e di Clarke riecheggiarono nella sala.
Roan sogghignò.

<< E poi pensavo di essere io quello teatrale >> disse voltandosi, leggermente, verso la bionda.

Ma Clarke non aveva ascoltato, i suoi occhi avevano incrociato quelli verdi della bruna. Nell’espressione di Lexa c’era: incredulità, delusione e rabbia.
La bionda vide Lexa fissare un attimo per terra e poi voltarsi e andarsene, inseguita da Costia.

<< Per quello che vale….per me sarà un onore volare ancora insieme a te >> disse Roan, mettendo una mano sulla spalla della bionda, quasi a confortarla.


Tutti i giornalisti si accalcarono per poter parlare con il Generale Griffin, ma con l’intercessione di Luna, la bionda riuscì a sgattaiolare via.
Abby raggiunse la figlia, la fermò afferrandola per il braccio.

<< Clarke che cos’è questa storia? >> chiese la donna, arrabbiata e allarmata.

Clarke non voleva stare lì, doveva raggiungere Lexa e parlare con lei.

<< Mamma…ora non è il momento, ti prometto che ti spiegherò tutto…ok? >> chiese, allontanando la mano della madre e avviandosi verso l’uscita.

<< È andata sul tetto… >> le disse Raven raggiungendola.

Clarke si voltò, fissò un attimo la latina, preoccupata.

<< Grazie Raven >>






La fronte di Lexa era appoggiata sulla parete dell’ascensore. Era letteralmente scappata da quella sala, seminando Costia, che preoccupata, l’aveva seguita.
Mentre i numeri dei piani aumentavano, rivedeva la bionda nella sua divisa, che camminava verso il palco. Sguardo fiero, deciso. Mentre le parole di Luna scorrevano incomprensibili, fissava quei occhi blu.
Non capiva, non sapeva davvero che cosa pensare. Il suo peggiore incubo si stava avverando.
Era arrabbiata, furiosa con Clarke. Perché continuava a fuggire da lei?





Clarke entrò nell’ascensore e prima che potesse premere il bottone per l’ultimo piano, Anya la raggiunse bloccando le porte.

<< Che diavolo stai facendo Clarke? >> chiese preoccupata all’amica.

La bionda la fissò, poi mentre premeva il bottone disse:

<< Quello che è necessario >>






Quando arrivò sul tetto dell’Hotel, la vide, oltre la piscina. Sporta sul bordo, guardava le luci della città.
La bionda si avvicinò lentamente e quasi avesse percepito la sua presenza, senza voltarsi la bruna iniziò a parlare:

<< Non sono più sicura che incontrarsi sui tetti sia così piacevole >>

Clarke fece un passo verso di lei.

<< Lexa… >> disse piano.

La bruna sospirò e si voltò, Clarke non aveva mai visto sul suo volto quello sguardo.

<< Sai, ci ho provato davvero, a capire il tuo comportamento di questi giorni ma non ci riesco… >> disse duramente.

Clarke la fissava con i suoi occhi blu, Lexa vedeva solo incertezza e paura.

<< Pensavo che dieci anni fossero stati abbastanza, pensavo che finalmente…. >> alzò la voce ma si interruppe.

<< Perché continui ad allontanarti da me? >> chiese, con la voce tremante.

<< Lexa io….non voglio allontanarmi da te >> replicò subito la bionda avvicinandosi.

Ma Lexa le intimò di fermarsi alzando la mano.

<< Beh, hai uno strano modo di dimostrarlo! Oddio Clarke, ma come hai potuto fare una cosa così stupida! >> disse alzando la voce, arrabbiata.

<< Lexa….ti prego lascia che ti spieghi >> disse la bionda, cercando di calmarla.

<< Perché non ti fidi di me? >> chiese Lexa.

Clarke a quelle parole, sgranò gli occhi, e si avvicinò di più.

<< Lexa, io mi fido ciecamente di te… >>

<< Mi hai allontanata Clarke!! Mi hai cacciata via da quella stanza! >> urlò di rimando.

<< Perché non voglio deluderti!! >> scoppiò Clarke, alzando la voce.

Lexa rimase interdetta dalle sue parole.

<< Deludermi? >> chiese non riuscendo a capire.

Così Clarke, le raccontò quello che le era successo, quello che aveva detto a Luna e Roan.
 
<< Mi sono arresa Lexa…solo per un momento, ho mollato! Ho rinunciato a te solo per un momento…. >> disse piangendo.

Lexa la guardava sbalordita dalle sue parole.

<< Mi sono arresa!! Ti ho lasciata andare solo per un momento….. >> ripetè.

<< Non volevo più soffrire….volevo solo che tutto finisse >> disse singhiozzando.

<< Mi sono lasciata andare un attimo….e li ho uccisi….donne, bambini….esseri innocenti >> guardò Lexa negli occhi.

<< Io non sono un eroe…non sono più la Clarke di cui ti sei innamorata >> confessò.

<< Non volevo che ti rendessi conto….che sono solo una brutta copia, di quella che ero prima… >> disse singhiozzando.

<< Ho fatto un giuramento!! Ho giurato di proteggere le persone deboli e indifese, di essere d’esempio… >> disse portandosi le mani in testa.

<< L’ho deluso!! Ho deluso mio padre e….ho deluso te!!! >> urlò in lacrime.

<< Clarke… >> disse Lexa, col cuore spezzato.

<< Non volevo perderti….io non volevo rimanere da sola…Dio Lexa non hai idea di quanto abbia il terrore di rimanere nuovamente da sola! Senza di te…io non riesco! >>

La bionda cadde in ginocchio, singhiozzando.

Lexa andò subito di fronte a lei, le prese il viso fra le mani e le disse:

<< Clarke, ascoltami…tu non mi perderai mai, hai capito? Non m’importa che cosa hai fatto lassù, non m’importa cosa sia successo. L’unica cosa che conta è che sei riuscita a tornare! Sei di nuovo con me Clarke! Mi puoi toccare…ti posso toccare! Solo questo conta >> le asciugò le lacrime con il pollice.

<< Non ti importa se non sono più la stessa Clarke di dieci anni fa? >> sussurrò la bionda.

<< Clarke, nessuno è lo stesso dopo dieci anni. Pensi che io sia la stessa? Clarke non hai idea di cosa abbia fatto in questi anni, che persona sono realmente >> disse, abbassando il volto.

<< Tutti cambiano….è questo che ci rende vivi >> concluse Lexa, abbracciandola.

<< Non tenermi lontana da te Clarke….non sopravvivrei un’altra volta >> le sussurrò la bruna all’orecchio.

<< Mi dispiace >> si scusò la bionda.

Lexa tornò a guardarla negli occhi.

<< Io ti amo, Clarke…qualsiasi cosa succeda >> dichiarò.

<< Ti amo >> disse la bionda, l’attirò a sé e la baciò, con passione.







Gustus si era allontanato per un momento dalla moglie e da una Abby sconvolta e su tutte le furie.
Trovò la persona che stava cercando e la raggiunse.

<< A quanto pare ci sei riuscita….hai il tuo eroe a tua completa disposizione, incredibile! >> disse l’ex Generale, frustrato e irato.

Luna si voltò, aveva appena finito di parlare con i giornalisti.

<< Io servo ancora la nostra gente. Potrà non sembrare così, ma sto assicurando la vittoria e la sopravvivenza al nostro mondo >> disse, quasi ringhiando.

Gustus la prese per un braccio, impedendole di andarsene.
<< Che cosa le hai detto per farle accettare tutto questo? >> chiese l’uomo.

Luna lo guardò negli occhi.
<< Alcuni di noi, semplicemente, non hanno scelta >> rispose, amareggiata.








<< È stata Lei vero? Luna... >> chiese Lexa.

Le due erano abbracciate, su di una sdraio posta a bordo piscina. La bruna sdraiata sopra la bionda, che la circondava con le sue forti braccia, la giacca della sua divisa, faceva da coperta alla più giovane.

<< Si.. >> rispose Clarke, posando un lieve bacio sul capo della bruna.

<< Cosa ti ha detto? >> chiese, curiosa Lexa.

Clarke sospirò.

<< Che se non avessi fatto come mi ordinava, ti avrebbe distrutto la carriera >> confessò.

Lexa si girò di scatto.

<< È per questo che hai accettato?! Per la mia carriera? >> chiese incredula, arrabbiata.

Clarke le accarezzo una guancia, per placarla.

<< È una donna molto potente Lexa, fa parte del Consiglio. Può renderti la vita difficile….non voglio che questo accada >> le disse.

<< Poi, ti ho vista mentre voli >> continuò, sorridendo.

Lexa arrossì, solo come Clarke riusciva a fare.

<< Sei magnifica e hai molto talento >> continuò la bionda.

<< Stai cercando di sedurmi Griffin? >> chiese scherzando la bruna.

Clarke sorrise ancora, poi il suo sguardo si fece serio.

<< Il tuo posto è nel cielo azzurro, limpido….farò in modo che ritorni così >> le promise, baciandole dolcemente il naso.

Lexa la fissò, poi si girò nuovamente, dandole la schiena. Strinse le braccia di Clarke ancora più attorno a sé.

<< Mi prenderò cura io di te, questa volta >> sussurrò.

A Clarke non piacquero quelle parole.

La bionda si alzò, lentamente. Si mise di fronte alla bruna e tese la mano.
<< Danzerebbe con me, signorina? >> chiese galante.

Lexa, in un primo momento stupita, scoppiò in una lieve risata, sorrise alla bionda.

<< Allora è vero che vuole sedurmi Generale Griffin… >> disse, posando la sua mano su quella calda di Clarke.

La bionda l’attirò a se, facendola alzare. La giacca di Clarke cadde a terra.
 Ora si trovavano l’una di fronte all’altra.

<< Sempre >> rispose Clarke.

Iniziarono così, una lieve danza. Prima dondolando piano, poi la bionda fece volteggiare la bruna. Ballavano un lento silenzioso.  
Verde nel blu, blu nel verde.

<< L’unica cosa che vedo quando ti guardo, Clarke….è semplicemente il tuo cuore >> confessò Lexa.

La bionda rimase sorpresa da quelle parole.

<< È stata così dura…così dura senza di te >> proseguì, tristemente.

Clarke le accarezzò la guancia, poi le sue labbra piene.
Continuava a guardarla negli occhi. Fece un lieve casquè  e le sussurrò:

<< Mi sono persa, senza di te >>

Poi baciò quelle labbra piene e rosse.









Luna stava per salire in macchina, quando, all’improvviso, qualcuno la spinse contro la sua macchina.
Tentò di girarsi, per fermare il suo aggressore, ma non ci riuscì. Le bloccarono le mani dietro la schiena e una voce glaciale le disse:

<< Se metterai in qualche modo Clarke in pericolo, volare alto non ti basterà, perché ti troverò e ti ucciderò >> minacciò Lexa.

Poi prese la testa di Luna e la colpì forte, contro la macchina. La donna emise un gemito di dolore e cadde a terra, frastornata.
Lexa, con la sua giacca di pelle nera,  si girò e s’incamminò verso la sua moto.




















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Non sono scomparsa, anche se so che molti l'hanno pensato! Chiedo perdono!! Ecco a voi un nuovo capitolo. Devo dire che questo è stato uno dei capitoli più complicati da scrivere. Spero che vi piaccia! Vi ringrazio sempre tutti, di cuore, per leggere le mie storie e per farmi sapere che cosa ne pensate. Vi adoro davvero!
Tutti abbiamo un lato oscuro, anche la nostra Lexa a quanto pare! Presto sapremo che cosa è successo al nostro Comandante quando Clarke era lassù!
Vi ringrazio ancora!
Spero a presto!

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Capitolo 18
*** Ritratti ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Ritratti.



Passato

Lexa aprì gli occhi, un’altra giornata nella solita misera vita. Un’altra mattina senza di lei.
I jeans neri, la maglietta bianca, la felpa grigia e la giacca di pelle nera, come quella che aveva ammirato per molti anni.
Il passo deciso che portava al suo liceo, gli sguardi, non più di scherno ma timorosi.

Lexa Woods, la secchiona con gli occhiali, la voce bassa e timida, era scomparsa. Al suo posto c’era Alexandra Woods.
Il suo comportamento era decisamente cambiato, per molti era semplicemente moda, per altri, quelli che vedevano oltre le apparenze, era dolore, disperazione, rabbia.

Costia la fissava ogni volta che percorreva quei corridoi, aveva cercato di parlarci tantissime volte, senza molto successo.
Come ogni mattina si dirigeva direttamente in classe, senza prendere neanche un libro. Sedeva all’ultima fila e guardava dalla finestra senza ascoltare neanche una parola della lezione.

Quando la campanella suonava, si alzava senza dire una parola. I suoi professori, notato il cambiamento, in un primo momento avevano cercato un dialogo, subito interrotto dalla bruna con le parole “ lamentatevi con mio padre…non m’importa “.
Davvero non le importava.



Il rumore di un vassoio poggiato con forza sul tavolo, le fece sollevare la testa. Davanti a lei, Octavia, adirata come sempre.

<< Dove diavolo sei finita ieri? Ti ho aspetta da Valdès per più di un’ora! >> chiese, arrabbiata.

<< Mi sono dimenticata >> rispose velocemente Lexa.

Octavia si sedette, iniziando a mangiare.

<< Sai questo tuo cambiamento all’inizio poteva anche risultare affascinante ma, sul serio, adesso è solo irritante! >> disse, non suscitando nessuna reazione nella bruna.

<< Mi manca la vecchia Lexa >> confessò sospirando.

L’amica, guardava lontano, si alzò e disse:

<< La vecchia Lexa non esiste più >> se ne andò, lasciando Octavia sola e triste.

Da quel maledetto giorno, tutto era cambiato.






Il suono della campanella segnò la fine di quella giornata di scuola.
Lexa si affrettò ad uscire, mentre scendeva le scale all’esterno dell’edificio, una voce la chiamò.
Era Costia che , affannata per la corsa, si fermò di fronte a lei.

<< Lexa ehi, come va? >> chiese, riprendendo fiato.

<< Non ho tempo Costia >> disse fredda la bruna.

<< S-stavo pensando al progetto di Biologia, potremo lavorarci insieme….se ti va? >> chiese velocemente, inseguendo la bruna che continuava a camminare.

Le afferrò il braccio facendola voltare.

<< Senti….voglio solo parlare un po’ con te, di qualsiasi cosa….so che non è facile, penso che parlarne potrebbe farti bene >> disse speranzosa.

<< Io non credo.. >> rispose arrabbiata la bruna, ritirò il braccio e andò via.

Non tornava mai subito a casa, ogni giorno dopo la fine delle lezioni, le sue gambe la portavano sempre allo stesso posto.
Si fermò di fronte alla gelateria Creamy, con le auricolari nelle orecchie e il cellulare in mano, appoggiata al muro del negozio.
Aspettava.
Aspettava, lei non sapeva neanche cosa, in realtà. Ma continuava…le 18.00, le 19.00, le 20.00…sospirava e poi, ritornava a casa.





Sua sorella Anya si era trasferita dalla sua fidanzata, Raven.
Lexa sapeva che l’aria felice e serena della sorella in realtà era solo una farsa, bastava vederla per capirlo. Ancora non era rientrata negli Skaykru e questo preoccupava enormemente suo padre.
Tutto era cambiato a casa sua. L’aria serena e accogliente non esisteva più. Il Generale Gustus doveva affrontare tutto quello che era successo da solo, in più, l’allontanamento di Abby non aiutava.

<< Lexa ma…sei rientrata ora? >> chiese la madre.

<< Si….ero a casa di un’amica per un progetto >> rispose, salendo le scale che portavano alla sua camera.

Dopo cena, usciva di nascosto dalla finestra. Camminava nella notte, sempre nella stessa direzione.
Dopo quello che era successo, la sua immagine era ovunque: in tv, nei giornali, nei muri delle strade, sui panelli dei palazzi….la città rendeva omaggio alla sua grande eroina caduta. Che stronzate.




Passava sempre di fronte ad un palazzo, lì, un artista di strada le aveva dedicato un murales. Era diverso….affascinante e impetuoso.
Come lo era lei. Le piaceva guardarlo.
Quando arrivò davanti all’edificio, però, quello che vide la disgustò.
Dei ragazzi stavano distruggendo quell’opera d’arte, la sua immagine. Le disegnarono dei seni esagerati, con della pittura spray rossa, e altre oscenità.
Non ci vide più.







Murphy era al negozio di alimentari, sua madre non potendosene più occupare aveva lasciato a lui quel compito. I turni di notte erano i peggiori, non entrava mai nessuno ad una certa ora. Andò a buttare la spazzatura sul retro e sentì dei rumori strani.
Sembrava che qualcuno stesse facendo a botte. Si avvicinò curioso e quello che vide lo scioccò.

Era Alexandra Woods.

<< Ehi!! Ma che state facendo?! >> disse subito, accorrendo in suo aiuto contro i ragazzi che la stavano pestando.
I tre vandali, spaventati scapparono immediatamente, lasciando la ragazza a terra.

Murphy si apprestò subito ad aiutarla.

<< Ehi…stai bene? >> chiese, allungando una mano, per aiutarla, ma la ragazza lo scansò bruscamente.

Tossì e si rimise in piedi, lentamente. L’occhio un po’ gonfio, lo zigomo e il labbro spaccato.

<< Ti hanno fatto del male? Hanno cercato di derubarti? >> chiese il ragazzo.

Lexa non lo ascoltò, respirando affannosamente si girò verso il murales.
Murphy seguì il suo sguardo.

<< Oh…. >> disse, intuendo, subito,  cosa fosse successo.

<< Beh almeno il seno è più veritiero ora >> commentò poi.

Lexa a quelle parole si girò di scattò.

<< Come osi! >> gridò, scattando subito verso la sua direzione, ma inciampò e cadde a terra, dolorante.

<< Cavolo….sei proprio ridotta male, Quattrocchi >> disse aiutandola a sollevarsi.

<< Andiamo…ti ci vuole un po’ di ghiaccio su quell’occhio >> disse e insieme andarono al negozio.



Murphy aiutò Lexa a sedersi su una sedia. Le portò una confezione di piselli surgelati:

<< Premi sull’occhio, fa miracoli >> disse, andando poi, dietro il bancone.

Prese due bicchieri di plastica e una bottiglia di Vodka.

<< Ecco bevi questo, ti sentirai meglio >> le porse il bicchiere.

<< Non è illegale? >> chiese la ragazza.

<< Ehm…non sei tu che hai appena aggredito tre stronzi? >> chiese lui di rimando.

Lexa abbassò lo sguardo.

<< Si…hai ragione >> disse e bevette tutto d’un fiato, tossì subito dopo.

<< Whoo…vacci piano Quattrocchi >> disse Murphy, ridendo.

Lexa posò il bicchiere, si rimise in piedi e disse:

<< Grazie per il drink >> camminò fino all’uscita del negozio ma, un attimo prima di andarsene, la voce del ragazzo la fermò:

<< Lei com’era? >> chiese, serio Murphy.

Lexa si stupì da quella domanda, si girò piano e rispose:

<< Di più…lei era….molto di più >>






Il giorno dopo a scuola, mentre passava nel corridoio, un voce la fermò. Costia la salutò con il solito sorriso, che scomparve quando vide la faccia della bruna.

<< Cosa diavolo ti è successo alla faccia? >> chiese preoccupata, allungando una mano per toccarle il viso.

Lexa si scostò subito.

<< Nulla, solo un incidente…che vuoi? >> chiese sgarbata.

<< Volevo solo sapere come stavi >> disse abbassando lo sguardo.

Lexa si sentì un po’ in colpa.

<< Sto bene… >> mentì.

All’improvviso, passarono alcuni suoi compagni e udì:

<< Ehi hai visto? Secondo me è finita in mille pezzi >> disse uno di loro.

<< Che peccato! Era uno schianto! >> continuò un altro.

<< Avrei voluto farmi un giro sulla sua carrozzeria, non so se mi spiego… >> disse un altro, sogghignando.

Lexa si avvicinò, il suo viso era una maschera d’ira, ma prima che potesse fare qualcosa, Murphy comparve di fronte ai suoi amici, strappò il cellulare dalla mano del compagno, guardò il contenuto, poi fissò un attimo la bruna e fece cadere a terra l’apparecchio, calpestandolo.

<< Che cazzo Murphy!! Ma che cavolo ti prende? >> disse arrabbiato il proprietario.

Lexa fissò la scena basita.

<< È davvero un peccato che un bocconcino come lei non ci sia più per proteggere degli idioti come voi… >> disse tranquillamente, con un mezzo sorriso.

Poi la sua faccia divenne seria.

<< Non disonorate la sua memoria in questo modo, mai più >> il suo sguardo truce, fece tremare di paura i suoi compagni, che incerti annuirono e se ne andarono.

Lexa fissava il cellulare a terra.

<< Erano solo dei stupidi detriti che cadevano dal cielo….non perdere la testa Woods o ti denunceranno per tentato omicidio >> scherzò il ragazzo, voltandosi e salutandola con la mano.

Lexa lo guardò andarsene, sorpresa… era la prima volta che la chiamava con il suo cognome.






Quando tornò a casa, quel giorno, trovò suo padre e sua madre ad aspettarla.

<< Siediti Alexandra >> disse adirata la madre.

Oh, non era mai qualcosa di buono quando sua madre la chiamava con il suo nome intero.

<< Ci vuoi spiegare che cosa diavolo ti è successo alla faccia? E perché il preside ci ha chiamati dicendo che salti le lezioni e che quando sei in classe sembra che stai su tutt’altro pianeta?! >> la rimproverò la madre.

Lexa la guardò, scrollò le spalle e disse:

<< Sono solo caduta >>
<< Caduta?! Ti sembriamo, forse, degli sciocchi?! >> urlò la madre, esasperata.

Gustus posò una tazza di thè sul tavolo, guardò la moglie un attimo e disse:

<< Basta Indra, ci penso io ora… >>

La moglie lo fissò un attimo, sospirò e poi si rivolse alla figlia.

<< Non credere che la passerai liscia con questo comportamento signorina! >> prese il cappotto e uscì.

Gustus sospirò leggermente, toccandosi la fronte con la mano.
Lexa ora guardava in basso, incerta su cosa dire.

<< Quando affronti uno scontro, dovresti proteggerti la faccia… >> disse all’improvviso suo padre.

Lexa lo guardò sorpresa.

<< Puoi parlare con me Lexa….so che non sono stato molto presente in questo periodo…ma sappi, che puoi parlare con me >> disse sincero, la bruna notò che era invecchiato tantissimo in questo breve periodo.

<< Hanno rovinato un suo murales…..le persone sono così ingrate >> disse, stringendo i pugni.

Gustus la guardò attentamente.

<< Si è vero, alcune persone sono ingrate….ma tu non lo sei, io e tua madre, Anye e Raven….ci sono moltissime persone là fuori, che sono rispettose e capiscono…. >> spiegò il padre, poi abbassò il viso.

Lexa lo fissò, cercando di capire come facesse a reggere tutta quella pressione addosso.

<< So che è difficile….ma cerca di non assentarti più da scuola e se vuoi prendere a pugni qualcuno, impara a proteggerti prima >> disse con un mezzo sorriso, poi si alzò andò un attimo in cucina e mise una scatola sul tavolino.

<< Ho un favore da chiederti….porteresti questo ad Abby? >> chiese triste.

<< Abby? >> chiese Lexa, guardando la scatola.

<< Sono le cose che sono rimaste in Accademia….volevo passarci io, ma non credo che sia una buona idea….Anya non riesce ancora…volevo che le avesse da una persona che ci tiene, da una persona di famiglia.. >> confessò il padre.

Lexa guardava la scatola, era una scatola per scarpe.

<< Si…certo >> rispose, deglutendo.

Gustus sorrise, poi si alzò.

<< Grazie Lexa >> sospirò, come se un enorme peso gli fosse stato tolto.




Lexa continuava a fissare quella scatola nella sua camera, senza aprirla. Si addormentò guardandola, pensando a quei bellissimi occhi blu.






<< Quindi sei diventata una ribelle adesso? >> chiese scherzando sua sorella.

All’uscita da scuola l’aveva trova lì, appoggiata alla jeep, ad aspettarla.

<< Hai paura che ti rubi questo titolo? >> rispose, Lexa, guardando dal finestrino.

Anya rise, ma la sua risata non raggiunse mai i suoi occhi, non era leggera e spensierata come un tempo.

<< Non potresti mai riuscirci, mostriciattolo >>

Andarono a mangiare un hamburger, nella solita tavola calda.
Lexa notò che la sorella era già alla terza birra.

<< Allora chi ti ha conciata così? >> chiese duramente, Anya.

<< Nessuno….sono solo caduta >> rispose Lexa, distogliendo lo sguardo dal suo.

<< Non me la bevo questa… >> disse, ma non insistette più. Anya beveva e al contempo, il suo sguardo vagava fuori, agitata e ansiosa.

<< Come sta Raven? >> chiese Lexa.

Anya guardò la sorella e per un attimo la vecchia Anya ricomparve.

<< Sta bene…quella ragazza è un vulcano, pensa che l’altro giorno a letto… >> si interruppe, guardò la sorella e spalancò gli occhi…

Lexa capì, non stava parlando con lei, in quel momento stava parlando con la sua amica.
Lo sguardo di Anya divenne disperato, bevette un lungo sorso della sua birra e continuò a guardare fuori.

<< Mi insegneresti a fare a botte? >> chiese, dopo un po’, Lexa.








Anya aveva esagerato e Lexa aiutò la sorella a salire le scale. Raven aprì la porta e sospirò vedendo la sua ragazza in quelle condizioni.

<< Le sorelle Woods si sono divertite, vedo >> disse aiutando Anya a stendersi nel letto.

<< Sei così bella mia dolce latina >> disse ridendo Anya.

<< Non mi lusingherai con i tuoi bei complimenti….domani sarai in grossi guai >> rispose Raven, coprendola con la coperta, dandole un bacio sulla fronte.

La latina accompagnò Lexa alla porta.

<< Grazie per averla accompagnata…. >> disse alla giovane.

<< Sembra un gorilla quando beve così >> disse la bruna.

<< Che hai fatto alla faccia? >> chiese Raven, curiosa.

Lexa la fissò.
<< Ho preso a calci tre tizzi…. >> disse sincera.

 Con Raven era difficile mentire.
<< Beh, credo che se lo siano meritato >> disse sorridendo.

Poi divenne seria.
<< Come stai, sul serio… >> chiese alla bruna.

Lexa guardò in basso.
<< Non lo so…sono arrabbiata, credo…. >> disse, un po’ incerta.

Raven sorrise, tristemente.
<< Teneva molto a te…. >> confessò.

Lexa a quelle parole scattò, come se qualcosa l’avesse morsa.

<< Si certo… >> disse sarcastica.

Raven la guardò negli occhi, le prese la mano.

<< La rabbia è un sentimento normale, Lexa…..ma non permettere a questa rabbia di logorarti l’anima, immagino sia difficile….ma lei avrebbe voluto che ti concentrassi sul tuo futuro….non sprecare l’occasione che ti è stata data >> disse seria la latina.

Lexa la guardò sorpresa. Ogni volta che parlava con Raven, aveva la sensazione che lei sapesse ogni cosa.
Lexa tolse la mano dalla sua, si voltò per andarsene e disse:

<< Come posso pensare di vivere, in un mondo dove lei non esiste? >> chiese, con la voce tremante.









Aveva provato a bussare a casa di Abby, ma non aveva risposto. Decise di andare nell’unico posto dove potesse trovarla, in ospedale.
Dopo un po’ incontrò Bellamy, il fratello di Octavia.

<< Lexa, che ci fai qui? >> chiese il ragazzo.

<< Sto cercando Abby, devo consegnarle questa >> disse mostrando la scatola.

Bellamy la guardò curioso, poi disse:

<< Sta operando adesso, vieni ti faccio accomodare nel suo ufficio, cosi potrai aspettarla tranquillamente >> disse andando verso l’ufficio della donna.

<< Aspetta qui >> disse chiudendo la porta.

Lexa si guardò intorno, c’era molto disordine, un cuscino e una coperta sul divanetto, facevano intuire che la donna non tornava spesso a casa. Andò verso la scrivania, appoggiò la scatola e subito notò le fotografie.
Ne prese una in mano.
Jake e Clarke sorridenti, sulla spiaggia. Lexa sfiorò il viso della bionda, sentì subito quel dolore al petto.

Rimise la foto al suo posto e poi, un po’ incerta, decise di aprire la scatola.
Una cosa attirò subito la sua attenzione, un grosso quaderno in pelle. Tremante, l’aprì.

Vide un ritratto di Jake, nella sua uniforme Skaikru, fiero e distinto. Sfogliò le pagine, la madre, Anya e paesaggi, cieli e stelle.
All’improvviso, la mano di Lexa si fermò. Gli occhi si spalancarono.

Vide la sua immagine, era lei….seduta su un divano, leggendo un libro. Continuò a sfogliare le pagine…lei…il suo viso, il suo sorriso, i suoi occhi….sempre e solo lei.
Il cuore le batteva all’impazzata nel petto.

Tutti quei ritratti, raffiguravano una persona che a lei era sconosciuta, era così che i suoi occhi la vedevano? Per lei, Lexa era grazia, bellezza, vitalità….
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Amore, tutto quello che leggeva dentro quel quaderno era semplicemente Amore…



I suoi pensieri vennero fermati dall’entrata di Abby allora, velocemente, come un qualunque ladruncolo, nascose il quaderno dietro la schiena, infilato nei jeans.

<< Lexa, Bellamy mi ha detto che mi stavi aspettando qui, va tutto bene? È successo qualcosa? >> chiese la donna preoccupata.

Il viso stanco, i capelli in disordine….la donna rappresentava la disperazione in persona.

<< Signora Griffin….si si, tutto bene >> rispose la bruna, spaventata di essere stata colta sul fatto.

<< Mio padre mi ha chiesto di portarle questa… >> disse indicando la scatola.

Abby si avvicinò, attirò la scatola di fronte a sé, sollevò piano il coperchio.

<< Ah….si… >> disse, fissando le cose al suo interno.

<< Grazie… >> sussurrò lievemente. Poi alzò lo sguardo e fissò la bruna.

<< Tu e Anya state bene? >> chiese.

<< S-si….stiamo bene >> mentì la bruna, abbassando lo sguardo.

Abby sorrise dolcemente.

<< Bene, meglio così…. >> poi allungò una mano e accarezzò il viso della bruna.

La guardò negli occhi.

<< Sei cresciuta così tanto…. >> disse nostalgica.

Vedere quegli occhi blu, cosi simili ai suoi, spenti e tristi, provocava nella bruna una rabbia terribile.
Non era giusto.










Murphy aiutò la madre a stendersi nel letto, la coprì con le coperte e le accarezzò i capelli, che piano piano diventavano sempre più grigi.

<< Grazie John…. >> sussurrò in dormiveglia la madre.

Il ragazzo udì la campanella del negozio suonare, scese di corsa e trovò la bruna che curiosava per gli scaffali.

<< Se stai cercando i piselli….li ho finiti >> disse, facendo voltare la bruna.

Notò che in mano, teneva una bottiglia di vodka.

<< Hai un posto per bere questa? >> chiese la bruna.

Murphy sorrise, chiuse la cassa, poi la porta e rispose:

<< Non vorrai provarci con me Woods? >> stuzzicò, poi andò verso le scale e fece cenno di seguirla.

Salirono sulla terrazza, soffiava una leggere brezza gelida. Le stelle illuminavano la notte, i due ragazzi si sedettero uno di fronte all’altro, sul bordo.

<< Non sapevo che la tua famiglia avesse un negozio >> disse la bruna, bevendo un sorso dalla bottiglia.

Murphy la prese e fece lo stesso.

<< È di mia madre adesso… >> disse semplicemente.

Lexa annuì, iniziava a capire che dietro a quell’aria da bullo irritante, in realtà ci fosse molto di più.

<< Perché sei venuta qui? >> chiese il ragazzo, passandole la bottiglia.

Dopo un sorso la bruna disse:

<< Tutti non fanno altro che mentire, dicono una marea di bugie….si nascondono dietro delle maschere…tu no… >> disse semplicemente.

<< Non l’ho mai fatto >> disse sorridente.

Lexa si girò a guardare il piccolo panorama, sospirò.

<< Qual’ è la tua verità Woods? Ti dico la mia se mi dici la tua >> sfidò il ragazzo.

Lexa alzò un sopracciglio, non capendo cosa il ragazzo volesse dire.

<< Vediamo…. >> disse riprendendo la bottiglia.

<< Mio padre è in prigione per aver cercato di rubare delle medicine per mia madre….non è stato molto scaltro e l’hanno beccato subito. Adesso siamo pieni di debiti, il negozio sta fallendo e mia madre….mia madre è peggiorata… >> confessò serio.

Lexa guardò il ragazzo, stupita.
<< Odio tutto e tutti, specialmente quelli come te….con una famiglia perfetta e famosa… >> disse sorridendo, poi bevette un altro sorso.

Diede la bottiglia alla ragazza di fronte a lui, che lo guardava sorpresa.
Lexa non sapeva cosa dire, quindi rimase in silenzio.

<< Poi quel giorno ti vidi, era venuta a prenderti all’uscita di scuola….ho visto il modo in cui la  guardavi, come ti muovevi intorno a lei….e dopo il fatto ho pensato che non avrei mai voluto essere te  >> confessò Murphy, serio.

Lexa si voltò di scatto verso di lui, ricordava quel giorno, come se fosse ieri.

<< Sai dopo che arrestarono mio padre, la notizia fece un po’ di scalpore e in un intervista le chiesero che cosa ne pensasse….
Sai cosa rispose? >> chiese il ragazzo alla bruna.

<< “ Penso che per proteggere le persone che amiamo, a volte, si commettono azioni impossibili e stupide….ma credo che ci voglia molto coraggio a prendere determinate decisioni, giuste o sbagliate che siano….per me questo è il vero sacrificio “ >> disse Murphy ricordando le parole della bionda.

Lexa guardò intensamente il ragazzo.

<< Era la prima volta che qualcuno parlava di mio padre in questo modo…. >> disse guardando fuori.

Lexa prese la bottiglia e bevette. Poi porse al ragazzo il quaderno.
Murphy sorpreso, l’afferrò e iniziò a sfogliarlo.
La sua espressione divenne sorpresa, i suoi occhi si spalancarono. Poi sollevò lo sguardo verso di lei.
Il viso di Lexa era bagnato da lacrime amare.

<< Oh….credo, che abbia vinto tu >> disse Murphy.

Lexa ritornò a guardare il panorama della città.

<< Già….ho vinto io >> sussurrò, chiudendo gli occhi.








Presente


Quando riaprì gli occhi, vide subito due pozze blu che la guardavano dolcemente.

<< Buongiorno >> la voce roca e bassa, una carezza gentile sulla guancia.

Lexa rimase a fissarla ancora per un po’, in silenzio.

<< A cosa pensi? >> le chiese la bionda, notando l’espressione incantata della bruna.

<< A quanto sarebbe bello svegliarsi sempre così….con i tuoi occhi che mi guardano >> disse Lexa, seria.

Clarke le accarezzò la guancia.

<< Si…bellissimo >> disse sorridendo.

<< Ho visto il tuo quaderno >> confessò, all’improvviso, Lexa.

Clarke aggrottò la fronte, non capendo…poi ricordò.

<< Oh…quel quaderno >> disse accarezzando il tatuaggio sul braccio della bruna.

<< Il modo in cui tu mi vedi è….. >>

<< È cosa? >> chiese curiosa la bionda.

<< Senza fiato >> confessò Lexa, avvicinandosi al suo viso.

Clarke continuò ad accarezzare la bruna, con la mano scostò il lenzuolo, rivelando il suo fianco nudo.

<< Tu fai rimanere senza fiato, Lexa >> rispose la bionda, accarezzandola con il suo sguardo.

Il respiro di Lexa si fece più veloce, mille brividi le percorrevano la pelle.

<< Tu sei la mia dolce ossessione >> confessò Clarke, prima di baciarla con passione.

Lexa si aggrappò alle sue forti spalle, ricambiando il bacio con tutto il suo desiderio.
Clarke si mise sopra di lei, continuando a baciare le sue labbra piene. Scendendo sul collo, poi sull’incavo dei suoi seni, sul suo ventre liscio.
Il respiro di Lexa divenne subito irregolare, l’eccitazione che sentiva aumentava ad ogni tocco, ogni bacio della bionda.

<< G-guardami….guardami Clarke >> supplicò.

Clarke sollevò lo sguardo e subito tornò sul viso della bruna.
La guardò come ordinato da Lexa. Le due si fissarono per un paio di secondi. Clarke le accarezzò i capelli e la guancia, con una dolcezza tale da scatenare le lacrime della bruna.
Il braccio di Clarke affianco al suo viso, la faceva sentire protetta, come mai si era sentita.

<< Prendimi…prendi tutto di me e non lasciarmi mai andare… >> ordinò con disperazione.

Gli occhi di Clarke si fecero scuri, era così bella e fragile pensò.
La baciò ancora una volta con passione e ritornò giù, verso la sua intimità. Gli occhi verdi di Lexa si spalancarono, la mani strinsero forti le lenzuola.

Gemiti di piacere riempirono la stanza per ore.











Abby, Gustus, Indra e Marcus guardavano la bionda senza pronunciare parola. Clarke era andata a casa di sua madre e aveva spiegato a grandi linee la situazione.
Anya era appoggiata al muro del soggiorno con le braccia incrociate e lo sguardo basso.
Lexa era seduta nel divano, affianco alla bionda.

<< Quindi andrai di nuovo lassù? >> chiese Abby, con un tono che la bionda non aveva mai sentito prima.

<< Non credo che capiterà tanto presto, ma si…se sarà necessario andrò con loro >> rispose sinceramente Clarke, guardando la madre.

Abby rimase in silenzio.
<< Incomincerai presto l’addestramento allora, una donna come Luna si assicurerà di saperti controllare prima di rimandarti in missione >> spiegò Gustus, ombroso.

<< Ma non puoi semplicemente rifiutarti, tesoro? >> chiese preoccupata, Indra.

Clarke la guardò e sorrise:

<< Credo che non sia così semplice >>

<<  Possiamo parlare con il Consiglio e vedere se è possibile far desistere il Generale Luna >> disse Gustus, cercando di trovare una soluzione.

<< No, non faremo nulla di tutto questo. Ritornerò all’Accademia e adempirò ai miei doveri di Generale….questo sarà l’unico modo per tenerla a bada >> rispose sicura Clarke.

<< Cosa ha usato per convincerti? >>  chiese Gustus.

Clarke guardò per un attimo Lexa, che si mosse infastidita.

<< Con la mia presenza lassù, molte vite saranno risparmiate….devo farlo Generale >> disse sicura Clarke.

Abby si alzò dal bracciolo della poltrona, dov’era seduta e se ne andò in cucina.

<< Abby… >> disse Marcus alzandosi a sua volta, si toccò il collo incerto se seguire la donna o meno.

Clarke sospirò e si alzò raggiungendo la madre.







Abby stava mettendo su il thè, dando le spalle alla figlia.

<< Non ho avuto scelta Ma… >> disse Clarke.

Abby rise sarcasticamente.

<< Ovviamente… >>

<< Non posso ignorare quello che sta succedendo…ti prego cerca di capire >> supplicò la bionda.

Abby a quelle parole si girò di scatto.

<< Dovrei capire….Dovrei CAPIRE, CLARKE?? >> urlò la donna, infuriata.

<< Ho dovuto capire tuo padre Clarke! Ho capito e ho dovuto seppellirlo!! Ho capito mia figlia e ho dovuto sotterrare una bara vuota perché non era rimasto neanche un brandello di te!!!! >> continuò la donna distrutta.

<< Non voglio più capire Clarke!!! Non voglio più ritrovarmi di fronte un soldato che mi dice che mia figlia è morta mentre proteggeva qualcuno!! NON VOGLIO PIU’ PERDERE NESSUNO!!! >> urlò, piangendo.

Clarke l’abbracciò forte, attutendo con il suo petto i singhiozzi della donna.

<< T-ti prego Clarke…..ti prego >> continuò a supplicare.

Clarke le accarezzava dolcemente i capelli.

<< Shh….va tutto bene Ma….non mi accadrà nulla….non andrò più via >> la bionda cercava di consolarla, poi scostò il viso bagnato di lacrime della madre e la guardò.

<< Io non sono un medico Ma, né un meccanico….nè un’artista…..io so fare solo questo >> le confessò.

<< Mi dispiace se sono fonte di così tanto dolore…..ma Ma….tu e Papà mi avete insegnato che se si può fare del buono in questo mondo, dobbiamo fare del nostro meglio per riuscirci >> le disse, accarezzandole il viso.

<< Fidati di me….non ti farò soffrire mai più >> promise, abbracciandola ancora.

Abby si aggrappò alla figlia, come se non volesse lasciarla andare via mai più.
 




 Gustus andò accanto ad Anya.

<< Che cosa ha usato Luna per farla accettare? >> chiese l’uomo.

Anya fissò il padre, poi il suo sguardo si posò su Lexa, che allungava il collo per vedere come stavano andando le cose in cucina.

<< Oh….ora capisco tutto >> disse Gustus, rendendosi conto della situazione.

<< Avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile >> continuò, guardando Anya.

La donna annuì.







Roan sentì suonare. Si mise un asciugamano alla vita, i capelli sciolti ancora bagnati, i muscoli rilassati dalla doccia bollente. Aprì la porta e si appoggiò allo stipite, sorrise ammiccante e disse:

<< Ma guarda un po’ chi viene nella tana del lupo >>

Anya non lo guardò nemmeno ed entrò senza invito.

<< Generale chi è? >> disse una donna con i capelli rossi, bellissima, probabilmente una modella, pensò Anya.

<< Sparisci >> ordinò Roan, fissando sempre Anya.

La donna offesa da quel comportamento, si rivestì e se ne andò.

<< Devi scusarmi tesoro, se avessi saputo che saresti venuta, non avrei mai portato nessuna qui >> disse sinceramente, avvicinandosi alla ragazza.

Anya lo fermò, colpendogli il petto nudo.

<< Non sono qui per questo >> disse scocciata.

Roan, sorrise per il suo atteggiamento.

<< È un peccato…..allora perché sei qui Woods? >> disse, versandosi un bicchiere di brandy.

<< Riammettimi negli Skaykru >> chiese decisa.

Roan a quelle parole si girò, guardandola sorpreso.

<< Tu, vorresti rientrare? Perché mai? >> chiese curioso.

<< Clarke ha bisogno di aiuto >> disse con forza.

<< La bionda ha già il mio aiuto….non le serve altro >> disse bruscamente, Roan.

<< Ah certo! Adesso sei il suo migliore amico giusto? >> lo schernì, Anya.

Roan bevette tutto il bicchiere e puntò il dito verso di lei:

<< Tu hai disonorato il nostro Ordine!! Te ne sei andata perché non riuscivi neanche a mettere un piede lì dentro senza crollare!! Hai abbandonato tutti, quando avevano più bisogno di te!! >> disse Roan, con cattiveria.

Anya accusò il colpo, abbassando lo sguardo.

<< So benissimo cosa ho fatto!! Non ho bisogno della tua ramanzina! >> disse tra i denti la ragazza.

<< Non posso fidarmi di te! Non posso fidarmi di te con Clarke!! Che cosa succederebbe se voltassi ancora le spalle a tutti?! Non posso permettermi debolezze! >> continuò duramente l’uomo.

<< Non farei mai questo a Clarke!!! Sono cambiata adesso, ho imparato dai miei errori! >> disse decisa Anya.

Roan le andò vicino, ora erano uno di fronte all’altro.

<<  Ne sei sicura? >> sussurrò Roan a pochi centimetri dalla bocca della donna.

Anya lo guardò un attimo negli occhi, quegli occhi di ghiaccio, così freddi e imperscrutabili.

<< Si >> disse decisa.

Roan le prese il viso tra le mani e la baciò, con passione. Anya di tutto rimando, gli diede uno schiaffo.
Il Generale sorrise, toccandosi la guancia. Dio, pensò, quello sguardo….

<< Dovrai fare gli esami completi, anche quelli delle urine, devi essere pulita >> riprese Roan, come se nulla fosse successo.

<< E dovrai batterti con me, per le nano-macchine >> disse con il suo solito ghigno che Anya detestava.

Anya sorrise, aveva vinto.
Roan andò verso il bagno, si tolse l’asciugamano.

<< Ti andrebbe di farmi compagnia? >> chiese seducente.

Anya lo guardò dalla testa ai piedi, poi si voltò e prima di uscire disse:
<< Manco morta >>











Lexa camminava al fianco di Clarke, appena entrarono all’Accademia videro subito Raven, con le sue solite cuffie, ad accoglierle.

<< Buongiorno piccioncine! Pronte per il gran giorno?? >> chiese maliziosa.

Lexa arrossì, alzò lo sguardo verso quello rilassato della bionda.

<< È solo una prova Raven, non essere così entusiasta >> rispose la bionda continuando a camminare.

<< Beh, il grande ritorno della Principessa….certo che è una grande cosa! >> disse sorridente.

Arrivarono alla sala di allenamento e Raven vide Anya, con la tuta.

<< Ma che diavolo… >> disse, spalancando la porta.

<< Che diavolo ci fai qui? >> chiese la latina alla ragazza.

<< Beh, mi sto preparando… >> disse, ovvia Anya.

<< Non gliel’hai detto? >> chiese Clarke all’amica.

<< Detto cosa? >> domandò Raven.

<< Beh la nostra Anya qui, ha chiesto di essere reintegrata ufficialmente >> disse la bionda sorridendo.

<< Era ora… >> commentò Lexa.

Anya le fece la linguaccia.
Raven rimase senza parole.

<< Allora…dove si è cacciata la mia sfidante? >> chiese Roan, entrando nella sala con aria arrogante.
Si avvicinò al gruppetto.

<< Oh…Generale Griffin >> salutò, inchinando il capo.

<< Roan >> salutò Clarke.

<< Piccola Woods >> ammiccò Roan verso Lexa, ma i suoi occhi non abbandonarono la bionda che di rimando si avvicinò ancora di più  alla bruna.
Il Generale rise, divertito. Poi il suo sguardo si posò su Raven.

<< Ingegnere >> salutò.

<< Generale >> rispose Raven, fredda.

<< Allora vecchia Woods….siamo pronti per aprire le danze? >> chiese ammiccante l’uomo.

Anya lo guardò storto.

<< Vecchia? >>

Roan rise e si posizionò al centro della sala.
Anya lo raggiunse e il duello iniziò.
I due erano immersi nel combattimento, quello che subito saltava agli occhi era la bravura di Anya.
Teneva testa al Generale senza grandi sforzi.

<< È bravissima >> commentò con ammirazione Lexa.

Clarke sorrise.
<< È solo un po’ arrugginita >> disse osservando il duello.

<< Ecco… >> continuò ad un certo punto.

Roan venne spinto indietro dalle nano-macchine di Anya e poi, con una mossa, l’uomo finì a terra, con il bastone di allenamento alla gola.
Clarke spostò il suo sguardo verso Raven, che guardava entusiasta e meravigliata la figura dell’amica.

<< Sexy >> disse a terra Roan, guardando la donna.

Anya sorrise.

<< Ovviamente >> rispose e tese la mano al Generale.

I due rimasero a guardarsi per un po’, sorridendo.
<< Bentornata Capitano Woods >> disse infine il Generale.

Clarke notò lo sguardo di Raven a quella scena, il viso contratto e dubbioso.
Roan si avvicinò alla bionda.

<< Adesso tocca a noi bionda >> disse entusiasta.

<< Esatto Generale! >> disse una voce alle loro spalle.

Luna entrò seguita da delle assistenti.
Tutti notarono i leggeri lividi e graffi sul suo volto.

<< Generale Griffin, è un onore riaverla con noi…adesso la nostra Raven la preparerà per il volo di oggi….è solamente una prova per ricominciare e vedere come se la cava >> disse autoritaria la donna.

<< Che cosa le è successo al viso? >> chiese curiosa la bionda.

Luna guardò un attimo la bruna al fianco di Clarke.
<< Solamente un piccolo incidente >> disse per poi congedarsi.

Clarke fissò Lexa un attimo, preoccupata.
<< Andiamo Clarke, ti accompagno a prepararti >> disse Raven, prendendole delicatamente il braccio.









Era negli spogliatoi. Guardava la nova tuta di volo. Raven le aveva spiegato come indossarla e le sue caratteristiche.

<< Avrò sempre te in ascolto? >> chiese la bionda.

<< Certamente Clarke….non posso abbandonare la mia Skaykru preferita >> disse Raven, ma il suo sorriso non raggiunse i suoi occhi.

Aiutò la bionda a chiudere la tuta e chiese, all’improvviso:

<< Anya è andata a letto con Roan? >>

Clarke la fissò, stupita da quella domanda che sembrava più un affermazione alle sue orecchie.
Non sapeva cosa risponderle. La latina, allora sorrise.

<< Non sei cambiata affatto Clarke…..il tuo viso non riesce proprio a nascondere nulla >> sospirò, triste.

Raven si sedette un momento, toccandosi la gamba. Poi si mise le mani in testa, inchinandosi in avanti.
Clarke la guardò, Raven era una delle persone più forti che lei avesse mai conosciuto, ma anche le persone forti meritano un attimo di debolezza.
Allora senza dire nulla l’afferrò gentilmente per il braccio e l’abbracciò. Raven posò la testa sulla spalla forte della bionda e chiuse gli occhi, piangendo.








Clarke stava per posizionarsi sulla rampa di lancio, quando Lexa le prese la mano, facendola voltare.

<< Andrà tutto bene vedrai… >> disse la bruna, incoraggiandola.

Clarke le sorrise.

<< Eh se nel caso qualcosa non andasse o non te la sentissi più, torna semplicemente a terra ok? >> continuò, sorridendole dolce.

Clarke premette la fronte contro la sua e chiuse gli occhi.

<< A terra da te >> sussurrò.

Lexa sorrise.

<< Da me >> ripeté.









Clarke si mise in posizione, il casco si chiuse in automatico. Roan al suo fianco, pronto.

<< Allora Clarke pronta? >> chiese la voce di Raven alla radio.

<< Si… >> rispose la bionda, guardando il compagno al suo fianco.

<< Al mio tre….1, 2… >> Clarke prese un bel respiro e chiuse gli occhi, concentrata.

<< 3 >> Aprì gli occhi e spiccò il volo.

Luna osservava il tutto nella sala di controllo assieme a Raven, Anya e Lexa.

<< Spinta grandiosa >> disse Anya a Lexa.








Clarke continuava a salire, il suo sguardo puntato in alto, vide di sfuggita Roan, al suo fianco che le sorrideva con sfida.

<< Ok Clarke, stai andando benissimo, ora segui semplicemente la rotta che ti appare sul display >>

Nel casco, di fronte a lei, apparve subito la rotta.
La bionda come se non avesse mai smesso, seguì la rotta indicata. L’adrenalina che le scorreva nella vene, quella sensazione di libertà…
Era nata per questo.
Aumentò senza accorgersene la velocità.

<< È velocissima >> commentò Raven.

<< Generale se non si sbriga la perderà >> scherzò via radio la latina.

L’uomo s’impegnò ad aumentare la velocità, stare dietro la bionda era difficile, ma tutto quello non faceva che stimolarlo, era come ai vecchi tempi….una sfida tra il Principe e la Principessa.

Clarke faceva delle ruote e della virate impressionanti.
Raven sentì la sua voce entusiasta.
Luna guardò la latina che alzò il pollice, come per dire che stava andando alla grande.





Mentre erano in picchiata ad un pelo dall’acqua, d’un tratto, il respiro di Clarke divenne più pesante e affannoso.
Raven aggrottò la fronte e notò che la bionda stava rallentando, controllò i suoi livelli fisici.

<< Wooh, Clarke…..il tuo battito sta aumentando troppo, cerca di calmarti stai andando benissimo >> cercò di rassicurarla.

 Anya e Lexa guardarono Raven.

 << Qualcosa non va >> disse Lexa, preoccupata.

Vedeva che la bionda era uscita dalla rotta e ora stava salendo verso l’alto.
<< Roan cerca di non perderla >> avvertì Raven.

<< È uscita dalla rotta >> disse Luna, osservando i dati sullo schermo.

<< Era troppo presto! Maledizione! >> imprecò Lexa.

<< Calmati Lexa >> l’avvertì Anya.





Raven cercò di comunicare con la bionda ma quest’ultima non rispondeva.
Caldo, sentiva troppo caldo. Clarke guardava il cielo, doveva salire. Il suo respiro era pesante e irregolare, il cuore le stava esplodendo dal petto.

<< Presto! Presto! >> sussurrò.





<< Clarke i tuoi valori sono troppo alti, non puoi continuare a salire ancora, ti prego ritorna subito a terra! >> la implorò Raven.

<< Sto andando a fuoco….Raven….qual-qualcosa non va….sto bruciando >> Raven sentì la voce di Clarke che diceva tutte queste parole.

Guardò subito Anya preoccupata.

<< Penso che….stia rivivendo quel giorno >> disse alla ragazza.

Anya e Lexa la guadarono sconcertate.






Roan stava salendo, seguendo la bionda ma arrivato al limite non riuscì e si fermò.

<< Il mio braccio….io…io devo resistere….riuscirò a fermarlo….riuscirò >> disse sconnessa la bionda.

Davanti ai suoi occhi vedeva solo quel raggio verde, sentiva solo il dolore e il calore insopportabile.

<< CLARKE!! >> sentì all’improvviso.

Lexa, pensò….

<< Clarke che stai facendo?! Torna subito giù a terra!! Torna subito da ME!! >> ordinò la bruna che aveva preso il posto di Raven alle comunicazioni.




Improvvisamente Clarke si fermò. Il respiro le morì in gola quando posò il suo sguardo verso il basso.
La Terra…la sua bellissima Terra. Era così bella…non si ricordava di questo spettacolo.

<< Clarke! >> sentì ancora la voce preoccupata di Lexa.

Subito scese in picchiata. Doveva tornare, pensò…doveva tornare dalla sua Lexa.
Passò di fianco a Roan come un fulmine.

<< È troppo veloce >> disse a denti stretti il Generale, che iniziò subito a inseguirla.

Presto! Presto! Doveva tornare, pensava la bionda.  

<< Roan fermala è troppo veloce >> ordinò Luna.

Quasi arrivati a terra, la bionda si fermò immediatamente, Roan scioccato non ebbe in tempo di fermarsi e le andò addosso.
I due caddero a terra, ma nessuno si ferì.
Roan guardò subito la bionda che si stava lamentando.

<< Clarke! >> chiamò preoccupato.

La bionda urlava dal dolore.
Anye e Lexa uscirono subito nella piattaforma e raggiunsero i due. Roan cercava di tranquillizzare la bionda senza successo.

<< Ahhh!!! Toglimela!! >> urlava la bionda disperata.

Lexa arrivò in un attimo al suo fianco e le scrollò le spalle.

<< Clarke!! Sono io Clarke! Sono Lexa >> disse, cercando di capire che stesse succedendo.

<< Toglimela Lexa!! Vado a fuoco!! Sto andando a fuoco Lexa!! >> implorò Clarke.

Anya si posizionò dietro di lei e cercò di toglierle la tuta.
<< Sbrigati Lexa!! >> ordinò Anya, cercando di toglierle quella tuta di dosso.

<< Aiuto!! Aiutatemi….aiutami Lexa!! >> supplicò la bionda.

Lexa agitata e preoccupata tolse immediatamente il casco e, con l’aiuto di Anya, la tuta alla bionda. La bruna l’abbracciò, accarezzandole la schiena nuda.

<< È passato ora, è tutto finito….stai bene, stai bene >> la confortò, ascoltando il suo respiro affannoso e cercando di contenere il suo corpo che tremava, incontrollato.

Roan si mise accanto ad Anya e guardò scioccato la schiena della compagna.
<< Tu stai bene? >> chiese Anya.

<< Si…si…portatela dentro >> ordinò il Generale, ancora scioccato.






Raven si voltò adirata verso Luna, piangendo.

<< Non le basta questo!!! >> urlò, stupendo tutti.

Molti assistettero alla scena ma nessuno proferì parola.






Lexa sorresse la bionda fino agli spogliatoi, prima di entrare si voltò verso Anya, che le seguiva preoccupata.

<< Ci penso io ora >> disse Lexa, chiudendo la porta.

Non voleva che nessuno vedesse la bionda in questo stato.

<< Ok…vieni >> disse e l’aiutò a sedersi sulla panchina.

L’aiutò a spogliarsi con calma, il corpo della bionda tremava ancora.
Lexa si alzò e fece scorrere l’acqua della doccia. Aiutò Clarke ad alzarsi e l’accompagnò sotto il getto tiepido.
Clarke si voltò e si sorresse al muro con il braccio.

Chinò il capo mentre l’acqua le percorreva tutto il corpo. Il respiro divenne più lento…
Lexa guardò la sua schiena muscolosa e martoriata, notò che la mano appoggiata al muro, tremava.
Si avvicinò, incurante di bagnarsi….l’accarezzò piano , per paura di spaventarla.

Quando vide che il tremore si affievolì, posò la fronte sulla sua schiena e l’abbracciò da dietro.
Rimasero per un po’ in quella posizione, l’acqua aveva bagnato completamente Lexa, ma la cosa non le importava.
All’improvviso, la bionda si voltò, lentamente, e l’abbracciò forte. La testa di Clarke era china sulla sua spalla.

<<  H-ho avuto paura….di scomparire ancora una volta >> confessò, aumentando la stretta, come se la sua vita dipendesse da quell’abbraccio.

<< Andavo a fuoco, Lexa……ho visto quel fascio di luce, ho sentito l’odore della mia pelle bruciare, tutto quel dolore…. >> sussurrò disperata.

Lexa strinse ancora più forte le sue braccia intorno alla bionda.

<< Sei qui Clarke….sei qui con me… >> la consolò.

<< Stai bene….sei con me e stai bene >> continuò, posando un lieve bacio sulla sua spalla.








Luna stava analizzando i dati nella sala centrale quando la scrivania e tutti i computer della stanza saltarono in aria.
Lexa comparve nella sala, gli abiti completamente zuppi, come i capelli. Lo sguardo truce.

<< Ti avevo detto di starle alla larga…tutto questo è colpa tua! >> disse fredda come il ghiaccio.

Andò di fronte al Generale, sorpresa dal potere che stava emanando la bruna.

<< Lasciala in pace >> minacciò.

Andò via, scontrandosi con un attonita Anya.







Raven stava lavorando nel suo ufficio, controllava i dati della tuta di Clarke, magari le era sfuggito qualcosa, forse la tuta era difettosa, controllava e ricontrollava.
Anya entrò e la ritrovò così, china sui dati, concentrata. Era così terribilmente bella, che faceva male guardarla, pensò.
Raven si accorse che qualcuno la stava fissando, alzò il viso e si ritrovò quei due occhi verdi addosso.

<< Forse mi è sfuggito qualcosa….un difetto, un errore di progettazione. Stavo pensando che forse dovrei studiare meglio le nano-macchine di Clarke… >> iniziò come un treno.

Anya la fermò, stringendole la mano.

<< Ehi, non fare così! Non è colpa tua, ok? Clarke soffre ancora dello Stress Post Traumatico….è sotto shock, non è colpa tua….le tue tute sono perfette >> la tranquillizzò, sorridendole lievemente.

Raven la fissò negli occhi, poi guardò la sua mano e la ritirò subito, scottata.
Anya stupita da quel gesto, si tocco il collo e chiese preoccupata:

<< Che c’è? >>

Raven la guardò negli occhi:

<< Sei andata a letto con Roan >> disse schietta.

Anya si immobilizzò, spalancando gli occhi. Poi abbassò lo sguardo, colpevole.

<< Si… >>

<< Non era una domanda >> disse irritata la latina.

<< Raven ascolta… >> cercò di spiegare Anya, ma l’altra non la fece finire.

<< Perché proprio lui? >> chiese, ora arrabbiata.

Anya la fissò, poi sospirò.

<< Perché io e lui siamo uguali >> spiegò.

<< Che cazzo di risposta è Anya?! >> domandò irata la latina.

<< Io non sono come te Raven! Non sono forte o coraggiosa, io scappo dal dolore, commetto errori su errori….e scelgo sempre la strada più semplice! >> cercò di spiegare.

<< Così vai a letto con la persona più infima e vuota che trovi? >> domandò la latina, visibilmente arrabbiata.

<< Lui non è così… >> sussurrò Anya.

Raven la guardò sconcertata.

<< Provi qualcosa per lui…. >> disse, disgustata.

<< No Raven….non è come pensi >> cercò di avvicinarsi ma la latina rifiutò, spingendola via.

<< Mi fai schifo! >> urlò.

<< Aspetta! Lasciami spiegare ok? So che ho fatto un casino, mi dispiace io… >> disse ma la latina le urlò di rimando:

<< Vattene!! ESCI VAI VIA!! >>

Anya abbassò la testa e con le lacrime agli occhi le disse:

<< Quella che amo sei tu! Sei sempre stata tu Raven….solo tu….m’impegnerò con tutta me stessa per dimostrartelo >> si voltò e prima di uscire sussurrò:

<< Scusa se ti procuro sempre altro dolore >>

Raven la guardò andare via e scoppiò in un lungo e disperato pianto.










Anya entrò a casa, le luci erano spente, segno che Clarke e Lexa stavano dormendo. Andò in cucina  e per poco non le venne un infarto. Accese la luce e trovò Clarke seduta sullo sgabello.

<< Cazzo Clarky! Sono quasi morta >> disse, poi fissò la bionda che la guardava colpevole.

<< Scusa… >>

<< Che cavolo ci fai qui al buio a quest’ora? Dov’è Lexa? >> domandò, spostando lo sguardo verso la camera della bionda.

<< Sta dormendo….non volevo svegliarla >> rispose la bionda, seguendo lo sguardo dell’amica.

<< Tutto bene? >> chiese Anya, avvicinandosi.

La bionda annuì.

<< Non riuscivo a dormire >> rispose semplicemente.

Anya rifletté, poi disse:

<< Succo al nostro solito posto? >> chiese speranzosa.

L’espressione di Clarke si rilassò.






Arrivarono al loro solito posto. Si sedettero sull’erba, bevendo i loro succhi.

<< Mia sorella ci ammazzerà quando non ci troverà a casa >> disse preoccupata Anya.

<< Le ho lasciato un biglietto >> disse la bionda, sorseggiando il suo succo.

Anya ghignò.
<< Ovviamente >>

<< Che bella giornata di merda oggi, vero? >> disse scherzosamente, Anya.

Clarke la fissò.
<< Raven sa che sono andata a letto con Roan >> confessò, poi sospirò grattandosi la testa.

<< Ma sai, penso che non sia così male, certo far soffrire Raven mi distrugge ma non tutto e perduto, credo… >> disse, con espressione più leggera.

<< Ah si? Non è così male? >> chiese Clarke, guardando l’amica stralunata.

<< Si…oggi ho capito che mi ama ancora >> disse sorridendo, guardando le stelle.

Clarke la fissò, scosse la testa e sorrise.

<< Bene….allora impegnati a dimostrarglielo >>

<< Lo farò! >> disse decisa Anya, coricandosi sul prato.

Clarke osservò l’amica, poi divenne seria.

<< Credo che Lexa abbia aggredito Luna >> confessò la bionda.

<< Sicuramente è andata così… >>

<< Perché non sei sorpresa? >> chiese curiosa, Clarke.

Anya si voltò a guardarla.

<< Lexa è cambiata moltissimo in questi anni….poi Luna ti sta causando problemi, è normale per lei reagire così >> disse tranquilla.

<< Si metterà nei guai…. >> disse la bionda, preoccupata.

<< Lexa non è più una bambina…..combatte per le persone a cui tiene, ti ricorda qualcuno? >> chiese Anya sorridendo.

Clarke rifletté.

<< Siamo proprio nei casini io e te >> dichiarò Anya, all’improvviso.

Clarke rise e si distese sull’erba accanto all’amica.

<< Già… >> disse, guardando le stelle.

Rimasero in silenzio per un po’.
<< Ma siamo dannatamente sexy con quelle tute addosso >> proclamò Anya, ridendo.

Clarke sorrise.
<< Assolutamente >> .


















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori e lettrici!! Ecco a voi un nuovissimo capitolo!! Dite la verità non vi aspettavate così presto, eh?? Raven sa che tra Anya e Roan è successo qualcosa....pensate che tra questi due ci sia qualcosa di più? Come si comporterà secondo voi Raven adesso?? Fatemi sapere che cosa ne pensate! Vi ringrazio per i meravigliosi commenti che mi lasciate.....vi adoro!!
Il prossimo capitolo sarà molto più leggero! Eh si ragazzi/e , stop al drama per un po'! Vi dico solo: Compleanno di Lexa e casa in riva al mare!! Ne vedrete delle belle!!
Spero alla prossima carissimi/e!!
Granzie ancora!!



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Capitolo 19
*** Stelle ***


Stelle.

 

 

Passato.

 

<< Clarke! Clarke! >>

La bambina dai delicati boccoli biondi correva, spensierata lungo la spiaggia bianca. Rideva, una risata che riecheggiava ovunque in quel bellissimo luogo.

<< Clarke! Fermati! Ti farai male così! >> urlò la madre, spaventata.

La corsa folle e felice della bambina fu interrotta da due forti braccia, che la sollevarono in alto.

<< Presa! >> disse Jake, sorridendo alla sua bellissima bambina.

Risero insieme, mentre l’uomo, alto e forte, la sollevava sempre più in alto.

Abby sospirò e sorrise a quell’immagine. I momenti come quelli erano sempre più rari ormai, così tirò fuori la sua macchina fotografica, cercando di catturarli, uno ad uno.

<< Più in alto papà! Più in alto! >> gridava la piccola Clarke, entusiasta.

<< Più in alto dici? Cos’è vuoi superare papà? >> disse lui, facendole le pernacchie sulla pancia.

<< In alto! Come papà! >> ripeté la bambina, tra le risate.

 

Quando il sole calò, il silenzio della spiaggia era scandito solamente dal dolce dondolio delle onde.

Clarke e Jake, seduti sul portico, erano stretti in un abbraccio. La mano di Clarke era sparita, dentro quella grande di suo padre.

<< E lì, in quel punto preciso c’è Cassiopea. Riesci a vederla? >> chiese dolcemente il padre.

<< Mmm si! La vedo! >> rispose entusiasta la bambina.

<< Il cielo è così grande Clarke, così pieno di meraviglie! Ci vorrebbe più di una vita per scoprirne i suoi segreti… >> disse, contemplando in alto.

<< Lassù ci sono anche i cattivi, Papà? >> chiese incuriosita.

<< Si, come qui anche lassù ci sono i cattivi. Ma il Papà e zio Gustus volano proprio per proteggere tutte le persone che vivono sulla nostra Terra >> spiegò, accarezzandole i capelli.

<< Anche me e la mamma? >>

<< Certo! Specialmente te e la mamma >> rise dalla precisazione della bambina.

La bambina si girò verso di lui, con occhi sognanti e disse:

<< Da grande, anche io voglio proteggere tutti, specialmente te e la mamma >> disse sicura.

Jake sorrise, dall’entusiasmo della piccola.

<< Oh mia Principessina…guarda, vedi tutte quelle stelle? >> le disse indicandole il cielo buio.

Clarke annuì, godendosi quella vista mozzafiato.

<< Tra tutte quelle stelle lassù, sai qual è la stella più bella e luminosa che abbia mai visto? >>

<< No, qual è? >> gli chiese, curiosa.

<< Sei tu >> le rispose, posando un dolce bacio sul suo capo e abbracciandola forte.

<< Non perdere mai la tua luce Clarke >> .

 

 

Presente

 

<< Ripetimi ancora una volta quale tra le parole “ semplice “ e  “ tranquillo “ non hai afferrato? >> disse adirata Lexa, guardando il posto dove la sua non tanto sveglia sorella le aveva portate.

<< Oh andiamo Lex, non essere una guasta feste! È il tuo compleanno, bisognava festeggiare! >> disse entusiasta, fissando elettrizzata la sua sorellina.

<< Te l’avevo detto di non darle carta bianca per questo >> disse Clarke, mentre scaricava gli zaini.

<< Quindi è questo il posto? Caspita Woods, non hai badato a spese >> disse Raven, togliendosi gli occhiali da sole per fissare il lussuoso Resort sulla spiaggia.

Anya, dopo il via libera, un po’ forzato della sorella, aveva organizzato per il compleanno di quest’ultima un fine settimana fuori. Lexa era fortemente contraria a tutto questo, con tutto quello che era accaduto non aveva di certo voglia di festeggiare in grande, in realtà la sola cosa che voleva, era festeggiare da sola con Clarke. Qualcosa che non avevano mai fatto prima. Passare il compleanno insieme, da sole.

Ma Anya aveva insistito, tirando fuori la carta della sorella messa da parte, depressa e in ripresa dalla dipendenza di alcool e non aveva saputo rifiutare. E poi il “ a Clarke farebbe bene cambiare aria “ le aveva dato il colpo di grazia.

Lexa aveva messo solo qualche regola: poche persone, una cosa semplice e tranquilla. Ma quel resort non aveva nulla né di semplice e né, tantomeno, di tranquillo.

<< Sorella Woods ti adoro! Sei troppo forte! >> disse Octavia, entusiasta.

<< Si è da giorni che non mi parla d’altro >> disse Linoln, con in mano le valigie.

<< Quindi è così che voi figli di papà festeggiate…interessante, se l’avessi saputo non ti avrei rotto così tanto le palle a scuola Woods >> disse Murphy, con il braccio intorno a sua moglie Emory.

Alla fine Anya l’aveva detto a Raven, Raven a Octavia, Octavia a Murphy, Murphy beh….a tutti gli altri.

<< Sono sicura che ci divertiremo un mondo >> disse Anya, sorridente.

Il rumore di un suv li fece voltare tutti e, all’improvviso, videro scendere Roan, Costia e Echo.

Lexa sbiancò, come Raven del resto.

<< Dimmi che non è vero >> chiese Raven, ancora allibita.

<< Non avevo di certo i soldi per permettermi questo posto…tranquilli offre tutto lui >> disse, con disinvoltura.

Lexa tirò una gomitata alla sorella.

<< Perché hai invitato lui e, soprattutto lei? >> chiese isterica, guardando Costia che la salutava con la mano.

<< Ai! Smettila! Senti, mi dispiace! Non sapevo che portasse la sorella ok? Gli ho chiesto discrezione, ma quell’uomo non sa cosa sia quella parola >>

<< Già, nemmeno tu a quanto pare >> disse Raven rimettendosi gli occhiali da sole.

<< Forza! Vedrete che ci divertiremo >> disse Anya, incoraggiante.

Lexa e Clarke si scambiarono un’occhiata.

<< Ehi! Siete già qui vedo, bene! Entriamo, la piscina ci sta aspettando! >> disse Roan, facendo strada.

<< Non vedo l’ora >> disse Raven, arrabbiata, entrando.

 

<< Non dovevi riconquistarla? >> chiese la bionda all’amica.

<< Si, certo! Fa tutto parte del piano >> disse Anya rincorrendo la latina.

<< Io la vedo grigia >> sussurrò Octavia a Lexa, prima di entrare assieme a Lincoln.

Lexa sospirò, non era di certo questo che sperava. Clarke osservò la sua espressione delusa.

<< Conosci Anya, esagera sempre, ma non ha cattive intenzioni >>

<< Raven ha ragione, dovresti smetterla di giustificarla sempre…ha portato Roan e Costia >> disse irritata.

<< Ti crea problemi la presenza di Costia qui? >> le chiese, tranquillamente.

<< No! Si….cioè, è strano…non abbiamo ancora chiarito bene le cose, non ho avuto l’opportunità di chiudere bene e di spiegarle >> disse, ripensando a come si era comportata male con la sua ex.

Clarke la fissò.

<< Magari questi giorni ti daranno occasione di farlo >> disse, suscitando l’incredulità della bruna. Si girò di scatto a guardare la bionda.

<< Tu stai bene? Per te non è un problema che lei sia qui? >> chiese la bruna preoccupata.

Clarke sorrise, avvicinandosi, le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

<< Lexa è il tuo compleanno, la cosa che conta è che siamo qui, insieme >>

<< Si è vero >> rispose la bruna accarezzandole la mano.

<< Ci sono tutte le persone che ti vogliono bene…non sarà poi così male no? >> le chiese la bionda.

La bruna annuì, Clarke prese le loro borse e si avviò. Lexa rimase lì a fissare l’entrata.

Infatti, cosa poteva accadere mai di così terribile, pensò.

<< Andiamo? >> chiese Clarke, sorridendole e tendendole la mano.

 

Alla reception fu chiaro che non era, di certo, la prima volta che Roan aveva soggiornato lì. Veniva trattato come un reale o un attore famoso. Ovviamente, lo stesso comportamento, se non più esagerato, venne riservato a Clarke. Appena mise piede nella hall, tutti si girarono a guardarla, i loro sguardi erano pieni di ammirazione. Lexa sapeva benissimo che quelle attenzioni non erano tanto gradite dalla bionda, infatti si notò subito il suo disagio.

<< Visto che offro io il soggiorno, tocca a me l’assegnazione delle camere >> disse Roan.

<< Che siamo al liceo? >> disse Anya, terrorizzata dalle mosse di Roan.

<< Vedo pochi adulti qui >> schernì lui.

Ovviamente assegnò alle coppie sposate che non conosceva le loro chiavi senza problemi.

<< Vecchia squadra con me >> disse dando la chiave ad Anya.

<< La nostra mega suite ci aspetta >> disse sorridendo.

<< Nuova squadra, a voi l’altra >> disse lanciando le chiavi a Lexa.

<< Fammi capire…dobbiamo stare separati per quale ragione? >> chiese Raven.

<< Roan! Che cavolo stai facendo? >> chiese Anya arrabbiata.

<< Miei i soldi, mio il comando, dolcezza >> le rispose ghignando.

<< Basta con questi giochetti, non siamo in Accademia qui…non puoi comportarti così >> disse Lexa innervosita.

Roan la guardò e poi il suo sguardo si posò sulla bionda. Clarke sospirò.

<< Facciamo come dice >> tutti si voltarono verso di lei, compresa la bruna che la fissò scioccata.

Clarke la guardò:

<< Stiamo dando troppo spettacolo…è solo una camera >> le sorrise rassicurandola.

<< Esatto Griffin! Sistemiamoci ora >> disse Roan andando insieme a Echo verso gli ascensori.

Tutti si girarono verso Anya.

<< Ok, forse non è stata una buona idea >> disse, facendo spallucce.

Clarke diede una borsa a Lexa.

<< Non sarà di certo una stanza a fermarci no? >> chiese, col suo tono rassicurante.

Lexa era irritata, il suo compleanno si stava rivelando fin troppo complicato per i suoi gusti.

<< Ovviamente >> prese la borsa e s’incamminò assieme agli altri verso la loro suite, non prima di aver dato un colpo in testa a sua sorella.

 

Entrate nella suite, Clarke, Anya e Raven si guardarono intorno, stupite.

<< Wow >> disse Anya, con un sorriso.

<< Beh almeno non è del tutto uno schifo >> disse Raven.

Clarke ammirava la lussuosissima enorme suite. All’interno c’erano le porte che conducevano a varie camere da letto. Sembrava più un gigantesco appartamento che una semplice suite.

<< Allora….che ve ne pare? Non sono stato poi così crudele >> disse Roan, guardando le ragazze.

<< White….devi sempre fare cosi >> disse Echo, entrando già in una stanza.

<< Potete scegliere le camere che volete, possiamo anche dormire tutti insieme se vi va >> ammiccò, spavaldo.

Raven fece una faccia disgustata:

<< Manco morta >> e si diresse verso una stanza.

Anya le andò dietro ma Raven le sbatté, letteralmente, la porta in faccia.

<< No…non è contenta >>

<< In fondo al corridoio c’è una stanza con vista sulla spiaggia…nessuno ti disturberà >> disse Roan alla bionda.

Clarke lo guardò negli occhi, annuì e si diresse verso la stanza.

<< Non ha bisogno della baby-sitter >> gli disse Anya.

<< Lo so bene….non è te >> le disse sorridendo.

 

 

 

La suite degli altri era molto simile, Lexa si guardò attorno contemplando quella meraviglia.

<< Fortissima!! >> disse Octavia correndo in giro tutta contenta, dietro di lei Lincoln che le intimava di non esagerare.

<< Mio fratello non bada mai a spese per queste cose >> disse Costia, posando per terra la sua borsa.

<< Perché sei venuta con lui? >> le chiese Lexa.

Costia sospirò:

<< Non è come pensi…diciamo che sono caduta in una sua trappola. Mi dispiace se la mia presenza qui ti infastidisce o ti mette a disagio >> le disse avvicinandosi.

Lexa guardò in basso.

<< Non è così…è solo…beh ecco >>

<< Strano? >> chiese Costia, sorridendo al comportamento impacciato della bruna.

“ Sì “, avrebbe voluto rispondere, ma le sue intenzioni vennero interrotte da un’ancor più entusiasta Octavia.

<< C’è l’idromassaggio!! >>

Costia sorrise da quella reazione, mentre Lexa la guardava, in colpa. Avrebbe voluto parlarle e spiegarle bene i suoi motivi e i suoi sentimenti, in fondo era stato grazie a lei, alla sua presenza e al suo amore, che non era crollata in un buco nero senza fine. Clarke aveva ragione, forse questa era l’occasione per farlo.

 

 

 

I bambini giocavano in spiaggia, felici insieme ai loro genitori. Coppie che passeggiavano, mano nella mano, gruppi di ragazzi che giocavano a beach volley…

Clarke li osservava dall’alto della sua camera. La finestra spalancata, il sole che le accarezzava il viso, l’odore del mare e il suono distante delle onde. Prese un bel respiro, inebriandosi da quelle sensazioni.

<< Clarke… >>

<< Clarke… >> 

<< CLARKE! >> la bionda si voltò di scatto, Anya sulla soglia della porta la fissava. Aveva un costume nero e sopra una camicia a maniche corte floreale, di colore giallo.

<< Ti sto chiamando da una vita, che hai non ci senti? >> scherzò, per poi aggiungere:

<< Andiamo su, ci aspettano in piscina >> disse entusiasta.

Clarke sbatté velocemente le palpebre, la voce che aveva sentito…

<< Tutto bene? >> chiese l’amica, ora preoccupata dallo strano comportamento della bionda.

Clarke annuì:

<< Si, tutto bene. Solo un attimo e arrivo >> 

Anya rincuorata, uscì.

Clarke si voltò nuovamente verso la finestra, prendendo un lungo respiro.

 

 

La piscina del resort era enorme. Una parte al chiuso e il resto all’aperto, con delle vasche idromassaggio di forma circolare piazzate qua e là. Non era presente molta gente, colpa della spiaggia praticamente a due passi.

Lexa e gli altri posarono le loro borse sulle sdraio.

<< Questo è il paradiso! >> esclamò Octavia in adorazione.

Arrivarono gli altri, contentissimi e impazienti di buttarsi in piscina.

Murphy e Emori occuparono le sdraio vicino a Lexa e Octavia. La bruna si tolse la maglia e gli shorts, rivelando un costume a due pezzi nero.

<< Non smetterò mai di dirtelo Lexa, quel tatuaggio è una meraviglia >> le disse Emori.

<< Grazie >>

<< Si mi ricordo soprattutto i suoi lamenti di dolore >> disse Murphy, provocando le risate degli altri.

Lexa si girò verso di lui facendogli il dito.

<< Ha usato felpe enormi per almeno un mese >> la schernì Octavia.

Lexa alzò gli occhi al cielo.

<< Faceva un male cane >>

<< E non l’avete sentita quando le mettevo la crema >> aggiunse all’improvviso Costia, tutti si girarono verso di lei. Lexa arrossì. Il momento d’imbarazzo venne interrotto dall’arrivo degli altri.

Roan aveva un costume verde scuro, che metteva in risalto la sua carnagione bianca, in mostra tutti i suoi muscoli. Raven aveva un costume a due pezzi rosso, con in vita un pareo bianco. Lexa notò che non aveva messo il tutore.

<< Avete preso tutti i posti migliori >> disse alla sorella.

<< Dov’è Clarke? >> chiese subito Lexa, notando l’assenza della bionda.

<< Si sta preparando e arriva, tranquilla >> le disse, dandole un colpetto sul braccio.

<< Non ti preoccupare Woods, la tua bionda non te la ruba nessuno >> scherzò Murphy, mettendole il braccio intorno alle spalle.

Lexa si voltò e spinse Murphy in piscina. Tutti incominciarono ad applaudire e a ridere.

<< C’è un buffet e un bar da quella parte! >> urlarono Jasper e Octavia, precipitandosi a vedere.

 

Anya si sedette vicino a Raven, i suoi occhi si spostarono sopra la sua gamba, ora libera dal solito tutore. Notò la cicatrice.

La latina notò il suo sguardo e si coprì con il pareo.

<< Non sono l’unica in questa piscina con delle cicatrici >> le disse la latina.

Anya sapeva benissimo che non era l’unica, la sua era perfettamente visibile, come quelle di Eco e, ovviamente, di Roan.

Il corpo del Generale era quello più segnato di tutti, conosceva bene quelle cicatrici, ad ogni ritorno da una missione ne compariva una nuova. Ma lui non sembrava preoccuparsene, una volta dopo che erano stati a letto insieme, le aveva detto che erano il suo orgoglio. Mostravano il suo valore come Skaikru.

<< Si, lo so… >> rispose Anya, porse la mano alla latina.

<< Tuffo in piscina? >> le chiese con un sorriso.

La latina la fissò un attimo negli occhi. Si alzò, rifiutando la mano, si tolse il pareo e andò a tuffarsi.

Anya, rimase a bocca aperta, scosse leggermente la testa e sospirò.

<< Sarà più difficile del previsto >>

 

Clarke uscì dall’ascensore. Ovviamente indossare solo un costume era fuori discussione, quindi sopra si mise una canottiera ed una camicia hawaiana di colore blu e un paio di shorts in jeans. Andò verso l’entrata della piscina, intorno a lei tutti la fissavano, sussurrando in ammirazione.

Vide che gli altri erano all’aperto così andò verso di loro. Tutti si stavano godendo la bellissima giornata di sole, alcuni sdraiati a prendere il sole o al bar bevendo e mangiando qualcosa, altri giocavano in piscina. Notò Anya che la chiamava facendole cenno di andare verso di lei. Fece due passi quando vide Lexa uscire dalla piscina.

Clarke rimase lì a fissarla. La bruna le andò incontro, il corpo e i capelli bagnati, il costume che le stava divinamente e quegli occhi, di un verde talmente brillante, che la bionda pensò di aver perso del tutto i battiti del cuore.

<< Eccoti finalmente >> le disse sorridendo.

Clarke continuò a fissarla, senza dire nulla.

<< Tutto bene? >> chiese ora la bruna, preoccupata.

<< Come? Ah…si, si. Tutto bene >> le rispose la bionda, la guardò negli occhi.

<< Quel costume…ti sta davvero bene >> disse, un po’ imbarazzata. Non le capitava tanto spesso, di fare la figura da pesce lesso, come diceva Anya.

Lexa a quelle parole e all’atteggiamento impacciato della bionda, sorrise.

<< Dai vieni che così mi asciugo >> la prese per mano e la trascinò verso gli ombrelloni.

<< Clarky!! Tutto ok?? Ti ho visto un po’ in difficoltà prima…cos’è la mia sorellina ti ha steso? >> le chiese scherzando.

<< Piantala Anya >> la rimproverò Lexa.

Anya continuò a ridere poi si tuffò in piscina con gli altri.

<< Festeggiata!! Dai vieni! >> la chiamarono gli altri.

Lexa si girò verso Clarke, notò i vestiti che indossava.

<< Vai pure, io ti porto qualcosa da bere >> le disse la bionda notando il bar poco distante.

<< Sicura? >>

<< Si vai pure >> le rispose la bionda, portandole una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio. Lexa arrossì e ritornò in piscina con gli altri.

 

<< Cosa gradisce….Generale >> disse stupito il cameriere, vedendo la bionda che si trovava di fronte a lui.

<< Puoi farmi un drink alla frutta e due acque toniche per favore? >>

<< Certo! Arrivano subito >> rispose elettrizzato.

<< Grazie >>

<< Io sto aspettando qui da un po’...puoi dirmi il tuo segreto per caso? >> le chiese una voce di fianco.

Clarke si girò e vide una ragazza dal folti capelli rossi, con un costume verde intero che le sorrideva.

<< Oh…mi dispiace >> si scusò la bionda.

<< Non preoccuparti, capisco il motivo del suo interesse >> disse la rossa, guardandola attentamente.

Clarke era abituata a quegli sguardi prima, uomini e donne la guardavano sempre con sguardo ammirato o come quello della rossa. Voglioso. Ma non era più abituata, era passato tantissimo tempo da allora. Quindi arrossì, leggermente.

<< Oh be… >>

<< Ecco a lei Generale, posso aiutarla a portarli? >> disse subito il cameriere.

<< No, grazie…. >> si girò verso la rossa e le chiese.

<< Cosa prendi? >> la ragazza si illuminò.

<< Un Manhattan grazie >>

<< E un Manhattan per la signorina se non le dispiace >> disse al cameriere, che subito rispose:

<< Certo! Arriva subito >>

La rossa continuava a fissarla:

<< Grazie Generale >>

<< Si figuri >>

<< Selene >> si presentò, allungando la mano.

 

Murphy era rilassato dentro la piscina, appoggiato al bordo quando disse:

<< Woods! Stanno cercando di rubarti la tua bionda >> tutti, compresa la bruna, si girarono verso di lui.

<< E brava Griffin! >> disse Roan, seduto su uno sgabello vicino, sorseggiando un drink.

Lexa notò Clarke davanti al bar che stava conversando con una ragazza rossa. Riconobbe subito quell’atteggiamento, anche lei ne riceveva di simili. Clarke sembrava un po’ in imbarazzo.

<< Non è di certo una novità…succede fin da quando andavamo alle medie >> disse Anya.

<< Cavoli ma quella rossa è davvero….. >> stava per aggiungere mentre guardava la ragazza, ma un’occhiataccia della latina la bloccò.

<< …….alta >> finì, distogliendo subito lo sguardo.

<< Beh….insomma è la Principessa….chi è che non ci proverebbe? >> disse Murphy.

 

Lexa continuò a fissare la rossa, quando vide che allungò la mano verso la bionda, l’ira incominciò ad invaderla.

 

 

Clarke guardò la mano un attimo, ricambiò la stretta.

<< Clarke >>

<< Si, ovviamente so già chi sei >> disse la rossa, guardò la bionda negli occhi e rimase un attimo senza fiato.

<< Wow, sei ancora più bella dal vivo >>

Clarke ritirò la mano a disagio.

<< Grazie >> disse toccandosi la nuca.

<< Ora devo andare è stato un piacere >> disse Clarke, prendendo i drink e voltandosi.

<< Il piacere è stato mio….Clarke >> disse maliziosa la rossa.

 

Lexa vide il modo con cui quella ragazza continuava a guardare Clarke mentre se ne andava, il suo sguardo si concentrò sul Manhattan che stava per portare alle labbra, quando all’improvviso il bicchiere si frantumò in mille pezzi, facendo spaventare la rossa.

 

 

Clarke si avvicinò al gruppo, con i mano i tre drink. Anya si avvicinò ad aiutarla.

<< Grazie Clarky! Morivo di sete! >> disse bevendo una delle acque toniche.

<< In realtà era per me… >> disse dietro di lei, la latina.

<< Oh…tieni, possiamo condividerlo >> disse Anya facendole l’occhiolino.

Raven scosse la testa e andò verso il bar.

<< Secondo me dovresti cambiare strategia >> le disse la bionda.

<< No…sta andando bene >> le rispose, seguendo con lo sguardo Raven.

<< Grande Griffin! Quella rossa era uno schianto >> disse Roan dandole un colpetto sulla spalla.

Clarke fissò subito Lexa, che si stava avvicinando.

<< Ah si? Non l’avevo notato >> disse, andando verso la bruna.

<< Non ti crede nessuno >> disse Murphy, ricevendo un colpo in testa dalla moglie.

<< Ecco ti ho portato questo >> Clarke le porse il drink, Lexa lo prese, notando che era un drink alla frutta.

<< A Lexa non piacciono quei drink >> disse, improvvisamente, Costia.

Tutti si girarono verso di loro, notando la scena. Clarke spalancò gli occhi, in notevole imbarazzo.

<< Oh… >> sussurrò, corrugando la fronte.

Lexa notò subito l’atmosfera che si stava creando e aggiunse subito:

<< Non importa, con questo caldo va benissimo! Grazie >> le sorrise, cercando di toglierle quell’espressione delusa. Poi si girò verso Costia, con espressione dura.

Tutti fecero finta di nulla, cercando di cambiare discorso. Roan fissava attentamente Clarke.

 

 

Octavia e Jasper iniziarono a parlare dei vecchi tempi. E alla fine coinvolsero tutto il gruppo.

<< Non negare Murphy! Sappiamo tutti che sei stato tu a correggere il punch al ballo! >> disse Octavia.

<< Eh non è stata una splendida idea? Quella cosa era orribile….grazie a me è diventata una delizia >>

<< Ben detto amico! >> gli disse Jasper, battendogli il cinque.

<< Si ricordo anche che grazie a quella delizia qualcuno ha fatto a botte con metà della squadra di football >> disse Lincoln, voltandosi verso Lexa.

<< Tu e Murphy eravate ridotti malissimo! Ricordo ancora la faccia di tuo padre >> disse Octavia ridendo.

<< Ben tempi…vero Woods? >> chiese Murphy, sogghignando.

<< Voi due siete incredibili…prima non vi potevate vedere, complice il fatto che questo idiota si comportava da stronzo ogni due per tre….e poi, all’improvviso, siete diventati inseparabili >> disse Octavia, ricordandosi quei momenti.

<< Mi sono già scusato per il mio comportamento….sono stati i piselli ad unirci e l’alcool ovviamente >> disse Murphy alzando il bicchiere.

<< E poi Woods è diventata molto più spaventosa di me >> continuò.

<< Molto spiritoso Murphy >> rispose Lexa, facendogli la linguaccia.

<< Non ha tutti i torti….eri davvero spaventosa, solo Costia riusciva a farti ragionare >> disse Jasper, ricordando l’umore mutevole della bruna.

Clarke spostò lo sguardo verso la bruna, non ricordava questo di Lexa, ricordava la ragazzina con gli occhiali timida e riservata.

Lexa spostò lo sguardo verso Costia, ricordando quante volte la ragazza le era stata vicina, con pazienza. Sempre pronta a calmarla. Le sorrise, per ringraziarla.

A Clarke quello sguardo complice non sfuggì.

 

<< E tu Clarke? Mai fatto qualche pazzia? >> chiese Jasper curioso.

Clarke si voltò verso il ragazzo.

<< Oh be…. >> iniziò ma fu interrotta da Anya.

<< Qualche? Eravamo sempre nei guai! Vero Clarky? >>

<< Beh, io mi mettevo nei guai, lei mi ci tirava fuori >> aggiunse ridendo.

<< Perché non mi sorprende? >> disse Raven, sorseggiando il suo drink.

<< Le cose sono peggiorate con l’arrivo di questi bifolchi >> disse Anya indicando Roan e Echo.

<< Bifolchi? >> disse Echo, guardandola male.

<< Non iniziate voi due….vi prego >> disse Roan.

<< Avevate i baby-sitter quindi… >> disse Octavia, guardando di sottecchi Anya e Echo.

<< Nessuno mi ha fatto da baby-sitter! E poi ero io quella che copriva la Principessa che sgattaiolava fuori nel cuore della notte per andare a trovare Niylah >> disse all’improvviso.

<< Niylah? >>  tutti si voltarono verso la bionda, che interrogativa fissava l’amica.

 << Chi è Niylah? >>

Anya, Raven e Lexa la guardarono sorprese.

<< Niylah…bionda, alta…una super modella… >> disse Anya, guadagnandosi una gomitata da parte di Raven.

Roan fissava la bionda, notò la sua espressione totalmente persa e lo sforzo che stava facendo per ricordare.

<< Tu e Niylah vi siete frequentate per un periodo Clarke, non ti ricordi? Non era nulla di ufficiale ma uscivate spesso insieme >> le spiegò Raven, notando l’espressione della bionda.

<< Non ti ricordi? >> le chiese Lexa.

Clarke guardò la bruna, no…non ricordava, l’unica cosa che ricordava era quel viso che stava guardando ora.

Era la sua vita, ma non si ricordava. Non si ricordava neanche…

Quel pensiero venne interrotto dalla voce di Roan che disse:

<< Andiamo in spiaggia che dite? >>

 

 

Il rumore delle onde riecheggiava, come una dolce ninna nanna, alle porte del tramonto. Il canto stridulo dei gabbiani, la luce rossa e calda del sole che stava per addormentarsi. Quelle mille sfumature di arancione, rosa e blu, che dipingevano il cielo.

Era da tanto tempo che non assisteva ad un simile spettacolo. Gli altri erano impegnati a bere e a correre verso l’acqua, ora calma, dell’oceano.

Gli ultimi raggi stanchi del sole, formavano tantissimi cristalli sull’acqua. La bionda dovette socchiudere gli occhi, perché la luce, creatasi da quell’effetto, era fortissima.

<< Papà papà! Guarda, sono come Ariel! >> urlò entusiasta una bambina in riva.

<< Sofi andiamo! Si farà tardi >>  il padre la prese in braccio e insieme, felici, si avvicinarono all’ombrellone dove la madre li stava aspettando.

Le loro risate giungevano come una melodia dolce, che accompagnava quello splendido tramonto.

Clarke si sorprese a fissarli. Quel quadro le sembrava familiare, molto familiare. Chiuse gli occhi cercando di ricordare la sensazione di quelle braccia forti che la stringevano, di quella voce calda e rassicurante che le parlava, di quegli occhi cosi simili ai suoi che la guardarono con amore.

Ma nulla comparve. Non riusciva, proprio non ci riusciva, a ricordare quel volto.

Quella piccola e graziosa famiglia si accorse del suo sguardo. Comparve un misto di riconoscimento e sorpresa nei volti dei due adulti. Il padre s’inchinò verso la proprio bambina sussurrandogli qualcosa all’orecchio. La bambina subito dopo si voltò verso di lei e la salutò con la manina. I due genitori, invece, chinarono il capo, con rispetto.

Clarke sollevò la sua mano, un arto che ormai non era più suo, e ricambiò il saluto della bambina.

<< Clarke andiamo, dobbiamo prepararci per la serata >> la chiamò Anya, appena uscirono tutti dall’acqua.

Clarke diede un’ultima occhiata a quella famigliola felice, poi si voltò, camminando verso l’amica.

 

<< Andiamo fratellone? >> Costia diede un colpetto alla spalla di Roan, che immobile sulla spiaggia, fissava la bionda.

 

 

Lexa notò che, in Clarke, qualcosa non andava. Per tutta la giornata aveva sì e no scambiato solamente qualche parola con gli altri. Anya le aveva detto che visto quello che era successo in volo, la bionda aveva solo bisogno di tempo. Doveva essere stata molto dura, rivivere quei momenti spaventosi. Le consigliò di darle un po’ di spazio e di non assillarla troppo.

Anche quando si erano salutate per andare a prepararsi ognuno nella propria suite, Clarke le era sembrata distratta, pensierosa.

L’acqua calda le accarezzava il corpo, si passò una mano sui capelli bagnati e posò la fronte sul vetro della doccia. Sospirò. Il suo compleanno non stava andando come sperava. Uscì dalla doccia e andò verso l’armadio, stasera sarebbero andati in un locale sulla spiaggia a bere e a ballare, per grande richiesta di Octavia e Anya. Scelse il suo outfit per la serata e iniziò a prepararsi.

 

 

Anya, Raven, Echo erano pronte.

<< Clarky hai bisogno di una mano? >> chiese Anya entrando nella stanza senza bussare.

<< Wow hot >> disse appena vide la bionda. Clarke aveva dei pantaloni di pelle nera e una canottiera bianca e una giacca di pelle nera. I suoi capelli erano più boccolosi del solito, lasciati cadere sciolti sulle spalle. La matita e il trucco in generale, la rendevano ancora più sexy.

<< Alla mia sorellina verrà un infarto vedendoti vestita così >> le disse Anya sorridendo.

Clarke uscì dalla stanza.

<< Cavolo Griffin, sei una bomba! >> esclamò Raven, facendole l’occhiolino.

<< Niente male >> disse Echo, facendo alzare subito gli occhi al cielo a Anya.

<< Stanotte ci divertiremo un mondo!! Adesso scendiamo, la festeggiata attende >> disse facendo l’occhiolino all’amica.

<< Ti prego Anya, cerca di contenerti >> disse Raven, sospirando.

<< Non ci penso proprio! E poi, so che ti piaccio così >> le disse mandandole un bacio.

<< Potrei vomitare >> commentò Echo, toccandosi la fronte.

Clarke sorrise e si avviarono verso la reception, d’improvviso però esclamò:

<< Cavolo! Ho dimenticato… >> sussurrò, toccandosi le tasche.

<< Tutto bene Clarke? >>

<< Ho dimenticato una cosa in camera, torno subito >> disse, voltandosi verso l’ascensore.

<< Fai presto Griffin! >> disse Raven.

 

 

 

Lexa e gli altri stavano aspettando alla reception. Mancavano solamente alcuni di loro, tra cui Roan e Costia.

<< Clarke? >> chiese la bruna, vedendo le ragazze arrivare tranne la bionda.

<< Ha dimenticato una cosa in camera, arriva subito >> disse Anya guardando sua sorella dalla testa ai piedi.

<< Che c’è? >> chiese la bruna, notando lo sguardo della sorella.

Lexa indossava un tubino di colore rosso, la sua schiena era nuda e sul davanti un leggero scollo. Le labbra rosse come il vestito.

<< Vorresti impressionare qualcuno vestita cosi? >> disse Anya contrariata.

<< Lasciala perdere Lexa, stai benissimo >> disse Raven, sorridendole.

<< Grazie >>

<< Allora pronti a festeggiare?? >> urlò Jasper.

 

 

 

Clarke stava rovistando all’interno della sua valigia, appena trovò quello che stava cercando, sorrise.

<< Eccoti >> aprì la scatola e mise il contenuto in tasca.

Aprì la porta pronta a tornare dagli altri quando davanti a lei comparve Costia, con il pugno alzato pronta a bussare.

<< Oh Costia >> Clarke rimase sorpresa di ritrovarsi la ragazza di fronte.

<< Ahmm….Roan non è qui, credo sia già sceso >> le disse gentilmente.

<< Non sono venuta qui per mio fratello, in realtà…. cercavo te >> disse incerta, i suoi occhi guardavano spesso per terra.

<< Oh…ok, cosa posso fare per te? >> chiese curiosa la bionda, notando l’agitazione dell’altra.

Costia giocava nervosamente con le mani, i suoi occhi guardavano ovunque tranne quelli blu della bionda.

<< Io…ecco… >> tentò, incerta.

<< Costia cosa c’è? >> disse Clarke, il suo tono tranquillo fece sollevare lo sguardo dell’altra.

<< So che non dovrei e sto sicuramente commettendo un grossissimo errore, ma…. >> incominciò, poi prese un bel respiro e il suo sguardo si fece deciso e sicuro:

<< So che Lexa ti ama, l’ho capito da quando vi ho viste la notte del ballo quando eravate sul tetto insieme. So che non posso competere perché beh…tu sei Clarke Griffin, la nostra Principessa e io…beh >> disse indicandosi con le mani.

<< Eh sai, io ti ammiro molto. Tu hai salvato la vita di mio fratello quel giorno e…beh anche tutti noi. Io…Io ti rispetto davvero Clarke e so perché Lexa si è innamorata di te. Capisco, dico davvero….ma, ecco… >> Clarke la stava guardando, senza dire nulla.

<< Conosco Lexa, la conosco davvero…so che prende il caffè amaro la mattina, dorme sempre con una finestra aperta, fa il doppio nodo quando si allaccia le scarpe….ama i suoi amici e sua sorella più di se stessa, anche se non l’ammetterebbe mai. So che non passa da Macrotstreet perché non vuole vedere il tuo murales, so che quel giorno, davanti alla gelateria aspettava te… >> Clarke la guardava sorpresa.

<< Io c’ero…quando è crollata, quando il suo cuore è andato in pezzi, io ero li. Ho assistito ad ogni rissa, ogni pazzia, ad ogni pianto…io ero li, con lei! Perché la amo….la amo davvero e non voglio perderla >> disse con le lacrime agli occhi.

<< Io c’ero e tu no…e lo so, che sono un mostro a dirti questo, ma tu e mio fratello, voi due…voi due continuerete ad andare sempre più in alto, lasciando noi qui, da soli a terra. Hai lasciato Lexa una volta e questo l’ha distrutta…non voglio che accada ancora >> sospirò profondamente, mentre le lacrime le solcavano il viso.

<< Quindi ti prego….ti prego Clarke! Non portarmela via! >> disse singhiozzando.

Clarke rimase immobile, fissando quella giovane ragazza farle la sua supplica.

 Dopo aver detto quelle parole, Costia scappò via, non permettendo alla bionda di replicare in alcun modo. Non c’era nulla che potesse dire, comunque. La seguì con lo sguardo, gli occhi blu divennero seri e tristi.

Roan vide sua sorella correre verso l’ascensore e sospirò.

 

 

Il locale che avevano scelto era pieno di persone, una grossa calca che si dimenava a ritmo di musica sfrenata.

Quando Clarke li raggiunse, Lexa notò subito che la sua aria pensierosa era rimasta, ma in aggiunta, vide i suoi occhi blu velati da una profonda tristezza. La cosa la faceva preoccupare ancora di più e pensò, che forse quell’ambiente frenetico e rumoroso, peggiorasse solo la situazione.

Alla domanda se fosse tutto ok, ovviamente la risposta era stata affermativa, bugia celata malamente da un forzato sorriso.

La serata procedeva con entusiasmo, tutti le fecero gli auguri, cantandole quella canzoncina di buon compleanno che odiava fin da piccola. Le cameriere del locale arrivarono con una torta enorme, spense le candeline, tra gli applausi dei suoi amici e le urla entusiaste di sua sorella. Vide gli occhi caldi e dolci di Clarke posarsi su di lei, con quel sorriso che amava.

E in quella atmosfera di festa, pregò davvero, come non aveva mai fatto prima, che il suo desiderio si avverasse.

“ Resta. Resta per sempre con me”.

 

 

Nel mentre gli altri si divertivano in pista, Anya si avvicinò alla latina, che indossava nuovamente il tutore alla gamba.

<< Ti va di ballare? >> chiese porgendole la mano.

<< Scommetto che Roan ne sarebbe più felice…e poi, con questo coso addosso, risulterei solo impacciata e basta >> disse indicando la gamba.

Anya si sedette vicino a lei, avvicinando il viso al suo.

<< Non me ne frega nulla di Roan…e poi, non potresti sembrare impacciata neanche se ti impegnassi >> disse sorridendole.

Raven la guardò negli occhi.

<< Non ti arrenderai mai, vero? >> chiese seria.

Anya divenne serissima.

<< Mai e poi mai! >> rispose decisa.

<< So che non è possibile tornare indietro e credimi, non vorrei altro, ma non è possibile…quindi passerò il resto della mia vita a provarci Raven, proverò ad avere il tuo perdono e a riconquistare il tuo cuore >> era da tanto tempo che la latina non vedeva quell’espressione così decisa, nel volto dell’altra.

<< Ti ci vorrà tanto, tanto tempo, lo sai questo, vero? >>

Anya alzò le spalle:

<< Magari sarà meno di quanto pensi >> la stuzzicò, facendole l’occhiolino.

 

 

Clarke attendeva da bare al bancone, Lexa e Octavia stavano ballando assieme a Murphy ed Emori, quando la bruna notò un ragazzo alto e ben piazzato, visibilmente ubriaco, che afferrava il braccio di Costia, trascinandola prepotentemente verso di se. Costia cercò di divincolarsi dalla sua stretta senza successo.

<< Ehi!! Lasciala! >> urlò subito Lexa, andando velocemente verso i due. Octavia e Murphy si voltarono, capendo subito quello che stava accadendo.

Lexa afferrò il braccio dell’uomo, il quale urlò dal dolore. La bruna si mise subito tra i due, proteggendo Costia, che si teneva il braccio indolenzito.

<< Che cazzo vuoi? Ci stavamo divertendo…vero dolcezza? >> disse con la bocca impastata dall’alcool, provando a riavvicinarsi.

<< Non è interessata hai capito? Togliti dai piedi, prima che ti prenda a calci nel sedere! >> minacciò Lexa, stringendo forte i pugni. Notando l’alterazione della bruna, Costia le mise subito una mano sulla spalla cercando di calmarla.

Octavia e Murphy si precipitarono al suo fianco.

<< Dai Woods…lascia perdere >> le sussurrò Murphy.

Lexa si stava piano piano calmando quando l’uomo ritentò di avvicinarsi a Costia dicendo:

<< Andiamo dolcezza, ti piacerà sicuramente farti scopare da uno com… >> Lexa non gli fece finire la frase, con forza gli tirò un pugno dritto in faccia. Facendolo finire a terra.

<< Lexa!! >> urlò Costia.

<< Cavolo…ci risiamo >> mormorò Murphy, cercando di aiutare Octavia a fermare la bruna, che nel frattempo stava martoriando di colpi l’uomo a terra.

 

Anya e Raven stavano parlando sul divanetto del locale, vicinissime. Ma quando sentirono il vociare sempre più forte, si voltarono verso la pista da ballo e videro quello che stava succedendo.

<< Cazzo! >> imprecò Anya andando di corsa verso la sorella.

Lexa sembrava aver perso totalmente il controllo. Nel mentre che colpiva quell’uomo urlava:

<< Come osi metterle le mani addosso? Non ti azzardare a toccare la mia fidanzata!! >> Anya la prese per le spalle, cercando di calmarla.

<< Lexa basta!! Così l’ammazzi e che cavolo! >> la strattonò. Gli amici dell’uomo cercarono di sollevarlo, il suo viso era una maschera di sangue.

<< Lexa! >> urlò Costia, prendendole il viso tra le mani.

<< Basta! Sto bene ok? Adesso basta, sto bene! >> disse, accarezzandole il viso cercando di calmarla.

<< Stai bene? >> chiese preoccupata la bruna.

<< Si, sto bene >> le sorrise l’altra.

In quel momento gli occhi della bruna si sollevarono, guardando verso l’uomo circondato dai suoi compagni, quando i suoi occhi incrociarono quelli blu di Clarke. La bionda aveva assistito a tutta la scena. Anya vedendo l’espressione di Lexa, seguì il suo sguardo. Vide la sua amica lì, immobile.

Clarke si girò, andando verso l’uscita. Anya tentò, subito, di seguirla ma davanti a lei comparve subito Roan.

<< Lascia, ci penso io. Tu risolvi questa situazione. >> disse indicando la sorella.

<< Ma… >>

<< Anya, ci penso io >> le ripeté, con un sorriso rassicurante. Lei annuì, tornando verso la sorella.

 

 

 

Appena Clarke uscì dal locale, si scontrò con delle persone fuori. Il suo cuore batteva troppo velocemente, iniziava a sudare e il respiro stava diventando sempre più affannoso. Calmati, calmati, calmati. Si ripeteva, cercando di assopire il moto di rabbia che sentiva. Conosceva questa sensazione…ira. Non per le parole che aveva pronunciato Lexa, né per la complicità e l’intimità che traspariva tra le due.

Non la conosceva. Non conosceva questa Lexa. Quella non era la persona che ricordava, quella dolce e timida ragazza con gli occhiali. Era colpa sua, pensò mentre assisteva a quella scena. L’immagine di una Lexa più giovane le tornò in mente, impacciata e imbarazzata che non aveva il coraggio di incrociare il suo sguardo.

Corse verso la spiaggia, ansimante. Cercando di calmarsi. Ricordava quella sensazione.

 

<< Non trattenerti! Libera il tuo potere! LIBERALO!! >>

 

Cadde in ginocchio chiudendo gli occhi. No, non sarebbe più successo! Non poteva perdere il controllo, non voleva!

Sentì il rumore dei passi sulla sabbia e quando aprì gli occhi, si ritrovò Roan in ginocchio di fronte a lei.

<< Respira Clarke, prendi dei respiri profondi >> le disse con calma.

<< Stai lontano da me! >> disse, la bionda spaventata, che potesse fare del male a tutti.

<< Respira! >> ripeté lui.

La bionda fece come indicato. Prese uno, due , tre respiri profondi.

<< Brava! Così, lunghi respiri profondi. Concentrati su di me e sulla mia voce >>

Il battito incominciò a rallentare e il respiro a farsi sempre più lento e regolare. I pugni stretti sulle cosce, iniziarono ad allentarsi.

<< Ci sei, così….così >> disse Roan, fissandola negli occhi.

Blu nel blu.

 

 

 

<< Si può sapere che cazzo ti è preso Lexa? >> le intimò Anya arrabbiata.

<< Non lo so, io… ho visto quel tipo che le afferrava il braccio e… dov’è Clarke? >> chiese agitata, passandosi una mano fra i capelli.

<< Stai scherzando vero?? Dov’è Clarke…adesso ti importa di Clarke?! >> sbraitò, sempre più arrabbiata.

<< Devo parlarle >> disse Lexa, cercando di superare Anya. Quest’ultima la fermò.

<< Eh no sorellina! Non vai da nessuna parte, specialmente da Clarke! Io l’avevo detto che era una pessima idea! Non l’avevo detto? >> chiese rivolta alla latina, che le toccò un braccio cercando di calmarla.

<< Lexa, per Clarke è ancora difficile….tutto questo…sta cercando ancora di abituarsi, dalle solo un po’ di spazio per adesso ok? >> le disse, avvicinandosi.

<< Ho fatto un casino >> sussurrò la bruna, colpevolizzandosi.

<< Ci puoi giurare! Sapevo che non dovevo affidarla a te! >> disse Anya puntandole il dito contro.

 

 

Clarke e Roan erano seduti uno affianco all’altro, sulla spiaggia. Tutte e due fissavano l’oceano nero nella notte. Una leggera brezza accompagnava il loro silenzio.

<< So perché sei qui >> disse la bionda, rompendo quell’atmosfera di calma e pace, sempre guardando l’oceano di fronte a se.

<< Si lo so >>

<< Ti ha ordinato lei di tenermi d’occhio >> continuò la bionda.

<< Sai rispetto Luna come mio superiore, è un buon Capo, ma non è per questo che sono qui >> rispose Roan, tenendo anche lui gli occhi sull’acqua.

<< Sono qui perché volevo che ti divertissi, che passassi un fine settimana tranquillo…dopo quello che è successo lassù l’ultima volta, volevo solo che ti rilassassi >> sospirò, toccandosi il collo.

<< E anche perché non riesco a dire di no a quella donna >> scherzò, riferendosi ad Anya. Clarke sorrise, lasciando andare un sospiro, lasciò cadere la testa fra le ginocchia.

<< Ora va meglio? Non....esploderai in questo momento vero? >> continuò a scherzare, provocando una lieve risata nella bionda.

<< Sto bene, tranquillo >> rispose, riprendendo a fissare le onde.

<< Bene >>

Rimasero un po’ in silenzio. Poi Roan disse:

<< Mi dispiace per mia sorella >> a quelle parole, Clarke si voltò verso di lui, non capendo.

<< Ho sentito quello che ti ha detto prima, sulla porta della suite >> spiegò.

La bionda non disse nulla.

<< Sai mio padre era un vero coglione. Giocava d’azzardo e picchiava me e mia madre. Azgeda è molto diverso da qui, lì o impari a sopravvivere o vieni schiacciato. Ero sempre arrabbiato e mi sentivo costantemente in colpa, non potevo difendere ne mia madre, ne Costia quando arrivò. Come potevo, se non sapevo difendere neanche me stesso? >> domandò, voltandosi verso la bionda.

Clarke rimase in silenzio, lasciandolo continuare.

<< Ma un giorno…un giorno alzai gli occhi al cielo e lo vidi >> disse, ricordando quel giorno.

<< Tuo padre >>

Clarke lo guardò negli occhi.

<< Volava alto sopra di me. Tutti sapevano chi fosse, il nemico…dovevo provare rabbia e ribrezzo verso di lui. Ma quando lo guardai volare alto nel cielo, così potente e libero…mi sentii al sicuro. Non so perché, forse erano le sue linee così chiare ed eleganti. Mi sentii al sicuro, come mai mi ero sentito nella mia stessa casa. >> disse, stringendo i pugni.

<< Capii allora che sarei voluto essere come lui, volevo che gli altri guardandomi, si sentissero al sicuro, come me in quel preciso momento >>

Clarke si voltò a guardare le onde.

<< Così iniziai ad allenarmi per le nano macchine. Diventai grande e forte e buttai, a calci nel sedere, mio padre fuori di casa. Dopo i 17 anni, entrai in Accademia e ogni sforzo che facevo era per diventare quella persona. Quando mi comunicarono il trasferimento, per mia madre e Costia non fu facile, le costrinsi ad abbandonare la loro vita, per seguirmi. Ma io ero felice, in realtà…non vedevo l’ora di conoscerti >> confessò, guardandola.

<< Ero curioso di conoscere la figlia di quell’uomo. Volevo diventare tuo amico…ma quando ci presentarono, nei tuoi occhi vidi solo disinteresse e…disprezzo. Azgeda aveva ucciso tuo padre, il Mio popolo. Allora credevo che tutte le voci che giravano su di te fossero false, credevo fossi una persona che viveva così solamente grazie al nome del padre famoso…mi sbagliavo >> confessò, ricordandosi quei momenti.

<< Gustus era severo con tutti, ma con te…non ho mai visto nessuno prendere più colpi di quanto ne abbia presi tu, nemmeno ad Azgeda. Rimasi spiazzato quando ti vidi volare per la prima volta…è stato come ritornare a quel giorno…è stato come rivedere lui >>

<< I tuoi occhi, quando mi hai salvato… >> disse, ricordando quel giorno.

Clarke si voltò, vide il rammarico nel suo sguardo.

<< Ho capito che mi consideravi tuo Fratello…e per la seconda volta, nella mia vita, mi sono sentito al sicuro. Ma io…io non ti ho aiutata…ti ho lasciata sola, lassù… >> disse con rabbia.

Clarke continuava ad osservarlo, poi disse:

<< Mi piace tua sorella >>

Roan rise, stupito da quelle parole.

<< Ma davvero? >>

<< È forte e coraggiosa e possiede un cuore puro. Non sarebbe cresciuta in questa maniera senza di te >> la bionda ritornò a guardare di fronte a sé.

Gli occhi di Roan si posarono su quella figura, per lui misteriosa e rassicurante al tempo stesso. Così potente, pensò e, al contempo, così fragile.

<< Non mi ricordo >> confessò la bionda, improvvisamente.

Roan la guardò sorpreso.

<< Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordarmi il suo viso >> Roan spalancò gli occhi, capendo di chi stesse parlando.

<< Guardo le sue foto a casa di mia madre, le guardo ma…non riesco a ricordarmi. Io non mi ricordo di Niylah o dei miei vecchi compagni, del prima in generale. È tutto sfocato e impreciso, mi ricordo chiaramente solo di… >>

<< Alexandra >> finì Roan per lei.

Clarke si voltò verso di lui.

<< Stupido vero? Non mi ricordo di mio padre ma…da quando sono tornata non faccio che pensare a quanto sarebbe deluso da me >>

<< Perché deluso? >> chiese Roan.

<< Ogni mattina mi alzo e guardo nello specchio questa nuova me…non sono io, sono come un guscio vuoto, mi ripeto e ripeto chi sono…ma quando mi guardo…vedo solo una loro creazione >> confessò, triste.

Roan stava per smentirla, ma la bionda continuò.

<< Non dovevo tornare >>

Roan continuava a fissarla.

<< Lui non sarebbe stato così egoista >> finì, guardando le onde.

<< Ti sbagli >> disse ad un tratto Roan.

Clarke si voltò.

<< Lui sarebbe fiero di te >> le disse con decisione.

Ma per Clarke quelle parole non erano sufficienti. Sorrise, un sorriso triste e malinconico.

<< Tu hai fatto sentire al sicuro tutti noi, Clarke…come ha fatto lui con me tanto tempo fa, tu hai fatto sentire al sicuro padri, madri, figli e figlie >> le disse, sinceramente.

<< È per questo che sono venuto qui oggi >> le confessò.

<< Aiutami a far sentire nuovamente tutti al sicuro. Aiutami a proteggerli tutti! Vinciamo questa guerra….insieme! >> le disse con foga.

Clarke la vide, quella stessa fiamma che ardeva in lei, in Gustus e…in suo padre.

 

Clarke…Clarke…

 

Quella voce.

All’improvviso si alzò, si tolse la giacca di pelle, facendola cadere sulla sabbia. Roan la guardò sorpreso.

<< Che fai? >> chiese sbigottito.

Incominciò a camminare, con calma, verso la riva.

<< Clarke! >> la chiamò Roan, ora anche lui in piedi.

I suoi piedi toccarono l’acqua, con una mano si tolse la canottiera bianca, rimanendo in reggiseno nero. Entrò in acqua, camminando lentamente verso il largo. Quando l’acqua le arrivò sui fianchi si fermò. La luce della luna le illuminò il viso.

Roan stava andando verso di lei, spaventato, quando si fermò. Gli occhi spalancati per lo spettacolo a cui stava assistendo.

La schiena di Clarke, macchiata da quelle cicatrici di metallo si illuminarono alla luce della luna, sembravano placche di oro lucente, che risplendevano nell’oscurità.

Clarke sollevò il volto verso le stelle, che brillavano nel cielo buio. Chiuse gli occhi.

Clarke

Il suo viso. Sorridente e felice. Le sue braccia che la prendevano e la portavano in alto, su, su, nel cielo pieno di stelle.

Una lacrima le scese sul viso.

<< Papà >> sussurrò.

<< Deve proprio fare queste uscite eclatanti…non può farne a meno >> sussurrò tra se Roan, aveva appena assistito allo spettacolo più triste e, al contempo, più affascinante che avesse mai visto.

Rise, grattandosi la testa bionda e si voltò, lasciandole un po’ di privacy.

 

 

Lexa si stava lavando via il sangue di quell’ubriacone dalle mani. Sollevò il suo viso, fissando la sua immagine nello specchio del bagno di quel locale. Cosa stai facendo? Si chiese. Odiava quell’immagine riflessa, odiava la persona che era diventata, la persona che Clarke, inconsciamente, l’aveva fatta diventare. Si sentiva più in colpa adesso, dando la colpa di tutto questo alla bionda. Ma Lexa non poteva farci nulla.

Era arrabbiata, costantemente arrabbiata.

<< Tutto ok? >> le chiese Costia, dietro di lei.

Lexa abbassò lo sguardo, ritornando a lavarsi le mani.

<< Si… >>

Una mano di Costia prese le sue e con l’atra chiuse il rubinetto. Il suo viso era vicinissimo al suo.

<< Fammi vedere >> disse, semplicemente, controllandole le nocche spaccate.

Erano una di fronte all’altra, Lexa sollevò lo sguardo e iniziò a fissarla, nel mentre che, con attenzione, le controllava le mani.

<< Mi dispiace >> sussurrò.

<< Lo so >> rispose, rigirando le mani.

<< Ti ho fatta soffrire…ma io >> la sua voce s’incrinò, le lacrime che volevano uscire prepotentemente.

Costia sollevò lo sguardo, guardandola negli occhi verdi.

<< Lo so…so che ami Clarke, lo so da quel giorno alla gelateria, anche da prima in realtà, ma quel giorno ne ho avuto conferma >> le confessò.

Lexa spalancò gli occhi.

<< Sapevo a cosa andavo incontro, sapevo che il tuo cuore non poteva essere totalmente mio ma, non mi importava. Mi bastava anche solo una piccola parte >> disse, guardandola dolcemente.

Lexa a quelle parole, pianse. Non meritava queste parole, non meritava Costia.

Sentì le mani calde e delicate di Costia accarezzarle il viso e spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

<< Non possiamo scegliere chi amare Lexa, succede e basta. Anche se questo ci fa soffrire. >> le disse, cercando di consolarla.

Lexa continuava a piangere.

<< Io ti amo Lexa, anche se so che non ho speranze…che soffrirò…io continuo ad amarti. Come tu hai continuato ad amare Clarke. Non sentirti in colpa per questo. >> le disse, accarezzandole il viso.

Lexa la guardò negli occhi.

<< Anche io ti amo, davvero…però >>

<< Ami più Clarke >> finì Costia al posto suo.

<< Io non riesco neanche a spiegarlo a me stessa, ma stare senza di lei…è come non poter respirare >> confessò, piangendo. Era doloroso, amare Clarke era terribilmente doloroso. Ripensò allo sguardo della bionda quando l’aveva vista pestare quell’uomo. Sapeva di averla ferita, si odiava per questo, come si odiava per quello che aveva fatto a Costia.

<< Lo so… >> le rispose Costia, ferita.

<< Mi dispiace Costia, mi dispiace così tanto >> continuò piangendo.

Costia l’abbracciò, consolandola.

<< Io ci sarò sempre per te Lexa, sei il mio primo amore >> le sussurrò, dandole un lieve bacio sulla guancia, per poi uscire dal bagno.

Lexa si accasciò a terra, singhiozzando. Fu così che la trovò Anya, dopo tanto tempo rivide la vecchia Lexa.

Anya si sedette affianco a lei e l’abbracciò.

<< Schhh va tutto bene >> le disse, come quando erano piccole.

<< Andrà tutto bene, ci sono io qui >> continuò.

<< Ho ferito Clarke >> sussurrò la bruna, ancora cullata tra le braccia di sua sorella.

<< Clarke era già ferita Lexa…vedrai che le cose si sistemeranno, lei è forte >> le disse, guardandola negli occhi, le sorrise.

<< E ti ama >>

 

Dopo che uscì dal bagno andò subito verso la spiaggia, Raven le aveva detto che Clarke era andata in quella direzione, così si mise a cercarla, freneticamente.

Continuava a chiamarla, quando vide il Generale, camminare verso di lei.

<< Hai visto Clarke? >> chiese subito.

Roan sollevò lo sguardo e alzò gli occhi appena la vide.

<< La nostra bionda aveva voglia di un bagno a mezzanotte, così…. >> disse indicando dietro di lui.

Lexa iniziò subito ad andare in quella direzione quando la voce di Roan la fermò:

<< Soffrirai e basta >>

Lexa si voltò, guardandolo.

<< Lei non va bene per te >> le disse, serio.

<< E chi altrimenti? Tu? >> chiese subito la bruna.

Roan a quelle parole rise, poi la sua espressione ritornò seria.

<< Lei appartiene solo al cielo >>

Lexa continuò a fissarlo, arrabbiata.

<< Prima te ne renderai conto…e meglio sarà per te >> disse il Generale, riprendendo a camminare verso il locale.

Lexa si voltò e iniziò a correre verso la spiaggia.

 

 

 

Ormai si era fatto davvero tardi, tutti rientrarono nelle loro stanze, complice la turbolente fine della serata. Quando Anya aprì la porta della suite, si ritrovò Raven, con addosso degli semplici shorts e una felpa, che sorseggiava un bicchiere di vino.

<< Oh…ciao >> disse, stupita di trovarla ancora sveglia.

La latina la guardò, alzando il calice in segno di saluto.

<< Te ne offrirei un bicchiere ma… >> disse ironica.

<< Ah ah divertente >> disse, lasciandosi cadere, stanca, sul divano.

Sospirò. Quella serata era stata un disastro.

<< Lexa? >> chiese Raven, guardandola.

<< È corsa a cercare Clarke. Oggi è stato terribile >> disse ricordando la rissa e il viso della sua amica.

<< Clarke è forte e quelle due si amano troppo per permettere a queste cose di rovinare il loro rapporto >> disse Raven, cercando di rassicurare l’altra.

<< Ma sei sicura che lo sia? >> chiese Anya, guardandola.

<< Forte intendo. Le persone a volte si nascondono dietro delle maschere, facendo finta che sia tutto ok, ma in realtà stanno solo affondando >> disse, fissando la latina.

<< Ti riferisci a me, per caso? >> chiese, assottigliando lo sguardo.

<< Non dev’essere stato facile per te. Sai, alle riunioni ci hanno consigliato di scrivere un diario, con tutte le scelte sbagliate che abbiamo preso e di tutte le volte che abbiamo ferito qualcuno. Nella maggior parte delle mie pagine, c’è il tuo nome. Per colpa mia, dovrai portare sempre quella cosa e…proverai sempre quel terribile dolore >> confessò.

<< Any… >> sussurrò la latina.

<< Lo so…non voglio tornare sull’argomento. So che ti ho ferita e ho continuato a farlo, anche con la storia di Roan…volevo solo dirti che non devi sempre portare la tua maschera, se vuoi toglierla qualche volta, io sarò qui >> le disse, prendendole la mano.

Raven la guardò, eccola, pensò…la sua Anya.

Strinse la sua mano.

<< Rendi sempre così difficile…odiarti >> disse, sorridendole.

Anya ricambiò il sorriso. Poi, notando la stanchezza della latina, le prese il bicchiere dalla mano, lo appoggiò sul tavolino di fronte a loro e con delicatezza, prese la latina in braccio.

Raven rimase un attimo sorpresa.

<< Ti accompagno a letto, hai affaticato molto la gamba oggi, sei stata seduta tutta la sera al locale… >> spiegò.

<< Ti accompagno solo nella tua stanza, poi me ne torno nella mia >> la rassicurò, non voleva che Raven fraintendesse le sue intenzioni. La latina annuì e nel mentre che veniva portata nella sua camera, strinse forte le sue mani attorno al collo dell’altra.

 

 

 

Dopo aver chiamato e richiamato la bionda, Lexa notò una sagoma nell’acqua.

<< Clarke? >> urlò, andando verso la riva.

Gli occhi di Clarke erano fissi su quel mare di stelle, mentre il suo corpo dondolava lento, in una ninna nanna silenziosa. Galleggiare sull’acqua era come rimanere sospesa in volo, se si chiudono gli occhi si sente solamente il battito del proprio cuore.

Sentì il suo nome, qualcuno la stava chiamando. Si rimise in piedi e si voltò. Lexa.

Stava urlando il suo nome, preoccupata.

<< Lexa >> sussurrò.

Nel mentre che le andava incontro, i raggi della luna illuminarono ancora il suo corpo, riproducendo quell’effetto dorato di poco prima.

<< Stai bene? Perché eri in… >> non finì la frase, vedendo il suo corpo.

<< …acqua >> terminò la frase, quando ormai la bionda era di fronte a lei.

Clarke aveva solamente i pantaloni di pelle, ormai fradici e un reggiseno nero. I suoi capelli erano incollati al suo viso, bagnati dall’oceano. Erano una di fronte all’altra.

<< Avevo voglia di un bagno >> disse semplicemente la bionda.

Lexa sapeva il perché Clarke non si era tuffata in piscina o aveva indossato solo il costume, il suo corpo martoriato avrebbe attirato troppi sguardi, più di quelli che già normalmente attirava.

<< Io… >> iniziò Lexa, ma non continuò. Aveva gli occhi di Clarke fissi su di lei, come sempre, sembravano leggerle dentro. Abbassò lo sguardo, non riuscendo a mantenere quel contatto, come dieci anni fa.

<< Mi dispiace >> disse, guardandosi i piedi scalzi.

<< Non dovremmo scusarci per i nostri sentimenti, Lexa >> le disse la bionda, capendo a cosa si riferiva la bruna.

Lexa alzò la testa e guardò la bionda negli occhi.

<< Non volevo dire quelle parole prima…non so cosa mi sia preso, ero arrabbiata e…ho perso il controllo >> spiegò, avvicinandosi.

<< Non mentire Lexa >> le disse la bionda, bloccandola.

Lexa spalancò gli occhi, spaventata da quello che avrebbe detto la bionda.

Clarke sospirò.

<< In fin dei conti, non sei cambiata così tanto >> le disse, avvicinandosi e accarezzandole il viso. Lexa rimase immobile.

<< La Lexa che conosco non riuscirebbe a cancellare i suoi sentimenti da un giorno all’altro >> le disse, guardandola negli occhi.

<< Hai passato moltissimo tempo con Costia, so che questo non potrà mai svanire… >> disse, abbassando la mano.

<< È vero, provo ancora qualcosa per Costia, amore… >> confessò Lexa, poi fece un passo avanti:

<< Ma quell’amore è completamente diverso da quello che provo per te Clarke >> disse decisa.

La bionda sorrise, lievemente.

<< Lo so… >>

Clarke la guardò negli occhi e in quel momento si ricordò di queste parole:

<< Non perdere mai la tua luce Clarke >>

<< Sei tu >> sussurrò.

Lexa non capiva.

<< Sei sempre stata tu >> disse più chiaramente.

<< La stella più bella e brillante che io abbia mai visto >> e con queste parole, colmò la distanza che le divideva, baciando la bruna con passione.

Le braccia di Clarke strinsero forte il corpo di Lexa, che subito ricambiò il bacio con passione. Clarke le calò le spalline dell’abito sulle braccia, ricoprendo il collo della bruna con caldi baci. Lexa strinse i capelli bagnati della bionda, spingendola più a sé. Clarke aiutò Lexa a togliersi il vestito e insieme caddero sulla sabbia. Clarke continuò a baciare la bruna come se la sua vita dipendesse da questo.

<< Ho un regalo per te >> disse all’improvviso.

<< Lascia perdere…sei tu il mio regalo >> le rispose la bruna, invertendo la posizione, ritrovandosi sopra la bionda.

<< Soffrirai >> sussurrò la bionda, d’un tratto seria e triste. Lexa ripensò alle parole identiche, pronunciate da Roan, poco prima.

Fissò quei bellissimi occhi blu e poi disse:

<< Non m’importa…soffrirò di più se sto lontana da te >> disse sinceramente.

A quelle parole, Clarke la baciò con passione.

In quella notte si amarono, come non avevano mai fatto prima. Con foga, desiderio e rabbia.

 

Era quasi l’alba, Lexa si svegliò all’improvviso, vedendo Clarke metterle qualcosa al dito. Sollevò la mano e vide un anello d’oro, con delle striature bianche e blu.

<< È come queste >> disse Clarke, dandole la schiena. Lexa notò, la somiglianza con le cicatrici metalliche della schiena della bionda.

<< So che è un po’ macabro…ma ecco, guarda >> disse la bionda avvicinandosi al viso della bruna, l’anello si illuminò leggermente.

Lexa spalancò gli occhi, sorpresa.

<< Fa così quando sono vicina >> spiegò la bionda.

Lexa la guardò negli occhi.

<< Cosi qualunque cosa succeda, saprai che sarò sempre vicina, non me ne andrò più…farò di tutto, per far brillare questo anello, per sempre >> disse, sorridendole.

Lexa l’abbracciò, facendola cadere all’indietro.

<< Grazie >> le disse, baciandola con passione.

<< Clarke >>

<< Si? >>

<< Io ti amo, amo la Clarke di dieci anni fa….come amo questa Clarke, più cupa e triste >> le confessò, sospettando i dubbi della bionda.

Clarke sospirò.

<< Cupa e triste eh? Davvero? >> disse, facendo il solletico alla bruna.

Nell’alba di quel nuovo giorno, si udirono solamente le loro risate.

 

 

Roan beveva il suo caffè rigorosamente amaro, nell’ampio terrazzo del resort. La brezza marina gli riempiva i polmoni. Quando di fronte a lui si sedette Clarke.

<< Ma guarda…la Principessa in persona, com’è andato il bagno? >> disse sogghignando.

Clarke guardò il bellissimo panorama.

<< Molto bene >>

<< Immagino >> la stuzzicò lui.

<< Facciamolo >> disse ad un tratto la bionda.

<< Come scusa? >> disse Roan stralunato.

Clarke si girò verso di lui, guardandolo negli occhi.

<< Vinciamo questa guerra…insieme >> disse, seria.

Roan, posò la tazza, sorpreso.

Clarke si alzò e gli porse il braccio.

Roan fissò per un attimo quel braccio, poi gli occhi della bionda. Sapeva il significato di quel gesto.

Si alzò e si mise di fronte a lei.

<< Voliamo alto….insieme! >> Roan pronunciò il motto degli Skairu, afferendo il braccio della bionda.

<< Insieme, Fratello >> disse Clarke, stringendo forte il braccio del suo compagno.

La decisione era stata presa, dunque, due giganti che si ergevano sul mondo. Protettori di quella Terra minacciata e indifesa.

Ignari che da quella stretta, si sarebbero decise le sorti del mondo e…delle loro vite.






























































Salve a tutti cari lettori e lettrici!! Ecco a voi un nuovissimo capitolo!! Mi scuso anche in questa storia per l'enorme ritardo!! Davvero, mi dispiace e grazie ancora per seguire questa storia!
Ho un po' cambiato il corso di questo capitolo, so che vi avevo promesso qualcosa di più leggero, ma mentre scrivo alcune volte la storia prende un po' una strada diversa, tutta sua!
Diciamo che in questo capitolo si aprono diversi scenari che affronteremo nei prossimi capitoli! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e più importante, spero che stiate tutti/e bene!
Il periodo non è dei migliori, ma vedrete che insieme riusciremo ad uscirne e a ritornare presto alla normalità! Coraggio!!
Nel prossimo capitolo si torna all'Accademia!! Non dico altro!! Grazie ancora!

Spero alla prossima carissimi/e!!




 

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