Her eyes are deeper than the ocean

di MrsReed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. 12/13 ***
Capitolo 2: *** 2. 15/16 ***



Capitolo 1
*** 1. 12/13 ***


 

Quando lei aveva 13 anni e lui 12...


E loro tre erano come i camaleonti: la sostanza era la stessa, quella dei peccatori della peggior
specie, ma cambiavano colore in base alle acque in cui si trovavano.

Reiner, Berthold e Annie ora assumevano il paonazzo colore rosso sangue degli sfollati.
Prima erano così grandi, immensi, ed ora non nien'altro che macchie in una grande folla.

Quel giorno, il giorno in cui il loro filo si incrociò, era un giorno in mezzo a tanti altri giorni nel Wall Rose.
Lei, piccola bionda dalle ossa di diamante, si tirò su il cappuccio bianco latte e prese la strada che portava a quella misera tenda in comune con i suoi amici. ''Amici'', pensò lei; ''... per forza.''
Dalla direzione opposta, un ragazzetto dalla capigliatura biondo paglia scappava dall'ennesimo gruppetto di bulletti che voleva rubargli quella pagnotta tanto combattuta nella fila di affamati.
La sorte gli stava giocando un brutto scherzo: era solo, senza quei compagni che sin dall'inizio lo avevano protetto contro ogni cosa.
''Ehi cretinetto, dove pensi di andare?!'' Urlò uno dei trogloditi inseguitori, che tenendo il pugno alzato in aria guidava il gruppo; ''Dacci quel pane se non vuoi ritrovarti senza denti!''

Lui non rispose, ma continuò a correre, a correre, a correre, finché il destino li fece scontrare come due comete.
Annie non stava guardando la strada, non vide Armin arrivarle addosso, ma sentì come un'onda d'aria colpirla in pieno petto.
L'aria del futuro.
Quel ragazzetto dai capelli biondo paglia cadde a terra non appena toccò la dura spalla della ragazza, che tornò subito coi piedi sulla terra.

''E questa chi diavolo è, marmocchio!? La tua fidanzatina?!'' Aggiunse uno degli inseguitori, con tono di disprezzo e riso.

''N-NO! PERDONAMI, PERDONAMI TANTISSIMO!'' Lui si alzò in piedi con un gesto repentino, poi raccolse la pagnotta e, per la prima volta, incontrò lo sguardo glaciale di Annie per qualche millisecondo, lungo come il battito d'ali di una farfalla.
C'era qualcosa in lei che lo fece ammutolire: si sentiva come se avesse fatto un salto da un burrone, nel vuoto, nell'immenso e meraviglioso nulla.
La ragazza non rispose alle provocazioni dei ragazzi, anzi, non disse assolutamente nulla se non ricambiare quello sguardo fugace.
Poi, come se fosse stata spinta da una forza misteriosa, si avventò contro il capo dei bulletti che non ebbe il tempo di muovere un dito: lei, come le aveva insegnato il padre, lo mise a KO con un calcio assestato e preciso agli stinchi, seguito da una forte gomitata nella testa mentre il corpo cadeva. Era minuta, ma veloce e precisa come una scheggia.
''Wow,'' pensò il ragazzetto dai capelli color biondo paglia; ''Ancora meglio di Mikasa.''
Quel piccolo colpetto, nulla in confronto a ciò che Annie era in grado di fare, fu sufficiente a mettere in fuga tutti i ''bulletti''.

''G-Grazie... Sei davvero forte. Non ho mai visto niente del genere.. Chi ti ha insegnato?''
''Mio padre.''
La piccoletta non ingaggiò un contatto visivo da subito, bensì preferì aggiustarsi dietro l'orecchio una ciocca color stella.
Il ragazzino rimase insoddisfatto da quella risposta così scarna: lui, curioso per natura, ne voleva sapere sempre di più. Non era mai sazio.
''E' una cosa molto interessante! Comunque, piacere di conoscerti, io sono Armin Arlert, tu invece?'' Il suo tono era limpido, dolce, traspariva molta gioia e malinconia allo stesso tempo.
Lei si sentiva intrappolata in una bolla: voleva dire il suo nome, voleva mostrarsi, farsi conoscere, ma dentro di sé sapeva che se ne sarebbe pentita.
''Mi chiamo Annie. Ora devo proprio andare, addio.''
Arlert non fece nemmeno in tempo a replicare che lei era già sparita oltre una coltre di persone, fitta come la nebbia.
La corazza che la bionda aveva costruito attorno a sé patì le pene della prima leggera, impercettibile, frattura.
Lei non era solo un ago in un pagliaio, non era solo il Titano Femmina.
Lei, per qualcuno che non fosse Reiner o Berthold, era Annie.
Armin la sognò giusto la notte del loro primo incontro, la pensò, e su un pezzo di giornale provò anche a disegnare i suoi tratti per spiegarli a Eren e Mikasa, ma quei due non capirono.
Annie era il suo piccolo, grande segreto.


ANGOLO DELL'AUTRICE: 

Buon pomeriggio a tutti, finalmente ho trovato il tempo di pubblicare qualcosa partorito dalla mia testa.
Non so quante persone effettivamente shippino Annie e Armin, però io faccio fieramente parte di questi e ho deciso di cercare di rendergli giustizia con questa ff a capitoli. Sarà strutturata più o meno come il film ''My Rainy Days'', che racconta la storia della protagonista attraverso diverse sue fasi della crescita con la formula ''Quando lei aveva...''
Avvertenze: nei capitoli successivi il rating potrebbe salire!
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo perché soltanto così posso crescere dal punto di vista della narrazione/scrittura :)
P.s. non sono sicura dell'età che ho assegnato ai due piccioncini, quindi se ho sbagliato, non esitate a dirmelo.

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Capitolo 2
*** 2. 15/16 ***


Quando lei aveva 16 anni e lui 15...


Erano passati almeno due mesi dall'inizio del reclutamento, e gli allenamenti si facevano sempre più intensi in quella caserma piena di cervelli con speranze o delusioni.
Verso mezzogiorno la mensa ribolliva di cadetti affamati, sudati, stremati e terribilmente impauriti da quella situazione nella quale si erano cacciati da soli.
'Diamine' pensavano molti di loro; 'preferisco bere piscio che rimanere qui ancora cinque minuti.'

Annie sedeva al tavolo da sola, impassibile, come se durante le pause il tempo si fermasse nella sua testa.
Sembrava un dipinto appeso in qualche mostra, con quel naso ad aquilino che soltanto a lei poteva star bene: le incorniciava il viso, la faceva apparire fragile ed al contempo intoccabile, come un fiore sotto al sole.
Armin si era ormai dimenticato di lei, ma guardandola sentiva come se cercasse di ricordare qualcosa che proprio non vuole uscire dall'oblio.

Di certo non era un ragazzo forte fisicamente, e nemmeno agile, ma fu l'unico di tutto l'accampamento a tentare di surclassare quella forza misteriosa attorno ad Annie.
''Hey, posso sedermi qui?'' Esordì il biondo, tenendo un piatto altamente dietetico in mano.
Lei non rispose, si limitò a muoversi verso destra facendo spazio al ragazzo. In fondo, ricordava benissimo quel volto e quei capelli color paglia.
La bionda continuò a mangiare quel piccolo pezzo di torta al cioccolato, rubato con facilità dalle grinfie di Sasha, cercando di non pensare a quei due occhi azzurri che la guardavano con la coda dell'occhio.
''Q-Quindi... Come vanno i giorni d'allenamento?''
Nuovamente, Annie non rispose, e le venne naturale spostare leggermente il volto con stupore. Di solito gli altri la guardavano con occhi curiosi, meravigliati, ma nessuno le poneva domande.
''Bene.''

'E ora cosa dovrei fare? Chiedergli anche io come sta?' Pensò lei, subito dopo aver troncato il discorso.

''... E tu?'' Rispose, con un filo di voce.
''Beh, fa molto caldo! Però è stimolante stare in mezzo a tutte queste persone..''
''Sono una distrazione dal vero obiettivo.''
La risposta di Annie lasciò Armin pietrificato. Era fredda come la neve, ma quello scintillio di luce che aveva visto prima lo attirava come un piccolo pezzo di ferro davanti ad una calamita enorme.
''Qual è per te il vero obiettivo, Annie?''
''Oh... Scusa, non volev-''
''Tranquilla, sono piuttosto abituato ai deliri di Eren!''
La ragazza inarcò le sopracciglia, mostrando un leggero fastidio verso quella affermazione;
''Quindi credi che io abbia appena delirato?''
''No, no, no, no, no! NO!'' Armin diventò rosso tramonto in faccia, distolse lo sguardo da lei e si mise le mani nei capelli; 'Intendevo che-''

''Shh, non importa.'' Annie si alzò in piedi raccogliendo il suo piatto completamente pulito da ogni briciola. In fondo era vero, la loro missione non era nient'altro che un delirio... Un delirio reale, però. Ecco la differenza.
Sotto quello sguardo calmo e pacato che aveva zittito il compagno, si nascondeva una voglia di gridare al mondo.
''Io vado,'' Disse, alzandosi in piedi e mettendosi proprio dietro ad Arlert, che nel frattempo stava provando un numero indefinito di emozioni adolescenziali; ''Ah e...'' Sussurrò Annie avvicinandosi lentamente al suo orecchio; ''Hai delle briciole negli angoli delle labbra.''
E fu lì, a quella affermazione così attenta, che il ragazzo vide lo sguardo appannarsi e sentì le farfalle nello stomaco. 'Quindi ha guardato le mie labbra..' Pensò.
Dopo qualche minuto, la Leonhardt sparì nell'afa di quella giornata, ma i suoi pensieri erano rivolti altrove, proprio come quelli di Armin.



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''Mphf- Diavolo Eren, sei davvero bravo a combattere.. Vorrei proprio essere come te, certe volte..''
Ed ancora una volta, il biondo si ritrovò col sedere duramente sbattuto a terra. Era difficile per lui non pensare quanto dura fosse essere il più debole, quello che deve dipendere, quello che arriva ultimo.
''Non dirlo nemmeno per scherzo, tu sei tu, e così rimani!'' Eren tese una mano al suo amico per aiutarlo ad alzarsi, sempre con quel sorriso speranzoso stampato in volto.
''G-Grazie.. Con chi ti sei allenato recentemente?'' Chiese Armin, dandosi una spolverata ai pantaloni.
''Mh... Con Reiner all'inizio, ma ci siamo accorti che non riuscivamo a combinarne mezza! Un giorno mi ha fatto combattere con con Annie, la bionda che come noi viene da Wall Maria. Che ragazza... Sa fare cose impensabili e combatte come un esperto, infatti non riesco mai a vincere. Adesso ci alleniamo assieme.''
Eren ormai aveva assimilato con successo i duri insegnamenti che quella piccoletta gli aveva impartito, nonostante lo mettesse a KO senza problemi.
La trovava estremamente attraente, ma era una attrazione che andava oltre il livello fisico. Certo, era di una bellezza introvabile, ma la sua mente era ancor più rara. I suoi pensieri erano un rieccheggio della realtà, indipendenti, non influenzati da emozioni.
Lei parlava il vero, ma quella verità era solo per pochi ed ecco perché, sempre secondo lo Jaegar, non parlava con nessuno.
''D-Davvero?! Quella Annie?'
Armin ogni volta che sentiva quel nome non poteva fare altro che arrossire copiosamente: nonostante non si ricordasse del loro primo incontro, spesso l'aveva sognata e quei sogni, più lui cresceva, più diventavano... Diversi.
''Sì! Incredibile, vero? Sono anche riuscito a stare insieme a lei per un bel po' e le ho scucito qualche informazione.. Sapevi che è stato suo padre ad insegnarle le arti marziali? Credo che ci vedremo anche domani pomeriggio, ma è una gran ritardataria.''
All'improvviso, come una vampata di calore, i ricordi riafforanono inesorabilmente dalla mente dell'Arlert: 'Quindi era lei... La stella che mi salvò dai bulli quella volta. Era lei, Eren, era lei! Mi disse che fu suo padre ad insegnarle a combattere!'
''SCUSA, DEVO ANDARE!''

''Armin! Dove diavolo vai?!''


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Armin incominciò a correre a perdifiato, cercando ovunque, in qualsiasi punto della caserma, quei due occhi azzurro oceano.
Sì, quell'oceano che lui tanto sperava di vedere, e che in lei poteva assaggiare.
Il sole ormai stava calando e di Annie ancora nessuna traccia: era sparita nel nulla.
L'unico posto rimasto da controllare era il bosco, frondoso, oscuro e pieno di animali rintanati quando c'è la luce del sole.
Un posto da spavento, ma che evidentemente non spaventava Annie.
Armin raccolse tutto il suo coraggio, due pagnotte da mangiare, una per lui e l'altra per la sua dama, e si infilò dentro quella selva oscura.
Inizialmente riusciva a mantere il battito normale, ma più pensava ad un contatto visivo con lei e qualche orribile orso, più sentiva la terra cedere sotto i piedi e gli alberi diventare un tutt'uno.
''Dove sei, Annie...'' Sussurrò, stringendo a sé il fagotto per non tremare eccessivamente.
Il destino volle che il suo stivale di cuoio non aderisse bene al terreno, frammentato e roccioso, non ancorato alle radici dei sempreverde.
Cadde inesorabilmente nel torrente lì vicino, con un tonfo nell'acqua quasi impercettibile.
Le pagnotte rimasero sul bordo del fiume, ma il piccolo corpo fragile di Armin fu trascinato via dalla corrente.
''AIUTO! AIUTO!!''
L'Arlert incominciò ad urlare a squarciagola, sperando che qualcuno lo vedesse.
Si sentiva terribilmente patetico e debole, come sempre.
Se Annie lo avesse visto lì, completamente fradicio e alla mercé dell'acqua, non se lo sarebbe mai perdonato.
Mai.
Invece, dall'altra parte, la Leonhardt apprezzava quel lato fragile del ragazzo.
Abituata come era ad essere circondata da uomini forti, quelli che gradiva di più erano i timidi, quelli non sfacciati, che sanno come parlare con le ragazze e le corteggiano come si deve.
Eren per lei era solo un divertente gioco per dimenticarsi della sua missione.
Si trovava davvero in quel bosco, ma tutto ciò che voleva era stare sola.
Doveva pianificare, elaborare ed aggiustare il piano d'attacco, in quanto Reiner e Berthold si ritrovavano sempre circondati dai cadetti come Jean, Connie, Marco... Quei due venivano adorati da tutti.
Lei attirava solo tanta curiosità, e nonostante adorasse l'odore dei pini e il fresco venticello dei boschi, odiava a morte quella missione e quelle carte che da ore leggeva.
Stava per assopirsi in un lungo sonnellino, il terzo della giornata e postumo al riposo notturno, quando sentì quella voce gridare aiuto.
Poteva riconoscerla tra mille grida e strilli.
Quel tono, quelle parole...
Un sorriso si fece strada su quel volto diafano, e il pensiero di tutte le persone morte a Shiganshina sparì: ora l'unica cosa che poteva fare era aiutare lui, proprio come tre anni prima.
Una volta arrivata vicino alla fonte del rumore e poco lontano dal fiume, si levò la felpa bianca e le scarpe, si gettò nell'acqua e non lasciò che la corrente la trascinasse, bensì incominciò a remare contro, tenendosi saldamente ancorata a qualche roccia qui e là, essendo troppo bassa per poter raggiungere il fondo coi piedi.
Con le sue braccia piccole ma ben muscolose fece due bracciate ed arrivò facilmente a pochi metri dal corpo dell'amico, che ormai stava per affogare.
''ARLERT!''

Gridò Annie, facendo ritornare leggermenti i sensi ad Armin.
Lui, non appena sentì quella voce sempre bassa aprirsi in un grido preoccupato, pensò che un angelo lo fosse venuto a prendere.

Ma no, era semplicemente lei, la sua Annie.
Non gliene fregava niente della figura da incapace: lei era lì e gli bastava per sopravvivere.
La bionda lo raggiunse poco dopo, e la prima cosa che fece non fu afferrarlo per un braccio, anzi, preferì guardarlo in quegli occhi che disperatamente la chiamavano.
''Afferra il mio braccio!''
Annie si aggrappò ad una radice lì vicino e subito allungò il braccio nella direzione di Armin, che con una forza inaspettata la afferrò.
Piano piano, sempre contro corrente, i due riuscirono a risalire sull'argine.
Arlert si gettò sulla terra ed incominciò a sputare acqua, finché non fu distratto da una visione che lo lasciò senza fiato: davanti a sé aveva la figura piccola ma imponente di Annie, con la maglietta completamente fradicia e i capelli slegati, che si asciugava la pelle nuda e pallida.

La ragazza non era una che si faceva grossi problemi a mostrarsi per ciò che era, soprattutto di fronte a chi si fidava.
''G-Grazie, Annie... Per avermi salvato.'' Squittò Armin, con quel poco di voce che aveva recuperato.
''Di nulla. Ma cosa ci facevi nel bosco, oltretutto di notte?''
Annie finse di non sapere.
''Ecco... Ti stavo cercando.''

''Cosa devi dirmi?'' La bionda si sedette lì accanto a lui, cercando però di non guardarlo negli occhi.
''Mi hai salvato di nuovo, come tre anni fa.''
Quel giorno.
Annie sorrise d'istinto, un sorriso agrodolce e quasi impercettibile.
''Io non me ne sono mai dimenticata.''
''Ora che mi ricordo, un po' mi vergogno perché io per te non ho mai fatto nulla.''
Armin mentiva.
Anche se non lo sapeva, la stava salvando ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. La faceva sentire vivo.
''Tieni,'' Annie gli lanciò la sua felpa, che il biondo afferrò e subito si mise sul petto, per fare calore e per sentirla più vicina, in un abbraccio che non gli avrebbe mai concesso; ''Stai morendo di freddo.''
''Anche tu, non hai nemmeno la divisa.''
''Resisto il freddo più di quanto tu possa pensare.''
''Puoi fare un'ultima cosa per me, Annie? Un'ultima.''
Armin tolse lo sguardo da lei. Dentro di sé, odiava i rifiuti.
''Insegnami a combattere.''


ANGOLO DELL'AUTRICE

Buongiorno a tutti i lettori di questa mirabolante fanfiction.
Allora, non è che questo capitolo mi faccia impazzire, ma è di passaggio e serve a spianare la strada per il prossimo, che sarà sempre incentrato sul loro periodo durante l'allenamento.
Spero vi sia piaciuto (almeno un po'!) e mi raccomando, lasciate una recensione così saprò cosa migliorare!
Ciao a tutti i lettori! P.S. SEMPRE VIVA LA ARUANI!

Claudia





 

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