Inna

di Orunida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il paese ***
Capitolo 2: *** La Magia del grano ***
Capitolo 3: *** Oceano vuoto ***
Capitolo 4: *** Verità effimere ***
Capitolo 5: *** Uno spiraglio ***
Capitolo 6: *** Misteriose presenze ***
Capitolo 7: *** Il Sogno Premonitore ***
Capitolo 8: *** Fuoco ***
Capitolo 9: *** L'antidoto ***
Capitolo 10: *** Federico ***
Capitolo 11: *** Luce ***
Capitolo 12: *** Onda Adrenalinica ***
Capitolo 13: *** Da Mille e Una Notte ***



Capitolo 1
*** Il paese ***


Inna, lungo il fiume, 31/07/2006


<< In tempi molto remoti su quella collina verdeggiante si potevano vedere da lontano piccole e rurali case di contadini disposte in modo sparso, campi arati di diversi colori, steccati dall’aspetto rustico, robusti mulini e ponti traballanti a segnare il corso di un piccolo e scrosciante ruscello. Gli abitanti di quel luogo in origine erano pochi, vivevano con un povero ma sano stile di vita; gli uomini passavano le ore nei campi a lavorare fino a sera la terra, le donne con i frutti che questa produceva preparavano i loro pasti frugali, mungevano le vacche, pulivano le proprie case e aspettavano che arrivasse sera per tessere qualche ricamo, che poi finiva immancabilmente su una tovaglia, sul lembo di un cuscino o sul lenzuolo da corredo di una delle figlie di famiglia.
Il villaggio però vantava una incommensurabile ricchezza. Nei suoi campi infatti crescevano bellissimi e lunghi fili dorati che una volta all’anno producevano pepite dal valore inestimabile : non era altro che il nostro comunissimo grano. Ma ai tempi, nei paraggi, pochissimi altri villaggi erano in possesso di grano, o almeno non in quelle enormi quantità.
Purtroppo nei primi anni del novecento, in un terribile e afoso agosto, la  siccità fece prosciugare il ruscello, i campi di grano morirono e diventarono neri come il carbone, la fame e la carestia si propagò come una peste e i poveri contadini e gli abitanti piombarono nella miseria più totale che li costrinse a scendere nelle città più vicine.
Una ragazza, rimasta orfana, dopo quell’annata disastrosa decise comunque di rimanere nel villaggio. Sua madre era conosciuta ai più come la “santona”del luogo; faceva stregonerie di ogni tipo, prediceva il futuro, la buona e la cattiva sorte e leggeva l’animo di chiunque avesse di fronte solo guardandoli negli occhi. Ovviamente non aveva una buona reputazione ma spesso anche i più scettici si recavano di nascosto da lei per farsi fare qualche oracolo o per bersi qualche mistura di erbe rinvigorente, che produceva lei stessa.
Fatto sta che la giovane ragazza con la sua breve carriera da stregona impartitale dalla madre tentò il tutto per tutto e l’anno seguente alla carestia eseguì con perizia quel rito che ancora oggi qui chiamiamo “la magia del grano”, portando l’unico cesto di grano rimasto presso un piccolo tempio,ormai distrutto, sulla montagna.
Non si sa quale stregoneria o quale sortilegio fece con quel grano, ma esattamente un anno dopo la carestia, il ruscello si colmò talmente tanto che divenne un fiume, i campi di grano tornarono a splendere più di prima del loro fulgore dorato e i contadini tornarono e con loro i figli e molti altri abitanti dei paesi vicini, attirati da quell’eden verdeggiante, di nuovo accogliente e nuovamente ricco di risorse.
Così nacque e crebbe il nostro paese  ma quello che vedi oggi non ha più niente della sua originale semplicità, della vita parca e sana che conducevamo, niente più. Guarda, guarda ora quanto cemento …>>
Nonna Lora si risistemò sull’erba, un po’ risentita, si aggiustò la lunga gonna bianca a fiori azzurri che per un attimo le aveva lasciato scoperte quelle gambe chiare e fragili, un tempo robuste e  forti che chissà quante volte avevano calcato quel tappeto d’erba e sassi lungo il fiume.
 Gli occhi vitrei e verdi puntavano il paese non molto lontano, sembravano stanchi e tristi, ma guardavano anche oltre, furbi ed un po’ ammiccanti, come chi è già a conoscenza di quel trucco dietro alla mirabolante esibizione del misterioso fattucchiere.
Lidia staccò lo sguardo dal suo volto e li puntò invece sui propri piedi, immersi nella acqua limpida del fiume fino alla caviglia. Lo scroscio imperterrito copriva il momentaneo silenzio calato su di loro, sentiva un po’ freddo ora che il sole stava per sorgere, allora piegò le gambe verso le ginocchia e asciugò i piedi un po’ intirizziti sull’erba ancora calda di sole estivo.
Accanto a lei c’era il suo cesto di vimini, con i fiori che avevano raccolto, belli e gialli come piacevano molto al nonno, ogni sabato li andavano a raccogliere lungo il fiume ed il giorno seguente li portavano sulla sua tomba.
<< Nonna … >> fece Lidia voltandosi nuovamente verso di lei. I lunghi capelli castani dai riflessi dorati e bronzei le ricaddero leggeri sulla schiena scoperta.
<< Dimmi Lidia. >> Rispose Lora, con lo sguardo ancora rivolto al paese e le mani dinoccolate giunte sul grembo. Stringeva un mazzo di lavanda.
<< Come si chiamava la ragazza ? Quella della magia del grano intendo …>>
Finalmente Nonna Lora si voltò verso di lei, un grande sorriso stampato in volto le fece apparire rughe dappertutto e piccole fossette proprio sotto agli occhi e con un cenno del capo, a sottolineare alla nipote il fatto che fosse sciocco non esserci ancora arrivata, disse :
<< Ma si chiamava Inna! Naturalmente. >>
Risero e poco dopo si alzarono insieme; Lidia balzando con scatto felino sulle sue gambe lunghe, abbronzate e tornite che spuntavano dal vestito corto di lino color terra bruciata, la nonna facendo carico del suo peso sul braccio saldo della nipote che con mossa svelta la tirò su senza molte difficoltà.
<< Torniamo a casa Lidia, domani comincia la festa del grano e…>>
<< E abbiamo tante cose da preparare, lo so nonna, lo so …>> Concluse Lidia con un mezzo sorriso e un piccolo accenno di sbuffo.
Le due figure continuarono la strada uscendo dal sentiero, verso il piccolo paese incorniciato da boschetti di querce e abeti, sulla cui sommità si ergeva una piccola torretta finestrata,non imponente ma solitaria. Tutt’intorno i tetti delle case e delle chiesette di paese disegnavano le linee delle strade principali sulle quali si affacciavano. In cielo danzavano stormi di uccelli stagliati contro l'imbrunire, non c’era nemmeno una nuvola.
Lidia camminava in silenzio accanto a sua nonna Lora, attraversarono la piazza principale del paese, dove un piccolo bar accoglieva qualche anziano signore, sedevano a parlare prima di tornare dalle mogli a cena. Lidia sapeva già che da domani quella piazza sarebbe stata più affollata.
 Seguirono la salita che portava verso casa ed una volta lì accompagnò sua nonna fino al loro giardino, davanti al pollaio, per dare il becchime a quelle  tre galline rimaste in loro possesso.
<< Nonna io voglio andare un po’ in camera mia prima di cena, voglio finire di leggere quel libro … >> Esclamò Lidia prima che sua nonna le chiedesse di raccogliere qualche pomodoro nell’orto.
<< Va bene, vai. Penserò io a preparare qualcosa per cena. Non dimenticare di mettere a bagno i fiori per nonno.>>
Lidia si liberò del pesante sacco con il becchime, corse in casa e dopo aver messo alla rinfusa i fiori nel lavandino pieno d’acqua, salì saltando due a due le scale verso camera sua.
 Nella mansarda al piano di sopra, c’era tutto il suo mondo, un luogo sicuro dove si rintanava a pensare, a leggere, ad ascoltare musica, in quelle lunghe estati ad Inna in compagnia di sua nonna. C’era una finestra accanto al letto singolo dove dormiva, anzi un oblò, che dava proprio sul giardino e davanti ad essa un grande abete  accompagnava con il suo frusciare rilassante tutte le sue notti, fin da quando era bambina.
Un piccolo comodino di legno con sopra l’abat jour,una madia ai piedi del letto e una sedia a dondolo; niente di più essenziale, niente di più semplice e accogliente esisteva nella sua vita come quella stanza.
Si stese a pancia in giù sul lenzuolo fresco e  cominciò, senza accorgersene, a muovere le gambe avanti ed indietro, come su un’altalena.
Tirò fuori dalla federa del cuscino a fiori il vecchio telefonino rosa che sua nonna pensava di averle nascosto con cura, ma che lei trovò il giorno seguente al suo sequestro nella dispensa della cucina al piano di sotto.
Con un sorriso appena accennato e la mano un po’ tremante, Lidia scorse il menù ed andò sulla casella dei messaggi.
Scrisse : “ Allora domani sei qui ?”
Era diretto a F. 

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Capitolo 2
*** La Magia del grano ***


Inna,mansarda di Lidia, 1/08/2006

“ Posso avvicinarmi un po’ ? Voglio sentire il profumo dei tuoi capelli …”

Un colpo. Lidia aprì gli occhi, “cosa è stato ?!”, pensò. Le bastò  voltare la testa per capirlo : l’abat jour era caduta a terra. Fuori dalla finestra: l’alba. Era troppo presto per alzarsi .

Ma il suo corpo diceva il contrario, Lidia si osservò, le sue gambe avevano lottato con le lenzuola alle quali erano attorcigliate, la mano destra era dolorante, doveva averla sbattuta contro il comodino e aver fatto cadere la lampada, il suo corpo era sudato, fradicio, il respiro affannoso.

L’aveva sognato di nuovo. Prese un grande respiro, sollevò l’abat jour sul comò e riprese il telefono nascosto nella federa; niente di nuovo, nessun messaggio. “Ma certo ora è troppo presto per rispondere, magari ieri sera ha avuto da fare o forse è andato a dormire presto, forse …”

<<  Lidia in piedi ! Sono le nove passate ! A che ora vuoi alzarti eh ?  >>

<<  Nonna ti prego … Ancora cinque minuti …  >>

L’aria già calda entrò dalla finestra aperta, una scia di luce bagnò le gambe di Lidia ancora scoperte, si era addormentata col telefonino in mano, ebbe appena il tempo di ricontrollarlo quando una presa forte e decisa glielo strappò irrimediabilmente di mano.

<<  Ancora questa cosa infernale ? Te lo avevo nascosto !  >>

<<  Si fa per dire nonna.. >>  rispose sarcastica Lidia

<<  Adesso lo nasconderò meglio allora, vista la tua bravura.  >>

<<  Nonna ti prego, non puoi farmi questo! Oggi arrivano tutti, lo sai … Ho bisogno di quel telefono! >>

<<  Non se ne parla cara …  >> E nel mentre nonna Lora strappò via le coperte dal letto di Lidia facendola sobbalzare.

<<  … Io e tuo nonno  >> cominciò …

<<  No nonna ancora, ti prego !  >> e Lidia soffocò la faccia nel cuscino, disperata e con i capelli arruffati dal sonno.

<<  Insomma, va bene, non te lo ridico .. Ma io e tuo nonno non ci siamo conosciuti con quella tecnologia e fidati che anche qui, nonostante i tempi che corrono, non ti servirà. Prova a relazionarti con qualcuno senza questo e poi mi ringrazierai  .  >>

<<  Sì grazie nonna …  >> disse Lidia spazientita e facendo uscire le parole soffocate dal cuscino ancora umido di sudore.

<<  Ora vestiti e vieni giù a fare colazione, che poi dobbiamo fare molte cose oggi  >>.

Nonna Lora si infilò il telefono nel taschino del grembiule,  vecchio e logoro, che portava sempre in casa, rassettò le lenzuola e con un battipanni le sbattè e le appese a prendere aria fuori dalla finestra.  Lidia, che aveva grandi aspettative per quel giorno, se le vide sfumare tutte insieme alla confisca del cellulare, l’unico modo che le era rimasto per avere contatti con il mondo .

 Guardò, ancora stesa a letto, il soffitto con aria affranta, poi raccolse tutte le forze che aveva in corpo si alzò dal letto con decisione, si lavò nella piccola toeletta della mansarda e tirò fuori dal cassettone ai piedi del letto un vestito leggero, lungo alle caviglie, verde bottiglia, che le disegnava una silhouette longilinea e delicata. Si guardò allo specchio e decise di sistemarsi anche i capelli, lo fece un po’ svogliatamente, perché amava le onde che le creava il cuscino durante la notte e aveva paura che a pettinarle potessero andare via. Infilò i suoi sandali di cuoio aperti e rifece il letto in modo raffazzonato.

***

Scendendo in cucina riconobbe quel profumo familiare che per molti anni aveva accompagnato la sua infanzia. Sua nonna era solita cucinare fin dalle prime ore del mattino, specialmente nei giorni di festa e il sugo di carne rimaneva a borbottare sul fornello per molte ore, fino a far disperdere tutte le sue fragranze in giro per la casa. Quando ancora c’era il nonno Lidia lo trovava sempre seduto in cucina, a bere un caffè, immancabilmente accompagnato da un’arancia.

 “ Così si gusta meglio l’amaro del caffè Lidia”, le diceva sempre e le porgeva una manciata di spicchi .

Quel discorso lei non l’ha mai capito, ma da quel momento in poi Lidia ha sempre preso il caffè con l’arancia e quando si trovava ad Inna non faceva mai colazione fuori da quella cucina.

Nonna Lora infatti stava ai fornelli; aveva preparato il sugo di carne e la parmigiana.                                 
Toccava le pentole e le scodelle con grazia ma con velocità, non si soffermava mai a pensare, non indugiava mai e non si chiedeva mai dove fosse finito un utensile perché tutto era sempre al proprio posto, proprio come piaceva a lei. Era un incanto guardarla.

<<  Alla buon’ora >> disse vedendo entrare la nipote in cucina <<  Come siamo belle questa mattina . >>

E le fece l’occhiolino, porgendole la colazione. Lidia non disse niente, finì il caffè in fretta e mangiò un’arancia, ingurgitandola come se fosse stata spremuta, tanto che quasi soffocò.

<<  Ho finito, andiamo ora.  >> disse inghiottendo anche le parole. Quindi uscirono di casa con i fiori da portare al cimitero.

***

Inna, La piazza, 1/08/2006

Lidia sapeva che quello era un giorno speciale, anche nonna Lora lo sapeva, tutti ad Inna lo sapevano.  Il primo del mese di agosto cominciava al paese “la magia del grano”.  In onore della loro salvatrice tutti gli abitanti organizzavano feste, imbandivano le tavole, appendevano ceste di grano splendente alle finestre e alle porte delle proprie case; per le strade  si cominciavano a sentire canzoni dai toni popolari, le donne e gli uomini si vestivano a festa e tutti si fermavano nelle piazze o nei luoghi più belli di Inna per bere vino, chiacchierare e condividere momenti da ricordare.

Per Lidia però aveva un valore in più; in quel giorno arrivavano tanti abitanti da altri piccoli paesi nelle vicinanze, che spesso soggiornavano per tutto il mese di festa e lei in questa occasione, lungo il corso delle sue lunghe estati,  aveva stretto molte amicizie, incontrato molte persone, con cui era rimasta in contatto anche una volta tornata in città.

Solitamente i ragazzi si trovavano nella piazza principale e quando quella mattina Lidia uscì di casa con sua nonna, sapeva che sarebbe passata di lì, così cominciata la discesa per giungere in piazza cominciò a sentirsi nervosa ed eccitata, confusa e sovrappensiero, felice, euforica. Si sistemò i capelli, meccanicamente, provando a tenerli dietro alle orecchie, cercando di darsi un tono, ma non ci stavano. “ Accidenti”, pensò.

Eccoli lì infatti; Edi, la sua migliore amica ad Inna, una ragazza piccola di statura, bionda ed esuberante, la salutava già da lontano, stretta in una salopette chiara un po’ aderente, le corse subito incontro, sovrastandola di saluti.

Ginevra, un’altra compagna di avventure estive le stava dietro, un po’ più indifferente e molto pacata, aveva i capelli neri corvino e gli occhi azzurri, guardò Lidia e la salutò con un bacio sincero.

Tutti gli altri ragazzi erano per lo più maschi ed erano una banda, grande, confusionaria e urlante. Lidia cominciò a salutarli uno ad uno, imbarazzata, come era sempre in quelle situazioni di fronte ai ragazzi, ma nonostante questo il suo volto cominciò a vagare, un po’ spaesato, alla ricerca di qualcuno che però non riusciva a trovare. Vide poi sua nonna, all’angolo della piazza, dove l’aveva lasciata, che la stava aspettando con aria annoiata e così decise di andare al sodo, prese sotto braccio Ginevra ed Edi e parlando sottovoce bisbigliò :

<<  Ragazze ma dov’è lui ?  >>

Edi e Ginevra si guardarono, la prima fece quasi uno scatto verso l’altra con uno sguardo che proiettava inquietudine nell’altra la quale invece con molta calma e pacatezza rispose:

<<  Non sappiamo Lì, non lo abbiamo visto …  >>

Edi subito incalzò : <<  Dai è ancora presto, ci sta che arrivi domani, o magari lo vedi stasera !  >>

Lidia abbassò la testa verso il basso, voleva nascondersi per quel messaggio che aveva mandato ad F. e che stava amaramente rimpiangendo, ma decise di dirlo alle amiche in serata, per non fare scoppiare un polverone in mezzo a tutte quelle persone. Lidia conosceva bene il carattere di Edi.

<<  Ragazze vado con mia nonna al cimitero, sapete è domenica … Ma stasera sono tutta vostra! >>

<<  E vorrei anche vedere!  >>  rispose Edi, urlando e portandosi le mani sui fianchi, come una matrona prepotente.

Fissarono appuntamento in piazza per quella sera, Edi le disse di non vestirsi come una vecchia almeno per quell’ occasione e le rimproverò il fatto che non avesse strappato il telefono dalle grinfie di sua nonna, Ginevra rimase in silenzio e ridendo si salutarono con un abbraccio.

Lidia scattò da sua nonna che nel mentre si era accovacciata su una panchina, il suo bastone accanto a lei e gli occhi ridenti puntati sulla nipote che le stava venendo incontro.

<<  Allora ? Hai salutato tutti ?  >> Le fossette tornarono sul suo viso di cartapesta.

<<  Diciamo di sì … >>  replicò Lidia in modo funereo, si avvicinò in silenzio a sua nonna e sotto braccio si incamminarono verso il cimitero, lungo il viale alberato di cipressi che proiettavano lunghe ombre rinfrescanti sulla strada.  Quel giorno non se l’era immaginato così.

 

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Capitolo 3
*** Oceano vuoto ***


Inna, camera di Edi, 1/08/2006, dopo il tramonto


<<  Lidia, cazzo, ma vuoi svegliarti ? Quello non ti parla da un secolo e tu gli chiedi se viene qua ? Questa non la dovevi fare! Gli stai sbavando alla grande e ai ragazzi, specialmente ai tipi come lui, non piacciono questi atteggiamenti. Non ti si filerà mai quest’estate …  >>
Lidia stava, buttata, sulla sedia all’angolo della camera, girandosi fra le dita una collanina dell’amica e guardava, ogni tanto e senza troppo coinvolgimento, Edi che nel mentre era intenta a truccarsi in modo esagerato e a contemplarsi  nel suo rilucente specchio a parete tappezzato di brillantini, attaccati da lei stessa in un pomeriggio di noia.

Ai piedi della sedia la valigia dell’amica, leggermente aperta era ancora traboccante di vestiti.  Lidia vide Edi voltarsi di scatto e con fare intimidatorio rivolgerle il pennello del trucco in direzione della sua testa, mirandola alla fronte.
<<  Insomma Lì dimmi che ti è passato per la testa o questo pennello te lo faccio passare attraverso …!  >>
Uno sbuffo uscì dalle labbra di Lidia come un afflato di dolore e pentimento per aver rivelato all’amica quello che aveva fatto.
<<  Senti io, io non so che mi è preso … Insomma è vero che fra me e lui non c’è mai stato niente ma ci siamo scambiati i numeri l’anno scorso e per un periodo mi ha scritto, pensavo che insomma … Un minimo d’interesse ci fosse. E poi non riesco a levarmelo dalla testa, mi sono tormentata un anno intero per quella sera che … Dai ti ricordi . >>
Edi scoppiò in una risata .
<< Ah sì, quella volta che ti ha chiesto di annusarti !! >>

Lidia arrossì e le lanciò uno sguardo di sfida ma poi cedette alla risata contagiosa e quasi pianse per quegli scoppi travolgenti di ilarità.  Edi nel suo vestitino nero succinto le si avvicinò e con fare seducente, ma velando lo scherno, le sussurrò in un orecchio : “ voglio sentire il profumo dei tuoi capelli …”


In un attimo Lidia tornò lì ; l’odore dell’erba la inebriò, il rumore del fiume in lontananza unito ai suoi passi, quelli di F. accanto a lei, su quel viottolo sterrato di campagna, per sbaglio si erano trovati lì, o forse no. Ricordò il muretto vicino al grande faggio e lo stridio incontrastato delle cicale dietro di loro. Rivide il suo viso paonazzo mentre lui si passava la mano fra i capelli neri e setosi e si voltò di nuovo a guardare la sua mano tremare quando impercettibilmente sfiorò quella di lui. Sentì ancora il suo sguardo penetrante venirle incontro quando lei teneva gli occhi chiusi per non cedere alle sue labbra che fremevano dal desiderio. Provò di nuovo la sensazione del suo fiato caldo sul collo, dell’orecchino di F. che le sfiorava i capelli e di quella voce così piena, eccitante, roca e adulatrice …

<<  Se vabbè ciao Lidia, stai di nuovo in trance mistico ? >>
Urlò Edi tirandole una ciocca di capelli.
<<  AHIA ! Ma sei impazzita ? Ero sovrappensiero .. !  >> tuonò Lidia strofinandosi la cute dolorante.
<<  Senti tesoro, adesso tu ti levi queste … Cose …  >> Edi indicò disgustata il jeans sdrucito dell’amica,  sul quale aveva abbinato male una canottiera giallo ocra.
<<  … E ti metti uno dei tanti vestiti che ho portato, anche in previsione del tuo vestiario da nonna, poi usciamo e, senza andare nel mondo dei sogni come al tuo solito, vediamo cosa succede con il tuo amico dal “naso lungo”, se c’è, altrimenti ce la spassiamo, okay ?  >>
Lidia mosse la testa in su e in giù, in segno di assenso; era abituata ormai al carattere senza freni di Edi, ma sicuramente senza di lei non sarebbe neppure uscita di casa. Si sentiva stupida e aveva molta paura di incontrare F. quella sera e di non avere parole neppure per salutarlo. Avrebbe voluto sotterrarsi in quel momento.

Si sentì arrivare addosso un vestito, lo raccolse e lo osservò : era un abitino di seta non troppo corto, di un rosso porpora sfrenato, con uno scollo a V molto profondo e delle spalline dai ricami sottili e delicati. Le piaceva, nonostante per lei fosse già molto vistoso. Non amava essere guardata, preferiva usare vestiti che non le risaltassero le poche forme che aveva.

Edi aveva solo un anno in più di lei ma il suo seno abbondava e i suoi fianchi erano accentuati e gloriosi come quelli delle statue greche che Lidia studiava a scuola. Talvolta la guardava con un’ammirazione mista ad invidia, perché tutti i ragazzi di Inna – e non solo –  le sbavavano dietro mentre Lidia, nel suo corpo così magro e fragile, sentiva di essere poco attraente per il genere maschile.  A lei piacevano solo le sue gambe, che anche Edi diceva sempre di invidiarle, così lunghe, dritte, tornite e forti.

<<  Allora ? Ci diamo una mossa ?  >> Tuonò Edi seduta sul suo letto, guardandosi le unghie affilate, mentre aspettava che l’amica uscisse dal bagno.
Lidia aprì la porta piano, aveva i capelli raccolti e alcune ciocche  le ricadevano sulle spalle, sfiorandole appena, il vestito le era come cucito addosso; il piccolo seno si affacciava dallo scollo con i suoi acerbi lineamenti punteggiati da seducenti nei sparsi qua e là, le sottili ed esili braccia le ricadevano sui fianchi un po’ sporgenti fino a lasciar spazio a quelle gambe così lunghe e bronzee risaltate da uno strepitoso paio di décolleté nero fornito, ovviamente, da Edi.

<<  Come sto ?  >> Chiese guardandola incerta.
<<  Mi sa che stasera lo stendi . >>
Il rossetto fu l’ultima mossa prima di uscire, poi si incamminarono per le vie acciottolate del paese. Edi camminava sicura, Lidia un po’ meno.

Inna, quella stessa sera, la Piazza.


La piazza in lontananza era già affollata, le luminarie per strada coronavano le pareti delle case di colori al neon, qualcuno stava già suonando una chitarra nei pressi del monumento di fronte al bar dal quale entravano ed uscivano fiumane di ragazzi con qualcosa da bere in mano.  Edi e Lidia intravidero subito Ginevra che le aspettava nel solito ritrovo, l’angolo fra il bar e la scuola dove a volte i ragazzi giocavano a calcetto, anche lei era molto bella, indossava un vestito azzurro come i suoi occhi di ghiaccio e le chiamava da lontano con la mano.

Accanto a lei c’era Gregorio, uno dei loro più cari amici, un ragazzo dal viso tondo, gli occhi sorridenti, i capelli ricci e la parlantina.
Gregorio soffocò Lidia, che non aveva ancora visto, con un abbraccio caloroso, facendo completamente eclissare il saluto di Ginevra, la quale si spostò in silenzio accanto a lei.

<<  Allora Lidia ! Che cosa mi racconti eh ? tu che stai qui da più tempo di noi saprai certamente qualche pettegolezzo in più su questi ultimi mesi … Nuove coppie ? La parrucchiera poi è andata a vivere dal macellaio ? E tua nonna come sta ? Sarà sicuramente sempre molto in forma, me la immagino già. Ma perché non rispondi al telefono ? Ti ho chiamata cinque volte oggi e niente, sei sempre la solita che se la tira eh Lidia …  >>

Lidia cominciò a balbettare cercando di memorizzare tutte le domande di Gregorio quando, senza preavviso,  le arrivò dritta nel fianco, una gomitata. Così si girò verso Ginevra che, con occhi allarmati e cenni della testa alquanto visibili, le intimava di guardare oltre la spalla di Edi, proprio davanti a lei.

E in effetti, non molto lontano, appoggiato con un braccio alla ringhiera della scalinata della piazza, c’era lui.

Lidia si immobilizzò, come una cariatide e lo osservò parlare animatamente con uno dei suoi amici ; F. aveva un paio di pantaloni neri e una camicia bianca un po’ aperta sul petto, i capelli corti neri a spazzola, decisamente spettinati, teneva una mano in tasca che puntualmente estraeva nei momenti in cui doveva gesticolare, l’orecchino gli brillò per un secondo  colpito da un raggio improvviso di una delle luminarie. Alzò il braccio per sistemarsi i capelli e in quell’esatto momento si voltò, passando in rassegna le persone che aveva intorno. I suoi occhi scuri, a mandorla, leggermente socchiusi le avevano sempre dato l’idea che F. fosse un tipo misterioso, imperscrutabile, incredibilmente attraente. Gli occhi grandi e dolci di Lidia si scontrarono per un secondo con i suoi. Lei non pensò più a niente, era svuotata, la sua anima un immenso oceano prosciugato, di sabbia e sassi , pronto ad accogliere fortissime ondate di emozioni dopo una grande siccità. Gli occhi di F. erano quel cielo da cui voleva essere inondata.

Così per un attimo le labbra di Lidia si contrassero e divennero un ampio e luminoso sorriso, la sua mano si sollevò involontariamente e accennò un saluto.

F. però non le concesse un minimo sguardo, ma tornò di nuovo a parlare con il suo amico e la visione dei suoi occhi sparì lasciando Lidia indolenzita, come assuefatta da un fumo tossico.

<<  Ehi … Tutto bene ?  >> le sussurrò Ginevra.
Edi rimase in silenzio guardando Lidia che se ne stava ancora impalata, con la bocca aperta.
<<  No …  >>

Lidia camminò piano, fino all’inizio della piazza, con le amiche al suo seguito. Poi con gesto repentino, assicurandosi che nessuno la vedesse in volto, si accovacciò, si tolse i tacchi e cominciò a correre, fino a casa.

F. vide una scia di colore rosso illuminare, come una cometa ardente, la strada di fronte ai suoi occhi.

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Capitolo 4
*** Verità effimere ***


Inna, Nel giardino di Lora, 2/08/2006

<< Lidia stai molto attenta, rinforzala con quelle stecche di legno che ti ho messo sul tavolo, poi giraci intorno lo spago ma non forzare troppo con i nodi, altrimenti rischi di sciupare lo stelo .. >>

Lidia e sua nonna sedevano in giardino sulla terra umida, sopra di loro stava il pergolato pieno di foglie di vite che le riparava dal sole d’agosto, già cocente di prima mattina.

Lora aveva rinvasato una bellissima orchidea bianca e aveva affidato alla nipote il compito di sistemare gli steli e di innaffiarla.  
Lidia, con le mani sporche di terriccio operava come una povera cieca in una sala chirurgica, non le importava niente delle piante di sua nonna quella mattina, aveva un solo pensiero fisso che la rincorreva dalla sera precedente e che non le aveva fatto chiudere occhio.

“ Perché F. non mi ha  nemmeno salutata ? Forse non si ricorda nemmeno più di me dalla scorsa estate, sarebbe quasi meglio a questo punto, almeno potrei cancellarlo per sempre anche io dalla mia mente, ma non è possibile … Quando sono tornata in città lui mi ha mandato messaggi quasi quotidianamente, non è possibile che non si ricordi proprio niente … "

Prese una stecca di legno e la puntò forte nel terriccio del vaso, poi tagliò lo spago e cominciò a legarlo intorno allo stelo e alla stecca, con lo sguardo diretto verso un punto imprecisato del giardino .

“Inutile pensarci ancora, non gli interesso, non sarò mai qualcosa per lui. A questo punto devo smetterla di pensarci e andare avanti, riuscire a superare questo ultimo mese ad Inna e mettermi l’animo in pace.
Incontrerò qualcun altro, sicuramente. Già e senza cellulare come mi ci tengo in contatto. Se solo potessi avere quel maledetto cellulare … Il cellulare ! Oddio !”

Lidia sobbalzò all’eco disturbante dei suoi pensieri, strinse il nodo troppo forte e tagliò uno degli steli dell’orchidea, che cadde tristemente al suolo. Doveva assolutamente riprendere il telefonino, doveva avere almeno un’altra chance, forse lui le aveva scritto qualcosa. In effetti non poteva sapere com’erano andate realmente le cose ieri.

Lidia corse verso l’orto dove ora sua nonna stava china sotto al sole. Era munita di guantoni da giardinaggio ed un vecchio pantalone verde bottiglia infilato dentro a due calosce rinforzate. Lora vide l’ombra della nipote coprirle proprio il pezzo di terra su cui stava lavorando, ma senza sollevarsi e continuando a strappare con forza erbacce inclinò leggermente il capo verso di lei e le chiese :
<<  Cosa c’è Lidia ? Hai finito di sistemare l’orchidea ?  >>

<< Sì sì nonna, senti stavo pensando di cucinare qualcosa io oggi okay ? Magari prendo qualcosa dall’orto e … >>

<<  Ma sono le nove di mattina ! E’ presto per mettersi a cucinare ! >>

<<   Lo so, lo so, intanto però vado a vedere cosa potrei fare, preparare, insomma hai capito … >>

Lora guardò in modo perplesso la nipote, sapeva che non era molto brava in cucina e sapeva che non le interessava minimamente mettersi ai fornelli. Nonostante ciò annuì e continuò ad estirpare le erbacce.

Lidia corse attraverso il giardino, salì le scale che portavano in casa e nel fresco dell’androne all’entrata si fermò a ragionare.

“Dove potrebbe averlo messo? Se fossi nonna dove lo metterei …”

Fece un giro veloce della cucina, guardò fra gli oggetti in dispensa e negli armadietti, controllò in soggiorno, fra i cuscini ingialliti del divano e sotto la coperta posta sulla vecchia poltrona di nonno.
Rovistò nei cassetti di ogni mobile, nella cesta del cucito, sotto al letto in camera di sua nonna, dentro le federe, nei comodini e nel suo armadio. Niente. Lidia sudava e le tremavano le mani. Si grattò la testa alla ricerca di un’illuminazione, i capelli legati male le si sciolsero sulle spalle. Ancora niente.
E poi le si accese la lampadina. Corse in cucina e vide buttato sulla sedia, dove faceva sempre colazione suo nonno, il vecchio grembiule della nonna, lo stesso che aveva la mattina della confisca ...

Frugò nella tasca davanti ed eccolo !
Ovviamente spento. Si era scaricato.

Con il cuore che le batteva a mille salì le scale fino alla mansarda, cercò il caricabatterie e lo ficcò nella prima presa a portata di mano. Poi si sedette sul letto, in attesa. Una delle attese più estenuanti della sua vita. Vide il riflesso del suo volto nello specchio della toeletta. Era paonazza, ciuffetti di capelli arruffati le contornavano le guance e la fronte. Aveva gli occhi un po’ gonfi; quella notte era rimasta sveglia a piangere guardando il grande abete fuori dalla finestra e sognando di essere fra le braccia di F., in quella piazza affollata che aveva tanto aspettato, oppure su quel muretto lungo il fiume, di nuovo …

La scritta Nokia comparve sullo schermo ed il suo cuore si fermò per un istante, brevissimo, intenso.

Sullo schermo cominciarono a scorrere chiamate perse e messaggi, molti messaggi.
Le chiamate erano quasi tutte di Gregorio, per l’esattezza cinque. Poi passò alla casella SMS.
Sette messaggi :

Greg, Greg, Mamma, mamma, Greg, mamma, Edi.

<<  Cazzo !  >>

Lidia gettò il telefono con forza, per terra. Si buttò sul letto ed immerse la faccia nel cuscino. Dai suoi occhi cominciarono a sgorgare altre lacrime. Non sapeva perché quel rifiuto le causasse tanto dolore, continuava a ripetersi perché sentisse così male se fra lei e F. non c’era stato niente . Si sollevò con la schiena, appoggiandosi al cuscino e con le mani si tirò via dal volto i capelli inzuppati di lacrime. Poi aprì la finestra accanto al letto e respirò l’aria profumata del mattino. Una brezza leggera le accarezzò il viso, il collo e le spalle scoperte. Un brivido invase il suo corpo e una sensazione di benessere la rinvigorì, come una doccia rinfrescante a fine giornata, o come il massaggio nel punto giusto quando hai mal di schiena, o come quel sorriso che non ti aspetti in una giornata nera di pioggia.

Forse sua nonna aveva ragione, la magia del grano era nell’aria, qualcuno o qualcosa quel giorno le aveva dato un abbraccio e le aveva detto di continuare ad essere speranzosa.

Riprese il telefono in mano ed ispezionò i messaggi. Sua mamma le chiedeva di farsi sentire più spesso e di chiamarla dal fisso di nonna. Ma Lidia pensò che l’unica cosa che non rimpiangeva di quella restrizione impostale era sentire i suoi genitori.
Gregorio voleva sapere che fine avesse fatto e dove incontrarsi quella sera in Piazza, ma poi doveva aver gettato la spugna.
Nell’ultimo messaggio c’era un Post Scrittum : “ma ti sei fidanzata per caso ? Curiosità eh ..”

Lidia sorrise e poi guardò quell’ultimo messaggio di Edi, chiedendosi per quale assurdo motivo l’avesse contattata lì, visto che sapeva che il telefono le era stato tolto. Aprì il messaggio, Edi lo aveva mandato alle quattro della notte precedente ed  era lunghissimo :

“ Lidia cazzo, quando fai così proprio non ti capisco! Ma come ti viene di scappare in quel modo ! Ti hanno vista TUTTI. Ti siamo corse dietro in tacchi io e Gin. e nonostante ciò tua nonna ci ha sbattuto la porta in faccia! Diceva che era troppo tardi. CAZZO erano solo le dieci . Comunque ti sto scrivendo qua solo x sfogarmi perché so che non lo vedrai ma in qualche modo i miei vaffanculo te li devo mandare. E sai perché? Perché  ti sei persa una gran serata a causa di quello stupido. Quindi preparati perché domattina io vengo lì, ti faccio alzare quel culetto secco che ti ritrovi e ti faccio uscire. No seriamente Lì, devo dirti delle cose molto importanti che sono successe e che sono venuta a sapere.

P.s : sei una stupida ma spero che tu stia meglio, ti voglio bene porca miseria”

“Cose molto importanti che sono successe” pensò Lidia dubbiosa, poi sentì il passo zoppicante di sua nonna salire le scale e nascose subito il telefono.

Nonna Lora arrivò in mansarda, si era tolta le calosce terrose ed era entrata a piedi scalzi in camera di Lidia tenendo stretto fra le mani un barattolo di vetro contenente il gambo di orchidea reciso. L’odore dei tre fiori bianchi rimasti attaccati allo stelo invase la stanza.
<< Scusami … >> borbottò Lidia con la testa leggermente rivolta verso il basso e gli occhi imploranti.

Sua nonna si sedette sul  letto e appoggiò il barattolo sul comò . Poi si girò verso la nipote, ancora in piedi alla finestra  :

<<  Non fa niente Lidia, sicuramente senza le sue radici non vivrà molto, ma a volte le cose effimere sono le più belle … >>

Il sorriso di nonna Lora rinfrancò l’animo di Lidia, che si buttò sul letto accanto a lei e l’abbracciò calorosamente.

Il campanello suonò.
<< E’ Edi . >> 

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Capitolo 5
*** Uno spiraglio ***


Inna, al mercato,02/08/2006


Lidia non fece in tempo ad aprire il portone di casa che Edi come una furia la trascinò fuori, senza dire una parola e facendola quasi correre per le vie del paese. Si sentiva come il padrone di un cane che tira il guinzaglio troppo forte e che nonostante le rimbeccate non riesce a farlo fermare.
Arrivarono alla piazza dove il mercato paesano ne ricopriva interamente la superficie. Le bancarelle avvolte in mille colori sgargianti parevano avere vita propria; fra le voci altalenanti e ripetitive dei venditori e i suntuosi profumi di spezie e prelibatezze, si destreggiarono evitando la calca dei molti intenti nella compravendita, fin quando giunsero ad una bancarella che vendeva pannocchie arrosto, imburrate ben bene, dove molti ragazzi si fermavano a mangiarne una o due prima del pranzo. Sedettero sulla panchina di fronte e Lidia aprì bocca per parlare ma Edi la interruppe subito :

<<  No. Adesso parlo io . Lidia ieri, quando te ne sei andata, ho conosciuto un tipo pazzesco. L’avevo notato subito : chitarra in spalla, capellone, occhi dolcissimi . Insomma sai.. Quei tipi che piacciono a me .. >>

Lidia alzò gli occhi al cielo, non poteva crederci che la cosa importante da dirle fosse che senza di lei avesse rimorchiato uno già la prima sera.

<< Lì smettila di fare quella faccia ! Devo arrivare al sodo ! >> la rimproverò brusca Edi.

<< Allora, l’ho visto entrare al bar in solitario e ho colto l’occasione per staccarmi dal gruppo e andare a prendere qualcosa da bere … Entro e me lo vedo, bellissimo, anche lui mi ha notata perché mi fissava da capo a piedi. Quando mi avvicino al bancone mi offre da bere e da lì cominciamo a parlare, in modo così intimo >> Edi simulò un leggero brivido, muovendosi le mani sui fianchi e strappando un sorriso a Lidia.

<< Fatto sta che proprio sul più bello, uscendo dal bar insieme a lui ci imbattiamo in F. il quale, con mia grande sorpresa, saluta Simone, sì si chiama così, con un abbraccio ! >>

Lidia si ghiacciò, guardò l’amica a bocca aperta e le chiese piano, deglutendo tutta la sua ansia :

<< Quindi hai parlato con lui ? Con F. ? >>

Edi scosse il capo << No Lidia, ma Simone quando l’ha visto l’ha invitato alla sua festa di compleanno, farà una cena su alla torretta stasera e lui ha confermato che ci sarà ! >>

Lidia guardò perplessa l’amica << E quindi ? >> le chiese tenendo il fiato sospeso.

<< Ma dai non ci arrivi ?! Simone ha invitato anche me e ovviamente mi ha detto di portare chi voglio ! >>

<< Non verrò Edi …  >> Lidia chinò tristemente il capo.

<< Oh sì che verrai, volendo o no, sono capace di anestetizzarti e farti ritrovare davanti a lui se ti impunterai a non venire. Sappilo. >>

Edi dette uno scappellotto all’amica che ricambiò ridendo di gusto.

<< Ed ora ci andiamo a mangiare due pannocchie perché questo odore di burro mi sta lacerando lo stomaco! Muoviti ! >>
 
 
Inna, la Torretta, quella stessa sera.


Lidia aveva passato metà del pomeriggio con Edi e Ginevra a prepararsi per quella serata. Entrambe le amiche erano effervescenti e incontenibili, schizzavano per le stanze come trottole impazzite, solo per quell’invito così inaspettato e tanto gradito; in effetti era la prima volta che venivano invitate da un ragazzo più grande di loro alla Torretta, che ad Inna era il luogo più frequentato da persone adulte.

La Torretta si trovava in cima al paese ed era un vecchia torre ristrutturata che durante il medioevo veniva sfruttata come vedetta. Per arrivare al punto in cui essa sorgeva occorreva circa un quarto d’ora di camminata in salita, che metteva a dura prova anche le gambe dei più giovani. Una volta arrivati in cima però il panorama era talmente gratificante che ci si poteva dimenticare ogni male.

Intorno alla torre c’era una passeggiata in sampietrini, spesso percorsa dagli innamorati, con tanto di panchine per potersi fermare a godere di quella vista. La stanza principale della Torretta era stata adibita a ristorante, l’unico in paese, che spesso si offriva di preparare feste e banchetti suntuosi in occasione di eventi speciali.

Tante volte Lidia andava alla Torretta solo per osservare la vastità delle montagne intorno ad Inna, o per perdersi nell’infinità del cielo oltre l’orizzonte, quel cielo che spesso, nelle giornate più limpide si confondeva con la linea sottilissima del mare, molto lontano dal paese.

Però lei quella sera non voleva andarci, non voleva di nuovo trovarsi di fronte ad F. , ad una festa poi, con chissà quante altre persone sconosciute …

<< Lidia forza, usciamo ! >> La pregò Ginevra prendendola per il braccio e cercando di sollevarla dalla sedia di camera di Edi.
Si alzò; stavolta indossava un vestito nero, lungo fin sotto al ginocchio, uno stivaletto chiuso, forse non adatto per la stagione e il fiore d’orchidea puntato fra i capelli.
Edi la guardò di sguincio e facendo finta di tirarle un calcio nel sedere uscirono di casa.

***
Arrivarono alla Torretta leggermente affannate e con i capelli un po’spettinati, poiché arrivate in cima al paese l’aria tirava con più facilità ed era anche abbastanza fresca. Furono tutte e tre sollevate infatti quando entrarono nel locale riscaldato dalla molteplicità di persone in festa.

Edi si piombò quasi subito su Simone, che riconobbe non appena entrata e passò a presentarlo alle amiche. Lidia rimase un po’ affranta dalla bellezza di lui e si chiese, sorseggiando un bicchiere di vino, come avesse fatto l’amica a riuscire subito nell’intento di provarci con un tipo così.

Si guardò in giro per un po’, il locale era stato ben allestito ; i tavoli del ristorante erano spariti e la sala era stata lasciata libera per ballare, ogni tanto qualche cameriere passava offrendo da bere e da mangiare, sembrava tutto delizioso ma Lidia aveva lo stomaco in subbuglio, chiuso e dolorante. Avrebbe voluto solo tornare a casa.

Di punto in bianco si trovò sola con Ginevra, la quale, affetta da timidezza cronica, era ancora più a disagio di lei. Stava per chiederle di andarsene, con tono arrabbiato per l’atteggiamento menefreghista di Edi, ma poi sentì una mano sulla sua spalla.

Si voltò.

Era F.

<<  Ehi Lidia, ti va di fare due chiacchiere qui fuori ?  >>

<< Sì mi va . >>

Finalmente, Federico.

***
Nota autrice :

Mi ero ripromessa di scrivere qualcosa solo quando Federico avesse finalmente aperto bocca. Finora non avevo voluto rivelarne il nome, non per creare chissà quale tensione o suspense, ma solo per scaramanzia.
Questo personaggio che fa impazzire la mia amata Lidia ha molto da dare e molto da nascondere, ma le sue carte se le giocherà molto lentamente. Quindi mettetevi l'animo in pace perchè continuerò a tediarvi con le mille paranoie della suddetta protagonista :) . 
Accetto ed aspetto recensioni positive e anche negative.
Buona lettura.

O.

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Capitolo 6
*** Misteriose presenze ***


Inna, sulla terrazza, 3/08/2006


Le luci stroboscopiche del locale sfolgoravano alienanti. Lidia si sentiva fuori da ogni contesto possibile.  Poco più avanti Federico si faceva largo fra la folla danzante, zigzagando in modo fluido e la vista delle sue spalle sfiorò impercettibilmente le fantasie più nascoste di lei. Lo vide afferrare con destrezza una bottiglia di vino e due bicchieri di plastica da un tavolino all’angolo della sala. Seguì i suoi movimenti fin quando imboccarono la porta finestra della Torretta e si diressero fuori, sulla terrazza panoramica.

Lidia inalò con vigore l’aria della sera, aggrappandosi con forza alla ringhiera in ferro battuto, le gambe le tremavano terribilmente.

Tenne lo sguardo abbassato per un po’ fin quando la voce di Federico le arrivò carezzevole all’orecchio :

<< Allora, come te la passi Lidia ? >>

Sentire il proprio nome uscire da quella bocca tanto desiderata provocò subito in Lidia un brivido che le percorse tutta la schiena. “ Sarebbe riuscita a rispondergli con un tono di pacata normalità ?”.

Sollevò lo sguardo su di lui e l’intensità dei suoi occhi scuri e a mandorla la trafisse lasciandola basita. Mai visto niente di più terribile e bello allo stesso tempo.

Federico si appoggiò con la schiena alla ringhiera, piegando la sua gamba sinistra su una delle sbarre di ferro, in una posa di attesa quasi sfrontata. Versò un po’ di vino nei bicchieri e ne porse uno a Lidia che lo afferrò con poca grazia.

<< Me la cavo … >> E così dicendo ingurgitò con foga il suo vino arrivando a tossicchiare imbarazzata  un flebile << E tu ? >>

Lui la guardò sogghignando ed esprimendo una tenerezza nei suoi confronti che la fece arrossire.

<< Sei un pasticcio … >>

Federico sollevò una mano e sistemò una ciocca dei capelli di Lidia, passandogliela dietro l’orecchio. Poi le si avvicinò, molto; il suo naso così prominente stava quasi per sfiorare quello di lei, piccolo e all’insù, la bocca di lui contrita in un sorriso sghembo si aprì leggermente e con poco riguardo nei confronti di Lidia, si fece passare la lingua sulle labbra fini, facendola sussultare .

<< Un bellissimo pasticcio … >>

<< Perché non mi hai risposto ? >> Le parole le uscirono di bocca senza preavviso, senza che ci avesse minimamente pensato. Lidia si rammaricò subito della domanda fatta. Federico si allontanò da lei e cominciò a fissare il vuoto sotto la terrazza. Fu un momento di totale imbarazzo, nel quale nessuno dei due parlò.  Lei tenendo in mano il bicchiere vuoto, ormai lontana dalla ringhiera, fissava lui che rilassato guardava, senza porsi problemi, qualcosa di molto lontano da loro.

<< Ne parleremo … >> Rispose d’un tratto Federico interrompendo quel silenzio di cristallo.

<< Quando ? >> Lidia si lasciò di nuovo sfuggire tutta la sua indelicatezza.

<< Quando sarà il momento . >> Concluse perentorio Federico. La squadrò dall’alto in basso e si dette una piccola spinta con la gamba appoggiata alla ringhiera,per dirigersi verso di lei, che invece era ancora ferma e a pugni chiusi .

<< Tu adesso non pensarci. Ci vediamo molto presto. >> Le prese il mento con una mano, scrutandola negli occhi, che forse mai erano stati così grandi. Lidia si sentì il viso infuocare ed involontariamente le sue labbra si tesero verso quelle di Federico. Lui le sorrise e le lasciò il viso, le accarezzò un fianco e aprendo la porta della Torretta rientrò dentro senza dire una parola.

Le campane in lontananza rintoccarono la mezzanotte. Lidia sentiva freddo ma dentro di sé aveva un fuoco caldo che la colorava di una tonalità quasi incandescente comparsa sulle sue guance morbide, ancora un po’ infantili. Non riusciva a fare un passo, né avanti, né indietro. Fino a che, sull’ultimo rintocco di campana sentì una mano piccola e fragile toccarle una spalla. Si girò e Ginevra era dietro di lei, sorridente e un po’ tremante per il freddo.

<< Lidia andiamo dentro ? Ho recuperato Edi finalmente, dai ci devi assolutamente raccontare  >>.

Le due amiche rientrarono a braccetto. Ginevra con la sua piccola statura cercò di sorreggere Lidia che aveva un passo quasi altalenante e sul punto di crollare.

Edi era appoggiata ad un muro e con fare molto estroso intratteneva due ragazzi che stavano di fronte a lei e che la guardavano adoranti.

<< Ohhh tesoro ! Finalmente eccoti ! Ti stavo cercando … Voglio presentarti Alessandro e Giacomo. Sono amici di Simone . >>

Alessandro fissò Lidia con curiosità, aveva gli occhi leggermente appannati, forse dall’alcool, indossava un cappellino che a lei sembrava alquanto stupido e mostrava un sorriso sfacciato e fastidioso. La salutò baciandola sulle guance e afferrandole i fianchi in modo troppo vigoroso per i suoi gusti.
A quel gesto Lidia alzò di poco lo sguardo e notò con sorpresa Federico, poco distante, che aveva assistito alla scena e rideva facendo trapelare quella che a lei sembrò un’espressione simile al disgusto.

<< Ehi Edi, potevi dirmelo che avevi un’amica così carina …  >> Alessandro fece una radiografia a Lidia, che si sentì un po’ offesa da tanta sfrontatezza.

Federico in lontananza continuava a guardare incuriosito. “ Ma perché ci fissa in questo modo ?” Si chiese lei.

<< Edi io dovrei tornare a casa, ha suonato già la mezzanotte, sai com’è mia nonna … >>

<< Ecco dove ti avevo vista ! Sapevo che eri uscita da una favola.. Sei Cenerentola ! >> Esordì stupidamente Alessandro dando una forte pacca sulla schiena a Lidia che non vedeva l’ora di uscire da quella situazione fastidiosa.

<< Okay Lì, salutiamo tutti e andiamo >> Edi scoccò un occhiolino di intesa all’amica, aveva capito anche lei di aver fatto una cazzata presentandole quell’ubriacone.

Mentre salutavano i due Lidia si voltò nuovamente verso il luogo dove aveva visto Federico, ma con immensa delusione, non lo trovò. Lei e Ginevra uscirono per prime, dovevano aspettare Edi che nel mentre si era lasciata andare ad uno sfrenato bacio con Simone. Li guardò con un po’ di invidia; quanto avrebbe voluto che anche per lei la serata si fosse conclusa così.

<< Sai cosa .. Mi piace quel ragazzo.. Giacomo … Abbiamo parlato un po’ stasera, mi sembrava interessato. >> Lidia si voltò verso Ginevra, aveva quegli occhioni azzurri e profondi come il mare rivolti a terra, mentre con le mani si stropicciava nervosamente una piega del vestito di tulle.

<< Che bello Gin !! Sono davvero felice per te ! >> Ed era vero.

<< Ma a te cos’è successo con Federico ? Vi ho visti parlare prima, però eri strana quando sei tornata … >>

Edi arrivò di corsa verso le amiche, spettinata , con un’espressione sorniona sul viso e tutto il rossetto sbavato. Sulla strada del ritorno Lidia si sfogò e raccontò nei minimi particolari quello che si erano detti .

<< Cazzo Lì, però non ti sai tenere niente per te ! Potevi lasciar correre, parlargliene poi! Stavate per baciarvi e gli vai a chiedere perché non ti ha risposto. Ad un ragazzo s’ammoscia … >> disse Edi ridendo.

<< Ma Edi, Lidia doveva capire il suo comportamento prima. Per me ha fatto bene a dirglielo. Alla fine non è stato educato da parte di Federico. Aveva tutto il diritto di sapere … E se ancora non le ha dato un motivo valido vuol dire che c’è qualcosa  sotto . >>

Le parole di Ginevra erano proprio quello che ci voleva per far sentire ancora più in ansia Lidia. Però l’amica aveva ragione; nemmeno a lei quadrava quel comportamento.

Lidia tornò a casa e salì le scale verso la mansarda in punta di piedi. Si stese a letto con quel pensiero fisso, guardando il grande frusciante abete fuori dalla sua finestra e dopo essersi spogliata vide cadere fra le lenzuola il fiore d’orchidea che aveva fra i capelli. Lo prese fra le mani e fece ricadere la testa stanca sul cuscino. Improvvisamente sentì qualcosa vibrare nella federa. Si ricordò con stupore il telefonino. Frugò in fretta e furia ed osservò lo schermo luminoso.

C’era un messaggio :
 
“Vieni domani alle 15 di fronte al bar della Piazza.”

Da : numero sconosciuto.

***
Con un po' di lentezza vi lancio questo nuovo capitolo che è stato molto difficile da affrontare. Il primo incontro con Federico non è stato tranquillo neppure per me.Le emozioni contrastanti  di Lidia mi rendono lunatica, ma non voglio farle una colpa poveretta.
Vi lascio con questo piccolo mistero da svelare. Chissà se indovinerete chi è la persona che si cela dietro al numero sconosciuto. 
Aspetto le vostre recensioni. Un abbraccio virtuale.
O.
 

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Capitolo 7
*** Il Sogno Premonitore ***


Inna, mansarda di Lidia, 3/08/2006


Lidia galleggiava nuda, adagiata nel letto del fiume, petali di rose le sfioravano il corpo e la sua pelle bronzea riluceva al sole sfolgorando nel limpido specchio d’acqua. Piccoli passi sulla ghiaia a riva e Lidia si sollevò grondante; i capelli fluenti aderivano al corpo arrivandole alla vita e coprendole i piccoli seni, era una venere. Un fruscio di fronde catturò la sua attenzione e dalle pendenti foglie del salice piangente ne uscì un corpo maschile, sottile come un giunco, pallido, etereo. Man mano Lidia ne delineò i capelli neri e folti e gli occhi a mandorla che conosceva troppo bene. Era Federico.

I due si guardarono eternamente, uno posava i piedi sul prato verde e rugiadoso, l’altra ancora nell’acqua limpida, lui le prese una mano e gliela fece posare sul suo petto, il suo battito era come lo scalpiccio di un cavallo al trotto. Poi fece altrettanto sul petto di lei e sentì il suo cuore pulsare con la forza di un’onda che si infrange su uno scoglio.
Acqua e terra si unirono, due corpi in uno,  costanza e purezza dell’una con  forza e passione dell’altro. Sentì la mano di lui accarezzarle i glutei e poi si lasciò trascinare a terra in un impeto di baci e sussulti.
Improvvisamente però Lidia e Federico si ritrovarono in una piazza nudi, bagnati e stretti in un abbraccio. Oltre ad essi una folla urlante, indicandoli, rideva mostruosamente di loro.



Si svegliò in un sussulto ansimante, piccole gocce di sudore le ricadevano sulla fronte, guardò l’ora sul telefono, erano le nove e trenta, aveva dormito solo quattro ore ma doveva alzarsi, l’ansia di quella giornata la stava perseguitando dalla notte precedente. Esattamente da quando aveva ricevuto quel messaggio sconosciuto.

Era stata tutta la notte al telefono con Edi, la quale era certa al cento per cento che dietro a quel misterioso appuntamento si celasse Federico e Lidia ci sperava, ma non ne era affatto convinta.
Ginevra in tutta risposta le aveva messo la pulce nell’orecchio: perché Federico si sarebbe dovuto nascondere dietro ad un anonimato ? Non si era affatto vergognato nel prendere Lidia da parte la sera precedente per parlarle, non avrebbe avuto senso quell’atteggiamento.

Edi aveva controbattuto che Federico l’aveva lasciata dicendole che si sarebbero rivisti molto presto. Quale momento migliore se non il giorno dopo ? Era palese.
Lidia non ci capiva più niente. E poi quel sogno … Ma perché ? Era come se qualcuno avesse voluto dirle di stare attenta, perché presto i suoi sentimenti più profondi sarebbero stati messi su pubblica piazza. Quel pensiero la terrificava.

Quella mattina si fece una doccia lunga e fresca, per cercare di purificarsi anche dai pensieri, poi scelse un jeans chiaro e un top ricamato bianco, si legò i lunghi capelli ancora bagnati in una treccia e indossò un vecchio paio di Superga di un verde ormai sbiadito.

Scese in cucina e sua nonna era già in postazione, stava preparando verdure e pesce, lo sentì subito dai profumi che le invasero le narici percorrendo le scale.

<<  Buongiorno mio bel giglio, ti ho preparato il caffè ma le arance sono finite, mi dispiace. Puoi andarle a prendere tu dopo dal fruttivendolo ?  >> Disse Lora sistemando rondelle di limone e freschi ciuffi di prezzemolo sopra un grosso branzino.

<< Certo nonna, tanto devo vedere anche Edi e Ginevra prima di pranzo! Quindi andrò con loro .>>

Lora sollevò lo sguardo dal branzino, un ricciolo bianco sfuggito allo chignon le contornava il viso rugoso e gioviale. Sorrise.

<<  Sta bene. Ma non fare tardi per il pranzo ! Ci sono il branzino e l’insalata di carciofi, ti piacciono tanto. >> Disse brandendo con sicurezza un mestolo di legno.

<<  Sì certo, grazie nonnina . >>  le schioccò un bacio vigoroso sulla guancia e Lora quasi barcollò sulle ginocchia fragili.

Lidia uscì di casa a passo svelto, il paese si era già risvegliato da un po’. Passò per la strada principale; quel giorno le donne appendevano le lenzuola ai balconi e alle finestre delle case, poiché nel pomeriggio sarebbe passata la processione e il prete avrebbe benedetto tutte le case lasciando ad ogni famiglia manciate di spighe di grano. L’odore del bucato steso e delle lenzuola dei letti coniugali sferzò l’animo di Lidia.  
Guardò verso il cielo parzialmente coperto e sentì crescere dentro di sé la voglia di arrivare in fretta a quel pomeriggio, all’appuntamento segreto in piazza. Desiderava tanto il volto di Federico, il tocco delle sue mani e …

Eccolo. Lidia lo intravide da lontano, proprio dal fruttivendolo e parlava con …

No impossibile !

Una ragazza bionda e incredibilmente bella si stagliava al suo fianco. Sterzò di furia dietro ad un albero che si trovava lungo la strada e si mise ad osservare i due . Lei portava un succinto abitino a fiori, con un’alta zeppa che le risaltava due caviglie fini e  gambe muscolose e molto abbronzate. I capelli le arrivavano fino al fondo schiena. Cazzo, anche Lidia riconobbe che era veramente sexy. Vide i due muoversi verso il bar, lui le cinse un fianco con il braccio e lei rise come un’oca.

Lidia, dopo l’allontanamento dei due, uscì allo scoperto, con una faccia da funerale e chiamò Edi disperata.

***
Inna, dal fruttivendolo, dopo lo shock

<< Dieci kg di arance grazie . >> Pronunciò distrattamente Lidia.

<< Vuoi morire per indigestione di arance per caso ? >> Le disse Edi parlando a denti stretti.

Il fruttivendolo, un ragazzo sui venticinque, con ancora i segni dell’acne, le guardò perplesso, con le sopracciglia aggrottate e un’arancia in mano.

<< Ne vorremmo solo tre di kg per piacere, scusaci la mia amica è un po’ fra le nuvole. >> Disse Edi mostrando un sorriso alquanto preoccupato.

Uscirono dal fruttivendolo e fuori dalla porta trovarono Ginevra accanto a Giacomo, il ragazzo presentatole da Edi la sera precedente alla Torretta.

“ Accidenti” sbuffò Lidia nei suoi pensieri “ Possibile che ora si fidanzino tutti tranne me?!”.
Tornarono sulla strada verso casa e si accordarono per quel pomeriggio; Lidia sarebbe andata all’appuntamento da sola, ma le amiche l’avrebbero seguita di nascosto, per raggiungerla in caso di bisogno.
 
 
***
Inna, ore 15.00, la piazza

Aveva mangiato pochissimo e sua nonna non era affatto contenta della cosa. Ma a lei in quel momento non importava, aveva ben altro a cui pensare. L’ansia le stava perforando l’intestino piano piano, le tremava una gamba già da prima di mettersi a tavola, ed ormai la consapevolezza che quel pomeriggio l’appuntamento non fosse con Federico le aveva fatto scendere l’umore sotto i piedi, non ci sarebbe mai andata, ma la curiosità la divorava.

Mangiò solo l’arancia che quella mattina le era mancata e poi liquidò sua nonna con la scusa di un thè a casa di Edi. Non si aggiustò né si cambiò vestiti, era di umore pessimo e non avrebbe voluto far colpo su qualcuno che non fosse stato Federico. Si sciolse solo la treccia e i capelli le ricaddero sulle spalle in onde  meravigliose e perfette, sapeva però che l’effetto sarebbe durato ben poco.

Edi e Ginevra erano già fuori da casa sua, aspettavano che passasse la processione per mischiarsi alla folla e passare inosservate . Lidia le salutò senza farsi troppo vedere e cominciò a dirigersi verso la piazza. In lontananza cominciò già a sentire il suono della banda, si voltò e per un momento vide la grande coda dietro al prete del paese dirigersi nel punto in cui si trovavano le amiche.

Arrivò in Piazza. Era deserta ed il bar aveva appena riaperto dopo il pranzo. Non decise però di controllare chi vi fosse all’interno, non voleva dare troppo nell’occhio, così si limitò a sedersi fuori, aspettando. Passò qualche minuto ma Lidia non vide nessuno. Poi udì il frusciò delle tendine del bar aprirsi dietro di lei, sollevò lo sguardo con un po’ di paura e vide proprio quello che non avrebbe mai aspettato di trovare.

Federico la guardò dall’alto verso il basso, teneva una tazzina di caffè in mano. Una folata di vento gli scompigliò i capelli neri, già arruffati, aveva una camicia aperta con una strana fantasia e sotto una t-shirt a maniche corte. I suoi occhi dardeggiarono in quelli di Lidia e lei si sentì affranta da quello sguardo quasi accusatorio .

<< Che ci fai qui ? >> chiese Federico arricciando le labbra.

Lidia non ebbe tempo di rispondere che vide apparire di fronte a sè un jeans strappato. Sollevò lo sguardo: era … Alessandro ?

<< Ha un appuntamento con me ! >> Alessandro guardò con atteggiamento di sfida Federico che in tutta risposta gli lanciò un’occhiataccia.

<< Quindi mi hai mandato tu il messaggio ieri notte ? >> Lidia era a bocca aperta e già si era pentita di quella domanda.

<< E certo ! Chi pensavi che fosse, questo carciofo di Federico a mandartelo ? >> La risata sguaiata di Alessandro proruppe senza freni e Lidia, in quel momento, avrebbe voluto che la sedia sulla quale era sprofondata finisse nella più ampia e tenebrosa voragine terrena.

Federico guardò Lidia, stavolta sembrava dispiaciuto, teso e molto in imbarazzo. Le tendine del bar frusciarono di nuovo, ma ora ne uscì la ragazza bionda di quella mattina.

Vista da vicino però non le sembrò così bella; aveva un trucco troppo accentuato che le copriva tutto il volto e la sua muscolosità era tanto prorompente da far invidia ad un uomo.

<< Che succede Fede ? >> chiese lei strusciandosi sensualmente alla porta del bar.

<< Niente, andiamo . >> concluse lui lapidario.

Federico si incamminò perentoriamente sulla strada verso la processione, lasciando indietro la bionda che cominciò a camminare sulla sua scia sculettando vistosamente.

Lidia guardava con delusione e tristezza la sagoma di lui sparire fra la folla festante, dove ora poteva chiaramente intravedere anche le sue amiche che la fissavano con aria stupita .

<< Gran bel culo la bionda comunque . >>

L’uscita infelice di Alessandro fece voltare di scatto Lidia, che senza dire una parola si alzò e se ne andò, evitando accuratamente la processione.

I suoni delle campane in festa la fecero piangere e non scoprì consolazione nemmeno nell’abbraccio caloroso delle amiche che la trovarono su una panchina nei pressi del fiume.
Bagnò la terra con le sue lacrime e la terra se le prese .
 
 
***
Misunderstanding e sogni . Tutto è così immaginifico e surreale nel mondo di Lidia che persino le mie certezze vengono a mancare. Sto attraversando un periodo ricco di malintesi e piccoli fraintendimenti quotidiani che forse si riverberano nella mia storia.
Nella speranza che i sogni non si fermino ad essere solo desideri …
O.

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Capitolo 8
*** Fuoco ***


Inna, 15/08/2006, In campagna


<< EHI LIDIAAAAAA … >>

SPLASH.

Non aveva fatto in tempo a voltarsi indietro, che una bomba d’acqua la bagnò da capo a piedi. Con i vestiti zuppi si strofinò gli occhi e guardò di fronte a sé. Alessandro a petto nudo e con un sorriso sornione la guardava con un secchio vuoto in mano. Lidia frugò nel suo zainetto, tirò fuori una bottiglia d’acqua preparata apposta quella mattina e cominciò a rincorrerlo cercando di fargli fare la sua stessa fine, ma invano. Correva troppo velocemente.
 
Percorse un breve tratto ma un’altra mandata d’acqua la inondò, facendola fermare per lo shock, stavolta però le si pararono davanti Ginevra e Giacomo, sbucati da un cespuglio dove stavano in assalto con grandi rifornimenti di secchiate d’acqua.

<< Ehi ma così non vale.. ! >> Sbiascicò lidia strizzandosi la canottiera a fiori già tutta stropicciata.

<< Ma scusa sei venuta a fare gavettoni con una sola bottiglia ? >> Le disse Ginevra ridendo ingenua. Giacomo, dietro di lei, stava per versarle un secchio d’acqua  in testa e si portò un dito sulla bocca intimando a Lidia di non parlare.

L’urlo di Edi arrivò forte e chiaro, mentre correva lontana da Simone che la rincorreva con un altro secchio, più grande di tutti gli altri : <<  Ma da quando si usano questi dannati secchi schifosi !!!! >>

Ginevra ed Edi come previsto diventarono più zuppe di lei ed intorno a loro le cose non si mettevano meglio: tutti i ragazzi di Inna si stavano affollando nel campo vicino al fiume del paese per i gavettoni del quindici agosto. C’erano schizzi d’acqua ovunque ed era difficilissimo ripararsi . Quel giorno c’era festa grande, perché ogni ferragosto si celebrava il grano dorato e sua la prima mietitura. I contadini poi portavano grandi carriole di grano presso la chiesa, dove dopo la messa, venivano benedette in segno di buon auspicio.

Molti giovani invece facevano, come da tradizione, una grande scampagnata, si divertivano con i gavettoni e poi si riunivano tutti per una grigliata o per mangiarsi qualche panino seduti sul prato, riscaldandosi al sole dei pomeriggi infuocati d’agosto.

I ragazzi dopo essersi sfogati contro le ragazze, quasi totalmente inermi, continuarono a bagnarsi fra di loro, in modo molto scorretto, così le tre amiche si spostarono lontane dalle acquate per asciugarsi finalmente  un po’, sistemarono i propri asciugamani e si tolsero i vestiti, appendendoli alla staccionata lungo il campo, poi si sdraiarono .

Il sole bruciava come non mai ma un venticello fresco sfiorava leggermente i loro corpi e scompigliava i capelli. In lontananza l’odore del fuoco che cominciava ad accendersi faceva venire a Lidia molta fame, che mista al divertimento di quella mattina le provocò una sensazione di benessere e felicità che la pervase.

Edi aveva una biancheria molto provocante, di pizzo rosso, molto stretta e che le risaltava i seni prosperosi. Ginevra esibiva con orgoglio delle mutande con ananas gialli disegnati ovunque, Lidia nella sua semplicità, e mostrando sempre un po’ di imbarazzo, aveva delle culotte grigie e un reggiseno bianco. Non aveva minimamente pensato che si sarebbe tolta i vestiti, perciò non si era preoccupata di abbinare la biancheria.

<< Lì, certo che potevi almeno metterti le mutande dello stesso colore del reggiseno >> La rimproverò Edi squadrandola severamente.

<< Chissenefrega Edi, tanto non devo fare colpo su nessuno. >> la rimbrottò arrossendo e guardando i ragazzi che seppur lontani, le sembravano vicinissimi ora.

<< Dai Lidia, però Alessandro non è così male e potresti farci un pensierino .. >>  Ginevra cercò di calmare le acque, come faceva sempre, pettinandosi i capelli corvini e lunghissimi, con una spazzola che si era prontamente portata con sé.

<< Peccato che sia un buzzurro ! Altrimenti non sarebbe male, no … >>

Lidia spostò di nuovo il suo sguardo sui ragazzi, stavolta focalizzandosi su Alessandro. Si era chinato per raccogliere il proprio zaino, era senza maglia e il suo petto molto abbronzato e muscoloso era in effetti molto eccitante. Guardò verso la loro parte, sistemandosi i capelli sul castano chiaro che gli stavano cadendo sul viso. Poi inforcò un paio di Ray Ban e notando gli sguardi di Lidia cominciò a camminare verso di lei.

<< Ecco, io me lo farei … >> Proclamò Edi dopo aver assistito a tutta la scena

<< Dio, stai zitta … Non vedi che sta venendo qua ? >> le disse Lidia a denti stretti e innervosita.

<< Cavolo ragazze avete notato che quella nuvola sembra un orsetto ? >> Disse Ginevra per sovrastare le chiacchiere poco opportune delle amiche.

<< Ah parliamo di nuvole … ? >> La voce ridente di Alessandro si assestò proprio dietro l’orecchio di Lidia, che nonostante se lo aspettasse, fece un sussulto.

Era molto diverso da Federico. Dopo l’accaduto di quell’infelice pomeriggio, che Lidia ancora non dimenticava, non l’aveva più visto molto in giro. Le mancava molto e in più sentiva dentro di sé una delusione cocente, che aveva fatto calare le luci su quell’aura di magia che la devastava quando si trovava in sua presenza. Non capiva perché lui non le avesse più voluto minimamente parlare. Inoltre le poche volte che lo vide lo trovò  sempre in compagnia di quell’oca bionda, che ormai, come dedotto, era certa che fosse la sua ragazza.

Nonostante ciò Lidia si era decisa : non poteva farsi rovinare un’ intera vacanza per una delusione d’amore, così aveva ricominciato ad uscire tutte le sere con le sue amiche e aveva passato un po’ di tempo con Alessandro.

In breve tempo accanto a loro arrivarono anche Simone, che si abbarbicò a Edi in una pomiciata spinta, e Giacomo che si sedette accanto a Ginevra facendole scherno di quei curiosi ananas sulle sue mutandine .

<<  Comunque ragazze se volete potremmo andare verso la grigliata, qualcuno sta già preparando il fuoco. Io e Gin ci avviamo . >> Disse Giacomo tirando su Ginevra per la mano.
<< Arriviamo anche noi ! >> Rispose Simone ancora avvinghiato a Edi che nel mentre rideva sotto di lui come una pazza.

Lidia imbarazzata si alzò e andò a rimettersi gli shorts di jeans che nel frattempo si erano asciugati.
Stava per infilarsi anche la canottiera quando si sentì prendere i fianchi e spingere leggermente verso il legno caldo della staccionata.

Alessandro le spostò con delicatezza i capelli ancora umidi sulla spalla di destra e cominciò a baciarle sensualmente il collo, sospirandole piano sulla pelle.
Lidia sentì un fuoco arderle dentro e chiuse leggermente gli occhi quando Alessandro cominciò a leccarle un orecchio.

Le mani di lui le stringevano ardentemente i fianchi e cominciarono a salire verso il suo seno.

<< Tu non te ne rendi conto, ma sei così sexy . >> 

Quelle parole nel suo orecchio le causarono un’eccitazione mai provata prima.
Il pacco di lui cominciò a gonfiarsi sui suoi glutei nel momento esatto in cui le toccò il seno. Lidia si sentì molto in imbarazzo, non le sembrava il momento per provarci in quel modo ed in più pensava che fosse una tattica viscida e troppo provocatoria .

Così gli prese velocemente le mani, le spostò lontane dal suo corpo e si girò di scatto. Si sentiva la faccia avvampare e cercò in tutti i  modi di non guardarlo in faccia.

Alessandro scoppiò in una risata molto fastidiosa, si frugò in una tasca del pantalone corto color kaki e si accese una sigaretta. Gli occhiali da sole scuri non lasciavano intravedere la sua espressione ma sicuramente se lei l’avesse vista l’avrebbe trovato contrariato e divertito allo stesso tempo.

Lidia si finì di vestire mentre lui le fumava accanto senza staccarle gli occhi di dosso, con una faccia da schiaffi.

<< Andiamo a mangiare ? >> Disse Lidia piano, ancora senza guardarlo.
<< Va bene >>

Cominciarono a camminare e Alessandro, senza dire una parola le cinse le spalle con un braccio.

<< Adesso lo facciamo ingelosire quel Federico che tanto ti piace … >>

Lidia rimase allibita, lo fissò e lui le fece un occhiolino , ammiccò e quando lei alzò lo sguardo vide Federico con un forcone in mano , intento a sistemare la griglia sul fuoco, che ardeva in mezzo a loro.

Federico non era in compagnia se non dei suoi amici e, una volta arrivati, li guardò con fare sospetto .
Lidia provò a sorridergli, forse quella mossa di Alessandro non le dispiaceva neppure troppo e le baluginò per la testa un’idea :  lo avrebbe fatto ingelosire davvero ?
Federico le sorrise di rimando, poi guardò torvo Alessandro e tornò ad occuparsi della griglia.

<< Adesso perché non mi baci ? >>

Lidia fissò Alessandro e i suoi occhi verdi.  Aveva messo gli occhiali da sole sulla testa, fra i capelli dorati.
Qualcuno cominciò a suonare la chitarra. Lui le prese le mani con forza e le intrecciò con quelle di lei.
Lidia non sapeva assolutamente cosa fare.
 

***

Guai in vista per la nostra dolce Lidia.
 Finalmente qualcosa ha smosso la sua tenera intimità, ma le piacerà davvero Alessandro ?
E cosa farà secondo voi ? Lo bacerà solo per fare ingelosire Federico ? E se lo facesse secondo voi potrebbe pentirsene ? Quale potrebbe essere la reazione di Federico ?
Vi lascio con queste intriganti domande e spero tanto di ricevere qualche vostra recensione, positiva o negativa che sia.
Vi aspetto e vi abbraccio .
O.

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Capitolo 9
*** L'antidoto ***


Inna, 15/08/2006, ancora in campagna
 

Il fuoco della grigliata scoppiettava accanto ad Alessandro e Lidia, intenti a guardarsi negli occhi fissamente.

Dall’altra parte Federico assisteva alla scena guardando di sottecchi i due in un attimo di suspense che gli sembrò non finire mai.

Lidia era in imbarazzo e osservata dal capannello di persone che si stavano avvicinando per mangiare; si sentiva tutti gli occhi puntati addosso e le labbra di Alessandro erano sempre più vicine alle sue.

 << No, non voglio farlo. >> sussurrò lei .

<< Avanti non fare la preziosa .. >> Alessandro l’afferrò per i fianchi con durezza cercando di avvinghiarla al proprio corpo .

<< Lasciami stare! >> Lidia si dimenò cercando di far leva con le mani sul suo petto per slegarsi da quella presa che ormai le stava quasi facendo male.

Lui allora la tirò a sè per i polsi e ridendo cercò di nascondere agli altri quello che stava realmente accadendo.

<<  Sei sordo per caso ? Ti ha appena detto di lasciarla stare >>

Lidia si sentì sciogliere i polsi da una mano altrettanto forte, anzi molto più forte. Vide le spalle di Federico pararsi davanti ai suoi occhi mentre questo, a pugni chiusi, fronteggiava a muso duro Alessandro.

Quest’ultimo alzò la testa con fare di sfida e lanciò uno sguardo iniettato di sangue all’altro :

<<  Ti è sempre piaciuto fare la parte dell’eroe . >> E Alessandro sputò con disprezzo .

<< A te invece quella del figlio di puttana. >>

Federico gli voltò le spalle, compiendo un errore madornale. Infatti l’altro gli saltò addosso facendo catapultare entrambi a terra.  I due furono repentinamente divisi da Simone che nel mentre si precipitò nella rissa appena scoppiata.

Giacomo teneva per le spalle Alessandro che scalpitava con i pugni tesi, Federico si rialzò da terra scuotendosi dai residui di polvere e cenere della brace . Guardò Lidia che stava con gli occhi rivolti verso il basso mentre le amiche di fiducia le cingevano con dolcezza le spalle.

< Mi, mi dispiace … >> Farfugliò Federico passandole accanto.

<< Ehi aspetta Fede ! Dove vai ? >> Simone gli corse dietro.
 
***
 
Inna, 15/08/2006,  casa di Lidia
 

<< Nonna sono io, mi apri ? >>

Era sera e Lidia era appena tornata dalla campagna . Un po’ tremolante per i vestiti troppo corti e ancora leggermente umidi stava di fronte al portone di casa, aspettando che sua
nonna le aprisse, dal momento che nella furia di prepararsi quella mattina aveva scordato di prendere le chiavi.

Nonna Lora le aprì in vestaglia, quella di seta rosa che Lidia le aveva visto numerose volte indosso, la guardò un po’ torva e con gli occhi già leggermente appannati dal sonno.

<< Tesoro meno male che non sei arrivata  dieci minuti dopo, altrimenti non ti avrei mai aperto >>  sbadigliò con fragore e ciabattò fino alla cucina.

<< Ti preparo un tè caldo prima di dormire, ti vedo un po’ infreddolita >>

Lidia in effetti aveva freddo, ma non sapeva se dipendesse dai vestiti o da qualcosa che era successo dentro di sé, quel pomeriggio. Si accoccolò sul divano, che era ancora caldo nel posto in cui sedeva sua nonna, e si buttò una coperta sulle gambe osservando senza curiosità le immagini sbiadite che scorrevano sullo schermo della vecchia tv.

“Forse Federico sotto sotto ci tiene a me. E questo certo non mi dispiace. Però perché Alessandro lo ha attaccato in quel modo ?!  C’è sotto qualcosa, me lo sento.”

Mille pensieri le fluivano tempestivamente nella testa e non sapeva assolutamente come arrestarli. Edi le aveva detto che doveva ritenersi fortunata, due ragazzi avevano quasi fatto a botte per lei, solo nei film succedono queste cose !

Ma Federico era tornato di nuovo al centro dei suoi pensieri e nonostante le fosse dispiaciuto vederlo litigare con Alessandro, provava una sensazione di sicurezza che le fece apparire un gran sorriso sul volto un po’ stanco.  

<< Vedo che sei serena però ! >>

Sua nonna le passò una tazza di tè bollente, si sedette accanto a lei sul divano e ne deglutì un po’ a piccoli sorsi.

<< Nonna ho conosciuto un ragazzo che mi piace molto … >> Lidia arrossì e si chiese per quale motivo si fosse confessata in quel modo.

<< Lo sospettavo >> E con un occhiolino Lora tirò fuori tutta la sua giovinezza nascosta.

<< Sai sorridevo anche io così quando ho conosciuto tuo nonno.  E lui mi diceva sempre che era proprio per quel sorriso che si era innamorato di me.  La prima volta che venne a casa  ne fu così attratto che tornò ogni giorno anche se non aveva niente da darmi … >>

Sua nonna le aveva raccontato molte volte quella storia, ma Lidia non si stancava mai di sentirla :

Il nonno aveva appena cominciato a fare il postino ad Inna quando bussò alla porta di Lora per consegnarle la posta. Ci fu un colpo di fulmine da parte di entrambi. Lei era giovanissima, bella e semplice, una donna di campagna dalle gambe forti. Lui era un ex marinaio, abbronzato, con il mare negli occhi e le spalle larghe, che a Lora infondevano infinita sicurezza. Entrambi si sentivano già parte l’uno dell’altra solo al primo tenero sguardo.

Da quel giorno il nonno cominciò ad andare da lei, anche solo per darle il buongiorno, tutti i santi giorni.
Nessuno dei due riusciva a dichiararsi, fino a quando a Lora venne consegnata una lettera importante che il nonno di Lidia le chiese di leggere immediatamente, sull’uscio di casa, dove si erano conosciuti.

Non c’era mittente e la lettera conteneva solo una frase :

“ Busserò per sempre alla porta della tua vita, fin quando non mi aprirai e mi lascerai entrare .”

<< Quella lettera la conservo ancora, sotto al mio cuscino e tutte le mattine la leggo e mi sembra ancora di sentirlo bussare alla porta … >>

Gli occhi di Lora si riempirono di lacrime e guardando la nipote singhiozzò  :

<< L’amore, quello vero,  è l’antidoto,  la giovinezza eterna. Devi trovare qualcuno che ti faccia sentire così , sappilo Lidia >>

Si abbracciarono; non aveva mai sentito il cuore di sua nonna battere così forte.
 
***
Ahhhh, un po’ di amarcord per la nostra dolce nonna Lora. Sentivo che era assolutamente necessario approfondire la vita del personaggio più “vissuto” della mia storia, aspettavo solo il momento giusto per concedervene un piccolo assaggio.

Chissà se Lidia sarà ispirata dalla storia d’amore dei suoi nonni. E soprattutto riuscirà a capire cosa è successo fra Alessandro e Federico ?

Come sempre accolgo i vostri pareri, i vostri dubbi o semplicemente i vostri saluti.
La mia porta è  aperta.

O.

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Capitolo 10
*** Federico ***


Inna, 15/08/2006, casa di Federico e Simone
 

<< Fede mi dici che cazzo ti è preso ? >>

Simone sbatté la porta di casa con uno sbuffo e lo seguì arrancando in soggiorno dove Federico si era già tolto con molta nonchalance la maglia sporca di terra e se ne stava a petto nudo su una delle sdraio che usavano come poltrona.
Simone guardò Federico con noncuranza, aveva lo sguardo perso nel vuoto e un grugno sul volto che non prometteva niente di buono.

<< Senti io mi faccio una birra, visto che mi hai fatto correre come un matto per venirti dietro, ho una sete terribile … Oh la vuoi ? Dico a te isterico. >> Gli urlò Simone con le mani a conca per fare risonanza.

<< Se .. >> biascicò Federico senza guardare l’amico.

Simone si legò i capelli lunghi e ricci con una matita lasciata sul tavolo del soggiorno, poi aprì il frigo e prese due birre fresche, afferrò con una mano l’altra sdraio e si sedette accanto a Federico che allungò solo il braccio per prendere la lattina.

<< Eh no, adesso finchè non mi dici che hai non te la do ‘sta birra . >> E Simone la allontanò dall’amico.

Federico sbuffò rumorosamente.

<< Prima o poi impazzisco e lo picchio quello stronzo  >>

<< Ohh, ti sei appena guadagnato la tua birra amico ! >> Simone gli passò la lattina ridacchiando. I due le stapparono e le bollicine ne uscirono fragorosamente. Un sorso ed il viso
spigoloso di Federico si rilassò per un attimo.

<< … Comunque c’è mancato poco oggi . >> Lo incalzò Simone.

<< Lascia stare Simò, non ho ancora capito perché ci hai divisi.  >>

Il viso di Federico si  incupì di nuovo mentre le sue mani cominciarono a stringere la lattina tanto forte da accartocciarla e farne uscire tutto il contenuto .

<< … Perché non volevo che il cervello di Alessandro facesse la stessa fine di questa birra . >> Continuò Simone che nel mentre si era diretto in cucina a prendere uno straccio per pulire.

<> Federico appoggiò la birra su un tavolino di fortuna lì accanto e abbassò la testa un po’ imbarazzato.

<< Sei geloso ? >> Simone lo punzecchiò mentre puliva alla bene e meglio la birra versata in terra.

<< Ma no stupido, lo sai che io ho Ronda … Però la stava importunando, le metteva le mani addosso ! >> urlò, d’improvviso divenne rosso come un peperone .

<< Chiaro .  La voleva baciare. E tu ti sei messo fra di loro come se tu fossi Superman. >> azzardò Simone tirando lo straccio verso il pavimento dalla cucina.

Federico si alzò scattando come una molla, afferrò le spalline della sdraio dove sedeva di nuovo Simone, il viso scuro come un cielo temporalesco. Era così vicino all’amico da sfiorargli il naso,  gli occhi scuri iniettati di sangue, i capelli neri ritti in testa come un cane rabbioso e una vena sul collo gli pulsava talmente tanto che sembrava sul punto di scoppiare. Però non urlò, anzi parlò quasi sibilando, con voce cupa e incredibilmente roca.

<< Che vorresti dire eh ? Stai dalla sua parte ? Dalla parte di quella merda che due anni fa si è scopato la mia ex ragazza come se nulla fosse ? Lo sai perché racconta a tutti che IO ho fatto l’eroe ? Perché una volta ricevuto il suo bel pompino ha fatto in modo che qualcuno di mia conoscenza me lo venisse a dire che avevo le corna. E io coglione ! l’ho perdonata quella puttana. Altro che eroe … Per poi essere cornificato un’altra volta … E con chi ?! Con LUI ovviamente … >>

<< Ehi calmati Fede.. >> Disse Simone impaurito e ripulendosi dagli sputi che Federico gli aveva involontariamente, o forse sì, lanciato contro il viso.

<< No, non mi calmo per un cazzo ! >> A quel punto urlò, lasciando con forza le spalline della sdraio e facendo sobbalzare Simone .

<< Dicevo solo che, si stavano per baciare e  tu non stai con Lidia. E’ normale che quello si sia incazzato. Ma non ho detto che ha ragione, anche perché potrebbe essere che l’abbia fatto solo per farti incazzare. Dì la verità Fede : avresti agito lo stesso così se quella ragazza che stava per baciare non fosse stata Lidia ? >>

Federico stava girando senza maglia per la casa, con le mani fra i capelli, tormentandoseli come se fosse pazzo, ma a quella domanda si bloccò sul posto .

<< Che intendi dire ? >> Chiese con sospetto.

<< Dai Fede. Si vede che ti piace Lidia. Alessandro ha provato a baciarla solo per  farti ingelosire. Sapeva che forse ti avrebbe mandato su tutte le furie e non si è fatto sfuggire l’occasione. E’ uno stronzo. >>

Federico si buttò di nuovo sulla sdraio, che fece un sonoro cigolio. Dava le spalle all’amico, così che lui non riuscì a leggerne i sentimenti .

<< Sì forse è vero, ma io non provo niente per Lidia. Si è sbagliato. Mi ha solo fatto incazzare perché ho avuto l’impressione che le stesse facendo male … Tutto qua. >>

Simone si alzò ed andò di fronte all’amico, lo vide leggermente turbato e imbarazzato allo stesso tempo.

<< Scusa se sono impazzito, dovevo sfogarmi . >> bisbigliò ad occhi chiusi Federico.

<< Cazzo Fe’ per un momento ho pensato che avresti sputato fuoco !>> Simone rise tirando una pacca sulla spalla all’amico .

<< Sei il solito coglione >> E un sorriso sghembo apparve sul volto di Federico che gli tirò un buffetto amichevole sul petto.

I due ragazzi rimasero un po’ a parlare sulle loro poltrone improvvisate. Poi Simone uscì di casa; andava da Edi . Uscendo gli disse, allusivamente, che prima o poi l’avrebbe portata a casa e che Federico ovviamente si sarebbe dovuto volatilizzare quel giorno.

Ma a lui non dispiaceva, d'altronde quell’estate lui e Simone avevano preso  la casa apposta per portarci ragazze, farci cene e feste fra amici. Ma Federico non avrebbe mai pensato che prima di andare ad Inna avrebbe conosciuto Ronda e nemmeno che ci sarebbe rimasto insieme.
In lei non trovava niente di particolarmente eccitante, se non il fisico da urlo . Ma dopo poche settimane se ne era già completamente dimenticato . Lui pensava spesso al sesso, amava farlo,  specialmente con ragazze che sapevano bene come muoversi sotto alle lenzuola; non era mai stato con una più piccola né esteticamente poco attraente. Amava le forme, gli occhi felini, la spudoratezza e a volte anche la sfrontatezza in una donna.

Ronda voleva fare sesso di continuo, anche troppo per i suoi gusti . Dopo quasi due settimane chiuso in casa con lei, ad Inna, le aveva chiesto di tornarsene in città e lui l’avrebbe raggiunta a fine mese. Tirò un sospiro di sollievo e meditò di lasciarla non appena fosse tornato.

Federico si girò una sigaretta ed uscì sedendosi sulle scale fuori da casa sua. Guardò l’infinità del cielo sopra di lui e ripensò a quello che aveva appena detto all’amico. Aveva mentito e Simone aveva, purtroppo, ragione. C’era qualcosa in Lidia che lo attraeva terribilmente. Si accese la sigaretta e fece un tiro molto lungo.

Non era un fatto estetico, poiché Lidia, nella sua semplicità, era praticamente l’antitesi del suo ideale femminile, però ogni volta che la vedeva o che le stava vicino , veniva avvolto dal suo profumo, attratto  dalle sue labbra carnose, catturato da quegli occhi così grandi e dolci .  Si aggrappava al pensiero di averla nuda fra le sue braccia tutti i giorni . La trovava affascinante nei suoi modi di fare, nel suo modo di vestire così fuori moda e tanto attraente nella sua fisicità delicata; lo vedeva che era fragile, voleva proteggerla, stringerla. Non voleva che le mani di nessun altro, se non le sue, la sfiorassero.

Lidia era una ragazza per la quale avrebbe potuto perdere la testa e non doveva succedere. Non di nuovo.
 
***

Ed ecco che si apre la prima finestra sulla vita di Federico.

Una personalità molto difficile da interpretare. Così scottato dalle relazioni precedenti andrà bene per la nostra timida e un po’ ingenua Lidia ?

Ovviamente dipenderà tutto dalla sua abilità nel capirlo e nello sfuggire dalle grinfie di Alessandro …

Ringrazio infinitamente chi sta seguendo la mia storia, chi ne legge qualche pagina sporadicamente, chi mi ha scritto e anche coloro che probabilmente hanno letto e non apprezzato.

Per me il capitolo 10 è un gran traguardo e volevo festeggiarlo con Federico .

 Accolgo sempre a braccia aperte i vostri pensieri.
Un saluto
O.

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Capitolo 11
*** Luce ***


Inna, 20/08/2006, mansarda di Lidia
 

I giorni ad Inna scorrevano senza tregua, e a Lidia sembrava impossibile che la sua vacanza fosse già, quasi, giunta al termine. Una decina di giorni e sarebbe dovuta tornare in città, a circa trecento km di distanza, nell’afosa e caotica Roma, dove non si era mai sentita del tutto a casa.

Stesa sul suo letto, ancora in camicia da notte Lidia osservò dal suo amato oblò il grande abete che quella mattina se ne stava completamente immobile; la giornata si preannunciava calda, senza un filo di vento, con un sole che spaccava le pietre e un cielo limpido come cristallo.

Aveva pensato e ripensato al ferragosto e alla scenata di Federico di fronte ad Alessandro.
Edi aveva captato qualcosa da Simone il quale, in assoluta segretezza, cosa che ovviamente non è rimasta tale, le aveva confidato che Alessandro e Federico avevano in precedenza litigato per una ragazza che si contendevano. Insomma fra i due non scorreva sicuramente buon sangue.

Da quella volta Alessandro non ci aveva più provato, le lanciava solo molti sguardi languidi e richieste di perdono. Ma lei non li aveva minimamente considerati. Federico invece ? Zero assoluto.

A Lidia sembrava che la stesse platealmente evitando. Dopo quel giorno non l’aveva più guardata in faccia, nemmeno una volta per sbaglio. L’aveva addirittura visto fare lo scemo con un’altra ragazza del paese e poco dopo entrare insieme in quella che credeva fosse casa di Federico.

Ormai non ci sperava più che lui provasse qualcosa per lei, cominciò a pensare che quel giorno, Federico avesse rivisto in lei la sua ex e preso da un raptus di gelosia, di cui poi si era pentito, fosse andato di matto con Alessandro. Ma niente di più.

Lidia si alzò dal letto stiracchiandosi le braccia e sentì schioccare tutte le articolazioni, lo specchio della sua toeletta le restituì un’immagine di lei molto scompigliata che stranamente le piacque . Aprì la finestra e assaporò con gusto l’aria del mattino, si appoggiò con i gomiti al cornicione e chiuse gli occhi.
Il ronzio delle api sui fiori, il gallo del pollaio che intona i suoi primi “chicchiriccchì”, il profumo dei gelsomini di sua nonna, gli uccelli canterini e persino l’odore del pane proveniente dal fornaio poco distante le solleticarono i sensi . Lidia sorrise ad occhi chiusi e pensò che nessun luogo poteva restituirle quelle meravigliose sensazioni, quella poesia.

D’un tratto sentì una piccola vibrazione provenire dalla sua stanza. Corse a prendere il telefono nascosto ancora dentro la federa del cuscino. C’era un messaggio e quando scorse il mittente, Lidia rimase letteralmente a bocca aperta.

Era di Federico.

Con il cuore che le batteva all’impazzata si sedette sul letto muovendo spasmodicamente le gambe, era un suo tic.

Aprì il messaggio :

“ Ciao, mi dispiace tanto per quello che è successo qualche giorno fa. E’ una cosa un po’ lunga da spiegare, quindi se ti va una di queste sere potremmo parlarne di fronte a una birra. Che ne pensi Lidia ?”
 

Si stese sul letto, con le mani che stringevano forte il telefono sul petto, e cominciò a ridere, fortissimo, scoppi travolgenti, che le fecero quasi venire male alla pancia.
Era come se qualcosa stesse andando per il verso giusto, se lo sentiva, finalmente avrebbe parlato con Federico e lui si sarebbe irrimediabilmente innamorato di lei … Poi un dubbio la riportò sulla terra :

“Non esagerare Lidia, forse vuole solo scusarsi, berrà la sua birra e se ne andrà.”

Un sorriso le apparve nuovamente sul volto.

“ oh mio dio lo vedrò e ci parlerò !!”
Lidia rimase un’ora sul letto a leggere più volte il messaggio, fin quando sua nonna spazientita per l’orario la chiamò dal piano di sotto per fare colazione ; ovviamente sua nipote non toccò cibo.

Poco distante sullo schermo del telefono di Federico, ancora a letto, comparve un messaggio :

“ Sì, mi farebbe molto piacere ...  :) ”

Lui sorrise e si riaddormentò.


***
 
Inna, quel pomeriggio, In Piazza
 

<<  Yuhuuuu, terra chiama Lidia, terra chiama Lidia, mayday mayday, la stiamo perdendo ! >>

Edi seduta accanto a lei stava sventolando la mano di fronte ai suoi occhi, risvegliandola dai suoi sogni, si trovò catapultata in piazza, su una delle sedie del bar con un bicchiere di tè freddo in mano.

 E non solo; accanto ad Edi era seduto Simone, dall’altro lato invece  Ginevra e Giacomo e davanti a sé  Federico …

Lui la guardò e sorrise al fare scherzoso di Edi, Lidia arrossì fortemente.

<< Scusate, ero un po’ sovrappensiero . >> disse abbassando lo sguardo

<< E ce n’eravamo accorti tesoro ! >> La rimbrottò Edi.

Tutti risero. Anche Lidia, che poco prima si era persa negli occhi di Federico, come sempre.

“ Chissà come l’avrò guardato. Che figura. Sicuramente sembravo un pesce lesso”. Pensò distogliendo lo sguardo.

<< Allora ragazzi che vi va di combinare stasera ? >> La voce forte e squillante di Simone la fece sussultare di nuovo.  Quel giorno aveva i capelli lunghi e ricci legati con una strana molletta, sembrava di Edi .

<< Andiamo alla festa di sotto ! >> Risposero quasi in coro Ginevra e Giacomo. Quei due sembravano sempre più una coppia di fatto, non giravano mai scompagnati e parlavano insieme come due pappagallini.

<< Fede tu stasera ci sei ? >> Chiese Edi ammiccando verso di lui. Lidia odiava quando si comportava così.

<<  Non so, anche oggi mi sono aggregato senza chiedervi niente.. Non vorrei disturbare . >> La voce calda di Federico solleticò Lidia e per un attimo si fissarono.

<< Non disturbi mai . >> disse Lidia quasi sottovoce.

Calò il silenzio mentre tutti la fissarono, per un attimo, che a lei sembrò infinito, poi scoppiò la risata fragorosa di Edi .

<< Hai visto Fede ! Non devi preoccuparti ! >> Edi tirò un calcione a Lidia sotto al tavolo.

<< Fede ma che dici ! Lidia ha ragione, non disturbi mai … >> Simone fece un occhiolino a Federico, visibile a tutti.

<< Ti ringrazio Lidia >> 

Lo sguardo di lui volò tenero negli occhi di Lidia, sul suo volto imbarazzato che Federico trovava estremamente eccitante, se avesse potuto raggiungerla con una mano, le avrebbe accarezzato le gambe, che Lidia mostrava nude sotto una corta gonna bianca. Aveva una voglia pazza di sfiorarla, di arrivare fino alla sua ascosa intimità, di toccarla e di sentirne il sapore.
 Sentì di essersi troppo eccitato, solo guardandola, così decise di scappare a casa, per non farsi notare.

Lidia vide Federico alzarsi di scatto, dopo avere scambiato con lui uno sguardo che non aveva ben capito, ma che l’aveva fatta stranamente accaldare.

<< Simo vado a finire delle cose a casa, dopo ieri è un disastro . >> disse Federico già in piedi.

Edi lanciò uno sguardo di inchiesta a Simone che arrossì.

<< Okay Fè, a stasera. >>  Rispose Simone grattandosi la testa.

Federico si girò verso il tavolo e salutò tutti con la mano, lanciò un occhiolino a Lidia e se ne andò.

<< Che hai combinato ieri Simò ?? >> Edi lo guardava a braccia incrociate, le sopracciglia inarcate erano accusatorie.

<< Ma niente piccola, abbiamo bevuto un po’ con amici. Giuro. >> Un sorriso sornione comparve sul viso di Simone.

<< Amici o amiche ?  E di chi è quell’orrenda molletta che hai in testa ? Non me la racconti giusta … >> I toni di Edi cominciavano ad alzarsi.

Lidia e Ginevra si allontanarono e Giacomo, dopo averla sbaciucchiata un po’, tornò da altri suoi amici.

<< Mmm mi sa che quei due avranno un po’ da parlare. >> Disse Lidia guardandoli in lontananza .

<< Tu sei felice, vero ? >> Gli occhi glaciali ma ridenti di Ginevra la colpirono in pieno, come il primo bagno nel mare di giugno, quando ancora l’acqua è fredda ma muori dalla voglia di tuffartici.

<< Sì, tantissimo . >>
 

 ***

Come si dice : “ Bisogna prima perdersi un po’ per ritrovarsi”

Forse questa frase avrà spesso molta valenza nel rapporto fra Lidia e Federico ( piccolissima anticipazione) .

Cosa ne pensate di questo primo riavvicinamento ?

Il prossimo capitolo sarà molto importante per le sorti della storia, non perdetevelo!

Intanto vi auguro buona lettura e buona vita, carissimi lettori .

O.

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Capitolo 12
*** Onda Adrenalinica ***


San Vito, 20/08/2006, nell’abitacolo.
 

Un ticchettio di scarpe alte, vestiti che frusciano ad ogni passo, risate argentine e portiere che sbattono. Alla radio i The Calling cantavano:

“If I could, then I would,
I’ll go wherever you will go
Way up high or down low, I’ll go wherever you will go …”

Il rombo del motore ruggì e dal finestrino gli alberi e la collina di Inna cominciarono a muoversi, così come la luna sopra di loro, sembrava seguirli ed illuminarli in quel viaggio.
Lidia si strinse sul sedile posteriore, nell’abitacolo c’erano lei ed Edi, sui sedili anteriori Simone e Federico. Ginevra e Giacomo facevano strada di fronte a loro nella sera ormai inoltrata.

Era felice che avessero fatto amicizia con ragazzi più grandi, anche solo per la comodità dell’auto. Fino all’anno scorso per andare alla festa di San Vito, il paese sotto la collina sulla quale sorgeva Inna,  le tre amiche e molti altri giovani dovevano farsi dare un passaggio dai propri parenti e la libertà di muoversi, una volta arrivati era sempre stata poca a causa della presenza ingombrante degli occhi di un genitore o di una nonna come Lora.

Edi stava sul sedile accanto al suo, fissava il telefono ed era completamente assente ed imbronciata, lei e Simone non avevano ancora fatto pace; non le era andata giù la versione del ragazzo riguardo alla sera precedente ed aveva parlato a Lidia di un sesto senso femminile, della sensazione che l’avesse tradita e che lui e Federico la sera precedente avessero fatto baldoria con qualche ragazza, sebbene entrambi, negassero.

A Lidia non dispiaceva molto. Non le importava se Federico fosse andato con un’altra la sera prima, le importava solo di parlare con lui quella sera. Aspettava solo quel momento.
Al pensiero il cuore di Lidia fece un sussulto, si strinse la mano sul petto, sfiorando il suo vestito leggero di lino bianco e senza pensarci con l’altra mano strizzò con forza quella dell’amica. Edi la guardò e sorridendole le fece cenno di stare tranquilla.

<< Ehi ma … Che silenzio lì dietro ! >> Aveva sentenziato Federico che terminò così la conversazione calcistica intrapresa con Simone.

Edi e Lidia, un po’ in imbarazzo biascicarono qualcosa.

<<  Stavamo parlando male di voi . >> disse infine Edi, provocatoria .

<< Mmm molto bene allora, adesso ci vendichiamo . >> disse Federico girando la testa verso di loro e ammiccando alle ragazze.

<<  Simò, accelera .>>  Continuò tirando una pacca sulla spalla all’amico.

Simone fece una risata goliardica e mentre Edi e Lidia si guardavano già molto preoccupate, i ragazzi al contrario si scambiarono uno sguardo da vecchi complici intenti in efferati misfatti.

La macchina fece uno scatto quasi impercettibile per la velocità già molto elevata. Superarono subito la macchina di Ginevra e Giacomo e cominciarono a correre per le curve della collina zigzagando in maniera folle. Edi e Lidia urlavano divertite e spaventate allo stesso tempo, i loro capelli volavano impazziti sopra le teste, sferzati dall’aria fredda e pungente della sera proveniente da quei finestrini dove ormai non si vedevano altro che sagome sfocate e fugaci impressioni di paesaggio.

“Back in black
I hit the sack
I’ve been to long I’m glad to be back …”

La voce ruggente degli AC/DC cominciò ad uscire dalle casse dell’auto e sulla schiena di Lidia salirono brividi di adrenalina che la scossero più di quella inebriante velocità;  guardò Federico in uno slancio di coraggio e lo trovò piacevolmente rivolto verso di lei, con un sorriso bianco e bellissimo stampato in volto.

 La macchina cominciò a frenare dopo poco e Lidia riprese con forza il respiro, i suoi capelli ricaddero fluidi sulle spalle nude, gli occhi ancora in quelli di Federico, le mani aggrappate allo schienale del suo sedile.

<< Yeaaaaah. Siamo arrivati ! >> Disse Simone estasiato.

Il rombo di un’altra macchina li raggiunse fermandosi con una sgommata fragorosa accanto a loro.

<< Ma io dico, siete completamente USCITI FUORI DI TESTA ?! >> Urlò Ginevra affacciata dal finestrino dell’altra macchina con la paura negli occhi .

<< Avevamo bisogno di una scossa . >> Urlò Lidia con lo sguardo ancora rivolto su Federico. Stavolta fisso sulle sue mani che si giravano in tranquillità una sigaretta.

Tutti risero e sbattendo le portiere uscirono e si incamminarono verso il centro del paese.
 
***
San Vito, un’ora dopo, alla fiera
 

San Vito non era come Inna. Scendendo la collina un po’ di quella magia del paese era già scomparsa. Si respirava un’aria diversa, già molto più cittadina. Le persone si muovevano in modo confusionario, affrettato e assordante. Le macchine sfrecciavano per la strada cementata; ad Inna non ne vedevi mai, l’auto si usava solo per arrivare e al momento di andarsene.

La festa di questo paese era una semplice fiera di città. Non era legata a qualche ricorrenza particolare.
Banchi di venditori ambulanti ricoprivano la via principale, luminarie appariscenti e sfarzose facevano scomparire le stelle del cielo, le persone si affollavano nei bar e nei ristoranti,  qualcuno stava ancora mangiando. La maggior parte dei ragazzi beveva nei pub.

Insieme si diressero in un locale dove un gruppo suonava del blues, su un piccolo palco traballante e improvvisato.
Edi chiese un cocktail al bancone, gli altri la seguirono a ruota, tranne Federico e Lidia che si erano fermati di fronte al palco ad ascoltare.

Erano uno accanto all’altro;  Lidia si accorse che le loro mani, se solo uno dei due avesse mosso un dito, avrebbero potuto sfiorarsi. Federico fu assuefatto dal profumo fresco e fiorato di lei . Entrambi erano immobili, imbarazzati, sospesi fra musica e sensazioni di piacere, in una bolla densa e fragile.  Nessuno dei due sapeva come rompere il ghiaccio.

Federico prese coraggio. Afferrò la mano di Lidia con forza, si avvicinò al suo orecchio trattenendo l’impulso di baciarle il collo.

<< Prendiamo una birra e usciamo, ti va ? >>

Lidia non ebbe la forza di rispondere, scosse semplicemente il capo. Sentiva la mano calda di Federico, avrebbe voluto stringerla per tutta la sera, avrebbe voluto averla anche quella notte, nel suo letto.

Federico la trascinò al bancone ed ordinò due birre, lasciò la mano di Lidia e le cinse con tocco leggero un fianco. Mentre aspettavano, senza guardarla le sfiorò i capelli dalla nuca fino alla schiena, poi glieli scostò piano e toccò la sua pelle nuda.

Presero le birre e si diressero fuori.  Lidia si sentì riavere, fra le mani di Federico che la sfioravano, il caldo e il chiasso del locale le sembrava di essere stata in apnea per un bel po’.
Scelsero una panchina sopra la via principale, non molto lontana dal locale che si erano appena lasciati alle spalle. Era un posto più tranquillo. Accanto a loro c’era il piccolo gazebo chiuso di un fioraio, di fronte a loro, in lontananza, la lunga strada della fiera inondata da luci e colori.

Lidia sospirò forte, senza accorgersi di averlo fatto in maniera tanto sonora. Si scolò velocemente un sorso di birra e come al solito le andò di traverso, facendola cominciare a tossire. Non poteva essere successo di nuovo!

Federico cominciò a ridere e a tirarle piccole pacche affettuose all’altezza del torace, poi le cinse le spalle con un braccio.

<< Perché sei così meravigliosamente imbranata ? >> Si avvicinò tantissimo al suo viso, il suo orecchino scintillava alla luce notturna, Lidia non sapeva dove guardare ora. Così cominciò a fissarsi i piedi che calzavano semplici sandali in cuoio.

Federico si adagiò sulla clavicola di Lidia, con il naso si fece strada lungo il suo collo, immergendo le mani nei capelli foltissimi di lei ; li massaggiava sensualmente e ne assaporava tutto il profumo, lei sentì le sue labbra schiudersi piano, le stava baciando un orecchio; chiuse gli occhi e sentì salire un calore dentro di sé, si accorse che le sue gambe si stavano aprendo leggermente, in modo involontario.

Federico salì con le labbra sulle guance di Lidia, lei aveva la pelle morbida e liscissima.

Lidia invece si sentì sfiorare dalla sua barba corta e un po’ pungente.

I loro nasi cominciarono a toccarsi, lei aveva gli occhi ancora chiusi e li aprì nell’attimo in cui le loro labbra stavano per sfiorarsi, Federico la guardava dolcemente dai suoi occhi a mandorla, un angolo della sua bocca si incrinò leggermente in un mezzo sorriso.

<< Adesso no, dobbiamo parlare >> Le sussurrò sulle labbra.

Lidia si morse il labbro, aveva immaginato di farlo con le labbra di lui, soffocando la voglia irrefrenabile di avvinghiarsi al suo petto.

Si ricompose e sistemò i capelli, entrambi sorseggiarono un altro sorso di birra, lei imbarazzatissima lui con un espressione di piena soddisfazione sulle labbra.

<< Va bene, parlami. >> Disse Lidia con occhi dolcissimi.

Si accorse che il volto di Federico si rabbuiò, sebbene la sua carnagione bianchissima rilucesse al tocco candido della luna.

Cosa stava per dirle ?
 
***
Cari lettori,  spero che questo capitolo vi abbia trasmesso le stesse forti sensazioni provate dai protagonisti.

Magari vi ha rievocato teneri sguardi, baci rubati o vi ha fatto sognare la persona che avete sempre  desiderato … Per me scriverlo è stato esattamente così.

Vi lascio sulle spine ma vi informo che, impegni permettendo, tornerò giovedì per un nuovo capitolo.

Restate connessi.

O.

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Capitolo 13
*** Da Mille e Una Notte ***


San Vito, 21/08/2006, sulla panchina
 

La mezzanotte era passata e l’aria stava diventando, poco a poco, sempre più fredda.
 
La tensione fra Lidia e Federico, seduti su quella panchina uno accanto all’altra, era così palpabile da poterla quasi vedere. La ragazza lo osservava di sottecchi, aspettando che lui cominciasse a parlare, ma la cosa sbalorditiva era che Federico si era girato tranquillo una sigaretta e poi con noncuranza aveva cominciato a fumarla.

<< Tu non fumi ? >> Spezzò il silenzio.

<< Non ho mai provato. >> Disse Lidia piano, quasi impaurita da quelle sue parole così forti rispetto alla quiete della sera.

<< Mai provato ? Di questo passo comincio a pensare che tu non abbia mai … >> Era allusivo, ma Lidia non ci arrivava e lo cominciò a fissare con sguardo interrogativo.

<< Insomma … Sei vergine ? >> Sparò Federico insieme ad una boccata di fumo.

Lidia rimase shockata. Era come se tutto il suo corpo fosse stato improvvisamente schiacciato da una grossa incudine, accartocciato e pressato; nessuno dei suoi muscoli era più in grado di muoversi. Ma insomma come aveva potuto farle una domanda del genere proprio in quel momento ? E a che scopo ?

Federico cominciò a rendersi conto di quello che aveva detto solo quando vide Lidia irrigidirsi come una scopa, il volto sempre più paonazzo e gli occhi ancora più lucidi. Si avvicinò a lei e le cinse le spalle.

<< Ehi scusa, forse non era il caso di .. >>

<< No. Zitto. >> Proruppe Lidia togliendosi sgarbatamente il braccio di Federico dalla spalla.

<< Cosa ? >>

<< Ho detto zitto. >> Ringhiò.

Federico era perplesso e quasi impaurito da quello che stava succedendo alla persona accanto a lui, sentiva che Lidia stava per sfogarsi e non era un buon segno quel calore che emanava il suo corpo.

<<  Sì,non l’ho mai fatto . E quindi ? Avevo capito che fossimo qui per parlare del tuo comportamento dell’altro giorno, avevo capito che tu fossi qui per scusarti e per dirmi cosa è successo fra te e Alessandro. Invece mi porti su una panchina, provi a baciarmi, poi non lo fai e hai anche il coraggio di pormi questa domanda scomoda . Che c’è  ? Non vado bene ? Non sono come una delle tante troiette che ti fai ? E’ questo il problema Federico ? Perché se è così e se mi hai portata qui solo per sapere come sono a letto, beh puoi anche salutarmi adesso, perché non mi rivedrai mai più . >>

Federico rimase immobile, stavolta era lui quello allibito. Lidia aveva ragione, era stato solo un coglione per averle fatto una domanda simile. Nessuna ragazza gli aveva mai parlato tanto chiaramente, nessuna l’aveva mai smontato così. In realtà nessuna delle ragazze che frequentava avrebbe trovato la sua domanda scomoda, forse perché non aveva mai incontrato una vergine.

Non si rese conto di essere stato in silenzio per un po’, mentre i pensieri su Lidia fluivano nella sua testa come un fiume in piena. Aveva una grande voglia di abbracciarla, stringerla al suo petto; provò a farlo ma non appena si avvicinò lei si alzò di scatto. Come una molla. Quel gesto lo fece sorridere.

<< Ma cosa cazzo ridi ? >> Disse Lidia quasi in lacrime.

Lui la guardò e l’afferrò con delicatezza per uno dei suoi polsi sottilissimi, la trascinò su di sé, sulle sue gambe.  Lidia si dimenò ma poi fu costretta a sedersi in braccio a lui.

Le prese il viso con le mani e appoggiò la sua fronte su quella di lei.

<< Scusami Lidia, scusa davvero, sono uno stronzo. Non sono più abituato a parlare con ragazze come te, è vero. Frequento solo oche senza cervello, o solo ragazze interessate al sesso. Tu sei un’altra cosa, ben al di sopra delle persone comuni. Non mi sarei mai e poi mai dovuto permettere. Tu sei … >> 

Federico si bloccò, ancora appoggiato alla fronte di Lidia, le accarezzò con le dita le guance umide di lacrime, poi le labbra, infine le sistemò i capelli dietro alle orecchie.

<< Ehi, guardami Lidia. Tu sei speciale. >> Gli sussurrò, le labbra tanto vicine da potersi sfiorare.

Lidia aprì gli occhi e incontrò quelli di Federico che come al solito la fecero sussultare. Era bellissimo. Così bello che non sapeva più cosa dire.

Lui le prese nuovamente il volto fra le mani.

<< E’ per questo che non devi frequentare stronzi come me, né come Alessandro. Hai capito? >>

Lidia scosse la testa in segno di dissenso.

<< Io so che, in fondo, tu non sei stronzo . >> Le uscirono le parole senza preavviso.

<< Forse è proprio lui che mi ha fatto diventare quello che sono . >> Federico abbassò lo sguardo e comincio ad osservare le mani di Lidia, ancora seduta sulle sue gambe.

<< Ma insomma cosa ti ha fatto ? >> Chiese Lidia tirando su col naso e risistemandosi accanto a lui.

Federico non ne aveva voglia, ma lo fece per lei . Raccontò di Careme, della sua unica e vera storia sentimentale. Raccontò delle sue bugie, di come si era innamorato di lei e di come gli avesse spezzato il cuore quando l’aveva trovata a letto con Alessandro. Raccontò a Lidia di come aveva cominciato a bere e a drogarsi per dimenticare la sua mancanza e dei suoi periodi più bui. Le raccontò anche della sua nuova ragazza, Ronda, e Lidia riuscì finalmente a spiegarsi il motivo della sua iniziale distanza nei suoi confronti.

Poi fece una cosa che prima d’ora non si sarebbe mai sognata di fare e in un impulso di coraggio abbracciò Federico affondando tutta la testa nell'incavo del suo collo.

<< Ehi ma tu tremi … >> Disse Federico al suo orecchio.

<< E’ solo un po’ di freddo >> Effettivamente Lidia stava congelando.

<< Tieni . >> Federico si tolse il suo giacchetto di pelle e lo pose amorevolmente sulle spalle di Lidia.

<< Ecco adesso sono una vera gangster ! >>  Disse ridendo ; quel giacchetto le stava tre volte grande.

Risero entrambi. Anche Federico aveva freddo, così ficcò le mani sui fianchi di lidia, sotto al giacchetto. Sentì le sue anche leggermente sporgenti, la sua pelle calda anche da sotto al vestito. La voglia di possederla su quella panchina era tantissima.

<< Se non fossi stato fidanzato ti avrei sicuramente corteggiata … Fino a che non ci cascavi .>>

<< Mi sembra che tu lo stia già facendo … >> Disse Lidia puntando alle sue mani che le accarezzavano i fianchi.

<< E dai, lo faccio solo perché ho freddo anche io . >> Asserì con sicurezza Federico.

Lidia alzò un sopracciglio e gli rise in faccia.

<< E comunque ci sono già cascata … >>  .
 
***
 
Inna, 21/08/2006, in viaggio di ritorno
 


Era l’una passata quando Edi, Simone, Ginevra e Giacomo trovarono Federico e Lidia seduti su quella panchina, ancora abbracciati.
Li avevano cercati tutta la sera, nessuno dei due aveva risposto al cellulare. I commenti degli amici si fecero sentire e i due ragazzi colti in flagrante diventarono paonazzi ed imbarazzati.

Così salendo in macchina, Edi costrinse Federico a sedersi sui sedili posteriori insieme a Lidia ma nessuno dei due in realtà era intenzionato a farsi vedere in atteggiamenti affettuosi di fronte agli altri.

Entrambi in silenzio cominciarono ad osservare il panorama fuori dai propri finestrini, mentre davanti Edi e Simone continuavano a battibeccare sulle possibili cose che lui aveva potuto fare con un’ipotetica ragazza di Inna, la sera precedente.

Lidia si sentiva persa e provata da quella serata e adesso aveva un unico desiderio : riposare.

 Aveva capito che Federico non era più in buoni rapporti con la sua fidanzata, ma ciò non toglieva il fatto che ci stesse ancora insieme e che lui non potesse tradirla. Cosa avrebbe dovuto fare ? Aspettare che lui la lasciasse ? Avrebbe voluto, ma sapeva che non era la cosa giusta.

Federico guardava la luna, non aveva grandi pensieri per la testa. Sapeva solo che quella sera avrebbe voluto dormire con lei, avvinghiato al corpo nudo di Lidia, baciando ogni punto della sua pelle e lasciando affogare i suoi sensi nel profumo dei suoi capelli.

Senza farsi vedere fece scivolare una mano sul sedile posteriore e afferrò quella di lei . Anche Lidia fece finta di niente. Cominciarono a parlare così ; disegnando con le dita sui propri palmi, intrecciando e sfiorandosi le dita a vicenda, inebriandosi di quei tocchi prima giocosi, poi affettuosi, infine sensuali.

Quel gioco durò fin quando la macchina, come previsto, si fermò nella piazza di Inna, quando Federico e Lidia si guardarono fugacemente e si dettero la buonanotte.

Quella notte fecero entrambi sonni tranquilli.
 
***

La fine dell’estate a Inna è alle porte, ma i nostri due giovani innamorati sembrano ancora all’inizio del loro impervio percorso.

Federico ha finalmente capito che Lidia va presa con delicatezza mentre lei è finalmente riuscita a  chiarire qualche punto che era rimasto in sospeso .

Spero che questo capitolo rischiari le vostre notti e vi infonda la tranquillità e le dolci aspettative tipiche dell’inizio di un amore.

A prestissimo lettori.

O.

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