Storia di una Storia

di behindamask
(/viewuser.php?uid=563547)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Storia un po'triste ***
Capitolo 2: *** Una Storia all'avventura! ***
Capitolo 3: *** Una Tartaruga amichevole ***



Capitolo 1
*** Una Storia un po'triste ***


c'era una volta...

una storia un po'triste. Lei però non voleva deprimere tutti, lei voleva essere una storia comica. Tutti i giorni le persone la vedevano in biblioteca e pensavano "Che bella storia, fa proprio per me!", ma dopo qualche pagina poi tutti scoppiavano a piangere.

Un bel giorno decise che era stufa della situazione e volle cambiare vita perché a lei piacevano i sorrisi e le risate, non i musi lunghi e i singhiozzi, così si mise a pensare e a pensare finché non le venne in mente una brillante idea. "So cosa fare!" disse.

"Se mi impegno", rifletté allora, "posso diventare qualsiasi cosa! Posso cancellare le mie pagine e riscriverle come voglio io! Potrei essere una storia di pirati, di draghi, di fate, di cavalieri e di avventure e tutti mi leggeranno e saranno felici!"

Purtroppo però quando l'idea le venne in mente erano le tre del pomeriggio e la biblioteca era piena di persone che leggevano avidamente o che studiavano. "Se mi mettessi a cancellare qui tutte le mie parole se ne accorgerebbero tutti!" aggiunse sconfortata.

Lei era molto amica della bibliotecaria perché ogni sera prima di andare a casa faceva il giro di tutti gli scaffali per mettere un po'in ordine la confusione che avevano lasciato e si ricordava sempre anche di lei nonostante fosse una storia un po'triste.

"Se cancellassi le mie parole forse la bibliotecaria non mi riconoscerebbe più e non saprebbe come catalogarmi." notò saggiamente. Proprio in quel momento una mano la raggiunse e la afferrò, si sentì portare giù dalla mensola e appoggiare ad un tavolo.

"Oh no!" si disse allora, "Non voglio che qualcuno scoppi a piangere anche questa volta... ma se cancellassi ora la mia storia se ne accorgerebbe, vedrebbe le parole diventare sempre più bianche e infine sparire con il foglio e scapperebbe urlando!"

Tentò dunque di valutare attentamente la situazione: che cosa le conveniva fare? Seguire il suo istinto senza preoccuparsi del giudizio degli altri oppure seguire la propria indole e il proprio desiderio di far ridere tutti? Era una domanda molto difficile.

I minuti passavano in fretta come ore, la storia un po'triste divenne sempre più preoccupata e in quelle condizioni le risultava difficile prendere una scelta. Iniziò a valutare le conseguenze delle sue azioni molto attentamente.

"Che cosa succederebbe se restassi quella di sempre? Di sicuro saprò sempre chi sono e non avrò mai dubbi sulla mia storia, dato che è già scritta, anche se la mia storia non ha un lieto fine… Ma se invece cambiassi il mio destino chissà che cosa mi porterà il futuro! Potrei aspirare ad essere un best seller mentre ora sono solamente un romanzetto di basso livello. Potrei elevarmi con il mio talento e chissà potrei anche diventare letteratura! Mi eleverei grazie al mio stesso talento, sarebbe tutto merito mio..." poi ebbe un guizzo di gioia, la sua autocoscienza si realizzò attraverso la sintesi dialettica OPPOSIZIONE TA SÉ E GLI OGGETTI-OPPOSIZIONE TRA SÉ E LE ALTRE AUTOCOSCIENZE-OPPOSIZIONE TRA SÉ E DIO.

Grazie a questo comprese una cosa molto importante: "Io sono solo il servo del mio padrone e il mio padrone è lo scrittore senza talento che mi ha scritta, la storia che è sulle mie pagine mi fa capire che esisto, ma soprattutto che sono qualcosa di diverso da lei. La storia non sono io, sono solo segni neri su delle pagine bianche. Ma io servo al mio padrone perché solo grazie a me lui può dirsi scrittore..." ma allora divenne furiosa di rabbia e si mise a sbraitare, facendo diventare i suoi caratteri maiuscoli. "Non appartengo al mio padrone solo perché c'è il suo nome stampato sulla mia copertina, non voglio più essere spettatrice di un destino che mi è stato imposto e che non è mio! Io voglio guadagnarmi il mio posto nel mondo, non voglio più accontentarmi! Cambierò la mia storia, non voglio più nulla di prescritto!"

Nel mentre la mano che sfogliava le sue pagine si era già ritratta inorridita da un pezzo, la piccola storia un po'triste non se ne accorse tutta presa com'era nelle sue fantasie di libertà.

Si sentì una voce squittire da un po'più in alto della mano: "Aiuto! Questa storia è impazzita!" "O ora o mai più!" si incoraggiò allora la storia un po'triste e le sue parole divennero sempre più bianche, sempre più bianche, fino a svanire per magia.

La storia un po'triste non aveva ancora pensato per bene che cosa avrebbe voluto raccontare, ma comprese anche che non era quello il momento di spremersi le meningi perché comprese ben presto di aver combinato un bel guaio. Proprio a pochi centimetri da lei, infatti, si sentì il rumore di qualcosa che capitombolava per terra con un tonfo sordo e visto che sia la mano che la voce erano scomparsi poté dedurre che forse erano proprio loro ad aver fatto un bel volo. Nel giro di poco si raggruppò una piccola folla di curiosi che si erano avvicinati non per soccorrere la mano e la voce finiti per terra, ma per vedere che cosa avesse quella storia che non andava. Ai loro occhi sul tavolo c'era solo un quaderno bianco aperto.

La piccola storia un po'triste decise che la cosa migliore da fare fosse rimanere ferma e zitta, e così fece. La folla, che non aveva mai visto una storia prendere consapevolezza di sé, liquidò la faccenda pensando che la donna avesse avuto le allucinazioni.

Finalmente rimasta da sola con se stessa, la storia, che ora era un po'bianca, poté perdersi nelle fantasie e immaginare la sua nuova trama, anche a costo di sceglierne una brutta e di non essere mai più letta. "La protagonista sarà... una storia!" esclamò.

"Una storia che adesso alza i tacchi e se ne va a vivere una meravigliosa avventura!" E della storia un po'triste non se ne seppe più nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una Storia all'avventura! ***


A questo punto la storia un po’bianca aveva il libero arbitrio. “Finalmente posso scoprire che genere di storia vorrei essere!” sospirò lieta, guardandosi un pochino intorno.

Non conosceva molto bene il mondo e così decise di andarci piano, anche perché vedere una storia che cammina sui suoi piedi di punto in bianco non dev’essere molto bello per nessuno. Non che fosse una brutta storia -quello non lo era stato mai-, ma perché, soprattutto nel bel mezzo della settimana, le persone potevano temere di avere le traveggole.

“Ora non mi resta che trovare la mia vera storia!” pensò infine, poi prese a camminare.

Le strade erano affollatissime e la storia, che era piccina, si faceva largo a stento tra i piedoni pronti a calpestarla che la circondavano. Fortunatamente non solo riuscì a schivare abilmente tutti quei tacchi a spillo che la minacciavano di punzecchiarla se non fosse stata troppo attenta, ma fu addirittura capace di non farsi troppo notare.

“Se qualcuno dovesse vedermi qui, tutta sola, magari potrebbe avere l’idea di dovermi raccogliere… E visto che sono una storia senza storia potrebbe prendere una penna e scrivere sopra di me.”, realizzò con orrore.

“No, no! Proprio non è per questo che mi sono faticata la libertà!”, si disse e rabbrividì al solo pensiero.

Sovrappensiero e persa in quel turbinio di scarpette galoppanti, sbatté contro un bidone della spazzatura. Non lo aveva notato, forse proprio perché era fermo e la sua staticità si confondeva in mezzo a tutto quel trambusto.

“Che male!”

Si fermò un attimo per massaggiarsi gli angolini delle pagine che si erano tutti stropicciati per colpa della botta e proprio in quel momento fu colpita di nuovo da… qualcosa, qualcosa che la fece cadere.

“Il mondo esterno non mi piace proprio!”, mugugnò, iniziando a dubitare della sua furbizia. “Ora che vedo tutto questo mi dispiace di non essere rimasta sul mio scaffale. Il disordine peggiore che conoscevo era una storia fuori posto… qui invece sembra proprio non esserci una logica!”

Si guardò attorno e vide che la cosa che l’aveva colpita era un volantino appallottolato dai colori sgargianti. Decise di dargli un’occhiata.

A caratteri dorati, in cima, c’era scritto più o meno

SAFARI PARK

La vostra esperienza immersi nella natura selvaggia!

E un poco più sotto

Aperto tutti i giorni dalle 8:00 alle 20:00

La storia un po’bianca non sapeva che cosa fosse un safari, ma l’idea di poter vedere la natura selvaggia la incuriosiva moltissimo, così decise di andare e si incamminò seguendo la ma

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una Tartaruga amichevole ***


Cammina e cammina, finalmente riuscì a trovare il parco. Con tre giorni di ritardo rispetto a quanto si sarebbe aspettata.

“Le persone hanno delle gambe così lunghe… loro possono percorrere un chilometro in tantissimo tempo, io invece sono piccina e anche correndo non sarei più veloce di una tartaruga!”

“Mi hai chiamata?” chiese una voce che sembrava provenire dall’erba alta. La storia si spaventò molto e sobbalzò.

“Chi sei? Dove ti nascondi?”

“Io sono Tartaruga Gigante, la più grande del mondo! O almeno, di questo Safari... ti ho sentita mentre mi nominavi. Tu chi sei?” rispose mentre, passo dopo passo, le si avvicinava.

“Io sono una storia! Mi dispiace di averla disturbata, signora tartaruga!”

“Nessun disturbo!” sorrise allora. Le sue zampe rugose si muovevano molto lentamente e ad ogni passo si sentiva quasi un tonfo come se fosse caduto per terra un sacco di patate. Ora il viso dell’animale era molto vicino alla copertina della storia e questa poté osservarla per bene. La sua pelle cadente sembrava indurita dal tempo, i suoi occhi di un verde spento si facevano piccini piccini nello sforzo di vederla bene, ma la sua voce era amichevole come quella delle dolci nonnine che andavano in biblioteca per leggere le storie ai loro nipoti. “Non ci vedo molto bene e non credo di aver mai visto un animale della specie storia tra di noi… che cosa sei di preciso? Un mammifero?”

“Mi dispiace, signora tartaruga”, replicò. “Io non sono un animale, sono solo quello che ho detto, ossia una storia!”

“Non capisco…”

La storia notò che la Tartaruga aveva un modo particolare di parlare. Scandiva ogni parola lettera per lettera e la sua voce cigolava come la porta arrugginita di ingresso della biblioteca.

“Vengo da una biblioteca, avevo una storia tutta per me, ma era molto triste… così ho deciso di riprendere in mano il mio destino e di scriverlo da zero. Per questo le mie pagine sono tutte bianche…”

“Ora la situazione mi è più chiara. Sei alla ricerca di un’avventura, giusto?”

“Proprio così!”

“Allora sei nel posto giusto. Sali sul mio guscio e ti presenterò tutti i miei amici!”

La storia pensò che l’invito fosse molto gentile, soprattutto perché dopo tutto quel gran camminare era davvero stanca e stare seduta non le dispiaceva per niente.

Da lassù poteva guardare tutto il panorama attorno a lei. C’erano alberi alti, molto più di quelli di città. Erba in grande quantità e un sacco di arbusti che con le loro foglioline le facevano il solletico. C’erano moltissimi fiori di tanti colori diversi.

Cullata dai passi della tartaruga lenti e cadenzati, si addormentò.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3667424