Minecraft : l'ultima guerra 2 - La contesa del Nether

di Fabb5000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una nuova minaccia ***
Capitolo 3: *** Il processo ***
Capitolo 4: *** Problemi nel Nether ***
Capitolo 5: *** Strani avvenimenti ***
Capitolo 6: *** Il mondo sotterraneo ***
Capitolo 7: *** Entity ***
Capitolo 8: *** La storia dell'Erebus ***
Capitolo 9: *** Il messaggero delle tenebre ***
Capitolo 10: *** Catastrofe imminente ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Molla quella palla!-

-Scordatelo! Non vincerai anche stavolta!-

Due strane creature, un grosso scheletro a tre teste e un polpo bianco fluttuante, stavano giocando con qualcosa che somigliava ad un pallone rosso e marrone all'interno di una grossa stanza di pietra scura.

All'improvviso lo scheletro centrò in pieno il polpo, mandandolo a terra con i tentacoli all'aria. -Ma insomma!- esclamò questi. --Non è valido, Witherboss! Rigore!-

-Va bene, va bene! Che lagna che sei, Kinghast!- mormorò lo scheletro lanciando la palla all'altro, il quale la afferrò con i suoi tentacoli. Lo scheletro si posizionò in un'improvvisata porta fatta con un grosso trono nero e un piccolo pilastro di rocce bruciacchiate.

Kinghast, prima di tirare, tirò un sospiro nel guardare il compagno che si muoveva freneticamente da destra a sinistra e viceversa nella porta.

Nonostante fossero passati più di dieci mesi da quando il loro supremo signore e padrone Herobrine, dio del fuoco e delle fiamme e re incontrastato del Nether, era stato gettato nella Sabbia delle Anime dal nipote Steve, il Ghast ancora non riusciva a credere che finalmente lui e tutte le altre creature degli Inferi fossero finalmente libere.

Quando Herobrine era re di tutto l'Inferno i mostri passavano la loro orrenda vita nella dittatura e nella sottomissione, sempre costretti a lavorare e a fare leva militare; persino lui e Witherboss, supremo generali dell'armata infernale, non trascorrevano un giorno senza subire le sue angherie. Invece ora erano tutti liberi di fare ciò che volevano, tutto grazie a Steve, che era divenuto una sorta di idolo per tutti.

Il giorno stesso in cui Herobrine era stato gettato nella Sabbia delle Anime era scoppiato un giubilio che manco al carnevale di Rio. In tutto il Nether si era fatta festa per ore, con tanto di musica e bevande alcoliche, e persino i due generali si erano concessi questo sfizio, anzi erano i più scatenati di tutti.

Dopodiché tutti i mostri avevano atteso con ansia il ritorno del loro padrone, sicuri che sarebbero stati puniti duramente per ciò che avevano fatto (anche se nessuno aveva rimpianti; al diavolo, erano cinque secoli che nessuno si divertiva così!). Erano sicuri che sarebbe uscito dalla Sabbia da un momento all'altro.

Avevano trascorso così ben due mesi. Il terzo e il quarto avevano cominciato ad allentare un po' la presa e si erano tranquillizzati. Dal quinto ... beh, da lì chiunque faceva quello che voleva. Finalmente ciascuno di loro si poteva godere la meritata vacanza.

Witherboss si era ormai convinto che Herobrine non sarebbe mai più uscito dalla Sabbia delle Anime.

Kinghast non era dello stesso avviso. -Se non tornasse più, ci avviserebbero, no? Pensi che Notch lascerebbe il Nether a noi due?- aveva ripetuto per mesi al compagno, senza essere ascoltato.

Presto però la ritrovata libertà aveva avuto la meglio e anche il Ghast avevo perso la paura. Da tempo i due avevano iniziato a passare le giornate nella sala del trono, che era la più luminosa e confortevole di tutto l'Inferno, a giocare a calcio con Palle di Vampo o a fare partite a carte.

Quindi eccoli lì, alla loro ormai settantacinquesima partita, alla quale a Kinghast mancava solo un punto per vincere.

Il Ghast tirò con tutta la forza che aveva. Witherboss si preparò a parare, ma improvvisamente qualcuno bussò alla porta, facendogli perdere la concentrazione, e la palla finì dritta in rete.

-SIIII!!!- urlò Kinghast alzando i tentacoli. -Ecco a voi il nuovo campione del Nether! Ma vai! Ma vieni! Ma chi sono! Ma chi ...-

-No, no, fermo un attimo!- esclamò il Wither. -Gol annullato! Invasione di campo!-

-Invasiome di campo?! Ma che dici? Ci siamo solo noi due nella stanza! È perfettamente regolare!- protestò il Ghast.

-No, invece! Invasione di campo da parte di un rompiscatole alla porta!- rispose Witherboss, per poi ignorare le proteste dell'amico e andando ad aprire la porta.

Se le avesse avute, il sangue gli si sarebbe gelato nelle vene non appena vide chi c'era fuori dalla porta.

Era identico a come l'avevano visti la prima volta : alto, emaciato, nero come la notte e coperto da un pesante mantello chr lasciava intravedere solo gli occhi bianchi come ossa sbiancate al sole.

-Benvenuto, supremo Null- mormorarono i due generali inchinandosi di fronte al dio della preveggenza.

-Salve- mormorò Null. -Devo parlare col vostro padrone-

-Sono sicuro che vi accoglierebbe a braccia aperte, ma, vedete, al momento non è qui- mormorò Kinghast. -Quindi, se volete lasciarci un messaggio, saremo più che lieti di consegnarglielo quando tornerà-

-Preferisco parlargli di persona- rispose Null impassibile.

-Abbiamo capito, ma ...- mormorò Witherboss, ma improvvisamente si bloccò. Anche Kinghast si irrigidì. Se Null era il dio della preveggenza e voleva con Herobrine, ed era arrivato proprio quel giorno ...

La medesima rivelazione fu fatta nella mente di entrambi; veloci come non mai, rimisero a posto il trono e gettarono via il palo di roccia bruciata, improvvisamente dimentichi dell'ospite, per poi correre alla finestra più vicina e uralre a tutti i mostri che li sentissero : -EVACUARE, GENTE!!! LA SITUAZIONE SI FA ESPLOSIVAAAA!!!!-

Un istante dopo un boato fragoroso sconvolse l'intero Nether; le pareti degli Inferi tremarono e grossi blocchi di pietra precipitarono dal soffitto.

La Sabbia delle Anime divenne rossa e poi bordeaux, e le anime al suo interno urlarono di dolore; alcune di esse addirittura saltavano al di sopra delle altre per sfuggure a qualunque cosa ci fosse la sotto.

Dalla Sabbia iniziarono ad uscire palle di fuoco e lapilli e si udirono quelle che parevano urla di rabbia. Kinghast si nascose dietro al trono, mentre Witherboss era immobilizzato dal terrore.

Poi dalla Sabbia si levò un altro boato; tutti i mostri corsero a nascondersi terrorizzati. Dallo strano liquido si erse una gigantesca colonna di fuoco, alta quasi come il Nether e larga come uno dei pilastri della fortezza degli Inferi. E sulla sommità, furente come non mai, c'era Herobrine.

Mai nella sua vita Witherboss lo aveva visto così arrabbiato. Gli occhi, da bianchi, erano diventati rossi come braci, e la bocca era stritta una smorfia di furore dalla quale si intravedevano i denti.

Il generale interrompé le sue riflessioni quando si rese conto che gli occhi iniettati di sangue del dio erano puntati dritti su di lui.

-TU!!! INUTILE ESSERE STRISCIANTE!!!-

Witherboss cercò di scappare, ma il dio evocò una mano di lava e lo afferrò per la colonna vertebrale, per poi fare la stessa cosa con Kinghast e portarsi i due generali all'altezza della testa.

-QUANTO ... TEMPO!?!?!?-

-D ... dieci ... mesi ...- mormorò Kinghast, soffocando sotto la presa superstretta della mano lavica.

-Ab ... biamo ... tentato di ... ripescarla ... s ... signore ...- cercò di giustificarsi Witherboss.

Herobrine non lo ascoltò nemmeno : -DIECI MESI?!?- urlò. -DIECI MESI?!?-

-Glielo ... assicuro ... abbiamo fatto ... del ... nostro meglio ...- mormorò Witherboss, nel tentativo disperato di placare l'ira del dio.

-NON MI IMPORTA!!!- urlò Herobrine furente, gettandoli via dritta nella finestra della fortezza. -NON MI INTERESSA COSA AVETE FATTO!!! DIECI MESI NELLA SABBIA DELLE ANIME SONO STATO, E HO. UNA. TERRIBILE. EMICRANIA!!!!!!!!-

Da tutto il suo corpo esplosero fiamme rosse che lambirono tutti nel raggio di centinaia di metri.

Poi, improvvisamente, la furia parve svanire, lasciando posto ad una rinnovata tranquillità. Herobrine volteggiò verso la finestra della fortezza ed entrò, per poi sedersi sul trono in maniera alquanto stanca.

-Piacere di rivederti, Null- disse con voce debole. -Scusa, ma non sono proprio in vena di conversazioni. Quindi, se non ti spiace ripassare ...-

-Se non ti dispiace, prima di andarmene vorrei dirti una cosa. È urgente- rispose Null. -Ho decifrato un altro pezzo della profezia-

Herobrine sobbalzò : -Non è il momento migliore ma ... recitamela. Se sei venuto con tanta urgenza ci sarà un motivo-

-Me ne andrò appena avrò finito- disse Null, per poi cominciare con voce tetra : -"Il tuo potere, Herobrine, si è indebolito, e da Notch non resterai per le tue azioni impunito; il tuo reame è minacciato, un re più potente avrà presto trovato. La terra, il cielo e la morte, così è venuto, se resteranno uniti sarà tutto perduto, perché non ora ma presto questo accadrà : il vecchio sul giovane trionferà"-

Detto questo, Null svanì una nube di polvere.

-Fantastico- mormorò Herobrine. -Come se la situazione non fosse già titanicamente disastrosa. Il mio potere si è indebolito? Glielo faccio vedere io come ... Uuugh, la mia testa ...-

Herobrine si alzò dal trono e si rivolse ai due generali, che erano finalmente usciti, tremanti, dai lori nascondigli : -Bene, lasciate che vi delinii il piano per le prossime diciamo dodici ore : IO andrò a riposare e non voglio assolutamente essere disturbato, mentre VOI farete del vostro meglio per riportare questo posto al suo antico splendore. Mi pare di essere stato chiaro-

Detto questo il dio ai diresse verso la sua camera da letti e spalancò la porta, per poi gettarsi sul letto e addormentarsi all'istante.

Non appena Herobrine chiuse gli occhi, i due generali diedero piena mostra della loro tristezza dimenticandosi della dignità. Kinghast non trattenne le lacrime e Witherboss cercò di consolarlo : -Forza ... andiamo a fare ciò che ci ha detto ...-

I due spiccarono il volo, e in un certo senso, malgrado la tristezza, si sorpresero di come la situazione si fosse risolta con una quantità minima di dolore fisico per loro. Che i poteri di Herobrine si fossero davvero indeboliti?

Mentre pensavano, un lamento assai poco rassicurante giunse dalla Sabbia delle Anime.

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Capitolo 2
*** Una nuova minaccia ***


Era una giornata come tante alla valle di Dinnerbone. La vita procedeva tranquilla, e come al solito tutti ai dedicavano alle loro comuni mansioni.

Steve e Alex erano in una radura poco lontano da casa ad allenarsi con la spada. Il ragazzo non aveva potuto che complimentarsi per i progressi che l'amica aveva fatto in quei dieci mesi. Anche Dinnerbone ne era rimasto colpito : Alex era veramente una ragazza dura come l'acciaio.

Klingatt era seduto sotto un albero, a debita distanza dal lago, a leggere un altro dei suoi enormi libri. Da quando il tempo di combattere e viaggiare era finito, dieci mesi prima, e il gruppo era venuto ad abitare nella valle, aveva trovato una passione per la lettura. L'Enderman affermava che forse cercando nel passato avrebbe potuto scoprire di più sulle sue origini. Perciò dopo appena una settimana che stava nella valle Klingatt partiva per chissà dove e tornava con poco dopo con un grosso manuale che parlava di cose che capiva solo lui, e prontamente una settimana dopo ripartiva e tornava con un altro.

Gli altri non si preoccupavano affatto quando se ne andava : da quando avevano salvato l'universo dalla minaccia di Herobrine, Klingatt era diventato una celebrità, come tutti loro del resto, e nessuno si spaventava più alla vista di quell'Enderman dagli occhi verdi.

Bomby era comodamente sdraiato accanto a Klingatt a ronfare, completamente ignaro di qualsiasi cosa gli capitasse intorno. Se c'era qualcuno che non aveva mai creato problemi era lui.

Dinnerbone sospirò. Era tutto così perfetto. Tutto così maledettamente perfetto.

Nonostante infatti avesse ormai superato gli ottant'anni, il vecchio allenatore desiderava altre imprese da compiere. Le sue preghiere erano state esaudite dieci mesi prima, con la battaglia contro Herobrine a cui aveva preso parte, ma ora sentiva il bisogno di tornare a combattere.

E sapeva che anche gli altri non desideravano altro : Steve e Alex erano nati per essere degli eroi, e dopo il lungo peregrinare che avevano compiuto prima degli avvenimenti di dieci mesi prima erano ormai incapaci di fissarsi in un posto e chiamarlo casa.

Anche Klingatt, se glielo avessero chiesto, sarebbe partito per un'avventura : Dinnerbone sentiva chiaramente l'ansia che l'Enderman cercava di mascherare fingendosi un avido lettore. Lui era uno attivo, e non attendeva altro che un'altra battaglia da vincere.

Bomby, di canto suo, li avrebbe seguiti ovunque fossero andati.

Ma Dinnerbone sapeva che le loro aspettative non sarebbero mai state esaudite : dopo la sconfitta di Herobrine non c'erano più imprese da compiere, né avventure da vivere, né battaglie da vincere.

Inizialmente dopo la vittoria il gruppo di eroi aveva viaggiato in un lungo e in largo per il mondo, aiutando Notch a riparare i danni causati dalla liberazione dei Draghi Titani Elementali. C'era molto lavoro da fare : città da ricostruire, vulcani da tappare, famiglie da consolare ... ma incredibilmente tutto si era risolto in qualche settimana. Persino la sua valle, nonostante fosse stata interessata a inondazioni e colate laviche, si era ripresa in fretta dalla catastrofe ed era rifiorita; il lago si era ritirato e i solchi lasciati dalla lava erano divenute cascate. Infine Steve, Alex e Klingatt lo avevano aiutato a ricostruire la casa, che ora era più bella di prima. Bomby, di canto suo, aveva ronfato tutto il tempo.

Così avevano passato quei nove mesi nei più disparati modi : Steve aveva aiutato Dinnerbone ad addestrare Alex, la quale era divenuta un'abile spadaccina, e intanto si era allenato con spada e arco; Klingatt aveva trascorso le sue giornate leggendo e scrivendo; Bomby, infine, dormiva diciannove ore al giorno e si svegliava di tanto in tanto per pasteggiare.

Dinnerbone sospiro nuovamente : quel Creeper era peggio di un gatto pigro.

Il vecchio allenatore ricordava con esattezza tutte le battaglie che aveva sostenuto e vinto, e si rabbuiò al pensiero che probabilmente non ce ne sarebbero state più. Di tutta la sua vita l'unica cosa che non rimpiangeva era Herobrine : si augurava che ci marcisse nella Sabbia delle Anime.

All'improvviso udì un lieve rombo, come un tuono lontano.

Alzò la testa e scrutò il cielo, che però pareva sereno. Inoltre il brontolio non si fermò, ma continuò intensificandosi sempre più, e pareva provenire da sottoterra.

-Cosa ...?- mormorò, ma improvvisamente la terrà tremò. Il rombo divenne un boato e parve provenire da tutte le direzioni. Diversi massi crollarono dalle montagne che circondavano la valle e l'acqua del lago divenne torbida. Steve cadde pancia all'aria e un pesante ramo si staccò da un albero, finendo addosso al povero Bomby, che si svegliò con un guaito.

Così come era venuto, il terremoto si arrestò improvvisamente, lasciando posto ad una calma incredibile.

-Ma che diavolo era?- esclamò Steve rialzandosi. Un terremoto nella valle? Non credeva che fosse possibile ...

-Se vuoi la mia, non ne ho proprio idea- rispose Klingatt mentre sollevava il ramo, facendo uscire un ammaccato Bomby che soffiò arrabbiato per il brusco risveglio.

-Pssss- sibilò il Creeper.

-Cosa ha detto?- chiese Alex a Klingatt, il quale rispose : -Ha detto "non ho mai sentito una cosa del genere, ma se si ripresenta gliene dico quattro, così impara a svegliarmi"-

Nonostante la preoccupazione, il gruppo trovò la forza di ridere per l'infantilità del Creeper, ma furono interrotti da un Dinnerbone piuttosto alterato : -Piantatela! Guardate che cosa sta succedendo al cielo!-

Tutti alzarono le teste e notarono che la volta celeste fino a poco prima sgombra ora era piena di nuvole frenetiche che si muovevano in molteplici direzioni.

-Deve esserci un grande casino lassù- mormorò Alex. -Comincio a dubitare che quel terremoto fosse naturale-

-Per me, questo significa guai in arrivo!- esclamò Steve. -Tenetevi forte, andiamo da mio padre!-

Il giovane dio si concentrò e, sfruttando appieno i suoi poteri, trasformò se stesso e gli altri in un fascio di fulmini che schizzò verso il cielo. Un istante dopo si rimaterializzarono davanti ad un enorme palazzo.

Steve riaprì gli occhi. L'Aether era esattamente come se lo ricordava : era pieno di isole volanti e le anime benigne volteggiavano tra le nuvole. Sull'isola dove si trovavano c'era il maestoso palazzo di Notch, e il dio era in piedi poco davanti a loro mentre osservava il mondo sottostante con un'espressione preoccupata abbracciato ad una donna dai lunghi capelli che era indubbiamente la sua sposa Persea.

Steve si diresse verso di loro, chiamandoli a gran voce. La madre gli si gettò felice fra le braccia, così come Notch, che però gli rivolse un sorriso caldo ma al contempo preoccupato.

-Che cosa sta succedendo, papà?- chiese Steve. -Prima un terremoto nella valle dove viviamo, poi il cielo entra in subbuglio. Che spiegazione c'è per tutto questo?-

Notch abbassò il capo : -Il terremoto proveniva dal Nether. Non ne sono sicuro ma ... credo che c'entri Herobrine-

-Herobrine?!- esclamò Steve. -Vuoi dire che è tornato?!-

-Penso di sì- rispose Notch. -Ho inviato Jeb a controllare, ma non ci sono molte altre spiegazioni. Il terremoto non ha interessato solo la valle, ma tutto l'Overworld ... persino qui in cielo lo abbiamo avvertito. Il.motivo di tanto subbuglio nel cielo era che tante anime sono corse da me per chiedere spiegazioni. Sono riuscito a calmarle, per ora-

Steve era sconvolto : -Ma come è possibile, padre? Credevo di averlo intrappolato per sempre ...-

-Non basta certo la Sabbia delle Anime per intrappolare un dio- rispose Notch. -Sapevo che prima o poi ... oh, finalmente!- esclamò alla vista di un trafelato Jeb che volava verso di loro.

-Steve, ragazzo mio!- esclamò l'anima abbracciandolo. -Da quanto tempo! Quanto è passato? Dieci mesi?-

-Jeb, amico mio, che notizie porti?- chiese Notch con fare autoritario, riportandolo alle realtà.

-Notizie infauste- rispose Jeb. -A quanto pare la vostra previsione era giusta, Herobrine è riuscito ad evadere dalla sua prigione. Ma questa non è la parte peggiore-

-Che può esserci di peggio?- chiese Klingatt.

-Null- rispose Jeb, e vide la preoccupazione farsi strada sul volto di Notch. -Sapeva che Herobrine sarebbe uscito oggi ed è andato a riferirgli una profezia alquanto infausta. Purtroppo sono riuscito a sentirne solo l'ultima parte : "La terra, il cielo e la morte, così è venuto, se resteranno uniti sarà tutto perduto, perché non ora ma presto questo accadrà : il vecchio sul giovane trionferà"-

-Maledizione- mormorò Notch. -Che vorrebbe dire?-

-Ora non ha importanza- disse Alex. -Cosa facciamo con Herobrine? Merita di essere punto per ciò che ha fatto!-

-Concordo- disse Steve. -Io propongo di gettarlo nel Tartaro in mezzo ai Draghi dell'Apocalisse. Ci penseranno loro a rendergli il soggiorno il più spiacevole possibile-

-Purtroppo non è così semplice- rispose Notch. -Non possiamo ucciderlo perché ciò annullerebbe i suoi poteri ... e rinchiuderlo nel Tartaro è come condannarlo a morte. In entrambi i casi il Nether ne risentirebbe ... e ciò avrebbe conseguenze devastanti per il resto dell'universo-

-Quindi cosa conti di fare?- chiese Jeb.

-Ancora non lo so- rispose Notch. -Penso che un processo sia la scelta migliore. Lo convocherò qui il prima possibile ... per giustiziarlo-

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Capitolo 3
*** Il processo ***


Per fortuna di Kinghast e Witherboss, Herobrine dormì per oltre quarantotto ore, e ciò diede ai due la possibilità di risistemare le cose al meglio. Dopo dodici sudatissime ore di pulizia ogni traccia dell'inerzia dei mesi passati era scomparsa dal Nether, e dopo altre ventiquattro avevano rimesso in riga tutti i guerrieri mostruosi con un addestramento di leva iper accelerato.

I due erano letteralmente distrutti, e dopo tutta quella fatica non esitarono ad andarsi a sdraiare approfittando del poco tempo che ancora avevano per loro.

Purtroppo Herobrine li mandò a chiamare cinque secondi dopo. I due generali attraversarono i corridoi della fortezza in fretta e furia, maledicendo il loro padrone e il mondo intero.

Quando giunsero nella sala del trono, trovarono il loro re seduto sul suo scranno, intento a contemplare il suo regno. Herobrine però appariva diverso dal solito : era come se in quei mesi si fosse scaricato, lasciando solo una pallida ombra di sé.

Aveva profonde occhiaie e le nocche delle mani erano biancastre. La sua veste, che si era sempre preoccupato che fosse sempre perfetta, era strappata in più punti. Fra i capelli neri si intravedeva qualche ciuffetto grigio. Persino gli occhi erano cambiati : non erano più esclusivamente bianchi come cristalli, ma lasciavano intravedere sotto l'iride le pallide sfumature rossastre delle vene.

I due generali si guardarono stupiti, chiedendosi se fosse lo stesso dio che era uscito dalla Sabbia delle Anime due giorni prima e non fosse un altro con la sua maschera addosso. Più che al temibile re del Nether, infatti, Herobrine somigliava a un vecchio mortale privo di energia.

All'improvviso questi parlò : -Signori, vi ho convocati oggi per parlarvi di una faccenda importante-

All'assenso dei due generali, Herobrine continuò : -Come ben sapete, ieri Null mi ha riferito un'importante profezia, che sembra presagire uno sfavorevole fato per me e il mio regno, e dato che non ho alcuna intenzione di perderlo proprio ora che ci sono tornato, ho bisogno di decifrarla-

-Come possiamo aiutarla, padrone?- chiese Kinghast. -Siamo al vostro servizio-

-Come lo siete stati quando vi ho ordinato di ripescarmi dalla Sabbia delle Anime?- chiese Herobrine lasciando intravedere la rabbia nella sua voce. I due generali si immobilizzarono : a quanto pare quella questione era ancora aperta ...

-Comunque- continuò Herobrine. -Il mio caro e vecchio fratello lassù ha appena inviato una delle sue anime a dirmi che sono convocato sull'Aether, pertanto non sarò presente oggi. Il motivo per cui vi ho convocato è che voglio che voi andiate immediatamente alla mia biblioteca e cerchiate una risposta all'enigma mentre io sarò indisposto. Inutile dire che non voglio trovare niente fuori posto al mio ritorno-

Non appena finì la frase Herobrine svanì in uno sbuffo di fumo, lasciando i due generali al loro estenuante compito. I due imprecarono come non mai contro il loro re; se li avessero avuti, si sarebbero morsi i gomiti.


************************************


Herobrine ricomparve sull'Aether, di fronte ai cancelli del palazzo di Notch. Mantenendo un contegno alto, li varcò, dirigendosi verso l'interno.

Non appena giunse nella grande sala, dove solo dieci mesi prima si era tenuto il banchetto per celebrare la sua sconfitta, si trovò davanti la scena che si sarebbe aspettato.

Le pareti erano state sostituite da una lunga platea che circondava tutta la stanza, i cui seggi erano pieni di anime infuriate. Alla sua entrata si levarono molti fischi e qualcuno protestò per il fatto che fosse giunto senza scorta speciale.

Di fronte a lui c'era una platea più piccola, occupata dai più importanti esponenti dell'Aether, e al centro sedeva Notch. Il dio celeste sembrava più deluso che arrabbiato, e fissava il fratello con sguardi triste. Herobrine a quella vista si infuriò : odiava quando il fratello acquisiva quella maschera paternastica. Fu preso dall'impulso di dirgliene quattro, ma fu fermato dal buon senso : non aveva certo bisogno di farsi nemico l'unico che avrebbe potuto concedergli un po' di clemenza.

Al centro della sala c'era un'altra sedia, con due pesanti catene agli avambracci e altre due alle gambe. Non c'era dubbio su quale fosse il suo posto.

Velocemente e senza mostrare il minimo segno di insicurezza, so sedette su di esso. In un istante le catene si animarono e gli avvolsero il torace e le gambe, bloccandolo, ed inoltre il dio sentì i suoi poteri scemare. Le cinghie dovevano essere incantate per impedirgli di tentare la fuga con la sua natura divina.

Scrutò con furia la platea del fratello. Insieme a Notch c'erano la moglie Persea; il padre di lei, che gli pareva si chiamasse Anfitrionide; il giovane Steve, la cui vista lo fece fuori dai gangheri; Alex, la ragazza mortale che l'aveva aiutato a sconfiggerlo; Klingatt, l'Enderman compagno di Alex, anch'esso uno dei protagonisti della sua sconfitta; Dinnerbone, l'allenatore di guerrieri; e infine Jeb, il Villager che aveva cresciuto Steve per dieci anni.

Tutti riuniti lì, in quella sala, per una sola cosa : processarlo.

Herobrine valutò velocemente tutte le possibili conseguenze di quella pagliacciata : nella peggiore delle ipotesi sarebbe finito nel Tartaro ... o peggio. Il dio sbuffò per la rabbia.

La voce di Persea, alzatasi in piedi, lo riscosse dalle sue riflessioni : -Siamo tutti qui oggi per discutere della pena da infliggere ad Herobrine per i suoi numerosi crimini contro l'Overworld e l'Aether. Lord Herobrine, figlio di Enderdragon e di Deathdragon, signore del Nether e di tutti i suoi abitanti, sei accusato dei seguenti crimini : avere liberato i Draghi Titani Elementali dalla loro eterna prigione; averli usati per conquistare l'Aether; aver imprigionato e deriso Notch, tuo fratello, quando hai preso possesso dell'Aether; avere tentato di imprigionarci tutti; avere tentato di uccidere Steve, figlio di Notch e tuo nipote, in molteplici occasioni; avere mosso più volte guerra alle città dell'Overworld, causando la distruzione di molte di esse, tra cui Harimadz; avere causato la morte di migliaia di uomini e donne durante la battaglia dell'Aether. Come si dichiara l'imputato?-

Herobrine scoppiò a ridere : -Ehi, avevo un'occasione per diventare sovrano dell'universo e l'ho colta, chi non l'avrebbe fatto?-

Le anime esplosero in grida assordanti, e in molti chiesero che il dio fosse messo immediatamente a morte. Nemmeno alla giuria si trattennero : -È chiaro che non è pentito!- esclamò Steve all'indirizzo del padre.

Notch dovette faticare molto per riportare la calma; dopo dieci minuti di urla, finalmente gli animi si acquietarono e questi si rivolse al fratello : -Prima di esporre il mio verdetto, voglio prima chiederti perché. Perché tu, che eri signore di uno dei regni più importanti dell'universo, sei ricorso a tanto? Sapevo che mi odiavi, ma non ti credevo tanto disperato da liberare le creature che tu mi avevi aiutato a imprigionare.

-Oh, non fraintendermi, non ero affatto disperato- rispose Herobrine con un ghigno. -Semplicemente ero stanco di vivere sottoterra. Volevo un attico con vista mare, ma me lo hanno rifiutato ... perciò ho optato per l'Aether e non avevo voglia di aspettare che i miei servi lo conquistassero. E poi ...- sibilò sorridendo malignamente. -... forse i Draghi Titani non sarebbero mai stati liberati, se qualcuno li avesse tenuti d'occhio come ho fatto io, invece di starsene qui a fare la vita dei ricchi e dei famosi ...-

Un coro di urla si levò nuovamente dalla platea : non solo quel pazzo non provava alcun rimorso per le sue azioni, ma metteva anche in discussione l'operato di Notch! -ADESSO BASTA!- gridò infuriato Anfitrionide alzandosi in piedi e dirigendosi verso di lui. -Vieni qua, che ti sparecchio la faccia, razza di brutto ...-

La corsa del vecchio fu fermata da due Golem di Ferro assoldati da Notch proprio per l'occasione, i quali riportarono Anfitrionide sulla sua sedia.

Una volta tornata la calma, Notch riprese la parola : -Se è questa la tua difesa, allora posso definire questo processo concluso. Herobrine, io ti condanno alla eterna reclusione nel tuo regno. Non potrai mai più uscire dal Nether, a meno che tu non venga convocato esplicitamente da me o da un membro della famiglia reale. Questo è ciò che è in mio potere fare-

Herobrine non riuscì a nascondere il suo disappunto : digrignò i denti così forte che lo scricchiolio si sentì in tutta la sala. Lo consolò il pensiero che sarebbe potuta andare molto peggio : a giudicare dalle faccia delle anime presenti, molte delle quali morte a causa sua, aveva veramente rischiato grosso.

Le catene si sciolsero e lui si preparò a tornare nel suo regno.


********************************


-Che rottura- mormorò Kinghast buttando su una pila l'ennesimo libro, che ancora una volta si era rivelato inutile.

-Puoi dirlo- mormorò Witherboss. -E io che ero convinto che questi ammassi di carta servissero per tenere dritta la stufa ...-

Kinghast lo guardò stranito : -La stufa? Ma siamo nel Nether! Ci sono quasi settanta gradi! Che te ne fai di una stufa?-

-Ah ... ecco perché quando l'accendo mi disidrato sempre ...-

Kinghast si batté un tentacolo sulla testa e decise di lasciar perdere : -Comunque, non immaginavo che tu sapessi leggere ... sul serio, collega, mi hai sorpreso-

Witherboss inarcò un sopracciglio : -Leggere? E che sarebbe?-

-Quello che stai facendo adesso- rispose Kinghast paziente.

-Intendi dire guardare queste domande immagini di quadri astratti pieni di righe?- chiese il Wither.

Il Ghast non capì : -Quadri astratti? Va che quelle sono frasi, e sono la spiegazione dell'argomento del libro! Non dirmi che fino ad adesso hai semplicemente fissato quelle pagine come un ebete!-

-Vuoi dire che tutti questi non sono quadri astratti? Ah, mi pareva strano che illustrassero sempre lo stesso ...-

Kinghast si trattenne dall'impulso di fucilarlo e tornò a leggere, quando sentí un forte boato all'esterno. Velocemente diede un'occhiata e notò che Herobrine era tornato ed era atterrato accanto alla Sabbia delle Anime.

Velocemente i due generali volarono fuori dalla fortezza a ricevere il loro padrone. -Signore, che piacere! Eravamo così in pensiero ...-

Herobrine fece un sorriso forzato : -Beh, rallegratevi allora,, perché non ho la possibilità di andarmene più da qui, perciò passeremo molto tempo insieme d'ora in poi-

I due generali capirono all'istante e si scambiarono uno sguardo di profonda rassegnazione : il loro boss prigioniero nel suo stesso regno ... come erano caduti in basso.

Improvvisamente si udì un lamento e un gorgoglio noto enne dalla Sabbia delle Anime. Poi una grossa mano nera e gialla spuntò fuori dallo strano liquido e afferrò Herobrine per una gamba.

Il dio lanciò una raffica di fuoco contro l'anima, che mollò la presa e fuggì in mezzo alle altre.

Herobrine la fissò incuriosito. Mai un'anima si era comportata in quel modo.

Che stava succedendo? Che Null avesse ragione sul l'indebolimento dei suoi poteri?

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Capitolo 4
*** Problemi nel Nether ***


Herobrine, Witherboss e Kinghast guardavano ancora la Sabbia delle Anime, stereffatti per il comportamento dell'anima dannata di chissà quale mortale.

-Come se la giornata non potesse che peggiorare ...- mormorò il re degli Inferi. Un dubbio cominciò a insinuarsi nella sua mente : che Null avesse avuto ragione, quando era venuto a rivelargli la profezia alcuni giorni prima?

-Ma che diamine aveva quella?- esclamò Kinghast terrorizzato.

-Stai zitto!- urlò Herobrine. -E mostra un po' di contegno! Sei un generale, comportati come ...- ma improvvisamente interruppe la sua serie di rimproveri e fissò la Sabbia a bocca aperta.

Le anime, che di solito si muovevano lentamente in mezzo allo strano liquido, improvvisamente divennero più veloci e cominciarono a guizzare freneticamente; alcune di esse si aggrapparono alla riva, ma mollarono la presa dopo pochi istanti, come se fossero completamente prive di energia.

Witherboss e Kinghast indietreggiarono, mentre Herobrine fissava quello spettacolo senza parole. In breve, i lamenti delle anime riempirono tutto il Nether, e il dio parve addirittura udire parole fra tutti quei versi, parole che lo maledicevano e gli auguravano ogni male.

Non aveva più dubbi ormai.

Null aveva ragione : il suo potere si era indebolito. Durante le ferie forzate che Steve gli aveva fatto passare nella Sabbia, le anime gli avevano succhiato via parte della sua energia.

Questo era un disastro. Un minor potere significava un controllo su una parte minore del Nether, oppure un controllo più debole. Faticava a tenere il freno sul suo regno e le anime dannate ne erano perfettamente consce.

Un tremendo pensiero si fece strada nella sua mente : per ora le anime si limitavano a essere un po' più vivaci, ma ... dove si sarebbero fermate? Sapeva di non andare molto a genio a molti di quelli che erano rinchiusi nella Sabbia, e nei secoli precedenti aveva dovuto spendere un bel po' del suo potere per bloccarli nel liquido.

Purtroppo però non poteva più permetterselo. Gran parte dei suoi poteri infatti gli servivano per impedire all'intera volta del Nether di crollare; se avesse diminuito il controllo su essa, gran parte, se non tutta, sarebbe caduta sugli Inferi, schiacciandoli.

Non poteva quindi in nessun modo ostacolare le anime irrequiete, le quali probabilmente non si sarebbero limitate a sguazzare nella Sabbia.

Era probabile infatti che presto sarebbero sfuggite al suo controllo. Alcune di esse avrebbero potuto arrampicarsi fuori dallo strano liquido e liberarsi dalla loro eterna prigionia. E se una sola di loro avesse trovato una breccia, le altre l'avrebbero seguita come una mandria.

Improvvisamente si ricordò un altro verso della profezia di Null : "Il tuo reame è minacciato, un re più potente avrà presto trovato". Si riferiva forse a quello? Intendeva dire che, dopo l'indebolimento dei suoi poteri, avrebbe perso il controllo sul suo regno e sarebbe stato spodestato da qualcuno che sarebbe invece riuscito a controllare le anime?

Guardò i suoi generali, i quali, recuperato un po' di coraggio, cercavano di tenera a bada le anime con un bastone. Nonostante la scena fosse ridicola, Herobrine non espresse alcun commento a proposito. Per la prima volta, infatti, aveva paura di irritarli.

Non aveva dubbi che, se fosse giunto un nuovo sovrano, loro e tutto il resto del Nether si sarebbero schierati contro di lui. Sapeva che lo odiavano : non solo avevano sempre eseguito a malavoglia i suoi ordini, ma erano stati anche ben lieti di dimenticarsi di lui rinchiuso nella Sabbia delle Anime per dieci mesi.

Herobrine scosse il capo. Con la sua bravata di dieci mesi prima aveva perso il consenso di ogni persona presente nell'Overwolrd e nell'Aether. Suo fratello, Notch, aveva deciso di rinchiuderlo sottoterra e buttare via la chiave. E i suoi sudditi lo odiavano a morte. Era da solo in un momento di estrema debolezza.

Non poteva permettersi errori a quel punto. Nonostante l'emicrania che lo attanagliava, corse verso la sua fortezza e si chiuse nella biblioteca, cercando freneticamente un modo per comunicare al di fuori del Nether senza il consenso di Notch; doveva convocare Null al più presto, ovunque si trovasse, e farsi dire di più sulla profezia.

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Capitolo 5
*** Strani avvenimenti ***


Steve si sedette sulla sua sedia, spossato dagli avvenimenti della giornata. Gli altri erano tutti fuori casa, chi per allenarsi, chi per riposare tranquillo.

Non poteva credere che Herobrine fosse tornato. Era convinto di averlo intrappolato per sempre, e invece quel demonio era tornato a infestare la sua vita.

Ci augurava che ci marcisse, nel Nether.

Eppure, nonostante Notch gli avesse assicurato che il vincolo era praticamente indistruttibile, Steve continuava a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in ciò. Qualcosa che aveva dimenticato.

Era sicuro che ci sarebbe stato qualcosa che avrebbe permesso a Herobrine di fuggire dal Nether. Lui era scaltro e manipolatore, dopo tutto. Un modo lo avrebbe trovato.

Sarebbe stato l'inizio di una nuova guerra, forse più terribile della prima. Herobrine avrebbe scatenato chissà quale inferno sull'Overworld e chissà se lui e i suoi amici sarebbero stati in grado di fermarlo.

Improvvisamente sentì uno scricchiolio provenire dalle pareti. Inizialmente tentò di ignorarlo, poi il rumore si fece ancora più forte, fino a trasformarsi in un vero e proprio rombo.

Poi il rumore si fermò istantaneamente e metà della stanza sprofondò. Steve fece appena in tempo a attaccarsi al muro prima di venire risucchiato.

Quando riaprì gli occhi gli si palesò uno spettacolo spaventoso : oltre a più di metà della casa era sprofondata anche gran parte del prato, disegnando un cerchio perfetto, profondo migliaia di cubi.

A fatica Steve raggiunse la porta, rimasta miracolosamente intatta, e uscì dalla stanza pericolante, per poi ricongiungersi con Alex e Dinnerbone : -Che diavolo è successo?-

-Non lo so!- esclamò Alex. -Improvvisamente il prato è caduto!-

Anche Dinnerbone pareva molto scosso : -Klingatt e Bomby erano li sopra! Sono sprofondati anche loro!-

A sentire quei nomi, Steve si precipitò verso il buco. Era così profondo che era impossibile vedere cosa ci fosse in basso, ma era molto evidente una fievole luce che proveniva dal fondo. Inoltre si intravedeva qualcosa di colore azzurro.

-Forse sono ancora vivi- disse. -Il prato potrebbe essere caduto nell'acqua. So che Klingatt non è il massimo a nuoto, ma potrebbero essersi teletrasportati su una vicina riva-

-Dobbiamo scendere subito!- esclamò Alex.

-Ci servono corde e rampini- disse Dinnerbone. -Quelle pareti sono lische e ripide, rischieremmo di cadere scendendo a mani nude-

Steve stava per ricordargli che le attrezzature erano nella parte di casa crollata, ma non ne ebbe il tempo, poiché un secondo boato si udì e un'altra pezzo della radura sprofondò davanti ai loro occhi.

-Accidenti, ma che sta succedendo a casa mia?- esclamò Dinnerbone, ma non ebbe il tempo di dire altro : in quel momento, infatti, la terra sotto di loro cedette.

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Capitolo 6
*** Il mondo sotterraneo ***


Dinnerbone, Alex e Steve continuavano a cadere in quello che pareva un baratro senza fondo. La terra sotto di loro non accennava a fermarsi, anzi continuava ad accelerare.

Mentre cadevano Alex riuscì a notare i buchi lasciati dagli altri due crolli : entrambi continuavano verso quella che pareva una distesa di fiori arancioni, ma circa a metà strada si aprivano su una grande caverna.

Consapevole di non avere altra possibilità, prese la sua cintura e ne fece un minuscolo cappio; poi, appena raggiunsero la grotta, con esso si aggrappò ad una roccia, tenendo Steve e Dinnerbone stretti con la mano libera.

Poco dopo si udì un tonfo fragoroso. Evidentemente la roccia aveva finito di precipitare ed era caduta chissà dove.

Alex a fatica riuscì ad arrampicarsi fino alla volta della grotta. Ivi il gruppo fu accolto da un festoso Bomby, che si lanciò su di lei facendo amorevolmente le fusa come un gatto.

-Bomby?- esclamò Steve esterrefatto. -Come gai fatto a salvarti? E com'è che siamo ancora vivi?-

-L'ho portato io al sicuro- rispose Klingatt, comparendo dall'oscurità. -Non appena ho notato la caverna mi sono teletrasportato qui. Quanto al fatto che siete ancora vivi ... chiedi ad Alex-

-Ma non c'era dell'acqua?- chiese Dinnerbone un po' confuso, guardandosi intorno e notando solo roccia.

-Si, in effetti- rispose Klingatt. -Ma non appena si è aperta quella voragine è refluita all'interno ed è subito evaporata. Credo che la temperatura laggiù sia altissima, probabilmente a causa di quella- e indicò il lontano tappeto arancione.

Alex si sporse e scoprì che ciò che aveva scambiato per un campo di fiori arancioni era in realtà una enorme distesa di lava. Era logico pensare che l'acqua fosse svanita quasi subito : nonostante si trovasse migliaia di metri più in alto, la ragazza vedeva chiaramente la zolla di terra con cui erano caduti fondere come neve al sole.

Evidentemente la temperatura la sotto doveva essere di centinaia di migliaia di gradi. Già solo dove si trovavano al momento il calore era altissimo, anche se sopportabile.

-Ma dove siamo finiti?- mormorò Steve alzandosi a fatica.

-Direi in un luogo abbastanza profondo da avere temperature molto alte, ma che permettano la formazione di acqua allo stato liquido- disse Dinnerbone. -Direi a non più di un chilometro sottoterra, e a non meno di ottocento metri. Qui il calore tocca circa i sessanta gradi, mentre in superficie ce n'erano appena quindici-

-Comunque meglio non rimanere qui- disse Steve. -La lava potrebbe decidere di risalire il condotto. Cercheremo di capire cosa è successo più tardi. Klingatt, puoi trasportarvi fuori?-

L'Enderman scosse il capo : -Qui i miei poteri per qualche motivo sono limitati. È già tanto che sono riuscito a salvare Bomby. Non posso raggiungere la superficie-

-E noi non possiamo certo scalare la voragine- disse Alex. -Questa parete è liscia come il marmo. Non ci sono appigli-

Steve provò a mettersi in contatto con Notch, ma scoprì di non riuscirci. -Maledizione!- esclamò. -Anche i miei poteri qui sotto sono limitati. Ci deve essere una sorta di interferenza nell'aria-

-Suggerisco di proseguire per la galleria- disse Dinnerbone. -Magari c'è una via di scampo-

-Ecco, a questo proposito, c'è qualcosa di strano in questo posto ...- disse Klingatt, e condusse il gruppo giù per la caverna. Dopo qualche minuto, una calda luce li investì e di fronte a loro si profilò un ampio prato di erba, puntellato da giovani piantine.

Solo che tutto si trovava ... sottoterra!

E inoltre la cosa era piena di stranezze : l'erba era rossiccia, e le piante apparivano di un verde mischiato al blu, ed erano piene di fiori bianchi ai lati. Per di più quà e la spuntavano rampicanti azzurri puntellati di boccioli e tenere foglioline.

-Questo è impossibile!- esclamò Dinnerbone abbassandosi ad osservare le piante. -Nessun vegetale può sopravvivere a temperature superiori ai quaranta gradi! Come fanno queste a resistere ad una temperatura di sessanta, forse anche settanta gradi? E da dove viene la luce?-

Klingatt indicò una piccola pietra al centro, che emanava una luce giallognola : -Da quella. Non so come faccia, ma sembra che trasformi il calore in luce, come un piccolo sole-

Steve, con la coda nell'occhio, notò un movimento alle sue spalle, e quando vide di che si trattava inoriddì : da un'altra grotta era emerso uno scorpione, molto simile a quelli che vivevano in superficie ... solo che era grande il doppio di un orso.

L'artropode fece schioccare minaccioso le chele, che, come notarono con orrore, erano ben quattro. Steve afferrò la spada, pur timoroso di fronte le dimensioni della creatura. Questa però non si dimostrò affatto ostile : si diresse verso alcuni rampicanti e cominciò a strapparli con le chele, per poi portarli alla sua bocca, ignorando complemento mente i nuovi arrivati.

-Abbassa quell'arma, Steve- disse Dinnerbone. -Non hai motivo di temerlo, finché non gli diamo un motivo per attaccarci. È un erbivoro-

-Diamine- mormorò Alex osservando la creatura. -Non riesco a credere che uno scorpione possa diventare così grande ... quanti anni avrà questo coso?-

-Non posso dirti quanto sia vecchio, ma posso spiegarti che cos'è- disse Klingatt. -L'ho visto in un libro di storia. È uno Megascorpion Gigantum, o Gigachelicerato. Dominava i pascoli nell'era antecedente alla Grande Guerra Divina, per poi estinguersi dopo la battaglia di Notch ed Herobrine contro i Draghi Titani. Allora era considerato uno degli animali più piccoli dell'Overworld ed era l'unico allevato dagli umani-

-Ma se ciò che dici è vero, questa creatura è estinta da milioni di anni- protestò Alex. Klingatt ribatté piuttosto stizzito che lui non poteva sapere tutto.

-Credo che la risposta a questo quesito sia nel luogo da dove è venuto- disse Steve indicando la galleria da dove era giunto lo scorpione. Questa scendeva ancora di qualche metro, ma da essa proveniva comunque una forte luce, più grande addirittura di quella emanata dalla pietra.

Il gruppo scese velocemente nella grotta, scavalcando alcume piccole stalagmiti, per poi giungere in un ampio spiazzo su cui si apriva un'apertura da cui proveniva la luce.

Non appena si affacciarono, tutti quanti si fermarono ammutoliti; di fronte a loro si stendeva un'immensa caverna di cui non si riusciva a vedere la fine, con enormi colonne di pietra che sostenevano la gigantesca volta. Ovunque c'erano pietre luminescenti e dal soffitto scorrevano immense cascate d'acqua che formavano enormi laghi. Ovunque c'erano piante stranissime e gigantesche, e fra esse vi erano animali di dimensioni enormi e dalle forme più disparate.

-Non ci posso credere- mormorò Klingatt a occhi sbarrati, mentre osservava uno stormo di falene grandi come cavalli volare accanto a loro.

-Nemmeno io- disse Steve a fatica. -Un mondo ... sotto al mondo-

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Capitolo 7
*** Entity ***


Steve, Alex, Dinnerbone e Klingatt erano ancora imbambolati di fronte lo spettacolo che avevano davanti. L'unico che sembrava indifferente era Bomby, il quale stava animatamente giocherellando con un grillo grande quanto un gatto.

Man mano che lo stupore lasciava spazio all'incredulità, i quattro cominciarono a distinguere le varie creature che abitavano quello strano mondo sotterraneo. La maggior parte erano insetti giganteschi, ma vi erano anche aracnidi e miriapodi, e in mezzo alle pozze d'acqua originate dalle enormi cascate, dei crostacei e dei limuli.

Il gruppo notò che si trovavano su una bassa altura che continuava fino al soffitto a mò di colonna; sotto di loro c'era una larga pianura, piena di piante e fiori mai visti di tutte le forme e dimensioni, nella quale brucavano e pascolavano come delle mucche branchi di grilli grandi il doppio di un elefante; sotto le loro immense zampe correvano delle blatte delle dimensioni di un lupo, mangiando bacche e frutti che cadevano dagli arbusti scossi dai grilli. In disparte c'erano anche scorpioni molto simili a quello incontrato prima, i quali erano però molto più territoriali : se un rivale osava entrare nel loro spazio, infatti, non esitavano a dare battaglia.

Dietro di loro c'era una foresta di licheni alti come sequoie, se non di più, e con un tronco così spesso che dieci uomini non avrebbero potuto abbracciarlo. Sopra di esse erano appollaiate a mò di pipistrelli cavallette grandi come cavalli; i rami erano iboltre tappezzati di alveari appartenenti a api delle dimensioni di un rinoceronte adulto. Ai piedi dei licheni, invece, c'erano altri scorpioni, stavolta però di colore rosso sangue, e che parevano carnivori dato che stavano divorando la carcassa di un enorme granchio. Fra i fusti delle piante c'erano ragnatele gigantesche con disegni magnifici, ma i quattro preferirono non indagare sulle dimensioni del ragno che le tesseva.

Fra i licheni c'erano piccoli laghi, nei quali stavano granchi a caccia di enormi gamberi delle dimensioni di uno squalo. I granchi erano grossi come la casa di un Villager e avevano chele lunghe uno o due metri. La pelle, poi, era spessa come la corazza di un carro armato. Fra i granchi e i gamberi nuotavano anche scolopendra lunghi sei o sette metri e dalla corazza impenetrabile; sulle spiaggette, invece, si crogiolavano pigri grossi millepiedi delle dimensioni di una tigre.

Stormi di libellule delle dimensioni di un aquila volavano nel cielo (o meglio, nello spazio che le separava dalla volta della grotta); accanto a loro fluttuavano solitarie farfalle multicolori grandi come quercie di cent'anni, che creavano uno spettacolare caleidoscopio di colori. Infine dall'alto ogni tanto piovevano creature simili a mantidi gigantesche, che predavano le libellule e la farfalle come falchi.

-Uao ... insomma ... UAO!- esclamò Alex ancora rapita dal paesaggio. -Ma ... ma lo vedete? Sono insetti enormi! Qui, migliaia di metri sottoterra! Come fanno a viverci?-

-Immagino che quei licheni debbano produrre una notevole quantità di ossigeno- mormorò Dinnerbone. -Altrimenti non mi capacito di come questi artropodi possano aver raggiunto simili dimensioni-

-Comunque qui fa più caldo di prima ...- mormorò Klingatt. -D'accordo che non amo l'acqua, ma non capisco come queste creature possano vivere qua sotto, con questa afa. Sfioreremo i settanta gradi come minimo-

-Ci saranno abituati ...- mormorò Steve, anche se pure lui non riusciva più a sopportare quelle temperature : i polmoni gli bruciavano ed era madido di sudore. Improvvisamente udì un movimento dietro di sé.

Si voltò e vide che nella colonna sopra di loro era appollaiata un enorme mantide religiosa di colore blu acceso dalle dimensioni di una piccola casa. Aveva gli occhi rossi e li scrutava incuriosita, muovendo freneticamente le zampe anteriori. Steve notò che era segnata da cicatrici, e sperò che fossero frutto di qualche combattimento con un proprio simile e non per la caccia ad altre creature, perché se si fosse rivelata carnivora sarebbero stati in guai seri.

Diede un colpetto a Klingatt per attirare la sua attenzione. L'Enderman parve divenire bianco non appena vide l'insetto. -Pextramantis Petaformicida- mormorò.

-Per favore, dimmi che è vegetariana- disse Steve quasi implorante.

-Mi spiace deluderti, ma è un carnivoro- mormorò Klingatt. -Ma non ci ha ancora attaccati, e ciò significa che ha già mangiato. Probabilmente ci guarda solo perché l'abbiamo disturbata mentre dormiva. Allontaniamoci senza fare movimenti bruschi e ci lascerà in pace-

-Meglio sbrigarci- disse sottovoce Alex, notando che la mantide aveva cominciato a picchiettare con le zampe la roccia, come se cercasse di fare intendere la sua impazienza.

Lei, Dinnerbone, Steve e Klingatt cominciarono ad allontanarsi, ma improvvisamente Bomby smise di giocare con il grillo e, notando l'insetto, si lanciò contro la parete ringhiando.

La mantide si ritrasse, spaventata dalla sua improvvisa apparizione, ma poi si riprese e lanciò un ululato che avrebbe stordito un sordo. Mentre Bomby si acquattava spaventato, la mantide allungò una delle sue zampe per tagliarlo in due, ma Steve si lanciò in avanti spostandolo in tempo. L'insetto gigante tuttavia lo colpì alla schiena, spezzandogli le costole destre con un sonoro scricchiolio.

Alex si lanciò sulla mantide e la afferrò per le antenne, ma questa mosse freneticamente la testa e se la scrollò via. Dinnerbone le saltò sulla schiena, afferrandola per le robuste punte cornee che sporgevano dai lati delle ali; l'insetto cercò di afferrarlo, ma non ci riuscì, e allora si alzò in volo, compiendo le manovre più strane che poté nel tentativo di levarselo di dosso.

Dinnerbone dovette faticare molto per stare aggrappato alle ali, perché cadere significava morte certa. La mantide volò semore più in alto, finché ad un certo punto, ad appena una ventina di metri dalla volta, cambiò direzione e scese in picchiata verso il basso, diretta verso la foresta.

Dinnerbone, invece, rimase attaccato a qualcosa di viscoso, ma allo stesso tempo bruciante. Scoprì che era una specie di lungo tentacolo appeso al soffito. Guardò in alto e sbiancò vedendo un'immensa cupola venti metri più su. Quello non era un filamento, ma il tentacolo di un enorme medusa grande quanto un campo da golf. Solo che questa non nuotava, ma volteggiava sul soffito come se nuotasse!

La creatura cominciò a trainarlo a sé, portandolo verso la bocca. Dinnerbone vide chiaramente la piccola bocca priva di denti. Si era aspettato di morire in molti modi, nella sua vita, ma di certo non aveva mai pensato di finire divorato da una medusa gigante.

Poi improvvisamente il celenterato fu scosso da una scarica elettrica e lasciò andare la preda. Dinnerbone si aspettava di cadere, ma scoprì che anche lui in quel punto pareva stare in acqua anziché in aria e poteva nuotare tranquillamente. La cosa gli sembrò assurda.

-Ciao amico- disse una voce dietro di lui. Dinnerbone si voltò e vide un uomo coperto da una mantella bianca, con la pelle nera e gli occhi rossastri che nuotava accanto a lui nella strana aria. -Vedo che hai fatto conoscenza con le Cubomedusas-

-E tu chi sei?- esclamò Dinnerbone. Notò che la mano dell'uomo sfrigolava, e che quindi probabilmente era stato lui ad allontanare la medusa.

Stava per ringraziarlo, quando l'uomo si inchinò : -Il mio nome è Entity303, dio degli errori e sovrano di questo mondo, ma potete chiamarmi tranquillamente Entity. Benvenuto nell'Erebus, amico-

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Capitolo 8
*** La storia dell'Erebus ***


Quando Steve, Alex, Klingatt e Bomby videro Dinnerbone tornare da loro accompagnato da uno strano individuo con un cappuccio bianco, la prima reazione che ebbero fu quella di farsi raccontare dal vecchio allenatore per filo e per segno ciò che era avvenuto dopo il suo volo sulla.mantide.

Dopo che Dinnerbone ebbe concluso la storia, Steve si rivolse ad Entity, -Buongiorno-

Entity ricambiò il saluto con un cenno del capo : -Piacere mio, Steve figlio di Notch. Sono Entity, dio degli errori e sovrano dell'Erebus. Benvenuti in casa mia-

-Come fai a sapere il mio nome?- esclamò Steve.

-Molte sono le voci che parlano di te, sopra e sotto terra- rispose Entity. -Le piante e gli animali riconoscono chi ha vinto la Seconda Guerra Divina salvando il mondo da una terribile catastrofe. Basta saperci parlare e la vita svela chi sei-

Indicò uno ad uno i membri del gruppo, facendo svolazzare il mantello bianco : -Anche voi siete facili da riconoscere. Tu sei Dinnerbone, l'ultimo addestratore di guerrieri rimasto nell'Overworld. Tu sei Alex, abile spadaccina e combattente. Tu sei Klingatt, l'Enderman ribelle al controllo dell'Alto, e tu sei Bomby, anima dannata liberata dagli Inferi-

L'intero gruppo ammutolì. Il più sconvolto di tutti era Klingatt, il quale non si era mai considerato un ribelle e di certo non sapeva chi fosse questo Alto. L'unico indifferente era Bomby, che continuava a giocare con i grilli.

-Ma tu cosa sei?- chiese Alex una volta recuperata la voce.

-È un po' complicato, ma ... diciamo che sono un veterano della Prima Guerra Divina. Sono qui sotto da allora a vegliare sul compito che mi ha affidato il sommo Notch- rispose Entity.

-Ma sono passati milioni di anni!- esclamò Klingatt. -Sei rimasto qui per tutto questo tempo? E quale compito ti è stato assegnato?-

Entity sorrise : -Seguitemi, vi spiegherò tutto. Tranquilli, finché sarete con me le bestie della terra e del cielo non vi attaccheranno-

Detto questo iniziò ad avviarsi verso la pianura sottostante. I membro del gruppo si guardarono per un secondo indecisi, poi lo seguirono.

-Come ben sapete- iniziò a raccontare Entity mentre camminavano accanto agli scorpioni che brucavano. -il Nether, l'Overworld e l'Aether formano un enorme agglomerato di mondi chiamato Minecraft, intorno al quale orbitano il Sole, la Luna e tutti gli altri corpi celesti. Questi mondi sono raggruppati in livelli uno sopra l'altro, a seconda della loro funzione-

-Avevo sentito qualcosa di simile, mentre studiato la geografia- mormorò Dinnerbone.

-Bene- continuò Entity. -Ma ciò che molti ignorano è che, originariamente, esisteva un altro livello, ancora più sotto; allora si era sotto il regno di Enderdragon, il quale aveva riservato quell'ultimo regno a sua moglie, Deathdragon. Quel regno era il Reame dell'Abisso, ovvero della Morte. Ivi finivano tutte le anime, sia malvagie che benigne, e così Deathdragon poteva godere delle loro sofferenze in eterno. Allora il Nether era nelle mani di Netherdragon ed era solo un luogo infernale privo di vita, mentre l'Aether era comandato da Aetherdragon, e altro non era che un miscuglio di isole volanti. Il motivo era semplice : i due draghi contenevano in sé il potere del sole e della luna, essenziale per permettere la rotazione dei due astri intorno a Minecraft-

Mentre Entity parlava, Steve, Alex, Klingatt, Bomby e Dinnerbone lo fissavano rapiti, desiderosi di sentire la fine della storia. -Io allora ero solo un dio dai limitati poteri, che si muoveva per il mondo in cerca di un posto dove stare. Non apparteneva alla discendenza di Enderdragon, e così scampai al destino che egli riservò ai suoi figli ... poveretti. Io invece ero stato generato da Netherdragon e da Firedragon, insieme a mio fratello Null, dio della preveggenza. Insieme costruimmo una fortezza, e ivi ci stabilimmo per alcuni secoli. Poi scoprimmo che due figli del re dei Draghi Titani erano scampati alla furia del padre : Notch ed Herobrine. Vennero da noi per convincerli a scendere in guerra contro i Draghi Titani. Accettammo-

Entity fece un sospiro, poi continuò : -Beh, sapete come è andata a finire : uscimmo vittoriosi dalla Prima Guerra Divina. Notch ed Herobrine, per evitare che il Nether e l'Aether fossero deserti, donarono il potere del sole e della luna agli astri stessi, così che potessero muoversi da soli, e fecero dei due mondi il regno delle anime dannate e quello delle benedette. Ma c'era una cosa che non avevamo considerato : ora che i Draghi Titani erano sconfitti, tutto ciò che prima era controllato da loro si stava autodistruggendo. Nel caso degli Elementali era un toccasano per il mondo, ma per quelli dell'Apocalisse era una catastrofe : i livelli stavano infatti cedendo uno sopra l'altro, rischiando di distruggersi a vicenda. Herobrine aveva il potere per controllare il Nether e Notch quello per controllare l'Aether, ma nessuno poteva salvare l'Abisso, che infatti crollò su se stesso, facendo sprofondare tutti gli altri livelli di oltre sessantamila chilometri. Solo una piccola parte dell'Abisso sopravvisse per pura fortuna, ed è quello che oggi è chiamato Tartaro-

Entity batté una mano sopra la corazza di un granchio; senza che se ne fossero accorti avevano attraversato metà della vallata. Erano quasi a destinazione ormai. -Quando tutti i reami sprofondarono si allontanarono dal calore del Sole, il quale però non poteva più avvicinarsi alla terra, poiché ora era fisso nel cielo. Ciò provocò un raffreddamento climatico senza precedenti, e la temperatura toccò livelli che prima erano ritenuti impensabili. Dei settanta gradi di temperatura che prima possedeva l'Overworld, ne sopravvissero appena trenta. Senza più il calore di prima, i licheni giganti iniziarono a morire, con la conseguente scomparsa dell'ossigeno nell'Overworld e l'estinzione di tutti gli animali che popolavano la terra ... ovvero questi. Non potevamo permetterlo, così Notch ed Herobrine crearono una cavità a metà tra l'Overworld e il Nether, ne troppo calda ne troppo fredda, e ci portarono tutti i superstiti, salvandoli dalla completa estinzione. In seguito l'Overworld si riadattò per nuove forme di vita, quali le piante e i mammiferi, tra cui gli umani, ma qua sotto tutto è rimasto esattamente com'era milioni di anni fa : un paradiso perduto di cui io sono il custode-

Entity si fermò, e solo allora il gruppo si accorse di essere giunto nei pressi di un enorme fortezza, che pareva sprofondata dal soffitto. -Questa era la mia fortezza prima della Prima Guerra Divina- disse Entity. -Dopo la nostra vittoria sprofondò qui, così ho potuto continuare a utilizzarla-

Steve notò sulla soglia un essere che pareva essere multicolore e che non aveva una forma definita, anzi cambiava in continuazione. Lo indicò ad Entity, il quale spiegò : -Lui è Error, il guardiano della fortezza. Mi protegge in caso di pericolo-

-Che genere di pericolo?- chiese Klingatt. -Se non sbaglio qui qualsiasi creatura ti rispetta-

-Già ... ma solo su questo strato- rispose Entity. -In realtà l'Erebus si estende molto più verso il basso che verso l'alto. E se qui ci sono degli angeli, sotto ci abitano i demoni. Creature così terribili da farti diventare pazzo solo raccontandotele. C'è un motivo se durante l'Epoca Oscura dei Draghi Titani la gente aveva il terrore di uscire di casa. Più scendete e più gli animali che incontrerete cercheranno di uccidervi e mangiarvi in maniera molto dolorosa ... praticamente, vi farebbero a pezzi. Error gli impedisce di risalire in superficie-

Alex si avvicinò a Error : -Ehm ... buongiorno- mormorò, ma non ottenne risposta.

-Non può sentirti- disse Entity. -E se potesse non saprebbe che rispondenti. A confronto i servitori di mio cugino Herobrine sono dei geni-

Entity indicò la porta, facendo svoltazzare il mantello bianco : -Entrare, ora. Mio fratello mi aveva predetto che sareste arrivati ... e, da come avrete capito dalla sfortunata catena di eventi di questa giornata che vi hanno condotti quaggiù, abbiamo molto di cui parlare-

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Capitolo 9
*** Il messaggero delle tenebre ***


Entity condusse Steve, Alex, Klingatt e Dinnerbone ad un lungo tavolo circolare, occupato da cinque sedie di rifinissima fattura, e lasciò Bomby all'ingresso della sala.

-Benvenuti- disse. -nella mia umile dimora. Prego, sedetivi-

I quattro si sedettero, imitati dal dio dal mantello bianco. Dopo alcuni minuti di interminabile silenzio, Klingatt parlò : -Avevi detto di volerci parlare-

-Si- rispose Entity. -Non appena ho percepito la vostra presenza qui, mi sono subito precipitato da voi. Voglio aiutarvi-

-Perché dovremmo fidarci di te?- chiese Alex arcigna.

-Perché nemmeno a me piace cosa sta accadendo all'Overworld- rispose Entity con voce altrettanto seccata, evidentemente irritato dalle parole di Alex.

Dinnerbone era rimasto assai stupito : -Tu sai ...?-

-... che il mondo di sopra mi sta cadendo in testa? Certo che lo so- rispose Entity. -Non so come fermarlo ... ma ne conosco la causa-

-E quale è? Parla!- esclamò Steve, stanco di tutti quegli enigmi.

Entity sospirò, poi disse : -La colpa è di Herobrine-

-Lui?!- esclamò Steve. -È rinchiuso nel Nether! Come può fare danni anche così?-

-Non è esattamente lui a causare tutto questo- rispose Entity. -In realtà ciò è dovuto al fatto che il suo potere sta diminuendo. E credo che lui ne sia consapevole, perché sta impremendo tutte le sue energie per mantenere il regno intatto ... cosa che però sta fallendo-

-Perché mai il potere di Herobrine si sarebbe indebolito?- chiese Klingatt. -A quanto ne so, è impossibile togliere le energie a un dio-

-Non ne conosco la causa- rispose Entity. -Ma sembra che qualcosa gli stia letteralmente succhiando via la linfa vitale. E ogni giorno che passa il suo potere si assottiglia sempre più, e la volta del Nether sta cominciando a cedere. Lentamente ma inesorabilmente. Inizialmente sono appena due o tre buchetti di poca importanza, ma più il tempo passa e più le spaccature si intensificano-

Alex era visibilmente preoccupata : -E quando la volta si romperà ...-

-... sarà la fine per il mio mondo e una catastrofe per il vostro, e comporterà anche la distruzione del Nether. Tutti i regni ne subiranno conseguenze- terminò Entity. -Prima il Nether e l'Erebus saranno schiacciati dall'Overworld, poi l'Overworld, allontanandosi dal Sole, si raffredderà rapidamente, provocando un'estinzione di massa di tutte le specie della superficie, e forse anche degli umani-

-È terrificante!- esclamò Steve. -Come possiamo fermare un simile disastro?-

Entity tacque per un istante, poi disse : -Non lo so ancora ... ma vi prometto che troverò un modo ... ma per farlo devo raggiungere il Nether e parlare con Herobrine, e mi serve il vostro aiuto per questo. Ci siete già stati e conoscete meglio di me quel reame-

-Cosa ti fa pensare che collaborerà?- chiese Alex.

-Il fatto che per quanto sia pazzo non è stupido- rispose Entity. -Nonostante non lo ammetta, è molto affezionato al suo regno ... e sa che se non ci aiuterà esso sarà distrutto-

-Quindi quello che vuoi tu è andare fino al profondo della terra per incontrare un pazzo che fino a quasi un anno fa cercava di conquistare l'universo ...- mormorò Steve sorridendo. -Quando si comincia?-


***********************************


Entity entrò in una stanza del palazzo.

Aveva offerto alloggi e vitto a Steve e ai suoi compagni, dato che, secondo il suo parere, sarebbe stato meglio partire una volta in pieno delle proprie forze. Anche lui aveva deciso di ritirarsi, ma prima doveva fare una cosa.

Entrando nella stanza vide, appoggiato su un piedistallo, unico ornamento di quelle spoglie quattro mura, un magnifico scettro dalla punta acuminata che riluceva come se fosse fatto della luce della luna : la Staffa del Caos.

Peccato che nella stanza ci fosse anche qualcun'altro. In disparte stava una figura nera ammantata, che Entity riconobbe subito come suo fratello, Null. In un certo senso era lieto di vederlo, ma la cosa non si poteva dire per un altro essere, nero come la pece e due volte più alto di loro, che restava appoggiato allo scettro.

Entity cercò di restare calmo : -Oh, sei tu. A cosa devo l'onore, Shadow?-

-Le Piaghe sono irrequiete- rispose il gigante nero facendo brillare i suoi occhi di viola, masticando ogni parola come se fosse acciaio.

-Che si preparino all'azione- disse Entity. -Io le condurrò verso la battaglia-

-Battaglia?- chiese Shadow. -Contro la misera potenza dei vostri nemici?-

Entity afferrò lo scettro : -Gloriosa, non lunga. Sempre ammesso che la tua forza sarà formidabile come affermi-

-Dubiti di noi?- esclamò Shadow con un fremito. -Dubiti di Lui?! Che ha messo la Staffa nelle tue mani, che ha dato l'antica sapienza a tuo fratello e un nuovo proposito a entrambi quando siete stati ingannati, sconfitti ...-

-Noi eravamo destinati a essere re!- esclamò Entity infuriato. -Siamo stati traditi-

Shadow rise : -La vostra ambizione è gretta ... nasce da un bisogno infantile ... noi guardiamo oltre il vostro patetico mondo, qualcosa di più grande, che l'Antico Totem rivelerà ...-

-Non avete ancora il Totem- disse Null, prendendo la parola per la prima volta.

Fu un istante : Shadow si mosse a velocità fulminea, portandosi a pochi centimetri dal volto di Null, ma Entity lo fermò saltandogli davanti e puntandogli la Staffa alla testa.

-Non è una minaccia- disse Null. -Ma fin quando non apriremo il portale e la tua forza sarà al nostro comando ... sei solo parole-

-Avrete la vostra guerra, figli di Netherdragon e Firedragon- disse Shadow, per poi assumere un tono assai più minaccioso : -Se fallirete ... se il Totem non ci verrà consegnato ... allora non esisteranno regni, ne galassie deserte, ne crepacci dove Lui non verrà a trovarvi!-

Entity e Null rabbrividirono, e Shadow ghignò malignamente : -Credete di conoscere il dolore, per caso? Beh, Lui vi farà capire quanto quel dolore sia in realtà ... NIENTE!-

Null e Entity udirono una forte scossa, e quando riaprirono gli occhi Shadow era svanito in uno sbuffo di fumo.

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Capitolo 10
*** Catastrofe imminente ***


Herobrine continuava a sfregarsi le mani, nel tentativo di calmare la tensione, ma non gli riusciva affatto.

Da quando il suo potere aveva iniziato ad affievolirsi le cose erano andate di male in peggio. Aveva inviato i suoi generali a tenere a bada le anime infuriate che tentavano di fuggire, e nonostante la situazione si fosse momentaneamente calmata, gli spiriti irrequieti sembravano prepararsi a un altro assalto.

Senza contare che la volta del Nether stava lentamente crollando su se stessa, tirando giù grossi pezzi dell'Overworld. Una volta aveva rischiato grosso quando era caduto un pezzo di mare, rischiando di allagare il Nether, ma era fortunatamente riuscito a chiudere il tappo in tempo.

Era terribile come la perdita di una parte del suo potere lo avesse stravolto. Non voleva ammetterlo e non lo avrebbe mai fatto, ma si sentiva vecchio, come se il peso dei suoi innumerevoli secoli gli fosse piombato improvvisamente sulle spalle.

E non era affatto un fardello facile da portare. Ogni volta che un pezzo del Nether andava in pezzi, sentiva una parte di sé frantumarsi. Più di una volta aveva ringraziato di avere un trono su cui sedersi, perché le fitte alla schiena si erano fatte così forti che riusciva a malapena a stare in piedi. Certe volte gli pareva che una forza invisibile cercasse di spaccargli la colonna vertebrale.

Kinghast e Witherboss non erano affatto contenti della cosa. -Ma guardalo!- aveva esclamato una volta lo scheletro. -Il suo regno sta andando in pezzi e lui se ne sta lì seduto su quel trono tutto il giorno! Ma perché non fa qualcosa?-

-Zitto!- aveva esclamato Kinghast. -Sta meditando per trovare una soluzione!-

-Sarà, ma preferirei avere fatti, non dicerie!- aveva risposto Witherboss. -O almeno mi basterebbe non dovere andare ogni volta a raccogliere i cocci che cadono dal soffitto! Questo posto sta cadendo in frantumi!-

Herobrine li ascoltava a malapena, ma anche se avesse voluto punirli non sarebbe stato in grado di farlo. Era troppo debole persino per evocare una scintilla.

Infatti stando sul trono Herobrine controllava l'intero Nether, facendo del suo meglio per tenerlo in piedi. Distrarsi un attimo significava un altro pezzo crollato dal soffitto o un'altra anima che si ribellava. Era un lavoro a tempo pieno, e il dio ringraziò di non avere necessariamente bisogno di mangiare o dormire.

E Null non si faceva vedere! Quella era la parte che Herobrine detestava di più. Il dio della preveggenza sembrava sparito. Aveva provato più di una volta a chiamarlo, quando ancora era in pieno delle forze, ma poi si era indebolito così tanto che non aveva più potuto pensarci.

Ovviamente, la colpa di tutto era solo di Steve. Se c'era una cosa a cui Herobrine non riusciva a rinunciare era maledire il nipote con tutte le sue forze, nonostante ciò gli costasse ogni volta una fatica in più. Ma che gli aveva fatto di male per meritarsi quello, oltre, naturalmente, aver tentato di conquistare il mondo? Era pur sempre suo zio, dopotutto!

Per non parlare di suo fratello, Notch. Non ricordava più l'ultima volta che si erano rivolti una parola di affetto. Detestava l'idea che lui fosse ancora libero e nel pieno delle forze mentre lui stava per essere schiacciato dal suo stesso regno. E pensare che solo poco tempo prima lui era sul trono dell'Aether, con i Draghi Titani come servi, mentre Notch era incatenato sotto i suoi piedi!

Quando ci pensava non riusciva a trattenere un urlo di rabbia, guadagnandosi le occhiate perplesse di Kinghast e Witherboss.

A peggiorare il tutto, oltre alla fatica doveva sentire anche il caldo. A dir poco orribile. Nonostante ci fosse abituato per via di tutti quegli anni nel sottosuolo, improvvisamente sentiva un terribile calore invaderlo dalla testa ai piedi, facendolo sudare copiosamente. Sapeva che era dovuto allo sforzo che il suo corpo subiva.

Non osava immaginare cosa fosse rimasto del dio bello, forte e temibile di un tempo. Aveva probabilmente un aspetto orribile. Persino Kinghast e Witherboss, che approfittavano della sua immobilità per rivolgergli frasi di scherno, più di una volta si erano impietositi e avevano tentato di rinfrescarlo con dell'acqua o con dei ventagli.

Malgrado non glielo avrebbe mai detto, Herobrine era grato per quei gesti di misericordia, ma allo stesso tempo odiava essere costretto ad accettarli. Era umiliante pensare che il dio che un tempo era il più temuto del cosmo ora era nient'altro che un relitto dipendente dalla pietà dei suoi sottoposti.

Improvvisamente udì un rumore molto simile ad un cigolio, e tirò un sospiro di sollievo nel riconoscere il rumore della porta, perché significava che qualcuno era venuto a fargli visita. In quel momento non gli importava chi fosse : gli sarebbe andato bene anche Notch in persona.

Invece si ritrovò di fronte Null.

-Cugino!- esclamò, sentendo i polmoni bruciare ad ogni sillaba. -Finalmente ti sei fatto vivo. Ho bisogno del tuo aiuto-

Null non rispose. Si limitò a fissarli con i suoi occhi rossi.

-Mi serve che tu mi dica come riacquisire i miei poteri- disse Herobrine.

Null continuò a stare zitto.

Herobrine lo vide alzare una mano con il palmo aperto verso di lui. Poi più nulla.

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