Sleeping with wolves

di Cailiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Full moon ***
Capitolo 3: *** Famine and devastation ***
Capitolo 4: *** Of Gods and men ***
Capitolo 5: *** The struggle of being an alpha ***
Capitolo 6: *** Secret passages and invisible eyes ***
Capitolo 7: *** Plans ***
Capitolo 8: *** Lost hope ***
Capitolo 9: *** The escape ***
Capitolo 10: *** How to save a life ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 

 

Sono passati 100 anni dall'esplosione nucleare che ha quasi sterminato il genere umano sulla terra. I sopravvissuti sono divisi in clan e piccoli villaggi primordiali, la loro è una lotta alla sopravvivenza contro le intemperie, le piogge e le nebbie acide ma soprattutto contro gli uomini della montagna e i mutaforma.

 

 

 

 

I mutaforma sono umani che hanno subito l'effetto delle radiazioni nucleari e che hanno sviluppato poteri sovrannaturali, difatti essi possono trasformarsi in feroci predatori: i lupi.

 

Molti di loro vivono da omega: sono stati estraniati dai loro villaggi perché considerati come una punizione divina ma, soprattutto, perché pericolosi. 

 

Sono pochi i branchi di mutaforma che riescono a sopravvivere: la maggior parte viene cacciata e uccisa.

 

 

 

 

Bellamy Blake è l'alpha di un numeroso branco di mutaforma nomadi, è un capo amato e rispettato dai suoi simili e temuto da chiunque abbia sentito parlare di lui.

 

Il suo branco è formato da lupi a lui fedeli, giovani e forti che si muovono in perfetto sincrono come l'ingranaggio di una macchina.

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Capitolo 2
*** Full moon ***


Full moon 


Stava sfrecciando veloce quanto il vento, l'aria fresca della notte gli colpiva il muso e si insinuava nel suo pelo folto scompigliandoglielo. 

Le zampe affondavano nel terreno ancora umido dalla pioggia sporcandolo di fango, sapeva che non era stata una mossa scaltra quella di spostarsi dopo un acquazzone del genere ma non c'era più tempo da perdere: dovevano raggiungere il più in fretta possibile il Sud.

L'impronta delle sue orme fu coperta da centinaia di altre, si stavano muovendo a una velocità sovrannaturale molto più elevata rispetto a quella di qualsiasi altro lupo normale.

Bellamy percepiva la stanchezza dei suoi compagni, sentiva i loro cuori battere furiosamente contro il petto e i loro fiati pesanti: Avevano corso per ore.

 Si fermò all'improvviso, erano finalmente giunti nella prossimità del fiume dove dovevano arrivare. Voltò la testa all'indietro riuscendo a distinguere perfettamente ogni lupo del branco, uno alla volta ripresero a trasformarsi per riprendere le loro sembianze umane.

Avevano tutti l'aria stanca ma sulle labbra di ognuno di loro c'era un sorriso soddisfatto.

"Ci accamperemo qui per la notte." Li istruì l'alpha e loro annuirono. 

Ciascuno di loro sapeva che compiti aveva, c'era chi raccoglieva la legna, chi faceva rifornimento di acqua, chi preparava degli accampamenti improvvisati per dormire.

"Andiamo?" Chiese Octavia che si era avvicinata silenziosamente al fratello, dietro di lei c'erano Lincoln, Marlon e Chase. Bellamy annuì e ripresero le sembianze di lupi per poi precipitarsi verso i boschi a caccia di cibo.

Quella notte furono fortunati, riuscirono a prendere tre cervi: una famiglia intera.

Cenarono intorno al fuoco, alcuni erano stati in grado di catturare anche diversi pesci e tutto il branco era stato sfamato.

 

"Domani ripartiamo all'alba, stanotte di pattuglia ci saranno Abel, Diane, Jeffry, Nyla, Raj e Tess. Clarke, Octavia venite con me." Ordinò il capobranco alzandosi dal tronco d'albero su cui era seduto. Il suo secondo e il suo terzo lo seguirono senza obbiettare: dovevano ricontrollare l'itinerario per il giorno seguente.

"Domani ci sarà la luna piena." Gli ricordò Clarke, mani sui fianchi e il capo inclinato da un lato. 

"La luna piena è solo una leggenda." Rispose Octavia mentre appuntiva con un coltello un legnetto, lo scagliò contro il pavimento infilzando la testa della vipera che sta strisciando in mezzo a loro.

Clarke gettò un'occhiata nella direzione di Bellamy, si scambiarono uno sguardo e lei annuì capendo le sue intenzioni.

Le due se ne andarono lasciandolo solo e il ragazzo riprese le sembianze da lupo, si distese sul cumulo di foglie che gli avevano preparato e chiuse gli occhi alzando le orecchie. Per un po' stette immobile ad ascoltare ogni rumore che lo circondava e poi si lasciò andare addormentandosi per qualche ora. L'alba sarebbe sorta prima quel giorno.

 

Raven quella notte non riusciva a dormire, si girava e rigirava nel piccolo letto senza sosta sospirando esasperata: non riusciva a trovare una posizione abbastanza comoda per addormentarsi. I dolori alla pancia stavano diventando insopportabili, si passò una mano fredda sugli occhi sperando di trovare un po' di sollievo ma non servì a molto. 

L'intero villaggio era in subbuglio, la notte seguente ci sarebbe stata la luna piena e per i lupi più giovani sarebbe stata più dura affrontarla. 

"La luna" le diceva sempre sua madre "è insieme il bene ed il male. Illumina le notti più buie ma allo stesso tempo fa riaffiorare i nostri istinti più oscuri e spaventosi. Essa rappresenta sia l'uomo che gli animali che tutto ciò che ci circonda, ha un suo ciclo vitale proprio come noi: nasce, cresce, decresce e scompare per poi nascere nuovamente.

Si arrese all'idea che quella notte non avrebbe chiuso occhio e si alzò dal letto. La capanna era vuota, probabilmente suo padre  era con il branco di Kane. Era passato molto tempo da quando quel branco non aveva avuto dei lupi giovani, ora i due membri più piccoli entrati nell'adolescenza hanno iniziato le loro trasformazioni e questa sarebbe stata la loro prima luna piena.

Raven si chiese come potesse una cosa fuori dal mondo influenzare i terresti. Era sempre stata piuttosto scettica sulle leggende e sulle storie che le raccontava sua madre, come ad esempio quelle di uomini capaci di volare grazie a degli uccelli di ferro, volavano tanto in alto da raggiungere la luna per farci una passeggiata. Assurdo, no?

Poi lei non aveva mai visto Kane o qualche altro lupo impazzire di colpo a causa della luna piena. Forse stavano tutti esagerando un po'.

Stava passeggiando fra le piccole strade del villaggio: stavano tutti dormendo. Si avvicinò alla recinzione che circondava tutto il paese ed infilò una mano in una delle fessure per poter accarezzare il pelo morbido e folto del lupo di pattuglia, non sapeva di chi si trattasse ma le piaceva stare fra quei lupi. Fra di loro si sentiva al sicuro.

 

Bellamy si svegliò alle prime luci dell'alba, nel corso della  notte aveva ripreso la sua forma umana. Si alzò stiracchiandosi e guardò i ragazzi addormentati intorno a lui. I lupi che erano di pattuglia gli si avvicinarono sedendosi di fronte a lui.

"Stanchi?" Gli domandò e loro scodinzolarono: "Riposate un po'." 

Lasciò che passasse un'altra ora o due prima di svegliare tutto il branco.

"Oggi continueremo il nostro cammino." Spiegò mentre gli altri mangiavano, era fiero del suo branco e dell'organizzazione pressoché perfetta che avevano stabilito. "Seguiremo il corso del fiume, se qualcuno resta indietro gli  basterà costeggiare l'acqua per ritrovarsi."

Tutta l'attenzione era puntata su di lui, Clarke e Octavia alle sue spalle mangiavano in silenzio. La bionda sembrava pensierosa, un po' preoccupata.

"Stanotte ci sarà la luna piena, alcuni potranno trasformarsi contro la loro volontà e agire fuori dal senno." Bellamy non era uno sciocco, era nato con la capacità di metamorfo  così come sua sorella, questo gli permetteva di avere più controllo sul suo potere mentre molti altri membri erano stati trasformati ed avevano meno padronanza con ciò che erano. 

"Perciò stanotte le pattuglie saranno effettuate solo in forma umana." Tutti annuirono e si alzarono in piedi per poi trasformarsi in simultanea in animali.

Bellamy annusò l'aria, non avrebbe perso tempo a cancellare le tracce del loro passaggio lì. Non sentì alcun odore strano, per quel giorno non sarebbero stati minacciati da piogge acide o nebbia.

Si incamminò verso il fiume, il suo andamento da prima lento e calmo aumentò mano a mano che si spostava in avanti fino a che non iniziò a correre seguito poi dai suoi compagni.

 

"Buongiorno." Finn entrò nella capanna di Raven con in mano una cesta piena di more: "Guarda cosa ti ho portato."

I due si sedettero al tavolo a fare colazione in silenzio, mano nella mano.

"A cosa pensi?" Chiese Finn accarezzandole le nocche con il pollice.

"A Daario e Keila, cosa credi che gli succederà questa notte?" Gli rispose lei prendendo un altro frutto. Raven ripensò a quando i due gemelli erano dei bambini e scappavano dal loro branco per venire nel villaggio a giocare con lei e spesso la aiutavano nei lavori domestici o nella caccia pensando che tutto fosse un gioco.

"Non lo so." Ammise l'altro lasciando che il silenzio li avvolgesse.

 

Bellamy era nervoso. Il sole stava tramontando e loro non erano riusciti a raggiungere la meta che voleva lui, tutto a causa di un gruppo di cacciatori che si erano imbattuti sulla loro strada. Al solo pensiero sentì la rabbia ribollire nel corpo. Ma comunque non sarebbe stato tanto irresponsabile da continuare il viaggio per quella notte. 

Guardò il suo riflesso nell'acqua del fiume prima di riprendere la forma umana. Si lavò le mani e il viso lasciando che i suoi compagni si preparassero per la notte. 

Sarebbero ripartiti due giorni dopo, l'indomani sarebbero stati tutti troppo stanchi per fare qualsiasi cosa. Non era prudente restare per troppo tempo nello stesso posto ma non poté fare a meno di chiedersi ancora una volta da cosa stessero fuggendo. 

Si passò una mano fra i ricci corvini fingendo di non sentire Clarke e Octavia che davano ordini a destra e a manca a tutti quanti. 

Gli ultimi raggi di sole scomparvero e calò la notte e con essa sorse la luna piena. Bellamy la osservò per diverso tempo: una palla grande e luminosa, bianca come il latte.

Sapeva che a poca distanza da dove si trovavano c'era un villaggio di umani ma non l'aveva detto a nessuno dei suoi compagni.  Solo un ragazzo avrebbe subito gli effetti della luna per la prima volta e circa cinque o sei di loro per la terza o la quarta.

 

"Bellamy!" Clarke scosse il ragazzo con forza facendolo svegliare di soprassalto. 

"Che succede?" Le domandò lui stordito per un attimo. Gli bastò guardare la sua espressione per capire tutto: scattò in piedi trasformandosi. 

 

 

Kane aveva alzato lo sguardo verso il cielo, la luna piena era ormai alta e Daario e Keila stavano iniziando a sentirne i primi effetti. 

L'uomo li aveva portati lontani dal villaggio e dal loro accampamento, quasi tutto il branco era lì con lui. Non erano numerosi ma poco importava.

"Stanotte sembra che la luna vibri." Gli disse Raven con un filo di voce. Lei insieme a suo padre e poche altre persone del villaggio avevano deciso di unirsi a loro per quella notte per vedere ciò che sarebbe successo e per tramandarlo poi alle generazioni future. 

Kane annuì guardando i due lupi giocare nell'erba. Avevano appena quattordici anni e stavano iniziando a sviluppare solo adesso i loro poteri eppure erano già molto massicci. 

Vide Keila alzare il muso verso il cielo ed annusare l'aria, Kane assottigliò lo sguardo nel momento in cui Daario fece lo stesso. Poco dopo entrambi iniziarono a correre verso il bosco. L'alpha rimase spiazzato per un attimo: non stavano andando nella direzione del villaggio. 

Si trasformò immediatamente seguito poco dopo dal suo branco, un ululato squarciò l'aria e Kane udì gli umani salire sui loro cavalli ma lui ormai stava correndo nella direzione in cui i due giovani lupi erano scappati.

 

Keila si gettò subito all'attacco cercando di azzannare quell'omega sul collo. Quello si spostò rapidamente schivandola. 

Quella notte la ragazzina si sentiva più potente che mai. Daario era dalla parte opposta a lei pronto anche lui a scattare in avanti. 

Ancora una volta l'omega li schivò entrambi, si guardarono negli occhi: il muso contratto per mettere in mostra i denti affilati.

L'omega non sembra intenzionato ad attaccarli per primo, schiava le loro aggressioni per poi colpirli, allontanarli e rimettersi in posizione per schivarli ancora una volta.

Daario e Keila si prepararono per un altro agguato ma prima che potessero fare qualsiasi cosa si ritrovarono circondati da altri sei lupi, zanne in vista. Stavano ringhiando a bassa voce contro di loro ma nessuno partiva per attaccare per primo.

 Codardi pensò Keila.

L'omega quindi aveva un branco.

Daario non si fece intimorire dalla loro presenza e corse ad azzannare ancora una volta l'avversario ma fu attaccato dai suoi compagni. Ululò di dolore quando uno di essi affondò i canini nella carne giovane del suo fianco. Keila corse immediatamente in soccorso del fratello e in quell'istante arrivò anche il resto del branco di Kane. 

L'alpha si gettò immediatamente all'attacco del branco sconosciuto pronto a sterminarlo ma fu sbalzato indietro dall'arrivo di un enorme ombra nera che lo fece volare all'indietro di oltre  tre metri.

Kane guaì per il dolore e rotolò su un fianco per potersi rimettere in piedi, aveva assunto nuovamente la sua forma umana.

Voltò la testa vedendo che anche Keila e Daario avevano ripreso le loro sembianze normali e ora erano circondati dal loro branco. 

Kato e gli altri umani erano arrivati sui loro cavalli e stavano guardando scioccati la scena che si presentava davanti ai loro occhi.

Davanti a loro c'era uno dei più grandi lupi che Kane avesse mai visto in vita sua. I suoi occhi neri e luccicanti divennero azzurri e poi rossi: era un metamorfo ma soprattutto era un alpha.

Strinse la mascella nel vedere ciò che c'era dietro a quella creatura enorme: un numero così grande di lupi che Kane non avrebbe potuto stimarne il numero se non a occhio e croce.

I lupi ringhiarono nella loro direzione ma furono messi a tacere dal loro alpha. Cadde il silenzio fra di loro e nel buio riuscì comunque a vedere il loro capo trasformarsi e assumere le sembianze di un uomo giovane, anzi, un ragazzo con poco più di vent'anni. 

Si guardarono da lontano: il giovane sembrava turbato, anzi, teso. 

Lanciò un'occhiata alle sue spalle ed uno alla volta tutti i lupi ripresero le loro sembianze umane.

Raven restò a bocca aperta: non aveva mai visto così tante persone della sua età nello stesso momento.

Avevano l'aria distrutta, come se non avessero avuto un momento di riposo da giorni e l'ultima cosa che volessero era avere una lotta fra branchi.

"Mi dispiace per..." Bellamy sembrò cercare le parole giuste per concludere la frase: "questo incidente." concluse infine.

Kane aggrottò la fronte, non si aspettava delle scuse tanto meno da un capobranco del genere. Lo sguardo di Bellamy si posò su Daario, disteso a terra e senza maglietta. Sanguinava molto e il ragazzo sperò che l'odore del sangue non desse alla testa a nessuno dei suoi compagni. Stava per aprire bocca nuovamente e proporre di far medicare il ragazzino da Clarke ma fu preceduto dal suo avversario.

"Siete nel nostro territorio." Parlò Kane con un tono tagliente e che non era da lui.

"Fra pochi giorni ce ne andremo." Gli rispose sfrontatamente Bellamy, non sopportava quei alpha che pensavano di fare gli sbruffoni solo perché si consideravano superiori. 

 Kane rimase scocciato dalla risposta e l'urlo di dolore di Daario che seguì quelle parole lo fece infuriare. Un secondo dopo aveva ripreso le sembianze di lupo e stava correndo ad attaccare l'altro capo.

"Bellamy!" Gridò Octavia spaventata per il fratello, ma Bellamy lo schivò con un movimento veloce ed aggraziato e trasformandosi a sua volta. 

Raven voltò la testa verso il nuovo branco vedendoli abbassarsi fino a terra, le zampe dei lupi batterono e graffiarono il terreno. Stavano ringhiando ed abbaiando nella direzione di Kane ma nessuno di loro si mosse dal loro posto per andare ad aiutare il loro alpha.

La ragazza strinse fra le mani le redini del cavallo, era tesa come una corda di violino. Solitamente Kane era una persona pacifica e cercava sempre un modo per raggiungere un accordo con chiunque, possibile che la luna avesse fatto effetto anche su di lui? 

Se Kane avesse vinto contro quell'altro, Bellamy, sarebbe probabilmente stata la fine per tutti. Il suo branco avrebbe potuto attaccarli e ammazzarli tutti in poco tempo. Ma allo stesso tempo non voleva che Kane morisse per colpa di qualcosa che non aveva potuto controllare.

"Non ti preoccupare." Le sussurrò Finn che si trovava a fianco a lei: "Gli altri lupi si sottometteranno a Kane quando avrà ucciso il loro alpha, è così che funziona fra di loro."

Raven annuì, Finn la conosceva così bene: riusciva a capire il suo linguaggio del corpo e non doveva guardarla in faccia per sapere quello che pensava.

Kane fu scaraventato ancora una volta a terra ma questa volta non riprese le sembianze umane. Il suo branco ululò e partì all'attacco verso Bellamy. Il cavallo di Raven e quello di Finn scalpitarono per terra anche loro erano spaventati da quello che stava succedendo.

Pure il branco di intrusi si gettò nel combattimento per difendere il loro alpha mentre Kane si rialzava e correva nuovamente all'agguato. Bellamy si spazientì: balzò verso l'avversario e lo fece cadere nuovamente a terra, affondò il muso nel collo dell'altro aprendolo con i denti per poi iniziare a graffiarlo con le unghie. Macchie di sangue schizzarono ovunque mentre il più vecchio gemeva di dolore. 

I suoi ululati si alzarono verso il cielo e si sparsero nell'aria mentre la vita abbandonava quel corpo che veniva squarciato. Poi ci fu il silenzio. La lotta cessò. 

"Bellamy!" Octavia si gettò verso il fratello ancora lupo e gli circondò il collo con entrambe le braccia tirandolo all'indietro nonostante la sua forza sovrannaturale. 

Bellamy sbuffò, l'ira aveva completamente preso il sopravvento su di lui, indietreggiò di qualche passo con Octavia che non lo lasciava andare  e si sedette a terra guaendo appena.

 "Ehi, calmati, va tutto bene. Stai tranquillo." Gli sussurrò lei con dolcezza mentre affondava le dita nella sua pelliccia nera e morbida. Premette il viso contro la testa di lupo del fratello stringendolo con ancora più forza a se mentre degli ululati si levarono verso il cielo a compiangere la morte di Kane.

Quello che successe dopo Raven non se lo sarebbe mai aspettata: vide il branco di Kane andare verso Bellamy, lentamente. Deglutì e vide i lupi chinare la testa davanti a lui in segno di resa: adesso avevano un nuovo alpha.

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Capitolo 3
*** Famine and devastation ***


I will leave a trail of famine and devastation

Anche quella notte Raven la passò insonne, ogni volta che provava a chiudere gli occhi rivedeva la morte di Kane. Il modo brutale in cui veniva ucciso... non meritava una morte del genere.

Era sempre stato un buon amico di suo padre e, dalla morte di sua madre, una figura costante nella vita della ragazza.

Era stato grazie a Kane che il branco di lupi aveva stipulato la pace con il villaggio promettendo sostegno e protezione reciproca, ora lui non c'era più.

Ripensò al suo branco che si era inchinato davanti al nuovo alpha, la riluttanza con la quale il ragazzo li aveva seguiti fino al loro accampamento mentre suo padre trasportava a cavallo il corpo esanime dell'amico.

Finn aveva trasportato Daario che poi è stato medicato una ragazza bionda.

Sentì un doloroso nodo alla gola, aveva già imparato a sue spese che la vita non era tutta rose e fiori e che spesso e volentieri era ingiusta ma questa volta la vita non aveva condannato solo una famiglia, aveva condannato tutto un villaggio.

Prima ancora di accorgersene era uscita dalla sua capanna, neanche quella notte suo padre era lì, si chiese dove potesse essere ma quel pensiero fu velocemente accantonato da molti altri. Camminò apparentemente senza meta, arrivò silenziosamente alle stalle e si avvicinò al suo cavallo che svegliò con delle carezze.

"Ehi." Gli sorrise e lui nitrì scuotendo appena il capo. 

 

Clarke aveva passato tutto il suo tempo a medicare il ragazzino ferito, Daario, è stata costretta ad addormentarlo visto che non voleva farsi avvicinare da nessuno di loro in alcun modo.

Il loro arrivo nell'insediamento del nuovo branco di lupi non è stato molto gioioso, alcuni... molti, hanno cercato di attaccare Bellamy ed ad ucciderlo ma il loro erano più giovani e forti, molti di più anche numericamente.

"Come sta?"

"Guarirà." Rispose Clarke passando una mano sul viso del ragazzino addormentato, era completamente coperto di sudore, il morso di William è stato molto profondo ma Daario aveva la fortuna di essere nato metamorfo e perciò sarebbe guarito più in fretta di un infetto.

Sua madre era lì, lo guardava tenera preoccupazione non lasciando la sua mano per neanche un  secondo. Clarke si sentiva incredibilmente fuori luogo in quel momento e non sapendo che fare rimase in silenzio ad osservarli.

"Sembra un bravo ragazzo, il nuovo alpha." Parlò d'improvviso Noreen. Clarke annuì.

"E' un punto di riferimento per tutti noi."

"Un vero alpha, insomma." 

Alla ragazza non sfuggì il bagliore che attraversò lo sguardo della donna per qualche breve istante.

"Anche Kane lo sarà stato, immagino." Tentò Clarke improvvisamente sospettosa. Nessuno del branco era felice di essere lì, Bellamy era completamente riluttante all'idea di dover avere altri membri di cui prendersi cura.

"Marcus era un uomo coraggioso, rispettabile e forte. Ma allo stesso tempo era buono e condiscendente... pacifico..." Aggiunse l'ultima parola quasi in un sussurro come se volesse insinuare che tutto quello che era successo fosse colpa di Bellamy e Will. 

Clarke si morse una guancia per non parlare: William era stato attaccato da Keila e Daario e subito dopo anche da Kane, Bellamy era intervenuto in difesa di un membro del suo branco ed aveva cercato di trattare con Marcus che l'aveva attaccato senza ma e senza se. Sospirò.

"Vi mancherà molto, piangeremo tutti la sua perdita." Sibilò la ragazza ma Noreen non rispose, strinse la mano del figlio serrando ancora di più le labbra. 

Odiava di già quella mocciosa, odiava tutto quel branco di mocciosi che erano entrati nella loro terra, avevano ferito suo figlio, ucciso Marcus e ora avevano anche preso d'assedio il loro accampamento.

A interrompere quel silenzio fu Bellamy che entrò nella costruzione a grandi falciate, era coperto di sudore e su una guancia aveva del sangue secco non suo.

"Clarke, dobbiamo parlare." Disse immediatamente ignorando completamente l'altra donna presente di cui l'espressione si fece ancora più arcigna.

La bionda annuì ed uscì dalla capanna, Octavia e gli altri erano tutti lì: le espressioni serie e tirate.

"Che succede?"

"Dobbiamo andarcene." Octavia aveva parlato con la voce più bassa che poteva ma per i sensi sviluppati di lupo di Clarke era come se avesse parlato con un tono normalissimo: "O ci uccideranno tutti nella notte."

"Non possono farlo! Bellamy, tu sei il loro alpha ora. Hanno bisogno di te e poi eri tu stesso a volere un posto stabile dove vivere in pace!" Rispose esterrefatta lei guardando nella direzione del ragazzo.

"Volevo un posto stabile per noi e basta, non per altri trenta pesi morti ed un intero villaggio di umani."

"Che cosa?" La voce le morì in gola.

Bellamy si passò le mani fra i capelli, in che razza di situazione si era cacciato? Ma che altro doveva fare? Lasciare che William e gli altri venissero sbranati da quei due ragazzini e il loro alpha? No, lui non era così. Il suo branco non era così. Loro si proteggevano a vicenda. Erano una famiglia e anche molto di più.

"Marcus e Kato -il capo del villaggio di umani che c'è qua vicino- avevano stipulato un accordo di protezione reciproca per difenderci dagli uomini della montagna. E' un patto che esiste da quasi quindici anni ormai." Disse Noreen uscendo a sua volta dalla piccola casa. Aveva sentito il breve discorso che c'era stato fra quei ragazzini e il solo guardare Bellamy in faccia le faceva venire una gran voglia di tirargli un ceffone. Come si era permesso di definirli un peso morto? Certo, non erano più giovani e scattanti ma anche nei loro quaranta o cinquant'anni di età i lupi del suo branco erano comunque forti e temibili. C'era solo da imparare da loro e quello spocchioso ragazzino aveva proprio bisogno di una bella lezione. Dall'altra parte, invece, sua sorella sembrava astuta e sveglia. Noreen si chiese perché l'aveva scelta solo come suo terzo anziché secondo. Probabilmente fra l'alpha e il suo vero secondo c'era qualche tresca amorosa o non si sarebbe potuta spiegare una scelta del genere.

Clarke si voltò a fulminare con lo sguardo l'intrusa, annuì alle sue parole per poi darle ancora una volta le spalle.

"Quindi che si fa?" 

Bellamy si portò le mani sui fianchi: "Ce ne andremo, all'alba, proseguiremo come ci siamo messi d'accordo. Loro qua si arrangeranno." 

"Bellamy non puoi fare così." Si intromise un ragazzo facendosi spazio fra un paio di persone per poter passare, Noreen si chiese quale alpha avrebbe mai permesso a chiunque di contraddirlo e fece per schernire il giovane ma ricordò Marcus e il modo in cui lasciava sempre che Keila e Daario gli mettessero i bastoni fra le ruote per qualsiasi cosa lui dicesse.

"Questo è il tuo branco ora, magari ci odiano e vogliono ucciderci... ma non puoi semplicemente andartene, potrebbe scoppiare il caos più assoluto per quanto ne sappiamo. Il loro alpha è morto, se anche tu te ne andassi qui potrebbero farsi a brandelli per diventare il prossimo capobranco. E poi pensa a quei poveri umani."

"Va bene Monty, allora delegherò qualcuno e lo farò diventare un alpha, il secondo di Kane magari." Rispose prontamente Bellamy e Monty si morse il labbro inferiore abbassando la testa, annuì appena.

"Fate quello che volete." Sussurrò per poi allontanarsi dal gruppo.

Bellamy lo guardò andare via con la fronte aggrottata: "Ma che gli prende?" 

"Si è preso una cotta per Keila." Rispose prontamente Jasper facendoli ridere. Bellamy e Octavia accennarono ad un piccolo sorriso tirato e si guardarono negli occhi, nella mente di entrambi era ritornato un ricordo di un passato lontano e più felice.

 

Raven arrivò al galoppo all'insediamento dei metamorfi, si era sempre chiesta perché suo padre e Kane non avessero fondato un unico villaggio dove convivere ma non aveva mai chiesto niente a nessuno dei due.

Scese da cavallo e si addentrò fra le piccole case. Quella notte nessuno pareva dormire. In ogni angolo trovava dei fuochi accesi con gente a lei sconosciuta intorno ad essi, guardò ogni faccia una alla volta sperando di riuscire a riconoscere in essa Bellamy ma non lo trovò.

Si avvicinò ad un falò un po' tentennante. Non aveva paura di loro ma non sapeva come approcciarsi. I ragazzi la guardarono con curiosità, nessuno di loro aveva l'aria minacciosa o da assassino come Raven si era sempre immaginata. Chiunque li avrebbe scambiati per semplici ragazzini, forse un po' malconci ma nulla di strano.

"Dove posso trovare il vostro capobranco?" Gli chiese quando vide che nessuno di loro aveva l'intenzione di parlare per primo.

"E' dietro di te." Le rispose un ragazzo e lei si voltò per guardarsi alle spalle. Nel falò opposto a quello dove stava c'era effettivamente Bellamy seduto per terra in mezzo ad altre persone, fissava il fuoco in silenzio mentre gli altri avevano lo sguardo puntato su di lei. Sicuramente avevano tutti udito quella domanda e ora la guardavano come se fosse un cervo a tre teste anziché due.

Ringraziò il gruppo con un cenno della mano per poi andare verso l'altro fuoco acceso e scoppiettante. Si chiese perché Bellamy ed alcuni dei suoi non fossero dentro la casa di Kane, certo, non era grandissima ma una trentina di persone ci sarebbero potute entrare benissimo. 

"Mh, Bellamy?" Disse per attirare la sua attenzione una volta che li ebbe raggiunti, lui alzò gli occhi dal fuoco per portarli sul viso della ragazza. La guardò per un secondo con curiosità e poi con noia. Raven si schiarì la voce, perché diamine era andata fino a lì in primo luogo? Non lo sapeva. Aveva agito d'impulso e senza pensare minimamente. 

"Sono Raven, la figlia di Kato... Il capo del villaggio di umani." Aggiunse l'ultima parte per potersi dare un tono maggiore ma niente di ciò che disse parve impressionare nessuno di loro, le teste degli altri si voltarono verso il loro alpha come per chiedergli delle spiegazioni. 

"Sono qui per parlarti. In privato. Possibilmente." Fu stupita quando vide il ragazzo annuire ed alzarsi in piedi senza protestare, si pulì i pantaloni per poi fare il giro del fuoco e raggiungerla.

"Magari da una parte dove nessuno può sentirci." Propose ancora una volta lei e lui sospirò.

"Se proprio dobbiamo." Acconsentì ancora una volta e lei non poté fare a meno di rivolgergli un lieve sorriso di gratitudine. Montò a cavallo aspettandosi che lui facesse lo stesso ma invece la stupì ancora una volta e si trasformò in lupo. Anche a quattro zampe era così grande da riuscire ad arrivarle a metà polpaccio nonostante fosse in sella.

Raven lo fissò incantata, nelle loro trasformazioni c'era qualcosa di magico. Il lupo alzò il muso nella sua direzione e lei si riprese all'istante, con un colpo di reni fece camminare il cavallo che li portò fuori dall'accampamento e poi verso il bosco. 

La ragazza astutamente decise di portarlo nella radura dove Kane era stato massacrato, avrebbe fatto leva sui sensi di colpa del ragazzo dato che lo stavano chiaramente divorando.

Clarke e Octavia li seguirono con lo sguardo finchè non scomparirono all'orizzonte.

"Pensi sia sicuro lasciarlo andare così?" Domandò Clarke, ben poco di quella situazione piaceva a chiunque di loro.

"Bell è forte." Le rispose la sorella di lui, si passò la lingua fra le labbra e poi aggiunse: "Ma se gli faranno qualcosa metterò a ferro e fuoco questo buco di posto." E Clarke credette a quelle parole perché sapeva che erano la verità.

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Capitolo 4
*** Of Gods and men ***


Of Gods and men


Finn era rimasto sveglio ad attendere il ritorno di Raven al villaggio. Sapeva che spesso lei non riusciva a dormire la notte ed andava a gironzolare fra le case silenziosa quanto un fantasma ma non si era mai, neanche una volta, allontanata nel buio e soprattutto a cavallo. 

Nonostante le parole rassicuranti di Octavia, Clarke non  riusciva più a darsi pace. Era passato ormai troppo tempo dalla partenza di Bellamy con quella ragazza. Perché ci stavano mettendo così tanto? Sbuffò. L'accampamento era ormai quasi del tutto addormentato se non fosse stato per quei pochi che erano rimasti di pattuglia.

Bellamy era stato chiaro al riguardo: niente più trasformazioni. Dovevano imparare a gestire i loro istinti.

 

Raven scese da cavallo che stava sbuffando e scalpitando. Per tutto il tragitto aveva cercato di stare di fronte a quell'enorme lupo che però non le aveva dato tregua.

"Se avessi corso un po' di più quel cavallo sarebbe morto di crepacuore." la prese in giro Bellamy dopo aver riassunto la sua forma umana. Si  guardò intorno: nella radura si sentiva ancora un forte odore di sangue, non era stato prudente andare fino a lì ma per lo meno non era finito in una trappola. Raven gli si era avvicinata con passo felpato e silenzioso tanto che, se Bellamy non l'avesse vista con la coda dell'occhio, probabilmente si sarebbe preso uno spavento.

La ragazza lo stava osservando nel buio, i suoi occhi si erano già abituati alla scarsità di luce, cercava la traccia di qualsiasi emozione nel viso di lui ma ogni volta che provava a catturare lo sguardo del ragazzo questo spostava velocemente gli occhi da un'altra parte. Le sembrava di giocare al gatto e al topo.

Il suo viso era fiocamente illuminato dalla luna, la pelle ambrata era chiazzata da lentiggini che gli davano un'aria da bambino ed erano in forte contrasto con le labbra sottili distese in una linea retta e gli occhi neri e pensierosi.

Si accorse che l'aveva fissato per troppo tempo quando i loro sguardi si incrociarono finalmente. Lui era accigliato, si stava chiedendo perchè diamine fosse lì in primo luogo e perchè diamine quella lo stesse osservando come se fosse un qualche animale raro.

"Quindi...?" azzardò Bellamy aspettandosi che la ragazza si decidesse finalmente a parlare, Raven aveva passato tutto il tragitto a cavallo a pensare a cosa dirgli ma adesso tutte le idee le sembravano così banali.

"Quindi..." si schiarì la voce per poi continuare il discorso: "Mi stavo chiedendo che hai intenzione di fare con il branco di Marcus, loro sono qui da tanto tempo, questa è la loro casa. Non puoi portarli via!"

"Quello che il branco di Marcus farà non è affar mio." rispose seccato l'altro. Bellamy voleva andarsene da lì, quel posto e quella gente non gli apparteneva. Si erano arresi a lui e l'avevano accettato come nuovo alpha ma non per questo lo amavano anzi... Per tutta quella notte il ragazzo aveva sentito i loro sguardi pieni di astio trapassargli la schiena e bruciare sulla nuca. 

Raven rimase a bocca aperta: che razza di idiota irresponsabile era mai questo?

"Non puoi fare così!" protestò guadagnandosi immediatamente un'occhiataccia: "Voglio dire, se li abbandonerai loro che faranno?"

"Si troveranno un altro alpha." parlò con calma l'altro già stanco di quella conversazione.

"E come? Massacrandosi fra di loro? Non ti è bastata la morte di Marcus e quindi li vuoi far uccidere fra di loro?"

Bellamy si alterò un po' a quelle parole, cercò di rispondere a tono ma le parole gli morirono in bocca.  Raven capì di averlo punto sul vivo, proprio dove gli faceva più male e in quel momento capì due cose sul conto di Bellamy: non era un assassino ma uccideva per la sua sopravvivenza e per quella del SUO branco ed era più fragile di quanto credeva lui e chiunque lo circondasse.

"I lupi hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno dei lupi, se loro se ne vanno con te o se si ammazzano a vicenda il mio villaggio sarà spacciato. Se diventa alpha qualcuno che era contrario alla nostra alleanza allora moriremo ancor prima di rendercene conto." adesso nella sua voce non c'era più niente di accusatorio; aveva parlato come se quello fosse un dato di fatto, una cosa risaputa a tutti. 

Si guardarono negli occhi: il metamorfo era rimasto ancora una volta senza parole, ma in fondo cosa poteva dirle? 

Un ruggito squarciò l'aria e Raven fece un balzo all'indietro per la paura, le teste di entrambi scattarono nella stessa direzione e i due videro una grossa lince scattare in avanti nella loro direzione. Raven barcollò per un attimo prima di finire a terra schiacciata dal peso dell'animale. I suoi artigli affilati le si erano piantati nella carne tenera delle spalle facendola immediatamente sanguinare, non riuscì nemmeno a urlare che l'animale fu spinto via da una forza sovrumana dal suo corpo.

La lince rotolò per terra ma si rimise immediatamente in piedi ruggendo ancora una volta, Bellamy non fece in tempo a trasformarsi che questa aveva già preso la rincorsa nella loro direzione pronta ad atterrare anche lui.

Il ragazzo cadde a terra sbattendo con forza la testa, il grosso felino alzò una zampa enorme e gli graffiò una guancia. Bellamy gemette per il dolore mentre la pelle gli si apriva e il sangue gli copriva il viso. Raven intanto era riuscita ad alzarsi in piedi ed aveva raccolto una piccola pietra da terra, la scagliò contro l'animale colpendolo sul muso. Questo ringhiò arrabbiato e spostò l'attenzione sulla ragazza che fece altri passi indietro per distanziarsi dal predatore.

La lince balzò giù dal corpo di Bellamy con eleganza, i suoi occhi gialli erano fissi su Raven ma non ebbe il tempo di fiondarsi su di lei che delle enormi zanne le morsero il fianco. Cadde a terra per il dolore e subito dopo una zampa nera le tagliò la gola segnando la sua fine.

Raven finalmente respirò. Aveva il cuore in gola e sentiva le tempie pulsare.

"Stai bene?" le chiese Bellamy ma la sua voce bassa e roca le arrivava ovattata alle orecchie, il ragazzo le porse una mano perfettamente umana che lei prese e strinse nella propria.

"L'odore del sangue di Kane deve aver attirato la lince fino a qua." spiegò il ragazzo e lei annuì appena non riuscendo a collegare bene quello che le stava dicendo: "Dobbiamo andarcene prima che arrivi qualche altro predatore."

"Il mio cavallo..." 

"E' scappato, avrà preso paura." ipotizzò lui. Raven stava tremando come una foglia, l'adrenalina le stava ancora circolando nelle vene e l'odore dolce che stava emanando riempì i polmoni di Bellamy facendolo sospirare.

"Andiamo." disse dopo un po' di tempo lei lasciando la sua mano per potersi incamminare nella direzione del villaggio, era ancora  stordita da tutti gli avvenimenti di quella notte e ora voleva solo tornare a casa sua e stare un po' in pace.

"Se hai intenzione di camminare sappi che arriveremo al villaggio quando il sole sarà sorto." Bellamy si mise le mani sui fianchi accennando a un piccolo sorriso. Gli umani lo divertivano molto, non ne conosceva tanti ma sapeva i loro modi di fare e quanto la paura li rendesse instabili.

"Hai qualche idea migliore?" lo aggredì lei voltando la testa nella sua direzione. Il sorriso che il metamorfo aveva stampato in faccia era uno di quelli di chi la sa lunga su qualcosa ma semplicemente non vuole parlare.

"A dire il vero si, grazie per avermelo chiesto..." dalla sua voce il sarcasmo traboccava come l'acqua da una fontana.

Raven sbuffò: "Sentiamo." gli disse. Aveva notato che uno dei graffi della lince era già risanato sulla sua guancia, il secondo stava guarendo mentre il terzo sanguinava ancora molto. Si chiese se gli faceva male. Si ricordò che anche lei stava perdendo sangue  ma non sentiva molto il dolore, probabilmente il suo corpo era ancora troppo carico di energia.

Bellamy riprese le sue sembianze da lupo e alla ragazza servì qualche istante per capire ciò che aveva in mente.

"Stai scherzando, vero?" gli chiese inarcando un sopracciglio, lui le si era avvicinato senza fare rumore ed ora era di fianco a lei e la guardava aspettando che si desse una mossa.

"Ma guarda te che mi tocca fare, come pensi che mi reggerò?" aggiunse mentre saliva in sella alla grossa bestia. Il suo pelo era più morbido e soffice di quanto si era immaginata e la sua corporatura grossa e muscolosa rendeva comoda la zona in cui era seduta.

Cacciò un urlo quando il lupo scattò in avanti iniziando a correre e dovette abbassarsi a circondargli il collo con le braccia per non essere sbalzata all'indietro. Non si accorse nemmeno che stava ridendo. 

Stavano correndo alla velocità della luce, Raven sentiva il fischio del vento nelle orecchie e vedeva gli alberi sfrecciarle di fianco talmente in fretta che sembrava non ci fossero. Affondò il viso nel pelo morbido di Bellamy sentendo che aveva lo stesso profumo della foresta. Era selvaggio e rassicurante allo stesso tempo.

La ragazza rise ancora una volta stretta all'animale. Bellamy si chiese se anche gli altri umani si estasiassero in questa maniera per una semplice corsa ma accantonò quel pensiero quando notò che il cielo si era ormai schiarito molto e l'alba si apprestava a sorgere.

Arrivarono alle porte del villaggio alle prime luci della mattina. Quella notte nessun lupo aveva fatto da guardia ai confini.

Raven scese dal dorso del lupo ancora elettrizzata dalla corsa che avevano fatto, questo riprese le sue sembianze umane e si passò una mano fra i capelli.

"Se volevi cavalcarmi potevi chiederlo subito." la prese in giro lui non riuscendo comunque a trattenere un piccolo sorriso di fronte alla sua espressione radiosa. Le sue ferite erano completamente risanate e la guancia era solo sporca di sangue secco. 

Raven ignorò quella battutaccia e gli gettò le braccia al collo stringendosi a lui: "Grazie." gli sussurrò all'orecchio per poi allontanarsi da lui facendo un passo indietro e senza degnarlo di un'altra occhiata entrò nel villaggio correndo verso casa sua.

Bellamy restò lì impalato a guardarla andare via, la fronte leggermente corrugata. Gli umani erano veramente strani. Aspettò di sentirla rientrare in casa prima di ritornare anche lui all'accampamento.

Trovò Clarke addormentata per terra fuori dalla recinzione e sorrise sedendosi di fianco a lei, alzò lo sguardo di fronte a se: da lì riusciva a vedere tutto il villaggio di umani ancora addormentato. Si chiese cosa volesse dire Raven quando gli aveva confessato che senza i lupi sarebbero stati spacciati. Forse lo stava solo prendendo in giro.

Si distese nell'erba fresca portando entrambe le mani dietro la nuca. Che avrebbe dovuto fare? Ancora non lo sapeva.

 

Kato non chiese nulla alla figlia quando quella mattina la vide rientrare di soppiatto. Aveva gli indumenti macchiati di sangue ma non sembrava niente di grave. La ragazza non si era nemmeno accorta della presenza del padre e si era velocemente dileguata nella sua piccola stanza.

L'uomo era così tornato a guardare fuori, il nuovo alpha era tornato ad essere un lupo e ora stava correndo verso il suo branco.

Kato capì in quel momento che Bellamy Blake sarebbe potuto essere la loro manna dal cielo o la causa della loro morte. Si augurò soltanto che il piano che aveva iniziato ad elaborare per lui funzionasse come sperava.

 

 

Tutto era pronto per il funerale di Kane, Bellamy si era aspettato una semplice sepoltura ma gli altri avevano avuto altro per la mente: il suo corpo sarebbe stato bruciato.

Il cadavere era stato messo su un letto di paglia, rami e legna e coperto con un telo pieno di ornamenti. 

Tutti erano lì: il villaggio di umani al completo ed il branco di Kane. Avevano formato un semicerchio disomogeneo e fissavano Bellamy e il suo branco straniti. 

Bellamy era in mezzo a Clarke e Octavia e dietro di loro in file perfettamente ordinate come se fossero dei soldatini c'era il resto dei metamorfi.  

Daario si avvicinò al suo nuovo alpha, aveva ripreso coscienza quella mattina lì, e gli porse una torcia spenta.

"Fallo tu." gli disse sfidandolo con gli occhi. Bellamy parve perplesso ma prese comunque in mano la torcia cercando con lo sguardo un piccolo falò per accenderla.

Daario gli rivolse un ghigno soddisfatto tornando dalla sua famiglia mentre Bellamy si voltava incurante verso il proprio branco.

"Che diamine me ne faccio di questo?" domandò a bassa voce rivolto ai suoi amici che risero sommessamente.

"Dovresti accenderlo, tecnicamente." gli rispose Jasper beccandosi un'occhiataccia dai tre capi.

"Il tuo temperamento incendiario non funziona, eh Bell?" lo prese in giro Murphy scatenando altre risa.

"Murphy..." disse soltanto Bellamy con un tono di rimprovero nonostante cercasse anche lui di non ridere. Il ragazzo sospirò facendo qualche passo in avanti e tirò fuori dalla tasca un accendino un po' arruginito che aprì facendo uscire una fiammella piccola e tremolante ma fu abbastanza per appicare fuoco alla torcia.

"Si trovano un sacco di aggeggi simpatici mentre si è in viaggio." commentò Murphy soddisfatto di aver stupito i suoi compagni e il suo alpha. 

Bellamy tornò a voltarsi verso la salma, l'espressione di Daario era contorta in una smorfia di rabbia malcelata che l'alpha finse di non vedere. Si avvicinò al corpo esanime e fece prendere fuoco prima alla paglia e poi al telo lasciando infine la torcia lì a bruciare insieme al corpo.

Fece qualche passo indietro chinando la testa come i suoi compagni e guardò di sottecchi le persone che lo circondavano. Tutti gli altri avevano lo sguardo fisso sul fuoco, Bellamy si chiese quanto a lungo questa cosa sarebbe andata avanti. L'odore di carne bruciata presto si sarebbe fatto insopportabile.

Kato stava guardando attraverso le fiamme per vedere il giovane lupo in testa a tutti gli altri, appena finito il rito funebre gli avrebbe parlato. Sentì Raven al suo fianco sospirare e le lanciò un'occhiata notando la sua mano intrecciata a quella di Finn Collins, un bravo ragazzo senza dubbio. Lui e Raven avrebbero governato il villaggio in modo ottimale se il destino non avesse deciso di prendersi gioco di loro.

 

 

Bellamy tirò un grosso sospiro di sollievo non appena il funerale finì, ma aveva cantato vittoria troppo presto perchè vide Kato avvicinarglisi. 

"Che ne dici se facciamo una passeggiata nei dintorni e parliamo un po' dei nuovi accordi?" gli disse schiettamente lui rivolgendogli un mezzo sorriso mellifluo. Bellamy si chiese che diamine volesse tutta quella famiglia da lui e pregò di non dover portare in sella anche Kato, non sarebbe stata una cosa affatto piacevole da ricordare. Finchè era una bella ragazza poteva anche starci ma un uomo di mezza età non rientrava affatto nei suoi standard.

Octavia mascherò una risata con un colpo di tosse per via della faccia del fratello e si dileguò immediatamente insieme al resto del branco. Bellamy scambiò uno sguardo con Clarke pregandola con gli occhi di restare ma lei finse di non capire e se ne andò immediatamente.

"Certo." l'alpha aveva cercato di non lasciar trasparire alcuna emozione dal suo tono di voce e aveva seguito Kato passando di fianco a Raven e Finn senza degnarli di uno sguardo.

Camminarono per un po' in silenzio e apparentemente senza meta finchè non giunsero in prossimità di una costruzione distrutta ed abbandonata.

"Dimmi Bellamy, tu credi che esista qualcosa di superiore?" chiese Kato mentre entravano nella catapecchia cadente. Bellamy lo guardò stralunato non capendo che razza di domanda fosse quella.

"Sai, i nostri antenati credevano in un'entità superiore che chiamavano Dio, altri la chiamavano Allah, altri ancora Yahweh... E ognuno si rivolgeva a questo Signore in modi diversi. C'era chi lo pregava in piedi e chi seduto, chi si inginocchiava e chi invece si prostrava a terra... La cosa che li accomunava era la fede in qualcosa di più grande che gli dava conforto e li rassicurava." gli spiegò l'uomo mentre Bellamy lo ascoltava affascinato: "Si riunivano tutti in un giorno specifico e insieme pregavano, avevano creato delle case di preghiera: chiese, monasteri, moschee, sinagoghe... ognuna di queste case aveva dei nomi differenti eppure chi ne faceva parte era felice e devoto, perchè sapevano di avere una casa. Un posto tranquillo dove sentirsi protetti. Capisci?"

Bellamy annuì un po' attontito da quel discorso, non capiva dove Kato volesse andare a parare.

"Tu l'hai mai avuta questa sicurezza, Bellamy?" domandò ancora una volta con tono inquisitorio l'uomo: "Sapere di essere al sicuro, protetto... circondato da una famiglia-"

"Ho il mio branco per quello." rispose prontamente il ragazzo interrompendo bruscamente Kato ma questo si limitò a fare un cenno con la testa senza mostrare alcun segno di fastidio.

"Siete giovani e state vagando per questo mondo in cerca di cosa? Di una terra promessa?" Kato si voltò nella direzione dell'alpha che gli stava alle spalle: "Esisteva, in passato, una comunità enorme di gente in continuo movimento senza pace che cercava una loro terra per essere felice, venivano chiamati ebrei. Per millenni sono stati disprezzati, cacciati e uccisi... ci fu un periodo nella storia in cui questi ebrei vennero catturati e uccisi, uno sterminio di massa. Un numero inestimabile di morti... Così grande che forse nessuno lo sa con precisione."

Bellamy stava iniziando a innervosirsi, quella lezione di storia antica era interessante quanto inutile.

"Quello che sto cercando  di dirti, Bellamy, è che non potrete fuggire in eterno. Non potrete vagare per sempre. Non si vive per scappare, si vive per creare e prosperare. Tu hai creato qualcosa di grande e se ne parlerà per sempre se sarai in grado di far prosperare ciò che hai costruito. L'uomo nasce e cresce, crea altra vita e poi muore. Un giorno i tuoi lupi vorrano creare altra vita: è nell'istinto di ogni essere vivente. E tu allora cosa farai? Li lascerai andare via finchè non rimarrai solo. Senza un branco nè una famiglia?" 

Il giovane rimase zitto a fissare quell'uomo che gli stava rinfacciando ad alta voce cose che Bellamy già sapeva, che già aveva intuito da solo.

"Dove vuoi arrivare?" 

"Quello che sto cercando di farti capire, Bellamy, è che forse non è un caso se tu e il tuo branco siete finiti in questa situazione. Forse Dio o Allah o Yahweh o addirittura il destino volevano che tu venissi in questo luogo, conquistassi questo posto e ne facessi la tua casa." 

Il cuore del metamorfo smise di battere per un istante per poi iniziare a correre come un matto. 

"Tutto succede per una ragione, Bellamy. Il branco di Kane si stava indebolendo e non prosperava più, i lupi morivano come mosche e così anche gli abitanti del mio villaggio. Io e Kane collaboravamo per la sopravvivenza ma senza risultati, forse era perchè avevamo bisogno di te." concluse l'ultima frase  in un sussurro. 

"Da chi vi dovete difendere?" 

Kato sorrise, un sorriso tirato, pieno di rammarico e tristezza. 

"Hai mai sentito parlare di Mount Weather?" 

 

Bellamy rientrò nel suo accampamento con la testa piena di pensieri ed un enorme peso sulle spalle. Ad ogni falciata che faceva si capiva quanto nervosismo avesse addosso.

"Clarke, riunisci tutti quanti." ordinò stizzito entrando poi in quella che era stata la casa di Marcus Kane.

 

Kato rientrò nella sua capanna trovando il pranzo che Raven gli aveva preparato sul tavolo di legno. La casa era in perfetto ordine se non fosse stato per quell'angolo dove la figlia si sedeva e creava strani marchingegni con cacciaviti e chiavi inglesi. 

"Ehi." lo salutò lei senza alzare lo sguardo dalla sua nuova creazione che aveva sulle gambe e che stava lucidando: "Sei riuscito a convincerlo?"

"Sì, alla fine sì." le confessò lui sedendosi a mangiare, Raven alzò gli occhi verso il padre. Qualcosa nel suo tono di voce non la convinceva.

"E questo è un bene, no?" aggiunse ancora una volta la ragazza alzandosi in piedi e lasciando l'oggetto a terra. Si pulì le mani sui pantaloni avvicinandosi poi al padre.

"Sì..." rispose vagamente lui, l'appetito ormai gli era completamente passato.

Raven sospirò ed appoggiò le mani sul tavolo per poi piegarsi un po' per vedere meglio la faccia del padre.

"E cosa gli hai offerto in cambio?" 

Kato fu invaso da un profondo senso di colpa, aveva manipolato la vita di due ragazzini per un suo tornaconto e una di quelle due persone era la sua stessa figlia. 

"Te..." disse con un po' di fatica incrociando finalmente lo sguardo della figlia: "Il vostro matrimonio sarà il sancirà questa alleanza."

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Capitolo 5
*** The struggle of being an alpha ***


The struggle of being an alpha 

Clarke si massaggiò le tempie cercando di dare un senso a tutto il discorso che aveva appena fatto Bellamy al branco riunito. Octavia seduta vicino a lei aveva la mascella contratta ed una smorfia dipinte su tutta la faccia. Lincoln le lanciò un'occhiata preoccupata ma non disse nulla, lui capiva Bellamy e comprendeva le sue ragioni: essere il capo di un branco così vasto non è facile, svegliarsi ogni mattina sapendo di avere il peso di molte altre vite sulle proprie spalle è un fardello enorme.

"Quindi..." azzardò Monty mentre il suo sguardo volava dall'alpha verso il resto del gruppo: "Adesso ci dobbiamo mettere a costruire case?" 

Bellamy gli sorrise, un sorriso tirato e privo di emozioni: "Si, penso proprio sia il caso di iniziare a farlo."

 

Kato osservò l'espressione vacua della sua unica figlia aspettandosi una risposta da parte sua, ma lei lo fissava senza proferire parola. Passò molto tempo prima che lei si decidesse a parlare.

"Quando sarà? Il matrimonio, intendo." il tono di voce con cui aveva parlato era normale, tranquillo, come se stesse parlando del tempo.

Kato si strinse nelle spalle: "Sarai tu a decidere quando farlo, ma prima succederà meglio sarà."

 

Raven montò a cavallo pronta ad andare verso l'accampamento dei lupi, vide Finn venirle in contro ma semplicemente lo ignorò e diede una tallonata all'animale per farlo partire. Altri avevano deciso per il suo destino adesso sarebbe stata lei a decidere per il destino di altri.

Quando arrivò all'accampamento lo trovò circondato da enormi tronchi d'albero, Noreen stava sgridando alcuni ragazzi scaricando su di loro tutta la sua frustrazione.

Raven scese da cavallo e si avvicinò al gruppo proprio mentre Bellamy li approcciava.

"C'è qualche problema?" domandò il capo passandosi le mani sporche di terra sulla maglietta sudata. Noreen lo guardò con disprezzo ma lui si limitò a fissarla inarcando un sopracciglio come se il suo odio non lo sfiorasse nemmeno. Raven pensò che Bellamy era bravo a far sentire inferiore gli altri con quel suo atteggiamento ma non disse nulla e aspettò di vedere la situazione evolversi.

"Sei una disgrazia, ci condurrai tutti alla morte." sputò fuori quelle parole la donna mentre se ne andava dando una spallata a Bellamy che sorrise un po' irritato e scosse la testa voltandosi per vederla andare via.

"Noreen." la chiamò e lei si girò ancora infuriata. Bellamy le rivolse il più raggiante e mellifluo dei sorrisi: "Se è della morte che hai paura, allora vattene subito da qui. Perché al prossimo affronto ti ucciderò con le mie stesse mani." 

Le labbra della metamorfa tremarono per l'ira ma si guardò bene dal rispondere a quella minaccia, abbassò la testa e se ne andò in silenzio. Raven non si era nemmeno accorta di aver trattenuto il fiato finché non esalò tutta l'aria che aveva nei polmoni in un grosso sospiro attirando l'attenzione dei lupi su di se. 

"Fammi indovinare: mi vuoi parlare." disse Bellamy portandosi le mani sui fianchi, Raven annuì e gli altri ragazzi se ne andarono. Lei li guardò allontanarsi e poi lanciò un'occhiata ai tronchi che giacevano a terra.

"Cosa state facendo?" gli domandò con genuina curiosità.

"Costruiamo delle nuove abitazioni, non c'è abbastanza spazio per tutti quanti qui."

"Oh, giusto." 

Ci fu qualche attimo di silenzio imbarazzante in cui nessuno seppe che dire poi Raven diede voce ai suoi pensieri: "Perché non costruite un nuovo accampamento? Magari più vicino al villaggio." 

Bellamy aggrottò la fronte, quell'idea non gli era minimamente passata per la testa: "Ci sarebbero molte più case da costruire allora, il lavoro diventerebbe infinito." 

"Si ma potremmo aiutarvi noi, poi sarebbe anche più facile dividere il cibo e le pattuglie notturne sarebbero agevolate..." insistette lei.

L'alpha si morse il labbro inferiore non sapendo cosa dirle, aveva delle motivazioni molto valide ma non capiva il perchè di quella insistenza. Per un attimo si chiese se aveva fatto la cosa giusta ad accettare la proposta di Kato e si ritrovò a pensare che padre e figlia si assomigliavano più di quanto lui stesso credesse: entrambi erano molto persuasivi e in un modo o nell'altro erano in grado di ottenere quello che volevano.

"Di cosa volevi parlarmi?" tentò di cambiare discorso lui riuscendoci con suo grande sollievo.

"Mh, a proposito di... Sai, cosa no...?" aggiunse con voce più bassa.

"Lo so!" sussurrò Bellamy piegandosi alla sua altezza: "E lo sanno tutti qui, quindi parla ad alta voce." la prese in giro e lei arrossì.

"Andiamo." il ragazzo le fece cenno con la testa di seguirlo ed insieme si incamminarono verso il bosco. Erano a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra ma nessuno dei due parve notarlo, Raven scoprì con sua enorme sorpresa di non sentirsi affatto agitata dalla presenza dell'alpha e si rese conto che non lo era nemmeno l'ultima volta che erano rimasti soli. 

"Sai, mio padre non mi lascia camminare per i boschi da sola." gli confessò lei dopo che ebbero camminato per qualche centinaio di metri.

"Per via degli uomini della montagna?"

"Anche... Come mai hai accettato la proposta di mio padre?"

"Se non l'avessi fatto mi avrebbe fatto uccidere." le rispose secco lui facendola ridere, Bellamy accennò a un sorriso.

"Neanche tu lo vuoi. Quindi perché?" gli chiese lei tornando seria, si fermò e si mise le mani sui fianchi aspettando che l'altro si voltasse e la guardasse. Lui fece una smorfia, aveva la fronte leggermente sudata ed era sporco di terra e pezzetti di legno tagliato. 

"Non potresti capire."

"Spiegamelo." insistette lei guardandolo negli occhi ed incrociando le braccia al petto, odiava essere sottovalutata e già essere usata come merce di scambio la faceva sentire umiliata e strumentalizzata, figuriamoci poi se finiva per sposarsi con un uomo che metteva in dubbio la sua comprensione.

"Non capiresti." Raven lo guardò esasperata, strinse i pugni e si avvicinò di qualche passo al ragazzo.

"E perché non potrei capire? Perché sono solo una donna? Perché la mia opinione non vale?"

"Ma cosa stai dicendo?" chiese confuso lui ma Raven era troppo infuriata per dargli delle spiegazioni, gli tirò un pugno contro il petto facendosi male alla mano e notò che lui non aveva battuto ciglio come se quel colpo non l'avesse nemmeno sentito. 

Avvicinò la mano dolorante al petto e, dopo averlo guardato male un'ultima volta, si voltò andandosene a grandi falciate. 

L'ultima cosa che Bellamy sentì con il suo udito sviluppato fu un urlo agghiacciante e poi un corpo che cadeva a terra. 

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Capitolo 6
*** Secret passages and invisible eyes ***


Secret passages and invisible eyes

Fu questione di un attimo e Bellamy si era già trasformato e stava correndo verso  Raven. Sentiva il suo odore e il suo olfatto gli fece capire che aveva avuto una forte scarica di adrenalina, ma, quando arrivò sul posto non sentì più alcun odore.

 

Annusò l'aria con insistenza, fece il giro degli alberi per provare a sentire qualcosa ma... niente. 

 

Il terreno era secco, c'erano alcuni rami spezzati per terra come se qualcuno li avesse calpestati però oltre a quello nessun odore, nessuna traccia di un passaggio umano. 

 

L'alpha ululò una, due, tre volte... ululò a squarcia gola per avvertire il suo branco del pericolo che si stava abbattendo su di loro.

 

 

 

 

Octavia alzò lo sguardo dal pezzo di legno che stava levigando, lo stesso fecero gli altri ragazzi che la stavano aiutando. Ci fu qualche secondo di stupore che fu presto superato quando tutti insieme i giovani lupi si misero a correre fuori dall'accampamento trasformandosi uno alla volta.

 

Clarke mollò le bende con cui stava fasciando per l'ultima volta Daario ed uscì dalla capanna, la maggior parte dei suoi compagni era già lontana mentre gli altri -i più anziani- erano semplicemente usciti dalle loro case e fissavano la distesa di alberi verso la quale si stavano dirigendo affannosamente i metamorfi. Alcuni di loro lanciarono degli sguardi confusi alla ragazza bionda ma lei li ignorò gettandosi all'inseguimento dei suoi amici.

 

 

 

 

"Cosa vuol dire che Raven è scomparsa?" domandò Kato per l'ennesima volta a Clarke facendola rimanere di stucco: ormai, non sapeva più che parole usare. 

 

"L'avevo detto io, lo sapevo io, che non era prudente fidarsi di questi buoni a nulla, Kato." disse Noreen scattando in piedi: "Non vedi quello che stanno facendo? Prima Marcus, ora Raven chi sarà il prossimo a rimetterci a causa loro ma soprattutto a causa del loro alpha?" chiese rivolgendosi ai presenti.

 

Octavia non ci vide più dalla rabbia, non era più in grado di sopportare quella donna anche solo per un altro istante. Si avventò contro di lei ma fu fermata dalle braccia di Lincoln che la immobilizzarono mentre la sua lingua tagliente riempiva di insulti la donna più vecchia.

 

Clarke e Lincoln si guardarono negli occhi mentre Octavia iniziò a minacciare anche il suo ragazzo che stava cercando di trattenerla, per quanto fosse possibile trattenere una furia del genere. 

 

Octavia era solo il terzo di quel branco, ciò significava che in presenza di Clarke o Bellamy non poteva dare ordini e Lincoln non era tenuto ad obbedirle nonostante le minacce di morte.

 

"Octavia, calmati. Non vedi che stai facendo quello che vuole lei?" le sussurrò Lincoln all'orecchio tranquillizzandola. 

 

Noreen ghignò in maniera cattiva guardando la più giovane negli occhi verde-azzurri: "Dov'è il vostro alpha ora? Non ha nemmeno il coraggio di farsi vedere?"

 

"Sta perlustrando i boschi insieme ad altri quindici dei nostri." le rispose Clarke con un tono di falsa diplomazia. Bellamy li aveva messi tutti in guardia: dovevano porgere l'altra guancia, ma solo per il momento.

 

"E' inutile perlustrare i boschi, lo sappiamo tutti dov'è Raven: a Mount Weather. E da lì non si fa mai ritorno." intervenne Finn facendosi spazio fra la gente per potersi trovare faccia a faccia con Clarke. 

 

 

 

 

Raven si risvegliò in una stanza umida e buia, i suoi vestiti erano spariti, rimpiazzati da fasce bianche che le coprivano il seno e i fianchi. Si sentiva debole e le faceva male la testa. 

 

Era chiusa in una cella con delle grosse sbarre di ferro arrugginito, si sporse in avanti notando di essere circondata da altre gabbie grandissime. Strizzò gli occhi vedendole piene di persone. Strinse le sbarre nelle mani cercando di scuotere quella gabbia.

 

 

 

 

"Non fare rumore!" la minacciò una voce facendole venire un colpo,  indietreggiò sbattendo la schiena contro il muro roccioso e girò la testa vedendo che non era sola in quella cella. Insieme a lei c'era un'altra ragazza, gialla in viso quanto un limone e secca quanto un ramoscello. Raven dovette concentrarsi per richiamare il suo viso alla memoria. 

 

"Carol." mormorò Raven avvicinandosi a lei: "Credevamo fossi morta, Finn pensava che tu..."

 

"Finn?" chiese lei, la voce tremante e gli occhi lucidi: "Mio fratello? E' vivo?"

 

 

 

 

La folla se n'era andata, Bellamy non era ancora tornato nonostante fosse notte fonda e adesso intorno al falò erano rimasti solo Finn e Clarke. 

 

Il primo stava fissando il fuoco nonostante il suo sguardo fosse perso nel vuoto. La seconda, invece, stava osservando una vecchia mappa ingiallita: qualcosa di quella storia non le tornava. Come faceva qualcuno a sparire così nel nulla? Senza lasciare alcuna traccia ne odore ma soprattutto portando con se un altro essere umano probabilmente senza sensi?

 

"Cosa cerchi?" le chiese di colpo il ragazzo facendole alzare gli occhi dal pezzo di carta.

 

"Passaggi segreti." gli confessò lei.

 

Non aveva parlato con nessuno della sua teoria e adesso, con quelle due parole, aveva attirato la curiosità di Finn che si sporse verso di lei per poter sbirciare la mappa ma in realtà lo fece per poterle sussurrare con voce appena percettibile: "Tu lo sai, vero, che la montagna ha occhi e orecchie?"

 

 

 

 

Bellamy si fermò alla riva del fiume vicino al quale avrebbero dovuto dormire la prima notte lì.

 

Aveva perlustrato tutto il bosco da cima a fondo alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa e adesso era stanco ed assetato, abbassò il muso verso l'acqua per poter bere: Sapeva di essere osservato da occhi invisibili, se lo sentiva addosso. Quella sensazione non lo abbandonava da quando era lì, si chiese se non stava diventano paranoico o se qualcuno veramente lo stava guardando, senza fare rumore... senza respirare.

 

Un ramoscello si spezzò sotto il peso di qualcosa o, meglio, qualcuno ma Bellamy fece finta di non udirlo continuando a bere.

 

Chiuse per un attimo gli occhi e fu allora che qualcosa volò verso di lui, con un balzo veloce Bellamy lo schivò entrando con tutte e quattro le zampe nell'acqua che schizzò ovunque. Il lupo voltò la testa verso l'albero in cui un proiettile si era andato a conficcare, dall'oggetto colava uno strano liquido che il metamorfo non riconobbe ma che dall'odore non prometteva nulla di buono. 

 

Un altro sparo partì e anche questa volta l'animale fu abbastanza veloce da spostarsi ed evitare il colpo. I spari si susseguirono uno dopo l'altro e più Bellamy li schivava più avanzava verso il suo aggressore.

 

Con un ultimo balzo in avanti atterrò su un uomo con viso coperto da una maschera, questo cadde all'indietro schiacciato dal peso della bestia, completamente disarmato. Bellamy si chiese come facesse a respirare con quell'affare in faccia e con una zampata glielo tolse per poi ritrasformarsi in umano. 

 

Assestò al malcapitato un pugno sulla mascella per poi prenderlo per il colletto della divisa: "Chi sei?" sbraitò: "Che ne hai fatto di Raven?" 

 

L'uomo annaspò a fatica, cercò di dimenarsi dalla presa salda di Bellamy mentre diventava completamente viola in viso e iniziava a sudare freddo. Si agitò sempre più debolmente finché il suo corpo non rimase privo di vita. 

 

Il ragazzp guardò il suo viso diventare sempre più pallido: era sotto shock.

 

Lasciò andare la giacca dell'uomo e si allontanò dal suo cadavere. Un improvviso senso di colpa gli fece venire la nausea e si tappò la bocca per non vomitare.

 

Le sue mani giorno dopo giorno si macchiavano sempre più di sangue e questo la notte non lo faceva dormire. 

 

Uccideva per sopravvivere. L'aveva sempre fatto per difendere il suo branco quando era in situazioni insidiose ma, solo allora, appoggiato contro quella quercia secolare si accorse che non erano mai stati tanto in pericolo quanto lo erano in quel momento. 

 

Un brivido gli corse lungo la spina dorsale ed alzò gli occhi al cielo mattutino pregando -per la prima volta in vita sua- per la salvezza di tutti quei ragazzi che gli credevano ciecamente e che gli avevano affidato senza pensarci su due volte la vita. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NDA

 

 

 

 

Allora siamo a non mi ricordo quale capitolo, il quinto forse? Ed abbiamo superato le 100 visualizzazioni. Voglio ringraziare ancora una volta chiunque abbia letto e recensito e messo questa storia fra i preferiti, lo apprezzo molto!

 

Pensavo anche di far partecipare la fanfiction ai wattys2017 ma non ne sono ancora sicura, voi che ne dite? E' passabile per un concorso del genere?

 

Seconda cosa: so che probabilmente in questo periodo ci sarà un calo di qualità e lunghezza dei capitoli (non che prima fossero eccellenti, ma comunque...) ma questo è dovuto alla mia sessione estiva di esami universitari che mi sta letteralmente mandando fuori di testa. E' per questo che aggiorno a orari indecenti e i capitoli sono delle piccole schifezze. 

 

Vi prego di portare pazienza per questo mese, prometto che dal prossimo sarà tutto migliore!

 

Vi ricordo che per eventuali informazioni/domande o anche solo per una chiaccherata mi trovate su twitter @ xpeetachu    e su instagram    @ serenab_wattpad

 

Un bacio e a presto!

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Capitolo 7
*** Plans ***


Plans


Si sentiva debole e stanca. Da giorni continuavano ad estrarle sacche e sacche di sangue. Una dopo l'altra, litro dopo litro.

Raven non si era mai sentita così debole in vita sua. La sua pelle abbronzata era simile a quella di un'oliva. I capelli avevano perso luminosità e ora le erano attaccati alla faccia, unti e sporchi.

Giorno dopo giorno si sentiva sempre più debole e neanche quel poco di cibo che le veniva dato l'aiutava a stare meglio. La notte era troppo stanca per riuscire ad addormentarsi, restava in silenzio con le braccia strette al petto e lo sguardo perso nel vuoto; non pensava a niente, si sentiva completamente svuotata. 

Le sbarre di ferro fredde le dolevano contro il corpo ormai ridotto a un cumulo di ossa unite fra di loro per miracolo.

Era sola nella sua gabbia. Carol era morta. Raven non avrebbe saputo dire con precisione quanto tempo fosse passato da allora ma sapeva che semmai fosse uscita viva da lì non avrebbe mai raccontato nulla di tutto ciò a Finn,  sarebbe stato troppo doloroso per lui. 

Socchiuse gli occhi per qualche istante e il volto del ragazzo le apparve da dietro le palpebre abbassate... Finn.

Il suo viso le appariva così  nitido e chiaro che per un attimo pensò che lui fosse proprio lì davanti a lei. 

Si chiese se l'avrebbe mai veramente rivisto, lui era sempre stato lì per lei. Più di suo padre.

 

Clarke si passò una mano sugli occhi affaticati. Decise di alzarsi in piedi per non addormentarsi sul tavolo proprio come aveva fatto Finn ore prima. 

L'alba sarebbe sorta a breve e presto i lupi che Bellamy aveva mandato in perlustrazione sarebbero rientrati all'accampamento.

Bellamy. Clarke lo vedeva sempre meno. Passava i giorni nei boschi, rientrava prima dell'imbrunire per decidere i pattugliamenti e creare dei piccoli gruppi di ricerca ed usciva di nuovo nei boschi, rientrava all'alba, dormiva per qualche ora per poi riprendere con quel ciclo. 

Clarke non riusciva a fargli capire che comportandosi così non avrebbero mai concluso qualcosa e che avevano bisogno di un piano ma, ogni volta che provava a parlarci, lui non l'ascoltava e si limitava a guardarla con occhi spenti e stanchi.

"Ehi." lo salutò vedendolo entrare nella capanna. I lavori per la costruzione delle case per il branco erano continuati senza sosta. Bellamy aveva proposto a Kato di costruire un unico grande villaggio e, nonostante lo scetticismo iniziale dell'altro, era riuscito a convincerlo.

"Ehi." le rispose lui atono. Aveva delle profonde occhiaie viola scavate nella pelle abbronzata. Clarke aveva notato che era dimagrito molto e questo si notava anche nella sua forma da lupo. Bellamy non era più la bestia spaventosa e imponente che tutti temevano, il suo pelo nero e lucido stava iniziando a perdere di luminosità, sembrava morente.

La ragazza si chiese perché l'alpha si sprecasse così tanto per una sola ragazzina probabilmente già morta. Lanciò un'occhiata a Finn: dormiva.

"Bellamy, dobbiamo parlare." affermò seguendo il ragazzo verso la stanza dove c'era il letto. Lo guardò togliersi la maglietta. I muscoli delle spalle si flettevano e si rilassavano a ogni suo movimento e, con una certa soddisfazione per gli occhi, Clarke notò che nonostante fosse dimagrito i suoi muscoli erano ancora abbastanza definiti. 

"Dimmi tutto." non era la prima volta che la bionda lo vedeva spogliarsi eppure ogni volta si creava una strana tensione inspiegabile fra di loro. Il moro si voltò, ormai era solo in boxer, e si sedette sul letto puntando gli occhi color nocciola in quelli azzurri del suo beta.

Clarke si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi sedersi accanto a lui sul letto.

"Il branco ha bisogno di te. Del vecchio te. Continui a sprecare così tante energie e tempo per un pugno di mosche. Capisco che vuoi ritrovare Raven, lo vogliamo tutti" mentì sull'ultima frase, la sua voce si era incrinata un pochino e il dettaglio non era sfuggito al ragazzo che la guardò accigliato.

"Clarke voglio ritrovare Raven per stabilire una volta per tutte una vera pace. Fondare un'alleanza solida e conquistare veramente la fiducia di questa gente. E probabilmente Raven è l'unico mezzo che ho per farlo."

Lei annuì prendendosi mentalmente a ceffoni. Era ovvio che lo scopo di Bellamy era ben più grande di quello che si era creata lei in testa.

"In ogni caso non dovresti andartene a spasso aspettando un colpo di fortuna... Finn ed io... Noi abbiamo elaborato un piano, voglio sapere cosa ne pensi." I due si guardarono negli occhi e con un po' di riluttanza Bellamy annuì.

 

"Muoviti, cammina." La guardia di Mount Weather spinse con la coda del fucile in avanti la ragazza ancora fradicia dalla doccia che le avevano fatto fare. Questa fece qualche passo in avanti, inciampò sui suoi stessi piedi e cadde per terra.

"Maledetta ragazzina." imprecò l'uomo che ormai aveva perso completamente la pazienza o, forse, era solo nervoso. 

La ragazza indossava delle catene alle mani. I lunghi capelli corvini le gocciolavano e le coprivano gran parte della schiena nuda. Raven la osservò con curiosità attraverso le sbarre della sua cella. Aveva visto diverse persone arrivare lì ma nessuna di loro era stata incatenata.

La giovane voltò la testa scoprendo il viso, aveva qualcosa di estremamente familiare e pericoloso in se. I suoi occhi azzurri e chiari divennero di un blu forte e intenso. Le labbra rosee e piene si schiusero mostrando una fila perfetta di denti bianchi come perle e letali. Un ringhio basso e gutturale si profuse in quella specie di caverna facendo intimorire ancor di più la guardia.

La schiena cosparsa di capelli della fanciulla si inarcò in maniera innaturale. Raven la osservò affascinata.

Fu questione di pochi attimi e la guardia si ritrovò schiacciata a terra  da un enorme lupo bianco e grigio. Le sue unghie affilate gli avevano tagliato la gola con un unico gesto veloce. L'uomo non aveva avuto nemmeno il tempo di urlare o muoversi per chiamare aiuto. 

Le catene che tenevano fermi i polsi della giovane erano a terra e stavano ancora tintinnando .

Il sangue schizzò ovunque mentre nelle celle i prigionieri iniziarono ad agitarsi per la paura.

"Fermi, state fermi!" Li intimò Raven richiamando a se le ultime forze rimaste. 

Il lupo riprese le sembianze della bellissima e giovane ragazza che era. Anche lei come tutti gli altri prigionieri era vestita dei soli stracci bianchi che erano necessari a coprire le parti più intime del corpo. Si guardò intorno con  orrore  e sorpresa mischiati prima di portarsi l'indice sulle labbra morbide intimando così al silenzio quelle povere persone. 

Si mosse con la grazia di una fata nel lungo corridoio pieno di gabbie trascinando con una mano dietro di se il corpo senza vita della guardia, si assicurò che il sangue di quest'ultimo lasciasse una scia al loro passaggio mentre lei seguiva i suoi sensi che la stavano guidando verso il rumore di una cascata. 

Sorrise quando vide la barriera d'acqua caderle di fronte agli occhi per andare a schiantarsi sul fondo del fiume.

Erano furbi gli uomini della montagna, lo dovette ammettere a se stessa. Nascondevano il rumore che facevano i prigionieri coprendolo con l'assordante fracasso delle cascate d'acqua in modo tale che neanche un essere sviluppato come lo era lei potesse da fuori udirli.

Prese le chiavi dalla cintura dell'uomo strappandogli anche un pezzo dei suoi indumenti poi lo alzò da terra senza alcuno sforzo gettando il suo cadavere fuori dalla cascata come se fosse una bambola di pezza vecchia e rotta.

Tornò sui suoi passi usando il lembo di camicia della guardia per ripulire la strisciolina di sangue che si era lasciata alle spalle. Raccolse le catene da terra e le aprì per infilarsele di nuovo, poi si voltò verso di Raven, cercò la chiave con cui aprire la sua gabbia e vi si infilò dentro con un balzo.

"Ehi. Sai dove posso nascondere queste?" chiese facendo tintinnare il mazzo di chiavi che aveva al dito.

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Capitolo 8
*** Lost hope ***


LOST HOPE
 

Un tonfo secco simile a quello di un utensile che cade per terra, ecco cosa sentì Bellamy quando il cadavere della guardia di Mount Weather cadde in riva al fiume.

Fiutò l'aria e l'odore del sangue fresco gli riempì le narici. Intorno a lui un piccolo gruppo di metamorfi aspettava solo il suo ordine per iniziare a correre nella direzione del fiume. 

"Ottimo lancio." fischiò compiaciuto Jasper alle spalle di Bellamy. I cinque ragazzi stavano circondando ciò che restava della povera guardia. I suoi abiti erano ancora bagnati ma il corpo si stava decomponendo in fretta, troppo in fretta.

"Credo piuttosto che sia stata la corrente a portarlo fino a qui." intervenne Monty un po' scettico notando come le gambe dell'uomo decapitato stessero a penzoloni nell'acqua.

"Che Octavia l'abbia lanciato o solo fatto cadere in acqua non è ciò che ci interessa ora." li zittì entrambi Bellamy mentre osservava con attenzione la pelle dell'uomo che veniva bruciata dal sole. L'odore di morto era già insopportabile e con un calcio Bellamy fece scivolare il cadavere nel letto del fiume lasciando che la corrente lo portasse via.

Jasper fece una smorfia di disgusto per via di quel puzzo osceno e poi guardo il suo leader: "Adesso sappiamo che si può entrare a Mount Weather attraverso la cascata, qual è il prossimo passo?" 

"Aspetteremo." Bellamy alzò gli occhi verso l'imponente cascata d'acqua che faceva un gran trambusto. Si era fermato a bere lì il giorno dopo la scomparsa di Raven eppure nonostante la sua forma di lupo non era riuscito a sentire nessun suono a parte quello dell'acqua che scorreva.

Eppure, un po' alla volta, ogni nodo di quel intreccio si stava sciogliendo.

"Esiste un'entrata per Mount Weather, si trova oltre la cascata. A quanto pare tengono lì i prigionieri." Disse Bellamy quella notte a Clarke, la bionda teneva fra le mani una tazza piena di una brodaglia verde e guardava il ragazzo con un misto di curiosità e compassione: "Octavia ha gettato fuori il cadavere, ma si stava decomponendo troppo in fretta. Credo che siano sensibili alla luce del sole."  

"O forse all'aria." ipotizzò la bionda. 

Bellamy aggrottò la fronte guardandola come se quella fosse la cosa più sciocca che avesse mai sentito dire, Clarke si schiarì la voce: "Comunque, che vuoi dire?"

"Sto dicendo che magari non riuscivamo a sentire il loro odore perché indossavano qualche protezione speciale che lo copriva e anche per questo è stato più facile per loro dileguarsi."

Il beta annuì, quel ragionamento aveva un senso logico.

"Ma cosa pensi di fare ora? Scalare la montagna e liberare tutti attraverso la cascata?"

"Sei tu quella che elabora i piani, solitamente. Io sono solo il braccio."

 

Octavia continuava ad esaminare con curiosità quella caverna, avevano appena finito di estrarle del sangue che avevano raccolto in grosse sacche di plastica.

Sentiva la testa leggera e un leggero fastidio alla bocca dello stomaco ma nel complesso stava bene. Raven dal canto suo sembrava malaticcia e debole e ciò la preoccupava: se Bellamy non si fosse mosso ad arrivare in fretta sarebbe stato decisamente troppo tardi per tutto.

Le mani delle due ragazze si intrecciarono come se volessero darsi sostegno morale a vicenda.

"Andrà tutto bene." la rassicurò la lupa: "Mio fratello e gli altri saranno qui molto presto."

Ma non sapeva che Raven ormai aveva perso ogni speranza.

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Capitolo 9
*** The escape ***


The escape

"E' un piano suicida il vostro." obbiettò Kato dopo aver ascoltato ciò che Bellamy, Clarke e Finn gli stavano proponendo.

Il capo del clan terrestre aveva l'aria afflitta e non poteva essere biasimato.

"Non siamo nemmeno sicuri che Raven sia ancora viva. Forse nessuna delle persone imprigionate lo è."

"Forse non sono ancora vivi ma dobbiamo riuscire a fermare in qualche modo tutto questo." rispose pacatamente Bellamy, aveva le braccia incrociate al petto e lo sguardo perso nel vuoto.

Stava pensando a Octavia. Era sempre stato un fratello maggiore molto protettivo. Aveva giurato sulla tomba di sua madre che si sarebbe sempre preso cura di lei al meglio e lasciarla andare a farsi catturare è stata una decisione difficile e sofferta per lui, ma era la cosa giusta da fare. Lo sapeva lui come lo sapevano tutti.

Octavia era probabilmente la ragazza più bella e astuta del branco. Mentre Clarke era intelligente, Octavia era sveglia e rifletteva in fretta.

"Gli uomini della montagna hanno dei sistemi di sicurezza molto avanzati, qualcosa che noi non conosciamo."

Kato era chiaramente un uomo d'altri tempi se sapeva di che tecnologie disponeva il clan della montagna.

"E poi come pensate di farli uscire alla luce del sole se agirete di notte?"

"Per ora ci limiteremo a portare in salvo i prigionieri." tagliò corto Bellamy chiaramente stanco di tutta quell'attesa.

Kato rimase in silenzio, se avesse perso Bellamy avrebbe perso tutto. Il giovane non aveva ancora capito che era comunque riuscito a guadagnarsi la fiducia del clan con la sua cocciutaggine e perseveranza. Il nuovo branco di lupi si era dimostrato affettuoso e gentile con il prossimo guadagnandosi a sua volta l'amore e il rispetto da parte degli umani.

 

Octavia non ce la faceva più, era chiusa in quella gabbia da ormai due giorni ed usciva solo per farsi prelevare il sangue. Stava iniziando a sentirsi debole sul serio e si domandava come avessero fatto gli altri a sopravvivere lì.

Raven aveva iniziato a riprendere un po' di colorito, le guardie l'avevano lasciata da parte per un po' e la cosa le aveva notevolmente giovato.

Una donna con un camice bianco e con la pelle scura si fermò davanti alla loro gabbia. Osservò entrambe silenziosamente e scrisse qualcosa su un foglio dopodichè fece cenno con la testa verso i due uomini.

"Prendetele e mettetele a testa in giù, entrambe."

I due obbedirono, Octavia iniziò a opporre resistenza quando uno di loro la prese per le braccia e iniziò a trascinarla fuori dalla gabbia verso dei tubi di plastica. L'avevano costretta a quella tortura anche il giorno prima e per poco non aveva vomitato.

Raven invece si lasciò prendere e trasportare come se non le importasse più nulla della vita, a vederla in quello stato Octavia capì che non c'era veramente nessuno da aspettare. Se volevano vivere si sarebbero dovute salvare da sole.

Smise di opporre resistenza e lasciò che la incatenassero e le mettessero i tubi nelle vene. Pensò che nessuno si era accorto della scomparsa della guardia che aveva ucciso, almeno era quello che sperava.

I tre se ne andarono lasciandole lì sole a penzolare a testa in giù.

"Raven." mormorò Octavia.

"Non ce la faccio più." pigolò l'altra, le guance le si stavano già arrossando con quel poco di sangue che le restava in circolazione.

"Adesso ce ne andiamo." la rincuorò la mora ma Raven non le credeva più, sospirò per poi sentire un tonfo.

Octavia era riuscita a liberarsi ancora una volta dalle catene che le tenevano i polsi ed era in qualche modo riuscita a strapparsi anche le cavigliere. Scattò subito in piedi per aiutare anche Raven a liberarsi e non appena la ragazza fu a terra gli altri prigionieri iniziarono di nuovo a fare baccano nelle gabbie.

"Ce la fai a correre?"

Raven annuì appena non del tutto sicura.

Octavia le prese un braccio e lo usò per circondarsi il collo con esso in modo da trascinarla con se più in fretta.

"Ferme!" l'urlo della guardia echeggiò nelle pareti di roccia subito dopo ci fu uno sparo. Octavia ebbe l'impulso di trasformarsi e scappare via ma riuscì a reprimerlo. Afferrò ancora più saldamente Raven e continuò a correre verso la cascata.

Un secondo sparo e Raven urlò di dolore ma non smise di muoversi per quanto poco riuscisse a farlo.

Il sangue scarlatto iniziò a sgorgare dalla coscia bagnandole tutta la gamba.

"Manca poco." assicurò Octavia. Erano quasi arrivate alla fine di quella grotta, con un ultimo sforzo la mora prese una rincorsa e si gettò fuori dalla grotta insieme all'altra ragazza.

Il getto ghiacciato dell'acqua le spinse verso il basso e caddero nel fiume.

Octavia riemerse a circa un metro di distanza dalla cascata, la corrente la stava spingendo lontana. Prese aria e passò le mani sul viso per spostarsi i capelli all'indietro e vedere meglio. Raven non era da nessuna parte ma da sotto l'acqua si stava levando una grossa macchia rossa.

Immediatamente la metamorfa si immerse lottando con tutte le sue forze per arrivare al corpo di Raven che giaceva sul fondo melmoso del fiume.

La afferrò per una mano tirandola con se verso l'alto.

Ansimò ed annaspò tenendosi stretta l'amica mentre la corrente continuava a trascinarle sempre più lontano.

Aveva paura che anche in quel fiume ci fosse qualche mostro marino. Non erano rari. Octavia ne aveva visti molti viaggiando con il branco. Erano velocissimi e captavano ogni movimento che avveniva nell'acqua, diventavano letali se fiutavano del sangue e in questo caso ce n'era moltissimo.

Si aggrappo a un grosso ramo caduto. Con un po' di difficoltà riuscì a sistemarci sopra Raven e poi uscì anche lei.

Quando finalmente furono a riva Octavia si concesse qualche secondo per riprendere fiato, ne approffitò per osservare le condizioni di Raven. Era svenuta ed aveva anche battuto la testa. Il proiettile che le aveva colpito la coscia era caduto fuori, ora la ferita era aperta e se non si fosse mossa a portarla al sicuro si sarebbe infettata.

Prese la ragazza in spalla per poi trasformarsi. L'unica sua preoccupazione era quella di non incontrare ostacoli durante il cammino, voleva tornare a casa ed abbracciare Bellamy.

Arrivò al villaggiò all'imbrunire. Era stremata e Raven non aveva ancora dato alcun cenno di vita, l'unica cosa che rassicurava Octavia era il suo lento ma regolare battito del cuore.

Le zampe le cedettero e crollò a terra riprendendo la forma umana, il corpo di Raven la schiacciava impedendole di prendere aria.
Indistintamente riuscì a vedere un uomo arrivare di corsa verso di loro, aveva la vista appannata per via della fame, della sete e della stanchezza. L'ultima cosa che percepì prima di svenire fu il senso di vuoto quando quel qualcuno sollevò Raven da sopra la sua schiena.

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Capitolo 10
*** How to save a life ***


How to save a life


Finn aveva passato tutta la notte al capezzale di Raven, le teneva una mano nelle proprie e stava attento a non muoversi troppo per non svegliarla.

Non sembrava più la sua Raven, quella forte e determinata, la ragazza solare ed ottimista con un grosso sorriso stampato in faccia e la battuta sempre pronta a scivolarle via dalle labbra. Quella Raven esuberante e implacabile era stata sostituita da un corpicino fragile e malaticcio dalla carnagione color limone. Aveva perso molto peso, il viso le si era infossato al punto da far sembrare che a coprire il cranio ci fosse solo un sottilissimo strato di pelle che, se tirato troppo, si sarebbe strappato. Attraverso le palpebre pesanti si intravedevano le piccole vene blu quanto le sue labbra.

"Sta morendo." gli aveva detto Kato diverse ore prima, neanche lui aveva mai abbandonato quella stanza mentre Clarke aveva fatto diverse volte da spola dalla casa di Bellamy alla loro per controllare la situazione.

Octavia era in cattive condizioni ma si sarebbe ripresa nell'arco di un paio di giorni.

"Il corpo dei metamorfi guarisce a una velocità tre volte più grande rispetto a quella di qualsiasi essere comune." aveva spiegato Clarke a Finn che aveva fatto un calcolo e aveva decretato che Raven si sarebbe ripresa nel giro di una settimana o poco più. Se si fosse ripresa. Pensò, ma scacciò in fretta quell'idea, lei si sarebbe ripresa, doveva farlo.

 

Intanto nel villaggio era scoppiato un tumulto: se Octavia e Raven erano ancora vive questo significava che molti altri erano ancora tenuti prigionieri nella montagna e andavano liberati in fretta perchè erano tutti padri e madri, figli, fratelli e sorelle di qualcuno.

 

"Ehi." Clarke appoggiò una mano sulla spalla di Bellamy che stava lottando contro il sonno. Aveva preso il posto di Lincoln che era uscito a sgranchirsi le gambe dopo aver passato ore seduto ai piedi di Octavia. Monty e Jasper si erano addormentati per terra, rannicchiati in un angolino facendosi da cuscino l'un l'altro.

"Ehi." il ragazzo si strofinò il viso con le mani per potersi risvegliare un pochino e lanciò un'occhiata alla sorella che invece dormiva ancora pesantemente "Non l'ho mai vista dormire con così tanto gusto. Era sempre impossibile mandarla a letto quando era piccola, i miei genitori impazzivano per farla dormire: trovava sempre i posti più stravaganti per nascondersi. Delle volte non riuscivamo nemmeno a capire come era in grado di infilarsi da qualche parte e ridevamo perchè si incastrava fra il muro e l'armadio." le raccontò con un sorriso amaro dipinto sulle labbra. 

A Clarke si strinse il cuore. Bellamy e Octavia non parlavano mai di loro e del loro passato. Sotto quel punto di vista erano un mistero per tutti. L'unica cosa certa era che i loro genitori erano morti e che loro da allora avevano vagato e viaggiato.

Il moro si passò una mano fra i ricci scuri che gli ricaddero sulla fronte: "Come sta Raven?" domandò per poter cambiare discorso, Clarke sospirò e si sedette sulla sedia posta vicino al letto.

"Non molto bene." rispose intrecciando le dita fra di loro: "Anzi, non va affatto bene." i suoi occhi azzurri incontrarono quelli marroni e scuri dell'alpha: "Non credo che sopravviverà per più di due giorni." ammise infine per poi spostare lo sguardo verso Octavia.

"E pensi che trasformarla la farebbe vivere?" a chiederlo era stato Monty che si era svegliato qualche secondo prima. Clarke e Bellamy voltarono entrambi la testa verso il ragazzo dai tratti orientali che guardava l'amico appoggiato sulla sua spalla sbavargli sulla maglietta. Se lo scrollò di dosso facendolo svegliare di soprassalto.

"Che succede? Si è svegliata?" domandò Jasper un po' stordito. 

"Mi ha bagnato tutta la maglietta." lo rimproverò Monty mentre i due capi sorridevano alla scena poi Clarke tornò a guardare Bellamy e, dopo averci riflettuto per qualche istante, disse: "Penso ci siano altre opzioni da provare prima di trasformarla. Ma questo deve restare fra di noi."

Nella stanza cadde il silenzio ed ora tutti gli occhi erano puntati sulla ragazza dai capelli biondi che aveva un'aria molto seria e determinata. Bellamy inclinò da un lato la testa curioso di sentire il suo piano.

 

"Come sta?" domandò Clarke entrando nella capanna. Ognuno era rimasto nelle posizioni in cui erano quando la ragazza se n'era andata. Bellamy entrò subito dopo di lei, aveva un'espressione corrucciata, guardò Raven stesa nel letto in condizioni nettamente più disastrose rispetto a quelle di Octavia e qualcosa in lui lo fece sentire tremendamente a disagio ed in colpa.

"Non è cambiato niente dall'ultima volta che l'hai chiesto." le rispose Finn accarezzando le nocche della mano fredda della ragazza. 

Raven, s'è possibile, era diventata ancora più pallida e il suo petto si muoveva appena da quanto fievolmente respirava. Clarke le si avvicinò sfiorandole una guancia: "Ha bisogno di più calore." disse "Accendete il fuoco e portatele qualcos'altro con cui coprirsi." 

Finn e Kato si mossero in sincrono e senza obbiettare mentre Bellamy restò impalato in mezzo a quella piccola stanza incerto sul da farsi, spostò il peso del corpo da un piede all'altro lanciando uno sguardo nella direzione del suo beta che in tutta risposta annuì. 

"Vorrei restare un po' da solo con Raven, se è possibile." disse ad un certo punto il ragazzo. Aveva cercato di nascondere il suo nervosismo mentre pronunciava le parole e si era morso subito dopo la guancia aspettando che Kato gli rispondesse.

Il più anziano lo guardò con circospezione ma decise infine di acconsentire e diede una pacca sulla spalla di Finn per spronarlo a uscire fuori con lui. Clarke e Bellamy si rivolsero un'ultima occhiata d'intesa prima che lei seguisse gli altri due fuori e chiudesse la porta alle sue spalle.

Il metamorfo si avvicinò al letto di Raven sedendosi lentamente al suo fianco. I suoi capelli castani e mossi erano sparsi tutto intorno alla sua testa ed erano l'unica cosa con un po' di colore in se. 

"Mi dispiace." mormorò lui facendo un lungo sospiro, avvicinò una mano al suo viso che sfiorò delicatamente con il dorso delle dita mentre l'altra mano andava verso la sua cintura dalla quale estrasse un piccolo coltello affilato. Le sue dita con calma scivolarono dalla guancia della ragazza verso le sue labbra che dischiuse per poi premere il coltello nel palmo della propria mano trascinandolo lungo ad esso fino a che non si aprì una ferita.

Fece gocciolare il proprio sangue fra le labbra della ragazza colorandole di cremisi finché il taglio non si fu rimarginato, dopodiché mise via il coltello e le richiuse la bocca pulendo il sangue in eccesso con il pollice. Sperò che l'idea di Clarke funzionasse, non voleva ricorrere al morso.

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