Ladro Kid 1412

di Lovy91
(/viewuser.php?uid=71277)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. La giada tedesca ***
Capitolo 2: *** 02. La rabbia della strega ***
Capitolo 3: *** 03. A cena con il ladro ***
Capitolo 4: *** 04. Detective Hakuba VS Kaito Kuroba ***
Capitolo 5: *** 05. Una pausa agrodolce ***
Capitolo 6: *** 06. La sfortuna stregata ***
Capitolo 7: *** 07. Qualcosa è cambiato ***
Capitolo 8: *** 08. Conan contro Kid: la magia dei quattro elementi ***
Capitolo 9: *** 09. La mamma ***
Capitolo 10: *** 10. Perché l'ho fatto? ***
Capitolo 11: *** 11. Perdonami ***
Capitolo 12: *** 12. Paris - 1° Parte ***
Capitolo 13: *** 13. Paris - 2° Parte ***
Capitolo 14: *** 14. Happy Birthday! ***
Capitolo 15: *** 15. Red Fox - 1° Parte ***
Capitolo 16: *** 16. Red Fox - 2° Parte ***
Capitolo 17: *** 17. Non morire! ***
Capitolo 18: *** 18. Sei un genio, Aoko! ***
Capitolo 19: *** 19. Il boss ***
Capitolo 20: *** 20. Cosa siamo? ***
Capitolo 21: *** 21. Inferno ***
Capitolo 22: *** 22. Tempo ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 01. La giada tedesca ***


1° Capitolo

La giada tedesca


<< Kaito! >>.
La ragazza dai capelli scuri urlò il suo nome con tutto il fiato che aveva in gola. Camminò con rabbia verso il ragazzo che sorrideva soddisfatto dello scherzo. Aoko Nakamori era stufa degli scherzi che Kaito Kuroba le faceva di continuo. Aveva attirato tutta la classe verso uno dei suoi numeri di magia, aveva chiesto alla ragazza di scegliere una carta e lei ne aveva presa una e rimessa nel mazzo. Non appena l'aveva riposta si erano trasformate in minuscoli pezzetti di carta, con i botti. La sorpresa provata fu ancora più grande quando Kaito le disse quale fosse la carta pescata. Sorpresa che divenne rabbia furiosa quando disse di che colore era il reggiseno di Aoko: nella confusione dei botti ne aveva approfittato per sbirciare la spallina del reggiseno, con un movimento impercettibile.
Mostrò la carta intera magicamente apparsa nella mano destra. << Aoko ha scelto il quattro di cuori e ha il reggiseno di colore nero in pizzo! >>.
La ragazza aveva le guance scarlatte e ora voleva prenderlo a pugni.
<< Quanto sei bambina! >>, sbuffò lui.
Lei gli mostrò il pugno. << Voglio vedere se riderai ancora! >>.
<< Dai Aoko >>, cercò di calmarla Keiko.
<< Sei uno sbruffone e un pervertito! >>.
<< Addirittura! >>, esclamò Kaito. Mosse la mano e apparve un fiore colorato. << Pace? >>.
Ecco.
Questo fu il pensiero di Aoko. La faceva infuriare con la sua arroganza, con quel modo di fare antipatico e poi, come se fosse davvero magia, diventava il ragazzo più affascinate e dolce. E lei ci cadeva, con tutte le scarpe.
Senza guardarlo prese il fiore. << Per ora sì >>.
Lui le fece un saluto e uscì dalla classe. Si assicurò che non potesse vederla e poi annusò il fiore.


Kaito era nel cubicolo del bagno dei maschi, con il tablet. Stava scorrendo gli ultimi articoli su Ladro Kid e sulla nuova gemma, indicata da Jii. Una giada, tra le più preziose al mondo
Era di proprietà di una facoltosa famiglia giapponese: il nonno, Kaii Hasegawa, l'aveva trovata nel caveau di una villa tedesca durante la seconda guerra mondiale. L'aveva portata in patria e fondato, grazie al suo ingegno, un impero tessile. Quella pietra era considerata un portafortuna, morto nel 1977 era stata ereditata dal figlio, Sen Hasegawa, ed ora dalla nipote, Suko Hasegawa.
Avevano deciso di mostrarla al pubblico, era già pronto a mandare un avviso a quel pasticcione di Ginzo Nakamori.
<< Sarà divertente >>, mormorò fra sé e sé. Spense il tablet e uscì dal cubicolo, trovandosi davanti a Saguru. Aprì il getto dell'acqua e si lavò le mani, in silenzio.
Saguru era un ottimo detective, aveva tentato di prenderlo più volte e non poteva immaginare che il ladro a cui tanto dava la caccia era a due banchi di distanza, nella stessa aula. La cosa lo divertiva parecchio, soprattutto quando gli sfuggiva, il giorno dopo era intrattabile.
Il ragazzo, d'altro canto, trovava Kaito irritante e non sospettava che fosse Ladro Kid, anche se doveva ammettere che era un'illusionista molto bravo. I suoi scherzi e modi di fare erano per lui immaturi e il ghigno quando non prendeva il famigerato ladro lo faceva arrabbiare, anche se non dava a vederlo. Sembrava che godesse dei suoi fallimenti.
Kaito finì di lavarsi le mani e uscì dal bagno. Era una giornata fredda, era gennaio e uno strato di neve bianca ricopriva Tokyo, ottima per confondersi.
Vide delle ragazze distribuire dei fogli e lui ne prese uno. Riguardavano il festival d'inverno che si sarebbe tenuto quel sabato, dalle 17 alle 22. Il foglio azzurro con i fiocchi di neve preannunciava un concerto, bancarelle del cibo e una gara per il costume migliore. Lo appallottolò e fece per buttarlo nel cestino, una volta tornato in classe.
<< Non ci vieni? >>.
Gli occhi azzurri di Aoko lo fissavano, mani dietro la schiena.
Dopo il colpo, forse. << Ho già un impegno! >>.
<< Uff, come sei antipatico... >>, disse lei, non molto felice. << Speravo venissi almeno a vedere la gara >>.
<< Perché? Tu partecipi? >>.
<< Sono una delle presentatrici! >>.
Si mise a ridere e l'occhiataccia di Aoko lo fece smettere. Stava per dirle che non poteva ma leggeva negli occhi la speranza. Era timida e sicuramente era un modo per sconfiggere quello che per lei era un difetto. La conosceva da dieci anni ed era sempre stata così.
<< D'accordo, cercherò di fare un salto >>.
Saltellò dalla felicità, poi si fermò e abbassò lo sguardo. << Non partecipi? >>.
<< Cioè? >>.
<< Dovresti partecipare anche tu alla gara! Il costume migliore vince una cena per due al ristorante francese >>.
Kaito non aveva tempo per pensare a quelle stupidaggini. Poi capì che saperlo in gara le rendeva più facile compiere quella sfida con se stessa. Avrebbe trovato qualcosa all'ultimo minuto.
<< Promesso >>.
Le si illuminarono gli occhi. << Non deludermi! >>.
Quelle due parole punsero qualcosa nell'animo di Kaito. Aoko era la figlia dell'ispettore che gli dava la caccia, se avesse saputo che era lui Ladro Kid, la delusione l'avrebbe annientata. Perciò si disse che ci sarebbe stato, ad ogni costo.


Il vecchio Jii salutò Kaito con fare affabile, voleva davvero bene a quel ragazzo. Kaito scrisse l'annuncio e lo spedì come al solito alla polizia. Poi cominciò a studiare la storia dell'edificio e gli esterni, per capire come accendervi. Come diceva suo padre, in una delle sue lezioni registrate, prima del gioiello bisogna pensare al luogo in cui è custodito. Quel pomeriggio si recò alla residenza, si travestì da anziano e camminò per le strade eleganti intorno alla struttura. Contò tre piani, tre grandi finestroni per lato, tranne al piano terra che erano solo due sulla facciata davanti, in mezzo c'era la porta d'entrata con una scalinata di marmo lucido. I sotterranei venivano utilizzati per le vecchie opere e per conservare la strumentazione. Il sistema d'allarme era localizzato in ogni finestra e alla porta d'entrata, con sensori sensibilissimi. Il tetto era piatto ma sarebbe stato sicuramente pieno di agenti. Un'altra lezione di suo padre sull'illusione riguardava la semplicità: sarebbe entrato dalla porta d'ingresso, le telecamere non l'avrebbero inquadrato. Sapeva perfettamente che non appena sarebbe giunto il messaggio, Nakamori avrebbe piazzato agenti fino a sabato, immaginando un sopralluogo.
Come se fosse tanto stupido da mandare il messaggio e andare a controllare dopo! A quel pensiero sorrise e poi decise di andarsene a casa, per studiare la teca in cui sarebbe stata contenuta la gemma.


<< Kid! >>.
Nakamori stava alla sua scrivania bevendo un caffè, che sputò sulla scrivania, imbrattando i fogli della relazione su cui stava lavorando.
<< Kid ha mandato un messaggio! >>.
Il collega glielo consegnò e lui lo lesse:



Verrò a rubare la giada tedesca, al museo Miura sabato, quando al rintocco della mezzanotte mancheranno 86 rintocchi diviso due!
A sabato,


                                                                                                                                                                                    Ladro Kid


Nakamori avvertì il fastidio, l'arroganza che trasudava da tutti i suoi messaggi e l'incredibile voglia di prenderlo per ripagare tutte le umiliazioni subite. << Presto! Mettete le pattuglie al museo immediatamente! Voglio i contatti del direttore, del gestore, perfino dell'addetto delle pulizie se serve! Stavolta non deve sfuggire! >>.
<< Sì signore! >>


Sabato arrivò in fretta.
Il giorno prima Aoko si era raccomandata di non deluderla e di nuovo qualcosa di fastidioso aveva pizzicato la coscienza di Kaito. Non si sentiva in colpa per i gioielli che rubava, visto che li restituiva e, a parte un po' di trambusto e qualche migliaio di soldi pubblici spesi per la sua cattura, non creava molti danni. Doveva ammettere che l'unica cosa che lo rendeva inquieto era la possibilità che Aoko scoprisse che fosse il bel ladro gentiluomo.
Gli aveva consegnato il numero dieci e doveva essere sul palco massimo per 20.30. Il pomeriggio, come di consueto, mise a punto i dettagli e preparò la divisa con tutti i gadget salvavita, come li definiva lui. Perché se Nakamori l'avesse acciuffato sarebbe finito in prigione per molti anni e...
Stava mettendo delle piccole bombe fumogene all'interno della manica e si bloccò.
E non vedrei più Aoko, lei mi odia.
<< Signorino >>.
<< Dimmi Jii >>.
<< È tutto pronto >>.
<< Benissimo >>
<< Sua madre, la signora Chikage Kuroba, l'attende per una videochiamata sul portatile >>.
Kaito sospirò e lasciò il sotterraneo per andare nella sua camera. Gettò un'occhiata al salotto della casa di fronte, quella dei Nakamori. Aveva ampie vetrate e lui riusciva a vedere Aoko quando cucinava, guardava la TV e cenava spesso da lei, non era la migliore delle cuoche, però. Il signor Nakamori tollerava quel ragazzino in giro per casa poiché lo conosceva da bambino, erano vicini di casa da anni anche se aveva trovato bizzarri i signori Kuroba e gli era dispiaciuto per la morte di Toichi. Sghignazzò pensando che Ladro Kid cenava a casa sua e lui nemmeno l'immaginava.
<< Kaito! >>.
La voce di sua madre lo riportò nella sua stanza e si sedette alla scrivania.
<< Ciao mamma, come te la passi a Parigi? >>.
La signora Kuroba era seduta in un caffè della grande metropoli francese, sorseggiando una cioccolata calda. Ci viveva da parecchio e lì teneva i suoi spettacoli, Kaito era grande abbastanza per vivere nella villa insieme a Jii senza di lei.
<< Benissimo. Anche se c'è freddo e la neve, Parigi è sempre incantevole. Quando verrai a trovarmi? >>.
<< Veramente mi domandavo quando saresti tornata a casa >>.
<< Oh tesoro, ti manca la mamma? >>, gli domandò.
<< Non trattarmi come un bambino! >>.
La fece ridere. << Presto, Kaito. Intanto potresti venire qui insieme ad Aoko >>.
<< Perché proprio Aoko? >>, domandò, senza sapere perché si fosse irritato.
<< Le piace Parigi, non lo sapevi? >>.
Annuì, certo che lo sapeva. << Comunque sono costretto a lasciarti, devo iniziare a prepararmi >>.
<< Oggi ruberai la giada tedesca. Mi raccomando, sta attento >>.
Kaito guardò sua madre, era particolare ma straordinaria. Era stata una ladra, aveva conosciuto così suo padre, il suo grande amore era morto a causa della sua vita segreta eppure non aveva esitato quando anche il figlio era diventato un ladro, per vendicarlo.
<< Promesso mamma. Io sono Ladro Kid >>, alzò il pollice. << Non mi prenderanno mai >>.


Aoko finì di pettinarsi allo specchio e agganciò la forcina con gli strass. Aveva raccolto i capelli e ne aveva lasciato una parte sciolti. Indossava un vestito nero e calze bianche. Prese qualche respiro e cercò di non pensare che si sarebbe ritrovata di fronte a tutta la scuola.
Ma chi me l'ha fatto fare?!
Keiko, la seconda presentatrice, le disse che dovevano andare sul palco, ancora chiuso al pubblico, per cominciare i preparativi e provare le musiche. Rigida, si alzò e andò con lei, sbirciando l'orario: le 19.30.
Non deludermi, Kaito.


Kaito Kuroba era una deliziosa donna bionda sulla cinquantina, con gli occhiali e le guance rosa. La folla era giunta numerosa per assistere allo spettacolo del grande Ladro Kid, i suoi fans speravano di non vederlo mai catturato.
Nakamori era nervoso, tormentava la ricetrasmittente che aveva in mano e guardava gli schermi che rappresentavano le stanze, i corridoi, i sotterranei e gli esterni.
Gli agenti erano all'ingresso, controllando chi entrava e usciva. Erano all'allerta, Ladro Kid era un mago dei travestimenti.
Saguru raggiunse l'ispettore. << La situazione? >>.
<< Mancano ancora trenta minuti >>.
<< Ventinove minuti e trentacinque secondi. Kid è già qui, probabilmente sotto la veste di qualche curioso. Avete fatto controllare tutti? >>.
<< Nessuno è risultato sospetto, detective Hakuba >>, disse un agente.
<< Uhm... >>.
Saguru non era convinto. Decise di mischiarsi alla folla perché solo così avrebbe percepito la presenza del ladro che quella sera avrebbe mascherato.
Kaito era nella stanza della teca.
La giada tedesca era poggiata su un cuscino blu, incastonata in una struttura di oro bianco e diamanti. La teca era costruita con un vetro antiproiettile e antisfondamento, avrebbe potuto solo sollevarla. L'antifurto era progettato in modo che una volta tolta la gemma avrebbe suonato e chiuso gli ingressi. L'unico modo per fuggire sarebbero stati i condotti di areazione, uno era posto a pochi metri dalla teca. Il gioiello si poteva osservare da una distanza di dieci metri.
La signorina Hasegawa era in piedi insieme al futuro marito, Ukyo Harada. Era una bella donna sui venticinque anni, capelli corti e biondi, occhi color nocciola e un portamento fiero. La donna era convinta che l'avrebbe fatta a Ladro Kid.
Gli venne quasi da ridere al solo pensiero. Aveva programmato per le venti perché sarebbe stato l'orario in cui Suko Hasegawa avrebbe raccontato la storia della giada tedesca e la gente sarebbe stata attirata proprio nel punto della teca. Lo spettacolo doveva iniziare.
Un congegno all'impianto elettrico avrebbe spento tutti le luci e lui sarebbe apparso sulla teca proprio in quel momento, prendendo il posto di Ukyo Harada. Prima andò da un poliziotto che era di guardia nel corridoio, fingendo di aver visto Ladro Kid. Una volta girato l'aveva stordito, preso la sua divisa e la faccia. Si era informato prima delle sue generalità, lo legò nel cubicolo, scotch sulla bocca e chiuse la porta. Aveva scoperto che uno dei bagni era guasto e ne approfittò, se avesse messo apposta un cartello “guasto” avrebbero subito capito che era stato lui.
<< Agente >>.
La voce di Saguru lo fece fermare a metà del corridoio. Stava in piedi a fissarlo, con quel fare da grande detective.
<< Nome, cognome, data di nascita e luogo >>.
<< Mi chiamo Gaho Sasaki, nato il 5 settembre 1985 a Tokyo >>, disse con tono militare.
Saguru lo studiò. << Qual è il colore? >>.
<< Indaco >>.
La risposta fece alzare un sopracciglio al detective. << Vada pure >>.
Lo superò con un sospiro di sollievo. La parola d'ordine del colore l'aveva scoperta per puro caso, quando era stato a cena da Aoko. Nakamori, dopo qualche birra, aveva detto alla figlia che stavolta avrebbe fregato Kaito con il colore indaco. Comprese che doveva esserci una parola d'ordine e aveva accertato che era così.
Aveva scoperto che il fidanzato di Suko Hasegawa fumava e lei non lo sopportava. La tensione di perdere il gioiello l'avrebbe sicuramente messo in ansia e sarebbe uscito fuori per fumare. L'avrebbe intercettato prima che usasse l'uscita dal corridoio secondario che dava su un piccolo spiazzo.
Erano le 19.40.
Si spostò per la sala e poi per il corridoio principale. Stava per accedere a quello secondario quando venne fermato da un'agente di grado superiore.
<< Agente Sasaki >>.
Fece il segno di riconoscimento. << Attendo ordini! >>.
<< Il colore >>.
Kaito fece un gran sorriso. << Indaco! >>.
L'agente rimase in silenzio, poi lanciò un urlo. << È Ladro Kid! >>.
Il ragazzo andò nel panico. Com'era possibile? Poi realizzò. Si era accertato che indaco fosse il colore come parola d'ordine senza pensare che lo era solo per alcune aree. Saguru l'aveva lasciato andare perché sapeva che se fosse stato Ladro Kid si sarebbe tradito.
L'agente gli mise le manette al polso sinistro ma lui si liberò, premette un pulsante al posto di un bottone e uscì fumo dalla manica. Insieme allo stupore della folla si unì a loro, liberandosi degli abiti da poliziotto e assumendo l'aspetto di un uomo sulla trentina. Saguru arrivò al volo e li mandò a controllare i condotti d'areazione.
Il suo travestimento da poliziotto era saltato e sapeva che aveva pochissimi minuti se voleva prendere il posto del signor Harada.


Mancavano cinque minuti all'inizio dello spettacolo. Aoko guardava sul retro degli spalti e Kaito non si era ancora presentato. Un senso di delusione, come un sapore amaro in bocca, iniziò a pesarle sul cuore.


<< Voglio iniziare la presentazione lo stesso >>.
<< Signorina sia ragionevole >>, disse Nakamori. << Abbiamo trovato Kid dentro l'edificio, meglio annullare tutto >>.
<< Ho detto di no! >>, disse determinata. << Non rinuncerò a questa serata. Onora la memoria di mio padre e mio nonno, non sarà quello spregevole di Ladro Kid a rovinare tutto! >>.
Nakamori non riuscì a farla ragionare e predispose un assedio migliore. Saguru era nella sala, un piccolo sorriso tranquillo solcava il suo viso.
Kaito era riuscito a prendere il posto del fidanzato, che ora faceva un tranquillo riposino accanto ai bidoni della spazzatura. Si era mosso talmente velocemente che le telecamere non avevano ripreso niente.
Mancavano due minuti.
Le luci puntarono sul gioiello e Suko iniziò a raccontare la storia della pietra preziosa, di come suo nonno l'aveva portata in Giappone dalla Germania.
Ormai mancavano trenta secondi. Kaito li contò nella sua testa e una volta arrivato ad uno si preparò a cambiarsi e prendere la gemma.
Peccato che non successe niente.
Alle 20.00 e quindici secondi la luce non si era spenta e la ragazza continuava a raccontare. Mantenne la calma e notò Saguru in prima linea, con la faccia soddisfatta. Aveva scoperto il congegno a tempo e l'aveva disattivato.
Bastardo,
fu il pensiero rabbioso verso il detective.
Anche la folla cominciò a mormorare su dove fosse Kid e Nakamori era tesissimo.
Kaito decise di usare il piano B.
Un urlo attirò l'attenzione di tutti i presenti. << Kid! Kid! >>.
Un uomo, Jii travestito, indicò un manichino del famigerato ladro nell'ingresso.
<< Prendetelo! >>.
<< Maledetto! >>, fu il commento di Suko Hasegawa.
Saguru non ci cascò ma la folla lo trascinò per qualche metro, sufficienti per Kaito. Tagliò manualmente i fili dell'antifurto, alzò la teca e prese la giada. Lanciò una carta tagliente e il manichino esplose.
<< Ma che?! >>. Nakamori si voltò troppo tardi.
Ladro Kid era in piedi sulla teca, in modo da raggiungere agilmente il condotto, sapeva che dopo sette metri si fermava nello stanzino delle scope e sarebbe fuggito dalla finestra.
<< La giada tedesca! >>. Saku stava per svenire. << Ukyo dov'è?! >>.
<< Non si preoccupi, signorina. Sta facendo un sonno ristoratore nel giardino! >>.
La folla impazzì e le fan si scatenarono.
<< Prendetelo, non lasciatelo fuggire! >>.
<< Alla prossima, mie cari spettatori! >>.
Del fumo uscì da sotto la teca e fece tossire tutti. Saguru puntò il condotto e ci vide sparire il mantello bianco di Ladro Kid. Aveva studiato la pianta e sapeva che sarebbe arrivato nello stanzino. Ma anche stavolta Kaito era stato più furbo di lui perché, a volte, la semplicità della magia era la cosa migliore: aveva chiuso la porta a chiave e Saguru non aveva certo una copia. Uscì dalla finestra aprendola piano e volò via.
Alla luce della luna guardò la gemma e non vide nessuna scintilla rossa.
<< Un altro buco nell'acqua >>, disse, riponendola nella tasca interna. Guardo l'orologio: le 20.20. Per un attimo rimase confuso e poi si ricordò.
<< Oh no! >>.


<< Aoko tocca all'ultimo numero tra dieci minuti >>, disse la responsabile dietro le quinte. Trovarsi di fronte a tutta la scuola l'aveva messa in soggezione per i primi secondi e poi si era sciolta, con l'aiuto dell'amica e la speranza nel cuore, della promessa di Kaito.
<< Lo so, sta arrivando >>, mentì o forse si stava solo convincendo...


Kaito atterrò sul cortile interno della scuola, da lontano vedeva le luci del palco. Mancavano due minuti. Cosa avrebbe fatto? Aoko l'avrebbe ucciso per la delusione...


<< Aoko! >>. La compagna di classe batteva un piede, spazientita. << Kaito non viene? >>.
<< Ecco lui... >>
Keiko arrivò alle spalle di Aoko. << È qui! Dovresti vederlo! >>.
I due occhi di azzurri della ragazza divennero più splendenti di qualunque gioiello. Corse sul palco insieme a Keiko, che le cedette la presentazione del numero 10. Emozionata, lesse il foglio.
<< Kaito Kuroba! >>.
Il ragazzo salì sul palco... vestito da Ladro Kid.
Si era trovato alle strette, peggio di quando era al museo. Avevo deciso di salire sul palco con il costume di Ladro Kid, alla fine chi avrebbe mai creduto che lo era davvero?
Infatti la folla esplose in tripudio per il costume di Kaito e lui capì di aver fatto centro.
Aoko rimase senza fiato a guardarlo, lui le fece un occhiolino. Quel completo bianco gli stava a pennello, sembrava...
La ragazza scosse la testa, era un pensiero stupido.
Dopo la presentazione richiamarono tutti i partecipanti, la busta con il terzo e secondo candidato vennero letti e vinsero un premio di consolazione. Quando lesse il vincitore della serata non poté trattenere la contentezza.
<< Il vincitore è... Kaito Kuroba! >>.
Il ladro non si era aspettato di vincere, si era, addirittura quasi dimenticato di quella faccenda. Però il sorriso di Aoko valeva più di mille premi o gioielli.
Una volta finito tutto rimasero soli. Kaito si era cambiato e poi aveva incontrato Aoko, anche lei si era tolta gli abiti di scena e l'acconciatura. L'aveva trovata bellissima.
<< Hai vinto! >>.
<< Sì, non me l'aspettavo! >>. Non era il caso di dirle che se ne era dimenticato.
<< Sei arrivato sul filo del rasoio >>, lo rimproverò lei, facendo un finto broncio.
<< Te l'avevo detto che avevo un impegno! >>, cercò di scusarsi.
Aoko rise. << L'importante è che tu sia venuto >>. Si portò le mani allo stomaco. << Non ho cenato. Tu? >>.
<< Nemmeno io! >>. Si accorse di avere fame.
<< Cosa stavi facendo che non hai nemmeno mangiato? >>
<< Avevo delle cose da fare! >>, tagliò corto.
<< Ladro Kid è fuggito >>, disse all'improvviso, un'ombra le calò sul viso. << Papà ci ha fatto un'altra brutta figura >>.
Kaito cercò di non sembrare a disagio di fronte alla tristezza negli occhi della ragazza. << Andiamo a cenare? >>
Passarono il resto della serata tra le bancarelle del festival, cominciò anche a nevicare.
Kaito e Aoko tornarono a casa per le dieci e lui la salutò, rientrando nella sua abitazione. Dalla camera vide Aoko ferma nel salotto mentre parlava con il padre, affranto. Lo consolò e, anche se non poteva sentirla, sapeva che ne stava dicendo di tutti i colori su Ladro Kid.
Ripose la gemma in una busta con l'indirizzo e poi in una cassaforte nella stanza segreta. Il giorno dopo l'avrebbe spedita indietro.
Prima di andare a dormire, stanco, ripensò all'espressione di Saguru. Si rammaricò che il giorno dopo era domenica e non avrebbe potuto vedere la sua faccia post umiliazione. Rise e si mise a letto.
Anche Aoko era andata a dormire felice, pensando, per quanto non volesse, a Kaito...



Angolo autrice!


Di recente ho iniziato a guardare Magic Kaito 1412. Adoravo il personaggio di Kaito Kuroba/Ladro Kid già guardando Detective Conan (fan accanita!) e dopo aver scoperto l'anime mi sono appassionata sempre di più!
Ho già scritto una FF su Conan in cui era presente Ladro Kid ma stavolta ho deciso di scriverne una in cui sarà il personaggio principale, insieme ad Aoko Nakamori!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e attendo opinioni!
Alla prossima ;)









Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 02. La rabbia della strega ***


2° Capitolo


La rabbia della strega


Un mercoledì mattina Kaito era da Aoko a fare colazione. Frequentavano l'uno la casa dell'altra da sempre e per lui non era strano mangiare spesso da lei
La ragazza servì dei toast a tavola e delle uova, fin quando si trattava di pasti semplici Aoko riusciva a mettere qualcosa di buono in tavola.
Kaito sbadigliò e bevve il suo succo. Aoko stava sgranocchiando il suo toast e il signor Nakamori sorseggiava il suo caffè, con profonde occhiaie. Dopo essersi lasciato sfuggire Kid l'ultima volta, il mese prima, non dormiva bene. Inoltre quella mattina avrebbe incontrato il capo per discutere della messa a punto del piano per catturarlo.
<< Papà cerca di riprenderti >>, disse la figlia, dopo averlo visto versarsi un'altra tazza di caffè.
Nakamori emise un lamento. << Quel ladruncolo da quattro soldi non mi sfuggirà in eterno! >>.
Ladruncolo da quattro soldi?!.
Kaito cercò di non mostrare disappunto.
<< Proprio così papà! Lo sbatterai in carcere per il resto della vita! >>.
Il ragazzo inghiottì il boccone ed evitò di guardare Aoko. Quell'odio verso la sua seconda identità cominciava a pesargli
Si recarono insieme a scuola e si buttò a sedere nel suo banco. La scuola non faceva che parlare del colpo della sera dopo, molti avrebbero partecipato.
Saguru entrò in aula e il chiacchiericcio si spense subito. Quel cattivo umore di prima giornata divenne buonumore quando lo vide assorto nei suoi pensieri per acciuffarlo.
<< Saguru! >>.
Alcuni compagni lo circondarono, facendo domande. Saguru dell'attenzione non se ne fece niente, non era come quel ladro. A lui interessava solo catturarlo e fargli pagare il conto con la giustizia. Di recente aveva cominciato a pensare che stesse sbagliando strategia e doveva cambiare punto d'osservazione, Saguru aveva capito dove stava sbagliando.
Per tutti era il ladro gentiluomo dal manto bianco, il grande mago illusionista che rubava gioielli e lo stupore della gente. Ma lui era anche una persona qualunque quando non si esibiva davanti a tutti. Una persona con degli affetti, un'occupazione o degli studi, hobby. Si sentiva invulnerabile quando era Ladro Kid e si sentiva allo stesso modo nella sua vita privata, perché la fiducia in se stesso e l'arroganza smisurata glielo permettevano.
Doveva scoprire la sua identità come persona normale e, a quel punto, anche Ladro Kid sarebbe caduto e il giovedì dopo era la serata perfetta.


Durante la ricreazione Kaito controllò le notizie dell'ultimo minuto e i messaggi di Jii, che stava finendo di preparare il suo arsenale per il grande spettacolo.
<< Cosa guardi? >>. Aoko gli si parò davanti.
<< Nulla >>, rispose, pensando che a volte era veramente una scocciatrice.
<< Con chi ci andrai? >>.
Kaito parve confuso. << Di che parli? >>.
<< Della cena >>.
Kaito nemmeno ci aveva più pensato, il buono doveva essere finito in fondo a uno dei cassetti della sua stanza. Aveva sessanta giorni per usarlo e se Aoko non glielo avesse ricordato probabilmente l'avrebbe fatto scadere.
<< Non ci ho pensato, ultimamente sono un po' impegnato >>, cercò di giustificarsi.
<< Ovviamente ci verrà con me >>.
La voce della bella Akako si fece largo. La strega avanzò verso Kaito e gli passò un dito sul braccio, lentamente. Il ragazzo non sopportava il fare flirtante di Akako, gli piacevano le belle ragazze ma forse proprio perché era una strega e lui un mago le veniva naturale starle lontano. Aveva già fatto qualche magia rossa su di lui e sapeva quanto poteva essere potente, era meglio tenerla buona.
Aoko si sentì schiacciata dalla bellezza e dalla sicurezza della compagna. Portavano la stessa divisa ma il portamento e la naturalezza di Akako erano una botta negativa all'autostima. Lei non avrebbe mai osato il gesto che lei aveva fatto su Kaito, sarebbe morta d'imbarazzo.
<< A dir la verità >>, allontanò la sua mano. << Stavo dicendo ad Aoko che andremo insieme >>.
<< Eh? >>.
Akako sibilò come un serpente. Tutti gli uomini erano disposti a fare di tutto per lei, perfino perdere la vita, se lei l'avesse chiesto. Le streghe rosse facevano quest'effetto ma su Kaito... zero. La bella Akako, nel profondo, sapeva il motivo ma preferiva credere che fosse semplice ostinazione piuttosto che lui preferisse quella bambina di Nakamori.
<< Sul serio? Sei sicuro di non voler cambiare idea? >>, disse, passandosi una mano fra i lunghi capelli e scoccando un sorriso.
<< Sicurissimo >>, disse serio.
Aoko era arrossita mentre Akako era furiosa. Si sporse verso Kaito, vicinissima.
<< Ladro Kid non dovrebbe rifiutarmi >>.
<< Peccato >>, disse superandola. << Che io non sia Ladro Kid >>.


<< Ci vai davvero con Kaito?! >>.
Keiko non riusciva a trattenere l'entusiasmo. Aoko le fece segno di tacere con un dito sulla bocca.
<< E ti ha preferita ad Akako! A-k-a-k-o >>, sillabò.
<< Credo l'abbia fatto solo perché non va d'accordo con lei e quindi sia una sorta di ripicca >>.
<< Uffa Aoko! >>, disse Keiko. << O forse Kaito ti ha invitata perché ti trova carina? >>.
<< Io carina? Per Kaito? >>, domandò perplessa.
<< Cosa ti metterai? >>.
<< Non lo so. Non mi ha nemmeno detto il giorno >>.
<< Meglio ancora! Allora c'è tempo per lo shopping >>.
Shopping? Vestiti? Carina?
Aoko si chiese se non fosse un appuntamento. Lei e Kaito erano amici da dieci anni, da piccoli la prendeva in giro, da grandi pure. L'avrebbe presa in giro tutta la vita? Si fece una piccola autocritica e decise di mettere da parte la timidezza, l'insicurezza e di seguire i consigli di Keiko.
<< Okay! >>, esclamò. << Andiamo a fare shopping! >>.


Ritornato a casa sua, Kaito passò alla sala da biliardo di Jii. La frequentava da quando andava alle elementari e suo padre gli aveva insegnato i primi rudimenti del gioco da biliardo, era bravo però doveva ammettere che lo era di più come mago.
Seduto al bancone scorreva pigramente gli articoli su Ladro Kid dal tablet, una mano sotto il mento. In genere, prima di un colpo, affrontava una parentesi di calma in cui finiva di studiare i dettagli e le riproduzioni su scala degli edifici.
Ripensò alla rabbia di Akako, non sapeva nemmeno perché e sperò che non decidesse di sfogarla su di lui. Poi ricordò l'espressione sorpresa di Aoko e alla luce nei suoi occhi.
Jii stava lavorando a un piccolo oggetto. << Signorino qualcosa la turba? >>.
<< Quanto può essere pericolosa una donna arrabbiata? >>.
Jii rimase sorpreso dalla domanda. In genere il signorino Kaito non gli poneva quesiti come quelli, era segno che stava crescendo. << Molto signorino >>.
Lui lo guardò. << Davvero? >>.
<< Mai far arrabbiare una donna, signorino. Ma perché mi fa questa domanda? >>.
<< Semplice curiosità >>, rispose, finendo di bere la sua bibita e scendendo dallo sgabello. Si avvicinò al plastico posato sul tavolo da lavoro e si mise a studiarlo.


Akako era tornata a casa, stufa. Era scesa nei sotterranei seguita dal suo servitore: un luogo freddo, alle pareti c'erano scaffali di legno scuro pieno di boccette e barattoli in vetro che contenevano liquidi, pezzi di animali e altri intrugli strani. Un pentolone nero ed enorme era al centro della stanza, sotto cui crepitavano delle fiamme arancioni.
La ragazza indossava gli abiti da strega e sfogliava un grosso libro antico. Passeggiava nervosamente.
<< Dopo questo affronto Kaito me la pagherà! Umiliarmi davanti a quella mocciosa! >>.
<< Cosa intende fare? >>.
Akako sfogliò in cerca di una pagina precisa e la trovò, un sorriso minaccioso storpiò il suo bel viso, seguito da una risata fragorosa.
<< Con questo incantesimo Kaito Kuroba dovrà cadere ai miei piedi. Per sempre! >>.


Il giorno dopo c'era educazione fisica. Kaito si era cambiato con i suoi compagni nello spogliatoio, ridendo con loro. Non aveva amici stretti, non perché fosse un tipo solitario, ma forse perché gli era sempre bastata l'amicizia di Aoko. Da quando era Ladro Kid sarebbe stato impossibile stringere amicizie con i suoi coetanei.
Avrebbero giocato a pallavolo, in squadre miste. La sua era al primo turno e vinse. Alla fine della partita aveva una gran sete e si diresse verso il distributore dell'acqua, posto nell’ingresso della palestra. Stava per prendere la bottiglietta quando arrivò Akako. Gli vennero in mente le parole di Jii: una donna arrabbiata è molto pericolosa.
Si era legata i capelli in una coda perfetta e voleva anche lei prendere dell'acqua.
<< Partita intensa eh? >>.
<< L'importante è aver vinto! >>.
Si allontanò, poi un lamento lo fece fermare. La bottiglietta di Akako non scendeva e lei batté una mano sul distributore. Kaito sospirò e da bravo ragazzo ritornò indietro per sbloccare la macchina.
<< Ho una gran sete! >>, lamentò lei.
Kaito poggiò la sua bottiglietta sopra il distruttore e riuscì a far scendere quella della compagna. Gliela riconsegnò
<< Grazie, fanno bene a chiamarti ladro gentiluomo >>.
Alzò gli occhi al cielo e prese la sua acqua. << Non so di cosa tu stia parlando >>.
La strega lo guardò andarsene, molto soddisfatta.


Kaito si sedette sugli spalti, guardando gli altri giocare. Era il turno della squadra di Aoko, quella ragazza era proprio imbranata. Rise, vedendola giocare.
Aprì la sua bottiglia e ne bevve circa metà. Dopo averla richiusa cominciò a sentirsi strano, come se avesse sonno. Si chiese cosa gli prendesse, quella notte aveva dormito il giusto, soprattutto perché c'era un colpo quel giorno e doveva essere in forma. Bevve qualche altro sorso d'acqua e la sensazione peggiorò. Si portò una mano alla fronte, domandandosi se per caso avesse l'influenza ma era freddo.
Aoko aveva sbagliato un altro tiro e la sua squadra perse. Sapeva di essere una matematica migliore di quanto non lo fosse da sportiva. Salì i gradini degli spalti, con un asciugamano sulle spalle.
<< Abbiamo perso >>, disse all'amico. Si voltò a guardarlo quando non ottenne risposta. << Kaito? >>.
Stava per risponderle quando si accorse che non poteva. Formulava la frase nella sua testa, voleva pronunciarla e non usciva nessun suono.
<< Ti senti bene? Ti è andata via la voce >>.
Una risatina stridula lo fece voltare. Akako si stava avvicinando e si sedette al fianco di Kaito, che risultò in mezzo alle due ragazze.
<< Ci hai ripensato Kaito? >>.
<< Sì >>. Il ragazzo rimase sconvolto. Lui non voleva dirle di sì!
<< Quindi porterai me a cena? >>.
Aoko trasalì.
<< Sì >>.
Che mi succede?!
Guardò l'amica, ferita. Aoko si alzò di scatto, cercando di non piangere e se ne andò, senza dire nulla. Kaito voleva dirle che non era come pensava, che c'era uno sbaglio ma dalla bocca non usciva niente. Volse la sua attenzione ad Akako, pronto ad affrontarla.
Lei sorrise, maligna. Agitò la bottiglietta che aveva in mano, divertita, e il ragazzo comprese. Presa la sua, l'osservò e capì.
<< Cos'hai fatto?! >>.
<< Niente. Tu volevi venire a cena con me fin dall'inizio >>.
<< Sì è vero! >>. Si coprì la bocca con la mano.
Akako rise. << Vedi? >>.
<< Mi hai fatto una delle tue fatture da stregaccia! >>.
<< Come osi?! >>. Balzò in piedi. << Nessuno insulta la mia arte rossa! >>.
<< Qualsiasi cosa sia falla smettere >>.
<< Ma tu non vuoi che smetta >>.
<< Assolutamente no! >>. Kaito si rese conto che qualsiasi domanda gli faceva lui rispondeva quello che lei voleva sentirsi dire. Era questa la magia di Akako: quando qualcuno gli rivolgeva una domanda lui era costretto a rispondere quello che la persona desiderava.
Ma allora perché non riusciva a spiccicare parola con Aoko?
Poi un pensiero lo fece impallidire. Se veramente era così era un disastro per Ladro Kid, se avesse incrociato Saguru o Nakamori avrebbe potuto dire qualcosa di scomodo.
<< Akako sono serio, liberami! >>.
Gli si avvicinò, poggiandogli un dito sulle labbra. << Ladro Kid chiacchierone potrebbe essere scomodo >>.
<< Sì >>. Bruscamente gli levò la mano. << Cioè, se Kid avesse questo problema >>.
<< Salvato all'ultimo secondo. Comunque, se vuoi che ti liberi, porta me a cena e decidi di donarmi la tua vita e la libertà >>.
<< Neanche per sogno! >>, rispose Kaito, indignato per quello che aveva fatto. Come le era saltato in mente?
<< Bene >>, Akako gli voltò le spalle con un movimento fluido. << Diverti stasera >>.


Giovedì 26 febbraio mi esibirò per voi nel furto dell'opale arcobaleno, sarà uno spettacolo colorato da non dimenticare! Alle 21 inizierà lo stupore.


                                                                                                                                                                                                Ladro Kid



L'opale arcobaleno era una gemma di coloro rosso fuoco, incastonata dentro una collana, messa a sua volta al collo del busto di marmo di un famoso sculture giapponese. Esso era appena morto e l'opale era un dono del museo di Kyoto, come era desiderio dell'artista, poiché gli aveva donato diverse opere nel corso della vita.
La mostra si teneva nella sala del Cerulean Tower Tokyu Hotel, nel quartiere di Shibuya. La sala più bella, al diciassettesimo piano, aveva una capienza di duecento persone e un bar per le consumazioni. Due pareti su quattro erano ricoperte da finestroni che non si potevano aprire e l'entrata nella sala era solo una, un ampio portone. Quell'hotel era famoso per un'enorme acquario che occupava quasi tutta una parete della sala, alla destra dell'entrata. Conteneva una moltitudine di pesci tropicali, ricostruzioni su scala di due famosi castelli giapponesi e il fondo era formato da pietre colorate.
Nakamori aveva fatto bloccare gli ascensori e pattugliare il tetto. Aveva predisposto degli agenti su tutte le uscite e piazzato un paio di elicotteri all'esterno. Intorno al busto c'erano i suoi quattro agenti migliori, con sguardo attento guardavano ogni curioso che si avvicinava per osservare la splendida gemma.
Per accedere al diciassettesimo piano c'era un solo ascensore che veniva avviato solo ogni volta che c'era un invitato all'evento e all'interno c'era una guardia che controllava che tutto fosse regolare.
Saguru si trovava all'interno del salone, appoggiato al bancone del bar, roteando un liquido analcolico nel bicchiere.
C'era anche Aoko, il padre era riuscito ad avere un invito per lei. La ragazza voleva sostenerlo, seppur con il cuore pesante a causa del comportamento dell'amico. Aveva evitato Kaito per tutta la durata delle lezioni, lui l'aveva ignorata. Non si spiegava il suo comportamento, non dava la colpa ad Akako, lei aveva semplicemente più coraggio di Aoko. Si avvicinò ad osservare la gemma e con la coda dell'occhio notò Saguru avvicinarsi.
<< Aoko, non sapevo saresti venuta anche tu >>.
<< Mio padre ha ottenuto un invito >>.
Il detective notò gli occhi tristi. << Sei sola? Dov'è il tuo amico illusionista? >>.
Il riferimento a Kaito provocò una fitta di rabbia. << Non è venuto e non mi interessa! >>
Saguru comprese che dovevano aver avuto uno screzio e sotto sotto non gli dispiaceva. << Meglio così. Di buffoni illusionisti ne abbiamo già uno di troppo, stasera >>.


Kaito era sul tetto dell'edificio di fronte, il vento faceva svolazzare il suo mantello. Con un potente binocolo spiava la situazione. Jii era già dentro, pronto ad aiutarlo. Non sapeva ancora come gestire la fattura creata da Akako ma avrebbe trovato un modo. Jii avrebbe voluto che annullasse il furto ma Kaito si era opposto: lo spettacolo non si fermava mai.
L'unica via di fuga era la porta principale della sala, sarebbe uscito da lì, poi avrebbe creato scompiglio sul tetto per fuggire con l'aliante.
Non sapeva, però, che Nakamori aveva inventato un trucchetto semplice ma che l'avrebbe messo in difficoltà.


<< Carta d'identità, signore >>.
Kaito diede la carta d'identità di un invitato. Aveva falsificato il documento ed usato la faccia di uno degli invitati che non si era potuto presentare e Kaito aveva intercettato la chiamata in cui annullava la sua presenza. Cercava di non parlare, aveva paura di farsi scoprire.
<< Tessai
Yamashita >>, lesse l'agente, studiandone il volto. Gli riconsegnò il documento. << Salga pure >>.
Il collega dentro il cubicolo lo trasportò fino al diciassettesimo piano. La moquette rossa e le pareti chiare rendevano l'ambiente elegante. Un breve corridoio illuminato da lampade alle pareti e poi il portone della sala, dove c'erano degli agenti. Gli chiesero di nuovo il documento ed entrò.
Subito vide Saguru vicino ad Aoko e una fitta non piacevole l'attraversò. Poi si ricordò del dolore negli occhi della ragazza e della sua incapacità di poterle parlare.

Maledetta Akako!
Camminò un po' per la sala, per guardare il gioiello e per la sorpresa fece quasi un salto indietro.
È falso!
Girò intorno alla gemma e non aveva dubbi. Il bagliore degli opali cambia a seconda della posizione in cui si guarda e nel modo in cui la luce lo riflette. Quell'opale non aveva quella caratteristica, era una copia fatta molto bene.
Ma allora dov'era quello vero?
Guardò per la sala, cercando di capire cosa stesse succedendo. C'erano tre tavoli con un buffet, un angolo bar con due baristi. Nel tentativo di capirci qualcosa finse di voler bene un drink e di essere indeciso, facendo spostare alcune bottiglie ma le gemma non era nascosta lì. Capì che la gemma poteva essere solo in un posto.

Ce l'ha addosso qualcuno. Ma chi?
Nakamori aveva uno sguardo trionfante. Ma quello che più lo lasciava perplesso era Saguru: non era in giro a chiedere agli agenti, a Nakamori, a contare i secondi. Era lì, con Aoko, a bere qualcosa. Forse l'aveva lui?
Fece un rapido calcolo: c'erano 177 persone nella sala, oltre lui. Non avrebbero mai affidato la gemma a una persona al di fuori di quel perimetro quindi si trovava lì. Togliendo il corpo di polizia e i detective erano 160 invitati. Trovava improbabile che avessero affidato una cosa di tale importanza a una persona qualunque.
Quindi ce l'aveva uno degli agenti, Nakamori, il direttore del museo o Saguru.
Il suo sguardo andò a quest'ultimo. Forse era tranquillo perché aveva lui l'opale arcobaleno?


Nakamori era in piedi vicino ad una delle vetrate frontali alla porta d'ingresso, in compagnia del direttore del museo di Kyoto, Eien Itō. Era un uomo corpulento, con pochi capelli grigi e alto, indossava un completo marrone e la catena di un orologio da taschino penzolava da una tasca.
<< Lei è sicuro che funzionerà? >>.
Nakamori esplose in una risata. << Ladro Kid non potrà sfuggirmi stavolta! Voglio proprio vedere come recupererà il gioiello! >>.


Kaito si era avvicinato ai due, vide penzolare la catena dalla tasca e decise che doveva appurare se poteva essere il gioiello. Facendo finta di ammirare il panorama dalle ampie vetrate era vicino alla coppia formata dall'ispettore e dal direttore, per ascoltare.
Erano le 20.30.
Il ladro adocchiò due donne poco distanti, che stavano bevendo un alcolico, dovevano essere almeno al terzo bicchiere perché avevano le guance porpora e ridevano molto. Jii, a qualche metro da loro sotto le spoglie di un arzillo settantenne, fece finta di essere anche lui ubriaco e quando le donne furono troppo vicine al direttore le fece inciampare nel bastone che portava. Il liquido nei bicchieri macchiò l'abito del direttore che imprecò e fu costretto ad estrarre l'orologio per controllare se si era bagnato. Con un'occhiata fulminea, Kaito dovette constatare che non aveva la gemma addosso.
Quella sera si trovava davvero in difficoltà.


Aoko guardava l'acquario, sempre più triste. Saguru l'affiancò, con un bicchiere e glielo porse.
<< Ti ho preso qualcosa da bere >>.
Arrossì. << Grazie >>. Prese il bicchiere e ne bevve un sorso.
<< Posso sapere perché sei così triste? >>.
<< Io posso chiederti perché sei così tranquillo? >>. Aoko cambiò abilmente discorso, non voleva parlare di Kaito.
Il ragazzo fece un largo sorriso. << Perché stasera non è esattamente Ladro Kid che mi interessa >>
Aoko lo guardò perplessa. << In che senso? >>.
<< Vedrai >>.


Kaito si era distratto. Aveva visto il gesto di Saguru, dare il bicchiere ad Aoko e non poteva accettare che tutto questo stava succedendo a causa di quella strega di Akako.
<< Signorino >>. La voce di Jii gli entrò nelle orecchie, dalla piccola ricetrasmittente che aveva nell'orecchio. << La vedo in difficoltà >>.
<< Non sono mai in difficoltà >>, disse, sfruttando la sua sicurezza. Continuava a guardare quei due e, come un fulmine, capì dov'era la gemma.

E bravo Nakamori
, pensò Kaito, scuotendo la testa.
Il piano di Nakamori era semplice ma geniale: la gemma era nell'acquario. Uno dei castelli riprodotti era quello di Edo, Nakamori aveva fatto costruire una riproduzione con dentro la gemma. Sapeva perfettamente che il nemico avrebbe capito dov'era, non consisteva in quello il piano: il problema era prenderla.
L'acquario era talmente grande che ci si poteva nuotare dentro, si sarebbe dovuto immergere per prenderla, si sarebbe bagnato e non avrebbe potuto confondersi con nessun altro invitato. Ma c'era una cosa che Nakamori non poteva sapere e, inconsapevolmente, rendeva il piano ancora più geniale: Kaito aveva il terrore dei pesci. E non poteva rompere il vetro, sarebbero morti: per quanto non li sopportasse, erano pur sempre creature viventi. Si concentrò su un piano alternativo.
Erano le 20.40.


Akako si trovava fuori dall'edificio, seduta su una panchina di fronte al palazzo. Aveva le lunghe gambe accavallate con grazia, indossava un vestito bordeaux scollato e con uno spacco vertiginoso. Non poteva vederlo però, grazie alla sua magia e all'intuito femminile, poteva avvertire il disagio e il fastidio.
<< Cadrà ai miei piedi! >>.


Saguru guardò l'orologio che portava al polso. << Sono le venti e cinquantasette minuti, ventotto secondi >>, si guardò attorno. << Ti aspetto >>.
Nakamori era in piedi di fronte all'acquario, comunicava con i suoi agenti: tutto tranquillo.
<< Papà >>. La figlia si avvicinò.
<< Figliola, ti stai divertendo? >>.
<< Più o meno... Tu invece sembra che ti stia divertendo un mondo >>.
Il padre irruppe in una risata. << Ladro Kid dovrà rinunciare o finirà fradicio! >>.
<< Fradicio? >>, chiese Aoko perplessa.
Buio.
Come arrivò l'oscurità la sala rimase senza fiato e alcune donne gridarono. Nakamori urlò di serrarsi intorno al gioiello, voleva far credere a Kid che quello falso fosse il vero obbiettivo. Dopo un minuto le luci si riaccesero.
Il falso gioiello era ancora lì.
<< Non l'ha rubato! >>.
<< Ispettore Nakamori! >>.
Un biglietto era stato attaccato al vetro dell'acquario, con l'inconfondibile segno di Ladro Kid.


L'opale arcobaleno è in mano mia!

                                                   
                                                                                                                                                                                        Ladro Kid


<< No! >>.
Il coperchio dell'acquario era spostato, gocce sul vetro e l'acqua della moquette suggerivano che Ladro Kid era entrato, aveva preso il gioiello ed era fuggito. Nakamori, fuori di sé, si fece immergere e il castello Edo era stato spostato. Lo sollevò e notò il brillare rosso dell'opale. Riemerse con il gioiello e notò che quello falso era sparito.
Completamente fradicio poggiò sulla moquette e gongolava.
<< Stolto! Ci ha fatto credere di aver rubato il gioiello per distrarci e prenderne uno falso! >>.
Hakuba guardò le tracce d'acqua per terra. Una pozza d'acqua simile a quella di Nakamori si era formata dove Ladro Kid era sceso ma se si fosse emerso per prenderlo avrebbero dovuto esserci tracce d'acqua anche per il resto della sala.
<< Oh no! >>, corse verso Nakamori. << Ispettore rimetta la pietra dov'era! >>.
Troppo tardi.
Un cappello bianco vagò per la sala e l'uomo lo prese d'istinto. Quello esplose e una luce fortissima invase la sala, accecando tutti. Quando riacquistarono la vista, Nakamori cadde in ginocchio e si portò le mani al capo. Aoko si chinò su di lui.
<< L'opale arcobaleno! >>.
<< Grazie ispettore! >>.
<< Maledetto Ladro Kid! >>.
Kaito era in piedi sull'entrata principale. Il primo furto, quello finto, aveva allontanato gli agenti alla porta ed era completamente libera. In mano l'opale, come una fiamma ardente.
Hakuba si avvicinò al ladro ma lui sparò un paio di carte che lo costrinsero ad arretrare.
<< Ingegnoso ispettore ma io detesto bagnarmi >>. Gli fece l'occhiolino.
<< Io detesto te! >>.
Aoko affiancò Hakuba. << Marcirai in prigione! >>, disse, dopo aver assistito ad un'altra umiliazione verso suo padre.
Kaito avrebbe voluto risponderle ma non ci riuscì. Ancora una volta rimase bloccato a causa della magia di Akako.
Il detective notò l'attimo di smarrimento del ladro e inarcò un sopracciglio, non capendo cosa gli stesse succedendo. Kaito se ne accorse e decise che era il momento di sparire.
<< Miei cari spettatori vi lascio con un'ultima magia. Alla prossima! >>. Dal soffitto cominciarono ad esplodere bombe scintillanti di colore diverso, in omaggio all'opale arcobaleno.
Kaito si avvolse nel mantello per confondersi nelle luci ed imboccò la porta, il suo obbiettivo era l'ascensore per arrivare al tetto, l'unico funzionante. Non appena la porta si aprì, l'agente all'interno, confuso, venne stordito dal gas soporifero che Kaito aveva precedentemente preparato e l'appoggiò al muro.
<< Sai una cosa Ladro Kid >>.
Era già dentro quando vide Saguru. Aveva il dito sul pulsante e rimase fermo.
<< Sei un grande illusionista ma sei anche una persona comune >>.
<< Giusto! >>. Kaito si coprì la bocca con la mano.
<< Io scoprirò chi sei, Ladro Kid. Una persona con le sue paure, le sue fobie >>, pronunciò l'ultima parola lentamente. << Cosa temi tu? >>.
<< I pesci! >>. Kaito premette il pulsante in fretta e svanì dalla vista. Quella strana risposta fu il suo vantaggio, perché Saguru pensò lo stesse burlando come al solito. Rimase lì, da solo. Voleva che nascesse nel ladro una punta di paura ed era sicuro di esserci riuscito.


La mattina dopo Kaito si decise ad affrontare Akako. Era appoggiata al muro del corridoio, molto contenta e con occhi luccicanti di malignità.
<< Basta così Akako >>.
<< Che c'è? Hai rischiato grosso ieri? >>. Provò a mettergli una mano sul viso.
Kaito la bloccò con forza. << Sì... cioè, non ho rischiato un bel niente! Mettitelo in testa: io non sarò mai tuo, non ci sarà nessuna magia che mi porterà a scegliere una persona spregievole come te >>.
Akako si morse un labbro, cercando di contenere la furia. A quelle parole aveva assistito anche Aoko e Kaito la vide.
<< Bene >>, si staccò dal muro e si liberò dalla presa. << Sei libero ma io non mi arrendo, sappilo >>.
Akako aveva lasciato perdere per un semplice motivo: se le magie non funzionavano, avrebbe conquistato Kaito in un'altra maniera e il fastidio di vedere la serenità di Aoko era stato uno schiaffo morale.
Kaito si sentì più leggero, come se avesse cinque chili in meno. Prese un lungo respiro e c'era un solo modo per scoprire se si era liberato di quella fastidiosa magia rossa. Si avvicinò ad Aoko, un po' imbarazzato.
Lei gli voltò la faccia, rimanendo però dov'era. Kaito avvicinò una mano al suo viso e lei divenne rossa. Poi un botto di coriandoli l'avvolse e si ritrovò il buono del ristorante svolazzare davanti alla faccia e lo prese.
<< Scegli tu il giorno >>
<< Ma... >>.
<< Non vuoi più andarci? >>.
<< Sì, vorrei >>.
Era talmente felice che Kaito provò un moto di tenerezza verso di lei. Era felice con le piccole cose e adorava questo lato di Aoko.
<< Comunque mio padre è stato umiliato di nuovo... >>, disse, triste. << Ho visto Ladro Kid con i miei occhi >>.

Non era nemmeno quello che cercavo!
<< Il piano di tuo padre era ingegnoso >>.
<< Già... >>. Aoko rise.
<< Perché ridi? >>.
<< Ho immaginato te al suo posto, ad immergerti in una vasca piena degli animali che tu odi di più: i pesci! >>.

C'è poco da ridere! Ero terrorizzato!
Si unì alla sua risata, pensando che, in fondo, era la verità.
Ma Kaito non sapeva che c'era qualcuno ad aver origliato la loro conversazione, l'ultima persona che avrebbe dovuto sentire. Saguru Hakuba si sedette al suo banco, fissando Kaito. Quella strana risposta di Ladro Kid non lo era più.

Ti smaschererò, Kaito Kuroba.

Angolo autrice!

Ciao!
Ecco il secondo capitolo. Ho introdotto Akako, la nominerò altre volte, metterà ancora i bastoni tra le ruote al Ladro Kid! ;)
X Miky2911: Non ho mai partecipato a gare di FF :) Aoko era la presentatrice, era vestita bene ed era molto carina! Grazie per la recensione!
X
SimoErato: Grazie mille per i complimenti! Adoro anch'io la coppia Aoko/Kid!

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 03. A cena con il ladro ***


    3° Capitolo

A cena con il ladro

 

Saguru era nella sua stanza, faceva delle ricerche al computer. Da quando aveva sentito che la più grande paura di Kaito Kuroba erano i pesci e la risposta di Ladro Kid a una domanda, retorica tra l'altro, aveva deciso che era giunto il momento di sapere il più possibile su di lui. Non si era mia informato, errore imperdonabile per un detective.
Un rumore di nocche alla porta e fece entrare la sua tata, che lo seguiva dall'infanzia. Gli posò una tazza di tè, tornato in Giappone non aveva perso l'abitudine di berne almeno una al giorno.
<< Posso esserle d'aiuto signorino Saguru? >>.
<< No Nana, grazie >>.
Mise il latte nel tè e lo sorseggiò.

Kaito Kuroba, 16 anni, era l'unico figlio di una coppia di illusionisti molto famosi, Toichi e Chikage, nato il quattordici giugno 1998. Il padre morì quando aveva otto anni durante uno spettacolo, le manette non si sono aperte e morì in seguito all'esplosione. La madre l'aveva cresciuto fino ai suoi sedici anni per poi trasferirsi all'estero. Attualmente viveva da solo in una villetta. Frequentava la 2B del liceo Ekoda con la media del 90/100.
La sua altezza era 1.74, peso 50 chili, occhi azzurri e moro. Bravo nello sport, nella matematica e nelle materie scientifiche. Gruppo sanguigno sconosciuto.
Il suo più grande talento era l'illusionismo, pratica insegnata da suo padre per poi continuare da solo.
Saguru ripensò alla frase che aveva detto ad Aoko la sera del furto dell'opale arcobaleno.
“Meglio così. Di buffoni illusionisti ne abbiamo già uno di troppo, stasera”.
Finì il suo tè, posò la tazzina e si abbandonò contro lo schienale della sedia. << C'era un solo buffone illusionista >>.

 

 << Va bene domani sera? >>.
Stavano pranzando e Aoko aveva posato il suo vassoio accanto a lui.

<< D'accordo >>. Almeno chiuderò questa faccenda della cena!
<< Perfetto >>, disse lei, tornando a mangiare il suo riso.
A sorpresa si sedette un'altra persona accanto a loro. Kaito guardò Saguru con sospetto, non era mai stato molto affabile con lui, forse il suo istinto da detective gli diceva di stargli lontano.

<< Non ho potuto fare a meno di sentire. Non sapevo foste una coppia >>.
<< Non siamo una coppia! >>, dissero all'uniscono.

<< Devo spendere quel buono che ho vinto a quello sciocco festival >>, si affrettò a dire il ragazzo.
<< Non era sciocco! >>, protesto lei, puntando la forchetta contro l'amico.
<< Quello in cui ti sei presentato come Ladro Kid >>.
Aveva servito un'occasione perfetta, senza volerlo, a Saguru. Quel commento non gli fece provare una bella sensazione.

<< Sì! >>, esclamò Aoko. << Stavi proprio bene! Dove hai trovato il costume? >>.
<< Me l'ha procurato Jii. Lo sai che conosce molte persone >>, mangiò in fretta un boccone di stufato.
<< Era il costume più bello! Certo, sei arrivato... >>.
Con agilità Kaito fece cadere lo stufato di Aoko senza sporcarla. Stava per dire che era arrivato giusto in tempo, la sera in cui aveva rubato la giada tedesca e questo avrebbe aumentato i dubbi di Saguru.
<< Oh no! >>, si lamentò Aoko.
<< Vai nelle cucine, te ne daranno altro >>, disse Saguru.
La ragazza si allontanò, contrariata. Kaito prese il suo vassoio e fece per andarsene.
<< Divertiti alla cena >>.
Lo voleva provocare, era ovvio. Cos'era successo?
A causa della fattura di Akako era costretto a rispondere quello che gli altri volevano sentirsi dire ma era stato zitto praticamente per tutto il tempo del furto. Con Saguru aveva scambiato poche frasi quando si trovava nell'ascensore per fuggire e non aveva detto niente di rilevante.
Lo ignorò, buttò gli avanzi nel cestino e posò il vassoio sul carrello delle stoviglie sporche e studiò Saguru, che continuava a mangiare tranquillamente. Doveva ammettere che un po' lo infastidiva l'idea che si fosse fissato su di lui, doveva trovare un modo per sviarlo dai sospetti.

 

 Nel bar di Jii beveva qualcosa e pigramente giocherellava con delle carte. Il giornale posato sul bancone riportava la notizia in prima pagina della restituzione dell'opale arcobaleno al museo di Kyoto.
<< Signorino, qualcosa la turba? >>.

Avrebbe voluto dirgli di Saguru ma aveva deciso di cavarsela da solo, era una cosa tra lui e il detective. << Nulla. Stasera resterò a casa, ho dei compiti arretrati >>. Tornando a casa a piedi non faceva che pensarci finché non arrivò alla conclusione che stava facendo solo il suo gioco. Voleva mettergli paura e non poteva permetterlo.
Nel frattempo Aoko era andata a fare shopping insieme a Keiko. Avevano già girato due negozi e non aveva trovato niente di adatto: troppo lungo o corto, colori troppo vivaci o spenti, troppo scollati. L'ultima cosa che voleva era sentirsi a disagio e dare a Kaito un'opportunità per prenderla in giro.

L'amica cercò di spronarla a provare diversi abiti e accessori. Al terzo negozio, Aoko notò un vestito su un manichino e Keiko quasi la obbligò a provarlo. Una volta uscita dal camerino le brillavano gli occhi.
<< È perfetto! >>, disse Keiko. << Stai benissimo! >>.
<< Dici? >>, domandò, girandosi per guardarsi la schiena e poi le gambe.
<< Non direi mai una bugia, soprattutto in questa occasione >>.
<< Non è un appuntamento >>.
<< Dai, Aoko! Ti invita a cena, ti dice di metterti un bel vestito... Cos'è secondo te? >>.
<< Siamo amici da tanti anni, Keiko. Sono sicura che farà di tutto per mettermi in imbarazzo. E poi è un posto elegante, ci vuole un abbigliamento adeguato! >>.
<< Sei proprio ingenua, Aoko >>, le mise le mani sulle spalle. << Compra questo vestito, fidati di me! >>.

<< Mi fido! >>.

 

<< Porti a cena Aoko?! >>.
<< Mamma non agitarti >>, disse Kaito. << Ho vinto quello stupido buono e Aoko mi stava tormentando! >>.

<< Il mio bambino va al suo primo appuntamento! >>. Chikage era nel suo appartamento, seduta al tavolo del salone. Sapeva quanto Kaito odiasse sentirsi dire che era un bambino e lei lo faceva apposta.
<< A parte il fatto che non sarebbe il mio primo appuntamento, ti assicuro che non uscirei mai con Aoko come dici tu! >>.

La madre si mise a ridere. << Oh Kaito, devi ancora imparare ancora tante cose. Tuo padre ti ha insegnato l'illusionismo e la magia ma non come si tratta una signorina >>.
<< E pensare che ho vinto quel buono solo per fare un piacere a lei e sono dovuto salire sul palco come Ladro Kid! >>.
<< L'importante è che nessuno abbia capito >>. Chikage, come tutte le madri, era sempre preoccupata per suo figlio. L'aveva lasciato da solo, in Giappone, perché sapeva che era un ragazzino responsabile. Ci era già passata con Toichi, quando andava a compiere un furto lei lo appoggiava e l'aspettava a casa con un poco di ansia ma non perché dubitasse delle sue capacità ma, come ex ladra, sapeva che c'era in gioco il binomio sfortuna/fortuna e su quello nemmeno Ladro Kid aveva potere.
Kaito non voleva farla preoccupare e le fece un gran sorriso. << Tranquilla, nessuno ha capito >>.
<< Bene, ora ti lascio tesoro. Ah... domani mettiti quello che troverai nell'armadio >>.
Il figlio la guardò perplesso. << Eh? >>.
Gli fece un occhiolino. << Magia >>.

 

 << Dove vai domani sera?! >>.
Aoko servì la cena in tavola e si sedette al fianco di suo padre. Cucinava ogni sera e fu costretta a dirgli che avrebbe dovuto arrangiarsi per la sera dopo. Ginzo Nakamori aveva il difetto di fare il poliziotto anche a casa, quindi trattava la figlia come un sospettato a cui doveva estorcere un duplice omicidio.

<< Kaito deve usare il buono e me l'ha chiesto >>.
<< Quel maghetto >>, sbuffò nel bicchiere di birra. << Spero che tenga le mani apposto >>.

<< Papà! >>, si indignò la figlia. << Non mi va di fare questi discorsi. Vado solo a cena con un amico >>. Kaito aveva la pessima abitudine di dire il colore della sua biancheria intima, di aprire i lucchetti degli spogliatoi femminili e prenderla in giro ma non lo faceva per cattiveria, era solo il suo modo di fare.
<< Be', io sono un poliziotto e lui lo sa bene >>.
<< In che senso? >>.
<< Che se non tiene le sue magiche mani apposto, io ho un'ottima mira >>.

 

 La sera della cena Kaito era curioso di aprire l'armadio e vedere la “magia” di sua madre. Che poi la sua magia era mandare foto a Jii e l'indirizzo del negozio dove comprare il completo da lei scelto. Non capiva perché si dava tanto da fare.
Aprì la sacca che lo conteneva e fu sorpreso di vedere abiti nel suo stile. Aveva detto ad Aoko che sarebbe andato a prenderla sotto casa, dopotutto abitavano a pochi metri. Indossò il pantalone nero, la camicia dello stesso colore e una giacca casual bianca. Uscì di casa e bussò alla porta di Aoko.

Aprì Nakamori.
<< Buonasera Kaito Kuroba >>. Si appoggiò allo stipite con un bicchiere di birra in mano.

Il ragazzo notò lo stesso guardo che riservava a Ladro Kid quando gli sfuggiva. << Salve signore. Aoko è pronta? >>.
<< La mia bambina sta scendendo >>. Non smetteva di tenere sotto tiro Kaito con lo sguardo, sembrava pronto a trafiggerlo.
Aoko era sul primo gradino e scese l'ultimo timidamente. Kaito non poté fare a meno di notare quanto fosse bella: l'abito rosa le calzava a pennello, la cinta nera metteva in risalto la vita stretta e si chiudeva sulla schiena come un fiocco. Le scarpe nere con un tacco basso, nella mano destra stringeva una borsetta rosa con inserti in pizzo neri. I capelli sciolti, con una decorazione nei capelli, la rendevano perfetta.
Il signor Nakamori tossicchiò. << La rivoglio a casa entro le 22.30 >>.
<< Va bene papà, adesso smettila. Ti ho già detto che non è un appuntamento >>.
I due ragazzi uscirono in strada e Aoko mise una giacca nera. Era inizio marzo e la sera faceva ancora freddo, anche se la neve si era sciolta. Raggiunsero il centro in metro e poi il ristorante a piedi. Parlarono del più e del meno, anche Aoko aveva notato l'abbigliamento di Kaito e ne era rimasta colpita.
Il ristorante aveva pareti in legno scure e il parquet. Eleganti tavoli in mogano erano posti nella sala, quelli addossati alle pareti avevano divanetti in stoffa beige. La luce soffusa rendeva l'ambiente intimo e perfetto per una cena tranquilla. Kaito mostrò il buono e il cameriere li fece sedere in un tavolo posto in fondo al ristorante, sui divanetti. Gli porse due menù e li lasciò soli.

Aoko si sentiva in imbarazzo. Era Kaito, il ragazzo che vedeva tutti i giorni, il suo migliore amico. Perché provava quelle sensazioni?
<< Io prendo la b
ouillabaisse >>, disse Aoko. Sapeva che Kaito non l'avrebbe mai presa, conteneva pesce.
<< Io una vichyssoise >>. Posò il menù e fece segno al cameriere.
Dopo aver ordinato da bere e le pietanze rimasero soli. Intorno c'erano coppie o famiglie che cenavano, l'atmosfera era rilassante.
<< Non ho mai mangiato cucina francese >>.

<< Davvero? >>.
<< Tu sì? >>.

<< Sono stato in Francia qualche volta con mio padre, quando teneva degli spettacoli. Anche se ero piccolo me lo ricordo. Ha cercato di insegnarmi il francese e ricordo giusto qualche parola. E poi è la città dove si sono conosciuti i miei >>, rise.
<< Come si sono conosciuti? >>, domandò Aoko, era un'inguaribile romantica.
Non poteva certo dirle che si erano conosciuti durante un furto. << In uno degli spettacoli di papà >>.
Aoko notava come Kaito parlava di suo padre con naturalezza. Forse lei non poteva capire, non aveva mai perso un genitore, sua madre viveva in un'altra città e suo padre stravedeva per lei. Dopo tanti anni, forse, il ragazzo preferiva ricordare la straordinaria persona che era stata.
<< Mi piaceva il signor Toichi. Ricordo che faceva un sacco di magie, un po' come te >>.
<< Ricordi quella volta che, al tuo settimo compleanno, ha fatto apparire bolle di sapone per tutto il giardino e poi una di queste conteneva il tuo regalo? >>.
<< Sì! >>, Aoko lo ricordava come uno dei suoi compleanni più belli. << Mio padre ancora adesso non capisce il trucco! >>.
<< È molto semplice. Spara bolle piazzati in punti strategici e poi aveva il regalo nella giacca, così quando sono tutte esplose e gli invitati sono rimasti ammirati, mio padre l'ha messo davanti a te >>. Kaito aveva partecipato a quella magia e quello che ricordava con più piacere erano i sorrisi della piccola Aoko.
Si persero nei ricordi fino all'arrivo delle pietanze. Il ragazzo si rifiutò anche solo di guardare quella di Aoko e lei assaggiò la vellutata di lui, la trovò gustosa. Ad un certo punto della cena a Kaito squillò il cellulare, si scusò con Aoko e controllò: un messaggio di Jii. Disse di dover andare in bagno e lesse la notizia, una nuova gemma era in città: lo smeraldo cardinale era a Tokyo, ceduto da un altro museo in fallimento di Osaka. Poteva essere Pandora.
Rimise il telefono in tasca e ritornò da Aoko, non scriveva mai nulla per messaggio per evitare di lasciare tracce scomode e ne avrebbe parlato il giorno dopo con Jii.
<< Tutto bene? >>.
Un sorriso rassicurante. << Mia madre >>.
Aoko rise sotto i baffi. Era stata proprio la signora Kuroba a dirle della fobia del figlio. << Spero torni presto >>.
<< Mi ha lasciato tutto solo in Giappone, che madre sconsiderata >>, scherzò, mangiando l'ultimo boccone del piatto.
<< Ma quale solo! Se ci sono io che mi occupo di te! >>.
Quella frase fece scendere un lieve imbarazzo e Kaito sentì che stava per arrossire e le porse il menù dei dolci.
<< Tuo padre è sempre molto felice di vedermi a cena... Poi che cosa aveva stasera? >>.
<< Crede che io e te siamo usciti come... come... >>.
Kaito scoppiò a ridere. << L'ispettore vede cose che non ci sono >>.
<< È solo molto stanco >>. L'ultima sua frase le provocò una punta di sconforto. << Ladro Kid è sempre più sfrontato. L'ultima volta gli è pure venuto il raffreddore per recuperare quella stupida gemma >>.
Il ragazzo sentì che stavano per entrare in un terreno di conversazione pericoloso. Ordino un soufflè per lei e una crème brûlée.
<< Gli ho detto che dovrebbe abbandonare il caso ma non vuole >>.
<< Ormai sono diciotto anni che lo insegue. Sarà un'ossessione >>.
Aoko batté una mano sul tavolo. << Se mi capita tra le mani! >>.
Kaito deglutì, quella reazione non se l'era aspettata.
Lei si accorse che stava zitto e puntò gli occhi azzurri in quelli del ragazzo. << Non parli quasi mai di lui >>.
<< Semplicemente non m'interessa >>.
Il cameriere posò i due dessert e portò un'altra bottiglia d'acqua.
<< Eppure avrei giurato che ti sarebbe piaciuto, Ladro Kid >>, disse, assaggiando il suo dessert. << È buonissimo! >>.
<< Penso sia un grande illusionista ma non ho opinioni su di lui >>. Mai dette tante bugie in una volta sola.
<< Lo appoggi? >>.
<< Penso che se ruba avrà un motivo >>.

<< Non c'è mai un motivo per rubare! >>, esclamò lei. << Mai >>.
Oh Aoko, se solo tu sapessi... Kaito divenne triste per un secondo, con il cucchiaio a mezz'aria. Prese un pezzo del dessert della ragazza. << Ottimo >>.
Lei lo guardò male. << Ora voglio assaggiare il tuo! >>.
Prima che potesse affondare il cucchiaio nella
crème brûlée di Kaito, lui le porse il suo cucchiaio e le fece segno di assaggiare. Cercò di non essere la solita insicura e prese il cucchiaino per assaggiarlo.
<< Il tuo è più buono >>, disse, tornando a mangiare il suo soufflè, lievemente color porpora.
Kaito mise il tovagliolo sul piatto di Aoko e la ragazza ebbe un attimo di smarrimento. Quando abbassò di nuovo lo sguardo c'era una
crème brûlée.
Fece spallucce. << Io conosco i tuoi gusti >>.
Il bel sorriso che apparve sulle labbra di Aoko lo ripagò di tutta la rabbia che aveva scagliato contro il ladro che era. Lei lo mangiò felice, con le guance rosa dal trucco e la felicità.

 

 Kaito l'accompagnò sotto casa. Mentre camminavano Aoko si sentiva leggera e felice, non avrebbe mai voluto chiudere quella serata.
<< Grazie per la bella serata >>, disse lei, raccogliendo ogni briciola di coraggio.
<< In fin dei conti ho vinto questa cena grazie a te, ho partecipato per farti piacere >>.
Aoko non poteva saperlo ma il signor Nakamori stava origliando, attaccando l'orecchio alla porta. Kaito l'aveva avvertito e si divertiva. << Credo sia meglio che tu rientri >>. Con il capo indicò la porta.
<< Buonanotte Kaito >>. Agitò la mano ed aprì la porta.
Il padre sentì la serratura e corse verso il divano, si buttò sopra e fece finta di niente. Aoko si tolse le scarpe, mise le pantofole e andò a salutare il padre, per poi andare in camera sua. Chiuse la porta alle sue spalle e si appoggiò ad essa, le labbra incurvate in un sorriso.

 

 Kaito rimise il completo scelto da sua madre nell'armadio, s'infilò il pigiama e si buttò a letto con il tablet. Appoggiato al cuscino, un braccio sotto la testa, leggeva le informazioni contenute nel file mandato da Jii. Smise quando lesse la stessa frase quattro volte senza capirci niente, la sua mente vagava altrove. Pensò alla cena e nel complesso si era trovato bene, a parte i commenti di disprezzo di Aoko ma a quelli c'era abituato.
Più i mesi passavano, più si rendeva conto che essere Ladro Kid aveva un prezzo. Rinunciava a tante cose per quella missione e per il suo alter ego e tra questi c'era l'odio di Aoko. Si domandava, di tanto in tanto, se era disposto a correre il rischio di perderla. Perché l'avrebbe persa, questo era certo.
Posò il tablet e guardò fuori, la luna era piena, con la testa piena di domande, perplessità e l'animo turbato.

 

 << Lo smeraldo cardinale >>, mormorò una voce profonda.
<< Capo, è stato trasferito dal museo di Osaka ieri e la notizia è trapelata solo oggi pomeriggio >>.
<< Voglio che la prendete >>.
<< Sarà fatto >>.  Snake fece per andarsene.
<< Aspetta >>.
Il suo subalterno si fermò e attese ordini.
<< Voglio che aspettiate la lettera di Ladro Kid >>.
<< Come signore? >>.
<< Fate fare a lui il lavoro sporco e poi prendete la gemma >>. La figura era all'ombra, solo un'ovale rosso, una sigaretta.
<< Poi lo uccideremo >>, un largo ghigno si allungò sotto i suoi baffi.
<< No >>.
Snake credeva di aver sentito male. << Come scusi? >>.
<< Ormai Ladro Kid ruba da qualche mese, dopo otto anni di pausa >>.
L'uomo vestito di nero si mostrò molto rammaricato. << Credevo che Toichi Kuroba fosse morto in quella esplosione, stavolta non fallirò >>.
<< Non credo sia Toichi Kuroba >>.
<< Ne è certo?! >>.
<< Non ne ho la sicurezza, ovviamente. Svolgete delle indagini e studia bene Ladro Kid al prossimo furto >>.
<< Mi scusi capo >>, azzardò Snake. << Ma scoprire che sia o no Toichi Kuroba... cosa cambia? Dovremo comunque ucciderlo >>.
<< Sono diciotto anni che quel mago vestito di bianco rovina i miei piani. Voglio che paghi per tutto quello che ha fatto, nel modo peggiore possibile >>.
<< Come ordina >>.
Quella figura inquietante aveva finito la sua sigaretta e la gettò nel posacenere sul tavolino alla sua destra. Voltò la sedia girevole verso la vetrata del suo ufficio, era notte fonda.
Non poteva ancora sapere che il ladro che tanto odiava fosse un ragazzino che dormiva tranquillamente nel suo letto, all'oscuro dei guai che stavano per cominciare...


Angolo autrice!

Ecco qui il nuovo capitolo!
Qui c'è un pausa dai furti e l'introduzione dell'organizzazione! Chi è il capo? Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
Nel prossimo capitolo ci sarà una sfida tra il ladro e il detective ;)
Grazie a chi l'ha messa nelle preferite e seguite!
Alla prossima!


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 04. Detective Hakuba VS Kaito Kuroba ***


4° Capitolo


Detective Hakuba VS Kaito Kuroba



Mercoledì sarò in possesso dello smeraldo cardinale!


                                                                                                                                                                                            Ladro Kid



<< Bah >>, Aoko poggiò con rabbia lo smartphone sul banco, incrociando le braccia, aveva letto il titolo in prima pagina. << Quel ladro non ha proprio di meglio da fare >>.
Saguru era appoggiato al muro, la finestra era aperta ed entravano soffi d'aria calda, era una bella giornata tiepida. Kaito non era in classe ma in corridoio con alcuni compagni. I giornali non parlavano d'altro, si chiedeva se quel prestigiatore se la stesse spassando, era sicuro che tutte quelle notizie lo facessero gongolare. Avrebbe partecipato alla sua cattura, anche perché avrebbe rubato senza pubblico, non era una cosa che faceva spesso ed era più facile catturarlo senza il trambusto dei suoi fans.
<< Ehi Saguru, ci sarai? >>, gli domandò Aoko.
<< Naturalmente >>.
Kaito rientrò in classe e lo vide parlare con Aoko, guardò i due con disappunto. Saguru stava prendendo molto confidenza con Aoko e la cosa non gli piaceva affatto. Tornò al suo posto e l'amica gli mise il telefono sotto il naso.
<< Hai letto? >>.
<< Non si parla d'altro >>, disse, finto annoiato.
<< Saguru lo prenderà! >>.
Come no.
Kaito lo guardò, quasi a volerlo prendere in giro solo con gli occhi.
<< Ehi! >>, Aoko batté il pugno sulla mano. << Perché non lavorate insieme?! >>.
I due ragazzi la guardarono come se fosse impazzita.
<< Sì! >>, saltò dalla sedia. << Tu sei un detective straordinario e tu un'illusionista incredibile. Un connubio perfetto per togliere Ladro Kid dalla circolazione >>.
<< Io... >>.
<< Trovo sia un'idea perfetta >>, si complimentò Saguru. Si avvicinò a Kaito e gli porse la mano. << Faremo del nostro meglio >>.
Kaito avrebbe voluto strozzare Aoko. L'aveva messo in una situazione pessima, se Saguru aveva davvero dei dubbi sulla sua identità, rifiutando avrebbe solo confermato. Dall'altra parte, accettando, non li calmava comunque. Con tanta forza di volontà strinse la mano del compagno. << Te l'assicuro >>
Uno sguardo carico di elettricità passò tra i due e Aoko era soddisfatta della sua idea, senza avere la minima idea di cosa aveva combinato.


<< Maledizione ad Aoko! >>.
Kaito stava imprecando dentro il bar di Jii. Il vecchio maggiordomo era preoccupato, nemmeno il ladro del secolo poteva essere in due posti contemporaneamente.
<< Non si fa mai gli affari suoi! Come le è saltato in testa? >>.
<< La signorina Nakamori vuole solo aiutare suo padre, credo >>.
Kaito era seduto su uno sgabello di fronte al tavolo da biliardo. << Devo trovare il modo di ingannare Saguru mentre prendo il gioiello >>.
<< Mi farò assumere dentro l'edificio, così le sarò d'aiuto >>.
<< Stavolta no, Jii >>.
<< Come? >>.
Kaito divenne serio. << Saguru sospetta di me e quella che mi ha lanciato è una sfida tra le righe. Gliela farò vedere! >>.
<< Con tutto il rispetto, signorino Kaito, non sono convinto della sua idea >>.
Saltò giù dallo sgabello. << Ho deciso così. Smontiamo il piano e facciamone uno nuovo >>.


Un aspetto positivo di tutta la faccenda fu poter vedere di prima persona cosa avevano architettato per fermarlo.
Lo smeraldo cardinale era una grossa pietra preziosa incastonata nella montatura di un anello d'oro bianco. Era troppo pesante per essere indossato e si diceva che solo una dea avrebbe potuto indossarlo. La particolarità del nome era derivata dal punto di ritrovo, così affermava la storia, in perfetta linea tra i quattro punti cardinali. Era stato donato da un museo di Osaka in fallimento al museo Miraikan.
L'edificio era di fattura moderna, con doppi vetri, alto quattro piani. Kaito, Saguru e Aoko presero l'ascensore fino al terzo piano, dove venivano esposti gli oggetti più preziosi. La stanza del gioiello era di media grandezza, il pavimento di marmo bianco, le pareti verde chiaro. La stanza aveva una sola finestra, che non si poteva aprire.
Nakamori andò incontro al trio, Aoko aveva un pacchetto con il pranzo. Si era fatto convincere ad includere Kaito in quella storia, con la prospettiva di portare Ladro Kid in prigione.
<< Papà! >>, lo chiamò la figlia. Kaito si guardava attorno, stando attento a non farsi scoprire dal detective liceale.
<< È tutto pronto? >>, domandò Saguru.
<< Quasi >>, rispose Nakamori. << Vi faccio conoscere la responsabile >>.
Li guidò verso una signora distinta, di bell'aspetto. Una lunga coda nera, occhi scuri e pelle candida, indossava un tailleur nero che metteva in risalto il suo incarnato.
<< Lei è Hanae Okada >>.
<< Piacere di conoscervi >>, fece un cenno con la testa, cordiale.
<< Lei è mia figlia Aoko >>, la ragazza salutò educatamente. << Il ragazzo biondo è il detective Saguru Hakuba, figlio del capo della polizia metropolitana >>.
<< Lieto di fare la sua conoscenza >>.
Leccapiedi
, pensò il ladro.
<< Lui è Kaito Kuroba >>.
<< Kuroba? >>, ripeté lei. << Il figlio di Toichi Kuroba? >>.
<< Esatto >>. Non era strano per lui, suo padre era conosciuto in tutto il mondo.
<< Sono una fan di tuo padre, era una grande mago. Suppongo tu abbia ereditato la sua arte e sei qui per anticipare le mosse di Ladro Kid >>.
Kaito esibì una poker face tra le migliori che potesse fare.
Sa sapesse che non ho ereditato solo l'arte della magia!
<< Bene, allora venite con me >>.
La donna gli fece strada. Kaito osservò tre guardie per lato della teca, dodici in tutto, un vero serramento intorno al gioiello. La donna li fece passare e Kaito vide una semplice teca quadrata di vetro. Non aveva niente di speciale.
<< Non capisco >>, fece Kaito
Hanae rise e indicò una serratura sul retro del piedistallo. << L'unica chiave ce l'ho io >>. Kaito pensò che era un po' debole come piano e lei doveva averlo intuito. << Se Ladro Kid tenterà di forzare la serratura si attiverà un congegno elettrico che lo folgorerà all'istante >>.
<< Non basterà spegnere il quadro elettrico di tutto il museo? >>, chiese Aoko.
<< No >>, intervenne Saguru. << Perché abbiamo fatto installare un quadro autonomo all'interno del piedistallo. Questo significa che se anche Ladro Kid dovesse riuscire a sollevare la teca dopo la manomissione della serratura, prenderebbe una scossa tre volte maggiore >>.
<< Allora >>, si rivolse a Kaito. << Cosa ne pensi? >>.
Era geniale e doveva riconoscerlo. Avrebbe dovuto prendere la chiave, aprire la serratura, rubare il gioiello ed essere contemporaneamente al fianco di Saguru. Ci voleva una preparazione eccellente. Non poté fare a meno di guardare male Aoko, era colpa sua se si trovava in quella situazione.
La ragazza si rivolse alla responsabile. << Signorina Okada, dove terrà la chiave? >>.
<< È un segreto, nemmeno la polizia lo sa! >>.
Fantastico
, pensò scocciato.
<< Lo trovo ottimo >>, rispose Kaito al compagno.
Lui gli scoccò uno sguardo divertito.
Voglio proprio vedere come farai.


Kaito era nella stanza segreta di suo padre, seduto sulla poltrona, gambe e braccia incrociate, cercando di capire come eludere Saguru e su dove la responsabile avrebbe nascosto la chiave. La sfida che era stato costretto ad accettare lo rendeva di cattivo umore e determinato allo stesso tempo.
All'improvviso partì un disco con una delle registrazioni di suo padre. Le aveva registrate prima di morire, quando l'organizzazione si era messa sulle sue tracce. Voleva, nel caso della sua dipartita, che almeno una parte di lui restasse accanto a suo figlio.
<< Kaito >>.
<< Papà >>, sussurrò lui, malinconico. Avrebbe voluto la sua presenza, non solo con la voce.
<< Questa volta voglio parlarti della sfida >>.
<< La sfida? >>.
<< Quando sei sul palco e stupisci il tuo pubblico non è altro che una sfida. Troverai sempre lo spettatore scettico che cerca di smascherare un trucco ma tu dovrai fare in modo che diventi un tuo fan >>.
<< Come se fosse una vittoria >>.
<< E non devi mai arrenderti, Kaito. Perché dal più scettico degli spettatori puoi vincere il suo stupore >>.
Il disco ritornò al suo posto e calò di nuovo il silenzio.
Kaito sorrise. << Capito, papà >>.


Il mercoledì mattina Saguru si parò di fronte a Kaito.
<< Stasera ci aspettano per le cinque al museo. Come sai non è stato dato un orario e può colpire in qualsiasi momento >>.
<< Non vedo l'ora! >>. Aoko era dietro a Kaito.
<< Verrai anche tu? A far che? Stordire Ladro Kid di chiacchiere?! >>.
<< Quanto sei stupido! >>, si arrabbiò. << Me l'ha chiesto Saguru che, a differenza tua, è molto più gentile! >>.
Il detective ammise che si stava divertendo parecchio. << È un problema? >>.
Sapeva perché l'aveva fatto ed era lo stesso motivo per cui non diventava mai Ladro Kid in presenza di Aoko: nessuno avrebbe potuto scoprire la sua identità se non la persona con cui era cresciuto. Strinse i denti, per evitare di dire cose ben peggiori dettate dalla rabbia.
<< No, assolutamente >>.
<< Parteciperò a una vera azione! >>.
<< Frena il tuo entusiasmo, Aoko. Non stai andando a vedere un film! >>, tentò di calmarla. << Dopotutto... >>. Le mostrò due carte e le lanciò. Una si distrusse e l'altra la prese al volo. << Vince solo il migliore >>.


La sera c'era un gran fermento fuori dal museo. Le guardie entravano ed uscivano veloci e controllando facce e patenti. Un altro vantaggio dell'idea di Aoko era poter entrare senza doversi mascherare. Mentre erano nell'ascensore, Kaito si mise accanto ad Aoko.
<< Oh no! >>. La ragazza si chinò a recuperare il suo bracciale d'argento con il ciondolo a forma di luna piena. Era un regalo di sua madre per il sedicesimo compleanno e lo considerava un portafortuna. << Kaito, ti dispiace agganciarlo? >>.
Il ragazzo acconsentì e lei lo ringraziò con un sorriso.
Kaito ne fece uno ancora più grande.


La notte scese e la polizia stava all'allerta, Ladro Kid rubava solo di notte. La responsabile Okada aveva messo un tailleur rosso e dei tacchi neri, doveva essere una patita di moda. I capelli erano raccolti in una crocchia e dei boccoli contornavano il viso, un bastoncino decorato rendeva l'acconciatura elegante.
<< Che stile raffinato >>, fu il commento ammirato di Aoko.
Donne,
pensò Kaito. Si mise ad osservarla, cercando di capire dove poteva essere la chiave perché senza quella non avrebbe potuto iniziare lo spettacolo. Nella stanza del gioiello c'erano gli stessi dodici poliziotti del giorno prima. Saguru, Kaito ed Aoko si misero di fronte alla teca, Hanae al fianco di Nakamori con cui conversava piacevolmente. Sembrava una serata di divertimento, tanto era convinta di fregarlo. Kaito escluse le scarpe, quei tacchi erano troppo alti per permettergli di nascondere una chiave, non aveva collane o bracciali. Il tailleur non aveva tasche. Per un attimo pensò che l'avesse nascosta nel reggiseno, forse ragionando che Ladro Kid non avrebbe avuto il coraggio di prenderla.
Come se mi facessi questi problemi!
<< Adoro la sua acconciatura! >>.
<< Uhm? >>.
<< Io non riuscirei mai a farlo con tanta maestria. Solo con quel bastoncino sarebbe impossibile per i miei capelli! >>.
Il bastoncino!
Capì, trionfante.
Ora poteva iniziare, erano le 20.45.
Saguru aveva un occhio per lo smeraldo e uno per Kaito, era convinto che stavolta si sarebbe tradito.
Kaito teneva una mano appoggiata alla tasca del pantalone e fece una leggera pressione. In quel momento un paio di bombe di luce esplosero nella stanza, quel secondo di distrazione di Saguru fu perfetto per far esplodere le altre bombe attaccate ai lampadari, che ruppero tutte le lampadine. Dopo una tenda, dello stesso identico colore delle pareti, coprì l'unica finestra e nemmeno la luce lunare poté illuminarla. Si ritrovarono completamente al buio e Saguru allungò un braccio verso Kaito.
<< Saguru non vedo niente! >>.
Il detective rimase sotto shock: era la voce di Kaito.
<< I miei capelli! >>.
La voce della responsabile fece aumentare ancora di più il panico. << Presto, circondate il gioiello! >>.
<< Ispettore Nakamori guardi la stanza! >>.
Gli spettatori erano davanti a tantissimi puntini luminosi, l'intensità era scarsa e non si vedeva niente comunque.
Kaito aveva preso la chiave e aperto la teca, disattivando il congegno elettrico. Arraffò il gioiello e corse fra la folla confusa fino alla sala illuminata, spalancando la porta chiusa. La luce non era sufficiente per far scoprire il suo trucco, si era preoccupato di manomettere le lampadine dell'illuminazione a parete e diminuirne l'intensità.
<< Signori e signore! >>.
<< Non è possibile! >>.
Saguru toccò il braccio di Kaito.
<< Ha preso lo smeraldo! >>. Il detective, per la prima volta nella sua carriera, non sapeva come agire. Era buio ma la voce di Kaito e il braccio che stava toccando erano suoi.
<< Arrestatelo! >>, fu l'ordine di Nakamori.
<< Ispettore sia più gentile >>, lanciò la chiave per terra. << Mi dispiace aver rovinato la sua bella acconciatura, signorina Okada >>.
I poliziotti uscirono dalla sala buia per prenderlo ma lui lanciò il mantello e quello avvolse i poliziotti e la sua presenza, quando riemersero Ladro Kid era sparito.
Portarono delle torce elettriche ed illuminarono la stanza, teca vuota e responsabile disperata.
Quando gli occhi di Saguru si abituarono alla luce trovò Kaito al suo fianco, con un'espressione contrariata.
<< Come diamine...? >>.
<< Uh? >>, si voltò a guardarlo. << Hai ragione. Come diamine ha fatto? >>.
Saguru avrebbe voluto ordinare di perquisirlo ma sapeva che non ne aveva il diritto. Ribolliva, c'era un trucco, era lui Ladro Kid.
Aoko mise una mano sul braccio del padre, che sbraitava ordini a destra e manca, di perquisire il museo. Il terzo vantaggio della pessima idea della sua amica era che l'avrebbero lasciato in pace poiché la priorità era cercare il fuggitivo.
<< Be' >>, fece Kaito. << Visto il fallimento del piano io me ne vado. Non sono più utile >>. Agitò la mano. << A domani Saguru >>.
Il ragazzo non riusciva a farsene una ragione, non aveva mai conosciuto una persona più irritate di lui. Kaito tratteneva le risate di scherno.
Si avvicinò ad Aoko, era rimasta sola nella sala grande, affranta.
<< Aoko, io torno a casa >>.
<< D'accordo. Io resto ancora un po', papà ha bisogno di me >>.
<< Capisco. Oh >>, si avvicinò a lei, molto vicino, da farla arrossire.
<< Cosa... cosa c'è? >>.
<< Oh niente. Mi era sembrato di vederti un ragno addosso >>.
<< Un ragno?! >>.
Kaito salì sull'ascensore e si appoggiò al muro, pigiò il tasto per recarsi al piano terra. Cominciò a ridere, ripensando alla faccia di Saguru.
Quando era andato a visitare il luogo dove era tenuto il gioiello aveva piazzato le bombe e sostituito le lampadine con nuove a bassa intensità. Poi aveva attaccato dei minuscoli adesivi che si illuminavano al buio, in modo da riconoscere la serratura nell'oscurità e attirare l'attenzione sul fenomeno piuttosto che su di lui. Aoko l'aveva invitato a cena, con la scusa di andare in bagno aveva allentato la chiusura del suo bracciale portafortuna, sapeva che l'avrebbe indossato del colpo. Così in ascensore era bastata una piccola botta per farlo sganciare e aveva sfruttato l'occasione per piazzare un piccolo microfono con delle frasi registrate sul retro del ciondolo. Sul bottone della manica della giacca bianca c'era il tasto che attivava il microfono. Così, una volta calato il buio, aveva tirato il poliziotto alla destra di Saguru alla sua sinistra e al buio nessuno se ne sarebbe accorto poiché tutti avevano cambiato la loro posizione per lo spavento e solo successivamente l'avevano ripresa. Saguru era convinto di toccare il braccio di Kaito e siccome Aoko era a una sola persona di distanza la voce sembrava proprio la sua. Una volta lanciato il mantello, si era cambiato, mischiato ai poliziotti al buio e rimesso al fianco di Saguru. Per completare l'operazione aveva finto di notare qualcosa sul braccio di Aoko e ripreso il microfono.
Uscì dalla porta principale, si allontanò di qualche metro e arrivò al palazzo vicino al museo. Indosso il completo bianco e salì sul tetto per volare via, non era prudente camminare con un gioiello di quel valore per strada...


Saguru giunse sul tetto, voleva essere sicuro che Kaito non fosse andato lì.
<< Accidenti! >>, esclamò
Stava per andarsene quando notò la figura vestita di bianco sul tetto di un palazzo poco distante, era un piano più alto e si stagliava contro la notte nera. Sapeva che stava per volare, voleva tentare il tutto per tutto e corse per prendere l'ascensore.


Il ragazzo volse la pietra alla luna e scosse la testa. << Niente. Almeno mi sono divertito e ho fatto abbassare la testa a quell'arrogante >>.
<< Ma bravo Ladro Kid >>.
Quella voce lo fece voltare, il gelo passò nel suo corpo. Riconobbe il volto, i baffi e gli uomini vestiti di nero dietro di lui.
<< Ci incontriamo di nuovo >>. Snake sparò un colpo che Kaito evitò chiudendo l'aliante e cadendo di lato, sporcando il vestito bianco. Si rimise in piedi.
<< Non è Pandora, quindi è inutile che vi date da fare >>.
Puntò la pistola luccicante contro di lui. << Non ti credo, dammela >>.
Se gliela avesse data non avrebbe potuto restituirla e non era quella l'immagine che voleva dare di lui. Inoltre sapeva che sarebbe finita sul mercato nero e ingrassare le tasche di quei delinquenti non lo voleva.
Aveva un falso in tasca e glielo lanciò. << Prendila pure >>.
La gemma toccò a terra e finì in mille pezzi per il secondo sparo. << Mi credi così stupido da cadere due volte nello stesso trucchetto? >>.
Aveva commesso uno degli errori peggiori che può fare un mago: ripetere un trucco, per quanto banale esso fosse.
Poi si ricordò della polizia ancora presente nel museo, doveva attirare la sua attenzione e fuggire alla velocità della luce.


Saguru era arrivato ai piedi del palazzo, con il fiato grosso per la corsa. Aveva scrutato il cielo e nessuna figura bianca si era librata in volo. Non credeva fosse tanto sprovveduto da rimanere sul tetto con la polizia così poco distante. Qualsiasi cosa fosse l'avrebbe sfruttata.


Un terzo sparo e Kaito lo evitò per un soffio ma fu la sua salvezza, fece finta di perdere il cappello e quello cadde giù. Il volo fece attivare un congegno esplosivo molto rumoroso.
Saguru stava salendo le scale del terzo piano, sentì il rumore e notò il cappello esplodere. << Sono il detective Hakuba, tutte le forze dell'ordine al palazzo di fianco, presto, ho avvertito uno sparo! >>, ordinò nella ricetrasmittente.
Kaito sul tetto era in una brutta situazione. Il gesto del cappello non era piaciuto a Snake e non poteva nemmeno ucciderlo, altrimenti sotto terra ci sarebbe finito lui. Ma almeno poteva ferirlo.
<< Ultima possibilità Ladro Kid >>.
Non poteva sapere che non dovevano ucciderlo. La sua mente elaborava piani diversi in modo veloce e doveva ingannarli per altri pochi secondi. Snake alzò la pistola e si apprestò a sparare un altro colpo.
Poi la porta sbatté e apparve Saguru. Il rumore metallico distrasse Snake che sparò ugualmente senza prendere la mira, la pallottola colpì di striscio il braccio di Kaito che gemette per il dolore e si coprì con il mantello per non farsi vedere in faccia, senza il cilindro era più riconoscibile.
<< Ma che... >>. Saguru era totalmente confuso, quella nottata non aveva senso.
Kaito attivò l'aliante, pur consapevole che volare con un braccio ferito era molto pericoloso, sparò un paio di carte per distrarli ed evitare che uccidessero Saguru. Un elicottero della polizia illuminò il capannello di criminali, che scapparono. Il detective fu fatto cadere a terra e notò lo smeraldo, lo raccolse ed era quello autentico. Sentì i poliziotti salire le scale e corse verso il punto in cui era rannicchiato il ladro.
Sorrise e prese un fazzoletto dalla tasca, raccogliendo tracce di quella piccola, minuscola, goccia di sangue lasciata dalla ferita. Non sufficiente per un esame del DNA ma abbastanza per scoprire il gruppo sanguigno.
Quella nottata non era andata così male, dopotutto.


Kaito si rannicchiò sul balcone di casa sua, la ferita non era lieve e perdeva sangue. Jii l'aspettava e lo aiutò ad alzarsi, lo fece sedere sul letto. Sudava freddo, stavolta ci era andato vicino.
L'assistente tolse giacca e camicia, fortunatamente non c'era bisogno di ricucire, solo di essere disinfettata e fasciata stretta. Ingoiò un paio di antidolorifici.
<< Signorino, cos'è successo? Il detective Hakuba le ha sparato? >>.
<< Sono stati quelli che hanno ucciso papà >>.
Jii impallidì. << Come?! >>.
Kaito ripensò al furto e avrebbe dovuto accorgersene prima, c'era una spia nel gruppo di poliziotti. << Volevano lo smeraldo cardinale. Non era Pandora, sono riuscito a farli fuggire e l'ho lasciato lì >>.
<< Me lo sentivo che qualcosa sarebbe andato storto! >>.
<< Inconvenienti del mestiere >>, commentò ironico, cercando di sorridere ma la ferita era troppo dolorosa. << Ora ho solo bisogno di dormire, domani andrà meglio. Non dirlo alla mamma, Jii. Uscirebbe di testa >>.
Sospirò. << Come desidera >>.


Aoko trovò l'amico al suo armadietto, intento a cambiarsi le scarpe.
<< Buongiorno! >>.
<< Buongiorno >>.
Era pallido e Aoko si preoccupò. << Stai male? >>.
Mi hanno solo sparato. << No tranquilla >>. Aveva preso altri antidolorifici e per almeno un paio di settimane basta con i furti.
Saguru notò il duo chiacchierare, il suo armadietto era davanti ai loro.
<< Salve >>.
Aoko si rivolse a Kaito. << Non sai cosa ti sei perso ieri! Saguru ha beccato un gruppo di criminali sul tetto di un altro edificio e ne ha fatto arrestare un paio >>.
Saguru era compiaciuto e non capiva perché. Gli aveva fatto fare una figuraccia e aver fatto arrestare un paio di tizi non era la motivazione.
Chiuse l'armadietto e si chinò per allacciarsi la scarpa ma il movimento fu doloroso e d'istinto si toccò il braccio. Il movimento non sfuggì agli abili occhi del compagno detective e il suo compiacimento aumentò a dismisura...


Angolo autrice!

Salve! Ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia ;)
X Virgola4869: Grazie per le tue recensioni, le ho adorate!
Grazie per chi l'ha messe nelle seguite e nelle preferite!
Alla prossima!


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 05. Una pausa agrodolce ***


Capitolo 5


Una pausa agrodolce


Kaito era nella stanza segreta di suo padre, intento a sistemare alcuni trucchi base nella giacca, camicia e pantaloni. Non era facile portare dietro tutta quella roba ma era necessario per ritornare a casa sano, salvo e con la libertà.
Mentre lavorava il suo sguardo cadde sulla macchina candida lasciata da suo padre. Capiva da solo che guidando era molto più difficile seminare i poliziotti e nascondersi però suo padre l'aveva utilizzata e poteva essere un ottimo modo per sviare le forze dell'ordine. La sfiorò, l'aveva già controllata e sapeva che funzionava benissimo, anche dopo tutti quegli anni. Non aveva ancora l'età per guidare ma aveva imparato comunque, come per la moto, per essere pronto ad ogni necessità.
Avrebbe chiesto a Jii di fare un ulteriore controllo per essere sicuro che fosse tutto apposto.
La sera incontrò sua madre per una videochiamata dopo cena. Si versò una bibita, sua madre era molto chiacchierona.
<< Ehi mamma... Hai presente la macchina di papà giù nella stanza segreta? >>.
Chikage Kuroba era una mamma giovanile e aperta, d'altronde suo figlio era un ladro. Non aveva nemmeno quarant'anni e anche per quello era di larghe vedute. Ma quando sentì nominare la macchina, scoccò uno sguardo da far spaventare il figlio. << E quindi? >>.
<< Pensavo che potrei usarla nei furti, qualche volta >>.
<< Non pensarci nemmeno >>.
Kaito non credeva alle sue orecchie. << Perché?! >>.
<< Bisogna avere diciotto anni per guidare e tu non hai ancora l'età >>.
<< Ma ho l'età per rubare?! >>.
<< Sono due cose molto diverse Kaito >>, disse in tono riprovevole. << La legge dice che bisogna avere diciotto anni >>.
<< La legge dice anche che non si deve rubare! >>.
Chikage assunse l'espressione da mamma severa che il figlio non vedeva spesso. << Non voglio più tornare su quest'argomento. Se scopro che hai preso la macchina di tuo padre, ti punirò in modo così duro che pregherai Ginzo Nakamori affinché ti porti in prigione >>.
Il figlio si abbandonò allo schienale, per niente felice. << Sei irragionevole! E poi come vorresti punirmi? Mi togli la spara carte? >>.
<< Sentimi bene, signorino! >>, dalla videocamera gli puntò il dito contro. << Essere Ladro Kid ti ha montato un po' troppo la testa. Hai sedici anni, farai quello che dico io! >>.
Kaito si pentì di averne parlato con sua madre, avrebbe dovuto usarla e basta. Le promise che non l'avrebbe toccata e chiuse la conversazione. Incrociò le braccia, irritato per la sfuriata di Chikage e consapevole che avrebbe fatto quello che meglio credeva, appena ne avrebbe avuto l'occasione.


Il mattino dopo, nella residenza Hakuba, il detective del liceo trovò la posta posata da Nana sul tavolino dell'ingresso. Suo padre era già uscito, sua madre era in visita ai suoi genitori in Inghilterra e perciò prese le varie buste per esaminarle. Scartò la pubblicità, i conti e trovò una cartolina di sua madre. L'ultima busta recava come mittente un laboratorio di analisi di Tokyo. Si chiuse nello studio del padre, si sedette dietro la grossa scrivania di legno massiccio e prese il tagliacarte con il manico decorato in oro, regalo fatto a suo padre molti anni prima per la promozione a capo, dai suoi genitori. L'unico foglio aveva in alto a destra il simbolo del laboratorio e poche parole, oltre la firma dell'analista che aveva eseguito ciò che gli era stato richiesto.
<< B >>, fu l'unica lettera pronunciata da Saguru, piegando il foglio e rimettendolo nella busta.
Ladro Kid era del gruppo sanguigno B.


Era deciso a conoscere il gruppo sanguigno di Kaito. Non poteva chiederlo a lui, avrebbe potuto collegare le tracce di sangue perse durante l'ultimo furto e mentirgli. Ma aveva una persona fidata a cui chiederlo.
Aoko stava controllando gli ultimi compiti di matematica, per assicurarsi che fossero giusti prima di consegnarli.
<< Buongiorno Aoko >>.
I grandi occhi azzurri della ragazza erano gentili. << Buongiorno a te, Saguru! >>
Il detective si era chiesto se Aoko non sapesse dell'identità di Kaito. Il fatto che insultasse Ladro Kid, avesse proposto lei di collaborare poteva essere un piano architettato insieme. Era ingenua e un po' infantile, quindi gli risultava difficile pensare che fosse un'assistente di Ladro Kid, ma comunque era meglio andare per gradi.
<< Come va? >>.
<< Questi ultimi logaritmi mi hanno messo in difficoltà >>.
<< Se ti serve una mano basta chiederlo >>.
Aoko pensava che Saguru fosse un ragazzo affascinante. Anche Kaito lo era ma il detective non era impulsivo e non la prendeva in giro come l'amico d'infanzia. Poi cercava di prendere Ladro Kid e solo per questo aveva la sua simpatia. << Grazie, sei molto gentile. In genere li faccio con Kaito, anche lui è molto bravo. Ma ultimamente ha la testa altrove >>.
Prese una sedia e si sedette al suo fianco. << Dimmi dove sei in difficoltà >>.
Aoko deglutì, quella vicinanza non se l'era aspettata. << Ecco... >>.
Mentre guardavano i compiti insieme arrivò Kaito. Si bloccò sull'entrata come li vide, così vicini e intimi. Qualcosa di sconosciuto, mai provato prima, punzecchiò il suo animo e fu difficoltoso tenere la sua poker face. Prese un respiro, arrivò al suo banco e posò lo zaino con forza, per fare rumore.
I due alzarono la testa dal quaderno.
<< Ehi buongiorno! >>.
<< Buongiorno >>, disse seccamente.
<< Luna storta già di prima mattina? >>, domandò Aoko.
<< Va tutto benissimo >>, si sedette al banco, poggiando i gomiti sulla superficie per non doverli guardare. Aoko era confusa, Saguru rimise la sedia dov'era prima e poi con una matita segnò alla compagna un errore.
<< Grazie, finalmente riesco ad andare avanti >>.
<< Figurati >>, gli rispose.
Kaito si era goduto la faccia di Saguru nell'ultimo furto, la sua maschera di calma era andata in frantumi e se avesse potuto l'avrebbe preso a pugni, tanta era la rabbia provata. Ma la confidenza con Aoko era troppo, lo infastidiva ancora di più di quando tentava di catturarlo.
Saguru doveva guadagnare la fiducia di Aoko, per poter avere più informazioni possibili da lei. Non ci voleva molto, avrebbe sfruttato la sua bontà e purezza di cuore, consapevole che non era un bel comportamento ma Ladro Kid era un'ossessione, soprattutto se si trattava di Kaito Kuroba.


Kaito era in camera sua, si stava cambiando per andare al bar da Jii e passare un po' di tempo là, per una partita di biliardo e controllare le novità in fatto di gioielli.
Prese la maglia dal cassetto e la porta si spalancò.
<< Kaito! >>.
Arretrò di un passo, infastidito. << Ma non si usa bussare?! E poi come sei entrata? >>.
Aoko gli diede le spalle, imbarazzata. Alzò una mano, mostrando una chiave. << Tua madre mi ha dato una chiave d'emergenza... >>.
Kaito si mise la maglia. << Dove la vedi l'emergenza? >>.
<< E comunque >>, lo fulminò con lo sguardo. << Tu non bussi mai alla mia porta! >>.
<< Devo controllare se stai crescendo bene! >>, rise lui e si prese un cuscino in faccia.
<< Sempre il solito pervertito! >>.
<< Scherzavo! Comunque cosa volevi? >>.
Aoko si sentì vulnerabile. Qualcosa aveva dato fastidio a Kaito quella mattina. << Cosa avevi stamane? >>.
<< Sei venuta fin qui per questo? >>, chiese. Prese la giacca dalla stampella appesa alla porta dell'armadio. Gli dava fastidio perché sapeva che aveva ragione.
<< E.… per Saguru? >>.
<< Cosa? >>.
<< Ti ha dato fastidio? Insomma... ti sei ingelosito? >>, trovò il coraggio di chiedergli.
<< Ma per favore! Geloso di te? Come ti vengono certe idee? >>. Le aveva risposto con troppa irruenza, sulla difensiva. Si era ingelosito? Aoko era solo la sua migliore amica, quella con cui era cresciuto e c'era stata negli eventi della sua vita, belli e brutti. Un'occhiata andò al ritratto di suo padre da cui poi accedeva alla stanza di Ladro Kid. Lo riportò otto anni indietro, quando il padre era morto.
Quel giorno Kaito si era chiuso in camera, vestito di nero. La gente non faceva che consolare la vedova e il povero orfano, sua madre era una roccia ed era riuscita a sostenere tutte quelle frasi di circostanza. Ma lui era solo un bambino che aveva appena perso il padre e non ne poteva più degli sguardi di commiserazione e delle lacrime. Era buio, solo la luce della luna filtrava dalle finestre. Teneva lo sguardo basso e non piangeva più. Poi la porta si era aperta ed era apparsa Aoko, indossava un vestitino nero e i capelli stretti in due piccole code. Si era seduto accanto a lui sul letto e Kaito non l'aveva guardata, non voleva che lo vedesse così. Lei non disse niente, gli prese la mano e rimasero così per ore ed ore. Aoko non lo sapeva ma Kaito le era grato per quelle ore di silenzio, quella notte.
<< Era solo una domanda! >>, reagì lei, ferita. Avrebbe tanto voluto che fosse il contrario ma per orgoglio non riusciva ad ammetterlo.
<< Hai ragione, scusa >>, si addolcì. << Vado al bar di Jii, vuoi venire? >>.
Il tono dolce fece cadere tutte le sue difese e finalmente sorrise. << Ci sto! Ma solo se mi sfidi a biliardo! >>.
<< Non mi batterai >>.


Al bar di Jii fecero un paio di partite a biliardo. Kaito non era il migliore dei giocatori ma Aoko era proprio una schiappa!
Dopo aver vinto anche la terza partita Aoko sbuffò. << Uffa! >>.
Jii stava lavando alcuni bicchieri e li osservava divertito, pensava fossero una bella coppia.
<< Sei troppo tesa >>.
Kaito posò la sua stecca e poi si avvicinò Aoko. Lei avvertì la sua vicinanza e cercò di non irrigidirsi peggio di quando giocava.
<< Allora, prima di tutto >>, le mise le mani sulle dita e le sistemò in modo da chiuderle bene sulla stecca, poi con delicatezza le braccia. << Così sarà più facile >>.
<< O-ok... >>, balbettò lei. Colpì la pallina bianca al primo tentativo e imbucò la pallina numero otto. << Ce l'ho fatta! >>.
Al suo turno Kaito imbucò la pallina numero cinque e tre. Aoko notò il bendaggio sotto la manica della maglietta a maniche corte.
<< Come ti sei fatto quella ferita? >>.
Kaito si affrettò ad abbassare la manica e nascose il bendaggio. << Sono caduto sullo steccato in giardino, si può essere più goffi? >>.
Aoko non era convinta però annuì comunque. << Io sono la regina dei goffi! >>.
<< Ah lo so >>, rise lui.
Jii scosse la testa. << La gioventù >>.


<< Questo è per te! >>.
Kaito prese l'invito di Keiko per il suo compleanno, due giorni dopo. Il bigliettino di carta azzurra con buffi disegni annunciava la sua festa, Keiko abitava un paio di quartieri di distanza dal loro.
<< Ci vieni? >>.
Aoko intervenne, stesso invito fra le mani. << Certo che ci viene >>.
<< Da quando decidi tu per me? >>, chiese, per il gusto di farla arrabbiare un po'.
Lei gli fece una linguaccia.
<< Ci sarò >>, confermò a Keiko.
<< Farai uno dei tuoi trucchi? >>.
Saguru si avvicinò al gruppetto, dalla tasca spuntava la stessa carta azzurra. << Sì, Kaito. Potresti fare uno dei tuoi spettacoli >>.
Più passava il tempo, più Saguru diventava intollerabile con le sue provocazioni. La sua sicurezza lo infastidiva, come se avesse chissà quale asso nella manica da sfoderare alla migliore occasione.
<< Anche Saguru viene >>, disse Aoko.
<< Non mancherei per niente al mondo >>, disse, con tono affascinante, guardandola
Kaito reprimette qualsiasi pensiero poco carino, aveva la possibilità di umiliare Saguru in altri campi. << Sarà il mio regalo di compleanno per te >>, le sorrise.
<< Grazie Kaito! >>, saltellò felice Keiko.
Saguru pensò che c'era un altro modo per metterlo in difficoltà. << Ancora meglio se verrai vestito da Ladro Kid come al concorso >>.
<< Ma certo! >>, esordì Aoko, parandosi davanti all'amico. << Eri perfetto! >>.
<< Ti prego! >>. Keiko congiunse le mani.
Saguru stava giocando al predatore con la preda. Voleva che avvertisse la sua presenza, che si avvicinava poco a poco per poi stanarlo definitivamente. Doveva sentirsi in trappola anche nella vita quotidiana.
Andare vestito da Ladro Kid non era il massimo e lo sapeva. Ma se avesse rifiutato Saguru avrebbe potuto sospettare. Quell'atteggiamento da grande detective era alle stelle dopo il furto dello smeraldo cardinale, nonostante l'orribile figura fatta. Inoltre Aoko era troppo entusiasta.
<< Va bene >>. Esibì una poker face composta di sicurezza e sfacciataggine ma dentro di sé cominciava a sentirsi alle strette e doveva fare qualcosa di meglio dell'ultima volta, per fargli abbassare le arie.


La sera della festa andò a prendere Aoko a casa sua. Indossava un vestitino bianco con i bordi azzurri, un cerchietto anch'esso bianco nei capelli e scarpe chiuse. Una busta colorata era il regalo di Keiko, una maglietta e una gonna che aveva visto al centro commerciale quando erano andate a fare shopping per Aoko.
Kaito era in sella alla moto e le porse il casco.
<< Andiamo in moto? >>.
<< Hai paura di rovinare i capelli? Perché non c'è pericolo! >>.
Aoko lo colpì con il casco e lui si massaggiò la testa per il dolore. Salì in sella e arrivarono davanti alla villetta residenziale a due piani di Keiko. I genitori le avevano lasciato l'abitazione libera, la sorella maggiore studiava all'estero da sei mesi e sarebbero stati soli.
C'era quasi tutta la classe, più qualche amica di altre sezioni. Arrivati alla festa Keiko gli venne incontro, era vestita con un vestitino verde e calze grigie, i capelli sciolti, cosa che accadeva raramente.
<< Benvenuti! >>, li salutò. << In salotto c'è il cibo e più tardi servirò la torta >>.
Aoko le porse il sacchetto. << Per te da parte nostra >>.
<< Da parte... >>. Aoko gli pestò un piede senza farsi vedere da Keiko e lui si zittì. La ragazza si allontanò per salutare altri amici e gli lanciò un sguardo esasperato. << L'ho fatto anche da parte tua, tutte le ragazze si aspettano regali dagli amici >>. Notò la sacca nera che aveva in spalla. << C'è il costume da Ladro Kid? >>.
Stavolta ne aveva preso davvero uno fittizio, quello autentico era meglio lasciarlo nell'armadio nella stanza segreta.
Il salotto era grande e incrociarono alcuni compagni di classe con cui si misero a chiacchierare dopo aver preso da bere.
<< Ben fatto amico >>, gli sussurrò Hiroji, un compagno di classe.
<< Di che parli? >>.
<< Di Aoko! È molto carina >>, la indicò.
Quel commento positivo sull'amica non gli fece molto piacere però smascherò la cosa con il suo solito atteggiamento. << È la solita, goffa, Aoko >>.
Un gruppetto di ragazze si accalcò alla porta del salotto, era arrivato Saguru. Diede un pacchetto alla festeggiata e le baciò la mano. Kaito non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo.
<< È sempre così galante >>, disse Aoko.
<< Cascamorto >>, disse Kaito, sprezzante.
<< Senti chi parla >>, ribatté Aoko. << Tu, che ogni occasione è buona per prendermi in giro in modo imbarazzante >>.
Kaito si mise a ridere e le prese un altro bicchiere. Quelle due settimane di pausa forzata a causa dello sparo dalla sua missione, gli era servito per riprendere alcuni aspetti della sua vita che aveva trascurato, tra cui il tempo con Aoko. Anche lei si era accorta che era più spontaneo e più rilassato, anche se era molto bravo a separare le sue due vite. Quando lui la provocava e la prendeva in giro, in fondo, lei ne era contenta perché significava che la pensava ed era il suo modo di dimostrarlo.
Saguru si avvicinò al tavolo del buffet dove c'era Kaito che versava il secondo bicchiere di aranciata ad Aoko.
<< Quando inizia lo spettacolo? >>, gli chiese.
<< Stavo per andare a cambiarmi >>, rispose, cercando di essere affabile. Essere scontroso e dimostrare la sua antipatia non aiutava la cosa, non voleva cadere nel suo giochetto.
<< Non vedo l'ora >>.
Kaito afferrò la sacca nera e Keiko gli indicò una stanza al piano di sopra dove cambiarsi. Saguru approfittò dell'assenza del ragazzo per scambiare due parole con Aoko. La ragazza non immaginava minimamente che Saguru voleva carpirle informazioni importanti su Kaito. Dalla sua parte, Saguru non era dispiaciuto della compagnia della ragazza: ne aveva fin troppe di ragazzine urlanti al suo seguito, Aoko, invece, era carina e non esagerata.
Kaito aveva accettato quello sciocco spettacolo di magia solo per fare un piacere ad Aoko per la sua amica e per sviare quel rompiscatole di Saguru. Apparve nella sala con del fumo.
Saguru l'osservò, a prima vista sembrava proprio lui. Ma Ladro Kid aveva quel modo di celare la sua identità, così misterioso, che non riusciva ancora a mettergli le manette.
<< Sembri proprio quello vero! >>, disse Aoko.
Fece un paio di numeri includendo anche il pubblico, in particolare la festeggiata. Aoko guardava lo spettacolo in silenzio, fin da piccola assisteva alle magie di casa Kuroba e illuminavano di allegria le sue giornate come se fosse sempre la prima volta.
<< Devo ammettere che è bravo >>, ammise Saguru, accanto ad Aoko.
<< Lui è molto più bravo di così. Se solo volesse potrebbe avere una straordinaria carriera come mago >>.
O come ladro
. << Tu lo conosci da molti anni >>.
Aoko sorrise. << L'ho incontrato quando avevo sei anni, sotto la torre dell'orologio. Fece apparire un fiore blu dal nulla e da quel momento diventammo amici, in seguito anche le nostre famiglie. Kaito... sembra uno sbruffone e arrogante ma sotto c'è tanto altro >>, disse, continuando a guardarlo mentre si esibiva.
Kaito non vedeva l'ora di togliersi quei finti abiti da Ladro Kid e rimettersi abiti normali. Con la coda dell'occhio osservava Saguru che non gli staccava gli occhi di dosso, parlava con Aoko e di tanto in tanto ridevano.
<< Devo ancora conoscerlo bene >>.
<< Non andate molto d'accordo vero? >>.
<< Credo sia una questione caratteriale. Dopotutto ci conosciamo da poco più di tre mesi, avremo molto tempo per imparare a conoscerci meglio >>, disse Saguru. << Dalle voci che ho sentito lo trovano quasi tutti simpatico e tante ragazze stravedono per i suoi trucchetti di magia >>.
Piace a tante ragazze?
Aoko non ci aveva mai pensato. Ricordava che a San Valentino Kaito era rientrato con moltissima cioccolata e lei gli aveva dato la sua per pura fortuna. Ma l'amico non era molto pratico di queste feste e non aveva capito il significato della cioccolata. Non aveva mai riflettuto che un giorno ci sarebbe stata una ragazza, una vera fidanzata.
Kaito era un bel ragazzo, dolce e un fascino unico, ereditato da suo padre.
Quel pensiero le provocò una fitta allo stomaco e bevve un lungo sorso di aranciata. Saguru capì di aver fatto centro. << Comunque mi piacerebbe conoscere meglio anche te >>.
La frase era ambigua e Aoko non si sbilanciò troppo, sorrise. << Anch'io, in matematica sei bravo! >>.
Kaito, dal centro del palco immaginario, stava facendo un trucco con le carte e vide i due bere insieme e chiacchierare tranquilli. Aoko sembrava a suo agio come quando era con lui, quella scena spezzò la sua sicurezza e le carte caddero a terra, una per una. Il pubblico rimase con il fiato sospeso, non avevano mai visto Kaito fallire un trucco.
<< Oh no >>, esclamò Aoko, dispiaciuta. << Che strano >>.
<< Che peccato >>, disse Saguru, facendo finta di essere rammaricato.
Kaito recuperò all'ultimo secondo ma ormai la magia era finita e terminò lo spettacolo, Keiko rimise la musica. Salì di nuovo nella camera e gettò il finto costume nella sacca e si rivestì. Cosa gli era preso?


Alcuni invitati presero a ballare e Aoko restò appoggiata ad una parete, conversando con Keiko, nessuna delle due era una ballerina. Le luci furono spente e accese quelle colorate.
<< Ehi... ma che combini? >>.
<< Di che parli, Keiko? >>.
<< Ti ho vista prima, con Saguru. Pensavo ti piacesse Kaito >>.
<< Non mi piace Kaito >>, borbottò nel bicchiere. << Saguru è solo un amico. È una compagnia diversa da lui, tutto qui >>.
Keiko non era convinta. << Se lo dici tu... >>.
Saguru era stato invitato a ballare da un paio di ragazze ma le rifiutò e loro incassarono il due di picche. Si avvicinò alla festeggiata e ad Aoko.
<< Tu balli, Saguru? >>, gli domandò Keiko.
<< Nella mia scuola londinese si facevano almeno due balli l'anno >>.
<< Io sono talmente impacciata che pesterei i piedi di chiunque >>, disse Aoko. La mano di Saguru verso di lei la sorprese.
<< Proviamo >>
Keiko sbarrò gli occhi e guardò l'amica, Aoko non sapeva che fare. Si sentiva come se... stesse tradendo Kaito, non sapeva nemmeno lei il motivo di quella sensazione insensata, non era la sua ragazza.
Non aveva nessuna intenzione romantica con Saguru, era solo per divertirsi. << D'accordo, ma non dire che non ti avevo avvertito! >>.
Lui annuì e la portò sulla pista da ballo, provando a fare qualche passo.
Kaito ritornò nel salotto e andò al tavolo per versarsi qualcosa da bere. Aveva riempito il bicchiere a metà quando vide Aoko ballare con Saguru. Il bicchiere si riempì fino a traboccare, imprecò e si bagnò la manica della camicia azzurra. Con un tovagliolo asciugò il tavolo e la mano.
Aoko pestò il piede a Saguru e si scusò mille volte, lui le disse di non preoccuparsi e riprovarono. Le ragazze rifiutate guardavano Aoko con ira. Kaito si sentiva mancare l'aria, a che gioco stava giocando Saguru? Era una ripicca?
Aoko era come in un'altra dimensione, che si ruppe di colpo quando vide Kaito guardarli. Stavano finalmente ballando in modo decente e lei si fermò.
<< Grazie Saguru, ora vado a prendermi da bere >>.
Il compagno di classe le sfiorò il braccio e annuì. << Certo, al prossimo ballo >>.
Il gesto di sfiorarle il braccio non sfuggì al ladro che raddoppio il suo astio. Keiko portò la torta in salotto, con il numero diciassette, e accese le candeline. Aoko scattò delle foto e poi soffiò le candeline, gli invitati applaudirono e servì il dolce. Kaito rifiutò la sua parte, voleva solo andarsene.
Alle ventitré chiamò Aoko. << Io vado a casa >>.
<< Va tutto bene? >>.
<< Sono solo stanco >>.
Salutò la padrona di casa, prese la sacca e uscì dalla villetta. La moto era parcheggiata di fronte al caseggiato, si infilò i guanti e la giacca e poi diede un casco ad Aoko.
<< Mi dici cos'hai? >>.
<< Nulla >>, fu la secca risposta. << Sali >>.
Lei non si mosse.
<< Hai intenzione di restare con i piedi ben saldi per terra? >>.
<< Non mi muovo finché non parliamo >>.
<< Okay >>, spense il motore. << Di che cosa vuoi parlare? >>
<< Della tua evidente gelosia nei miei confronti >>, fu schietta Aoko.
Kaito si sentì punto nel vivo. << Non c'è nessuna gelosia, Aoko >>.
<< Mi hai vista ballare con Saguru >>.
<< Buon per te >>.
<< Ma perché fai così? >>, scoppiò lei. << Fai lo scemo con me, con le altre, ti atteggi a grande mago... e poi non sei in grado di ammettere quello che provi >>. Si avvicinò a lui. << Saguru è solo una compagnia diversa dalla tua. Io e te siamo amici da più di dieci anni, pensi che lo preferisca a te? >>.
Kaito ripensò alle scene delle loro risate, di quei passi di danza, del gesto di Saguru e un altro moto di rabbia salì, insieme alle parole sbagliate. << Anche se fosse non m'interessa >>.
Si pentì di quella frase subito, non ebbe nemmeno tempo di rimangiarla che Aoko gli lanciò il casco e le lacrime cominciarono a bagnarle le guance.
<< Sei... sei... >>.
<< Aoko... >>.
<< Va via! >>, gli disse. << Non voglio vederti! >>.
Kaito indossò il casco e mise in moto, la conosceva troppo bene, aveva bisogno di sfogare le lacrime e calmarsi. Aoko lo guardò andare via e le sue successive parole riecheggiarono per la strada deserta.
<< Sei uno stupido Kaito! >>.


Guidò fino a casa superando il limite di velocità, consapevole di poter essere fermato dalla stradale ma era troppo arrabbiato con sé stesso. Posteggiò la moto in garage, buttò il casco su un vecchio mobile insieme ai guanti. In camera sua si sedette sul letto, il senso di colpa bruciava peggio di un'ustione. Le lacrime di Aoko facevano più male dello sparo che l'aveva colpito.
Perché si era comportato così? Perché aveva gettato tutta la sua rabbia su Aoko, senza motivo?
Da quando era diventato un ladro la vita era molto più stressante. Si divertiva a vedere le facce di Nakamori ogni volta che appariva e scompariva, i suoi fans però c'era l'altra faccia della medaglia, quello che gli ricordava che non era un gioco. Perché avrebbe perso la sua intera esistenza, per sempre. E anche quando era Kaito Kuroba doveva pensare alla missione che aveva deciso di portare a termine, l'incidente di due settimane prima gli aveva dimostrato che la linea tra perdere o vincere era molto sottile.
Si affacciò alla finestra, voleva controllare se Aoko fosse rientrata. Fissò l'abitazione per circa un quarto d'ora finché non vide accendersi la luce dell'ingresso e poi quella della sua camera al piano superiore. Riuscì a distinguere la sua sagoma e, poco dopo, spense la luce.
La mattina dopo le avrebbe chiesto scusa ma aveva la sensazione che stavolta non sarebbe bastato un fiore per farsi perdonare...


Angolo autrice!

Salve, eccomi qui con un altro capitolo! Ringrazio chi l'ha letta e messa tra le preferite e seguite!
Alla prossima ;)


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 06. La sfortuna stregata ***


6° Capitolo


La sfortuna stregata



Kaito arrivò di buon'ora la mattina, voleva aspettare Aoko in corridoio per parlarle. Lei arrivò dieci minuti dopo e fece finta di non vederlo. Kaito si affrettò a prenderla per il polso.
<< Aoko! >>.
<< Cosa vuoi? >>. Era glaciale e si liberò dalla presa.
<< Mi dispiace per ieri sera... Io non penso quello che ho detto >>.
Aoko non lo guardava nemmeno. << La lezione sta per cominciare >>.
<< Ma... >>.
Entrò in classe, sistemò la cartella e si sedette composta al suo banco. Kaito si sedette anche lui, quell'atteggiamento freddo non era abituato a vederlo. Per tutta la mattina lei lo ignorò, se il banco accanto al suo fosse stato vuoto sarebbe stato uguale. Durante la ricreazione Aoko uscì in corridoio con Keiko e un altro paio di amiche, lui andò sul prato del campus e si stese lì, con il tablet, pensieroso. Il suo umore peggiorò quando una figura esile gli si parò davanti, facendogli ombra.
Spostò il tablet e vide Akako.
<< Problemi in paradiso, Kid? >>.
<< Ti ho già detto che non sono Ladro Kid. Non è giornata, Akako >>, l'avvertì e si rimise a scorrere pagine con il tablet.
Con le sue lunghe unghie curate gli tolse il dispositivo dalle mani. Kaito balzò in piedi, risentito.
Sbirciò le pagine che stava leggendo. << Per non essere Ladro Kid t'interessi molto di pietre preziose >>.
Le strappò il tablet. << Non ti hanno insegnato che non si tolgono le cose di mano senza permesso? >>.
<< Mi hanno insegnato un sacco di cose interessanti, non la tua arte effimera >>.
<< Che cosa vuoi? >>, chiese, seccato
<< Tu e la bimbetta non vi parlate e non ti rivolge nemmeno un'occhiata >>.
<< Non chiamarla così! >>, reagì Kaito. << E non sono affari tuoi >>.
<< Immagino che c'entri il detective Hakuba. Molto carino >>, disse, sorridendo per la faccia di Kaito.
<< Ripeto: cosa vuoi? >>.
Si avvicinò, posandogli le dita sulla spalla. << Pensavo volessi parlare >>.
Kaito scacciò la mano. << Affatto >>.
Il rifiuto del ragazzo non le fece piacere. << Prima o poi verrai da me >>.
<< Speraci >>. Kaito si allontanò, lasciandola sola. Akako voleva sfruttare i problemi tra i due ragazzi per arrivare al suo scopo ed elaborò un piano semplice ma efficace.



Renderò mia la Blue Royal nella notte del trenta marzo, quando il due sarà ripetuto due volte con due volte lo zero.


                                                                                                                                                                                            Ladro Kid



<< Salve signor Nakano, si sieda >>.
Nakamori salutò un signore dall'aria distinta. Aveva i capelli grigi e i baffi, sulla sessantina, occhi verdi. Indossava un completo blu polvere e un bastone da passeggio in mogano.
<< Buongiorno ispettore >>, si sedette su un divano nero, poggiando le mani sul bastone. << Voglio discutere dei piani per la protezione della mia gemma >>.
<< Certo... Mi raccontate qualcosa sul vostro gioiello? >>.
Annuì. << Mio padre era un minatore, ha scavato tunnel per oltre quarant'anni. Quando ero adolescente ho cominciato anch'io quel lavoro per pagarmi gli studi e successivamente il college. Il mio caro padre trovò questa tanzanite in un tunnel, negli anni ottanta. Io avevo già avviato la mia azienda edilizia e lui me la regalò il giorno in cui nacque il mio primogenito, Gihei. Sosteneva che doveva essere solo il primo dei tesori della mia famiglia e, in effetti, ho aggiunto altri pezzi preziosi nella mia stanza delle meraviglie. Ma la Blue Royal ha un'enorme valore affettivo e mi ha sorpreso il messaggio di Ladro Kid >>.
<< Quel ladro non ha cuore >>, fu il commentò dell'ispettore. << Ho saputo che mostrerà il gioiello insieme ad altri suoi tesori su un battello >>.
<< Esatto. Il mio battello si chiama “Gihei”, il nome di mio padre, scomparso nel 1998 per un cancro >>.
<< Mi rammarica molto >>.
<<
È stato un grande uomo, l'ho ammirato tutta la vita e lo devo a lui quello che sono >>.
<< Il suo battello sarà un'ottima prigione per Ladro Kid >>, disse felice.
<< So che lui usa spesso vie aree per fuggire >>, ricordò il vecchio Nakano.
<< Sì, è vero. Per questo taglieremo le sue ali e non potrà fuggire! >>.
L'imprenditore tolse una busta gialla dalla giacca. << Prenda questi biglietti. So che ha una figlia e sono certo che le farebbe piacere assistere alla serata e partecipare alla cena, magari insieme a qualche amico >>.
Nakamori prese la busta. << Grazie mille! >>.
<< Mi fido di lei, ispettore. Tengo troppo a quella gemma >>, sospirò.
<< Stia tranquillo, Ladro Kid finirà i suoi giorni in una stanza con le sbarre! >>.


All'ora di pranzo di giovedì Aoko si avvicinò ad Akako, intenta a specchiarsi. I ragazzi la guardavano ammirati, sussurrando quanto fosse bella.
<< Akako >>.
La bella strega chiuse di scatto lo specchietto dorato. << Sì? >>.
Le porse un biglietto. << Voglio chiederti se vuoi venire all'esposizione della Blue Royal >>.
Akako si sorprese dell'invito. Non erano molto amiche, Aoko era gentile con lei ma era nella sua natura. Sapeva che Ladro Kid voleva rubarla e guardò Kaito, che mangiava con un paio di compagni, poteva essere una buona occasione per rendergli le cose difficili. << Grazie, ci verrò volentieri >>, prese il biglietto. Poi notò che Aoko ne aveva due nella mano sinistra. << Vedo altri due biglietti. Uno è per te... e l'altro? >>.
La ragazza non rispose. Avrebbe voluto darlo a Kaito ma l'orgoglio le impediva di fare un passo verso di lui e riappacificarsi. Quelle parole le facevano ancora male e le sue scuse non erano servite.
<< Vuoi darlo a Kaito? >>.
<< Non... non lo so >>, mormorò, stringendo i biglietti.
<< Non so perché non gli parli ma, se vuoi un consiglio da amica, dovresti darglielo >>. Akako, grazie al potere delle visioni passate, sapeva che Kaito aveva cercato di scusarsi senza successo. Fargli avere l'invito avrebbe reso più facile salire a bordo e attuare il furto.
Aoko ci pensò un po' e poi decise di seguire il consiglio di Akako. Kaito era rimasto solo al tavolo e si stava alzando.
<< Tieni >>.
Il ragazzo guardò la mano di Aoko e poi lei. << Che significa? >>.
<< È il biglietto per salire a bordo della Gihei >>.
Kaito lo prese. Quell'invito gli semplificava di molto il lavoro per prendere la gemma. Le fece un sorriso. << Grazie >>.
<< Non significa che ti perdono, seguo solo un consiglio >>.
<< Un consiglio? >>.
Senza aggiungere altro Aoko si allontanò, lasciando l'amico perplesso per l'ultima frase. Non poteva sapere che il consiglio era di Akako e che gli avrebbe giocato un brutto scherzetto.


Al bar, l'assistente gli mostrò l'armamentario per il prossimo spettacolo. Essere in mezzo al mare significava avere una sola via di fuga e la situazione meteorologica era favorevole, altrimenti sarebbe rimasto bloccato sulla nave.
<< Stia attento signorino. L'ispettore avrà elaborato una mossa astuta >>.
<< Mai astuta quanto me >>, ribatté Kaito.
<< Mi travestirò e le darò una mano >>.
<< Grazie ad Aoko salire sulla nave non sarà difficile >>. Aprì una sacca contenente uno smoking. << L'abbigliamento formale sarà utile per nascondere qualche trucco >>.
<< Va tutto bene con la signorina Nakamori? Non l'ho vista nel mio bar tutta la settimana >>.
Kaito divenne triste al pensiero del litigio con Aoko ma fece finta di niente. << Nessun problema! Ora pensiamo a definire le vie di fuga d'emergenza >>.


Il trenta marzo, un battello bianco era attraccato nel famoso porto di Tokyo. Era uno dei luoghi più visitati della città, tantissime navi attraccavano o lasciavano quelle sponde. Di notte si poteva notare la ruota panoramica illuminata da luci blu in lontananza ed era uno spettacolo davvero suggestivo.
Aoko era arrivata insieme al padre con l'auto di servizio, e si era data appuntamento con Akako vicino alla biglietteria. Per essere fine marzo la temperatura era scesa e la giacca di Aoko era un po' leggera. La serata era formale, il vestito blu, le calze bianche e le scarpe in tinta con il vestito la rendevano molto carina. La sua autostima calò tutto d'un colpo quando vide arrivare Akako: era meravigliosa nel suo vestito color rubino, lungo fino ai piedi, la pelliccia bianca sulle spalle e i lunghi capelli che volteggiavano nel vento, rimanendo perfetti.
<< Buonasera Aoko >>,
La ragazza si sentì in soggezione, con Akako non c'era proprio confronto. Si sentiva come una bambina che si era messa il vestito della mamma. << Stai benissimo Akako >>.
Lo so. << Grazie Aoko >>.
Le due ragazze si avvicinarono al ponte collegato al porto e mostrarono i due inviti. L'ingresso del battello era lussuoso, pannelli di legno e moquette dorata, mobili lavorati erano addossati alle pareti e una maschera li guidò fino alla sala delle feste. Lampadari di cristallo pendevano dal soffitto, in fondo c'era un palco, ai lati dei tavoli per gli ospiti. La sala dei gioielli era ancora chiusa e non si poteva visitare prima delle ventuno, per ordine del proprietario.
Aoko vide il padre in compagnia del signor Nakano e dei suoi due figli e si avvicinarono.
<< Chi di queste due graziose giovani è sua figlia? >>, chiese il vecchio.
<< Piacere signore, sono Aoko Nakamori >>, si presentò educatamente. << Lei è una mia amica, Akako Koizumi >>.
<< Piacere mio >>, disse quest'ultima.
<< Loro sono i miei figli Gihei e Naoko >>.
Il figlio maschio era uguale al padre e ricordava molto anche il nonno di cui portava il nome. Naoko era una ragazza dai capelli ramati, gli occhi azzurri e piuttosto bassa, sui trent'anni, era la figlia minore. Il vestito a sirena nero le calzava a pennello.
<< Sua figlia è davvero elegante >>, si complimentò il signor Nakano.
<< Grazie >>, sussurrò timidamente Aoko.
Cominciarono a chiacchierare quando la ragazza vide entrare Kaito. Indossava uno smoking, un papillon blu e pensò che era molto carino quanto stupido. Akako lasciò Aoko a conversare con loro e si avvicinò a Kaito.
<< Buonasera >>.
Il ragazzo la squadrò. << Sobria come sempre? >>.
<< Io devo sempre splendere >>, disse lei, sprezzante.
Kaito vide Aoko vicino al palco, la sua semplicità lo colpiva sempre. Lo sguardo non sfuggì ad Akako che si mise davanti a lui, per coprire la visuale di Aoko.
<< Allora... che intenzioni hai? >>, gli chiese, con fare flirtante.
<< Godermi la serata >>.
Senza dubbio. Akako lo guardò allontanarsi, sorridendo.
Kaito girovagava per la sala, con un calice di analcolico. In un orecchio aveva una cuffia; da Nakamori aveva scoperto che la sala del gioiello sarebbe stata aperta alle ventuno e non voleva elaborare un piano in tre ore e senza poterne avere uno di riserva. Così, quella settimana, aveva attaccato un piccolo microfono spia nella cravatta dell'ispettore, sapeva che l'avrebbe usata perché era inclusa nel completo per i grandi eventi.
Stava ascoltando tutti i loro discorsi, aveva già capito che c'era un numero considerevole di guardie, come ogni volta. La sua attenzione aumentò quando parlarono delle sue via di fuga.
<<
È pronta la trappola? >>, chiese l'ispettore a un poliziotto.
<< Sì signore. Le condizioni non permetteranno a Ladro Kid di sfuggirci >>.
Le condizioni? La stanza della festa era senza finestre e con passo calmo si diresse alla porta che dava sul corridoio, aveva un oblò. Il cielo era scuro, senza nuvole e calmo, di cosa parlava Nakamori?
Il rombo del motore e delle eliche annunciò che il battello si era messo in moto e stava lasciando il porto, ora le vie di fuga terrestri erano precluse. Stava per andarsene quando un rumore fastidioso, come di congegni arrugginiti, attirò la sua attenzione. Guardò nuovamente fuori e non poté credere ai suoi occhi.
Senza farsi notare aprì la porta e sbirciò fuori. Gli esterni del piccolo battello erano stati coperti da una fitta rete nera, resistente e molto rigida.
Nakamori gli aveva tolto la sua unica vita di fuga, tagliare la tenda avrebbe richiesto troppo tempo e gli agenti appostati ad ogni angolo suggerivano che non ne avrebbe avuto.
<< Furbo ispettore >>, sussurrò. Prese un paio di respiri e cominciò ad analizzare statistiche e possibili posti dove nascondere il gioiello.
<< Problemi? >>.
Il corridoio era deserto poiché erano riuniti nel salone. Akako avanzò verso di lui, leggera e bellissima.
<< Nessuno >>.
<< Direi che ti hanno tagliato le ali >>, rise.
<< Semmai le hanno tagliate a Ladro Kid >>.
Kaito la superò e ritornò alla festa. Si tolse la cuffia dall'orecchio e la mise nella taschina interna. Al bancone del bar ordinò altro da bere e una donna si avvicinò per ordinare anche lei.
<< Esterno impossibile da utilizzare >>, mormorò Kaito, bevendo un po' di bibita e guardando davanti a sé.
Jii, travestito da donna, prese un bourbon. << Sì giovanotto, tutto bloccato >>, rise in modo stridulo.
<< Dovrò nasconderlo >>.
<< Lo custodirò io! >>.
Scosse la testa. << Troppo pericoloso, devo pensarci bene >>.


Aoko aveva perso Akako nella folla. La stava cercando quando si scontrò con Kaito. Lui riuscì a non macchiarle il bel vestito con il bicchiere, ci mancava solo che si arrabbiasse anche per quello.
<< Ciao >>, disse Aoko, quasi sussurrandolo, occhi bassi.
<< Andiamo Aoko >>, disse lui. << Per quanto ancora vorrai tenermi il broncio? Ti ho chiesto scusa >>.
<< Quanto mi pare! >>, esclamò lei, fissandolo negli occhi.
Quella sera aveva cose ben più importanti a cui pensare ma quella rabbia ogni volta che incrociava il suo sguardo lo stava logorando e deconcentrando. Akako li vide e decise che era il momento di infuocare il litigio. Mosse la mano e il bicchiere di Kaito cadde sul vestito di Aoko, macchiandolo proprio sul davanti.
<< Kaito giuro che... >>.
<< Non l'ho fatto apposta! >>, si scusò, tirando fuori un fazzoletto dalla tasca e cercando di tamponare la macchia.
<< Giù le mani! >>.
Lo mollò in mezzo alla sala in cerca di un bagno e Akako rise. Kaito non riusciva a capire come fosse successo, diede la colpa alla tensione.
Alle ventuno la stanza delle meraviglie fu aperta e gli ospiti entrarono. Il gioiello si trovava in mezzo, sotto la classica teca di vetro su un piedistallo, poggiato su un cuscino bianco. Le guardie avevano auricolari alle orecchie, non toglievano gli occhi dalla gemma.
Anche Kaito si mise a guardare il gioiello, era davvero splendido. Sul lato del piedistallo vide il lettore delle impronte digitali, un altro dettaglio che aveva captato dalle conversazioni tra l'ispettore e i sottoposti. Poteva essere aperto solo dalle impronte del signor Nakano e dei figli, aveva già un piano per prenderlo, il problema era solo nasconderlo.
Guardò l'orologio che aveva al polso e segnava le 21.30. Era ora di cominciare a sviluppare il piano. Jii, travestito da donna robusta, annuì e Kaito lasciò il salone. Non incrociò per un pelo Aoko che usciva dal bagno delle donne, con la macchia ben evidente sul vestito. La guardò contrariata, bruciava di rabbia per quello sciocco di Kaito.
<< Mi dispiace per il vestito >>.
<< Non importa Akako >> sospirò. << Tanto la nave attraccherà al porto di Tokyo tra circa un'ora e mezza. Metterò la giacca >>.
Akako perlustrò la sala e Kaito non era più in circolazione, probabilmente era già Ladro Kid.


Il signor Nakano si recò, camminando con il suo bastone, verso la toilette maschile. Una guardia l'attendeva fuori. Si stava lavando le mani e si voltò per asciugarle quando vide un'immagine riflessa nello specchio.
<< Sogni d'oro! >>.
Le 21.55.
Ladro Kid, travestito da Nakano, entrò in sala insieme alla guardia, arrancando con il bastone in mogano. Nessuno sospettava niente.
<< Signor Nakamori posso stare tranquillo? >>, chiese sfacciato Ladro Kid.
L'ispettore cominciò a ridere. << Anche se ruba il gioiello dovrà restare bloccato sulla nave per un'altra ora. Ho piazzato agenti in tutto il battello! >>.
Goditi la sensazione di vittoria finché puoi!
<< Confido in lei >>.
Un grande orologio attaccato alla parete in fondo suonò le ventidue e i presenti trattennero il fiato.
Un rumore metallico e una bombetta fumogena avvolse tutti.
<< State all'erta! >>.
Quando la nube sparì, le urla di sorpresa delle persone furono immense. Non c'era un solo Blue Royal, ma tantissimi Blue Royal sparsi sul pavimento.
Aoko e Akako presero un paio di quelle gemme, erano identiche a quelle contenute nella teca.
<< Come faranno a sapere qual è l'originale? >>. Aoko strinse una di quelle copie. << Maledetto! >>.
Grazie ai suoi poteri, Akako capì subito chi era Ladro Kid ed era ansiosa di vedere la sua prossima mossa.
<< Papà! >>, Naoko gli corse incontro. << Presto! >>. Si abbassò e aprì immediatamente la teca, prendendo la gemma in mano e la consegnò al padre. Solo lui era in grado di capire se era l'originale.
Kaito l'osservò per qualche secondo e poi scosse la testa, facendo finta di essere affranto. << L'ha rubata! Questo è un falso! >>.
Le facce di Naoko e Gihei erano maschere di puro orrore.
<< Presto, controllate tutte le pietre, sicuramente ci sarà l'originale, prima che la prenda lui! Tanto non può andare lontano! >>.
Ladro Kid mise la finta gemma nella tasca interna della giacca senza farsi notare, con un movimento velocissimo e sorrise sotto la maschera, soddisfatto. Jii, travestito da donna, aveva nascosto centinaia di copie sotto il finto grasso. Al momento opportuno le aveva sparse per la sala e la gente che si accalcava per sfuggire dal gas le aveva spostate in ogni angolo della stanza. Poi aveva cambiato travestimento e si era mischiato nuovamente nella folla.
Akako pensò che era davvero furbo ma lei aveva intenzione di rovinargli un po' la festa. Uscì dalla sala e non ci mise molto a scovare il vecchietto nascosto nel bagno, invocò degli spiriti e la corda che lo teneva legato si ruppe. Si tolse il bavaglio dalla bocca ed uscì dal bagno di corsa. Akako era nascosta nell'ombra, sorrise maleficamente e ritornò indietro.
<< Ladro Kid! >>.
Nakamori era convinto di vederci doppio. All'entrata c'era un vecchio vestito solo in boxer e maglia intima, che puntava il dito contro il distinto Nakano, in piedi con il bastone.
Merda!
, pensò Kaito. Come diavolo si era liberato?
<< Sono io il vero Nakano! >>, avanzò verso i figli.
<< Papà? >>, mormorò il figlio maggiore. <<
È mio padre! >>.
L'ispettore si girò verso quello finto. << Allora tu sei... >>.
La folla era in silenzio, la tensione era alle stelle.
Fingere non aveva più senso. Si liberò della maschera e degli abiti di scena e si mostrò per quello che era: Ladro Kid.
Gli invitato urlarono il suo nome e molte ragazze urlarono. Aoko strinse i denti e i pugni, avrebbe voluto tanto mettergli le manette lei stessa.
Kaito sfoggiò la Blue Royal. << Ora devo andare miei cari spettatori! >>.
<< Prendetelo! >>.
Si avvolse nel mantello e svanì in una nuvola di fumo. Quei pochi secondi furono sufficienti ad imboccare l'uscita della sala e correre per il corridoio. I poliziotti lo rincorsero per un paio di corridoi finché non sparì dalla loro vista tramite del fumo. In verità Kaito si era nascosto appiattendosi alla parete con delle strisce nascoste in precedenza.
<< Stupidi >>, mormorò, da dietro il suo nascondiglio. I poliziotti si stavano allontanando quando, davanti agli occhi del ladro, la striscia che lo mimetizzava si tagliò in due.
Un poliziotto suonò un fischietto. << Prendiamolo! >>.
Ladro Kid ricominciò a correre, seminarli con lo stesso trucco non avrebbe funzionato. Stavolta tirò fuori dalla giacca interna un manichino che si gonfiò davanti a lui, si avvolse nel mantello e s'infilò nel corridoio alla sua destra mentre loro rincorsero un manichino che andava velocissimo da solo.
<< Ma che diamine succede stasera? >>, farfugliò, prendendo fiato per la corsa. << Sembra quasi che le sfortune siano tutte dalla mia parte! >>. Un'idea gli passò per la mente e non fece nemmeno in tempo ad elaborarla che apparve Akako in una luce rossa, camminando in modo talmente elegante che sembrava fluttuasse a pochi centimetri da terra. Il vestito rubino era magicamente diventato più scollato e sembrava brillasse di luce propria.
<< La bella strega >>.
La risata stridula echeggiò nel corridoio. << Ti stai divertendo? >>.
<< E lei invece? Questo non è un gioco >>. Kaito sapeva che se Akako non smetteva di lanciare magie non ne sarebbe uscito da uomo libero.
La strega fu vicinissima a lui, fissandolo negli occhi. << Potresti essere molto più fortunato se ti facessi aiutare da me... >>.
Ladro Kid scosse la testa. << Mia bella signorina, lei è splendida >>.
Akako allungò la mano smaltata di rubino sul suo viso ma lui la fermò. << Ma il suo cuore è di ghiaccio e questo rende anche la donna più splendente del mondo... invisibile >>.
Le voci dei poliziotti si stavano avvicinando.
<< La sua scelta è vedermi libero o con le manette >>.
Akako lo guardò, visibilmente arrabbiata ma poi pensò ai sorrisi di Kaito, alla sua allegria e gentilezza. Lei era una strega, prendeva le cose con la forza, senza chiedere il permesso ma il cuore di quel ladro era proprio impossibile da rubare.
<< Sento delle voci! >>.
Akako spalancò la porta di quella che doveva essere un grande sgabuzzino, ci entrarono dentro e chiusero la porta. Purtroppo alcuni poliziotti videro chiudersi la porta.
L'unica finestra era fissa ed entrava la luce della luna. Kaito controllò il gioiello, il senso di delusione arrivò anche stavolta.
<< E adesso? >>, sussurrò. Era bloccato in quello sgabuzzino per i capricci di Akako.
La ragazza ruppe il vetro e poi la rete che copriva il battello per non farlo fuggire. Kaito capì al volo e lanciò il cilindro che finì in acqua. Meno di trenta secondi e avrebbero sfondato la porta.
I poliziotti entrarono con le pistole sfoderate e le manette e rimasero di sasso quando videro solo due ragazzini.
Akako si copriva il viso con le mani. << Ladro Kid! È fuggito dalla finestra! >>.
Un agente si affacciò alla finestra e vide la rete rotta. Un collega di pattuglia in vedetta confermò, nella ricetrasmittente, che c'era un cappello bianco che galleggiava in acqua poco lontano.
Uscirono dallo stanzino, mettendosi in un angolo. Quando Akako si era coperta gli occhi per non vederlo cambiarsi e allo stesso tempo simulando una finta aggressione, Kaito si era messo una maschera per non farsi vedere in viso nemmeno da lei. Anche se era abbastanza ovvio che avesse capito era meglio non darle la certezza.
<< Grazie >>.
<< Non l'ho fatto per te! >>, disse, con sdegno.
<< Come ho già detto... nel suo cuore di ghiaccio si nasconde una gemma bellissima >>.
Quelle parole la fecero arrossire. Kaito tornò nella sala della festa, stavano ancora cercando la vera Blue Royal tra le finte, la gettò a terra senza farsi vedere da nessuno e si scambiò un'occhiata con Jii, travestito da mite anziano. Il vecchio collaboratore si tranquillizzò nel vedere il signorino al sicuro.
Un quarto d'ora dopo la nave attraccò al porto di Tokyo e i passeggeri scesero. Alla fine fu proprio Nakamori a ritrovare la pietra in mezzo alle altre ed esultò trionfante, anche se Ladro Kid era fuggito. Aoko si strinse nel cappotto, mentre attendeva che il padre sbrigasse la burocrazia e poi tornare a casa. Nel complesso era stata una serata da dimenticare: Ladro Kid si era fatto beffe di suo padre e del suo lavoro, di nuovo, e con Kaito la situazione era ancora pessima. Tirò su con il naso, era certa che stesse arrivando un bel raffreddore primaverile.
Kaito si avvicinò alla ragazza e Aoko restò sulle sue.
<< Ehi >>.
<< Che vuoi? >>.
<< Mi dispiace davvero per quello che ho detto, non lo penso. E poi... >>. Si interruppe, passandosi una mano fra i capelli, rosso in viso.
<< E poi? >>, lo incalzò lei, avvicinandosi di un paio di passi a lui.
<< Non è vero che non m'interessa >>.
Aoko dentro di sé era felice, aveva mostrato un suo sentimento ed era una cosa che non faceva quasi mai. Guardò gli occhi chiari di Kaito e non smisero di guardarsi per diversi secondi finché non udì il padre chiamarla.
<< Scusa figliola ma per colpa di quel bastardo di un ladro devo riempire una marea di scartoffie >>.
Grazie per il complimento, ispettore!, pensò Kaito, cercando di non ridere.
<< L'accompagno io, ho la moto >>.
<< Hai un altro casco, spero >>.
<< Certo signore >>.
<< Bene. Quando arrivi mandami un messaggio >>. Se ne andò, lanciando un'occhiata al ragazzo come di avvertimento.
<< Grazie per il passaggio... Non ti ho perdonato >>. Un mezzo sorriso tradiva le sue parole.
Kaito rise. << Figurati >>.
Akako salì su una lucida macchina nera e salutò Aoko, la faccia imbronciata per la serata.
<< Perfetta >>, mormorò Aoko.
<< Insomma >>.
La ragazza guardò Kaito, perplessa. << Che cosa vuoi dire? >>.
<< Tra la perfezione e la semplicità... >>, si soffermò a guardarla. << Preferisco quest'ultima >>.
Aoko non voleva dargli la soddisfazione di arrossire per l'evidente complimento ma fu costretta a dargli quella vittoria perché le sue guance divennero di un violento rosso. Kaito le diede il casco e salirono in moto.
Si teneva stretta a lui per non cadere, felice. Dimenticò che Ladro Kid aveva deriso suo padre ancora, della serata rovinata e del genitore di malumore che l'attendeva a colazione la mattina dopo. Dentro di lei stava nascendo una consapevolezza nuova, che soffocava giorno per giorno ma stava diventando sempre più difficile...


Angolo autrice!


Ecco qui un nuovo capitolo!
Ringrazio chi l'ha messo nelle preferite, per le recensioni ricevute e per le tutti quelli che l'hanno letta :)
Nel prossimo capitolo ci sarà romanticismo e un nuovo indizio per capire chi è il capo dell'Organizzazione ;)
Buona lettura, spero vi piaccia!
Alla prossima!

PS= Vi chiedo scusa per il poco spazio tra un paragrafo e l'altro e per qualche piccolo errore di font. Non riesco a correggerli in nessun modo!






Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 07. Qualcosa è cambiato ***


7° Capitolo


Qualcosa è cambiato



Giunse aprile, il tempo cambiava in modo lunatico. In quei giorni pioveva in continuazione e per Kaito era solo una scocciatura: volare con l'aliante era pericoloso, se la pioggia peggiorava rischiava di restare a terra e non era mai una buona cosa. Stava meditando di usare la macchina del padre ma l'avvertimento minaccioso di sua madre urlava in un angolo del suo cervello, come una vocina fastidiosa.
Ginnastica si svolgeva in palestra, poiché all'aperto era impossibile. Il cielo era grigio scuro, pozzanghere di acqua nera erano sulla pista da corsa e il vento sferzava. Quel giorno facevano pratica di kend
ō, non lo praticavano spesso, in genere c'erano altre attività sportive ma l'insegnate di ginnastica, Arisa Shimizu, doveva essersi svegliata incattivita, quella mattina.
Era il pensiero di Aoko, che affogava nella tuta da kend
ō. La coordinazione non era il suo punto forte e l'ora di ginnastica era l'opportunità eccellente di Kaito per prenderla in giro. Cosa che fece non appena si presentò infagotta, stringendo la katana aveva una voglia irrefrenabile di dargliela in testa.
<< Sei antipatico! >>, sbottò lei.
<< E tu permalosa! >>, ribatté Kaito.
<< Kuroba e Nakamori! >>, li riprese l'insegnante.
I due si guardarono in cagnesco e si girarono la faccia.
Saguru si avvicinò ai due.
<< Salve ragazzi >>.
<< Ciao Saguru >>, disse Aoko. << Com'è andato il week end? >>.
<< Bene, sono stato con mio padre a dei convegni sulle tecniche d'indagine. Erano molto interessanti. Ho letto dell'ultimo colpo sul battello, mi dispiace per l'ispettore >>.
Aoko sferzò l'aria con la katana. << Se avessi qui Ladro Kid farei questo! >>. L'agitò di nuovo e stavolta perse l'equilibrio, cadendo faccia a terra. Kaito iniziò a ridere e si chinò ad aiutarla.
<< Ahia >>, si lamentò lei, toccandosi la testa. << Che botta >>.
<< Sei proprio imbranata >>, la prese in giro. Estrasse un fazzoletto dalla tuta e l'avvicinò al viso di Aoko. Avrebbe voluto diventare invisibile perché, dal calore nelle guance, stava sicuramente arrossendo. Kaito le strofinò il viso e poi le fece vedere il fazzoletto sporco. << Avevi la faccia piena di polvere! >>.
Saguru si chiese come aveva fatto a non capirlo prima, la sua acuta mente di detective non gli aveva permesso di vedere l'ovvio: Aoko aveva una cotta, se non addirittura innamorata, di Kaito. Non capiva ancora se lui la ricambiava ma poteva sfruttare quella debolezza.
Finita l'ora di ginnastica c'era il pranzo ed Aoko non aveva stranamente fame. Kaito diceva che il giorno in cui non l'avrebbe vista mangiare si sarebbe preoccupato, lei aveva insinuato che le stesse dando della grassa e il discorso era finito con un battibecco. Fuori pioveva ancora, non ritirò nemmeno il suo vassoio. Rimase in corridoio a fissare il panorama grigio. Era da qualche tempo che si tormentava con pensieri che la notte diventano sempre più pressanti: ogni volta che Kaito le si avvicinava, la prendeva in giro o anche solo vederlo varcare la soglia di casa Nakamori la rendeva improvvisamente felice, qualunque fosse il suo umore. E c'era qualcosa, nel suo animo, che le suggeriva la risposta ma lei non era ancora pronta ad ascoltarla, forse per la paura di soffrire.
<< Io non sono niente di speciale >>, mormorò, diventando triste.
Kaito l'aveva notata alla finestra, buttò i resti dal suo vassoio e si avvicinò. Sembrava in trance, persa in chissà quale turbinio di pensieri. Le posò una mano sul braccio e la scosse.
<< Oh Kaito >>. L'oggetto dei suoi pensieri era lì e cercò di essere naturale.
<< Non hai mangiato? >>.
<< Non avevo fame >>.
La prese per le spalle. << Aoko... stai male?! >>.
La fece ridere. << No, tranquillo >>.
<< Ah ho capito >>, la lasciò andare di colpo, sembrava a disagio.
Aoko temette il peggio. << Cosa intendi? >>.
<< Sì, insomma... >>, farfugliò lui. << Sono quei giorni particolari... >>.
<< Ma che cavolo dici! >>, sbraitò lei.
Lui mise le mani avanti. << Cos'ho detto di male? >>.
<< Sei davvero scemo Kaito! >>. Aoko ritornò in classe, risentita per l'uscita dell'amico.
Kaito la guardò, dubbioso. << Sì, sono quei giorni >>.

Il pomeriggio, al bar di Jii, Aoko era seduta al bancone e girava la sua bibita, ghiaccio mezzo sciolto e la mano sotto il viso. Kaito stava giocando con un cliente e aveva perso già due partite.
<< Jii >>, alzò la testa.
<< Mi dica, le servo altro? >>.
Aoko era titubante nel porre quella domanda ma era l'unica persona, escluso suo padre, a cui rivolgersi. << Secondo te... due persone che si conoscono da tanti anni possono... cambiare il sentimento che provano, come l'amicizia? >>.
Il vecchio Jii finì di sistemare i bicchieri, riflettendo sulla risposta. Aveva capito perfettamente cosa intendeva la signorina e anche a chi si riferiva, perciò voleva darle la giusta risposta senza metterla in imbarazzo.
<< I sentimenti possono cambiare con la crescita. Le persone maturano e, con esse, anche le sensazioni, i pensieri e... i sentimenti >>.
Aoko ascoltava attenta.
<< L'amicizia è un sentimento, come l'amore, che cresce piano piano. Quindi per rispondere alla sua domanda: sì, può succedere >>
La ragazza gli sorrise. << Grazie Jii, sei stato molto gentile >>.
<< Di niente, signorina >>.
La ragazza tornò serena, ricominciando a bere la sua aranciata. Lanciò un altro sguardo a Kaito, la sua faccia intendeva un'altra sconfitta e cercò di non ridere perché era davvero buffo.

Aoko andò via una mezz'ora dopo e poi anche il cliente. Kaito si sedette e Jii gli passò il tablet, la pagina di un quotidiano locale era caricata sul dispositivo.
<< Il diamante Hope >>, lesse.
<< È uno dei diamanti più grandi nel mondo >>, disse Jii. <<
È di proprietà dello Smithsonian Institute, attualmente in esposizione in un museo di Washington. Hanno deciso di portarla in Giappone per permettere anche al nostro popolo di ammirarla >>.
<< Rischioso >>.
<< Il direttore del museo, Sean Lewis, pensa che la polizia giapponese saprà proteggere il gioiello >>.
Kaito fece un ghigno. << Sembra che voglia proprio essere rubata >>.
<< Il diamante giungerà in patria fra cinque giorni >>.
<< Mi dispiace per Nakamori >>, disse Kaito. << Passerà un altro brutto quarto d'ora >>.

La mattina, a scuola, Kaito era ancora mezzo addormentato: quella notte aveva studiato le informazioni sul diamante e dormito poco. Portava la cartella sulla spalla, assonnato e non si accorse dell'entusiasmo dei compagni di scuola.
<< Buongiorno dormiglione! >>.
Il tono di voce troppo alto di Aoko lo fece sobbalzare, come se si stesse svegliando solo in quell'attimo.
<< Sei la solita rompiscatole >>, sbadigliò lui. << È prima mattina! >>.
<< Stamattina qualcuno non voleva scendere dal letto >>, lo prese in giro.
Mugugnò e poggiò i libri sul banco. Ora che era sveglio si accorse nel fermento che serpeggiava tra i compagni.
<< Come mai così eccitati? >>.
<< Ma dove vivi tu? >>, disse Keiko. <<
È la notizia del giorno! >>.
Kaito inclinò la testa di lato, confuso, e la ragazza gli passò il suo smartphone bianco, aperto su un quotidiano. Quella mattina si era alzato troppo tardi, buttato giù tre sorsi di succo e corso a scuola, non aveva nemmeno acceso il telefono.
La prima cosa che vide fu la faccia di un uomo anziano, con grossi baffi, folte sopracciglia e l'aria fiera. Poi lesse la didascalia.
<< Jirokichi Suzuki sfida Ladro Kid a rubare il diamante Hope... >>, farfugliò. << Che cosa?! >>.

<< Kaito! >>.
La voce di Aoko risuonò cristallina. Dopo aver appreso della sfida di Suzuki, Kaito aveva passato tutto il pomeriggio al bar, copertura usata come tana di Ladro Kid. Era rientrato giusto per togliersi la divisa scolastica e memorizzare le prime informazioni per progettare un paio di piani.
<< È pronta la cena! >>.
Il ragazzo annuì, prese le chiavi e s'infilò la felpa. Fuori pioveva ancora e prese l'ombrello, anche se erano pochi metri. Aoko aveva lasciato la porta aperta, posò l'ombrello all'ingresso e si mise le pantofole. Avvertì l'odore della cena e sperò che avesse cucinato qualcosa di semplice.
Quando entrò nella sala da pranzo vide apparecchiato per due.
<< Dov'è tuo padre? >>, aggrottò le sopracciglia.
<< Fa gli straordinari, pare sia stato convocato da quel riccone... Come si chiama?>>, rispose, mescolando qualcosa nella pentola. Un'altra era sul fornello più piccolo, il fuoco sotto era spento
<< Suzuki >>.
<< Esatto! >>, esclamò lei. Prese un po' di riso sul mestolo e lo porse a Kaito. << Riso e curry! >>.
<< Scotta! >>, si lamentò.
<< Cosa ti aspettavi? Che fosse freddo? >>, rise.
Si misero a tavola e quella pietanza era una delle cose che Aoko sapeva cucinare bene. Accese la televisione e il notiziario parlava della sfida di Suzuki. Aoko non riuscì a trattenere un verso di rabbia. << Spero che Saguru gli metta le manette >>.
<< Ci sarà anche lui? >>.
<< Pare di sì >>, rispose, ingoiò il boccone. << Il vecchietto facoltoso vuole i migliori detective >>.
Il telefono fisso squillò. Aoko si alzò per rispondere: all'ispettore serviva un documento e chiese alla figlia di cercarlo, sarebbe passato più tardi a prenderlo e di lasciarlo sul mobile dell'ingresso. La figlia obbedì ed entrò nello studio del padre. In verità non era altro che una piccola stanza con una finestra striminzita oscurata da una tenda bianca, pareti tinteggiate avorio e parquet rovinato. C'erano due grosse librerie, zeppe di volumi, e una bacheca di legno dove c'erano affissi articoli su Ladro Kid, foto di qualità scadente e appunti di vario genere.
Aoko frugò nei cassetti e sotto le cartelle. Kaito la raggiunse, rimanendo sulla soglia.
<< Ti serve una mano? >>.
<< No grazie >>, rispose. << Mio padre è molto disordinato >>.
Kaito notò la bacheca e si mise ad osservarla. Tra le foto attaccate con degli spilli ce ne erano quattro piuttosto datate.
<< Papà >>, disse piano, per non farsi sentire dall'amica. Ritraevano Toichi Kuroba che volava con l'aliante o in piedi su un palazzo. Fece un sorriso triste.
<< Eccolo! >>, esclamò lei, mostrando il foglio, trionfante.
Kaito notò qualcosa brillare sulla scrivania. Era un tagliacarte con il manico d'oro, l'unico bell'oggetto della stanza.
<< Non credevo che a tuo padre piacessero cose del genere >>.
<< Infatti è un regalo di laurea, da parte di un vecchio compagno di college >>.
Lasciò il documento sul mobile come richiesto e tirò fuori un dessert dal frigo.
<< Hai preparato anche il dessert? >>.
<< Ehm... in verità l'ho comprato >>, disse lei. << Ma è buonissimo! >>.
Kaito mangiava il suo dessert al cioccolato e Aoko era distratta dal notiziario. Mordicchiava il cucchiaino di plastica, guardando la ragazza ogni tanto. Non era la prima volta che mangiavano da soli, aveva perso il conto. Da quando Aoko era entrata alle medie si occupava della casa e Chikage si era raccomandata di avere cura di Kaito, dai pasti alla sveglia presto la domenica. Si chiese come sarebbe stata la sua vita senza di lei, senza quel richiamo dall'altra parte del giardino. La odiava quando lo buttava giù dal letto alle sette di domenica mattina, ingurgitava i suoi esperimenti culinari e gli metteva uno straccio in mano per pulire la villetta. Ma senza di lei vedeva solitudine e desolazione, colorava la sua vita e cominciò a chiedersi se l'amicizia per lei non fosse altro.
<< Non era male >>. Aoko si pulì il viso dalle tracce di cioccolato, la bocca era sporca come quella di una bambina.
<< Meglio di quei pancake del mese scorso >>, buttò il cucchiaino nella confezione vuota, ridotto a un pezzo di plastica inutile.
<< Ehi! Cos'hai contro i miei pancake? >>, si arrabbiò lei, minacciandolo con il cucchiaino del suo dessert.
<< Erano talmente duri che per poco non mi sono rotto un dente! >>.

<< Stai sempre a lamentarti! >>, sbuffò lei, ritirando i piatti sporchi. << Se non ci fossi io saresti denutrito! >>.
Buttò le stoviglie nel lavandino e si mise il grembiule per lavarli.
Kaito prese uno straccio. << Tu lavi ed io asciugo >>.
<< Quale miracolo stasera? Di solito devo pregarti di pulire la tua stanza >>.
<< Non fare la difficile! >>.
Aoko gli passava i piatti, Kaito li asciugava e rimetteva nel mobile, in silenzio, con solo la televisione come sottofondo. La ragazza aveva fatto sgocciolare l'acqua sul parquet, Kaito si spostò per rimettere le posate nel cassetto e scivolò, finendo addosso ad Aoko, il piatto le cadde nel lavandino e inzuppò entrambi. Aoko si appoggiò al bancone per non cadere, Kaito le passò un braccio intorno alla vita per non rischiare di perdere l'equilibrio e lei si aggrappò alla sua spalla con una mano. Tremavano per i brividi di freddo, non riuscivano a interrompere quello sguardo.
Aoko non capiva cosa stesse accadendo, quegli occhi blu erano una calamita e Kaito riusciva a contare tutti i battiti del suo cuore, nemmeno quando indossava i panni del suo alter ego si sentiva in quel modo. Non c'era paragone con la sensazione che stava provando in quel frangente. Con l'altra mano tolse i capelli dal viso di lei e Aoko era certa che il cuore le scoppiasse da quanto batteva veloce.
<< Aoko? >>.
L'incantesimo andò in frantumi e lui la lasciò andare subito. Aoko aveva la sensazione di svegliarsi da un bellissimo sogno e cercò di ricomporsi. L'ispettore Nakamori entrò in cucina, vide la pozza d'acqua e i due ragazzi composti e distanti.
Li guardò con uno strano sguardo sospettoso. << Buonasera Kaito! Tornerò a notte fonda Aoko, non mi aspettare sveglia >>.
Kaito ricambiò il saluto, rigido.
La figlia annuì. << Va bene papà >>.
Salutò e rimasero soli. L'imbarazzo era devastante e nessuno dei due riusciva a spiccicare una sola parola. Aoko riprese il piatto caduto nel lavello e ci passò la spugnetta. Kaito finì di asciugare il resto delle stoviglie e gettò lo strofinaccio accanto al lavello.
Lui sfuggì ai suoi occhi. << Credo... credo che andrò a dormire >>.
Nemmeno la ragazza riusciva a rivolgergli lo sguardo. << Anch'io... >>.
<< Be', buonanotte Aoko >>.
Gli augurò la buonanotte anche lei e Kaito uscì dalla casa. Sola, rimase in piedi, ripensando a quei sessanta secondi e la mano che sfiorava la sua
fronte. Meno di un minuto ed era stato il più intenso mai vissuto.
Per quanto ancora voleva mentire a se stessa?

Kaito rientrò nella sua stanza, tirò le tende e si sedette sul letto. Cos'era successo?
Vedeva Aoko tutti i giorni: a scuola, nel tempo libero, nei pasti e in tanti altri momenti della giornata. Ma nessun incontro con lei era stato intenso come quel minuto, in cui la teneva stretta e non avrebbe mai voluto lasciarla andare, sfiorarle il viso, sentire la sua pelle era stato quasi un bisogno.
Il cervello lo rimandò ad altri episodi, meno piacevoli: Aoko che inveiva contro Ladro Kid, Aoko che diceva frasi rabbiose, che gli augurava la prigione. Il suo odio era troppo grande, non poteva nemmeno darle torto.
<< Ma io non lo faccio per umiliare l'ispettore >>, si disse. Aoko non avrebbe mai capito, come odiava Ladro Kid avrebbe odiato anche Kaito Kuroba, per le bugie e gli inganni. Si buttò sul letto, mani in faccia, totalmente confuso sul da farsi.
Dentro di lui aveva una guerra interiore, forse peggiore della missione che stava portando a termine e la posta in palio era la persona più importante della sua vita...

Scuola, altra giornata di pioggia.
Aoko era andata da sola, era uscita prima per non incrociare Kaito: non se la sentiva di affrontarlo. Non erano mai stati così vicini e sentiva che si era creata, nella loro amicizia, una crepa.
Quando Kaito fece scorrere la porta era in compagnia di Keiko e un'altra amica. Aoko lo vide e si guardarono per qualche secondo, cosa che non sfuggì a Keiko e al resto della classe, li guardavano curiosi.
<< Ciao >>, dissero, tesi. Kaito si sedette al suo banco e i compagni gli furono addosso, peggio di una congrega di vecchie pettegole.
Keiko prese da parte l'amica, in un angolo. << Aoko, è successo qualcosa tra te e Kaito? >>.
<< No! >>. Aveva risposto con troppa enfasi e non era credibile.
L'amica alzò un sopracciglio. << Eppure c'era una tensione che si tagliava con il coltello >>.
<< Davvero... Non è successo niente! >>, chiuse in fretta il discorso, grazie all'arrivo dell'insegnante. Vicini di banco, non si guardarono per tutta la lezione. Aoko si tormentava le dita, la matita, la penna, qualsiasi cosa avesse a tiro. Erano abituati a chiacchierare, scherzare o litigare, quelli erano comportamenti atipici.
Kaito non voleva che la loro amicizia si riducesse al silenzio e al disagio, solo l'idea gli fece mancare il respiro, doveva risolvere la questione subito. Anche perché non era lucido, era distratto e non poteva permetterselo assolutamente, fra quattro giorni avrebbe rubato il diamante Hope.
A ricreazione ignorò i compagni pettegoli e richiamò l'attenzione di Aoko.
<< Hai un minuto? >>.
Fuggi
, fu il primo pensiero ma non sarebbe stato utile. Annuì, bocca completamente secca. Si appartarono in un angolo delle scale desolato poiché portava al tetto e fuori diluviava.
<< Aoko >>, cominciò, anche se non sapeva esattamente cosa dire. << Ieri... >>.
Lei non disse niente.
Perché mi caccio in queste situazioni?!
<< Ieri... è stata una situazione, diciamo, equivoca >>.
<< Equivoca? >>. Il cuore le scese nello stomaco.
Kaito si chiese perché fosse tanto difficile ammettere la verità. Quale situazione equivoca? Erano due persone attratte l'una dall'altra che si erano trovate vicine, non era nient'altro.
<< No! >>, esclamò, aveva iniziato male. << Intendevo che ci siamo trovati in una situazione in cui si trovano due persone adatte alla situazione >>.
Ma che sto dicendo?!
Aoko era confusa quanto divertita, si portò la mano alla bocca e soffocò la risata.
<< Non c'è niente da ridere! >>.
<< Scusa... ma sei così buffo mentre cerchi di spiegare quello che provi >>, disse, continuando a soffocare la risata. Entrambi avvertirono la situazione sciogliersi e diventare più leggera.
<< Sto cercando di dirti che io ti voglio bene e... difficilmente riuscirei a vivere la mia vita senza di te >>.
La ragazza smise di ridere: non aveva mai detto che le voleva bene. Doveva essere stato difficilissimo ammetterlo, Kaito era sempre troppo sbruffone per dire cose tanto dolci. Quella che era accaduto la sera precedente fu accantonato, per il momento.
Aoko osò un gesto che non aveva mai fatto, proprio come Kaito: l'abbracciò. Inizialmente lui rimase basito e poi la strinse. Riuscì a sentire tutto quello che a parole e per l'emozione non riusciva ad esprimere.
Metà della classe si era messa a guardarli dal fondo delle scale, Keiko aveva gli occhi a cuoricino, i ragazzi ridacchiavano e Akako si allontanò, stizzita. Sciolto l'abbraccio, avvertirono gli sguardi puntati addosso, si arrabbiarono moltissimo e Aoko, con il suo carattere irascibile, fu quella che reagì peggio.
<< Fatevi gli affari vostri! >>.

Una figura seduta era su una sedia di pelle, dietro una scrivania. La parete davanti a sé era una finestra che ricopriva l'intera superficie e c'era uno spettacolo mozzafiato. Aprì una busta e dentro c'erano delle foto di Ladro Kid, gli aveva messo un paio di scagnozzi alle costole e aveva un infiltrato tra i poliziotti che gli forniva tutte le informazioni necessarie.
Dopo il furto dello smeraldo cardinale era giunto alla conclusione che non poteva essere Toichi, le ricerche lo davano per deceduto nell'incidente commissionato da lui otto anni prima. Ricordava che aveva un assistente, mai visto in volto.
Aveva deciso di ricercare quell'uomo, Ladro Kid aveva un aiutante e doveva essere lo stesso di Toichi. Gettò la busta da lettere nel cestino e poi si accese un sigaro, prendendo la prima boccata di fumo. Scrisse un messaggio dal portatile posato di fronte a lui, per mettersi in contatto con Snake. L'ordine era di continuare a studiare il ladro.
Posò il grosso sigaro e infilzò la foto con un tagliacarte dal manico d'oro, con odio, immaginando il giorno in cui l'avrebbe ucciso personalmente, dopo aver avverato i suoi peggiori incubi.

Angolo autrice!

Ecco un nuovo capitolo!
Nel prossimo ci sarò una sfida tra il nostro Ladro e una vecchia conoscenza ;)
LadySherlock= Ti ringrazio per la tua recensione! Siamo in due ad essere grandi fan di Ladro Kid :D
Shinici e Ran amore= Grazie per tutte le tue recensioni, le ho lette con molto piacere e sono contenta che la storia ti piaccia! :)
Alla prossima!


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 08. Conan contro Kid: la magia dei quattro elementi ***


8° Capitolo


Conan contro Kid: la magia dei quattro elementi



Signor Suzuki, accetto con piacere la sua sfida. Ruberò il diamante Hope sabato sera alle 21.45. Se non le dispiace mi esibirò in un assaggio della mia magia la sera prima alla stessa ora!


                                                                                                                                                                                        Ladro Kid



Jirokichi Suzuki era un uomo molto ricco quanto testardo. Aveva sfidato Ladro Kid molte volte ed era sempre riuscito a sfuggirgli, ormai era una questione di orgoglio. Per questo aveva finanziato e messo a disposizione uno dei musei Suzuki per l'esposizione al pubblico del diamante Hope.
Quando aveva avuto la prima conversazione con Sean Lewis, il responsabile del museo di Washington, l'aveva messo in guardia a causa della pessima reputazione della gemma. << Il diamante Hope è stato rinvenuto in India nella seconda metà del seicento. È passata tra le mani di nobili francesi come Maria Antonietta e suo marito, finiti decapitati. I successivi proprietari e i loro cari sono morti accidentalmente, di orribili malattie o suicidati >>.
Jirokichi si era fatto una grande risata e replicò che era proprio la pietra perfetta per catturare Ladro Kid.
Il giorno prima del furto Nakamori entrò nella residenza Suzuki, scortato da due agenti. Furono accolti da una cameriera e li guidò fino a un salotto elegante, allestito con un lungo tavolo marrone scuro e sedie imbottite di fodera rosa scuro, il parquet era pregiato e lucidissimo. Le alte finestre riflettevano i raggi tiepidi della prima giornata di sole da molti giorni, filtravano da tende dorate.
Si sedettero al tavolo e la cameriera servì caffè e acqua da un portavivande.
<< Prego >>.
<< Grazie signorina, può andare. Benvenuti nella mia residenza >>, premette il tasto di un proiettore. << Quello che vedete è il diamante Hope >>.
Nakamori rimase con la tazzina di ceramica a mezz'aria. << Ho visto molte pietre preziose però questa è straordinaria. I diamanti non sono incolore? >>.
<< Effettivamente sì: per questo è una pietra straordinaria. Aleggia una sorta di leggenda per cui chiunque ne entri in possesso subisca ogni genere di sfortuna >>, rise Suzuki
<< Be', la sfortuna serve a Ladro Kid! >>.
<< Sono perfettamente d'accordo >>. Premette un altro tasto. << Questi sono i dettagli del piano. Dopo questa riunione la diapositiva verrà distrutta, quel ladruncolo ne sa una più del diavolo. Sarete voi tre ad istruire le forze armate contro Ladro Kid >>.
<< Mi dispiace per il detective Hakuba ma ha la febbre alta >>. In verità non gli dispiaceva per niente, quel dilettante sul campo era fin troppo fastidioso.
<< Non importa. Ho un altro asso nella manica >>.


<< Il signor Suzuki dovrebbe conoscere meglio le facce dei suoi dipendenti >>, sogghignò Kaito, dopo aver finito di ascoltare la registrazione della riunione. Si era travestito da cameriera e piazzato un microfono attaccato a un registratore sotto il tavolo e l'aveva ripreso velocemente quando era andato a ritirare le tazzine sporche e bicchieri.
<< I fondi illimitati del signor Suzuki gli permettono diverse stramberie >>, disse Jii.
<< Nessuna può fermarmi! >>. Con una matita scrisse qualche calcolo e abbozzò un disegno, poi lo mostrò a Jii.
Sgranò gli occhi. << Fantastico signorino Kaito! >>.
<< Bisogna sempre stupire, in particolare quando mi sfidano. Inoltre... >>.
<< Inoltre? >>.
Kaito appoggiò il gomito sinistro sul bancone, il mento sulla mano e con l'altra continuava a disegnare, un lieve sorriso. << Ho un fan speciale da irritare >>.

Su ordine di Suzuki la teca era stata disposta nel mezzo del bellissimo giardino del museo. L'edificio era stato costruito a forma di quadrato e nel mezzo c'era il giardino, in piena fioritura primaverile, adorno di statue scolpite da famosi artisti. Suzuki pagava i giardinieri e flowers più esperti e affermati per rendere quel posto un paradiso in terra. Le aiuole erano in ferro battuto nero, le decorazioni richiamavano il sole e i fiori che sbocciano.
Il gioiello sarebbe stato visibile dalle 20.30 alle 22.30. Il resto delle sale era stato sigillato, le grandi porte chiuse con delle catene al titanio per evitare che Ladro Kid trovasse una via di fuga. I condotti di aerazione erano monitorati da telecamere e alcuni agenti erano costretti ad entrarvi ogni quaranta minuti per controllare. Per accedere al giardino bisognava entrare dal portone principale, percorrere il corridoio e si accedeva poi da una porta a vetri.
Tra le aiuole c'erano delle lampade da terra a forma di fiori, in cristallo, e l'illuminazione fu regolata ad alta intensità. Lanterne enormi erano state installate negli angoli del giardino e sui tetti. Dato che l'esposizione del gioiello avveniva al piano terra, Suzuki era certo di aver tagliato le ali del ladro poiché accedere al tetto dal giardino era impossibile, le altre tre porte in vetro erano state chiuse con le medesime catene. Per essere sicuri che Ladro Kid non si infiltrasse tra gli agenti erano stato disposto un segno sulla guancia di tutti.
La folla si era accalcata per vedere l'anteprima dello show del famigerato ladro fantasma. Non aveva parlato di rubare il gioiello quella sera e non voleva che scoprisse la sorpresa che aveva in serbo per lui perciò aveva ordinato di non esporlo.
Suzuki era vicino a un'aiuola di profumati fiori lilla e rosa, parlava al cellulare.
<< Zio! >>.
Una ragazza bionda con gli occhi verdi agitò la mano nella sua direzione e corse verso di lui. Dietro di lei c'erano altre due persone: una ragazza liceale e un bambino delle elementari.
Jirokichi chiuse la conversazione e si mise il telefono in tasca. << Sonoko! >>.
<< Buonasera signori Suzuki >>, salutò educata la ragazza.
<< Felice di vederti Ran >>.
L'uomo si chinò verso il bambino. << Non potevi mancare, tu sei la nemesi di Kid! >>.
Conan si trattenne dal ridere. << Be' sì >>.
<< Questo posto è incantevole >>, disse Ran.
<< Lo adoro. Ho perfino vietato di fumare qui >>.
Conan guardò l'orologio, erano le 21.30: entro un quarto d'ora Kid avrebbe fatto la sua apparizione. Era consapevole che non avrebbe potuto catturarlo, doveva approfittarne per analizzare la situazione.
Erano molti mesi che si scontrava con lui. All'inizio era il suo dovere di detective ma ben presto era diventata una sfida, vedeva la soddisfazione nei suoi occhi quando lo notava nella folla, avvertiva il suo cervello elaborare deduzioni. Per certi versi ammirava il suo talento di prestigiatore e illusionista, non ammetterlo avrebbe fatto di lui uno sciocco e sottovalutarlo significava farselo scappare ogni volta.
Sonoko fissava il cielo. << Non vedo l'ora che arrivi il mio Kid! >>.
Conan alzò gli occhi al cielo e Ran rise.
<< Nakamori com'è la situazione? >>, domandò Suzuki nella ricetrasmittente.
<< Qui tutto regolare, mancano dieci minuti >>.
Il vecchio scrutò il cielo nuvoloso, teso. Era solo una dimostrazione ma temeva il trucco che poteva essersi inventato.
Conan si appoggiò all'aiuola in metallo e gettò un'occhiata ai fiori dietro di sé, erano più o meno gli stessi in ognuna, alcuni differenziavano per tonalità di colore e creavano un buon profumo. Un altro sguardo all'orologio: cinque minuti.
Tra la gente nasceva l'entusiasmo e tutti avevano lo sguardo rivolto al cielo. Poi le lancette toccarono le 21.45 e Kid apparve con il suo aliante, splendente di bianco, con il sorriso sfrontato.
<< È Kid! >>, urlò un uomo.
<< Kid, Kid, Kid! >>.
Sonoko era in totale adorazione, Conan lo fissava intensamente. Non era mai riuscito a vederlo in volto, era certo che fosse molto giovane, forse avevano addirittura la stessa età.
<< Gli elicotteri uno, due e tre in posizione! >>, urlò l'ispettore.
Ladro Kid atterrò nel quadrato destinato alla teca il giorno dopo. La folla chiamava il suo nome, Conan si avvicinò al ladro, tenendo pronta la pistola con le freccette narcotizzanti
<< Signori e signore! >>, allargò le braccia. << Sono qui stasera per mostrarvi l'anteprima del mio spettacolo di domani! >>.
Nakamori mobilitò gli agenti ma Suzuki li fermò
<< È impazzito per caso?! >>, reagì l'uomo.
<< Voglio vedere cosa combina, potrebbe esserci utile per domani >>.
<< Lei scherza?! >>.
Ladro Kid puntò lo sguardo al cielo. Quella sera era solo un modo per valutare la situazione di persona, ci era già sotto le mentite spoglie di un giardiniere per piazzare i trucchi che avrebbe utilizzato per compiere il furto. Ora avrebbe contato il numero di agenti, le reazioni dei presenti e, in particolare, osservare il piccolo grande detective. Lo scovò nella folla, non gli staccava gli occhi di dosso e non pareva molto arrendevole.
Sorrise e diede iniziò all'anteprima. Tirò fuori un piccolo ombrello pieghevole bianco.
Un ombrello?
, pensò Conan.
I primi secondi rimasero tutti in attesa e poi Ladro Kid schioccò le dita. Dopo altri tre secondi Ran avvertì qualcosa di umido sulla guancia e la sfiorò.
<< Acqua? >>.
<< Sta piovendo! >>, esclamò Sonoko. << È stato Ladro Kid? >>.
<< Non dire stupidaggini... >>, iniziò Ran ma dovette smentirla quando un lampo trapassò le nuvole e poi un tuono.
Conan si asciugò la fronte con la manica, la pioggia aumentava. La folla si riparò sotto borsette, dépliant e giacche.
<< Impossibile! >>, disse Nakamori, accese la ricetrasmittente. << Che cosa vedete dal tetto? >>.
Una voce gracchiò. << Ispettore non so come dirglielo... sul tetto non piove! >>.
<< Che cosa?! >>.
<< Confermo! >>, disse un altro poliziotto. << Piove solo nel perimetro del giardino! >>.
Ladro Kid schioccò le dita ancora una volta e la pioggia smise gradualmente, riparato dal suo ombrello non si era bagnato.
<< Incredibile! Fantastico! >>, urlò la folla.
Conan sapeva che non era vera magia ma pura illusione, come diamine aveva fatto?
Il piccolo detective, con i capelli in disordine e tremante di freddo, faceva lavorare freneticamente il suo cervello per capire come avesse fatto.
<< A domani sera per lo spettacolo con gli altri elementi, mio adorato pubblico! >>, si avvolse nel mantello e sparì in una nuvola di fumo.
Svanito, Suzuki ordinò di controllare tutto il museo, i tetti, ogni singolo centimetro ed angolo.
Conan si disse che era inutile, qualsiasi illusione per quanto straordinaria, non veniva da terra ma dal cielo. Aveva menzionato altri elementi: che volesse simulare anche la terra, il vento e il fuoco? A che scopo?
Tutte quelle domande lo irritavano moltissimo, cosa che gli succedeva sempre prima dei furti dei Ladri Kid. Mentre Sonoko continuava a sperticarsi in complimenti e Ran tentava di calmarla, lui camminava per il giardino, guardandosi attorno, non vedeva nulla di anomalo. Qualsiasi strumentazione avesse usato doveva averla nascosta fin troppo bene. Guardò le quattro telecamere poste negli angoli del giardino e decise che avrebbe visionato i filmati al più presto.


Aoko servì la colazione a Kaito, suo padre era tornato a notte fonde e all'alba era già uscito.
Kaito sbadigliò, erano le otto del mattino. L'amica era stata generosa e l'aveva fatto dormire mezz'ora più del solito. Si ripromise di comprarsi dei tappi per le orecchie, ma aveva la sensazione che avrebbe sfondato la porta d'ingresso pur di svegliarlo.
Stava mescolando nervosamente delle uova in una ciotola. << Quel grandissimo mascalzone! >>, commentò, guardando le immagini al telegiornale.
Kaito non replicò e sgranocchiò la sua colazione, pensieroso. Il trucco della sera prima era riuscito alla perfezione. Dopo essersi esibito, nella coltre di fumo, aveva indossato una veste nera e si era mischiato velocemente nel pubblico. Lo sguardo di quel moccioso fastidioso era stato sgradevole e si lasciò scappare una risatina, ripensando agli occhi sbarrati e al quel piccolo cervello che fumava per capire il trucco.
<< Che hai da ridere? >>, gli domandò Aoko, servendo l'uovo.
Kaito rimestava le bacchette nel piatto. << Nulla >>.
<< Sei sempre così misterioso! >>, sbuffò, sedendosi a tavola.
Non sai quanto...
, pensò amaramente Kaito.
<< Stasera ci vieni? >>, domandò, prendendo un boccone del toast e aprendo il quotidiano.
<< Dove? >>.
<< Come dove? Al museo! >>.
<< Al... aspetta! Tu ci vai? >>.
Aoko alzò lo sguardo dalla prima pagina e lo riabbassò subito, in imbarazzo. << Uhm... sì >>.
<< Perché mai? Dubito che ti interessi il diamante Hope >>. Aoko non era poi così interessata ai gioielli e gemme, era solo per l'ispettore che presenziava a qualche suo furto.
<< Be' voglio essere di... supporto a mio padre >>, bofonchiò nel bicchiere di latte, appena udibile, e si nascose dietro il giornale.
Kaito non rise perché sapeva che l'avrebbe solo fatta arrabbiare. << Ah... vuoi vedere la magia di Ladro Kid! >>.
La ragazza sbatté il bicchiere con violenza, da far traboccare il latte sul tavolo, arrossendo. << Non è vero! Figurati se m'interessa qualche trucco da prestigiatore >>.
L'amico ne fu lusingato e non poteva darlo a vedere. << Comunque io non posso venire, ho già un impegno >>.
<< Uff >>, disse, asciugando il latte con il tovagliolo. << Sei il ragazzo dai mille segreti >>.

Conan calciava la palla nel cortile della casa del dottor Agasa. Rifletteva sugli avvenimenti della sera prima e non riusciva a trovare risposta.
<< Pensieroso? >>.
Poggiò un piede sulla palla e guardò la bambina dai capelli chiari. << Più che altro confuso >>.
Ai si sedette sulla panchina del cortile e invitò Conan a fare lo stesso.
<< Il ladro dal chiaro di luna ti ha proprio messo in difficoltà stavolta >>.
Conan poggiò il pallone al suo fianco e incrociò le braccia. << Insomma... ha fatto piovere solo nel perimetro del giardino e le forze dell'ordine hanno confermato che veniva dall'alto >>.
<< Magari è davvero una magia >>, scherzò Ai.
<< Non dire sciocchezze >>, ribatté. << Poi stasera simulerà il fuoco, il vento e la terra... >>, scese dalla panchina. << Devo visionare ancora i filmati, c'è qualcosa che non mi torna >>.
<< Attento Shinici >>, l'avvertì Ai. << Non giocare con la magia, soprattutto quando la pratica Ladro Kid >>.


La sera del furto c'era ancora più gente della sera prima. Non era inusuale che Ladro Kid facesse delle anteprime e Conan aveva tratto due conclusioni: la prima è che Kid lo facesse per studiare bene il luogo del colpo con la presenza della polizia. La seconda riguardava proprio il pubblico, istigati da video, televisione e pagine dei giornali se ne sarebbe presentata il doppio e risultava più semplice fuggire.
Arrivò al museo con Ran, Sonoko e Goro. Le maschere all'ingresso fecero un piccolo inchino davanti a Sonoko e la invitarono ad entrare con i suoi ospiti, percorressero il corridoio ed entrarono nel giardino, era stato sistemato a causa dell'acqua provocata da Ladro Kid. Molta gente aveva l'ombrello per non bagnarsi.
Conan vagò in mezzo alle aiuole ed osservava la gente. Jirokichi si avvicinò al piccolo.
<< Mi raccomando, mi aspetto molto da te! >>.
<< Signor Suzuki ha notato qualcosa di strano durante le pulizie e il trasporto della teca? >>.
Scosse la testa. << Niente. Mi rivolgo a una ditta affermata e, come puoi vedere, il giardino è al massimo dello splendore e nessun giardiniere risultava sospetto, gli agenti che hanno trasportato la teca erano gli stessi di ieri >>, puntò il dito verso il centro. << Guarda tu stesso! >>.
Conan passò tra le persone e si bloccò quando vide la teca. Il diamante Hope era posizionato su un grande cuscino di velluto bianco, che risaltava il suo colore particolare, blu scuro. Il contorno e la catena erano diamanti incolore. Sapeva della sfortuna che la pietra si portava dietro ma alle leggende non ci aveva mai creduto.
Si avvicinò ancora di più e vide la sua immagine riflessa. Il diamante Hope era custodito in una teca, sì, ma era enorme e sembrava più una cupola quadrata. Era saldata a terra quindi non c'era modo di sollevarla. Dovevano aver posizionato il piedistallo, il cuscino e poi il gioiello, infine la teca era stata saldata. Ci sarebbe voluto un martello e più colpi per rompere quel vetro.
<< Allora che ne pensi? >>, domandò il vecchio ricco, ridendo soddisfatto.
<< In sostanza ha imprigionato il gioiello >>.
<< Esatto! >>.
<< Ingegnoso zio! >>.
Sonoko era alle sue spalle con Ran e Goro. Il detective si sporse per guardare il gioiello.
<< Come farà a riprenderlo? >>.
<< Quando sarà terminata la mostra farò togliere le saldature alla base >>.
Conan era perplesso. Si guardava attorno, non riusciva a capire cosa non gli tornasse, c'era qualcosa di diverso e non riusciva a cogliere quel dettaglio. Poi Ladro Kid era arrivato con l'aliante la sera prima, era certo che si sarebbe travestito per essere già sul posto e avrebbe fatto volare un manichino al posto suo.
L'ispettore Nakamori si avvicinò al gruppo. Era in compagnia di una ragazza dai capelli scuri e gli occhi azzurri, vestita di blu.
<< Lei è mia figlia Aoko >>, la presentò.
<< Piacere di conoscervi >>. Un piccolo inchino.
<< Non ti ho mai vista >>, disse Sonoko.
<< Frequento il secondo anno al liceo Ekoda >>.
<< Noi siamo al liceo Teitan >>, continuò Ran. << Sei qui per tuo padre? >>.
<< Certo! Ci sarebbe dovuto essere anche un mio amico detective, Saguru... >>.
Conan girò la testa in direzione di Aoko. << Hakuba? >>.
<< Lo conosci piccolo? >>, chiese curiosa la ragazza, mettendosi alla sua altezza.
<< Più o meno. Lo conosce un mio lontano parente! >>, s'inventò lui, dissimulando come ormai aveva imparato a fare molto bene.
<< Purtroppo ha la febbre alta. Conoscendolo starà seguendo tutto in diretta! >>.
<< Mi ricorda qualcuno >>, sorrise sorniona Sonoko, guardando Ran.
<< Piantala! >>, le intimò lei.
<< Ricorda quel ragazzino che si crede un grande detective >>, intervenne Goro.
<< Parli di Shinici Kudo, suppongo >>, disse Nakamori. << Un altro dilettante >>.
Conan cercò di nascondere l'irritazione.
Parla per te!
<< Mancano cinque minuti >>, disse Jirokichi. << È quasi ora >>.
<< Aoko devo lasciarti >>, disse il padre.
<< Non si preoccupi, le faremo compagnia noi >>, disse Ran, gentile come sempre.
<< Benissimo. A dopo figliola! >>.
Annuì. << Buona fortuna papà! >>:
<< Vengo con lei >>, disse Goro, prendendo il pacchetto di sigarette.
<< Papà non resti? >>, chiese la figlia.
<< Fumo e ritorno! >>.
Lo zietto è sempre lo stesso
, pensò Conan, ridacchiando.

<< Tutto regolare? >>.
<< Affermativo signorino >>.
<< Si inizia >>. Fece partire il manichino.
Nessuno si accorse delle palline tra i loro piedi, troppo impegnati a guardare il cielo. Rilasciarono del fumo che avvolse la teca e poi le urla di giubilo della folla.
Ladro Kid era in piedi, con il mantello che svolazzava alla lieve brezza e il viso celato dal suo monocolo.
<< Signori e Signore, benvenuti al mio spettacolo! >>.
Sbruffone
, pensò Conan, avvicinandosi a lui.
<< Cominciamo con la magia della terra! >>.
Conan cominciò a correre verso il ladro ma dovette fermarsi. Le aiuole cominciarono a vibrare per poi tremare, insieme alla terra.
<< Il terremoto! >>.
<< Attenzione! >>.
<< Crollerà tutto! >>.
Le urla della gente rompevano i timpani e nessuno si muoveva, era incredibile. Quando smise tutto di muoversi, Kid attirò lo sguardo sulle aiuole e davanti agli occhi del pubblico fiorirono meravigliosi fiori gialli.
Conan non era disposto a guardare quelle illusioni, c'era un motivo per cui si esibiva in uno spettacolo così complicato e doveva capirlo prima che arrivasse alla fine.
<< Impossibile >>, mormorò Aoko.
<< Credici invece. Ha fatto tremare la terra! >>, disse Sonoko.
<< Ci deve essere una spiegazione >>. Ran non era convinta.
Ladro Kid puntò il suo sguardo al cielo e di nuovo ricominciò a piovere e tuonare, la gente aprì gli ombrelli e in poco tempo ci furono tante chiazze di colore sparse per il giardino. Nakamori ordinò agli agenti di catturarlo ma una brezza fortissima si mischiò all'acqua, creando uno spettacolo acquatico bellissimo e non riuscivano ad avvicinarsi alla cupola.
Conan si riparò sotto il cappuccio della felpa e lottava contro il vento. Di colpo finì e si ritrovò fradicio con il respiro grosso.
<< Ed ora vi mostrerò l'ultimo elemento con cui ruberò la gemma, colui che distrugge tutto: il fuoco! >>.
Mise le mani avanti e si infiammarono, le agitò e attorno alla teca si creò una fiamma che la circondò. Sembrava completamente padrone della situazione.
<< Come fa a non scottarsi?! >>, esclamò Nakamori.
<< Farabutto! Mettete fine a questo spettacolo! >>, ordinò Jirokichi.
Conan non aveva più molto tempo. All'improvviso sentì uno strano rumore, come un crepitio ma non riusciva a capire da dove venisse. Corse a sbirciare nelle aiuole, poi guardò la moltitudine di ombrelli colorati e, di colpo, l'illuminazione.
Ricominciò a piovere e l'incendio di spense, di nuovo un rumore fastidioso. Ladro Kid fece un salto, sparò delle carte e la cupola indistruttibile si ruppe.
<< No! >>, urlò il vecchio.
Ladro Kid prese il gioiello e lo mostrò alla folla e applaudirono. << Sono lieto di essermi esibito per voi, mio caro pubblico! >>. Apparve l'aliante.
Non scapperai!
Conan attivò le scarpe e un pallone dalla sua cintura. Ladro Kid gli restituì uno sguardo arrogante, prima che potesse calciarla i proiettori si fecero improvvisamente più intensi e la luce era troppo forte. Conan si coprì gli occhi e quando riuscì a vedere di nuovo era svanito.
Jirokichi era in ginocchio, accanto alla cupola distrutta e vaneggiava i peggiori insulti.
<< Dopotutto quella pietra porta davvero sfortuna >>, commentò Goro.
Nakamori urlò nella ricetrasmittente. << Controllate ogni singolo millimetro di questo posto! Elicottero uno, due e tre scandagliate il cielo, controllate pure le nuvole, quello è capace di nascondersi pure lì! >>.
<< Credo che ormai stia gongolando da qualche parte >>, disse il detective, arreso.
<< Non mi arrenderò finché non mi diranno che è sparito dalla terra! >>, sbraitò Nakamori.
<< Papà calmati! >>.
<< Ehi >>, Ran si guardò attorno. << Ma dov'è Conan? >>.

Ladro Kid era poggiato alla sua auto e investì il diamante di luce lunare.
<< Sei proprio una pietra sfortunata >>. La rimise in tasca, non era Pandora. Salì in macchina, aveva il punto d'incontro con Jii tra quindici minuti.
Chiuse la portiera, si allacciò la cintura e accese il motore, non aveva fatto nemmeno trecento metri e per poco non perse il controllo della macchina: sui sedili di dietro c'era Conan.
<< Ma che...? >>.
<< Devo proprio farti i miei complimenti >>, disse Conan, passando davanti e allacciandosi la cintura.
<< Come... >>.
<< Ho fatto? >>, rise. << Vediamo di analizzare punto per punto il tuo spettacolo. Intanto guida e non cercare di ingannarmi >>, lo mise sotto tiro con le freccette anestetizzanti. << A questa velocità potremo schiantarci >>.
<< Ti ascolto >>, disse, con la sua calma indistruttibile.
<< Ti sei infiltrato tra i giardinieri che si sono occupati della manutenzione per piazzare tutti i tuoi trucchetti, in entrambe le occasioni, insieme al tuo fido assistente. Mi sono chiesto perché avessi scelto l'acqua per l'anteprima e l'ho capito dopo lo spettacolino con l'aria >>.
Ladro Kid continuava a guidare, stringendo le mani sul volante per la tensione che riusciva a mascherare.
<< Ho guardato almeno dieci volte i filmati. Hai utilizzato dei congegni attivabili a distanza che hanno fatto tremare le aiuole, essendo in ferro battuto facevano un gran casino e li hai nascosti, mimetizzati con il nero, al centro del sole della trama. Il resto... non è magia >>.
<< Ah no? >>.
<< No, hai usato la semplice psicologia dell'isterismo di massa. Hai attaccato piccoli registratori dove avevi registrato delle voci che urlavano al terremoto e tutti hanno creduto che ci fosse davvero, io per primo. Sciocco eh? >>.
<< Ho fatto anche fiorire i fiori >>.
<< Bazzecole, non hai fatto fiorire proprio un bel niente. Non riuscivo a comprendere cosa mi tormentasse finché non l'ho capito. Hai piantato qualche fiore della specie Evening Primrose, che fioriscono solo di notte. Sono fiori di un vivace colore giallo, perfetti per puntare l'attenzione al tuo scopo. In genere i fiori lo fanno di giorno ma tu li hai piazzati solo stamane, in modo che nessuno li potesse notare ieri. Come la chiamate in magia? >>.
<< Ispezione >>, rispose. << Se dimostri che una cosa non c'è una volta, non la cercheranno nemmeno una seconda >>.
<< La pioggia, questa mi ha messo particolarmente in crisi. Poi, sempre dalle telecamere ho notato che la pioggia... si muoveva >>.
Kaito sbirciò l'orologio, ancora sette minuti e sarebbe stato al punto d'incontro.
<< Ti sei infiltrato nell'hangar con il tuo assistente e avete piazzato serbatoi d'acqua, non troppo pesanti, a tutti e tre gli elicotteri. Il timer ha fatto piovere e ha smesso all'ora stabilita >>.
Ladro Kid stava per aprire bocca ma Conan lo fermò.
<< Stai per chiedermi del peso? Hai usato serbatoi di metallo leggero e ha piovuto per... tre minuti? >>.
<< Interessante >>.
<< Per finire hai utilizzato un registratore in tasca per farci credere che tuonasse ma le luci non erano altro che quelle degli elicotteri che erano costretti ad accendere a causa delle nuvole. Come sto andando? >>.
<< Continua >>.
<< Passiamo al vento. Hai utilizzato un trucchetto molto semplice: dei ventilatori piccoli ma potenti >>.
Il ladro si mise a ridere. << Simulare il vento con dei ventilatori? E poi ti ricordo che pioveva, sarebbero andati in cortocircuito >>.
<< Non se li avessi piazzati sotto le telecamere >>.
Ladro Kid sbarrò gli occhi, le cose si mettevano male. Conan capì di aver indovinato.
<< Non riuscivo a capire perché non vedevo dalle telecamere i punti d'inizio finché non ho viste le persone con gli ombrelli, hai utilizzato lo stesso principio. Hai messo i ventilatori, dello stesso colore delle mura, sotto le telecamere. Poi le hai azionati, hai utilizzato il principio delle correte: con le brezze da quattro angoli diversi e la pioggia sembravano molto più forti di quanto in realtà non lo erano >>.
<< Rischioso non trovi? Qualcuno le poteva trovare dopo >>.
Conan scosse la testa, sorridendo. << Hai attaccato minuscoli esplosivi, li hai detonati e sono caduti morbidamente sulla terra, approfittando delle aiuole angolari. In mezzo al caos, il tuo assistente travestito da uomo grasso, raccoglieva il tutto e immagino che li abbia nascosti man mano... insieme alle attrezzature del giardino? Anche se li avessero trovati avrebbero pensato che erano di proprietà del museo >>.
<< La gente se ne sarebbe accorta >>.
<< Con gli ombrelli sopra la testa? >>.
L'aveva spiazzato ancora, aveva capito perché aveva usato l'acqua come primo elemento dell'anteprima. << Perché avrei fatto tutto questo? Potevo semplicemente rompere la teca >>.
<< L'hai fatto apposta per rompere la cupola >>.
<< In che senso? >>.
<< Il vetro era troppo spesso per essere rotto da un semplice martello o arnese e qui arriviamo al fuoco. Hai indossato dei guanti ignifughi, sopra ci hai messo dei finti polsi, mani, avambracci e gli hai dato fuoco. Per terra c'era sparso un accelerante non troppo infiammabile o saresti bruciato insieme alle persone in prima fila >>.
<< A che scopo? >>.
<< Per utilizzare l'effetto ragnatela >>.
Ladro Kid non replicò, continuò a guidare.
Accidenti.
<< Quando un vetro viene colpito da caldo e freddo insieme, tipo pioggia e fuoco >>, lo guardò trionfante. << Si crea l'effetto ragnatela, ovvero il vetro di rompe in più punti a causa dello sbalzo di temperatura. Succede spesso negli incendi in cui sono coinvolti i palazzi. Dopo ti è bastato rompere il vetro già fragile e il gioco era fatto. Sbaglio... zietto? >>.
Kaito si tolse la faccia di Goro, gettandola all'indietro sul sedile. << Come hai fatto a capirlo? >>.
<< Hai fatto addormentare Goro e l'hai nascosto nel bagno degli uomini. Poi ti sei unito a noi e hai detto di volerti andare a fumare una sigaretta fuori. Goro non poteva sapere che era vietato fumare nel giardino... ma tu sì >>.
Sorrise. << Lo conosci troppo bene. Ho un'altra domanda: come hai fatto a sapere che era la mia macchina? >>.
<< Ho ragionato che non saresti mai potuto scappare con l'aliante... Così ho girato un po' per il perimetro del palazzo e ho trovato la tua auto mimetizzata sotto un telo. Bella macchina >>.
<< Grazie. Immagino che il pallone era solo un modo per farmi abbassare la guardia >>.
<< Esatto >>.
<< Complimenti, mio piccolo detective. È andata proprio così >>, fu costretto ad ammettere.
<< Adesso >>, disse, sempre puntando l'orologio. << Tu fermerai la macchina. Se non lo fai prima o poi la benzina dovrà terminare. A quel punto ti addormenterò e tu farai sogni tranquilli in prigione >>.
Kaito lo guardò, quel piccolo irritante doveva impararlo a conoscerlo meglio. << Credo che sarai tu a fare sogni tranquilli >>.
Conan non fece in tempo a capire e Kaito premette un tasto al lato delle frecce: si aprì il cruscotto da cui uscirono coriandoli e stelle filanti. In un primo momento pensò che lo stesse prendendo in giro, si accorse troppo tardi della macchina ferma, delle mani di Jii e poi del fazzoletto imbevuto di anestetico. Cercò di addormentarlo ma si accasciò sul sedile, occhi chiusi e docile.
Kaito sospirò. << Devo ammettere che ho avuto un pizzico di fortuna stasera >>, sfiorò il gioiello. << Non sei così malvagio dopotutto >>.
<< Cosa facciamo con lui, signorino? >>.
Kaito frugò nella tasca di Conan e ne estrasse il cellulare. Cercò il numero Ran tra le ultime chiamate.
La ragazza rispose al primo squillo, agitata. < Conan, dove sei finito?! >>.
<< Ran! >>, imitò la voce del detective alla perfezione. << Ho seguito Ladro Kid, sono... >>. Kaito lesse l'indirizzo e lo comunicò a Ran. << Vienimi a prendere, ho recuperato il gioiello! >>.
Chiuse la chiamata prima che Ran potesse aggiungere altro e rimise il cellulare nella tasca dei pantaloni. Lo mise seduto sulla panchina e gli lasciò anche il diamante Hope, con un messaggio:


Non è la gemma che sto cercando, potete riprendervela.



                                                                                                                                                                                    Ladro Kid




Jii guardò il bambino addormentato. << Ma chi è questo ragazzino? >>.
<< Un bambino molto intelligente >>.
O un liceale molto sveglio.


Kaito camminava per i corridoi della scuola, leggendo gli articoli sullo smartphone. A caratteri cubitali c'era scritto che il diamante era stato ritrovato da un bambino e che la sfortuna sul gioiello forse stava mutando.
Entrò in classe.
<< Quando è arrivato il fuoco sembrava proprio crepitare tra le sue mani! >>. Aoko stava raccontando il furto. Cercando, senza successo, di mascherare l'entusiasmo.
<< Allora ti è piaciuto lo spettacolo! >>.
Kaito era alle sue spalle, gongolando. L'idea di aver stupito anche Aoko gli faceva molto piacere.
<< Ma quando mai! >>, ribatté Aoko. << Per una manciata di trucchetti da strada >>.
<< Trucchetti di strada?! >>.
<< Perché ti arrabbi tanto? >>.
Kaito riprese la sua calma. << Io l'ho visto in televisione e non mi è sembrato per niente male! >>.
Aoko fece un verso di disappunto. << Fregato da un bambino! >>.
Il ragazzo non poté nemmeno ribattere perché era la verità, aveva scoperto ogni singola illusione e per un pelo non l'aveva catturato.
Guardò fuori dalla finestra, il cielo era terso e con qualche batuffolo bianco. Quel mocciosetto fastidioso non avrebbe mai saputo che Kaito apprezzava le sue doti da detective e che, dopotutto, rendeva i suoi spettacoli ancora più magici.

Angolo autrice!


Ecco un nuovo capitolo! Spero vi piaccia la sfida tra Kid e il piccolo detective ;)
Grazie a chi l'ha messa tra le preferite e le seguite! :)
Alla prossima!




























Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 09. La mamma ***


9° Capitolo


La mamma


<< È lassù! >>.
Nakamori segnalò Kid che volteggiava nel cielo. Mandò gli elicotteri ad inseguirlo ma a metà inseguimento il mantello l'avvolse e sparì. In verità aveva semplicemente preso la strada opposta degli elicotteri e volato via.
Atterrò sul balcone di casa, stringeva la gemma di una rosa intenso, quasi fucsia e la volse alla luna. Un'altra delusione giunse, sospirando la mise nella tasca della giacca e fece scorrere l'anta della portafinestra. Non appena mise piede nella stanza avvertì una presenza accanto alla porta chiusa. Strinse la spara carte nella mano destra.
<< Chi c'è? >>.
La figura non rispose ed avanzò. Kaito sparò una carta che si conficcò nel muro e la seconda accese la luce della camera da letto.
<< Mamma? >>.
Chikage investì il figlio in un tornando di baci e lo strinse in un abbraccio, erano più di otto mesi che non lo vedeva.
<< Il mio bambino! >>.
<< Mi hai spaventato a morte! >>. Kaito soffocava in quell'abbraccio materno.
<< Chi credevi che fossi? Un ladro? >>. Iniziò a ridere fino alle lacrime.
<< Non c'è niente da ridere >>, protestò, togliendosi il monocolo. << Potevi essere un sicario o peggio... Nakamori >>.
<< Tratti così tua madre? >>, lo rimproverò, mani sui fianchi
<< Scusa, hai ragione. Sono felice di vederti >>. Era davvero contento che fosse lì, anche se era abituato a vivere da solo.
Gli occhi di Chikage si tinsero di malinconia e tristezza quando guardò il figlio vestito con gli abiti di Ladro Kid. << Gli somigli moltissimo >>.
Kaito poggiò la mano sul ritratto del padre. << Vado a cambiarmi >>.
<< Ho preparato uno spuntino notturno! >>.
<< Grazie, ci vediamo tra dieci minuti >>.
Scese nella stanza e iniziò a cambiarsi, dopo aver messo al sicuro la gemma nella cassaforte. Mentre si sfilava la camicia e indossava una T-shirt si chiedeva perché la madre avesse scelto di fargli visita, non credeva fosse semplice mancanza. Scese in cucina, la mamma aveva indossato un grembiule e girava il mestolo nella pentola. Era una brava cuoca e le piaceva molto cucinare, Kaito ricordava le ore passate in cucina insieme da piccolo.
Si sedette al tavolo e la madre gli servì una scodella fumante accompagnata dalle bacchette.
<< Com'è andata stasera? >>.
<< Bene, la gemma non è Pandora. Domani la restituirò >>, spiegò, assaggiando il ramen.
La madre si sedette all'altro lato del tavolo, anche lei con una ciotola di cibo e un bicchiere di vino. << Sei come tuo padre. Nemmeno lui si gettava in troppe spiegazioni >>.
<< Cerco di tenere separate le due cose >>, disse, alzando le spalle.
La madre sorseggiò il vino rosso. << Non ho bisogno di chiederti come te la cavi. Parigi attende con ansia le notizie in prima pagina di Ladro Kid >>.
<< Come mai sei qui? >>.
<< Devo avere per un motivo per vedere mio figlio? >>.
Kaito fissò la madre e lei cedette. << Per l'incontro genitori-insegnanti >>.
Il figlio se ne era proprio scordato. Due settimane prima avevano consegnato un foglietto con scritto data e ora dell'incontro. Avendo una madre all'estero e orfano di padre l'insegnante non si aspettava nessuno e Kaito non gliel'aveva detto perché gli sembrava inutile, sapeva benissimo che aveva quasi il massimo dei voti.
<< Come l'hai saputo? >>.
<< Ho sentito Aoko tre giorni fa e me l'ha detto >>.

Non si fa mai gli affari suoi!
<< Non te lo volevo nascondere >>.
<< Lo so, tesoro >>, lo rassicurò la madre. << Ci tenevo ad esserci, anche se sono lontana non smetto di essere tua madre >>.
<< Non l'ho mai pensato >>, disse Kaito, posando le bacchette sul tavolo, aveva finito di mangiare.
Chikage si versò un altro po' di vino. << L'incontro sarà domani mattina alle undici. Ah, vorrei invitare Aoko e suo padre a colazione >>.
Kaito stava per alzarsi e si fermò. << Perché? >>.
<< Lei si occupa di te, è una cara ragazza. Vorrei ricambiare >>.
<< Le scriverò, sarà ancora sveglia ad aspettare l'ispettore >>.
<< Come sta andando fra voi due? >>.
<< Non c'è nessun noi mamma. Siamo amici, tutto qui >>. Pronunciare l'ultima frase gli fece tornare in mente l'episodio di un paio di settimane prima. << Io vado a dormire, sono stanchissimo >>.
<< Certo tesoro, a domani mattina >>.
Kaito salì nella sua stanza, ancora più sicuro che la madre non fosse lì per un incontro genitori-insegnanti. Avrebbe fatto passare un po' di tempo e poi avrebbe affrontato il discorso con sua madre.


Aoko bussò alla porta di casa Kuroba, indossava già la divisa scolastica. Chikage le aprì e l'abbracciò.
<< Salve Chikage, sono felice di vederla! >>.
<< Anch'io cara. Sei cresciuta così tanto! >>.
Kaito era sull'ultimo gradino della scala, una maglia bianca e un asciugamano al collo, i capelli umidi dalla doccia. << Peccato non sia cresciuta nei posti giusti! >>
Aoko non fece in tempo a colpirlo che sua madre lo prese per un orecchio, costringendolo a scendere l'ultimo gradino.
<< Ahia mamma! >>.
<< Non si parla in questo modo a una signorina! >>.
Aoko e Kaito si sedettero vicino, la madre aveva servito la colazione e si unì a loro.
<< Mio padre si scusa per la sua assenza. Stanotte è tornato tardi a causa di quel grandissimo farabutto >>. Per il nervoso spezzò il toast in due.
Chikage e il figlio di scambiarono un'occhiata d'intesa e cambiarono abilmente discorso. La colazione proseguì spaziando tra ricordi e vari argomenti, poi Kaito andò a mettersi il resto della divisa.
<< Grazie per la colazione >>, Aoko fece un piccolo inchino e prese la cartella lasciata all'ingresso.
<< Gradirei avervi come ospiti per tutto il mio soggiorno >>.
<< Quanto si ferma? >>.
<< Ancora non lo so ma non per molto >>.
Kaito guardò sua madre prima di uscire, la salutò e andò a scuola con Aoko. Non riusciva a smettere di pensare che c'era qualcosa di stonato nella sua visita, Aoko parlava e lui rispondeva distratto.
<< Kaito mi stavi ascoltando? >>.
Il ragazzo si ridestò. << Scusa, ero sovrappensiero >>.
Le lezioni sarebbero durate fino alle undici per proseguire dopo il pranzo. Kaito era poco concentrato sulla lezione di inglese, giocherellava con una moneta sotto il banco, quello che faceva quando aveva dei pensieri da elaborare. Prima delle undici uscirono in corridoio per attendere i genitori.
Nakamori arrivò trafelato, con la cravatta annodata male e la camicia spiegazzata. La figlia gli sistemò la cravatta e lisciò l'indumento, contrariata. Chikage giunse poco dopo, togliendosi gli occhiali da sole e mettendoli nella sua grande borsa. Nakamori fece un cenno di saluto nella sua direzione.
<< Ginzo Nakamori! Da quanto tempo >>.
<< Mi dispiace per non essere stato presente a colazione stamane >>, si scusò ancora una volta.
<< Ho immaginato che fossi molto stanco >>.
<< Be' ho dovuto prendermi la solita lavata di testa e riempire scartoffie a causa di quel dannato ladro >>.
<< Sono certa che prima o poi lo prenderai >>, rise lei. Kaito evitò di unirsi alla sua risata. Se lui era il mago delle poker face, sua madre ne era la regina.
<< Posso offrirti una tazza di caffè? >>, domandò Nakamori.
<< Certo >>, si girò dai ragazzi. << Torniamo tra un po' >>.
I due annuirono e li guardarono allontanarsi. Aoko si appoggiò al muro, con l'aria di chi è molto triste.
Kaito immaginava quale fosse il motivo di tanta tristezza, si appoggiò al muro anche lui. << Non è venuta vero? >>.
Aoko scosse appena la testa.
Aveva telefonato a sua madre per dirle dell'incontro genitori-insegnanti. Aveva risposto al sesto squillo e detto subito che non sarebbe venuta, che era in partenza per un viaggio di lavoro. Aveva chiuso con un magone in gola che era diventato ben presto lacrime sulle guance.
Quando Aoko era piccola i genitori divorziarono. Era troppo giovani quando si erano gettati nel matrimonio e nel ruolo di genitori. Essere sposata a un poliziotto non era facile e l'ambizione di sua madre distrussero il matrimonio qualche anno dopo la nascita della loro unica figlia. Aoko restò con il padre poiché era arrivata la proposta del lavoro dei sogni e lei partì, cambiando città. Viaggiava spesso e telefonava alla figlia una volta a settimana e le faceva visita ogni due mesi, a volte anche tre.
Aoko si chiedeva spesso perché sua madre avesse rinunciato al ruolo di genitore e questo l'aveva fatta crescere piena di insicurezze e con la tendenza a chiedersi se avesse qualcosa di sbagliato.
La ragazza soffocò le lacrime e si passò una mano sugli occhi. La mano di Kaito le porgeva un fazzoletto e quando fece per prenderlo quello si allargò e poi sparì dalla sua vista in minuscoli pezzetti bianchi. Quando guardò la mano di nuovo c'era una rosa rossa.
Le fece tornare il sorriso e l'annusò.
<< Ricordati sempre che di sbagliato non hai niente, come le rose. Sono bellissime e con le spine, abbiamo tutti i nostri difetti ma questo non ci rende sbagliati >>.
Quelle due frasi risollevarono l'umore di Aoko. Vedere quel sorriso fece felice Kaito. I genitori tornarono dal caffè e Nakamori sembrava più attivo.
Ben presto arrivarono tutti i genitori della loro classe. I compagni di classe fecero commenti positivi sulla madre di Kaito, che smisero quando li fulminò con uno sguardo assassino.
Saguru entrò accompagnato dai suoi genitori. Il questore Hakuba e una donna che non conosceva. La signora Hakuba era una donna inglese sui quaranta d'anni ma ne dimostra molti di meno: aveva gli stessi capelli biondi del figlio, un paio di grandi occhi blu e lentiggini sul viso, spruzzate sul naso e le guance. Era molto bella e i ragazzi della classe la guardarono ammirati.
<< Questore Hakuba >>, salutò il grado superiore con rispetto.
<< Ispettore Nakamori >>. Si avvicinò al gruppetto con sua moglie sotto il braccio. << Lei è mia moglie, Cecelia >>.
Le porse la mano. << Piacere di conoscerla >>.
<< Piacere mio >>, disse con una voce melodica. << Mio marito la nomina spesso. Lei si occupa del caso di Ladro Kid? >>.
<< Esatto >>, confermò orgoglioso. << Mi permetta di presentarle Chikage Kuroba, un'amica di famiglia >>.
<< Mio figlio parla spesso della sua classe. Rispetto alla rigidità inglese, qui si trova molto meglio! Mi racconta dei trucchi di magia di suo figlio. Suo marito era Toichi Kuroba! >>. Le si illuminarono gli occhi. << Ho visto qualche suo spettacolo in gioventù, era straordinario >>.
<< Era un grande mago >>, disse Kaito, fiero.
L'insegnante interruppe la conversazione e invitò i presenti ad uscire per iniziare i colloqui. Saguru teneva d'occhio Chikage e Kaito, si chiedeva se sapesse delle azioni del figlio, era da un po' che stava facendo qualche ricerca sul precedente Ladro Kid e la sua teoria era che potesse essere stato proprio il padre di Kaito.

Forse sua madre era una complice
, pensò dubbioso.
Al colloquio, l'insegnante disse che Kaito era un ottimo alunno, i voti sfioravano il massimo.
<< Risulta essere un po' indisciplinato a volte, ma niente di grave. Dovrebbe stare un po' più attento, a volte sembra perso in chissà quali pensieri >>, lesse una nota a piè della scheda. << Inoltre leggo che ha rifiutato di unirsi alla squadra di kendo e di calcio >>.
<< Mio figlio preferisce dedicarsi ad altri interessi >>, disse Chikage.
<< Spero che l'anno prossimo possa prendere in considerazione le proposte. Ritengo che se continua così potrà accedere a molte carriere universitarie >>
Kaito non aveva mai pensato al futuro. Da quando era Ladro Kid si era concentrato su Pandora e consegnare alla giustizia i responsabili della morte di suo padre. E poi? Cosa avrebbe fatto dopo? Essere cresciuto in una famiglia di maghi avrebbe dovuto rendere facile la risposta. Ultimamente non lo sapeva più.
Aoko terminò anche il suo e il padre era molto felice. Chikage li invitò a cena quella sera stessa e i Nakamori accettarono.
Il pomeriggio si fece trovare fuori dalla scuola, alla guida di una macchina noleggiata.
<< Dove andiamo? >>, domandò, buttando lo zaino sui sedili di dietro.
<< Al bar di Jii >>, rispose, mettendo in moto.
Il vecchio Jii abbracciò Chikage, felice di vederla. Quando era l'assistente di Toichi erano molto amici e passavano ore a discutere degli spettacoli in programma o dei furti successivi. La mancanza di Toichi era forte e in tre era più facile da sopportare. Kaito partecipava poco alle conversazioni e sua madre se ne accorse.
La sera i Nakamori bussarono alla porta della villetta. Chikage si era messa ai fornelli da ore e il profumo era invitate. Servì il primo bicchiere di vino all'ispettore e ben presto arrivarono al secondo.
Aoko si sedette sul dondolo del giardino, puntando i piedi per dondolarsi piano. Era maggio, ormai, eppure l'aria era freddina e le venne la pelle d'oca. Kaito le porse un golfino nero e le sedette accanto, dondolandosi. I due genitori si versarono il terzo bicchiere di vino.
<< Domani mattina avrà mal di testa >>, disse, con disappunto, la figlia.
<< È mia madre che lo porta sulla cattiva strada. In Europa hanno un concetto totalmente diverso dal nostro, per quanto riguarda il bere >>, le spiegò.
<< Sono certa che a mio padre piaccia parecchio, questo concetto >>, disse, con maggiori disappunto, scuotendo la testa.
Aoko si chiuse per un attimo nella sua tristezza. Lo sguardo orgoglioso di suo padre l'aveva resa fiera ma non poté fare a meno di pensare che avrebbe voluto vedere la stessa luce negli occhi della mamma.
Kaito le pizzicò una guancia, come per svegliarla. << Non fare così >>.
Aoko si strinse nel suo golfino, uno sbuffo di vento la fece rabbrividire. Poi sentì Kaito avvicinarsi per starle più vicino e appoggiò un braccio allo schienale. Vincendo l'insicurezza appoggiò la testa alla sua spalla, come quando erano piccoli e non c'erano ancora la malizia e fraintendimenti
Nakamori dava le spalle alla vetrata della cucina e Chikage ci vedeva benissimo. Aveva capito subito che qualcosa era cambiato fra i due e non poteva che esserne felice, anche se la strada era ancora lunga.
Rimasero in silenzio a dondolarsi, entrambi erano di umore ambiguo e sentivano il bisogno di stare vicino senza dirsi parole inutili. Chikage dovette chiamarli per la cena, a malincuore, distraendo l'ispettore. Era sicura che, con tre bicchieri di vino in corpo, avrebbe sbottato a quella scena. La cena fu piacevole e gli adolescenti lavarono i piatti mentre i grandi finivano il vino. Ormai Nakamori era brillo e Aoko lo dovette trascinare giù per la strada fino al loro portone.
Chiusa la porta, Chikage rimase in piedi nell'ingresso.
<< Mamma faresti una cosa per me, prima di andartene? >>.
<< Qualsiasi cosa tesoro >>, rispose lei, affettuosa.
<< Smetti di dirmi bugie >>.
Quelle poche parole così dure fecero crollare qualunque maschera. Chikage sospirò e si sedette sull'ultimo gradino delle scale, indicando lo spazio accanto a sé al figlio e lui obbedì.
<< Non posso nasconderti niente eh? Ormai sei grande >>.
<< Tu sei qui per chiedermi di smettere di essere Ladro Kid >>, l'anticipò e il silenzio che seguì ne fu la conferma.
<< Kaito, non nutro nessun dubbio nelle tue capacità. Sei un mago straordinario, hai imparato dal migliore. Hai un'intelligenza ben sopra la media >>.
<< Ma? >>. In quasi diciassette anni non aveva mai affrontato un discorso tanto serio e pesante con la sua spensierata e gioiosa mamma.
<< Non posso più temere che non tornerai a casa >>
Kaito comprese finalmente il motivo della visita. << Jii ti ha detto che mi hanno sparato! >>.
<< Non prenderlo come un tradimento nei tuoi confronti >>, difese il vecchio aiutante. << Jii non voleva dirmelo, ho insistito e ha ceduto >>.
<< Mamma, qui non riguarda solo papà. Queste persone uccidono, rapiscono, fanno del male. Come noi abbiamo perso una persona cara, succederà a troppe, altre, persone. E se riescono a mettere le mani su Pandora... lo faranno per sempre >>. Le prese le mani e la guardò negli occhi. << Mamma devi fidarti di me >>.
<< Lo diceva anche Toichi! >>.
<< È diverso stavolta. Se tu non sarai d'accordo... be', continuerò con o senza il tuo benestare >>. La testardaggine del figlio, il fuoco che aveva negli occhi fecero intendere alla donna che niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Ricordava le poche occasioni in cui aveva chiesto al marito di smettere con quella vita, di essere una famiglia normale e crescere il loro unico figlio nella magia. Nel profondo aveva sempre saputo che anche Kaito sarebbe diventato un ladro. Toichi non voleva che Pandora distruggesse la vita di troppe persone e lui ci aveva rimesso la sua. Sapeva della stanza segreta, del timer della porta e della possibilità che Kaito potesse intraprendere quella strada. Nel suo animo di madre aveva sperato fino alla fine che il figlio si tirasse indietro ed era solo una bugia che si raccontava.
Chikage sciolse le mani da quelle del figlio e fece un sorriso triste. << Glielo dirai? >>.
Kaito sbatté le palpebre, confuso. << A chi? >>.
<< Ad Aoko >>.
<< Ma sei matta?! >>, esclamò. << Suo padre è l'ispettore che mi dà la caccia >>.
<< Non è per quello che tieni il segreto >>. Kaito cominciò a salire i gradini, non voleva affrontare quel discorso. << Perché la perderesti >>.
Il figlio si fermò in mezzo alle scale, senza voltarsi: stavolta fu la madre ad aver colpito nel profondo. La sua espressione era di irritazione e dolore, perché sapeva quanto avesse ragione e strinse i pugni.
<< Vado a dormire, buonanotte >>.
<< Kaito >>. Finalmente si voltò. << Ti voglio bene >>, un dolce sorriso.
<< Anch'io mamma >>, rispose, salendo le scale e chiudendosi in camera. Si mise il pigiama e prima di mettersi nel letto guardò il ritratto del padre, chiedendosi cosa fosse andato storto per essersi fatto scoprire. D'improvviso ragionò che non ci aveva mai pensato: come l'avevano scoperto? L'avevano ucciso in pubblico, davanti a sua moglie e al suo bambino. Non volevano solo vederlo morto, volevano farlo morire con la certezza di aver impresso nelle menti dei suoi cari quella scena. Una forte rabbia divampò e la voglia di fargli pagare il conto con la giustizia fu ancora più forte.


La mattina Kaito uscì dal bagno dopo la doccia e scese le scale. Si accorse che l'abitazione era molto silenziosa e corse in cucina: non c'era nessuno. Il tavolo era apparecchiato per la colazione e c'era una lettera con le sue iniziali. L'apri:


Tesoro,


ero venuta per capire quanto fossi motivato e deciso nella tua missione. Devo dire che ti ho trasmesso una buona dose di testardaggine! Ho fatto questo viaggio consapevole che non ti avrei fatto cambiare idea, ma sono tua madre e proteggerti resterà sempre la mia, di missione. Ti chiedo di essere responsabile, attento e ricorda che i nemici possono essere molto più vicino di quanto tu non creda.

Ti voglio tanto bene,


                                                                                                                                                    Mamma



PS= Godetevi la colazione! ♥


<< Godetevi? >>.
Il campanello suonò e Kaito andò ad aprire, si ritrovò davanti Aoko. Strinse tra le mani la lettera della mamma, inizialmente fumante di rabbia che divenne gratitudine poco dopo.
<< Come partita?! >>.
<< Lo sai com'è fatta >>, la giustificò Kaito, a colazione iniziata. << Aveva delle faccende da sbrigare a Parigi >>.
Aoko notò la busta lasciata sul tavolo e vi vide spuntare qualcosa. << C'è altro nella busta >>.
Kaito ne estrasse due biglietti, Aoko brillò di gioia. << Sono due biglietti aperti per Parigi, uno per me e uno per te >>.
<< Adoro Chikage! >>, gli saltò al collo, lasciandolo subito, rossa d'imbarazzo.
Kaito avrebbe voluto una botola di quelle degli spettacoli di magia e nascondersi lì per l'eternità. Sua madre era la solita manipolatrice, come poteva tirarsi indietro dopo la reazione di Aoko?
<< Ci andremo >>.
<< Perché? Ci stavi anche pensando? >>. Lo sguardo omicida lo trafisse.
Kaito balzò dalla sedia, prendendo la giacca della divisa. << Assolutamente no >>.
<< Ci andremo finiti gli esami >>, disse. << Voglio vedere il Louvre, camminare per gli Champ-Élysées, mangiare sulla Senna e poi... >>.
L'amico pensò che sarebbe stata una vacanza molto lunga e, ancora non poteva saperlo, piena di sorprese e magia.


Angolo autrice!

Ecco un nuovo capitolo! Ho voluto dedicare un capitolo al rapporto madre-figlio perché penso che se anche Chikage sia una ex ladra con particolari idee educative, è sempre una mamma anche lei!
Il prossimo sarà un capitolo interessante, tra la gioia e il dolore!
Shinici e Ran amore: grazie per le tue recensioni, come al solito mi piacciono moltissimo! :)
Alla prossima!

PS= Non chiedetemi perché ma mi sembra che risultano di un font diverso l'angolo autrice e il capitolo! Chiedo scusa ma il Kompozer gioca brutti scherzi!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Perché l'ho fatto? ***


10° Capitolo


Perché l'ho fatto?



Ruberò la splendente stella dell'India a villa Benkei sabato.


                                                                                                                                                                                            Ladro Kid


<< Voglio agenti a tutte le uscite. Controllate patenti, carte d'identità, passaporti! >>.
Nakamori dava ordini ed era più nervoso del solito. Nathan Connery era al suo fianco, un uomo sui trentacinque anni, moro e con occhi grigi, alquanto alto e snello. Vestiva con un completo nero e una camicia bianca, in tasca aveva un orologio con la catenella.
La mostra sarebbe stata aperta al pubblico alle 19.30. Senza un orario era certo che Ladro Kid avrebbe rubato la gemma al culmine della mostra, quando il direttore avrebbe esposto la bacheca contenente il gioiello su un palco rialzato, sotto la luce dei riflettori. Era un uomo furbo, con un'intelligenza sopra la media e quando aveva deciso di portare la gemma in Giappone, sarebbe stato quasi deluso se Ladro Kid non avesse mostrato alcun interesse. Le sue gesta erano giunte fino a New York ed era curioso di vedere se era davvero bravo come affermavano.
<< Mi fido di lei, ispettore >>.
<< Ho mobilitato ottanta agenti per la vostra gemma >>, disse lui, gonfio d'orgoglio. << Il palco sarà assediato sotto e sopra dalle migliori forze dell'ordine. Dato che Ladro Kid ha l'abitudine di mischiarsi tra i miei agenti ho ordinato di non lasciare la sala. In sostanza, quelli che saranno dentro a proteggere il gioiello non potranno uscire né entrare una volta iniziata la mostra >>.
<< Ingegnoso ma ho la sensazione che il più grande ladro del mondo non si farà fermare da queste piccolezze >>, disse Connery.
<< Sono tutti muniti di maschere antigas, allarme sonoro e parole d'ordine >>.
Lo guidò fino alla stanza dove c'era il palco e indicò il tetto, sopra i riflettori.
<< Se Ladro Kid metterà piede sul palco mi basterà premere questo >>, mostrò un piccolo congegno con un pulsante rosso. << E si abbasserà un cancello che bloccherà tutti i presenti sul palco e l'unico modo per uscire è una parola d'ordine segreta >>.
Connery si mostrò piacevolmente sorpreso. << Posso sapere qual è?>>.
<< No, si trova in un posto impossibile da espugnare! >>, rispose gongolando.
<< E sarebbe? >>
L'ispettore si puntò un dito in fronte. << Nella mia testa! >>.
<< Ottimo, lei non è uno sprovveduto >>.
Nakamori scoppiò a ridere, sicuro di aver raggirato Ladro Kid.


Kaito era al parco con Aoko. Lei voleva godersi la prima giornata di sole dopo cinque giorni di pioggia e l'aveva accontenta. Le temperature si erano abbassate e la ragazza indossava un maglioncino e una sciarpa rosa arrotolata al collo. Mentre giocava con un cagnolino, Kaito usava un piccolo binocolo per spiare le mosse degli agenti dall'altra parte della strada: quel parco si trovava di fronte alla villa scelta per la mostra. Era una maestosa villa su tre piani, di proprietà di una delle più ricche famiglie giapponesi ed era stata scelta per la bellezza degli ambienti. Anche se era un'abitazione, inutilizzata tra l'altro, aveva sistemi di sicurezza eccellenti.
<< Nakamori si sta impegnando sempre più >>, mormorò, rimettendo il binocolo nella giacca, per niente turbato, sicuro delle sue capacità. La proprietaria con il cagnolino era andata via e Aoko ritornò dal ragazzo.
<< Quanto era carino! >>, disse entusiasta. Poi si strofinò le mani sulle braccia. << Che freddo! Cioccolata calda? >>.
Un quarto d'ora dopo erano davanti a due tazze fumanti. Aoko gustava la bevanda, era golosa di dolci. Kaito beveva la sua distrattamente, aveva fatto ricerche su Connery: in un'intervista aveva detto che solo un matto avrebbe tentato di rubare i suoi gioielli e le sue opere. Era una sfida interessante ma doveva essere comunque cauto.


La sera si trovava a cena dai Nakamori.
L'ispettore era tornato a casa, la prima volta da quando era arrivato l'avviso del furto. Aoko si era impegnata a cucinare una cena diversa ma entrambi pensarono che era meglio se non l'avesse fatto. Mangiarono tutto comunque e Kaito si trattenne dal prenderla in giro.
Nakamori era alla seconda birra.
<< Papà, devi essere lucido per domani sera! >>, lo rimproverò la figlia.
<< Figuriamoci >>, fece lui. << Quel ladruncolo non supererà mai la mia gabbia >>.
<< Cos'hai pensato stavolta? >>. Aoko era sempre curiosa di conoscere i piani contro il ladro.
<< Dovrà conoscere la parola segreta per sbloccare la gabbia! >>, mandò giù la birra. Era tranquillo, aveva ideato un piano infallibile.
Kaito si mise sull'attenti.
Una parola d'ordine?
Il ragazzo strinse i pugni sotto il tavolo. Era sicuro che avrebbe avuto un solo tentativo e poi la gabbia si sarebbe bloccata. Doveva mettere insieme le parole più probabili riguardarti Nakamori.
<< Poi sembra che Connery abbia una sorpresa per lui >>.
Una sorpresa?
Kaito si chiese cosa potesse mai essere da non dirlo all'ispettore.
<< L'importante è spedirlo dove merita >>, disse Aoko.
Kaito abbassò lo sguardo sul suo piatto, cercando di ingoiare le ennesime parole di odio verso di lui, cercando di pensare che erano per Ladro Kid e non per Kaito...


Pioveva e avrebbe continuato fino al giorno dopo.
Saguru avrebbe saltato le lezioni del pomeriggio per recarsi alla villa. Kaito guardava fuori, con aria contrariata: le previsioni avevano detto pioggia, non diluvio. Non avrebbe mai potuto usare l'aliante con quel tempaccio e scappare a piedi non era impossibile ma nemmeno la strategia migliore. Scrisse un messaggio a Jii, chiedendogli di controllare un'ultima volta la macchina.
All'ora di pranzo Kaito andò in bagno per visionare alcuni dettagli dal tablet e Aoko rimase a chiacchierare con Keiko e Saguru.
<< Cosa metterai stasera Aoko? >>, le domandò l'amica.
<< Ancora non ci ho pensato, a causa del tempo >>.
<< Qualsiasi cosa metterai andrà bene >>, disse Saguru.
Aoko arrossì. È sempre così gentile...
<< Stasera fai del tuo meglio! Spero di assistere alla sua cattura >>.
<< Non ti deluderò >>, le promise. Keiko fu chiamata da una compagna per risolvere un esercizio e rimasero soli.
<< Peccato che Kaito non sia voluto venire >>, aggiunse, un po' delusa.
Saguru colse la palla al balzo. << Come mai? >>.
<< C'è uno show di magia in TV, lui non se ne perde uno >>.
<< Poteva esserci d'aiuto, data la sua bravura nel campo magico >>.
Ad Aoko si illuminarono gli occhi. << Sì! Anche se l'altra volta nemmeno lui è riuscito a catturare Ladro Kid >>.
Deve essere difficile catturare se stessi. << A volte penso a Ladro Kid nella sua vita privata >>, disse, cambiando discorso.
<< Vita privata? >>. Aoko ci penso su. Per lei era solo un ladruncolo, affamato di notorietà, non l'aveva mai visto come una persona “normale”. Però anche lui doveva avere una famiglia, degli amici, passioni e magari un lavoro o seguiva un corso di laurea.
<< Insomma, potrebbe essere chiunque >>, fece spallucce. << Io, Keiko... >>, guardò Aoko. << Kaito >>.
La ragazza non seppe trovare il motivo però non riuscì a ribattere per i primi dieci secondi, poi fece una piccola risata. << Kaito? Impossibile >>.
<< Oh certo >>, la salutò e si allontanò, con un sorriso. Mettere dubbi ad Aoko era quello che voleva, per poi avere più informazioni possibili dalla fonte migliore.
Aoko avvertì disagio, come se le parole di Saguru avessero colpito qualcosa dentro di lei.
Scosse la testa, come per scacciare quel pensiero stupido.
Tu non lo faresti mai, vero Kaito?


<< Signorino ma è proprio sicuro? >>.
Kaito sfiorò i sedili della macchina. << Assolutamente >>.
<< Se la signora Chikage... >>. Jii sudò freddo. La cordiale signora Kuroba poteva diventare una donna molto pericolosa se si arrabbiava e tenerle un segreto non piaceva al vecchio aiutante.
Kaito giocherellava con la pistola spara carte e puntò gli occhi blu su Jii. << Mia madre non lo saprà se nessuno glielo dice >>.
<< Io farei qualsiasi cosa per lei signorino ma... >>, si asciugò il sudore della fronte con un fazzoletto ricamato.
<< Ho deciso >>, ribatté, testardo.
<< Siete proprio uguale a vostro padre, quando vi mettete in testa una cosa niente vi fa cambiare idea >>.
Kaito sorrise, colpito da quel paragone. Era sempre orgoglio quando gli dicevano che somigliava a suo padre e aspirava a diventare un mago più bravo di lui, era quello che avrebbe voluto.
Jii andò via per preparare il suo travestimento. Controllava gli ultimi dettagli della macchina quando avvertì un rumore familiare. Uno dei dischi registrati da Toichi iniziò a diffonderne la voce per la stanza. Il figlio era ancora seduto in macchina.
<< Kaito >>, iniziò. << Ci sono volte in cui la magia aiuta le persone >>.
Il ragazzo ascoltava attentamente.
<< La magia rende felice le persone, non è una forma d'inganno. La tua magia deve donare un sorriso, una fiamma di meraviglia che illumina i loro occhi. Deve donare solo sensazioni positive, mai negative. Il compito di un mago è questo: vedere la meraviglia nell'anima del suo pubblico. Quando lo farai, allora saprai di aver svolto il tuo compito. Hai capito, Kaito? >>.
Il ragazzo non si mosse, pensando a quella lezione e concluse che aveva ragione. Ladro Kid mentiva e ingannava. La sua magia era, invece, sincera e quando si esibiva davanti ai suoi fans riusciva a vedere quello che il padre gli aveva appena spiegato.
Sfiorò il volante. << Capito, papà >>.


Alle diciotto e trenta le porte della villa furono spalancate. Prima di giungere alla sala del palco c'erano aperte altre sale: alcune con mobilio antico, sfarzose e magnifiche, dipinti custoditi gelosamente.
Benkei Shibata era l'erede della villa. Il primogenito della stirpe Shibata, possedevano aziende che producevano auto di lusso esportate in tutto l'oriente. Quella villa era stata acquistata dal bisnonno, Izo Shibata, a fine ottocento e non ci viveva più nessuno da circa trent'anni, poiché la sede principale era stata spostata a Aomori da Tokyo. Da quel momento la villa era usata per convegni, mostre ed esposizioni di gemme preziose come la stella dell'India.
Kaito era consapevole che l'unico modo per arrivare sul palco era prendere il posto di Benkei Shibata. I poliziotti a guardia del gioiello erano già in posizione e nessuno poteva lasciarla. Intanto varcò la soglia come un quarantenne dall'aspetto florido, capelli biondi e giacca pesante. Studiò un po' la situazione, fingendosi un ospite che ammirava le opere, i vasi e le sculture di proprietà della facoltosa famiglia. C'erano tre guardie per sala e fissavano ogni persona.
Kaito pensò alla parola d'ordine, era la cosa più spinosa. Si chiese cosa mai avesse potuto scegliere, qualcosa che Ladro Kid non poteva sapere. Salì al secondo piano e trovò Jii, ammirava la statua di un angelo.
Si mise al suo fianco, era travestito da trentenne.
<< La statua è davvero bellissima >>, commentò. Era un codice per riferirsi alla sicurezza.
Kaito annuì e sorrise. << Ritengo che poteva essere definita meglio >>.
Si allontanò ed entrò in un'altra sala. Rubare implicava più di un piano e di una via di fuga, Kaito ne elaborava almeno tre e difficilmente falliva il primo e ne costruiva altri mentre ispezionava il luogo. Le finestre non si potevano aprire, erano bloccate con dei banali lucchetti e non c'erano condotti di aerazione in cui infilarsi. Arrivò alla stanza dei quadri floreali: c'erano cristalli a forma di fiore, vasi di fiori freschi e affreschi bellissimi alle pareti. Proprio lì vide Aoko in compagnia di Saguru, stavano commentando un quadro che ritraeva fiori rossi.
Kaito non riuscì a muoversi perché si era incantato a guardarla: il vestito monospalla nero, la spilla di brillanti che formava un drappeggio di chiffon sul seno. Le gambe velate dalle calze e un paio di tacchi neri, chiusi. I capelli sciolti e un bracciale di strass si coordinava con la spilla. Non si era mai reso conto quanto Aoko fosse diventata femminile: crescere insieme non gli aveva permesso di rendersi conto che anche lei era una ragazza, una bellissima e giovane ragazza.
Saguru parlava e guardava il quadro, lei lo ascoltava incantata. Kaito ridusse gli occhi a fessura e strinse i denti, poi si scrollò di dosso tutte quelle sensazioni e tornò a concentrarsi, non poteva permettersi errori. Il programma sul dépliant diceva che l'esposizione del gioiello sarebbe cominciata alle 19.30 e durava trenta minuti. Il signor Shibata sarebbe salito sul palco dieci minuti prima per controllare che tutto fosse apposto insieme a Connery. Il terzo piano era stato scelto per l'esposizione, lì avevano sigillato le finestre con delle catene, quindi era costretto a scendere al piano inferiore per fuggire, nella tasca interna della giacca bianca teneva pronti gli arnesi per scassinare i lucchetti.


<< I significati dei quadri non li capisco spesso. A te piace l'arte Saguru? >>.
<< A Londra ci sono musei con opere straordinarie, ci andavo spesso nel mio tempo libero. Ho letto che questo quadro è stato dipinto dalla nonna della famiglia Shibata, Mayu Andou, da nubile >>.
Aoko ammirava il quadro con i grandi fiori rosso sangue, alcuni appassiti e molti petali adornavano il tavolo dipinto.
<< Ricorda un po'... il sangue >>, disse Saguru.
<< Hai ragione. Chissà cosa pensava mentre lo dipingeva >>, si chiese la ragazza.
<< I pensieri degli artisti rimangono privati, credo sia giusto >>.
Aoko annuì. << Sono d'accordo! Comunque lo trovò un pochino inquietante con tutto quel rosso così cangiante! Visto che siamo in tema, Saguru di che gruppo sanguigno sei? >>.
<< Gruppo A, molto comune. E tu? >>. Saguru non vedeva l'ora di fare la domanda che tanto aspettava.
<< Io sono gruppo B. Con Kaito scherzo spesso che se un giorno ne avrò bisogno, lui sarà il primo che chiamerò! >>, raccontò, ridendo al ricordo del giorno in cui l'aveva detto e il ragazzo, che non amava aghi e medici, era inorridito.
<< Perché proprio lui? >>. Saguru era impaziente, era un passo dalla rivelazione che attendeva da tempo.
<< Anche Kaito è del gruppo B >>.
Aoko vide Saguru farsi silenzioso e uno strano sorriso sulle labbra, appena percepibile ma lo notava. Una fitta alla bocca dello stomaco la mise sull'attenti, non capiva cosa la facesse sentire tanto a disagio, come se avesse tradito qualcosa... o qualcuno.


Kaito guardò l'ora: le diciannove. Entro venti minuti l'erede Shibata sarebbe entrato nella stanza e non avrebbe potuto più intercettarlo, Nakamori aveva dato ordini di non far lasciare la sala a nessuno fino a nuove direttive. Cercò l'uomo tra la folla e lo vide conversare con Connery, quest'ultimo aveva una calma invidiabile mentre lui era tremendamente preoccupato: che figura avrebbe fatto il suo casato se Ladro Kid avesse rubato nella sua proprietà?
Kaito aveva un paio di piani nel caso non si fosse allontanato per sorprenderlo. Alle 19.10 Connery lasciò la sala per recarsi al terzo piano e decise che non poteva più attendere. La sala era molto rumorosa a causa delle persone e del chiacchiericcio, Shibata si avviò tre minuti dopo Connery. Il corridoio era illuminato da possenti lampadari e il pavimento in marmo faceva risuonare qualunque passo. Nei corridoi c'erano gli agenti e pochi ospiti, troppo impegnati a guardare le opere esposte.
Kaito aveva intercettato il segnale e usato la voce di Nakamori per dire all'agente di scorta di Benkei di raggiungere le scale.
<< Parola d'ordine >>.
<< Altair >>. Kaito iniziò a disturbare il segnale. << Altair! >>.
Scosse la ricetrasmittente, infastidito. << Questi affari non funzionano mai >>.
<< Concordo! >>.
Si girò al suono della voce sconosciuta, poi un odore chimico e pungente, le palpebre si fecero pesanti e quasi cadde per terra, se non ci fosse stato Jii a sostenerlo. Entro quattro minuti Benkei sarebbe stato scortato e doveva prendere il suo posto. Jii si occupò del poliziotto e Kaito indossò gli abiti della guardia, Benkei giunse al punto d'incontro.
<< Parola d'ordine >>.
<< Altair >>, rispose prontamente Kaito.
<< Rigel >>, disse a sua volta.
<< Prego, mi segua >>. Gli fece salire le scale ma poi lo trattenne per un braccio.
<< Cosa c'è? >>.
Jii trascinò Benkei addormentato nello sgabuzzino.
A quel punto Kaito si cambiò e indossò la sua faccia, leggendo i dati sulla patente e intascandola per sicurezza. Jii prese il posto della guardia.
Salirono fino alla grande sala con il palco, un tempo ci tenevano piccole produzioni teatrali, la famiglia era famosa per le generose donazioni in campo teatrale, amavano ogni forma d'arte.
Nakamori era in mezzo la sala, disponeva dieci agenti sotto il palco, cinque per le due scale laterali e due alla porta d'ingresso.
<< Signor Shibata! >>, lo salutò Nakamori. << Cosa ne pensa? >>.
Nomi di stelle come parola d’ordine? << Nutro piena fiducia in lei! >>.
<< Semmai dovesse mettere solo una mano sulla stella dell'India non potrà comunque fuggire. Ladro Kid non conoscerà la mia parola d'ordine! >>.
Kaito era tutta la sera che pensava a quella dannata parola. Cosa poteva mai essere che Ladro Kid non sapeva? Salirono sul palco e finalmente vide la gemma.
Era un grande zaffiro ed era chiamato stella grazie al riflesso a forma di essa al centro del gioiello. Sperò con tutto se stesso che fosse Pandora.
Anche Connery era sul palco, chiacchierando al cellulare. Un'altra scorta e stavolta arrivò Saguru, non appena lo vide Kaito pensò che era troppo baldanzoso.
<< Mi perdoni, signor Connery, ora posso sapere qual è il suo trucco? >>.
<< Lo constati lei stesso >>.
L'ispettore si avvicinò alla teca, osservandolo da ogni angolo, poi ci posò la mano e l'allontanò, agitandola e mugolando per il dolore.
<< È incandescente! >>.
Il direttore fece un passo avanti. << Proprio così. La temperatura è troppo alta per qualsiasi essere umano. Per quanto straordinario, Ladro Kid è sempre un comune mortale. Se proverà ad alzare la teca avrà un'ustione sulla mano e, a quel punto, nel caso riesca a fuggire e travestirsi, basterà controllare le mani di tutti >>.
<< Il calore non rovinerà la gemma? >>, domandò Saguru.
<< Sotto il cuscino c'è un sistema che mantiene umido l'ambiente all'interno quanto basta per conservare la purezza della stella dell'India >>.
<< Ottima idea! >>, esultò Nakamori, pur soffrendo per la leggera scottatura.
<< Sono d'accordo >>, concordò Saguru.
Kaito era perplesso: era sicuro di aver visto Connery toccare la teca per controllare il gioiello senza nessun tipo di protezione, quando era sulla soglia della sala.
L'orologio segnava tre minuti alle 19.30. Mantenere la calma era fondamentale per un ladro e fece una lista mentale di cosa doveva risolvere: la parola d'ordine e quella stupida teca incandescente.
Una parola che Ladro Kid non può conoscere?
Poi un'illuminazione. Forse non la conosceva Ladro Kid... ma Kaito Kuroba sì! Conosceva Nakamori da dieci anni. Si domandò quale fosse la cosa più importante per lui.
Ma certo! Aoko!
Kaito aveva trovato la chiave di lettura e ora non gli restava che scartare quelle troppo ovvie come il nome della figlia, della bambola preferita da piccola. La memoria vagò nel passato, ricordandosi un aneddoto legato al nome di Aoko. Il suo sguardo andò allo zaffiro e un altro lampo passò nel suo cervello, da sotto la maschera fece un largo sorriso
Ora doveva risolvere il problema del gioiello. I suoi guanti non erano abbastanza resistenti per quelle temperature così alte, se fosse riuscito ad abbassare la temperatura della teca forse avrebbe potuto sollevarla e non rischiare un'ustione.
Le porte furono aperte e la gente cominciò ad entrare a frotte, tra cui Aoko, impaziente di vedere lo zaffiro e la cattura di Ladro Kid. Il ragazzo non aveva molto tempo, Connery avrebbe illuminato la teca e iniziato la presentazione, con il proiettore dietro di lui, per mostrare le immagini del museo di storia naturale e del paese dove era stata ritrovata.
Alle 19.40 il proiettore fu acceso e Connery si presentò al pubblico giapponese. Un faro illuminò il gioiello, che brillò proprio come una stella. Kaito faceva finta di ascoltare, con un occhio osservava la teca, concentrato, e allo stesso tempo esprimeva una poker face perfetta per la situazione.
Saguru era dietro gli spalti insieme a Nakamori. Quest'ultimo teneva il congegno con il pulsante in mano, pronto a premerlo. Il detective liceale voleva fare il passo successivo: ottenere un campione di DNA da Ladro Kid e successivamente procurarsi quello di Kaito. Doveva solo pensare a come reperirlo, era molto attento a non lasciare nemmeno un capello.


La magia rende felici le persone, non è una forma d'inganno.

La frase di suo padre risuonò nella testa, come se fosse al suo fianco per incoraggiarlo. Si trattava di rendere felice il pubblico, non ingannarlo come invece stava facendo Connery, perché del pubblico non gli importava nulla, voleva solo passare per la persona che aveva vinto contro Ladro Kid, come ci era riuscito con altri ladri molto meno capaci di lui.
Doveva giocare d'astuzia e non mettere mai in dubbio le sue capacità.
Le 19.50.
Inizia lo show.
Un suono metallico interruppe il discorso del direttore, guardò ai suoi piedi e vide delle sfere di metallo.
<< Ladro... >>. Il fumo invase il palco e l'avvolse. Nakamori tossiva e riuscì a premere il pulsante: un rumore assordante penetrò nelle orecchie e una gabbia si chiuse sul palco, imprigionando non solo Ladro Kid ma anche Connery, Saguru e Nakamori. Il fumo si diradò e Ladro Kid era in piedi accanto alla teca, la scala dietro di lui come via di fuga.
La teca era sollevata e il gioiello brillava nella mano destra del ladro. La faccia di Connery era una maschera di puro orrore.
Aoko, dal proscenio, assisteva furiosa, avrebbe voluto urlare mille insulti diversi. La folla era ammirata dal ladro, essere contro di lui era praticamente impossibile.
<< Come diavolo hai fatto criminale?! >>.
<< Magia, mister Connery! Le do un consiglio: non usi mai come arma l'illusione contro un mago >>.
Gli occhi dell'uomo erano iniettati di odio.
Saguru prese le manette. << Tanto non puoi fuggire >>.
Anche Nakamori estrasse le sue. << Stavolta sei in trappola >>.
Il sorriso arrogante, detestato dall'ispettore, si dipinse sul viso del ladro. << Bambina blu >>.
La gabbia rispose al comando vocale e si alzò.
Nakamori rimase a bocca aperta, le manette ciondolavano. << Come?! >>.
Ladro Kid imboccò la scala. << Adieu! >>.
Saguru fu più reattivo. << Prendetelo, cosa aspettate?! >>.
Passò vicinissimo ad Aoko, poté vedere lo sguardo carico d'ira. Corse alla porta e lanciò dietro di sé sfere di luce, che accecarono gli invitati e le guardie.
Nakamori era rimasto immobile sul palco, con le manette sospese a mezz'aria, non riusciva a riprendersi dallo shock. Saguru corse giù dal palco e si lanciò all'inseguimento, sapeva perfettamente dove stava andando. Per concentrare gli agenti al terzo piano aveva lasciato scoperti i piani inferiori e Jii, travestito da guardia, aveva attirato il resto delle forze armate lontano dalla via di fuga del signorino Kaito. Aveva puntato una finestra in particolare, nella sala dei dipinti, sulla destra. Tirò fuori gli arnesi da scasso e in pochi secondi fece scattare i cilindri, aprì la finestra e stava per gettarsi giù. La pioggia era scrosciante, non si vedeva a un palmo di naso.
Udì dei passi ed era certo che fosse Saguru. Teneva pronta una battuta di scherno prima di scappare, si girò e quasi cadde giù dalla sorpresa.
Aoko!
Nemmeno il più temibile dei detective gli avrebbe fatto tanta paura. Il bordo era scivoloso e la sua agilità era venuta meno dopo averla vista, per miracolo riuscì a tenersi.
<< Fermati! >>.
Cosa pensa di fare?!
Con la coda dell'occhio riuscì a vederla, aveva in mano un paio di manette, quelle di Nakamori. Era salita sul palco, le aveva prese ed era corsa dietro a Saguru.
Il detective sentì la voce di Aoko e capì che si trovava con il ladro. Stringendo le manette, avanzò con decisione ma arrivò un forte dolore alla nuca e toccò il freddo pavimento di marmo.
Poi il buio.


Il freddo che proveniva da fuori faceva tremare la ragazza e forse anche un po' di paura. Non pensava a lui come una persona violenta ma non sapeva cosa avrebbe potuto farle pur di sfuggirle. Le dava la schiena, non si voltava.
Aoko, coraggiosa, avanzò ancora verso di lui, mossa dalla voglia di metterlo in gattabuia. Quando aveva sentito la parola d'ordine “bambina blu” un moto di affetto per il padre l'aveva intenerita e aveva odiato Ladro Kid per aver usato quell'espressione per compire il crimine. Il nome Aoko era preso proprio dallo zaffiro e significava appunto, nel linguaggio giapponese, “bambina blu”.
<< Sei davvero spregevole. Come facevi a saperlo?! >>.
Kaito non poteva certo dirle che lo sapeva perché la conosceva dall'infanzia. Stava elaborando una scusa credibile, poi un urlo spaventato gli trapassò le orecchie e i brividi di paura scesero lungo la schiena.
Si voltò e vide Aoko bloccata da un braccio e una pistola di grossa calibro puntata alla tempia. Il cuore smise di battere, i polmoni di respirare. Mai aveva avuto tanta paura nella sua vita.
Snake credette di averlo in pugno. << Dammi Pandora >>.
Non aveva ancora controllato se lo era, le nuvole erano troppo fitte e non c'era nemmeno un raggio lunare.
La cosa più importante era la salvezza di Aoko e non riusciva nemmeno a pensare per la paura. << Lasciala andare! Lei non c'entra niente >>.
Aoko quasi soffocava a causa della presa e il freddo della pistola alle tempie la gettava nel panico più assoluto.
<< Dammi la pietra e la farò vivere >>.
Kaito sapeva che era una bugia, le avrebbe sparato non appena avesse avuto la gemma. Era indifesa e innocente, il senso di colpo quasi lo strozzò. Il ragazzo stringeva la gemma nella mano destra e la sinistra era nella giacca, solo la magia l'avrebbe aiutato.
Fece il gesto di lanciare la gemma e questo distrasse Snake, avido. Con l'altra estrasse la spara carte e gli ferì la mano. Aoko reagì e gli morse il braccio, tanto da lasciargli il segno. Snake vide il braccio sanguinare e sparò un colpo che sfiorò Aoko senza ferirla e si piantò in un quadro. Fu troppo e la ragazza svenne tra le braccia di Kaito.
<< Grosso errore >>, sibilò Snake.
Si preparò a sparare di nuovo ma Kid prese in braccio Aoko e saltò giù. Evitò la pallottola, la pioggia inzuppò presto i loro abiti. Kaito atterrò agilmente sul terreno scivoloso, Snake sparò un terzo colpo dalla finestra e finì in una pozzanghera. La strada era deserta e Kaito corse fino al parco, certo che Snake sarebbe fuggito per evitare la polizia. C'era un suo infiltrato, appuntò mentalmente di fare ricerche su questo.
S'inoltrò in una fitta macchia di alberi e si appoggiò a un tronco, con il respiro affannoso e capogiro. L'adrenalina stava finendo e si era reso conto di quello che aveva rischiato. Spostò i capelli bagnati dal viso di Aoko, ancora svenuta. La pioggia smise e la luna fu scoperta dalle nuvole per qualche secondo, sufficienti a constatare che aveva quasi perso Aoko per niente, dopo aver controllato lo zaffiro.
La teca era solo un'illusione.
Connery utilizzava un telecomando per attivare il calore della teca. Il sistema refrigerante non sarebbe stato comunque sufficiente a mantenere l'integrità della gemma, non avrebbe rischiato di rovinarla. Quando il fumo aveva avvolto tutti, velocissimo, l'aveva rubato dalla tasca destra della giacca e spento il congegno. Aveva pretesto di usare una mera illusione contro di lui, un mago.
La pioggia smise di battere violentemente e lasciò la macchia di alberi. Depose Aoko sull'erba bagnata e si assicurò che avesse un cellulare funzionante, non poteva restare lì. Nella borsetta a tracolla mise la gemma, non gli era mai servita.
Stava per andarsene quando sentì la voce di Aoko.
<< Ladro Kid >>.
Si fermò, abbassando la testa, dandole la schiena per celare la sua identità.
<< Sta bene signorina? >>.
Annuì.
<< Ne sono felice. Mi rammarico per l'inconveniente. Addio >>.
Aoko era fradicia, scossa e a malapena si reggeva in piedi. Eppure, in quei due minuti in cui era convinta di morire, aveva visto una persona che le aveva salvato la vita. Un pensiero triste nacque nel suo animo.
<< Devi essere molto solo >>.
Quelle parole bloccarono ogni singolo muscolo del ladro, come se avesse perso la capacità di muoversi.
Solo?
Kaito Kuroba non era solo: c'erano la mamma e Jii. E soprattutto la dolce, irascibile e sensibile Aoko. Ma quelle parole non erano riferite a Kaito ma a Ladro Kid. Chi aveva lui? Jii l'aiutava, era pronto a tutto per lui. Ciò non gli toglieva il bagaglio di responsabilità, perché una volta catturato lui e solo lui avrebbe pagato le conseguenze.
<< È il destino di un ladro fantasma, signorina >>.
Aoko aveva rischiato una pallottola a causa sua ma quell'episodio le aveva innescato qualcosa dentro. Quei dieci secondi chiuso nella bolla dei pensieri avevano permesso alla ragazza di avvicinarsi più del dovuto.
L'istinto lo fece allontanare di qualche passo.
<< Non voglio arrestarti >>, lo tranquillizzò. << Spetta a mio padre >>.
Kaito sorrise a quella frase, restava sempre la testarda Aoko. La sbirciò con un occhio e ne rimase incantato: la ragazza di fronte a lui non era la Aoko Nakamori con cui era cresciuto, ma una giovane ragazza determinata e sicura che era riuscito a incatenarlo con le parole, dove le manette non ci erano mai riuscite.
<< Grazie per avermi salvato la vita. Non sei così malvagio >>. Aoko si avvicinò ancora di più, ormai era a pochissimi passi di distanza.
Kaito avvertì il suo profumo, la sua vicinanza. Anche Aoko sentiva che c'era qualcosa di familiare, non era mai stata tanto vicina a Ladro Kid come quella sera e l'odio era temporaneamente assopito.
Un urlo fortissimo, quasi da stordirlo, arrivò dalla mente, dalla logica. Ma un urlo più forte, più potente lo sovrastò e veniva dal cuore. Con un movimento veloce posò la mano sul polso di lei, l'attirò contro di lui e la baciò.
Quando avvertì le labbra del ladro sulle sue i primi due secondi avrebbe voluto ribellarsi o almeno guardarlo in viso. Ma poi un senso di protezione e sicurezza che conosceva fece sparire l'odio. Chiuse gli occhi e si aggrappò alle sue spalle, Kaito la strinse per la vita e continuarono a baciarsi, scossi dal freddo per gli abiti zuppi e dall'emozione. Era completamente perso di lei.
Poi arrivò la razionalità, come uno schiaffo, e Kaito lasciò bruscamente Aoko. Corse tra gli alberi senza aggiungere niente e sparì nella notte, proprio come un fantasma.
Aoko cadde in ginocchio, teneva gli occhi bassi, continuava a tremare. Si toccò le labbra e si rese conto di quello che era appena successo.


Jii aveva parcheggiato la macchina, coperta da un telo mimetico, tra gli alberi. Kaito lo strappò via, lo gettò sui sedili di dietro e mise in moto. Il tepore dell'abitacolo lo fece smettere di tremare e i sedili di pelle si bagnarono, insieme ai tappetini. Arrivò a casa usando vie secondarie, parcheggiò la macchina nel garage. Buttò la giacca zuppa per terra e abbandonò la cravatta sulla poltrona. Si sedette su di essa, nascondendo il viso tra le mani.
Stava malissimo, si sentiva un mostro per quello che aveva fatto: Ladro Kid era rinato per rendere giustizia a suo padre, non per rischiare la vita di Aoko. L'aveva baciata come suo alter ego, un'altra azione deplorevole.
<< Perché l'ho fatto? >>. L'immagine di Aoko con la pistola alla tempia era forgiata a fuoco nel suo cervello, se lei fosse morta... Non riuscì nemmeno a pensarlo, una fortissima nausea lo stordì.
Ripensò a quel bacio, non era riuscito a trattenersi. Forse perché aveva rischiato di perderla e il solo pensiero di non vederla mai più l'aveva portato a fare quel gesto sconsiderato.
E la risposta alla domanda arrivò, come se fosse sempre stata da qualche parte, nascosta, in attesa.
<< Perché... io la amo >>.


<< Aoko! >>.
L'ispettore Nakamori tirò su la figlia e l'abbracciò, piangendo. Dietro di lui c'era Saguru sorretto da un agente, con una ferita alla testa e un rivolo di sangue sulla guancia, premeva fortissimo con un panno.
<< Tesoro stai bene?! Sei ghiacciata! >>.
<< Io... Saguru! >>, notò il compagno di classe. << Cos'è successo? >>.
<< Qualcuno mi è arrivato alle spalle e mi ha colpito, credo con la canna di una pistola >>, rispose, continuando a premere sulla ferita.
<< Abbiamo udito degli spari ma il colpevole era già fuggito... >>, scosse la figlia. << È stato Kid?! >>.
Ladro Kid.
Aoko non rispose, non riusciva a guardare il padre, credeva di aver distrutto la sua fiducia. Saguru la vide tentennare e capì che doveva essere successo qualcosa.
<< Allora è stato lui! >>.
<< No! >>, lo difese. << Mi ha salvato la vita! Era lui l'obbiettivo >>.
<< A quanto pare si è fatto dei nemici >>.
Il questore Hakuba apparve sulla scena, seguito da alcuni agenti del suo distretto.
<< Papà >>, mormorò Saguru.
<< Stai bene figliolo? >>.
<< È solo una lieve ferita >>.
<< Questore Hakuba! Cosa ci fa qui? >>, domandò Nakamori, stringendo Aoko per scaldarla.
<< Mi hanno informato dell'aggressione a mio figlio, volevo constatare che stesse bene. Signorina Nakamori lei come sta? >>.
<< Sto... sto bene. Ho solo molto freddo >>.
<< C'è un'ambulanza fuori dal parco, verrete portati tutti e due in ospedale >>, disse il signor Hakuba, suonava come un ordine.
I due ragazzi annuirono, arresi. Saguru fu scortato dagli agenti del padre.
<< Aoko non fare mai più una cosa del genere. Cosa ti è saltato in testa? >>.
<< Scusa papà >>. In quelle due parole c'erano altre cose per cui si stava scusando ma l'ispettore non poteva saperlo.
Il padre sospirò. << Ringraziando il cielo stai bene. Su, andiamo >>.
Aoko camminava ma erano movimenti automatici. Sull'ambulanza l'avvolsero in una coperta e appoggiò la testa contro la parete. Aveva voglia di piangere e non sapeva neppure perché. Odiava ancora Ladro Kid ma quel bacio l'aveva messa totalmente in crisi perché era stata bene e non era il gesto di un cascamorto. Aveva percepito del sentimento e non capiva come fosse possibile.
Un paio di lacrime rotolarono sulle guance e furono notate dal detective liceale.
Quella notte la magia non aveva reso felici le persone, non c'erano state risate e meraviglia.
Solo dolore che sapeva di morte e d'inganni ed era solo l'inizio.

Angolo autrice!

Ecco un nuovo capitolo!
Finalmente una svolta nel loro rapporto, spero vi sia piaciuto! :)
Ringrazio chi l'ha letta, messa tra le preferite, seguite!
Alla prossima!





Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. Perdonami ***


11° Capitolo


Perdonami


Il giorno più difficile.
Dopo l'incidente in cui Aoko era stata coinvolta, era rimasta un paio di giorni a casa per riprendersi dallo shock. Quello che il padre e nessun altro poteva sapere era il vero motivo per cui aveva accettato due giorni chiusa nella sua camera: affogava nei sensi di colpa quasi da toglierle il respiro, come il bacio che Ladro Kid le aveva dato. Il padre entrava di tanto in tanto nella stanza da letto per portarle da mangiare e chiederle come stava, trovandola spesso abbracciata al cuscino, gli occhi rossi e acquosi. Le aveva detto che Kaito era passato e lei non voleva vedere nessuno, neanche il migliore amico.
Quando i giorni di malattia terminarono Aoko si mise la divisa con gesti meccanici e si avviò a scuola senza fare colazione. Erano giorni che non faceva un pasto decente, il suo stomaco si rifiutava di collaborare. Arrivata al suo armadietto si cambiò le scarpe e prese coraggio, era sicura che i suoi compagni avessero saputo dalla TV e dai giornali dell'incidente. Come previsto, quando entrò in classe calò il silenzio. Insicura di natura e con l'animo a terra stava per correre via quando Akako, mossa da una punta di gentilezza nel suo cuore di strega, le si avvicinò e la scortò al suo posto.
<< Come ti senti? >>.
<< Sto bene >>, sussurrò, aprendo la cartella. Mise il quaderno e il libro di inglese sul banco, lezione della prima ora.
Akako, grazie alla sua magia, avvertiva una forte negatività e non dipendeva dallo sfortunato avvenimento.
Anche il detective liceale era tornato a scuola.
<< Saguru come stai? >>.
Sfiorò la testa bendata. << Niente trauma cranico. Ho fatto un paio di giorni di assoluto riposo e dopodomani potrò toglierla >>.
<< Sono contenta >>.
<< Come stai tu, piuttosto? >>. Saguru non aveva dimenticato quelle due lacrime in ambulanza.
<< Io non ho subito ferite. Avevo solo bisogno di tranquillità >>. Aoko guardò il banco vuoto accanto al suo: Kaito non era ancora arrivato, mancavano pochi minuti alla campanella.
Il ragazzo era chiuso in bagno. Da Nakamori aveva saputo che quella mattina avrebbe fatto rientro in classe.
Non essere codardo
, si disse. Entra in classe e tieni il tuo solito comportamento.
Si spruzzò acqua in viso e camminò verso la classe, sentendosi pesante come piombo. Prese un bel respiro ed entrò. La prima cosa che vide fu Akako e gli puntava le pupille quasi scarlatte, come un segno di rimprovero. Con i suoi poteri doveva aver percepito un frammento dell'accaduto. Saguru con la testa fasciata e il senso di colpa punse anche per lui.
Ma la visione di Aoko fu la ferita più profonda: era pallida, con profonde occhiaie e l'aria di chi ha bisogno di una dormita serena. Un sorriso fine, per non turbare gli altri, tipico del suo animo gentile.
È colpa mia, è tutta colpa mia.
Aoko gli fece un sorriso più radioso, solo per lui.
<< Ciao! >>, salutò estroverso. << Come ti senti? >>.
<< Mi dispiace se non ti ho permesso di farmi visita, avevo bisogno di stare un po' da sola >>.
Perché Aoko pensava sempre agli altri? La sua preoccupazione principale era solo per non avergli permesso di vederla. In realtà era grato di quel rifiuto, perché non avrebbe saputo gestire la situazione tra loro due, da soli, faccia a faccia. Si sentì ancora peggio.
<< Non importa, lo capisco >>.
Saguru e Akako lo guardavano. Il primo voleva dedurre cosa fosse successo di tanto orribile da far sembrare Aoko un fantasma. Akako sospettava già.
<< Come stai Saguru? >>.
<< Bene, guarirò in fretta >>. La risposta era cordiale ma ci lesse fra le righe che gliela avrebbe fatta pagare visto che per colpa sua se era finito a terra per il colpo di una canna di pistola.
Durante lo svolgimento delle lezioni, Aoko era assente con la testa, tanto da non rispondere nemmeno a una domanda che le fu fatta. Kaito non riusciva a guardarla.
A ricreazione Akako lo trascinò via, senza farsi notare da Aoko. Lui si ribellò ma non gli permise di mollare la presa, lo portò sul tetto e lo spinse contro la rete, bloccandolo in un angolo.
<< Che cosa hai combinato? >>.
<< Di che parli? >>. Quegli occhi glaciali bruciavano come il fuoco. << E poi a te che importa? >>.
<< Di te niente, di Aoko sì. Lei è gentile e con me è sempre stata buona. So riconoscere la bontà nelle persone, esattamente come la cattiveria >>.
<< Io non c'ero e quindi... >>.
La rete tremò, era stata Akako. << Ascoltami bene: qualsiasi cosa tu abbia fatto, rimedia perché quella ragazza sta soffrendo >>. Non gli dette il tempo di replicare. Andò via sbattendo la porta e lasciandolo da solo, con i suoi tormenti interiori e la sensazione di aver fallito tutto.


Il pomeriggio Kaito riaccompagnò a casa l'amica, per tutta la strada era rimasta in silenzio. Quante volte aveva ripensato a quel bacio? Ci aveva ripensato talmente tante volte che ormai di quel ricordo ne conosceva ogni frammento. Rendersi conto di amarla, con ogni cellula del suo corpo, era stata una difficile fase di accettazione. E lei lo amava? Aveva rovinato tutto.
Aoko salì in camera, la borsa finì sotto la scrivania e si lasciò cadere su letto, faccia sul cuscino, poi lo strinse tra le braccia. Il suo sguardo cadde sulla foto di suo padre con lei da piccola e le scese un'altra lacrima, che asciugò contro la stoffa. Non riusciva a confidarsi nemmeno con il suo migliore amico, l'aveva totalmente escluso da quella sofferenza perché sentiva di meritarselo. Aveva tradito la fiducia del padre perciò la sua punizione era soffrire in silenzio, senza chiedere aiuto.
Nella casa di fianco c'era un Kaito tormentato, seduto sul letto e guardava la finestra di Aoko, da quella visuale non poteva vederla, probabilmente era stesa sul letto.
Akako aveva ragione e lui lo sapeva. Doveva liberarsi dell'alter ego di Ladro Kid e rendersi conto che non era stato Kaito Kuroba a farla stare male. E se c'era una persona che avrebbe potuto farla stare meglio era il suo migliore amico, anche se c'era un forte sentimento da parte sua. Erano le cinque del pomeriggio e Nakamori sarebbe rientrato per cena.
Esaurendo le scorte di coraggio bussò alla sua porta. Lo fece per tre volte prima che Aoko venisse ad aprire.
<< Kaito... >>.
Mostrò una busta marrone e un sorriso. << Doppio gelato al cioccolato, fragola e pistacchio >>.
Aoko stava per rifiutare però quel sorriso, gli occhi blu speranzosi... non riuscì a dirgli di no
Servì il gelato nelle scodelle e si accomodarono fuori. C'erano venti gradi e una lieve brezza calda, i grilli in lontananza. Mangiarono il gelato in silenzio per un po'.
Kaito sapeva che se non avesse preso lui il discorso per primo, lei avrebbe continuando a pugnalarsi da sola con la sua sofferenza.
<< Vuoi dirmi cos'è successo quella notte? >>.
Aoko rimestava il gelato con il cucchiaino. << Un ceffo mi ha preso come ostaggio, ha cercato di spararmi e Ladro Kid mi ha salvata >>.
Kaito ingoiò il gelato al cioccolato insieme alla voglia di scappare da quel discorso. << E poi? >>.
Lei mangiò un altro paio di cucchiaiate di gelato alla fragola e pistacchio, un abbinamento che Kaito trovava disgustoso. << Mi ha portato al parco per mettermi in salvo >>. Due lacrime si mischiarono al gelato. << E... mi ha baciata >>.
Kaito posò la scodella sul tavolino di vetro, esibendo la migliore poker face che avesse mai fatto nella vita. << Per questo stai così male? Perché? >>.
<< Me lo chiedi anche? >>, alzò le voci, scoppiando in un pianto. << Ho lasciato che Ladro Kid, colui che umilia mio padre, mi baciasse! E sai qual è la cosa più grave?! >>. Ormai era in piena crisi e non aspettò una risposta. << Mi è piaciuto! >>.
Per un secondo, uno solo, Kaito si permise di gioire per l'ultima frase. Poi tornò a concentrarsi sul discorso. << Non credo che tu debba sentirti in colpa, non devo farti del male in questo modo >>.
<< Perché ha fatto una cosa del genere? >>, singhiozzò.
Perché ti amo, sono uno stupido e un codardo.
<< Questo lo può sapere solo lui. Aoko, tu sei sempre in prima linea per difendere tuo padre. Sei corsa dietro Ladro Kid senza pensarci due volte. Il bacio non è dipeso da te ma da lui >>.
<< Potevo oppormi >>.
<< Sei un essere umano anche tu >>, le si avvicinò. << Non pensare che potevi, non potevi, dovevi... Punirti non ha senso e non è giusto >>.
Aoko si asciugò le lacrime con il fazzoletto che Kaito aveva fatto apparire dal nulla. << Ho dato il mio primo bacio a Ladro Kid >>.
Era il primo bacio di Aoko?
Kaito non aveva mai affrontato quel genere di discorsi con lei. Essere cresciuto con una bambina gli aveva insegnato a non fare domande scomode e considerate imbarazzanti. Per questo non poteva sapere che Aoko non avesse mai dato un bacio e lo fece sentire cento volte peggio.
<< È solo il primo >>, cercò di consolarla. << Ce ne saranno altri >>.
Aoko si mise altro gelato, stavolta cioccolato e pistacchio, un altro connubio che Kaito detestava. << Grazie... Menomale che ci sei tu. Mi sento un po' meglio, anche se ci vorrà tempo per digerire questa storia >>.
Anche Kaito prese altro gelato. Le aveva risollevato un po' il morale, a discapito del suo. L'aveva derubata del primo bacio, della sua felicità.
Sono un pessimo ladro.


<< Ecco signorino >>. Jii porse il tablet e la bibita.
Kaito ne prese un sorso e cominciò a scorrere la pagina. << Le Régent >>.
<< È un diamante che fa parte dei gioielli della corona francese. Fu acquistato dal re Filippo II, ora è di proprietà di un privato >>.
<< È esposto al Louvre >>.
<< Non c'è nessuna possibilità che arrivi nel nostro paese. Non ha mai rubato in un paese straniero, sta a lei decidere >>.
<< Decidere? Che cosa? >>.
Jii spalancò la bocca. << È sicuro?! >>.
<< Mio padre ha rubato anche in altri paesi oltre il Giappone. Non possiamo aspettare che tutti i gioielli che potrebbero essere Pandora arrivino nella nostra nazione >>.
<< Il Louvre è il museo più blindato al mondo, signorino Kaito. Nemmeno il maestro Toichi ha mai osato rubarci >>, spiegò Jii.
<< Io sarò un Ladro Kid più bravo di lui! >>, esclamò, battendo una mano sul bancone. << Finiti gli esami andremo a Parigi e ruberò Le Régent >>.
<< Come desidera signorino >>.
Kaito continuò a leggere e bere la sua bibita, sorridendo. << Paris, Paris >>.


<< Mi perdoni! >>.
La voce tremò e un altro sparò lo ferì alla gamba. Il fumo usciva dalla canna della pistola.
<< Poteva morire >>.
<< Mi dispiace, non avevo capito... >>.
Un altro sparò ferì la spalla e si accasciò sul pavimento, macchinandolo di sangue.
<< Ci ha messo due giorni per riprendersi >>.
<< Mi creda io... >>.
<< Non importa cosa credi tu! >>, l'urlo rimbombò per l'ampio ufficio. << Se trovo anche solo una ferita sul suo corpo, di te non troveranno nemmeno un dito >>.
Snake si rialzò, soffrendo molto. << Le chiedo nuovamente perdono >>.
<< Siamo a un passo dallo scoprire la vera identità di Ladro Kid. Ora va e portami altre informazioni >>.
<< Sì capo >>.
Snake se ne andò zoppicando.
Non l'aveva ucciso perché era uno dei suoi pochi sottoposti a non essere tutto muscoli e niente cervello. Ma quando aveva saputo quello che era successo non poteva lasciare il fatto impunito. La sua vita non doveva mai più essere in pericolo.
Goditi quel poco che ti resta Ladro Kid
, pensò. Perché siamo molto più vicini di quanto tu non creda.


Nei giorni successivi Aoko sembrava più serena. C'erano momenti in cui si isolava, restava sola e ripensava a quel bacio. Continuava a non capire cosa fosse stato quel senso di sicurezza, quella voglia di non staccarsi più e andava al di là del bacio. Come se una parte della sua anima se l'aspettasse da sempre. Lei odiava Ladro Kid, allora perché provava quella strana sensazione?
Dopo la chiacchierata con Kaito si era accorta che non passavano insieme lo stesso tempo di prima. A scuola stava meno in sua compagnia, a cena e colazione non veniva più e raramente facevano i compiti. Era passata un paio di volte dal vecchio Jii al bar ma non era nemmeno lì, diceva di non vederlo da po'. Dopo una settimana iniziò a chiedersi cosa potesse avergli fatto per suscitare quel comportamento, eppure quando erano insieme era il solito sbruffone, affascinante e dolce.
<< I ragazzi non li capisco, Akako >>.
Erano stese sul prato, ormai era metà maggio. La strega le era stata molto vicina ed era contenta, andare d'accordo con lei lo desiderava da tanto.
<< Parli di Kaito? >>.
Aoko arrossì e annuì.
<< Forse non sei tu il motivo. Quando i ragazzi hanno un motivo assillante, stressante per loro, si concentrano solo ed esclusivamente su quello >>.
Aoko si mise seduta e si abbracciò le gambe. << Uhm... forse l'ha turbato quello che gli ho raccontato >>.
Akako si alzò puntandosi sui gomiti. << Cosa gli avresti raccontato? >>.
Si vergogna di raccontare l'accaduto, non era smaliziata come Akako o tante altre della sua età e se si fosse saputo in giro non sarebbe più uscita di casa.
Intuendo quei pensieri la tranquillizzò. << Non lo dirò a nessuno, lo giuro >>. Aoko non poteva sapere quanto il giuramento di una strega fosse indissolubile.
Le raccontò tutto nei minimi particolari, tralasciando la sensazione familiare che aveva provato. Akako ascoltò con attenzione, non le stava dicendo niente che già non sospettasse.
Akako voleva che Ladro Kid, l'unico uomo che non poteva avere, cadesse ai suoi piedi. Non era sentimento, era solo possessione perché era una strega e non prendevano niente senza usare la forza. Ma Aoko era pura, un giglio candido, e non poteva sopportare che lui sporcasse quella bontà con la stupidità: non poteva avere il cuore di Kaito perché era già di Aoko. Perché baciarla sotto le vesti del ladro fantasma, agire con tanta leggerezza, poteva farlo solo un ragazzo innamorato. Non si sarebbe mai arresa a questo ma stavolta avrebbe pensato al bene dell'amica
<< Forse gli ha dato fastidio perché geloso >>.
<< Non mi è sembrato turbato >>.
<< Dovresti sapere meglio di me che Kaito Kuroba sa nascondersi molto bene >>.
<< Forse dovrei parlargli >>.
<< Credo sia un'ottima idea >>, si mise in piedi e si pulì la divisa e le calze dall’erba, poi le porse la mano. << Anzi fallo subito >>.


Akako spinse Aoko in classe e Kaito non c'era. Lo intercettò nel corridoio, tornando dal bagno. Cercò di evitarla ma gli sembrò di sbattere contro un muro invisibile, si tastò il naso dolorante. Aoko agitò la mano nella sua direzione e camminò verso di lui. Si voltò in tempo per vedere la mano di Akako abbassarsi, non gli aveva permesso di fuggire.
Accidenti a te
, pensò, lacrimando per il dolore.
<< Kaito >>. Lo scrutò in faccia. << Ti sei fatto male? >>.
<< No no >>, rispose con voce nasale. << Sto benissimo >>.
<< Puoi venire un attimo con me? >>.
Salirono sul tetto e si appartarono in un angolo. I grandi occhi di Aoko erano del colore del cielo limpido sopra di essi e c'era la stessa sicurezza e determinazione di quella notte. Le medesime emozioni riaffiorarono in compagnia del desiderio di stringerla e baciarla di nuovo.
<< Perché mi eviti? >>.
<< Non ti sto evitando. Tra poco ci sono gli esami di fine anno >>.
<< Bugiardo! >>, lo accusò. << La verità è che ti sei... ingelosito! >>.
<< Di chi? Di cosa? >>.
<< Di Ladro Kid! >>.
Kaito pensò che era una situazione surreale. Lo stava accusando di essere geloso di se stesso! << Ti stai sbagliando. Chi ti ha detto questa stupidaggine? >>.
<< Non t'interessa >>, tagliò corto. << Kaito, io ho bisogno di te. Se anche tu mi volti le spalle... >>.
<< Non lo farei mai! >>, disse lui. << Non potrei mai stare senza di te! >>.
<< Come? >>.
Si sarebbe amaramente pentito di quello che stava per proporre ma non voleva perderla. Doveva soffocare i suoi sentimenti ed accettare che non avrebbe potuto essere altro per lei. Sua madre l'avrebbe aiutato a tenerla occupata mentre rubava il diamante. << Ti ho fatto una promessa qualche tempo fa, ricordi? >>.
Aoko ci pensò qualche secondo, poi spalancò la bocca. << Non mi dirai...? >>.
<< Fra tre settimane gli esami saranno terminati e useremo quei biglietti aperti per Parigi >>.
La ragazza non stava più nella pelle. Lo strinse in un abbraccio e Kaito era certo che il cuore si fermasse, a salvarlo fu la campanella. Aoko si diresse alla porta, con un sorriso a trentadue denti e gli disse che l'aspettava in classe. Kaito si accasciò alla rete, il cuore ricominciò a battere come si deve. Si era cacciato in un guaio enorme per farla felice ma, visto come l'aveva ridotta, forse era meglio non lamentarsi e darsi da fare per la riuscita del furto.


<< Ma certo tesoro che puoi contare su di me! >>, trillò Chikage. << Aoko nemmeno si accorgerà della tua assenza >>.
<< Grazie mamma >>
<< Tuttavia mi stupisce questo tuo gesto >>, assunse un'espressione pensierosa. << Con Aoko sarà tutto più complicato >>.
<< Lo so ma... glielo dovevo >>.
<< È successo qualcosa? >>.
<< Una promessa è una promessa >>.
Chikage era una mamma molto intelligente, che conosceva benissimo il figlio. Se non era pronto ad aprirsi con lei non lo voleva forzare. << Vi aspetto per il quattro di giugno allora. Dormirete in casa mia, stanze separate >>, ci tenne a sottolineare.
Lo mise a disagio. << Che cosa vai a pensare! >>.
<< Non si mette la paglia vicino al fuoco! >>. Si stava divertendo un mondo.
<< Mamma! >>. Kaito era sempre un adolescente e prendere quei discorsi con la madre lo metteva in terribile imbarazzo.
<< Ti saluto tesoro, non vedo l'ora di vederti! Mi raccomando, studia per gli esami. Ciao ciao! >>, chiuse la conversazione, mandandogli un grosso bacio e lo schermo divenne nero.
Kaito pensò che sua madre era davvero incorreggibile, ogni scusa era buona per metterlo in imbarazzo. La cosa più frustrante era... che aveva pure ragione!


Saguru rientrò nella sua villetta. Ad accoglierlo c'era Nana, gli disse che la cena era servita e sua madre l'attendeva nella sala da pranzo.
Cecelia sorseggiava del vino bianco e sfogliava il quotidiano serale. Saguru si sedette al suo posto, l'orologio segnava le sette. In Inghilterra cenava anche prima ma era un'abitudine che aveva sempre detestato, gli orari giapponesi erano più consoni. La sedia del padre era vuota e non lo trovava strano: spesso rientrava a notte fonda. Sua madre era un'arredatrice d'interni e il suo lavoro terminava alle diciotto, non sforava di un minuto, era la persona più abitudinaria e puntuale che conosceva.
<< Cos'ha detto il dottore? >>, gli domandò, senza staccare gli occhi dal giornale.
<< Ha detto che la ferita è guarita bene e non resterà il segno >>.
<< Perfetto >>, gli fece un sorriso. << Spero sarai più cauto. Sei sempre un ragazzino del liceo >>
<< Finché non catturerò Ladro Kid non mi fermerò >>, disse ostinato.
<< Saguru sei proprio come me, caro >>, si versò altro vino. << Quando hai un obbiettivo lo persegui fino in fondo >>.
<< Me l'hai insegnato tu mamma >>.
<< Lo so caro. Le tue abilità di detective sono eccellenti e avrai una carriera migliore di quella di tuo padre >>.
Saguru terminò la cena in silenzio. Finire stordito da un criminale di bassa lega l'aveva fatto arrabbiare moltissimo. Detestava già Ladro Kid per il solo fatto che rubava e l'arroganza gli era stata fatale, poteva morire anche Aoko.
Tornato in camera, aprì i file protetti che aveva preparato su Ladro Kid e su Kaito Kuroba.
<< Stavolta ha giocato con due vite ed ora abbasserà la guardia >>, mormorò. << Aoko è più vulnerabile e Kaito più impaurito. Devo procurarmi un campione di DNA e alla prima occasione ne prenderò uno del suo alter ego >>.
Avere uno zio paterno che possedeva un laboratorio gli avrebbe dato il risultato in pochissimo tempo, come per il gruppo sanguigno. Prima della fine dei test finali avrebbe ottenuto il campione di Kaito e alla prima occasione quello di Ladro Kid.


Le due settimane successive furono infuocate per Kaito: studiava per i test finali e nel frattempo anche il plastico del Louvre preparato da Jii e la mappa del posto, leggeva libri su Parigi per conoscere meglio la città. Sperò che tutto quell'impegno mentale servisse a non pensare ad Aoko ma non fu così: si ritrovò a gestire comunque i sentimenti per lei e più si avvicinava la data della partenza, più era felice.
L'ultimo giorno dei test era anche l'ultimo giorno di scuola. L'ansia per gli esami, per il confronto con gli altri compagni una volta esposti i voti al pubblico era altissima: avrebbero avuto i risultati in due giorni. Kaito e Aoko non erano preoccupati, affrontarono i test. Si rilassarono prima della campanella che annunciava la fine e sarebbero tornati solo per visionare i risultati.
C'erano quasi trenta gradi all'ombra e si rilassarono seduti in una panchina insieme ad Akako e Saguru.
<< Quali piani hai per l'estate Akako? >>, le domandò Aoko.
La strega odiava l'estate: tutta quella luce, quelle persone ridenti le peggioravano l'umore e basta. Si sarebbe rinchiusa nella sua stanza a studiare l'arte magica e migliorarsi. << Credo che mi rilasserò >>.
<< E tu Saguru? >>.
Le fece il suo sorriso magnetico, quello per cui tante ragazze morivano. << Studierò tecniche investigative e passerò molto tempo con mio padre >>.
<< Voi due invece? >>. Akako si rivolse a Kaito e Aoko.
<< Noi andiamo a Parigi tra qualche giorno! >>, disse entusiasta.
<< Che romanticone Kaito Kuroba >>, lo prese in giro Akako.
<< C'è poco di romantico! >>, esclamò, diventato bordeaux. << Mia madre ci ha invitato >>.
La campanella trillò, era arrivata la fine anche dell'ultimo giorno di scuola. Si riunirono in cortile per ascoltare il discorso conclusivo del preside, era identico ogni anno. Salutava i diplomati e gli augurava un luminoso futuro, a quelli del penultimo anno come Kaito e Aoko di godersi le vacanze perché l'anno dopo ci sarebbe stata l'ammissione al college e avrebbero studiato moltissimo. A quelli del primo anno gli augurava di essersi trovati bene nella scuola.
Ci fu uno scambio di abbracci, di foto scattate per ricordo e risate. Aoko provò un forte senso di malinconia, l'anno dopo avrebbe lasciato le scuole superiori per l'università ed entrare nella vita adulta, si sentiva ancora piccola per quei pensieri. Guardò Kaito, l'unica cosa che nella sua vita non sarebbe mai cambiata e sorrise pensando che, tuttavia, era fortunata.
Saguru salutò Akako, un po' impacciato. Il grande detective liceale, di fronte alla bellezza disarmante della compagna, perdeva un po' di sicurezza. Lei non si mostrò dispiaciuta del suo interessamento e sperò di vederlo nel periodo estivo. Aoko lei disse di rimanere in contatto per quei mesi e che sperava di vederla qualche volta.
Ora o mai più, pensò Saguru.
Salutando Aoko e augurandole buona vacanza a Parigi, approfittò della sbadataggine della ragazza facendola inciampare per un finto errore. Come previsto Kaito si affrettò ad aiutarla e lo stesso fece Saguru: i tre persero l'equilibrio e Saguru strappò dei capelli di Kaito. Lui lo avvertì però sospettò niente. Saguru si affrettò a conservare i capelli in un fazzoletto e sperò con tutto se stesso che uno di quelli avesse il bulbo e fosse utile per l'esame del DNA. Li salutò e andò via velocemente.
Ancora un po' e ti spedirò dove meriti, Kaito Kuroba.


<< Non credo di aver sentito bene >>.
Ginzo Nakamori stava mangiando i suoi piatti preferiti e la figlia aveva comprato la birra preferita, era tutta gentile. Non perché ci fosse un secondo fine al viaggio con Kaito, nemmeno perché a lui non piacesse l'amico, era cresciuto in quella casa. Sapeva che avrebbe dato di matto solo per il fatto che sarebbe stata fuori di casa per una settimana, in un paese straniero con una persona di genere maschile.
<< Chikage ci ha regalato... >>.
<< Quella parte l'ho capita. È la seconda parte che spero di aver sentito male >>.
<< Papà ti stai facendo l'idea sbagliata >>.
<< L'idea sbagliata?! >>, sbatté il bicchiere, bagnandosi tutta la mano di birra. << Mia figlia adolescente mi dice che vuole andarsene in Europa con un altro adolescente, dormire nella stessa casa, e io devo stare tranquillo? >>.
<< Stiamo parlando di Kaito >>.
<< Tu! >>.
Il sottoscritto era entrato in sala per la cena e si fermò sulla soglia, un'enorme punto interrogativo immaginario sulla testa.
<< Papà! >>, Aoko lo tirò per un braccio, cercando di trattenerlo.
<< Vuoi portare la mia bambina a Parigi? >>.
<< Veramente... >>.
Nakamori gli fece segno di stare zitto. << Se solo la sfiori saranno guai per te! >>.
Kaito esibì un'altra delle sue ottime poker face. << Non lo farei mai! >>.
<< Hai finito? Sto morendo di vergogna >>.
Nakamori si risedette al tavolo e Kaito al solito posto. Aoko avrebbe voluto essere in un'altra galassia, servì la cena all'amico e iniziò a mangiare anche lei. Kaito cercò di non ridere per non metterla ulteriormente in imbarazzo.
Parigi era una prova molto difficile. Il Louvre era un museo a prova di ladro, si era ripromesso di essere un Ladro Kid migliore di suo padre e quella era la prima prova per dimostrarlo. Poi stava portando la ragazza di cui era innamorato nella città più romantica del mondo.
Era pronto per la prima ma non sapeva quanto lo fosse per la seconda, non doveva farsi deconcentrare o sarebbe finita molto male. Stavolta Ladro Kid non avrebbe guardato in faccia a nessuno, quel diamante poteva essere la pietra che cercava da tanto tempo e nemmeno l'amore per Aoko avrebbe dovuto distrarlo. Lo doveva a se stesso, a Ladro Kid e, soprattutto, al padre.
Sarai fiero di me, papà. Te lo giuro.


Angolo autrice!


Ecco il nuovo capitolo! Per i prossimi due capitoli ci trasferiamo a... Paris! Sarà un viaggio entusiasmante e stancante ;)
Shinici e ran amore: Grazie mille per le tue recensioni, le adoro! :)
Ringrazio chi l'ha messa tra le seguite e chi la legge!
Alla prossima!






Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. Paris - 1° Parte ***


Capitolo 12


Paris – 1° Parte


<< Kaito, ci sono delle qualità che non dovrai mai dimenticare come mago: astuzia, sicurezza, semplicità e la passione. Non devi dimenticare nemmeno le qualità come persona: essere giusto, mai arrogante, deciso e non negare nemmeno l'aiuto quanto ti verrà chiesto. E ricorda sempre che il mago e la tua persona sono la stessa entità: se riuscirai a mantenere un equilibrio tra i due, niente ti verrà impedito >>.
Erano le parole dell'ultima lezione di Toichi. L'aveva ascoltata mentre si trovava nel nascondiglio, riponendo i trucchi per il furto al Louvre e piegando l'abito di Ladro Kid.
All'aeroporto di Narita si respirava aria di vacanza. Era sempre pieno di gente ma ne periodo estivo c'era il sold out. Il volo Air France 2316 era in partenza alle ore dieci del mattino e sarebbe giunto, con il fuso orario, alle quattro di notte a Parigi. Aoko non staccava gli occhi dal tabellone, aspettando con impazienza la voce che avrebbe chiamato il loro volo. Kaito sbadigliò, era rimasto in piedi per sistemare le ultime cose, Jii avrebbe preso il volo del giorno dopo e avrebbe trasportato il materiale del furto. Il resto l'avrebbe procurato sul posto, aveva già un appartamento e un'identità falsa da utilizzare. La casa di sua madre si trovava in uno dei quartieri più belli di Parigi, acquistata nei primi anni di matrimonio con il marito, utilizzata come appoggio per quando si esibiva negli spettacoli o trascorrere una piccola vacanza. Era un appartamento con cassetti a doppio fondo, armadi con pareti a scocca per nasconderci le cose e finestre antiproiettile.
<< Il volo Air France 2316 delle dieci per l'aeroporto di Parigi Charles de Gaulle è in partenza al gate sette. I passeggeri sono pregati di recarsi al gate per l'imbarco. Vi auguriamo buona giornata >>.
<< Ci imbarcano! >>, prese il trolley lilla e poi la mano di Kaito. << Andiamo! >>.
<< Non tirarmi Aoko! Non perderemo l'aereo! >>.
Una hostess dai capelli biondi li fece sedere ai posti assegnati, chiese con un sorriso se desiderassero qualcosa da bere prima del decollo. Risposero un'aranciata e lei si allontanò, con il sorriso che aveva imparato a mostrare per il lavoro.
Aoko guardava fuori dal finestrino, non vedeva l'ora che l'aero decollasse. Kaito aveva undici ore per elaborare mentalmente i piani organizzati, Aoko si sarebbe distratta con il film e le cuffie per la musica, probabilmente sarebbe anche crollata per un paio d'ore. L'hostess tornò con le loro bibite.
<< Benvenuti sul volo 2316 diretto a Parigi Charles de Gaulle. L'aereo atterrerà alle quattro del mattino, orario parigino, ventuno di sera ora locale. Durante il volo verranno proiettati dei film, le cuffie sono a vostra disposizione per ascoltare la musica e questo volo dispone di una connessione internet con cui potete utilizzare i vostri dispositivi elettronici. Siete pregati di tenerli spenti in fase di rullaggio, decollo e atterraggio. Ora vi mostreremo cosa fare in caso d'emergenza. Vi auguriamo un buon volo e grazie per averci scelto >>.
Quando l'aereo mise in azione i motori e iniziò a muoversi, l'entusiasmo di Aoko era alle stelle. Kaito provò tenerezza per quella felicità, gli occhi illuminati e non smetteva di sorridere. Nelle ore successive Aoko guardò il film, ascoltò la musica e alla fine, dopo il pranzo, crollò come Kaito si era aspettato. Aveva le cuffie nelle orecchie e il cellulare in mano, chiunque avrebbe pensato che fosse un ragazzino normale che ascoltava musica o vedeva video. Nella tasca interna della valigia aveva pronti i biglietti di avviso per la polizia francese e si era preoccupato di farli recapitare a Nakamori lo stesso giorno. Aveva fatto delle ricerche sul possibile avversario, in fondo non gli dispiaceva se fosse stato più tenace e furbo dell'ispettore giapponese.
Aoko si svegliò quando Kaito la scosse dolcemente. Aprì gli occhi e ritrovò il suo viso a pochi centimetri e sentì le guance scaldarsi. Provò anche una strana sensazione che non riuscì a identificare, come un déjà-vu.
<<
Sveglia bella addormentata! >>.
Aoko si strofinò gli occhi. << Siamo arrivati? >>, la voce era impastata dal sonno.
Kaito appoggiò le mani sulle spalle e la fece girare. << Guarda tu stessa >>.
Aoko riuscì a mettere fuoco quello che vedeva dopo qualche attimo. Le luci dorate di Parigi illuminavano quella città meravigliosa nella notte scura, le acque della Senna scorrevano placide. In lontananza scorse la magnifica Tour Eiffel, accesa da scintille dorate.
Kaito le era molto vicino, teneva ancora le mani sulle sue spalle e il cuore aumentò le pulsazioni.
<< È magnifica >>, mormorò, girandosi a guardarlo.
Aoko era troppo vicina, quegli occhi e quel sorriso gli fecero girare la testa per un secondo. Si allontanò e ritornò seduto al suo posto, cercando non far trasparire niente.
Trenta minuti dopo l'aereo toccò le piste dell'aeroporto Charles de Gaulle. Scesero la scaletta e andarono a ritirare i bagagli.
Chikage li attendeva fuori dal gate, sbracciandosi per farsi notare. Corse ad abbracciare il figlio.
<< Tesoro mi sei mancato da morire! >>. Poi abbracciò Aoko. << Cara, sono tanto felice di vederti! >>.
<< Grazie Chikage per questa bellissima vacanza >>.
<< Non si toglie quel sorriso ebete da tre giorni >>, la prese in giro Kaito e lei gli restituì un'occhiataccia.
Chikage li fece salire su una costosa auto rossa e guidò per le strade deserte di Parigi. Aoko non perdeva un dettaglio della città: non c'era nessuno, d'altronde erano le quattro e mezza del mattino. Kaito c'era già stato e aveva un gran sonno, non aveva dormito niente per sfruttare quelle ore in modo produttivo.
La casa di Chikage era un appartamento al terzo piano di un edificio storico. I mattoni grigi e i balconi in ferro battuto nero rendevano il palazzo sofisticato. Il grande portone in ebano nero li fece entrare in un ingresso con il soffitto dipinto da affreschi antichi di putti e fiori. L'ascensore era moderno e li portò in meno di trenta secondi di fronte al portone verniciato di verde scuro, aveva un ovale in vetro smerigliato. Aoko non poteva sapere che quel vetro era stato costruito per controllare chi ci fosse alla porta e sfruttava lo stesso principio dello specchio utilizzato nelle sale interrogatorie. Un pulsante posto sotto il citofono permetteva di visionare i visitatori nell'androne.
L'ingresso era composto da parquet chiaro, il battiscopa in tinta e le pareti color avorio. I mobili erano molto belli, di colore chiaro. Sulla destra c'erano due porte con le camere da letto, sulla sinistra il bagno padronale con il pavimento in marmo bianco.
Chikage mostrò la camera ad Aoko: un letto a baldacchino in ferro bianco con lenzuola azzurre, una grande finestra dava sulla strada, mobili in legno bianco e c'era una grande cabina armadio che la ragazza adorò subito. La cucina e la sala da pranzo erano un'unica grande stanza, un divano due posti bianco addossato accanto alla porta. Il salotto era una grande sala ricca di dettagli e una cristalliera spaziosa, in cui luccicavano preziosi cristalli di ogni forma. La portafinestra dava sul balcone, sotto scorreva la Senna.
<< La mia camera è quella porta in fondo >>, disse indicandola. << Ora fate una bella dormita e domani mattina comincia il tour! >>.
Kaito non gli sembrò vero poter toccare il letto. La sua camera era la stessa di quando era bambino, era stato sostituito il lettino da una piazza e mezza con uno matrimoniale in legno. Tirò le pesanti tende bianche, posò la valigia in un angolo e si addormentò subito, senza sogni.
Sembrarono passati pochi minuti e una mano lo scosse prima piano e, quando borbottò infastidito, più forte. La sveglia sul comodino segnava le otto meno un quarto. Aoko, ancora in pigiama bianco e rosa addosso, gli sorrideva ben sveglia.
<< Aoko... >>, si lamentò, voltandosi dall'altra parte. << Sono andato a letto alle cinque del mattino >>.
<< Avrai tutti il tempo per dormire! Siamo a Parigi! >>.
Non ottenne risposta e lei, scocciata, andò dall'altra parte del letto e gli si piazzò davanti. << Sveglia! >>.
Kaito capì che non c'era speranza di dormire ancora un paio d'ore e si alzò.
<< Tua madre ci porta a mangiare un vero cornetto francese! >>, esclamò Aoko, uscendo dalla stanza per correre nel bagno. << Vado prima io! >>.
Kaito ricadde sul letto, tirandosi la coperta fin sul viso. << Ma chi me l'ha fatto fare?! >>.


Aoko addentò il croissant con gusto. << Delizia! >>.
Kaito inzuppò il suo nel caffè latte. Quel modo di fare colazione, dolce e leggera, non l'aveva mai amato. << Fantastico >>.
<< Uffa che musone! >>
Chikage rise. << Kaito deve dormire almeno otto ore per notte o diventa intrattabile >>. Il figlio non la degnò nemmeno di uno sguardo.
<< Dove andiamo oggi? >>, domandò Aoko.
<< Pensavo di portarvi alla Tour Eiffel, ovviamente. Poi a costeggiare la Senna, mangiare vera cucina francese e, nel pomeriggio, Champ-Élysées >>, rispose Chikage, posò la tazzina vuota del caffè. << E domani andremo al Louvre! >>.
<< È un luogo pieno di arte meravigliosa! >>.
Kaito aveva organizzato un giro di ricognizione al Louvre, facendolo passare per la classica gita da turisti. Aveva studiato bene l'esterno ma l'interno era tutta un'altra cosa. Il telefono trillò ed era un messaggio di Jii: stava per imbarcarsi sull'aereo e sarebbe atterrato alle ventuno, orario in cui sperava che Aoko fosse già crollata.
Un'ora dopo erano sotto la Tour Eiffel. Aoko costeggiò la torre dal basso con lo sguardo, le vennero quasi le vertigini per quanto fosse alta. L'ascensore mostrava i caseggiati di Parigi diventare sempre più piccoli e si ritrovarono nel punto più alto permesso ai turisti. Corse a guardare dalle vetrate come una bambina curiosa e felice.
Chikage era malinconica, era proprio lì che aveva conosciuto Toichi diciotto anni prima. Kaito si accorse dello sguardo della madre: lui aveva perso un padre ma sua madre aveva perso l'amore della sua vita. Si ricordò di come si era sentito quando quel proiettile aveva sfiorato Aoko e si era sentito morire, non osò andare più in là con l'immaginazione.
<< Mamma? >>.
Gli sorrise. << È tutto apposto tesoro >>.
Aoko non si era accorta di quella parentesi. Trascinò Kaito al negozio di souvenir.
<< Devo portare qualcosa a mio padre >>, disse, indecisa tra i vari oggetti in esposizione. << La semplice palla di vetro con i brillantini mi sembra troppo banale. Credo gli prenderò un portachiavi >>.
Il resto della mattinata lo passarono girando per le strade parigine, i mimi da strada e i disegnatori ad ogni angolo. Dopo il pranzo in cui Aoko e Chikage gustarono una buonissima bouillabaisse sotto la faccia inorridita di Kaito, passeggiarono lentamente per gli Champ-Élysées, approfittando della bellissima giornata di sole e della temperatura gradevole. Al tramonto Chikage ricevette una telefonata da un collega e i due si sedettero su una panchina per ammirare il sole tramontare dietro la Senna e il cielo farsi pian piano blu
<< È stata una giornata bellissima >>. Aoko pensò che era stata tale anche grazie alla presenza di Kaito: una volta ripreso si era divertito anche lui e non passavano del tempo libero in modo così piacevole da mesi tra scuola, impegni e incomprensioni.
Kaito tirò fuori un mazzo di carte e le chiese di sceglierne una. Aoko la prese, un pochino diffidente perché gli scherzi dell'amico non sapeva mai dove andavamo a finire. Lui mischiò le carte di nuovo e poi gli mostrò la carta.
<< È quella che ho scelto! >>, esclamò prendendola. La carta scoppiò in una piccola nuova di fumo e Aoko si ritrovò un portachiavi con la torre Eiffel, la scritta “Parigi” in francese e la bandiera nazionale incisa.
<< Ho visto che non avevi preso niente per te e allora... >>.
Aoko lo strinse nella mano. << Grazie >>, mormorò, poggiando la testa sulla spalla, finendo di guardare il tramonto insieme. Kaito avrebbe voluto che quella notte, quella notte in cui l'aveva turbata e resa infelice, non fosse mai esistita perché avrebbe voluto stringerle la mano. Ma non sarebbe stato il gesto ideale in quel momento, avrebbe messo domande scomode in testa ad Aoko e non era il caso. Chikage aveva terminato la chiamata già da un po' e rimase a distanza, osservando teneramente i due ragazzi, chiedendosi quanto il figlio ci avrebbe messo a fare il passo decisivo.
La notte scese su Parigi e rientrarono in appartamento. Aoko si sedette sul divano della cucina, facendo un gran sbadiglio.
<< Sto crollando, credo proprio che me ne andrò a letto >>.
<< Domani mattina dovremo essere presto in piedi per il Louvre. Ho comprato i biglietti online e per le nove dobbiamo essere lì >>.
Kaito storse la faccia. << Non avrò proprio modo di riposare in questa vacanza! >>.
<< Hai davanti a te dieci ore di sonno ristoratore, vecchietto >>, disse Aoko.
Ma quali dieci ore!
pensò irritato. Jii arriverà per sistemare le cose nell'armadio a doppio fondo!
<< Mi hai chiamato vecchietto? >>.


Jii entrò in punta di piedi nell'appartamento di Chikage. Kaito controllò Aoko nella sua stanza, lasciava sempre uno spiraglio di porta aperta: dormiva placidamente, coperta dal lenzuolo leggero e il viso rilassato.
L'armadio della sua camera era in legno, incassato nel muro. In verità c'era un doppio fondo dietro la parete, installato dal padre diciotto anni prima. Vi ripose il vestito bianco, i travestimenti, le maschere e gli oggetti base. Dopo l'ispezione al Louvre si sarebbe procurato il necessario per completare il furto.
<< Molto bene, signorino. Io torno nella mia abitazione e in mattinata sarò anch'io al Louvre. Avrò il travestimento concordato >>.
Kaito annuì. << Benissimo. Domani spedirò l'avviso alla polizia francese >>.
Jii lasciò la casa e Kaito chiuse la porta d'ingresso. Tornando a letto sbirciò ancora Aoko e continuava a sognare tranquilla. Erano le tre del mattino e sarebbe venuta a svegliarlo per le sette, con un entusiasmo irritante di prima mattina.


La piramide del Louvre scintillava sotto il sole estivo. La Hall Napoléon
era uno degli ingressi principali con accesso prioritario per effettuare il controllo di sicurezza. Kaito teneva in tasca delle telecamere minuscole, fatte di un materiale che non avrebbe suonato sotto il metal detector ma c'era il rischio che venissero trovare durante la perquisizione corporale.
Una donna gli indicò dove lasciare portafoglio, borse, cappelli e quant'altro per essere sottoposti ai raggi X. Poi passarono sotto il metal detector e gli indicarono un punto in cui sarebbero stati controllati se avevano armi o altri pericoli addosso. Un uomo sulla quarantina fece segno a Kaito di alzare le braccia e lui nascose la bustina contenente le telecamere nella manica. Ispezionò gambe e busto e al momento di controllare le braccia nascose la bustina nel collo. Poi fu la volta delle spalle e fece scivolare la bustina fino al gomito con il loro movimento.
<< Può andare >>.
Kaito gli sorrise e recuperò la bustina, infilandolo velocemente nella tasca dei pantaloni, aperta in modo da attaccarle speditamente nei punti interessati. L'ascensore li portò al livello -1, dove c'erano varie mostre, alcune chiuse poiché per il regolarmente non potevano essere aperte tutte le esposizioni a causa della vastità nel museo. Visitarono le antichità greche, islamiche e orientali. Con Aoko commentava le varie opere e attaccava le minuscole telecamere alle pareti, i bastoni dei cordoni e nelle curve dei corridoi. Jii, travestito da turista italiano, prendeva appunti degli interni, del sistema delle telecamere e delle guardie. Scesero al piano 0, dove c'erano la scultura e le antichità francesi, c'era anche la sala con il diamante. Aoko leggeva la guida in giapponese fornita dal personale e non ne perdeva una parola, per Kaito era una fortuna perché era continuatamente distratta dalle centinaia di opere che vedeva e Chikage gli dava una grande mano.
La sala del diamante Le Régent era una grande stanza rettangolare. Non era l'unica gemma esposta, addossate alla parete c'erano diverse teche contenenti preziosi gioielli come collane, orecchini e bracciali.
Le Régent era posato delicatamente su un cuscino rosso scuro: era un diamante quasi incolore, leggermente azzurro, di circa 140 carati. Non era possibile avvicinarsi al piedistallo perché era circondato da cordoni e due guardie scoraggiavano turisti troppo curiosi. Individuò almeno cinque telecamere, c'erano sicuramente sensori di movimento e di calore. Come tante altre sale di quel museo non c'erano finestre ma solo illuminazione artificiale. I condotti di areazione erano facilmente raggiungibili.
<< Meraviglioso >>, mormorò Aoko, fissando il diamante.
<< Le cose luccicanti attraggono ogni donna >>, disse Chikage.
Aoko voleva vedere l'arte italiana e andarono al primo piano del museo. All'una andarono al centro commerciale annesso al museo, passando per le Carrousel du Louvre. Anche qui la ragazza volle prendere un souvenir e optò per la stampa della famosa “Gioconda” di Leonardo Da Vinci.
Si sedettero a pranzare in uno dei punti di ristoro per riprendere la visita nel pomeriggio.
<< Mi piace tantissimo questo museo, ci starei giorni interi! >>, commentò Aoko.
<< Anche a me>>, sorrise Kaito, facendo finta di giocherellare con lo smartphone. Stava scrivendo quello che aveva annotato nella testa e i punti in cui aveva piazzato le minuscole telecamere. Jii era già andato via e lavorava al collegamento della sorveglianza nell'appartamento affittato sotto falso nome, poco distante da quello di Chikage.
Aoko guardò l'orario e notò un particolare sulla data. << Oggi è il sei giugno! Tra otto giorni è il tuo compleanno! >>.
Kaito smise di digitare sui tasti. << Hai ragione. Ero preso dagli esami e dal viaggio e non ci ho fatto caso >>
<< Dobbiamo organizzarti una festa! >>.
<< Non c'è bisogno. È un giorno come un altro >>.
<< È il giorno che sei nato! >>, ribatté la madre. << Ricordo perfettamente quella giornata di diciassette anni fa >>.
<< Mamma ti prego... Non cominciare con i tuoi racconti nostalgici >>, lo pregò il figlio.
<< Io e tuo padre eravamo usciti dal ristorante. Ho cominciato ad avere le doglie e dovevi vederlo! >>, rise. << Andò totalmente nel panico. Dopo diciannove ore di travaglio sei nato tu, alle quattro del mattino >>.
<< Rompiscatole già prima di nascere >>, rise Aoko.
<< Senti chi parla! >>.
<< Comunque appena torneremo in Giappone ti organizzerò una festa! >>
Kaito capì che non l'avrebbe fatta desistere. Quando si trattava di festeggiare ricorrenze Aoko era in prima linea.
Il resto del pomeriggio lo passò a guardare le opere, fare compagnia ad Aoko e visionare il resto delle uscite d'emergenza e di fuga. Andarono via intorno alle cinque del pomeriggio, Kaito aveva calcolato che il preavviso ci avrebbe messo circa un giorno per giungere alla polizia francese: avrebbe effettuato il colpo sabato, gli avrebbe dato tre giorni per prepararsi. Non si trattava di un semplice furto ma di un grande spettacolo per vedere la meraviglia negli occhi del popolo francese.
Aoko era seduta sul muretto del ponte sopra la Senna, chiacchierando con il padre. Kaito ne approfittò per chiudere la busta e imbucarla con posta prioritaria nella buca delle lettere.
<< Hai calcolato bene tutti i rischi? >>. Chikage era un po' preoccupata: il Louvre era una prova molto dura e il suo animo di mamma ne risentiva.
<< Sì >>, rispose lui. << Stanotte inizierò ad elaborare il piano >>.
<< Allora farò molto caffè e ti aiuterò >>.
<< Senti la mancanza di Phantom Lady, mamma? >>.
Lei ridacchiò. << No, essere tua madre mi basta e avanza >>.
Dopo cena, Aoko si addormentò subito e Kaito iniziò a disegnare la cartina del posto, segnando i punti d'accesso e di fuga. Jii stava preparando un plastico nel suo appartamento e Chikage disegnava la cartina dell'interno. Stavano all'erta nel caso Aoko si svegliasse, erano pronti a far sparire tutto e sembrare una madre e un figlio che rimanevano svegli a chiacchierare.
Kaito si sentiva in colpa, a tratti. Ingannava Aoko ogni giorno, ogni ora e ogni minuto e quel viaggio avrebbe dovuto essere finalizzato solo al furto. Ma dopo quella notte sentiva di doverle restituire un po' di serenità, da quando era lì non aveva mai smesso di sorridere e la felicità era perenne. Ripensò a quando aveva poggiato il capo sulla sua spalla durante il tramonto, era stato una situazione romantica e tenera. Tracciò il segnò sbagliato sul piano e scosse la testa, non si poteva permettere quei pensieri e distrarsi.
Cancellò e ricominciò a disegnare la cartina, stavolta non pensando ad Aoko.

<<
<< Capitaine Lacroix! >>.

Cédric Lacroix era il capitano della sezione giudiziaria. Un uomo sulla cinquantina, con qualche chilo di troppo. Brizzolato, occhi verde scuro e labbra sottili.
<< Capitaine Lacroix! >>. Un agente spalancò la porta ansimando per la corsa, nella mano destra stringeva un biglietto e una busta aperta.
<< Sì, Roux? >>. Alzò gli occhi dalla pratica che stava leggendo, levandosi gli occhiali con un gesto lento.
<< È arrivato questo pochi minuti fa! >>, poggiò un biglietto sulla pratica. << Incredibile! >>.
Lacroix si rimise gli occhiali e lesse, rimanendo impassibile. Era un uomo che difficilmente perdeva la sua calma. Gettò gli occhiali sui fogli insieme al biglietto.
<< Voglio il numero della persona che si occupa del caso di Ladro Kid in Giappone, adesso >>.
<< Subito capitano! >>.


Nakamori era alla scrivania, tormentato dal pensiero della sua bambina a Parigi con quel mago. Si sventolò un giornale, faceva più caldo degli altri giorni. Il telefono squillò e alzò la cornetta.
<< Ispettore Nakamori >>.
Una persona sconosciuta parlò nella sua lingua, un forte accento mai sentito. << Parlo con l'ispettore Nakamori della seconda divisione giapponese? >>.
<< Sono io. Con chi parlo? >>.
<< Sono Cédric Lacroix, capitano della sezione giudiziaria di Parigi. Ho ricevuto un preavviso del vostro ladro >>.
<< Che cosa?! >>. La voce di Nakamori fu sentita da tutti i colleghi. << Ladro Kid vi ha mandato un avviso? >>.
<< Esatto >>, continuò lui. << Vuole rubare un diamante dal museo Louvre questo sabato >>.
<< A noi non ha mandato niente quel farabutto! >>.
Non appena finì di parlare avvertì qualcosa cadere sulla testa. Si toccò e trovò un biglietto, poi un altro sulla scrivania e un altro ancora sul pavimento, in breve la stanza fu ricoperta da una marea bianca.
<< Non ci posso credere >>.


Miei cari spettatori francesi,
sono lieto di annunciarvi che mi esibirò in uno spettacolo indimenticabile al museo Louvre, dove ruberò il vostro diamante Le Régent.
Lo spettacolo avrà inizio sabato alle 23.



Ladro Kid



Kaito era seduto sul divanetto di un negozio di abbigliamento. Sua madre aveva promesso ad Aoko di portarla a fare shopping, lui era stato ridotto a portare le buste e i pacchi. Per un attimo pensò alla faccia di Nakamori quando avrebbe visto il rendiconto della carta di credito alla fine del mese.
Nel quarto negozio si era accasciato con tutte le buste sulla prima superficie morbida che aveva trovato. Con orrore aveva notato anche le scarpe, quindi la cosa sarebbe andata per le lunghe.
C'era una grossa TV appesa e una piccola calca di persone, personale del negozio compreso, riunito sotto di essa. Aoko stava ammirando un maglioncino rosso insieme a Chikage e si voltarono in direzione della televisione.
<< Che cosa succede? >>, si domandò Aoko. Si sporse per vedere meglio e vide l'immagine di Ladro Kid.
<< Dicono che sabato effettuerà un furto al Louvre >>, tradusse Chikage.
Il maglioncino le cadde dalle mani e nel tentativo di raccoglierlo rovesciò anche il resto dell'espositore. Le girava la testa e gli occhi le pizzicavano di lacrime. La reazione della ragazza lasciò Chikage sorpresa, si aspettava uno dei suoi commenti rabbiosi verso Kid.
Kaito aveva assistito alla scena, strinse i pugni fino a farsi male e desiderò di nuovo che quella notte non fosse successa, non riusciva a staccare gli occhi dal pavimento.
La commessa sistemò i maglioncini e Aoko si scusò infinite volte in inglese, le sorrise e le disse di non preoccuparsi. Kaito sentì lo sguardo di rimprovero della madre addosso, anche se stava dietro e non poteva vederla.
Aoko si era chiusa in se stessa, il sorriso era sparito. Nelle settimane seguenti il fatto si era ripresa anche perché non c'erano state altre notizie da Ladro Kid. Rivederlo così, di colpo, fu come ricevere uno schiaffo e aveva risvegliato i ricordi. Ritornati nell'appartamento, Aoko mangiò poco e andò a dormire molto presto, chiudendo la porta, cosa che non faceva mai.
<< Che cos'è successo? >>, chiese Chikage, rimasti soli.
<< Niente >>, mentì il figlio, cominciando a sparecchiare. La madre mise la mano sulla sua.
<< Qualsiasi cosa sia successa spero che tu sappia che non sarà facile rimediare >>.
Nella sua camera, steso a letto, sapeva benissimo che Chikage aveva ragione. L'aveva portata a Parigi, ci aveva sperato che sarebbe bastato a farle dimenticare quella notte. Ma il senso di colpa di Aoko era troppo grande, non poteva accettare di aver fatto un torto al padre, di aver avuto Ladro Kid tanto vicino e non aver fatto niente per catturarlo e, cosa peggiore, aveva lasciato che la baciasse. Era già giovedì e vederla così sofferente l'aveva distrutto. La mattina la sveglia avrebbe suonato presto per andare a Disneyland Paris e si promise di regalarle una giornata perfetta.


<< Papà... papà calmati >>.
Aoko camminava su e giù per una piazzetta di Disneyland Paris. Erano appena entrati quando Aoko aveva ricevuto la chiamata del genitore. Le aveva annunciato che stava per prendere il primo volo per Parigi e sarebbe arrivato nella capitale francese la notte. Era molto agitato perché Ladro Kid aveva deciso di rubare in uno stato in cui non aveva nessuna giurisdizione e sarebbero stati solo una forza di supporto.
<< Quello non molla mai >>, commentò Kaito. Era seduto su una panchina insieme a sua madre. << Non pensavo si sarebbe fatto tutte quelle ore di volo >>
<< Ginzo ha la stessa determinazione di quando cercava di catturare Toichi >>, rammentò Chikage e poi nascose una risata.
Aoko ritornò con l'umore peggiorato. La sua vacanza perfetta era stata rovinata da Ladro Kid, a causa sua il padre sarebbe stato a Parigi. L'alito sul collo convinto di sventare chissà quale piano diabolico dei due adolescenti.
<< Arriva stanotte >>, annunciò con un tono da funerale.
<< Dai Aoko >>, la consolò Kaito. << Sarà talmente impegnato a cercare di catturare Kid da non pensarti >>.
Gli occhi azzurri di Aoko erano quelli di una bambina triste, un senso di colpa sempre più grande pungeva la sua coscienza. Balzò in piedi e la prese per mano. << Andiamo, la prima attrazione la scegli tu! >>.
L'entusiasmo del ragazzo fu talmente coinvolgente da strapparle un sorriso. La sensazione della mano nella sua la fece arrossire e riuscì a dimenticare i brutti pensieri. Chikage li guardava, intenerita.
Guardarono le tante parate organizzate con i personaggi Disney, visitarono il castello incantato e il labirinto di “Alice del paese delle meraviglie”, si fecero le foto con Topolino, Minnie e tantissimi altri personaggi. In mezzo a quella moltitudine di favole e magia, Aoko si divertì talmente tanto dimenticare suo padre e Ladro Kid. Kaito fu molto dolce e coinvolgente, non le diede il tempo di intristirsi. Dopodomani avrebbe attuato il furto al Louvre, quella notte l'avrebbe passata buona parte in piedi per poter dormire la notte dopo ed essere ben riposato per lo show. Chikage aveva già la scusa perfetta per distrarre Aoko dall'assenza di Kaito per tutta la durata del furto.
A fine giornata ci furono i fuochi d'artificio. Quei colori nel cielo la riportano al regalo di compleanno di Kaito l'anno prima, quando non era potuto venire alla sua festa. Le aveva promesso la più grande magia di sempre e l'aveva fatto.
<< Grazie >>, gli mormorò.
Kaito spostò lo sguardo dai fuochi a lei. << Per cosa? >>.
<< Per aver dissolto i miei pensieri tristi come per magia >>.
Le fece l'occhiolino. << Io sono un mago, ricordi? >>.
Risero insieme, una lunga risata per concludere quella bellissima giornata. In macchina Chikage guidava in silenzio e Aoko si era addormentata, stanchissima. Kaito stava già ripassando i piani per il furto, la sua mente riusciva a concepirli ed elaborarli come se avesse la cartina davanti a sé. In mezzo a tutti quei piani, imprevisti e trucchi c'era anche il pensiero di Aoko, di sperare che non soffrisse troppo e di trovare il perdono per il male che le aveva fatto...


Angolo autrice!


Buona domenica, ecco a voi un nuovo capitolo!
Nel prossimo ci sarà il furto al Louvre e qualche situazione scomoda ;)
Grazie per chi la segue :)
Alla prossima!

PS= Scusate per il piccolo difetto che noterete ma non sono proprio riuscita a toglierlo! Appena ne avrò la possibilità lo farò!








Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. Paris - 2° Parte ***


13° Capitolo

 
Paris- 2° Parte

 

 Era notte fonda quando Nakamori toccò il suolo dell'aeroporto Charles de Gaulle, insieme a una decina tra agenti e sottoposti. Un poliziotto era tra la folla, ergeva un cartellone con scritto “polizia giapponese” nella loro madrelingua. Li guidò fino a delle macchine della polizia parcheggiate fuori all'aeroporto e guidarono per circa un'ora fino a raggiungere il museo del Louvre. L'agitazione di Nakamori non gli permetteva di godersi quella splendida città e neanche quando vide la famosa piramide parigina riuscì ad ammirarla.
Lacroix lo attendeva all'entrata principale. Si strinsero la mano e lo guidò all'interno del museo.
<< Parla molto bene la mia lingua >>, disse Nakamori.

<< Il mio compagno di stanza all'università era giapponese, cresciuto a Versailles. Me l'ha insegnata lui >>.

<< Quali misure di sicurezza avete adottato? >>. L'ispettore giapponese andò al sodo.
<< Il museo Louvre è dotato di sensori di movimento e di calore. Alla chiusura delle porte, una volta che il pubblico è andato via, sono attivati anche dei laser per le opere più importanti >>, spiegò sbrigativo.
<< Queste misure di sicurezza non fermeranno Ladro Kid >>, disse Nakamori. << Lei non ha idea che razza di mascalzone esso sia >>.
Lacroix lo fece salire in ascensore e premette il tasto. << La sua fama è giunta fino a noi, ispettore. Ho studiato i suoi precedenti furti e sono certo di poter fermare questo ladro gentiluomo >>.
<< Lei lo sottovaluta! >>.
<< E lei lo sopravvaluta >>, ribatté deciso il capitano. << Ladro Kid è un essere umano che si diverte a prendere in giro tutti. Ma qui siamo a Parigi, ispettore Nakamori, e non intendo lasciargli fare quello che vuole. Lei è qui come supporto e si ricordi che si trova nella mia giurisdizione >>.
Nakamori sapeva perfettamente che aveva ragione. L'idea di Ladro Kid nel Louvre, a esibirsi con i suoi spettacoli mentre rubava un diamante preziosissimo, gli faceva alzare la pressione dal nervoso. Quel Lacroix non aveva idea a cosa stava andando incontro e Nakamori avrebbe fatto di tutto per impedire a quel ladruncolo di vincere ancora.


<< L'ispettore è giunto in patria, signorino >>.
<< Grazie Jii >>, disse Kaito. Aveva le cuffie collegate al cellulare e scriveva nell'angolo di un foglio. Era l'una di notte e stava ultimando i preparativi. << È tutto pronto? >>.
<< Tutto sistemato, signorino. Lei pensi a terminare quello che manca e poi si riposi. Tra meno di quarantotto ore inizia lo spettacolo >>.

<< Avrei voluto vedere la faccia di Nakamori quando sono caduti gli avvisi! >>, rise.
L'ufficio della centrale doveva essere imbiancato. Kaito e Jii si erano travestiti da imbianchini e affrescato le pareti, il soffitto era stato coperto dalle buste bianche incollate con una colla resistente. Poi aveva piazzato un congegno a tempo nell'impianto di condizionamento, programmato per alzare il riscaldamento e far sciogliere la colla nel giorno e ora determinata.
Un'ora dopo era ancora in piedi con la madre e la terza tazza di caffè vuota. Aveva promesso ad Aoko di portarla a vedere la cattedrale di Notre-Dame, un'altra tappa irrinunciabile, la mattina presto.
Sbadigliò e si portò una mano alla bocca. << Credo ci voglia un quarto caffè >>.
Chikage gliene versò un altro po' e lo stesso fece per lei. << Alla tua età non dovresti dipendere dalla caffeina >>.
<< Sei una mamma incredibile! >>, disse il figlio. << Rimproveri tuo figlio perché beve troppo caffè e non perché progetta un furto nel museo più blindato del mondo >>.

Dei passi strascicati misero in allerta i due. Di fretta nascosero le carte in uno scomparto segreto del tavolo, riposero il caffè e lo sostituirono con del tè giapponese e biscotti. Aoko aveva i capelli arruffati, gli occhi semichiusi e il pigiama stropicciato.
<< Cosa ci fate in piedi? >>, biascicò, prendendo un bicchiere d'acqua dalla cucina.

<< Due chiacchiere madre e figlio >>, rispose Chikage, alzando la tazza di tè.
<< Esatto >>, concordò Kaito.
Aoko annuì lentamente, addormentata. << Io torno a dormire, buonanotte >>.
Come sentirono la porta chiudersi, sospirarono.
<< Per un pelo >>, disse Kaito, riprendendo le carte e gli schemi dallo scomparto. Di solito Aoko aveva un sonno pesantissimo però doveva essersi dimenticata il consueto bicchiere d'acqua sul comodino, un'abitudine che aveva fin da piccola. Un imprevisto come quelli che aveva calcolato per il furto. Non sapeva perché ma pensò alle parole di suo padre dell'ultima lezione, sentiva che potevano applicarsi a quel colpo.
Alle due riposero tutto al sicuro dagli occhi della giovane Nakamori e si diedero la buonanotte. Kaito si addormentò non appena toccò il cuscino, con il desiderio di dormire almeno cinque ore.


Cinque precise dopo Aoko venne a svegliarlo. Dovette pizzicarlo sulla guancia per buttarlo giù da letto, tentò di scacciarla ma lei gli tolse il cuscino da sotto la testa, agguerrita. Chikage osservò la scena molto divertita e tifando per Aoko.
Aoko voleva godersi quelle ultime due giornate a Parigi. Sui tabelloni, nelle TV e giornali francesi vedeva le foto di Ladro Kid e, anche se non conosceva il francese, riusciva a comprendere che era la notizia della settimana. Cercava di non farsi rovinare il resto della vacanza ma non risultava facile.
Notre-Dame era magnifica. I due adolescenti la guardarono meravigliati, era ricca di storia e ne avevano fatto anche un famoso musical. La cattedrale era silenziosa, si udivano solo i passi rimbombare sul marmo, non sapevano dove volgere lo sguardo a tanta bellezza. La guida parlava in inglese e riuscirono a seguire la storia del posto, dalla costruzione al giorno d'oggi. Vi rimasero per gran parte della mattinata e poi andarono a pranzo, dove li avrebbe raggiunti l'ispettore per incontrare la figlia, i minuti contati.

<< Aoko >>.
<< Sì, Chikage? >>, rispose mentre leggeva il menù, indecisa.
Tirò fuori un volantino dalla borsetta e lo spinse verso la ragazza. << Domani ci sarà la notte bianca a Parigi >>.
<< Cos'è la notte bianca? Non l'ho mai sentita >>. Aoko lesse il volantino senza capirci niente.
<< I centri commerciali e gran parte delle attività restano aperte tutta la notte! >>.
Gli occhi azzurri di Aoko divennero radiosi alla prospettiva di fare shopping per un'intera nottata. << È fantastico! >>. Si girò verso Kaito. << Non vedo l'ora! >>.
L'amico si mostrò completamente disinteressato. << Non ci penso proprio! Non passerò tutta la notte a portare le vostre buste e scatole in giro per negozi >>.
Aoko gonfiò le guance, irritata. << La verità è che vuoi dormire! >>.
<< Sei diventata una maga anche tu? >>, la prese in giro, ridendo della sua espressione contrariata.

Il piano aveva funzionato. Aoko sarebbe rimasta in giro tutta la notte, non si sarebbe della sparizione di Kaito. Avrebbe dormito fino a tardi la mattina dopo, dando tempo a lui di nascondere il gioiello e riposarsi prima del volo di ritorno. Madre e figlio si guardarono complici.
Avevano appena terminato il pranzo quando arrivò l'ispettore: l'umore e la faccia pallida indicavano pochissime ore di sonno e un diavolo per capello. Ordinò il caffè più forte che avevano.
Rivolse a Kaito uno sguardo indagatore, come a voler vedere cosa fosse successo nei giorni precedenti.
<< Ti stai divertendo? >>.
<< Moltissimo! Domani notte ci sarà la notte bianca e andremo in giro per negozi! >>.
Perfino lo stanco ispettore preferiva Ladro Kid all'idea di passare una notte in compagnia di due donne prese dalla follia dello shopping. << Devo avere paura del rendiconto a fine mese? >>.
<< E tu come stai papà? >>. Aoko spostò l'argomento sul padre. Kaito iniziò a ridacchiare e la ragazza gli diede un calcio sotto il tavolo.
<< Il capitano è troppo sicuro di sé. Le misure di sicurezza sono ottime ma l'atteggiamento è sbagliato >>.
<< Lacroix divenne famoso, qualche anno fa, per aver sgominato una banda di ladri di diamanti. Sono tutti in carcere e grazie a quel caso fu promosso capitano >>, raccontò Chikage.
<< Be', credo che lo scoprirà da solo che con Ladro Kid non si scherza >>, disse Kaito, una sottile provocazione tra le righe.
Aoko rimase fuori dalla discussione, mescolando lo zucchero nel tè.
Nakamori vuotò la sua tazza e si alzò. << Torno al Louvre. Stanno piazzando il sistema di telecamere nei condotti d'areazione e potenziando il sistema dei sensori di calore >>.
Grazie ispettore, pensò Kaito. Molto utile.
<< Temo che non riusciremo a vederci fino alla fine di questa storia, figliola >>.
<< Non importa papà. Fai del tuo meglio! >>, lo spronò Aoko. La sua esperienza non doveva intaccare la spalla che era per lui.
Dopo un pomeriggio passato sulla Senna ritornarono a casa. Kaito guardò preoccupato il cielo plumbeo, nell'aria c'era odore di pioggia e temeva un temporale estivo inatteso e spiacevole. Le vie di fuga a piedi non gli mancavano però preferiva di gran lunga volare con l'aliante.

<< Stai tranquillo Kaito >>, disse Chikage. << Il meteo dice che farà un temporale estivo solo durante la notte, per domani sera tornerà il sereno >>.
Kaito annuì e si preparò per andare a letto presto. La sua regola era non toccare niente e non pensare al furto la notte antecedente, per riposarsi ed essere lucido. Una mente riposata era la base di ogni mago.
La pioggia batteva su vetri e i tuoni non tardarono a fargli compagnia. Spossato dalle ore spezzate, dall'entusiasmo di Aoko e dai pensieri si addormentò immediatamente. Circa tre ore dopo avvertì un cigolio e dei passi sulle assi del parquet: da quando era Ladro Kid riusciva a cogliere ogni rumore anche nel sonno. Aprì gli occhi piano e vide prima le gambe di Aoko e poi lei, di fronte al letto, con le mani dietro la schiena e la faccia rossa.
<< Aoko... >>, spiò il quadrante dell'orologio. << È mezzanotte >>.
<< Lo so >>. Non staccava gli occhi dal parquet. << Il fatto è che tuona da ore... >>.
<< Quindi? >>. Kaito non riusciva a connettere nemmeno un pensiero logico da quanto era frastornato.
<< Mi chiedevo... >>.
<< Cosa? >>.
<< Ecco... posso dormire con te? >>.
La richiesta lo svegliò del tutto. << Che hai detto?! >>.
<< Ho paura dei tuoni e non riesco a dormire... Quando eravamo piccoli lo facevamo spesso >>.
Hai detto bene! Quando eravamo piccoli! 
La notte prima dello spettacolo e del furto l'ultima cosa di cui aveva bisogno era di Aoko nel suo letto, la ragazza di cui era innamorato sognare al suo fianco. Scostò le coperte, cercando di respirare. << D'accordo... Ma non farti scoprire da mia madre. Potrebbe andare fuori di testa >>.
La ragazza s'infilò nel letto, contenta. Era già più tranquilla, i tuoni li odiava da quando ne aveva ricordo.
<< Che cosa pensa potremo mai fare? >>, iniziò a ridere e appoggiò la testa sul cuscino.

Kaito dovette usare tutto il suo autocontrollo per non rispondere quello che pensava. << Proprio niente, hai ragione >>.
<< Grazie >>, sussurrò. << Quando ho bisogno di te ci sei sempre >>.

Non è vero.
L'amara verità era che non c'era sempre quando aveva bisogno di lui: era stato lui stesso la causa di quegli occhi tristi e dei momenti bui che la isolavano.
<< Anche tu >>, era sincero.
Aoko gli dedico un sorriso bellissimo. << Buonanotte Kaito >>.

<< Buonanotte... >>.
Dopo pochi secondi Aoko dormiva già. Lui non riusciva a smettere di guardarla, era così tenera e dolce. Aveva la stessa aria di tutte le volte che avevano dormito insieme in campeggio, dopo lunghe giornate estive o solo per il gusto di farlo. Con la differenza che prima non c'era la voglia di accarezzarle i capelli, il viso e poterla abbracciare. Quelle emozioni furono il colpo di grazia sulla sua stanchezza e riuscì ad addormentarsi a dispetto della circostanza.
Chikage era sveglia da un'ora e non aveva ancora visto nessun adolescente girare per casa. Aoko era la prima svegliarsi e andò ad aprire la sua porta adagio, per non svegliarla nel caso fosse ancora addormentata. Il letto era disfatto ma Aoko non c'era. Camminò fino alla camera di Kaito e la trovò nel suo letto, entrambi ancora nella dimensione dei sogni.
L'istinto di mamma voleva svegliarli e fare una ramanzina al figlio però non trovò il coraggio. Dormivano talmente bene, vicini e pacifici che preferì lasciarli stare. La sveglia segnava le dieci del mattino quando Aoko aprì gli occhi, sbatté le palpebre più volte e vide Kaito. Si ricordò di essere andata nella sua stanza la notte e nascose il viso tra le mani, vergognandosi da morire. Si alzò dal letto senza far rumore e di chiuse nel bagno, buttandosi sotto la doccia.

Kaito si era svegliato e non l'aveva trovata. In compenso vi trovò sua madre seduta, con un sorriso.
<< Buongiorno dormiglione >>.

<< Ciao mamma >>, Kaito si stiracchiò.
<< Dormito bene? >>.
<< Mamma non insinuare cose scomode e, soprattutto, imbarazzanti >>, la mise in guardia, sedendosi sul bordo del letto.
<< Eravate così carini! >>.
<< Ti prego >>, rabbrividì al suono mieloso. << Oggi ho altro a cui pensare >>.
La sua prima preoccupazione fu guardare fuori dalla finestra. Il sole splendeva nel cielo, le nuvole era svanite e c'era di nuovo un'alta temperatura: avrebbe potuto utilizzare l'aliante.
<< Sei nervoso? >>.
Kaito sogghignò. << No, assolutamente. A dispetto delle circostanze mantenere sempre... >>.
<< La poker face >>, completò Chikage. << Vi ho preparato la colazione, ho un paio di appuntamenti di lavoro >>.

Kaito andò in cucina e vi versò del succo d'arancia e poi anche un secondo bicchiere per Aoko. La ragazza uscì dal bagno con i capelli fradici e camminò fino alla cucina dove vi trovò Kaito, che beveva il succo. Quando si guardarono, lui si bloccò e quasi gli andò di traverso, lei si sedette rigida sulla sedia.
<< Buongiorno >>, borbottò nel bicchiere.

Kaito si pulì le tracce di succo dal mento con il fazzoletto. << Allora... dove vuoi andare oggi? >>.
<< Uhm... Vorrei tornare sulla Tour Eiffel un'ultima volta. Poi vorrei andare a vedere l'arco di Trionfo >>.
<< Mia madre è andata ad alcuni appuntamenti di lavoro e sarà impegnata fino all'ora di pranzo. Ti scorterò io per Parigi! >>.
<< Devo fidarmi? >>.
Le lanciò il tovagliolo e Aoko lo scansò, ridendo. Conclusa la colazione, presero la metro e arrivarono di nuovo sotto la Tour Eiffel. Aoko non riusciva a capire cosa le piacesse tanto di quella torre, le succedeva la stessa cosa alla torre di Tokyo. Le dava l'impressione di riuscire a vedere tutto più chiaro, da un'altra prospettiva e ultimamente era quello di cui aveva più bisogno. Kaito era presente con il corpo e la mente vagava da tutt'altra parte. Non era nervoso, era sicuro delle sue capacità e non sarebbe stato quel capitano francese a catturarlo: per lui era un passo nella sua carriera di illusionista e di ladro e voleva dare il massimo.


Il Louvre disponeva di una cassaforte situata al piano inferiore. Lacroix aveva ottenuto il permesso di utilizzarla per custodirci Le Régent.
La cassaforte era dotata di serratura meccanica e dalla combinazione di due chiavi. Per essere aperta bisognava girare le chiavi in un ordine preciso e girare la manopola in diversi sensi per farla scattare. C'erano oltre due metri d'acciaio inossidabile e nessun strumento sarebbe stato utile per aprirne un buco. Una volta chiusa si sarebbe aperta, in caso d'emergenza, in un orario preimpostato e Lacroix scelse mezzogiorno: Ladro Kid rubava solo di notte e non avrebbe potuto utilizzare quel sistema per impadronirsi del tesoro prezioso. Ci volevano circa tre minuti per aprirla con il metodo tradizionale, sufficienti per catturare il ladro. Aveva predisposto agenti accanto al portellone e fuori dalla stanza. I sensori di calore avrebbero avvertito la presenza di chiunque all'interno della cassaforte. Non c'erano condotti d'areazione, i cassetti disposti lungo la parete destra erano chiusi a chiave per evitare che li usasse per nasconderci trucchetti.

Lacroix era sicuro di aver ingannato il famoso ladro illusionista e gli pareva di sentire già il sapore della vittoria.


Giunse la sera su Parigi.
Nella piazza del Louvre si era riunita una moltitudine di gente, le forze armate faticavano a contenerla. C'erano cartelli e striscioni in onore del ladro fantasma, alcuni indossavano un cappello bianco e le ragazze non facevano che sperticarsi in complimenti sul ladro al chiaro di luna.
Kaito si trovava a casa e si stava preparando. Chikage e Aoko erano uscite per lo shopping notturno e la madre gli aveva fatto l'occhiolino, la sicurezza del figlio rassicurava anche la sua parte materna.

In contemporanea, Lacroix elargiva ordini ai suoi agenti, compresi quelli di Nakamori. L'ispettore aveva un brutto presentimento: Ladro Kid non si sarebbe scomodato di arrivare fino a Parigi solo per rubare un diamante, avrebbe messo in scena uno spettacolo di magia indimenticabile che avrebbe fatto una figura terribile alla polizia.


Un orologio a pendolo batté le ventitré. Ogni rintocco era scandito nel più assoluto silenzio.
Poi un telo si srotolò coprendo l'ingresso e le finestre della Porta dei Leoni. Il pubblico volse l'attenzione sullo schermo e apparve l'immagine della sala dove c'era la cassaforte.
Lacroix fu tempestivamente informato e ordinò ai suoi sottoposti di correre sul tetto, sicuro che il ladro sarebbe apparso là.

Ladro Kid volteggiò con il suo aliante per atterrare morbidamente sul tetto, camminando sul bordo. Allargò le braccia, il mantello svolazzava nella brezza.
<< Signori e signore! >>, esordì in perfetto francese. << Sono qui nella vostra incantevole città per stupirvi! >>.
La calca si spinse ancora di più sotto lo schermo per vederlo meglio.
Lacroix urlò nella ricetrasmittente, non ottenne risposta. Kaito aveva lavorato insieme a Jii per aggiungere una serratura in più chiusa con un lucchetto dall'esterno. Li poteva sentire sbattere contro i portelloni, infuriati.
<< Su questo schermo vi mostrerò la mia straordinaria magia! Lo show inizia! >>. Si avvolse nel mantello e svanì. In verità era scivolato nello spazio tra il muro e lo schermo, entrando in una finestra. In verità era aperta, l'aveva scardinata prima dello spettacolo e messo un lucchetto finto, identico a quello delle altre finestre.
Si era cambiato al volo e mischiato tra gli agenti, per guadagnare il tempo sufficiente per mettere in atto la fase due del piano.


Lacroix e Nakamori erano fuori la porta e quattro agenti erano all'allerta. Da un poliziotto di guardia alla folla avevano saputo che Ladro Kid era sparito e molto probabilmente si era infiltrato tra i presenti. Il capitano francese ordinò di non lasciar passare nessuno e di chiedere le carte d'identità e di confrontarle con la lista degli agenti in servizio.
Kaito era sintonizzato sulla loro linea e sorrise, soddisfatto: era quello che voleva. Fermò uno degli agenti. Al suo fianco c'era Jii, travestito anche lui.

<< Nome, cognome, età, data di nascita e luogo >>.
L'uomo fece il segno di riconoscimento. << Alein Dubois, 31 anni, nato a Parigi il dodici dicembre 1983 >>, recitò.

<< È un impostore! >>, urlò Jii.
<< Qui non c'è nella lista! >>.
<< Come?! >>.
I colleghi gli furono addosso in pochissimo tempo e Kaito ne approfittò per far scivolare in tasca un monocolo, per rafforzare l'idea che fosse Ladro Kid. Sparirono nella confusione generale.
<< Io non sono Ladro Kid! >>, urlava il povero malcapitato.
Il capitano e l'ispettore furono informati dell'accaduto e il primo urlò che erano degli idioti perché era un evidente farsa di Ladro Kid per fargli abbassare la guardia. In effetti era così perché Kaito era arrivato al piano della cassaforte tranquillamente, cambiando nuovamente faccia.
Le due chiavi erano in possesso di Nakamori e Lacroix, nascoste nel taschino interno della giacca, l'unico modo per prenderle era toglierle e frugarle. Kaito conosceva la sequenza perché l'aveva vista fingendosi la donna delle pulizie e non era una cosa complicata. Il fattore tempo era preoccupante ma aveva trovato un metodo semplice e geniale per distrarli e non danneggiare le opere del Louvre.
Sbirciò appena dietro l'angolo in cui era nascosto e vide le due guardie, due corridoi più avanti c'era la cassaforte. Piccole sfere rotolarono fino ai piedi dei due agenti e si addormentarono, lui e Jii li trasportarono in bagno, vestiti con nuovi abiti e applicarono un'altra faccia. Presero il loro posto.
Corsero dai colleghi di guardia nel corridoio successivo, e urlarono che avevano trovato l'ispettore Nakamori e il capitano Lacroix addormentati nei bagni. Mentre i due poliziotti correvano a controllare, si divisero e Kaito arrivò finalmente nella sala della cassaforte. Ci aveva messo quindici minuti in totale, aveva calcolato non più di venticinque minuti.
<< Attenzione! Quelli sono degli impostori! >>.
Il tenente si girò verso Kaito. << Come? >>.
<< L'ispettore Nakamori e il capitano Lacroix sono nel bagno! E sono quelli veri, non hanno le chiavi! >>.
L'uomo chiese conferma e i due sottoposti gli diedero ragione. Tentarono di svegliarli ma era inutile, l'anestetico era troppo forte.
I due uomini si ritrovarono gli agenti contro e fecero dei passi indietro.
<< Imbecilli, che fate?! >>.
<< Catturateli! >>.
Kaito sapeva che sarebbero caduti nella trappola. Trovare due con i visi di Nakamori e Lacroix senza le chiavi avrebbe rafforzato l'idea che Ladro Kid ne era già in possesso.
Non fecero in tempo a dire che erano quelli veri e furono assaliti. Anche Kaito si mischiò tra gli agenti e riuscì a prendere le due chiavi, mettendone due copie false al loro posto. Tirarono le loro facce a lungo prima di rendersi conto che erano i veri capitano e ispettore. Doloranti e con le guance rosse si toccarono le tasche e le chiavi erano ancora al sicuro.
<< Fase tre >>, mormorò Kaito.


Aoko aveva tre buste piene di vestiti. Non era solita fare molto shopping in patria ma non le sarebbe ricapitato molto spesso di indossare abiti francesi, la carta di credito era infuocata a forza di strisciarla. La ragazza notava molte persone sotto le TV o sedute ai tavolini dei bistrò
ٍò per osservare le gesta del ladro fantasma. Quando lo vide in piedi sul tetto, un magone allo stomaco fu peggio di un pugno. Le sensazioni piacevoli di quel bacio sotto la luna riaffiorarono pur senza volerlo e divenne triste. Poi un'altra emozione, ben diversa, si unì alle altre: la rabbia. La stessa identica rabbia che provava quando Ladro Kid umiliava il padre ma stavolta era lei a sentirsi così.
Glielo chiederò!
Chikage era in camerino a provarsi un abitino corto e rosso fuoco.
<< Allora >>, esordì. << Cosa ne pensi Ao...? >>.
La ragazza non era lì e la donna guardò a destra e a sinistra dei camerini, sbirciando in un paio di essi. La suoneria indicò l'arrivo di un messaggino e prese lo smartphone.

<< Merda! >>, esclamò. Non era solita dire parolacce ma non c'era occasione migliore per iniziare.
Digitò in fretta il numero di Jii e la voce registrata gli disse di riprovare più tardi, riprovò altre volte ma non c'era verso. Si cambiò, arraffò in fretta la sua roba e si diresse alla macchina, velocissima.
Quell'imprevisto non l'avevano proprio considerato.


Nakamori si stava riprendendo dall'assalto e sentiva uno strano sfrigolare. Cercò la fonte del rumore e non poté crederci.
<< Al fuoco! >>.
Piccoli fuochi erano sul pavimento e apparivano uno dietro l'altro. Il sistema antincendio era stato spento tramite un congegno wireless, l'avrebbe riattivato in tempo. La cassaforte non si trovava nel piano delle opere preziose e non avrebbe danneggiato nessuno.

Camminarono sul pavimento e altri fuochi scoppiavano. Lacroix sembrava il diavolo, era paonazzo dalla rabbia. I quattro agenti nella sala adiacente la cassaforte furono costretti a fuggire per il fumo, in verità era solo un’illusione creata da quattro piccoli bocchettoni posti sulle pareti.
<< La gemma! >>, urlò Nakamori. << Controllate la gemma! >>.

<< Capitano Lacroix! >>, esclamò un agente. << I sensori di calore sono impazziti! >>.
<< Cosa?! >>.

<< Gli incendi hanno mandato in cortocircuito il sistema! >>.
Kaito aveva una maschera antigas per operare nella nebbia creata. Girò le chiavi e iniziò a girare la manopola secondo la sequenza imparata. Dopo tre minuti sentì lo scatto e la cassaforte si aprì.
All'esterno il pubblico assisteva con il fiato in gola: le immagini delle telecamere avevano mostrato la carta lancio mimetizzata, era il nome del trucco utilizzato, prendere fuoco e creare una magia di fiamme danzanti.

Kaito arrivò nella sala, ruppe il vetro del diamante e lo agguantò. Ma Lacroix tirò fuori la pistola, impazzito totalmente dall'umiliazione. Kaito riuscì ad evitare il colpo per un soffio, il capitano sfidò le lacrime causate dal fumo ed entrò nella cassaforte: Le Régent era sparita.
<< Bastardo! >>.

<< Capitano Lacroix, un linguaggio più garbato >>.
Quella voce lo fece voltare. Ladro Kid era fuori, il diamante scintillava nella nebbia. Impugnò la pistola e si apprestò a sparare un altro colpo.
<< Si goda il soggiorno! >>.
Kid chiuse la porta della cassaforte. Lacroix corse ma era troppo tardi: le chiavi le aveva lui e questo significava che avrebbe dovuto trascorrere dodici ore imprigionato nella sua stessa trappola.
Il ladro si cambiò nuovamente. Riattivò il sistema antincendio e si spensero in breve tempo.
Kaito aveva tracciato la via di fuga attraverso i condotti di areazione che sbucavano sul tetto, poi avrebbe finito il suo spettacolo.


Chikage era arrivata nella piazza del museo, parcheggiando la macchina alla meglio. La folla era più numerosa e la donna cercò Aoko. A giudicare dall'assenza di poliziotti erano stati tutti richiamati dentro.

Kaito è ancora là.
Guardò l'orologio. Avevano calcolato venti minuti e ne erano passati già cinque di troppo. Il tempo era fondamentale in un furto, se si sfora significa che qualcosa è andato storto o non come previsto. Era preoccupata per la reazione del figlio alla vista di Aoko, che potesse deconcentrarlo e fargli commettere errori fatali.


Aoko era riuscita a mischiarsi nella calca. Aveva sentito di un incendio e si preoccupò per il padre. Il caos le fu utile per riuscire ad entrare, tracce bagnate sul pavimento suggerirono che i poliziotti correvano in cerca di Ladro Kid per tutto l'edificio.
<< Ispettore Nakamori >>, disse un suo agente giapponese. << C'è un problema >>.
<< Cosa c'è adesso? >>. Nakamori ne aveva fin sopra i capelli: fradicio, bruciacchiato, graffi sul viso e acciaccato. E. come se non bastasse, Lacroix urlava come un ossesso per essere liberato dalla cassaforte fino a rompergli i timpani.

<< Ehm... >>, il tono lo spaventò. << Il fatto, ecco... sua figlia >>.
<< Mia figlia? >>.
<< Si trova all'interno dell'edificio >>.
<< Che cosa?! >>.


<< Ed ora si va casa >>, mormorò soddisfatto mentre toglieva la grata e l'appoggiava contro il muro. Jii era riuscito a scappare e lui era salvo. Ci aveva messo minuti in più, non aveva programmato di chiudere il capitano nella cassaforte ma non sopportava chi aveva lo sparo facile.
<< Ladro Kid! >>.
Quella voce lo bloccò, nella speranza che avesse udito male. Aoko era a meno di due metri di distanza da lui, con un'espressione indecifrabile. Riusciva a vederci rabbia, confusione e determinazione, simile a quella famosa sera.

<< Perché? >>.
Aoko mosse dei passi verso il ladro, incurante del pericolo.
Come cavolo ha fatto ad entrare?!
Lui l'aveva progettato per settimane e Aoko era entrata come se niente fosse. Il capitano Lacroix era peggio di Nakamori!
<< Signorina... >>. Aveva zero tempo da dedicarle.
<< Perché mi hai baciata quella sera? >>.

Era proprio la domanda che non voleva sentire. La risposta giusta sarebbe stata l'amore, un sentimento che era nato dieci anni prima ed era maturato negli anni, per diventare poi consapevolezza. Ma questa era la risposta che avrebbe potuto dare Kaito Kuroba, non Ladro Kid.
<< Un giorno >>, girò il viso a tre quarti per guardarla. << Avrà la sua risposta, signorina. Ma non stasera >>.
<< Che significa? >>, gli occhi di Aoko erano umidi. << Hai idea di quanto io abbia sofferto? Ti diverti a umiliarci? >>.
<< Non l'ho mai voluta umiliare, non era mia intenzione >>. Ladro Kid tolse una pallina di fumo dalla tasca, non voleva lasciarla in quello stato ma non aveva scelta. << Mi creda, un giorno risponderò a tutte le sue domande >>.
Aoko fece per avvicinarsi ma il fumo l'avvolse: al suo posto c'era una rosa rossa. La raccolse e la strinse, profumava di qualcosa di familiare.
<< Aoko! >>
La ragazza si girò e nascose la rosa dietro la schiena. << Papà mi dispiace >>.

<< Si può sapere cosa ti prende ultimamente?! >>, la rimproverò. << Eri affidata a Chikage! >>.
<< Non sono una bambina e non è colpa sua! >>, si difese. << Scusa, ma io non potevo lasciarti solo >>. Incrociò le dita per la bugia.
Il padre si addolcì e ordinò ai poliziotti di scortarla fuori. Nakamori si ripromise di fare un discorsetto alla sua sconsiderata figlia una volta tornati in Giappone.


Ladro Kid sbucò sul tetto. Una palla di luce l'avvolse e apparve al pubblico francese, mostrando fiero Le Régent. Strilli da far diventar sordi rimbombarono per la piazzetta del Louvre, il pubblico parigino non aveva mai assistito a una performance come quella in diretta.
<< Kid! Ladro Kid! >>.
Chikage sospirò sollevata, suo figlio era sano e salvo. Con le sembianze di Ladro Kid gli ricordava da morire l'amore della sua vita e fu fiera di quel figlio divenuto ormai grande.

<< Sono lieto di aver visto scintillare lo stupore nei vostri occhi! Ci rivedremo presto, au revoir! >>. Lo schermò si staccò dai ganci, cadde giù e vi buttò un manichino per distogliere l'attenzione della sua fuga con l'aliante.
Chikage vide Aoko uscire dal museo accompagna da due agenti francesi e corse ad abbracciarla, ancora più sollevata.
<< Scusami >>.
<< L'importante è che stai bene >>.
<< Vorrei andare a casa >>.
Chikage l'accontentò e prese la via più lunga per dare a Kaito il tempo di tornare. Il ragazzo rientrò in casa, il diamante in tasca. Aveva poggiato la mano sulla maniglia quando udì la porta d'ingresso aprirsi. Chiuse la sua alla svelta, buttò il tesoro nel cassetto del comodino e si gettò nel letto, coprendosi in modo da non far vedere cosa indossava.
<< Dorme >>, disse la madre ad Aoko. << Un vero dormiglione >>.

Aoko annuì e si rintanò nella sua stanza. Si sedette sul letto, abbracciandosi le ginocchia, un paio di lacrime le bagnarono la pelle e le asciugò con il lenzuolo. La rosa era al suo fianco, quasi come sentisse la sua presenza vicinissima.
Kaito era ben sveglio, l'adrenalina del furto era ancora in circolo. Era sicuro che Aoko fosse sveglia, forse stava piangendo. Aveva calcolato tutto tranne la sua presenza. Da quando era tanto risoluta? Sembravano due persone in una: la dolce e sensibile Aoko e la coraggiosa Aoko.
Rigirava il diamante tra le dita e lo volse alla luce della luna: brillò incolore e basta.

<< Nemmeno tu sei Pandora >>, sussurrò.
Nel comodino c'era una cassaforte e vi ripose il tesoro: sua madre l'avrebbe restituita al capitano Lacroix via posta, giusto per farlo arrabbiare un altro po'. Sghignazzò pensando all'arrogante capitano chiuso in quello spazio angusto.

Buttò il vestito di Ladro Kid in fondo all'armadio e si mise sotto le coperte in pigiama. Erano le due di notte e l'aereo sarebbe decollato dodici ore dopo.
Prima di addormentarsi, quando ormai era tra la veglia e il sonno, pensò una cosa che lo fece sorridere.
È stata la vacanza più stancante, soddisfacente e bella della mia vita.


Lacroix fu liberato a mezzogiorno. Sudato, affamato, spossato e indignato per la mortificazione subita. In fondo Nakamori pensò che la lezione gli era servita: nessuno doveva sottovalutare Ladro Kid.
Aoko e Kaito erano in aeroporto insieme a Chikage. Il signor Nakamori avrebbe preso l'aereo successivo e sarebbe giunto in Giappone qualche ora dopo la figlia, per stilare un rapporto da lasciare alla polizia internazionale e a quella francese.

Le televisioni sparse per Charles de Gaulle non facevano altro che parlare del furto di Ladro Kid. I turisti occupavano i divani, le sedie e i tavolini dei bar per ascoltare.
In uno di quei bar c'erano anche loro. La versione ufficiale era che Kaito avesse dormito profondamente dalle ventidue alle nove del mattino e Aoko non capiva perché sembrasse uno zombie. Beveva un succo e mordicchiava la cannuccia, stanco.

<< Il furto del secolo >>, tradusse Chikage. << Povero Lacroix >>.
Bastava non sfoderare la pistola. << Come ha detto la giornalista, ci penserà due volte a sottovalutare qualcuno! >>.
La ragazza si rivolse all'amico, perplessa. << Hai detto che conoscevi solo qualche parola di francese >>.
Era stata una bugia: Kaito parlava perfettamente francese ma faceva finta di non conoscerlo per non destare sospetti. << Ieri notte ho visto qualche diretta con i sottotitoli in inglese sul cellulare >>. Chikage affogò una risata nel suo caffè lungo. Chiamarono il loro volo.
<< È ora di andare >>, disse Kaito.

<< Mi mancherai moltissimo! >>. Chikage abbracciò a lungo il figlio. << Sono fiera di te >>, gli sussurrò nell'orecchio. Kaito annuì, felice.
Anche Aoko ricevette un abbraccio dalla donna, quella ragazza era un po' come una figlia. << Abbia cura del mio bambino >>.
<< Piantala mamma! >>. Lo sport preferito di sua madre era metterlo in imbarazzo.
Aoko rise. << Senza di me sarebbe perso >>.
<< Non hai idea di quanto >>. Le fece un occhiolino che Aoko non capì e forse era meglio così.
Sull'aereo Kaito si accasciò contro il sedile. Non vedeva l'ora di essere in Giappone e riposarsi un po', l'estate iniziava anche per lui.
Aoko frugò nella borsetta e ne estrasse un pacchettino avvolto da una carta a righe rose e azzurre. << Per te >>.
Kaito lo scartò, curioso. Un bracciale in cuoio con placca in metallo, del genere che indossava lui. Nell'angolo c'era una piccola Tour Eiffel incisa.
<< È un bel regalo di compleanno! >>.
<< Infatti non lo è. Questo è il tuo souvenir in ricordo di questa vacanza >>. Kaito pensò che il sorriso che gli mostrava era più bello di qualsiasi altra cosa.
<< Grazie >>. Appoggiò la mano su quella della ragazza e strinse le dita attorno alle sue. Furono pochi secondi ma sufficienti per dover reprimere intenti poco adatti.

L'aereo decollò e lasciò Charles De Gaulle. Aoko appoggiò la fronte contro il freddo vetro del finestrino, guardando per l'ultima volta quella città magica.
Grazie, Parigi.


Angolo autrice!


Salve! Con questo capitolo lasciamo Parigi e anche per Kid arriva un po' di pausa estiva :)
Grazie a chi l'ha letta!
Manganime_book_love: Grazie mille per la tua recensione e per i complimenti!
Shinici e ran amore: Ti ringrazio come al solito per le tue bellissime recensioni! La bouillabaisse è una sorta di zuppa di crostacei, frutti di mare e pezzi di pesce molto saporita! Sono stata in Francia da bambina per questo conosco Parigi e i piatti tipici :)
Alla prossima!


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. Happy Birthday! ***


14° Capitolo

Happy Birthday!


Kaito era disteso sul dondolo, leggendo un libro sulla magia. Ancora una settimana e l'estate sarebbe ufficialmente iniziata: le temperature si aggiravano intorno ai venticinque gradi e c'era un venticello fresco. Era il secondo giorno di riposo assoluto, non aveva toccato libri scolastici, aperto articoli su Ladro Kid e non era ancora sceso nel nascondiglio. Jii era andato a farsi una riposante vacanza alle terme con alcuni pensionati.
Sul tavolino di paglia c'era una bibita con cubetti di ghiaccio che sorseggiava per rinfrescarsi. Si dondolava piano e sfogliava il libro pagina dopo pagina.
<< Kaito! >>.
Si aggrappò allo schienale per non cadere dallo spavento. Il visetto di Aoko spuntava dalla siepe.
<< Mi hai fatto venire un infarto! >>, disse, mettendosi seduto. << Non potevi bussare come le persone normali alla porta d'ingresso?! >>.
<< Sei un brontolone noioso >>, si lamentò lei. << Sono venuta per dirti che domani è il tuo compleanno! >>.
Domani?
Era molto stanco, l'ultimo anno era stato stressante e il suo compleanno era l'ultima cosa a cui pensava. L'amica adorava festeggiare e non poteva toglierle quella gioia.
<< Sono nato a giugno, Aoko. Ciò significa che nessuno è mai venuto alle mie feste perché in vacanza >>, disse ritornando al suo libro.
<< Lo so. Lo festeggeremo insieme! >>.
<< Eh? >>, il libro cadde sul prato.
<< Stavolta sarò io a stupirti >>, rise lei.
Kaito non sapeva cosa avesse in mente, sperava solo che non fosse una situazione ambigua. Parigi era stata una dura prova e non ne aveva bisogno di altre. << Ci sto. Stupiscimi! >>.


Saguru era nel giardino della villa, seduto sotto il porticato. Leggeva le pagine di cronaca, era stato informato dell'ultimo furto di Ladro Kid. Strinse il tablet tra le dita, consapevole che Kaito Kuroba l'aveva avuta vinta ancora. Lui era stato a Parigi come Ladro Kid e per Saguru era una prova inconfondibile della sua colpevolezza.
Il cellulare iniziò a trillare e il nome di Aoko apparve sullo schermo.
Perfetto.
<< Pronto? >>.
<< Ciao Saguru! >>, la voce della ragazza era allegra. << Come stanno andando le vacanze? >>.
<< Splendidamente. Le tue vacanze francesi sono state piacevoli? >>, domandò con fare innocente.
<< Sono stata molto bene >>, rispose Aoko. Ovviamente tralasciando la parentesi Kid. << Anche Kaito si è divertito molto! >>.
<< Immagino >>.
<< Volevi chiederti se hai impegni per domani sera >>.
<< Sono libero, perché? >>.
<< Sarà il compleanno di Kaito e gli sto organizzando una festa a sorpresa. Sai, essere nato in un mese estivo rende sempre difficile pianificare qualcosa >>.
<< Non mancherò >>. Saguru non avrebbe potuto sperare di meglio per indagare un po'.
<< Sono molto felice! Ti aspetto a casa mia per le venti! >>.
<< Sarò puntualissimo >>.
<< A domani allora! >>.
Il detective la salutò e chiuse la chiamata. Un sorriso si allargò sul suo bel volto, un altro passo verso la verità si sarebbe compiuto a breve.


Kaito ronfava sotto le coperte, le tapparelle abbassate per non far filtrare neanche il più piccolo raggio di luce. Il cellulare sotto carica iniziò a vibrare e Kaito aprì un occhio per controllare chi fosse.
Premette il tasto per accettare la chiamata. << Mamma? >>.
<< Tanti auguri tesoro! >>.
<< Sono le sette e mezza. Sarebbe stato il mio compleanno anche tra tre ore >>.
<< Qui è ora di pranzo, Kaito >>. Chikage sedeva in un bistrò, una rivista aperta e del buon caffè freddo.
<< Grazie per gli auguri >>, si appoggiò al cuscino, sbadigliando e portando la mano alla bocca.
<< Cosa ti sta organizzando Aoko? >>.
<< Non ho idea. Le ho detto di stupirmi >>.
<< Sono certa che lo farà! Ora ti saluto, devo tornare alle mie faccende >>.
<< Sempre di fretta >>, disse il figlio, un po' seccato.
Chikage ridacchiò. << A presto tesoro. Fa il bravo, mi raccomando, e non far esasperare Aoko! >>.
Semmai è il contrario.
<< Come no... Ciao mamma >>.
Kaito spense il cellulare e si ributtò sotto le coperte. Poi ci ripensò e chiuse anche la porta a chiave, l'entusiasmo di Aoko non l'avrebbe fermata a svegliarlo presto anche la mattina del suo compleanno.
La ragazza lo lasciò dormire fino alle dieci, nel frattempo aveva iniziato a preparare le pietanze per la festa. Era riuscita a contattare quasi tutti i loro compagni di classe e aveva letteralmente cacciato suo padre fuori di casa, chiedendogli di tornare il più tardi possibile. Seppur infastidito aveva acconsentito.
Aoko bussò insistentemente alla porta finché l'amico non le aprì.
<< Devo toglierti quella dannata chiave d'emergenza >>, mugugnò.
<< Sono le dieci! >>. Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia. << Tantissimi auguri Kaito! >>.
Quel bacio ebbe lo stesso effetto di un marchio rovente sulla pelle. Quella vicinanza improvvisa lo stordì e il profumo dei capelli di Aoko gli fece perdere la ragione per un attimo. Riuscì a mantenere l'autocontrollo ma ci era mancato veramente poco che crollasse.
<< Oggi alle venti ti aspetto nel mio salotto >>. Sprizzava entusiasmo da tutte le parti.
<< Devo preoccuparmi? Finirò avvelenato dal cibo? >>, scherzò, rovistando nell'armadio in cerca di abiti sportivi.
<< Simpatico >>, mise su un finto muso che durò poco. << Vai a correre? >>.
<< Sì, tornerò per l'ora di pranzo >>.
<< Mi dispiace ma oggi dovrai arrangiarti. Non puoi mettere piede a casa fino all'orario concordato >>.
Kaito pensò, vista la poca bravura in cucina di Aoko, non era poi così male. Evitò di dirlo o si sarebbe beccato un livido. << Me la caverò! >>.
Aoko aveva chiesto a Keiko di darle una mano. L'amica era molto brava nel preparare i dolci, era famosa per i biscotti alle mandorle e la torta doppio strato al cioccolato. Le aveva chiesto proprio questa, Kaito adorava qualsiasi cosa avesse doppio cioccolato.
<< La pasta di zucchero va lavorata molto >>, Keiko le mostrò come fare. << In questo modo sarà possibile modellarla e non si rovinerà >>.
<< Come sei brava >>, l'ammirò l'amica. << Io sono un disastro >>. La sua pasta di zucchero era tutti a buchi.
<< Ci vuole solo un po' di pratica >>, la incoraggiò. << Fai questi movimenti e vedrai che uscirà perfetta! >>.
All'ora di pranzo l'ispettore rientrò nell'abitazione. Nell'aria c'era un dolce profumo e la cucina era appiccicosa di zucchero. Aoko aveva i capelli disordinati e una macchia di farina sulla guancia destra.
<< Spero che domani sarà tutto in ordine >>.
Aoko gli servì in fretta il pasto e ritornò a decorare la torta con Keiko. Le fece vedere come usare la sac a poche per fare le decorazioni e Aoko ci mise tutta se stessa per riuscirci. Si ripromise di offrire all'amica una grande coppa di gelato per ringraziarla.
La ragazza non sapeva perché ci tenesse così tanto: voleva che fosse felice, ogni compleanno era lo stesso ma quell'anno sentiva che c'era altro. La risposta era sempre lì, nell'angolo della sua mente, e lei non era ancora pronto per interrogarla.
<< Cosa ti metterai? >>. Keiko stava infornando alcuni salatini.
Non rispose, continuò ad impastare della pasta sfoglia.
<< Aoko? >>.
<< Ecco... Ho comprato un vestito ieri >>.
<< Posso vederlo? Anzi, devo vederlo >>, si corresse in fretta.
Salirono nella camera da letto e Aoko aprì la sacca con il vestito.
Keiko rimase a bocca aperta. << È meraviglioso >>.
<< Forse è troppo... >>.
<< Stai scherzando? Lo lascerai a bocca aperta! >>.
Non lo disse a Keiko ma era proprio quello che voleva, anche se era difficile ammetterlo. Lo ripose nell'armadio, timidamente, e cercando un briciolo di autostima da qualche parte per sentirsi, almeno una volta, bellissima.


Akako suonò al campanello dei Nakamori. Indossava un corto abito nero scollato sulla schiena e tacchi dalla suola rossa, i capelli sciolti che scendevano sulle spalle e il petto.
Aoko le aprì e la guidò fino alla cucina. Le grandi ante della portafinestra erano coperte dalle tende per evitare che Kaito notasse la gente che si accumulava in salotto. Poco dopo arrivò anche Saguru e Aoko provò una sensazione strana, come di avvertimento.
Il ragazzo si stava vestendo per andare all'appuntamento, totalmente ignaro. Finì di abbottonare la camicia, prese le chiavi e un minuto dopo era a casa sua. Aoko gli aprì la porta e Kaito non riuscì a muoversi.
Il vestito di Aoko era sopra il ginocchio, di un bianco candido. Il corpetto era rigido, con la scollatura non eccessiva come quella di Akako, dei cristalli blu impreziosivano lo scollo. Aveva osato tacchi più alti del consueto, blu come la decorazione. La gonna in tulle ricordava il tutù di una ballerina. Le spalle coperte solo dai capelli lasciati sciolti, qualche boccolo ai lati. Il bracciale era bianco come il vestito, con le iniziali della ragazza incise sopra. Gliel'aveva regalato il papà per Natale e lo indossava solo nelle occasioni speciali.
Aoko era sempre stata bella, anche se inconsapevole: quella sera era splendida. Lo sguardo timido e le guance rosse per l'imbarazzo completavano la perfezione.
<< Sei... bellissima stasera >>, osò un complimento.
L'apprezzamento la inchiodò sul posto, non riusciva a guardarlo. << Grazie... Vieni >>.
Il corridoio era buio e lo guidò fino al salotto. Accese la luce.
<< Sorpresa! >>.
Le stelle filanti esplosero e Kaito non riuscì a crederci, aveva organizzato una festa con i suoi compagni solo per lui. Ci era cascato in pieno.
<< Auguri amico! >>, disse Yosai, un compagno di classe.
<< Tantissimi auguri Kaito! >>, continuò Keiko.
<< I miei migliori auguri >>. Akako si avvicinò al ragazzo con un gran sorriso. I suoi poteri l'avvertirono che il ragazzo aveva solo occhi per Aoko, digrignò i denti, scontenta.
<< Buon compleanno >>.
Saguru si avvicinò al compagno di scuola e gli strinse la mano.
<< Grazie Saguru >>, rispose lui. Si guardarono per qualche secondo e poi gli lasciare andare la mano.
La festa iniziò a scorrere tra cibo, musica e bevande. Kaito fece un paio di giochi di prestigio elementari per intrattenere gli ospiti e aprì qualche regalo. Pensò che era una persona strana: essere un mago significava stare al centro dell'attenzione, aveva milioni di fan nel mondo come Ladro Kid ma, accidenti, quanto detestava gli occhi puntati mentre scartava i regali o spegneva le candeline. Aoko aveva disposto il buffet all'interno però il giardino era disposizione di tutti, aveva acceso anche le luci una volta che il buio era calato. Insieme a Keiko aveva messo alcune decorazioni nella siepe e nelle aiuole.
Saguru si intratteneva con Akako a parlare, la ragazza aveva un fascino disarmante. Con la scusa di prendere da bere rientrò dentro e beccò finalmente Kaito da solo.
<< Aoko mi ha detto che vi siete divertiti a Parigi >>.
Kaito intuì subito le intenzioni del detective. << Moltissimo >>.
<< Tu hai un'immensa fortuna >>.
<< Che vuoi dire? >>.
<< Vai a trascorrere una settimana in Francia e chi decide di fare uno dei suoi magnifici show di magia? Ladro Kid >>.
Il ragazzo gli restituì un'occhiata tra l'amichevole e il provocatorio. << Hai ragione: sono molto fortunato >>.
<< Non conto molto sulla fortuna >>, lo fissò. << Può esaurirsi in fretta >>.
Per un secondo furono il detective e il ladro a scontrarsi con gli sguardi. Kaito sapeva che i sospetti di Saguru erano fondati e non lo poteva arrestare solo perché non aveva le prove. E Saguru era conoscenza, ormai, di ogni dettaglio della vita di Kaito Kuroba e voleva che si sentisse sotto pressione.
<< Ehi voi due! >>, Akako li interruppe. << Festeggiato, è l'ora della torta! >>.
Quell'intermezzo si spaccò e i due ritornarono alla festa. Aoko tirò fuori la torta dal frigo e Kaito capì subito che non c'era solo il suo zampino: la pasta di zucchero era stesa troppo bene e le decorazioni con la panna non erano tutta farina del suo sacco. Le fu grato dell'impegno, quella torta bianca con le decorazioni di carte colorate, cilindri e colombe dovevano esserle costate ore di lavoro. Guardò Keiko, era ovvio che l'aveva aiutata lei.
Aoko accese le diciassette candeline e cantarono tanti auguri, i trenta secondi più imbarazzanti della festa. Le spense tutte e gli invitati applaudirono. Keiko tirò fuori la macchina fotografica.
Akane, la fotografa più brava della classe, disse ad Aoko di mettersi vicino a Kaito per una foto
<< Un po' più vicino... >>, facendole segno di spostarsi verso destra. In verità voleva farli avvicinare per rendere la foto più romantica.
Aoko, totalmente in imbarazzo, si avvicinò a Kaito e le passò un braccio intorno la vita per stringersi nell'inquadratura. Quella posizione ebbe uno strano effetto su Aoko, un altro déjà-vu. Akane programmò l'autoscatto e fecero una foto tutti insieme.
A torta finita, Kaito si complimentò con l'amica
<< Non ci credi se ti dico che l'ho fatta da sola >>.
Kaito scosse la testa e scoppiò a ridere.
<< Lo immaginavo >>, si unì alla risata. << L'importante è che ti sia piaciuta >>.
<< Mi hai stupito. Se non fosse stato per te, avrei passato questa giornata con una Mr. Pepper e uno spettacolo di magia in TV >>.
Keiko, Akane e un'altra compagna, Sumi, cambiarono la traccia audio pop per mettere un lento. Aoko guardò la fonte del brutto tiro, le tre fecero spallucce e ci mancava poco che spuntasse l'aureola da angioletti
Kaito non riuscì a resistere e le porse la mano. << Posso chiederle un ballo, mademoiselle? >>.
<< Certo, monsieur! >>.
La portò sulla pista da ballo, le fece fare una giravolta e iniziarono a ballare sul posto. Le tre compagne si guardarono, soddisfatte del piano riuscito.
Aoko cercava di contenersi, il cuore le stava per schizzare fuori dal petto. Ma niente era paragonabile a quello che stava provando Kaito, stava per cedere la sua poker face, la sua sicurezza, il suo autocontrollo. Solo Aoko aveva questo potere su di lui.
<< Grazie >>, le sussurrò.
<< Volevo solo che tu fossi felice >>.
Kaito si disse che non doveva, non poteva permettersi un altro sbaglio. Lui era Ladro Kid, Aoko lo odiava. Come poteva permettersi di amarla, di stare con lei e tenere la sua doppia vita? Come poteva mettere a repentaglio la sua esistenza, come già era successo?
Le fece fare una piroetta, stranamente Aoko non gli aveva ancora pestato i piedi. Appoggiò il viso sulla spalla di Kaito. Il profumo del ragazzo era la sensazione familiare e di sicurezza che la faceva stare bene. La risposta era lì, che scalciava nella sua testa per essere ascoltata. Perché si ostinava a non prestarle attenzione? L'istinto le diceva di non farlo.
Kaito accarezzò i capelli di Aoko, strinse il braccio intorno alla vita per avvicinarla a sé. La mano destra era intrecciata alla sua.
No! Non posso essere egoista, non di nuovo!
La canzone sfumò lentamente verso la fine e la traccia successiva fu un pezzo rock. I due rimasero immobili sulla pista immaginaria, sotto lo sguardo dei presenti.
<< Aoko... >>.
<< Sì? >>. Ormai respirava a malapena.
<< Io... Anch'io vorrei che tu fossi sempre felice >>.
Non ce l'aveva fatta. Non dirle che l'amava era il più grande atto d'amore nei suoi confronti. Se disgraziatamente avessero scoperto la sua identità, i nemici avrebbero potuto puntare ad Aoko e farle del male. Lei non doveva pagare per le sue scelte, la ingannava ogni giorno e solo per questo meritava di tenersi la sofferenza che provava.
Aoko annuì un po' delusa, ma comunque contenta per la frase. Sciolsero l'abbraccio e il ballo finì.
L'umore di Kaito calò a picco e desiderò solo che la festa finisse per restare solo con il suo malumore. Pian piano gli invitati cominciarono ad andarsene.
<< È stata una bella festa >>, disse Keiko.
<< Mi sono divertita anch'io >>, aggiunse Akako. Vederlo tirarsi indietro nel confessare i sentimenti ad Aoko aveva riacceso la speranza di conquistare il cuore del ladro del secolo, anche se cominciava a non dispiacergli la presenza di Saguru.
<< Ci rivedremo presto >>, disse Saguru.
Kaito contraccambiò il tono provocatorio con un sorriso di sfida. << Puoi contarci >>.
Aoko salutò l'ultimo invitato e chiuse la porta, restando sola con lui.
<< Sono distrutta >>, confessò, sospirando.
<< Dai, ti do una mano >>.
<< Pulirò domani >>, si ricordò di una cosa. << Devo ancora darti il tuo regalo! Ce l'ho in camera, aspettami sul vecchio dondolo in giardino! >>.
Salì in fretta al piano di sopra e Kaito le obbedì. Fissava il cielo stellato, oscillando dolcemente, ripensando a quei minuti stretto a lei.
Potrebbe essere sempre così, se lo volessi.
Dopo aver baciato Aoko come Ladro Kid si era reso conto sempre più della difficoltà della missione. L'assassinio di suo padre era un tarlo, un'ossessione, voleva vedere le persone che l'avevano ucciso dietro le sbarre per tutta la loro vita. Pandora doveva essere distrutta.
Ma Pandora esiste?
Si era chiesto se Pandora esistesse davvero, se non fosse solo una vecchia leggenda presa troppo sul serio. Voleva crederci anche perché, in caso contrario, Toichi era morto inutilmente e un bambino era rimasto orfano per una storiella. Si disse che una volta trovata Pandora avrebbe rispeso la sua vita, avrebbe potuto confessare ad Aoko i suoi sentimenti e stare con lei. E se ci mettessi anni?

Aoko era bellissima, dolce. Un altro sarebbe arrivato prima di lui e gliela avrebbe portata via. Il solo pensiero gli provocò una fitta di dolore. Un qualunque belloccio di buon carattere l'avrebbe fatta cadere ai suoi piedi e lui sarebbe rimasto a guardare?
<< Di nuovo buon compleanno! >>.
Aoko gli tese una busta colorata, Kaito la prese e lei si sedette al suo fianco. La ragazza si accorse che portava al polso il souvenir che gli aveva comprato a Parigi e sorridere fu spontaneo.
Kaito ne estrasse un mazzo di carte, era piuttosto datato. Lo guardò perplesso finché non notò una scritta sulla prima carta. Sgranò gli occhi.
<< Tu sei matta! Questo è... >>, non riusciva a parlare dall'emozione. << Come l'hai trovato?! >>.
<< Papà ha delle conoscenze, che a sua volta hanno delle conoscenze... >>, rimase vaga lei, ridendo della sua reazione scioccata.
<< Aoko deve esserti costato un mucchio di soldi! Questo è un mazzo autentico autografato da Harry Houdini! >>.
<< Molto meno di quanto tu creda. Te l'ho detto, conoscenze su conoscenze >>.
La frase di Chikage di quella mattina aveva un senso. Dovevano essere sue, tutte quelle conoscenze misteriose.
<< Non potevi farmi regalo più bello. Questo mazzo è stato usato dal più grande mago di tutti i secoli! >>.
<< Quando sarai un grande mago anche tu spero ti porti tanta fortuna >>.
Kaito l'abbracciò in un empito di felicità, era uno dei regali più belli che avesse mai ricevuto. Solo chi lo conosceva nel profondo poteva sapere che avrebbe gioito per un vecchio mazzo di carte con una scritta. Aoko lo strinse, chiudendo gli occhi, e desiderando che durasse a lungo. Kaito avvolgeva il busto di Aoko e lei gli cingeva le spalle, guardandosi intensamente.
Potrebbe essere sempre così, se lo volessi.
Ma Pandora esiste?
E se ci mettessi anni?

Quelle domande rimbombarono nella testa, quasi a dirgli prendere una decisione ora, in quel frangente.
<< Grazie >>.
<< Di niente... >>. Era in preda a mille emozioni che si mescolava insieme. Kaito aveva un fascino innato, in ogni cosa che faceva e ne era consapevole, anche quando non faceva niente. Aoko avrebbe giurato di vedere tantissime ragazze guardarlo per i corridoi e udirne i complimenti. A San Valentino aveva ricevuto montagne di cioccolata.
Kaito le accarezzò la schiena e prese un profondo respiro, pronto a dirle quello che provava. << Aoko io ti... >>.
<< Uh uh >>.
Il tossicchiare ebbe lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida.
L'ispettore Nakamori era in piedi in mezzo al salotto, non l'avevano sentito entrare. Aoko aveva voglia di piangere, sia per l'imbarazzo, sia per l'occasione sfuggita. Kaito lasciò immediatamente la mano di lei e prese le giuste distanze.
<< Auguri, anche se in ritardo >>.
<< Grazie ispettore >>. Kaito si alzò dal dondolo. << Credo sia meglio che vada a casa >>.
<< Lo credo anch'io >>, concordò il signor Nakamori. << Buonanotte >>.
<< Noi ci vediamo >>, disse Aoko, riacquistando un minimo di controllo.
<< Sicuro, a presto >>.
Padre e figlia rimasero soli.
Aoko fece finta di sbadigliare, voleva solo fuggire nella sua stanza. << Che sonno... Andrò a dormire. Buonanotte papà! >>.
<< Aoko >>.
La figlia si fermò sulla soglia. Si girò a guardarlo. << Dimmi >>.
Nakamori rivolgeva lo sguardo al muro. << Kaito è un bravo ragazzo >>.
Altra secchiata d'acqua gelida, quella serata era piena di sorprese. << Lo penso anch'io >>.


Kaito andò in cucina a prendersi un bicchiere d'acqua e lo vuotò in un secondo, poi ne prese un altro, aveva la bocca completamente secca. Sbatté il bicchiere sul bancone per la frustrazione e salì velocemente in camera.
Il ritratto del padre lo fissava e Kaito lo girò per scendere nella stanza segreta. Guardò gli attrezzi, le carte, la macchina. Era Ladro Kid da un anno ed era sempre più difficile scegliere tra Aoko e la sua missione, tra l'odio e l'amore.
Avrebbe mai smesso, un giorno, di essere Kid
<< Papà cosa devo fare? >>.
Il jukebox si attivò e mise un disco. Kaito non poteva chiedere di meglio della rassicurante voce del padre, in quella profonda crisi interiore.
<< Buon compleanno Kaito >>, iniziò il disco. << Oggi compi 17 anni e in poco tempo sarai adulto. Questa è la fase in cui decidi tu cosa essere e cosa diventerai. Ricordati sempre che la vita è fatta di scelte e tutte comportano una conseguenza. Ma ricordati anche che una scelta non significa necessariamente giusto o sbagliato: può essere entrambe. Come mago inganni il pubblico e lo stupisci allo stesso tempo. Non rinunciare mai all'amicizia e all'amore, sono due pilastri fondamentali della vita.
Se desideri davvero qualcosa, se porti a fondo una scelta perché vuoi ottenere qualcosa allora la porterai a termine. Sii sempre sicuro di te stesso, della tua persona e delle tue capacità. Tanti auguri figliolo >>.
Il disco finì e ritornò al suo posto. Kaito non si era perso una sola parola di quel discorso, come se lo avesse lì, nel nascondiglio. L'armadio con l'abito di Ladro Kid salì e lo fissò.
Kaito annuì, deciso. << Hai ragione papà. Io sono Ladro Kid! Ora ho un motivo in più per portare a termine la mia missione! >>.
Aoko troverò Pandora e ti confesserò i miei sentimenti! È una promessa.


Capo, la nostra fonte inconsapevole ci ha fornito dati importanti per la nostra ricerca. La nostra fonte all'interno delle forze di polizia ci ha detto che Ladro Kid pare essersi preso una breve pausa. Un particolare gioiello arriverà in città e sicuramente vorrà rubarlo. Le ho inviato un file contenente una strategia, la password la conosce. Attendo ordini
Il personaggio in ombra aprì il file e lo lesse attentamente. Si lasciò sfuggire una risata e poi scrisse una sola parola in risposta.

Procedete


Angolo autrice!


Salve lettori!
In questo capitolo il nostro mago ha avuto un attimo (ma giusto un attimo eh) di incertezza se continuare ad essere o no Ladro Kid! La trama del prossimo capitolo sarà divisa in due parti :)
Shinici e Ran amore: grazie come sempre per le tue recensioni e i complimenti!
A presto :D




Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. Red Fox - 1° Parte ***


15° Capitolo


Red Fox – 1° Parte


Ladro Kid scese sulla teca con la sua agilità innata.
Aveva superato i laser tramite un cavo sparato per terra dal condotto d'aerazione in cui si era infilato. Si guardò attorno e non c'era nessuno, eppure aveva mandato un avviso. Per esperienza sapeva che quando non c'era nessun un agente significava che l'ispettore aveva ideato un piano fantasioso.
Kid aveva in mano un arnese per tagliare il vetro, l'aveva appena toccato quando udì un sonoro rumore metallico. Guardò sul pavimento e vide un oggetto ovale, molto simile a quelli utilizzati per far addormentare i poliziotti. Si aprì e il fumo invase la stanza. Il ladro corrugò la fronte, quello era un oggetto usato dai professionisti come lui, non dalle forze dell'ordine.
Come a rallentatore, una donna gli fu di fronte in perfetto equilibrio sulla teca. Ladro Kid fu colto dall'effetto sorpresa e, per la prima volta da molto tempo, rimase spiazzato.
La ladra indossava una tuta aderente rosso, una cintura in vita di un tono più scuro. La scollatura profonda, una treccia bionda sul lato destro e il viso celato dagli occhiali per vedere i raggi. Kaito si rese conto che ci era passata con un'agilità pari a quella di sua madre quando era stata la grande Phantom Lady.
Il gioiello in questione era un anello in cui era incastonato il diamante fucsia più grande della mondo. Era stata talmente veloce e silenziosa da non notarla.
Gli mise una mano sulla spalla, portava guanti di pelle.
<< Signorina, credo ci sia un'incomprensione >>.
Lei fece rispondere un sorriso agghiacciante e lo spinse giù dalla teca e inevitabilmente toccò i laser. Un suono penetrante entrò nelle orecchie e Kid si alzò in piedi, la parte del gentiluomo era finita. Tirò fuori la spara carte e la donna gli puntò un teaser contro, Kaito saltò per evitarlo e sparò una carta per gettarla giù. Lei fece un salto mortale e ricadde morbida. Con il piede disegnò un cerchio sul vetro e tolse l'anello, mettendolo al dito deliziata. Aveva utilizzato il tacco come attrezzo per tagliare il vetro.
<< Non credo proprio >>, mormorò Kid.
I poliziotti arrivarono a frotte, la ladra non aveva per nulla paura. Saltò come un gatto e si lanciò fuori dalla finestra, rompendo il vetro. Mentre stava per buttarsi gli sorrise, seducente, e poi un paracadute la librò giù dolcemente per sparire in mezzo agli alberi davanti al palazzo. Sicuramente si era travestita e confusa con una qualsiasi persona di passaggio.
<< Catturatelo! >>. Nakamori puntò il dito contro Ladro Kid.
<< Ma ispettore stavolta non ha rubato lui il diamante >>, obbiettò un agente.
<< Chi se ne importa! Catturatelo! >>
<< Ispettore Nakamori >>, intervenne Kid. << Credo che lei stai prendendo... un abbaglio! >>.
Kaito si tolse il cappello e da lì uscì una luce accecante. Quando ripresero la vista era ormai lontano nella notte.


<< Il grande ladro Kid è stato battuto! L'anello principessa è stato rubato dalla ladra conosciuta come Red Fox. Operativa da diciotto mesi, Red Fox ha rubato a New York, Roma, Londra, Sidney, Vienna... Opera maggiormente ad Osaka, dove si sostiene sia la sua base. Finora sono state rubate dodici gemme preziose, tutte restituite >>.
<< Ha trovato pane per i suoi denti! >>, commentò Aoko.
Ma non dire stupidaggini
, pensò Kaito.
Era di cattivo umore per essersi fatto rubare l'anello principessa sotto il naso in quel modo. Ci era riuscita sfruttando la sorpresa e l'agilità, anche lui lo era molto ma quella ladra era straordinaria.
<< Aoko non credi di star esagerando? >>.
L'amica aveva tre valige aperte davanti a lei sul letto di Kaito. I cassetti e l'armadio erano aperti e c'erano vestiti e scarpe sparsi ovunque.
<< Non possiamo sapere cosa ci può servire! >>.
<< Sono sei giorni, non sei mesi >>.
<< Quando ti servirà questa maglietta >>, gliela mostrò e la piegò in valigia. << Mi ringrazierai >>.
<< Stiamo andando al campo scuola estivo, Aoko. Andremo al mare, piscina, cena e forse fuggiremo dalle camere di nascosto dalla sensei >>.
Era una copertura. Il campo scuola si teneva a Enoshima, una piccola isola collegata con un ponte, distante all'incirca un'ora e un quarto da Tokyo. Si trovava nella prefettura di Kanagawa e nella città di Fujisawa si sarebbe tenuta una mostra di gioielli e pietre preziose. Tra queste c'era una delle ambre più pure mai trovate, chiamata il Sole Bruno. Pesava sui cento carati ed era stata regalata da un vecchio facoltoso senza eredi, in fin di vita.
Enoshima distava meno di un quarto d'ora e il suo fido assistente avrebbe preso in affitto una stanza sotto falso nome, un paio di giorni prima del furto.
Aoko chiuse la prima valigia. << Questa è la tua >>, la mise a terra. << La seconda è la mia >>.
<< E la terza? >>.
<< Shopping e souvenir! >>. Spinse la valigia verso il ragazzo. << Il tuo costume è sulla tasca davanti >>.
<< E il tuo? Metterai quel simpatico costume intero di tre anni fa? >>. Scoppiò a ridere.
Aoko divenne rossa dalla rabbia. Gli diede un colpo sulla testa. << Avevi promesso di non parlarne più! >>.
Tre anni prima erano andati al mare con i genitori. L'ispettore faticava a rendersi conto che la sua piccola bambina era ormai un'adolescente e la quattordicenne Aoko era stata costretta ad indossare il costume regalato da lui: intero, con le righe blu e bianche, accollato e con le ruches sui fianchi. Come Kaito l'aveva vista si era messo a ridere fino a piangere e Aoko l'aveva rincorso per la spiaggia fino a costringerlo a nascondersi in acqua.
Da quell'estate Kaito la prendeva sempre in giro quando si toccava l'argomento e lei non si era più fatta vedere in costume dall'amico.
<< Quanto sei irascibile! Meno male che le ragazze sono sempre dolci >>.
<< Peggio per te che mi fai esasperare >>. Aoko tirò la sua valigia. << Ci vediamo domani mattina a scuola alle nove >>.
<< Ai suoi ordini! >>, fece il saluto militare.
Lo guardò male, risentita per aver tirato fuori quell'imbarazzante episodio, e lasciò la stanza del ragazzo. Kaito la guardò entrare nella villetta e scese nel garage per prendere la moto e recarsi al bar, per iniziare a tessere il piano per il furto del Sole Bruno.


<< Tesoro, ho saputo della tua sconfitta! >>.
<< Non mi ha sconfitto proprio nessuno! >>, ribatté Kaito. Gli bruciava da morire essere stato sconfitto. Si abbandonò contro lo schienale della sedia girevole e fece un mezzo giro. << Eppure... Io quel mondo di muoversi l'ho già visto >>.
<< Davvero? >>. Chikage era una ex ladra e sapeva benissimo come ragionava Red Fox. Lei si era ritirata per sposarsi e avere Kaito ma non si era dimenticata la sua vita passata.
<< Non so, è un ricordo lontano. Forse l'ho visto in qualche spettacolo con papà >>.
<< Uhm... >>, Chikage si mise a pensare. << Farò qualche ricerca. Ti chiamerò se ho novità! >>.


Alle nove l'autobus partì in direzione di Enoshima. Aoko si era seduta vicino a Keiko e nel sedile di fianco c'erano Akane e Reiko. La strega Akako si era seduta dietro la ragazza, non sapeva nemmeno perché aveva accettato di partecipare a quel campo scuola. Il suo assistente aveva insistito che doveva frequentare il mondo dei comuni mortali il più possibile. Guardava il paesaggio scorrere, annoiata.
Kaito era seduto in fondo al bus con i suoi compagni.
<< Ehi, chi volete vedere in costume? >>, esordì Takechi, indicando le compagne.
<< Akako che domande! >>, rispose Yosai.
<< Lei sì che merita! >>, concordò Tadao. << Anche Mieko non è male! >>.
<< Anche Aoko Nakamori non mi dispiace >>, fantasticò Takechi.
Kaito fu colto dalla gelosia, lo investì come uno tsunami. Guardò Aoko e poi i compagni che annuivano, dandosi gomitate. Lui rimase zitto, cercando di contenere la gelosia che era esplosa.
L'autobus arrivò alle dieci e mezza. La professoressa Ikeda li fece scendere e fece di nuovo l'appello per essere sicuro di non perderli. Anche Saguru si era unito alla gita, la madre aveva insistito affinché partecipasse e facesse l'adolescente ogni tanto.
Kaito era conscio che non appena avesse spedito l'avviso, Saguru avrebbe fatto di tutto per partecipare alle indagini, infatti l'unica preoccupazione era finire in camera con lui. Erano dodici ragazzi, quattro per camera, e aveva ideato un trucco semplice per assicurarsi di non finirci insieme.
Un altro bus bianco si parcheggiò accanto al loro proveniente da Osaka e ne scesero altri ventiquattro ragazzi. Il loro insegnante andò a stringere la mano alla sensei Ikeda.
<< Loro sono i ragazzi del liceo Imai, provengono da Osaka. Venite tutti dallo stesso anno scolastico e spero facciate amicizia in questi sei giorni. Qui >>, mostrò una carteletta. << Ho i fogli con i nomi sulle disposizioni delle camere fatte dall'hotel. Ora faremo il check-in e poi vi smisterò >>.
Perfetto
, pensò Kaito.
Nella confusione del check-in si mise vicino alla professoressa e con un movimento veloce la urtò. Le cadde la cartelletta e lui la raccolse, scambiando svelto il foglio.
<< Molto gentile Kuroba >>.
<< Si figuri! >>.
Le ragazze dormivano al secondo piano e i ragazzi al primo, il ladro non poteva sperare di meglio. Valutò l'altezza e poteva arrivare a terra con un salto. Scesero di nuovo nell'androne principale per iniziare a fare amicizia con gli altri liceali.
Aoko era in compagnia di un ragazzo e due ragazze. Gli fece segno di avvicinarsi.
<< Lui è Kaito Kuroba >>.
<< Io sono Makoto Kouno >>, gli strinse la mano un ragazzo alto, piazzato, con i capelli scuri e gli occhi neri, portava gli occhiali.
<< Molto piacere, mi chiamo Tomi Taniguchi >>. Era una bellezza molto simile ad Akako: lunghi ricci biondi, occhi verde smeraldo, fisico statuario e pelle abbronzata. Si rivolse a Kaito con fare flirtante e Aoko ingoiò il boccone amaro.
La terza era una ragazza bassina, corti capelli castani e occhi blu scuro, carnagione rosea. << Il mio nome è Miho Okamoto >>.
Non staccava gli occhi dal parquet. Kaito provò tenerezza per la timidezza della ragazza perché gli ricordava molto Aoko quando era più piccola.
Le allungò un mazzo di carte. << Mischiale >>.
La ragazza lo prese, titubante. Gli obbedì e glielo restituì.
<< Ora scegli una carta >>.
Ne prese una a caso da un punto qualunque.
<< Ora rimettila dove ti pare nel mazzo >>.
Lo fece e Kaito mischiò ancora e poi glielo porse. Chiuse gli occhi e alzò la mano destra, poi schioccò le dita della mano sinistra. Li riaprì e una carta apparve nella sua mano.
<< La tua carta era un due di cuori >>.
Miho la prese e gli occhi erano pieni di stupore. << Come hai fatto? >>
<< Kaito è un bravissimo illusionista >>, rispose Aoko, una punta d'orgoglio.
<< Hai altre straordinarie qualità? >>. Tomi cercò di abbagliarlo con un grande sorriso.
Chi si crede di essere?
, pensò Aoko.
<< Stupidaggini >>.
Quella parola fece voltare Kaito in direzione di Makoto, che lo stava fissando sprezzante.
Oh oh
. Aoko temeva il peggio.
<< Come hai detto? >>.
<< Sono cavolate. La magia, l'illusionismo sono solo per chi ha tempo da perdere >>.
Kaito rispettava le opinioni altrui ma Aoko sapeva che se c'era una cosa che non dovevano toccare era l'arte della magia, quella che suo padre gli aveva insegnato fin dalla nascita.
<< Come quell'imbecille che si diverte a rubare, Ladro Kid. I ladruncoli di strada potrebbero fare di meglio >>.
Aoko mise una mano sul braccio di Kaito, si stava scaldando più di quanto non pensasse.
<< Smettila Makoto >>, lo difese Miho, timorosa. << Non mi sembrano affatto stupidaggini >>.
Kaito cercò di mantenere la calma, Aoko gli strinse forte il braccio.
<< Be', ognuno ha le sue opinioni però... >>. Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca e lo lanciò verso il ragazzo. Si smaterializzò in minuscoli pezzetti, ne prese al volo alcuni e li lanciò in direzione del ragazzo. Divennero carte che si infilarono nel pavimento sotto di lui. Makoto fece un salto indietro.
<< Stupidaggini direi proprio di no >>.
La discussione stava per peggiorare e per fortuna gli insegnanti li richiamarono all'ordine, per prepararsi a trascorrere il primo pomeriggio al mare. Makoto si unì ai suoi amici, scocciato per il modo di fare di Kaito.
<< Scusalo >>, disse Tomi. << Lui è sempre, troppo, con i piedi per terra >>.
<< Sei bravissimo davvero >>, aggiunse Miho.
La spiaggia era a pochi passi dall'albergo. La cinquantina di adolescenti si scatenarono in acqua, a giocare a pallone oppure restare sotto il sole ad abbronzarsi. Kaito insieme ai compagni di stanza stavano giocando ad indovinare il colore del costume delle ragazze.
<< La biondina del liceo Imai ha il costume nero >>, disse Takechi.
<< Io dico blu scuro >>, fece Ryo.
<< Vi sbagliate. Rosso intenso, intero e scollato sulla schiena >>, sentenziò Kaito.
Tomi uscì dall'acqua con un costume rosso e i ragazzi si girarono a guardarla. La schiena era in bella mostra.
Kaito diede il cinque ai compagni.
<< Keiko ha senza dubbio un costume grigio a due pezzi >>, disse Tadao.
<< Due pezzi arancione >>.
Keiko uscì dall'acqua con un costume a due pezzi arancione, normalissimo e senza fronzoli, come lei.
<< Quella merita >>, Takechi indicò una ragazza in piedi nell'acqua, di schiena.
<< Concordo! >>, dissero gli altri due compagni sorridendo.
<< Perfettamente d'accordo >>, rise Kaito.
Il costume bianco non era succinto come quello di Tomi e lasciava intravedere senza essere volgare. Si allacciava al collo e lasciava libere le spalle, si stava legando i capelli in una coda.
La ragazza si voltò e Kaito ebbe la sensazione di soffocare.
<< Lo dicevo io che Nakamori era diventata niente male >>, disse Takechi.
Keiko e Aoko camminavano sul bagnasciuga e il ragazzo era sicuro di svenire.
<< Kaito? >>, lo scosse Ryo. << Ti sei incantato a guardarla? >>.
<< Ma che dici! >>, gli levò la mano dalla spalla. << Come se ci fosse qualcosa da guardare. Insomma, a malapena riempie un costume! >>.
Avvertì uno strano silenzio e guardò i compagni, sorridevano a disagio e guardavano davanti a loro.
Keiko si copriva gli occhi: conosceva troppo bene l'amica da sapere che quando era arrabbiata qualcuno poteva farsi molto male.
<< Sei uno... >>. La mano a pugno di Aoko si abbatté sulla testa del ragazzo. << Stupido, imbecille e cretino! >>.
Si allontanò indignata, sporcando di sabbia il suo asciugamano. Kaito si massaggiò il punto del colpo, ci era andata pesante.
<< Mi sa che te lo sei meritato amico >>.


Aoko si era arrabbiata moltissimo per quell'uscita infelice. Lo stupido orgoglio di Kaito gli aveva fatto aprire la bocca prima di collegarla al cervello ed ora l'amica era furiosa con lui. Ritornarono in camera al tramonto per farsi una doccia e scendere a cena. Le camere erano tutte uguali: due letti a castello bianchi, pavimento in parquet chiaro, una scrivania e due piccoli armadi ai lati. Una porta conduceva al bagno, piastrelle azzurre alle pareti e doccia spaziosa.
La cena era servita come al liceo, si spostavano nella fila con i vassoi e si potevano sedere dove volevano. Kaito si sedette accanto ad Aoko, insieme a loro c'erano Keiko, Tomi e Miho. Akako camminò fino al loro tavolo e si sedette anche lei e Aoko fece cambio di posto con la strega per non sedersi accanto a Kaito, davanti a quest'ultimo, senza nemmeno guardarlo. Saguru completò la combriccola.
Notarono tutti la tensione tra i due e il bernoccolo in testa di Kaito suggeriva un brutto litigio. Miho, timida, riusciva a malapena a spiccicare qualche parola e la sua amica Tomi cercava di spronarla.
<< Dove ti ho già visto? >>, chiese, rivolta a Saguru.
<< Probabilmente su qualche rivista. Sono un detective >>.
<< Sul serio? >>. Miho lo guardò ammirata.
<< Un ottimo detective >>, disse Akako. << Si occupa del caso di Ladro Kid insieme al padre di Aoko >>.
Sei proprio una perfida strega!
, pensò Kaito, guardando storto la compagna di classe.
<< Wow, quanti alunni talentuosi ci sono del vostro liceo >>. Tomi si sfiorò i capelli con un gesto calcolato. Era affascinante e ne era cosciente.
<< Aoko mi passi l'acqua? >>.
<< Certo Kaito >>, disse lei, finta gentile. << Spero tu possa riempirci il bicchiere >>.
<< Dai Aoko, stavo scherzando. Non penso assolutamente che tu sia... >>.
<< Non lo pensi? >>.
I presenti assistevano alla seconda parte della litigata. Miho e Keiko a disagio, Tomi con interesse pettegolo. Akako non era dispiaciuta di vederli litigare e Saguru si godeva la scena.
<< Vogliamo fare l'elenco delle ragazze con cui sei uscito da quando siamo al liceo? >>.
<< È proprio necess... >>. Kaito voleva dissolversi, quando Aoko partiva in quarta non c'era modo di fermarla.
Con un solo dito puntato contro di lui lo interruppe e con l'altra mano prese ad elencare. << Mina, Ayame, Hiroko, Saya, Yuya, Misato... Cos'avevano in comune? >>, finse di pensarci su. << Ah sì... Un corpo da favola! >>.
<< Complimenti Kuroba >>, disse Tomi. << Devi essere molto ambito nel tuo liceo >>.
<< Sei molto meno imbranato di quanto pensassi >>, aggiunse Akako.
<< Sono davvero ragazze niente male >>, rincarò la dose Saguru.
La giovane prese il vassoio. << Quindi non venirmi a dire che non lo pensi. Per te le ragazze contano solo se sono stupide e con le curve al punto giusto >>.
<< Non è vero Aoko! >>.
Kaito cercò di fermarla per chiarire e la ragazza fu veloce: gettò gli avanzi e lasciò la sala, inferocita.
<< Stavolta l'hai veramente fatta arrabbiare >>.
<< Grazie Keiko. Non l'avevo notato >>, disse sarcastico.
<< Ci vorrà ben più di qualche trucco per farti perdonare dalla tua fidanzata >>, lo provocò il detective liceale.
<< Aoko non è la mia fidanzata! >>. Pensò che non era una frase da Saguru. Che si fosse accorto del suo amore per Aoko?
Rimandò il quesito, aveva altro a cui pensare. Nervoso, lasciò la sala e gli passò anche la fame. Uscì a prendere una boccata d'aria sulla balconata che dava sul mare, l'aria salmastra gli calmò i nervi. Dei passi dietro di lui lo fecero voltare e vide Miho.
<< Scusa se ti sto disturbando >>. Fece per rientrare.
<< No, figurati. Resta pure >>.
La ragazza si appoggiò alla ringhiera con le mani, guardando il mare un po' agitato a causa del vento.
<< Vedrai che ti perdonerà >>, gli sorrise.
<< Come fai a dirlo? >>.
<< Perché sono una ragazza e so che le parole giuste hanno la stessa funzione di quelle sbagliate: funzionano sempre >>.
Kaito non riusciva a comprendere il carattere di Miho: era timida e a tratti sicura, come in quella circostanza.
<< Tu non sei cresciuta in Giappone vero? >>.
La domanda stupì la ragazza. << Come l'hai capito? >>
<< A volte si sforzi a parlare, come se le parole non ti venissero naturali. In genere succede alle persone che parlano più di una lingua >>.
<< Sei detective oltre che mago? >>.
<< Solo un osservatore >>.
<< Ci hai azzeccato. Mia madre lavora nel settore dello spettacolo come manager e ho cambiato spesso città. Mio padre è morto quando ero piccola per una malattia. Ora vivo ad Osaka, dove sono nata, da ormai due anni e mezzo. Il tempo più lungo in cui credo di aver vissuto da qualche parte >>, raccontò la propria vita con un po' di malinconia. Ora capiva perché era tanto timida: stringere amicizie e scioglierle in breve tempo l'aveva resa diffidente per paura di perdere nuovamente le persone a cui voleva bene. << Mamma è una grande persona, mi ha cresciuta e l'ammiro molto >>
<< Anche mio padre è morto quando ero piccolo, ti comprendo benissimo >>.
<< Domani andremo in gita per l'isola, si sta facendo tardi. Buonanotte Kaito >>.
La guardò rientrare e pensò che era una bella persona, come Aoko. Timide, insicure ma sapevano tirare fuori il carattere nell'occasione giusta.


Kaito aveva dormito cinque ore, aveva elaborato qualche piano e comunicato con Jii le prime direttive per il furto.
L'isola era piccola, una vera trappola per turisti. La baia con le acque cristalline, la sabbia fine e le poche case sparse per l'isola rendevano l'atmosfera gradevole e si divertirono molto.
All'ora di pranzo, Kaito imbucò l'avviso nella cassetta delle lettere con posta prioritaria, sarebbe giunta alla stazione di polizia di Fujisawa il giorno dopo. Ritornò poi dai compagni, come se niente fosse. Aoko seguitava ad ignorarlo e a rivolgergli poche frasi, chiacchierava molto con Tomi, Miho e Akako.
Il pomeriggio li lasciarono liberi in piscina, gli insegnanti pensavano che tutte le gite scolastiche dovevano essere così. Con la scusa di rilassarsi sulla sdraio e ascoltare musica, si mise le cuffie e calò il parasole sugli occhi. In verità stava ascoltando la storia del palazzo e della struttura registrate da Jii, che era già giunto in città e ispezionato gli esterni. Si sarebbe infiltrato come addetto alla pulizia e piazzato un registratore per stanza, mimetizzandoli sotto le cornici dei quadri e nei battiscopa.
<< Kaito vieni a giocare! >>, lo chiamò Tadao. << Inizia la partita di pallanuoto! >>.
Indicò le cuffie e alzò le spalle, per essere lasciato in pace. Saguru era nella piscina, appoggiato ai bordi e Aoko si avvicinò a lui.
<< Ti stai divertendo? >>.
<< È rilassante. Sei ancora arrabbiata con Kaito? >>.
<< Chi lo pensa a quello stupido! >>, esclamò, stizzita.
<< Non penso che solo le belle ragazze siano senza cervello. Tu sei entrambe le cose >>, disse Saguru.
Il complimento colorò di rosso la faccia di Aoko. Perché Kaito non era gentile come lui? Quel fare da sbruffone la mandava su tutte le furie. << G-grazie >>.
Kaito, con la coda dell'occhio, vide i due parlare e si tolse una cuffia dall'orecchio ma non riusciva a sentire nulla, erano troppo lontani. I colpi di pallone e gli strilli di entusiasmo della partita coprivano ogni altro rumore
Si rese conto di aver perso i successivi venti secondi della registrazione e la rimandò indietro, maledicendosi. Non si poteva deconcentrare, avrebbe pensato a scusarsi con Aoko dopo il furto.



Sarò lieto di rubare il vostro Sole Bruno venerdì.



                                                                                                                                                                                                                    Ladro Kid


Saguru strinse la prima pagina del quotidiano e fu istintivo guardare Kaito che rideva e faceva colazione sereno con i compagni.
Quanto era sfacciato? Incurante dei problemi che creava, dei soldi spesi, della pazienza e dalla salute che l'ispettore Nakamori ci perdeva. Era la sua occasione per prendere un campione di DNA a Ladro Kid.
<< Quello spaccone >>, commentò Makoto.
<< Sarebbe fantastico vederlo in azione! >>, disse Tomi.
<< Tuo padre ci sarà? >>, domandò Keiko all'amica.
Aoko annuì. << Mi ha scritto poco fa. Ha detto che si metterà in viaggio subito >>.
Kaito si versò altro succo.
Non si può dire che sia uno che demorde.


<< Ispettore Nakamori >>, disse un agente. << L'ispettrice Fukuda mi ha detto di scortarla all'interno del palazzo >>.
L'uomo fu introdotto nell'ingresso. Era un lungo corridoio con una scala in fondo, le pareti erano tinteggiate di bianco e il pavimento era di legno scuro. Lo guidò fino all'ultima sala dove c'era una donna.
L'ispettrice Fukuda era sulla quarantina, un metro e sessanta. I capelli ramati erano raccolti in una coda scolpita, gli occhi erano di una sfumatura di azzurro gelido. Il viso appuntito aveva un'espressione seria. Impartiva ordini senza intaccare la sua compostezza.
<< Lei deve essere l'ispettore Nakamori >>.
<< Esatto >>.
<< Ispettrice Seiko Fukuda >>, gli strinse la mano con forza. << Sono dell'unità anticrimine di Osaka >>.
Nakamori si mostrò confuso. << Mi perdoni ma ero convinto di lavorare con l'ispettore di questa città >>.
La donna gli porse un biglietto. << Mi occupo di Red Fox >>.
<< La ladra che ha rubato l'anello principessa la scorsa settimana? >>.
<< Ha mandato quel biglietto ieri sera, penso sia una sfida aperta al vostro ladro. La mia intenzione è catturarla, la seguo da diciotto mesi >>.
<< Glielo auguro. Io sono ormai vent'anni che cerco di catturare Ladro Kid >>.
<< Allora auguriamoci che venerdì sia la fine di entrambi >>. Gli fece segno di seguirla e lo guidò su per le scale.
Il Sole Bruno era esposto dentro una vetrina rettangolare, insieme ad altre gioielli. C'erano due telecamere e riprendevano la stanza a 360 gradi. L'unica finestra era sigillata e non si poteva aprire, l'unica via d'accesso era la porta da cui erano entrati.
<< Piazzerò dei poliziotti all'entrata dal corridoio e altri due dentro la stanza. Per sicurezza ci sarà anche un'agente alla finestra >>.
<< La vetrina ha un qualche sistema di antifurto? >>.
<< Possiede un sensore molto sensibile, non appena viene sfiorato suona l'allarme e chiude l'ingresso principale. Farò chiudere la porta sul tetto e non potranno fuggire con l'aliante e il paracadute >>.
<< Ritengo di dover dotare gli agenti di maschere antigas >>.
<< Sono d'accordo. L'ultimo gioiello è stato rubato grazie a questa banalità >>. Fukuda era dura, intelligente e dotata di molta fermezza. Nakamori non la conosceva abbastanza e non sapeva che avrebbe cercato di catturare Red Fox con metodi poco convenzionali.


Kaito stava partecipando al laboratorio d'animazione, chiedendosi cosa avesse fatto di male perché si sentiva una marionetta ammaestrata. Aveva partecipato a quel dannato campo scuola solo perché Aoko gli aveva messo davanti il foglio di partecipazione e l'aveva minacciato con una penna. Il cellulare vibrò e ringraziò il cielo per la sua salvezza.
<< Pronto mamma? >>.
Chikage era seduta alla scrivania nella camera da letto, lo schermo del portatile era l'unica fonte di luce. << Tesoro, ho quelle informazioni! >>.
Kaito si allontanò e si appoggiò al muro. << Ti ascolto >>.
La madre parlò per circa dieci minuti e il ragazzo sgranò gli occhi. A conversazione finita fissò il gruppetto formato da Tomi, Miho, Keiko e Aoko, che si stavano divertendo con gli animatori al laboratorio.
Ti ho beccata, Red Fox.


Angolo autrice!


Salve lettori!
Questo capitolo, come anticipato, sarà diviso in due parti e nel prossimo ci sarà un po' di azione e una punta di romanticismo :D
Grazie per chi l'ha messa tra le preferite, le seguite e le ricordate! Un ringraziamento anche a chi l'ha letta!
Alla prossima magia ;)


Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16. Red Fox - 2° Parte ***


Capitolo 16


Red Fox – 2° Parte


L'ispettrice Fukuda era sulla soglia della stanza del gioiello. Erano tutti in pausa per la cena e aveva potuto operare in tranquillità. Un sorriso malefico brillò nel buio e se ne andò, lasciandosi dietro una scia di morte preannunciata.


<< Come sarebbe a dire? >>.
Le proteste di Saguru furono udite da tutti gli ospiti. Aveva fermato l'insegnante prima di entrare in sala pranzo per chiederle il permesso di partecipare al piano per sventare il furto del ladro gentiluomo.
<< Saguru, qui sei un normale liceale. Non posso mandarti in mezzo a un’operazione militare tanto rischiosa >>.
Il detective non si sarebbe mai aspettato un rifiuto. << Se le serve l'autorizzazione dei miei gliela firmeranno senza alcuna esitazione >>.
<< Ho la responsabilità della tua sicurezza e ciò significa che non lascerai questo albergo per catturare Ladro Kid >>. Detto questo seguì il collega per mettersi in fila per la cena, chiudendo la questione.
Saguru bolliva di rabbia e prese malamente un vassoio, sembrava morso da una vipera. Il padre non aveva nessuna autorizzazione su quella giurisdizione e non poteva che accettare il mancato assenso della sensei.
Aoko era in fila accanto all'amico.
<< Mi dispiace Saguru >>
<< La sensei non capisce quanto sia importante la mia presenza! >>, disse, posando un bicchiere sul vassoio, quasi rompendolo a causa del nervoso.
Kaito si unì al duo per prendere la cena e li vide conversare fitti. Saguru emanava negatività solo a guardarlo.
<< Che gli prende al detective? >>, chiese, sporgendosi verso Keiko per informarsi.
<< Non gli hanno dato il permesso di partecipare alla cattura di Kid >>, gli rispose l'amica.
Ormai avevano tutti preso i vassoi e Kaito era vicino a Saguru.
<< Peccato che tu non possa partecipare. Sarà per un'altra volta >>, disse e si allontanò per sedersi a un tavolo libero con i compagni di classe e non riuscì a resistere a fargli un sorriso sfrontato, mezzo nascosto dal bicchiere.
Il detective avvertì un formicolio alle mani e la voglia di togliergli quel sorriso sfrontato, era l'unica persona che gli faceva perdere il suo sangue freddo e l'impassibilità inglese.
Ridi quanto ti pare. Tanto prima o poi commetterai un passo falso.


Venerdì.
Kaito aveva programmato di rubare il Sole Bruno alle ventitré. La sensei avrebbe ordinato di spegnere le luci alle ventidue, consapevole che i ragazzi avrebbero fatto finta di dormire. Kaito aveva messo delle pastiglie nei bicchieri dei compagni di stanza per farli addormentare in modo da non accorgersi della sua assenza. Per sicurezza ne aveva messa una anche nel bicchiere dell'insegnante.
Jii l'attendeva a cinquecento metri dall'albergo per andare in macchina fino al palazzo. Kaito attese di sentire i respiri regolari dei compagni e poi mise un fagotto nel letto come precauzione, un congegno simulava il respiro. La finestra era aperta per il gran caldo e Kaito saltò giù, guardandosi intorno. Poi corse veloce fino al cancello e sfuggì al gestore dell'hotel. La macchina nera aveva il motore acceso e Kaito s'infilò nei posti dietro.
<< Sera signorino >>.
<< Felice di vederti >>, disse, sfilandosi la maglietta e abbottonandosi in fretta la camicia di Kid. << Parti! >>.
Il vecchio aiutante mise in moto e guidò al limite di velocità. Kaito si annodò la cravatta con un po' di difficoltà a causa delle buche e prese un paio di botte in testa, il giorno dopo avrebbe avuto i bernoccoli. Dal riflesso del finestrino poté notare il livido nero lasciato da Aoko il giorno del loro arrivo. Si intristì per un attimo e cercò di coprirlo con i capelli scuri, per non farlo notare. Si infilò la giacca e calcò il cappello in testa.
<< Signorino, io sarò nei paraggi >>.
<< Oggi è un lavoretto tranquillo >>, disse, mettendosi il monocolo. << Sarò fuori in quindici minuti! >>.
Entrare sotto mentite spoglie era impossibile. Si nascose dietro un albero e puntò la spara carte verso la finestra dei sotterranei, rompendo il vetro. Speditamente si infilò nella stretta finestra, arrivando nei sotterranei bui e umidi. Il palazzo era in origine una villa, comprata poi dalla città e resa un piccolo museo locale. Fukuda non aveva messo agenti però aveva piazzato dei laser anche lì. Kid indossò gli occhiali e strisciò fino a giungere sulle scale dove cambiò abbigliamento e faccia.
Si accedeva dal sottoscala e non fu notato dagli agenti. Le salì, sapeva di non poter utilizzare le bombette per farli addormentare e il sensore della vetrina era troppo sensibile però niente era troppo ingegnoso per lui. Prese posizione nel punto più vicino all'entrata. Nakamori e Fukuda erano insieme alle guardie in attesa dei due ladri.
Non sono gli unici ad attendere qualcuno, stasera
, pensò Kid.
Sapeva che Red Fox avrebbe colpito. L'aveva scoperto grazie ai registratori piazzati e mentre Jii montava il trucco, fingendosi un addetto ai lavori, aveva scoperto le atroci intenzioni dell'ispettrice Fukuda. Quella sera non voleva solo rubare il gioiello, aveva anche intenzione di mostrare quanto potesse essere galante il ladro dal manto bianco.
Improvvisamente Kaito udì un forte rimbombo e poi una luce rossastra provenire dalle altre stanze del primo piano. I due ispettori urlarono di andare a vedere e furono costretti a dimezzare le guardie di istanza al gioiello. Kid pensò che erano dei veri idioti, era solo un effetto sonoro e dei giochi di luce. Kaito premette un tasto da un piccolo telecomando e le luci iniziarono ad abbassarsi gradualmente
Dopo qualche minuto Nakamori si guardò in giro, grattandosi il capo. << Sbaglio o ci vedo sempre di meno? >>.
Kaito stava per spegnere le luci ma quelle lo fecero prima del suo comando.
Maledizione.
<< Riaccendete le luci! >>. Era la voce dell'ispettrice.
Kaito udì il suonò di una pistola, la sicurezza che veniva tolta.
Non c'è più molto tempo.
Mise gli occhiali per la visione notturna e Red Fox attuò la mossa che aveva previsto. Dalle pareti davanti all'entrata la ladra apparve, nascosta da un telo di carta dello stesso colore dell'intonaco. Lanciò qualcosa in diverse direzioni e puntini luminosi si accesero.
<< Devono essere loro! >>.
Red Fox vide il ladro e gli scoccò lo stesso sorriso seducente del loro primo incontro, sentendosi già vincitrice. Quando la ladra varcò la soglia della sala del tesoro rimase senza fiato: Ladro Kid era in piedi sulla vetrina. Ritornò a guardare lo stesso punto e lui non c'era più.
Estrasse il teaser e lo puntò contro il ladro. Quando lo colpì il manichino esplose e altre quattro erano sparsi per la stanza, altri per il corridoio e ancora per l'ingresso. Queste fece perdere la testa alle forze dell'ordine, ispettori compresi. Per errore la ladra colpì anche la teca e il suonò dell'allarme si attivò.
Con una smorfia di rabbia saltò e si nascose reggendosi allo stipite sopra l'arco. Agenti ed ispettori entrarono. Nel frattempo era stata coperta da Kid da un fazzoletto bianco gigante e lui si era nascosto come Red Fox.
Si guardarono e andarono a sollevarlo: c'era un grosso buco e la gemma era svanita.
<< Chi è stato?! >>. Fukuda di affrettò ad aprire il coperchio e capì troppo tardi.
Dal soffitto cadde un telo enorme e coprì i presenti, le proteste e le imprecazioni erano ridotte a un bisbiglio a causa del pesante tessuto e i malcapitati non riuscivano a vedere niente.
Ladro Kid fece per prendere la e Red Fox fece una capriola e fu sulla teca, i due si guardarono.
<< Tu sei proprio uno che non molla, vero Kid? >>.
Il mago la prese per un polso e l'avvicinò a sé. Quel contatto inaspettato fece irrigidire la ladra e stavolta fu lui a sfruttare l'effetto sorpresa. Era vicinissimi, tanto che Kid giurò di aver visto Red Fox quasi arrossire sotto la maschera.
Dove ho già visto quegli occhi?
Si sentì tirare a forza e Kid la trascinò sul pavimento insieme a lui, in quei pochi secondi aveva agguantato la gemma che non si era mai realmente spostata e protesse i loro corpi con il mantello.
Delle lame caddero, si conficcarono nel legno e graffiarono il vetro della vetrina, il mantello li protesse dalle schegge.
Red Fox sbarrò gli occhi. Se Ladro Kid non l'avesse afferrata e non fosse stato tanto veloce sarebbe morta trafitta.
Nel frattempo gli sfortunati si erano liberati dal telo pesante e la scena fece inorridente i presenti.
<< Che significa? >>. Nakamori indicò le lame.
<< Solo una precauzione >>, fece spallucce.
<< Una precauzione? Questo io lo chiamo omicidio premeditato! >>.
<< Sono d'accordo ispettore >>. Kid mostrò la gemma e poi prese in braccio Red Fox che ebbe da ridere. << Non si fidi troppo delle apparenze >>.
Fukuda intuì subito che Ladro Kid sapeva troppo e sfiorava la pistola. Kid avvolse entrambi nel mantello e svanirono.
<< Cercateli, non possono essere andati lontani! >>, ordinò Nakamori. Si girò a cercare l'ispettrice ma non c'era più. << Dov'è sparita anche lei? >>.


Kid salì le scale del tetto e trovò gli agenti addormentati. La scaltra Red Fox aveva manomesso le maschere antigas e liberato il passaggio per il tetto.
<< Mi credi tanto stupida? >>.
Arrivati in cima, la ladra protestò per rimettere i piedi in terra. Le obbedì e fece un salto indietro, tenendo una certa distanza da lui.
<< Perché l'hai fatto? Mi hai salvato la vita >>.
<< Perché i miei motivi sono simili ai tuoi... Miho >>
Sentir pronunciare il suo nome lasciò cadere ogni difesa e si sentì inerme. << Come conosci il mio nome? >>.
Kaito si levò il monocolo e il cappello, rivelando la sua identità.
Quegli occhi.
Miho rise, chiedendosi come aveva fatto a non capirlo immediatamente. << Kaito Kuroba... Non mi sorprende più di tanto, in fondo. Continuo a non capire >>.
<< Quando avevo cinque anni, papà mi portò a vedere uno spettacolo di acrobati, la stirpe dei Tsuji. Il capostipite era Eishi Tsuji, si esibiva insieme a sua moglie Aiko. Erano straordinari >>.
<< Questo cosa c'entra con me? >>.
<< Eishi Tsuji era tuo padre >>.
Il cuore di Miho sanguinò a sentire quel nome.
<< Non è morto per una malattia ma in un incendio. La tua mamma ti ha dato il suo cognome e ha cambiato lavoro, rimanendo comunque nel mondo dello spettacolo >>.
<< Avevo sei anni. La compagnia si sciolse e per lei fu un grande dolore. Smise di praticare la nostra arte >>.
<< È stata Fukuda ad ordinare di ucciderlo >>.
Chikage si era ricordata della stirpe dei Tsuji perché il marito li aveva ammirati molto ed erano andati a più di uno spettacolo. Aveva trovato alcune foto in Internet, scattate dai fans anni prima. Un paio ritraevano anche l'unica figlia ed erede della famiglia, la piccola Miho Tsuji.
<< Papà aveva scoperto che riciclava denaro sporco. Faceva rubare le gemme, le vendeva e poi teneva il denaro per sé. Nessuno credeva ai criminali, non c'erano prove e lei restava impunita. Aveva ordinato a una banda di rubare la gemma della mia famiglia e qualcosa andò storto >>.
<< Eishi Tsuji aveva le prove e le ha nascoste >>.
<< Incise sulla gemma il numero dell'armadietto e un codice. Per lui non c'era posto più sicuro >>.
Miho ricordava ancora il pomeriggio che il papà le aveva detto che aveva nascosto una cosa molto importante sul secondo gioiello più prezioso che possedeva: il primo era ovviamente lei.
<< Come fai a essere certa che Fukuda non l'abbia già trovata? >>.
<< Perché la cerca, come me. Quell'armadietto ha un contratto vincolante di quindici anni, alla scadenza quello che c'è dentro verrà buttato >>.
<< L'unica cosa che non sono riuscito a capire riguarda la gemma. Come mai non sai di che minerale si tratta? >>.
<< Il mio bisnonno aveva decretato che solo gli eredi della famiglia potessero vederla una volta ereditata >>.
Kaito capì finalmente. << Tua madre non l'ha mai vista perché non era l'erede e tu eri ancora troppo piccola >>.
Annuì. << E nonno era già morto. Lei cerca di uccidermi perché ha capito cosa sto cercando, anche se non conosce la mia vera identità. Se trovo quelle prove per lei è finita >>.
Era una situazione intricata. L'unico modo per incastrarla erano quei documenti nell'armadietto ed era consapevole che a Miho non sarebbe bastato mandarla in carcere per un reato minore. Voleva che marcisse per aver ucciso il padre e nessuno meglio di lui poteva comprendere quella rabbia che bruciava come acido nelle vene.


Fukuda impugnava la pistola e i poliziotti erano addormentati sulle scale. Sbraitò insulti e salì velocemente le scale, pronta a sparare a quella ladruncola.
Kaito si rimise monocolo e cappello.
<< Anch'io ho fatto i compiti a casa >>, disse Miho, aggiuntandosi la maschera rossa. << Tuo padre era Toichi Kuroba >>.
<< Ma che brava >>, si complimentò, estraendo la gemma per controllarla.
<< Alla luce della tua seconda identità, posso azzardare che fosse lui il primo Ladro Kid >>. La ladra si sporse per vedere la gemma.
<< Sei molto intelligente >>. Kaito la spostò dalla sua portata e la volse alla luna. Poi gliela lanciò. << È tutta tua >>.
Red Fox la mise in una piccola sporta attaccata alla cintura. << La ringrazio, Kid >>.
Le baciò la mano. << Dovere di gentiluomo >>.
La porta sbatté e l'ispettrice sparò un colpo a bruciapelo e i due ladri saltarono in due direzioni opposte per evitarlo. Kaito sparò una carta ma la tranciò con un proiettile.
Nakamori udì gli sparì e corse sul tetto.
Sentendo il collega arrivare, Fukuda fece un sorriso diabolico e si puntò l'arma alla gamba. Sotto lo sguardo sconvolto dei due ladri si sparò, cadendo a terra con un urlo di dolore. Con le poche forze restanti lanciò la pistola ai piedi di Red Fox.
Nakamori la trovò in una pozza di sangue, si macchiò le scarpe. << Cos'è successo? >>.
<< Red Fox mi ha sparata! E Ladro Kid l'ha aiutata! >>.
L'ispettore guardò Kid e sapeva che lui non era quel genere di criminale.
<< Ispettore, fossi in lei guarderei oltre il distintivo >>.
Fece un segno con la testa a Red Fox e comprese subito. I due ladri corsero per il tetto e Fukuda tolse un piccolo pugnale dalla caviglia e lo lanciò con maestria. Nakamori colse il gesto e non fece in tempo a fermarla. Il pugnale volò fin oltre il bordo del tetto e poi cadde oltre.
Red Fox e Kid saltarono giù dal tetto e Nakamori si sporse per guardare, non volteggiavano nel cielo. I due ladri erano appesi alle guglie del palazzo e sghignazzavano soddisfatti.
<< Lei è completamente pazza! >>, le urlò.
Si alzò in piedi, tenendosi alla maniglia della porta. << Andavano fermati! >>.
<< Non a discapito delle loro vite! Il codice vuole che i criminali si prendano vivi >>.
<< Lei è troppo morbido con il suo ladro, forse è per questo che non lo cattura! Red Fox mi ha sparata, cosa dovevo fare? >>.
Nakamori era sconvolto da quel modo di lavorare. Si stava riprendendo dallo shock quando un particolare attirò la sua attenzione e camminò fino a recuperare il Sole Bruno. Sotto le dita sentì qualcosa, la voltò e vide una piccola scheda SD attaccata con lo scotch. Le parole di quel farabutto gli rimbombarono in testa e si disse di essere diventato pazzo, mentre infilava la scheda nel suo telefono, a fidarsi di quello.
Mentre i ladri correvano, Kid aveva scritto a Jii di sezionare i filmati del tetto, l'aveva fatto inviare e copiato sulla SD che teneva nel cellulare. Red Fox, constatato che non era quello che cercava, l'aveva attaccata alla gemma e gettata al centro del tetto.
Fukuda cercava di rialzarsi e il collega guardava il filmato sul piccolo schermo, incredulo.
<< Questo come me lo spiega? >>. Nakamori girò lo smartphone verso l'ispettrice.
Lei sbiancò. << È un fotomontaggio! >>
<< Lo stabilirà la commissione disciplinare, Fukuda >>.
Grazie Kid, una volta ogni tanto.
La donna strinse i pugni, tanto che le unghie entrarono nella pelle. Quella dannata, piccola ladra e quel ragazzino vestito di bianco le avevano dato solo un assaggio di quello che l'aspettava in futuro.


Ladro Kid e Red Fox si erano appartati seduti su un albero, un silenzio attorno a loro quasi religioso.
<< Sei davvero come dicono >>, disse la ragazza. << Misterioso, gentile e affascinante >>.
<< E di te seducente e lusinghiera >>.
I due ragazzi si guardarono per un po'. Miho si era avvicinata abbastanza da sentire il calore del corpo del ladro.
<< È una situazione perfetta >>, mormorò lei.
<< Perfetta per cosa? >>.
<< Per baciarsi >>, rispose, senza malizia, la ladra.
<< Hai ragione >>, concordò Kaito.
Miho si allontanò e spezzò l'aria carica di scintille con una risata. << Se non ci fosse lei! >>.
Il ladro inarcò un sopracciglio, tra l'imbarazzato e il dubbioso. Se Miho avesse provato a baciarlo era sicuro che si sarebbe tirato indietro, non avrebbe mai potuto toccare altre labbra dopo quelle di Aoko.
La ladra si mise in piedi. << Credo sia meglio tornare all'hotel. Spero sia chiaro che, se dovessimo scontrarci di nuovo, non ti lascerò la gemma solo perché sei tu >>.
<< Lo stesso vale per me >>.
<< A proposito, come hai capito che ero io la ladra? Magia? >>.
<< Quando ci siamo incontrati ti ho fatto un popolare trucco con le carte >>, ridacchiò. << Solo i maghi e i personaggi dello spettacolo mischiano le carte in quel modo >>.
<< Che sciocca. L'ho fatto in automatico >>.
<< Non potevi certo immaginare che fossi Ladro Kid >>.
Miho decise che era ora di andare ma aveva un'ultima domanda da fargli, era troppo curiosa. << Glielo dirai mai? >>.
Kaito stava per saltare giù dal ramo e si fermò. << Cosa? A chi? >>.
<< Alla tua principessa Nakamori >>.
<< Perché dovrei? Suo padre vuole la mia testa, l'hai visto >>.
<< Perché ne sei profondamente cotto >>. Lei rise della sua espressione sconcertata. << Solo un ragazzo molto stupido o molto innamorato avrebbe detto quella frase. E tu non sei stupido >>.
Ladro Kid toccò l'erba. << Non lo so >>.
<< Buona fortuna Kaito >>, disse Red Fox, dandogli la schiena per saltare dall'altra parte.
<< Anche a te Miho >>.
Quando si girò lei era sparita e si diresse verso la macchina. Mentre camminava ripensò all'elettricità tra lui e la ladra: Red Fox poteva capire la sua doppia vita ed era innegabile che fosse molto sexy. Ma era solo attrazione fisica e Miho se ne era resa conto, era davvero molto intelligente.
Improvvisamente comprese di aver trovato il punto focale con cui affrontare il discorso con Aoko e farsi perdonare.


Augurò a Jii la buonanotte e varcò il cancello. Indossava gli stessi abiti con cui era uscito e sbirciò il custode al bancone, per trovare un diversivo in modo da non farsi beccare e denunciarlo alla sensei. Lo trovò addormentato sul bancone.
Miho
, pensò. Non ha mezze misure la ragazza.
Kaito entrò nell'hotel e dalla portafinestra vide Aoko nella terrazza, lo sguardo triste mentre fissava il mare piatto.
Non c'è momento migliore.

Uscì e lo vide. Fece per andarsene sdegnata.
La prese per il polso. << Non vai da nessuna parte. Io e te dobbiamo parlare >>.
Aoko non sopportava sentirsi dare ordini ma la durezza di quegli occhi blu gli bloccò le parole in gola.
<< Ho detto una stupidaggine. Quando siamo in gruppo, la stupidità di noi maschi si eleva all'ennesima potenza >>.
<< Mi hai ridicolizzata >>.
<< Hai ragione e ti chiedo scusa. Non penso assolutamente che le ragazze debbano essere stupide per essere belle >>.
<< I fatti dimostrano il contrario. Le ragazze con cui sei uscito... >>.
<< Erano solo dei passatempi >>, spiegò lui. << Dai, con ognuna di loro sarà durata due settimane. C'è differenza tra attrazione fisica e sentimento >>.
I due si guardarono e Kaito lasciò dolcemente il polso di Aoko.
<< L'attrazione fisica è quella cosa fortissima che non va oltre... >>, arrossì e andò avanti comunque. << I baci, le carezze e così via. Il sentimento ti fa provare le medesime cose ma anche la voglia di stare con quella persona sempre, anche semplicemente a guardarsi negli occhi. Al mio fianco voglio una ragazza dolce, sensibile e che sappia farmi un bernoccolo quando serve >>, le fece l'occhiolino.
Era inutile, non riusciva a restare arrabbiata con lui. Ci cascava sempre in quelle parole e in quel modo di fare.
<< Dovevo fartelo più forte quel bernoccolo >>.
Kaito le dette ragione e rientrarono nella hall. Salirono al primo piano e Aoko imboccò la scala del secondo.
<< Comunque mi piace il tuo costume. Adoro il bianco... >>.
<< Lo so >>.
La risposta di Aoko lo fece voltare, piacevolmente lusingato. Lei sparì nella curva delle scale ed era sicuro di aver visto brillare un sorriso malizioso.


Alla fermata dei bus c'erano abbracci, scambi di indirizzi e numeri di telefono. Si erano create nuove amicizie, come quella tra Aoko, Miho e Tomi. Quest'ultima, anche se aveva fatto la civetta con Kaito, era simpatica e aveva apprezzato l'amicizia dimostrata nei confronti della timida Miho.
<< Ci scriveremo tutti i giorni! >>, promise Tomi. << Mi dovete promettere che verrete ad Osaka il prima possibile! >>.
<< E voi a Tokyo >>, aggiunse Keiko.
Kaito leggeva il giornale seduto su una panchina. La prima pagina parlava dell'entusiasmante scontro tra Ladro Kid e Red Fox finito in parità. Fukuda era stata sospesa per condotta illecita e avrebbero fatti delle ulteriori indagini. Non sarebbero arrivati al riciclaggio di denaro ma almeno Miho avrebbe avuto via libera per trovare il suo tesoro e la pace.
Saguru leggeva lo stesso giornale, poteva vedere la vena pulsare per la rabbia. Non erano bei tempi per il giovane detective, iniziava a capire come si sentiva l'ispettore.
L'insegnante chiamò gli alunni di Osaka.
<< Arrivederci Kaito >>, Tomi agitò la mano.
Kaito sorrise a Miho. << Ci vediamo presto >>.
<< Sicuramente >>. Il ragazzo era vicino alla sua principessa e Miho scosse la testa.
Un vero peccato
, concluse e salì.
Aoko picchiettò la spalla del ragazzo con un dito. << Avete fatto amicizia >>.
<< Una specie >>. Si sarebbero incontrati ancora, ne era certo.
<< Kaito >>. Il ragazzo stava ripiegando il giornale. << Cosa ci facevi ieri notte fuori dalla tua stanza? >>.
Strappò le pagine del quotidiano, non si aspettava la domanda. << Facevo due passi, non riuscivo a dormire! >>.
Sul bus i due si sedettero vicini. Aoko scorreva le pagine sullo smartphone e Kaito ascoltava musica, stanco. Aveva dormito decisamente poco la notte e voleva approfittare di quell'ora di viaggio per riprendersi. Si sentì togliere una delle cuffie e Aoko la mise nel suo orecchio.
<< Adoro questa canzone! >>.
Kaito ripensò all'affermazione dell'amica, che sapeva quanto adorava il colore bianco. Se anche lei provava gli stessi sentimenti del ladro era tutto molto più complicato perché significava rinunciare a molto di più.
Per ora si godeva la musica con Aoko perché, come aveva detto Kaito, il sentimento è quella cosa meravigliosa che permette di essere felici in due anche solo con una canzone.


Angolo autrice!

Salve lettori!
Anche l'avventura con Red Fox si è conclusa! Con rammarico devo dirvi che dal prossimo capitolo ci avviciniamo alla fine e non manca molto per scoprire l'identità del boss. Il prossimo capitolo sarà tensione e dramma!
Ringrazio chi l'ha letta e messa tra le preferite e le seguite!
Shinici e ran amore: Grazie per le tue bellissime recensioni, le adoro! Buona estate anche a te! :D


Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17. Non morire! ***


Capitolo 17


Non morire!


L'ispettore Nakamori era seduto alla sua scrivania. C'era una grande afa, era luglio inoltrato e le temperature si aggiravano intorno ai trentacinque gradi. L'aria condizionata faceva gli straordinari insieme al corpo di polizia e la sera c'era una forte umidità. Ad agosto avrebbe preso le ferie e non vedeva l'ora che terminassero quelle due settimane per riposarsi, sperando che anche Kid si prendesse una pausa.
<< Ispettore Nakamori >>, disse l'assistente capo Nakajima. << C'è una donna per lei >>.
Una donna?
L'uomo sperò che non fosse la sua ex moglie. << La faccia passare >>.
Il sottoposto annuì e ritornò insieme a una donna sui trent'anni. I lunghi capelli mori incorniciavano un viso color latte, sottili labbra rosa e occhi grigi. Il vestito corallo, le ballerine bianche e una piccola borsa a tracolla. Le offrirono una sedia e lei la prese volentieri.
<< Mi chiamo Melissa Maruyama >>.
<< Ispettore Ginzo Nakamori. Ha un nome molto particolare >>
<< Mia mamma è italiana e mio padre è giapponese. Infatti non ho i tratti tipici orientali >>, spiegò lei.
<< È vero. In cosa posso esserle utile? >>.
<< Mio padre Honzo è il proprietario della catena di pasticcerie Maruyama >>.
Nakamori la interruppe. << Io adoro i vostri negozi! >>.
<< Stamane la mia gemella Asami è andata a prendere la posta e ha trovato questo biglietto >>. Gli porse una busta.
L'ispettore lo lesse.


Avrò il piacere di rubare i Bracciali Gemelli sabato alle ventuno.


                                                                                                                                                                                                                                        Ladro Kid


<< Mascalzone! >>, inveì Nakamori. << Mi parli di questi bracciali >>.
<< Quando i miei genitori scoprirono di aspettare me e mia sorella, papà fece realizzare da un gioielliere molto rinomato due magnifici bracciali identici, in oro bianco, zaffiri e diamanti. La particolarità sono le due ametiste installate in mezzo. I bracciali sono stati usati solo in due occasioni ovvero al compimento della maggiore età e ai nostri matrimoni >>.
<< Esporrete i gioielli? >>.
<< Esatto. Mio papà vuole mostrarli al pubblico in occasione dell'inaugurazione del nostro cinquantesimo negozio. Abbiamo acquistato l'intero piano del centro commerciale Tokyo Midtown e tutti gli esercizi resteranno aperti per festeggiare l'evento >>.
L'ispettore si rese conto che era un'occasione perfetta per il ladro, ci sarebbero state tantissime persone. Voleva dire tante facce a disposizione, folle in cui mischiarsi e caos da sfruttare.
Congiunse le mani sulla scrivania, riflettendo. << Come ha intenzione suo padre di mettere in mostra i bracciali? >>.
Melissa tirò fuori alcuni fogli e una foto dei bracciali. << Verranno esposti insieme in un'unica vetrina >>. La seconda foto era quella della teca e la terza del piano del centro commerciale
Nakamori ebbe un'idea: avrebbe reso il punto forte di Ladro Kid la sua maggiore difficoltà.
<< Se per lei va bene avrei un'idea >>.


Kaito era in un bar in compagnia di Aoko, bevevano una bibita fresca. Scorreva gli articoli sul tablet, gongolando per le lodi dei suoi fans.
<< Leggi ancora le notizie su quel ladro? >>.
Il ragazzo si accorse che preferiva la punta di rabbia allo sguardo di tristezza quando si trattava del suo alter ego. Settimana dopo settimana Aoko era passata dall'infelicità, all'irritazione e infine stava rinascendo la rabbia.
<< Quel montato si crede di avere chissà quale fascino >>. Prese un sorso dalla cannuccia.
Il guaio che è vero.
<< Io sono più affascinante >>, disse Kaito, ridendo.
<< Avete molte cose in comune. Tipo essere due arroganti >>, lo prese in giro. Si ricordò di una cosa e tirò fuori lo smartphone. Lo mise sotto il naso dell'amico. << Guarda qui! >>.
Kaito prese il cellulare e lesse un SMS. << Allora? >>.
<< Papà sarà presente all'inaugurazione della nuova pasticceria Maruyama. Un intero piano di prelibatezze! >>.
<< Dove vuoi arrivare? >>.
<< Si è procurato gli inviti per entrambi >>.
Kaito si scambiò un'occhiata veloce con Jii. << Ci verrò con piacere >>.
<< Non vedo l'ora di mangiare tutte quelle delizie >>, sognò Aoko, rigirando la cannuccia nel bicchiere. << Devi metterti lo smoking >>.
<< Un abito elegante per l'inaugurazione di una pasticceria? >>, il ragazzo divenne perplesso.
Anche Aoko fu colta dalla stessa perplessità. << Ora che ci penso... Mio padre ha detto che c'è una motivazione ma non ho capito bene perché >>.
<< Magari potreste chiederlo all'ispettore >>, suggerì Jii.
<< Ottima idea >>, lo incalzò Kaito. << Cosa cucini per cena? >>.


Aoko servì i due piatti a tavola e poi portò il terzo per lei. Presero le bacchette e iniziarono a mangiare.
<< Papà, come mai bisogna vestirsi eleganti per l'inaugurazione? >>.
<< Perché l'abbigliamento dovrà abbinarsi alla mia idea >>.
<< In che senso? >>, ripeté Kaito.
Quale diavoleria si è inventato stavolta?
<< Ladro Kid sfrutta sempre il fattore folla e stavolta ho fatto in modo che non potrà farlo! >>, iniziò a ridere soddisfatto.
<< Cioè? >>. Aoko considerava il padre molto fantasioso perché riusciva sempre a trovare qualcosa di nuovo per cercare di mettere le manette al ladro.
<< Non posso dirtelo! Top secret! >>. Continuò a mangiare.
Kaito digrignò i denti e fissò il suo piatto, per niente contento. L'ispettore stava diventando più furbo, almeno sapeva che c'era qualcosa e non gli restava che scoprire cosa fosse.
In quei giorni si era concentrato anche su un'altra ricerca, ovvero sulla morte del Toichi. Quel ricordo era scalfito nella sua mente e cercava di non tirarlo fuori. Di quel giorno ricordava la mano di suo padre che li accarezzava la testa e gli aveva promesso di portarlo sul retroscena una volta finito. Del bacio che aveva dato a sua madre e l'ultimo sorriso prima di salire sulle montagne russe. Poi tutto era appannato, ricordava solo lo sfrecciare del veicolo sulle rotaie, il sicuro volto del genitore sostituito da una maschera di orrore quando si era reso conto che qualcuno aveva sostituito le manette e non riusciva a levarsele.
Dopo l'esplosione ricordava le urla di sua madre, i pompieri, l'ambulanza e la barella coperta da un telo bianco. Kaito sapeva che c'era un filmato dell'accaduto custodito da qualche parte e sapeva anche dove trovarlo. Doveva solo chiedersi se era pronto per visionarlo e soffrire per quelle immagini. Aveva chiesto al vecchio aiutante se sapeva come qualcuno avrebbe potuto scoprire l'identità di Ladro Kid.
Jii non ricordava nessun particolare e dopo la sua morte aveva aperto il bar per rimettere insieme la sua vita. Kaito non voleva chiedere alla mamma, era un ricordo troppo doloroso per lei e si sentiva abbastanza grande per imparare a gestire la cosa da solo.


Kaito e Jii indossavano un paio di pantaloni grigi e magliette nere, un berretto ben calato sul viso per celare l'identità. Si erano uniti ai dipendenti per lo scarico dei camion per sistemare l'allestimento del negozio.
Il pavimento del trentasettesimo piano era stato coperto da mattonelle bianche lucide, le pareti grigio chiaro. L'arredamento era bianco, sedie adornate da morbidi cuscini grigi e vasi di cristallo contenenti fiori dalle corolle variopinte.
Il centro del piano era predestinato all'esposizione delle gemme. Scaricarono la vetrina e la misero temporaneamente contro una parete. Kaito la studiò ed era una teca semplice, con una serratura a un cilindro e facile da aprire. Doveva esserci qualcosa di speciale per far ridere di gusto l'ispettore.
<< Ehi tu ragazzo! >>. Un uomo forzuto sulla cinquantina richiamò l'attenzione. << Ci sono due casse in fondo al camion da scendere >>.
Saltò sul mezzo e arrivò al fondo, guardò dietro di sé per accertarsi che non ci fosse nessuno. Aprì i coperchi di entrambe e capì subito l'idea dell'ispettore.
Geniale Nakamori... Ma non abbastanza.


Saguru Hakuba era intento a leggere i file mandati dalla polizia. Avrebbe fatto parte della squadra di cattura del ladro, nessuno poteva dire di no al figlio del questore. L'ultima volta gli era stato impedito per uno stupido cavillo scolastico e doveva ottenere un campione di DNA. Il suo scopo era procurarsi qualche capello, in meno di sette giorni avrebbe avuto l'esito e messo le manette a Kaito Kuroba.
Tra i file c'erano alcuni allegati video sul furto del Sole Bruno compiuto insieme a Red Fox. Usando alcuni programmi video, Saguru aumentò lo zoom dell'immagine su un particolare che l'aveva colpito. Il frame era sgranato e con un altro programma lo sistemò per renderlo di qualità migliore. Stampò l'immagine e poi si collegò al sito della scuola, cercando la foto che gli interessava e stampò anche quella. Poi le attaccò a una lavagna e le confrontò.
<< Lo stesso livido fatto da Aoko Nakamori >>.


Kaito rigirava la videocassetta tra le mani, l'aveva trovata nella stanza segreta. Chikage l'aveva riposta, chiuso la porta ed era partito il timer con scadenza al compimento dei sedici anni del figlio.
Un vecchio videoregistratore era piazzato sotto la TV, reperito dal garage. Quella battaglia era solo sua e doveva trovare il coraggio di affrontarla. Infilò la cassetta nell'apparecchio e accese la vecchia televisione. Prese un profondo respiro e premette play sul telecomando.
La qualità non era delle migliori e il tempo aveva leso il nastro della cassetta.
<< Papà... >>, mormorò, quando lo vide camminare sullo schermo, parlare e ridere, sembrava fosse ancora vivo. Il vecchio Jii con qualche anno di meno e sua madre, nemmeno trentenne, che lo teneva in braccio.
Poi le inquadrature si spostarono sugli spalti e si concentrò sulla folla, cercando di capirci qualcosa. La telecamera inquadrò Toichi spiegare cosa avrebbe fatto e Jii gli serrò le manette. Il commentatore elencava le mosse del mago e iniziò ad agitarsi quando vide giungere il veicolo sempre più vicino al punto di pericolo. A Kaito sembrò di udire i sussurri spaventati di Chikage in sottofondo.
Quando arrivò l'esplosione aveva il respiro a mille e sudava freddo. Si costrinse a guardare per individuare un dettaglio, qualsiasi cosa gli tornasse utile. La folla si era stretta intorno al luogo dell'incidente finché non furono evacuati dai pompieri. Lo schermo divenne nero e la cassetta iniziò a riavvolgersi.
Kaito si ritrovò nel silenzio. Avrebbero potuto ucciderlo con un proiettile, del veleno o un finto incidente d'auto. Invece era morto in pubblico, davanti ai suoi familiari e Kaito arrivò alla conclusione che chiunque fosse stato voleva vederlo morire, godersi la scena.
Lui era lì.


La sera dell'inaugurazione Kaito si aggiustò il papillon blu e sistemò la camicia. Li avrebbe prelevati una macchina della polizia guidata da un'agente.
Bussò alla porta dei Nakamori, aspettava Aoko. Guardò l'orologio e l'aspettava da dieci minuti.
<< Aoko! >>, bussò ancora. << Scendi! >>.
La porta si aprì e la ragazza apparve sulla soglia. << Quanto sei rompiscatole! >>.
Scese il gradino con i tacchi argentati. Il vestito blu le metteva in evidenza la vita fine, era senza spalline e un punto luce illuminava il vestito. Aveva deciso di raccogliersi i capelli e non l'aveva mai fatto prima, ecco il motivo del ritardo. Qualche ciocca ribelle sfuggiva ai lati e rendeva l'insieme ancora più grazioso. Una donna in divisa li fece salire e li portò fino al centro commerciale.
Il Tokyo Midtown era uno dei grattacieli più alti della città. Comprendeva anche un albergo, diversi negozi, ristoranti e una SPA molto costosa. Per arrivare al trentasettesimo piano l'ascensore con vista ci mise tre minuti, un secondo ascensore portava a tutti i piani e ce ne era un terzo d'emergenza. Ci sarebbero voluti altri tre minuti per giungere sul tetto.
Arrivati al piano una maschera gli porse un sacchettino di stoffa grigio, raccomandando di mettere il contenuto.
Aoko rovesciò l'oggetto nella mano destra. << Un bracciale? >>.
Anche in quello di Kaito ce ne era uno. L'ispettore aveva ordinato di creare copie perfette dei due bracciali, non dubitava della capacità del ladro di individuare gli originali ma la difficoltà stava nel trovarla in mezzo alla folla. Erano le ventuno e in due ore avrebbe dovuto trovare i due bracciali.
I ragazzi trovarono l'ispettore in compagnia delle gemelle Maruyama. Erano omozigote e due perfette gocce d'acqua. Lo stile era molto diverso perché Melissa indossava un ricercato vestito nero scollato ed elegante mentre Asami portava un tailleur più serio, blu scuro. I loro genitori gli stavano affianco, la signora Maruyama aveva gli stessi occhi grigi delle figlie.
Si chiese cosa sarebbe successo se qualcuno avesse lasciato il centro commerciale prima del dovuto e quindi portare via un eventuale gioiello originale. Kaito era convinto che non li avrebbe mai lasciati a caso e quindi due figure di cui fidarsi portavano i bracciali gemelli.
Con suo fastidio Saguru si unì a loro, anche lui aveva una copia del gioiello.
<< Ragazzi che piacere >>.
<< Saguru! Hai già assaggiato qualche dolce? >>, domandò Aoko.
<< Fanno un'ottima cheesecake >>.
<< La proverò. Porti anche tu il bracciale, pesano un po' non trovi? >>, Aoko soppesò il suo.
<< Sono fastidiosi. E poi sono bracciali da donna! >>, contestò Kaito.
<< Tra due ore potrai toglierli >>, disse Saguru, mostrando il suo. << Dubito che Ladro Kid troverà i veri in mezzo a tutte queste persone >>.
Non sottovalutarmi
, pensò il ladro.
Saguru fece segno ad Aoko di seguirlo. << Mangiamo una fetta di cheesecake. Non ti dispiace se ti rubo la damigella per un po' vero? >>.
Mi dispiace parecchio
. << Divertitevi >>.
Gli dava enormemente fastidio quella scena ma liberarsi di Aoko era quello che voleva. Due bracciali significavano due possibilità che uno di loro potesse essere Pandora, Kaito si avvicinò al banco e prese un dolce al cioccolato con le fragole sopra.
La teca con quelli falsi era stata esposta e Kaito immaginò il divertimento che Nakamori stava provando. Calcolò cinquecento persone nel centro commerciale, disposte su dieci piani. Le camere erano sigillate e un agente era accanto ad ogni porta, per evitare che Kid le usasse come via di fuga. Aveva tracciato un modo per fuggire e la complessità stava solo nel trovare i due bracciali. Riconoscere un'ametista richiedeva un pochino di tempo e sarebbe stato strano vederlo fissare i bracciali altrui.
Le ametiste aveva un modo particolare di brillare e sarebbe stato impossibile giocare con l'impianto elettrico e riuscire a controllare ogni bracciale. Gustava il dolce e sbirciava l'orologio al polso preciso al secondo, attendendo l'ora di iniziare lo show.


Asami frugò nella borsa alla ricerca del cellulare che trillava e segnava un numero sconosciuto.
<< Pronto? >>.
<< As.. mi >>.
La voce dall'altra parte era disturbata e la ragazza fu costretta ad allontanarsi fino a ritrovarsi in un magazzino sul retro.
<< Con chi parlo? Pronto? >>.
La comunicazione si chiuse e lei sbuffò, scocciata. Rimise il cellulare in tasca e si accorse di avere un gran sonno. Si appoggiò al muro e si passò una mano sulla fronte, poi sbadigliò. Strisciò dolcemente contro il muro e si addormentò, la testa reclinata verso destra.
Kaito spuntò da dietro delle casse di ingredienti, indossava la maschera antigas. << Prenderò il tuo posto per un po'! >>.


Aoko ordinò la seconda fetta di cheesecake ai frutti di bosco e ingoiò l'ultimo pezzo. << Questa sì che è una torta! >>.
Saguru rise e Aoko non lo vedeva spesso.
<< In Inghilterra adoravo i biscotti >>.
<< Qui ne hanno di meravigliosi. I miei preferiti sono quelli con le gocce di cioccolato! >>. La cameriera posò il piatto con la cheesecake e un bicchiere di latte freddo. Aoko ne tagliò un pezzo con la forchetta.
<< Sei più felice ultimamente >>.
Il boccone rimase infilzato nella posata. << Mi sono lasciata alle spalle brutti pensieri. Tu invece sei sempre imperscrutabile, sembra che niente ti turbi >>.
<< Essere il figlio di un questore mi ha insegnato a ragionare con la logica e mia madre è una donna molto calcolata >>.
<< Io invece sono un disastro, sono un libro aperto >>. Era già a metà della seconda fetta e aveva consumato buona parte del bicchiere di latte.
<< Io non riesco a leggerti sempre bene e sono un detective >>, disse Saguru, fermando una cameriera e ordinando del tè.
<< Dici davvero? >>. Aoko fu sorpresa dalla risposta del compagno di classe. La sua insicurezza e goffaggine le pareva evidente a chiunque.
<< Sei molto più criptica di quanto tu non creda >>.
<< Forse sto cambiando >>.
<< O forse sei sempre stata così >>, ribatté Saguru.
Aoko gli sorrise. << Magari hai ragione >>.


<< Mancano dieci minuti >>, avvertì Nakamori.
<< Fra nove minuti, quarantasette secondi e dieci millesimi, Ladro Kid ruberà i bracciali gemelli >>, precisò Saguru. Aoko era al suo fianco, stringeva il suo bracciale con la mano destra, aveva paura di vederselo rubare.
Dov'è finito Kaito?
La famiglia Maruyama era inconsapevole che fra di loro si nascondeva Ladro Kid. Aveva legato e imbavagliato Asami dietro le casse per evitare che venisse vista.
<< Quattro minuti, undici secondi e sette millesimi >>.
Kaito trovava il vizio di contare i secondi davvero irritante.
<< Ispettore, possiamo stare tranquilli? >>, domandò Honzo Maruyama.
<< Si fidi. Nessuno toccherà le sue gemme >>.
Gli ospiti dell'evento si erano radunati nel piano dell'inaugurazione per assistere allo spettacolo di Kid, bisbigliando fra di loro.
Perfetto.
Nakamori era sempre un passo dietro di lui. Aveva voluto sfruttare il fattore folla e renderlo punto debole senza rendersi conto che in un attimo l'aveva riportato dalla sua parte.
<< Le ventitré >>, dichiarò Saguru, picchiettando sul suo orologio.
Un rumore ripetitivo attirò l'attenzione dei presenti. La signora Maruyama si abbassò e vide un oggetto che conosceva molto bene. << Questa è un ametista! >>.
La finta Asami mostrò il suo bracciale. << Guarda mamma, non ho più l'ametista! >>.
<< Scotta! >>. La signora la lasciò andare a causa del calore.
<< Ehi anche la mia! >>, disse un altro ospite. << Il bracciale scotta! >>.
<< Anche il mio! >>.
<< Me lo tolgo subito! >>.
Gli ospiti iniziarono a togliersi il bracciale e le gemme incandescenti venivano lanciate lontane.
Ladro Kid fece un sorriso insolente sotto la maschera e, con la sua mente capace di elaborare in pochi secondi, cercò chi non si toglieva il bracciale.
<< Smettetela di toglierlo! >>, disse Nakamori, frustrato.
La folla non lo ascoltava e in breve il pavimento fu ricoperto di gemme finte e pezzi di bracciali. Saguru si avvicinò a Nakamori e disse qualcosa al suo orecchio, lui annuì e il detective si allontanò. Kaito lo vide avvicinarsi ad Aoko e lei non si era tolta il bracciale e nemmeno Saguru.
Ora poteva concludere lo show.
Nakamori aveva ordinato di non far lasciare il piano a nessuno e aveva bloccato tutti gli ascensori, tranne quello d'emergenza che possedeva un impianto elettrico a parte.
Kaito premette il tasto di un telecomando che aveva nella tasca e il buio calò su tutto il piano.
<< Riaccendente quelle dannati luci! >>.
La folla urlò impaurita e infine riaccesero le luci sfruttando l'impianto d'emergenza. 
<< Guardate! >>, urlò la folla.
Ladro Kid era in piedi, i bracciali gemelli in entrambe le mani.
Saguru si guardò il polso e non c'era più. Prese il polso di Aoko e non l'aveva più nemmeno lei. Nel buio aveva corso e sfilato i bracciali con lo stesso principio utilizzato per togliersi le manette. Era stato talmente veloce che non avevano notato niente.
<< Prendetelo, cosa aspettate! >>. Nakamori aveva il viso di mille colori.
<< Ispettore, simpatico gioco quello di nascondere i due bracciali! >>, li mise in una tasca interna. << Ottimi dolci signori Maruyama >>.
La famiglia era sconvolta.
<< Dov'è Asami?! >>, la gemella la cercava freneticamente.
<< Bastardo, hai preso il posto di mia figlia! >>, lo accusò il signor Maruyama.
I poliziotti cercavano di raggiungere il ladro però le cinquecento persone rendevano l'azione difficoltosa.
<< Vi saluto mio amato pubblico! >>. Dai lampadari sopra la teca uscì una nuvola di fumo grazie a un congegno installato precedentemente e quando la nube si dissolse lui non c'era più.
<< Non mi sono accorta di niente! >>, disse Aoko, sentendosi in colpa. << Non sapevo di avere l'originale! >>.
<< Togliete la corrente all'ascensore d'emergenza! >>.
<< Ma signore... Se lo facciamo tutto il piano resterà al buio. Ladro Kid ha messo fuori uso l'impianto elettrico principale, siamo costretti a usare quello d'emergenza! >>.
Così potrà utilizzare l'ascensore d'emergenza e fuggire indisturbato. Ma stavolta ha fatto un errore.
Saguru si lanciò all'inseguimento del ladro e fu visto da Nakamori. Entrambi si diressero agli ascensori uno e due, per giungere sul tetto.
Nel frattempo un uomo vestito di nero si teneva a distanza dalla folla, dietro una colonna, un auricolare nell'orecchio.
<< Capo, è andato tutto come previsto. Inizio la seconda parte? >>. Una voce parlo speditamente. << Agli ordini >>.


Kid era in piedi sulla ringhiera. Stavolta il senso di delusione fu doppio perché nessuno dei bracciali era Pandora. Sospirò e guardò la luna, amareggiato.
Il pomeriggio in cui aveva sistemato le casse con i finti bracciali li aveva poi sostituiti. Dentro le gemme di plastica c'erano dei piccoli congegni esplosivi che avevano dato quella fastidiosa sensazione di calore, tanto da doverli togliere. Non pensava che li avrebbe dati proprio ad Aoko e Saguru ma aveva senso: Aoko era ingenua e Saguru troppo attento. Ecco perché aveva chiesto di passare del tempo con lei.
Scese dalla ringhiera, pronto a cambiarsi e ritornare al fianco di Aoko, avrebbe finto di essersi perso nella folla. Dava le spalle alla porta e si accorse appena un secondo prima dello sparo, si lanciò sulla sinistra e vide Snake, la pistola che brillava alla luce della luna.
<< Dammi subito i bracciali! >>.
<< Non ti annoi mai ad usare sempre la stessa scenetta? >>. Si rimise in piedi.
Non aveva nessuna intenzione di darglieli e non poteva lanciargli le finte copie, non ci sarebbe cascato.
<< Non ho tempo per giocare Kid. Muoviti o ti farò un buco in fronte! >>
Kaito aveva la mano sulla spara carte, pronto a togliergli la pistola e fuggire con l'aliante.


Saguru era ancora in ascensore e improvvisamente si bloccò.
<< Ma che succede? >>, si disse in panico. Non amava gli spazi angusti e rimanere bloccato a duecento metri dal suolo non era piacevole.
Nakamori si trovava nell'altro e raggiunse il tetto. Le porte scorrevoli si spalancarono e corse a perdifiato i pochi scalini e trovò la porta aperta, le manette che tintinnavano nella mano.


<< Conto fino a tre >>. Caricò un altro colpo. << Uno, due... >>.
<< Tre! >>, concluse Kid, sparando la carta contro Snake. Gli sfiorò la guancia e un rivolo di sangue scese a macchiare il colletto della giacca. Il malvivente sparò un colpo e Kaito riuscì ad evitarlo.
Stava per sparare un'altra carta quando vide l'ispettore sulla soglia. Snake si allontanò di tre passi e poi puntò l'arma contro di lui. Ladro Kid non fece in tempo e due colpi crivellarono Nakamori, uno al petto, l'altro alla spalla.
<< No! >>.
L'uomo si toccò le ferite e cadde a terra, rantolando, in breve si formò una macchia di sangue sul cemento. Snake lasciò la scena del crimine alla velocità della luce.
Kaito corse dall'ispettore, gli abiti candidi si tinsero di color rubino.
<< Non morire! Ti prego non morire! >>.
L'ispettore vedeva appannato, il battito cardiaco stava diminuendo. Kaito cominciò a praticargli il massaggio cardiaco per tenere il cuore attivo e reperì la ricetrasmittente. Finse una voce. << Ispettore a terra! Ispettore a terra! Due colpi d'arma da fuoco sul tetto! >>.
<< Cosa? Arriviamo subito! >>, lo rassicurò un poliziotto.
I guanti di Kaito erano ormai rossi e il respiro sempre più debole. La pallottola alla spalla non aveva leso nessun organo vitale e quella nel petto poteva aver perforato un polmone.
<< K... Kid >>, rantolò lui.
<< Non parli! Deve risparmiare le forze >>.
Kaito appoggiò l'orecchio al petto per valutare il battito e sembrava abbastanza regolare da attendere l'ambulanza e il medico.
<< Aoko... >>, mormorò l'uomo.
<< Sua figlia sta bene! >>.
Kaito era sull'orlo delle lacrime a quella scena, la sua calma e sicurezza erano andate via. Pensò ad Aoko e al dolore enorme che avrebbe provato se lui fosse morto, Kaito non si sarebbe dato pace tutta la vita.
Poi vide le ombre degli agenti e di un paramedico sulle scale e lasciò l'ispettore nelle loro mani. Corse per il tetto, saltò sulla ringhiera e attivò l'aliante.
<< Ispettore! >>, l'assistente capo Nakajima si chinò su di lui.
Saguru arrivò e sbarrò gli occhi a quella scena. Si sporcò le mani di sangue quando si abbassò sull'ispettore.
<< Cos'è successo? >>.
<< Non lo so! >>, rispose Nakajima.
Il detective liceale pensò ad Aoko, ancora non sapeva niente. L'ispettore era bianco, i vestiti impregnati di sangue e gli occhi semichiusi.
<< La pallottola ha toccato il polmone, va operato d'urgenza! >>, decretò il paramedico. << Serve un elicottero sul tetto del Tokyo Midtown immediatamente! >>, ordinò in una ricetrasmittente.
Caricarono Nakamori sulla barella e attesero l'elicottero. Saguru si alzò e anche i pantaloni erano sporchi di sangue e cemento. Lo sguardo cadde su qualcosa in mezzo alla pozza rossa e prese la lente d'ingrandimento, il suo cuore mancò un battito
Prese una bustina dalla tasca e delle piccole pinze. Insanguinati ma quelli erano capelli di Ladro Kid, il colore non era dell'ispettore. Quando Kaito aveva poggiato la testa sul petto, Nakamori aveva sfiorato la testa del ladro senza nemmeno accorgersene e tolto qualche capello.
<< Pagherai maledetto >>, disse con rabbia. << Pagherai >>.


Kaito aveva lasciato i vestiti insanguinati su un albero e scrisse a Jii di venirli a prendere. Rientrò nell'edificio e in fretta arrivò al piano del furto.
Stava per correre da Aoko ma poi lui si rese conto che, in teoria, non sapeva ancora niente di quello che era successo. L'amica era seduta a un tavolino, ancora affranta per essersi fatta rubare il bracciale. Kaito si stava avvicinando quando Saguru, che si era tolto la giacca, prese Aoko per mano e la fece alzare.
<< Perché sei sporco di sangue? >>, gli domandò lei, preoccupata.
<< Aoko tuo padre... gli hanno sparato e lo stanno portato all'ospedale per essere operato d'urgenza >>.
La ragazza sentì il ghiaccio nelle vene, nel cuore, nei polmoni e nel cervello. Non riuscì a dire niente.
<< Che succede? >>, chiese Kaito. Stava morendo dentro, avrebbe voluto essere sparato lui al posto di quel pasticcione di Nakamori.
Saguru lo guardò, non aveva mia visto tanto odio in due occhi.
<< Kaito... >>, Aoko barcollò e si abbandonò contro di lui. << Papà... >>.


Un quarto d'ora dopo erano in ospedale
<< Sono Aoko Nakamori. Mio padre è operato d'urgenza! >>.
<< Secondo piano, chirurgia. Ora è in sala operatoria >>.
I tre corsero al secondo piano senza prendere l'ascensore. Molti colleghi erano in attesa nel corridoio. Quando videro la figlia dell'ispettore uno sguardo di comprensione la investì e Aoko si sedette con le gambe molli su una sedia imbottita. I capelli erano sciolti, il trucco sbavato e non riusciva a parlare.
Kaito le sedette affianco e la ragazza si appoggiò a lui, stringendo un lembo della sua camicia e non piangeva, non urlava, sembrava una bambola inerme. Kaito la circondò con le braccia, tremando.
Perdonami Aoko, perdonami. Ripeteva quelle tre parole all'infinito, come una cantilena.
<< Lo odio >>.
<< Chi? >>.
Aoko strinse ancora più forte la camicia. << Ladro Kid. Lo odio >>.
Quelle parole ebbero lo stesso effetto di quanto Snake gli aveva sparato qualche mese prima. Un dolore devastante lo inondò.
Le ore passavano e sembravano infinite. La luce che indicava la sala occupata brillava dello stesso rosso del sangue dell'ispettore. Ogni tanto qualcuno andava a prendere un caffè, dell'acqua e chiedevano ad Aoko se volesse qualcosa e lei faceva parlare un cenno del capo. Anche Saguru attendeva insieme a loro, era andato a ripulirsi dal sangue dalle mani e alzato le maniche della camicia sporche, per non turbare l'amica.
Dopo quattro ore il chirurgo uscì dalla sala operatoria togliendosi la mascherina.
Aoko corse verso di lui, ritrovando le forze necessarie per dare ordini ai muscoli.
<< Dottore, come sta mio padre? >>.
<< È fuori pericolo >>, rispose, un sorriso stanco. << La pallottola alla spalla non ha creato danni ai muscoli. Quella nel petto, fortunatamente, si è fermata prima che potesse perforare il polmone destro. Una settimana in ospedale, un po' di riposo dal lavoro e sarà come nuovo >>.
Gli agenti esultarono di gioia.
<< Grazie dottore! >>, Aoko l'abbracciò. << Posso vederlo? >>.
<< Ora sta dormendo. Torni domani mattina, sono quasi le quattro e mezzo e farà bene anche a lei riposarsi. Qualcuno può farle compagnia? >>.
<< Sì >>. Guardò Kaito e lui annuì, anche se sentiva di non meritarsi tanta fiducia.
Il dottore stava rientrando, poi si ricordò di una cosa. << Comunque deve ringraziare la persona che l'ha tenuto in vita >>.
<< Come ha detto? >>. Nella mente di Aoko balenò il viso del ladro.
<< Senza il massaggio cardiaco sarebbe morto. Gli ha salvato la vita >>. Rientrò nella sala.
Saguru guardò Kaito, il ragazzo aveva abbassato gli occhi sul pavimento.
Gli ha salvato la vita
.
Aoko non sapeva cosa fosse realmente successo però Ladro Kid aveva salvato la vita di suo padre. Colui che minacciava di metterlo in prigione, di togliergli la libertà... Avrebbe potuto lasciarlo morire, togliere il problema di torno.
<< Vi accompagno a casa >>, disse Nakajima.
Saguru fu prelevato da un collega del padre e i due ragazzi furono lasciati davanti casa di Aoko.
La ragazza inserì le chiavi nella toppa e si ritrovò nell'ingresso. Era distrutta fisicamente e la mente non riusciva a spegnersi. Avrebbe voluto cadere in un oblio per riprendersi.
<< Allora... >>, Kaito teneva la giacca appoggiata all'avambraccio. << Io torno a casa. Se ti serve qualcosa sai... >>.
<< Non lasciarmi sola >>. Aoko era in piedi sul gradino dell'ingresso. << Ti prego... non lasciarmi sola >>.
Kaito si perse negli occhi imploranti di Aoko, l'azzurro vivace era sostituito di un celeste spento e senza luce.
<< Va bene >>, mormorò, deglutendo.
<< Puoi dormire nella camera di papà, io sarò nella mia >>.
Kaito faceva spesso il bucato da Aoko e non fu difficile reperire un pigiama tra i panni stesi. La camera di Nakamori era la stessa di quando aveva comprato la casa per viverci con l'attuale ex moglie: un letto matrimoniale, armadio a muro, una grande finestra sulla destra. Sulla cassettiera c'era una piccola TV e sopra uno specchio, posizionata accanto alla finestra. La stanza era linda e ordinata, opera di Aoko.
Kaito si gettò sul letto, fissando il soffitto. Si guardò le mani e gli sembrò di vederle ancora sporche di sangue del padre di Aoko, il vestito di Ladro Kid bianco come la neve non lo riconosceva più con quelle macchie rosse.
Mi odia.
Aoko non aveva versato una lacrima. Era rimasta tutto il tempo aggrappata alla sua camicia, occhi persi nel vuoto, tremando. Ma non una sola lacrima aveva solcato il suo viso.Forse non la conosco così bene come credevo.
Quella tempra che tirava fuori nei momenti critici la invidiava. Credeva di essere forte, infallibile e quella sera aveva dimostrato il contrario. Era riuscito a salvargli la vita con il massaggio cardiaco e ricordava il tremolio di ogni singolo muscolo.
La porta della camera era stata lasciata aperta nel caso Aoko avesse bisogno di lui. A piedi nudi la ragazza era arrivata nella stanza dove dormiva l'amico, in silenzio aveva camminato e seduta al centro del letto. Kaito non disse niente, la guardava e basta.
Aoko appoggiò la fronte alle ginocchia e iniziò a piangere, una vera e propria crisi di pianto incontrollabile. Kaito si tirò su e l'abbracciò, stringendola forte. Non riusciva nemmeno a respirare dalle lacrime, appoggiò la testa al suo petto, bagnando la maglia del pigiama. Le sussurrava che tutto sarebbe andato bene, che il padre sarebbe tornato presto a casa e che ogni sarebbe tornata come prima. Spossata dalle lacrime si addormentò e Kaito con lei, avvolgendole la vita con il braccio e intrecciando le gambe, fino alla mattina dopo.


Kaito aprì gli occhi per primo, si sentiva stanchissimo. L'orologio segnava le nove e Aoko era ancora avvinghiata a lui, bocca semiaperta, le guance avevano il segno della crisi di pianto. Le accarezzò i capelli per non svegliarla.
<< Perdonami >>, le sussurrò sapendo che non poteva sentirlo.
Si alzò piano dal letto e scese in cucina per preparare la colazione. Le visite iniziavano alle dieci e Aoko non vedeva l'ora di rivedere suo padre. Aveva finito quando lei si presentò nella sala da pranzo vestita di un leggero abito bianco e i capelli legati. Aveva un aspetto migliore dopo una doccia ed essersi sistemata ma il viso esausto la tradiva.
<< Buongiorno >>, disse Kaito dolcemente.
Lei arrossì, non si era dimenticata come avevano dormito la notte prima. Non ne aveva potuto fare a meno, non ci sarebbe stato altro posto al mondo in cui sarebbe voluto essere per sfogare il dolore, la rabbia, la tristezza. Si sedette al tavolo.
<< Buongiorno a te. Mi dispiace averti costretto a dormire qui, stanotte >>.
Kaito scosse la testa. << Non c'è problema. Avevi bisogno di... me >>.
Mangiarono in silenzio, Kaito preferì non accendere la TV perché temeva che il telegiornale parlasse della sparatoria al centro commerciale e non voleva che Aoko sentisse. Non voleva sentirlo neanche lui.
<< Io vado a casa a farmi una doccia, prendo la moto e andiamo in ospedale >>, disse, iniziando a sparecchiare.
<< Grazie Kaito. Non so cosa farei se tu non ci fossi >>.
Un piatto scivolò a terra, rompendosi. Si chinò a raccogliere i cocci per non far vedere la sua espressione. Era molto deluso da se stesso, quello era il più grande inganno ai danni di Aoko che avesse mai fatto, Nakamori era in ospedale a causa sua.
Aoko si turbò nel vedere quella reazione. Kaito lasciò in fretta la casa, aveva bisogno di qualche minuto da solo.
In camera sua dette un pugno al muro, spellandosi le nocche. Per Aoko aveva a sfogare le proprie emozioni e doveva assolutamente riprendere il controllo della sua sicurezza in fretta.
Quindici minuti dopo Aoko era in sella alla moto di Kaito. Parcheggiò in uno spiazzo dell'ospedale e salirono al reparto di chirurgia.
C'era qualche collega attorno al letto dell'ispettore, la camera era privata.
<< Papà! >>.
Aoko corse ad abbracciarlo, non riusciva a staccarla.
<< Piano figliola! >>.
<< Come sta ispettore? >>, domandò Kaito.
<< I punti tirano e l'antidolorifico migliora la situazione >>.
<< Quando ti fanno uscire? >>, chiese ansiosa Aoko.
<< Sabato, prima devono assicurarsi che non faccia infezione >>.
Nakajima era seduto alla destra dell'ispettore. << Stavamo giusto chiedendo a Ginzo cos'è successo >>.
Kaito avrebbe voluto fuggire.
Da quando sono tanto codardo?
<< Sono salito sul tetto e ho sentito degli spari. C'era un tipo, un brutto ceffo vestito di nero e puntava l'arma contro Ladro Kid >>.
<< Perché non ti sei difeso? >>. Aoko gli stringeva la mano.
<< Non ho fatto in tempo. Mi ha sparato e da qui... i ricordi sono nebulosi. Sono caduto a terra, Ladro Kid era chino su di me e mi ha praticato il massaggio cardiaco, poi credo di essere svenuto >>. Si passò una mano sulla testa, confuso.
<< Allora è stato Ladro Kid ha salvarti la vita? >>, chiese un collega e lui annuì.
Aoko abbassò lo sguardo e strinse le mani a pugni, posate sulle ginocchia.
Allora è stato davvero lui.
<< Deve rimettersi in fretta! >>, lo motivò Nakajima.
<< Solo lei può catturare Kid! >>, aggiunse un altro collega.
<< Esatto papà! Ah, Saguru dov'era? Non era corso con te dietro il ladro? >>.
<< Bloccato in ascensore >>.
Saguru entrò nella camera. Incrociò gli occhi dorati con quelli blu di Kaito e quest'ultimo provò un brivido, cosa mai successa in presenza del detective liceale.
<< In che senso? >>, chiese Nakamori.
<< Sono salito sull'ascensore e prima di arrivare sul tetto si è bloccato >>.
Kaito si ricordava di aver messo fuori uso l'impianto elettrico principale in modo da costringerli ad usare quello secondario d'emergenza, in questo modo non gli avrebbero potuto tagliare la via di fuga. Ma se Nakamori era giunto fin sul tetto significava che la corrente non era stata tolta.
L'hanno bloccato dentro di proposito, volevano che Nakamori salisse da solo. Perché?
Il ragazzo era confuso da quella sequenza di eventi. Snake voleva sparare all'ispettore, non l'aveva fatto per togliere di mezzo un testimone scomodo.
Una rivelazione terribile, la peggiore ipotesi che potesse valutare e lo gelava al solo pensiero.
Sanno chi sono.


Angolo autrice!


Salve lettori!
Da questo capitolo si muovono i primi passi per arrivare alla fine! L'organizzazione sa chi è Ladro Kid? Be', lo vedremo :D
Grazie per chi l'ha letta, messa tra le preferite, le ricordate e le seguite!
Shinici e ran amore: Grazie mille per la tua recensione e i complimenti! Lo sai che ci ho pensato a un sequel? :) Mi sono affezionata ai personaggi, ahimè sono una sentimentale ahahaha Quindi chissà che non mi venga qualche idea in mente!










Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18. Sei un genio, Aoko! ***


NB: In questo capitolo è presente un codice e la soluzione viene svelata durante il racconto nelle ultime pagine. Quindi se avete voglia di perderci del tempo per risolverlo, non leggete fino alla fine! :D


Capitolo 18


Sei un genio, Aoko!


Aoko andava in ospedale tutti i giorni, mattina e pomeriggio. Il mangiare dell'ospedale era indigesto all'ispettore e gli portava i suoi piatti preferiti. Con meno frequenza anche Kaito andava a trovarlo e trascorreva il resto del tempo nella villetta dei vicini a far compagnia ad Aoko. Soffriva molto la solitudine di quella casa senza gli strepiti del papà, i suoi passi pesanti e le camice buttate a casaccio nel bagno. Dopo quella prima notte era tornato a dormire a casa sua e non ne avevano mai parlato, come se non fosse mai successo.
La prospettiva che l'organizzazione fosse a conoscenza della vera identità di Ladro Kid non era da sottovalutare. L'aggressione a Nakamori poteva essere un messaggio d'avvertimento, per giungere passo dopo passo alla persona a cui teneva di più. Il dolce visetto di Aoko e i limpidi occhi azzurri balenavano nella sua mente.
Jii era sbiancato quando aveva saputo della sparatoria e Kaito gli vietò di dirlo a Chikage. La madre si sarebbe preoccupata e sarebbe stata capace di prendere il primo aereo e non lo voleva: a Parigi era più al sicuro.
Al vecchio aiutante commissionò la ricerca della talpa all'interno della polizia, in particolare tra i sottoposti o agenti di grado uguale all'ispettore. Era evidente che qualcuno era entrato nel sistema informatico e aveva bloccato l'ascensore. Snake non sembrava il tipo da armeggiare con i computer ed era già sul tetto quando Saguru era rimasto chiuso in quei pochi metri di cubicolo.
Kaito decise di dare un taglio ai furti per una decina di giorni per far calmare le acque e far riprendere la psiche di Aoko, abbastanza da poterla lasciare sola e riprendere poi la sua missione.


Un uomo sulla cinquantina, capelli scuri e barba fine stava seduto davanti a uno schermo, indossava un camice bianco con un logo ricamato sul taschino
<< Mi dispiace nipote, sfortunatamente non potrò darti il risultato prima di due settimane >>.
<< Ci vuole una settimana per la comparazione del DNA! >>, protestò Saguru.
<< Hai ragione ma il mio tecnico è in ferie e io non posso toccare la strumentazione >>.
<< Sei il proprietario! >>.
<< In archivio ci sono casi di omicidio e rapine affidati dai tribunali. Se qualcosa va storto sono grossi guai. Mi dispiace Saguru, potrò farti avere i risultati in questa data >>. Scrisse su un foglietto con una matita e glielo porse.
Il detective lesse e sospirò arreso. Erano otto mesi che dava la caccia al ladro, non sarebbero state quelle due settimane a cambiare la situazione.
<< D'accordo >>.


<< Signorino ho qualcosa >>.
Jii spostò il portatile in direzione del ragazzo. Era seduto sullo sgabello, in attesa di buone notizie.
<< Ho incrociato i nomi delle persone più strette attorno all'ispettore e poi scavato un po' >>, indicò uno dei nomi toccando lo schermo. << Questo mi lascia perplesso >>.
<< Perché? >>.
<< Ho forzato un paio di siti e guardi cos'è venuto fuori >>, cliccò un altro file.
<< Sono dei reati minorili... Aspetta, non si può entrare in accademia con la fedina penale sporca >>, disse Kaito, scorrendo il file e leggendo con attenzione.
<< Giusto signorino >>, confermò Jii. << Questo significa che qualcuno ha fatto in modo che sparissero >>.
<< Per infiltrarlo delle forze di polizia. Dobbiamo accertarci che sia così, se è quella persona dobbiamo mascherarla con prove più evidenti >>.
Come poliziotto aveva accesso a qualunque dato, era stato presente a tre quarti dei furti commessi da lui. Se era nato il sospetto che il figlio di Toichi Kuroba avesse ripreso le vesti di Kid sarebbe bastato osservare, cercare e fabbricare prove.
<< Eppure... >>, mormorò, mettendo una mano sotto il mento. << Qualcosa non mi torna >>.
<< Che intende signorino Kaito? >>.
<< Avrebbero anche potuto sospettare di me, non lo escludo, ma la certezza non potevano averla. Sparare a un ispettore di polizia non è una cosa di poco conto nemmeno per quella gente >>.
Jii afferrò subito il ragionamento. << Qualcuno ha dato inizio hai sospetti su di lei! >>.
<< Proprio così. Jii, ti chiedo di continuare a cercare, in particolare vorrei che scaricassi i video delle telecamere di sicurezza del Tokyo Midtown. Ho un dubbio che mi sta lacerando >>.
<< Sarà fatto in minor tempo possibile! >>.


<< Eccoci a casa papà! >>.
Aoko spalancò la porta d'ingresso. Aveva tirato a lucido l'abitazione per accoglierlo e sul fornello c'erano i manicaretti che amava.
Kaito sosteneva l'ispettore e l'aiutò ad entrare in cucina. Faceva ancora molta fatica e doveva riposare parecchio. Stare senza far niente non lo rendeva molto felice, sarebbe rientrato a fine agosto in servizio poiché in mezzo c'erano anche le ferie.
<< Io e Kaito ti daremo una mano >>.
<< Non sono invalido figliola, tra non molto tornerai a scuola. Goditi quel che resta dell'estate >>.
<< Tu sei più importante! >>. Il tono di Aoko era di quello che non ammetteva repliche di alcun genere e i due lo conoscevano benissimo.
L'ispettore accese la televisione e cambiò canale tre volte prima di fermarsi sul telegiornale. La giornalista bionda, troppo truccata, parlava dell'uscita dall'ospedale dell'ispettore dopo una sparatoria ai suoi danni. I media ipotizzavano che perfino Kid potesse aver premuto il grilletto per sbarazzarsi di un piedipiatti piantagrane.
Kaito strinse il bicchiere, quasi umiliato dalle ingiurie ingiuste. Avrebbe dovuto aspettarselo, i giornalisti sparlavano e inventavano su qualunque cosa.
<< Quel ladro mi ha salvato la vita >>, cambiò canale, era stanco di sentire le stesse notizie da giorni. << Anche se, ovviamente, non cambia la sua sorte >>.
Il ragazzo accennò un lieve sorriso triste, la gratitudine di Nakamori gli faceva piacere.
<< Salvarti la vita è stato un grande gesto >>.
Kaito guardò Aoko che dava la schiena ai due uomini mentre scaldava il pranzo. Quella frase fece lo sentire meglio perché significava che almeno, in una piccola parte, gli era grata. Mentre Aoko stendeva i panni fuori, Nakamori si avvicinò al mago.
<< Avrei una richiesta >>. Sembrava molto imbarazzato.
Anche lui avvertì un certo disagio nell'aria. << Parli pure >>.
L'ispettore rimase qualche secondo in silenzio. << Aoko si sta stressando molto da quando mi hanno sparato. Perciò... ecco ... vorrei che tu la portassi fuori un giorno di questi >>.
<< Come? >>. Gli antidolorifici gli hanno dato alla testa.
<< Domani io sarò occupato alla stazione di polizia per stilare il rapporto e sistemare le cose con il questore Hakuba. Se glielo propongo io, mia figlia non vorrà muoversi >>.
<< E cosa le fa pensare che se lo propongo io accetterà? >>.
<< Lo farà >>, disse con una certa sicurezza che non avrebbe voluto avere visto che riguardava quel maghetto che faceva troppo lo scemo con la sua bambina.
Kaito guardò Aoko: era pallida e si meritava una mezza giornata di svago e, ancora una volta, glielo doveva.
<< So già cosa fare >>.


<< Capo, è andato tutto secondo i piani. L'ispettore è uscito dall'ospedale >>.
<< Perfetto >>.
<< Ancora due settimane e avremo la conferma >>.
<< Non mi serve nessuna conferma >>.
Snake trasalii. << Che vuol dire? >>.
<< Non ho dubbi sulla sua identità >>.
<< Allora uccidiamolo! >>.
<< Non ancora >>. La figura in ombra dava la schiena al suo subalterno, con la sedia girata verso le ampie finestre. << Ho un'altra idea prima >>.
Ho voglia di divertirmi un po', Kid.


Prima di pranzo Aoko stava ritirando i panni stesi di prima mattina. Kaito si affiancò a lei, togliendo il resto dei panni e gettando le mollette nel cestino giallo.
Lei fece un salto indietro. << Kaito! Mi hai fatto prendere un colpo. Sei silenzioso come un gatto! >>.
O come un ladro. << Qui finisco io. Tu vai a vestirti >>.
<< A vestirmi? >>.
<< Fra dieci secondi suonerà il campanello >>, le sorrise.
<< Hai bevuto? >>, esclamò lei. << Fammi sentire l'alito! >>.
<< Tre, due, uno... >>.
Il campanello suonò.
<< Ma cosa...? >>.
<< Magia! >>, le fece un occhiolino.
Aoko corse ad aprire la porta e trovò i suoi amici. Keiko e Akane le sorridevano cordiali e Akako, seppur infastidita per essere stata costretta ad uscire dal suo antro, era amichevole. Saguru era stato invitato da Kaito solo perché sapeva che all'amica avrebbe fatto piacere.
<< Qualcuno mi spiega? >>. Era totalmente confusa.
<< Devi chiederlo al ragazzo dietro di te >>, rispose Akako.
Kaito le mostrò un fazzoletto da entrambi i lati, si ingrandì e poi lo fece sparire.
<< Un cestino da picnic? >>.
<< Andiamo al lago Ashi a goderci un pranzo sull'erba >>, agitò il cesto
<< Ma papà... >>.
<< L'ispettore resterà tutto il giorno in prefettura con il mio >>, la tranquillizzò Saguru. << Quindi puoi prenderti questa giornata libera >>.
Aoko guardò gli amici e poi si soffermò su Kaito. Aveva fatto una cosa bellissima per lei e non poteva deluderlo.
<< Vado a cambiarmi! >>. L'entusiasmo della ragazza rallegrò il gruppo.
<< Ti aspettiamo fuori >>, disse Akane.
La ragazza stava per entrare in camera da letto per preparare una borsa e Kaito la seguì.
<< Ah, porta anche quel bel costume bianco... Ci faremo il bagno al lago >>.


Un'ora e mezza dopo erano al bellissimo lago Ashi.
Il monte Fuji era lo sfondo perfetto di quella natura incontaminata. Il lago era circondato da alberi verdi, alti e ombrosi. Sotto le loro fronde c'erano trenta gradi, le acque erano tiepide e un leggero vento rinfrescava la giornata afosa. Akane e Keiko avevano cucinato ed erano due brave cuoche, Aoko doveva ammetterlo e Kaito, in cuor suo, ne era sollevato. Apparecchiarono sull'erba e Aoko sembrò riprendere colore e buon'umore.
Qualche barca solitaria solcava il lago di tanto in tanto e qualcuno faceva il bagno, sfidando le acque non proprio calde.
Intorno alle due, Keiko e Akane sparecchiarono e andarono a fare due passi intorno al bacino d'acqua, Akako e Saguru si sedettero su una panchina davanti al lago, chiacchierando di vari argomenti e la strega ne approfittò per giocare un po' con lui.
Aoko si distese su una coperta colorata e chiuse gli occhi. Intorno c'era l'odore degli alberi, l'acqua del lago e il profumo dolce di qualche fiore. Gli unici rumori che udiva erano i grilli in lontananza e le foglie mosse dalla brezza.
Un profumo familiare le fece aprire gli occhi e Kaito si era disteso accanto a lei, le mani sotto il capo, anche lui per riposarsi. Aoko non poteva saperlo ma anche per Kaito erano giorni difficili: il senso di colpa e il dolore bruciavano, in particolare quando era da solo nel letto, la notte. Era impegnato a scavare nel passato della presunta talpa e ricercava altri gioielli che potevano essere Pandora.
Kaito sentì la mano di Aoko sfiorare la sua.
<< Quante volte ancora dovrò ringraziarti? >>.
Non rispose, quanto avrebbe voluto dirle la verità.
<< Mio padre ti ha chiesto di farmi uscire vero? >>.
<< Sei la degna figlia di un detective! >>.
Rise. << Credo di essere diversa >>.
La guardò negli occhi, come se potesse leggerci la risposta. << Che intendi? >>.
<< Credo di aver acquisito sicurezza e di aver smussato molti lati del mio carattere >>.
Aveva ragione perché era stata quella crescita personale a innescare l'amore di Kaito nei suoi confronti. C'era sempre stato un sentimento acerbo per lei, dentro il suo cuore. Ma quando Aoko aveva preso consapevolezza delle sue capacità, delle qualità che possedeva... lui aveva perso la testa. Non era ancora giunta a quella consapevolezza che quel mix di sicurezza unita all'ingenuità e alla goffaggine l'avevano resa irresistibile.
<< Lo credo anch'io >>.
Aoko rotolò sul fianco, più vicino a lui. Kaito era in una situazione rischiosa, molto tentatrice e che metteva l'autocontrollo in seria difficoltà. Se si fosse spostato, poteva darle dubbi incomodi.
<< Allora, cosa farai per il resto dell'estate? >>.
<< Riposo assoluto >>. Era in iperventilazione.
Le ombre di Saguru e Akako si pararono davanti a loro. La strega li guardò con un certo disappunto ma comunque lusingata dalla chiacchierata con il detective.
<< Akane e Keiko si sono messe il costume e stanno per fare il bagno. Ci uniamo? >>, domandò Saguru.
Kaito sapeva che l'aveva fatto apposta a rompere l'idillio. In fondo, per quanto fosse fastidioso, gli era grato.
Si mise seduto. << Sicuro >>.
C'erano delle cabine in cui gli ospiti potevano cambiarsi. Aoko indossò il costume bianco che tanto piaceva a Kaito e provò qualche acconciatura per sembrare più carina. Poi si disse che era una sciocca, che non c'era nessun motivo per voler essere più bella e si fece una treccia di lato per poi legarla alla nuca con dei fermagli.
Uscì per ultima e gli altri si erano già buttati. Aoko mise un piede nell'acqua e lo ritirò subito.
<< Dai Aoko! >>. Akane agitò il braccio, lei si era già fatta una nuotata.
<< Non è così fredda quando ti butti! >>, la incitò Keiko.
<< Credo che aspetterò in riva >>, si arrese, camminando all'indietro.
Kaito le arrivò dietro a sorpresa e la buttò in acqua. Aoko riemerse furiosa, i capelli appiccicati in faccia e il tempo sprecato per non bagnarsi i capelli gettato insieme a lei.
<< Kaito! >>, prese un ramo da terra, minacciosa.
<< Almeno ti sei buttata! >>.
Si rincorsero nel lago e il gruppo rise, fino a quando Kaito non si gettò sott'acqua e rubò il bastone ad Aoko, facendolo sparire. Lei gli mise la testa sott'acqua e poi finirono a ridere e la risata si spense pian piano per poi ritrovarsi a guardarsi.
Keiko e Akane trattennero il respiro, attendendo qualcosa e Akako preferì non guardare. Saguru pensò all'enorme delusione di Aoko da lì a dieci giorni, sperava solo che quella ragazza non soffrisse troppo.
Kaito la lasciò andare e si allontanò prima che fosse troppo tardi, prima che potesse commettere un errore terribile come quella notte di un paio di mesi prima. Dopo la sparatoria all'ispettore non poteva metterla in pericolo. Se davvero l'organizzazione conosceva la sua identità, se avessero scoperto che l'amava potevano ucciderla per farlo soffrire.
Aoko guardò l'amico allontanarsi, ancora una volta si sentì delusa e non sapeva perché.


Aoko si era messa una felpa sopra il costume e si era seduta sulla riva, lanciando sassolini. Akane si sedette vicino a lei: era una ragazza con un carattere schietto e diceva sempre quello che pensava.
<< Pensi a tuo padre? >>.
<< Anche >>.
<< Pensi a Kaito? >>.
L'amica cercò di dissimulare, senza successo, con una risatina. << No! >>.
<< Vi abbiamo visti tutti poco fa >>.
<< Non avete visto niente. Stavamo giocando >>.
<< No >>, controbatté Akane. << Io ho visto due persone molto attratte, molto vicine e con la voglia di oltrepassare il muro dell'amicizia >>.
<< Non sono il tipo di Kaito >>.
<< Questo lo deve decidere lui >>, la ragazza stese le gambe fino a sfiorare l'acqua con i piedi.
<< Forse ho bisogno del tempo per rifletterci >>.
<< Prenditi il tempo che ti serve >>. Akane si alzò e stiracchiò. << Vado ad aiutare Keiko a riporre tutto. Tra un po' parte il treno >>.
<< Vengo ad aiutarvi anch'io >>.


Kaito scese nel nascondiglio, era tornato a casa e doveva sbrigare alcune faccende. Doveva ricaricare la spara carte e rifinire un paio di trucchi, oltre che sistemare l'abito. Aveva riposto le carte da qualche parte e stava mettendo a soqquadro la stanza, non si ricordava dove le aveva messe.
Nel cercare, caddero dei libri dalla piccola libreria accanto al bancone. Sbuffando, li rimise al loro posto a casaccio. Aveva messo l'ultimo manuale quando udì un click. Li sfiorò e sembravano come ogni giorno.
Poi la sua attenzione fu catturata da una delle vecchie bottiglie sulla credenza, sembrava rialzata come se fosse su un gradino. Alzò la bottiglia impolverata e vide un piccolo rialzo, lo toccò e si aprì. Dentro il piccolo scomparto c'era un pezzo di carta ingiallito.
<< Deve essere uno scomparto a pressione >>.
I libri, messi in un certo ordine, creavano il peso ideale per far scattare quel piccolo nascondiglio e, per puro caso, li aveva messi nell'ordine giusto.
Srotolò delicatamente il foglio e lo lesse.
<< Non ci posso credere! >>.


<< Non ne sapevo niente >>. Jii leggeva e rileggeva quel foglio.
<< Papà deve averlo lasciato prima di morire >>.
<< Forse voleva mostrarmelo dopo lo spettacolo ma... >>, si interruppe, ripensando a quel doloroso ricordo.
<<
È un codice, non so ancora decifrarlo >>.
Il foglietto riportava delle cifre e un punto interrogativo.



2x2+24           7x2+7              ?

1x1+2             4x3+6

2x3+2            1x5+2

2x4+0            3x5+5

5x2+1            1x2+1

2x10+0         2x4+8

4x4+1          3x7+7

                   1x1+1


<< Questa serie di numeri pare non avere senso. Poi perché una delle colonne ha una cifra in più? >>. Kaito picchiettava con una matita sul blocco di fogli che aveva davanti, riflettendo.
<< Il maestro Toichi era un uomo furbo, signorino >>, disse Jii. << Se ha creato un codice aveva paura che l'informazione potesse cadere nelle mani sbagliate >>.
Per questa informazione era morto?
<< Forse papà aveva trovato una dritta su Pandora ma non ne era sicuro, ecco spiegato il punto interrogativo >>. Gettò la matita sul bancone. << Cos'hai scoperto di nuovo sulla possibile talpa? >>.
<< Ho violato il sito del centro commerciale >>, sbloccò il portatile e aprì una cartella, poi lo porse a Kaito. << Guardi qua >>.
Avviò il lettore e il video iniziò a scorrere. Kaito aguzzò lo sguardo nel frame in cui lui era in piedi sulla teca dopo aver rubato i Bracciali Gemelli. Si concentrò su Nakamori, poi era corso fino all'ascensore e dietro di lui l'ispettore e Saguru. Fermò l'immagine e modificò l'angolazione.
<< Ha lasciato la posizione >>.
<< Devo reperire i video della sala controlli? >>.
<< Sì, voglio essere sicuro che sia come penso >>.
Kaito sentiva che c'era una svolta e tornò a casa a piedi, per schiarirsi le idee. Dopo mesi di furti, bugie e delusioni qualcosa si stava smuovendo, poi magari si sarebbe risolta nel nulla ed era una traccia fasulla. Sulla metro fissò quel foglietto ancora una volta e poi lo ripose in tasca.
Le cifre non corrispondevano a nessun segno dell'alfabeto giapponese. A casa cenò in solitaria e steso a letto fissava quel foglietto. Provò a risolvere quelle cifre come se fossero calcoli ma non avevano comunque senso, erano una colonna di numeri.
Li mise in fila, li scompose, li sommò, tentò diverse formule matematiche. Lasciò i fogli scarabocchiati sul comodino e si addormentò stremato.
Dopo qualche ora si ritrovò in un sogno.
Era vestito come il suo alter ego, in piedi sul tetto di un alto grattacielo. Aoko era in piedi al centro e dietro di lei c'era una figura, la pistola scintillava e l'amica piangeva.
<< Kaito salvami! >>.
Il ladro aveva i piedi incollati, non riusciva a muoversi per quanto ci provasse. L'ansia e l'orrore crescevano e gli impedivano di respirare.
<< Questo succede a chi si mette in mezzo alla nostra organizzazione >>.
Lo sparo lo fece svegliare di soprassalto, sudato.
Scese in cucina a bere un bicchiere d'acqua ghiacciato, il sogno sembrava così reale da fargli perdere qualche battito. Erano le sei e mezza e non sarebbe riuscito a riprendere sonno, così decise di andare a correre per sfogare il nervoso.
Quando rientrò un'ora dopo, sentì dei rumori al piano di sopra. Camminando a passo felpato, strisciò lungo il muro del corridoio, sbirciando dentro la sua camera da letto. Saltò dentro, pronto a difendersi dall'intruso.
Aoko stava spolverando la stanza, un fazzoletto in testa e un grembiule. Si guardarono per qualche secondo.
<< Si può sapere cosa ci fai alle otto del mattino a pulire la mia stanza?! >>.
<< Ti ho visto uscire e alle sette dovevo cambiare il bendaggio di papà >>, disse, stizzita per il tono.
<< Pensavo ci fosse... un ladro >>, pronunciò l'ultima parola con una smorfia.
<< Certo >>, scoppiò a ridere. << Ladro Kid >>.
Kaito raccolse una maglia e un pantalone. << Vado a farmi una doccia >>.
<< Posso buttarli? >>, gli mostrò i fogli accartocciati.
<< Fai pure >>.
<< Dopo la doccia devi pulire il giardino >>.
<< Sei peggio di una schiavista! >>.
<< Simpatico >>.
Kaito si fermò sulla soglia. << Cosa? >>.
Agitò il pezzo di carta. << Sembrano quegli indovinelli delle settimane enigmistiche >>.
<< Cioè? >>.
<< In genere corrispondono a una lettera dell'alfabeto europeo >>.
<< Non esiste la ventottesima lettera >>.
Aoko appoggiò la mano che reggeva lo scopino sul fianco. << Effettivamente hai ragione. Se fosse tipo la ventiseiesima lettera sarebbe la zeta >>. Buttò il foglietto nel cestino.
Al ragazzo si illuminò improvvisamente la risposta e iniziò a scrivere velocemente su fogli a caso.
<< Aoko sei un genio! >>, le baciò la fronte e fuggì fuori dalla stanza.
La ragazza rimase bloccata, rossa per il bacio e molto perplessa.
<< Ehi aspetta! E il giardino?! >>.


<< Zaffiro speranza! >>.
Kaito irruppe nel bar di Jii, era vuoto. Il vecchio aiutante stava sistemando i bicchieri e le tazze per il nuovo giorno lavorativo.
<< Ha decifrato il codice?! >>.
<< Più o meno >>, evitò di includere Aoko. << Bastava sommare le cifre, spostarle di due e usare l'alfabeto europeo. Il risultato è Zaffiro Speranza >>.
<< Conosce il mito di Pandora? >>.
<< Era una donna dell'antica Grecia a cui fu affidato un vaso contenente tutti i mali del mondo, le ordinarono di non aprirlo mai. Però Pandora, presa dalla curiosità, non mantenne la promessa e lo scoperchiò: i mali fuoriuscirono e si sparsero sul globo. Richiuse il vaso prima che potesse uscirne la cosa più importante: la speranza >>.
Jii cercò su Internet e in pochi minuti ebbero la risposta.
<< Lo Zaffiro Speranza esiste, guardi >>.
La pietra era incastonata in una collana. Ritrovato in una miniera australiana all'inizio del novecento, fu venduto a un ricco americano e poi a un facoltoso proprietario terriero giapponese come regalo di nozze all'unica figlia.
<<
È stato chiamato con questo nome perché il ricavo della vendita permise a un villaggio povero australiano di riprendersi dalla terribile siccità e fame che vivevano ormai da anni >>, lesse Kaito.
<< La figlia lo porta solo in occasioni speciali. Qual è la prossima? >>.
<< Signorino... >>.
<<
È Pandora! Ne sono sicuro! >>. Kaito era certo con ogni fibra e cellula del suo corpo che finalmente l'aveva trovata.
<< La famiglia Ohayashi festeggerà il ventunesimo compleanno del loro terzogenito domenica prossima, festa chiusa >>, disse, rassegnato, Jii.
Kaito fissò la foto della collana.
Papà l'aveva trovata...
Toichi era morto perché aveva realmente trovato Pandora. Qualcosa era andato storto e non erano riusciti a reperire l'informazione dopo la sua morte. Il ragazzo fremeva dalla voglia di chiudere quella storia: avrebbe distrutto l'organizzazione e reso giustizia al padre. Nessuno sarebbe più stato in pericolo e Aoko avrebbe continuato la sua esistenza senza sapere niente della vita segreta di Kaito e, cosa più importante, avrebbe potuto confessarle i suoi sentimenti.


Angolo autrice!


Salve lettori!
Questo capitolo è la calma prima della tempesta perché nel prossimo farà la sua entrata in scena il boss e ci saranno mille pericoli non solo per il mago al chiaro di luna, ma per tutti i personaggi!
Grazie mille a chi l'ha letta!
Shinici e ran amore: Grazie mille per averla inserita tra le ricordate e le preferite! Adoro le tue recensioni e sono felice che la storia ti piaccia! Difficilmente lascio andare i miei personaggi quindi con molta probabilità farò un sequel :)
144kagome_alice144: Sono veramente felice che ti piaccia la storia, ho letto la tua recensione con piacere! Grazie anche a te per averla messa tra le seguite!
A presto lettori! :D









Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19. Il boss ***


Capitolo 19


Il boss


<< Signora Ohayashi! >>.
Una cameriera correva per i corridoi eleganti della magione, stringendo un biglietto fra le dita. La signora stava facendo colazione con il figlio più giovane, Daisuke Ohayashi. Il capostipite era uscito molto presto.
<< Nori, non strillare di prima mattina! >>, la ammonì Yuka Ohayashi, sorseggiando una tazza di tè fragrante. Era una donna corpulenta, capelli scuri raccolti in una crocchia e occhi color nocciola. Il figlio Daisuke aveva i medesimi occhi e capelli più chiari, molto alto rispetto alla madre tarchiata.
La cameriera non aveva fiato per la corsa. << Guardi cos'ho trovato nella cassetta della posta! >>.
Posò la tazzina di ceramica con fare scocciato e lesse il biglietto, ebbe quasi un mancamento. Il figlio lo prese dalla madre in trance e lesse:


Sarò lieto di entrare in possesso dello Zaffiro Speranza domenica, durante la festa per i ventuno anni del vostro terzogenito.


                                                                                                                                                                                                                                Ladro Kid


<< Ladro Kid alla mia festa?! Fortissimo! >>. L'entusiasmo del festeggiato era alle stelle.
<< Non dire stupidaggini Daisuke! >>, lo rimproverò la mamma. << Questa è una disgrazia! >>.
<< Vado subito a chiamare la polizia! >>, disse la cameriera, correndo al telefono fisso posto su un tavolino.


<< Ladro Kid ha mandato un avviso?! >>.
In casa Nakamori stavano finendo di consumare la cena. Kaito era impegnato a leggere i messaggi di Jii, stava indagando sulla misteriosa talpa. Il telegiornale aveva pubblicato la news e l'uomo era entrato in allarme.
L'ispettore prese il cellulare e gli fu sottratto dalla figlia con una mossa lesta.
<< Cosa credi di fare? >>.
<< Chiamo la centrale, mi pare ovvio! >>.
<< Tu sei in malattia! Se ne occuperà un collega >>.
<< Dammi il cellulare Aoko! Io sto bene >>.
<< Non hai ancora finito il ciclo di antibiotici. Sequestrato >>.
Si mise il cellulare in tasca e per sicurezza tolse il cavo da quello fisso. Kaito non poté fare a meno di ridere e la nascose abbassando il volto. Sperava che il sostituito di Nakamori fosse poco sveglio perché quello zaffiro l'avrebbe preso a qualunque costo.


<< Mi ha fatto chiamare? >>.
<< Sì >>, la figura in ombra si alzò e camminò a fino alle vetrate, con il panorama sottostante di luci e traffico. << Voglio attuare il piano numero cinque >>.
Snake sudò freddo. Quel piano era pericoloso perché avrebbe portato a conseguenze non da poco ma se il capo decideva, doveva solo obbedire. << Sarà fatto >>.
Indicò una busta sulla scrivania. << Troverai un cellulare prepagato e le informazioni necessarie >>.
<< Quando devo attuarlo? >>.
<< Domani >>.
Il malvivente conosceva troppo bene il suo capo da sapere che non agiva con tanta frenesia se non c'era un reale motivo dietro.
<< Lo consideri già fatto >>.


<< Ehi Jii >>, si sedette sullo sgabello. << Dammi un'aranciata per favore >>.
Il barista servì la bibita insieme al computer. << Ho messo insieme una ricostruzione video del furto dei Bracciali Gemelli >>.
Kaito bevve in fretta un paio di sorsi e fece partire il video. Era esattamente come pensava.
<< Maledetto >>, sussurrò. << Una delle persone più vicine a Nakamori >>.
<< Dobbiamo fermarlo >>.
<< Immediatamente. Ho già un piano >>, un lungo ghigno attraversò il viso di Kaito. Salvò il video su una pennetta USB. << Lo smaschererò nel prossimo show >>.
<< Stasera dobbiamo visionare gli esterni di villa Ohayashi >>.
<< Volevo fare una ricognizione dall'alto per cominciare >>, mostrò la piantina disegnata sul laptop. << Ho scovato questo palazzo in rovina, sta per essere demolito. Mi sembra perfetto per non essere visti >>.
<< Ottima posizione. Alle venti ci vediamo all'ultimo piano della costruzione >>.
Kaito terminò la bibita e tornò a casa, chiudendosi nella stanza segreta per sistemare l'aliante e gli occhiali per la visione notturna. La macchina fotografica di ultima generazione riprendeva alla massima qualità e l'avrebbe usata per analizzare gli esterni una volta tornato alla base.


Akako era in piedi, lo specchio magico rifletteva la sua immagine. Agitò la mano e la superficie dello specchio si increspò come scosso da un'onda.
<< Specchio chi è la più bella? >>.
<< Lady Akako è la donna più splendida del mondo e sta per diventare anche l'unica ad avere tutti gli uomini ai suoi piedi >>.
Il bel viso della strega si accigliò. << Che intendi dire? Parla! >>.
<< L'unico uomo che non può avere sta per sparire >>, rispose la voce cristallina.
<< Fammi vedere il futuro! >>, ordinò lei. Le immagini passarono sullo specchio, come un brutto film con un finale orribile.
<< Oh no... Kaito >>, mormorò Akako, non era la sua morte che voleva. Le immagini continuarono ad avanzare e la strega fece un passo indietro per le crudeltà che aveva visto
<< No! >>, corse fuori dalla sala dello specchio, per cercare il libro degli incantesimi e lo poggiò sul leggio, cercando freneticamente la fattura o la magia giusta per cambiare il futuro e non far avverare quel disastro.


Aoko sbuffava camminando, a braccia incrociate. Nella mano destra teneva un piccolo foglio.
<< Se non fosse stato per Kaito sarei andata stamattina a fare la spesa! >>. Rilesse la lista della spesa. << Il riso, il sale, le mele... >>.
Odiava uscire di casa per fare le commissioni quando faceva buio, anche se era un quartiere tranquillo. Non si accorse di un uomo e andò a sbatterci contro.
<< Mi scusi tanto! >>.
<< Si figuri signorina >>, un sorriso gentile. Aveva uno zaino, un berretto e sembrava un turista. << Mi sono perso, potrebbe aiutarmi? >>.
<< Volentieri! >>, Aoko si sporse per guardare la cartina che teneva in mano. << Dove deve...? >>.
Una siringa inserita nel collo le spezzò la voce e cadde a peso morto contro il finto turista. La prese in braccio e sparirono in una macchina nera parcheggiata poco più avanti, che partì sgommando.
Nessuno aveva visto niente.


Ladro Kid atterrò all'ultimo piano della costruzione, approfittando delle finestre rotte. L'aliante sparì e si guardò attorno. Le mura erano state abbattute ed era diventato uno spazio unico, non c'era nemmeno più una porta all'ingresso. Camminando calpestava i pezzi d'intonaco e il rumore si perdeva nel vuoto.
Guardò l'orologio. << Jii è in ritardo. È sempre puntuale >>. Poi sentì dei passi. << Ah finalmente! >>.
I passi si avvicinavano, la persona varcò la soglia ma non era Jii.
<< Snake! >>.
Corse verso la finestra più vicina, calcolando la rincorsa necessaria per saltare e prendere velocità con l'aliante. Cadde a terra, qualcuno l'aveva afferrato per il mantello. Due mani gli bloccarono le sue, l'arma più pericolosa. Riuscì a coglierne altre tre paia che lo tirarono e lo tenevano fermo. Gli legarono le mani con delle catene.
<< Lasciatemi! >>.
Kaito voleva utilizzare i trucchi nella manica però il freddo e il peso delle catene non glielo permisero. Le manette erano un gioco da ragazzi ma più giri di catene d'acciaio erano un altro discorso. Bloccare le mani di un mago era come togliergli l'aria: impossibile eseguire trucchi.
Snake avanzò verso di lui. << Sciocco di un ladro >>.
<< Dov'è Jii? >>.
Fa che non l'abbiano ucciso.
<< Riposa nella sua bettola. Un nostro amico è andato a prendere qualcosa da bere e poco prima della chiusura potrebbero aver fatto una partita a biliardo, bevuto un drink e... puff, mondo dei sogni >>.
Kaito era sollevato. È vivo. << Che significa tutto questo? Non sono venuto a rubare >>.
<< Te lo spiego io, Ladro Kid >>.
Una voce nell'oscurità lo fece tremare. Dove ho già sentito questa voce?
<< Mai avrei immaginato che la persona che odio di più al mondo fosse un ragazzino >>, pronunciò l'ultima parola come uno sputo. << Ho vagliato tante ipotesi, molte possibilità ma tu... >>. Era più vicino. << Impensabile >>.
L'oscurità liberò la figura, il capo dell'organizzazione che aveva ucciso suo padre e arrecato sofferenza.
Kaito era sicuro di non avere voce perché non riusciva a creare un suono dallo shock. Il capo fu compiaciuto di quell'espressione sbigottita.
<< Cecelia Hakuba >>.
<< Suppongo che ti aspettatavi un uomo e non una tranquilla mamma e moglie di un questore di polizia >>.
Cecelia indossava un corto vestito nero, tacchi altissimi e capelli sciolti, dimostrava molto meno dei suoi quarantacinque anni. Era molto diversa dalla casta mamma di famiglia benestante che aveva incontrato a scuola. Quegli occhi blu erano pezzi di ghiaccio e lo trafissero come delle lame.
Ora tutto aveva senso.
Saguru indagava su Kaito e la madre aveva usufruito delle informazioni da lui reperite. La moglie di un questore aveva accesso agli archivi e introdurre una spia all'interno era stato fin troppo facile. La madre di Saguru era uno dei criminali più pericolosi al mondo e il figlio era un detective.
<< Il mio Saguru è un ragazzo eccezionale >>, continuò, abbassandosi al livello di Kaito che era in ginocchio. << Era a un passo dallo scoprire la tua identità. Abbiamo sparato a Nakamori perché volevamo vedere la tua reazione. La disperazione è stata più che sufficiente >>.
L'hanno fatto apposta.
Cecelia era all'altezza del mago. Gli passò un dito sul profilo del mento e poi premette l'unghia talmente a fondo da lasciargli un profondo graffio. Il ragazzo mugolò per il bruciore.
<< Stasera sarai il protagonista di una piccola recita >>. Si rialzò.
Kaito era inerme. Per la prima volta nella sua carriera di ladro non era altro che un bambolotto in balia delle circostanze. Con le catene alle mani non poteva usare i trucchi nel cappello e sulle spalle. Gli avevano frugato le tasche e sequestrato la spara carte e il panico gli impediva di pensare lucidamente. Non capiva cosa volesse dire Cecelia con quella frase: avrebbe potuto ucciderlo e basta, gettare il suo corpo in un fiume o seppellirlo.
Il boss schioccò le dita e un altro paio di uomini apparirono insieme ad una figura incappucciata che si dimenava e strepitava, i suoni attutiti dal cappuccio nero. Aveva le mani legate e misero in piedi il ladro, a meno di due metri di distanza dalla prigioniera.
<< Permettimi di presentarti la protagonista femminile della nostra piccola rappresentazione >>.
Il sorriso di Cecelia era la cosa più agghiacciante che avesse mai visto. Tolsero il cappuccio e Aoko urlò imprecazioni verso i due uomini. Era spaventatissima.
<< No! >>, urlò Kid. << Lasciatela andare! >>.
La ragazza si guardò attorno. Vide Ladro Kid incatenato, il palazzo diroccato, le persone vestite di nero.
Squadrò la donna. << Lei è la madre di Saguru... >>. Fissò il ladro. << Che cosa sta succedendo? >>.
<< Aoko Nakamori tu sarai la prima persona a scoprire l'identità di Ladro Kid >>. Quella gentilezza non piaceva alla ragazza.
Kaito capì perché ucciderlo sarebbe stato troppo facile. Toichi amava la sua famiglia e loro avevano fatto in modo di straziarli per sempre. Kaito amava Aoko e le avrebbero inflitto un dolore indicibile. L'incubo peggiore del ragazzo si stava per avverare.
<< Che vuol dire? Perché io? >>.
Cecelia fu davanti al ladro, il bellissimo viso era una maschera di pietra. Kaito cercò di trovare una scappatoia, un modo qualsiasi per sfuggire a quel disastro. Le unghie smaltate di nero gettarono a terra il monocolo e lo pestò con il tacco a spillo, finendo polvere brillante in mezzo ai calcinacci.
Aoko sentì lo stomaco contorcersi.
Posò le mani sul cappello. << Questo succede a chi si mette sul mio cammino >>. Lo lanciò via.
Kaito abbassò il viso per non farsi vedere e Cecelia lo alzò, costringendolo a farsi vedere bene da Aoko.
<< Ladro Kid alias... Kaito Kuroba >>, lo presentò come un'assistente durante uno spettacolo di magia.
Aoko scuoteva la testa, gli occhi pieni di lacrime. Poi le ricacciò indietro. << È un travestimento >>.
Cecelia guardò Snake e tirò la faccia di Kaito fino a lasciargli il segno, i lamenti del ragazzo in sottofondo.
Arresa davanti alla verità, Aoko cadde in ginocchio, le mani nella polvere.
Kaito avrebbe preferito un proiettile, un colpo di pugnale, una qualsiasi altra cosa piuttosto che la delusione in cui stava annegando la ragazza che amava. Aveva immaginato tante volte quella scena, l'aveva anche sognata ma non avrebbe mai pensato che potesse essere tanto catastrofico.
<< Kaito perché? >>, grosse lacrime si mischiavano alla polvere. << Perché?! >>, batté un pugno sul cemento, tanto forte da procurarsi un livido.
Aoko si sentiva morire. Tutte le volte che Kaito aveva mangiato a casa sua, ogni volta che il padre svelava i piani per catturarlo. Quando insultava Ladro Kid, le bugie e gli inganni... Era Kaito ad averla baciata quella notte nel parco! La vergogna la assalì, ripensando a quando ne avevano parlato insieme. Il viaggio a Parigi era stato solo una grande farsa.
Il freddo tocco di una canna alla tempia.
<< Non preoccuparti piccola >>, la rassicurò Cecelia. << Non soffrirai ancora a lungo >>.
Snake sogghignò e tolse la sicura. Kaito pensò in fretta, doveva essere lucido per cinque secondi.

Le scarpe!

Era in piedi e quindi nella posizione perfetta per attuare l'unico trucco che non gli avevano sottratto. Li mosse e dalle scarpe uscì parecchio fumo nero. L'effetto sorpresa funzionò alla grande e Cecelia non riuscì a dare l'ordine definitivo. Gli dette il tempo di liberarsi dalle catene e prendere Aoko in braccio
<< Sparate! >>.
Kaito saltò la finestra e Aoko strillò, aggrappandosi al collo del ladro. Un colpo lo prese di striscio e attivò l'aliante. I tirapiedi di Cecelia spararono in aria e riuscì a scansare i colpi, sparendo nella notte. Le urla della donna giunsero fino ai due, come di un animale rabbioso.
<< Controllate ogni posto in cui potrebbero nascondersi, svelti! >>.


Kaito volò fino al balcone di casa sua e mise Aoko a terra. Per tutto il viaggio era rimasta zitta, senza nemmeno rivolgergli un'occhiata. Entrarono e Kaito si affrettò a tirare le tende e chiudere la porta a chiave. Non avevano molto tempo, massimo un'ora e doveva prendere nuovi strumenti e poi nascondersi da qualche parte. Ma prima doveva affrontare Aoko.
Lei era nel mezzo della stanza, pugni stretti, sguardo basso. Il vestito giallo chiaro era sporco di polvere, i capelli avevano visto giorni migliori e aveva qualche graffio sulle ginocchia.
<< Aoko >>.
Silenzio.
<< Dirti quanto mi dispiace non basta >>, iniziò. << Non avrei mai voluto coinvolgerti in tutto questo. L'ultima cosa che volevo era darti questa delusione, non abbiamo molto tempo e... >>.
La ragazza alzò la testa. Gli occhi erano rabbiosi, le guance inondate di lacrime.
<< Io avrei capito! >>.
Quelle tre parole ebbero lo stesso effetto di un colpo. Aoko iniziò a dargli piccoli pugni sul petto.
<< Avrei tenuto il tuo segreto, avrei cercato di capire perché eri arrivato a tanto! >>.
<< Non facevi che dire che odiavi Ladro Kid! >>.
<< Ma non te! Mai te >>, urlò con la voce rotta dalle lacrime. << Mi ferisce di più sapere che non ti sei fidato di me del fatto che tu sia Ladro Kid! Non ero degna di fiducia forse? >>.
Kaito si rese conto di non aver mai capito niente. Aveva sempre sbagliato, aveva sempre pensato le cose sbagliate. Aveva sottovalutato Aoko da quando la conosceva, la piccola dolce e ingenua in verità era una ragazza forte e che sarebbe stata capace di comprendere, sarebbe andata oltre l'odio e la rabbia.
<< Io non potevo... >>. Le bloccò i polsi con le mani, stava per piangere, stremato dalla situazione e dalla rivelazione.
<< Cosa non potevi?! >>. In ogni sillaba c'era rabbia.
<< Non potevo accettare che il tuo odio fosse più grande dell'amore che provo per te! >>.
La rabbia di Aoko si sciolse e si calmò di colpo. In quel fiume di parole le aveva confessato i suoi sentimenti e interpretò la reazione come un rifiuto. Le lasciò andare i polsi e fece per allontanarsi.
Le mani di Aoko si posarono sulle spalle, si mise in punta di piedi e lo baciò. Il primo contatto lo lasciò talmente sorpreso da non riuscire a contraccambiare. Poi ricambiò il bacio, bruciando la passione che aveva covato in tutto quel tempo.
Aoko avvertì il freddo muro contro la schiena e il corpo di lui contro il suo, non smettevano di baciarsi. La giacca bianca finì sul pavimento e Kaito la strinse, avvicinandola ancora di più. Le piccole mani di Aoko, mosse dall'adrenalina, allentarono la cravatta.
C'erano troppi anni di attesa, di momenti persi, di provocazioni trattenute ed ora liberate. La mano del ragazzo andò all'orlo del vestito e lo alzò, sfiorando le gambe.
Kaito aveva perso totalmente il controllo della situazione e un campanello d'allarme lo svegliò quando avvertì le dita di Aoko slacciare i primi bottoni della camicia blu. La fermò, posando dolcemente le mani sulle sue.
Ripresero fiato.
<< Aoko, credo che dovremo fermarci... >>. Quelle parole gli costarono caro, quanto avrebbe desiderato che fosse la sera giusta.
Lei lo guardò: era in imbarazzo perché si era spinta dove non aveva mai nemmeno immaginato.
<< Vorrei che fosse una sera diversa, un po' più romantica. Vorrei non avere il pensiero di assassini alle calcagna >>, le passò una mano sul viso. << Dobbiamo fuggire >>.
<< E papà? Sarà preoccupato da morire >>.
<< Starà bene. Non appena Jii si sveglierà, leggerà il mio messaggio e controllerà l'ispettore. Adesso devo scendere nella stanza segreta e poi dobbiamo andarcene subito >>. Kaito si sistemò la cravatta e rimise la giacca.
<< Stanza segreta? >>. Si guardava attorno come se spuntasse una porta mai vista all'improvviso.
<< Avremo modo di chiarire tutto questo >>.
Kaito aveva appena toccato il ritratto di Toichi quando sentì il rumore della porta d'ingresso aprirsi e poi passi in cucina e su per le scale.
<< Sono qui >>, mormorò terrorizzato.
<< Cosa facciamo? >>. Aoko andò nel panico, si nascose dietro di lui.
Kaito valutò di nascondersi nella stanza segreta ma temeva di fare la fine del gatto con il topo, sarebbero rimasti bloccati lì. Se avessero tentato di fuggire per via aerea li avrebbero crivellati di colpi a quella distanza tanto ravvicinata.
Siamo in trappola.
La maniglia tremolò, non avevano che una manciata di secondi. Poi una luce rossastra illuminò il buio della camera da letto. Aoko stava per urlare e Kaito le tappò la bocca con la mano.
Akako spuntò dal cerchio rosso, leggiadra e coperta da una mantella scarlatta.
<< Entrate! >>.
<< Akako? >>, dissero all'uniscono.
<< Fate come vi dico! >>.
Il suono di una sicura tolta fece capire che stava per sparare alla serratura. Kaito trascinò Aoko dentro la luce rossa, incurante della sua richiesta di spiegazioni e Akako entrò per ultima.
Quando Snake entrò nella camera la trovò deserta.


<< Dove siamo? >>.
Aoko guardò il corridoio scarsamente illuminato da lampade a gas. Il pavimento era ricoperto da un tappetto rosso, i quadri alle pareti raffiguravano donne coperte dalla stessa veste della loro salvatrice.
<< Questa è casa mia >>, rispose Akako. Mosse la mano e una sedia strisciò lungo il pavimento fino ad Aoko. << Credo che tu stia per svenire >>.
La ragazza si sedette. Dopo aver visto una sedia muoversi con il solo movimento di una mano, le gambe non la reggevano più.
<< Perché l'hai fatto? >>, domandò Kaito.
<< Ho visto cose orribili >>, rispose Akako. << Troppo orribili perfino per una strega >>.
<< Strega? >>, ripeté Aoko. << Tu sei una... strega? >>.
<< Sono la discendente dell'arte rossa. Molto diversa dalla finta arte effimera del tuo bello >>.
<< Akako ci tiene sempre a sottolinearlo >>. Kaito guardò Aoko. << Sei molto confusa, immagino >>.
<< Che succede Kaito? >>, domandò l'amica.
<< È Cecelia Hakuba che tiene le fila dell'organizzazione che ha ucciso mio padre >>.
<< Toichi è stato ucciso? >>. Aoko era sicura che il cervello le scoppiasse.
<< La madre di Saguru >>. Quella rivelazione scioccò anche Akako. << Ne uscirà distrutto >>.
<< C'è una talpa nella polizia e so chi è. Ho le prove per incastrarlo ma non posso tornare a casa mia >>.
<< Come faremo? >>. Aoko nascose il viso tra le mani.
<< Starete qui. Seguitemi >>.
Aoko riuscì ad alzarsi e Kaito l'aiutò. Akako aprì una grande porta nera e uscirono sul retro della villa. Un piccolo edificio si ergeva sotto alcuni alti alberi.
<< Quella dependance è per voi. Non sospetteranno mai che siete qui >>.
<< Fra quattro giorni devo rubare lo Zaffiro Speranza! >>. Kaito non poteva credere di essere a un passo da Pandora e vederla allontanarsi.
<< Lo so >>, rispose Akako. << Stanotte pensate a rimettere apposto le idee e domani valuteremo la situazione >>. Akako fece per rientrare nella villa.
<< Akako >>.
La strega si girò alla voce di Kaito.
<< Grazie >>. Guadagnò il suo sorriso e lei sparì nel buio del corridoio.
Kaito prese goffamente la mano di Aoko e si diressero verso la piccola costruzione.
Un'unica stanza comprendeva un fornello, due banconi in legno scuro e un tavolo con due sedie era addossato alla parete sulla destra. Un divano a due posti nero era accanto all'entrata, su un tavolino basso un piccolo televisore. Una libreria conteneva grossi tomi.
Accanto alla cucina c'era una porta e conduceva all'unica stanza da letto. Il parquet era in legno di noce marrone scuro come il resto della casa, le pareti erano color avorio e l'ampia finestra era corredata di tende nere. Il bagno era in camera, piastrelle nere e sanitari bianchi.
Un grosso armadio con cassetti era di fianco alla finestra. Un grande letto a baldacchino troneggiava al centro della stanza, di legno d'ebano e intarsiato con disegni floreali, veli bianchi erano legati con dei fiocchi grigi alle colonne del letto.
Kaito si levò la giacca e l'appoggiò sull'unica sedia della stanza. Aoko si sedette sul bordo del letto e lui rimase in piedi.
Era arrivata l'ora del confronto e delle spiegazioni.
Non sapeva da dove cominciare e decise di farlo dal principio. Le raccontò di quando si erano conosciuti i suoi genitori, della nascita di Ladro Kid, della morte del padre, dell'organizzazione e di tutte le avventure vissute quell'anno.
La ragazza pensò che tante piccole cose, tanti episodi sciocchi avevano finalmente una logica. Pensò al papà, che aveva rincorso Ladro Kid per vent'anni ed era a cena a casa loro praticamente ogni sera.
<< Questo è tutto >>, concluse Kaito, che nel frattempo si era seduto accanto a lei.
Non disse niente: era satura di informazioni, di verità e spiegazioni. Le sembrava di aver vissuto un'altra vita, un altro mondo.
Kaito non capiva come interpretare il suo mutismo. << Forse hai bisogno di stare un po' sola per riflettere >>.
<< Devi capire che fino a tre ore fa avevo una visione di questa storia completamente diversa e devo ancora metabolizzare quello che sta succedendo. E poi... >>. Aoko abbassò gli occhi, stringendo un lembo del copriletto.
Il rossore che colorò le guance di lei mise a disagio anche lui. << Se ti riferisci a prima... >>.
<< Non lo so cosa mi sia preso. Quando hai detto di... di... >>.
<< Di amarti >>, terminò la frase lui. << Aoko, io credo che stanotte sia successo di tutto. Non c'è bisogno di parlarne adesso >>. Kaito si alzò e slacciò la cravatta. << Ora frugo negli armadi, scommetto che Akako avrà pensato anche a questo >>.
<< Akako... >>, mormorò Aoko. In una sera si era ritrovata con un migliore amico ladro innamorato di lei e un'amica strega. << Lei ha sempre saputo che sei Kid >>.
Kaito si sporse per guardarla oltre l'anta dell'armadio aperto. << L'ha scoperto per puro caso, tramite la sua magia >>.
<< Magia >>, ripeté la ragazza. << È assurdo >>.
<< Meno di quanto tu non creda >>.
Il cellulare di Kaito squillò e lo prese dalla tasca della giacca.
<< Jii! >>.
<< Signorino! >>, la voce del vecchio era panico puro. << Mi sono svegliato nel bar buio e solo! Cos'è successo? Lei sta bene?! >>.
<< Non possiamo parlare a lungo, potrebbero rintracciare la conversazione. Procurati un cellulare prepagato. Noi stiamo bene >>.
<< Noi? >>.
Kaito spiegò brevemente e velocemente l'accaduto. Jii si sentì in colpa per non essere stato abbastanza cauto. Lo rassicurò e gli chiese di chiamare Nakamori con la voce di Aoko e fingere che avesse incontrato una compagna di classe.
<< Casa sarà sorvegliata a vista, non entrare. Domani mattina vieni a casa di Akako e troveremo una soluzione >>.
<< Stia attento signorino. Siamo in una brutta situazione! >>.
<< Non dire niente alla mamma. A Parigi è al sicuro >>.
Kaito chiuse la chiamata e spense il cellulare.
Aoko non sapeva come sentirsi. La paura, la rabbia, la tristezza, il panico si mescolavano insieme e non riusciva a prendere un'emozione fra le tante e provarla. Il risultato è che non sapeva come sentirsi.
Guardò Kaito, avrebbe dovuto avercela con lui ma non ci riusciva. Pensò a quel bacio, a cosa sarebbe successo se fossero stati in un altro frangente... Il solo pensiero le provocò una sensazione positiva in mezzo a quelle negative.
Kaito si toccò il braccio e la ragazza notò una macchia di sangue che si allargava a vista d'occhio
<< Tu sanguini! >>.
<< Non è niente, mi ha preso solo di striscio >>.
In bagno trovò la cassetta del pronto soccorso e la posò sul comodino.
<< Devo disinfettarla. Ecco, levati la... la... camicia >>, arrossì, svitando il tappo della bottiglietta di disinfettante con una certa difficoltà.
Kaito la tolse e la ferita era peggiorata a causa dello sforzo compiuto per volare con l'aliante. Aoko prese un battutolo di cotone e picchiettò la ferita per pulirla con gesti delicati. Il ragazzo gemette e lei sbuffò.
<< Brucia! >>.
<< Non fare il bambino! Non è niente di grave >>.
Smise di sanguinare e Aoko cercava di non guardare l'amico senza camicia, era molto imbarazzata. La fasciò con le bende e Kaito si sentì meglio, doleva di meno. Aoko volle disinfettare anche il brutto graffio lasciato in viso di Cecelia, usò un battutolo nuovo e il mago si lamentò di nuovo.
Si era avvicinata per controllarla meglio ed era pericolosamente vicino alle labbra, cercarono di non cadere in tentazione. Mise un cerotto e balbettò che era tutto apposto, chiuse di scatto la cassetta e la rimise dove l'aveva trovata, facendo grandi respiri per calmarsi e ritornò indietro.

<< Otto ore di sonno ci schiariranno le idee. Vado ad aprire il divano letto >>.
Kaito sentì la fredda mano di Aoko stringere la sua. Si girò e lei aveva lo sguardo basso, improvvisamente aveva iniziato a rabbrividire.
<< Non lasciarmi nemmeno per un secondo >>.
Vederlo allontanare le aveva provocato una morsa di paura nell'animo, il terrore l'aveva aggredita e non riusciva neanche a respirare.
Kaito non sapeva come affrontare la situazione. Non erano più amici, non erano una coppia.
<< Come... come desideri >>.
Dieci minuti dopo Aoko era sotto le coperte, un pantalone e una maglia recuperati dai cassetti, c'era un sacco di nero, marrone, grigio: Akako detestava i colori chiari.
Dava la schiena a Kaito, cingeva il cuscino e la sola presenza la faceva sentire al sicuro, era la cosa di cui aveva più bisogno. Una lacrima solitaria le solcò il viso, l'asciugò e ne arrivò un'altra fino a ritrovarsi il volto bagnato.
L'incertezza la terrorizzava. Avevano già sparato a suo padre e se avessero tentato di fare del male anche alla sua mamma?
Kaito la sentì tirare su col naso e non sapeva cosa fare. Il giorno prima si sarebbe avvicinato e le avrebbe asciugato le lacrime, di colpo non sapeva più come comportarsi con lei. Seguì l'istinto e si avvicinò.
<< Ti prometto che uscirai illesa da questa storia e nessuno si farà più male >>.
Aoko si stese sulla schiena, gli occhi rossi. << È come se fosse tutto diverso >>.
<< Lo è >>.
Si strinse a lui, singhiozzando come la notte che avevano sparato all'ispettore fino ad addormentarsi abbracciati. Almeno per qualche ora i sogni avrebbero addolcito il loro animo prima di tornare alla dura realtà.


Saguru era steso a letto, leggeva un libro di un famoso scrittore di genere giallo. Il telefono fisso che aveva in camera trillò e rispose al terzo squillo.
<< Pronto? >>.
<< Sono io >>.
<< Ciao zio, come mai mi chiami a quest'ora? >>. Poggiò il libro sulla scrivania.
<< Abbiamo avuto un caso di omicidio e ci hanno inoltrato la richiesta d'urgenza per analizzare dei campioni di DNA. Ho dovuto richiamare il tecnico dalle ferie, fortunatamente era in città. Gli ho dato anche i due campioni da confrontare che mi hai consegnato dieci giorni fa >>.
Saguru strinse la cornetta talmente forte da essere sicuro di romperla. << Il risultato? >>.
<< Compatibilità del 99.7% >>.
<< Siete aperti? >>.
<< Sì perché? >>. La voce dello zio era stanca per gli straordinari.
<< Vengo a ritirare il referto subito >>.
<< Ti aspetto >>.
Il detective si cambiò velocissimo e svegliò la vecchia tata. La donna, che serviva il signorino in ogni cosa, non esitò a portarlo dove voleva. Mentre la macchina scorreva nella strada, Saguru era impaziente come un bambino la notte di Natale.
Ti ho incastrato, Kaito.


Angolo autrice!


Buon pomeriggio lettori!
Il boss è Cecelia Hakuba, la moglie del questore e, sopratutto, la madre di Saguru! Inaspettato? O l'avevate capito? :)
Finalmente tra Kaito e Aoko è scoppiato qualcosa, anche se c'è ancora molto imbarazzo tra i due! Nel prossimo ci sarà molto dolcezza e romanticismo
Ringrazio chi l'ha letta, messa tra le seguite, preferite e ricordate!
Shinici e ran amore: Grazie mille della tua recensione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri e grazie anche per i complimenti!.
A presto! :D



Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20. Cosa siamo? ***


Capitolo 20


Cosa siamo?


Nakamori si era svegliato e aveva trovato un biglietto di Aoko: diceva che sarebbe rimasta con Kaito e un gruppo di amici fino alla sera, una gita fuori porta. L'ispettore non lo trovò strano, pensava che la ragazza meritasse un po' di svago. Ne avrebbe approfittato per sgattaiolare in centrale e vedere cosa stavano architettando per la cattura di Ladro Kid.
Quando aprì la porta trovò Saguru che stava per bussare.
<< Buongiorno Saguru, cercavi mia figlia? >>.
<< Salve ispettore >>. Il detective del liceo voleva chiedere ad Aoko dove fosse Kaito. Quando era arrivato alla villetta dei Kuroba aveva visto una macchina parcheggiata poco lontano e si era insospettito. Perciò aveva deciso di controllare prima a casa dei Nakamori. << Sì, cercavo proprio Aoko >>.
<< Non sei andato alla gita? >>.
Saguru colse al volo che c'era qualcosa sotto ed ebbe la prontezza di rispondere che aveva avuto degli impegni e sperava di trovare Aoko ancora a casa per chiederle alcuni appunti scolastici.
L'ispettore salì in auto e lo salutò. Rimasto solo nella via, gettò un'altra occhiata alla macchina nera e alla casa.
Cosa sta succedendo?


Jii si era travestito da fattorino e suonato alla maestosa villa dei Koizumi. Il brutto servo aprì la porta e lo invitò a entrare. Jii si strappò la maschera e Akako scese le scale vestita in abiti normali, un semplice vestito nero.
<< Kaito e Aoko sono al sicuro nella dependance >>.
<< Non la ringrazierò mai abbastanza per aver salvato la vita ai signorini >>.
<< Aoko è una cara ragazza e non merita tanto dolore >>, disse, sottolineando che non l'aveva fatto per Kaito anche se, in fondo, sapeva pure lei che era una bugia.
I due ragazzi si erano svegliati quasi contemporaneamente. L'imbarazzo era palpabile, non riuscivano a decidere cosa fosse diventato il loro rapporto.
Aoko si era legata i capelli sulla testa e decisa a fare una lunga doccia. Si era seduta nella vasca e abbracciato le ginocchia, quello che faceva quando era turbata. Quella posizione le dava la sensazione di essere protetta dalla realtà e avrebbe deciso quando affrontarla.
Uscita dal bagno trovò Kaito seduto sulla sedia e armeggiava con la spara carte che era riuscito a recuperare nella colluttazione contro i malviventi. Aoko l'osservò mentre l'apriva e controllava lo stato dell'oggetto, sembrava diverso, così concentrato...
Kaito alzò la testa e la vide. Le fece un sorriso rassicurante e le sembrò di riconoscere il ragazzo che vedeva tutti i giorni.
<< Jii è qui >>.
<< Mio padre? >>, chiese ansiosa.
<< Sta bene, crede che siamo in gita. Abbiamo tempo fino a stasera per capire come muoverci >>. Kaito poggiò la spara carte sullo scrittoio. << Andiamo >>.
Aoko annuì e lasciarono la dependance.
Jii li attendeva nel salotto poco illuminato, tende rosse di tessuto pesante coprivano le grandi finestre. Akako era seduto su una poltroncina e il servitore era in cucina a preparare il tè.
<< Signorino! >>, esclamò Jii sollevato. << Signorina Aoko come sta? >>.
<< Sto bene, grazie >>, mentì, sedendosi nell'altra poltrona.
Bevuto il tè, Kaito appoggiò la tazza sul vassoio. << Porterò a termine il furto dello Zaffiro Speranza >>
<< Se prima avevo solo il dubbio, ora ne sono certa: tu sei pazzo >>, fu il commento a bruciapelo di Akako.
<< Non posso lasciarlo nelle loro mani. Quella gemma è Pandora >>.
<< Se non lo fosse? >>.
<< Ne sono sicuro! Mi fido di mio padre >>.
<< Anch'io mi fido del maestro Toichi! >>, concordò Jii.
<< E come farai? Le tue attrezzature sono alla base e di certo non ci puoi tornare >>.
<< Si potrebbe creare un... diversivo >>.
I tre si girarono a guardare Aoko.
Timidamente continuò. << Potremo far credere ai cattivi che siamo da un'altra parte e invece Kaito entrerà nella stanza a prendere quello che gli serve >>.
Il ragazzo capiva che Aoko ci stava provando a reagire. Era certo che non vedesse di buon occhio il furto, per quanto si trattasse di lui.
<< Buona idea >>.
<< Cecelia Hakuba sarà a quel party >>, disse Jii.
<< Ne sei sicuro? >>.
<< È nella lista degli invitati che ho copiato dal computer della famiglia Ohayashi >>.
Il ragazzo fissò il muro, stava elaborando un piano per rubare lo zaffiro e smascherare la spia. Aoko non aveva mai visto quello sguardo assorto.
Sembra... Ladro Kid, pensò lei.
Kaito chiese al servitore un blocco e cancelleria varia. Per cinque minuti scrisse, disegnò e calcolò. Una volta finito lo passò a Jii, che si mise a valutarlo.
<< Straordinario! >>.
<< Se questa gemma è Pandora sarà il mio ultimo furto. Metterò in scena il meglio >>.
Kaito voleva uscire di scena come mai nessuno aveva mai fatto, consegnando alla giustizia ognuno di quei farabutti in modo spettacolare.
<< Potete alloggiare qui finché questa storia non sarà conclusa. La dependance è abbastanza isolata per darvi il tempo di fuggire nel caso quella gente giunga fino qui >>, disse Akako.
Jii porse un cellulare prepagato ad Aoko. << Questa linea è privata. Intorno all'ora di cena telefoni all'ispettore, signorina. Le dica che dormirà un paio di giorni fuori città, veglierò su di lui >>.
La ragazza prese il modesto cellulare bianco. << Ti prego, fa che non gli accada niente >>.
Il vecchio le rivolse un'occhiata affettuosa. << Si fidi di me >>.


Aoko era rimasta tutta la mattina nella dependance. Kaito aveva cominciato a mettere su il piano, ricostruendo gli esterni e gli interni della villa. Akako si era chiusa nel suo antro per studiare il futuro e preparare qualche incantesimo di difesa: quella non era solo la sua villa ma anche un luogo magico molto importante, nessuno doveva violarlo con intenzioni malvagie.
La ragazza aveva sfogliato i libri della libreria, qualcuno l'aveva trovato interessante ed ora era stesa a letto abbracciata al cuscino. Dopo aver stilato un piano sul da farsi, non poteva più rimandare la questione del bacio con Kaito.
Perché l'aveva baciato con tante irruenza da non rendersi nemmeno conto di quello che stava per fare? Ogni volta che ci pensava le venivano i brividi, non erano spiacevoli.
<< Ha detto di amarmi >>, mormorò nel silenzio della stanza. << Kaito... mi ama >>.
Il bel mago, Ladro Kid. Il ragazzo per cui ogni ragazza del liceo Ekoda avrebbe fatto qualsiasi cosa... aveva scelto la figlia imbranata di un ispettore, con una famiglia disfunzionale alle spalle e senza nessuna particolare qualità. Almeno quello che pensava lei.
Sentì la porta aprirsi e poi chiudersi a chiave. Kaito entrò nella stanza, sbadigliando: erano solo le quattro del pomeriggio ed era già stanco. Posò le chiavi sul comodino, per sicurezza chiudeva tutte le imposte.
<< Scusami se ti lascio sola ma ho solo quarantotto ore per mettere in piedi un furto >>.
Aoko si mise seduta a gambe incrociate in mezzo al letto. << Quali intenzioni hai? >>.
<< Domani notte andrò a casa mia. Creeremo il diversivo da te proposto >>
<< Ci andrai da solo? >>.
Il mago colse la nota di spavento. << Certo >>.
<< È troppo pericoloso! >>, esordì lei. << Verrò con te >>.
Kaito non riusciva a credere di aver sentito quelle parole. << Non se ne parla proprio! >>.
<< Non mi ridurrai al ruolo di damigella in pericolo! >>, protestò, testarda
<< Non ci pensare nemmeno, Aoko >>.
Il tono la indispettì. << Non dirmi cosa devo fare Kaito! >>.
L'ultima cosa di cui aveva bisogno era litigare con Aoko. << Non lo capisci?! >>, alzò la voce senza accorgersene. << Tu sei un'arma contro di me! Se quella gente ti prende in ostaggio... >>, la voce si ruppe a questo punto. Le poggiò le mani sulle spalle, quasi per la paura di vederla sparire. << Non hai idea di cosa ti faranno >>.
Aoko non riuscì a dire altro e si limitò a guardarlo. Quella maschera di calma spariva non appena si metteva in discussione la sua incolumità. Kaito l'avvicinò al suo corpo e lo lasciò fare. Le diede un bacio più dolce e lento del precedente, accarezzandole la schiena.
A bacio concluso, Aoko lo guardò dolcemente e gli posò una mano sul viso. << Ci vengo lo stesso >>.


<< Non hai visto Aoko quindi? Uhm... okay. Grazie Keiko, ci vediamo a scuola >>
Saguru aveva chiamato le amiche di Aoko e nessuna la vedeva dalla gita al lago. Scorse la rubrica del cellulare e selezionò un nome: Akako Koizumi.
La strega era nella sua ampia stanza da letto a pettinarsi i lunghi capelli corvini e cercando di non pensare alla coppia chiusa nella dependance.
Il cellulare rosso rubino iniziò a vibrare. Posò la spazzola e rispose senza guardare chi fosse.
<< Pronto? >>.
<< Ciao Akako >>.
La strega avvertì del disagio, come punta da uno spillo. << Saguru... A cosa devo la tua chiamata? >>.
<< Aoko ha i miei appunti di fisica. L'ho cercata a casa sua ma Nakamori mi ha detto che non c'è. Sai dove posso trovarla? >>.
Akako affilò lo sguardo. Saguru poteva fare a meno degli appunti di fisica di Aoko, perché la cercava?
<< Mi spiace, sapevo che era in gita con alcuni amici, Kaito compreso >>, rispose, rafforzando l'idea che fosse vero.
La stessa cosa che ha detto l'ispettore.
<< Ecco perché nemmeno lui era in casa >>.
È passato a casa Kuroba!
<< Immagino di sì >>.
<< Grazie Akako, a presto >>.
La strega lasciò in fretta la camera da letto e scese le scale, uscì sul retro e bussò alla porta della dependance con forza.
Entrò nella stanza non appena Kaito aprì uno spiraglio.
<< Ha chiamato Saguru >>
<< E cosa voleva? >>, domandò il ladro. Aoko era sulla soglia della camera e guardava il duo preoccupata.
<< Dice che è passato a casa Nakamori per avere da Aoko gli appunti di fisica >>.
<< Io non ho i suoi appunti >>, negò la ragazza.
<< È passato prima a casa tua >>, disse, indicando Kaito con un dito.
<< Non mi piace >>, affermò il ragazzo.
<< Scendo nei sotterranei >>, li informò. << Studierò il passato >>.
Ad Aoko sembrava ancora assurdo quando parlava di magia. Rimasti soli si guardarono e si rifugiò tra le braccia del ragazzo, impaurita.
Per la prima volta aveva paura di Saguru.


<< Nessun messaggio, capo >>, disse Snake. << Pare che Ladro Kid attuerà il furto lo stesso >>.
Cecelia accese un sigaro, prendendo la prima boccata piacevolmente. << Ho un piano >>, prese un foglio dal cassetto e lo porse al suo scagnozzo. Lo lesse con attenzione e poi lo infilò nel trita documenti.
<< Lo trovo eccellente >>.
<< Il topolino dovrà tornare nella sua tana e scommetto che non sarà solo >>, disse, posando il sigaro sulla foto del ladro e iniziò a bruciare. << Pandora sarà mia >>.


L'ispettore Nakamori pensava che il sostituito fosse un arrogante odioso.
Eichiro Daiki era una promessa della polizia già quando frequentava l'accademia: miglior allievo, rapida carriera nella polizia e poi assegnato al terzo dipartimento. Prima dei trent'anni occupava la carica d'ispettore, il più giovane della polizia metropolitana. Il questore Hakuba aveva pensato immediatamente al suo nome per sostituire Ginzo Nakamori.
Quando si erano incontrati, stretta di mano decisa, era stato odio a prima vista. Gli sembrava uno dei tanti che credeva di catturare Ladro Kid con uno schiocco di dita.
I ribelli capelli castani, l'incarnato abbronzato, luminosi occhi verdi e poteva giurare di aver visto le poliziotte e le colleghe sospirare al suo passaggio. Quel sorriso a denti bianchi era fin troppo accecante per lui.
<< I signori Ohayashi ci attendono alle diciotto per mostrarci l'abitazione. Domani mattina verranno i tecnici per installare le telecamere e i primi congegni di sicurezza >>, si rivolse all'ispettore. << Ovviamente, essendo ancora in malattia, lei può stare fuori dalla mischia >>.
A Nakamori non sfuggì il tono prepotente. << È il mio ultimo giorno di antibiotici e domani mi toglieranno il bendaggio. Sono pronto a collaborare >>.
<< Come vuole >>, disse Daiki. << Ci verrà mostrato anche il gioiello >>.
Nakamori voleva mettere le manette al ladro ma sperava facesse fare una pessima figura a quel ragazzino arrogante.


Kaito ripose schemi, fogli e spense il portatile. La testa gli scoppiava, erano le ventuno. Jii se ne era andato da un po' e Akako non era uscita dai sotterranei. Non era andato oltre il salotto, aveva quasi paura di scoprire cosa ci fosse ai piani superiori e il terrore di mettere piede in quelli inferiori.
Rientrò nella dependance e Aoko era accartocciata sul divano, al cellulare con l'ispettore.
<< Hai ragione, avrei dovuto avvertirti prima >>. Aoko inventò una bugia e Kaito si domandò quando fosse diventata una bugiarda tanto brava. << Comunque tu sei ancora in malattia, non dovresti andare alla festa >>.
Era piena di preoccupazione, l'ultima cosa che voleva era il papà, a quel party, insieme a Cecelia Hakuba. Discussero un po' e poi Aoko spense il cellulare.
Kaito si buttò sul divano accanto a lei. << Ci andrà? >>.
<< È testardo come un mulo >>.
<< So da chi hai preso >>.
Aoko gli lanciò un cuscino, colpendolo in faccia. << Non sono dell'umore per le tue prese in giro >>.
Il ragazzo le appoggiò una mano sulla base della schiena e l'avvicinò. << Non smetterò mai di prenderti in giro >>.
Stava per baciarla ma Aoko gli posò una mano sulle labbra, sciolse la presa e mise una certa distanza tra i due.
<< Cosa siamo Kaito? >>.
Avevano accantonato il discorso per troppo tempo e Kaito, in un nascosto angolo del cervello, non voleva affrontarlo. Fra tutte le questioni era quella che lo intimoriva di più.
<< Aoko, io ti amo. Non basta? Credo di amarti dal giorno in cui ti ho incontrata dieci anni fa >>. Il ricordo della bimba con il vestitino rosa e l'aria triste lo intenerì.
<< Continua >>.
<< L'ho capito la sera che Snake ha cercato di ucciderti la prima volta. Per un secondo ho valutato la mia vita senza di te e stavo soffocando >>.
<< Tu sei Ladro Kid, milioni di ragazze farebbero carte false pur di averti. Al liceo potrei riportarti centinaia di testimonianze di ragazze pronte a cadere ai tuoi piedi. Perché io? >>. La domanda per lei più scomoda.
Kaito le spostò i capelli dietro l'orecchio, il gesto le fece venire nuovi brividi.
<< Tu sei goffa e imbranata >>, l'espressione irritata di Aoko lo fece ridere. << Sei anche forte, hai la capacità di trovare una forza immensa nelle situazioni più disperate >>.
<< Mai quanto te >>.
Kaito scosse la testa. << La mia è furbizia, una facciata e tanta fortuna. E anch'io potrei dirti un sacco di ragazzi che farebbero la fila per te >>.
<< Di sicuro non saranno tanti quante le fans di Ladro Kid >>.
<< Sei gelosa? >>.
<< Affatto >>, mentì.
Si spostò accanto a lei. << Non mi piacciono i bugiardi... >>.
Era pronta a replicare ma si ritrovò le labbra del ragazzo sulle sue.
Aveva sempre considerato Kaito come il ragazzo più affascinante che avesse mai conosciuto e si rese conto che ne aveva visto solo una piccola percentuale: ora che le aveva confessato il suo amore non aveva più inibizioni. Si domandò come facesse a baciare in mille modi diversi, da non volersi più staccare da lui.
Si ritrovò contro il bracciolo del divano, avvertì il peso del suo corpo e le mani sui fianchi. La situazione stava degenerando in fretta e Aoko non riusciva a contare i battiti del suo cuore da quanto erano veloci.
La prima sera Kaito aveva perso il controllo perché doveva sfogare tutta la passione che era stato costretto a sopprimere. La stava perdendo un'altra volta, sfiorando la pelle di Aoko sotto la maglietta leggera e frenarsi sarebbe stato estremamente difficile.
Aoko quasi tremava dall'emozione, non sapeva ancora se voleva fermarsi. Quando lasciò le sue labbra per baciarle il mento, poi il profilo del viso e il collo lasciando tracce bollenti, capì di non voler interrompere. Gli tolse la maglietta, senza imbarazzo. Kaito fece lo stesso lentamente, dandole il tempo di fermarlo.
<< Aoko, non voglio obbligarti a fare niente che tu non voglia. Non devi farlo per... >>.
<< Per una volta nella tua vita >>, perse gli occhi nei suoi. << Taci >>.
Quello sguardo gli fece totalmente perdere la testa. Ricominciò a baciarla con foga e dolcezza insieme, cercando di metterla a suo agio. Avvicinò le dita al bordo dei pantaloncini e li abbassò piano, lei li calciò fino a farli cadere a terra.
Timidamente, nel mezzo del bacio, Aoko armeggiò con la cinta dei jeans. Si stava spingendo ben oltre, non ci aveva mai pensato perché si era sempre sentita troppo bambina per un passo del genere, troppo poco pratica rispetto a tante altre ragazze che conosceva. Kaito la faceva sentire la ragazza più bella del mondo e riusciva a liberarla dalle insicurezze.
La prese in braccio e Aoko si ritrovò tra le lenzuola del letto. Baciava ogni lembo di pelle candida scoperta e si ritrovò sopra di lei. Aoko a malapena riusciva a respirare a causa dei baci e delle carezze, come ci riusciva?
Il resto dei vestiti finirono per terra e tra le coperte. Si concesse di arrossire e Kaito le diede un casto bacio sulla fronte.
<< Sei bellissima >>, le sussurrò in un orecchio. << Non tenderti così... >>.
L'aveva sentita irrigidirsi, forse presa dall'incertezza su quello che l'aspettava. Lui non lo dava a vedere però era lo stesso molto intimorito, stavano per compiere un passo su qualcosa di cui entrambi non avevano idea.
Le lasciò una scia di baci sul collo, per rilassarla. Aoko si lasciò trasportare dalle carezze finché non avvertì un dolore bruciante e si aggrappò alle spalle del ragazzo.
Kaito si fermò, mortificato da quell'espressione sofferente. << Mi dispiace... >>.
<< Non scusarti >>, scosse la testa lei, sfiorandogli il viso.
Riprese a baciarla e avvertì una stretta alle braccia da parte sua quando si mosse ancora. Quando fu completamente dentro di lei si fermò per darle il tempo di abituarsi alla sua presenza e un gemito gli uscì dalle labbra. Kaito pensò che era una sensazione stranissima e piacevole trovarsi uniti in quel modo.
<< Stai bene? >>, si preoccupò
<< Sì, fa solo un po' male >>, gli sorrise.
<< Farò piano, promesso... >>, la rassicurò.
Iniziò a muoversi lentamente e dolcemente, anche se avrebbe voluto aumentare il ritmo ma voleva seguire i suoi tempi. Appoggiò la fronte sulla sua per legare gli sguardi e leggerle ogni emozione.
Il dolore svanì e fu sostituito dal piacere, Aoko non pensò più a niente. Si lasciò completamente andare quando Kaito, percepito il suo agio, aumentò l'intensità e alternando con baci appassionati.
Non sarebbero voluti essere da nessun'altra anche se fuori da quelle quattro mura c'erano degli assassini, la seconda identità di Kaito, il furto di un gioiello. Aoko non pensò al padre che la credeva in gita, al sicuro.
Si persero l'uno dell'altra per molto tempo, rompendo finalmente quella barriera che li divideva...


Aoko stava facendo uno strano sogno con immagini dai colori vividi, che non riusciva a mettere a fuoco. Si ridestò ed era nel letto dell'unica camera della dependance. Kaito le dormiva vicino, il viso rilassato e riconobbe la T-shirt bianca e blu. Lei aveva addosso la maglietta e gli slip del pomeriggio prima, non si ricordava neppure di averli rimessi.
Le immagini di quelle ore ritornarono in mente. Portò le coperte fino a coprirsi il volto, le guance roventi.
Cos'ho fatto?
Alle parole di Kaito, a quei sentimenti puri si era sciolta e le insicurezze erano svanite nel nulla non appena aveva toccato le sue labbra e sentito le mani sul suo corpo. Era ancora nascosta sotto le coperte e lo sentì svegliarsi.
Uscì dal bozzolo adagio e doveva essere molto buffa a giudicare dalla faccia di lui.
<< Ben svegliata >>. Kaito non riuscì a fermare una risata innocente alla vista di quelle gote cremisi.
<< Non ridere! >>, borbottò. << Non mi sono mai trovata in una situazione come questa... >>.
<< Neanch'io >>.
Aoko lo guardò intensamente. << Veramente? >>.
Il ragazzo sbatté le palpebre, sorpreso. << Credevi il contrario? >>.
<< Con quelle con cui sei uscito... >>.
<< Te l'ho già detto, ricordi? Erano dei passatempi. Oltre qualche bacio non c'è stato altro >>.
<< La mia prima volta e sei tu... >>.
<< Non l'avevo programmato, giuro >>. Avvicinò le dita per prenderle una ciocca di capelli e le sfiorò il viso con il dorso. << È stata la notte più bella e intensa della mia vita >>.
Kaito non avrebbe mai pensato di arrivare tanto lontano proprio con lei. Superato il primo dolore anche la ragazza si era lasciata andare. Quando aveva inarcato la schiena, affondato le unghie nella pelle di lui e raggiunto il massimo piacere, seguito dal suo poco dopo, era stato il momento più appagante. Era rotolato al suo fianco, l'aveva stretta contro il suo petto e datole un bacio fra i capelli, chiedendosi se poteva fermare il tempo.
Aoko si mise seduta sul bordo del letto, poggiando le mani sulla stoffa. << Anche per me >>, ammise e le costò ogni briciola di coraggio. << Non hai risposto alla mia domanda di ieri >>.
Avvertì la sua vicinanza e il respiro nell'orecchio, riportando a galla altri ricordi di quella notte.
<< Rinfrescami la memoria >>.
<< Kaito sono seria >>, non voleva perdere la concentrazione, doveva sentirselo dire. Ne avevano bisogno le sue insicurezze.
Le spostò i capelli dall'altro lato. << Anch'io >>. Posò le labbra nell'incavo del collo e con la mano risalì lungo la gamba fino a toccare il bordo degli slip
Con tantissima forza di volontà Aoko lo fermò. << Ho bisogno di sapere cosa siamo >>.
Kaito si sedette al suo fianco, con le dita disegnava cerchi immaginari sul dorso della mano di lei, pensieroso. << Dopo aver fatto l'amore possiamo affermare che la nostra amicizia è finita. Io non voglio solo sesso da te, vorrei... >>.
<< Kaito >>, Aoko puntò gli occhi chiari in quelli blu del ragazzo. << Ti amo >>. 
Ormai la risposta che bussava da mesi era riuscita a farsi ascoltare. Quando era stata con lui aveva sentito il cuore scoppiarle dalla felicità e solo l'amore avrebbe potuto farla sentire in quel modo.
Dirlo coronava un momento perfetto. Si sporse per baciarla e Aoko si ritrovò stesa nel letto, un lungo bacio e Kaito le accarezzò il viso.
Intrecciò le dita nei suoi capelli. << Che dovrei dire a papà? Che sono stata con Kaito Kuroba o Ladro Kid? >>.
Finse di pensarci, puntando il gomito sul materasso. << Be' se dici Ladro Kid, domani mi sparerà. Se invece dici Kaito Kuroba... mi sparerà >>.
Domani
.
Kaito vide gli occhi di Aoko farsi molto tristi. << Non ti chiedo di fidarti di Kaito ma di Ladro Kid. Aoko, tutto questo non cambia quello che sono. Io continuo ad essere il cattivo che mette in piedi lo show >>.
<< Non importa, devo solo farci l'abitudine >>.
<< Non voglio che questo sia un problema tra noi >>. Kaito si tolse da sopra Aoko e si appoggiò ai cuscini. << Quando ti ho baciato, mesi fa, hai sofferto moltissimo... >>.
Si mise di fronte a lui come quando erano piccoli e voleva soffocarlo con un cuscino dopo qualche scherzo. <<< È diverso ora, io ti amo. Non so come ma funzionerà >>. Si era avvicinata al volto. << Non posso fare a meno di te, Kaito Kuroba >>.
<< Ci mancherebbe >>.
Aoko prese il cuscino e lo premette sul suo viso. << Sei un idiota! >>.
Kaito glielo rubò e lei perse l'equilibrio, cadendo sul ragazzo. Aoko riprovò sensazioni identiche alla prima volta quando avvertì i baci profondi di lui e la strinse per non lasciarla scappare visto che stava opponendo una finta resistenza. La liberò di quei pochi indumenti, baciandole la schiena lentamente sentendo i brividi di Aoko uno ad uno. Era irresistibile e non riusciva a farne a meno.
Persero la cognizione del tempo finché la sveglia non segnò le nove e mezza, era meglio evitare la visita del servitore di Akako.
Aoko scelse una maglietta marrone scuro, non vedeva l'ora di ritornare ad indossare colori pastello. << Stanotte andremo a casa tua no? >>.
Il mago si stava abbottonando una camicia. << Mi sembrava che avessimo chiarito la questione >>.
<< Non ti azzardare a ricominciare, Kaito. Io verrò con te! >>.
Il ragazzo sapeva che discutere avrebbe creato solo problemi ulteriori. Aoko era incredibilmente testarda e se decideva una cosa era quella.
<< Al primo segnale di pericolo farai come ti dico >>.
La figura esile di Aoko era riflessa nello specchio, si sentiva diversa e non capiva perché. Kaito sembrava lo stesso, lei aveva un sorriso stampato in faccia inequivocabile.
<< Devo tornare a studiare il furto >>. Avrebbe di gran lunga preferito non lasciare la dependance per restare insieme a lei.
Aoko lo guardò aprire la porta d'ingresso, voleva dimostrargli che essere Ladro Kid non era un problema.
<< Posso... venire con te? >>.
Kaito rimase basito e ci mise qualche attimo a risponderle. << Come desideri >>.
La guidò nel salotto, ormai era diventata la base. Jii era nella sua abitazione per preparare i congegni, le maschere e i travestimenti.
Akako aveva finito di fare colazione e vide i due seduti sul divano. Aoko si stava sforzando di comprendere quel lato di Kaito e un angolo del cervello urlava l'assurdità della situazione: nel salotto di Akako, con Kaito che studiava un furto come Ladro Kid e lei che l'ascoltava. Il ragazzo apprezzava davvero l'impegno che Aoko ci stava mettendo.
La strega fissò la ragazza, era radiosa. Scacciò una rivelazione fastidiosa e scese nel suo antro per continuare ad esercitarsi e interrogare lo specchio.


Aoko aveva ceduto al pensiero di “cinque minuti e poi mi alzo”.
Tre ore dopo Kaito era rientrato nella dependance per dirle che andavano a casa Kuroba e la trovò addormentata, a pancia in giù, un braccio che sporgeva dal letto.
Nella dimensione dei sogni si sentì pungere. Aprì un occhio e Kaito le punzecchiava la guancia con un dito per svegliarla, seduto sul bordo del letto.
La ragazza si mise seduta sulle ginocchia, strofinandosi gli occhi completamente intontita. Da dietro le tende vedeva il cielo tinto di rosso e il sole che spariva oltre le montagne.
<< Che ora è?! >>, esclamò. << Quanto ho dormito? >>.
<< Almeno tre ore, credo. Pensavo che avessi dormito stanotte >>.
<< Infatti >>, sfermò per sbadigliare. << Sono comunque molto stanca da ieri >>.
La faccia di Kaito, tra la malizia e il divertito, le fece voltare il viso, rossa come un peperone. << Quanto sei cretino! Sono solo molto spossata dagli eventi >>.
Il ragazzo tese il braccio e lei accettò l'offerta di pace. Si raggomitolò contro di lui, posando la testa sul petto, poteva contare i battiti del suo cuore.
<< Puoi sempre restare qui a risposare >>.
<< Bravo, ci hai provato >>, ribatté Aoko.
<< Sei sempre stata tanto testarda >>.
<< Altrimenti non riuscirei mai a tenerti testa, caro il mio mago >>.
Kaito la baciò. Aoko lo tirò per la maglia e lo trascinò giù, avendolo sopra di lei. Aveva alzato il vestito azzurro, accarezzandole le gambe e la ragazza tirava la maglietta pronta a toglierla.
<< Stiamo diventando intraprendenti... >>, le disse. Con somma delusione di Aoko le rimise il vestito com'era prima. << Dobbiamo andare, purtroppo >>.
Aoko si risistemò e recuperò le scarpe gettate in un angolo della stanza. Kaito prese la spara carte, per sicurezza.
Si avvicinò alla ragazza che si stava allacciando i sandali e le alzò il viso, uno sguardo intenso che la fece arrossire.
<< Ti amo >>.
Aoko gli baciò il palmo della mano e poi intrecciò le dita. << Anch'io >>.


Il piano era far credere ai tirapiedi di Cecelia che Kaito volesse entrare nel bar di Jii, seconda base di Ladro Kid. Era sotto sorveglianza e avrebbe fatto muovere i suoi uomini e lasciare la casa incustodita. Kaito aveva calcolato massimo trenta minuti per prendere quello che gli serviva, perché si sarebbero accorti presto dell'inganno. Avrebbe indossato l'abito bianco e volato nel cielo con Aoko, così non avrebbero perso tempo a piedi.
Jii era nascosto in un vicolo e indossò la maschera con la faccia di Kaito. Passò un paio di volte davanti al bar e la telecamera piazzata su un lampione lo riprese. I due di turno a sorvegliare la casa lo videro nello schermo piazzato sul cruscotto. Il compare diede una gomitata all'altro, facendogli notare il ragazzo.
<< Metti in moto >>.
La macchina partì sgommando e Jii comunicò la prima parte del piano compiuta. Kaito e Aoko erano un paio di case più lontani e si appiattirono al muro quando videro passare la macchina nera. Quando i fari scomparvero in lontananza, corsero verso la porta d'ingresso. Aoko temeva di farsi vedere dal padre ma le luci erano spente.
Dove cavolo si trova?
<< Come facciamo? È chiusa! >>.
Kaito armeggiò con il kit e fece scattare i cilindri. << Non dimenticarti con chi stai parlando. Non esiste niente di chiuso >>.
<< Hai forzato tu il lucchetto del mio diario segreto quando avevo tredici anni! >>.
Aprì la porta e la spinse dentro. << Abbiamo poco tempo, ne parleremo un'altra volta! >>.
Salirono in silenzio le scale e Kaito chiuse la porta della camera. Sfiorò il ritratto del padre e aiutò Aoko ad entrare nella stanza e scese lentamente le scale, senza perdersi un particolare.
La macchina bianca era parcheggiata sulla sinistra, gli scaffali contenevano strumenti, mazzi di carte e altre cose che non aveva mai visto. Al centro c'era una poltrona, un angolo bar e delle librerie in legno sulla destra. Non c'erano finestre e delle lampade emanavano luce dorata. Una porta doveva essere un altro ingresso e in un angolo notò un letto a una piazza e mezza. Un jukebox spento nel fondo della stanza.
Kaito raccoglieva mazzi di carte, bombe fumogene e di luce e altri congegni salva vita. Premette un tasto sotto il bancone del bar e apparì l'armadio con il vestito di scorta di Ladro Kid.
<< È incredibile. Era qui che sparivi per ore? >>.
<< Progettare un furto richiede molta concentrazione e attenzione >>, Kaito si tolse la camicia e la gettò sulla poltrona, prendendo quella blu. << Bisogna calcolare imprevisti, sbagli e sfortuna >>.
Aoko gli dava la schiena, sfiorando i grossi manuali a caratteri dorati. Conosceva alcuni nomi perché erano maghi e Kaito li nominava spesso, altri le erano totalmente sconosciuti. Quando rivolse gli occhi al ragazzo si era cambiato, era la prima volta che lo vedeva vestito di tutto punto come Ladro Kid.
Quel ladro che si divertiva a far impazzire la polizia e il pubblico, il sorriso sfrontato di chi è consapevole delle proprie capacità, un ego smisurato... Il padre gli dava la caccia da vent'anni e lei ci aveva passato la notte.
Kid le si avvicinò, sfiorando le guance con i guanti bianchi. << Sono diverso ai tuoi occhi? >>.
<< Solo molto strano >>, confessò.
<< Tra ventiquattro ore tutto questo sarà finito, Aoko. Torniamo su >>.
I ragazzi risalirono nella stanza, voleva partire dal balcone per prendere la ricorsa necessaria. Sentì delle mani spingerlo contro la parete malamente, non se l'aspettava e non riuscì a reagire.
Sono loro!
<< Buonasera Ladro Kid >>.
Quel tono dolciastro era fin troppo familiare.
<< Saguru? >>.
Aoko era uscita per seconda dall'accesso segreto. La scena che le si parò davanti era Saguru che teneva fermo Kaito contro la parete.
<< Cosa stai facendo?! >>.
<< Metto le manette a Kaito Kuroba >>, le prese dalla tasca. << Hai lasciato dei capelli la sera che hanno sparato all'ispettore. Li ho confrontati con un tuo campione preso in precedenza: compatibilità perfetta >>.
Kaito sapeva che non stava bleffando. Sentì il freddo delle manette ai polsi.
<< Saguru lascialo andare! >>.
<< Aoko mi deludi >>, disse lui. << Sei sempre stata una grande sostenitrice di tuo padre >>.
<< Tu non capisci. Stai prendendo la più grande cantonata della tua vita! >>.
<< È la tua cottarella che parla >>.
<< Hakuba, non hai idea di quello che sta succedendo! >>, la voce di Kaito era attutita dalla parete.
<< Dovresti vergognarti a circuire una ragazza in questo modo >>.
<< Nessuno ha circuito nessuno! >>, Aoko strattonò il braccio di Saguru.
Il detective si sentiva invincibile. La prova del DNA lo incastrava e il silenzio dopo la rivelazione era stato un momento trionfante. Bloccò la furia di Aoko, stringendole il polso.
<< Una volta dietro le sbarre ti passerà, vedrai >>.
<< O forse potresti lasciarla andare >>.
Saguru sgranò gli occhi poiché Kaito si era liberato dalle manette e aveva una bomboletta in mano. Non fece in tempo a reagire che un odore acuto lo avvolse e crollò per terra, cercando di non addormentarsi, le manette erano al suo polso destro. Si arrese al sonno prepotente.
<< Dovrebbe aver imparato che con me le manette non funzionano. Stai bene? >>.
<< Io sì. Ma se Saguru ha davvero una prova del DNA... >>.
<< Ci penseremo più avanti >>, disse Kaito. << Dobbiamo fuggire. A lui non accadrà niente >>.
Kaito aprì l'anta della camera e avvertì un rumore sordo. Sbirciò oltre la balconata senza farsi notare e due uomini erano fuori dalla porta, forzandola per entrare.
<< Merda >>. Rientrò e spinse Aoko oltre il ritratto. << Ricordi quando ti ho parlato di imprevisti? >>.
Era un azzardo e lo sapeva, ma non vedeva altra soluzione. Le ordinò di salire in macchina e si mise al posto del guidatore, azionò il tettuccio e coprì l'auto.
<< Kaito non hai la patente! >>.
Lui la guardò come se stesse scherzando. << Davvero? Ti preoccupa questo? >>. 
Girò la chiave e il motore rombò, aprì la porta del garage, il rumore avrebbe attirato la coppia di malviventi e avrebbe avuto meno di venti secondi per lasciare la casa. Aoko si mise la cintura, ansiosa. In retromarcia fu fuori dal garage e partì sgommando. In due minuti vide una macchina scura viaggiare alla stessa velocità inseguirli nello specchietto retrovisore.
<< Quando hai imparato a guidare? >>.
<< Io sono Ladro Kid, signorina >>, girò la macchina in un’inversione pericolosa. << Ho molte abilità >>.
Kaito sapeva che quella fuga fra le strade di Tokyo era disperata.
<< Kaito! >>, Aoko si voltò a guardare dietro, un luccichio l'aveva spaventata. << Si apprestano a sparare! >>.
Il più giovane dei due sparò un primo colpo e scalfì la carrozzeria. Kaito aveva percorso il ponte, ingranò una marcia più alta e aumentò la velocità. Un secondo sparo colpì il finestrino, rompendolo in parte. Aoko urlò, coprendosi la testa con le braccia.
Kaito premette a fondo il freno, la strada era bloccata da lavori in corso. La frenata lasciò il segno delle gomme sull'asfalto.
Era una trappola, erano a conoscenza dei lavori in corso e la strada era impraticabile, nella follia della corsa non se ne era accorto. Colpì il volante dalla frustrazione. Circondarono la macchina e li tenevano sotto tiro con le pistole. Uno di loro aprì la portiera e prese brutalmente Aoko per un braccio che cercò di difendersi inutilmente.
<< Non toccarla! >>, urlò Kaito, scese dalla macchina e si ritrovò Snake a meno di un metro che lo obbligò ad appiattirsi contro la macchina.
<< Metti le mani ben in vista >>, gli intimò, indicandole con l'arma. Preferiva tenere lo strumento più pericoloso del mago sotto controllo.
Snake strattonò Aoko e il ladro ribollì. La ragazza sembrava spaventata a morte.
<< Ladro Kid ruba, consegnaci lo Zaffiro Speranza e riavrai la tua amichetta viva >>.
Kaito era conscio che non l'avrebbero mai risparmiata. Avrebbero ucciso entrambi non appena la gemma si sarebbe trovata tra le lunghe unghie di Cecelia Hakuba.
<< Kaito >>, Aoko aveva la voce strozzata dalla presa. << Non farlo! >>.
<< Zitta! >>. Snake la consegnò a un altro. << Domani a mezzanotte. Lo scambio avverrà in una fabbrica abbandonata, zona di Shiba >>.
L'uomo lasciò cadere ai suoi piedi un pezzo di carta, c'erano scritte le indicazioni. Kaito non aveva ancora attrezzato l'abito e l'unica possibilità era una trappola di luce che teneva sempre nella manica. Stava per tirarla ma Snake se ne era accorto e la pistola rilasciò uno sparo d'avvertimento.
<< Un altro di questi trucchetti >>, puntò la pistola contro la tempia di Aoko. << E potrai dire ciao ciao alla fidanzatina >>.
Buttò Aoko sui sedili posteriori e l'addormentò con dell'anestetico per non sentirla protestare. Kaito tentò di salvarla e dovette proteggersi dagli spari usando il mantello e riparandosi dietro l'auto. Le macchine dei nemici sparirono lungo l'orizzonte.
<< Aoko! >>, il suo nome rimbombò nella strada desolata.
Kaito non riusciva a credere a quello che era appena successo. L'aveva stretta tra le braccia tutta la notte, era stata sua e ora rischiava di non vederla mai più.
È colpa mia! Non dovevo permetterle di venire con me!
La stavano usando come arma, come temeva. Salì in macchina e la spostò dalla strada bloccata, guidando fino a casa di Akako. Il riflesso nel vetro mostrava un ragazzo spaventato, distrutto dal dolore.
Kaito all'improvviso realizzò che non stava più ragionando come Ladro Kid. Aveva detto ad Aoko che doveva fidarsi del ladro e non stava agendo come tale. Doveva tenere l'amore per lei da parte mentre finiva di progettare il furto e attuarlo.
<< Aoko, resisti, ti prego >>.


Angolo autrice!

Salve lettori!
Come avevo anticipato il romanticismo ha regnato in questo capitolo!
Se non l'aveste capito io sono un'inguaribile romantica :D
Cercherò di pubblicare regolarmente anche se questa settimana mi trasferisco all'estero. Eh sì, perché mentre scrivevo la storia ho avuto tempo di mettere su casa e andare a convivere in un altro paese, giusto quando avevo due minuti di tempo ahahaha
Nel prossimo ci sarà il furto dello Zaffiro Speranza, sarà un pochino più lunghetto del solito, non sono stata così cattiva da dividerlo in due! :D
Ringrazio chi l'ha letta, messa tra le preferite, le seguite e le ricordate!
Shinici e ran amore: Di nuovo grazie! Eh sì, hai indovinato, ma ho preferito tenere la scena con calma, come ha detto Kaito doveva essere un'occasione un po' più romantica! ;)
Al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21. Inferno ***


Capitolo 21


L'inferno


17 agosto, fabbrica abbandonata, ore 00.20


Ladro Kid si toccava la spalla ferita, la giacca bianca era sporca di sangue, il viso graffiato. Cecelia Hakuba gli rivolse contro la pistola, camminando tra l'intonaco rotto e costringendolo ad appiattirsi al muro.
<< Metterò fine >>, caricò l'arma. << Alla stirpe di ladri e maghi peggiori del mondo. Dopo essermi divertita con te, manderò qualche mio amico in vacanza a Parigi... >>.
L'allusione a sua madre lo fece infuriare e puntò la spara carte contro Cecelia. Uno sparo la distrusse e il secondo ferì la gamba del ladro.
<< Per finire mi divertirò moltissimo con Aoko Nakamori >>.
Kaito non riusciva a restare in piedi, perdeva sangue.
<< Il mio divertimento non sarà mai grande quanto quello provato nove anni fa >>, la faccia era coperta da un ghigno enorme. << Quando Toichi Kuroba è saltato in aria è stato il momento più appagante della mia vita! >>.
Era lì. Lei era tra gli spettatori!
Kaito avrebbe voluto reagire, si appoggiava al muro cercando di non cadere, Cecelia gli puntava la pistola. Mise il dito sul grilletto, mezzo centimetro e sarebbe partito il colpo.
<< Addio Ladro Kid >>.


Cinque ore prima


Villa Ohayashi era un caseggiato di tre piani color beige, con i contorni delle finestre bianche. Un portico girava intorno alla costruzione e un laghetto cristallino brillava nel giardino. Il vialetto di pietra pregiata era costeggiato da aiuole verdi punteggiate da fiori variopinti.
Le macchine della polizia erano state parcheggiate oltre il cancello, la signora Ohayashi non voleva quelle brutte auto bianche e blu a rovinarle gli esterni. Il festeggiato, Daisuke, era eccitato per la festa e per la presenza del famigerato ladro. La sorella maggiore Shige avrebbe indossato lo Zaffiro Speranza in occasione del compleanno del fratello. Il marito, Sessue Hayato, avrebbe voluto tenere il gioiello in cassaforte però la moglie fu irremovibile: non avrebbe rinunciato all'amato gioiello per un ladruncolo esibizionista.
L'ispettore Daiki era chino su un tavolo, studiando le telecamere posizionate in ogni porta, esterno e ingressi. Nakamori aveva tolto le bende: le ferite erano guarite bene e finalmente aveva smesso gli antibiotici. Aveva ricevuto una chiamata dalla figlia che lo informava che sarebbe tornata la notte e di scusarla di nuovo per la gita improvvisata, talmente era impegnato che non si era arrabbiato.
Il punto di vista nei confronti di Daiki non era migliorato e aveva dovuto ammettere che possedeva una buona abilità strategica. Diversi poliziotti erano mischiati fra gli invitati e ci tenevano a fare bella figura visto che il questore Hakuba sarebbe stato presente al party.
Il capostipite della famiglia, Takei Ohayashi, era uomo serio e poco tollerante. Qualità che gli aveva permesso di prendere in mano le redini dell'impero finanziario fondato dal padre. Quel biglietto era solo una grande scocciatura, teneva a quello zaffiro per il ricordo che rappresentava.
Yuka si stava preparando insieme alla figlia nella stanza da letto. Il primogenito Tobei sarebbe giunto poco prima dell'inizio della festa.
Daiki entrò nella camera accompagnato da un paio di agenti.
<< Signora Ohayashi la informo che la rete di telecamere è entrata in funzione >>.
<< Molto bene >>. Il parrucchiere stava lavorando con il pettine.
<< Non capisco tutta questa preoccupazione. Più lisci, per favore >>, comandò al suo acconciatore. << Ladro Kid restituisce sempre le gemme che ruba >>.
<< Non possiamo averne la certezza, signora Hayato >>, obbiettò l'ispettore Daiki. << È tutto pronto >>, disse l'assistente capo Nakajima, riferendosi alla strumentazione.
L'ispettore Nakamori attendeva fuori dalla camera da letto, impegnato a controllare la piantina della villa scaricata sul tablet. Era sicuro che Ladro Kid si sarebbe infiltrato tra il personale della casa, in modo da avere accesso a tutte le stanze. Il display segnava le 19.00, la festa avrebbe avuto inizio entro trenta minuti.


Ladro Kid indossava la divisa richiesta dal personale di sala: camicia bianca, gilè nero e pantaloni in tinta, un papillon al collo. Nell'orecchio aveva un auricolare per tenersi in contatto con Jii e Akako. Il vecchio aiutante era rimasto all'esterno per agevolare la via di fuga, la villa era stata attrezzata con eccellenti sistema di sicurezza.
La difficoltà nasceva dalla collana stessa. Shige avrebbe indossato la pesante collana per l'intero party e, stando alle informazioni reperite, l'ispettore sostituto aveva nascosto un trucco del gancio. Non avrebbe potuto semplicemente sfilarla e Kaito aveva studiato un metodo per fare scena e costringerla a togliersi la collana.
Intorno alle venti, l'ansia cominciò a salire: aveva solo quattro ore per salvare Aoko. Dopo il suo rapimento era tornato a villa Koizumi, distrutto e desideroso di salvarla. Akako aveva deciso di unirsi al piano, era molto in pena per l'amica.
Kaito varcò la soglia delle cucine. I cuochi erano impegnati a cucinare il buffet che sarebbe stato servito durante la festa e i camerieri ammucchiavano i bicchieri di champagne e analcolici per i giovani invitati sui vassoi. Il ragazzo mise i calici di alcool sulla superficie argentata, sotto il vassoio aveva nascosto un microfono con ricetrasmittente da attaccare alla signora Hayato per monitorarne gli spostamenti.
Aveva pianificato di fuggire direttamente dalla stanza prescelta per il party. Un ampio balcone si estendeva per tutto la sua larghezza e c'erano due portefinestre.
Giunse al secondo piano, varcò la porta in mogano ed entrò nel pieno del ricevimento: le pareti erano ricoperte da carta da parati a strisce verdi e parquet scuro. Un grosso lampadario in cristallo pendeva al centro e altre lampade eleganti illuminavano l'ambiente.
Il suo aspetto era quello di un ragazzo di venticinque anni, capelli biondi e viso tondo. Qualche ospite prese lo champagne e vide Shige in compagnia del marito. L'abito blu mare aderente e scollato metteva in risalto lo Zaffiro Speranza, delicatamente posato nell'incavo del petto. Erano in compagnia di altri invitati e chiacchieravano. Un'occhiata veloce gli bastò per notare che il gancio della collana era stato rafforzato, avrebbe potuto scassinarlo ma ci sarebbe voluto troppo tempo.
<< Piano due >>, mormorò nell'auricolare.
<< Ricevuto >>.
<< Ragazzo >>, Shige gli fece un cenno. << Champagne, prego >>.
Kaito porse il vassoio e s'impietrì quando vide una mano dalle curate unghie laccate di rosso prendere uno dei bicchieri.
Cecelia Hakuba sorseggiò l'alcolico. << Grazie. Freddo al punto giusto >>. Si voltò al marito, un sorriso cordiale. << Non trovi caro? >>.
<< Sono d'accordo tesoro >>.
Il ladro si allontanò disgustato dalla scena di quel finto amore nei confronti di un uomo che aveva dedicato vent'anni di vita a una famiglia illusoria. Passò accanto alla signora Hayato e finse di essere distratto, pestando lo strascico del vestito. Lei si lamentò, Kaito proferì scuse e attaccò la piccola ricetrasmittente alla coda dell'abito.
L'ispettore Daiki era in compagnia di Nakamori e il ragazzo provò una fitta di senso di colpa, non sapeva ancora niente della sorte di Aoko. Il vassoio era ormai vuoto e fece finta di tornare in cucina per riempirlo, invece si tolse la maschera mentre scendeva le scale e buttò il vassoio sotto un carrello. Si recò nel bagno, l'unico posto dove non c'erano telecamere, per cambiare nuovamente identità e prepararsi a rubare lo Zaffiro Speranza.
Resisti.


Aoko era tenuta prigioniera nel retro di un furgone. Le mani erano legate dietro la schiena e anche le caviglie. I vestiti erano lerci, stanchissima e i segni della corda cominciavano a far male.
Snake la faceva sorvegliare a turno. La psiche della ragazza era debilitata dalla fatica e dallo scombussolamento di quei tre giorni, non aveva permesso a una sola lacrima di scendere. I pensieri andarono a Kaito: meno di ventiquattro ore prima era stata tra le sue braccia e non era mai stata tanto felice. Stava per rinunciare all'obbiettivo della sua missione, quella per cui aveva rischiato la vita, la libertà e anche l'amore per lei.
Non glielo avrebbe permesso.
La mattina che aveva passato con Kaito a studiare il piano, le aveva spiegato un po' di cose, per esempio come faceva a liberarsi dalle manette. Le aveva dato anche una dimostrazione pratica.
Ignorando le lesioni e il sangue, Aoko cercò di applicare il metodo alle corde che la teneva imprigionata. Evitando qualsiasi suono di dolore, dopo venti minuti riuscì a liberarsi. Un uomo annoiato stava appoggiato alla porta del furgone, sbadigliando per la scocciatura dell'incarico.
Aoko aveva bisogno di qualcosa per colpirlo e vide un pezzo di sedia ammucchiato insieme ad altra spazzatura. Strisciò lentamente senza farsi vedere, centimetro dopo centimetro, fino a sfiorare il pezzo di legno.
<< Aiuto! >>, cominciò a tossire. << Aiutatemi! >>.
<< Cosa ti prende? >>.
Il carceriere si avvicinò, sbuffando. Lamentò che le bruciava la gola e non riusciva a respirare. Lui si abbassò per vedere il problema e Aoko lo colpì con il pezzo di sedia, l'uomo cadde a terra e mise le mani nella giacca per prendere la pistola. Aoko ebbe la prontezza di colpirlo ancora e svenne.
Riprendendo fiato, ricadde goffamente a terra e liberò anche le caviglie. Rubò le chiavi dalla tasca e aprì il lucchetto del furgone.
Quando fu fuori l'aria fresca la colpì e respirò a pieni polmoni. In lontananza vide una costruzione a tre piani, sembrava in disuso e cadeva a pezzi, si sarebbe rifugiata là.
La ragazza corse sull'erba, nascondendosi dietro agli alberi.
Snake andò a controllare la situazione e trovò il portellone spalancato. Saltò su e vide il sottoposto a terra. Lo mise in piedi e cominciò a scuoterlo.
<< Dov'è la ragazza? >>.
<< È... È fuggita >>, farfugliò.
Dalla rabbia lo scagliò di nuovo sul pavimento e prese il cellulare, componendo il numero del capo.
Cecelia stava ridendo alle battute del capostipite Ohayashi insieme al marito.
<< Scusi, magari è mio figlio >>, disse, diede un bacio sulla guancia al marito. Non appena si fu allontanata, la maschera affettuosa divenne un viso di pietra inespressivo.
<< Cosa c'è? >>.
<< L'ostaggio è scappato! >>.
<< Ritrovatela immediatamente. Sparate ma non uccidetela. Ci serve viva >>. Chiuse la comunicazione, indossò nuovamente un viso fasullo e ritornò alla festa.


Daisuke era circondato dagli amici, non facevano che chiedergli quando il grande mago avrebbe fatto la sua apparizione. Il fratello si era unito al party e credeva che si stessero tutti preoccupando troppo. Dello stesso avviso era l'ispettore Daiki, beveva un analcolico e aveva l'aria di chi si stava divertendo un mondo.
Nakamori invece non perdeva di vista un solo invitato, i camerieri e i barman: quell'arrogante ragazzino credeva fin troppo nelle proprie capacità. Ladro Kid, sotto mentite spoglie, era di nuovo nella sala e ascoltava la frequenza sui cui aveva sintonizzato il microfono attaccato a Shige.
La signora Ohayashi ordinò di portare la torta del festeggiato per spegnere le candeline.
È ora.
Una torta a tre piani, bianca e blu scuro e un grosso ventuno in cima, fu portata da due camerieri su un carrello e posata sul tavolo in legno pregiato al centro.
<< Oggi >>, il signor Ohayashi alzò un calice. << Il mio terzogenito compie ventuno anni. Tra non molto concluderà il ciclo di studi e prenderà le redini della società di famiglia come i fratelli. Ti auguro una vita di successi, figliolo. Tanti auguri! >>.
<< Tanti auguri! >>, dissero in coro tutti gli invitati.
Daisuke spense la candelina e calò il buio.
<< Le luci d'emergenza! >>, ordinò Daiki.
Lo sapevo! , pensò Nakamori. Quel bastardo è qui!
<< Ladro Kid sta arrivando! >>, disse eccitato Daisuke.
Sulle pareti si proiettarono dei filmati, sembrava di essere un'enorme cinema. Il questore Hakuba scosse l'ispettore Daiki, irritato.
<< Ma questo è... >>. Nakamori riconobbe le riprese video del furto dei Bracciali Gemelli.
<< Ispettore Daiki esigo delle spiegazioni! >>, tuonò il signor Ohayashi.
I frame mostravano la ricostruzione di ciò che era successo realmente quella sera. Nakamori divenne rosso di rabbia e si voltò verso la spia.
<< Nakajima! >>.
Cecelia stringeva lo stelo del calice, non ci vedeva dalla rabbia. Me la pagherai moccioso!
L'assistente capo si ritrovò con le spalle al muro, impallidì e non sapeva come giustificarsi. Sapeva che se avesse detto anche solo una parola sull'organizzazione non avrebbe visto l'alba.
Il filmato finì e le luci si riaccesero.
Nakajima tentò una fuga ma Kaito aveva previsto anche questo. Attaccato al vestito della spia c'era un piccolo ovale che scoppiò e un pezzo dell'abito prese fuoco. Si fermò per spegnerlo, era innocuo e gli fece perdere tempo, i poliziotti lo assalirono. Il questore ordinò lo stato di fermo e di scortarlo immediatamente in centrale per un interrogatorio. L'ispettore Daiki si scusò per l'inconveniente più volte con i proprietari della casa.
Con l'aiuto di alcuni poliziotti riuscirono a reperire piccoli proiettori nascosti nelle lampade a muro.
Nakamori ne fissò uno. Perché l'ha fatto? Perché Ladro Kid ha voluto proteggermi?
Kaito sorrideva compiaciuto. Ora tocca allo zaffiro.
<< Ispettore! >>.
<< Parla! >>, rispose Daiki al microfono.
<< Ladro Kid è stato visto all'interno dell'edificio! >>.
L'ispettore non riusciva a sentire niente, era quasi un brusio. Si allontanò di parecchi metri dalla sala, fino a girare l'angolo del corridoio.
<< Agente ripeta! >>. Nessun suono. << Ho detto: ripeta! >>.
Kid gli spruzzò una buona dose di anestetico e l'ispettore non ebbe il tempo di mettere mano alle manette che già dormiva, strisciando lungo il muro. Lo legò nel bagno, indossò una maschera con la sua faccia e si recò al party.
I camerieri avevano l'ordine di servire per tutta la durata della sera i bicchieri con lo champagne e gli analcolici. Inoltre, al momento di servire la torta, avevano l'ordine di riempire la costruzione di bicchieri sul tavolo, in modo da creare una fontana.
Ripresero i festeggiamenti con il taglio della torta.
<< Tanti auguri fratellino! >>, disse la Shige, sollevando il bicchiere.
<< Un brindisi a te! >>, aggiunse il fratello.
Quando sollevarono i bicchieri il liquido iniziò a bollire. Alcuni invitati li lasciarono andare e caddero sul pavimento. In breve si creò un odore acre e poca visibilità, come se fosse ghiaccio secco.
<< È opera di Ladro Kid! >>, disse il finto Daiki.
<< Tenete d'occhio la signora Hayato! >>.
Kid, vicino al tavolo della torta, colpì la base della piramide con un cucchiaino e le vibrazioni agitarono il liquido. Il nucleo familiare fu avvolto da una densa nebbia.
Mentre era nelle cucine aveva sostituito il ghiaccio normale con uno speciale, che conteneva un reagente che si sarebbe attivato con le vibrazioni dovute al tintinnio. Una volta scaldati, i cubetti si erano sciolti e aveva previsto che molti bicchieri sarebbero caduti sul parquet. Gli era bastato colpire la piramide per creare l'illusione intorno al suo obbiettivo.
Riuscirono a riprendere il controllo della situazione e lo zaffiro era ancora al suo posto.
Fase finale. << Tolga la collana! >>.
<< Cosa?! >>.
<< Questo è sicuramente è un falso. Non avrebbe fatto tutta questa scena per niente! >>.
<< Le assicuro che è l'originale! >>, protestò la donna.
<< Faccia come le dico, meglio esserne sicuri! >>.
Shige sbuffò e chiese alla madre di toglierle la collana. Dopo qualche secondo ciondolava tra le dita della signora Hayato.
<< Visto? >>.
Nakamori guardava la scena e capì troppo tardi. << Fermi! >>.
L'intensità del lampadario aumentò di colpo e si coprirono gli occhi. Shige non avvertì più il peso dello zaffiro, quando la luce tornò normale urlò.
<< Ladro Kid! >>, strillò Daisuke e lo indicò.
Il ladro era in piedi sulla balaustra del balcone, la collana penzolante nella mano destra e l'ispettore Daiki svanito. Gli invitati erano talmente incantati da non riuscire a dire niente.
<< Buon compleanno Daisuke! >>.
<< Figo! >>.
<< Maledetto bastardo! >>, urlò il signor Ohayashi.
Fece un cenno con il cappello in segno di saluto e poi si gettò nel vuoto. La folla corse a vedere ed era solo un manichino tra i cespugli.
Nakamori vide il ladro volteggiare nel cielo stellato e corse al suo inseguimento, passando per il retro e sedendosi nella prima macchina della polizia che trovò.
Non mi sfuggirai!


Saguru non aveva voluto partecipare alla festa, suscitando sorpresa ai genitori. Il detective si era appostato sotto villa Ohayashi, guardando l'orologio. Voleva seguire il ladro, non l'avrebbe mai preso con i soliti metodi. Recarsi alla polizia con i risultati dell'esame sarebbe stato troppo semplice: voleva il piacere di catturarlo e consegnarlo lui stesso, era una questione personale ormai. Si era svegliato dopo ore nella camera di Kaito: congelato nonostante il caldo estivo, la schiena a pezzi, l'orgoglio lacerato e sete di vendetta.
Il ragazzo vide l'ispettore Nakamori correre verso una macchina, ancora un po' acciaccato per via dell'incidente, e salire. Veloce, andò dietro alla macchina e ci attaccò una ricetrasmittente piccola ma potente, avrebbe seguito ogni mossa dell'ispettore e l'avrebbe portato dritto dal ladro.
L'auto partì sgommando e Saguru chiamò l'anziana balia, camminando velocemente fuori dai giardini dell'abitazione.
<< Nana, metti in moto >>. Dallo smartphone vedeva il puntino rosso muoversi e sperò che l'ispettore fosse abbastanza veloce o avrebbe perso la sua occasione.


Kaito atterrò su un albero, appoggiandosi al tronco. Non aveva il coraggio di controllare lo zaffiro bianco, temeva qualcosa peggio di una delusione: la vita di Aoko in cambio del nulla.
Prese un profondo respiro e accostò la gemma al raggio di luna. Il primo secondo si sentì morire, poi... il brillare rosso. Si avvicinò per guardarla meglio.
<< Pandora >>, mormorò. << Papà l'aveva trovata davvero >>.
Quello zaffiro bianco brillava del rosso più incandescente che avesse mai visto. Non riusciva a smettere di guardarlo, era totalmente soggiogato.
La voce dell'aiutante lo fece ritornare alla realtà. << Signorino! >>.
<< Tutto bene Jii. Farò lo scambiò tra un'ora, chiama Akako. Inizia la parte due >>.


L'ispettore aveva perso di vista il ladro e si era fermato, battendo una mano sul tetto dell'abitacolo per la frustrazione. Davanti a lui c'era solo una distesa di alberi e arbusti, era la zona industriale decaduta della città, era in fase di demolizione per far spazio a una nuova zona residenziale di lusso. Non si era accorto di Saguru, nascosto dietro un muro rotto. Si era fatto lasciare a trecento metri dall'ispettore e mandato via Nana.
Anche se Nakamori aveva perso la traccia, Saguru era sicuro che Kid fosse lì. Il suo intuito di detective gli diceva che c'era qualcosa che stonava in quella storia: perché il ladro sarebbe dovuto giungere fin lì?
Il nome di Aoko passò nella mente e si chiese se non c'entrasse lei. Quasi l'avesse chiamata, vide la esile figura della ragazza stagliarsi dietro un tronco: non gli avrebbe mai perdonato di aver influenzato la dolce Aoko per metterla dalla sua parte. Nakamori nel frattempo era risalito nell'auto e lasciato il posto, probabilmente per fare un giro di perlustrazione.
Si nascose tra gli alberi anche lui e le arrivò dietro, tappandole la bocca. Aoko scalciò e la trascinò in fondo alla radura per esigere spiegazioni. Agli occhi acuti del detective non sfuggirono i segni di legatura alle caviglie e ai polsi, i vestiti macchiati.
La voltò, la mano ancora sulla bocca. << Adesso ti lasciò andare. Tu non urlare okay? >>. Aoko annuì e mollò la presa.
<< Cosa ci fai tu qui? >>, gli domandò, riprendendo a respirare regolarmente.
<< Cosa diamine ti è successo? >>, Saguru controllò le ferite ai polsi.
<< Non si risponde a una domanda con un'altra domanda! >>.
<< Per Ladro Kid, mi sembra ovvio. Ora rispondi alla mia? >>.
Saguru non sapeva niente della madre e non aveva la minima idea di come spiegargli la faccenda. La ragazza aveva ascoltato spezzoni di conversazioni e sapeva dove si sarebbe tenuto lo scambio.
<< Tu sai dov'è Kid >>.
<< Ti sbagli! >>. Purtroppo Aoko fece l'errore di guardare per un secondo la costruzione a tre piani.
Saguru capì immediatamente. << Siamo alla resa dei conti >>.
Aoko lo tirò per la maglia. << Saguru, ti prego... Non entrare >>.
<< Perché mai? >>.
<< Devi fidarti di me >>, Aoko lo implorava.
Saguru la obbligò a lasciare la presa. << Mi fidavo di te. Prima di scoprire che sei la fidanzata di quello sporco ladruncolo >>.
<< Tu non hai capito niente! >>, reagì Aoko. << Se ho cambiato idea, allora puoi farlo anche tu! >>.
Il detective aveva sempre avuto di Aoko l'idea di una ragazza vulnerabile e fragile, quello che stava vedendo non corrispondeva più al suo ideale.
<< Cosa ti ha detto o fatto per cambiare idea tanto radicalmente? >>. Il viso di Aoko la tradì. << Capisco... >>.
<< Non è come credi! >>.
Saguru non voleva più ascoltarla e si avviò verso il palazzo. Nulla valevano le suppliche di Aoko, deciso a mettere fine alla questione.


Kaito toccò il terreno e fece sparire l'aliante, sfiorò la gemma nella tasca. Cecelia Hakuba era in piedi al centro della stanza, pistola sfoderata. Era sola però era certo che qualche sottoposto, tra cui Snake, fosse nascosto da qualche parte.
<< Dov'è Aoko? >>.
Cecelia tese la mano. << Dammi Pandora e io ti restituirò la ragazza >>.
<< Voglio vederla >>.
<< È al sicuro, non uccido chi mi serve >>, si avvicinò di qualche passo. << Dammela >>.
Ladro Kid mostrò lo zaffiro bianco e lo lanciò, Cecelia lo esaminò. Il primo colpo fece sanguinare la spalla del ladro. La collana finì a terra e Cecelia la pestò con la scarpa.
<< Credevi sul serio che sarei caduta in questo trucchetto insulso? >>.


L'edifico doveva essere in origine una fabbrica. L'entrata era un grande portone rotto, le finestre erano in gran parte assenti e il buio del luogo faceva venire i brividi. Aoko aveva paura solo a guardarlo e pensò a Kaito, se era in pericolo, se stava bene. Saguru spinse il portone e strascicò sul pavimento sporco. Aoko gli corse dietro.
<< Lasciami in pace! >>.
<< Saguru! >>.
Urlò il suo nome e si fermò come bloccato da un incantesimo.
<< Sono la stessa persona di tre giorni fa. Fidati di me! >>.
Il primo piano era vastissimo e le voci echeggiavano. Per essere estate avevano entrambi una strana sensazione di freddo.
<< Cosa mi stai nascondendo Aoko? Parla! >>.
<< Mi hanno rapita >>. Finalmente ebbe l'attenzione del ragazzo. << Kaito deve darle lo zaffiro in cambio della mia libertà. Io sono fuggita, però >>.
<< Darle a chi? >>.
Aoko si morse un labbro, avrebbe volentieri preso quella sofferenza al suo posto. << A Cecelia Hakuba >>.
Saguru iniziò a ridere, appoggiandosi contro una colonna. << Divertente >>.
<< Tua madre tiene le fila di un'organizzazione pericolosa da oltre vent'anni. Ha ucciso il padre di Kaito e tantissime altre persone >>.
<< Non ti rendi conto della follia? Ti ha fatto il lavaggio del cervello! >>, Saguru la strattonò per il braccio.
<< L'ho visto con i miei occhi! Tua madre mi ha puntato una pistola alla tempia, voleva uccidermi! >>.
Saguru non voleva, non poteva crederci. Il dolore di quelle parole gli fecero perdere la poca lucidità rimasta e spinse Aoko sul primo scalino per andare al primo piano.
Cercò di opporre resistenza. << Dove stiamo andando?! >>.
<< Dal tuo fidanzato, non sei contenta? >>.


Presente


<< Addio Ladro Kid >>.
Cecelia premette il grilletto e il sangue macchiò le pareti. Il corpo del ragazzo si accasciò a terra, immobile, e altro sangue sporcò i calcinacci. Lo girò con un piede e frugò nelle tasche. Trovò la collana e la investì di luce lunare.
<< Finalmente Pan... Cosa? >>. Lo illuminò di più e lesse una scritta. << Hai perso? >>.
<< Proprio così >>.
Ladro Kid era sulla soglia della finestra, appoggiato al profilo del muro in rovina, il mantello svolazzava e si teneva il cappello con una mano.
Cecelia guardò il corpo a terra e poi il ladro. << Ti ho ammazzato! >>.
Un sorriso audace la irritò. << Specchi, fili e manichini, mia cara Cecelia >>. Saltò giù aggraziato.
La donna guardò meglio il cadavere a terra: era una perfetta riproduzione del ladro.
<< Ho messo degli specchi in alcuni punti strategici. Quando hai sparato non ti sei accorta che lo stavi facendo al manichino, in verità io ero dall'altra parte della stanza >>.
Quel pomeriggio Akako aveva addormentato i sottoposti di guardia e cancellando la memoria, Jii e Kaito avevano installato gli specchi. Il ladro era stato realmente colpito alla spalla e alla gamba, si era accasciato contro uno dei muri, poi aveva mosso gli specchi con i fili precedentemente fissati e messo il manichino al posto suo. Era un piano rischioso perché se avesse utilizzato anche un secondo in più sarebbe morto perché Cecelia si sarebbe accorta del trucco. Invece era stato talmente veloce da non accorgersene.
Cecelia Hakuba iniziò una lunghissima risata gelida quanto quegli occhi impazziti. Si mise la pistola nella fodera sotto il vestito e incrociò le braccia.
<< Sei davvero un mago straordinario Ladro Kid, tale a quale quello sciagurato di Toichi Kuroba. Ma ancora una volta sono stata più furba di te >>.
Kaito aggrottò la fronte e un terribile sospetto si fece strada.
<< Proverai l'identico dolore del tuo caro paparino quando è saltato in aria! >>.
Cecelia si era tenuta vicina alla porta e le bastarono pochi passi per ritrovarsi fuori dalla stanza. Nella mano stringeva un piccolo telecomando nero e teneva il dito sul primo tasto.
<< Buona permanenza all'inferno, moccioso >>.
Una porta di metallo si chiuse e Cecelia sparì dalla sua vista. Kaito non riuscì ad arrivare all'ingresso e la prima bomba esplose. Cadde all'indietro e sbatté la testa contro una colonna, un rivolo caldo scese giù per il collo. Si tastò la ferita, faceva molto male.
L'ingresso aveva preso fuoco e l'unica soluzione era uscire dalle finestre. Non aveva finito di formulare quel pensiero che un'altra bomba esplose e la stanza si riempì di nero e tossico. Iniziò a tossire e cercò di alzarsi.
Come ho fatto ad essere tanto stupido?
Cecelia era la regina del dramma, rivivere quell'emozione di nove anni prima doveva essere stato irresistibile. L'avrebbe guardato morire standosene comodamente fuori, al sicuro. Avrebbe recuperato lo zaffiro una volta spento l'incendio.
<< Aoko... >>.
Gli occhi blu di Kaito si riempirono di lacrime, l'avrebbero uccisa e sarebbe stata solo colpa sua. Il vestito bianco era macchiato di nero e i polmoni del ragazzo cominciava ad essere invasi di fumo.
Mantieni la poker face, mantieni la poker face...


I due ragazzi si aggrapparono l'uno all'altro quando il palazzo tremò alla prima esplosione.
<< Una bomba! >>, esclamò Saguru.
<< Kaito! >>.
Aoko salì le scale e il detective la bloccò tenendola per la vita. << Dove vuoi andare?! Questo posto sta per crollare! >>.
<< Mollami! >>, si girò dall'amico. << Non lo lascerò morire! Tu fai come credi! >>.


Nakamori sterzò la macchina e scese, guardando il fumo nero salire in cielo e l'alone rosso in lontananza.
Si collegò alla radio della polizia. << Sono l'ispettore Nakamori! È scoppiato un incendio nella vecchia zona industriale di Shiba! Temo ci siano persone intrappolate! >>.
<< Mandiamo subito pompieri e un'ambulanza! >>, disse una voce in risposta.
L'ispettore non sapeva perché, se fosse il suo intuito da poliziotto però era sicuro che Kid fosse là. Non sarebbe rimasto a guardare, premette il piede sull'acceleratore e ingranò la marcia più alta.
<< Salvati ti prego, canaglia. Non morire >>.


Kaito aveva usato ogni trucco possibile e nessuno aveva funzionato. Ormai l'ossigeno era sempre meno e non riusciva più a ragionare. Cadde in ginocchio, respirando a fatica e le fiamme aumentavano. Un altro scoppio ed era sicuro che anche al secondo piano fosse scoppiata una bomba, avrebbe fatto crollare quel posto.
Il ladro non poté fare a meno di pensare alle persone della sua vita: Jii, la mamma, Akako, quell'imbranato di Nakamori. E poi lei, Aoko, che amava con ogni fibra del corpo, era finalmente sua e non l'avrebbe stretta mai più.
<< Kaito! >>.
La sua voce. Sto proprio per morire...
<< Kaito! >>. Sentì pugni battere sulla porta di metallo e tossire.
<< Aoko... >>. Camminò fino al suono della voce e si appoggiò alla porta. << Aoko! >>.
<< È vivo! >>.
<< Lo sento >>.
<< Saguru? >>.
<< Non c'è modo di aprire questa porta? >>, chiese il detective, tossì anche lui. Poteva sentire il fumo che si alzava dai piani inferiori.
<< No... Le ho provate tutte >>, la sua voce era ridotta a un filo. << Ci saranno sicuramente altre bombe e tra non molto questo posto sarà polvere. Salvatevi almeno voi! >>.
<< Non farmi incazzare Kaito! >>, urlò Aoko. << Se non ti salvi vengo a riprenderti dal mondo dei morti e ti rompo lo scopettone in testa! Hai capito?! >>, batté un pugno sulla porta, rabbiosa.
Accidenti
, pensò il detective.
<< Ascolta Kaito. Riesci ad arrivare alle finestre e calarti al secondo piano? È ancora sgombro e possiamo fuggire da lì >>.
Il mago pensò che era un buon piano, se l'avessero aiutato una volta giù ce l'avrebbe fatta.
Si tenne in piedi. << Posso farcela >>.
<< Svelto però >>, aggiunse la ragazza. << Anche qui la situazione si sta mettendo molto male! >>.
Camminò lottando contro il caldo infernale e si appoggiò al bordo della finestra da cui era entrato, la visibilità era scarsa e calarsi giù era veramente un'impresa. Tirò fuori una corda e la srotolò.
I due ragazzi erano nella stanza di sotto e anche il secondo piano stava venendo velocemente divorato dalle fiamme. Avevano meno di due minuti, anche loro cominciava a sentirsi storditi dal fumo e dal calore.


Cecelia Hakuba era seduta in una macchina nera, godendosi lo spettacolo e ridendo di gusto. Ogni tanto pigiava un tasto per far esplodere un'altra bomba, voleva vedergli crollare il palazzo addosso.
<< Quale bomba farò esplodere adesso? >>. Mise il dito su un tasto e lo stava per premere.
<< Signora! >>, Snake era al posto del guidatore e mise una mano sul telecomando.
<< Come osi?! >>.
<< Mi hanno appena comunicato che l'ostaggio è entrato in compagnia di... suo figlio >>.
Cecelia sbiancò, il telecomando cadde sul tappetino dell'auto. << Il mio Saguru! Salvatelo immediatamente >>.
<< Mia signora ormai è troppo tardi... >>.
La donna scese dalla macchina. Il terzo piano era un inferno rosso e il secondo fumava. Aveva programmato di far esplodere le bombe dal terzo al primo piano, per impedire che il palazzo crollasse subito. C'erano tre bombe per piano e ne mancava una del secondo ma sapeva che i danni procurati erano già sufficienti per distruggerlo.
<< Saguru! >>.


Il detective liceale ruppe la finestra della stanza con un pezzo di muro e tirò la corda per far segno a Kaito di scendere. Il ladro vi strisciò a fatica, l'aria non era troppo fresca a causa delle fiamme e le mani leggermente ustionate dolevano. Riuscì ad arrivare al piano sotto e Saguru e Aoko gli tesero le mani.
L'aria era calda ma più pulita, riuscì a respirare meglio. Aoko l'abbracciò, non voleva .
<< Sei vivo! >>.
<< Io sono duro a morire, signorina >>, cercò di smorzare la tensione.
<< Commovente ma dobbiamo andarcene! >>.
Quando uscirono sulle scale il fumo aveva invaso gran parte del secondo piano e il soffitto crollò a un passo da loro.
<< Il piano terra è sgombro, ancora pochi minuti e non ci salveremo! >>, disse Saguru, sostenendo Kaito troppo debole per camminare.
Le scale erano libere e avevano sceso i primi gradini quando crollò e divenne impossibile tornare su. Superando il calore terribile e le scottature sul viso e le braccia riuscirono a giungere al piano terra, le finestre non erano ancora esplose. Un'esplosione, l'ultima bomba del secondo piano, significava che le fiamme l'avevano raggiunta e il caldo l'aveva attivata.
<< Muoviamoci! >>.


Cecelia Hakuba guardò anche il primo piano in fiamme. Poi una grossa esplosione la fece cadere all'indietro e il rumore le fece perdere l'udito per qualche secondo. Gli abiti erano sporchi della cenere nell'aria e di erba bruciacchiata.
<< Saguru! >>, urlò il nome del figlio disperata.
<< Signora... >>. Snake le si avvicinò.
Il capo si girò e il viso era corroso da un'espressione orribile. Tolse la pistola dal fodero.
<< Ti avevo avvertito che se fosse successo qualcosa a mio figlio l'avresti pagata! >>.
Snake arretrò. << S-signora! >>.
Cecelia sparò e il rumore del colpo si perse tra le mura che crollavano. Snake cadde a terra prima in ginocchio e poi a pancia in giù, un buco in fronte che fumava ancora.
Uno strillo fortissimo, più del rumore delle fiamme e dei muri crollanti, fece girare la donna. Aoko affondava il viso tra le mani, dando la schiena alla scena terribile, Kaito la cingeva con le braccia.
Saguru era pallido e gli occhi non avevano più luce.
<< Mamma >>.
Saguru uscì dal nascondiglio tra gli alberi in cui si era rifugiato per far riprendere il ladro. Non si era accorta della presenza del figlio e aveva sparato al fedele sottoposto sotto i suoi occhi. Il detective non aveva voluto credere a una parola di quello che i due ragazzi gli dicevano e vederlo in diretta fu come se quello sparo gli avesse bucato il cuore.
<< Figlio mio! >>, la pistola toccò l'erba. << Sei vivo! >>.
Aoko piangeva, era sotto shock, gli occhi di Kaito vagavano tra Saguru e Cecelia.
<< Non volevo crederci finché non l'ho visto con i miei occhi. Le mie abilità di detective sono state oscurate dal naturale amore per te >>.
<< Posso spiegarti ogni cosa >>.
La signora Hakuba si avvicinò e tese una mano sul viso sporco di fuliggine del figlio. Saguru si lasciò sfiorare un attimo e mise la mano su quella della madre: la tolse bruscamente.
<< Tu! >>, puntò un dito contro il ladro e riprese la pistola, puntandola contro di lui. << Sei la peggior piaga esistente! Avrei dovuto ucciderti subito! >>.
<< Anche se mi uccidi per te è finita >>.
<< Cosa? Di che parli? >>, teneva i due sotto tiro.
<< Stavolta sono stato io più furbo di te. Mentre mi puntavi la pistola hai fatto la tua confessione in diretta alla stazione di polizia >>, raccontò con il sorriso sfrontato di Ladro Kid, quello tanto odiato.
Quel pomeriggio non avevano installato solo specchi e fili ma anche una telecamera ad alta definizione e un collegamento wireless con la stazione di polizia. Le facce del corpo di polizia quando sugli schermi era apparsa la scena e poi la confessione era stata indescrivibile.
Cecelia sbarrò gli occhi e la pistola tremò nella mano. Capì perché era stato zitto tutto il tempo, aveva permesso che lei gli sparasse, era solo per farla parlare.
<< Tu... tu... >>, non riusciva a spiccicare una sola sillaba dalla furia. << Dirò a tutti chi sei! >>.
<< Non lo farai >>.
La voce di Saguru sembrava provenire dall'oltretomba, gli occhi erano due iridi dorate inespressive. << Non lo farai, mamma >>.
Le sirene dell'ambulanza, della polizia e dei pompieri li preannunciavano. Kaito guardò Aoko, non potevano farsi trovare lì.
<< Andate >>, disse Saguru. << Ci penso io qui >>.
<< Grazie >>. Aoko gli strinse il braccio con la mano, lasciarlo da solo in quella situazione gli pesava ma doveva portare Kaito in salvo.
Si allontanarono e madre e figlio rimasero soli. Le fiamme lambivano ciò che restava della fabbrica e Saguru giurò di aver visto una lacrima scendere sul mento di Cecelia. Dalla tasca tolse il foglio del referto, lo guardò e poi lo fece in mille pezzi.
La polizia ammanettò Cecelia, a discapito che fosse la moglie di un questore. Costrinsero Saguru a sedersi nell'ambulanza e dargli un po' di ossigeno, una coperta leggera sulle spalle.
L'ispettore gli mise una mano sulla spalla, affranto. Il questore fu informato e non si presentò sulla scena del crimine, ordinò soltanto che il figlio fosse riportato a casa dopo essersi accertati che stesse bene.
<< Kid era qui? >>.
Il ragazzo annuì, guardava un punto imprecisato. Nakamori pensò che non doveva essersi allontanato molto e decise di tentare il tutto per tutto.


Kaito aveva perso il cappello e il monocolo tra le fiamme, correva tra gli alberi tenendosi mano nella mano con Aoko, per arrivare al punto d'incontro con Jii.
<< Ladro Kid! >>.
La voce dell'ispettore costrinse i due ragazzi a rifugiarsi dietro un albero dal tronco spesso ma furono visti dall'ispettore, fuggire fu impossibile.
Una torcia illuminò la coppia, Kaito dava le spalle.
<< Mani in alto! >>.
Nakamori era in fibrillazione, stavolta era sicuro di avercela fatta. La torcia illuminò anche la persona in compagnia del ladro e cadde sul terreno quando vide chi era.
<< A-Aoko! >>.
<< Papà! >>, la figlia era felice di vederlo. << Posso spiegarti >>.
Nakamori prese le manette e le fece ciondolare in direzione del ladro, raccolse la torcia. << Voltati! Hai rapito mia figlia! >>.
<< Non è andata così! >>.
<< Zitta Aoko! Ho detto voltati! >>.
Kaito non aveva scelta. Con le mani alzate si voltò lentamente e fu investito in pieno dalla luce lattiginosa.
Nakamori aveva immaginato molte volte quella faccia, aveva sognato quel momento trionfante tante di quelle volte da averne un sacco di versioni diverse. Nessuno era come quella che stava accadendo.
<< Kaito >>.
<< Papà, ti prego. Lui mi ha salvato la vita >>.
<< Sta a lei la scelta >>, aggiunse il ladro.
L'uomo guardò la figlia e poi il ragazzo, non poteva non vedere la complicità e il sentimento che si era creato.
I ricordi di quegli ultimi dieci anni passarono nella mente: Kaito bambino quando giocava nel giardino con Aoko. Kaito al mare, in piscina, le candeline spente a nove anni. Kaito che aveva aiutato Aoko a togliere le rotelle alla bici, che le aveva asciugato le lacrime o strappato una risata.
La ricetrasmittente gracchiò. << Nakamori, ha trovato il fuggitivo? >>. Non ottenne risposta, si limitava a fissarli. << Ripeto: ha trovato il ladro? >>.
L'ispettore si scosse e accostò l'apparecchio alla bocca. << È fuggito. Ripeto: Ladro Kid è fuggito >>, la spense e la mise nella tasca interna. << Sparisci >>.
Nakamori rimase dov'era, Kaito prese Aoko per mano. Si fermò al fianco dell'uomo che non staccava gli occhi dal manto erboso.
<< Grazie >>.
I due ragazzi uscirono dalla macchia di alberi e la Berlina nera era accostata al lato della strada. Dopo aver stordito gli alleati di Cecelia con la magia erano ritornati al punto d'incontro, preoccupati a morte.
La strega era impaziente e quando vide l'amica fece una cosa che non aveva mai fatto: corse ad abbracciarla. Aoko la strinse, felice di quel calore inaspettato da una persona tanto stoica.
L'aiutante fece sedere Kaito in macchina per disinfettare le bruciature.
<< Non sei un perdente dopotutto >>, disse Akako.
<< Detto da te è un complimento >>. Gemette quando il disinfettante toccò la bruciatura più grande.
Aoko aveva ferite molto più lievi e aiuto il vecchio con Kaito, pulendogli la ferita alla base della testa.
Il ladro mise Pandora nelle mani di Jii. << Sai cosa farne >>.
<< Si fidi di me >>.
<< Cecelia Hakuba è stata arrestata. C'era anche Saguru >>, li informò, un tono molto triste.
<< Se la caverà >>, ribatté Akako. << È forte >>.
<< Sei stata grandiosa >>, si complimentò Kaito.
<< Ovviamente. La mia è vera magia >>, esclamò, sprezzante. Una macchina l'attendeva dall'altra parte della strada, il brutto servitore alla guida. << Io torno alla villa. Ci rivedremo presto >>.
Salutarono la strega che sparì dentro l'auto, come risucchiata da un buco nero. Jii era venuto in macchina e allungò due caschi al ragazzo.
<< Il cambio abiti è nel punto concordato, la moto anche >>.
<< Efficiente come sempre >>, rise Kaito, porgendo un casco ad Aoko.
<< Ogni volta che lo vorrà, signorino >>. Jii diede un ultimo sguardo ai ragazzi e la Berlina svanì lungo l'orizzonte.
Rimasti soli, si guardarono. Aoko gettò il casco a terra e si rifugiò tra le sue braccia, versando qualche lacrima. Ci sarebbe stato il tempo in cui avrebbe potuto metabolizzare quelle settantadue ore e riprendersi.
<< Stai bene? >>, le domandò Kaito, sfiorando i lividi ai polsi.
<< Ora sì >>.
<< Tuo padre... >>.
<< Se ne farà una ragione. Dovremo parlare a lungo >>.
<< Lo farò anch'io >>.
<< Tutte le figlie portano almeno un cattivo ragazzo a casa >>, Aoko rise, alleggerendo l'anima fin troppo maltratta negli ultimi giorni.
<< Tu hai esagerato però >>, si unì alla risata.
<< È finita? >>, Aoko strofinò il viso contro la giacca.
<< Sì, è finita >>, Kaito sentì gli occhi pizzicare. << È finita >>.
Aoko sfiorò gli occhi blu e asciugò quelle lievi lacrime. Kaito le mise una mano sotto il mento e l'avvicinò alle labbra. Il bacio fu lungo e conteneva tutte le emozioni, le paure e le tristezze provate.


A notte inoltrata misero piede nell'abitazione dei Nakamori. L'unica luce accesa era quella della cucina, nella casa regnava il più assoluto silenzio.
I due ragazzi entrarono e videro l'ispettore seduto al solito posto, una bottiglia e un bicchiere quasi vuoto. Aveva la cravatta allentata e la giacca gettata sul tavolino basso. Vide i due giovani e si versò un altro bicchiere e ne vuotò metà in un solo fiato.
<< Papà >>, Aoko si avvicinò e allontanò la bottiglia pericolosamente consumata per un quarto. << Dobbiamo parlare >>.
Il volto di Nakamori era lievemente rosso, la figlia preferì non chiedersi quanti bicchieri avesse bevuto prima del loro arrivo. Kaito voleva affrontare la situazione da uomo a uomo e quindi si sedette di fronte a lui, Aoko al fianco del papà.
<< Non ho voglia di parlare con te >>, disse indicando Kaito con un cenno della testa, stava per bere un altro sorso e la mano del ragazzo tappò il bicchiere.
<< Signore, io le devo delle spiegazioni >>.
<< Non m'interessa sentirle >>.
<< Papà per favore. Ascoltalo >>, lo pregò Aoko.
Quella notte sembrava più vecchio dei suoi quarant'anni, la faccia scavata dalla stanchezza e dal profondo turbamento. Guardò la figlia e poi il ragazzo.
<< Ti ascolto >>.


Angolo autrice!


Salve lettori!
I cattivi hanno perso, i buoni hanno trionfato ma non è ancora “tutti felici e contenti” :D
Cercherò di pubblicare il resto della storia in tempi brevi, purtroppo sarò molto impegnata nei prossimi tempi!
Grazie a chi l'ha letta, messa tra le preferite, le seguite e le ricordate!
Shinici e ran amore: Vado a vivere in Austria :) Sì, fin dall'inizio volevo che il loro rapporto fosse più profondo, credo che sarebbe stato un peccato limitarlo :)
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 22. Tempo ***


Capitolo 22


Tempo


Nakamori ascoltò tutta la storia da Kaito. Era già la seconda volta che raccontava quella versione e l'ispettore non disse una parola, come aveva fatto la figlia.
Finito il racconto, l'uomo aveva vuotato il bicchiere e nessuno dei due glielo impedì. Lo posò con un forte rumore e poi tirò indietro la sedia, fece per andarsene. La figlia lo bloccò per un braccio.
<< Papà, parliamone >>.
<< Parlarne? Di cosa Aoko? >>.
<< Non ho mai voluto prenderla in giro >>, intervenne Kaito, mettendosi di fianco alla ragazza. << Ho fatto tutto questo per mio padre >>.
<< E Toichi? >>.
Il ragazzo non poteva dire che l'avesse fatto per un motivo nobile, una reale motivazione che aveva portato il padre a compiere dei furti. Aveva sempre restituito i gioielli anche lui, era stato un mago ed era solo esibizionismo, niente di più.
<< Eri in casa mia quando blateravo dei piani per catturare Ladro Kid, sei andato a scuola con mia figlia ogni mattina >>. Nakamori non era mai stato tanto duro con nessuno nella vita. Mentre parlava, i suoi occhi colsero il movimento di Aoko nello sfiorare la mano di Kaito.
<< Dove sei stata in quei due giorni? >>.
La domanda improvvisa fece sudare freddo Aoko. << Te l'ha già spiegato. Cecelia Hakuba mi ha rapita e Kaito mi ha salvato la vita >>.
<< Se pensi che io approvi la tua relazione con lui, ti sbagli >>.
Quelle parole fecero capire alla figlia che il rapporto con il padre si era rotto. Quella crepa divideva l'amore per lui e quello per Kaito, come se dovesse scegliere. Qualche lacrima rigò le guance di Aoko e l'ispettore lasciò la stanza con la bottiglia vuota a metà e sentirono la porta della camera sbattere.
<< Mi dispiace >>, sussurrò Kaito. << È tutta colpa mia >>.
Aoko scosse la testa, stringendo i pugni e cercando di calmarsi. << Questa cosa riguarda me e papà >>.
Una foto era posata sul mobile della cucina. Una bambina di circa quattro anni, un capellino bianco e tenuta in braccio dal padre. Aoko ricordò quando era stata scattata e desiderava più di ogni altra cosa rivedere quel sorriso felice e gli occhi innamorati di un genitore.


Un paio di giorni dopo i fatti le cose non si mettevano bene da entrambe le parti. Villa Hakuba era letteralmente assaltata dai giornalisti che chiedevano l'esclusiva e facevano domande al questore.
Saguru non usciva dalla sua stanza. Non faceva che ripensare, chiedersi dove avesse sbagliato il suo istinto da detective tanto da non accorgersi di aver vissuto diciassette anni con una impostora.
L'ispettore Nakamori aveva finito la bottiglia e si era addormentato con indosso i vestiti da lavoro, pensando di se stesso che fosse un grandissimo idiota da non accorgersi di avere Kid come vicino di casa da vent'anni.
Non rivolgeva la parola al ragazzo e rispondeva a monosillabi alla figlia. Non era un uomo sciocco e aveva capito benissimo che Kaito e Aoko erano diventati una coppia e preferì non indagare ulteriormente dove avessero passato o cosa fosse successo in quelle due notti lontani. Aoko soffriva molto per il mutismo del genitore e si chiedeva cosa potesse fare per riavere lo scorbutico ma affettuoso papà che era sempre stato.
Kaito non metteva piede a casa Nakamori e Aoko gli faceva compagnia finché il padre non rientrava a cena. La centrale era una bolgia di telefoni che squillavano, inchieste su altre eventuali talpe e interrogatori. Anche la giovane Nakamori fu interrogata in seguito alle minacce di Cecelia e lei negò, dicendo di non avere idea del motivo e il gioco fu retto dall'ispettore. Seppur scettici, la lasciarono andare e l'avrebbero richiamata in seguito.
Una calda mattina, Kaito si trovava in cucina intento a servire la colazione che consumava da solo, per permettere ad Aoko di mangiare con il genitore e ristabilirne il rapporto. Sentì la chiave girare nella toppa e mollò la scodella sul tavolo, correndo all'ingresso per vedere chi fosse, certo che non potesse essere la fidanzata.
Il viso curato, i capelli lisci e un trolley viola scuro. Chikage chiuse la porta alle sue spalle e guardò il figlio.
<< Mamma? >>.
La donna si cambiò le scarpe e lasciò la valigia accanto al mobile. Si avvicinò al figlio a grandi passi in silenzio, un sorriso rassicurante.
Poi uno schiaffo fortissimo, da lasciargli la guancia rossa. Kaito si massaggiò la pelle dolorante e si rivoltò contro la madre, infuriato.
<< Perché cavolo me l'hai dato?! >>.
<< Perché sei un figlio irresponsabile! Potevi morire, potevate morire! >>, si corresse, era infuriata il doppio rispetto a Kaito.
<< Come l'hai saputo? >>. Aveva fatto promettere al vecchio Jii di non dire niente a Chikage e, a quanto pare, non l'aveva fatto del tutto.
<< Pensavi che i giornali non ne avrebbero parlato? Io leggo ancora i quotidiani giapponesi e Jii ha fatto il resto >>.
<< Volevo solo tenerti al sicuro! >>.
<< Non ho bisogno che tu lo faccia, Kaito. Sei stato sventato, poteva finire in tragedia >>.
<< Intanto Cecelia Hakuba è in prigione e io ho trovato Pandora >>, disse il mago, stizzito al massimo per quel rimprovero che sentiva di meritare dopo tutto quello che aveva passato.
Ma Kaito non era un genitore, non poteva immaginare nemmeno lontanamente il cuore in gola e lo spavento che Chikage aveva provato. Non aveva visto l'ora di scendere da quell'aereo per constatare che il figlio fosse tutto intero.
La donna lo strinse in un abbraccio, quasi piangendo. << Tu non hai la minima idea di quanto io mi sia preoccupata! >>.
<< Mamma... Io sto bene, davvero >>.
Gli guardò le mani fasciate e i due cerotti in faccia. << Per fortuna non hai subito lesioni più gravi. Aoko come sta? >>.
<< Ha solo qualche lieve bruciatura e si sta riprendendo >>.
<< Ginzo come l'ha presa? Jii ha detto anche questo >>, disse, anticipando la domanda su come facesse a sapere tutta la storia.
Kaito divenne afflitto. << Non vuole parlarmi e il rapporto con Aoko si è fatto glaciale >>.
<< Ha bisogno di molto tempo, caro >>, gli posò una mano sulla spalla per rincuorarlo. << Stasera voglio parlargli >>.
<< Uhm? Di cosa? >>.
Chikage prese il trolley e lo trascinò fin su per le scale. << Ho un favore da chiedergli >>.
<< Non credo proprio che sia molto propenso a farne >>.
<< Me lo concederà, fidati >>, gli assicurò, un sorriso furbo sul volto.
Kaito andò a servire la colazione, per due stavolta. Chikage tornò in cucina e gustare una colazione orientale gli mancava moltissimo Per un po' si sentì solo il rumore delle bacchette.
<< Vorrei ringraziare anche la tua amica >>.
Ci mise un attimo per capire di chi parlasse. << Amica? Intendi Akako? >>.
<< Proprio lei >>.
<< Non so se verrà mai fin qui. Sai, è una persona solitaria >>. Non trovò modo migliore per descriverla. << Proverò a chiederlo >>.
<< Ho una domanda per te >>.
Aveva l'impressione d'inoltrarsi in un sentiero pericoloso. << Ovvero? >>.
<< Cos'è successo fra te e Aoko? >>.
Kaito sapeva quanto la madre fosse senza malizia e freni inibitori. << Abbiamo chiarito i nostri sentimenti ed ora stiamo insieme >>.
Chikage si sporse verso il figlio dall'altra parte del tavolo e lo soffocò in un abbraccio. Gli sporcò il viso di rossetto rosso.
<< Il mio adorato bambino! L'ho sempre saputo! >>.
<< Non riesco a respirare mamma! >>.
<< Ora capisco perché Ginzo è tanto di cattivo umore. Gli hai portato via la sua bambina >>, rise lei.
<< Non ho portato via proprio nessuno! >>, ribatté, iniziando a sparecchiare, voleva chiudere quel discorso in fretta.
<< Dobbiamo fare il discorso sul sesso? >>.
Kaito acchiappò i piatti e i bicchieri che stavano per cadere e diventare cocci, riuscendo a salvarli. Era diventato rosso, solo sua madre riusciva a farlo sentire un adolescente medio.
<< No, possiamo farne a meno. Ti prego >>.
Chikage rise e chiuse il discorso però si sarebbe divertita ad imbarazzarlo molte altre volte. Kaito iniziò a sciacquare le poche stoviglie e la invitò ad andare a risposarsi.
<< Ah, mi fermerò oltre i soliti tre giorni >>.
<< Che intendi? >>, chiese il figlio, avendo uno strano presentimento.
<< Credo che mi fermerò almeno un paio di mesi, voglio seguire il processo >>.
La faccia di Kaito era di puro orrore, sua madre in casa per almeno due mesi. L'avrebbe trovata quando si sarebbe svegliato, ai pasti, al rientro.
Sempre.
Quasi quasi era meglio la prigione.


Ginzo Nakamori rientrò, stanco, a casa. Voleva solo cenare e finire la giornata sotto le coperte.
Ciabattò verso la sala da pranzo e si fermò alla soglia. Seduti al tavolo c'erano la figlia insieme a Kaito e Chikage.
<< Questo è un incubo >>, esclamò. << Fai parte anche tu del teatrino di Ladro Kid? >>.
<< Ho bisogno di parlarti >>, iniziò Chikage.
<< Papà, fallo per me. Per favore >>, lo implorò Aoko.
L'uomo sospirò e si buttò sulla sedia, attendendo che la vecchia amica iniziasse a parlare.
<< Sentiamo >>.
<< Vorrei che mi organizzassi un incontro a telecamere spente con Cecelia Hakuba >>.
<< Cosa? >>, fu il commento di tutte e tre le parti.
<< Stai chiedendo l'impossibile >>, disse, quasi a prenderla in giro, Nakamori.
<< Cecelia non gode più dell'immunità che le dava essere la moglie di un questore. È un boss malavitoso pericoloso >>.
<< Perché vuoi parlarle? >>, le domandò il figlio.
<< Ho i miei motivi >>, rispose e il tono suggeriva che non avrebbe dato ulteriori spiegazioni.
Il vecchio amico tamburellò le dita sul tavolo, per niente convinto. << Dammi una buona ragione per cui dovrei scuotere le alte sfere per farti avere questo incontro >>.
<< Cecelia Hakuba rivelerà l'identità di Kaito e anche tua figlia sarà coinvolta >>.
Ebbe finalmente l'attenzione dell'ispettore. << Perché non l'ha già fatto? >>.
<< Fra due giorni ci sarà l'udienza preliminare e baratterà l'ergastolo con un'informazione preziosa. Rivelerà che tua figlia è fidanzata con il ladro e tu l'hai ospitato in casa tua. Hai capito dove voglio arrivare? >>.
Tutti avevano capito. L'ispettore sarebbe stato accusato di corruzione, complicità e rischiava di perdere il distintivo. Aoko non avrebbe più potuto presentarsi in pubblico e si sarebbe giocata il diploma e ingresso all'università.
<< È per questo che vuoi parlarle? >>, domandò Aoko.
<< Anche >>.
Kaito fissò la madre, c'era qualcosa che non sapeva e lei sentiva di dover fare. Decise di farsi gli affari suoi e di permetterle di tenere il suo segreto.
<< Se proprio devo >>, si arrese. << Ma non ti assicuro niente >>.


Il giorno dopo, Kaito e Chikage percorrevano i corridoi della prigione di massima sicurezza femminile di Tokyo. I cartellini indicavano il loro status di visitatori e una donna corpulenta in divisa apriva e chiudeva porte, fino a fermare Chikage davanti alla sala interrogatori.
<< Lei può entrare, il ragazzo viene con me. Ha quindici minuti, telecamere spente come richiesto. Quando il tempo finirà, busserò e le aprirò >>.
La donna annuì e lanciò un'ultima occhiata al figlio prima di entrare. Kaito agitò la mano in segno di saluto e si lasciò guidare dalla guardia in un'altra ala della prigione.
Era una piccola stanza tinteggiata di bianco e grigio, mattonelle larghe. Un unico tavolo quadrato era al centro e due sedie accostate, su una di queste c'era lei.
Cecelia indossava un completo maglia e pantaloni beige, che stonava con il suo incarnato. I capelli biondi in una coda legata tramite elastico, il viso rilassato di chi sembra godersi una vacanza.
La squadrò. << Chikage Kuroba, che onore >>.
La donna si sedette e la fissò senza dire una parola per un minuto.
<< Sei venuta fin qui per guardarmi? >>, le domandò. Aveva accettato quell'incontro con lo scopo di divertirsi e movimentare un po' la monotonia del carcere.
<< Dopo aver seppellito mio marito ho giurato a me stessa che avrei guardato il suo assassino negli occhi >>.
Le labbra si incurvarono in un sorriso per niente turbato. << Se Toichi avesse smesso d'impacciarsi in affari che non gli riguardavano non sarebbe tre metri sotto terra. Ma ho potuto constatare che è un vizio di famiglia >>.
<< Hai ucciso l'amore della mia esistenza e hai cercato di togliere la vita a mio figlio. Come se non bastasse avresti ucciso anche Aoko >>.
<< Le persone sono strumenti, niente di più >>.
Chikage inclinò la testa di lato, innocente. << Come sta tuo figlio? >>.
L'ex capo perse il controllo della situazione e gli occhi blu si ridussero a fessura.
<< Non è passato ancora a trovarti vero? >>.
<< Non sono affari tuoi >>.
<< Tu passerai qui il resto dei tuoi giorni mentre io vedrò crescere Kaito e diventare un uomo. Tuo figlio, che ti odia, non verrà mai a trovarti >>.
<< Il tuo moccioso ha i giorni di libertà contanti >>.
Chikage si rilassò contro lo schienale della sedia, incrociò le gambe e mise le mani in grembo. << La tua organizzazione è grande ma non dimenticarti che la comunità dei ladri lo è ancora di più >>.
Un sopracciglio chiaro si alzò e Cecelia sembrò non comprendere.
<< Uno spiacevole incidente durante l'isolamento diurno o l'ora d'aria potrebbe impedirti di vedere quel poco che ti sarà concesso su tuo figlio Saguru, se ti è rimasta una traccia d'istinto materno >>.
Lo sguardo di Cecelia si indurì. << È una minaccia Chikage? >>.
Ridusse la distanza tra i due visi a pochi centimetri. << No >>, scosse la testa. << È una promessa >>.
Due donne bellissime, ugualmente letali si fissarono a lungo prima che il bussare alla porta interrompesse quegli sguardi.
<< Addio Cecelia >>.
La donna prese a urlare e agitarsi quando si rese conto che la sua unica carta non poteva essere usata. Un paio di agenti entrarono per sedarla e Chikage lasciò la sala in tutta tranquillità, camminando fino a quella d'aspetto.
Kaito messaggiava con lo smartphone e la madre gli fece cenno che stavano andando via.
<< Siete al sicuro >>.
<< Cosa le hai detto? >>.
<< C
'est un secret >>, rispose in francese. Kaito, esperto di segreti, comprese che non l'avrebbe mai saputo.
Stavano per lasciare la prigione e il ragazzo vide una persona che non si sarebbe mai aspettata: Saguru. Quando lo vide si allontanò in fretta e Kaito gli andò dietro, correndo per raggiungerlo tanto da superarlo e mettersi davanti a lui, il fiatone per la corsa.
<< Aspetta >>, ansimò, riprendendo fiato. << Voglio parlarti >>.
<< Non ho voglia di parlare con te. Non sapevo che fossi tu la persona convocata per mia madre >>.
<< A quanto pare parecchia gente non vuole dialogare con me, ultimamente >>, disse ironico.
<< Cosa vuoi Kuroba? Vuoi gongolare? >>.
<< Gongolare? Perché mai? >>.
<< L'hai fatta franca con chiunque. Mia madre è dietro le sbarre per le cose orribili che ha compiuto e mio padre si è rifugiato in calmanti e sonniferi. Hai avuto la tua vendetta >>, sputò Saguru, sfogando la frustrazione che covava e aumentava giorno dopo giorno.
<< Non è mai stata una vendetta. Volevo solo che papà avesse giustizia e che nessun altro avrebbe sofferto. Non potevo immaginare che ci fosse lei dietro tutto questo >>.
<< E io secondo te?! >>, urlò. << Potevo mai pensare che fosse una criminale del genere? >>.
Il compagno di classe non possedeva più un briciolo della sua flemma inglese.
<< È questo il tuo problema? Ti senti in colpa? >>.
Saguru si sentì scoperto, vulnerabile. Cosa ne voleva sapere lui? Cosa poteva saperne di veder distrutto tutto quello che aveva costruito? Era convinto di essere un ottimo investigatore e non aveva compreso le atroci azioni di una pericolosa criminale, in casa, giornalmente.
<< Se c'è una persona che ti può capire quello sono io >>, si avvicinò al detective. << Quando ho scoperto che papà era... >>, preferì restare vago, nel caso qualcuno fosse in ascolto. << È stato difficile. Ho preso il suo posto ma ci è voluto del tempo per accettarlo >>.
<< La differenza sta che tu sei orfano di padre per colpa sua >>, ribatté Saguru, stringendo i pugni. Lui era stato un bambino felice e Kaito un bimbo senza un genitore.
<< Non è colpa tua, Saguru. Non sei come lei e tutto questo non fa di te un pessimo detective >>.
Era troppo per il ragazzo. Non poteva continuare come se niente fosse successo.
<< Non voglio vederti mai più e vale anche per Aoko >>, si allontanò a grandi passi.
<< Saguru! >>, lo chiamò con tutta la voce che aveva ma fu inutile.
Chikage aveva assistito da lontano. Kaito teneva lo sguardo basso e la madre gli alzò il viso, cercava di non piangere.
<< Ha bisogno di tempo. Ne ha bisogno per perdonare se stesso >>.
Kaito ascoltò le sagge parole della mamma e lasciarono quel luogo angusto.


Aoko pianse quando il fidanzato le riferì che Saguru non voleva vederli più. Kaito la consolò a lungo, sentendosi in colpa a sua volta. Nakamori fu costretto ad essere grato a Chikage per aver salvato la libertà e la reputazione della famiglia.
La donna organizzò una cena e invitò anche Jii e Akako. Quest'ultima fu molto sorpresa di ricevere la telefonata di Kaito, impacciato, ma la madre non volle sentire obiezioni. Stava per rifiutare e il tono gentile del ragazzo le fece cambiare idea e accettò. Ormai doveva farsene una ragione sull'amore di quei due e voleva davvero bene ad Aoko.
Ginzo si costrinse ad andare alla cena per amore della figlia. Chikage voleva dare a tutti un po' di serenità e un nuovo inizio. Il processo sarebbe durato mesi e se si fossero fatti forza assieme sarebbe stato più semplice affrontare quello che stava per accadere.
Jii aiutò la signora Kuroba a cucinare, era un bravo cuoco anche lui. Akako suonò il campanello, sempre splendida nel vestito bordeaux e i capelli acconciati con il ferro. Si presentò alla padrona di casa con un dolce fatto con le sue mani, i due ragazzi scoprirono che era una pasticcera niente male.
<< Non ci hai messo qualche intruglio strano, vero? >>, le chiese Kaito a bassa voce, per punzecchiarla.
<< Sarebbe sicuramente più efficace delle tue illusioni finte >>, rispose, sdegnata per aver pensato che avrebbe usato la sua arte rossa per sciocchezze.
I ragazzi si appartarono in giardino con delle bibite e Jii si unì. Nakamori si ritrovò solo con Chikage, a disagio. Desiderava solo che quella serata finisse il prima possibile.
<< Sono felice per loro >>, esordì la donna, spegnendo il fuoco e spostando la pentola su un altro fornello più piccolo.
L'ispettore grugnì qualcosa in risposta.
<< Aoko vorrebbe la tua approvazione >>.
<< È tutto assurdo. Come posso approvare che mia figlia stia con Kid? >>.
<< Perché Kaito è cresciuto in casa tua negli ultimi dieci anni >>.
Nakamori rigirò il bicchiere tra le dita. << Non riesco ad accettare di aver ricorso per vent'anni un fantasma >>.
<< Toichi non ha mai voluto prendersi gioco di te e nemmeno lui. E poi... Kaito è la stessa persona che ti ha salvato la vita >>.
Nakamori non se ne era mai resto conto. Così impegnato a focalizzarsi sulla seconda identità di Kaito da non collegarlo al ladro che gli aveva permesso di vivere e rivedere sua figlia.
Il ragazzo teneva un braccio intorno alla vita di Aoko e lei sorrideva. Non l'aveva mai vista tanto felice.
<< Per noi saranno sempre dei bambini >>, tintinnò il bicchiere contro il suo. << Alla tua salute >>.
<< Alla nostra >>, esclamò.
Akako si rivelò una compagnia piacevole e durante la cena ammaliò l'ispettore, come solo le streghe sanno fare. La ragazza era contenta di essere lì e di sentirsi quasi umana, quel mondo normale l'aveva conquistata e voleva farne parte, anche nella sua anormalità. Ne aveva fatto passare di tutti i colori a Ladro Kid e tornando indietro l'avrebbe rifatto però quello scapestrato poteva diventare un buon amico come Aoko.
A cena terminata, il brutto servitore venne a prendere la padrona e salutò tutti. Mezz'ora dopo anche Jii si congedò.
Chikage e Kaito lavavano i piatti e l'ispettore era seduto sul dondolo a finire il vino, Aoko dondolava i piedi come una bambina, imbarazzata. Non sapeva più come comportarsi con il padre.
<< Figliola... >>.
<< Sì papà? >>.
<< Sono felice che tu stia con Kaito >>.
Gli occhi della figlia si fecero immensi, quasi le veniva da piangere. Si buttò tra le sue braccia, sentendo finalmente quel legame rinascere e lui la strinse, come quando era piccola. Kaito guardò la scena dall'ampia finestra.
Mamma ha fatto una delle sue magie.
<< Comincio ad avviarmi a casa. Non ti aspetto sveglio >>, disse lui, posando il bicchiere sul tavolo da esterno.
Chikage accompagnò l'amico alla porta, poi si stiracchiò e sbadigliò. << Sono stanchissima. Credo proprio che me ne andrò a dormire! >>.
<< Dov'è Kaito? >>, chiese Aoko. Non lo vedeva in giro da almeno un quarto d'ora.
<< Credo che sia in camera, sali a controllare. Dagli la buonanotte da parte mia, tesoro >>.
La ragazza bussò alla porta della stanza e non ottenne risposta. Timidamente l'aprì e non c'era nessuno e iniziò a scrivere un SMS. Il ritratto di Toichi ruotò e Kaito salì dal nascondiglio, rimase sorpreso di vederla lì.
<< Scusa, dovevo sistemare un paio di cose. Se ne sono andati tutti? >>.
<< Sì, Chikage è andata a dormire >>.
Aoko appoggiò la testa sulla sua spalla, il profumo familiare che amava. Kaito le cinse la vita e avvertì la stoffa farsi umida per le lacrime di lei.
<< Tornerà >>.
<< Chi ti dice che sto piangendo per Saguru? >>. Cercò di nasconderle contro la stoffa.
<< Perché ti conosco. Dagli il tempo che vuole >>.
<< Non avrei mai pensato che sarebbe finita l'amicizia con Saguru. Akako mi ha confidato che con lei parla >>.
<< È già qualcosa, non credi? >>.
La ragazza si mise in punta di piedi e sfiorò le labbra di Kaito, poggiando le mani sul petto. Come la sera del primo bacio, la schiena toccò il muro, i brividi del freddo uniti a quelli che gli provocava lui.
Dopo aver lasciato la dependance di Akako, troppi avvenimenti gli avevano impedito di rimanere soli e gli sembrava di riprendere dove avevano lasciato la notte in cui lui le aveva confessato i suoi sentimenti.
Kaito sciolse il fiocco azzurro del vestitino bianco e lo lasciò volteggiare fin sul pavimento. Poi abbassò la zip e cadde ai piedi di lei che lo scavalcò: Aoko fu spogliata anche dalle insicurezze e voleva soltanto essere sua un'altra volta. Baciandosi freneticamente, lei gli sbottonò la camicia e lo spinse dolcemente sul letto, ritrovandosi sopra di lui.
Aoko abbassò il viso e i lunghi capelli scuri gli solleticarono il volto. Si guardarono per qualche secondo.
<< Avrei voluto che fosse successo quella notte >>, disse Kaito, carezzandole il viso. << Ti ho amata dietro le quinte talmente tanto tempo che, quando mi hai baciato, ci è voluta moltissima forza di volontà per fermarmi >>.
<< L'avrei voluto anch'io >>, confessò, abbastanza in imbarazzo per quello che lei considerava un segreto peccaminoso e quasi al di fuori della sua portata.
<< Riprendiamo da dove avevamo lasciato? >>.
Aoko fece rispondere un bacio. Lui le accarezzò la schiena e i fianchi, approfittando della posizione comoda e toccò con le labbra le il collo, le spalle, il petto, qualsiasi parte fosse scoperta. Gli tolse il resto degli indumenti e invertì le parti, guardandola sotto di lui, un sorriso leggero.
La ragazza sentì il materasso sotto di lei e il cuore prese a battere più veloce. Era l'effetto che le procurava quel mago arrogante, pieno di sé e con quel sorriso che le faceva tremare le ginocchia.
<< Ti amo >>, riuscì a dire, riuscendo a trovare abbastanza fiato a causa dei baci e delle carezze che si facevano intime.
<< Da sempre >>, aggiunse Kaito.
Aoko non poté fare a meno di stringersi contro di lui. Mentre si struggeva per il bel amico d'infanzia che non la guardava di striscio, lui l'aveva amata in silenzio per proteggerla e permetterle di avere una vita tranquilla. Aveva affrontato da solo criminali e bugie, aveva patito l'angoscia senza lamentarsi.
Stavolta non c'era dolore ma solo il piacere di sentirsi una cosa sola, di avvertire i respiri sempre più pesanti e avere la certezza che qualunque cosa fosse successa al di fuori di quella bolla l'avrebbero affrontata insieme.
Rimasero nel letto a una piazza e mezza ad amarsi e poi si ritrovarono sotto le coperte stanchi, appagati e felici. Aoko gli dava la schiena e Kaito la strinse, come se avesse paura di vederla scomparire com'era già successo. Il respiro si fece regolare e gli occhi azzurri di Aoko erano chiusi, segno che si era addormentata.
La guardò sognare per un po', passandole le dite fra i cappelli. Qualsiasi cosa sarebbe successa dal giorno dopo, quando il processo sarebbe iniziato, non aveva paura perché c'era lei e non aveva bisogno di altro.


Il cimitero di Aoyama era il più grande di Tokyo.
Kaito aveva chiesto ad Aoko di accompagnarla a visitare la tomba del padre. Da quando ne aveva memoria, la ragazza non ricordava una sola volta in cui gliela avesse chiesto, l'unica occasione fu il funerale nove anni prima.
Toichi era seppellito sotto un monumento che rappresentava il grande mago che era stato, scolpito nel abituale abito di scena. Nella mano destra teneva un cilindro e l'altra era sollevata come se stesse per eseguire un trucco di magia. Il volto leggermente all'insù.
Incisi c'erano il suo nome completo, la data di nascita e di morte. La sua foto troneggiava ai piedi della statua, Jii faceva visita alla lapide ogni settimana e si preoccupava di pulirla e adornarla di fiori freschi.
Aoko lasciò il mazzo di fiori bianchi e rimase a guardare la tomba con il fidanzato. Kaito guardava malinconico il giovane genitore in quella foto. Il sorriso e lo sguardo, uguali a quelli del figlio.
<< Vi somigliate molto >>, disse Aoko. << Anche se devo dire che tu sei più arrogante! >>.
Il fidanzato rise. << Hai ragione. Già da piccolo mi diceva che dovevo essere meno presuntuoso >>.
Si inginocchiò davanti alla lapide e sfiorò la foto. << Ehi papà, ho trovato Pandora sai? Proprio come volevi tu ed ora puoi riposare in pace >>.
La ragazza gli passò una mano fra i capelli, una carezza affettuosa. Kaito si rimise in piedi e non parlò per un paio di minuti.
<< Ho deciso di ritirarmi >>.
<< Ne sei sicuro? Non è un problema per me, lo sai >>.
Amava Kaito e avrebbe amato anche Kid, se fosse stato necessario. Ritirarsi o no era una scelta esclusivamente sua.
<< Voglio una vita normale, Aoko. Non smetterò di praticare la magia però desidero non preoccuparmi più o far soffrire le persone. Basta segreti, bugie e inganni >>.
Gli diede un bacio sulla guancia. Quella decisione doveva essergli costata molte ore di riflessioni, ora aveva capito cosa ci facesse la sera prima nel nascondiglio.
<< Va bene, amore >>.
<< È la prima volta che mi chiami in questo modo >>.
Aoko giurò di aver visto le gote del ragazzo arrossire. Non si vergognava di fare l'amore con lei, di mostrarle il suo fascino e si imbarazzava per quelle piccole cose.
<< Ti chiamerò più spesso così, allora >>. Un gran sorriso, solo per lui.
Kaito notò un fiore, un giglio bianco. Jii li portava generalmente variopinti e si interrogò su chi avesse messo quel fiore candido.
<< Non sarà stato mica...? >>, ipotizzò Aoko, chinandosi ad osservarlo meglio.
Il fidanzato non rispose ma dentro il suo cuore sentiva che quel fiore era stato posato da Saguru, come per espiare e scusarsi di una colpa che non aveva.
Evitò anche di dire che nel linguaggio dei fiori, il giglio simboleggiava la purezza e trasmetteva il messaggio del perdono, di fare tabula rasa degli errori e ricominciare. Il tormento di quel ragazzo era davvero immenso.
<< Chi lo sa. Abbiamo ancora un paio d'ore prima di avviarci in tribunale. Ti offro un gelato, ti va? >>.
<< Pistacchio e fragola! >>, esclamò, prendendo a braccetto Kaito.
<< Qualsiasi combinazione disgustosa tu voglia >>, acconsentì, sapendo già che avrebbe preso il gelato al doppio cioccolato e che Aoko ne avrebbe fatto ben più di un assaggio
Camminarono sui viali costeggiati di lapidi e fiori. Altri come loro sistemavano le lapidi dei cari, alcuni pregavano e qualcuno piangeva un lutto recente.
Aoko si mise un dito sul mento, d'un tratto pensierosa.
<< Chissà cosa avrebbe pensato Toichi dello zaffiro. Peccato che non l'abbia mai visto >>.
Lei non lo vide però Kaito esibì un sorriso da Kid, rivolgendo gli occhi color mare alla statua del padre, in particolare al cappello recentemente sostituito.
<< Credo che ne abbia un'idea >>.


Angolo autrice!


Salve lettori!
Siamo al penultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo. Sento già la musica triste in sottofondo, lasciar andare questa storia mi rende abbastanza malinconica. Non ho abbandonato l'idea di un sequel e ci sto lavorando, il mio recente trasferimento all'estero mi rende molto impegnata quindi procederà più lentamente rispetto a questa storia!
Grazie per chi l'ha messa tra le preferite, le seguite e le ricordate. Un ringraziamento va anche chi l'ha letta!
Shinici e ran amore: Sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e grazie per i complimenti! :) Vivo a due ore da Vienna quindi l'ho già visitata abbastanza in precedenza :D 
All'ultimo capitolo!



Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Epilogo ***


Epilogo


Addio, Ladro Kid


Aoko aprì la porta di casa Kuroba con la chiave d'emergenza ed entrò nell'ingresso. Si mise le pantofole, lasciò le scarpe e salì le scale, l'abitazione era molto silenziosa.
<< Kaito? >>.
Non ottenne risposta ed entrò nella camera da letto: ordinata e linda ma vuota.
<< Dove diamine si è cacciato? >>.
Una finestra era stata lasciata aperta e Aoko rabbrividì. Novembre aveva portato un'aria fredda e nuvole in cielo. La chiuse con un colpo secco.
<< Forse è andato a correre >>.
La ragazza guardò la scrivania con la sedia accostata, il computer spento e i libri sistemati in una pila. Pensò alla conversazione che avevano avuto tre giorni prima e ritornò indietro nel tempo...


Flashback


Aoko e Kaito avevano preso molto sul serio il test di ammissione all'università. Dopo le regolari ore scolastiche trascorrevano molte tempo a studiare a casa Kuroba fino a ora di cena. L'ispettore non vedeva di buon occhio quelle ore chiusi in casa soli e storceva il naso o borbottava sottovoce il disappunto.
Quel pomeriggio Aoko era seduta contro il cuscino, un libro di matematica sulle ginocchia e mordicchiava una penna. Aveva legato i capelli in una coda ordinata, una maglia bianca a bottoni neri, gonna scura con calze coordinate con la parte di sopra. Kaito occupava la scrivania, piegato sui medesimi esercizi, un maglione verde bosco. Era sempre stato un freddoloso.
Dopo un po' la ragazza aveva alzato gli occhi dalla pagina e si era accorta che il fidanzato guardava davanti a sé, una matita in equilibrio su un dito e non aveva iniziato nessun esercizio.
<< Amore? >>.
Kaito continuò a guardare il cielo plumbeo e gli alberi coperti di foglie rosse e gialle nel giardino delle due villette.
<< Voglio un ultimo spettacolo, Aoko >>.
La fidanzata lasciò cadere il libro sulla coperta, la matita perse l'equilibro e Kaito la prese al volo. Quello che seguì fu un silenzio interrotto solo dal vento tra le foglie proveniente dall'esterno. Una notizia che lasciava basita Aoko poiché Kaito aveva deciso di smettere con quella vita.
Cecelia Hakuba era stata accusata di moltissime imputazioni e condannata. Chikage aveva assistito al processo per l'omicidio del marito insieme al figlio e ad Aoko, non avevano perso una sola udienza. Saguru non si presentò a nessuna, lo fece solo in quella per la sentenza finale. Quando aveva varcato la soglia non se lo aspettavano: una volta che il giudice ebbe decretato l'ergastolo senza sconti e libertà condizionata, lui si era alzato e aveva lasciato l'aula. Kaito aveva cercato di parlargli ma fu un muro. Il questore Hakuba diede le dimissioni e chiese il divorzio.
Non lo videro più.
Pandora era stata messa al sicuro, in un posto segreto a conoscenza solo da Kaito e Jii. Non volle rivelare alla fidanzata dove fosse per evitare che qualcuno potesse farle del male per estorcerle quel segreto, in futuro.
Perciò fu una sorpresa per Aoko sentirsi dire che voleva un altro spettacolo. Aveva sofferto molto per com'era finita con Saguru e attribuì parte della colpa a Kid, anche se non era affatto così.
<< Perché? >>.
<< Ladro Kid merita un ritiro degno della sua fama >>, le fece un piccolo sorriso triste che sembrava riflettere il cielo grigio fuori.
Aoko si diresse verso di lui e si sedette sulle sue gambe. Kaito le circondò la vita con un braccio.
<< Se è quello che vuoi, io ti starò accanto >>.
<< Non è un problema per te? >>.
<< Pensavi lo fosse? >>.
<< Un po' >>, fu sincero.
<< Mi fido di te >>.
<< Conta fino a tre >>, disse all'improvviso.
Aoko gli obbedì, ormai non aveva più paura dei brutti scherzi. << Uno, due, tre! >>.
Kaito fece roteare la matita e al suo posto c'era una rosa bianca. Aoko la strinse tra le dita, aveva un buon profumo.
<< In fondo sei bravino >>.
Riuscì a lasciarlo a bocca aperta e accadeva raramente. << Cosa? Bravino? >>.
Aoko lasciò le sue gambe e gli fece una linguaccia.
Kaito la trattene per un braccio. << Adesso me la paghi! >>.
La buttò sul letto e cominciò a farle il solletico. Aoko non lo sopportava e non poteva non ridere, aveva mal di pancia e Kaito non mollava la presa.
<< Rimangiatelo! >>.
<< Okay, okay! Sei il miglior mago del mondo! >>.
Smise di torturarla e Aoko cercò di respirare normalmente. Kaito non si tolse da sopra di lei e faticava a riprendere il respiro principalmente per questo.
<< Ti amo >>, disse lui.
<< Anch'io >>.
Aoko gli diede un bacio a cui lui rispose subito, intensamente. Con la mano si fece strada sotto la maglia e le labbra presero possesso del collo. Aoko lo lasciò fare finché Kaito non tentò di sbottonare la maglia.
<< Mi sembra che qualcuno non abbia iniziato gli esercizi >>.
Non l'ascoltò e lo fece lo stesso, l'avrebbe fatta cedere. Le stampò alcuni baci sulla spalla per poi scendere sul ventre e la sentì sospirare. Fece scorrere le dita ai bordi della gonna per abbassarla.
La porta sbatté contro il muro e fece saltare i due come colpiti da un fulmine.
<< Vi ho portato tè e biscotti! >>. Chikage teneva in equilibrio sul vassoio teiera, tazze e un piatto di biscotti al cioccolato. Il grembiule lilla le dava un'aria materna a cui il figlio era poco abituato.
Aoko si abbottonò la maglia, voleva sprofondare in un buco nero.
<< Mamma! >>. Kaito si parò dinanzi la fidanzata che cercava di non far notare niente, sistemandosi frettolosamente. << Non si usa più bussare?! >>.
<< Oh scusate >>, posò il vassoio sulla scrivania. << Ho interrotto qualcosa? >>.
<< Stavamo studiando. Grazie Chikage >>, disse Aoko gentile, sforzando un sorriso.
<< Come va lo studio? >>, domandò la madre, totalmente a suo agio.
<< Benissimo. Ora vorremo rimetterci a studiare >>. Kaito cominciò a spingerla fuori.
<< Va bene, va bene. Vi lascio ai vostri... studi >>, l'ultima parola aveva una nota sarcastica e la sentirono ridere giù per le scale e dal piano di sotto.
Kaito chiuse la porta a chiave e si appoggiò ad essa.
Non vedo l'ora che se ne torni a Parigi...
Emise un sospiro e si avvicinò al letto. << Allora... Dove eravamo rimasti? >>.
Aoko si era rimessa nella stessa posizione di prima, stava eseguendo un esercizio e sgranocchiava un biscotto.
<< Sei perfida >>.
Si allungò per dargli un bacio sulla guancia. << Finisci gli esercizi >>, gli sussurrò in un orecchio. << E poi avremo tanto tempo per noi >>.
<< Subito! >>.
Kaito ritornò composto alla scrivania e Aoko rise, ritornando al suo libro e penna in mano.
<< Aoko >>.
Spostò l'attenzione su di lui. << Dimmi pure >>.
Il fidanzato sembrava posseduto da una forte malinconia e le labbra accennavano un sorriso.
<< Verrai a vedermi, vero? >>.


Presente


So dov'è.

Aoko spinse il ritratto di Toichi, che girò su se stesso, mostrando l'alter ego. Scese la scala a chiocciola nera un po' ripida.
Aveva indovinato.
Kaito era di fronte al jukebox, le mani in tasca e assorto in chissà quali pensieri. Sulla poltrona c'era una foto e Aoko la prese.
<< Ti stavo cercando >>.
Tenne lo sguardo perso nel vuoto. << Non sono più sceso qui da quella notte >>.
<< È il gioiello che vuoi rubare? >>, sventolò la foto.
Fece un cenno della testa. << Lo Smeraldo Arabo, ritrovato in una miniera un centinaio di anni fa, ora in possesso di un ricco sceicco. Vuole metterlo in mostra nella piazza sotto la torre dell'orologio, la prossima settimana >>.
Aoko lo abbracciò da dietro, cingendogli la vita. << Kaito ne abbiamo già discusso. Se tu vuoi continuare la tua carriera di ladro per me non è un problema. L'importante che continui a restituire i gioielli >>.
<< No, Aoko. Devo scriverci la parola fine su questa storia e non posso farlo se non darò a Ladro Kid un'uscita di scena che si merita >>.
Kaito era di umore lunatico di recente e la fidanzata se ne era accorta. Per lui, Ladro Kid, era stato molto di più che un alter ego e sentiva quasi di tradirlo, abbandonandolo in un angolo, come se lo avesse semplicemente usato.
Aoko si guardò attorno: la macchina bianca, gli scaffali con l'attrezzatura, il vestito di Kid al sicuro nell'armadio.
<< Non ti mancherà tutto questo? >>.
Il ragazzo sciolse il tenero abbraccio di Aoko e sfiorò il jukebox. << Sono diventato Ladro Kid per consegnare i responsabili della morte di papà alla giustizia e mettere Pandora al sicuro: l'ho fatto e non ha più ragione d'esistere. Tornerò ad essere solo Kaito >>, sospirò.
<< Solo Kaito a me va benissimo >>, disse Aoko, inclinando la testa di lato e chiudendo gli occhi, sorridendo.
<< Anche a me >>, ammise.
La fidanzata notò la custodia vuota di un disco e la prese. << E questa? >>.
<< Me l'ha data mamma. Pare che papà abbia dato disposizione di darmelo solo se avessi trovato Pandora >>.
<< Lo vuoi ascoltare? Ti lascio solo >>, cominciò a salire i primi gradini.
<< Veramente >>, si girò a guardarla. << Aspettavo te per sentirlo >>.
Per Aoko era un onore ascoltare quel disco. Kaito si sedette sulla poltrona e Aoko sulle sue ginocchia. Fece partire la registrazione e la voce di Toichi si sparse per il nascondiglio. Aoko avvertì una certa commozione, erano nove anni che non sentiva quella voce.
<< Kaito, se stai ascoltando questo disco significa che hai trovato Pandora ed io sono morto >>, iniziò. << Sono fiero di te e di quello che hai compiuto. Avrei voluto vederti crescere ma purtroppo il destino ha deciso diversamente >>.
Il ragazzo aveva un magone in gola e Aoko gli strinse la mano.
<< Sono certo che tua madre ti è stata accanto, ti ama moltissimo. Il caro vecchio Jii potrà finalmente avere una vita tranquilla e sarà un'ottima figura per te. Avrei un paio di suggerimenti su dove nascondere Pandora ma sono sicuro che tu abbia già trovato il posto perfetto >>.
<< Come mi conosci bene, papà >>.
<< Se le mie previsioni sono andate come speravo, avrai accanto una persona molto speciale che saprà comprenderti. Stai per lasciare questa vita vero?
È la scelta migliore che puoi fare. Torna ad essere un ragazzo, diventa il mago che vuoi essere. Ti voglio bene figliolo, oggi ci salutiamo per sempre >>, qui una pausa di pochi secondi, forse l'emozione. << Addio, figliolo. Sii felice >>.
Il jukebox fece un breve sibilo e tolse il disco, rimettendolo al suo posto.
Aoko aveva gli occhi lucidi e guardò il fidanzato. Kaito si fregò una mano sugli occhi velocemente per non far notare le lacrime.
<< Stai bene? >>. Aoko raccolse una di quelle lacrime con un bacio sulla guancia.
<< Voglio un'uscita di scena fenomenale. Degna di Ladro Kid e di papà >>.
<< Allora mettiamoci al lavoro >>, disse entusiasta Aoko.
Kaito le sorrise e penso che il padre ci avesse visto proprio bene: aveva davvero una persona speciale al suo fianco.


Mio adorato pubblico,
sono rammaricato nel dirvi che ho deciso di ritirarmi da questa vita. Tuttavia, mi esibirò per voi nel furto dello Smeraldo Arabo questo sabato alle 21.00, sotto la torre dell'orologio.
Un'ultima volta,


                                                                                                                                                                                                                                            Ladro Kid


La 3B del liceo Ekoda iniziava un'altra giornata scolastica. Le finestre ben chiuse per non far entrare le sferzate di aria gelida e i cappotti pesanti messi sulla rastrelliera.
Keiko vide entrare Aoko e le corse incontro, porgendole lo smartphone. Sembrava agitata e, guardandosi in giro, lo sembravano un po' tutti.
<< Hai letto?! >>.
L'amica lesse e per poco non si strozzò. La foto di Kid era in prima pagina e il titolo in colore nero, a caratteri cubitali.
<< Ehm sì, l'ho letto di sfuggita prima di uscire di casa >>, Aoko non possedeva la capacità di dissimulare di Kaito.
<< È incredibile! >>, esclamò Keiko, la solita riservatezza era stata sostituita dall'euforia. << Non l'avrei mai creduto possibile! >>.
<< A chi lo dici >>, intervenne Akane. << Immagino che tu ne sarai contenta >>.
<< Ecco... ehm... io... >>, Aoko tormentava il fiocco della divisa.
<< Posso unirmi al giubilo? >>.
Le ragazze guardarono Kaito entrare in classe, la cartella tenuta sulla spalla e l'aria di chi avrebbe volentieri dormito altre due ore. Quelle poche ore di sonno gli avevano dato la forza necessaria per farsi buttare giù da letto dalla fidanzata e trascinato a fare colazione. Progettare il suo ultimo furto non gli risparmiava le sveglie di prima mattina di Aoko.
<< Ladro Kid si ritira! >>, esclamò Akane.
<< L'ho sentito al telegiornale >>.
Come ci riesce?
, pensò Aoko.
<< Chissà come mai si ritira >>, si domandò Keiko.
<< Credo che non lo sapremo mai >>, disse la compagna di classe, non nascondendo la curiosità.
<< Quel ladro dispettoso vorrà vivere una vita tranquilla >>, si unì Akako. << Dopotutto non era niente di che >>.
Si beccò un'occhiataccia da Kaito e una risatina soffocata di Aoko, che celò con la mano.
<< Tuo padre, l'ispettore, ne sarà felice >>, disse Keiko.
<< Immagino. Finalmente quel... quel... >>. Il gruppo la fissava, aspettandosi la reazione di rabbia tipica di Aoko. Non potevano neanche immaginare che la compagna aveva ben altre reazioni di fronte al ladro. << Quel grandissimo mascalzone! Cosa non si fa per evitare anni di prigione ben meritata! >>.
<< Ora ti riconosco! >>, rise Keiko.
<< Adoro le tue reazioni animose >>, concordò Akane.
<< Con il carattere che si ritrova è un miracolo che io la sopporti >>, sghignazzò Kaito, divertito dalla provocazione.
La finta espressione di rabbia divenne reale e in men che non si dica aveva agguantato lo scopettone.
<< Ripetilo! >>, lo minacciò.
<< Hai un carattere irascibile! >>, scandì lui e scansò il primo colpo di Aoko.
<< Chiedimi scusa! >>.
<< Neanche per sogno! >>.
Presero a ricorrersi per la classe e Aoko cercava di fargli un bernoccolo. Kaito scansava tutti i colpi della fidanzata, la sua coordinazione occhio-mano non era delle migliori.
La relazione tra i due era di dominio pubblico e molto chiacchierata. Parecchie studentesse guardavano la ragazza con odio, quando passava per i corridoi. Non capivano cosa avesse quella Aoko Nakamori di tanto speciale.
<< Anche ora che stanno insieme quei due non cambiano mai >>, rise Keiko.
<< Sono sempre due bambini >>, disse Akako con fare superbo.
<< O due persone innamorate >>, sospirò Akane, un po' di gelosia buona per l'amica.
Kaito saltò e tolse lo scopettone dalla mano di Aoko. Le passò un braccio intorno alla vita, impedendole di muoversi.
<< Ho dimenticato di dire che adoro il tuo carattere irascibile >>, mormorò e fu udito solo dalla coppia.
<< Sbruffone >>, fu il commento di lei. << Sei soltanto uno sbruffone! >>.
<< Talmente tanto da farmi tutti quei meritati anni di prigione? >>, la citò.
Aoko appoggiò le piccole mani sulle spalle. << Va tutto bene? >>.
Lo conosceva troppo bene, riusciva a leggere ogni sfumatura delle sue emozioni. << Solo un po' triste. Ho come l'impressione di star salutando un vecchio amico che non rivedrò più >>.
La fidanzata l'abbracciò, chiudendo gli occhi e respirando il suo profumo che tanto adorava.
<< Non sei solo >>.
Kaito sapeva di non esserlo, aveva lei e tante altre persone che avrebbero saputo comprendere la scelta che aveva fatto.


Sabato


Le prime pagine dei giornali erano roventi. L'ultimo avviso del ladro aveva creato un forte malcontento tra i fans, la pausa del ladro era sembrata una delle tante.
Kaito era sul tetto da cui poteva controllare la piazza gremita di persone. Novembre aveva portato il primo freddo e si stringevano nelle giacche pesanti, agitando i cartelli, evocando il loro ladro preferito.
Lo Smeraldo Arabo era esposto in una teca in mezzo alla piazza, circondato da agenti e dai migliori sistemi di sicurezza.
Con il cannocchiale vide Akako, mischiata alla folla. Poi passò sulla squadra di polizia piazzata in un punto strategico.
<< Tuo padre è prima linea >>.
Aoko gli fu affianco. << Così potrai fuggire in tranquillità >>.
<< Questo spettacolo servirà a chiudere il file su Ladro Kid e l'ispettore non avrà ripercussioni >>, rimise il cannocchiale nella borsa.
<< Signorino, io scendo giù >>.
Kaito si voltò a guardarlo e alzò il pollice. << A dopo, Jii >>.
Il vecchio lasciò il tetto, lo sentirono salutare e si sporsero per guardare. Il tornado Chikage abbracciò il figlio. La donna aveva preso un congedo di qualche mese per assistere al processo e stare con il figlio. Rideva delle facce scontente di Ginzo Nakamori quando li vedeva insieme. Ma d'altronde, se Kaito era sempre il suo bambino, Aoko sarebbe sempre stata la bambina del suo papà.
<< Mamma cosa ci fai tu qui? >>.
<< Non avrei mai perso l'ultima esibizione del mio bimbo! >>.
<< Non è mica una recita scolastica >>.
Aoko iniziò a ridere fino alle lacrime e Kaito la guardò male.
<< Sei buffissimo! >>.
<< Mai quanto te quando cadi in ogni passo che fai! >>.
Aoko agitò il pugno e lo colpì sulla testa, incrociando le braccia arrabbiata. Essere una coppia non aveva cambiato l'atteggiamento irascibile della ragazza.
<< Non hai pietà per me nemmeno come tuo fidanzato! >>, si lamentò Kaito, gli occhi lacrimanti per il colpo. Chikage si stava sentendo male per il gran ridere.
<< Brava Aoko! >>, diede un bacio sulla guancia al ladro. << Buona fortuna! Voglio vedere scintille! >>.
Kaito si ripulì dalle tracce del rossetto, scocciato. In una nuvola rossa apparve Akako, come sempre elegante e sembrava che galleggiasse nell'aria mentre si muoveva.
<< Pronto Kid? >>.
<< Da quando usi i tuoi poteri in pubblico? >>, le domandò Kaito.
<< So quello che faccio! >>, rispose sprezzante.
Aoko voleva fare una domanda ma aveva paura a porla. << Hai... hai sentito Saguru? >>.
La strega annuì. << Sì... Lascerà il Giappone a breve >>.
La coppia di fidanzati si guardò, addolorati. Avevano tentato di parlare con lui in tutti i modi: messaggi, chiamate, si erano perfino azzardati a suonare il campanello di villa Hakuba e nessuno gli aveva aperto.
Saguru si sentiva profondamente in colpa, il suo talento da detective gli pareva niente. Non era riuscito a capire quello che stava succedendo e sapere che la madre aveva tentato di uccidere Aoko e reso Kaito orfano di padre, gli procurava un dolore da fargli sanguinare il cuore e ledere l'anima. Aveva preferito tagliare qualsiasi contatto con loro e soffrire meno.
<< Quindi è ufficiale che non tornerà a scuola >>, disse Kaito, sconfortato.
<< Purtroppo è così. Andrà a vivere in America con il padre, potranno rifarsi una vita >>.
<< Spero ci terrai informati. Tu sei l'unica con cui... Oh, scusate! >>. Aoko prese il cellulare dalla tasca e si allontanò per rispondere.
Kaito e la strega rimasero soli.
Vederli insieme a scuola, appartati, il loro amore era quasi fastidioso per lei. L'unico uomo che non poteva avere aveva scelto Aoko e per lei era dura da accettare.
<< Non ti vedo preoccupata per quanto riguarda Saguru >>, disse a bruciapelo il ladro.
<< Che vuoi dire? >>, fece, vaga, lei.
<< Tu l'hai visto vero? Il futuro >>.
Il sorriso sul bel volto della strega era di orgoglio e quasi di sfida. << Anche se fosse, la mia legge mi impedisce di rivelarlo. Un’intromissione potrebbe cambiarlo >>.
<< Posso farti solo una domanda? >>.
<< Dipende se potrò rispondere >>.
Kaito ragionò bene su come chiederlo. << Io e Aoko... saremo felici? >>.
Akako avrebbe voluto rispondere di no, istinto di strega, però sapeva che sarebbe stata una bugia. Sarebbero stati felici da morire: la straordinaria carriera di mago di Kaito, il lavoro di manager e assistente di Aoko negli spettacoli. Insieme a tutte le persone che amavano, che coloravano la loro vita: il vecchio Jii, Nakamori, Chikage, lei e anche Saguru, quando sarebbe stato pronto a perdonarsi.
E la loro bambina, mora con gli occhi blu, che sarebbe stata il tesoro più prezioso di tutti e sarebbe cresciuta nell'armonia e nella magia.
<< Sì >>, fu sincera.
Aoko ritornò tra i due, li vide guardarsi e scambiarsi sorrisi.
<< Mi sono persa qualcosa? >>.
<< Niente! >>, risposero all'unisono e Aoko parve confusa.
Akako ritornò giù, mancava poco tempo allo spettacolo.
<< Una strega e un detective >>, sorrise Aoko, dopo che fu sparita per le scale. << Una coppia strana >>.
<< Più strana della figlia di un ispettore e di un ladro? >>. Kaito si mise il monocolo.
La fidanzata gli mise la cravatta rossa al collo e l'acconciò. Si guardò attorno, la strumentazione era ammucchiata in un angolo, il vestito bianco era accecante nel buio e udiva gli strilli dei fans.
Aoko mise una faccia imbronciata di colpo. << Le tue fans saranno molto deluse >>.
Kaito, che stava per mettersi il cappello, lo mise ad Aoko. La ragazza arrossì e lo tenne con le mani, le stava troppo grande.
<< Dovranno comunque farsene una ragione perché un'abile ladra ha rubato il cuore del mago del secolo >>.
Aoko tirò la cravatta e l'avvicinò per baciarlo, il cappello cadde a terra. Il bacio fu interrotto dal rintocco dell'orologio.
Kaito si voltò a guardare in direzione del suono e poi si perse un altro po' negli occhi di Aoko.
<< È ora >>.
Aoko, mani dietro la schiena, gli sorrise. << Incantali, mi raccomando. Ci vediamo giù >>.
<< Promesso >>, Kaito le diede un ultimo bacio e corse sul cornicione. Saltò giù e attivò l'aliante.
Atterrò sulla balaustra, sotto l'imponente orologio, apparendo nel fumo. La folla andò in tripudio, chiamando il suo nome.
Kid vide l'amica strega nella folla, vestita di un cappotto rosso imbottito. Un sorriso amichevole attraversava il suo volto, il brutto aiutante al suo fianco. L'ispettore Nakamori era circondato dalla sua squadra, elargiva ordini a destra e manca. Guardò il ladro e si scambiarono un sorriso, per un attimo, e nessuno se ne accorse. Quella sera un segreto era pronto a morire e tutti erano pronti a celarlo per sempre.
Il vecchio Jii era seduto su una panchina, travestito. Un pensiero premuroso fu rivolto all'aiutante, che aveva fatto tanto per la famiglia Kuroba ricevendo in cambio la più totale fiducia e il loro affetto.
Chikage era un po' in disparte dalla calca, aspettando l'esibizione del figlio. La sua svampita mamma dalle idee educative insolite, che aveva sofferto da morire per la morte di Toichi e finalmente il suo cuore e l'animo avevano trovato pace.
Kaito vide la sua immagine riflessa nel vetro della finestra dietro di lui. Il ladro gentiluomo sembrava quasi salutarlo. Il ragazzo avvertì quella sensazione di forte malinconia, come quando si sta per dire addio a un vecchio amico e Kid lo era stato. Gli aveva permesso di ascoltare, imparare e applicare i consigli del padre, di essere finalmente il mago che avrebbe voluto essere. Aveva ancora molta strada da fare e un giorno sarebbe diventato un mago straordinario, da rendere fiero suo padre.
Grazie Kid.
Aoko camminò fino a mettersi vicino alla signora Kuroba. Incrociò gli occhi blu del mago e lui le dedicò un grande sorriso, solo per lei. Kaito non vedeva l'ora di terminare lo spettacolo per stringerla e abbracciarla. Stavolta nessuno gliela avrebbe portata mai più via.
Infine rivolse gli occhi al pubblico impaziente. Il cuore martellante, il nodo in gola e l'adrenalina ma non stava per dirgli addio.
Un giorno sarebbe tornato sul palco, alle sue condizioni e senza temere la vita delle persone care e la propria. Avrebbe praticato la magia per vedere quella luminosità, quelle pupille ardenti di incanto.
Allargò le braccia, il mantello svolazzava, pronto per l'ultima esibizione di Ladro Kid.
<< Signori e signore! >>.


Angolo autrice!


Salve lettori!
Siamo giunti alla fine. Il lieto fine per (quasi) tutti i personaggi e l'addio (?) di Kaito alla vita di ladro. Il sequel di questa storia ci sarà al 99%, spero nel più breve tempo possibile! Questa storia mi mancherà moltissimo!
Ringrazio all'infinito chi ha usato il suo tempo prezioso per leggerla, a chi l'ha messa tra le preferite, le seguite e le ricordate!
Grazie mille a chi ha usato un minuto del suo tempo per recensire!
Shinici e ran amore: Grazie delle tue recensioni, mi hanno aiutato moltissimo! Ti invierò un MP quando scriverò il sequel! La trama è già ben definita ma sarebbe stata una gran bella idea :)
See you, next illusion ;)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3661961