Qual è la tua parola preferita?

di MrsBuddy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Abituarsi è triste, ma vivere scoprendo è meraviglioso


Nelle storie la fantasia viaggia come un treno verso l'infinito, con la polvere di stelle che funge da binari, perciò si può raccontare l'irreale, la magia. E se vi dicessi che questa non è la solita storia che inizia con un "c'era una volta" e termina con un" vissero felici e contenti"? Se vi dicessi che l'irreale può essere reale e la magia trasformarsi in concreto, voi mi credereste? Sono convinto che pensate che io sia pazzo, ma potrei provarvi il contrario.

Quando ero giovane, conobbi una ragazza qualunque, che però aveva un pezzetto di qualcosa di inimmaginabile dentro di se, un qualcosa che le permetteva di vedere le cose in un modo diverso da come le vedono le altre persone, ma non solo, grazie a quel qualcosa riusciva a cogliere la bellezza in ogni cosa, anche se si trattava di quelle cose che avrebbero di certo rattristito chiunque altro, ma lei aveva questa capacità. E sapete, questo pezzetto di qualcosa di inimmaginabile non lo aveva sempre avuto, no, lei se l'era meritato. Accadde un evento stranamente particolare che gli stravolse la vita, un evento che gli tolse un pezzetto di lei, e lo sostituì con quel qualcosa di inimmaginabile. Ma ora bando alle ciance e iniziamo subito con il racconto. Vi chiedo solo un piccolo favore prima, chiudete gli occhi per cinque secondi, dimenticate chi siete, poi riaprite gli occhi e diventate parte della storia insieme a me.

∞∞∞∞∞

Quando non avevo niente da fare leggevo parole sul vocabolario, che fosse tedesco , francese , finlandese , danese, norvegese, olandese, spagnolo , svedese, l'importante era che si trattasse di un vocabolario. E oggi non avevo sul serio niente da fare. Doveva essere un giorno spettacolare, secolare, ultra super fantastico, dopotutto era l'inizio dell'estate. E invece no. Le urla dei bambini che giocavano a chiapparello, si imbucavano dalle fessure delle persiane ronzandomi nelle orecchie, la musica latina della caffetteria di fronte sprofondava le mura della mia stanza accompagnata dal canto incessante delle cicale, il tutto contornato dal mio sudore che grondava dalla fronte, e non c'era balsamo, crema stirante o olio anti-crespo che potesse compiere un miracolo sui miei capelli disastrati. Se solo avessi potuto accendere il condizionatore. Ma per mia sventura, quel dannato aggeggio decise senza consultarmi che doveva cessare di funzionare proprio quel giorno. Il tecnico sarebbe giunto tra due giorni così aveva detto la mamma, il che implicava il prolungamento del mio inferno privato.

<< Porca miseria ! >> sbraitò, sbattendo la porta alle spalle.

<< Miles! Dannazione bussa prima di entrare e se fossi nuda?>> gli rivolsi un'occhiataccia di sbieco mentre rianimavo il viso sventolando la rivista di Vanity Fair.

<< Oh, non farne un dramma. Non mi sconvolgerebbe più di tanto, non ti considero neanche una ragazza. E poi da piccola ti ho visto un'infinità di volte nuda >> sostenne roteando una mano all'aria, poi si abbandonò sulla cassa panca imbottita posta proprio sotto la finestra.

Sospirai ruotando gli occhi di lato << Be, ma non ho più 8 anni. Allora , che cavolo vuoi? Ti ha mollato? O ha scoperto che ti fai la ceretta alle gambe?>>

<< Ma se non sto con nessuna!>> sbuffò guardando oltre la finestra.

<< Lo so, volevo solo ricordartelo >> sorrisi di buon gusto, mentre lui distorse la bocca con una smorfia.

<< Voglio andarmene, non sopporto più di vivere così. Costantemente sotto controllo, odio non essere padrone della mia vita e odio ancora di più sottostare alle sue stupide regole >>

Posai per un attimo il mio Vanity Fair e mi sedetti con le ginocchia sul materasso << E'cosa intendi fare, sentiamo. Non puoi ribellarti a papà, lo sai. E poi, condivido a pieno la sua decisione >>

<< Santo Cielo! Cosa devono sentire le mie orecchie. Sei proprio sua figlia.>>

<< Si da il caso che lo sia anche tu>>

<< A volte credo di non esserlo>> tirò un sospiro fissandosi le mani << Se fossi stata tu al mio posto non avresti reagito allo stesso modo? Immagina qualcuno che decida della tua vita , senza interpellarti. Odio. Odio tutto questo. Niente e nessuno dovrebbe ostacolarti>>

<< Avrei semplicemente obbedito. Papà vuole il nostro bene , e sa cosa è meglio per noi>> ribattei seccata.

<< Avrai pure un sogno da coronare, qualcosa di importante per te, no? Possibile che accetteresti di rinunciarci solo perché qualcuno ha deciso così?>>

Riflettei per un momento, poi compresi una cosa. Non avevo nessun sogno o desiderio. Avevo la bellezza di 18 anni e fino ad oggi non avevo mai aspirato a nulla. In realtà non mi ero mai posta la domanda, se ci fosse qualcosa che ardivo talmente tanto da non dormirci la notte.

<< Be, no>> mi scrollai le spalle con fare indifferente.

<< Tu, sei davvero strana. Sei un burattino nelle mani di quell'uomo>>

<< Oh , ma smettila. Ho ottimi voti, non creo casino, ho le mie amicizie, cosa dovrei volere di più? Io sto bene così'>>

Scoppiò a ridere scimmiottando la mia voce << Le mie amicizie, ...e bla bla bla.. tutte stronzate, se per amicizie intendi quei quattro scemi che ti vanno dietro solo perché sei la figlia di Steve Clark, be...allora sei messa davvero male. Vivi una vita fatta di plastica. Tu ti accontenti>> e incrociò le braccia.

<< Non è assolutamente vero , e quei quattro come li chiami tu, non mi vengono dietro al culo perché sono la figlia di Steve Clark! La mia vita va alla grande>> ed era vero, non potevo aspirare di meglio. Avevo una vita agiata, frequentavo la miglior scuola privata di Londra, la mia camera era rosa, possedevo una cabina armadio di dimensioni stratosferiche, Miss Splitz ( Splitz era solo il nomignolo che gli avevo affibbiato. Assomigliava sul serio a uno Splitz tedesco nano , di quelli bianchi con tutto il pelo gonfio intorno , gli occhi piccoli e tondi e il nasino schiacciato a tartufo. Uguale a Miss Splitz) che prontamente mi preparava la colazione e si prodigava a portamela a letto , con tanto di vassoio assolutamente rosa. Insomma , la mia vita era perfetta.

<< La mia vita è perfetta>> aggiunsi incrociando le braccia anch'io << Non ti stanca tutta questa perfezione? La tua vita è noiosa. >> disse allargando le braccia, se dovevo imitarlo forse avrei dovuto allargare le braccia anch'io?

<< Sai una cosa, sono stanca invece di sentire le tue lamentele, vado a farmi un giro>> scesi dal letto da una piazza e mezza, infilai le infradito rigorosamente rosa raggiunsi le scale in marmo affiancate da una ringhiera in ferro battuto decorata con degli intrecci romboidali, e scesi i gradini a due a due.

∞∞∞∞∞

Scalciai, due tre sassolini d'innanzi a me rotolarono, incastrai le mani nelle tasche dei pantaloncini e mantenni gli occhi piantati a terra per tutto il tragitto. E mentre inveivo con il pensiero contro Miles, mi domandavo per quale motivo doveva capitare proprio a me un fratello tanto cocciuto. Papà voleva che andasse al college, si laureasse in economia aziendale e prendesse le redine della società di famiglia, ma quel testardo di mio fratello aveva altro per la testa . Dio mio, i suoi 20 anni erano persi, completamente gettati nel cesso. Il fatto che ci somigliassimo era la conferma che fossimo parenti ma mentalmente due poli opposti. A volte pensavo che al posto dei neuroni avesse barchette di carta rigorosamente rosa sia chiaro. Tutti i miei pensieri casinisti furono sbattuti a terra da alcune gocce di rugiada. Alzai il capo e i capelli scivolarono indietro. Chiusi gli occhi e assaporai l'odore fresco e umido della pioggia, allargai le braccia per lasciare che mi rinfrescaste. L'aria divenne fredda e piacevole , finalmente un momento di pace interiore. Rimasi con gli occhi chiusi e ascoltai il tintinnio insistente della pioggia sui vetri delle macchine parcheggiate in fila indiana ai lati della strada. Adoravo quel suono saltellante , era il mio preferito. Poi qualcosa spezzò l' incantesimo.

<< La mia Harley ! Maledizione a questa pioggia >> sentii urlare.

Aprii gli occhi di colpo. Qualcuno mi aveva chiamato per nome?

<> chiesi quando fu abbastanza vicino.

Mi fissò per un istante << Non mi pare>> rispose, poi si voltò verso la sua motocicletta.

<< Ma.. mi hai chiamato Harley>>

Mi guardò di sottecchi storcendo la bocca, poi scoppiò a ridere << Intendevo lei >> e indicò la moto rosso fuoco.

<< E' una Harley Davidson >> disse alzando un sopracciglio.

<< Ah, certo!>> esclamai con un sorriso da "voglio scavarmi una fossa ", e fingendo di sapere che quella stramaledetta motocicletta fosse una Harley Davidson, mi spacciai per una appassionata sfrenata, tentando miserabilmente di tamponare la mia figura di merda. Ma questo non fu possibile perché il cosiddetto riccio di fronte a me si dileguò nel giro di pochi secondi.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Ricordo l'ora, erano le 03:00 del mattino quando udii i singhiozzi della mamma provenire dal piano di sotto. Tutto mi sarei aspettata ad eccezione di questo. La mamma in un pianto isterico con le mani incrociate che reggevano la fronte e papà che camminava senza senso per tutto il perimetro della cucina, circa 10 metri per 12 erano stati percorsi una decina di volte nella frazione di pochi secondi da quando varcai l'entrata.

<< Mamma cos'è successo?>> mi avvicinai lentamente strusciando le ciabatte sul pavimento.

Scosse la testa più volte senza rivolgermi la parola, fissava la superficie di cristallo del tavolo al quale era poggiata con i gomiti, rimase con le mani sulla fronte e in lacrime. Poi mi resi conto di un particolare, era come se mancasse qualcosa o meglio qualcuno. Dov'era Miles? Se la mamma piangeva, lui sarebbe stato di certo il primo a sentirla. Incrociai lo sguardo di mio padre, poi corsi su per le scale, attraversai il corridoio come un turbine e feci irruzione nella sua stanza. Vuota. Buttai l'occhio alle ante aperte dell'armadio,  mancava la sua felpa preferita, verde con ricamato un drago giapponese, due paia di jeans e qualche altra maglietta. L'eastpack nero dietro la porta era scomparso e con esso anche mio fratello. La scrivania un miscuglio di libri, e un foglietto ripiegato rosa. Davvero creativo e misterioso pensai (ovviamente stavo prendendo per il culo mio fratello mentalmente) la calligrafia nera di Miles risaltava sul quel colore acceso.

 

PER HARLEY. C'era scritto a caratteri cubitali, lo aprii e lessi senza batter ciglio.

" Non voglio accontentarmi."

Ps: Non sarò reperibile per un po’, quindi le tue 234567190 chiamate saranno inutili.

 

Assottigliai gli occhi avvicinando più o meno all'altezza del naso il foglietto<< Ma stiamo scherzando?! >> urlai << Okay sapevo fosse un'idiota, ma non a tal punto! >> continuai sbraitando.

Quello fu il mio primo giorno più brutto della mia vita.

Miles era praticamente scappato di casa anche se tecnicamente era maggiorenne, quindi forse non si poteva definire una fuga. Ma aveva tutti i presupposti per esserlo. Rintracciarlo tramite cellulare fu totalmente inutile dato che disattivò la scheda. A differenza di mio padre che era notevolmente infuriato ma arrivò alla conclusione che prima o poi mio fratello se la sarebbe fatta sotto e questo lo avrebbe obbligato a tornare a casa, la mamma invece era in preda al panico assoluto, ci volle poco che non raggruppasse tutte le autorità del paese per andare alla ricerca del suo adorabile e piccolo bambino ( preciso la sua età: 20 anni e ribadirei gettati nel cesso)voleva addirittura aprire un'inchiesta per quello smidollato di mio fratello. Ma fortunatamente mio padre le fece comprendere che oltre a essere maggiorenne, se ne era andato di sua spontanea volontà. Nessun rapimento. Quindi la polizia molto probabilmente non ci avrebbe neanche presi sul serio, sicuramente si sarebbero infastiditi, convinti che si trattasse di una presa in giro. Passarono esattamente due giorni, durante i quali misi sottosopra la sua camera, cercando indizi di qualunque genere, guardai addirittura la cronologia su google utilizzando il suo portatile, nella speranza che potessi trovare almeno la meta, magari aveva fatto delle ricerche prima di partire. Ma ovviamente la cronologia era stata eliminata.
Eccellente direi. 
Partivo da uno zero bello tondo.

La mattina seguente la voce della mamma tuonò dalla cucina  << Se solo lo avessi ascoltato, tutto questo non sarebbe successo >>

<< Mary, non è assolutamente nella posizione di essere difeso. Ascoltarlo?! >> gesticolò una mano in aria, poi sorseggiò il suo caffè alzando il mignolo all'insù << deve guardare in faccia la realtà. Miles è adulto non può pensare di sognare per un'intera vita, come pensa di cavarsela così? >> aggiunse subito dopo mio padre.

<< Di certo non grazie alle tue continue pressioni>> rispose a tono la mamma che scattò dalla sedia non appena mi vide.

<< Harley... Mrs Tayla (Mrs Splitz) ha detto che stamattina non hai fatto colazione >> fece come per deviare il discorso. 
Scossi la testa << Sono di fretta, devo incontrare Meg. Ci vediamo dopo>>

Ero irritata e non potevo fare assolutamente nulla per eliminare l'angoscia della mamma. Mi sentivo inutile e impotente. Ero proprio davanti a Megan che esultava per la fine della scuola.

<< Dobbiamo festeggiare, intendo stasera, e bere litri e litri di vino fino a perdere completamente i sensi >> esultava.

<< Meg , cerca di non entusiasmarti troppo >>

<< Oh, dai Harley non fare la vecchia. Stasera si festeggia. I miei sono partiti proprio oggi. Anniversario, che palle >> disse infilandosi due dita in bocca per rendere l'idea del suo orrore per i suoi << Invito un bel po’ di gente, ci divertiremo >>

<< Okay>> alla fine cedetti senza troppi giri di parola.

Rientrata a casa avevo passato l'intero pomeriggio a rovistare tra le cose di Miles, dovevo scoprire dove cavolo si era cacciato mio fratello. Aveva qualcosa in mente e non potevo starmene con le mani conserte aspettando che lui si facesse vivo. Mi ritrovavo distesa sulla moquette ai piedi del letto, completamente sfinita e ancora una volta con un bel zero in mano. Fissavo il soffitto azzurro di Miles, lavorando con il cervello , nella speranza che mi venisse in mente qualcosa, ma niente, quel maledetto zero era ancora inchiodato tra le mie mani.  E quel maledetto soffitto azzurro era muto, eppure era presente quando Miles pianificava di scappare. All'improvviso qualcosa scattò nella mia testa. Fin da piccoli io e Miles avevamo l'abitudine di scrivere sui muri delle nostre camere con la penna invisibile ( quella che poi leggi la scritta con la lucina ) tutte le cavolate o le cose che avevamo fatto di nascosto, come per liberarci dal peso di quella colpa. Una volta all'età di 8 anni scrissi che avevo appiccicato una caccola sotto il tavolo della cucina. Miles che aveva fatto la pipì nel vaso dei fiori all'ingresso. Così decisi di perlustrare ogni parete della camera di Miles con la luce magica che avrebbe rivelato le eventuali scritte segrete.

"Ho fatto sesso con la professoressa di Harley. Miss Jhons. Ha un bel paio di tette data: 15-04-2016"

Dopo circa 45 minuti ero nuovamente distesa a terra. 
Non avevo trovato nulla, oltre ad alcuni aneddoti sessuali e cazzate con gli amici. Ma mancava una parete da guardare, il soffitto. Perché Miles avrebbe dovuto scrivere sul soffitto? Non aveva senso. Appunto, era il posto ideale se si voleva scrivere una frase ancora più segreta dell'essere segreta ( Non so se ho reso l'dea. Forse no). E così posizionai la scala e a ogni metro la spostavo, controllai centimetro per centimetro il soffitto. Non trovai nulla. Ancora una volta con uno zero in mano.  Mi chiusi in camera sconfitta e stanca, aprii il mio bel vocabolario e qualcosa sfilò via da esso.

Un foglietto rosa ma non scritto.

NON SCRITTO.

Presi velocemente la penna magica e accessi la lucina. “SFIGATA" lessi attraverso la luce emessa dalla penna magica. Che stronzo pensai! Mi aveva fregato. Miles mi conosceva troppo bene sapeva che mi sarei incaponita e avrei fatto la qualunque pur di scovare dove fosse.

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Mi avvicinai lentamente, mi dava le spalle mentre continua a sorseggiare. E quando fui abbastanza vicina gli tirai un calcio dritto sulla tibia destra, lanciò un gridolino di dolore, ma non tanto forte da svegliare l'intera casa, dopotutto la mia forza era pari a quella di un criceto, ma giuro che mi ero impegnata sul serio. Si chinò stringendosi la caviglia con le mani.

<> biascicò. Non gli diedi il tempo di parlare, mi limitai semplicemente a tirargli un ceffone in pieno viso abbastanza forte da stordirlo, poi cadde con il sedere a terra e scalciai nuovamente contro la sua tibia destra. Ero pronta per saltargli addosso ma la mamma accese la luce urlando.

<< Che sta succedendo?>> spalancò gli occhi quando mi vide con la borsetta in mano puntata contro lo sconosciuto. Gli sarebbe arrivata una borsata in faccia se la mamma non mi avesse fermato.

<< E' un ladro!Voleva...(rubarci i bicchieri della cucina? ma non lo dissi sembrava davvero ridicolo) >>

<< Santo cielo Harley! E' il nipote di Mrs Tayla (Mrs Splitz) >> si avvicinò e la vestaglia di seta color cipria svolazzò. Lo aiutò ad alzarsi. Nel frattempo mio padre si gustava la scena con un sorriso stampato in viso.

<< Ah!>> sorrisi chiaramente in imbarazzo per due motivi, in particolare il secondo motivo: 1) era il nipote di Mrs Splitz, 2) era il ragazzo della motocicletta. ERA IL R.A.G.A.Z.Z.O. DELLA MOTOCICLETTA. Porca paletta, avevo incontrato questo tizio due volte e in entrambe le occasioni avevo eseguito in maniera esponenziale una figura di merda. E lo avevo schiaffeggiato! E in questi momenti che la vita ti volta le spalle.

<< Io..>> cosa potevo dire? Scusa se ultimamente mi hanno abbonata al "Forum delle figure di merda". Mi guardò dalla testa ai piedi con un'occhiata truce, di quelle da istinto omicida, nello stile della serie TV "Dexter " poi, come se nulla fosse, si trasformò in una farfalla splendente quando si rivolse a mia madre<< Non si preoccupi Mrs Clark. Non mi sono fatto nulla, sono abituato a incassare colpi, pratico la boxer>>

<< Sam, sono mortificata. Harley abbi la decenza di chiedere scusa almeno >> mi sgridò la mamma. Ovviamente essere sgridata fu ulteriormente umiliante.
<< Scusami>> dissi con la coda in mezzo alle gambe. 
<> e sorrise, come se tutto si fosse risolto con delle semplici scuse. 
La mamma si allontanò ancora incredula e papà infieriva ridacchiando sotto i suoi folti baffi. Lo fulminai con gli occhi, poi seguì la mamma al piano di sopra. Il motociclista aveva raggiunto il primo gradino della scala quando si voltò, mi guardò e senza suono la sua bocca formulò una frase: "IDIOTA  DI UNA RAGAZZINA" scandì, solo muovendo le labbra, poi proseguì i gradini. Quella frase travolse i miei neuroni che trasmettevano sinapsi all'area della corteccia cerebrale destinata all'irritazione che si illuminò in modo smisurato. Uscii di casa a passo svelto per dirigermi in quella chiassosa festa. Quando arrivai intravedi Meg. Avevo bisogno di distrarmi, di dimenticare tutto, la recente figura di merda, l'assurda telefonata con Miles , e soprattutto MILES in se.                           << Ehi>> mi disse la mia amica, regalandomi un bicchierino contenente un liquido colorato
<< Manda giù con un sorso solo >> urlò saltellando. E così feci, la gola bruciò da morire e tossii un paio di volte. Poi credo che ne scolai altri quattro o cinque. Ad un certo punto mi voltai cadendo tra le braccia di qualcuno, la luce era davvero bassa e io ero troppo ubriaca per vederlo in viso, be ma a chi importava. Ricordo che  lo spinsi contro le mie papille gustative. Assaporai quel bacio, lo consumai, sapeva di tequila con un retrogusto al limone. Lui non si tirò indietro anzi, mi avvolse dalla vita stringendomi, poi con una mano raccolse i miei capelli da dietro e accompagnò la sua lingua con la mia.

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