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Ogni movimento stava diventando
sempre più faticoso e il suo respiro si stava facendo irregolare e pesante.
Questo significava che aveva portato il suo corpo al massimo delle sue
potenzialità.
Le gocce di sudore che sentiva
scendere dal collo sulla schiena erano un ulteriore conferma. Mosse le braccia
indolenzite per rilassare i muscoli e si avvicinò al bersaglio dove l’ascia era
conficcata esattamente al centro.
Nel rimuoverla non riuscì a trattenere
un sorriso compiaciuto. La precisione era sempre stato il suo forte.
Uno spostamento d’aria
l’avvertirti che qualcuno era atterrato con un drago nell’arena
“Astrid!” Hiccup le fece cenno di
avvicinarsi
Un altro genere di sorriso si
fece strada nel suo volto. Quel giorno era la prima volta che lo vedeva, non
era riuscito a vederlo neanche per il buongiorno nella sala del fuoco come
spesso accadeva. Era capo, il villaggio lo assorbiva quasi totalmente, ed era
strano che lei lo notasse principalmente per via dell’evidente diminuzione
della quantità di tempo che passavano insieme. Ed era ancora più strano che
fino a quel momento non si fosse affatto accorta che era davvero un buon
ammontare di ore durante la giornata.
“salve capo!” Hiccup arricciò il
naso, ed era esattamente la reazione che voleva
“e dai, sai che che odio sentirlo
dire da te”
Ormai arrivata vicino a lui e a
sdentato, accarezzò il drago che era sempre felice di ricevere qualche
attenzione
“davvero? Non me ne ero affatto
accorta” il sarcasmo grondava da ogni parola
“attenta mia signora tutta questa
spiritosaggine potrebbe anche ritorcersi contro di te” il ragazzo allungò una
mano per prenderle un fianco e portarla verso di lui.
Con il divertimento di quello
scambio di battute sulle labbra gli diede un leggero bacio di saluto.
“per oggi non ho più incombenze, e
Valka mi ha chiesto se stasera per cena volevo le polpette..”
Negli occhi di hiccup c’era
dell’autentico panico
“salvami”
La risata le usci immediata e le
stavano quasi venendo le lacrime agli occhi
“certo ridi delle mie disgrazie…”
ma anche il drago aveva iniziato a fare quella specie di rumore divertito che
ormai lui sapeva essere la sua risata
“si si va bene fate come vi
pare…ma verrai?”
Astrid giocherello con la treccina
sopra la sua spalla
“certo, di a tua madre che come al
solito cucino io”
Il sollievo si distese in ogni
lineamenti del vichingo “oh grazie, grazie grazie”
e la abbracciò felice , la
rilasciò senza fretta
“ti stavi allenando?” e dal tono
si percepiva perfettamente che mancava un ancora?
Non era la migliore perché in
tempi di pace oziava.
Sorrise dolcemente “ripensandoci
stasera credo di dover lavare tempestosa quindi…”
Del nuovo terrore ingrandì gli
occhi del ragazzo “per favore astrid… io ammiro la tua costanza..per favore non
mi fare questo”
La sua espressione era così
simile a quella del ragazzino che era stato, quando era insoddisfatto e
affranto che non lo fece penare ulteriormente
“ok…ma i migliori vichinghi si
allenano costantemente chiaro? E io sono la migliore”
“e la più modesta”
Astrid incrociò le braccia la
petto, e lui si rese conto del suo nuovo errore “ e la più bella e la più dolce
e ama il suo ragazzo e non lo lascerà morire per avvelenamento..”
“ruffiano” bisbigliò e lo guardò
tra le palpebre socchiuse
Si girò verso sdentato “ non ha
ancora imparato a chiedere le cose come si deve…insegnagli tu sdentato, solo tu
non mi deludi mai”
Il drago produsse un suono di
assenso felice
Hiccup rise. La sua risata era
sempre giocosa e gutturale, amava tantissimo sentirlo ridere. Con un pizzico di
amarezza si rese nuovamente conto che le mancava quel suono e la sua presenza.
“va bene, aiuto sempre un vichingo
in difficoltà… ci vediamo da te tra un ora” raccolse l’ascia che aveva lasciato
terra
Ancora con il riso nella voce
hiccup la salutò “perfetto a dopo!sdentato a casa” il drago ruggì forte e
aprendo le ali partì deciso verso il centro del villaggio.
Era incredibile. Se lo disse per
l’ennesima volta, la casa di hiccup aveva assunto un aspetto…si poteva dire
draghesco? Era così che lei lo definiva nella sua testa. Nei mesi che
aveva passato a Berk stabilendosi insieme al figlio Valka aveva fatto costanti
piccole modifiche, aveva messo piante che non richiedevano troppa luce nè
calore ovunque e morbide pelli per ingrandire il giaciglio e fare entrare anche
il proprio drago oltre a sdentato. Erano state tolte gran parte delle armi e
delle armature e aveva lasciato un unico tavolo centrale.
Mentre il sovra-palco
sovrastante, che se bene ricordava prima fungeva da dispensa, era diventato
l'incontrastato regno di Hiccup, fogli e progetti e oggetti non bene
identificati si estendevano per tutto il pianale che vi era stato posto, e
anche lì, su un lato, erano ammucchiate molte pelli, e astrid non dubitava che
il ragazzo aveva dormito li molte sere senza usare il proprio letto, che ormai
era insieme a quello di valka si trovavano nel lato più lontano all’ingresso e
più inutilizzato della casa.
Accanto ai giacigli dei draghi
c’era il camino e quel poco che rimaneva della dispensa, la madre di hiccup era
fantastica e aveva una conoscenza dei draghi impareggiabile. Ma non poteva
combinare due ingredienti a scopo alimentare senza creare qualcosa dal sicuro
gusto repellente. Era una specie di dono inverso.
Perciò ormai era diventata una
consuetudine che casualmente Astrid arrivasse con cibo già pronto o da
cucinare in dono e si fermasse per la cena. Era stata spinta da una sera, dopo
cena ,dovevano vedersi in sale grande, e quando hiccup era apparso sembrava più
morto che vivo, aveva uno strano colorito e aveva definito “difficile” digerire
la carne stufata della madre.
Non che le sue doti in cucina
fossero eccelse, ma non aveva mai reso qualcuno dal colorito verdastro e con
spasmi allo stomaco.
Si avvicinò alla dispensa e al
fuoco per iniziare a scaldare le vivande di quella sera e due occhi curiosi la
seguirono. Sospirò. La madre di Hiccup aveva anche un'altra qualità, riusciva a
comunicare moltissimo senza parlare affatto. E Astrid sapeva che voleva
chiedere qualcosa ancora prima che si avvicinasse a lei. Qualcosa a cui lei
avrebbe preferito non rispondere probabilmente.
“questo pollo ha un buonissimo
odore” le sorrise dolcemente indicando le carni che aveva messo al fuoco, poi
la guardò contemplativa, e infine le disse qualcosa di davvero inaspettato
“sai io collego le persone ai
draghi, a quelli che cavalcano ma anche al tipo di drago che potrebbero essere
loro stessi. Mi viene quasi automatico. Non riesco a non collegare le due cose”
ridacchiò “ vent'anni di vita tra di loro mi giustificano direi”
Si avvicinò al giaciglio dei
draghi e accarezzò con amore sdentato che stava sonnecchiando “di te invece.
Non riesco a definirti. Sei decisamente un drago forte e fiero. E leale. Mi
viene da pensare che hai tutte le qualità di un alfa” la guardò cercando di
vedere se riusciva a farsi capire
“ma di alfa ce ne può essere uno
solo, questo mi confonde”
Era questo che voleva chiederle?
in maniera criptica le stava chiedendo se avrebbe sostenuto hiccup sempre anche
in futuro o se avrebbe agito secondo propria volontà. E glielo stava chiedendo
per curiosità e non per giudicarla.
Per essere una persona intelligente
era così limitata quando si trattava di capire la sua stessa specie..gli umani.
Sorrise mentalmente. La risposta
era semplice.
Avrebbe sempre fatto entrambe le
cose.
“in realtà credo che la risposta
migliore che posso darti è che credo che di alfa possono anche esisterne due o
più, e convivere pacificamente e rispettarsi, sarà sempre uno ad avere più
controllo dell’altro certo, ma la convivenza può esistere pacifica. Soprattutto
se uno ama l’altro. Solo non si verifica spesso…ma le cose rare non dovrebbero
stupirci no?”
Un scintilla di comprensione e
quiete si creò e depositò nello sguardo della donna. Che annuì.
“davvero un ottima spiegazione”
poi indicò il sovra-palco e cambiando discorso “ a te l’onore di chiamare il
nostro comune vichingo al pasto” inarcando un sopracciglio la guardò con aria
esasperata “doveva avere finito quel progetto da circa mezz’ora secondo lui…”
un altrettanto esasperata
espressione ricambiò quella di valka. Hiccup…
Riuscire a passeggiare per le strade di Berk percependo l’aria accarezzarti
senza lasciare gelo era raro, quello che si poteva definire come estate durava
davvero poco in quelle zone. Alzò gli occhi verso la Luna brillante di quella
sera, senza nessuna nuvola ad oscurarla.
Tradusse il suo pensiero in parole per la persona che gli stava camminando
accanto silenziosa “sarebbe bello se questo clima durasse un po’ più a lungo
eh”
Hiccup annuì deciso “non sai quanto è comodo! Sono riuscito a riparare tutti
i tetti danneggiati, e non ci sono stati più incidenti nelle case perché i
draghi dormono all’aperto. Insomma oggi quasi nessuno mi ha chiesto niente…”
strinse il pugno come per festeggiare una vittoria “posso dedicarmi hai miei
progetti, a cena ti avevo accennato a quello a cui sto lavorando?”
Si piegò dalla sua parte per coinvolgerla in una lunga spiegazione. Oddio
era ripartito!
“si me lo hai spiegato bene! È davvero interessante” parlò prima che lui
potesse ricominciare e cercò di tirare le labbra in un sorriso del tutto
autentico e poi cambiò direzione al discorso “ ma quindi potremmo andare alla
riva domani? Avevi detto che una volta finiti le riparazioni avresti potuto
assentarti..” aveva una voglia matta di volare su Tempestosa e di tornare
all’isola dai ragazzi.
Hiccup non rispose subito e guardò il selciato meditabondo “si potrebbe
fare…” poi più deciso e con un tono decisamente allegro disse “passiamo dalla
isola dei gronchi che è di strada, devo solo prelevare dalla cima un campione
di terra per Gambedipesce” le prese la mano e la fermò “ottima idea mia
signora” sentì la ultima parola direttamente soffiata sulla sua guancia e le
labbra di Hiccup la raggiunsero.
Chiuse gli occhi e assaporò la morbidezza che avevano, lo si poteva capire
anche guardandolo, che aveva delle labbra fatte per i baci. Scoprirlo di
persona in quei mesi era stato…eccitante. Tanto più che non erano mancate le
occasione, all’inizio era stata sempre lei a prendere l’iniziativa la maggior
parte delle volte. Ma Hiccup imparava in fretta e la loro relazione aveva preso
quella piega qualche mese prima della battaglia quindi ormai era passato quasi
un anno…
Mordicchiò piano il suo labbra superiore e sentì un piccolo gemito dal
ragazzo che ricambiò. Poi senti del duro dietro le spalle. C'era un muro così
vicino? Hiccup era praticante sopra di lei con le mani ai lati della sua testa
che si appoggiavano a sua volta alla parete. Subito dopo sentì dell’umido sul
collo. Questa era una piacevole novità. Sembrava piacergli tantissimo
torturarla su collo e, quando lo faceva,in lei la percezione di ogni
sensazione si amplificava.
Aprì la bocca per prendere più aria. E passo le mani nei capelli spettinati
del ragazzo, mentre lui continuava sulla sua scia. Le sue mani vagavano sul suo
corsetto avanti e indietro. E ad astrid pareva improvvisamente di essere dentro
la stanza del fabbro e non in una strada deserta per tornare verso casa.
Tutto il calore che stava accumulando era normale? Non sapeva molto di tutto
questo, sapevo solo che ultimamente era diventato così intenso che una volta
divisi avevano entrambi il fiato corto come se avessero fatto un allenamento.
Riportò il viso di hippup sulla sua bocca e continuò quello che ormai sapeva
fare bene e che la calmava almeno un po’. Baciarlo era così giusto. Si sentiva
ogni volta graziata dal fatto che lui si concentrasse così tanto su di lei,
sapeva che era parte della sua vita e l’aveva scelta ma niente glielo faceva
sentire come quando la sua lingua esplorava la sua bocca e i suoi occhi
diventavano un po’ più scuri nel guardarla. Quegli occhi sopratutto..le davano
un brivido, e li voleva vedere sempre più spesso. Sentiva che stava andando
verso un punto di non ritorno, e ci stava arrivando in maniera consapevole e
felice.
Le mani che prima erano su suoi capelli adesso erano adagiate su di lui.
Percepiva i movimenti che lui stava facendo sul suo busto anche dai movimenti
del petto che stava toccando. Mmm…
CRACK! Il rumore di una porta che si apriva e si staccarono all’improvviso
l’uno dall’altro.
Oddio erano in mezzo al villaggio! Astrid strizzò gli occhi provando per un
attimo un ondata di vergogna poi si ricordò che non era stata lei a iniziare
“hiccup..!” il filo di voce con cui lo chiamò era estremamente risentito
“si lo so” guardandolo vide che aveva chiuso gli occhi anche lui e la mano
destra stava stringendo l’attaccatura del naso come quando cerchi di
risvegliarti. Poi si rilassò “ti porto a casa”
Non sapeva se essere dispiaciuta o meno che non li avessero colti in
fragrante. Infondo i loro momenti finivano sempre più o meno così ultimamente,
a lei piacevano molto e anche a lui, lo sapeva. Ma succedeva sempre qualcosa.
Che fosse skaraccio o un abitante che aveva urgente bisogno del suo parere.
Questo perché non si spostavano mai da Berk da quando era diventato il nuovo
capo.
“si andiamo” replicò
Essere interrotti non le piaceva, soprattutto perché lui le mancava. Cercò
la sua mano e la strinse, almeno quello. Fece un enorme sospiro mentale.
Questa nuova relazione aveva tirato fuori degli aspetti di lei che proprio non
si sarebbe aspettata.
Raggiunsero piuttosto velocemente la abitazione all'estremità est del
villaggio. Infondo erano vicini quando avevano sentito la porta aprirsi.
“bene e anche stasera siete sana e salva”e le fece un piccolo inchino
“idiota!” rise “sai perfettamente che non ci sarebbe bisogno che mi
accompagni”
“così mi ferisce” continuò il gioco
“no non lo faccio, ma se vuoi posso provvedere” e alzò le mani verso di lui
che si ritrasse di pochissimo “sempre manesca” borbottò
Una delle mani arrivò davvero su di lui e lo sfiorò “ per stasera
buonanotte”
“buonanotte mia signora, ci vediamo domattina con Sdentato e Tempestosa”
Annui e lo baciò sulla guancia.
“e ricordati che vi ho lasciato anche delle cose per la colazione, a te e a
tua madre…” la voce di Hiccup aveva il tono di chi sottolinea l’ovvio quando le
rispose “certo, e chi se lo dimentica…”
Superò di poco la furia buia, un senso di trionfo la invase per un attimo.
Le acque che stavano sovrastando veloci riflettevano il color di un cielo
terzo e dalle sfumature ramate del primo mattino. Poco distante, una grande
isola li stava aspettando, era una gemma nel blu dell’oceano. L’isola dei
gronchi era una delle isole più verdi dell'arcipelago con un altura sulla parte
nord che era erbosa e pianeggiante, le rocce di cui i draghi erano ghiotti si
trovavano nella montagna piena di caverne e anfratti che era esattamente al
centro, alta e massiccia.
“non è una gara a chi arriva primo” sdentato era di nuovo alla sua stessa
altezza e Hiccup le stava mostrando con un sorrisino ironico.
La smontava sempre. In ogni caso fece rallentare tempestosa comprimendo
piano le gambe e dandogli una qualche segno con la mano sulla schiena. Erano
arrivati.
“si ok, ma ho vinto io” il sorriso sardonico che accompagnò la frase venne
ricambiato da un occhiata poco felice sia dal ragazzo che dal drago. Sempre
in sintonia quei due.
“mi spieghi perché riesci a tirare fuori un po’ di sana competitività solo
quando c’è un serio rischio di morte o pericolo in generale?” la domanda le
sorse spontanea
Il drago nero stava planando lentamente nella radura e Hiccup si era
sollevato leggermente per scendere dalla sua groppa perciò Astrid non vide
l'espressione che stava facendo ma riuscì a immaginarsela quando rispose con un
tono molto accondiscendente
“Sana?”
Ormai erano scesi entrambi. Astrid alzò le spalle in risposta e rimirò la
natura che la circondava. Volare con tempestosa era magnifico e arrivare in
queste terre, selvagge e intose rendeva poter cavalcare i draghi ancora più
piacevole.
Hiccup si era abbassato e stava tastando il terreno “non va bene…” si rialzò
con una manciata di terra tra le mani. La guardò mentre la faceva scivolare tra
le dita. “dobbiamo andare nella parte più boschiva”
Chiedergli il perché avrebbe significato miriade di spiegazioni che
probabilmente le avrebbero lasciato solo più domande in testa. Hiccup aveva un
ingegno e una intelligenza tale che spesso saltava passaggi dando per scontato
cose affatto ovvie. Perciò sia lei che i rimanenti cavalieri avevano smesso di
chiedere perché e lo seguivano nelle sue scelte. E si era sempre rivelato il
modo migliore di agire, anche se non era sicura di potersi paragonare a testa
di tufo e moccisoso. Dubitava che si chiedessero il perché delle cose, a
volte dubitava del fatto che avessero un cervello pensante…
“ ok, lasciamo qui tempestosa e sdentato?”
Battendo le mani tra loro per levare i residui di terra la testa castana di
hiccup annui. “si tanto ci allontaneremo di pochissimo”
Gli alberi avevano una densità molto variabile e in quel punto erano radi e
lasciavano vari spazi erbosi assolati e qualche ombra scura. La mattina si
stava inoltrando e la luce si faceva più decisa senza essere fastidiosa.
Ogni tanto si sentiva il verso inconfondibile di un gronghio che giocava o
comunicava con un suo simile.
“questa è davvero una delle isole più tranquille che abbiamo esplorato” si
portò una mano al mento e continuò riflessiva “magari porto le nuove leve a
fare una esplorazione qua e gli faccio la lezione sui gronchi”
“è un ottima idea!! quindi essere la sostituta di gambadipesce per insegnae
la storia dei draghi al villaggio non ti pesa?”
Hiccup la stava scrutando con interesse e leggera apprensione. Si
preoccupava che non le piacesse?
“Gambadispsce deve stare alla riva, anche se abbiamo sconfitto drago ci sono
sempre pericoli di cacciatori di draghi e poi vuoi lasciare il comando a
moccicoso?” inarcò le ciglia “vuoi che distruggano quel posto? Tanto vale
tirarci una bomba al plasma!”
Il ragazzo ridacchiò “ma no! E’ che ti ho dato parecchie incombenze oltre
alle cene…”
Si stava passando la mano sul collo. Quando era nervoso continuava a farlo.
Ormai era un vichingo sicuro di sè su molti aspetti ma con lei ogni tanto
questo lato tornava fuori.
“va bene così! Non posso stare tutto il giorno ad aspettare che tu venga a
cena…” non gli sembrava di aver detto niente di particolare ma Hiccup arrossì
appena. Quasi impercettibilmente. Per fortuna lei aveva l’occhio allenato.
Doveva indagare. E cercare di farlo come se non avesse notato niente. “il
pollo era un po’ asciutto l’altra sera perciò le prossime volte proverò a fare
come mi ha consigliato mamma..”
La risposta del ragazzo fu un “hum…”
Sempre più strano.
“hiccup? Non ti era piaciuto?”
Subito si girò verso di lei e negò deciso “no che dici, era buonissimo! Ogni
cosa che fai è buonissima, è una benedizione!”
Addirittura? Astrid piegò la testa di lato e lo studiò socchiudendo
gli occhi, poi fece un sorrisino “magari allora potresti ricambiare facendo
quello che ti chiedo da un po”
Attaccare quando si vede l’avversario scoperto, una delle prime regole per
combattere una battaglia. Nessuno vietava che questa regola potesse essere
applicata anche durante un discorso, ed era per questo che Astrid vinceva
sempre anche quelli, di solito.
I tratti di Hiccup vennero deformati per un momento da un espressione di
panico, poi la guardò rassegnato, gli occhi verdi avevano sempre quella
innocenza e sincerità che solo in lui erano ancora così spiccate, ci leggevi
dentro tutto. E Astrid vide che ce l’aveva fatta prima ancora che glielo
confermasse
“ok come vuoi…puoi insegnarmi le regole del corpo a corpo”
Astrid gli fece un espressione di felicità. “ non te ne pentirai ormai hai
sviluppato una muscolatura tale che riuscirai a imparare tutto alla perfezi-..”
Si rese conto che stava parlando con disinvoltura del fatto che avesse
notato i suoi muscoli . Hiccup aveva il lato della bocca sollevato divertito.
“alla perfezione mia signora?” gli occhi verdi avevano perso l’innocenza in
un attimo. Quando si accendeva quella tensione tra loro sentiva come se
dell'elettricità gli percorresse ogni singolo pezzo di epidermide. Non era
ancora riuscita a capire perché lo imbarazzava parlare di cene pensò
confusamente. Oh che importava? Si stava avvicinando.
Si fermò davanti a lei e senza toccarla avvicinò solo le labbra al suo
orecchio. “sembra che qualcuno abbia un buon senso dell’osservazione per la
corporatura altrui…ma non sei certo l’unica”
Le labbra si posarono sulla sua pelle tra l’orecchio e la guancia. E una
mano salì a toccarle la treccia sulla spalla “i tuoi capelli sono cresciuti
tantissimo…non li ho mai visti sciolti ma sono di un colore che mi piace
tantissimo,lo sapevi?”
La bocca era secca e non riuscì a rispondergli a parole negò solo con un
cenno della testa. Il suo volto era davanti a lei. I capelli di hiccup erano
altrettanto piacevoli, avrebbe voluto dirglielo, le piaceva tantissimo passarci
le mani. Il volto aveva perso totalmente la sua infantilità, squadrato e
deciso, ma restavano quelle labbra dalla linea morbida e quegli occhi da drago.
Era bello.
La bocca si posò sulla linea della clavicola e lei produsse un lieve suono.
Poteva perdersi completamente in quel mondo di sensazioni che si creava ogni
volta che si toccavano.
Mosse le mani anche lei e raggiunse le sue spalle per attirarlo più vicino.
Lui stava lentamente risalendo lungo il suo collo.
Arpionò le dita sulle sue spalle. Non doveva smettere. Poi la sua bocca
arrivò sulla sua e ogni parte dei loro corpi che poteva toccarsi lo stava
facendo. E quelle parti di lei andavano a fuoco. Ogni movimento alimentava un
scintilla di piacere che si ripercuoteva come un languore al basso ventre.
Strofinò se stessa su di lui. i pensieri che andavo in tilt. Era un
groviglio di sensazioni e piacere..tanto intenso piacere.
“astrid…” si staccò quel tanto che bastava per riprendere fiato, le risalì
lentamente il fianco con le mani e arrivò alla sua guancia. Aveva scritto negli
occhi quasi neri che anche lui provava lo stesso ma c’era una nota di
sofferenza infondo al suo sguardo
Avrebbe fatto qualcosa di estremamente onorevole e estremamente stupido.
Perché era Hiccup: Dannatamente intelligente nelle cose speculative
estremamente idiota nei rapporti con gli altri.
“astrid…tu…davvero sei…non te lo immagini neanche..solo… non ora”
Lo aveva già capito ma fu lo stesso come sentirsi gettare dell’acqua gelida
addosso. “non ORA? Certo a berk in casa di tua madre o da skaraccio o da
me perché no?” gridò
Lo spinse via. Rabbia come lava incandescente la stava attraversando ad
ondate.
Hiccup aveva un sguardo ferito ma deciso. Ecco adesso doveva tirare
fuori il suo lato vichingo da leader.
Quello che disse però la lasciò di stucco
“Quando succederà non potrò ne vorrò smettere più Astrid. Lo vorrei anche di
più di ora se possibile…e come hai appena sintetizzato non possiamo dare libero
sfogo a questa cosa a berk, non ora…” i suoi occhi cercarono comprensione il
suo volte era teso e finì cercando al sua mano e la strinse “abbi..fiducia in
me”
La rabbia, come era salita, smontò. Fissò quelle labbra rosse per i baci
,quei capelli scarmigliati, le spalle larghe e il fisico asciutto, quel collo
che nell’angolo vicino all’orecchio aveva un profumo buonissimo, come di vento
e di cuoio. Voleva inglobarlo e sentire che era suo , solo suo con una
intensità tale che le faceva quasi paura.
Perciò sospirando mosse la testa in un assenso. Perché si fidava di lui, e
sapeva che la sua intenzione non era ferirla. Ma per tutti gli dei avrebbe
fatto meglio a fare qualsiasi cosa volesse fare per sistemare la situazione più
in fretta possibile! altrimenti da lei avrebbe avuto o tutto o niente.
Sorrise di un sorriso rubato al diavolo. E questo, era sicura, non gli
sarebbe piaciuto neanche un po’.
Aveva esaurito le energie.
Rivedere i ragazzi e gestire tutta la loro esuberanza tutta in una volta era
qualcosa di estenuante. Perciò si era fermato nello spazio accanto la casa con
sdentato e si era disteso poggiando la testa sull’amico. Almeno dopo la mattina
la giornata era andata bene con Astrid….fece un singolo verso di strazio e si
portò la mano a palmo aperto sul viso sconfortato. Tutta la situazione gli
stava facendo venire una gran confusione in testa.
“amico credo proprio che mi sto
complicando la vita…” la coda del drago andava avanti e indietro ritmicamente
mentre guardava il padrone umano con aria curiosa. “insomma se le chiedessi di
sposarmi..” cosa a cui aveva pensato spesso ultimamente; anche in quella stessa
giornata, mentre gli parlava di cene “sarebbe tutto più semplice”
Il suo sguardo si soffermò sulla
propria abitazione. Era un luogo di ricordi. E adesso era diventato il posto
dove stava riscoprendo sua madre. Sorrise. Erano così simili. L’aveva
ritrovata da poco ma con lei trovava risposta tutta una parte di lui che nessuno
aveva mai compreso appieno. Nemmeno suo padre. Ed eccolo lì, il senso di vuoto
che provava ogni volta che il pensiero andava a lui. Erano successe troppe
cose, troppo in fretta.
Non riusciva a decidersi a
lasciare il suo nuovo focolare domestico per uno del tutto da creare..di
nuovo.
Ma desiderava Astrid. Il suo
corpo rispondeva per lui e i sogni che faceva ultimamente avrebbe fatto
arrossire il più navigato dei vichinghi! Non poteva che arrendersi allo
scorrere degli eventi e portare tutto un gradino più avanti. Sennò
probabilmente avrebbero finito per comportarsi come due draghi in calore, non
era ammesso, in nessun modo, era lo stramaledetto capo del villaggio e doveva
dare il buon esempio. Di certo non aveva paura di un rifiuto…le labbra stavolta
si piegarono in una espressione di soddisfazione.
Pensarci ancora era ridicolo,
doveva dirlo a sua madre. Tornò a poggiare la testa su sdentato. Era la cosa
giusta da fare, ma gli pesava doverla lasciare. La madre veniva rimpiazzata da
una moglie…stavolta era lui che sceglieva di lasciala. Era una stana
sensazione: cercare di avere quello che si vuole ma non esserne del tutto
soddisfati. Glielo aveva spiegato anche sua madre, e provandolo poteva capirla.
Sentì il muso di sdentato
accarezzargli l’orecchio e un verso che era come un domanda affettuosa. Lo
accarezzò di rimando. “ si bello grazie, ora entriamo”
Fece leva sulla gamba buona e si
alzò.
Avvicinandosi alla porta sentì la
voce di Valka. Canticchiava un canzone che ormai aveva imparato anche lui.
A sua madre piaceva cantare e lo
faceva quasi incessantemente quando era in giro per casa.
Aprì la porta e il calore della
stanza lo investì insieme a sdentato che si avviò come un razzo verso il suo
giaciglio a salutare l'altro drago che si trovava già li sonnacchiosa.
“caro bentornato!” le braccia di
Valka erano piene di legna e hiccup ne prese un po’ per aiutare
“salve mamma” la guardò incerto e
chiese con voce un po’ più debole “cucini?”
Valka era consapevole di non
avere nessuna dote da questo punto di vista perciò non se la prese per
l’evidente disagio del figlio “no hiccup, sto preparando il fuoco per scaldare
lo stufato che ci ha portato astrid” poso le legne e si mise le mani sui
fianchi “ comunque come potevo cucinare anche per te? Non avevo idea di dove
fossi!”
Hiccup si ricordò che aveva detto
alla madre che sarebbe rietrato nel primo pomeriggio “si scusa,alla riva mi
hanno trattenuto più del previsto” le fece un sorriso contrito
Valka rispose ridendo apertamente
“ non c’è da scusarsi, avesti mangiato quello che rimaneva, non importa a che
ora rientri se hai da fare” poi gli puntò un dito contro “volevo solo
specificare che al massimo avrei cucinato per me”
Hiccup la squadrò scettico “
certo…” si mise a sedere lasciandosi andare un po’ troppo pesantemente
“sei stanco?” staccandosi la
protesi e rilasciando un sospiro di sollievo le rispose “esausto”
La madre lo guardò stranito “mi
dispiace ribadire l’ovvio..ma oggi non doveva essere una giornata di stacco?”
Il ragazzo annuì “si, abbiamo
voluto fare troppo”
Due ragazzi di venti anni? Hiccup
non gliela raccontava giusta! Aveva sempre fatto la madre poco invadente in
quei mesi ma c’erano stati segnali…doveva spingere un po’.
“quindi Astri sarà esausta come
te, non passa per cena?”
Desisamente no…“doveva sistemare alcune cose a casa” si erano lasciati con un bacio casto
e uno sguardo azzurro carico di rabbia ben celata. Non era stato perdonato del
tutto.
La donna decise che valeva la
pena giocare a carte scoperte “l’hai fatta arrabbiare?”stava aggiungendo legna
con precauzione e si girò per vedere la reazione del figlio.
Come sempre quando si trattava
del suo ragazzo ogni emozione gli si leggeva chiaramente negli occhi così
simili a quelli di Stoik. Hiccup sembrò per un attimo un bambino colto con le
mani nel barattolo della marmellata.
“quindi la hai fatta arrabbiare”
stavolta il tono non era più di domanda “vuoi parlarmene?”
L’espressione di hiccup virò su
un lieve imbarazzo “non è che ci sian molto di cui parlare…” gli occhi che
cercavano angoli della stanza per evitare di essere sondato dall’intuito di sua
madre.
“Hiccup
Horrendous Haddock III !” incrociò le braccia e pretese di essere
ascoltata “stai cercando di svicolare?”
A Hiccup sembrò che la madre
avesse poteri di lettura del pensiero. Svicolare era esattamente quello
che stava facendo con Astrid. Però l’ambito in cui lo faceva era davvero un
argomento su cui un ragazzo non poteva trattare con la madre! Che continuava a
guardarlo con intensità.
Stava iniziando a sudare e non
per il caldo.
“tesoro tu e quella ragazza siete
fatti l’uno per l’altra…non può essere un problema serio” l’aveva sentita
rivolgersi con lo stesso identico tono al bambino dei vicini. Che non aveva
ancora cinque anni.
Il lui si risveglio un po’ di
orgoglio “sono cose tra me e lei mamma” Complimeti hiccup molto maturo.ci
era cascato in pieno.
La madre infatti aveva affilato
lo sguardo e l’espressione si era fatta severa.
Prima che potesse arrabbiarsi
anche lei decise che doveva semplicemente essere più onesto.
“no scusa. Il fatto è che…” come
poteva dirglielo? Aggrottò le ciglia e si concentrò sul dire quello che
doveva nel modo giusto
“Berk è un po’ asfissiante per
noi” e pregò che capisse.
E quando l’alba della comprensione
giunse alla donna Valka scoppiò a ridere in maniera incontrollata.
E Hiccup la guradò
Stupito.all’inizio.. “mamma hai intenzione di continuare a lungo?” un
sopracciglio si era alzato nel vederla contorcersi dalle risate.
“ah ah ah....oddio no, scusa
tesoro” prese un bel respiro e fermò la risata, portò gli occhi acqua
marina su di lui “è che mi ero dimenticata quel periodo è passato così tanto…”
Di bene in meglio, sua madre
faceva riferimento a quando lei e suo padre avevano avuto gli ormoni galoppanti,
voleva prendere sdentato, volare via e non tornare più.
“ e non guardarmi con quella
espressione! Si so a cosa ti riferisci…sono stata giovane anche io, e voi avete
vent'anni!..ma questo il problema si può risolvere facilmente no?” con intima
gioia sul viso sua madre continuò a parlare sulla scia dei ricordi “ tuo padre
e io non riuscivamo a farci una ragione di tutti i divieti che ci venivano
imposti, in questo neanche lui era molto ligio alle regole!” ridacchiò “ e alla
fine ce la filammo via e quando siamo tornati ci hanno fatto sposare nel giro
di una settimana!”
Hiccup era più che sorpreso,
questo era molto diverso da quello che si era immaginato per i suoi genitori.
“davvero?” lo stupore si
rifletteva nel modo in cui le sue palpebre sbattevano ripetutamente
La madre pensò che faceva
tenerezza “ ma certo! Quando si tratta di amore siamo tutti uguali tesoro…e si
diventa un po’ sciocchi” gli arruffò i capelli con affetto
“ti sei arrovellato tanto perché
non volevi deludere il villaggio vero?” sospirò “tale padre tale figlio
infondo…”
Hiccup la contemplò e un guizzo
di affetto lo attraversò.
“ma questo cambierà ancora tutto”
c’era stanchezza nella sua voce
Valka sollevò le sopracciglia
sottili avendo intuito cosa intendeva “intendi con me?” si aprì in un sorriso
tenero “ ma cosa vai a pensare! Siamo a Berk, a meno che tu non ti nasconda
appositamente mi vedrai comunque dalle 3 alle 4 volte al giorno anche non
volendolo!” lo prese in giro “quello che conta non cambierà per niente”
In quella i lineamenti femminili
che la contraddistinguevano assunsero un pizzico di malizia “la hai fatto
davvero penare quella povera ragazza se lei tutto questo non lo sa”
Il rossore che gli salì alle
guance non riusci proprio ad evitarlo, si sentiva colto in fallo e molto ingenuo
perché quello che aveva considerato un problema si era sciolto come neve al
sole “ e dai! non ti ci mettere anche tu mamma…sistemerò tutto!”
La donna annuì “non ne dubito. E
io ti aiuterò” con le labbra rosate arricciate come se si stesse
pregustando qualcosa continuò “ho già qualche idea”
Il grosso masso di pietra
calcarea si depositò facendo un forte rumore. Troppo forte.
“Moccicoso!ti avevo detto
delicatamente!”
Moccicoso e il suo drago erano
proprio sopra il muro dove avevano appena posato la pietra e il primo allargò
le braccia “stiamo lanciando dei massi giganteschi e oltre a volare con questi
dobbiamo anche prendere la mira e tu vuoi delicatezza?” poi sogghignò
“oltretutto non è una parola che si addice a un jorgerson”
Il capo dei cavalieri era
decisamente abituato alle intemperanze dei suoi sottoposti quindi non si
scompose più di tanto “sai cugino, questo spiega molte cose”
Sdentato produsse un suono di
approvazione essendo pienamente d’accordo con il suo padrone umano
Moccicoso stava ancora cercando
di capire quanto era stato offeso e come replicare quando comparve gambadipesce
“spostati moccicoso!” sfrecciò davanti e loro “vai muscolone” e il drago
produsse un getto di lava che saldò la nuova pietra alle altre.
“hiccup direi che così può
bastare” gambadipesce non guardava l’amico ma il muro di cinta che avevano
eretto e che aveva raggiunto una discreta altezza.
Anche hiccup lo osservò e ne fu
soddisfatto. Con quello i lavori alla riva erano stati completati, oltre che un
isola difficilmente raggiungibile senza poter volare adesso era fortificata. In
più avevano aggiunto varie altre difese in quel mese.
Era un progetto che voleva
attuare da molto, visto come si era rivelata facilmente attaccabile nel corso
delle loro battaglie, non pensava che avrebbe potuto metterlo in pratica così
presto. Sua madre era stata di altro avviso e non poteva esserne più contento.
Non essere a berk era lo scopo iniziale ed era stato anche funzionale.
Oltretutto, secondo i resoconti che aveva ricevuto dai terribili terrori, la
situazione a berk era sotto controllo e i piani di Valka erano giunti al
termine.
“ok bello direi che ci
siamo guadagnati la cena” accarezzò il drago hai due lati delle orecchie e
senza dover dire altro sdentato capì che doveva ritornare alla base “torniamo!”
hiccup fece un gesto agli altri ragazzi perché lo seguissero.
Era giunto il momento di lasciare
la riva, luogo che certamente era stato di aiuto,sotto molti aspetti, ma voleva
davvero chiudere il cerchio una volta per tutte.
Questo non significava che in
quel mese non si fosse tolto un certo numero di soddisfazioni.
Labbra dolci e occhi sognanti,
come pozze in cui perdersi. La sua vichinga era una piacevole scoperta ogni
volta…
Astrid girò la carne con violenza
per l’ennesima volta. Fare cose meccaniche la aiutava, ed era di turno alla
cucina. Tra poco gli altri sarebbero rientrati. Ma l’irritazione non diminuiva
tanto quando sperava. Ed era irritata solo con se stessa. Perché sapeva che
c’era qualcosa che hiccup non le stava dicendo e non riusciva a farselo dire! E
questo perché non rimaneva arrabbiata abbastanza a lungo, ogni volta che si
proponeva l’occasione di essere soli c’era quella nuova atmosfera tra loro e…
Arrossi lievemente ma sorrise
allo stesso tempo.
Hiccup non si stava più dando
molti freni, anzi tutt’altro.
Solo la sera prima le sue dita
agili avevano trovato la strada sotto la cotta e la aveva poggiate senza
chiedere sulle fasce che tenevano strette quel punto così femminile e sensibile
di lei. E lei aveva fatto un gemito davvero incontrollato mentre aveva ancora
le labbra sulla sua bocca.
Aggrottò la fronte nel cercare di
ricordare come erano arrivati a quel punto, perché poco prima stavano discutendo
delle varie difese apportate, lì, nella sala di ritrovo comune, per l’appunto
poco dopo avevano sentito le voci dei gemelli,che discutevano su chi aveva la
cicatrice più orribile, e si erano resi conto di dove erano, per fortuna.
Guardò la carne rosolarsi e sentì
il fuoco fare il rumore sfrigolante della cottura, concentrata. la cosa stava
avvenendo con un certa frequenza e quindi erano davvero degli incoscienti. Lì
erano tutti loro amici ma c’era un limite…e la riva era quasi peggio di Berk.
Nonostante tutto non riusciva a
sentirsi in colpa, solo ulteriormente frustata, e allo stesso tempo…aspettava
quei momenti.
Toccò la carne con un legnetto
lungo che aveva tra le mani. Ancora troppo umida.
Hiccup aveva un dono naturale o
forse no, lei non poteva certo fare paragoni, in ogni caso le piaceva ogni idea
che attuava e se sentiva sciocca ad aspettare le sue mosse come un ragazzina,
ma era così,con lui diventava come uno strumento nelle sue mani e certamente
sapeva suonare bene!
E quindi eccola lì’, ogni
occasione di parlare di cose al di la della riva le scivolava via dalle dita.
Quando quel verde foresta la scrutava con intenzione, il battito accelerava e
dimenticava tutto. Per Odino, in che razza di pasticcio si era messa a
innamorarsi del quello strano, divertente e imprevedibile ragazzo?
A volte pensava che si sarebbe
scottata meno all’interno del cratere del vulcano, era tutto troppo intenso.
Niente come l’odore del cibo che
avrebbe riempito di li a poco le pance affamate faceva si che i cavalieri
scendessero dai draghi in maniera ordinata veloce e senza chiacchiere.
Una volta nella sala uno sguardo
della bionda li invitò a non chiedere cibo prima del dovuto.
“tra poco faccio le porzioni,
sedetevi” il tono non era gentile
“dolcezza dicono che cucinare
rilassa ma su di te ha un effetto inverso” moccicoso non si trattenne dal fare
il commento nonostante si stesse sedendo come gli era stato chiesto
“Già astrid, oppure e quel
periodo del mese? Non è che può capitare più di una volta la mese perché così
potremmo anche capire perché sei sempre così allegra!che ne dici Bruta?”
Il gemello si girò verso la
sorella che fece spallucce “magari a lei succede più di una volta al mese bho?”
“ma si è così!sono un genio!”
entusiasta testa di tufo continuò a parlare di periodi mentre nessuno gli
dava più ascolto. Tranne la sorella che ogni tanto annuiva solidale.
Poi timidamente gambadipesce
intervenne “non credo sia possibile testa di tufo” aveva il faccione un po’
imbarazzato “em…possiamo iniziare?”
Sorridendo astrid replicò “si. Tu
si, voi non avete fame vero? mi sembrate presi dalle vostre teorie, penso che
darò gli avanzi a tempestosa”
Testa di tufo si zittì
immediatamente e con velocità prese un dei piatti che erano stati preparati
“di sicuro ti succede più di una
volta al giorno!” e filò via
Hiccup non riuscì a contenere una
risatina e due occhi di ghiaccio lo guardarono come dire anche tu?
In risposta parò le mani in
avanti come per scusarsi,non aveva detto niente infondo.
Poi parlò “ragazzi con oggi
abbiamo ufficialmente finito i lavori di fortificazione! Quindi domani siete
tutti liberi di fare quello che volete, noi ci prepariamo per rientrare a Berk”
indicò astrid
i gemelli fecero un identico
sorriso,si girarono uno verso l’altro e dissero all’unisono “testiamo il nuovo
muro!”
hiccup immediatamente si pentì di
aver detto “fare quello che volete”
quei due lo avrebbero fatto
invecchiare anzitempo “niente esplosioni e non vi ci potete buttare contro
perché rutto e vomito non sono di gomma, e neanche voi!”
bruta storse la bocca in una
espressione di disgusto “così non c’è più divertimentooo!”
sospirò esasperato “potete
lanciarci contro oggetti, ma scoprirò se avete fatto qualcosa di eccessivo
quindi semplicemente non fatelo”
la cena continuò rumorosa finchè
come al solito non rimasero solo loro due. I loro amici avevano dimostrato una
sorprendente sensibilità nel lasciagli sempre quel momento della giornata senza
che dovessero chiedere. Anche se poi tornavano puntualmente,perché la sala era
il luogo in cui ognuno si svagava prima del riposo.
“allora toniamo a berk?” non
voleva usare quel tono sconsolato ma gli era uscito ugualmente. La riva era il
posto dove si sentiva meglio, sempre
Hiccup si avvicinò e l’abbraccio
portandola verso di se. “si, ma non essere dispiaciuta ci attende la festa di
fine estate e i ragazzi li rivedremo presto”
Mise il naso nei suoi capelli e
giocherello con la lunga treccia. Poi un grosso sbadiglio lo fece tremare e
senti che astrid rideva sul suo petto. Ogni tanto la stanchezza vinceva su
tutto, quindi anche quella sera non avrebbe saputo niente.
“Andiamo a dormire grande capo”
Anche se lo sguardo era assonato
hiccup riuscì a metterci la giusta dose di offesa per il nomignolo
“su su che domani non partiamo se
sei ridotto così” si stacco e gli diede una leggera spinta verso l’uscita
“non sono ridotto in nessun modo”
Maschi. Che fossero intelligenti o meno a volte erano così bambini.
Comunque era l’ora di riposare
anche per lei, rientrare a berk significava tornare alla routine delle lezioni
e degli allenamenti.
Insomma sarebbe tornato tutto esattamente
come prima.
Ogni berkiano che si rispetti
dava il suo contributo per la festa di fine estate. Era un ultimo saluto al
clima mite che arrivava benvenuto e permetteva di prepararsi all’inverno duro e
lungo. Astrid non era da meno. Aveva sempre amato la frenesia e la vivacità che
caratterizzavano il villaggio in quella settimana. Ma quell’anno c’era qualcosa
di diverso.
Stava passando con una botte
vuota da portare in sala grande, il percorso più breve era davanti la
fucina di scarakkio, dove di solito si sentivano brontolii più o meno forti
insieme a rumori metallici e si poteva salutare il sempre sorridente e
chiacchierone vichingo biondo.
Perciò quando vide il fabbro che
intingeva un ferro caldissimo nell’acqua per farlo temperare e si prendeva un
minuto di riposo si preparò al solito saluto accompagnato con qualche storiella
che spesso andavano a parare sullo stato delle sue “mutandine”.
Non solo skarakkio non la salutò
come al suo solito ma sembrò sobbalzare e si mosse di fronte all’acqua fumante,
tutto quello che produsse fu un “buongiorno”
Perplessa astrid replicò in
automatico “buongiorno a te”
Questa era un ulteriore episodio
di molti che si erano susseguiti nella settimana. Anche sua madre sembrava
strana. Per non parlare del fatto che Hiccup era praticamente disperso. Era
riuscito a vederlo si e no mezz’ora da quando erano tornati, quattro giorni
addietro.
Però il giorno prima era riuscita
ad ottenere(origliando con abilità una conversazione tra lui e Valka) una
informazione importante: hiccup quella sera sarebbe rimasto a casa per
lavorare a un progetto.senza Valka. La madre di Hiccup aveva preso molto su serio
quella festa e passava intere serate a ultimare i preparativi.
Aggrottò la fronte. Non avrebbe
davvero scommesso neanche un coltellino che quella specie di ammaestratrice di
draghi fosse tipo da feste di villaggio.
In ogni caso quella sera molte
cose gli sarebbero state spieghiate. Perché lei aveva in mente un nuovo
progetto per il suo impegnatissimo ragazzo. Rispondere in maniera soddisfacente
a domande precise evitando di essere preso dalla sua ascia.
La sera non arrivò abbastanza
velocemente. Era davvero impaziente di capire cosa diavolo stava accadendo e
cosa gli aveva nascosto hiccup. Era quasi sicura che voleva fare una delle sue
solite pazzie, tipo andare alla ricerca di Drago, ma senza di lei. Un guizzò di
irritazione mista a delusione la attraversò. Prese un bel respiro, non poteva
già partire arrabbiata o prevenuta.
Erano solo supposizioni…
Una volta giunta davanti alla
casa del ragazzo guardò il portone come il suo peggiore nemico, sussurrando
“ora che faccio…busso?”
Le sembrava come minimo un
controsenso bussare per poi puntare l’ascia e strapazzare per bene hiccup. E
sia, sarebbe entrata e basta.
Perciò aprì la porta con cautela
e entrò con circospezione, e nonostante le intenzione di essere decisa le venne
spontaneo essere almeno un po’ educata e si sentì dire “hiccup ci sei?”
Non vide il vichingo ma iniziò a
mettere meglio fuoco la casa, e c’erano stati diversi cambiamneti,
nell’ingresso c’era solo un tavolo, che non aveva mai visto, davanti al
camino scoppiettante e molte sedie di cui alcune sembravo davvero comode e
appena intagliate. E la dispensa che prima era minuscola era ricopriva tutta la
parete di fronte al camino.
Dietro a tutto questo, dove prima
c’erano in vista i due letti messi un po’ a casaccio ora c’era…una porta.
E dove era finito il soppalco?
Tra la dispensa e la porta c’era ancora una scala ma saliva fino a quello che
era indiscutibilmente un altro piano, con un arco dal quale veniva una luce…
Era finita in un'altra casa?
Com’era possibile ci fosse un altro piano? Non aveva mai visto niente del
genere comunque. Pensandoci prima, da fuori,il tetto gli era sembrato strano
avvicinandosi all’ingresso…sembrava più grande ma aveva creduto di ricordare
male….
Non aveva ancora finito di
stupirsi quando un’ombra si allungò sui gradini e hiccup comparve sotto l’arco
in cima alle scale
Le sorrise con il suo solito
sorriso un po’ storto “buonasera mia signora, ti stavo aspettando”
“Mi aspettavi?” la voce era
attonita
“se credi che la tua presenza
ieri non fosse stata notata come spia non hai futuro” stava ancora sorridendo
ma stavolta con puro divertimento verso di lei “volevamo che
sentissi…mi ero fatto l’idea che saresti venuta una volta che avresti avuto
questa informazione”
Quindi era finito dentro uno dei
suoi contorti schemi? Era decisamente stufa!
“ hiccup io non mi sto divertendo
neanche un po’” incrociò lo braccia e lo fissò gelida
L’espressione di hiccup cambiò e
iniziò a sembrare preoccupato “no, me lo posso immaginare…” poi gli fece un
cenno con la mano “ ti prego Sali, ti spiegherò tutto!” le le fece un sorriso
che non gli aveva mai visto..intenso. Sentì il cuore accelerare un attimo, e il
desiderio di scoprire cosa celava.
Perciò si avviò verso le scale e
le Salì velocemente con Hiccup che l’aspettava con le braccia incrociate e una
spalla appoggiata sull’ingresso di quella che sembrava una stanza.
Di quella che era una
stanza. Era arrivata sulla cima accanto a lui e poteva vedere benissimo
l'enorme letto intagliato al centro della stanza, gli armadi alle pareti e il
pianale dove mettere elmi o oggetti, c'era addirittura una altro camino e
infine notò la cassapanca aperta posta sua base del letto con dentro una ascia
come mai aveva visto…
Improvvisamente gli tornò alla
mente un ricordo
Aveva il piccolo viso con il
broncio e non capiva perché tutti stessero ridendo e facendo gli auguri alla
zia “mamma perché oggi siete tutti così diversi?”
“perché oggi tua zia si è
sposata…è un giorno di festa amore”
Ma lei continuava a non capire
“che significa?” la mamma si era abbassata e l’aveva guardata “significa che
schiacciasassi, il simpatico amico di zia,ora è suo marito, che la proteggerà e
staranno sempre insieme e…”
Astrid non fece finire la madre
“Si mamma, ho capito che andranno a stare in quella nuova casa…ma come si fa a
capire che sei una moglie o un marito?” infondo zia stava sempre con il
tato che le faceva fare la ruota in ogni caso, dove era la differenza?
Sua madre non se la prese ne si
spazientì e continuò “quando un vichingo vuole fare diventare una donna sua
moglie, le fa un dono, qualcosa di bello e di unico, a tua zia,Schiacciasassi
ha fatto quel bellissimo bracciale di argento che le sale lungo tutto il
braccio…lei lo ha accettato. E lo porterà sempre come qualcosa di speciale, e
così tutti possono sapere che sono marito e moglie”
Astrid annuì. Ora aveva senso e
fece un sorriso con gaio e infantile gioa guardando il bracciale di sua zia,
era qualcosa di fantastico!
Stava fissando l’ascia come aveva
fissato quel bracciale quel giorno. Non era solo un oggetto, era una promessa,
era una domanda. Ed era magnifica, la lama aveva disegni di fiori e
intarsiature dorate , l’impugnarura era di legno scuro e lucido, piccole pietre
luccicavano sulla base della impugnatura.
Prese un respiro perché sentiva
il cuore che le rimbombava nelle orecchie, era stata così cieca…
“hiccup…” ma non sapeva cosa dire
e si fermò, guardando il ragazzo che fino a pochi minuti prima aveva pensato di
sommergere di domande irritate e che le stava chiedendo di sposarlo.
Hiccup inclinò la testa e con
voce soffice le disse “per te…” il verde dei suoi occhi brillò un attimo
guardandola intensamente “io te l’avevo già detto ci sarebbe sempre stato un
hiccup e un Astrid insieme, sempre”
Continuava a sorriderle
dolcemente “ho pensato che potevamo renderlo un qualcosa di più ufficiale se
per te va bene mia signora”
Mosse la mano per indicare la
stanza “tutto questo è per noi, una casa come merita una guerriera come te”
poi il sorriso si fece ilare “con qualche tocco alla hiccup qua e là”
Astrid senti un caldo sentimento
avvolgerla: quanto lo amava.
Un pugno partì dritto sul braccio che non era
poggiato sulla volta. “questo è per avermi fatto pensare che mi nascondessi
chissà che e per averlo fatto per quasi un mese!”
Gli occhi di hiccup si
allargarono per il dolore e la sorpresa, non era stata delicata
“ehi!mica si prepara in due
giorni una casa! Non..”
Ma non finì la frase astrid aveva
poggiato con fare languido le mani sul suo petto e stava diminuendo lo distanza
tra loro.
Le labbra piegate in un
espressione che era tutto quello che avrebbe voluto vedere.
La sua voce aveva un tono
emozionato ed era a un soffio da lui quando proseguì “ e questo è per tutto il
resto”
Si lasciò completamente andare
nel bacio che gli diede.
Cercò di imprimerci tutto
Si,ti sposo.
Si,ti amo.
Senza di te non posso più stare…
e non starò mai più.
Il profumo così famigliare di lei
l’avvolse, e si separarono con piccoli baci lentamente, guardandosi
consapevoli.
Astrid prese fiato per cercare di
dire, almeno in parte, quello che aveva espresso solo con i gesti
Ma non diede mai voce hai suoi
sentimenti, una voce cavernicola e potente ruppe il momento
“furia buoia! state attenti!!!”
Un’improvviso vociare si levò e
dall'intensità sembrava che tutto il villaggio fosse fuori dalla porta della
casa.
I due giovani erano ancora a poca
distanza l’una dall’altro con le braccia intrecciate e volsero all’unisono i
visi verso la porta.
Poi sentirono una voce famigliare
“vi dico di si. secondo me Astrid è rimasta con la vista alterata e ora vede le
cose al contrario, perciò hiccup gli sembra il massimo mentre vede me..”
moccicoso sembrò aver difficoltà a produrre l’aggettivo giusto.
Un'altra voce altrettanto
famigliare replicò “guarda che ti trattava così anche prima, non ci vedo
nessuna differenza” bruta era sempre la voce della verità
Moccicoso gonfiò il petto “ma che
dici! era evidente che aveva un debole per me”
I due continuarono su questo tono
e le voci in generale si fecero sempre più forti, una volta iniziato era
diventato un crescendo
Sentirono anche “ ma quanto ci
mettono?”
Una volta ripresa dallo stupore
astrid si girò a guardare quello che forse sarebbe diventato suo marito.
Se prima non lo uccideva. “ma quanti sapevano di stasera?” lo voce le uscì
qualche ottava più alta del dovuto
Hiccup là guardò supplichevole
“per apportare tutte queste modifiche alla casa io e mamma abbiamo dovuto
coinvolgere un pò di persone…” poi abbassò lo sguardo “le voci girano…”
“quindi lo sa tutto il
villaggio!” gridò isterica,poi ripensò agli atteggiamenti che avevano i suoi
compaesani in quell’ultima settimana e tutto assunse un senso “ecco perché si
comportavano tutti in maniera così strana!”
Fissò hiccup con sguardo
assassino
Hiccup pensò che forse l’idea di
sua madre non era stata così geniale dopo tutto. Cioè, aveva detto si anche se
non a parole …non poteva comunque rimangiarselo vero?
Aggiunse debolmente“ci hanno organizzato una festicciola stasera
e poi per la festa di fine estate potremmo sposarci,è tutto pronto”
Questo impressionò piacevolmente
Astrid. Sposarsi per la festa di fine estate era sempre stato un suo
inconfessabile sogno, l’unica idea romantica che le era mai venuta in testa, e
si stava avverando, per caso o per destino.
Rise sinceramente “lo avrebbero
saputo comunque, ed è tutto molto bello hiccup!” gli schioccò un bacio sulle
labbra “andiamo a questa festicciola ora…oltre tutto voglio spiegare una o due
cosette moccicoso” gli occhi si ridussero a due fessure irate
Hiccup le prese la mano e
pregustò il momento“ voglio esserci!”
E si avviarono verso la folla che
li accolse festosi con le mani ancora intrecciate e identiche espressioni felici
sul viso.
Angolo
dell’autrice.--Ragazzi preparatevi a un sacco di miele…siete avvisati ;).
Wedding Day
Il sole era libero dalle nubi, solo qualche piccolo staccio di bianco si
poteva scorgere in quella che era altrimenti una perfetta striscia azzurra. Il
vento aveva il profumo della salsedine e muoveva le acque scure che si
infrangevano spumeggianti sulla scogliera.
L’estate li abbandonava e gli lasciava quella ultima giornata perfetta.
Vide Astrid rimettersi un lungo ricciolo biondo dietro l’orecchio. Il vento
era un amico volubile e muoveva quei lunghi boccoli liberi da ogni costrizione
in maniera incontrollata, erano come una nube dorata intorno a lei.
Lo sguardo forte , il naso delicato e le labbra sottili erano le sue ma ogni
altra cosa di lei, quel giorno, sembrava eterea e evanescente. Come un
sogno.
Il semplice vestito di un turchese pallido, perché lei amava l'azzurro, i
cappelli liberi e pieni di fiori bianchi sulla sommità.
Hiccup non era sicuro che allungando una mano verso di lei non sarebbe
svanita.
Lasciò che gli eventi proseguissero proprio come in sogno, senza controllo,
li lasciò fluire come se fosse solo uno spettatore di uno show surreale.
Lì, in piedi sulla punta della scogliera, le loro braccia erano state
intrecciate con una corda, simbolo del legame che si creava, e Goti li aveva
cosparsi con poca acqua, come benedizione di prosperità, poi aveva tracciato
dei simboli sulle loro fronti e disegnato un cerchio intorno a loro con il suo
bastone.
I draghi erano vicinissimi a loro e sdentato guardava ogni movimento della
vecchia druida con estrema attenzione, era difficile ricordare di aver visto la
furia buia così calma e disciplinata.
Infine Goti aveva sciolto la corda e aveva fatto un segno di assenso.
E così erano stati uniti in matrimonio.
La mano di astrid lo raggiunse e richiamò la sua attenzione tirando
leggermente la manica della sua casacca “eccoci qua!” Gli occhi accessi da un
sorriso solo per lui e le labbra lievemente schiuse che lo invitavano a
condividere segreti tra di loro. Strizzò gli occhi e gli riaprì un momento
dopo. E lei era ancora lì,con lo sguardo un po' meno sicuro che le stesse
prestando attenzione. Finalmente allungò una braccio per toccarla a sua volta e
racchiuse tra la mano un morbido ricciolo biondo. Allora era reale.
Le sorrise di rimando e voleva dirle quanto tutto era perfetto e strano ma
il silenzio, che era stato intenso, e aveva dato spazio a tutti i gesti del
rito, venne interrotto. Tutte le persone che avevano partecipato si
stavano avvicinando per congratularsi.
“sempre in mezzo!” astrid lo disse in tono divertito perché aveva letto bene
la espressione di esasperazione che si stava creando sul viso di hiccup.
Rise “Già” e le si avvicinò definitivamente, era davvero una visione così
femminile quel giorno, e prima che potessero allontanarlo da lei, come
certamente sarebbe successo, le poggiò un casto bacio sulle labbra.
Poi sentì la voce di skaraccio gridare “Oggi il capo diventa un uomo!”
E un'altra serie di voci si unirono a alle grida indistinte di gioia. Da li
in poi gli eventi si susseguirono frenetici.
Prima che potesse girarsi una figura nera gli avvolse e sdentato iniziò a
leccarli gioioso.
“sdentato lo sai che poi non va più via!!”
Accanto a lui astrid stava ridendo in modo libero e sembrava una ragazzina
accarezzando il drago a cui sussurrava con affetto “ si, anche noi ti vogliamo
bene”
A salvarli dal suo drago arrivò sua madre che con pochi movimenti decisi
rese sdentato inoffensivo e beato e aiutò la coppia ad alzarsi. “hiccup,
astrid..congratulazioni!se ci fosse tuo padre sarebbe orgoglioso esattamente
come me!” il sorriso che gli stava rivolgendo era sincero
“si, grazie mamma”
La madre la squadrò con uno sguardo di comprensione e accarezzò una guancia
di hiccup “avrete da fare di sicuro nelle prossime settimane ma non lasciatemi
troppo a me stessa a cena, potrei risentirne” lanciò un occhiolino ad astrid e
poi li spinse lievemente entrambi verso la folla
“adesso andate, vi attendono” e si girò verso i draghi.
Così iniziò il vortice dei saluti e delle congratulazioni.
Furono divisi da una moltitudine festante. Brindisi e cibo, risate e pacche
sulla schiena
“astrid, astoria si è davvero superata, ma guardati! Sei una splendore”
Il sorriso le salì automatico dopo circa tre ore dei medesimi commenti e
rispose alla amica di sua madre una delle frasi che ormai aveva consumato quel
pomeriggio. Era felice, ma era stanca e intorpidita dal vino, e dove era
hiccup?
Provò a vagare con lo sguardo e a cercarlo in mezzo alla sala. Riuscì a
scorgerlo accanto al grande fuoco, il viso concentrato che stava ascoltando
quanto gli veniva detto. Però se riconosceva bene lo sguardo lievemente fisso
che avevano i suoi occhi la sua attenzione era più fittizia di quanto potesse
apparire. Probabilmente stava desiderando di volare e lasciare tutti quei
convenevoli.
Piegò lievemente la testa per guardarlo meglio. Hiccup era illuminato dalle
fiamme e per quanto ormai da tempo si fosse abituata al la sua figura, quel
giorno aveva fascino.
Dava una sensazione di noncurante eleganza e era ancora più affascinate per
come si muoveva con sicurezza del tutto inconsapevole del proprio potenziale,
il fascino della purezza che calzava una blusa verde scuro e nei semplici pantaloni
mogano. I capelli sembravano spettinati ad arte e nel collo erano irriverenti e
toccavano la linea della casacca. Era diverso e lei sapeva bene che tutte
queste novità coprivano un fisico asciutto ed elegante quanto i vestiti che
portava quel giorno. Forse era questo il pensiero che la attraeva e perciò si
mosse verso di lui inconsapevolmente,come una falena alla fiamma.
Sentendo qualcuno avvicinarsi hiccup si girò, e immediatamente gli occhi
persero completamente la loro fissità e si fecero caldi, allungo una mano verso
di e lei facendola entrare nel cerchio di persone in cui si trovava.
“stanca, mia signora?”
Astrid continuò a guardarlo assorta e annuì, probabilmente il vino gli stava
facendo effetto,ogni cosa sembrava avvenire e poi svanire nell’esatto momento
in cui l’aveva vissuta, come un illusione
Hiccup vide le sue guance arrossate e gli occhi lievemente lucidi
“non credo tu sia solo stanca! Ti hanno fatto bere troppo!”
Mentre la portava verso di sé la contemplò divertito, questa era una novità
Astrid con un gesto goffo gli lisciò la casacca “tu sei elegante… mi piace”
la voce lenta e cadenzata e prima che hiccup riuscisse a capire il movimento
che avrebbe fatto, gli mise il viso nell’incavo del collo e lo annusò perché
sapeva che il suo profumo sarebbe stato buonissimo
Si sentì delicatamente spingere distante dal corpo caldo del ragazzo e mise
il broncio cercando di tornare ,senza riuscirci, nella posizione da cui
era stata tolta
“si decisamente ti hanno fatto bere troppo!credo sia l’ora di andare” rise
con gusto, era estremamente divertito da quella astrid così inusuale ma il suo
essere imprevedibile voleva dire che se le avesse lasciato libertà d’azione il
giorno dopo sarebbe stato un marito meno amato.
“andiamo a casa” le accarezzò i capelli come a una bambina e poi si girò
verso l’altra parte della sala e parlò con voce alta e autorevole “ringrazio
tutti per questa bellissima festa e per ogni parola che ci avete riserv-”
Skaraccio che era poco distante da loro fece un ghigno “chi l’avrebbe mai
detto che sarebbe arrivata la tua prima notte di nozze eh!!??non ci avrei
giocato neanche un calzino quando eri uno scricciolo!”
Così il bel discorso che il ragazzo aveva iniziato era stato interrotto
subito e poiché il fabbro non aveva usato un tono lieve tutta la sala proruppe
in una risata.
Hiccup non si scompose “bhe skaraccio la tua opinione è sempre
infallibile” forse era il modo migliore per concludere la serata quindi
aggiunse solo “buonanotte a tutti!”
Un coro di saluti li seguì mentre si avviavano verso il portone con astrid
che docilmente lo seguiva silenziosa.
Iniziava un'altra parte della giornata e appena usciti dal grande portone
sentì crescere una lieve tensione. Guardò sua moglie di sottecchi.
Astrid fece una piccola risatina, storse la bocca e gli sollevò il mento
“sono ancora in grado di ragionare…più o meno..quel vino non lo berrò mai
più!..comunque hiccup vuoi dirmi qualcosa?”
“non ne sono tanto sicuro che tu riesca a ragionare ” un pugno in risposta, ahi
“ok come non detto…”
Tocco di nuovo i suoi capelli, erano di un biondo chiarissimo e luminoso
sotto la luce della luna, da poco spuntata nel cielo, gli piacevano tantissimo.
La sua vichinga era forte e decisa e di lei adorava le mille sfaccettature
del suo carattere, ma almeno oggi doveva fargli sapere un pensiero quasi
scontato che si incastrava spesso nei suoi ragionamenti su di lei “sei
bella, lo sai vero?”Il turchese dei suoi occhi si fece scuro e la espressione
di gioa e soddisfazione che si allargò sul suo viso la rese luminosa
“magari ogni tanto ricordamelo come oggi” lo abbracciò con lentezza e gli
sussurrò “e adesso portami a casa”
Abbracciarla e sentirsi completo ormai era una sensazione familiare, la
tensione dimenticata.
“ti dovrò ricordare anche di bere più spesso” lei strinse forte e in
modo fastidioso come risposta
La luna fu l’unica testimone del loro rientro giocoso tra risate e aneddoti
della intensa giornata.
Una volta chiuso il portone di casa dietro di loro entrambi tirarono un
sospiro.
Astrid si tolse le calzature e inizio a staccarsi parte dei fiori dalla
testa. Con movimenti lenti.
Hiccup segui quel lavoro sentendo la voglia di aiutarla e allo stesso tempo
di stare esattamente dove era.
Alla fine fu lei ad avvicinarsi,con i i fiori caduti intorno ai suoi piedi
mosse la testa per indicare il piano di sopra.
Poi mise un dito sulle sue labbra e sorridendo con anticipazione lo sostituì
con la bocca.
Lei sapeva di uva e la sua bocca era bollente, lo morse piano sul labbro
inferiore e si strinse quanto più possibile. I suoi piccoli seni gli premevano
sul torace. Con quel vestito quasi inesistente tutto il corpo di lei gli era
più accessibile e si sentì fremere.
Mossero passi incerti verso le scale, staccandosi ma cercandosi in modo
caotico.
Salirono velocemente tenendosi le mani.
L’ascia che le aveva donato era stata adagiata sul letto. Astrid la guardò
male “molto furbi, questa deve essere un idea di testa di tufo per la prima
notte di nozze”
Di nuovo diede voce a parole che normalmente avrebbe taciuto e hiccup si divertì
“perché mia signora cosa succede adesso?” la voce perfettamente innocente
mentre faceva un espressione che sperava sembrasse abbastanza stupita
Astrid sorrise di un sorriso sottile e furbo “ma niente” e mentre lo diceva
una spallina del vestito venne sfilata e lentamente gli scivolò via fino a
formare un fagotto hai suoi piedi.
Hiccup perse la voglia di scherzare. La specie di sottoveste che le era
rimasta addosso era quasi impalpabile e non c’era spazio per l’immaginazione,la
pelle rosata e invitante ovunque si posava il suo sguardo.
Astrid aveva ancora quel sorriso che le aleggiava sul viso e sollevò
entrambe le braccia come a chiamarlo.
Lui si mosse veloce e una mano posò subito sulla sottoveste all'altezza del
seno mentre la baciava vorace.
Quei mesi erano stato una preparazione e un anticipo ma ritrovarla con quei
capelli che la fasciavano come aveva solo immaginato, quella veste succinta e
tutta quella pelle esposta per lui…per odino, voleva avere più mani per
toccarla.
Un profumo buonissimo risvegliò i suoi sensi. Era pane e qualcosa che non
sapeva definire. E si riscoprì affamata. Ancora un minuto però.
Si mosse nelle coperte e lentamente la coscienza si fece strada nella
dormiveglia, e quello che era successo il giorno prima le ritornò alla mente.
Mosse la mano nell’altra parte del letto e sentì che era vuota, aprì un occhio
pigramente. No, hiccup non c’era.
Ormai definitivamente sveglia si volse con il viso verso il soffitto e
improvvisamente provò un acuto imbarazzo e insieme una gioia incontrollata,
erano una faccia della stessa medaglia, quando tornava sui quei ricordi che le
si erano subito fatti vividi. Non aveva fatto nulla per richiamarli ma erano lì
prepotenti. Semplicemente non riusciva a non pensarci. Si morse un labbro.
Le spalle ampie e cosparse di lentiggini che si muovevano sopra di lei. Le
spinte decise, la sua bocca ovunque, in ogni parte del suo corpo. Le sue mani
così abili a suscitare in lei reazioni quasi primordiali. E suoi occhi che la
guardavo come se non fosse mai sazio di quello che vedeva.
Sfregò le cosce tra loro, non si sentiva la solita ma non aveva fastidio.
Aveva fatto male, però era stato…
Si girò di scatto e affondò il volto nel cuscino.
Hiccup era stato gentile ma non solo quello…e si scoprì felice perché
sapeva che quel lato di lui era un qualcosa di unico che nessun altro avrebbe
mai visto, anzi nessun’altra. Era diventata pure possessiva, andava di
bene in meglio…
Ad ogni modo quello era una aspetto che era solo per lei. Sorrise in maniera
incontenibile, come quando le avevano regalato la prima cotta di maglia,solo
sua e così desiderata.
C’era qualcosa di totalizzante nel vedere quel ragazzo di solito così
ingenuo o pensieroso, che sfornava piani e progetti e rideva come un bambino,
lasciarsi trascinare dall’istinto e ricercare con sicurezza e senza imbarazzo,
come lei invece si sarebbe aspettata, quelle sensazioni che entrambi avevano
così tanto anelato. E quando il lieve dolore era finito…Sospirò beata.
L’odore diventò più corposo e la fame si fece di nuovo sentire. Era l’ora di
vedere cosa produceva quei profumi così invitanti, si sollevò sui gomiti e fece
una rapida ispezione della stanza, il vestito celeste era ancora nell’esatto
punto nel quale l’aveva fatto cadere la sera prima, completamente dimenticato.
Ma non se la sentiva di rimettere un vestito così poco abituale per lei, per
quanto fosse stato bello voleva tornare in fretta alla normalità. A piedi nudi
si avviò verso l’armadio e l’apri speranzosa. Perfetto!
Qualcuno, probabilmente sua madre, aveva trasportato tutti i suoi abiti li e
li aveva riposti con cura. Prese il necessario e se lo infilò in fretta
dopo di che si spostò verso la lastra decorativa e lucida che ritraeva un drago
accanto al grande armadio e per quanto poté si specchiò e sistemò i capelli
nella sua solita treccia. Infine si sciacquò il viso nella catinella rialzata e
sostenuta da un contenitore in ferro battuto che era evidente per lei, ce n’era
un'altra più scura nella parte opposta della stanza.
Poi annui soddisfatta, molto meglio! Ora poteva affrontare un po’ di novità.
Scese le scale e una volta scesa vide il camino acceso e la porta dell’altra
camera aperta, perciò si affacciò e vide hiccup riverso su un pianale pieno di
foglie e altro. Ecco dove aveva spostato le sue cose.
Inoltre i due draghi stavano nei loro giacigli nell’altro lato della
stanza,tempestosa fece un verso felice nel vedere la padrona e hiccup si voltò
incuriosito.
“Buongiorno dormigliona” il sorriso sbilenco che non recava traccia del
ragazzo della sera precedente.
Sembrava sempre puro come la neve. E astrid provò l’immediato desiderio di
lasciare un segno in quel candore, esattamente come quando si trovava davanti
alla porta di casa quello strato intatto e candido.
Si riscosse da quei pensieri “saranno appena le dieci…”si avvicinò
“piuttosto cosa è questo buon odore non ho controllato bene”
Il sorriso si fece dolce “lieto di saperlo, volevi compagnia più del
cibo” le poggiò le labbra in un tocco delicato sulle sue.
“ora però gradirei mangiare davvero” lo trascinò in cucina senza
chiedere se voleva accompagnarla o meno. Non era un opzione.
Le spalle di hiccup stavano sussultando per le risate “si ok, non importa
tirare”
Una volta avvicinati al camino vi che varie pentole erano sistemate per
essere scaldate e c’erano diverse pagnotte sul tavolo.
“uh! Quante cose!! Quelle pagnotte sono le mie preferite”
Gli occhi del ragazzo si volsero su di lei senza sorpresa “ già, me li ha
dati Asteria infatti, tutto ci è stato procurato a dire il vero..” corrucciò un
po’ la fronte “da solo non saprei dove iniziare”
Si questo perché hiccup più che mangiare si nutriva, quello che passava il
convento andava più che bene, mangiare era un intramezzo tra le cose che doveva
o voleva fare.
“infatti di queste cose me ne occuperò io sennò moriamo di fame..” Astrid
voleva essere ironica ma ricevette in risposta un altro sorriso tenero.
Senza volerlo arrossì lievemente. non c’era niente di strano, era sua moglie
no?
“anche papa’ mi diceva lo stesso” il sorriso si allargò e la invitò a sedersi
“infatti credo di aver ereditato il talento in cucina da mia madre”
“senza dubbio!” si ricordava benissimo che avevano deciso di togliere gran
parte dei turni in cucina di hiccup alla riva perché mangiare quello che
provava a fare era un atto da veri vichinghi.
Ridacchiò “potremmo fare una prova di coraggio…mangiare tutto quello che il
capo e sua madre faranno senza conseguenze” prese una pagnotta e la spezzò, era
croccante al punto giusto “sicuramente invoglierebbe i giovani ad apprezzare di
più le doti culinarie dei parenti”
“ahahah! Perché idee così brillanti non ti vengono mai quando si tratta di
allenamenti veri?”
Un pezzo di pane lo colpi sulla guancia “le mie idee sono brillanti!”
Hiccup raccolse il pezzo di pane rimbalzato sul suo viso rilanciandolo da
dove era venuto, raggiunse il naso “sicuro!per uccidere le leve ancora prima
che abbiamo cavalcato un drago come si deve”
Astrid non se la prese e andò a togliere dal fuoco uno dei pentolini “sei
troppo morbido con loro” dall’odore pareva buonissimo. La risposta fu uno
sguardo molto poco convinto.
“allora oggi facciamo un giro sulle isole a sud?” poter gestire il tempo in
libertà tra loro era così raro
Hiccup annui “avevo avuto la stessa idea, dobbiamo completare la mappa” e
lei era brava quasi quanto lui a disegnare le terre “ci lasceranno in pace per
almeno altri due giorni secondo quanto mi ha detto mia madre”
Le sopracciglia di astrid si sollevarono “davvero? Con il mese alla
riva pensavo che una volta tornato domani saresti tornato da skariccio e al
villaggio”
il verde degli occhi si fece scuro, e il sorriso malizioso “diciamo che
anche dopo il matrimonio ha la sua importanza avere tempo…ho contrattato”
ah ecco, aveva ragione naturalmente, solo non ci aveva sperato,
aggirò il tavolo e lo raggiunse.
“lo apprezzo davvero” gli circondò le spalle si sedette su di lui e lo baciò
con calma, hiccup la strinse sui fianchi, poco dopo lei si staccò di pochissimo
e sorrise con le sue labbra a pochi millimetri “di nuovo buongiorno…”
Hiccup non rispose ma le sue dita la accarezzavano languidamente sulla vita
e la portò un po’ piu vicina
“hai raccolto di nuovo i capelli” e tirò con delicatezza la treccia.
Il bacio che la raggiunse iniziò in modo più intimo del previsto visto che
aveva le labbra già schiuse per comunicargli che avrebbe sciolto i capelli ogni
volta che voleva, a casa loro.
Pane, latte e il sapore di lui le risvegliarono i sensi, i seni le pungevano
come se le mancasse un qualcosa che solo lui poteva darle…
Poi sentì che i riccioli venivano liberati e le cascarono di nuovo sulle
spalle. Hiccup la squadrò un attimo e fece un sorriso soddisfatto “così va
meglio”
Riprese a baciarla partendo dal collo stavolta. Astrid richiuse gli occhi
strettamente. E mise le mani alla rinfusa nei suoi capelli.
“Potremmo risalire in camera mia signora?” la voce
arrochita poco pìù di un sussurro. Un movimento con la testa positivo come
risposta e si alzò poco sicura di stare eretta sulle gambe in maniera stabile.
Hiccup continuava a guardarla intento e si mise in
piedi a sua volta.
In quella sentirono chiaramente il campanaccio
fuori dalla porta suonare. Astrid si sentì come portare di nuovo alla realtà.
Hiccup aggrottò in modo deciso le sopracciglia
volgendosi verso la porta “ma non è possibile…” la voce aveva un tono irato che
poche volte gli aveva sentito. anche lei era attonita ma il campanello si fece
sentire fastidioso un'altra volta e la voce di moccicoso aggiunse “ehi
piccioncini aprite!”
Hiccup si avviò di scatto e il suo viso non
prometteva niente di buono, perciò astrid lo segui cercando di sistemarsi i
capelli come meglio poteva.
Aprendo la porta si ritrovarono tutto il gruppo al
completo davanti e c’era anche il padre di moccicoso
“cosa c’è?” il tono di hiccup era così’ deciso e
poco felice che per un attimo ci fu solo silenzio.
Poi gambadipesce prese la parola “una delegazione
da Golraha, l’isola a nord del grande freddo, si è presentata al porto stamani
e vogliono parlare con il capovillaggio” lo disse velocemente e tutto di un
fiato poi aggiunse più mite “ci dispiace tanto Hiccup, ma sembrano non avere
intenzioni molto amichevoli…”
Un forte sbuffo si fece sentire, testabruta
interruppe l’amico “ insomma c’è poco da scusarsi! Quei tipi hanno dato in
escandescenza quando hanno visto dei draghi al villaggio e volevano fare di
rutto e vomito un borsa di pelle!!” le narici le si allargarono e se avesse
potuto avrebbe sbuffato fumo “sono due idioti!”
“già!” testa di tufo ribadì “che te ne fai di
una borsa di pelle di drago? E molto più utile per qualcosa per coprirsi!una
coperta per esempio” testabruta colpì il fratello con un calcio ben assestato
Hiccup fece un gesto con la mano come per farli
smettere di parlare “aspettate!..e da quanto sono qui?”
Questa volta fu lo zio a parlare “da stamattina
all’alba nipote,Valka è riuscita a tenerli buoni fino ad adesso ma se il capo
villaggio non si presenta potrebbero prenderla come un offesa”
“gia mio padre a ragione! Quindi vedi di muoverti!”
moccicoso aveva una faccia davvero soddisfatta
“hiccup quel villaggio è il maggior produttore di
navi corrazzate. Non possiamo prenderlo alla leggera” era stata astrid a
parlare
Hiccup annui lentamente. “lo so” guardò la ragazza
bionda che lo squadrava serio. Era anche per questo che l’amava. Berk veniva
prima di tutto per entrambi.
Nel loro villaggio c’era freddo, gente cocciuta,
cibo poco saporito e villaggi ostili sempre pronti a guerreggiare. In molti,
temeva, non avrebbero mai accettato il loro stile di vita. Ma era delle
testacce dure e poi avevano i loro draghi!
Perciò chiamo sdentato “bello andiamo!” avrebbe
fatto capire a quei tizi con chi avevano a che fare.
Fare l’ingresso cavalcando una furia buia faceva
sempre un certo effetto.
Sali velocemente su sdentato “bene andiamo” e tese
una mano verso astrid
lei lo guardò poco convinta. “eh? anche io?”
gli occhi azzurri riflettevano tutta la sua perplessità.
“ma certo! da oggi sei la moglie del capovillaggio,
e questi ospiti vanno accolti come si deve” prese la mano che astrid
aveva sollevato restia e la fece salire dietro di lui “e poi resti sempre la
nostra miglior guerriera!”
Astrid si appoggiò grata alla schiena di hiccup.
“va bene”
Il drago si levò in volo deciso.
La luna di miele era finita, quella era Berk, un
povero ragazzo da poco diventato capo non poteva sposarsi e sperare di avere
giorni tranquilli. Quell’ammasso di rocce dove le case erano costruite
centimetro per centimetro contendendo il terreno alla natura selvaggia
richiamava sempre la sua attenzione prima che avesse anche solo il tempo di
pensare di rilassarsi.
Ma, pensò stringendo la mano della ragazza che
amava e cavalcando in groppa del suo miglior amico, non avrebbe cambiato niente
della sua terra per nessun motivo al mondo.