Memorie di un viaggio

di SognatriceAdOcchiAperti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Il diario ***
Capitolo 2: *** CAP.1 ***



Capitolo 1
*** Prologo- Il diario ***


PREMESSA

salve a tutti. Sono passati anni da quando ho pubblicato qualcosa in questo sito... Ma eccoci qua. In questi anni ho avuto la possibilità di conoscere tramite questo sito delle ragazze molto speciali. Sono ormai quasi tre anni che posso dirle di conoscerle. Attraverso una tastiera abbiamo condiviso di tutto, sogni, risate, pazzie e a volte anche delle lacrime che ci hanno aiutato a rafforzare questa nostra amicizia... Avevo in mente di scrivere questa storia da molti anni ormai e ora, grazie anche a una mia carissima amica che mi ha aiutato a risistemare questa storia posso finalmente pubblicare. witch and angel  ti ringrazio infinitamente.
A proposito se vi interessa andate nel suo blog per leggere le sue storie, non ve ne pentirete!     
witchandangel.blogspot.it/?m=1                                        
Detto questo... Auguro a tutti una buona lettura.








Era una tranquilla giornata soleggiata di marzo, la primavera era arrivata e con essa le giornate erano ricominciate a essere sempre più lunghe.                                                                                                        
Respirai profondamente, nonostante lo spettacolo che la natura mi stava donando, dentro di me sembrava che non ci fosse niente che mi entusiasmasse ed il sentimento di noia cominciò a prendere il sopravvento.
Eppure,  di cose che si possono fare al castello ce ne erano... Ma sembrava che niente mi potesse far concentrare al tal punto di catturare la mia attenzione. Così un po' seccata dalla situazione provai a girovagare per il castello. 
Fin da piccola mi era sempre piaciuto passeggiare per questi antichi corridoi, la cosa che amavo di più, era scoprire nuovi passaggi segreti e nuove vie per scappare da una balia che cercava in ogni modo di "immergermi" nel ruolo che più si addice al mio rango nobiliare: il ricamo e le regole della buona creanza.
Mentre pensavo a questo non mi resi nemmeno conto che distrattamente ero arrivata alla biblioteca reale.                  
Fin dal giorno in cui imparai a leggere, la biblioteca era sempre stato il mio punto di ritrovo. - Forse, un buon libro mi distrarrà. - Ragionai, mentre con passo spedito mi avviai all'entrata.
Mi guardai attorno. Stranamente non vi era nessuno nei paraggi: né una guardia né un servitore.
- Meglio così. - pensai. - Potrò leggere in tranquillità.-  E così mi avventurai negli enormi scaffali della biblioteca. Erano ormai due generazioni che la mia famiglia aveva a cuore la lettura e la raccolta del sapere, perciò ogni anno la biblioteca veniva costantemente aggiornata aggiungendo sempre nuovi volumi.
Ormai, erano anni che mi dedicavo alla lettura. E nonostante questo non ero arrivata nemmeno  alla metà dei libri esposti. Quindi, visto che la noia regnava sovrana, quel giorno decisi di avventurarmi su nuovi scaffali cominciando dal fondo della biblioteca.
Lentamente, vi arrivai e mi avvicinai al primo scaffale, dove sopra di esso,  vi era un dipinto di mia nonna.
Alzai lo sguardo per focalizzare al meglio i  dettagli. Nel dipinto mia nonna aveva circa una quarantina di anni i capelli biondi già si stavano scolorendo. Era vestita con un bellissimo vestito verde ricamato di pizzo e perle ma il particolare che risaltava sempre era il diario marrone con disegnato sopra un cervo rampante dorato, stemma della mia famiglia. Mio padre mi diceva sempre che lei ogni volta nei suoi quadri insisteva sempre nell'essere ritratta con in mano il diario. Cosa ci fosse dentro, lo ignoravamo tutti. Andò perduto poco prima della sua morte.
Guardai lo scaffale: esso era pieno di libri di geografia e di informazioni sui regni adiacenti al nostro. Uno in particolare colse la mia attenzione.
Era un libro che non vi era scritto nulla e era perfettamente oscurato da tutti i grandi volumi dello scaffale. se non fosse stato che al suo lato vi era un libro che avevo già letto non lo avrei mai notato. Incuriosita, allungai la mano per prenderlo ma non feci in tempo a tirarlo fuori che sentii lo scaffale tremare. Istintivamente feci un passo indietro e dopo qualche secondo rimasi sbalordita dal fatto che davanti a me, dove prima vi era lo scaffale con i suoi libri, c'era un'apertura della dimensione di una porta. Rimasi immobile, indecisa se entrare in quella apertura oppure vedere se la porta si chiudeva da sola. Sorrisi, avevo avuto ragione. Dopo qualche secondo, infatti la porta si chiuse rilasciando un lieve strato di polvere.
Velocemente andai a prendere una sedia e una candela accesa per poi, dopo aver riaperto il passaggio segreto mi assicurai di bloccare lo scaffale con una sedia. Una volta constatato che questa reggeva entrai nell'apertura. L'interno era avvolto nell'oscurità più assoluta, illuminata dalla candela tuttavia, riuscii a vedere che subito dopo l'entrata, nel muro  vi era una piccola pietra sporgente. Incuriosita, la spinsi e notai che permetteva la riapertura del passaggio segreto. Sorrisi: -Almeno così non dovrò più bloccarlo- pensai mentre rimossi il blocco. Lentamente continuai a esplorare la stanzetta. All'apparenza, mi pareva come un piccolo scrittorio. Con la luce della candela riuscivo a scorgere le sagome di una poltroncina, una sedia e una scrivania. Mi girai intorno sperando di riuscire a scorgere qualche altra fonte di luce finché non trovai in alcuni punti delle pareti delle torce. Con felicità avvicinai la candela a una torcia e questa dopo qualche tempo si illuminò. Feci così con tutte le altre, finché tutta la stanza non venne illuminata riuscendo a vederla nella sua interezza.
Come avevo dedotto si trattava di un piccolo studio. Era molto piccolo e semplice, all'infuori delle torce e di qualche mobile non vi era altro. Incuriosita mi avvicinai alla scrivania. Sopra di essa vi erano diversi fogli sparsi, un calamaio con tanto di penna e al centro un libro. Tutto era ricoperto dalla polvere, pertanto posata la candela e preso il libro, provai a soffiare via quell'antica polvere grigia. Una volta fatto, notai nella copertina lo stemma di famiglia. Quando lo aprii, leggendo la prima pagina, rimasi a bocca aperta. Il libro non era altro se non il diario di mia nonna.                                                                                                               
Vinta dalla più grande delle curiosità mi sedetti sulla poltroncina e cominciai a leggere.                                

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Capitolo 2
*** CAP.1 ***


E' passato un mese da quando è nato il mio secondo figlio. È sano e  forte,  parlando con mio marito ha già prestabilito che quando crescerà diventerà il consigliere del nostro primogenito. Meglio così, resteranno uniti.
Sorrido, se ripenso che se sono madre per la seconda volta, lo devo tutto a una persona. Gli devo la vita e non voglio che la sua memoria venga persa nel tempo.                                                                                                                                 
Ho chiesto al ciambellano di corte di creare un diario con al centro il vessillo della casata di mio marito ed ora, sono intenzionata a trascrivere tutta la vicenda senza tralasciare nulla. Questo mio gesto sarà la testimonianza di quello che ha fatto per me, questa sarà la mia eredità quando morrò per i miei figli e per i figli dei miei figli.
 Tutto ebbe inizio quando compii diciassette anni. Al castello c'era tantissima trepidazione: secondo la tradizione della mia famiglia,  ero finalmente pronta per sposarmi e incontrare il mio promesso sposo. A causa della distanza, (esclusi i ritratti) non lo avevo mai incontrato, ma avevo comunque avuto il permesso da parte della mia famiglia di iniziare una corrispondenza con il mio promesso sposo.                                                                                                                                                                        
Grazie a quella corrispondenza ero riuscita in qualche modo a farmi un idea positiva su di lui ribadendo in cuor mio che ero stata molto fortunata.  Infatti, diversamente da alcune mie coetanee la differenza d'età era veramente poca: quattro anni di differenza.
Per tanto... Non mi dispiaceva sposarlo. Il dispiacere invece era riservato per i miei genitori che avrei dovuto dire addio.
 Ricordo ancora la festa d'addio in mio onore: Ogni cosa, fin dal più piccolo particolare erano fatte con l'obbiettivo di ricordarmi del mio regno.
La musica, il cibo, gli addobbi e i balli che amavo tanto e che avrei detto per sempre addio.
Quando finì l'ultimo ballo, arrivò anche l'ultimo saluto da parte della servitù e dei sudditi.                                                      
Mio padre si limitò a farmi le ultime raccomandazioni sulla mia futura vita da moglie ricordandomi quali fossero i miei doveri verso il futuro sposo.
 Mia madre invece restò in silenzio per tutto il tempo, solo alla fine della festa si avvicinò a me e mi donò una collana di smeraldo dandomi un ultimo addio.
Qualche ora dopo, ero già nella carrozza pronta per quel lungo viaggio della durata di un mese.
Nonostante non fosse permesso al mio promesso sposo di accompagnarmi nel viaggio, egli si era gentilmente preoccupato di portare tre guardie fidate con lo scopo di proteggermi da eventuali pericoli che si sarebbero potuti riscontrare in tutto il cammino.
Così, oltre alle mie tre guardie e alle mie tre dame da compagnia eravamo un totale di dieci persone.                           
Quando arrivai, i servitori avevano già finito di caricare i bagagli e di attaccare i cavalli alla carrozza. Mentre i cavalieri, stavano ancora rifinendo di sellare i loro cavalli... Sospirai. Era da tutta la vita che mi ero preparata a questo giorno, sapevo benissimo cosa mi attendeva una volta seduta in quella carrozza... Ma nonostante questo ero spaventata e agitata. Sapevo quale fosse il mio ruolo in quanto donna e principessa e provai a darmi un contegno cercando di controllare al meglio quel mio attacco di panico inaccettabile. Respirai a fondo e proprio quando stavo per tranquillizzarmi arrivarono le tre dame da compagnia.        
 -Vostra altezza- risposero in coro le tre inchinandosi.
Le guardai. Erano tre ragazze poco più grandi di me che mi servivano già da tempo e che mia madre si era occupata di designare come dame da compagnia per allietarmi il viaggio.
-Potete alzarvi.- dissi io rivolgendomi alle tre serve. - Appena si alzarono una delle tre si avvicinò e cominciò a parlarmi. -Vostra altezza,  i preparativi sono quasi pronti, partiremo a breve. Se lo desidera può già accomodarsi nella carrozza.- disse indicandomi con un fare incerto la carrozza. -Molto bene.- dissi io prendendo fiato. -Conducetemi lì. - conclusi. - dopo di lei maestà. - rispose un'altra lasciandomi passare per poi mettersi dietro di me.
Appena arrivai vicino alla carrozza, i cavalieri si tolsero l'elmo e s'inchinarono a me. Quando io diedi il permesso di rialzarsi uno dei cavalieri dell'altro regno si avvicinò a me e dopo che rifece un piccolo inchino cominciò a parlare -Maestà, noi siamo i cavalieri che il vostro futuro marito ha mandato con lo scopo di proteggervi nel viaggio che dovrete affrontare al fine di aiutarvi a consolidare il vostro matrimonio che unirà i vostri corrispettivi regni.- disse guardandomi negli occhi. - Io sono Sir. Reginald di Wekirtson capo di questa spedizione e vi giuro che io e i miei uomini vi difenderemo a costo della nostra vita. -
 Guardai bene quell'uomo. Era alto, muscoloso e la barba  nera come la pece era ben tenuta anche se così non si poteva dire del viso ricoperto di cicatrici, evidente testimonianza delle sue innumerevoli battaglie
-bene messere- dissi io distogliendo lo sguardo. - Se mi vorrete scusare io vorrei accomodarmi insieme alle mie dame da compagnia dentro la carrozza.-  dissi avvicinandomi alla carrozza scortata dalle mie guardie.                        
-  Accomodatevi pure. Partiremo tra breve.- disse una guardia per poi chiudere la portiera.                                              
In effetti dopo qualche minuto, la carrozza cominciò a muoversi portandomi sempre più lontana dal mio castello e sempre più vicino al luogo che nel bene e nel male avrei dovuto chiamare casa.                                               
La prima settimana fu la più difficile in assoluto. Mi ci vollero molti giorni per abituarmi ai ritmi di viaggio, alle pause programmate, agli orari di pasto e le esigenze di tolettatura. Ringraziando il cielo avevo l'aiuto delle mie dame per queste esigenze. Per tutta la settimana uscì solo una volta dalla carrozza... e non fu affatto piacevole.                                                                                                                                                                            
Avvenne, che  dopo una settimana di viaggio la nostra carrozza venne attaccata da dei banditi.                                 
Accadde tutto molto velocemente. Era notte e ci eravamo accampati da tempo,  le mie dame da compagnia e i cavalieri stavano cenando attorno al fuoco dalla finestrella della carrozza osservavo la scena. I cavalieri che ridevano, narrando delle loro imprese in guerra vantandosi delle loro cicatrici ottenute in svariati scontri al fine di attirare l'interesse delle tre fanciulle. Era tutto nella norma finché... una freccia colpì la gola di un cavaliere, facendo uscire il suo sangue rosso portandolo alla morte. Istintivamente io e le tre damigelle urlammo,  mentre gli altri cavalieri impugnarono le armi pronti ad attaccare  e proteggere la carrozza.                         
Non ci volle molto che una ventina di uomini armati a cavallo si scagliarono contro i cinque cavalieri. Dopo che le tre dame da compagnia entrarono nella carrozza, chiudendo la finestra ci fu il caos. Fuori non riuscimmo che udire altro se non urla e il suono delle armature che si scontravano con le armi nemiche. Dopo un tempo che ci sembrò interminabile la carrozza partì. Sperammo con tutto il cuore che fossimo finalmente in salvo ma dopo qualche minuto udimmo un urlo e la carrozza lentamente si fermò.  Spaventate ci guardammo l'una negli occhi dell'altra mentre un uomo dalla corporatura muscolosa con addosso un'armatura grezza composta da cuoio e ferro e imbrattata di sangue, non aprì la portiera della carrozza ridacchiando alla nostra vista. - Bene, bene guardate che bottino abbiamo trovato questa volta- iniziò lui guardandoci. - Sapevo che c'era qualcosa di grosso in questa carrozza ma di certo non mi aspettavo di trovare un nobile.- disse toccando il volto a una delle mie dame con le sue mani sporche di sangue. La ragazza provò a ribellarsi da quel tocco ma non appena lo fece, l'uomo gli diede uno schiaffo al volto facendola cadere al suolo. - Prova a ribellarti questa notte e non vedrai la luce del sole.- disse lui imprecandole contro. - E ora... torniamo a noi.- disse guardandoci - Io sono Gafrin capo di quei ragazzoni che hanno appena fatto fuori i vostri uomini.- disse rivolgendosi a me - Voi ora siete una mia proprietà. Se vi comporterete bene non vi faremmo nulla... altrimenti vi invieremmo alla vostra famiglia in tanti piccoli pezzetti.- Disse lui ridendo e guardandomi con far glaciale negli occhi. -  E ora portatele via!- disse lui ridendo,  facendo largo ai suoi uomini che come dei lupi voraci si scagliarono contro di noi trascinandoci  fuori.
Non dimenticherò mai lo spettacolo che vidi quando scesi dalla carrozza.  Quei corpi gelidi fatti a pezzi circondati da un lago di sangue. Sotto ai miei piedi vi era qualche arto umano tagliato.  I miei cavalieri... morti e spogliati dalle loro armature da dei uomini che ispezionavano le mie casse destinate come dote al mio futuro marito.
 Avvenne , che mentre ci stavano legando dietro a una cavalcatura, uno dei uomini che stava ispezionando le casse trovò il lascia passare che mi avrebbe permesso, insieme al corteo di entrare nella capitale reale. Appena questi, comprese l'identità del documento corse verso il suo capo.  In quel momento, non appena vidi lo sguardo di quel bandito... Tremai. - Avevo capito che eravate un nobile...- disse avvicinandosi a me. - Ma che foste una principessa che deve andare in sposa a un re... Questa sì che si chiama fortuna!- disse lui ridendo.                                                                                                                                                                                                  -  Uomini! Purtroppo avremmo una puttana in meno che ci scalderà la notte.- disse lui sventolando il foglio.  - Ma... Non vi preoccupate che grazie a questa principessa potremmo comprarci tutti i bordelli che vorremmo!- disse lui.  Seguito dall'acclamazione  degli uomini.  - Bene...- iniziò lui dopo aversi messo dentro la camicia il lascia passare. -  di norma il posto dei prigionieri è dietro a un cavallo... ma visto il suo rango.- disse togliendomi dalla fila per poi sollevandomi con far rude. - Starà sopra di me. - disse facendomi salire sul cavallo dietro di lui. -  Bene! prendete tutto quello che potete. Si ritorna al rifugio.- disse - Aspetti.- cominciai a parlare. - E non li seppellite?- dissi supplicando rivolta a quei corpi inermi. Ma ricevetti come risposta solo una grassa risata. - Se dovessimo seppellire ogni uomo che abbiamo ucciso a quest'ora la terra sarebbe una grande croce.- disse il capo brigante ridendo.                                                                                                 
Da quella notte,  iniziò tutta la vicenda che cambiò per sempre la mia vita.




 

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