Need to bleed

di Chiaraitstime3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Look inside my brain ***
Capitolo 2: *** Matthew ***
Capitolo 3: *** Il messaggio. ***
Capitolo 4: *** Ironia ***
Capitolo 5: *** Fantasy Frost ***
Capitolo 6: *** Polarize ***
Capitolo 7: *** Pioggia ***
Capitolo 8: *** Silence ***
Capitolo 9: *** Breath. ***



Capitolo 1
*** Look inside my brain ***


Mettere per iscritto i propri pensieri contribuisce a rendere il tutto più reale. Ovviamente farlo su un quaderno a quadretti con la copertina verde fluorescente non è la mia massima aspirazione, ma forse ciò che conta alla fine è avere una penna e un foglio. Sto ancora cercando di elaborare il perché di tutto questo, trovando delle giustificazioni con me stessa, credo, per sentirmi meno ridicola. Il punto è che io vorrei davvero provare a scrivere qualcosa, ma sono le sette e mezza di mattina e quel maledetto diario, se così si può chiamare, al momento è il mio ultimo pensiero. Devo sbrigarmi, altrimenti farò tardi a scuola, come sempre, forse. Improvvisamente una voce mi distoglie dai miei pensieri:
"Karen, se vuoi prendere la macchina ricorda di passare a mettere benzina."
Ah, mia madre, sempre così diretta ma al contempo premurosa, non ha mai usato stupidi nomignoli con me come spesso facevano le mamme delle mie amiche, mi ha sempre trattata come un'adulta, pur dandomi tutto l'amore di cui avevo bisogno, questo non posso dimenticarlo.
Suppongo sia riconducibile al fatto che mi abbia cresciuta da sola, mi ha sempre detto la verità su tutto, senza giri di parole. Ricordo quando il giorno della festa del papà i bambini all'asilo creavano dei mediocri componimenti di carta, anch'io li creavo, per consegnarlo a mia madre però, perché mio padre era in missione con l'esercizio ed è morto a pochi mesi dalla mia nascita, prima di conoscermi, e lei ha rappresentato entrambe le figure per me.
Dopo aver fatto benzina mi dirigo ai parcheggi della scuola, questo è l'ultimo anno alla Eden Eternal High School e se voglio avere qualche possibilità di essere ammessa in un prestigioso College l'anno prossimo devo darmi da fare.
Appena scesa dalla macchina non posso fare a meno di notare con la coda dell'occhio due splendide ragazze camminare verso di me, dopo essermi voltata noto con sollievo che sono le mie amiche d'infanzia, Reagan e Carol.
"Guarda un po'chi si fa rivedere dopo essere sparita per mesi!" dice Reagan guardandomi e scostando i suoi lunghi e lisci capelli neri dal viso.
"Reag, lo sai che se solo..."
"Lo so, lo so, non è colpa tua. Ovviamente sto scherzando, ora però pensiamo solo a passare al meglio quest'anno, ci state?"
"Ohw, venire qui ragazze, mi siete mancate." afferma subito Carol allargando le sue bianche braccia verso noi due.
Dopo il lungo abbraccio risanatore ci dirigiamo verso l'interno della scuola, l'ordine degli armadietti è rimasto immutato rispetto l'anno scorso e il mio è affianco allo spogliatoio dei ragazzi, a pochi metri di distanza da quello delle mie amiche.
Attendo che entrambe ripongano quaderni e libri nei loro armadietti e poi mi faccio accompagnare al mio, d'avanti è pieno di fiori e bigliettini.
"Ragazzi non sono morta, calma." dico a metà tra l'indignazione e la gratitudine e li scosto in modo tale da poterlo aprire.
Le ragazze iniziano a ridere, ma poi nello stesso momento qualcosa nell'espressione di entrambe muta e mi fa capire che qualcosa non va.
"Va bene, scommetto che qualcuno che non dovrebbe parlare con me in realtà si sta avvicinando pericolosamente proprio in questo momento, giusto?"
"Mh mh" rispondono entrambe in sincronia.
"Beh, magari potrei continuare a guardarvi e fingere che dietro di me ci sia un muro di particelle invisibili che fa rimbalzare il suono, potrebbe funz..."
"Hey, Karen." Dannazione. La voce calda e profonda è decisamente familiare, in questo momento vorrei sparire e ritrovarmi il più lontano possibile.
Ah, giusto, lui è il mio fidanzato. Qual è il problema? ... Beh, quest'estate a seguio di un incidente ho perso parte della mia memoria, ho dimenticato eventi della mia vita di poco conto e molti conoscenti, perlopiù persone con cui non ho instaurato un grande rapporto. Lui, però, è stato l'eccezione alla regola.

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Capitolo 2
*** Matthew ***


È incredibile come una persona che per te ha significato tanto diventi improvvisamente un perfetto sconosciuto.
Dopo essermi svegliata dal coma iniziai un lungo programma di riabilitazione fisica, in seguito mia madre, su consiglio dei medici, mi raccontò di alcuni eventi della mia vita e successivamente passò alle persone.
Fu visibilmente scioccata quando capì che non ricordavo più nulla di Matthew, il mio ragazzo, e quando lui venne a trovarmi i medici non lo lasciarono entrare, apprendere improvvisamente troppe cose avrebbe potuto rappresentare un trauma per la mia salute.
Eppure ho pensato molto a lui quest'estate, ho provato a leggere la nostra chat sul telefono e a guardare le foto che avevamo insieme, non tanto per provare a ricordare, ma più per costruire un'immagine di quello che eravamo e di quello che ero. Nella mia testa l'ho dipinto come un ragazzo molto dolce e... Dannatamente bello.
Quante volte ho immaginato il nostro primo dialogo, credevo che quando avrebbe iniziato a parlarmi quasi per magia avrei ricordato tutto. Ed ora eccolo lì, davanti a me, con un mezzo sorriso che lascia intravedere molto dispiacere e con la mano destra che gioca nervosamente con il mazzo di chiavi, ed i capelli biondi tenuti su da un paio di occhiali da sole.
<< Heeeeey! >> Dissi imbarazzata.
<< Prima di tutto, ti va di parlare con me? >> Disse in tono speranzoso, fissandomi dritta negli occhi.
<< Certo che mi va, non hai bisogno di chiedermelo. >> A questa risposta il suo viso si rilassò visibilmente e la mascella perfettamente squadrata smise di contrarsi.
<< So che può sembrare una domanda stupida, ma, stai bene? >>
<< Si, sto solo cercando di abituarmi alla mia vita, mi sembra tutto estraneo al momento. >>
<< Immagino... >> Fummo interrotti dal suono della campanella che segnava l'inizio di una lunga e noiosa giornata scolastica.
<< Senti, mi chiedevo se volessi vedermi un giorno di questa settimana, o anche della prossima, per me non c'è alcun problema. Potremmo andare a prendere caffè o... No, tu non bevi caffè. Però potemmo andare per un frappè o.. >> era visibilmente in ansia per la risposta che avrei potuto dare.
<< Mi piacerebbe molto. >> sorrisi e appoggiai una mano sul suo grande avambraccio, per spezzare l'imbarazzo.
<< Perfetto, mi chiami tu? >> Disse con un bellissimo sorriso stampato sulla faccia.
<< Certamente. >>
La giornata passò relativamente veloce, tranne le due ore di storia della professoressa Lewiston, quelle sono sempre una lenta tortura. Finite le lezioni tornai a casa distrutta, salii le scale, entrai in camera mia e mi lanciai letteralmente sul letto.



“Non possiamo nasconderlo per sempre."
“Glielo dirò, promesso.”


Dei passi sulla scala mi svegliarono, non mi ero accorta di star dormendo. Dall'incidente mi capita spesso di sognare frammenti di immagini e discorsi sconnessi tra loro.
Mia madre aprì la porta e mi chiese come fosse andata la giornata.
<< Uhm, bene, se non fosse stato per le persone che mi guardavano quasi come fossi risorta. >>
<< Lo sai che non è da tutti riprendersi completamente da un incidente, con questa velocità poi. >> Disse lei dolcemente.
<< Lo so, ma potrebbero evitare, mi mettono in soggezione. Oggi avrò risposto circa centoquaranta volte "Sto bene, grazie". >>
<< Se domandano come stai è perché gli interessa. >>
<< Non è vero. Improvvisamente tutti vogliono essere amici della ragazza miracolata, ma non ho bisogno della loro stupida compassione. E ora scusa, ma vorrei riposare. >>
<< Uhm, va bene. La cena sarà pronta tra qualche ora. >> Prima di uscire mi guardò con uno sguardo che lasciava trasparire tristezza, ed uscì.
Presi il telefono e iniziai a scorrere le foto sui social, ma un messaggio interruppe il vagare della mia mente.
#Ci vediamo da Hugest tra due ore.#

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Capitolo 3
*** Il messaggio. ***


Il messaggio era stato inviato in forma anonima e questo mi pose davanti ad una scelta: recarmi al luogo d’incontro o ignorarlo.
La prima cosa che pensai fu che non potevo uscire di casa e piombarmi da Hugest, la caffetteria vicino scuola, senza sapere a cosa, o meglio, a chi andavo incontro. Ma forse fu proprio l’assurdità di quest’azione ad attrarmi.
Fu così che quindici minuti dopo parcheggiai davanti al negozio, ormai immerso nell’oscurità incerta del crepuscolo, a fissare l’enorme insegna che rappresentava un’ enorme tazza di caffè.
Entrai e rimasi leggermente stordita dall’ondata di calore e dal forte profumo di dolci, guardai intorno in cerca di qualche persona isolata, ma non vidi nessuno. Decisi allora di sedermi e qualche istante dopo la cameriera arrivò per prendere la mia ordinazione.
Dopo aver scelto il cappuccino aspettai che qualcuno si avvicinasse a me, ma questo non accadde.
Aspettai per circa un’ora, dopodiché decisi di tornare a casa, erano ormai ora di cena e se non fossi rientrata entro un certo orario mia madre avrebbe dato di matto.
Pagai il conto e uscì, dirigendomi alla macchina, ma proprio mentre stavo per aprire la portiera notai che sul parabrezza qualcuno aveva lasciato un foglio di carta.
Lo presi e salii in macchina, una volta aperto lessi tutto d’un fiato, non comprendendo a pieno il significato , quel che non sapevo ancora era che quelle parole avrebbero dato vita ad un percorso che avrebbe cambiato radicalmente la mia vita.
Tornai a casa, cenai e poi mi diressi in camera mia, pensando ancora alle parole impresse su quel pezzo di carta:

“ Necessiti di avere molte risposte, sei intrappolata in una tela di menzogne.
Non posso rivelarti chi sono, ma so chi può aiutarti ad uscire da tutto questo. Heavier Street, n. 345”


Cosa avrei dovuto fare? Poteva essere tutto vero, ma tutto rientrava anche nella possibilità di essere uno scherzo di qualche studente annoiato.
E poi, a quali menzogne si riferiva? Era tutto così confuso e senza alcun senso.
Spensi dunque le luci della mia camera e mi addormentai, dimenticando per qualche ora tutti i problemi.
Il mattino seguente alzarsi dal letto non fu poi così difficile, sentivo la necessita di dover avere delle risposte e quando mi recai a scuola prestai attenzione alle persone intorno a me, per cercare qualcuno che magari mi stesse osservando o seguendo.
Ma fu inutile. La prima ora avevo la lezione di Inglese, quindi mi diressi nell’apposita aula, durante il tragitto vidi Carol e mi fermai a salutarla.
<< Hey! >>
<< K, come stai? >>
<< Bene, anche se ieri.. >>
<< Oh, scusami un attimo. >> salutò alcune sue amiche e iniziarono a scambiarsi alcuni pettegolezzi, qualche minuto dopo tornò da me e continuò << allora, dicevi? >>
<< Oh, no , nulla tranquilla. Ora vado, la lezione sta per iniziare. >>
<< Uhm, va bene, a più tardi! >>
La mia idea di raccontare quello che mi era successo alla regina del gossip era davvero, davvero una pessima idea.
Finita la prima ora andai nell’aula di Matematica e mi sedetti in seconda fila, poco dopo a fianco a me si accostò Matthew.
<< Karen! Che coincidenza, abbiamo la stessa lezione. >>
<< Già, ma credo sia normale avere almeno un’ora in comune, non una vera e propria coincidenza. >>
<< Oh, beh, si è vero. Mi chiedevo.. pomeriggio hai da fare? >>
<< Credo di non avere impegni, perché? >>
<< Ti va se usciamo un po’ insieme? >>
<< Certamente. >>
<< Fantastico! Allora a più tardi. >>
<< A più tardi. >>
A termine delle lezioni cercai su internet l’indirizzo scritto sul foglietto, distava pochi kilometri da dove mi trovavo.
Ammetto che l’idea di presentarmi alla porta di un perfetto sconosciuto, tra l’altro senza saper dare spiegazioni riguardo al perché mi trovavo lì, un po’ mi spaventava. Ma avevo diritto ad una spiegazione.
Arrivata a destinazione scesi dalla macchina e osservai il luogo. La casa era una piccola villetta con un giardino non molto curato, ma nel complesso adeguato al tipo di abitazione.
Mi avvicinai alla porta e suonai il campanello, pochi secondi dopo qualcuno aprì la porta.
Rimasi colpita dagli occhi color ghiaccio nell’instante stesso in cui li guardai, ancor prima di osservare il viso di quell’uomo che non conoscevo, ma che aveva qualcosa di estremamente carismatico e misterioso.

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Capitolo 4
*** Ironia ***


<< Allora Karen, vuoi dirmi qualcosa o vuoi startene lì impalata a contemplare la mia bellezza? >> Era un uomo alto circa 1.75 m, con i capelli neri e a quanto pare molto sfacciato.
<< C-come scusa? Come sai il mio nome? >>
<< Tu sei la fidanzata, o ex, o qualcosa del genere, del mio bel fratellino Matt. Giusto? >>
<< Si, più o meno.. >> Ora che me lo aveva fatto notare la somiglianza era visibile, stessa squadratura della mandibola e stessa conformazione fisica. La differenza di età non era sostanziale, poteva avere quattro o cinque anni più di me.
<< A cosa devo la tua presenza qui? >>
<< Io... Ho ricevuto un biglietto ieri sera, non era molto chiaro, ma diceva di recarmi qui nel caso avessi voluto scoprire la verità su alcune cose riguardanti la mia vita, perché tu mi avresti aiutato. >> Vidi la perplessità nel suo sguardo crescere ad ogni mia parola.
<< Sarà stato lo scherzo di qualche ragazzino, e ora scusa, ma ho da fare. >> Disse lui con un sorriso ironico.
<< Aspetta! Non sai proprio darmi informazioni su questa storia? >>
<< Piccola, sono troppo grande per questi drammi adolescenziali. >>
<< Lascia stare. Grazie lo stesso. >> Rimasi più delusa di quanto mi aspettassi, mi voltai e mi diressi alla macchina.
<< Ei, aspetta. >> Disse lui con un’espressione simile al rammarico.
<< Cosa vuoi? >>
<< Ieri ho visto un uomo lasciare un biglietto davanti alla mia porta. >>
<< Cosa? Chi era? E cosa c'era scritto? >>
<< Il postino, e ha lasciato un volantino che diceva "Milk House, nuova apertura il 27 Settembre nella strada tra..." >>
<< Grazie per il tempo perso, ciao. >> Posi fine al suo stupido gioco e me ne andai.
Poteva somigliare a suo fratello, ma non avevano davvero nulla in comune. Misi a moto la macchina, ma mentre stavo per partire sentii una voce chiamarmi, era Matthew.
Ovvio, abitano nella stessa casa, ma non avevo idea che quell'indirizzo appartenesse a loro.
<< Che ci fai qui? >> Mi disse sorridendo.
<< Oh, ero da queste parti e allora ho deciso di passare per vedere se fossi a casa. >> Improvvisai su due piedi..
<< Ricordi ancora dove abito? >> Disse stupito.
<< Mh no, è stata mia madre a dirmelo. >> Altra bugia.
<< Ah, capisco. Dai, scendi così entriamo. >>
Una volta entrati in casa ci sedemmo intorno al tavolo. Era una casa davvero carina, rustica e tenuta in ordine, eppure si notava la mancanza del tocco di una donna.
<< Avevo pensato ad una cosa per questo pomeriggio, so che devo fare le cose con calma, ma ti va di vedere delle foto? Magari possono aiutarti. >> Disse Matthew
<< Si, credo di poterlo fare. >>
Si alzò dalla sedia e andò a prendere una scatola, quando l'aprì scorsi dei post-it e mi resi conto che ero stata proprio io ad averci scritto sopra, quella era la mia scrittura e inoltre la "K" finale posta come firma non lasciava dubbi.
Presi alcune foto e iniziai a guardarle, era una situazione davvero assurda, mi vedevo in situazioni che non ricordavo affatto e questo era davvero strano.
Quasi come se non mi riconoscessi più, sembrava di vedere una persona col mio stesso aspetto, ma che non aveva niente a che fare con me. Matthew commentò ogni foto e osservò attentamente la mia reazione.
<< Ti va se prendo qualcosa da bere? >> Disse improvvisamente, forse per attenuare il mio sconcerto.
<< Si, grazie. Qualunque cosa non alcolica va benissimo. >>
<< Wow, una volta avresti detto il contrario. >> Sorrise e andò in un'altra stanza.
Rimasi sola coi miei pensieri e iniziai a domandarmi che tipo di persona fossi prima dell'incidente.
Improvvisamente una voce profonda mi riportò alla realtà.
<< Quindi eri un'alcolista? >> Era il fratello di Matt, col suo stupido tono ironico.
<< Può darsi. >> Risposi in tono distaccato.
<< Comunque sono stato davvero sbadato, non mi sono presentato, io sono Ian. >> Disse sfoggiando un intrigante sorriso.
<< Mi presenterei anch'io, ma a quanto pare già mi conosci. >> << Già, ma credo che la conoscenza possa essere sempre approfondita. >> disse con un sorriso malizioso.
<< Ian, che ci fai qui? >> Disse Matthew entrando dalla porta della cucina, non sembravaaffatto contento di vederlo.
<< Niente fratellino, me ne stavo giusto andando. >> Si diresse verso la porta e prima di uscire mi guardò, poi sparì nel buio dell’altra stanza.
Io e Matthew passammo insieme un'altra ora, dopodiché andai a casa. Fu molto carino con me e quando arrivai a casa mi inviò un messaggio in cui mi chiedeva come stessi.
Quella sera cenai molto velocemente, la testa mi scoppiava, forse per la stanchezza o forse per aver appreso troppe informazioni insieme. Quando poi mi sdraiai sul letto la stanchezza svanì e mi risultò difficile prendere sonno. In mente un colore in particolare continuava a riapparire: azzurro ghiaccio.

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Capitolo 5
*** Fantasy Frost ***


Il suono di una brusca frenata riecheggia nell'aria, accompagnato da un forte boato. Il buio.
Mi svegliai stordita, guardai l'orologio che segnava le 06:54 e decisi di andare a fare una doccia per svegliarmi. Dopo aver finito di prepararmi mi sedetti sul letto e guardai quello stupido diario adagiato sulla scrivania.
Mi avvicinai e lo fissai per qualche secondo, dopodiché decisi di scrivere qualcosa:
"Caro diario"
Decisi di cancellare il tutto con una linea.
"Caro quaderno verde fluorescente, non sono brava ad esternare i miei sentimenti e adesso che ho iniziato a scrivere mi rendo conto che non ne ho neanche voglia. Fine. "
Il mio esperimento era già terminato.
Presi lo zaino e andai a fare colazione e mi diressi a scuola.  Una volta scesa dalla macchina vidi Reagan e Carol e mi avvicinai a loro, le salutai e iniziammo a parlare finché il forte suono degli pneumatici sull'asfalto non ci fece sobbalzare. Affianco a noi si accostò una Chevrolet Camaro SS del '69 di colore azzurro e subito dopo sentii dire
<< Buongiorno! >> Riconobbi subito la voce che in un diverso contesto avrei definito profonda, ma che in quel momento trovavo irritante. << Ciao, Ian. >> dissi freddamente.
Reagan e Carol mi guardarono stupite e ricambiarono il saluto incerte.
<< Stasera verrai alla serata organizzata al Fantasy Frost? >> Disse fissandomi dritta negli occhi.
<< Non ti riguarda. >>
<< Scommetto che ci sarà qualche gruppo di sostegno per gli alcolisti anonimi, non preoccuparti. >>
<< Sai, forse ci andrò con tuo fratello, e ora scusami, ma ho da fare. >> Me ne andai senza voltarmi lasciando lì fuori anche le ragazze, ed entrai all’interno della scuola, diretta al mio armadietto.
Una volta raggiunto presi l’occorrente per l’imminente lezione, infine lo chiusi e mi voltai, ma nel farlo ritrovai Matthew proprio dietro di me. << Matt, mio Dio. >>
<< Scusa, non volevo spaventarti. >> disse sorridendo. << Allora, volevo chiederti se stasera ti andasse di uscire insieme, c’è un evento
ad un locale e mi piacerebbe andarci insieme.. proprio come una volta. >>
<< Sì, passi a prendermi alle otto? Se lo consideri un appuntamento allora voglio una scatola di cioccolatini. >> lo dissi con un tono più euforico di quanto volessi.
<< Certamente, e se me lo concedi potrei usare la mia moto come carrozza. >>
<< Adoro le moto. >>
<< Lo so. >> disse con un’aria decisamente serena e avvolse il suo braccio intorno alle mie spalle.
Tra una lezione e l’altra trovammo il tempo di vederci, pranzammo insieme e la giornata fu davvero piacevole, l’idea che la serata lo sarebbe stata altrettanto mi rallegrò.
Tornai a casa e dedicai un po’ di tempo a me stessa, feci un lungo bagno caldo, dopodiché scrissi un messaggio alle ragazze proponendo di andare a fare shopping.
Carol era impegnata, così uscì con Reagan circa un’ora dopo.
<< Tu che mi chiedi di andare a fare compere è un evento più unico che raro. Cosa c’è sotto? >> disse Reagan mentre passeggiavamo per il centro commerciale.
<< Oh, niente … solo che questa sera ho un appuntamento! >>
<< Cosa?! Con il ragazzo di stamattina? >>
<< Assolutamente no! Con Matt. Si lo so, alla fine è come se fosse ancora il mio ragazzo, ma in un certo senso è come se ci stessimo conoscendo nuovamente. >>
<< Ah, fantastico! >> disse spostando lo sguardo sulla vetrina del negozio.
<< Non sembri molto felice della cosa. >>
<< Nono, è solo che non mi sembra una buona idea. Sai, prima dell’incidente non eri convinta di voler stare ancora con lui, qualcosa te lo avrà fatto pensare. >>
<< Vedremo, non voglio organizzarmi la vita. Andrà come andrà. >> chiusi il discorso con questa frase, dopo iniziammo ad entrare nei negozi e a provare vestiti, infine per la serata scelsi un vestitino nero adatto alla serata, niente di troppo elegante.
Matthew si presentò davanti alla mia porta alle otto in punto, con una scatola di cioccolatini.
<< Oh mio Dio, mi hai ascoltata davvero allora! >> lo abbracciai e subito dopo afferrai i cioccolatini.
<< Già, sono di tre tipi diversi: cioccolato bianco, cocco e pistacchio. Come piacciono a te. >>
<< Io.. davvero, non so cosa dire. >>
<< Non devi assolutamente dire nulla, e adesso andiamo, la serata ci aspetta. >>
Arrivammo al locale dopo venti minuti circa, una volta entrati Carol ci raggiunse. << Ecco i due innamorati, vi stavamo aspettando! >>
<< Dov'è Reag? >> dissi dispiaciuta.
<< Oh, aveva da fare con altri amici. >>
Raggiungemmo un gruppo di alcuni amici di vecchia data e iniziammo a parlare piacevolmente.
<< Matt, vado un attimo a sistemarmi il trucco. >> mi alzai e mi diressi verso il bagno.
Lungo il tragitto notai una figura seduta al bancone, mi voltai e notai che era Ian, seduto da solo a bere.
<< Ian, che ci fai qui tutto solo? >>
<< Sei splendida stasera. >>
A queste parole sentii le guance avvampare. << Oh, grazie, ma probabilmente lo dici perché sei ubriaco. >>
<< No, lo dico perché… >>
Matthew ci interruppe e disse << Ian, vai a casa, sei ubriaco. >>
<< Sono più grande di te fratellino, non ho bisogno dei tupi consigli da adolescente con uno sviluppato senso paterno. >>
<< Fa come vuoi. Karen, che ne dici se ti riaccompagno a casa? Non vorrei che tua madre si preoccupasse. >>
Erano le due e mezza del mattino, avevo perso la cognizione del tempo. Annuii e andammo a casa. Una volta arrivati mi tolsi il casco e lo ridiedi a Matthew.
<< Grazie per la serata, mi sono divertita davvero tanto. >>
<< Grazie a te per aver accettato il mio invito. >>
Ci fu un breve silenzio, dopo di che Matthew si avvicinò e spinse dolcemente le sue labbra contro le mie.

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Capitolo 6
*** Polarize ***


Avevo davvero la testa fra le nuvole.
Solo quando arrivai in camera mi resi conto di quanto mi sentissi davvero bene, eppure qualcosa frenava il mio entusiasmo.
Forse era stata la vista di Ian seduto da solo, che appariva estremamente vulnerabile. Dopo essermi sistemata andai a dormire, erano ormai le tre del mattino e non dovendo andare a scuola disattivai la sveglia.
Mi svegliai in tarda mattinata e rimasi nel letto per un'altra mezz'ora, rimuginando gli eventi della sera precedente. Mi alzai quando ormai il pranzo era pronto.
<< Hai fatto tardi ieri sera? >> Chiese mia madre.
<< Un po'. >>
<< E ti ha riportata Matt a casa? >>
<< Si.. >>
<< Mi fa piacere che siate tornati insieme. >>
<< Non stiamo insieme, mamma. >> Quelle parole mi diedero molto fastidio, senza motivo, ma lo fecero.
Pranzammo e dopo andai a fare i compiti. Nel pomeriggio mia madre mi chiese di andare a comprare alcuni ingredienti per la torta che voleva fare, così mi cambiai ed uscii.
Stava per iniziare un forte temporale, quindi presi l'ombrello. Mentre guidavo iniziai a pensare alla sera precedente, in particolare all'aria abbattuta di Ian e al suo tono così diverso da quello che usava normalmente con me. Decisi allora di cambiare rotta e dirigermi verso casa sua, solo per controllare che fosse tutto ok.. credo. Bussai alla porta e dopo pochi secondi aprì, al contempo iniziò a piovere.
<< Qual buon vento ti porta qui? >> disse sorpreso.
<< Volevo accertarmi che stessi bene. >> Temevo la sua risposta, ero già pronta a qualcosa del tipo "sono abbastanza grande per cavarmela da solo" o roba del genere.
<< Grazie. Ti va di entrare? Il tempo sta per peggiorare ed è vero che non ho un cuore, ma non voglio lasciarti qui fuori. >> A queste parole provai sorpresa ma anche perplessità e credo che il mio volto lo lasciò trasparire perché lui rise divertito.
Entrammo e mi sedetti sul divano, mentre Ian andò a prendere da bere. Tornò con un succo di frutta alla pera per me e dello scotch per lui.
<< Questo è ingiusto. >> Dissi ridendo.
<< Bevi il tuo succo di frutta e poi vai a dormire, sono le sette, è già tardi. >>
<< Ah ah, spiritoso. Ma come sai che mi piace il succo alla pera? >>
<< Ho tirato ad indovinare, e poi sei prevedibile. >>
<< Io prevedibile?Ti sbagli! >>
<< Oh, invece si, scommetto che hai paura dei tuoni. >>
<< Cosa? Io non ho p.. >> un tuono mi fece sobbalzare e lui iniziò a ridere.
<< Hai visto il bagliore del fulmine, così non è giusto. >>
Avvicinò il suo viso al mio, appoggiò delicatamente la mano sinistra sul il mio viso e disse << Oh, povera piccola, corri a dirlo a mamma. >>
Diventai rossa in viso, ma la scarsa luce nel soggiorno non lo evidenziò. Indietreggiai e alzai gli occhi al celo in modo ironico.
Pensai di tirare fuori l'argomento della sera precedente, ma l'atmosfera era piacevole e non volevo rovinarla.
<< Scusa per ieri sera comunque, ero ubriaco. >>
<< Oh, non preoccuparti, non hai detto nulla di sbagliato. Anzi, mi hai fatto un complimento. >>
<< Solo perché ero ubriaco. >> iniziò a ridere, ma poi continuò << Seriamente, stavi davvero bene. >> il suo sguardo mi colpì senza alcun preavviso e sentì lo stomaco chiudersi.
<< Ora devo andare, altrimenti non farò in tempo a comprare ciò che occorre a mia madre. Ci vediamo. >> dissi goffamente mentre mi alzavo.
<< Grazie ancora per essere passata, a domani. >> disse sorridendo, e solo dopo che fui arrivata alla macchina chiuse la porta.
Dopo aver fatto la spesa tornai a casa, cenai e mi distesi sul letto.
Quello che provavo era completamente diverso dalla sera precedente, ma decisi di ignorare i miei pensieri e andai a dormire.
La mattina seguente dopo essermi preparata suonarono al campanello, andai ad aprire e mi ritrovai davanti Matthew.
<< Buongiorno principessa. >> Mi diede un bacio sulla guancia.
<< Buongiorno. >> Dissi sorridendo.
<< Che ne dici se oggi facciamo una camminata e andiamo a scuola a piedi? >>
<< Molto volentieri! >>
Andammo a scuola e appena arrivati vedemmo Carol con alcune sue amiche, ma di Reagan neanche l'ombra.
<< Sono un po'preoccupata per Reag, non manca mai a scuola a meno che non stia davvero male. >> Dissi a Matthew.
<< Forse sta male. >>
<< Non vorrei che se la fosse presa con me, sabato abbiamo avuto una piccola discussione. >>
<< Riguardo cosa? >> Disse palesemente preoccupato.
<< Niente di importante. >>
La giornata scolastica finì e tornammo a casa, durante il tragitto una macchina Si accostò vicino a noi.
<< Ma che carini, state facendo una passeggiata romantica? >> Dissei Ian nella più totale ironia.
<< Già. >> Rispose Matthew continuando a camminare.
<< Comunque Karen, ieri sera  hai dimenticato questo a casa mia, sul divano per la precisione. Buona giornata. >>
Mi lanciò un braccialetto dal finestrino e andò via.
Sapevo quello che stava per succedere.

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Capitolo 7
*** Pioggia ***


<< T-tu sei stata a casa mia ieri? >> chiese Matthew.
Non riuscivo a decifrare la sua espressione.
<< Sì. >>
<< Perché? >> chiese senza guardarmi.
<< Volevo sapere come stesse Ian, aveva una brutta cera quella sera al locale. >>
<< Da quando in qua avete questa grande amicizia? >>
<< Non serve avere una grande amicizia per preoccuparsi di qualcuno. >>
<< Lui.. Lui non è affidabile Karen. Devi stargli lontana. >>
<< Cosa? E tu da quando in qua mi proibisci le cose? >>
<< Quando si tratta di Ian ho il diritto di farlo. >>
<< Da qui in poi proseguo da sola, ci vediamo domani. >>
<< Karen, aspetta, non sai in cosa ti stai cacciando. >>
<< Ciao Matt. >>
Arrivai a casa furiosa. Prima di tutto nessuno aveva il potere di proibirmi le cose o di darmi dei permessi. E poi, perché Ian doveva comportarsi così? Aveva palesemente sabotato il rapporto tra me e Matthew.
Avevo bisogno di parlare con qualcuno, così scrissi un messaggio a Reagan:
# Ehi, ti prego, ho bisogno di parlare con te.
Aspettai per circa un’ora, ma non ricevetti alcuna risposta. Allora decisi di fare l’unica cosa che sarebbe stata in grado di calmarmi: andai a fare una lunga passeggiata.
Camminai per qualche kilometro con gli auricolari nelle orecchie e non mi accorsi che il cielo già nuvoloso stava ormai per arrivare al capolinea con la pioggia.
Le gocce d’acqua che scivolarono sulla pelle del mio viso mi fecero tornare alla realtà, da quel momento iniziò a piovere sempre più forte e il rumore dei tuoni riecheggiava nell’aria. Ero troppo lontana da casa e decisi dunque di entrare in un piccolo bar lì vicino.
Una volta dentro andai alla toilette per asciugarmi e darmi una sistemata e quando uscii vidi Ian seduto al bancone con una birra in mano. Mi avvicinai a lui con molta insicurezza, non sapevo di che umore fosse e il mio ultimo pensiero era quello di litigare.
<< Ciao ragazza strana. >> mi batté sul tempo.
<< Ian… sono le cinque e mezza del pomeriggio. >>
<< Già, questa è ancora la prima, sono in ritardo rispetto alla mia solita scaletta. >>
<< Non dovresti bere così tanto, il tuo fegato ne risente. >>
<< Non dovrebbe interessarti, e non lo dico con cattiveria, davvero. >>
<< Perché dici questo? >>
<< Perché sono una causa persa. >> Mi guardò negli occhi, ma il suo sguardo non era come sempre, questa volta lasciava trasparire tutta l’amarezza che aveva dentro.
<< Non esistono cause perse. Vali più di così.>> di questo ne ero convinta.
<< Sei l’unica che lo pensa. >>
<< Può darsi, ma ci credo davvero. Quindi adesso alzati da qui e andiamo a fare qualcosa di divertente, ho bisogno di distrarmi e anche tu. >> << Cosa ti va di fare? >> era visibilmente sollevato.
<< Uhm allora, ho camminato per tre kilometri e mezzo, direi che mi piacerebbe andare a prendere un gelato. >>
<< Come desidera ragazza strana. >>
<< Mi toccherà questo soprannome per sempre, vero? >>
<< Credo proprio di si. >> Uscimmo dal bar ridendo e andammo in una pasticceria distante qualche kilometro, dopo aver colmato la mia voglia di gelato rientrammo in macchina.
<< Allora, ti sei distratta abbastanza? >>
<< Mh, direi di si! E tu invece? >>
<< Anch’io. >>
<< Sicuro? >>
<< Dico davvero. E poi domani sera partirò, quindi andrà ancora meglio. >>
<< Ah si? E dove andrai se posso saperlo? >>
<< In realtà non lo so ancora, partirò con la macchina, quindi la meta la sceglierò in base al mio umore. >>
<< E… partirai con qualcuno? >>
<< Completamente da solo. >>
<< Wow, che splendida idea. >>
<< Lo facevo sempre con la mia famiglia, era il mio periodo dell’anno preferito, ovviamente i viaggi con loro duravano un po’ di più, ma mi accontento. Dopo la loro morte io e Matthew non abbiamo più fatto viaggi.L’anno scorso ho ripreso la tradizione con la mia ex ragazza e quest’anno continuerò. >>
<< Mi dispiace tanto Ian. >>
<< Del fatto che sono single? Oh, non preoccuparti, il mondo è pieno di ragazze pronte a saltarmi addosso. >> con questa battuta l’argomento diventò più leggero e io iniziai a ridere.
Parlammo fino a perdere la cognizione del tempo, dopodiché gli chiesi di accompagnarmi a casa, una volta arrivati lo salutai, scesi dalla macchina ed aprì la porta di casa.
<< Hey, io non ho sentimenti, ma sono sicuro che se li avessi ti direi che non mi divertivo così da parecchio tempo. Buonanotte ragazza strana. >> dopo aver detto ciò mise a moto e andò via.
Quella sera non pensai al mio umore, non pensai a nulla.

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Capitolo 8
*** Silence ***


Il mattino seguente quando presi il telefono vidi dei messaggi che Matthew mi aveva lasciato il giorno prima, mi chiedeva dove fossi, poi si scusava e in fine diceva di volermi parlare.
Non risposi e andai a prepararmi per la scuola, quello non sarebbe stato un giorno come tutti gli altri, veniva presentata la nuova squadra di football accompagnata dalle cheerleader, quindi le lezioni sarebbero terminate anticipatamente. Arrivai a scuola in ritardo e Matthew mi raggiunse mentre mi dirigevo verso la palestra, vestito con l'uniforme della squadra.
<< Karen, ti chiedo scusa per ieri, ma adesso vorrei che tornassimo ad essere quelli di un tempo. >>
<< Che intendi con "quelli di un tempo"? >>
<< Rivoglio la mia ragazza, quella che mi amava davvero. >>
<< Ci vuole del tempo per innamorarsi, ammesso che succeda. >>
<< Hai ragione, ma prova a guardare le cose dal mio punto di vista, sto mettendo tutto me stesso per cercare di recuperare. >>
<< Lo so, e lo apprezzo. >>
Un ragazzo venne a chiamare Matthew.
<< Stasera mi farò perdonare, promesso. >> Appoggiò le calde mani sul mio viso e mi baciò.
Andai In palestra mi sedetti vicino ad alcuni amici e alla fine della cerimonia raggiunsi Carol, che era capitano delle cheerleader.
<< Hey Car, ancora niente notizie di Reagan? >>
<< No tesoro, è svanita nel nulla. >>
<< Mh, grazie lo stesso. >> Terminata la giornata scolastica decisi di passare a casa di Reagan per vedere come stesse.
Svoltai l'ultima curva prima di arrivare a casa sua e in lontananza vidi un ragazzo uscire dalla porta, seguito da Reagan, poi lui andò via.
 Non capivo cosa stesse succedendo, una volta arrivata di  frongte al suo vialetto scesi dalla macchina e la raggiunsi, era seduta sui gradini davanti alla porta di casa.
<< Reag, che succede? >>
<< Niente, assolutamente niente. >> Disse singhiozzando.
<< Se stai piangendo allora qualcosa sarà successo. >>
<< Invece no. Perché sei qui? >>
<< Io.. volevo solo accertarmi che stessi bene, non ti vedevo da diversi  giorni. >>
<< Beh, eccomi qui. E ora scusa, ma ho  da fare. >> Entrò in casa e chiuse la porta.
Rimasi lì fuori per qualche secondo, incredula di fronte a tutto quello che era appena successo, dopodiché salii in macchina e tornai a casa.
La solitudine della mia camera mi servì a riflettere, mi sentivo estranea a tutta quella situazione: Carol era impegnata con lo sport, una volta lo praticavamo insieme, ma ormai ero rimasta ferma per troppo tempo. Reagan mi odiava senza alcun apparente motivo e il mio ragazzo era innamorato di una persona che ormai non esisteva più.
Ero completamente fuori luogo, ma non volevo abbattermi.
Qualche ora più tardi avevo appuntamento con Matthew, ma avevo bisogno di lui in quel momento e non dopo.
Gli scrissi un messaggio in cui gli chiedevo a che ora ci saremmo visti, ma la sua risposta fu:
# Hey Kar, scusa ma per stasera non posso, devo aiutare un amico con un problema, a domani. Ti amo.
Dopo averlo letto spensi il telefono e lo lancia letteralmente sulla scrivania, dopodiché caddi in un profondo sonno.
Mi svegliai improvvisamente, guardai l'orologio e mi accorsi con sorpresa che erano le undici di sera, avevo dormito sei ore.
Mi sentivo davvero sola, inoltre era giovedì sera e la scuola sarebbe rimasta chiusa fino a domenica, non potevo sprecare il mio tempo a dormire.
Presi le chiavi della macchina e mi diressi da Reagan, un'amicizia lunga una vita non poteva finire così.
Arrivai a destinazione e bussai alla porta, ero agitata e continuavo a pensare alle parole da dire.
La porta si aprì e mi ritrovai davanti il fratellino quattordicenne di Reagan.
<< Ciao, tua sorella è in casa? >>
<< Ciao Karen, si, è in camera sua. Vai pure. >>
<< Grazie mille. >>
Salii le scale e mi diressi verso la porta della sua camera, quante volte avevo percorso quel  tragitto da bambina, proprio insieme a lei.
Bussai la porta e aprii senza aspettare il suo permesso.
<< Reag, io non capisco perché... >>
Rimasi pietrificata dalla scena che mi si presentò davanti: Matthew nel letto, con solo un lenzuolo addosso.
<< Karen, aspetta, ti prego! >> sentì le sue parole come un eco, non riuscivo a connettere gli eventi che erano accaduti in quella giornata.
Avevo solo una certezza in mente, andare via da lì.
Corsi via e scesi velocemente le scale, iniziai a vedere appannato a causa delle lacrime che ormai avevano già iniziato a rigarmi le guence, non era prudente guidare, ma lo feci lo stesso.
Non volevo tornare a casa, non volevo più vedere nessuno.

Dieci minuti dopo mi ritrovai davanti ad una porta che ormai conoscevo meglio di quanto mi aspettassi.
<< Ragazza strana, che succede? E' un po' tardi per andare in giro e tu non hai una bella cera. >>
<< Io.. >> non riuscii a terminare la frase e scoppiai a piangere.
<< Hey, vieni qui. >> mi avvolse con le braccia e mi strinse forte a se. << Spero che tu non fossi molto truccata, perché questa maglia è nuova. >>
Risi a quella battuta inaspettata, ma poi ripresi a piangere, non riuscivo a fermarmi.
Ian chiuse la porta, mi prese per mano e mi portò in camera sua. Mi fece sedere sul letto ed uscì dalla camera, poco dopo tornò con dei fazzoletti, una maglia e dei pantaloncini.
<< Cambiati, io vado a prendere una cosa. >>
Quando tornò in camera mi fece coricare e lui fece lo stesso affianco a me.
Mi guardò, sorrise e tirò fuori due gelati.
<< Grazie Ian, non dovevi. >>
<< Oh, eccome, non voglio che bagni di lacrime il mio cuscino, il gelato ti fermerà, e poi domani devo partire, devi avere la giusta carica per stare senza di me.  >> disse sorridendo.
Dopo aver mangiato il gelato accese la televisione e guardammo un film sugli zombie. Non parlammo del perché mi fossi piombata a casa sua piangendo, credo che capì da solo il motivo.
Quando il film finì spense le luci e una volta coricatosi al mio fianco mi guardò negli occhi, si avvicino e mi diede un bacio sulla fronte.
<< C'è qualcosa che posso fare per farti sentire meglio? >>
Rimasi pochi secondi in silenzio a guardarlo, dopodiché dissi una sola frase:
<< Lasciami partire con te. >>
 

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Capitolo 9
*** Breath. ***


<< Non credo che questa sia una decisione da prendere adesso, non sei in te. >>
<< Invece sì. Voglio dimenticare tutto per qualche giorno. >>
<< Ma come, vuoi dimenticare tutto un’altra volta? >> disse ridendo.
<< Sai cosa intendo… ti prego. >>
<< Non fare il solito sguardo che fai per ottenere qualcosa! >>
<< Uhm, il solito sguardo? >> chiesii perplessa, mi conosceva da pochi giorni e anche se ci eravamo incontrati in passato eravamo stati semplici conoscenti.
<< Si, beh, intendo lo sguardo che tutti fanno quando vogliono una determinata cosa. Non mi riferivo a te in particolare. E adesso dormi, domani mattina decideremo cosa fare. >> Mi scostò i capelli dal viso, dopodiché si alzò dal letto e si diresse nella stanza alla porta.
<< Dove vai? >> chiesi.
<< Per stanotte dormirò nella stanza di mio fratello. >>
<< Resta qui con me. >> Indietreggiò, si stese sul letto e mi cinse tra le sue braccia. Mi addormentai pochi minuti dopo.
Il mattino seguente mi svegliai e non mi resi subito conto di dove mi trovassi. Ian stava ancora dormendo, così decisi di alzarmi e andare a preparare la colazione. Scesi le scale e arrivata in cucina iniziai a preparare l’impasto per i pancake, cercando gli ingredienti in ogni cassetto possibile. Una volta terminato iniziai a cuocerli, poi vidi della frutta in un cesto e ne presi un po’ da usare come contorno, infine trovai lo sciroppo d’acero e terminai l’opera. Fui molto soddisfatta del lavoro svolto, aprii lo sportello del frigo per prendere dell’acqua e quando richiusi vidi Matthew entrare dalla porta.
<< Karen, che ci fai qui? >> sembrava avesse visto un fantasma.
<< Non ti riguarda. >> Si avvicinò a me ed io indietreggiai.
<< Ti prego, lasciami spiegare, ti dirò tutta la verità. >>
<< Non capisco perché tutti hanno la stupida convinzione che dare spiegazioni possa cambiare l’esito finale della situazione. >> Passai al suo fianco, diretta alle scale, ma Matthew mi prese dai polsi e mi spinse contro il muro.
<< Lasciami andare! >>
<< Non vorrei, ma devi ascoltarmi. >> strinse più forte.
<< Mi fai male! >> Iniziai a piangere senza volerlo.
<< Io ti amo Karen, non ho mai smesso, ma mi sentivo davvero solo, ti prego, cerca di capire. >> Detto questo mi baciò, io mi dimenai, ma senza successo.
<< Matthew, lasciala andare all’istante. >> Ian era arrivato, mi sentii decisamente meglio, nonostante il dolore ai polsi.
<< Altrimenti cosa? >> disse Matthew con aria di sfida, e mi baciò nuovamente.
Ian lo afferrò dalla giacca e lo avvicinò a se. << Va’ via. >> disse Ian in tono minaccioso.
<< Questa è anche casa mia. >>
<< Ti consiglio di andare via per qualche ora se non vuoi che ti prenda a pugni. >>
<< Dai, fallo allora. >> Matthew voleva arrivare proprio a quello.
<< Ian, ti prego, no. >> dissi continuando a piangere.
<< Karen, aspettami in macchina. >> Titubai in un primo momento, ma poi decisi di ascoltarlo e mi diressi alla macchina sperando che non avrebbe fatto nulla di cui avrebbe potuto pentirsi.
Circa dieci minuti dopo lo vidi uscire dalla porta con una due valigie, le caricò  nel bagagliaio e salì in macchina.
<< Adesso ti accompagno a casa, in seguito partirò. >>
<< Mia madre non è a casa, che ne dici se ti fermi un po’ da me, così ti riprendi.. >>
<< Mi stai dicendo che sono brutto? >> Incredibile, anche in quel caso riusciva a fare battute.
<< Può darsi… >>
<< Dovrei farti tornare a piedi, ma ho fame quindi ho deciso che approfitterò della disponibilità di casa sua per prepararmi da mangiare. >>
<< D’accordo, a patto che cucini anche per me. >>

Arrivammo a casa mia e andai a cambiarmi e a fare una doccia, erano ormai le due del pomeriggio.
Uscii dal bagno avvolta nell’asciugamano e con i capelli ancora bagnati, chiusi la porta e nel voltarmi trovai Ian in camera mia.
<< I-io.. volevo chiederti solo dove tieni la pasta.. >> arrossì.
<< Oh, si trova vicino al forno a microonde. >>
<< Grazie. >> sorrise e si diresse verso la porta. << In realtà non è solo questo. >> Tornò indietro e si avvicinò sempre di più a me. Sentivo il battito del mio cuore accelerare ad ogni suo passo. Poi continuò: << voglio che tu parta con me. >>
<< Davvero? >> chiesi stupita.
Lui si avvicinò sempre di più e avvicinò il suo viso al mio. << Sì. >> disse sussurrando, poi mi baciò.
I baci casti si trasformano presto in passionali, iniziò a baciarmi il collo lentamente, quasi come per assaporare ogni centimetro della mia pelle. Afferrò l’asciugamano e scoprì il mio corpo privo di indumenti. << Dio, sei fantastica. >> disse osservandomi e mordendosi il labbro. Mi prese in braccio e mi portò fino al letto, fece aderire la mia schiena al materasso e mi sovrastò col suo imponente fisico. Si sfilò la maglia e riprese a baciarmi, dapprima sulle labbra, poi scese sempre più giù fino ad arrivare ai seni. Li baciò e usò la lingua per stuzzicarli, poi succhiò sempre più forte mentre le mani esploravano tutto il mio corpo. Mi lasciai sfuggire un gridolino e lui sorrise, consapevole del piacere che mi stava procurando. Dai seni fece scivolare una mano sempre più giù fino ad arrivare alla mia intimità, fece entrare un dito in me e iniziò a muoversi lentamente, finché non aggiunse un altro dito e si mosse sempre più veloce.
Ansimai, lui rise divertito e mi baciò, riuscii a sentire la sua erezione premere contro il mio corpo nudo.
Poi si fermò.
<< Che succede? >> chiesi.
<< Piccola, non possiamo fare tutto oggi. Devi prima conquistarmi, non sono un poco di buono. Ti aspetto sotto, fai in fretta, è quasi pronto. >> mi fece l’occhiolino, poi mi baciò e uscì dalla stanza.

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