Erin & Jack's Saga

di Rack12345
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Erin's Dream ***
Capitolo 2: *** Exiting the Bay ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Cadice ***
Capitolo 5: *** The Map ***
Capitolo 6: *** Promise me. ***



Capitolo 1
*** Erin's Dream ***


Erin & Jack's Saga
Erin's Dream
 



Quella sera alla taverna si fece più tardi del solito. Erin era stanchissima e l'unica cosa che voleva era sedersi per cinque minuti su qualcosa di morbido. Tuttavia continuò a servire boccali di rum, vino, birra e zuppe bollenti a tutti gli avventori alla locanda "La Sposa Fedele" dove lavorava dall'età di 18 anni, nell'isola di Tortuga. Ormai ne aveva 27 di anni e a quest'ora Erin si immaginava già con una sua nave ed una sua ciurma, pronta a salpare per ogni genere di avventura, non a servire ai tavoli di una delle più frequentate locande di Tortuga. Era arrivata a Tortuga intrufolandosi su una nave pirata, abbandonando la sua piccola casetta a Morant Bay dove viveva da sola, con lo scopo di fare fortuna sull'isola, farsi costruire una nave completamente sua e raccattare una ciurma. Proprio così, il suo desiderio era quello di diventare un pirata. Cosa che non si addice di solito ad una ragazza. Ma lei era diversa. Amava il mare più della sua stessa vita, e quale modo migliore per dimostrarlo se non dedicando la sua vita ad esso? Purtroppo però la sua ingenuità non aveva fatto i conti con la dura vita quotidiana. La pagavano con pochi spicci e quei pochi spicci le bastavano a malapena per tenere in piedi la sorta di casa in cui viveva. Non era dunque riuscita a racimolare una degna somma per raggiungere il suo obiettivo e oramai si era rassegnata da qualche anno. Ma le mancava il mare, dio se le mancava. L'ultima volta che ricordava di essere stata in mare aperto fu quando arrivò a Tortuga, e da quel giorno non riuscì più neanche a sentire l'odore di salsedine, talmente tante erano le ore che passava nella locanda. L'unico odore che sentiva era quello del vino o del rum e la puzza di sudore della maggior parte dei pirati.
"Giuro che la prossima nave che arriva mi ci infilo dentro e scappo da questo posto" si disse poco prima di essere distratta dai suoi deprimenti pensieri.
Un'altra ragazza che lavorava alla locanda aveva appena rovesciato l'intera bottiglia di rum sulla testa di un uomo che le aveva fatto delle brutali avance. Ormai ci erano abituate a ricevere quel genere di complimenti, dopo tutti quegli anni neanche si spaventavano più. Erin però non sprecava il cibo o da bere, e non dava spettacolo nel difendersi come facevano le altre. Di solito rispondeva con una frase tagliente e il pirata ridendo le dava una pacca sul sedere e a quel punto lei se ne andava. Finiva lì. Non voleva creare impicci a Toby, il proprietario della locanda, che, proprio per questa sua accortezza, stava attento nel dare una paga leggermente più generosa ad Erin.
Erin si avvicinò al tavolo dove l'altra cameriera, Rose, stava raccogliendo i resti del vassoio che l'uomo, di risposta, le avevo rovesciato sotto il naso.
-Rose non puoi fare così per ogni uomo che ti dice una stupidaggine, finiremo senza stoviglie e senza cibo!- disse aiutandola.
-Scusa, cara, se voglio evitare che una persona che non si lava da mesi mi tocchi.-
Buttò fuori i rifiuti e tornò dall'uomo con ciò che aveva ordinato.
Quello la ringraziò e le diede, come previsto, una pacca sul sedere mentre se ne andava.
Per un momento ebbe la stranissima sensazione di essere osservata dall'uomo un po' troppo intensamente ma lasciò perdere e tornò in cucina.


 
-----
 
Si erano fatte le quattro di notte ed Erin ancora non era riuscita a tornare a casa per quanto schifo era stata costretta a pulire fino a quel momento. Cibo, rum appiccicato per terra, vomito, sangue proveniente da qualche rissa. Non ce la faceva più, le girava la testa da impazzire. La sera prima non aveva neanche mangiato un boccone alla svelta come invece era solita fare.
Ripose tutti gli stracci che aveva usato per pulire in una bagnarola, si tolse il grembiule appendendolo ad un sedia in cucina e decise di tornare a casa.
Faceva fresco, c'era una leggera pioggerellina accompagnata da una lieve nebbia, ma questo accompagnato alla stanchezza e al forte calore delle cucine, la fece rabbrividire.
Si stava dirigendo il più in fretta possibile verso quella che chiamava la sua "baracca". 
Ad un tratto si arrestò alzando gli occhi al cielo.
-Ehi!- una voce la chiamava e lei aveva già capito chi era. -Dove vai così di fretta, bella cameriera?-
Era il pirata che poco prima aveva bisticciato con Rose.
Sentì i passi dell'uomo raggiungerla. Le si parò davanti dopo averle fatto un giro intorno squadrandola da capo a piedi.
-A casa, bel fusto. Tu che dici, non sarà ora di andare a ninna?- rispose lei cercando di sembrare il più acida possibile, anche se aveva sonno e non riusciva ad essere convincente più di tanto.
Il pirata ghignò continuando a fissarla. Era alto, grosso, pelato con la testa piena di tatuaggi e la faccia piena di cicatrici. La sua pelle era rattrappita a causa del sole che picchiava forte quando si trovava in mare. Doveva avere sui quaranta  anni, ma ne mostrava di più. I suoi occhi erano ingialliti, rovinati. Il suo alito puzzava di rum, così come la sua camicia sbrindellata.
La ragazza tremò al solo pensiero di ciò che passava per la mente di quel pirata così rozzo e sporco.
Le si avvicinò e la prese per un braccio.
-Se vuoi ti posso accompagnare io a casa, hai ragione è proprio ora di andare a dormire.- Erin stava per rispondere ma lui continuò: -Sai, con questo freddo stanotte non posso permettermi di rimanere fuori.-
Erin strattonò il braccio e riuscì a far mollare la presa al pirata.
-No grazie, signore, so benissimo dov'è casa mia e se avete freddo potete benissimo entrare in quel bordello, proprio lì di fronte a noi e soddisfare le vostre voglie e ripararvi dal freddo.- rispose acida mettendosi sulla difensiva.
-Ma nei bordelli si paga, carina.-
- Anche a casa mia si paga, signore. Allora, se avete 15 scellini d'argento siete il benvenuto.-
Erin vide la pazienza del pirata scomparire. Non era più propenso a farsi prendere in giro da lei.
-Va bene, adesso basta!- ringhiò il pirata.
La prese per le spalle e la sbatté contro il muro più vicino che trovò, con talmente tanta forza che la ragazza emise un guaito di dolore per la botta alla testa.
Il pirata prese a leccarle e morderle ogni lembo di pelle che trovava scoperto della ragazza e passava le sue mani su tutto il suo corpo cercando di tirarle su la gonna lunga fino a piedi, mentre lei continuava a divincolarsi.
Erin sentiva di morire. In tutti quegli anni non le era mai capitato di essere così schifata. Non riusciva a scollarselo di dosso, non aveva abbastanza forza, era stanca ed aveva fame. Avrebbe dovuto fare due cose contemporaneamente: tenersi la gonna saldamente attaccata addosso e allungare la mano per prendere la bottigliata vuota dimenticata da qualcuno su una pila di cassette proprio accanto a lei, ma si sentiva troppo debole, riusciva a malapena ad evitare che quello le tirasse su la gonna.
Provo ad urlare -Aiut..!- ma il pirata le tappò la bocca.
-Tu provaci di nuovo e dopo che ho fatto di te ciò che voglio ti ammazzo.- la minacciò.
Rimase in silenzio per qualche secondo, continuando a divincolarsi sotto i tocchi del pirata. Dopo pensò di rischiarsela e gli morse la mano con tutta la forze che aveva e a quel punto il pirata le permise di urlare.
-Aiuto!! C'è qualcuno!?- gridò mentre il pirata si asciugava la mano sanguinante sulla camicia sudicia.
Il pirata si avvicinò di nuovo a lei e continuò con quello che stava facendo prima.
-Dio, che schifo..- disse lei con la voce tremante, quasi rotta dal pianto. -Basta, per favore, basta..-
L'uomo era ormai arrivato a tirarle su la gonna e stava tentando di insinuarle le mani tra le gambe. A quel punto ormai Erin decise di lasciarlo fare. Era troppo stanca per continuare a cercare di scansarlo inutilmente con tutte le sue forze. Scoppiò a piangere, tremando e singhiozzando ed iniziò a pregare tutti gli dei che conosceva in tutte le lingue che conosceva.
E qualcuno di questi sembrò ascoltarla.
Qualcuno si era avvicinato a loro, Erin riusciva a vederne l'ombra proiettata sulla terra dalla luna. Distinse dall'ombra allungata, un uomo con una lunga giacca ed un tricorno sulla testa, sotto il quale spuntava una lunga chioma.
-Ehi, tu!- proferì l'ombra.
Il pirata con lo sguardo famelico si girò verso di lui.
-Non si trattano così le signorine, no, no!-
Nonostante fosse stanchissima, Erin pensò che il suo salvatore si esprimesse in modo buffo. Sorrise, contenta del suo arrivo.
-Non ti riguarda, mozzo!- fece l'altro. Prese Erin e la sbattè a terra per poi estrarre la sua spada dal fodero.
Erin a terra, aveva la vista appannata e la testa ricominciò a girarle vorticosamente. Quell'ultima botta non ci voleva.
"Aiutami" pensò, prima di svenire, cercando di dare uno sguardo al suo salvatore.
L'uomo col tricorno aggrottò le sopracciglia ed alzò un dito contro l'aggressore di Erin sventolandolo in segno di "no".
-No.. no, no, no.. Non ci siamo capiti, cara bestiola.- sorrise. -Qui l'unico mozzo che vedo sei tu. Io, assolutamente, ti garantisco che non sono, per nulla affatto, un mozzo.-
Il pirata sbraitò agitando la spada. -Ma che diavolo vuoi!? Chi sei!? Come ti permetti di venirmi a dire cosa devo fare!-
-Aahaha!- il "soccorritore" estrasse la pistola dalla sua cintura di cuoio marrone e gliela puntò contro. -Caro pirata che non è in grado corteggiare le donne.. Io sono il capitano Jack Sparrow..- disse  tirando indietro il cane della pistola. -..Comprendi?-
Il pirata impaurito face qualche passo indietro fissando la pistola che gli era stata puntata contro.
-Sparisci, feccia.- disse il capitano sparando un colpo in aria.
Quello, ancora più impaurito di prima, corse via calpestando un lembo del vestito della ragazza ancora inerme a terra.
Jack sorrise e rimise a posto la pistola, soddisfatto del suo lavoro, soddisfatto di essere stato convincente.
Si avvicinò alla ragazza che aveva appena salvato e si inginocchiò per controllare che stesse bene, anche se non aveva idea di chi fosse. Era viva, respirava. Ora poteva anche lasciarla lì, ma si fermò ad osservarla. Le ricordava tremendamente qualcuno.
Era carina.
"E d'accordo, di ragazze carine ne hai incontrate parecchie Jackie, questo dettaglio non ci aiuta." pensò.
Aveva dei lunghissimi capelli castani e ricci, arruffati. Delle lentiggini appena percettibili le correvano sul naso. Quel neo sul collo. Le labbra dischiuse, sottili. Se solo avesse potuto vedere i suoi occhi, gli sarebbe stato di aiuto. Le osservò le mani in cerca di qualche dettaglio per ricordare chi fosse.
Un anello. Il suo anello. Ricordava vagamente di aver regalato quell'anello a qualcuno. Ma chi era?
-Un momento, fermi tutti.- si disse.
Le scostò una spalla del vestito madido di sudore che indossava cercando di far sì che non si svegliasse o chissà che avrebbe pensato di lui. Osservò la spalla della giovane con attenzione e vide quel tatuaggio, visto anni prima, che riconobbe e che non poteva dimenticare. Sulla pelle della ragazza era disegnata la rosa dei venti sospesa su delle onde che ora, dopo anni, stavano sbiadendo.
Impossibile scordare una ragazza tanto determinata come lei.
-Williams.- sussurrò Jack.
Il capitano la prese in braccio e la portò sulla sua nave, non poteva lasciarla lì in mezzo alla strada. La avrebbe aiutata a riprendersi.
Intanto Jack ricordò il momento in cui l'aveva conosciuta. Dopo poche ore da quando erano salpati da Morant Bay, l'aveva trovata intrufolata sulla sua Perla. Era giovane, molto. E gli piaceva, abbastanza. Avevano fatto un accordo: lei avrebbe cucinato per la ciurma qualcosa di più decente rispetto a quello che mangiavano di solito, e in cambio loro l'avrebbero accompagnata sull'isola di Tortuga. Ricordò i sogni della ragazza e quanto l'aveva trovata strana.
 
-Ebbene Miss Williams! Siamo giunti al termine della vostra meravigliosa corsa sulla mia meravigliosa nave!-
La ragazza sorrise un po' dispiaciuta che il suo viaggio in mare fosse durato meno di un giorno. Quella nave era davvero la più veloce di tutti i Caraibi.
Allungò la mano verso il capitano e quello la prese per stringerla con forza.
-Vi ringrazio, capitano.- sorrise lei. -Non saprò mai come sdebitarmi!.-
-Basterà che una volta diventata pirata sarete dalla mia parte, cara.- rispose lui facendo il suo sorriso provocatorio, mostrando i denti d'oro.
Erin sorrise e le lacrime le velarono gli occhi. Finalmente vedeva una speranza per la realizzazione dei suoi progetti.
-Ehi, i pirati non sono così emotivi.- disse Jack addolcendosi.
-Beh bisogna vedere di quali pirati si parla, capitano.- la ragazza si voltò un'ultima volta verso la Perla Nera guardandola dal porto, poi tornò a guardare il pirata.
-Addio, signor Sparrow.- si voltò e fece qualche passo.
Dopo qualche secondo si sentì chiamare.
-Ohi! Aspetta, aspetta!- il capitano la raggiunse. -Come sei drastica.-
Il capitano le prese la mano destra e le mise un piccolo oggetto freddo sul palmo.
Era un anello.
Un anello d'oro. Con una piccola pietra nera incastonata sopra.
Erin sgranò gli occhi -Capitano?-
-Questo anello è il simbolo della tua fedeltà al mare.- si fermò. -E' un dono, tienilo.-
-Vi ringrazio.-
Jack sorrise agitandole un dito sotto lo sguardo aventi e indietro.
-Così ti ricorderai sempre chi ti ha aperto la via verso i tuoi sogni e ti ricorderai chi sono i tuoi alleati.-fece una pausa -E non chiamarmi signore, va bene Jack.. o capitano.. e dammi del tu, perché io mi sento a disagio a dare del voi a voi.-
Detto ciò Jack girò i tacchi e tornò sulla Perla.




-Signor Gibbs!- chiamò Jack giunto sotto la nave ormeggiata.
-Signore?-
-Aiutami con questa fanciulla in difficoltà!-
Gibbs lanciò una fune al capitano, il quale se la legò in vita e, tenendo la ragazza stretta a sé, si fece tirare su dai suoi uomini.
-Signor Gibbs, vi ricordate la giovanissima Erin Williams?- fece il capitano portando ancora Erin in spalla.
-Come dimenticare quel viso d'angelo!-
-Bene, prepariamole una cabina al più presto.-
Gibbs aggrottò le sopracciglia ancora non capendo appieno la situazione ma comunque rispose.
-Signore, le cabine sono occupate e quelle libere sono stipate di oro e gioielli. Per il momento non ne abbiamo libere, ma possiamo provvedere a ciò nel corso della mattinata.-
Jack si fermò un attimo a fissare il signor Gibbs. Poi alzò le sopracciglia e con aria di superiorità esclamò -Oh bene! Starà nella mia cabina fino a quel momento!-
Sotto lo sguardo ancora non del tutto chiaro di Gibbs, Jack aprì la porta della sua cabina e vi sparì con la ragazza.
La sdraiò sul suo letto, abbastanza grande per permetterle di stare più che comoda. Le slacciò il mantello blu scuro ancora umido per la pioggerellina e lo posò su una sedia, poi le tolse gli stivaletti neri consumati dal tempo e dalla sabbia. La guardò un'altra volta prima di uscire e lasciarla riposare. Era cresciuta, era evidente. Ma i tratti erano quelli, era sicuramente lei. Le stesse lentiggini, le stesse ciglia lunghe, le stesse mani piccolissime. E poi il tatuaggio e l'anello. Era lei senza dubbio, solo era un po' più alta, i capelli più lunghi e rovinati, i palmi delle mani coperte di calli. E il seno...
"Decisamente più prosperoso" pensò Jack.
Si sollevò dal letto per andarsene.
-Ben tornata, Williams.- sussurrò sorridendo.
 
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Erin si rigirò nel letto dove stava. Quel letto era comodo e morbido. Non come il suo. Le doleva ancora un po' la testa, non le andava di aprire gli occhi.
Iniziò a rivedere vivide le immagini di ciò che le era successo la sera prima. Ricordò il pirata puzzolente, le sue stesse urla e l'arrivo di un altro uomo. L'uomo con la voce buffa. Ma chi era? Ricordò di essere svenuta in mezzo alla polvere del terreno di Tortuga. E allora come ci era arrivata sul letto?
Sgranò gli occhi e si rizzò seduta per poi guardarsi intorno.
Quella non era assolutamente la sua baracca!
"Dove diamine sono finita?"
Scrutò meglio l'ambiente intorno a sé. Era seduta su un letto a dir poco enorme che aveva delle lenzuola non proprio pulite, così come la coperta rossa scarlatta che le copriva. Ma era comodo. Tutt'intorno a lei legno. Travi di legno scure, illuminate dall'unica vetrata alla destra del letto. A sinistra invece una scrivania con le peggio cianfrusaglie buttate sopra alla rinfusa. Carte e mappe ovunque. Una sedia, con sopra il suo mantello blu. Non ricordava di esserselo tolto di dosso! Vide poi ai piedi del letto un grande baule in legno scuro anche questo. Vicino la porta un catasta di libri sorretta da un secchio pieno di acqua.
Ad un tratto si rese conto che la struttura dentro la quale si trovava faceva un leggero qua e là e che le assi di legno ogni tanto scricchiolavano. Si alzò affacciandosi alla vetrata opaca dalla quale capì che di fronte a lei c'era il mare. Le prese un colpo.
-Cosa cazzo ci faccio su una nave!?- esclamò a sé stessa.
Corse verso la porta e la spalancò. Si trovò davanti il tronco di un albero maestro e alcuni uomini che la fissavano. Continuò a non capire dove si trovava. Con gli occhi sgranati cercava di reggersi in piedi barcollando. guardò ogni angolo del ponte di quella nave e aveva la sensazione di averla già vista.
Vele nere.
Quelle vele nere avevano un aspetto maledettamente familiare.
 
Jack si trovava sul cassero di poppa e stava dando ordini alla sua ciurma, pronta per salpare dall'isola di Tortuga.
-Mollate la cima d'ormeggio e spiegate le vele!- urlò.
Poi qualcosa catturò la sua attenzione. La ragazza che aveva recuperato qualche ora prima era appena uscita dalla sua cabina sotto il cassero.
Sentita la sua voce, la ragazza si girò e si diresse verso le scale che portavano al timone, dove si trovava il capitano.
Lui le andò incontro con un sorrisetto sulle labbra pronto ad accoglierla.
-Ma buongiorno, mia cara!- esclamò il pirata.
Erin inarcò un sopracciglio.
-Dove mi trovo? Chi siete voi? Perché mi trovo qui?- chiese tutto d'un fiato.
Jack la invitò a sedersi su uno dei barili.
-Calma, calma, giovane fanciulla. Allora, ti trovi qui perché stanotte... anzi, quasi stamattina... mentre te ne andavi in giro, sei incappata in un briccone di pirata della peggior specie che... voleva.. farti cose spiacevoli, diciamo... comprendi?-
La ragazza annuì ed ebbe un sussulto.
Comprendi?
L'aveva già sentita da qualche parte quella parola detta con quel tono.
-Per quanto riguarda le altre due domande..- continuò il pirata alzandosi come per farsi vedere meglio dalla ragazza. -dovresti essere in grado di risponderti da sola, cara!-
Erin aggrottò di più le sopracciglia, se possibile. Ma chi diamine era?
-Ci conosciamo?- chiese.
-Avanti Williams! Come puoi non riconoscermi?-
-Conosci il mio nome??- esclamò lei.
-Oh Dio, chi me l'ha fatto fare di regalarle quell'anello..- borbottò il pirata.
"Anello?"
Jack incrociò le braccia e si avvicinò a lei che lo scrutava con sempre più attenzione, sempre più incuriosita.
-E va bene, io non volevo arrivare a fare questa cosa umiliante. Evidentemente sono invecchiato..- cominciò il capitano.
-Facciamo così.. Immaginami senza barba circa dieci anni fa che ti saluto sventolando la mano proprio da qui.-
Continuò a fissarlo ancora un po', ma aveva intuito chi fosse.
Per confermarglielo Jack indicò l'anello che portava all'indice della mano destra.
Erin cominciò a sorridere.
-Oh mio Dio..- si alzò in piedi. -Jack!!- esclamò.
-L'unico e il solo, dolcezza!-
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Ciao!
Ecco il primo capitolo. Io sono contentissima di averlo scritto e non vedo l'ora di scrivere il seguito. Cercherò di farlo il prima possibile, se gli esami di maturità me lo permettono gentilmente!
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, per favore!
Yo-oh! A presto pirati!
Rack 

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Capitolo 2
*** Exiting the Bay ***


Erin & Jack's Saga
Exiting the bay
 
 
 
Erin non riusciva a crederci: Jack Sparrow, l'uomo che l'aveva aiutata ad arrivare a Tortuga, era lì davanti a lei e dopo ben dieci anni lui era stato in grado di riconoscerla! Lei non lo riconobbe facilmente, non subito. Era cambiato rispetto a dieci anni prima. La sua pelle non era più bianca e liscia. Era molto più abbronzato dell'ultima volta che l'aveva visto. Sul viso aveva qualche graffio e qualche ruga ai lati degli occhi e della bocca, anche se queste erano nascoste dai baffi. Ecco cosa l'aveva tradita! La barba leggera appena accennata che sfociava in due buffe treccine sul mento, decorate da piccole perline, e i baffi leggermente allungati che si arricciavano impercettibilmente all'insù. Queste erano cose che, quando lei lo aveva conosciuto, non c'erano sul volto di Jack. Erin apprezzò in ogni caso. Gli occhi vispi ora avevano una sottile linea nera sotto, che lo rendeva ancora più stravagante. I capelli, o meglio i rasta, erano diventati molto più lunghi, quasi quanto quelli della stessa ragazza. Anche questi erano ornati con treccine e perline. Riconobbe però il tricorno, di cui ricordava fosse gelosissimo. Nessuno poteva toccare il suo cappello. E riconobbe i denti d'oro che si intravedevano dal sorriso del pirata.
Una cicatrice gli era spuntata sul braccio che si diramava e andava a sparire sotto la camicia, per finire non si sa dove.
-Oh mio Dio... Jack!!- esclamò Erin alzandosi dal barile contenente probabilmente rum.
-L'unico e il solo, dolcezza!- rispose il capitano allargando le braccia con fare teatrale.
Erin ebbe il primo impulso di abbracciarlo, come se fossero amici di vecchia data, che avevano passato l'infanzia insieme e che ora si ritrovavano dopo anni. Però si fermò. Alla fine non si conoscevano così bene, avevano passato poco tempo insieme sulla Perla, meno di un giorno. Ma Erin si sentiva legata a lui, anche se col tempo si era scordata la sua faccia da furbetto. Era quell'anello. Un pirata che dona un anello d'oro, effettivamente, non l'aveva mai visto in vita sua.
Jack rimaneva con le braccia allargate, con il sorriso stampato in faccia.
-Beh? Non lo abbracci il caro vecchio Jack?-
Erin non se lo fece ripetere due volte. Gli cinse la vita e lo abbracciò ridendo. Forse quello era il primo contatto sincero che aveva avuto con qualcuno in dieci anni.
Decise di goderselo, mentre il capitano le batteva una mano sulla spalla sorridendo di rimando.
Erin sentì il suo odore. Era un odore forte, ovviamente, ma non era quell' odore nauseante di sudore, accompagnato da quel senso di sudicio tipico dei pirati che alloggiavano alla Sposa Fedele. Non era fastidioso. Riusciva addirittura a non sovrastare l'odore di salsedine di cui erano intrisi i vestiti del capitano.
Erin sciolse l'abbraccio cominciando a sentirsi in imbarazzo e si mise le mani intrecciate dietro la schiena.
-Capitano, non siete vecchio.-
-Oh sì che lo sono, mia cara, 36 anni per un pirata sono tanti.-
-Beh, ma questo non implica il fatto che siate vecchio. Significa solo che sapete vivere meglio degli altri!- rispose lei facendo qualche passo più in là, osservando cosa stessero facendo gli uomini della ciurma.
Capì che stavano per salpare. Il sorriso cominciò a spegnersi e si fece seria.
-Ah e non darmi del voi, te l'ho già detto mi pare!- scherzò lui.
Jack vide che la ragazza si era ammutolita, cosa strana, per quello che ricordava, e capì che stava decidendo se partire con loro o no. Evidentemente lui aveva sbagliato a darlo per scontato.
Le si avvicinò con la sua tipica camminata barcollante.
-Che fai Williams, salpi con noi?-
Erin lo guardò un secondo e poi puntò lo sguardo sul mare.
Aveva l'occasione di fuggire da quell'inferno ed andare per mare. Cosa le costava dire di sì?
Assolutamente nulla.
Era solo rimasta paralizzata dalla situazione. Il mare davanti a lei. Una nave di pirati pronti a salpare. Un capitano che sosteneva i suoi sogni.
Osservò la nave. Era meravigliosa. Non la ricordava così bella, l'unica cosa che ricordava erano le vele nere, al resto non fece caso più di tanto, forse a causa del buio di quella notte, dieci anni prima. Notò che alcune assi del ponte erano di un legno più chiaro, segno che erano state appena cambiate dopo una battaglia.
Chiuse gli occhi e fece un respiro a pieni polmoni. La brezza del mare le arrivò dritta ai polmoni e decise che mai avrebbe voluto che se ne fosse riandata.
Intanto Jack alla sua destra ghignava, speranzoso. Non vedeva da tempo una persona così simile a lui.
-Sì, capitano.- rispose infine Erin.
Jack alzò le sopracciglia. -Ah! Bene!-
Il capitano si affacciò dal cassero e chiamò Gibbs.
-Signor Gibbs! Si parte!-
-Agli ordini, capitano!-
Jack si voltò di nuovo verso la sua nuova compagna di viaggio.
-Il signor Gibbs? C'è anche lui?-chiese Erin.
-Certo! Che ti aspetti che in dieci anni faccia morire tutta la mia ciurma?-
-Assolutamente no, siete un ottimo capitano signor Sparrow!- rise lei.
Jack invece si fece serio. -Senti ragazza, o mi dai del tu o ti faccio pulire il ponte insieme al resto dei mozzi.-
-Va bene, capitano.- rispose lei cercando di soffocare una risatina.
Jack la osservò. Era molto bella. E con gli occhi aperti lo era ancora di più. Scrollò la testa e notò che da quando l'aveva rivista l'aveva pensato già fin troppe volte.
"Non bene." pensò mettendosi al timone per guidare la nave fuori dal porto di Tortuga.
Mentre la scrutava si rese conto che la ragazza indossava ancora quel vestitino e quegli stivaletti scomodissimi, abbigliamento poco adatto in mare aperto, anche se piacevole alla vista.
Scrollò di nuovo la testa e fissò lo sguardo dritto avanti a sé per concentrarsi sulla nave.
 
 
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Erin osservò Jack mettersi al timone e manovrare con facilità la sua perla, mentre i suoi mozzi si impegnavano a spiegare le vele. Lo vide sorridere e poi scrollare la testa, ma non ne capì il motivo. Si disse che era normale per Jack Sparrow. Sentì la nave cominciare a muoversi sotto di lei e qualche asse che scricchiolava. Guardò un'ultima volta l'isola di Tortuga. Aveva sprecato dieci anni della sua vita in quella locanda. Il solo pensarci le dava il voltastomaco.
Usciti dalla piccola baia cominciò a sentire la leggera brezza mattutina del mare sfiorarle il viso e scostarle i ricci arruffati dal volto.
Assaporò ogni singolo istante di quel momento in cui lasciò definitivamente la terra ferma e quel posto che ormai era arrivata ad odiare.
In quel momento Jack fece cenno al signor Gibbs di mettersi al timone per sostituirlo.
Gibbs corse subito a fare ciò che il suo capitano gli aveva ordinato, ma, una volta salite le scale, prima di mettersi al timone, fece un inchino ad Erin.
-Felice di riavervi tra noi, Erin!-
-Salve, signor Gibbs!- rispose la ragazza sorridendo.
Gibbs prese il posto del capitano e puntò gli occhi sul mare.
Jack si avvicinò ad Erin e mise un braccio sul parapetto al quale Erin era appoggiata.
Erin si voltò per ascoltare che cosa avesse da dire.
-Allora, dimmi un po'..- indicò il vestito di lei. -stai comoda con questo succinto vestitino?
Lei osservò il suo stesso corpo.
-Effettivamente no.- rispose.
-Uhm..- il capitano si mise un dito sul mento e pensò un attimo, poi aggiunse:- Vieni, magari Elizabeth ha qualcosa da prestarti.-
Scese le scale del cassero di poppa ed Erin lo seguì.
Chi era Elizabeth?
Erin lo seguì negli alloggi. Attraversarono un corridoio piuttosto spazioso per essere quello di una nave, passando davanti anche alla stanza nella quale si era svegliata Erin. Ad un certo punto giunsero nella terza cabina a partire dall'inizio del corridoio e Jack diede un colpo alla porta, ma non per bussare e chiedere permesso, anzi, per avvertire che stesse entrando, non gli interessava chiunque ci fosse dentro.
Ciò che ne segui fu infatti la voce urtata di una donna.
-Jack!! Potresti anche bussare prima di entrare!-
-In effetti..- commentò una voce maschile che sentì Erin fuori dalla stanza.
Era riuscita ad affacciarsi leggermente, riuscendo a vedere solo il letto con una grande vetrata dietro.
-Oh, suvvia, non avrei potuto trovare niente di scandaloso. Tanto tu sei un eunuco!-
Erin arricciò il naso. Sicuramente scherzava, l'aveva intuito da sé.
-Basta, Jack con questa storia. Chiedilo a Elizabeth se sono un eunuco.-
-Will!!- esclamò la donna.
I due uomini ridacchiarono distrattamente.
Poi Jack si ricordò di Erin.
-Comunque bando alle ciance!- si voltò e le fece cenno di venire avanti. -Mia cara Erin, ti presento il mio primo ufficiale, William Turner..-
Turner salutò con un cenno del capo la ragazza che ricambiò con un sorriso.
-.. e sua moglie, Elizabeth Swann.-
Poi si rivolse ai due, con i quali, Erin intuì, aveva un rapporto molto stretto, anche se tutti e tre fingevano un odi et amo.
-Signori, lei è Erin Williams, la ragazza di cui vi ho parlato prim...-
-Tutta la mattina, Jack? Oh, sì! Ciao, è un piacere conoscerti finalmente, Erin.- fece William con un sorriso per prendere in giro Jack, per poi stringere la mano ad Erin.
-Ehm.. Piacere mio William!- disse Erin un po' imbarazzata.
Aveva sul serio parlato tutta la mattina di lei, oppure William voleva solo metterlo in imbarazzo?
Fatto sta che Erin arrossì in modo particolare.
-Ahahaha, non dar retta Erin, William è una persona che ama scherzare.. Raramente..- disse Jack per poi guardare William socchiudendo gli occhi.
Ad Erin venne da ridere.
-Comunque!- Jack interruppe quella strana situazione. -Cara Elizabeth, la mia amica qui avrebbe bisogno di qualcosa di più "piratesco" da indossare. Comprendi?-
Elizabeth lo squadrò.
-Per favore.- aggiunse il capitano.
La ragazza bionda annuì.
-Certo, vieni Erin, frughiamo un po' in questo baule!-
Erin entrò nella cabina osservandola. Era praticamente uguale a quella dove si era svegliata, solo che c'erano meno scartoffie gettate alla rinfusa ovunque. Si vedeva che era la cabina di un primo ufficiale. Si avvicinò ad Elizabeth che le strinse la mano sorridendole calorosamente. Non era l'unica donna pazza allora.
-Bene, vi lascio sole.- fece Jack uscendo dalla stanza.
Tempo tre secondi che era già tornato indietro, mentre Erin si stava togliendo gli stivaletti, e si affacciò dentro la stanza.
-William?-
-Sì Jack?-
Jack guardò velocemente Erin che si era fermata per capire cosa stesse facendo, poi tornò a guardare il primo ufficiale.
-Aehm.. Non credi che dovresti lasciarle sole anche tu?-
Will sorrise.
-Jack, tranquillo, mi sto solo mettendo gli stivali, adesso arrivo.-
Il capitano rimase lì a fissarlo. -Fai, ti aspetto!-
Intanto Elizabeth ghignava senza farsi vedere da nessuno.


 
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-Allora? Che ne pensi?-
-Sì, sto decisamente più comoda di prima e questi stivali sono la cosa più comoda che abbia mai indossato!- rispose eccitata all'idea di stare diventando sempre più pirata, ora anche nell'aspetto.
Sì osservò nello specchio legato al muro di legno della Perla. Ora indossava ai piedi dei larghi stivali marroni, dei pantaloni leggeri neri sbiaditi, infilati dentro gli stivali. Una camicia larga con uno scollo profondo a V, ma magra come era non c'era assolutamente niente da vedere a detta sua. Sopra la camicia indossava una lunga giacca, marrone di pelle, con delle macchie, che ovviamente non erano state fatte volutamente da chi l'aveva creata.
Si raccolse i voluminosi capelli ricci in una treccia lunga quasi fino al sedere e mise le ciocche che sfuggivano ribelli dalla treccia dietro le orecchie.
Elizabeth vide qualcosa brillare sotto i capelli raccolti di Erin.
-Sai, non so quanto ti conviene portare degli orecchini d'oro quando sei in mezzo ai pirati.- le disse la bionda.
Erin sorrise.
-Non posso separarmene Elizabeth.- fece una pausa abbassando lo sguardo. -E' tutto ciò che mi rimane di mia madre e di mio padre.-
Non erano chissà quale sfarzoso gioiello. Erano dei semplici piccoli cerchi d'oro. Non se ne sarebbe mai separata. I suoi genitori glieli avevano regalati poco prima che salpassero e che la loro nave, erano pescatori, venisse inghiottita da una tempesta in mare aperto.
-Oh.- fece la bionda. -Va bene. Adesso andiamo sul ponte, coraggio.-
Erin sorrise, annuì e la seguì.
 
 
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Jack era sul ponte appena sotto il cassero di poppa ed osservava il mare piatto come una tavola, quando si sentì chiamare dal suo primo ufficiale, il quale a quanto pareva quel giorno aveva deciso di essere anche il suo primo seccatore, che stava al timone.
"Che diavolaccio rivuole quell'eunuco!" pensò Jack risalendo le scale del cassero per raggiungerlo.
In cuor suo già lo sapeva. Aveva visto sia lui che sua moglie ghignare e ammiccare.
-Che c'è?- incrociò le braccia. -Oggi mi chiami un po' troppo spesso William. Il fatto che tu sia un eunuco sta diventando fastidioso anche per me!-
William rise.
-Ti brucia eh?-
Jack aggrottò la fronte.
-Che cosa?-
-Ahaha sì, ti brucia.-
-Io non capisco di cosa tu stia parlando.-
Il capitano si voltò verso il ponte decidendo di ignorare ciò che stava dicendo Will.
Ciò che vide lo colpì tanto da rimanere imbambolato con una mano appoggiata sul parapetto del cassero.
Strinse gli occhi, come per tentare di vedere meglio.
Erin vestita così era decisamente più bella a parer suo.
Lei lo guardò e dal ponte gli fece un teatrale inchino e Jack, di risposta, le sorrise facendole un cenno con la testa, senza dire una parola.
Ad un tratto il capitano sentì una voce dietro di se.
-Attento che ti sciogli.-
Alzò gli occhi al cielo e si voltò verso William per mollargli un po' pugni addosso e fingere di minacciarlo con la spada. Will alzò le mani in segno di resa ridendo.
-Maledetto cane rognoso.- ghignò infine al suo primo ufficiale.
Jack, ora che Erin era di nuovo tra i piedi, si sentiva vulnerabile. La sua presenza lo addolciva, gli ricordava i suoi primi tempi da capitano della Perla Nera. Quella ragazza gli faceva uno stranissimo effetto, e il fatto che William se ne fosse accorto e non la smetteva di punzecchiarlo non gli facilitava la situazione.
E neanche vedere Erin che lo salutava con gli occhi ridenti facilitava la situazione.
-Jack!-
Elizabeth lo chiamò.
-Che diavolo stai facendo?-
Jack alzò gli occhi al cielo scrollando la testa in modo buffo, rimettendo la spada nel fodero. Poi si girò verso la donna.
-Oh niente, dolcezza, stiamo solo giocando ad ammazzarci.-
Intanto Erin aveva seguito Elizabeth ed avevano raggiunto i due.
Jack osservò Erin e le fece un sorriso inclinando la testa di lato, per osservarla meglio.
-Sei uno schianto, gioia.-
Erin sorrise imbarazzata e ringraziò il capitano.


 
Dopo poche ore erano in mare aperto: non si vedeva più neanche un granello di terra. Erin aveva l'umore alle stelle, non aveva fatto altro che ridere nell'ascoltare le assurde storie del signor Gibbs insieme ad Elizabeth. Ogni tanto Jack le diceva qualche frasetta strana e buffa come suo solito. Erin lo adorava, qualsiasi cosa facesse, per lei era come una specie di modello, un mentore, da cui prendere esempio per non farsi mai fregare da nessuno, cosa necessaria nella vita di un pirata. Si sentiva molto legata a lui, anche se si erano visti solo una volta nella loro vita. Sfiorò involontariamente l'anello, ripensando a ciò che il capitano le aveva detto dieci anni prima. Una promessa di fede al mare e un modo per ricordarsi dei suoi alleati. Un modo per ricordarsi di Jack: il suo unico alleato.
Ad un certo punto sentì una mano toccarle la spalla. Quando si girò vide che era Will.
-Scusa se ti disturbo.- disse subito lui.
-No, no, figurati! Non ho nulla da fare tanto.- rispose lei sorridendo.
William sorrise.
-Bene. Volevo sapere come ti stai trovando, niente di più.-
-Benissimo, sono la persona più felice del mondo al momento. Sai William, andare per mari è sempre stato il mio sogno da che ne ho memoria. E' tutto merito vostro se ora riesco a realizzare questo sogno.-
Il primo ufficiale annuì sorridendo.
-E di Jack, invece, che mi dici?-
Erin inarcò un sopracciglio.
-In che senso, Will?-
Will si passò una mano sul mento.
-Beh nel senso... Beh, tu non lo vedi da dieci anni, quindi ovviamente non te ne accorgi, ma da quando sei su questa nave, Jack è.. come dire.. si è addolcito.-
Erin stavolta alzò entrambe le sopracciglia.
-E dici che sia merito mio?-
-Forse? Chi lo sa cosa passa per la mente di quel matto.
Erin scoppiò a ridere e fu seguita da William.
Nel frattempo sentirono dei passi che si avvicinavano verso di loro. Era Jack che era appena uscito dalla sua cabina e li aveva raggiunti per sapere cosa li stesse facendo divertire tanto.
Si parò di lato ai due con le braccia sui fianchi e sollevando un po' il mento. Li squadrò dall'alto al basso.
"Turner, che stai facendo..?"
Storse un momento la bocca e chiese:
-Cos'è che vi sta facendo ridere tanto, se mi è concesso sapere?-
Erin rimase in silenzio, guardando William per incitarlo a rispondere.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo - Parlavamo di quella volta in cui sei fuggito da un'isola a cavallo di una coppia di tartarughe marine.-
"Che??" pensò Erin soffocando una risata.
-Ahaha, già, bella esperienza quella!- esclamò Jack. -Adesso vai, tua moglie ti stava cercando. Poverina non ha ancora capito che sei..-
-Sei un disco rotto, Jack..- disse Will mentre se ne andava.
Jack, soddisfatto di averlo fatto andare via, lo guardò allontanarsi con un fastidioso sorrisetto furbo sulla faccia. Poi si voltò di nuovo verso Erin.
Era all'incirca metà mattina ed il sole iniziava a picchiare forte. Erin infatti notò che Jack si era tolto la giacca lunga e si era arrotolato le maniche della camicia, lasciando intravedere delle cicatrici lungo le braccia abbronzate. Erin le osservò, ma distolse subito lo sguardo. Magari al capitano non sarebbe piaciuto.
-Non ti darà più fastidio per un po'!- disse infine Jack.
-Oh ma non mi stava dando fastidio! Will è una delle persone più educate che abbia mai conosciuto!-
Jack la fissò. -Mh, già.-
Erin sorrise, poi si voltò di nuovo verso il mare per osservarlo ancora. Jack fece la stessa cosa.
-Jack, non ti ho chiesto una cosa importante.-
L'uomo rizzò le orecchie. -Oh, beh, dimmi pure.-
-Dove siamo diretti?- chiese Erin con lo sguardo fisso sul mare.
Anche Jack continuò ad osservare il mare, come se potesse già figurare la meta davanti a sé. Poi con un ghigno malizioso rispose ad Erin.-
-Europa.-
Erin sgranò gli occhi
-Come scusa? Hai detto che stiamo andando in Europa?-
Jack finalmente la guardò, visto che lei era scattata con lo sguardo verso il capitano.
-Sì, tesoro! Precisamente in Spagna, comprendi?-

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Buonasera a tutti!
Ecco a voi il secondo capitolo! E' un capitolo di passaggio, in cui ho cercato di descrivere come Erin cominci ad ambientarsi a bordo della nave.
Ora devo fuggire a letto perché sto morendo di sonno, perdonatemi qualche svista dunque, perché non ho fatto in tempo a ricontrollare il capitolo, ma non vedevo l'ora di pubblicarlo!
Mi prendo solo un momento per ringraziare velocemente tutti coloro che hanno recensito la storia e tutti coloro che l'hanno inserita tra  le ricordate, le seguite e le preferite <3 Siete stati di grande aiuto per me nell'infondermi coraggio, magari anche involontariamente.
Aspetto ansiosamente delle recensioni!
Grazie davvero,
Rack 

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Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


Erin & Jack's Saga
Rivelazioni
 
 
 




Erano passate ormai tre settimane da quando Erin era salpata da Tortuga insieme alla ciurma di Jack Sparrow, verso la Spagna. Non aveva capito di preciso quale fosse il motivo di quella meta, Jack non aveva dato molte spiegazioni. Aveva detto solo che voleva visitare l'Europa, a partire dalla Spagna. Tutte quelle settimane di viaggio solo per una gitarella in Europa? Erin non ne era tanto convinta. C'era sicuramente qualcos'altro sotto che Jack non voleva dirle. Si era data due compiti in quelle tre settimane:
1) Scoprire il vero motivo per cui Jack voleva andare in Europa;
2) Scoprire perché non voleva dirle la verità.
Non riuscì a portare compimento nessuno dei due. Nessuno sapeva niente, tutti sapevano semplicemente che era giunto il momento di visitare l'Europa. Nemmeno Will, il primo ufficiale, sapeva niente.
Era riuscita ad ambientarsi facilmente sulla nave, anche se alcuni marinai ancora non la vedevano di buon occhio. Sapeva già da sé che, secondo la tradizione, avere una donna a bordo portasse male, ma a lei non importava. Quello era il suo sogno e nessuno l'avrebbe fermata, nemmeno un mucchietto di omuncoli superstiziosi.
Aveva stretto amicizia con Elizabeth e William facilmente: anche loro condividevano il suo stesso amore per il mare.
E Jack?
Jack in quelle tre settimane era molto spesso vicino ad Erin. Aveva iniziato a darle delle lezioni per imparare a tirare di spada, per non farla trovare impreparata. Scoprirono insieme che la ragazza aveva una mira infallibile con la pistola, anche se Erin amava molto di più combattere con la spada. Per lei un combattimento con la spada era uguale ad una danza. Amava combattere con eleganza e finezza, sfruttando tutto ciò che la circondava.
Si stava allenando con Jack quel giorno, pronta ad una ennesima sconfitta.
Erano immobili, l'unico movimento che si poteva percepire era quello della nave che li cullava. Lo sguardo di Erin vagava ovunque in cerca di ogni minimo segnale di attacco da parte dell'avversario, mentre lo sguardo di Jack era fisso sulla ragazza e la guardava molto intensamente con un ghigno sulle labbra che le confondeva completamente le idee. Erin cercò di pensare ad altro e quando Jack fece sfiorare la sua lama contro quella della ragazza, lei era sull'attenti, pronta ad essere attaccata e difendersi.
Quello che fece Jack, però, la spiazzò. Il capitano in fatti aveva fatto un teatrale inchino e si era semplicemente girato di schiena per poi iniziare ad andarsene per la sua strada senza dire una parola. Erin non l'aveva capito proprio. Aggrottò le sopracciglia ed allargò le braccia.
-Ma cosa..!?!- fece la ragazza.
Jack continuava a camminare.
-Ehi!! Dove stai andando, di grazia?- 
Jack si fermò rimanendo girato di schiena, poi sospirò.
-Erin. Fingi che io sia il tuo peggior nemico.- fece una pausa -Ti do le spalle.. Tu che fai?-
Erin ci pensò un attimo.
-Beh.. In teoria... Non si attacca alle spalle durante un duello.-
Jack alzò gli occhi al cielo e sussurrò un "Mannaggia" a mezza bocca, poi si voltò verso la ragazza e camminò verso di lei barcollando e gesticolando.
-Allora, mia cara giovane Erin. Mi pare di avertelo già detto, ma te lo ripeto.- la raggiunse e le mise le mani sulle spalle -Tu non devi mai ascoltare gli insegnamenti di William. Se stai duellando con lui, con me o con la scimmia del cavolo allora sì, non si attacca alle spalle. Ma se stai combattendo contro il tuo peggior nemico.. che so io.. lo spietato Barbanera, per esempio, tu lo devi attaccare da tutte le parti ed eliminarlo. Comprendi?-
Erin sorrise ingenuamente ed annuì.
Jack fece un cenno di assenso con la testa. -Bene! E vedi di ricordartelo stavolta!- poi si voltò dando le spalle alla ragazza. -Quindi riproviamo. Sono il tuo peggior nemico e sono di spalle, che fai?-
Erin sorrise diabolicamente facendo roteare alcuni oggetti che le erano 'magicamente' apparsi tra le mani.
-Beh, Jack.. sei il mio peggior nemico disarmato.-
Jack corrugò la fronte e si portò subito le mani alla cintura, scoprendo di non avere più nessuna delle sue due pistole, né la spada.
-Williams, devo ammettere che mi hai stupito, complimenti!-
Jack si girò e le porse le mano, per sitrngerla, ma Erin non volle cadere nella sua banalissima trappola e così nella mano di jack ci mise la sua spada sorridendo.
-Direi che merito un premio capitano!-
Jack alzò le sopracciglia. -Ah sì? Di che genere di premio si tratta?-
Erin roteò gli occhi. -No, tranquillo, nulla di ciò che ti aspetti!-
-Ohi! Io non mi aspetto niente!-
Erin rise di gusto quando Jack arrossì, trovandolo tenerissimo.
-Tranquillo, capitano. Voglio come premio delle informazioni!-
Jack smise per un attimo di respirare. Il momento che più aveva temuto da quando Erin era salita sulla Perla era arrivato. Sapeva che sarebbe giunto, perché Erin non era tipo da non investigare e da non accorgersi di ciò che le succedeva intorno.
Jack si chiarì la voce. -Dimmi pure.-
Erin infilò la spada nel fodero e si sedette su un barile a caso che si trovava sul ponte e mettendosi le mani sulle ginocchia.
-Allora.. voglio sapere prima di tutto il vero motivo per cui stiamo andando in Spagna..- Jack annuì. -E poi voglio che mi dici perché me lo vuoi tenere nascosto.-
Jack si passò una mano sul mento e sulle treccine. Si avvicinò ad Erin e si appoggiò col gomito ad un altro della schiera di barili si cui si trovava la ragazza.
-Cara Erin, non è che voglio tenertelo nascosto.- fece una pausa per cercare di trovare le parole adatte da usare in quella delicata situazione. -E' che ho paura di come reagirai.-
Erin aggrottò le sopracciglia. Non capiva. Era qualcosa che riguardava lei dunque?
-Forza Jack, dimmelo.-
-Dunque.. Stiamo andando in Spagna.. a trovare un amico.-
-Un amico. Certo.-
-Aspetta, aspetta! Fammi finire! Stiamo andando in Spagna a cercare questa persona che ho incontrato su per giù tre o quattro anni fa. Questo amico è uno dei nove pirati nobili. Sai cos'è la Fratellanza? Il Consiglio della Fratellanza l'hai mai sentito nominare?-
Erin annuì senza fiatare, per non interrompere Jack.
-Bene.- riprese lui. -Diciamo che lui è il pirata di cui mi fido di più. Deve aiutarmi a trovare una cosa. Una cosa molto bella.-
Silenzio.
Erin fece un cenno con la testa per incitarlo a continuare.
-Si tratta di una grotta. Una grotta fatta completamente di topazi.-
Erin sgranò gli occhi. -Che?? Non ci credo. Te lo sei inventato!-
-No Erin, non me lo sto inventando!- esclamò Jack tirandosi su e sentendosi offeso. -Ne ho sentito parlare dal mio ex primo ufficiale Barbossa che chiamava questa grotta con un nome in spagnolo che non ricordo quale fosse, ma sicuramente il caro vecchio Pet... ehm.. amico pirata nobile, saprà aiutarmi!-
Erin si irrigidì, rizzò le orecchie.
-Jack?-
-Sì?-
-Per quale motivo dovresti temere la mia reazione?-
Jack sfoderò il migliore dei suoi sorrisi. -Tesoro.. tesoro.. allora.. come dirtelo.. ecco..-
Erin aveva gli occhi fissi su Jack, era immobile e dal suo sguardo trapelava un luccichio, un misto tra stupore, paura, tristezza. Forse aveva intuito.
-Jack, dimmi come si chiama questo pirata nobile.-
-Si chiama Peter.-
Gli occhi di Erin si velarono di lacrime.
-Peter?- chiese lei con un filo di voce.
-Erin.. lo sai.-


Erin sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca. Ogni volta che sbatteva le palpebre una lacrima colava lungo le sue guance sbiancate di colpo. Non poteva crederci. Suo padre, Peter Williams, era vivo. Era sopravvissuto a quella orribile tempesta. E sua madre? Era viva anche lei? Non lo sapeva e non l'avrebbe saputo per un po', perché non riusciva più a proferire parola. Fissava le assi del ponte della Perla e Jack fissava lei, senza riuscire a decifrare i suoi sentimenti.
Suo padre era vivo. Era un pirata. Uno dei nove pirati nobili. Ed era in Spagna.
Aveva tante domande da fare in quel momento a Jack che continuava a guardarla come se fosse un bicchiere del più fino cristallo in grado di rompersi con una folata di vento.
Come era sopravvissuto? Perché era diventato un pirata? Perché non era mai tornato a cercarla? E come diamine ci era arrivato in Spagna?
La domanda che più la attanagliava era perché non fosse andato mai a cercare sua figlia.
Cominciò a mancarle il respiro, si sentiva soffocare e le girava la testa. Le sembrava di stare affogando sott'acqua. Lei era stata male per tutto quel tempo per la morte dei suoi genitori, ed ora veniva a scoprire che suo padre in realtà era vivo. Lei lo credeva morto. E invece stava vivendo la sua vita senza di lei.
Erin non riusciva a capire cosa stesse provando in quel momento. Rabbia, tristezza, paura, non lo sapeva più.
Annaspò scendendo dal barile. Le mancava l'aria fisicamente e continuava a fissare il legno sotto i suoi piedi.
Jack fece un passo verso di lei.
-Erin..-
La ragazza lo fermò con un cenno della mano.
Ora aveva la nausea.
Si mise una mano sullo stomaco e corse verso la sua cabina. Afferrò il secchio dietro la porta della stanza e vi vomitò dentro tutto quel poco che aveva mangiato quel giorno.
"Ma brava Erin, le provviste stanno finendo e tu, invece di tenertele strette, le vomiti!" pensò.
Sentì bussare alla porta che non si era nemmeno accorta di aver chiuso.
-Erin? Che succede?-
Era Elizabeth.
-Niente Beth, tra poco mi passerà. Lasciatemi sola, per favore.-
Erin continuava a sentire bussare alla porta, ma non voleva nessuno. Riuscì a trascinarsi fino al letto e vi si buttò sopra, per poi sprofondare in un sonno talmente profondo da sembrare che fosse svenuta.


 
 
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-CHE COSA HAI FATTO TU??!!??- esclamò Elizabeth furiosa.
Jack si allontanò di scatto dalla donna che sembrava stesse per mangiarlo vivo.
-Ehi! Cos'altro potevo fare? Erin non è stupida e aveva capito che non stiamo andando in Spagna per una bella scampagnata.-
Jack fece una pausa, mentre Elizabeth si passava le mani tra i capelli.
-E poi da te non me l'aspettavo proprio, cara. Avresti preferito che non glielo dicessi?-
Elizabeth tacque.
- Non credi che si sarebbe sentita tradita una volta giunti a Cadice e trovato il suo paparino a capo di una piccola, ma potente, flotta pirata?-
Silenzio.
-Bene, allora falla finita con questa farsa dell'amica premurosa. Il tuo piano l'avrebbe distrutta.-
Elizabeth se ne andò indignata sotto lo sguardo di Jack e William.
-Dovresti tenerla un po' più a bada, amico.- disse il capitano.
-Sai che è impossibile, Jack.- sorrise l'altro.
Rimasero in silenzio per un po' ad osservare il riflesso della luna e delle stelle sull'acqua.
Jack pensò che orami era trascorsa mezza giornata da quando Erin si era chiusa nella sua cabina.
-Jack hai fatto la cosa giusta.-
William lo sapeva che quella sarebbe stata l'unica cosa da fare. Ed era convinto che anche Elizabeth lo pensasse, ma non voleva darla vinta a Jack, come sempre.
-Sai, forse dovresti andare a vedere come sta.- continuò Will.
Jack si mise le mani sui fianchi. -Beh secondo la mia esperienza Will, posso dirti che una donna quando ha dei turbamenti in mente è meglio che venga lasciata sola.-
-Jack..- Will sorrise. -Ti garantisco che invece è tutto il contrario.-
-Tu dici?-


 
 
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Jack si stava dirigendo verso la cabina di Erin, quando si rese conto che nello stesso momento gli aveva brontolato lo stomaco.
Effettivamente era dalla notte prima che non metteva qualcosa sotto i denti e pensò che anche ad Erin magari fosse tornato l'appetito. O meglio, la fame.
Scese le piccole scale che portavano alla modesta cucina di cui era munita la Perla Nera e quando vi entrò l'improvvisato cuoco lo guardò strano. Jack non scendeva mai li dentro.
-Ned!-
-Capitano?-
-Ned devo chiederti un favore. So che sei molto impegnato a razionare il cibo, ma vedi mi servirebbero giusto delle gallette. La nostra Williams è stata poco bene.-
-Capitano, ai vostri ordini!-
Ned frugò un po' in giro per la cucina.
-Capitano, stamattina miss Williams non ha voluto mangiare il suo uovo. Posso cucinarle quello.-
Jack annuì ed attese pochi minuti che il pasto per Erin fosse pronto. Mentre attendeva Jack aveva preso quattro gallette e vi aveva spalmato, o meglio spiaccicato/spappolato, sopra un po' di avocado. Durante il pomeriggio avevano fatto sosta in un piccolo porto e Jack aveva colto l'occasione per sgraffignare qualcosa di nascosto come monete, cibo, vestiti. Avevano così recuperato un po' di provviste e potevano stare tranquilli di riuscire a sopravvivere per un'altra settimana, il tempo di arrivare a Cadice.
Jack prese il piatto quadrato di legno ed un forchetta di ferro, dirigendosi verso la cabina di Erin.
Giunto davanti la porta della stanza bussò ma non ricevette risposta. Provò comunque ad aprirla e si rese conto con suo grande stupore che non era più chiusa a chiave.
"E' uscita?" pensò "No, avrà aperto per farci capire che si è calmata.... Oppure semplicemente non l'ha mai chiusa a chiave e noi siamo scemi che l'abbiamo creduto"
Aprì un po' la porta e fece capolino.
-Si può?- chiese.
Vide che Erin era in camicia da notte. In realtà la camicia da notte era uguale alla camicia da giorno, solo che era più lunga. Erin l'aveva trovata nel baule che c'era ai piedi del suo letto. Era seduta sulla cassapanca in legno rivestita di cuscini accanto alla grande finestra opaca che dava sul mare. Qualche pezzo di vetro della finestra si era rotto e c'erano dei piccoli buchi dai quali Erin osservava il mare e ne percepiva l'odore. La vide girarsi verso di lui ed annuire con un accenno di sorriso sulle labbra, così Jack entrò chiudendosi la porta alle spalle.
Entrando, Jack percepì un fresco profumo di rosa e capì che Erin si era fatta il bagno, vista anche la tinozza mezza piena al centro della stanza. La osservò di sfuggita mentre camminava verso di lei per poi tornare a fissare il pavimento. Non era certo il tipo da azioni gentili e carinerie e non sapeva proprio dove altro guardare. I capelli della ragazza ora erano raccolti con una spilla sopra la testa e qualche riccio le ricadeva ai lati del viso.
Jack non l'aveva mai vista così. Né così pulita, né così vestita (o svestita), né così genuina.
Erin fece spazio a Jack e si tirò su seduta incrociando le gambe.
-Come stai?- chiese Jack dopo essersi seduto con ancora in mano il vassoio per Erin.
Erin guardò Jack, poi tornò a fissare il mare.
-Io.. in realtà non lo so Jack.- si voltò verso di lui. -Io sono arrabbiata.-
Jack deglutì. -Uhm.. con chi?-
-Con mio padre Jack. Non riesco a darmi una spiegazione sul perché non sia mai venuto a cercarmi. Sono passati più di dieci anni, come può non essergli passato per la mente che io potessi essere in pericolo da sola?-
-Erin non..-
-No, Jack. Non è possibile che non abbia avuto tempo. Non ci credo. E poi sono triste. Mi sento in colpa perché sono arrabbiata con mio padre. Mi sento triste, perché nessuno di voi mi ha detto la verità. E' quasi un mese che siamo in viaggio. So che anche Elizabeth e William ne erano al corrente, non tentare di giustificarli, vi sentivo litigare.-
Jack rimase in silenzio, come un bambino che viene scoperto a rubare la marmellata. Non sapeva proprio che dire. Forse in tutta la sua vita non si era mai trovato in una situazione del genere.
-Erin..- fece un gran sospiro. - Io non volevo rovinarti tutto il viaggio. Eri così contenta tutti i giorni tutto il giorno che ogni volta che pensavo di dirti una cosa del genere vedevo anche la tua gioia distruggersi. Ed è quello che è successo oggi. Non avrei mai voluto farti questo, ma credo che vedere tuo padre direttamente a Cadice ti avrebbe fatto stare ancora peggio.-
Erin gli sorrise, contenta del pensiero premuroso che il pirata aveva avuto nei suoi confronti.
Jack si trovò di nuovo senza sapere cosa dire.
-Oh!- esclamò. -Hai fame? Ti fatto preparare apposta tutte queste prelibatezze che non mangiamo quasi mai!-
Erin rise per il sarcasmo del capitano.
-Oh capitano, vi ringrazio per questo vostro gesto, non vedevo l'ora di assaggiare un buonissimo e rarissimo uovo al tegamino e.. oh mio dio!- Erin guardò Jack, poi guardò il piatto, poi di nuovo Jack. -Dove cavolo l'hai preso l'avocado!?! Erano due settimane che non ne vedevo uno!- continuò prendendo il piatto tra le sue mani.
Jack mise le mani sui cuscini buttando il suo peso leggermente all'indietro.
-Sai, piratessa affamata, mentre tu giocavi a fare la donnina felice che si improfuma e si fa i sonnellini, noi abbiamo fatto porto per qualche minuto e ci siamo rifocillati di provviste, argento e vestiti.-
-Sul serio?- chiese Erin addentando una galletta -Non me ne sono accorta!-
-Già!- annuì Jack. -Bene, miss Williams, vi lascio alla vostra cena.-
Fece per alzarsi, ma si sentì trattenere per un polso da due piccole e affusolate dita.
-No, Jack, fammi compagnia.-
L'uomo si rimise al suo posto e osservò la ragazza mangiare tutto ciò che c'era nel piatto come se non ci fosse un domani ed alla velocità della luce.
-Avevi fame!- esclamò .
-Tu non sai quanta!- rise lei.
Dopo poco Erin si fece seria.
-Jack... sai niente invece di mia madre?-
Jack ci pensò su pochi attimi. -No, Erin, mi dispiace. Nemmeno tuo padre sa dove sia. Né sa se sia viva o morta.-
-Scusa, ma se tu io padre lo hai conosciuto tre o quattro anni fa, vuol dire che a quel tempo già conoscevi me..-
-Esatto.-
-Gli hai parlato di me?-
-Sì, gli ho raccontato di avere incontrato e scortato una giovanissima Erin col suo stesso cognome e con la sua stessa voglia di solcare mari a Tortuga.- fece una pausa -E lui, sconvolto, mi disse che ti credeva morta perché così aveva sentito dire da uno dei suoi pirati mandati in missione per un anno nei Caraibi.-
-In missione??-
-Ti racconterà tutto lui, Erin.-
Erin annuì con uno sguardo preoccupato e si portò le ginocchia al petto.
-Erin..- Jack le accarezzò un braccio che teneva strette le gambe della ragazza. -Lui ti vuole bene e non si è mai dimenticato di te. Tra pirati è così.- le sorrise fece per alzarsi.
Ma Erin lo trattenne ancora.
-Jack ti prego, non lasciarmi sola.-
-No, non ti lascio sola.-
Detto ciò Jack prese una coperta dal letto della ragazza.
-Vieni con me.- le disse porgendole la mano.
-Dove?-
-A quest'ora non c'è nessuno sul ponte, puoi osservare il mare da lassù, lo osserverai meglio.-
-Nessuno Jack? E la nave chi la guida?-
-Vabbè si fa per dire! Guarda, c'è Cotton al timone che è come se non ci fosse e poi ci sono tre mozzi di guardia.-
Erin prese la mano di Jack e lo seguì fino al cassero di poppa dove Jack disse a Cotton che per ora poteva andare a farsi una dormita.
Guardò Erin. -Prova tu a manovrarla.-
-Cosa?? Non sono capace!-
-Per questo ci sono io! Coraggio, animo!-
Erin mise le mani sul timone mentre una leggera brezza la fece rabbrividire, si sentiva che non erano più nei Caraibi. Jack se ne accorse e avvolse la coperta che aveva preso intorno alle spalle della ragazza.
Il cuore di Erin prese a battere fortissimo, lo sentiva nelle orecchie. In quel momento riuscì a dimenticare tutta la faticosa e devastante giornata appena passata. Tutto ciò che sentiva era il fruscio del vento tra le vele, le onde del mare che si infrangevano contro la Perla e le mani di Jack che le sistemavano la coperta sulle spalle.
Non era mai stata così in pace con se stessa e con il mondo.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Sì... ehm.. lo so... avevo promesso un capitolo a settimana (mi sembra) e invece sono sparita! Causa esame di maturità! Ma ora è finalmente finita e sono liberaaa!
A parte la maturità, ho dovuto anche abituarmi all'idea che da adesso la mia vita entrerà in una nuova fase, sto ancora cercando di ritrovare una stabilità mentale.. e anche fisica ad essere sinceri. Sto mangiando come una porchetta da quando ho finito gli esami!
Comunque! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemelo sapere con una recensione <3
Finalmente ho il tempo per fare i nomi con i ringraziamenti. Dunque, ringrazio Merida_Dunbroch e Miss_Sparrow_17_09 per le recensioni. Ringrazio Polly_Stark per aver inserito la storia tra le ricordate. Ed infine ringrazio per aver inserito la storia tra le preferite BluAracne, Chiaro_di_Luna07, Meryd2000, Miss_Sparrow_17_09 (di nuovo =)), Odette Kahwamura, Ridoh e shamash00.
Vi ringranzio veramente per la voglia di conitnuare a scrivere che mi avete dato.
Spero continuerete a seguirmi!
A presto,
Rack <3


 

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Capitolo 4
*** Cadice ***


Erin & Jack's Saga
Cadice
 




Jack se ne stava appollaiato sulle scale del cassero di poppa. Era tutto il giorno che si trovava sopracoperta per manovrare la sua nave e in quel momento Gibbs gli aveva detto di riposarsi e che alla nave per un po' ci avrebbe pensato lui. Così Jack per "riposarsi" si era seduto sulla prima cosa che aveva trovato ed aveva poggiato la testa contro il corrimano. Durante tutto il mese in cui avevano viaggiato verso Cadice non era mai stato così stanco. Gli bruciavano gli occhi per via del sole che aveva preso per tutto il giorno e ed era ancora dolorante per l'allenamento con Erin del giorno prima. Sorrise al ricordo di come lo aveva conciato, pensando che fosse una fortuna che la ragazza imparasse così in fretta tutto ciò che lui e William le insegnavano. Era diventata veramente brava a tirare di spada ed ogni giorno migliorava. Jack ricordava quanto all'inizio la ragazza avesse faticato anche solo ad imparare ad impugnare la spada, ma ogni giorno lei migliorava ed adesso era lui che faceva un po' di fatica a tenerle testa. Aveva ancora molto da imparare, non aveva mai combattuto contro un avversario vero e proprio, ma l'importante era che avesse imparato ad essere agile con la spada. E poi aveva la sua infallibile mira con la pistola.
-Sei quasi quasi al mio livello!- le aveva detto Jack.
Dopo aver riposato per pochi minuti gli occhi il capitano si alzò ed osservò il mare. Ormai mancava meno di un giorno per arrivare alle coste della Spagna. Lo capiva dal colore dell'acqua. Non era cristallina e di quell'azzurro chiaro tipico del mar dei Caraibi. Era di un blu molto intenso, un blu che Jack non aveva mai visto in acqua. Osservò la posizione del sole: stava per posarsi sul pelo dell'acqua. Probabilmente sarebbero sbarcati la mattina successiva.
-Gibbs?-
-Sì, capitano?-
-Io vado a farmi un sonnellino, ho il cervello fritto. Per qualsiasi cosa puoi cercare quello scansafatiche del primo ufficiale.- disse Jack massaggiandosi le tempie.
-Va bene, capitano.- rispose Gibbs.
Jack osservò ancora una volta il mare ed ebbe una strana sensazione. Gli girò la testa e per un secondo vide tutto a chiazze bianche.
Scosse la testa e si disse che era normale dopo aver passato 12 ore in coperta senza toccare cibo e acqua. Solo rum.
Prima di entrare nella sua cabina prese la bussola. Lo faceva spesso: guardarla senza motivo, anche quando sapeva già quale fosse la rotta giusta.
L'ago prese a girare come al solito e poi puntò verso la sua cabina.
"Ho decisamente bisogno di dormire." pensò.
 Si diresse dove puntava la sua bussola, ma poi l'ago si spostò leggermente. Jack alzò un sopracciglio e seguì la direzione in cui puntava l'ago della bussola, finché l'ago non ruotò verso destra indicando una stanza ben precisa. Jack la osservò. La stanza di Erin.
La ragazza era ciò che voleva di più al mondo in quel momento?
Forse.
Cosa avrebbe dovuto fare? Bussare? Spiarla dalla serratura? Origliare un qualsiasi rumore?
Appoggiò l'orecchio alla porta nell'intento di sentire qualcosa, ma questa si scostò leggermente emettendo un live cigolio.
"Mannaggia. E' l'unica donna che non chiude la porta a chiave in un posto che brulica di uomini che non vedono donne da un mese!"
Il capitano rimase immobile sperando che Erin non avesse visto o sentito nulla, sperando che dormisse. Intanto la porta si era aperta quel che bastava per poter vedere dentro la stanza della ragazza, così Jack colse l'occasione per sbirciare.
Solo che nella stanza non c'era nessuno.
"Dove diavolo si è cacciata stavolta?"
Era da quando Jack le aveva detto di suo padre che Erin non stava ferma un attimo. Se ne andava sempre in giro sulla Perla, cercando qualcosa da fare per non pensare al fatto che suo padre era vivo. Jack capiva quanto la ragazza potesse essere sconvolta, ma questo suo modo di reagire era veramente strano.
-Erin?-
Nessuna risposta.
"Bah!"
Ma se Erin non era lì, per quale motivo la bussola lo aveva portato alla sua stanza? Per rispondere a questa domanda Jack decise di entrare nella stanza. Vide che era ordinata come non lo era mai stata nel mese in cui la ragazza si era imbarcata con loro. Il letto era rifatto alla perfezione con le coperte che Jack aveva "preso in prestito" durante la loro ultima tappa di una settimana prima, per terra era pulito, anche lo scrittoio era in ordine.
 Jack si soffermò a guardare cosa c'era sullo scrittoio: vari fogli con disegni fatti a caso, scritte che Jack non riusciva a comprendere a causa della velocità con cui la ragazza le aveva scritte. Tra i vari disegni poi ne notò uno in particolare. Non era finito, ma dalla bandana e dai capelli, Jack poteva benissimo intuire che si trattasse di un suo ritratto. Ne rimase colpito, non avrebbe mai immaginato che Erin disegnasse e non si sarebbe mai aspettato che avrebbe potuto disegnare lui. Decise che per il momento aveva sbirciato abbastanza negli affari di Erin ed uscì dalla stanza sperando di non trovarsela davanti.
Una volta uscito rizzò le orecchie e si bloccò sul posto. Sentì una risata, anzi due. Erano lei ed Elizabeth che chiacchieravano nella stanza di quest'ultima. Jack si avvicinò alla cabina di Elizabeth e Will ed origliò cosa stavano dicendo le due. Capì ben poco anche perché il sonno e la stanchezza lo attanagliavano sempre di più.
"Non ci credo Beth!"
"Te lo giuro! Ho bruciato tutto il rum dando fuoco quasi completamente all'isola! Dovevi vedere la faccia di Jack!"
Jack aggrottò le sopracciglia "Ma tu guarda queste qui.."
"Senti Erin, tornando a tuo padre.."
"No Elizabeth, tranquilla.. Lo capisco, alla fine ci conosciamo da così poco e nessuno di voi avrebbe mai potuto essere sicuro che non avrei reagito alla notizia uccidendovi tutti."
"Ok, momento riflessivo tra donne, meglio se me ne vado."
Jack si allontanò dalla stanza e si recò nella sua cabina.
Finalmente si stese sul suo letto a pancia in su portandosi entrambe le mani dietro la nuca. Gli scricchiolarono le ossa e la testa prese a girargli, ma dopo poco tempo si fermò e si addormentò.
 
----------------------------
 
Erin aggrottò le sopracciglia
-Liz, non hai sentito dei passi svelti li fuori?-
-Effettivamente sì, mi è parso di sentirli!- la bionda si girò controllando che nessuno stesse alla porta -Non preoccuparti, sono i mozzi che puliscono qui sopra le nostre teste!-
Erin annuì sorridendo.
-Sai Erin.. Io e te non abbiamo mai parlato del tuo rapporto con Jack.-
La ragazza scosse la testa agitando le mani.
-Che rapporto scusa?-
-Beh..- cominciò Elizabeth -Si vede lontano un miglio che siete attratti l'uno dall'altra. Sotto tutti i punti di vista, Erin.-
-M-ma no! Ma che dici!-
-Avanti! Con me puoi parlarne!-
Effettivamente cosa provava Erin nei confronti di Jack? Si trovò a chiederselo anche se non era quella la prima volta in cui se lo chiedeva da quando lo aveva rivisto.
Erin aveva sempre ammirato Jack, fin dal loro primo incontro. Lo trovava geniale, folle, dolce. Lo aveva adorato durante quei tre giorni in cui l'aveva scortata a Tortuga ed adesso il loro rapporto si stava approfondendo, si stavano lentamente conoscendo un pezzo alla volta. Ne era attratta? Sì e molto. Gli piaceva, ma lei non era sicura che Jack ricambiasse, anche se l'aveva visto molto interessato a lei e molto felice di riaverla a bordo.
-E' che non so che dirti a riguardo, Liz. Sto ancora cercando di scoprirlo. Il rapporto tra me e Jack si sta creando adesso.- Erin fece una pausa. -Sì è vero, sono attratta da lui per tutto quello che fa e dice e per tutti i suoi tatuaggi e per le sue camicie che lasciano intravedere quei pettorali abbronzati!-
Elizabeth rise, soddisfatta di aver colto nel segno.
-Ma non sono certa che lui ricambi, e forse, per ora, è troppo presto dire questo..- continuò Erin.
-Oh Erin..- Cominciò Elizabeth. -Fidati che Jack non è più lui da quando sei tornata nella sua vita ed per questo che sia io che Will pensiamo che ti tenga molto a cuore.-
Erin sorrise.
Poi si rese conto che era dal giorno prima che non vedeva Jack. Invece oggi lo aveva visto solo di sfuggita mentre si allenava con la spada insieme a Will e Jack era al timone. Aveva passato il resto della giornata chiusa nella sua stanza a disegnare e poi a scherzare con Elizabeth.
Si accorse che in quel momento un po' gli mancava e decise di salire sopracoperta per vedere cosa stava facendo.
Salutò Elizabeth con la scusa di dover prendere un po' di aria fresca, visto che era tutto il giorno che si trovava là sotto.
Prese a sorridere mentre andava di fretta per i corridoi della nave, pensando a cosa le avrebbe detto Jack dopo non averla vista per un'intera giornata.
Una volta giunta sul ponte si rese conto che al comando della nave c'era Gibbs e che di Jack non c'era traccia. Salì sul cassero di poppa e chiese a Gibbs dove si trovasse Jack.
-Buonasera Miss Erin! Il capitano è andato nella sua cabina per riposarsi. Sai è stato tutto il giorno qui sopra e poco fa quando ho preso il suo posto non aveva una bella cera.- le aveva risposto Gibbs.
Erin aggrottò le sopracciglia.
-Sta male?-
-Non saprei Miss, forse è semplicemente la stanchezza di un'intera giornata sotto il sole.-
"Povero Jack, l'ho lasciato solo."
-Ma se volete potete andare nella sua cabina e vedere se è sveglio! Sono sicuro che gli farà piacere ricevere una vostra visita.- disse Gibbs ammiccando, ma Erin non lo capì.
La ragazza si limitò ad annuire e a scendere sul ponte per entrare nella stanza del capitano.
Attraversò la stanza più grande della cabina, dove si trovava il tavolo su cui Jack aveva sparso carte nautiche e fogli vari, ed aprì la porta attraverso la quale si accedeva alla camera di Jack. Lo trovò completamente vestito, anche con gli stivali. Dormiva con la bocca dischiusa ed aveva il respiro pesante. Erin si avvicinò all'uomo  e gli sfiorò appena il viso con l'indice, sperando che non si accorgesse di lei.
La ragazza si rese conto però che Jack scottava. Era bollente. Preoccupata se ne infischiò del fatto che potesse svegliarsi e sorprenderla ad accarezzarlo e prese a toccargli tutto il volto, le guance, la fronte, il collo e l'inizio del petto. Era bollente ovunque.
-Oh mio Dio..- sussurrò -Vuoi vedere che si è preso la febbre?-
Adesso che poteva fare? Come si cura la febbre in mare aperto? Non sapendo che fare corse nella sua cabina, prese dell'acqua dal suo barile con una ciotola e la sua spugna, poi tornò da Jack.
Mise a terra la ciotola sperando che il barcollio della nave non la facesse rovesciare. Per fortuna il mare era calmo. Inzuppò la spugna e la strizzò, per poi passarla sulla fronte di Jack, il quale continuava a dormire.
-Ma come è possibile che dormi con l'acqua gelida addosso?- disse Erin.
Posò la spugna anche sul collo di Jack e quel punto il capitano cominciò a svegliarsi.
-Ugmgn.. mh..- mugugnò parole incomprensibili ad Erin.
-Jack?- Fece la ragazza. -Jack insomma,ti svegli o no!?!- esclamò passandogli la spugna su tutta la faccia, ma delicatamente.
Jack si svegliò sputacchiando senza sapere cosa stesse succedendo. Cercò di tirarsi su sui gomiti, ma tutto ciò che ottenne fu una forte fitta alla testa.
-Ahi!- esclamò ributtandosi sul letto -Erin! Cosa vuoi farmi! Il bagno, per caso?- disse dolorante.
-Jack, credo tu abbia la febbre..-
-Che!?! Io la febbre???-
-Sei bollente!-
Jack si toccò la fronte e il viso. -A me non sembra! Secondo me è una scusa per farmi da balia, questa.- disse sorridendo dolcemente.



Erin sbuffò. -No Jack! Ora non scotti perché ti ho bagnato con la spugna!-
Jack rimase a fissarla sorridendo. Era così dolce a preoccuparsi per lui. Si tirò su, stavolta più lentamente cosicché la fitta alla testa non arrivò. Si mise a sedere e prese per le spalle la giovane.
-Mia giovane donzella preoccupata..- cominciò -E' molto dolce da parte tua preoccuparti per me, ma.. vedi.. dimentichi una cosa importante..-
-Cosa?- chiese Erin che in quel momento riusciva solo a pensare alle mani di Jack sulle sue spalle.
-Sono il capitano Jack Sparrow.- disse infine lui.
-Oh! Certo! E al capitano Jack Sparrow è proibito avere la febbre, non è vero?-
-Ma non è proibito! E' che al capitano Jack Sparrow non viene la febbre!- rise Jack.
Erin sbuffò di nuovo guardandolo e cercando di non ridere, anche se si sentiva presa in giro.
-Stai tranquilla, mi succede ogni tanto quando sto tutto il giorno sotto il sole. E' solo stanchezza! Mi farò una bella dormita e mi passerà!-
-Mh.. D'accordo.. Allora ti lascio dormire.-
Erin si alzò e Jack rimase a fissare il punto in cui era inginocchiata la ragazza poco prima di fianco al suo letto.
-Ma invece perché non resti qui?-
Erin, che ormai era giunta alla porta della stanza si voltò.
-Jack, veramente volevo andare a prendere una boccata d'aria sul ponte, scusami..- sorrise.
Jack stava per sciogliersi. Dio solo sa cosa gli stava impedendo in quel momento di resistere a quel sorriso.
-Va bene, tesoro, vai.-
Erin fece per uscire ma poi si girò di nuovo verso Jack.
-Jack, quando pensi che arriveremo a Cadice?-
Jack ci pensò su pochi secondi. -Credo che domani mattina saremo arrivati sulla costa. Non ci resterà che cercare tuo padre poi.-
I due si sorrisero, dopo di che Erin andò sul ponte con una coperta e si sdraiò lì osservando le stelle finché non si addormentò.
 
 
----------------------
-Williams! Svegliati! Stiamo per calare l'ancora!-
Erin si sentì scuotere.
-Williams!! Forza! Questo è un ordine del tuo capitano!-
Subito Erin si rese conto che aveva dormito tutta la notte sul ponte e si alzò di scatto.
-Oh mio dio!-
-No cara, io sono Jack! Ma se ti va chiamami anche così!- esclamò il capitano, il quale, una volta aver portato a termine il compito di svegliare Erin, girò i tacchi e se ne andò.
La ragazza si guardò un po' intorno e si rese conto di essere in un porto. Gli uomini della ciurma andavano da una parte all'altra della nave, eccitati all'idea di vedere nuovi posti. O forse eccitati all'idea di scendere dalla nave ed entrare nella prima locanda che avrebbero trovato. Erin invece corse verso la sua cabina e lungo il tragitto si scontrò con Will.
-Will!!!-
-Erin!-
-Cosa, cosa cos-.. !!??- Erin gesticolava dicendo cose senza senso.
-Perché nessuno mi ha svegliata!?!?!-
Will la guardava e gli veniva da ridere ma non l'avrebbe mai fatto. -B-Beh io non.. ehm..-
-Shh! Zitto!- e si infilò nella sua cabina.
Si sistemò i capelli, si sciacquò il viso e si diede una cambiata. Indossò un altro paio di pantaloni scuri ed una camicia larga simile a quella di Jack, una giacca corta di pelle che Jack aveva rimediato durante una delle loro tappe, e il suo cinturone con pistola e spada.
Non ebbe neanche il tempo di pensare come sarebbe stato rivedere suo padre, di pensare a cosa gli avrebbe detto, che Gibbs era tornato a chiamarla per avvertirla che il capitano stava scendendo dalla nave.
 
A terra scesero Jack ed Erin, mentre William ed Elizabeth sarebbero rimasti sulla nave fino al loro ritorno, dopo di che sarebbero scesi loro.
La prima cosa che fecero fu quella di infilarsi in una taverna e mangiare finalmente un buon pasto caldo. Presero due boccali di birra e due belle porzioni di carne di maiale con delle patate dolci. Poi si diressero al lato opposto del porto, dove si trovava il covo di Peter Williams. O meglio, la sua casa.
In quel momento la testa di Erin era completamente vuota. Vi aspettereste che in una situazione del genere una ragazza si metterebbe a pensare ad ogni cosa che sarebbe potuta succedere rivedendo il padre che credeva morto, e invece Erin non riusciva a pensare a nulla. Decise dunque di concentrarsi sull'ambiente che la circondava in quel momento. Il porto di Cadice non era molto grande ed era fatto interamente di sampietrini piuttosto grossi. Tutte le case vicino le quali passavano erano fatte di mattoni grigi e tetti di legno. Attraversarono un mercato e un odore pervase il suo naso.
Limoni.
Si voltò alla sua sinistra e vide una quantità immane di casse piene di enormi limoni. Rimase a fissarli. Ovviamente conosceva il limone, nella taverna era il miglior ingrediente per dare sapore ai cibi, ma di limoni così grandi, colorati e profumati non ne aveva mai visti.
Jack aveva notato che la ragazza si era fermata, così era tornato indietro.
-Tesoro, se ne vuoi uno puoi prenderlo!-
-Magari quando salperemo Jack.- disse Erin che con la voce di Jack si era risvegliata da quella sorta di trance ed era tornata con la mente al loro obiettivo principale.
Continuarono a camminare per alcuni minuti, finché non giunsero alla taverna dove alloggiava Peter Williams.
Erin prima di entrare alzò gli occhi e lesse l'insegna della locanda: "Mare in tempesta".
-Nome azzeccatissimo, papà.- mugugnò Erin.
Seguì Jack fino all'interno della taverna. Ai lati del bancone si trovavano due porte. Quella a sinistra era la cucina. Quella a destra era la stanza in cui Capitan Williams riceveva chiunque lo cercasse, cioè, in questo caso, lei e Jack.
Prima di entrarvi Jack si voltò verso la ragazza.
-Erin, sei sicura di voler entrare?-
-Jack! Assolutamente sì!!-
-D'accordo, d'accordo! Ma poi non voglio doverti prendere a secchiate di acqua per farti rinsavire, intesi?-
Erin alzò gli occhi al cielo.
-Cammina Jack.-
Quando entrarono Erin notò con sorpresa che la stanza era molto illuminata, al contrario di quello che si aspettava. Era completamente vuota. C'erano un armadio ed un tavolo grande in legno scuro al centro dietro il quale stava seduto un uomo intento a scrivere non si sa bene cosa. Jack avanzò velocemente verso l'uomo. Troppo velocemente secondo i gusti di Erin. Era rimasta dietro Jack e si era calata il più possibile il cappello sul volto. Non era del tutto sicura di voler essere riconosciuta da suo padre.
-Peter!- esclamò Jack.
L'uomo al tavolo alzò di scatto la testa.
-Non posso crederci! Jack Sparrow!- L'uomo cominciò ad alzarsi per andare ad abbracciare l'amico.
Erin in quel momento desiderò sparire dalla faccia della terra, fece qualche passo indietro.
Fortunatamente suo padre non aveva ancora notato la sua presenza. Ma sentire la sua voce dopo dieci anni le fece schizzare il cuore in gola e per qualche secondo smise di respirare. Non riusciva ad alzare gli occhi, ma voleva veramente tanto sapere come fosse conciato.
-Qual buon vento ti porta così lontano dai tuoi amati Caraibi?-
Jack sbirciò per un momento dietro di sè per vedere quale fosse la reazione di Erin.
"Beh sta reagendo bene." aveva pensato.
-Amico ho bisogno del tuo aiuto! Sto cercando una grotta che si chiama in spagnolo, ma non ricordo quale sia il nome preciso.-
-Una grotta che si chiama in spagnolo?- chiese Peter sollevando le sopracciglia.
Ad Erin venne da ridere. Jack era proprio scemo a volte.
-Sì sai, quella che si dice sia fatta di topazi.-
-Oh! Ti riferisci alla grotta dell' Isla de Dragonera?-
-Ehm.. suppongo di sì.-
Peter si voltò per tornare alla sua scrivania ed in quel momento Erin alzò velocemente lo sguardo per vedere suo padre.
Aveva i capelli neri striati da qualche ciocca bianca, molto più lunghi di quello che ricordava lei ed erano stretti in un coda che all'uomo arrivava appena alle spalle. Di spalle, Erin riusciva a vedere solo che suo padre indossava un lungo mantello nero.
Continuò a rimanere nascosta dietro a Jack, il quale gli aveva fatto cenno con la mano di avvicinarsi a lui, ma la ragazza probabilmente non lo aveva neanche notato.
-Bene Jack, per trovare quell'isola hai bisogno della sua mappa. Ora.. io ho la mappa, ma non so come leggerla. Più di questo non so che fare.-
-Benissimo allora, dammi la mappa!-
Peter lo guardò fisso negli occhi. -Jack, siamo pirati, lo sai che non si fa niente per niente.-
Jack si voltò un attimo verso Erin, poi tornò velocemente a guardare l'amico.
-Beh..- cominciò Jack -Sai, in realtà credo di avere molto di più di un semplice oggetto di scambio.-
"Jack, no!" pensò Erin.
Peter inarcò un sopracciglio. -Beh ne parleremo dopo.- poi riprese a parlare con aria seria. -Jack, per caso hai più avuto notizie di mia figlia dopo averla lasciata sull'isola di Tortuga?-
Jack smise di respirare.
Erin fece lo stesso.
Nessuno dei due sapeva più cosa fare.
-Jack?-
Jack ebbe la brillante idea di spostarsi verso sinistra e fare qualche passo indietro.
Erin lo maledì. Strinse i pugni e fissò suo padre.
Peter rimase lì a fissarla per un minuto buono in silenzio con gli occhi sgranati che parevano schizzare fuori dalle orbite.
Erin tentò di parlare, ma riuscì solo ad aprire la bocca.
Quello era suo padre e, come lei, non sapeva cosa dire. Non se lo aspettava evidentemente. A parte i capelli più lunghi e imbianchiti, era uguale a come lo ricordava Erin. I suoi occhi verdi brillavano grazie alla luce che entrava dalle finestre.
Peter se ne stava lì con le mani a mezz'aria senza sapere cosa dire o fare.
Fu Jack a spezzare quella imbarazzante situazione schiarendosi la voce e ciò permise agli altri due di risvegliarsi dal loro stato di trance, durante il quale si erano visti passare davanti agli occhi tutte le giornate che avevano passato insieme.
Peter fece un passo verso la ragazza.
-Erin?-
La giovane si tolse il capello mettendosi le mani dietro la schiena. Si morse un labbro per cercare di trattenere le lacrime.
-Ciao papà.-
 
 
 
 
 
 














Angolo autrice
Sera!
Allora ecco un nuovo capitolo! Finalmente i nostri amici sono sbarcati a Cadice ed Erin e suo padre si sono ritrovati. Come reagiranno i due a questo improvviso incontro? Lo scopriremo nella prossima puntata!
Ringrazio Miss_Sparrow_17_09 per le sue dolci recensioni! E ringrazio chiunque abbia letto il capitolo =)
A prestissimo con il prossimo capitolo!
Rack <3
 
P.S. Vi informo che sto lavorando ad una nuova long su Johnny Depp, se siete appassionati/e (ma principalmente credo di trovare delle appassionatE) di questo meraviglioso genio Stay Tuned!
P.P.S. Scusate la gif a tradimento che potrebbe causare infarti! *-*

 

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Capitolo 5
*** The Map ***


Erin & Jack's Saga
The Map.

 





Erin e suo padre stavano passeggiando l'uno accanto all'altra ormai da un'ora. Avevano cominciato la loro passeggiata subito dopo essersi persi ognuno nei ricordi dell'altro. Ricordi ancora vividi, che avevano vissuto insieme, rispecchiati nei loro occhi verdi brillanti. Era stato Peter a chiedere ad Erin di passeggiare insieme al porto. Quando Peter le aveva sfiorato un braccio per accompagnarla fuori dalla locanda, alla ragazza mancò il respiro per dei secondi. Fu come se la sua mente fosse tornata a dieci anni prima, cioè quando aveva avuto un contatto con suo padre, e con sua madre per l'ultima volta. Peter ritrasse subito la mano dal braccio di Erin, come si fosse reso conto di essere lui la causa per cui la ragazza si fosse immobilizzata, come se avesse avuto paura che in quel momento Erin potesse esplodere e frantumarsi in mille pezzetti.
In tutto questo i due si erano completamente dimenticati di Jack e al momento non avevano idea di dove potesse essere.
Alla fine la loro passeggiata al porta era diventata una passeggiata per tutta l'isola. Dopo aver camminato per un'ora vicini senza proferire parola, oltre ad un "come va?" detto a mezza bocca ogni tanto, avevano raggiunto una delle spiagge di Cadice e camminavano leggermente barcollanti a causa dell'affondare dei loro stivali nella sabbia. Erin notò che la sabbia non era chiara, quasi bianca, come quella dei Caraibi cui era abituata, ma era di un giallo senape chiaro e, dove passavano i suoi piedi, rimanevano delle impronte molto scure.
Ad un tratto la ragazza si mise a sorridere per il modo di camminare che stava avendo in quel momento. Sembrava quello di Jack.
-Perché sorridi?- le chiese tutto a un tratto suo padre.
Erin sobbalzò inchiodando i piedi nel punto in cui si trovava e guardando suo padre incespicando, tentando di far uscire un suono, uno qualsiasi, dalle sue labbra.
-Ehm.. io..- deglutì anche se di saliva non ne aveva molta. -Stavo pensando che il modo in cui stiamo camminando sulla sabbia mi ricorda molto il modo di camminare di Jack.- disse infine abbassando lo sguardo e riprendendo a camminare.
Suo padre sorrise. -In effetti è vero.-
Rimasero ancora in silenzio per qualche minuto, finchè Erin non si rese conto che, se voleva dare un senso a quella giornata, doveva fare qualcosa.
-Papà..- sospirò -Credo che tu debba spiegarmi davvero tante cose.-
Peter si passò una mano sui capelli legati.
-Hai ragione tes..-
-Papà ti prego, non chiamarmi "tesoro".- disse Erin. -Almeno per il momento.- aggiunse dopo essersi resa conto di averlo detto in maniera troppo fredda.
-Scusami.- Peter abbassò lo sguardo, poi prese un gran respiro profondo prima di cominciare a raccontare ad Erin ciò che era realmente successo.
Erin ascoltò tutto con estrema attenzione.
-Allora..- cominciò suo padre. -Prima di tutto devi sapere che io e tua madre non siamo sempre stati pescatori. Eravamo pirati, prima che nascessi tu.- Peter attese una reazione da parte di Erin, ma questa reazione non arrivò. La ragazza rimase impassibile. -Dopo la tua nascita io e tua madre abbiamo deciso di abbandonare la vita da pirata, sapevamo che non avrebbe portato altro che guai nella tua vita, era troppo pericoloso continuare, così abbiamo liquidato la nostra ciurma, spartendo con loro il nostro tesoro, mentre con la nostra parte abbiamo comparato la casa nella quale sei cresciuta. La nostra vita, come ricordi, è stata una vita tranquilla. Certo, non vivevamo nel lusso, ma non ci siamo mai fatti mancare nulla di necessario. Questa tranquillità però è durata fino al giorno della nostra scomparsa. Quel giorno non fu una tempesta a portarci via da te, Erin. Fummo attaccati da un pirata, il più spietato che si conosca ai nostri giorni. Si trattava di Barbanera, Edward Teach. Ci aveva attaccati senza neanche rendersi conto di chi fossimo. Per sbaglio. Ti rendi conto Erin?-
Erin, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, deglutì. -Che intendi con "per sbaglio"?-
-Barbanera stava cercando un pirata, non so nemmeno chi fosse, fatto sta che non cercava noi. Il nostro non era un galeone. Era un peschereccio, non avevamo cannoni per rispondere al fuoco, non avevamo nemmeno un'arma a testa per difenderci. Quando Barbanera attraversò la passerella per salire sulla nostra nave, io stringevo tra le braccia tua madre, che era stata presa in pieno allo stomaco da uno dei tanti pezzi di legno della nostra barca che erano volati via a causa delle cannonate del pirata.- Peter fece una pausa. -Ed è lì che l'ho persa. Tua madre, Astrid.-
La ragazza aprì la bocca tentando di dire qualcosa, ma non uscì niente.
-Barbanera finse di scusarsi per l'enorme errore da lui commesso. Prese tutto ciò che poteva prendere dalla nostra nave, compresi i sopravvissuti. Compreso me.-
-E il corpo della mamma?- chiese Erin con voce tremante.
-Mi dispiace Erin.- cominciò suo padre. -Tua madre non ha avuto la sepoltura che meritava. Non meritava di morire, in ogni caso.-
Peter si passò una mano sul volto, per tentare di scacciare dalla mente, per l'ennesima volta, l'immagine di sua moglie morta tra le sue braccia, poi riprese il racconto.
-Alla fine sono finito sulla nave di Barbanera. La Queen Anne's Revenge. L'hai sentita nominare mai?-
-Barbanera sì, ma la sua nave non credo di averla mai sentita.-
-Si tratta di una nave magica, diciamo. Barbanera riesce a comandarla con la sua spada. O meglio, dovrei dire riusciva a comandarla. Per anni sono stato nella sua ciurma, ero non più di un mozzo e non riuscivo a trovare un modo per andarmene. Finché, sulla stessa nave, non ho incontrato Jack. Ci trovavamo proprio qui, in Spagna. Jack era finito sulla nave dopo essere stato scoperto a... come dirtelo... ad avere dolci effusioni con la figlia Teach.-
-Oh.- fece Erin abbassando lo sguardo.
-Eh già! Probabilmente Barbanera aveva intenzione di ucciderlo, ma la ciurma di Jack arrivò il giorno stesso con la Perla Nera ed altre quattro navi.- Peter fece una pausa come se non ricordasse di preciso cosa fosse successo. -Ora non sto a spiegarti tutti i dettagli della battaglia, anche se sono sicuro che ti interesserebbero. Alla fine con cinque navi riuscimmo a sconfiggere Barbanera. La gioia che provai quando lo trapassai con la sua stessa spada maledetta è indescrivibile.-
-Così ora sei il capitano della Queen Anne's Revenge, giusto?-
-Esatto. Subito dopo aver preso comando della nave, i capitani delle altre quattro decisero di navigare sotto i miei colori. Dunque adesso ho una piccola flotta di cinque navi.- concluse Peter sorridendo e allargando le braccia.
Erin continuava a fissarlo senza lasciar trasparire nessuna emozione, finché non gli fece la seconda fatidica domanda.
-E allora perché, dopo esserti vendicato della morte della mamma, non sei tornato a prendermi?-
Peter esitò un attimo a rispondere ed Erin, in un momento di rabbia, pensò che stesse inventando una scusa lì per lì.
-Erin, capisci che quella della pirateria è la via che un padre non vorrebbe mai per la propria figlia? Non si tratta solo di andare per mare. Si tratta di commerci, tesori, maledizioni, fantasmi, anche se probabilmente non ci crederai..-
-No no, ci credo. Jack mi ha raccontato dell' Isla de Muerta.-
-E poi Jack quattro anni a Jack mi aveva detto di averti portata a Tortuga.- si giustificò Peter.
-Ah!- sbottò Erin. -Perché Tortuga è uno dei posti migliori che un padre potrebbe desiderare per una figlia, vero? Ma certo, è meglio servire cibo a dei pirati qualsiasi piuttosto che stare al fianco del proprio padre!-
-N-no Erin, non volevo dire questo, calmati. Jack mi aveva garantito che ti avrebbe tenuta d'occhio.-
Erin inarcò un sopracciglio. Tenuta d'occhio? Non l'aveva visto per dieci interi anni da quando l'aveva portata in quell'inferno che era Tortuga. Non l'aveva tenuta d'occhio.
-Sai, papà, non credo l'abbia fatto veramente!-
La ragazza si girò stizzita e riprese a camminare barcollante sulla sabbia verso il porto di Cadice. Peter rimase fermo dov'era a pensare a cosa poteva fare per rimediare. Come poteva dire a sua figlia che l'aveva creduta morta fino a quattro anni prima?
-Erin!- suo padre cominciò a correrle dietro -Erin aspetta!- la raggiunse e la fermò tenendola per un braccio delicatamente -Figlia mia, io ti ho creduta morta per cinque anni! Jack mi ha promesso che ti avrebbe cercato e che ti avrebbe protetta, me lo doveva, abbiamo sconfitto insieme il nostro peggior incubo. Io non potevo muovermi da qui, ho i commerci e ci sono parecchi pirati che non fanno altro che mirare la mia flotta e i tesori che ho conquistato. Ho sempre saputo alla perfezione che tu sei una donna forte, sapevo che te la saresti cavata e sapevo che Jack ti avrebbe aiutata. Sapevo che in un modo o nell'altro mi avresti raggiunto.-
Erin rimase a fissarlo. Non sapeva più che pensare ormai. Continuava ad essere confusa, non sapeva se fidarsi più di suo padre o di Jack, non sapeva se essere arrabbiata o felice di averlo ritrovato. Voleva solo che quella brutta situazione trovasse presto una soluzione. Lei era certa che suo padre l'aveva amata per tutto quel tempo con tutto il cuore e che avrebbe continuato a farlo anche se lei avesse deciso di non perdonarlo mai più. Anche lei lo amava, ma in quel momento ciò che riempiva il suo animo era la delusione. Ed era normale.
Erin si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi.
"Conta fino a dieci Erin." pensò.
1...2...3...4...
Cosa sarebbe stato più giusto in quel momento? Avrebbe dovuto perdonarlo?
...5...6...
Non voleva perderlo di nuovo, ma non poteva tornare tutto come prima.
...7...8...9...
Non subito almeno.
...10.
Erin aprì gli occhi mentre Peter toglieva la mano dal braccio della figlia.
-Dai, ora torniamo da Jack..- disse Erin sorridendo sinceramente -Sono...- pensò ad una scusa -curiosa di leggere quella mappa.-
Suo padre le sorrise di rimando e la seguì.
-Ooh, dubito che ci riuscirai!- le disse.


 
 
---------------------------------
 
Jack, dopo essersi scolato mezza bottiglia di rum alla locanda Mare in Tempesta, era tornato leggermente barcollante alla Perla Nera e si era chiuso nella sua stanza in attesa che Erin e Peter tornassero dalla loro profonda chiacchierata. Si buttò sul letto con tutti i vestiti e gli stivali, lasciò cadere solo il cappello. Dopo essersi girato su un lato sentì qualcosa dargli fastidio all'altezza del bacino e si portò una mano in tasca per tirarne fuori un pezzo di carta raggrinzito.
Aggrottò le sopracciglia. Cosa diavolo era?
-Ah! La mappa!- esclamò.
Posò la mappa sullo scrittoio e si rimise a letto. Decise che avrebbe aspettato la sua piratessa preferita per decifrarla.
Già. Erin. Chissà cosa stava passando in quel momento col padre. Avrebbe tanto voluto essere nascosto da qualche parte dietro di loro per sapere cosa stesse succedendo. Non era certo il tipo da starsene seduto da una parte ad aspettare,lui.
Ma che altro poteva fare?
Dopo circa un'oretta decise di alzarsi. Si era fatto un sonnellino di qualche minuto, ma ora non sapeva proprio più che fare.
Si diresse davanti allo scrittoio dove aveva posato quel pezzo di carta ingiallito, lo aprì e posò entrambe le mani sul legno del tavolo che scricchiolò sotto il suo peso.
Nello stesso momento la porta della sua stanza si aprì e da essa passarono Erin e Peter.
Jack fissò la mappa e inclinò la testa di lato infastidito.
-Ma stiamo scherzando?!- disse con la voce roca per l'aver dormito fino a quel momento, senza alzare la testa.
Erin corse vicino a Jack incuriosita per vedere il motivo dell'espressione di Jack e vide che sul foglio non c'era scritto nulla.
-Ma cos..?-
La ragazza guardò suo padre.
-Papà, dimmi che non ci stai prendendo in giro, anche perché non è proprio il caso.- disse seria.
Jack intervenne subito notando l'espressione di Erin adirata nei confronti di suo padre e si frappose fra lei e quest'ultimo.
-No no no! Tranquilla tesoro, questa è senza dubbio la mappa giusta!- esclamò.
-Jack ma che stai dicendo?! Non c'è scritto nulla su quel pezzo di carta!- disse la ragazza allargando le braccia.
-Beh è proprio per questo che sono certo che sia la mappa giusta. Sai, quasi nessuno riesce ad arrivare alla fine della grotta dell' Isla de Dragonera e forse è proprio perché nessuno ha mai saputo come leggere questa mappa.-
Erin rimase in silenzio guardando alternativamente Jack e suo padre.
-Visto? Sono innocente!- disse suo padre alzando le mani.
Erin lo ignorò e si avvicinò di nuovo al tavolo. Prese la mappa e se la portò davanti al viso cercando di vedere un qualsiasi microscopico segno di inchiostro, ma niente. Cambiò più volte postazione per vedere se magari si potesse leggere qualcosa con un tipo diverso di luce, mentre Jack e Peter discutevano su come poter leggere la mappa per poi passare a parlare del tempo della Spagna.
"Invece di aiutarmi! Guarda tu questi due scemi." aveva pensato Erin.
Ad un certo punto Jack disse una parola che fece scattare qualcosa nel cervello di Erin.
-Beh sì effettivamente nel Mar dei Caraibi fa molto più caldo, ma qui è molto più umidiccio! Senti! Senti il mio braccio come è appiccicoso!-
Caldo.
Calore.

Ma certo! Il calore! Si era improvvisamente ricordata di come Edmund, il proprietario di una libreria dove lei andava spesso da piccola, le aveva spiegato come fare in modo che nessuno potesse leggere ciò che scriveva. Ora non ricordava più alla perfezione cosa le aveva detto, ma si ricordava sicuramente un particolare tipo di inchiostro che dopo poche cominciava a svanire. In realtà non svaniva, diventava trasparente e lei ne era rimasta tremendamente affascinata. Poi ricordò che per leggere questo tipo di inchiostro Edmund disponeva intorno alla scritta molte candele, in modo da creare calore, e vi passava sopra del succo di lime. A quel punto le scritte cominciavano a comparire.
Erin prese il braccio che Jack stava porgendo inizialmente a Peter e lo strattonò in maniera agitata.
-Jack!! Sei un genio!!- esclamò sorridendo.
-Eh eh modestamente!-
-Papà! Ci servono tanti lime!- disse rivolgendosi a suo padre.
-Ehm.. Erin qui i lime non ci sono.-
-Oh.-
A quel punto Jack si intromise.
-Ma a che ti serve un lime, di grazia?-
Erin gesticolando spiegò a Jack che sfregando succo di lime sulla carta e scaldandola, le scritte forse sarebbero apparse.
-Beh, il succo del lime è molto simile a quello del limone.- disse Peter. -Posso andare a prenderne una cassa.-
-Sì, papà. ci servono.-
Detto ciò Peter scese dalla nave e tornò sul porto, felice di rendersi utile alla figlia.
Dentro la nave, Jack ed Erin stavano radunando quante più candele possibili per generare calore sopra la mappa.
-Allora?- chiese Jack tra un'accensione di una candela e un'altra. -Che vi siete detti là fuori?-
-Mi ha raccontato tutto quello che è successo veramente. Mi ha raccontato come è morta mia madre, tutto quello che ha combinato Barbanera e come vi siete conosciuti.-
-Ah, ah.- Jack continuava a raccogliere candele mentre Erin lo seguiva prendendo tutte quelle che il suo capitano le passava.
-Jack, sapevi tutto. Tutto. Anche della morte di mia madre.-
Il capitano si fermò e si voltò verso Erin.
-Erin, non dovevo essere io a dirtelo, lo sai.-
-Sì, Jack, ma mio padre mi ha detto tante cose che non ho capito! Mi ha detto di averti detto di controllarmi e in quattro anni che vi siete conosciuti, io ti rivedo solo da un mese!-
Jack tornò nella sua stanza senza dire un parola seguito da Erin dopodiché le tolse dalle mani le candele, si sedette e fece cenno alla ragazza di sedersi accanto a lui.
Erin obbedì.
-Hai ragione, tuo padre me lo aveva chiesto, ma io non l'ho fatto. Non l'ho fatto perché non ne ho materialmente avuto tempo, Erin. Questa meravigliosa nave, la vedi?-
Erin annuì.
-Ci ho messo ben dieci anni a recuperarla. Il mio precedente primo ufficiale mi si ammutinò contro e mi lasciò su un' isoletta a morire. Sono stato un po' impegnato come vedi, ma ogni tanto il mio pensiero andava a te e al tuo pazzo sogno di intraprendere questa indecorosa vita.-
Erin sorrise e si mise una ciocca di capelli che le usciva dalla treccia dietro l'orecchio.
Anche a lei qualche volta era capitato di pensare a Jack, soprattutto nei primi mesi in cui si trovava a Tortuga. Era stato l'unico ad incoraggiarla ad uscire da Morant Bay e l'unico favorevole al suo desiderio di diventare un pirata. Del resto, essendo un pirata Jack, come poteva non essere favorevole? Con gli anni poi la figura di Jack era sbiadita nella mente di Erin, così come il suo sogno. Infatti, quando lui l'aveva salvata appena un mese prima, lei non lo aveva riconosciuto subito. Ed ora era affascinata da quel folle di Jack più di prima, tanto da mettersi a fare dei suoi ritratti.
Ad un tratto Jack si avvicinò di più ad Erin, scivolando lentamente sulla panca che scricchiolò sotto quel lento movimento.
-E..- cominciò Jack -Ho pensato spesso anche ai tuoi meravigliosi occhi verdi.-
Erin si irrigidì e si ripetè mentalmente più volte quella frase, come per accertarsi che Jack l'avesse detta veramente. Si voltò verso il capitano e si rese conto che si era fatto pericolosamente vicino al suo viso.
Gli occhi di Jack erano fissi sulle labbra di Erin, mentre gli occhi di Erin vagavano dagli occhi alle labbra di Jack che, mentre si avvicinava a lei, ghignava mostrando uno dei suoi denti d'oro.
Un momento dopo si sentì un tonfo seguito da qualche oggetto che rotolava e la voce di un uomo che esclamava:
 -Accidenti! Oggi sono stupido a quanto pare.-
Era Peter.
Santo Peter! Era arrivato proprio nel momento adatto.
Jack distolse lo sguardo dalle labbra della ragazza, la quale gli sorrise dolcemente e si alzò per accorrere in aiuto del padre. Quando aprì la porta si trovò davanti Peter per terra carponi che raccoglieva limoni che rotolavano ovunque, sballottati di qua e di là per il leggero movimento della nave. Erin si accucciò ad aiutare il padre senza dire una parola e con una confusione assurda in testa.
"Stava per.. baciarmi?! Sul serio? Ma gli sembra il momento opportuno per crearmi le farfalle nello stomaco? Non gli sembra che ne abbia già troppe?"
Erin era sicuramente attratta da Jack, ma lei non era una ragazza che avrebbe dato baci a destra e manca, senza essere sicura di provare qualcosa di serio. Alla fine si conoscevano ancora poco, anche se avevano molte cose in comune. E poi, con suo padre ritrovato dopo dieci anni, non era proprio il momento di pensare agli affari di cuore. Prima la situazione si sarebbe dovuta stabilizzare. Poi Jack poteva provare a conquistarla.
Anche se effettivamente un po' l'aveva già fatto.
E lei stessa sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
Finito di raccogliere i limoni i due entrarono e chiusero la porta. Jack stava accendendo le 13 candele intorno alla mappa ed Erin prese un coltello dallo scrittoio di Jack per tagliare il limone a metà.
La ragazza prese un mezzo limone e cominciò a sfregarlo sulla mappa e dopo una ventina di secondi l'inchiostro cominciò a comparire. Erin sorrise e guardò prima Jack, poi Peter, soddisfatta del risultato ottenuto.
-Dovremmo finire di strofinare il limone su tutta la carta e ricopiarla il più velocemente possibile, prima che svanisca.- disse sorridendo.
Jack la guardava estasiato. -Hai pianamente ragione, anche perché salperemo domani all'alba. Erin Williams, hai tutta la mia ammirazione, dovrei nominarti capitano!-
Erin rise di gusto e Jack pensò che la sua risata fosse fantastica.
 
 
 
 
 
 
 












Angolo Autrice
Ciao a tutti! Sì.. più di dieci giorni.. imperdonabile vero? Scusatemi, è colpa del mio ragazzo e della scuola guida!
Comunque ce l'ho fatta! Riassumendo: Erin e Peter si sono chiariti, o quasi. Erin ovviamente non riesce ancora a fidarsi ciecamente di lui, ma tutto si risolverà!
Erin è riuscita a scoprire come leggere la mappa della grotta dell'Isla de Dragonera e, forse qualcuno di voi l'ha notato, per il metodo in stile inchiostro simpatico mi sono ispirata al film "Il mistero dei Templari".
Bene, fatemi sapere che ne pensate! Ringrazio di cuore Miss_Sparrow_17_09 e Oscarella per le belle recensioni che mi hanno lasciato e ringrazio anche electra pascal per aver inserito la storia tra le seguite! Spero continuerete a seguirmi!
Al più presto possibile,

Rack

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Capitolo 6
*** Promise me. ***


Erin & Jack's Saga
Promise me.






Stava per sorgere il sole quando Erin finì di indossare le sue varie cinture con le relative armi. Pistola, spada e pugnale. La notte prima non aveva dormito molto a causa delle tante emozioni provate il giorno prima. Suo padre le aveva raccontato come era morta sua madre e come lui fosse diventato il pirata più importante del mare spagnolo e lei stava ancora cercando di metabolizzare il tutto. E in più ci si metteva anche Jack che tentava di baciarla.
Sorrise al ricordo di quel momento così imbarazzante. Il sorrisetto che Jack aveva sulle labbra la fece arrossire anche adesso che era sola nella sua cabina.
A ripensarci, se non fosse stato per Peter, cosa avrebbe fatto lei?
Erin era consapevole di essere attratta da Jack. Lo adorava sotto tutti i punti di vista. Da quando lo aveva visto anni prima lo aveva trovato affascinante ed ora con quella barba lo trovava ancora più attraente. Amava le sue tante cicatrici impercettibili, segno della sua incredibile bravura nel sopravvivere. Amava i suoi capelli lunghi e scuri. I suoi occhi neri e profondi. Il suo modo di parlare complicato per spiegare cose semplicissime. Il suo carattere estroverso, ma la sua delicatezza nei momenti giusti.
Amore? Dopo un solo mese?
Erin scosse la testa.
-Nah, non è possibile.- disse ad alta voce come per auto convincersi.
-Cosa non è possibile?- chiese d'improvviso una voce maschile alle spalle di Erin.
La ragazza si voltò spaventata, assorta com'era nei meandri della sua mente e notò, con sorpresa, che si trattava di suo padre.
-Papà! Ehm no, niente, mi sembrava di aver visto un gatto!-
Peter rise e pensò che la figlia stesse sicuramente inventando una scusa.
-Beh in effetti è strano trovare un gatto su una nave.- disse decidendo di stare al gioco della figlia.
Erin sorrise e poi scrutò meglio suo padre, notando che addosso non aveva tutte le sue armi, ma solo la spada, e non indossava nè il cappello, nè la sua lunga giacca rossa che la ragazza aveva visto il giorno prima.
-Papà perché non sei ancora pronto? Stiamo per salpare è questione di secondi!-
Peter si sedette sul letto della ragazza ed invitò anche la figlia a fare lo stesso, la quale obbedì.
-Erin..- prese un grande respiro. -Io non verrò con voi.- disse tutto d'un fiato.
Erin rise nervosamente cominciando ad attorcigliarsi la lunga treccia castana tra le dita.
-Come scusa? Scherzi, vero?-
Peter la guardò muovendo la testa in segno di no.
A quel punto Erin si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro per circa tutta la stanza. E dopo poco si fermò di fronte a suo padre.
-Papà, io non posso lasciarti qui! Ci siamo appena ritrovati!- esclamò agitando le mani.
Suo padre le porse una mano per farla tornare a sedere e lei la prese con ancora un espressione stupita sul volto.
-Mia cara e impulsiva figlia..- cominciò Peter -come ti ho già spiegato, non posso lasciare i commerci, non posso lasciare qui la mia flotta, non posso lasciare qui il mio discreto bottino.-
-Ma..!-
Erin provò a dire qualcosa, ma Peter le strinse di nuovo la mano con entrambe le sue.
-Erin, io vorrei tanto starti vicino. Credimi non l'ho mai desiderato tanto come in questo momento, come adesso che so che sei viva e che sei in.. buone mani.. su per giù. Ma non posso, ho una posizione importante qui in Spagna e non ho ancora trovato qualcuno di cui fidarmi ciecamente a cui lasciare in custodia tutto ciò che ho. Allo stesso modo, io non posso chiederti di restare. Sei giovane. Il mare è sempre stato il tuo sogno e da quello che vedo, il fatto che tu abbia perso me e tua madre in mare, non ha cambiato il tuo sogno. Si tratta di un vero sogno, Erin. Vai e vivilo, senza un padre ad intralciarti la strada. Perché è questo ciò che farei. Sono un pirata sì, ma sono sempre tuo padre e i padri, si sa, sono gelosi morbosi delle proprie figlie.- disse concludendo con un sorriso.
Erin aveva gli occhi velati dalle lacrime e se ne stava lì a labbra dischiuse senza dire nulla.
Intralcio? Come poteva pensarlo?
-Ma che stai dicendo?- disse quasi a sottovoce Erin. -Papà, io sono stata dieci anni a pregare tutti gli dei nominati nel modo che tu potessi tornare da me ed essermi d'intralcio!-
Con quest'ultima frase Erin crollò e pianse tutte le lacrime che non aveva avuto il tempo di piangere fino a quel momento. Posò i gomiti sulle ginocchia e si coprì il volto con le mani. Cominciò a piangere silenziosamente, i suoi singhiozzi erano come delle convulsioni che le facevano tremare tutto il corpo. Non voleva farsi sentire da nessuno, nemmeno da suo padre, se le fosse stato possibile e si stava sforzando tantissimo per farlo.
Peter sgranò gli occhi. Fino a due secondi prima sua figlia era arrabbiata. Ora? Era triste? O ancora più arrabbiata?
Gli si spezzò il cuore nel vederla così inerme. Non si aspettava di vedersela crollare davanti in quel modo. Ma effettivamente aveva retto anche troppo tutta la tensione degli ultimi tre giorni.
Il primo pensiero di Peter fu quello di lasciarla sola. Il secondo fu quello di andare a chiamare Elizabeth. Il terzo quello di chiamare Will. Il quarto quello di chiamare Jack.
Ma una vocina dentro di sé lo bloccò e gli disse:
"Ehi? Peter? Sveglia! Sei suo padre! Avete lo stesso sangue! Non ti serve altro!"
E così Peter realizzò che in quel momento l'unico a dover essere lì, con Erin, a superare questo momento, non era altri che egli stesso.
Si avvicinò alla ragazza ed allungò un braccio cingendole le spalle portandola ad appoggiarsi al suo petto.
Erin si aggrappò al collo del padre come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
Continuò a singhiozzare per alcuni minuti, finché non cominciò a calmarsi.
Il suo respiro tornò normale, come il battito del suo cuore. I singhiozzi andavano diminuendo. Si asciugò le lacrime con il dorso di una mano, mentre con l'altra rimaneva ancorata a Peter.
Erin cominciava a realizzare che suo padre aveva ragione. Non poteva spostarsi dalla Spagna al momento. Ma era stato quell' "essere d'intralcio" detto da lui che l'aveva fatta esplodere.
Probabilmente suo padre aveva visto in quell'espressione solo un modo per sdrammatizzare la situazione.
La ragazza si staccò da suo padre tirando su con il naso e cercò di ricomporsi.
Aveva le guance arrossate sia per le lacrime che per la vergogna. Erano anni che no piangevo in quel modo.
O meglio, erano anni che non piangeva in generale.
-Scusami.- disse seria.
-No scusami tu.- rispose suo padre. -Non volevo farti questo.-
Erin annuì, poi riprese a parlare.
-Hai ragione. Non puoi lasciare la Spagna adesso. Ma non appena potrai, dovrai tornare da me. Nel nostro meraviglioso Mar dei Caraibi. Promettimelo.-
Peter sorrise. -Va bene, Erin. Promesso.-
I due si diedero un ultimo abbraccio che durò più del solito, prima di salire sopracoperta.
 
 
--------------------------------
 
 
Erano quasi pronti per la partenza. Jack stava osservando i suoi uomini caricare sulla nave diverse casse di provviste, che probabilmente sarebbero servite anche per il viaggio di ritorno nei Caraibi. Stava aspettando di veder passare Peter davanti a lui, per poi ordinare ad uno qualsiasi dei suoi di mollare la cima d'ormeggio.
Non vedeva l'ora di salpare e di scoprire come fosse possibile che esistesse una grotta piena di topazi. Se non fosse stato per Erin a quest'ora lui starebbe ancora davanti un foglio ingiallito senza alcuna scritta sopra. Ogni giorno che passava quella ragazza lo attirava sempre di più e la scopriva sempre piena di risorse. Era stata l'unica,oltre ad Elizabeth, che fino a quel momento l'aveva attratto non solo per la sua bellezza, ma anche per il suo modo spigliato e deciso di fare qualsiasi cosa. Gli si era spezzato il cuore quando aveva visto Erin stare male dopo la scoperta che suo padre fosse ancora vivo. Quando la ragazza si era chiusa in cabina, Jack aveva temuto che non gli avrebbe più rivolto la parola. Ma Erin aveva un cuore d'oro ed era anche questo che Jack adorava di lei. Era raro a Tortuga trovare una donna che avesse un interesse diverso dai soldi.
Sorrise come un fanciullo inesperto ripensando alla sera prima e si chiese se anche Erin l'avesse fatto nel pensarci. Aveva bevuto parecchio nel pomeriggio mentre stava aspettando lei e suo padre, ma il desiderio di baciare la ragazza non era dovuto ai fumi dell'alcool e ne era certo perché quel desiderio affiorava in lui anche da sobrio.
-Capitano?-
La voce di Gibbs lo distrasse dai suoi pensieri e quasi si spaventò come un bambino che viene scoperto dalla madre a rubare caramelle.
-Sì?-
-Noi siamo pronti a salpare, signore. Aspettiamo un vostro ordine.- disse Joshamee posizionandosi accanto al suo capitano.
Jack annuì e fissò l'orizzonte. Il sole era già spuntato per metà sul filo del mare.
-Aspettiamo che scenda il signor Williams e partiamo.- disse infine.
Pochi istanti dopo Jack vide la figura di Peter camminare verso di lui, seguita da un'altra figura molto più piccola intenta a mangiarsi le unghie per trattenere il dispiacere di doversi separare dal padre. Di nuovo.
Jack andò loro incontro e quando li raggiunse diede una pacca sulla spalla a Peter.
-Grazie, amico. Senza di te non avrei mai ottenuto quella mappa.- fece un attimo di pausa. -Oh, a proposito!- si frugò nelle tasche e ne tirò fuori la mappa consegnandola a Peter. -L'originale tienila tu, noi abbiamo la copia!- disse indicando la sua cabina, nella quale si trovava la copia della mappa.
Peter sorrise. -Mi raccomando Jack.- lanciò uno sguardo rapido alla figlia. -Fa che sopravviva.-
Jack guardò Peter con uno sguardo serio. Non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa di male ad una delle poche persone che riusciva a fargli vibrare l'anima solo guardandolo.
-Sta tranquillo amico, è in buonissime mani.- disse passando un braccio intorno alla vita della ragazza e avvicinandola a sè con fare protettivo.
Il solo averla vicino in quel modo lo faceva sentire forte e sicuro di sè.
Erin invece stava trattenendo il respiro e il suo cuore accelerava sempre di più ogni secondo che passava stretta da Jack. Quasi non si era resa conto che in quello stesso attimo suo padre era sceso dalla Perla. Non sapeva se l'avrebbe mai più rivisto.
-Allora gioia, salpiamo? Che ne dici?- disse Jack staccandosi dalla ragazza.
Erin annuì.
Ogni giorno Jack faceva qualcosa che la mandava nel panico e la spiazzava. Oggi la stringeva a sè come se fosse una cosa che faceva tutti i giorni. La sera prima aveva tentato di baciarla e lei stava per ricambiare.
"Mi sarebbe tanto piaciuto ricambiare, in effetti." pensò la ragazza mentre osservava Jack dare ordini mentre saliva le scale del cassero di poppa per andare a posizionarsi al timone e manovrare la  nave fino fuori dal porto.


 
La navigazione stava procedendo a gonfie vele. Mancavano solo due ore all'arrivo alla grotta e la situazione, per le tre ore precedenti, era stata fin troppo calma secondo Jack e Will. Non avevano incontrato molte navi, se non un peschereccio poco dopo aver abbandonato il porto di Cadice. Probabilmente era perché nessuno sapesse quale fosse la rotta per l' Isla de Dragonera. E non era tanto il pericolo di incontrare qualcuno durante il viaggio a preoccuparli, ma il fatto di non sapere cosa li aspettasse una volta raggiunta l'isola. 
























Ciao a tutti!
Ehm.. sì.. lo so.. quanto tempo è passato? 
...2 mesi.. 2 mesi esatti oggi.
Vi devo delle imensissime scuse per questa mia lunghissima assenza. Sto avendo un periodo molto importante e complicato della mia vita. E' un periodo di cambiamenti, un periodo di scelte veramente importanti. Ho cominciato l'università e sto ancora cercando di ambientarmi, ma sono tornata! Questo è l'importante!
Devo rimettermi in carreggiata (ah già, sto anche cercando di prendere la patente, a proposito di carreggiate ahaha) sia come autrice che come lettrice e non vedo l'ora di farlo il più presto possibile.
Comunque, questo è il mio umile e corto capitolo scritto di getto e con la voglia di pubblicarlo il prima possibile. Spero vi piaccia anche se è un capitolo di passaggio fino al momento in cui i nostri pirati arriveranno all'Isla de Dragonera.. e lì ne succederanno delle belle! :)
Ringrazio Oscarella, che mi dà delle belle idee :) e Miss_Sparrow_17_09, per i suoi commenti molto dolci. Entrambe mi sono state sempre vicine fin'ora.
Ringrazio poi anche voi tutti lettori ovviamente! 
Spero di risentirvi presto!

Rack <3

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