Will's new life

di karter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tornare a casa ***
Capitolo 2: *** Era tutto il suo mondo ***
Capitolo 3: *** Perdersi nei ricordi ***
Capitolo 4: *** Un presente bellissimo ***
Capitolo 5: *** Primo giorno... ***
Capitolo 6: *** Chiacchierata madre-figlia ***
Capitolo 7: *** Dopo cinque anni... ***
Capitolo 8: *** Primi chiarimenti ***
Capitolo 9: *** Il Passato ritorna, Sempre! ***
Capitolo 10: *** Non colleghi, molto di più ***
Capitolo 11: *** Noi ***
Capitolo 12: *** La prima volta ***
Capitolo 13: *** Un grande spavento ***
Capitolo 14: *** prime risposte ***
Capitolo 15: *** Fuggire ancora...o forse no? ***



Capitolo 1
*** Tornare a casa ***


Una lacrima solitaria le rigava il volto candido, ma subito venne asciugata dalla manica di un golfino nero. Si era ripromessa che non avrebbe più versato neanche una lacrima, che mai nessuno sarebbe riuscito a distruggerla ancora una volta. Eppure le era bastato tornare in quella città perché quelle ferite, quelle cicatrici che credeva ormai rimarginate tornassero a sanguinare come allora. Cinque anni non erano riusciti a cacciare tutta quella sofferenza dal suo cuore, l'avevano resa solo più sopportabile.
Senza più esitazione si rimise il casco e salì in sella alla sua moto. Finalmente era tornata a casa.
Sfrecció rapidamente per quelle strade che nonostante gli anni passati erano sempre uguali. Le pareva il tempo si fosse fermato a quel caldo pomeriggio di cinque anni prima in cui la sua vita era stata completamente stravolta.
Percorse a tutta velocità la strada che la separava da casa, incurante di tutti gli sguardi allibiti e le urla di protesta per la troppa velocità e rapidamente giunse davanti a quel palazzo che ospitava l'appartamento che per tanto tempo aveva definito casa, mentre un sorriso le ornava le labbra.
Non l'avrebbe mai ammesso ma le era mancato tantissimo.
Parcheggiò lì davanti e scese dalla sua bambina (era così che chiamava la sua Kawasaki bianco perla con delle bellissime fiamme nere sulle fiancate), mentre quel tenero sorriso le si allargava sul volto sempre più.
Senza perdere tempo liberò la sua lunga chioma rossa dall'ingombro del casco, prese la sua borsa e si affrettò verso l'ingresso. Chissà che faccia avrebbe fatto sua madre rivedendola a casa dopo tutto quel tempo. Lei non vedeva l'ora di riabbracciarla, le era mancata tantissimo.
Percorse con il cuore in gola tutte le scale che la separavano dalla sua meta. Era felice, ma aveva anche paura, una dannatissima paura di leggere delusione in quegli occhi così simili ai suoi.
Nel momento in cui arrivò sul suo pianerottolo sentì il cuore batterle forte nel petto. Stava facendo la cosa giusta? E se loro fossero andati avanti dopo la sua fuga? No, non voleva pensarci. Prese un lungo respiro e dopo aver cercato il suo portachiavi a forma di rana inserì la chiave nella serratura. Era davvero la cosa giusta entrare come se non fosse mai andata via? Era ancora un suo diritto fare una cosa del genere?
Non aveva più tempo per tornare indietro. La serratura era scattata e la porta si era aperta, rivelando la figura di una donna d'ali lunghi capelli scuri e gli occhi cioccolato proprio come i suoi.
-Ciao mamma!- disse mentre gli occhi le si inumidivano e il sorriso le si allargava sul volto.
Non aveva più dubbi. Le era bastato guardare gli occhi prima sorpresi e poi commossi della sua mamma per capire che era stata la scelta giusta.
La donna non sapeva cosa pensare. Quante notti aveva pregato per far tornare a casa la sua bambina, e ora, dopo cinque lunghissimi anni, eccola lì, più bella e matura di quanto non fosse mai stata. Non era rimasto nulla della bambina che era stata se non quei bellissimi occhi cioccolato, così dannatamente simili ai suoi.
Istintivamente spalancò le braccia e subito la sua bambina vi ci si rintanò nascondendo il volto sulla spalla della sua mamma che le accarezzava la ormai lunga chioma rossa. Quanto le era mancato stringerla forte a sé.
-Bentornata a casa!- le sussurrò la donna mentre calde lacrime le rigavano il volto.
La rossa non riuscì a trattenere le lacrime a quelle parole. La sua mamma. La sua adorata mamma.
Rimasero a lungo avvolte da quel caldo abbraccio. Nessuna delle due sembrava voler interrompere quel momento magico, ma furono costrette a lasciarsi sentendo la serratura scattare e due voci allegre varcare la soglia.
-Mamma!- urlò un bellissimo bambino dai capelli castani e gli occhi cioccolato correndo in casa entusiasta seguito da un uomo dai capelli e baffi castani, prima di bloccarsi a guardare la scena davanti che gli si parava davanti.
-Chi è?- chiese il bambino osservano la ragazza avvolta tra le braccia della sua mamma.
Sentendo quelle parole Collins lasciò la giacca e raggiunse la sua famiglia rimanendo a occhi sbarrati. Non riusciva a credere ai suoi occhi, quella era...
-Salve professor Collins!- disse la ragazza sistemandosi una ciocca rossa dietro l'orecchio imbarazzata.
Non sapeva davvero come comportarsi.
-Will- esclamò l'uomo sorpreso prima di sorridere.
Finalmente era tornata a casa. Sembrava tutto perfetto finché Will non si sentì tirare la giacca di pelle da una manina paffuta. Volse lo sguardo in tale direzione e si sorprese nel vedere un bambino sui quattro anni che la guardava incuriosito. Susan vedendo la confusione di entrambi sorrise prendendo in braccio il suo piccolino e regalando a entrambi i suoi figli un sorriso.
-William- iniziò la donna accarezzandogli i capelli con affetto -Lei è la tua sorellona- gli disse senza smettere di sorridere e sorprendendo la sua primogenita.
Sua madre e Collins avevano avuto un bambino durante la sua assenza. Lei aveva un fratellino e si era persa quattro anni della sua vita.
Il bambino ascoltò sorpreso quelle parole. Quante volte aveva sentito parlare di sua sorella e in quwl momemto riuaciva finalmente a vederla. Istintivamente un sorriso gli nacque sul volto e immediatamente si fece mettere giù dalla madre e si lanciò tra le braccia della rossa.
-Will!- urlò il bambino felice di poter stringere finalmente quella sorella di cui aveva tanto sentito parlare ma che non aveva mai conosciuto se non in foto.
La ragazza sgranò gli occhi a quel gesto. Il suo fratellino la stava abbracciando. Un sorriso le nacque sul volto a quel gesto tanto innocente, tanto semplice, tanto meraviglioso.
-Ciao piccolino!- gli disse Will abbassandosi alla sua altezza e lascuandogli un buffetto sulla fronte -Come ti chiami?- Il bambino la guardò sorpreso prima di sorridere imbarazzato. Non aveva mai visto una ragazza bella come la sua sorellona.
-William- rispose sorridendo al bellissimo sorriso che gli rivolse la rossa.
-Che bel nome che hai piccino!- le disse prendendolo in braccio e facendolo roteare tra le sue braccia.
Susan e Collins osservavano commossi la scena. Mai avrebbero potuto immaginare di vedere una scena del genere. Era tutto così bello. Finalmente la loro famiglia era di nuovo unita e pareva più felice che mai.

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Capitolo 2
*** Era tutto il suo mondo ***


Se le avessero detto che a diciannove anni si sarebbe ritrovata ad aspettare un bambino fuori dalla scuola materna, probabilmente non ci avrebbe mai creduto, eppure eccola lì. Era appoggiata al muretto d'ingresso e a occhi chiusi contava i secondi che la separavano da quel piccolo terremoto che si era fatto spazio nel suo cuore con un semplice sorriso.

Spesso si ritrovava a pensare cosa sarebbe potuto accadere se non fosse scomparsa nel nulla per cinque lunghi anni. Probabilmente William non sarebbe cresciuto con la preoccupazione e la malinconia per quella sorella mai conosciuta.
Era stata un'egoista. Aveva pensato solo al suo dolore, senza preoccuparsi di ciò che si sarebbe lasciata alle spalle, di come le persone che le volevano bene avrebbero preso la sua "scomparsa ".

Era ancora immersa nel turbine dei suoi pensieri, quando una vocetta acuta che urlava il suo nome la riscosse, facendola sorridere di gioia.
William le stava correndo incontro tutto contento.
Lo osservò andarle incontro con quell'andatura bizzarra che avevano solo i bambini e non riuscì a trattenere una lacrima di gioia, ma allo stesso tempo di malinconia.
Mai avrebbe fatto lo stesso errore. Suo fratello sarebbe stato sempre la cosa più importante!
-Ehi terremoto!- lo salutò prendendolo in braccio e posandogli un bacio sulla guancia paffuta.
La lacrima già sostituita da un sorriso. William sorrise ancora di più, avvolgendo le sue piccole braccia al collo della sorella. Gli pareva ancora impossibile poterla abbracciare.
-Che dici...- iniziò la rossa facendo scendere William e prendendogli una manina -Ti va di andare a prendere un gelato?-
Il bambino la guardò qualche secondo indeciso, prima di sorridere entusiasta, iniziando a trascinare la ragazza verso la sua gelateria preferita.
Will sorrise vedendolo così simile a lei nella sua infanzia, quando tutto andava ancora bene e non vi erano problemi all'orrizzonte.
No, per William non ci sarebbero mai stati problemi. Lo avrebbe protetto lei, anche a costo della sua stessa vita, perché ormsi lui era tutto il suo mondo e lo sarebbe rimasto, per sempre.

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Capitolo 3
*** Perdersi nei ricordi ***


Una lieve brezza le scuoteva i lunghi capelli rossi, facendole finire delle ciocche davanti agli occhi, ma Will pareva non accorgersene, i suoi occhi erano persi a contemplare quella distesa azzurra.
Le piaceva perdersi nell'immensitá delle acque e osservare le onde abbattersi sulla spiaggia lasciando per qualche secondo il segno del loro passaggio. Amava il momento in cui una nuova onda copriva il passaggio di quella precedente. Le ricordava che nella vita nulla è eterno e che tutto passa, in un modo o nell'altro, senza che nessuno possa fare nulla per fermarlo.
Lei lo sapeva fin troppo bene.

Se ripensava alla sua vita fino a quel momento non poteva evitare alle sue labbra di incresparsi in un sorriso malinconico e forse anche un po' nostalgico.
Aveva solo diciannove anni, eppure a volte le pareva di averne almeno il triplo.
Del resto nessuno aveva vissuto una vita piena come la sua.
Li rivedeva ancora i giorni dell'infanzia, quando si sentiva una principessa che desiderava solo giocare e nuotare nell'immensitá dell'oceano insieme ai suoi genitori che in quel periodo erano tutto il suo mondo.
Aveva creduto che le cose sarebbero potute rimanere invariate per sempre, eppure non era stato cosi. Più gli anni passavano più quella bolla nella quale aveva creduto di vivere iniziava a cadere a pezzi.
Le ricordava le litigate dei genitori quando credevano che lei fosse nella sua stanza a dormire. Sentiva ancora le loro urla furiose e le lacrime silenziose rigarle il volto. E poi era arrivato il giorno della separazione e il successivo divorzio. Quante volte si era chiesta, nei primi tempi, come sarebbero state le cose se fosse stata una figlia migliore, più attenta e obbediente.
Per quanto tempo aveva desiderato che chiudendo gli occhi tutto ciò che la circondava si dissolvesse e le cose tornassero come prima quando era solo una bambina e tutto era semplice. Invece non era accaduto, anzi tutto era continuato a sprofondare.
Quanto aveva odiato quei giorni, i più brutti della sua vita. Non solo aveva visto la sua famiglia sgretolarsi senza poterlo evitare, ma subito dopo, a scuola, tutti avevano iniziato a evitarla come la peste, perché lei era quella diversa, quella strana.
Era stata dura la risalita dopo quel periodo, eppure ce l'aveva fatta a rialzarsi. Aveva vissuto in traspaeenza, rendendosi invisibile agli occhi degli altri, mentre a casa nascondeva il dolore dietro a un sorriso, perché alla fine aveva capito e non voleva dare preoccupazioni a sua madre, non anche lei.
Fu nell'autunno dei suoi tredici anni che ci fu LA svolta nella sua vita.
Erano state costrette a trasferirsi a causa del lavoro di sua madre, ed era stato prorpio in quella nuova città che aveva smesso di essere una semlice ragazzina ed era diventata una Guardiana della Muraglia, la Custode del Cuore di Kandrakar.
All'inizio le era parso tutto così assurdo. Non poteva essere vero. Lei che era solo una bambina era stata chiamata a salvare due mondi. Era talmente assurdo e reale allo stesso tempo che era difficile da crederci.
Eppure da quel momento era stato tutto così magico, nel vero senso della parola. Aveva trovato delle amiche che le volevano bene e che assieme a lei combattevano per la salvezza di Meridian.
Erano stati i giorni più belli della sua vita quelli. Tra un combattimento e una risata si era sentita finalmente a casa, come quando era una bambina.
Due anni meravigliosi.
Le Witch parevano non essere mai state così unite tra loro. Certo non mancavano le incomprensioni, ma si volevano bene e risolvevano sempre, anche grazie all'aiuto di Caleb e Elyon che riuscivano sempre a farle ragionare e tornare più amiche che mai, anche quando i loro ragazzi fallivano.
Ricordava ancora tutte le fughe nella notte per correre a Meridian e piangere sulla spalla di Caleb. Era stato un amico importante per lei, il più importante. L'unico che fosse mai riuscito a capirla sul serio, anche con un solo sguardo. Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a sentire il calore del suo abbraccio che la sosteneva perennemente.
Gli era mancato davvero molto in quegli anni, ma aveva bisogno di rimanere sola e affrontare tutta quella sofferenza da sola, per crescere, maturare e diventare più forte e forse ci era finalmente riuscita.
Sorrise amaramente ricordando il resto della sua vita. Perché se quelli erano stati i migliori anni della sua vita, la maggior parte delle persone che aveva conosciuto l'avevano pugnalata alle spalle nel momento in cui aveva più bisogno di loro.
Una lacrima le solcò il volto al ricordo di tutta la sofferenza che l'aveva spezzata in due quel 13 settembre di cinque anni prima, ma subito l'asciugò.
Era passato il tempo delle lacrime e quello dei rimpianti. Non si poteva tornare indietro e non voleva farlo. Anche se la sua fuga era iniziata per cercare di metabolizzare il dolore, quei cinque anni erano stati stupendi a modo loro e non li avrebbe cambiati con nulla al mondo. Neanche con quell'amicizia che l'aveva abbandonata e tradita, perché lei non era più la tredicenne che era scappata con le lacrime a rigarle il volto e non lo sarebbe più stata.
Sorrise a quel pensiero, prima di voltare le spalle a quel mare che tanto amava.
Non era tempo di perdersi nei ricordi.
Davanti a sé aveva una vita intera che aspettava di essere vissuta e Will era pronta ad affrontarla a testa alta.

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Capitolo 4
*** Un presente bellissimo ***


Un Presente Bellissimo


-Will!- urlò William non appena la vide varcare la soglia di casa, correndole incontro con quel sorriso felice che dedicava solo a lei.
Adorava sua sorella!
Fin dal primo istante in cui l'aveva vista stretta in quell'abbraccio con la loro mamma ne era rimasto affascinato e più i giorni passavano, più cresceva l'affetto che nutriva nei suoi confronti.
-Ciao peste!- lo salutò la ragazza posando il casco sul mobiletto all'ingresso e prendendolo in braccio -Sono a casa!- urlò poi per farsi sentire dal resto della famglia, mentre si dirigeva in salotto sotto la guida del suo fratellino.

Susann osservò in silenzio quella scena cercando di trattenere le lacrime di gioia. Le faceva ancora un certo effetto vedere scene del genere. Quante volte si era svegliata nel cuore della notte con la gola secca, il cuore a mille e il nome della sua bambina sulle labbra. Sognava ancora il giorno in cui era andata via senza una parola, nonostante si impedisse di pensarci ora che Will era tornata e pareva non averli mai abbandonati. Doveva cancellare quell'angoscia dal suo cuore, perchè, ne era certa, il passato non si sarebbe ripetuto, il futuro era ancora in attesa di essere scritto, ma il presente. Il presente era lì, davanti ai suoi occhi e voleva solo essere vissuto, perchè si prospettava bellissimo, prorpio come quel disegno che le sue due ragioni di vita stavano realizzando assieme!

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Capitolo 5
*** Primo giorno... ***


Primo giorno...



Si guardò qualche secondo allo specchio. Uno chignon composto le reggeva i lunghi capelli rossi, scoprendo il volto pallido dai delineamenti delicati. Un abito a fascia nero, con un nastro petrolio sotto il seno, le cadeva morbido  lungo i fianchi evidenziando le gambe snelle e affusolate. Un guanto petrolio con una stella nera sul dorso, il simbolo del locale in cui aveva iniziato a lavorare,  le copriva la mano destra. Molto probabilmente se non fosse per le etnys che portava ai piedi, la fascia nera a coprirle il gomito sinistro e quella fenice tatuata tra la terza e la sesta vertebra non si sarebbe riconosciuta nella figura che lo specchio le riproponeva davanti agli occhi. Forse non era stata una buona idea accettare quel lavoro, ma non avendo trovato di meglio non aveva avuto molta scelta. Sospirò sistemandosi il piercing all'orecchio sinistro. Era perfetta, troppo perfetta per i suoi gusti! Istintivamente portò la mano non guantata ad accarezzare quel tatuaggio che rappresentava la sua rinascita
dalle ceneri di quella che un tempo era la sua vita e che aveva abbandonato anni prima. Aveva bisogno di trovare lo stesso coraggio di quel giorno dentro di sé. Si guardò un ultimo secondo allo specchio, prima di lasciarsi alle spalle il camerino.

Non era male quel pub.  Aveva tre pareti petrolio, mentre quella dietro il bancone era completamente in specchio. Lungo le tre pareti erano disposti decine di tavolini
in vetro con poltroncine in pelle nera  e nel mezzo della sala vi era un grande spazio vuoto dove solitamente veniva allestito un palco per le esibizioni in serate speciali o si poteva ballare grazie alla musica perennemente messa dal dj.
Sarebbe stato un bellissimo locale se non fosse stato per il proprietario, un cinquantenne perverso con manie di protagonismo. Will l'aveva incontrato una sola volta e non sarebbe mai riuscita a dimenticare quegli occhi neri  che la spogliavano con lo sguardo. Era stato disgustoso! Fortuna che aveva avuto il buon senso di affidare il locale a sua nipote, una ragazza davvero carina e gentile. A vederla nessuno avrebbe mai potuto immaginare essere imparentata con quel viscido. Zoey, questo il nome della ragazza, era una ventenne davvero simpatica con il sorriso perenne sulle labbra rosee. Era alta e proporzionata  e aveva un volto angelico, sul quale spiccavano due bellissimi smeraldi al posto degli occhi, messo in evidenza da una lunga chioma corvina. Era bellissima!
-Will!- la ciamò la ragazza andandole incontro con quel suo bellissimo sorriso -Sei uno schianto!- le disse fermandosi a guardarla qualche secondo -Ora capisco perchè zio Tonio ti ha assunta senza battere ciglio!- aggiunse divertita, facendo inarcare un sopracciglio alla rossa.
Quel tipo le piaceva sempre meno e sperava di non doverci avere più nulla ache fare.
-Scherzi a parte...- iniziò con un sorriso -Sono felice di vedere che finalmente si sia deciso ad assumere una ragazza normale e non le solite sgualdrinelle che passano le serate piegate a novanta sui tavoli e a flirtare con i clienti!- continuò inorridendo solo al ricordo di tutte le ragazze che aveva sbattuto fuori per il loro comportamento.
Erano davvero un insulto al genere femminile sciacquette di quel tipo!
A quelle parole Will non riuscì a trattenere una smorfia. In quegli anni ne aveva conosciute davvero tante di gallinelle simili e sinceramente più le osservava e più la disgustavano!
-Come puoi sapere che non sono come loro?- le chiese non appena giunsero dietro il bancone, era lì che avrebbe lavorato
Si sentiva sollevata di non apparire come una facile, ma Zoey la conosceva a malapena, non poteva sapere se la sua fosse solo apparenza.
-Basta osservarti!- le rispose la corvina con un'alzata di spalle -Ho visto lo sguardo ostile con il quale osservavi mio zio durante il colloquio. Ti infastidiva! Anche il tuo modo di vestire è indicativo. Non vuoi essere al centro dell'attenzione o seguire la massa, vuoi stare bene con te stessa. Non ti importa il giudizio della gente, ma soprattutto tu guidi una Kawasaki e le sciaquette, nella maggior parte dei casi, pensano sia una marca di profumo! Tra l'altro anche il tuo modo di fare spiega molto sulla tua persona e anche se non ti conosco da molto mi sembri una persona razionale e molto realista- disse scrutandola attentamente con il suo sorriso -E poi mi sei simpatica!- concluse facendole un'occhiolino prima di scoppiare a ridere trascinando con sé anche quella che era appena diventata una sua amica.
Forse, pensò Will, non sarebbe stato poi così male lavorare in quel posto e forse Zoey con la sua spensieratezza sarebbe anche riuscita a far crollare quelle barriere erette attorno al suo cuore per evitare di soffrire ancora...

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Capitolo 6
*** Chiacchierata madre-figlia ***


Chiacchierata madre-figlia


 
 
-Posso entrare?- chiese Susann facendo capolino nella stanza della figlia.
Will era distesa sul letto, un braccio a corprire gli occhi e l'espressione sfinita. La festa tenutasi al pub la sera prima l'aveva distrutta. Non avrebbe mai immaginato di dover passare la notte in bianco a causa di quei deficienti, ma non aveva avuto scelta. Il lavoro era lavoro e non poteva neanche dare buca al suo fratellino quella mattina.
-Che succede?- chiese la rossa senza muoversi da quella posizione.
Sperava di liberarsi entro breve della madre per poter dormire un po', ma qualcosa le diceva che avrebbe dovuto rimandare il suo sonnellino.
-William mi ha detto che lo hai portato in spiaggia oggi- iniziò la donna sedendosi accanto alla figlia sul letto -Avete costruito tanti castelli di sabbia, raccolto conchiglie e fatto il bagno . Mentre gli facevo la doccia non smetteva più di raccontarmi  di quanto lo fai divertire tutte le volte che lo porti fuori, di quanto ti voglia bene e tu sia importante
per lui-
Will ascoltava in silenzio le parole della madre. Aveva capito che non era lì per parlare di William. La conosceva bene e speva che quello era solo un piccolo preambolo prima della domanda vera e propria.
-Non ti dirò né dove sono stata, né cosa ho fatto in questi anni!- la interruppe, infatti, mettendosi seduta e specchiandosi negli occhi di sua madre -Questi cinque anni, come tutti quelli prima di loro fanno parte del passato, non sono importanti, non più. E come non lo sono per me, non devono esserlo neanhe per te, per voi. So di aver sbagliato, di avervi fatti preoccupare e soffrire tantissimo, ma ora sono qui e ciò che è stato non deve più contare. Sono a casa, sono tornata e non ho intenzione di andare da nessuna parte, non più ormai!- disse cercando di rassicurare quella donna che per tanto tempo era stata tutto il suo mondo e che continuava ad esserlo nonostante non fosse più una bambina.
Sapeva che voleva delle risposte, che un semplice biglietto non poteva spiegare le sue ragioni, ma non pteva aiutarla. Non avrebbe mai permesso a nessuno dei suoi cari di scoprire cos'era accaduto dal giorno della sua fuga a quello del suo ritorno. Avevano già sofferto abbastanza a causa sua.
Susann la guardò intensamente. Era davvero cresciuta la sua Will. Non era più la bambina indifesa che correva a piangere tra le sue braccia quando qualcosa la turbava, era diventata una donna fiera, indipendente e bellissima, una miscela espoliva, lo sapeva. Eppure più la guardava più riusciva a scorgere quella ragazzina esuberante con il sorriso perenne sulle labbra, amante delle rane, del nuoto e delle gite all'aperto con gli amici. Quella ragazzina che odiava la matematica e che lei metteva costantemente in punizione per farla studiare.
-Non ti sto chiedendo cos'è accaduto...- iniziò la donna sospirando e mettendo da parte quei pensieri -So che non me ne parleresti per nessuna ragione, neanche dovessi sommergerti di domande- le disse prendendo una mano della sua bambina tra le sue -Vorrei solo capire perchè...- continuò in un sussurro che la stessa Will fece fatica a capire -Non sai quante volte mi sono chiesta se fosse stata colpa mia, se magari le cose fossero andate diversamente, se io e tuo padre non avessimo divorziato o se non ci fossimo trasferite qui, magari ti ho fatta sentire tra...-
-Non dirlo neanche per scherzo!- la interruppe briscamente la rossa -Non sarebbe mai potuta essere colpa tua! Tu sei eccezionale, la miglior mamma del mondo, l'unica che avrei mai potuto desidereare sempre al mio fianco. Non mi hai mai abbandonata, mi sei stata sempre accanto anche quando non ti volevo! Hai vegliato su di me in silenzio quando sapevi avrei dovuto farcela con le mie forze e mi hai sorretta quando avevo bisogno di te. Sei sempre stata tutto ciò che una figlia avrebbe mai potuto desiderare...- concluse con un sorriso imbarazzato.
Mai prima di quel momento si era esposta tanto con qualcuno, ma sapeva che in quel momento era necessario.Sua madre doveva sapere ciò che significava per lei.
A quelle parole gli occhi di Susann si riempirono di lacrime. Mai avrebbe immaginato di sentirsi dire tali parole dalla sua primogenita.
-Oh Will!- riuscì solo a dire stringendola forte a sé.
Quanto l'amava.
La rossa rimase sorpresa da tale reazione, ma subito si lasciò andare. Non c'era nulla di più bello che un abbraccio materno e lei voleva goderselo a pieno.
-Ti voglio bene!- sussurrò nascondendo il volto sulla spalla della madre che la strinse ancora più forte.
In quel momento nulla aveva iimportanza, solo quel legame madre-figlia che forse non era mai stato così saldo.

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Capitolo 7
*** Dopo cinque anni... ***


Dopo cinque anni...

 

-Due rum e cola, un angelo azzurro, quttro birre medie,  due jin lemon, una vodka lemon e una alla fragola- disse Zoey porgendo un foglietto con le ordinazioni alla rossa che stava già preparando due martini.
-Arrivano subito!- rispose Will porgendo i due drink ai ragazzi sduti al bancone e inizando a preparare i bicchieri per i nuovi cocktail.
Quella sera il locale era più affollato del solito e Will, Zoey e Sky erano stati costretti a rimboccarsi le maniche e a rinunciare anche alla pausa sigaretta che erano soliti concedersi a turno.
-Due aperol, una birra grande e due alexander- le disse Sky posandosi quache secondo al bancone e sistemendosi la chioma bionda.
Era tutta la sera che correva tra un tavolo e l'altro ed era davvero distrutto.
-Stanco?- gli chiese la rossa finendo di preparae l'angelo azzurro e ottenendo un sorriso divertito dall'amico.
-Vorrei solo buttarmi sotto le coperte e dormire due giorni di fila- le rispose guardandola con quegli occhi ametista con i quali riusciva ad incantare chiunque al primo sguardo.
Will sorrise a quelle parole inizando a versare le birre medie e dando le spalle all'amico.
Erano già quattro mesi che lavorava in quel locale e si era davvero affezionata ai suoi due cooleghi. Erano stati i suoi primi amici una volta tornata a casa.
-Dai facciamo a cambio- gli disse la rossa sistemando tutti i drink su un vassoio e avviandosi verso i tavoli -Però ricorda che mi devi un favore!- aggiunse facendogli una linguaccia.
Sky sbarrò gli occhi sorpreso, prima di sorriderle riconoscente.
La prima volta che si erano visti non si erano stati troppo simpatici, anzi poteva affermare tranquillamente che si erano odiati a pelle. Eppure, a quattro mesi di distanza da quel giorno e con l'aiuto di Zoey erano diventati migliori amici e la cosa non poteva che fargli piacere. Mai aveva incontrato una ragazza come lei!
-Zoey a che tavolo questi?- chiese la rossa aggirandosi per il locale con quel vassoio tra le mani.
La corvina la guardò qualche secondo incredula. Che diavolo ci faceva Will tra i tavoli?
-Secondo me Sky finirà per approfittare della tua bontà!- affermò divertita beccandosi una linguaccia dall'amica -Comunque sono per il tavolo sette!- aggiunse dirigendosi al bancone con nuove ordinazioni. Quasi quasi rimpiangeva le serate "discoteca", si lavorava molto meno tra i tavoli!
Will camminava serena per il locale. Ormai conosceva la collocazione di tutti i tavoli a memoria e spesso si divertiva a immaginare chi avebbe potuto ordinare la roba che portava sul vassoio osservando il profilo dei clienti man mano che si avvicinava.
Anche quella sera stava provando a farlo.
Al tavolo erano sedute cinque ragazze e sei ragazzi. Sicuramente le birre e i rum e coca erano per i ragazzi. Stava per cercare di capire il resto, quando si accorse di una cosa che non le piacque affatto.
Lei conosceva quei profili. Certo erano leggermente diversi da come li ricordava, ma erano loro, ne era certa!
Istintivamente sbarrò gli occhi, maledicendosi per aver sostituito Sky tra i tavoli proprio quella sera.
Camminò lentamente, sempre più a occhi sbarrati, conscia di ciò che l'aspettava.
Era giunto il momento di fare i conti con il passato alla fine.
-Ecco a voi!- disse posando il vassoio sul tavolo seza fissare nessuno negli occhi e mantenedo lo sguardo basso.
Sperava di potersela cavare senza essere riconosciuta, ma gli sguardi che sentiva bruciarle la pelle le suggerivano tutto il contrario.
-Sei davvero tu?- chiese un ragazzo dai capelli castani con degli strani segni verdi sulle guance, studiandola attentamente.
Non voleva sbagliare ma era sicuro che quei capelli vermigli e quella voce potessero appartenere solo a una persona.
Will sospirò a quelle parole. Era inutile continuare a nascondersi.
-Ciao Caleb!- rispose alzando il volto fino ad incrociare gli occhi onice del suo migliore amico mentre un timido sorriso le incurvava le labbra.
Non aveva intenzione di rivolgere lo sguardo a nessun altro in quel tavolo.
-Will!- esclamò Caleb senza riuscire a trattenere un sorriso e correndo ad abbracciarla.
Gli era mancata da morire!
Certo era furioso con lei per essere sparita senza una parola, ma in quel momento non importava, era solo felice di poterla riabbracciare dopo così tanto tempo.
La rossa sorrise stretta tra quelle braccia che sapevano di casa e felicità contaccambiando quella stretta che l'aveva sempre sostenuta nei moemrnti di crisi e in quelli di gioia. Lui c'era sempre stato!
Gli atri osservavano la scena in silenzio. Pareva ancora così assurdo ciò che stavano guardndo, eppure non c'erano dubbi. Quella ragazza era Will, la loro Will.
-Quando sei tornata? Perchè non sei venuta a salutarmi? Come stai? Che hai combinato? Dove sei stata? Perchè non ti sei fatta sentire?- iniziò il ragazzo tartassandola di domande.
Voleva recuperaere quei cinque anni di silenzi.
-Calma!- lo interruppe Will con un sorriso -Ora devo lavorare, che dici se ci vediamo domani per fare due chiacchiere?- proprose osservando i due amici in piena crisi con tutte quelle ordinazioni.
Caleb annuì sorridendole.
-Solito posto, solita ora?- le chiese poi, ricevendo un semplice segno d'assenso, prima che la rossa si allontanasse conscia dell'interrogatorio che la attendeva a fine turno da quei due impiccioni dei suoi due migliori amici che invece di pensare a lavorare la sbrciavano con la coda dell'occhio.

-Non ci ha degnati di uno sguardo!- constatò HayLin non appena la rossa si fu allontanata giocando con il ghiaccio del suo angelo azzurro e dando voce ai pensieri di tutti.
-Nonostante siano passati cinque anni non ci ha ancora perdonati!- aggiunse Taranee.
La sua vodka lemon abbandonata nel bicchiere. Non aveva più voglia di festeggiare il trenta e lode preso all'esame di storia egizia.
-L'abbiamo ferita, tradita e abbandonata nel momento in cui aveva più bisogno di noi- iniziò Cornelia giocando con la cannuccia della sua vodka alla frsgola -Vi aspettavate davvero che rivedendoci ci avrebbe buttato le braccia al collo?- chiese sarcastica prendendo un sorso del suo drink e lasciando tutti basiti.
Aveva ragione, lo sapevano, eppure non era facile da accettare.
-È tutta colpa nostra!- sussurrò Elyon chinando il capo tristemente.
A cinque anni di distanza i sensi di colpa le bruciavano ancora l'anima nello stesso modo in cui quel lontano giorno di cinque anni prima la sua pelle era stata bruciata dallo sguardo prima sorpreso, poi incredulo, umiliato, ferito e distrutto di quella che aveva sempre considerato una delle sue migliori amiche.
Vedendola così triste Matt l'avvolse in un abbraccio. Anche lui sentiva i sensi di colpa divorarlo, ma doveva essere forte, per entrambi.
Irma li osservò di sbieco facendo scoccare la lingua sul palato e attirando tutte le attenzioni su di sé.
-Non è piangendoci addosso che risolveremo le cose- affermò sorseggiando il suo jin lemon -Cinque anni fa abbiamo avuto tutti la nostra parte nella storia, escludendo Caleb che non ne sapeva nulla- continuò più decisa che mai -Quindi basta darci colpe reciproche, perchè il casino l'abbiamo combinato tutti assieme e per cercare di rimediare dobbiamo rimanere uniti, quindi diamoci una svegliata!-
Tutti rimasero sorpresi a quelle parole.
Irma era maturata tanto in quegli anni, forse troppo. Non pareva neanche più quella ragazzina sempre prona a far baldoria e a divertirsi.
-Hai ragione!- l'assecondò Joel stringendole una mano per dimostrarle il suo affetto e tutto il suo appoggio -Insieme abbiamo sbagliato, insieme troveremo una soluzione!-
Tutti annuirono convinti.
Avrebbero fatto di tutto per rimettere insieme quell'amicizia che era stata la cosa più bella capitata loro.

Caleb, però, era distratto, non ascoltava i loro discorsi. Nella sua mente riusciva ancora a sentire il profumo di Will inebriargli i sensi mentre le sue braccia stringevano il suo esile corpo.
Era cambiata tanto la sua amica in quelgi anni. Nel momento in cui l'aveva stretta a sé aveva sentito subito la differenza di quel corpo maturo premere sul suo.
Era stato strano stringere quei fianchi perfetti e sentire il suo morbido seno a contatto con il suo torace. Non c'era più traccia della quattordicenne timida che piangeva sulla sua spalla. Will era diventata una donna forte e determinata, bella e affascinante.
Non avrebbe mai immaginato di rincontrarla in quel modo, eppure pensandoci era parso così da loro. Del resto anche il loro primo incontro era stato alquano bizzarro. Prima era stato lui a piombarle addosso, poi lei a cadere tra le sue braccia. Sorrise ripensando a quel giorno e a tutte le avventure vissute assieme. Quante ne avevano passate in quelgi anni? Troppe per dei ragazzini come loro, eppure non si erano mai arresi. Avevano stretto i denti ed erano andati avanti con tutte le loro forze, sempre fianco a fianco. Nessuno era mai riuscito a dividerli, almeno fino a quel giorno.
Ricordava il mometo in cui aveva scoperto la verità. Quanto rancore era nato nel suo cuore, avrebbe voluto farli a pezzi, ma sapeva sarebbe stato inutile.
Ci era voluto tempo per superare la cosa e far tornre le cose a quelle di un tempo, ma tutti sapevano che non sarebbero più state le stesse, perchè lei non era più al loro fianco.
Quante volte alzando lo sguardo al cielo si era chiesto cosa stesse facendo e se sesse bene quella ragazzina dai buffi capelli vermigli che riusciva sempre a farlo sorridere di cuore e averla di nuovo davanti, dopo così tanto tempo, era stato un sogno, un bellissimo sogno che non si sarebbe dissolto una volta aperti gli occhi come gli era sempre accaduto in quegli anni. Questa volta er reale, il loro abbraccio era stato vero, così come la sensazione di calore che la pelle di lei gli aveva trasmesso e anche il profumo di vaniglia che gli aveva inebriato il respiro.
Finalmente era tornata e non avrebbe permesso a nessuno di allontanarla nuovamente da lui.

 

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Capitolo 8
*** Primi chiarimenti ***


Primi chiarimenti



 

Il sole splendeva alto nel cielo riuscendo a trapassare quella coltre di nubi che parevano promettere pioggia, mentre una leggera brezza accarezzava le fronde degli alberi portando con sé le ultime foglie che non avevano ancora abbandonato il nido materno.
Le strade erano affollate da giovani ragazzi che dopo un'intera giornata passata sui libri finalmete potevano andare a divertirsi con gli amici.
Tra questi spiccava una giovane donna che, parcheggiata la moto, camminava serena sulla sabbia bianca, lasciandosi cullare dal fragore delle onde che lentamente si abbattevano sulla riva bagnandole i piedi. Amava tutte quelle sensazioni che il mare riusciva atrasmetterle, la rilassavano.
-Devo ancora capire perchè sei in orario solo quando io faccio tardi!- disse una voce alle sue spalle facendola sobbalzare.
Era talmente assorta nella natura da non essersi accorta del suo arrivo.
-Mi pare di avertelo già detto...- iniziò la ragazza senza voltarsi a guardarlo ma permettendo a un debole sorriso di incresparle le labbra -Siamo le due metà di una stessa medaglia!-
Entrambi sapevano che non c'era frase più adatta per loro, ma la realizzazione di ciò che significava era ben lontana ancora dalle loro menti.
-E come sempre hai ragione!- lìassecondò la voce fermandosi alle sue spalle, ma senza sfiorarla.
Non riusciva ancora a capacitarsi che la ragazza che aveva davanti fosse prorpio lei, la sua Will.
E rimasero così, fermi a osservare le onde del mare lambire la sabbia bianca della spiaggia, mentre il vento scuoteva loro i capelli.
Quante volte era accaduto in passato? E quante altre volte si erano rifugiati nei giordini di Meridian per non essere disturbati e chiacchierare tranquillamente? Avevano perso il conto ormai.
-Mi sei mancato davvero in questi anni- ammise Will in un sussurro mantenendo lo sguardo sul paesaggio che le si presentava davanti.
Era più facile parlare evitando di specchiarsi in quegli occhi così intensi, capaci di farle vibrare l'anima.
-Forse sei la persona che mi è mancata di più, ma non ho mai avuto il coraggio di cercarti- aggiunse stringendosi le braccia al petto in un tenero abbraccio solitario -Avevo bisogno di capire chi sono e ritrovare me stessa e per farlo ho dovuto spezzare ogni legame che mi teneva ancorata alla bambina che ero- continuò senza distogliere lo sguardo da quel mare che da sempre la faceva stare bene -Sai, per molto tempo ho pensato di non voler tornare a casa, di continuare quella vita che avevo iniziato cinque anni fa, ma non ci sono riuscita! Avevo troppa nostalgia di casa. Sentivo la mancanza della mamma, del professor Collins, nonostante la loro relazione non mi fosse mai andata a genio più del normale, mi mancava tutto...- confessò sospirando.
Mai si era aperta a quella maniera con qualcuno, eppure con Caleb sembrava tutto così semplice. Non era lei a dover mettere in piedi due parole di fila, ma erano loro stesse che uscivano spontaneamente dalle sue labbra, senza che potesse impedirlo.
-Ma sopra ogni altra cosa mi mancavi tu!- sussurrò infine lasciando Caleb a bocca aperta.
Mai si sarebbe aspettato una confessione così diretta e spontanea da lei.
-Anche tu ci sei mancata- iniziò il giovane stringendola in un tenero abbraccio -Sei mancata a tutti, specialmente a me!- aggiunse sussurrandole l'ultima frase in un orecchio e causandole centinaia di brividi lungo la spina dorsale.
Com'era possibile che solo il suo respiro sulla pelle riuscisse a farla vibrare?
Senza rendersene conto posò il volto sul petto di quello che da sempre era il suo migliore amico, lasciandosi cullare da quel calore che le era mancato in tutti quegli anni. C'erano così tante domande sospese tra loro, eppure bastava stare in quel modo per essere felici e lasciarsi alle spalle tutte le loro incomprensioni.
-Non sono stati anni facili quelli appena trascorsi, eppure non li cambierei di una virgola- ammise sorridendo malinconicamente -Cinque anni fa ho creduto davvero di non farcela ad andare avanti, e ho continuato a pensarlo per parecchio tempo, invece guardami...- aggiunse allontanandosi a malincuore da quel contatto che la faceva sentire protetta -Mi sono rialzata e sono felice. Finalmente la mia vita non dipende più da nessuno e sono davvero libera di vivere come più mi piace-
Caleb la osservò.
Era così radiosa da riuscire a trasmettere gioia mentre parlava. Da ciò che aveva capito in quegli anni aveva sofferto parecchio, ma aveva sempre trovato la forza di rialzarsi e in quel momento era lì, al suo fianco, e pareva più serena che mai.
Forse era stata davvero la scelta giusta la  sua.
-Sono felice per te!- le confessò affiancandola senza smettere di osservarla.
Non riusciva prorpio ad allontanare i suoi occhi da quel corpi minuto eppure immensamente forte o da quei capelli vermigli. Era bellissima e più la guardava più se ne convinceva.
-Dimmi qialcosa di te! Come te la sei passata in questi anni?- chiese poi la rossa cambiando rapidamente argomento e sorridendogli radiosa prendendolo per mano si incamminavano per la spiaggia.
Era impossibile quella ragazza! Sperava davvero di liquidarlo con due parole dopo cinque anni?
-Sai che non mi hai ancora raccontato i tuoi cinque anni, vero?- le fece notare guardandola indagatore ricevendo solo una linguaccia in risposta.
Era diversa Will, eppure era ancora la stessa, era difficile da spiegare.
-Ho dato le dimissioni dalla guardia reale, ora sono semplicemente uno dei capi dell'esercito ed essendo in tempi di pace non ho molto lavoro da sbrigare- iniziò il ragazzo osservando il cielo.
Alla fine vinceva sempre lei!
 -Scoprire la verità su ciò che accadde quel lontano giorno mi lasciò senza parole e mi spinse a prendere le distanze dagli altri per un po' per cercare di capire e non credo di esserci mai riuscito a pieno nonostante ora, come hai potuto vedere, le cose vanno decisamente meglio, però non credo di averli perdonati pienamente- aggiunse voltandosi a guardare la sua interlocutrice -Del resto è stata colpa loro se tu sei andata via!- aggiunse facendole un occhiolino e imbarazzandola leggermente.
Riusciva sempre a lasicarla senza parole.
-E non ho perdonato nemmeno te per avermi abbandonato senza una parola- le ricordò tentando di nascondere la sua malinconia dietro quell'ironia che aveva imparato a sfruttare pienamente proprio sulla terra.
Pensare a quei giorni faceva ancora male. Non avrebbe mai immaginato di soffrire tanto per la partenza di una persona, eppure quando Will era andata via si era sentito come se anche una parte di lui fosse partita con lei.
Will chinò il capo a quelle parole, mentre i sensi di colpa tornavano nuovamente a galla.
Era vero che non avrebbe mai cambiato quei cinque anni nonostante tutto, eppure pensare alla sofferenza che aveva causato la sua partenza faceva sempre un male cane.
-Non voglio accusarti di nulla!- la rassicurò il ragazzo prima che potesse replicare cogliendola di sorpresa -Probabilmente se mi fossi trovato al tuo posto avrei fatto lo stesso anch'io, del resto non augurerei nemmeno al mio peggior nemico quello che è capitato a te, però. ..- disse senza sapere come continuare.
Quello era un argomento difficile da affrontare, per entrambi.
-Sai il mio unico rimpianto è prorpio di aver fatto soffrire le persone che amo. Andando via ho causato un'ennesima cicatrice nel cuore di mia madre che solo Collins e William sono riusciti pian piano a curare.  Ho lasciato crescere mio fratello all'ombra di un fantasma, ho abbandona te e tutte le altre persone a cui volevo bene senza una spiegazione e questa cosa mi distrugge, eppure sto imparando a convivere anche con questo. Ho capito di aver sbagliato e sto provando a rimediare al mio errore. Sono diventata una persona migliore, nuova, disposta a tutto per le persone che amo e questa cosa mi aiuta a stare meglio,  a riuscire a dormire la notte e sai, credevo di no riuscirci più!- ammise regalandogli un tenero sorriso.
Caleb la osservò ancora. Era così fragile e forte allo stesso tempo.
Senza riuscire a trattenersi la strinse ancora ed entrambi godettero di quel contatto che li faceva stare bene.
-Va tutto bene!- la rassicurò stringendola più forte e accarezzandole i capelli come faceva quando erano solo dei ragazzini e Will si sentì protetta in quell'abbraccio, tanto da riuscire a lasciarsi andare e sfogare tutte le sue lacrime troppo a lungo represse.

Intorno a loro stava calando la notte, ma a nessuno dei due pareva importare.
 L'unica cosa importante era stata ritrovarsi!

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Capitolo 9
*** Il Passato ritorna, Sempre! ***


Il Passato ritorna, Sempre!

 

Le sirene della polizia squarciavano il silenzio di quella notte di luna piena. L'oscuritá di quel cielo senza stelle era spezzata dai fasci rossi delle volanti che accorrevano numerose sul luogo. Un grande fumo nero s'innalzava nel cielo sovrastando le immense fiamme rossastre che illuminavano a giorno l'aria circostante. Voci concitate e movimenti veloci tentavano di sovrastare il calore del fuoco per comprendere la situazione e salvare le persone coinvolte in quel terribile incidente.
Fiotti d'acqua sgusciavano da ogni dove per tentare di arginare i danni, mentre mani esperte s'intrufolavano tra i resti di quella vettura distrutta dall'impatto violento con quel gigante della strada.
-Aiuto...- un flebile grido si librò nell'aria cercando di sovrastare quell'assurdo fragore.
Una supplica di essere trovati in tempo, di non essere abbandonati tra quelle macerie che li avrebbero strappati dalla vita troppo presto.
Nessuno di loro meritava una fine simile, non ora che con tanta fatica stavano abbandonando quella strada che li aveva inghiottiti senza che se ne rendessero conto.
-Aiuto...- supplicò ancora una volta trattenendo le lacrime di disperazione.
Non poteva finire così. Non poteva perdere i suoi miglori amici a quel modo. Non avrebbe retto un'altra volta una situazione simile.
-Will...- sussurrò una voce maschile facendole scattare il volto in tale direzione e provocandole una dolorosissima fitta al collo.
Avevano preso davvero una bella botta!
- Nick!- provò a urlare la giovane.
Era così bello sentire la sua voce in quel momento.
-Come stai?- le chiese il ragazzo provando a muoversi, inutilmente.
Aveva male in tutto il corpo e il volante gli impediva qualsiasi movimento.
-Bene...- mentì la ragazza tossendo violentemente.
Tutto quel fumo iniziava a infastidirla, ma sapeva che se non fossero stati trovati in tempo il fumo sarebbe stato l'ultimo dei loro problemi.
-Roxy?- provò a chiedere mentre la vista iniziava ad appannarsi e rumori indistinti erano sempre più vicini.
Li avevno trovati. Stavano correndo a salvarli, eppure in quel momento non le importava. Voleva solo sentire la voce della sua migliore amica prenderla in giro per la sua preoccupazione eccessiva, o la sua risata cristallina risuonare tutt'intorno.
-Roxy!- la chiamò ancora tentando di avvicinarsi a lei nonostante la posizione del suo corpo non glielo permettesse.
-Sorellina?- chiamò a sua volta Nick cercando di non mostrarsi preoccupato.
Aveva una maledetta paura di non riuscire ad uscirne vivi tutti e tre assieme come avevano sempre fatto negli ultimi due anni e mezzo.
Stavano per urlare ancora una volta, quando un rumore li distrasse. Li avevano trovati finalmente.  Sarebbero sopravvissuti. Dovevano sopravvivere.
-Aiutate mia sorella!- urlò Nick in preda a una crisi di panico, mentre la gola di Will rimaneva chiusa e le parole non volevano saperne di uscire.
Aveva paura e i suoi occhi vedevano tutto appannato. Sapeva di dover rimanere sveglia, eppure le sue palpebre erano così pesanti che senza rendersene conto chiuse gli occhi abbandonandosi all'oblio.


Due occhi cioccolato si spalancarono nel buio della stanza, mentre la proprietaria si tirava di scatto a sedere.
Dove si trovava? Cos'era successo? Dov'erano Nick e Roxy?
Senza darsi tregua si girò di scatto tirandosi in piedi e abbandonando il suo giaciglio, terrorizzata. Fece qualche passo, incerta, prima di incontrare il suo riflesso in uno specchio.
Non aveva più diciassette anni, i capelli corti, gli occhi scavati e il volto scarno.
Senza rendersene conto si accarezzò la lunga chioma rossa e il volto roseo.
Era rigato di lacrime, come quella notte.
A quella constatazione nuove lacirme le rigarono il volto mentre stanca si lasciava cadere lungo la parete.
Era stato un sogno. Un fottutissimo sogno che era tornato a tormnentarla ora che pareva avesse superato quel momento.
Istintivamente si strinse le ginocchia al petto piangendo silenziosamente come da due anni a quella parte.
A cosa serviva essere sopravvissuta a quell'incidente se non riusciva a vivere senza che i fantasmi del passato la tormentassero?

 

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Capitolo 10
*** Non colleghi, molto di più ***


Non colleghi, molto di più


-Ehi!- la chiamò Zoeyinterrompendo quel fiotto di pensieri che pareva stesse per inghiottirla.
Non aveva mai visto Will con quell’espressione così assorta. Certo, non che fosse una persona con il sorriso perennemente sulle labbra, però anche quello sguardo perso nel vuoto non era da lei.
-Ehi!- le rispose la rossa volgendo lo sguardo verso l’amica tentando di far nascere un sorriso sul suo volto.
Non era il momento di immergersi in quei pensieri, non voleva far preoccupare l’amica. Non era colpa sua se quello per lei era un periodo difficile.
Zoey la osservò qualche secondo prima di sedersi sul bancone, c’era ancora un po’ di tempo prima di occuparsi della preparazione del locale per l’apertura.
-Dimmi un po’…- iniziò la corvina allungandosi per prendere due birre ghiacciate e porgendone una alla piccoletta.
Del resto non era colpa sua se tra lei, Sky e Will quest’ultima era la più piccola.
-Chi era il tipo dell’altra sera?- le chiese sfoggiando il suo più bel sorriso malizioso facendo ridere la rossa.
Era così buffa Zoey con quell’espressione in volto. Sfigurava con i suoi lineamenti quasi infantili.
-Un vecchio amico- rispose prendendo un sorso della sua Heineken e facendo inarcare un sopracciglio alla maggiore.
Credeva davvero di liquidarla a quel modo?
-Salve ragazze!- le salutò Sky giungendo in quel momento -Di che  chiacchierate?- chiese prendendosi una birra e sedendosi accanto alla rossa.
Vedendolo la corvina non poté trattenere un ghignò maligno. Era giunto proprio al momento opportuno.
-Will mi stava raccontando del ragazzo dell’altra sera- gli rispose la ragazza dagli occhi verdi ghignando e scambiandosi uno sguardo d’intesa con il ragazzo.
Si erano capiti al volo.
-E quindi?- chiese mettendosi più comodo e voltando lo sguardo verso la ragazza citata.
Ci sarebbe stato da divertirsi davvero. Soprattutto perché sapeva quanto Will odiasse parlare del suo passato.
-Come ho già detto…- iniziò la rossa prendendo un altro sorso della sua birra -Caleb è un mio vecchio amico- aggiunse tentando di chiudere lì il discorso, ma qualcosa le diceva che non sarebbe mai finita in quel modo.
Aveva imparato a conoscerli ormai!
-Amico?- chiese il biondo ghignando -Da come ti stringeva mi pareva tutto tranne che un amico-
Zoey sorrise a quelle parole. Adorava quando si allevano per mettere quella ragazzina in difficoltà. Nonostante le volesse un bene dell’anime le piaceva troppo portarla all’esasperazione.
-Va bene!- disse Will alzando gli occhi al cielo.
Li odiava davvero alle volte.
-Fino a cinque anni fa era il mio migliore amico- iniziò a raccontare mettendosi più comoda sullo sgabello -Era il mio confidente,  per qualsiasi cosa mi rivolgevo a lui e spesso chiacchieravamo delle ore incuranti di tutto ciò che ci circondava. Avevamo un rapporto unico, davvero-
I due si guardarono a quelle parole. Da come si erano guardati quella sera avrebbero pensato ci fosse qualcosa oltre un’amicizia,  e non avevano avuto tutti i torti. Quei due erano legati da un rapporto speciale e forse erano solo ancora troppo ciechi per rendersi conto che forse non era poi una semplice amicizia, ma c’era tempo per quello. Ora volevano capire.
-E poi?- chiese Zoey senza riuscire a nascondere la curiosità facendo nascere un sorriso sornione sul volto della più piccola che si limitò a prendere l’ultimo sorso della sua birra, prima di continuare il racconto.
-Cinque anni fa sono andata via senza dire nulla a nessuno. Ho lasciato un misero biglietto a mia madre per dirle che avevo bisogno di ritrovare me stessa e di non cercarmi. Sono sparita nel nulla, fino a qualche mese fa quando ho deciso che scappare non mi sarebbe servito più a nulla e che era il momento di tornare a casa e affrontare i miei demoni-
-E lo hai fatto?- le chiese la corvina mentre il ragazzo le osservava in silenzio -Hai affrontato i tuoi demoni?-
Will sorrise a quella domanda portando lo sguardo alla propria immagine riflessa.
-Ci sto provando- rispose enigmatica.
Ma prima che gli altri due potessero chiederle altro si era già messa al lavoro per prepararsi all’apertura.
Per quel giorno aveva parlato anche troppo.

 

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Capitolo 11
*** Noi ***


Noi

 

-Will!- urlò il piccolo William correndo incontro alla sorella che stava rientrando a casa in quel momento.
-Ciao peste!- lo salutò la rossa scombinandogli i ribelli capelli castani e strappandogli una risata -Che hai fatto di bello oggi?- gli chiese posando il casco sul mobile all’ingresso e avviandosi in salotto preceduta dal suo fratellino.
-La maestra ci ha fatto fare un disegno sulla nostra famiglia- le disse tutto orgoglioso correndo a prendere il foglio per mostrargli ciò di cui era tanto orgoglioso.
Will lo osservò sorridendo.
Era un disegno bellissimo, non tanto per com’era realizzato (nessun bambino di quell’età disegnava in maniera eccellente) ma per ciò che rappresentava.  C’era Susann che preparava qualcosa da mangiare, Collins che leggeva il giornale e lei è William erano seduti al tavolo e pareva stessero facendo un disegno assieme.
Era bellissimo nella sua semplicità.
-Sei stato bravissimo- si complimentò ricacciando indietro una lacrima ribelle.
Non le era mai capitato di commuoversi con così poco.
-Davvero ti piace?- le chiese speranzoso il bambino guardandola con i suoi immensi occhi cioccolato così simili ai suoi.
-Ti ho mai detto una bugia?- gli domandò facendogli un occhiolino che lo fece sorridere.
Adorava la sua sorellona.
-Ti voglio bene, Will!- le disse abbracciandola come meglio poteva data la differenza di altezza scatenando un moto di tenerezza nella sorella.
-Ti voglio bene anch’io!- gli rispose abbassandosi alla sua altezza prima di dargli un buffetto sul naso ridendo e contagiando anche il fratellino.
Cosa c’era di meglio nel ridere assieme?

 

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Capitolo 12
*** La prima volta ***


La prima volta





Il vento le scuoteva i ribelli capelli vermigli e le graffiava il volto roseo. La pioggia che cadeva dal cielo le aveva appiccicato i vestiti al corpo magro e rendeva difficile la vista, ma non le importava.
Se ne stava immobile, su quel ponte, con lo sguardo fisso nel vuoto incurante di tutto ciò che la circondava. Nulla aveva senso se non le copiose lacrime che le rigavano il volto ma si perdevano tra le gocce di pioggia che cadevano dal cielo.
Per una volta era stata fortunata. Piangere sotto la pioggia la faceva sentire meno fragile. Chi avrebbe mai potuto comprendere,  solo guardandola, che quell’acqua che le bagnava il viso
non era solo a causa della pioggia?
Senza rendersene conto strinse più forte le mani al parapetto del ponte. Se non fosse stata così persa in quel dolore emotivo avrebbe sicuramente sentito le sue mani urlare pietà per la sofferenza alla quale le stava sottoponendo.
Non avrebbe mai pensato sarebbe potuta succedere una cosa del genere, non a lei, eppure…
Era bastata una semplice telefonata per far crollare tutte le sue certezze e distruggere quell’equilibrio che aveva tanto faticato  a trovare. Si sentiva così stupida, ma non riusciva davvero a smettere di piangere, era più forte di lei. E faceva male, ogni singola lacrima era una fitta al suo giovane cuore.
Come poteva una semplice ragazzina come lei provare tutto quel dolore senza impazzire?


Sorrise amaramente Will a quel ricordo, mentre con mano tremante posava un mazzo di primule davanti a quella lastra di marmo.
Era la prima volta che si recava sulla sua tomba.
Il giorno del funerale era già fuggita quindi non aveva mai avuto occasione di recarvisi.
-Ciao papà!- sussurrò asciugandosi una lacrima ribelle che sapeva di scuse e nostalgia.
Dal divorzio dei suoi genitori non aveva avuto un gran rapporto con quel l’uomo che nei primi anni della sua vita l’aveva cresciuta con tanto amore, ma non significava che non avrebbe dovuto soffrire come non mai.
Era il suo papà e da cinque anni non era più al suo fianco. Non poteva più alzare il telefono e raccontargli tutto ciò che le passava per la mente, non avrebbe più potuto farsi stringere tra le sue forti braccia. Non sarebbe più stato una presenza fisica nella sua vita.
Silenziosamente si asciugò una lacrima ribelle.
Non si poteva tornare indietro, memento lei che era una Guardiana ne aveva il potere.
-Ti voglio bene, papà!- gli disse accarezzando la foto su quella tomba -Ci vediamo presto- aggiunse prima di voltargli le spalle e avviarsi per la strada del ritorno.
Non serviva a nulla continuare a piangere. Era tornata per affrontare i suoi demoni e pian piano ci sarebbe riuscita.

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Capitolo 13
*** Un grande spavento ***


Un grande spavento




 

-Will!- urlò una voce preoccupata dall'altra parte del telefono non appena la rossa in questione rispose.
Erano quattro ore abbondanti che provava a chiamarla e prima di allora si era scontrata solo con la voce metallica della segreteria che le comunicava che "il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di provare più tardi".
-Ciao... Zoey!- disse tra una risata e l'altra la rossa passandosi una mano sugli occhi stanchi e arrossati.
Forse aveva un tantino esagerato con gli alcolici, pensò notando che tutto ciò che la circondava aveva preso a girare nonostante lei fosse seduta a terra sul ciglio della strada.
-Will...- la richiamò la corvina prendendo un profondo respiro, doveva rimanere calma, le avrebbe spaccato la faccia nel momento in cui se la sarebbe trovata davanti -Quanto hai bevuto?- le chiese stando attenta a non farsi sentire.
Susan era già abbastanza preoccupata di suo, non aveva bisogno di sapere che la figlia era ubriaca fradicia non si sapeva dove.
-Un po' troppo anche per me!- rispose la ragazza dagli occhi color dl cioccolato ridendo sommessamente -Eppure non mi sentivo così bene da una vita!- aggiunse prima che l'amica potesse rimproverarle quel comportamento che solitamente anche lei avrebbe ritenuto stupido.
Zoey sospirò sollevata.
Nonostante fosse preoccupatissima era contenta di sapere che almeno in parte quella scellerata stesse bene.
-Sai dove ti trovi?- le chiese speranzosa, mentre richiamava l'attenzione di Sky senza farsi vedere.
Will scosse il capo a quelle parole prima di scoppiare a ridere nuovamente, Zoey non era al suo fianco, non poteva vedere i suoi gesti.
-No...- rispose una volta placate le risa -Ricordo di essermi recata al Bowl in serata e poi al Redds, poi ho una specie di vuoto- ammise tranquillamente tentando di rimettersi in piedi.
Le sue gambe non volevano proprio saperne di tenerla su.
-Non ti muovere Will- le raccomandò la collega con voce impastata dalla preoccupazione -Io e Sky stiamo arrivando- aggiunse avviandosi verso l'esterno seguita a ruota dal ragazzo che attendeva sue indicazioni per fare qualsiasi cosa.
Avevano promesso a Susan e William che l'avrebbero riportata a casa e avrebbero fatto qualsiasi cosa per mantenere la promessa fatta.
-Anche volendo le gambe non me lo permetterebbero!- le rispose Will dopo essere scivolata in terra per l'ennesima volta.
Forse la sua non era stata esattamente una buona idea, eppure non riusciva a pentirsene. Era da secoli che non aveva la mente così sgombra, era così tanto tempo che non si trovava a respirare senza quel peso sul cuore che era diventato suo compagno di vita dal giorno dell'incidente.
Zoey scosse il capo, prima di salire in macchina imitata dal ragazzo che si mise al posto di guida. Sarebbero andati verso il Redds e poi avrebbero deciso, magari l'avrebbero incontrata per strada, o almeno lo speravano entrambi.
-Cosa vedi intorno a te?- le chiese.
Sperava davvero in un aiuto che facesse capire loro dove poteva trovarsi.
-Sul ciglio di una strada...- iniziò la rossa osservandosi attorno con occhi vacui -Sono appoggiata al muro di una casa, credo- continuò sollevando lo sguardo e notando quelle che le parevano finestre -Non passa molta gente a piedi, in compenso girano diverse macchine- continuò con voce stanca.
Stava per prenderle la sbronza triste e non sapeva cosa fare per contrastare quella malinconia che le risaliva dalle viscere del suo essere. Non voleva che i due amici la scorgessero in una situazione simile.
Zoey riflettè sulle indicazioni di datele da Will, ma nulla le veniva in mente. Poteva essere un luogo qualsiasi in città.
-La strada dietro al Redds- propose Sky mentre Zoey tentava di far parlare ancora l'amica -Ci sono dei magazzini abbandonati e le macchine vi passano per cercare parcheggio-
Zoey riflettè qualche secondo su quelle parole, mentre ascoltava le parole sconnesse che pronunciava la ragazza dall'altro lato del telefono. Non le piaceva come stava evolvendo la situazione, affatto.
-Respira, tesoro- disse mentre con un cenno del capo faceva intendere a Sky che era d'accordo. Tentare non costava nulla.
-Non me lo sarei mai aspettata- intanto continuava Will, sembrava che l'alcool le avesse sciolto la lingua -Avevo bisogno di loro in quel momento, ma nessuno era lì per ascoltarmi e quando sono andata a casa sua l'ho trovato a letto con una delle mie migliori amiche- continuò riversando insieme alle lacrime tutto il male che le avevano fatto quegli eventi -Lo amavo, e lui si scopava una delle mie migliori amiche, ma la cosa che mi ferì maggiormente fu che le altre sapevano e nessuna aveva trovato il coraggio di dirmelo, anzi li coprivano!- aggiunse non riuscendo a trattenre un singhiozzo -Mi sono sentita così stupida e dannatamente sola. Avevo perso mio padre e in quel momento ebbi la certezza che neanche le Witch sarebbero più esistite-
Zoey ascoltò in silezio quello sfogo. Non ci aveva capito molto, ma qualcosa le diveva che Will le aveva appena spiattellato una parte del suo passato senza neanche rendersene conto. Quanto tempo era ch si teneva tutto dentro?
-Mi sentivo umiliata e profondamente spezzata, non ho pensato. Ho preso la mia roba e sono andata via. Non volevo vedere più questo posto, volevo scappare il più lontano possibile e l'ho fatto. Sono stata via cinque anni- riprese prima di interrompere il suo monologo di colpo.
Aveva una stana sensazione allo stomaco.
-Will- la chiamò la corvina preoccupata -Tesoro che succede?- le chiese non ricevendo risposta e guardando l'amico con occhi sbarrati, era terribilmente preoccupata.
-Ci siamo quasi- provò a rassicurarla il biondo tentando di nascondere anche la sua di ansia.
Era lui l'uomo, doveva essere lui quello forte in una tale situazione.
-Tesoro resisti- disse ancora al telefono sperando di percepire ancora la sua voce, invano.
Will non ripondeva.
-Eccola!- urlò Sky dopo interminabili minuti di silenzio indicando un puntino rosso piegato a metà sul ciglio della strada.
Senza fermarsi a riflettere Zoey si lanciò fuori dalla macchina e le corse incontro mentre calde lacrime le rigavano il volto. L'avevano trovata. L'avevano trovata, finalmente!
-Will- urlò raggiungendola e sostenendole il volto mentre la rossa non riusciva a smettere di vomitare -Andrà tutto bene, tranquilla- provò a rassicurarla accarezzandole la lunga chioma color rubino, senza riuscire a trattenre le lacrime.
-Ragazzi- li salutò la rossa tirandosi su dopo minuti che a tutti e tre erano parsi interminabili.
Si sentiva leggermente meglio, ma lo stordimento non ne voleva sapere di andare via.
-Sei una testona!- la rimproverò la crovina tra le lacrime stringendola forte a sè sotto lo sguardo apprensivo di Sky.
Li aveva fatti preoccupare da morire.
-Forza piccoletta- prese la parola il biondo con un tenro sorriso sul volto.
Non avrebbe mai immaginato di potersi affezionare in tal modo a quelle due, eppure.
-Ti riportiamo a casa- le disse prendendola tra le braccia sotto lo sguardo attento di Zoey.
Will si lasciò condurre senza protestare, aggrappandosi alla camicia dell'amico. Sapeva di fresco e di mare, proprio come il suo proprietario.
-Grazie- sussurrò prima di chiudere gli occhi era stata davvero una lunga giornata per lei.
Sky e Zoey si guardarono a quelle parole, mentre un tenero sorriso nasceva sui loro volti. Avrebbe dovuto spiegar loro molte cose, ma in quel momento erano semplicente felice che fosse con loro e stesse bene.
Il resto avrebbe potuto aspettare!

 

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Capitolo 14
*** prime risposte ***


Prime risposte








-Un tempo non ti saresti fatta scrupoli nel venire a parlarmi- iniziò un ragazzo dai ribelli capelli castani alternando lo sguardo dalla sua birra alla ragazza dai capelli color rubino seduta davanti a lui.
Quando aveva sentito ciò che aveva combinato solo poche sere prima gli era preso un colpo e non aveva impiegato molto a capire che c’era qualcosa di grosso che non andava in quella che aveva sempre considerato la sua migliore amica. Potevano essere passati tutto gli anni del mondo, ma alcuni comportamenti li avrebbe riconosciuti a prescindere.
La ragazza non lo guardava in volto, non ne aveva il coraggio. Erano accadute troppe cose in quegli anni, non riusciva a riprendere in mano la sua vita così com’era prima di andar via.
-Will…- la richiamò tentando di attirare nuovamente la sua attenzione. Non era normale quel genere di silenzio tra loro.
La diciannovenne sospirò prima di sollevare lo sguardo fino ad incontrare gli occhi preoccupati di Caleb. Non avrebbe mai voluto vederlo ridotto in quel modo, non per colpa sua.
-Non è facile essere tornata quando il passato non fa altro che bussare alla tua porta- iniziò giocando con la cannuccia del suo frullato. Aveva sempre avuto il vizio di giocare con le cose quando si toccavano argomenti scomodi.
Caleb la guardò con attenzione. Era sempre lei, la sua piccola amica, doveva solo ricordarle chi erano assieme.
-Credevo di essere riuscita a liberarmi di tutti i miei demoni in questi anni, invece non appena abbasso la guardia tornano tutti e alle volte sono davvero troppi da sopportare- confessò tornando a osservare le onde che si creavano nel suo bicchiere al muoversi di quel bastoncino di plastica. Non era facile confessare certe cose, non ne aveva parlato con nessuno, ma sapeva di potersi fidare di Caleb. Lui non l’aveva mai tradita, le era rimasto accanto sempre e l’aveva accolta a braccia aperte non appena l’aveva rincontrata. Glielo doveva.
-Conosci gli avvenimenti che mi hanno allontanata da qui- disse sollevando lo sguardo e specchiandosi in quelle foreste che erano da sempre gli occhi del ragazzo -Ma non conosci ciò che è accaduto durante il mio periodo, chiamiamolo di formazione- aggiunse mimando delle virgolette con le mani e facendo sorridere il castano. Quanto gli erano mancate le loro chiacchierate!
-Non è stato facile all’inizio, una ragazzina in un posto sconosciuto, completamente sola. Ci vuole poco a perdere la retta via- continuò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio -Puoi immaginare quanto tempo abbia impiegato a farmi le amicizie sbagliate e cadere a fondo-
Caleb la ascoltava in silenzio, si era sempre chiesto cosa avesse combinato Will in quegli anni e ora che finalmente stava ottenendo le risposte che aveva sempre desiderato non l’avrebbe interrotta per nessuna ragione al mondo, neanche se ciò che stava per ascoltare lo avrebbe fatto star male. Era la sua vita e non aveva nessun diritto di giudicarla.
-Dormivo dove capitava, i soldi che avevo preso a casa sono durati poco. Ho trovato lavoro come lavapiatti in un fast-food, ma lo stipendio non bastava per potermi mantenere. È stato in una notte che mi trovavo a dormire su una panchina in un parco che li incontrai. Erano due ragazzi e una ragazza- continuò perdendosi tra quei ricordi lontani che facevano ancora sanguinare la sua anima. Quel giorno non avrebbe mai potuto immaginare come si sarebbero evolute le cose, eppure non rimpiangeva nulla. Erano diventati i suoi migliori amici e nonostante le loro strade erano state separate avrebbe portato sempre il loro ricordo nel cuore.
-Furono i miei salvatori, mi portarono con loro e se fossi piaciuta al leader del loro gruppo sarei potuta rimanere- aggiunse con un sorriso nostalgico -Non puoi capire l’ansia che provai in quel momento. Cioè, degli sconosciuti mi stavano offrendo un presente che non avrei mai immaginato. Ero felice perché se tutto fosse andato come doveva non avrei più patito il freddo, ma avevo paura, erano sempre degli estranei-
Caleb era sconvolto. Il racconto era appena iniziato e già non riusciva a capacitarsi di ciò che stava ascoltando. Non avrebbe mai immaginato cose simili.
-L’incontro fu un successo. Il loro capo vide in me ciò che stava cercando. Dovevo solo fare delle consegne per loro, droga- disse abbassando leggermente il tono di voce, non era il caso di urlarlo ai quattro venti -Capirai che ho impiegato poco a diventare una tossica con la vita che facevo. Roxy, Lucas e John, i tre ragazzi di cui ti parlavo prima, erano diventati la mia famiglia, insieme al resto del gruppo. Stavo bene, spacciavo, mi facevo e avevo un tetto sopra la testa. Cosa si può desiderare di più per un tossico?- chiese retoricamente lasciando il castano a bocca aperta. Avrebbe immaginato qualsiasi cosa, ma non un passato di droga.
-È stato quando Jhon è finito in overdose e Lucas arrestato che io e Roxy abbiamo deciso di uscirne, tre anni dopo. Non sapevamo come fare, e il capo del nostro gruppo non voleva lasciarci andare, eravamo un guadagno sicuro- continuò prima di mordersi il labbro inferiore. Aveva detto qualcosa di troppo. Caleb non doveva sapere la verità dietro quelle parole. Era già abbastanza umiliante raccontare il suo passato di droga, il suo prostituirsi per pagarla avrebbe preferito tenerlo per sé.
-In che…- iniziò il ragazzo venendo prontamente interrotto dalla rossa che sorridendo riprese il discorso come se niente fosse.
-Chiedemmo aiuto al fratello di Roxy, un poliziotto che aveva passato tutti i suoi anni di servizio alla ricerca della sorella scappata di casa. Nicholas riuscì a portarci lontano, trovare un centro di recupero e mentre stavamo andando accadde l’impensabile. Avemmo un incidente terribile. Passai sei mesi in coma e al mio risveglio scoprì che Roxy era morta e Nick era rimasto zoppo- sussurrò trattenendo le lacrime, ricordare il momento in cui aveva aperto gli occhi ed era stata messa di fronte ad una tale realtà era stato terribile, si era sentita sola e abbandonata da tutti. Aveva impiegato anche troppo tempo per riprendersi.
-Fu un periodo duro, finì in depressione e riuscì a risalirne solo grazie al supporto di Nick. Eravamo l’unico sostegno morale dell’altro e siamo riusciti a superarla solo perché eravamo insieme. È stato solo grazie a lui e alla terapia che ho trovato il coraggio di tornare a casa- concluse sorridendo nostalgicamente al ricordo di quell’amico che le aveva dato la forza di superare tutto.
Spesso le capitava di sentire la sua mancanza, ma non aveva il coraggio di andarlo a trovare. Si erano ripromessi di tornare alle loro vite, il cercarlo dopo nemmeno un anno equivarrebbe ad una sconfitta troppo grande per entrambi.
Caleb aveva ascoltato in silenzio il racconto dell’amica. Sapeva non fosse stato facile per Will raccontargli tali avvenimenti ma era felice. Quel pomeriggio era un sipario sulla vita della sua migliore amica, una vita che non conosceva più ma nella quale avrebbe fatto qualsiasi cosa per rientrare, perché lei era sempre stata fin troppo importante. Non voleva lasciarla andare ora che era riuscito a ritrovarla.
-Ci siamo promessi di rincontrarci, una volta che le nostre vite sarebbero tornate alla normalità- aggiunse con un sorriso pensando a quella promessa sussurrata tra le lacrime prima di salutarsi con un sorriso e Will avrebbe fatto di tutto pur di mantenerla. Voleva troppo bene a Nick, non avrebbe mai voluto deluderlo.
Al termine di quel discorso i due si guardarono a lungo negli occhi, prima di sorridersi in quel loro modo speciale. Del resto era sempre stato così tra loro. Parlavano a lungo e di tutto, poi si sorridevano e tutto era risolto. Non avevano bisogno di consolarsi, bastava uno sguardo per comprendersi ed entrambi furono felici di sapere che non era cambiata la cosa, non sarebbero più stati loro in caso contrario e non erano sicuro di riuscire a sopportarlo.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Fuggire ancora...o forse no? ***


FUGGIRE ANCORA... O FORSE NO?


 

La luna risplende nel cielo da diverse ore, eppure ti aggiri ancora per casa. Il sonno non ne vuole sapere di bussare alla tua porta per cullarti tra le suebraccia avvolgenti. Cerchi di muoverti con cautela, le quattro mura della tua stanza iniziavano a starti strette. Hai voglia di salire in sella alla tua moto e andare via, di nuovo. Non ti importa la meta, vuoi solo provare, per l'ennesima volta, il brivido dell'ignoto, lo stesso che ti ha fatto sentire viva negli ultimi anni.
Ti senti una codarda. Sai di star scappando ancora, nonostante avessi promesso di non farlo più.
Percorri il lungo corridoio senza guardarti intorno. Stai sbagliando, lo sai, ma non puoi tornare indietro, non vuoi. Tornare è stato solo un altro dei tuoi grossi errori, ne hai accumulati talmente tanti negli anni che ormai non porti nemmeno più il conto. Non sei ancora pronta ad affrontare quella che era la tua vita.
Scuoti il capo a quel pensiero.
Questa volta nessuno avrebbe capito.
Ti fermi un secondo. Hai sentito un rumore che ti spinge ad appiattirti alla parete. Speri sia frutto della tua immaginazione, ma sbagli, per l'ennesima volta.
Vedi la porta della stanza di William aprirsi, mentre si trascina dietro lo scoiattolo che gli hai regalato tu per Natale. Non se ne separa mai.
Lo guardi dirigersi in cucina sbadigliando e trascinando i piedi mentre un sorriso dolcissimo ti dipinge le labbra.
William, la tua ragione di vita.
Come hai potuto pensare di abbandonarlo ancora una volta?
Ti senti una stupida mentre lo raggiungi in cucina, lo zaino dimenticato all'ingresso, insieme al casco e alla giacca di pelle.
Lo osservi cercare di escogitare un modo per arrivare al ripiano dei bicchieri. Dovresti aiutarlo, ma non vuoi disturbarlo. È adorabile con quell'espressione assorta e il suo peluche stretto forte al petto.
Ti passi una mano tra la folta chioma color rubino che ti incornicia il volto pallido, prima di palesare la tua presenza, strappandofli un sorriso.

-Ti serve una mano?- gli chiedi avvicinandoti alla credenza e prendendo due bicchieri, dato che ci sei, tantovale approfittarne!

William sorride felice mentre ti indica il cartone di latte in frigo.
Scuoti il capo riempiendo entrambi i bicchieri e trattenendo una risata in gola. Quasi non ti sembra vero, fino a dieci minuti prima progettavi la tua fuga e in quel momento sei seduta al tavolo della cucina a bere latte e cioccolato con il tuo fratellino.
Fai fatica a crederlo, ma sai che è la cosa giusta. Non potresti mai abbandonarlo, non volontariamente. Hai promesso di proteggerlo dalla crudeltà del mondo e manterrai la promessa, perchè alla fine lo hai capito: la tua non è più vita senza di lui!

 

 

 

 

 

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