Akemi no Raito

di Andy Tsukimori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il filo luminoso ***
Capitolo 2: *** Non ti lascio più ***
Capitolo 3: *** Elle ***
Capitolo 4: *** Pedinamento ***
Capitolo 5: *** Colpo di scena. ***
Capitolo 6: *** Una coppia normale ***
Capitolo 7: *** Il Secondo Kira ***
Capitolo 8: *** Misa Amane ***
Capitolo 9: *** Tentato omicidio ***
Capitolo 10: *** Messinscena ***
Capitolo 11: *** Voglio dimenticare ***
Capitolo 12: *** Completa ***



Capitolo 1
*** Il filo luminoso ***


 
Il filo luminoso
 



Non era una giornata promettente, il grigiore dei nuvoloni che sovrastavano Tokyo colorava tutto di una tonalità deprimente, nonostante fosse primavera. Akemi era in procinto di cominciare l'ultimo anno di liceo, era nervosa, aveva cambiato scuola e temeva di rimanere esclusa dalla classe. Non che nell'altra scuola le cose andassero meglio. 
 
Si sistemò il fiocco scarlatto della divisa e uscì di casa. Diede una rapida occhiata dietro di sé, la villa della sua infanzia era vuota così come lei. Sbuffò per scacciare quei pensieri nichilisti e filò in strada. 
 
Ho voluto io questo. Pensò con convinzione. Di fatti era stata lei a decidere di non vivere più con i suoi genitori adottivi e di tornare a Tokyo. Si era accorta che a Kyoto la noia la divorava e sperava, trasferendosi, di riuscire a scrollarsi di dosso l'apatia che provava da anni.
 
 
Guardò fuori dal finestrino del treno, una voce dal tono formale indicava le stazioni di fermata. Ecco la sua. Si tirò su dal sedile e spinse un po' per poter uscire. Guardò l'orologio, era in perfetto orario.
 
L'edificio era nuovo, carino. La calca di studenti si avvicinava pigramente all'ingresso. Udì dei gridolini soffocati e si voltò. 
 
 
Sgranò i suoi occhi azzurri alla vista di un bellissimo ragazzo. Il volto era armonioso e inespressivo. Quella serietà non si addiceva ad un diciassettenne. Ma la cosa che sconvolse Akemi era un filo luminoso che collegava lei a lui. 
 
Che diavolo.. 
Camminò lentamente verso di lui, che sembrava assorto in una lettura e piuttosto seccato dai commenti delle fanciulle che ogni tanto si levavano dalle file accanto.
 
Guardò in alto, man mano si avvicinava più il filo luminoso che li collegava diventava evidente. Si chiese cosa dirgli per intavolare una conversazione, ma mentre era concentrata lui era già entrato e sparito dietro una rampa di scale.
 
 
Sospirò e tirò fuori il foglio di carta che la scuola le aveva dato. La classe era la 3-A. Ma doveva prima passare in segreteria a sbrigare le ultime pratiche del trasferimento. Appena finì di firmare le carte si diresse verso la sua nuova classe, introdotta da uno dei loro sensei.
 
-Vi presento una nuova compagna di classe. Prendevi cura di lei- disse il professore facendole cenno di entrare.
 
-Mi presento, Akemi Komori, mi sono trasferita qui da Kyoto- disse con calma glaciale poi si produsse in un rispettoso inchino.
 
-Mi affido a voi- aggiunse.
 
Dalla classe si levarono sussurri compiaciuti per il suo aspetto decisamente attraente, i capelli biondi e lunghi, gli occhi azzurri contornati da  ciglia folte, il viso fiabesco e il fisico snello.
 
Akemi alzò lo sguardo e subito notò il ragazzo di prima e il filo che la collegava a lui. Era abituata alle stranezze, ma quella non l'aveva ancora metabolizzata. 
 
-Va' pure a sederti di fianco a Yagami-kun, quel posto di solito è oggetto di dispute tra le fanciulle, così metteremo fine alla faida- scherzò il sensei.
 
E quindi il suo cognome è Yagami. 
Yagami-san le aveva riservato una breve, annoiata occhiata e poi era tornato a guardare fuori dalla finestra. 
 
La lezione cominciò e proseguì silenziosa per tutta la mattinata. Quando suonò la campana di decise a dirgli qualcosa.
 
-Uhm, Yagami-san giusto?-
 
Quello si voltò lentamente e posò su di lei il suo sguardo felino. Era veramente bello.
 
-Si, tu sei?- disse fingendo di provare a ricordare.
 
-Akemi Komori- lo interruppe lei.
 
-Light  [Raitō] - disse lui.
 
Che nome insolito il suo. La trasposizione giapponese di Light, luce. Era un caso? Perché Akemi si sentiva diversa da quando quella mattina lo aveva incontrato. Guardò sopra di lui e si concentrò, oltre al filo luminoso c'erano anche delle cifre che ondeggiavano. Quella cosa non la straniva per nulla, lei era in grado di sapere la data della morte delle persone che incontrava. Aveva una vita lunga davanti a sè quel Light. Se ne compiacque. 
 
-Ecco, sei di Tokyo vero?- chiese per non far morire la conversazione. Quello sposto di nuovo lo sguardo su di lei, con aria scocciata.
 
-Si- 
 
-Non vuoi parlare eh? Scusami- disse lei ormai scoraggiata da quel muro di insofferenza.
 
 
Tirò fuori il suo bento e cominciò a mangiare. Light fece lo stesso, la osservava con la coda dell'occhio. Qualcosa lo incuriosiva, non tanto la ragazza in sé, che per lui non era altro che una delle tante che aveva conosciuto nella sua vita, ma più l'aura che aveva attorno, c'era qualcosa di elettrizzante nell'aria. 
 
 
Era delicata, bella e molto posata, ma quello che cozzava con il suo aspetto era il suo sguardo, sembrava morto e solo raramente mostrava sprazzi di curiosità. Light si chiese il perché di quello sguardo vuoto, ma presto perse interesse e  cominciò ad annoiarsi di nuovo. 
 
 
 
Erano passate ormai due settimane dal suo ingresso nella nuova scuola, Akemi non era riuscita ancora a fare una conversazione decente con quello scorbutico e aveva ricominciato a farsi trascinare dalla noia. Si chiedeva spesso come mai non avesse stimoli, la vita che la circondava non la coinvolgeva minimamente. Si accorse che Light era più o meno come lei, eccelleva negli studi e sembrava sempre mortalmente annoiato, impassibile.
 
Qualcosa il giorno seguente cambiò. Appena entrata in classe osservò Light come al solito per assicurarsi della data della sua morte ma non riuscì a vederla. Per la sorpresa fece cadere la borsa facendo volare sul pavimento i libri di scuola. Light posò lo sguardo su di lei, era diverso, sembrava accesso. 
 
Può voler dire solo una cosa. Si disse mentre raccoglieva tremante i libri da per terra. Quando Akemi si guardava allo specchio non era in grado di vedere la data della sua morte e sapeva perché: lei possedeva un Death Note. Le  cifre sopra al capo di Light erano confuse e opache allo stesso modo, non poteva essere altro, quel ragazzo aveva trovato un Death Note. Prese posto di fianco a lui e inavvertitamente guardò fuori la finestra. Un enorme mostro dalle braccia oblunghe e il ghigno terrificante la osservava con i suoi rotondi occhi demoniaci. Sobbalzò di nuovo. Quello era uno Shinigami senza dubbio.
 
Distolse subito lo sguardo e si concentrò sulle lezioni. Tremava in attesa che la campanella suonasse, questa volta lo avrebbe seguito a pranzo. Il trillo la rianimò, Light fece per alzarsi e si incamminò verso la terrazza. 
 
Akemi lo seguì su per le scale. Quando anche lei varcò la porta che dava sul terrazzo se lo trovò di fronte.
 
-Mi stai seguendo Komori-san?- domandò lui visibilmente irritato. Dietro di lui lo Shinigami fluttuava, osservandola con curiosità.
 
Lei aprì il sacchetto del pranzo e tirò fuori una mela rossa, lanciandola allo Shinigami, che l'afferrò ghignando.
 
-Grazie!- tuonò una voce roca e terrificante.
 
Light la fissava sconvolto. Come faceva quella ragazzina a vedere Ryuk? 
 
-Dimmi un po' Yagami-san- disse torcendosi le mani. 
 
-Hai un Death Note?- aggiunse.
 
 
Quello si voltò prima verso il suo Shinigami che aveva già divorato la sua mela, poi di nuovo verso di lei. Non rispose.
 
-Ce l'ho anche io se te lo stai chiedendo- specificò. 
 
-E dov'è il tuo Shinigami?- chiese lui guardandosi attorno.
 
-Non ce l'ho- rispose Akemi.
 
 
Light era ancora scosso da quelle rivelazioni, Akemi si preannunciava come una grande seccatura per il piano che aveva in mente. Doveva sistemare le cose ad ogni costo.
 
-Dopo scuola aspettami, ho delle cose da farti vedere- disse freddo come il ghiaccio, per poi imboccare le scale per tornare in classe.
 
 
La giornata passò a fatica, Akemi e Light si scambiavano sguardi a metà tra il curioso e l'incredulo, senza mai però proferire parola.
 
 
 
Akemi corse fuori più veloce che poté, trovando Light davanti all'ingresso. La luce dorata del tramonto lo faceva sembrare un essere divino, bellissimo come sempre. 
 
-Seguimi, ti mostrerò una cosa- si limitò a dirle.
 
Camminavano verso la stazione. 
 
-Comunque molto piacere, sono Akemi- disse lei porgendo la mano allo Shinigami.
 
-Io mi chiamo Ryuk- disse lui stringendola con due delle sue grandi dita oblunghe. Lei gli porse un'altra mela rossa, tirandola fuori dal sacchetto del pranzo.
 
 
-Light quest'umana mi piace molto!- tuonò.
 
Scesero dal treno e camminarono ancora, era il suo stesso quartiere, si fermarono davanti ad una deliziosa villetta, sul campanello era chiaramente visibile una scritta:
      
                             矢上 (Yagami)
 
Casa sua. Light l'aveva portata a casa sua.
 

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Capitolo 2
*** Non ti lascio più ***




Non ti lascio più 




-Bentornato!- trillò una ragazzina, somigliava vagamente a Light, doveva essere sua sorella minore. 
 
La ragazza posò lo sguardo sulla fanciulla dai capelli biondi che sostava sulla soglia di fianco a suo fratello.
 
-Mamma, questa devi venire a vederla!-
 
Light sospirò.
 
-Questa è mia sorella minore Sayu-
 
Una bella donna apparve sulla soglia, appena li vide un sorrisone si dipinse sul suo volto.
 
-Oh chi è questa bella fanciulla che hai portato a casa Light?- disse lei arrossendo lievemente. Doveva aver frainteso. 
 
 
-Molto piacere, mi chiamo Akemi Komori e sono una compagna di classe di Light- 
 
-Entrate pure! Vi faccio un tè?- domandò con zelo.
 
 
-Abbiamo da fare mamma, lasciaci in pace- tagliò corto lui. Subito dopo salì le scale seguito a ruota da Akemi che sorrise alle donne di casa Yagami e Ryuk che nessuno, a parte lei e Light, poteva vedere.
 
 
Light chiuse la porta e afferrò Akemi per un braccio, costringendola a sedersi sul suo letto. Quel contatto fu bizzarro, Akemi ebbe l'impressione che quel braccio le formicolasse.
 
-Vorrei che tu mi dicessi tutto ciò che c'è da sapere su di te Komori-san- 
 
La ragazza sospirò
 
-Possiedo un Death Note da quando avevo otto anni, era di mia madre che è stata uccisa da un malvivente che aveva fatto irruzione in casa nostra, voleva rapirla ma mio padre si è opposto. Entrambi i miei genitori sono morti quel giorno- spiegò.
 
Light sembrava impassibile.
 
-Io possiedo il Death Note da pochissimo. Ma ho già trovato un modo per usufruirne, lo sto usando per uno scopo superiore- 
 
Akemi sobbalzò.
 
-Lo hai.. usato?- sembrava terrorizzata.
 
-Tu no?- chiese Light con nonchalance.
 
Lei fece cenno di no con la testa. Non aveva motivo di usarlo e, anche avendolo, non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere qualcuno.
 
-Io lo sto usando parecchio, ma solo su determinate persone. Uccido i criminali, per ora sto ripulendo il Giappone da quelli grossi, poi pian piano passerò agli altri stati e a quelli minori- 
 
Akemi sembrava profondamente turbata, per Light quello non era un buon segno. Sperava che fosse d'accordo con lui. 
 
-E tu? Quando ti ucciderai?- chiese improvvisamente.
 
-Come prego?- chiese Light inarcando un sopracciglio.
 
-Quanti omicidi hai commesso? Sei già un criminale efferato, quando il mondo sarà pulito dovrai ucciderti no?-
 
Light sbuffò, la mocciosa era una moralista. 
 
-Io sarò il Dio del nuovo mondo, gli dei non si uccidono- disse abbagliato da una strana luce.
 
 
-E da me cosa vuoi?- domandò la ragazza.
 
-Se non sei d'accordo con quello che voglio realizzare non voglio nulla, immagino che non starai in silenzio mentre uccido migliaia di criminali- sentenziò.
 
Lei aveva capito dove Light voleva andare a parare, suonava quasi come una minaccia. Ma Akemi non aveva paura di morire, non aveva paura di nulla se non della noia.
 
-Non cercherò di fermarti se è quello che pensi, non mi interessa cosa fai, ma se qualcuno dovesse chiedermi qualcosa suppongo che parlerei- azzardò.
 
Light si voltò verso la scrivania e scrisse frettolosamente qualcosa sul Death Note.
 
-Allora morirai, tra venti minuti- disse freddo.
 
 
Light si maledì, stava per uccidere un'innocente. Non poteva farla morire in casa sua, quando le cose sarebbero diventate più complicate quella sarebbe potuta essere una prova schiacciante della sua colpevolezza. Non poteva rischiare. 
 
Ryuk ridacchiava. Akemi era nervosa, ma non sembrava spaventata. Light la prese per mano e la trascinò fuori di casa, evitando sua madre e Sayu. 
 
Il giovane era preoccupato, la sua compagna di classe sembrava piuttosto tranquilla per essere una che ha appreso che sarebbe morta a breve. La sua non era una reazione normale, guardava nel nulla mentre lui la trascinava in uno dei giardinetti pubblici di fianco casa sua. La fece sedere su una panchina.
 
-Mi dispiace Akemi- disse.
 
La ragazza sussultò nel sentire il suo nome pronunciato per la prima volta da Yagami-san. Lo guardò con sguardo vitreo.
 
-Credevo che con te mi sarei sentita più viva, ironico che tu mi stia uccidendo- sospirò.
 
Mancava poco, Light la afferrò per un braccio mentre guardava l'orologio. Akemi tremava.
 
-Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno...- serrò gli occhi per non vederla, lei fece lo stesso.
 
Aveva sforato di ormai un minuto e la ragazza era ancora viva e spaventata. Il braccio che Light le teneva stretto formicolava e il cuore le aveva cominciato a martellare per il terrore. Perché ora sono spaventata? Si chiese.
 
Appena il ragazzo le lasciò andare la mano lei tornò calma. 
 
Ryuk rideva sempre più forte.
 
-Questa è bella!- rombò.
 
Light chiese spiegazioni e si vide rispondere con una domanda.
 
-Dì un po' Akemi-chan, tu dovresti essere morta da nove anni vero?- domandò Ryuk a bruciapelo.
 
 
-Cosa?!- lo interruppe Light.
 
 
Akemi annuì.
 
-Mia madre uccise il criminale che era entrato in casa nostra armato di coltello, scrivendo con le ultime forze che le rimanevano il suo nome sul Death Note, ma mio padre era già morto e io ferita  gravemente, sarei comunque morta dissanguata di lì a poco- disse senza tradire nessuna emozione.
 
-Quando avevi intenzione di dirmelo? E scusa, come fai ad essere viva?- domandò Light sempre più esasperato.
 
-Mia madre chiese al suo Shinigami di salvarmi e così fece quello, legando la mia vita a quella di qualcun altro-
 
Ryuk si voltò verso Light e gli mise una mano sulla spalla.
 
-Leggi la ventisettesima regola del Death Note- 
 
 
"Il suicidio è una causa di decesso valida, l'umano che scrive sul Death Note però non potrà provocare la propria morte mediante il quaderno."
 
 
Light inarcò un sopracciglio.
 
-Ryuk, se uno Shinigami lega assieme due vite, significa che morto uno dei due anche l'altro muore?- disse Light che col suo intelletto era già giunto ad una conclusione. 
 
Ryuk annuì -Bravo Light, sei proprio sveglio, è il motivo per cui non puoi uccidere Akemi, la persona a cui lo Shinigami di sua madre legò la sua vita otto anni fa sei proprio tu-
 
-Quindi se uccidessi lei è come se uccidessi me e viceversa vero?- chiese retoricamente.
 
 
Akemi aveva alzato lo sguardo al cielo e osservava il filo luminoso che la collegava a Light. Ecco di che si trattava, che idiota a non averlo capito. Si disse.
 
 
-Questa cosa ha in qualche modo accorciato la mia vita?- chiese d'un tratto lui.
 
-No, ma qualche effetto su come la vivi ce l'ha, anche se non so di cosa si tratta. È una cosa che gli Shinigami non fanno mai, salvare la vita ad un umano intendo- 
 
 
-Komori-san, mi dispiace ma non posso lasciarti da sola. Ne va della mia incolumità, che succederebbe se tu morissi mentre io sto ancora compiendo il mio destino? Non posso assolutamente permetterlo. Troverò un modo per far sì che tu sia sempre con me- 
 
 
Quella era una seccatura ancora maggiore di quanto si aspettava, non solo doveva proteggere quella ragazza, ma doveva anche tenerla d'occhio affinché non spifferasse nulla alla polizia. L'unica cosa che lo rincuorava era che se le autorità avessero scoperto la sua identità si sarebbe preso la pena di morte e lei sarebbe morta con lui, quindi era un buon motivo per tenere la bocca chiusa. 
 
 
Akemi guardava il soffitto, era sdraiata sul letto e non riusciva a dormire. Light l'aveva accompagnata a casa tenendole saldamente la mano che ancora era calda per quel contatto. Il suo cellulare vibrò. Le era arrivato un messaggio.
 
            Mittente: 月 夜神 [Raito Yagami]
 
            Oggetto
            Non sei morta nel frattempo vero?
 
 
Le sfuggì un mezzo sorriso, ma decise di non rispondere. Dopo un po' si addormentò.
 
 
 
Quella mattina si guardò allo specchio, non era cambiato molto, si lisciò la divisa beige e sistemò il fiocco rosso. Appena varcata la soglia di casa vide Light e Ryuk al cancello.
 
-Vivi da sola?- chiese mentre lei si avvicinava.
 
-Si questa è la casa dove sono morti i miei genitori- disse con nonchalance.
 
Light si meravigliava di quanto riuscisse ad essere impassibile Akemi, era per quello che spesso il suo sguardo era vuoto? Anche lui si sentiva così spesso e volentieri.
Che sia una conseguenza del legame?
 
In qualche modo starle vicino lo faceva sentire più attivo. Lo elettrizzava. Che fossero due metà di una sola vita che tentano di ricongiungersi? 
 
La prese per mano, facendola sussultare. Ora il suo sguardo si era sciolto e puntava in basso, le guance si erano dipinte di un lieve rossore. Il ragazzo sentiva la sua mano formicolare.
 
-È strano toccarti- sussurrò Akemi. 
 
-Devo, non sia mai tu ti faccia investire per strada- sospirò lui.
 
-Intendo dire, che mi sento strana, mi formicolano le dita e mi sento diversa-
 
Light non rispose ma la guardò con la coda dell'occhio per tutto il tragitto.
 
Il treno era affollatissimo, Akemi era stretta tra due uomini e la folla che spingeva per entrare la costrinse a lasciare la mano di Light. Ryuk svolazzava fuori dal finestrino e seguiva a ruota il treno. 
 
Light si fece spazio tra la gente e le mise un braccio attorno alle spalle. Un piacevole brivido li scosse entrambi e il cuore della ragazza cominciò a battere prepotente. 
 
Continuava a salire gente e si ritrovarono incollati in una sorta di abbraccio, i loro volti vicinissimi. Akemi poteva sentire il suo respiro solleticarle le guance. Il formicolio si fece più intenso e poi cominciò a scemare lasciando una sensazione di calore. Istintivamente lo strinse forte, sorprendendolo.
 
-Che fai?- gli domandò lui.
 
-Tu non senti queste cose? Mi sembra di essermi svegliata da un lungo torpore- sussurrò.
 
Il ragazzo era confuso, la mocciosa lo stringeva forte, una sensazione simile al calore lo aveva pervaso, era piacevole. A quanto pare lei sentiva lo stesso.
 
Fu il momento di scendere e subito Light sciolse l'abbraccio, afferrandole la mano per poi trascinarla giù dal vagone.
 
-Se abiti da sola non sarà un problema stare insieme, anche se la sera sarò costretto a rincasare- le disse mentre si avvicinavano alla scuola. 
 
Passarono davanti ad un fruttivendolo e Akemi si fermò lasciando la mano di Light che alzò gli occhi al cielo.
 
 
Uscì di lì con un sacchetto colmo di mele rosse per Ryuk. 
 
-Scommetto che questo cattivone non te le prende mai vero?- disse sorridendo. 
 
-Akemi-chan! Sei ufficialmente la mia umana preferita!- disse lui, la sua voce nefasta cozzava molto con il suo tono allegro.
 
 
Si fermarono davanti ad un attraversamento pedonale. Scattò il verde e Akemi fece un passo avanti per attraversare, il clacson di una motocicletta li fece sobbalzare e Yagami la tirò a sé salvandola dall'essere investita. 
 
-Mi meraviglio che tu non sia ancora morta in questi nove anni- sbuffò lui, che per istinto l'aveva stretta forte. 
 
Erano vicinissimi alla scuola e la strada in cui camminavano era un'isola pedonale. Akemi si guardava intorno, aveva come l'impressione che tutto attorno a lei fosse più vivido: i profumi, i suoni i colori. Se era questo l'effetto che Light Yagami aveva su di lei non se ne sarebbe mai più separata. 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Elle ***


Elle


Dopo scuola uscirono insieme, tenendosi per mano. Giravano già alcune voci su una loro presunta relazione, anche se aldilà del fatto che erano sempre insieme non sembravano affatto una coppia. Akemi guardò il loro riflesso nella vetrina di un negozio. Sembravano più carcerato e carceriere, lui la trascinava in giro e lei obbediva in silenzio.
 
-Ho portato con me il Death Note, oggi lavorerò a casa tua, mentre tu te ne starai buona vicino a me- le intimò.
 
La ragazza storse il naso, non voleva vederlo mentre, nome dopo nome, distruggeva la sua umanità. 
 
Giunti alla stazione videro un servizio sulle curiose morti per arresto cardiaco di alcuni dei criminali più efferati. Light si arrestò, un sorriso folle e sensuale si dipinse sul suo volto.
 
"Le autorità ancora non sono state in grado di darsi una spiegazione a queste morti, ma alcuni esponenti dell'Interpol azzardano che potrebbe esserci qualcuno dietro tutto questo. Un killer spietato che ha preso di mira i malviventi. L'Internazionale si è già attivata per contattare il miglior detective del mondo per occuparsi del caso".
 
-Il migliore eh?- sussurrò Light sempre più compiaciuto. Poi si voltò verso Akemi che ancora stava seguendo il notiziario sul maxi schermo della stazione.
 
-Andiamo seccatura- la riprese. 
 
Il treno era vuoto e poterono addirittura sedersi. Quando Light si accorse che le stava ancora tenendo la mano la lasciò andare, lì non c'era bisogno di tenerla al guinzaglio.
 
 
-Vuoi qualcosa da bere?- gli chiese lei appena furono nella bella villa che un tempo aveva ospitato l'intera famiglia Komori. 
 
-No, devo cominciare il lavoro- disse pervaso da quella strana follia. 
 
Lei lo condusse nella sua camera e si posizionò sul letto, lui prese posto ad una grossa scrivania moderna e tirò fuori il Death Note.
 
-Sai vero che non durerà in eterno?- gli chiese mentre lui scriveva nomi su nomi, così velocemente da imperlarsi la fronte di sudore.
 
-Non disturbarmi Komori-san- disse algido.
 
Lei si voltò dall'altra parte e prese un libro dalla libreria.
 
-Chiamami Akemi, solo Akemi- disse.
 
Quello alzò per un attimo lo sguardo e poi si concentrò di nuovo sul suo operato. 
 
Dopo un po' la ragazza si stancò di leggere e accese la TV, saltando di canale in canale.
 
Un'edizione speciale del telegiornale catturò la loro attenzione.
 
-Lascia questo!- disse Light alzandosi dalla scrivania e sedendosi di fianco a lei sul letto.
 
 
"Trasmetteremo in questa edizione speciale la prima apparizione pubblica del detective denominato Elle, si tratta di Lind L. Tailor ed è in chiaro in tutto il Giappone per rilasciare una dichiarazione"
 
Un uomo era seduto alla scrivania, sembrava molto calmo, teneva in mano dei fogli e sembrava in procinto di lanciare una sfida all'assassino dei criminali che ormai tutti chiamavano Kira.
 
"Sono il detective che prenderà in mano il caso, Kira non sfuggirà alla legge, lo prenderemo il prima possibile"
 
-Che pivello, mostrare così il nome e il volto-
 
Light tornò direttamente alla scrivania e scrisse a chiare lettere Lind L. Taylor, per poi tornare sul letto ad assaporarsi il momento. 
 
Akemi chiuse gli occhi ma udì comunque i rantoli di quel pover'uomo mentre si spegneva in preda ad un attacco cardiaco, istintivamente si strinse a Light, nascondendo il viso tra le sue scapole muscolose. 
 
D'un tratto lo schermo divenne totalmente nero, e la lettera L in carattere gotico biancheggiava al centro. Una voce distorta uscì dal televisore.
 
"Ben fatto Kira, sono il vero L, purtroppo per te non mi hai ucciso. Ma in compenso hai ristretto il campo della mia ricerca. L'uomo che hai ucciso era un criminale che sarebbe stato giustiziato  oggi. Quello che ora so è che ti trovi nel Kantō, perché solo in questa regione è stato mandato in onda il servizio. Ti prenderò presto"
 
 
-Maledizione!- gridò Light spingendo via Akemi. 
 
-Ti ha giocato proprio un brutto tiro eh Light?- disse Ryuk divertito dall'evolversi degli eventi.
 
La ragazza tirò un sospiro, non aveva ancora ucciso un innocente, ma sapeva che lo avrebbe fatto presto. 
 
 
-Sta' zitto Ryuk! Giuro che questo L lo ucciderò- disse a denti stretti Yagami. 
 
 
Si avvicinava l'ora di cena e i due dovettero separarsi.
 
-Questa sera starai da sola, qualsiasi cosa ti sembri sospetta mi devi chiamare, d'accordo?- le intimò lui prima di andarsene. Lei annuì poco convinta e mentre lui si stava voltando per uscire lo abbracciò da dietro. Di nuovo quella piacevole sensazione. Lui questa volta si liberò subito per poi voltarsi nella sua direzione con aria scocciata. 
 
-Non avere paura, finché ci sono io non ti succederà nulla- disse freddamente, ma poi l'abbracciò forte.
 
 
Akemi stava cenando, ma lo stomaco le si era chiuso per l'emozione. Light scaturiva in lei un'incredibile voglia di vivere, non sapeva perché e non le interessava, arrossì chiedendosi cosa sarebbe potuto succedere se mai si fossero baciati. 
 
 
 
-Quella ragazza un po' ti piace- sghignazzo Ryuk mentre camminavano verso casa.
 
Light sbuffò- Ti sembra il caso di parlare di queste sciocchezze Ryuk? Quando L è riuscito a tirarmi un'imboscata? Devo stare molto attento da adesso in poi, ormai Kira è una realtà mondiale e la posta in gioco è davvero alta- rifletté.
 
 
-Sembri tranquillo però- notò Ryuk.
 
-Certo, il Kantō è la regione più popolosa del Giappone e comprende Tokyo che da sola ha 20 milioni di abitanti, non ha ristretto poi così tanto- 
rispose lui con calma glaciale. 
 
 
Rientrarono in casa e trovarono pronti per la cena tutti i membri della famiglia, compreso il padre di Light.
 
-Dove sei stato oggi figliolo?- chiese Soichiro Yagami, che a quanto pare doveva essere appena tornato dalla centrale di polizia, visto che si stava togliendo di dosso l'arma d'ordinanza. 
 
 
-A casa della sua fidanzatina- s'intromise Sayu, ridacchiando.
 
-Hai una fidanzata?- domandò il padre accennando un sorriso. 
 
Al ragazzo balenò in mente un'idea.
 
-Si, si chiama Akemi Komori- disse gustandosi le facce allibite dei familiari. 
 
-Allora non era una mia idea! Lo sapevo! Non avevi mai portato a casa una ragazza prima d'ora-
trillò Sachiko Yagami mentre metteva a tavola la cena.
 
-L'avete conosciuta?- chiese suo padre voltandosi verso le donne di casa.
 
-Si papà, dovevi vederla, è bella da togliere il fiato, sembra una bambolina francese!- 
 
-Eh bravo Light!- disse lui dandogli una sonora pacca sulle spalle. Quello colse al volo l'occasione.
 
-Sono stato via tutta la giornata perché lei vive da sola qui a Tokyo e mi dispiace che non abbia nessuno su cui contare in una così grande città, così ero da lei a studiare- 
 
 
-Ma Light portala pure qui quando vuoi, non lasciarla da sola!- disse sua madre. 
 
Light ghignò dentro di sè. Preparava il campo per un eventuale spostamento definitivo. La scusa del fidanzamento era perfetta e decisamente contestuale.
 
 
 
Akemi tremava, Light la teneva stretta per mano e stavano per varcare la soglia di casa Yagami. Le aveva detto cosa i suoi genitori pensavano di loro due, che li aveva assecondati così da poterla tenere d'occhio il più possibile. Eppure nonostante fosse una farsa, lei era nervosa.
 
 
-Akemi-chan, hai uno splendido nome, si addice molto a te. Sei per metà straniera vero?- chiese la mamma di Light. 
 
Quest'ultimo si fece attento, in effetti la sua compagna aveva poco dei tratti giapponesi. Si meravigliò di non averglielo mai chiesto.
 
-Si, mia madre era francese e mio padre giapponese. Abitavamo qui quando ero piccola ma una disgrazia me li ha entrambi portati via- 
 
Sachiko si intristì, poi spalancò gli occhi.
 
-Aspetta ma tua madre era per caso Amelíe Brivet?- 
 
Akemi annuì con tranquillità. 
 
-Oh che disgrazia, povera piccina, ero lì vicino quando è successo, stavo portando light a scuola. Non, sarai mica tornata in quella casa?- chiese poi.
 
-Tesoro un po' di tatto- la riprese suo marito.
 
-Non si preoccupi signor Yagami, si sono tornata in quella casa- disse distrattamente.
 
Cadde la conversazione. Probabilmente i genitori di Light vollero cambiare discorso per non intristirla. O almeno così aveva interpretato Akemi.
 
-Tesoro perché non ti fermi a dormire?- disse maternamente Sachiko. La ragazza arrossì.
 
-È un'ottima idea, non mi va che tu dorma lì da sola Akemi- disse Light.
 
Il suo cuore mancò un colpo nel sentire Light chiamarla per nome e senza suffisso. Annuì debolmente e poi si maledì perché non sapeva assolutamente cosa fare.
 
 
 
-Ti sembra normale?- mugolò Akemi, stretta tra le sue braccia, nel letto ad una piazza e mezzo di camera sua.
 
Gli dava le spalle e lui l'abbracciava da dietro, dandole un grande senso di protezione.
 
-Ti sembra normale che se tu morissi, morirei anche io? Devi accettare che d'ora in poi la tua vita sarà così, alla mia totale mercé- le sussurrò lui nell'orecchio per non farsi sentire. La ragazza fu percorsa da mille brividi. Con fatica si voltò verso di lui, il suo volto ad un soffio da quello di lei.
 
-Light sto bene quando mi sei vicino, anche se sei un folle che farà una fine tremenda, voglio starti accanto finché non succederà- disse guardandolo negli occhi, sperando che non si arrabbiasse del fatto che lo aveva chiamato per nome.
 
Lui sorrise nella semioscurità, quella ragazza era sempre molto schietta.
 
-Mi piaci Akemi, non so in che modo e sinceramente non ho nemmeno il tempo di pensarci, ma sei una seccatura piacevole- scherzò.
 
La minuta ragazza dai capelli dorati si spinse in avanti e posò delicatamente le labbra su quelle di lui. Furono scossi entrambi da brividi di piacere. Quasi elettricità. Lui la inchiodò al letto e le sali sopra, dandole un bacio molto più appassionato.
Qualcosa esplose nei loro corpi, e per un attimo tutto si offuscò, tutto tranne loro due. Akemi era rossa come un pomodoro e i suoi capelli sparsi sul cuscino, era bellissima. 
 
Light tornò di fianco a lei e smise di prestarle attenzione. Nella sua mente c'era già altro, un nome, anzi una lettera. 
 
 
                                    L
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Pedinamento ***


Pedinamento


Akemi non riusciva a togliersi dalla testa quel bacio, il contatto fisico con Light era qualcosa di surreale e si sorprese a desiderarlo sempre più. Ma lui era concentrato col suo piano folle ed erano rari i momenti di intimità.
 
 
Tramite  il padre, Light era costantemente aggiornato sulle mosse della polizia giapponese e per il momento di sentiva abbastanza tranquillo.
 
 
-Light, c'è qualcuno che vi segue- disse Ryuk mentre si accingevano a tornare da scuola.
 
Akemi fece per voltarsi ma Light la fermò e per non insospettire l'uomo che li pedinava la baciò con trasporto. Gli infilò le mani tra i capelli e l'attirò a sé osservando con la coda dell'occhio se l'uomo fosse ancora lì. 
 
-Non voltarti mai, capito?- sussurrò a voce bassissima. Akemi acconsentì con un tono altrettanto basso. Il cuore aveva preso a martellate e tentava di mantenere la calma.
 
 
Entrarono in casa e Light si precipitò in stanza seguito da Akemi e Ryuk. 
 
-Da quanto tempo mi pedinava?- domandò allo Shinigami.
 
-Circa una mezz'ora- rispose lui con tranquillità.
 
-E quando avevi intenzione di dirmelo?- chiese lui scocciato. 
 
A volte aveva l'impressione che Ryuk gli remasse contro, era certo che non lo favoriva, lo sapeva.
 
Lo Shinigami improvvisamente si fece serio.
 
-Light c'è una cosa di cui non ti ho parlato. Uno Shinigami come già saprai può vedere la durata della vita e il nome di ciascun umano- disse, poi si avvicinò al suo compagno -puoi fare lo scambio degli occhi, in cambio di metà della durata della tua vita puoi avere i miei stessi occhi- terminò.
 
Akemi inarcò un sopracciglio. 
 
-Io non ho mai fatto uno scambio, eppure sono in grado di vedere queste cose- rivelò perplessa.
 
Ryuk ghignò.
 
-Il tuo è un caso un po' particolare Akemi-chan, tu hai visto la morte da molto vicino, stavi per morire e quando ti sei salvata all'ultimo avevi già fatto un passo verso Mū [il nulla] i tuoi occhi hanno imparato a distinguere cose che quelli normali non possono neanche immaginare- si spiegò.
 
-Non farò lo scambio, quando sarà il momento del nuovo mondo ci vorrà qualcuno che lo amministri a lungo, non se ne parla di accorciare la mia vita. Ora devo trovare un altro modo per scoprire il nome quel bastardo che ci segue- sibilò Light.
 
 
-So chi è- disse improvvisamente Akemi. 
 
-Ho visto il suo volto di sfuggita ma il nome l'ho letto chiaramente e so chi è- aggiunse.
 
Light le prese una ciocca di capelli per poi lasciarla cadere e darle le spalle, avvicinandosi alla scrivania.
 
-Ovviamente non mi rivelerai il suo nome vero?- 
 
Akemi sospirò.
 
-No assolutamente, ti ho già detto che non sono d'accordo con questo tuo piano megalomane, ma posso dirti che quell'uomo è un'agente dell'FBI-
 
Light si voltò di scatto verso di lei.
 
-L'FBI?- chiese sorpreso. -E tu come lo sai?- 
 
-Mia madre è  stata una modella e prima di venire a vivere in Giappone aveva lavorato molto negli Stati Uniti, l'uomo che l'ha uccisa era un collega americano che aveva un'ossessione per lei. Era venuto in Giappone con documenti falsi, commettendo un reato federale, per questo l'FBI mi ha interrogata in proposito. Lui era l'uomo che ha svolto l'interrogatorio assieme a due suoi superiori. Era giovane all'epoca, probabilmente fresco d'accademia. Ma non mi sbaglio è proprio lui- si spiegò Akemi.
 
 
-Strano, tra i documenti del computer di mio padre non ho trovato nulla, che la polizia giapponese non sappia nulla?- ragionò lui.
 
 
 
Nei giorni successivi Light si occupò principalmente di come liberarsi di quell'agente. Akemi non sembrava intenzionata a rivelargli il nome di quell'uomo. Per cui aveva cominciato ad elaborare un piano, doveva prima capire fino a che punto il Death Note era in grado di condizionare gli eventi precedenti alla morte di un umano.
 
 
 
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
 
 
 
In una stanza buia un ragazzo osservava un grosso schermo. Un microfono puntava verso di lui. Si passava l'indice sulle labbra e pensava a come catturare un criminale mai visto prima. Era trasandato, i lunghi capelli neri scompigliati, l'abbigliamento largo e sconclusionato, ma una bellezza particolare traspariva oltre il suo aspetto trascurato. 
 
-Mi sembra chiaro che Kira stia svolgendo dei test- asserì. -Non divulgate assolutamente informazioni in merito agli esiti, le recenti morti devono essere annunciate come semplici attacchi cardiaci- intimò.
 
Dallo schermo si vedeva un folto manipolo di poliziotti giapponesi che annuiva.
 
Le cose si stavano facendo via via più serie e interessanti, era quasi tentato dall'andare in Giappone, ma non era ancora il momento. 
 
 
 
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
 
 
 
 
Light e Akemi stavano andando alla scuola preparatoria, il sole faceva capolino dietro i palazzi di Shibyua. La calca di gente che si muoveva dalla stazione era impressionante ma Ryuk aveva avvistato l'agente, lì stava ancora seguendo.
 
-Domani metterò in atto il mio piano- ringhiò Light, infastidito. 
 
Finite le lezioni Yagami si avvicinò alla sua compagna.
 
-Domani io e te usciremo per un appuntamento, te lo chiederò quando avremo finito qui alla scuola preparatoria, dovrai sembrare naturale ok?- si spiegò. Lei annuì poco convinta mente lo Shinigami sghignazzava.
 
 
La messinscena fu perfetta, mentre i due ragazzi camminavano sulla strada di casa Light diede un buffetto ad Akemi.
 
-Domani vorrei portarti a Space Land, che ne dici?- le domandò.
 
Lei si riscosse e assunse un'espressione estasiata.
 
-Davvero? Adoro quel parco di divertimenti!- trillò.
 
-Si, ci prendiamo un pomeriggio di pausa dallo studio, così magari ti vedo sorridere- le disse accarezzandole la testa. 
 
Akemi sussultò, sembrava così sincero, chissà se quella frase se l'era studiata.
 
 
Arrivarono a casa Yagami certi che l'agente dell'FBI, lì avrebbe pedinati l'indomani.
 
 
Light entrò in camera sua seguito da Akemi e Ryuk e chiuse a chiave la porta. Prese posto alla sua scrivania e tirò fuori il Death Note. Afferrò una penna e scrisse a chiare lettere.
 
 
 
"恐田奇一郎 [Osoreda Kiichirō] 4h40 pm 20/12/2009 morte per incidente d'auto dopo aver visto uno Shinigami durante un dirottamento di un bus per Space Land"
 
 
 
Un sorriso folle si dipinse sul suo volto. Akemi fece capolino dietro le sue spalle e osservò con timore il Death Note.
 
-Sarà la navetta che prenderemo domani! Ma che hai intenzione di fare?- chiese, forse aveva già capito.
 
Lui si voltò, alzandosi dalla sua postazione e le prese il mento con due dita.
 
-Sta' a vedere- si limitò a rispondere.
 
 
Dopo cena Akemi si trattenne di nuovo a casa Yagami, convinta da Sachiko che proprio non voleva lasciarla dormire da sola a casa sua. 
 
Iniziava ad abituarsi a Light e tra loro stava nascendo un legame profondo.
 
-Ucciderai quell'agente vero?- gli sussurrò in un orecchio mentre erano sul letto abbracciati.
 
Lui le accarezzò la testa con dolcezza.
 
-Se sono un sospettato è perché sanno già che Kira ha informazioni dirette dal dipartimento di Polizia, probabilmente l'FBI non si fida delle autorità giapponesi e ha deciso di indagare per sè, non so che tipo di risorse abbiano e non posso rischiare di finire nel braccio della morte adesso- si spiegò. 
 
Akemi quando senti pronunciare l'ultima frase lo strinse più forte, sapeva che non sarebbe durata all' infinito, prima o poi sarebbe stato scoperto e ucciso. Forse proprio da quel tizio che si faceva chiamare Elle. Dentro di sé tuttavia, sperava che Light morisse di morte naturale proprio come aveva visto il giorno in cui l'aveva conosciuto.
 
 
Era un splendida giornata e il sole picchiava forte su Tokyo. La folla era tanta ma non si muoveva frenetica, tutti si prendevano una pausa dalla frenesia dei giorni feriali e si godevano il weekend.
 
 
Light si comportava impeccabilmente, tenendo stretta  la mano di Akemi si era messo a conversare amabilmente, trascinandola nella sua recita perfetta.
 
L'agente li seguiva poco lontano e quando salirono sulla navetta che partiva da Shibuya anche lui li seguì prendendo posto proprio dietro di loro. Light la stringeva più forte, era nervoso. L'aveva fatta sedere lontana dal finestrino e con il braccio libero le cingeva le spalle. 
 
 
Un uomo dall'aspetto poco raccomandabile salì all'ultimo sulla navetta per Space Land, appena partirono l'uomo tirò fuori una pistola costringendo l'autista a cambiare strada. Il panico era generale. Ryuk come al solito se la stava spassando.
 
Light assottigliò gli occhi in attesa del momento giusto. Si mostrò, sorpreso, spaventato e preoccupato per la sua fidanzata. 
 
Dopo circa mezz'ora che l'autobus era stato dirottato Light si voltò verso Akemi tirando fuori un pezzo di carta, scrisse un bigliettino, avendo premura di farsi vedere dal federale.
 
 
Sta' giù, adesso vado lì e provo a disarmarlo
 
 
Come previsto qualcuno posò una mano sulla spalla del ragazzo.
 
-Aspetta, ragazzo non fare mosse avventate è armato- gli sussurrò senza farsi vedere, un uomo dalle file dietro. Era proprio l'agente dell'FBI.
 
-E tu chi saresti?- disse light ridendo dentro di sé.
 
-Non ha importanza- disse lui schivo.
 
Light inarcò un sopracciglio.
 
-E chi mi dice che tu non sia complice di quell'uomo? Spesso durante i dirottamenti i malviventi mettono dei complici tra gli ostaggi per evitare ribellioni- si spiegò. Era un oratore nato. Akemi vide il federale tirare fuori il suo distintivo e si rattristò, ora Light avrebbe potuto scrivere il suo nome sul Death Note. 
 
-Le credo- sorrideva compiaciuto, dopo aver assicurato all'agente che non avrebbe fatto mosse avventate. Fece poi cadere il bigliettino che rimase vistosamente nel corridoio tra i sedili. 
 
 
-Che nessuno provi a fermarmi, vi sparo altrimenti- intimò il malvivente muovendosi verso la fine dell'autobus.
 
 
-E questo?- chiese raccogliendo il bigliettino. Lo osservò attentamente, doveva aver ricevuto un'educazione scarsa, poiché non riuscì a leggere quasi nulla di quello che aveva scritto Light in caratteri kanji. 
 
Subito dopo sbarrò gli occhi fissando tremante in direzione di Ryuk.
 
-Cosa diavolo sei tu?- urlò terrorizzato.
 
Tutti gli ostaggi sull'autobus si voltarono nella direzione in cui stava guardando il criminale, senza però vedere nulla.
 
-Muori- urlò ancora quello, sparando colpi di pistola verso lo Shinigami. Tutto quanti sull'autobus si accucciarono dietro i sedili, mentre il malvivente sparava all'impazzata. Light abbracciò Akemi stringendola forte a sè, aveva paura che qualche colpo potesse raggiungerla.
 
-Non è carino e comunque non puoi uccidere così uno Shinigami- disse Ryuk ghignando.
 
-Sta avendo una qualche allucinazione!- disse l'agente.
 
 
Quando il criminale esaurì il caricatore della pistola, il federale sgusciò tra i sedili e gli tolse l'arma di mano. L'autista arrestò il mezzo e  apri le porte per far scendere gli ostaggi, il malvivente si divincolò dalla presa dell'agente per poi scappare in strada. Un'auto che sorpassava a destra lo colse in pieno volto, fracassandogli il cranio.
 
 
Light aveva fatto sì che quel pregiudicato toccasse il foglietto su cui aveva scritto, che era in realtà un frammento di una pagina del Death Note così da creare le perfette condizioni per la sua morte e per manipolare l'uomo che li seguiva, che appena constatò che il dirottatore dell'autobus non poteva nuocere ad altri civili si dileguò.
 
-Incredibile, ci sei riuscito davvero! Quando lo ucciderai?- domandò Ryuk estasiato.
 
-Non ora, fra una settimana, ho altre cose in mente- sorrise lui inquietante.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Colpo di scena. ***


Colpo di scena 




 

Light stava ritagliando dei pezzi dal quaderno. Akemi lo osservava da dietro le sue spalle. Aveva deciso di non uccidere subito l'agente dell'FBI, Ray Penber. 
 
Si chiedeva cosa stesse macchinando, in quei giorni aveva continuato con i test su alcuni criminali detenuti nel penitenziario di Detroit. 
 
 
-Questo pomeriggio andrò a Shinjuku, non posso lasciarti da sola ma preferirei tu stessi a distanza questa volta, perciò mi seguirai da lontano, quando avrò finito ti verrò a prendere- si spiegò.
 
Lei neanche rispose, quello sarebbe stato il giorno in cui Ray Penber sarebbe morto. Chissà per quale motivo voleva raggiungerlo, invece di ucciderlo dalla sua stanza.
 
 
 
Light si era appostato dietro una colonna in attesa che l'agente Penber passasse di lì. Come previsto quello giunse puntuale e Yagami approfittando della folla lo avvicinò posizionandosi dietro di lui con un cappuccio tirato sul viso.
 
 
Akemi era in un bar e osservava, era difficile capire cosa si stessero dicendo, ma subito dopo Light indicò con circospezione verso l'ingresso del bar dove un uomo stava pulendo, cadde a terra stroncato da un infarto. 
 
 
Poi si spostarono e lei perse il contatto visivo. 
 
 
 
Dopo circa un'ora e mezza Light tornò nel bar e fece cenno ad Akemi di uscire dalla stazione.
 
 
Si rividero fuori dall'edificio, lui si era disfatto del cappuccio. 
 
-Sono riuscito a far scrivere a Ray i nomi degli altri  undici agenti dell'FBI che erano venuti in Giappone su dei ritagli di Death Note che ho incollato su un foglio normale. Sono morti tutti- concluse con un sorriso sensualmente folle.
 
Lei rabbrividì, cominciava ad accusare i colpi delle sue azioni. Aveva bisogno di stargli lontano per un po', aveva notato che più passava il tempo con Light più il mondo la stimolava, provava emozioni diverse incluse quelle negative. Un po' di insofferenza non le avrebbe fatto male in quel momento. 
 
-Light, voglio starmene da sola stasera- gli confessò mentre tornavano a casa, Ryuk sghignazzò.
 
-Che vuoi dire?- la incalzò lui, non sembrava molto propenso ad accontentarla.
 
-Ho bisogno di staccare da questa caccia a Kira, dagli omicidi, dalle indagini della polizia- disse semplicemente. Per la prima volta quello si sforzò di capire. 
 
Light era profondamente infastidito, non capiva bene perché è questa cosa lo infastidiva ulteriormente. Era abituato a cogliere tutto al volo, grazie all'incredibile intelletto di cui era dotato; ma con Akemi era un altro paio di maniche. Quella ragazza sembrava non seguire logiche precise, cambiava atteggiamento o idea molto spesso. Ora aveva deciso di volergli stare lontano per una sera. E Light non poteva fare a meno di pensare che volesse parlare con la polizia. 
 
 
 
Un uomo con i baffi teneva in mano un computer, lo schermo bianco aveva al suo centro una L tracciata in gotico. Dall'apparecchio giungeva una voce distorta.
 
"Dodici agenti dell'FBI giunti qui per indagare su Kira sono morti, mi sembra ormai ovvio che le indagini stiano prendendo una piega pericolosa, chiunque lavorerà al caso d'ora in poi rischierà la sua vita e quella dei suoi cari, spero ne siate consapevoli" 
 
disse la voce elettronica.
 
Un brusio confuso si levò tra le fila di agenti giapponesi, molto scossi della presenza dell'FBI.
 
-Perché non sapevamo nulla di questa operazione del governo statunitense?- disse uno facendo eco ai pensieri di tutti.
 
-Non si fidano di noi ecco perché!- urlò un altro.
 
 
Una serie di proteste si levarono nel quartiere generale.
 
"Non c'entro nulla, il governo statunitense voleva assicurarsi che Kira fosse davvero in Giappone visto che la maggioranza dei criminali morti fino ad oggi sono statunitensi" li zittì la voce.
 
-Io non collaboro ad un caso del genere, do le dimissioni!- minacciò uno.
 
"Chiunque non vorrà lavorare al caso può farlo, non ci saranno ripercussioni di alcun genere"  spiegò la voce. 
 
D'un tratto la stanza cominciò a svuotarsi, molti agenti abbandonarono il caso, qualcuno perché non si fidava di L, altri perché non erano pronti a mettere a rischio le vite dei propri cari.
 
Rimasero in cinque ed L lì congedò dicendo loro di attendere le prossime direttive.
 
 
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
 
 
Il ragazzo trasandato guardò fuori dal finestrino del suo jet privato. Era impaziente, con le lunghe dita pallide e  affusolate picchiettava sul tavolino di mogano davanti al suo sedile. Ti vengo a prendere. 
 
 
 
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Light aveva acconsentito a stare separati quella sera a patto che Akemi gli mandasse un messaggio ogni ora fino a che non fosse andata a dormire. La ragazza afferrò il telefono e sbuffò, gli inviò il messaggio delle dieci e poi tornò a fare i compiti. Gli esami per l'ammissione alla Tokyo Meiji erano vicini. La scuola preparatoria era stata una passeggiata eppure aveva il terrore di non riuscire ad entrare, infondo l'università più prestigiosa di tutto il Giappone attira cervelli da tutto il mondo.
 
Ripassava algebra, chiedendosi se anche Yagami-San stesse facendo altrettanto.
 
 
Quella mattina si svegliò prima e fece un'abbondante colazione. Si lavò e vesti con calma, in attesa che Light passasse a prenderla. Guardava l'orologio con circospezione, quando il campanello suonò.
 
-Andiamo Akemi- disse lui all'interfono.
 
Chiuse tutto e uscì, prendendo al volo una mela per Ryuk. Gliela lanciò appena fu fuori dal cancello.
 
 
-Akemi-chan sei la migliore- grugnì lo shinigami.
 
Quella si voltò verso il suo compagno di classe.
 
-Come mai avete fatto tardi?- domandò mentre si incamminavano verso la stazione.
 
-Conto di arrivare lì tre minuti prima, non ho voglia di stare a cincischiare fuori dall'università- si spiegò.
 
 
Presero posto in un aula spropositata, migliaia di studenti si accingevano a dare il test d'ammissione. La fecero sedere due file dietro Light. Mancava poco all'inizio. Qualcuno le stava toccando i capelli. Lei si voltò sorpresa e vide un ragazzo dalla pelle di porcellana con gli occhi grandi e scuri contornati da pesanti occhiaie. I capelli neri scompigliati gli coprivano parte degli occhi. Se ne stava accucciato sulla sedia, con in mano una sua ciocca bionda e sembrava davvero fuori di testa.
 
 
-Scusa, è che sembravano così morbidi- si giustificò lui. Lei gli scoccò un sorriso.
 
-Toccali pure se vuoi, magari ti portano fortuna all'esame- rispose. 
 
 
L'esame cominciò e Akemi si fece assorbire totalmente dal test, le sembrava incredibilmente semplice.
 
 
-Hey tu! Siediti come si deve!- urlò un assistente al ragazzo strambo, Light si tirò su ed incrociò lo sguardo di Akemi, poi quello del tipo eccentrico.
 
 
 
-Come è andata?- le domandò Light appena furono fuori dall'aula, mentre si stirava il collo.
 
Lei si mise una lunga ciocca bionda dietro l'orecchio.
 
-Bene immagino, vedremo quando usciranno i risultati, a te?- chiese.
 
-Lo stesso per me- disse lui sbrigativo, poi le prese la mano e cominciarono a camminare.
 
 
Le loro dita erano incrociate e Akemi poteva percepire gli sguardi delle ragazze che incrociavano per strada. Light era sempre stato molto popolare tra le ragazze, complici il suo bell'aspetto e l'aria insofferente mieteva un sacco di vittime tra i cuori delle ragazze. Si sorprese infastidita di questa cosa. Scosse la testa per non pensarci e strinse meglio la mano del suo secondino.
 
 
Pioveva, e tutt'attorno era silenzioso, solo lo scrosciare della pioggia ruggiva prepotente per le strade di quel quartiere residenziale. Aprì una lettera che le era giunta quella mattina:
 
 
"Sig.na Komori, siamo lieti di annunciarle che ha ottenuto il massimo punteggio nel test d'ingresso assieme ad altri due futuri allievi della nostra università. È pertanto invitata a tenere il discorso per la cerimonia d'apertura assieme ai suoi due colleghi, Light Yagami e Hideki Ryuga" 
 
 
Akemi inarcò un sopracciglio. Hideki Ryuga? Ma non è un famoso idol? Si chiese piuttosto perplessa, era certa che non potesse essere il belloccio tinto di biondo che cantava canzoni smielate. Il telefono squillò.
 
 
 
-Hai letto?- le domandò a bruciapelo Light.
 
Lei si mise a giocherellare con una delle sue lunghe ciocche bionde.
 
-Si, un nome palesemente falso vero?- chiese conferma lei.
 
La sua voce sensuale sospirò dall'altro capo del telefono.
 
-Sono della stessa idea, ti vestirai elegante domani?- disse glissando il discorso, forse non gli interessava poi tanto.
 
Lei arrossì stringendo l'apparecchio nella mano.
 
-Uhm, credo di sì, perché?- balbettò.
 
 
-Sono curioso di vederti-rispose lui per poi riagganciare.
 
 
 
Era nervosissima, da quando Light era entrato nella sua vita provava le emozioni più disparate. Aveva optato alla fine per una gonna blu scuro elegante lunga fino al ginocchio, con un piccolo spacco centrale nella parte posteriore, una camicetta sblusata bianca, un nastro blu messo a mo' di fiocco attorno al colletto chiuso fino all'ultimo bottone e dei tacchi di vernice nera molto semplici ed eleganti. Si osservò allo specchio, neanche vestita così sembrava più grande. Sospirò e prese le due ciocche frontali e se le intrecciò dietro il capo. Non amava truccarsi, sua madre lo faceva solo quando partecipava ad eventi pubblici. Ma quel giorno decise di mettere un po' di blush, del mascara attorno alle sue già foltissime ciglia nere e del rossetto nude sulle labbra. 
 
 
Light spalancò gli occhi felini. 
 
-Sei ancora più carina oggi- sbuffò. Lei gli prese la mano e si avviarono verso la stazione. Gli sguardi di uomini, ragazzi e bambini erano tutti su di lei. Il ragazzo sembrava un po' contrariato per quelle attenzioni così palesi nei confronti di Akemi. 
 
 
 
Giunsero alla Tōdai [Tokyo Daikatsu- Università più prestigiosa di tutto il Giappone] poco prima del discorso. Furono convocati in una saletta nel blocco centrale, appena entrarono videro il ragazzo trasandato degli esami. 
 
Quello fece un inchino e posò il suo sguardo acquoso sulla ragazza, che istintivamente arrossì al ricordo di lui che le annusava i capelli. 
 
 
Il discorso fu diviso in tre parti e appena terminarono presero tutti e tre posto nella prima fila. Light all'inizio, Ryuga-San al centro e infine Akemi. Improvvisamente quel Ryuga si avvicinò a Yagami e gli sussurrò.
 
-Io sono L- 
 
La ragazza sussultò impercettibilmente, fingendo di non stare prestando attenzione, con la coda dell'occhio intravide il suo compagno mantenere una calma glaciale. Che diavolo ci fa il miglior detective del mondo seduto di fianco a Kira?
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Una coppia normale ***


Una coppia normale



L aveva convocato i poliziotti rimasti ad occuparsi del caso, nonostante i considerevoli rischi, nell'albergo in cui alloggiava, facendoli arrivare ad orari differenti e costringendo loro a spegnere i loro telefoni cellulari. Disse loro di chiamarlo Ryuzaki e di non usare mai l'appellativo L per riferirsi a lui.
 
 
-Sono morti dodici agenti dell'FBI, il primo dei quali era Ray Penber, la prima mossa che faremo è quella di sorvegliare le famiglie degli ufficiali di polizia su cui questo Penber stava indagando. Si tratta del sovrintendente Yagami e famiglia  e del vicedirettore Kitamura e famiglia- 
 
Soichiro Yagami sussultò, nessuno dei suoi famigliari era Kira, di questo ne era più che certo.
 
-Ma è assurdo!- protestò l'agente Matsuda.
 
-Fa' pure- disse il sovrintendente poi assottigliò lo sguardo, concentrandolo su L.
 
-Però assicurati che nessun angolo venga tralasciato, neppure il bagno- sibilò, non gli andava giù che tra i sospettati di essere Kira ci fosse anche la sua famiglia, desiderava che i sospetti cadessero quanto prima.
 
-Piazzeremo le telecamere oggi, visto che nessuno sarà in casa prima delle sei- annunciò L.
 
 
 
 
 
 
Era stato tutto improvviso, L che si rivela a Light, che poi gli propone di prendere parte alle indagini, erano frastornati dagli eventi e si dirigevano verso la strada di casa. Avevano passato il pomeriggio in un caffè, prendendosi una pausa da tutto quello che era successo. Akemi decise di andare nella villa Komori e si separò da Light sulla soglia con un saluto freddo. Lui la prese per mano e la trascino a sè, stampandole un dolce bacio. Il suo cuore mancò un battito. 
 
-Se qualcosa ti sembra sospetto non esitare a scrivermi- le disse come al solito e poi si allontanò  seguito in volo da Ryuk.
 
 
Light entrò in casa annunciando il suo arrivo, non c'era nessuno però ad attenderlo. Salì le scale e controllò l'ingresso della sua camera, il bigliettino che aveva piazzato tra la porta e lo stipite era ancora lì, ma non voleva dire nulla, guardò tra i cardini con circospezione, la mina che aveva piazzato era spezzata, aprì senza farsi vedere sorpreso. Il pezzettino di carta era al suo posto, ma la mina era rotta, qualcuno era entrato nella sua stanza e non voleva farsi scoprire, di certo non un membro della sua famiglia. 
 
 
 
 
 
-Ma quel bigliettino?- disse il sovrintende Yagami mentre lui ed L osservavano Light rimuoverlo dal suo luogo. Lo schermo sfarfallava un po' ma era ben visibile tutto quello che suo figlio faceva.
 
L si passò un indice sulle labbra, poi posò una mano affusolata sulla spalla dell'uomo.
 
-Si rilassi, solo perché ha messo un foglietto di carta per scoprire se qualcuno è entrato in camera sua non vuol dire nulla, molti giovani lo fanno- disse.
 
 
 
 
-Light vorrei una mela- disse Ryuk con l'acquolina in bocca. Light lo ignorò, andò verso la libreria e tirò fuori delle riviste di intimo femminile nascoste in un cofanetto di saggi filosofici e si mise ad osservare le modelle in pose provocanti.
 
-Questa è nuova, che stai facendo Light? Scommetto che Akemi non la prenderebbe bene- disse di nuovo Ryuk.
 
-Light! Ma perché mi ignori?- lo riprese lo shinigami, ma quello non sembrava volergli rispondere. 
 
Fece così per tutto il pomeriggio, con Ryuk che sembrava sull'orlo di una crisi. D'altronde era uno shinigami esuberante e non gli piaceva essere ignorato. Poco prima di cena Light si mise la giacca e scese al piano di sotto, osservato da L e suo padre, infilò le scarpe sulla soglia di casa e uscì. 
 
 
 
 
-Vede sovrintendente? Nascondeva delle riviste, niente di grave- constatò L.
 
 
 
 
Light era quasi giunto a casa di Akemi, ma tagliò per il parco. 
 
-Ryuk- disse dopo aver controllato che non ci fossero cimici sui suoi vestiti.
 
-Finalmente mi parli!- sbuffò lui mortalmente offeso.
 
-Con molta probabilità hanno installato delle telecamere in casa e in camera mia, voglio che per prima cosa quando torniamo tu controlli tutti i luoghi in cui potrebbero essere state piazzate- disse l'altro con tono molto serio.
 
 
Lo shinigami acconsentì e insieme si diressero a casa di Akemi.
 
 
 
-Delle telecamere?- disse lei tossendo, le era andato di traverso il succo alla pesca che stava bevendo.
 
 
-Si perciò quando verrai da me vorrei che ti comportassi nella maniera più normale possibile, come se fossimo effettivamente una coppietta, ti basterà assecondarmi- si spiego Light.
 
La ragazza arrossì, un pensiero prese ad infastidirla. Come se non fossimo già una coppia. Sbuffò dentro di sé. 
 
Arrivarono in casa dopo cena, Ryuk sembrava poco entusiasta di entrare, probabilmente non aveva voglia di essere ignorato ancora. Aveva fatto il pieno di mele a casa Komori, perché sicuramente L e la polizia di sarebbero insospettiti molto vedendo svolazzare mele morsicate in giro.
 
 
Akemi salutò con educazione Sachiko e Sayu.
 
-Resti a dormire vero cara?- disse Sachiko.
 
 
Akemi annuì arrossendo lievemente, ormai tutti si erano abituati alla sua presenza e la trattavano come una di famiglia. 
 
 
 
 
 
-E quella chi è?- disse L, toccandosi il labbro. La bionda giovane che era entrata in casa con Light era la stessa che aveva tenuto il discorso d'apertura assieme a loro due. Ricordava che I suoi capelli profumavano di vaniglia, se non fosse stato terribilmente sconveniente glieli avrebbe assaggiati lo stesso giorno che si erano conosciuti. Sorrise a mezza bocca a quel pensiero.
 
-È la ragazza di Light, Komori Akemi- rispose Soichiro togliendosi gli occhiali un attimo per stropicciarsi gli occhi stanchi.
 
-Da quanto stanno insieme?- domandò L con fare sospettoso.
 
-Da qualche mese ormai, ce l'ha presentata a fine primavera- disse il sovrintendente risistemandosi gli occhiali sul naso.
 
L sembrava più che mai incuriosito, quella ragazza frequentava casa Yagami esattamente da quando Kira aveva cominciato ad agire. 
 
 
-Viene spesso a casa vostra?- aggiunse.
 
-Si, spesso si ferma anche a dormire, vive da sola e..- il signor Yagami si arrestò e inarcò un sopracciglio. 
 
 
-Aspetta L, non dirmi che sospetti anche di lei?- lo incalzò.
 
-Chiamami Ryuzaki. Comunque sospetto di chiunque, lei non è immune alle mie logiche-tagliò  corto L.
 
 
 
 
 
Light prese la mano di Akemi e la fece  sdraiare sul suo letto ad una piazza e mezzo. Le fu sopra e cominciò a baciarla. 
 
 
-Mmh Light- si lamento lei imbarazzata sapendo di essere osservata, tra gli altri, dal padre del ragazzo che la stava baciando con così tanto trasporto. Lui sembrava gradire quel genuino imbarazzo, calzava a pennello con l'idea che o suoi si erano fatti di Akemi.
 
 
-Vorrei averti qui tutte le notti- disse.
 
Lei si tirò su e lo abbracciò, light si lasciò coccolare come un gattino mansueto appoggiando la fronte tra le sue piccole scapole.
 
-Anch'io vorrei non dovermi mai separare da te, neanche un secondo- disse accarezzandogli i capelli color nocciola, erano morbidissimi e profumavano di shampoo.
 
 
Dall'albergo dove alloggiava L, stavano osservando i due scambiarsi coccole ed effusioni, Matsuda e il sovrintendente erano particolarmente a disagio.
 
 
-Si rilassi, fa parte del nostro compito- disse L. Light la stava baciando con trasporto, lei era rossa come un peperone, sentivano i loro respiri affannati. Per qualche motivo era infastidito, avrebbe tanto voluto essere lui ad assaggiare quella ragazza così carina. Scosse il capo per togliersi di dosso quell'idea assurda. 
 
 
Si coccolorano ancora per molto imbarazzando tutti quanti tranne L, che osservava senza riuscire a togliersi dalla testa quei capelli alla vaniglia.  
 
 
 
 
L'aveva notata subito, immersa nella sciarpa la mattina dell'esame. Lui se ne stava seduto nella sua solita maniera bislacca sotto un cedro in attesa dell'inizio dell'esame e stava mangiando un dolcetto allo zenzero. Lei e Light si stavano dirigendo con molta calma verso l'ingresso mentre tutti gli altri andavano spediti. Light leggeva qualcosa. Lei invece guardava le foglie cadere dagli alberi. Era carinissima mentre se ne stava col naso in su, vedeva la condensa del suo respiro creare nuvolette soffici di vapore. Non sembravano tanto un coppia quel giorno, anche se lui le teneva stretta la mano. I suoi boccoli dorati ondeggiavano ad ogni passo e le sue ciglia folte sbucavano tra le trecce che le tiravano indietro i capelli davanti. A L erano sempre piaciute le ragazze così, a metà tra il fiabesco e l'infantile, rise vedendola barcollare sui tacchi scuri che indossava sotto la gonna blu scuro e non gli piacque per niente vedere Light trascinarla per la mano quando indugiava troppo sotto uno degli alberi del viale. 
 
 
 
 
 
Avevano smesso di baciarsi grazie al cielo e avevano cominciato a leggere alcuni dei libri nuovi dell'Università. Parlavano principalmente di questo, le nuove materie della facoltà di criminologia. L si annoiava, ma doveva per forza osservare tutto, per non farsi sfuggire il minimo dettaglio.  
 
 
 
 
Era mattina e Akemi si risveglio con qualcosa di duro tra le sue gambe, lo sfiorò, era Light, che socchiuse gli occhi. Improvvisamente un velo di rossore si dipinse sul suo volto accompagnato da un'espressione di shock e scuse. 
 
-Scusa- sussurrò stridula. Lui fece un sorriso strano e la prese per i fianchi stringendola a sé, premendola contro quel qualcosa di duro. Lei divenne viola e poggiò le mani sul suo petto allenato, tentando di spingersi via, ma lui la strinse ancora di più e le stampò un bacio. Ryuk ridacchiò dando le spalle ai due. Akemi voleva sotterrarsi. Rimasero stretti l'uno all'altra per un altro po'. Non ne avevano mai abbastanza di quella piacevole sensazione che provavano quando si toccavano. 
 
Fu il momento di alzarsi e prepararsi per andare all'università. 
 
 
 
 
L si stiracchiò davanti allo schermo, li aveva osservati tutta la notte, erano svegli e si stavano preparando. Anche lui doveva farsi una doccia per andare in facoltà. Il suo baffuto assistente Watari gli diede il cambio e si diresse nel lussuoso bagno della sua suite.
 
 
 
 
CONTINUO A DUE RECENSIONI
 
 


 

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Capitolo 7
*** Il Secondo Kira ***



Il Secondo Kira 



-Allora hai pensato alla mia proposta, Light Yagami?- bonfochiò L, squadrandolo dalla testa ai piedi con quegli occhi così grandi. Erano tutti e tre seduti alla caffetteria, il detective più bravo del mondo aveva deciso di mettere a parte anche Akemi della sua vera identità. Sicuramente sospettava anche di lei.
 
In un certo senso è carino. Si sorprese a pensare Akemi. Il nome che svolazzava su di lui era interessante. Aveva un suono dolce e morbido, proprio come il pudding alla vaniglia e caramello che si stava mangiando mentre parlava con Light. Aveva poco e niente di giapponese, i suoi grandi occhi grigi e la sua pelle chiara e liscia le facevano pensare all'Inghilterra o alla Germania. 
 
Light scosse il capo.
 
-Non se ne parla, non ho la certezza che tu sia davvero L- disse Light speranzoso di scoprire il nome di quello stronzo e di farlo fuori. Ad intermittenza posava il suo sguardo su Akemi che sorseggiava rumorosamente un milkshake al cioccolato. Lei sapeva il suo nome, l'aveva sicuramente visto, la invidiava molto. 
 
 
 
Cominciarono le lezioni e Light costrinse Akemi a sedersi di fianco a lei in fondo alla grande aula dove si teneva la lezione di diritto penale.
 
-Sorridi, e lasciati sfiorare come se stessimo flirtando. L'hai visto vero?- sussurrò impercettibilmente lui, prendendole il viso e accostando le sue labbra all'orecchio di lei.
 
La ragazza sorrise e finse una risatina, poi gli baciò delicatamente la guancia e gli sussurrò a sua volta.
 
-Cosa?- 
 
-Il suo nome, il nome di L- disse sempre mantenendo un'espressione rilassata e gioviale. Akemi per un attimo si incupì, ma Light le strinse leggermente un fianco per ricordarle che doveva sembrare una chiacchierata romantica. Lei tornò a sorridere e lo abbracciò.
 
 
-Si, ma non te lo dirò- sibilò, come infastidita che Light ancora provasse a portarla su quell'orrida strada. Quello d'istinto la strinse forte, era furioso, ad Akemi bastava fare il nome di L per spianare la strada al suo ambizioso piano eppure era totalmente restia al farlo. Odiava questo suo lato, eppure un pochino apprezzava la sua correttezza. Sbuffò, Akemi gli suscitava sempre emozioni discordanti.
 
Si staccarono e cominciarono a seguire la lezione normalmente. 
 
 
Light non stava assolutamente seguendo, ogni tanto L, o Ryuga, o qualunque fosse il suo vero nome si voltava indietro come per controllarli. Ebbe quasi l'impressione che osservasse più Akemi che lui stesso.
 
 
Cominciò a vagare con l'immaginazione, pensava al suo mondo perfetto e a lui che lo governava come una divinità benevola. Cosa avrebbe fatto se mai fosse riuscito a raggiungere quel traguardo? Scosse la testa all'idea di ricominciare ad annoiarsi, poi istintivamente si voltò verso la sua compagna, lei forse poteva salvarlo dalla noia una volta completata la sua missione. Akemi stava prendendo appunti, le sue labbra piene ogni tanto scandivano le parole che metteva su carta, in una maniera terribilmente erotica. Light per un attimo desiderò di distoglierla dalla lezione e costringerla a prestare tutta quella sensuale concentrazione solamente a lui. Quella fantasia si dissolse così come era arrivata e Light si ritrovò a pensare che forse Akemi gli piaceva sul serio.
 
 
Appena finita la lezione tutti gli studenti si dileguarono, per ultimi uscirono Light e Akemi che trovarono sull'ingresso Ryuga Hideki.
 
-Che ne dici di una partita di Tennis?- domandò secco a Light. 
 
Quello inarcò un sopracciglio. A che gioco sta giocando questo qua? Si domandò insospettito, non poteva sottovalutare le doti osservative di L, ma di sicuro rifiutare sarebbe stato peggio. Avrebbe colto l'occasione per capire il suo livello intuitivo. 
 
-Perché no?- rispose calmo.
 
 
 
Akemi fece una smorfia, non aveva la benché minima intenzione di guardarli giocare, così si congedò più velocemente possibile. Poteva leggere un po' di delusione da parte di entrambi i ragazzi nel vederla andare via . 
 
 
 
Si rintanò in un caffè, contenta di prendere un po' di respiro da Light e Ryuk. Ma appena prese la prima cucchiaiata del gelato che aveva ordinato cominciò a sentirne la mancanza. Incredibile che droga fosse diventata per lei Light Yagami. 
 
 
Si concesse un obbiettivo esame della situazione. Ora che Light era lontano l'emotività era andata a farsi benedire. Le sembrava quasi che il cuore le si inaridisse piano piano. Chi era il ragazzo di cui si era innamorata? Un folle sicuramente. Bello da morire, intelligente, colto, freddo e dispotico. Odiava quel suo non prendere sul serio la loro relazione, certo era cominciata in maniera piuttosto asettica, lui voleva solo assicurarsi che non si facesse male. Ma stando così a contatto per così tanti mesi era nato qualcosa, lo vedeva nei suoi occhi. 
 
 
Ecco, quei rarissimi momenti in cui lo sguardo color ambra del giovane Yagami si scioglieva diventando oro liquido, valevano tutti gli altri in cui la osservava con fredda razionalità. Le sarebbe andata bene una vita costretta a stargli accanto pur di poter assaggiare un po' dell'affetto e dell'eccitazione che era in grado di darle. Era quasi sicura che quell'usufruire in due di una vita sola stai va incidendo sulle loro emozioni. Doveva saperne di più e sapeva anche a chi chiederlo. Si, lui ne sapeva di sicuro qualcosa più degli altri Shinigami.
 
 
 
Fu interrotta dal suo cellulare che vibrò sul tavolo in ciliegio del locale. Raitō
 
 
 
          Mittente:  夜神 月   [Yagami Raitō/Light]
        Messaggio:     
 
                   Sto arrivando con L. Ah e se                                                              
                ti interessa saperlo, l'ho battuto.
 
 
 
Akemi sbuffò, a volte sapeva davvero essere infantile. Subito dopo sorrise, le mancava già e aveva voglia di rivederlo.
 
 
Arrivarono poco dopo e presero posto ai suoi due lati. Lei posò lo sguardo su Light e lui le accarezzò i capelli. Poi lo spostò su Ryuga, incrociando il sui occhi grandi. Non ne era sicura ma le sembrava quasi che quello strano tipo si fosse invaghito di lei. Le capitava spesso che un ragazzo la guardasse in quel modo, sapeva riconoscere al volo quello sguardo. C'era da dire però che non le era mai interessato. Quel tipo bizzarro invece la incuriosiva molto, lo vide passarsi l'indice sul labbro e arrossì nel trovare quel gesto irresistibile. 
 
-Se tu avessi qualche sospetto che sono Kira cosa faresti?- domandò L a Light.
 
 
Lui sospirò -Probabilmente ti chiederei cose che solo Kira potrebbe sapere- poi sorrise -Un po' come hai fatto tu fino ad adesso- 
 
L'altro sussurrò -Strabiliante, ho fatto la stessa domanda a molti agenti e tutti hanno dovuto pensarci su un po'. Comunque sappi che il mio sospetto è piuttosto basso, si aggira attorno all'un percento e non mi interessa davvero di dipanarlo ora, anche perché anche nel raro caso in cui tu sia davvero Kira io trarrei comunque vantaggio da una tua collaborazione al caso- si spiegò. Light sembrava più che d'accordo, sapeva che si sarebbe dovuto tenere molto più all'erta con lui, ma collaborare alle indagini conveniva anche a Kira. 
 
 
-Lo stesso discorso vale per te, Komori-San- aggiunse posando i suoi occhioni antracite sulla bionda ragazza seduta alla sua sinistra.
 
-Per me?- disse lei, leccandosi del gelato al cioccolato dalle labbra. 
 
-Ho dei sospetti anche su di te, la percentuale è simile, ho visto i tuoi voti e i tuoi test attitudinali, direi che sei altrettanto qualificata a far parte della squadra- disse.
 
Lei inarcò un sopracciglio, quello lì sospettava di lei? Per un attimo fu tentata di risponderle "Guarda che Kira ce l'hai davanti", ma le passò in fretta. 
 
-E se non ne volessi far parte?- sospirò lei. Ci mancava solo partecipare alle indagini su Kira.
 
Il ragazzo le spostò una ciocca bionda dal viso. Suscitando sorpresa negli altri due.
 
-Sei libera di rifiutare- disse.
 
Lei ci pensò su un attimo, Light non poteva perderla di vista in effetti e sarebbe stato complicato con lui alle prese con il caso. 
 
-Devo ammettere che non so se sarò all'altezza di due menti raffinate come le vostre... E poi  non è che mi importi molto di Kira, per me è solo un folle che si farà male molto presto- disse assottigliando lo sguardo sulla seconda frase. 
 
L sorrise nel vederla cedere.
 
-Sono d'accordo, perché non avere dei posti in prima fila quando questo accadrà?- rispose.
 
Lei annuì debolmente e lui esultò.
 
-Ottimo, cameriere! Ci porti due coppe di gelato al cioccolato!- disse poi.
 
 
Era stato un pomeriggio molto faticoso, Akemi non vedeva l'ora di sdraiarsi accanto a Light, si ricordò però delle telecamere e sospirò all'idea di dover fingere ancora di essere una tenera coppia, non che tutto quel contatto fisico le dispiacesse, ma non sapeva mai fino a che punto piacesse a Light. Lo guardò di sottecchi mentre uscivano dalla stazione dei treni, le teneva stretta la mano e sembrava molto scocciato. 
 
-Un folle che si farà male molto presto?- disse a mezza voce.
 
Akemi si sentì subito interpellata, aveva capito ormai che odiava Kira e amava Light. Era chiaro, perché nasconderlo?
 
-Si, io odio proprio Kira- disse. Ryuk ridacchiò,  Light le lasciò la mano e si stirò i muscoli.
 
-Se non fosse totalmente assurdo e fuori luogo direi che L abbia un debole per te- bonfonchiò, Akemi aveva avuto la medesima impressione ma si guardò bene dal dirglielo, anche perché anche quel detective a lei faceva un qualche effetto. 
 
-Ad ogni modo oggi cancellerò tutti i sospetti che hanno su di noi, sta' a vedere- disse.
 
 
 
Entrarono in casa poco dopo. Salutarono la madre e la sorella di Light e filarono di sopra. Lui la spinse dentro, facendola sedere sul letto e prese a baciarla con passione. Akemi tremava a quel contatto, non ne aveva mai abbastanza di quella sensazione elettrica che li avvolgeva quando si toccavano così. La fece sdraiare e le afferrò i polsi baciandole le labbra e il collo. 
 
 
-Di nuovo?- disse Matsuda affacciandosi da dietro L, che osservava con rammarico i due baciarsi con trasporto.
 
 
-Si, a quanto pare sono proprio una coppietta unita- disse lui con tono disgustato. Davvero non le andava giù che Light Yagami  toccasse in quel modo quella ragazza che sembrava una fatina delle fiabe. 
 
 
Si coccolarono per un po', osservati con attenzione da L e Matsuda, per poi finalmente separarsi.
 
-Era ora- borbottò il collega di L, un po' frastornato da tutto quel romanticismo.
 
 
Tirarono fuori i libri dell'università e si misero a studiare, uno alla scrivania, l'altra sul letto. Light scese a prendere delle patatine giù in cucina e tornò su per poi aprirlo e metterselo di fianco. 
 
Dentro di sé rideva, perché da fuori sembrava solo uno studente che svolgeva i suoi compiti, ma in quel pacchetto di patatine aveva messo un televisore portatile, così da poter ottenere informazioni riguardanti i criminali da eliminare senza essere scoperto e far continuare con calma gli omicidi. Tra le pagine di un suo quaderno normale aveva messo due pagine del Death Note e con discrezione annotava con la sinistra i nomi che leggeva sul piccolo schermo, con la destra svolgeva i calcoli di matematica applicata. 
 
 
 
-Sono morti dei criminali le cui generalità sono state rese note poco fa sul notiziario!- esclamò Matsuda, che si era un secondo allontanato dalla postazione.
 
-Ma Light e Komori-San stanno studiando, mentre Sachiko-san e Sayu-chan stanno guardando un drama da almeno quaranta minuti, non possono aver ottenuto in nessun modo quelle informazioni- constatò L passandosi un dito sul labbro, mentre osservava lo schermo. 
 
-Anche la famiglia Kitamura non poteva, stavano guardando un programma comico in televisione- aggiunse l'agente Takeda.  
 
-Suppongo che possiamo rimuovere le telecamere- sospirò L, con una punta di delusione.
 
 
 
 
-Neanche una! Hanno tolto tutte le telecamere e le cimici, Light sei geniale!- gongolò Ryuk euforico di poter finalmente tornare a mangiare mele in casa Yagami.
 
 
-Menomale, non ne potevo più di tutti quegli sbaciucchiamenti fuori luogo- mentì Akemi, per poi osservare Light.
 
 
-Non dire scemenze che potevo sentire il tuo cuore martellare appena ti sfioravo- sbuffò quello. 
 
Lei sorrise di quella risposta infantile e notò che Light la stava guardando con aria maliziosa.
 
-Che c'è?- disse lei un po' a disagio.
 
-Sei carina quando sorridi- disse lui, spuntando quella frase con estrema fatica. Odiava quelle smancerie. Ma Akemi delle volte sapeva essere davvero attraente. Decise di vendicarsi un po'. 
 
 
Si avvicinò a lei spingendola verso il muro e con le labbra si accostò alle sue, senza toccarle.
 
-Sicura di non voler un bacio?- sussurrò mellifluo.
 
Akemi era tutto tranne infantile e non gli interessava minimante il giochetto a cui Light stava giocando, lei voleva quel ragazzo e se lo sarebbe preso anche a costo di sembrare quella stracotta dei due. Fece un passo avanti e lo baciò con foga, sorprendendolo. Lui l'abbracciò forte finché Ryuk tossicchiò.
 
-Ehm, questa storia si ripeterà spesso? Perché mi sento di troppo- ridacchiò. I due si staccarono e tornarono a comportarsi come si deve, si sdraiarono sul letto e accesero la TV per fare un po' di zapping. Una trasmissione trash su Kira fu la prescelta della serata. L'emittente era tutt'altro che seria, ma faceva moltissimi ascolti tra le donne di mezz'età e i cretini. Light era molto divertito nel sentire parlare di lui così positivamente. All'improvviso il presentatore annunciò un colpo di scena.
 
 
"Come avevamo anticipato all'inizio della trasmissione, ci sarà una sorpresa, è infatti giunto ai nostri studi un messaggio da Kira in persona, ci è stato detto di mandarlo in onda precisamente alle diciannove di questa sera, restate quindi con noi che al termine dei messaggi pubblicitari vi mostreremo questo incredibile  filmato"
 
-Questa è bella- disse Light sempre più divertito, mise una mano tra i capelli di Akemi e le prese una ciocca, giocandoci un po'.
 
-Saranno le loro solite bufale- sospirò lei, accoccolandosi sul suo petto.
 
 
"Eccoci tornati, tra trenta secondi manderemo in onda il video, mi raccomando restate sintonizzati con Sakura TV"
 
Entrambi si fecero più attenti, un po' per curiosità un po' per istinto.
 
 
"Sono Kira, per chiunque non creda a questa mia affermazione sono pronto a dimostrare la veridicità delle mie parole, dovrebbero essere le 19h00 del 28 Aprile perché a quest'ora ho chiesto all' emittente di mandare in onda il filmato, fra trenta secondi il giornalista Nagato Surikawa di Tokyo TV morirà di infarto"
 
 
-Cambia su Tokyo TV- disse Light. Quella obbedì e videro in diretta l'arresto cardiaco del celebre giornalista apertamente dichiaratosi anti-Kira
 
-Torna su Sakura TV!- esclamò incredulo.
 
"E fra venti secondi anche il giornalista Masahiro Kabuki di Infinity Channel farà la medesima fine" 
 
Akemi cambiò su Infinity channel e anche quell'altro si accasciò durante un talk show da lui condotto. Anche quell'uomo aveva apertamente comunicato la sua ostilità al l'operato di Kira.
 
 
"Volevo puntualizzare che Kira è dalla parte dei cittadini, chiunque non commetta crimini o reati non ha nulla da temere, la polizia mi sta intralciando fin troppo. Se smetteranno di indagare non ci saranno più vittime tra gli innocenti"
 
 
-Ma chi diavolo è?- si chiese Light un po' infastidito dalle modalità scelte dal falso Kira.
 
Akemi si tirò su e si portò l'indice e il pollice sulle labbra.
 
-Qualcuno con un Death Note- sussurrò pensierosa.
 
-Secondo te L si accorgerà della differenza? Questo Kira è così plateale- domandò poi al compagno. Quello l'attirò a sé, stringendola fra le braccia.
 
-Credo proprio di sì, però questo secondo Kira potrebbe tornarmi utile, vediamo un po' come si evolvono le cose- disse per poi insipirare il profumo dei suoi capelli. 
 
 
Il pomeriggio seguente furono convocati nella stanza d'albergo dove alloggiava L. Che mostrò loro il filmato trasmesso dalla Sakura TV. 
 
 
-Aveva inviato più cassette, ieri il sovrintende Yagami e Takeda sono andati all'emittente e hanno confiscato tutto il materiale- spiegò il miglior detective del mondo, mentre mangiava di gusto un gelato al pistacchio.
 
Watari ne porse uno anche a loro, light rifiutò cortesemente mentre Akemi lo accettò di buon grado, sorridendo al baffuto assistente di L. Aveva  l'aspetto di un anziano gentiluomo, gli occhi dolci e ancora vispi. 
 
L mandò il filmato su uno degli schermi, per poi indicare Akemi.
 
-Che ne pensi?- domandò. La stava mettendo alla prova, probabilmente se non avesse detto nulla di convincente i sospetti su di lei e Light sarebbero aumentati. Mandò giù il gelato che aveva in bocca e si leccò le labbra.
 
 
-Per me non è il Kira che cerchiamo- 
 
-Cosa?- dissero all'unisono il sovrintendente e gli altri agenti.
 
-Ah si? Light?- chiese conferma.
 
-Il modus operandi è totalmente differente, questo Kira è plateale, in più ha ucciso senza motivo due giornalisti, Kira fino ad adesso ha eliminato solo criminali e poliziotti giusto?-
 
L si stiracchiò sulla sedia e poi tornò a guardare lo schermo.
 
-Bravi, anche io ho avuto quest'impressione ma volevo qualche conferma- disse poi.
 
 
Come no, ci stavi tendendo una trappola. Pensò Akemi stizzita. 
 
 
-Questo quindi è una sorta di secondo Kira, che per qualche motivo ha la stessa facoltà del primo di uccidere a suo piacimento. Sembra però molto meno furbo, potremmo tendergli un'imboscata- propose L.
 
-Potremmo realizzare un video in cui affermiamo di essere il vero Kira- propose Light. Doveva assolutamente scoprirlo prima degli altri, così da impedirgli di rovinare tutto.
 
-Buona idea, sarai tu a fingere di essere Kira, diremo al capo di Sakura TV di mandarlo in onda stasera- 
 
 
 
 
 
 
In un tranquillo quartiere di Tokyo una ragazza se ne stava a pancia in su sul letto mentre di sottofondo la televisione andava senza che la stesse davvero guardando. 
 
"Manderemo tra poco in onda un messaggio pervenuto alla nostra emittente da quello che afferma di essere il vero Kira" disse un uomo panciuto in televisione.
 
 
La ragazza si tirò su.
 
-Rem! Hai sentito?- urlò euforica. 
 
L'enorme Shinigami grigiastro e striato di viola bonfochió qualcosa. Mentre i gridolini martellanti della ragazza si levavano dalla stanza.
 
-Lo sapevo! Che bello! Kira ha risposto al mio messaggio, che meraviglia!- disse alzandosi dal letto e ballando davanti alla televisione.
 
 
"Eccomi, sono il vero Kira, volevo dire a questa persona che finge di essere me di non uccidere nessun innocente, giornalisti compresi e di non agire sotto mio nome. Apprezzo però l'amore che hai per la mia causa e gradirei ci incontrassimo presto" 
 
 
-Aaaaaaaaaah! Vuole incontrarmi Rem! Oddio non sto più nella pelle! Preparo subito un video di risposta!- trillò la ragazza.
 
 
-Misa non so se è una buona idea, la polizia da la caccia a questo Kira da un bel po'- sospirò lo Shinigami.
 
 
-Non preoccuparti, sarò cauta- rassicurò lei.
 
 
CIAO! Noto che questa storia la state leggendo in circa 400 persone, lasciatemi qualche recensione per farmi sapere che ne pensate (DUE NUOVE RECENSIONI E CONTINUO COL PROSSIMO CAPITOLO).
 
AndyTsukimori
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Misa Amane ***


Misa Amane


Il falso Kira aveva risposto con un messaggio criptato, i probabili posti dove si sarebbero dovuti incontrare erano i quartieri di Shibuya e Aoyama. Si divisero in squadre il giorno prestabilito. Akemi uscì ad Aoyama con degli ignari compagni di università, così fece Light a Shibuya. Passeggiarono in lungo in largo senza però avvistare nessun elemento sospetto.
 
 
 
 
Misa se ne stava in un caffè, seduta rivolta verso le grandi finestre che davano su una strada principale di fianco alla stazione più grande di Tokyo[Shibuya]. Aveva preso delle precauzioni, si era messa una divisa scolastica, degli occhiali e una parrucca scura. Avrebbe pensato lei a contattare Kira in seguito, doveva solo cercare tra la folla di passanti una persona di cui non riusciva a leggere la data di morte. Era emozionata di conoscere il suo eroe, l'uomo che aveva ucciso il criminale che le aveva portato via i genitori in un incidente stradale.
 
 
 
Eccolo lì. Pensò esultante, quando vide un ragazzo la cui data di morte era invisibile ai suoi occhi. Non si aspettava un ragazzo così giovane e bello. Se ne innamorò all'istante. Non vedeva l'ora di tornare a casa per fare delle ricerche su questo Light Yagami. 
 
 
Appena arrivata a casa tirò fuori il suo laptop e cercò il nome che aveva letto. 
 
-Wow, lo studente numero uno del Giappone! Bello e intelligente! Non è perfetto Rem?- pigolò battendo le mani soddisfatta, n'entre scorreva i risultati di google sullo schermo. Tramite un articolo risali al liceo che aveva frequentato e sul sito di quest'ultimo riuscì a reperire l'indirizzo di casa sua.
 
-Questa sera andrò a trovarlo- asserì, non stava più nella pelle, voleva assolutamente conoscerlo.
 
 
 
 
 
 
Akemi era a cena dagli Yagami, quella sera avrebbe dormito lì. Sachiko conversava amabilmente con tutti, distraendo persino suo figlio dalle ultime vicissitudini. 
 
-Vado a farmi una doccia- disse Light appena finirono di cenare, così Akemi si posizionò in soggiorno con Sayu a guardare un programma di varietà. Dopo una ventina di minuti bussarono alla porta, Sayu rideva come una matta per uno sketch di un comico che adorava.
 
-Akemi-chan, per favore andresti tu ad aprire? Sara papà che rientra, non voglio perdere il filo del discorso- le chiese ridacchiando.
 
Quella acconsentì e si diresse verso l'ingresso, aprì la porta e si ritrovò una ragazza sulla soglia del piccolo portico. Era vestita con abiti da Gothic Lolita, i capelli biondi tinti lunghi fino alle spalle, portava delle lenti azzurre, ma si riusciva a vedere un po' di marrone attorno alle pupille. Era molto carina, nonostante l'eccessività del suo look e del suo make-up. Dietro di lei un enorme Shinigami, ancor più brutto e spaventoso di Ryuk, la osservava con circospezione.
 
-Ciao, hai bisogno di qualcosa?- chiese Akemi perplessa.
 
La ragazza si inchinò rispettosamente e scappò via.
 
 
 
 
Akemi richiuse la porta, non era riuscita a vedere la data di morte di quella ragazza, in più c'era un Dio della Morte con lei. Corse su per le scale ignorando le domande di Sayu-chan. Piombò nel bagno di sopra, trovando Light in mutande che si asciugava i capelli. Si coprì gli occhi e si scusò, quello la prese per un braccio e l'attirò a sé, facendo per baciarla.
 
-Aspetta un secondo, una ragazza ha suonato alla porta, aveva uno Shinigami con sé, se n'è andata via subito- disse tentando di controllare i suoi battiti e di spingerlo via. Light la lasciò andare e s'infilò al volo dei jeans e una t-shirt chiara. 
 
 
-Da che parte è andata?- disse Light infilandosi le scarpe all'ingresso. 
 
 
-Di là- rispose Akemi indicando sulla sinistra. Light si mise a correre per inseguire quella ragazza. Era sicuro al cento per cento che fosse il Secondo Kira.
 
 
 
 
Misa camminava lentamente lungo la strada, stava riflettendo. Le aveva aperto la porta una ragazza e non poteva essere la sorellina di Light perché l'aveva vista in foto e non le somigliava affatto. Un sentimento di rabbia e gelosia la travolse. Light aveva una fidanzata. Si ripeteva mentalmente il suo nome, l'avrebbe scritto sul Death Note appena arrivata a casa. 
 
 
-Akemi Komori Bu-ri-ve-tto [pronuncia giapponese di Brivet]- sibilò. Quella lì aveva un Death Note, perché non era stata in grado di leggere la data della sua morte, doveva ucciderla  prima che ci provasse lei.
 
 
 
Sentì dei passi celeri dietro di sé e si voltò, un ragazzo correva in sua direzione. Guardò meglio e vide Light correrle incontro. Il suo cuore cominciò a battere velocemente.
 
 
 
-Hey tu!- disse Light appena fu abbastanza vicino.
 
 
Lei si avvicinò lentamente e quando furono l'uno di fronte all'altro si inchinò rispettosamente.
 
 
-Sono il Secondo Kira- disse a bassa voce.
 
 
 
 
 
 
 
Akemi approfittò dell'assenza di Light per fare anche lei una doccia calda. Mentre si frizionava i capelli dorati pensava a quella ragazza, Misa Amane. Prima di scusarsi e scappare via l'aveva guardata con odio, chissà come mai. Si asciugò i capelli e si mise una camicia da notte di seta color panna, poi dopo aver dato la buonanotte alle donne di casa Yagami si infilò in camera di Light.
 
 
Voleva aspettarlo perché era molto curiosa di saperne di più, ma senza accorgersene si addormentò. 
 
 
 
-Davvero mi aiuterai?- domandò Light con occhi freddi.
 
-Si te lo prometto, farò tutto quello che vuoi Light-sama- disse poi insipirò e arrossì -Quindi ti prego, sii il mio ragazzo!- 
 
 
Quello inarcò un sopracciglio, che diavolo di richiesta era quella? Si passò una mano tra i suoi capelli lisci.
 
 
-La ragazza che ti ha aperto la porta..- cominciò a spiegarsi. Ma lei lo interruppe.
 
 
-Non m'importa, usami pure! Ti farò innamorare di me!-  disse con tono deciso.
 
 
 
 
 
Light stava tornando a casa. Quella Misa Amane gli aveva promesso che l'avrebbe aiutato a sbarazzarsi della polizia e a uccidere i criminali. Era piuttosto soddisfatto, anche se delle seccature si erano aggiunte al piano. Non aveva voglia di uscire con lei il giorno seguente, ma le faceva talmente comodo che aveva acconsentito, Misa sicuramente non si sarebbe fatta problemi a dirle il vero nome di L. Tornato dentro, trovò la sua seccatura preferita sdraiata sul letto. I lunghissimi capelli mossi scompigliati, dormiva silenziosamente in posizione fetale. Sembrava una sirena. Si mise ad osservarla per un po', accarezzandola con delicatezza.
 
 
 
Una mano fredda le sfiorò la testa, Akemi ci mise un bel po' per trovare la forza di aprire gli occhi. Posò il suo sguardo azzurrino sul viso perfetto di Light. Che vedendola aprire gli occhi le abbozzò un mezzo sorriso. Lei si tirò su stropicciandosi gli occhi assonnati. Light si tolse la maglietta scoprendo il fisico statuario. Akemi arrossì, ma cosa fa per avere un corpo così bello? Si chiese mentre si copriva gli occhi. Quello si era tolto anche i jeans e la osservava con divertito disappunto. 
 
-Oh andiamo Akemi, quanti anni hai? Dormiamo e passiamo la maggior parte del nostro tempo insieme da un anno e più ormai, ancora ti vergogni se mi tolgo i vestiti?- sbuffò, poi le afferrò i polsi costringendola a guardarlo.
 
 
Lei piantò i suoi occhi azzurri, assottigliati in un'espressione infastidita, su di lui.
 
 
-Non ti piace quello che vedi?-la stuzzicò lui ricambiando con intensità il suo sguardo.
 
 
Lei si liberò dai polsi e si sposto indietro, guardando in basso imbarazzata e portandosi al petto le ginocchia.
 
 
-No, è che mi piace così tanto che si vede all'istante sulla mia faccia- disse indicando le sue guance rosse. 
 
 
Light non si aspettava quella risposta, le ragazze giapponesi erano schive e non dicevano mai le cose come stavano. Akemi al contrario era sincera e molto diretta. Lo trovava tremendamente attraente e l'espressione corrucciata che aveva in volto in quel momento era qualcosa di meraviglioso.
 
-E perché dovresti nasconderlo allora?- le domandò ingentilendo il tono.
 
Lei si prese una ciocca e cominciò ad arrotolarsela tra le dita. Light la stava facendo innervosire.
 
-Smettila di prenderti gioco di me- sussurrò.
 
 
Quello prese posto di fianco a lei sul letto e le prese il viso, costringendola a guardarlo negli occhi.
 
 
-È che vedendoti così timida con me mi viene da pensare che tu non sia a tuo agio. Non ti sto prendendo in giro, sto cercando di capirti- si spiegò lui, le loro labbra erano vicinissime e i loro respiri si fondevano.
 
 
-Ti desidero- rispose semplicemente lei -E so anche che una rapporto vero e proprio non è una delle tue priorità al momento- aggiunse.
 
 
Lui la baciò con trasporto, Akemi poteva sentire la sua lingua in bocca. Provò a spingerlo via, ma quello le afferrò i polsi e la salì sopra inchiodandola al materasso. Lei sentiva qualcosa di duro tra le sue gambe, che premeva direttamente sulla sua intimità.
 
 
-Ti desidero anche io- le disse all'orecchio per poi tornare a baciarla, cominciando a muoversi su è giù lentamente. Akemi si sentì in fiamme, quel contatto era estasi pura, istintivamente allargò le gambe allacciandole alla sua vita per poterlo avere ancora di più. Light si stava eccitando perché lei sentiva quel qualcosa di duro crescere. Il giovane Yagami si tirò su con i bicipiti e con un braccio le strappò via la corta camicia da notte che indossava. Era la prima volta che riusciva ad osservare così bene il suo corpo. Era bellissimo, il ventre piatto e sodo, i seni proporzionati, le gambe lunghe e snelle. Le diede un bacio poco più giù dell'ombelico, facendola scattare come una molla. Rise, era proprio timidissima.
 
 
Il rumore della porta d'ingresso che si apriva li scosse. Soichiro Yagami era probabilmente rientrato in casa. Akemi approfittò della sua distrazione per divincolarsi dalla presa, non era ancora pronta a fare quello che sarebbero finiti a fare se Soichiro non fosse rientrato in quel momento. All'improvviso si ricordò che Light aveva inseguito quella Misa e gli chiese com'era andata.
 
 
Light si sdraiò a pancia in su, incrociando le braccia muscolose dietro la testa.
 
 
-Bene credo, con lei che svolgerà alcuni compiti di Kira quando io non potrò sarà tutto molto più facile-. Disse, avrebbe voluto terminare lì la conversazione, ma doveva informarla anche sul resto.
 
 
-Misa ha chiesto in cambio degli appuntamenti, vorrebbe essere la mia fidanzata, le ho spiegato che non potrò mai amarla e le ho anche detto di te- disse, osservando con la coda dell'occhio eventuali cambiamenti nell'umore di Akemi.
 
 
-Non le importa, per lei va bene anche se la uso semplicemente. Domani abbiamo una sorta di appuntamento, ha molto insisto, sai comunque che per me questo non ha nessun tipo di importanza vero? Mi serve che il secondo Kira sia ai miei ordini- su spiegò. 
 
 
Akemi non sembrava particolarmente arrabbiata. Sul suo viso quello che traspariva di più era turbamento. Non le piaceva affatto l'idea che Light avesse appuntamenti romantici con un'altra donna. L'unico appuntamento che lei aveva avuto con lei era una messinscena per scoprire il nome di Ray Penber. Lo trovava ingiusto, si girò nel letto dandogli le spalle. 
 
 
-Dai, non fare così- disse lui afferrandola per i fianchi e stringendola tra le braccia. 
 
-Non ti permettere assolutamente di pretendere che io sia di buon umore dopo una notizia del genere- brontolò lei, il cuore che le martellava mentre Light la stringeva da dietro, sentiva il suo respiro fresco sul collo.
 
 
-Beh sarebbe tutto più semplice se tu mi dicessi il nome di L- disse lui mellifluo -Proprio non capisco perché non vuoi essere la dea del nuovo mondo che voglio costruire- aggiunse.
 
 
 
Lei si sentì punta nel vivo. Da una parte quel ragionamento filava, infondo ora che Light aveva trovato qualcuno con gli occhi disposto a dargli una mano non poteva dargli torto se desiderava sbarazzarsi finalmente di chi lo ostacolava. Eppure dall'altra odiava proprio quella sua ossessione per il Nuovo Mondo, quell'utopia malsana che desiderava così tanto. Si voltò verso di lui, guardandolo negli occhi.
 
 
 
-Se vuoi che questa Misa ti dia una mano quindi devi concederle degli appuntamenti? Fa' pure, non mi interessa, puoi anche sposarla e dimenticarmi tanto io non ti aiuterò mai con questa follia- sibilò, lui la prese per i capelli e la baciò con forza, come a volerla rassicurare sui suoi sentimenti ma quella prepotenza non ebbe alcun effetto su Akemi, che si addormentò infastidita tra le sue braccia.
 
 
 
Misa tirò fuori il Death Note da uno dei cassetti della sua scrivania. Afferrò una penna e se la portò alle labbra. 
 
-Come si scriveva?- si domandò soprappensiero. Provò con l'hiragana[scrittura basica sillabica giapponese]
 
あけま  こもりーふりをと [A-ke-mi  Ko-mo-ri Bu-ri-ve-to] 
 
Aspettò un paio di minuti e poi mandò un messaggio a Light, chiedendogli distrattamente come stava, quello rispose con un secco "bene". Aveva risposto subito e il messaggio era tranquillo, probabilmente aveva sbagliato e quella lì era ancora viva. Provò con i Kanji[scrittura complessa con gli ideogrammi]
 
 
明美  小森ー売りベット 
 
 
Controllò di nuovo scrivendo a Light. Ma nulla sembrava confermare che aveva funzionato.
 
-Aaaah che nervoso! Come diavolo si scrive il suo cognome francese?- disse scrivendo altre due versioni della parola straniera. Stavolta chiamo Light che riattaccò senza rispondere e le mandò un lapidario messaggio con scritto. "Stiamo dormendo, non chiamarmi". 
 
 
Misa si buttò sul letto aprì il laptop infuriata, cercò su google quel maledetto cognome, mai risultati furono differenti,  stufa si sforzò di scriverlo in caratteri occidentali e tra i risultati uscì la pagina Wikipedia di una famosa modella deceduta. 
 
-Scommetto che è lo stesso cognome di Akemi- gongolò, copiò e incollò la parola sul traduttore da francese a giapponese e finalmente ebbe la trascrizione giapponese. Eh si, avevo proprio sbagliato a scriverlo. Si spostò di nuovo sulla scrivania e scrisse stavolta la trascrizione corretta.
 
明美 小森-ぶリベット
 
Andò a dormire soddisfatta, da domani quella hafu[mezzo sangue giapponese] non sarebbe più stata un ostacolo. 
 
 
 
 
 
Ciao! Grazie mille alle due recensioni! Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo! (1 recensione e continuo!).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 9
*** Tentato omicidio ***


Tentato Omicidio  





Akemi era furibonda, mentre Light si vestiva per andare all'appuntamento con quella Misa Amane, lei picchiettava nervosamente sulla testiera del letto e dondolava in aria le gambe, la faccia sul cuscino per non far sentire al giovane Yagami gli sbuffi infastiditi che emetteva con regolarità.
 
 
Light si sistemò i capelli lisci spostandosi delle ciocche dagli occhi felini e poi li posò su Akemi e gli sfuggì una risata.
 
-Che stai facendo?- ridacchiò. Lei se ne stava a pancia in giù sul letto e continuava con i suoi movimenti bizzarri. La prese per una spalla e la girò sulla schiena, scoprendo la sua espressione di disappunto e rise ancora.
 
-Non fare la bambina offesa- la schernì, poi con dolcezza la strinse tra le braccia, stampandole un bacio affettuoso sulla fronte. 
 
 
Akemi per un attimo si sentì in pace, le sue labbra morbide sulla sua fronte le scaturirono un piacevole brivido che la attraversò da parte a parte. Era però ancora infastidita. 
 
 
Lo guardò dalla finestra mentre usciva di casa e camminava verso la stazione. Si diresse in bagno per vestirsi e lavarsi e decise che avrebbe passato quella domenica mattina a dare una mano a Sachiko-san con le faccende casalinghe. Le serviva qualcosa da fare per non pensare a lui e a quella ragazza che ieri sera era piombata nelle loro vite già complicate.
 
 
 
 
-Light!- urlò Misa correndo verso la stazione di Shinjuku, dove il vero Kira la stava aspettando.
Appena fu abbastanza vicina le saltò al collo abbracciandolo con forza.
 
 
Light si sentì strano, non provare quella sensazione di formicolio e calore che accompagnavano gli abbracci di Akemi fu un po' deludente. Scacciò quel pensiero dalla testa e rimise in riga Misa, che stava tentando di dargli un bacio sulla guancia. 
 
 
-Come sta la tua fidanzata?- domandò con innocenza lei. Aveva impostato come orario della morte pochi minuti prima del loro appuntamento, così da avere Light tutto per sé fin da subito.
 
Light inarcò un sopracciglio.
 
-Ti interessa sul serio saperlo?- domandò lui con voce atona. 
 
Lei si lisciò la gonna di pelle che indossava e poi sorrise colpevole.
 
 
-Ho scritto il suo nome sul Death Note- disse.
 
 
Light l'afferrò per le spalle e la scosse.
 
-Che diavolo hai fatto?- domandò su tutte le furie. Quella ragazza era una vera idiota.
 
 
-Scusami Light è che non potevo far a meno di vederla come un grosso ostacolo al mio obiettivo. Dovrebbe essere morta qualche minuto fa. Non dovresti essere così scioccato no? Tu scrivi nomi su nomi sul tuo quaderno- disse lei.
 
 
Light non sapeva cosa dire. Non era sicuro se per lo shock o per la tranquillità con cui Misa aveva azzardato una mossa così, senza pensare alle conseguenze. Prese il telefono al volo e chiamò Akemi.
 
 
-Pronto?- 
 
 
-Stai bene?- ansimò lui.
 
 
Dall'altra parte del telefono la ragazza confermò.
 
-Che succede Light?- domandò preoccupata per il suo tono di voce.
 
 
-Niente ti aggiorno dopo- disse per poi riagganciare.
 
 
-Misa, tu hai gli occhi vero?- le disse tentando di controllare il desiderio impellente che aveva di prenderla a calci.
 
Lei annuì. 
 
-Vedi un sottilissimo filo luminoso che parte da me e si allontana vero?- le domandò.
 
Lei assottigliò lo sguardo, era qualcosa di quasi impercettibile quando Akemi e Light non erano vicini l'uno all'altra.
 
 
-Oh si! Lo vedo- esclamò lei.
 
 
Light prese un profondo respiro per controllare il tono di voce, non sapeva perché il Death Note di Misa non avesse funzionato, ma per poco quella non li aveva uccisi entrambi.
 
 
-Questo filo si collega ad Akemi, se tu uccidi lei, uccidi anche me- disse.
 
 
Misa spalancò gli occhi, poi si voltò verso Rem.
 
 
-È davvero così?- domandò tremante.
 
 
Lo Shinigami osservava Light con curiosità.
 
 
 
-Sapevo di questa possibilità, ma nessuno Shinigami che conosco sa come si fa. Incredibile non pensavo di vedere mai una cosa simile- disse portandosi la mano oblunga sul viso. -Per fortuna Misa ha sbagliato a scrivere ben quattro volte il nome di questa ragazza fortunata, ora con il Death Note di Misa non si può più ucciderla. E ovviamente uccidere te- spiegò con voce roca, indicando col suo dito ossuto Light che istintivamente sospirò.
 
 
-E tu moriresti anche se morisse per cause normali, tipo investita o accoltellata?- domandò Misa, speranzosa di una risposta negativa. 
 
 
-Cosa vuoi fare? Pagare un sicario per ucciderla? Misa se lei muore, muoio anche io e viceversa. Fine della storia- le disse piantandole addosso uno sguardo di rimprovero. Si massaggiò le tempie e poi si passò una mano tra i capelli.
 
-Dove vuoi andare?- domandò.
 
 
 
 
 
 
 
Akemi ci mise un po' per metabolizzare, non sapeva se arrabbiarsi, o essere felice di essere ancora viva grazie alla scarsa attitudine di Misa nella scrittura in katakana [alfabeto giapponese per la scrittura di parole straniere]. Sbatté un'infinità di volte le palpebre per darsi un contegno, ma proprio non riusciva a superare la sorpresa.
 
-Lo so, è stata anche la mia reazione, quando me l'ha detto- aggiunse Light. 
 
 
 
 
Se prima poteva non avere grande simpatia per quella Misa Amane, ora Akemi la detestava. 
 
 
 
 
 
 
Light era venuto a dormire da lei, avevano appena finito di cenare e lei s'infilò in doccia, per conciliare il sonno. Mentre s'insaponava la testa intravide, dal vetro smerigliato della grande doccia, Light che era entrato.
 
 
-Esci subito!- lo riprese coprendosi, nonostante dal vetro si riusciva a malapena a vedere la sua sagoma.
 
 
Light sospirò.
 
-Ma non si vede nulla da qui, sta' calma- 
 
-Non mi interessa, ci sono tre bagni in questa casa!- protestò lei, certa che lui l'avesse fatto apposta.
 
 
Lui sospirò di nuovo e lei lo vide avvicinarsi alla doccia. 
 
-Che fai?- balbettò.
 
 
Lui aprì di colpo la porta scorrevole e entrò, afferrandole il viso con una mano.
 
-Vuoi smetterla?- le disse freddo come il ghiaccio, mentre l'acqua scorreva addosso ai due. Akemi era pietrificata, Light era entrato vestito nella doccia e la stava guardando dritta negli occhi, costringendo lei a fare lo stesso. Era bellissimo. 
 
-P-perfavore esci di qui- balbettò, terrorizzata che lui la osservasse per bene.
 
Lui non sembrava volerne sapere di andarsene le afferrò i polsi e la costrinse al muro.
 
-Perché sei così a disagio? Mi ami no?- le domandò. Lei abbassò lo sguardo.
 
-Continuerò a non sentirmi a mio agio finché anche tu mi amerai- si spiegò, mentre cercava di divincolarsi dalla sua presa. 
 
 
-Non mi sentirai mai dire che ti amo- ribatté Light per poi lasciarla andare ed uscire dalla doccia.
 
 
 
Akemi si infilò a letto Light si stava facendo la doccia, non capiva se avevano litigato o meno. Però era arrabbiata, cercava di farla sentire in colpa quando era lui ad avere dei problemi con le sue emozioni.
 
 
La raggiunse poco dopo, infilandosi sotto le coperte e dandole le spalle. Ha il coraggio di fare l'offeso. Pensò amareggiata dandogli a sua volta le spalle. Stava per addormentarsi quando due braccia muscolose la cinsero da dietro.
 
-Sei proprio una seccatura- le sussurrò all'orecchio Light.
 
 
Akemi sorrise nell'oscurità e si lasciò coccolare dall'abbraccio di Light, addormentandosi come una bambina.
 
 
 
Il giorno dopo andarono all'università. Per Akemi era piacevole, in qualche modo era l'unica cosa normale che lei e Light facevano. Ora che Light è Misa stavano progettando di uccidere L, sentiva uno strano macigno sullo stomaco e quando si concentrava sulle equazioni per il calcolo probabilistico riusciva un po' a distrarsi. Dopo l'ultima lezione della giornata L li raggiunse fuori della facoltà. 
 
-Yagami, Komori-san- disse a mo' di saluto. Nonostante avessero lo stesso identico orario e le stesse lezioni per tutta la giornata Ryuga se ne era stato davanti, lontano da loro.
 
 
Il Secondo Kira aveva mandato alla Sakura TV un ultimo video in cui annunciava la sua resa a voler incontrare Kira. Ma L sospettava che in realtà i due Kira si fossero ormai incontrati e che avessero cominciato a collaborare.
 
Mentre conversavano sulle varie ipotesi, una voce argentina lo interruppe. 
 
-Light!- urlò, dilungandosi fin troppo sulla "i" del suo nome. 
 
 
 
Corse incontro al trio e abbracciò Light, suscitando la curiosità di L, che invece di guardare lei osservava la reazione di Akemi.
 
 
Quella inarcò un sopracciglio e sospirò. 
 
 
-Oh, Ryuga, permettimi di presentarti..- fece per dire Light, ma L lo interruppe.
 
 
-Io lo so chi sei- disse. 
 
Light sussultò impercettibilmente.
 
-Sei Misa Amane, la web idol, ho indovinato?- domandò.
 
Misa batté le mani compiaciuta e confermò a L la sua supposizione.
 
 
-Tu sei un amico di Light?- gli chiese lei squadrandolo da capo a piedi.  
 
 
-Si possiamo dire di sì- rispose lui. Per qualche motivo gli sembrò che Misa stesse totalmente ignorando la presenza di Akemi, chissà se per ostilità o per l'imbarazzo di aver tentato di ucciderla.
 
 
-Voi due vi assomigliate- disse L dando una breve occhiata alle due ragazze, poi però aggiunse -Beh non di tratti, intendo siete entrambe bionde ed entrambe con gli occhi azzurri.
 
 
Con la differenza che i capelli di Misa sono tinti e che porta le lenti azzurre. Pensò inacidita Akemi. Poi si maledì per aver pensato una cosa così idiota e infantile. Prese un bel respiro e si stampò in faccia il sorriso più finto del mondo. Light la vide con la coda dell'occhio e gli scappò una mezza risata. 
 
 
-Non credo che ci somigliamo- disse Misa sorridente, una punta di odio nel suo tono.
 
 
-Infatti Ryuga, anche io credo non ci sia proprio nulla di simile, anche i capelli, quelli di Misa sono più aranciati e lisci- disse Light. Poi si illuminò. Misa aveva L davanti, voleva dire che aveva visto il suo nome. Esultò interiormente, non vedeva l'ora di scoprirlo per ucciderlo. Era fatta ormai.
 
 
 
-Ho un set fotografico qui vicino, perché dopo non passi a fare un salto Light?- disse speranzosa.
 
 
Quello scosse la testa.
 
-Ho da fare, questo pomeriggio ho da fare con Akemi- disse lui.
 
 
 
Akemi sussultò, lei non ne sapeva nulla. 
 
 
-Ah ho capito, va bene vorrà dire che mi raggiungerai un'altra volta- constatò lei delusa.
 
 
Si allontanò non prima di aver scoccato un'occhiataccia ad Akemi.
 
 
-Light sembra che tu sia in guai grossi- disse L dopo che Misa si fu allontanata. Quel suo commento era abbastanza fuori luogo, lo sapeva, ma ora che c'era una ragazza a ronzargli attorno vedeva una lontana speranza di avvicinarsi ad Akemi. 
 
 
-E perché dici così?- disse lui ancora esagitato, non vedeva l'ora di ucciderlo.
 
 
-Beh la tua amante ha incontrato la fidanzatina ufficiale, devo ammettere che sono geloso- lo stuzzicò.
 
 
Ma quella frecciata colpì solo Akemi, che strinse i pugni.
 
 
-Ma che dici, Misa è solo un'amica, anche se ci conosciamo proprio perché ha tentato di agganciarmi in una biblioteca- mentì lui.
 
 
L si portò l'indice alle labbra, era segno che nella sua testa stava accadendo qualcosa di più complesso di quanto non trasparisse.
 
 
-Andiamo Light?- disse Akemi che non aveva voglia di sentirli ricominciare a parlare di Kira. -Per qualsiasi cosa chia..- disse voltandosi verso Ryuga, quando incrociò vide che la osservava con quella solita intensità che la faceva arrossire -Chiamaci- balbettò.
 
 
 
 
 
-Quale sarebbe l'impegno che abbiamo io e te questo pomeriggio?- domandò lei mentre camminavano mano nella mano verso la stazione.
 
Lui tirò fuori il cellulare, sorridendo in maniera inquietante.
 
-Non potevo certo andarmene con Misa, L si sarebbe insospettito- disse mentre cercava in rubrica il numero di Misa. Aveva comprato un cellulare usa e getta per queste evenienze, inviava messaggi che non lasciavano nessun tipo di traccia telematica dopo circa due minuti che venivano inviati. 
 
 
-Chiamami- le scrisse. 
 
 
Light si stava innervosendo, Misa non le aveva risposto e non gli sembrava il caso di mandare un altro messaggio, sapeva che Misa gli avrebbe risposto subito se avesse potuto. Sussultò quando squillò il suo cellulare normale, era pronto a rimproverare quella stupida, ma poi lesse sullo schermo.
 
 
         葉でき 里矢が  L  [Hideki Ryūga/L]
 
 
-Pronto?- rispose, simulando spensieratezza.
 
 
-Mi dispiace interrompere i vostri piani romantici, ma abbiamo catturato un sospettato, crediamo che sia il Secondo Kira- disse la voce di L dall'altro capo del ricevitore.
 
 
Light ebbe un pessimo presentimento, Misa non si era fatta per nulla sentire, non poteva essere un caso. L'avevano catturata. 
 
 
-Davvero? Arriviamo subito- disse per poi riattaccare. 
 
 
-Scendiamo a Setagaya- informò Akemi.
 
Lei si stirò e si alzò in piedi, per scendere alla fermata a cui stavano arrivando.
 
-Perché?- domandò incuriosita.
 
 
-Da li prendiamo un taxi per raggiungere L. Mi ha chiamato dicendomi che hanno catturato il probabile secondo Kira. Sono quasi sicuro che si tratta di Misa- sbuffò.
 
 
-Ma... Se Misa fa' il tuo nome, tu- esclamò Akemi.
 
-Lo so, ma non succederà- la interruppe lui.
 
 
Raggiunsero L e gli agenti e finsero estrema sorpresa di vedere Misa attraverso uno schermo, legata e imbavagliata. 
 
 
-È uno scherzo Ryuga-san?- disse Akemi appena furono davanti i grandi schermi. 
 
Quello si avvicinò alla ragazza sulla sedia girevole con in mano un sorbetto alla fragola e gliene porse uno. Lei lo afferrò e prese posto sul bracciolo della sedia di L.
 
-Chiamatemi solo ed esclusivamente Ryuzaki, mai L- specificò. Light prese dell'acqua da un erogatore e si posizionò su una sedia da ufficio libera.
 
-Allora, dicci, che ci fa Misa Amane lì?- disse Light moderando man mano sempre di più la sua sorpresa per sembrare naturale.
 
 
-Non ne siamo certi, ma ci sono buone probabilità. Sul web abbiamo notato che è un'accanita sostenitrice di Kira, le telecamere di sorveglianza della Sakura TV l'hanno inquadrata più volte poco prima che le cassette venissero recapitate via posta- si spiegò.
 
 
 
-Non è un po' poco per incriminare qualcuno?- disse Light. Akemi tutto sommato era contenta che Misa fosse reclusa e quindi incapace di nuocere o di appicciarsi a Light. Stette zitta in attesa di sentire cosa aveva da dire Ryuga o Ryuzaki o comunque si volesse far chiamare. 
 
 
-Ma lei non è incriminata, credo che sappia qualcosa però, questo è un interrogatorio- su spiegò lui.
 
 
-Più una tortura- s'intromise Matsuda, che proprio non condivideva quella misura un po' drastica.
 
 
L schiacciò il tasto dell'interfono che lo collegava agli altoparlanti del bunker in cui Misa era tenuta. 
 
 
-Ti senti di confessare ora?- disse, la sua voce arrivava a Misa distorta e metallica.
 
 
Lei fece cenno di no. L lasciò andare il pulsante e si tirò indietro appoggiandosi allo schienale della sedia, aveva finito il suo sorbetto.
 
 
-Dice che non sa niente, ma è ancora presto per avere una confessione- disse. 
 
 
Furono un pomeriggio e una serata improduttivi, Misa si rifiutò di collaborare per tutto il tempo, supplicando di venire rilasciata le poche volte che le toglievano il bavaglio. 
 
 
 
Quella notte dormirono separati, ognuno nel proprio letto. Erano entrambi troppo tesi per farsi le coccole, se Misa avesse pronunciato il nome di Light, lui si sarebbe preso la pena capitale e Akemi sarebbe morta di conseguenza.
 
 
 
 
La ragazza strinse con forza un cuscino imbottito del letto, non voleva perdere la vita ora che aveva acquistato un gusto migliore. Le sembrava di aver appena cominciato a vivere normalmente. Sperò con tutta sé stessa che Misa tenesse duro. 
 
 
Nel cuore della notte udì un rumore di vetri rotti. Piombò giù dal letto terrorizzata e afferrò al volo il telefono. Cercò tra i pochi numeri in rubrica quello del giovane Yagami.
 
 
"Qualcuno è entrato in casa mia, sto morendo di paura. Ti prego vieni qui" 
 
 
Probabilmente Light stava già dormendo, ma non sapeva a chi altro scrivere, lui era il suo unico riferimento a Tokyo. 
 
 
 
Dal piano di sotto delle voci profonde e dei passi celeri, si chiuse a chiave in camera sua e rimase in ascolto. Due uomini sfondarono la porta, dietro di loro L e Soichiro-san.
 
 
-Mi volete spiegare che diavolo succede?- domandò lei con gli occhi lucidi per lo spavento.
 
 
L sembrava infuriato. Aveva appena ricevuto la peggior notizia possibile. Misa Amane era crollata dicendo che era stata Akemi Komori a dirle di spedire quelle videocassette. Lui lì per lì non ci aveva creduto, ma poi ricollegando una serie di piccoli collegamenti con Kira, il materiale si è rivelato più che sufficiente per richiedere un interrogatorio. Se Akemi fosse stata veramente Kira o il Secondo Kira, cosa avrebbe fatto? Doveva assolutamente togliere qualsiasi sospetto ci fosse su di lei. Ora la guardava con rabbia, sembrava sorpresa e spaventata di vederli lì.
 
 
 
-Amane Misa dopo 7 ore di interrogatorio ha fatto il tuo nome. Sei in arresto come sospettato Secondo Kira o Kira stesso- sussurrò, quasi come se non avesse fiato necessario per dire una cosa così orribile.
 
 
Akemi sgranò i suoi occhioni azzurri e poi si voltò verso il sovrintendente, che non aveva il coraggio di guardarla negli occhi.
 
-Lei non crede a questa pagliacciata vedo?- domandò. -Vero? Mi dica che si fida di me!- urlò.
 
 
Quello spostò i suoi occhi su di lei, avevano lo stesso colore dorato di Light. -Io credo che tu sia innocente Akemi-chan, ma non posso provarlo- sputò fra i denti. Per qualche motivo non voleva vedere quella ragazza legata come un pazzo criminale. Gli si stringeva il cuore a doverla ammanettare, ma procedé all'arresto.
 
 
 
Akemi si sentì tradita. Non da Misa, non c'era da aspettarsi altro da una che il primo giorno che l'aveva vista aveva tentato di ucciderla senza problemi. Si sentiva tradita da Soichiro-san e maggiormente da L. Pensava di piacerle e un po' piaceva anche a lei. 
 
 
 
 
Light fece irruzione nel quartiere generale. Aveva letto il messaggio di Akemi e preoccupato l'aveva raggiunta trovando le ampie portefinestre del salone in pezzi. Subito dopo aveva ricevuto un messaggio di L che lo informava dell'arresto della ragazza. Entrò a passo spedito, aveva uno sguardo così spaventoso che gli altri agenti temerono volesse uccidere L. Dovettero fermarlo in due, prendendolo per le braccia. 
 
-Mi spieghi che cazzo significa? Che c'entra Akemi?- ringhiò dimenandosi per liberarsi dalla presa, di tutti era l'unica che proprio non c'entrava nulla con quella faccenda.
 
 
-Misa ha fatto il suo nome- ribadì L, glielo aveva già scritto per messaggio.
 
 
-Non mi interessa che cosa ha detto Misa, conosci Akemi! Non schiaccia nemmeno gli insetti perché le fanno pena, secondo te potrebbe essere Kira?- urlò, lo sguardo iniettato di sangue. 
 
 
-Rilassati, è semplicemente sotto interrogatorio, voglio chiarirmi alcuni punti sui quali ho grandi dubbi- disse lui con una punta di rabbia nella voce. 
 
Light per la prima volta posò lo sguardo sui grandi schermi e vide solo Misa. 
 
-Dove la tenete?- gridò colmo di rabbia, non gli importava di farsi scoprire, sarebbe andato a prenderla.
 
-Temevo questa tua reazione, con lei non puoi essere lucido, è in un'altra stanza che a te non verrà comunicata. Le abbiamo dato un siero che viene utilizzato dalla CIA per gli interrogatori, si tratta di un farmaco sintetizzato che le provocherà nausee e giramenti di testa, niente di che, ma dopo poche ore i soggetti interrogati non ne possono più e confessano tutto quello che sanno. Devo sapere se ha a che fare con questi omicidi o meno- l'ultima frase la sibilò, era chiaro che per L era qualcosa di personale. Light l'aveva capito bene e questa cosa lo faceva infuriare ancora di più.
 
-Allora rinchiudi anche me, o metto sottosopra questo posto per trovarla!- ringhiò. 
 
 
 
Ciao a tutti! Prossimo capitolo già pronto! (Due recensioni e lo posto! Mi raccomando fatemi sapere se vi piace!)
 
Andy Tsukimori
 

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Capitolo 10
*** Messinscena ***


Messinscena


 
Si ritrovò legata ad un tavolo. Sentiva il freddo metallo sotto di lei. Le avevano iniettato qualcosa, era terrorizzata. 
 
 
Giunsero all'improvviso, una fitta così forte da toglierle il fiato, la nausea, il capogiro, dopo qualche minuto di inferno cessò tutto, lasciandola con il fiatone.
 
 
-Il farmaco ha cominciato a fare effetto- riferì Takeda, lo sguardo di solito fiero ora era mutato in qualcosa di simile ad un'imbarazzata e triste compassione. 
 
 
-Portate Light in una qualsiasi delle celle del pianterreno, tenetelo sottochiave fino a mio nuovo ordine, io mi occuperò della signorina Komori- disse mentre a forza due agenti trascinavano via Light. 
 
 
 
-Sei Kira?- domandò L appena entrato nella stanza. Akemi era senza fiato, sul tavolo legata con cinghie di cuoio, i capelli in disordine sul suo viso, la fronte madida di sudore.
 
 
-Che domanda è?- ansimò, poi gemette in preda alla nausea e ai capogiri che erano ricominciati. 
 
 
 
Durarono una decina di minuti. L assottigliava lo sguardo ogni volta che Akemi emetteva un gemito o un rantolo, rabbrividiva, non pensava sarebbe stato così brutto anche per lui, vederla in quello stato non era piacevole.
 
 
-Sei Kira?- le domandò di nuovo appena la crisi della ragazza cessò, con lo stesso identico tono di prima.
 
 
-No- urlò disperata Akemi. -Non sono Kira!- 
 
 
Dopo pochi secondi un'altra crisi, forse la peggiore, Akemi era stata presa nel cuore della notte ed era praticamente a stomaco vuoto e quella nausea era ancora più dolorosa. Dopo qualche minuto di dolore cessò di nuovo.
 
 
L si avvicinò a lei e le spostò i capelli dal viso. 
 
 
-Sei il Secondo Kira?- le chiese lui, il suo tono tradiva qualcosa stavolta. 
 
 
 
-No- ansimò lei, con un filo di voce. Con estrema fatica posò il suo sguardo su di lui. L rimase ammaliato, nonostante la miserabile condizione in cui versava, quegli occhi restavano limpidi.
 
 
 
 
Oramai erano ventiquattro ore che Akemi Komori era rinchiusa. Ventidue ore che Light si era volontariamente fatto incarcerare e trentasette ore che Misa era sotto torchio.
 
 
 
L notò qualcosa di strano nella ragazza di Light. Il suo sguardo era cambiato, sembravano gli occhi di un morto, che fissano il vuoto oltre il mondo. Volle andare a controllare, teneva avesse avuto una crisi psicologica. 
 
 
-Come ti senti?- chiese entrando nella stanza. 
 
 
 
Lei girò ciondolando la testa verso di lui e non rispose.
 
 
 
Quello sguardo fece a L una certa impressione. Non aveva nulla a che fare con gli occhi brillanti che Akemi aveva il primo giorno che l'aveva vista. Quelli potevano per davvero essere gli occhi di un assassino. L non voleva pensarci, provava paura all'idea che Akemi potesse essere stata solo un'ottima dissimulatrice fino ad allora.
 
 
-Akemi-chan- disse ancora lui.
 
 
-Non ti permetto di usare chan Ryuzaki, non dopo tutto questo- sussurrò con voce flebile e inespressiva. Di nuovo il dolore, la straziava, la nausea e il capogiro erano la cosa peggiore però. Le impedivano di pensare lucidamente per più di due minuti. I suoi lamenti soffocati erano terribili da ascoltare. 
 
 
-Sinceramente- ansimò -Credi ancora che io sia Kira?- la sua voce cristallina era disintegrata dallo sforzo di quelle ore.
 
L si portò l'indice sulle labbra. Non aveva senso continuare, ma una piccola parte di lui aveva dei sospetti consistenti, sia su di lei che su Light, da quando erano tutti e tre rinchiusi gli omicidi si erano arrestati. Però quello sguardo privo di qualsiasi vitalità lo destabilizzava, decise che le avrebbe somministrato l'antidoto al siero e che l'avrebbe tenuta al quartiere per averla sott'occhio.   
 
 
 
 
 
 
 
Akemi era stata portata nella stanza di fianco a quella dove L aveva allestito il suo quartier generale provvisorio. Le avevano somministrato l'antidoto al farmaco che l'aveva distrutta fisicamente e mentalmente, per poi chiuderla a chiave in quella lussuosa camera. Non si sentiva molto bene, di tanto in tanto ancora aveva delle fitte che le facevano perdere l'equilibrio.
 
 
Dopo aver mangiato e fatto la doccia si chiese dove fosse stato Light nel frattempo. Se avesse avuto un po' di sensibilità avrebbe pianto, ma stando così tanto tempo lontana da Light l'insofferenza aveva cominciato a prendere possesso di lei, portandole via per primi sensazioni come paura e tristezza.   
 
 
L entrò nella stanza senza preavviso, trovandola in camicia da notte. Aveva qualcosa in mano e sembrava esausto. Prese posto su una poltrona, seguito dallo sguardo ostile e gelido di lei.
 
 
-Mi dispiace- sussurrò lui porgendole un carinissimo pacchetto colmo di macarons al cioccolato.
 
 
 
Se fosse stato qualcun altro lo avrebbe probabilmente preso a calci. Ma quello era il modo in cui L esprimeva il suo affetto. Dare dei dolci, che altrimenti si sarebbe mangiato lui, a qualcun altro, era per L una cosa molto affettuosa. Lo faceva solo con lei e Watari-san. 
 
 
Si avvicinò per prendere la scatola ma cadde in ginocchio, una fitta la colse. L si alzò e la raggiunse, la tirò su senza sforzo. 
 
 
-Non hai idea di quanto mi dispiace- le sussurrò. Quella perse di nuovo l'equilibrio e stavolta gli cadde addosso. Si guardarono negli occhi per un attimo, lei su di lui per terra. L poteva sentire il profumo delizioso dei suoi capelli.
 
 
E L fece l'impensabile: le infilò una mano tra i capelli, l'attirò a sé e la baciò. Le sue labbra erano fredde e morbide, aveva un buon profumo.
 
 
 
Akemi scattò all'indietro verso il muro del salottino della camera, portandosi una mano sulle labbra, senza scollare i due lapislazzuli che aveva al posto degli occhi da L. 
 
 
-Scusa anche per questo, era fuori luogo, vado via- disse alzandosi in piedi -mangia quei macarons- le raccomandò uscendo. 
 
 
-Aspetta Ryuzaki, dov'è Light?- domandò lei. 
 
Quello si affacciò dalla porta -È sottochiave perché voleva venire a prenderti, domani ti faccio condurre da lui- disse. 
 
 
L si maledì per aver compiuto una mossa così avventata. Akemi però per un attimo sembrava aver ricambiato. Si tormentò a lungo quella notte su quali avrebbero potuto essere le conseguenze. Quello che aveva fatto era stata una vera e propria idiozia.
 
 
 
 
L'unica superstite della villa Komori non riusciva a dormire, L l'aveva baciata e Light era rinchiuso non si sapeva dove. Perché non era stato liberato se era sottochiave solamente per evitare che provasse a liberarla? Lei ormai era libera no? Beh, più o meno libera. Sospirò, rigirandosi nelle coperte dello stupendo letto a baldacchino della stanza, per quanto fosse comodo, senza Light al suo fianco faticava a sentirsi al sicuro. Per lei, ormai era diventato una sorta di supereroe su cui affidarsi ogni qualvolta che aveva una difficoltà, nonostante il cattivo della storia fosse proprio lui. 
 
 
 
 
 
Passò la notte in bianco, impaziente di rivedere Light. Quella mattina era pronta per andarlo a vedere. Gli agenti Matsuda e Takeda la portarono nel seminterrato dell'hotel dove c'era un piccola cella, Light era seduto lì dentro, gli occhi da gatto socchiusi. Quando la intravide li aprì del tutto. 
 
-Stai bene?- le chiese. Lei entrò con testa e braccia tra le sbarre, lui si avvicinò per toccarla. Lei gli prese il viso e si diedero un breve bacio. Poi si allontanò e si voltò verso Matsuda.
 
-Non lo libererete vero?- domandò.
 
Matsuda fece spallucce.
 
-Guarda per me è assurdo che sospetti di voi due,  ma gli ordini sono questi- sospirò lui.
 
 
Akemi rabbrividì, Light aveva previsto tutto questo? Se gli omicidi fossero cessati durante la loro reclusione, sarebbero finiti tutti e tre sulla forca.
 
 
Dopo neanche un giorno, le esecuzioni di Kira ripresero, anche se Kira stesso era dietro le sbarre. La ragazza lo sentì dire da L, erano tutti sollevati: il sovrintendente, Matsuda, Takeda, persino Watari sembrava di buon umore. Ma L no, lui aveva un chiodo fisso in testa e non poteva assolutamente toglierselo con tanta facilità. Kira poteva decidere l'ora e la data della morte, poteva aver previsto quell'eventualità ed essersi portato avanti con il lavoro. O, qualora si fosse trattato di criminali i cui nomi erano stati resi noti da pochissimo, era probabile che avesse delegato il suo potere a qualcun altro. No, per lui non era sufficiente per liberare quei tre. Anzi, forse stava diventando paranoico, ma era sicuro che tra di loro c'era davvero Kira. 
 
 
 
 
 
Akemi fu svegliata di soprassalto, si era addormentata dopo pranzo per la noia. Matsuda l'ammanettò e la infilò in una volante della polizia, la sua espressione era funesta.
 
-Ti prego dimmi che diavolo succede Matsuda-san- chiese preoccupata della faccia scura che il giovane agente aveva.
 
-Siete stati tutti e tre messi sotto processo dalla Corte Mondiale di Giustizia per essere coinvolti nel caso Kira. Il sovrintendente Yagami ha prelevato Misa e Light, li porterà nell'aereoporto militare dove ti sto scortando- disse con voce funesta.
 
 
Akemi inarcò un sopracciglio. Non poteva credere alle sue orecchie.
 
-Avete permesso a Soichiro di scortare Light? Matsuda-san, lo ammazza di sicuro prima che arriviamo all'aeroporto!- urlò lei terrorizzata 
-Dobbiamo raggiungerli immediatamente!- aggiunse, quello la guardò per un attimo, indeciso sul da farsi.
 
 
-Ma scusa sulla base di quale prove ci sottopongono ad un processo internazionale? Nessuno di noi è Kira- s'infiammò. Forse aveva capito che gioco stava giocando L. Però Soichiro-san poteva ammazzare Light sul serio, sempre se quello era un esperimento di L. Tracciarono la macchina con il GPS e la localizzarono al molo. Quando giunsero lì, l'auto sostava ferma davanti al mare. Soichiro girato verso i sedili posteriori puntava una revolver in faccia a suo figlio mentre Misa gridava. 
 
 
-Apri ti prego o l'uccide!- urlò lei, quello senza riflettere tolse la sicura, lei con le mani ammanettate aprì la portiera e apri quella di fianco a Light, che da fuori poteva essere aperta. Gli si buttò addosso urlando.
 
-La prego Soichiro-san non spari!- lo supplicò , la pistola ora puntava sulla sua testa.
 
-Togliti Akemi-chan, o uccido anche te- disse il padre di Light con voce fredda.
 
-Sei impazzita? Papà fermati!- urlò  Light che la costrinse ad andare giù con la testa un attimo prima che Soichiro premesse il grilletto.
 
 
Chiuse gli occhi con forza, non voleva vedere il viso di Light dopo lo sparo. Era in attesa di morire, Akemi si chiese come sarebbe successo, se anche lei avrebbe sentito il dolore di Light oppure si sarebbe spenta come un anziano che abbandona questo mondo in pace.
 
 
Sentiva il ventre di lui spostarsi ritmicamente sotto di lei, respirava velocemente. Alzò lo sguardo e lo vide vivo e illeso. Gli occhi da gatto spalancati fissavano il freddo metallo della revolver di suo padre, che aveva sparato a salve. 
 
 
-Grazie a dio- disse il sovrintendente Yagami. 
 
 
Light s'infiammò.
 
-Era tutta una messinscena?- domandò furioso.
 
 
-Si, ma ora non siete più sospettati, perché sia io che Matsuda siamo ancora vivi. Ergo Kira non è tra voi- disse con voce leggera, come se gli avessero spostato un macigno da sopra il cuore.
 
 
Akemi si rilassò e prese un profondo respiro per poi sospirare di sollievo.
 
Lo guardò di nuovo e con sua immensa sorpresa riuscì a vedere chiaramente la sua data di morte. Light aveva rinunciato al Death Note, quindi quando Light l'aveva scansata era convinto che le avrebbe salvato la vita. Forse lui l'amava per davvero. Arrossì, era contenta di poter stare finalmente di nuovo vicina a lui.
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! Come al solito visto che siete in tanti a leggere vi chiedo di recensire! (Una recensione per il prossimo! Mi raccomando fatemi sapere se vi piace!)
 
Andy Tsukimori
 

 

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Capitolo 11
*** Voglio dimenticare ***


Voglio dimenticare




Si maledì per aver cantato vittoria troppo presto. Guardò il suo polso, cinto da una delle manette di L, che l'aveva ancorata a sé. Come può esserci di peggio? Si domandò. 
 
E invece c'era di peggio, all'altro braccio di Ryuzaki era ammanettato Light, nonostante le catene fossero abbastanza lunghe da permettere a tutti e tre buoni movimenti, erano comunque costretti a stare tutti nella stessa stanza. Lei, Ryuzaki e Light. 
 
 
Si erano tutti trasferiti in un nuovo quartiere generale, stavolta definitivo. Una costruzione di massima sicurezza che all'inizio doveva essere un caveau super esclusivo di qualche grande banca. Ma quanti soldi ha L?  Si domandò Akemi quando vide l'imponente costruzione.
 
 
L sembrava non curarsi dei problemi che quella forzata simbiosi fra i tre avrebbe creato. Prima che venissero ammanettati a Ryuzaki, Akemi era riuscita a dire a Light che l'aveva baciata, mentre lui era rinchiuso nella cella. Perciò l'atmosfera era ancor più tesa. 
 
 
 
 
-Kira è molto attivo, sempre se colui che sta compiendo questi omicidi sia lui e non un suo nuovo sottoposto, ad ogni modo- disse invitando Light a prendere posto per primo alla plancia di comando di tutte le telecamere e schermi del nuovissimo quartier generale -L'eliminazione sistematica dei criminali è stata costante dall'ultima volta che ha ripreso le sue attività- disse prendendo posto di fianco al giovane Yagami. Tirò fuori dei lecca-lecca alla ciliegia e ne porse uno ad Akemi che lo scartò e se lo mise in bocca. 
 
 
-Questa storia delle manette è ridicola- sbuffò Light tirando la sua catena.
 
 
L si tolse il lecca-lecca di bocca e lo puntò contro  Light. 
 
 
-Tu ed Akemi siete le persone più vicine a Kira che ci siano, mentre Misa è ciò di più prossimo al secondo Kira, vorrei togliermi di dosso questo dubbio fastidioso- rispose calmo, poi riprese a gustare il suo lecca-lecca.
 
 
Il giovane Yagami sembrava piuttosto arrabbiato, in realtà lo era da quando Akemi gli aveva rivelato del bacio. Più passava il tempo più il suo nervosismo era visibile. Non gli andava giù, non aveva fatto nulla ed era ammanettato a L, in più anche Akemi lo era. Non poteva stringerla, abbracciarla, baciarla. 
 
 
 
Ad L sfuggì un ghigno, era contento di separare i piccioncini ed unire l'utile al dilettevole. Era molto turbato dal cambiamento di Light, sembrava una un'altra persona. Come se avesse dimenticato chi fosse, non vedeva l'ora di prendere Kira per potersi liberare di quelle manette, tutto quello zelo lo insospettiva. 
 
 
 
Misa, che era tenuta sotto stretta sorveglianza ai piani bassi, si presentò al quartiere, che si sviluppava negli ultimi quattro piani dell'imponente e edificio. Desiderosa di vedere Light, domandò così insistentemente di lui che i tre si presero una pausa dal lavoro e la raggiunsero  negli alloggi del secondo piano.
 
 
Li attendeva in un grazioso salotto, il suo disappunto affiorò quasi istantaneamente quando vide che Light non era solo, ma aveva ben due scocciatori al seguito.
 
 
-Misa che cosa vuoi?- domandò lui prendendo posto, seguito da L ed Akemi. L aveva esortato Light a fare quel piccolo rendez-vous con la bella web star, per vedere come si interfacciavano fra di loro e cogliere eventuali comportamenti anormali. Entrò Watari e sistemò un vassoio di dolcetti e cioccolata calda sul tavolino in mezzo ai due divani dove avevano preso posto, Akemi lo ringraziò e l'uomo ricambio con un dolce sorriso, da sotto i baffi candidi, per poi congedarsi.
 
 
 
Light storse il naso, detestava i dolci. Misa assaggiò un biscotto al burro e poi sorrise maliziosa.
 
-Volevo vederti, che c'è di male?- ghignò.
 
 
Mentre L e Akemi si gustavano una cioccolata calda gli altri conversavano del più e del meno. O meglio Misa parlava e Light si limitava a rispondere a monosillabi. Akemi però noto che era più sereno e gioviale del solito. Anzi entrambi sembravano più tranquilli e felici. Che sia per la perdita di ogni memoria legata al Death Note? Si chiese Akemi mentre sorseggiava lentamente la sua cioccolata calda. L la stava guardando e un sorriso involontario si era dipinto sul suo volto.
 
 
-Perché sorridi?- gli domandò Akemi leccandosi i baffi. Lui si portò l'indice sulle labbra e prese un biscotto.
 
 
-È difficile trovare qualcuno che beve cioccolata calda a luglio, conosco solo un'altra persona che la berrebbe con me- si spiegò, per poi divorarsi il biscotto.
 
 
Akemi si chiese chi fosse quest'altra persona oltre a loro ma venne interrotta da Light, che stufo di sentire le chiacchiere di Misa si era alzato in piedi.
 
 
-Torniamo a lavorare al caso ora- disse con cortesia. 
 
 
-Non preoccuparti Light, sarà una lunga nottata, riposa un altro pochino- disse con aria innocente, poi si alzò in piedi per stirarsi, Akemi sentiva la catena tirare e si alzò a sua volta, aveva come l'impressione che la sua fosse più corta rispetto a quella di Light.
 
 
Il giovane Yagami sbuffò prendendo posto sul divano.
 
-Ci siamo trasferiti in questo quartier generale super attrezzato ma ho l'impressione che tu non abbia voglia di lavorare- sibilò ad L.
 
 
Quello appoggiò delicatamente la testa sulla spalla di Akemi che arrossì e guardò Light innervosirsi ancora.
 
 
-Sono un po' depresso, è molto probabile che anche se catturassimo Kira il suo potere passerebbe a qualcun altro. Sono dell'opinione che uno fra te e Komori-san lo è stato fino a quando vi abbiamo rinchiuso, probabilmente ora la facoltà di uccidere è stata di nuovo trasmessa ad un nuovo Kira. Così facendo non cattureremo mai l'originale- disse tastandosi il mento. 
 
 
Light era furioso, quel bastardo di L aveva baciato Akemi ed era convinto che uno dei due fosse Kira,  in più da quando i sospetti su tutti e tre si erano notevolmente ridotti sembrava quasi che non avesse più senso cercarlo.
 
 
 
Si alzò di scatto e gli tirò un pugno così forte da farlo cadere dal divano, trascinando con se lui e Akemi. L si massaggiò la guancia arrossata e tumefatta, ma non sembrava per nulla stupito, al contrario delle ragazze che li osservavano scioccate.
 
-Solo perché i tuoi sospetti sono stati smentiti non hai più voglia di indagare?- ringhiò tirandosi su, poi aiutò Akemi ad alzarsi. Anche L si rialzò, gli occhi chiusi e il respiro calmo.
 
 
-Non la prendo sul personale, sono semplicemente scoraggiato, non è perché i miei sospetti sono caduti, è perché mi pare di aver capito che sarà un'impresa catturare Kira- poi fece un passo avanti e aprì gli occhi, uno sguardo di fuoco infiammò l'elegante salotto. -Piuttosto sei tu, Yagami, a prenderla sul personale o sbaglio?- disse ricambiando con un destro che lo fece cadere sul divano. Aveva capito che la piccola Komori gli aveva detto del bacio.
 
 
Akemi stava per impazzire, quel sistema del tiro alla fune mentre i due cretini si prendevano a pugni l'aveva stufata. Tirò la catena verso di lei, attirando l'attenzione dei due.
 
-Liberatemi immediatamente- disse, gli occhi azzurri socchiusi in un espressione furiosa. 
-Rinchiudetemi pure in un bunker ma non ho intenzione di lasciarmi sballottare come un giocattolo mentre voi idioti fate a pugni- sibilò.
 
 
 
Fu sufficiente quello per gelare l'atmosfera. Misa che si era allontanata e fino a pochi secondi prima faceva il tifo per Light, smise di urlare, i due che invece si stavano picchiando si rimisero composti e si scusarono.
 
 
-Non posso liberarti, ma ti chiedo scusa non ho pensato che essendo tu ammanettata a noi saresti finita in mezzo- mugugnò L.
 
 
 
 
Per tutta la sera Akemi tenne loro il broncio, voleva a tal punto dimenticarsi di essere legata a quei due, che si fece assorbire dal lavoro. Passava in rassegna la lista dei criminali assassinati, in cerca di qualche collegamento. Pur di non rivolgere loro la parola decise di passare al setaccio la lista dei decessi per attacco di cuore nell'area del Kantō, dove probabilmente il nuovo Kira agiva. Eseguì un controllo incrociato molto meticoloso, tra gli arresti cardiaci fatali di quell'ultimo periodo, trovando un considerevole numero di importanti uomini di affari e politici.
 
 
-Watari-san- disse premendo il pulsante dell'interfono. -Potresti farmi una breve ricerca sulle società con la crescita più rapida degli ultimi quindici giorni?- domandò suscitando la curiosità dei due.
 
 
 
-Hai scoperto qualcosa?- la inquisì L, sporgendosi in sua direzione.
 
 
Lei sbuffò e borbottò qualcosa di incomprensibile fra i denti.
 
 
Dal piano di sopra il baffuto signore si era già messo all'opera e poco dopo giunse la risposta. Dagli altoparlanti risuonò la voce grave e calda del signor Watari.
 
 
-Sembra che al momento l'azienda che soddisfa meglio i requisiti sia la Yotsuba Corporation- la informò.
 
 
Light e Elle accederono ai dati sulle morti dalle loro postazioni, avevano capito al volo che Akemi sospettava qualcosa e che forse era su una buona pista.
 
 
-Effettivamente dopo la morte di ciascuno dei personaggi di spicco dell'economia e della politica elencati qui, la Yotsuba ha fatto una mossa economicamente vantaggiosa, crescendo ed inglobando altre piccole società- disse Light. 
 
 
-Che Kira sia nell'amministrazione?- dissero tutti e tre all'unisono. 
 
 
-Spieremo la riunione del coniglio d'amministrazione, piazzeremo telecamere ovunque in questa società, con molta probabilità Kira è qui dentro- disse L.
 
 
 
Si era fatto molto tardi, avevano ottenuto i nomi e le generalità di chiunque avesse a che fare con questa Yotsuba Corporation. Anche se erano quasi certi che Kira si nascondeva ai piani alti. Non c'era altro da fare se non attendere che venissero posizionare telecamere e cimici.
 
 
-Andiamo a dormire- si stiracchiò Matsuda, gli altri acconsentirono, erano tutti molto stanchi.
 
 
 
 
 
La perplessità fu inevitabile. Per Light e L dormire in due letti vicini non era un problema, ma Akemi proprio non ne voleva sapere di dormire con loro, voleva farsi una doccia e con il miglior detective al mondo e il criminale più efferato al seguito non era proprio possibile.
 
 
-Fa' pure una doccia, Watari e Ayuzawa si occuperanno di sorvegliarti dalle telecamere- la sfidò L. 
 
 
 
Light lo afferrò per il collo della t-shirt -Nemmeno nella doccia può stare tranquilla?- ringhiò. L sorrise.
 
-Preferisci che sia solo Watari ad assicurarsi che lei non faccia qualcosa di sospetto? O che lo faccia io?- lo stuzzicò. Light stava per ribattere ma fu interrotto da Akemi.
 
 
-Va benissimo, a patto che non vi senta bisticciare per cinque minuti!- sospirò, poi si girò verso una delle telecamere -Mi venite a liberare?- sbuffò.
 
 
 
A scioglierla da quella catena umana arrivò invece una donna sulla trentina, i capelli del suo stesso colore ma lunghi fino alle spalle, portava degli occhiali da sole scuri, nonostante fossero le undici  di sera, una tuta intera di pelle bordeaux e degli stivali scuri col tacco. 
 
 
 
-Vi presento Wedy, è una ladra di fama internazionale, le ho chiesto di collaborare al caso, sarà lei a tenerti d'occhio mentre fai la doccia e domani piazzerà le cimici alla Yotsuba- si spiegò L. Poi si voltò verso Light -contento?- disse. 
 
 
 
 
 
Akemi era invidiosa, Light e Misa avevano dimenticato tutto e in qualche modo sembravano più sereni che mai. Lei invece ricordava tutto di quegli orrori e proprio non sapeva cosa farsene. Mentre si frizionava la bionda chioma con uno shampoo alla vaniglia e patchouli, rifletteva sul da farsi. Ora che era qualcun altro a commettere gli omicidi era più facile indagare senza influenze, ma non sapeva fino a che punto Light aveva previsto gli eventi e chiedere a lui era impossibile. Avrebbe voluto anche lei rinunciare al suo Death Note e magari vivere senza oscurità l'amore che provava per il giovane Yagami. Sapeva che per farlo avrebbe dovuto chiedere a lui. Lei non aveva un vero e proprio Shinigami, ma lui sarebbe giunto anche all'istante se l'avesse chiamato.
 
 
 
Posò lo sguardo sulla figura snella in tuta di pelle che l'osservava da dietro il vetro smerigliato. Sicuramente Wedy si sarebbe insospettita se avesse parlato troppo chiaramente. Però quel desiderio di dimenticare tutto era così impellente. Sospirò e desistette dal chiamarlo. Uscì dalla doccia e si vestì.
 
 
 
Wedy la riportò dagli altri due e appena si assicurò che fosse ben ammanettata si accese una sigaretta e si dileguò.
 
 
 
Soprese L ad annusarle i capelli.
 
 
 
-Sai che è un atteggiamento inquietante vero?- scherzò lei. Quello fece spallucce e smise di farlo, provocando un sospiro rassegnato di Light.
 
 
 
Entrarono in una stanza con tre letti vicini fra loro, Akemi storse il naso all'idea di non avere un minimo di privacy. Con riluttanza si piazzò su quello più a destra seguita da L che s'infilò in quello al centro e Light in quello di sinistra.
 
 
 
 
 
 
Vagava per le strade di Tokyo, sanguinava e un dolore sordo la trafiggeva. I passanti la fissavano con timore, perplessi sul da farsi. Una donna le chiese se necessitava di un'ambulanza, ma lei l'ignorò. Guardava il vuoto e barcollava in avanti alla ricerca di Light. Seguendo il filo luminoso che man mano si affievoliva svoltò in un piccolo vicolo cieco e lo trovò a terra esanime. Era ferito esattamente dove lei provava dolore, era esausto, gli occhi socchiusi e lo sguardo perso di chi abbandona il mondo.
 
-Ti amo- le sussurrò prima di spirare.
 
 
 
 
 
Un urlo agghiacciante squarciò la notte, destando tutti nella stanza.
 
 
-Akemi stai bene?- chiese Light allarmato.
 
 
La sua voce calda e sensuale l'avvolse rassicurandola. Era vivo. 
 
 
-Ho avuto un incubo- ansimò.
 
 
 
-A vent'anni hai ancora gli incubi?- scherzò L, sporgendosi dal letto. Gli mise una mano sulla testa e l'accarezzò con dolcezza.
 
 
 
-Vi chiedo scusa, tornate pure a dormire- disse, la voce ancora tremante. 
 
 
-Cosa hai sognato?- gli chiese Light, con tono rassicurante. Akemi si era accorta che da quando aveva dimenticato di esser e Kira quel ragazzo era  divenuto premuroso e dolce. Che fosse così prima di trovare il Death Note? Si chiese. No, lei lo aveva conosciuto prima, era disilluso, annoiato, apatico.
 
 
-Ho sognato la mia famiglia- mentì. 
 
 
Nessuno seppe rispondere, entrambi sapevano la fine tremenda che i genitori di Akemi avevano fatto, c'era poco da dire su quella tremenda tragedia.
 
 
 
 
Light Yagami non aveva mai provato tanta frustrazione in vita sua, voleva stringere Akemi fra le sue braccia, coccolarla, proteggerla. E invece in mezzo a loro c'era L, convinto che uno dei due suoi prigionieri fosse il peggior assassino della storia. Gli sembrava tutto così sbagliato, quasi non ricordava i momenti belli trascorsi con Akemi, quasi come se si fossero separati da talmente tanto che il tempo avesse ormai ingiallito la loro memoria. Però le sensazioni che quella pelle liscia e chiara gli davano quando la toccava se le ricordava, le scariche di elettricità e adrenalina che un contatto fra le loro labbra poteva scaturire, il profumo inebriante dei suoi capelli, il fisico snello e minuto che poteva stringere con un solo braccio, quelli se li ricordava eccome. E gli mancava tutto ciò. Anche ora, che voleva solo abbracciarla e rassicurarla dai brutti sogni e non poteva.
 
 
 
-Scusate ancora- disse Akemi girandosi di spalle, facendo attenzione a non tirare troppo la catena della manetta.
 
 
 
L aprì gli occhi, sentiva profumo di vaniglia e qualcosa sopra di lui. Era per terra, sul pavimento di moquette della stanza, tra le sue braccia c'era Akemi che dormiva della grossa. Light era ancora a letto, il braccio ammanettato pendeva, dovevano essere caduti nel sonno. Era piccolina, da stringere. Gli piacevano le sue forme. Le accarezzò la testa e lei istintivamente lo abbracciò.
 
 
Akemi si sentiva bene, due braccia la stringevano in un abbraccio delicato, un leggero profumo di pino silvestre le giungeva alle narici. Socchiuse un occhio non appena si ricordò di essere in camera con L e Light e sobbalzò ritrovandosi abbracciata al miglior detective del pianeta.
 
Quello aprì gli occhi all'istante, doveva essere già sveglio. Abbozzò un mezzo sorriso e l'aiutò a tirarsi su.
 
 
-Dormivi così bene che non volevo svegliarti- si giustificò. 
 
 
 
Akemi arrossì.
 
 
-Dì un po' L, provi qualcosa per me?- le domandò a bruciapelo.
 
L'altro spalancò i suoi già grandi occhi grigio scuro. Non si aspettava una domanda così diretta.
 
 
-Si, mi piaci- sospirò sdraiandosi a pancia in su sul suo letto. -So anche che è piuttosto sconveniente, visto che sei innamorata di Light- aggiunse stirandosi.
 
 
Lei istintivamente guardò in quella direzione, dormiva ancora. Era bellissimo, l'espressione seria ma rilassata, gli occhi felini serrati e contornati da lunghe ciglia. 
 
 
-Vero, anche tu mi piaci L, ma proprio non riesco ad immaginarmi con qualcuno che non sia lui- disse.
 
 
 
L sorrise, sapeva di piacerle un po'. Le sue reazioni ai suoi sguardi dicevano tutto, sussultava, arrossiva e abbassava lo sguardo. Improvvisamente si sentì meglio, c'era la speranza che quella fatina delicata potesse scordarsi del giovane Yagami? Volle credere di si. 
 
 
 
 
Light aveva ascoltato tutto. Non sapeva se essere furioso oppure se compiacersi. Akemi aveva ammesso che L le piaceva, ma aveva anche specificato che, per lei, Light era l'unico uomo che immaginava al suo fianco. Infondo non aveva fatto una piega quando Misa si era prepotentemente intromessa nelle loro vite. Lui forse doveva accettare il fatto che L provava una forte attrazione per la sua metà e fidarsi di lei. Però la differenza sostanziale era che per lui Misa non significava nulla, nemmeno ricordava perché si era avvicinata così tanto a lui, mentre Akemi un debole per L ce l'aveva.
 
 
 
Rimase silenzioso tutta la mattina, leggeva scartoffie in attesa di ricevere le prime immagini dalla Yotsuba Corporation. Guardava di sottecchi Akemi e ogni volta che con la coda dell'occhio la incrociava notava che lo osservava, trovava grazioso come poi distogliesse lo sguardo fingendo noncuranza.
 
 
 
 
 
 
Quella forzata simbiosi a tre la stressava. Non poteva esserci coppia peggiore a cui stare legata, le due nemesi al momento ignare l'una dell'altra. Aveva bisogno di farsi stringere forte dalle braccia di Light, di sentire le sue labbra, il suo profumo. Ogni tanto lo guardava, immaginandosi di toccarlo e di baciare il profilo del suo volto. Arrossì quando fu colta sul fatto, abbassando lo sguardo con aria colpevole.
 
 
 
 
 
Fu improvviso. L si fece portare le chiavi delle manette da Watari-san. Lesse l'espressione confusa sulla sua faccia mentre la liberava e rispose alla sua muta domanda.
 
 
-Non ho più necessità di tenerti legata, mi rendo conto che sia stato difficile per te, ho tratto le mie conclusioni e se ti può interessare sono positive, la possibilità che tu sia Kira è piuttosto remota- mentì.
 
 
 
Ad Akemi qualcosa non quadrava, ma era talmente felice di poter stare un po' da sola che non le importava poi troppo. Aveva già deciso che avrebbe rinunciato al Death Note, nella speranza che Light e Misa non riacquistassero mai più la memoria di quell'orrido progetto.
 
 
 
 
 
Le fu concesso di tornare a casa per prendere un po' di effetti personali. Appena si assicurò che non ci fossero telecamere o cimici si rilassò.
 
 
 
-Mi senti vero? Ho bisogno di te- sussurrò timida.
 
 
 
Lui non le piaceva un granché. Anzi, le incuteva timore più che altro, non era uno Shinigami normale.
 
 
 
-Ciao, bambina mia- disse una voce gelida, così gelida da poter congelare il sole.
 
 
Lei si voltò in quella direzione, trovandosi davanti qualcosa di vagamente umano. Lineamenti armoniosi, i capelli lunghi e scuri come la notte, gli occhi neri come la pece e le iridi rosso acceso. Quello sguardo era terrificante, non si abituava mai. Fece un passo avanti facendo tintinnare i numerosi monili d'argento intrecciati con piume, campanelli e ossa. Una corona dall'aspetto oscuro e decadente sulla sua testa.
 
 
Il Re degli Shinigami le fece una carezza, con le sue dita affusolate. Se non fosse stato per alcune caratteristiche demoniache si sarebbe potuto dire che aveva l'aspetto di un giovane uomo di bell'aspetto. Sorrise, mostrando numerose file di denti acuminati e terrificanti.
 
 
 
Akemi deglutì nervosamente.
 
 
-Salve padre- s'inginocchiò. Quello Shinigami, il più potente e antico di tutti, in realtà non era suo padre. Molti anni prima si era follemente innamorato di sua madre e così lei di lui, ma un umano e uno Shinigami sono creature così differenti fra loro che quell'amore fu impossibile da concretizzare. Le era stato affianco per tutta la sua vita nonostante lei avesse poi sposato un umano, gli bastava stare con lei. E quando giunse la sua ora lui sapeva. L'aveva stretta forte fra le sue braccia mentre moriva e aveva acconsentito a salvare la vita della sua piccola bambina, promettendole di starle affianco nei momenti di bisogno. Quindi Akemi si trovava ad avere il Re degli Shinigami come balia.
 
 
-Cosa vuoi piccina? È una rarità che tu mi chiami, sono sempre io a farti visita- disse, il suo tono di voce era abissale. Le accarezzò i capelli facendola rabbrividire.
 
 
Akemi piantò il suo sguardo sull'essere ancestrale davanti a lei, incrociando con decisione il suo color cremisi.
 
 
-Posso rinunciare al Death Note?- gli chiese tremante. Il Re degli Shinigami spalancò i suoi occhi terrificanti.
 
 
 
-Perché vuoi rinunciare?- chiese, sembrava turbato, il suo volto senza tempo appariva crucciato.
 
 
-I ricordi che ho ad esso legati si sono fatti estremamente dolorosi, preferisco non sapere- sospirò.
 
 
-Diciamo che è possibile, ma gli occhi resteranno per esempio e non potrai più vedermi né parlarmi- si spiegò. 
 
 
 
Akemi fece spallucce, un po' le dispiaceva, anche se lui l'aveva sempre spaventata infondo era merito suo se era ancora viva. 
 
 
-Non so se sarà definitivo, terrò a casa il Death Note, casomai lo ritenessi necessario puoi far sì che lo tocchi di nuovo no?- domandò sperando di convincerlo.
 
 
Il primo degli Shinigami le mise una mano sulla fronte, era ghiacciata.
 
 
-Qualsiasi Death Note toccherai, potrà riportare la tua memoria indietro, addio casomai non succeda- le disse. Lei gli mise goffamente una mano sulla sua e sorrise. Sperava di poter finalmente vivere normalmente con Light.
 
 
-Addio-
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! Ecco un altro capitolo! Grazie mille per le recensioni mi raccomando continuate che mi viene solo più voglia di scrivere! (Due recensioni e continuo!)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Completa ***


Completa
 
 
Akemi era tornata al quartier generale, la sua vita negli ultimi due anni aveva preso una piega interessante. Aveva conosciuto un ragazzo splendido e aveva finito il liceo. Studiava criminologia all'università di Tokyo con il suo fidanzato che era un ragazzo brillante e dal'aspetto molto attraente. Insieme avevano avuto l'opportunità di lavorare al caso Kira in collaborazione con il migliore detective del mondo e non vedeva l'ora di risolvere questo enigma. Incredibilmente quest'ultimo sospettava di Light e di lei, ma era certa che quando sarebbero andati a fondo su questa storia si sarebbe ricreduto del tutto. Le piaceva quel L, era strano al punto giusto. Però nulla poteva competere con i sentimenti che aveva per Light. Secondo lei era qualcosa di trascendentale, il solo sfiorarlo la galvanizzava. Infondo lei poteva vedere le date di morte delle persone, perciò non era poi così assurdo pensare che loro due erano legati da qualcosa di più profondo di semplice amore giusto?
 
Dopo che le indagini avevano portato a sospettare del consiglio esecutivo della Yotsuba, arrivarono le prime conferme: dalle telecamere infatti assisterono ad un consiglio speciale che si teneva ogni martedì in cui gli amministratori della società decidevano sulle prossime vittime da chiedere a Kira. Decisero poi di mettersi in contatto con uno dei membri del consiglio, Reiji Namikawa, che in cambio dell'immunità aveva deciso di collaborare. 
 
 
Con l'aiuto di Misa, che nel frattempo aveva toccato il Death Note e visto Rem senza però riacquistare la memoria e che venne introdotta alla Yotsuba quando Matsuda aveva tentato di spiarli e si era improvvisato suo manager, riuscirono ad ottenere una confessione dal sospettato numero uno: Kyosuke Higuchi. Ma L non voleva arrestarlo subito, sapeva che lui era solo l'ultimo Kira, il vero Kira era nell'ombra e in qualche modo sarebbe tornato in possesso del suo potere, perciò decise che voleva stare a guardare per capire come faceva Higuchi ad uccidere le persone. Fecero piazzare telecamere in casa sua e nella sua auto, in attesa di scoprire come Kira uccideva i criminali. L non stava più nella pelle, avevano organizzato una trappola perfetta con l'aiuto della Sakura TV. 
 
Avevano utilizzato Matsuda come esca e dopo aver fatto cadere volontariamente i pannelli oscuranti, furono piazzati dei manichini in studio, annunciando che entro la fine della puntata di quel giorno avrebbero rivelato la vera identità di Kira. 
Lasciarono andare i nastri pre-registrati e tornarono ad osservare le mosse del sospettato, che se ne stava in casa andando avanti e indietro per il nervosismo.
 
 
L'amministratore Namikawa, loro complice fece dunque come pattuito e chiamò Higuchi e il resto del consiglio.
 
 
-Ragazzi avete visto che succede su Sakura TV?- disse mentre Light lo teneva d'occhio. 
 
 
-Sarà la solita bufala- replicò nervosamente Higuchi. 
 
 
-Non possiamo rischiare, l'uomo che testimonierà è quello che era venuto a ficcanasare qui l'altra volta, lo avete visto no?- aggiunse Reiji.
 
 
Più il tempo passava più Higuchi si innervosiva, anche gli altri dell'amministrazione avevano espresso una grande preoccupazione. Il suo volto solcato da rughe d'espressione era madido di sudore. Dopo poco prese le chiavi e entrò in auto.
 
 
-Wedy, collegami con l'abitacolo!- urlò L. La bionda ladra obbedì e lo videro mentre andava nervosamente verso l'agenzia di Misa, alla ricerca del vero nome del suo agente.
 
 
 
Lo udirono rivolgersi a qualcuno.
 
-Rem, voglio fare lo scambio- disse con la sua voce gracchiante.
 
 
-Con chi diavolo sta' parlando?- chiese Akemi facendo eco ai pensieri di tutti, che fissavano perplessi i grandi monitor.
 
 
-Kira in un messaggio una volta disse: L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele? Potrebbe essere uno Shinigami- poi si portò l'indice alla bocca, era così irreale, ma d'altronde prima di allora persino uccidere qualcuno tramite attacco cardiaco era qualcosa di impensabile. 
 
 
-E se avesse un auricolare?- domandò Light neanche troppo convinto, assottigliando lo sguardo per vedere se era effettivamente così. 
 
 
-Le trasmittenti non rilevano nulla di elettronico- troncò Akemi.
 
 
All'improvviso Higuchi accostò, un ufficiale di polizia l'aveva fermato, probabilmente per la folle velocità a cui stava andando nel bel mezzo della città.
 
-Favorisca i documenti- disse il poliziotto.
 
 
Higuchi temporeggiò e tirò fuori un quaderno, scrisse un nome su una delle pagine e d'un tratto il vigile che l'aveva fermato si accasciò a terra.
 
 
 
Light scattò in piedi, trascinando L che era ancora ammanettato a lui.
 
-Gli basta il volto per uccidere!- esclamò  -Dobbiamo fornire dei caschi oscuranti per tutti coloro che parteciperanno alla missione- aggiunse.
 
 
 
Vennero dunque affidati a Matsuda e Ayuzawa una serie di caschi integrali da dare agli agenti.
 
Light sembrava scioccato.
 
-Avete visto anche voi quello che ho visto io?- disse incredulo.
 
 
-Ha scritto un nome su quel quaderno- sussurrò sorpreso L. Quello era il caso più inverosimile che avesse mai trattato. 
 
 
 
-Il Secondo Kira quando voleva incontrare il primo lo aveva detto no? Così ci mostreremo i quaderni a vicenda- disse Akemi.
 
 
-Agente Yokashi, non ne siamo certi ma state attenti che non scriva nulla sul quaderno che ha con sé- disse L ad uno dei tenenti a capo degli agenti di polizia che stavano collaborando alla cattura.
 
 
Higuchi giunse alla stazione televisiva, dove lo attendevano il sovrintendente Yagami e Wedy armati e pronti a far fuoco. Ci fu una breve colluttazione e quando il terzo Kira si accorse di essere stato fregato, sparò un colpo che ferì lievemente il sovrintendente e scappò con la sua auto. 
 
 
 
-Sbrigati andiamo- disse L mentre toglieva le manette a Light per poter guidare l'elicottero. Lui, Light e Watari presero posto nel piccolo velivolo a quattro posti e decollarono.
 
 
-Eccolo là- gridò invece Akemi che era all'inseguimento con un auto sotto copertura con Matsuda-san. 
 
 
Un colossale posto di blocco della polizia lo costrinse a fermarsi, tirò fuori il quaderno ma con 
rabbia scoprì che tutti gli agenti erano a volto coperto. L atterrò con l'elicottero poco distante.
 
 
-Resta qui!- urlò Matsuda prima di raggiungere gli altri. 
 
 
-Buttalo a terra!- intimò L dall'elicottero. 
 
 
 
-Dicci immediatamente come fai ad uccidere- gridò.
 
 
-Il quaderno! So che può sembrare strano ma basta scrivere un nome avendo in mente il volto della persona e questa muore- disse mentre con passi lenti si avvicinava alla macchina dove Akemi era seduta. 
 
-Me lo dia- gli ordinò uno degli agenti, quello glielo porse e appena lo toccò per il terrore cadde a terra.
 
 
-Oh mio dio! Cosa diavolo?!- gridò terrorizzato e sparò verso il nulla. Akemi sentendo gli spari abbassò la testa. Anche gli altri agenti si buttarono a terra, per non essere colpiti dagli spari.
 
 
Higuchi approfittò del trambusto della sparatoria e corse verso l'auto di Matsuda. 
 
 
Akemi sussultò, il terzo Kira era salito in auto con lei, appena la vide l'afferrò per i capelli, puntandole alla tempia una pistola di piccolo calibro. 
 
 
Decise che l'avrebbe usata come ostaggio. 
 
 
-Ti prego lasciami andare!- si lamentò lei tentando di liberarsi i capelli. La strattonava nervosamente intimandole di chiudere la bocca.
 
 
 
-In quell'auto c'è Akemi- esclamò Light. Gli agenti spararono alle ruote del veicolo impedendo così la fuga al malvivente.
 
 
-Maledizione!- urlò Higuchi, afferrò Akemi per il braccio con la mano libera e la trascinò fuori dall'auto, puntandole ancora con l'altra la pistola alla tempia.
 
 
-Abbassate le armi o le faccio saltare la testa!- minacciò.
 
 
 
La ragazza era terrorizzata, il cuore le batteva all'impazzata, si chiese se sarebbe morta così. 
 
 
Light strappò di mano a Watari la sua revolver e scese dal l'elicottero ignorando le proteste di L, che gli aveva intimato di lasciare fare agli agenti, e corse verso Higuchi.
 
 
L decise allora che lo avrebbe lasciato fare, voleva vedere se Light Yagami era in grado di uccidere a sangue freddo una persona.
 
 
 
Il ragazzo si arrestò davanti ai due, incrociò lo sguardo di Akemi, che sembrava essersi pietrificata tra le braccia del suo aguzzino. Sentì una folle rabbia prendere possesso di lui.
 
 
-Lasciala andare bastardo!- gli disse, nascondendo l'arma dietro di sé.
 
 
-Fai un passo falso e l'uccido- lo minacciò il terzo Kira strattonando i capelli della ragazza, a cui sfuggì un lamento di dolore.
 
 
Quello puntò la pistola contro di lui e sparò ferendolo di striscio ad un braccio e facendogli cadere la pistola. Akemi ne approfittò e si divincolò dalla presa correndo in sua direzione.
 
 
Light la strinse forte e gettò a terra la revolver. 
 
 
-Aspetta un attimo- le sussurrò poi sciogliendo la presa, poi si avvicinò ad Higuchi che se ne stava a terra e si teneva il braccio, graffiato dal proiettile.
 
 
-Figlio di puttana..- sibilò prendendolo a calci -Che cazzo ti dice la testa?- aggiunse mentre lo malmenava.
 
 
Dovettero arrivare degli agenti a fermarlo, trascinandolo via da Higuchi. Nel frattempo L lo osservava dalla cabina dell'elicottero, in un certo senso era deluso che Light non avesse fatto saltare la testa ad Higuchi.
 
 
Light per un po' ci aveva visto rosso. Aveva ancora il fiatone per aver provato a liberarsi da quattro agenti, voleva solo finire Higuchi. 
 
Appena riacquistò la calma si avvicinò ad Akemi e la strinse forte tra le braccia. 
 
 
-Dio solo sa quanto mi sono spaventato- sussurrò mentre la teneva stretta, quasi come se pensasse che se l'avesse lasciata sarebbe potuta sparire o dissolversi. 
 
Ad Akemi batteva forte il cuore, si lasciò stringere e nascose il viso nella sua giacca.
 
 
-Grazie- 
 
 
 
Nel frattempo tra gli agenti si era diffuso parecchio scompiglio, chiunque infatti aveva toccato il quaderno era in grado di vedere Rem. 
L incuriosito dalla reazione terrorizzata di ciascuno di loro si fece portare da Matsuda il quaderno. 
 
 
 
Il suo cuore mancò un colpo. Riusciva ora anche lui a vedere chiaramente un enorme mostro grigio striato di venature violastre, era alto come minimo due metri, le braccia oblunghe rispetto al corpo. In che diavolo di mondo abbiamo vissuto senza saperlo? Si chiese. Akemi  e Light lo raggiunsero, ma lui non riusciva a distogliere lo sguardo da quella creatura orribile che se ne stava in mezzo alla statale. 
 
 
 
-Che hai L?- gli chiese il giovane Yagami che teneva stretta la mano di Akemi, che lo osservava perplessa.
 
 
 
-Prendi questo- gli disse porgendogli il quaderno, i suoi occhi color antracite ancora fissi sullo Shinigami di Misa.
 
 
 
Akemi vide Light sussultare appena ebbe il quaderno tra le mani, come percosso da una potente scarica elettrica e gli sfuggì un grido soffocato.
 
 
 
 
Light si riscosse, aveva appena toccato il quaderno di Misa, di cui aveva assunto la proprietà poco prima di rinunciare ai due Death Note. In un istante un fiume di ricordi lo aveva travolto martellandogli dolorosamente sulle tempie. Emise un urlò sommesso e poi tacque. Ora ricordava chi era il vero Kira, ricordava di aver preso possesso di entrambi i quaderni, di avervi rinunciato e di aver chiesto a Rem di portare a qualcuno di ambizioso e senza scrupoli il Death Note di Misa, sicuro che una volta trovato questo nuovo Kira ne sarebbe di nuovo entrato in possesso. Era andato tutto secondo i piani, ora doveva uccidere Higuchi prima che rivelasse ulteriori informazioni sul Death Note. 
 
 
 
Si guardò il polso e sorrise, l'orologio era ancora lì. Sapeva che le abitudini erano dire a morire, era riuscito a prevedere le azioni di sé stesso. 
 
 
Aprì lo scompartimento segreto, tirò fuori un pezzettino di carta e l'ago che aveva infilato prima di farsi rinchiudere. Si punse e con il sangue scrisse a chiare lettere:
 
                     
 
                   火口卿介 [Higuchi Kyōsuke]
 
 
 
L non si accorse di nulla e quando il terzo Kira cadde a terra stroncato da un infarto, non ci fu nulla da fare.
 
 
 
Akemi si era rifiutata di toccare il quaderno, per qualche motivo non voleva vedere lo Shinigami, era un qualcosa da cui probabilmente non si può più tornare indietro e non si sentiva pronta a vedere quello che tutti descrivevano come un orribile essere alto più di due metri.
 
 
 
Light si era accorto che Akemi aveva rinunciato al suo Death Note. Per lui non era un problema effettivo, ma in qualche modo lo faceva sentire distante da lei, non sapeva nemmeno dove fosse il suo quaderno, perciò farle tornare la memoria sarebbe stato difficile. Perché mai aveva dimenticato tutto? Sapeva che lei non era mai stata d'accordo con quel piano ma dimenticarsi voleva dire rischiare di compromettere tutto, infatti lui aveva preso mille precauzioni. Rabbrividì pensando che quella sera Akemi aveva rischiato di morire, le capitava fin troppo spesso. Quella calamita attira sventure era quasi morta per mano del terzo Kira. Non riusciva a togliersi di testa quella sensazione di turbamento. 
 
 
Finalmente L gli aveva tolto definitivamente le manette, aveva bisogno di stringere tra le braccia la piccola Komori e non voleva rompiscatole tra i piedi. 
 
 
 
Entrò nella sua stanza e la trovò sdraiata sul letto, con le gambe appoggiate al muro, fissava il soffitto con aria pensierosa. L'afferrò per un braccio e la trascinò affianco a sé.
 
 
 
-Oggi ho quasi avuto un infarto vedendo quel bastardo puntarti la pistola alla testa- sbuffò. La prese in braccio e le stampò un bacio sulla guancia.
 
 
 
Akemi rabbrividì al ricordo.
 
 
-Non sai che spavento quando è entrato in macchina- disse, allacciando le gambe alla sua vita. Lui gli avvicinò le labbra ad un orecchio e glielo morse. 
 
-Non voglio lasciare questo mondo senza averti avuta- disse.
 
 
Akemi arrossì, nemmeno lei voleva andarsene senza essersi presa tutto di Light. Voleva che fosse suo, più di chiunque altro al mondo.
 
 
La mano di Light si mosse sapientemente sotto la sua camicia da notte, slacciandone i lacci di raso e scoprendo i suoi seni. Si sorprese nel vedere che la ragazza non lo stava respingendo come suo solito, anzi, lo guardava assottigliando gli occhi azzurri che si erano sciolti in un turchese tropicale.
 
 
-Akemi- sussurrò con voce melliflua.
 
 
La ragazza avvicinò le labbra alle sue, sentiva il suo respiro, e lo baciò con trasporto lasciandosi percorrere dalle piacevoli scariche che accompagnavano ogni loro contatto. 
 
-Light- rispose staccandosi per un attimo.
 
 
Quello la spinse indietro, appoggiandola sul letto e prese a baciarle il collo, scese piano piano fino ad incontrare le sue mutandine che gli sfilò con un gesto veloce. 
 
 
Ad Akemi sfuggì un gemito, era rossa come un peperone, il giovane Yagami la stava baciando tra le gambe e sentiva che da un momento all'altro sarebbe potuta esplodere. Infilò le dita tra i suoi morbidi capelli color caramello e strinse forte, come a volerlo guidare. 
 
 
 
Light si fermò sul più bello e le stampò un bacio sulle labbra. Lei stava impazzendo, si tirò su e gli tolse la camicia bianca che indossava, baciandogli il fisico scolpito. Gli slacciò la cintura dei pantaloni e lui se li tolse con foga, rimanendo in boxer. Il profilo della sua erezione era ben visibile. Akemi gli diede un bacio proprio lì facendolo impazzire. 
 
 
Light si sfilò i boxer e con delicatezza la appoggiò tra le gambe di Akemi.
 
 
Erano stretti l'uno all'altra e l'elettricità che li percorreva non era mai stata così forte. Era una sensazione splendida, nessuno dei due l'aveva mai provata e probabilmente con nessun altro sarebbe mai stato possibile.
 
 
Il respiro di Light si fece più affannato, mentre Akemi trattenne il suo mentre lui entrava dentro di lei. Era doloroso e piacevole allo stesso tempo. Le loro labbra erano vicine, ma non si baciavano, si sussurravano parole.
 
-Se vuoi che mi fermo dillo pure- ansimò Light mentre con cautela entrava sempre di più.
 
 
-Light- annaspò l'altra mentre lo stringeva forte. -Continua- aggiunse.
 
 
 
Quando fu del tutto dentro il dolore cessò e Light cominciò con lenti movimenti circolari, scatenando i gemiti sommessi di Akemi. 
 
 
 
La prese per i capelli e la baciò con più vigore mentre aveva cominciato a spingere su e giù. La prese in braccio e si alzò dal letto, appoggiandola al muro. 
 
 
-Sei solo mia- ringhiò Light mentre aumentava sempre di più con l'intensità. Lei si lasciava trascinare dal piacere che Light le stava dando annuendo debolmente mentre il respiro su faceva sempre più affannato. Si baciarono ancora prossimi al culmine di quell'esperienza sensoriale.
Ad Akemi sfuggì un verso di piacere e vide Light socchiudere gli occhi mentre insieme raggiungevano l'apice.
 
 
 
Si addormentarono abbracciati l'uno all'altra, lei serena e  in pace, lui conscio che quella splendida parentesi sarebbe presto finita. Si era lasciato trascinare dai suoi sentimenti per quella piccola giovane donna, ma doveva occuparsi di L e farlo finalmente fuori una volta per tutte.
 
 
Akemi si sentiva al settimo cielo, lei e Light si appartenevano ormai. Avevano condivido l'amore più intimo che ci fosse e si sentiva finalmente completa. Fino ad un paio di anni prima non si sarebbe mai aspettata di amare così profondamente qualcuno, eppure quel ragazzo costituiva il tassello mancante alla completezza che cercava. Tutto aveva preso colore, profumo, senso, tutto sembrava stare al suo posto. Era ebbra di quella completezza, nonostante ciò sentiva che c'era dell'altro e non vedeva l'ora di scoprire cosa ancora sarebbe successo in quella sua vita che sembrava finalmente aver preso una piega così emozionate. Chiuse gli occhi e strinse l'altra metà della sua anima, addormentandosi profondamente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! Spero di aver descritto gli ultimi fatti con una certa delicatezza (il rating è arancion hehe), fatemi sapere cosa ne pensate che per me è di vitale importanza!  (due recensioni e continuo)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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