Nar'to e Sa'ske

di Sara Rossi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hey dobe. Alzati, dobbiamo uscire ***
Capitolo 2: *** Colazione Insieme ***
Capitolo 3: *** Non hai capito proprio nulla ***
Capitolo 4: *** TEME ***



Capitolo 1
*** Hey dobe. Alzati, dobbiamo uscire ***


Una piccola narusasu AU con piccole ooc, non volute di proposito, lo giuro; spero possa piacere a qualche personcina.
  • Naruto POV
Mi stiracchiai facendo cadere la coperta. Il freddo mi fece rabbrividire.
-Hey dobe. Alzati, dobbiamo uscire-.
Il Teme mi chiamò sbattendomi il cuscino in testa; mi voltai fissandolo con fare indignato.
Si girò prendendo quei pantaloni ben piegati che aveva preparato la notte prima. Nell’alzarsi mise ben in mostra quella sua schiena composta da spalle larghe ed una pelle bianco candido che metteva in contrasto quei piccoli rossi succhiotti che percorrevano la spina dorsale. Poggiai la guancia sul cuscino seguendo con lo sguardo i movimenti lenti che eseguiva per indossare una camicia un po’ stropicciata.
 Un brivido che mi percorse la schiena mi fece pesare la mancanza delle coperte e raggomitolare al cuscino abbracciandolo come fosse un animaletto da peluches.
-Dobe, ti ho detto di alzarti!-, un colpo preciso in pieno petto mi fece cadere, meglio di una qualsiasi altra sveglia…
-Teme non è così che ci si sveglia…- mi stiracchiai percependo un secondo brivido percorrermi- e poi ho sonno. Non ho chiuso occhio per tutta la notte-.
Un brontolio del mio stomaco mi fece ricordare di non aver toccato cibo dal pranzo del giorno prima. E’ dura fare esercizio a stomaco vuoto.
Presi i pantaloni buttati in terra senza nessun riguardo.
-Non è certo colpa mia se il tuo cervello bacato ha dato retta ai tuoi ormoni impazziti da diciassettenne…-.
Gli lanciai uno sguardo infuriato - Come se ti fosse dispiaciuto...- dissi passando delicatamente la mano sui morsi che avevano ormai lasciato una evidente colorazione viola sul braccio, fingendo una faccia tra l’offeso ed il dolorante.
Con la coda dell’occhio notai un mezzo sorrisetto nascosto a meraviglia da quei capelli color pece.
Amo i suoi capelli.
Indossai i pantaloni ad una velocità impressionante saltellando fino alla porta aprendola catturando contemporaneamente la maglietta lasciata sul comò la sera prima correndo poi in cucina.
Posi due tazze, rigorosamente arancione, forse un po’ banale, ma uno dei regali più carini mai regalati da Sai, ed una monocolore di un grigio scuro, ai fianchi della caffettiera facendola partire. Mi allontanai raggiungendo uno scaffale dal quale presi delle fette di pane, due barattoli di marmellata e, poco sotto, un coltello di piccole dimensioni, un po’ graffiato sulla punta; forse non è stata una grande idea usarlo come kunai, ma decisamente divertente…
Tornai alla caffettiera notando la mancanza di una delle due tazze e la presenza di un cucchiaino argenteo nella mia. Sorrisi lievemente a quella premura.
Amo il caffè dolce, al contrario del moro, “amaro è decisamente più salutare Dobe”, mi disse una delle prime volte che uscimmo insieme.
Mi volatai trovando il moro seduto su uno sgabello, alle prese con un giornale mezzo distrutto comprato il giorno prima. Risi sommessamente quando cercando di girando pagina il misero giornale, si dimezzò nelle sue mani diventando semplice carta da camino.
Presi la mia tazza, le fette di pane, le marmellate ed il coltello posandoli sul tavolo.
-Teme vuoi qualcosa da mangiare?- dopo anni di relazione, non ho ancora capito con quale logica lui ogni giorno scelga qualcosa di diverso.
-Oggi devo correre- disse semplicemente bevendo l’ultimo sorso di caffè lasciando amareggiato il “giornale” ed alzandosi da tavola. –A dopo-.
Semplice e veloce. Troppo veloce.
Non ho neanche fatto in tempo ad ingurgitare un po’ della bevanda davanti a me che già mi ritrovo solo in una casa troppo grande per una persona. Fisso un punto non preciso bevendo a piccoli sorsi il caffè bollente.
Poso le tazze nel lavandino, ingurgito le fette di pane in un solo boccone e m’infilo cravatta e giacca. “è storta Dobe”, mi ripeto nella mente all’infinito.
Odio doverlo ammettere ma da quando il Teme ha accettato il nuovo incarico, mi ritrovo a ripetere a me stesso le frasi che era solito dirmi; sono un totale fallimento, è normale che abbia accettato un simile lavoro, era solo una scusa per evitarmi.
a dopo Teme”, sussurro uscendo di casa chiudendomi la porta alle spalle.
Sono un totale fallimento.
 
  • Sasuke POV
 
Mi siedo al lato del letto, il Dobe dorme tranquillamente, rimango a fissarlo per un tempo infinito, sembra quasi un piccolo angioletto quando dorme. Esatto, sembra, perché non appena si sveglierà si tramuterà in un mostriciattolo che tutto vuole e, a mio discapito, ottiene. Non che lo enunci pubblicamente, ma quando quei suoi occhioni blu osservano qualcosa che internamente vorrebbe, scurendo quel mare azzurro che ha al posto degli occhi, il mio cuore sussulta; odio quando i suoi occhi si scuriscono, quando è triste, quando non riesce a rendere una persona felice, o quando semplicemente non è riuscito ad ottenere il minimo di “coccole” da lui prestabilito. Quando quel cielo si scurisce, non posso far altro che dargli ciò che vuole. Non si è mai reso conto di avere una così potente arma contro di me, e credo non ci arriverebbe mai.
Amo quell’azzurro.
Stanco solo di poter immaginare quel colore, noto con la coda dell’occhio la sveglia.
Prendo un cuscino lanciandoglielo poi sul capo. Con un lamento m’illumina la giornata aprendo gli occhi. Si allunga facendo cadere la coperta. Osservo la sua schiena percorsa da un brivido, sorrido internamente. Orgoglio Uchiha…
-Hey dobe. Alzati, dobbiamo uscire-.
Raggiungo i pantaloni e la camicia, infilandoli lentamente. Lo sento sbuffare, mi volto e lo vedo appoggiare la guancia sul lato freddo del cuscino, un secondo brivido lo percorre, sorrido nuovamente, nascondendolo però molto bene.
Non può tornare a dormire, è proprio un dobe.
-Dobe, ti ho detto di alzarti!-lo colpisco con un pugno, odio essere dolce troppo a lungo.
-Teme no è così che ci si sveglia…- si stiracchia nuovamente- e poi ho sonno. Non ho chiuso occhio per tutta la notte-, un brontolio rimbomba nella camera. Si alzò indossando i pantaloni.
-Non è certo colpa mia se il tuo cervello bacato ha dato retta ai tuoi ormoni impazziti da diciassettenne…-.
- Come se ti fosse dispiaciuto..-, passò la mano sul braccio dove avevo lasciato marchi per me indelebili.
Sorrido a questo mio pensiero.
Corse fuori dalla stanza in fretta e furia. Pigramente mi alzai seguendolo in cucina.
Lo trovai impegnato nella ricerca di chissà cosa per la colazione. Notai le tazze di caffè ormai pronto, silenziosamente, raggiunsi il bancone, presi lo zucchero e lo gettai nella tazza colorata. Solo lui poteva bere cose del genere di prima mattina.
Mi sedetti su di uno sgabello afferrando il giornale quasi distrutto.
Lo vidi tornare alle tazze, fissare quel contenitore troppo colorato, e sorridere.
Voltai pagina, ma questa mi si ruppe fra le mani, strappandosi miseramente. Lo sentii ridere.
Si sedette al tavolo, difronte a me.
-Teme vuoi qualcosa da mangiare?- mi chiese con ancora una piccola smorfia sul volto. Infuriato per la brutta fine del mio giornale risposi atono; -Oggi devo correre-, mandai giù l’ultimo sorso di caffè e mi alzai. –A dopo-.
Così, senza niente, un semplice “a dopo” e poi solo il rumore della porta chiudersi.
Odio i miei modi.

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Capitolo 2
*** Colazione Insieme ***


 
Apro sfinito la porta di casa slacciandomi la cravatta che aveva rischiato di soffocarmi per buona parte della giornata. –Sono a casa…-, giusto, sono solo…
Mi tolgo la giacca leggera, la cravatta è ormai finita chissà dove sul pavimento, e gli occhi non voglio neanche più provare a rimanere aperti.
Mi butto sul divano senza nemmeno accendere le luci, -odio stare qui solo soletto Teme!!-. La mia mano finisce su di un cuscino che giunge in malo modo contro la parete, “lanciare le cose non migliorerà la situazione…” lo so’, ma mi fa sentire meglio “un po’ di sonno migliorerebbe le cose…”.
Mi butto sul divano chiudendo gli occhi, -dove sei Teme?...-.
 
  •  
 
Davanti alla porta cerco le chiavi, le luci dentro sono chiuse, forse il Dobe non è ancora tornato. Mi dispiace un po’ ma così credo sia molto più facile… Scusa Dobe.
Entrando trovo un cuscino sulla soglia, cosa diamine ci fa qui? Chiudendo la porta alle spalle, lancio il cuscino verso il divano troppo stanco per posizionarlo al suo posto, sento un mugolio che mi fa voltare incuriosito.
-stupido Dobe- sussurro avvicinandomi. Sorrido istintivamente intravedendo quel suo faccino arrabbiato, lo osservo per un paio di minuti, prendendolo poi tra le braccia per riportarlo nel letto.
-Teme- lo sento sussurrare lentamente abbracciando un mio braccio. –Dobe, non fa bene dormire sul divano con questo freddo-.
Lo poso sul letto per spogliandolo delle scarpe, era proprio stanco, coprendolo poi con le coperte calde. Si rigira lentamente finendo poi per ricadere in un sonno profondo.
Mi spoglio per poi affiancarlo nel sonno. Tra poco queste mie fatiche ne saranno valse la pena.
-Buona notte Dobe-
 
 
 
 
Mi sveglio con un insolito odore di caffè, osservo la sveglia, stranamente segna le sei e venti, il Dobe non potrebbe mai essersi alzato volutamente dal letto ad un ora così insolita.
Dopo poco lo vedo entrare con un vassoio. –Buon giorno Teme-, mi tiro su a sedere, incontrando quei suoi stupendi occhi blu più scintillanti del solito. Cosa può aver reso così felice quel Dobe?
-Visto che in questi giorni stai uscendo veramente presto evitando la colazione, ho pensato che per una volta avremmo potuto mangiare insieme…- disse solamente porgendomi un vassoio con due tazze uguali di caffè e due piccole fette di pane con della marmellata sopra.
-Dobe, sai che odio le cose dolci…- lo riproverai portandomi una delle due tazze alla bocca e ingurgitando una piccola porzione di quella sostanza tanto amara quanto energetica.
-Non so’ mai cosa prepararti per colazione Teme!- esclama lui alzando forse un po’ troppo i toni, - per questa volta credo prenderò un po’ di zuccherò-…
I suoi occhi si illuminarono maggiormente, -potrei prepararti un panino con la marmellata,  o un po’ di biscotti a cioccolato o- lo bloccai portando una mano alla sua nuca e portandolo ad un bacio a stampo. Un bacio che dice “grazie” ma che porta con se ancora qualche piccola striscia di sonno.
 
 
  •  
 
Sento il rumore delle chiavi, da quanto sono qui? Non ricordo.  Sento la porta aprirsi e dopo pochi secondi un cuscino arrivarmi in piena faccia… “ma che cavolo fa quel Teme???” Gemetti per il fastidio imprevisto attirando l’attenzione di qualcuno.
 Mi rigiro con un’espressione infastidita sul volto,-Stupido Dobe… - Sento dire da quel qualcuno. “io sarei stupido?? Tu brutto…” mi blocco sentendo due braccia trascinarmi verso l’alto e poi il battito del suo cuore, lento e ritmatico, come lui d’altronde. Mi stringo a lui ascoltando quella dolce melodia “Ba-dump Ba-dump Ba-dump… calmo e dolce”.
-Teme- sussurro stringendomi ancora, -Dobe, non fa bene dormire sul divano con questo freddo-.
D’un tratto nulla più che il silenzio, il vuoto, il freddo. Mi trovo steso sul letto a farmi sfilare le scarpe. Mi rigiro su me stesso aspettando il ritorno di una fonte di calore che tiene mi tiene in vita. “torna presto “.
Dopo non moto ritorna quel calore e quel battito delicato. –Buona notte dobe-.
“Notte Teme”.
 
 
Dopo una degna colazione, lo saluto sistemandogli la cravatta. Preferirei strappargliela di dosso ma non mi sembra il caso.
-A dopo Teme-, - A dopo Dobe- mi saluta lui in tono atono. Anche se ben nascosto intravedo un piccolo spiraglio di voglia negli occhi. Senza pensarci due volte lo tiro per la cravatta facendo combaciare le nostre labbra in un bacio umido. Risponde avvicinandomi a se, sento un rumore secco, sbarro gli occhi sentendo poi le sue braccia stringermi e poggiarmi contro il muro.
Quel suono sordo era la valigia ormai dimenticata in terra. Le nostre labbra si staccano per poi riavvicinarsi subito.
Il fiato corto ci costringe nuovamente a staccarci rimanendo con gli occhi fissi gli uni con gli altri. Quel nero pece potrebbe far impazzire chiunque.
-Credo sia ora di andare…- titubante mi fa scendere, facendomi notare solo ora la posizione in cui eravamo, lo tenevo a me con le gambe ferme sul bacino di lui. Potrei non riuscire a resistere a quei occhi color del buio e della serenità del silenzio.
 
Una volta fuori chiusi la porta scivolando lungo la soglia ancora rosso. Non lo facevamo da quasi due mesi ed il mio corpo lo reclamava come poche cose al mondo. Un secondo bacio lo avrebbe portato sicuramente alla distruzione, ne era certo.
“torna a casa presto Teme, ho voglia di te.”
 
 
 
 
Salve personcine,
volevo chiedere venia per gli errori presenti nel testo, dovrebbe essere una lettura tranquilla senza nodi, ma mai dire mai.
Spero vivamente vi piaccia,  e vorrei rubare due secondi per ringraziare due personcine, le uniche prime personcine ad aver recensito questa fiction:
 ryanforever
supersara
Grazie mille,
Sara Rossi

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Capitolo 3
*** Non hai capito proprio nulla ***


Chiedo venia ma in questo capitolo appaiono un paio di paroline volgari, per i semplice fatto che senza di essene non mi sembrava abbastanza scorrevole la frase.
Buona lettura e per favore non fucilatemi per il ritardo inmenso <3  

“Quel dobe… Non riesco a crede che lo abbia fatto sul serio”.
Cercai di tenere a bada l’erezione che mi si era creata fra le gambe. –Dobe, se non mi avessi fermato avrei rischiato di buttare al vento due mesi di fatica.
 

 
Richiusi la porta alle mie spalle –Dobe, sono a casa-. Scivolai silenziosamente tra le camere non trovando nessuno in casa, era un’ora tarda dovrebbe essere tornato ormai.
Poggiai la valigia e mi tolsi la giacca, notai solo all’ora la porta principale aprirsi con un cigolio fastidioso. –Teme, che ci fai ancora in piedi?- mi chiese togliendosi la giacca a sua volta.
Entrai in camera da letto seguito dal Dobe. –Piuttosto dove sei stato tu, Dobe?-
Si sedette sul letto fissandomi per poi scrollare le spalle e rispondere con un semplice “lavoro”.
“Ma che cavolo gli prende?! Lui? Il ragazzo più pigro che io conosca che fa gli straordinari??”
Sollevai un sopracciglio perplesso dalla sua risposta. Lo guardai con aria indifferente ed apatica.
Mi sedetti sul bordo del letto, per poi scostare le coperte e sdraiarmici sotto. Mi voltai dandogli le spalle e chiusi gli occhi fingendo di dormire.
Lo sentii muoversi dietro di me, sentii il suo fiato sul collo, poi due labbra per un breve e quasi impercettibile contatto sulla nuca. –notte Sas’ke- lo sentii sussurrare. “Notte Dobe”
 
  •  
 
“Ogni mattina la stessa storia. Uno non può nemmeno sdraiarsi sul divano che quello comincia già a dare ordini su ordini” –Teme smettila di comportarti da mogliettina irritata. Oggi è domenica, giorno di riposo e ramen-, -se dovessimo dare retta a te sarebbe sempre giorno di riposo e ramen Dobe-, rispose lui non badando all’offesa.
-Passiamo tutto il giorno fuori casa, oggi è l’unico giorno in cui possiamo pulire i disastri che combini-, mi rigirai dalla mia posizione supina fissandolo in cagnesco, -io non combino mai disastri…-, mi guardò scettico a quell’affermazione, -ti devo ricordare della torta sparsa sui muri di tre settimane fa, oppure dei gavettoni che tu e quell’idiota di Kiba vi siete messi a lanciare per casa?-.
Mi misi in piedi per fissarlo dritto negli occhi, gli puntai un dito in faccia e risposi quasi urlando- la torta è stata tutta colpa di Kiba come anche i gavettoni, e non sei stato di certo tu a pulire ogni angolo della casa-.
-con questo dobe, stai ammettendo di aver combinato disastri in casa…- sorrise lui beffardo, ritirai il dito un po’ sconfitto.
-se vuoi posso fare altri esempi…- il suo sorriso si ampliò, -come il mio povero giornale distrutto dalla furia di un certo Dobe di mia conoscenza che non è capace di mantenere gli ormoni calmi-. A quella frase avvampi, -non sono solo io l’unico a perdere il controllo Teme- dissi facendogli ritornare in mente quell’assalto avvenuto all’entrata-ed è comunque colpa di quel tuo stupido lavoro, so’ benissimo perché hai scelto quel dannatissimo incarico ma non sopporto il fatto che tu non voglia ammetterlo-.
 
  •  
 
“Ma è mai possibile che non esista giorno in cui il Dobe non sia così pigro?”. -Teme smettila di comportarti da mogliettina irritata. Oggi è domenica, giorno di riposo e ramen-, -se dovessimo dare retta a te sarebbe sempre giorno di riposo e ramen Dobe-, risposi stizzito. -Passiamo tutto il giorno fuori casa, oggi è l’unico giorno in cui possiamo pulire i disastri che combini-, si rigirò guardandomi con quel broncio adorabile.
–io non combino disastri…- “certo, come no… hai la mente che cammina al contrario o cosa Dobe?” -ti devo ricordare della torta sparsa sui muri di tre settimane fa, oppure dei gavettoni che tu e quell’idiota di Kiba vi siete messi a lanciare per casa?-. Scattò in piedi puntandomi un dito in faccia, “ sei dannatamente sexy da arrabbiato Dobe”, - la torta è stata tutta colpa di Kiba come anche i gavettoni, e non sei stato di certo tu a pulire ogni angolo della casa- mi urlò contro. -con questo dobe, stai ammettendo di aver combinato disastri in casa…- sorrisi beffardo, “faccio bene a chiamarti Dobe” -se vuoi posso fare altri esempi…-, -come il mio povero giornale distrutto dalla furio di un certo Dobe di mia conoscenza che non è capace di mantenere gli ormoni calmi- avvampò. “Dobe se non la smetti di essere cos’ dannatamente sexy rischio di saltarti addosso”.
-non sono stato solo io l’unico a perdere il controllo Teme-. Riportai alla mente il ricordo di quella mattinata, sentendo i miei pantaloni cominciare a stringere sul cavallo. “Cazzo”
-ed è comunque colpa di quel tuo stupido lavoro, so’ benissimo perché hai scelto quel dannatissimo incarico ma non sopporto il fatto che tu non voglia ammetterlo-.
Tutto il mio eccitamento svanì con quella frase, “cosa cazzo vuol dire?!”
-Di cosa stai parlando Dobe? Non ti seguo?- la mia domanda lo fece infuriare a tal punto che cominciò ad urlare a squarcia gola. –Teme, sei solo un Teme! Se vuoi lasciarmi almeno fallo da vero uomo e dimmelo, scappando non fai altro che dimostrare il tuo essere un Teme infantile-.
Non gli diedi neanche il tempo di riprendere fiato, mi allontanai da lui, presi il giubbotto ed uscii di casa sibilando un semplice “Dobe”.
 
  •  
 
-Dobe?!- urlai a squarcia gola verso la porta ormai chiusa.
Corsi verso di essa spalancandola ed urlando verso il Teme–Io sarei un Dobe? Tu brutto stronzo hai il coraggio di dire a me Dobe?!-. Lo rincorsi non preoccupandomi di aver lasciato la porta aperta o meno.
-TEME!- Lo raggiunsi fuori dal cancello, camminava tranquillo cercando di ignorare le mie urla.
-Sai cosa ti dico Teme, non me ne frega niente se mi rispondi o meno!- rallentò di poco il passo non fermandosi però del tutto, -Volevo solo farti sapere che io con te ho chiuso, cercati un’altra persona da escludere dalla tua vita troppo perfette-.
Detto questo mi rigirai su me stesso cominciando a correre il più lontano possibile da quell’idiota, mentre le prime lacrime cominciavano a rigarmi le guance.
 
  •  
 
“Dobe, non hai capito proprio un bel niente”

Salve personcine, ero indecisa se lasciar finire il capitolo così ma credo che renderà più intrigante il prossimo. Perdonatemi vi prego per eventuali errori e grazie mille per tutte le persone che hanno letto questi miei due brevi capito.
Ringazio
Ryanforever 
Supersara
Per aver recensito la storia
vorrei anche ringraziare per aver inserito la mia soria tra le storie seguite
Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 4
*** TEME ***


“Dobe, non hai capito proprio un bel niente”


-Quell’idiota crede di poter prendere la mia vita, renderla inutile senza di lui e poi buttarla via??-.
“Brutto teme ingrato, e pensare che stavo risparmiando soldi per questo tua stupidissima mania"
Strinsi tra le mani una scatolina che portavo ormai dietro da mesi. La strinsi così forte da far diventare le nocche bianche.
-STUPIDO...stupido...stupido…-. Urlai fino ad avere la voce impastata ed interrotta da lacrime che non volevano smetterla di cadere.
“ti odio".


“Dobe, dove ti sei cacciato?”
Cammino ormai da ore, ma del dobe nessuna traccia.
Cerco nei sui luoghi preferiti, ma nulla; solo un posto è rimasto, ed è quello che speravo di non dover più visitare fin che sono in vita…
Attraverso dopo anni quel cancello cigolante, “Dobe, spero vivamente tu sia qui, o mi toccherà ucciderti”...
-Naruto!!-, nessuna risposta, -NARUTO!-, le mie orecchie si tendono nell’udire un gemito di tristezza mal mantenuto. -Naruto, ascoltami…-, tento di parlargli durante la ricerca.
Quel posto era più grande di quanto ricordassi.


-Naruto, ascoltami…-, mi tappo la bocca: quell’ansito non dovevo lasciarmelo sfuggire, ma sapere che la persona che ami ti stia dando del dolore volontariamente, è qualcosa che và assimilato lentamente e da soli… “se solo riuscissi a fare almeno una delle due cose”.
-Naruto, dove sei?...Voglio solamente spiegarmi, come al solito sei saltato a conclusioni affrettate-.
“Non voglio più ascoltarti Teme, voglio solo rimanere solo, da solo con la mia coscienza".


“Sono due ore che giro qui senza averlo neppure trovato”
-Naruto… Ti prego…- “non resisto più, voglio uscire da qui… Ma lo farò solo dopo aver trovato Naruto".
-Va via- riesco a sentire finalmente la sua voce; voce gutturale ed impastata. “non piangere quando non sono vicino a te Dobe!”.
-NARUTO! TI PREGO PARLAMI!- “questo luogo mi fa impazzire! Voglio uscire. VOGLIO USCIRE DA QUI!!”.
“non resisto più” in ginocchio continuo ad arrancare fino ad una cassa. -Naruto… Sei lì?-.


“Idiota, idiota, idiota..."
-Naruto… Sei lì?-
“IDIOTA"
-Naruto, ti prego… esci-.
Mi sporgo un poco in avanti incontrando due pozze nere.
Lo fisso, blu nel nero, mi lacrimano gli occhi ed un groppo in gola non mi permette di parlare.
-Stai bene… Dobe?-.
Cadi tra le mie baccia sfinito.
-Sei venuto qui dentro a cercarmi nonostante sapevi saresti crollato?
Sei un idiota Uchiha Sasuke, ed io non riesco a riflettere con te vicino. Idiota che non sei altro- lancio uno scappellotto all’Uchiha, scappellotto che si trasforma subito in carezza non appena incontra i capelli morbidi. - idiota-, sospiro mentre mi tiro a sedere portando la sua testa sulle mie gambe, massaggiandogli i lobi- “sbrigati a svegliarti Teme, dobbiamo parlare seriamente una buona volta".


Scusate l'estremo ritardo, non ci sono scusanti, ma spero almeno di essere perdonata con questo nuovo capitolo.

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