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Cap.1 India
“Miseriaccia,
sono sei mesi che ricerchiamo quel mago oscuro. Non ce la faccio
più!” gridò Ron. Si appoggiò
contro una stuoia, chiuse gli occhi e sbuffò.
“Non sei
contento di star visitando l’India?”
domandò Harry. L’altro auror si sfilò
la bacchetta e la fece roteare usando indice e pollice.
“Dimmi un
po’, cosa mi trattiene dal trasformarti in un porcospino
cornuto in questo momento?” domandò. Harry
ridacchiò, si grattò la fronte vicino alla
cicatrice e guardò dalla finestra.
“Il fatto
che se fossi stato così bravo in trasfigurazione la
McGranitt ci avrebbe apprezzato di più?” chiese.
Ron si diede la spinta e si alzò in piedi.
“Queste
sono verità, amico. Speriamo di riuscire a beccare quel
veneratore di donne con tante mani prima di sera. Perché,
anche se non si è capito, sono stufo marcio
dell’India e dei maghi di questa zona”
borbottò. Harry sfilò la bacchetta e
appoggiò la testa al vetro, piegando gli occhiali.
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Cap.2 Elefante
“Avresti
potuto resuscitare chiunque e tu vai a resuscitare
proprio Piton? Sei impazzito?!” gridò Ron.
Strinse i pugni fino a far
sbiancare le nocche e ansimò, i capelli rossi gli aderivano
al viso sudato, sulla guancia gli pulsava un ematoma e sentiva le tempie dolergli.
“Senti,
è stato il primo nome che mi è venuto in mente. E
poi se non lo facevo quel rito avrebbe riportato in vita la dea Shiva e
sinceramente non avrei saputo affrontarla” si
lamentò Harry. Passò accanto al
corpo schiantato e legato del mago oscuro e raggiunse il corpo svenuto
del
professore di pozioni. Si piegò in avanti, gli
sollevò le spalle e se lo
appoggiò al petto. Lo prese in braccio e sgranò
gli occhi.
“Da studente non avrei mai creduto fosse così leggero”
borbottò.
“Potevamo resuscitare il professor Silente o qualunque altra persona degna di pregio e, invece, riportiamo dal mondo dei morti: capelli unticci. altrimenti detto l’incubo di Neville Paciock” si
lamentò ancora Ron. Si
avvicinò all’avversario svenuto e se lo
caricò in spalla.
“Vado
a consegnarlo al Ministero. Tu che vuoi farci con il
brutto nasone addormentato?” chiese. Harry raggiunse
l’amico e alzò le spalle,
continuando a tenere stretto il vecchio insegnante.
“Me
lo porterò a casa” rispose.
“Ormai
è ufficiale, quella carne di elefante era
avariata”
disse il rosso. Harry alzò gli occhi dietro gli occhiali e
sbuffò.
“Oh
no, ancora con quella carne di elefante” si
lamentò. Ron
abbassò lo sguardo, socchiuse gli occhi guardando Piton e
ghignò.
“Sempre”
parafrasò e si smaterializzò.
“Questa
era pessima” ribatté Harry e si
smaterializzò a sua
volta.
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Cap.3
Ambulanza
“Ripeti
un attimo, Potter” disse Severus. Si voltò udendo un ronzio e arricciò il naso, guardando una mosca camminare su un paio di mutande sporche buttate per terra.
“Ripetere tutto da capo sarebbe eccessivamente lungo, professore” ribatté Harry. Si
appoggiò allo schienale della sedia e allungò le
gambe, sistemando il tacco delle scarpe su dei giornali vecchi. Piton
ispirò ed espirò un paio di volte.
“Uno stregone indiano ha preparato un rito capace di resuscitare la gente, basandosi sugli antichi incanti della resurrezione del serpente, da cui discendo gli incanti occidentali degli Horcrux. Tutto questo per resuscitare la dea Shiva, che non abbiamo nemmeno prove certe fosse una vera divinità e non una strega dai grandi poteri, venerata in India in un periodo meno civilizzato” riassunse.
Harry annuì e le iridi verdi gli brillarono. Si
piegò in avanti e guardò gli occhi neri del
vecchio insegnante che spostò lo sguardo.
“E
tra tutte le persone che poteva resuscitare, signor Potter, ha
prediletto me” disse. Osservando un grosso scarafaggio
sostare su un portafotografie rotto lasciato in terra.
“Sì, Piton, e non mi dica di chiamarla professore, ora sono un auror adulto…” rispose Harry.
“Resto
sempre il suo vecchio professore” disse Piton
interrompendolo. Guardò dei pacchi di latte, andato a male, abbandonati sul pavimento, al di sotto di essi c’era una pozzanghera con ciò che rimaneva del contenuto, andato a male e da cui proveniva odore di rancido.
“Beh
professore, cosa ha ricavato da questo riassunto?”
domandò Harry.
“Che
lei, signor Potter ha urgente bisogno di
un’ambulanza” ribatté Severus.
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Cap.4
Ostaggio
“Vuole
tenermi in ostaggio ancora a lungo?”
domandò Piton. Fece levitare un libro da terra e lo condusse
fino alla libreria
e lo inserì in uno spazio vuoto tra due libri del medesimo
colore.
“Non
l’ho mai legata” disse Harry. Guardò il
metallo della cucina splendere e sorrise.
<
Sarà
anche un patito dell’ordine, ma era
da anni che non vedevo questa casa brillare tanto >
pensò. Si
voltò vedendo
Piton far levitare fino al cassonetto dall’altra parte della
strada due sacchi
di spazzatura attraverso la finestra.
“Eppure
lei e il signor Weasley continuate
a tenere nascosta la mia esistenza rediviva come se fossi vostro
prigioniero”.
Fece notare Severus. Si voltò e aggrottò le
sopracciglia.
“Un
comportamento insolito per due
petulanti Grifondoro” sibilò. Harry
abbassò lo sguardo e si morse il labbro.
“Il
mio secondogenito maschio si chiamava
Albus Severus Potter ed è a seguito della sua morte per
malattia se il
matrimonio con Ginny è finito. Non mi perdonerebbero mai se
sapessero che ho
resuscitato lei al posto suo” mormorò. Piton
inspirò ed espirò.
“Comprensibile
allora perché il signor
Weasley si dimostri così acido nei suoi confronti e utilizzi
la figura del
professor Silente come paravento. Poco male, è
insignificante se io qui sia un
ostaggio o un ospite, deduco che sia meglio continuare a tenere
nascosta la mia
presenza” sancì gelido.
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Cap.5
Gel
“Signor
Potter, mi tolga una curiosità”
disse Piton. Chiuse il libro di pozioni che stava leggendo, si
voltò e mise il
testo sopra una pila ai piedi del letto. Harry si voltò e
sbatté gli occhi,
allacciando il mantello nero.
“Sì,
professore?” domandò. Severus strinse
le labbra fino a farle sbiancare e inspirò, facendo dilatare
le narici.
“Si
vede con qualcuno?” chiese. Harry avvampò
e sbatté le palpebre.
“Come
scusi?” chiese e la voce gli tremò.
Si sollevò gli occhiali da vista e deglutì a
vuoto sentendo la gola secca.
“Da
quando sono qui si mette il profumo, si
sbarba regolarmente, è andato a farsi sbiancare i denti al
San Mungo e perfino
usa chili e chili di quella cosa babbana. E io non ricordo che a scuola
curasse
il suo aspetto giacché i suoi capelli sembravano sempre
redivivi da uno scontro”
sancì Piton. Si alzò in piedi, abbassò
lo sguardo e vide la propria immagine specchiarsi
dalle piastrelle bianche.
“Gel,
quella cosa babbana si chiama gel”
spiegò. Piton socchiuse gli occhi e una vena gli
pulsò sulla fronte.
“Sta
ignorando sfrontatamente la mia
domanda” sibilò. Harry arrossì ancor di
più e le iridi verdi gli divennero
liquide.
“Risponderò
al mio ritorno, mi aspettano
dei casi di contrabbando di draghi” ribatté. Si
voltò e si allontanò
fischiettando.
“Odiosissimo
Grifondoro, speriamo che i
suoi figli abbiano gli occhi di Lily, ma niente da Potter”
ringhiò.
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Cap.6 Torta
“Ron,
siamo sempre migliori amici?” domandò
Harry. Abbassò il capo, le iridi verdi gli divennero liquide
e le sentì
pizzicare. Il Weasley sospirò, alzò il capo e
annuì.
“Certo,
sto solo diventando pedante come
Hermione. Sposandola devo aver fatto endovena di lamentele”
borbottò. Harry
alzò il capo e sorrise.
“Pensavo
che, sai…” mormorò. Il rosso
incrociò le braccia e piegò di lato il capo.
“Allora,
di chi ti sei innamorato?”
domandò. Harry sgranò gli occhi alzandoli e
spalancò la bocca.
“Sei
il secondo che mi fa questa domanda
oggi” borbottò. Ron si sporse e guardò
il pacco tra le sue mani.
“Hai
la torta di zucca, la mia preferita,
come il giorno in cui mi hai chiesto la mano di mia sorella. Chi
è?” chiese. Il
moro avvampò, richiuse la bocca e riabbassò lo
sguardo.
“Io… io… tu lo conosci… l’ho capito anni fa…”
mormorò. Ron si nascose il
volto tra le mani.
“Miseriaccia,
ditemi di no, vi prego. Ho un
migliore amico demente” si lamentò. Harry
ridacchiò.
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Cap.7 Ricetta
“Dove
ho messo quella ricetta? Dove?!”
gridò Hermione. Sbatté due stipetti della cucina,
si piegò e aprì di scattò un
cassetto.
“Ogni
volta che è nervosa cerca sempre la
ricetta dei muffin” sussurrò Ron. Harry
annuì ripetutamente e deglutì sentendo
la gola secca.
“Possibile
che non si trovi?!” strillò. Ron
mise una mano sulla spalla del migliore amico.
“Mi
chiedo se ho fatto bene a chiedere
proprio il suo di consiglio per la faccenda”
mormorò.
“Non
può torturarci, è Ministro della
Magia, andrebbe contro le regole” lo rassicurò
Harry, stringendo le mani tra
loro. Hermione tirò fuori un fogliettino di carta da un
altro cassetto e lo
richiuse.
“Eccola”
sancì. Si voltò, facendo mulinare
i lunghi capelli castani ricci e guardò Harry abbassando le
sopracciglia.
“Harry
…”. Iniziò. Il marito
aumentò la
presa sulla spalla dell’amico.
“Da
quanti anni ci conosciamo?” domandò.
Harry impallidì e fece un sorriso storto.
“Ho
perso il conto” balbettò.
“Ecco,
potevi dirmelo prima” disse
abbassando la voce e indurendo il tono. Ron chiuse gli occhi e
deglutì
ripetutamente.
“Ora
rischi di essere ucciso da Ginny, da
Molly, da Piton o peggio potresti essere buttato fuori dagli auror come
vittima
di razzismo verso gli omosessuali” sancì.
“Devi
ancora rivedere le tue priorità”
dissero in coro Harry e Ron.
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Cap.8
Patatine
La
porta d’ingresso si aprì scricchiolando
e si richiuse, sentì dei passi leggeri raggiungere il
salotto e il divano
scricchiolare. Si alzò dal letto, afferrò la
bacchetta dal comodino rifacendolo
e si girò.
< Potter ha autonomamente scelto di dormire lontano dal suo letto, ma mi chiedo se sia giusto che un professore faccia fare una cosa simile a uno studente, anche se è ormai mio coetaneo > rifletté. Raggiunse la
porta dell’altra stanza e si sporse. Harry indossava un
pigiama di due misure
più larghe, i capelli neri gli ricadevano scompigliati
intorno al capo e una
cintura gli teneva il pezzo di sotto.
intorno al capo e una cintura gli teneva il pezzo di sotto.
“Sembrava non dovesse rientrare più, signor Potter. Era con la sua amante?” domandò Piton. Harry
avvampò, strinse i pugni e arcuò le
sopracciglia.
“Piton,
non ho amanti. Se ti chiamo
professore, smetterai di darmi del lei?” domandò.
Piton fece levitare un paio
di mutande sporche lasciate dall’auror e si voltò.
“Sì,
Potter, ma gradirei che tu non
lasciassi simili abomini in giro” borbottò. Harry
sorrise e incrociò le
braccia.
“Sai
che ti dico? Mi è venuta voglia di
patatine. Viene a comprarle con me?” chiese. Il professore
aggrottò le
sopracciglia e una vena gli pulsò sulla fronte diafana.
“Patatine?”
domandò. Harry annuì e lo
strattonò per un braccio.
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Cap.9
Chiosco
“Ancora
non capisco cosa ci faccio con te,
di notte, entrambi in pigiama, davanti a un chiosco chiuso. E
soprattutto da
quando i chioschi fanno le patatine?” domandò il
professore. Accarezzò con la
mano pallida il tendone giallo e rosso ripiegato illuminato dalla luce
del
lampione. Harry starnutì, tirò su con il naso e
le guance gli si arrossarono.
“C’è
un venditore notturno che gira, vengo
spesso qui quando faccio gli appostamenti,
arriverà” sussurrò.
“L’ho
detto che sei un moccioso, non sai
nemmeno soffiarti il naso” borbottò. Si
avvicinò a Harry e glielo pulì.
“Qui
ci portavo spesso i miei figli. Lily
non faceva altro che lamentarsi, James dava fastidio ai clienti e Albus
mi ripeteva sempre che adorava come facevano le aranciate”
mormorò quest’ultimo con voce
roca. Gli occhi gli divennero liquidi.
“Non
avevi detto che uno aveva il mio nome?”
domandò, facendo evanescere il
muco
dal fazzoletto. Harry raggiunse una sedia metallica, la
spostò facendola
strofinare sulla ghia ietta sottostante e si sedette.
“È
così. Albus Severus, come i due
migliori presidi che Hogwarts abbia mai avuto”
sussurrò. Severus avvampò e
osservò le serrande abbassate.
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Cap.10
Carta di credito
“Quindi
adesso hanno inventato le carte di
credito anche tra noi maghi?” domandò Piton. Si
sporse e prese una patatina con
un bastoncino appuntito di plastica rossa. Ci mise di sotto il
tovagliolo e ve
l’appoggiò, fissandola leggermente piegata al
centro. Harry s’infilò una
manciata di patatine in bocca e annuì.
“Mangi
come il signor Weasley” sibilò
Severus. Harry sorrise e inghiottì, la bocca gli si era
sporcata di sale e
olio, frammenti di patatine gli ricoprivano le labbra. Si
piegò verso l’insegnante
e lo guardò negli occhi. Piton sentì una fitta al
cuore osservando le iridi
verdi e la mano gli tremò.
“Co
… come mai … indossi vestiti così
larghi di notte?” domandò balbettando. Harry
alzò gli occhi e si voltò.
“Sto
comodo, dovrebbe averlo compreso dai
miei ricordi. Il fatto che entrambi facciamo finta di non conoscere la
nostra
vita non vuol dire che sia così. Tu eri povero, io non
dovevo essere in quella
famiglia ed entrambi eravamo massacrati di botte dalla figura
paterna” disse.
Osservò lo spicchio di luna nel cielo illuminare lo sfondo
blu-notte di pallida
luce biancastra.
“Forse
è meglio tornare a parlare della
carta di credito”. Concluse.
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Cap.11
Alter-ego
Severus
si alzò il risvolto della manica
nera e guardò il marchio nero sul suo braccio.
Sospirò e lo accarezzò con l’indice.
Lo mise sotto il getto d’acqua del rubinetto. Alzò
lo sguardo e guardò il
proprio riflesso.
L’immagine
fu avvolta da un alone verdastro, sgranò gli occhi e
scoppiò a ridere. Ci furono una serie di schizzi di sangue.
Gli occhi di Lily
apparvero dietro di loro e le lacrime scesero lungo il vetro. Una serie
di urla
si sovrapposero.
Piton
piegò in avanti il capo, le lacrime
gli rigarono il volto e i capelli neri gli coprirono il viso. La porta
del
bagno si aprì e l’insegnante fu scosso da una
serie di tremiti.
“Fuori!”
gridò. Harry gli si avvicinò.
“Fuori”
ringhiò Severus. L’auror lo
raggiunse e lo strinse a sé.
“Lasciami”
sibilò Piton. Si divincolò e
tirò un pugno allo specchio, lo mandò in pezzi e
alcuni vetri gli si
conficcarono nella mano facendola sanguinare.
“Tutti
sbagliamo e soffriamo. Dimentica chi
eri, odia quell’immagine, ma non darti la colpa. Punisci un
alter-ego, ma
smettila di stare male tu” lo rassicurò Harry.
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Cap.12
Bomba
Severus batté
un paio di volte le palpebre,
si voltò e vide Harry, profondamente addormentato accanto a
lui.
<
Sto
diventando un rammollito > pensò. Gli
occhi gli pizzicavano e la testa gli pulsava, sospirò e
incrociò le braccia.
Guardò le guance rosate dell’altro uomo, la bocca
socchiusa e i capelli neri
corti che gli coprivano il viso.
“Perché
devi essere così simile a entrambi
i tuoi genitori? Hai la sua dolcezza, la sua forza, ma la boria di quel
maledetto di tuo padre” sibilò. Si
piegò e gli rimboccò le coperte. Si
alzò in
piedi e sentì un ticchettio. Raggiunse la finestra e
l’aprì. Un gufo entrò
dentro e lasciò cadere una busta.
Piton
si piegò,
l’aprì e sgranò gli occhi
vedendo un timer. Si voltò, saltò,
afferrò il braccio di Harry e si
smaterializzò. L’edificio esplose.
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Cap.13 Balcone
“I
seguaci di Gellert Grindelwald hanno
rivendicato l’attentato di stanotte”
spiegò Ron. Sbadigliò un paio di volte e
sbatté gli occhi ripetutamente.
“Come
lo hai saputo?” domandò Harry. Il
migliore amico si appoggiò allo stipite della portafinestra.
“Rose
e Hugo lo hanno scoperto su internet.
Queste cose babbane c’invaderanno e mio padre
morirà felice” borbottò. Harry si
piegò in avanti e si sedette a terra. Osservò le
mattonelle sporche e i
pantaloni del pigiama gli si sporcarono.
“Chi
l’avrebbe mai detto che avrei passato
il compleanno sul balcone della casa di Piton”
borbottò. Il rosso inarcò un
sopracciglio.
“Non
è oggi?” domandò. Harry si
voltò e si
mise una ciocca dietro l’orecchio.
“La
bomba è esplosa a mezzanotte e il
professore ci ha entrambi smaterializzati nel suo balcon…”. Ron raggiunse l’amico
e gli strinse la spalla.
“È
la tua occasione” sancì. Harry ghignò.
“È
di buon auspicio provarci proprio alle
soglie dei tentati omicidi di Grindelwald, colui che rifiutò
l’amore di Silente”
borbottò. Ron ridacchiò, si grattò la
testa e la punta delle orecchie gli
divenne rossa.
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Cap.
14 Tennis
“La
vita è davvero come una partita di
tennis. Siamo palline che vengono mandate avanti e indietro, per quanto
ci possiamo provare,
torniamo sempre al punto di partenza e io sono costretto a ritornare
sempre in
questa maledetta casa” sibilò Piton.
Accarezzò i libri della sua libreria, ne
afferrò uno e socchiuse gli occhi. Lo strinse al petto e
raggiunse il
divanetto. Vi si sedette e guardò l’angolo
dall’altra parte della stanza tra i
due muri.
Un
bambino dai corti capelli neri si rintanò
nell’angolo.
Singhiozzò, il segno sul suo viso gli pulsava e i colpi
ricevuti alla schiena
gli bruciavano. Guardò suo padre gridare e schiaffeggiare
ripetutamente sua
madre. La strega strillò più volte.
Severus
abbassò il capo e sospirò.
“Il
mio padrino diceva le stesse cose”
disse Harry. Piton ridusse gli occhi a due fessure e dilatò
le narici.
“Essere
paragonato a quello sciocco
cagnaccio è un’offesa” sancì.
Harry incrociò le braccia.
“Ti
odiava tanto perché non voleva essere
paragonato a te, secondo me vi somigliavate. Entrambi siete state due
persone
che ho odiato non conoscendole bene e dopo ho stimato”
spiegò.
“E
professore, ti sei paragonato a un gioco
babbano, mi sembra anche più offensivo”
sancì.
“È
da quando è morto mio figlio che non
festeggio un compleanno” sussurrò Harry.
Guardò il calderone sistemato al
centro della stanza, si affacciò e il fumo gli
appannò gli occhiali. La
sostanza verde sotto di lui bolliva.
“Deduco
che sia per questo che nessuno dei
suoi amichetti petulanti ha mandato dei regali o pacchiani
auguri” ribatté
Piton. Si sentì provenire il russare di Ron dalla stanza
accanto.
“Sì,
ma probabilmente Hermione sarà anche
stata troppo impegnata per ricordarselo, tra il lavoro e la famiglia, siamo stati tutti con
il morale sotto terra negli ultimi anni” spiegò
Harry. Guardò l’ex-insegnante
gettare dentro la pozione degli scarafaggi triturati.
“Molto
interessante e soprattutto utile
crogiolarsi nel rimpianto” sancì. Harry si
leccò le labbra, sentendole secche,
il viso era accaldato per i vapori.
“Dovresti
rifarti una vita anche tu, il tuo
rimpianto non è meno dannoso del mio”
ribatté.
“Potter!”
gridò Piton. Harry alzò il capo
dal piatto e strinse più forte la forchetta con una mano e
il bordo del tavolo
con l’altra.
“Harry”
sussurrò.
“Esiste
una cosa chiamata igiene che hai
dimenticato negli anni. Vatti a lavare le mani se vuoi
cenare” ringhiò l’insegnante
di pozioni. Harry sgranò gli occhi e batté le palpebre
paio di volte.
“Non
sono un bambino, non posso avere
dimenticat…” ribatté. Si
zittì, abbassò il capo e si mordicchiò
il labbro.
“Vero,
scusi” sussurrò. Indietreggiò con la
sedia senza far rumore e si alzò, le guance gli si
arrossarono.
“E
questa novità da dove esce?” sibilò il
professore.
Afferrò il bordo della propria sedia, la sollevò
e l’appoggiò due piedi più in
là.
“Quale?”
domandò Harry.
“La
timidezza, Potter” borbottò Piton.
Harry unì le mani dietro la schiena.
“Dal
partito preso che hai ragione tu. Mi
sono ricordato il nostro primo incontro al mio primo giorno a
Hogwarts” ribatté.
Raggiunse la porta del bagno e la aprì.
“Pensavo
fossi stato tu a farmi bruciare la
cicatrice e, invece, quello stesso anno mi hai salvato la vita dalla
caduta da
una scopa” sussurrò e si richiuse la porta del
bagno alle spalle.
“Potter,
credo che chiamerò davvero
quell’ambulanza”
borbottò Piton, mettendosi il tovagliolo sulle gambe.
Piton
rimise il coperchio di metallo sul
vassoio sporco di olio con alcuni resti di piselli e prese il
tovagliolo dalle
sue gambe. Si pulì le labbra, lo piegò e lo mise
accanto al piatto. Si voltò
verso la pendola e socchiuse gli occhi. Si girò e
guardò il piatto di ravioli
alla zucca freddi dall’altra parte della tavola.
Sospirò e si mise in piedi.
“Possibile
Potter che tu ti debba perdere
persino per andare in bagno? La McGranitt non scherzava dicendo che
avrebbe
dovuto trasformarti in un orologio da taschino”
borbottò. Raggiunse la porta
del bagno e la aprì. Avvampò vedendo
l’altro uomo nudo con intorno alla vita
solo un asciugamano.
“La
cena è in tavola e tu ti fai il bagno?”
ringhiò Piton. Strinse un pugno e una venuzza gli
pulsò sul dorso della mano.
“Pensavo
che sarei stato abbastanza pulito
da non farti venire la nausea” ribatté Harry.
Avanzò verso l’adulto e gli
guardò le labbra. Ne osservò i lineamenti,
deglutì e si sporse. Baciò
l’ex-professore,
sgranò gli occhi e si staccò.
< Maledetto sia il mio essere impulsivo! > pensò.
Vide l’altro dilatare le iridi, portarsi una mano alla bocca
e fissarlo. Lo
vide dilatare le narici, abbassare le mani rabbrividendo facendo una
smorfia
nauseata, voltarsi e correre fuori.
Harry
cadde in
ginocchio, mise le mani per terra e l’asciugamano si
aprì scivolando a terra.
L’acqua scendeva lungo il suo corpo nudo e l’uomo
iniziò a tremare. Gli occhi
spalancati divennero liquidi e le lacrime gli rigarono il volto cadendo
sul
pavimento.
<
Un altro errore,
vero? > si sentì domandare dalla voce
dell’ex-moglie. Arcuò la schiena e
appoggiò la fronte sulle piastrelle, digrignò i
denti e tremò più forte.
Il
ragazzino si voltò, gli occhi erano circondati dalle
occhiaie e il volto
pallido mostrava le ossa sporgenti del viso. Le iridi verdi erano
sbiadite,
allungò una mano dalla cute ingrigita. Harry strinse la mano
del figlio nella
sua.
“I
miei amici mi aspetteranno?” domandò. Il bip del
macchinario si fece più lento.
Il padre fece un sorriso storto e annuì, guardò
l’ago-cannula e sentì una fitta
al petto.
“Certo,
mio piccolo Grifondoro” sussurrò.
Harry
si diede la spinta
rimettendosi in piedi, ansimando. Le gambe gli tremavano, raggiunse lo
stipite
della porta e vi si appoggiò.
“È
stata colpa tua!” ululò Ginny. Sbatté
il piatto a terra.
“È
stata una malattia” mormorò il marito. La rossa
sfoderò la bacchetta.
“Se
non uscirai da questa casa, l’ultimo errore che avrai fatto
sarà stato non capire
che sono seria!” strillò. Lily Luna
singhiozzò, James Sirius coprì gli occhi
della sorella minore e la strinse a sé.
Harry
chiuse gli occhi e
singhiozzò rumorosamente.
“Potter
è incomprensibile. Un momento prima
è timido, il momento dopo è totalmente pazzo. Un
tempo pareva identico al
padre, ora sembra una fusione disarmonica di entrambi i
genitori” borbottò.
Camminò avanti, indietro, il russare di Ron copriva il
rumore dei suoi passi.
Il petto di Severus si alzava e abbassava irregolare.
“Degli
opposti inscindibili che non fanno
altro che agitarsi” sibilò. Chiuse gli occhi,
inspirò ed espirò ripetutamente.
La
cerbiatta luminescente alzò il muso candido e gli
camminò
incontro. Aprì gli occhi, le iridi erano verdi.
Piton
s’inginocchiò, gli occhi di Lily erano chiusi e il
cadavere
giaceva a terra. Gridò, singhiozzando e lo
abbracciò stringendolo a sé. Le
lacrime gli rigavano il volto, ansimò singhiozzando
più forte. Si voltò e vide
gli stessi occhi nel neonato oltre le sbarre del lettino. Le iridi
erano
liquide e la testolina pelata dai radi capelli neri riportava una
cicatrice a
forma di saetta.
Un
ragazzo con una cicatrice a forma di fulmine sulla fronte si
piegò su di lui. Il viso era pallido. Gli guardò
le iridi verdi, vedendole
sfocate. Sentiva il sangue caldo uscire dalla ferita dal collo e il
proprio
corpo formicolare.
Piton
strinse gli occhi e un rivolo di
sudore gli colò lungo la fronte.
“Se
Lily mi avesse rifiutato così duramente
non avrei retto. Le devo di impedire a quel moccioso di un Potter di
fare
qualche sciocchezza” borbottò. Tornò
alla porta, l’aprì e uscì fuori. Il
vento
gli fece sbattere i capelli neri unticci contro il viso pallido.
“Opposti
o non opposti su una cosa quella
sua personcina idiota si trova unificata: le idiozie!”
gridò.
Partecipa alla challenge 3 prompt al giorno tolgono il medico di torno.
Cap.20 Spada
Piton
proseguì lungo la strada abbandonata.
Una volpe gli sfrecciò davanti e si andò a
nascondere dentro un cassonetto. Il
vento gelido della sera scompigliò i capelli
dell’insegnate che abbassò lo
sguardo.
“Se
c’è Grindelwad dietro tutta questa
storia è poco probabile che stia facendo tutto questo in
onore della dea Shiva.
Se è a conoscenza che il rito funziona, potrebbe aver deciso di resuscitare
quella
divinità per ricavarne una valida alleata e probabilmente la
utilizzerà per
resuscitare Silente” rifletté a bassa voce. I suoi
passi risuonarono ritmici.
Abbassò lo sguardo e si osservò le mani.
< Quel
vecchio mi ha sempre fatto fare tutto
ciò che voleva, compreso ucciderlo > pensò. Vide
gli occhi azzurri di Silente
guardarlo dalle proprie unghie pallide e gridò.
Saltò all’indietro e sbatté un
paio di volte gli occhi.
“Devo
avere le allucinazioni” borbottò.
Sentì una melodia risuonargli nelle orecchie da alcune note
più basse e altre
stridule. Si voltò e impallidì vedendo Fenny
planare verso di lui.
“Vecchio
pazzo, il fatto che ti pensi non
ti autorizza a farmi degli scherzi
dall’aldilà!” strillò. La
fenice gli fece
cadere tra le mani il lercio e rattoppato cappello parlante.
“Giuro
che cercherò tutte le cioccorane con
la tua effige e le brucerò in un falò”
borbottò Piton. Dal capello cadde fuori
una spada d’argento decorata con degli smeraldi con
l’elsa a forma di serpente.
“Evviva
la fantasia, anche Salazar
Serpeverde aveva una spada” si lamentò Severus.
Piton
vide la fenice riprendere il capello parlante tra le zampe e spiccare
il volo. Sentì un grido stridulo e si voltò,
intravide in lontananza un bagliore rossastro e corse in quella
direzione. Piegò in avanti il capo, i capelli gli sbattevano
contro il viso e la toga nera gli si gonfiava e sgonfiava a causa del
vento. Uscì la bacchetta e accelerò ancora. Si
fermò di scatto davanti a un vicolo e sgranò gli
occhi. Una figura femminile alta sette volte lui teneva il corpo nudo
dell’auror svenuto con un braccio. Altri due in alto ai lati
del capo moro coperto da un turbante teneva due giganteschi kriss.
L’altra braccio adiacente a quello dove stava il mago
incosciente stringeva una spada. Le braccia più in basso
erano chiuse a pugno.
< Questo
è decisamente peggio di quando mi sono trovato davanti Lupin
mannaro… o forse no > pensò Piton.
Rinfoderò la bacchetta, sollevò la spada e
strinse l’elsa con entrambe le mani. Questa si
allungò e la serpe divenne diritta facendogli aumentare la
presa.
“Vieni
avanti, incubo. Vediamo di farti capire perché la mia casa
è l’unica veramente degna in quella
scuola” sancì. Ghignò e le iridi nere
gli brillarono.
Piton
saltò di lato evitando la spada,
spostò la testa evitando la lama serpeggiante del kriss e
utilizzò la spada per
evitare la terza lama. La creatura rialzò le tre lame e
abbassò i pugni. Piton
saltò, fece una capriola sull’asfalto e si ridiede
la spinta. Il terreno tremò,
si formarono due fosse sotto le mani della creatura da cui si
dipartivano delle
crepe. La pioggia iniziò a scendere copiosamente, le gocce
battevano
incessantemente sul corpo inerte di Potter e sulla pelle azzurra del
nemico.
Piton si tolse la casacca sentendola pesante, fece roteare la spada e
abbassò
le sopracciglia. Saltò di lato evitando un altro colpo e
recuperò da terra la
bacchetta di Harry. La tempesta aumentò.
< Ho
scommesso che si fosse portato solo
questa, quello stupido e ho vinto. Questa bestia deve essere immune ai
poteri >
pensò Piton. I capelli gli aderirono al viso gocciolando, le
sue sottovesti
grondavano acqua e il freddo lo faceva rabbrividire.
“Ho
giurato a Lily che lo difenderò! Che
sia da te, da questo inferno d’acqua o l’inferno
vero!” gridò Severus. Parò con
la spada un colpo a sinistra, schivò la spada e
parò un affondo del kriss a
sinistra. Si piegò sulle gambe e saltò gridando.
Atterrò sulle spalle della
nerboruta figura femminile e le conficcò la lama nel collo.
Uno schizzo di
sangue lo investì e Shiva, con un gemito mozzato, cadde a
terra con un tonfo
sollevando l’acqua dalle pozzanghere. Piton saltò
e le riatterrò sul petto,
camminandole tra i seni muscolosi.
Harry batté
un paio di volte le palpebre, la
testa dove era stato colpito gli pulsava e avvertì un sapore
metallico di sangue
in bocca. Alzò il capo e vide il viso sfocato di Piton, si
leccò le labbra e
mugolò.
Le
gocce di pioggia scendevano dal cielo grigiastro
e gli
picchiettavano sulle guance. Sgranò gli occhi, avvampando e
si divincolò.
Sbuffando l’altro uomo lo appoggiò a
terra.
Potter
strisciò all’indietro sull’asfalto
graffiandosi la pelle e sporcandosi di acqua sporca.
“Non
toccarmi” ringhiò. Tirò su con il naso
e le lacrime si mischiarono con le gocce di pioggia.
Piton
si
raddrizzò i
vestiti appoggiati sulla spalla, raggomitolati, e piegò il
capo.
“Visto
che non puoi avere ciò che vuoi da
bravo bambino prescelto viziato tornerai ad odiarmi?”
domandò. Harry si diede
la spinta e si mise in ginocchio.
“Non
sono più un bambino” biascicò.
Alzò il
capo e guardò negli occhi dell’altro.
“E
non posso odiarti. Fammi del male, viola
la mia mente, torturami pensando a mio padre, fammi pagare la mia
esistenza, ma
capisci che io non sono mia madre. Ho visto morire le persone che
amavo, i
miei
amici, persino Edvige! E ora mio figlio! Sono stato sempre preso in
causa che
c’entrassi
oppure no!” gridò rendendo rauca la voce. Si diede
la spinta e si mise in
piedi.
“Io
ti amo” biascicò e ricadde in avanti.
Piton
fermò la sua caduta e se lo appoggiò al
petto.
“Fatti
portare in un posto riparato dalla
pioggia” sussurrò.
Ringrazio anche solo chi
legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Personaggi: Severus, Harry
Prompt: Mappa del Malandrino, quadro, speranza
Cap.24 Speranza
Harry singhiozzò, rabbrividendo. Abbracciò
l’uomo e gli appoggiò la testa contro il petto. Le
lacrime si mischiavano alle gocce di pioggia. Ansimò e le
gambe gli cedettero.
“Potter, e quando ti saresti accorto di questo grande amore?
Tra una lezione di pozioni passata a sparlare di me o una chiacchierata
con i tuoi amichetti…” domandò Piton.
Le sue parole furono coperte dai singhiozzi dell’uomo
più giovane.
“Le notti che ho passato a guardare dove ti trovavi con la mappa
dei maladrini” biascicò.
Piton sospirò,
lo abbracciò e lo cullò.
“Lo sapevo che quella robaccia funzionava”
borbottò.
Il corpo di Harry era scosso da brividi e le gocce
di pioggia gli scendevano lungo la pelle nuda. Se lo caricò
di nuovo in braccio e avanzò.
“Io vi ho visto morire” biascicò Harry e
ansimò, le guance erano arrossate e dietro gli occhiali
dalle lenti bagnate vedeva sfocato.
“ …e ho rubato il vostro quadro… a
Hogwarts”. Ammise, le tempie gli pulsavano e
iniziò a sbattere i denti.
Piton strinse gli occhi e
sentì una tempia pulsare, accelerò
l’andatura.
“Harry, se vuoi una speranza, devi giurarmi una
cosa” ordinò con voce dura. Harry
singhiozzò più forte.
“ V-va bene… tutto”
mormorò.
“Smetti d’infrangere le regole”
sibilò Piton.
Ringrazio anche solo chi legge. Partecipa alla fanfiction challenge: Fandom: Harry Potter. Pairing: Harry/Ginny (pairing che odio, vi prego, stupitemi). Prompt: Ricordati perché hai cominciato.
Solitudine
Harry aprì gli occhi e guardò il soffitto, gli occhi gli bruciavano. Si leccò le labbra sentendole screpolate e ansimò, avvertì una serie di fitte al petto e la fronte bruciargli. Le tempie gli pulsavano e la stoffa della coperta sopra di lui pizzicava. Richiuse gli occhi e voltò il capo, affondandolo nel cuscino.
Harry guardò lo schermo. Osservò lo sfondo blu notte e la figura evanescente con un uccellino sulla mano. Osservò lo schermo del televisore babbano e sentì la voce delle fate buone rappresentate. Ginny singhiozzò. Strinse il fazzoletto e si diede la spinta, ondeggiando avanti e indietro. “Albus lo adorava da piccolo … lo adorava … lo adorava …” ripeté ossessivamente. “Amore, se n’è andato per malattia. Non potevi farci niente. Non continuare a tormentarti così” mormorò Potter. Le appoggiò una mano sulla spalla, la rossa strillò e si piegò di lato. “Non toccarmi, assassino! E’ colpa tua!” gridò con voce gracchiante. Harry le prese la mano. “Ricordati perché hai cominciato … hai cominciato questa relazione con me. Ricordati che eravamo felici, un tempo” sussurrò Harry balbettando. La moglie sfilò la mano dalla sua e dilatò gli occhi. “Fuori da casa mia! Ti odio!” strillò.
Harry chiuse gli occhi e una lacrima gli rigò il volto.
-Forse la mia vera maledizione non è questa cicatrice, ma il dover rimanere solo- pensò.
Ron abbracciò
Harry e scoppiò a piangere, stringendolo a sé.
“Non dovevi
affrontare quella divinità da solo! Non devi
sempre essere un eroe” mormorò con voce tremante.
L’altro auror alzò gli occhi
verdi al soffitto.
“Non ero
solo” bisbigliò all’orecchio del
Weasley. Ron a sua
volta avvicinò le labbra all’orecchio del migliore
amico.
“Lo so,
l’ha capito Hermione, ma preferisco fare finta per
gli altri del Ministero” mormorò con voce
inudibile.
Una nuvola di fumo bianco
esplose dietro Potter che si
voltò.
“Lei?!”
gridarono in coro Ron e Harry. Skeeter ridacchiò e
salutò con la mano.
“La maledizione
della fama è un marchio che non si può
cancellare ed io sono tornata” sussurrò. Spinse
Ron di lato, il rosso allargò
le braccia e indietreggiò per non cadere. Afferrò
il braccio di Potter e lo
strattonò. Harry osservò le rughe sul volto della
donna e dilatò le narici.
“Temo di non
avere l’umore adatto per parlare con lei”
sibilò.
“Oh”
esclamò Rita. Gettò indietro la testa facendo
ondeggiare i semi-boccoli bianchi. Ripiegò il capo in
avanti, strinse le labbra
rosse e gli occhiali le scesero sul naso, facendo oscillare la catenina
cui
erano legati.
“Non devi farti
questi problemi con me”. Fece l’occhiolino e
sorrise. Harry impallidì e strattonò
dall’altra parte.
“Suvvia, ora
parliamo del peso che è per te invece il
problema della fama” sussurrò Rita. Harry si
voltò e sgranò gli occhi.
“Salvami”.
Mosse le labbra senza emettere suono e Ron annuì.
Capitolo 27 *** Cap.27 Ti conquisterò professore ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Patecipa alla fanfiction challenge:
Personaggi:
Severus, Harry Potter
Prompt: "per
sempre" non riguarda mai una persona sola.
Prompt: When
the rain begins to fall- Heavenly
(42) Fanfictions Challengers II
Cap.27 Ti
conquisterò, professore
Severus
aprì l’ombrello, uscì e si richiuse la
porta alle
spalle. Unì i talloni facendoli sbattere tra loro, la
pioggia ticchettava sulla
stoffa nera del suo ombrello. Strinse le labbra fino a renderle
più chiare
della sua pelle pallida. Il suono di un tuono risuonò, il
professore inspirò
sentendo l’odore dell’umidità pungergli
le narici. Il rumore di un tosaerba
coprì gli altri suoni, facendo ronzare le orecchie di Piton.
L’uomo socchiuse
gli occhi neri, i capelli unticci gli aderivano al volto ossuto.
Osservò Harry
proseguire lungo il giardino, tagliando l’erba. I muscoli
erano tesi, il sudore
gli scorreva lungo il corpo e la maglia bagnata gli aderiva al corpo
semi-trasparente.
“Potter,
ci tieni proprio a prenderti una broncopolmonite!”
sancì alzando la voce. Le scarpe di Harry affondavano nel
fango e le gambe gli
diedero una serie di fitte.
“Harry!
Chiamami Harry!” gridò. Piton si leccò
le labbra e
assottigliò gli occhi.
“Si
può sapere perché ti è venuta questa
idea balzana? Degna
solo di una mente inferiore come la tua” ribatté
secco.
“Voglio
dimostrarti che so essere pulito, ordinato e ligio
alle regole. Non era forse questo che mi hai chiesto?!”
gridò Potter,
sovrastando il rumore del tosaerba. Severus ghignò.
“Arrenditi”
sussurrò. Harry alzò il capo, le ciocche color
ebano gocciolavano e i suoi vestiti grondavano acqua, parecchi fili
d’erba
sporchi di fango gli aderivano alle scarpe.
“Per sempre non
riguarda mai una persona sola e te lo dimostrerò!”
sancì.
Capitolo 28 *** Cap.28 Il pitone e la donna più velenosa di lui ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.28
Il pitone e la donna più velenosa di lui
“Potter
deve essere arrivato alla disperazione per essere ricorso alla sua
carta più
potente” sussurrò Piton. Spense il fuoco sotto la
padella e con la bacchetta
fece girare la frittata facendola finire dentro un piatto sul ripiano.
Un cucchiaio
stava girando da solo la salsa all’interno di un padellino
più piccolo e dalla
pentola si alzava un denso fumo.
“Sono
qui come amica, ufficialmente non so nemmeno del tuo ritorno”
ribatté Hermione.
Incrociò le braccia e si appoggiò al bordo del
tavolo della cucina.
“Harry
si sta facendo del male per cercare di conquistarti e se fa qualche
cretinata
in missione, morirà a causa tua”. Aggiunse,
indurendo il tono. Severus si
voltò, fece aprire uno scompartimento e levitare un
barattolo fino a lui. Lo
prese in braccio, lo aprì e con un cucchiaino
rovesciò il sale nell’acqua.
“Con
dei dentisti come genitori, mi viene giustamente da chiedermi come tu
possa
sembrare un criceto. O forse è stata una punizione scelta da
tuo padre per
sottolineare come tua madre lo abbia cornificato con un
castoro?” domandò.
Hermione assottigliò gli occhi e strinse i denti.
“E
sua madre, invece, le ha insegnato mille e uno modi per evitare gli
shampoo?”
domandò acida. Piton ghignò, richiuse il
coperchio di plastica del barattolo e
lo fece levitare al suo posto.
“Io
credevo che la vicinanza con l’idiozia di Potter, la
stupidità di Weasley e un
bel contorno di scempiaggine di Paciock le avessero bruciato quegli
insopportabili neuroni so-tutto-io” ribatté.
Hermione inspirò ed espirò
pesantemente.
“Non
so come si possa amare uno come te, ma Harry ha già sofferto
abbastanza. Vedi di
iniziare ad aprire quella mente ristretta prima che
quell’idiota diventi capace
di prendere una pozione polisucco modificata illegalmente per assumere
l’aspetto
di sua madre!” gridò. Severus sgranò
gli occhi, si voltò tremando e abbassò il
capo. Allargò le braccia e si tenne al ripiano della cucina.
“Cosa?!”
domandò. Hermione chiuse gli occhi e si massaggiò
le tempie.
Fandom: Harry Potter
Personaggi liberi
Prompt: Arancine
Cap.29 Arancini
"Tu hai perso entrambi i
tuoi figli. Lo sai che cosa
provo" sussurrò Ginny. Appoggiò il vassoio di gocce fritte di zucca[1]sul
tavolo. Si passò una mano nei capelli rossi sfibrati, gli
occhi erano sporti in
fuori e tremava ripetutamente. Si voltò, aprì la
boccetta con i medicinali, la
aprì e si versò due pillole nella mano. Se le
mise in bocca e ingoiò.
"Un viaggio sarebbe assai
più utile" sussurrò
Luna. Piegò il capo di lato e la collana di conchiglie e
tappi che indossava le
sbatté contro il petto. Ginny deglutì a vuoto un
paio di volte e si sfregò le
mani sulle ginocchia.
"E non dovresti
prendertela con Harry". Aggiunse.
Ginny mostrò i denti e piegò di lato il capo
ripetutamente in una serie di tic.
"E colpa sua"
soffiò. Luna si voltò e guardò verso
la finestra.
"Inoltre non hai capito?!
Si tiene un mangiamorte
redivivo in casa" ringhiò la rossa. Luna le
massaggiò la spalla e la sentì
tremare più forte.
"Un patronus cervo
cercherà sempre una cerva"
sussurrò. Ginny sporse il capo e sgranò ancor di
più gli occhi arrossati.
"Lunatica"
sibilò. Lovegood sospirò e tolse la
mano.
"Cercherò di
aiutarti, amica mia, prima che la vera
pazzia ti porti via del tutto" sussurrò. Si sporse e prese
una delle gocce
fritte di zucca e la addentò.
[1]
Particolari arancine dei maghi con dentro pezzi di zucca
Prompt: Se tu non avessi
scelto James, avresti scelto me?
Cap.30 Ho scelto te
Severus
s’inginocchiò, affondò con le ginocchia
nel terreno
umido e guardò il sole brillare sbattendo contro la lapide.
Una lacrima gli
scivolò lungo la guancia scavata e cadde sopra la superficie
di marmo.
Accarezzò il nome di Lily scavato nellasuperficie bianco sporco e singhiozzò.
Digrignò i denti e piegò il capo,
le ciocche nere dei capelli unticci gli finirono davanti al viso.
Gemette
rumorosamente e le lacrime proseguirono a scendere.
Lily
sorrise, porgendo
a Lumacorno la boccia. Il pesce all’interno dimenava la coda,
l’acqua brillava
di una luminescenza azzurro chiaro. Le iridi verdi della giovane
brillavano di
riflessi smeraldo, una ciocca vermiglia le copriva la guancia pallida
spruzzata
di efelidi. Il sorriso le illuminava il viso.
Severus strinse le dita
ossute la lapide, gettò la testa all’indietro
e urlò di dolore. Si lasciò cadere di fianco e
affondò nella terra scura,
ricoperta di brina e di resti di foglie autunnali. Ansimò e
strinse gli occhi,
avvertendo delle fitte al petto.
“Scusami, amica
mia, amore mio, mia vita. E’ stata colpa mia”
mugolò. Allungò la mano, la lasciò
ricadere e ansimò. Strinse più forte gli occhi,
il vento gelido gli asciugò le lacrime sulle guance pallide.
Aprì gli occhi e
guardò il cielo azzurro ingrigirsi. Delle campane suonarono
in lontananza e si
sentì il cigolio di un cancello.
“Se tu non
avessi scelto James, avresti scelto me?” domandò
e la voce gli tremò.
“No”.
Risuonò una voce maschile nel cimitero. Severus
allargò le braccia, sgranò gli occhi e si
rizzò, ansimò e boccheggiò. Harry
avanzò, lo raggiunse e s’inginocchiò
accanto a lui. Gli passò un mantello nero
con ghirigori rosso e argentei di sopra, stringendogli il pellicciotto
bianco
all’estremità del capo di vestiario intorno al
collo esile.
“Io,
però, ho scelto” mormorò. Piton
osservò le sue iridi
verdi brillare di riflessi smeraldo. Potter lo abbracciò e
Severus singhiozzò
più forte.
“Ronald
Weasley!” strillò Hermione. Ron si
fermò, si grattò il fianco e
sbadigliò.
“Che
c’è Herm, oggi non devo andare a lavoro”borbottò. Si
tirò su i boxer che gli copriva
l’inguine e i glutei, il resto del corpo dalla pelle chiara
spruzzata di
efelidi era ignudo. Si voltò verso la moglie e
sgranò gli occhi, indietreggiò
sbattendo contro la sedia della cucina e cadde a terra con un tonfo.
Hermione
era seduta sul tappeto del salotto, teneva la bacchetta puntata verso
Piton
sdraiato nel divano.
“Oh Ron, ti
è andata bene che è svenuto per la febbre
alta”
disse Harry. Ridacchiò e seguì il migliore amico
in bagno. Il Weasley barricò
la porta dietro entrambi con un mobiletto bianco e sbuffò.
“Potevo morire.
Cosa ti è saltato in mente di portarlo qui?!”
strillò. Harry si sedette sulla tazza del bagno,
chinò il capo e sospirò.
“Lo so che in
realtà mi odi, per quello che è successo a tua
sorella …” biascicò. L’altro
auror raggiunse la vasca da bagno e si sedette sul
bordo laterale di ceramica.
“Miseriaccia,
non è così! Odio quello perché lo
odio!” si
lamentò. La luce filtrava dalla finestra del bagno
illuminando le mattonelle.
“Posso farti
cambiare idea” disse Harry. Le iridi verde
smeraldo gli brillarono e strinse un pugno, conficcando le unghie nel
palmo.
“La pallina di
luce che ti ha toccato il cuore era merito
suo” disse. Ron sgranò gli occhi, la punta delle
orecchie gli bruciò diventando
vermiglia.
“Davvero?”
domandò con voce rauca.
“Già”
bisbigliò Harry. Ron boccheggiò, chiuse gli
occhi,
corrugò la fronte portandoci la mano e si voltò.
“Miseriaccia. Mi
sono messo che Hermione grazie a Piton”
borbottò. Harry ridacchiò e diede una pacca sulla
spalla del migliore amico.
“In fondo
c’è sempre lui dietro tutto”. Gli
ricordò. Ron si
grattò la guancia, riaprendo gli occhi.
“No,
c’era Silente. Però poteva darci qualche consiglio
in
più”. Si lamentò. Harry
avvertì delle fitte al petto e sbuffò.
“Cambiamo
discorso?” domandò. Si grattò la
cicatrice a forma
di saetta sulla fronte.
“Sarà
meglio. Come mai ha la febbre alta?” chiese Ron. Si
tirò un paio di volte la ciocca vermiglia.
“E’
rimasto tutta la notte sotto la pioggia alla tomba di
mia madre” sentì Harry rispondere.
Cap.32 Strillettera
Piton strinse il pacco della spesa contro di sé con un
braccio e con l'altra mano estrasse la bacchetta. Aprì la
porta di casa, entrò e se la richiuse alle spalle con un
calcio. Agitò nuovamente la bacchetta facendo accendere la
luce del corridoio, del soggiorno e della cucina, rinfoderando la
bacchetta. Impallidì vedendo bruciature tutt'intorno e
corrugò la fronte.
"Guarda tu se Potter deve bruciare la casa mentre non ci sono"
ringhiò. Corse fino al soggiorno, il pavimento era ricoperto
di frammenti di strillettera e una attiva si agitava sul pavimento.
"Aveva ragione tuo zio a picchiarti con il bastone. Con te non
è possibile una vita normale o felice. Porti solo
'disgrazia'!" strillò la voce gracchiante e deformata di
Ginny. La strilletterà esplose, lasciando frammenti di carta
rossa sopra gli altri e bruciacchiando le tende. La finestra era aperta
e il vento che entrava le faceva strisciare sul pavimento. Harry teneva
le mani tra i capelli, il capo piegato e gli occhi rossi spalacanti.
"Oggi è domenica" biascicò. Era seduto sul letto,
senza vestiti e tremava, le ossa premevano contro la sua pelle.
"Mio zio diceva che non c'era posta la domenica ed invece nel mondo
della magia questa regola non vale" bisbigliò. Piton
poggiò la busta sul tavolo e gli si avvicinò.
"Un giorno la casa fu invasa di lettere magiche, io credevo che non ci
potesse essere cosa più bella" bisbigliò Harry.
Severus si tolse la casacca nera, gliela mise sulle spalle al ragazzo e
lo strinse a sé.
"Sì Harry, quello è un mondo che prima ti lusinga
come una favola, poi t'ingoia, ti mastica e risputa fuori solo i resti"
sibilò. Cullò Harry contro di sé e gli
appoggiò il mento sulla testa.
"Per me è ancora magico, ho conosciuto lei"
biascicò il figlio di James. Piton sospirò e gli
accarezzò il viso.
"Potrei seriamente trovarti interessante, se non avessi questa faccia,
il tuo carattere e in realtà la metà dei miei
anni" sussurrò. Potter chiuse gli occhi e si
abbandonò su di lui.
"E se non avessi cercato di attirare la sua attenzione facendola
disperare a scuola" farfugliò con voce roca. Piton lo
guardò chiudere gli occhi, regolare il respiro e
addormentarsi tra le sue braccia; osservò le cicatrici sul
corpo del giovane riconoscendone alcune di cinghiate,
avvertì una fitta al petto.
"Sono felice che tu non mi odi, Harry" bisbigliò.
Abbassò lo sguardo e le sue iridi nere divennero liquide.
< Sbaglio o quello sul suo volto è il fantasma di un
sorriso? Che mi abbia sentito ? > si interrogò.
Cap.33 The golden trio
Harry strinse la casacca del professore, teneva le ginocchia piegate e
il capo incassato tra le spalle, il suo corpo era totalmente avvolto
dalla stoffa nera.
"Ricordami che devo ringraziare la Granger per avermi curato" disse
Piton. Aprì il frigorifero e mise sul ripiano a sinistra il
burro.
"Stavolta le è convenuto che fosse una saccente so-tutto-io"
mormorò Harry. Piton mosse la bacchetta e fece levitare le
uova al loro posto.
"Harry, come sempre non hai capito niente" ribatté. Harry
sporse il capo in avanti e intravide la figura dell'altro uomo in
cucina.
"Riguardo a cosa... Se..." chiese. Le sue iridi verdi divennero
liquide. Piton afferrò una confezione di latte e la rimise
sul ripiano a sinistra in basso.
"Puoi chiamarmi per nome, preferisco al vederti balbettare come un
babbuino" lo incoraggiò.
"Comunque lei aveva avuto la febbre alta fino a ieri, non doveva uscire
a fare la spesa" lo rimproverò Harry, sentendo
l'ex-insegnante sospirare.
"Saresti morto di fame a breve, se io non avessi riempito un po' il
frigorifero". Gli fece notare Piton, mettendo nel ripiano in alto al
centro un paio di confezioni di prosciutto e formaggio.
"Mi dica, in questo caso, cosa non ho capito?" chiese Harry. Piton
afferrò una confezione di cotolette di pesce e se le
sbatté sopra la mano con cui teneva la bacchetta, aprendo e
chiudendo l'occhio sinistro in un tic ripetitivo.
"Odiavo il vostro insopportabile trio perché mi ricordavate
Lily" ammise. Aprì il congelatore e vi lanciò
dentro la confezione.
"Tutti e tre?" chiese Harry. Piton chiuse con un tonfo sia frigo che
congelatore.
"La Granger aveva il suo carattere, quel brufoloso di Weasley aveva i
suoi capelli e tu... i suoi occhi" ringhiò.
Harry avvampò, strinse i pugni e chinò il capo,
gemendo.
"Non avrò mai chance di superarla, vero?" domandò
e la voce gli tremò. Una lacrima gli solcò il
viso e si voltò di scatto. Piton si massaggiò il
collo e chinò il capo, guardandosi le scarpe.
"Anche tu hai sposato una che le assomigliava, ma mi hai preferito...
magari c'è..." biascicò. Harry rialzò
il capo e sgranò gli occhi.
"Speranza" mormorò.
"Avrei detto karma" brontolò Piton. Si piegò e
infilò la testa nella busta della spesa, avvampando.
"Cosa ci vuole fare professore, sono uno stupido Grifondoro testardo".
Gli ricordò Harry.
"Temo che prima o poi mi toccherà scegliere in un modo
così chiaro da uccidere ogni sua speranza, Potter". Lo
rimbeccò Piton.
Severus
si fermò
davanti alla porta socchiusa, la spinse con il naso e guardò
all'interno con un
occhio. Harry stava in piedi davanti a lui. L'auror strofinò
i piedi nudi sul
pavimento umido del bagno e si guardò allo specchio.
Osservò le proprie iridi
verdi e si grattò all'altezza della cicatrice. I suoi occhi
divennero liquidi e
piegò in avanti il capo, facendo ondeggiare i corti capelli
mori. Aprì uno
scatolino bianco e ne tirò fuori un paio di lenti a contatto
castane. Le mise,
sentendo gli occhi bruciare e deglutì. Guardò il
proprio riflesso e strinse i
pugni.
"Vi
odio,
maledetti occhi, quanto la cicatrice, come il mio viso. Tutto in me
deve sempre
maledettamente richiamare altro" ringhiò.
< Come gli occhi del mio piccolo Albus >.
Chiuse gli occhi e una lacrima gli rigò il viso.
Harry riaprì gli
occhi e dallo stipetto bianco del mobiletto sopra il lavandino prese i
propri
occhiali. Li mise e sospirò, aprì il rubinetto e
mise le mani sotto il getto
freddo. Severus indietreggiò, strinse a sua volta gli occhi
e si passò la mano
sul volto. L'altra mano se la passò tra i capelli unticci e
deglutì a vuoto. Si
allontanò dalla porta e raggiunse il letto, si sedette e
chinò il capo.
"Anch'io
ho il
viso di mio padre e gli occhi di mia madre, Potter" sussurrò.
Estrasse la
propria bacchetta e la dimenò.
"Accio
Burrobirra" disse alzando la voce. Una bottiglia volò verso
di lui e la
guardò. Si mordicchiò il labbro e
accavallò le gambe.
<
Forse era meglio
del Whisky incendiario > rifletté.
"Dovresti
smettere di farti pesare quegli stupidi occhi... in fondo non
è colpa tua,
Harry" mormorò. Rimise a posto la bacchetta, aprì
la bottiglia e se la
portò alle labbra, sorseggiandone il contenuto.
Ringrazio anche solo chi
legge.
Sembrerà strano, ma mi sono innamorata dei video satirici di
Ieiazel, in cui posso trovare un Piton che ci prova spudoratamente con
Harry.
Cap.35 Un po’ di ordine
“Allora avevo ragione,
c’era della speranza. Mi hai chiamato
per nome!” disse Harry.
Piton sorseggiò ancora un
po’ del contenuto, sporcandosi il
labbro superiore con un po’ di schiuma.
“Quelle lenti sono
graduate?” domandò atono.
Harry deglutì e
negò con il capo, facendo ondeggiare le
proprie ciocche castane.
“C’era qualche
regola in proposito, per caso?” domandò.
Piton sospirò e
roteò gli occhi, si sfilò un fazzoletto
dalla tasca.
“No, ma
rischierà di rovinarsi la vista. Piuttosto, penso
che se dobbiamo rimanere nella mia dimora, dovrò renderla
più consona a una
vita a due. Ormai ho compreso che da solo non potrebbe sopravvivere, la
convivenza
è la sua unica possibilità” disse atono.
“Mi aveva promesso di darmi
del tu, professore” gli ricordò
Harry. Chinò il capo e sospirò.
“D’accordo. Io ti
darò del tu, Harry e ti permetterò di fare
lo stesso. Però, tanto per cominciare, dopo esserti tolto le
lenti a contatto,
rimetterai in ordine il bagno. Ti darai una sistemata, evitando il gel
e poi mi
aiuterai a mettere in ordine anche il resto. Sono stanco di vederci
entrambi
malati e depressi senza un utile scopo. Non è degno della
mia mente Serpeverde
ridurmi come un Grifondoro” spiegò Piton atono.
Capitolo 36 *** Cap.36 Primi discorsi... piccanti ***
Ringrazio anche solo chi
legge.
Consiglio: https://www.youtube.com/watch?v=rdcFdCqEyTc.
Cap.36 Primi discorsi...
piccanti
“Harry”. La voce
atona di Piton risuonò nella camera.
< Tutto sommato, lo dice come
diceva Potter > rifletté
Harry. Buttò lo scatolino bianco con le lenti a contatto
nella spazzatura.
“Sì,
professore?” domandò.
Severus stava passando una pezzuola
sul vetro di un quadro
appeso al muro.
“Stavo riflettendo che,
anche se decidessi di accettare le tue
insoliti attenzioni, non saprei come collocarmi. Visti i tuoi continui
sbalzi
di umore e le terribili sorprese che puoi riservare, pensavo fosse
adeguato
prendere il discorso” disse atono.
Harry si girò e lo
guardò pulire.
“Professore, come vuole
lei. Mi starebbe bene anche sotto,
se questo la fa sentire meglio” disse.
Le gote incavate e pallide
dell’ex-docente si tinsero di
rosa.
“La mia virilità
non verrebbe sminuita da qualsiasi
posizione, perciò se dovessi mai decidere di tentare, anche
‘stare sotto’, come
dice lei, potrebbe trovare il mio favore” ribatté
secco.
Harry inarcò un
sopracciglio e si grattò la fronte, vicino
alla cicatrice.
“Professore,
non è
che lei è vergine e non sa assolutamente cosa
fare?” domandò.
Piton avanzò a grandi
falcate fino al quadro successivo.
“Sei
il solito
insolente” disse secco.
Harry chinò il capo ed
incrociò le braccia al petto.
“Mi perdoni”
disse, addolcendo il tono.
Severus deglutì
silenziosamente, le narici del suo naso
adunco fremettero.
“Però, questa
volta, potresti essere andato incontro alla
verità” ammise con tono serio.
Harry nascose la bocca con la mano,
sorridendo.
“Che ne dice se per le
prime volte ci fermiamo ai
preliminari?” propose.
Piton finì di pulire anche
il secondo quadro.
“Non ho ancora dato un
parere favorevole. Soprattutto perché
io credo fermamente nel corteggiamento adeguato, come primo passo. Mi
spieghi
il perché di tanta fretta? Hai così bisogno di
dimostrare degli impulsi che non
si dicono a un uomo adulto quale ora sei e vuoi dimostrarmi di
essere?” lo
rimproverò.
Harry raggiunse un divanetto e vi si
sedette, stringendo le
ginocchia.
“Ho capito, Severus. Per le
prime volte, ci fermiamo ai baci”
disse.
“Potrei accettare anche
solo per la speranza di zittirti”
sibilò Piton.
Ringrazio anche solo chi
legge.
Scritta sentendo:https://www.youtube.com/watch?v=DKBLeALODlc.
Cap.37 Il ricovero di Ginny
Harry guardava fuori dalla finestra,
una mano appoggiata sul
vetro, lo sentiva gelido sotto le dita.
“Oggi sei stato fuori
più del solito. Altri problemi al
ministero?” domandò Piton alle sue spalle.
Harry guardava le gocce di pioggia
scendere, la pallida luce
del sole era oscurata dalle nuvole nere.
“No. Oggi mi ha chiamato
Luna. Se la ricorda?” domandò.
“Ricordo tutti i miei
studenti. Cosa è capitato a quella
giovane così insolita?” chiese Piton.
Harry deglutì
rumorosamente e una lacrima gli rigò il viso.
“Ginny era con lei quando
ha avuto una crisi peggiore del
solito. È stata ricoverata al San Mungo nel reparto dei
malati di mente. Ho
chiesto aiuto a Paciock, lui frequenta quel posto da tanti anni e la
farà
spostare in una clinica migliore, una in campagna”
spiegò con voce rauca.
Singhiozzò e scosse il capo. “Non avrei dovuto
sperare di essere di nuovo
felice” gemette.
Piton avanzò
silenziosamente alle sue spalle e gli appoggiò
delicatamente una mano sulla spalla.
“Ha tentato il suicidio,
capisce? Se Luna non l'avesse salvata, ci sarebbe anche
riuscita” disse Harry con voce
rauca.
“I vostri figli?”
domandò Piton.
“D-Dovrò farli
venire a stare qui. Come gli spiegherò
dov’è
finita loro madre?” chiese Harry. Si voltò verso
l’insegnante.
“Harry, se vuoi, vai da
loro. Mi dispiace aver invaso la tua
mente e il tuo cuore, nel momento di confusione di essere stato il nome
da
pronunciare che ti ha privato di tuo figlio. Sono indigesto quanto
l’elefante
che Ron cita spesso parlando della mia rinascita” disse Piton.
Harry si nascose tra le braccia
dell’altro, premendogli il
viso contro il petto e ansimò, gli afferrò la
casacca nera con entrambe le
mani.
“Io non voglio perderla.
Lei è la mia ragione di vita”
farfugliò.
Piton gli sollevò
delicatamente il mento.
“Mi ami così
tanto?” domandò.
“Completamente”
esalò Harry.
“Allora ci occuperemo dei
tuoi figli insieme. Non voglio
certo che crescano come quel maiale di loro nonno” disse
Piton. Si piegò in
avanti e sfiorò le labbra di Harry con le proprie.
Potter avvampò e gli
sorrise, le sue iridi color smeraldo
erano liquide e le lacrime continuavano a solcargli il viso.
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: Jasper Blunk - Heart of Gold.
Cap.38 I figli di Harry
Harry mosse su e giù la
bacchetta, le pareti di una delle
camere si tinsero di azzurro, una serie di frammenti di colori vagarono
per la
stanza. Si disegnò un prato verde puntellato di fiori
multicolori.
Lily Luna sbirciò il padre
attraverso la porta e sorrise, le
sue iridi brillarono. Fece un passo indietro e chiuse la porta,
tornò nel
salotto.
Piton la osservò,
guardò il vestito candido che indossava, i
suoi capelli rossi e il sorriso furbetto che le prendeva
metà del viso.
< Nonostante il nome e
l’aspetto, mi ricorda solo Ginny.
Forse, per quanto io ci possa provare, non riesco a vedere realmente
Lily in
nessun altro. E penso sia meglio così, non
trasformerò nessuno nel ricordo di
lei > rifletté.
“Quindi lei si chiama
Severus Piton?” domandò una giovane
voce maschile.
Severus si voltò e vide un
ragazzino appoggiato alla parete
con le gambe incrociate, intento a ghignare. I capelli mori gli
ricadevano
scomposti intorno al viso.
“Jr.”
mentì Piton.
La ragazzina raggiunse il fratello.
“Sa che
c’è stata una persona con quasi il suo
nome?”
domandò il giovane.
“Dovresti essere
consapevole che esiste l’omonimia. Ti
chiami James Sirius” ribatté secco Piton.
< Lui, al contrario, sembra
più la fusione tra Potter e i
gemelli Weasley, che tra quelle due odiose calamità. Si fa
il gradasso, ma si
vede che è un bambino spaventato che ha appena finito di
piangere >
rifletté.
“Però non sei
quello, vero?” chiese Lily Luna, sporgendosi
in avanti.
“Ovviamente. Quello
è morto”. Proseguì a mentire Piton,
mantenendo il suo tono atono.
“Allora sei tu quello che
papà chiamava nel sonno quando
faceva gl’incubi. Sei un suo ex che lo rifiutava?”
domandò James.
Lily batté un paio di
volte le palpebre e piegò di lato la
testa, una ciocca liscia le finì davanti al viso.
“E ora ha deciso di
riprovarci? Guarda che nostro padre è
già abbastanza sensibile. Nostra madre lo incolpa della
morte del nostro
fratellino e ha cercato anche di aggredirlo un sacco di
volte” spiegò.
Severus si passò la mano
tra i capelli mori, lisciandoli con
le dita.
“Non siete arrabbiati con
vostro padre?” domandò.
James scrollò le spalle.
“La malattia non si
può controllare e ricordarlo significa
anche accettare gli omosessuali. Mio fratello era fidanzato con
Scorpius
Malfoy. Anche se nel caso di mio padre sarebbe più
bisessualità, ricordo ancora
quando lui e la mamma si amavano” disse roco.
“Io quello non lo ricordo,
ma vorrei rivedere mio padre
felice. Tutti lo ricordano solo come eroe, ma nessuno realmente come
persona.
E, inoltre, tu hai quasi lo stesso nome del mio fratellino. Magari il
destino
vuole dirci qualcosa”. Gli fece eco Lily.
“Di sicuro avete preso una
serietà insolita per entrambe le
vostre famiglie. Sappiate che, finché sareste in casa mia,
ho intenzione di
farvi vivere emozioni consone a due ragazzi della vostra
età. Perciò, oggi
pomeriggio vi porterò al piccolo cinema babbano a vedere un
film, che voi
vogliate, oppure no” disse secco Piton.
James ridacchiò e avvicino
le labbra all’orecchio della
sorella.
Capitolo 39 *** Cap.39 Cuore in me, diviso tra due visi ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: Sham
Stalin - Spellborn.
Il titolo è una strofa della canzone: Cuore in me, una delle
canzoni del Musical Il Gobbo di Notre Dame.
Cap.39 Cuore in me, diviso tra due visi
Piton era sprofondato nella poltrona
all’angolo del salotto,
a fianco della scrivania e sorseggiava un bicchiere di vino.
“I tuoi figli sono
più terribili di te” disse meditabondo.
Harry lo guardava, Piton era
illuminato dalla luce lunare che
filtrava dalla finestra, la stessa che rischiarava la penombra della
camera.
“Credevo andaste
d’accordo” disse Harry. Raggiunse il
tavolinetto al centro della stanza.
“Avevano già
subodorato che tu avessi dell’interesse nei
miei confronti. Dopo che a cena non hai fatto altro che guardarmi e
arrossire,
ne hanno avuto la certezza. E si sono messi in testa di vederci
insieme”
rispose Piton.
Harry scrollò le spalle e
ridacchiò.
“Sì, sono un
po’ impulsivi, come me” ammise, prendendo la
bottiglia dal tavolinetto e stappandola un’altra volta.
“Però…
fingono peggio. Si vede che soffrono” disse Piton.
< Indirettamente ha finalmente
compreso che anche io da
ragazzo soffrivo. Era davvero così difficile da capire
dietro la mia maschera
sfrontata? > si domandò Harry.
“Lo so” rispose,
versandosi il vino in un altro bicchiere.
“Scusa per la battuta
sull’ambulanza, Harry. Non sapevo di
tua moglie” ammise Piton. Abbassò lo sguardo, il
suo viso era in parte oscurato
dalle sue ciocche more.
Harry si grattò la fronte
all’altezza della cicatrice e
sospirò.
“Paciock mi ha consigliato
davvero un ottimo centro. Lì mi
hanno dato delle speranze, in qualche anno Ginny dovrebbe ritrovare il
suo
equilibrio. E come suo ex-marito, sarò io a pagare
ovviamente tutto”. Sorseggiò
un po’ di vino.
“Tu la ami
ancora?” domandò Severus.
Harry sospirò.
“Come ti ho detto, si
può amare anche due volte, ma non per
questo il primo amore può svanire. Io amerò per
sempre Ginny, come amerò te per
l’eternità. Il mio cuore si è diviso in
due, che io volessi, oppure no”
gemette.
Severus
chiuse la porta della camera da letto e
rabbrividì, le sue gote erano arrossate.
“Non
hai bevuto un po’ troppo?” gli domandò
Potter.
“Non
sono ubriaco se è quello che credi, ma ammetto di
aver bevuto per trovare il coraggio di fare una cosa” disse.
Harry
inarcò un sopracciglio e vide Piton metterglisi
davanti, frapponendosi fra lui e il letto.
Severus
prese le gote dell’altro tra le mani, si piegò
in avanti e sfiorò le labbra di Potter con le proprie.
Harry
socchiuse gli occhi, arrossendo a sua volta e lo
baciò.
Piton,
con dita tremanti, gli slacciò i bottoni della
camicia, il suo battito cardiaco divenne accelerato.
Harry
lo osservò, le iridi verde smeraldo liquide e
gli sfiorò delicatamente la guancia con due dita.
“Troverei
più appropriato la smettessi di guardarmi
come si fa con un oggetto in cristallo e iniziassi a fare qualcosa che
non la
faccia sembrare uno scolaretto. Come li hai avuti quei due eredi che in
questo
momento stanno dormendo nelle loro nuove camere?”
mormorò Piton.
“D’accordo.
Vuoi che ti aiuti a metterti a gattoni sul
letto?” chiese
Harry, sfilandosi le
scarpe.
“Ti
piacerebbe, non è vero?” sibilò
Severus. Si tolse
a sua volta le scarpe e corrugò la fronte.
Harry
gli slacciò il mantello nero e glielo sfilò.
“Allora
scelga lei la posizione” disse gentilmente. Si
sporse e gli baciò il collo.
Piton
si ritrasse, indietreggiò e si mise seduto sul
letto, volse lo sguardo, assottigliando gli occhi e strinse le labbra.
Harry
piegò il mantello e lo appoggiò su una sedia, si
sfilò la camicia sbottonata e si slacciò anche i
pantaloni.
<
Non ho la più pallida idea di cosa fare >
rifletté Piton. Osservò i pettorali di Harry e
scese lo sguardo sulla sua
intimità, arrossendo. < Maledetto James, lo so che
farmi trovare attraente
un corpo identico al suo è la sua ultima malefatta
dall’aldilà > pensò.
Deglutì, sentendosi accaldato. Avvertì una fitta
al basso ventre, avvertendolo
bruciare e si slacciò i pantaloni di tessuto nero, se li
sfilò insieme ai
boxer.
“Si
vuole decidere a possedermi o ha intenzione di
farmi perdere altro tempo?” chiese atono.
Harry,
rimasto in boxer, si sedette sul bordo del
letto, accanto ai piedi di Piton.
“Sicuro
di sentirti pronto per questo?” chiese.
Severus
si mordicchiò il labbro.
“Se
non proviamo, penso che non lo scoprirò mai”
disse.
Harry
gli sfiorò la caviglia con la mano e gli
sorrise.
“Questo
vuol dire che resteremo insieme?” domandò con
voce tremante.
“Sono
per le relazioni serie, Harry. Quando amo
qualcuno, lo faccio per sempre” rispose Piton.
Harry
si piegò in avanti e gli baciò il dorso del
piede.