Sarà ciò che amate di più ad uccidervi

di RestartTheGame
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Nota “autore”: è la prima storia in assoluto che scrivo e mi convinco a pubblicare da qualche parte, quindi siate buoni per favore. Come ho scritto la storia è ispirata ad un sogno che ho fatto e che ho cercato di romanzare per rendere più leggibile. Non sono sicura di esserci riuscita, probabilmente no. Buona lettura in ogni caso.

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Chiara si svegliò con un forte mal di testa e cercò di catalogare tutte le altre parti del corpo in cui sentiva dolore. La spalla destra era sicuramente la peggiore, seguivano le costole e la caviglia sinistra: sembravano gli effetti di una brutta caduta. Provò ad alzarsi, ma la gamba dolorante faticò a sostenere il peso; scoraggiata e infastidita sbuffò tornando a sedersi.

 

Fu allora che si rese conto dell’ambiente in cui si trovava. Un brivido le salì lungo la schiena: qualcosa non andava.

 

Chiara era infatti seduta su una superficie fredda, che però non sembrava un pavimento, ma… roccia? Intorno a lei solo pareti rosse e irregolari, che le ricordavano molto una… grotta? Possibile? Sempre più confusa Chiara cominciò a guardarsi intorno. Una luce fioca proveniva dalla sua destra e illuminava uno spazio poco distante da lei. Seguendo il fascio luminoso con gli occhi il suo sguardo si fermò su un corpo disteso. Era una ragazza bionda, non molto alta e magrissima.

 

Chiara provo di nuovo ad alzarsi, questa volta con migliori risultati, e si avvicinò a lei, che sembrò avvertire la sua presenza e aprì gli occhi. Gli occhi color nocciola di Chiara e quelli azzurro ghiaccio della ragazza si incontrarono e videro riflesse l’una nell’altra le proprie emozioni: paura, sorpresa, confusione e infine realizzazione. 

 

Qualcosa dentro Chiara scattò, la sensazione di famigliarità che aveva provato prima d’un tratto sembrava aver trovato una spiegazione.

“Luce?” sussurrò, con voce tremante.

 

A quel punto anche l’altra ragazza sembrò rendersi conto di chi aveva davanti.

“Chiara? Dio Chiara, per fortuna ci sei anche tu! Da quanto sei sveglia? Dove siamo? Come ce ne andiamo? Chiara cosa facciamo!” Luce continuava a fare domande con una nota isterica nella voce, aggrappandosi disperatamente alla speranza che Chiara sapesse darle delle risposte. La cugina, purtroppo, ne sapeva quanto lei. Se non meno, dato che non aveva ancora avuto un completo crollo psicologico.

 

“Luce, devi calmarti! Nemmeno io so dove siamo, ma tranquilla, adesso troveremo una soluzione. Sai se siamo le uniche qui?”. Una costante nota di paura accompagnava però tutte le parole, e Chiara non riuscì ad essere rassicurante come avrebbe voluto.

“Non visto nessuno, ma… Non ha senso! Perché siamo qui? Perché noi due siamo qui? Dove sono le altr… Alba!”

 

Chiara si girò di scatto sentendo la sorpresa nella voce di Luce. Dietro di lei c’era una ragazza bionda, con gli occhi color cielo e anche lei non molto alta; era molto simile a Luce e ci volle qualche secondo a Chiara per rendersi conto che Alba era la sorella di Luce e quindi sua cugina.

 

Chiara si sentiva spaesata e confusa, le sembrava di non essere del tutto se stessa. Come poteva non rendersi conto di chi aveva davanti? Com’era possibile avere un momento di smarrimento e di incertezza di fronte ai membri della propria famiglia? Si sentiva così turbata dalla sua stessa mente che aveva solamente voglia di tornare a sedersi sulla terra fredda e piangere.

Evidentemente il suo corpo stava assecondando i suoi pensieri perché si sentì afferrare per un braccio, quello con la spalla dolorante, quando ormai era a pochi centimetri da terra. Forse fu proprio il dolore a farla uscire da quella specie di ipnosi.

 

“No!” esclamò Luce “non puoi permetterti di lasciarti andare! Io ho fatto lo stesso prima e non sono più riuscita ad alzarmi fino a quando non sei arrivata tu. Non sono sicura che io e Alba potremmo aiutarti in tal caso. E poi ricordati che dobbiamo cercare le altre.”

 

Chiara annuì, seppur con una faccia poco convinta, ma fece ciò che Luce le diceva, come sempre. Era infatti lei che solitamente guidava il gruppo e prendeva decisioni per tutte, spettava a lei incoraggiare le altre quando ne avevano bisogno. Chiara si sentì grata di questa ripresa di ruolo da parte della cugina; lei non ce l’avrebbe mai fatta a rimanere forte per il bene delle altre.

 

Dopo qualche momento di esitazione, nel quale aveva assistito alla scena con occhi sbarrati, fu Alba a farsi avanti.

“Ragazze, dove siamo? Voglio andare a casa. Luce, non credevo che l’avrei mai detto, ma ora vorrei proprio essere dalla mamma. Mi chiede ogni settimana di andare a trovarla. Tu ci sei stata? Come sta?”

Luce, presa dalla tenerezza, fece un sorriso alla sua sorellina, le appoggiò le mani sulle spalle e cominciò a parlarle con dolcezza: “Sis, per favore non divaghiamo, lo sai che non potrei risponderti. Ora non riesco a ricordare nulla”. Alba abbassò gli occhi e cominciò a guardarsi i piedi in maniera afflitta, ma Luce continuò: “Cerca di concentrarti per favore. Da che parte sei arrivata? Hai visto qualcuna delle altre?”

 

Alba cominciò a guardare a turno la sorella e la cugina arricciando il labbro “proprio come faceva quando la aiutavo a studiare matematica e cercava di ricordare i teoremi” , pensò Chiara con una certa nostalgia. Man mano che parlavano qualche ricordo della loro vita insieme cominciava a comparire nella mente delle ragazze. “Sono cose che sappiamo già, dobbiamo solo impararle di nuovo. Proprio come diceva Platone.” Chiara scosse la testa. Possibile che anche in una situazione come quella riuscisse a pensare a qualche filosofo? L’università l’aveva rovinata per sempre, ne era certa.

 

“Sono venuta da lì” Alba indicò un punto imprecisato alla sua destra, ma lo fece con una certa sicurezza che fece rilassare le altre due ragazze “Vi ho sentite parlare e ho seguito il suono delle vostre voci perché sapevo che dovevo trovarvi…” la ragazza chiuse un attimo gli occhi, quasi spaventata da ciò che aveva detto, ma si riprese velocemente e continuò a parlare, anche se con meno sicurezza “Era buio, ma ho visto… Ho visto… C’era una ragazza… La conosco, sono sicura! Capelli rossi e ricci, frangia, una voglia sulla guancia sinis… Bianca! Era Bianca! Dobbiamo tornare a prenderla!”

 

Prima che le altre due ragazze potessero rispondere Alba aveva cominciato a camminare come una furia verso la direzione che aveva indicato poco prima.

Luce, dopo aver fatto spallucce alla cugina, come faceva sempre quando secondo lei sua sorella faceva qualcosa di stupido, cominciò a seguirla.

A Chiara ci volle qualche altro secondo per cominciare a muoversi.

“Fatti coraggio” pensava “tutto questo non è reale. Sicuramente è un sogno”.

 

Sogno o meno, l’urlo che Chiara sentì poco dopo riuscì solo a gelarle il sangue nelle vene.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Con due ostacoli rimasti e 15 secondi di vantaggio sull’attuale primo in classifica, Bianca si sentiva piuttosto fiduciosa e cominciava già a pregustare il sapore dell’ennesima vittoria. La ragazza, insieme al suo splendido cavallo rosso, era infatti una delle stelle nascenti dell’equitazione, famosa ormai a livello internazionale.

Poco distante, nonostante la certezza che Bianca fosse troppo concentrata per sentire qualcosa che non fosse il rumore che facevano gli zoccoli di Ripper mentre galoppava, parte della famiglia si radunò sugli spalti incitando il binomio.

 

Stella, la sorella di Bianca, ormai non si divertiva più a fare il tifo.

“Tanto vince sempre, mi sorprenderei solo di non vederla sul gradino più alto del podio” rispondeva, scrollando le spalle, a chiunque le chiedesse il perché.

 

Alla sua destra c’era Luce, emozionata come sempre, che teneva in mano un enorme cartellone che aveva fatto con Nick, il suo fidanzato, seduto accanto a lei. La coppia non stava attraversando un bel periodo, ma Luce continuava ad evitare le domande delle altre, probabilmente per non farle preoccupare.

 

Qualche minuto dopo videro avvicinarsi Alba, che indossava ancora la sua divisa da pallavolo. La ragazza si sedette in maniera scomposta dietro di loro, appoggiando la borsa senza troppe cerimonie: la partita doveva averla stancata davvero molto.

 

“Che mi sono persa?” disse Alba poco dopo, cercando ancora di riprendere fiato.

“Indovina?” rispose Stella con tono ironico “Niente Alba. Mancano solo due concorrenti ed è prima, non credo che la classifica subirà grandi cambiamenti. Com’è andata la tua partita invece? Scusa se non siamo riuscite a venire, abbiamo avuto qualche problema con Ripper.”

“Anche da noi niente di nuovo, abbiamo vinto 3 set a 2. Vincere così spesso comincia quasi a diventare noioso” Alba concluse la frase con una risata che contagiò anche gli altri.

 

“Dove sono le altre?” aggiunse Alba dopo qualche minuto.

“Arrivano” Luce spostò momentaneamente lo sguardo dal campo di gara per rispondere alla sorella “Ambra ed Eleonora sono per strada, dovrebbero essere qui a momenti. Chiara aveva un esame all’università oggi, con lei ci vediamo direttamente a casa.”

 

“Dopo anni ancora non riesco a capacitarmi del fatto che siate così tante e così unite” affermò Nick con affetto, facendo sorridere le tre ragazze presenti. 

 

Questa storia andava avanti da quando Luce e Nick si erano fidanzati. Il ragazzo era cresciuto in una famiglia i cui cugini e zii si vedevano solo un paio di volte all’anno, se non solo a Natale.

Per Luce, invece, era tutta un’altra storia: lei aveva passato la maggior parte della sua vita con le sue cugine. Abitavano tutte nello stesso isolato ed erano abituate a stare insieme tutti i giorni. Quando lei, e l’anno successivo Chiara, si erano trasferite per frequentare l’università era stato quasi un giorno di lutto. Erano state salutate come si fa con un soldato che va in guerra.

Il rapporto che legava Luce e le sue cugine aveva sempre affascinato e divertito Nick, che dopo un po’ aveva cominciato a soprannominarle “amazzoni”, spiegando che erano tutte ragazze e che condividevano una passione sfrenata per l’equitazione.

 

Da sempre le ragazze erano state abituate a considerarsi sorelle più che cugine. Ognuna aveva una funzione particolare all’interno del gruppo: Luce, essendo la più grande, aveva il compito di guidare le altre, prendere la maggior parte delle decisioni, incoraggiare chi ne aveva bisogno ed essere sempre la più forte, tanto che per le più piccole era diventata quasi una figura materna. Luce aveva una grande passione: la danza. Chiara era la studiosa, quella che aiutava a fare i compiti chi ne aveva bisogno e costringeva chi non ne aveva voglia. Era così dedita allo studio che a casa la chiamavano Cesare, sia perché era il nome del liceo che aveva frequentato, sia perché sostenevano che, quando si parlava di libri, Chiara era peggio di un generale romano. Bianca, Alba e Ambra erano le sportive del gruppo. 

Bianca passava i suoi pomeriggi in scuderia con Ripper tra intensi allenamenti o semplici passeggiate nei campi circostanti. Era quasi sempre Chiara ad accompagnarla e, mentre la cugina cavalcava, solitamente leggeva un libro: era più forte di lei. Le altre avevano fatto di tutto per “farla staccare da quella roba” e “farle vedere le cose belle della vita reale”, ma non c’era speranza. Infondo era anche per questo che le volevano bene. Alba e Ambra frequentavano lo stesso circolo sportivo, ed era invece compito di Luce far in modo che fossero sempre puntuali. Mentre Alba e la squadra si stavano preparando per la finale di campionato, Ambra correva. Era la più veloce che si fosse vista negli ultimi anni. Ce l’aveva proprio nel sangue la corsa.

 

Chiara a volte si sentiva gelosa dell’enorme talento delle sue cugine, mentre lei poteva solo concedersi brevi passeggiate a cavallo. Le altre la prendevano in giro con affetto, dicendole che era più portata per le “attività intellettuali”. Infondo doveva pur esserci il genietto di famiglia, no?

Chiara era però convinta che il vero genio della famiglia fosse Eleonora.

La ragazza aveva infatti dedicato la sua vita alla sua più grande passione: la musica. Si alzava presto al mattino per andare in conservatorio e tornava tardi la sera soltanto per rimettersi poi a suonare. I vicini non sapevo se odiarla o amarla: aveva un grandissimo talento, ma non si concedeva (e di conseguenza non concedeva nemmeno agli altri) un attimo di pausa.

 

Stella invece amava cucinare, e lo faceva talmente bene che tutte le altre avevano paura che a lungo andare sarebbero ingrassate in maniera irrecuperabile. Avevano perciò stabilito che la cucina per Stella era off-limits: lei avrebbe preparato solo la cena del sabato.

 

Con il passare del tempo le inclinazioni delle ragazze erano diventati dei punti fissi di ritrovo: gli spettacoli di Luce, le gare di Bianca, le partite di Alba, le staffette di Ambra, i concerti di Eleonora e le cene di stella. C’era un unico confine invalicabile: gli esami di Chiara. O Chiara sotto esami. O Chiara di fronte ad un libro qualsiasi in realtà.

 

Quel giorno, quasi tutti gli impegni si erano sovrapposti: Eleonora aveva un provino per entrare in orchestra ed era stata accompagnata dalla sorella Ambra, Alba aveva una partita, Bianca una gara e Chiara un esame. Data la grandissima quantità di stress le ragazze avevano deciso di comune accordo di anticipare la cena preparata da Stella per tirarsi su di morale nel caso qualcosa fosse andato male o, più probabilmente, festeggiare i successi della giornata.

 

Mancava soltanto l’ultimo concorrente ormai, ma data la velocità con cui era partito anche Stella rivolse il suo interesse verso il campo, temendo che la sorella potesse, per una volta, non essere al primo posto.

Le ragazze tenevano il fiato sospeso mentre il ragazzo e il suo cavallo saltavano l’ultimo ostacolo… alla perfezione. Alba teneva lo sguardo fisso sul tabellone dei risultati, arricciando il labbro superiore. Il suo sguardo corrucciato si trasformò in un sorriso quando vive che Bianca era rimasta al primo posto.

 

“Prevedibile, noiosa. La prossima volta vado a vedere Eleonora, qui è sempre la stessa storia.” disse Stella fingendo noncuranza e nascondendo a malapena un ghigno soddisfatto.

“Sempre polemica” ribatté Luce “E poi non riesci a fare finta di non essere contenta per tua sorella. Forza, andiamo a vedere dov’è!”

 

Bianca si trovava poco distante; la videro mentre sistemava la sella a Ripper e cantava tra sé e sé con aria soddisfatta.

“Levati quel sorriso dalla faccia, non è successo nulla a cui tu non sia già abituata” disse Stella sospirando.

“Ti informo, sorellina, che questa gara mi serviva per passare ad una categoria superiore” rispose Bianca sorridendo ancora di più “quindi in realtà è successo qualcosa di nuovo.”

Alla notizia tutte corsero subito ad abbracciarla per congratularsi.

“Ragazze, basta! Non riesco a respirare! Dai, devo andare a prendere il premio! Vi lascio la foto autografata se sentite troppo la mia mancanza” disse Bianca ridendo. Quando riuscì a liberarsi dalla stretta soffocante di Alba salì di nuovo in sella a Ripper e si allontanò verso il campo.

 

“Una famiglia di vincitori!” Luce non riusciva proprio a smettere di sorridere. “Sembra proprio che tutto sia andato per il meglio oggi! A proposito, il provino? Qualcuno chiami Eleonora!”

“Faccio io!” si offrì subito Stella.

 

“Pronto?”

“Ambra?”

“Sì sono io. Ele sta guidando, arriveremo tra un paio di minuti. Il provino è andato bene! Le hanno fatto tutti i complimenti ed è entrata in orchestra… Ora mi sta guardando male perché mi sa che voleva dirvelo lei. Beh, fai finta di non sap… Mi hanno sentita tutte, vero?” Ambra sentiva chiaramente le risate di sottofondo.

“Vorrei dirti di no, ma lo sai che non so mentire…” ridacchiò Stella.

“Immaginavo… Noi siamo quasi lì, ci siete tutte?”

“Manca solo Chiara, ora proviamo a sentirla. Ci vediamo dopo Ambra, raggiungeteci al solito bar!”

 

Dopo aver chiuso la conversazione con Ambra e aver festeggiato il successo di Eleonora con le altre, Stella chiamò Chiara. Quando dopo l’ennesimo squillò sentì scattare la segreteria telefonica allontanò il telefono dall’orecchio sbuffando infastidita.

“E allora?” chiese Alba speranzosa.

“Non risponde, c’è la segreteria.”

“Ma come non risponde” Alba corrugò la fronte “non è da lei, ha sempre il telefono a portata di mano!”

“Ragazze, non comincerete a preoccuparvi per così poco!” si intromise Luce, sempre la voce della ragione “Chiara ha un esame. Probabilmente il professore era in ritardo e finirà più tardi del previsto, tranquille.”

“Ma il telefono era acceso, lei lo spegne sempre in facoltà Luce” ribatté Stella poco convinta.

“Lo sapete meglio di me che Chiara con un libro in mano non sente nemmeno le cannonate. Starà ripassando. Tranquille ragazze. Adesso andiamo, Bianca è quasi pronta, Ele e Ambra ormai saranno qui. Chiara la richiamiamo più tardi.”

Le ragazze, più serene dopo la spiegazione di Luce, si incamminarono verso il bar.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“LUCE!” Eleonora era costretta quasi ad urlare perché la cugina potesse sentirla. Dopo l’ennesimo tentativo, Alba la vide e le sorrise, facendo segno con la mano a lei ed Ambra di raggiungerle.

Il sorriso a trentasei denti di Eleonora si spense non appena si accorse della presenza di Nick. Tra i due non scorreva buon sangue, e nessuna delle ragazze era mai riuscita ad individuare il momento preciso in cui le prese i giro bonarie dei rispettivi gusti musicali si erano trasformati in una guerra vera e propria.

 

“Cosa ci fa lui qui? Eravamo d’accordo. Poi si cena da Stella. Solo noi. Come sempre” il tono di voce di Eleonora era tagliente, ma Nick non si lasciò intimidire.

Il ragazzo si schiarì la voce e cominciò a parlare con un tono di superiorità “Ciao Ele, stavo giusto…”

“Andando via.” lo interruppe prontamente luce appoggiando la mano sul ginocchio di lui “Come avevamo detto. Io e te ci vediamo domani. Oggi e sabato li passo con loro.”

Nick guardò la sua fidanzata per qualche secondo: doveva fare quello che lei gli diceva, ma non voleva andarsene e lasciare ad Eleonora l’ultima parola.

“Come non detto” Nick si alzò sbuffando e stringendo i denti “in ogni caso esco con i ragazzi stasera. A domani Luce”

 

“Ancora mi chiedo cosa ci trovi in lui” disse Eleonora sedendosi nel posto lasciato vuoto da Nick.

“Smettila Ele, ne abbiamo già parlato” Ambra la fulminò con lo sguardo.

“Va bene, avete ragione, scusate… Dov’è Chiara?”

 

L’aria si fece tutto ad un tratto più pensante, ed Eleonora ebbe quasi l’impressione di aver detto qualcosa di male. Tutte le ragazze si voltarono verso Luce, confondendo ancora di più le nuove arrivate.

“Chiara è ehm… come posso dirlo… insomma Chiara…” cominciò Luce esitante.

“Chiara non risponde al telefono.” disse infine Bianca

 

Ambra esalò il respiro che non si era accorta di trattenere. Si sentiva le spalle più leggere, come se si fosse liberata di una qualche tensione.

“Ma siete completamente impazzite?! Chiara non risponde e fate questa scenata? Mi avete fatta morire di paura, pensavo le fosse successo qualcosa di grave!” rispose Eleonora appoggiando la schiena sul divanetto, come se non fosse più in grado di sostenere il suo peso, e mettendo la mano destra sul petto, per far vedere quanto si fosse spaventata.

 

“Ma Ele” ribatté a quel punto Alba “non è normale che non si sia ancora fatta sentire. Di solito avvisa sempre quando finisce.”

“Evidentemente non ha ancora finito…”

“Aspetta!” la interruppe subito Stella “Abbiamo scritto alla zia pochi minuti fa, nemmeno lei l’ha sentita. E nemmeno lo zio. Sto seriamente cominciando a preoccuparmi.”

“Anche io.” disse Bianca annuendo “Non mi ha ancora scritto. Di solito mi manda sempre gli auguri prima della gara.”

 

Dopo un’altra ora trascorsa al bar, il telefono di Luce cominciò a vibrare. La ragazza scattò per leggere il messaggio prima che una delle altre potesse farlo.

“Ragazze, è Chiara!” esclamò Luce cominciando a scorrere gli occhi sullo schermo per sapere cosa le aveva scritto.

“E allora leggilo!” risposero in coro le altre.

Luce, sono ancora in facoltà. Credo che i tempi saranno lunghi. Scusate se fino ad ora non ho risposto, non ho molta voglia di parlare. Ci vediamo direttamente da Stella per cena. Avvisa le altre. Un bacio.

 

“Come non ha voglia di parlare?” il tono di Stella lasciava trasparire una certa malinconia “Perché non voleva parlare con me? Ho fatto qualcosa di male?”

“Tranquilla! L’hai sentita no? Se è ancora lì significa che deve ancora fare l’esame. Lo sai che prima non vuole avere a che fare con nulla se non con i suoi libri. In ogni caso ha detto che ci vediamo stasera, quindi rilassiamoci tutte quante. Ci stavamo preoccupando per niente, lo sapevo.” Il tono di Luce era così rassicurante che le altre non poterono fare a meno di sorridere.

 

Falso allarme: Chiara stava bene. Era sana e salva in facoltà.

 

E lì dentro non le sarebbe mai successo nulla.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Ambra si svegliò di soprassalto e ci mise qualche secondo a capire che l’urlo che stava sentendo proveniva da lei, il che la fece urlare ancora più forte. Intorno a lei era buio e non riusciva a distinguere nulla. Dopo qualche minuto il suo respiro cominciò a regolarizzarsi, insieme al suo battito cardiaco.

“Un incubo, niente di più. Va tutto bene Ambra.”  si ripeteva quasi ossessivamente.

 

Alla fine decise di attuare la solita procedura di sempre dopo un brutto sogno: chiamare Luce.

Ambra mise la mano in tasca per prendere il telefono, ma non trovò nulla. Pensando che le fosse caduto, cercò a tentoni intorno a sé, ma le sue mani incontrarono solo terreno freddo.

“Ma mi sono addormentata sul pavimento?” pensò Ambra realizzando finalmente di non trovarsi sul divano come pensava.

 

I suoi occhi si stavano lentamente abituando all’oscurità e Ambra cominciò a scrutare l’ambiente circostante. Le pareti erano irregolari e a terra c’erano dei sassi. Sembrava che tutto fosse fatto di roccia.

“Impossibile! Sto ancora sognando… Adesso torno a dormire e tutto si sistemerà.”

 

 

 

“Sono sicura, veniva da qui! Vedrete che adesso troveremo qualcuno.”

“Chiara, stranamente per una volta credo che avremmo dovuto ascoltare Alba. Qui è buio pesto, se anche ci fosse qualcuno non lo vedremmo!” rispose Luce con voce tremante.

“Un motivo in più per andare avanti! Non possiamo certo lasciarla qui da sola.”

“Quindi immagino che tu sappia benissimo chi stiamo cercando!” ribatté a quel punto Luce con tono sarcastico e incrociando le braccia al petto.

Questo fece fermare bruscamente Chiara, che non sapeva come rispondere.

“Io… Veramente io…” la ragazza alzò le braccia frustrata dal fatto di non essere in grado di esprimere a parole quello che pensava. “Luce, io non so chi sia, ma lo sento che è una di noi. Tu no?”

A quel punto fu Luce a fermarsi. “In effetti hai ragione… Sono certa di aver già sentito quella voce. Andiamo avanti, ma se non troviamo nessuno andiamo a cercare Bianca, come diceva Alba… A proposito, dov’è?”

Un brivido percorse la schiena di Chiara. “Non dirmi che è andata avanti da sola come al solito. Giuro che se non ci riesce prima da sola, quando la trovo la ammazzo. ALBA!”.

 

Dopo qualche secondo di completo silenzio le ragazze realizzarono che Alba si era allontanata più del previsto.

Luce era nel panico più totale, si teneva il viso tra le mani ed era sull’orlo di una crisi di pianto. Chiara fu costretta a prenderla per un braccio per farla muovere nella direzione in cui presumibilmente si era diretta Alba.

 

“Chiara cosa facciamo se non la troviamo? Cosa facciamo? Lei è la mia sorellina, era compito mio assicurarmi che stesse bene. Chiara sono una buona a nulla. Sono inutile. Non mi sorprende il fatto che Nick mi abbia…”

“Nick? Siamo bloccate Dio solo sa dove e tu ti ricordi adesso del tuo fidanzato? Luce per favore concentrati!”

“C-chiara…” Luce aveva cominciato a tremare e i suoi occhi erano diventati lucidi, ma la cugina fraintese la sua reazione.

“Ti prego, non metterti a piangere, non adesso. Dobbiamo trovare Alba. E le altre. Cerca di concentrarti. Magari se ci pensi bene ti verrà in mente quante ne mancano. Per ora due. E Alba se è riuscita a non perdersi da qualche parte.”

“N-no Chiara… Girati…”

Il tono di Luce fece voltare Chiara talmente velocemente da non farle nemmeno realizzare che non si trovava più faccia a faccia con Luce, ma con Alba e un’altra ragazza. Aveva i capelli scuri (era però talmente buio che Chiara non ne era completamente sicura) e molto corti e gli occhi verdi.

 

Alba invece aveva un labbro gonfio e il naso pieno di sangue.

“Alba ma sei impazzita? Cosa ti è successo? Lo sapevo che saresti andata ad ammazzarti da sola!” Chiara aveva una nota di isteria nella voce.

 

“Oh, questo dici?” rispose Alba toccandosi il naso, per poi pentirsene amaramente quando il dolore le attraversò tutta la testa “Niente di che, voi stavate lì a parlare e io sono andata avanti. Ho sentito dei rumori e li ho seguiti, però non vedevo niente e sono inciampata… su di lei” disse indicando l’altra ragazza con il pollice della mano destra, coperto di sangue dopo aver toccato il naso probabilmente rotto. “Ho trovato Ambra!” aggiunse infine con espressione soddisfatta.

 

Ambra le scrutava con fare circospetto, con un sopracciglio alzato. Quando ebbe passato in rassegna i volti delle due ragazze, per quanto le era possibile data la mancanza di qualsiasi tipo di illuminazione, sgranò gli occhi dopo aver realizzato chi aveva davanti.

 

“Luce! E… Chiara? Sì, sei Chiara. Capelli scuri. E la treccia a sinistra. La porti sempre così.” aggiunse Ambra con un sorriso che pareva nostalgico. Subito dopo corrugò la fronte e ricominciò a parlare con tono offeso “Cos’ho che non va? Perché non vi ho riconosciute subito? Sono per caso diventata pazza? Sono in ospedale perché sono diventata pazza e siete venute a trovarmi vero?”

“Smettila Ambra, nessuno è in ospedale. E tu non sei di certo pazza.” ribatté subito Chiara sbuffando.

“Poi è normale, è successo a tutte. Cerca di mantenere la calma e vedrai che andrà tutto bene. Adesso dobbiamo andare a cercare Bianca, Alba dice di averla vista. Ti ricordi di lei?” aggiunse Luce con dolcezza.

 

“Io… Sì, mi ricordo di lei. Bianca ha una voglia sulla guancia. E va a cavallo.” Ambra sorrise soddisfatta dei progressi che stava facendo “Va bene, andiamo a cercarla.”

“Perfetto allora! Di qua!” disse Alba mettendosi alla testa del gruppo e cominciando a camminare.

 

 

 

 

 

Bianca provò ad aprire gli occhi varie volte prima di riuscirci completamente, nonostante quasi non ci fosse luce.

Non riusciva a distinguere quasi nulla, ma sentiva in lontananza delle voci. Così tanto in lontananza non potevano essere però, la casa era piccola. Lei e sua sorella si lamentavano spesso del fatto che lì dentro non c’era possibilità di avere privacy, talmente i muri erano sottili.

 

La testa le pulsava mentre cercava di recuperare i ricordi della sera precedente: aveva passato la serata dalle sue cugine, Stella aveva cucinato e avevano deciso di dormire tutte insieme perché erano sicure di aver esagerato parecchio con il vino che Eleonora e Ambra avevano comprato per festeggiare.

 

Bianca era però piuttosto sicura di essere riuscita ad aggiudicarsi uno dei letti disponibili in casa, e non riusciva a spiegarsi la sensazione di freddo che provava in tutto il corpo. Dopo qualche secondo di smarrimento, però, scosse semplicemente le spalle. Probabilmente era caduta dal letto senza nemmeno accorgersene e si era svegliata sul pavimento soltanto perché non si trovava più sotto le coperte calde.

 

L’alcol consumato la sera precedente sembrava spiegare sia la possibilità di essere caduta senza rendersene conto sia il fatto di sentire le voci, che quasi sicuramente provenivano dalla stanza accanto, come se fossero ovattate e distanti.

 

Bianca si massaggiò le tempie cercando di fare ordine tra le sue idee. L’ultima volta che aveva guardato l’orologio erano quasi le 3 del mattino. Aveva un appuntamento importante alle 11. Quanto poteva aver dormito? Le sembrava di non aver riposato per nulla. Considerando anche la completa assenza di illuminazione concluse che non potevano essere passate più di due ore.

“Sono ancora in tempo. Vado un cucina, prendo un bicchiere d’acqua e un’aspirina, imposto la sveglia, torno a dormire e domani mattina andrà tutto per il meglio.”

 

Bianca provò ad alzarsi, ma la testa le girava talmente tanto che fu costretta a sedersi nuovamente a terra. Cercò un appoggio per tentare di nuovo di muoversi, convinta di trovare il letto poco lontano da sé, ma non toccò nulla se non terra fredda.

 

Fu a quel punto che lo stomaco le si strinse in una morsa per colpa del panico. C’era qualcosa di veramente strano. Bianca pensò per un attimo di star ancora sognando, ma era troppo lucida e cosciente, e scartò subito l’ipotesi, nonostante non sapesse darsi altra spiegazione.

 

Tremando, la ragazza tornò a sedersi e cominciò a dondolarsi avanti e indietro come faceva sempre quando era spaventata.

La mano che le si appoggiò sulla spalla la fece trasalire e Bianca pensò che se non fosse stata così terrorizzata avrebbe cominciato a correre per allontanarsi il più lontano possibile.

 

“No Bianca tranquilla! Sono Luce!” A quel punto Bianca alzò lo sguardo e si trovò di fronte ad un paio di occhi color ghiaccio, freddi ma allo stesso tempo rassicuranti e famigliari.

“Luce? Dove siamo? Io ieri sono andata a dormire in una delle camere, sono sicura! Non posso aver bevuto così tanto da essermi dimenticata tutto.” L’ultima parte della frase venne aggiunta borbottando, con una nota di vergogna nella voce.

“Tranquilla.” le rispose Luce con un sorriso “Anche a noi è successo lo stesso. Non sappiamo dove siamo e non riusciamo a ricordarci quasi nulla. Anzi, a quanto pare tu ne sai anche più di noi, dato che ti ricordi qualcosa di ieri sera. Stiamo cercando le altre, ma non sappiamo precisamente quante siamo. A te viene in mente qualcosa?”

 

Bianca ascoltava le parole della cugina quasi incredula. Com’era possibile che nessuno sapesse dov’erano? O si ricordasse nulla? Come facevano a non sapere che mancavano solo… A quel punto anche Bianca si fermò. Nemmeno lei riusciva a ricordare.

“Luce…” cominciò con voce tremante “Chi c’è per ora? E come fai a dire che non siamo ancora tutte?”

“Perché lo sento” rispose prontamente Luce con un sorriso malinconico “E anche loro a quanto pare. In ogni caso per ora siamo io, Al.. Aspetta, prova a vedere se le riconosci tu.”

 

Bianca osservò con attenzione le ragazze che si trovavano di fianco a Luce e cominciò a toccarsi il mento, come faceva sempre quando si sforzava di ricordare qualcosa. A quel gesto una delle ragazze, la più alta, riuscì a malapena a trattene una risata, e per farlo si morse il labbro inferiore.

Il viso di Bianca si illuminò all’istante. “Chiara! Sì Chiara! Mi prendevi sempre in giro quando facevo così mentre mi aiutavi a studiare.” Disse, toccandosi nuovamente il mento. “E poi… Alba e Ambra!”

Bianca fece un sorriso soddisfatto, fiera di essere riuscita da sola a riconoscere le altre, nonostante tutto.

 

Il sollievo però ebbe vita breve e sulla momentanea gioia prevalse la preoccupazione.

“E adesso che cosa facciamo?” Bianca era talmente sconsolata da non avere nemmeno la forza di reggersi in piedi.

“Non sederti assolutamente!” risposero in coro le altre, facendo confondere ancora di più Bianca.

“Si tratta di precauzioni, non si è mai troppo sicuri” aggiunse Luce con una risata nervosa, passandosi più volte la mano destra sul braccio sinistro “Io prima mi sono distesa e non sono più riuscita ad alzarmi fino a quando è arrivata Chiara.”

 

Bianca corrugò la fronte, sempre più turbata. La situazione le sembrava assolutamente surreale e non poteva fare a meno di continuare a pensare, o forse più sperare, di trovarsi in un sogno.

Continuava a pensare alla sera precedente per cercare di capire come fosse possibile che una (quasi del tutto) innocente cena le avesse portate fino a lì. Infondo avevano bevuto soltanto del semplice vino rosso.

 

“Eleonora!” esclamò di colpo Bianca facendo allarmare immediatamente tutte le altre.

“Eleonora cosa?” chiese Luce incerta, cercando di capire cosa passava per la testa della cugina.

“Mia sorella! Ma come posso essere così stupida? Manca Ele e io non me ne rendo nemmeno conto. Dobbiamo andarla a cercare Luce, ti prego! Non possiamo lasciarla da sola!” Ambra sì portò le mani ai capelli e cominciò a parlare così velocemente che le altre fecero fatica a sentire tutto.

 

Ambra ci mise qualche secondo a riprendersi, e subito dopo alzò lo sguardo e cominciò a camminare guardando dritto davanti a sé, con gli occhi sbarrati.

“Ambra, ma cosa stai facendo?” chiese Alba sconvolta, ma non ottenne alcuna risposta. La ragazza continuava a camminare e sembrava non sentire nulla di quello che le cugine le dicevano.

 

“Quando prima ho detto che non era diventata pazza scherzavo…” disse a quel punto Chiara.

“Ma ti sembra il momento? Se non sai trattenere il tuo sarcasmo in situazioni come queste cuciti la bocca!” rispose Luce quasi offesa. Chiara alzò entrambe le mani in modo difensivo e si passò due dita sulle labbra mimando la chiusura di una cerniera.

 

“State davvero discutendo adesso per queste cose?” intervenne a quel punto Bianca  “Cosa fate ancora lì? Dobbiamo seguirla!” Esclamò cominciando già a camminare nella direzione verso cui si stava dirigendo Ambra, seguita a ruota da Alba. Come sempre le era impossibile stare ferma per più di due minuti consecutivi.

 

Luce e Chiara rimasero attonite a guardarsi per qualche secondo prima di cominciare a camminare.

“Lo so che non dovrei più parlare…” Chiara venne fulminata immediatamente con lo sguardo da Luce “Ma io ho un bruttissimo presentimento e secondo me non è questa la direzione giusta.”

Luce a quel punto annuì, dimostrando di pensarla allo stesso modo.

“Ciò non toglie che dobbiamo andare con loro, non possiamo dividerci o non ci ritroveremo più. Sono d’accordo con te però. Sta per succedere qualcosa di brutto.” disse la ragazza rabbrividendo.

 

Luce, come al solito, si rivelò essere la voce della verità.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Eleonora camminava con il violoncello sulle spalle da ormai mezz’ora e vedere la sua panchina preferita libera le riempì il cuore di gioia. Si sedette con un sospiro di sollievo, appoggiando l’ingombrante strumento musicale davanti ai suoi piedi.

 

Dopo qualche momento di pausa per riprendere fiato, Eleonora incrociò le gambe sulla panchina e guardò fisso davanti a sé godendosi il panorama. Il prossimo treno sarebbe passato soltanto un’ora dopo e la ragazza si trovava a circa 10 minuti di camminata dalla stazione. Il sole stava per tramontare e il riflesso che produceva sull’acqua catturò lo sguardo di lei: aveva sempre avuto una grande attrazione per tutto ciò che riguardava la luce e i colori caldi.

 

L’arancione le ricordava sempre il fuoco; a quel pensiero prese l’accendino dalla borsa e cominciò a giocarci per confrontare le due tonalità nei minimi particolari.

Con l’accendino in mano e quaranta minuti abbondanti di attesa, Eleonora decise di cercare nella borsa anche tabacco e cartine per fumare una sigaretta. Come al solito trovare il pacchetto che conteneva il suo “kit antistress”, come lo definivano le sue cugine, si rivelò un’impresa quasi impossibile.

 

Dopo varie imprecazioni e la tentazione di rovesciare l’intero contenuto della borsa per terra, finalmente, la mano di Eleonora venne a contatto con la busta plastica che, una volta, era stata la custodia di un paio di occhiali da sole.

Una volta aperta la busta il profumo di tabacco le invase le narici ed Eleonora si trovò inconsciamente a sorridere: adorava quell’odore. Il sorriso si trasformò in una risata quando le venne in mente l’espressione schifata di Chiara di fronte a quello stesso aroma. Chiara era infatti l’unica, insieme ad Ambra, a non fumare, ma, mentre quest’ultima era più tollerante e si limitava a spostarsi di qualche passo a seconda della direzione del vento quando le altre fumavano, Chiara aveva intrapreso la sua crociata personale contro il fumo elencando ogni volta tutte le sostanze tossiche contenute nelle sigarette in base alla sue reminiscenze di chimica derivate dal liceo; dato che nessuna delle altre poteva vantare una solida, o quantomeno elementare, base di conoscenza scientifica, Chiara veniva semplicemente ignorata, con suo grande disappunto.

 

Le immagini della cugina imbronciata, con le braccia incrociate e il sopracciglio sinistro inarcato, riempivano la mente di Eleonora mentre girava la sigaretta: a quanto pare i suoi tentativi di farle smettere non avevano sortito l’effetto desiderato.

 

Una volta accesa la sigaretta, Eleonora fece un respiro profondo gustando il tabacco dal retrogusto particolare, che le ricordava quasi la menta. Sicuramente le avevano dato di nuovo il pacchetto sbagliato, ma il sapore fresco che le rimaneva in bocca le rendeva impossibile lamentarsi. Mancavano solo un paio di tiri per finire la sigaretta quando Eleonora ricevette un messaggio da Luna, che frequentava il suo stesso corso di pianoforte.

“Ciao Ele, ovviamente ho perso il treno. Se sei ancora qui e fai in tempo ti aspetto in stazione per un caffè.”

 

Le labbra di Eleonora si curvarono in un sorriso: Luna era sempre in ritardo e, che lei ricordasse, non era mai riuscita a prendere il primo treno per tornare a casa.

La ragazza inviò rapidamente un messaggio all’amica per confermare l’appuntamento improvvisato mentre spegnava la sigaretta e si alzava per raccogliere borsa e violoncello.

 

Dieci minuti più tardi Eleonora si trovava nel bar della stazione di fronte a due caffè fumanti, ridendo di come Luna si era trovata a rincorrere il treno con la custodia del violino in una mano e con spartiti e libri nell’altra: come al solito non era riuscita a salire.

“Ma questa volta mi mancava tanto così!” continuò l’amica avvicinando il pollice e l’indice della mano destra per testimoniare che la distanza era davvero poca “I mezzi pubblici non hanno alcuna pietà per noi poveri musicisti. Non so tu come fai, con quella specie di bara che ti porti dietro!”

“Bara?” ripeté Eleonora tra il divertito e lo scandalizzato.

“Ma sì Ele, è nera ed è talmente grande che potrebbe starci una persona senza alcuna difficoltà” rispose Luna convinta “Aspetta… Non sarai mica un’assassina spero?”

Eleonora si sporse in avanti per parlare e abbassò la voce “Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti”.

 

Le ragazze scoppiarono a ridere attirando l’attenzione di una coppia seduta vicino al loro tavolo.

Eleonora si girò con l’intenzione di scusarsi quando il suo sguardo si incrociò con quello del ragazzo.

 

Entrambi parevano sorpresi, ma Eleonora si riprese per prima, facendo un sorriso.

“Nick! Come mai da queste parti? Arriva anche Luce?” chiese la ragazza speranzosa.

“Ele! Ma che coincidenza trovarti qui…” il ragazzo pareva sconvolto ed era diventato pallido “Io stavo…”

“Luce? Non mi avevi detto che aspettavi qualcuno” lo interruppe la ragazza seduta al tavolo con lui con tono infastidito.

“Infatti non aspetto nessuno. Abbiamo dei programmi e li rispetteremo.” nonostante il sorriso il ragazzo era visibilmente nervoso ed Eleonora, determinata a capire cosa stesse succedendo, decise di prendere in mano la situazione.

“Non mi presenti la tua amica?”

“Mi presento da sola” rispose l’altra ragazza con una smorfia “Sono Soraya. E non sono una semplice amica.” aggiunse con una punta di orgoglio nella voce.

 

Eleonora cercò di non far trasparire il suo sconcerto e si ripromise di parlare con Nick da sola per capire davvero cosa stesse succedendo. Forse la ragazza era semplicemente gelosa e stava esagerando la situazione per tenerla lontana da Nick.

“In tal caso scusate per il disturbo e per la confusione di prima. Ci sentiamo Nick, divertitevi.” il sorriso di Eleonora era talmente tirato e falso che fece preoccupare persino Luna.

 

“Ma quello non era…” iniziò Luna appena si furono allontanate dalla coppia.

“Il fidanzato di mia cugina? Da quasi tre anni? Sì, era lui.” la interruppe Eleonora piuttosto scocciata.

“Ma credi che… insomma… la stesse…”

“Tradendo? Non lo so. Forse era davvero un’amica con troppe speranze. Qualsiasi cosa sia, andrò in fondo a questa questione.”

 

Mancavano poco meno di dieci minuti alla partenza del treno, ma Eleonora decise di prendere il successivo, nella speranza di incontrare nuovamente Nick e chiarire una volta per tutti quello che sperava fosse soltanto un enorme malinteso.

 

Quaranta minuti di attesa e un vento freddo aspettavano Eleonora per quella che era soltanto la speranza di vedere nuovamente il ragazzo, ma sentiva di doverlo a Luce. Lei l’avrebbe sicuramente fatto se si fosse trovata nella stessa situazione.

 

La ragazza prese in mano il telefono per avvisare che sarebbe tornata più tardi del previsto, ma le mani le tremavano così tanto che riuscì a malapena a scrivere il messaggio da inviare a sua sorella Ambra. Indecisa sulla causa di questo tremore (poteva essere il freddo così come il nervosismo) decise di fumare un’altra sigaretta, sia per cercare di scaldarsi che per tranquillizzarsi.

 

Questa volta però, a causa del vento, tenere in mano una cartina si rivelò piuttosto complicato. Una era già volata via, e per evitare che succedesse nuovamente si girò bruscamente, ma così facendo fu il filtro a caderle, insieme alla busta di tabacco. Cercando di trattenere la scaricatrice di porto che al momento cercava di farsi strada dentro di lei, Eleonora si alzò sbuffando per raccogliere il tutto.

 

Prima che riuscisse a farlo la ragazza che poco prima si trovava con Nick le porse ciò che aveva perso con un mezzo sorriso.

“Grazie…” disse Eleonora dopo qualche secondo di troppo e con una certa diffidenza, rendendo la situazione ancora più imbarazzante.

 

“Figurati” ribatté secca l’altra ragazza. Sembrava che la conversazione fosse ormai conclusa, ma questa invece continuò “Senti… scusa per il disturbo, ma vorrei capire alcune cose. Nick è andato a fare i biglietti, abbiamo poco tempo per parlare. Come lo conosci? E chi è Luce?”

“Luce è mia cugina, e io conosco Nick perché sono fidanzati” rispose semplicemente Eleonora, con espressione corrucciata “perdonami se ti sembro maleducata ma a questo punto vorrei sapere chi sei tu”

 

Soraya fece un passo indietro, come se Eleonora le avesse dato un pugno nello stomaco “Io non… Non capisco… Luce deve essere la sua ex ragazza allora… so che è uscito da poco da una storia importante però è già da un po’ che ci frequentiamo…”

“Ex? Assolutamente no, la settimana scorsa eravamo a cena tutti insieme” la ragazza ci mise un po’ a registrare tutto quello che l’altra le aveva detto “come sarebbe a dire che vi frequentate? State insieme o qualcosa del genere?”

“Non è ufficiale però… insomma… ecco” le rispose balbettando e arrossendo.

“Oh. Capisco. Risparmiami i dettagli, ti prego” la interruppe Eleonora, con espressione quasi inorridita.

“Ti giuro che non avevo idea che lui fosse fidanzato! Adesso sta tornando… devo andare. E gli chiederò spiegazioni! Mi dispiace davvero moltissimo, io…” la ragazza venne interrotta dalla voce di Nick che la chiamava. “Devo veramente andare… ne riparleremo”

“Ma certo” rispose Eleonora con una nota di sarcasmo nella voce, convinta che non avrebbe mai più avuto notizie della ragazza.

 

Ormai nemmeno il pensiero di una sigaretta le sembrava più allettante, quindi si sedette e cominciò a pensare a come comportarsi nei confronti di Nick e Luce; come sottofondo ai suoi pensieri c’erano soltanto il rumore del vento e i vari annunci che accompagnavano il transitare dei treni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nick, seduto in treno, stava finalmente cominciando a rilassarsi dopo l’ultima mezz’ora passata a spiegare a Soraya che si trattava di un malinteso e lei era l’unica con cui usciva. Dato che anche lei sembrava più tranquilla, il ragazzo si persuase di essere stato sufficientemente convincente: restava solo da chiarire la situazione con Luce prima che la cugina potesse contattarla.

Proprio mentre pensava a come gestire il tutto il suo telefono cominciò a vibrare: erano vari messaggi di Eleonora.

La maggior parte erano richieste di spiegazioni, ma avevano tutti in comune l’ultima riga:”sei uno stronzo e non riuscirai mai a passarla liscia.”, diceva.

 

Nick sbuffò, quasi annoiato e per nulla turbato dalle dichiarazioni di guerra che continuava a ricevere, ma poiché il suo telefono sembrava come impazzito decise di rispondere e mettere fine alla questione una volta per tutte.

Fu uno degli ultimi messaggi a catturare la sua attenzione: “Sono molto delusa e spero che tu ti senta davvero in colpa. Sicuramente troverai una spiegazione per tutto, ma non è di Luce che devi preoccuparti. Noi sei diventeremo il tuo peggiore incubo.”

 

Noi sei? Non poteva averlo già detto a tutte le altre! Al pensiero di dover affrontare la famiglia al completo, Nick cominciò a sudare freddo.

Quella storia non sarebbe mai potuta finire bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il caffè era ormai freddo ed Eleonora non si era mai sentita peggio. Lo sguardo di Luce mentre le raccontava ciò che era successo le mandò il cuore in frantumi. 

 

Nonostante sospettasse ormai da tempo del fidanzato, non era assolutamente preparata a ricevere conforma del fatto che la sua più grande paura fosse diventata realtà.

 

Mentre la cugina parlava, Luce cercava inconsciamente di trovare una spiegazione logica per tutto: purtroppo quello era compito di Chiara, pensò con amarezza, era lei che riusciva a dare un senso agli avvenimenti più improbabili.

 

“Per favore Ele, non dirlo alle altre,” disse interrompendo la cugina che come una furia si stava dilungando in promesse di vendetta nei confronti di Nick “Non voglio che lo sappiano ancora… per lo meno fino a quando non avrò deciso cosa fare.”

“Non credo ci sia molto da decidere…” borbottò Eleonora cercando di non sembrare troppo brusca.

“Ti prego, mi serve un po’ di tempo” Luce era sull’orlo del pianto e la cugina si sentiva sempre più in colpa.

 

“Oh, certo… Capisco… Luce io devo andare. Tu pensa a come risolvere la questione. Ne riparleremo, però, promettilo.”

“Prometto.” rispose con un sorriso tirato.

 

Poiché la cugina non sembrava intenzionata, o quantomeno in grado, di alzarsi per accompagnarla alla porta, Eleonora si allontanò in silenzio chiudendo l’uscio dietro di sé, sempre più convinta di aver commesso l’errore più grande della sua vita.

 

Luce rimase seduta nella stessa posizione, senza il minimo accenno di cambiamento, immobile come una statua, per un lasso di tempo che non era in grado di quantificare. Si sentiva così frastornata da non essere in grado nemmeno di comprendere ciò che stava provando; i sentimenti più riconoscibili al momento era rabbia, tristezza, delusione, ma anche un certo sollievo. Finalmente aveva scoperto la verità e, anche se il pensiero la distruggeva, poteva mettere fine ad una storia che già da tempo non funzionava più.

 

Finalmente sarebbe riuscita a dire basta, a mettere un punto alla fine di questo capitolo della sua vita e a ricominciare. Da sola, più forte e, prima o poi, più felice.

 

Nick non le avrebbe più potuto fare del male… o almeno di questo si era convinta.

 

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