Piuma nera.

di rosewhite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Megan Evans ***
Capitolo 2: *** Una nuova missione. ***
Capitolo 3: *** Midnight ***
Capitolo 4: *** Insomnia ***
Capitolo 5: *** Fight. ***
Capitolo 6: *** Theramos ***
Capitolo 7: *** Il piano del re ***
Capitolo 8: *** I see you ***
Capitolo 9: *** Pista ***
Capitolo 10: *** Pista (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Megan Evans ***


Alcuni uomini vedono le cose per quello che sono state e ne spiegano il perché.

Io sogno cose che ancora devono venire e dico, perché no.

- Robert F. Kennedy


Tra le vie delle città si aggirano guardiani anonimi, che ogni giorno rischiano la vita con il solo compito di difendere il delicato equilibrio tra razze.

Tenere nascosta l’esistenza del Popolo Soprannaturale era necessario.

La superbia umana aveva aiutato: il fatto che gli umani si credessero gli unici abitanti di un intero pianeta aveva reso possibile nascondere la presenza di chi non era esattamente “normale”.

Nonostante vi fossero terre magiche oltre i confini terrestri e dello spazio, molti membri del Popolo Soprannaturale avevano deciso di rimanere sulla Terra, anche se nessuno vietava loro di far ritorno a quei mistici luoghi al di là della realtà: isole rigogliose, oceani dai colori vivi e creature mitologiche erano ad un portale di distanza.

In alcuni di quei luoghi, però, vi erano ancora guerre tra piccoli e grandi clan, per quanto vi fosse la buona volontà di mantenere la pace ovunque. In molti dei territori magici si respirava ancora un’aria medievale, con gente che combatteva inutilmente per lembi di terra che sarebbero andati inevitabilmente ad altri una volta che essi saranno morti combattendo per quella battaglia.

Benché i membri del Popolo Soprannaturale avessero sempre aiutato gli umani nel corso dei secoli, furono brutalmente uccisi per il semplice fatto che gli uomini temono ciò che non comprendono.

Questo è il motivo dell’esistenza dell’Alleanza, una società segreta formata da esseri con doti particolari. Guerrieri di tutte le razze si erano uniti per far sì che non vi fossero più inutili spargimenti di sangue, come successe con la caccia alle streghe o l’inquisizione.

Avevano giurato di dare la vita per quella causa e mantenevano quel giuramento da millenni.

Una di questi era Megan Evans, una ragazza ventunenne che era esattamente dove voleva essere.

Aveva un obiettivo: migliorare il mondo.

E questo comprendeva obiettivi minori, come entrare nell’Alleanza ed allenarsi duramente per essere il cambiamento che voleva vedere.

Quando quattro anni prima, dopo aver vinto il Torneo tra razze, le arrivò la famosa busta rossa, si sentì come quando una fan di Harry Potter riceve la lettera per Hogwarts.

E a lei non serviva nemmeno una bacchetta per fare le magie, perché era una strega che grazie ad un fortunato incrocio genetico era capace di controllare sia il fuoco che il vento.

Vi parlo di genetica perché tutto il mondo soprannaturale vi si basa. Prendendo come esempio Megan, ella riusciva ad essere così potente perché in principio lo erano gli avi, da entrambi i lati.

E malgrado i membri con poteri magici si fossero mischiati agli umani, era riuscita ad incamerare entrambi gli elementi predominanti nelle famiglie d’origine.

Ma, nonostante questo, per Megan non era stato semplice: si era allenata duramente e costantemente per poter contenere quel potere e per riuscire a gestirlo al meglio.
Si era fatta valere.

Tutti gli anni a sputare sangue, tutte le ore a studiare incantesimi, tutte le notti insonni ripensando agli errori commessi e a migliorarsi alla fine erano serviti.

Si era distrutta mentalmente e fisicamente, aveva dovuto rinunciare ad amore, sicurezza ed ad una vita normale, ma il risultato era stata l’attuale posizione di Agente Speciale. E non poteva essere più felice di così.

O almeno lo credeva.  


Agente Speciale Evans, suona proprio bene.”

Ripensando al passato le venne da sorridere mentre percorreva il lungo corridoio che l’avrebbe portata dal Generale Hamilton.
Era stata convocata per una nuova missione e nulla poteva renderla più entusiasta: nuovi cattivi da catturare, una nuova indagine, una nuova possibilità di cambiare il mondo!

Il suo entusiasmo, però,  si spense nel momento esatto in cui vide chi altro c’era nell’ufficio del Generale.

Tyron Cooper, demone del dolore, non era altro che un bisbetico ed asociale armadio biondo dell’Ikea alto un metro ed ottantacinque.

Mr. armadio era un concentrato di muscoli che aveva fatto più amicizia con il  bilanciere in palestra che con tutti i suoi colleghi.

Per un attimo la speranza che quella fastidiosa presenza non c’entrasse nulla con la sua convocazione fu l’unica cosa che bloccò sul nascere l’espressione di disapprovazione e fastidio che premeva per dipingersi sul volto.

Ma quando il Generale Hamilton le disse di chiudere la porta alle sue spalle capì che quella, quasi sicuramente, sarebbe stata una giornata da dimenticare.


 

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Capitolo 2
*** Una nuova missione. ***


Capitolo 1

 

L’ufficio del Generale,come il suo proprietario, emanava rispetto e potere anche nella sua semplicità. Una grande scrivania di legno scuro regnava dal suo posto avanti all’immensa vetrata, che dava sul giardino sempre curato, accerchiata da librerie che toccavano il soffitto stracolme di vecchi tomi su ogni razza che aveva camminato sulla Terra e sul territorio magico.

Meg una volta aveva anche visto un libro sugli unicorni, da qualche parte su uno scaffale in alto a destra.

Il Generale Hamilton disse loro di accomodarsi sulle due sedie imbottite , anch'esse di legno scuro, di fronte alla regina della stanza. Una volta che i due agenti si furono seduti prese da un cassetto della scrivania due fascicoli ed accese la lavagna alle sue spalle, portata lì dalla sala riunioni attigua per l’occasione.

Sullo schermo comparve la mappa della città con tre puntini rossi.

Rimise a posto un ciuffo di capelli castani scivolatogli davanti al viso.

<< Arriverò subito al dunque. Abbiamo un grosso problema. In giro c’è una nuova droga che fa perdere completamente il controllo agli esseri soprannaturali. >> esordì con quel tono pacato e al tempo stesso autorevole che lo contrastingueva.

Nel breve momento di pausa che seguì, Megan iniziò a pensare a quanto preoccupanti erano le parole appena dette. Questo voleva dire licantropi che si trasformavano tra gli umani, vampiri che attaccavano senza lucidità, demoni che perdevano le loro sembianze umane tra la folla e streghe che appiccavano incendi o Dio solo sa cos’altro involontariamente.

<< Ci sono stati diversi casi e i soggetti prima di perdere il controllo sono stati visti tutti nei tre locali evidenziati. Quindi abbiamo una pista da seguire. Fortunatamente la droga agisce dopo qualche ora, quindi ci sono stati pochi feriti e siamo riusciti a ripulire tutti i civili coinvolti. >> Che in gergo significava che tutti i ricordi inerenti a qualsiasi cosa fuori dall’ordinario erano stati completamente cancellati dalle loro menti.

Il Generale George Hamilton si portò le mani dietro la schiena. << I membri del PS - ovvero Popolo Soprannaturale- che hanno usato questa droga, detta Oblivion, dicono di averla comprata tutti da persone differenti e, soprattutto, di non sapere che era una droga specifica per i soprannaturali. >> Si accomodò sulla grande poltrona dal lato opposto a quello di Tyron e Megan, si sistemò i baffi con le dita ed intrecciando le mani li guardò intensamente. Sembrava che quegli occhi castano chiaro volessero entrare nei loro corpi per scrutarli da dentro.

<< Agente Speciale Evans, Agente Speciale Cooper, siete due dei nostri migliori agenti. Ho bisogno che lavoriate insieme e che concludiate velocemente questa missione.>> Fece scivolare verso i due i fascicoli.

<< Qui dentro troverete tutte le informazioni che abbiamo a nostra disposizione. Avrete due squadre d’appoggio che sorveglieranno i due locali dove non vi troverete. Hanno il compito di avvisarvi in caso notassero qualcosa di sospetto.  È tutto chiaro? >> Quando i due agenti risposero affermativamente, il gran capo si alzò, segno che la riunione era terminata.

<< Perfetto. Conto su di voi. Ora studiate il materiale e preparatevi per uscire. Andate e buona fortuna. >> Così loro si alzarono ed uscirono. Appena la porta si chiuse alle loro spalle Tyron disse: << Vedi di non metterci troppo a preparati strega. Tra un'ora ci vediamo all’ingresso. Cerca di non essermi d’intralcio. >> Meg non sapeva se mandarlo a quel paese o semplicemente lanciargli un maleficio che l’avrebbe reso un tappeto per almeno un paio d’ore, ma non ebbe nemmeno il tempo di decidere che Mr. Muscolo scomparve dalla sua visuale girando l’angolo.

Oh, quella sarebbe stata senza ombra di dubbio una delle missioni più difficili da affrontare. Ma non per la droga, gli spacciatori o il pericolo, ma perché avrebbe dovuto sopportare quel pallone gonfiato per chissà quanto tempo.

“Oh grande e Sacra Fenice, ti prego, dammi la pazienza di non incenerirlo e fa che questa storia finisca presto.”

 

Meg rischiò di cadere mentre cercava di leggere il fascicolo che le levitava davanti infilandosi i jeans neri attillati, troppo attillati.

Questa nuova droga aveva colpito proprio tutte le razze, nessuna esclusa. Anche un giovane gnomo. E la cosa la stupì perché solitamente gli gnomi se ne stavano per i fatti loro e non erano molto inclini alla socializzazione.

I locali interessati non erano nemmeno famosi per l’affluenza dei soprannaturali, quindi perché sceglierli?

Ognuno dei soggetti interessati aveva descritto lo spacciatore in modo diverso,l’unica cosa che li accomunava era il fatto di essere umani.

Quanti ne avevano coinvolti? Sapevano quello che facevano?

Ma la domanda principale era chi. Chi c’era dietro tutto questo?

Mentre applicava il mascara le rotelline nel suo cervello iniziarono a muoversi. Che quello fosse stato solo un esperimento?

Chiunque ci fosse dietro forse voleva solo testare gli effetti dell’Oblivius. Per questo erano stati scelti posti poco frequentati dai membri del PS, è più facile colpire e vedere le conseguenze con un solo soggetto.

E che fosse quello il motivo del continuo cambio degli spacciatori? Non serviva un legame se nessuno doveva tornare a comprare ed ovviamente rintracciarli era più complicato.

Anche se poteva essere un caso il fatto che nessuna razza fosse stata colpita due volte.

E soprattutto c’era stato un solo attacco per volta, mai di più in una notte.

La cosa le puzzava.

Era pronta ed aveva letto il fascicolo con ben dieci minuti di anticipo. Voleva proprio vedere cosa le diceva Mr.Muscolo, che nel frattempo l’aspettava già nell’atrio.

Così quando arrivò ticchettando, per via degli stivaletti, si beccò un’occhiataccia scocciata.

<< Ce ne hai messo di tempo>>

Meg guardò l’orologio.

<> Non la fece terminare, prese le chiavi della sua moto e si voltò.

<>

Guardando con disprezzo le spalle muscolose fasciate dal giubbotto di pelle nera, ebbe voglia di tirargli in testa le chiavi. Ma non lo fece. D’altra parte era una strega saggia e soprattutto quello non sarebbe stato un buon inizio.
Non che Tyron avesse intenzione di avere un buon inizio. O un buon proseguimento. Voleva solo che quella storia finisse in fretta per tornare a lavorare da solo. In pace. Senza dover dar conto a nessuno delle sue azioni. E soprattutto senza sentire quel fastidioso rumore di tacchi che lo seguiva.

Il Midnight si trovava a circa 20 minuti d’auto dalla sede dell’Alleanza.
Tyron lo raggiunse in 10, Meg rimase bloccata nel traffico e ce ne mise 30.

Mentre aspettava spazientita, più per le future frecciatine del demone che per il traffico, iniziò a picchiettare le unghie sul volante mentre vagava con la mente.

Continuava  a pensare che qualcosa non andava.
Era un caso che questa droga colpisse principalmente gli esseri soprannaturali?
E se non lo era qualcuno del PS doveva aver progettato quella cosa. A che scopo?
Se si veniva a conoscenza dell’Oblivius esseri come vampiri, ninfee, alcuni demoni e qualsiasi altra razza immortale, ormai annoiati dopo aver visto praticamente tutto della vita, potevano avvicinarsi a questa droga, con risultati a dir poco tragici.

 

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Capitolo 3
*** Midnight ***


 

           

  3. MIDNIGHT 



Il Midnight si trovava a circa 20 minuti d’auto dalla sede dell’Alleanza.
Tyron lo raggiunse in 10, Meg rimase bloccata nel traffico e ce ne mise 30.

Mentre aspettava spazientita, più per le future frecciatine del demone che per il traffico, iniziò a picchiettare le unghie sul volante mentre vagava con la mente.

Continuava  a pensare che qualcosa non andava.
Era un caso che questa droga colpisse principalmente gli esseri soprannaturali?
E se non lo era, qualcuno del PS doveva aver progettato quella cosa. A che scopo?
Se fossero venuti a conoscenza dell’Oblivius esseri come vampiri, ninfe, alcuni demoni e qualsiasi altra razza immortale, ormai annoiati dopo aver visto praticamente tutto della vita, potevano avvicinarsi a questa droga, con risultati a dir poco tragici.

 

Nel locale la musica era così forte che Meg a stento riusciva a sentire i propri pensieri e la luce strobosferica le faceva a malapena vedere dove metteva i piedi. Ecco perché odiava i posti come le discoteche, due dei tuoi sensi sono K.O. appena entri.

Così per cercare di capire qualcosa, si sedette al bancone ed ordinò un cocktail analcolico, osservando attentamente il barman mentre glielo preparava.

La regola numero uno di un agente? Essere paranoico. Se non prendi tutte le precauzioni sei morto.

Ad esempio  quando entrava in un locale, e ne aveva la possibilità, si metteva sempre con le spalle contro il muro ed in modo da poter vedere l’entrata.

Sono piccole accortezze che ti salvano la vita, come guardare a destra e sinistra quando attraversi la strada, per intenderci.

Una volta ricevuto il cocktail si voltò con espressione annoiata verso la pista da ballo, sondando con la mente tutta l’area.

Il sesto senso funzionava ovunque e comunque, tranne se fai uso di droghe ovviamente.

Il suo potere strisciò come nebbia invisibile per tutta la sala, riempiendola  come se avesse vita propria.

E in effetti qualcosa trovò.

C’era diversa magia in atto, dissuasiva e di trasfigurazione.

Non era raro che nel mondo magico si usasse, anzi quando il PS - Popolo Soprannaturale - si trovava tra gli umani era praticamente obbligatoria per nascondere le proprie fattezze o le proprie azioni.

Come la vampira che si stava nutrendo nell’angolo della pista da ballo o il demone della lussuria intento a scegliere la prossima preda che doveva nascondere le lunga corna nere.

Però Meg riuscì a trovare solo quello. Non soddisfatta chiuse gli occhi e provò a scendere ad un livello più profondo.

Ed eccola lì, una nebbia verde smeraldo che si accese come una lucina notturna. Una scia di potere debole che dal centro della pista andava avanti ed indietro per tutta la sala e poi dritta verso l’uscita, creando un reticolato luminoso che attraversava tutto il locale.  

Ma doveva avvicinarsi.

Così, una volta finito quella cosa che a malapena si poteva chiamare cocktail, si addentrò nella massa di corpi danzanti, destreggiandosi per non ricevere una gomitata in bocca, dato la sua bassa statura.

Arrivò nel punto esatto in cui partiva la nebbiolina verde che si stava man mano dissolvendo, più tempo passava più diventava debole.

Megan provò a concentrarsi abbastanza per poterla esaminare in modo più profondo, ma con tutta quella musica e tutta quelle persone le risultava difficile.

Troppo difficile.

Era come se volesse afferrarla ma le scivolasse dalle mani come acqua, invece di penetrare in fondo riusciva a malapena a saggiarla.

Si stava esasperando, più provava più falliva. E il fallimento in quei casi non è un’opzione.

Provò ad allontanarsi mentalmente dal fracasso della discoteca, ma corpi su corpi la toccavano facendole perdere la concentrazione.

Quello non era il posto giusto dove meditare, ovviamente.

All’improvviso un paio di braccia le toccarono i fianchi, era pronta a mandare al diavolo chiunque fosse, ma quando si voltò vide Tyron che la guardava con occhi tutt’altro che lussuriosi.

<< La musica è molto alta qui. >>  gli disse praticamente ad un centimetro dall’orecchio.

Ammettiamolo, voleva mandarlo a quel paese ed anche con cattiveria, ma si rese conto che le stava facendo scudo con il suo corpo in modo che le altre persone non potessero toccarla.

Mr. Armadio mise la sua mano destra dietro la nuca di Meg e le portò la testa sul suo petto, facendo poi scivolare la mano sull’orecchio rimasto libero.

Nonostante sapesse che lo faceva unicamente per utilità e non per romanticismo, l’intimità di quell’azione le fece perdere un battito. Uno solo però.

Tyron le aveva servito l’occasione di allontanarsi mentalmente da quel luogo su un piatto d’argento e lei l’avrebbe colta molto volentieri.

Così tornò a concentrarsi e sprofondò in quella nebbia verde, più giù e più profondamente che poté.

Quella non era la magia di trasfigurazione di un vampiro o di un demone. Era potere puro. E questo voleva dire che una strega o uno stregone aveva fatto un incantesimo in quel punto preciso.

E non era una traccia già vista.

In un posto nascosto nella mente di Meg erano catalogati tutti i poteri dei membri del PS che aveva incontrato in precedenza. Ognuno, quando usava la magia, lasciava un’impronta differente, come quelle digitali. Non ne esistevano due uguali.

Aveva tutte le informazioni che poteva ricavare, così, delicatamente e facendo finta di ballare, si allontanò dal demone che la teneva tra le braccia.

Aveva trovato qualcosa, peccato che non portasse a nulla.

Quella nebbiolina poteva semplicemente essere stata lasciata da una strega che aveva fatto un piccolo incantesimo di trasfigurazione per cambiarsi colore di capelli.

Non era successo nulla che collegasse quel potere alla loro indagine , quindi era di nuovo punto e a capo.

Dopo averla guardata per un attimo Tyron si allontanò senza dire una parola, sparendo tra la folla.

Le rimaneva una sola possibilità per trovare una pista dalla quale iniziare l’indagine, così si abbassò il top per mettere in risalto la scollatura e si avvicinò ondeggiando verso la sua preda.

Quando gli fu così vicino da sfiorarlo con il proprio corpo, gli accarezzò le lunga corna nere ricurve verso la nuca, il punto debole della razza.

Lui si girò di scatto e la guardò dalla testa ai piedi, soffermandosi qualche istante di troppo sul seno.

Il fatto di dover usare il suo corpo per attirare l’attenzione del demone la infastidiva, ma era un piccolo male necessario.  

D’altra parte un’occhiata in più non aveva mai ucciso nessuno, o almeno nessuno che non avesse incrociato la strada di Medusa, ma questi sono dettagli.

Megan iniziò a ballare strusciandosi addosso al Succubus mentre le sue mani correvano sui suoi fianchi per stringerla ancora di più a sé e, nel frattempo, lo trascinava tenendolo per la t-shirt nera verso una zona della pista da ballo meno affollata.

Alzandosi sulle punte,visto i dieci centimetri che nonostante i tacchi li divideva, gli sfiorò le labbra con l’orecchio.

<< Questa sera voglio perdere il controllo. >> gli disse carezzandogli il petto.

<< Dolcezza, non è l’unica cosa che perderai questa notte. >> Meg pensò che non doveva essere un demone particolarmente forte, visto che non aveva notato la sua mancanza di desiderio.

Lei scosse il capo sorridendogli sensualmente e facendo ondeggiare la lunga chioma castana.

<< Voglio perderlo completamente. Hai qualcosa che può aiutare? >>

<< Stai parlando di droghe? >> le chiese alzando un sopracciglio. Lei annuì sorridendogli per tranquillizzarlo.

<>

<< Qualcosa di più potente e.. - gli infilò una mano sotto la maglietta - più sconvolgente. >> Sperava di sembrare sensuale come pensava, anche se si sentiva completamente ridicola.
Il rigonfiamento nei pantaloni del demone però diceva che stava svolgendo bene il suo lavoro.

<< Baby, più potente dell’Ecstasy ci sono solo io. >> Lei rise, falsamente, e si allontanò di un passo. Non c’erano informazioni utili lì.

<> Gli fece l’occhiolino e se ne andò ondeggiando come se il suo povero bacino dovesse staccarsi da un momento all’altro.

<< Non sai cosa ti stai perdendo! >> Le urlò dietro.

<< Un giorno lo scoprirò. >> gli disse mandandogli un bacio.

La prima serata al Midnight era stata una completa perdita di tempo.

Più tempo passava più la situazione poteva peggiorare, lo sapeva bene.

Dalle altre due squadre non erano arrivate notizie, segno che anche lì la serata passava fin troppo tranquillamente.

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Capitolo 4
*** Insomnia ***


Megan uscì a prendere un po’ d’aria, stanca della folla e del rumore assordante.

Appena fu fuori le orecchie iniziarono a ronzarle e si chiese come facessero le persone che abitualmente frequentavano quei luoghi a non essere ancora tutte completamente sorde.

Mentre si guardava intorno, osservando il vicolo triste e vuoto alle spalle del locale, sentì l’auricolare che aveva nell’orecchio, reso invisibile grazie ad un incantesimo, vibrare.

Premette delicatamente sull’apparecchio.

« Evans, squadra uno in ascolto. » Dopo meno di un secondo sentì:

« Cooper, squadra uno in ascolto. » La sua voce era chiara e non vi erano rumori di sottofondo, segno che fosse uscito dal locale.

Si guardò intorno. Dov’era?

« Squadra uno, qui squadra tre. Abbiamo un soggetto che sembra essere positivo all’Oblivius. » Sentirono dei rumori ed un’imprecazione dall’altra parte.

« Dove siete? » Chiese Meg.

« Una strada chiusa vicino l’Insomnia. Non siamo autorizzati ad intervenire, solo a limitare i danni. »

Tyron girò l’angolo del vicolo sul retro, i loro sguardi si incontrarono, freddi e risoluti. « Arriviamo. Squadra uno chiude. » disse facendo segno con la testa alla strega di avvicinarsi.

« Andiamo con la mia moto, con la macchina rischi di rimanere bloccata nel traffico. Di nuovo. »

Meg capì chiaramente la frecciatina, ma respirando lentamente, decise di ignorarla per il bene comune.

Arrivarono velocemente alla moto nera del demone, parcheggiata qualche metro prima del Midnight.

Mentre le passava il casco la scrutò dalla testa ai piedi ed un’espressione irritata gli si dipinse sul volto.

« Ragazzina ma non sei armata? » chiese come se Megan fosse l’ultima arrivata e non una sua pari.

« Demone, l’essenziale è invisibile agli occhi. » Gli rispose irritata. Ciao ciao buoni propositi.

Ragazzina a chi? Quanti anni ha più di me, questo idiota? Tre? Mi fa venire voglia di spaccargli la faccia...

pensò afferrando violentemente il casco integrale che le stava porgendo.

Una volta salita fece per mantenersi a Tyron portando le braccia intorno al suo busto, ma lui le prese le mani e, spazientito, gliele poggiò su dei sostegni vicino al posto del passeggero.

« Prega solo che l’invisibile ti salvi la vita, strega. Perché io di certo non lo farò. » Disse prima di partire a tutta velocità.

E se il buongiorno si vede dal mattino, probabilmente a fine missione resterà un solo membro di questa squadra. Ed io sono una strega, per la miseria. Lo piegherò al mio volere, oppure si spezzerà provando a resistere. Stupido pallone gonfiato di proteine in polvere.

Ed i pensieri di Meg continuarono su questa lunghezza per quei cinque minuti che ci misero ad arrivare all’Insomnia.

 
 

Quando giunsero nel vicolo vicino al locale, guidati tramite auricolare dagli altri membri dell’Alleanza, i due si trovarono davanti una tigre mannara mezza trasformata.

Il ragazzo aveva il viso distorto, con la mandibola allungata in un muso di carne e dalle labbra spuntavano due lunghi canini che grondavano saliva.

Un urlo di dolore, che aveva veramente poco di umano, fece tremare le pareti nelle vicinanze.

Megan si affrettò a creare un’illusione per non far notare nulla agli ignari passanti.

I capelli  persero velocemente il loro colore naturale, passando dal castano all’arancione, allungandosi fino a diventare una folta chioma striata, mentre lui si accasciava a terra in preda a spasmi violenti.

Meg non aveva mai visto una trasformazione così distruttiva.

Miguel, la pantera mannara della squadra tre, si avvicinò lentamente alla tigre che man mano perdeva sempre più i suoi lineamenti umani, si piegò sulle ginocchia portandosi all'altezza del suo viso e, mentre allungava una mano verso di lui, una risata glaciale irruppe dal petto del soggetto sotto l’effetto dell’ Oblivion.

In una frazione di secondo Miguel fu scaraventato via con forza, ma poco prima che andasse a sbattere contro la parete del palazzo adiacente, Meg creò un cuscinetto d’aria che gli salvò la schiena.

La risata si alzò, riecheggiando nel silenzio notturno.

<< Mi sento… invincibile. >> Gracchiò la tigre mentre le sue mani si ricoprivano di pelliccia e le unghie si trasformavano in artigli.

Quando alzò il viso verso di loro, gli agenti si resero conto che i suoi occhi erano diventati giallo oro, perdendo la loro parvenza umana.

Si alzò in piedi, più alto di quanto dovesse essere prima della trasformazione, con le ossa che si modellavano strisciando sotto la pelle, fece guizzare la coda striata a destra e sinistra, come se fosse una frusta.

Per Tyron quella sceneggiata era durata anche troppo.

Cacciò dal fodero nascosto dentro la maglietta la sua adorata compagna d'avventure, la impugnò con entrambe le mani e disse:

<< Micio, o vieni con noi con le buone o sarò costretto a farti assaggiare la mia lama. E per te non sarà piacevole. >>

Per tutta risposta la tigre rise di nuovo, producendo un suono da far accapponare la pelle.

<< Sento la forza scorrermi nelle vene… è così… - faticava a parlare per via della distorsione delle corde vocali - inebriante. Non potete... battermi. >>

Il demone sorrise, era esattamente quello che voleva. Le buone maniere non erano la sua specialità.

Si scagliò all’attacco con una velocità tale che Megan fece fatica a vederlo, ma il suo bersaglio bloccò la lama con entrambe le mani, ferendosi.

Mentre sulla lama scorreva il sangue del nemico, il sorriso sul volto di Tyron si allargò, trasformandosi in un ghigno sadico.

Quell’attacco non era altro che un mero gioco per lui.

Lo colpì con un calcio sulle lunghe zampe, la tigre si accasciò uggiolando e lui gli diede l’elsa della spada dritta sul muso. Si stava accingendo a colpirlo di nuovo, quando una fortissima folata di vento lo fece indietreggiare di qualche passo.

<< Odio la violenza sugli animali. >> Disse Meg avvicinandosi lentamente, facendo riecheggiare quel maledetto ticchettio per tutto il vicolo.

<< Cosa maledizione hai intenzione di fare ragazzina? >>

La strega alzò un sopracciglio e quando la tigre mannara si voltò verso di lei ruggendo sollevò un braccio ed ella si accasciò a terra, addormentata.

Tyron le andò sotto a muso duro, nessuno doveva permettersi di interferire con il suo lavoro, ancor meno una stupida strega.

<> Le ringhiò contro.

<< Un’agente che non fa altro che eseguire gli ordini. Dobbiamo portare i soggetti vivi. O te lo sei dimenticato stupido armadio imbottito di ormoni? >>

<< Tu… >> disse avvicinandosi di un altro passo con fare minaccioso.

<< Vuoi fare la stessa fine? >> lo sfidò con lo stesso tono.

Avanti - pensò sul piede di guerra la ragazza - dimmi di sì. Dimmi che posso scagliarti contro qualcosa, qualsiasi cosa purché ti inginocchi di fronte a me.

Ma il fascio di luce dei fari di un camioncino bianco li interruppe. Alla guida vi era Sophie, elfo arciere della terza squadra.

<< Siamo pronti a spostare il soggetto. >> disse Miguel avvicinandosi e, dopo un cenno d’assenso da parte di Meg, prese il corpo immobile e mezzo trasformato sulle spalle e lo mise nel retro del furgoncino.

Il demone, nervoso e ferito nell’orgoglio, voltò le spalle e salì sulla sua moto partendo a tutta velocità.

Tyron aveva voglia di picchiare qualcuno, ed in quel momento il suo obiettivo ideale era una fastidiosa strega bruna.

Quell’essere aveva osato interferire. Era una cosa inaccettabile.

Accelerò violentemente solo per sbollire un po’ di rabbia, mentre faceva il giro dell’isolato.

Imperdonabile.

Anche se, in fondo, una piccolissima parte di lui gli sussurrava che quella ragazzina aveva ragione.

Ma d’altra parte era un demone della sofferenza, provava piacere, soddisfazione ed assorbiva potere dal dolore altrui, cosa si aspettava che facesse? Che invitasse quel drogato a prendersi una tazza di tè?

Stupida ragazzina.

 

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Capitolo 5
*** Fight. ***


Meg entrò velocemente nell' Insomnia. Questa volta, se lo sentiva, avrebbe trovato qualcosa.

Attivò il suo sesto senso che, nuovamente, andò alla ricerca della magia presente nel locale.

L'energia verde, la stessa presente al Midnight, si accese come un faro tra il buio della pista.

Megan aprì gli occhi e ne vide la fonte, una figura incappucciata che correva verso l'uscita d'emergenza della sala.

Era stata percepita.

Iniziò a correrle dietro e mentre attraversava la pista da ballo, decisamente meno affollata di quella del Midnight, creò un'illusione che la rese invisibile, così poté cambiare aspetto senza che nessuno la vedesse.

I suoi capelli crebbero e divennero biondi e brillanti come l'oro, i lineamenti del volto si arrotondarono e gli occhi da castano scuro divennero di un verde acceso mentre le gambe si allungavano di qualche centimetro.

Decise che i tacchi non erano il massimo per quell' inseguimento, così cambiò anche i vestiti. Gli stivali si trasformarono in comode scarpette da ginnastica, i pantaloni aderenti divennero dei leggins e il top stretto una maglietta larga e lunga.

Era ormai arrivata sul retro del locale quando fece sparire l'illusione che la rendeva invisibile.

L'incantesimo di metamorfosi le avrebbe rubato parecchia energia, pensò mentre continuava a correre dietro la figura incappucciata che percorreva velocemente le strade secondarie della città.

Doveva portare il soggetto in un luogo più isolato, in modo da non attirare troppa attenzione e, soprattutto, non consumare ancora più energia in ulteriori illusioni per nascondere un'eventuale battaglia.

Dopo qualche metro sarebbero sbucati in una delle zone più isolate, perciò Meg aumentò il ritmo della corsa, sapeva di essere abbastanza veloce da raggiungerlo.

"Ancora qualche secondo e..."

La corsa venne brutalmente fermata dalla parete di un vecchio edificio abbandonato.

Megan era dietro di lui, l'unica via di fuga era una strada sulla sinistra.

Mentre la figura incappucciata girava il busto per riprendere la fuga, Meg creò un muro di fiamme che bloccò definitivamente la loro maratona.

Quando la figura si girò metà del suo viso era coperto da una maschera nera a forma di becco, simile a quella che usavano i medici nel periodo della peste.

La figura davanti a lei era esile, probabilmente una ragazzina.

I capelli metà biondi e metà neri che sbucavano dal cappuccio erano l'unico dettaglio che riusciva a vedere nella penombra del vicolo.

<< In nome dell'Alleanza ti dichiaro in arresto. >> disse Meg avanzando di qualche passo.

<< Non credo proprio. >> esordì una melodiosa voce ovattata.

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L'attenzione di Tyron venne attirata da una strana luce arancione proveniente da un vicolo ma quando ne raggiunse la fonte dinanzi a lui un perfetto muro di fiamme gli impedì di proseguire.

Quello sicuramente non era opera di qualche umano così, sempre in sella alla sua moto, fece velocemente il giro per aggirare l'ostacolo. Quando arrivò dall'altro lato del muro trovò una ragazza bionda accerchiata da una decina di scure figure. E nonostante non fosse un cavaliere dall'armatura splendente non si sarebbe mai lasciato scappare una battaglia.

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Le luci provenienti dalla strada principale proiettavano strane ombre nel vicolo buio.

Con la coda dell'occhio Megan vide che quelle ombre erano persone che si stavano muovendo lentamente verso di lei.

Alzò lo sguardo verso i tetti dei bassi edifici nelle vicinanze e scorse altre sagome.

Perfetto. - pensò - mentre io cercavo un posto isolato dove batterla lei mi stava portando dai suoi amici. Ottima mossa Evans.

Le ombre l'accerchiarono, la poca luce che c'era si rifletteva sui loro volti donandogli un'aria sinistra ed i sorrisi macabri che avevano non aiutavano a farli sembrare meno feroci.

Sono dieci. Poteva andare peggio. Potevano essere tredici, o peggio, venti. Sono abbastanza per trasformarli in un bel falò. Non sanno contro chi si sono messi, poveri illusi, il fatto che siano di più non farà che aumentare il divertimento.

Ma nell'esatto momento in cui terminò il pensiero un rombo proruppe prepotente disturbando il silenzio del luogo. Una moto familiare si avvicinò a tutta velocità, costringendo un paio di loro a spostarsi per non essere investiti.

Oh no... addio carne flambè.

Cooper era arrivato e, per quanto l'idea la tentasse, non poteva di certo bruciarlo vivo. Estrasse dalla fondina celata sul fianco sinistro la sua pistola.

<< Ragazzi, tanti uomini contro una sola donna - scosse la testa - non è carino >> disse il demone scendendo dalla moto e sfilando la spada che aveva nel fodero dietro la schiena.

Meg sentì le parole di un incantesimo sussurrate e, riportando l'attenzione sulla ragazza che aveva inseguito fin lì, vide che stava creando un portale che emanava una forte luce violacea sulla parete di un magazzino abbandonato.

Fece un passo in avanti per interromperla ma uno di quelli che identificò come vampiri, le si parò davanti. Lui alzò il braccio per colpirla e scoppiò il finimondo.

Meg evitò il colpo e gli sparò al centro della fronte, il corpo dell'ex non morto si accasciò a terra. Ne rimangono nove.

Si voltò e fece fuoco verso quello più vicino, perforandogli il cuore. Alzando lo sguardo si accorse che uno di loro stava per colpire Tyron alle spalle, ignaro ed intento a lottare con il suo avversario. Per un attimo il tempo rallentò. 
Megan vide il vampiro saltare con una lama che scintillò alla luce lunare, lei ruotò il busto, alzò il braccio e nel momento in cui lui stava per calare il fendente fece fuoco. Il proiettile passò ad un centimetro dall'orecchio del demone mentre la spada trapassava il cuore del suo avversario. Così i corpi a cadere furono due. Simultaneamente.

Però, che sincronia. pensò lei distrattamente.

Tyron guardò prima il cadavere alle sue spalle e poi la ragazza bionda davanti a lui, facendo rimbalzare lo sguardo tra i due un paio di volte.

<< Potevi colpirmi! >> esclamò scandalizzato.

<< Ma non l'ho fatto. >> gli rispose sfoderando un pugnale da lancio fissato all'avambraccio e scagliandolo verso un altro malcapitato aggressore, la lama si fermò nel suo muscolo cardiaco.

Per far morire definitivamente un non morto sfracellagli il cervello o il cuore. O se ti diverte di più decapitalo.

<< Ok, ne mancano sei.>> ragionò ad alta voce.

Ricontrollò la ragazza che ormai era a metà incantesimo, ma non riusciva ad avanzare perché era costantemente sotto attacco.

Alzò la pistola e la puntò verso la strega incappucciata, ma l'ennesimo stramaledetto vampiro glielo impedì, colpendole forte il braccio e facendole volare via l'arma. Meg sfoderò l'altro pugnale da lancio e lo conficcò nel collo dello scocciatore, estrasse velocemente l'altra pistola dalla fondina gambale e, con ancora la mano destra sull'impugnatura, gli sparò un colpo dritto al cuore. Mentre il corpo cadeva si riprese il pugnale dal collo, sporcandosi tutta la mano di sangue.

Regola numero due del buon agente: porta sempre il doppio delle armi che pensi possano servirti.

Meg si guardò intorno, Tyron ne aveva buttati giù altri due. Ne restavano tre.

Riuscì a vedere la sua pistola a terra vicino ai piedi di un altro vampiro, lui intercettò il suo sguardo e si abbassò per prendere l'arma ma, poco prima che quelle dita cadaveriche la toccassero, alcuni pezzi del suo cervello vennero promossi a decorazione da muro.

<< Qualcun altro vuole provare a toccare la mia pistola? >> chiese beffarda.

Una specie di ruggito arrivò dalla sua destra, ma quando si voltò il vampiro era troppo vicino per poter sparare. Si preparò a lanciargli una fiammata in pieno volto ma prima che potesse farlo un pugno lo colpì sulla mascella così forte da scaraventarlo a parecchi metri di distanza, Cooper lo raggiunse velocemente e gli trafisse il cuore.

Lo scontro si era spostato più vicino alla parete di fiamme che ora illuminava il combattimento con colori caldi. La luce arancione si rifletteva sui capelli ed il profilo di Tyron, Meg si riscoprì ad associarlo più ad un angelo vendicatore, con lo sguardo concentrato e la spada sporca di sangue, che ad un demone del dolore.

Megan fece fuoco colpendo tra gli occhi l'ultimo superstite e si voltò velocemente verso il suo vero obiettivo. La ragazzina si affrettò ad entrare nel portale, ma poco prima che lo superasse completamente Evans fece fuoco, colpendola al polpaccio sinistro. L'unico punto rimasto in questa dimensione.

Corse verso il portale che si stava chiudendo velocemente, anche se sapeva di non poter far nulla.

Attraversare un portale senza sapere dove conduce è troppo pericoloso, ci sono troppi mondi e troppe dimensioni e se malauguratamente dall'altra parte dovesse chiudersi rimarresti intrappolato, senza possibilità di ritorno.

Osservò le rune disegnate sulla parete scalfendo il cemento.

Lo scontro era durato poco, cinque o al massimo dieci minuti, e non tutti potevano aprire un portale in così poco tempo.

Chi era quella strega?

Sfiorò quei simboli sul muro, sotto le dita le incisioni erano calde. Il portale si chiuse.

Meg attivò il suo sesto senso e lo lasciò vagare per i dintorni per controllare se la zona fosse sicura. Nessuna traccia di esseri soprannaturali nelle vicinanze.

Così, come scrollandosi di dosso un velo, dissolse l'incantesimo di metamorfosi.

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Tyron era fermo a guardarla.

La vide sfiorare delicatamente quegli strani simboli sul muro, la luce viola del portale si rifletteva sui capelli color oro, gli occhi verdi persi in chissà quali pensieri.

Stava per avvicinarsi, almeno per chiederle il nome, quando la ragazza si voltò e, mentre camminava lentamente, i suoi lineamenti mutarono come se dell'acqua invisibile glieli stesse lavando via.

Era una strega. 
E non una qualsiasi ma proprio quella sulla quale, fino a pochi minuti prima, avrebbe volentieri scaricato tutta la sua rabbia.

Fermo lì, a pochi passi da una carneficina, era intento ad osservarla.

La magia gli era completamente estranea e non vi si avvicinava di buon grado, nonostante vivesse in un modo che praticamente vi si fondava sopra.

Lei si abbassò a raccogliere la pistola vicino ad uno dei cadaveri, la rimise velocemente a posto e mentre si avvicinava ad un altro cadavere premette l'auricolare.

<< Agente speciale Evans, richiedo squadra di pulizia. >>

Dalla centrale risposero immediatamente.

<< Abbiamo la posizione, la squadra è in arrivo. >>

Megan estrasse velocemente il pugnale da lancio dal cuore del vampiro che fino a quel momento l'aveva custodito e lo rinfoderò.

Gli occhi castani della ragazza incontrarono quelli verdi acqua del demone.

<< Che c'è? >> gli chiese sulla difensiva incrociando le braccia.

Lui sorrise e scosse la testa.

<< Voi streghe ne sapete una più del diavolo >>

Meg esitò un attimo prima di rispondere.

Perchè ora sta sorridendo? pensò confusa.

<< Una frase davvero molto ironica detta da un demone. >>

I fari di un camion della nettezza urbana la illuminarono, facendole socchiudere gli occhi per l'improvvisa luce.

La squadra di pulizia era arrivata, era giunto il momento di tornare a casa e togliersi il sangue da dosso. 

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Capitolo 6
*** Theramos ***


THERAMOS

 

Le ultime luci del giorno tingevano d'arancione il marmo della grande stanza del trono quando la ragazza incappucciata cadde pesantemente sul pavimento.
Un dolore lancinante le faceva stringere i denti mentre il sangue colava dal polpaccio, creando rapidamente una piccola pozza sotto di lei.
Fece sparire la maschera a forma di becco che aveva creato poco prima per riuscire a respirare meglio.
Come ha fatto a prendermi mentre stavo varcando il portale?
Una cameriera accorse, allarmata dal tonfo udito, e si avvicinò alla giovane con una buffa corsetta.
<< Signorina, sta bene? >> le disse agitando lo spolverino che aveva in mano, facendo cadere un po' di polvere sulla felpa nera della ragazza.
<< Perchè invece di guardarmi non chiami il medico?>> Le rispose irritata, stringendo ancor di più i denti.
La cameriera si alzò di scatto e corse fuori dalla stanza.
Dopo pochi minuti arrivò di corsa il medico di corte, con il suo camice bianco che sembrava risplendere di luce propria in contrasto con la pelle ambrata.
Si accovacciò vicino la ragazza ed iniziò ad analizzare la ferita in silenzio, le alzò la gamba e lei ispirò velocemente per il dolore.
<< Va bene signorina, mi ascolti bene: la pallottola è ancora all'interno della gamba, devo toglierla prima di poter fare qualsiasi cosa. >> Estrasse dalla valigetta di pelle marrone che aveva con sé una siringa e guardò negli occhi la ragazza, che gli fece un rapido cenno affermativo con la testa. Con efficienza e rapidità il medico le anestetizzò il polpaccio, mentre lei prestava particolare attenzione ad ogni venatura del marmo della stanza. Sentì il rumore di una confezione di plastica che veniva aperta e poi una lieve pressione all'interno della ferita. Il medico estrasse la pallottola, poggiandola a terra, poi posizionò le mani sulla ferita e chiuse gli occhi. Il calore pervase la parte inferiore della gamba e la ragazza sentí i tessuti che man mano si richiudevano, fino a tornare alla normalità. Nessun segno marchiava la sua pelle. Il dolore fisico si trasformò velocemente in rabbia.
Non solo era stata scoperta dall'Alleanza, ma era stata addirittura colpita. Ancora non riusciva a realizzare che qualcuno avesse osato spararle.
Ma la cosa peggiore era che doveva riferire l'accaduto al suo signore.
Come posso presentarmi da lui e dargli un tale dolore? si chiese mentre il timore le serrava la gola.
Asiya e Jumana, le due lune visibili da Theramos, erano già alte nel cielo quando la ragazza venne chiamata nello studio regale. Mentre percorreva il lungo corridoio, la stretta che sentiva alla bocca dello stomaco divenne sempre più forte.
Quando arrivò fuori la doppia porta di legno bianco con la sommità triangolare, bussò delicatamente tre volte. Appena ebbe il permesso di entrare, varcò la soglia con la testa china e lo sguardo fisso sull'enorme tappeto rosso cremisi con ricami in oro che ricopriva il centro del pavimento fino alla candida scrivania.
<< Buonasera mio Signore >>
<< Buonasera Isabelle. Hai il permesso di guardarmi. >> La ragazza alzò gli occhi azzurri per incontrare quelli castano scuro del suo re, ma non osò proferire parola.
<< Ho saputo che c'è stato uno spiacevole incidente e che sei stata ferita >> disse l'uomo alzandosi dalla scrivania e appogiandovisi dal lato opposto.
<< Come stai ora? >>
<< Sto bene, mio signore. - ingoiò il nodo che aveva in gola - Purtroppo sono stata intercettata dall'Alleanza ed un suo agente, una strega, - aggiunse con disprezzo - è riuscita a spararmi al polpaccio poco prima che varcassi il portale. >>
<< La conosciamo? >> La ragazza scosse la testa.
<< No, mio signore. So solo che è una strega del fuoco e sembra sia piuttosto potente. >>
<< Non vi sono molte streghe che lavorano per l'Alleanza. - alzò pensieroso lo sguardo verso l'alto soffitto bianco decorato con disegni astratti in oro e azzurro. - Non dovrebbe essere difficile individuarla. Se è realmente così forte come dici allora dovremmo portarla dalla nostra parte, non trovi? >> Incrociò nuovamente lo sguardo della ragazza. Isabelle non era affatto contenta di quel piano. Portare colei che le aveva sparato nella sua casa? Nella dimora del suo signore? Era follia. Ma nascose completamente il suo dissenso e chinando lievemente il capo rispose in tono sommesso:
<< Se ciò è quello che desiderate, mio signore. >> L'uomo si alzò di scatto e si voltò verso l'enorme balcone illuminato dalla luce delle due lune.
<< Ora lasciami pensare ad un piano. Và. >> disse liquidandola con un gesto della mano. Isabelle si inchinò.
<< Buonanotte re Nayf. Che Jumana illumini il vostro sonno. >>
<< Buonanotte Isabelle,  che Asiya vegli su di te. >> La ragazza uscì dalla stanza ed i pesanti battenti dello studio si chiusero con un sospiro alle sue spalle.

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Capitolo 7
*** Il piano del re ***


 

Il re di Theramos si era concesso un intero giorno per delineare un piano.

Osservava il suo regno dalla grande finestra aperta della sala del trono. I raggi solari gli riscaldavano la pelle mentre la delicata brezza gli accarezzava il volto e muoveva leggermente i suoi capelli.

Sulla soglia della porta comparve una figura che, notando che la mente del suo re l’aveva condotto lontano da quella stanza, si schiarì la voce.

Nayf distolse lo sguardo dall’esterno per rivolgerlo alla ragazza che attendeva silenziosamente con lo sguardo chino.

A volte il dover dare il permesso anche per una cosa semplice come essere guardati lo irritava, ma sapeva che quello, come tanti altri piccoli gesti, servivano per delineare i ruoli.

≪ Buongiorno Isabelle, hai il permesso di guardarmi. >> disse sorridendo. La ragazza alzò lo sguardo.

≪ Buongiorno mio signore, posso fare qualcosa per voi? >>

≪ Vieni, necessito di alcune informazioni >> Le iniziò a chiedere dove precisamente aveva incontrato l’agente dell’Alleanza e se fosse in grado di riconoscere la sua traccia magica. Dopo aver ottenuto le risposte si prese un attimo per modellare i dettagli del suo piano in base a quelle informazioni, poi sorridendo poggiò la schiena ad una colonna di marmo posta vicino al balcone.

≪ Ho deciso. Verrò a controllare di persona. >>

Isabelle rimase impietrita ≪ Mio signore, volete andare sulla Terra? >>

≪ Esattamente. Tu e Malakai verrete con me. >>

≪ Sarà un onore per me accompagnarvi. >> disse chinando il capo.

Il re la congedò con un gesto della mano ma poco prima che varcasse la soglia la richiamò.

≪ Ah Isabelle, - lei si voltò - fammi una cortesia, scegli quattro demoni della paura mediamente forti, ma sacrificabili, e convocali. Non ci serviranno subito ma, come sai, mi piace portarmi avanti con il lavoro. >>

≪ Sarà fatto. >> e, dopo aver fatto un breve inchino, se ne andò. Sentimenti contrastanti la rendevano agitata. Da un lato era preoccupata che il suo signore volesse andare sulla Terra semplicemente per controllare quella strega, ma dall’altro lato il suo cuore scoppiava dalla gioia per essere stata scelta per stare al suo fianco.

 

 

 

  • TERRA

 

Erano passate due serate tranquille senza alcun segno dell’Oblivius o della ragazza con la maschera a forma di becco.

Megan e Tyron avevano continuato a girare per locali, scambiandosi giusto qualche parola necessaria ad inizio e fine turno.

In fin dei conti, pensarono entrambi, non era così male: era come lavorare da soli ma sapendo che c'era un altro agente nello stesso luogo.

Quel venerdì sera si trovavano nuovamente al Midnight.

Mentre era seduta su uno dei divanetti bianchi che circondavano la pista da ballo Meg notò Tyron che sorseggiava uno strano cocktail giallo fluo al bancone, rivolto verso la pista.

Mentre la strega aveva il suo sesto senso attivo, per controllare tutti i membri del PS presenti, notò un paio di stregoni che, con aria circospetta, stavano parlando con un ragazzo dai corti capelli biondi. Vide un rapido passaggio di soldi e tutti i suoi campanelli d’allarme iniziarono a suonare.

≪ Cooper, ad ore tredici c’è uno spacciatore che ha appena venduto qualcosa ad un paio di stregoni.>> Gli disse attraverso l’auricolare.

≪ Capelli biondi e maglietta verde scura? >>

≪ Sì. Tu segui lui ed io i due imbecilli. >>

Lo vide alzarsi e farsi spazio tra le persone, le spalle larghe urtavano i corpi danzanti che si trovavano sulla pista e loro si spostavano come se stesse passando un gigante. Probabilmente non avrebbe mai avuto quella stessa razione, dato la sua bassa statura. Sconsolata si alzò e si affrettò a seguire i due sospetti che si stavano dirigendo verso i bagni. Mentre camminava rasente ai muri cambiò aspetto, nuovamente mutò i tratti del viso ed il colore di occhi e capelli, lasciando il resto normale per non sprecare troppe energie.

Quando li raggiunse i due stavano entrando nel bagno ma, prima che potessero chiudere la porta,Meg entrò con loro richiudendosi l’uscio alle spalle.

≪ Ma che diavolo…? >> iniziò uno di loro.

≪ Guarda che il bagno delle donne è a fianco. >> disse l’altro.

Meg gli sorrise e si appoggiò alla porta.

≪ Allora ragazzi, mi date ciò che avete comprato da quello spacciatore con le buone o devo ricorrere alle maniere forti?>> Entrambi persero un po’ di colorito.

≪ Non so di che cosa tu stia parlando. Devi essere ubriaca e...>>  Megan lo interruppe.

≪ Sono un membro dell’Alleanza. Datemela ora oppure vi arresto. >> I visi dei due diventarono talmente tanto bianchi che rasentavano il colore delle mattonelle di quel putrido bagno.

Il più spavaldo dei due cacciò dalla tasca una bustina trasparente con all’interno due piccole pillole bianche e la porse alla strega senza una parola.

≪ Visto? Era semplice. >> disse la ragazza prendendo la bustina e infilandola nella tasca posteriore dei jeans. Poi li guardò con sguardo truce.

≪ Per questa volta vi lascio andare ma se, per caso, dovessi beccarvi nuovamente con le mani nella marmellata sappiate che non ve la caverete così facilmente. Intesi? >>

I due abbassarono lievemente il capo e risposero all'unisono  ≪ Sì signora >>  

< Sapete che per legge non vi è consentito fare uso di sostanze che possano alterare il vostro stato psicofisico tra gli umani, ma state particolarmente lontani da questo schifo. Rischiate seriamente di fare del male a voi stessi e ai vostri cari. >> E detto ciò uscì e lasciò i due in quel bagno che puzzava di urina per dirigersi nuovamente verso la sala principale.

Si guardò intorno ma non riuscì a vedere né Cooper né lo spacciatore. La prima cosa alla quale pensò era che il demone probabilmente stava picchiando a sangue quel criminale in un vicolo scuro.

<< Cooper dove sei? >>

<< Sto seguendo lo spacciatore. Si dirige verso il lato ovest della città. Vedo se mi porta dal fornitore. >>

Meg tirò un sospiro di sollievo mentre usciva dal locale. Forse quel demone aveva anche un minimo di cervello.

<< Ho recuperato la droga. Ti raggiungo. >> Ma mentre si dirigeva velocemente verso quello che al momento era il suo partner, vide attraverso l’occhio della mente, ciò che lei chiamava sesto senso, un’enorme colonna di potere verde. Sapeva perfettamente a chi apparteneva.

<< Cambio di programma, demone. La nostra amica si è rifatta viva. Vado a controllare. Dovrai fare a meno di me. >>

<< Non ho mai detto che mi serve il tuo aiuto, stupida strega. Anzi, più mi stai lontano meglio è. >>

Ignorando l’insulto fece dietrofront ed iniziò a correre verso la fonte di quel potere.

 

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Capitolo 8
*** I see you ***


Seguendo la traccia magica arrivò nello stesso vicolo scuro e sporco dove l’altra strega aveva aperto il portale. Lei era ferma lì, con la schiena ed un piede appoggiato alla parete di un edificio abbandonato e le braccia incrociate sul petto. La metà destra dei suoi capelli era bionda, quella sinistra nera.

Un debole fascio di luce, proveniente da un lampione sulla strada principale, le illuminava parzialmente il volto, così Meg potè vedere che aveva gli occhi verdi, ma non riusciva a scorgere altri dettagli poiché indossava nuovamente la maschera a forma di becco.

Appena la vide, interruppe il flusso di potere e si staccò dalla parete.

<< Sei venuta. >>

I campanelli d’allarme di Meg iniziarono a suonare di nuovo, ma nonostante questo sorrise.

<< Con un invito così non potevo di certo restare a casa. - disse preparandosi a combattere. - Mi hai attirato qui per consegnarti, spero. >>

La ragazza scosse la testa.

<< Null’affatto. Volevo semplicemente presentarti qualche amico. >>

Dal pavimento si sollevarono quattro enormi ombre, che presero rapidamente delle forme umanoidi. Sembravano fatti di fango. Meg aveva già visto qualcosa del genere, in qualche libro sulle razze magiche dalla quale aveva studiato anni prima.

<< Davvero hai così paura di me da non potermi affrontare da sola? Sei così debole? >> Iniziò a spulciare nella memoria per ricordare con quale mostro stava per scontrarsi. La ragazza rise.

<< Se dipendesse da me non esiterei a distruggerti. >>  Le montagne di fango la circondarono.

<< Eppure l’altra volta sei scappata.>>  Le ricordò Meg continuando a sorridere. La postura della ragazza si irrigidì e strinse i pugni.

<< Ragazzi, è tutta vostra. >> Disse l’altra strega voltandosi ed incamminandosi verso la strada principale.

Appena uno di quei cosi si avvicinò, l’agente speciale estrasse l’arma e fece fuoco. L’umanoide fangoso si fermò per un attimo. La pallottola non lo aveva ferito, era stata assorbita dalla creatura.

Ah… pensò ricordandosi improvvisamente il nome di quelle creature. Erano demoni della paura.

Dato che le armi sembravano non aver alcun effetto su di loro, Meg posò velocemente la pistola nella fondina attaccata alla coscia e sprigionò un forte vento che li fece arretrare un po’. Scagliò sul più grosso dei quattro una sfera di fuoco che si spense con uno sfrigolio appena entrò a contatto con il fango.

Mmh… la situazione è un po’ più complessa di quello che pensavo. Come li butto giù questi cosi?

Premette l’auricolare.

<< Centrale?>> chiamò mentre arretrava per cercare di averli tutti nel proprio campo visivo.

<< Agente speciale Evans siamo in ascolto. >> Rispose immediatamente una voce maschile e profonda.

<< Ho davanti a me quattro simpatici demoni della paura. Come li uccido? >>

<< I demoni della paura sono immuni agli attacchi fisici e al fuoco. >> Iniziò a dire l’agente dalla centrale operativa.

<< Si questo l’ho… - uno di loro provò a colpirla e Meg scansò il colpo abbassandosi rapidamente ed indietreggiando ancora. - … scoperto da sola. >>

<< Sono vulnerabili all’acqua e alle spade demoniache. In più se esposti alla luce si indeboliscono. Più è forte la luce più diventano vulnerabili. A quel punto fuoco ed armi possono ferirli.>>

Uno dei demoni provò ad afferrarla e lei gli scagliò contro un potente vento che lo fece arretrare fino alla fine del vicolo. Stavano giocando con lei.

D’altra parte si nutrivano e diventavano più forti con la paura quindi, pensò Meg, era normale che volessero metterla alle strette.

<< Quindi è una vera fortuna che mi trovi in una via scura ed abbandonata. - Disse ironicamente. - Va bene una qualsiasi fonte luminosa? >>

<< Sì. >>

Meg sentì dall’auricolare la voce di Tyron.

<< Oh per amor delle fiamme dell’inferno stupida strega. Centrale mandami la posizione. >>

<< Stai alla larga, armadietto. Me la cavo da sola.>>

Prese un gran respiro, l’energia le scorreva nelle vene, calda e rassicurante. Meg la concentrò nelle mani, alzò al cielo le braccia ed urlò:

<< Lux! >>

Un’enorme sfera di luce comparve, talmente bianca e luminosa che il vicolo si rischiarò come se vi fosse puntanto un riflettore.

I demoni urlarono di dolore e si coprirono gli occhi. In quel momento dal corpo di Megan fuoriuscì un cerchio di fiamme, che si allargò velocemente colpendo tutti e quattro i demoni, i loro corpi si seccarono all’istante diventando quasi di pietra.

Meg abbassò il braccio destro ed mestrasse la pistola.

Sparò alla testa di ognuno di loro colpendoli al centro della fronte.

I corpi caddero a terra e si frantumarono come se fossero fatti d’argilla.

Fece sparire la sfera luminosa e, in quel momento, sentì l’ormai familiare rombo della moto di Tyron.

Troppo tardi.

Il demone del dolore si avvicinò ed i due iniziarono a discutere, ignari del fatto che, dal tetto di un fabbrica abbandonata, tre figure li stavano osservando.







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Ciao! Se sei arrivato fin qui vuol dire che questa storia ti sta piacendo, giusto? 
Se sì, puoi lasciarmi un piccolo commento? Mi farebbe piacere sapere se sono sulla giusta strada oppure se c'è qualcosa da migliorare. 
Grazie mille! 
Un bacio, Rose. 

 

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Capitolo 9
*** Pista ***


 

Quando Megan tornò alla base dell’Alleanza a fine turno, intorno alle sei del mattino, trovò il capitano Enelye Silveris, un elfo donna con lunghi capelli lisci azzurro oceano e gli occhi dello stesso colore, che l’aspettava con la sua solita postura rigida ed uno dei suoi tanti completi color pastello. Il suo volto, dai lineamenti delicati ed eterei, era inespressivo.

<< Agente speciale Evans, il Generale Hamilton la sta aspettando nel suo studio. >> E detto ciò, si voltò incamminandosi verso lo studio.

Auch, prevedo guai.

La porta dello studio era aperta ed all’interno, in piedi appoggiato con la schiena ad una parete, c’era Tyron, con le braccia incrociate ed un’espressione tutt’altro che contenta.

La prima cosa che le venne in mente fu che quel maledetto demone si era andato a lamentare con il Generale.

Meg gli lanciò uno sguardo carico di rabbia che il demone ricambiò con uno totalmente indifferente.

Il capitano Silveris chiuse la porta alle sue spalle e raggiunse il Generale Hamiton, posizionandosi in piedi dietro la sua sedia.

L’uomo si alzò ed i due agenti si misero sull'attenti.

<< Evans, Cooper. - guardò negli occhi prima uno e poi l’altro.- Ho personalmente ascoltato qualcuno dei vostri continui battibecchi. >> Sospirò, stropicciandosi gli occhi per la stanchezza. Quando riprese a parlare la sua voce assunse un tono lievemente più dolce.  

<< Io capisco che per voi è difficile lavorare in squadra, siete entrambi abituati a cavarvela da soli, ma se vi ho messi entrambi su questo caso un motivo c’è. Se continuate ad andare uno contro l’altro e a non collaborare rischiate di rallentare, o addirittura mandare in fumo, tutta l’operazione. Lo capite questo? >> Un << Sì, signore >> uscì dalle labbra di entrambi, mentre un senso di vergogna e rabbia li pervadeva.

Il viso e la voce del Generale tornarono alla solita durezza.

<< Avete le capacità per fare un ottimo lavoro insieme ma, purtroppo, i vostri caratteri si scontrano continuamente. - Rivolse la sua attenzione a Tyron. - Cooper, io so che tu non hai esattamente un ottimo rapporto con la magia in generale, ma per poter risolvere questo caso potrebbe essere necessario l’utilizzo di quelle capacità che tanto ti ostini a reprimere e nascondere. Da oggi in poi passerete più tempo insieme. Evans, tu aiuterai Cooper a conoscere e controllare le sue capacità da demone del dolore e tu Cooper, allenerai Evans negli scontri corpo a corpo. >>

I visi di entrambi divennero vacui mentre la rabbia aumentava.

<< Sono sicuro che riuscirete ad avere degli ottimi risultati. Al vostro risveglio vi farò avere una scheda con indicati i giorni per l’allenamento.

Ora andate a riposare, la serata non è stata delle più piacevoli per nessuno di noi. >>  

Entrambi augurarono la buonanotte ai due superiori nella stanza ed uscirono. Quando la porta si chiude con un tonfo sordo alle loro spalle, Meg e Tyron si diressero verso le proprie camere senza proferire una parola. E dato che entrambi erano come vasi, carichi fino all’orlo di emozioni negative, quella fu la scelta migliore. Una sola parola fuori posto avrebbe fatto esplodere entrambi.   

Quando furono soli nello studio, il capitano sciolse la sua postura rigida e si sedette sulla scrivania con le gambe incrociate.

<< Te l'ho già detto George, ma ci tengo a ripeterlo. Secondo me, questa è veramente una pessima strategia. Quest’idea dell’unire agenti con caratteri completamente opposti non farà altro che portare a disastri. >>

<< Enelye, tu sei troppo tragica. - disse il Generale Hamilton alzandosi e posizionandosi di fronte all’elfo. - Devi pensare in grande. Questa cooperazione renderà due dei nostri migliori agenti ancora più forti, soprattutto  nel caso di Tyron. Finalmente riuscirà a sbloccare le sue doti da demone del dolore, un'abilità che può rivelarsi molto utile. >>

<< Io scommetto che uno dei due fa fuori l'altro prima che l'allenamento giunga al termine. >>

Lui rise. << Sei sempre troppo pessimista, mia cara. >>

 

Non si può dire che quella mattina Megan fece sogni d'oro o comunque un sonno ristoratore.
Il suo mondo onirico era avvolto dall'oscurità.
Lei era al centro di uno spazio completamente nero con indosso un vestito bianco con ricami in oro che le ricordava i vestiti che si utilizzavano nel medioevo, con il corsetto stretto e l'ampia gonna.
Si ritrovava in quello spazio buio, la cui unica luce, che la colpiva come se fosse sotto un faro da palcoscenico, arrivava da una finestra sospesa nel vuoto, in alto a destra.
Giunse un corvo che si posò sul bordo inferiore della fessura. Le sue piume, colpite da quella luce, risplendevano di verde smeraldo. Meg lo osservò, catturata da quello spettacolo così etereo e l'uccello la guardava di rimando, con la testa lievemente piegata verso sinistra.
Dopo qualche secondo il corvo volò verso di lei, la superò e scomparve tra le tenebre.
Improvvisamente Megan si ritrovò in un vortice di piume nere ed un paio di gigantesche ali di corvo l'avvolsero. Più cercava di liberarsi, più la loro presa aumentava. Non poteva muoversi, non poteva parlare, a stento riusciva a respirare.
Si svegliò di soprassalto boccheggiando in cerca d’aria, sentendo sulla pelle ancora la versione fantasma di quella pressione.
Controlló l'ora sul cellulare, erano le sette e mezza, aveva dormito esattamente un'ora.
Quando si alzò notò che c'era una busta bianca a terra vicino la porta. L'aprì e dentro trovò il fascicolo con il calendario per gli allenamenti, una scheda dove venivano descritte le capacità tipiche di un demone del dolore, un altro foglio con su scritto il livello raggiunto da Tyron nelle varie abilità magiche della razza, quasi in bianco, ed alcuni aggiornamenti riguardo il caso.
In quest'ultimo si comunicava che erano stati identificati i vampiri del primo attacco, di due terzi era stata denunciata la scomparsa dai vari capi clan, provenivano da diversi posti del pianeta, dei  restanti non c'erano dati nell'archivio terrestre.
Ovvero non erano registrati  come abitanti della Terra.
Era un'informazione, per quanto non portasse assolutamente da nessuna parte.
Meg controllò il calendario: l'allenamento di quel giorno era di tipo fisico. Emise un verso esasperato sicura che Tyron non solo  l'avrebbe distrutta, ma che avrebbe continuato a burlarsi di lei per tutta la vita.
Consapevole di ciò e con addosso tutta la stanchezza del giorno prima, andò a buttarsi dentro la doccia sperando di trovare, almeno lì, un momento di pausa.
Ma così non fu, perché anche sotto l'acqua calda la sua mente continuava a lavorare. Era sicura che una volta identificata la strega che aveva incontrato durante le serate passate, artefice dei vari attacchi, sarebbe riuscita a dare una svolta all'indagine, che più andava avanti più sembrava complessa.
Il problema era: come?
Poi improvvisamente si accese una lampadina. Effettivamente lei un punto da dove iniziare ce l'aveva. Quella strega era riuscita ad aprire un portale fin troppo velocemente, ciò voleva dire che era una specialista e che, dunque, doveva essere registrata nel database.
A questo punto è necessario aprire una piccola parentesi: le streghe avevano la possibilità di diventare specialiste in alcuni ambiti dopo aver superato un esame. Successivamente ricevevano dalla regina o dal re attualmente al potere un tatuaggio, che potenziava quella determinata abilità.
Megan ne possedeva due sulla spalla destra: uno per la specializzazione negli incantesimi di difesa ed uno per quelli d'attacco.
Si vestì velocemente e andò nella tana degli analisti, ovvero la sala di controllo.
Nella stanza c'erano una trentina di postazioni, ognuna con un computer di ultima generazione, due monitor e vari giochini elettronici.
Da lì gli analisti gestivano le missioni, si assicuravano che gli agenti fossero al loro posto e li aiutavano in caso di difficoltà. Erano costantemente collegati tramite auricolare con gli "operativi".
Megan si avvicinò alla scrivania di Matt, un leopardo mannaro con lunghi capelli castano chiaro che portava perennemente legati in una coda alta.
Quest'ultimo solitamente copriva i turni notturni ma non era raro trovarlo quando non era in servizio a giocare online o a chiacchierare con altri analisti di componenti elettronici e di tutte quelle cose della quale Meg non capiva assolutamente nulla.
In quel momento, per l'appunto, Matt stava parlando animatamente con un collega, dandogli suggerimenti per trovare oggetti nascosti  nei livelli di un gioco.
Quando la vide avvicinarsi, sorrise.

<< La mia principessa traditrice è venuta a visitare il suo umile servitore.>> Disse facendole un inchino.

<< Oh, dai Matt smettila. Sai perfettamente che non sono io a scegliere l’analista che mi segue. Altrimenti sceglierei sempre te, lo sai. >> Gli rispose sorridendo.

<< Ovviamente. Chi non sceglierebbe il migliore?>> Le fece segno con la mano di avvicinarsi mentre si lanciava sulla sua comodissima sedia girevole.

<< Mi piacerebbe pensare che sei qui solo per la gioia di vedermi, ma deduco che in realtà ti serva qualcosa. Prego, mia signora, esprima il suo desiderio. >>

Meg rise e si poggiò con un braccio sullo schienale della sedia.

<< Devo trovare una strega specialista nei portali. >>

Matt battè velocemente sulla tastiera mentre alzava gli enormi occhi verde erba su di lei.

<< Ho capito che sono bravo, ma non faccio ancora miracoli. Dovrai essere un po’ più specifica. >> La ragazza provò ad analizzare l'immagine impressa nella sua mente.

<< È giovane. Sicuramente sotto i trenta.>>

<< Abbiamo appena duecentocinquantotto risultati. >>

<< Sono ancora troppi.>> Picchiettò le unghie conto le labbra mentre cercava di trovare qualcosa che l’aiutasse a ridurre il numero.

<< Ha la pelle molto pallida. >>

Matt continuò a battere sulla tastiera.

<< Ok, elimino tutte quelle che hanno la pelle scura e… - premette su invio - siamo scesi a centonovantacinque. >>

Un : << E che cazzo >> le uscì spontaneamente dalle labbra.

Matt fece una breve risata.

<< Provo ad aiutarti: ti ricordi se aveva un accento particolare? Colore degli occhi? La statura? >>

<< Non ho sentito nessun accento particolare, il colore degli occhi non l'ho visto ed è alta all’incirca quanto me. Forse qualche centimetro di meno.>>

<< Ah, ma allora non cerchiamo una strega, ma una gnoma!>> In risposta si beccò uno scappellotto dietro la nuca.

Il leopardo mannaro scoppiò in una grossa risata. << Perdonami, ma non ho resistito. >>

Megan alzò gli occhi al cielo.

<< Ritornando alla nostra ricerca… prova a cercare tra le streghe della quale è stata denunciata la scomparsa. >>

Ancora con il sorriso sulle labbra Matt entrò nel database delle persone scomparse e, battendo sui tasti alla velocità della luce, inserì tutti i dati.

<< La nostra piccola strega ha quasi fatto centro. Ci sono solo due risultati. >> fece roteare la sua sedia per guardare Meg.

<< Non è ancora nulla di sicuro, ma almeno è un punto di partenza. Potresti… >> Il leopardo mannaro la bloccò.

<< Stampare tutte le informazioni sui soggetti? - senza nemmeno voltarsi premette qualcosa sulla tastiera e la stampante iniziò a funzionare. - Ovviamente, mia splendida principessa. Per lei questo ed altro. >>

Megan sorrise e si abbassò per dargli un bacio sulla guancia.

<< Ecco perchè sei il mio analista preferito. - Recuperò i fogli freschi di stampa.- Grazie mille Matt! Sei sempre il migliore. >>  

<< Lo so, bambolina. Lo so. >> le fece l’occhiolino e Meg se ne andò iniziando a leggere le nuove informazioni.

 

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Capitolo 10
*** Pista (parte 2) ***


Emma Gryos ed Isabelle Lechaux.

Emma al momento della scomparsa, avvenuta l’anno prima, aveva ventiquattro anni ed era la prima di quattro figli. Aveva ottenuto la sua specializzazione a vent’anni. Lavorava come cameriera in un pub. Una sera, dopo aver finito il turno, era uscita dal locale ma non era mai tornata a casa. Era semplicemente scomparsa nel tragitto e qualsiasi tentativo di localizzarla tramite magia era fallito.

Dal suo conto non era stato preso niente e ciò indusse la strega a pensare che, in realtà, quella ragazza fosse morta.

Isabelle, invece, al momento della scomparsa, avvenuta tre anni prima, aveva quindici anni ed era la seconda di due figli. Era tra i migliori del suo corso per il controllo della magia, nonostante questo i suoi insegnanti la descrivevano come “lontana”, una ragazza solitaria, restia a fare amicizia con i coetanei o a parlare più del necessario. La famiglia non ne denunciò la scomparsa, fu una sua insegnante a farlo. Quest’ultima descriveva Isabelle come una ragazza brillante che era riuscita a prendere la sua specializzazione in tempi record. Le dinamiche della sua scomparsa non erano ancora completamente chiare, semplicemente i genitori un giorno si erano accorti che la ragazza non era tornata a casa a dormire ma, secondo quando raccontarono, non si erano preoccupati particolarmente. Qualsiasi tentativo di rintracciarla tramite magia era fallito.

A quel punto Megan si domandò come fosse possibile che i genitori non si accorgessero e soprattutto preoccupassero che la propria figlia, di soli quindici anni, non era tornata a casa. Iniziò dunque a pensare che probabilmente i genitori c’entravano qualcosa con la scomparsa.

Perchè gli agenti non sono andati più a fondo a questa storia?

 

Continuando ad osservare i dati, Meg entrò nella grande cucina della sede nella quale, tra una tazza di tè ed una cena al volo, si riunivano gli agenti nei loro momenti di pausa.

Immediatamente sentì la voce cristallina di Celeste, una sirena che sembrava uscita direttamente da un film di Hollywood con la sua lunga massa di capelli color oro che le scendevano in morbide onde fino alla base della schiena e gli occhi metà azzurri e metà rosa.

Quando alzò gli occhi la trovò seduta vicino l’isola della cucina mentre chiacchierava con Nevia, una pantera mannara dai tratti ispanici, con la pelle olivastra ed i capelli neri con lievi riflessi castani raccolti in una treccia laterale.

Davanti a loro c’erano due enormi tazze fumanti e svariati opuscoli di agenzie di viaggio. Entrambe si voltarono verso la strega quando entrò nella stanza.

<< Buongiorno Meg. Devi ancora andare a dormire o sei già sveglia? >> Le chiese Celeste sorridendo.

<< Sono già sveglia, se così si può dire. >> Rispose mentre metteva l’acqua sul fuoco per prepararsi il tè.

<< Ti prego, dimmi che quei fogli che hai in mano sono i programmi per una vacanza e non lavoro. >>

Scosse la testa. << Sempre e solo lavoro, Celeste. - disse sorridendo quando la sirena alzò gli occhi al cielo.- Avete visto Cat?>> Cathleen era l'altra strega presente in quella sede dell'Alleanza, alla quale Meg faceva da mentore.
<< No, ma mi sembra di aver sentito che oggi non c'è tutto il giorno. Credo sia andata dai genitori. >> Megan annuì versando l'acqua bollente nella tazza con la bustina.
<< Vieni un po' qui, io e Nevia stiamo organizzando una meravigliosa vacanza ai Caraibi. >> battè con una mano sulla sedia accanto a lei, invitandola a sedersi.
<< Io in realtà avevo proposto Mosca, ma sai come sono le sirene. - Disse Nevia alzando gli occhi al cielo con tono divertito. - Tutte mare e sole. >>
<< Tu ti rendi conto che si è permessa di propormi un posto freddo? Le temperature sono sotto lo zero! Vuole vedermi morta. Questo è un chiaro segno che sta cercando di uccidermi. - Celeste mostrò tutta la sua indignazione portandosi teatralmente una mano al petto.  - Sai cosa? Dovresti venire anche tu! Una vacanza ti farà bene. Magari incontri anche l’uomo della tua vita, chi può dirlo? >> Le fece l'occhiolino.
Meg rise.

<< Un uomo è l'ultimo dei miei pensieri, al momento.>> Mentre sorseggiò il tè, decisamente troppo caldo, lasciò in sospeso il pensiero che la maggior parte degli operativi aveva.

Avere una relazione stabile con il loro lavoro era difficile. Se stavi con un civile, ed ancor peggio con un umano, allora dovevi vivere praticamente nella menzogna, inventando scuse continue sul perché correvi ogni volta che ti squillava il telefono o del perché scomparivi per settimane o addirittura mesi mentri eri in missione. Se invece stavi con qualcuno dell’ambiente potevi non mentire, ma vivresti con la consapevolezza costante che l’altro può rimanere gravemente ferito o ucciso in qualsiasi momento, per non parlare di quando l’altra persona è nella tua stessa squadra: in quel caso la preoccupazione per quella persona rischierebbe di farti distrarre ed una distrazione, quando sei sul campo, vuol dire morte. Quindi niente civili e niente operativi. La scelta era dannatamente limitata.

<< Però effettivamente forse una vacanza dovrei farmela. Soprattutto dopo questa missione. Lavorare con Cooper mi farà venire un esaurimento nervoso. >> disse sospirando afflitta.
Entrambe le ragazze risero. Poi Celeste guardò divertita Megan con quei suoi enormi occhi metà rosa e metà azzurri e disse:

<< È vero che ha un carattere...diciamo  particolare, ma è sexy da morire. >> E le fece un altro  occhiolino.
<< Se ti piace il tipo... >> le rispose con una scrollata di spalle.

<< Stai lavorando al caso della nuova droga? >> Le chiese Nevia virando completamente l’argomento. Megan si limitò ad annuire continuando a bere.

<< Brutta storia. Ci è caduto anche uno del mio branco. È sempre stato una testa calda, effettivamente dovevamo aspettarci qualche comportamento idiota. - La pantera scosse la testa. - Hanno detto che aveva completamente perso il senno. Fortunatamente c'erano altri mannari in zona che hanno evitato che accadesse qualcosa di irreparabile. >>

Meg si iniziò a mordere l’interno della guancia.

<< Questa storia mi puzza troppo. Ci sono troppe cose senza senso. >>

<< Riuscirai a risolvere questo caso, Sherlock. Riesco a sentire da qui gli ingranaggi nella tua mente che girano. - Celeste le sorrise in modo rassicurante. - Ora decidiamo quante ore passeremo nella Spa dell’hotel a cinque stelle super lussuoso dove staremo e quale cocktail dovremmo sorseggiare per primo mentre prenderemo il sole sulla spiaggia.>>

 

Nel pomeriggio Megan andò nella sala per gli allenamenti dove l’aspettava Tyron.

I loro occhi si incrociarono appena entrò. Dopo la strigliata ricevuta dal Generale, Meg aveva deciso di cambiare approccio con lui, avrebbe provato ad essere gentile così come lo era con gli altri colleghi e, soprattutto, avrebbe cercato di non dargli fuoco.

Poteva farcela. Doveva farcela. Un atteggiamento ostile non avrebbe fatto altro che esasperare le situazione e complicare inutilmente le cose, rallentando l'operazione.

Così lo salutò e gli sorrise. Facciamo partire questa sessione di devastazione con il piede giusto.

Lui ricambiò il saluto, senza sorridere, ed aggiunse:

<< Spero tu stia abbastanza comoda. - guardò con indifferenza il top ed il leggins che indossava. - Ho letto la tua scheda: buona velocità e resistenza, non avremmo bisogno di allenare questi punti. Ci concentreremo sulla lotta corpo a corpo, sperando di non farti troppo male, dato il tuo corpo umano. >> Disse l’ultima parola con una nota di disgusto che Meg ignorò prontamente, iniziando a dedicarsi allo stretching.

Osservò Tyron mentre si avvicinava alla sua felpa buttata in malo modo su una panca attaccata al muro, piegò lievemente la testa per vedere cosa avesse preso da sotto l’indumento e, quando il demone si voltò verso di lei, indossò la sua migliore espressione neutra facendo finta di concentrarsi sulla sua immagine riflessa nell’enorme specchio che copriva un’intera parete, vide comunque con la coda dell’occhio che stava nascondendo qualcosa dietro la gamba.

Quando le si avvicinò, dicendole di porgerle il braccio, Meg alzò un sopracciglio, sospettosa, ma fece come richiesto.

Iniziare con il piede giusto, ricordi Meg?

Il demone, con una velocità sovrumana, le agganciò al polso quello che sembrava una fascia d’acciaio.

Rimase un secondo ad osservarlo, confusa, quando improvvisamente si sentì svuotata ed un lampo di consapevolezza le fece riconoscere l’oggetto.

Un misto di rabbia e indignazione la pervase con una tale violenza che se il suo sguardo avesse potuto uccidere, Tyron sarebbe diventato un budino di carne e sangue in un decimo di secondo.

<< Mi hai veramente messo un dispositivo anti-magia? Ma dove cazzo hai sbattuto la testa da piccolo? >>

Tyron rimase impassibile. I suoi occhi azzurri fissi in quelli castani con pagliuzze dorate della ragazza che aveva di fronte.  

<< Voglio insegnarti a difenderti in caso non potessi usare la magia. Ho notato che ci fai troppo affidamento e questo potrebbe essere un problema. >> le disse con un tono di voce così calmo che la fece incazzare ancora di più.

<< Ma davvero? Ci faccio affidamento perché sono una strega, forse? >> Provò invano a toglierselo anche se sapeva perfettamente che, senza una placca speciale, era solo uno spreco di energie.

Il senso di oppressione che l’aveva inghiottita nel sogno si ripresentò, artigliandole lo stomaco e prosciugandole la bocca.

Ok, niente panico. - prese un respiro profondo - È un allenamento, va tutto bene. Ispira. Niente panico. Espira. Ma guarda cosa mi tocca subire.

Niente panico ragazza, stai calma, niente…

Continuava a ripetersi come un mantra.

Alla fine si meravigliò del tono di voce perfettamente calmo che riuscì ad utilizzare.

<< Ok. Faremo come vuoi tu. >>

Ma se pensi che non te la farò pagare ti sbagli di grosso, stupido Mr Armadietto dell’ Ikea. Domani tocca a me.

 

Tyron osservò attentamente le espressioni che si susseguirono sul volto di Megan: curiosità, dubbio, stupore, rabbia ed infine il vuoto.

Gli avevano detto che indossare un congegno anti-magia per una strega era un’esperienza orrenda. Si aspettava, sinceramente, che l’avrebbe aggredito o che avrebbe opposto almeno maggiore resistenza ma nel momento in cui le vide scivolare dal volto le emozioni che furono sostituire da una maschera impenetrabile, si rese conto che avrebbe preferito la sfuriata.  

Dato che quella era l’espressione che usano molti agenti quando devono uccidere, cosa che, sospettava Tyron, la strega stava facendo nella sua mente.

Annuì, senza lasciar trapelare la sua sorpresa, e si posizionò al centro della sala, ricoperto da un enorme materassino.

Quando la strega lo raggiunse si rese conto che era arrivato il momento di superare i limiti.

Per entrambi.

 

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