Dissidia - Manga Wars

di DanieldervUniverse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sulla strada per la Luce ***
Capitolo 2: *** I dieci generali di Ade ***
Capitolo 3: *** Così comincia ***
Capitolo 4: *** La prima mossa di Aizen ***
Capitolo 5: *** La foresta dei Sussurri Inesistenti ***



Capitolo 1
*** Sulla strada per la Luce ***


Seiya fissò la creatura di cristallo di fronte a se, mentre questa assumeva la sua stessa posa da combattimento, prima di gettarsi in avanti e ridurla in briciole con un Ryu Sen-Ken.

Continuavano a comparire, come uno sciame.

Un esercito mandato da Ade per uccidere Atena.

“Maledizione! Devo riuscire a raggiungere Atena prima che...” pensò, ma senza che gli fosse concesso di riflettere ulteriormente un'altra creatura gli si gettò contro, sbucando dal nulla.

Aveva dei tratti femminili, nonostante fosse difficile determinarli sotto quella coltre di cristallo inespressiva, e brandiva un immensa spada a due mani.

L'avrebbe sicuramente travolto con un fendente se una sfera blu non fosse andata ad impattare con i polsi, sgretolandoli.

Il Saint ebbe modo di schivare, saltando alla sua sinistra, mentre l'essere atterrava pesantemente sulle proprie gambe, prima di essere travolto da una forma arancione e scagliato contro una montagna vicina da un pugno.

-Seiya-San, stai bene?

Son Goku, un guerriero di estrema potenza, nonostante non possedesse un Cosmo.

Era in grado di volare, teletrasportarsi, e possedeva una forza prodigiosa.

-Si, neanche un graffio- rispose il ragazzo, fissando l'imponente figura di fronte a lui.

-Bene!- rispose quello con un gran sorriso, prima di voltarsi di nuovo verso il punto in cui aveva scaraventato la creatura -Però questi nemici non sono niente di speciale. Speravo di trovare qualche avversario degno!

-Come puoi pensare a queste cose adesso!? Atena è in pericolo!- esclamò il tredicenne, oltraggiato e sorpreso.

-Ah? Oh, giusto! Atena è la dea che dovremo proteggere- si ricordò l'uomo, dopo un iniziale momento di perplessità -Ah ah ah, scusa. Mi ero dimenticato.

-Oh tu...- Seiya sentì il proprio Cosmo bruciare dall'indignazione, ma come si soleva ad un vero Saint di Atena, la pazienza era la sua più grande virtù.

-In ogni caso, adesso andiamo- continuò, prima di ricominciare a correre alla velocità del suono verso la sua dea.

Goku spiccò il volo, riuscendo a tenergli dietro.

-Ehi, Seiya-San, com'è questa Atena?- gli chiese dopo qualche secondo.

“Già, com'è Atena...” -È la dea protettrice della Terra, che ha sempre combattuto in aiuto dell'umanità contro gli dei dell'Olimpo intenzionati a distruggerla. È leale, nobile, fedele ai propri principi. Come Saint sono disposto a dare la mia vita per lei- rispose Seiya, continuando a fissare davanti a se, come se potesse aiutarlo ad arrivare più in fretta al fianco di Atena.

-Ah, capisco. Dev'essere una brava persona- fece Goku, sorridendo come suo solito.

Seiya non rispose, chiedendosi se ci si potesse riferire alla dea in termini simili.

D'improvviso un'altra creatura di cristallo si parò di fronte a loro.

Ma il ragazzo questa la conosceva bene: gli ricordava qualcuno, qualcuno di temibile e potente, in grado di fargli scivolare i brividi lungo la spina dorsale.

-Pegasus Ryu Sen-Ken!- scagliò il suo attacco più forte contro la figura, che tuttavia schivò con un alto balzo.

Goku l'intercettò, ingaggiando un breve corpo a corpo in aria, finché l'avversario non toccò nuovamente terra.

-Uff, non finiscono più...- brontolò Goku, annoiato dall'ennesimo combattimento poco stimolante.

Ma Seiya era di altro avviso.

-Goku togliti da lì! Sta per usare l'...!- gridò il Saint, mentre la creatura portava le mani sopra la testa, pronta a rilasciarle.

-RASENGAN!- il nemico si sgretolò in mille pezzi, mentre un giovane biondo, vestito in arancione e nero, sbucava dai detriti, raggiungendoli rapidamente.

-Hoy! State tutti bene!?- gridò il ninja, anche se non c'era bisogno di essere così rumorosi.

-Naruto-san!- esclamò Goku, raggiungendo il ragazzo -Sei tutto intero! Ma dove diavolo eri finito!?

Naruto Uzumaki, ninja della nazione del fuoco: aveva una versatilità in combattimento incredibile grazie alle svariate tecniche di ninjutsu, taijutsu e genjutsu che era in grado di usare, ed era il migliore a preparare imboscate.

Nonostante neanche lui fosse dotato di un Cosmo, restava un combattente formidabile, anche se un po esuberante e infantile, per certi versi.

Seiya sospirò per lo scampato pericolo.

Era una fortuna che le copie non fossero potenti come gli originali, altrimenti lui, Goku e Naruto sarebbero stati in guai grossi.

-Ehi, Naruto. Come hai fatto a trovarci?- chiese, andandogli incontro.

Il ninja spostò lo sguardo su di lui -Non lo so, dopo essermi svegliato ho cominciato a camminare. Poi questi nemici senza identità hanno iniziato ad assalirmi, e ho pensato che seguendo la direzione da cui erano apparsi fosse il modo migliore per trovare un punto di riferimento.

-Ma non hai pensato che saresti potuto incappare nei nostri nemici da solo? Ti avrebbero spazzato via in un colpo- lo rimproverò Seiya.

-Ah, che ci provino - dattebayo. Non è ancora arrivato il nemico che mi impedirà di diventare Hokage!- replicò Naruto, indicandosi con il pollice alzato.

Gli altri due si lanciarono uno sguardo interrogativo, prima di accantonare il ragionamento con un cenno della testa -Andiamo, Atena ci attende.

-Ehi, e tutti gli altri?- chiese il ninja.

-Non abbiamo tempo per cercare anche loro! Atena è la nostra priorità!- rispose il Saint, voltandosi sbrigativamente per poi apprestarsi a rispendere la corsa, prima che Naruto potesse apparigli di fronte, bloccandolo.

-Come puoi ragionare così? Quelle persone sono la fuori rischiando la vita e noi non faremo niente per aiutarle?! Che Atena si fotta, io vado a cercarli!- gli urlò in faccia, per poi allontanarsi.

-Non osare! È stata Atena a chiamarti qui! Non puoi voltarle le spalle in questo modo!- Seiya si lanci sul compagno, afferrandolo per il braccio.

-Toglimi le mani di dosso o te ne pentirai!- replicò Naruto, facendo cozzare la sua fronte con quella del Saint.

La fascetta e l'elmetto si scontrarono con fragore.
-Fermi!- intervenne Goku, posando una mano sulla spalla ad entrambi -Non so cosa abbiate voi due ma adesso non è il momento di litigare.

-Non ti intromettere- gli ringhiò Naruto, ma quello continuò imperterrito.

-Sono sicuro ce anche gli altri se la caveranno. Sembravano molto forti quando ci siamo incontrati la prima volta. E dato che stiamo andando tutti da Atena, potrebbero incrociare le proprie strade ed aiutarsi a vicenda.

Entrambi i contendenti ammutolirono, voltandosi a fissare Goku, sorpresi da tanta arguzia.

Dopo uno sbuffo Naruto chinò il capo -E va bene. Andiamo a cercare Atena.


Delle misere imitazioni, ecco cos'erano.

Erano vuote, fredde, morte.

Come lei.

Una che rassomigliava ad un ragazzino con dei guanti d'acciaio le venne incontro, prima di essere spezzata in due dall'immensa spada che portava.

Ancora una volta.

In quella desolazione combattere aveva ancora meno senso che nel suo mondo.

Perché era stata portata lì? Perché era stata scelta?

Trafisse il petto di un'altra di quelle imitazioni, un figura maschile con una spada ancora più grande della sua, senza emettere un suono, ma poi la vide.

Immobile, teneva la propria spada puntata verso terra.

Nonostante quelle fredde immagini non mostrassero tratti distintivi, poteva riconoscerla chiaramente: era lì di fronte a lei.

Quel mostro...

Si gettò sulla figura con un ruggito, afferrandola saldamente con gli artigli protesi della mano e abbattendola a terra, facendo tremare il terreno e sgretolando quella forma fragile e impura.

Iniziò ad ansimare, lottando per recuperare il controllo.

Non poteva perdersi adesso, non poteva cedere alla rabbia.

Si risollevò sulle proprie gambe, lanciando uno sguardo alla forma cristallizzata i suoi piedi.

E se quella vera fosse giunta in quel nuovo mondo a sua volta?

-In quel caso, potrò finalmente vendicarmi- disse con tono freddo e inespressivo.

Si avviò, lasciando una scia di cadaveri di cristallo alle sue spalle.

Era un morto che camminava, si, ma era anche una Claymore.

Prima del suo ultimo respiro si sarebbe vendicata.


Vi erano decine, forse centinai di quei mostri, tutt'attorno a loro.

Li avevano chiusi in un cerchio, intrappolati, senza dargli via di fuga.

Tsuna odiava quelle situazioni.

Ingoiò rumorosamente, facendo presente la propria preoccupazione.

-Ah, ragazzi- fece rivolto ai suoi compagni -Come ne usciamo?

Sentì un fruscio, e voltandosi verso sinistra notò che il suo collega in nero, Ichigo, aveva liberato la propria immensa spada dagli avvolti di bende bianche, e la stava puntando verso i nemici.

-Ehi non vorrai mica...!- esclamò, sentendo i peli rizzarglisi lungo tutto il corpo.

Uno scrocchio di nocche gli fece presente che anche Rufy aveva deciso di unirsi alla battaglia -Shi shi shi!

E il colpo finale venne quando lo schiocco crepitante della fiamme di Natsu si liberò nell'aria -ORYYYAAAHHHH, fatevi sotto! Sto bruciando dall'eccitazione!

I tre attesero solo un attimo prima di scagliarsi all'attacco.

-Karyu no Hoko!

-Gomu Gomu no Gatling Gun!

-Getsuga Tenshou!

-Ahhhh! Ragazzi fermi! Non così!- “Ecco fatto, sono impazziti!” esclamò Tsuna, infilandosi i puffosi guanti di tessuto tra i capelli.

Fino a pochi mesi prima era un normale ragazzo mediocre di liceo, poi era comparso un bambino di neanche un anno che l'aveva torturato per trasformarlo nel nuovo leader della famiglia mafiosa italiana Vongola, ed ora era in mezzo ad una foresta stracolma di nemici di cristallo con cui non era possibile ragionare e tre idioti a cui piaceva combattere più che assicurarsi di avere salva la pelle.

“Non rivedrò più Kyoko-chan...!” pensò, disperato e quasi con le lacrime agli occhi, finché il pensiero non lo folgorò.

Kyoko-chan, ma certo: doveva tornare da lei, assolutamente.

Dai fumi del combattimento apparve un nemico che rassomigliava ad Ichigo, che stava calando l'immensa spada verso di lui.

Senza indugio risvegliò la sua fiamma, mentre i suoi innocenti guanti diventavano dei tirapugni metallici.

Spezzò l'arma nemica con un pugno, prima di abbatterlo a tutta forza contro il petto dell'avversario, che volò in pezzi.

Un secondo nemico, che rassomigliava a Naruto, cercò di assalirlo alle spalle con una di quelle sfere che il ragazzo chiamava “Rasengan” in mano, ma con un gesto fulmineo gli afferrò il braccio e lo sbatté a terra, immobilizzandolo.

Pochi istanti dopo il raggio azzurro dell'attacco del vero Ichigo apparve di fronte a lui, avanzando rapidamente, e allora Tsuna sfruttò la forza esplosiva delle sue fiamme per prendere il volo, schivando di poco l'attacco.

In aria venne raggiunto da un clone di Goku, di cui riuscì a parare un calcio incrociando le mani davanti al volto, per poi respingerlo.

Quindi riatterrò nella calca -Ragazzi! Schiena contro schiena!

-Fatti da parte!- replicò Natsu, spingendolo bruscamente di lato mentre gli passava affianco, facendogli perdere l'equilibrio.

Un clone-donna con una katana fece per decapitarlo ma Ichigo intervenne prontamente, spazzandolo via.

-Tutto intero?- chiese, girandosi attorno per controllare che non ci fossero altre minacce nelle immediate vicinanze.

-Tutto intero, grazie- replicò Tsuna “C'è mancato poco...”.

-Stai più attento, questi due idioti, non sanno trattenersi- lo avvertì l'altro, portandosi schiena contro schiena -Ce la fai a cavartela da solo?

-Certamente. Perché ho voi a coprirmi le spalle, vero?- chiese Tsuna, sicuro di se.

-Certo- gli rispose il sostituto Shinigami, dopo aver sorriso.

Dopo un istante di silenzio i due si lanciarono nuovamente in battaglia.


-Ma quanti sono?!- esclamò Goku, abbattendo ogni nemico che gli si parava davanti.

Erano comparsi all'improvviso, come un fiume, e li avevano intrappolati.

Lui, Seiya e Naruto combattevano da più di dieci minuti, senza sosta, e il numero di nemici non calava.

-Di questo passo non raggiungeremo mai Atena!- esclamò Seiya, in mezzo al tumulto.

-Di questo passo non sopravviveremo noi!- rispose Naruto, sempre da un punto imprecisato del combattimento.

Goku, stanco di quella situazione, spiccò il volo, scagliando diversi cloni in aria, e cominciò a bersagliarne quanti poteva con attacchi di Ki.

Individuò quasi subito Seiya e Naruto e si teletrasportò presso entrambi, portandoli quindi in cima ad un rilievo in cui poterono raggrupparsi e ragionare qualche istante.

-Non riusciremo a fermarli da soli, ci serve aiuto- osservò Naruto, fissando i nemici che gli si facevano incontro rapidamente.

-Forse gli altri guerrieri hanno raggiunto Atena. Se riuscissimo ad arrivare a lei potremmo tornare con alleati sufficienti a liberarci di questi nemici- propose Seiya.

-Sai pensare solo ad Atena tu!?- esclamò Naruto, esasperato.

-No, ha ragione. Forse Atena potrà aiutarci in qualche modo- lo interruppe Goku -E se almeno uno di noi riuscirà a scappare, ne sarà comunque valsa la pena.

Senza proferire altro afferrò saldamente Seiya per l'armatura e iniziò a ruotare su se stesso -Vai Seiya! Trova Atena e un modo per salvarci!

Il Saint venne scagliato a tutta forza fino ai limiti dell'orizzonte, lasciando Goku immobile a guardarlo mentre scompariva.

-Vai amico.

-Goku!- lo richiamò Naruto, intento a far fuori uno dei cloni di Seiya -Ci sono addosso!

-Tranquillo! Posso lanciare anche te e vedermela da solo, se combatto in aria molti non potranno raggiungermi...

-Non se ne parla amico!- lo interruppe il ninja, creando alcuni cloni per arginare la marea dei nemici che aveva risalito il rilievo -Tu resti, io resto.

Goku rimase momentaneamente sorpreso, prima di sorridere compiaciuto -Bene allora! Facciamoli fuori!

I primi ad arrivare furono i suoi cloni, di cui riuscì a liberarsi tranquillamente con piccole sfere di Ki; poi diversi altri tipi di cloni, alcuni conosciuti e altri no, iniziarono a saltargli addosso, rallentando i suoi movimenti.

Erano troppi, e ben presto venne costretto a terra, dove venne semi-sepolto dall'orda.

-Naruto! Ehi Naruto! Dove sei!?- gridò, più preoccupato per la salute dell'amico che per la propria.

Se solo fosse riuscito ad alzarsi...

Ma la massa era superiore alle sue forze, e aumentava ad ogni istante.

I colpi dei nemici aumentavano ogni secondo di più, era immobilizzato e non poteva difendersi, il petto era completamente schiacciato...

Una serie di stelle romboidali luminose brillò sopra la calca, prima che i cloni fossero sparpagliati da una brillante lama rossa, liberandolo.

Non fece neanche in tempo a prendere fiato che la lama ricominciò a mulinare ad una velocità spaventosa, scagliando in aria decine di nemici con ogni colpo.

-Ehi, che fai: batti alla fiacca?!

-Ryuko-chan!- esclamò il Sayan, riconoscendo la ragazza che combatteva con una mezza forbice rossa e indossava un Kamui (“abito sacro”, nel qual caso armatura inviolabile) nera che lasciava troppo poco all'immaginazione.

La ragazza fece un sorriso orgoglioso e pieno di sé -Stai indietro, ce la faccio benissimo da sola!

-Ehi! Non credere che io sia finito così, eh!?- rispose Goku, sentendo il proprio spirito combattivo risvegliarsi.


Naruto cadde.

Non sapeva come, ma stava cadendo lungo un precipizio.

I nemici gli si fecero immediatamente dietro, cercando di finirlo, ma il ragazzo riuscì ad attaccarsi alla parete di roccia, rallentando la propria caduta, per poi cominciare ad usare l'appiglio per scagliare più facilmente gli avversari nel vuoto, allontanando dal bordo quelli in caduta libera.

Ma quasi tutti i cloni erano in grado di volare o di tenersi in equilibrio sulle pareti, al punto che la situazione gli si ritorse contro, rendendolo vulnerabile ad attacchi improvvisi.

Cominciò a perdere terreno, e anche se compiva salti mortali per allontanarsi quelli gli si facevano addosso subito.

Un clone di una ragazza dal seno ampio e dai capelli decisamente lunghi lo assalì, riuscendo a colpirlo al volto sufficientemente forte da fargli perdere l'appiglio ad un piede.

Quindi un attacco scagliato da uno dei cloni di Goku spaccò la parete di roccia facendolo cadere nel vuoto.

Non venne colto dal panico, e con freddezza strategica balzò contro un nemico, aggrappandosi saldamente ad esso.

Un clone di Luffy tentò di assalirlo alle spalle, formando un pugno gigantesco, ma il ragazzo lo evitò, balzando oltre le nocche e percorrendo l'arto in tutta la sua lunghezza, usandolo come trampolino per saltare contro la parete e riprendere posizione.

Poi, appena ebbe trovato nuovamente l'equilibrio, si ritrovò intrappolato tra tre attacchi in contemporanea, uno da parte di un suo clone, uno di Natsu e uno di Tsuna, quando una forza spaventosa lo afferrò saldamente, disperdendo i nemici e risalendo la parete fino in cima.

Naruto, senza volerlo, si ritrovò in braccio ad una ragazza, con dei lunghi capelli blu ed una divisa scolastica che lasciava intravedere un'ampia porzione di seno.

-Medaka-chan!- esclamò.

-Ehi... tutto... bene...?- chiese la ragazza ansimando pesantemente.

-Certo... eh...- fece il ragazzo, fissandole la scollatura -Molto meglio ora che ci sei tu...

-Bene... perché ne avremo ancora per molto...- rispose lei.

Seguendo il suo sguardo il ninja notò le diverse decine di cloni ancora pronti al combattimento.

-Benissimo. Allora tanto vale darsi una mossa, non trovi?- fece, saltando a terra ed estraendo uno dei suoi Kunai esplosivi.

-Più che d'accordo- replicò lei, assumendo una posa di combattimento, mentre i suoi capelli mutavano, agitati da un energia primordiale, colorandosi di un vivo fucsia.

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Capitolo 2
*** I dieci generali di Ade ***


Autore\N: E adesso l'altra fazione.

Daniele II\N: Il genio qui spera vivamente di non irritarvi.


Saori fissò ancora una volta nella sfera, osservando le immagini che scorrevano in essa con una morsa nel cuore.

I dieci guerrieri che aveva richiamato a combattere per difendere l'armonia del mondo (e, secondo le regole del mondo, anche ella stessa) passavano uno dopo l'altro in quelle immagini, combattendo con coraggio, vigore e in alcuni casi persino gioia.

La reincarnazione della dea Atena sospirò, sentendo il peso del rimorso su di se, per aver condannato ancora una volta delle anime ad un ciclo oscuro di morte.

-Tutto è pronto- fece una voce femminile, interrompendo i suoi pensieri -Ho fatto ciò che mi avete chiesto.

La sfera si dissipò nell'aria, mostrando una giovane donna, con dei lunghi capelli scuri, che arrivavano all'altezza del sedere, una Katana lungo il fianco ed una divisa bianca e azzurra, che ricordava in qualche modo quella di un ufficiale dell'esercito, che attendeva a pochi passi dal seggio della dea.

-Grazie, Satsuki.

Satsuki Kuririn, uno dei dieci generali di Ade, sorella maggiore di Ryuko Matoi.

La giovane s'inchinò alla presenza della dea, con solennità e rispetto -Ho fatto del mio meglio, guidando gli eroi gli uni verso gli altri. Ma... Clare, la Claymore, non sente ragioni. Discenderà nella sua strada verso la vendetta, senza curarsi degli altri.

-Quello è qualcosa che non possiamo cambiare- osservò la dea, annuendo -Ti sono grata per il servigio reso, Satsuki. Ma ora va, se Ade dovesse scoprire il tuo coinvolgimento con me, ti farà giustiziare dai suoi.

-Grazie della considerazione mia dea. Per quanto mi dolga, farò come richiesto. Protegga mia sorella, nel caso dovesse succedermi qualcosa- con tali parole, la guerriera si alzò, e dopo un inchino si avviò giù dai gradoni dell'Altura delle Stelle.

“Questa guerra tra dei è durata anche troppo, ma finché non sarò certa che mia sorella sia al sicuro, non potrò fare niente per far cessare il conflitto” pensò, continuando a camminare retta.

La scalinata era silenziosa, fredda, come tutti gli ambienti presenti in quel mondo.

Aridi, atti solo alla guerra.

-[Non sarai troppo zelante, Satsuki?]

La ragazza si volse immediatamente verso la voce, puntando la propria lama al collo della persona.

-[Oh, a quanto pare siamo nervosi, eh?]

-Cosa ci fai tu qui?

Kumagawa Misogi, vicepresidente del consiglio studentesco dell'Accademia Hakoniwa, e uno dei dieci generali di Ade.

Il suo volto era particolare: assomigliava stranamente a quello di un dolce ed innocente bambino, con dei grandi occhi neri e tondi, eppure il suo sorriso onnipresente, il suo modo di parlare unico, e il taglio di capelli contribuivano a renderlo ambiguo, minaccioso ed inquietante, una persona da cui bisognava sempre guardarsi alle spalle.

-[Oh, niente d'importante, ti ho vista che bazzicavi qui in giro mentre i tuoi Manikins erano intenti ad assalire gli eroi, nonostante Ade ci abbia ordinato di attendere un suo ordine, e mi sono domandato a cosa era dovuta un'azione tanto ardita]- rispose innocentemente il ragazzo, sollevando i palmi delle mani verso l'alto e stringendo le spalle.

-Così, hai capito tutto vero?- domandò Satsuki, rilassando appena il corpo -Cosa farai adesso? Andrai di corsa a dirlo ad Ade?

Rinfoderò l'arma, senza staccare gli occhi da Kumagawa.

Il ragazzo rimase a fissarla con la sua espressione indecifrabile e, potremmo anche dirlo, passiva.

Poi la combattente sbatté la punta del fodero a terra, con uno scatto di tacco.

-Se è così allora fai pure!- disse con voce ferma e sicura, mentre un alone di luce si sprigionava alle sue spalle.

Le gambe erano ben piantate a terra, divaricate, e le mani erano poggiate su pomolo della spada, tenuta perpendicolare al terreno.

-Non temo Ade e non ho alcuna simpatia per la sua causa. Non ho intenzione di essere una sua pedina in questa guerra inutile. Farò tutto il possibile per assicurare la salvezza di mia sorella, anche se sarò costretta ad affrontare te e gli altri generali uno per uno. Per tanto, Kumagawa Misogi, preparati a combattere, perché non ti permetterò di uccidermi tanto facilmente.

Il ragazzo continuò a fissarla senza che il suo volto tradisse alcuna emozione, rimanendo immobile al suo posto.

Poi, senza cambiare atteggiamento, cominciò ad avanzare verso la compagna.

Satsuki non reagi, e non mostrò ostilità verso il ragazzo.

Era una situazione di stallo: Kumagawa era imprevedibile, non poteva rischiare di attaccarlo per prima ne tanto meno assalirlo nel caso non avesse avuto intenzioni nocive; ma d'altro canto, non era un avversario da sottovalutare, se fosse arrivato abbastanza vicino...

Con somma sorpresa della ragazza però Kumagawa si limitò ad inchinarsi di fronte a lei e sollevarle la gonna, rimanendo a fissare quello che c'era sotto.

-[Mh, niente male]- disse, prima di lasciare andare l'indumento e rimettersi in piedi.

-Perché l'hai fatto?- domandò Satsuki, senza muoversi dalla sua posizione, e generando di nuovo l'alone di luce mentre parlava.

-[Per decidere se fidarmi di te o no]- fu la semplice risposta.

-E l'hai deciso sbirciando le mie mutande?- chiese la ragazza, sempre con un tono solenne.

-[Beh no, quello l'ho fatto perché volevo vederle. Ma in ogni caso non serve che ti comporti così altezzosamente con me, Satsuki-chan. Non ho alcuna simpatia per Ade o per i nostri colleghi, anzi devo esserti grato per aver assicurato che Medaka trovasse un aiuto per sopravvivere, così potrò sconfiggerla io stesso in seguito]- nel finire la frase Kumagawa fece comparire due gigantesche viti nelle sue mani, assumendo una nota minacciosa e crudele, dalla piega delle labbra fino alla luce negli occhi -[Ma tieni presente che se tenterai d'interferire nuovamente non mi farò scrupoli con te.]

Satsuki gli lanciò uno sguardo sospettoso, prima di risollevare la katana e riagganciarla alla vita -Bene allora. Se è tutto allora consiglierei di avviarci, gli altri generali si saranno già radunati...

-[Aspetta un secondo, Satsuki-chan]- la richiamò Kumagawa, con una nota sospetta nel tono di voce, facendola voltare.

-[Io non andrò a spifferare agli altri e soprattutto al nostro “responsabile” il tuo coinvolgimento con Atena se accetterai di farmi un favore]- le disse, con il volto nuovamente passivo ed innocente.

-E quale sarebbe?- replicò Satsuki, portando preventivamente le mani alla spada.

-[Tu dovrai...]- squillo di trombe -[Spogliarti ed indossare nient'altro che un grembiule per servirmi!]

Silenzio...

...

-Tutto qui?- domandò sorpresa la ragazza, essendo abituata a standard di nudità ben più spinti.

-[Certamente. Non desidererei di chiederti di più!]- fece lui, con atteggiamento sognante e melodrammatico.

Satsuki rimase in silenzio, fissandolo, ancora non del tutto convinta.

-Come preferisci- decise di dire, infine, chiudendo la questione -Quando troverai un grembiule chiamami.

Seguirono alcuni istanti di silenzio, in cui la ragazza ricominciò la sua discesa verso la Giudecca.

-[A proposito Satsuki-chan]- la richiamò Kumagawa -[Non è che mi daresti il tuo numero di cellulare?]


-Come osi rivolgerti a me!?- fu il grido che li accolse quando arrivarono nella Giudecca, seguito da uno schianto e dal suono di macerie che franavano

Kumagawa mantenne la sua tipica espressione passiva, mentre Satsuki irrigidì i nervi, sentendo la paura affacciarsi.

“Cosa è successo stavolta?”.

-Lurido essere inferiore, nessuno può rivolgersi a me in quel modo!- un piccolo nano, con due corna viola che spuntavano dalla sua testa ovale, in parte bianca e in parte rosa, con mani e gambe entrambe con tre dita prensili, una coda nodosa e un armatura futuristica, completa con un visore sull'occhio destro, stava con le braccia incrociate di fronte ad una nube di polvere, probabilmente causata da egli stesso.

-[Ehi, Lord Freezer]- lo salutò Kumagawa, incurante della reazione rabbiosa che avrebbe avuto l'interessato ad essere richiamato in quel modo -[Come va la giornata?]

L'alieno si volse verso di lui con sorriso malvagio -Oh, guarda un po chi rispunta- fece, fissando i due -Che rara occasione vedervi qui. Siete tornati strisciando dal vostro padrone, vero?

Il tono era decisamente altezzoso, come tipico di Freezer verso coloro che considerava inferiori.

-[Beh si, non vedo altra ragione per essere qui dopo tutto. A meno di non avere un guinzaglio, dico bene?]- rispose il ragazzo, stringendo le spalle e sollevando le braccia, prima di lanciare uno sguardo di scherno all'indirizzo dell'altro.

Una vena cominciò a pulsare sulla testa di Freezer, segnalando che la stoccata di Kumagawa aveva fatto centro.

-Oh, non starai per caso parlando di me?- domandò minaccioso, lottando per trattenere la sua rabbia.

-[Dipende]- replicò il ragazzo, ghignando senza ritegno -[Sei stato punito per la tua insubordinazione un'altra volta?]

-Come osi!?- esclamò Freezer, rilasciando la sua aura con violenza, generando forti correnti di vento e iniziando a crepare il terreno.

-Nessuno si prende gioco di me! Nessuno può permettersi di controllarmi! Io sono Lord Freezer, l'essere più potente dell'Universo!- gridò l'alieno, sollevandosi in aria.

-[Oh, così ho ragione eh?]- replicò Kumagawa, improvvisamente allegro.

-Ehi, dacci un taglio. Farlo arrabbiare non ci porterà altro che guai- gli disse Satsuki, mettendogli una mano sulla spalla e ammonendolo con lo sguardo.

-[Oh andiamo, si sta prendendo una rivalsa su qualcun altro per delle colpe che ha commesso lui. Che razza di vicepresidente del Consiglio studentesco sarei se chiudessi un occhio sulla questione?]- replicò il ragazzo, facendo comparire due viti nelle proprie mani.

-Allora muori, lurido verme!- gridò Freezer, lanciando una sfera di Ki contro Kumagawa e Satsuki.

I due evitarono il colpo, ma mentre la ragazza si ritirò in posizione più sicura, il ragazzo puntò dritto contro l'alieno.

Quello gli andò incontro, colpendolo con la coda.

Il crack sonoro del collo di Kumagawa mentre si spezzava si riverberò per tutto l'ambiente, lasciando cadere a terra il corpo inerme del ragazzo, come una bambola rotta, mentre Freezer atterrava tranquillamente.

L'alieno di volse verso il corpo del ragazzo, sorridendo soddisfatto -Come sospettavo.

-Freezer...- fece Satsuki, fissando il cadavere del compagno.

-Uh? Oh, anche tu?- rispose l'altro, voltandosi minaccioso -Non mi interessa quanti di voi patetici insetti tentino di attaccarmi, alla fine vi annienterò tutti. A cominciare da te!- unì due dita e scagliò un attacco Ki di potenza concentrata.

La ragazza schivò con un balzo, attivando il dispositivo sulla sua spalla ed attivando il suo Kamui.

-Life Fiber Override! Jun-Ketsu!

-Muori! Muori!- insisté Freezer, continuando a bersagliarla con i suoi colpi.

Satsuki trasigurò il suo Kamui, in modo da poter volare, e iniziò a sfrecciare a zig zag evitando i suoi colpi.

-Maledetta!- il sovrano galattico iniziò ad inseguirla, riuscendo a raggiungerla e colpendola alla spalla con uno dei suoi attacchi Ki.

Satsuki deviò verso terra, riuscendo ad evitare ulteriori danni, ma venne intrappolata quando Freezer l'afferro per il collo e la inchiodò ad una parete con la sua coda.

-Hai finito di correre. Nessuno sfugge a Lord Freezer, ora preparati ad incontrare la tua...- stava dicendo, iniziando a stringere più forte, ma con un gesto deciso la ragazza mozzò l'estremità della coda, liberandosi, e colpì l'alieno al volto, facendolo indietreggiare.

Poi si abbandonò contro il muro, tossendo sangue per alcuni istanti.

“C'è mancato poco. Devo andarmene prima che...” pensò, alzando di nuovo lo sguardo, ma il nemico non le lasciò modo di sfuggire e la colpì con violenza al petto, lasciandola boccheggiante e indifesa.

-Come... osi? Come hai osato colpirmi!? Una creatura insignificante come te non merita di arrivare a colpire uno come me!- Freezer la raccolse da terra e la sollevò in aria (ovviamente, essendo visibilmente più basso, dovette sollevarsi anche lui), tenendola per la gola -Sono stanco dei vostri giochetti! Non ti permetterò di vivere oltre. Una simile offesa a Lord Freezer non può restare impunita!- sollevò l'altra mano, concentrando il Ki per preparare un attacco sufficiente a vaporizzarle il capo.

Ma una mano non sua s'interpose, stritolandogli il polso in una morsa.

-Chi osa interferire con AH!- fece l'alieno, volandosi verso il nuovo arrivato, ma restando sgomento alla sua semplice vista.

La vistosa armatura d'oro, il mantello bianco, e la fluente chioma blu (che in realtà poi sarebbe bionda ma sorvoliamo).

-Ti avevo avvertito Freezer- minacciò Saga di Gemini, aumentando la presa sull'arto e facendogli perdere la concentrazione.

La sfera di Ki esplose, danneggiando la mano dell'alieno ma non riuscendo a scalfire l'armatura dei Gemelli.

-T-tu... tu... TU!- esplose di nuovo il sovrano galattico, menando un calcio alla spalla del Saint.

-Nessuno può comandarmi! Nessuno può permettersi di dare ordini a me!- l'attacco raggiunse l'avversario, ma l'unico effetto che ottenne fu uno sguardo più duro, prima che Saga menasse un manrovescio al suo volto, spedendolo contro la parete opposta con uno schianto.

-COME OSI!- esclamò ancora più irato l'alieno, tornando alla carica e venendo respinto da un gesto della mano.

Freezer si fermò a respirare affannato, tutti i muscoli tirati e pronti allo scontro.

-Eh... eh eh eh questa volta hai toccato il fondo Saga- disse con un tono di sfida, riprendendo un espressione fiduciosa -Ma è ora di farti rimangiare l'offesa.

Il corpo della creatura cominciò a mutare, mentre il suo volto mostrava un'espressione di sforzo e dolore contemporaneamente: le gambe e le braccia si allungarono, il busto crebbe di dimensioni, distruggendo l'armatura, e le corna si ripiegarono verso l'alto.

-Ah... ah... ah... Mh- disse con un sorriso sicuro, prendendosi qualche istante per recuperare il controllo -Allora, Saint? Ti senti ancora il più forte?

Satsuki trattenne un sussulto: la potenza di Freezer era appena decuplicata, o forse anche di più.

Il potere che emanava quell'essere era stupefacente, terribile; si sentì schiacciare contro la roccia per quanto fosse pressante.

Gemini si volse a confrontare l'avversario, che continuò ad avanzare fin quasi a sfiorarlo.

Ormai l'alieno superava il Saint di tutta una testa, e la sua voce si era fatta più profonda.

-Mh, Se ti aspetti pietà da me, temo che non avrai. Prega il tuo dio, Saga, perché stai per raggiungerlo!- Freezer caricò il pugno, calandolo a velocità sorprendente.

Satsuki sentì un fremito percorrerle il corpo solo a percepire la corrente d'aria causata dal colpo, ma rimase a bocca aperta quando si accorse che Saga si era limitato a schivare spostando appena la spalla, lasciando persino Freezer interdetto.

Quindi il Saint rispose, colpendo il petto del nemico con una potenza tale da far regredire la sua forma, per poi scagliarlo nuovamente contro la parete con un onda d'urto.

-Abbiamo già seguito questo copione diverse volte Freezer, è ora che tu capisca qual è il tuo posto qui- replicò duro Saga, prima di volgersi verso Satsuki.

-Stai bene?- domandò, con una voce più distesa e rassicurante.

La ragazza si sorprese di quel momento di compassione, non sapendo come reagire, ma qualcuno intervenne al suo posto, applaudendo con leggerezza.

-Impressionante Saga- fece un uomo, con dei capelli castani lunghi fino alle scapole abbandonati sulla spalla, e vestito con una lunga tunica bianca, seguito da altre tre figure.

Satsuki strinse i denti, riconoscendo gli altri generali di Ade.

Sosuke, Aizen, l'uomo che applaudiva: ex Capitano Shinigami della Quinta Divisione, attuale leader degli Arrancar, e uno dei dieci generali di Ade; se Kumagawa era imprevedibile, lui era l'esatto opposto, potevi sapere esattamente cosa avrebbe tentato di fare, ma non saresti stato in grado di fermarlo in quanto lui già sapeva cosa avresti tentato di fare; li teneva tutti in pugno, tranne Saga.

Al suo fianco camminava una figura femminile, avvolta in nient'altro che un lungo panno stracciato e lurido, con un immensa spada in mano: Priscilla, ex Numero Due dell'Organizzazione, e una delle Claymore più potenti di tutti i tempi, tanto temibile da essere superiore persino ai demoni definiti Abbissali; non sapeva molto di lei, restava rigorosamente attaccata ad Aizen e non parlava mai.

Zeref Dragneel, il Mago Oscuro, veniva dietro di loro: era immortale, e con più di quattrocento anni d'età e di esperienza, ma non sembrava interessato a prendere parte al conflitto.

Edward D Teach, soprannominato Barba Nera, chiudeva la fila: rispetto agli altri lì sembrava un uomo enorme e grasso, con una barba incolta e i denti scarsi quanto il suo cervello; nonostante fosse spesso impacciato e stupido, non bisognava sottovalutare i suoi poteri, o la sua natura ambigua.

Altri quattro dei generali di Ade erano arrivati, e nessuno di loro si era prodigato di intervenire.

Saga li dominava con il suo pugno di ferro.

Ma, contando se stessa, Kumagawa, Freezer, i quattro e lo stesso Saga, ne mancavano ancora due.

-[Non vi preoccupate per me, sto bene]- disse in quel momento il ragazzo, apparendo di nuovo sano come un pesce, accompagnato da un ragazzo dal volto coperto di cerotti, uno sguardo mogio e depresso e con i capelli rossi che sprizzavano verso l'alto: Enma Kozato, decimo Boss della famiglia mafiosa Simon, detentore della Fiamma della Terra, uno dei dieci generali di Ade.

-Vedo che ti sei ripreso in fretta, Kumagawa- gli disse Saga, con voce neutra, ignorando gli altri.

-[Oh si, grazie alla mia abilità “All Fiction” cancellare la mia morte e le ferite di Enma, Satsuki e Freezer è un gioco da bambini]- rispose il ragazzo, tutto allegro e sorridente.

-Ben fatto Kumagawa- intervenne Aizen, invitando Enma a raggiungerlo con un gesto della mano, a cui il ragazzo rispose immediatamente eseguendo -Enma e io ti siamo grati per la tua gentilezza.

-Umpf- sbuffò Freezer, riunendosi agli altri con suo grande disappunto.

Satsuki si risollevò a sua volta, constatando che gli effetti di “All Fiction” avevano funzionato, e il suo corpo era di nuovo in perfetta salute.

-Bene- Saga scandì le parole, in modo da essere il più incisivo possibile -Puoi uscire adesso. Non hai più ragione di nasconderti.

Al suo comando una figura vestita in modo piuttosto particolare comparve in mezzo a loro.

I capelli scuri, la maglia bianca che lasciava il petto scoperto, la sottile spada appesa alla cinta violacea, e i pantaloni da combattimento blu.

Sasuke Uchiha: uno degli ultimi sopravvissuti del suo leggendario clan di ninja, correntemente un esiliato del Villaggio della Foglia.

Satsuki mascherò la sua sorpresa dietro ad un'espressione di muta contemplazione, sorprendendosi di come quel ragazzo fosse riuscito a nascondere la propria presenza a tutti tranne che a Saga per tutto quel tempo.

La rabbia di Freezer, il sorriso compiaciuto di Aizen, gli occhi sorpresi di Barba Nera, l'apatia di Enma e Priscilla, e l'indifferenza di Zeref e Kumagawa parlavano chiaro: nessuno di loro si era accorto del ninja.

Sasuke si volse lentamente verso Saga, ma puntando il suo sguardo penetrante su di lei.

A quel punto Satsuki ebbe un altro fremito mentre un pensiero la travolse: forse Sasuke l'aveva seguita fino da Atena e ritorno, per tutto il tempo, e lei non se ne era accorta.


A\N: Bene, e con questa abbiamo presentato i nostri dieci “villains” e parte delle loro personalità. A questo punto vi faccio una domanda ragazzi.

DII\N: Se c'è qualcosa, riguardo a questo capitolo o al precedente, che non vi quadra, o trovate che questi personaggi non siano realistici, prego informatelo.

A\N: Ah, ma grazie. Si comunque vi sto chiedendo se i personaggi siano troppo OOC. Aspetto vostre notizie. Alla prossima. Ciao.

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Capitolo 3
*** Così comincia ***


A\N: Era da tempo che non mi facevo sentire.

DII\N: Che non ci facevamo sentire, vorrai dire.

A\N: Si anche… Comunque, ulteriori informazioni a fine capitolo.


Lì fissò tutti, dal primo all'ultimo.

Freezer: il pazzo, il condottiero sconfitto, la cui frustrazione l'aveva reso un elemento imprevedibile e con un guinzaglio troppo stretto perché fosse utile alla sua causa.

Sasuke Uchiha: il cane fedele, sempre ubbidiente dietro al suo padrone come un ombra, troppo sciolto.

Kumagawa Misogi: il Jolly, il clown, la carta nascosta nel mazzo.

Enma Kozato: una mente vuota, annientata, priva di volontà e di ambizioni, lasciata a vivere sul baratro della non-esistenza.

Priscilla: le due facce della medaglia, la bambina innocente e indifesa che nascondeva il demone più potente e sanguinario conosciuto.

Edward D Teach, o Barba Nera , come preferisce farsi chiamare: un bruto ignorante e presuntuoso, fin troppo facile da manipolare.

Zeref Dragneel: l'ombra, nient'altro che una faccia e un volto, più misterioso delle sue intenzioni.

Satsuki Kuririn: la traditrice, colei che aveva accettato la chiamata dell'oscurità per amore di una sorella.

E poi lui: il pastore tra le pecore, il re tra gli uomini, Saga dei Gemelli, un semidio in carne ed ossa.

Ma tutti loro erano ignari di chi fosse lui: Aizen Sosuke, colui che avrebbe aperto la via dei cieli e preso posto sul trono degli dei, ancora macchiato del loro sangue.


-Dato che siete tutti qui non ho intenzione di sprecare altro tempo in convenevoli, chiaro?- disse ad alta voce il gigante dai capelli blu, abbassando lo sguardo su Freezer -Aizen?

Satsuki portò lo sguardo verso il misterioso uomo con la tunica bianca e dai fluenti capelli castani: non si era mosso di un millimetro, era rimasto in quella posizione, con un braccio sulla spalla di Enma e uno su quella di Priscilla, a simboleggiare la sua presa di posizione.

L'individuo fece un viscido sorriso.

-Come desideri, Saga- rispose, cordiale.

A quel punto il cavaliere d'oro fece segno ai generali di seguirlo.

In silenzio.

Satsuki si avvicinò immediatamente a Kumagawa, cercando di tenersi lontana il più possibile dagli altri, specialmente da Sasuke.

La inquietava non poter sapere se quel ragazzo enigmatico fosse a conoscenza del suo tradimento: se l'avesse smascherata davanti a tutti rischiava che la linciassero.

La comitiva era una delle più strane e variegate che le era capitato di vedere, ma tutti sfilavano ubbidientemente come ordinato: nessuno osava sfidare apertamente la volontà di Saga.

Infine superarono quelle rovine di pietra e polvere, entrando un'immensa camera lugubre e decorata con motivi scuri.

Le pareti scolpite raffiguravano immensi leoni rampanti con ali, che, nella fioca luce che dimorava in quell'ambiente, sembravano quasi protendersi su di loro; al centro della sala vi era un sfera, di luce opaca e mutevole.

Satsuki c'era già stata, inevitabilmente, ogni volta che tutto questo iniziava: il muro del Pianto, la zona più remota del palazzo di Ade.

Ad un cenno di Saga la sfera brillò, per poi sollevarsi in aria e riempire la stanza di luce; quando raggiunse l'altezza giusta, il Saint fece un altro gesto, proiettando attorno a loro delle immagini, raffiguranti i dieci guerrieri di Atena.

Tutti, da primo all'ultimo.

-È iniziato- disse ad alta voce il cavaliere d’oro -I guerrieri di Atena si sono risvegliati e la battaglia infurierà.

-Bene allora! Finalmente potremo chiudere questa storia!- esclamò Barba Nera, per poi mettersi a ridere sguaiatamente.

Satsuki spostò a malapena lo sguardo nella sua direzione, infastidita.

-Ora basta- lo interruppe Sasuke ad alta voce, con sommo sollievo della ragazza

-Grazie- continuò Saga, marcando la parola, bloccando sul nascere le proteste del pirata, e riportando l’attenzione di tutti su di sé.

-E così, possiamo sapere dove sono e quando grazie a questa sfera?- intervenne Aizen.

-No- gli rispose il Saint, prima di compiere altro gesto, che interruppe la proiezione delle immagini mentre la sfera tornava al suo posto -Solo un dio sarebbe capace di usarla con tale efficienza. E dato che il corpo e lo spirito di Ade devono restare al sicuro nell’Elisio, non si scomoderà per aiutarci in questa battaglia.

-A chi serve un dio!?- esclamò Freezer, scagliando una sfera di energia contro una parete, probabilmente distruggendola -Io posso annientarli tutti anche da solo.

-Eppure in passato sei sempre stato sconfitto- mormorò Zeref, ma comunque con un tono abbastanza alto da farsi sentire da tutti.

-Come hai...?!

-Basta!- Saga troncò la discussione con voce decisa -Il prossimo di voi che si azzarderà ad alzare la mano su un suo compagno dovrà vedersela con me.

La minaccia era tutt'altro che implicita.

Satsuki non diede segni di turbamento, ma l’ondata di ostilità reciproca dei generali la stava lentamente stressando.

-Bene allora, comandate- iniziò Aizen, mellifluo -Qualsiasi affronto alla tua autorità sarà punito severamente, vero?

Inconsciamente la ragazza deglutì, osservando i movimenti delle labbra del castano.

-Se è così, credo le interesserà sapere che tra di noi si nasconde un traditore.

Le mancò il fiato, e un brivido le attraversò la spina dorsale.

-[Oh-oh, sembra che i tuoi piani siano andati ad infrangersi]- le sussurrò Kumagawa all'orecchio.

Era vero: se si fosse rivelata per prima avrebbe potuto evitare la furia di Saga, ma a quel punto agli occhi di tutti si sarebbe rivelata una traditrice, mentre, se fosse rimasta in silenzio, sarebbe stata giustiziata sul posto.


-Wow, non finivano più- disse Goku, affaticato -Tu stai bene, Ryuko?

Lei si volse verso di lui, la mezza forbice ancora stretta in pugno, in posa d’attacco.

Il compagno era alle sue spalle, seduto su una roccia, e stava tergendosi la fronte con una mano, affaticato dalla lunga battaglia.

Ryuko non avrebbe voluto abbassare la guardia, ma Senketsu, la sua “divisa” senziente, la invitò a rilassarsi.

Non ci sono più nemici, meglio non sprecare le forze adesso”.

-Come ti pare- sussurrò la ragazza, per non farsi sentire dall’altro guerriero.

Non era esattamente normale parlare da sola ad alta voce, dato che solo lei poteva sentire Senketsu.

Ricordava che una persona avesse addirittura sospettato che lei avesse una qualche passione amorosa per il proprio abito, sentendola che discorreva ad alta voce rivolta ad esso.

La versione battagliera e lasciva della “divisa” si dissolse in uno scintillio di luci rosse, riassumendo l’aspetto di una normale divisa scolastica rossa e nera, ma con due inquietanti occhi (di cui uno sembrava coperto da una benda nera con una croce sopra) sul petto, sotto al ripiegamento del colletto.

Lei scosse i capelli, con la tipica ciocca rosso vivo che le ricadeva sul volto, e si appoggiò la lama a mezza forbice sulle spalle.

-Ehi, non dirmi che sei già stanco- disse, rivolta a Goku, sorridendo sicura di sé -Potrei andare avanti anche tutto il giorno così.

-Mhhh, anche io potrei- rifletté lui, passandosi una mano dietro la testa -Purché possa fare una pausa pranzo.

A Ryuko sfuggì una risata serena, a cui si unì anche il compagno.

Dopo un po’ smisero, e lei assicurò l’arma alla schiena, mentre l’altro guerriero emetteva un verso soddisfatto.

-Bene allora. Rimettiamoci in viaggio- disse quello, alzandosi.

-Per dove?- chiese Ryuko, sollevando il sopracciglio.

-Eh? Oh giusto, tu non c’eri. Ho incontrato Seiya prima che ci attaccassero, e lui era deciso a raggiungere Atena prima di andare a cercare gli altri.

-Ah. E poi dov’è finito?- chiese lei, ricordandosi l’eccedente passione del ragazzo per la dea.

-Lui… ah! L’ho lanciato via per farlo arrivare sano e salvo! E Naruto! RAGAZZI, DOVE SIETE!?- si mise a gridare, sconvolto.

Ma a parte il rimbombo della sua voce, non pervenne risposta.

Forse l’avete travolto mentre stavate combattendo”.

-Non pensarlo nemmeno!- sussurrò lei, rabbiosa.

-Oh no- disse Goku, visibilmente turbato -Adesso come faccio a trovarli? Non riesco a percepire l’energia di nessuno.

Si lasciò andare ad un’esalazione rassegnata, abbassando le spalle.

-Beh, non ti ricordi da che parte l’hai lanciato?- suggerì Ryuko, dicendo la prima cosa che le passava per la testa.

-Ah giusto!- esclamò lui, rincuorato, e alzò il dito per indicare.

-L’ho lanciato… ehm…-

La ragazza rimase a fissarlo mentre spostava la mano da una parte all’altra, confuso.

-Uff- esalò lei -Domanda stupida: non è rimasto nulla in piedi.

In effetti il campo di battaglia era ridotto in macerie: dove prima c’erano terreni frastagliati con cime appuntite e strani avvitamenti del terreno, ora restava solo una distesa arida ripiena di rocce sgretolate e solchi larghi e profondi causati dalle esplosioni di energia.

-Eh eh eh- ridacchiò Goku, imbarazzato.

-Ah, che sarà mai- replicò Ryuko, dandogli una pacca sulla spalla -Prima o poi li troveremo. Me li ricordo Naruto e Seiya, sono sicura che stanno entrambi bene.

-Giusto. Non ce li vedo a farsi sconfiggere da quei mostri di cristallo, sono troppo forti.

-Esatto! Adesso però dovranno pensare a se stessi. Noi andiamo per la nostra strada- continuò lei, iniziando a camminare -Vieni, andiamo da questa parte.

-Perché di là Ryuko-chan?

-Perché credo di aver visto una foresta da questa parte, mentre combattevamo. Avremo più chance di incontrare qualcuno lì in mezzo che in questa landa desolata, no?- rispose, girandosi di nuovo verso di lui.

-Ah, ecco. Ora capisco- rispose Goku, prima di alzarsi leggermente in aria -Bene allora, voliamo fino a lì e proviamo a trovare gli altri in fretta.

Lei si arrestò incerta.

-Magari un’altra volta, adesso non posso- rispose, sinceramente.

Senza Senketsu non poteva volare, probabilmente Goku aveva frainteso, ma comunque la sua indole orgogliosa non glielo avrebbe fatto ammettere.

Non ha torto Ryuko” osservò l’abito senziente.

-Sì, ma comunque…- mugugnò lei.

-Perché non puoi volare?- chiese Goku, scendendo di nuovo a terra.

-Posso farlo solo con l’aiuto di Senketsu qui- si arrese, tirando un bordo della camicetta -È un Kamui, non abito composto interamente di Life-Fibers: quando beve il mio sangue, diventa più duro dell’acciaio, e può assumere diverse forme, tra cui quella che mi permette di volare.

-Quindi non puoi volare- rispose semplicemente Goku, spiazzandola.

-Ho detto che posso volare- replicò, un poco irritata -Ma non così facilmente come fai tu.

-Andiamo, non c’è niente di male a non saper volare- continuò lui, facendola innervosire ancora di più.

Ryuko, lascia perdere”.

-Stanne fuori Senketsu- ringhiò lei, ma venne interrotta quando Goku la sollevò in braccio.

-Non pesi quasi niente. Sarà un viaggio breve- commentò lui, spiccando il volo senza neanche darle il tempo di replicare.

-Tieniti forte, andremo veloci!- esclamò.

-GOKUUUUUUUUHHHH!!!


Medaka si tagliò i lunghi capelli, che le erano ricresciuti con la trasformazione durante la battaglia, e si mise a raccogliere quelli che le rimanevano in un ciuffo sul lato della testa.

Era stata uno scontro lungo e fastidioso: quelle copie mal riuscite non erano abbastanza forti da risultare una minaccia singolarmente, ma ce n’erano così tante che erano riuscite a dimostrarsi una bella gatta da pelare.

-Grazie dell’aiuto- le disse Naruto, arrivandole alle spalle.

Lei si girò, notando il suo sguardo vivido e il volto arrossato.

-Prego, è sempre un piacere aiutare gli altri- rispose, sincera, lasciando cadere la massa di capelli a terra.

-Sì sì, vedo- le fece eco il biondo, con le pupille che spostavano continuamente lo sguardo dal suo volto al suo petto.

-Vedi qualcosa che ti interessa?- domandò Medaka, posando le proprie mani sui fianchi.

-Eh?- fece il biondo, dopo qualche istante, come se fosse caduto dalle nuvole.

-Se vuoi guardare così tanto basta chiederlo- continuò, indovinando cosa aveva di così interessante da attirare il ragazzo.

Dalle narici di Naruto venne giù una cascata di sangue, mentre la sua faccia arrossiva violentemente.

-D-d-d-d-d-d-d-davvero!?- biascicò, balbettando a raffica -P-p-p-p-p-p-posso davvero?!

-Certo, non mi dà fastidio- rispose, onestamente.

Non aveva un’indole modesta e introversa: anzi, le piaceva farsi vedere, nessun rimpianto, specie se poteva fare un favore a qualcuno.

-Aaaaahhhh- sussurrò Naruto, in estasi, mentre la palpava -Medaka-chaaan...

-Ho detto “guardare”, non “toccare”- replicò lei, con tono melodico ma comunque d’avvertimento.

-Sei più soffice di Hinata…

-Chi è Hinata?

Naruto si fermò di scatto, e si allontanò da lei altrettanto bruscamente, mentre una luce malinconica attraversava i suoi occhi.

-Scusa, non avrei dovuto- disse, visibilmente amareggiato.

Medaka rimase ferma, studiando la sua insolita reazione: occhi abbassati, in segno di vergogna; mascella irrigidita; braccia strette al petto…

-È la tua ragazza?

Lui arrossì lievemente, e cercò di voltarsi dall’altra parte per nascondere il proprio imbarazzo.

-P-più o meno. Non me lo ricordo- ammise -Ma pensare a lei fa uno strano effetto.

Medaka si ritrovò a pensare ad un ragazzo, biondo come Naruto ma con i capelli più composti, per quanto comunque ridotti ad un cespuglio incolto; ricordava che le sorrideva incoraggiante…

-Bene allora!- esclamò, travolta da una nuova energia positiva -Non abbiamo altro tempo da perdere! Se vogliamo incontrare di nuovo Hinata o gli altri, non ci possiamo arrendere finché non sarà finita!

-Eh?- fece il ragazzo, confuso e sorpreso, ma lei non se ne curò.

-Naruto- disse, prendendogli le mani -Insieme riusciremo ad andarcene da qui, e se ci aiuteremo a vicenda ritroveremo Hinata e tutti gli altri che ci aspettano alle rispettive case. Te lo prometto.

Lui rimase a guardarla, sorpreso e scioccato, ma poi si riprese, sorridendo con determinazione.

-Anche io te lo prometto. Ora andiamo a cercare gli altri: se ci aiutano anche loro ce ne andremo via tutti- le rispose.

-Allora è deciso!


Sasuke fece scivolare lo sguardo sulla larga strada, tra quegli edifici squadrati e disposti con una logica geometrica, molto più precisa rispetto a Konoha o ad altri villaggi ninja.

Ricordava che si chiamava Karakura Town: è da lì che proveniva Ichigo Kurosaki, la nemesi di Aizen.

Non gli piaceva quel territorio: era troppo facile nascondersi o tendere agguati, specie quando era così deserto.

Dedusse che doveva essere un città costruita per essere piena di persone, un centro in continuo fermento, travolto dal caos, ma con un’edilizia precisa e ordinata per supplire a quella confusione.

Come si poteva pretendere di sentirsi sicuri in mezzo a tutta quella massa potenziale di persone…?

-Ehi, Sasuke-kun.

Il ninja scagliò all’istante una serie di shuriken-bomba verso la voce, abbattendo una specie di clinica privata, e facendo quindi franare l’intero edifico con uno schianto.

In quel caos, balzò immediatamente dentro la costruzione all’altro lato della strada, e creò un clone ombra, che entrò in quella affianco come diversivo.

Il silenziò tornò dopo pochi secondi, mentre il battito del cuore del moro si manteneva freddo e costante.

L’ambiente all’interno era arredato in modo semplice, e lui si mosse nel più totale silenzio tra i mobili e le ombre, tenendosi in costante movimento.

Nel giro di un minuto aveva controllato tutto lo stabile, e non aveva trovato segni di presenza, umana o di altre specie.

Ma in quel momento i suoi sensi colsero qualcosa nell’edificio affianco, e attivò lo Sharingan per cogliere quello che accadeva.

Non ci volle molto per constatare che il suo clone era sotto attacco, nonostante non potesse utilizzare il Rinnegan negli occhi del suo clone per determinare l’identità dell’attaccante.

Spostandosi alla velocità del suono, il ragazzo salì sul tetto della casa, percependo che lo scontro era ancora in corso, e colpì nuovamente con una violenta palla di fuoco l’edifico in cui si trovava il suo clone, demolendolo.

Quindi balzò in mezzo alle macerie, estraendo rapidamente la spada e preparandosi a scagliare una seconda palla di fuoco, ma con sua sorpresa la figura che si sollevò dalla polvere non era nemica, ma amica.

Almeno, secondo quanto deciso da Saga.

-[Insomma, credevo che saresti stato più generoso con qualcuno che si è scomodato tanto per venire a farti compagnia, Sasuke-kun. Non ti facevo così guardingo]- disse Kumagawa, con quel suo irritante sorriso stampato in faccia, assumendo la sua tipica posa con la mano destra infilata nella tasca dei pantaloni, una volta che si fu rimesso in piedi.

-Dannazione Kumagawa- replicò lui, ringhiando -Che cosa vuoi?

-[Che posso dire, mi aspettavo fossi più perspicace di così]- lo canzonò l’altro, facendolo scattare avanti: lui aveva di meglio da fare che perdere tempo con un folle a giocare agli indovinelli.

Posò la spada sul collo di Kumagawa, preparando nel contempo il Chidori con l’altra mano, portandola a pochi millimetri dal suo addome.

-Posso ucciderti in dieci modi diversi senza che tu te ne accorga- minacciò -Adesso parla, prima che quel ghigno che hai sulla faccia mi convinca ad ucciderti.

-[Vogliamo vedere chi è il più veloce?]- replicò Kumagawa, e pochi attimi dopo Sasuke sentì una strana pressione sul petto.

Abbassando gli occhi, notò due viti nelle mani dell’avversario, che premevano contro il suo busto.

Ma non desistette, e continuò a fissare Kumagawa dritto negli occhi, pronto a colpire al primo segnale di offesa.

Per chiarire all’avversario in quale guaio si era cacciato, si preparò a scagliare l’Amaterasu.

Poi l’altro sospirò, rassegnato.

-[Va bene, come vuoi tu]- si arrese, stringendo le spalle e lasciando sparire le viti -[Sono venuto qui per darti informazioni.]

-Su cosa?- replicò lui, senza ritirare le proprie armi.

-[Ma sulla tua nemesi, ovviamente]- lo sorprese Kumagawa -[So che lo stai cercando, ma so anche perché lo stai cercando…]

Il ninja lo interruppe, secco -Parla in fretta.

-[Oh, non sono io a saperlo. Ma so dov’è l’uccellino che lo sa.]

-Allora dimmi dov’è questo informatore.

-[E qui entri in gioco tu….]


A\N: Dicevo, ehm, al momento non ho proprio molto tempo per scrivere tutta questa storia, purtroppo durante l’estate non sono riuscito a scriverne granché. Gli aggiornamenti saranno molto irregolari e molto distanti gli uni dagli altri (considerate che secondo un calcolo approssimativo sarà lunga all’incirca trenta capitoli, sono a malapena al settimo)...

DII\N: Ah… cosa c’entra con quello che volevi dire?

A\N: Eh? Ah, giusto giusto. Niente, preparatevi ad un lungo periodo di tribolazione, cari lettori, perché ci vorrà tanto tempo. Alla prossima. Ciao.

DII\N: ...

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Capitolo 4
*** La prima mossa di Aizen ***


A\N: Eccomi, eccomi. Sempre con grande irregolarità, ma eccomi.

DII\N: Non ti aspettava nessuno tanto, ciccio.

A\N: Ehi, è comunque il quarto capitolo ed è quasi estate.


Eccola lì, la traditrice.

-Non attaccate, aspettate il mio segnale. Saga potrebbe ancora sentirci- comandò Aizen, tenendo Enma e Priscilla a riposo

Strinse gli occhi, osservando Satsuki mentre camminava tra le vie di Karakura Town, credendo di essere da sola.

Illusa, non poteva prevedere quello che sarebbe accaduto.

Solo perché Saga l’aveva assolta, pensava che sarebbe stata protetta.

No, lui l’avrebbe seguita, e una volta che lei fosse riuscita a ritrovare la sua adorata sorellina, l’avrebbe uccisa sotto i suoi occhi.

Bisognava portare pazienza, i suoi piani non fallivano mai: il tempo era uno strumento prezioso e bisognava sapere come dosarlo.

Avrebbe dovuto assicurarsi che Saga non indovinasse le sue intenzioni, piuttosto, e nel contempo fare in modo di tenere la ragazza sempre sotto controllo.


Aizen tenne gli occhi piantati sui suoi presunti compagni studiando le loro intenzioni.

Barba Nera era il più sorpreso, mentre Zeref sembrò liquidare la cosa con poco.

Ma lui sapeva meglio: aveva visto i Manikins muoversi improvvisamente e in massa verso le posizioni degli eroi, nonostante Saga avesse espressamente vietato di attaccare i guerrieri finché non si fossero uniti di fronte ad Atena.

Era evidente la presenza di un sabotatore in mezzo a loro, e ora bisognava solo scoprire chi fosse.

Saga stesso era sospettabile: perché aspettare che gli eroi si unissero per poi attaccarli tutti assieme?

Era forse per abbatterli tutti in un colpo solo? O invece era un modo perché gli eroi potessero unirsi e difendersi dal loro assalto?

Aizen si limitò a lisciarsi i capelli con una mano, elegantemente, senza che la sua espressione rassicurante venisse tradita dalle sue trame.

Lui era immortale, era riuscito a sopravvivere a morte certa, ma mettersi contro Saga era un suicidio, specie perché non era rimasto nessuno che fosse al suo livello.

Forse quel Seiya dei guerrieri di Atena poteva contrastarlo, dopo tutto era il suo antagonista, ma il Cavaliere d’Oro non aveva rimpiazzato Radamante alla guida dei generali di Ade per astuzia o per semplice diplomazia: l’aveva fatto con la forza, aveva ucciso i più forti tra i generali e costretto gli altri ad inchinarsi a lui.

Avrebbe dovuto aspettare che fosse abbastanza indebolito, per fare la sua mossa.

-Sono stata io!- intervenne una voce imperiosa nella sala.

-Sono stata io a ordinare ai Manikins di attaccare i guerrieri di Atena- dichiarò Satsuki, forte e chiara.

Aizen rimase a fissarla impassibile, riflettendo, mentre alcuni dei suoi compagni emettevano versi di sorpresa.

Con quella mossa la ragazza poteva certamente omettere una parte scomoda della verità, il che però avrebbe potuto essere un problema per i suoi piani futuri: eliminare Satsuki dalla scena era il primo passo del suo piano, togliendo ai guerrieri di Atena le informazioni per contrastare lui e i suoi compagni.

Ma in fondo non tutto era per nuocere: la mossa della ragazza era stata un’arma a doppio taglio.

-Confessi dunque?- chiese minaccioso Saga, facendo crepitare l’aria semplicemente parlando.

-Sì- replicò lei -In un atto di avventatezza ho provocato i Manikins contro i guerrieri di Atena. Ho cercato di tenerli divisi e impedirgli di unirsi.

-Perché mai oseresti contravvenire ai miei ordini?- disse il Saint, torreggiando su di lei.

Aizen dovette dare credito a Satsuki per come tenne testa all’intensità dell’interlocutore, restando immobile e fiera, a gambe larghe e con la spada poggiata a terra davanti a sé.

-Perché io combatto le mie battaglie come ritengo sia più prudente- replicò decisa Satsuki -E non credo che permettere ai guerrieri di Atena di unirsi sia prudente. Divisi sono più vulnerabili.

Aizen faticò a trattenere un sorriso: quei due si stavano auto-distruggendo a vicenda, sgretolando parola dopo parola la loro credibilità alle orecchie degli altri.

-Mhhh… sembra che ti abbia giudicato male, Satsuki Kuririn- replicò il guerriero dorato, incrociando le pesanti braccia, ed esibendo uno sguardo più rilassato.

-Mi prendi in giro!?- esclamò Barbanera -Perché lei può contravvenire ad un tuo ordine senza essere punita!?

-Perché mi sembra evidente che lei ci abbia messo il cervello e l’iniziativa, invece di comportarsi come voi capre che non pensate ad altro che ad incornarvi a vicenda- replicò gelido il leader, abbassando le braccia, pronto a reagire violentemente.

Non che fosse meno pericoloso a braccia conserte, ma era preferibile.

Aizen calcolò rapidamente come poter ribaltare la situazione, e arrischiò una mossa.

-Siamo sicuri che fosse il suo unico motivo?- disse, attirando l’attenzione di tutti su di sé -Potrebbe aver avuto altre ragioni per agire in modo così tempestivo.

-Sei in possesso di qualche informazione che io non ho, Aizen?- replicò il Saint.

L’ex-shinigami sorrise, nonostante il tono del compagno fosse ben altro che rassicurante.

-Certo che no, Saga, come potrei? Non mi sono allontanato da qui.

Il resto dei generali rimase in silenzio, attendendo la reazione del loro comandante.

Aizen poteva vedere le loro reazioni, ma a parte Freezer, Satsuki e Barba Nera, gli altri sembravano tutti rilassati, soprattutto Zeref.

-Il giudizio è sospeso- proclamò infine Saga, rilassando il corpo -Non abbiamo alcuna necessità di discutere ulteriormente a questo punto.

-Ma se lei è una spia…!?- intervenne Barba Nera, alzando i pugni, ma all’istante Sasuke, Kumagawa, Satsuki e persino Zeref assunsero un atteggiamento ostile, facendolo desistere.

-Il prossimo di voi che oserà alzare una mano su un vostro compagno avrà ben altro di cui preoccuparsi- rispose con calma Saga, facendo un gesto con la mano -Adesso non è tempo di indugiare: i Manikins sono stati in gran parte eliminati, ma i guerrieri di Atena sono ancora divisi. Non per molto, ma abbiamo abbastanza tempo per liberarci di loro.

-Significa che adesso posso finalmente andare a cercare Goku?- chiese Freezer, faticando a trattenersi.

-Siete liberi di andare dove vi pare e combattere chi volete- concesse il Saint -Basta che vi ricordate chi è il vostro obbiettivo.


Aizen non aveva fretta: Ichigo era ancora lontano, e difficilmente sarebbe stato necessario affrontarlo direttamente.

Dopo essersi liberato di eventuali ostacoli, avrebbe lasciato che i due dei continuassero a combattersi fino ad esaurire la propria forza, così da poterli uccidere senza timore.

A quel punto si sarebbe liberato da quel ciclo perpetuo di battaglie, e avrebbe regnato indiscusso su tutti i mondi.

Non si ricordava molto altro a parte la sua volontà di schiacciare gli Shinigami e unire i tre mondi del suo Universo: Soul Society, il mondo dei vivi e Hueco Mundo in uno solo, sotto il suo dominio come nuovo Re delle Anime, ma tanto gli bastava per aspirare a qualcosa di ancora più grande.

Il suo treno dei pensieri venne interrotto quando sentì tirare la sua tunica.

Abbassò lo sguardo su Priscilla, che indicava con il dito avanti a sé.

Aizen puntò gli occhi nella direzione indicata, e non vide niente se non la strada vuota.

Poi Enma lo spinse da parte senza tanti complimenti, e ne seguì un fragoroso schianto metallico.

Aizen a quel punto poté distinguere chiaramente la figura semi-nuda di Sastuki, con il Kamui attivo, impegnata in una prova di forza con Enma.

Se il ragazzo non l’avesse spostato, la ragazza l’avrebbe sicuramente colpito: Enma era leggermente piegato all’indietro, e si proteggeva il corpo dalla katana con i propri guanti metallici, incrociati davanti al petto, e aveva risvegliato la Fiamma della Terra dentro di sé, ottenendo la forza che gli serviva per non essere sopraffatto dal letale affondo .

“Ha capito che l’avevo messa in trappola e ora sta cercando di ribaltare la sua sorte. Non faceva esattamente parte del mio piano, ma ormai è un animale in trappola, non ha scampo” rifletté Aizen, prima di scuotere il capo, facendo segno a Priscilla di attaccare.

“Non era così che volevo ferirla. Peggio per lei, avrebbe potuto vivere un po’ più a lungo”.

-Così, hai previsto la mia mossa ragazza- disse -Ammirevole, ma ancora lontano dall’essere un’azione di disturbo efficiente.

-Sentivo l’odore del tuo ego a miglia di distanza, Sosuke Aizen. Lo sapevo che avresti cercato di uccidermi da quando hai dubitato delle mie parole al muro- rispose lei, balzando all’indietro con una piroetta per evitare l’attacco della ex-Claymore.

Enma usò la sua abilità gravitazionale, scagliandole contro una sfera di gravità, e la ragazza dovette indietreggiare ancora per sfuggirne al raggio di azione, mentre il tetto sotto i suoi piedi andava in pezzi.

Priscilla la intercettò a mezz’aria, con ottimo tempismo, e la respinse indietro con un possente fendente.

Aizen avrebbe applaudito per la precisione con cui era stata eseguita la manovra, se non fosse stato in tensione: più tempo sarebbe durato quel duello, maggiore sarebbe stato il rischio che Saga li individuasse.

Non gli serviva di avere altri contrasti con il Saint, era già troppo invadente senza che gli desse ulteriori motivi.

Satsuki piantò saldamente i piedi su quello che restava del tetto, resistendo al successivo fendente, ma un’altra sfera scagliata da Enma la colpì alle spalle, respingendola in avanti invece che attirandola a se.

Priscilla calò un fendente alto, e Satsuki, sbilanciata, riuscì a parare di striscio, finendo per rotolare nella polvere sulla strada, cadendo giù dal tetto.

Aizen si fece sfuggire un mezzo sorriso guardando la forma scomposta della ragazza.

Con un cenno del capo, invitò Enma a farla finita, e il ragazzo evocò una sfera proprio sopra la ragazza, schiacciandola al suolo con i suoi poteri gravitazionali.

L’ex-shinigami balzò rapidamente giù dal tetto, davanti a lei, e la osservò alzare gli occhi furiosi verso di lui.

-Hai perso ragazza- disse, umiliandola, prima di sollevare la spada e finirla.


Sasuke non perso tempo a rimirare la scena, e si scagliò contro Aizen, sguainando la sua spada e infondendola con il potere del fulmine.

Mirò a trafiggerlo alle spalle, ma all’ultimo istante Priscilla si mise in mezzo, parando l’attacco diretto contro il suo compagno.

-Oh, non mi sarei mai aspettato di vedere te qui- mormorò l’ex-shinigami, senza cenni di turbamento nella voce.

-Mi serve quella ragazza- replicò, freddo.

-Immagino, ma non credo potrà esserti di aiuto ancora per molto- replicò impassibile quello.

D’improvviso, la sfera oscura usata da Enma per controllare l’ambiente scomparve, dando allo shinobi la distrazione che gli serviva.

Attivando lo Sharingan, il ragazzo attraversò il corpo dell’avversario, caricando il Chidori e facendo per trafiggere Aizen, ma quello si portò fuori portata quasi istantaneamente, costringendo il ragazzo ad arrestarsi a pochi palmi dal volto di Satsuki, per non rischiare di colpirla mentre si rialzava.

-Che diavolo significa!?- esclamò l’ex-shinigami, alle sue spalle.

Sasuke, si girò di scatto, pronto a reagire, ma, mentre Priscilla continuava a tenere lo sguardo fisso su di lui, con la spada alzata tra di loro, Aizen stava guardando quello che restava dell’isolato appena distrutto dalla lotta.

-[Cerchi il tuo amico?]- replicò Kumagawa, in piedi sul tetto, dietro ad Enma: il ragazzo rosso aveva una vite gigante piantata nel petto, ed era in bilico sul bordo, rischiando di cadere se non fosse stato per la mano dell’altro che teneva la vite orientata verso l’alto.

-Questo costerà caro anche a voi- replicò alterato Aizen.

Sasuke colse con chiarezza l’incrinatura nella voce dell’altro, conscio che l’avevano messo alle strette: con “All Fiction” Kumagawa poteva annullare gli effetti della sua “Ipnosi Totale”, togliendogli l’arma più potente a sua disposizione.

Poi un’energia capace di rivaleggiare con quella di una stella esplose poco lontano, facendoli voltare tutti.

La forma dorata di Saga brillò con l’intensità di un secondo sole, rischiando di accecarli tutti, mentre si avvicinava.

Sasuke deglutì istintivamente, indietreggiando per frapporsi fra Satsuki e il nuovo arrivato, temendo la sua reazione.

-Credevo di essere stato chiaro quando ho dettato le condizioni del vostro operato, o sbaglio?- disse con voce possente il Saint, passando oltre a Sasuke e andando a fermarsi di fronte a Saga.

-Certo Saga- rispose l’ex-shinigami, facendo un passo indietro -Ma non hai detto niente riguardo all’autodifesa…

La mano del Cavaliere intrappolò la gola dell’altro, troncandogli il fiato.

-Non prendermi in giro Aizen. So benissimo cosa stavi cercando di fare, non negarlo- replicò gelido Saga, mentre i suoi occhi s’arrossavano impercettibilmente e i suoi capelli assumevano una tinta leggermente più scura.

Se Sasuke non avesse avuto lo Sharingan, non se ne sarebbe accorto.

-Questo è l’ultimo avvertimento per tutti voi- continuò l’uomo -Se succederà una seconda volta non faro distinzione tra aggressore e vittima.

Il Saint lasciò andare il compagno, e con uno sventolare del mantello bianco riprese il suo cammino, continuando dritto davanti a sé.

Sasuke riportò l’attenzione su Priscilla e Aizen, mentre Kumagawa lasciava andare Enma: l’ex-Claymore l’afferrò al volto, per poi chinarsi a sollevare l’altro.

L’ex-shinigami lanciò a Sasuke uno sguardo d’odio, prima di prendere la sua strada e sparire.

-[Beh, neanche un grazie?]- chiese Kumagawa, atterrandogli affianco in quel momento.

-Se non avessi così fretta, ti avrei già risposto- replicò Satsuki.

Sasuke si volse verso di lei, identificando i danni: la lotta per lei non doveva essere stata troppo lunga, dato che a parte qualche abrasione superficiale e un paio di graffi stava bene.

Purtroppo lo Sharingan, al contrario del Byakugan, non garantiva di poter individuare eventuali ferite interne, ma la ragazza sembrava non accusare alcuna sofferenza.

-Grazie- disse intanto lei, inchinandosi -A entrambi.

-[Dovere, e anche un piacere]- rispose Kumagawa, sorridendo come suo solito.

-L’ho fatto solo perché mi serve che tu mi dica una cosa- replicò Sasuke, tagliando corto.

Satsuki gli lanciò uno sguardo, tenendo sempre un’attitudine distaccata a formale.

-Chiedi allora- replicò, mentre il suo Kamui riassumeva le sembianze di una divisa militare bianca e azzurra, con lustrini e polsini dorati.

-Dov’è Naruto?- chiese lo shinobi -Non mentirmi, so benissimo che sai dov’è.

Sasuke notò la ragazza tendersi come una corda di violino, esitando a dargli una risposta diretta.

-Kumagawa mi ha detto tutto- insisté, sperando di convincerla a collaborare.

Improvvisamente Satsuki sembrò rilassarsi.

-[Scusa, avevo promesso che non l’avrei detto a nessuno, ma era l’unico modo per convincerlo a salvarti]- spiegò il ragazzo.

-Capisco, ma non importa- replicò Satsuki -Ciò che è giusto è giusto. Naruto è con Medaka, si stanno dirigendo verso la casa dell’ultimo Boss della Vongola: stanno cercando gli altri.

-Bene, non mi serve di sapere altro- rispose lo shinobi, facendo per defilarsi, ma il suo corpo, d’improvviso, smise di rispondergli.

-[Non così in fretta]- disse Kumagawa.

-Che cosa mi hai fatto?- ringhiò Sasuke.

-[Non vorrai mica andare da quei due da solo, vero?]

-Non sono affari tuoi- replicò il ninja, lottando per liberarsi, ma l’altro lo prese per i capelli, assumendo una nota inquietante nella voce.

-[Tu prova a rubarmi la preda e te ne pentirai amaramente.]- disse gelido il ragazzo.

Sasuke meditò di intrappolarlo nello Sharingan, distruggendo la sua mente, ma realizzò che non sarebbe servito a niente.

-E va bene- si arrese.

- [Evvia! Tu e io passeremo ancora del tempo assieme, Sasuke-kun]- replicò gioioso il ragazzo, ma il ninja era tutt’altro che contento.

-Adesso mi liberi, così possiamo andare?

Il ragazzo si fermò, d’improvviso, con un sorriso imbarazzato.

-Ehm…. Non ho pensato a come liberarti.


A\N: Ahia, brutto guaio con Sasuke.

DII\N: E adesso come te ne tiri fuori?

A\N: Eh, vedrai, vedrai. Alla prossima. Ciao.

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Capitolo 5
*** La foresta dei Sussurri Inesistenti ***


A\N: Continuiamo intanto, ci sto mettendo seriamente troppo a scrivere.

DII\N: …


Clare continuava a vagare per la foresta, impassibile, aspettando di uscirne.

Nella penombra le forme degli alberi e degli arbusti sembravano più cupe, come se volessero protendersi verso di lei e catturarla, ma la Claymore non si faceva intimidire: aveva visto cose più terribili nella sua vita che una foresta muta e gelida come la morte.

Anzi, nemmeno.

Il rumore dei suoi passi era l’unico suono che l’accompagnava, e in un certo senso era rassicurante continuare a sentirsi sola con se stessa, nonostante tutto.

Quella foresta probabilmente non era vera, altrimenti ne avrebbe sentito i sussurri, invogliati dal vento, e anche i versi degli animali che la abitavano; ma soprattutto avrebbe avvertito il senso del pericolo, la morte imminente che poteva sbucare da un momento all’altro, i mostri che attendevano di dilaniare le sue carni, per eliminarla, e che lei avrebbe eliminato per dovere finché non fosse morta in azione.

Però le ricordava comunque casa sua, il mondo da cui proveniva: ricordava che c’erano molte foreste lì, e che era impossibile non doverne attraversare almeno una durante i viaggi tra una missione e l’altra.

Ma in quanto Claymore, lei sapeva che ben altre dovevano essere le sue preoccupazioni.

-Viaggi da sola?

In un attimo la possente spada era tra le sue mani, puntata contro la voce.

Non vide nessuno, solo tronchi e arbusti.

-Chi sei?- chiese, continuando a guardarsi intorno.

-Un uomo- rispose la voce.

Si era spostata, verso sinistra, ma nella macchia di alberi ancora non si vedeva niente.

-Io non uccido uomini.

-Nel tuo mondo- continuò la voce -Ma qui non è il tuo mondo. Perché esiti?

-Fatti vedere e forse potrei anche accontentarti.

Un fruscio di foglie l’attirò, e lei si volse verso il rumore, scorgendo un uomo in vesti neri e bianche farsi avanti.

I suoi passi si facevano sempre più rumorosi, come se camminasse su un tappeto di erba secca, e mano a mano che si avvicinava la ragazza capì il perché: in un breve raggio attorno a lui, passo a passo, l'erba appassiva, le foglie cadevano, e i rami si scurivano, mentre la corteccia scricchiolava rumorosamente, sul punto di sgretolarsi.

Fece un passo verso lo sconosciuto, ma quello indietreggiò quasi subito, lasciandolo interdetta: aveva incontrato pochi avversari nella sua vita che si ritiravano davanti a lei, invece di tentare il primo colpo.

-Non avvicinarti più di così, per favore- le disse, con tono sorprendentemente gentile.

Clare gli lanciò un’occhiata sospettosa, ma fece come detto, tenendo tuttavia la spada sguainata e puntata verso di lui.

Era un ragazzo, il volto ancora giovane e privo di rughe: aveva i capelli scuri, corti e disordinati, e gli occhi altrettanto scuri; vestiva con una tunica da nobile, scura, con i bordi dorati, e portava legato attorno alla vita e al petto un lungo mantello, fermato sulla spalla sinistra da un nodo.

-Chi sei?- chiese Claymore, dopo vari attimi di silenzio in cui lo sconosciuto si teneva a distanza.

-Zeref Dragneel è il mio nome- rispose, senza mostrare alcun atteggiamento aggressivo -E tu sei Clare.

-È così ovvio?- replicò lei, sorpresa che lo sconosciuto si fosse disturbato ad apprendere il suo nome, ma senza mostrare altro sentimento che la contemplazione apatica.

-I tuoi occhi sono una prova ineluttabile- rispose Zeref, facendo un cenno con il capo nella sua direzione.

Già, gli occhi delle Claymore: occhi d’argento, occhi unici e letali.

Come i capelli e la pelle: bianchi e sbiaditi.

Qualcuno li aveva definiti diafani, ma non vi era nulla elegante nell’aspetto di una Claymore: solo furia primordiale e un’illusione di bellezza ed eleganza.

-Hai sentito parlare di me?- chiese, abbassando leggermente la punta dell’arma, improvvisamente curiosa

-Conosco la persona che stai cercando- rispose lui, senza battere ciglio.

Le dita di Clare si chiusero senza indugio attorno alla lama, e dovette sforzarsi di non assalirlo all’istante, tremando per loro sforzo di contenere la propria ira.

-Priscilla- ringhiò, sentendo il proprio corpo fremere per la voglia di battaglia, mentre il suo sangue Yoma ribolliva, chiedendo a gran voce il sangue dell’umano.

-D-dove…?- balbettò, ansimando nel tentativo di sopprimere i propri istinti.

-Alla Giudecca, dove si riuniscono i generali di Ade- rispose Zeref -Non parla molto, sembra solo una fragile bambina.

-Quella non è una bambina!- esclamò Clare, sentendo la collera montare -Quello è un mostro!

-Come te?- ribatté Zeref, e la Claymore urlò con rabbia, un urlo animalesco e selvaggio, che non aveva niente di umano.

Riuscì a non balzare su di lui all’istante, ma ad ogni frase diventava sempre più difficile recuperare la freddezza.

C’era una regola per le Claymore: mai uccidere un uomo, o avrebbero pagato con la propria vita.

-Non potresti avvicinarti di più di così in ogni caso- spiegò, indicando il terreno attorno a lui -Se entri nella mia area di influenza morirai.

Clare inspirò profondamente, cercando trattenere il proprio sangue Yoma: la sua visione era cambiata per un’istante, si era quasi risvegliata, ma in quella condizione non le conveniva.

Zeref rimase a fissarla con un sorriso sereno, calmo, ma prima che le potesse notare altro alzò la mano e le scagliò contro una sfera nera.

Clare schivò con i suoi riflessi sovrumani, evitando di poco, e senti chiaramente il suono di alberi che si schiantavano a terra.

-Che cosa fai!?- esclamò, recuperando un attimo di lucidità grazie a quell’assalto.
-Cerco conferma- spiegò Zeref, insistendo ad attaccarla.

La Claymore continuò a schivare i colpi, aggirando il bersaglio con la sua velocità, ma Zeref non rallentava, bersagliandola imperturbabile finché l’intera macchia d’alberi attorno a loro non fu ridotta a pochi tronchi anneriti.

-Cerchi conferma di cosa?- chiese la Claymore, tenendo lo sguardo fisso sul suo avversario.

Ormai era a corto di copertura, e benché fosse capace di resistere ben più a lungo di un umano a quel ritmo, rischiava di commettere un errore fatale.

Zeref ricambiò lo sguardo, tenendo entrambe le mani protese verso di lei, gli occhi stretti e il volto impassibile: sembrava così concentrato da non aver neanche registrato la domanda.

-Chi di noi due merita di vivere- disse invece di mago.

Quindi scattò verso di lei, passando all’offensiva diretta, costringendola a scartare con violenza.

Per un attimo Clare notò uno spiraglio di opportunità, ma si trattenne per evitare di infliggere un colpo mortale: quella regola era molto importante, era l’unica cosa che la separava da Priscilla e i suoi simili.

-Perché non rispondi? Così morirai- riprese Zeref, continuando ad inseguirla con i suoi pugni di magia mortale, flessuoso e agile.

-Non sono così stupida da farmi ammazzare da te- replicò seccamente la guerriera, cambiando direzione di scatto: cercò di sfuggire alla sequenza offensiva per prendere le distanze a preparare un contrattacco che potesse debilitarlo.

Zeref a quel punto si arrestò, abbassando i pugni con fare mansueto.

“Una chance...” pensò la Claymore, facendo per allontanarsi il più possibile.

-Così non confermerò mai niente- riprese il mago, mentre i suoi occhi assumevano un’inquietante tonalità rossa -Non mi lasci altra scelta.

Clare sollevò nuovamente la spada verso di lui, pronta a scappare non appena quello si fosse mosso.

Se avesse iniziato a correre senza aver considerato prima le intenzioni del nemico rischiava di essere colpita alle spalle come un’idiota.

E poi nulla le avrebbe impedito di conseguire la sua vendetta, nemmeno Zeref: non sarebbe morta su quel campo di battaglia.

-Adesso niente più giochi- continuò il ragazzo, avvicinando i polsi delle mani tra di loro e tenendo sollevati solo l’indice e il medio di ognuna -Adesso è arrivato il momento di morire.

Clare ebbe un brutto presentimento, vedendo il nemico che preparava il suo nuovo attacco.

Non volendogli dare chance di costringerla di nuovo sulla difensiva la Claymore scattò, spostandosi attorno a lui con movimenti irregolari, cercando di confonderlo.

-È inutile- la freddò Zeref -Adesso non puoi più sfuggirmi.

Clare si fermò digrignando i denti: sentiva il proprio sangue Yoma ribollire furiosamente, annusando il pericolo.

In quel momento era alle spalle di Zeref, ma sapeva che non aveva dove nascondersi per difendersi dal suo prossimo attacco: il suo istinto preveggente la trattenne dal tentare la sorte.

-Cosa pensi di provare così?- chiese lei, volendo fare pressione sul suo spirito -Sono una Claymore, sono destinata a morire. Che sia la tua mano o quella di un altro non fa differenza per me.

Zeref si volse lentamente verso di lei, la sua personalità apparentemente gentile e rassicurante sbiadita dietro le pieghe del suo sguardo duro e omicida, ancora più serio e minaccioso di quando l’aveva assalita la prima volta.

-Non è la tua morte che conta- spiegò, mentre portava i polsi delle sue mani ad unirsi di fronte al suo petto ancora una volta -Tu sei una Claymore, vivi uccidendo mostri. Io sono un mostro, no, di più: un demone. In questo momento ho soppresso le mie emozioni, sono pronto ad ucciderti senza esitazione. Spetta a te la prossima mossa.

Clare strinse i denti, capendo: era uno stallo, avrebbe dovuto uccidere il mago prima che lui l’annientasse.

Non poteva avvicinarsi per il rischio di essere abbattuta dalla magia, ma se non si fosse avvicinata abbastanza da colpirlo non avrebbe avuto chance lo stesso.

“Non voglio morire come un mostro” si disse, digrignando i denti con rabbia.

Era un offesa per una Claymore cedere al suo lato mostruoso e risvegliarsi, diventando uno Yoma; e anche se costretta in punto di morte, non avrebbe rinunciato al suo orgoglio di umana.

Ma se tanto valeva… almeno nessuna l’avrebbe ricordata così, e non avrebbe sofferto per ciò.

Quando per una Claymore arrivava il momento di morire, inviava un messaggio ad una delle proprie compagne, e si faceva decapitare: per lei non sarebbe venuta nessuna, non c’era nessuna da chiamare lì, in quel mondo così simile oppure diverso dal suo.

Il sangue Yoma reagì, appena lei abbassò la guarda, espandendosi in tutto il suo corpo con forza ribollente, facendole dolere ogni fibra del corpo; la sua visione cambiò, assumendo note grottesche e colori sbiaditi: vedeva chiaramente la preda davanti a lei, intenta a rifinire la sua magia per attaccare; poteva avvertite il battito regolare del suo cuore, il suo respiro, e quasi vedere l’energia magica che si formava attorno a lui.

Quelli erano i sensi sviluppati di uno Yoma, una bestia predatrice di uomini.

Non esitò più, e scattò, lasciando che i suoi istinti facessero il resto: vedeva a rallentatore la condensa del respiro di Zeref, mentre lo superava senza fermarsi, ancora più veloce di quanto lei potesse vedersi.

In un attimo aveva colpito, e quello dopo ancora stava rotolando a terra: aveva perso il controllo, i suoi sensi erano impazziti, e il suo corpo era troppo veloce per rispondere alla sua mente.

In pochi attimi si scontrò contro qualcosa di duro, probabilmente la corteccia di un albero ancora in piedi; il legno gemette, e pochi attimi dopo la pianta cadde a terra con uno schianto, mentre lei cercava ancora di riprendere il senso dell’orientamento.

Doveva essere stata estremamente veloce per aver raggiunto la zona della foresta non colpita dai poteri mortiferi di Zeref, ma ancora non aveva la forza di rimettersi in piedi: la sua parte Yoma la stava divorando senza pietà.

Avvertiva a malapena le gambe e le braccia e il suo sguardo continuava a cambiare fuoco, mentre continuava la sua lotta di volontà contro il mostro che cercava di farla interamente sua.

Ma lei doveva resistere, non doveva cedere alla tentazione, non doveva ridursi in disgrazia.

Diventare una bestia come Priscilla? Mai.

Con forza si sollevò sui gomiti, o almeno quello che probabilmente ne restava, ottenendo una visione rialzata.

Per prima cosa, lottando contro il senso di nausea, spinse il suo sguardo verso il punto in cui sospettava si trovasse Zeref, ed ebbe uno scorcio del suo corpo riverso a terra, o così le parve, dato che dovette distogliere lo sguardo quasi subito, contorcendo il capo in preda ad una fitta di dolore.

I suoi occhi si abbassarono, e vide cosa restava delle sue braccia: uno, il destro, reggeva ancora la spada, ma l’altro non c’era più, sostituito da una serie di protuberanze di pelle che culminavano in lame organiche a forma di scimitarra, almeno dieci lame.

Adesso capiva perché non percepiva più le sue estremità con chiarezza.

Chissà cosa ne era stato delle sue gambe…

Ma il dolore riprese a martellare violentemente, e lei rotolò sulla schiena gridando: un ruggito che si sarebbe potuto scambiare per un animale morente, non fosse stato per la sua caparbia resistenza, lasciò le sue labbra.

Non sudava, come Claymore non ne era in grado, ma il dolore lo sentiva.

D’improvviso, una forza esterna intervenne, facendo preso sulla sua coscienza: la sua rabbia, che fino a quel momento era stata l’alimento dello Yoma che nascondeva, adesso si era rivoltata contro di esso, come veleno.

Clare fece presa sul sentimento di vendetta, e finalmente il suo demone interiore si placò, mentre il suo corpo tornava padrone di se stesso.

La sua trasformazione si annullò, e il suo corpo riprese le sue sembianze originare, lasciandola a contemplare il cielo ansante, come se avesse combattuto per ore invece che per pochi istanti.

Esitante si risollevò in piedi, constatando di essere ancora intera: la spada, il corpo, l’armatura…

Se si fosse rotta quella sarebbe stata costretta a girare mezza nuda, e benché non le importasse sarebbe stata una vista estremamente sconvolgente per tutti gli altri.

-C’è mancato poco…- disse una voce che non si aspettava di sentire.

Si volse di scatto, sollevando la spada, ma Zeref non reagì.

Le sue vesti erano strappate e lorde di sangue lungo il busto, eppure la sua ferita era scomparsa, lasciando a malapena una cicatrice.

-Cosa hai intenzione di…!

Lui alzo le mani e la guardò: i suoi occhi erano di nuovo normali e l’ostilità nel suo volto sopita; ormai non restava niente del suo io oscuro.

-Ho già avuto a che fare con voi: ho visto come Saga e Aizen hanno placato Priscilla in passato- spiegò -Era il minimo che potessi fare.

Clare tenne lo sguardo fisso su di lui, tenendo una muta domanda sulle labbra.

-Sono immortale, sono l’artefice della mia stessa miseria- spiegò -Voglio morire, prima di distruggere il mondo. Ma tu oggi hai ucciso il mostro, ce l’hai fatta. Adesso tocca a me adempiere ad un altro dovere, perché tutto finisca.

Il mago le rivolse un cenno di saluto, e riprese a camminare, allontanandosi.

-Credi che possa finire così?- chiese Clare, guardandolo andare via -Pensi di poter camminare via così, dopo la nostra battaglia?

-Tu non uccidi uomini- rispose lui -Tieniti stretta i tuoi principi, ti terranno al sicuro dal baratro. Se mai avessi bisogno di sopprimere il tuo demone, sappi che ti devo un favore.

Con queste parole, Zeref scomparve nella macchia d’alberi, lasciandola sola.

La Claymore, ancora scossa, sollevò la spada e la infilò nel fodero sulla schiena, tenendo gli occhi fissi sul punto in cui Zeref era scomparso.

“Salvata da un nemico…” scosse il capo, scacciando il pensiero, e si allontanò a sua volta, seguendo la strada della sua vendetta.


A\N: So che molti avranno un punto interrogativo sul perché io abbia dovuto far scontrare due personaggi così incompatibili, e specie perché in modo così squallido, ma non vi preoccupate, recupererò dopo (spero).
DII\N: Tutte scuse.

A\N: Tu e io ne parliamo fuori da qui. Alla prossima. Ciao.

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