Let's start right now

di obsessijonharrj_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perfect. ***
Capitolo 2: *** If I Could Fly. ***
Capitolo 3: *** Home. ***
Capitolo 4: *** I Know Places. ***



Capitolo 1
*** Perfect. ***


Era sempre così, Louis, durante i live.

Harry l'aveva notato subito che quando cantavano per la prima volta una nuova canzone, nonostante l'avessero provata per settimane, le mani del suo ragazzo cominciavano a cercare un appiglio con cui giocherellare e la sua voce usciva tremolante, diversa da quella decisa e delicata a cui era abituato.

Decise al momento che, il primo live di "Perfect" gliel'avrebbe dedicato tutto.
"I might never be your knight in shining armor
I might never be the one you take home to mother
And I might never be the one who brings you flowers
But I can be the one, be the one tonight"

Il ragazzo era nervoso e l'avevano notato tutti: non era abituato ad essere il primo a cantare, colui che dava il via alla canzone.. Per questo motivo Harry si avvicinò al liscio e gli mimò un 'per te' con le labbra, facendogli l'occhiolino e tornando al suo posto, sorridendo come un ebete, così come accadeva ogni volta che pensava al più basso.

"When I first saw you
From across the room
I could tell that you're curious"

Si guardarono da lontano, quei due, sotto gli sguardi incuriositi, amorevoli e bagnati delle loro fan, e per loro fu impossibile non ricordarsi del loro primo incontro.

Harry era nervosissimo per la sua audizione e non faceva altro se non pensare a tutti i modi possibili con i quali avrebbe potuto fare brutta figura e perdere la sua chance di spaccare nel mondo della musica.
Questo fino a che un ragazzo si avvicinò a lui e gli sorrise, mordicchiandosi le labbra sottili e guardandolo da sotto la frangia.
-Nervoso?- chiese, la voce acutissima e gli occhi più azzurri di tutti quelli che aveva visto fino ad allora.
Il più piccolo aveva già notato il ragazzo dai capelli lisci prima, quando era seduto in fondo alla stanza a sistemarsi il numero che gli avevano dato.
Il liscio lo stava squadrando dall'alto al basso con fare incuriosito e vagamente inquietante, ma Harry non gli aveva dato troppo peso, preso com'era dalla sua imminente audizione.

Ed Harry aveva avuto ragione. Louis era la persona più curiosa del mondo, sprizzava energia da tutti i pori e amava la vita con tutti i suoi aspetti più strani.

"Girl I hope you're sure
what you're looking for
'cause I'm not good at making promises"

Avevano scritto quella canzone insieme, Harry e Louis, e soltanto adesso si rendeva conto di quanto avessero messo in mostra gli uni degli altri.

Louis gli aveva sempre detto 'niente promesse', perchè credeva semplicemente che fossero parole buttate al vento e che, indipendentemente dalla persona a cui veniva fatta la promessa, queste si sarebbero perse nell'aria come il profumo del caffè al mattino.
Il più basso era un tipo abbastanza poetico, Harry lo aveva scoperto con il passare dei mesi, quando si era trovato con l'orecchio teso per poter ascoltare il discorso che il maggiore teneva su quanto rilassante potesse essere una tazza di Yorkshire Tea se fatto come si deve.

"But if you like causing trouble up in hotel rooms"

Harry si girò verso di Louis brevemente, sollevando un angolo della bocca in uno dei suoi mezzi sorrisi, facendo poi ruotare in aria il dito.

Quel gesto gli ricordava sempre quando si erano ritrovati a fare le giravolte alle tre di notte nell'albergo a Detroit, l'anno precedente, tutti aggrovigliati nelle lenzuola e con il sorriso sulle labbra. Per sbaglio avevano svegliato tutto il piano perchè avevano fatto cadere un vaso dal valore di $100.000.
Non era colpa loro, però, se non potevano divertirsi in quel modo di giorno, in pubblico.

"And if you like having secret little rendez-vous"

Questa frase era ispirata a quando andarono in Italia e fecero un giro in carrozza vicino al Colosseo.

Louis aveva deciso di fargli una sorpresa e, in effetti, ci era riuscito.
Gli aveva raccomandato di indossare occhiali da sole e una felpa larga con cappuccio, primo per evitare di essere riconosciuti e, secondo per il freddo che si prospettava in quella giornata.
Harry era sempre stato affascinato dall'architettura italiana e, quando si era ritrovato di fianco al Colosseo, non aveva potuto far altro se non baciare il proprio ragazzo e correre a chiamare una carrozza.
Avevano fatto il giro del centro città, si erano persi tra le varie piazze e avevano mangiato un gelato buonissimo vicino quella fontana di cui Harry non ricordava il nome. Poi avevano lanciato una moneta insieme ed erano corsi via ridendo quando si erano accorti di aver colpito la testa di un omone.

Harry aveva inserito quel giorno tra i più belli della sua vita.

"If you like to do the things you know
that we shouldn't do,
then baby I'm perfect
Baby, I'm perfect for you"

Si morse il labbro subito dopo aver pronunciato queste parole, ricordandosi di quante volte lui e il più basso si erano trattenuti qualche secondo in più nel backstage per un bacio più appassionato o un momento più intimo del solito, pur sapendo che qualcuno avrebbe potuto vederli.

Questa forse era l'unica parte bella del dover nascondere la loro relazione: l'adrenalina che gli scorreva nelle vene ogni volta che facevano qualcosa di proibito, l'emozione e la paura di essere scoperti.

"And if you like midnight driving with the windows down"

Harry e Louis amavano viaggiare.

Il riccio, dal canto suo, amava portare Louis in posti che lui non conosceva quando era loro concesso di stare insieme.

Di solito partivano di notte, quando nessuno poteva vederli: prendevano il Range Rover nero del più piccolo e, con i finestrini abbassati e il volume della radio a palla, guidavano senza meta tutta la notte, cantando a squarciagola qualsiasi brano capitasse.

Quando erano a Los Angeles, per esempio, prendevano la decappottabil solo perché ad Harry piaceva vedere Louis alzarsi per spalancare le braccia e urlare nel buio della notte, dove era loro permesso di amarsi.

"And if you like going places we can't even pronounce"

Louis si cimentava spesso nella conoscenza di nuove culture, tradizioni e costumi, trascinandosi dietro quel gran pigrone di Harry che, dal canto suo, voleva solo la felicità del più grande e, per donargliela, l'avrebbe seguito anche in capo al mondo.

Proprio per questo motivo si era trovato in una città di cui non sapeva nemmeno pronunciare il nome a guardare il suo amorevole ragazzo dipingersi il viso con colori che andavano dall'arancione all'azzurro. Quando si era ritrovato steso a terra tutto ricoperto di vernice a fare l'amore con il suo ragazzo, però, non aveva potuto fare altro se non sentirsi completo e benedire quella città a lui sconosciuta e la passione che Louis aveva per l'intercultura.

"And if you like to do whatever you've been dreamin' about
Then baby I'm perfect
Baby we're perfect
So let's start right now"

In sostanza, Harry e Louis non avrebbero potuto essere più diversi.

Uno alto, l'altro basso. Uno riccio, l'altro liscio. Uno nervoso e l'altro rilassato.
Tutto quello che sapevano, però, era di essersi trovati.
Erano perfetti per stare insieme, sempre pronti a difendersi a vicenda, a realizzare i propri sogni insieme.

Harry apparteneva a Louis e alla sua voglia di conoscere e capire il mondo, alla sua eterna insicurezza, alla sua calma e alle sue tazze di tea lasciate in giro per casa a raffreddare.
E Louis apparteneva ad Harry e alle sue pulizie maniacali, ai suoi attacchi di panico, alla sua voglia di ridere e ai suoi libri letti così tante volte da essere ormai consumati.

Erano perfetti per stare insieme.

Quindi da quel momento, da quella canzone dedicata con tutto l'amore del mondo, decisero che era arrivato il momento di cominciare a stare insieme sul serio.

E se quella sera, due membri di una delle boyband più famose al mondo fecero coming out, a noi non è dato saperlo.

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Capitolo 2
*** If I Could Fly. ***


La pausa era cominciata da circa tre mesi e, dopo le performance ai vari live show e le visite alle loro famiglie per Natale, Louis e Harry avevano dovuto separarsi.

Liam andava vagando in questa o quella spiaggia per poter surfare, componendo canzoni e facendo apparizioni in tutti i talk show americani esistenti; Niall stava facendo un mini-tour di esplorazione dei campi da golf di tutto il mondo (quelli che per ora gli piacevano di più erano quelli australiani), strimpellando la sua chitarra a qualche festa a caso; Harry era rimasto nella sua casa a Los Angeles, nella quale, fino a una settimana prima, veniva riempito di baci da Louis, che adesso invece era a Londra con la sua famiglia perché "Non potete stare troppo tempo nella stessa città" aveva detto la Modest.

Quindi, ancora una volta, il più piccolo si era ritrovato ad aspettare che il suo ragazzo (che si trovava dall'altra parte del mondo) si svegliasse e potessero parlare su Skype. Stava ascoltando la musica dagli auricolari mentre lo schermo del pc mostrava la schermata principale del social.

Pulì l'obiettivo della webcam, mordicchiandosi il labbro quando If I Coulf Fly partì nella sua riproduzione casuale. Era strano sentire la sua voce registrata, ma doveva ammettere che amava ascoltarsi, lo rendeva fiero di sé.

"If I could fly, I'd be coming right back home to you."

Louis lo chiamò in quel momento, facendogli ricordare che erano distantissimi e che dovevano vedersi tramite un computer.
Harry salutò il più grande, mordendosi il labbro mentre la canzone andava avanti, e lui guardava il sorriso del suo ragazzo e sentiva gli occhi inumidirsi.
"Ehi, amore." sussurrò con tono flebile, cercando di non fargli sentire le lacrime nella voce.
"Piccolo, come stai?" Harry sorrise: Louis si prepccupava sempre per lui.

"I think I might give up everything, just ask me to."

L'avrebbe fatto, se gliel'avesse chiesto. Avrebbe mollato tutto e sarebbe corso da lui.
"Sono un po' stanco, e tu?" Il riccio si coprì la bocca con la mano, nascondendo lo sbadiglio che stava facendo.
Il più grande lo guardò attraverso lo schermo, lo sguardo dispiaciuto e il labbro inferiore tra i denti.
"Mi dispiace che tu debba stare in piedi fino a tardi per me."

"Pay attention, I hope that you listen 'cause I let my guard down,
Right now I'm completely defenseless."

Una lacrima sfuggì al controllo del più piccolo, che si affrettò ad asciugarla, mentre un'altra sgorgava veloce e faceva la sua discesa lungo la sua guancia.
"Ehi, H. Che succede? Qualcosa non va?" Louis sembrava preoccupato. In realtà lo era. Sapeva che Harry non era bravo con quella cosa della distanza, quindi era sempre in pensiero per lui.
"Nulla, mi manchi tanto."

"For your eyes only, I show you my heart."

Harry guardò Louis negli occhi, mordendosi il labbro fino a sentire il sapore del sangue in bocca.
"Mi manchi così tanto, Lou. Ogni cosa è piena di te, qui. Ogni cosa mi riporta a te, e io mi ritrovo a cercarti con lo sguardo e tu non ci sei. Non ci sei mai."
Stava piangendo, adesso. Ascoltava la sua voce e piangeva come mai aveva fatto. Si sentiva stanco, triste e solo.

"For when you're lonely and forget who you are."

Louis sentì il cuore stringerglisi nel petto. Non voleva che il riccio piangesse. L'aveva visto milioni di volte, ma allora poteva baciarlo, abbracciarlo e consolarlo.
Invece ora non sapeva cosa fare. Porto le dita contro lo schermo del cellulare e Harry allungò le sue sul computer come per poterle toccare.
"Sono lì, amore mio. Sono sempre lì accanto a te, ogni volta che mi cerchi. Sono nel tuo cuore e nelle tue mani, nel tuo letto di notte e nella tua doccia di mattina. Non essere triste, piccolo, per favore. Sono lì con te."

"I'm missing half of me, when we're apart."

"Mi sento vuoto, Lou. Torna qui, ti prego." Harry respirava a fatica, le sue spalle si muovevano velocemente e lui cercava di smettere di piangere, di calmarsi.
"Sto prenotando il volo, piccolo. Non voglio che tu stia così. - Louis gli sorrise appena, sentendosi uno schifo per quello che il più piccolo stava passando. - Cosa ascolti?"
"If I could fly." Sussurrò il ricciolino, sentendo il cuore cominciare a battergli forte al solo pensiero del suo ragazzo a casa con lui. 
"Amore, se potessi volare tornerei a casa da te, lo sai."
Harry sorrise appena, mordendosi il labbro alla frase pronunciata dal più grande, che nel frattempo stava prenotando il biglietto per il volo più veloce per Los Angeles.
"Lo so, lo so." Harry si morse il labbro nel pronunciare quelle parole, arrossendo violentemente al pensiero di aver pianto mentre ascoltava una canzone. Poi si rese conto che non era la prima volta che piangeva o che si mostrava vulnerabile di fronte a Louis.
"Mi dispiace di non poter usare il jet, probabilmente starei già tornando da te." 

In cinque anni e mezzo erano state tante le volte in cui, per stare vicini, Harry o Louis si erano inventati una qualsiasi scusa per poter usare il jet privato. Poi la Modest! se n'era accorta e gliel'aveva vietato severamente, ed erano stati tanti i pianti e le suppliche da parte di entrambi. A quanto pare, però, non erano serviti a nulla.

I loro manager, a parere di Harry, erano degli uomini senza cuore che non facevano altro che pensare ai soldi.
-Siamo umani, siatelo anche voi.- aveva detto una volta, sbattendosi la porta alle spalle mentre andava via da quell''importante' riunione contro i Larry.

Louis guardò Harry negli occhi, sorrise dolcemente e lo rassicurò ancora un po'. Si sarebbero rivisti quel giorno, gli disse.
Harry era calmo, ora. Le sue spalle erano ferme e si limitava a tirare su col naso di tanto in tanto.
Andò a sdraiarsi sul letto, il riccio, e mise il computer accanto a sé in modo da poter vedere Louis.
"Cosa dovevi fare oggi?" gli chiese, sbadigliando ancora, guardando lo schermo con occhi assonnati.
"Nulla di più importante di farti sorridere. Ieri invece è stata pesantissima come giornata." Il liscio si addentrò in una lunga e impegnativa spiegazione su tutti gli appuntamenti che aveva avuto il giorno prima e smise di parlare solo quando sentì il più piccolo russare appena.
"Buonanotte, amore mio." Restò a guardarlo per un po', mentre faceva i bagagli, si dirigeva in aeroporto e aspettava il check-in del suo volo. Poi chiuse la chiamata a malincuore e, afferrando il suo borsone, si imbarcò sul volo in prima classe.

Louis ebbe un solo pensiero, in testa, per la durata di tutto il volo: gli occhi del suo ragazzo.
Aveva imparato a conoscere Harry grazie a quelli, a tutte le loro sfumature e alle forme che assumevano quando il viso del più piccolo cambiava d'espressione. Erano stati proprio quelli, assieme alla voce spezzata del più piccolo, a fargli prendere la decisione di andare da lui: vederli passare da un verde vivo e gioioso a un verde acquoso e malinconico gli aveva trafitto il cuore.

Non vedeva l'ora di riabbracciarlo, baciarlo e vedere i suoi occhi gioiosi guardarlo con amore ancora una volta come la prima.

"Now you know me, for your eyes only."

 

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Capitolo 3
*** Home. ***


10 Settembre 2011.

"Make a little conversation, so long I've been waiting
To let go of myself and feel alive."

Non riuscì a capire come ma, in un modo estremamente facile, aveva rovinato tutto. Avevano provato per tre settimane quella performance e lui, in dieci secondi, era riuscito a buttare tutto all'aria. Era bastato vedere dei telefoni riprenderlo a fargli sentire tutta quella tensione e, semplicemente, non era riuscito a tenere il fiato. Aveva deluso tutti: i ragazzi, le fan, la Sony, Simon.

Subito dopo l'esibizione corse via come un fulmine, ovviamente seguito a ruota da Louis che lo chiamava a gran voce, facendo voltare chiunque in quel corridoio. Finalmene aveva raggiunto la porta che l'avrebbe condotto fuori in terrazzo, dove avrebbe potuto respirare con calma e schiarirsi le idee, quando una mano gli si posò sul braccio, applicando una leggera pressione.

"Haz, aspetta." soffiò Louis, guardandolo dolcemente con quei suoi occhi dalle mille sfumature e lui, da sciocco, cedette, afferrandogli il braccio per tirarlo fuori con sé.
"Dio, Lou, ho fatto un casino. Che brutta figura, mi dispiace tanto, sai quanto ho dovuto provare per riuscirci, avevo trovato anche una tecnica per tenere il fiato fino alla fine dell'assolo ma poi ho visto.." Harry si fermò un attimo per riprendere fiato dopo il suo discorso, ma Louis lo interruppe.
"Lo so, lo so, hai visto quella ragazza che ci provava con me e ti sei ingelosito. Non preoccuparti, Styles, ci saranno altre performance."
"Cosa?" Il riccio lo guardò stranito, cercando il suo cellulare nelle tasche.
"Andiamo, Haz, vorresti negare che c'è qualcosa tra noi? Abbiamo scopato magnificamente e non fai altro che starmi incollato, anche se ovviamente non mi dispiace." 
Non si rese conto di quello che aveva detto, il maggiore, finché la sua testa si girò violentemente verso destra e sentì un forte bruciore alla guancia. Il minore spiazzò Louis con quel gesto ma, più di lui, spiazzò se stesso, restando a corto di parole per qualche secondo. Il modo in cui Louis aveva definito quello che loro avevano avuto gli aveva lanciato una sorta di scarica elettrica al cuore, come se fosse stato preso in pieno da un fulmine. Decise perciò di sviare il discorso, di provare a fingere che non lo avesse ferito per quel motivo.
"Cristo santissimo, Louis, pensi di essere il fottuto centro del mondo? Pensi che ogni singola cosa ruoti intorno alla tua testolina? Noi tutti, qui, non dipendiamo da te, nè da quello che fai, nè da quello che scrivi o mangi o bevi o pensi. I miei fottuti sentimenti non sono tutti collegati a te, caro amico mio. Sai che ho la paura da palcoscenico, lo sai più che bene e Dio, c'erano tutte quelle persone lì a guardare me, pronte ad attaccarmi se avessi sbagliato, pronte a dirmene di tutti i colori, come d'altronde è stato, e tu ti permetti di dirmi che io mi sono ingel-"Gli urlò contro con veemenza, assottigliando lo sguardo e premendogli un dito sulla spalla.

La voce gli si fermò in gola quando due labbra sottili si pressarono contro le sue, nel tentativo di zittirlo. In un primo momento Harry non capì molto ma, una volta messa a fuoco la situazione, poggiò le mani sul petto del ragazzo e lo spinse forte, cercando di staccarlo. Lo guardò negli occhi, lo sguardo verde fiammeggiante d'ira e angoscia, e subito dopo gli si avvicinò, sussurrando con disprezzo la parola 'bastardo', sperando che bastasse a ferirlo almeno la metà di come aveva fatto lui. Se ne andò immediatamente, ripercorrendo quel corridoio in fretta e furia, la timeline di Twitter piena d'odio nei suoi confronti e gli occhi pieni di lacrime.

"So many night I thought it over,
told myself I kind of liked her,
but there was something missing in her eyes."

Mentre tornava al suo appartamento, lasciò che le lacrime scorressero libere sulle sue guance secondo un percorso stabilito da quelle che gli avevano bagnato il viso mentre lasciava gli studi del Red or Black. Durante il viaggio in auto pensò a tutte le notti insonni ad X Factor che aveva passato guardando quel ragazzo che gli aveva rubato il cuore subito. Pensò a tutte quelle volte in cui avrebbe voluto dirgli che adorava il modo in cui si completavano e poi, guardandolo negli occhi, non scovava quella luce che invece sapeva di avere lui quando parlava con il liscio o semplicemente lo guardava.

Era sempre affascinante, sensuale nei movimenti e delicato nelle parole, nonostante fosse simpatico e molto aperto caratterialmente.

Sentiva ancora il fantasma delle sue labbra sulle proprie e la purezza della sua pelle sulle dita. Pensò che fosse stato davvero stronzo da parte sua tirare fuori quell'episodio dell'anno precedente e, pertanto, si obbligò a rivivere quel momento e tutto ciò che ne era derivato.

Aveva sedici anni ed era appena entrato ad X Factor quando Simon Cowell decise di metterli insieme in un gruppo. Louis, senza appartente motivo, gli era saltato addosso. In quei mesi di convivenza aveva imparato a conoscerlo e quando, prima della finale, erano andati nei loro paesi per dei concerti, era stato contento di condividere il letto con Louis. La prima sera a Mullingar avevano bevuto molto e, mentre tutti gli altri ronfavano profondamente, loro non riuscivano a dormire quindi erano semplicemente rimasti svegli a parlare. Louis gli aveva chiesto di dirgli qualcosa che nessuno sapeva e lui gli aveva confidato di essere ancora vergine, nonostante avesse detto il contrario a tutti i suoi amici. Il maggiore gli si era avvicinato e gli aveva sussurrato: "Facciamo in modo che i tuoi amici sappiano la verità".

Louis si era alzato con calma, aveva preso due coperte all'interno dell'armadio e gli aveva fatto cenno di dargli la mano


Louis si era alzato con calma, aveva preso due coperte all'interno dell'armadio e gli aveva fatto cenno di dargli la mano. Lo aveva condotto sul terrazzo della stanza e aveva steso una delle due coperte, facendolo accomodare lentamente, coprendo poi entrambi con la seconda. Quella era stata la prima volta di Harry in assoluto e Louis l'aveva trattato benissimo, inebriandolo col suo profumo e facendolo sentire vivo per qualche istante. Quando poi si era svegliato, la mattina dopo, Louis lo aveva accusato di essersene approfittato e lui aveva dovuto incassare il colpo per forza ed aspettare quella sera per un chiarimento con il ragazzo dagli occhi celesti, che gli aveva poi chiesto di far finta che non fosse successo nulla.

Il riccio si sentiva ancora stordito da quella richiesta. Inutile dire che gli avesse fatto male.. di sicuro non sperava che gli chiedesse di uscire ma si aspettava qualcosa di meglio di quello. 

"I was stumbling,
looking in the dark with an empty heart.
But you say you feel the same,
Could we ever be enough? Baby we could be enough."

Scese dall'auto mentre si asciugava le lacrime, sentendo il cuore svuotarsi di ogni sentimento per lasciare il dovuto spazio al dolore e alla delusione. Provò ad orientarsi nel buio, frugandosi in tasca per trovare le chiavi, fallendo miseramente.

Mentre cercava con rabbia le chiavi nelle tasche della giacca pensò al fatto che Louis non avesse negato di provare qualcosa per lui. Magari anche a lui piaceva, magari non tutto era perso, magari non era solo una scopata.
Magari un giorno sarebbe stato abbastanza per quel ragazzo, un giorno tutte le sue insicurezze e gli spazi vuoti sarebbero stati riempiti da un diciottenne dagli occhi azzuri. Ma, ovviamente, era troppo presto per poterlo dire e lui non si ritrovava nelle condizioni di poter costruire castelli in aria, dato il cuore a pezzi che si ritrovava nel petto.

"And it's alright,
Callin' out for somebody to hold tonight."

Una volta trovate le chiavi, entrò nel loft sbattendo la porta con forza, portandosi i capelli indietro con fare nervoso. Spalancò immediatamente la porta-finestra, lasciandosi avvolgere dalla fredda aria della periferia di Londra che parve quasi schiaffeggiarlo. Le sue labbra presero a tremare e le lacrime si asciugarono a metà del loro percorso a causa del freddo. Osservò le stelle con la tristezza nello sguardo, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a diventare splendente come loro.

Lasciò la porta aperta e tornò all'interno dell'appartamento, dirigendosi in cucina per prepararsi una tazza di tea. Yorkshire, ovviamente, perché se avesse comprato un'altra marca probabilmente Louis l'avrebbe ucciso.
Passava molto tempo nel suo loft, la maggior parte del quale trascorsa a giocare con la Play Station. Quando arrivava lui quell'appartamento si trasformava in un porcile ed, ovviamente, toccava al riccio mettere a posto quando il maggiore scappava per un qualsiasi improbabile motivo inventato sul momento per non dover sistemare le cose che aveva spostato.
D'altra parte, però, a lui non importava. Era davvero piacevole averlo in giro per casa a rompergli le scatole e a impregnare il divano del suo profumo.

Una volta finito il suo tea, lavò la tazza e si apprestò in bagno per farsi una doccia veloce e poi andare a dormire. Si sfregò con forza la pelle fino a vederla arrossarsi, quindi si sciacquò e uscì dalla doccia, guardandosi allo specchio mentre asciugava i capelli con l'asciugamano. Si passò le dita sulle labbra, sentendo ancora una volta il fantasma del tocco leggero di Louis, lasciando che le lacrime cominciassero a scendere liberamente.

Sì infilò il pantalone di una tuta a caso e una felpa leggera, quindi andò in camera e si coricò, afferrando nuovamente il cellulare per controllare Twitter.
Tra i vari insulti, trovò anche i commenti di qualche fan a cui piacevano i "Larry" che dicevano che probabilmente ora lui lo stava consolando con delle coccole sul divano. Non potevano sapere che, oltre alla consapevolezza e alla delusione di aver sbagliato, si era affiancato il dolore cieco procurato da un Louis egocentrico e spavaldo come mai prima di allora.

Si infilò sotto le coperte e si portò le gambe al petto, piangendo in modo disperato, arrancando quasi per respirare. Quello stupido pantalone si era alzato, come sempre, lasciandogli i polpacci scoperti.
-Stupidi vestiti-, pensò tra sé e sé.
La voce di Louis gli rimbombava nelle orecchie, forte e chiara. Lo aveva definito 'una scopata magnifica', senza rendersi conto di aver ferito per l'ennesima volta i suoi sentimenti. Pochi minuti dopo si ritrovò con le unghie conficcate nei polpacci, una strana voglia di urlare e mille voci che gli frullavano in testa, ricordandogli che lui per il liscio non valeva nulla; nel frattempo, il suo cellulare -dimenticato con lo schermo sbloccato sul cuscino, era scivolato sotto le coperte e aveva fatto partire per sbaglio una chiamata a Louis.

"Pronto? Haz, senti, mi dispiace un casino per prima.." La voce di Louis si fece strada nelle sue orecchie, attraverso quel labirinto di lamenti sconosciuti, ed Harry sentì qualcosa sfracellarsi contro il suo cuore.
"Lou?" sussurrò il più piccolo, la voce roca e graffiante più del solito a causa del pianto.
"H, è tutto apposto?" Sembrava quasi preoccupato, il liscio, dalla sua voce al cellulare. Ma Harry pensò che non ci fosse motivo di essere preoccupato per un ragazzino che gli stava appiccicato senza un apparente motivo, quindi si lasciò andare ad un lamento più forte degli altri.
"Okay, ho capito, sto arrivando. E' tutto apposto, Haz, ora arrivo." E staccò la chiamata.

-Merda.- fu tutto ciò che riuscì a pensare Harry, prima che le voci ricominciassero ad urlare e i graffi sulle sue gambe cominciassero a perdere sangue.
Non si preoccupò minimamente di quello che gli stava succedendo, riuscì solo ad ascoltare quegli sconosciuti che gli facevano notare che lui non valeva niente e, Dio, quanto avrebbe voluto ammettere il contrario.

Presto sentì la porta aprirsi e dei passi veloci accompagnati da un respiro affannato farsi sempre più vicini, finché una testa castana non fece capolino nella sua camera e lo vide in quelle condizioni.
Louis corse accanto al letto, sollevando velocemente le coperte. Quando vide il sangue secco sulle gambe di Harry non riuscì a pensare ad altro se non al fatto che doveva riuscire a calmarlo. Si tolse velocemente le scarpe e le lasciò volare in una direzione qualsiasi, sdraiandosi poi accanto al ragazzo, abbracciandolo da dietro.

"Ehi, Haz, ciao." e tutto quello che ricevette in risposta fu un singhiozzo mal trattenuto.
"Okay, penso che questo sia una conseguenza dell'esibizione. Umh.." Si guardò intorno, cercando di trovare qualcosa che potesse calmare il riccio. Vide il suo cellulare e lo afferrò d'impulso, scovando la timeline di Twitter piena di insulti vari e commenti riguardanti loro due. In quel momento, per la prima volta, capì.

Harry si era incazzato quando lui aveva nominato quella tipa che ci aveva provato con lui, l'aveva schiaffeggiato quando aveva riportato alla luce quello che c'era stato tra di loro e se n'era andato dopo avergli detto che non girava tutto intorno a lui. Tempo addietro, lo stesso ragazzo gli aveva confessato di essere vergine e si era donato a lui, che lo aveva premiato con una stupida accusa e gli aveva chiesto di tenere il segreto. Harry non gli aveva parlato per tre giorni e non aveva sorriso davvero per una settimana circa.
Solo in quel momento capì che il ragazzo con le fossette era innamorato di lui e che lui l'aveva trattato come un oggetto, un premio senza valore. 
"Mio Dio, Haz, che ho combinato.." sussurrò consapevole, stringendo con dolcezza il ragazzo da dietro.

"When you're lost I'll find a way,
I'll be your light."

Louis cantò per lui, allora. Decise di cantargli una canzone che non avevano potuto inserire nell'album, di cui lui però non era a conoscenza.
Gliela cantò all'orecchio, sentendo i brividi sfiorare ogni parte del corpo del minore, che nel frattempo aveva smesso di tremare. Gli prese le mani, spostandole dai suoi polpacci al suo stomaco, e gli sussurrò all'orecchio un lieve 'Mi dispiace per averti fatto sentire come se non valessi nulla', al quale il riccio rispose con un leggero mugugno, stringendogli le mani più forte.

Harry nel frattempo era rimasto in silenzio, ascoltando la voce di Louis sovrastare tutte le altre e metterle a tacere. Dopo un po' aveva allungato le gambe e si era voltato, trovandosi faccia a faccia con il liscio. Lui gli aveva baciato la tempia e gli aveva portato una ciocca di capelli indietro.

"Ho sbagliato tantissimo con te." aveva sussurrato dopo un po' il maggiore, guardandolo negli occhi verdi scintillanti.
"Non importa, si tratta solo di me." sussurrò il più piccolo, lasciando per un attimo che i suoi occhi lo scrutassero per bene.
"Haz, non sei una semplice scopata. Dovresti saperlo bene. Sei il migliore amico che potessi avere e Dio solo sa quanto amo la tua compagnia." gli aveva detto Louis, carezzandogli la guancia, togliendo ogni traccia del passaggio delle lacrime salate.
"Beh, stamattina non sembravi pensare questo." mugugnò il riccio in risposta, scuotendo piano la testa e socchiudendo gli occhi.
"Perché stamattina ero un coglione ottuso, ora invece sono un coglione che sta per baciarti."

Quando le labbra di Louis si posarono su quelle di Harry, questa volta, il minore non si tirò indietro. Portò le mani fra i suoi capelli, stringendo quelli sulla nuca tra le dita, sorridendo appena contro le sue labbra. Fu un semplice bacio a stampo, ma il cuore di Harry, che prima era distrutto, si ritrovò di nuovo intero nel suo petto, l'unico rischio era quello di esplodere di gioia.

"Promettimi che domani mattina sarai ancora qui e che non mi rinfaccerai nulla." Gli disse il minore, determinato a non farsi trattare ancora come pezza da piedi.
"Promesso." rispose semplicemente il più grande, avvolgendolo poi con le sue braccia.

"You'll never feel like you're alone,
I'll make this feel like home."

Harry non aveva mai definito 'casa' quel loft perché, nonostante l'avesse scelto lui e lo rispecchiasse in tutto e per tutto, mancavano quell'amore e quell'affetto che lo facessero sentire al sicuro.
Ma quella sera, per la prima volta, Harry si disse finalmente che quella casa era fatta per loro.
Perché casa non erano quattro mura, ma le braccia della persona amata pronte a stringerti di notte.

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Capitolo 4
*** I Know Places. ***


«You stand with your hand on my waist line
It's a scene and we're out here in plain sight
I can hear them whisper as we pass by
It's a bad sign, bad sign»
 

Harry e Louis si trovano nel famosissimo LAX, aeroporto di Los Angeles, e sono appena atterrati dal volo diretto da Londra, durato dieci lunghissime ore. Sono le 23:14.
In realtà, se vogliamo essere precisi, si trovano fuori l'aeroporto, vicino l'entrata secondaria e, beh, si stanno baciando. Appassionatamente. In un luogo in cui tutti potrebbero vederli.
Ma a loro non interessa, non finché la lingua di uno si trova nella bocca dell'altro. La mano di Louis si poggia sul petto di Harry, le dita premono mentre le unghie scavano nella sua pelle attraverso la maglietta. Harry emette un verso gutturale, portando le mani sui fianchi di Louis per avvicinarlo di più a sé, per stringerlo e sentirlo ad un respiro di distanza. Louis sorride e gli morde il labbro inferiore. Poi, sentono delle voci. delle voci stridule che sussurrano (-secondo voi sono qui?-, -staranno avendo una sveltina?-). Gli occhi di Louis si illuminano di preoccupazione mentre in quelli di Harry nasce una scintilla, una scintilla che il suo amato ha visto milioni di volte. Per questo, Louis comincia a preoccuparsi anche di più

«Something happens when everybody finds out

See the vultures circling dark clouds

Love's a fragile little flame, it could burn out

It could burn out»

Harry chiama il nome di Louis e gli sorride, ridacchiando con la voce bassa, cercando di darsi un contegno. Louis lo guarda di sbieco e si allontana leggermente dal suo corpo, causando al riccio una sensazione di mancanza improvvisa che solo due persone legate come loro possono provare. A quel punto, nel buio di quell'afosa serata, una luce bianca squarcia l'oscurità. E non si tratta di un fulmine o di un lampo, si tratta di un flash di una fotocamera.
-Gli avvoltoi.- sussurra Harry riferendosi chiaramente ai paparazzi, la scintilla nei suoi occhi scemata appena per dar spazio a un velo di preoccupazione. Louis si volta verso di lui, gli stringe la mano e capisce. Capisce che stanno per essere scoperti e che, quando succederà, andrà tutto a rotoli e coloro che ne soffriranno di più saranno Liam, Zayn e Niall.

«Cause they got the cages, they got the boxes

And guns

They are the hunters, we are the foxes

And we run»

Harry stringe la mano di Louis e la scintilla nei suoi occhi divampa in un fuoco accecante che aumenta l'eccitazione già presente tra i due. Sorride, Harry, consapevole di ciò che sta per fare e guarda Louis, che in quel momento lo sta osservando come se stesse per cominciare a volare. Il ragazzo dagli occhi blu sa, però, che probabilmente lo seguirebbe. Dannazione, lo seguirebbe anche se volesse condurlo negli Inferi per fargli avere una chiacchierata con Lucifero.
-Sei pronto a correre, Boo?- la voce del più alto gli arriva direttamente contro l'orecchio, avvolgendosi attorno al suo cuore, insinuandosi nella sua testa. Louis lo guarda in modo confuso, cercando di arrivare a conoscere le intenzioni del minore.
-Conosco un posto.- afferma quest'ultimo, prima di afferrargli la mano stretta e cominciare a correre.

«Baby, I know places we won't be found
And they'll be chasing our tails tryin' to track us down
Cause I, I know places we can hide
I know places, I know places»

Harry corre, corre più veloce che può anche grazie alle sue gambe chilometriche, verso una meta a Louis sconosciuta. 
Il ragazzo, d'altro canto, riesce a stento a tenere lo stesso ritmo del riccio. Nelle sue orecchie rimbomba il suono delle macchine fotografiche che li stanno seguendo, delle urla delle fan che provano a raggiungerli. Ma, guardando davanti a sé, tutto ciò che riesce a vedere sono le sue dita intrecciate con quelle di Harry e a quel punto la voce roca del giovane si impossessa di lui. A quel punto il fuoco negli occhi di Harry prende piede nel suo petto e Louis non può fare altro che aumentare il passo, raggiungendo il fianco del ragazzo che ama.
Harry, poi, sente tutto in modo molto più chiaro del ragazzo dietro di sé. Tuttavia, conosce quel luogo meglio delle sue tasche, frutto di tre interi anni di viaggi verso quella città che ha impressa nella mente. D'un tratto, svolta in un vicoletto più piccolo e attira il più basso contro il suo petto, appoggiato contro il muro.

«Lights flash and we'll run for the fences
Let them say what they want, we won't hear it
Loose lips sink ships all the damn time
Not this time»

Harry conduce Louis su per una scala antincendio, fino ad un tetto pieno di piante che gli ricorda molto quello di High School Musical.
-Mi chiederai di accompagnarti al ballo, adesso, Bolton?- ironizza sul proprio ultimo pensiero Louis, sorridendo sotto i baffi perché, tutto sommato, non gli dispiace essere lì con il riccio.
Vedono ancora i flash e sentono le urla delle fan, ma questa volta solo lontani e loro sono a distanza di sicurezza.
-Hai detto a qualcuno che venivi a LA, love?- gli chiede Harry, abbassando la voce mentre pronuncia l'ultima parola, le labbra ora poggiate sull'attaccatura del collo a lambire porzioni di pelle immacolata. Louis sa che di lì a un quarto d'ora il suo collo sarà ricoperto di lividi e non può dire che gli dispiace perché, come tutti sanno, le bugie non si dicono.
-Solo a Oli- è la sua risposta tremolante, le spalle contro il muro e la testa tirata leggermente all'indietro, così da lasciare spazio al ragazzo per muoversi come più gli piaceva.
-La lingua di un uomo è la sua rovina.- sussurra, lasciando con la lingua una scia umida sulle clavicole del ragazzo, soffiandoci sopra subito dopo.

«They take their shots, but we're bulletproof
I know places
And you know for me, it's always you
I know places
In the dead of night, your eyes so green
I know places
And I know for you, it's always me»

-L'unica lingua di cui mi importa in questo momento è la tua.- sbotta il ragazzo dagli occhi blu, infilando le dita tra i capelli del riccio, dirigendo la sua testa verso la propria per poterlo baciare.
Dopo un paio di minuti, Harry fa scendere la mano tra i loro corpi e slaccia la cintura del maggiore, sorridendo contro la sua bocca. Lo guarda negli occhi e nell'oscurità della notte, tutto ciò che Louis riesce a vedere è verde, verde, verde.
Harry si lascia cadere sulle ginocchia e, a quel punto, fa buon uso della propria lingua.
-Menomale che conosci questi posti.- borbotta Louis, una mano tra i capelli del ragazzo e l'altra appoggiata al muro.

« I know places »

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