Beyond the reality

di _J2isreal_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beyond the reality pt1 ***
Capitolo 2: *** Beyond the reality pt2 ***
Capitolo 3: *** Beyond the reality pt3 ***



Capitolo 1
*** Beyond the reality pt1 ***


A.A
Premetto che questo è il primo crossover che scrivo e spero con tutta me stessa che sia venuto bene e che vi piaccia.
Non c'è un ambientazione precisa, ho preso i personaggi della prima stagione, ma successivamente ci sarà anche Castiel.
Mi sembrava giusto informarvi.
E' una wincest semi-long. Ha tre capitoli e li aggiornerò una volta a settimana.
Ora vi lascio alla lettura, fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto! Buona giornata, ragazzi!

Quella mattina Sam aprì gli occhi per colpa dell'incessante squillare del cellulare di servizio.
A fatica cercò di raggiungerlo, allungando un braccio verso il comodino dell'ennesimo motel, posto in mezzo ai due letti.
Sospirò pesantemente, rispondendo.
<< Ciao ragazzo>> La voce roca di Bobby, timbrò dall'altro lato del telefono.
<< Ehy>> Rispose, tirandosi a sedere. Aveva capito che ormai il sonno era concluso. Buttò un'occhiata veloce al fratello ancora dormiente. O meglio, era sveglio, ma ancora con gli occhi chiusi.
Dormiva a pancia in sotto, il volto girato nella sua direzione. Le labbra dolcemente socchiuse. Le braccia conserte sotto il cuscino. Sam si perse a guardarlo. Seguì la figura della sua schiena, le curve del suo sedere coperto solo da un paio di boxer neri.
Dio, era così bello.
<< ... credo sia un caso per voi>> Concluse l'uomo di mezz'età, non molto convinto del silenzio del suo figlioccio.
<< Sam, mi stai ascoltando?>> Riprovò, prendendo di nuovo l'attenzione del giovane.
<< Sì.. sì, scusami, Bobby. Mi sono solo distratto un attimo..>> Si giustificò, passandosi una mano sul volto. Avere Dean così vicino, in quel modo, lo avrebbe ucciso prima o poi. << Dicevi?>> Chiese innocentemente, facendo sbuffare l'uomo che per loro era come un padre.
<< Vampiro. Grandview. Caso da risolvere.>> Sibillò, prima di mormorare un << Idiota>>.
<< Granview, Bobby? E' a NY, te ne rendi conto?>> Domandò un po' stranito, per poi sentirsi attaccare il cellulare in faccia.
Sam si alzò dal letto, avvicinandosi a Dean. Lo scosse leggermente, avendo la conferma di quello che aveva pensato prima, era sveglio.
"E così ti distraggo eh" Chiese allusivo Dean, voltandosi verso di lui. Il castano avvampò furiosamente, dandosi ripetutamente dello stupido.
"Idiota" Sbuffò, fingendosi irritato. " Dobbiamo muoverci. Abbiamo un caso da fare. Un vampiro killer cerca di trasformare persone, dobbiamo fermarlo. Bobby dice che sta formando un esercito per non so cosa, dobbiamo andare." Spiegò confusamente, non aveva capito molto della telefonata.
"Dove dobbiamo andare?" Domandò il maggiore, alzandosi anche lui.
" NY, amico. Granview." E così dicendo si chiuse in bagno, cercando di evitare le lamentele del fratello.
***
Melinda era nel suo negozio di antiquarato. Andrea, la sua migliore amica e collega, era dietro al bancone di legno chiaro, mentre la prima sistemava alcuni oggetti.
"Devi aiutarmi, Melinda" Ordinò un ragazzo, apparendo dal nulla alle sue spalle.
La ragazza si girò nella sua direzione, sospirando rumorosamente.
" Ti ho già detto che finché non la smetti di inventarti la dinamica del tuo omicidio, non posso fare niente" Lo liquidò dolcemente, alzando gli occhi al cielo.
Andrea capì al volo e anche se non poteva vederlo, si girò verso Melinda.
"Di nuovo il caccia vampiri?" S'informò, ridendo appena. Risata che sparì prontamente quando un oggetto alla sua destra, si rovesciò a terra rumorosamente.
"Simon, buono!" Lo ammonì la bruna. "Andrea, tatto" la riprese, sospirando come una maestra che cerca di tener lontano due bambini litiganti.
"Devi credermi, Melinda, sono stato attaccato da un vampiro, perché non mi credi?" Si esasperò la povera vittima, guardandola supplicante.
"Perché non posso andare dalla tua famiglia e dirgli 'Sapete, Simon vuole farvi sapere che è stato ucciso da un vampiro, si, esatto, il vostro Simon. No, non vi sto prendendo in giro'" Recitò sarcasticamente, guardandolo male. "Sai quanto è difficile farmi prendere seriamente, Simon? Tanto. Se affermassi una cosa del genere, mi rinchiuterebbero in manicomio!" Spiegò, cercando di essere più chiara possibile.
Andrea guardò la scenda davanti  a lei, trattenendo una risata. Non voleva far arrabbiare ulteriormente il fantasma, ma quella scena era abbastanza comica.
***
Sam e Dean cercarono di fare più ricerche possibili, durante il viaggio. Il minore cercava qualcosa che accomunava le vittime, ma era sempre più nervoso quando non trovò niente.
"Niente, Dean, assolutamente niente. Alcune vittime erano uomini, alcune vittimine erano donne, alcune alte, alcune basse, alcune giovani, alcune più grandi. Tutte di nazionalità diversa. Non capisco. E poi come lo individuamo?" Chiese esasperato, gettando il cellulare davanti a lui. "Il diaro di papà non è assolutamente d'aiuto in questo momento"
"Ehy, tigre, calmati!" Rise il biondo, continuando a guidare. "Siamo quasi arrivati, faremo alcune domande in giro e vedrai che troveremo qualcosa." Lo rassicurò.
"Non capisco perché siamo dovuti venire noi, ci sono miliardi di cacciatori in giro per l'America, non c'era nessuno più vicino?"
Dean lo guardò un po' stranito, aggrottando le sopracciglia. Sam era visibilmente agitato, irrequieto. Era da quella mattina che non faceva altro che rispondere in maniera alterata o che si rifiutava di fare qualcosa. Quello, male che andava, era il suo comportamento, non quello di Sam.
"Okay, amico, che hai?" Chiese senza mezzi termini.
Sam arrossì, ma non rispose.
**
Melinda era con la testa poggiata alle sue braccia conserte. Simon non faceva altro che parlare e parlare e parlare.
Gli diceva di chiamare i suoi due amici, Sam e Dean, cacciatori. Gli raccontava della sua vita da cacciatore, delle persone che aveva salvato. Gli raccontava delle creature che aveva incontrato e di quante ancora ne avrebbe conosciute, se fosse rimasto vivo.
La donna non lo sopportava più.
"Ciao, amore mio" Esclamò suo marito, Jim, entrando nel negozio.
Simon bloccò il suo flusso di parole, alzando gli occhi al cielo.
"Ciao, amore mio"Lo scimmiottò, mentre osservava la bruna alzare istintivamente la testa. Sul volto uno sguardo grado, dolce.
"Jim!" Gli andò incontro, schioccandogli un leggero bacio sulle labbra.
"Andiamo, amica, ricordati che non sei da sola" Grugnì il fantasma, che veniva bellamente ignorato.
Jim si staccò leggermente da lei, alzando di poco una busta gialla con all'interno del cibo. La posò sul bancone, voltandosi per vedere l'espressione adorante della moglie.
"Come farei senza di te" Dichiarò dolcemente la donna, sorridendo. Gli gettò le braccia al collo, baciandolo ancora.
"Mh.. penso che moriresti di fame." Scherzò il moro, tirando fuori il pranzo. "sono passato per un saluto veloce, devo tornare al lavoro" Sospirò, prima di guardare meglio Melinda. "Ti vedo stanca, amore" Constatò, aggrottando le sopracciglia.
"Simon" Rispose solo.
"Chi, l'acchiappa vampiri?" Chiese Jim, facendo sbuffare sonoramente lo spettro.
"Io. Non. Sono... Lasciamo perdere, umani inutili" Sbottò, scomparendo.
***
Dean aveva parcheggiato la macchina in mezzo ad una piazza. Si girò intorno, giusto per farsi un'impronta del posto e poi, sorridendo, si voltò verso Sam.
"Sammy?" Lo richiamò, attirando la sua attenzione "In una cittadina come questa, chi può essere la persona più informata, dopo una parrucchiera?" Chiese retoricamente, indicando con il capo, un negozio d'antiquarato.
"Ma certo" Rispose il castano, dando man forte alla tesi del fratello. Scesero dall'auto, dirigendosi verso il negozio.
Dean entrò per primo, guardandosi intorno, per poi spostare lo sguardo sulla donna dietro al bancone.
"Buongiorno, posso esservi utile?" Domandò gentilmente Melinda, stampandosi un sorriso smagliante sul viso.
Il biondo era già pronto ad ammiccare nella sua direzione, quando notò la fedina d'oro fasciare l'anulare sinistro della bruna. Sam cantò internamente vittoria, continuando a guardare gli oggetti antichi.
"Uhm, sì. Questo ragazzone ha un profondo interesse... personale" Strizzò un occhio "per gli oggetti antichi. Li adora, chissà perché." alzò le spalle, abbozzando un sorriso, chiedendosi se la ragazza avesse intuito l'allusione.
Sam strabuzzò gli occhi, guardandolo male. Gli tirò una gomitata in pieno fianco, cercando di mantenere lo sguardo neutrale.
"Scusalo, gli piace scherzare" Degrignò tra i denti.
La donna rise divertita, guardando quella coppia così inusuale.
"Cosa vi porta da queste parti?"
"Un nostro amico" Prese parola il biondo, tornando d'un tratto serio. Tirò fuori un distintivo nero che lo identificava come 'Agente Smith', nello stesso istante in cui Sam fece lo stesso.  "Simon Mccliner. Abitava qui. Lo conosce?"
Melinda aggrottò le sopracciglia. Non capiva cosa ci facessero degli agenti federali in quel posto e, specialmente, perché riaprivano un caso già chiuso.
Le sue domande trovarono pace quando Simon si materializzò al suo fianco. Aveva un'aria felice, finalmente entusiasta.
"Sam, Dean!" Urlò, andandogli vicino. Melinda istintivamente si coprì le orecchie con entrambi le mani, gemendo di dolore.
Dean notò il leggero cambio di temperatura nel negozio, guardando Sam per chiedere conferma.
"Si sente bene?" Si premurò Sam, andandogli subito vicino.
Dean, intanto, girò per il negozio con un E.M.F. I sensori urlarono come impazziti. Al biondo la cosa non piaceva assolutamente.
Melinda se ne accorse subito e, liquidando gentilmente il castano affermando di star bene, corse vicino al ragazzo più grande.
Dean incenerì Sam, perché ora avrebbe dovuto dare una bella spiegazione e non era certo di averne a disposizione.
"Non troverete le vostre risposte con quel coso" Li informò, lasciandoli entrambi stupiti.
***
Dean, Sam e Melinda, si erano diretti verso un bar nelle vicinanze.
Melinda aveva chiuso prima quel giorno, consapevole di dover dare delle enormi spiegazioni ai due ragazzi davanti a lei.
Quando si erano seduti e dopo aver ordinato, la bruna cominciò a raccontare loro del suo dono. Era convinta che alla fine del racconto le avvessero riso in faccia, presa per pazza o l'avessero lasciata lì, ma i due non batterono ciglio. O meglio, Sam non lo fece, Dean sì.
"Quindi.. hai sangue di demone anche tu?" Domandò un po' confuso, procurandosi l'ennesima occhiataccia da parte di Sam, che si coprì il viso con le mani. Sam gli tirò un calcio da sotto il tavolo, facendolo guaire di dolore.
Melinda li guardò stranita, non capendo giustamente cosa volesse dire.
"Quello che mio fratello voleva dire.. sai da dove proviene il tuo dono?" Riformulò la domanda, sotto uno sguardo dispiaciuto del più grande.
"E' una cosa ereditaria. L'ho preso da mia nonna, che a sua volta lo aveva ereditato dalla madre. Uso questo mio dono per aiutare le anime che sono rimaste qui e mandarle dov'è giusto che siano, dentro la luce" Spiegò.
"E noi bruciamo i loro resti" Commentò ironicamente Dean, facendo sbuffare sonoramente il fratello al suo fianco.
"La vuoi finire?" Sussurrò, sibillando tra i denti.
"Co..cosa fate?" Strabuzzò gli occhi la ragazza, sempre più incuriosita da quei due personaggi.
"Mio fratello e le sue battute tristi." Rise istericamente "Ecco, noi, invece, facciamo i cacciatori" Provò a spiegare, guardando la sua espressione.
"Sì, Simon me l'ha detto. Mi ha detto anche che i vostri veri nomi sono Sam e Dean e ha detto che ad ucciderlo è... è stato.." Si sentiva così in soggezione, non poteva dirlo ad alta voce. Non poteva, non ci riusciva. Simon la incitava, ma quando notò che Melinda non si degnava a continurare, con uno sbuffo, si avvicinò ad una lavagnetta attacca al muro, dietro al bancone del bar.
Si era allenato tantissimo per riuscirci. Afferrò il gessetto e scrisse " vampiro" sotto lo sguardo attonito degli altri clienti.
Questa volta fu Melinda a nascondere il volto.
"Non riesco a controllarlo, vi giuro, fa sempre di testa sua e parla così tanto..." si lamentò.
"Tipico di Simon" ricordò Dean, sorridendo amaramente.
" Ehy! Sono ancora qui!" Si imbronciò il fantasma.
***
Era passata una settimana da quando i fratelli Winchester erano arrivati a NY.
Melinda li aveva presi molto a cuore, li trovava così simpatici. Jim non era propriamente entusiasta che passasse così tanto tempo con due ragazzi di quel calibro, ma si fidava di sua moglie e non obbiettava.
Melinda, a volte, era veramente confusa. Aveva passato ogni giorno nel motel con loro. Dean e Sam avevano bisogno di un volto, per uccidere il vampiro, e Melinda era l'unica che poteva fornirglielo. Era confusa perché in tutto quel tempo li aveva osservati molto. Aveva notato come Dean, pur di far star bene Sam, cedeva tutto quello che aveva.
Aveva notato come Sam, di tanto in tanto, guardava suo fratello trasognante, come innamorato. Aveva notato che Dean, ricambiava quegli sguardi, ma nessuno dei due aveva il coraggio di toccarsi.
"So che può sembrare moralmente sbagliato, Melinda. Che ti sembrerà strano e indecente, ma quei due si amano. Ne hanno passate talmente tante che le circostanze della vita li ha portati ad unirsi sempre di più.. in un legame mormoso e incoerente, ma è pur sempre amore. Dean si sente uno schifo a provare quelle cose. Guarda i suoi occhi stanchi.. " Simon era alle sue spalle, rivelando tutti i dubbi che avevano assorto Melinda in quei giorni. " si sente un mostro, ma a volte si dimentica semplicemente che è umano. Sam, invece, si sente in colpa e insicuro. Crede che sia malato, impuro." continuò, sospirando davanti le due figure. "Non sanno che potrebbero mettere fine a tutte le loro torture, semplicemente dichiarandosi amore"
La Bruna alzò lo sguardo su di lui. Era seduta su un letto, mentre i Winchester erano davanti al computer. Cercavano di dare un volto al nome che gli aveva procurato Simon, un certo Patrick bonner. Un uomo sulla sessantina, capelli rossi e accento inglese.
Avevano appena trovato il suo indirizzo, andare avanti era una passeggiata adesso per loro.
"Perché mi stai dicendo queste cose?" Rispose incantata la bruna, alzando gli occhi lucidi su lui.
Sam e Dean si voltarono istintivamente verso di lei, confusi.
"Perché vedo la luce, Melinda." Rivelò emozionato. " Credevo che il mio motivo per essere qui, era far sapere alla mia famiglia come ero morto veramente. Ma ora capisco quanto stupido fosse quel pensiero. Il motivo per cui sono rimasto qui, era semplice. Dovevo far sapere ai miei due amici chi fosse il vero responsabile. Dovevo aiutarli a risolvere questo caso. E l'ho fatto. Ora sta a loro trovarlo ed ucciderlo. Il mio lavoro qui è finito." Le sue iridi castane erano velate di lacrime.
"La luce è così bella.. mi fa sentire così in pace.. Grazie di tutto Melinda" e lei pianse questa volta.
"Che sta succedendo?" Si rabbuiò il biondo.
"Simon, è qui. Dice che è molto orgoglioso di voi e che avete ancora molta strada da fare"  Rivelò lei emozionata, cercando di trattenere le lacrime. "Ora vede la luce e sta passando oltre"
Sam era entusiasta nel sapere che il suo amico stava bene ora. Era felice nel sapere che esisteva veramente un altro mondo, il paradiso, dove alla fine di quel lungo viaggio, sarebbero potuti andare.
Dean trovava la scena abbastanza surreale. Si premurò di informarsi su questa fantomatica luce. Su tutte quelle stronzate dell'aldilà e del posto migliore. Dopo tutto quello che aveva vissuto e visto, aveva intuito da tempo che Dio si era preso un bell'anno sabatico.
"Un'ultima cosa" Sorrise Simon "dì a Dean di essere meno cinico" e detto questo, passò oltre.
Melinda riferì la scena, ridendo sommessamente alla faccia contrariata di Dean. Sam fece altrettanto, scuotendo la testa.

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Capitolo 2
*** Beyond the reality pt2 ***


A.A: Buongiorno, dolcezze! So che avevo detto di pubblicare domani, ma non ci sono e, visto che ho il capitolo pronto, ho pensato di pubbliccarla oggi. Questo capitolo mi è piaciuto tantissimo, mentre scrivevo avevo le lacrime agli occhi. Spero che piaccia anche a voi! Buona lettura! Fatemi sapere cosa ne pensate <3
Buona giornata!


 
Sam e Dean accompagnarono Melinda alla sua abitazione. Aveva aiutato abbastanza per il loro lavoro.
A Sam piaceva, trovava che fosse molto dolce, carina. Dean, invece, non si esprimeva più di tanto. Aveva pur sempre una facciata da cattivo ragazzo da tener su.
"State attenti, ragazzi, mi raccomando" Li salutò la bruna, entrando nel vialetto di casa. Jim uscì, andandole incontro.
Fece un cenno col capo per salutare i fratelli, prima di portarsi la moglie all'interno.
"Non dobbiamo più rivederli, vero?" Scherzò il moro, accompagnandola verso la camera da letto.
"Vedremo" Sorrise lei, portandogli le braccia al collo e stampandogli un dolce bacio sulle labbra.

***

Dean si svegliò per primo quella mattina.
Avevano finalmente l'indirizzo del vampiro, che per uno strano caso del destino, era difronte al negozio di antiquarato. Dovevano ucciderlo e tornare alla loro tanto attesa quotidianità.
Il maggiore lanciò uno sguardo verso il letto del fratello. Sam era sdraiato a pancia in su, il lenzuolo tra le gambe, lasciandole scoperte, ma coprendo il torace. Le labbra erano socchiuse e il volto era rilassato, dolce. Una ciocca ribelle cadeva sul suo viso.
Dean lo guardava adorante, non poteva negare quanto Sam fosse bello. Sospirò profondamente; era suo fratello, non lo avrebbe mai visto in quel modo. Si sentiva un mostro solo a pensare una cosa del genere.
Si alzò dal letto, avvicinandosi al più piccolo. Gli scostò la ciocca, sorridendo davanti alla sua smorfia buffa.
"Sammy, alzati, dobbiamo andare" Lo svegliò, la voce calma e dolce.
Sam aprì gli occhi, sorridendo a suo fratello. Adorava come Dean si comportasse così solo con lui.
"Ripassiamo il piano. Io entro dall'entrata principale, tu dal retro. Abbiamo accertato che è un vampiro unico, sappiamo che a quest'ora dorme, sarà un gioco da ragazzi" Constatò vittorioso.

***

Venti minuti dopo, erano in macchina. Dean parcheggiò davanti l'abitazione, facendo cenno a Sam di seguirlo.
Aprì il portabagli, prendendo due accette d'argento. Lo richiuse, annuendo a Sam.
Dean tenne l'arma con entrambe le mani, al lato della testa, le braccia piegate, pronto a colpire se ce ne fosse stato bisogno. Quando arrivò davanti alla porta, con un cenno del capo, disse a Sam di andare nel retro, mentre lui entrava.
La porta era stranamente aperta, ma non ci pensò molto. Melinda li aveva informati che nella loro città era solito farlo, ci si fidava tra di loro.
Il pavimento scricchiolava sotto il peso di Dean. Cercò di camminare più lentamente possibile. Andò direttamente al secondo piano, convinto che Patrick stesse dormendo.
Arrivato davanti alla camera da letto, però, la trovò vuota. Il sangue gli si gelò nelle vene, continuando, però, a mentenere la calma. Vagò per tutte le stanze del piano, nella speranza di trovarlo.
Sam era appena entrato in cucina. Stava dando un'occhiata in giro. Sul frigorifero c'era una bellissima foto di lui, insieme alla sua famiglia. Il castano la prese tra le mani, il vampiro sembrava così sereno, così buono, mentre teneva in braccio quel bambino.
Successe tutto troppo velocemente. Stava per rimettere a posto l'immagine, quando qualcuno alle sue spalle, lo spinse sulla superficie fredda.
Sam chiuse gli occhi, dandosi mentalmente dello stupido. Come aveva fatto a distrarsi in una tale maniera! Dean lo avrebbe ucciso, se lo avesse saputo.
"Non ti hanno mai insegnato a farti gli affari tuoi?" Ruggì il roscio, sovrastandolo con la sua forza.
Il castano sferrò una gomitata veloce al fianco del vampiro, riuscendo ad avere la meglio su di lui. Grazie alla botta, riuscì a farlo allontanare il giusto per girarsi nella sua direzione. Gli sferrò un gancio con il pugno sinistro, vedendolo fondersi con il tavolino di legno dietro di lui.
Il vampiro, però, non aveva accettato la tenacia del giovane cacciatore. Si rialzò immediatamente, afferrando Sam per la gola. Lo scaraventò verso la credenza già rotta. Il più piccolo cercava di allentare la presa sul suo collo, ma non ci riuscì, era troppo forte.
Dean sentì dei rumori al piano di sotto. Si precipitò sulle scale, pronto a raggiungere quel figlio di puttana. Quando entrò in cucina, il suo sangue si raggelò.
Dalla sua posizione, riusciva solo a vedere il bastardo tenere Sam. Si avvicinò con cautela, alzando la lancia, pronto a colpirlo.
"Un morto per uno" Timbrò sadico, un attimo prima che la sua testa rotolasse sul pavimento.
Il corpo mozzato del vampiro si accasciò a terra, rivelando così la figura di Sam, anch'essa inerme.
"Sammy" Lo chiamò Dean, avvicinandosi a lui. "Ehy, Sammy" Lo richiamò, prendendolo tra le braccia. Sam non rispondeva e solo in un secondo momento, si accorse del perché.
Il suo fratellino aveva una profonda incisione sulla gola. Il suo corpo diventava man mano sempre più freddo. Le palpebre pesati.
"Nono, Sam, no, ti prego" Cantilenò il biondo, sbarrando gli occhi. Accarezzò nevroticamente il volto, i capelli lunghi.
"Sam!" Urlò, straziato dal dolore che sentiva crescere prepotentemente. Le iridi verdi, lucide, bagnate dalle lacrime che adesso varcavano il suo viso dolce.
"Ti prego... Sam... non lasciarmi" Pregò un'ultima volta, stringendo il corpo al suo petto. La fronte imperlata di sudore, su quella di Sam. Rimase così per minuti interminabili. Piangeva, anzi, singhiozzava.
Lo spirito del minore, intanto, era uscito dal suo corpo. Si era avvicinato a Dean, consapevole che non lo poteva vedere. Si era inginocchiato davanti a lui, posando una mano sulla sua guancia, mentre una potentissima luce lo invitava a seguirla.
"Andrà tutto bene, amore mio, te lo prometto" Gli sussurrò, anche se l'altro non poteva sentirlo.

***

Melinda era appena rientrata in negozio. Sul bancone c'era uno scatolone con su scritto 'mettimi al posto', scritto a caratteri cubitali.
Melinda alzò gli occhi al cielo, sorridendo. Andrea rimaneva sempre la solita.
Prese la scatola, portandola nella seconda stanza. L'aprì, prendendo i primi oggetti.
Erano delle bambole di porcellana, ognuna di un colore diverso.
"Come fa la gente a comprare queste cose" Sospirò, guardandole male. Erano decisamente orrende.
"Me lo chiedo spesso anche io" Proferì una voce alle sue spalle.
Melinda sobbalzò, presa alla sprovvista. Dallo spavento la bombola cadde a terra, rompendosi in piccoli pezzi.
"Mi dispiace, non volevo spaventarti! Ma non so bene come funzionano queste cose" Si scusò Sam, sospirando.
La ragazza si girò incredula verso di lui, portandosi entrambe le mani sulla bocca quando lo riconobbe.
"Oh, mio Dio, Sam!" Lo guardò sconvolta.
"Già.. La caccia non è andata come speravo.."  Spiegò, piegando le labbra in lieve sorriso. "Ma adesso devi aiutarmi, ti prego! Dean sta malissimo e devi andare da lui"
Melinda non se lo fece ripetere due volte, aveva lasciato tutto com'era e aveva preso le chiavi della sua auto. Guidò verso il motel dove sapeva alloggiasse.
Uscì sbrigativamente, fiondandosi verso l'entrata, quando Sam la fermò.
"Sta.. sta parlando, un attimo" spiegò.
In un batter di ciglia, era vicino al suo cadavere. Il suo corpo era sdraiato sul suo letto, mentre Dean era in ginocchio al suo fianco. Teneva saldamente la sua mano nelle proprie. La fronte poggiata sul materasso.
"Mi dispiace così tanto, Sam.." Singhiozzò. " Dovevo proteggerti, avevo giurato di farlo!" Continuò, alzando la testa per guardarlo. "Quando eri appena nato.. e papà mi portò all'ospetale dalla mamma per vederti.. bè.." Sorrise imbarazzato. "pensai subito che il mio compito sarebbe stato quello di proteggerti. Eri così piccolo, indefeso, fragile. Quando la mamma è morta, ho capito immediatamente quale sarebbe diventato il mio ruolo. Papà cominciava a non esserci mai e tu avevi bisogno di cure, di attenzioni. Non è mai stato un peso per me, crescerti. Mi toglievo volentieri tutte le cose di cui non avevo bisogno, per stare con te. Per raccontarti le favole della buonanotte, per farti vivere un'infanzia serena, per quel che potevo. Quando sei cresciuto, eri sempre così curioso. Chiedevi spesso perché papà mancasse sempre o perché non avevamo una mamma. Chiedevi perché eravamo costretti a cambiare spesso città e perché noi eravamo sempre chiusi in stanze squallide come quelle. E io non sapevo cosa risponderti, perché eri così piccolo. Non ho mai voluto che soffrissi, Sam. Se potessi cancellare tutto quello che hai dovuto passare, ti giuro che lo farei. Se potessi averti di nuovo qui... Sam, io non ce la faccio ad affrontare tutta questa merda senza di te. Non posso, non voglio. Come faccio ad andare avanti adesso? Chi trovo a migliorarmi le mattine, semplicemente aprendo gli occhi? Semplicemente  sorridendomi..."
Sam lo guardava allibito. Non si era reso conto che aveva cominciato a piangere anche lui. Come aveva fatto a non rendersi conto di quanto suo fratello lo amasse. Come aveva potuto incolparlo così tante volte di crimini che non aveva commesso?
Ritornò da Melinda, trovando anche lei in lacrime, segno che avesse ascoltato tutto. Presto le parole di Simon la colpirono in pieno petto. Ora riusciva a vedere tutto, riusciva a capire.
Si asciugò le lacrime, bussando due colpi forti alla porta.
" Dean, sono io, aprimi!" Gridò da fuori.
Qualche secondo dopo, il ragazzo dai capelli biondi, aprì la porta. La sua espressione fredda e illegibile. Il viso accaldato e rosso dal pianto, gli occhi stanchi e gonfi.
"Che vuoi?" Ringhiò, guardandola male.
"Sam è qui e vorrebbe parlare con te" Rispose con cautela, trattenendo il fiato quando lo vide infuocarsi ancora di più.
"Senti, donna che sussurra ai fantasmi, non me ne frega un cazzo di quello che tu hai da dire. Voglio essere lasciato in pace, sono stato chiaro?" Le ruggì contro, provando a chiuderle la porta in faccia.
Non era arrabbiato con lei, siamo chiari. Era semplicemente arrabbiato con il mondo intero. Con Dio, con il sovrannaturale, con suo padre, con tutti. Incolpava tutti della morte del fratello, ma più di tutto, odiava se stesso. Era tremendamente arrabbiato con se stesso, non se lo perdonava.
"Non sono io che voglio parlarti, ma tuo fratello." Riprovò lei, più dolcemente. "Deve dirti alcune cose, dopo di che, me ne vado. Te lo giuro" Riprovò.
Dean sospirò affranto, lasciandola entrare. Era troppo stanco per creare un dibattito inutile.
"Puoi dirgli che ho amato molto il suo discorso di poco fa?" Chiese Sam, sorridendo amabilmente.
"Dice che ha gradito il tuo discorso, poco fa." Riferì Melinda, vedendo il corpo del biondo irrigidirsi.
Era tremendamente imbarazzato, non credeva che fosse stato ascoltato, quando aveva lasciato perlare i suoi sentimenti. In tutta risposta, il biondo annuì.
"Vedo la luce, ma non posso passare oltre senza dirgli una cosa importante." Proseguì, avvicinandosi al suo Dean.
"Vede la luce" sospirò la donna, asciugandosi una lacrima. "ma prima di passare olte, deve dirti una cosa"
"Ti prego, risparmiatemi la cazzata del posto migliore. La stronzata della vita dopo la morte, la luce e cose varie." Tagliò corto Dean.
"Digli che non l'ho mai incolpato di niente. Lui non c'entra con tutta questa merda, non poteva fare nulla. Anzi, ha fatto più lui, che il mio stesso padre e non lo ringrazierò mai abbastanza per questo"
"Ti ringrazia per tutto quello che hai fatto per lui e dice che non devi sentirti in colpa, perché non centri niente" Riportò, osservando Sam che intanto si era seduto al suo fianco.
Dean la guardò, gli occhi di nuovo lucidi. Sapeva cosa volesse far Sam, voleva alleggerire il peso che portava sullo stomaco, ma non poteva. Non poteva farlo.
"So che questo può sembrarti strano Melinda.. e farti schifo.. ma, ma puoi dirgli che lo amo? L'ho sempre amato e sempre lo amerò. Doveva saperlo." Pianse, guardando suo fratello con sguardo innamorato.
Melinda ne fu tremendamente colpita. Provò a trattenere un singhiozzo, mentre puntava i suoi occhi su un Dean leggermente confuso dal suo silenzio.
"Dice.. Dice che ti ama, Dean.." Confessò, notando la sua espressione sorpresa. "Ti ha sempre amato, ma non ha mai avuto il coraggio di dirtelo"
"Pensavo che se glielo avessi detto, non mi avrebbe più voluto" Continuò, carezzando una guancia del fratello.
"Credeva che non lo avessi più voluto, altrimenti" Riferì.
Dean si portò una mano sulla guancia, chiudendo gli occhi. Sentì una leggera pressione, fredda, ma comunque piacevole perché sapeva essere lui.
"Coglione!" Rispose Dean, trattenendo altre lacrime.
"Scemo... Dice.." Disse Melinda, aggrottando le sopracciglia. Era una cosa loro, quella?
Dean rise, passandosi una mano sul viso.
"Ti ho sempre amato anche io, Sammy." Confessò.
Sam si sporse verso di lui, baciandolo dolcemente. Quando si spostò, vide Dean passarsi due dita sulle labbra. Gli occhi sgranati.
Melinda addolcì l'espressione, portandosi una mano sul cuore. Era stata la scena più bella che avesse mai visto. La realizzazione del vero amore, nel vero senso della parola.
Quel caso le era entrato dentro, l'aveva scossa. Era così ingiusto che dovesse finire così per loro.
"Ora posso andare" Sorrise debolmente Sam, avvicinandosi alla luce. "Credo in te, Dean. Fa la cosa giusta" Consigliò, passando oltre. Era convinto che Dean lo avrebbe fatto. Confidava in lui.
"E' passato oltre" Rivelò.
Dean era completamente distrutto. Tutte quelle emozioni così contrastanti. Il suo Sam lo amava, ma ora non c'era più. Il suo piccolo era morto e il loro amore sarebbe andato con lui.
Il suo stato d'animo era diviso tra l'amore e il dolore, così strettamente unite e simili, da far ancora più male.
"Crede in te, dice che farai la scelta giusta" Lo guardò allusiva, prima di lasciare la stanza.
Sapeva che quella notte sarebbe stata utile per pensare. Doveva riordinare molte cose, Dean, dentro di sè.
 Doveva dare un giusto addio alla persona che amava.


 

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Capitolo 3
*** Beyond the reality pt3 ***


A.A: E bene sì, è giunta al termine. Vi giuro che ho pianto tantissimo quando l'ho finita. E' una delle fanfiction che ho amato di più scrivere e sono molto molto contenta che il crossover abbia funzionato. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, aspetto un vostro commento tra le recensioni! So che teoricamente ho detto che avrei aggiornato una volta a settimana, ovvero ogni venerdì, ma è successo di tutto a casa e questo è l'unico momento libero, scusatemi!
Buona giornata, ragazzi!

P.S: Lilyy, giuro che ci sto provando a non metterlo tutto attaccato..



Dean aveva passato tutta la notte sveglio, una bottiglia di whisky nella mano destra.

Era rimasto seduto al suo posto, gli occhi fissi sul corpo inerme del fratello.

"Non posso Sam.." Bevve un altro sorso, passandosi stancamente una mano sul viso. "Non posso lasciarti andare" Rivelò. "Non posso" ricominciò a piangere.

Il giorno seguente sia Melinda che Bobby cercarono di mettersi in contatto con lui. Il cellulare era spento, irrangiugibile.

Bobby sapeva quanto entrambi tenessero l'un l'altro, era visibilmente preoccupato da quello che avrebbe potuto fare Dean, se lasciato troppo tempo da solo.

Quando Melinda chiamò Jim per fargli buttar giù la porta della stanza, tutti i presenti rimasero sconvolti dal trovarla completamente vuota.

Niente armi, niente vestiti, niente Impala. Non potevano essere spariti così.

Jim consigliò di rintracciarli con il GPS, era la loro unica occasione, ma Dean era troppo intelligente per queste cose. Lo aveva spento, immaginando una simile mossa.

***
Dean stava guidando, le mani sul volante, il piede sull'accelleratore.

Il corpo di Sam era sdraiato sui sedili posteriori. Non sapeva esattamente dove stesse andando.

La cosa sicura era che voleva allontanarsi il più possibile. Voleva scappare da quella citta e da tutte le persone che avrebbero potuto fermarlo da quello che aveva in mente.
Arrivato in mezzo al nulla, prese una cartina abbandonata sul posto che era solito occupare il fratello minore.

"Vadi, Sammy, persino leggere una dannata cartina mi ricorda di te" Tirò su con il naso, cercando di mantenere la calma.

Studiò la cartina per alcuni minuti, per poi riprendere il suo cammino. Aveva trovato una chiesa qualche chilometro più avanti. Si trovava esattamente alla fine di un incrocio.

"Wow, due piccioni con una fava" Esclamò soddisfatto, scendendo dall'Impala nera.

Aveva due piani: il primo era, caso estremo, entrare in una chiesa e pregare. Se fosse riuscito a contattare Castiel e farsi aiutare, bene. Altrimenti, avrebbe fatto un patto con un qualche demone.

Era veramente disperato, erano le sue uniche vie di uscita.
Entrò dentro la casa del signore. Una vecchia chiesa costruita in legno, quasi cadente, demolita, ma a lui non importava. Gli interessava solo che fosse un posto consacrato.

Fece il segno della croce- stupendosi di ricordarsi ancora come si faceva- ed avanzò verso il centro.

Si inginocchiò dove un tempo c'era sicuramente stato un altare con la statua di Dio sopra, congiunse le mani e chiuse gli occhi.

"Ok, non so bene come funzionano queste cose. Non ho mai pregato, sinceramente fino a qualche ora fa, nemmeno credevo nella vostra esistenza, non che ora sia cambiato qualcosa, certo, ma sono davvero disperato.."

Dean era imbarazzato, mentre pronunciava le prime righe di quello che sarebbe stato un lungo monologo. Si sentiva fuori luogo, sbagliato, come se lui non appartenesse a quel posto.

La stanza subì un lieve cambiamento di temperatura.  Il biondo si voltò, cercando di individurarne la fonte, ma non ne trovò nulla. Distrattamente pensò davvero che un angelo fosse venuto in suo soccorso.

Qualche panchina addietro, invece, Sam osservava la scena divertito. Aveva incrociato le braccia al petto, dondolando i piedi. Se qualcuno gli avesse predetto mai che Dean avesse pregato, un giorno, non ci avrebbe mai creduto.

Si stupì quando Dean si accorse della sua presenza. Era assolutamente certo che suo fratello avrebbe fatto qualcosa per farlo tornare, lo sapeva. Era dovuto rimanere per impedirgli di fare qualcosa di cui si sarebbe pentito, però. Come un patto con un demone.

Era stato facile fregare Melinda, era troppo occupata a guardare il suo Dean e a fantasticare sul loro amore. Non gli avrebbe mai permesso di rimanere lì, ma lui non poteva andarsene. Non poteva lasciare Dean, il suo Dean così disperato.

"Esattamente cinque ore fa, mio fratello è deceduto. Probabilmente vi sto dicendo tutte cose che già sapete, ma è importante.

Sono sicuro che sapete anche il forte legame che ci lega. Il forte amore che proviamo l'un per l'altro, lo stesso che mi impedisce di lasciarlo andare. Io non posso, non ci riesco, capite? E io ora mi ritrovo qui, in ginocchio, a pregare angeli, Dio stesso, perchè mi diade una mano.
Lui.. Lui è l'unica persona che mi è rimasta. Posso rinunciare a qualsiasi cosa, qualsiasi, pur di riaverlo con me. So di essere un impocrita bastardo, ma.. andiamo, un piccolo risarcimento per tutte le persone che vi ho salvato. Che vi abbiamo salvato.

Ve lo sto giurando in questa chiesa. Il mio amore per Samuel Winchester è estremamente puro. L'ho sempre amato e sempre continuerà ad essere così. Lui rimarrà sempre l'unica cosa bella della mia vita. Quindi, per favore, vi prego, aiutatemi"

Dean aveva detto quelle parole con quanto più sentimento avesse. Era stanco, da morire, i suoi occhi bruciavano, ma non si sarebbe arreso. Aveva pianto talmente tanto che, togliendo qualche lacrima fugace, non era più uscito altro.

Si era lasciato cadere in avanti, sorreggendosi sui palmi delle mani, aperti sul pavimento. La testa era china in avanti. Ansimava per riprender fiato.

Sam si portò entrambe le mani a coprirsi la bocca, un vano tentativo di sopprimere un singhiozzo, come se ce ne fosse stato bisogno.

Non immaginava che Dean avesse sempre quelle bellissime parole solo per lui. Congiunse le mani anche lui, pregando che il desiderio di suo fratello si realizzasse.

Lentamente si era avvicinato a lui, cercando di consolarlo. Odiava essere un fantasma. Non riusciva a fare niente in quella forma.

"Non temere, amore mio, troveremo una soluzione" Gli giurò, baciandogli dolcemente la fronte.

Dean si accorse subito dell'aria fredda sempre più insistente vicino a lui, su di lui. La miriade di brividi che aveva avvertito quando Sam lo aveva baciato, erano tornate.

"Sei qui, non è vero Sammy?" Pronunciò, un pò intimorito.

"Sisisi! Bravissimo, amore mio, bravissimo!" Si congratulò il castano, abbracciandolo. Dean lo amava talmente tanto da averlo riconosciuto anche come fantasma.

Il maggiore avvertì il freddo tra le sue braccia, adesso. Sulla sua spalla e capì che poteva essere solo una cosa. Sam lo stava abbracciando.

Non sapeva spiegarsi quello che stava accadendo. Non sapeva come fosse riuscito a riconoscerlo, sapeva soltanto che quei brividi li aveva associati ad un'entità buona. Li aveva associati a suo fratello, perchè erano gli stessi che sentiva quando era ancora vivo. Sapeva solo che l'amore che provava per Sam, glielo avrebbe fatto riconoscere sempre.

"Figlio di puttana! Ci hai preso in giro tutti" Esclamò contento, allargando le braccia come se volesse ricambiare quella sorta di abbraccio.  E la cosa sorprendente era che ci riuscì in pieno.

"Non ti avrei mai.." Stava per confessare, quando la collana al collo di Dean si illuminò.

La stessa collana che Sam gli aveva regalato quando erano ancora dei ragazzini. La collana che riusciva ad individuare Dio.

Sam la guardò stranito, allontanandosi velocemente da lui. Dean, invece, la prese tra le mani, guardandola meglio.

Si alzò in piedi, pieno di gioia.

"Mi.. Mi avete sentito, voi.. oh mio Dio" Farfugliò il maggiore, strabuzzando gli occhi colmi di incredulità.

Castiel si materializzò proprio in quel momento. Prese posto difronte a lui, sorridendogli dolcemente.

"Castiel.. ma, cosa significa.. che.." Cercò di parlare Dean, troppo sopraffatto da quello che stava provando per far uscire qualcosa di sensato.

"Vedi, Dean, per quanto ti possa sembrare assolutamente strano" Rise lievemente "Dio ha appena ascoltato tutto quello che hai detto." confessò, sorprendendo ancora di più il povero fratello maggiore.

"Ti sei sempre comportato molto bene, Dean. Grazie a te molta gente è salva, grazie a te molta gente può ancora credere in qualcosa. Sai.. Spesso pensiamo che Dio non ci ascolti. Ed è logico, per carità. Sai quante preghiere arrivano ogni minuto, ogni secondo? Veramente molte. Gente che prega, che va in chiesa e qualche istante dopo bestemmia, o si comporta male o magari uccide anche. Tu non hai mai fatto niente di tutto questo. Non hai mai creduto, è vero, ma non ti sei mai permesso di criticare. Hai sempre fatto il tuo lavoro, mal pacato e pericoloso, senza lamentarti una sola volta. Per Sam.. Hai fatto cose che nessun essere umano ha mai fatto." Continuò.

"Non.. non capisco, Castiel.. questo.. " riprovò, alzando il ciondolo in aria, ma ancora non riuscì a parlare.

Sam trovò che suo fratello fosse totalmente adorabile in quello stato. Gli sorrise amabilmente, per poi sorridere a Castiel, che ricambiò.

"Sam è stato qui tutto il tempo. Chiunque abbia visto la scena di poco fa, avrebbe fatto di tutto per aiutarvi" Confessò. "E Dio non poteva che affidarmi la missione più bella che potevo svolgere."

Dean a quel punto pensò che quello a morire fosse stato lui, d'infarto però. Sentiva talmente tante emozioni, che non riusciva più a gestirle.

Castiel scomparì per qualche secondo e quando ritornò, gli rivolse uno sguardo rassicurante, prima di schioccare le dita.
Il biondo lo guardò completamente confuso, non riuscendo a capire nulla, fino a quando qualcuno alle sue spalle gli bendò gli occhi con le mani e disse "Ti sono mancato?"
"Non.. non ci.. oh cazzo.." sgranò le sue iridi verdi smeraldo, rese ancora più luminose dalla gioia e dalla felicità che stava provando.
Sam lo abbracciò di slancio, stringendolo forte. A Dean non sembrava vero. Ancora non ci credeva che poteva riabbracciarlo di nuovo. Le sue mani vagarono per tutto il suo corpo, come per accettarsi che fosse veramente lì, che fosse nuovamente suo.
"Da morire" Lo strinse ancora di più "scusa, risposta sbagliata" Rise imbarazzato Dean. "Io.. io non so che dire.. io.."
"Zitto!" rispose Sam, poggiando le sue labbra su quelle di Dean. Un bacio dolce, pieno d'amore.
Dean portò le sue mani sul volto del più piccolo, approfondendo il bacio.Passò la lingua sul labbro inferiore, un tacito invito ad entrare. Sam glielo concesse senza storie, rendendo quel contatto più intimo e passionale.
"Okay, ragazzi, non vorrei separarvi ancora, ma.. contegno" Scherzò l'angelo.

Il maggiore si riscosse, guardando suo fratello con occhi incantati.

"E' ora di tornare a casa" Sussurrò sulle sue labbra, unendole una seconda volta.


Dean, successivamente, si avvicinò a Castiel, abbracciando anche lui.

"Non so davvero come ringraziarti" Gli sorrise.

"Continua a fare il tuo lavoro" Disse Castiel, dandogli una pacca sulla spalla.

Anche Sam ringraziò l'angelo, carico di riconoscimento. Dovevano tutto ai piani alti, adesso.

Quando Castiel sparì, Dean prese per mano Sam, accompagnandolo alla macchina.

***

Ritornarono in città un paio d'ore dopo.

Trovarono Bobby, Melinda e Jim, seduti fuori il negozio di antiquarato. Le facce serie e preoccupate.

Il primo a scendere fu Dean. Uno smagliante e sorridente Dean Winchester. Melinda aggrottò le sopracciglia, chiaramente confusa.

Qualche secondo dopo, uscì anche Sam.

Tutti i presenti erano completamente scioccati. Jim si alzò, mormorando un "questo è troppo anche per me, scusate" prima di tornarsene dentro.

Bobby li guardò. Uno sguardo diviso tra l'incredulità e la sorpesa. Lasciò per un attimo perdere tutte le domande, prendendo il suo figlioccio tra le braccia.

"Bentornato, ragazzo" Sussurrò contento, per poi prendere da parte Dean.  "Dimmi che non hai fatto nessun patto, Dean. Giuramelo" Ordinò preoccupato.

Il sorriso di Dean si accentuò ancora di più.

"Nessun patto, Bobby, solo un enorme favore dai piani alti" Esultò raggiante.  

***

Il pomeriggio passò in fretta. Tutti i presenti diedero il ben tornato a Sam. Chi contento, chi incredulo e chi ancora confuso, ma tutti felici.

Sam ci aveva messo il tempo di un minuto a farsi amare e quello ne era la prova.

Bobby tornò a casa sua la sera stessa, mentre Melinda intimò ad entrambi di tornare a fargli visita. Era certa che le sarebbero mancati.

Finiti i convenevoli, i fratelli Winchester, rientrarono in macchina.

"Direi che dobbiamo prenderci due giorni di ferie" Sospirò Sam, allungandosi sul sedile. Azzardò persino ad incrociare i piedi sul cruscotto.

"Ehy, ehy, ehy, Swayze dei poveri, togli immediatamente i piedi da lì" Ordinò perentorio il biondo, fingendo di guardarlo male.

Sam gli fece il labbruccio, prima di scoppiare a ridere fragorosamente.

"Swayze dei poveri?" Lo apostrofò, alzando un sopracciglio.

"Bè, sì. Hai fatto come Sam in Ghost. Sei uscito dal tuo corpo e gironzolavi intorno a me come un perfetto innamorato, vi chiamate anche con lo stesso nome!" Spiegò, sorridendo soddisfatto.

"Quindi... tecnicamente tu facevi la parte di Molly>> Constatò ridendo, guardando suo fratello con incredulità.

Dean aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse subito dopo quando si rese conto di essersi messo in trappola da solo.

"No.. io.." Provò a rimediare, tenendo gli occhi fissi sulla strada per non guardare Sam. "Oh, ma sta zitto!" Borbottò imbarazzato, parcheggiando l'Impala davanti ad un altro motel.

Uno più nuovo, più curato.

"Potresti farmi star zitto tu" Ammiccò il castano, facendogli un occhiolino.

Dean non se lo lasciò ripetere due volte. Uscì dalla macchina e si fiondò all'interno dell'albergo.

Sam rideva sommessamente, scuotendo la testa. Per sbrigarsi si era dimenticato anche le chiavi in macchina.

Le prese, uscendo anche lui. Chiuse l'auto, seguendo il fratello maggiore.

Quando entrò, Dean lo prese per mano e lo accompagnò nella loro stanza. Una matrimoniale singola.

Appena varcata la soglia della camera, Dean si riappropriò delle sue labbra. Lo spinse dolcemente sul materasso, sdraiandosi sopra di lui.

Sam lo accolse volentieri, divarigando le gambe per aiutarlo a mettersi più comodo. Il maggiore lo baciò con più passione, mentre l'altro circondò il suo collo con le braccia. Intrecciò le gambe al suo bacino, dimininuendo ancora di più la distanza tra di loro.

Passarono tutta la notte a conoscersi con più intimità. Ad assaggiarsi, a toccarsi, ad amarsi. Entrambi con la consapevolezza di esserci. Entrambi con la promessa che questa volta sarebbe stato per sempre, come nelle favole. La loro favola. "Finché morti non li separi.. o forse no!"

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