Dieci vampiri solo per me

di I_love_villains
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il gioco della bottiglia ***
Capitolo 2: *** Shopping con Kanato ***
Capitolo 3: *** Gattina Masochista ***
Capitolo 4: *** Ottimismo ***
Capitolo 5: *** Halloween ***
Capitolo 6: *** Perseveranza ***
Capitolo 7: *** Patti chiari amicizia lunga ***
Capitolo 8: *** Richter ***
Capitolo 9: *** Neve rossa ***
Capitolo 10: *** Ringraziamento ***
Capitolo 11: *** La mia peggior nemica ***
Capitolo 12: *** Dolcezza ***
Capitolo 13: *** Una sposa ***
Capitolo 14: *** Un sacrificio ***
Capitolo 15: *** Dodici giorni al Natale ***



Capitolo 1
*** Il gioco della bottiglia ***


Alla fine, Dory aveva deciso di restare con i vampiri anche quando era sparita la minaccia dei fondatori, a patto che loro rispettassero tre sue condizioni: poteva andare a trovare la sua famiglia quando voleva, dovevano fare i turni per succhiarle il sangue e infine Sakamaki e Mukami non dovevano più lottare per il suo possesso, visto che lei avrebbe passato una settimana in una villa e la successiva nell’altra. Le condizioni furono giudicate accettabili. La ragazza cercò di far scomparire i dissapori fra le due famiglie organizzando una cena in compagnia, anche se furono Reiji e Ruki a cucinare.
Tale cena era quasi finita, ma due dei commensali erano già in piedi e si squadravano con rabbia, occhi smeraldini fissi in occhi nocciola.
“Io reggo senza alcun dubbio più di te, Senza-Tette!”
“Ti sfido, faccia da schiaffi!”
“Come osi, preda?!”
“Se ti scandalizzi per questo figuriamoci ora!”
Dory lanciò in faccia ad Ayato la sua fetta di torta, sporcandolo così di panna.
“Senza offesa per la tua cucina, Ruki.”
“Figurati” fece il vampiro, continuando a mangiare impassibile.
“Ma tu vuoi proprio finire male!” gridò Ayato dopo essersi ripulito.
“Pensa a rimediare la materia prima, non mi sembrate riforniti di alcool.”
“Infatti temo sia insufficiente per la vostra sfida” si intromise Reiji. “Non che vi avrei permesso di farla, comunque.”
“Non mi serve il tuo permesso” replicò il rosso.
“Noi allora ce ne andiamo ...” disse Kou.
“No, dai, ci deve essere qualcosa che possiamo fare” esclamò Dory. Si guardò intorno in cerca di ispirazione. “Ma certo, sarà lo stesso una sfida! Conoscete il gioco della bottiglia?”
La maggior parte dei vampiri scosse la testa.
“È facile: chi fa girare la bottiglia obbliga chi viene scelto a fare qualcosa.”
“Interessante” ghignò Ayato.
“Io ci sto” si aggregò Laito.
“Passo.”
Shuu si alzò e si andò a stendere in salotto. Anche Reiji, Subaru e Ruki decisero di non partecipare. Tutti gli altri si sedettero per terra, in cerchio.
“Comincio io” affermò Ayato sottraendo la bottiglia dalle mani di Dory. La fece girare.
“Ma che cavolo!” si lamentò la ragazza, mentre il vampiro sogghignava malevolo.
“Vediamo un po’ ... fammi succhiare!”
“Wow, che fantasia” commentò lei delusa.
Ayato le morse la gola e succhiò soddisfatto. Dory tornò al suo posto. Fu il suo turno di far ruotare la bottiglia. Uscì Laito.
“Oh, adesso mi diverto io. Fammi uno spogliarello!”
“Vi prego, non l’ha detto” fece Yuma, quasi disgustato.
“Non mi deludi, puttanella.”
Laito si alzò e si allontanò dal gruppo. La giovane accese lo stereo acquistato di recente, inserì il CD giusto e nella villa si diffuse You can leave your hat on. I maschi distolsero lo sguardo dal vampiro che, a ritmo di musica, si sfilava un capo di vestiario dopo l’altro e lo lanciava a Dory. Quando Laito si slacciò la cintura, Azusa iniziò a preoccuparsi.
“Eve ... non gli hai detto quando smettere. Fallo ... prima che si tolga le mutande.”
“Ma Laito non indossa le ...”
I pantaloni si abbassarono. L’urlo di felicità della ragazza fu soffocato da quello di ribrezzo degli altri vampiri, che si voltarono o si coprirono gli occhi.
“Bravissimo!” si congratulò Dory applaudendo. “Bis!!”
“Rivestiti, maledizione!” intimò Ayato al fratello.
Laito obbedì, ridacchiando. Esitò a far girare la bottiglia.
“Però, a me interessa obbligare solo te” disse lascivo alla giovane.
“In effetti, anche io ho obblighi solo per te, Gattina Masochista.”
“Chi è d’accordo nell’obbligare solo Senza-Tette?” colse la palla al balzo Ayato.
Tutti i partecipanti alzarono la mano, tranne una.
“Ma dai! Ragazzi, non vale!”
“Di che hai paura?” la provocò il rosso.
“Di niente” rispose prontamente lei, reggendo il suo sguardo. “E va bene. Significa che alterneremo i vostri obblighi ai miei.”
“Puttanella ... bacia chi non sta giocando.”
Dory sbuffò. Era ovvio che prima o poi avrebbe baciato qualcuno. Il più vicino era Shuu. Con ancora indosso il cappello e il boa piumato di Laito si avvicinò al bell’addormentato e lo baciò sulla guancia. I lisci capelli neri legati in due codini lo sfiorarono, così come i lacci della felpa bianca e rosa che indossava sopra jeans sbiaditi. Il biondo continuò a fingere di dormire. La ragazza si fece coraggio. Salì le scale, bussò alla camera di Reiji e quando lui aprì gli tirò la camicia e lo baciò velocemente.
“Prenditela con i tuoi fratelli!” si scusò in fretta prima di chiudergli la porta in faccia.
Corse via, nel caso lui la volesse punire in qualche modo. Udì le risate degli altri e non riuscì a trattenersi. Sghignazzando, trovò Ruki, intento a leggere un libro.
“Non stavi giocando con gli altri?” le domandò senza alzare lo sguardo.
“Infatti. È per questo che sono qui. Scusa ...” si chinò e gli stampò un bacio sulla guancia.
Mancava solo Subaru. Lui stava prendendo a pugni un sacco da boxe.
“S- Subaru ... sai già che quelli di là sono dei bastardi, eh?” chiese lei sondando il terreno.
“Mh. Che vuoi?”
“D- devo darti un bacio ...”
“No ...”
“Ma mi hanno obbligata! Dai, non vuoi che Ayato abbia la meglio, vero? Poi magari lo appendi al posto di questo sacco, ma ...”
“Quanto la fai lunga. Muoviti.”
“Grazie.”
Dory lo baciò e tornò di corsa dagli altri.
“Bene, vediamo su chi mi devo sfogare.”
La bottiglia puntò Kou.
“Vediamo un po’ ... tu canti, eh?”
“Lo sai.”
“Sì. E balli anche ...”
“Posso suggerire, visto che dopo toccherebbe a me?”
“Sentiamo.”
“Balliamo insieme e le canzoni le scegli tu.”
“Un paio andranno bene.”
“Di più. Quattro.”
“Va bene.”
Dory si diresse nuovamente allo stereo, ma stavolta collegò le casse al suo MP3. Selezionò quattro brani. A lei piaceva ballare, però essere osservata la imbarazzava. Cercò di ignorare gli altri mentre ballava con Kou. Con Livin’ la vida loca e You spin me round non ci furono problemi. Al terzo brano, The vampire club, il biondo si avvicinò di più e, inavvertitamente, una mano finì sul sedere. Subito partì uno schiaffo.
“Ahio! Gattina Masochista!”
“Tieni le mani a posto!”
“Senza-Tette ha i riflessi pronti” rise Ayato.
“Dovresti saperlo, visto che ti ho dato una mmmh mmh.”
Il vampiro le mise una mano sulla bocca per farla tacere. Lei gli scoccò un’occhiataccia.
“Ora sono curioso” intervenne Yuma.
“La prima sera gli ha dato una ginocchiata nelle palle” rispose Shuu, senza aprire gli occhi ma con un sorrisetto sulle labbra.
“E che cazzo, Shuu!” si lamentò Ayato, lasciando andare Dory, che rise assieme a Yuma, Kou e Laito.
“Eve, perché con me non lo hai fatto?” domandò Azusa. Questo fece ridere anche Ayato.
“Perché non mi trovavo nella posizione giusta ... zitti tutti, adoro questa canzone!”
Mentre discutevano era partita Wolf in sheep’s clothing. La ragazza ballò da sola, dimenticando Kou e gli altri e canticchiando il ritornello. Quando finì la musica si rese conto di ciò che aveva fatto. Spense l’apparecchio, rossa.
“Voglio vederti saltare così anche a letto, puttanella.”
“Ci vai a letto insieme, eh? Questo spiega tutto ...”
“Tutto cosa, Yuma?” fece Dory con tono inquisitore.
“Limitiamoci a quello schifo di prima che è meglio.”
“Non tutti sono degli intenditori …” borbottò Laito.
“Riprendiamo …”
Prima che toccasse di nuovo a Laito, Ayato soffiò sulla bottiglia, che indicò Kanato.
“Ehm … mangia la torta avanzata.”
Il viola era stato stranamente silenzioso e ciò la inquietava. Kanato spazzolò il dolce. Tornò a sedersi fissandola.
“Devi dire la verità … vero che ti piace di più se ti succhio io il sangue?”
“I- io ... a me non piace quando lo fate. Nessuno di voi.”
Dory girò la bottiglia prima che ci fossero altre repliche.
“Azusa. Tu puoi sparecchiare.”
“Davvero? Che fine hanno fatto gli obblighi belli?” la riprese Ayato.
“Magari li tengo in serbo per chi se li merita.”
Azusa sparecchiò la tavola lentamente.
“Eve …” disse quando ebbe finito, “qual è il soprannome che ti piace di più?”
“Eve.”
“Non è un soprannome, è un altro nome!” obiettò Ayato.
“E allora? Di certo non scelgo il tuo!”
“E perché mai?”
“Perché è un insulto! Lo sono tutti … tranne forse Gattina Masochista …”
“Perché scegli quelli dei Mukami?” la rimproverò Kanato.
“Che ci posso fare … preferirei essere chiamata Dory, ma …”
“Io ti chiamo Dory!” esclamò Kanato.
“B- bene, ti ringrazio” fece la giovane con un sorriso forzato. “Beh, Yuma, manchi solo tu. Dà un pugno ad Ayato.”
“Ma non è …”
La protesta del rosso fu bloccata sul nascere: Yuma obbedì in un lampo. Ayato lo guardò irato, massaggiandosi la nuca.
“Scrofa, voglio che la finiamo qua.”
“Va bene. Ci vediamo a scuola.”
I Mukami recuperarono Ruki e se ne andarono.
“Uff, era iniziato così bene e poi hai rovinato tutto” si lamentò Ayato.
“Io mi sono divertita. Se tu non lo hai fatto che mi importa.”
Il vampiro la attirò a sé.
“Preda, non esagerare con tutte queste arie.”
Dory rimase zitta, però non aveva paura come i primi giorni.
“Ti dispiace? Io e la puttanella abbiamo da fare.”
Ayato la lasciò andare.
“No, Laito, scusa.”
La ragazza gli consegnò cappello e boa e corse in camera.
Sento che sto facendo la cosa giusta ... Cari vampiri, ormai non vi libererete più di me!

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Capitolo 2
*** Shopping con Kanato ***


Dory frequentava la stessa scuola dei vampiri, come voluto da Reiji e da lei stessa. Per fortuna in classe con lei non c’era nessuno di sua conoscenza. Sbadigliò. Non si era ancora abituata ad andare a lezione di notte. Il giorno doveva recuperare le ore di sonno e studiare, non aveva tempo per altro. Il fine settimana, invece, cercava di dedicarsi ai suoi hobby. Decise che sarebbe stata una buona idea passare una serata con un vampiro per volta. Era un modo per conoscerli meglio e fare amicizia. Entusiasta, quel sabato pomeriggio si cambiò, indossando una camicia senza maniche a motivi floreali, pantaloncini verdi, scarpe aperte dorate e una borsa bianca. Domandò chi volesse fare shopping con lei, ma solo Kanato si mostrò interessato.
“Quindi … si va al centro commerciale e poi?”
“Poi si guardano le vetrine e si compra ciò che ti piace.”
“Andiamo!”
“Ok, ma ce li hai i soldi?”
Il viola non rispose verbalmente: andò ad infastidire Reiji per farseli prestare. Una volta ottenutoli si incamminarono verso il centro commerciale. Non parlarono molto. Kanato taceva stringendo Teddy e a Dory non veniva in mente niente per cominciare una conversazione.
“Io devo comprare un computer, principalmente. Mentre andiamo guardiamo gli altri negozi e poi ci dirigiamo nel reparto alimentare, ok?”
“C’è tanta gente qui …”
“È normale. Vuoi portare tu il carrello?”
Dory gli mostrò come fare. Kanato mise Teddy dove di solito si fanno sedere i bambini, spinse e iniziò a trovare divertente quella pratica umana. Guardò la ragazza, che osservava la merce esposta nelle vetrine. Lei se ne accorse e gli sorrise, riprendendo poi a guardarsi intorno. Il viola la imitò.
“Salve, ragazzi. Vi interessa un materasso ...”
I due snobbarono uno dei tanti tizi che promuovevano prodotti personalmente.
“Cos’è un computer?”
“Diciamo che somiglia ad un televisore, ma puoi fare molte altre cose oltre che vedere film.”
“Quella scatola con le immagini ... Ayato non me la fa usare e Laito vede cose ...”
“Ricordami di mettere il blocco al digitale” sospirò Dory. “Oh, ecco il negozio di elettronica.”
Ci volle più tempo del previsto. Kanato voleva sapere a cosa servissero i vari apparecchi che vedeva e la minacciava se lei non rispondeva esaurientemente. Finalmente comprarono il computer.
“Aaah! Quel vestito verde è un amore!”
“Una gelateria!”
Il viola trascinò la ragazza lontano dalla vetrina a cui si era incollata.
“Prendimi un gelato!”
“D’accordo. Che gusto?”
“Cioccolato ... e lampone ... e stracciatella ...”
“E ci fermiamo qui, sono solo tre gusti per cono.”
Dory prese per sé un cono alla nocciola. Si sedettero a mangiare su una panchina. La ragazza mangiò con gusto, contenta di vedere Kanato abbastanza felice. Sicuramente il reparto frigo lo avrebbe attratto con i vari dolci a disposizione, poi avrebbero comprato qualche altra cosa zuccherosa e visto i peluche.
Dopo che quelle scarpe saranno mie!” pensò adocchiando due ballerine azzurre mentre buttava il suo tovagliolo.
“Ciao, pupa” la rimorchiò un ragazzo con i capelli impomatati.
“Mh” fece lei poco interessata.
“Che ci fa una ragazza bella come te sola soletta ...”
“Veramente sono qui con mio cugino.”
Il tizio rise passandosi una mano fra i capelli per appiattirli di più.
“Ti piace fare beneficenza, eh?”
“C- come?”
“Ti prendi cura del parente bisognoso. Se ...”
Dory lo allontanò con una spinta.
“Come osi parlare così?!” urlò indignata.
Non badò alle scuse dell’altro. Spinse il carrello, decisa ad allontanarsi subito da quel tipo.
“Che succede? Voglio spingere io!”
La giovane fece prendere il suo posto a Kanato. Presto però le posizioni si invertirono di nuovo: il viola metteva nel carrello ogni tipo di dolce che vedeva, dalla liquirizia al budino.
“Non saranno troppi?” domandò perplessa la ragazza.
“No. Reiji dice sempre di essere troppo occupato per preparare le torte. Ora ho una riserva.”
“Già. E molti prodotti hanno lunga scadenza.”
Il computer venne sepolto sotto i dolci. Kanato non comprò nessun peluche quando venne il momento, anche se osservò molti giocattoli. Da parte sua Dory aggiunse un paio di magliette, una gonna ed una camicia agli acquisti, rinunciando a scarpe e vestito poiché troppo costosi. All’uscita ...
“Dory, cosa significa autistico?” domandò lui, cogliendola di sorpresa.
“Ehm, perché ti interessa?”
“Quello ha detto che lo sono quando siamo passati.”
Kanato indicò il tizio di prima.
“Ma davvero? Aspettami un attimo qui.”
La giovane marciò minacciosa verso il ragazzo.
“Tu! Ti ho detto che mio cugino non lo devi insultare!”
“Hai l’udito fino, bella snob” commentò un compare dell’impomatato.
Dory si accorse che ce n’era un altro, proprio dietro di loro.
O- ops ... perché sono così impulsiva? È un miracolo se sono ancora viva.
“Ehm ... è che non mi piace quando si parla male di lui” disse in tono più mite.
“Capisco, dolcezza. Adesso dammi un bacino.”
“Ma sei matto?!”
“Non urlare, sei fra amici.”
In breve fu circondata.
“Avanti, bellezza. Non chiedo molto” ghignò il ragazzo avvicinandosi al suo viso.
“Dory, perché parli con loro?” chiese Kanato da dietro l’impomatato.
“Oh, la tua cuginetta sta stringendo nuove amicizie.”
“Ehi, John, visto che bell’orsetto ha?”
“Anche lui è tuo cugino?”
Il viola, senza pensarci due volte, afferrò due teste e le fece cozzare una contro l’altra. I due ragazzi si afflosciarono per terra. Il terzo li guardò instupidito prima di darsela a gambe. Dory prese Kanato a braccetto e si allontanò con lui ed il carrello.
“Perché corriamo?”
“Perché la polizia sa essere molto fastidiosa. Però tu sei stato forte, Kanato.”
“Forte?”
“Sì, li hai stesi con un colpo e spaventato l’altro a morte” spiegò lei sorridendo. “La prossima volta ci penseranno bene prima di infastidire qualcuno.”
“Hai detto che sono tuo cugino ...” proseguì lui.
“Sì ... scusa se ti sei arrabbiato, è stata la prima cosa che ...”
“Mi piace. Non ho mai avuto una cugina.”
La ragazza sospirò di sollievo. Kanato si fermò.
“Tu vuoi più bene a Laito, vero?”
“No, non di più” rispose lei dopo averci riflettuto. “Solo che è un bene diverso.”
“Allora okay.”
La discussione sembrò chiusa. Camminarono fino a casa in silenzio.
Quella sera Reiji chiamò Dory nella sua stanza.
“Qunto avete speso?”
“Io duemilatrecentocinquantacinque yen, con la mia carta di credito” proclamò lei fiera. Era la prima volta che spendeva così tanto. Era la punizione per suo padre per averla mandata in un covo di vampiri, seppure involontariamente.
“Vuoi dire che lui ha speso cinquecento yen solo in dolci?”
“A quanto pare.”
Il vampiro la fissò serio.
“Tu non vai più a fare shopping con lui.”
Proprio in quel momento passò il viola. Si soffermò sulla soglia.
“Dory, oggi io e Teddy ci siamo divertiti. Lo rifaremo!”
Se ne andò.
“Beh, non è me che devi convincere” disse la ragazza a Reiji cercando di non ridere.

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Capitolo 3
*** Gattina Masochista ***


Dory si guardò allo specchiò, assicurandosi di non avere niente fuori posto prima di uscire con Azusa. Si aggiustò il foulard in tinta con il vestito arancione affinché non si vedessero i segni dei morsi. Era semplice ed elegante.
Aveva scoperto che al vampiro autolesionista piaceva disegnare, così aveva cercato su internet un museo o una mostra d’arte nei paraggi e ne aveva trovata una nella città limitrofa. A mostra conclusa avrebbero potuto passegiare e mangiare qualcosa fuori. L’unica cosa che la impensieriva era il treno. Finora non aveva visto nessuno di loro salire su un qualche mezzo.
Alla tecnologia si stanno abituando, prima o poi impareranno a guidare ... ed io consiglierò loro che auto comprare. O una moto! Laito che guida ed io che mi stringo a lui …
“Eve” chiamò Azusa, facendola tornare con i piedi per terra.
“Ah, sei pronto.”
“Sì ... ti aspettavo all’ingresso ... ma tu non scendevi.”
La ragazza arrossì per l’imbarazzo.
“Non perdiamo altro tempo.”
Presero il treno, poco affollato, e si sedettero in un vagone vuoto.
“Preferisco teletrasportarmi” disse il vampiro.
“Quello va bene finché siamo soli, ma la gente si spaventerebbe a vederci comparire all’improvviso.”
“Tu conosci questa città?”
“No, ma ho visto come arrivare alla mostra con Google Maps. Al massimo chiederemo informazioni.”
“Eve ... davvero vuoi ...?”
Azusa si interruppe: il controllore aveva chiesto di vedere i loro biglietti.
“Dicevi?”
“Niente ...”
Il viaggio fu breve e non ci volle molto nemmeno per trovare la mostra. Dory ammirò i vari dipinti esposti. Non ci capiva niente di arte, tecnica, stili e tutta quella roba, però la colpiva la bellezza di alcune opere. Incredibile come un disegno astratto potesse apparirle denso di significati. Sbirciò Azusa. Il vampiro si soffermava molto su un quadro prima di passare al successivo.
Ci ho preso di nuovo!” pensò felice la ragazza. Sorrise.
“È bello …”
Dory guardò il dipinto che aveva attratto Azusa. Si trattava di Irjan Moussin.
“Sì. Perché ti piace?”
“Esprime come siamo …soli … tristi … effimeri …”
“L’urlo di Munch …”
“Mh?”
“Quell’uomo grida per questo, no? Questi quadri esprimono molto e forse hanno ragione, ma non per me. Non sono così negativa. Ecco, questo è più il mio genere.”
La ragazza lo condusse davanti ad una perfetta riproduzione dei Girasoli di Van Gogh.
“Ho studiato che i girasoli, dal bocciolo a quelli appassiti, esprimono le fasi della vita, dalla nascita alla morte. Però in una vita ci sono più cicli, dalla felicità all’infelicità. Il giallo è un colore allegro, esprime ottimismo. Ed i girasoli sono gialli ed inseguono il sole, un’altra cosa luminosa. Di notte sparisce, però poi torna sempre.”
“Tu … pensi questo anche se … hai incontrato noi?”
“Certo. Direi che ora sono così” affermò lei decisa, indicando uno dei girasoli sbocciati. “E tu? Da quello che mi avete raccontato, dovresti condividere la mia visione.”
Azusa le prese delicatamente la mano e la spostò verso un fiore appassito, poi verso un bocciolo e fece un cerchio, tornando all’appassito.
“Dai momenti tristi ai felici e così per sempre.”
Dory lo guardò mentre lui rifletteva, pensieroso.
“Sì, quello che cambia è come affronti piaceri e difficoltà. Almeno questo è il mio pensiero.”
Finirono di osservare i dipinti. Una volta fuori, Azusa riprese la conversazione interrotta sul treno.
“Eve … ti piace passare del tempo con me …”
“Sì.”
“Ora … mi conosci meglio … ricordi quelle domande? Puoi rispondere.”
“Quali …? Ah, sì! Sì, Azusa, mi piaci, altrimenti non saremmo diventati amici. Ed è per questo che non posso farti del male, capisci?”
“La pensi come Ruki …”
“Beh, sì. Ho una fame.”
“Anche io …”
Il vampiro le stava guardando il collo, nascosto dal foulard arancione.
“A- ah, quella fame … Va bene, vieni qui” fece lei rassegnata.
Azusa le succhiò il sangue in un vicolo buio, smettendo quando lei cominciò a vacillare. Dory si risistemò il foulard. Quei morsi erano ancora dolorosi, ma li accettava come un pegno da pagare per vivere con dei vampiri. Chi altri si sarebbe potuto vantare di una cosa del genere? Udì un miagolio. Un secondo dopo coccolava una gattina bianca.
“Aw! Chi è la gattina più bella del mondo? Sì che sei tu! Un vero amore!”
“E- Eve …” la richiamò Azusa, imbarazzato.
“Ti piacciono i gatti?”
Ma la gattina era già finita tra le sue braccia prima che potesse rispondere.
“Mi graffia” notò Azusa sorridendo appena.
“Sì, è adorabile! Gli altri Mukami non hanno problemi con i gatti, vero?”
“Vuoi tenerla?”
“Certo! Ma ora vieni, ho bisogno di mangiare. E anche lei.”
Finirono in un McDonald’s. Dory ordinò acqua e un panino al pesce per la piccola, tre hamburger più patatine per sé e solo patatine per Azusa.
“Davvero non vuoi altro?” gli domandò.
“Sì … non mangio queste cose …”
“Lo so, la cucina di Ruki è più sana. Tu che ne pensi, Masochista?”
La gattina aveva già finito il suo pesce.
“Masochista?”
“Kou sarà contento, no?” rise lei.
Allora anche il vampiro sorrise divertito. Sul treno entrambe le femmine si assopirono: Dory sul sedile accanto al suo, Masochista sulle sue gambe. Azusa continuò a farle i grattini. Doveva ammettere che gli stava simpatica. Ed aveva trascorso una bella serata in compagnia di Eve. Si irrigidì quando la testa della giovane finì sulla sua spalla. Il treno si fermò con uno scossone.
“Yawn! Oh … oh, scusa!” esclamò lei svegliandosi di colpo.
“Non fa niente …”
“Ehm” fece Dory imbarazzata. Riordinò i pensieri. “Sai, ho deciso che voi siete tutti miei cugini.”
“Perché?”
“Perché abbiamo un legame di sangue” sorrise lei.
“Gattina Masochista! Azusa!” li salutò Kou.
“Cerchi lei?”
Dory gli mise in braccio la gattina bianca.
“C- come?”
“Beh, è una gattina, si chiama Masochista …”
“Hai uno strano senso dell’umorismo. Che fine fa questa quando te ne vai da quelli?” chiese lui, anche se già gli piaceva. Kou adorava i gatti.
“Me la porto.”
“Può restare” intervenne Azusa. “Masochista …”
Il vampiro depose la micia addormentata su un cuscino.
“L’hai presa per lui, allora” bisbigliò Kou.
“No, ma va benissimo così” replicò sorridendo Dory.



***Angolo Autrice***


Questo è il dipinto che attira Azusa. Gli altri due sono molto più famosi.
Piccola nota: sì, i Sakamaki hanno la limousine, ma Dory non li ha mai visti salirci.
A presto!

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Capitolo 4
*** Ottimismo ***


“Ma cosa diavolo ha Senza-Tette? L’ho insultata e niente.”
“Non lo so, ma sta stirando la stessa camicia da un’ora” rispose Subaru.
“Che Reiji l’abbia fatta impazzire per le sue manie di precisione?” chiese ancora Ayato.
“È così da ieri sera” svelò Kanato. “Dopo che è uscita con Laito.”
“Cos- Che le ha fatto?”
Il viola si strinse nelle spalle e tornò a giocare con Teddy. I due fratelli solitamente si ignoravano, poiché molto diversi, ma stavolta si lanciarono uno sguardo d’intesa. Ghermirono insieme il presunto colpevole.
“Ragazzi, che fate?” domandò Laito, non senza una punta di terrore sotto i loro sguardi minacciosi.
“Sei stato tu a rompere Senza-Tette?” lo aggredì il gemello.
“N- non so di che parli.”
Subaru lo prese per la collottola e si affacciò in soggiorno mostrandogli Dory, poi lo riportò nell’altra stanza.
“Io non c’entro, ha fatto tutto da sola!”
“Tutto cosa?”
“Sapete che sta passando un sabato con ciascuno, no? Ebbene ...”

Il giorno prima, che era appunto sabato, la fanciulla si era svegliata raggiante. Quella sera sarebbe uscita a cena con il suo amore! Il solo pensiero le rendeva piacevoli le faccende di casa che Reiji l’aveva costretta a fare al posto del maggiordomo in ferie. Accese lo stereo e ballando e cantando caricò la lavatrice e spolverò qualche camera. Poi stese i panni. Si comportò da brava ape industriosa fino alle quattro del pomeriggio, quando decise di prepararsi. Si immerse nella vasca da bagno. Doveva essere tutto perfetto. Immaginava di aver fatto del suo meglio: il ristorante era prenotato, il vestito era stupendo e con trucco e gioielli lo avrebbe attratto sicuramente. In senso amoroso, perché fisicamente lo era già. Ma sicuramente una cenetta con l’atmosfera giusta avrebbe risvegliato i suoi sentimenti. Dory si portò le mani al viso per dissipare il rossore.
Basta pensare scene da soap opera” si ammonì. “Laito non è quel genere di ragazzo. In effetti è più un tipo da basta che respira. Però ha accettato l’invito quindi ... speranza sì, illusioni no!
Dory si infilò il vestito, rosso e con una profonda scollatura dietro la schiena, si sistemò i capelli, sciogliendoli una volta tanto, indossò i gioielli, si truccò ed infine si mise il profumo.
Salve, me dello specchio. Se ti somiglio allora sono a posto. Dio, quanto sono agitata. Inspira ed espira, Dory. Avete già mangiato altre volte insieme. Se non si innamora oggi ci saranno altre occasioni.
Un po’ più fiduciosa, la ragazza scese in salotto.
“Dory, vuoi guardare il film con me?” la invitò Kanato.
“Non posso, esco con Laito.”
“Lo vediamo quando torni?”
“Forse ...”
“Salve, puttanella. Ci siamo messi in ghingheri, eh?”
“Anche tu stai benissimo” esalò lei, mangiandoselo con gli occhi.
“Si va, allora” sorrise malizioso lui.
Dory annuì. Si aggrappò al suo braccio. Grazie al teletrasporto furono in città in un attimo. Dopo qualche metro la ragazza trovò il coraggio di guardarlo. Il vampiro non si curava di lei: il suo sguardo vagava sulle donne in prossimità del suo campo visivo, con cui flirtava brevemente. Questo la avvilì non poco.
Calma, Dory ... non siete ancora arrivati ... andrà tutto bene ...
Furono accolti dal maitre, che li accompagnò al loro tavolo e servì i menù. Un cameriere versò loro del vino.
“Grazie” fece Laito a suo agio.
Prese il calice e sorseggiò la prelibata bevanda. Dory aprì il menù.
“Bistecca?” gli chiese.
“Al sangue” confermò lui.
Lei ridacchiò. Smise vedendo che Laito flirtava a distanza con le donne in sala.
“Ehm ... che ne pensi di questo posto?”
“Non sembra male. Se il cibo è buono potrei venirci per trovare prede.”
“C- che bella idea ...”
Il maitre accolse le loro ordinazioni.
“Di’ un po’, puttanella, come mai hai deciso di venire qui?”
“Per fare qualcosa di diverso ... l’ho preferito al cinema.”
“Hai sborsato di più.”
“Sì, spero che ne sia valsa la pena. Mentre aspettiamo ...”
“Approfondiamo quel discorso sulla prima volta?”
“Come?”
“Hai detto che non sono stato la tua prima volta.”
“Uscivo con uno, l’estate scorsa. Era caruccio, ma niente di che.”
“Quanti altri ci sono stati?” domandò Laito ammiccando. “Voglio tutti i particolari.”
“Nessuno. Con gli altri ragazzi non l’ho mai fatto e con lui solo tre volte” rispose lei, rossa.
“Niente di ... audace?”
“Cambiamo argomento, sì?”
“Con me le faresti?”
Per te farei qualsiasi cosa, però ...” pensò lei.
“No” fece ad alta voce, scandalizzata. Lui rise.
“La tua bocca dice no, ma i tuoi occhi dicono sì.”
“Laito, sai che vengo a letto con te solo perché sei tu, vero?”
“Lo so, sono il più figo.”
“Già, ma volevo dire che per un altro non lo farei ... capisci?”
“Dopo aver provato me è normale.”
“Anche prima! Non lo avrei fatto! E le altre donne. Fa piacere essere con un ragazzo che viene ammirato ...”
“Vado via come il pane.”
“Ok, mi arrendo.”
La bistecca fu servita. Dory giocherellò con il cibo, mortificata.
Non ci arriva. Dannazione, che sia davvero una stupida, come dice Reiji? O hanno ragione Azusa e Kou e sono una masochista? Proprio di lui mi dovevo innamorare! Il vampiro playboy!
Laito nel frattempo aveva richiamato l’attenzione di una cameriera e ci conversava amabilmente.
Perché? Cosa ho fatto di male? Non potevo prendermi una cotta per qualsiasi altro? Stupido amore!!
La giovane scostò il piatto e si alzò, senza accorgersi di avere le lacrime agli occhi.
“Dove vai, puttanella?” le domandò il vampiro, una mano stringeva la forchetta, l’altra un fianco della cameriera.
“V- vado fuori. C- ci vediamo a c- casa, scusa.”
Ed era corsa via, piangendo. A poco a poco aveva rallentato. Una volta rientrata a casa Kanato le aveva chiesto se volesse vedere qualcosa con lui. Dory aveva annuito meccanicamente. Il vampiro aveva compreso subito che qualcosa non andava e ne aveva avuto la certezza quando, a fine film, la ragazza era rimasta seduta a guardare il televisore spento. Le aveva agitato una mano davanti la faccia, allora lei si era riscossa e gli aveva augurato la buonanotte.

“Così io sono rimasto con quella biondina svampita e lei è tornata. Stamattina ha detto che era tutto a posto, ma non poteva parlare con me perché aveva un sacco da fare” concluse Laito.
“Donne, chi le capisce” fece Ayato.
Subaru si stupì di avere due fratelli così imbecilli, ma non commentò. Tornò in camera sua: almeno sapeva che la preda non aveva niente di grave. Prima o poi si sarebbe ripresa.
Dory passò per l’ennesima volta il ferro da stiro sul colletto della camicia. In testa aveva un turbine di pensieri, come palle da biliardo si aggiravano per la sua mente senza che riuscisse a farle andare in buca. Qualcuno le cinse la vita. Lei si voltò spaventata e premette un pulsante sul ferro come se fosse uno spray al peperoncino. Una nuvola di vapore caldo circondò Shuu.
“Ma sei matta?!” gridò lui agitando le mani per scacciarlo.
“Tu te ne vieni così all’improvviso!”
Shuu indietreggiò fino alla parete ed incrociò le braccia.
“Così … anche tu cammini. Non ti aveva mai visto in piedi finora, al massimo appoggiato … come adesso.”
“Che hai?”
“Che ho?”
“La battuta era giusta, ma il tono no” osservò lui.
La ragazza lo guardò titubante.
“Cosa vuoi?”
“Ieri hai messo musica a tutto volume per gran parte della giornata, se devi fare lo stesso metti questi brani.”
Il vampiro le tese l’MP3.
“Grazie … non mi va molto però. Non la tua musica, intendo in generale. Oggi sono …”
Si interruppe, non sapendo come proseguire. Si girò verso l’asse da stiro e riprese il suo stirare meccanico.
“Giù di corda, direi. Io metterei la musica … e passerei ad un’altra camicia.”
Dory si voltò, ma lui era sparito. Sospirò. Che stava facendo? Stava volutamente rimandando di ripensare alla sera prima. Posò il ferro e si diresse verso le casse.
È colpa mia, che non seguo i miei consigli. Non lo sapevo già di non illudermi? Certo, è stato peggio di quello che pensassi, però … Basta dargli così tanta importanza! Si vede che non era quello il momento giusto! Com’è che si dice? Sarà quel che sarà!
La musica si diffuse, e col passare del tempo il volume si alzò. Verso l’ora di pranzo Dory ci aggiunse la sua voce … ed aveva stirato tutti i panni.

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Capitolo 5
*** Halloween ***


Masochista saltò in grembo a Dory, richiedendo l’attenzione della ragazza, che fu più che felice di concedergliela.
“La mia cucciolina!” esclamò felice cominciando le coccole.
“Non avevi detto di volermi aiutare?” la rimbeccò Yuma.
“Non ti aspetterai che io riesca a sollevare una di quelle zucche. Sono enormi.”
“Scommetto che non ti farai problemi a mangiarle però, eh scrofa?”
“Vero.”
“Raccogli le patate” le ordinò il castano lanciadole un cestino.
“Ok ... Senti, con le zucche intendi anche decorare la villa?”
“No.”
“Farci un costume?”
“No, ma posso sempre ficcartene in testa una.”
“Che gentile. No grazie, ho già pronto il mio costume.”
Mentre discutevano Dory aveva deposto la gattina e si era messa a raccogliere i tuberi.
“Quindi vai a quella festa ...”
“Certo che sì! Tu no?”
“È Kou che ci costringe.”
“Beh, fa bene. Maschere e musica e horror: sarà divertente!”
“Bah.”
“Oh, dimenticavo i dolcetti! Kou ha detto che saranno il buffet.”
Yuma posò la zucca in una cariola.
“Tu hai invitato anche quegli altri, vero?”
“Sì, ma non so se verranno. Sarebbero dei voti in più ...”
“Voti in più? Partecipi a quel concorso per diventare idol?”
“Già, perspicace vampiro. È solo per giocare, comunque. Mi piace cantare e sarò travestita, quindi ci provo.”
Tacquero. Masochista si strusciò contro Dory e le fece le fusa. La giovane le fece qualche carezza. Lavorare nell’orto le piaceva. Le sembrava di tornare indietro nel tempo, chissà perché. Forse fra i suoi avi c’erano dei contadini. Iniziò a piovigginare.
“Dove scappi? Queste patate non si porteranno dentro da sole.”
“Ma non mi voglio bagnare.”
“Ah, se è questo il problema.”
Il vampiro si avvicinò a lei e prima che Dory potesse davvero scappare se la caricò in spalla come un pompiere.
“Che fai, Yuma? Yuma! Mettimi giù! Eddai!” gridò lei con tono arrabbiato, anche se rideva. Quando capì dove la stava portando agitò braccia e gambe. Senza successo. Finì nella fontana.
“Etciù! Se mi ammalo giuro che ti ammazzo!”
La giovane corse in casa, completamente fradicia. Yuma sorrise. La solita Eve. Più tardi rientrò anche lui, portando gli ortaggi in cucina.
“Scrofa! Devi pulire le …”
“Sono qui, non urlare” lo bloccò Dory.
Si era cambiata, ma teneva ancora in braccio Masochista. La lasciò andare di buon grado per raschiare le patate. Ruki voleva fare le crocchette e lei ne era ghiotta. Yuma lo sapeva, per questo non trovò strano il fatto che la ragazza non protestasse.
Anche quella sera Kou cercò di incrementare la sua porzione servendosi in abbondanza dal piatto centrale. Yuma gli bloccò il polso, pronto ad intervenire. Dory lo precedette.
“Kou, ho diviso con le carote le porzioni. Fai il bravo.”
Il biondo la guardò confuso. Lei gli strizzò l’occhio. Lui si strinse nelle spalle e obbedì.
“Ma guarda, a lei dai retta e a me no? Sono offeso” scherzò il castano, iniziando a mangiare.
“Hai fame anche tu, tesorino della mamma?” fece Dory versando il latte per Masochista.
“Potresti smetterla di fare quella voce quando le parli?”
“No.”
“Scommetto che pensa che sei un’idiota.”
Dory lasciò perdere e mangiò anche lei. Ogni tanto alzava gli occhi dal suo piatto per sbirciare Yuma. Si coprì la bocca con la mano, nascondendo un sorrisetto che proprio non riusciva a contenere.
“Ti vedo accaldato, Yuma. Non la vuoi un po’ d’acqua?”
“N- no” disse lui.
La bocca gli bruciava. Quella scrofa aveva aggiunto del peperoncino alle sue crocchette, ma non le avrebbe dato nessuna soddisfazione!
“Davvero? Ma è così rinfrescante! Certo, le giornate non sono più molto calde, però un bel bicchiere è sempre tonificante! Specialmente se si ha la bocca secca, poi! È …”
Il vampiro afferrò la caraffa d’acqua e bevve avidamente. Dory e Kou scoppiarono a ridere, mentre Ruki e Azusa cercarono di ignorarli, anche se sorridevano. Sapevano che sotto quei dispetti non si nascondeva nessuna reale antipatia. Yuma distese un braccio per afferrarla, ma lei lo schivò.
“Te lo meriti e lo sai!”
“Tu in cucina non entri più!”
“Ehm … ok” disse Dory stringendosi nelle spalle.
“Domani … da cosa vi travestite?” domandò Azusa.
“Sorpresa!” esclamò lei.
Infatti il giorno dopo ognuno andò a cambiarsi e rivelarono i loro costumi solo prima di uscire. Ruki si era travestito da demone, Yuma da zombie, Kou da gatto nero, Dory da Yuno Gasai e Azusa indossava una semplice maschera da zucca.
“Pfft, e tu speri di vincere il concorso? Racchia come sei è già tanto se ti fanno partecipare.”
“Quando avrò bisogno di una dose di autostima mi rivolgerò a te, Yuma. Ora possiamo andare?”
Una volta arrivati alla festa, Kou salì sul palco assieme ai suoi colleghi. Con disappunto dei Mukami tre Sakamaki erano presenti al party: Ayato travestito da re, Kanato da diavoletto e Laito da moschettiere. Dory lo guardò incantata mentre si avvicinava, poi chiuse forte gli occhi e li riaprì sorridendo a tutti e tre.
“Ciao. Sono felice che siete venuti.”
“Da chi diavolo sei vestita?” la accolse Ayato.
“Da Yuno Gasai, ignorante.”
“Indovina di cosa sono il re.”
“Quanto volgare devo essere?”
“Ho proprio sete ...” sibilò il rosso. Non che fosse vero, ma intendeva zittirla.
Dory si rivolse a Kanato: “Stai davvero bene con quel costume.”
“Grazie. Hai visto Teddy?”
“È un zuccotto molto carino. Tu balli?”
“No ...”
Il viola si diresse deciso verso il buffet.
“Non si schioderà da lì, vero?” domandò ai fratelli rimasti ... che intanto era diventato uno, poiché Laito era andato a molestare un paio di ragazze.
“Già. Lascia perdere quelli e vieni con me.”
“Non posso, mi esibisco anche io.”
“Davvero? Ci sarà da ridere allora” ghignò Ayato.
“La fiducia che avete in me mi commuove” fece lei, sarcastica. “Vado, magari dopo balliamo.”
Il conduttore presentò lei e altre venti ragazze. Dory riuscì a passare il primo turno cantando Pretty little psycho.
“Sì, un passo l’ho fatto!” esultò.
“Su psycho sono sicuro, magari ci sta anche il little, ma pretty?” la sfotté Yuma.
“In pista!” lo prese alla sprovvista Dory.
Gli afferrò un braccio e riuscì a trascinarlo in mezzo ad una folla di umani che avevano iniziato in quel momento ad ammassarsi e ballare. Il vampiro incrociò le braccia, scocciato.
“E dai, prendi esempio da Kou.”
Il biondo era circondato da fan miagolanti e ballava in mezzo a loro.
“Tsk.”
La ragazza sbuffò, gonfiando le guance come un criceto. Kanato e Azusa non volevano o sapevano ballare, Kou era impegnato e Yuma faceva l’idiota ...
Bene, scartiamo anche Laito. Lui deve invitare me! Gli altri due ... ehi, ma mica devo ballare per forza con uno di loro.
Assunta questa consapevolezza, Dory ballò da sola come altri ragazzi. Ricominciò la gara. Passò anche il secondo turno con Smoke and Mirrors.
“Bravissima, la nostra Yuno. L’applausometro non mente mai. Dicci, il tuo fidanzato si deve preoccupare?”
“Non ce l’ho il ragazzo” replicò lei arrossendo.
“Una ragazza bella e talentuosa come te è single? Ma ti prendo io!” commentò il presentatore facendo ridere il pubblico.
“La ringrazio, ma io amo solo Yukki!” esclamò Dory rimanendo fedele al suo personaggio.
Scese dal palco accaldata. Bevve del punch per rinfrescarsi e si accorse che, dopo varie nightcore e canzoni rock, era stato messo un lento. Si guardò intorno: a seconda del loro carattere, i suoi vampiri cercavano di confondersi con la tappezzeria o ballavano con qualche bella ragazza. Incrociò lo sguardo di Ruki, che le tese la mano. Sorpresa ma lusingata, lei la afferrò e si lasciò condurre in pista. Stare fra le sue braccia non era male, la cosa la imbarazzava anche, ma avrebbe preferito che a cingerla forse un certo rosso con occhi verdi. Ruki si assicurò che nessuno li stesse osservando, poi si insinuò nella modesta scollatura della ragazza e bevve qualche sorso.
“M- ma che fai? E se ti scoprono?!” si agitò la giovane.
“Avrai mentito riguardo al ragazzo” rispose serafico lui.
“Ah ah ... che spiritoso.”
Dory non riuscì a passare la semifinale.
“Uff, si vede che Wolf in sheep’s clothing rende meglio se cantata da un maschio” commentò mettendosi in bocca un lecca-lecca, un po’ delusa.
“Sei stata brava, Eve” la consolò Azusa.
“Grazie Azusa.”
“Io ti avrei fatta vincere” intervenne Kanato.
“Aw, sei dolce a dir ...”
Ayato le ghermì il polso e la trascinò fra le danze.
“Ehi, stavo parlando!” protestò vivacemente lei.
“Adesso stai con il sottoscritto!”
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Uff, va bene. Vediamo di cosa sei capace.”
Seguivano il ritmo di I’m the purple guy. Dory si divertiva a canticchiare alcuni versi e doveva ammettere che Ayato se la stava cavando bene. E non la stava importunando, il che era un miracolo.
“Ma chi è questo Purple Guy?”
“Ti farò giocare a FNAF” rise lei. “Vampiro contro animatronics!”
“Mi è venuta sete, sul serio stavolta” le sussurrò all’orecchio Ayato.
“Beh, qui hai una vasta gamma di scelta.”
“Ma il tuo sangue …”
“Non è il tuo turno, Ayato!”
“Cosa vuoi che mi importi? Potrei succhiare qui davanti a tutti.”
“Sono stanca.”
Dory si fece largo tra la folla, maledicendo la sua infantilità. Il vampiro la abbracciò da dietro.
Non volevo questo rosso con gli occhi verdi!” si lamentò mentalmente lei.
“Sappi che se te ne vai è solo per il volere del sottoscritto.”
Ayato la spinse via. Dory vacillò ma riuscì a non cadere. Ora non desiderava altro che andarsene. Aspettò con impazienza che venisse premiata la vincitrice – una ragazza travestita da Jeff the killer – e si avvicinò ad Azusa.
“Andiamo? Muoio di sonno.”
Il vampiro fece un cenno a Ruki per fargli capire che loro tornavano già a casa, poi si incamminò con la ragazza e quando furono distanti da sguardi indiscreti si teletrasportò nella villa con lei.



***Angolo Autrice***

Ecco i Mukami:



I gemelli:



E naturalmente Dory XD

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Capitolo 6
*** Perseveranza ***


Dory si svegliò di colpo. Si mise a sedere, confusa. Strano, non ricorava nulla del suo sogno. Non doveva essere stato bello, però.
“Hai avuto un incubo?” le domandò Laito, steso al suo fianco.
La ragazza non era riuscita a proibirgli di dormire con lei, tuttavia si era rifiutata di fare altro. Laito l’aveva assecondata, limitandosi a succhiarle il sangue come i fratelli, con la differenza che lui ci aggiungeva qualche carezza provocante o bacio.
“Sì, credo” rispose lei, ristendendosi.
Il vampiro si girò su un fianco.
“So come scacciare gli incubi ...” disse malizioso, carezzandole un braccio.
Dory rabbrividì di piacere. Lui allora avvicinò il viso al suo e la baciò, senza smettere di carezzarla.
“Sempre se vuoi, naturalmente ...”
La ragazza lo fissò, poi annuì lentamente. Gli sorrise tenera.
Non mi ama, ma ... perché no? Chi si accontente gode e con lui c’è tanto da godere.

Più tardi i pensieri di Dory erano rivolti a Shuu, Subaru e Reiji. Cosa poteva fare con loro? Subaru un po’ la spaventava e non sapeva niente di lui. Reiji preferiva isolarsi in camera sua a leggere. Magari potevano parlare di libri. E con Shuu di musica. Sì, si sarebbe concentrata su di loro quella settimana, la successiva avrebbe pensato anche a Subaru.
“Avanti” disse Reiji, dopo che lei bussò alla sua porta.
Dory passò in rassegna la libreria. Nessun romanzo.
“Ti serve qualcosa?”
“Ah ... ehm ... cercavo qualcosa da leggere, ma non vedo romanzi qui.”
“Infatti non ce ne sono.”
“Oh ... però c’è una scacchiera! Giochiamo?”
Reiji si aggiustò gli occhiali.
“Come, prego?”
“Hai sentito. Non ti va?”
“Non c’è gusto contro di te.”
“Grazie” fece lei senza scomporsi. “Allora dammi il computer.”
“Prenditelo. Immagino che lo userai per qualcosa di improduttivo.”
“La cosa non ti riguarda.”
La giovane prese il PC.
“Aspetta ...”
Lei si fermò sulla soglia. Forse il vampiro avrebbe accettato di fare una partita, pentito della sua maleducazione.
“Ho sete.”
No. Voleva solo bere. Con un sospiro Dory si scoprì la spalla, scostò i capelli e attese che lui finisse. Scese dabbasso di cattivo umore. Prima di tentare con Shuu, accese il computer e avviò il download di FNAF 2. Almeno quella sera si sarebbe divertita con Ayato.
Davanti la camera del biondo si bloccò. Una melodia celestiale proveniva da là dentro. La ragazza si appoggiò alla porta, ascoltando estasiata. Sapeva che al vampiro piaceva la musica classica, ma non che suonasse così bene. Anche quando tornò il silenzio lei rimase appoggiata alla porta, riproducendo le note con la mente per cercare di ricordare la melodia. Così distratta, cadde addosso al biondo non appena lui aprì la porta. Shuu si scansò prontamente.
“Ahi! Potevi avvisare prima di aprire!”
“Non avresti dovuto essere lì.”
Dory si rialzò dolorante.
“Voi non sapete sempre dove sono grazie al sangue o roba così?”
“E allora? Piuttosto, perché origliavi?”
“Volevo bussare, poi però ho preferito ascoltare ... sei davvero bravo!” si complimentò, passando oltre il fatto che l’avesse fatta cadere di proposito.
“Non ti piace un altro genere di musica?”
“Che c’entra? La musica è musica e se è bella piace a tutti.”
“Mh. Ora vai ...”
“Qualcun altro suona?”
“Laito il pianoforte. Kanato cantava. Se non te ne vai ti dissanguo” disse Shuu con lo stesso tono piatto.
“Oh, anche il mio Laito sarà bravissimo, potremmo ...”
L’ultima frase fece breccia. Si allontanò di qualche passo, guardandosi indietro. Shuu richiuse la porta.
Ma perché sono così introversi? O è antipatia? Nah, sono loro, non io. Se sperate che mi arrenda così facilmente sbagliate, carucci.
Ma per quel giorno era abbastanza. I tre Sakamaki più socievoli non erano in casa, quindi dovette stare per conto suo fino a sera. Ne approfittò per studiare.

“Ayato! Ho scaricato FNAF 2!”
“Che?”
Five Nights at Freddy’s 2! Volevi sapere del Purple Guy, no?”
“Sarebbe il personaggio di un videogioco?” domandò lui dando un’occhiata indifferente allo schermo del PC.
“Sì. Su, è un gioco horror, dovrebbe piacerti … o è perché hai paura che non vuoi giocare?” lo provocò lei.
“Tsk. Figuriamoci se il sottoscritto ha paura di qualcosa che non esiste! Fa spazio!”
“Spazio?”
Ayato spostò da sé il computer, mise sul tavolo delle bottiglie di birra e si sedette vicino alla ragazza.
“Avevamo solo rimandato questa sfida, mh?” le ricordò.
“Mh. Idea: beviamo ad ogni jumpscare!”
“Ogni che?”
“Vedrai. Comincia tu.”
Il vampiro cliccò su nuova partita. Ascoltò il Phone Guy distrattamente, controllando le varie sale. Accese e spense un paio di volte la torcia e si infilò e tolse la maschera.
“Non è difficile.”
“Beh, è la prima notte. Diventeranno più difficili proseguendo.”
“E quei cosi non fanno nemmeno paura … ehi, sono spariti.”
“Ora viene il bello. Toy Chica attacca sempre da sinistra, Toy Bonny da …”
“Zitta, non mi serve il tuo aiuto!”
Dory alzò le mani. Sorseggiò della birra, sogghignando: Ayato controllava gli ingressi, ma aveva dimenticato un certo carillon. Infatti …
“E quel coso da dove è sbucato?! Perché ora non riesco a fare più niente?!”
“Sei morto” rise lei. “Ti sei scordato di Puppet.”
“Potevi avvisare!”
“Tu mi hai detto di non volere aiuti! Su, sai che ti tocca adesso.”
“Ah, quello era uno jumpcoso …”
“Jumpscare, sì. Tutta d’un sorso.”
Il rosso aprì una bottiglia e se la scolò.
“Vedremo tu quanto sei brava, Senza-Tette.”
Dory sopravvisse fino alla terza notte, ovvero finché Baloon Boy non ci mise il suo zampino.
“No, non ora! Dannato grassone! Aaah, Foxy!”
Ayato la guardò strano: quando era apparsa la volpe la ragazza aveva urlato, sì, ma come se avesse visto delle scarpe scontate.
“Ti piace quel rottame?”
“Modera il linguaggio! E sì, è il mio personaggio preferito.”
“Pazza.”
Lei lo guardò male. Bevve la birra a grandi sorsi.
Proseguirono così fino a che arrivarono i due gemelli mancanti. Kanato non si interessò e andò a letto, Laito guardò giocare Dory in piedi. Lei perse, ma si consolò abbracciandolo.
“Quanto ha bevuto?” chiese al fratello, che la stava pungolando con una bottiglia vuota.
“Abbastanza. Meno del sottoscritto, comunque.”
“Puttanella, o mi molli o continuiamo di sopra.”
“Ma io ti voglio tanto bene!” esclamò Dory stringendolo di più e dondolandosi contenta.
“Okay …”
Laito la fece alzare, le prese la mano e la portò di sopra. Ayato continuò a giocare da solo.
“Suoni qualcosa al piano? Se Shuu poi suona il violino io posso cantare … come Kou … e siamo una band.”
“Certo, certo … Ecco il letto, hai sonno?”
Dory si sedette, si spogliò come in trance e si mise la camicia da notte altrettanto lentamente.
“Puoi anche restare nuda” fece Laito divertito.
“No … amore … coccole” mormorò lei assopendosi.
Il vampiro la fissò per un po’. Sicuramente voleva dire: non facciamo l’amore, solo coccole. Si stese a sua volta, coprì entrambi con una coperta e si accoccolò meglio vicino alla ragazza addormentata.
Il giorno dopo c’era scuola, ma tanto si andava di sera e la sbronza era già passata. Tuttavia il piano di Dory riguardo i due Sakamaki più anziani subì un ritardo. Dal giorno dopo si insediò nella camera di Reiji decisa ad averla vinta: avrebbero giocato a scacchi! Il vampiro la ignorò, le ordinò di uscire ma alla fine decise di accontentarla. Tanto avrebbe vinto lui ed in fretta, liberandosi della sua presenza. Le concesse i bianchi. La giovane esultò internamente. Fu subito in difficoltà, e Reiji non mancò di farglielo notare.
“Non avevi visto la torre? Credevo che sapessi giocare, almeno, invece muovi i pezzi a caso.”
Ci furono altre frecciatine di quel tipo. Dory strinse i pugni. Non sapeva se il vampiro dicesse quelle cose sul serio o solo per deconcentrarla, ma la stava irritando parecchio.
“Muovi pure ciò che vuoi, la vittoria è mia ormai. Nemmeno un campione potrebbe uscirne.”
La mossa che fece la ragazza lo sorprese. Prese il re e lo posò al centro della scacchiera, in segno di resa.
“Io non volevo vincere, solo giocare” disse. “E non sono stupida! Potrò essere ignorante perché ignoro le cose che sai tu, ma non sono stupida!”
Incredibilmente, non fu costretta a perseguitare Shuu. Fu il biondo ad andare da lei la sera prima che cambiasse villa. Dory era seduta con Kanato e gli stava insegnando due favole cantate: Mademoiselle Noir e La belle et la bete.
“Ti piacciono?”
“Sì, ma sono tristi.”
“Vero ... ora canti tu?”
“D’accordo” acconsentì Kanato dopo averci pensato su.
Il viola rilesse un paio di volte il testo prima di cominciare. Dory lo ascoltò attenta.
“Hai una bellissima voce!” si complimentò alla fine del pezzo.
“Grazie, cugina. Ora ho bisogno di dolci.”
“Ok, ti aspetto qui.”
“È da parecchio che non lo sentivo cantare.”
Dory trattenne bruscamente il fiato. Si voltò di scatto verso Shuu, steso sul divano.
“Mi vuoi fare venire un infarto?!”
“Ascolta questi brani e forse riparleremo.”
La giovane lo guardò confusa.
“Riparlare di cosa?”
“Di musica. Del violino.”
Sparì come era venuto. Dory si strinse nelle spalle e attese Kanato.

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Capitolo 7
*** Patti chiari amicizia lunga ***


“Ti ho passato gli incubi, Gattina Masochista?”
“Mh?”
“Ti sei agitata molto.”
“Sì? Anche Laito me lo ha chiesto, però io non ricordo.”
“Laito ...”
Dory arrossì, ma rispose come se nulla fosse: “Sì, sai che con lui faccio altro oltre che dormire.”
“Già. Invece a me non è mai venuto in mente” ammise Kou, soppesando la questione.
“Nemmeno a me.”
“Ci siamo appena friendzonati?”
“Ufficialmente.”
Risero entrambi con una punta di dispiacere.
Peccato. Kou è bello, simpatico, allegro ... ma non riesco a vederlo come più che un amico. Almeno la stessa cosa vale per lui.”
Il biondo si alzò stiracchiandosi.
“Senti, allora non sogni più quel melo?”
“No. All’inizio lo sognavo praticamente sempre. Ero quasi arrivata a raccogliere una mela, non vedevo l’ora di assaporarla, quando puff. Niente più alberi di alcun genere.”
“Ma incubi sì. Non ricordi proprio niente?”
Dory si concentrò attentamente.
“No” rispose scrollando le spalle.
Più tardi sedeva in soggiorno con Masochista in grembo, intenta ad osservare Ruki leggere. Il vampiro alzò lo sguardo ed incontrò due occhi nocciola che non smisero di fissarlo.
“Vuoi qualcosa?”
“Che leggi di bello?”
“Un libro di magia.”
“Davvero?” si entusiasmò lei.
“Sì. Harry Potter e la pietra filosofale. Ma non credo che leggerò anche gli altri.”
“Ah ... peccato, io li ho letti tutti.”
“Sei annoiata?”
“No, sto pensando che posso fare con te.”
Ruki alzò un sopracciglio, interrogativo.
“Beh, sto cercando di conoscervi meglio. Con Kou e Yuma ci parlo spesso, con Azusa sono andata alla mostra ... Tu vuoi uscire?”
Il vampiro chiuse il libro. Sembrava pensieroso e Dory non lo disturbò.
“Non c’entra con Adam, vero?”
“Eh no. Poi non so nemmeno come mi dovrei sentire da Eve, quindi ... no.”
“E come va con quel Sakamaki?”
“Non va” sospirò lei mogia. “Ma che c’entra?”
“Chiedevo ... cosa proponi?”
“Pizza e cinema?”
“Solo noi? Sembra tanto un appuntamento” fece Ruki, sorridendo al disagio della giovane.
“Non pensarlo così! È un’uscita tra amici!”
“Allora non escludiamo gli altri.”
“Va bene, però se provi a isolarti ti stano e ti tiro i pizzicotti.”
“Questa è una frase da fidanzata” commentò lui riaprendo il libro.
Dory arrossì, ma non replicò.
“Anche i Sakamaki” fece il vampiro dopo un po’.
“Come?”
“Tu cerchi di farci avvicinare. Con la cena, quel gioco, ci definisci cugini ... Perché?”
“Oh, io ...” tentò di spiegarsi lei. “È che non potrei mai scegliere fra voi e loro. Dunque, se andate d’accordo, non capiterà mai che qualcuno mi chieda di farlo. E poi farsi degli amici è sempre una bella cosa.”
“Noi non abbiamo niente contro di loro, è più il contrario.”
“Sì, sì, per la cosa dei purosangue. Ci sono pure in Harry Potter.”
Passò qualche altro minuto di silenzio. Stavolta lo interruppe Dory: “Visto che mi trovo ... posso farti domande vampiresche?”
“No.”
Ruki si era fatto di nuovo taciturno. La ragazza sorrise e lasciò la stanza.

Un paio di giorni dopo ballava con Kou Save the last dance for me nel salotto.
“Caratteristiche per essere Adam: saper ballare” iniziò ad elencare Yuma. “Poi cucinare, visto che la scrofa mangia di tutto …”
“Non credete che scegliere una specie di leader ed il mio fidanzato, futuro marito e padre dei miei figli siano due cose completamente diverse?”
“Ehm … no” le rispose il biondo.
“Con chi altri sta Eve … se non con Adam?” fece Azusa, mentre Masochista giocava con le sue bende.
“No, ok, frenate.” Dory spense lo stereo e si sedette. “Per scegliere un leader ci vuole un minimo di criterio, l’amore invece è irrazionale, cieco. Non è la stessa cosa!”
“Noi sappiamo che Eve sceglierà Adam, non sappiamo come” dichiarò Ruki.
“C’è qualcuno che escluderesti?” le chiese Yuma.
“Te.”
“Sul serio?”
“Sì. Non mi ispiri in nessun senso.”
“È perché ti chiamo scrofa, vero?”
“Anche ... Dai, non è la fine del mondo se non hai doti da leader o non ti piacciono le ragazze.”
“Come, scusa?”
“Beh, sembri abbastanza interessato a Shuu ...”
Il castano scattò in piedi con i pugni chiusi, guardando male lei e Kou che aveva iniziato a ridacchiare.
“Rimangiatelo immediatamente!”
“Ok, ok” fece subito Dory.
“Guarda che non è un problema, siamo di mentalità aperta!” rise il vampiro biondo.
“Parli tu che ci dormi insieme senza fare niente!”
“Mi mantengo puro per te.”
Al che la ragazza scoppiò a ridere. Kou la prese per mano e la aiutò a fuggire da Yuma.
“Venite qui, idioti!!”
“Fra poco c’è scuola” osservò Azusa, coccolando la micia.
“Cinque minuti e li chiamo” disse Ruki, ascoltando l’inseguimento.

Quel sabato andarono in pizzeria. Dory si sedette vicino a Kou e di fronte a Ruki, Azusa vicino a lui e Yuma a capotavola. Quest’ultimo ce l’aveva ancora con i due idioti nonostante si fossero scusati diverse volte - più per evitare le mazzate che per sincero pentimento.
“Allora solo noi cinque …” fece Ruki, stanco di quel silenzio.
“Eh? Sì, tanto non sarebbero venuti tutti e sarebbe stato inutile. Poi Ayato meno lo vedo meglio è.”
“Eppure passi più tempo con lui” osservò Kou.
“Non è vero … con i tre gemelli in generale” ribatté Dory. “Però mi sto sforzando di stare anche con gli altri. So essere insistente.”
“Un tormento …” soffiò Yuma.
Arrivò un cameriere a prendere le ordinazioni. Quando se ne andò i vampiri conversarono di affari scolastici, la giovane si distrasse guardando una coppietta. Se solo Laito si fosse mostrato interessato! Come quel ragazzo, che stava imboccando la sua fidanzata. Come erano dolci …
“Ehi, scrofa, ti vedo sbavare da qui. Tanto quello oltre il letto non va.”
Dory sussultò e abbassò la testa, umiliata per il fatto che i suoi pensieri fossero così evidenti e triste perché consapevole della veridicità di quelle parole.
“Lo so” bisbigliò fissando il suo bicchiere vuoto.
Si pentiva di aver ordinato una Coca, adesso aveva proprio bisogno di una birra.
“Eve …”
Dory alzò la testa e sorrise per mostrare che stava bene.
“Azusa, tu mi aiuterai nella ricerca di arte, vero?”
“Sì.”
“Grazie. Allora, qual è il vostro artista preferito?”
Chiacchierarono di arte fino all’arrivo delle pizze, per poi passare ad altre materie mentre le mangiavano. Dory riuscì a distogliere la mente da Laito, godendosi la prima parte della serata. I pensieri su di lui tornarono a tormentarla quando, a braccetto con Ruki, si dirigeva al cinema. Dannazione, Yuma non poteva starsi zitto?! È vero, lei ci stava già pensando a quel Sakamaki, ma in modo piacevole. Il castano invece aveva fatto riemergere le sue paure e delusioni. Stupido troglodita!
“Che film?” domandò Kou, arrivato per primo al botteghino, anche se era sicuro di cosa avrebbe risposto la ragazza.
La La Land” disse infatti lei. “Sempre se a voi va bene.”
“Sì, mi piacciono i musical” fece il biondo.
“Se ha vinto dei premi deve essere bello” rispose Ruki.
Azusa annuì e Yuma si strinse nelle spalle, così Kou prese cinque biglietti e tutti insieme entrarono in sala. Dory si sedette fra Kou e Azusa. Il film le piacque molto.
“È stato bellissimo” commentò asciugandosi lacrime di commozione.
“Tieni.”
Azusa le passò un fazzoletto. Lei lo ringraziò. Quanto era premuroso e timido! Uno dei suoi vampiri preferiti! Le ricordava Kanato, per certi versi.
“Non è male passare serate come questa” disse Ruki una volta a casa.
“Bravo, comportati come un ragazzo della tua età!”
“Quindi basta libri!” intervenne il vampiro biondo.
“Eresia!” esclamò Dory, inorridita.
Infatti, se i suoi voti in matematica e scienze facevano pena, in letteratura la giovane andava alla grande, complice l’amore per la lettura.
“A tuo modo sei una secchiona” sbuffò Kou. “Dormi con me?”
“Sì, prima però ho bisogno di dissetarmi.”
“Non mi provocare.”
La ragazza bevve un bicchiere d’acqua, si assicurò che Masochista dormisse serena sul suo cuscino personale e si avviò su per le scale.
“Ehi” la richiamò Yuma.
“Mh? Oh, già, tocca a te bere.”
“Non è questo … Prima, te la sei presa … Cioè, sembravi …”
Dory lo fissò meravigliata. Si stava scusando? In un modo tremendamente impacciato, ma lo stava facendo. Sorrise. Le bastava il tentativo, in fondo anche lei lo prendeva spesso in giro senza mai stabilire un vero limite.
“Forse noi dovremmo andarci più piano con le parole” notò, soprappensiero. “Però almeno da parte mia non c’è cattiveria.”
“È lo stesso per me” mugugnò lui.
“Allora pace?” propose la ragazza porgendogli la mano.
Yuma gliela strinse, per poi portarla alla bocca e succhiare.
“Quante volte devo dirti che devi mordere solo il collo, scemo?” sbuffò lei irritata.
“Sarà che i tuoi grufolii sono poco chiari, scrofa” replicò lui, con un mezzo sorriso. Riprese a bere.

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Capitolo 8
*** Richter ***


Dory correva da quasi mezz’ora. Cioè, aveva iniziato correndo, per poi scalare al piccolo trotto e infine ad una specie di marcia. I pensieri che aveva non erano dei più allegri.
Subaru! Mi devi una bella spiegazione! E se davvero intendevi che sono grassa ... ti rompo qualcosa!
Quella mattina la ragazza si era appostata dietro la sua camera, in modo che lui non potesse evitarla, e, preso il coraggio a due mani, lo aveva invitato in palestra.
“D’accordo, ci vediamo lì, un po’ di moto ti farà bene” aveva accettato Subaru, laconico come sempre.
“Che significa?!” aveva strillato lei indignata, senza ricevere una risposta.
Il vampiro se ne era andata mentre lei ancora elaborava le sue parole. E adesso eccola lì a correre, in tuta rosa e con i capelli stretti in una coda di cavallo invece dei soliti codini. Svoltò in un vicolo e si appoggiò al muro, stanca. Sperava che il vampiro si accontentasse di averla come assistente, non le andava di fare esercizi troppo impegnativi. Appena si avviò per attraversare la strada ...
“Cordelia.”
Dory si fermò, trattenendo il fiato. Non aveva mai udito prima quel nome, eppure sapeva che ce l’aveva con lei. Si voltò lentamente. Anche vedere Richter gli fece un effetto davvero strano: era sicura di non averlo mai visto, però le sembrava di conoscerlo. Lui avanzò e lei indietreggiò fino a toccare di nuovo il muro.
“Non mi riconosci?”
“N- no.”
Ma che diavolo mi prende? Mi ha forse ipnotizzata?
“Sono Richter. Abiti con i miei nipoti.”
“I Sakamaki ...”
Intanto il vampiro l’aveva raggiunta e si era piegato alla sua altezza, scrutandole gli occhi. Dory ricambiò lo sguardo, confusa.
Se è davvero loro zio ... o nonno ... no, zio, e credo dica la verità ... allora può avermi ipnotizzata sul serio. Non mi piace, ho paura!
“Non ricordi nulla, eh? Lascia allora che ti infonda un po’ di conoscenza.”
Richter affondò i denti nel suo collo. Nello stesso momento in cui iniziava a succhiare, la mente della giovane fu invasa da diversi episodi. I suoi incubi! Alcuni erano in prima persona, altri in terza, ma tutti riguardavano la vita di Cordelia! Sopraffatta, si abbandonò alla stretta del vampiro, che le aveva passato un braccio attorno alla vita e la sorreggeva.
Così non va ... Forza, Dory, c’è una cosa che puoi fare ... ti sei disabituata perché nelle ville nessuno poteva prestarti aiuto, ma qui ...
Dory raccolse tutte le sue forze, inspirò ed urlò: “SUBARU!”
Richter smise di bere, ma non di stringerla. La baciò.
“A presto, mia amata” le sussurrò all’orecchio.
Scomparve. La ragazza cadde singhiozzando. Si coprì il volto, scossa da quella tempesta. Piangeva forte per ciò di cui era venuta a conoscenza senza volerlo. Le dispiaceva immensamente per i Sakamaki. Quella donna era orribile! E anche loro padre. Lui era un vero mostro! Pianse anche per se stessa. Ora sapeva cosa la rendeva Eve ...
“Dory.”
Subaru era accorso subito al richiamo, avvertendo paura e disperazione nella sua voce. Si chinò accanto a lei, che non smise di singhiozzare.
“Dory, che è successo? Chi ti ha morsa?”
La ragazza scosse la testa. Tirò su con il naso come una bambina, mentre calde lacrime continuavano a rigarle il viso. Il vampiro riuscì a distinguere solo la parola casa tra il suo farfugliare. La prese in braccio e l’attimo dopo l’adagiò sul suo letto. Dory si calmò pian piano, cedendo al sonno. Subaru la guardò confuso. Cosa diavolo le era preso? L’unica cosa che poteva fare era aspettare che si svegliasse per farselo spiegare, nel frattempo avrebbe informato Reiji. Il maggiore meditò attentamente sulla faccenda, non aspettandosi nulla di buono. Chiese a Subaru di tenersi pronto a richiamare a casa gli altri, poi si recò in camera di Dory con un libro e lesse durante l’attesa.
La giovane aprì gli occhi un’ora dopo. Capì subito di essere in camera sua. Girò un poco la testa e si accorse di Reiji. Tacque, non sapendo da che parte cominciare.
“Sei sveglia, vedo. Cos’è successo?” domandò il vampiro mettendo da parte il libro.
“Vostro zio era ansioso di conoscermi.”
Dory si girò su un fianco, sentendosi ancora troppo stanca per alzarsi.
“Ah. Così lo hai conosciuto. E ha fatto altro, oltre che bere da te?”
“Sì ... citandolo, mi ha infuso conoscenza. Ora so tutto di voi. Mi spiace ...” disse lei, abbassando la voce.
“Ti spiace?”
“Non le volevo sapere quelle cose, almeno non così. Reiji, tu lo sapevi di lei?”
“Non esattamente.”
“Ma che succederà ora? Io la odio, non voglio essere lei!”
“L’hai mai sentita finora?”
“No. Io ... l’ho vista solo una volta. È stato quando, cercando di scappare da voi, sono finita nella stanza sigillata. Poi più niente fino a quando sono cominciati gli incubi, ma solo oggi me li sono ricordati. Per colpa sua ...”
“Capisco.”
“Bene, allora rispondi: diventerò lei?”
“Se dovesse succedere, lei prenderebbe il controllo del tuo corpo, non diventeresti lei. Ma non è detto che accada.”
“Non so se tutto quello che si sono detti è vero, però ho capito che col passare del tempo diventerà più forte. Quindi ... c’è un rimedio sicuro? Eccetto la morte, ovvio.”
Reiji non rispose subito: “Forse. Forse qualcosa c’è per annullare la sua presenza.”
Dory si mordicchiò il labbro, riflettendo a sua volta.
“Ma non sarei più Eve? Insomma, il mio sangue non sarebbe più così, giusto?”
“Forse, difficile dirlo. La pratica a volte si discosta dalla teoria. Presto i miei fratelli saranno qui. Devi raccontare tutto anche a loro.”
“Certo, scendo subito. Ora scusa ma mi sta implodendo la vescica.”
Il vampiro uscì dalla stanza. La volgarità della ragazza lo indispettiva, ma almeno significava che Cordelia era ancora lontana dall’assumere il controllo. Dory poteva rivelarsi un osso duro e questo gli avrebbe conferito il tempo necessario per trovare un rimedio.
Poco più tardi la ragazza scese di sotto. Si era cambiata, indossando la solita felpa e i jeans. Era molto tesa. Come avrebbero reagito i gemelli? E se l’avessero scacciata, o peggio?
Andiamo, non fasciarti la testa prima di rompertela. Ora pensa a come organizzare il discorso.
Non era facile, soprattutto con sei paia di occhi fissi su di lei. Mancavano ancora Ayato e Shuu. Dory si sedette sul divano, Kanato accanto a lei. Il viola la osservò tormentarsi la felpa in silenzio, imitato da Subaru e Laito. Finalmente giunsero anche gli altri due Sakamaki.
“Beh, che succede?” chiese scocciato Ayato.
“Un parente di troppo” rispose Reiji, invitando Dory a parlare con la mano.
La ragazza prese un profondo respiro.
“Ok, allora ... prima ero quasi arrivata alla palestra, quando Richter mi ha chiamata ...”
“Cosa diavolo ci fa qui quel vecchio bast ...!” sbottò Ayato.
“Magari se stai zitto lo scopriamo” lo riprese Subaru.
“Infatti ci sto arrivando. Mi ha chiamato con un altro nome ... non ce la faccio a dirlo ...”
“Cord ...” fece Reiji, non volendo perder tempo, ma fu interrotto da Ayato.
“Sai che quella puttana non la vogliamo sentire nominare!”
I gemelli annuirono. Dory tremò, ma giurò a se stessa che non avrebbe pianto di nuovo.
“Sì, beh ... mi ha chiamato così. Io mi sentivo davvero strana. Poi mi ha morsa e mi sono ricordata i sogni che ho fatto in questi giorni.”
“Gli incubi?” chiese Laito. Lei annuì.
“Riguardavano la sua vita. A volte assistevo, altre ero lei. Mi spiace che quando l’avete uccisa ero lei, altrimenti me la sarei goduta a fondo, la sua morte. Prima d’oggi non avrei augurato a nessuno di morire. Tranne ai pedofili, certo, o ai ...”
“Quando sei nervosa divaghi” la interruppe Shuu.
“Ehm ... comunque, a quanto pare ho il suo cuore.”
Dory si tormentò la felpa agitatissima, non osando guardarli.
“Tu lo sapevi?” domandò Ayato a Reiji.
“Lo sospettavo.”
“E non ce l’hai mai detto?!”
“Non ne ho avuto motivo. Tu hai notato qualche somiglianza?”
“No, ma ...”
“Dory è diversa” intervenne Kanato.
La giovane alzò la testa, commossa. Lui la guardò.
“Cugina, è vero che non ti piace?”
“La odio! Lei e Richter e vostro padre!” affermò con sicurezza la giovane.
“Hai visto proprio tutto?” volle sapere Laito.
Lei arrossì, poi annuì.
“Sì, mi dispiace.”
“Per questo piangevi?” le domandò Subaru.
“Sì. Beh, anche per questo ... il punto è: che si fa ora?”
“Non esci più da sola” rispose prontamente Shuu. “Casa e scuola, come una brava ragazza di chiesa.”
“Ah ah ah” rise sarcastica Dory.
Si sentiva meglio. Ancora molto spaventata, certo, però il fatto che nessuno ce l’avesse con lei le era di gran conforto.
“Davvero ti è piaciuto? Come l’abbiamo uccisa?” le chiese Ayato.
La giovane annuì con vigore.
“Peccato solo che vostro zio fosse nel posto giusto al momento giusto. Ah, prima mi ha baciata. Non mi è piaciuto per niente!”
“Davvero?” domandò Kanato.
“Sì. Sarà anche figo ma lo detesto .... Preferirei baciare Ayato!”
“Allora vieni qui” disse quest’ultimo attirandola a sè.
“Era un esempio!!” strepitò Dory.
Si staccò dalla sua presa e si accovacciò sul divano, riparando la testa.
“Così mi offendi” ghignò il vampiro. “E poi Laito lo baci.”
La ragazza si rialzò lanciandogli un cuscino, che fu evitato.
“Che c’entra?! Lui lo a ... l- lo bacio! Punto!”
Dory incrociò le braccia e guardò altrove, rossa di rabbia e vergogna.
“Torniamo alle cose più serie” li riprese Reiji. “Io cercherò un rimedio, voi pensate a non lasciarla mai sola. Per quanto riguarda i Mukami ...”
“Li avviso io quando vado da loro” lo precedette Dory.
“Non racconterai nulla di noi, vero?” volle essere rassicurato Kanato.
“Ovvio. Mi hai mai sentito raccontare qualcosa di loro?”
Reiji si alzò, reputando la riunione conclusa. Si sparpagliarono.

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Capitolo 9
*** Neve rossa ***


Kou si guardò intorno, cauto. Aveva sempre considerato villa Sakamaki come un territorio nemico, ora la sua non era più una semplice sensazione. Si voltò di scatto, ma chi si era mosso era già sparito. O era stato il vento ... Nervoso, il biondo valutò la distanza che lo separava dall’ingresso, lanciò un’ultima occhiata in giro e si mise a correre. Subito fu bersagliato da una raffica di palle di neve.
“NO! Fermi! Ma è un’imboscata?! Yuma, cavolo, dovremmo cooperare!”
“È un tutti contro tutti” ghignò l’interpellato.
“A me sembra più un tutti contro Kou” si lamentò il biondo, spazzolandosi la neve di dosso.
Una volta messo al corrente della faccenda, Ruki aveva ritenuto più prudente che Dory restasse in una sola villa fino alla fine dell’emergenza, loro però erano liberi di andarla a trovare. Quel venerdì non erano stati gli unici a presentarsi. Infatti al risveglio avevano trovato ogni cosa bianca, silenziosa e fredda. Durante la notte doveva aver nevicato abbondantemente e qualche fiocco cadeva ancora. Dory era uscita con Kanato, trascinando Teddy sulla slitta. Si erano poi aggiunti Ayato e Laito. All’arrivo dei Mukami avevano già costruito un pupazzo di neve e si parlava di una battaglia.
“E Kou dov’è?” domandò Dory a Yuma, notando l’assenza dell’amico.
“Quel ghiottone si sta rimpinzando di cioccolata calda.”
“La voglio anche io!” esclamò Kanato.
“Oh, sì, pure io” si accodò Dory. “Vai a scocciare Reiji.”
Il viola non se lo fece ripetere due volte. Ruki entrò assieme a Masochista, mentre Azusa rimase con loro ma in disparte.
“Beh, io comincio a fare delle barriere” annunciò Ayato, mettendosi all’opera.
“Che ne dite di accogliere degnamente il ritardatario?” propose Dory.
E così fu.
“Che facciamo, Sakamaki contro Mukami?” domandò Laito.
“No, dai, il tutti contro tutti” rispose la ragazza.
“A me sta bene” concordò Kou guardando male Yuma, che ancora sghignazzava.
“Bene, allora: gambe e braccia dieci punti, corpo venti e testa cento” spiegò Ayato.
“E se ti vuoi riscaldare, puttanella, poi so cosa fare della cioccolata” disse Laito cingendole la vita.
Dory balbettò qualcosa, ma aveva il cervello in tilt.
“Addosso ai piccioncini!”
Una valanga di neve si abbatté sui due, che caddero per terra.
“Che diamine, Yuma, ti piace vedermi bagnata?!”
“Allora ci dovrebbe lasciar fare” mormorò malizioso il rosso, iniziando a massaggiarla.
“Laito!!”
La giovane scattò in piedi, completamente rossa.
“Si conta fino a dieci e poi si inizia” proclamò Kanato, di ritorno.
Gli sfidanti corsero per il giardino innevato. Dory si assicurò di non essere seguita. Sapeva di essere in svantaggio, essendo l’unica umana, ma non si dava per vinta per così poco. Stava per arrampicarsi su un albero, quando una fitta al petto la fece boccheggiare. Si inginocchiò, dolorante.
“Eve?”
Azusa la aiutò a rialzarsi.
“Niente, è già passato ...” lo tranquillizzò lei.
“Cosa?”
“Credo che in questo punto è successo ... ma non è per questo che siamo qui.”
Dory raccolse la neve che aveva sui vestiti e gliela lanciò.
“Dai! Il concetto è che la devi evitare!”
Il vampiro la guardò poco convinto. Dory confezionò una palla di neve, si allontanò di qualche passo e fece il gesto di lanciargliela.
“Fanne una anche tu e poi facciamo come nel far west.”
Azusa si chinò a fare a sua volta una palla di neve. La ragazza sorrise felice. Quando lui si rialzò si concentrò, pronta ad evitare la palla e contemporaneamente a mirare per colpirlo. Il vampiro si mosse lentamente per darle un vantaggio. Dory chinò la testa di scatto. Aveva evitato la palla, ma il colpo era andato a segno. Su Subaru. La giovane, vedendo che Azusa guardava dietro di lei, si voltò e se ne accorse.
“Headshot!” gridò alzando le braccia, dopodichè corse da Azusa.
L’altro vampiro era rimasto fermo a squadrarli, senza nemmeno rimuovere la neve dai capelli. Lei ebbe paura.
“Dieci secondi ... nove ...”
Va a tempo ... Che faccio? Che faccio? Che faccio?
La giovane si guardò freneticamente intorno. Gli altri non erano lì, si stavano bersagliando dall’altra parte della casa.
“Pst” bisbigliò ad Azusa alzandosi sulle punte. “Scappiamo in due direzioni diverse. Però scappa, eh.”
Appena Subaru arrivò a zero i due corsero in due direzioni differenti. Il vampiro puntava Dory. La fece cadere in mezzo alla neve e la bloccò a terra.
“Credi sia stato divertente?” domandò con tono ininterpretabile.
“S- sì” rabbrividì lei. La neve le era entrata nel giaccone.
“Adesso tocca a me.”
“Ma è stato Azusa!”
“Dovevi farti colpire.”
“Subaru! Ahaha! F- fermo! Mi fai il solletico! Fa freddo!”
Il vampiro la ricoprì di neve, la mise in piedi e continuò, trasformandola in un pupazzo di neve.
“Sto gelando. Davvero, liberami!”
“No.”
Subaru rientrò in casa.
“Ehi! Aiutooo!”
“Eve ... stava scherzando.”
“Lo so, ma adesso rischio di raffreddarmi per davvero.”
Azusa spazzolò via la neve. La ragazza mosse braccia e gambe per non farle intorpidire.
“Mi serve una doccia calda.”
“Doccia? Noi due insieme?” le chiese Laito improvvisamente al suo fianco.
“Ah ... ehmo ... n- no, per stavolta passo” balbettò lei.
“Sicura sicura?”
Dory annuì e corse in casa. Chissà perché non sentiva più tanto freddo. Quando tornò di sotto la battaglia era finita. Ayato sosteneva di aver vinto, ma nessuno gli dava credito. La ragazza prese una tazza di cioccolata e si sedette vicino al camino.
“È stato diverteeeetciù!”
“Che bello non sentire il freddo” disse Yuma.
“Significa che fino a stasera farò come Masochista: starò attaccata al camino ... Ehi, ma ... non c’è ...”
“Sarà in esplorazione, non ha mai visto prima questa villa” ipotizzò Kou, anche se non avvertiva la presenza della micia. Dov’era finita?
“Parlate della gatta?” domandò Kanato.
“Sì. L’hai vista?”
“Prima di uscire. È carina. L’ho accarezzata.”
“È molto socievole. La mia saccottina di pelo!”
“Oh, non vedo l’ora di sentire i soprannomi che darai a lui” ghignò Ayato indicando Laito.
“Perché solo a me?” fece lui, confuso.
“Infatti, perché solo a lui? Quello per te già ce l’ho.”
“Sarebbe?”
“Faccia da schiaffi.”
I vampiri nascosero i sorrisetti dietro le tazze.
“Lo dici solo perché fa ridere, non c’entra niente con me!”
“Sì, invece. Comunque, la prossima settimana c’è il Ringraziamento. Festeggiamo qui o dai Mukami?”
“Ehi, ehi, che storia è questa?” la stoppò il rosso.
“Io avrei voluto andare da mio padre, ma non posso. Quindi lo festeggiamo insieme.”
Dory li guardò per avere conferma.
“Se si tratta di poche ore li posso sopportare” borbottò Ayato rendendosi conto che nessun altro disapprovava la proposta.
“Benissimo, allora è deciso!” esclamò entusiasta la giovane.
Pochi minuti dopo non era più molto allegra. Al contrario, era triste e sconvolta. Uscendo per salutare i Mukami, infatti, aveva notato delle tracce di sangue. Seguendole, aveva visto il corpo smembrato di Masochista.
“No! No! Masochista! Cucciola mia!”
Ruki la strinse e lei nascose il viso sul suo petto, piangendo disperata. La riaccompagnò dentro.
“Vostro zio è uno psicopatico, vero?” domandò Kou, serio. La gattina gli piaceva.
“Prendersela ... con una gattina indifesa. Perché poi?”
“Per lasciare un messaggio” rispose Reiji.
“Mi avesse parlato, cazzo! Come ha osato toccarla?!” si sfogò Dory, asciugandosi rabbiosamente gli occhi.
“Se fai così per la micia, che faresti se morisse uno di noi?” volle sapere Kanato.
“Non lo dire neanche per scherzo!” strillò lei dandogli una spinta.
I Sakamaki, ma anche i Mukami, si immobilizzarono. Il viola guardò per un attimo la ragazza piangente, poi la abbracciò. Dory lo strinse, singhiozzando sulla sua spalla.



***Angolo Autrice***
Se vi chiedete perché festeggeranno il Ringraziamento ... Dory è americana e ai vampiri non frega nulla delle feste umane.
Dal prossimo i capitoli saranno lunghetti e succederanno un bel po' di cose ^^
Spero che questa fic invernale vi aiuti a rinfrescarvi XD
A presto!

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Capitolo 10
*** Ringraziamento ***


“Di nuovo! Ahaha, è troppo divertente! Lo guarderei in loop per tutto il giorno!”
Dory era stata giù di corda per quattro giorni dopo il ritrovamento di Masochista. Forse per questo ora trovava eccessivamente divertente il montaggio video fatto da Ayato. Il rosso era stato costretto da Kanato a guardarsi tutti i film di Shrek. Una scena lo aveva particolarmente colpito: quella in cui la Bella Addormentata si addormenta all’improvviso facendo cadere i nemici. Il vampiro ci aveva aggiunto la faccia di Shuu ed ora si sbellicava insieme a Dory.
“Se mettessi lo stesso impegno nello studio saresti il primo della classe.”
“Sono un genio, lo so. Senza-Tette, a chi hai già fatto la donazione?”
“A nessuno. Hai fame?”
“Sì, ma sei pallida.”
“Oh … è che da stamattina ho mal di testa. Si fa più prepotente” spiegò la giovane, mesta.
“Lo hai detto a Reiji?”
“Ci stavo giusto andando, quando poi mi hai chiamata.”
“Sempre a darmi la colpa.”
“Beh, è vero” rise lei. “Dai, un’ultima volta e vado.”
Poco dopo era nella stanza di Reiji.
“Che si dice?” gli chiese, sulle spine.
“Ho consultato dei testi utili. Tu hai altri sintomi?”
“La avverto di più. Mi fa male la testa, a volte ho fitte al cuore e … mi sembra di sentirla.”
“In che senso?”
“Nel senso che ho come dei pensieri suoi. Non so se rivolti a me o li pensa per sé, però li percepisco.”
“Sei peggiorata dopo quell’episodio” rifletté il vampiro. “Emozioni negative …”
“Cosa posso fare per contrastarla finché tu non hai finito?”
“Yoga.”
“Eh?” fece Dory sorpresa.
“Yoga. Cerca di essere presente a te stessa, di controllarti. Il sonno della ragione genera mostri. È di …”
“Goya, lo so. Azusa mi fa lezioni di arte ed è una citazione famosa. D’accordo, ci provo. Ehm … niente sbronze?”
“Sarebbe preferibile evitare.”
“Okay, grazie.”
La ragazza avanzò verso la porta con un’espressione sofferente che durò pochi secondi.
“È successo, vero? Hai sentito qualcosa” la fermò Reiji.
“Sì, una bugia. Vorresti diventare il mio dottore personale?” domandò lei sorridendo.
“Posso sapere che ti ha detto?”
Dory ci pensò su. Annuì.
“Che hai gli stessi occhi di Karl, ma non è vero.”
“No?” fece lui, impassibile.
“No. Gli occhi di Karl sono crudeli.”
Si era allontanata di pochi metri quando incontrò Kanato in mezzo al corridoio. Il viola stringeva Teddy, emozionato, e la guardava.
“Dory, prima che vengono quelli ti voglio mostrare la mia stanza delle bambole.”
“Cosa?” fece lei sorpresa.
“Teddy dice che è ora. È il suo ringraziamento per averlo salvato. Forza.”
Kanato le prese una mano. Dory sorrise, vedendo che ci teneva molto, e si lasciò condurre nella sua stanza preferita.
“Chiudi gli occhi” ordinò prima di farla entrare.
Lei obbedì. Fece qualche passo alla cieca, sempre guidata dal viola, che le lasciò la mano per accendere la luce.
“Ecco, ora li puoi aprire.”
La ragazza lo fece. Si trovò circondata da bambole a grandezza naturale, tutte vestite da sposa. Ce n’erano moltissime ed erano tutte diverse, sia per colore di occhi e capelli sia per gli abiti che indossavano.
“Ti piacciono? Io le trovo bellissime, anche se Teddy è il più bello.”
“Sì, sono molto belle. È una collezione davvero interessante.”
Dory avanzò, esaminandone una da vicino. Sembrava viva ...
“Tu starai molto meglio con uno di questi vestiti quando sposerai Laito. Non lo pensi anche tu, Teddy?”
Lei si voltò rossa verso Kanato, che le sorrideva entusiasta.
“C- che hai detto?”
“Sei una sposa sacrificale e ami Laito, quindi lo sposerai e sarai mia sorella.”
“Oh, accadesse davvero” sospirò sognante la giovane. “Lui non mi ama però.”
Sentirono suonare il campanello. Kanato si imbronciò. Strinse di più Teddy, poi sorrise come se l’orso gli avesse suggerito qualcosa.
“Ti siedi vicino a me, Dory?”
“Certo.”
La ragazza corse a ricevere i Mukami, il viola restò ancora un po’ con le sue bambole, pensieroso.
“Lei non può diventare una tua amica, Teddy, non come le altre. Ma tu sei contento lo stesso, vero? È buona e dolce come il suo profumo, come il suo sangue.”
Ruki e Yuma trasportarono delle cose da mangiare in cucina, Kou e Azusa invece consegnarono un pacco a Dory.
“Che cos’è?” chiese lei.
“Un regalo” le rispose ammiccando il biondo.
“E che cosa vuoi in cambio?” domandò sospettosa, smettendo di scuotere il dono.
“Un grazie come minimo.”
Rassicurata da quella risposta e dalla presenza di Azusa, la giovane aprì il pacco. Al suo interno vi era un gatto bianco di peluche con un collarino di rose.
“Così ... la ricorderai sempre ... I peluche durano ...”
Dory li abbracciò di slancio, con ancora la scatola in una mano ed il gatto nell’altra. I due vampiri arrossirono. Lei li lasciò andare e rivolse loro un sorriso pieno di gratitudine e tristezza.
“Grazie, ragazzi. Salgo a metterlo in camera.”
Corse di sopra. Depose con cura il regalo sul suo letto, si asciugò le lacrime che minacciavano di traboccare e trasse qualche respiro profondo. Quella doveva essere una giornata allegra. Tornò di sotto con in mano il CD che avrebbe fatto da sottofondo durante il pranzo.
“Aiutami ad apparecchiare” le ordinò Reiji.
La ragazza lo fece, guardando male Ayato che si era seduto a capotavola e aspettava come se fosse il padrone e lei la serva. Si trattenne dal tirargli qualcosa in faccia. Del resto non l’aveva soprannominato faccia da schiaffi senza motivo. Anche gli altri cominciarono a prendere posto. Dory si sedette accanto a Laito e Kanato la seguì. I Mukami occuparono una fila, con Kou di fronte a Dory. Il biondo ritrasse di scatto la mano che aveva allungato per prendere una pagnotta, evitando così una forchettata della ragazza.
“A casa mia si è soliti ringraziare per qualcosa prima di abbuffarsi” spiegò lei. “Qualcuno vuole cominciare?”
“Ah, già, tendo a dimenticare che sei una ragazza di chiesa.”
A parte il commento di Reiji nessuno sembrava intenzionato a parlare.
“Ok, inizio io ...” Si schiarì la voce. “Avere questo cuore è stata la cosa peggiore che mi sia mai capitata, ma anche la migliore, perché altrimenti non vi avrei mai conosciuti, quindi ... brindo alla fatalità! Accetto il mio destino: riserva molte sorprese inaspettate e vale la pena soffrire un po’ per poi essere felici.”
I vampiri furono sorpresi dal suo discorso. Era felice di averli conosciuti? In effetti, se si sforzava di stare con loro, non si lamentava più per i morsi, riusciva persino ad imporsi ... qualcosa voleva dire.
“Alla fatalità” le fece eco Ruki, mimando un brindisi.
Gli altri fecero lo stesso e tutti bevvero dai rispettivi bicchieri, riempiti con acqua o vino.
“A Teddy!” esclamò Kanato, ispirato dal momento.
Non tutti brindarono alla salute dell’orso. Kanato guardò male i fratelli, visto che solo Laito lo aveva assecondato.
“Al sottoscritto!”
Stavolta nessuno mosse un dito.
“Andate a fan ...”
“Ringrazio per questo cibo che si sta raffreddando” disse Kou, interrompendo Ayato.
“D’accordo, buon appetito.”
Dory mangiò con gusto, soddisfatta. I vampiri erano alquanto silenziosi, si parlavano solo per farsi passare qualche portata. Per fortuna c’era il sottofondo musicale. A tal proposito, Kou richiamò la sua attenzione sul brano in esecuzione.
“Unisciti al tre, due, uno ...”
And I wish you joy and happiness, but above this I wish your looooove ...” lo assecondò lei, divertita.
Cantò anche la strofa finale di I will always love you, attirando lo sguardo di mezza tavolata.
“E questa serenata era dedicata a?” chiese malizioso il biondo.
“Ma a nessuno, mi hai chiesto di cantare e ti ho accontentato!” protestò Dory arrossendo.
“Balle. Si vede che pensavi a qualcuno, Gattina Masochista. Sono forse io il- Ahi!”
Kou la guardò male per il calcio che gli aveva tirato. La ragazza gli sorrise e riprese a mangiare come se niente fosse, cosa che fecero anche gli altri. Nello stesso momento che Dory faceva il bis con l’arrosto, Kanato le domandò: “E questa canzone la conosci?”
“Tsk, se la conosco” fece lei fingendosi offesa, poi cominciò: “La neve che cade sopra di me ricopre tutto col suo oblio ...
Mentre cantava decise di ravvivare un po’ l’atmosfera. Doveva semplicemente recitare senza guardarli.
Da oggi il freddo è casa mia!” esclamò, per poi alzarsi e cominciare a muoversi come Elsa.
Kanato ridacchiò premendo la bocca contro la testa di Teddy, gli altri vampiri erano confusi, decisamente sconcertati quando si mise a correre a braccia aperte facendo finta di salire su scale ghiacciate. Lei li ignorò, divertendosi un mondo per quella sciocca sceneggiata.
Da oggi il destino appartiene a me!” concluse tornando al suo posto.
Vedendosi gli sguardi di tutti puntati addosso, incrociò le braccia sul tavolo e vi nascose la testa. Intanto rideva ed era arrossita.
“Smettete di guardarmi così!”
“Come se dubitassimo della tua sanità mentale? Perché mai dovremmo?” fece ironico Yuma.
Lui, Kou, Ayato, Laito e la stessa Dory scoppiarono a ridere. Gli altri sorrisero.
“La mia puttanella non ci sta con la testa, eh?”
“Senza-Tette è anche senza cervello.”
“Ti faccio un biglietto di sola andata per Arendelle, Gattina Masochista?”
“Idioti” disse lei raddrizzandosi.
Kanato si sporse verso di lei, non resistendo all’attrazione del suo profumo. L’attimo dopo succhiava. La ragazza gemette di dolore ma non protestò, aspettando paziente che lui finisse. Il viola si ritrasse lentamente e le fece una carezza, per poi parlottare con Teddy. Dory si assicurò con un’occhiata che nessuno intedesse imitare Kanato o fare commenti e riprese a mangiare, più tranquilla.
“Non mi entra più niente” si lamentò qualche minuto dopo. “Voi non mangiate tutto!”
“Perché no?” chiese Kou.
“Perché non avete davvero bisogno di mangiare, io sì ed il mio palato sta ancora facendo la hola.”
I due cuochi sorrisero per l’implicito complimento.
“Arrangiati” le rispose noncurante il biondo riprendendo ad ingozzarsi.
“È ora di sparecchiare” osservò Reiji.
Ruki lo assecondò, sottraendo al fratello un piatto di carne. Kou incrociò le braccia, irritato. Per protesta non aiutò a sparecchiare.
“Ragazzi, io vado a seguire la partita di rugby. Di solito la guardo con papà, è tradizione” li avvisò Dory mentre chattava su WhatsApp col padre.
“E noi che si fa?” domandò Yuma.
“Partita a freccette?” propose Laito.
La giovane gli scoccò un bacio sulla guancia. Il rosso la fissò sorpreso.
“Perché?”
“Oh, scegli tu una ragione” rispose lei gioviale, scappando davanti al televisore.
La verità è che era contenta di quell’idea. I vampiri avrebbero passato più tempo insieme divertendosi e Dory sperava che le due famiglie, oltre a sopportarsi, facessero amicizia. Si concentrò sulla partita, ma non resistette alla tentazione di chiudere gli occhi. Si addormentò.
Si risvegliò all’improvviso, intontita. Aprì gli occhi, accorgendosi che il televisore era spento. Avvertì un peso sulle sue gambe: Shuu vi aveva poggiato la testa e stava dormendo, reggendo il suo cellulare. La ragazza avvampò.
“S- Shuu? Ehi?”
“Ti stava cadendo il cellulare” disse lui senza aprire gli occhi.
“A- ah. Grazie. Me lo puoi ridare ed alzarti?”
Nessuna reazione.
“Guarda che ti butto giù e ti uso come poggiapiedi!” lo minacciò lei.
“Hanno vinto i Dolphins. Non mi piace il rugby.”
“Immagino …”
La ragazza cominciò a ridere, ripensando al video che quella mattina le aveva mostrato Ayato. Lui aprì un occhio, confuso. Quei sussulti non gli piacevano. Ad un tratto non era più steso, ma a cavalcioni su di lei, con le mani sulle sue spalle e le annusava il collo. Dory arrossì ancora di più, smettendo di ridere.
“Adoro sentire come il tuo sangue reagisce al mio contatto.”
“S- se devi bere fallo, ma n- non prendermene troppo, per favore.”
Il biondo non se lo fece ripetere due volte. Quando finì di succhiare, le sfiorò i fianchi con le mani, intendendo proseguire con le carezze, ma lei lo spinse e si alzò.
“Pensavo ti piacessero i pervertiti” ghignò lui.
“Pensavi male!”
Shuu si stese sul divano, non mostrando più alcun interesse per la giovane.
“Perché ridevi?”
Dory si fermò in mezzo alla stanza. Sorrise.
“Ayato è un genio del male.”
“Non avrei mai creduto che la parola genio potesse essere associata a lui.”
“In effetti” ridacchiò lei. “Senti, ma è vero che ascolti Gioca Jouer solo che ripete il comando dormire?”
“Ayato dice certe idiozie?”
“No, questa è di Kou.”
“Ti piace sparlare di me …”
“Io vorrei parlare con te, come adesso, ma non sei mai reperibile.”
“Sei così rumorosa …”
Il biondo tornò a isolarsi. Dory fece spallucce e si diresse dagli altri.
“Scrofa, sai giocare?” le chiese subito Yuma con in mano una stecca da biliardo.
“Ehm, no. Vi guardo però.”
“Ti insegno.”
Il castano la ghermì per un braccio e la posizionò di fronte al tavolo, per poi metterle la stecca in mano. Alla ragazza non piaceva per niente essere manipolata così, ma si stette zitta. Aveva imparato che contrastarlo portava solo ad inutili battibecchi e poi in fondo non le stava facendo niente di male, in quel momento.
Ayato era seduto lì vicino, pronto a godersi la lezione. Laito, Ruki e Kou si sfidavano a freccette, mentre Azusa ne aveva presa una per pungersi.
“Ok, scrofa, adesso la porti indietro … Non così, mi vuoi cavare un occhio?!”
“Ti sembrerà strano, ma non vedo cosa accade alle mie spalle!”
Sbuffando, il vampiro le aggiustò le mani fino a che la presa fu corretta. Tolse il triangolo in cui erano trattenute le biglie.
“Forza, devi colpire la palla bianca e con quella mandare in buca le altre.”
Dory si concentrò, tirò indietro la stecca e colpì. La biglia bianca urtò quelle colorate con poca forza. Esse si dispersero a caso senza entrare in nessuna buca. Yuma ed Ayato risero.
“Ah ah, che ridere. Eve ha sbagliato una cosa mai fatta in vita sua” fece lei poco divertita.
“Ti faccio vedere io come si fa, Senza-Tette.”
Il rosso prese un’altra stecca, si mise in posizione e colpì la palla bianca, dandole un effetto tale da mandare in buca tre biglie. Ayato ghignò soddisfatto. La giovane strinse le braccia al petto, indispettita.
“Ora mi aiuti a batterlo!” esclamò all’indirizzo di Yuma.
“Non faccio miracoli, ma se ti levi posso dargli una lezioncina.”
Trascorsero il pomeriggio a dare steccate e lanciare freccette.
“Prima di andare a letto passa da me; ho una sorpresina” disse Laito a Dory, facendole l’occhiolino.
“Prima di andare a letto?”
La ragazza guardò fuori: si era fatto buio in fretta. Per i Mukami era ora di andare. Dory li salutò, ma uno di loro rimase indietro. Era da un bel po’ che non si trovava sola con Ruki e ciò la sorprese. Certo, ora era costretta a stare spesso in villa Sakamaki, ma anche prima se c’era il vampiro c’erano anche i fratelli. Il moro si fece avanti, più loquace del solito.
“Sai, prima non lo ha detto nessuno, ma un brindisi era anche per te.”
“Sei gentile, Ruki. Ma non coinvolgere anche gli altri, non puoi sapere che pensano loro.”
“Oh, è evidente …”
Abbassò lo sguardo su di lei, non sapendo come continuare. La ragazza ricambiò lo sguardo, in attesa, gli angoli della bocca leggermente incurvati in un sorriso, come sempre quando era serena. Vedendola così, Ruki sorrise a sua volta e si chinò non per bere, ma per baciarla. Dory lo capì quando il vampiro era molto vicino alle sue labbra e voltò la testa, arrossendo furiosamente. Lui finì col darle un bacio sulla guancia. Si ritrasse lentamente.
“Scusa” mormorò Dory, a testa bassa. “Io … è solo che …”
“Non devi scusarti” la rassicurò lui, riuscendo ad apparire tranquillo. “Volevo solo farti sapere che, beh, non mi sei indifferente.”
“Grazie. Davvero, mi fa piacere. Però ...”
“A te piace Laito, lo so. Non preoccuparti. Arrivederci, Eve.”
Sparì prima che lei potesse dire altro. La ragazza continuò a fissare il punto in cui c’era lui, confusa. Si era contenuto, come al solito, ma immaginava di averlo ferito. O forse non era poi così interessato. E da quando lo era se lo era? Sospirò dispiaciuta. Magari una volta che si fosse liberata di Cordelia sarebbe riuscita a capire se amava davvero Laito o se la sua infatuazione sarebbe sparita col tempo, permettendole di frequentare Ruki o qualcun altro.
Dory entrò in cucina, prese una confezione di biscotti e se li mangiò guardando la TV. Nessuno le fece compagnia. Immaginava che alcuni vampiri fossero fuori e gli altri nelle loro camere. Forse era meglio se faceva lo stesso. Dopo essere passata da Laito, ovviamente. Si avviò, ma qualcuno le afferrò il polso e la trascinò in camera sua. Subaru la mollò accanto la porta, dandole le spalle e fissando la finestra.
Per oggi ci sono fin troppe sorprese” pensò Dory. “Ma forse vuole solo bere. In effetti è l’unico che quasi non lo fa mai e gli piace la privacy ... Dorme nella bara?!
“Ho deciso di darti una cosa” affermò lui dopo qualche secondo di silenzio.
Si voltò e le mise in mano un pugnale. La ragazza sussultò, riconoscendolo. Quasi le cadde di mano.
“Fa attenzione. È di argento puro, può uccidere un vampiro se gli trafiggi il cuore.”
“E- e che ci dovrei fare?”
“Imburrarci il pane. Secondo te?!” gridò lui in uno scatto di rabbia.
“Subaru, non posso accettare. È di tua madre e …”
“Come lo sai?” domandò lui, stringendole un braccio abbastanza forte da farle male.
“C- Cordelia lo sa” si affrettò a rispondere lei. “Mi dispiace.”
Il vampiro mollò la presa e tornò a darle le spalle. Forse era un congedo, ma Dory non se ne andò.
“Perché credi che mi possa servire? Io non sono capace di uccidere.”
“Nessuno crede mai di esserlo …” disse Subaru. Riprese dopo un attimo di riflessione. “Eppure si può uccidere per tanti motivi: difesa, odio, rabbia, amore, per caso.”
“Beh, con questo è difficile che capiti per caso” tentò di sdrammatizzare la ragazza. “Ma grazie, se vuoi lo tengo io.” Fece un passo indietro, indecisa. Non aveva mai modo di parlargli, poteva approfittarne. “Mi dispiace davvero per ciò che è successo.”
“Vattene!”
Il vampirò crepò la parete. Dory indietreggiò, allarmata.
“Tu non capisci …”
“No, probabilmente no. Però se mai volessi parlarne gli amici esistono per questo.”
“Non sei costretta ad essermi amica.”
“Lo so, non vuoi avermi intorno.”
“Cosa te lo fa pensare?” le chiese Subaru, un po’ sorpreso.
“Beh, ti piace startene per conto tuo. Non ti voglio disturbare … a differenza di Reiji …”
“Ora conosci il nostro passato, dovresti capire meglio le nostre azioni.”
La ragazza annuì.
“Ho visto le cose dalla prospettiva di Cordelia, ma con le mie sensazioni” rifletté fra sé. “Se ero lì ti avrei pizzicato le guanciotte … L- l’ho detto ad alta voce?”
“Sì …”
“Visto che la mia testa è ancora sul collo vado. Buonanotte” rise imbarazzata Dory.
Prima che fosse completamente fuori dalla camera Subaru l’abbracciò da dietro, poggiando la testa sulla sua. Lei arrossì per quel gesto, felice. C’era affetto, ma il vampiro non era innamorato di lei, come Ruki. Sentiva la differenza.
“Forse mi serve un’amica” mormorò Subaru. Sciolse la stretta.
Dory si girò e lo abbracciò, alzando la testa e sorridendogli ad occhi chiusi.
“Mi piacciono gli abbracci” dichiarò con una voce da bambina.
Il vampiro sorrise, ma la scostò con una spintarella e chiuse la porta della stanza. Il gesto la spiazzò. Rimase ferma per un po’ a guardare la porta chiusa, poi corse di sopra. Nascose il pugnale sotto la sua biancheria, si mise camicia da notte e vestaglia e tornò in corridoio, cercando di ricordare dove fosse la camera di Laito. Ma evidentemente il vampiro non la voleva lì. Sentì suonare il pianoforte e seguì la musica.
“Eccoti qui, puttanella. Avvicinati.”
Laito smise di suonare per farle segno di sedersi accanto a lui. Lei obbedì. Il vampiro riprese, muovendo con naturalezza le dita. Dory socchiuse gli occhi, ascoltando rapita la melodia. Si appoggiò alla sua spalla. Laito sorrise. Quella ragazza gli faceva venire strane sensazioni. Da quando l’aveva conosciuta non provava più piacere nel seguire la regola delle due esse – sangue e sesso – con le sue prede. Forse dipendeva dal fatto che il suo sangue fosse il più buono che avesse mai assaggiato. E anche a letto era diversa. Le piaceva fargli le coccole e si addormentava stringendolo, anche se per lei doveva essere sgradevolmente freddo. La sua puttanella era un mistero, e questo lo intrigava. Notò che si stava addormentando. Le cinse la vita, continuando a suonare con l’altra mano, e se la passò sulle ginocchia. Dory lo assecondò senza aprire gli occhi. Si appoggiò nuovamente a lui, godendosi quella musica dolce e serena. Laito proseguì la serenata anche quando era evidente che lei dormisse. Dopo qualche minuto si fermò a guardarla.
“Da quanto ti chiamo la mia puttanella?” le domandò a bassa voce.

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Capitolo 11
*** La mia peggior nemica ***


Passarono due settimane abbastanza tranquille. I Sakamaki maggiori non capivano perché Richter non si fosse ancora fatto vivo. La loro malcelata antipatia non gli aveva mai impedito di trascorrere del tempo nella villa di famiglia. Inoltre sapevano che il parente si credeva superiore a loro. Si aspettava forse che abbassassero la guardia?

Ruki non conosceva per niente Richter, quindi non trovava strano il suo comportamento. Quando sarebbe arrivato il momento lo avrebbe affrontato, semplicemente. Nel frattempo i suoi pensieri erano incentrati su Eve. La ragazza avrebbe voluto parlare con lui del tentato bacio, ma il vampiro aveva fatto in modo che non si trovassero mai soli. Evidentemente lei aveva capito, visto che lo aveva lasciato stare. Ruki sospirò: che c’era da dirsi? Lei era cotta del Sakamaki da quando lo aveva visto, mentre il suo interesse per Dory era cresciuto mano a mano che la conosceva. Aveva creduto che la ragazza lasciasse perdere Laito, prima o poi, visto il modo in cui la trattava, ma si era sbagliato. Tanto valeva lasciarsi la cosa alle spalle ed andare avanti come se non fosse mai successo niente.

Laito rigirava una rosa appassita fra le mani, in camera sua. Riusciva ancora a captare il suo dolce aroma, ma non era l’unico profumo che avvertiva. Sentiva distintamente l’odore del sangue di Dory. Infatti la ragazza, tenendola in bocca, si era graffiata con una spina e lui ... Doveva assolutamente chiarirsi le idee, era dal Ringraziamento che si sentiva strano!
Il rosso ripensò al giorno prima. Era pomeriggio da poco e lui sedeva sul divano a fare le parole crociate, quando un paio di mani calde e delicate gli avevano coperto gli occhi, accompagnate da una risatina infantile.
“Indovina chi è!”
“Uhm, credo che si tratti della mia dolce puttanella. Verifichiamo!”
Detto questo, Laito le afferrò gli avambracci e la tirò sul divano. Dapprima Dory fu sorpresa, ma poi rotolò dallo schienale e si sedette composta.
“Ti posso aiutare?” domandò accenando alla Settimana Enigmistica.
“Va bene” rispose lui allargando un braccio.
La giovane si appoggiò al vampiro, che le cinse le spalle e tornò a guardare le parole crociate. Anche Dory rivolse lo sguardo verso le definizioni, ma per qualche secondo non riuscì a leggere nulla per la forte emozione che provava. Il battito accelerato del suo cuore non faceva concentrare Laito, che con la coda dell’occhio fissava la sua gola. Era da un po’ che non beveva da lei. Il vampiro rilesse una definizione e scrisse la soluzione.
“Ehi, sette verticale: individuo poco intelligente, sinonimo di idiota, cretino. Cinque lettere. Ayato ci sta” disse la ragazza, ridendo.
Laito scrisse scemo ridacchiando.
“Riesci a trovare altro che si colleghi a noi?”
“Vediamo …”
Trascorsero il tempo così, prendendo in giro i loro conoscenti finché completarono quel cruciverba e qualche altro rebus. Laito chiuse il giornale. Dory rimase abbracciata a lui, con le gambe sul suo grembo. Il rosso lanciò l’Enigmistica sul tavolino: era tempo di succhiare. Prima però meglio assicurarsi che la sua puttanella fosse anche abbastanza in forze per fare altro dopo.
“Puttanella” cominciò, strofinando il naso contro il suo collo. “Avrei un paio di voglie … se non stai male …”
“Non so di che parli, io sto da dio” replicò lei, sorridendo contro di lui.
Si scostò appena per permettergli di bere. Laito indugiò, aspirando l’inebriante profumo del suo corpo vivo. Gli trasmetteva un tale calore, un calore che non sapeva definire. Eppure non aveva ancora bevuto. Anzi, a ben pensarci, era da quando lei aveva posato le mani sui suoi occhi che avvertiva quel tepore. E anche una certa leggerezza, una specie di vertigine. Quella sensazione ora si fece più forte. Confuso, il rosso si alzò, prese per mano Dory, alzò il volume della radio e la trascinò in una danza sensuale. La ragazza non se lo aspettava, ma lo assecondò, prendendo una rosa da un vaso. Intanto la sensazione non passava, alimentata dalla risata di Dory, dal suo sorriso, dagli occhi luminosi che gli trasmettevano un messaggio costante.
Per riportare l’equilibrio, Laito si teletrasportò con lei in camera sua. Ora la giovane era sotto di lui, stesa sul letto. La rosa le era caduta dalle labbra e una leggera strisciolina di sangue le arrossava. Il vampiro gliele leccò, per poi baciarle e tutto proseguì come al solito, in un modo che gli era comprensibile sin dalla più tenera età. Eppure con lei tutto era molto più dolce …
Laito lasciò cadere la rosa. Poggiò la testa sulle mani, pensieroso. Le sensazioni che gli dava Dory erano piacevoli, molto piacevoli. E lei sembrava così felice di essere con lui, anche se si trattava solo di non fare niente e stare fra le sue braccia. Un pensiero lo sorprese. Non fu una vera e propria rivelazione, perché sotto sotto lo aveva sempre saputo: Dory era innamorata di lui. Quando aveva cantato I will always love you, la stava dedicando a lui. Ora, quando lui aveva suonato al piano, era stato per lei? Per lo stesso motivo??
Il vampiro scosse bruscamente la testa. Basta con simili assurdità. La sua puttanella era Eve, ecco perché gli appariva tanto diversa. Probabilmente lei era innamorata, ma lui … mai più!

Dory sedeva sul divano, accanto ad Azusa, con le gambe ripiegate sotto di sè. Ogni tanto guardava il disegno del vampiro per dargli indicazioni riguardo il melo e la cattedrale dei suoi sogni, ma per il resto faceva ghirigori insensati su un foglio. C’erano anche cuoricini, a seconda che pensasse a Laito o ai giorni appena trascorsi. Erano stati strani, come se avesse la febbre. Non sempre ricordava cosa faceva e la camera di Cordelia la attirava come una calamita, ma lei era riuscita a resistere. Non la voleva rivedere come un fantasma! E cercava anche di ignorare i suoi pensieri, non potendo fare niente però per le fitte al petto o alla testa. Si sforzava come poteva, in attesa che Reiji finisse di fare qualsiasi cosa stesse facendo per aiutarla.
“Senza-Tette, mettiti qualcosa di più comodo. Usciamo.”
“Magari quando Azusa ha finito” replicò passivamente lei.
“Non importa, Eve ... Continuo a casa.”
“Oh. Va bene. A presto.”
Azusa salutò e scomparve. La ragazza si stiracchiò. Strano, quella mattina non aveva fatto niente di che, nessuno aveva nemmeno bevuto, eppure era stanca. Un po’ d’aria fresca le avrebbe fatto bene. Ayato le intimò di spicciarsi. Lei gli lanciò un’occhiata infastidita, ma obbedì.
Qualcosa di comodo, ha detto. Ma dove mi vuole portare?” si domandò mentre rovistava nell’armadio.
Alla fine optò per una felpa grigia e dei pantaloni neri. Aveva notato che il rosso era vestito sportivo.
“Finalmente. Forza che è una bella giornata.”
“Per fare cosa?”
Ayato le afferrò il braccio e si teletrasportò.
“Basket” rispose mostrando il campo all’aperto.
“Carino ... farai come a biliardo?”
“Ti straccerò, sì.”
“Potevi almeno farmi mettere un cappotto” fece Dory rabbrividendo.
“Fai un paio di giri di corsa per scaldarti e poi giochiamo.”
La giovane alzò gli occhi al cielo e si mise a correre mentre il vampiro faceva qualche tiro a canestro. Poco dopo lo raggiunse, ma non riuscì a sottrargli la palla. Era troppo rapido per lei. E forte. Non riusciva a batterlo né in attacco né in difesa. Ayato ne era contento.
“Mi sto annoiando” si lamentò lei incrociando le braccia.
“Anche io. Volevo una sfida, invece … Vediamo come te la cavi con i tiri liberi” replicò lui lanciandole improvvisamente la palla in faccia. Dory la evitò per un pelo.
“Ma sei fuso?!”
“Valla a prendere.”
Tutto sommato si stava divertendo. La ragazza palleggiò camminando verso il canestro, si fermò ad un paio di metri da esso e lanciò, andando a segno. Nei minuti successivi Ayato e Dory si alternarono nei lanci, provando a fare canestro in vari modi. La stanchezza della ragazza crebbe e fu costretta a fare una pausa.
“Puzzi di sudore.”
“Che scoperta … Piuttosto portami a casa, o mi ammalo sul serio stavolta.”
“No, ti porto in un altro posto caldo.”
“Dove?”
“Dove fanno i miglior takoyaki del Giappone.”
“In effetti ho un certo languorino.”
Si avviarono. Quel tratto di strada era deserto. Dory si fermò. Aveva un brutto presentimento. Ayato le prese il braccio e la avvicinò.
“Vieni fuori! So che sei qui!”
“Da quando sei così percettivo, Ayato?”
Richter si materializzò davanti a loro. Il suo sguardo oltrepassò il nipote, che gli mostrava i denti, e scivolò su Dory. Ayato sentiva la ragazza tremare, il suo cuore accelerare. Credette si trattasse di paura, ma si sbagliava. Quell’errore non lo fece intervenire tempestivamente.
Come lo aveva visto, Dory si era sentita travolgere dalla rabbia. Quel bastardo aveva ucciso la sua gattina! Chiuse i pugni e superò Ayato, decisa a fargliela pagare. Il rosso allungò un braccio, ma riuscì solo a sfiorarle la felpa. La ragazza si fermò davanti a Richter e tentò di colpirlo. Il vampiro le bloccò i polsi con facilità. Mentre lei guardava in su, qualcosa cambiò. Le sembrò di svenire.
Ayato stava per intimare allo zio di mollare Senza-Tette, quando vide con orrore che lui le lasciava spontaneamente i polsi affinché la giovane potesse passargli le braccia attorno al collo. Richter era chino su Dory e la baciava, le mani strette sui suoi fianchi. Finalmente si separarono.
“No, no” ringhiò il rosso.
La giovane si voltò verso di lui. Ghignava. Era Cordelia. Si staccò completamente da Richter, che la contemplava soddisfatto. Le sue movenze, il suo sguardo, persino la sua voce, erano diverse.
“Ayato, sembra che tu abbia visto un fantasma” rise la donna.
“No, una puttana che dovrebbe bruciare all’inferno!”
“Tsk, i tuoi modi non sono migliorati, vedo ...”
Cordelia ignorò sia lui che Richter per specchiarsi in una vetrina.
“Fa tornare Dory!” le ordinò Ayato, furente.
“Oh, adesso la chiami per nome? Davvero tieni a quella sciocca ragazzina? Che delusione ...”
Il rosso fece un passo verso di lei, ma Richter si frappose.
“Torna a casa, Ayato. Raduna i tuoi fratelli, presto la mamma vi raggiungerà.”
“Non prendo ordini da te, megera!”
“Richter qui sarebbe più che felice di darti una bella lezione, in mia vece. E non solo a te ... Ma ogni cosa a suo tempo. Vedrò prima i Mukami, poi mi riunirò alla famiglia, non temere.”
Detto questo si strinse al braccio di Richter. Ayato borbottò qualcosa fra sè, guardandoli male, e sparì.
“Ti accompagno dai mezzosangue, mia diletta?”
“Fra poco, non intendo andare da nessuna parte in questo stato.”

La porta della villa si aprì. Ruki si alzò, avvertendo una presenza mai percepita prima. Era solo a casa.
“Risiediti, mio caro.”
Il vampiro fissò stupito la ragazza, la sua attenzione completamente assorbita da lei. Badò appena a Richter, che si appoggiò a braccia conserte ad un muro.
Dory indossava un vestito viola scuro che le lasciava scoperte le spalle e lunghi guanti dello stesso colore. Una rosa rossa era appuntata sul petto, mentre un’altra si trovava fra i suoi capelli, sciolti.
Ruki non riusciva a capacitarsi di come potesse essere così diversa. Erano soprattutto i suoi occhi a sconvolgerlo. Privi di calore, dolcezza, gioia, ma freddi e calcolatori. Il vampiro capì chi aveva di fronte solo quando la giovane fu ad un passo da lui. La assecondò, risedendosi e permettendole di sedersi su di lui. Cordelia lo guardò negli occhi, passandogli le mani inguantate fra i capelli.
“Ruki ... sei stato vampirizzato da Karl e scelto da lui per portare avanti il suo progetto. Mi interessi. Puoi essere il mio Adam.”
“E lui?” le domandò Ruki accennando a Richter, il quale non sembrava molto contento della scena.
“Oh, lui mi asseconderà qualsiasi cosa faccia ... E tu? Mi vuoi aiutare ad uccidere Karlheinz?”
“Cosa?!”
Cordelia sorrise del suo sbigottimento. Una mano rimase dietro il suo collo, l’altra gli carezzò il viso.
“Lo amo ancora profondamente. Lui desidera morire, sai. Uccidendolo gli dimostrerò tutto il mio amore.”
“Questa è follia” replicò Ruki freddamente. Si stava riprendendo dalla sorpresa.
“Non sai di ciò che parli ... lascia che ti istruisca. In fondo la desideri, no?”
Cordelia chiuse gli occhi e lo baciò. Lui non la respinse nè la incoraggiò.
“Non ricambi?” ghignò lei.
“Avrai il suo corpo, ma non sei lei. Non mi interessi. Non ho provato nulla.”
La donna scattò in piedi, risentita. Come osava quel mezzosangue provocarla in quel modo? Lo schiaffeggiò. Ruki si toccò la guancia, desiderando poter ricambiare con tanto di interessi. Cordelia gli voltò le spalle e si strinse a Richter. Lui la accolse nonostante tutto ciò che lei aveva detto.
“Dovresti essere una buona guida per i tuoi fratelli, Ruki. Rifletti bene su ciò che fare.”
L’attimo dopo erano spariti. Il vampiro strinse i pugni. Non si sarebbe mai alleato con lei, nemmeno se avesse preso il controllo di Dory per sempre. Distolse i pensieri da una tale prospettiva e aspettò il ritorno dei fratelli.

I Sakamaki erano riuniti in salotto, Ayato, Reiji e Subaru in piedi, gli altri seduti o stesi sui divani. All’arrivo di Richter e Cordelia tutti si limitarono a guardarli.
“Finalmente la famiglia è riunita” disse la donna.
“Tsk” fu il commento di Ayato.
“Che ci fai qui?” le chiese Shuu.
“È casa mia, da prima che arrivaste voi” rispose Richter.
“Non sei stato molto presente in questi mesi” osservò Reiji.
“I miei affari non vi riguardano” concluse seccamente lo zio, avviandosi verso le scale.
“Aspetta” fece Cordelia staccandosi dal suo braccio. Li guardò. “In questi anni non avete combinato nulla. Nessuno di voi. Mi stupisce che Karl l’abbia permesso. Ma adesso che sono tornata, sarò io la nuova guida della famiglia.”
“L’importante è crederci” le sorrise Laito.
“Laito caro, non sono forse io la tua amante preferita? Per quale altro motivo quella ragazzina è stata con te? Mi sentiva.”
Il rosso smise di sorridere, mentre il ghigno crudele della madre si ampliò, salvo poi accigliarsi per un attimo.
“Qualcuno non è d’accordo” constatò Reiji. Aveva passato le ultime settimane a osservare Dory e aveva imparato a riconoscere le interferenze di Cordelia. Ora avveniva il contrario.
“Taci. Ha ragione, mi sbagliavo. Non sarai mai come Karl.”
“Questo è un complimento” fece il moro aggiustandosi gli occhiali.
“Non ci posso credere … vampiri purosangue, dei Sakamaki, che tengono ad una sciocca umana. Ma non importa” disse Cordelia ridendo. “Appena il riveglio sarà completo mi occuperò io di voi.”
La donna tornò ad attaccarsi a Richter. Insieme salirono le scale. Ayato fece un passo avanti, ma Kanato fu più veloce: “Quel corpo è di Dory! Se non c’è lei fa parte della mia collezione! Tu devi stare all’inferno!”
“Così ti rivolgi a tua madre, Kanato?”
“Non ci disturbate, o vi accorgerete presto che nessuno di voi può competere con me.”
“Non saprei, zietto, ci riuscivo già da piccolo” fece candidamente Laito.
Richter ringhiò, ma continuò a seguire Cordelia in camera sua.
“Li lasciamo fare così?” domandò Subaru, stringendo i pugni.
“L’hai sentita … Appena il riveglio sarà completo … significa che non la possiederà ancora per molto” spiegò Reiji.
“Sempre troppo!” ribatté Ayato.
“Rivoglio la mia cugina” confidò Kanato a Teddy in un sussurro ben udibile.
“Aspettiamo, tornerà da sola” concluse Shuu.
“Nel frattempo, però, quella farà ciò che le pare” fece Laito guardando in su, in direzione della camera della madre.

Cordelia si sedette ad una sedia dopo aver rimosso il telo che la ricopriva. Si passò le mani sul viso e poi tra i capelli. Quella ragazzina … non stava un attimo zitta!
Mi senti, vero? Come hai potuto prendere il controllo?! Restituiscimelo! Li hai anche insultati, poi!
“Sì” mormorò lei. “È stato un errore. Sai, umana, so come ci si sente. Riesci a reagire solo quando percepisci un forte strimolo esterno. Ma pian piano si acquista forza. Tu sei avvantagiata perché …”
Perché tu sei una parassita! Non riuscirai mai a tornare del tutto in vita! Te lo impedirò!
“Queste sono solo minacce vuote. Io prenderò il tuo corpo, tornerò in vita e ucciderò Karl, così da diventare la regina dei vampiri.”
No … in un modo o nell’altro tu perderai” fece decisa Dory.
“Stai bene?” domandò Richter. Le posò una mano sulla spalla e Cordelia poggiò la testa sul suo braccio.
“Sì, caro. Si tratta solo di una fastidiosa zanzara che finirà schiacciata. Ma tu dimmi, anche così trovi che sia la donna più bella ed elegante?”
“Sempre, mia diletta.”
“E farai di tutto per me?”
“Resterò al tuo fianco per tutta l’eternità” disse piano lui, la sua voce molto più dolce di quando parlava con qualsiasi altro essere vivente.
“Non sei cambiato” sorrise lei.
Gli permise di baciarla. Fu un bacio lungo, a cui ne seguì un altro. Cordelia gli passava le mani fra i capelli, assaporando sensazioni che non provava più da molto tempo. Richter le fece scivolare una mano sulla gamba, ma lei lo respinse.
“Mi spiace, ma la mia presa non è molto forte. Se proseguiamo, lei tornerà prima.”
“Capisco” mormorò lui.
Aveva aspettato per quasi quattro secoli, qualche giorno in più non avrebbero fatto differenza. Solo il fatto di poterle di nuovo parlare lo appagava: finalmente il cuore di Cordelia batteva in un corpo compatibile! Molto presto la sua anima vi si sarebbe insidiata completamente e non sarebbe rimasta nessuna traccia della ragazzina.
“Cordelia, quali sono i tuoi piani per il futuro? Certo, uccidere mio fratello e chiunque ci contrasterà, ma riguardo noi?”
“Che vuoi dire?” chiese fredda lei, sottraendosi ad una carezza con la scusa di guardare fuori dalla finestra.
“Sai che vivo solo per amarti e servirti. Quando tutto sarà finito … potremmo sposarci. Tu governerai, tutti si inginocchieranno dinanzi a te, ed io farò in modo che tu continui ad essere felice. Mi basta starti vicino, aiutarti, sapere che mi ami …”
Richter la contemplò in attesa che lei dicesse qualcosa, o almeno che si voltasse a guardarlo. Ad un tratto le sue spalle iniziarono a sussultare. La ragazza si lasciò cadere sulla sedia piangendo. L’uomo si scostò, ogni traccia di tenerezza cancellata dall’irritazione.
“C- che cosa romantica” disse Dory fra le lacrime.
“Falla tornare” le ordinò minaccioso lui.
“No! E poi non saprei come fare … è così strano …”
Avvertiva ancora la presenza di Cordelia, chiara come non era mai stata fino ad allora. Era un po’ come essere ubriaca, solo che la mente non era ottenebrata dall’alcool, ma dalla volontà di quella donna orribile.
“Tu … è confuso, ma tu hai già avuto una moglie, vero?”
“Sì” rispose Richter, laconico.
“A lei dicevi certe cose?”
“No, non l’ho sposata per amore.”
“E lei ti amava?”
“No … come potrebbe?” fece lui, più a se stesso che a lei.
“Ti prego, Cordelia non ti ama! Le interessa sfruttarti, ascoltare i tuoi complimenti, nulla di più ... Tu sei diverso. Per favore, non …”
Richter le afferrò la gola e la serrò al muro. Il grido di Dory morì sul nascere. La ragazza posò le mani sul suo braccio cercando di allontanarlo, terrorizzata. Alzò lo sguardo su Richter, che si era chinato.
“Credi che mi importi di te? Non è così. Se fra tre giorni Cordelia non sarà te posso sempre ucciderti e trovare un’altra sposa. Assicurandomi di far fuori i miei nipoti sotto i tuoi occhi, prima.”
Il vampiro la mollò e dopo un ultimo sguardo minaccioso scomparve. Dory oscillò, sfinita. Appoggiandosi al muro o ai mobili, si avviò meccanicamente verso la sua stanza.
Capito, carina? Hai le ore contate” disse Cordelia, nella sua testa, con gioia crudele.
Se- se è vero … permettimi di stare con loro senza che tu ci sia …
Perché dovrei?
Così, quando sarà il momento, non mi opporrò. Prenderai il controllo senza lottare.
Cordelia non rispose subito. Intanto Dory aveva raggiunto la sua camera. Si mise sotto le coperte senza togliersi il vestito.
Li voglio salutare … ti prego …
E sia. Non mi sentirai. Tanto, non potrai fare molto in due giorni.
“Grazie …”
La ragazza chiuse gli occhi, esausta. Si addormentò all’istante.



***Angolo Autrice***
Ho sempre provato sentimenti contrastanti per Richter.
“Sai che vivo solo per amarti e servirti …”
Aw, che tenero! Un cucciolo innamorato!
“... Assicurandomi di far fuori i miei nipoti sotto i tuoi occhi, prima.”
Crepa bastardo!! XD
Il riferimento alla sposa di Richter deriva dalla fic di AnnyWolf99, Sara Sakamaki. Visto che stiamo collaborando ad una storia, l'ho inserito.
E poi i 4 secoli ... non si sa quanto tempo passa dalla morte di Cordelia all'arrivo di Yui, ma considerando le bambole di Kanato e che Shuu dice che è l'unica sopravvissuta al risveglio, devono essere passati parecchi anni.
Ci aspettano due capitoli dolciii!
A presto!

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Capitolo 12
*** Dolcezza ***


Dory si svegliò rannicchiata sul fianco sinistro. Pian piano ricordò ciò che era successo il giorno prima. Doveva parlarne con i ragazzi, ma allo stesso tempo si vergognava molto di essersi lasciata sopraffare da Cordelia e desiderava rimandare la chiacchierata. Si girò, agitata, e spalancò gli occhi. Laito era disteso accanto a lei, la testa poggiata sulla mano e il gomito sul cuscino. Aveva gli occhi chiusi, ma Dory era sicura che non stesse dormendo. Infatti, appena si mosse per mettersi a sedere, lui aprì gli occhi e le sorrise.
“Buongiorno, puttanella.”
“Buongiorno.”
Il vampiro rimase in silenzio, allungando una mano per giocherellare con i capelli corvini di lei. Dory quasi credeva di stare ancora sognando. Forse la sera prima gli era passata davanti e non se ne era accorta. Certo non si sarebbe mai aspettata un gesto simile da lui. Sorrise dolcemente.
“Perché sorridi?”
“Mi sono resa conto di una cosa.”
“Cosa?”
“Mi piace che tu sei la prima persona che vedo quando mi sveglio.”
Laito la fissò stupito, poi tornò a sorridere e si protese, baciandole lievemente la fronte. Dory socchiuse gli occhi, felice.
“Non ho mai incontrato una ragazza come te, mia dolce puttanella. Restiamo a letto fino a mezzogiorno?”
“Oh, la proposta è davvero allettante, ma vi devo parlare ...”
“Capito. Ci vediamo di sotto” disse Laito alzandosi con un unico movimento aggraziato.
“Aspetta ... Prima mi aiuteresti a strappare questo vestito?”
“Strappare vestiti a giovani umane carine è una mia specialità, puttanella.”

Dory espose ai vampiri cosa era avvenuto con Richter.
“Non capisco ... perché proprio due giorni? Cosa succede dopodomani?” si chiese Reiji.
“Compio gli anni” rispose la ragazza. “Il tredici dicembre è il mio compleanno e farò diciotto anni.”
“Ora è chiaro. Si spiega anche perché tutte le spose che arrivavano erano sempre minorenni.”
“Tutte le spose?” ripetè Dory. Comprese, orripilata. “K- Kanato ... le tue bambole ...?”
“Sono vecchi sacrifici, sì” la precedette lui smettendo di giocare con Teddy per osservare la sua reazione.
“Non ci credo ... tutte quelle povere ragazze morte per quella donna” mormorò lei, disgustata.
“Comprenderai che Richter mentiva sull’ucciderti” fece Shuu. “Quella non è certo morta ieri e lui non intenderà rovinare l’unico corpo che finora è sopravvissuto al risveglio.”
“Sì, però può fare del male a voi.”
“Scrofa, siamo dieci contro uno” ghignò Yuma.
“Tu sei qui, siamo preparati, non riuscirà nemeno a toccarti” aggiunse Kou ammiccando.
“Non lo sottovalutate” li ammonì Subaru.
“Bah, di lui se ne può occupare benissimo il sottoscritto” affermò Ayato, ignorando l’avvertimento del fratello.
“Non è lui che mi preoccupa, quanto Cor ... ok, quella donna” si corresse Ruki ad un’occhiataccia del rosso.
“Oh, lei non si farà sentire che dopodomani” assicurò Dory. Raccontò del patto.
“Quindi ... se lei prenderà il sopravvento ... sarà per sempre?” domandò Azusa.
“Sì ... annienterà la mia volontà ed in un certo senso morirò. Ma tanto Reiji sta lavorando ad un rimedio dalla prima volta che ho visto Richter, quindi dobbiamo solo assicurarci che lui non la aiuti in qualche maniera.”
“Lo farò fuori” promise Ayato.
“Ti aspetto nel mio laboratorio fra un’ora” disse Reiji a Dory prima di recarvisi.
“Non possiamo far altro che affidarci a Reiji, dunque” osservò Laito.

It's hiding in the dark
It's teeth are razor sharp
There's no escape for me
It wants my soul, it wants my heart
No one can hear me scream
Maybe it's just a dream
Maybe it's inside of me
Stop this monster


“La tua soglia dell’attenzione è molto bassa. Ti ho chiesto quante zollette vuoi.”
“Ehm, tre. Scusa, ma Monster acquista un altro significato in questa situazione.”
Reiji le versò le zollette e le tese la tazza. Dory lo ringraziò. Non si aspettava che le offrisse del tè con tanto di pasticcini. Si mise a girare il cucchiaino, prestando nuovamente ascolto alla sua canzone preferita degli Skillet.

I've gotta lose control, here's something radical ...

Si augurava che a lei non capitasse. Sospirando, bevve un sorso di tè. Sorrise per il suo buon sapore e bevve ancora. Prese anche un pasticcino.
“Allora, hai capito perché ti ho invitata qui?”
“Certo, il tuo piano è evidente: vuoi farmi ingrassare così Cordelia non vorrà più il mio corpo” scherzò lei servendosi di un altro pasticcino.
“Ignorante” mormorò lui aggiustandosi gli occhiali. “Guarda a sinistra.”
Dory obbedì. Su un tavolo vicino al muro bolliva una pozione viola.
“Sto distillando ciò che ti sarà utile il tredici.”
“Oh … grazie. Avrà lo stesso sapore di questo tè?”
“Ho sentito parlare del ridere per non piangere, ma vorrei che ti concentrassi.”
Lei fece una risatina nervosa.
“Veramente questo è ridere per non morire di paura.”
“Temi che non funzionerà?”
“No … Ho capito che quando la gente dice di rivolgersi ad uno bravo si riferisce a te. Mi spaventa la fine che posso fare se qualcosa va storto.”
La giovane abbassò la tazza. Le mani le tremavano. Guardò pensierosa la pozione.
“Volevo chiederti se sei davvero certa che Cordelia rimarrà in disparte” proseguì Reiji, facendo finta di non aver udito il complimento o di aver notato la sua paura.
“Credo di sì. Ora non la percepisco, però non so se può vedere e sentire lo stesso.”
“Capisco …”
Il vampiro rifletté in silenzio. Dory si mordicchiò il labbro. Non che non si fidasse di Reiji o della sua bravura, ma proprio non poteva fare a meno di pensare che fra meno di quarantotto ore sarebbe potuta morire. Nel caso, di certo non voleva darla vinta a Cordelia.
“Reiji … scusa la domanda … ma non è ancora pronta?”
“Mh? No. In questi giorni ho appreso come prepararla e ho recuperato gli ingredienti, anche se ne manca qualcuno. Ma sarà pronta al momento giusto.”
“E non ne dubito. Solo che … se così non fosse … ci sarebbe un solo altro modo per batterli, vero? Prima non ne abbiamo parlato …”
Dory si sforzava di parlarne come se si trattasse di qualcun altro, magari di un personaggio di qualche romanzo fantasy. Reiji sapeva cosa intendeva. Non ne aveva discusso con gli altri perché in pochi avrebbero accettato quell’idea. Richter non avrebbe mai ucciso Dory, ma se la pozione non funzionava avrebbero dovuto farlo loro, perché tanto la ragazza non sarebbe comunque esistita più. Almeno, quello era ciò che gli diceva la logica. Lui aveva un altro parere.
Il vampiro si alzò e si chinò davanti la giovane, guardandola negli occhi.
“Tu sei arrivata qui per essere la nostra sposa sacrificale, non Eve o altro. Se si procede in quel modo loro perdono, è vero, ma anche noi. Ed io detesto i pareggi. Quella quindi non è un’opzione da considerare.”
Dory gli sorrise, come aveva sorriso bevendo il tè. Lui si voltò e lei non seppe con sicurezza se avesse ricambiato il sorriso. Optò per un sì: in fondo non era davvero un automa, come diceva scherzando con gli altri. Prima che potesse ringraziarlo ancora, il volume dello stereo fu alzato. Riconobbe I’m the Purple Guy. Le faceva piacere che Ayato avesse inserito un suo Cd con canzoni rock, ma ora si chiedeva se non volesse semplicemente infastidire Shuu. Il volume si abbassò.
“Ehi, Senza-Tette, Kanato è il Purple Guy!” urlò il rosso dal soggiorno.
Lei rise, attenta a non versare il tè.
“Ma bravo, ci hai messo quasi due mesi per arrivare a questa battuta!”
Dory finì il tè, prese un altro pasticcino e ringraziò Reiji per tutto.
Il vampiro annuì distrattamente e la guardò andar via. Quella fanciulla era una sua responsabilità; non avrebbe permesso a Richter di trasformarla nella sua amante. E poi i suoi complimenti strambi ma sinceri gli piacevano.

Nel pomeriggio le canzoni erano diventate decisamente più allegre e/o romantiche. Cantando, la giovane si muoveva in cucina per preparare la cena. Kanato la osservava, seduto vicino a Teddy.
Just one look look and I can hear a bell ring, one more look and i forget everything, ooooh ...
“Come quando sei andata a sbattere contro la porta solo perché lui si ravviava i capelli?”
“Kou!!” strillò Dory spaventata e irritata. “Esci, sto cucinando!”
“Ma Kanato può restare!”
“Teddy mi sorveglia” disse il viola.
“Ecco, tu invece ti spazzoleresti via tutti i biscotti.”
“Fai sul serio, Gattina Masochista?”
“Ho una padella e non mi faccio scrupoli ad usarla.”
Kou incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite della porta, contrariato.
“Se porto di là i dolci posso mangiare adesso qualche biscotto?” le chiese Kanato.
“D’accordo.”
“Allora anche io se li porto a casa mia” risolse il biondo, soddisfatto.
“Va bene, golosoni.”
Kanato passò accanto a Kou con il vassoio tra le mani e Teddy sottobraccio. Si fermò a guardarlo tipo ti conviene rispondere bene a questa domanda.
“Anche tu vuoi che Dory sposi Laito?”
Per poco la ragazza non rovesciò i takoyaki. Il biondo ridacchiò divertito.
“Sì, perché no?”
Il viola se ne andò.
“Hai trovato qualcuno che ti shippa con il Sakamaki.”
“Oh, sta’ zitto. Kanato è tanto dolce e ci tiene che siamo felici.”
“Ehi, io sono tuo amico, no? Anche io voglio che ti vada bene.”
“Grazie” fece Dory, intenerita. “Puoi farmi un favore?”
“Per un extra di biscotti certamente.”
“Sei incorreggibile” rise lei. “Ok. Ora mi faccio un taglietto e tu me lo rimargini.”
“Che idea è questa?” domandò lui stupito.
“È una sorpresa per Laito. Caso vuole che conosco il suo piatto preferito.”
Dory si ferì il polso. Riempì un bicchierino di sangue, poi tese il braccio verso Kou. Il vampiro leccò la ferita, accorgendosi che la qualità del suo sangue era aumentata ulteriormente, ma non commentò. Sgranocchiò la sua ricompensa in attesa che lei finisse di cucinare, dopodiché prese i piatti e tornò a casa.
La giovane ripose sul tavolo anche i takoyaki. Per fortuna nessuno a parte Kanato aveva ancora notato qualcosa. Corse di sopra e bussò. Laito aprì la porta. Dory reggeva un vassoio con un piatto coperto.
“Ciao. Ho pensato che ti devo ancora una cena … la scorsa volta me ne sono andata via senza motivo, così ora rimedio” spiegò in fretta.
Ancora confuso, il vampiro si spostò per farla passare. Lei entrò contenta e depose il vassoio sul tavolino al centro della camera.
“Credevo cucinassi per tutti, puttanella.”
“Infatti, solo che mangiamo cose diverse. Di sotto ci sono takoyaki, biscotti e un paio di dolci.”
“E qui?”
“Sorpresa.”
Dory sorrideva, in attesa. Era ansiosa di vedere come avrebbe reagito. Laito, incuriosito, sollevò il coperchio. Sul piatto erano disposti macarons di diversi gusti e colori a formare una piramide.
“Come lo sai?” domandò sorpreso.
“Me lo ha detto un uccellino” rise lei. “Ma non so come sono venuti.”
Il vampiro si sedette, prese il macaron in cima e lo mangiò. La ragazza attese, trattenendo il respiro senza accorgersene.
Très bon, mon doux petit chienne.
“Oh, sai il francese. E ... hai detto che è molto buono?”
Qui.
Dory sospirò, sollevata. Si sedette sul bracciolo della poltrona. Il rosso mangiò altri macarons.
“E il resto che significava?”
“Mia dolce puttanella.”
“Ah ... Come mai sai il francese?”
“Mi piace la Francia.”
“Ci sei mai stato?”
“No, secondo Reiji se ci allontaniamo da soli combiniamo guai.”
“Io ci sono stata con papà l’agosto scorso. Lui doveva lavorare e quindi non abbiamo girato molto, ma è stato bello. Potremmo andarci noi, che ne dici? Sarebbe tutta un’altra cosa!”
“Forse. Apri la bocca.”
Obbediente, lei si fece imboccare. Si augurò che al piano di sotto e nell’altra villa i vampiri stessero apprezzando gli altri dolci.
“Li devo mangiare tutti?”
“Come vuoi. Quello al centro è speciale.”
Laito mangiò e la fece mangiare fino ad arrivare ad un macaron rosso.
“Puttanella, questo è …”
“Al sangue, sì.”
“Mmh, è delizioso.”
“Grazie.”
Il vampiro la fece girare in modo tale che i piedi della giovane si trovarono sull’altro bracciolo. Dory si aggrappò allo schienale della poltrona per non cadere. Laito iniziò ad accarezzarle le gambe languidamente. Lei pian piano si rilassò, scivolando su di lui. Chiuse gli occhi e lo lasciò fare, troppo felice per fare qualcosa oltre che godere delle sue carezze. Laito sentì il cuore della ragazza accelerare, ma non ci badò. Avvertiva di nuovo il calore dell’altro giorno. E anche pace e gioia. Stava davvero bene. La strinse a sè, annusandole inconsciamente la gola. Non voleva fare niente per sciupare quel momento tanto piacevole. Dory ridacchiò.
“Mi fai il solletico.”
“È che il tuo profumo è irresistibile.”
“Neanche tu scherzi sai?”
“Mh?”
“Sai di buono” esclamò allegramente lei dopo aver inspirato il suo odore.
“È la prima volta che me lo dice un’umana.”
“Qualche vampira te l’ha detto?”
Laito rise, percependo una punta di gelosia nella domanda della ragazza.
“In effetti no, sei la prima. D’altronde stamattina l’ho detto che non ho mai incontrato una ragazza come te.”
“Anche tu per me sei unico.”
“Sai, è strano” fece il vampiro. Riprese ad accarezzarla mentre rifletteva ad alta voce. “Molte spose sacrificali si sono rifiutate di venire a letto con me e quando finalmente le convincevo … me ne disinteressavo. Invece di te non mi stanco, puttanella.”
Dory lo guardò con uno sguardo carico di aspettattiva, ma lui non disse altro.
“N- non sai il perché?”
“Beh, sarà perché sei Eve, no?”
“Già … certo …” acconsentì abbassando il capo.
Non aveva il coraggio di rivelargli il suo amore. Il vampiro la fece scivolare sulla poltrona, mentre lui si inginocchiò e prese a risalirle le gambe bacio dopo bacio. La giovane avvampò, fremendo per ogni contatto delicato. Laito si fermò.
“Puoi aver saputo dai miei fratelli che mi piacciono i macarons, ma come sapevi che mi piacciono le tue gambe?”
“Non lo sapevo ... Forse ho messo la gonna per intuito femminile.”
“Ad Halloween te le ho guardate molto mentre ti muovevi sul palco. E anche a scuola ... Che bella la nostra uniforme” rise Laito.
Dory ridacchiò e chiese: “Quindi tu sei più interessato alle gambe delle ragazze?”
“Mh mh. Ayato invece guarda le tette.”
La ragazza scoppiò a ridere.
“Dovevo immaginarlo. Ma ti prego, non dirmi certe cose.”
“Va bene. Quale parte di me ti piace di più?”
Laito attese la risposta poggiando la testa sulle mani, posate sulle cosce di lei. Dory gli prese il cappello con la mano destra e passò la sinistra fra i suoi capelli.
“Credo la combinazione fra i tuoi capelli e i tuoi occhi. Sai ... senza cappello stai meglio.”
“E tu stai meglio con i capelli sciolti.”
“Vuoi sciogliermeli tu?” domandò lei in tono civettuolo.
Il rosso sorrise alla proposta. Strisciò su di lei fino a mettersi a cavalcioni e le tirò via gli elastici, per poi gonfiarle i capelli passandovi più volte le dita.
“Hai delle mani così delicate” mormorò Dory, abbracciandolo.
Laito continuò a carezzarle i capelli, dalla cima alla punta, poi le mani scesero dal collo lungo la spina dorsale. La prese in braccio, e la ragazza si strinse più forte, aiutandosi anche con le gambe, finchè non si ritrovò distesa sul letto.
“Pronta a seguirmi fino all’inferno?” domandò il vampiro al suo orecchio, con voce sensuale.
“Fin dove vuoi” soffiò lei, ammaliata.
Lui rise piano. Strofinò la guancia contro la sua e domandò ancora: “Rinunci al tuo dio per me?”
“Non vedo come la mia fede sia inconciliabile con te.”
“Beh, se mi segui all’inferno ...”
“Ti seguo, non soggiorno lì” dichiarò Dory, per poi ridere della sua espressione. Gli baciò piano il naso.
“Lasciamo perdere. Non mi intendo di religione e ho troppa fame di te per ragionare.”
La giovane lo aiutò a spogliarsi e a spogliarla, fra baci e carezze, e gli lasciò ancora una volta la libertà di fare di lei ciò che voleva.

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Capitolo 13
*** Una sposa ***


Quando Dory si svegliò Laito dormiva ancora. Lei incrociò le braccia sul cuscino, stesa a pancia in giù, e vi poggiò la testa, contemplandolo adorante. Così rilassato, con i capelli spettinati, era un vero angelo!
Il rosso si svegliò e incrociò il suo sguardo. La ragazza arrossì, ma continuò a fissarlo e gli sorrise.
“Buongiorno.”
“Anche a te, puttanella.”
“Se non vi dispiace, questa mattina voglio stare da sola.”
La sua voce non tradì alcuna emozione, ma Laito si sentì lo stesso in dovere di farle una carezza. Dory strusciò la guancia contro la sua mano, ad occhi chiusi. C’era affetto o si sbagliava? Il vampiro le passò la mano dietro la nuca e le impresse un leggero bacio sulle labbra, poi si sedette e cominciò a vestirsi. La giovane gattonò da lui, lo abbracciò da dietro e gli baciò la guancia. Laito le prese le mani fra le sue e lei poggiò la testa contro la sua spalla. Restarono così per un po’. Alla fine Dory interruppe l’abbraccio e lui si alzò. Completò la vestizione. Prima di uscire, si voltò a guardarla: sedeva con le gambe ripiegate sotto di sè e stringeva tra le braccia il peluche avuto in dono da Kou e Azusa.
“Tu non parlerai con quella gatta, vero?”
“Non prometto nulla” replicò lei sorridendo.
Laito sorrise a sua volta. Indugiò, poi si toccò il cappello in segno di saluto e uscì. Appena la porta fu chiusa, Dory si stese nuovamente e sorrise al peluche. Pensava a come aveva fatto bene a non rifiutarsi di andare con lui la prima volta e a non mollare. All’inizio sembrava che a Laito importasse solo fare sesso con lei, ma poi aveva mostrato di saper essere dolce. Era il suo tesoro, non lo voleva perdere. Neanche gli altri, se è per questo. I vampiri erano tutti diversi fra loro, tranne che per una cosa: le erano sembrati infelici. E adesso, che cominciavano a fare i cugini, la strega si ripresentava per rovinare nuovamente la loro vita!
“Ma io glielo impedirò, Masochista” dichiarò la giovane, sedendosi. “Anzi, lo faremo insieme.”
Dory sorrise e pensò che poteva considerarsi amica di tutti, ora. Concentrarsi su di loro l’aiutava a tenere a freno la paura che aveva. Doveva essere coraggiosa se voleva fermare Richter e Cordelia. Mentre ricordava i momenti passati con i vampiri, un’idea prese forma nella sua mente. Era bizzarra, quasi una follia, ma a lei piacque. Doveva muoversi prima di lasciarla perdere … ma prima una piccola sosta in cucina per uno spuntino.
Anche Shuu, steso sul divano dell’entrata, pensava alla relazione fra la ragazza ed i suoi fratelli. Lui, come sempre, aveva tenuto le distanze e i fatti gli dimostravano che aveva fatto bene. Non desiderava che lei morisse, ma se fosse successo non gliene sarebbe importato. Gli umani erano troppo fragili per potersi affezionare a loro, lui l’aveva capito da tempo. I suoi fratelli no. In realtà il biondo non si sarebbe mai aspettato che loro potessero davvero provare simpatia per una delle spose sacrificali che arrivavano alla villa. Per la maggior parte erano snervanti ragazze impaurite di tutto. Non che questa non fosse snervante, al contrario, però lo era in modo diverso. Si chiese cosa si provasse a sapere di avere un giorno di vita.
La causa delle sue riflessioni stava correndo verso l’uscita. Shuu la bloccò tenendole il polso, senza aprire gli occhi.
“Dove vai?”
“A far compere.”
Il biondo aprì gli occhi, incredulo, ma il tono era stato serio e lo era anche lo sguardo.
“A far compere ...”
“Sì. Fra al massimo tre ore sarò di nuovo qui. Mollami, Shuu.”
Lui la lasciò andare.
“Tre ore. Non un secondo di più. E prendi la limousine” le concesse.
“Promesso!”
Dory riprese a correre. Si dimenticava sempre che con loro c’era anche un domestico!

Tornò prima dello scadere del tempo, con tre trolley. Shuu era ancora steso all’ingresso. La giovane contemplò le scale sconsolata, poi guardò il vampiro: dubitava di convincerlo ad aiutarla. Per sua fortuna avvistò Yuma.
“Yuma! Ehi! Aiuteresti una povera fanciulla in difficoltà?” chiese nel suo tono più dolce.
“Che vorresti?”
“Che mi aiutassi a portare di sopra queste valigie.”
“Va bene” sbuffò il castano.
“Grazie.”
Il vampiro trasportò con facilità tutti e tre i trolley nella camera della ragazza.
“Sei stato gentilissimo! Senti, visto che ci sei ...”
“Cosa ancora?”
“Beh ... questo rosso è mio. In quegli altri ci sono delle buste. Se le consegnassi agli altri dicendo di non sbirciare te ne sarei davvero grata. E fra un’ora tutti in salotto.”
“Ma che diavolo hai in mente?”
“Tu fallo. E non sbirciare!”
Yuma scosse la testa. Eve era davvero strana. Forse perché l’indomani sarebbe ... Il castano bloccò il pensiero sul nascere. Fece ciò che gli era stato chiesto.
Un’ora dopo tutti e dieci si trovavano in salotto. Alcuni parlavano tra loro, gli altri attendevano Dory in silenzio. Ayato fu il primo ad udire il ticchettio dei tacchi. Alzò la testa, seguito dagli altri, e la vide.
La ragazza si era sciolta i capelli e li aveva arricciati leggermente. Come una cascata di seta nera le ricoprivano le spalle e le braccia nude. Una frontiera bianca con fiorellini le teneva a posto la frangia e il velo. Gli occhi di tutti furono attratti dall’abito: semplice, bianco, con lo strascico. Terminava poco sopra le punte delle scarpe, anch’esse bianche e con un tacco non troppo alto.
Dory nascondeva il viso nel bouquet di rose bianche e guardava loro, ma nessuno in faccia. Scese l’ultimo gradino, con il cuore che le batteva all’impazzata. Era abituata ai loro sguardi, ma stavolta era diverso.Tutti i vampiri avevano pensato almeno una volta che lei fosse carina. Adesso, con quel vestito da sposa, era stupenda. Questo capiva dal loro silenzio e dai loro visi, sebbene non osasse soffermarvisi troppo. Si fermò ad un paio di metri da Ruki, il più vicino, ed attese.
Alla fine fu Kanato a rompere il silenzio: “Dory, sei bellissima!”
Allora gli altri annuirono o mormorarono un consenso.
“Grazie!” fece lei, abbassando il bouquet.
Due mele rosse le imporporavano le guance e gli occhi erano più luminosi che mai.
“Ma ... perché?” le domandò Reiji.
“Perché ... il giorno del matrimonio è il giorno più bello per una ragazza. Ed io voglio che sia oggi. Lo avete detto voi che volevate una sposa, no?” tentò di spiegarsi lei, riuscendo a tenere ferma la voce. “Quindi forza, adesso aprite le buste e poi fatevi ammirare anche voi.”
“Va bene.”
I vampiri non si fermarono a chiacchierare. Curiosi, aprirono le buste, trovandovici dentro un paio di abiti da cerimonia fra cui scegliere, più un fiore in un cubetto di plastica. Quasi tutti scelsero lo smoking bianco, solo Kanato, Laito e Subaru indossarono quello nero. Ognuno poi prese il fiore e lo portò di sotto, non appuntandoselo da soli perché sulla scatola c’era scritto Non apritemi.
Dory si era seduta sulla poltrona. Non sapeva cosa provava, ma era abbastanza sicura di essere felice, oltre che molto tesa. Loro entrarono, e lei ne fu colpita. Incredibile come un buon vestito potesse cambiare così tanto una persona. Li ammirò incantata. Si alzò.
“Siete magnifici” disse piano, senza accorgersi di piangere.
Prese la scatola di Ayato, la aprì e gli aggiustò il bouquet: una rosa rossa.
“Ti amo.”
Dory avvampò e ritirò piano le mani. Sentì la tensione sciogliersi.
“Anche io” rispose sorridendo, e gli baciò una guancia.
La ragazza passò a Ruki. Gli appuntò una rosa nera.
“Credo di amarti anch’io.”
“Sei ricambiato, Ruki.”
Fu il turno di Subaru, con una rosa argentata.
“Ti amo.”
“Anche io.”
Reiji, con una rosa blu.
“Sei una stupida, ma ti amo lo stesso.”
“Grazie, sapientone.”
Venne avanti Azusa e lei gli appuntò la rosa verde.
“Ti amo, Eve.”
“Anche io, Azusa.”
Si girò verso Kanato e Teddy, con due rose viola.
“Ti amiamo.”
“Siete ricambiati” fece lei, dando un bacio anche all’orsacchiotto.
Sistemò la rosa rosa di Kou.
“Gattina Masochista, amo solo te.”
“Ti ringrazio, Kou.”
Toccò a Shuu, con una rosa gialla.
“Ti amo anche io.”
“Contraccambio.”
Venne il turno di Yuma, con una rosa arancione.
“Ti amo, scrofa.”
“Anche io, troglodita.”
Mancava solo Laito. Lui aveva una rosa bianca.
“Ti amo, Dory.”
Lei lo aveva lasciato apposta per ultimo.
“Grazie” sussurrò senza guardarlo.
“No, non hai capito.”
Laito le alzò il mento, guardandola negli occhi.
“Ti amo. Davvero. Lascia perdere questi copioni.”
Dory riprese a piangere.
“Oh, Laito.”
Si baciarono teneramente.
“Il bacio della sposa non c’è dopo la cerimonia?” chiese Kou, divertito.
“’Fanculo la cerimonia” disse Dory, ridendo fra le lacrime e stringendosi al suo amato.
“Beh, se lo dice una ragazza di chiesa ...” fece Ayato, alzando le mani.
In molti scoppiarono a ridere.
“Okay, chiacchiere da matrimonio” esclamò Kou sedendosi. “Sono stato a letto con la sposa.”
“Davvero?” domandò il rosso a Dory, che rideva.
“Sì, abbiamo dormito spesso insieme. Ma solo dormito, eh.”
“Sapevo che voi avevate qualcosa che non va. Come si può dormire vicino una donna e non fare niente?!”
“Magari non siamo tutti dei pervertiti” gli rispose Subaru.
“Sarà che non mi trovano eccitante, parole di Yuma.”
“Ok, ora ne sono sicuro: siete pazzi.”
Laito si sedette vicino a Kou con la ragazza in braccio. Kanato li imitò. Gli altri si sedetterò più o meno in cerchio. Passarono il tempo a raccontare aneddoti divertenti e storie buffe, mangiando e bevendo qualcosa ogni tanto. Arrivarono ad elencare i vari appellativi con cui si chiamavano fra loro.
“Allora, per Kanato c’è cugino, fratello … poi?”
“Lui mi chiama isterico e lui mezzacartuccia!” si lamentò Kanato indicando Ayato e Subaru.
“Sono dei cattivoni, vieni qui.”
Dory lo abbracciò fissando Subaru, stupita.
“È per l’altezza” rivelò lui.
“Di lui ti stupisci e di me no?”
“Fra i tuoi soprannomi ci sono tutti i sinonimi di idiota, più le versioni volgari, quindi no, caro, non mi stupisci.”
“Ok, manca solo Reiji. Beh, sapientone, secchione, quattrocchi, perfettino … altro?”
“Questo ti stupirà” ghignò malevolo Ayato, pregustando la sua reazione.
Lei e i Mukami lo guardarono, in attesa, mentre Laito iniziò a ridacchiare.
“Piccione.”
Scoppiarono a ridere, come anche Ayato stesso e i fratelli. Solo Reiji rimase composto. Ed imbarazzato … Dory rise a lungo, trovando in qualche modo quel soprannome troppo perfetto. Quando si riprese dalla ridarella li informò di doversi necessariamente rinfrescare in bagno.
“Bene, io intanto metto della musica” disse Kou.
Anche altri vampiri si alzarono. Laito la guardò allontanarsi sorridendo.
“Spezzale il cuore ed io ti spezzo le gambe.”
Il rosso si voltò, ma alle sue spalle non c’era più nessuno. Si aggiustò il cappello, guardandosi intorno. Tutti lì avevano un movente per avergli detto quelle parole, anche se era sicuro fosse stato Subaru a parlare. In ogni caso non aveva bisogno di un simile avvertimento. Non la stava prendendo in giro. Se le avesse fatto male, sarebbe stata una cosa involontaria. In fondo era un inesperto sull’amore.
Dory tornò in salotto. Dei leggeri spruzzi le arrivarono in faccia.
“Sposa bagnata sposa fortunata” recitò Yuma.
“Ah ah, non ci provare.”
“Compenso la mancanza del lancio del riso.”
“Se e quando ci sposeremo sul serio penserai a farci diventare polpette di riso.”
“Eve, posso parlarti un momento?”
“Mh? Certo Ruki.”
Yuma li lasciò soli, andando a chiacchierare con gli altri suoi fratelli.
“Volevo solo dirti di non preoccuparti per me. Ogni volta che mi guardi sembri dispiaciuta.”
“Lo sono Ruki …”
“Ssh, davvero non importa. Sono felice di essere tuo amico.”
Il vampiro le sorrise e lei non poté non ricambiare. Lo abbracciò.
“Sono sicura che un giorno troverai la donna a capo del tuo filo e lei sarà davvero fortunata.”
“Grazie, Eve. Credo che tuo marito ti stia cercando.”
La ragazza si girò subito a guardare. Laito le faceva segno con la mano di avvicinarsi. Kou infatti aveva messo un lento, Africa dei Toto, e ora loro due dovevano aprire le danze. Dory avanzò sorridendo. Comprese che qualsiasi cosa fosse successa, anche se fossero stati lontani o lui non l’avrebbe mai amata, lei comunque sarebbe stata tutta sua, solo sua, per sempre sua. Solo Laito aveva un tale potere su di lei.
La giovane poggiò la testa sul suo petto e si lasciò stringere. Ballarono ancora, compresi brani più vivaci. Verso mezzanotte la ragazza disse che era meglio se andava a letto. L’indomani doveva essere riposata.
“Ok, ma non sulle tue gambe.”
Detto questo, Laito la prese in braccio. Dory gli passò le braccia attorno al collo, ridendo.
“Buonanotte” augurò agli altri prima che lui la portasse su per le scale.
Udì qualcuno risponderle. Mano a mano che si allontanava dalla festa e si avvicinava alla sua camera, le lacrime che avevano minacciato di traboccare per tutta la sera trovarono il loro sfogo. Laito si sedette sul letto e la lasciò piangere contro di lui, carezzandole la schiena. Dory si strinse, lasciandosi andare. Finalmente, quando anche l’ultimo singhiozzò fu placato, la ragazza sospirò.
“Stai meglio?” sussurrò il vampiro.
“Non lo so ... è tutto così confuso. Tranne una cosa ...”
Dory si raddrizzò per guardarlo negli occhi. Laito non poté fare a meno di pensare che anche con gli occhi rossi e il viso rigato dal precedente pianto fosse ancora attraente.
“Io ti amo.”
Il vampiro sorrise. La ragazza temette che replicasse con un vuoto anche io, invece ...
“Beh, ce ne hai messo di tempo” commentò lui.
“Non è facile ... lo sapevi?” domandò lei, sorpresa.
“Non l’ho capito subito, ma ci sono arrivato.”
“Oh ...”
“Colpa dei tuoi occhi” continuò Laito. “Quando mi guardi sono così ... adoranti.”
“È perché ti adoro.”
“Ma perché non l’hai detto subito?”
“Beh ... tu sei così ... ed io al massimo sono carina ... non credevo di interessarti” bisbigliò Dory.
“Mmh ... con calma. Non hai sentito Kanato prima?”
“Sì, ma ...”
“Concordo, ha sbagliato per difetto. Tu sei splendida.”
Dory sgranò gli occhi, rossa. Ma lui sembrava sincero.
“I- io ...” balbettò confusa.
“Poi, ti sei innamorata perché sono ... così?” la parafrasò Laito, accennando con una mano al suo viso e al suo corpo.
“Certo che no! Anche i tuoi fratelli e i Mukami sono belli, ma io amo solo te!”
“Bene. Perché quello che provo per te non lo provo per nessun’altra e non è stato il tuo aspetto la causa. O almeno, non solo quello.”
“Davvero? Ti prego, non lo stai dicendo solo per farmi stare meglio, vero?” lo supplicò la giovane.
“No. Con te sto davvero bene. Solo, non so se ti amo ... L’amore è provare piacere?”
“Sì, anche. Quando sono con te esplodo di felicità e tutto il resto scompare. Ma non c’è solo gioia ... L’amore è sacrificio, impegno, pazienza. Devi dare per poter ricevere.”
Laito le tolse il velo, pensieroso, lo gettò per terra e le passò le mani fra i capelli.
“Quando tutto questo finirà ti corteggerò a dovere” promise in un sussurro.
Lei lo baciò, commossa. Il rosso ricambiò, ancora e ancora.
“Cosa vuoi fare ora?” le chiese.
“Tutto quello che vuoi.”
“Allora sorridi ... avanti.”
Il vampiro sorrise allegro e Dory sorrise di rimando.
“Ecco, brava. Voglio che non cambi mai, Dory. Resta sempre così, fammi restare innamorato di te.”
“Lo farò ... Oh amore, quanto ti desidero.”
Non parlarono più. Quella notte, più che le altre volte, divennero una cosa sola.



***Angolo Autrice***
Ok, credo che questo sia il mio capitolo preferito della fic.
La scena delle rose me l'ha ispirata Stephen King con It, ma i Perdenti usano fiammiferi.
Ecco i vampiri in smoking, anche se Laito dovrebbe avere una rosa bianca:



Il vestito di Dory:



E non guarderò più i piccioni come prima XD

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Capitolo 14
*** Un sacrificio ***


Dory cercò la mano di Laito sotto le coperte e gliela strinse in cerca di conforto. Il momento era quasi giunto. Presto Cordelia avrebbe tentato di scacciarla, che Richter fosse intervenuto o meno. E naturalmente lui sarebbe arrivato, era da stupidi credere il contrario.
Laito ricambiò la stretta. Gli sembrava che Dory fosse più spaventata del primo giorno in cui li aveva conosciuti. Si accorse che la ragazza guardava qualcosa sul comodino: il suo rosario.
“Stai pregando?” domandò sorpreso.
“Ehi, sai che mio padre è un prete, di che ti stupisci?”
“Non te l’ho mai visto fare prima …”
“Ogni tanto lo faccio. Sai che ero una catechista?”
“No, ma adesso so come riesci a gestire Kanato” rispose lui abbracciandola.
“Solo lui?” lo provocò Dory.
Prima che Laito replicasse sentirono bussare.
“Non fate tardi oggi” li ammonì Reiji.
“Ha ragione” sospirò la giovane gettando via le coperte. “Aiutami a vestirmi.”
“Sono più bravo a fare il contrario.”
“Sì, lo so. Dai, sono curiosa di vedere che vestiti scegli per me.”
“Così mi vai bene” ghignò il vampiro.
“Non affronterò tuo zio in intimo!”
Sempre ridacchiando Laito le prese una camicia lilla, dei jeans blu scuro e delle scarpe nere.
“Grazie.”
“Questo potrebbe diventare un giochino interessante. Ricordatelo.”
Mentre si vestiva, la giovane nascose il pugnale d’argento sotto i suoi abiti, senza essere vista da Laito. Aveva uno strano presentimento. Scesero in soggiorno, dove la maggior parte dei vampiri si era già radunata.
“Gli auguri te li faccio dopo?” le domandò Kou.
“Eh? Ah già” fece Dory, imbarazzata per essersi scordata del suo compleanno. “Sì, meglio dopo, grazie.”
“Voglio festeggiare un vero compleanno” disse Kanato, guardandola.
La ragazza gli sorrise, non sapendo che replicare.
“Lo faremo. Ci saranno musica, la torta e anche un brindisi” annunciò Ruki.
“Wow, grazie. Mi sarei accontentata della festa di ieri.”
“Per questo niente regali” sentenziò Ayato.
“Tanto fra due settimane è Natale.”
“Basta, è arrivato” disse Shuu, sedendosi.
Quasi contemporaneamente a lui, si fece viva anche Cordelia. Dory guardò avanzare Richter tremando. Il vampiro aveva in mano una spada e squadrava minaccioso tutti i presenti.
“Consegnatemela senza storie, se ci tenete alla vita” intimò.
“Se la vuoi devi guadagnartela” replicò Ayato, per nulla intimorito.
Lo zio sorrise come se si aspettasse quella risposta. Serrò ancora di più le mani sulla spada e in un attimo lui e gli altri sparirono. Con Dory rimasero Azusa, Kanato, Reiji e Shuu. Lei si voltava ad ogni rumore, anche se stavano combattendo nelle altre stanze e muoversi le costava fatica. I vampiri invece non ci badavano. Aspettavano. Improvvisamente Richter apparve tra loro, facendo in modo che anche loro quattro si disperdessero. Yuma arrivò in quel momento. Non ebbe il tempo di toccarla che Richter lo spinse via. Prima che potesse calare la spada la ragazza si aggrappò al suo braccio e tirò con tutte le sue forze. Il vampiro ghignò. Non gli importava di ammazzare subito i suoi nipoti e i mezzosangue, quel piacere poteva attendere. Cordelia aveva la priorità. Richter le afferrò il polso e si teletrasportò con lei. Senza mollarla, la condusse attraverso stanze oscure, fino a che la fece passare attravero un passaggio segreto e poi la mandò a sbattere contro il muro. Dory scivolò per terra, tenendosi la testa. Momentaneamente accecata da lacrime di dolore, non capì subito dove si trovava. Si guardò intorno. Non era mai stata prima in quella stanza, dominata dall’esposizione del vestito indossato da Cordelia in punto di morte. La ragazza cercò di rialzarsi, ma il corpo non rispondeva ai suoi comandi.
No, no, lasciami in pace!
Sono stata fin troppo gentile con te, umana. Fatti da parte come d’accordo.
Sai, non sono stata del tutto sincera con te ...
Me lo aspettavo. Va bene, se ti va di soffrire affari tuoi.
La sentì lottare per riemergere completamente. Dory trattenne un urlo. Si coprì il viso con le mani, ma il mal di testa non diminuiva, diventava sempre più insopportabile. La giovane tentò di concentrarsi su ciò che la circondava. Vedeva sfocatamente Richter aspettare i ragazzi davanti il passaggio segreto e le sembrò di udirli. Cordelia non le permise di gioire della loro vicinanza. Il tempo era dalla sua parte: chi sarebbe entrato avrebbe dovuto affrontare Richter, mentre lei avrebbe finalmente annientato la ragazzina.
Dory, contorcendosi, sentì la pressione di qualcosa nella sua tasca. Contemporaneamente Ayato e Ruki entrarono. Lei non se ne accorse però. Per alcuni secondi, a intermittenza, non vedeva nè udiva nulla. Doveva agire al più presto. Tremante, ordinò alla sua mano di stringere il pugnale d’argento.
Che fai? Sei impazzita?
La ragazza fu contenta di sentire del terrore nella sua voce.
Tu non vincerai, troia!
Si sedette a fatica e si portò il pugnale all’altezza del cuore.
Idiota, così moriremo entrambe!
Tu sei già morta! Non permetterò che una come te torni e li tormenti, sei spregevole ... Non lo meritano! Laito, vedilo come un modo per non cambiare, mi dispiace tanto ...
No, ferma! NOOO!
Dory non le diede retta. Chiuse gli occhi, con entrambe le mani serrate sul pugnale, e colpì.
Cordelia non fu l’unica ad urlare no. Lo fece anche Richter. Gli altri due vampiri davano le spalle alla ragazza e si girarono quando fu troppo tardi. Videro Dory accasciata su un fianco. Sotto di lei si allargava una pozza di sangue.
Ayato fu il primo a riprendersi. Usò la spada per trafiggere lo zio. Richter non fece in tempo ad evitarlo. Del resto aveva passato secoli aspettando quel giorno e in pochi secondi aveva perso la sua amata e il suo piano era andato in fumo. Il rosso fece fuoriuscire la spada dal suo petto. Richter si inginocchiò, agonizzante. Prima che il nipote calasse l’arma per dargli il colpo di grazia, trovò la forza di teletrasportarsi. Ayato ne fu stupito, ma non gli importava dove fosse andato. Non poteva più nuocere a nessuno in quelle condizioni. Si augurava che si fosse ritirato per morire. Si voltò verso Ruki. L’altro vampiro reggeva tra le braccia il corpo esanime di Dory. Aveva estratto il pugnale. Dalla ferita sgorgava ancora del sangue, che inzuppava i suoi abiti. Ruki le fece una carezza, tremante. Alla fine avevano fallito …
“Portala in salotto” ordinò Ayato. “Presto.”
“È inutile … Non respira e il suo cuore …”
Ruki non capiva la determinazione di Ayato, tuttavia obbedì. Depose la giovane sul divano. Immediatamente la stoffa si impregnò del suo sangue. Il vampiro si allontanò di qualche passo. Arrivarono anche gli altri, attirati dall’odore. Ruki comprese dal loro sguardo che nessuno poteva accettare di aver perso Dory.
“È … è morta?” si decise a chiedere Azusa.
“No, è quasi morta” rispose Reiji. Si tolse dalla tasca una boccetta con un liquido violetto all’interno. “Questo è il rimedio per liberarci di quella donna una volta per tutte, ma è incompleto” spiegò.
“Incompleto?” fece Yuma. “Allora muoviti a completarlo, prima che sia troppo tardi!”
“Mi servirebbe qualcosa appartenuto a quella donna …”
“Non c’è niente che possiamo usare” osservò tristemente Subaru.
“Io avrei qualcosa …”
Tutti guardarono Kanato, che strappò la testa di Teddy. Dall’imbottittura dell’orsacchiotto recuperò una fiala e la tese a Reiji. Il vampiro versò il contenuto nella sua pozione e agitò la boccetta. Sorrise soddisfatto quando il liquido divenne celeste.
“Ha funzionato?” domandò Ayato. Il fratello annuì.
“Dallo a me” disse Laito.
In quel momento pensava a ciò che gli aveva confidato Dory due giorni prima: le piaceva vedere lui per primo quando si svegliava. E così sarebbe stato anche quella volta.
Laito prese la boccetta, si inginocchiò accanto al divano e sollevò la testa della giovane con una mano, mentre con l’altra le faceva bere la pozione. Attese speranzoso, stringendole la mano. Negli occhi di tutti si rispecchiava lo stesso desiderio. Nessuno voleva rinunciare a quell’umana.
“Forza, Dory …” bisbigliò Laito.
Le ciglia della ragazza si mossero. Pochi secondi dopo aprì gli occhi e guardò il rosso, confusa.
“Laito …”
Si alzò a sedere. Mentre spostava lo sguardo sugli altri vampiri ricordò cosa era successo qualche minuto prima.
Intanto i vampiri la osservavano felici e increduli. Un attimo prima giaceva morta, e adesso sembrava la solita Dory. Sembrava, perché un cambiamento era avvenuto …
“Ma come …? Ero sicura di essermi …” mormorò la giovane.
Si toccò il petto per poi portarsi la mano agli occhi. Era sporca di sangue. Balzò in piedi. Si sentiva diversa, più leggera ed aggraziata. Avvertiva le cose in modo differente: i colori, i suoni, gli odori erano più nitidi. Ma lei non ci badò molto, presa com’era a cercare uno specchio. Ne individuò uno e ci corse davanti, contemplando sgomenta l’ampia macchia di sangue. Allargò la scollatura, eppure non riuscì ad individuare nessuna ferita. Nemmeno una piccola cicatrice.
“È inutile che controlli, non ti sono cresciute le tette” fece Ayato.
Dory scoppiò a ridere, imitata dai vampiri. Si bloccò, perché qualcos’altro era cresciuto! La giovane alzò le mani, con gli occhi spalancati, e si tastò i canini.
“Sono una vampira …” mormorò incantata. “Sono una vampira!”
Il secondo dopo abbracciava Reiji.
“Grazie” sussurrò felice.
“È veloce” commentò Kou sorridendo.
Reiji si irrigidì. Fino ad allora aveva temuto che la ragazza non avrebbe gradito la sua nuova condizione, invece ne era entusiasta e lo stava addirittura ringraziando! Il vampiro sorrise e la strinse a sè con un braccio, lasciandola andare poco dopo. Dory si staccò continuando a sorridere.
“E Richter?” ricordò.
“Trafitto dal sottoscritto” rispose Ayato indicandosi con il pollice e ghignando.
“Invece voi state tutti bene, vero?”
“Quasi tutti ...” fece Kanato.
Dory seguì il suo sguardo e vide Teddy, per terra. Posò una mano sulla spalla del viola.
“Vedrai che rimetteremo in sesto anche lui.”
Kanato le sorrise e le cinse la vita.
“Sono troppo curiosa!” dichiarò la vampira rivolgendosi soprattutto a Reiji, Shuu e Ruki. “Ho tante di quelle domande! Tipo: continuerete a succhiare il mio sangue? Io posso bere il vostro? E se bevo il mio che succede? Avrò ancora il ciclo? Mi posso teletrasportare? Come ...”
Ruki le posò le mani sulle spalle per interrompere la raffica di domande.
“Hai tutto il tempo per scoprire queste cose da te.”
“Sì, ma mi dovete aiutare. Voi che siete mezzosangue ...”
“Tu non sei una mezzosangue” affermò Shuu.
“Come no?” fece Dory sorpresa.
“Il tuo sangue non si è mescolato con quello di un vampiro, perciò sei una purosangue” spiegò Reiji.
“Oh ... che differenza c’è?”
“I purosangue possono volare quando c’è luna piena” rispose Subaru.
“Davvero? Che figata!”
La giovane si sentiva piena di energia e allegria. Era un effetto della trasformazione, a cui si aggiungeva la naturale esuberanza della ragazza. Dory si guardò intorno affascinata. Le sembrava di percepire un nuovo mondo. I vampiri le lasciarono il suo tempo. Erano contenti per lei e di averla ancora con loro. Laito la tirò delicatamente per un braccio finché non fu seduta sulle sue gambe e la baciò.
“Il mio primo bacio da vampira” sorrise lei.
Il rosso la baciò di nuovo.
“E questo era il secondo. Se li vuoi contare tutti scopriremo quanto vale l’infinito.”
“Aw” fece Dory.
“Ew” fecero gli altri.
“Su, c’è un compleanno da festeggiare” li esortò Yuma.
“Anche una vittoria” aggiunse Ayato.
La festa di quel giorno fu più allegra e spensierata di quella della sera precedente. Quando finalmente la vampira andò a letto, esausta, sognò il melo. Lo abbracciò come un vecchio amico che non si vede da tempo.

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Capitolo 15
*** Dodici giorni al Natale ***


-12
I used to think maybe you loved me, now baby I'm sure ...
Uno ad uno i sei Sakamaki si svegliarono sulle note di Walking on sunshine. Shuu vide che erano solo le nove del mattino. Con un sospiro alzò il volume della sua musica e tornò a dormire.
“Ma dove la vede la luce del sole se il cielo è nero?” borbottò Ayato rigirandosi nel letto.
Infatti fuori pioveva e tuonava. Kanato e Laito non badarono a certe imprecisioni. Andarono in cucina, dove un buon profumino cominciava ad espandersi per la villa.
“Ehi, ragazzi” li salutò gioiosamente Dory mentre friggeva le crepes.
“Perché ti sei alzata così presto?” le chiese Kanato.
“Presto dici? Eppure non ho sonno e ho fame, invece. Vi preparo la colazione.”
Davanti ad un piatto di crepes al cioccolato il viola smise di fare domande. Si voltò verso una sedia vuota e sospirò. Teddy gli mancava molto, però entro quel pomeriggio la sarta a cui l’aveva affidato l’avrebbe ricucito e sarebbe ritornato a casa.
“Oh, Reiji” fece Laito notando il fratello. “È normale che sia così energica?”
“Sì, lo è chiunque sia vampirizzato da poco. Si diventa più socievoli ed espansivi, i freni inibitori diminuiscono …”
“Praticamente come se fossi ubriaca” lo interruppe Dory.
“Sì, più o meno. Dopo qualche giorno l’esuberanza calerà.”
“Non che si noti molta differenza” commentò Subaru. “Perché non vai a svegliare così anche i Mukami?”
“Non volevo farvi un dispetto” replicò la ragazza, imbronciata.
“Ok, puttanella, però mi dispiace non alzarmi insieme a te.”
“Davvero Laito? Allora la prossima volta ti aspetto!”
Più tardi lei e i gemelli approfittarono di un momento in cui non pioveva per recuperare Teddy. Non era l’unica cosa da fare, però. Kanato strinse a sé l’orsacchiotto, soddisfatto.
“Visto, Teddy? Ora la cugina è una vampira grazie a te.”
“Ci teletrasportiamo a casa? Voglio vedere se ci riesco da così lontano!”
“Calma, Senza-Tette. Prima dobbiamo bere. E farti bere …”
“C- cosa?”
Dory li guardò, insicura. Non si sentiva pronta per una cosa del genere. Ayato riprese a parlare: “Ieri hai perso molto sangue e oggi ti sei esercitata con il teletrasporto, consumando energie. Dici di avere fame, no?”
Lei annuì, comprendendo. Aveva mangiato e bevuto diverse cose, ma nulla l’aveva saziata.
“Bene, allora adesso scegliamo una preda.”
“D’accordo” acconsentì la giovane, poco entusiasta.
Pensare ciò che doveva fare non era molto piacevole, tuttavia dopo che Laito ed Ayato ebbero immobilizzato una donna, che perse i sensi, sentì crescere in lei la particolare sete dei vampiri. Si avvicinò cautamente. La tratteneva solo l’abitudine.
“Forza, Dory. Dai tu il primo morso” la incoraggiò Kanato.
La ragazza avvicinò alla bocca il polso della donna. Percepiva un buon odore; le fece venire l’acquolina in bocca. Smise di pensare come un’umana e finalmente succhiò. Doveva ammettere che non era niente male. Bevendo avvertiva il pulsare del cuore di quella donna, quindi sapeva quando smettere.
“È meno brutto di quanto pensassi” mormorò.
“Hai ancora fame?” ghignò Ayato.
Dory scosse la testa. Era anche meno pallida e fredda di prima.
“La prossima volta cacci da sola” fece Laito.

-11
Kou si chinò a leggere ciò che la ragazza stava leggendo al PC. Lei lo ignorò. Al momento ogni suo pensiero era incentrato sui protagonisti di una fic romantica. Sarebbe piaciuto anche a lei creare una storia tanto commovente e accattivante.
“Gattina Masochista, che roba smielata leggi.”
“Bah, che ne capisci tu?”
“Nessuno dice frasi simili nella realtà. Sei tutto ciò che non ho mai saputo di aver sempre sognato. Ma andiamo!” rise il biondo.
Dory arrossì.
“E allora? Non importa se è poco plausibile, basta che intrattenga e questa storia è tanto fluff e ricca di colpi di scena. Vorrei essere io brava come questa autrice …”
“Hai già scritto qualcosa?”
“Non esattamente. Continuo a cancellare e riscrivere.”
“Posso leggere?”
La vampira annuì titubante, vergognandosi un po’. Kou lesse spezzoni di una fiction shonen’ai. Ridacchiò.
“Spero tu non ti sia ispirata a noi” commentò per poi ridere più forte.
Dory rise con lui. Come idea però non era male. Anzi … Si guardarono negli occhi, entrambi ugualmente motivati.
“Pensi anche tu quello che penso io?” chiese la ragazza.
“Mh mh. Facciamo in modo che Yuma abbia quello che desidera” rispose il vampiro.
Passarono il pomeriggio a scrivere il canovaccio di quella che secondo loro sarebbe stata una storia d’amore strappalacrime e che avrebbe decretato la loro fine se Yuma o Shuu l’avessero letta. I vantaggi di avere un’amica ... poter sfottere senza problemi i propri fratelli!

-10
Dory mosse insicura la sua pedina. Si era augurata che giocando a dama le sarebbe andata meglio che a scacchi, ma Reiji era troppo bravo. Sospirò, dispiaciuta di non potergli dare il gusto di una vera sfida.
“Ti stai annoiando?” le domandò all’improvviso il vampiro.
“Eh? No no! Tu sì, vero? Scusa ...” disse lei tutto d’un fiato.
“Dovresti essere più rilassata” le consigliò Reiji. Mangiò due sue pedine. “È la terza volta chi mi sorprendi” proseguì.
“Che ti sorprendo?” ripeté Dory confusa. Allora il moro stava pensando ad altro mentre giocavano! Ci aveva visto giusto sul non essere alla sua altezza. La consolò che avesse deciso di renderla partecipe delle sue riflessioni.
“Sì, la prima volta è stata quando hai deciso di restare con noi nonostante potessi tornare a casa; la seconda quando hai dichiarato la tua resa a scacchi, e la terza ... Non avrei mai considerato l’ipotesi del tuo suicidio.”
“Beh, nemmeno io. E non l’ho visto così” mormorò la vampira, seria. “Sai, nella Bibbia c’è scritto tu non tollererai che una strega viva. È questo che ho fatto, ho ucciso una strega, solo che nel farlo ci sono andata di mezzo. O meglio, ci sarei andata se tu ...”
“No, zitta. Tu sei in mezzo da quando ti è stato trapiantato quel cuore. Hai brindato alla fatalità, giusto? Quindi dovresti accettare tutte le conseguenze di quel gesto.”
“Le accetto” sorrise Dory pensando a Laito. Mosse una pedina, mangiandone una di Reiji. Lui mangiò le ultime tre in un’unica mossa.
“Oooh, di nuovo” si lamentò lei. “Altra partita o cambiamo gioco?”
“Ora devo lavorare.”
“Se vuoi posso farti da assistente!”
“Al massimo da cavia.”
“Ok, ci vediamo al prossimo thea party!”
La ragazza lo salutò con la mano, sorridendo, e sparì. Reiji si aggiustò gli occhiali. Riportarla in vita era stato uno dei suoi migliori successi.

-9
Correva a casaccio per la villa. Svoltò un angolo e andò a sbattere contro Yuma, finendo a terra. Il castano indietreggiò di un passo o due e abbassò lo sguardo sulla nuova vampira. Dory si alzò in fretta, con un sorriso di scuse.
“Che diavolo stai facendo?” domandò lui prima che la giovane corresse via.
“Niente di che, mi godo le nuove abilità … devo migliorare la percezione.”
“Direi proprio di sì. Però sei veloce, forse perché lo eri già da umana.”
“Acchiapparello?”
“Come?” fece confuso il vampiro. Lei sorrise divertita.
“Acchiapparello! Giochiamo a prenderci!”
Yuma scosse la testa. Eve era sempre stata un po’ matta.
“D’accordo, Scrofa, comincio io.”
Dory esultò battendo le mani e scomparve. Lui la avvertì al piano di sopra. Non che fosse difficile, era ancora troppo rumorosa per essere un vero vampiro.
“Ho un soprannome per te” disse Ruki la quinta volta che lei gli passò davanti. “Firework.”
“Un altro che mi piace” esclamò la ragazza. “Ed è anche sensato.”
“Non per dare un merito al Sakamaki, ma anche Senza-Tette lo è” commentò Yuma, che era apparso dietro di lei e l’aveva stretta e sollevata.
Dory scalciò a vuoto, seccata per il commento e la sua cattura.
“Dai, mettimi giù, ora ti prendo io!”
Il vampiro non obbedì subito. Si chinò al suo orecchio e sussurrò: “Grazie.”
Per un attimo lei smise di divincolarsi, poi riprese con maggior impegno. Yuma la lasciò andare e riprese a giocare con quella che poteva essere la sua sorellina.

-8
Rilassati … resta stesa ad ascoltare, immobile … tieni gli occhi chiusi e no! Non canticchiare! Aaah, è impossibile!
Dory si tolse le cuffie, le staccò e la musica si diffuse per il salotto. La giovane guardò Shuu, che restò impassibile. Aveva provato ad imitarlo, ma per lei restare ferma ad ascoltare e basta era difficilissimo.
Ma come fa ad essere così indolente?” si domandò. “Non c’è proprio niente che lo faccia smuovere un po’? Forse è solo molto diverso da me … Proviamo a fargli condividere qualcosa.
La ragazza spense il lettore MP3.
“Shuu, vuoi mettere tu la musica oggi?” propose.
Lui aprì gli occhi e la fissò.
“Perché?”
“Ehm … per cambiare?” fece imbarazzata lei, presa alla sprovvista.
“Perché non dormi?” consigliò il vampiro.
Dory cercò una canzone e la mandò avanti.
I guess I’ll sleep when i’m dead.
Lei si affrettò a spegnere, sapendo che al biondo non piaceva quel genere di musica.
“Ma tu sei morta” obiettò Shuu.
“Sì? Eppure mi muovo, parlo, recepisco stimoli esterni … Posso farti due domande?”
Lui annuì lentamente, consapevole che un rifiuto gli avrebbe procurato solo altri fastidi.
“Se fossi davvero morta avresti avvisato mio padre?”
Shuu scosse la testa.
“Non ci avrei mai pensato.”
“A me invece è passato di mente” ridacchiò Dory. “Ok. Posso addobbare la casa per Natale? Beh, solo salotto e cucina, o finisco per il Natale prossimo.”
“Come vuoi. Significa che resti?”
“Sì, ma passerò il Capodanno con papà.”
“Dovresti fare il contrario” commentò Shuu chiudendo gli occhi.
“Forse, però questo è il mio primo Natale con voi. Va beh, metterò io musica classica.”
Lo lasciò solo. Il biondo cambiò luogo di riposo, nel caso tornasse. Ci sarebbe voluto un po’ per interagire adeguatamente con il nuovo membro della famiglia.

-7
Azusa le porse un foglio da disegno arrotolato. Dory mise da parte la rivista e lo guardò, confusa.
“Prendilo, Eve … è un regalo.”
“Grazie Azusa.”
La giovane srotolò il foglio e ammirò l’opera del vampiro. Somigliava molto alla cattedrale e al melo dei suoi sogni, anche se qualche imprecisione c’era.
“È bellissimo!” esclamò lei. “Dovresti esporre i tuoi disegni.”
“No … non mi interessa. Se però … qualcosa non ti piace … o è sbagliata … mi puoi picch-“
Dory non gli lasciò finire la frase. Comparve dietro di lui e lo abbracciò.
“Da me aspettati solo coccole, Azusa” disse dolcemente per poi dargli un bacio sulla guancia.
Azusa se la toccò, rosso, mentre lei tornava ad esaminare il suo regalo.
“Lo faccio incorniciare e lo appendo in camera” decise.
“C- come vuoi, Eve.”
Il vampiro le sorrise. Aveva già in mente un nuovo dipinto: girasoli.

-6
“Senza-Tette, staccati! E tu, pervertito, invece di ridere toglimela di dosso!!”
Quella notte c’era luna piena. Dory aveva atteso quel momento impaziente, eccitata alla prospettiva di volare, ma l’impresa si era rivelata un fallimento. Infatti, anche se la giovane non soffriva di vertigini o di acrofobia - ne era la prova il correre senza problemi sul tetto o lo sporgersi da una finestra per teletrasportarsi al suolo - appena si staccava da terra si agitava da matti. A quanto pareva aveva paura di volare, indipendentemente dall’altezza. Aveva osservato attentamente Ayato, poi aveva provato anche lei a lievitare. Perso il contatto con il terreno, le era sembrato di sbilanciarsi ed aveva smesso, ripiombando giù. Ci aveva riprovato, ad occhi chiusi, ma dopo qualche centimetro la fobia aveva preso il sopravvento e si era avvinghiata al rosso.
Laito si avvicinò ai due, divertito. Massaggiò le spalle di Dory, inducendola a mollare la presa.
“Finalmente!” sbottò il gemello.
“Scusate ragazzi, proprio non ce la faccio” disse lei triste.
“Abbiamo scoperto la grande paura di Senza-Tette” commentò Ayato con un sorriso. “Sai invece cosa teme il tuo uomo?”
“Ehi, sta’ zitto!” fece Laito, frapponendosi tra i due, ma aveva visto lo sguardo curioso della sua ragazza.
“Che cosa?”
“Gli insetti, specialmente quelli che strisciano.”
“Beh, fanno un po’ schifo anche a me.”
“No, intendo proprio che reagisce come te adesso. Per questo ogni tanto, nel letto …”
Nonostante si stesse parlando del suo tesoro, Dory non poté fare a meno di ridere. Laito incrociò le braccia, contrariato. Ayato invece ghignò soddisfatto. Riusciva sempre a farla ridere in qualche modo.

-5
Il film finì intorno a mezzogiorno. Ora comportarsi come se il giorno fosse notte e viceversa non era più un problema per Dory. Era vero che la luce del sole non poteva bruciarli, ma era comunque fastidiosa, come anche le migliaia di suoni e odori prodotti dagli umani.
“Ti è piaciuto Frankenstein Junior?” domandò la ragazza a Kanato.
“Sì, ma preferisco i film della Disney. Ne vediamo un altro adesso?”
“Non hai sonno?”
“Teddy ne ha un po’ …”
“Allora per oggi basta. Domani vediamo Fantasia; chissà che non piaccia anche a Shuu.”
“Prima ti va di venire a trovare le mie bambole?”
“Ehm, sì, va bene. Un attimo solo.”
La vampira lo raggiunse poco dopo con qualche candela.
“Perché le hai prese?”
“A volte si accendono ceri per ricordarsi dei morti. Oppure si accendono durante i funerali; servono a tenere lontani spiriti maligni e a guidare i defunti in cielo.”
“Sono favole.”
“È la mia fede, se non ci credi fa nulla, ma io voglio pregare per quelle ragazze perché mi dispiace tanto per loro. A te … non fanno pena?”
Parlando entrarono, e stavolta Kanato non le fece chiudere gli occhi. Lui ci pensò su.
“No. Le preferisco da bambole.”
Dory annuì tristemente. Accese le candele e spostò lo sguardo sulle varie fanciulle morte prematuramente. Le sue mani si strinsero attorno al crocefisso. Kanato la osservò attento e la udì mormorare qualcosa, ma non la capiva. Guardò le bambole illuminate dalle candele.
“Loro non possono sapere ciò che fa. Sono senz’anima ora” mormorò all’orecchio di Teddy.
“Forse la loro anima non è qui, però può ascoltare.”
“Andiamo a letto.”
“Ok … questa è la stanza più inquietante della villa.”
“E la camera delle torture?”
“A- avete una camera delle torture?!”
“Sì, la usa solo Reiji.”
“Avreste dovuto dirmelo subito” fece lei rabbrividendo, anche se sapeva che ormai non avrebbero mai usato quegli attrezzi su di lei.
Kanato si strinse nelle spalle. La seguì con lo sguardo dopo che si augurarono la buonanotte. Alcune cose di lei ancora non gli erano chiare, ma sapeva che la cugina gli voleva bene e tanto gli bastava.

-4
Questo soltanto, e nulla più.
“Oh, impegnati di più, è Il Corvo. Ok … e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva da sola.
L’incubo di Hill House.”
“Sì, bravo.”
“Che gioco da secchioni” commentò Kou.
“Ignorante” replicò Dory. “Prendi il tuo zabaione e vattene.”
“Ok, ok, Gattina Permalosa. Tu che ne pensi Azusa?”
Il più giovane dei Mukami fece spallucce e continuò a disegnare, concentrato. Aveva quasi completato tutti i girasoli, ma sentiva che mancava qualcosa. Ruki attese che il fratello uscisse prima di continuare.
“Questa è difficile: di tutto distruttrice, di nulla vincitrice.”
La giovane si fece pensierosa e si mordicchiò il labbro. Nulla, non le veniva in mente dove Ruki avesse pescato quella citazione. Il vampiro la osservò riflettere, sorridendo anche se avrebbe preferito che lei lo sapesse. Forse però era perché gli ispirava tenerezza che stava sorridendo, non perché l’aveva messa in difficoltà.
“È di Moby Dick.”
“Ah, ecco. Quello lo sfogliai, ma era noioso, così scelsi Bartleby lo scrivano.”
“Quindi all’idea di leggere Moby Dick hai detto preferirei di no.”
Dory rise. Le faceva piacere parlare con Ruki, nessun altro vampiro era un lettore. Per un po’ restarono in silenzio, poi lui disse: “Sai perché mi sono ricordato quella citazione?”
Lei scosse la testa.
“Credo si adatti a Cordelia … aspetta, a te dà fastidio se dico il suo nome?”
“No, tranquillo” lo rassicurò la ragazza. “E credo che hai ragione.”
Azusa ignorava il loro dialogo. Si guardò in giro, come spesso capita di fare per trovare l’ispirazione, e la trovò guardando fuori dalla finestra. Riprese a disegnare soddisfatto.
“Oh, ha cominciato a nevicare!” esclamò felice Dory.
Corse alla finestra, la aprì e guardò depositarsi la prima neve. Poi sporse la testa e fece uscire la lingua. Un fiocco vi finì sopra. Lei lo fece sciogliere in bocca e sorrise.
“Ne ho catturato uno” annunciò ai due vampiri.
Ruki mormorò un brava senza guardarla. Un conto era lasciarla andare, un altro smettere di amarla e di trovarla così deliziosa.

-3
Dory si faceva diversi selfie ed i migliori li mandava al padre. Aveva deciso di raccontargli tutto via WhatsApp, in modo che a Capodanno non gli venisse un infarto e avesse tutto il tempo per passare dalla negazione all’accettazione.
In giardino avvertì la presenza di Subaru. La vampira mise via il cellulare e gli scivolò accanto, posandogli una mano sul braccio. Lui distolse lo sguardo dalla torre e lo posò sulla sua mano, per poi risalire al suo viso. Ma lei non lo stava guardando. Il giardino innevato le sembrava incantato. Guardò anche lei la torre.
“Ogni giorno aveva una vista stupenda” disse piano.
“Sì” sospirò lui.
Le strinse la mano, in silenzio.
“Anche io non ho avuto la possibilità di avere una mamma, sai … Certo, io almeno ho un papà meraviglioso, però mamma non l’ho mai conosciuta. È morta quando ero molto piccola.”
“In un certo senso si può dire lo stesso per lei …”
“Ma sono sicura che da lassù ci vegliano. Le madri amano i loro figli … tralasciando recenti eccezioni.”
Subaru si voltò e le sorrise. Solo allora si accorse che lei era vestita da cheerleader e fu lieto di cambiare discorso.
“Ma che indossi?” domandò confuso.
“Oh, beh, ho saputo che Ayato è nella squadra di basket della scuola, quindi io farò il tifo” spiegò entusiasta la giovane, pensando: “Così poi Laito mi guarda le gambe, ehehe!
“Ti faccio una dimostrazione ... Datemi una L! Datemi una A! Datemi una I! Datemi una T! Datemi una O! Fooorza Laito!!” scandì Dory saltellando e agitando i pon pon.
“Hai sbagliato nome” sorrise il vampiro.
“Fuori dal campo è l’unico nome che urlo.”
“Purtroppo lo so …”
Lei si pietrificò, con gli occhi spalancati, poi si coprì la faccia con i pon pon, avvampando furiosamente.
“Aaah, quel bastardo non ha mai detto che ci sentite!”
“Avresti dovuto arrivarci … Ciao.”
“Notte …”
La vampira riprese a messaggiare col padre, cercando di dimenticare l’imbarazzo. Subaru andò in camera sua, divertito. Quella ragazza riusciva a metterlo di buon umore. Gli faceva piacere che ora fosse contenta con suo fratello, altrimenti avrebbe dovuto fare un discorsetto a Laito, non necessariamente un discorso verbale, e forse non sarebbe stato l’unico.

-2
Gli teneva la testa fra le mani e lo baciava seduta in mezzo alla neve. La prima volta erano in camera da letto, ma tutto il resto era uguale. Forse per questo Laito non si stancava mai di lei, era sempre come una prima, dolcissima, meravigliosa volta.
Dory lo strinse forte, ad occhi chiusi. Non sapeva quanto di predestinato o di casuale ci fosse in tutto ciò che le era successo, ma non le importava. Sapeva di amare Laito profondamente e di essere ricambiata, non le occorreva altro per essere felice. Tutto ciò che desiderava l’aveva ottenuto e intendeva goderselo ogni singolo istante.
“Non avrei mai creduto che si potesse essere drogati di una persona” sussurrò la giovane.
“Sono la tua droga?”
“Mh mh.”
“Spero di non essere nocivo” rise il rosso.
“No, anzi, mi fai tanto bene.”
“Anche tu, Dory, anche tu.”
Laito le mordicchiò l’orecchio, per poi spostarsi sempre più giù. Fu interrotto dal solletico.
“N- no, ehi!”
Dory rise con lui.
“A che servono argento e paletti quando si può sconfiggere un vampiro con le proprie mani?”
“Ah, la metti così?”
Laito le bloccò i polsi ed invertì le posizioni, così che adesso era lei ad essere distesa nella neve.
“Ora che dici?” la provocò lui, sfiorandole le labbra.
“Che ti va bene che non è estate, o ti sguinzagliavo contro qualche insetto.”
Il vampiro sorrise e fu un sorriso sincero. Poche settimane prime era solo uno scudo, ma lei aveva vinto le sue difese e adesso poteva essere se stesso senza riserve. Immaginava che se Dory si fosse innamorata di un altro, anche quello avrebbe finito per ricambiarla, ma lei amava lui e adesso lui era pazzo di lei.
Si teletrasportarono in camera da letto. Baci e altri gesti affettuosi se li scambiavano senza problemi in pubblico, ma quelle particolari coccole andavano fatte in privato. Anche se, con il super udito dei vampiri, la privacy non era delle migliori …

- 1
Dory indossava un vestito scozzese rosso e verde, con sotto calze verde scuro di lana. In testa aveva un cappello di Babbo Natale, ai piedi nulla.
“Senza-Tette, io un cazzo di cappello da elfo non lo metto!”
“Ok …”
La ragazza gli infilò a tradimento una frontiera con corna da renna. Ayato se le tolse in fretta e le lanciò nel camino. Lei rise.
“Dai, il cappello rosso fa a pugni coi tuoi capelli.”
“E allora? Vinco sempre io nelle risse” scherzò il rosso. “I vampiri dovrebbero diventare pipistrelli o lupi, non renne.”
“Beh, c’è anche un altro animale” aggiunse Kou sogghignando.
“Già … il piccione mannaro.”
I due vampiri risero. Dory trattenne le risate e li rimproverò: “A Natale si è più buoni.”
“Infatti quello era un buon titolo per un film.”
“Chi ha ordinato del vischio?”
Yuma lo lanciò alla ragazza, che lo prese al volo.
“Questo servirà dopo. Dai, anche se non avete mai festeggiato sapete che si fa la vigilia di Natale.”
“Si mangia il panettone” rispose Kanato.
“Si cantano le carole” fece Kou.
“Si aprono i regali” disse Ayato. “Cosa che tu hai già fatto …”
“Solo un paio” sorrise Dory, imbarazzata.
Infatti indossava un braccialetto d’oro, regalatole da Subaru, e aveva ammirato il dipinto di Azusa: girasoli in mezzo alla neve.
“Poi immagino che completerai il presepe a mezzanotte” commentò Yuma.
“Mh mh, esatto. Ma prima di quell’ora, oltre che mangiare e cantare, si gioca a carte o tombola!”
“Possiamo giocare, ma solo tu canterai” affermò Reiji.
“Ehi, a me non dispiace” intervenne Kou.
“Nemmeno a me” fece eco Kanato.
“Questo è lo spirito!” esclamò la ragazza.
“Bene, sono pronto a suonare” avvisò Laito.
Dory raggiunse per prima il pianoforte e si sedette accanto al suo amato.
“Ricordi che volevi giocare a vestirmi?” bisbigliò in fretta, prima che arrivassero gli altri cantanti, che si erano attardati a indossare i cappelli.
“Sì, perché?”
“Ho trovato un costumista e affittato dei costumi. Possiamo giocare a fare un calendario” spiegò lei ridendo.
“Anche dei giochini a letto …” sussurrò lui baciandole il collo, poi cominciò a suonare.
I vampiri non erano gli unici ad ascoltare. Fuori dalla finestra li spiava un pipistrello. L’animale aspettò appeso a testa in giù ancora qualche minuto. Ormai era sicuro che tutto andava bene in quella famiglia. Spiccò il volo, diretto dal suo padrone.



***Angolo Autrice***
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, inserito la fic tra le preferite/seguite/ricordate o hanno solo letto!
Bye bye!

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