They are driven by a strange desire di AliceVolevaMorire (/viewuser.php?uid=2090)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Persefone E Ade ***
Capitolo 2: *** Morte e Livido ***
Capitolo 3: *** Arte e Incendio ***
Capitolo 1 *** Persefone E Ade ***
" They are driven by a strange desire,
unseen by the human eye"
-Dead Can Dance, The
Carnival Is Over-
Nella
fanghiglia del suo pensiero rimestava con uno stecco marcio. Pescava
pezzi di tutti, ed erano simili ad alghe che rimanevano incastrate nel
legno. Con le dita li toglieva disgustata.
Di
fronte a lei, camminava nel mare una persona che aveva visto solo una
volta.
I
lunghi capelli corvini e il cappotto nero che svolazzavano nella brezza
lo facevano somigliare ad una disgrazia imminente, e gli occhi erano
così terribilmente allungati e oscuri che era come buttare
il cuore su degli scalini e vederlo scendere da sè.
"Sembri
una Mary Sue" rise Persefone, abbandonando il legno nella pozzanghera.
Ade
sorrise così bene che se non l'avesse mai visto avrebbe
pensato che fosse solo un parto della sua mente
"Sto
ricreando le condizioni" borbottò, riprendendo a mescolare
la pozzanghera, provocando piccoli vortici di schiuma sporca. Lui non
rispose. Non l'aveva mai sentito parlare, in effetti.
"Alcuni
ingredienti sono sottoposti a variabili. La giornata di sole, per
esempio. Il giornale e la panchina. Ma soprattutto" e lì
fermò il suo convulso movimento rotatorio. Le doleva il
braccio.
"Quello
che succede prima"
Ade
annuì comprensivo, nascondendo il viso nell'ampia sciarpa
viola che indossava. Mise le mani in tasca ed uscì
dall'acqua con un movimento fluido, ritrovandosi a pochi metri da lei.
Curiosamente, i suoi vestiti gocciolavano. Lei non l'avrebbe creduto.
"Non
hai caldo?"
Non
rispose, si limitò a calciare un sassolino con la punta
dell'anfibio. Era così perfetto. Come faceva, ad esistere?
Non in quel momento, naturalmente.
"Potremmo
darci appuntamento"
Si
mosse verso Persefone, un fruscio oscuro, e si sedette al suo fianco.
"Non
ricorderei" sussurrò lui guardando il mare "Sono qui per
aiutarti"
Pareva
cantasse. Sapeva di crepuscolo.
La
ragazza sospirò, osservando lo stecco abbandonato e la
pozzanghera che pareva gorgogliare. In un'altra occasione l' avrebbe
spaventata.
"Istruiscimi"
Lui fece
un lungo respiro e socchiuse gli occhi, come se si sforzasse di
ricordare qualcosa.
"Parla
di quello che succede prima."
Ade
estrasse un mazzo di carte dalla tasca del cappotto. Le
mescolò con cura, le lunghe dita affusolate ne sfioravano i
bordi con leggerezza. Ne scelse alcune e cominciò a disporle
nell'aria di fronte a sè. Figure impossibili galleggiavano
incerte a qualche metro dal suo viso, e lui cominciò a
cantare il futuro
"Troverai
il nodo la sera prima." cominciò con un sospiro.
"Il
nodo è una sigaretta. Te la offrirà qualcuno"
disse sfiorando con l'unghia il bordo della seconda carta, che
rappresentava una specie di arpa.
"Se
accetterai" indicò la terza carta, un pozzo " la
concatenazione degli eventi ti porterà a non svegliarti la
mattina dopo" il dito si mosse in direzione di un'altra
carta, completamente nera.
"E
non mi incontrerai mai"
Persefone
lo fissò, in attesa. Ade fece scomparire le carte con un
gesto della mano, e ne posò altre al loro posto
"Se
invece rifiuterai" disse, scrutando le figure "Il mattino dopo
incontrerai qualcuno che ti inviterà ad una festa" sorrise
appena "Se accettarai" continuò, indicando l'immagine di un
corvo e una farfalla "Mi vedrai appoggiato ad un muro nell'ora in cui
tutto è possibile. Da lì potrai scegliere il
nostro Destino"
Persefone
sorrise. "E' così semplice?" domandò, incredula.
Ade
piegò appena le labbra "E' tutto" confermò,
alzandosi in piedi.
Persefone
cominciò a ridere scioccamente, guardando Ade con aria
sarcastica.
"L'ho
già fatta, la mia scelta. Per una sigaretta, figurarsi"
Ade
si spolverò il cappotto, l'espressione mutata in una
maschera di tristezza. Si voltò, e cominciò a
camminare lungo la spiaggia.
L'aria
intorno a Lui vibrava. Persefone rise per qualche secondo, osservandolo
andare via, finchè un pensierò orribile non la
colpì.
"Me
lo ricorderò, vero?" domandò con terrore. Ade non
si voltò. "Vero?" ripetè, urlando con tutta la
forza possibile, in un grido di dolore che risuonò anche al
di là del muro del sogno.
Persefone
cominciò a piangere e a ficcarsi in bocca manciate di
sabbia, cercando di soffocarsi nel sonno.
In
tutta la sua vita, lei non aveva mai rifiutato una sigaretta.
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Capitolo 2 *** Morte e Livido ***
[They
are driven by a strange desire
Unseen by
the human eye]
I
remember when you held my hand
In
the park we would play when the circus came to town
Dead Can
Dance, The Carnival Is Over
Lui e Lei non
si conoscevano da quando erano bambini. Solo, si erano visti per anni,
su al molo, e si amavano follemente senza dirsi niente,
perchè comunque certe cose si capiscono.
Lei sapeva
di Lui dalle voci che giravano.
E'
un tossico impazzito.
Tipo,
ha cercato di rapinare un negozio in pieno centro.
E
poi spaccia. Di brutto.
Dicono
che dorme al cimitero.
E
squarta gli animali, perchè è satanista.
Gira
con talmente tante armi addosso che è un miracolo che non
l'abbiano ancora ingabbiato.
Ma
sì che c'è finito, in galera, ma
perchè aveva minacciato un poliziotto.
No,
no, è perchè ha rubato in una gioielleria.
Ma
che dici, è successo perchè ha profanato la tomba
del suo bisnonno.
Vabbè,
ci siamo capiti. E' fuori di testa e strafatto. Non capisce nemmeno
delle domande elementari, tipo "Come stai?". Nel senso, è
completamente bruciato. Andato. Morto, già morto.
Un giorno
Lei sedeva in una piazza. Era estate, e si era cucita il buio addosso.
Lui
arrivò avvolto in un mantello nero. Le diede un bacio sulla
guancia
"Mi dispiace
per il mio occhio, non voglio turbarti"
"Cos'è
successo?"
"Sono caduto
dalle scale"
"No.
Cos'è successo davvero"
"Sono caduto
dalle scale. Ho riconosciuto il simbolo che porti al collo. Davvero
stimabile"
"Hai colto
le implicazioni interne?"
"Naturalmente.
Per questo ti chiamerò Morte"
"Ne sono
onorata. Come posso chiamarti?"
"Livido"
Le fece un
baciamano e si sedette al suo fianco.
"Io vedo gli
spettri, Lady Morte. Mi vengono a trovare quando bevo le mie pozioni."
"Io non
voglio vederli. Avremo tempo per conoscerli quando saremo come loro"
"Hai paura?"
"Sì"
"Non
dovresti. Sono così affabili"
"Nelle tue
vene scorre veleno, Livido. Saresti così bello se ritornassi
puro"
"Non
giudicarmi."
"Mi
dispiace. E' che diventerò triste, il giorno in cui morirai"
"Sarai la
sola. In cosa credi, mia piccola Morte?"
"Negli
spiriti della terra"
Livido rise,
e le lanciò un'occhiata sbieca.
"Geomante?"
"Come hai
fatto?"
"Anch'io
sono un esoterico"
Morte si
accese una sigaretta
"Sei
così bella, Morte. Bella da fare paura"
"Non
è esattamente un complimento, Livido"
"La Paura
è ciò che di più sublime
possa capitarci. Aspetta qui"
Tornò
dopo poco, con un paio di occhiali da sole
"Me li ha
prestati un amico. Non volevo che il tuo sguardo fosse ferito dai miei
occhi deturpati"
"Sei
straordinariamente gentile, Livido"
"Sai, Morte,
ti porto un grande rispetto. So bene che sai che sono pericoloso. Ma
non hai da temere, perchè qualunque cosa possa accadere, non
sarò mai un pericolo per te"
"Ne sono
lieta, Livido. Noi balliamo sulle stesse melodie..Guidati da uno strano
desiderio"
"Invisibili
agli occhi dell'uomo."
Sorrisero, e
Livido le prese la mano.
"Ti amo,
Morte. Sono anni, e lo sai perfettamente. Potremmo essere felici,
insieme"
"Non
finchè la tua mente sarà offuscata"
"Basterebbe
un tuo cenno, e tutto finirebbe. Potremmo andare al mare, e passare le
notti a ballare con le ombre. Ti canterei delle canzoni oscure per
farti addormentare, e poi ti sposerei."
Morte
abbassò gli occhi, lacerata. Scosse la testa.
"Ti
aspetterò ancora, allora. Te l'ho promesso molti anni fa,
ricordi?"
Morte lo
guardò confusa
"Quando?"
Livido
sorrise
"La prima
volta che ti ho vista. Eravamo bambini, e tu avevi un vestito rosa.
Bighellonavi giù al molo. Mi tirasti un sasso, e io ti
promisi che ti avrei amata per sempre."
Morte
sorrise, e Livido le fece un nuovo baciamano.
"Addio,
Morte, per adesso"
Se ne
andò, mentre Morte guardava per terra sentendosi invadere
dalla disperazione.
E'
un tossico impazzito.
Tipo,
ha cercato di rapinare un negozio in pieno centro.
E
poi spaccia. Di brutto.
Dicono
che dorme al cimitero.
E
squarta gli animali, perchè è satanista.
Gira
con talmente tante armi addosso che è un miracolo che non
l'abbiano ancora ingabbiato.
Ma
sì che c'è finito, in galera, ma
perchè aveva minacciato un poliziotto.
No,
no, è perchè ha rubato in una gioielleria.
Ma
che dici, è successo perchè ha profanato la tomba
del suo bisnonno.
Vabbè,
ci siamo capiti. E' fuori di testa e strafatto. Non capisce nemmeno
delle domande elementari, tipo "Come stai?". Nel senso, è
completamente bruciato. Andato. Morto, già morto
Tristemente
sapeva, che lui l'avrebbe davvero aspettata per sempre. Inutilmente.
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Capitolo 3 *** Arte e Incendio ***
Forse
questa premessa farà storcere qualche naso, ma sento il
bisogno impellente di scriverla.
Sempre
più spesso nei commenti (sempre gentilissimi, e
sempre piacevoli) che mi vengono fatti, vedo una certa tendenza a non
riferirsi troppo alla storia e allo stile, ma a quale ipotetico pezzo
del mio vissuto potrebbe aver generato i miei sproloqui non-sense.
"E'
la tua vita, non posso intromettermi", "Sei tu, è ovvio",
"Perchè hai fatto questo? Mi hai delusa" sono frasi sempre
più frequenti nello spazio recensioni delle mie storie.
Questa
cosa all'inizio mi faceva sorridere, ma col passare del tempo mi ha
sempre più stupita. Davvero è questo
ciò che trapela?
Quando
leggiamo cerchiamo pezzi di noi in ogni storia. Quando le scriviamo,
per forza di cose, le riempiamo di noi. A volte con pezzi di ricordi, a
volte con volti di persone incontrate per caso. Capita che sentiamo una
frase tanto bella da volerla introdurre in una storia, o che il gesto
di qualcuno ci faccia fiorire un'idea.
Ma.
Ma ciò non significa che una storia racconti cose vere. Non
significa che i dialoghi che leggiamo siano avvenuti, o che i
personaggi di cui scriviamo esistano da qualche parte. Persefone ed
Ade, Morte e Livido, Arte e Incendio, e tutti quelli che ci
sono stati prima e che verranno dopo, sono prodotti della
fantasia.
In questo capitolo di "They are driven by a strange desire"
incontrerete, come nei precedenti, una coppia di persone che non ha
assolutamente idea di come canalizzare il desiderio che li guida l'uno
verso l'altra. Non arrabbiatevi troppo con loro per
ciò che faranno. Dopotutto, sono solo burattini.
Un
abbraccio,
Alice
[They are driven by a strange desire]
Arte
dondolava appesa al suo albero. Era novembre, e lei presto sarebbe
volata via con le ultime foglie del platano.
Incendio era
appoggiato ad un lampione spento, dall'altra parte del vialetto.
Si
guardarono per qualche secondo, incerti. Poi Arte si mise a fissare con
interesse un pezzo di corteccia, e Incendio decise che sarebbe stato
divertente contare i buchi nelle sue scarpe da ginnastica. Arte prese
una sigaretta, sbirciando Incendio. Lui sentì lo schiocco
dell'accendino, e gli venne da ridere, perchè avrebbe potuto
accendergliela senza bisogno neanche di un fiammifero.
Arte ripose
il suo accendino nella borsa a forma di quadro che aveva inchiodato al
tronco.
Incendio
ebbe un'idea. Frugò nella tasca dei jeans ed estrasse, con
fare da prestigiatore, un lungo scontrino del supermercato. Lo
girò e rigirò, perplesso, poi lo
arrotolò alla meno peggio. Guardò Arte e
sollevò lo scontrino fino a portarselo davanti alla bocca,
come un ampio sorriso di carta.
Arte rise, e
gli fece segno di aspettare. Prese un pezzo di carta e lo
modellò per qualche secondo, concentrata. Infine
mostrò la mano destra, su in cui correva un coniglietto di
carta.
Incendio
sorrise deliziato, e mandò a fuoco lo scontrino che aveva in
mano. Le fiamme volteggiarono nell'aria, assumendo la forma di un
cavallo al galoppo, che sparì in una nuvola di fumo non
appena toccò terra.
Nell'aria si
diffuse odore di caldarroste.
Arte si
soffiò sulle dita, come per scaldarsi, e il suo respiro
generò un fiore di ghiaccio fra le sue mani unite a coppa.
Lo prese per lo stelo e lo mostrò ad Incendio con
entusiasmo, ma lui s'intristì improvvisamente.
Lei lo
fissò con aria interrogativa, ed Incendio
schioccò le dita corrucciato. Il fiore si sciolse in una
cascata.
Arte
spalancò gli occhi. Battè le mani e appena prima
di toccare terra, l'acqua diventò un gatto a pelo lungo, che
scappò via in un turbine azzurro.
Guardò
Incendio con aria delusa, chiedendogli con un gesto della mano
perchè diavolo l'avesse fatto. Lui sospirò, e
tornò a guardarsi le scarpe, a disagio.
Poi
alzò lo sguardo e aprì la mano destra, rivelando
un fiore in fiamme. Arte socchiuse gli occhi, e lo spense con lo
sguardo.
Incendio si
morse un labbro, e si chinò. Raccolse un fiore rinsecchito
da terra e allungò un braccio, come per darlo alla ragazza.
Lei sorrise appena, e mimò di afferrarlo e di metterselo fra
i capelli. Gli lanciò un bacio, e lui lo prese e se lo mise
in tasca. Sorrisero.
Incendio la
fissò, e le fece cenno di scendere. Arte parve perplessa.
Lui mimò con le mani due persone che parlavano. Lei sorrise,
e annuì. Con un balzo scese dall'albero e atterrò
come un gatto nel prato ingiallito dal freddo. Si avvicinò
ad Incendio, e disse qualche parola. Lui la guardò sgomento,
e parlò a sua volta, la voce che tremava. Arte lo
guardò confusa, e ripetè le parole che aveva
detto. Incendio scosse la testa, e anche lui ripetè
ciò che aveva pronunciato poco prima.
Si
guardarono delusi per qualche secondo, poi si voltarono le spalle e si
incamminarono in direzioni opposte.
Arte e
Incendio non parlavano la stessa lingua.
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