Vengeance

di ugotnojaaams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blood and Poison ***
Capitolo 2: *** We love each other ***
Capitolo 3: *** Tentation ***



Capitolo 1
*** Blood and Poison ***


Salve a tutti! questa non è la mia prima storia, ma lo è su questo profilo. E' però effettivamente una delle prime (ho ovviamente aggiunto miliardi di modifiche...insomma, non si è mai completamente soddisfatti dei prorpi scritti) e tengo particolarmente a questa storia, non tanto per il contenuto quanto per il fatto che è l'unica composta da più capitoli alla quale sia mai riuscita dare una fine. Sto cercando di renderla il più piacevole possibile e ci terrei tanto a ricevere qualche commento; faccio sempre molta fatica a riordinare le idee per uno svolgimento e devo decisamente esercitarmi, con i vostri pensieri potreste rendrmi la questone un po' più semplice. Sono certa che molti di voi sanno di cosa parlo: costanti idee per una trama, un'inizio ad effetto ed una fine sbalorditiva...ma ben poche idee che possano collegare il tutto. Detto questo vi lascio alla lettura. Spero di poter aggiornare in modo regolare, ma non prometto nulla a causa dei mie impegni (in ogni caso non dovrebbe mai passare troppo tempo).
Volevo inoltre assicurarvi che i capitoli seguenti, nonostante non siano dei poemi, non saranno così corti.


Anno 2003

 

 

 

Vengeance abbassò lo sguardo sulle proprie mani e non vide altro che sangue, le dita ne erano incrostate mentre sui palmi era ancora fresco; sentiva il sapore del ferro sulla lingua e le sembrava stesse colando giù per la gola.
Le partì un conato di vomito e portò le mani al collo, come se questo potesse fermarlo, sudava freddo ed era ancora inginocchiata vicino al corpo inerme. Quando si sentì pronta posò lo sguardo sul ragazzo, il sapore di sangue si mescolò con quello di vomito e fu costretta di nuovo a distogliere lo sguardo. Un debole gemito fuoriuscì dalla bocca del giovane, Vengeance spalancò gli occhi e lo guardò, era decisamente ancora vivo.
Alzò il polso per controllare che ore fossero, mancava un minuto esatto, un minuto e tutto sarebbe finito.
La ragazza si fece forza e si alzò lentamente, rimase ferma qualche istante per riprendere l’equilibrio, si tolse i pantaloncini e li usò per pulirsi le mani, le sfregò fino a quando non furono completamente pulite. Raccolse i guanti e si tolse maglietta, calze e scarpe; buttò tutti gli indumenti nel fuoco che aveva appena acceso, doveva fare in fretta per non far salire troppo fumo.
Mentre aspettava che le prove bruciassero aprì il borsone e indossò i vestiti puliti, non le scarpe per evitare di lasciare tracce del luogo sotto le suole; raccolse il biberon ormai vuoto e lo infilò nel borsone, se ne sarebbe occupata più tardi. Uscì dal bosco e indossò gli scarponcini, si ficcò le cuffie nelle orecchie e fece partire “Highway to Hell” degli ACDC.
Camminò fino a casa e rientrò velocemente per non farsi notare dai vicini, l’edificio era deserto, esattamente come quando l’aveva lasciato.
Buttò borsone e cellulare sul letto, ma non prima di fare l’acceso a Facebook per essere certa di non destare sospetti; prese il biberon e lo sciaquò sotto il getto d’acqua della doccia, dopo averlo lavata estrasse l’accendino del padre dalla tasca, fece scattare la fiamma e la passò all’interno e all’esterno del contenitore.
Quando fu certa di averlo disinfettato a dovere ritirò l’accendino nel cassetto dove lo aveva trovato e mise il biberon al suo posto, in cima alla credenza della cucina; quel biberon era lì fin da quando ne aveva memoria, probabilmente era quello che usava da piccola. Tornò nella propria stanza e si sedette sul letto, la schiena dritta, i muscoli facciali rigidi e la bocca serrata in una linea retta; solo lo sguardo non era più freddo come fino a pochi minuti prima.
Gli occhi erano lucidi e colmi di terrore, sentiva il cuore battere in ogni punto del suo corpo, percepiva il calore del sangue e il suo flusso scorrere nelle vene…sangue…un conato la scosse, seguito da un altro subito dopo.
Quella Vengeance se ne stava andando, e ora a lei sarebbe toccato soffrire e resistere al dolore.   

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Capitolo 2
*** We love each other ***


30 minuti prima~

 

Vengeance finì di legare il ragazzo all’albero, e proprio in quel momento egli aprì gli occhi.

Ci mise qualche secondo a capire di essere in pericolo e altri ancora per riconoscere la ragazza che gli stava accovacciata davanti.

-Veng…-

Mormorò il ragazzo con la gola secca

-sssh-

Vengeance si portò un dito alle labbra per intimargli  di fare silenzio.

Non aveva bisogno di coprirgli la bocca, non avrebbe urlato, non ancora, stava ancora cercando di comprendere la situazione e nella sua testa lei era ancora un’amica.

L’albina si infilò i guanti rossi scarlatto, rimanendo a fissarli per un momento; il colore rosso l’aveva sempre affascinata, tutti lo associavano alla rabbia o alla passione, ma la verità era che ogni sfumatura trasmetteva un’emozione diversa, una sensazione differente, e a lei piacevano tutte; lo scarlatto però era il più interessante, quello che più la intrigava, seduceva i suoi occhi come solo poche cose sapevano fare.

Si avvicinò al giovane e si accorse che la luce nei suoi occhi era cambiata, da curiosa a spaventata.

-hai paura?-

Vengy accarezzò con il dito indice lo zigomo  sinistro

-Fai bene ad averne…mi piace leggere il terrore nel tuo sguardo-

il sedicenne aprì la bocca per parlare, ma dalla sua gola non uscì altro che un rantolo.

La ragazza estrasse un pugnale, rise rise quando lo vide agitarsi cercando di liberarsi.

-Non ti ucciderò…non con questo-

Il riso si trasformò in un ghigno, Vengy posò la lama fredda sulla pelle dell’adolescente e la fece scivolare verso il gomito, sul lato dell’avambraccio la pelle dorata si squarciò, creando un taglio superficiale dal quale il sangue usciva copioso, rosso vivido, caldo; Vengeance si riscosse e si concentrò sui gemiti di dolore del giovane, gli sorrise accondiscendente, come una mamma che osserva improprio bambino fare i capricci per qualcosa che non potrà mai avere, nel caso dello sfortunato la libertà.

Gli procurò la stessa identica ferita sull’altro braccio, questa volta la vittima cacciò un urlo piuttosto forte, e la ragazza lo mise immediatamente a tacere, fu il come lo mise a tacere a sorprendere il sedicenne tanto quanto fu sorpreso di svegliarsi in quel luogo: lei lo baciò.

Fu un  bacio dolce, leggero e triste, ma deciso, abbastanza da non permettergli di ritrarsi, ma lui non pensò nemmeno di provarci; mentre le loro bocche si cercavano a vicenda, Vengeance alzò il coltello e creò un altro minuscolo taglio dal quale solo qualche rivolo di sangue fuoriuscì.

Il bacio lasciò una strana sensazione ad entrambi, Vengy osservò il sedicenne con sguardo vacuo prima di avvicinare a se il borsone e scuotere la testa, gli occhi tornarono freddi come poco prima, pronti a trafiggere qualunque cosa e chiunque; dal borsone estrasse un biberon colmo di una sostanza trasparente, la quale il ragazzo avrebbe affermato essere acqua se solo pensarlo non fosse stato da ingenuo.

gli sorrise perversamente e avvicinò il contenitore alle sua bocca

-forza, bevi, da bravo bimbo-

Fissò lo sguardo nel suo e vi lesse l’orrore che provava misto a qualcosa che non sapeva identificare; dopo aver vuotato l’intero contenuto del biberon si sedette a gambe incrociate senza spezzare il loro contatto visivo. Amava leggere le persone, per lei erano come libri aperti, riusciva capire i loro pensieri grazie ad un solo sguardo.

in quel momento il ragazzo si era arreso alla più completa disperazione, la paura era diventata rassegnazione.

-perché?- 

Chiese lui con la bocca impastata

-perché cosa?-

-perché lo fai?-

Vengy alzò le spalle

-deve esserci un motivo?-

aggiunse poco dopo

-certo…tu non puoi essere impazzita così all’improvviso-

-sai di star per morire, a cosa ti serve il resto?-

Silenzio

-e tanto per la precisione non sono pazza, sono sociopatica-

Ancora silenzio

-perché lo fai?-

ripeté il ragazzo con voce più risoluta

-vedo che persisti…-

La giovane abbassò lo sguardo sulle proprie mani, per poi rialzarlo subito dopo

-me lo devi, mi hai tradito…pensavo fossimo amici-

L’albina non rispose

-perché?-

Di nuovo.

Passarono 3 minuti prima che la voce di Vengenance tornasse a farsi sentire

-Perché ti amo-

Un sorriso dolce si insinuò sulle sue labbra e gli occhi si fecero freddi e pericolosi, creando così uno sguardo psicopatico da far accapponare la pelle.

Quello sguardo fu l’ultima cosa che il poverino vide prima di accasciarsi a terra, per quel che la corda permetteva al suo corpo inerme.

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Capitolo 3
*** Tentation ***


1 ora e un quarto prima-

 

 

Vengeance stava rimirando la propria immagine allo specchio e si sentì soddisfatta.

Non era solita essere vanesia, ma era sempre stata orgogliosa del suo albinismo: i suoi capelli praticamente incolori, gli occhi grandi più chiari del ghiaccio, la pelle diafana e la leggera spruzzata di lentiggini sul naso all’insù.

Dato che il bianco che dominava il suo aspetto preferiva vestirsi con abiti neri, per creare un forte contrasto; Vengy amava i contrasti.

Quel giorno indossò un paio di pantaloncini neri, una paio di Allstar nere e una maglietta nera, anch’essa nera.

-forza, andiamo-

Sospirò ansiosa e raccolse il borsone verde, se lo mise in spalla e uscì di casa dalla porta sul retro per non farsi notare.

Percorse la strada che la divideva dal parco principale della piccola città, il quale era deserto esattamente come tutti i venerdì pomeriggio, se non per un ragazzo biondo seduto su una delle numerose panchine.

Aveva studiato ogni suo movimento negli ultimi giorni e aveva scoperto che solitamente si trovava al parco alle 17:00

-ciao-

Lo salutò avvicinandosi 

-ciao-

Nei suoi occhi si scorsero la sorpresa e il fastidio mischiarsi in una sola espressione scocciata

-cosa ci fai qui?-

Aggiunse lui per rimediare al suo tono sgarbato 

-avevo voglia di respirare un po’ d’aria fresca-

Che cosa patetica.

-beh-

Il ragazzo si alzò 

-io devo andare-

Ecco. Qui arrivava la parte complicata; doveva fare in modo che la seguisse. Ovviamente aveva già elencato tutte le possibili opzioni, tredici per l’esattezza; il problema era non essere ancora certa di quale fosse la migliore. 

-no! aspetta…ti va di fare un giro? dovrei parlarti-

Tra tutte la scusa più patetica, ma ormai era fatta e doveva comportarsi di consguenza: intrecciò le mani davanti al grembo, fece strisciare un piede sull’erba umida di pioggia e si morse il labbro inferiore. Perfetta.

Stava simulando imbarazzo, perfettamente come suo solito.

Il sedicenne avrebbe sicuramente pensato ad una dichiarazione, il che non era poi così lontano dalla verità.

-va bene-

Rispose lui con la voce colma di agitazione; si incamminarono entrambi in religioso silenzio.

Il ragazzo seguiva lei e Vengy seguiva lui; in realtà sapeva benissimo dove si stavano dirigendo, ovvero verso il sentiero costellato di alberi poco dopo la periferia.

Il giovane provò più volte ad aprire una conversazione, ma Vengeance glissava abilmente fingendo di essere troppo imbarazzata per spiccicare parola; lui smise di provare, e tra il filo dei suoi pensieri uno in particolare venne a galla. Quella fu l’unica frase che fra tutte riuscì a smuovere la ragazza

-certe volte vorrei essere solo al mondo-

-conosco quella sensazione-

Rispose lei vagamente titubante

-far sparire tutti in una volta sola, e poter godersi la pace che il mondo riserva-

Continuò

-Si ma…penso dovrebbe rimanere solo un sogno-

Lei alzò lo sguardo sul suo volto, le sopracciglia aggrottate in un’espressione colma di dubbio

-ci penso così intensamente da farlo diventare quasi reale, e ogni volta sento il fiato mancarmi e un orribile sensazione di malinconia. In realtà credo che nessuno voglia davvero romance solo, non è nella natura umana-

-perché ci sarebbe solo disperazione dentro la tua mente, se fossi solo, e presto impazziresti…-

Terminò lei con un’espressione pensierosa sul volto; era come se per un momento lui le avessi grattato via dagli occhi quella patina di misantropia che non le permetteva di godere della bellezza del mondo.

Ci fu un altro attimo di silenzio prima che il ragazzo esclamasse 

-Cazzo, abbiamo camminato parecchio-

Erano prorpio all’imbocco della stradina

-eh già-

Vengeance si era riscossa da quell’attimo di debolezza ed era tornata a concentrarsi sul suo obbiettivo; il ragazzo si scompigliò i capelli dorati con la mano destra

-allora, di cosa volevi parlarmi?-

L’albina sorrise e subito dopo lo colpì alla testa con l’impugnatura del pugnale che aveva estratto poco prima dal borsone senza che la vittima lo notasse.

Fu abbastanza veloce da non permettergli di schivare il colpo ed esso fu abbastanza forte da farlo cadere a terra privo di sensi.

Il poveretto era un ragazzo da un bel fisico scolpito e dall’altezza importante, tutto ciò lo rendeva certamente decorativo ma rendeva altrettanto difficoltoso trasportare il corpo quei pochi metri che li separavano da una posizione meglio nascosta.

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