Il silenzio del vento

di shinepaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitré - Parte prima ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventitré - Parte seconda ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventitré - Parte terza ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 28: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 30: *** Capitolo ventisette ***
Capitolo 31: *** Capitolo ventotto ***
Capitolo 32: *** Capitolo ventinove ***
Capitolo 33: *** Capitolo trenta ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentuno ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentadue ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentatré ***
Capitolo 37: *** Capitolo trentaquattro ***
Capitolo 38: *** Capitolo trentacinque ***
Capitolo 39: *** Capitolo trentasei ***
Capitolo 40: *** Capitolo trentasette ***
Capitolo 41: *** Capitolo trentotto ***
Capitolo 42: *** Capitolo trentanove ***
Capitolo 43: *** Epilogo - Parte prima ***
Capitolo 44: *** Epilogo - Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Brooklyn's point of view

- Hai fatto un buon lavoro, oggi, campione - dico, stampando un bacio affettuoso sul naso del mio cavallo, Wamblee. Significa aquila, nella lingua Sioux, e non potrebbe essere un nome più azzeccato: con lui mi sembra davvero di volare.

Mi scosto, accarezzandogli il muso e facendogli i grattini dietro le orecchie.

- Ci vediamo più tardi, eh? Ciao, bello - lo saluto. E voltandomi, vado a sbattere contro qualcuno. - Oh, scusa.

- Guarda dove vai - replica sgarbatamente il tipo che ho urtato per sbaglio. E chiude la porta del box, box che fino ad oggi era vuoto ed ora è occupato da un bellissimo palomino dagli occhi di ghiaccio. Anche il suo padrone ha gli occhi azzurri... e i capelli verdi e viola.

- Scusa, non l'ho fatto apposta. Sei nuovo? Non ti ho mai visto. Piacere di conoscerti, mi chiamo Brooklyn - mi presento cortesemente, sorridendo e porgendogli la mano. Lui la fissa per un lungo istante, senza stringerla.

- Castiel - soffia con sdegno, prima di andarsene senza neanche salutare il proprio cavallo. Io lo seguo con lo sguardo, lasciando che il mio braccio si afflosci.

Mi giro verso il palomino. Non avevo notato che era stata appesa la targhetta con il suo nome: Shining Tears.

- Hai un nuovo vicino, Wamblee - lo informo. Lui drizza le orecchie e mi guarda. - Benvenuto, Shining Tears! Ciao, Wamblee. Ci vediamo dopo, bello.

Esco e, mentre attraverso il cortile, incontro Will. Will, diminutivo di William, è il mio istruttore da quando ne ho memoria. Ci conosciamo da così tanto tempo che ormai è una sorta di fratello maggiore, per me.

- Ehi, Will - lo saluto. Lui si ferma e mi sorride.

- Ciao, Brook. Stavi andando a casa?

- Sì. Ho incrociato quello nuovo... - esordisco, abbozzando una smorfia.

- Oh, Castiel? Il ragazzo con il palomino?

- Sì, lui. Che razza di problemi ha? Io mi sono presentato gentilmente e lui ha a malapena fatto lo sforzo di dirmi il suo nome!

- Castiel... è particolare - spiega Will, arruffandomi i ricci. - Non credo volesse essere sgarbato. Penso abbia solo bisogno di ambientarsi.

- Sarà - sbuffo, poco convinto. - Be'... Shining Tears è stupendo.

- È una femmina - mi corregge. - A parte questo sono totalmente d'accordo con te. E... girano certe voci...

- Che voci?

- Ho sentito dire che è fenomenale - bisbiglia Will, come se fosse chissà quale segreto. - E anche il suo fantino...

- Vedremo - sbuffo di nuovo. Perché il cavallerizzo fenomenale di questa scuderia sono io e non ho intenzione di cedere il mio titolo tanto presto, soprattutto non al nuovo arrivato.

Il mio istruttore ridacchia.

- Sono solo voci - mi rassicura, dandomi una pacca sul capo.

- Brook! Ah, sei qui? Ti sto aspettando da un quarto d'ora! - esclama mia sorella, materializzandosi al mio fianco.

- Ciao, Bella - la saluta Will.

- Ciao, William - replica lei, senza nemmeno guardarlo. È impaziente, forse persino scocciata. - Andiamo, Brook?

- Sì, certo. Ciao, Will. Ci vediamo più tardi.

- A oggi pomeriggio - mi congeda, abbozzando una specie di saluto militare. Seguo mia sorella fino alla sua macchina.

- Scusa, non volevo farti aspettare - dico, allacciandomi la cintura.

- Per un attimo ho pensato che fossi già tornato a casa - borbotta.

- E come, a piedi? - chiedo, perplesso: la scuderia è abbastanza lontana da casa. - Stavo parlando con Will a proposito del nuovo arrivato.

- Nuovo arrivato?

- Castiel. Ha una cavalla bellissima, una palomina con gli occhi azzurri che si chiama Shining Tears.

- Sempre prima i cavalli e poi le persone - commenta Bella. Mi stringo nelle spalle. Che ci posso fare? Ho sempre amato i cavalli. - E lui com'è?

- Uno stronzo!

- Brooklyn!

- Che c'è? Ho quindici anni, sono grande abbastanza per dire le parolacce.

- In questa famiglia è proibito.

- Ah sì? Zio Adam e zio Paul ne dicono un sacco.

- Loro sono un caso a parte. Tu, caro il mio campione, dovresti curare il tuo linguaggio. Sennò che figura farai quando vincerai le Olimpiadi e t'intervisteranno?

Non ribatto. Mia sorella ha sempre la risposta pronta.

- Comunque, perché l'hai definito così?

- Io sono stato gentile con lui e lui mi ha snobbato! Non riesco ancora a crederci! - esclamo, passandomi una mano fra i ricci.

- Magari sta avendo una giornata no.

Taccio. Forse sto reagendo esageratamente. Forse dovrei concedergli il beneficio del dubbio.

- Può darsi - mormoro. Ed è così che comincia questa storia. La mia storia.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Nonostante Isa sia distrutta, stanca morta (sono stata al Pride... bellissimo)... ha deciso di terminare e postare questo breve prologo. Questa storia sarà un po' diversa dalle altre. Spero che vi piacerà... perché ci tengo davvero un sacco, è molto tempo che ci lavoro. E con ciò vi auguro una buona notte... baci

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Brooklyn's point of view

Adoro quando i professori ci lasciano uscire prima, come oggi, così ho più tempo da trascorrere con Wamblee.

Quando arrivo, però, il tondino è occupato. Strano, di solito non ci sono lezioni a quest'ora. Mi avvicino. Appoggiata alla staccionata c'è June. June è la sorella di Will e anche lei lavora qui come istruttrice; lei si occupa dei ragazzi e degli adulti, suo fratello dei bambini e dei ragazzi fino ai dodici anni. Non so perché lui sia ancora il mio istruttore, ma non me ne lamento: June è molto più severa di Will.

Mi sistemo accanto a lei a guardare... Castiel. Si sta cimentando in difficili passi di dressage con leggiadria; Shining Tears si muove con eleganza e sembra leggergli nel pensiero ad ogni comando.

- Ciao, June - dico per manifestare la mia presenza, senza distogliere lo sguardo da Castiel e la sua cavalla.

- Ciao, Brooklyn - replica, facendo altrettanto. Non mi chiama mai Brook. - Il tondino sarà presto libero.

- Nessun problema, sono io in anticipo - ribatto, anche se in verità preferirei iniziare subito.

- Hai già conosciuto Castiel?

- Sì... - mormoro, sopprimendo una smorfia. Will non gliel'ha detto?

- È molto bravo.

- Vedo - sbuffo, distogliendo lo sguardo.

- No, dico davvero. Ottimo assetto, ottimo rapporto con il cavallo, ottima concentrazione...

Mi allontano dalla staccionata. A me June non ha mai fatto alcun complimento. Me ne vado, irritato.

- Se cerchi Will lo troverai nella hall, stava parlando con il veterinario - mi grida dietro, ignara del mio umore. Ma io non vado a cercare il mio istruttore, vado dal mio cavallo.

- Ciao, bello - lo saluto, e lui risponde con un basso nitrito. Gli accarezzo la fronte, appoggiandomi al box. Sospiro, lasciando vagare le dita sul suo muso. Wamblee spinge il naso contro il palmo della mia mano, cercando di consolarmi. - Tu sarai sempre il mio campione, lo sai? Anche se la nuova stella del maneggio dovesse diventare quello là.

Soffia forte dalle froge, quasi a dirsi d'accordo. Gli bacio dolcemente il naso.

- Sei pronto a sgranchirti le zampe?

~~~

- Ciao, Castiel - lo saluto, abbozzando un sorriso amichevole. Non risponde. È nel box di Shining Tears e la sta strigliando, dopo la sua lezione. Credevo fosse uno di quei ragazzi che dopo di essa molla il proprio cavallo a uno degli stallieri perché se ne occupi, ma mi sbagliavo.

Ha fatto una settimana di prova con orari diversi e adesso ha deciso di far allenamento al mio stesso orario, solo con June, per questo ci troviamo entrambi nella scuderia.

Sospiro, giocherellando con la criniera di Wamblee.

- CIAO CASTIEL - ripeto ad alta voce, facendo drizzare le orecchie al mio cavallo. Gli accarezzo il collo per rassicurarlo.

- Ciao - replica finalmente, senza nemmeno alzare il capo e proseguendo con il suo lavoro. Incrocio le braccia sulla groppa di Wamblee e poggio il mento sopra di esse, imbronciato.

È la prima volta che guardo attentamente Castiel da così vicino. Le sue iridi sono di un bel colore azzurro vivo; porta i capelli molto corti, le punte sono mosse. Mi chiedo quale possa essere il suo colore naturale: è impossibile intuirlo, il verde e il viola sono troppo forti. È un bel ragazzo, tutto sommato, è magro e ha un fisico delicato, da ragazza, ma un caratteraccio.

- Che hai da guardare? - sibila ad un tratto, continuando ad affaccendarsi attorno a Shining Tears.

- N-niente, i-io... potresti essere più gentile, sai? Non ti ho fatto niente! - esclamo, colto alla sprovvista. Ride, sarcastico.

- Potrei.

Eppure qualcosa mi dice che non cambierà nulla. Wamblee si gira e mi mordicchia il bordo della maglietta. Prendo il suo muso tra le mani e poso la fronte contro la sua, prima di stampargli qualche bacio delicato sul naso.

Se un essere che non ha il dono della parola è il mio migliore amico, rifletto, allora posso riuscire a fare amicizia anche con Castiel.

Sorrido, allontanandomi dal mio cavallo. Quello scorbutico del padrone della sua vicina di box mi stava guardando, tuttavia si affretta a fingere di star ancora spazzolando Shining Tears.

- Ciao, Wamblee, è ora che torni a casa. Ci vediamo domani - asserisco con nonchalance, uscendo dal box. Mi rivolgo a Castiel. - Buona serata, Castiel.

Non giunge alcuna risposta. Sarà dura, lo so.

Esco dalla scuderia ed incrocio Will.

- Oh, Brook, sei ancora qui?

- Sì, stavo parlando con Castiel.

- Davvero? - domanda, sbalordito, sgranando gli occhi grigio-verdi. Mi piacciono gli occhi chiari.

- No, in verità ci ho provato - ammetto, sospirando. Mi arruffa i ricci.

- Sei un ragazzo d'oro - dice con affetto. - Sono sicuro che tu e Castiel legherete più in fretta di quanto pensi. È solo diffidente.

- Se lo dici tu... - mugugno. Tutti sono miei amici, a scuola come al maneggio. Allora perché lui dev'essere diverso? Vorrei sapere cosa pensa di me.

- Fidati di me - replica, sorridendo. Lo saluto e vado a cercare Leya. La sera mi riporta a lei a casa.

- Ciao, Brooklyn! Tutto bene? - mi chiede, non appena salgo in macchina.

- Sì...

- Non si direbbe. Qualcosa non va? - indaga gentilmente, accarezzandomi i capelli. Leya... è un raggio di sole e non se ne accorge. Abbozzo un sorriso, poggiando timidamente la testa sulla sua spalla. - A me puoi dirlo... non andrò a spifferarlo in giro.

Sospiro, focalizzandomi per un istante solo sulla sensazione delle sue dita fra i miei ricci.

- No, è tutto a posto. Sono un po' stanco.

- Okay - bisbiglia, sorridendo. - Vuoi accendere la musica?

In verità a Leya non piace ascoltare la musica, non lo fa quasi mai. Però a me e Bella piace...

- Ce l'hai qui il cd di musica classica?

S'illumina, prima di farmi l'occhiolino.

- Ci puoi scommettere!

E lo inserisce nel lettore musicale. La musica classica è il mio genere preferito. Anche a Wamblee piace, quando d'estate sto con lui nel paddock a fare i compiti.

Il mio sguardo si perde fuori dal finestrino e la mia mente si rilassa con la musica, indugiando sul pensiero di Castiel.

Non so perché voglio essergli amico. Forse perché, se dobbiamo essere in competizione per il titolo di miglior fantino del maneggio, preferisco che sia una competizione amichevole.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Vorrei quasi spoilerarvi qualcosina del prossimo capitolo, ma è meglio di no. Anche perché di sicuro lo posterò domani! E niente... prima di iniziare a scriverlo risponderò alle recensioni, promesso. Un abbraccio

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


Brooklyn's point of view

Sono passate due settimane da quando ho conosciuto Castiel: per quanto provi a essergli amico, lui mi ignora o mi risponde male, tuttavia non ho intenzione di gettare la spugna.

Io? Arrendermi? Mai.

Stamattina non l'ho ancora visto, ma sono appena arrivato, quindi forse sarà nel box di Shining Tears.

Mentre attraverso il cortile noto che nel tondino sono stati allestiti degli ostacoli, perciò mi avvicino. Will sta osservando: una ragazza sta montando il suo cavallo.

Il cavallo di Will è un gigante sauro di nome Sunny Day; al confronto Wamblee pare un piccolo pony. È molto docile, ma adora saltare e, quando si trova in un campo ostacoli, si eccita da matti.

L'ho montato anch'io, un paio di volte. Amo saltare, però non con Sunny: qualunque ostacolo, alto o basso che sia, lo salta come se fosse una montagna. È difficile farsi obbedire da Sunny quando si tratta di ostacoli, nemmeno Will ci riesce bene.

Tuttavia questa ragazza se la cava egregiamente, non sbaglia un salto. Sono folgorato dal suo talento.

- Ehi, Will - bisbiglio, toccandogli un gomito per non spaventarlo. Non riesco a distogliere lo sguardo dall'amazzone provetta.

- Buongiorno, Brook - replica, dedicandomi un rapido sorriso.

- Chi è quella? - chiedo, sto morendo di curiosità. Conosco tutte le ragazze del maneggio: sono brave e amano i loro cavalli, ma nessuna ha stuzzicato il mio interesse. Lei invece, non l'ho mai vista, non so neppure il suo nome, ma desidero ardentemente conoscerla...

- Lo scoprirai presto - risponde, misterioso, sorridendo ulteriormente.

- Wiiiill - piagnucolo, strappandogli una risata sommessa. - È una nuova? È una campionessa straniera? Dimmi qualcosa!

- Non essere impaziente - è tutto ciò che dice. - Guarda in silenzio.

- Perché sta montando Sunny? Non ha un cavallo? Ah! È qui in vacanza? - insisto, dopo un po'. Mi fa segno di tacere.

- Lo scoprirai - ripete. - Va' a prepararti e a preparare Wamblee. Tra poco iniziamo.

Sbuffo sonoramente.

- Va bene, capo. Ah, hai visto Castiel?

Si stringe nelle spalle e io me ne vado. Potrei aspettare che la ragazza finisca, ma non voglio disobbedire a Will.

~~~

- Che c'è, Brook? Non hai fame? - domanda mia sorella, notandomi giocare col cibo.

- Non stai bene, cespuglietto? - chiede papà, accarezzandomi dolcemente i capelli. La mamma mi lancia un'occhiata carica d'apprensione e Leya cerca il mio sguardo.

- Sto bene... - mormoro, abbozzando un sorriso. - Ero... sovrappensiero.

Da quanto ho visto quella ragazza non riesco a smettere di pensarci. Non si è più fatta vedere e Will non mi vuole dire nulla. Ho chiesto anche a June, ma lei ha evitato di rispondere.

Dopo pranzo vado in giardino con Yuuhi, in attesa che Bella mi porti al maneggio. Mi siedo sull'erba, sospirando, e la nostra cagnolona posa il muso sulla mia coscia. È vecchia, ormai, e tutti sappiamo che ci lascerà presto, purtroppo. Ha vissuto davvero tanto.

Qualcuno si siede accanto a me.

- Bella - dico, sospirando di nuovo. - Ti ricordi quando mi hai detto che avrei trovato una ragazza appassionata di cavalli quanto me?

L'anno scorso c'era questa ragazza, Greta, che mi piaceva da morire. Non dico che detestasse i cavalli, le erano indifferenti. Almeno all'inizio. Però al cuore non si comanda, no? Io volevo stare con lei, nonostante non condividesse la mia passione. Quando iniziò a lamentarsi che trascorrevo più tempo con Wamblee che con lei, la invitai a conoscerlo. Ero così felice! La mia ragazza e il mio migliore amico a quattro zampe si sarebbero incontrati! Gli fece una rapida carezza e basta, per quanto la rassicurassi che non l'avrebbe morsa, c'ero lì io e poi Wamblee era estremamente mansueto, non aveva mai morso nessuno. Ingenuamente, la invitai ancora al maneggio. Non entrò più nella scuderia. Ogni volta restava in cortile a parlare con Will, ignorandomi. Non so se lo faceva apposta per farmi ingelosire. E il mio istruttore naturalmente non sapeva che ero geloso, non gliel'avrei mai detto. Poi Greta cominciò a rifiutare i miei inviti e allora la lasciai.

- L'hai trovata? È per questo che hai la testa fra le nuvole?

Avvampo, facendo i grattini a Yuuhi.

- Sì, ma c'è un problema... - esordisco, distogliendo lo sguardo da quello di mia sorella perché non riesco a sostenere i suoi penetranti occhi grigi.

- Quale?

- L'ho vista solo una volta, mentre montava Sunny Day, il cavallo di Will. Non so il suo nome e Will non mi vuole dire niente!

- Cioè... tu l'hai vista una volta sola?

- E che c'è di male? - si aggiunge Leya, sedendosi di fianco a me. - Anch'io la prima volta che ti ho vista non sapevo il tuo nome, non sapevo nulla di te, eppure ero già ossessionata.

- Detesto quando ti allei con lui - sbuffa Bella, fintamente scocciata. Un secondo più tardi mi stanno ignorando, intente a baciarsi.

- Bella! - protesto. Yuuhi fugge in casa. - Potresti portarmi al maneggio? Poi potete continuare quanto volete!

Ridono.

- Certo, certo... adesso ti porto dal tuo amore - replica, senza però staccarsi da Leya. Sbuffo, ma è la verità: non c'è nessuno che ami più di Wamblee.

Per ora.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! In verità non ho molto da dire, se non che mi fa un sacco piacere l'interesse che questa storia riscuotendo! Grazie mille a tutti i lettori, vecchi e nuovi. Baci

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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


Brooklyn's point of view

È sera e sta calando l'oscurità. È più tardi del solito, ma avevo già avvisato che mi sarei dovuto trattenere più a lungo: tra poco ci sarà il torneo del maneggio e Will mi ha chiesto di aiutarlo a controllare che il percorso di cross country fosse agibile.

- In verità - ha detto - avevo bisogno di una scusa per fare una passeggiata e staccare un po' dal mio lavoro di istruttore.

Mi sono sentito onorato: mi ha rivelato che di solito passeggia da solo o con June. June possiede una cavalla Hannover di nome Nike (Nike come la dea greca della vittoria, non la marca sportiva); non permette a nessuno di montarla, neppure a suo fratello, anche se non ho idea del perché.

Entro nella scuderia deserta, Will è rimasto indietro. I cavalli nei box salutano Wamblee con bassi nitriti.

Smonto, accarezzandogli delicatamente il collo. Il suo box è l'ultimo. Inaspettatamente noto qualcuno da Shining Tears e, sebbene non riesca a vedere chiaramente nel buio, so che è lei. Parla a bassa voce, dolcemente, e intanto Shining Tears - Shine, come la chiama qualche volta Castiel - spinge il naso contro la sua mano, ascoltando attentamente.

- Ehi - dico lentamente, avvicinandomi. Il cuore mi batte forte, fortissimo. - Ciao, io sono...

La ragazza si volta di scatto, prima di allontanarsi da Shining Tears con un movimento brusco e correre via, urtandomi con la spalla.

- Ehi! - grido, allungando una mano per fermarla. Ma è già andata. Sospiro. È inutile che la insegua.

Svariate domande s'affollano nella mia mente: perché era lì? Perché stava parlando con Shining Tears? Dovrei dirlo a Castiel? O perlomeno a Will?

Tuttavia, quando lui arriva a sistemare Sunny nel box, io taccio.

~~~

È il giorno del torneo. Questa mattina noi ragazzi abbiamo assistito ai giochi dei bambini, e adesso loro assisteranno alle nostre competizioni. Io e Castiel ci siamo allenati assieme, in questi giorni, perché June ha voluto occuparsi delle ragazze.

Mi aspettavo che cercasse in tutti i modi di dimostrarsi migliore di me, invece ho notato che il suo è proprio talento. Ho avuto modo anche di osservare il suo rapporto con Shining Tears... e ho dovuto modificare l'idea che mi son fatto di lui: è bello con un caratteraccio ma ama Shine quanto io amo Wamblee. E lei, Shine, adora il proprio fantino.

La prima gara, quella di dressage, si è conclusa con Castiel sul primo gradino del podio ed io sul secondo. Sono certo che, se la ragazza del mistero avesse partecipato, si sarebbe ritrovato al mio posto. E io... io sono secondo perché il dressage non mi è mai piaciuto quanto il salto ostacoli.

Ammetto che guardare la sua performance è stato un piacere per gli occhi...

La seconda competizione, la mia disciplina preferita, si è appena conclusa. Mi sono classificato primo, ovviamente. Castiel è stato bravo, questo è innegabile, però non quanto me. Io e Wamblee siamo nati per saltare. Per volare.

- Siete pronti? - chiede Will, sorridendo. Le ragazze annuiscono. Io e Castiel ci scambiamo una rapida occhiata.

- Prontissimo! - rispondo, allegro. Non vedo l'ora di iniziare e il mio cavallo è altrettanto impaziente.

- Hm - assente Castiel, di poche parole come sempre.

- Che vinca il migliore - gli dico, sporgendomi verso di lui. - Buona fortuna!

Un angolo della sua bocca s'increspa lievemente verso l'alto, o così mi pare.

- Anche a te - mi sembra di udirlo mormorare. Un sorriso enorme si allarga sul mio volto. Ho forse fatto breccia nel suo muro di scontrosità?

Io e lui siamo gli ultimi a competere. Conosco il percorso a memoria, perciò lo affronto con la certezza di vincere, cercando tuttavia di divertirmi almeno un po'. Alla fine del percorso Wamblee è ancora euforico e carico di energia, abituato com'è ai tornei del maneggio e a competizioni molto più lunghe.

È con immensa sorpresa però che, una volta annunciati i risultati del cross country, mi ritrovo secondo di nuovo: Castiel mi ha battuto di un paio di secondi.

Un paio di secondi!

E con questa vittoria si guadagna il titolo di campione del torneo del maneggio, titolo che detenevo da anni. Eppure, contro le mie aspettative, provo nei suoi confronti solo un genuino senso di felicità.

Io, Castiel e la ragazza che è arrivata terza ci lasciamo consegnare le medaglie da June, dopodiché ci viene scattata una foto sul podio.

- Congratulazioni! - esclamo, rivolgendomi al nuovo campione del maneggio. Per un lungo istante credo che m'ignorerà, invece si apre in un timido ma luminoso sorriso.

- Grazie!

- Ragazzi, una foto anche con i vostri cavalli - dice Will, il quale li stava tenendo per noi. Scendiamo dal podio e ci mettiamo in posa: so che sarà esagerato, però cingo lo stesso le spalle di Castiel con un braccio... e lui non si scosta, anzi, continua a sorridere.

Dopo le foto vado a salutare la mia famiglia. C'è sempre qualcuno a sostenermi, che sia una competizione importante o il torneo del maneggio. Oggi manca Leya perché è ad una mostra.

- Sei stato bravissimo, fratellino - esclama Bella, abbracciandomi.

- Finalmente una medaglia diversa - scherza papà, aggiungendosi all'abbraccio.

- Siamo fieri di te, tesoro - commenta dolcemente la mamma, baciandomi i ricci. Mentre mi sommergono di coccole e complimenti noto un unico cavallerizzo in mezzo al cortile, solo con il suo cavallo: Castiel.

Mi si stringe il cuore, perché è ovvio che sta fingendo di controllare che i finimenti siano a posto e Shining Tears stia bene.

Mi libero dalle braccia dei miei genitori e di mia sorella, farfugliando delle scuse.

- Ehi, Castiel... - lo chiamo gentilmente, avvicinandomi. Si volta, irrigidendosi. È chiaramente sulla difensiva. Non sorride più, non posso fare a meno di notare.

- Cosa... cosa vuoi?

- I tuoi genitori? Non sono venuti a vederti? - chiedo dolcemente.

- Non sono affari tuoi - sibila, serrando la presa sulla criniera della sua cavalla. Lei non emette neanche un lamento.

- Mi dispiace - mormoro, incerto se accarezzargli un braccio o no. Io ci rimarrei malissimo se nessuno venisse ad assistere. - Vuoi unirti a noi?

- No, grazie - risponde, incupendosi ulteriormente.

- Okay - mormoro, rassegnato. - Allora ciao, Castiel.

- Ciao.

Me ne vado, devo ancora occuparmi di Wamblee. All'improvviso qualcuno mi afferra per la polo, fermandomi. È Castiel.

- S-sei stato bravo oggi... - borbotta, senza guardarmi negli occhi. Sorrido. Non mi sbagliavo: ho fatto breccia nella sua scontrosità.

- Anche tu.

Rifiuta comunque anche solo di salutare la mia famiglia, però mi segue nella scuderia per occuparsi di Shining Tears. In silenzio ci prendiamo cura dei nostri cavalli, separati unicamente dal box. Gli lancio un'occhiata, di tanto in tanto, e lui fa lo stesso. Non lo sento più così ostile.

Io lo so: da oggi cambierà tutto. E cambierà in meglio.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Sono davvero a corto di cose da dire. Be', forse è il caso che vi avvisi già ora che, verso metà luglio, starò via due settimane, quindi niente aggiornamenti. Tutto qui. Vi auguro una buona serata, pasticcini. Qua c'è un temporale favoloso e io non posso che essere di buon umore (ergo: potrei postare un altro capitolo). Baci

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


Brooklyn's point of view

A seguito del torneo, l'amicizia tra me e Castiel è sbocciata come un fiore a primavera. Be', amicizia è un parolone, più che altro direi che ha smesso di rispondermi male e ignorarmi ogni volta che gli rivolgo la parola.

E d'un tratto abbiamo iniziato a fare lezione assieme ed allenarci insieme, e riguardo a questo fatto non può che esserci sotto lo zampino di Will.

I suoi intenti non sono mai cattivi... come quando mi usa come esempio per i bambini per spiegar loro che i cavalli non ti fanno niente se tu li tratti bene... ma non posso fare a meno di chiedermi: perché io? Perché ho espresso la mia volontà di provare ad essere suo amico? Quindi ora dobbiamo fare tutto insieme, come gemelli siamesi?

Sigh.

Ultimamente a lezione Will mi prende in giro più spesso del solito... e, incredibile ma vero, Castiel ride. Lui, sempre così concentrato, come se esistesse solo Shining Tears, ride quando il nostro istruttore mi chiama sacco di patate o commenta la mia postura: sono così abituato ad afflosciarmi su Wamblee quando lo cavalco a pelo, per questo a volte dimentico che dovrei mantenere l'assetto.

Adesso stiamo rinfrescando i nostri cavalli in cortile, con la canna dell'acqua. Sono di buon umore e non riesco ad impedirmi di fischiettare. Wamblee sta apprezzando il trattamento, poiché se ne resta immobile con il capo lievemente a penzoloni e le orecchie leggermente piegate.

Castiel invece parla a bassa voce con Shining Tears, non badando a me. Non mi sta ignorando... ma mi sento ignorato. Un'idea sciocca mi frulla nella mente.

- Castiel? - lo chiamo lentamente. Alza la testa, lanciandomi un'occhiata distratta.

- Cos-...

Gli punto la canna addosso, infradiciandolo. L'espressione sul suo volto non ha prezzo. I capelli gli si appiccicano al collo, sembrano molto più lunghi ora che sono bagnati, e i vestiti gli aderiscono al corpo.

- Brooklyn! - esclama, indignato, ricambiandomi il favore. Annaspo, ridendo. I ricci mi gocciolano sulla faccia. È la prima volta che dice il mio nome e, non so, mi fa piacere...

- Ragazzi, cosa state f-... - esordisce Will, sbucando dalla scuderia. E io, prima che il mio cervello possa cercare di persuadermi che non è una buona idea, bagno pure lui. Spalleggiato da Castiel.

Non facevo uno 'scherzo' a Will da quando avevo sei anni. Purtroppo non ho più sei anni e un viso angelico e i miei scherzi non sono più così innocenti...

Certo, Will non è uno che se la prende troppo per queste cose. Ma ciò non ha risparmiato a me e a Castiel un bel rimprovero... e tanti esercizi faticosi il giorno dopo.

Ne è valsa la pena? Assolutamente sì.

~~~

È domenica. Io e Wamblee siamo andati a fare una passeggiata nel bosco dietro il maneggio e poi fino in spiaggia: avevamo entrambi bisogno di trascorrere un po' di tempo lontani dal tondino e gli ostacoli. È rigenerante.

È quasi ora di pranzo. Non ho ancora visto Castiel, siccome sono venuto qui presto. Entro nella scuderia, sbadigliando. Ho fame.

C'è qualcuno davanti al box di Shining Tears... una persona incappucciata, porta una felpa azzurro chiaro. È la ragazza misteriosa, ne sono certo. Tiene fra le mani il muso di Shine e di tanto in tanto le dà dei baci sul naso; Shining Tears ricambia le coccole, dandole dei colpetti e allungando il muso per starle il più vicino possibile.

Mi fa tenerezza... ma non posso fare a meno di chiedermi: chi è? Perché vanno così d'accordo? È forse la sorella di Castiel?

Mi avvicino, cercando di non far rumore. La ragazza ride. Ho già sentito questa risata...

- Non ti piace il mio cappuccio? Vuoi che lo tolga? - chiede. Anche la voce suona terribilmente familiare.

Abbassa il cappuccio e il mio cuore perde un battito. Non è possibile...

- C-castiel? - balbetto, e lui... lei... si volta. Il dolce sorriso sulle sue labbra svanisce, lasciando posto ad uno più forzato.

- C-ciao, B-brooklyn... - replica, emettendo una risatina nervosa.

- T-t-tu... sei una ragazza? - domando, sentendo il cuore sprofondare in fondo allo stomaco. Non ci posso credere.

Si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, deglutendo e abbassando lo sguardo. Non avevo mai notato che dietro porta i capelli abbastanza lunghi da legarli in un codino.

È carina... no, cosa sto pensando?

- I-io... ecco, a volte mi sento un ragazzo, a volte una ragazza... o entrambi... o nessuno dei due... - risponde, strascicando i piedi e arrossendo.

- Stai... stai scherzando, vero? Se sei una ragazza okay, ma una cosa così non... non esiste! - esclamo, troppo sorpreso per riflettere prima di parlare. I suoi occhi si riempiono di lacrime.

- Va'... va' al diavolo! - sbotta con voce incrinata, dandomi uno spintone e correndo via. Shining Tears lancia un nitrito sommesso per richiamarlo, ma invano.

Mi devo sostenere a Wamblee per un lungo istante.

- Oh no - mormoro contro il suo collo bianco, spruzzato di puntini color cioccolato. - Cos'ho fatto...

-

Note dell'autrice:
ohayo, pasticcini! Anche mentre aspetto dal dentista scrivo, ahah. E niente, come ieri non ho nulla di particolare da dire. Saprete di più nel prossimo capitolo... io è meglio che vada, ho la sensazione che tra poco mi chiameranno. Baci

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


Brooklyn's point of view

A pranzo non ho mangiato quasi niente e nemmeno a cena. Come potevo? Ho lo stomaco chiuso dai sensi di colpa, perché oggi pomeriggio Castiel non si è fatto vedere e sono certo di essere la causa. Sono stato un po' nel paddock con Wamblee, incapace di concentrarmi per far lezione, e poi sono tornato a casa con la scusa di avere dei compiti da fare.

Qualcuno bussa sullo stipite della mia camera.

- Brook? - mi chiama mia sorella, senza entrare. - Stai bene? C'è qualcosa che ti turba? Non è da te mangiare così poco.

Mi mordo il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo dal suo e abbassando il capo. Viene a sedersi sul letto, accanto a me, e mi accarezza gentilmente una spalla.

- Cosa c'è che non va? - chiede dolcemente. - Castiel ha ripreso a trattarti sgarbatamente?

- N-no... - deglutisco, percependo un nodo alla gola. - Però... però...

Tentenno. Come faccio a dirglielo? Non mi sembra giusto nei confronti di Castiel. Ho già tradito la sua fiducia una volta.

- C-castiel mi ha detto... una cosa, una cosa importante per lui. E io... io... gli ho detto che era una scemenza! Che non esisteva! - confesso, percependo il cuore stringersi. - Ho pensato solo a come vedo le cose io! E lui... lui è andato via piangendo e questo pomeriggio non è venuto ed è tutta colpa mia! Ho sbagliato, lo so, e adesso non mi parlerà mai più!

Tiro su col naso, serrando gli occhi per non piangere. Mi sento così in colpa.

- Oh fratellino - sospira mia sorella, cingendomi le spalle con un braccio e stringendomi a sé. - Hai sbagliato e lo ammetti. Questo è il primo passo. Il secondo è chiedere scusa. Probabilmente Castiel non accetterà le tue scuse, non subito. Abbi pazienza.

Nascondo il viso nell'incavo del suo collo, nel caso dovessero sfuggirmi delle lacrime ribelli. La sua mano s'infila tra i miei ricci.

- Ti senti meglio? - bisbiglia. Emetto un suono senza alcun particolare significato. - Brook, non ho intenzione di lasciarti andare a dormire con un peso sullo stomaco. Sfogati, butta fuori tutto.

Ciò che mi esce è un singhiozzo assai rumoroso. Bella mormora qualcosa che non afferro, ma suona come: bravo, bravo il mio cespuglietto.

- Disturbo? - odo ad un tratto Leya sussurrare. Credo che Bella le risponda di no, perché anche lei si aggiunge all'abbraccio. - Va tutto bene, Brooklyn. Va tuuutto bene.

La sua presenza allevia un poco la mia disperazione. E poi, man mano che le lacrime mi rigano il viso, allo stesso modo il mio senso di colpa svanisce quasi completamente, diventando un pallido promemoria del fatto che devo, no, voglio assolutamente chiedere scusa a Castiel.

~~~

Castiel riprende ad ignorarmi, m'ignora per una settimana. Non ride più quando Will mi prende in giro, non mi saluta più, non ricambia i miei complimenti quando durante gli allenamenti facciamo qualcosa di particolarmente difficile.

Ammetto che mi manca, e ammettere che mi manca significa anche accettare il fatto che mi sono affezionato più del previsto.

- Castiel... - lo chiamo, mentre striglia Shining Tears e io mi occupo di Wamblee. Nessuna risposta. - Puoi ascoltarmi un secondo?

Ancora silenzio, si odono solo i cavalli nei box che sbuffano e mangiano ed emettono brevi e sommessi nitriti.

- Mi dispiace - dico, cercando i suoi occhi azzurri. Che non trovo, perché non mi guarda. - Mi dispiace davvero! Ti chiedo scusa.

Si ferma per un istante, io spero che replichi qualcosa, anche solo che mi mandi al diavolo un'altra volta. Niente.

- Hai tutte le ragioni ad essere arrabbiato con me! Castiel, ti prego... ho sbagliato. Non avevo alcun diritto di dirti che... che come ti senti non esiste. Non ce l'ho nemmeno adesso. Ma ti prego... ti prego... se non so qualcosa, istruiscimi! - esclamo, supplicante. Per fortuna a quest'ora siamo sempre gli unici nella scuderia.

Sospira. Un lungo, sonoro sospiro. La sua chioma variopinta sparisce all'interno del box e io intuisco che si è seduto. Lo raggiungo, sedendomi accanto a lui.

- Fino a qualche anno fa - esordisce - credevo di essere l'unica persona al mondo a... sentirmi così. Di essere io strano. Poi, grazie a internet, ho scoperto di non essere solo. Ad avere un'identità di genere fluida. Genderfluid.

Fingo di capire, tuttavia devo averlo scritto in faccia che sono perplesso. Sospira di nuovo.

- Come ti ho già detto... a volte sono un ragazzo. A volte una ragazza. Ogni tanto entrambi o nessuno dei due. Non è una cosa che decido e non lo faccio per moda. È... come mi sento. È la persona che sento di essere.

- Okay - mormoro, prendendomi del tempo per assimilare la cosa. Non capisco perché ho reagito così. A pensarci... il mondo è bello perché è vario. - Castiel, è... figo.

- Scemo. Non è figo. È come se ti dicessi che è figo che ti identifichi come un ragazzo.

- Io... scusa - mormoro, imbarazzato, passandomi una mano fra i ricci. - Mi ci vorrà un po' per abituarmici.

Mi poggia la testa sulla spalla e io deglutisco, percependo il cuore battere più forte.

- Quando... quando sei una ragazza... devo parlarti al femminile, vero? - domando, dubbioso. Ride sommessamente, facendomi sentire ancora più goffo e stupido.

- Sì. Di solito chiedo alle persone di chiamarmi Cas, anche.

- E... e quando ti senti entrambi? O nessuno dei due?

- Va bene il maschile.

Stavolta sono io a sospirare.

- Ti prego, rimproverami se sbaglio.

- Va bene - replica pacatamente. Non oso muovermi per paura che si sposti.

- Cas... tiel - inizio, incerto, ma lui non mi corregge. - Mi dispiace tanto per quello che ho detto l'altro giorno.

- Non fa niente - mormora. - Ci sono abituato, sai?

- Ma questo non lo rende okay - ribatto, dispiaciuto. - I tuoi genitori come l'hanno presa, se posso?

- Mio padre ha più o meno accettato la cosa. Sua moglie si rifiuta di rispettare la mia identità, però mi tratta abbastanza indifferentemente, quindi non è un problema.

Non oso chiedergli di sua madre, temendo di essere troppo invadente.

- Mia madre è lassù, col Signore - dice, leggendomi nel pensiero. Sospira piano. - Ma tanto c'è Shine con me...

- Castiel... posso farti una domanda?

- Non mi hai chiesto il permesso per le altre ottanta, perché ora sì?

Avvampo. Ha ragione.

- Ti ho visto montare Sunny Day. L'ho montato anch'io, tempo fa. È il cavallo più esuberante che esista, sul campo da ostacoli... come riesci a farti obbedire così, a mantenerlo tranquillo?

- Non lo so - risponde, stringendosi nelle spalle. Percepisco una fitta di delusione perché ha tolto il capo dalla mia spalla. - Non ho alcun trucco né segreto. Vado a cavallo da quando ho sette anni e... e semplicemente riesco ad instaurare un legame con ogni cavallo che incontro. Non solo con i cavalli, a dire la verità. È sempre stato così.

- Figo - bisbiglio, e lui mi tira un pugnetto sulla spalla. - Credevo facessi equitazione da più tempo di me, però.

- Ah sì?

- Quando compirò sedici anni... avrò trascorso tre quarti della mia vita in questo maneggio.

- Hai iniziato ad andare a cavallo... a quattro anni?

- Sei bravo in mate - dico, ridendo.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Questi capitoli quasi si scrivono da soli... eheheh. Spero abbiate avuto una buona giornata e che passerete una serata ancora migliore. Baci

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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


Brooklyn's point of view

La sera dopo aver fatto pace con Castiel ho immediatamente voluto informarmi meglio e, non volendolo importunare, mi sono rivolto a Google. Oltretutto non ho neanche il numero di Castiel...

Ho digitato nella barra di ricerca genderfluid e sono stato sommerso di risultati che spiegavano ciò che già sapevo, più altre parole strane come nonbinary o genderqueer. Le ho lette tutte e ho cercato altre definizioni dei vari termini che venivano menzionati.

- Brook? Non sei ancora a letto? È quasi mezzanotte, non dirmi che stai ancora giocando a quel dannato gioco - mi rimprovera Bella, entrando nella mia camera. Ho perso la cognizione del tempo.

- Non... non sto giocando. Stavo... informandomi.

- Riguardo a cosa? Anzi, me lo dici domani. Va' a dormire, che se papà ti becca alzato puoi dire ciao ciao ai tuoi cavalli virtuali per almeno un mese.

Sbuffo. Conoscendo papà, non mi ritirerebbe il computer, bensì mi farebbe una lunghissima ramanzina sul fatto che gli sportivi devono sempre essere riposati e che 'stai crescendo, non prendere brutte abitudini adesso, ti rovinerai il sonno'. Scommetto che a mia sorella non lo diceva mai.

- Adesso vado.

Lei resta lì, appoggiata allo stipite della porta, a controllare. Spengo il portatile e prendo il pigiama.

- Bella...

- Che c'è?

- Potresti, ehm...

Ride sommessamente, dopodiché si avvicina per baciarmi la fronte.

- Buonanotte - mi augura, arruffandomi dolcemente i ricci. E se ne va. M'infilo il pigiama e poi mi raggomitolo sotto le coperte. Sono così sollevato di aver fatto pace con Castiel...

~~~

- Ciao, Cas.

- Ciao, Brooklyn.

I primi giorni temevo di comportarmi in modo strano, attorno a Castiel. Credevo che avrei avuto pensieri stupidi, tipo: ecco Castiel, Castiel che è un ragazzo e una ragazza ed entrambi e nessuno dei due.

Ma la mia mente per una volta è stata più rapida di me a normalizzare il tutto. Nessun pensiero stupido, solo: ecco Castiel.

- Sei carina, oggi - dico, sbirciandola mentre saluta Shining Tears. Si blocca, senza voltarsi.

- Ti stai allenando, Brooklyn? Non c'è bisogno che tu mi faccia dei complimenti. Anche se sbagli... non è la fine del mondo - borbotta, continuando a passare e ripassare i polpastrelli sulla fronte di Shine.

- Ma io... - protesto. - Io dico davvero!

Si gira, scoccandomi un'occhiata diffidente.

- Ci stai provando con me? - chiede, senza smettere di accarezzare la sua cavalla. Avvampo violentemente.

- C-cosa? No! - esclamo, suonando poco convincente perfino alle mie orecchie.

Okay, forse.

È che sono confuso. Scoprire che la ragazza misteriosa è Castiel... non ha per nulla smorzato l'interesse che provo!

È terribilmente carina con i capelli legati in quella corta coda e non riesco a toglierle gli occhi di dosso.

- Smettila di fissarmi - borbotta, rifilandomi uno sguardo penetrante. Deglutisco.

- S-scusa, non lo stavo facendo apposta...

~~~

Accendo il computer, affrettandomi ad accedere ad Alicia. Alicia è un gioco coreano... un gioco di cavalli, il mio preferito. Ho convinto Castiel a scaricarlo, così possiamo giocare insieme.

Sono da poco entrato nel mio ranch, ho fatto schiudere un uovo... quando arriva un tipo su un cavallo dal manto Isabella.

CuteAngel: Castiel???

rainbowunicorn: proprio io

rainbowunicorn: dovevo immaginarlo che avresti tenuto l'Appaloosa...

CuteAngel: come fai ad avere quel cavallo???

CuteAngel: non hai appena iniziato a giocare?

rainbowunicorn: ho mentito

rainbowunicorn: ci gioco da quando ancora non c'era la versione inglese

Smettiamo di chattare e gareggiamo prima in modalità normale e poi in modalità magica. Mi straccia tutte le volte e ha pure la sfacciataggine di aspettarmi, quando resto troppo indietro perché il mio cavallo è di livello decisamente inferiore al suo.

rainbowunicorn: potresti apprezzare la mia magnanimità

rainbowunicorn: ti aspetto per essere pari! O vuoi che ti lasci vincere? Non hai un po' d'orgoglio?

CuteAngel: taci e scegli un bel percorso

Giochiamo fino a tardi. Non riesco a smettere di controllare l'orologio in continuazione, perché temo che arrivi Bella a dirmi di andare a dormire. Non voglio andare a letto: ciò che più desidero è trascorrere più tempo possibile con Castiel, anche solo attraverso uno schermo.

CuteAngel: sarà meglio che vada, prima che arrivi mia sorella a sgridarmi

rainbowunicorn: okay

Esito, indeciso se aggiungere qualcosa o no. Mi sento irrazionalmente nervoso.

CuteAngel: buonanotte Castiel

Ecco. Fatto. Cosa ci voleva?

rainbowunicorn: buonanotte, Brooklyn

Ed esce dal mio ranch. Inizio a sorridere come un ebete. Stava aspettando che lo dicessi? Voglio credere di sì.

Vado a letto, tuttavia resto insonne a guardare il soffitto. La mia mente è affollata di pensieri riguardanti Castiel. Ho già detto che sono confuso? Cas mi piace da morire. Ma Castiel... è mio amico e solo quello. Insomma... non posso mica dirgli: mi piaci, però esclusivamente quando sei una ragazza.

Non funziona così. Stare insieme a qualcuno è tutto o niente. O il pacchetto completo o niente pacchetto.

E poi non so neanche se Castiel starebbe con me...

-

Note dell'autrice:
ohayo, pasticcini! Questa notte c'è stato un temporale abbastanza violento e ora piove e io sono deliziata. Di ottimo umore, insomma. Oh, giusto! Il gioco Alicia, ovviamente, esiste davvero. Vi consiglio di giocarci, se amate i cavalli. Con ciò è tutto, a più tardi! Baci

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


Castiel's point of view

- Passo a salutarti ancora, Shine - dico, baciandole dolcemente il naso. Lei allunga il muso per poggiarlo contro la mia guancia. - Fatti una bella galoppata. Torno, te lo prometto.

E la lascio nel paddock, dirigendomi verso la scuderia. Dopo la lezione di oggi Brooklyn è sparito, però dubito che se ne sia andato senza salutarmi. Non sarebbe da lui.

- Brooklyn? - lo chiamo, senza ottenere risposta. Mi avvicino al box di Wamblee. - Sai dov-... oh.

È lì, nel box del suo cavallo, e ascolta la musica con una cuffietta mentre... dorme. Il suo cellulare giace abbandonato sulla paglia. Wamblee potrebbe muoversi, calpestarglielo erroneamente e ridurglielo in frantumi, tuttavia se ne sta buono, lo veglia in modo tenero, con il muso rivolto verso di lui e gli occhioni scuri che non lo lasciano un istante.

Immagino che Brooklyn stia dormendo perché ieri abbiamo giocato ad Alicia fino quasi all'una di notte. Teme sempre che arrivi sua sorella a rimproverarlo, io invece non ho alcun problema: potrei anche trascorrere tutta la notte a giocare e nessuno mi direbbe nulla.

Se lo invidio? Eccome. Quando l'ho conosciuto credevo fosse uno snob. Uno snob bellissimo, ma pur sempre uno con la puzza sotto il naso. Per fortuna mi sbagliavo.

Lo osservo per un po'. È bello pure mentre dorme, con i ricci color oro che paiono un'aureola e l'espressione rilassata.

Entro cautamente nel box, allungando uno zuccherino a Wamblee. Mi abbasso all'altezza del suo padrone e prendo il suo cellulare, giusto per togliermi la curiosità di sapere cosa stia ascoltando.

Take your time di Sam Hunt. Trascino in giù la barra della musica, unica cosa che posso fare: fa parte di una playlist. Una playlist con il mio nome. Non ci sono altre canzoni.

Avvampo. Chi più crea le playlist pensando ad una persona?

Sospiro, infilandomi la cuffietta libera. Conosco questa canzone. La ascolta... pensando a me? Crede forse che sia un cavallo selvaggio, io?

Mi siedo anch'io, sospirando di nuovo. Allungo lentamente una mano, prima di accarezzargli delicatamente i ricci. Desidero farlo dal giorno in cui ci siamo scontrati. Sono morbidi ed al contempo setosi, come la criniera dei cavalli.

Ritiro in fretta la mano, sopprimendo il desiderio di avvicinarmi a lui giusto per... per avere un assaggio del calore del suo corpo.

Se tratti male le persone, se le tieni a distanza, non si avvicineranno. Se non si avvicineranno, non ti affezionerai. E se non ti affezionerai... non soffrirai.

Non sta funzionando, con Brooklyn. Per quanto lo allontani, lui annulla sempre la distanza. Finché restiamo amici... suppongo che vada bene.

Mi tolgo la cuffietta e mi alzo, uscendo dal box.

- Brooklyn - lo chiamo in tono neutro. - Svegliati.

Lui mugugna qualcosa privo di senso, dopodiché apre lentamente gli occhi e incrocia il mio sguardo. Credo di non aver mai visto iridi più verdi delle sue. Le sue labbra si stirano in un sorriso. Sorride troppo, quand'è con me. E quando lo fa mi diventa tremendamente difficile controllare l'espressione sul mio volto.

- È colpa tua, sai? - dice, sornione.

- E allora non giocare più con me - borbotto, andandomene. Vorrei che mi dicesse che gli piace giocare ad Alicia con me fino a tardi. Vorrei non aver appena fatto un commento così.

Vorrei che non me ne importasse niente di lui.

~~~

Brooklyn's point of view

- E poi Castiel... Castiel... è scoppiato a ridere! Io potevo essermi fatto male! E lui è scoppiato a ridere! E pure Will! - esclamo, indignato, tacendo il fatto che anch'io ho iniziato a ridere, contagiato da loro.

- Dài, fratellino, come se non fossi mai caduto da cavallo - sbuffa Bella. - Non ti sarai fatto neanche un graffio!

- Ugh...

- Ultimamente non fai che parlare di Castiel... - esordisce, giocherellando con i miei capelli.

- È insopportabile - mugugno. Lo è davvero, a volte. Tipo quanto mi batte ad Alicia o quando Wamblee - traditore! - m'ignora perché Castiel ha gli zuccherini.

- Davvero? Ne parli come se fossi innamorato...

A questa insinuazione credo di essere diventato bordeaux. O forse viola.

- No! - esclamo, scuotendo energicamente il capo. - Assolutamente no!

Mia sorella ride, arruffandomi i ricci.

- Sei sicuro, Brook? Non ci sarebbe niente di male, se ti piacesse.

Non rispondo. Lo so anch'io che... non c'è niente di male.

- È perché è un ragazzo? Cespuglietto, a nessuno importa...

Non la correggo, perché ho realizzato che non è quello il problema. Non c'è neanche, un problema.

- Se ti piace, ti piace e basta - prosegue dolcemente. - Comunque se dici che non è così... allora smetto. Dimmi quando sei pronto.

Mi bacia il capo e fa per andarsene.

- Io... okay, credo che mi piaccia - ammetto a bassa voce.

Credo? Dio, non riesco a dire che mi piace e basta.

Bella ride di nuovo, sommessamente.

- Sei così onesto, Brook - commenta, riavvicinandosi e accarezzandomi una guancia. - Sei un bravo ragazzo.

Arrossisco di nuovo, lei mi lascia solo. Ragazzo o ragazza o qualunque altra cosa... non m'interessa più, so solo che mi piace.

Mentre Bella mi accompagna al maneggio mi metto le cuffiette. Ultimamente ascolto sempre la stessa canzone: Take your time.

Desidero ardentemente che Castiel ricambi i miei sentimenti, eppure al contempo... mi andrebbe bene anche solo continuare a passare del tempo insieme, semplicemente. Se fosse un cavallo selvaggio, non gli vorrei sottrarre la libertà né domarlo. Mi piacerebbe... avere la sua fiducia. Essere speciale.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Come potete immaginare, vi consiglio di ascoltare Take your time di Sam Hunt. Per il resto... più tardi posterò ancora. Baci

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


Castiel's point of view

È una domenica mattina come tante. Io sono appena arrivato al maneggio e non ho voglia di fare niente: è una così bella giornata, starei volentieri tutto il giorno nel paddock con Shine a oziare.

In cortile c'è Brooklyn, insieme a Wamblee, ovviamente. Mi sta aspettando?

- Ciao, Brooklyn - lo saluto, avvicinandomi. Di solito è lui il primo a salutarmi.

- Ciao, Castiel! Prepara Shine e raggiungimi! - esclama, allegro. Inarco un sopracciglio.

- Perché?

- Te lo spiego dopo! Su su, vai!

Scuoto il capo, obbedendo. La scuderia è deserta come sempre. Mi piace il silenzio che regna: sono udibili solo i suoni prodotti dai cavalli nei box.

- Buongiorno, bellezza - dico a Shining Tears, regalandole qualche dolce bacio sul muso. - Hai dormito bene?

Spinge il muso contro le mie mani e poi lo appoggia sulla mia spalla. È la creatura più affettuosa che conosca.

- Non so cosa faremo oggi - asserisco, lasciandola uscire dal box e prendendo i finimenti. - Quello strambo del padrone del tuo vicino ha detto che dobbiamo raggiungerlo fuori.

Lei ascolta attentamente, sebbene sia più interessata a ciucciarmi il bordo della felpa.

- E sì che colazione l'hai fatta - scherzo, accarezzandole il collo dorato. Quando ho finito di bardarla la conduco fuori e mi metto il cap, prima di montare. Brooklyn mi imita.

- Vieni con me - dice, sorridendo.

- Dove?

- Seguimi e basta - replica, misterioso. Alzo gli occhi al cielo, ma lo seguo lungo la strada che porta nel bosco dietro il maneggio.

Per un po' cavalchiamo fianco a fianco in silenzio.

- Scusa se è improvviso - borbotta, rompendo il silenzio. Peccato, stavo apprezzando la quiete del bosco e il canto degli uccelli. - Ho pensato che una passeggiata ti avrebbe fatto piacere...

- Con te?

- Castiel... - sbuffa, scoccandomi un'occhiataccia. - Ho qui il pranzo per entrambi. C'è un bel prato non molto lontano da qui, potremmo andare là a fare una galoppata e poi mangiare. Mi piacerebbe portarti in un posto speciale, dopo...

Sospiro sonoramente.

- Verrai con me? - domanda dolcemente, cercando il mio sguardo. Come faccio a dirgli di no?

- Ho scelta? Ormai sono qui - rispondo, sfuggendo ai suoi occhi verdi come le alghe in spiaggia e strappandogli una risata sommessa.

Il clop clop degli zoccoli dei nostri cavalli va a ritmo con il battito del mio cuore. Mi domando se stia battendo così forte perché Brooklyn sta guardando me e non la strada.

- Wamblee significa aquila, nella lingua Sioux - dice ad un tratto.

- Hm-hm...?

- Fin da piccolo... ho sempre desiderato volare - prosegue, spronando Wamblee ad andare al piccolo galoppo per saltare un tronco caduto. Shining Tears lo segue immediatamente. - Mia sorella mi diceva sempre che i cavalli sanno quasi volare.

Ride fra sé e sé.

- Ma un cavallo è più di un paio d'ali - aggiunge a bassa voce. Fa una pausa, io lo affianco. Le sue guance sono lievemente imporporate. - Scusa, non so perché ti sto raccontando tutto questo.

Emetto un grugnito in risposta. Per quanto godessi del silenzio, era anche imbarazzante.

- Mia madre amava andare a cavallo - borbotto, sentendomi vulnerabile. - La sua giumenta, Golden Star... era la madre di Shine.

- Oh Castiel... - mormora, ma io non voglio il suo dispiacere.

- Le piaceva passeggiare da sola. Non permetteva a nessuno di accompagnarla, se non a me. Non gareggiava, sai? Passeggiava e basta. Non avrebbe potuto neanche se avesse voluto, perché Goldie aveva paura... delle competizioni in generale. Il suo padrone precedente la maltrattava.

Chiudo gli occhi, permettendo a due lacrime solitarie di rigarmi il viso.

- Mi mancano tanto, Brook - sussurro, inghiottendo le altre lacrime. Non riesco a dirgli il resto della storia, fa troppo male.

Allunga una mano e mi accarezza un braccio, in silenzio.

All'improvviso gli alberi si diradano e davanti a noi appare un prato che pare estendersi fino alla linea dell'orizzonte. Ci fermiamo.

- Chi arriva primo si aggiudica il dessert! - annuncia, partendo al galoppo. Per fortuna Shining Tears è più pronta di me e parte immediatamente all'inseguimento del suo amico.

Galoppiamo fianco a fianco; mi sento travolgere da un meraviglioso senso di libertà, mentre la brezza mi accarezza il viso. Wamblee ad un certo punto ci supera e ci supera anche nel tornare indietro. Chissà quante volte è già stato qui.

- Stavo scherzando per quanto riguarda il dessert - m'informa Brooklyn, una volta che abbiamo deciso dove sistemarci per mangiare.

Ha portato dei panini, due bottiglie d'acqua e delle... mele. Dovevo aspettarmelo. Ci sediamo sull'erba, i nostri cavalli brucano poco più in là.

- Puoi smetterla di fissarmi? Sei inquietante - sbuffo, siccome è da quando ho dato il primo morso al panino che mi sta guardando.

- Scusa, stavo cercando di... uhm... come ti... come ti senti, oggi? - chiede goffamente, arrossendo. Soffoco una risata e m'impongo di non mostrare alcuna emozione.

- Nessuno dei due - rispondo in tono neutro. - Come la maggior parte del tempo, in verità.

- Oh. F-...

- Non dirlo - lo ammonisco, e lui avvampa ulteriormente.

- Scusa.

Cala il silenzio. So che mi sta fissando di nuovo, tuttavia non ho voglia di rimproverarlo ancora. Lo percepisco avvicinarsi lentamente, dopodiché allunga una mano e mi accarezza una guancia.

- Una briciola - spiega, sorridendo. Mi sento andare a fuoco dove mi ha toccato e non riesco a ribattere in modo freddo, così come non riesco a muovermi per allontanarmi da lui.

Non voglio allontanarmi da lui...

- Grazie per il pranzo - dico, mentre condivido la mela con Shine. Anche Brooklyn sta facendo altrettanto con Wamblee.

- È il minimo che potessi fare, visto che non ti ho dato alcun preavviso... - fa una pausa, prima di schiarirsi la gola. - Sei felice di essere qui con me?

Lo chiede con noncuranza, come se mi stesse chiedendo se più tardi pioverà.

- Perché me lo chiedi?

- Così...

Non rispondo e lui non insiste. Ovvio che sono felice di essere qui... con lui.

Si alza, spolverandosi i pantaloni, e mi tende una mano, ma io non l'afferro. Esibisce una smorfia, passandosela fra i capelli.

Rimontiamo in sella e torniamo nel bosco. Trottiamo per un po', seguendo il sentiero, poi ad un certo punto s'infila in mezzo agli alberi. Devo rallentare al passo per seguirlo. Incontriamo un fiumiciattolo, ad un tratto, il quale scorre placido e poi confluisce in un laghetto.

- È... bellissimo - commento, guardandomi attorno con meraviglia. Sembra uno di quei disegni nei libri per bambini.

- È il mio luogo speciale - replica Brooklyn, orgoglioso. - Qualche anno fa ho incontrato un cervo che beveva. È un posto quasi magico, non pensi?

- S-senza dubbio - farfuglio, voltandomi a sbirciarlo. Mi sta guardando e... sorride, prima di distogliere lo sguardo quando si accorge di essere stato colto in flagrante.

- O-okay... torniamo indietro - mormora, invitando Wamblee a girarsi. Silenzio, si ode unicamente il suono degli zoccoli dei cavalli sul terreno.

Brooklyn non mi ha portato qui perché, come me, oggi non aveva voglia di fare alcunché. Mi ha portato qui con l'intento di condividere qualcosa che gli sta a cuore... e a mia volta ho condiviso qualcosa d'importante per me con lui.

Voglio mantenere la distanza tra di noi, eppure... eppure, quando lui ha fatto un passo per avvicinarsi, io ne ho fatti due per stargli più vicino.

Cosa sto combinando?

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Chiedo scusa di non aver ancora risposto alle recensioni... è la voglia di scrivere questa storia, ecco. Rimedierò al più presto. Un abbraccio

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Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


Brooklyn's point of view

Mi sto rigirando nel letto da un sacco di tempo, probabilmente ore. Non riesco a prendere sonno, nella mia mente c'è un pensiero fisso: la passeggiata di oggi con Castiel.

Me l'ero immaginata leggermente diversa, in verità: mi aspettavo che l'atmosfera suggestiva avrebbe portato a... qualcosa. A un bacio, per essere onesto. Sapevo d'illudermi.

Ma non è andata così male, non è andata affatto male. Castiel avrebbe potuto rifiutare o non apprezzare per nulla la passeggiata, persino prendersi gioco del mio luogo speciale.

Mi ha sorpreso, parlandomi di sua madre. È stato come dire: mi fido di te, mi fido di te e ti offro un pezzo di me, un pezzo importante.

Lo conserverò con cura, lo prometto.

Se mi affidasse il suo cuore... lo tratterei come un tesoro, un tesoro fragile e prezioso, lo giuro.

Castiel... Castiel...

Mi giro, affondando il viso nel cuscino. Vorrei che uscisse dalla mia mente per permettermi di dormire e al contempo che ci rimanesse, perché fantasticare un po' non fa male a nessuno...

Baciarci nel box di Wamblee o di Shining Tears. Baciarci nel paddock. Baciarci nel mio posto speciale. Perfino nella mia camera, magari. Fare una passeggiata a piedi e tenerci per mano. Parlare fino a tardi.

Smettila, mi rimprovero, farti tutti questi film mentali ti fa male eccome.

~~~

I cavalli sono animali estremamente sensibili. Quando sono felice, Wamblee è felice ed energico. Quando sono triste è fiacco, anche se cerca di tirarmi su di morale. Quando sono incerto, anche lui tentenna.

E quando sono nervoso, come oggi, anche lui lo è. So di essere io la causa, perciò non posso arrabbiarmi con il mio cavallo se scarta o si rifiuta di saltare.

Credo che Will abbia intuito che c'è qualcosa che non va. Quando sono emotivamente distante si aggrappa ai miei errori tecnici, sebbene sappia che non è quello il problema.

Castiel se ne va appena termina la lezione, io vengo trattenuto dal nostro istruttore.

- Eri un concentrato di stress, oggi - commenta, abbozzando un sorriso per addolcire il rimprovero.

- Mi dispiace - mormoro, senza guardarlo negli occhi e strascicando i piedi.

- Credo che dovresti scusarti con Wamblee - ribatte dolcemente, stringendomi rapidamente una spalla con affetto. - Dev'essere stata una tortura per lui averti in sella.

Accarezzo il collo del mio cavallo e lui emette un lieve brontolio.

- Ci vediamo domani, Brook - si congeda Will, facendomi un cenno di saluto con una mano.

- Ciao, Will - replico. Libero Wamblee nel paddock, sperando che Castiel sia ancora qui.

È nel box di Shining Tears e ha appena finito di prendersi cura di lei. Io mi concedo qualche minuto per osservare i suoi capelli variopinti legati nella codina che adoro, perché oggi è una giornata da 'mi sento entrambi', per poi scendere fino al fondoschiena. Avvampo, scuotendo il capo.

- Castiel - lo chiamo, entrando nel box. Si volta. - Posso parlarti?

Mi studia per un lungo istante. I suoi occhi azzurri sono bellissimi.

- Okay - risponde, guardingo. Abbasso lo sguardo, cercando di ignorare il battito impazzito del mio cuore.

- Io... io... - comincio, sentendomi mancare il coraggio. Perché dev'essere così difficile? Sono solo parole. - Ecco... m-mi piaci e vorrei s-stare con te...

Arrossisco, sbirciandolo. Ha aggrottato le sopracciglia e intanto guarda altrove, non me.

- Io non provo lo stesso, quindi no, scusa - dice duramente. È peggio di un pugno allo stomaco.

Potrei accettare di essere stato respinto come una persona matura, invece faccio la prima cosa che mi passa per la mente: lo spingo contro il muro e afferro i suoi polsi, prima di baciarlo. Le sue labbra sono morbide e sanno di burro cacao alla ciliegia, o qualcosa del genere.

- Brooklyn! - esclama, divincolandosi. - Lasciami!

Lo ignoro, fissandolo. Sostiene il mio sguardo, contraendo la mascella. Le sue guance s'imporporano.

- Puoi resistere quanto vuoi - mormoro lentamente. - Non ho intenzione di gettare la spugna.

- Va' al diavolo! - ringhia, liberandosi e spingendomi via. Me ne vado, imponendomi di non voltarmi. Non avevo preventivato che sarebbe andata così, eppure me lo sarei dovuto aspettare.

Però l'ho baciato...

Mi passo la lingua sulle labbra: riesco ancora a sentire il sapore dolciastro del suo burro cacao.

Castiel's point of view

Mi appoggio al muro, boccheggiando, e non per il bacio, bensì per lo shock. Brooklyn mi ha forzato a baciarlo e ha confessato che gli piaccio. Mi sfrego furiosamente la bocca col dorso della mano per scacciarne il pensiero, dopodiché mi avvicino a Shining Tears e le cingo il collo con le braccia, nascondendo il viso contro di esso. Lei mi poggia il muso sulla schiena e mi passa una zampa attorno al corpo, ricambiando il mio abbraccio.

Resto così per un po', in silenzio. Non posso fare a meno di domandarmi se Brooklyn oggi fosse così nervoso perché stava pianificando di... di chiedermi di stare con lui.

Mi soffermo ad immaginare che sia il mio ragazzo. Immagino che mi baci di nuovo, qui nel box di Shine. Immagino di affondare le mani nei suoi ricci mentre ci baciamo. Immagino di dirgli quanto il suo sorriso mi faccia impazzire.

- Non posso - mormoro, stringendo più forte la mia cavalla. Non posso accettare. Perché poi sono sempre io a rimanerci male... - Non è giusto, Shine! Io ci tengo sempre troppo!

E quando ci tieni troppo, soffri di più.

Shining Tears brontola sommessamente e si allontana per chiedermi le coccole. Le faccio i grattini sul naso e dietro le orecchie.

- Vorrei solo... un amore come il tuo, capisci? - bisbiglio, appoggiando la fronte alla sua.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Non ho nulla di particolare da dire, se non ancora grazie per il successo che sta riscuotendo questa storia. Grazie di cuore! Apprezzo molto il vostro supporto. Baci

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci ***


Castiel's point of view

Un suono molesto mi strappa dalle braccia di Morfeo: il mio cellulare sta vibrando perché qualcuno mi sta chiamando. Sbuffo, allungando un braccio per afferrarlo.

- Pronto? Will?

- Ciao, Castiel... mi dispiace disturbarti a quest'ora, ma dovresti venire qui... si tratta di Shining Tears.

- Arrivo - dico in un soffio, senza nemmeno chiedergli il motivo. Chiudo la chiamata.

Salto giù dal letto e vado a svegliare mio padre.

- Papà... - lo chiamo, scuotendolo. - Papà... svegliati, per favore.

- Che c'è... - brontola, assonnato. Io mi sento già un nodo alla gola.

- Papà, devi portarmi da Shine, ti prego, è importante!

Si gira dall'altro lato, mandandomi in panico. Accendo la luce, sperando si svegli.

- Papà - lo chiamo di nuovo, cercando di non avere un tono disperato.

- Arrivo... - mugugna.

~~~

Quando arrivo in cortile ci sono June, il veterinario (un ragazzo giovane dai capelli scuri e gli incredibili occhi dorati) e Will che sta facendo passeggiare Shining Tears.

- Una colica - m'informa Will, passandomi la longhina. - Non grave e non letale, per fortuna. Starà bene, tra poco. Non avrei voluto svegliarti, ma credo che la tua presenza la farà stare meglio.

- Oh Shine - dico, abbracciandola. Non credo stia più soffrendo tanto, ma è evidente che non sta bene. E Will, Will ha detto che non era letale, che starà bene, ma io ho paura lo stesso, perché Shining Tears è molto più del mio cavallo, è la mia migliore amica e ciò di più importante che mi resta della mamma... non posso sopportare il pensiero di perderla.

Scoppio a piangere contro il suo collo muscoloso, finché qualcuno non mi toglie la longhina di mano e mi allontana dolcemente.

- Ehi, ehi, va tutto bene, adesso la portiamo nel box, okay? Sarà stanca... - cerca di rassicurarmi Will.

- Chiama Brooklyn - singhiozzo.

- Eh?

- Ti prego - singhiozzo di nuovo, piangendo incontrollabilmente e tremando.

- O-okay... cosa gli dico?

- Di venire qui - rispondo, tirando su col naso. Tira fuori il cellulare, dandomi le spalle, però non si allontana. Riesco a cogliere degli spezzoni di conversazione.

- Ciao, Brook... scusa il disturbo... potresti venire qui? Castiel... okay, grazie.

Si rivolge a me e abbozza un sorriso.

- Arriva.

Cinque minuti più tardi è qui, in pigiama come me: sulla spalla ha una coperta e sul braccio tiene una felpa.

- Per te - mormora, poggiandomela sulle spalle. Io affondo il viso nel suo petto e continuo a piangere.

- Ci pensiamo io e June a Shining Tears - lo informa Will. Brooklyn mi abbraccia con delicatezza.

- Shh... - soffia, accarezzandomi la schiena. - Castiel...

- Cas - lo correggo automaticamente, fra un singhiozzo e l'altro.

- Andrà tutto bene... Shine starà bene, Cas. Mio cugino è un veterinario molto competente.

- Lo... so... - farfuglio, scostandomi unicamente per asciugarmi il viso. Brooklyn allenta la presa sul mio corpo per permettermelo, tuttavia non mi lascia andare. - Vivo attorno ai cavalli da sempre ma... Goldie non ha mai avuto le coliche e neanche Shine!

Ho paura, vorrei aggiungere, quando lui mi bacia una lacrima.

- Brooklyn! - singhiozzo, cercando di spingerlo via.

- E dài... non posso consolarti? - protesta, scostandomi i capelli dalla fronte e asciugandomi un'altra lacrima con le labbra.

- Perché? Non sei il mio ragazzo!

Sbuffa, offeso. I primi giorni dopo che mi ha baciato... sono stati parecchio imbarazzanti, poi tutto è tornato alla normalità.

- Perché non c'è niente di male a trattarti con dolcezza, anche se non mi vuoi - risponde, sospirando. - Non mi piace vederti p-...

- Cos'avete intenzione di fare, ragazzi? - c'interrompe Will. Mi separo da Brooklyn come se avessi preso la scossa. - Per adesso c'è mia sorella con Shining Tears e stavamo pensando di fare dei turni per tenerla d'occhio, anche se dovrebbe essere fuori pericolo. Voi avete scuola, domani, vero? Forse è meglio se andate a dormire e io vi tengo informati.

- No - ribatto. - Voglio restare con Shine. È il mio compito.

- Immagino sarete qui da tanto, Will - asserisce Brooklyn, pacatamente. - Sto io con Castiel... tu e June andate a dormire. Anche voi domani dovete lavorare, no?

Lui tentenna, dopodiché scrolla le spalle.

- Okay... chiamatemi, se avete bisogno di qualcosa - acconsente, prima di sparire nella scuderia. Lo seguiamo.

Io ringrazio lui, June e il veterinario, poi entro nel box con Brooklyn.

- Mi hai fatta preoccupare - dico in tono di rimprovero a Shining Tears, strofinandole la fronte e lasciandole un tenero bacio sul naso. Lei soffia forte dalle froge, quasi a chiedermi scusa.

Brooklyn si è seduto sulla paglia e mi fa cenno di accomodarmi vicino a lui. Obbedisco e lui mi passa la coperta attorno alle spalle.

- Grazie di essere qui - borbotto, fissando le zampe della mia cavalla.

- Puoi sempre contare su di me quando hai bisogno - replica, arruffandomi gentilmente i capelli. Lo lascio fare, la sua mano sosta fra i miei capelli. È... piacevole.

Gli poggio la testa sulla spalla.

- Puoi dormire, se vuoi - sussurra, indulgente. - Ti sveglio, quando sono stanco.

- No, no, va bene così, è che sei... comodo...

Ride sommessamente. Oltre che comodo è caldo... sono tentata di accoccolarmi ancor di più contro il suo corpo.

Ad un tratto la sua mano si affloscia sulla mia spalla e la sua testa sulla mia. Gli lancio un'occhiata di sottecchi: si sta appisolando. Non distolgo lo sguardo.

- Odio il fatto che mi sto innamorando di te - bisbiglio, tanto non mi può sentire.

Resto sveglia a lungo, controllando Shine di tanto in tanto. Dorme, come Brooklyn. E poi, all'improvviso, m'addormento anch'io.

~~~

Il mattino seguente mi sveglio spalmato sul petto di Brooklyn, con il suo braccio attorno alle spalle.

- Buongiorno, Cas.

- Castiel... - lo correggo, sbadigliando e facendo per tirarmi a sedere. Mi bacia il capo, prima di concedermi di spostarmi. Ho le spalle e il collo tremendamente indolenziti. - Buongior-NO.

Ridacchia, tuttavia la sua risata si trasforma in un lamento di dolore quando si muove.

- Ugh...

Mi alzo lentamente, dopodiché gli tendo una mano. L'afferra e si tira su altrettanto lentamente.

- Non ti chiederò se hai dormito bene - borbotta, grattandosi il capo e arruffandosi i capelli. Come fa ad essere bellissimo anche appena sveglio?

- Tu sì, però... mi hai detto che potevo dormire e poi sei stato il primo a crollare - lo punzecchio. Avvampa, imbarazzato.

- Mi dispiace...

- Sto scherzando - sbuffo, accarezzando Shining Tears. - Sei rimasto con me tutta la notte, fino ad adesso. È sufficiente. Come stai, Shine? Ti sei ripresa?

Posa il muso sulla mia spalla, frugando col naso nelle tasche della felpa.

- Non ho zuccherini, tesoro - rido, prima di realizzare che è perché la felpa non mi appartiene.

- Puoi tenerla - dice Brooklyn, leggendomi nel pensiero. Sorride. - Ti sta bene.

Controlla il cellulare.

- E poi fuori sarà fresco - aggiunge rapidamente. - È presto. Ti va di venire a far colazione con me?

- Preferisco andare a casa... mia, grazie - rispondo il più cortesemente possibile.

- Okay - replica, stiracchiandosi. - Ci vediamo oggi pomeriggio, allora.

Si avvicina, stampandomi un bacio sulla tempia. E se ne va, mentre io divento rosso come un pomodoro. Nascondo il viso nel collo della mia cavalla.

- L'hai fatto apposta, vero? Ne saresti capace... - farfuglio. - Perché mi vuoi vedere felice...

Shining Tears nitrisce sommessamente, quasi stesse ridendo.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Probabilmente più tardi posterò ancora, ma non vi assicuro nulla. Un abbraccio

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Capitolo 12
*** Capitolo undici ***


Brooklyn's point of view

Dopo che Shining Tears ha avuto le coliche, il veterinario - mio cugino - ha detto a Castiel di non riprendere subito ad allenarsi allo stesso ritmo di prima, bensì di ricominciare progressivamente.

Proprio in questi giorni c'è una competizione di salto ostacoli. Castiel potrebbe partecipare, se volesse, con uno dei cavalli del maneggio o perfino con Sunny Day, Will ha detto che glielo lascerebbe montare con piacere; ma se non può cavalcare Shine, allora niente competizione.

Ha promesso di venire a vedermi, però, e io... diamine, io sono così eccitato solo per questo, manco fosse la mia prima gara. E siccome io sono eccitato, anche Wamblee è su di giri.

- Sei pronto, bello? - gli chiedo, accarezzandogli la fronte, e lui fa su e giù con la testa.

- Hai intenzione di iniziare senza che nessuno ti auguri buona fortuna? - domanda una voce familiare, una voce che amo. Mi volto. Castiel è qui.

Un sorriso enorme nasce spontaneamente sulle mie labbra.

- Castiel!

- Visto che sono qui... pensavo ti avrebbe fatto piacere se ti avessi augurato buona fortuna - borbotta, distogliendo lo sguardo da me. - E poi c'è una cosa che ti devo restituire...

Per un attimo credo che sia la mia felpa e sto già per fermarlo, non mi sembra il momento, invece si avvicina e mi bacia delicatamente sulla guancia.

- Questo - mormora, allontanandosi. Arrossisco violentemente, sorridendo ancor di più. - Buona fortuna.

E se ne va.

- Castiel! - gli grido dietro. - Vincerò per te!

Controllo un'ultima volta che i finimenti siano a posto, poi monto in sella. Tra poco sarà il mio turno.

- Vinciamo per Castiel - dico a Wamblee, dandogli una pacca gentile sul collo. Nitrisce sommessamente in assenso. Non vede l'ora di entrare in campo.

All'altoparlante chiamano il mio nome, perciò mi dirigo all'entrata.

- Divertiamoci, Wamblee - bisbiglio. Lui è attento, reattivo ai miei comandi e pieno di energia. Gli ostacoli non lo intimoriscono, neanche quelli più alti o variopinti, anzi, attizzano il suo entusiasmo e il mio.

Quando papà mi ha preso Wamblee, rammento che qualcuno al maneggio mi disse che gli Appaloosa non erano cavalli da competizione. Che Wamblee non sarebbe mai stato un cavallo da salto ostacoli.

È vero, gli Appaloosa non sono specificamente cavalli da competizione. Ma Wamblee è nato per saltare: è la mia aquila, le mie ali.

Quando le sue zampe si staccano dal terreno e si protendono oltre l'ostacolo, è davvero come se stessimo volando. Quando saltiamo ci siamo solo io e lui. È la sensazione più bella del mondo.

Superiamo l'ultimo ostacolo, un muro, con grazia. Non abbiamo abbattuto nessun elemento, Wamblee non ha opposto alcun rifiuto.

- Un percorso perfetto - ci loda il commentatore. Accarezzo il collo del mio cavallo.

- Sei stato bravissimo, campione - gli dico con affetto.

I risultati sono scontati: siamo primi, col punteggio più alto e il miglior tempo.

- Tra un po' ne avrai così tante che dovrai venderle - scherza mia sorella, dopo che mi hanno consegnato la medaglia. Io ho un'altra idea al riguardo, ma la tengo per me. - Comunque sei stato bravo come sempre, Brook. Ci vediamo a casa?

Annuisco.

- A dopo - la saluto, prima di andare in cerca di Castiel.

- Congratulazioni - dice, quando mi vede arrivare.

- Te l'ho detto che avrei vinto per te - ribatto, sorridendo. Sbuffa, avvicinandosi per accarezzare Wamblee.

- Bravissimo - bisbiglia, baciandogli il naso. Io mi sento colmare di tenerezza.

- Castiel - lo chiamo, poggiando un ginocchio a terra e porgendogli la medaglia. Mi guarda e diventa rosso come un semaforo.

- Tirati su! - sibila, guardandosi attorno. - Oddio Brooklyn, sei così imbarazzante!

- Accetti la mia medaglia? - chiedo dolcemente.

- No!

- Voglio regalartela lo stesso - asserisco, alzandomi e mettendogliela al collo.

- Perché? Non ho vinto niente!

- Sì che hai vinto qualcosa... il mio cuore - mormoro, avvampando lievemente. Fa per sfilarsela.

- Proprio per questo non la voglio! - esclama, poi incontra la mia espressione da cane bastonato e sospira. - Okay, la terrò, se questo ti rende felice.

~~~

Castiel's point of view

Il mio cellulare cinguetta, segnalandomi l'arrivo di una notifica.

Instagram

cuteprinceonleopardhorse ha condiviso un post

Tocco la notifica, imponendomi però di non mettere mi piace alla foto, altrimenti intuirà che ho attivato la modalità 'notifica quando posta' e si monterà la testa.

casandshine: potresti chiedermi il permesso prima di postare qualcosa con la mia faccia?

cuteprinceonleopardhorse: @casandshine ops... vuoi che la tolga?

casandshine: no... ma almeno taggami, idiota

cuteprinceonleopardhorse ti ha taggato in un post

Il profilo Instagram di Brooklyn contiene per la maggior parte foto di Wamblee o di lui e Wamblee, più qualche suo selfie o foto con il suo cane.

Non avevo intenzione di seguirlo, ma l'ho fatto (e lui ha messo mi piace a tutti i miei post). Non avevo assolutamente intenzione di lasciare un cuoricino su qualche foto carina, tra cui i suoi selfie (mi ha chiesto se gli stessi mettendo likes tattici e, quando gli ho risposto di no, ha detto che non avevo bisogno di provarci con lui), eppure ho fatto anche quello.

Non volevo neppure dargli il mio numero, all'inizio. Non perché pensassi che mi avrebbe mandato giornalmente foto sceme con Yuuhi o di Yuuhi (è dura fingere che mi dia fastidio), bensì perché sapevo che la distanza tra noi sarebbe diminuita ulteriormente.

Ho salvato il suo contatto come Nome Cognome, ma suonava troppo freddo. L'ho cambiato con Brooklyn, semplicemente. Dopo qualche giorno è diventato solo Brook.

Temo che presto o tardi ci aggiungerò un cuoricino...

Ho sistemato la sua medaglia vicino alla foto del torneo del maneggio. Mi sarebbe piaciuto partecipare alla competizione, ero preparato, ma non andrei mai contro le indicazioni del veterinario. La salute di Shining Tears è molto più importante di qualunque gara.

È stato un gesto estremamente dolce da parte di Brooklyn regalarmi il suo premio. Lo conserverò con cura.

Diventerà un ricordo prezioso, come ogni altra medaglia, coppa o foto che adorna la mia camera. Ne tocco il metallo freddo, prima di cercare il mio diario. Infilata tra le pagine c'è la foto più importante di tutte.

Ritrae me in braccio alla mamma, mentre con l'altra mano accarezza Golden Star. Accanto a Goldie c'è Shining Tears, una puledra dalle lunghe zampe, lo sguardo timido e il naso roseo.

Sfioro il viso della mamma, forzando un sorriso. Ho preso tutto da lei: gli occhi azzurri, gli zigomi pronunciati, i capelli biondo cenere...

Mi passo una mano fra i capelli. Non ricordo più come fosse il mio aspetto prima di tingerli. Non voglio ricordare.

- Tu... cosa mi diresti? - bisbiglio. - Di amare anche a costo di soffrire?

Fisso la foto in attesa di una risposta, ma la risposta è solo dentro di me. Rimetto la fotografia tra le pagine del mio diario e lo ripongo dov'era prima.

Recupero il cellulare e inizio ad ascoltare Take your time.

'Hai vinto il mio cuore'...

Arrossisco. Anche lui sta vincendo il mio.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Avrei voluto postare questo capitolo prima ma ho avuto altro da fare... scusate! Un abbraccio

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici ***


Castiel's point of view

Quando arrivo al maneggio Brooklyn sta parlando con Will in cortile. Io passo loro accanto sperando che non mi notino, o meglio, che Brooklyn non mi noti, ma lui ha lo sguardo di un falco e si accorge subito di me.

- Castiel! - mi saluta, correndo subito al mio fianco. Sembra un cane scodinzolante. - È la mia felpa, quella? Ah, che domanda stupida, certo che sì. Sei bellissimo con quella.

Alzo gli occhi al cielo, però taccio. Me l'ha regalata, alla fine. Non che avessi intenzione di restituirgliela, ha il suo profumo...

Mi segue fino al box di Shining Tears, in silenzio. Sorride, le sue iridi brillano come smeraldi.

- Vuoi venire a fare una passeggiata con me? - chiede timidamente, prima di accarezzarsi il collo. - Nel bosco... sai, fino al mio posto speciale... a Shine farebbe bene.

- E la lezione?

- Stavo parlando con Will proprio a proposito di quello! Ha detto che possiamo andare...

Mi guarda supplicante, io sospiro.

- E va bene...

- Ti va di andare a pelo? Intendo... senza sella...

Soffoco a stento una risata. Non so cos'ho fatto per meritarmi questo ragazzo, ma giuro che stavolta non sprecherò la mia occasione con lui. Come ho fatto a pensare che fosse uno snob? È la tenerezza fatta persona.

- Okay - acconsento, sopprimendo un sorriso. Ci prepariamo e poi torniamo in cortile con i nostri cavalli.

- Se fate tardi dovrai arrangiarti, ricordi? - avverte Brooklyn il nostro istruttore, sogghignando. Si rivolge a me. - Ciao, Castiel.

- Ciao, Will.

- Non preoccuparti, Will! Non faremo tardi! - lo rassicura lui, ridendo. E sprona Wamblee ad andare al trotto.

- Arrangiarti per cosa? - chiedo, una volta che siamo nel bosco e trottiamo fianco a fianco. Arrossisce, lo sguardo fisso sul collo di Wamblee.

- N-niente, Castiel... - tossicchia. - Niente d'importante.

- Se lo dici tu...

- Se ti faccio un complimento... - asserisce ad un tratto, sempre fissando la testa del suo cavallo. - Non è perché ci sto provando con te, è che... lo penso davvero.

- E ci stai provando con me - aggiungo per lui, sorridendo provocatorio.

- Ugh - sbuffa, abbassando lo sguardo. Per un lungo istante regna il silenzio, rotto solo dal suono degli zoccoli sul terreno.

- Lo so che lo pensi davvero... - mormoro, strappandogli un sorrisetto. Decido di focalizzarmi sulla sensazione di libertà che il cavalcare a pelo comporta: non c'è la sella fra te e il cavallo, riesci a sentire tutti i suoi movimenti.

Ci ritroviamo presto dinnanzi al laghetto. Aleggia la stessa atmosfera magica dell'altra volta; è tutto... più bello di quanto ricordassi e in me s'insinua un sentimento di pace e tranquillità.

Inspiro a fondo, lasciandomi avvolgere dai suoni del bosco, dal profumo della vegetazione.

- Castiel... - mi chiama Brooklyn, a bassa voce, e io mi giro verso di lui. Ci studiamo per un po'. Al sol pensiero che potrebbe essere mio il cuore mi balza in gola. I suoi intensi, meravigliosi occhi verdi si soffermano sulle mie labbra.

Oddio, mi sta davvero fissando le labbra...

Perché vuole baciarti, idiota, mi rimbrotta una vocina nella mia mente. Io fisso le sue e lui deglutisce. Ha un pomo d'Adamo poco pronunciato, eppure terribilmente affascinante.

Si sporge verso di me, io azzero la distanza tra di noi. La sua mano si stacca dalle redini e mi cinge delicatamente una guancia.

È così giusto questo bacio, così perfetto, mi ritrovo a pensare mentre le nostre labbra s'incontrano dolcemente.

Ad un certo punto mi pare di perdere l'equilibrio, quindi poggio una mano sulla sua coscia. Brooklyn sposta anche l'altra mano sul mio volto, prima di passare la lingua sul mio labbro inferiore.

Interrompo il bacio, sentendomi mancare l'ossigeno. Lui appoggia la fronte alla mia, ma ha il cap e risulta un gesto meno romantico del previsto.

Torniamo al maneggio in silenzio, continuando a rubarci occhiate di sottecchi.

- Aspettami qui - dice, una volta in cortile. - Puoi smontare, forse è meglio.

Meglio per cosa?, vorrei domandargli, ma lui scende agilmente da Wamblee e scompare chissà dove. Sbuffo, smontando e togliendomi il cap; Brooklyn ha abbandonato il proprio vicino alle zampe del suo cavallo. Non so se mi piaccia o no quando fa il misterioso.

Ritorna quasi immediatamente con un colorato mazzo di fiori. Non so se mi piaccia o no quando fa il misterioso? Devo essere onesto, altroché: amo le sue sorprese.

- Ti ho detto che non avrei gettato la spugna - esordisce, passandosi rapidamente una mano fra i ricci. - E anche se mi respingerai di nuovo non mi arrenderò. Voglio chiedertelo ancora, Castiel: vuoi stare con me?

E io gli getto le braccia al collo e lo bacio appassionatamente. Per un istante pare incerto sul da farsi, poi abbandona i fiori al loro triste destino (ovvero un incontro con il terreno) e porta una mano dietro la mia schiena e l'altra fra i miei capelli.

Non sono stati i fiori a convincermi ad accettare (anche se è stato un regalo che mi ha fatto sciogliere; Brooklyn è l'unica persona oltre a mia madre ad avermi mai regalato dei fiori). Ho accettato perché a volte la cosa più saggia da fare è rischiare di essere felici.

- Castiel... - ansima sulla mia bocca. - Lo posso prendere per un sì...?

- Tu cosa pensi? - replico, baciandolo di nuovo.

- Ragazzi... - ci interrompe Will. Mi allontano da Brooklyn, avvampando. - Congratulazioni, ma non dovreste forse portar dentro i cavalli?

- A-ah, sì, certo...

Si rivolge al mio ragazzo.

- Quei poveri fiori... te li ho tenuti così bene - dice con finta disapprovazione. - Mi devi un favore, Brook.

- Lo so - replica lui, sorridendo. Si danno il cinque, credendo che non li veda.

Io e Brooklyn entriamo nella scuderia. So di dovermi prender cura di Shining Tears, ma non vedo l'ora di baciarlo ancora e ancora. Come ho fatto a trattenermi per tutto questo tempo?

Ci occupiamo dei nostri cavalli senza spiccicar parola. Di tanto in tanto ci guardiamo e i nostri sguardi parlano per noi, affamati.

M'impongo di non avere fretta, perché non voglio che Shine possa star male a causa della mia disattenzione. La mia cavalla è la mia priorità e solo dopo di lei c'è Brooklyn... il mio ragazzo.

Lo sbircio timidamente e, quando i nostri occhi s'incrociano, sorride, facendo sbocciare un sorriso anche sulle mie labbra.

Quando abbiamo entrambi terminato i nostri doveri mi raggiunge nel box di Shining Tears. Ci sediamo sulla paglia e, in men che non si dica, le nostre bocche si assaporano a vicenda.

- Castiel...

Faccio scivolare una mano sulla sua nuca, saggiando i suoi ricci sotto i miei polpastrelli. Preme la fronte contro la mia, strofinando il naso contro il mio.

E stavolta, senza cap, è un gesto davvero tenero.

-

Note dell'autrice:
e con questo capitolo vi auguro una buonanotte! Baci

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici ***


Brooklyn's point of view

M'impongo di non correre per non spaventare i cavalli nei box. Da quando sto con Castiel sono ancora più impaziente di arrivare al maneggio.

È nel box di Shining Tears e mi dà le spalle. Mi avvicino silenziosamente ed entro.

- Cas... - mormoro, circondandole la vita con le braccia e baciandole il collo.

- Castiel - mi corregge a bassa voce, appoggiandosi al mio corpo.

- Oggi è una giornata da entrambi? - chiedo, posando un secondo bacio sul suo collo. Annuisce.

- Brooklyn...

- Ti ho mai detto quanto adoro quando ti fai la coda? - bisbiglio, solleticandogli il viso con le labbra.

- No...

- Lo adoro. Da matti - sussurro, baciandogli una guancia. Insinua una mano tra i miei capelli, trattenendomi per un lungo istante. - Castiel... baciami.

Si gira e si aggrappa alle mie spalle, premendo la bocca sulla mia. Lo stringo a me e ci baciamo per un po', abbracciati.

- Brooklyn... - soffia, staccandosi. - Dobbiamo prepararci, okay? Non possiamo arrivare in ritardo un'altra volta...

Qualche giorno fa ci siamo lasciati prendere la mano e abbiamo perso la cognizione del tempo... e Will ci ha colti sul fatto.

- Avete intenzione di pomiciare ancora per molto? Io vi starei aspettando per fare lezione, se ve ne foste dimenticati - ha detto, scocciato. È stato il momento più imbarazzante della mia vita, anche più imbarazzante di quando ci ha rimproverati per lo scherzo.

- Hai ragione - sospiro, lasciandolo andare a malincuore. Ci affrettiamo a sellare i nostri cavalli e ad avviarci verso il tondino.

- Alla buon'ora, piccioncini - è il saluto del nostro istruttore. Io e Castiel avvampiamo nel medesimo istante.

- Scusa, Will - diciamo in coro. Lui scoppia a ridere.

- Non ci credo, siete già alla fase della coppia sposata! - esclama, sghignazzando.

- Will! - protesto, desiderando di venir inghiottito dal terreno. Castiel sembra provare lo stesso.

- Okay, okay... scusate - replica, abbozzando un sorriso. - Siete concentrati? Altrimenti puoi tornare a far lezione con mia sorella, Castiel, se vi sentite più una distrazione l'un per l'altro.

- Will, ti prego... - sbuffo, offeso. Crede davvero che ora pensi esclusivamente al mio ragazzo? Wamblee resta il mio chiodo fisso.

- Grazie per l'offerta - replica più educatamente Castiel. - Ma va bene così. A proposito... Will, ti posso chiedere una cosa?

- Certo. Brook, fa' un po' di riscaldamento.

~~~

È un pigro pomeriggio, di quelli ideali per fare una passeggiata e oziare nel paddock. Fa caldo come sempre, ma non troppo, e questo aumenta la mia voglia di non far nulla. Prima di andare da Wamblee la mia attenzione viene attirata da ciò che si sta svolgendo nel tondino.

Mi avvicino. June tiene Shining Tears alla longhina e la fa girare al passo, in groppa c'è Castiel. Will osserva dall'esterno. Mi sistemo accanto a lui, appoggiandomi allo steccato.

- Volteggio, uh? - dico, meravigliato.

- Mi chiedo se ci sia qualcosa che quel ragazzo non sappia fare, con un cavallo - replica il mio istruttore, altrettanto stupito. - Ah, ciao, Brook.

- Ciao, Will.

Il volteggio è una disciplina meno conosciuta rispetto al salto ostacoli o al dressage e consiste in una sorta di ginnastica artistica con il cavallo. Lo sforzo che comporta è notevole, ci vogliono resistenza, coordinazione, equilibrio e agilità per praticare il volteggio.

Conosco alcune posizioni, anche se non ho mai provato. Al momento Castiel sta eseguendo il seduto, cioè sta semplicemente seduto con le braccia aperte e tese. Ci vuole equilibrio per non sobbalzare, soprattutto al galoppo. Ci sono infatti solo due andature, nel volteggio: passo o galoppo.

Ad un tratto sale in piedi sulla groppa di Shine senza alcuna difficoltà, quasi fosse ferma. Cambia posizione diverse volte, fa pure la verticale. Io non distolgo un secondo lo sguardo dal suo corpo flessuoso, ammirando l'eleganza dei suoi movimenti e chiedendomi quando abbia il tempo di allenarsi anche per questo, perché insomma, bisogna fare parecchia pratica, e dove siano tutti quei muscoli, magro com'è.

Ahh... è troppo bravo... m'innamoro un po' di più ad ogni cosa che scopro di lui.

Alla fine smonta con un salto e June fa fermare Shining Tears.

- Sei stata bravissima, bella - la loda il suo padrone. Io non vedo l'ora che esca dal tondino per fargli i complimenti e riempirlo di domande, oltre che di baci.

- Sei davvero fenomenale, Castiel! - esclama Will, sbalordito, facendolo arrossire.

- O-oh, grazie...

I suoi occhi azzurri incrociano i miei e io sorrido dolcemente, sentendomi colmare di orgoglio nei suoi confronti.

- Sono d'accordo con mio fratello - commenta June, stringendogli amichevolmente una spalla. - Sei molto bravo.

- Grazie di tutto, June.

- Quando vuoi - replica lei, stirando le labbra in un sorriso lieve. Con me non è mai stata così gentile... - Ora scusatemi ma c'è lezione.

E, passata la longhina a Castiel, se ne va. Io e lui ci scambiamo un'occhiata e poi ci avviamo verso la scuderia.

- Non mi hai detto che fai volteggio - esordisco, ancora piacevolmente sorpreso. Si stringe nelle spalle, imbarazzato.

- Ho smesso tre anni fa dopo un piccolo incidente - borbotta. - Non ho smesso per l'incidente, però. Non... non ha importanza, il motivo.

Mi fermo e lo bacio, prima di strofinare il naso contro il suo. Siamo quasi arrivati al box di Shining Tears.

- Mi hai sbalordito - bisbiglio sulle sue labbra. Le sue guance s'imporporano in maniera adorabile.

- Non ho intenzione di riprendere a competere anche nel volteggio - asserisce, mentre toglie i finimenti alla sua cavalla. Io accarezzo distrattamente Wamblee, mentre lui ispeziona i miei vestiti in cerca di cibo. Accidenti a Castiel che ha sempre qualche leccornia in tasca.

- No?

- È troppo impegnativo - risponde, ora intento a strigliare Shine. - Mi mancava... un po'. Poi Will mi ha detto che anche June faceva volteggio...

- Cooosa?! June faceva volteggio?!

- Non lo sapevi? - domanda, ridendo sommessamente.

- No... - mugugno, imbronciandomi. Non ci posso credere, ho trascorso quasi tre quarti della mia vita in questo maneggio eppure so così poco della sorella di Will.

Castiel finisce di occuparsi di Shining Tears e mi raggiunge nel box di Wamblee. Ci sediamo sulla paglia, le nostre dita s'intrecciano.

- Ho iniziato a fare volteggio più o meno quando ho cominciato ad andare a cavallo - racconta. - Anche se tutti dicevano che era per bambine.

Sbuffo. È triste che ci siano pregiudizi anche nel nostro sport, ma lo so più che bene: più di una volta, dicendo ai miei compagni che faccio equitazione, hanno commentato che è gay.

Penoso, vero? Purtroppo è successo tante di quelle volte che ho perso il conto.

Gli accarezzo il dorso della mano con il pollice.

- C'è qualcosa che non sai fare? Volteggio, dressage, salto...

- Ci sono tante cose che non so fare, Brook - sbuffa.

- Tipo?

Mi guarda intensamente. I suoi occhi azzurri sono così belli da darmi i brividi.

- Tipo trattenermi dal baciarti - risponde, premendo le labbra sulle mie.

- Ah be'... quello è estremamente difficile anche per me - rido, prima di tornare a baciarlo appassionatamente.

Wamblee viene a giocare con i miei capelli, dopodiché abbassa ulteriormente il muso e lo poggia contro la mia guancia.

- Vuole un bacio anche lui! - esclama Castiel, scoppiando a ridere. Faccio i grattini al mio cavallo e gli stampo un bacio sul naso.

- Castiel...

- Ah! Non baciarmi, però, adesso che hai baciato Wamblee!

- Perché? Tu lo fai sempre con Shine! - protesto, passandomi il dorso della mano sulle labbra. Ride di nuovo.

- Io posso!

- Bacialo pure tu, così non c'è nessun problema!

Convinco gentilmente Wamblee ad allungare il muso verso il mio ragazzo e lui posa un bacetto tra le sue froge. Il mio cuore si gonfia di felicità.

- Ma non ti bacio lo stesso, Brook!

- Perché no? Castiel! Dàiiii!

-

Note dell'autrice:
buonasera! Mi scuso di non aver postato, ieri, e di non aver ancora risposto alle recensioni... procrastinare è una brutta abitudine... ma cercherò di rimediare al più presto! Baci

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici ***


Castiel's point of view

Fisso l'armadio aperto con disperazione. Avete mai avuto il terrore di non aver nulla da indossare? Perché io lo sto avendo.

Non che mi manchino letteralmente i vestiti, ovvio. Ma tutti quelli che ho sono grigi o neri o da equitazione. Un mucchio di indumenti da equitazione. Non è che non mi piacciano i vestiti colorati, anzi. Il mio colore preferito è il viola e ci ho provato, a comprare qualcosa di viola... e femminile. Tuttavia ogni cosa 'femminile' o di un colore reputato da ragazza è misteriosamente sparito. Non so che fine facciano quelle cose, però so che è la moglie di mio padre a farle sparire: non ha nessuna intenzione di accettare né la mia identità, né il mio modo di esprimermi.

È un problema, certo, ma non è mai stato un grosso problema. Almeno fino ad oggi. Perché oggi ho un appuntamento con Brooklyn. In città.

- Siamo sempre fra i cavalli - ha detto. - E amo stare fra di loro quanto te ma... insomma... visto che siamo una c-coppia... ho pensato che potremmo andare a fare shopping... ti piace fare shopping, vero? E magari poi andare al cinema... se vuoi...

Non m'importa particolarmente di come mi vesto. Se mi sento una ragazza, sono una ragazza anche se non ho nulla di vagamente femminile. Ma oggi... desidero disperatamente farmi carina per lui, per essere la bella ragazza al fianco del ragazzo bellissimo.

Il tempo purtroppo è tiranno e io, siccome non voglio arrivare in ritardo, m'affretto ad indossare una maglietta nera con una testa d'unicorno e un paio di jeans attillati.

Per un istante mi chiedo cosa potrei fare con i capelli, tuttavia decido di legarli come sempre. Brooklyn ha detto che adora quando faccio la coda...

Mi metto un filo di trucco e mi guardo allo specchio: l'effetto non è quello sperato, ma non ho tempo di inventarmi qualcosa per sentirmi soddisfatta.

- Ti sei conciato così solo per un'uscita con gli amici? - chiede sospettosa la moglie di mio padre, mentre m'infilo le scarpe. Non le metto quasi mai, siccome uso sempre gli stivali.

- Già - replico lapidaria. Non ho voglia di litigare con lei per come mi vesto, figuriamoci se ne ho voglia perché adesso ho il ragazzo. Non le ho detto di Brooklyn e nemmeno a mio padre. A lui non interessa, sinceramente. Lei invece pensa sia un'altra disgrazia, che mi piacciano i ragazzi. - Ciao.

Esco senza aggiungere altro, tanto mio padre è al lavoro, e vado a prendere il bus. Durante il viaggio Take your time mi fa compagnia. Una ragazza con gli occhiali, i lunghi capelli scuri e un libro di Harry Potter in mano si siede di fianco a me e mi guarda a lungo.

- Adoro i tuoi capelli! - esclama con un forte accento italiano. Avvampo, prima di abbozzare un timido sorriso.

- G-grazie...

La mia fermata è prima della sua e io non so bene cosa fare. Mi saluta energicamente, quindi ricambio con incertezza.

Be'... almeno esistono ancora le persone gentili.

Brooklyn mi aspetta vicino alla pensilina del bus e il mio cuore inizia a battere più forte quando lo vedo. Indossa una felpa nera senza maniche che mette in risalto le sue braccia dai muscoli già piuttosto definiti e un paio di jeans strappati e i suoi ricci dorati sono ribelli come sempre.

- C-ciao, Brook - dico. Non appena mi nota, sul suo volto appare un sorriso.

- Ciao, principessa - replica, studiandomi per un interminabile istante con apprezzamento. Arrossisco. Anche lui è avvampato lievemente.

- Principessa? Io?

- Vedi qualcun altro che potrebbe essere una principessa a parte te? Io no.

- Tu. Tu potresti essere la principessa - ribatto, ghignando e rilassandomi. È impossibile sentirsi a disagio con Brooklyn.

- Molto divertente - concorda, prima di afferrarmi per i fianchi e baciarmi. - Sei bellissima, Cas. Abbiamo perfino i vestiti abbinati!

Ci avviamo verso i negozi. Mi tiene stretta a sé cingendomi la schiena con un braccio, possessivo.

Ad un certo punto incontriamo delle ragazze che si mettono ad ululare il suo nome quando lo vedono. Sono delle sue compagne di scuola.

Me le presenta una ad una, ma so già che mi dimenticherò i loro nomi nel giro di un paio di minuti. Non mi piace come mi guardano e come guardano Brooklyn.

Lui non sembra accorgersene, perché mi presenta come la sua ragazza e mi bacia sulla guancia con entusiasmo davanti a loro.

- Quella non è una ragazza! - le sento dire dopo averle salutate.

- Oddio... ma dici che lui lo sa?

- Secondo me no!

- Povero Brook!

Adesso sì che mi sento tremendamente a disagio. Forse avrei dovuto ignorare come mi sento e vestirmi come un ragazzo, mi ritrovo a pensare, così avrei evitato di creare questo problema a Brooklyn.

'Povero Brook'...

- Cas? C'è qualcosa che non va?

- N-no... - mento, perché ho l'impressione di rovinare il nostro appuntamento, a confessargli quanto certe parole mi facciano soffrire.

- Aspetta... è per quello che hanno detto le mie compagne dopo che le abbiamo salutate?

Le ha sentite anche lui, allora...

Annuisco lentamente e Brooklyn mi abbraccia.

- Sei una ragazza bellissima - asserisce, stringendomi forte. - La più bella di tutte. E sei mia... principessa.

Ricambio l'abbraccio, poggiandogli il mento sulla spalla.

- Cas, lo so che è dura... ma ti prego, dimmi se qualcosa ti fa stare male. Ci sto male anch'io se non sei felice, sai?

Insinuo una mano tra i suoi meravigliosi ricci e lo bacio dolcemente.

- Scusa - bisbiglio. Proseguiamo con il nostro giro. Mi convince a provare un sacco di vestiti che mi piacciono ma che non proverei mai perché non posso comprarli e poi mi costringe a provare abiti bizzarri solo per fare delle foto con lui.

Facciamo tappa anche al negozio di animali. Inutile dire che, quando arriviamo alla sezione cavalli, i nostri occhi iniziano a scintillare.

- Guarda, Cas! Questo piacerebbe tantissimo a Wamblee!

- Brook! Brook! Vieni qui! Devi assolutamente vedere questo!

- Ma dài, costa tantissimo! Papà non me lo prenderà mai... però forse posso chiederlo alla mamma come regalo di compleanno.

Non riesco a trattenermi dall'esibire una smorfia. Da quando la mamma non c'è più mio padre non mi ha più nemmeno augurato buon compleanno... gli unici a farlo erano la direttrice del maneggio in cui andavo prima e i bambini che lo frequentavano. Ero una specie di celebrità, per loro.

Brooklyn nota la mia espressione e mi bacia rapidamente sulla guancia.

- Vieni - dice, prendendomi per mano. - Ho visto delle statuette bellissime.

In effetti non avevo notato delle carinissime statuine di cavallo di diversi colori e grandezze, in base alla razza. Ci sono anche un palomino e un Appaloosa tremendamemte somiglianti a Shining Tears e Wamblee.

- Queste costano poco - commenta il mio ragazzo, afferrando il palomino. Io prendo l'Appaloosa.

Paghiamo, senza dire nulla, dopodiché dividiamo un gelato.

- Non c'è dubbio, sei la mia anima gemella: sei l'unica persona che conosca a cui piaccia la fragola! - esclama, dopo aver scoperto che il mio gusto preferito è lo stesso suo. Le mie guance devono essere dello stesso colore delle due palline di gelato.

Fatta merenda andiamo al cinema a guardare Wonder Woman. Il film è carino, per quel poco che riesco a vedere.

- Hai mai guardato un film, Brook? - gli chiedo, ridendo. - Avrei preso meno popcorn, se la tua idea di andare al cinema consisteva nel limonare dall'inizio alla fine.

- Mi dispiace... non riuscivo a smettere - si scusa, imbarazzato.

- Di baciarmi?

- Già. Posso baciarti ancora?

Come dirgli di no? Ci sediamo su una panchina e riprendiamo da dove abbiamo interrotto. Quando ci stacchiamo ansima per un secondo sulla mia bocca. Anch'io ho bisogno di riprendere fiato.

- Una ragazza sul bus mi ha detto che adorava i miei capelli - asserisco del tutto casualmente.

- Anche io li adoro - replica, allungando una mano per accarezzarmeli dolcemente. - È stata carina quella ragazza, comunque.

- Già. Aveva un libro di Harry Potter.

- Quale?

- Non lo so, non ho visto bene.

- Sei un'osservatrice, uh?

Gli rubo un bacio lento e languido. Quando si allontana recupera il sacchettino del negozio di animali e tira fuori la statuetta del palomino.

- Come ricordo del nostro primo appuntamento - mormora, porgendomela. Io, prima di prenderla, gli offro la statuetta dell'Appaloosa.

I nostri occhi s'incrociano, azzurro nel verde. Ci sorridiamo.

- Grazie - diciamo nel medesimo istante. E scoppiamo a ridere.

- Forse Will ha ragione - commenta Brooklyn, accarezzandomi di nuovo i capelli. - Siamo nella fase coppia sposata.

- Non iniziare a dargli ragione - sbuffo, avvampando. Però Brooklyn, nei panni di mio marito... l'ho immaginato eccome.

-

Note dell'autrice:
buon... whatever. Ho promesso ad un pasticcino che per mezzanotte ce l'avrei fatta e ho sforato un po' lo so ed è un miracolo che ce l'abbia fatta con giusto questo ritardo... buon viaggio, pasticcino! E buonanotte a me... Un abbraccio

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici ***


Brooklyn's point of view

È una domenica perfetta per andare in spiaggia, mi ripeto mentre attraverso il cortile, nulla potrebbe andare storto. Intanto canticchio la canzone che stavo ascoltando prima in macchina, il tormentone del momento; in realtà ho una particolare avversione per essa, ma è così orecchiabile.

Castiel sta bardando Shining Tears.

- Ehi, dolcezza - lo saluto, coinvolgendolo in un languido bacio.

- C-ciao, Brook... - replica, avvampando lievemente e studiandomi per un rapido istante.

Non c'è nessuna competizione in questo periodo, perciò nel weekend non dobbiamo allenarci e oggi ho invitato Castiel a venire in spiaggia con me. A cavallo, ovviamente.

- Ti raggiungo subito - asserisco, andando a dare il buongiorno anche a Wamblee. Lui mi annusa i vestiti e tenta di mangiucchiarmi il bordo della maglietta mentre lo sello.

Castiel e Shining Tears ci aspettano in cortile.

- Hai preso tutto? - mi chiede lui. Non vedo l'ora di vederlo in costume... e poi ho visto tutto, o quasi: ci siamo visti in abiti da equitazione, in abiti normali, in pigiama nel cuore della notte...

- Sì - rispondo, montando in sella.

- Okay.

Ci avviamo verso la spiaggia, fianco a fianco.

- Hai dormito bene? - domando, cercando Castiel con lo sguardo. I suoi occhi sono puntati sul collo di Shine.

- Sì.

- Anch'io. Ho sognato che giocavamo ad Alicia... e vincevo.

Scoppia a ridere.

- Te lo puoi solo sognare, Brook! - esclama in tono canzonatorio. Sbuffo, fintamente offeso. Fintamente, perché amo la sua risata e non mi dispiace essere l'oggetto delle sue prese in giro, e perché è solo un gioco: se riesco ad accettare di poter perdere nella realtà, figuriamoci in un gioco.

- Tu sei il mio sogno - dico dolcemente, facendolo avvampare. Ed è vero, ho sempre sognato qualcuno come Castiel, qualcuno che ami i cavalli quanto me...

- C-comunque - esordisce, cambiando discorso - io non so nuotare. E non so se a Shine piaccia l'acqua...

- Allora oggi scopriremo se gradisce o no - replico, sorridendo. Ho l'impressione che stia cercando di darmi ad intendere che non entrerà in acqua e io non voglio obbligarlo, ma neanche arrendermi così facilmente. - Per quanto riguarda il nuotare... avevo intenzione di restare nell'acqua bassa.

Finalmente arriviamo in spiaggia; c'è poca gente in questa zona. Wamblee scalpita per entrare in acqua, lui ama il mare. Gli permetto di avvicinarsi e poi immergere le zampe. Shining Tears lo segue senza alcun tentennamento.

- Ad entrare non ha alcun problema! - osservo.

Ci fermiamo e conduciamo i cavalli fuori dall'acqua, scegliendo un posto dove sistemarci.

- Direi che possiamo toglier loro almeno la sella - commento, dopo aver steso l'asciugamano sulla sabbia. Castiel mi imita.

La brezza mi scompiglia i ricci, ora che sono senza cap, e mi gonfia la maglietta. Meno male che c'è un po' d'aria, il sole è davvero forte.

Mi sfilo la maglietta e i pantaloni, rimanendo in costume. Il mio ragazzo mi guarda e poi deglutisce, lo so perché noto il suo pomo d'Adamo fare su e giù.

- Non ti spogli? - chiedo, ghignando. Distoglie lo sguardo.

- Stavo per farlo... - ribatte, rimuovendo lentamente la t-shirt e i pantaloni. Ammiro il suo corpo magro, la sua pelle più chiara della mia. Ad un'osservazione più attenta si può notare un accenno di muscoli lungo le braccia e gli addominali, nonostante il suo petto sia pressoché piatto.

Mi avvicino per rubargli un lento bacio sulla bocca.

- Sei bellissimo - mormoro. La sua mano mi accarezza le spalle, i pettorali, lo stomaco.

- Anche tu - bisbiglia, sfiorandomi di nuovo le labbra con le sue. Ci sdraiamo sul mio asciugamano per continuare a baciarci.

Shining Tears e Wamblee restano vicini a noi, da bravi cavalli quali sono, senza scappare via o andare in acqua.

Pranziamo. Stavolta ognuno ha portato tutto il necessario per sé.

- Non mangi carne? - domanda Castiel.

- No. Sono vegetariano.

- Oh. Anch'io. L'avevo pensato... ma non ne ero sicuro.

- Sono l'unico in famiglia - aggiungo. - Ah, anche mio cugino, quello che fa il veterinario, è vegetariano.

- Hai... una grande famiglia, vero? - chiede, forzando un sorriso. Gli accarezzo una mano.

- Sì. Mio padre ha due fratelli. E... mia sorella e sua moglie stanno pensando di adottare un bambino, quindi forse avrò un nipote. Sono troppo giovane per essere zio! Agh!

Mio malgrado, gli strappo una risata.

- Scommetto che sarai uno zio fantastico - ribatte, sedendosi più vicino a me. Le nostre gambe adesso si toccano e la sua è calda.

- Non ti forzerò mai a fare qualcosa che ti faccia star male, Castiel - comincio, cercando guardingo i suoi occhi azzurri. - Ma un giorno... voglio presentarti ai miei genitori e a mia sorella. Loro... ti adoreranno. Ne sono sicuro.

Smette di mangiare e appoggia il panino sull'asciugamano, prima di nascondere il volto nell'incavo del mio collo.

- Brooklyn - sussurra, solleticandomi il collo con il suo fiato caldo. - Non ho parole per dirti quanto mi piaci.

Avvampo, insinuando gentilmente una mano tra i suoi capelli variopinti.

- Anche a me piaci tanto - replico, accarezzandoglieli. Lo sento respirare sul mio collo e poi... mi morde, suggendo la pelle per lasciarmi il segno. - Ehi... ehi! Finisci di mangiare! C'è tempo d-dopo per q-questo...

- Troppo tardi - bisbiglia, allontanandosi un poco e leccandosi le labbra con aria soddisfatta.

- Castiel! - piagnucolo.

- Non dirmi che ti dispiace! - ribatte, riprendendo a mangiare come se niente fosse. Dopo pranzo apro la fotocamera del cellulare e controllo: sì, mi ha proprio fatto un succhiotto. Mi dispiace? Ovvio che no.

Sistemo le cose importanti al sicuro nel sacchetto e poi prendo Castiel per mano, conducendolo in acqua insieme ai nostri cavalli. Wamblee è calmo e meno male, perché se fosse stato eccitato avrebbe cercato di schizzarmi. Lo sa che non riesco ad arrabbiarmi davvero con lui, soprattutto non quando giochiamo.

Ma non voglio giocare, non subito. Voglio baciare quella peste del mio ragazzo che mi fa succhiotti a tradimento.

- Castiel... - mormoro sulle sue labbra. - Voglio provare una cosa... aggrappati alle mie spalle.

Mi osserva per un istante, dopodiché obbedisce. Io lo afferro da sotto le cosce e lo prendo in braccio. Mi chiude le gambe dietro la schiena e io devo a malapena sostenerlo. Credevo che il tutto avrebbe comportato uno sforzo maggiore.

- Wow - bisbiglio, riprendendo a baciarlo. È giusto un pizzico più pesante di quanto pensassi, però non è un problema per i miei muscoli. Non che abbia chissà che muscoli; papà dice sempre che sto crescendo e che non c'è bisogno che io abbia i muscoli d'acciaio di un trentenne, alla mia età.

Castiel affonda le mani tra i miei ricci e preme ulteriormente la bocca sulla mia.

- Sei forte - commenta, rinforzando il complimento con una leccatina al mio labbro inferiore.

- Tu riusciresti a sollevarmi? - domando, incuriosito. Annuisce. - Sì?

- Sì.

- Davvero?

- Vuoi una dimostrazione?

Lo metto giù, e lui d'un tratto mi solleva e mi sistema sulla sua spalla come un sacco di patate. Avvampo violentemente.

- Castiel! Mettimi giù!

- Perché?

- È imbarazzante questa posizione...

Ride sommessamente e mi permette di tornare con i piedi per terra.

- Dove li nascondi, tutti questi muscoli?!

Ride di nuovo e mi bacia la punta del naso.

- Non lo so...

Shining Tears deve essere stufa che mi tenga il suo padrone tutto per me, poiché si avvicina e gli poggia il muso sulla spalla.

- Vieni, spingiamoci un po' più in là - dico, afferrando le redini di Wamblee e tirandolo gentilmente dove l'acqua è più alta. Mi segue docile poi, quando allento la presa, si libera con facilità e cerca di spruzzarmi con le zampe. - Wamblee!

A breve distanza Shine e Castiel ci osservano e lui... sta ridendo. Io decido di inseguire il mio cavallo, schizzarlo, insomma, giocare con lui solo per far ridere ancora il mio ragazzo.

Quando ci stanchiamo di stare in acqua usciamo. Mi avvolgo nell'asciugamano e Castiel mi imita.

- Hai i capelli bagnati - osserva, avvicinandosi. Gli permetto di sollevare il mio asciugamano fin sopra la mia testa e strofinare dolcemente i miei ricci. Gli cingo la vita con le braccia, chiudendo gli occhi.

Mi bacia con tenerezza.

- Le tue labbra sono fredde - bisbiglia. - E salate.

- Addolciscile tu - replico, sorridendo sulla sua bocca. Mi morde delicatamente il labbro inferiore.

- Come? - sussurra, sebbene sia possibile leggergli negli occhi azzurri che lo sa.

- Baciami.

Mi bacia di nuovo, strattonando il mio asciugamano per attirarmi ulteriormente contro di lui.

- Dobbiamo asciugare i cavalli - sospiro, allontanandomi. Dopo esserci occupati dei nostri amici a quattro zampe ci vestiamo. - Vuoi fare una corsa sul bagnasciuga?

- Okay.

Montiamo in sella e galoppiamo fianco a fianco sul bagnasciuga. È un momento bellissimo, con la brezza che ci soffia sul viso, l'odore di salsedine che s'insinua nelle nostre narici, il rumore rilassante degli zoccoli sulla sabbia e delle onde che s'infrangono su di essa, insieme alla sensazione di libertà che galoppare in un ampio spazio comporta.

- Dobbiamo tornare... al tramonto. Sì, un giorno dobbiamo fare una passeggiata al tramonto - asserisco, mentre ci avviamo verso il maneggio.

- Sei un romanticone, hm?

- Be'... Wamblee? Tu le trovavi romantiche le passeggiate al tramonto? - chiedo al mio cavallo, imbarazzato. Le sue orecchie si drizzano all'udire il proprio nome e io gli do una pacca gentile sul collo.

Castiel ride sommessamente.

- Sono sicuro di sì - risponde per lui. Io gli sorrido timidamente. Sì, sono un romanticone e non vedo l'ora di fare un sacco di cose sdolcinate con Castiel.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Uh... no, non credo di aver niente da dire. Ah, sì, tra una settimana parto... e per due settimane non aggiornerò. That's all. Intanto prometto di rispondere a tutte le vostre dolcissime recensioni! Baci

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici ***


Castiel's point of view

Mi guardo allo specchio, fissando per un lungo istante i miei occhi. Sono azzurro vivo, più grandi e meno freddi di quanto pensassi. Le mie ciglia sono scure e relativamente lunghe. Mi passo una mano fra i capelli, pettinandoli con le dita.

Sono presentabile...?

Oggi viene Brooklyn a pranzo. A casa mia, intendo. Voleva che conoscessi la sua famiglia, ma io... non mi sento ancora pronto, così l'ho invitato a mangiare con me e fermarsi a guardare un film.

Mi guardo un'ultima volta, poi sento il campanello suonare e mi affretto ad andare ad aprire la porta. Brooklyn è splendido come sempre: i suoi occhi sorridono con la sua bocca, i suoi ricci sono dorati e selvaggi come ogni giorno e oggi indossa una semplice t-shirt bianca e un paio di jeans blu.

- Ciao, Brook - dico, portandomi una mano ai capelli anche se mi ero ripromesso di non toccarli. - Sei... in perfetto orario. E, uhm...

- E...? - mi sprona, sorridendo ulteriormente.

- Stai... bene, così - concludo goffamente, indicando i suoi vestiti. Ride sommessamente.

- Grazie. Posso baciarti?

Avvampo lievemente.

- Okay, ma fa' in fretta...

Posa rapidamente le labbra sulle mie, io spero che mio padre o sua moglie non vengano a controllare perché ci stia mettendo tanto.

Mi scosto per lasciarlo entrare e lui si toglie le scarpe e le ripone in un angolo. Io lo osservo in silenzio.

- Sei nervoso? - mi chiede, accarezzandomi un braccio. - Andrà tutto bene.

Annuisco lentamente e lo conduco in sala da pranzo. Mio padre è a tavola e sta utilizzando il cellulare, sua moglie è ai fornelli.

- Brooklyn è arrivato - annuncio nervosamente.

- Buongiorno - dice lui educatamente, sorridendo. - Grazie di avermi permesso di mangiare con voi.

Mio padre gli stringe la mano senza commentare.

- Benvenuto - lo accoglie sua moglie con un sorriso finto. Ci sediamo e lei serve il pranzo.

- Perciò... anche a te piacciono i cavalli? - chiede papà con aria disinteressata.

- Sì. I nostri cavalli sono vicini di box.

- Hm-hm. Sei bravo a cavallo?

- Papà... lui è il migliore di tutto il maneggio - intervengo timidamente, avvampando.

- Dopo di te - ribatte Brooklyn, accarezzandomi un ginocchio da sotto il tavolo.

- E i tuoi genitori cosa fanno? - domanda la moglie di mio padre, sempre con quell'irritante sorriso finto sulle labbra.

- Mio padre è un giocatore di basket e mia madre lavora in una libreria. Mia sorella maggiore è un'insegnante di teatro...

- Oh, che bello!

Seh, come no, penso io, mangiando in silenzio. Mentre lei continua a riempirlo di domande io non riesco ad impedirmi di lanciargli di continuo occhiatine di sottecchi. Mi chiedo se si possa intuire che sono innamorato perso di lui.

Brooklyn risponde sempre educatamente e intanto mi stringe una mano sotto il tavolo, accarezzandomela con il pollice. Ho i brividi.

- Grazie per il pranzo - dice, una volta finito di mangiare. Lascia andare la mia mano e si alza. Spero non si offra per aiutare a sparecchiare, anche se sarebbe capace di farlo.

- Vieni, ti mostro la mia camera - m'affretto a replicare, imponendomi però di non afferrarlo per un polso e tirarlo.

- Okay...

Una volta nella mia stanza il suo sguardo vaga lungo le foto appese alle pareti. Io lo afferro per la maglietta e lo bacio, prima di accostare la porta.

Voglio baciarlo sul mio letto...

- Mi piace la tua camera - commenta, fra un bacio e l'altro.

- A me piaci tu - bisbiglio, strappandogli una risata. Mi accarezza la nuca.

- Castiel... - dice dolcemente, baciandomi ancora e ancora. Ci sediamo sul mio letto.

- Dici che si capisce?

- Cosa?

- Che stiamo insieme...

- Credevo mi avresti consumato con lo sguardo - ride, di nuovo. - Ma non penso sia così evidente.

- Hmm...

Gli bacio il collo, accarezzando con le labbra il punto in cui gli ho fatto un succhiotto, quando siamo andati in spiaggia. Mi scosta gentilmente.

- Che film guardiamo? - domanda. È arrossito lievemente.

- Il mio preferito: Spirit - Cavallo selvaggio.

Scoppia a ridere.

- È anche il mio film preferito! Non avevi detto che era Un anno da ricordare, il tuo?

- Entrambi lo sono, okay? - sbuffo, e lui mi bacia una guancia e strofina il naso contro di essa.

Mi alzo a prendere il computer portatile e mi accomodo sul tappeto, fra le gambe di Brooklyn. Mi cinge la vita con un braccio.

- Ci vedi?

- Una visuale perfetta - mormora sul mio collo. Il suo respiro caldo mi solletica la pelle e mi provoca un brivido lungo la schiena. Il suo corpo è altrettanto caldo e rassicurante. Mi premo contro il suo petto. Il suo braccio mi fa sentire protetto.

Mentre guardiamo il film mi poggia il mento sulla spalla. Se non fossi concentrato nella visione gli riempirei il viso di baci.

- Adoro questa scena...

- Anch'io...

- Mi chiedo se Wamblee possa saltare così tanto...

- Ne dubito, Brook...

E poi, una volta finito Spirit, spengo il computer e lo sistemo davanti a me. Brooklyn mi solletica con mille piccoli baci.

- La prossima volta verrai da me... - sussurra al mio orecchio. - La mia famiglia sarà felicissima di fare la tua conoscenza e di sapere che stiamo insieme. Se ti sentirai di dir loro della tua identità di genere... sono sicuro che la rispetteranno. E se non lo faranno me ne accerterò io.

Mi siedo cautamente sulle sue gambe per poterlo baciare meglio.

- Verrò da te quando vincerò qualcosa... intendo, una medaglia. Così potrai dire che sono il migliore cavallerizzo del maneggio e io dirò: dopo di te.

Sorride.

- Se dovessimo competere uno contro l'altro... dovrai dimostrare di essere il migliore, perché non ti lascerò vincere nemmeno sapendo che conoscerai la mia famiglia - replica, competitivo come piace a me. Stringo il suo viso tra le mani e strofino il naso contro il suo.

- Mi guadagnerò la tua ospitalità - scherzo, appropriandomi della sua bocca. Le sue dita mi accarezzano la nuca e giocherellano con i miei capelli.

- Sarà meglio che torni a casa... non credo di riuscire a staccarmi da te e smettere di baciarti se non mi fermo adesso e non voglio che qualcuno ci becchi mentre la mia lingua è nella tua bocca - sospira, baciandomi dolcemente la fronte. Per un lungo istante ci guardiamo, occhi negli occhi: i suoi sono colmi di tenerezza, io mi chiedo se nei miei possa leggere quanto lo adoro.

Mi alzo dalle sue gambe, a malincuore. Lui mi imita, prima di poggiarmi una mano su un'anca e avvicinare il volto al mio collo.

- Un giorno ti restituirò il succhiotto che mi hai fatto, ricordatelo - bisbiglia, stampando un impercettibile bacio su di esso e strappandomi un fremito.

- Non lo dimenticherò - prometto, deglutendo. Ride.

- Sei troppo carino, Castiel.

Mi bacia sulle labbra un'ultima volta, dopodiché lo accompagno alla porta. Saluta mio padre e sua moglie, ringraziandoli di nuovo.

- Ti scrivo dopo - mi mima, prima di salutare anche me con un semplice gesto della mano.

- Anche se sai già come la penso... perlomeno questa volta hai scelto bene - commenta la moglie di mio padre, una volta che ho chiuso la porta. - Sembra benestante. Chissà... magari potresti deciderti una volta per tutte e diventare ragazza, così potresti sposarlo.

Inarco un sopracciglio, imponendomi di mantenere la calma, sebbene stia ribollendo di rabbia.

- Io non sto con una persona in base alla sua situazione finanziaria - replico pacatamente.

- Dovresti, invece.

L'unica cosa che dovrei, anzi, vorrei fare è chiederle perché papà l'abbia sposata. Ma preferisco non sprecare fiato.

Castiel: hai lasciato una buona impressione alla moglie di mio padre. Sembri 'ricco', dovrei sposarti, secondo lei.

Brooklyn: forse intendevi 'riccio' ;)
Scherzi a parte... OMG, sul serio? Certo che ti sposo <3

Castiel: dài, scemo

Brooklyn: immagine
Forse avrei dovuto presentarmi come un povero contadino ;)

Castiel: a mia madre saresti piaciuto tanto, Brook...

-

Note dell'autrice:
salve salve salve, chiedo perdono ma ho avuto una giornataccia dietro l'altra... I'm sorry... so di non avere ancora risposto alle recensioni ma rimedierò, giuro! Buonanotte!

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassette ***


Brooklyn's point of view

Esco da scuola di corsa: non vedo l'ora di andare da Wamblee e ovviamente di stare un po' con Castiel. Bella mi ha offerto un passaggio, così non devo aspettare il bus e arrivo prima. Però lei non c'è...

- Papà? Perché sei qui? - chiedo, salendo in macchina. Forza un rapido sorriso. Non mi piace la sua espressione...

- Ciao, tesoro - replica a bassa voce, accarezzandomi lentamente i capelli.

- È successo qualcosa? - domando, in apprensione. Si appoggia al volante, sospirando, prima di passarsi una mano fra i ricci. - Papà?

- Yuuhi... Yuuhi non c'è più, Brooklyn - risponde faticosamente, senza guardarmi.

- Oh. Oh no... - dico, iniziando a realizzare. Yuuhi... non c'è più. Non mi saluterà quando torno a casa. Yuuhi non c'è più...

Per un interminabile istante regna il silenzio. La cosa più giusta da fare per me sarebbe andare al maneggio per occuparmi del mio cavallo, ma sono certo che mia sorella abbia bisogno di tutto il conforto possibile. Per quanto affezionato fossi a Yuuhi... era pur sempre il suo cane.

- Andiamo a casa...?

- Non vuoi che ti porti da Wamblee? - replica mio padre, degnandomi d'un fugace sguardo.

- Preferisco di no - mormoro, deglutendo. Ho un nodo alla gola. Prendo il cellulare e apro la chat con Castiel.

Brooklyn: ciao, Castiel. Oggi non verrò a lezione, potresti avvisare Will? E potresti almeno salutare Wamblee per me? Forse passerò a controllarlo più tardi, ma non ne sono sicuro.

Brooklyn: mi dispiace di non vederti.

Sospiro piano. Ho davvero voglia di vedere il mio ragazzo e il mio cavallo, ma la mia famiglia è più importante, adesso.

Castiel: okay, lo farò. Qualcosa non va? Stai male?

Brooklyn: sto bene.

Castiel: okay...

Castiel: anche io volevo vederti...

Sospiro di nuovo.

Castiel: ma capisco, non ti preoccupare.

Brooklyn: ti chiamo stasera... o ti faccio sapere se passo.

Non risponde e io ripongo il cellulare in tasca. Non appena papà posteggia davanti a casa io mi precipito dentro, abbandono lo zaino in un angolo e mi affretto a cercare mia sorella.

È in giardino con Leya e la mamma e ha il volto affondato nel pelo del corpo senza vita di Yuuhi. Sta piangendo così inconsolabilmente che qualcosa dentro di me si spezza e mi ritrovo anch'io con gli occhi colmi di lacrime.

- Bella... - sussurro con voce spezzata, inginocchiandomi. Leya mi lancia una rapida occhiata. La mamma si sistema accanto a me e mi stringe dolcemente, mentre permetto alle lacrime di rigarmi il volto.

- Любимая*... - dice Leya, cercando gentilmente di allontanare mia sorella da Yuuhi. - Sono ore che sei qui e stai facendo preoccupare tutti, non più solo me.

Lei continua a singhiozzare e strofinare il viso nel pelo del suo cane. Anch'io sto singhiozzando, però più silenziosamente.

- Bella! Amore mio, per favore! Lo so quanto ami Yuuhi... e anche lei lo sapeva. Ha vissuto una vita da regina con persone che la amavano e viziavano. Ha vissuto tanto. E lo so che ti mancherà. Mancherà anche a me, mancherà a tutti. Ma adesso lasciala andare, ti prego.

Bella la adagia lentamente sull'erba e nasconde il volto nel petto di sua moglie, senza smettere di piangere. Mi asciugo le lacrime. Anche papà è qui, ora, e mi accarezza dolcemente i ricci.

- Le faremo una tomba dignitosa - esordisce, prima di rivolgersi alla mamma. - Tesoro, va' a prendere una coperta, per favore. Brook, mi porti la pala?

Annuisco, alzandomi. La mamma va in casa e torna con una coperta, con la quale avvolge attentamente Yuuhi. Papà inizia a scavare mentre noi osserviamo. Dopo un po' gli do il cambio.

Giunge in fretta l'ora di cena, ma lui decide di continuare.

- Mangerò più tardi - ci rassicura. Bella resta a guardare con aria assente.

- Dobbiamo fare qualcosa, Brook - dice Leya, non appena terminato di mangiare. - Tu cerca un paletto di legno, io mi procuro un cartoncino e qualcosa per scrivere.

Obbedisco. Sul cartoncino Leya scrive: Yuuhi. Amato cane e amica fidata; poi attacca il cartoncino al paletto. La mamma mi chiama in cucina e mi dà un piatto con la cena da portare a papà e Bella.

Io e Leya andiamo in giardino. Mia sorella si rifiuta di mangiare e, quando vede il cartello, si rimette a piangere. Leya si siede con lei sull'erba e cerca di convincerla a mettere qualcosa sotto i denti; io do il cambio a papà mentre lui cena.

Un paio d'ore più tardi ci riuniamo tutti attorno al luogo dove d'ora in poi Yuuhi giacerà.

- Sei stata un'amica coraggiosa e non ti ringrazierò mai abbastanza - dice Leya, gli occhi azzurri lucidi. - Grazie, Yuuhi.

- Grazie, Yuuhi - ripete la mamma. - Per la felicità che hai portato.

- Spero tu sia in un bel posto, adesso - sussurra papà.

- Grazie per tutto quello che hai fatto - mormoro, con lo sguardo offuscato dalle lacrime. - Mi dispiace che non hai potuto conoscere Castiel di persona. Ti sarebbe piaciuto.

Bella s'inginocchia e abbozza un sorriso.

- Ciao, Yuuhi. Mi mancherai tanto... mi mancherai tantissimo. Non ti dimenticherò mai... - singhiozza, poggiando una mano sulla terra. - Grazie. Grazie di tutto. Ti voglio bene, ragazza mia. Fa' buon viaggio.

Si asciuga il viso con il dorso della mano, dopodiché si alza e si appoggia a Leya. Tutti rientrano in casa, ma io resto fuori e chiamo Castiel.

- Ciao, Brook.

- Ehi... - replico fiaccamente.

- Tutto bene? Ti ho aspettato...

- Mi dispiace - mormoro, abbozzando una smorfia. - Non avresti dovuto.

- Volevo vederti... mi manchi.

- Anche tu mi manchi, Castiel - sospiro, passandomi una mano fra i capelli.

- Tutto bene? - chiede di nuovo, stavolta con una spiccata nota di preoccupazione.

- N-no... Yuuhi... ci ha lasciati. Ho scavato fino a poco fa... sembra tutto così surreale.

- Mi dispiace tanto, Brook. Condoglianze a te e alla tua famiglia.

- Mia sorella è distrutta - dico, percependo di nuovo il nodo alla gola.

- E tu come ti senti?

- Non lo so... non bene - sospiro di nuovo. - Sono preoccupato per mia sorella.

- Allora va' da lei - bisbiglia Castiel. - Possiamo parlare più tardi o domani.

- Castiel...

Ti amo, vorrei dirgli, ma non ho il coraggio.

- Wamblee ha detto ciao. Sono sicuro che vorrebbe che andassi a confortare tua sorella come lui conforta te.

- Okay. Buonanotte, Castiel.

- Buonanotte, Brooklyn - replica dolcemente, chiudendo la chiamata. Bella è in camera sua, da sola, e piange. Busso, prima di entrare cautamente, siccome non ottengo alcuna risposta.

La abbraccio da dietro. La sua disperazione m'instilla un senso d'angoscia.

- Mi dispiace tanto, Bella - sussurro. Singhiozza rumorosamente.

- S-sono andata in giardino e lei stava s-sonnecchiando. Non volevo svegliarla... ma si è s-svegliata c-comunque e mi ha appoggiato il m-muso sulla g-gamba come faceva s-sempre... - tira su col naso. - E io ho c-capito, Brook... ho c-capito che se ne stava andando...

- Lei non vorrebbe saperti triste - mormoro. - I cani vogliono che i loro padroni siano felici anche quando loro non ci sono più. E lo so... lo so come ti senti... ma sorellona, mi si spezza il cuore a vederti così.

Si volta, stringendomi forte. Le permetto di sfogarsi quanto ha bisogno, la accompagno perfino a letto e resto con lei finché le lacrime, ancora incastrate tra le sue ciglia, lasciano posto al sonno.

- Bravissimo - bisbiglia Leya, appoggiata allo stipite della porta. - Sei un ragazzo d'oro, Brooklyn. Sarai stanco... va' a letto, ti meriti un po' di riposo. Ci penso io a Bella.

Mi alzo, lei mi bacia dolcemente la fronte.

- Buonanotte, Brooklyn.

- B-buonanotte, Leya...

Vado a dormire come Leya mi ha detto, tuttavia non riesco a prendere sonno. Il pensiero di un domani senza Yuuhi mi tormenta. E Bella come starà, domani? È straziante vederla in questo stato.

Brooklyn: Castiel, ci sei?

Castiel: aspettavo solo un tuo messaggio...

Brooklyn: ti va di giocare ad Alicia? Non riesco a dormire.

Castiel: per te questo ed altro~

-

Note dell'autrice:
mi sento una persona malefica per non aver permesso a Castiel di conoscere Yuuhi... muahahah. Scusate. Vorrei ringraziare i miei lettori di EFP per essersi ricordati il mio terzo anniversario sul sito, ieri, perché io me ne sono completamente scordata. Chiedo venia e... grazie! Buonanotte
*Amore o tesoro in russo

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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto ***


Castiel's point of view

Oggi Brooklyn è in ritardo. Sono preoccupato che non venga, come ieri, ma non mi ha avvisato e io non gli ho chiesto nulla. Ho aiutato Will ad allestire gli ostacoli, nel frattempo, e ho bardato Shining Tears.

Wamblee, nel proprio box, sembra più tranquillo di me. È stato molto docile, ieri, quando gli ho fatto sgranchire le zampe.

Il suo padrone arriva camminando lentamente, con le spalle leggermente incurvate e non a testa alta come di consueto. Non sorride, quando mi vede. Io gli corro incontro e lo stringo forte. Ricambia l'abbraccio, appoggiando il mento sulla mia spalla.

- Ciao, Brook - dico, inspirando il suo profumo. Mi scosta gentilmente.

- Ciao, Castiel - replica in un bisbiglio. Mi aspetto che mi baci o perlomeno forzi un sorriso, invece va dal suo cavallo. I suoi meravigliosi occhi verdi sono spenti, ho notato.

Accarezza il muso di Wamblee con la punta delle dita, delicatamente, e posa un unico bacio sul suo naso, prima di nascondere il viso nel suo collo muscoloso. E Wamblee... Wamblee lo abbraccia con una zampa, come Shining Tears fa con me per consolarmi.

È una scena commovente e io mi sento di troppo, ma non riesco a muovermi. Brooklyn si volta lentamente e mi dona un'occhiata intensa: lungo la guancia gli rotola una lacrima e un'altra è pronta a seguire la gemella, ancora ferma tra le sue ciglia.

Se le asciuga e torna da me, prendendo il mio viso tra le mani e rubandomi un bacio fugace. Affondo una mano tra i suoi ricci per trattenerlo e prolungare il bacio, tuttavia si libera e si allontana.

- Scusati da parte mia con Will per il ritardo. Non c'è bisogno che mi aspetti. Vi raggiungo subito - dice, dandomi le spalle e rientrando nel box di Wamblee. Capisco che voglia restare solo... ma non voglio lasciarlo solo.

Conduco Shining Tears nel tondino.

- Brooklyn si scusa per il ritardo - asserisco, montando in sella.

- Qualcosa non va, vero? - domanda il nostro istruttore, inarcando un sopracciglio.

- È... un po' giù di morale - rispondo, giocherellando nervosamente con una ciocca color crema della criniera di Shine.

Il mio ragazzo entra nel tondino e monta con slancio in sella al suo cavallo, senza proferir parola.

- Potete allenarvi con quelli. Sono un metro e trenta - ci informa Will. Brooklyn annuisce, indirizzando Wamblee verso gli ostacoli e dandogli un lieve colpetto sui fianchi con i talloni. Almeno in sella non sta incurvato su se stesso. Il nostro istruttore apre la bocca e fa per chiedergli se se la senta di saltare, oggi, tuttavia la richiude senza aggiungere nulla.

Io resto ad osservare, per il momento: la sua postura è perfetta, ma i suoi comandi sono fiacchi e Wamblee si comporta di conseguenza. Al primo ostacolo si esibisce in un rifiuto così secco che per poco non disarciona il suo fantino.

Brooklyn si passa una mano sul viso e ci riprova. Stavolta salta senza alcun problema quasi tutti gli ostacoli... quasi perché, arrivato al penultimo, Wamblee stacca in ritardo e le sue zampe colpiscono il palo, abbattendolo.

- Merda - lo sento imprecare, mentre io e Will risistemiamo l'ostacolo. Non prova un'altra volta. Io completo il percorso in maniera impeccabile. Il nostro istruttore m'invita a saltare ancora. Perlomeno Shine si diverte.

Tocca a Brooklyn e stavolta ben pochi pali restano su. Will si avvicina e afferra le redini.

- Smonta - ordina.

- Mi dispiace - mormora lui, obbedendo.

- Will... - mi lascio sfuggire, nel timore che lo rimproveri.

- Non sei nelle condizioni di cavalcare - commenta, ammorbidendosi. - Puoi continuare, Castiel. Torno subito.

- No, vengo con voi - ribatto, in apprensione, smontando anch'io. Liberiamo i cavalli nel paddock e restiamo a guardarli.

- Che succede, Brook?

Lancia una rapida occhiata al nostro istruttore, prima di distogliere lo sguardo, torturandosi il labbro inferiore.

- Yuuhi... - mormora, e io so che si sta sforzando di trattenere le lacrime. Vorrei stringerlo tra le mie braccia e consolarlo come lui ha fatto con me quando Shining Tears ha avuto le coliche, ma c'è Will. - Non c-c'è più...

- Oh Brook... vieni qui - Will lo attira fra le sue braccia e lui scoppia a piangere. - Shh... va tutto bene...

Quasi avesse percepito il suo dolore dall'altra parte del paddock, Wamblee arriva al galoppo a confortare il proprio padrone. Insinua il muso tra lui e Will, strappandogli una risata tra le lacrime.

- Mr. Pois non ti lascerà molto presto - lo rassicura il nostro istruttore. Il soprannome mi fa sorridere. - Ah, ho qualcosa da mostrarti che ti farà sentire un po' meglio, o almeno spero. Volevo parlartene ieri, ma non c'eri. Vieni.

Si avvia verso la scuderia, poi si gira e mi guarda.

- Vieni anche tu, Castiel?

Li seguo. Entriamo nella scuderia. Will saluta i cavalli nei box, dedicando più tempo al suo Sunny Day. Nel box accanto, che fino all'altro ieri era vuoto, ora c'è un giovane baio ciliegia dai dolci occhi castani e una stella candida sulla fronte.

- Gold Medal? - chiede sorpreso Brooklyn.

- Proprio lui.

- Gold Medal? - domando io, perplesso.

- È il figlio di Sunny. Ha tre anni e la stoffa del campione. È meno esuberante di suo padre, ma sono certo che sappia saltare come lui. Anche sua madre è un'ottima saltatrice. Adesso che ha tre anni... voglio che si abitui a questo maneggio - spiega Will, passando una mentina a Brooklyn. Lui smette di accarezzare Gold Medal e gli offre la mentina. Il cavallo gli sfiora il palmo con le labbra e la prende con cautela.

- Vuoi tornare a competere con lui? - domanda, riprendendo a disegnare piccoli cerchi con i polpastrelli lungo il suo muso rossiccio.

- Dubito che tornerò mai a competere, Brook. Sto tenendo da parte Gold Medal per qualcuno.

- Chi?

- È un segreto!

Cerco gli occhi grigio-verdi del nostro istruttore, interrogandolo con lo sguardo. Mi fa l'occhiolino.

- Lo monterai tu, nel frattempo? - insiste Brooklyn con aria disinteressata.

- Diciamo di sì. Mi stai chiedendo di poterlo cavalcare, ogni tanto?

- Non mi dispiacerebbe - ammette, facendogli i grattini sul naso. Vanno estremamente d'accordo.

Aiutiamo Will a sistemare gli ostacoli abbattuti nel tondino e poi ci lascia liberi.

- C'ero, quando Gold Medal è nato - racconta Brooklyn, una volta che ci siamo seduti nel box vuoto di Shining Tears, sulla paglia.

- Un parto... è un'esperienza unica - commento, accarezzandogli timidamente una mano. Intreccia le dita alle mie.

- Io non ero ancora al mondo quando Bella ha preso Yuuhi - sospira. Il suo bel viso diventa scuro come un temporale, un secondo prima che inizi a singhiozzare. - Non ci voglio credere...

Si copre gli occhi con una mano, però io gliela scosto e gli bacio le lacrime. Piange a lungo, mentre io poso baci ovunque riesca: sul suo volto, sulla sua mano, sui suoi capelli...

- Anch'io c'ero, quando è nata Shine - esordisco. - Goldie è vissuta abbastanza per svezzarla... perché raramente gli animali abbandonano i propri cuccioli. E poi... si è lasciata deperire... è morta perché le mancava mia madre.

A vedere il mio ragazzo soffrire così tanto, parlare della mamma fa meno male del solito.

- Io ho cresciuto Shine - dico con un pizzico di orgoglio.

- Hai fatto... un ottimo lavoro - mormora, appoggiando la testa sulla mia spalla.

- Brooklyn - bisbiglio. - Mi spaventi quando sei silenzioso e cupo...

- Mi dispiace - sussurra, raggomitolandosi contro il mio corpo. Gli accarezzo i ricci.

Io ti amo, vorrei dirgli, ma non ho il coraggio.

E allora taccio, sperando che lo capisca comunque.

-

Note dell'autrice:
uffi... sto prendendo la brutta abitudine di andare a letto tardi proprio prima della partenza... che si avvicina! Pasticcini, ovviamente posterò ancora prima di partire per le mie meritate vacanze, ma ci tengo a dirvi già adesso che mi mancherete. Buonanotte!

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannove ***


Brooklyn's point of view


- Hai intenzione di prepararti e iniziare senza nemmeno farti augurare buona fortuna dal tuo ragazzo?

Castiel, il quale stava controllando i finimenti di Shine, si volta e mi guarda. Sorrido, mettendomi le mani sui fianchi.

- Non credo di aver bisogno di fortuna - replica, ridendo sommessamente. - Ho intenzione di vincere.

- E se io ti rubassi la vittoria? - ribatto, prima di stringere il suo viso tra le mani e baciarlo sulle labbra. - Buona fortuna, Castiel.

- Buona fortuna, Brook - risponde, posando un tenero bacio sulla punta del mio naso. - Farai il tifo per me?

- Non hai bisogno di fortuna ma hai bisogno che ti faccia il tifo? - lo punzecchio, sogghignando. Le sue mani ora sono sopra le mie e la sua fronte contro la mia.

- Nessun altro lo farà, altrimenti - bisbiglia. Lo bacio dolcemente, dopodiché gli sistemo la giacca.

- Terrò le dita incrociate per te. Per voi - mi rivolgo a Shining Tears, accarezzandole il collo dorato. - Sono sicuro che renderai il tuo padrone fiero di te.

- Devo andare, Brook. Ci vediamo dopo.

Gli mando un bacio sulla punta delle dita, mentre si allontana in sella a Shine.

La competizione di oggi è una delle tante piccole gare che permettono di qualificarsi a quelle più importanti. Shining Tears è in splendida forma, ormai, perciò Castiel ha deciso di partecipare. Sarà uno scontro interessante.

Mi dirigo verso il campo ostacoli. Il mio turno è lungi dall'arrivare. All'altoparlante invitano Castiel a prepararsi per iniziare.

Ho visto molte persone in sintonia con i propri cavalli, ma mai è passato sotto il mio sguardo un legame come quello che hanno Castiel e Shine... quasi telepatico, direi. È come se fossero un essere solo.

Non so, forse mi sembra speciale perché è il mio ragazzo. Tuttavia anche un estraneo sarebbe costretto ad ammettere il talento del fantino e il dono del suo cavallo.

Guardarli saltare è un piacere per la vista: Shining Tears si libra oltre gli ostacoli con la grazia e l'eleganza di una farfalla. Castiel la accompagna nei movimenti e non la trattiene mai; ogni volta che toccano di nuovo il terreno le dà una pacca affettuosa sul collo.

La performance si conclude senza alcuna penalità. Vado dal mio cavallo.

- Dovremo volare davvero, campione, per battere la tua vicina e il suo padrone - dico a Wamblee, facendogli i grattini sul naso. - Sei pronto, bello? Eh? Sei pronto?

- E tu sei pronto? - mi chiede una voce familiare, facendo comparire un sorriso enorme sul mio volto.

- Hmm... no, non ancora. Avrei bisogno di una cosa da te, mio pericoloso avversario...

- Cosa?

- Un bacio della buona fortuna - rispondo, arrossendo lievemente. Castiel si avvicina e mi cinge una guancia con la mano libera, l'altra occupata a tenere le redini, poi mi bacia dolcemente.

- Buona fortuna, Brook.

- Ne avrò bisogno! Siete stati bravissimi - gli sfioro una guancia con le labbra. - Sono orgoglioso di te.

- Dài, Brook...

- No, davvero. Sei il miglior fantino che abbia mai conosciuto.

Avvampa, rubandomi un ultimo bacio.

- Preparati - mormora, sorridendo. - Io e Shine faremo il tifo per voi.

- Ci conto!

Il mio turno giunge più presto del previsto. Sono estremamente di buon umore, non riesco a smettere di sorridere. Se Castiel dovesse aggiudicarsi il primo posto... accetterà finalmente di conoscere la mia famiglia! Una piccola parte di me lo desidera così tanto che lo lascerebbe vincere... ma non posso, non sarebbe corretto nei confronti di Wamblee.

Dobbiamo essere veloci, per vincere. Veloci e precisi. Il che non è facile, perché una maggiore velocità comporta calcoli con un più alto margine d'errore. Intendo, per la tempistica e la distanza.

Decido che non ha importanza se arriviamo primi o secondi. Io sono l'unico responsabile del mio cavallo, quindi sta a me assicurarmi che non si faccia male, soprattutto non durante le competizioni, a prescindere dal livello.

È questo lo spirito con cui lo conduco in campo. Wamblee è carico di energia come sempre, dunque cerco di trattenerlo il meno possibile.

- Stavo scherzando, non dobbiamo volare volare - gli bisbiglio supplicante quando affronta il primo ostacolo con uno stile tremendamente simile a quello di Sunny Day.

So che Wamblee può saltare in alto. Molto in alto. Forse più in alto di Sunny Day.

Ma non ce n'è alcun bisogno, al momento!

Per fortuna si calma un po', abbastanza da smettere di trattenerlo. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda, ora, e abbiamo la concentrazione giusta per un percorso perfetto.

Il mio cavallo saluta l'ultimo ostacolo atterrando e poi scalciando con le zampe posteriori, euforico.

- Il mio campione pazzerello - lo apostrofo, accarezzandogli il collo. Usciamo dal campo e mi occupo di lui, in attesa delle performance degli ultimi concorrenti e infine dei risultati.

Castiel resta abbracciato a me tutto il tempo e si stacca solo quando ci chiamano sul podio, lui primo e io secondo. Il tempo ci ha fregati. O forse è colpa delle lunghe zampe di Shine, dalle falcate decisamente più ampie rispetto a quelle del mio piccolo Appaloosa.

- Così adesso hai una medaglia - osservo in tono casuale. Noto Leya venirmi incontro per farmi le congratulazioni, ma mi vede insieme a Castiel e si limita a farmi l'occhiolino.

- Già.

- Non te ne sei dimenticato, vero?

- No, Brook - risponde gentilmente.

- Però non voglio obbligarti a...

- Una promessa è una promessa e io mantengo tutte le promesse che faccio al mio ragazzo.

- Tutte tutte? - chiedo timidamente. Sospira lievemente.

- Sei... tenero, Brook.

- E questo cosa c'entra? - ribatto, arrossendo.

- Niente... pensavo ad alta voce.

Vorrei chiedergli di promettermi di restare con me, però mi limito a baciargli la medaglia.

- Ti piacerà la mia famiglia, vedrai.

- Se nel tuo caso la mela non è caduta lontano dall'albero, allora non vedo l'ora.

~~~

- Mamma!

- Sì, tesoro?

- Posso invitare un amico da noi, uno di questi giorni?

- Che amico?

- Castiel - rispondo, sperando di non arrossire. È stata dura dire 'amico' e non tradirmi.

- Certo, perché no. A pranzo?

- E magari anche a dormire... per favore...

Stavolta sono certo d'essere avvampato, mi sento il volto in fiamme.

La mamma mi accarezza dolcemente i ricci.

- Se ai suoi genitori va bene, allora non vedo dove stia il problema.

La abbraccio forte.

- Grazie, mamma! Sei la migliore!

Ride sommessamente, pettinandomi i capelli con le dita.

- È bello vederti felice, tesoro - dice, baciandomi la fronte. - Io e papà vogliamo solo questo. Vedere felici te e Bella.

-

Note dell'autrice:
ahhh... non ci credo che domani devo preparare la valigia. Mi piange il cuore a dirlo, ma probabilmente questo sarà l'ultimo capitolo che posterò prima di partire. Mi mancherete, pasticcini... mi mancherete un botto. Sono certa che questa vacanza mi farà bene e chissà, magari mi darà un po' d'ispirazione. Buonanotte, pasticcini!

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Capitolo 21
*** Capitolo venti ***


Brooklyn's point of view

- Oggi è il grande giorno, eh? - dice Bella, entrando in camera mia. Avvampo.

- G-grande giorno?

Sogghigna, arruffandomi i capelli. Mi fa piacere vederla di buon umore, anche se a mio discapito. Temevo che si struggesse per sempre per Yuuhi.

- Non viene qui Castiel?

- Ah, s-sì...

Mi abbraccia, anzi, mi stritola.

- Sei così carino, cespuglietto mio! - commenta, e io non ho abbastanza ossigeno per protestare.

- Bella... non respiro...

- Scusa - ride, scompigliandomi di nuovo i capelli. Le scocco un'occhiataccia. - Sei bellissimo, fratellino. Il tuo Castiel è davvero fortunato...

- Non è il mio Castiel - sbuffo, strappandole l'ennesima risata.

- Non mi puoi mentire, Brook - m'informa, sorridendo. Poi torna seria. - Lo dirai a mamma e papà?

- Cosa?

- Che state insieme, 'cosa'.

Arrossisco, giocherellando con il bordo della maglietta.

- Sì...

- Andrà tutto bene - mi rassicura. Suona il campanello. - Oh! Dev'essere il tuo ragazzo.

Le rifilo una seconda occhiataccia e vado ad aprire, sistemandomi in qualche modo i ricci.

- Castiel!

- Ciao, Brook - replica, massaggiandosi la nuca. Indossa un paio di jeans neri e una maglietta grigia con la sagoma nera di un cavallo che sta saltando; si è pettinato i capelli di lato, inoltre.

- Ma quanto siamo eleganti! - esclamo, lustrandomi la vista. Ride.

- Volevi che mi presentassi con gli stivali sporchi di fango e la maglietta bagnata di saliva di Shine?

Rido anch'io e gli rubo un rapidissimo bacio.

- Vieni, entra.

Si toglie le scarpe e poi mi segue in salotto.

Castiel's point of view

La casa di Brooklyn è più grande della mia, ovviamente. Ovunque il mio sguardo si posi ci sono coppe e medaglie, mi chiedo se siano tutte del mio ragazzo.

I suoi genitori, sua sorella e quella che suppongo sia sua moglie ci aspettano in salotto.

- Ciao, caro! Castiel, giusto? Io sono la mamma di Brooklyn - si presenta... sua madre. Lei e Brook si assomigliano un sacco: stessi occhi verdi, stesso sorriso... i ricci di Brooklyn sono solo di un biondo più scuro.

- Piacere di conoscerla - dico, stringendole la mano. Sembra molto gentile e affettuosa.

- Oh, dammi pure del tu!

Abbozzo un sorriso imbarazzato.

- E io sono suo padre.

Adesso so da chi ha ereditato i ricci: suo padre ha la stessa chioma ribelle, però di un bel castano scuro. Anche lui ha gli occhi verdi.

- P-piacere... - replico, un poco intimorito. Poi si apre in un sorriso incoraggiante e il mio timore svanisce.

- Bella, sua sorella. E questa è mia moglie, Leya.

Finite le presentazioni, la mamma di Brooklyn ci invita a spostarci in sala da pranzo per mangiare.

- Prima di cominciare, ci tenevo a dire che io e Castiel stiamo insieme - annuncia il mio ragazzo, facendomi avvampare violentemente. Nessuno fa una piega.

- Ah sì? Che bello, tesoro - commenta sua madre.

- Era già ovvio da quella volta che mi hai chiesto di portarti al maneggio nel cuore della notte... - sbuffa sua sorella.

- Bella - la rimprovera divertita sua moglie.

- Brooklyn non fa che dire quanto eccezionale sei a cavallo, ragazzo - esordisce suo padre. Abbasso lo sguardo, e Brooklyn mi cinge le spalle con un braccio.

- N-non sono un r-ragazzo... - mormoro, sperando di non star facendo la cosa sbagliata. Perché Brooklyn ha detto che mi accetteranno, perché qui non sento di dovermi nascondere da queste persone.

- No?

- B-be'... a volte sì. Ma a volte sono... una ragazza... o e-entrambi... o n-... n-...

- Nessuno dei due - completa il mio ragazzo per me, togliendo il braccio dalle mie spalle e accarezzandomi una coscia. - Posso dirlo, Castiel?

Annuisco, non osando alzare il capo.

- Castiel è genderfluid.

- Oh. Okay.

Alzo timidamente lo sguardo. Suo padre si stringe nelle spalle e sorride. Sua madre sembra in apprensione.

- Mi dispiace vederti così a disagio, caro - dice. - Ci fa piacere che tu abbia voluto dircelo, anche se siamo degli estranei.

Un lieve sorriso spunta lentamente sulle mie labbra.

- G-grazie...

- Grazie a te della fiducia.

- Vai da tanto a cavallo? - riprende suo padre.

- Sì... ho iniziato a sette anni.

- Un'età ragionevole - commenta sua mamma, scoccando un'occhiata eloquente al marito. Lui scoppia a ridere. Brooklyn mi sta ancora accarezzando distrattamente la gamba.

- Hai già qualche idea su cosa vorresti fare in futuro?

- Mi piacerebbe continuare a lavorare con i cavalli... ma anche solo con gli animali in generale mi andrebbe bene.

Parliamo a lungo di cavalli, scuola e futuro in generale.

- Io ho solo un sogno, vincere l'oro alle Olimpiadi! - esclama il mio ragazzo, facendo ridere tutti.

- Lo sappiamo, Brook. Perché avere ormai quasi più trofei di papà non ti basta...

- Ho pensato che non fossero tutti tuoi - mi aggiungo timidamente.

- Così mi ferisci, Castiel! Non credi nel mio talento?

Rido anch'io, sommessamente.

- Gioca a basket, vero? - domando a suo padre.

- Sì. Ma presto dovrò smettere... sento la vecchiaia incombere...

- Papà, non sei vecchio!

- Ah, Brook, sei un angelo... un angelo, tesoro...

Dopo pranzo mi offro per dare una mano a sparecchiare, ma la madre del mio ragazzo mi ferma.

- Non ce n'è bisogno, caro. Sei nostro ospite, quindi rilassati e non preoccuparti di niente - ribatte con affetto. La osservo per un lungo istante.

- O-okay... - mormoro goffamente. La mancanza della mamma mi ha colpito come un pugno allo stomaco e credo mi si legga in faccia.

- Stai bene?

Annuisco, e un certo qualcuno mi cinge un fianco e mi stampa un dolce bacio sulla guancia.

- Vieni, Castiel?

Mi lascio condurre in giardino. Stare all'aria aperta mi fa sentire meglio.

- Qualcosa non va? Sembri giù...

Ci sediamo sull'erba.

- Sto bene. Hai una bellissima famiglia, Brook.

- Ma...?

- Mi manca mia madre - ammetto, giocherellando con i fili d'erba.

- Mi dispiace...

Sospiro.

- Ma mi sento sicuro, qui - mormoro, e lui all'improvviso prende il mio viso tra le mani e mi bacia come se non ci fosse un domani. Amo i suoi baci...

- Scusate se vi interrompo - esordisce timidamente la moglie di sua sorella, Leya. È molto bella... i suoi capelli sono dello stesso color biondo cenere che erano i miei. - Adoro i tuoi capelli, Castiel! Posso farti un ritratto? Giuro che farò in fretta!

- Un ritratto? - chiedo, stupito. - A me?

- Leya è un'artista davvero talentuosa - la loda Brooklyn. - Leya, posso mostrare a Castiel alcuni dei tuoi disegni?

- Certo! Li ho portati qui per cercare di convincere il tuo ragazzo... oh, va bene se dico ragazzo?

Annuisco.

- Okay! Non aver paura di dirmi se qualcosa ti dà fastidio!

Brooklyn recupera il blocco da disegno accanto a Leya e torna da me, allungandomelo. Io lo sfoglio con cura. I disegni sono tutti a matita e sono bellissimi, ritraggono svariati soggetti: un fiore, una lucertola su un sasso, un meraviglioso muso di cavallo, un cane che riconosco essere Yuuhi grazie alle foto di Brooklyn, una ragazza con Yuuhi che realizzo essere Bella quando aveva l'età di suo fratello... e poi un piccolo, tenerissimo Brooklyn, Brooklyn con un pony Shetland, e tanti cavalli... riesco perfino a riconoscere Sunny Day e Will!

- Mi hai convinto - annuncio, strabiliato. - Sei bravissima!

Leya mi ringrazia, dopodiché si mette al lavoro e così trascorre il pomeriggio. Brooklyn estrae il cellulare e mette Take your time.

- Questa è la nostra canzone - mi bisbiglia all'orecchio. Come se ce ne fosse bisogno... Leya è troppo impegnata per ascoltare.

- Hm-hm - replico, cercando di non muovermi, anche se potrei.

- Perché tu sei come un cavallo selvaggio... e io non voglio domarti.

- Ma sentilo, il cowboy... - sbuffo, sbirciandolo di sottecchi. Mi sta guardando intensamente e ciò mi fa arrossire.

- Cowboy o no... grazie per la fiducia che riponi in me, Castiel. Non la tradirò - promette. È così dolce, mi sciolgo come cioccolato in un ambiente troppo caldo alle sue parole.

Alla fine mi è concesso di vedere il capolavoro concluso. Non sembro nemmeno io, da tanto che sono bello. Le uniche cose a colori sono i miei capelli e i miei occhi, azzurri come il cielo in questo momento.

- Mi piacciono da morire i tuoi occhi, Castiel! È stato un piacere disegnarli... grazie per esserti prestato come modello! Non mi dispiacerebbe anche disegnare il tuo cavallo, un giorno... e poi insieme!

- G-grazie a te... - ribatto, imbarazzato.

- Tienilo al sicuro da Brooklyn! Quando gli piace qualcosa... non molla più! - mi avverte, facendomi l'occhiolino. E se ne va. Ho l'impressione che non si riferisse al disegno.

L'ora di cena arriva in fretta e passa in un attimo, fra chiacchiere e risate. Mi sento a mio agio, con la famiglia del mio ragazzo.

- Tesoro, sei sicuro di voler dormire separati? - domanda sua madre, mentre diamo una mano a sparecchiare. Sì, anch'io. Percepisco una fitta di delusione. Separati?

Brooklyn annuisce.

- Lo sai che io e papà ci fidiamo di te... se volete...

- Va bene così, mamma.

Mi mostra la sua camera: le pareti sono tappezzate di foto, soprattutto con Wamblee, e coppe e medaglie sono sparse un po' ovunque in un allegro disordine. Ci sono svariate statuine di cavalli sulla scrivania. Mi sento stranamente... a casa.

Per terra c'è un sacco a pelo.

- Io dormirò in quello - mi informa, prima di indicare il letto. Sul cuscino e sulla coperta ci sono disegnati dei cavalli, ovviamente. - E tu nel mio letto.

Annuisco con disappunto. Pensavo mi avesse invitato a restare a dormire per dormire con lui.

Osservo le foto più da vicino. Un piccolissimo Brooklyn e il pony Shetland di prima.

- Thor - dice lui con affetto. - Ho imparato ad andare a cavallo con quel piccoletto. Dio, quanto l'adoravo.

Foto di primi posti. Foto di Gold Medal puledro. Foto di Brooklyn che mostra la propria medaglia all'obbiettivo, sorridente, mentre sul gradino del terzo posto un ragazzino piange. Dev'essere una foto vecchia di almeno sette anni. No, è una foto vecchia di sette anni.

- Brooklyn! - esclamo, indicando l'immagine.

- Hmm?

- Ti ricordi questa competizione?

- Vagamente... credo. Perché?

- Guarda! Guarda il ragazzino arrivato terzo!

- Uh?

Fissa la foto a lungo, poi si gira verso di me e sgrana gli occhi.

- No... no! Castiel, tu... sei biondo?!

Scoppio a ridere. Ma quanto può essere...

- Scemo! È questa l'unica cosa che hai da dire?

- Uh... perché piangevi? Non mi ricordo.

Abbasso lo sguardo.

- Lasciamo stare.

- Okay.

Mi arruffa dolcemente i capelli.

- Il mio bel biondino - dice, sogghignando. Rido di nuovo, rubandogli un bacio e terminando di guardare le foto. Ha stampato quella che abbiamo fatto insieme, quella in cui ho al collo la sua medaglia.

I suoi genitori vengono ad augurarci la buonanotte, chiedendomi se mi sia trovato bene. Li rassicuro che mi son trovato benissimo e poi il mio ragazzo mi lascia un po' di privacy per mettermi il pigiama.

Solo che torna in camera mentre sono senza maglietta, perché non tutti si cambiano a razzo come lui.

- Castiel... - mormora al mio orecchio, cingendomi la vita con le braccia. - Ti devo un succhiotto, no?

Emetto un suono privo di senso, incapace di formulare una frase semplice. Le sue mani sulla mia pelle nuda mi mandano a fuoco.

Mi bacia il collo, prima di mordicchiarmelo e in seguito suggerlo.

- Mio - bisbiglia, sorridendo sornione. - E adesso mettiti la maglietta, non vorrai prendere freddo!

Come se potessi avere freddo, dopo questo, penso, sbuffando mentalmente all'idea di dormire separati.

Mi bacia dolcemente sulle labbra.

- Buonanotte, Castiel.

- Buonanotte, Brook - mugugno, sforzandomi di non mettere il broncio.

Per non so quanto fisso il soffitto, in silenzio. Questa situazione... è surreale. Dubito che lui stia già dormendo.

- Brook... - lo chiamo a bassa voce, rompendo il silenzio. - Non voglio dormire da solo. I tuoi genitori hanno d-...

- Shh - mi zittisce. Per un secondo temo che mi dica: dormi. Invece si alza e s'infila sotto le coperte con me. Lo abbraccio. Il suo corpo è piacevolmente caldo.

Starei così per sempre.

Ripiomba il silenzio. Per quanto sia spesso meglio delle parole, ci sono parole che non possono essere taciute.

- Ti amo, Brook - sussurro, accarezzandogli una guancia. Mi bacia teneramente la fronte.

- Ti amo anch'io, Castiel - replica, cingendomi con un braccio e intrecciando le gambe alle mie.

-

Note dell'autrice:
eheheh! Ho mentito, ieri. Non potevo lasciarvi senza questo capitolo... dovevo scriverlo, capite? Adesso posso partire senza alcun peso sul cuore. Mi mancherete! E spero di mancarvi anch'io, almeno un pochino... buonanotte, pasticcini! Un abbraccione

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Capitolo 22
*** Capitolo ventuno ***


Castiel's point of view

Io e Brooklyn ci affrettiamo ad entrare nel tondino, per una volta in perfetto orario. Will, al centro di esso, con espressione soddisfatta e le mani sui fianchi, ci sorride.

- Buon pomeriggio, voi due! Vi ho allestito un bel po' di ostacoli di diverse altezze! Alcuni sono un pochetto più alti di quanto siete abituati a saltare, ma confido nella vostra sicurezza e nelle abilità dei vostri cavalli. Ve la sentite?

Io e il mio ragazzo ci scambiamo una rapida occhiata ed annuiamo con determinazione.

- Inizi tu? - gli chiedo. Un altro cenno d'assenso. Dà una pacca sul collo a Wamblee e si sistema davanti al percorso, puntando il primo ostacolo.

Mi piace la grinta di Brook. Mi piace l'entusiasmo di Wamblee. Mi piace guardarli saltare. Hanno la stoffa dei campioni, quei due.

Certo, anche a me piace competere, ma non ho grandi aspirazioni, al contrario di Brooklyn. Mi basta stare attorno ai cavalli.

- È affascinante, vero? - osserva Will, avvicinandosi e poggiando una mano vicino al mio ginocchio.

- C-chi? - balbetto, arrossendo. Intende... Brooklyn? Perché lo è, moltissimo. Con quegli occhi verdi come smeraldi, i riccioli dorati e quel suo sorriso luminoso... sembra un principe.

- Intendo, vederli sul campo ostacoli - aggiunge il nostro istruttore con un gran sorriso. Avvampo ulteriormente.

- Ah, c-certo...

Will ride sommessamente.

- Ti si legge in faccia ciò che stavi pensando - commenta, sorridendo dolcemente. - Sono felice per voi. Nessuno, a parte ovviamente Wamblee, gli ha mai fatto brillare gli occhi come fai tu.

Mi accarezza rapidamente il ginocchio.

- Tra poco tocca a te.

Giocherello con le redini. Nessuno gli ha mai fatto brillare gli occhi come faccio io? Davvero?

Non abbiamo mai nemmeno sfiorato l'argomento ex. Non so se voglio parlarne. Non che abbia qualcosa da nascondere, i miei ex sono solo due ed entrambe le relazioni sono durate decisamente poco. Ero innamorato di loro, o almeno credo, ma non tanto quanto lo sono di Brook. Mi chiedo se lui abbia avuto parecchie ragazze... e se sia mai stato innamorato di una di loro quanto lo è di me.

Scrollo le spalle. Che importanza ha? Adesso lui ama me e io amo lui.

Il mio ragazzo termina il percorso senza abbattere alcun ostacolo e mi dona un sorriso enorme, avvicinandosi al trotto.

- Divertiti - dice, facendomi l'occhiolino. Avvampo lievemente, indirizzando Shining Tears verso il primo ostacolo.

Concentrati, m'impongo, smettendo di pensare a qualunque cosa non siano gli ostacoli davanti a me. A noi.

Shine è tranquilla e pronta a rispondere alle mie indicazioni.

- Okay. Facciamolo - bisbiglio, donandole una rapida carezza sul collo dorato. Anche noi, come Brooklyn e Wamblee, completiamo il percorso senza errori.

- Siete fenomenali - asserisce Will, compiaciuto. - Verrò ad assistervi alla prossima competizione.

- Ma la prossima competizione è...

- Già. Non ho intenzione di perdermi lo spettacolo per nulla al mondo. Vi aiuterò ad allenarvi a dovere.

Io cerco lo sguardo di Brook, ma lui guarda il nostro istruttore.

- Ci conto - gli dice, nelle iridi di smeraldo un guizzo di eccitazione. Questa notizia deve averlo reso molto felice. Io giocherello di nuovo con le redini, in silenzio.

Dopo l'allenamento ci occupiamo dei nostri cavalli con calma. Brooklyn mi sta fissando, lo so: percepisco i suoi occhi su di me.

- Cosa? - mormoro, appena termino di prendermi cura di Shine. I nostri sguardi s'incrociano e lui si morde il labbro inferiore.

- Voglio baciarti... - risponde, prima di fare una pausa e passarsi la lingua sul labbro - ... Castiel.

Lo sta facendo apposta, vero?

Il mio cuore fa una capriola e il calore affluisce alle mie gote. Deglutisco.

- Vieni qui - bisbiglio, avvicinandomi. Mi imita, prima di cingermi una guancia e posare lentamente le labbra sulle mie. Insinuo le mani tra i suoi ricci, stringendoli tra le dita. Adoro farlo.

Sospira sulla mia bocca.

- Adoro quando mi tocchi i capelli - sussurra, appoggiando la fronte alla mia. Mi bacia ancora e io mi perdo nei suoi baci, dimenticando l'apprensione del sapere che Will verrà a vederci alla competizione più importante dell'anno.

~~~

È da un po' di tempo che sto pensando di fare un regalo a Brooklyn. Un regalo... con un significato, non una stupidaggine. Qualcosa che gli ricordi me e ciò che provo per lui... insomma, che possa portare con sé.

E adesso, mentre striglio Shining Tears, ho appena avuto un'idea. Un'ottima idea per un regalo decisamente significativo.

Finisco di districare la coda di Shine e ne raccolgo i crini caduti, sistemandoli in qualche modo nella tasca della felpa. Spero la moglie di mio padre non mi scopra, quando torno a casa.

Mi guardo attorno. La scuderia è deserta; il mio ragazzo è andato nel paddock a giocare con Gold Medal subito essersi occupato di Wamblee.

Entro furtivamente nel box del suo cavallo.

- Ehi, bello - lo saluto, accarezzandogli il muso e allungandogli uno zuccherino. - Lo so che il tuo padrone si è già preso cura di te... ma mi permetti di avvicinarmi alla tua coda?

Gli faccio i grattini dietro le orecchie e poi raccolgo senza alcun problema i crini che mi servono.

- Grazie, Wamblee.

Li sistemo nell'altra tasca e vado a stampare un bacio sul naso di Shine.

- Ciao, tesoro - la saluto dolcemente, osservando per un istante i suoi meravigliosi occhi azzurro ghiaccio. Sbuffa piano per ricambiare il saluto. - Ti voglio bene, Shine.

Cerca la mia mano con il naso. Le sorrido, regalandole un ultimo bacio sulla fronte.

Brooklyn è ancora nel paddock a giocare con Gold Medal. Mi appoggio allo steccato e lo osservo, sbuffando divertito alle sue buffonerie. È così tenero e Gold Medal lo adora.

Sospiro sonoramente.

- Hai gli occhi a forma di cuoricino, Castiel - commenta Will, materializzandosi al mio fianco.

- Cosa? No! - esclamo, arrossendo e strappandogli una risata cristallina.

- Siete uno spasso, voi due... siete così innamorati... mi fate pensare ai miei giorni di gloria, alla mia gioventù... quando ero l'avvenente cavallerizzo su cui tutte sbavavano...

- Will... ma tu sei giovane e bello - obietto, avvampando ulteriormente e facendolo ridere di nuovo. Mi scompiglia i capelli.

- Lo so, lo so. Stavo scherzando, Castiel. Ma grazie.

Entrambi torniamo a guardare Brooklyn e Gold Medal.

- Ho grandi piani per quel cavallo - dice, abbozzando un sorriso. - Ma tu l'hai già capito, no?

Mi fa l'occhiolino.

- Io? Will, cosa in-...

Ed è sparito. Una smorfia perplessa si dipinge sulle mie labbra. Io?

~~~

La notte è calata in fretta mentre intrecciavo i crini di Shining Tears con quelli di Wamblee ed ero così concentrato, con le cuffiette nelle orecchie ad ascoltare Take your time, che non ho nemmeno sentito mio padre augurarmi la buonanotte (sempre che l'abbia fatto).

Ho ricavato due braccialetti, uno per Brooklyn e l'altro per me, prima di accorgermi che non ho nulla per chiuderli; quindi dovrò aspettare domani per rimediare qualcosa che faccia al caso mio.

Decido di portarmi avanti con i compiti, dopodiché vado a letto. È tardi, tuttavia non riesco a dormire. Nella mia mente si sovrappongono gli infiniti modi in cui potrei dare il mio regalo al mio ragazzo; un'unica cosa accomuna ogni scenario: il suo viso illuminato dalla felicità.

Sorrido, pensando a cosa potrei dirgli per giustificare il dono. Però le uniche parole che mi vengono in mente sono 'ti amo', prima che il sonno mi avvolga in un abbraccio improvviso.

Il giorno seguente, al posto di tornare a casa dopo l'allenamento, vado al centro commerciale a comprare ciò che mi serve, cercando di non farmi incantare dalle mille cose carine e inutili che potrei portare a casa. Non ho soldi da sprecare, mi ripeto.

Una volta a casa ceno in solitudine e poi mi rimetto al lavoro. Aspettare che la colla si asciughi è piuttosto noioso, tuttavia m'impongo di essere paziente.

Il risultato è soddisfacente: il braccialetto mi va un po' largo, ma non eccessivamente ed ha un bell'aspetto. Spero che a Brooklyn piaccia quanto piace a me.

Brooklyn: oggi sei scappato via senza quasi neanche baciarmi...

Castiel: mi dispiace, avevo delle commissioni da sbrigare. Domani mi farò perdonare, prometto.

Brooklyn: stavo scherzando, Castiel. Non è che dobbiamo passare tutto il tempo appiccicati. La nostra vita non dipende dalla nostra relazione.

Brooklyn: non hai nulla da farti perdonare.

Castiel: okay... però ho una sorpresa per te.

Brooklyn: sei tremendo. E adesso come faccio a dormire, sapendo che hai una sorpresa per me?

Rido sommessamente.

Castiel: lo so, lo so. Sono tremendo. Ti amo, Brook. Buonanotte. Sogni d'oro~

Brooklyn: ti amo anch'io. Buonanotte ♡

Sorrido, spegnendo il cellulare e affondando il viso nel cuscino. Il sorriso mi muore sulle labbra nel riflettere su ciò che ha detto in un messaggio: la nostra vita non dipende dalla nostra relazione. Ho capito cosa intendeva, ma...

Ma?

Mi sistemo su un fianco e abbraccio le coperte, immaginando che siano Brooklyn. Non cominciare, mi rimprovero, non ci pensare.

~~~

- Castiel, smetti di torturarmi e dimmi qual è la sorpresa - piagnucola il mio ragazzo, una volta che abbiamo finito di occuparci dei nostri cavalli.

- Hmm... - replico, sogghignando.

- Castieeeeel!

Entro nel box di Wamblee e gli prendo le mani, avvampando lievemente.

- Da un po' di tempo stavo pensando... - esordisco. - Stavo pensando che volevo farti un regalo. Sai, uno di quei regali da... c-coppie...

Sul suo volto si dipinge un sorriso enorme e i suoi occhi luccicano.

- Volevo che fosse... speciale, come tu sei speciale per... per me...

Libera una mano per accarezzarmi una guancia, prima di baciarmi dolcemente.

- Anche tu sei speciale per me, Castiel.

Abbasso lo sguardo, deglutendo.

- Ho pensato... che qualcosa fatto da me ti sarebbe piaciuto.

Avvicino la mano che ancora gli sto tenendo alle labbra e gli bacio goffamente le nocche, dopodiché lo invito ad offrirmi il palmo e vi appoggio i braccialetti.

Resta a bocca aperta, stupito.

- Sono fatti con i crini della coda di Shine e di Wamblee... - spiego, arrossendo. Ne prende uno e lo studia, affascinato. - Ti piace?

- Da morire! - esclama, le iridi verdi scintillanti di meraviglia. - Non ci avevo mai pensato! È il regalo più bello che abbia mai ricevuto!

Lo aiuto a metterlo al polso e lui ricambia il favore, poi mi abbraccia.

- Oh Castiel...

Lo stringo anch'io, poggiando il mento sulla sua spalla.

- Ti amo - sussurra, nascondendo il volto nell'incavo del mio collo e solleticandomelo con la punta del naso. Ridacchio.

- Brook... sono felice che ti piaccia - mormoro, posando la fronte contro la sua. Mi bacia teneramente sulla bocca, prima di prendere con delicatezza il mio polso e sfiorarne l'interno con le labbra, proprio vicino al braccialetto.

- Significa 'buona fortuna' e 'ti amo'.

Faccio lo stesso con lui, per poi strusciare la guancia contro la sua mano in un'implicita richiesta di accarezzarmi.

- Buona fortuna - dico anch'io, chiudendo gli occhi quando mi accontenta e mi carezza il viso. - Ti amo.

-

Note dell'autrice:
ahhh... nulla batte la sensazione di tornare a scrivere e aggiornare. Anche se ho impiegato cinque giorni per terminare questo capitolo, ma shhh. Devo solo riprendere il ritmo. Spero di esservi mancata e niente... Isa is back! Un abbraccio

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Capitolo 23
*** Capitolo ventidue ***


Castiel's point of view

- Will, mi aiuti ad alzare ancora un po' gli ostacoli? - chiede Brooklyn, smontando agilmente.

- Ancora? - replica il nostro istruttore, stupito.

- Ma sì, solo un po'...

Io esibisco una smorfia colma di apprensione, poggiando il mento sulle braccia e osservandoli alzare gli ostacoli.

Oggi non mi sento molto bene, quindi ho portato Shining Tears a fare una passeggiata nel bosco e mi son messo a guardare Brooklyn che si allena.

- Ma non è troppo alto? - gli chiedo, quando torna da me. Il suo volto è illuminato dall'orgoglio e il compiacimento.

- Troppo alto? - domanda, perplesso. Dà una pacca sul collo a Wamblee. - Non esistono ostacoli troppo alti, per noi. Sono certo che Wamblee possa saltare anche più in alto, vero campione?

Wamblee nitrisce piano, quasi a dirsi d'accordo. Percepisco le sopracciglia aggrottarsi ulteriormente e gli angoli della mia bocca piegarsi all'ingiù.

- Brook, c'è un limite a tutto...

- Lo so, lo so. Ma come facciamo a prepararci alla competizione se restiamo sempre allo stesso livello? - ribatte, mentre lo accompagno nel box del suo cavallo.

- A proposito della competizione... - esordisco, a disagio. Lui si affaccenda attorno a Wamblee.

- Ti ascolto - dice distrattamente.

- Ho pensato... no, ho deciso che non parteciperò.

Alza il capo di scatto, sconcertato.

- Cosa? Perché no? - mi fissa per un lungo istante. - È per questo che oggi non hai voluto allenarti?

Un brivido mi corre lungo la schiena e io mi stringo nella felpa, prima di starnutire. Forse è un principio d'influenza.

- No - rispondo, offeso. - Non è per quello. Io, quando sto male, non cavalco a tutti i costi, mettendo a rischio la mia cavalla.

Il suo bel viso s'indurisce tutto: contrae la mascella, serra le labbra, assottiglia lo sguardo e corruga la fronte.

Questo non avrei dovuto dirlo, realizzo. L'ho appena accusato di essere un irresponsabile. E lui ti ha accusato di fingerti malato per non fare allenamento, ribatte una vocina nella mia testa.

- Allora perché? Hm?

- Perché è troppo pericoloso - ammetto pacatamente. - Quegli ostacoli... sono troppo alti.

- Hai paura - mi provoca. Non mi piace il suo tono. Questo... questo lato di Brooklyn che non avevo mai visto mi fa paura.

- Io... forse. E anche se fosse? Tu no? Sai meglio di me quanto male possono finire cavallo e cavaliere per un piccolo errore. Anche i cavalieri più bravi sbagliano.

- Oh, avanti, Castiel! - esclama, spaventando Wamblee. - Lo so! Ma è solo una competizione come tante! Importante, ma non è certo le Olimpiadi! Salto da tutta la vita e non smetterò certo ora che le cose si fanno serie!

- Io non... - protesto, sentendo sempre più freddo. È l'influenza? - Io non ti sto dicendo di smettere, Brook. Sto dicendo che io penso sia troppo pericoloso saltare quanto saltate tu e Wamblee. Abbiamo quindici anni, tutta la vita davanti! Un errore potrebbe rovinare tutto e...

E tu sei così importante per me, così prezioso, e se ti perdo cosa faccio?

- Io voglio diventare uno dei cavallerizzi più giovani della storia a vincere le Olimpiadi, Castiel - dice freddamente. - Il tempo per le passeggiate ci sarà quando sarò un nonnetto con i capelli bianchi.

Ha detto sarò. Ha detto sarò, non 'saremo'. Lui... lui non mi vede nel suo futuro.

Percepisco gli occhi riempirsi di lacrime.

- V-... va bene! Fa' quello che vuoi! Scusa se mi preoccupo per te! - sbotto, sentendo la voce incrinarsi. Me ne vado e lui non mi ferma.

~~~

È tutta la sera che sto piangendo. Mio padre mi ha dato una goffa pacca sulla spalla e mi ha arruffato i capelli, a cena, ma non ha detto una parola. Ho sentito sua moglie chiedergli se io stia ancora piangendo, però non ho udito la sua risposta.

Sapevo che Brooklyn non avrebbe detto: oh, allora non parteciperò se questo ti rassicura. Ma mi aspettavo che mi dicesse di star tranquillo, che andrà tutto bene, lui e Wamblee sanno quello che fanno e conoscono i loro limiti.

Non abbiamo mai litigato così, neanche prima di metterci insieme, e mi pare di non aver mai avuto il cuore spezzato come adesso. Povero illuso, se avessi saputo cosa aveva in serbo per me il futuro!

Qualcuno bussa alla porta della mia camera.

- Entra - singhiozzo.

- Castiel, c'è qualcuno per te alla porta - m'informa mio padre. Si guarda attorno. - Quant'è buio qui.

Scendo dal letto e mi asciugo il volto.

- Okay.

- Stai bene? - mi chiede, accarezzandomi di nuovo con goffaggine il capo. Mi stringo nelle spalle e vado a vedere chi è.

I miei occhi sicuramente gonfi e arrossati si posano su un paio verdi, decisamente pentiti. Gli chiudo la porta in faccia e mi appoggio ad essa. Il cuore inizia a battermi forte.

Brooklyn: apri la porta, per favore. Sto congelando.

Castiel: e allora congela.

Brooklyn: per favore, Castiel, apri la porta. Non me ne andrò finché non aprirai, anche a costo di prendermi un accidente.

Castiel: se ti ammali non potrai partecipare alla competizione.

Brooklyn: correrò il rischio.

Apro lentamente la porta. Lui tira un sospiro di sollievo.

- Mi dispiace, piccolo - dice. Mille pensieri s'affollano nella mia mente: potrei mandarlo al diavolo. Potrei insultarlo. Potrei tirargli un pugno.

Potrei fare tante cose, ma l'unica che mi riesce è quella di sciogliermi in lacrime per l'ennesima volta.

Mi abbraccia.

- Detesto vederti piangere - mormora, stringendomi forte.

- E allora non farmi piangere! - dico fra i singhiozzi, il viso affondato nel suo petto.

- Mi dispiace, Castiel - ripete. - Mi sono comportato da vero stronzo, oggi.

- Sì, l'hai fatto - concordo, tirando su col naso. Sospira, scostandomi i capelli dalla fronte e baciandomi dolcemente le lacrime.

- Mi dispiace davvero tanto... quella competizione è importante per me, ma anche tu lo sei, amore mio.

Avvampo violentemente e Brooklyn mi guarda con espressione dolce e ancora pentita.

- Non penserai che...

- Che chiamandoti amore mio mi perdonerai? - abbozza un sorrisetto. - No, certo che no.

Stavolta sono io a sospirare. Sonoramente.

- Non stavi congelando? Forza, entriamo.

Prova a prendermi la mano nel seguirmi all'interno, tuttavia gli do uno schiaffetto e desiste.

- Sono ancora arrabbiato con te, Brooklyn.

- Lo so.

Ci sediamo sul mio letto e io accendo la luce sul comodino.

- Non ho mai avuto nulla oltre all'equitazione - asserisce, sospirando. - I miei amici... sono quelli del maneggio, perché i miei compagni di scuola non capiscono la mia passione. Mi sono sempre dedicato ad essa anima e corpo, a fare ciò che amo. E il pensiero di non farlo più... di non saltare più... mi fa sentire vuoto.

- Brooklyn, io non...

- Lo so, Castiel. Tu eri solo preoccupato per me e io ti ho trattato malissimo. Mi dispiace. Forse... ti sarai accorto che, senza il mio cavallo, sono una persona abbastanza piatta.

Gli appioppo uno schiaffo non troppo forte sulla nuca.

- Ouch...

- Ma ti ascolti quando parli? Credi davvero che starei con un ragazzo il cui carattere ha lo spessore di un foglio di carta? Brook, tu sei così dolce, così solare, sempre pieno di sorprese, di idee, sei intelligente e responsabile. A volte mi fai arrabbiare, sì... ma ti amo. Ti amo perché mi fai arrabbiare. Altrimenti... saresti noioso. Oh, se saresti noioso - faccio una pausa, riprendendo fiato. - E hai sbagliato. Okay. Mi hai chiesto scusa. Va bene. È okay sbagliare.

- Io... io... non so cosa dire...

Gli accarezzo il volto con dolcezza.

- Quindi... mi perdoni?

- Ti ho già perdonato, sciocco - ribatto, sospirando. Mi prende la mano e ne bacia il palmo.

- Grazie - bisbiglia, poggiando la mia mano sul suo petto, all'altezza del cuore. - Sei... così perfetto per me. Sei tutto ciò che desidero.

- Però...

Vuoi davvero rovinare il momento con le tue paranoie? Non puoi essere felice e basta?

- Però?

- No, niente...

Un guizzo d'apprensione nelle sue iridi di smeraldo.

- Dimmi. Qualunque cosa sia. Anche se è stupida, Castiel. Se ti ha ferito... non è stupida.

- T-tu... hai detto che ci sarà tempo per le passeggiate quando sarai un nonnetto.

Stringo il labbro inferiore per non farlo tremare. Questo ha fatto davvero male, molto più di tutto il resto della discussione.

- Hmm?

- E io? Io non sarò un nonnetto... c-con te?

- Oh Castiel - dice con tenerezza. - Certo che sì. Sarai il mio nonnetto, piccolo.

Ridacchiamo e poi ci baciamo a lungo, facendo definitivamente pace.

- Vuoi restare a dormire? - sussurro, sollevato di non avere più un peso sul cuore.

- Io... no, devo tornare a casa...

- A quest'ora? Si sta facendo buio...

Lo guardo implorante, strappandogli un sospiro.

- Aspetta che chiamo mia sorella.

Una volta terminata la telefonata mi dona un sorriso rassegnato.

- Allora?

- A quanto pare... stanotte sarò il tuo cuscino.

Gli riempio il viso di baci e gli do qualcosa di comodo da mettere per dormire.

- E i tuoi? - domanda. Adesso siamo sotto le coperte, abbracciati. Sono così felice che sia qui.

- Chi se ne frega!

Mi bacia la fronte, dopo avermi scostato i capelli.

- Castiel... ti prometto che andrà tutto bene, okay? Come sempre. Ma tu... tu devi credermi, devi fidarti di me. Ti fidi?

Annuisco, baciandolo sulle labbra e stringendolo più forte.

- E poi... ho il tuo portafortuna. Cosa potrebbe andare storto?

Sorridiamo uno sulla bocca dell'altro e ci coccoliamo per un po'.

- Buonanotte - bisbiglia infine, strofinando il naso contro il mio.

- Buonanotte - replico dolcemente.

Mi sento rassicurato. Abbiamo fatto pace. Eppure... eppure in fondo al mio cuore si annida un orribile, nefasto presagio.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Ovviamente chi mi conosce... e un pasticcino in particolare che mi ha già spedito qualche ceffone virtuale in anticipo, sa che non è solo un presagio, quello di Castiel. Muahahahah. Preparatevi a precipitare nella disperazione con i nostri eroi! Un abbraccione

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Capitolo 24
*** Capitolo ventitré - Parte prima ***


Brooklyn's point of view

È il giorno della competizione e io mi sento pronto come non mai; Wamblee è eccitato quanto me, quasi sapesse quant'è importante questo giorno. Purtroppo i miei genitori e Leya lavorano, ma mia sorella, Castiel e Will saranno in tribuna a guardarmi.

Will è sempre impegnato e raramente viene ad assistere alle gare, che partecipi un suo allievo o no. Anche lui un tempo saltava, con Sunny Day, tuttavia ha smesso di farlo agonisticamente.

Voglio renderlo fiero di me. Voglio portare l'ennesima coppa a mia sorella. Voglio dimostrare a Castiel che non ha assolutamente nulla di cui preoccuparsi, che io e Wamblee sappiamo il fatto nostro.

E voglio dimostrare a me stesso che io e il mio cavallo siamo nati per questo, per volare... volare oltre gli ostacoli.

- Come se avessimo le ali, eh, bello? - gli accarezzo il muso spruzzato di puntini marrone cioccolato, prima di baciargli il naso. - Tu avveri tutti i miei sogni, Wamblee.

Scosto la manica della giacca e poso un bacio sul polso, vicino al braccialetto che mi ha fatto Castiel. Avremo comunque bisogno di fortuna per non abbattere qualche elemento.

Chiamano il mio nome all'altoparlante e io m'affretto a montare in sella ed entrare nel campo ostacoli.

Gli ostacoli sono variopinti e paiono meno imponenti da qui, tuttavia mi sento un po' nervoso lo stesso. Che sia il pensiero di Will, Castiel e mia sorella a guardarmi? Ma io adoro che mi guardino.

Perché dovresti essere nervoso?, m'interrogo, dopotutto è come durante gli allenamenti, solo che a guardarti c'è qualche persona in più del tuo istruttore.

Scuoto la testa e m'impongo di concentrarmi. Il percorso in sé non è particolarmente difficile, però l'ultimo ostacolo, un oxer, è il più alto.

- Noi sappiamo volare, vero, Wamblee? - bisbiglio, mentre superiamo il primo ostacolo come se fosse un palo a terra. Bel ricordo, quello dei pali a terra.

Dopo il terzo ostacolo mi dimentico del mio nervosismo, ritrovando il familiare entusiasmo. Librarsi e restare per un interminabile istante sospesi nell'aria è ciò che più amo del salto e niente, a parte forse baciare Castiel, potrà mai battere questa sensazione di pura felicità.

Stiamo andando alla grande. Tuttavia più ci avviciniamo e più il nervosismo si reimpossessa di me. Quell'oxer è davvero alto. E se qualcosa andasse storto? Be', che sarà mai abbattere un elemento? Arrivare secondi va bene lo stesso.

Ma io so che Wamblee può saltare molto di più...

E se stessi esagerando? E se gli capitasse quello che è successo a Hickstead*? Non me lo perdonerei mai.

Non essere stupido, adesso sei paranoico.

Ho le mani sudate nei guanti e se non tenessi saldamente le redini credo tremerebbero. Ci stiamo avvicinando al galoppo all'oxer e me lo sento, sarà un disastro. Wamblee è inquieto quanto me.

Prendo un respiro profondo. Come andrà andrà.

Mi preparo allo stacco, pregando che non si riveli un terribile disastro. Il mio cavallo spicca il salto e si protende oltre l'ostacolo. Trattengo il fiato. Anche in tribuna devono star trattenendolo.

Per un secondo riesco quasi a sentire il battito forsennato del mio cuore.

Ce... l'abbiamo fatta?

Il battito del mio cuore viene sostituito da un rumore secco, prodotto dalle zampe di Wamblee contro l'ultimo elemento dell'oxer.

- Wamblee! - grido, aggrappandomi invano al suo collo. Vengo sbalzato di sella. Sto volando. E poi tutto si fa nero.

Castiel's point of view

Sono seduto tra Bella e Will in una delle file centrali della tribuna. Io e Will ci godiamo lo spettacolo che è vedere Brooklyn e Wamblee in campo, aggiungendo qualche sporadico complimento, mentre sua sorella se ne resta in silenzio.

Fino ad ora è andato tutto bene, non hanno nemmeno sfiorato un solo elemento. Tuttavia non riesco a non essere in apprensione, man mano che si avvicinano all'ultimo ostacolo, un oxer davvero imponente.

Per placare l'ansia giocherello con il braccialetto, pregando di dover ridere delle mie paranoie quando bacerò il mio campione.

Will mi dà di gomito.

- Guarda - dice, richiamando la mia attenzione.

Ecco, stanno approcciando l'oxer. La tempistica e la distanza sono giuste, quando stacca. Mentre volano sopra l'ostacolo trattengo il fiato e incrocio le dita.

Wamblee si appresta ad atterrare e io sto già per tirare un sospiro di sollievo quando le sue zampe posteriori cozzano contro l'ultimo elemento e lo abbattono.

Nel silenzio che cala sull'arena rimbomba il suono del palo che incontra le zampe del cavallo e finisce a terra.

La caduta è orribile: Brooklyn viene disarcionato e poi stramazza al suolo con violenza. Il suo cavallo si rialza quasi subito, apparentemente illeso, lui invece non si rialza affatto.

Il mio cuore si ferma.

- No... - sento Bella mormorare.

- BROOKLYN! - urlo, alzandomi di scatto e correndo giù dalle maledette tribune. Non c'era un posto in prima fila? Dannazione!

Scavalco il cancello che circonda il campo e mi precipito dal mio ragazzo.

- Brooklyn... Brooklyn...

Qualcuno mi dà uno spintone.

- Brooklyn! - esclama sua sorella, accanto a me.

Un uomo del pronto intervento sistema Brooklyn su una barella.

- È vivo - dice. - Ma dobbiamo portarlo subito in ospedale.

- Vengo con voi! Sono sua sorella! - replica immediatamente Bella. I due uomini del pronto intervento si scambiano una rapida occhiata e annuiscono.

In campo resto solo io con Wamblee. Ma io... sono il suo ragazzo, vorrei dire; vorrei fermarli e implorarli di lasciarmi venire con loro, invece mi limito a raccogliere il cap di Brook che gli ha immediatamente tolto l'uomo del pronto intervento e lo stringo al petto.

Le lacrime mi rigano il viso senza che me ne accorga. Wamblee non si è mosso da quando si è alzato. Ha le ginocchia sanguinanti e lo sguardo spaesato. Mi avvicino e lo abbraccio, piangendo silenziosamente.

Ad un tratto qualcuno mi poggia una mano sulla spalla e mi allontana gentilmente.

- Sì, io sono l'istruttore di Brooklyn - sta dicendo Will a quello che dev'essere il veterinario. - E questo è un altro mio allievo.

Parlano per qualche istante, ma io non li ascolto, li sento e basta. La mia mente è vuota, paralizzata dallo shock.

- Vieni, Castiel - asserisce dolcemente Will. - Torniamo al maneggio. Puoi prenderti cura di Wamblee?

- E-eh?

- Wamblee. Ha bisogno di cure.

Abbasso il capo, afferrando le redini che mi porge. Il viaggio fino al maneggio è una tortura che trascorro in silenzio. Non saprei cosa dire.

- Will... - mormoro, prima di avviarmi verso la scuderia.

- Sì?

- Dopo mi porterai da lui?

- Ma certo, Castiel.

- Me lo prometti?

- Giuro.

Davanti al box di Wamblee c'è Ryuu, il veterinario di questo maneggio nonché il cugino di Brooklyn. Forzo un sorriso carico di disperazione per salutarlo e una lacrima mi riga la guancia.

Lui medica Wamblee e mi spiega molto professionalmente come e quando cambiargli le medicazioni.

- È bene tenerlo a riposo per un paio di mesi e fargli fare solo del movimento leggero. Niente salti come quello di oggi per un bel po'.

Annuisco. Abbozza una smorfia.

- Mi dispiace che tu abbia assistito - mormora, arruffandomi rapidamente i capelli.

- Io... io... credo che mi occuperò di Wamblee, adesso. Grazie - replico, trattenendo le lacrime. Mi fa un cenno di saluto, a disagio, e se ne va. Mi accascio contro la parete del box, sedendomi sulla paglia e sciogliendomi in singhiozzi.

Shining Tears si sporge dal suo box e mi annusa, dandomi colpetti con il muso per consolarmi. Ma sono inconsolabile e piango per non so quanto con il viso nascosto dietro le mani.

Quando mi sembra di non avere più lacrime mi alzo e striglio Wamblee. Provo sentimenti contrastanti nei suoi confronti, perché se lui si fosse azzoppato... magari Brooklyn non si sarebbe fatto nulla.

No, cosa sto pensando?

Un cavallo zoppo è un cavallo morto, nella maggior parte dei casi. Mi sento un mostro per averlo anche solo pensato. Wamblee è il suo migliore amico... con lui morirebbe una parte della sua anima.

Mi devo fermare di tanto in tanto per asciugare qualche lacrima. A quanto pare non le ho esaurite.

- Perché non hai saltato più in alto?

Wamblee mi guarda e i suoi grandi occhi castani sono dolci e innocenti, un po' malinconici.

- Perché non mi ha dato ascolto? Perché mi ha promesso che sarebbe andato tutto bene?

Allunga il muso e struscia il naso contro il mio volto, asciugandomi una lacrima.

- Non posso perderlo - dico, singhiozzando. - Lui e Shine sono quanto di più prezioso ho.

FINE PRIMA PARTE

-

Note dell'autrice:
salve, pasticcini. Sta venendo voglia anche a voi di tirarmi un ceffone virtuale? Non mi dite che non ve lo aspettavate. E poi questo non è ancora niente. Niente~ anyway, vi auguro buonanotte... eheheh... e vi lascio il link di Wikipedia della triste storia di Hickstead. Baci

*https://en.m.wikipedia.org/wiki/Hickstead_(horse)

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Capitolo 25
*** Capitolo ventitré - Parte seconda ***


Bella's point of view

Non ho mai fatto un lungo viaggio, non che io ricordi. Ma dall'arena all'ospedale... si sta rivelando un tragitto interminabile. Sono seduta accanto ad un uomo del pronto intervento e intanto stringo una mano a Brooklyn. La sua mano è grande come la mia e non ci ho mai fatto caso.

La mia mente è costellata di preghiere: prego perché stia bene, perché non gli sia successo nulla di grave, perché torni da me.

E penso, penso a quanto la mia vita fosse piatta prima dell'arrivo del mio fratellino. Io nemmeno lo volevo, un fratello. Temevo che le attenzioni della mamma e di John si sarebbero riversate tutte su di lui e io mi sarei dovuta far da parte ad occuparmi di Yuuhi. Ma il giorno in cui ho incontrato quella creaturina appena nata... con quel cespuglietto dorato sulla testolina, che fra le mie braccia ha smesso di piangere... mi sono innamorata di quella creaturina.

La sua prima parola è stata 'mamma', ovviamente. Tuttavia, la seconda... è stata 'Bella'. Voglio sentirlo ancora dire il mio nome...

Voglio ancora che mi guardi malissimo quando lo prendo in giro, voglio accompagnarlo dal suo dannato cavallo, voglio sgridarlo quando gioca fino a tardi ad Alicia, voglio i suoi abbracci improvvisi per consolarmi, voglio dirgli che gli voglio bene perché non glielo dico mai abbastanza, voglio che mi parli di Castiel con gli occhi luccicanti e voglio che mi porti l'ennesimo premio con espressione orgogliosa...

- Voglio che torni da me, cespuglietto - mormoro, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice.

L'ambulanza si ferma e due uomini portano via la barella con il mio fratellino. Un terzo uomo resta con me.

- Se ne occuperanno loro, adesso, non si preoccupi - dice, non rassicurandomi per niente. Mi accompagna all'interno a sbrigare alcune formalità e poi mi lascia sola. Mi abbandono su una sedia e frugo nelle tasche dei jeans, cercando il cellulare.

- Pronto? Bella?

- Mamma... - esordisco, deglutendo. Ho la gola chiusa da un nodo di lacrime che presto verserò.

- Bella?

- M-mamma... - ripeto, non riuscendo a dire altro. Mi sembra di tornare ad avere tredici anni, alla grigia vita in cui c'eravamo solo io e la mamma.

- Tesoro, è successo qualcosa?

Ma non ho più tredici anni, ne ho trentuno, ormai, e non posso permettermi il lusso che qualcun altro si occupi dei problemi per me.

- B-brooklyn... - singhiozzo, permettendo alle lacrime di rigarmi il viso. - È caduto e adesso s-siamo all'ospedale...

- Ci penso io ad avvisare papà. Arrivo - replica rapidamente, chiudendo la chiamata. Lascio cadere il telefono sulla mia gamba e mi porto le mani al volto, piangendo silenziosamente.

Forse dovrei chiamare anche Leya, però non ne ho la forza. Questo pomeriggio è un incubo da cui non mi posso svegliare; l'unica cosa che posso fare è continuare a piangere e così faccio.

- Bella!

Alzo lo sguardo. La mamma, John e Leya sono qui e mi vengono incontro quasi correndo. Mia moglie mi abbraccia.

- Perché non mi hai chiamata? - mi rimprovera, stringendomi forte. Affondo il viso nel suo petto, singhiozzando rumorosamente.

- Mi dispiace! Non ce la facevo...

Anche la mamma mi abbraccia e John mi accarezza i capelli, dopodiché Leya si siede sulla sedia di fianco alla mia, mia madre dal lato opposto e John in piedi davanti a me.

L'attesa è straziante e dopo un po' mi calmo abbastanza da parlare.

- Stava andando tutto bene... l'ultimo ostacolo era il più alto, hanno detto Castiel e William.

Mi fa strano dire il suo nome per intero, perché mio fratello lo chiama sempre Will.

- Le zampe di Wamblee hanno colpito quello stupido palo... e poi sono caduti. Brooklyn è volato in aria come una bambola di pezza e non si è rialzato... è stato bruttissimo - racconto, scoppiando di nuovo a piangere.

- Oh tesoro...

- Castiel e Will dove sono? - chiede John.

- Credo al maneggio, a occuparsi di Wamblee - rispondo, tirando su col naso. Il silenzio ci avvolge, senza offrirci alcun sollievo.

Leya giocherella con le mie dita. La mamma inizia a piangere, piano, e John s'inginocchia davanti a lei e le asciuga le lacrime con i pollici.

- Voi siete la famiglia del ragazzo che è caduto da cavallo? - ci domanda ad un tratto un'infermiera giovane, più giovane di me. Ci scambiamo un'occhiata, annuendo. - Seguitemi.

Ci conduce in una stanza occupata da un unico letto, in cui c'è Brooklyn. Ha un braccio ingessato, appoggiato sopra le coperte. I suoi vestiti sono stati piegati e sistemati su una sedia.

- Buon pomeriggio - ci saluta la dottoressa.

- Come sta, dottoressa? - chiede ansiosamente John. Lei sospira.

- Ha un braccio fratturato e un trauma cranico moderato. Non è il primo cavallerizzo che vedo... e vi posso dire che sarebbe potuta andargli molto peggio. Quando si sveglierà è meglio lasciarlo il più tranquillo possibile. Ah, giusto. Una conseguenza assai probabile del trauma cranico è l'amnesia. Siate pazienti. Adesso devo lasciarvi, ma più tardi parleremo ancora.

La dottoressa si congeda e noi ci sistemiamo attorno al letto. La mamma accarezza dolcemente la fronte a Brook. Papà gli prende una mano.

- Brook... - mormoro io, limitandomi a poggiare una mano sulle coperte.

Brooklyn's point of view

Non ti dimenticare di me... Brooklyn, non ti dimenticare di me...

Non mi dimenticherò di te, vorrei dire a questa voce così familiare nella mia mente, tuttavia non riesco ad emettere nemmeno un suono.

Non ti dimenticare di me, ripete la voce. Non mi dimenticherò di te!, insisto, ma chi sei? Nessuna risposta.

È tutto nero... e so di avere già vissuto in questa oscurità, ma quando? E come ho fatto ad uscirne?

- Brook...

Brooklyn...

È il mio nome. Chi mi sta chiamando? Non è la voce di prima. Sono... tante voci, e mi strappano all'oscurità, alla pace del buio.

Apro lentamente gli occhi. Sono in un letto, credo, e attorno ad esso ci sono Bella, mamma, papà e Leya. Sembrano tutti tremendamente sollevati, mio padre addirittura piange.

Vorrei chiedere cos'è successo, ma una fitta tremenda alla testa m'impedisce di formulare anche solo una frase semplice.

- Ugh...

- Brook! Grazie al cielo stai bene! - esclama mia sorella. Faccio per abbozzare una smorfia perplessa, però ciò mi provoca un'altra fitta e vi rinuncio.

- Oh tesoro... - dice la mamma, asciugandosi una lacrima.

- Cosa... cosa è successo? - domando faticosamente. Ho la gola secca. Secca? Arida come un deserto, piuttosto.

- Sei caduto, Brook - risponde Bella. Caduto? Da dove? O da cosa?

Ho un braccio ingessato, noto. Oh, fantastico. Come diavolo ho fatto a romperlo? Non mi ricordo nulla.

- Caduto? - chiedo, schiarendomi la gola. La testa mi punisce con delle fitte assurde.

- Da cavallo.

DA CAVALLO?

- Cos-... cosa?

La mamma bisbiglia qualcosa a Bella, qualcosa tipo: è l'amnesia. Amnesia? Forse è per questo che la testa mi duole così tanto.

- Ma non ti preoccupare - si affretta a rassicurarmi papà. - Castiel si sta prendendo cura del tuo cavallo.

Vorrei stare zitto perché la mia gola soffre ad ogni parola, eppure non riesco a non vocalizzare i miei pensieri.

- Io... cosa? Io ho... un cavallo?

Bella e papà inarcano lentamente un sopracciglio.

- Stai scherzando, tesoro? - chiede dolcemente la mamma. Studio il suo viso per cercare di capire se lei mi stia facendo uno scherzo. Mi stanno prendendo in giro?

- No, io... sono serio - ribatto, sentendo la stanchezza impossessarsi del mio corpo. Quanto vorrei tornare all'oscurità di prima... e scoprire di più della voce. Voce? Aspetta, quale voce?

Quella che diceva... cosa diceva?

- Sarà l'amnesia - bisbiglia di nuovo la mamma, stavolta a papà. - Tesoro, è normale che non ricordi. Hai un trauma cranico moderato.

Di bene in meglio.

- Scusate, ma... chi diavolo è Castiel?

Sussultano tutti all'unisono, sbigottiti. Apparentemente anche questo Castiel è qualcuno di cui dovrei ricordarmi.

- Brooklyn... - prende parola Leya. - Castiel è il tuo ragazzo.

ASPETTA, COSA? IO HO... UN RAGAZZO?!

- State... state scherzando, vero? - domando, cercando di forzare un sorriso. Pessima idea. La testa mi rammenta che mi sta già facendo un favore a permettermi di parlare e basta.

Nessuno fa in tempo a rispondere, però, perché la porta si apre ed entra un... ragazzo? Una ragazza? Un - suppongo - ragazzo con i capelli corti e variopinti, verdi e viola, e l'aria stravolta.

- Brook! Grazie a Dio stai bene! - esclama, aprendosi in un sorriso sollevato. Un paio di lacrime gli rigano le guance. Ha gli occhi azzurri come il cielo.

- Chi... sei? - domando. Il sorriso gli muore sulle labbra. Per un istante osserva le espressioni atterrite degli altri, smarrito.

- I-io... - balbetta dopo un attimo di silenzio. - Io s-sono...

- Lui è Castiel - interviene lentamente Leya. - Il tuo ragazzo.

Forse è un brutto sogno che sto vivendo all'interno della mia testa ammaccata.

- Oh avanti, io non ho un ragazzo.

FINE SECONDA PARTE

-

Note dell'autrice:
konbanwa, pasticcini! Siete pronti a scoprire un Brooklyn che non conoscete? Scordatevi il dolce principe di prima, muahahahah. La strada è tutta in salita e cosparsa di sofferenza, e lo sarà per mooolto, quindi armatevi di pazienza... se volete arrivare all'happy ending. Un abbraccio

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Capitolo 26
*** Capitolo ventitré - Parte terza ***


Castiel's point of view

Vado in cortile, una volta terminato di occuparmi di Wamblee. Will sta parlando al telefono e mi fa cenno di aspettare.

- Vieni - dice, finita la chiamata. - Ti accompagno all'ospedale.

Annuisco e lo seguo fino alla sua macchina. Anche questo viaggio trascorre in silenzio. Mi sento un poco inquieto e al contempo speranzoso: magari si è svegliato.

Entriamo nell'edificio.

- Resta qui, okay? Vado a cercare qualcuno per sapere dov'è e se puoi parlargli - asserisce, accarezzandomi rapidamente una spalla.

- Okay - mormoro, abbassando lo sguardo sul pavimento. Dell'ospedale... ho solo brutti ricordi. Della mamma sempre più stanca, sempre più malata. Di papà sempre più preoccupato.

La mamma è morta, in ospedale.

Scuoto il capo, cercando di scacciare il ricordo. Will torna da me dopo aver fermato un'infermiera.

- Ho il numero della stanza - annuncia. - Ma non so per quanto potrai restare con lui, visto che non fai parte della famiglia. Io ti aspetterò fuori.

Andiamo a cercare la stanza. Io cammino a grandi passi, impaziente.

- Will...

- Sì?

- Grazie di quello che stai facendo...

Mi arruffa gentilmente i capelli.

- Non c'è di che.

Spalanco la porta della stanza, senza bussare. Tutta la famiglia di Brooklyn è radunata attorno al letto e lui è sveglio.

Il cuore mi esplode di sollievo. Sta bene, è sveglio! Ha un braccio ingessato, ma sta bene!

Gli occhi mi si riempiono di lacrime di felicità e, avendo lo sguardo annebbiato, non mi accorgo delle espressioni mortificate sui volti dei presenti.

- Brook! Grazie a Dio stai bene! - esclamo, permettendo alle lacrime di rigarmi le guance e sorridendo. Lui non ricambia il sorriso e a quel punto capisco che qualcosa non va.

- Chi... sei? - domanda freddamente. Mi sento mancare l'ossigeno nei polmoni e il mio sorriso avvizzisce sulla mia bocca. Il mio sguardo corre a cercare aiuto in quello degli altri.

Nessuno ha il coraggio di aprire bocca. Brooklyn... non si ricorda di me?

- I-io... - balbetto, non sapendo cosa dire. - Io s-sono...

Il mio ragazzo non si ricorda di me.

- Lui è Castiel - interviene Leya con voce più bassa del solito. Mi lancia una rapidissima occhiata di cui non afferro il significato. - Il tuo ragazzo.

Negli occhi verdi di Brooklyn, quegli occhi che tanto amo, guizza qualcosa di simile all'esasperazione e al... disgusto.

- Oh avanti, io non ho un ragazzo - sbuffa. Devo aggrapparmi allo stipite della porta perché ho un mancamento. Per un istante spero sia tutta una messinscena... spero che tutti scoppino a ridere, lui per primo. Ma nessuno ride. Gli occhi mi si riempiono di lacrime di nuovo, e stavolta sono lacrime di dolore.

Un sonoro singhiozzo mi sfugge senza che riesca a trattenermi.

- Castiel? - dice Leya.

- S-sarai stanco... è m-meglio che io v-vada - farfuglio, girando sui tacchi e sforzandomi di non sbattermi la porta alle spalle.

Will alza lo sguardo non appena mi vede.

- Allora, come... - inizia, prima di accorgersi che sto piangendo. - Castiel...

- Portami al maneggio, ti prego - singhiozzo. Annuisce e io lo seguo di nuovo fino alla sua macchina, inciampando più di una volta nei miei stessi piedi da tanto che sto piangendo.

Non mi fa alcuna domanda né mi dice qualcosa. Una volta tornati al maneggio io corro nella scuderia e mi rifugio nel box di Shining Tears, nascondendo il viso nel suo collo muscoloso e continuando a piangere disperatamente.

- Shine! Non mi ha riconosciuto... ha detto che lui non ha un ragazzo! Perché non si ricorda di me? Non ero speciale? Non mi amava?

E piango, piango, piango. I singhiozzi che mi scuotono sono così violenti che devo inginocchiarmi sulla paglia. Mi siedo e un istante più tardi la mia cavalla piega le zampe e si sdraia, avvolgendomi in qualche modo con il suo grande corpo.

Non so quanto restiamo così. Non m'interessa neanche saperlo.

- Castiel...?

Alzo lo sguardo, tirando su col naso. Davanti alla porta del box ci sono Will e mio padre.

- Pensavo fossi tornato a casa - osserva il mio istruttore, passandosi una mano fra i capelli. Mio padre entra nel box, mi afferra per un polso e mi alza di peso, intrappolandomi in un abbraccio soffocante.

- P-papà...? - mormoro, confuso. Perché mi sta abbracciando?

- Andiamo a casa - replica, accarezzandomi dolcemente i capelli. Mi asciugo il viso e lancio una rapida occhiata a Will. Mi sorride incoraggiante.

Mio padre mi cinge le spalle con un braccio e ringrazia Will, augurandogli una buona serata. Una volta in macchina mi tira a sé e mi stampa un delicato bacio sulla fronte.

- Sei strano, papà... - commento, allontanandomi.

- Mi dispiace - bisbiglia, facendomi una carezza. Sono confuso: perché tutte queste dimostrazioni d'affetto improvvise?

- P-per cosa? Per... essere strano?

- Per quello che è successo a... al tuo... a Brooklyn...

Abbasso il capo. Sono felice che non abbia detto 'al tuo amico', ma dispiaciuto che non riesca a dire 'al tuo ragazzo'. Tuttavia questo non ha alcuna importanza, perché tanto Brooklyn ha detto che lui non ha un ragazzo.

Ceniamo insieme, io e mio padre, per una volta solo noi due, come prima che si risposasse.

- Dov'è lei? - chiedo cautamente.

- Aveva mal di testa ed è andata a riposarsi.

Abbasso lo sguardo.

- Okay. Spero si senta meglio - mormoro, alzandomi e riponendo il piatto e le posate nel lavandino. - Penso che anch'io andrò a letto, non appena avrò finito qui.

- Lascia fare a me...

- Va bene - replico sempre a bassa voce. Sono quasi fuori dalla cucina quando...

- Castiel...

- Hm?

- Mi dispiace davvero...

Mi stringo nelle spalle, passandomi una mano fra i capelli.

- Non fa niente - lo rassicuro. Ci sono abituato, vorrei aggiungere. Ci sono abituato, eppure fa così male. Mi lavo i denti meccanicamente, m'infilo il pigiama e, nel buio assoluto della mia stanza, mi raggomitolo sotto le coperte, sperando di addormentarmi presto.

Due lacrime solitarie mi solleticano il viso e io le asciugo lentamente. Questa giornata pare un incubo assurdo. Brooklyn che non si ricorda di me, mio padre che cerca di consolarmi...

Vorrei che ci fosse qui la mamma e mi dicesse che andrà tutto bene, tutto si risolverà. Ma lei non è qui e l'unica persona che mi faceva sentire un po' meno la sua mancanza è... Brooklyn.

Affondo il volto nel cuscino, soffocando un sonoro singhiozzo. Come farò a dormire? Come posso dormire sapendo che è bastato un incidente per cancellarmi dalla memoria di colui che amo?

-

Note dell'autrice:
povero, povero Castiel. Quanto ancora lo attende. Buon pomeriggio, pasticcini. Vorrei aggiungere altro, a queste note, ma non lo farò perché sinceramente non so cosa dire. Mi dispiace aver perso lettori dopo essere stata in vacanza, ma suppongo sia normale. Grazie a coloro che sono rimasti. Baci

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Capitolo 27
*** Capitolo ventiquattro ***


Brooklyn's point of view

Tornare a casa non mi rende felice quanto dovrebbe, forse perché ho un mal di testa costante e sono sempre di malumore.

- Casa dolce casa, eh? - dice papà, dandomi qualche pacca gentile sulla schiena. Abbozzo una smorfia a mo' di sorriso.

- Hm - replico, trascinandomi lentamente in salotto. - Dove... dov'è Yuuhi?

Non è venuta a salutarmi... non è da lei.

D'un tratto tutti sembrano a disagio. Cosa mi sono perso? Cosa non ricordo del nostro cane? Mi sforzo di richiamare alla mente qualcosa, anche vago, ma invano.

- Brook... - mormora Bella, senza guardarmi negli occhi. - Yuuhi ci ha lasciati quattro mesi fa...

Cerco conferma negli sguardi degli altri. Nessuno smentisce e io percepisco il mal di testa accentuarsi. Sospiro, scrollando le spalle.

- Okay. Vado in camera mia.

Mia sorella scambia un'occhiata preoccupata con i miei genitori e Leya, tuttavia non mi ferma. Meglio così. Voglio solo sdraiarmi sul letto e non fare niente per ore.

Vorrei dire che la mia camera non è come la ricordavo, ma non me la ricordo. Cioè, solo vagamente. Ci sono cavalli ovunque. Cavalli disegnati sulle coperte e sul cuscino. Un cavallo di pezza sul letto. Statuine di cavalli sulla scrivania, sul comodino, sui ripiani della libreria. Foto di cavalli appese al muro. Libri sui cavalli.

Ci sono anche moltissimi premi: coccarde, medaglie, coppe. Li ho vinti tutti io?

Mi avvicino per osservare meglio le foto sul muro. Ci sono sempre io, io con un... Appaloosa. Wow, non ricordo di avere un cavallo ma so di che razza è.

Ho la conferma di aver vinto tutti i trofei in questa stanza: svariate immagini mi ritraggono sul primo gradino di infiniti podii. Sembro assai orgoglioso.

Ci sono anche delle immagini di un piccolo me su un pony.

- Thor... - mi sfugge, involontariamente. Mi soffermo a studiare il pony per un po', eppure non mi evoca alcun ricordo.

C'è un giovane, nelle foto, un giovane dai capelli ramati e gli occhi grigio-verdi. Più lo guardo e più so di conoscerlo, ma non riesco dare un nome al suo volto perennemente illuminato da un sorriso. Nella mia mente risuona la sua risata e la sua voce che chiama il mio nome, tuttavia non è la voce che sentivo quand'ero all'ospedale.

Infine ci sono delle foto con quel ragazzo, Castiel. Sembro così felice, con lui. M'affretto a distogliere lo sguardo, a disagio, e vado a sedermi sul letto.

Questa stanza... sembra la camera di un Brooklyn in un universo parallelo. Un Brooklyn che ha un cavallo con cui vince qualunque gara a cui partecipi, che ha un ragazzo con cui è felice e dorme in questa stanza che a me pare aliena.

In quell'universo parallelo quel Brooklyn continua la sua vita, forse.

Mi sdraio e chiudo gli occhi, facendo attenzione a non urtare il muro con il braccio rotto. Credo di invidiare quel Brooklyn. Almeno lui non ha mal di testa, non ha un braccio fratturato, non desidera starsene solo tutto il giorno senza fare nulla e, soprattutto, ha ancora tutti i propri ricordi.

Il problema non sono i ricordi, in sé. Sono circondato di ricordi. Quando accenderò il cellulare sarò investito di altri ricordi. Il problema è che quei ricordi non mi appartengono, non più. Non hanno più alcun valore: non mi danno felicità, non m'infondono tristezza, non mi trasmettono alcun sentimento.

L'unico ricordo che mi fa provare un'ambigua sensazione è il braccialetto che porto al polso sano. So che è un braccialetto di crini di cavallo, del mio cavallo e di quello di Castiel, e che me l'ha regalato lui; me l'ha detto Bella. Volevo toglierlo, all'inizio, perché mi faceva senso. Ma più lo guardavo e più mi affascinava... è un bel braccialetto, fatto bene, ben intrecciato, ed è perfetto per il mio polso.

Sbuffo. Il dottore ha detto che pian piano riacquisterò la memoria, però non completamente. Il cervello non funziona come un computer: i ricordi persi non sono recuperabili da nessuno.

La mia vita prima dell'incidente sembra bella, ma ora come ora mi pare noiosa, oltre che estranea. Aliena. Insomma... io che vado a cavallo? Io che ho un ragazzo? No. No, no, no.

Smettila di pensare, m'implora la testa, pulsando dolorosamente. E io smetto di pensare.

Brooklyn... 

Sussulto, aprendo gli occhi. Devo essermi appisolato. Mia sorella mi sta osservando dall'uscio della mia camera.

- Brook? È ora di cena, vieni?

Annuisco, corrucciato. Ancora quella voce...

Mangio poco, a cena, giusto per mettere qualcosa nello stomaco. Non ho fame e le chiacchiere della mia famiglia mi irritano. Non possono stare zitti? Ho mal di testa.

Normalmente la mamma mi chiederebbe se mi senta poco bene, ma non lo fa. Sarebbe una domanda inutile.

Dopo cena torno in camera mia e accendo il cellulare. Il mio blocco schermo è una foto di me e il mio cavallo e lo sfondo siamo io e Castiel che ci baciamo in sella ai rispettivi cavalli.

Spengo nuovamente il cellulare, esibendo una smorfia. Ho un sacco di notifiche e messaggi, ma quello sarà un problema per un altro giorno.

Per oggi ne ho avuto abbastanza, mi sento esausto. M'infilo sotto le coperte, quando qualcuno bussa delicatamente sullo stipite della porta.

- Brooklyn? Sono io - dice papà. Dalla sua voce capisco che è in apprensione. - Stavi dormendo? Scusa, non volevo svegliarti. Buonanotte, cespuglietto. Se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarci. Ti voglio bene, tesoro.

- Buonanotte... - mormoro, percependo un'emozione indefinibile serpeggiarmi nel petto. Non molto più tardi anche la mamma viene a darmi la buonanotte, baciandomi dolcemente la fronte e accarezzandomi una guancia.

Io non ho la forza di dire qualcosa che non sia buonanotte. Voglio dormire, sperando di non sentire la voce.

Castiel's point of view

È passata una settimana e qualche giorno da... dall'accaduto. Una settimana e qualche giorno, ma paiono mesi. Non so niente di Brooklyn ed è straziante, tuttavia sono obbligato ad andare avanti con la mia vita. Devo occuparmi di due cavalli, ora, non posso starmene con le mani in mano a piangermi addosso. Anche se lo farei molto volentieri.

Leya: ciao, Castiel. Disturbo?

Un giorno Leya è venuta al maneggio esclusivamente per disegnare me e Shine ma, non avendo finito il ritratto, mi ha chiesto di darle il numero, così mi avrebbe mandato per messaggio una foto dell'opera finita e me l'avrebbe consegnata Brooklyn il giorno seguente.

Per questo ha il mio numero, ecco.

Castiel: non disturbi.

Leya: volevo tenerti un po' informato :)

Leya: (informato va bene?)

Castiel: sì, non ti preoccupare.

Leya: okay. Allora... Brooklyn sta bene, più o meno. Molto meno che più. Diciamo che il suo braccio sta bene, ecco. È estremamente apatico e irritabile e dice che è perché ha sempre mal di testa. Non ne dubito. Lo sarei anch'io se non mi ricordassi quasi nulla della mia vita prima di un incidente.

Non so cosa dire. Non so neanche se dovrei dire qualcosa, mi ritrovo a pensare.

Leya: ti prego, non gettare la spugna subito. Tu e Wamblee siete troppo importanti perché non vi ricordi. Non sono un dottore, ma io lo so che ci siete ancora nella sua memoria, da qualche parte. Sii paziente.

Castiel: okay, ci proverò.

Leya: Castiel, il fatto che non ti voglia ora che si trova in questo momento assai difficile non significa che non ti vorrà mai più.

Spero non ti stia sbagliando, vorrei scriverle, per niente convinto.

Castiel: grazie.

Leya: figurati. Passa di qui, uno di questi giorni. Ho voglia di fare biscotti. Tanti biscotti.

Il suo messaggio mi strappa una risata, breve e sommessa, ma pur sempre una risata.

Castiel: passerò, allora...

Sospiro, poggiando la testa sulle braccia. Questa conversazione ha alimentato lievemente la mia speranza, speranza che credevo già morta.

Il mio ragazzo sta attraversando un momento difficile e io non posso pensare solo ai miei sentimenti, a quanto male mi abbiano fatto le sue parole. Devo essere paziente e comprensivo.

Una settimana e qualche giorno sono nulla, a rifletterci.

-

Note dell'autrice:
konbanwa. Come ho detto nel capitolo precedente... non so cosa dire, quindi vi auguro la buonanotte e basta. Grazie di leggere questa storia. Buonanotte, un abbraccio

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Capitolo 28
*** Capitolo venticinque ***


Brooklyn's point of view

Ho lasciato trascorrere qualche giorno prima di riaccendere il cellulare: la maggior parte dei messaggi sono di persone preoccupate per me che in qualche modo hanno saputo dell'incidente. Nomi senza volto su uno schermo piatto.

Non ho risposto a nessun messaggio; mi son limitato a studiare l'immagine profilo di coloro che non erano salvati nella rubrica come nome e cognome. La mia famiglia, compresi tutti i cugini e gli zii. Il giovane con i capelli ramati e gli occhi grigio-verdi, 'Will'. E... Castiel.

Non volevo aprire la conversazione con Castiel. Doveva essere un 'problema per un altro giorno', ma perché rimandare? Dubito che leggere i messaggi che ci siamo scambiati riporti a galla qualche ricordo.

Infatti non mi ricordano nulla, rinforzano solo l'idea che mi son fatto di com'ero prima dell'incidente: solare, estroverso, dolce, scherzoso, energico, tenero e romantico. Amabile.

Mi pare impossibile che una persona così viva dentro di me. Probabilmente è svanita insieme ai ricordi.

E anche se non è svanita... è troppo debole per manifestarsi. Forse è lei che di notte mi tormenta. Avrebbe senso, no? Il vecchio me che m'implora di non dimenticarlo. Vorrei che la smettesse di causarmi quegli incubi orribili e si mettesse il cuore in pace.

Non scorro la conversazione fino all'inizio, ci siamo inviati troppi messaggi. Soprattutto io gli scrivevo tante di quelle volte ti amo da farmi venire la nausea. Lo appellavo perfino al femminile. Ugh.

Decido di non controllare né Instagram né la galleria, so già cosa ci troverò. Mi bastano le foto appese al muro. Apro il lettore musicale, invece, sperando di non rimanere deluso.

Trovo un sacco di musica classica, qualche canzone pop, un paio di brani country e delle canzoni di cui non saprei definire il genere. C'è un'unica playlist, porta il nome di Castiel e contiene solo una canzone: Take your time di Sam Hunt.

Sono tentato di ascoltarla. Sono tentato anche di eliminare la playlist, eliminare la nostra conversazione e il suo contatto nella mia rubrica, eliminare tutte le foto sul cellulare e il mio profilo Instagram. Sono stato tentato di strappare le foto dal muro e di riempire uno scatolone con qualunque cosa riguardi i cavalli e buttarlo nella spazzatura.

Mentre pensavo a tutto ciò mi sono inoltre accorto di avere un mucchio di vestiti da equitazione e troppe magliette con qualche disegnino legato ai cavalli.

Ma non ho fatto nulla. Non ho fatto nulla perché mi è sembrato di fare un torto alla voce dentro di me che mi assilla con la sua richiesta di non dimenticarla.

E se un giorno avesse abbastanza forza per manifestarsi?

- Clop clop... voglio dire, toc toc - m'interrompe Bella, strappandomi ai miei pensieri. Spengo il cellulare e lo infilo in tasca.

Clop clop? Suona infantile e... familiare.

- Hm?

Ho un flashback.

'- Brook, cosa dice un cavallo quando bussa alla porta?

- Toc toc?

- No, cespuglietto! Dice clop clop!'

- C'è qualcuno alla porta che vuole vederti - annuncia, senza alcun particolare tono o espressione.

Qualcuno che vuole vedermi? Forse... Will?

- Chi? - domando. Si stringe nelle spalle.

- Qualcuno - ripete, facendosi da parte per lasciarmi passare. - Va' a scoprire chi con i tuoi occhi.

Sospiro, obbedendo. Alla porta c'è... Castiel. Leya gli ha dato i biscotti che lei e mia sorella hanno fatto, nonostante non sia Natale.

I suoi capelli vistosi sono pettinati di lato e sul suo viso sboccia un timido sorriso quando mi vede. Io mantengo un'espressione fredda, guardandolo dall'alto in basso. Sulla sua maglietta grigia c'è la sagoma nera di un cavallo che salta.

Ho già visto quella maglietta... forse ne ho una uguale. Però... c'è qualcosa di più. Una sensazione di déjà-vu.

Déjà-vu...?

- C-ciao, Brook - mi saluta, con la stessa timidezza impressa nel suo sorriso. Inarco un sopracciglio.

- Brook?

Arrossisce.

- B-brooklyn, scusa... - s'affretta a correggersi.

Ci osserviamo per un lunghissimo istante e lui avvampa ulteriormente.

- Be'? Perché sei qui? - chiedo, un poco spazientito. Perlomeno il mal di testa è scemato lievemente.

- Ah, i-io... volevo parlarti...

- Ti ascolto - replico, appoggiandomi al muro col braccio sano. Spero si sbrighi, non ho voglia di socializzare, men che meno con lui.

- So che stai passando un momento difficile... e... e lo capisco... quindi... quando torneranno i tuoi ricordi o... q-quando vorrai... io sarò q-qui... per r-ricominciare... - farfuglia, senza guardarmi negli occhi. - E... mi dispiace di essere stato precipitoso, all'ospedale. Ero... tremendamente felice di sapere che stavi b-bene...

Un momento difficile? Tsk.

- Ah? Ricominciare?

- Sì... la nostra relazione... - mormora, strascicando i piedi. La nostra... relazione. Le sue parole mi fanno rabbia. Non capisce che non provo niente per lui? Che qualunque cosa ci sia stata non ci sarà mai più?

- Puoi dimenticartela, la nostra 'relazione' - dico pacatamente, mimando le virgolette nell'aria. Sgrana gli occhi. Devo ammettere che ha degli occhi meravigliosi.

- C-cosa? Mi... mi stai lasciando?

Oh ti prego, risparmiami questa frase da film.

- Sì, Castiel - sospiro, sforzandomi di restare calmo. Riesco a controllarmi un po' meglio, ma è difficile. A volte ho degli scoppi di rabbia totalmente imprevedibili.

Inevitabilmente inizia a piangere. Alzo gli occhi al cielo.

- Perché?

Mi sta chiedendo sul serio il motivo?

- Perché non ho intenzione di ricominciare una relazione con un ragazzo. Né tantomeno di riprendere ad andare a cavallo.

Lui resta lì, a piangere. Cosa si aspetta, che lo consoli? Che gli dica che mi dispiace? Non lo farò, non l'ha capito?

- Potresti... andartene? - domando, cercando di non suonare scocciato. Ho già abbastanza problemi con le mie emozioni, senza che debba pensare anche a quelle degli altri.

Singhiozza rumorosamente e corre via. Io non mi sento affatto soddisfatto che sia uscito dalla mia vita forse in maniera definitiva. Non sento niente, per essere onesto.

Chiudo la porta, sospirando e appoggiandovi la fronte. Vengo punito da una fitta di mal di testa e mi allontano immediatamente.

- Biscotto, Brook? - asserisce Leya, offrendomene uno. Mia sorella li sta disponendo su un piatto in maniera carina, a formare un fiore. Mi lancia una rapida occhiata e io mi aspetto di leggervi disapprovazione, ma il suo sguardo non tradisce alcuna emozione.

- Grazie - borbotto, prendendolo e staccandone un morso. Mentre sto masticando osservo meglio il biscotto e mi accorgo che è a forma di cavallo. Sospiro. Non appena il mio braccio guarirà troverò un altro sport, magari il basket come papà. Vincerò abbastanza premi da rimpiazzare tutti quelli dell'equitazione.

Castiel's point of view

Poco fa mi è arrivato un messaggio di Leya in cui mi diceva che lei e Bella hanno fatto i biscotti e di passare a prenderne un po', se mi va.

Le ho risposto che passerò, anche se ho paura che Brooklyn mi rifiuti di nuovo. Però al contempo ho troppa voglia di vederlo.

Sto per uscire, quando ho un'idea e corro in camera mia. Mi vesto come la prima volta che sono stato a casa sua e mi pettino allo stesso modo. Sorrido al mio riflesso allo specchio. Magari questo lo aiuterà a ricordare.

- Io esco! - esclamo di nuovo, chiudendo la porta di casa senza aspettare una risposta. M'infilo le cuffiette nelle orecchie e metto una canzone a caso. Dal giorno dell'incidente evito accuratamente di ascoltare Take your time.

Arrivo a casa di Brooklyn prima del previsto, perché sono così impaziente che cammino molto più velocemente del solito. Suono il campanello e Leya viene ad aprire, consegnandomi un sacchetto di biscotti.

- Poi dimmi come sono - asserisce, sorridendo. - Aspetta, te lo chiamo.

Mi dà le spalle.

- Bella, amore? Puoi chiamare tuo fratello? C'è qui Castiel.

Torna a rivolgersi a me.

- Adesso arriverà. Buona fortuna - mi dice, prima di congedarsi. Devo attendere giusto un paio di minuti.

Brooklyn non sembra molto in forma: è più magro di quanto lo ricordassi, i suoi occhi verdi sono freddi, senza una traccia della consueta dolcezza, e le sue labbra sono strette in una linea dura e sottile.

Eppure, nonostante la sua espressione ostile, io gli sorrido timidamente.

- C-ciao, Brook - lo saluto, studiando la sua espressione in cerca di un segno che ricreare la situazione della prima volta che sono venuto qui abbia funzionato. Nessun segno.

- Brook? - dice, inarcando un sopracciglio. Arrossisco. È così che ti chiamavo quando eri il mio ragazzo, vorrei spiegargli. Ma noi stiamo ancora insieme... o no?

- B-brooklyn, scusa... - mi correggo, invece. Non sono qui per forzare la mano, ma per essere paziente e comprensivo.

Ci guardiamo in silenzio per un attimo. Il suo sguardo penetrante mi fa avvampare ulteriormente.

- Be'? Perché sei qui? - domanda con tono chiaramente irritato. Pazienza, mi ripeto.

- Ah, i-io... volevo parlarti...

Dirti che sarò paziente, che puoi contare su di me.

- Ti ascolto - replica, senza ammorbidirsi nemmeno un po'. Si appoggia al muro con il braccio sano e io noto che indossa ancora il braccialetto che gli ho regalato. Questo dettaglio mi rende felice e mi infonde il coraggio di cui ho bisogno per parlargli.

- So che stai passando un momento difficile... e... e lo capisco... quindi... quando torneranno i tuoi ricordi o... q-quando vorrai... io sarò q-qui... per r-ricominciare... - farfuglio, senza guardarlo negli occhi perché sarebbe troppo difficile parlare e sostenere il suo sguardo. - E... mi dispiace di essere stato precipitoso, all'ospedale. Ero... tremendamente felice di sapere che stavi b-bene...

E sono tremendamente felice di vederti, adesso... e quanto vorrei baciarti...

- Ah? Ricominciare?

Le sue parole mi strappano alle fantasticherie in cui mi stavo perdendo.

- Sì... la nostra relazione... - mormoro, strascicando i piedi. La sua espressione s'indurisce ancor di più. Non mi piace questa espressione... non gliel'ho mai vista, neanche quando litigavamo. Mi fa paura.

Mi aspetto che si arrabbi ed esploda, invece...

- Puoi dimenticartela, la nostra 'relazione' - ribatte con calma, mimando le virgolette nell'aria.

Sto... fraintendendo, vero? Pazienza, Castiel, pazienza e comprensività.

- C-cosa? Mi... mi stai lasciando? - domando, stupidamente. Mi sto scavando la fossa da solo. Cosa mi aspetto che risponda? No? Sono un idiota.

- Sì, Castiel - sospira. Non lo fa neanche con esasperazione, non l'ha neppure detto con cattiveria. Avrei preferito che mi avesse urlato addosso, perché così... fa troppo male. Percepisco le lacrime affiorarmi agli occhi e rigarmi il volto senza che possa farci nulla.

Mi... sta... lasciando. Mi... ha lasciato. 

Alza gli occhi al cielo, vedendomi piangere. Quando finirà quest'incubo?

- Perché? - chiedo. Devo essere masochista. Che importanza ha? La nostra vita non dipende dalla nostra relazione. O non più relazione, dovrei dire. Ma questo è valido solo per lui. Io ho bisogno del suo amore...

- Perché non ho intenzione di ricominciare una relazione con un ragazzo. Né tantomeno di riprendere ad andare a cavallo.

Vorrei chiedergli quale sia il problema nel fatto che sono un ragazzo. Potrei essere una ragazza solo per lui... e vorrei chiedergli perché non vuole più andare a cavallo. Come può fare questo a Wamblee? Chi si occuperà di lui? Io non posso farlo per sempre.

Tuttavia non gli chiedo più niente. Mi limito a piangere, sperando che appaia il Brooklyn che detesta vedermi piangere, quello che mi bacia le lacrime.

Ma non appare.

- Potresti... andartene? - domanda, inespressivo. Un singhiozzo rumoroso è la mia risposta prima che corra via.

Non torno a casa. Mi siedo su un muretto e lì resto a piangere, con il cuore ancora più infranto dei giorni precedenti.

È finita. È finita. Mi ha lasciato.

Mi sento devastato. Questa è l'ennesima dimostrazione che non dovrei mai permettere a me stesso di affezionarmi a qualcuno, perché alla fine sono sempre io a soffrire.

Quando mi calmo un po' vado alla fermata del bus e poi al maneggio. Will sta facendo lezione ai bambini. M'intrufolo nella scuderia.

Wamblee e Shining Tears alzano la testa nel medesimo istante. So che Wamblee spera ogni volta che io sia in compagnia di Brooklyn. E ogni volta resta deluso.

Entro nel suo box e lo accarezzo, poggiando la fronte contro la sua e bagnandogliela con le lacrime.

- Il tuo padrone non ti vuole più - gli dico. È la cosa più crudele che abbia mai detto e sento il cuore stringersi dolorosamente. - Non tornerà da te, Wamblee. Mi dispiace tanto, bello... ma ti prometto che mi prenderò io cura di te.

Mi siedo e mi metto a mangiare i biscotti. Sono buoni, a forma di cavallo. Mi ricordo... l'ultima volta che li ho mangiati con Brook abbiamo giocato alla corsa dei cavalli con i biscotti. Era stato divertente.

Ma adesso ogni bel ricordo è motivo di tristezza.

Shine mi sbuffa tra i capelli dal suo box, percependo il mio umore. Non cerca nemmeno di rubarmi un biscotto.

Wamblee non si esibisce in nessuna manifestazione d'affetto. Mi fa pena. I suoi dolci occhi castani, terribilmente malinconici, sono puntati verso l'entrata della scuderia. Si starà chiedendo se il suo padrone... il suo migliore amico si sia dimenticato di lui. Letteralmente.

Non so se i cavalli abbiano il concetto di 'dimenticare' come noi. Ma di sicuro si starà domandando perché Brooklyn non venga più a salutarlo. A portarlo fuori, nel tondino o nel paddock. Perché non sia qui ad accarezzarlo, a giocare con lui, a strigliarlo, a chiamarlo campione.

Sembra di parlare di un morto. Ma ora che ci ha tagliati fuori dalla sua vita siamo noi, morti, per lui. Ci seppellirà nel dimenticatoio, lasciandoci svanire insieme ai suoi ricordi. E non piangerà la nostra scomparsa.

- È inutile che lo aspetti, Wamblee - singhiozzo. - A lui non manchi.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio, pasticcini! Non nego che questo capitolo ha strappato qualche lacrima anche a me. Spero riuscite a sopportare la sofferenza e non mi abbandonerete prima dell'happy ending. Anche il commento di un lettore, ieri sera, mi ha toccato il cuore! Ne avevo bisogno. Grazie. Un abbraccio

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Capitolo 29
*** Capitolo ventisei ***


Castiel's point of view

Nella scuderia tutto tace, a parte i suoni prodotti dai cavalli nei box: nitriti sommessi, piccoli sbuffi, gli zoccoli che smuovono la paglia. Fino a non molto tempo fa mi piaceva questo silenzio, perché c'era Brooklyn a guardarmi mentre ci occupavamo dei nostri amici a quattro zampe.

Ma lui non è qui e non ha intenzione di tornare, me l'ha detto chiaramente. Wamblee, sebbene senta la sua mancanza, non mi crea problemi. Ormai fa parte della routine dedicarmi prima a Shine e poi a lui.

Adesso lo sto strigliando e il suo pelo candido a pois marroni è bello lucido e piacevole da accarezzare, così come la criniera e la coda. Se Brooklyn... il Brooklyn di prima dell'incidente fosse qui, sono certo che gli farebbe un sacco di foto e metterebbe le dieci più belle su Instagram.

Tuttavia a lui non importa che il suo cavallo abbia un aspetto favoloso. Neanche a Wamblee importa, sinceramente. Ai cavalli non importa di profumare di rose. Vogliono solo qualcuno che li ami e si prenda cura di loro. Certo, vogliono anche un bel prato in cui correre e saltare. Nulla di strano.

Gli esseri umani sono più complicati. Sono così complicati, eppure affascinanti. E sono crudeli, crudeli con ogni essere vivente, i loro simili compresi.

Sospiro, dando una pacca sul collo a Wamblee.

- Ecco, bello, ho finito. Quasi scintilli - gli dico, offrendogli uno zuccherino. Lo rifiuta e io emetto una risata vuota. Shine brontola dal proprio box. La capisco: è gelosa. Sto cercando di dare attenzioni ad entrambi in egual misura, ma non posso fare miracoli.

Le do lo zuccherino e le bacio il naso, accarezzandole la fronte. Soffia forte dalle froge, chiudendo gli occhi. Mi ci vorrà tanto, tanto tempo, però so che lei mi aiuterà a rimettere insieme il mio cuore infranto come ha fatto dopo la morte della mamma.

- Ti voglio bene - sussurro, allugando una mano per giocherellare con le sue orecchie. - Ci vediamo domani, Shine.

Mi rivolgo al suo vicino di box.

- Ciao, Wamblee. A domani.

Di solito lui non ricambia mai il saluto, come faceva invece con Brook. È con mia grande sorpresa che nitrisce piano. È un saluto diverso da quello che rivolgeva al suo padrone, ma è un saluto.

Fuori dalla scuderia c'è Will e sorride, quando mi vede arrivare. Non so dove trovi la forza di sorridere.

- Castiel. Ti va di fare una passeggiata con me? A piedi, intendo.

- Va bene - accetto. Un po' d'aria fresca mi gioverà. C'incamminiamo verso il bosco. Mi sento stranamente a mio agio in compagnia del mio istruttore.

Nel bosco tutti i suoni sono attutiti. Il suono dei miei stivali sul terreno. Il canto degli uccelli, in lontananza. Il mio respiro, anche.

Il vento mi scompiglia gentilmente i capelli e s'insinua nel mio collo. È quasi brezza, più che vento, e non produce alcun rumore. Adoro questo momento... il momento in cui si può ascoltare il silenzio del vento.

Chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare da esso, fermandomi e inspirando a pieni polmoni gli odori del bosco. Will mi aspetta.

Riprendiamo a camminare.

- Aspetta - bisbiglia ad un tratto, fermandosi di nuovo. - Guarda.

Tra gli alberi c'è un giovane cervo. Ci osserva per un istante con i grandi occhi scuri, incuriosito, poi corre via.

Che momento magico, penso, peccato che Brooklyn non...

Io e Will ci scambiamo un'occhiata, prima che lui si sieda per terra. Lo imito.

- Manca anche a me, sai? - dice lentamente, fissando un punto sul terreno.

- Eh?

- Undici anni. Undici anni fa ero un ragazzo non molto più maturo di te... e lui un bambino. Ho sempre desiderato un fratello, ma no, la vita mi ha dato una sorella. Brooklyn è il fratello che non ho mai avuto.

Sospira sonoramente.

- Quando fai un lavoro come il mio... ti capita di affezionarti un po' a tutti gli allievi, ma mai seriamente. Solo che Brook è mio allievo da così tanto... capisci, Castiel? Gli voglio bene.

- ... e non gliel'hai mai detto - mormoro, senza riuscire a trattenermi. Will pare sorpreso, per un attimo.

- Già. Non gliel'ho mai detto. E... se non si ricorda di te... dubito che si ricordi di me - sussurra, cercando di buttarla sul ridere. Povero Will.

- Tu sei nella sua memoria da più tempo - ribatto, cercando di infondergli speranza. Sospira di nuovo.

- Sì, forse.

- E... com'era, da bambino? - chiedo cautamente. Ride.

- Era tremendo. Si arrampicava ovunque per accarezzare tutti i cavalli nei box, ma tanto i cavalli lo adoravano. Crescendo... ha smesso ed è diventato 'il mio piccolo assistente'.

Ride di nuovo, tuttavia è una risata vuota.

- Se qualcuno degli altri bambini sbagliava qualcosa lui li rimproverava prima che lo facessi io. E se qualcuno non capiva qualcosa che avevo spiegato glielo rispiegava lui...

Brook il maestrino, penso intenerito.

- Come mai sei rimasto tu il suo istruttore?

- Ho chiesto a June di lasciarmelo. È poco professionale mettere in mezzo i sentimenti sul lavoro, ma a mia sorella non è certo dispiaciuto. Sai com'è fatta.

- Però non le è piaciuto che tu diventassi il mio istruttore, o sbaglio?

Ridacchia, stavolta con un pizzico d'allegria.

- Per nulla. Mi ha detto che il mio motivo era stupido e che penso troppo col cuore. Però ha funzionato, quindi ho ancora avuto ragione io.

- Motivo? - domando, perplesso. June non mi ha detto perché lei non sarebbe più stata la mia istruttrice.

- Sapevo che tu e Brook sareste andati d'accordo. Certo, all'inizio non pensavo così d'accordo... ma era la persona giusta per te. Quel ragazzo ha un grande cuore. Ha anche grandi ambizioni, lo so, e avevo fiducia che avrebbe realizzato i suoi sogni e io lo avrei aiutato.

Abbasso lo sguardo. I sogni di Brooklyn sono finiti nel cestino, inghiottiti dall'amnesia.

- Ho ancora fiducia che li realizzerà - prosegue Will, sorridendo.

- E come? Lui non vuole tornare a cavallo - gli rammento, esibendo una smorfia.

- Tornerà, Castiel.

- Come fai a saperlo?

- Me lo sento - risponde, sorridendo ulteriormente. Ma io non ho intenzione di illudermi, non un'altra volta. - Comunque volevo ringraziarti perché ti stai prendendo cura di Wamblee.

- Lo faccio con piacere - ribatto, giocherellando con la terra con la punta dello stivale.

- Lo so. Non dovrai farlo per sempre, Castiel.

Deglutisco, sentendomi stringere il cuore: questa frase può implicare tante cose. Il ritorno di Brooklyn. La vendita di Wamblee. Il suo utilizzo come cavallo di scuola.

Solo una di queste opzioni mi renderebbe tranquillo, non c'è bisogno di dire quale. So che mio padre non mi comprerebbe mai Wamblee, se lo vendessero.

- Si sta facendo tardi, torniamo indietro. Hai bisogno di un passaggio per andare a casa?

Ci alziamo.

- No, grazie, sono a posto.

Torniamo al maneggio. Il vento è cessato e io ho tanti pensieri per la testa. Non sono molto belli.

Brooklyn's point of view

Ho ripreso ad andare a scuola, sebbene non possa scrivere, ho il braccio destro ingessato. Posso solo ascoltare e cercare di partecipare alla lezione.

Cercare, perché non ci riesco. Non riesco a restar concentrato per più di una decina di minuti, prima che il mio sguardo si perda fuori dalla finestra, insieme alla mia concentrazione.

I miei pensieri sono sciocchi e sfuggenti. Sfuggenti come i sogni che faccio di notte; quelli però sono vividi, così vividi da sembrare reali, e il mattino mi sveglio spossato e non me li ricordo mai.

E adesso penso che vorrei essere un uccello e spiccare il volo, librarmi nel cielo azzurro, azzurro come gli occhi di Castiel. Castiel è mancino, al contrario di me. È buffo, no? Non mi ricordo della nostra relazione, di lui, ma mi ricordo di un dettaglio insignificante come il fatto che è mancino.

Ritorno a riflettere su quanto vorrei volar via da qui. I miei compagni di classe mi paiono semplici maschere, maschere che mi sorridono con apprensione e mi bisbigliano alle spalle quando pensano di non essere udite.

È così freddo, dicono. È perché ha perso la memoria.

Non capiscono niente.

Una volta finite le lezioni mi trattengo fuori scuola, sedendomi sul muretto vicino al portico. È una giornata ventosa, oggi, e ciò acuisce il mio mal di testa, ma al contempo mi fa sentire meglio.

Vorrei che il vento mi portasse via, accarezzando le mie ali mentre volo lontano da tutto e tutti.

'Leya, lo sai che i cavalli sanno quasi volare come gli uccelli? Anch'io voglio volare!'

Un sorriso amaro si dipinge sulle mie labbra. È troppo tardi per tornare indietro. Senza i miei ricordi... non ha senso. La mia vecchia vita appartiene al passato. È ora che vada avanti e la lasci lì.

~~~

È notte fonda quando mi sveglio, con il fiatone e le lacrime agli occhi. Il sogno che ho fatto... era straziante, anche se non lo ricordo.

Resto per un lungo istante a guardare il soffitto, angosciato, prima di cedere al pianto. Nel petto ho un senso di vuoto soffocante. Niente rabbia, niente frustrazione, non è nemmeno tristezza. È... vuoto.

Piango a lungo, con una mano sulla bocca per soffocare i singhiozzi. Questa sensazione orribile non se ne va e non so cosa fare.

Mi alzo, cercando il cellulare e accendendo la musica a basso volume. La musica mi calma un poco, ma non mi fa sentire meglio. Prendo il cavallo di pezza che dorme vicino al cuscino e me lo stringo al petto con il braccio sano.

Si chiama Spirit e profuma di buono. Quando ero molto piccolo era il mio migliore amico, il mio compagno d'avventure preferito, prima che i cavalli reali lo diventassero.

Mi chiedo cosa sia cambiato da allora. Perché nulla più mi entusiasma?

Spengo il cellulare e lo ripongo sul comodino, infilandomi di nuovo sotto le coperte sempre abbracciato a Spirit. Di solito è il mal di testa a tenermi sveglio, eppure adesso è il vuoto nel mio petto.

Nonostante la tarda ora non riesco a riprendere sonno. Chiudo gli occhi, pensando a quanto vorrei tornare ad essere il bambino che vuole volare, quello che ama i cavalli.

Quel bambino è un problema non irrilevante: vorrei dimenticarlo e andare avanti, ma ogni volta che ci provo... mi guarda deluso.

E così sono bloccato tra la mia vecchia vita e quella nuova. 

-

Note dell'autrice:
buuuuon pomeriggio, pasticcini. Non ho nulla di particolare da dire, se non che potrei avere qualche impegno qua e là e quindi non postare tipo tre capitoli al giorno. Tutto qui. Grazie di commenti e stelline, mi fate molto molto piacere. Un abbraccio

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Capitolo 30
*** Capitolo ventisette ***


Castiel's point of view

Il tempo passa e Brooklyn non torna. So che dovrei essere paziente e comprensivo, ma mi manca. Mi manca tanto. Mi manca da morire. Mi manca tutto di lui.

Mi mancano i suoi baci, tutti i baci: quelli rubati, quelli del buongiorno, della buonanotte, quelli per zittirmi o rassicurarmi, quelli per le foto da mettere su Instagram per mostrare al mondo che siamo una coppia meravigliosa.

Mi manca infilare le mani tra i suoi ricci quando mi bacia. Mi mancano le nostre passeggiate con Shining Tears e Wamblee. Mi manca perfino litigare con lui. Mi mancano i suoi 'ti amo'. Mi manca canticchiare Take your time insieme. Mi manca stringermi a lui la notte quando resto a dormire a casa sua.

Mi son sempre ostinato a credere che non esista la metà perfetta, che le persone siano già complete. Eppure... eppure... mi manca una parte di me e quella parte è Brooklyn.

Non ho mai chiuso i vuoti nel mio cuore. Ho solo rattoppato i buchi e farò così anche per il buco creato da Brook. Be', buco... voragine, più che altro.

So che vederlo mi farebbe stare meglio, ma non ho abbastanza tempo. Devo andare a scuola (e da quando mi ha lasciato i miei voti sono peggiorati) e occuparmi di due cavalli.

Però forse... un messaggio può placare la mia apprensione. Cosa potrei scrivere al mio ex che non si ricorda di me e che io amo ancora?

Ex. Già.

Apro la nostra chat e resto a fissare lo schermo del cellulare per diversi minuti. L'ultimo messaggio risale al giorno prima della competizione: io gli ho scritto buona fortuna e lui ha risposto 'grazie. Ti amo'.

Fatti forza, mi dico, anche se vorrei piangere. Piango già troppo.

Ciao Brooklyn, digito, Ti amo anch'io. Rido amaramente e cancello tutto. Ciao Brooklyn, riscrivo, mi manchi.

Ma a lui non manchi.

Cancello di nuovo. Ciao Brooklyn, come stai?, scrivo semplicemente. Esito, prima di inviare il messaggio. Brooklyn è online. Non voglio che veda che sto scrivendo. Non voglio fare la parte dell'ex assillante.

Elimino il messaggio senza inviarlo. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e io lotto inutilmente per non piangere. Con le lacrime lungo le guance rileggo la nostra chat, tanto peggio di così non posso stare.

Perché?, mi chiedo per l'ennesima volta. Perché non si ricorda di me? Di quello che provava per me? Perché mi sembrava così giusto dargli il mio cuore e invece ho sbagliato ancora? Perché non posso essere felice con qualcuno... con lui?

Troppe domande e zero risposte.

Mi metto a fare i compiti, a caso come sempre, ormai. I miei professori sono tutti esasperati o preoccupati: cos'è successo allo studente modello? Perché non socializzi più neanche il minimo che richiede la buona educazione con i tuoi compagni?

Oh, una risposta per loro ce l'ho. Perché il mio ragazzo, colui che mi ha fatto provare una felicità che pensavo di non provare mai più dopo la morte di mia madre, mi ha spezzato il cuore senza alcun riguardo.

È tardi quando appoggio la penna nell'astuccio. Mi bruciano gli occhi, eppure non vado a dormire. Prendo il computer, il DVD di Spirit e, nel buio della mia stanza, mi metto a guardarlo.

Guardarlo è un parolone, poiché inizio a piangere praticamente subito.

L'aquila, quella frase: volare? A volte credo quasi di riuscirci, Spirit... ogni dettaglio fa dannatamente male.

Mi ricordo quando l'abbiamo guardato insieme. Mi ricordo il suo braccio attorno al mio stomaco, il suo respiro a solleticarmi il collo, il senso di sicurezza che il suo corpo caldo mi offriva, i baci alla fine. E adesso lui... non è qui.

Devo mettere in pausa quando Piccolo Fiume dice addio a Spirit e Pioggia perché ho lo sguardo completamente offuscato e sto singhiozzando così forte che mi manca il respiro.

Nonostante sia il mio film preferito, non lo guarderò mai più. Non credo di riuscirci senza sentire i cocci del mio cuore rompersi in altre centinaia di pezzi.

- Castiel?

È mio padre. Sussulto, affrettandomi ad asciugarmi il viso.

- Cas - lo correggo, tirando su col naso.

- Oh. Cas, va tutto bene?

- No - singhiozzo, asciugando alcune lacrime ribelli che mi sono sfuggite. Ancora. Papà si siede sul bordo del letto.

- Mi... mi dispiace. C'è qualcosa che posso fare per aiutarti?

Scuoto il capo in un cenno di diniego, sforzandomi di calmarmi. Non voglio che mi veda in questo stato.

- Okay. Dovresti dormire, è molto tardi. Lo so che è difficile, ma il sonno è importante.

Vorrei chiedergli di restare qui un po' e rassicurarmi che andrà tutto bene. Ma non lo faccio.

Mio padre mi prende gentilmente il computer dalle mani, lo spegne e toglie il disco, riponendo DVD e portatile sulla scrivania. Dopodiché torna a sedersi sul letto e mi rimbocca le coperte, accarezzandomi dolcemente il viso.

- Posso stare qua con te? - domanda, senza smettere di accarezzarmi.

- C-certo... - balbetto, sorpresa.

- Ti lascio s...ola anche troppo spesso - mormora, sospirando. - Ad affrontare tutto, intendo.

- Non fa niente - sussurro, sperando di non piangere più. Ma le sue carezze sono così gentili...

So che a questo punto vorrebbe aggiungere qualcosa, tuttavia non lo fa. La mamma glielo rinfacciava sempre, di non osare. Mi chiedo se ho preso da lui. No. No, io ho osato.

- Buonanotte, Cas - dice, stampandomi un delicato bacio sulla fronte.

- Buonanotte - replico. Non appena se ne va ricomincio a piangere, però silenziosamente. Mi fa piacere che mio padre mi offra aiuto, ma non capirebbe. Non capirebbe come mi sento.

Non fa niente, mi ripeto. Io e Shine ce la siamo sempre cavata.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Indovinate chi ieri sera ha riguardato Spirit e ha pianto dall'inizio alla fine. Già, proprio io. Ma basta con le inutilità. Forse stasera aggiornerò ancora e prometto di rispondere alle recensioni. Baci

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Capitolo 31
*** Capitolo ventotto ***


Castiel's point of view

M'infilo i primi vestiti che mi capitano sotto mano e mi pettino rapidamente, prima di correre in cucina per fare colazione. Devo sbrigarmi, o arriverò in ritardo a scuola.

- Buongiorno, Cynthia - borbotto, afferrando la mia tazza e un croissant, senza neanche sedermi per mangiare.

- Buongiorno - replica con uno strano tono. Non ho tempo di pensare alle sue stranezze. - Castiel.

- Hmm? - dico distrattamente, con la bocca piena.

- Tuo padre ha detto che se non riprendi ad andare bene a scuola... si libererà del tuo cavallo - m'informa, trattenendo a fatica un sorriso. Sgrano gli occhi e per poco non sputo ciò che sto masticando.

Cosa? Liberarsi... di Shine?

- C-cosa? - mormoro, deglutendo. Bevo un sorso di cioccolata calda, sperando di non farmelo andare per traverso. Accidenti, adesso sono in ritardo.

Lei si limita a sorridere, come a dire: hai sentito. Rovescio quanto resta della mia cioccolata nel lavandino ed esco di casa senza salutare, mettendomi lo zaino in spalla e le cuffiette nelle orecchie.

Sono sconvolto. Se non riprendo ad andare bene a scuola... mio padre darà via Shine? Quando l'ha deciso? Perché non me l'ha detto? Pensa di aiutarmi, togliendomi Shine?

Shining Tears non è solo un cavallo, il mio cavallo. È la mia migliore amica e l'ultimo regalo della mamma, nonché il più prezioso. È la creatura che amo più di chiunque altro e l'unica che allevia la mia solitudine. Non so dove sarei senza di lei.

Le lacrime rotolano silenziose lungo le mie guance mentre aspetto il bus per andare a scuola. Nessuno si accorge del fatto che sto piangendo e, se anche qualcuno lo fa, si fa i fatti propri. La gente è così indifferente.

Non ci posso credere. Adesso che ho più bisogno di comprensione... adesso che pensavo di poter dare un po' più di fiducia a papà! Senza Shine sarò solo, non avrò più motivo di frequentare il maneggio.

Durante le lezioni mi sforzo di prendere appunti e restare concentrato, anche se ho un orribile peso sul cuore. Ogni tanto, quando mi distraggo, disegno la mia cavalla sul bordo dei fogli.

Il pomeriggio dopo scuola farei volentieri a meno di entrare nel tondino e farei anche a meno di occuparmi di un certo cavallo non mio, ma ho promesso di prendermi cura di lui e io non infrango le promesse, al contrario di qualcuno.

- Non ti abbandonerò, Wamblee - lo rassicuro, stampandogli un bacio tra le froge. Lo abbraccio e lui appoggia il muso sulla mia schiena.

Mi sto affezionando e affezionarsi a un cavallo non è mai un errore, a parte quando sai che dovrai separartene. Non permetterò a nessuno di separarmi da loro, nemmeno a mio padre.

Vado nel box di Shining Tears e inizio a intrecciarle la criniera, così, per calmarmi. Quando tornerò a casa affronterò papà.

- Non ti lascerò mai - bisbiglio, baciandole il collo. Strofino una guancia contro di esso. Il suo calore e il suo odore sono estremamente rilassanti. - Non ti lascerò mai, Shining Tears. Anche a costo di scappare con te... te lo prometto, Shine. Sei quanto di più prezioso ho, sei il mio cuore.

Nascondo il volto nel suo collo, percependo le lacrime pizzicarmi gli occhi. Resta immobile, anche quando mi sciolgo in singhiozzi.

Non posso perderla, non voglio perderla. La mia vita non ha senso senza Shining Tears. E ho paura, ho paura di affrontare mio padre, paura che abbia già preso una decisione e non mi ascolti. Ma devo essere forte per Shine.

Saluto i cavalli a malincuore, dicendo loro parole dolci. Entrambi ricambiano il saluto a modo loro.

In cortile June e Will stanno parlando ed agitano una mano nel medesimo istante quando mi vedono. Forzo un sorriso. Si vede che sono fratello e sorella.

Una volta arrivato a casa m'immergo nei compiti per distrarmi dal pensiero delle conversazione che avrò più tardi con mio padre. Poco prima dell'ora di cena raccolgo il coraggio e decido di andare a parlargli.

È in cucina e sta aiutando sua moglie ad apparecchiare la tavola.

- Papà... - esordisco, deglutendo. Sono così nervoso.

- Sì?

- Cynthia mi ha detto che v-vuoi... - vado in panico, tuttavia m'impongo di fare un respiro profondo e proseguire con ciò che sto dicendo. Ma come faccio? Ho un nodo alla gola. - Che vuoi d-dare v-via S-shine se non vado b-bene a scuola...

Per un attimo mi fissa con aria indecifrabile. Lancia un'occhiata a sua moglie, lei ricambia l'occhiata senza commentare. Io interpreto la cosa come: ah, gliel'hai già detto? Avresti dovuto aspettare.

Le parole fanno male. Il silenzio fa male. Perché mi sta facendo questo? Non bastava Brooklyn?

- Be', se lo farai io... io... non te lo perdonerò mai! MAI! - grido, scoppiando a piangere.

- Castiel... - mormora, però io non lo ascolto. Corro via e vado fuori, fuori di casa, sbattendomi la porta alle spalle. C'è solo un posto dove posso andare ed è al maneggio.

Sono esausto quando arrivo, oltre a sentirmi tradito, deluso e per l'ennesima volta con il cuore infranto.

M'intrufolo nel box di Shining Tears senza fare troppa attenzione, tanto la scuderia e il cortile sono deserti. È sera, d'altronde.

Wamblee e Shine sono sorpresi di vedermi a quest'ora, probabilmente stavano sonnecchiando, eppure mi accolgono immediatamente con sbuffi e nitriti.

Cingo il collo dorato della mia cavalla con le braccia e lei mi passa una zampa attorno al corpo.

- Quanto vorrei che la mamma fosse qui - singhiozzo. - Lei non ti darebbe mai via. Lei non mi farebbe questo.

La stringo forte. Il mio cellulare, nella tasca dei jeans, continua a vibrare. So che è mio padre e non ho intenzione di rispondere né alle sue chiamate né ai suoi messaggi. È un comportamento poco maturo da parte mia, ma non m'importa.

Metto il telefono sul silenzioso, scorrendo i messaggi senza rispondervi.

Papà: Castiel, dove sei?

Papà: rispondi.

Papà: Castiel, torna a casa.

Papà: è un ordine.

Papà: per favore...

Papà: rispondi al telefono.

Rimetto il cellulare in tasca e appoggio la fronte a quella di Shine, chiudendo gli occhi.

- Stanotte resto qui con te - bisbiglio, sfiorandole il muso con le labbra. Mi siedo sulla paglia, accoccolandomi contro la mia cavalla quando si sdraia. Mi sento così solo e incompreso.

All'improvviso si accendono le luci nella scuderia. Non ho tempo per uscire dal box e nascondermi, quindi spingo Shine e la convinco ad alzarsi, prima di appiattirmi contro la parete del box, sperando che chiunque sia entrato non venga a controllare qui. Ho il cuore in gola.

- Castiel...?

La mia solita fortuna.

- W-will...

- Cosa ci fai qui? - mi chiede, stupito.

- I-io... è... una lunga storia - borbotto, pregando di trovare una scusa per restare qui. - Ti prego, Will, fa' finta di non avermi visto. Giuro che non sto facendo nulla di male.

Ci riflette per un lungo istante, grattandosi il mento liscio. Non l'ho mai visto con la barba.

- Ah, ho capito - dice, abbozzando un sorriso.

- C-cosa?

- L'ho fatto anch'io, un paio di volte, quando avevo la tua età. Mi son preso delle sgridate tremende.

- Wil-...

- Facciamo un compromesso: tu vieni a dormire dentro e io non chiamo i tuoi genitori.

Dedico una fugace occhiata a Shine, la quale sta sonnecchiando.

- Okay - accetto, seppur controvoglia. Non è la prima volta che dormo nel box con la mia cavalla. Anche con Brooklyn, quando...

M'affretto a scacciare il pensiero e seguire Will in casa. Non ci sono mai entrato: è enorme e su tutte le pareti sono appesi dipinti o foto di cavalli. Ci sono anche diverse statue.

Mi conduce nella sua camera, proporzionale alla casa in cui vive, ovvero grandissima. C'è un letto matrimoniale al centro e io mi chiedo se ci dorma solo il mio istruttore.

Alla parete sopra la scrivania sono affissi degli scatti che ritraggono Will da quando aveva più o meno la mia età fino ad alcuni di Gold Medal da puledro. Un'immagine cattura il mio sguardo: Brooklyn bambino in groppa a Sunny Day e Will accanto, con una mano sul collo del proprio cavallo.

Anche Will la sta fissando e guarda altrove quando cerco i suoi occhi.

- Ti darei qualcosa di più comodo da mettere ma sei così mingherlino che nulla ti andrà bene - borbotta, infilandosi sotto le coperte. - Comunque c'è spazio, perciò se vuoi toglierti qualcosa... non ti toccherò.

- Okay - dico di nuovo, sfilandomi i jeans. Occupo il lato vuoto del letto. Will mi osserva.

- Buonanotte - dice, spegnendo la luce. Restiamo a studiarci, nel buio. - Non dirmi che vuoi il bacio della buonanotte.

- Eh? C-cosa? Io... no!

Ridiamo.

- Vieni qui - mormora, allungando un braccio. Mi avvicino cautamente e lui mi stampa un sonoro bacio sulla fronte. - Meglio?

- W-will...

- Non fare il timido, adesso. Non sta scritto da nessuna parte che devi essere in una relazione con qualcuno per le dimostrazioni d'affetto. Quindi puoi abbracciarmi, se vuoi.

Sistemo un braccio attorno alla sua vita e Will poggia il viso contro i miei capelli.

- Io e June dormivamo così, da piccoli - farfuglia, sbadigliando. - Buonanotte, Castiel.

- Buonanotte...

~~~

È passata una settimana da allora e io ho preso una lavata di capo infinita. Ho subito in silenzio, ma non perché sapevo di meritarmela, bensì perché ho deciso di non rivolgere più la parola a mio padre.

Pensavo mi avrebbe messo in punizione, poi ho ricordato che, a parte per andare a scuola e al maneggio, non esco mai. Non gioco più ad Alicia e ritirarmi il cellulare sarebbe inutile. Che vita triste.

- Castiel? - mio padre bussa sullo stipite della porta. Alzo lo sguardo dal quaderno e inarco un sopracciglio.

- Sì? - replico, guardingo.

Forse è venuto a dirti che si è deciso a vendere il tuo cavallo.

- Posso parlarti?

- Okay.

Si siede sul letto, sospirando.

- Io... questa storia è tutta colpa mia - dice, scuotendo il capo con rassegnazione. Sgrano gli occhi.

Cosa?

- Castiel, io... io non ho mai detto di voler dar via Shining Tears. Cynthia l'ha detto. Io stavo dicendole che ero preoccupato per la tua situazione scolastica e lei ha proposto questo per spaventarti.

Sono allibito. Per spaventarmi? Quello non era semplicemente per spaventarmi, era per farmi soffrire e c'è riuscita alla grande, allontanandomi pure da mio padre.

- Perché... perché non me l'hai detto subito?

- Perché sei scappato via! Sei scappato e io... io... ero terrorizzato. Terrorizzato che potesse accaderti qualcosa, che non tornassi più. Terrorizzato di perderti senza poter far niente come ho perso tua madre. Ed ero furioso... furioso con me stesso perché stavi scappando da me - fa una pausa, passandosi una mano sul volto. - So di essere un pessimo genitore. Ma so anche quanto tieni a quel cavallo, Castiel! Non ti farei mai un torto del genere. Non sono una persona così meschina.

Ho gli occhi lucidi.

- Nell'ultima lettera che mi ha lasciato tua madre... mi ha proibito di vendere Goldie e Shine, o non me l'avrebbe mai perdonato.

Una lacrima sfugge al mio controllo e mi riga una guancia.

- Lo sai quanto odiavo quei cavalli? A volte passava più tempo con loro che con me. Anche tu hai iniziato a passare tutto il tuo tempo con loro... e come posso biasimarti? Ero incapace di mettere da parte il mio dolore per pensare a quanto stessi soffrendo tu. Eri solo un bambino... il mio bambino. E quando ho visto che quel cavallo ti rendeva felice... ho smesso di odiarlo.

- Papà...

- Mi dispiace, Castiel - dice, prendendosi la testa tra le mani. - Lo so quanto stai male per... per quel ragazzo. E sto male anch'io, a vederti così e a non poter far nulla per aiutarti. Non cercherei mai di farti star peggio.

Mi alzo e mi rifugio tra le sue braccia, singhiozzando.

- Ti voglio bene - dico con voce rotta. Mi stringe con dolcezza.

- Ti voglio bene anch'io, tesoro - mormora, posandomi un bacio fra i capelli. - Sei la persona più forte che conosca e sono così orgoglioso di te.

Mi scosto per asciugarmi il viso.

- Papà... scusa. Scusa se sono scappato quella sera... non lo farò mai più.

Abbozza un sorriso.

- Scuse accettate, Castiel - replica, dandomi una pacca gentile sul capo. Vorrei chiedergli tante cose: se gli manca la mamma, perché ha sposato Cynthia, se verrà mai ad assistere a una mia competizione o anche solo a fare una carezza a Shine. Ma ci sarà tempo per tutte queste domande un altro giorno.

Prima di uscire dalla mia stanza mi lancia un'ultima occhiata, sorridendo quando i nostri occhi s'incontrano. Ricambio il sorriso.

Non vedo l'ora di dire a Shining Tears che non dobbiamo più preoccuparci di venir separati.

-

Note dell'autrice:
ohayo, pasticcini! S'intravede uno spiraglio di luce in fondo al tunnel... sì sì, nel prossimo capitolo i nostri eroi faranno un passo avanti. Un passetto. Etto etto. Ma noi ci accontentiamo, vero? Grazie a tutti i lettori che escono dal silenzio. Siete fantastici, pasticcini miei. Un abbraccio

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Capitolo 32
*** Capitolo ventinove ***


Bella's point of view

È una sera come tante. Tutti mangiamo in silenzio, prendendo parola solo per chiedere di passare l'acqua o domandare se qualcuno voglia ancora un po' di ciò che stiamo consumando. Normale, no? Tutto come prima. Prima dell'incidente di mio fratello, intendo.

Ma prima questo silenzio non c'era. Prima c'era Brooklyn che lo riempiva con le sue chiacchiere piene di termini difficili sull'equitazione, le sue lamentele riguardanti la scuola, c'era il suo entusiasmo mentre parlava di Wamblee e di Castiel. A volte parlava così tanto da essere noioso e io gli dicevo che alla sua età non parlavo per ore di Leya e lei mi riguardava malissimo. Prima la mamma e John s'interessavano e partecipavano alla conversazione. John faceva un sacco di battute tremende che ogni papà deve rifilare ai propri figli per legge. Io e Brooklyn ci prendevamo in giro da quando iniziavamo a cenare fino a quando ci alzavamo da tavola.

Dire che nulla è davvero cambiato dall'incidente sarebbe mentire. Il primo a cambiare è stato Brook, ovviamente. Non accusa più il tremendo mal di testa da qualche tempo ed è decisamente meno irritabile, però è ancora apatico e... freddo. E anche noi siamo cambiati, nonostante fingiamo che non sia così. Siamo tutti più tristi, più stanchi, più confusi da questo cambiamento drastico.

Il silenzio viene spezzato da John che si schiarisce la gola come se dovesse annunciare qualcosa d'importante.

- Brook, tesoro... io e la mamma abbiamo parlato e, per quanto ci dispiaccia, abbiamo deciso di vendere Wamblee, siccome non vuoi più andare a cavallo. Abbiamo già trovato qualcuno che lo comprerebbe - lo informa. Be', ci informa. Un brivido mi corre lungo la schiena.

Li avevo uditi discutere su cosa fare con Wamblee. Se non torna a cavalcare è inutile continuare a spendere soldi per tenerlo lì, ha detto John. La mamma gli ha dato ragione e purtroppo devo dargliela anch'io.

Ma non posso permetterlo. Mi ricordo che la mamma e John hanno persino litigato quando lui ha deciso di prendere un cavallo a Brook, un cavallo tutto suo. Hanno litigato e non si sono parlati per una settimana.

- A te va bene, Brooklyn? - chiede la mamma, indulgente.

- Certo - risponde mio fratello, indifferente. Come se non gliene potesse importare di meno.

Capisco le ragioni della mamma e di John, tuttavia non posso permettere che vendano Wamblee. Perché io so quanto Brook lo ami e so che tornare al maneggio lo aiuterà. E so anche che se ne pentirà, se io non lo impedirò.

Resto in silenzio, sbirciando Leya. Lei mi accarezza una coscia, annuendo in maniera impercettibile, con rassegnazione.

Dopo cena mi rifugio nella mia camera, a riflettere. Potrei cercare di convincere Brooklyn, però so che non mi ascolterà. Non ascolterà nessuno.

Ma conosco una persona che lo può convincere e forse questo li riavvicinerà.

Due piccioni con una fava.

Vado a cercare mia moglie, trovandola in giardino ad ammirare la volta celeste. L'abbraccio da dietro, strofinando il naso contro il suo collo.

- Leya...

- Ti ho vista pensierosa, poco fa - osserva, appoggiando una mano sulle mie. - Stai tramando qualcosa, non è vero?

- Mi conosci troppo bene - soffio, baciandole il collo. - Andiamo a parlarne da un'altra parte.

Torno in camera e lei mi segue.

- Ho intenzione di impedire ai miei genitori di vendere Wamblee - asserisco, camminando avanti e indietro per riordinare i pensieri.

- E come? - domanda, sedendosi sul letto. Mi fermo un istante. - Comprandolo tu?

- No. No, ho pensato...

- Perché vuoi impedirlo, poi?

Riprendo a consumare il tappeto.

- Perché sarebbe un errore e Brook se ne pentirà.

Rimugina per un lungo attimo.

- Lascia che si penta. Se è quello che vuole...

- No - dico con fermezza. - No, Leya, non posso permetterlo. Lo so che dovrei restarne fuori, che è abbastanza grande da decidere da solo, ma non posso. Quel cavallo... fa parte della famiglia.

Sospira e io esulto perché so che mi aiuterà.

- E io cosa dovrei fare? - chiede, rassegnata. Le accarezzo il viso e la bacio dolcemente sulle labbra.

- Nulla, in verità. So che Brooklyn non ascolterà né me né te. Ma conosco qualcuno che lo saprà convincere.

- Chi?

- Castiel.

- Castiel? - ripete, dubbiosa. - Questo piano fa acqua, Bella. Castiel ne uscirà con il cuore ancor più spezzato e tu avrai fatto tutto per niente.

Non è da lei essere così pessimista. Serro i pugni lungo i fianchi.

- Ah? Tu vieni a dirmi questo? Il tuo piano per conquistarmi consisteva nel cercare di baciarmi ogni volta che ci vedevamo e ora siamo qui!

- Ehi! - protesta, offesa. Non ci posso credere, stiamo quasi litigando per questo.

- Leya, per favore! Sei dalla mia parte o no?

- Sì... - borbotta, imbronciandosi. La bacio di nuovo.

- Scriverò io un messaggio a Castiel. Mi dai il suo numero?

Mi passa il suo contatto.

- Un genitore saggio lascia che i figli si scottino le dita - dice, contrariata. Le poso un bacio sulla fronte.

- Risparmia le frasi sull'essere genitore per quando ci serviranno - replico, ridacchiando.

- Presto - ribatte con un sorrisetto.

- Presto, ma non ora - commento, sedendomi accanto a lei. Afferra le mie gambe e le appoggia sulle proprie, passando i polpastrelli lungo il polpaccio, fino alla caviglia.

Bella: ciao, Castiel. Sono la sorella di Brooklyn. Spero di non disturbarti. Avrei un favore da chiederti, se te la senti. I nostri genitori hanno deciso di vendere Wamblee e hanno già trovato qualcuno disposto a comprarlo. Ma stanno commettendo un errore e so che mio fratello se ne pentirà. Tu sei l'unico che può convincerlo a tornare al maneggio. Se vuoi, ovviamente.

Per un istante temo che Castiel ignorerà il messaggio dopo averlo letto. Il suo online si trasforma in sta scrivendo e poi di nuovo in online. Forse rifiuterà. Forse mi chiederà perché proprio lui.

Castiel: okay, ci proverò.

Un sorriso compiaciuto mi si dipinge sulle labbra.

- Leya... ti ho mai detto quanto mi piace, quel ragazzo? - gongolo.

Castiel's point of view

Mi sto rigirando da ore nel letto. Perché ho accettato?, continuo a chiedermi. Sapevo che, se la sorella di Brook mi stava scrivendo, non poteva essere una buona notizia. Me lo sentivo.

Forse per un istante mi sono illuso che fosse una buona notizia, ma è irrilevante. E giuro, volevo dirle che no, mi dispiace, non proverò a convincerlo, non sono la persona giusta.

Però... però voglio vederlo. Voglio vederlo, mi manca così tanto. Perciò ho accettato. Ho accettato e ho paura di ciò che potrebbe dirmi Brooklyn, tuttavia ho la sensazione di aver fatto la cosa giusta.

Se andrà male, questa volta non sarò solo, adesso lo so. Ci sono mio padre e Will dalla mia parte.

~~~

- Ciao, Will - sbadiglio. Non ho dormito un granché.

- Ciao, Castiel. Tutto bene?

- Più o meno - borbotto, mentre sello Shining Tears. Lui è appoggiato al box di Wamblee e lo accarezza distrattamente, osservandomi.

- Cosa c'è che non va? - chiede dolcemente, abbozzando un sorriso.

- I genitori di Brooklyn hanno deciso di vendere Wamblee - mormoro, esibendo una smorfia. Spero che Wamblee non capisca quello che sto dicendo. - E hanno già trovato qualcuno che lo compra e Bella mi ha chiesto di convincere Brook a tornare al maneggio e... io? Sul serio?

Mi prenderei la testa tra le mani, se non le avessi occupate.

- Mi dispiace tanto per Wamblee. Dubito che riuscirò a convincere Brooklyn... ci proverò, ma non potrò fare nient'altro se non sperare che il suo cavallo finisca in buone mani, se dovessi fallire - proseguo, percependo un lieve senso di angoscia mista a sconforto pervadermi il petto.

- Io non mi preoccuperei per Wamblee - ribatte Will in tono leggero. Mi giro verso di lui, studiando l'espressione sul suo volto. - Sarà in ottime mani.

- Come fai a saperlo?

Mi fa l'occhiolino.

- Ci puoi arrivare, se ci pensi bene! - esclama, facendo i grattini sul naso a Wamblee, prima di andarsene. - Ti aspetto nel tondino!

- Aspetta, Will! Cosa intendi? - esco dal box e lo seguo, afferrandolo per una manica. Un pensiero assurdo mi passa per la mente. - Tu... hai comprato Wamblee?

Sorride.

- Potrei averlo fatto. Sai com'è, i nostri genitori hanno lasciato a me e June una somma cospicua che ho usato solo in minima parte, durante gli anni...

Lo abbraccio di slancio. Questo significa che Wamblee resterà al maneggio e potrò continuare ad occuparmi di lui!

- Sei un mito, Will! - esclamo, al settimo cielo. Mi dà una pacca affettuosa sul capo, sorridendo ulteriormente.

- Sì, sì. Comprerò Wamblee, ma solo se non riuscirai a convincere Brooklyn. E io so che ce la farai, Castiel.

Si volta in direzione del box di Wamblee.

- Quel cavallo ha bisogno del suo padrone - sospira, dopodiché si avvia verso il tondino. Io mi affretto a finire di bardare Shine e a seguirlo per la lezione quotidiana.

~~~

Brooklyn's point of view

Ho finalmente tolto il gesso, l'unica cosa che continuava a ricordarmi dell'incidente. L'unica cosa evidente.

Sono libero, adesso. Posso iniziare qualunque sport voglio, qualunque stuzzichi la mia attenzione. Peccato che nessuno mi attiri.

Tutto mi sembra noioso e per passare il tempo m'immergo nello studio, per quanto esso mi renda ancor più annoiato.

- Clop clop - dice Bella, comparendo nella mia stanza. - Hai visite, Brook.

Si fa da parte e se ne va: dietro di lei c'è Castiel, il quale mi fa un cenno di saluto con una mano. Grugnisco in risposta.

- Cosa ci fai qui? - chiedo in tono abbastanza sgarbato.

- Vorrei parlarti - risponde, abbozzando un sorriso.

- Be', io non voglio. Ciao.

Ma non se ne va. Che nervi.

- Posso entrare? - domanda gentilmente. Alzo gli occhi al soffitto.

- Fa' quello che vuoi.

Castiel si siede sul letto e prende Spirit, il mio peluche, accarezzandolo con dolcezza.

Sul serio, perché è ancora qui? Spero non per parlarmi ancora della nostra relazione. Non gli è bastato ciò che gli ho detto l'ultima volta?

- Be'? Parla - dico, spazientito. Alza lo sguardo, piantando gli occhioni azzurri e limpidi nei miei. Per un secondo penso che possa vedere la mia anima, con quegli occhi.

- Ho saputo che i tuoi genitori vogliono vendere Wamblee - asserisce, riabbassando il capo e continuando ad accarezzare lentamente Spirit.

'Wamblee significa aquila, nella lingua Sioux.'

- E allora? - ribatto, sentendo la rabbia scombussolarmi lo stomaco. Non può lasciarmi in pace? - Non me ne frega niente.

Tace, per un istante, giocherellando con le orecchie del mio cavallo di pezza.

- Davvero?

- Davvero, già - rispondo scocciato. - E allora?

- Sei cambiato - mormora, rabbuiandosi.

- Uh... bravo, Sherlock. Quindi? Cosa vuoi?

- Non voglio niente, solo... mi manchi. E anche a Wamblee manchi.

Non replico. Le sue parole mi mettono a disagio.

- Io posso sempre vederti, in qualche modo, e placare in parte la nostalgia che ho di te. Ma Wamblee? Wamblee non ti vedrà mai più, se non tornerai al maneggio. Si chiederà perché, perché il suo migliore amico non torna. E poi qualcuno... qualcuno che non sei tu diventerà il suo padrone. Mani che non sono le tue lo toccheranno, lo accarezzeranno, lo nutriranno, terranno le redini. Qualcuno che non sei tu lo cavalcherà e salterà con lui e vincerà premi. Lo chiamerà con una voce che non è la tua. Qualcuno che non sei tu gli vorrà bene, ma non sarai mai tu. Il Brooklyn che conoscevo non farebbe mai una cosa del genere a un animale, al suo migliore amico! Il Brooklyn che conoscevo non è così crudele!

Mi alzo, sbattendo una mano sulla scrivania.

- Il Brooklyn che conoscevi non esiste più! - grido, furioso. - È morto.

Anche lui si alza e mi fronteggia. I suoi occhi sono calmi, eppure ardono.

- Lo so - replica con calma. Mi afferra per la maglietta, il viso ad un centimetro dal mio. - E sai cosa? L'hai deluso.

- Come se me ne fregasse qualcosa - ringhio, senza però allontanarlo. Voglio... dargli uno spintone? Toccarlo? Baciarlo? Il mio corpo sta fremendo, anche se la mia mente si rifiuta.

Castiel mi fissa le labbra e socchiude le proprie. Non so se abbiamo entrambi il fiato corto dalla rabbia o dal desiderio.

- Spero rifletterai sulle mie parole - soffia, dandomi uno spintone e mandandomi contro il muro. E se ne va.

- Ouch - mormoro, stringendo i denti per il dolore. Proprio il braccio appena guarito dovevo picchiare?!

M'impongo di dimenticarmi della discussione avuta con Castiel ma la sera, quando vado a letto, le sue parole continuano a rimbombarmi nella mente.

'Il Brooklyn che conoscevo non farebbe mai una cosa del genere a un animale, al suo migliore amico! Il Brooklyn che conoscevo non è così crudele!'

Mi sto... comportando come un bambino capriccioso. Mi sono assunto la responsabilità del mio cavallo e adesso ho deciso che non lo voglio più perché... perché l'ho deciso? Sono ingiusto.

Non so se tornare ad andare a cavallo mi farà stare meglio. Ne dubito, sinceramente. Forse un'altra persona sarebbe più idonea a prendersi cura di Wamblee, ora come ora. Insomma, io non ho davvero voglia di tornare. Non mi ricordo di Wamblee, né del nostro rapporto o della mia passione.

Ma è il mio cavallo e lui non può capire tutte le complicazioni di noi esseri umani. Non si merita di venir abbandonato così.

Mi alzo, perché so che se non lo faccio ora non riuscirò a dormire.

- Mammaaa - la chiamo, trovandola a letto a leggere. Papà è uscito con i suoi amici.

- Brook, tesoro... qualcosa non va? Ti senti poco bene?

- No...

Mi passo una mano fra i ricci, tentennando.

- Io... io ho ci ripensato e non voglio che vendiate Wamblee. Per favore.

Mi lancia un'occhiata stupita.

- Quindi... tornerai a cavalcare?

- A quanto pare... - borbotto e lei sorride.

- Ne parlerò con papà quando tornerà - dice, alzandosi e baciandomi la fronte. - Buonanotte, tesoro.

- Buonanotte, mamma.

Mi trattiene per un istante, sorridendo ulteriormente e strofinando il naso contro il mio con tenerezza.

Non farmene pentire, Castiel.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Adesso la vedete la luce in fondo al tunnel?! Eh? Mi auguro di sì. Non dico che non ci sarà più da soffrire, ma un passetto avanti è stato fatto. A più tardi, forse. Un abbraccio

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Capitolo 33
*** Capitolo trenta ***


Brooklyn's point of view

Controllo un'ultima volta il mio aspetto allo specchio: i vestiti da equitazione mi vanno un pochino più larghi rispetto a prima dell'incidente, ma non eccessivamente. Mi passo una mano fra i ricci e poi vado a cercare mia sorella.

Mi aspetta fuori casa e non appena mi vede sorride.

- Stai benissimo - dice, dandomi un buffetto su una guancia. Brontolo un po', avvampando; non è mica la prima volta che mi vesto così. Saliamo in macchina e Bella accende la musica.

Oh. Questa è una delle nostre canzoni preferite, solo che non ho voglia di cantare con lei.

- Che c'è? Sei nervoso? - mi chiede, abbassando il volume. Mi lancia una rapida occhiata, tuttavia io sto guardando fuori dal finestrino.

- Io? Nervoso? No.

Non insiste e cambia cd, mettendo quello di musica classica di Leya.

Non sono nervoso, ma neppure tranquillo. Non sono di buon umore, ecco tutto, il che non è una novità.

- Chiamami quando decidi di tornare a casa - asserisce mia sorella, prima di arruffarmi dolcemente i ricci. - Andrà tutto bene, Brook.

- Hm-hm - replico, cercando di sistemarmi in qualche modo i capelli. Come se fosse possibile. - Grazie del passaggio.

Scendo dall'auto. Ecco, sono tornato al maneggio. Do un'occhiata attorno a me: ogni cosa mi pare così nuova e al contempo familiare. Mi sento... a casa. Non sapevo di aver nostalgia di questo posto finché non ci son tornato.

Purtroppo i miei ricordi non son tornati. Sapevo d'illudermi a pensare che bastasse ripresentarmi qui perché tutto sia di nuovo come prima.

Sospiro e attraverso il cortile. Ci sono dei cavalli nel paddock e mi sorprendo di riconoscerli. Mi avvicino alla scuderia. Okay, ora sono nervoso.

C'è un giovane, di spalle, ma anche senza vederlo in volto so chi è. Il cuore mi martella nel petto.

- Will... - mi sfugge. Lui si volta e sgrana gli occhi, dopodiché si apre in un sorriso gioioso.

- Brook! - esclama, e sul suo viso si può leggere quanto felice sia di vedermi. Mi stritola in un abbraccio e io gli do qualche goffa pacca sulla schiena. - Sapevo che saresti tornato! Mi sei mancato...

- Anche... tu... - replico faticosamente, siccome non riesco a respirare. Non mi ricordo quale sia di preciso il nostro rapporto, però mi è mancato.

- Davvero? Aspetta... ti ricordi di me?! - chiede, sbalordito, lasciandomi andare e permettendomi di rifornirmi di ossigeno.

- ... sì?

- Oh. OH. Non sai quanto sono felice!

Mi scompiglia la zazzera e poi entriamo nella scuderia. Fa per 'presentarmi' i cavalli nei box tuttavia, con mio enorme stupore, li so nominare tutti senza sbagliarne neanche uno.

Will pare impressionato. Anche i cavalli si ricordano di me, poiché mi salutano quando passo. Ad un certo punto un cavallo in fondo alla scuderia inizia a nitrire... forte.

Le mie orecchie riconoscerebbero quel nitrito tra mille, mi ritrovo a pensare. Peccato non sappia associare quel nitrito ad un nome.

- Ahah... qualcuno ha percepito la tua presenza - commenta Will, accompagnandomi da Wamblee. So che è lui perché l'ho visto moltissime volte nelle foto. E lui sa che sono io perché nitrisce di nuovo, fortissimo.

Si sta premendo con il corpo contro la porta del box e allunga il collo in maniera impressionante.

- Accarezzalo - dice Will, sorridendo. Mi avvicino con cautela e poggio incerto una mano sul naso del mio cavallo. Wamblee spinge il muso contro il mio palmo con un po' troppo entusiasmo. Mi ritraggo.

- Non ti morde, sai? - asserisce una voce familiare. - Fa così perché gli sei mancato.

Castiel.

È nel box accanto a quello di Wamblee, per metà nascosto dal palomino dagli occhi di ghiaccio che sta sellando. Alzo gli occhi al soffitto e all'improvviso il mio cavallo mi appoggia il muso sulla spalla e in seguito contro la schiena.

Will ride sommessamente.

- Sei pronto, Castiel? Andiamo, dài. Ah, Brooklyn, puoi venire ad assistere, se ti va.

E se ne va, mollandomi qui con il mio cavallo e il mio... ex. Che situazione spiacevole.

- Bentornato - borbotta Castiel, senza guardarmi, prima di uscire dalla scuderia con il suo palomino. Shining Tears, c'è scritto sulla targhetta del box.

Shine.

Scuoto il capo. Wamblee mi sta ciucciando la maglietta. Sospiro rumorosamente ed entro nel box, nonostante non riesca a togliermi dalla mente la preoccupazione che mi pesti un piede o mi morda.

Non succede niente. Il mio cavallo volta il muso nella mia direzione e nitrisce piano. Lo osservo: ha gli occhi castani grandi e dolci, un po' malinconici.

Passo un dito tra le sue froge e poi su, lungo la sua fronte, fino al ciuffo color cioccolato. Chiude gli occhi e io gli stropiccio un orecchio.

- Ho impiegato mesi a tornare da te - sussurro, continuando a giocherellare con le sue orecchie. - E tu sei ancora qui, ancora fiducioso. Ma io non mi ricordo di te.

Riapre gli occhi e nitrisce sommessamente, di nuovo, quasi a dire che non fa niente.

- Non so se mai mi ricorderò di te. Non so nemmeno se tornerò a cavalcare. Però ti prometto che non ti abbandonerò più.

Mi siedo sulla paglia. Wamblee piega le zampe e si sdraia, senza distogliere lo sguardo da me. Restiamo a guardarci per un po'. Mi sposto e mi sistemo contro di lui, così posso accarezzargli il collo.

È stranamente rilassante stare qui. A Wamblee non importa se non mi ricordo di lui, se non torno a cavalcare o se io e Castiel non stiamo più insieme. Gl'interessa solo che io sia tornato.

- Ehi, Wamblee... - esordisco, continuando ad accarezzargli il collo. Le sue orecchie si drizzano nell'udire il proprio nome. - Pensi... che possiamo tornare ad essere amici?

Soffia forte, prima di appoggiare il muso contro la mia guancia. Gli faccio i grattini sulla gola. Le mie mani ancora si ricordano come e dove toccarlo.

Mi alzo. Il mio cavallo mi imita. Credo di esser stato qui abbastanza, per oggi.

Esco dal box e faccio per andarmene, tuttavia Wamblee afferra la mia maglietta con i denti e mi trattiene. Sospiro.

- Wamblee, tornerò, okay? Te lo prometto.

Cerco gentilmente di liberarmi e lui all'inizio oppone resistenza, però poi cede.

- Tornerò - ripeto, accarezzandogli rapidamente la fronte. Vado al tondino. Castiel sta saltando alcuni ostacoli più o meno alti e Will lo osserva.

Adesso ricordo: Will è un istruttore. Era il mio istruttore.

Alla vista degli ostacoli vengo assalito da una nausea tremenda e devo sostenenermi alla staccionata, ma non distolgo lo sguardo.

Sono bravi, Castiel e il suo cavallo: saltano con grazia e precisione. La nausea scema mentre io mi lascio affascinare da quella che un tempo era la mia più grande passione, la mia unica passione.

Voglio volare anch'io, mi ritrovo a pensare. Il vecchio me e quello bambino ora mi sorridono fiduciosi.

- Brook! Pensavo non saresti venuto - esclama Will, avvicinandosi. Fa un cenno col capo all'indirizzo del suo allievo. - Sono uno spettacolo per gli occhi, vero?

Annuisco, sopprimendo una smorfia. Lui mi arruffa i capelli con affetto.

- È okay se non vuoi tornare in sella e non vuoi più saltare o ti fa paura. Puoi fare delle passeggiate - mi rassicura, indulgente. - È bello che tu sia tornato.

Lancio un'occhiata a Castiel. Lui incrocia il mio sguardo per un istante, però guarda subito altrove e dà una pacca sul collo a Shining Tears.

Ripenso a tutti i premi nella mia stanza e a quello che era il mio sogno da quando ho iniziato a saltare. Vincere le Olimpiadi.

- Will... - asserisco, incerto. Non so se è davvero quello che voglio. Non so più cosa voglio né chi sono, dopo l'incidente. Ma questo posto... mi fa sentire bene e forse è da qui che posso ricominciare. - Non m'interessano le passeggiate. Voglio tornare a cavalcare. E voglio che tu sia il mio istruttore.

Un sorriso enorme e luminoso gli sboccia sulle labbra e si estende ai suoi occhi.

- Con molto piacere - replica.

-

Note dell'autrice:
fine. No, scherzo, scherzo! Scherzo, okay? Ho un lieto fine migliore di questo in serbo per voi, giuro. Siete i lettori migliori del mondo, quindi vi meritate il meglio. E poi chi mi segue da un po' sa che non mi piacciono i finali aperti. Siate pazienti, eheheh. Più tardi posterò ancora, quindi a dopo. Baci

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Capitolo 34
*** Capitolo trentuno ***


Brooklyn's point of view

Oggi è il giorno della mia prima lezione. Sono nervoso, perché è da tanto che non vado a cavallo e dovrò ripartire dalle basi. Spero che Castiel non rida di me, ora che sono stato declassato a principiante.

Gliela farò vedere io, mi dico, tornerò al suo livello in un battito di ciglia.

Attraverso il cortile, annuendo tra me e me. All'improvviso mi fermo. Fuori dalla scuderia sono riuniti tutti, ma proprio tutti: June e i suoi allievi, Will e i bambini, Castiel. Degli striscioni sono stati appesi all'edificio e qua e là ci sono dei palloncini a forma di cavallo.

- Ma cosa...

- Ciao, Brook! - esclama il mio istruttore, venendomi incontro. - Ben arrivato!

- Will, cosa... - ripeto, confuso. Ride, dandomi una vigorosa pacca sulla spalla.

Ouch.

- Siamo felici di averti di nuovo tra di noi, perciò abbiamo pensato di organizzarti una festa di bentornato! - spiega, entusiasta. Lentamente sorrido anch'io, commosso. Una festa di bentornato per me.

Alcuni bambini vengono ad abbracciarmi, gli allievi di June invece si limitano a salutarmi. Castiel mi osserva con un sorriso leggero sulle labbra.

- Le ragazze ti hanno fatto una torta e i piccoletti un cartellone - m'informa Will. Un tavolo è stato sistemato in cortile e su di esso c'è una torta ricoperta di glassa rosa chiaro con una scritta più scura, la quale recita: bentornato Brook!

Il cartellone fatto dai bambini è pieno di cavalli come quelli che disegnavo io alla loro età; i più grandicelli mi hanno scritto delle cose carine e June, i suoi allievi e suo fratello hanno semplicemente firmato.

Non credevo di essere così... amato.

- Grazie - dico, seriamente toccato. Mi taglio una fetta di torta e l'assaggio: è gommosa e forse eccessivamente dolce, ma non importa.

- Aspetta, cerco un contenitore dove puoi metterla, così puoi portarla a casa - asserisce una ragazza, probabilmente colei che ha portato la torta.

- Cosa...? No, no, mangiatela anche voi. È buona - ribatto. I bambini non aspettavano altro e si precipitano sulla torta. Faccio appena in tempo a salvare qualche fetta. Vado ad offrirne una a Will, tuttavia rifiuta.

- Bentornato - dice June, seria. La sua stoicità mi irrita, ma fingo un sorriso.

- Grazie. Vuoi un po' di torta?

- Sono a posto così.

- Okay.

Sbuffo. Hanno paura di rovinarsi la linea? C'è un'unica persona a cui non ho chiesto e che non sta abbuffandosi ed è... Castiel. Mi avvicino, controvoglia.

- Ciao, Castiel... vuoi un po' di torta? - borbotto, evitando il suo sguardo. I suoi occhi azzurri sono così penetranti, mi mettono a disagio.

- Volentieri - risponde, sorridendo gentilmente. Prende una fetta con delicatezza e ne stacca un morso. - Grazie.

- Sì, prego...

Will mi fa cenno di andare a prepararmi.

- Raggiungimi nel tondino, quando sei pronto - asserisce, dandomi una seconda pacca sulla spalla, stavolta meno forte.

Entro nella scuderia e saluto il mio cavallo. Wamblee mi annusa le mani e mi lecca i palmi. Devo averli sporchi di zucchero.

- Oggi si torna in campo, uh? - mormoro, prendendo i finimenti. Entro nel box e li osservo intensamente. So che dovrei metterli addosso al mio cavallo, ma... come?

Wamblee sembra eccitato. Sospiro, frustrato. E adesso cosa faccio? Mi arrangerò, ecco cosa farò. Mi tornerà in mente come si barda un cavallo.

Il mio amico a quattro zampe si lascia sellare docilmente, nonostante di tanto in tanto mi lanci occhiate incuriosite e perplesse.

- Hai bisogno di una mano, Brooklyn? - domanda l'ultima persona sulla faccia della Terra da cui voglio essere aiutato, Castiel.

- No! - esclamo, sulla difensiva. Castiel si appoggia alla porta del box, osserva Wamblee per un lungo istante e poi esibisce un sorrisetto odioso. - Cosa c'è?

- Non si barda così un cavallo - dice divertito, entrando nel box e sospirando. Mi aiuta a mettere i finimenti correttamente, spiegandomi dove ho sbagliato. Il suo tono è pratico e per nulla saccente e il suo sguardo è colmo di tenerezza.

- Ah, siete qui! Ci sono problemi? - chiede Will, comparendo nella scuderia. Ci nota nello stesso box e sorride. - Oh, vedo che te la cavi benissimo con l'aiuto di Castiel. Ottimo, d'ora in poi ti darà una mano quando avrai bisogno e sarà il tuo 'istruttore' al di fuori del tondino.

- Cosa? - diciamo in coro io e Castiel. Scoppia a ridere.

- Sei in buone mani, Brook - replica, sorridendo ulteriormente. - Vi aspetto nel tondino.

Io e Castiel ci scambiamo un'occhiata. Nei suoi occhi color del cielo leggo una flebile speranza, nei miei probabilmente può leggere quanto sia scocciato.

Fantastico. Castiel il babysitter.

Finalmente andiamo nel tondino. Per fortuna mi ricordo ancora come si fa a montare e quale sia la postura corretta da tenere in sella.

- Molto bene - mi loda Will. Mi fa fare qualche esercizio al passo. Castiel, dall'altra parte del tondino, si allena con alcuni passi di dressage. - Te la senti di passare al trotto?

Annuisco, spronando Wamblee. Non mi passa certo per la mente che dovrei battere il trotto, ma il mio corpo sa già quel che deve fare.

- Molto bene, molto bene - ripete Will, soddisfatto. Mi domando se mi lascerà galoppare, tuttavia la lezione si conclude con altri esercizi al trotto. - Sei andato alla grande!

- Grazie - replico, per quanto mi senta frustrato. Non so essere paziente. Voglio galoppare e tornare a saltare, eppure so che dovrò attendere almeno una settimana.

Smonto da cavallo. Ho le gambe doloranti. Io e Castiel torniamo nella scuderia con i nostri cavalli.

- Sei stato bravo, oggi - mormora timidamente. Lo ignoro, sperando non si offra di aiutarmi a dissellare Wamblee. Inizio a strigliarlo. - Brooklyn...

- Cosa c'è? - sbuffo, scocciato.

- Prima devi... non con quel-... aspetta, ti faccio vedere.

Alzo gli occhi al soffitto, però lo lascio fare. Non ho alternative: dovrei chiedere aiuto a Will, altrimenti, e inghiottire l'orgoglio, ammettendo che non mi ricordo come prendermi cura del mio cavallo.

- Ecco, hai capito, adesso? Ti riabituerai in fretta, io l'ho fatto tante volte nei mesi passati, quindi...

- Dovrei ringraziarti? - domando, inarcando un sopracciglio. Sospira, scuotendo il capo.

- No. Non l'ho fatto per te, l'ho fatto per Wamblee - afferma, tornando nel box di Shining Tears. Quasi gli credo. Ma poi mi sbircia di sottecchi e capisco che l'ha fatto anche per me.

Finisco di occuparmi di Wamblee, lo saluto e me ne vado. Fuori dalla scuderia incontro Will, il quale mi dà il cartellone.

- Buona serata, Brook!

- Grazie, altrettanto.

C'è Bella ad aspettarmi.

- Allora, com'è andata? - mi chiede quando salgo in macchina. Le mostro il cartellone.

- Bene, direi - rispondo con un sorriso.

Castiel's point of view

Brooklyn se ne va senza salutarmi. Mi affloscio sulla groppa di Shine, esausto. Temevo potesse udire il cuore battere furiosamente nel mio petto, mentre era qui.

Qualcuno entra nella scuderia fischiettando e si appoggia alla porta del box.

- Stanco? - domanda Will con un sorrisetto.

- Will! - ringhio. - Cosa credi di fare?!

- Io? - chiede con espressione innocente, sbattendo le palpebre in maniera ancor più innocente. - Voglio solo aiutarti, Castiel.

Emetto un suono privo di senso ma colmo d'esasperazione.

- Aiutarmi! - esclamo, gesticolando con la striglia.

- Castiel, andrà tutto bene. Fidati di me - insiste, sorridendo. - Mi ringrazierai quando si riscoprirà innamorato perso di te.

Scuoto il capo con rassegnazione, lui allunga una mano e mi scompiglia i capelli con affetto.

- Fidati di me! - ripete. - Vado a fare una passeggiata con Sunny. Non credo tu voglia venire.

- Verrei, ma non posso - rispondo, accarezzando Shine sul collo. - Devo tornare a casa. Buona passeggiata, Will.

- Buona serata, Castiel - mi augura, facendo una specie di saluto militare. Do un bacio di saluto alla mia cavalla ed esco dalla scuderia.

Il tramonto sta calando sul maneggio, tingendo d'oro il cielo e le chiome degli alberi del bosco. È una visione meravigliosa e per un istante mi ritrovo a desiderare che Brooklyn sia qui.

Ma mi rammento di essere paziente, anche se non so per quanto riuscirò ad esserlo. Averlo sempre sotto gli occhi... mette a dura prova il mio autocontrollo.

Il mio cellulare vibra.

Bella: davvero sei il babysitter di mio fratello? XD

Rileggo il messaggio un paio di volte, perplesso.

Castiel: babysitter...?

Bella: o così ha detto mentre si lamentava di te. Come faceva prima di ammettere che gli piacevi! Buona serata, Castiel.

Sospiro sonoramente. Non voglio illudermi, ma la speranza è l'ultima a morire, no?

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Ecco il secondo aggiornamento di oggi. Non ve ne prometto un terzo, ma siete contenti, no? Io sono molto, molto felice, perché tengo un sacco a questa storia e sta riscuotendo il successo sperato. E per questo non posso che ringraziare voi, pasticcini, miei fantastici lettori. Grazie di cuore! Un abbraccio

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Capitolo 35
*** Capitolo trentadue ***


Brooklyn's point of view

Sono passate tre settimane da quando ho ripreso a frequentare il maneggio. Tre settimane frustranti perché, sebbene Will mi abbia dato il permesso di galoppare, in quanto al salto sono fermo ai pali a terra. Sto iniziando a detestarli.

Per fortuna oggi niente più pali a terra ma ostacoli! Ostacoli veri! Ovviamente ricomincerò a saltare ostacoli bassi, non certo alti come quelli di Castiel, e gradualmente arriverò al suo livello. Non vedo l'ora.

- Bene. Allora, resta tranquillo, non trattenere Wamblee e accompagnalo nei movimenti. Tutto chiaro?

Annuisco. Mi sento pronto e, nel guardare gli ostacoli, così bassi, innocui, non mi viene la nausea come sempre. Inoltre non riesco a non essere compiaciuto nel sapere che anche Castiel oggi farà le mie stesse cose.

Io e Wamblee puntiamo il primo ostacolo, una croce, e lo saltiamo con facilità. Ci lasciamo anche i due ostacoli seguenti alle spalle senza problemi.

- Molto bene - dice Will, prima di invitare Castiel a provare. Ovviamente per lui e Shining Tears questi ostacoli sono paragonabili ai pali a terra.

Aiutiamo il nostro istruttore ad alzare gli ostacoli. Adesso si ragiona.

- So che dovresti riprendere gradualmente... ma posso capire quanto sia frustrante saltare questi ostacoli da principianti, perciò facciamo una prova: se riesci a superare questi, da domani continuiamo da questa altezza.

Sorrido, soddisfatto. Un tempo saltavo molto più in alto, ma va bene ripartire da questo punto.

Nell'affrontare il primo ostacolo mi sento felice. Intendo, davvero felice. Io e Wamblee stiamo volando di nuovo. Al terzo e ultimo ostacolo, però, sono un po' troppo euforico e mi sbilancio, finendo per spiaccicarmi sul terreno.

Wamblee si avvicina ad annusarmi, quasi ad accertarsi che io stia bene.

- Brooklyn! - esclama Castiel, facendo per smontare, tuttavia Will lo blocca.

- Sto bene - borbotto, sputando sabbia e togliendomela della faccia con il dorso della mano. Mi siedo. Mi duole leggermente il braccio che avevo rotto, ma non mi sono fatto niente.

Mi alzo, spolverandomi i vestiti.

- Posso riprovare, Will?

Lui sorride e annuisce. Rimonto in sella, rassicurando Wamblee con una pacca sul collo. Castiel mi osserva con apprensione.

Mi concentro, stavolta. Io e il mio cavallo superiamo i tre ostacoli in maniera impeccabile.

Sono compiaciuto. Anche Will lo è. Castiel maschera la preoccupazione e si prepara a saltare.

~~~

Castiel's point of view

Brooklyn è tornato ad essere il campione del maneggio in men che non si dica. Ha ripreso a partecipare alle competizioni, ritrovandosi ogni volta al primo posto. Per fortuna non sembra voler tornare a saltare in alto come prima dell'incidente.

Tra di noi nulla è cambiato: mi tratta sempre con freddezza e ostilità. Io mi accontento di vederlo ogni giorno, di potermi beare del suo sorriso quando è in sella a Wamblee. È bello che sia finalmente felice e rilassato, non più cupo.

Oggi sono arrivate delle ragazze nuove a dare un'occhiata al maneggio: stanno pensando di allenarsi qui con i loro cavalli. Io mi auguro che decidano di no, perché già non le sopporto. Parlano troppo e con voce troppo acuta e non fanno altro che commentare qualunque cosa come se fosse un pettegolezzo.

- Oddio, guarda quel ragazzo! Che figo!

- Sembra un modello!

Alzo lo sguardo, sbirciando fuori dal box di Shine. Stanno parlando di Brooklyn, ovviamente.

- Scommettiamo su chi riuscirà ad avere il suo numero?

- Va bene. Tanto vincerò io!

Percepisco un brivido lungo la schiena. Non vorrebbe dire nulla, anche se una delle due o entrambe riuscissero ad ottenere il suo numero di cellulare, ma... non voglio che messaggi con nessuna.

- E se fosse impegnato? Uno così ha di sicuro la ragazza...

Sto per tirare un sospiro di sollievo, quando...

- Chiediamolo a quel tipo! Lui lo saprà!

Vengono verso il box di Shining Tears e io mi irrigidisco, abbassando la testa e affaccendandomi attorno alla mia cavalla.

- Ciao - miagolano in coro, appoggiandosi alla porta del box.

- Ciao - replico, donando loro una rapida occhiata. Hanno entrambe i capelli castani, una di media lunghezza e l'altra lunghi, e gli occhi del medesimo colore. Sono carine, però... però non credo siano il tipo di Brook. Non che io sappia davvero quale sia la sua ragazza perfetta.

- Io sono Ashley e lei è Adele - dice la ragazza con i capelli lunghi, scostandoseli dalle spalle con un gesto studiato.

- Castiel - mormoro, accarezzando fugacemente il collo di Shine. Parlare con gli sconosciuti mi mette a disagio, soprattutto quelli che non mi fanno una buona impressione.

- Ehi, Castiel... dicci un po', sai se quel ragazzo... quello biondo riccio... sai se è impegnato?

No, non è impegnato: ci siamo lasciati mesi fa, è ciò che dovrei dire, cioè la verità. Ma non ce la faccio. Non vogliono che pensino di aver una possibilità con lui. Brooklyn è mio.

Deglutisco, esitando, poi forzo un sorriso.

- Ah, lui? Sì, è impegnato, che io sappia - mento, imponendomi di sostenere il loro sguardo. Guardano altrove, dopo un istante, tuttavia non perdo il guizzo di sospetto nei loro occhi.

- Va bene, grazie, Castiel - miagola Ashley. E si trascina dietro l'amica, andando da Brooklyn.

Oh no...

Giro attorno a Shine e fingo di controllare un'ultima volta i suoi finimenti, tendendo le orecchie per origliare.

- Ciao, bellissimo! - trillano all'unisono le due rompiscatole.

Lo so che è bellissimo.

Percepisco lo sguardo di Brooklyn sulla mia nuca, tuttavia non mi volto.

- Ciao, ragazze - replica, e io so che sta sorridendo, ma non un sorriso vero. Brook sorride veramente solo con Wamblee. - Avete bisogno di qualcosa?

- Oh no... volevamo solo dirti che hai un cavallo stupendo!

Alzo gli occhi al soffitto. Il cavallo, certo.

- Oh, grazie.

- E tu non sei da meno - commenta Adele. Brooklyn emette una risatina educata.

- Ah sì? Siete troppo gentili. Che sbadato... mi chiamo Brooklyn. Deliziato di conoscervi.

Serro i pugni. Lo sta facendo apposta, ne sono certo.

Le due rompiscatole si presentano di nuovo con voce grondante miele.

- Anche a noi ha fatto piacere conoscerti! Fa sempre piacere conoscere un ragazzo carino e gentile come te... fortunata la tua ragazza! - sospira Ashley e Brook ride per la seconda volta.

- Ma io non ho una ragazza - ribatte, e io sussulto.

- Oh, davvero? Il tuo amico ha detto di sì.

- Chi? - domanda Brooklyn. Ho un nodo in gola.

- Il ragazzo con i capelli colorati... Castiel.

- Oh. Noi non... non siamo amici - replica, sempre col sorriso sulle labbra; non ho bisogno di vederlo per dirlo. Mi sembra di non riuscire a respirare. Le lacrime mi rigano silenziose il viso.

Tutto questo è troppo.

- Ah, siete qui, ragazze - dice Will, salvandomi da questo incubo interminabile. - Vi stavo cercando. Vorrei presentarvi mia sorella, June, la quale sarà la vostra istruttrice, se deciderete di allenarvi qui. Venite con me.

Mi lancia una rapida occhiata.

- Ti do dieci minuti per finire di prepararti, Brook. Spero non ti metterai a chiacchierare con qualcun altro, nel frattempo.

E se ne va, seguito da Ashley e Adele. Mi siedo sulla paglia, smettendo di soffocare i singhiozzi. Questo è davvero troppo. Perché è così crudele con me? Ci prova gusto, ad infierire? A umiliarmi, a far sembrare i miei sentimenti una cosa negativa?

So di essere stato altrettanto ingiusto con lui prima che ci mettessimo insieme, quando lo trattavo con freddezza. Ma non mi sono mai abbassato a questo livello.

Brooklyn's point of view

Finisco di sellare Wamblee con calma, domandandomi perché Will mi abbia rimproverato. Non sono in ritardo.

Dal box accanto si levano dei singhiozzi e io trattengo uno sbuffo di irritazione. Forse avrei dovuto essere meno amichevole con quelle ragazze, così Castiel non starebbe piangendo. Diamine, si sentirà perfino in cortile.

Non nego che quelle due fossero carine, perché lo erano. Non erano esattamente il mio tipo... troppi complimenti vuoti.

Oltretutto sono andate prima da Castiel che da me... e questo mi ha infastidito. Non me lo so spiegare di preciso perché, però vederle parlare con lui mi ha innervosito.

Anche i suoi singhiozzi mi stanno innervosendo. Ho il diritto di flirtare con chi voglio senza tener conto dei suoi sentimenti.

Non che desideri iniziare una relazione. Ho bisogno di un po' di tempo per ritrovare il mio posto nella mia vita. La mia vecchia personalità sta uscendo di nuovo alla luce, questo è vero, ma ho comunque bisogno di ritrovare me stesso. Chissà dove mi sono perso.

Ah, che scemenze.

Esco dal box di Wamblee e sbircio in quello di Shining Tears. Non so cosa voglio dire a Castiel... qualcosa per farlo smettere di sicuro.

È seduto contro la parete del box e si abbraccia le ginocchia, piangendo rumorosamente.

- Dovresti prepararti per la lezione - dico in tono neutro.

- Anche tu - singhiozza, asciugandosi rapidamente il volto.

- Tsk.

Faccio per tornare nel box del mio cavallo, eppure qualcosa mi blocca. Ho già detto che la mia vecchia personalità sta uscendo alla luce e non ho mai potuto sopportare di veder qualcuno piangere, estraneo o persona a me cara che fosse.

Entro nel box di Shining Tears e afferro Castiel per un polso, tirandolo su di peso e abbracciandolo.

- L-lasciami andare - protesta dopo un istante, cercando di allontanarmi. - Brooklyn!

Per un attimo ho la sensazione che questo momento sia un déjà-vu, o forse un sogno molto vivido che ho fatto.

- Dovresti approfittarne, invece - mormoro al suo orecchio. - Non ricapiterà.

Affonda il viso nel mio petto e piange come una fontana, come un poppante. Tuttavia io riesco solo a pensare a quanto mi sia mancato abbracciare qualcuno così... e soprattutto a quanto perfettamente s'incastrino i nostri corpi.

Forse Castiel potrebbe colmare quell'orribile vuoto... 

Lo scosto bruscamente.

- Siamo in ritardo - sbuffo, tornando dal mio cavallo e andando in seguito al tondino senza aspettare Castiel.

Ciò che è successo poco fa mi ha estremamente turbato. Non voglio che pensi che ci sia la più piccola possibilità di rimetterci insieme... ma tanto un abbraccio non significa niente, no?

Mi sento così confuso...

-

Note dell'autrice:
buonasera, pasticcini! Chiedo ancora scusa per non aver postato, ieri, ma ero ad un concerto. Grazie per la comprensione, siete adorabili. Risponderò alle recensioni il prima possibile. Un abbraccio

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Capitolo 36
*** Capitolo trentatré ***


Castiel's point of view

- Brooklyn... - mormoro, strizzando le coperte. Apro lentamente gli occhi, nella mente ancora gli strascichi del sogno che ho fatto: Brook che mi abbracciava nel box di Shine e mi baciava le lacrime come faceva sempre, prima di premere le labbra sulle mie e dire qualcosa che non ricordo.

Una lacrima solitaria rotola lentamente lungo la mia guancia. Era solo un sogno, non accadrà mai. Asciugo la lacrima e mi tiro a sedere, passandomi una mano fra i capelli. Tra due minuti suonerà la sveglia.

La spengo e mi alzo. Be', almeno non arriverò in ritardo a scuola e ho più tempo per decidere cosa mettere. Mi piazzo davanti all'armadio. Da quando Brook è tornato al maneggio cerco di vestirmi in maniera neutra e mi sforzo di non correggerlo quando mi appella al maschile, ma credo sia ora di smettere di metterlo sempre al primo posto e iniziare a darmi la priorità.

Prendo una maglietta viola, un paio di jeans e... la felpa di Brooklyn. È da tanto che non la indosso, che non la tiro nemmeno fuori dall'armadio. Ha perso il suo profumo da molto tempo, tuttavia è ancora confortante metterla.

Vado in bagno, mi pettino e mi faccio la coda. Non m'importa come mi tratterà, penso mentre mi guardo allo specchio, oggi glielo dirò.

- Buongiorno, Cas-... - dice mio padre quando entro in cucina, sorridendo. Mi accarezza rapidamente una spalla.

- Buongiorno - sbadiglio, ricambiando forzatamente il sorriso. Cynthia resta in silenzio. Meglio: meno parla e meno danni fa.

Mi siedo a far colazione. La mia mente si perde a prolungare ancora un po' il sogno della notte passata.

- Cas?

- Sì? - rispondo, venendo strappata dai miei pensieri.

- Il viola... ti dona - borbotta papà, prima di alzarsi per riporre la propria tazza nel lavandino. Un sorriso lieve m'increspa le labbra.

~~~

Sto giocando con Shining Tears quando odo i passi di Brooklyn alle mie spalle: sono inconfondibili e un tempo mi facevano battere forte il cuore di gioia, mentre oggi me lo fanno battere di nervosismo.

- Cas... tiel? - dice, e io mi volto, incontrando la sua espressione scioccata. Non saprei dire se sia un buon segno. - Ma come ti sei conciato?

Abbasso lo sguardo, serrando i pugni lungo i fianchi, però lo rialzo in fretta. Brooklyn continua a fissarmi con sconcerto.

- Non dirmi che ti sei vestito così per me - insinua con orrore. Deglutisco.

- No. Questa... sono io. Cas - replico con calma. Il fatto che questa scena si stia ripetendo non mi rende più tranquilla. - A volte sono un ragazzo. A volte una ragazza. A volte entrambi o nessuno dei due.

Brooklyn scoppia a ridere ed è come se le risatine a scuola, le occhiate di sbieco e la sparizione dei miei vestiti 'femminili' si fondessero in un'unica lancia appuntita ed avvelenata, la cui punta è proprio la sua risata, la quale si conficca nel mio cuore.

- Certo, certo. Come dici tu - dice in tono accondiscendente. - Ma non m'interessano le tue stranezze, okay? Per me sei Castiel e basta.

E va da Wamblee, passando da principe di ghiaccio a principe dolce e tenero. Inghiotto le lacrime: mi son detta che non mi sarebbe importato come mi avrebbe trattata, eppure sono sul punto di piangere per l'ennesima volta.

Non voglio che Brooklyn mi veda piangere, che possa compiacersi di avermi ferita. Faccio uscire Shine dal box senza averla sellata e la conduco fuori dalla scuderia, montando a pelo.

Nel bosco regna il silenzio, rotto all'improvviso dai miei singhiozzi. La mia cavalla nitrisce sommessamente, preoccupata, tuttavia le do un colpetto di talloni per invitarla a non fermarsi.

Non ho neanche preso il cap, ma tanto cosa mi può succedere? Stiamo andando al passo.

Ovviamente se qualcosa può andare storto, stai certo che lo farà: un cervo spaventato ci taglia la strada e Shining Tears s'impenna, disarcionandomi. Non è una caduta particolarmente dolorosa, siccome atterro sul fondoschiena.

E resto a terra, a piangere. La mia amica a quattro zampe mi dà colpetti con il muso per chiedermi scusa e cercare di consolarmi. Forse pensa che mi sia fatta male.

- Shine - singhiozzo, prendendo il suo muso tra le mani e strusciando una guancia contro di esso. - Non ce la faccio più...

Sbuffa, asciugandomi le lacrime con il suo morbido naso. A lei non importa se mi vesto di nero o di viola, se mi lego i capelli o no, se mi faccio chiamare Castiel o Cas. Lei mi ama sempre e comunque.

Anch'io amo Brooklyn, nonostante mi tratti così. Avrei gettato la spugna molto tempo fa, altrimenti. Preferisco soffrire cento volte di più, piuttosto che lasciarlo andare. Diamine, l'ho riportato al maneggio!

Col cavolo che lo lascio andare.

Clop clop di zoccoli sul terreno. Io e Shine ci voltiamo. Will è qui, in sella a Sunny. Non sembra arrabbiato che non sia andata a lezione, pare solo piuttosto preoccupato.

- Sei qui - dice, smontando. Si avvicina rapidamente. - Ti sei fatta male?

- No... - mormoro. Allunga una mano per aiutarmi a tirarmi su. - Will...

Mi stringe a sé con dolcezza, sorprendendomi.

- Mi hai fatto preoccupare - sussurra. Percepisco una lacrima rigarmi la guancia mentre appoggio la testa sul suo petto.

- Mi dispiace...

- No, è colpa mia - ribatte, accarezzandomi gentilmente i capelli. - Sono io che continuo a dirti che Brooklyn cadrà ai tuoi piedi, che tornerà quello di una volta in tutto e per tutto... ma sbaglio. Non lo so cosa riserva il futuro. Cose negative, cose positive. Non lo so. Non ho il diritto di importi di sperare e neppure di obbligarti a lasciarlo andare, questo spetta a te. Ma gli ho detto... gli ho detto che se ti fa piangere un'altra volta, andrà a fare lezione con il gruppo di June.

- Will... non dovevi...

- È questo che faccio con i bambini che non si comportano bene: li minaccio di mandarli da June.

Ridacchio e anche lui ride sommessamente.

- Ma tua sorella non è così male - commento, allontanandomi. Sorride.

- No, ma intimorisce tutti i bambini. Tutti. Nessuno escluso.

Mi fa l'occhiolino. Credo intenda molto più di ciò che ha detto.

- Torni indietro con me? - chiede con indulgenza. Annuisco, dandomi una riavviata ai vestiti e montando in groppa a Shining Tears. Anche lui torna in sella a Sunny Day.

Cavalchiamo fianco a fianco, in silenzio. Sunny è davvero altissimo, è impressionante confrontarlo con Shine... che piccola non è.

- Will... - bisbiglio. Mi guarda. - Grazie...

Brooklyn's point of view

Cammino avanti e indietro per il cortile, sperando di veder comparire Will con Castiel. Cas.

Se nei giorni scorsi ero confuso, adesso sono molto confuso. La discussione con Castiel mi ha dato l'ormai fin troppo familiare sensazione di déjà-vu che non so mai dire se sia un ricordo o un sogno.

Io... accettavo che Castiel si vesta come una ragazza? A quanto pare sì perché, quando sono arrivato, il mio primo impulso è stato di chiamarlo Cas, quasi ricordassi che preferisce così.

Non ricordo, ma mi viene automatico. Mente e corpo non riescono a mettersi d'accordo. E non solo su questo.

Castiel, come ragazza... è tremendamente carina. Però è un ragazzo e io non ho intenzione di tornare con lui.

Dal bosco compaiono Sunny Day e Shining Tears con i loro cavallerizzi e io mi sento invadere dal sollievo. Ammetto di essermi sentito in colpa quando Castiel è scappato e Will mi ha già rimproverato per questo. Mi morderò la lingua, pur di non finire a far lezione con June.

- Eccoci qua - dice Will, scoccandomi un'occhiata eloquente. Guardo altrove, incontrando lo sguardo di Castiel. Arrossisce, abbassando il capo.

Dovrei chiedergli scusa, lo so... eppure non ci riesco, non riesco a dire nulla. Non è il momento.

- Buona serata, Brooklyn - mi augura timidamente, passandomi accanto.

- Buona serata - mormoro, ricambiando il saluto dopo tanto tempo. Il nostro istruttore mi arruffa i ricci, sorridendo: significa che non è arrabbiato con me. Poi sparisce anche lui nella scuderia.

Sospiro. Mi sento esausto e nella mia mente regna il caos. Quasi rimpiango il mal di testa.

Decido di tornare a casa, sono troppo stanco per sostenere una conversazione con Castiel. Ho bisogno di districare i miei pensieri.

- Ciao, Leya - sospiro di nuovo, salendo in macchina.

- Ciao, Brook - replica dolcemente, studiandomi per un lungo istante. Credo mi si legga in faccia quanto sono spossato. Le poggio il capo sulla spalla.

Lei accende la musica a basso volume. Mi rilasso leggermente.

- Brook? Cosa c'è che non va? - domanda, accarezzandomi i capelli. Emetto un lieve sospiro per l'ennesima volta. - Non vuoi dirmelo?

- Io... non lo so. A volte... ho una sensazione di vuoto orribile e questo mi rende... frustrato. E arrabbiato.

Sbuffo, passandomi una mano sul volto. Ora è Leya a sospirare.

- Oh Brook - dice con tenerezza. - Tu non puoi ricordare, eri piccolo, ma c'è stato un momento in cui anch'io mi sono sentita come te... e non sapevo come uscirne.

La guardo di sottecchi, stupito.

- Pensavo non ne sarei mai uscita. Non ero più capace nemmeno di fare ciò che amavo... come te. Mi sembrava che la mia vita non mi appartenesse più.

- E... come hai fatto ad uscirne? - domando in un sussurro. Mi accarezza una guancia.

- Bella - risponde, sorridendo. - Bella mi è sempre rimasta accanto, anche quando la allontanavo. Chi ti ama, Brook, chi ti capisce, si riavvicina sempre.

- Sempre? - chiedo, incerto.

- Sì, se ne vale la pena.

- Ma io ne valgo la pena? - mormoro, percependo una dolorosa fitta al cuore. Mi stampa un delicato bacio sulla fronte.

- Certo, Brook - risponde, prendendo il mio viso tra le mani. - Il fatto che tu stia attraversando un brutto momento non significa che tu non sia un ragazzo fantastico. Hai bisogno di tempo e, sebbene io stessa sappia quanto sia difficile, di permettere a qualcuno di riavvicinarsi. Il vuoto se ne andrà, tesoro.

Strofina il naso contro il mio.

- Te lo prometto, Brooklyn. Il vuoto se ne andrà.

Abbozzo un sorriso.

- Grazie, Leya.

Il mio sguardo si perde fuori dal finestrino. Credo di sapere cosa fare, ora.

-

Note dell'autrice:
buonasera, pasticcini. Sono mortificata che metà delle mie note contengano delle scuse, ma sono davvero dispiaciuta quando salto un aggiornamento. E quando sono in ritardo con le recensioni. Spero apprezzerete questo capitolo e... grazie del supporto. Siete molto cari alla sottoscritta. Un abbraccio

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Capitolo 37
*** Capitolo trentaquattro ***


Brooklyn's point of view

Entro nella scuderia come ogni giorno, salutando i cavalli nei box. Davanti al box di Shining Tears c'è Castiel, come sempre.

Nei giorni passati ci siamo rivolti raramente la parola, limitandoci a qualche rapido saluto. Non avevo intenzione di appellarlo al femminile quando 'si sente Cas', ma mi veniva naturale farlo, quindi non mi sono imposto di chiamarlo Castiel solo per cattiveria.

Adesso tiene il muso della sua cavalla tra le mani e la guarda con affetto mentre... canta, canta con voce dolcissima.

Mi fermo ad ascoltare, incantato.

- When I look into your eyes
It's like watching the night sky
Or a beautiful sunrise - sorride, un sorriso bellissimo. Be', Shining Tears ha davvero degli occhi meravigliosi... - Well, there's so much they hold
And just like them old stars
I see that you've come so far
To be right where you are
How old is your soul?

Chiude gli occhi, poggiando un bacio fugace sul naso di Shining Tears.

Well, I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up

And when you're needing your space
To do some navigating
I'll be here patiently waiting
To see what you find

'Cause even the stars they burn
Some even fall to the Earth
We've got a lot to learn
God knows we're worth it
No, I won't give up

I don't wanna be someone who walks away so easily
I'm here to stay and make the difference that I can make
Our differences they do a lot to teach us how to use
The tools and gifts we got, yeah, we got a lot at stake
And in the end, you're still my friend at least we did intend
For us to work we didn't break, we didn't burn
We had to learn how to bend without the world caving in
I had to learn what I've got, and what I'm not, and who I am

I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up, I'm still looking up.

Well, I won't give up on us (no I'm not giving up)
God knows I'm tough enough (I am tough, I am loved)
We've got a lot to learn (we're alive, we are loved)
God knows we're worth it (and we're worth it)

I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up.

Quando smette di cantare capisco che questa canzone non era rivolta a Shine... era rivolta a me. Realizzarlo non mi irrita, anzi, mi rende stranamente felice.

- Castiel... - mormoro, e lui si volta di scatto.

- Brooklyn - replica, accigliandosi. Probabilmente pensa che lo prenderò in giro perché stava cantando.

Tuttavia io taccio, andando dal mio cavallo. Mentre lo saluto non riesco ad impedirmi di sbirciare Castiel. È entrato nel box di Shining Tears e mi osserva da dietro di lei con diffidenza.

- Potresti smettere di fissarmi? - sbuffa. Oh, ho già sentito questa richiesta tante volte, in passato, ne sono certo.

- Anche tu mi stai fissando - obietto, entrando nel box di Wamblee senza distogliere lo sguardo da lui.

- Be', smettila.

- Di fare cosa? - replico, inarcando un sopracciglio ed esibendo un sorrisetto. Aggira Shine e mi fulmina con lo sguardo.

- Smettila di trattarmi così! Non vuoi più stare con me, lo capisco! Okay! Ma non hai il diritto di usarmi per sfogare la tua frustrazione! Sono un essere umano e ho dei sentimenti! E, come io rispetto te e i tuoi sentimenti, esigo che tu rispetti me! Non ti ho fatto niente per meritarmi questo! Non sono qui per essere il tuo anti-stress! - esplode, scoppiando a piangere. Singhiozza rumorosamente, asciugandosi il volto con il dorso della mano. - Per favore!

Mi avvicino e lo abbraccio, sebbene ci sia la parete del box a dividerci. Non oppone resistenza, stavolta, non mi spinge via.

- Castiel... - sussurro, accarezzandogli la nuca con incertezza.

- Io non ti capisco - singhiozza, ma è una bugia. Lui mi capisce più di quanto pensa. - Mi abbracci e dici che non ricapiterà. Perché adesso mi stai abbracciando di nuovo? Dici che non ti interessano le mie stranezze, però mi chiami Cas. Brook, cosa vuoi?

Un brivido mi percorre la schiena. Quel nomignolo suona così bene quando esce dalle sue labbra.

- Chiederti scusa - rispondo, senza smettere di stringerlo. - Di come ti ho trattato. Di ciò che ti ho detto. Di averti tenuto a distanza. Volevo... volevo vedere quando avresti mollato, ma non l'hai fatto. È sbagliato spingere una persona fino al suo limite, fino a che non ce la fa più...

Adesso l'ho capito.

Castiel continua a singhiozzare contro il mio petto, mentre mi abbraccia come se ne andasse della sua vita.

- Mi farò perdonare tutti questi mesi in cui ti ho fatto soffrire - bisbiglio, accennando un'altra carezza carica d'incertezza. Alza il capo e i suoi occhi azzurri luccicano di speranza.

- Tornerai a stare con me? - domanda timidamente. Gli asciugo le lacrime con i pollici.

- No, mi dispiace - dico il più delicatamente possibile. - Non posso illuderti così.

Abbassa lo sguardo.

- Okay...

- Non sei costretto ad essere mio amico, se non vuoi avere a che fare con me perché ho molto più che esagerato. Ma non mi comporterò mai più da stronzo con te - prometto, sciogliendo l'abbraccio. Castiel mi trattiene.

- Possiamo restare così... ancora un po'? - chiede in un sussurro. Le mie braccia si avvolgono nuovamente attorno al suo corpo e lui riappoggia la testa sul mio petto.

Mi sento stranamente in pace con me stesso, ora.

~~~

- Ciao, Castiel.

- Ciao, Brook.

Io e Castiel ci scambiamo un fugace, imbarazzato sorriso. Abbiamo un rapporto amichevole, da quando abbiamo fatto pace. Non siamo migliori amici, però... anzi, fra di noi regna perennemente un certo imbarazzo, quasi avessimo entrambi una costante paura di fare o dire la cosa sbagliata.

Nonostante la cautela con cui ci trattiamo, Leya aveva ragione: permettere a Castiel di riavvicinarsi mi ha giovato. Mi sento molto più rilassato e non più frustrato da quando abbiamo riparato la nostra amicizia.

- Hai visto Will? - domando, mentre Wamblee ispeziona le mie mani e tutte le mie tasche alla ricerca di qualche leccornia.

- Will non si sentiva bene, perciò oggi non farà lezione. Ho incontrato June e lei mi ha riferito che siamo liberi.

- Uh... okay - replico, concedendo al mio cavallo una fettina di mela. Castiel mi fissa per un lungo istante, tuttavia distoglie lo sguardo quando i nostri occhi si incrociano.

- Vuoi... vuoi venire a fare una passeggiata con me? - chiede timidamente, giocherellando con la criniera di Shining Tears.

- Va bene... tanto non ho altro da fare - accetto. Non riesco a ricordare l'ultima volta in cui ho fatto una passeggiata con Wamblee.

Selliamo i nostri cavalli ed usciamo dalla scuderia. Permetto a Castiel di fare strada e lui punta il bosco.

Una nostalgia tremenda mi assale. Mi ricordo il bosco e mi ricordo quanto mi piacesse passeggiare qui con Wamblee, a volte anche in compagnia di Will.

- È qui che ti ho raccontato un po' di mia madre per la prima volta - rammenta Castiel a bassa voce. Mi sforzo di richiamare alla mente ciò che mi ha detto quella volta, ma invano.

Resto in silenzio, concentrandomi sul suono degli zoccoli sul terreno e non sul battito del mio cuore.

- Ti sei... pentito di averlo fatto? - domando, tentennante. Lui abbassa lo sguardo sul collo di Shining Tears e le fa una carezza, sorridendo dolcemente.

- No - mormora, cercando i miei occhi. Avvampo. Le sue iridi azzurre mi mettono ancora in soggezione. - Lo rifarei. Rifarei ogni cosa.

- Anche farti trattare male da me?

- Ogni cosa - ripete, annuendo. - L'importante è riaverti qui. Nulla, per me, conta più di questo, Brook.

- Neanche tornare a stare insieme? - insisto, dubbioso. Non che lo desideri, ma non gli piaccio più?

- Ho speranza, riguardo a quello? No. Perciò non è importante - risponde in tono neutro, stringendosi nelle spalle.

Rallenta al passo e s'infila in mezzo agli alberi. Lo seguo; Wamblee pare eccitato.

C'è un fiumiciattolo che confluisce in un laghetto. Questo posto mi è tremendamente familiare.

- Castiel... - lo chiamo, lanciandogli un'occhiata confusa. Le sue labbra si stirano in un sorriso lieve e soddisfatto.

- Benvenuto nel tuo posto speciale, Brook - asserisce, ridendo sommessamente. Mi guardo attorno: si respira un'atmosfera quasi magica, qui.

Aspetta... il MIO posto speciale?

- È... meraviglioso - commento, affascinato. Il sorriso di Castiel si fa amaro.

- È qui che ci siamo baciati per la seconda volta, prima che mi chiedessi di nuovo di stare con te - mormora, rabbuiandosi. Abbasso lo sguardo sul collo di Wamblee, a disagio.

Castiel forza un'espressione allegra.

- Brook... - mi chiama dolcemente, arrossendo lievemente. - Sei felice di essere qui?

Ho un flashback.

'- Sei felice di essere qui con me?

- Perché me lo chiedi?

- Così...'

- Io... io... non lo so. Credo di sì - rispondo, sorpreso dal ricordo che è comparso nella mia memoria. Quel giorno volevo condividere una parte di me con Castiel e volevo che fosse felice, in mia compagnia.

Non è un granché come ricordo, non era successo niente di particolare. Non c'era stato alcun bacio, per quanto lo desiderassi.

Oh, se desideravo baciarlo...

- Bene - replica Castiel, invitando Shine a girarsi per tornare indietro.

- Castiel... - esordisco, seguendolo.

- Cosa?

- Mi... mi ricordo quel giorno. La prima volta che ti ho portato qui - gli dico, incerto se gli interessi o no. Si volta e mi dona un'occhiata stupita.

- Davvero? Fantastico. A poco a poco riacquisterai la memoria - mi rassicura, incoraggiante. Torna a concentrarsi sul sentiero.

Clop clop. Tum tum.

- Volevo... renderti felice - sussurro, non sapendo nemmeno io perché lo sto dicendo.

- Ero felice - mormora, tenendo lo sguardo ostinatamente fisso sul terreno quando la stradina si fa abbastanza spaziosa per cavalcare fianco a fianco.

- E adesso non lo sei più. Per colpa mia.

- No, Brooklyn. Sto bene - ribatte. Ma il suo viso è rigato da lacrime silenziose. - Te l'ho detto: l'importante è riaverti qui.

Non insisto. Questa passeggiata mi darà tanto da pensare.

Castiel's point of view

Cenare con mio padre e Cynthia è una tortura interminabile, questa sera: ho un tremendo bisogno di nascondermi sotto le coperte, mettere la musica e stare solo; essere invece costretto a mangiare e parlare, per quanto minimamente, sta peggiorando il mio umore.

Non appena finisco di mangiare mi affretto a lavarmi i denti, infilarmi il pigiama e tirare giù la tapparella, desidero il buio assoluto.

Mi rannicchio sotto le coperte, stringendole come se fossero un essere umano, senza tuttavia provare alcun conforto.

Quanto vorrei che Brooklyn fosse qui...

Anche se adesso siamo amici, non mi basta. Non è vero che l'importante è riaverlo al maneggio; lo so io e lo sa lui che sono un pessimo bugiardo.

Vorrei baciarlo, stare abbracciato a lui per ore, accarezzare i suoi ricci meravigliosi, insomma, fare ciò che facevamo prima dell'incidente. Ma il mio è un amore a senso unico, ormai, e solo un miracolo può cambiare la situazione.

Non credo nei miracoli.

Certo, è fantastico che oggi abbia ricordato un evento che riguarda anche me. Molto lentamente gli tornerà la memoria e forse si ricorderà della nostra relazione. Tuttavia me l'ha detto chiaramente: non tornerà a stare con me, non prova nulla.

E io ti amo, invece. Come posso smettere di amarti più in fretta?

Di sicuro non ascoltando Take your time, eppure è ciò che faccio. La nostalgia mi assale immediatamente. Ho perso il conto di quante volte ho ascoltato questa canzone pensando: è la nostra canzone.

Non esiste più un noi.

Sbatto le palpebre più volte per liberarmi delle lacrime, le quali scivolano lungo il mio viso e cadono sul cuscino.

Chiudo gli occhi, soccombendo alla stanchezza, più mentale che fisica. Domani è un altro giorno, però dubito che sarà migliore di oggi.

Qualcuno mi toglie il cellulare di mano e spegne la musica proprio quando mi sto appisolando. È papà; dopo aver poggiato il mio telefono sul comodino si china e mi dà un delicato bacio sul capo, poi mi accarezza una guancia.

- Stai facendo del tuo meglio, lo so - bisbiglia, prolungando la carezza. Io resto immobile, sforzandomi di non trattenere il respiro o capirà che non sto dormendo. - Ti voglio bene. Buonanotte.

Ed esce dalla mia stanza. Un'unica lacrima mi rimane incastrata tra le ciglia.

- Buonanotte, papà - mormoro tra me e me.

-

Note dell'autrice:
buonasera, pasticcini. Questo capitolo avrebbe dovuto essere allegro, non più così cupo, ma credo vi siate accorti quanto il mio umore abbia influito. Già. Spero vi piaccia comunque. La bellissima canzone all'inizio del capitolo è I Won't Give Up di Jason Mraz ma, se avete voglia di qualcosa di più triste (che avevo tenuto in conto come seconda possibilità), allora ascoltate Wind degli FT ISLAND. Vi auguro buonanotte. Un abbraccio

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Capitolo 38
*** Capitolo trentacinque ***


Brooklyn's point of view

Will è a letto con l'influenza da qualche giorno ed io e Castiel siamo liberi di fare ciò che vogliamo. Abbiamo fatto diverse passeggiate, spingendoci fino in spiaggia; le ho molto apprezzate, forse perché ero in compagnia di Castiel. Non saprei dire il motivo, però provo un costante desiderio di trascorrere del tempo con lui.

Oggi è nel paddock, a giocare con Shining Tears. Mi appoggio alla staccionata a guardare. Shine insegue il proprio padrone per tutto il prato e poi si lascia stampare un sacco di baci sul muso quando si ferma. Sorrido, intenerito. Si vede che adora Castiel.

Lui le stropiccia le orecchie e appoggia la fronte alla sua, prima di baciarle il naso. Si siede sull'erba e la sua cavalla sbuffa tra i suoi capelli colorati. Strano che non si siano accorti di me.

Chiude gli occhi, Castiel, e rivolge il viso al cielo terso. Dopo qualche attimo una farfalla che stava svolazzando tra i fiori si posa delicata sulla punta del suo naso e lì resta. Shine s'immobilizza, quasi avesse intuito quanto sia magico questo momento.

Wow...

Trattengo il fiato, finché la farfalla non vola via e Castiel ride sommessamente, allungando una mano per accarezzare Shining Tears.

È per questo che ne ero innamorato, mi ritrovo a pensare. Perché l'animo di Castiel è puro, non è immacolato, ma è puro. E gli animali lo sentono, per questo l'adorano. Sanno che non è capace di essere cattivo.

Osservo ancora per un istante il suo sorriso beato, il quale gli illumina il volto, poi i nostri occhi s'incrociano e io avvampo, distogliendo lo sguardo e marciando verso la scuderia.

Il mio cavallo mi saluta con un basso nitrito.

- Oh Wamblee - dico, nascondendo il viso contro il suo collo. Il cuore mi batte impazzito.

Sarebbe stupido innamorarmi di nuovo di Castiel dopo che l'ho respinto così ferocemente, dopo che gli ho detto che non staremo più insieme. Ma mi sento così bene in sua compagnia...

Non è così difficile: ti piace? No. No? Forse...

~~~

- Bella, ma io... ero molto innamorato di Castiel?

Mia sorella alza lo sguardo e mi osserva, sorpresa eppure non troppo. Intanto continua a giocherellare con le dita di Leya.

- Molto? Tu avevi perso la testa, per Castiel - risponde, sbuffando e sorridendo. Arrossisco. Anche Leya sorride, annuendo.

- Oh...

- Ne parlavi tutti i giorni, fino alla noia. Anche di Wamblee parlavi tutti i giorni, prima di conoscere Castiel.

Arrossisco ulteriormente.

- Parlavi di come i suoi occhi fossero un cielo meraviglioso e il suo sorriso fosse più luminoso del sole...

- Davvero? - chiedo, imbarazzatissimo. Bella scoppia a ridere.

- No. No, stavo scherzando. Ma si poteva quasi leggere sul tuo viso che lo pensavi.

Abbasso il capo. Dovevo proprio amarlo tanto, per essere così evidente.

- Quando litigavate non ti davi pace finché non era tutto di nuovo a posto, tra di voi - prosegue, sospirando. La mano di Leya adesso è sulla sua coscia.

- Litigavamo spesso? - domando, giocherellando con il bordo della maglietta.

- No. Litigavate raramente e mai seriamente, a parte una volta...

- Quando?

Mia sorella e Leya si scambiano una rapida occhiata.

- Poco prima dell'incidente. Non so di preciso cosa vi siate detti, ma Castiel era estremamente preoccupato per te e da lì è nata la discussione. Ti sentivi così in colpa, fratellino, che sei andato da lui anche se era già tardi... e siccome era tardi poi ti sei fermato a dormire.

Percepisco le guance scaldarsi e un sentimento di tristezza diffondersi nel mio petto. Quanto vorrei ricordare ciò che ci siamo detti quella sera... ma nella mia memoria regna l'oscurità.

- Eravate fatti l'uno per l'altro... tuttavia al cuore non si comanda, no? - conclude, prima di baciare dolcemente Leya sulle labbra. Sua moglie le accarezza teneramente il viso. - Non sei obbligato a fingere che ti piaccia ancora, se così non è.

- Come faccio a capire che non mi piace davvero? - mormoro, sperando che la mia saggia sorella maggiore abbia la risposta.

- I suoi occhi sono ancora il tuo cielo e il suo sorriso il tuo sole?

- E-eh? Io... n-non lo so... - tartaglio, spiazzato e decisamente imbarazzato.

Bella ride sommessamente.

- Solo tu puoi dire se i tuoi sentimenti sono genuini o finti, Brook.

- Grazie - sussurro, alzandomi. - Buonanotte.

- Buonanotte, cespuglietto - replica dolcemente mia sorella. - Non stare alzato fino a tardi.

- Buonanotte, Brook - dice Leya, sorridendomi. Vado nella mia camera. - Dici che si rimetteranno insieme?

- Dagli tempo. Ma ho un buon presentimento.

Prendo il cellulare e metto Take your time, prima di aprire la galleria e guardare le foto che ritraggono Castiel. Sono davvero tante, molte scattate di nascosto. Per intenderci: sono più di quelle insieme a me e più di quelle in cui compare Wamblee.

Castiel che ride. Castiel che si fa la coda. Castiel che dorme.

Sono immagini così innocenti, così preziose. Mi fanno sentire la mancanza di qualcosa che non provo più. O forse sì? Non lo so.

Apro la chat con Castiel, esitando. Cosa gli scrivo? Cosa voglio scrivergli? Mi confondi? Mi confondi così tanto che vorrei mettere in pausa la mia vita per riordinare i miei pensieri?

Mi copro il volto con una mano. E anche se glielo scrivessi? Cosa mi aspetto che risponda?

No no, devo pensarci meglio. Mi ami ancora?, digito. E cancello. Che razza di domanda è? Io e Castiel non parliamo dei nostri sentimenti, è un tacito accordo. Non abbiamo nulla da dirci al riguardo. O almeno credo.

Chiudo la chat, spengo la musica e il cellulare. Diventerò matto, a furia di scervellarmi su queste cose.

'I suoi occhi sono ancora il tuo cielo e il suo sorriso il tuo sole?'

Chiudo gli occhi, arrossendo. Se son rose fioriranno, mi dico.

-

Note dell'autrice:
salve, pasticcini! Oggi Isa è decisamente di umore migliore ed è qui per lasciarvi questo capitoletto corto corto, leggero leggero... in vista del prossimo che vi metterà finalmente il cuore in pace. Dopo di quello non resteranno moltissimi capitoli... una quindicina, penso. Baci

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Capitolo 39
*** Capitolo trentasei ***


Brooklyn's point of view

Mi sono concesso del tempo per riflettere sui miei sentimenti e sono giunto alla conclusione che sì, Castiel mi piace ancora. Altrimenti come posso spiegarmi il fatto che arrossisco ogni volta che mi guarda, che quando mi chiama Brook sento un piacevolissimo calore nello stomaco, che quando le nostre mani si sfiorano per caso il mio più grande desiderio è afferrargliela e stringerla nella mia, che vederlo sorridere mi rende felice?

Ho paura a dirgli che mi piace ancora, paura che mi respinga perché l'ho ferito troppo nei mesi scorsi o perché pensa che lo stia prendendo in giro, vista la mia ostinazione nel rifiutarlo.

Adesso stiamo lavando i nostri cavalli in cortile, mentre chiacchieriamo delle ultime novità nel mondo dell'equitazione. Castiel non parla mai tanto, ma quando lo fa non riesco a smettere di ascoltarlo.

Lui ha già finito di occuparsi di Shine, perciò si è avvicinato per sentire meglio. La sua vicinanza mi rende nervoso.

- Ti ricordi la prima volta che abbiamo lavato i cavalli insieme? - domanda ad un tratto, strascicando i piedi. Ci rifletto un istante, chiedendogli aiuto con lo sguardo. - Quando hai inzuppato prima me e poi Will.

Un sorriso sciocco mi spunta sulle labbra, seguito da una risatina imbarazzata.

- Oh... sì, me lo ricordo - rispondo, senza realizzare. Me lo ricordo davvero: Castiel mi aveva spalleggiato nel bagnare Will e poi lui ci aveva sgridati e puniti con degli esercizi noiosissimi.

- Davvero?

Castiel pare sorpreso.

- Sì... davvero - dico, prima di farmi cogliere anch'io dalla sorpresa.

Un... un altro ricordo.

E a proposito di Will, è finalmente tornato, tornato in forma smagliante, come se non fosse stato costretto a letto una settimana da un'influenza tremenda. È raro che il nostro istruttore si ammali, di solito gode di una salute di ferro.

Con la coda dell'occhio lo noto venire verso di noi a grandi passi, tuttavia non si ferma: dà una spinta a Castiel, facendogli perdere l'equilibrio, dopodiché prosegue come se nulla fosse verso la scuderia.

- WILL! - ringhia Castiel, indignato. L'ha letteralmente spinto tra le mie braccia.

- Prego, non c'è di che! - replica lui, voltandosi per fargli l'occhiolino. E sparisce nella scuderia.

Io e Castiel ci guardiamo per un lunghissimo istante; il suo viso è a un centimetro dal mio e le mie braccia ancora gli circondano la vita perché gli ho impedito di cadere.

Arrossisco e anche Castiel avvampa, allontanandosi.

- S-scusa... - borbotta, evitando il mio sguardo.

- No, scusa tu... - ribatto, fissandomi la punta degli stivali. Scrollo le spalle. - Sarà meglio che finisca di occuparmi di Wamblee.

Annuisce, sempre senza incrociare i miei occhi.

- Vado... vado a portare dentro Shine - asserisce, tornando dalla sua cavalla. Lo seguo con lo sguardo, non riesco ad impedirmelo.

Avrei potuto baciarlo, mi dico, se avessi avuto il coraggio. Era abbastanza vicino, riuscivo a sentire il suo respiro sulla mia bocca. Chissà se il cuore gli batteva forte quanto ora batte a me.

Accarezzo il collo di Wamblee e lui allunga il muso verso la mia mano, nitrendo piano.

- Rischio, bello? - gli chiedo, facendogli i grattini sul naso. Sbuffa, facendo su e giù con la testa e strappandomi una risata. - Va bene.

Termino di prendermi cura di lui e lo porto nel suo box, sbirciando Castiel nel box accanto. Sta intrecciando la criniera dorata di Shining Tears, senza badare a noi.

Deglutisco. È bellissimo quando non sa di essere osservato.

Esco dal box del mio cavallo, cercando di fare il minimo rumore possibile, ed entro in quello di Shine.

- Castiel... - lo chiamo, a bassa voce perché sto trattenendo il fiato dal nervosismo. Si volta e io... lo afferro per i polsi, prima di premere dolcemente le labbra sulle sue.

È un bacio rapido e casto, non gli do il tempo di rispondere. Lo lascio andare ed indietreggio, avvampando violentemente. Faccio per andarmene, tuttavia mi trattiene, acchiappandomi per la maglietta.

- A-aspetta... - dice. Non ho il coraggio di girarmi. Temo che il cuore mi possa esplodere nel petto da un momento all'altro. - Brook... questo... questo... cosa significa?

Deglutisco sonoramente, fronteggiandolo. Non riesco a guardarlo negli occhi.

- Significa... significa... - tentenno, alzando il capo per un istante. Le guance di Castiel sono lievemente imporporate e il suo sguardo è dolce e speranzoso. - Significa che mi piaci, Castiel... e voglio essere il tuo ragazzo. Certo, se ancora mi vuoi...

C'è un attimo di silenzio che pare infinito.

- Davvero? - domanda lui, abbozzando un sorriso. Una lacrima gli riga il viso.

- D-davvero...

Allunga una mano e mi accarezza una guancia con tenerezza, poi mi ruba un bacio fugace e mi abbraccia, singhiozzando contro il mio collo. Esito, prima di stringerlo anch'io.

- Credevo di dover rinunciare a te... - dice, singhiozzando così forte che mi si stringe il cuore. Lo scosto gentilmente e gli bacio le lacrime.

- Ti prego, non piangere - sussurro. Tira su col naso e nasconde di nuovo il volto nel mio collo.

- È che... sono così felice - bisbiglia, stringendomi forte. Lo cullo dolcemente. - Sei tornato.

- Tu mi hai riportato indietro - replico, accarezzandogli i capelli. Alza il capo e sorride, facendo sorridere anche me.

Ci baciamo lentamente, all'inizio con incertezza, poi con passione. Castiel insinua le mani tra i miei ricci e io percepisco un brivido di piacere corrermi lungo la schiena.

- Non lasciarmi mai più - mormora, incatenando lo sguardo al mio. I suoi occhi azzurri sono così penetranti, così belli, sono un cielo meraviglioso.

- Mai più - prometto, aggiungendo un bacio per confermare che sono serio. - Ma tu resta con me. Creiamo insieme nuovi ricordi per riempire il vuoto di quelli che ho perso.

- Con piacere - risponde, sorridendo ulteriormente. Restiamo abbracciati a lungo, fronte contro fronte. Mi prende la mano a cui porto il braccialetto che mi ha regalato e vi intreccia le dita.

Non voglio staccarmi, ma devo. Bella mi starà aspettando.

- Devo andare - mormoro, a malincuore. Gli scosto i capelli dalla fronte con la mano libera e vi poso un bacio. - Buona serata.

Le nostre dita si sfiorano ancora per un istante.

- Brook... - mi richiama, piano. - Non te l'ho mai detto ma... baci molto bene...

Arrossisce e io sorrido, riavvicinandomi per baciarlo sulla bocca un'ultima volta.

- Posso... scriverti, stasera? - domanda timidamente. Gli accarezzo una guancia.

- Sono il tuo ragazzo... non devi chiedermi il permesso - ribatto dolcemente, prolungando la carezza. La sua pelle è morbida e calda sotto i miei polpastrelli. - Ciao, Castiel.

- Ciao, Brook.

Me ne vado senza salutare il mio cavallo, o non riuscirò a non incollarmi a Castiel.

- Sei in ritardo - dice Bella, prima di incontrare la mia espressione decisamente felice. - E suppongo che tu abbia un motivo.

Mi passo una mano fra i ricci, imbarazzato e al settimo cielo, e sospiro.

- Io... io e Castiel ci siamo baciati - confesso, arrossendo. - E... ci siamo rimessi insieme...

Mia sorella si apre in un sorriso enorme e mi abbraccia, anzi, mi stritola.

- Oh Brook, ma è fantastico! - esclama, quasi più felice di me. Ricambio goffamente l'abbraccio.

- Bella... mi stai soffocando...

Mi lascia andare, ridendo.

- Scusa. Dobbiamo festeggiare, sai?

- F-festeggiare...?

- Sì! Lo sai quanto saranno felici mamma e papà e Leya, quando lo sapranno?

Esibisco una smorfia. Bella mi arruffa i ricci, beccandosi un'occhiataccia.

- Bella...

- E sorridi, avanti! - dice, prima di strofinare il naso contro il mio con tenerezza. Abbozzo un sorriso. - Bravo, cespuglietto.

Quando arriviamo a casa, la prima cosa che mia sorella annuncia è che io e Castiel stiamo di nuovo insieme. Congratulazioni, dice papà, dandomi una pacca sulla spalla. La mamma si limita sorridere e dire: che bello, tesoro. Leya mi guarda e basta, e il suo sguardo dice: lo sapevo. Poi Bella aggiunge che dobbiamo festeggiare e tutti si dicono d'accordo. Io resto in silenzio, imbarazzato come non mai.

Dopo cena per fortuna mi lasciano solo. Frano sul letto, esausto. Mi arriva un messaggio di Castiel.

Castiel: mi sei mancato...

Castiel: avrei voluto scrivertelo tante volte, che mi mancavi.

Castiel: ma sapevo di non mancarti.

È qui che ti sbagli... mi mancavi, e adesso che sei qui non provo più quel senso di vuoto.

Indugio sulla tastiera, incerto su cosa scrivere.

Castiel: so che non sai cosa dire, Brook. Non c'è bisogno di dire niente. Volevo solo... fartelo sapere.

Castiel: mi mancavi tu e il nostro amore.

Brooklyn: ma adesso sono qui.

Brooklyn: ti prometto che non ti lascerò mai più.

Castiel scrive, cancella, riscrive, cancella di nuovo. Chissà cosa vorrebbe dire.

Castiel: mi fido di te.

Brooklyn: non tradirò la tua fiducia.

Non so cosa dire, di nuovo. Però mi è venuta un'idea.

Brooklyn: sai cosa? Dobbiamo fare una foto, domani. Da mettere su Instagram, intendo. Insomma, la coppia più carina del mondo è tornata.

Castiel: scemo

Sorrido, pensando a quanto non vedo l'ora che sia domani. Chiacchieriamo ancora un po', prima di augurarci la buonanotte. Ed è con il sorriso sulle labbra che mi addormento, poco più tardi.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio, miei adorati! Spero siate felici quanto lo sono io. Scrivere questo capitolo mi ha messa estremamente di buon umore. Non vedo l'ora di sentire i vostri pensieri al riguardo. Un abbraccio

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Capitolo 40
*** Capitolo trentasette ***


Brooklyn's point of view

Bella non scherzava quando ha detto che avremmo festeggiato il lieto evento. Come ho potuto illudermi che scherzasse?

Mi ha chiesto di invitare qui Castiel, prima di annunciare che avrebbe fatto una torta. Leya le ha lanciato un'occhiata divertita e si è offerta di darle una mano.

Anche se fingo il contrario, non mi dispiace che la mia famiglia sia così affezionata a Castiel. Il mio prezioso Castiel. Che oggi viene qui.

- Brook, va' ad aprire la porta! È arrivato il tuo adorato!

Mi precipito ad aprire, non prima di aver scoccato un'occhiataccia a mia sorella (e averle strappato una risata).

- Castiel! - esclamo, e lui alza una mano in segno di saluto, abbozzando un sorriso. I suoi capelli variopinti sono adorabilmente spettinati dal vento; indossa la mia felpa e, sotto di essa, una maglietta rosa vivo, più dei jeans neri. Una catenina d'argento con un ciondolo a forma di cavallo gl'impreziosisce il collo.

Arrossisco e deglutisco, folgorato dalla sua bellezza.

- Sei... b-bellissimo - farfuglio goffamente. Ride sommessamente e i suoi occhi color del cielo luccicano.

Ti prego... fermati... mi sento le ginocchia di gelatina...

- Anche tu - replica, sorridendo ulteriormente e rubandomi un bacio dolcissimo. Perlomeno questo bacio mi strappa dallo stato di trance in cui sono caduto.

- E-entra... - dico, facendomi da parte per lasciarlo passare. Poi entro anch'io e chiudo la porta alle mie spalle. Castiel si sfila lentamente la felpa e la sistema sull'appendiabiti. Io seguo attentamente ogni suo più impercettibile movimento: le braccia che si piegano, la schiena che s'inarca leggermente, le spalle che vengono scoperte. Deglutisco sonoramente.

- Brook? - mi chiama, con una nota interrogativa nella voce.

- Ogni tuo gesto mi fa impazzire - mormoro, passandomi le mani sul volto. Ride sommessamente, di nuovo.

- Ah sì? - asserisce distrattamente, sulle labbra rosee un sorriso innocente. Quanto vorrei baciarglielo, quel sorriso.

- Sì - sbuffo, fintamente scocciato. - Forza, vieni con me, peste.

Mi segue tutto felice, stampandomi un bacio sulla guancia.

- Castiel! Ciao, caro! - esclama la mamma, abbracciandolo. Papà gli dà una pacca sulla spalla.

- Congratulazioni - ghigna Bella.

- È bello riaverti qui - dice Leya, sorridendo indulgente.

Castiel torna da me e io gli cingo un fianco con il braccio.

- Mangiamo, vi va? - chiede la mamma. La seguiamo tutti in cucina per pranzare. La mia famiglia inizia a sommergere il mio ragazzo di domande: come stai? A casa tutto bene? E Shining Tears? La scuola?

Lui risponde ad ogni domanda, imbarazzato ma contento. Io perlopiù resto in silenzio, mangiandolo con gli occhi.

- Per festeggiare il vostro ritorno insieme io e Leya abbiamo fatto una torta - annuncia Bella, alzandosi a prenderla. Castiel mi lancia un'occhiata perplessa e io mi stringo nelle spalle, sorridendo.

Mia sorella taglia la torta e poi ce la serve, esibendo un'espressione estremamente compiaciuta quando tutti concordano che è deliziosa.

Dopo pranzo io e Castiel andiamo in giardino e ci sediamo sull'erba.

- Mi piace la tua collana - mormoro, sfiorandogli il collo. Poi mi sporgo e vi poso un bacio delicato, strappandogli un fremito.

Si porta una mano al collo e giocherella con il ciondolo.

- Me l'ha regalata la mamma quand'ero molto piccolo - asserisce, sospirando. Ci sdraiamo. Gli prendo una mano e lui vi intreccia le dita. - La giumenta e il puledro... simboleggiano Goldie e Shine.

Ah, c'è anche il puledro...

Il cielo sopra di noi è privo di nuvole, azzurro come gli occhi di Castiel.

- Com'era, tua madre? - domando cautamente, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice. - Se vuoi dirmelo...

Sospira di nuovo.

- Le assomigliavo parecchio. Aveva i capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri... era molto bella.

Mi prendo un attimo per elaborare la risposta.

- Castiel... scusa la domanda fuori luogo, ma... tu sei biondo?!

Sospira per l'ennesima volta.

- Sì, Brook.

- Oh.

Silenzio, si ode solo un leggero fruscio d'erba mossa dal vento. È bellissimo poter ascoltare quello che io chiamo 'il silenzio del vento'.

- La mamma è morta quando avevo sei anni - dice piano Castiel. Piego il capo per guardarlo. Chiude gli occhi per un lunghissimo istante, prendendo fiato. - Ero con lei all'ospedale il giorno in cui se n'è andata. Papà è arrivato appena in tempo per salutarla.

Chiude gli occhi per la seconda volta, emettendo un sospiro tremulo.

- Non l'avevo mai visto piangere prima di quel giorno. Non ricordo di preciso cosa sia successo mentre piangeva... rammento che qualcuno mi portò da Goldie e mi lasciò nel suo box fino a sera, quando papà venne a prendermi per portarmi a casa.

Mi si stringe il cuore ad immaginare la scena: un bambino di sei anni che ha appena perso la madre che, al posto di venir confortato dal genitore ancora in vita, viene lasciato per ore in compagnia di un cavallo.

- Non mi ha parlato per un anno intero - prosegue. Lacrime silenziose gli rigano le gote. - Credo di aver udito la sua voce solo al funerale della mamma, ma non ricordo cos'abbia detto. A sette anni ho iniziato ad andare a cavallo. A otto mio padre si è risposato.

Gli sfugge un singhiozzo.

- Non indossavo questa collana da tanto, tanto tempo - dice, portandosi una mano al viso. - Quest'anno saranno dieci anni dalla sua morte. Mi manca da morire...

Si copre il volto con entrambe le mani, ora, singhiozzando rumorosamente. Mi sistemo sopra di lui e gli scosto le mani, abbassandomi a baciargli le lacrime.

- Sono sicuro che manchi anche a lei - bisbiglio, accarezzandogli una guancia con dolcezza. Mi chino per premere le labbra sulle sue e Castiel chiude gli occhi, portando una mano fra i miei ricci.

Gli bacio il collo.

- Sei bellissimo - sussurro, afferrando il polso della mano che ha fra i miei capelli e intrecciando le dita alle sue. Tira su col naso, incrociando i miei occhi e sostenendo il mio sguardo.

Il suo corpo è caldo sotto il mio e realizzare la posizione in cui siamo - io sopra di lui, con le nostre mani bloccate sull'erba - mi fa arrossire. Anche Castiel avvampa.

Torno a sdraiarmi, imbarazzato. Per fortuna non c'è in giro nessuno.

- Ah, a proposito... mi dispiace di essermi letteralmente dimenticato del tuo compleanno - asserisco, ancora più imbarazzato.

- Be'... neanch'io ti ho fatto gli auguri, quindi siamo pari - obietta con un sospiro. Le nostre mani si cercano e si trovano di nuovo. - Penso che ci fossero cose un pochetto più importanti a cui pensare.

Piomba il silenzio, prima che Castiel lo spezzi intonando Take your time. Dopo un istante mi aggiungo anch'io.

- Incredibile - commenta a bassa voce, quando si stufa di cantare. - Ti ricordi la nostra canzone.

- L'ho ascoltata tante volte... pensando a te, cercando di ricordare ciò che avevamo - mormoro, sospirando sommessamente.

- Che ancora abbiamo - rettifica Castiel, quasi tra sé e sé. Il vento ci accarezza gentilmente il volto.

- Vuoi dormire qui fuori, stanotte? - chiedo. - Possiamo montare la tenda.

- Mi piacerebbe molto - risponde, accarezzandomi la mano con il pollice. Ci alziamo e, con l'aiuto di papà, sistemiamo la tenda in giardino. Quand'ero piccolo io e Bella lo facevamo spesso.

Giunge l'ora di cena. A parte mia sorella che continua a scoccarmi occhiatine maliziose per infastidirmi, la serata trascorre piacevolmente in fretta.

- Ti devo ringraziare, Castiel - sento Bella dire mentre mi lavo i denti. - Se non fosse per te credo che quello zuccone del mio fratellino non sarebbe mai tornato ad essere il ragazzo solare e amabile che era prima dell'incidente.

Riesco a sentire la sua replica con difficoltà.

- Non l'avrei mai lasciato andare.

Sorrido. È grazie alle persone che mi circondano che sono riuscito a riabbracciare il vecchio me e accettarlo.

Quando entro in camera mia per mettermi il pigiama Castiel è già lì, che si guarda attorno.

- Non hai buttato nulla - osserva, indicando le nostre foto. Lo abbraccio da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla.

- È pur sempre una parte di me - mormoro al suo orecchio. Restiamo a guardare i miei ricordi smarriti appesi al muro per un po', dopodiché ci spostiamo nella tenda, non prima di aver augurato buonanotte a tutti.

È una notte tranquilla e silenziosa, non si ode neanche una cicala o un grillo. Le stelle brillano nel cielo scuro.

Castiel poggia la testa sul mio petto e io gli accarezzo dolcemente i capelli.

- So che ci siamo rimessi insieme da poco - esordisco ad un tratto, sforzandomi di mascherare il nervosismo. - E che è troppo presto per dirlo... ma ti ho fatto aspettare abbastanza ed è inutile nascondere ciò che provo per te.

Faccio una pausa. Mi chiedo se, con la testa sul mio petto e il silenzio che ci avvolge, possa sentire il battito accelerato del mio cuore.

- Ti amo - dico, buttando fuori tutta l'aria che stavo trattenendo.

Ne sono certo. I miei sentimenti non sono mai svaniti, erano solo assopiti.

Castiel affonda il viso nella mia maglietta.

- Ti amo anch'io - singhiozza. Riprendo ad accarezzargli i capelli, felice e intenerito.

- Sei la persona più forte e paziente che conosca. E sei così gentile e... la tua bellezza mi toglie il fiato. Ti amo - ripeto, stavolta con più sicurezza. Lui prende il mio viso tra le mani e mi bacia finché entrambi necessitiamo di rifornirci di ossigeno. - Castiel...

Mi sistemo su un fianco e lui mi imita. Lo abbraccio, poggiando la fronte contro la sua.

- Sei bravo a baciare - bisbiglio, strofinando il naso contro il suo. Le nostre labbra s'incontrano di nuovo e Castiel sorride sulla mia bocca.

- Mai quanto te - eccepisce. Sogghigno, pizzicandogli un fianco. Sussulta. - Brook!

Gli faccio il solletico, zittendo le sue suppliche con un bacio.

- Sei tremendo - dice, adesso abbarbicato a me come un koala.

- È per questo che mi ami!

- Ti amo tanto - sussurra. Lo stringo a me, beandomi del calore del suo corpo contro il mio.

Non m'importa se non mi tornerà mai la memoria, mi ritrovo a pensare, mi basta averti tra le mie braccia.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! So di avere delle recensioni arretrate, ma ci tenevo a terminare prima il capitolo. Oh, giusto: ho detto che probabilmente scriverò ancora una quindicina di capitoli, ma lo ritiro... saranno meno di una decina. Quindi... questa storia sta ufficialmente volgendo al termine e mi dispiace, perché ci tengo moltissimo, però al contempo mi rende felice perché scriverla è estremamente gratificante. Ed è gratificante perché ci siete voi a sostenermi, miei adorati pasticcini! Grazie di cuore. Baci

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Capitolo 41
*** Capitolo trentotto ***


Brooklyn's point of view

Oggi, per la prima volta da quando ci siamo rimessi insieme, io e Castiel abbiamo un appuntamento. C'è un festival, in questi giorni, e vicino alla spiaggia ci sono le bancarelle e un palco per i concerti; stasera ci saranno inoltre i fuochi d'artificio.

Castiel: sono qui.

- Io esco! - annuncio, finendo di sistemarmi i ricci al volo. Tutti mi salutano nello stesso momento in modo confuso.

Castiel mi attende fuori casa e, non appena i miei occhi si posano su di lui, il mio cuore inizia a battere più forte.

- Ehi bellissimo - dico, accennando un sorriso. Sorride a sua volta, avvicinandosi e cingendomi il collo con le braccia, prima di baciarmi dolcemente.

- Ciao, Brook - bisbiglia, strofinando teneramente il naso contro il mio. Gli prendo la mano, intrecciando le dita alle sue, e il suo braccialetto mi sfiora il polso. Sono tremendamente felice di non essermi liberato del mio.

C'incamminiamo verso la spiaggia, in silenzio. È una bella serata, perfetta per i fuochi d'artificio: il cielo è limpido e c'è giusto una lieve brezza.

C'è parecchia gente in giro, ma non troppa. Di sicuro ci saranno persone che io o il mio ragazzo conosciamo.

Ci mettiamo a curiosare fra le bancarelle, le quali vendono di tutto, dal cibo al vestiario, gioielli compresi.

- Ti va un gelato? - chiede Castiel. Annuisco con entusiasmo. - Offro io.

- Ma tu hai meno soldi di me... e se ne dividessimo uno in due?

- Va bene - acconsente, lasciando andare la mia mano e avvicinandosi al carrello dei gelati. Per un istante sto quasi per seguirlo per metterci d'accordo sul gusto, poi però cambio idea e decido di lasciarmi sorprendere.

Castiel ritorna con un enorme cono rosa e un'espressione alquanto bizzarra in viso.

- Fragola? - domando, sorpreso. - Come fai a sapere che mi piace la fragola?

- Se non te lo ricordi tu... io non te lo dirò di certo - risponde, esibendo un sorrisetto irritante. Affondo un indice in una pallina e gli sporco la punta del naso col gelato. - Brook!

- Così impari a prenderti gioco della mia amnesia - borbotto, prima di leccar via il gelato dal suo naso. Arrossisce violentemente.

Ci sediamo su un muretto a mangiare. Le nostre lingue di tanto in tanto si sfiorano in maniera casuale, facendoci avvampare. Io non posso fare a meno di pensare che Castiel sia carinissimo con le guance imporporate, la mano sotto la mia e i meravigliosi occhi color cielo fissi nei miei.

Una volta finito il gelato riprendiamo a gironzolare tra le bancarelle, incappando in una mia conoscenza: il fratello di Leya, Misha, insieme a suo marito, Liam. Entrambi tengono per mano la loro bambina, Grace.

Faccio loro un cenno di saluto.

- Ciao, Brooklyn! - esclama Misha. - Anche voi qui?

- Già.

Sbircio Castiel, il quale non ha alcuna particolare espressione in viso. Mi chiedo se dovrei fare le presentazioni o no.

- Saluta Brooklyn e Castiel, Grace - dice gentilmente Liam, lasciando andare la sua mano. La bambina afferra i suoi jeans e si limita ad osservarci con i grandi occhi castani colmi di timidezza, come quelli di un cerbiatto.

Mi abbasso alla sua altezza e le accarezzo dolcemente i capelli bruni.

- Ciao, Grace - la saluto, sorridendo. Con la coda dell'occhio noto il mio ragazzo abbassarsi e poggiare un ginocchio a terra. Grace si stacca dai propri genitori e allunga le braccia per toccare i capelli variopinti di Castiel, affascinata.

- Anche l'altra volta ha fatto così - ridono i suoi genitori. Castiel si siede per permettere a Grace di toccargli i capelli.

Io esibisco una smorfia. Quanto vorrei riavere i miei ricordi, in questo momento.

Quando Grace è soddisfatta riprendiamo con il nostro giro. Di tanto in tanto ci fermiamo ad accarezzare qualche cane, perché come si può resistere? Quando cominciano a tirare per venire da noi io e Castiel andiamo in brodo di giuggiole.

Ad un tratto c'imbattiamo in uno stand di gioco, il quale consiste nel far canestro una volta per vincere un peluche gigante. Non c'è una vasta scelta di premi: cinque Minions (quelli di Cattivissimo Me!) diversi e un unico Fluffy (l'unicorno, sempre dello stesso cartone animato).

Allo stand troviamo mio cugino Akira e suo marito Christopher. Mio cugino ha sulle spalle suo figlio, Jakob, e in braccio la figlia, Rosalya. Christopher fa canestro al primo tentativo e lascia decidere ai bambini il premio che vogliono, dopodiché paga una seconda volta e fa canestro di nuovo, stavolta al secondo tentativo; poi se ne vanno, felici.

Mi rivolgo al mio ragazzo, il quale sta fissando con desiderio il Fluffy gigante.

- Vuoi giocare?

Assente timidamente. Ci avviciniamo e io chiedo se possiamo giocare, prima di pagare. Abbiamo tre tentativi a disposizione.

- A te l'onore - dico a Castiel, passandogli la palla. La tira, incerto, ed essa colpisce il tabellone e cade a terra.

Io sono un po' più sicuro. Sono o non sono il figlio di un giocatore di basket?

E fallisco miseramente anch'io, due volte, perché Castiel non se la sente di riprovare. Ci allontaniamo dallo stand.

- Peccato - mormora, scontento. - Quel peluche era davvero carino.

Gli passo un braccio attorno alle spalle.

- Mi dispiace, Castiel. Magari ne troviamo un altro più avanti... o al prossimo festival, eh?

Lo bacio sulla guancia e lui forza un sorriso.

- Magari, sì... - concorda, abbacchiato. - Devo andare in bagno, mi aspetti qui?

Annuisco e, mentre si allontana, io lancio una rapida occhiata allo stand. Non restano molti peluche. Mi chiedo cosa ne facciano di quelli che non vengono vinti.

Controllo quanti soldi ho: abbastanza per riprovare qualche volta. Ma ne varrà la pena? Non sono più così certo delle mie abilità di cestista.

Torno allo stand, accertandomi che nessuno guardi.

- Scusi... lo so che non dovrei chiedere, ma non mi venderebbe quel peluche? Le darò tutti i miei soldi - dico implorante alla ragazza dello stand, sperando di impietosirla con un'espressione da cane bastonato.

Lei guarda prima i soldi e poi me e allontana da sé la mano con cui glieli sto porgendo. Sto già per abbozzare una smorfia di delusione, quando...

- Dammi la metà e portatelo via adesso che non c'è nessuno - bisbiglia, facendomi l'occhiolino. Obbedisco, dandole metà dei miei soldi e appropriandomi del Fluffy.

- Grazie mille! - esclamo. Vorrei fare i salti di gioia, ma il peluche pesa troppo. La ragazza fa un gesto con la mano come a dire che non è nulla.

Mi allontano di nuovo dallo stand, proprio nell'istante in cui Castiel torna dal bagno. La sua espressione nel vedermi con in braccio il Fluffy gigante non ha prezzo.

- Brook...? Tu... hai vinto questo... per me? - domanda, stupito.

- E-eh già... - replico, piazzandoglielo fra le braccia. - Dubitavi del mio talento? Se solo papà mi avesse visto... ah-ah...

Una piccola bugia non mi ucciderà, no?

Castiel lo abbraccia e sorride, commosso.

- Ti amo - mi bisbiglia all'orecchio, stampandomi un dolce bacio sulla guancia. Percepisco il cuore traboccare di felicità.

Ci spostiamo in spiaggia, finalmente, per guardare i fuochi d'artificio. L'unica nota negativa è che quel peluche è davvero enorme e Castiel deve sostenerlo con entrambe le braccia... quindi non possiamo più stare mano nella mano.

Il mare è calmo, questa sera, e nelle sue acque scure si specchia la luna piena. Ci sediamo sulla sabbia, vicini, e le nostre gambe si sfiorano.

- Non vorrei essere in nessun altro posto, con nessuno che non sia tu, in questo momento - rifletto ad alta voce. Le onde ci accarezzano le orecchie con il loro swoosh-swoosh rilassante.

- E lo stesso vale per me - sussurra Castiel. Mi volto ad osservarlo. È arrossito e la luna fa luccicare i suoi occhi azzurri in maniera semplicemente perfetta.

Mi sporgo per baciarlo, tuttavia le mie labbra trovano un grosso ostacolo peloso.

- Castiel - ringhio, ancora con il viso affondato dentro il muso di Fluffy. - Ci siamo baciati infinite volte. Perché adesso fai il timido? Togli quel coso dalla mia faccia.

Lo scosta lentamente, avvampando ulteriormente. Non credo si renda conto di quanto mi fa impazzire, di quanto desideri baciare le sue labbra socchiuse.

Lo bacio piano, chiudendo gli occhi. La sua lingua mi accarezza il labbro inferiore e s'intrufola nella mia bocca, accendendo il bacio di passione.

Un fuoco d'artificio che esplode nel cielo blu notte c'interrompe. La volta celeste si tinge di rosso, verde, oro. Il rilassante sciabordio delle onde viene sovrastato dai botti.

Si sono dati da fare per questo spettacolo pirotecnico: fuochi d'artificio a forma di girandola, fiore o a cascata, e perfino cuore.

Mentre il cuore illumina il cielo io rifletto su quanto Castiel faccia sentire il mio, di cuore, come un fuoco d'artificio che esplode di gioia e amore.

Gli lancio un'occhiata di sottecchi: la sua espressione è di pura meraviglia e le sue iridi azzurre, puntate sul cielo, brillano ad ogni fuoco d'artificio. M'incanto ad ammirarlo, sentendomi il ragazzo più fortunato del mondo.

E lui si gira, all'improvviso, forse sentendosi osservato, e ricambia il mio sguardo con intensità. Mi ruba un bacio lungo e profondo; una sua mano si sposta da Fluffy e si poggia sul mio petto, spingendomi sulla sabbia.

Castiel continua a baciarmi ed entrambi ci dimentichiamo dei fuochi d'artificio.

- Castiel... - mormoro, senza fiato. Mi guarda da sopra di me, facendomi arrossire. A volte credo che possa davvero vedere la mia anima.

Mi accarezza una guancia con dolcezza toccante, prima di accoccolarsi sul mio petto come un gatto.

L'ultimo botto, e poi il silenzio riempito dallo sciabordio delle onde. Il mio sguardo vaga di stella in stella, quando il fumo si dirada.

Siamo così piccoli, piccoli. Minuscoli esseri mortali.

- Ti renderò felice sempre, ogni giorno - sussurro, allungando una mano per accarezzargli i capelli.

-

Note dell'autrice:
buonasera, pasticcini! Non ho nulla di particolare da dire, se non che risponderò al più presto alle recensioni. Siete adorabili, lettori miei. Un abbraccione

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Capitolo 42
*** Capitolo trentanove ***


Castiel's point of view

- Oggi dobbiamo impegnarci, mia principessa - dico a Shine, baciandole il naso e facendole i grattini sulla fronte. Nitrisce in assenso, strappandomi una risata.

Oggi c'è una competizione di salto a cui io e Brook partecipiamo, ma non è l'avere il mio ragazzo come rivale il motivo per cui dobbiamo impegnarci: il motivo è che viene mio padre ad assistere. Per la prima volta.

Qualcuno mi abbraccia da dietro e io sorrido.

- Brook... - mormoro. Mi poggia il mento sulla spalla. - Sei venuto qui per farti augurare buona fortuna?

- Sono venuto qui per augurarla a te, tesoro - sbuffa, fintamente offeso. Strofino il volto contro il suo.

- Perché, ne ho bisogno, mio bel principe? - chiedo, sogghignando. Mi mordicchia la guancia.

- Smettila o ti bacio - mi minaccia, trattenendo a stento un sorriso. Rido sommessamente.

- Oh no.

Mi giro nel suo abbraccio e gli accarezzo il viso.

- Baciami - bisbiglio, facendolo sorridere. I suoi dolci occhi verdi sono colmi di affetto e tenerezza. Mi preme ulteriormente contro il suo corpo e mi ruba un bacio languido.

Poi mi prende il polso con delicatezza e scosta la giacca, posando le labbra vicino al braccialetto.

- Significa 'buona fortuna' e 'ti amo' - sussurra, cercando il mio sguardo. Arrossisco, sorpreso.

- B-brook... tu... ti ricordi? - domando, speranzoso. Il suo sorriso si fa dolce come i suoi occhi.

- Sì. Stavo bardando Wamblee e... e ho ricordato - dice, baciandomi la punta del naso. Sospira, piano, e io so cosa sta pensando.

- Un altro ricordo. È già un passo avanti - cerco di confortarlo, affondando le mani nei suoi ricci e rubandogli un secondo, rapido bacio.

Annuisce, sciogliendo l'abbraccio. Lo afferro per il polso e strofino le labbra vicino al suo braccialetto.

- Brook... sei il ragazzo che ha vinto il mio cuore. Non fa niente se non lo ricordi. È così e questo non cambierà. Mai - gli dico dolcemente. - Buona fortuna.

Gli bacio il palmo della mano e lui mi abbraccia di nuovo. Amo i suoi abbracci, sono così rassicuranti e confortevoli.

Ci separiamo per terminare di prepararci. Il turno di Brooklyn è molto prima del mio, così io posso guardare lui e Wamblee e lui può fare lo stesso con me e Shine.

Chiamano il suo nome all'altoparlante e io mi affretto a raggiungere il campo ostacoli per non perdermi lo spettacolo. Vederli saltare è sempre uno spettacolo, anche se spesso mi assale una paura tremenda, paura che l'incidente si ripeta e lo perda di nuovo, magari per sempre. Non potrei sopportarlo.

Il mio cuore si è fermato il giorno in cui Will gli ha permesso di tornare a saltare e Brook è caduto, sotto i miei occhi. Ma so di potergli solo chiedere di fare attenzione e nulla di più. Dopotutto è tornando a saltare che il suo rapporto con Wamblee è rifiorito.

E Wamblee ama saltare, si vede dall'energia e l'entusiasmo con cui affronta ogni ostacolo, sempre attento alle indicazioni del suo fantino, sempre obbediente e fiducioso che Brooklyn sappia il fatto suo.

Sospiro, quando volano oltre l'ultimo ostacolo. Hanno una penalità e gli altri concorrenti ne hanno almeno due, perciò io e Shining Tears dovremo essere impeccabili per batterli. Non che m'interessi particolarmente vincere, di solito... però voglio mostrare a mio padre di che pasta siamo fatti io e Shine. Voglio renderlo fiero di me.

È dura attendere il nostro turno, tuttavia tengo a bada il nervosismo canticchiando. La mia cavalla è rilassata e non sembra percepire il mio nervosismo.

Finalmente il mio nome viene detto all'altoparlante. Prendo un respiro profondo.

- Dimostriamo a papà che siamo la coppia migliore del mondo - bisbiglio, dando una pacca a Shining Tears sul collo dorato.

La coppia migliore... dopo me e Brook.

Sorrido con decisione e Shine drizza le orecchie, sentendo la mia rinnovata grinta.

Gli ostacoli non sono eccessivamente alti né complicati e io e la mia migliore amica a quattro zampe siamo ben preparati. La nostra relazione è inoltre estremamente profonda, io e Shine siamo così connessi da sfiorare la telepatia.

Superiamo ogni ostacolo con facilità, sempre mantenendo la concentrazione e senza farci montare la testa. Siamo bravi, è innegabile, ma la bravura non comporta il non sbagliare mai. E tutto ciò che non desidero è farmi male o che Shining Tears si faccia male.

Concludiamo la gara senza abbattere alcun elemento e con un ottimo tempo. Tiro un sospiro di sollievo. Ci sono due concorrenti, dopo di me, tuttavia le possibilità che facciano un percorso migliore di quello di Brook - o del mio - sono scarse, se non nulle.

Mio padre mi attende fuori dal campo ostacoli insieme al mio ragazzo. Smonto con un balzo.

- Papà! Siamo andati alla grande, vero? - esclamo, abbracciandolo di slancio. Lui sorride e mi stringe a sé.

- Siete stati bravissimi, tesoro - concorda, accarezzandomi la schiena. Mi stacco e torno da Shine, invitandola ad avvicinarsi.

- Puoi accarezzarla - dico, entusiasta. Papà allunga una mano e la poggia sul naso della mia cavalla. Lei nitrisce sommessamente e spinge il muso contro il suo palmo. - Si ricorda di te!

Brooklyn ci osserva a braccia conserte, le labbra stirate in un sorriso intenerito.

- Davvero? - mio padre sembra sorpreso, mentre le fa i grattini tra le froge. Inizio anch'io ad accarezzare Shining Tears.

- Sì! E le piaci, anche.

Shine nitrisce di nuovo, come a dirsi d'accordo. Le stampo un sonoro bacio sul muso. Sono così contento che mio padre le piaccia.

- Vieni, Castiel? - mi chiama Brook. - Tra poco ci sarà la premiazione.

- Arrivo! - rispondo. - Ci vediamo dopo, papà.

Gli faccio un cenno di saluto e vado dal mio ragazzo, seguito dalla mia compagna equina. Brooklyn prende il mio viso tra le mani e mi bacia appassionatamente. Davanti a mio padre. Arrossisco violentemente.

- Brook! Davanti a papà?! - sibilo, imbarazzatissimo. Non ho il coraggio di voltarmi. Lui esibisce un sorriso malandrino e mi prende per mano, trascinandomi da Wamblee.

- Dopo la mia performance mi sono seduto accanto a tuo padre - esordisce, passandosi una mano fra i ricci. Mi tolgo il cap. - Credevo mi avrebbe sbranato perché ti ho fatto soffrire... invece mi ha fatto i complimenti per l'ottimo percorso e mi ha concesso di accomodarmi vicino a lui. Gli ho fatto da cronista durante il tuo turno; non credo abbia capito molto, però era affascinato.

Sorrido e lo abbraccio.

- Sei un tesoro - mormoro, inspirando a fondo il suo odore di cavallo e sudore, per nulla schifato. - E una peste.

- Oh avanti, lo so che mi adori.

- Ma resti una peste - ribatto, ridacchiando. Mi culla per qualche istante.

- Tanto so che hai adorato anche quel bacio - bisbiglia, baciandomi una guancia. Sospiro e insinuo una mano tra i suoi meravigliosi, selvaggi capelli dorati, stringendoli tra le dita e strattonandoli leggermente per invitarlo a baciarmi.

- Non stiamo dimenticando qualcosa? - domando sulla sua bocca. Si ferma a riflettere.

- La premiazione!!!

Arriviamo appena in tempo per ricevere i premi: io la medaglia d'oro e Brook quella d'argento.

- Non importa - afferma con un sorriso. - Il premio più importante che abbia mai vinto sarà sempre il tuo cuore.

- Sì sì... vedremo quando tornerai con la tua medaglia olimpica - lo punzecchio, sbuffando.

- Castiel! - esclama, oltraggiato. - Lo sai che dico davvero!

Scoppio a ridere. Cos'ho fatto per meritarmi questo ragazzo? È troppo carino. Ed è mio.

Torniamo dai nostri cavalli. Mio padre sta accarezzando Shine mentre le parla a bassa voce. Le mie labbra s'increspano in un sorriso carico di tenerezza.

- Papà... - lo chiamo dolcemente, e lui si volta e s'illumina nel posare lo sguardo sulla medaglia al mio collo. Mi abbraccia di nuovo.

- Sono così fiero di te - mormora, posando un bacio affettuoso sul mio capo. Io sono tremendamente felice che sia qui, ed è grazie a Brooklyn: certo per uno sfortunato motivo, ma è grazie a lui. Se non fosse successo quello che è successo, forse col tempo ci saremmo allontanati sempre di più e il nostro rapporto si sarebbe sgretolato definitivamente.

- Brook! Facci una foto!

- U-una foto...? - chiede papà, lasciandomi andare. - Ma posso farvela io, ragazzi...

- No, papà, non di me e Brook, una foto di noi due - ribatto, implorandolo con lo sguardo. Annuisce, poco convinto. Io sollevo la medaglia verso l'obbiettivo e mio padre mi cinge le spalle con un braccio.

- Sorridete! - ordina Brook, armeggiando con il mio cellulare. - Fatto.

Mi passa il telefono. La foto è venuta bene: il mio sorriso è più luminoso e luccicante della mia medaglia e papà sfoggia un'espressione non proprio raggiante come la mia ma affettuosa.

- È bellissima - commento. - Grazie, Brook!

Diventerà un ricordo prezioso.

Saluto mio padre, siccome è ora di riportare i cavalli al maneggio. Lui mi bacia la fronte e mi lascia solo con il mio ragazzo.

- Stasera la stampo - asserisco, sbloccando il cellulare per osservare di nuovo la foto. - Sei proprio un bravo fotografo.

- Sono felice che tu riconosca le mie doti - replica Brooklyn. Ci guardiamo per un lungo istante negli occhi e poi scoppiamo a ridere.

- Brook... tu rendi tutto migliore - dico, circondandogli il collo con le braccia e premendo le labbra sulle sue.

-

Note dell'autrice:
avviso: queste note saranno piuttosto lunghe, ma vi pregherei di leggere fino in fondo, okay? Innanzitutto ci tengo a dire che mi dispiace che alcune persone vorrebbero che questa storia fosse più lunga e non verranno accontentate, ma sarebbe una forzatura. Seconda cosa, più importante, e parlerò in generale. Durante la mia ormai lunga permanenza su EFP/Wattpad ho incontrato diversi tipi di lettori, la maggior parte adorabili. Ma ci sono alcuni meno... insomma... diciamo che come lettori non sono peggiori. No. Ma il loro comportamento non è esattamente carino. Voglio dire... sono la prima a prendere in giro i miei personaggi. Ma i commenti sarcastici nei loro confronti... non sono divertenti, mi dispiace dirlo. Se invece è un dubbio espresso come commento sarcastico... chiedete. Giuro, non mordo. Sono pronta a rispondere a tutti i vostri dubbi riguardanti la trama o i personaggi. E un'altra cosa... io non vi bado tanto, ma moderate un pochettino il linguaggio. Giusto per non suonare maleducati e arroganti. I miei lettori di lunga data non hanno da preoccuparsi di queste note; però ci tenevo a dirlo, anche a costo di annoiarvi a morte, perché questa storia significa tanto per me. Grazie della comprensione.

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Capitolo 43
*** Epilogo - Parte prima ***


Brooklyn's point of view

È trascorso molto tempo dall'incidente. Nessuno se ne ricorda più, per tutti è diventato un ritaglio di giornale in fondo ad uno scatolone di ritagli di giornali, sul quale spicca il titolo: Orribile caduta del giovane talento locale, eccetera eccetera.

Per me quell'incidente non è un ritaglio di giornale, bensì un enorme buco nero nella mia memoria. Mi sono rassegnato, ormai: è passato così tanto tempo, i miei ricordi persi sono svaniti per sempre.

A volte ci penso e me ne rammarico... poi però mi rimprovero che dovrei essere felice della mia vita attuale: ho una famiglia che stravede per me, una persona speciale che mi ama con tutto il suo cuore, un migliore amico a quattro zampe fantastico e un istruttore che è come un fratello maggiore.

E a proposito della mia famiglia, abbiamo dato il benvenuto a due nuovi membri! Ma questa è un'altra storia e non sta a me raccontarla.

Nella mia vita attuale ancora pratico lo sport che amo, la mia più grande passione: l'equitazione. Il mio sogno più ambizioso è ancora vincere l'oro alle Olimpiadi.

Per avverare il mio sogno, però, non posso restare per sempre a questo livello. Ho bisogno di sfidare i limiti, miei e di Wamblee, saltare di più, più in alto.

Oggi sono venuto prima al maneggio, sapendo di trovare il tondino libero. Ho voglia di allenarmi da solo. Will mi ha aiutato ad allestire gli ostacoli e poi si è dovuto assentare per andare a parlare col maniscalco.

Gli ostacoli allestiti sono belli alti... molto alti. Più di quanto io e Wamblee siamo abituati a saltare. Soprattutto l'ultimo, un oxer, pare davvero tosto.

Le sfide non ci spaventano. Se mi spaventassero, probabilmente non avrei mai avuto un incidente.

Mi sistemo meglio il cap sulla testa e mi sfrego le mani, prima di dare una pacca incoraggiante sul collo al mio cavallo.

- Prossimo obiettivo, le Olimpiadi - scherzo, tuttavia sono serio. Serio e determinato a conquistare il mio sogno.

Decido di saltare i primi ostacoli come riscaldamento, senza eseguire subito l'intero percorso. Wamblee è energico come sempre, ma un po' teso. Forse risente dell'imminente cambio di stagione.

- Okay, bello. Sei pronto? Facciamolo.

Gli accarezzo il collo, sperando di tranquillizzarlo. Io sono calmo e sicuro di me. È solo un allenamento, dopotutto. Anche se sbagliassimo non sarebbe la fine del mondo, possiamo sempre riprovarci e correggere i nostri errori.

Faccio un respiro profondo, dopodiché indirizzo il mio cavallo verso il primo ostacolo e lo sprono. Lo superiamo senza problemi, lasciandoci alle spalle anche gli altri con facilità. Mi sembra davvero di volare e questo mi rende felice.

Man mano che ci avviciniamo all'oxer, però, una strana sensazione mi pervade e una lieve nausea s'impossessa di me.

Rafforzo la presa sulle redini, imponendomi di non cedere all'incertezza. L'ostacolo è imponente, ma non impossibile da saltare.

Wamblee si prepara a staccare le zampe posteriori da terra e, mentre mi allungo sul suo collo, nella mia mente qualcosa fa click.

Una marea di ricordi mi passa davanti allo sguardo, uno per uno. Io che urto uno sconosciuto dai capelli colorati. La ragazza misteriosa ed affascinante. La perdita del titolo di campione del maneggio. La scoperta che la ragazza altri non è che Castiel. Il nostro litigio e il chiarimento. La mia cotta per Castiel che solo una cotta non è. Il nostro primo bacio e il suo rifiuto. La mia ostinazione. La chiamata nel cuore della notte perché Shine ha le coliche. I fiori, il nostro secondo memorabile bacio nel mio posto speciale. Castiel che accetta di stare con me. Baci. Castiel che mi presenta a suo padre e sua moglie. Noi che guardiamo Spirit. Altri baci. Take your time. Il nostro primo appuntamento e le statuette dei nostri cavalli. La triste dipartita di Yuuhi. Io che presento Castiel alla mia famiglia. Io e Castiel che ci confessiamo il nostro amore. Ancora baci. Il braccialetto. Il nostro primo, serio litigio e la pace fatta la sera stessa. E infine l'incidente.

Adesso me lo ricordo, me lo ricordo vividamente. Era la competizione più importante dell'anno e avevo promesso a Castiel che sarebbe andato tutto bene.

Ero nervoso, quel giorno, e Wamblee è sempre stato estremamente sensibile al mio umore. Rammento che c'era anche Will in tribuna, quindi probabilmente ero ancora più nervoso.

Tutto era filato liscio fino all'ultimo ostacolo, un oxer da incubo. Ero così inquieto, nella mia mente eravamo già spacciati. Per un istante avevo trattenuto il fiato, credendo di avercela fatta. Poi c'è stato quel rumore secco delle zampe di Wamblee che urtavano il palo. Ho gridato il nome del mio cavallo, aggrappandomi invano al suo collo. Mi ha disarcionato come un fantoccio.

È buffo, perché stavo finalmente volando come volevo da bambino, ma ero terrorizzato da come sarebbe terminato quel volo. È terminato con l'oscurità.

Il resto della storia lo sapete, direi.

Trattengo il fiato una seconda volta, mentre Wamblee si libra oltre l'ostacolo e resta sospeso nell'aria per quella che pare un'eternità. Poi atterra goffamente oltre l'oxer e io abbraccio il suo collo per non cadere e per il sollievo infinito che m'investe.

Vorrei gioire perché ce l'abbiamo fatta, invece inizio a piangere. Io mi sono dimenticato dell'amico più fedele che abbia mai avuto, il mio cavallo, e ho quasi permesso che lo vendessero. Ho dimenticato il ragazzo che amo con tutto me stesso e l'ho trattato in maniera orribile, cercando di ferirlo in ogni modo possibile. E anche se lui mi ha perdonato, so di non meritare né lui né il suo perdono.

- BROOKLYN!

Castiel's point of view

Attraverso il cortile a grandi passi, impaziente di vedere il mio ragazzo. Cioè, so che lui arriva quasi sempre dopo di me, però mi ha scritto un messaggio in cui diceva che forse riusciva a venire in anticipo rispetto al solito.

Entro nella scuderia, rallentando il passo per fargli una sorpresa e abbracciarlo da dietro, se lo trovo nel box di Wamblee. Ma il box del suo cavallo è vuoto e nella scuderia trovo solo Will che parla col maniscalco. Lascio una carezza distratta a Shine e vado dal mio istruttore.

- Will? Ciao. Hai visto Brook? - gli chiedo, sperando di non sembrare maleducato ad interromperlo.

- Hmm... Brook? Ah, sì, è arrivato forse una mezz'oretta fa, è nel tondino ad allenarsi.

- Da solo? - domando, preoccupato. - Allenarsi con cosa?

- Con degli ostacoli, Castiel. Stavo per andare a controllarlo, tra un istante, non appena avrò finito qui - risponde, stringendosi nelle spalle. - È comunque abbastanza grande ed esperto per allenarsi senza la mia presenza.

- Ma quali ostacoli? - insisto, avendo un brutto presentimento. E l'ultima volta che ho avuto un cattivo presagio... sappiamo tutti come è andata a finire.

Will sospira, esasperato.

- Degli ostacoli alti! E prima che tu me lo chieda, alti quanto quelli dell'incidente!

Per un istante lo fisso senza riuscir a proferire parola, scioccato.

- Sei... sei un incosciente! - esclamo, girando sui tacchi e precipitandomi al tondino. Nel tondino è allestito un percorso e Brook e Wamblee lo stanno eseguendo in maniera impeccabile, ma io sono sopraffatto dalla paura.

L'ultimo ostacolo, l'oxer, è praticamente identico a quello dell'incidente, decorazioni a parte, e loro si stanno avvicinando ad esso sempre più velocemente.

L'espressione sul viso del mio ragazzo cambia quando il suo cavallo si prepara allo stacco, quasi avesse visto un fantasma. Io sono paralizzato dal terrore mentre Wamblee vola sopra l'ostacolo... e poi atterra sgraziatamente, ma atterra.

- BROOKLYN! - grido, scavalcando la staccionata e correndo da lui. Smonta goffamente e le sue gambe tremano in maniera evidente, tanto che deve appoggiarsi a Wamblee.

- C-castiel... - dice, singhiozzando. Gli tirerei un ceffone solo per il sollievo di sapere che sta bene.

- Sei un incosciente! - lo rimprovero, prima di sciogliermi in lacrime anch'io. - Mi hai fatto morire di paura! Idiota! Non farlo mai più!

- Castiel! - ripete, singhiozzando ancor più rumorosamente. - Io... io... sono una persona orribile!

Sgrano gli occhi, tirando su col naso.

Aspetta... cosa?

- E-eh?

- Io... ricordo tutto... ho ricordato tutto! E non posso credere di aver fatto tutto ciò che ho fatto! Sono una persona orribile! - dice di nuovo, passandosi le mani sul volto per asciugarsi le lacrime. Inutilmente, perché vengono subito rimpiazzate.

Lo afferro per le spalle e gli rubo un bacio aggressivo, assaporando le sue labbra salate di pianto.

- No! - esclama, spingendomi via. - Ti prego, Castiel! Lo sai che non ti merito!

Lo riafferro per le spalle e lo scuoto, incredulo e furioso.

- Smettila! - sbotto, ignorando le lacrime che riprendono a rigarmi le guance. - Perché t'importa, adesso? Dovresti essere felice di avere indietro i tuoi ricordi!

- Perché ti ho spezzato il cuore e ho fatto il possibile per distruggerne ulteriormente i cocci, quando mi ero promesso di trattarti come il più fragile dei tesori!

- Non sono un fottuto oggetto, Brooklyn! - esplodo, zittendolo. Mi asciugo il viso col dorso della mano. - Io ti ho perdonato. Perdonati anche tu, per favore.

Ci guardiamo per un lungo istante, con le lacrime incastrate tra le ciglia, lungo le guance e sul naso.

È bellissimo quando piange.

- Okay - mormora, e io lo abbraccio. Mi stringe delicatamente a sé e così piangiamo uno sulla spalla dell'altro.

- Tu non hai mai gettato la spugna con me. Mai - sussurro, mentre lui soffoca i singhiozzi contro il mio collo. - Non importa quanto male ti trattassi, tu eri sempre lì a guardarmi come... come se ci fosse qualcosa di meraviglioso in me. Eri così paziente!

Singhiozza più forte.

- Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata! - dice con voce rotta. Si toglie il cap e lo getta a terra, prima di tornare a piangere sulla mia maglietta.

- Dimmi... dimmi come potevo arrendermi. Come potevo lasciar andare la persona che amo quanto il mio cavallo, come potevo lasciarti andare! Hai lottato tanto per me... non ti avrei mai deluso così! E non m'importa se pensi di avermi deluso... io ci sono abituato, capisci? Non dirmi che non è giusto. Non ha importanza, adesso! Possiamo solo... solo... essere felici insieme, ora?

Annuisce debolmente, prima di alzare il capo e prendermi il mento tra pollice e indice. Ci guardiamo di nuovo.

- Sei bellissimo quando piangi - mormoro, accarezzandogli una guancia.

- Shh - soffia, baciandomi dolcemente sulle labbra. Ricambio il bacio, affondando le mani tra i suoi ricci. - Ti amo, Castiel...

- Ti amo anch'io, Brook... - replico, separando a malapena la bocca dalla sua. - Sono innamorato di te da ancor prima che mi baciassi nel box di Shine e non ho mai smesso di amarti.

Scende a baciarmi la mascella, poi si ferma di botto e mi fissa.

- Aspetta... intendi da prima del nostro primo bacio? - domanda. Io avvampo, evitando il suo sguardo.

- E-eh? Cosa?

- Castiel! - esclama, scuotendomi per le spalle. - Perché diavolo mi hai respinto, allora?!

- Perché, perché... non lo so il perché! - replico, beccandomi un'occhiata minacciosa.

- Tu non me la racconti giusta - borbotta, riprendendo a baciarmi. Mi scosta i capelli dalla fronte e vi posa un tenero bacio, dopodiché mi accarezza il viso con dolcezza. - Ti amo. Giuro che manterrò tutte le promesse che ti ho fatto.

- Lo so - bisbiglio, circondandogli la vita con le braccia. - Mi fido di te.

- Ma quanto siete carini - commenta una voce familiare. Io e Brooklyn ci allontaniamo come se avessimo preso la scossa.

- W-will... - dice il mio ragazzo, abbozzando un sorriso. Mi sento il viso in fiamme. Il nostro istruttore entra nel tondino e si avvicina.

- Be'? Che state facendo?

- Will... - ripete Brook, esitando, forse cercando le parole giuste. - Io... io... ricordo tutto.

- Ah! Proprio come avevo pianificato! - esclama, serissimo. Lui e Brook si guardano per un lungo istante e poi prorompono in una risata cristallina.

Io mi osservo la punta degli stivali, imbarazzato.

- Will... mi dispiace di averti gridato addosso... - farfuglio, senza aver il coraggio di alzare lo sguardo. Si avvicina e mi arruffa i capelli.

- No, Castiel, non devi scusarti. Avevi ragione, ma a volte... serve una piccola spinta - replica, facendomi l'occhiolino. Non si sta riferendo solo ad oggi, lo so. Poi abbraccia me e Brook. - Forza, voglio vederti saltare quell'oxer.

- Will... io... credo di essermi allenato abbastanza, per oggi - asserisce Brooklyn, strascicando i piedi. - Per favore, posso stare un po' con Castiel?

Il nostro istruttore sospira, rassegnato, e annuisce.

- Va bene, piccioncini. Datemi una mano a smontare gli ostacoli e siete liberi.

Lo aiutiamo a sistemare gli ostacoli, dopodiché ci spostiamo nel paddock con i nostri cavalli. Ci sediamo sull'erba, mentre Wamblee e Shine giocano tra di loro.

Appoggio la testa sulla spalla di Brook e lui giocherella con le mie dita.

- Grazie di non aver mai gettato la spugna con me, Castiel - bisbiglia. Annuisco, strofinando il volto contro il suo. - Sei il mio cielo e il mio sole.

Gli stringo la mano. Il vento fa ondeggiare l'erba e ci scompiglia i capelli e, nel suo silenzio, mi sento in pace e a casa.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio, pasticcini. Ci terrei a scusarmi per le note lunghissime di ieri sera. Ora è tutto a posto. E... lo so, forse non sarete molto contenti che questo sia già l'epilogo, ma ci ho riflettuto parecchio e così sarà. Brook e Castiel torneranno ancora. Ma vi dirò di più nella seconda parte! Ci si riaggiorna più tardi. Un abbraccione

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Capitolo 44
*** Epilogo - Parte seconda ***


Castiel's point of view

- Ma l'hanno lasciato per ultimo? - sbuffa il padre di Brook, passandosi una mano fra i ricci scuri.

- Non si può sfoderare subito gli assi nella manica - dice sua figlia, sorridendo. Siamo tutti riuniti davanti alla televisione: i genitori del mio fidanzato da una parte del divano e la loro figlia maggiore con la moglie dall'altra. Oh, e come dimenticare il piccolo Jamie, il bambino di Bella e Leya, in braccio a Bella.

Io sono seduto sul tappeto e spalmato su di me c'è Volk, il secondo 'bambino' di Bella e Leya. A tre anni questo bellissimo, grosso Husky si crede ancora un cucciolo e adora giocare con me. Il suo nome significa lupo, in russo, ma del lupo ha solo l'aspetto, perché di carattere è dolcissimo.

Gli faccio pigramente i grattini sulla pancia e lui si dimena tutto, cercando di leccarmi l'altra mano.

- È il turno di Brooklyn. Australiano, diciannove anni. Primi giochi olimpici a cui prende parte. Miglior percorso nel programma a squadre - annuncia il cronista in tono neutro, come per tutti gli altri concorrenti.

Smetto immediatamente di fare i grattini a Volk, raddrizzandomi.

- Guarda, Jamie! È lo zio Brook! - esclama Bella, indicando la televisione. Il cronista aggiunge qualcosa su Gold Medal che non riesco ad afferrare, ma non ha importanza.

Il mio sguardo è fisso sullo schermo e segue il meraviglioso baio ciliegia che vola oltre gli ostacoli con grazia e precisione, senza mai nemmeno sfiorare gli elementi. A sette anni, quel cavallo è un portento. Lui e Brook hanno un rapporto così profondo da far invidia a quello tra me e Shine.

Se vi steste chiedendo cosa ne sia stato di Wamblee... non avete da preoccuparvi. Wamblee bruca ogni giorno nel paddock del maneggio ed è coccolato e viziato dal suo padrone esattamente come suo fratello adottivo, Gold Medal. E salta ancora, nonostante l'età, perché le ali di un'aquila sono fatte per volare. Ma dubito che gli dispiaccia il meritato riposo che Brook ha deciso di offrirgli come ringraziamento. Hanno viaggiato tanto, durante questi tre anni, per partecipare e vincere competizioni prestigiose.

So che il più grande sogno di Brook era di vincere l'oro alle Olimpiadi con il suo migliore amico di sempre, con il suo Wamblee, tuttavia vuole che il suo cavallo si goda la vecchiaia. Perché è un essere con bisogni e sentimenti, non una macchina da spremere fino alla sfinimento.

Io sono così orgoglioso di lui. Il suo percorso impeccabile nel programma a squadre ha assicurato al team australiano l'oro e oggi potrebbe vincere un'altra medaglia d'oro nel programma individuale: manca unicamente la sua disciplina preferita, il salto ostacoli. Nel dressage e nel cross-country se la sono cavata alla grande.

Ad ogni ostacolo tutti trattengono il fiato, per poi tirare un sonoro sospiro di sollievo quando Gold Medal atterra oltre senza far vacillare i pali. Io lo faccio in maniera silenziosa dentro di me, cercando di prevedere i possibili errori.

Ho osservato Brook allenarsi tante di quelle volte che ho perso il conto e so che commette sempre gli stessi errori. È un allievo che fa progressi stratosferici in un lasso di tempo incredibile ma non impara mai dai propri errori, dice sempre Will, che adesso lavora meno come istruttore perché è diventato il suo allenatore. E, poiché lavora meno come istruttore, qualcuno doveva riempire quelle ore libere...

Non avrei mai pensato di finire a fare l'istruttore per bambini, eppure è così. Non me ne lamento: mi piacciono i bambini e poi sono sempre circondato dai cavalli.

Ma torniamo a noi. Brooklyn e Gold Medal stanno approcciando l'ultimo ostacolo e lo superano senza problemi. Il suo cavallo scalcia con le zampe posteriori e saluta gli spettatori con un colpo di coda, quasi fosse cosciente del percorso perfetto che si lascia alle spalle. Brook sferra un pugno nell'aria e sul suo polso noto il braccialetto che gli ho regalato.

Anche noi esultiamo: suo padre ruggisce di gioia, abbracciando la moglie, e Bella e Leya esplodono in un sì entusiasta. Io scuoto un po' Volk.

Sullo schermo appare la scritta: una penalità, cioè il tempo. Ma non ha alcuna importanza, perché tutti gli altri partecipanti hanno almeno due penalità o anche di più.

Mi sento il cuore esplodere di felicità.

Ce l'ha fatta. Ce l'ha fatta, ha realizzato il suo sogno.

Sono così felice, mentre gli mettono la medaglia al collo, che mi ritrovo con le lacrime agli occhi. Non esiste piacere più grande di vedere la persona che ami conquistare i propri sogni.

È dura attendere che Brook chiami, ma finalmente il mio cellulare vibra nella tasca dei jeans e io m'affretto a rispondere.

- Il campione olimpico mi sta chiamando? Che onore - dico, cercando di tenere a bada Volk che vuole giocare.

- Ciao, amore mio - replica lui. La sua voce mi provoca un milione di brividi lungo la schiena. È diventata più profonda, a mio parere. In questi tre anni è cambiato parecchio, fisicamente: è diventato più massiccio, i tratti del suo viso si sono fatti più mascolini e i suoi ricci sono cresciuti moltissimo.

Io sono cambiato poco, quasi per niente. Il mio corpo si è irrobustito leggermente e basta.

- Ciao, Brook - sussurro, percependo le farfalle nello stomaco. - Ce... l'hai fatta.

Ride sommessamente e altri brividi mi percorrono la schiena. Amo la sua risata.

- A quanto pare - concorda, prima di sospirare piano. - Mi manchi. Non vedo l'ora di tornare a casa.

Stropiccio le orecchie di Volk con una mano, mentre con l'altra tengo il cellulare.

- Manchi anche tu a tutti... - mormoro, lanciando una rapida occhiata alla sua famiglia. Mi fissano, in attesa che passi loro il telefono.

Ridacchia.

- Chissà, magari fra quattro anni anche tu e Shine sarete al villaggio olimpico con noi - asserisce, scherzoso ma non troppo. Sorrido.

- Magari.

Una breve pausa di silenzio.

- Ti amo tanto, Castiel - dice con voce dolcissima. Mi sento sciogliere.

- Ti amo anch'io, campione - bisbiglio. - Ti passo gli altri.

Cedo il cellulare a Bella e lei mette il vivavoce.

- Fratellino!

- Brook, tesoro!

- Come stai?

- Sei stanco?

- Siamo fieri di te, tesoro!

- Tu e Gold siete stati bravissimi!

- Saluta lo zio Brook, Jamie!

Ride, Brook, e il mio cuore canta di gioia nell'udire la sua risata.

- Sto bene. Sono un po' stanco e non vedo l'ora di tornare a casa. Va tutto bene, lì? Come sta il mio nipotino preferito? E Volk fa il bravo?

Stavolta parlano uno alla volta, prima i suoi genitori e poi sua sorella e Leya. Io mi limito ad ascoltare, non ne ho mai abbastanza della sua voce.

Leya mi ripassa il cellulare e Volk va da lei, sgravandomi dal suo corpo non esattamente leggerissimo. Mi chiedo se il mio fidanzato abbia già attaccato.

- Brook? - dico, portandomi il telefono all'orecchio.

- Sono qui - replica, ed è come se lo fosse davvero, come se me lo stesse mormorando all'orecchio. Non vedo l'ora di essere tra le sue braccia forti. - C'è un'ultima cosa che volevo dirti.

Il mio cuore fa una capriola nella cassa toracica.

- Cosa? - sussurro.

- Anche adesso che posso vantarmi di essere il campione olimpico... il tuo cuore resta il premio più importante che abbia mai vinto.

FINE

-

Note dell'autrice:
buuuonasera, miei adorati. Ebbene, questa era la seconda e ultima parte dell'epilogo. È stata una lunga, lunghissima avventura questa storia. Ho adorato scrivere ogni singolo capitolo e leggere ogni vostro parere al riguardo. Sono felice che non mi abbiate abbandonata quando le cose si sono fatte difficili per i nostri eroi. Spero questo racconto abbia un posticino speciale nel vostro cuore come lo ha nel mio. La prossima, Hello Baby!, sarà una raccolta decisamente lunga, visto che parlerò di quasi tutti i personaggi della serie. Non vorrei esagerare, ma credo che mi prenderà un annetto. Lettori nuovi! Magari siete interessati a sapere di più sui personaggi di questa storia! Counting Stars è la storia dei genitori di Brook. Juliet & Juliet e Juliet & Juliet 2 è la storia di Bella e Leya. Per gli altri personaggi come Ryuu, Akira o Misha... li trovate in Infinity! In ogni caso su Wattpad trovate l'Help Book e io sono sempre a vostra disposizione, in caso di dubbi. Grazie! Alla prossima storia. Baci

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