Love's Rhapsody||-Saschefano/Stescha-

di DhakiraHijikatasouji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Figlio del Diavolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Risposte ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Cinque anni dopo... ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Il sangue del Diavolo ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Lieve cotta ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Il suo amato Diavolo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Peccato mortale ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Amici ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: La morte di Mary ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Un bel 'gioco' ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Sensi di colpa ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Diversi ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: La squadra si divide ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Sotto la pioggia ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Inseparabili ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Vita di un presunto nobile ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: L'amore vince sempre ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: L'Angelo sul volto, il Demone nel cuore ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: L'unica via di fuga ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Grazie di esistere ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: Il destino non può cambiare ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Qualsiasi cosa accada ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23: E il Demone si innamorò dell'Angelo ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24: Maschere ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25: Dimenticare ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26: Oblivion ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27: Forse lieto fine ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28: Un bel problema ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29: Futura imperatrice ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30: Abitudini ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31: Essere donna ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32: La pura verità ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33: La notte è ancora giovane ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34: Legati per sempre ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35: Anime ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Figlio del Diavolo ***


Un lampo illumina l'interno della buia cantina di un castello imperiale. Dopo il lampo, c'è il tuono. Un rumore fortissimo, fa tremare i vetri della finestra chiusa. Piove a dirotto. L'acqua bagna tutte le superfici che riesce a raggiungere. Crea pozzanghere nella terra, lasciando fango ovunque. Il vento soffia tra gli alberi, facendo fischiare le foglie. Un altro lampo, illumina il bosco. Un altro tuono. 
Una donna si sta lamentando distesa su un letto di paglia. E' giovane, sui 30 anni circa. Si lamenta, si contorce. Piange, vuole la felicità del bambino che ha in grembo. E' incinta, ma il medico non arriva. Sarà frenato dal temporale. In quella parte di bosco viene giù l'acqua piovana che scende dalla collina, portandosi dietro detriti di vario genere.

-Tranquilla, va tutto bene! Arriverà, pazienta! Ti prego!- Un'altra serva come lei, giovane, le tiene la mano cercando di tranquillizzarla, mentre un uomo, l'imperatore, passeggia avanti e indietro aspettando che la donna partorisca il bambino che non sarebbe contato più di tanto nella società. 

- Mary! Sto male!-La donna suda. Le temperature sono alte nonostante il temporale.
L'uomo la guarda non provando pena per quella donna che stava sentendo gridare dal dolore in preda alle doglie. Aveva sentito Mary gridare "E' il momento!" dopo che si era precipitata in cantina e, sfondata la porta, aveva trovato la ragazza a terra tenendosi il grembo. Incapace di sorreggersi con le sue gambe.

-Tranquilla Daphne! Sono qui per aiutarti. Non ti lascerò morire. Non lascerò morire tuo figlio!-
L'aveva tranquillizzata la donna che era anche la sua migliore amica.
Bagnò nella tinozza accanto al letto il fazzoletto che usava per rinfrescarle il viso. Lo strizzò. Lo passò delicatamente su tutto il viso contorto dal dolore.
Sentirono un rumore di zoccoli che affondano nel fango, in lontananza.

-Deve essere lui. Pazienta, ti prego. Tra poco sarà tutto finito!-La donna annuisce sorridendo.

-Tra poco la mia unica gioia nascerà.-Disse accarezzando il pancione. La porta sbatté, lasciando entrare un uomo, fradicio. Reggeva in mano una borsa, l'unico bagaglio.

-Dottore presto!-Gridò la serva. L'uomo, con i capelli brizzolati ed un viso stanco si avvicinò alla donna dopo essersi inchinato al cospetto dell'imperatore che stava guardando la scena.

-Non c'è un momento da perdere. Ragazza, prendi degli asciugamani e vieni ad aiutarmi, presto!- Mary si diresse in bagno, non facendo attenzione a quel che incontrò sul suo cammino. Sbatté sui mobili, ma non se ne preoccupò. Quella cantina era troppo piccola.
Tornò nella camera da letto. La donna era sfinita, non ce la faceva più.

-Sta morendo dottore! Faccia presto!-Gridò Mary in preda al panico.
La donna respirava pesantemente, stremata.

-Spingi..-Obbligò il dottore, che era già pronto con asciugamani.

-Daphne, mi chiamo...così-Disse la donna con un filo di voce, sforzandosi al massimo. Gridando ad ogni tentativo.
In poco tempo nacque il piccolo. Un bellissimo bambino con gli occhi verde-marrone ed i capelli castani. Piange, spaventato dal nuovo mondo. La donna si lasciò andare in un sospiro. Sudata, quasi morente.
Il dottore si asciugò il sudore.

-Tuo figlio-Gli sussurrò porgendo il bambino a sua madre.
Con uno sforzo incredibile si alzò piano, mettendosi a sedere sul letto.
Daphne guardò il neonato, con amore, sorrise, sapendo che la sua ora stava per giungere.

-Tu da oggi in poi sarai Stefano...- Diede un bacino sulla fronte al piccolo con i capelli color del caramello. Ricadendo ansimante sul letto.

-Daphne, Daphne guardami!-Gridò Mary davanti al viso della donna.

-Guardami! Riesci a vederci?-Gridò il dottore cercando di trattenerla in vita.

-Mary, prenditi cura di lui. Te lo chiedo per favore, io non penso di rimanere ancora per tanto tempo al mondo...-Un ultimo respiro. Il cuore della donna smise di battere. Teneva ancora in braccio la piccola creatura, che aveva ripreso a piangere.

-NOOOOOOO!-Il grido disperato di Mary risuonò per quella piccola cantina.

-Era suo destino...-Una lacrima scese dalla guancia del dottore.-Se solo non ci fosse stata questa pioggia.-Sospirò triste.

-Dottore, ha fatto il possibile. Grazie comunque.-Ringraziò Mary tra i singhiozzi. Prendendo il bambino.

- PADRE! PADRE!- Lo scalpiccio di due piedi risuonava per le scale che conducevano alla cantina. Un bambino, cinque anni, scese di tutta fretta ansioso di vedere il bambino. Sapeva che Daphne era incinta e non vedeva l'ora di farle le congratulazioni.

-E' NATO, VERO?!- L'uomo non rispose mentre con il suo mantello copriva la visuale al bambino che cercava di guardare oltre.

-Sì, ma...Daphne non ce l'ha fatta- Ora che la donna aveva dato la notizia, l'imperatore fece passare suo figlio con uno sguardo di disgusto.

-Sì, un maschio...un chiaro rifiuto di Dio- Disse ringhiando mentre Stefano non aveva smesso di piangere e il cadavere della donna aveva smesso di perdere sangue.

-Daphne...- Il bambino, traumatizzato dalla perdita di quella donna che l'aveva trattato come un figlio, rimaneva a fissare il suo corpo sudato diventato candido. Non versò nessuna lacrima, non sapeva perché.

-Sascha, allontanati subito! Quella donna adesso è cibo per vermi!- Mary avrebbe voluto rispondere a tono al suo padrone, ma proprio perché era tale non poteva permetterselo. Sarebbe stata sbattuta per strada. Comunque Sascha abbassò lo sguardo obbedendo al padre e allontanandosi a malincuore da Daphne. L'imperatore lo avvolse con il suo mantello mettendogli una mano sulla spalla.

-Aspetti! Questo bambino ha appena perso la madre!- Ebbe il coraggio di gridare Mary. Sascha si voltò a differenza dal padre. Era stato così scosso dalla morte di Daphne, che non si era accorto del lato positivo della cosa. Ovvero che aveva dato alla luce un bambino.

- Non è affar mio- Rispose freddo l'uomo. -Se non sbaglio quella donna ha detto che dovevi occupartene tu e così sia. Io non ho nulla a che fare con quel figlio di Satana- Nessuno sapeva il perché l'imperatore affibbiasse queste definizioni ad una povera creatura indifesa. Sascha si staccò da lui dirigendosi verso Mary, curioso di vedere il bambino che mugolava. Appena i loro occhi si incrociarono, Sascha ebbe un sussulto. Senza motivo. Quegli occhi così innocenti che lo guardavano lo fecero sentire quasi uno schifo, come se fosse lui a doversi chinare al cospetto di quel bambino nonostante fosse il figlio dell'imperatore.

-Il suo nome?- Domandò a Mary non staccando gli occhi dal neonato.

-Stefano. Daphne gli ha dato questo nome- Sascha sorrise.

-Vorrei prenderlo in braccio- Concluse e il padre sembrò quasi impazzire a quella frase.

-NON TOCCARLO! NON AZZARDARTI, SASCHA! E' IL DIAVOLO!- Sascha sospirò. Come poteva essere un demone un bel bambino come quello? Lui non credeva alle parole del padre. Nel mentre si faceva questa domanda, gli venne un'idea. Sarebbe andato a trovarlo di nascosto giorno dopo giorno e avrebbe aiutato Mary in questa impresa che consisteva nel crescere un figlio non suo.

Ma non lo faceva solo per gentilezza nei confronti di Mary.

Ma anche perché sentiva che tra lui e quel bambino c'era un filo nell'anima che li univa...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Risposte ***


Sascha era annoiato. Ascoltare quel terribile uomo che doveva fargli da insegnante non faceva per lui. Non vedeva l'ora di uscire da quella stanza per andare dal piccolo Stefano. Era nato giusto ieri, l'11 di Giugno, infatti fuori c'era il sole e gli uccellini volavano inebriando l'aria con il loro canto. Sascha piuttosto stava guardando loro che, liberi, potevano andare dove più desideravano. Lui era ancora costretto ad un'altra ora di lezione prima di poter spalancare quella porta. Certo, stava imparando le cose basilari come l'alfabeto e via dicendo dato che ancora non sapeva leggere, ma doveva impararlo presto. Suo padre era parecchio severo con lui e non gli aveva quasi mai dato affetto, a parte quando si comportava come lui, con la sua stessa crudeltà. Aveva cominciato a battere la matita sul tavolo mentre pensava, ma il suo mentore se ne accorse.

-Sascha, ascoltami! Ma perché sei sempre così distratto?- Il bambino abbassò lo sguardo.

-Non lo so. Mi dispiace se non riesco a darle la giusta attenzione, è che sono stanco-

-Stanco?-

-Sì, non voglio stare qui ancora, voglio uscire e giocare in giardino!- Disse facendo i capricci e incrociando le braccia al petto per dare enfasi alla sua recita, quando in realtà voleva andare giù in cantina approfittando dell'assenza del padre. L'uomo, stanco anche lui di lavorare senza ottenere risultati, sorrise al bambino. Un sorriso sincero.

-Se non vuoi proprio imparare a leggere io non ti posso costringere, ma sua Maestà mi ha chiamato per questo e se non eseguo gli ordini ci sarà una penitenza alla quale dovrò sottostare-

-Penitenza?-

-Sì, una punizione dura e severa- Sascha a quel punto si calmò e si rimise composto. Non voleva che quell'uomo finisse nei guai per colpa sua. Sascha sapeva che il maestro gli voleva bene in fondo e che, se avesse voluto, lo avrebbe anche lasciato andare dove voleva...ma questo a danno suo.

-Continui pure a spiegare, mi scusi- L'insegnante non rispose ma gli sorrise prima di riprendere la spiegazione da dove si erano fermati. Questa volta Sascha non gli staccò gli occhi di dosso e rimase attento ad ogni singola parola. Quell'ora passò in fretta stranamente. Appena le campane suonarono mezzogiorno, Sascha si fiondò giù dalla sedia, salutò l'uomo con la mano e scappò nella cantina. Scese l'ultimo gradino e l'odore di mangiare lo pervase. Le domestiche erano già tutte a lavoro. Tutte tranne Mary che si stava occupando di Stefano. Prima di andare da loro però, gli occhi di Sascha si posarono sul grande mucchio di paia che aveva fatto da letto a Daphne la sera prima in cui era nato il piccolo Stefano, o il figlio di Satana...come lo chiamava suo padre. Ancora non ne comprendeva il motivo.

-Buongiorno, principe- Lo salutò inchinandosi una delle domestiche, seguita da un'altra. Succedeva sempre ogni volta che passava e questa cosa lo metteva a disagio.

-Non ce n'è bisogno, tornate pure ai vostri doveri- Anche se il tono che aveva usato era dolce come solo un bambino sapeva adoperare, si sentì per un istante come suo padre che dava ordini. Comunque le due donne fecero come aveva detto loro e tornarono ai fornelli. A quel punto si diresse verso Mary che stava seduta su una sedia a dondolo con Stefano in braccio che prendeva il latte dal suo seno. Mary era mamma di un bambino piccolo che ogni giorno lasciava dalla nonna per venire a lavorare nel castello imperiale, per questo aveva il latte e non le dispiaceva darlo anche a Stefano. La donna appena lo vide sussultò non essendosi accorta della sua presenza.

-Buongiorno, principino- Chinò solo la testa e in quel momento Sascha avrebbe voluto scomparire. Quanto odiava quel gesto! Non lo concepiva, non era Dio! Poi pensò che forse era ancora troppo piccolo per capire.

-Buongiorno, Mary-

-Sei venuto a vedere come sta Stefano?- Il piccolo annuì, forse un po' imbarazzato che la domestica avesse capito le sue evidenti intenzioni. Quest'ultima abbassò lo sguardo verso Stefano, seguito da Sascha che sorrise. Era carinissimo! Così piccolo e innocente, con i capelli castano caramellato e quegli occhioni castani enormi. Ma come faceva suo padre ad avere paura di lui? Nonostante questo però lo teneva in casa. Sascha era un bambino molto riflessivo e curioso, e quindi molte domande si stavano facendo strada dentro la sua testa. Decise di farne almeno una a Mary mentre Stefano si era staccato ormai sazio e la donna gli stava pulendo la goccia di latte che le era rimasta sulle piccole labbra.

-Mary?- La domestica alzò lo sguardo con un sorriso non immaginando la domanda che il piccolo imperatore stava per porle.

-Ma perché mio padre chiama Stefano "Figlio del Diavolo"? Non lo capisco. E' piccolino e non farebbe mai male a nessuno...- Si fermò quando vide lo sguardo di Mary tramutare in un'espressione di preoccupazione e di smarrimento, come se non sapesse che rispondere, ma sapeva quello che doveva dire...o forse non diceva nulla proprio perché doveva tacere. Ma Sascha voleva saperlo.

-Mary? Perché ti si è irrigidita la lingua? Stai bene? Sei sbiancata improvvisamente- La donna si accorse che il piccolo era riuscito a captare il suo nervosismo e cercò di nasconderlo sorridendo.

-Sto bene-

-Allora puoi rispondere alla mia domanda, per favore?- Mary non sapeva come reagire o cosa dire. Sascha ormai l'aveva capito che Mary era a conoscenza di una cosa che lui non sapeva. Forse la risposta era così vicina ed era lui a non vederla. Ci teneva troppo a saperlo, anche perché teneva molto anche a quel bambino che fra poco avrebbe chiuso gli occhi dal sonno per il riposino. In quell'istante in cui guardò le pupille di Stefano che stavano per essere coperte dalle palpebre, avvertì un brivido ed ebbe un flash. Per un attimo gli occhi del bambino erano diventati rossi. Sascha assunse un'espressione stranita e Mary se ne accorse. La donna decise che forse Sascha era già abbastanza grande per mantenere un segreto, anche perché era un bambino buono e non l'avrebbe mai tradita data l'importanza della questione.

-Vedi Sascha...Stefano è...-

-SASCHA! SASCHAAAA! VIENI SUBITO QUI!- L'imperatore era tornato e lo stava cercando. Con un sospiro, Sascha salì le scale sotto lo sguardo di Mary, nel quale c'era un velo di sollievo. Diede un'ultima occhiata a Stefano ricordandosi dei suoi occhi rossi e disturbanti. Venne pervaso da un senso di paura e inquietudine, così salì in fretta i gradini, come se lo stesse inseguendo qualcuno.

Quel neonato lo spaventava, ma non riusciva a stare per troppo tempo lontano da lui...

Questa era una cosa che ancora un bambino di cinque anni non avrebbe potuto comprendere per quanto riflessivo e intelligente come Sascha. 

Un adolescente lo avrebbe confuso per un amore folle, un adulto per una maledizione del cielo.

Lui, che ancora era fanciulletto, la prendeva come un sogno/incubo dal quale a volte avrebbe voluto svegliarsi, e altre invece avrebbe voluto rimanere assopito per sempre.

Si sa che un bambino vuole sempre risposte immediate, ma doveva dare tempo al tempo non avendo fretta, anche perché le risposte sarebbero arrivate da sole.

Con conseguenze più o meno gravi...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Cinque anni dopo... ***


Appena arrivò al cospetto del padre, smise di tremare, per quanto anche l'espressione dell'imperatore fosse poco rassicurante.

- Dove eri!?- Sussultò al tono duro che il padre stava adoperando con lui nonostante ci fosse abituato.

- Io...io ero...beh, ero...-

-DOVE ERI!?- Sascha aveva già capito che il padre aveva compreso dove era stato dopo le lezioni, così confessò, ma avrebbe mantenuto lo stesso la promessa suggellata nel suo cuore, ovvero che avrebbe dedicato attenzione a Stefano.

-Io...ero da Stefano-

-Il figlio del Diavolo? Quel rifiuto di Dio?!-

-Si chiama Stefano ed è un bambino, figlio di Daphne e non di Satana come dite voi!- Dopo aver detto quella frase, si astenne dal tapparsi la bocca dato che per la prima volta aveva osato contraddire il padre in un modo così irascibile. Ricevette immediatamente uno schiaffo dall'uomo, e questo lo fece indietreggiare per poi cadere a terra. Si asciugò il labbro con il dorso della mano cercando di rialzarsi non aspettandosi una reazione così violenta da parte dell'imperatore, l'uomo che lo aveva cresciuto.

-Colpite ancora, coraggio padre! Non ritiro quello che ho detto per nessun motivo, per tutte le botte che possiate darmi-

-Tu sei completamente pazzo, da oggi in poi non potrai più scendere in cantina ed ogni domestica avrà il preciso ordine di avvisarmi in caso cercassi di ingannarmi, e in quel caso non te la farò passare liscia- Il bambino rimase zitto. Aveva osato anche troppo e non doveva, non poteva spingersi a tanto, ma aveva sentito come un qualcosa che lo spingeva a proteggere Stefano nonostante lo avesse spaventato poco fa, ma si convinse che era stata solo una sua allucinazione. L'imperatore, senza aggiungere altro, se ne andò e comunicò ad un maggiordomo il suo ordine che avrebbe dovuto diffondere per tutto il castello. Sascha non aveva pensato a questa incombenza, ma avrebbe vegliato su di lui in un modo o nell'altro. Non era giusto che venisse definito Figlio di Satana senza un apparente motivo, e poi non aveva neanche amici e Sascha avrebbe voluto essere il suo primo amico non appena fosse stato abbastanza grande da averne uno. Scappò nella sua camera con le lacrime agli occhi perché lo schiaffo gli aveva fatto male, ma lì per lì non aveva voluto dare soddisfazione all'imperatore. Chiuse la porta e si gettò sul letto stringendo il suo pupazzo a sé. Continuava a rimuginare sul motivo per il quale si sacrificava tanto per un bambino che aveva fatto morire Daphne. Già, se lui non fosse nato, Daphne sarebbe stata ancora viva...e a Sascha mancavano quelle sere di temporale in cui scendeva piano piano in cantina avventurandosi per il castello e la trovava a tessere sulla sedia a dondolo. Andava lì e si faceva tranquillizzare con la sua voce melodiosa che lo faceva addormentare. Ma per colpa di quel bambino adesso nulla di tutto ciò poteva più succedere. Non voleva più essere suo amico, forse non voleva neanche più che vivesse a casa loro...e forse stava cominciando anche a dare ragione al padre. Stefano era il Diavolo che divorava la vita delle persone senza pietà. Soprattutto di quelle che amava. Quindi Sascha non voleva farsi amare da lui e tutto di un tratto preferiva starne alla larga. Sì, d'ora in poi sarebbe stato così. Era ancora piccolo e le deduzioni a quell'età sono immediate e poco approfondite, infatti Sascha era sicuro del suo sentire, sicuro che avrebbe dato retta al padre e che non si sarebbe più avvicinato alla cantina. Cominciò anche a pensare che in fondo l'imperatore fosse buono e che forse ce l'aveva con Stefano proprio perché aveva tolto la vita a Daphne...quindi era per questo che quando lo aveva difeso si era arrabbiato. Non potevano esserci altre spiegazioni, perché suo padre, per quanto irascibile, non gli avrebbe mai messo le mani addosso. Smise di piangere e si diresse nella sala del trono dove l'imperatore stava ricevendo persone, ma non gli andava di adattarsi ai canoni dell'educazione in quel momento ed entrò deciso. Non gli importava se la gente nella stanza lo guardava stranito da cotanta irruenza. Si inchinò davanti al sovrano.

-Perdonatemi padre per il mio comportamento e prometto che non mi avvicinerò mai più alla cantina, che Stefano per me diventerà solo un lontano ricordo- L'uomo rimase a fissarlo con sguardo serio mentre i brusii cominciarono a regnare nella sala del trono. Improvvisamente Sascha sentì un peso sulla sua testa, era la mano del padre che gli stava scompigliando i capelli. E questo era...un gesto d'affetto? Poteva essere considerato tale?

-Sascha, figlio mio, sono contento che tu abbia finalmente compreso, tuttavia non disdirò questa regola perché ti conosco e potrebbe anche essere un tuo inganno-

-Non la disdite, ma vi prometto che quello che vi sto dicendo è veritiero. Adesso mi congedo, con permesso- Scappò fuori felice di aver fatto pace con il padre. Era così contento che si mise a rincorrere gli scoiattoli e a rotolare per il prato con tutta l'adrenalina che gli stava attraversando il corpo.

Dopo tutto quel divertimento, però, un mal di testa forte lo colse...

...un mal di testa che lo accompagnò per i prossimi cinque anni...

***

CINQUE ANNI DOPO...

Sascha aveva ormai dieci anni, ed era da cinque anni che non vedeva Stefano. Fra poco non si ricordava neanche più come era fatto, ma le emicrania gli facevano ricordare perlomeno la sua esistenza dato che sono iniziate nel giorno in cui aveva deciso di abbandonarlo. Ammetteva però che aveva un minimo di curiosità di vedere quel piccolo fagottino essersi trasformato in un fanciulletto. Aveva saputo poi che il padre aveva dissolto la regola di cinque anni fa, che ormai Sascha era già abbastanza plagiato dalle sue parole per non cadere nelle mani del Diavolo. Nonostante questo, però, si asteneva comunque dallo scendere in cantina, ma non perché avesse paura.
Quel giorno il padre gli avrebbe cominciato ad insegnare come governare un regno dato che sarebbe diventato suo successore quando avrebbe compiuto la maggiore età, per la quale mancavano ancora 11 anni. Sascha si diresse nella stanza del trono dove il padre lo stava attendendo.

- Sono qui, padre-

-Bene, Sascha, vieni con me...siediti qui- L'uomo si mise a fianco al trono indicandolo quando intimò a Sascha di sedervici sopra. Il ragazzo eseguì serio in volto, non era più il bambino gioioso di una volta. Non aveva più mentito e disubbidito, e questo lo aveva portato a non provare più emozioni forti...a parte l'odio verso Stefano dato che ogni notte il suo pensiero lo tormentava, oltre alle forti emicranie giornaliere. Il padre cominciò a girargli attorno.

- Un sovrano deve sempre ascoltare le richieste dei sudditi, ma questo non significa che deve acconsentire a tutte. Un sovrano ha la prima parola nei processi che coinvolgono la maggior parte del paese giudicando il presunto colpevole come tale o meno, e decidendo la pena che va inflitta compresa anche quella di morte. Un sovrano...- Venne interrotto dalla porta che venne spalancata. Improvvisamente il cuore di Sascha venne travolto da innumerevoli sensazioni alla vista di un bambino che, con sguardo deciso, attraversava tutta la sala per raggiungere il trono. In quel momento nella mente di Sascha si ripeterono flash su flash di tutti i momenti che aveva potuto passare con questa persona e che riguardavano questa persona che sulle prime non riconobbe, ma sentiva di averla già vista.

I suoi occhi, ora contornati da un paio di occhiali neri, quello sguardo, quei capelli...

Non poteva essere la persona che aveva ripudiato per anni...?

Stefano...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Il sangue del Diavolo ***


Sascha rimase pietrificato ad osservare quel bambino fino a che non si fermò proprio al loro cospetto. Stefano si inchinò perché gli era stato detto di fare così, non perché dovesse davvero qualcosa ai due che si trovava davanti.

-Cosa vuoi, ragazzino?- Chiese l'imperatore pur sapendo chi fosse il bambino, pur sapendo che fosse lo stesso fanciulletto che aveva visto nascere cinque anni fa e che definiva un demone. Tuttavia Stefano non rispose subito, rimase un bel po' di tempo con la testa china prima di aprire bocca.

-Sono venuto...per vedere con i miei occhi il futuro imperatore di questo paese, e per chiedere l'istruzione, vorrei imparare anche io...mio signore- Quelle ultime parole le disse con tono amaro. Mary gli aveva detto che appellativo osava dargli quell'uomo. Ma sapeva anche che aveva ragione.

-Assolutamente no! Tu sei un servo e non vedo perché ti debba concedere un tale onore. Un servo ben istruito non si è mai visto!-

-Pensavo...di poter fare la differenza. Vorrà dire che lo chiederò al futuro imperatore, anche se dovranno passare altri 11 anni prima di tale permesso- Sascha lo osservava, non aveva avuto scrupoli a parlare a sua Maestà in quel modo, con tanta sfacciataggine. Ma non capiva nemmeno perché aveva così tanta voglia di essere istruito e di assistere alle sue stesse noiose lezioni giornaliere. Prima che il padre potesse controbattere, Sascha lo fermò.

-Padre, perdonatemi...ma penso che si possa fare-

-Ma cosa stai dicendo, Sascha?- Stefano alzò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono dopo così tanto tempo. Tuttavia lasciò trasparire solo stupore, ma neanche un pizzico di gratitudine per aver preso le sue difese. Sussultò inspiegabilmente quando vide che il piccolo imperatore stava camminando verso di lui.

-Tutti avrebbero diritto ad un'istruzione, e voi poco fa mi stavate dicendo che bisogna ascoltare le richieste del proprio popolo. Stefano fa parte del mio popolo e, dato che sta facendo questa richiesta, fattibile per altro, io acconsento- Poi tese la mano verso di lui.

-Alzati, non c'è bisogno che ti inchini con me- Stefano, ancora più stupito di prima, gli afferrò la mano e si rialzò.

-Io non acconsento. Non sei ancora imperatore e non ti è concesso prendere tali decisioni!-

-Io invece non capisco come mai ci sia tanto da discutere! Non ci sono problemi e inoltre Stefano ha il diritto ad un'istruzione!-

-Tu sei completamente pazzo...- Il ragazzo si voltò verso Stefano e gli prese le mani.

-Mi dispiace averti odiato tanto in questi anni- Stefano assunse un'espressione interrogativa non capendo il perché Sascha si fosse scusato. Stefano pensava che fosse Mary sua madre e quindi non poteva immaginarsi che quella vera era deceduta alla sua nascita. Tutte le volte dopo il lavoro tornava a casa con Mary e lo trattavano come uno di famiglia senza fargli sospettare nulla. Sascha invece aveva capito che aveva sbagliato, che Stefano non aveva colpe...perché era ancora troppo piccolo per averne anche solo una. Era appena nato, e si sentiva uno stupido solo adesso che ce lo aveva davanti.

-Sascha! Ho detto no e no rimane, è deciso!- La voce del padre rimbombò per tutta la stanza.

-Vorrà dire che gli darò io la giusta istruzione, adesso me ne vado, non ho intenzione di stare con voi un solo minuto di più. Stefano, mi porti in cantina?- Quest'ultimo gli sorrise, e Sascha non si rammentò neanche l'ultima volta nella quale aveva visto un sorriso così bello. Proprio come sua madre, bello come lei.

-Vieni- Lo prese per mano e insieme se ne andarono sotto lo sguardo irato del padre che si lasciò cadere sul trono.

-Ma perché il cielo ha voluto che quel demone entrasse nella mia vita? Non posso sbarazzarmi di lui, però...non posso sbarazzarmi del mio...-

***

-Eccoci!- Disse tutto fiero, come se la cantina fosse il suo orgoglio. A Stefano piaceva dare una mano alle domestiche o anche solo vedere quello che facevano.

-Mamma! Mamma!- Corse da Mary che si staccò dai fornelli per abbracciarlo forte.

-Sai che ho un nuovo amico? L'imperatore cattivo ha detto che non vuole istruirmi, ma lui ha detto che lo farà- Indicò Sascha che divenne rosso, come se fosse lusingato da tanta ammirazione, ma allo stesso tempo si sentiva a disagio. Mary alzò lo sguardo verso Sascha e gli sorrise.

-Vi ringrazio-

-Non ce n'è bisogno, piuttosto vorrei parlarti in privato, Mary- La donna lo guardò e forse aveva già capito quello che a Sascha ancora non tornava. Annuì seria. Si diressero in giardino lasciando Stefano in cucina a lavorare con le altre serve. Si sedettero sul prato.

-Mary, hai detto a Stefano di essere sua madre?- Mary abbassò lo sguardo.

-Non ce l'ho fatta...non ce l'ho fatta a dirgli che sua mamma...- Cominciò a piangere ricordando quella notte.

-Ma Mary, non puoi illuderlo per tutta la vita!-

-Lo so, ma...-

-Lo sai, ma sai anche che se lo venisse a sapere da solo potrebbe odiarti!-

-MA NON SONO STATA CAPACE DI DIRE AD UN BAMBINO CHE SUA MADRE E' MORTA PARTORENDOLO! STEFANO...STEFANO, VEDI SASCHA...LUI...-

-Mamma?- Si voltarono e sussultarono alla vista di Stefano che aveva gli occhi umidi.

-Stefano, io...-

-Mi hai mentito- Affermò serio mentre indietreggiava.

-E lui...lui sapeva tutto e ha detto che mi odiava, per questo non mi ha mai detto niente...-

-Stefano, non è come pensi...fammi spiegare- La donna si alzò per andare verso il bambino che ormai aveva cominciato a versare le prime lacrime.

-Ti prego...- Allungò una mano per toccarlo, ma improvvisamente Stefano gliela afferrò. Sascha non credette a quello che vide. Gli occhi di Stefano divennero rossi come il sangue e, con violenza e una forza inimmaginabile, piegò in due il polso di Mary rompendole le ossa. La donna lanciò un urlo agghiacciante e Sascha non poteva fare nulla. Era pietrificato da quella visione. Si ricordò di quando aveva visto Stefano cambiare colore delle pupille da neonato, allora non era stata solo un'allucinazione come credeva!

-Stefano...- Riuscì a dire con voce fioca. Lo sguardo indemoniato del bambino si spostò su Sascha. Lasciò il polso di Mary e si diresse verso di lui. Gli saltò addosso cominciando a mordergli il collo premendo sempre più forte fino a che non sentì che la pelle cedette lasciando fuoriuscire il sangue che prese ad ingoiare. Sascha gridava e piangeva, ma nessuno giunse ad aiutarlo finché Stefano non si fermò improvvisamente. Si rialzò da lui con le labbra sporche del suo sangue e le pupille che erano tornate castane.

-Imperatore...mi dispiace. Oh, mio Dio...io non...mi scusi, non volevo...io...- Poi si voltò verso Mary e corse subito da lei la quale lo abbracciò piangendo, ovviamente con il braccio buono. Il piccolo sussultò quando vide il polso della donna tutto contorto in una posizione irregolare.

-Mary...ti ho fatto male ancora, mi dispiace- Stefano non sapeva cosa in realtà era, ma sapeva che quello che faceva non era per niente una cosa positiva e una cosa a cui poteva rinunciarvi facilmente. Sascha si alzò premendosi il mantello sulla ferita per fermare il sangue. Tuttavia però...Stefano sapeva fare una cosa della quale nessuno era a conoscenza, ma che aveva scoperto da solo quando, per gli stessi scatti, aveva ferito mortalmente un cavallo nella stalla solo perché aveva provato a scalciarlo.

-Vi prego, seguitemi e...non abbiate paura- La donna non ci pensò due volte, si fidava di Stefano e sapeva quando riusciva a controllare quella parte malvagia di lui. Sascha invece prese a tremare dallo spavento e stava cominciando a perdere le forze da quanto sangue stava perdendo. Stefano si avvicinò a lui accorgendosi che stava esitando. Sascha indietreggiò. Stefano gli diede un bacino sulla guancia.

-Questo è per farle capire che non le farò del male e che si deve fidare di me, non la ucciderò né tanto meno la lascerò morire così- A Sascha le gambe cedettero e cadde addosso a Stefano che finì al suolo. Sulle prime il bambino si imbarazzò a ritrovarselo sopra di lui, ma capiva dal respiro accellerato di Sascha che non c'era tempo da perdere. Si tolse Sascha di dosso e lo rialzò mettendosi il suo braccio attorno al collo per sostenerlo meglio.

-Si faccia forza- Disse con lo sforzo nella voce, come se volesse incoraggiare più sé stesso che il piccolo imperatore. Si addentrarono nel labirinto nel giardino in modo che nessuno avesse potuto vederli. Andarono proprio nel centro dato che Stefano conosceva la strada. Distese Sascha per terra.

-Questo potrebbe farle un po' male, ma è l'unico metodo che so per far fermare emorragie create da creature come me- Gli tolse la parte superiore del vestito lasciandolo a petto nudo. Prese un coltellino incidendo un marchio sullo stomaco di Sascha che consisteva in un cerchio unito da delle punte di una stella disegnata al suo interno. Sascha cercava di urlare dal dolore, ma l'urlo gli usciva flebile e fioco. Stefano soffriva a dover fare questo...ma d'altronde non aveva altro modo. Quando ebbe finito, si fece un taglietto sul polso lasciando cadere il suo sangue al centro del marchio. Gli occhi nel mentre tornarono rossi, ma in quella fase aveva scoperto di riuscire a controllare i suoi scatti.

D'altronde stava togliendo del sangue al Diavolo...  

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Lieve cotta ***


Sascha si riprese subito, dopo qualche minuto. Si risvegliò ancora dentro al labirinto ricordandosi improvvisamente il motivo per il quale ci era finito. Si alzò provando del bruciore sulla pelle. Si abbassò per guardarsi il ventre e ci vide inciso un marchio ormai cicatrizzato. Si voltò verso Stefano che stava curando il polso di Mary, ma non con gli stessi riti suoi. Gli occhi del bambino si ritrovarono presto su di lui.

- Ciao. Allora ha funzionato, sono contento che stia bene...più o meno- Disse osservando il marchio.

-Tu...cosa sei?- Domandò il piccolo imperatore ancora scosso dalla cosa. Stefano guardò Mary dato che nemmeno lui sapeva dargli una risposta. Mary, dal canto suo, non poteva rivelare tutto, così rispose solamente l'essenziale.

- Stefano...ha una maledizione dentro di sé. Il Diavolo si è impossessato di lui appena nato per rinascere a sua volta e distruggere questo mondo- Sascha e Stefano si guardarono. Il più piccolo aveva una faccia come se un po' avesse già intuito chi fosse davvero, ma nessuno gliene aveva mai dato la conferma. Sascha era sconvolto da tale rivelazione, ma d'altronde anche lui ci aveva pensato date le parole del padre e queste assurde manifestazioni. Stefano tuttavia si avvicinò a lui chinandosi alla sua altezza dato che era seduto.

- Non abbia paura di me, io...cioè...non vorrei tutto questo e non so neanche il perché stia succedendo, so solo che non voglio fare del male a nessuno- Sascha gli accarezzò la guancia, forse con un po' di timore che Stefano gli staccasse il braccio, ma lì per lì non ci pensò. Vedere quegli occhi così tristi e smarriti era quasi insopportabile. Una lacrima scese dall'occhio di Stefano e toccò il dito di Sascha.

- Non preoccuparti, nonostante quello che è successo, non cambierà niente. Tu verrai istruito da me anche se dovessi staccarmi una gamba. Cerca comunque di trattenerti, però...- Stefano rise e lo abbracciò forte. Anche se era il più piccolo, avvertì un senso di responsabilità e protezione inimmaginabile nei confronti di Sascha. Si sentiva più capace di trattenere dentro di lui il re degli Inferi, inspiegabilmente. Poi si accorse che il suo piccolo cuore stava cominciando a battere forte.

E da lì cominciò tutto...

***

-Vedi questa?- Sascha aveva portato Stefano nel bosco e gli stava insegnando i vari tipi di piante. Staccò un rametto da un cespuglio con dei frutti rossi sopra. -Sono bacche, queste le mangiano i serpenti- Improvvisamente Sascha sentì qualcosa che si stava stringendo addosso a lui. Accarezzò la testa di Stefano.

-Significa che ci sono serpenti qui?- Disse quasi tremando. Sascha rise all'ingenuità del bambino e decise di giocarci un po'.

- Eccome, ce ne sono molti. Ci sono quelli piccoli con denti come aghi e quelli grandi con denti enormi e acuminati, quelli viscidi, squamosi...- Nel mentre però stava continuando a coccolare il piccolo, come per tranquillizzarlo anche se gli stava dicendo balle.

-Possiamo andarcene?- Sascha a quel punto scoppiò a ridere.

- Ti stavo dicendo cavolate! Qui di serpenti non ce ne sono, e se ci fossero ti difenderei io-

-E come farà?-

- Gli dico che se ti mangia avrà il diabete-

-Il diabete?-

-E' una malattia che ti viene quando c'è un aumento di zuccheri nel sangue. Nel senso che sei troppo dolce e al serpente gli prenderebbe questa malattia. Siccome da essa non si guarisce, il serpente ci penserà almeno cinquanta volte prima di mangiarti- Aveva detto che era dolce. A Stefano sopraggiunse di nuovo quella sensazione strana e piacevole. Un calore interno misto al disagio, ma non sapeva cosa volesse dire...così decise di chiedere. Tirò il mantello a Sascha che si stava allontanando. Esso si voltò.

-Mi scusi, ma temo di non sentirmi molto bene-

-Perché? Che cos'hai?-

-Lo dico perché forse sto anche troppo bene- Sascha sbuffò divertito perché lì per lì credeva che le parole del piccolo non avessero senso.

-Potresti spiegarti, per favore? Cosa ti senti?- Stefano prese una mano di Sascha conducendola sopra il suo piccolo torace, dove il cuore stava battendo forte. Era anche arrossito.

-Questo. Sta facendo così da quando mi ha detto che c'erano i serpenti-

-Ah, ma allora ti sei solamente preso uno spavento, se è così mi dispiace-

-Spavento è anche questo?- Condusse la mano sopra il suo viso arrossato che era aumentato di temperatura. -Sento il sangue ribollire, non è strano?- Sascha non si era mai innamorato e non riusciva a capire cosa il piccolo avesse. Una lieve cotta, era chiaro. Ma questo nessuno dei due lo sapeva.

-Vuoi che torniamo al castello? Dirò a Mary di farti riposare. Se vuoi riposa nella mia stanza-

-Ma non posso farlo, sono un servo-

-Lo so, ma la stanza è mia e decido io al riguardo. Allora?-

-V...va bene(?)- Sascha prese Stefano per mano. Quest'ultimo osservò come a rallenting tale gesto. Sascha lo portò nella propria stanza, nella quale Stefano non vi era mai entrato. Era grandissima e Stefano si sorprese, ma neanche tanto dato che era ovvio che un nobile avesse queste cose. Sascha chiuse la porta e il piccolo si ritrovò improvvisamente solo. Andò verso il letto e ci si buttò sopra stringendo il cuscino a sé. Quella sensazione non era ancora passata e in quel momento che era solo, decise di darle sfogo. L'odore di Sascha regnava sopra quel materasso, dal cuscino alle coperte. Non capiva perché continuava ad annusarle, ma sentiva che il batticuore stava pian piano tornando regolare a fare questo. -Sascha...- Sussurrò il suo nome prima di addormentarsi.

Ma il Diavolo cominciò ad impossessarsi anche dei suoi sogni...

E temeva che un giorno avrebbe dovuto...uccidere Sascha.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Il suo amato Diavolo ***


-SASCHA!!!- Urlò Stefano nel buio più totale: la sua anima. Da quel posto riusciva a capire che Sascha non stava bene. Sentiva che il suo alter ego gli stava facendo del male. Percepiva il respiro di Sascha che andava ad affievolirsi, i battiti del cuore rallentare, e le sue grida di dolore. Non voleva che succedesse questo! Perché doveva succedere?! Non avrebbe potuto sopportarlo. E lui non poteva fare nulla, era come chiuso in una gabbia. Quella gabbia che era il suo cuore. Poi non sentì più niente. Morto. Sascha era morto. Non sentiva più battere il suo cuore, sapeva solo che il Diavolo era riuscito a macchiarsi di sangue. Del suo sangue. -NOOOOO!!!- Disperato, cercava di rinnegare quello che aveva appena fatto. Aveva appena ucciso la persona per la quale credeva di sentirsi male perché si sentiva troppo bene in sua compagnia. Adesso solo angoscia.

***

-Stefano! Svegliati!- Una mano lo stava scuotendo. Si svegliò di soprassalto con gli occhi gonfi di lacrime. Sascha era lì davanti a lui con un viso sconvolto e preoccupato.

-Sascha...-

-Stavi facendo un brutto sogno, continuavi a gridare- Si alzò dal cuscino abbracciando Sascha continuando a piangere. Era ancora vivo, era lì con lui. Il maggiore prese ad accarezzarlo, come per fargli capire che lui era lì, che non era successo niente. -Ehi, era solo un sogno-

-No, Sascha...non era solo un sogno. Lei...era morto, IO L'AVEVO UCCISA!!- A quel punto Sascha non disse più niente. Stefano aveva ragione ad aver paura che potesse realizzarsi, ma Sascha non poteva farci niente...se non scoprire come fermarlo. Decise quindi di distrarlo un po' da questi pensieri, d'altronde aveva solo cinque anni. La morte, il sangue, la gente cara perduta...non erano cose alle quali un bambino di quell'età doveva pensare.

-Non piangere più, io farò di tutto perché non accada. Tu...tu adesso vieni con me. Andiamo a mangiare in cantina con Mary, non mi va di separarmi da voi. Dopo ti va se giochiamo insieme?- Stefano si asciugò le lacrime annuendo. -Perfetto piccolo, andiamo-

Piccolo...

***

Avevano appena finito di mangiare e stavano scorrazzando per il castello. Stavano giocando a rincorrersi. Muoversi e divertirsi aiutava Stefano a non pensare più a quello che non era sé stesso. Sascha lo stava inseguendo e anche lui per qualche istante era riuscito a dimenticare. Il dolore del marchio neanche più lo avvertiva. Stefano svoltò l'angolo e Sascha sentì qualcosa rompersi. Gli venne un sussulto. Pensava che Stefano si fosse fatto male. Ma per fortuna non era così. Si era solamente rotto un vaso, ma non era comunque una cosa positiva. Le punizioni erano molto severe.

-Stefano, stai bene?-

-Sì, mi dispiace, Sascha-

-E' inutile che ti scusi, ragazzino- La voce del maggiordomo era vicina. Sascha alzò lo sguardo e l'uomo stava avanzando verso di loro. Prese per mano Stefano per rassicurarlo, aveva un'idea. Si sarebbe preso lui la colpa di tutto, d'altronde non gli sarebbe toccata una punizione poi così grande. Ma a Stefano invece...- Tu, vieni con me- L'uomo afferrò Stefano per mano cominciando a strattonarlo.

-No! Sono stato io, Stefano non c'entra niente- Stefano lo guardò come a dire che non voleva che Sascha si prendesse la colpa per una cosa che non aveva fatto.

-Ma che sta dicendo?- Sussurrò. Sascha lo rassicurò con lo sguardo.

-Ebbene, quindi vostra Maestà ha ancora tanta goffaggine?- Domandò il maggiordomo.

-Punisca me al posto suo dato che è colpa mia- Concluse deciso Sascha.

-No, adesso la smetta di mentire! Sono stato io, per sbaglio ho urtato quel vaso che è caduto rompendosi! Scusi, ma non posso sopportare che lei metta me, un servo, prima di lei. Non è giusto- Sascha a quel punto si sentiva impotente. Che altro avrebbe potuto fare? Stefano aveva confessato e ormai Sascha non poteva difenderlo. Stefano però non voleva essere difeso. Stefano voleva proteggere Sascha da tutto e da tutti, perché stando con lui, sapeva che già Sascha aveva un problema. Non voleva dargliene altri, anche se piccoli.

-Allora vieni che ti insegno io le buone maniere!- Il maggiordomo lo strattonò così forte che le loro mani si separarono. Sascha li seguì senza farsi vedere. Temeva per Stefano, ma non poteva fare niente. Non perché sarebbe stato punito anche lui, ma perché la sua parola non valeva niente per quanto fosse figlio dell'imperatore. Vide che l'uomo lo legò a testa in giù dopo avergli tolto la maglia. Già sapeva cosa sarebbe successo, voleva non guardare, ma voleva che Stefano percepisse la sua presenza. Infatti i loro occhi si incrociarono prima che la prima frustata lo distraesse e lo facesse concentrare sul dolore e sul bruciore. Ce ne fu una seconda, una terza, una quarta...ma nessuna di queste fece dimenticare a Stefano che Sascha era lì con lui, e che subiva volentieri perché era riuscito a proteggerlo. Sascha ad un certo punto non ce la fece più e scappò in stanza. Piano piano che correva via, le grida di Stefano si affievolivano, ma non riusciva a sopportare ancora.

***

Si svegliò piangendo perché si sentiva osservato. La stanza era diventata buia improvvisamente. Dall'angolino della stanza, due occhi rossi lo stavano tenendo sotto occhio.

-Stefano...- Il piccolo si avvicinò. Non era in lui. Era tornato il Diavolo. Prese un coltello e si stava avvicinando lentamente a Sascha. -No, aspetta! Sono io...sono Sascha!- Stefano, con una velocità sovrannaturale, lo pugnalò allo stomaco. Il sangue prese a uscirgli dalla bocca. -Perché, Stefano...?- Sascha sapeva che non era in lui, ma faceva male. Immaginava che dentro di lui lo Stefano che conosceva stava soffrendo tanto. Si sentì crollare, ma non poteva morire così. Adesso capiva il calore che Stefano aveva provato, il batticuore convulsivo. Lo capiva perché provava le stesse cose. Il fatto che avesse tentato di proteggerlo, il fatto che non sopportava vederlo soffrire e moriva dentro ogniqualvolta lo vedeva fare quelle cose. Decide quindi di dargli una cosa prima di morire. -Mi dispiace non essere riuscito a liberarti, Stefano...- Lo prese e lo baciò. Non sapeva baciare e quindi era un bacio innocente, a stampo. Poi cadde sul letto. Il sangue rimasto sulle labbra di Stefano venne raggiunto dalla lingua di quest'ultimo. Al contatto, tornò normale.

-SASCHA!- Cominciò a piangere a vedere quello che aveva fatto. Non ci pensò due volte. Lo spogliò di nuovo dei vestiti cominciando a incidere lo stesso marchio, questa volta sul petto. Si tagliò lasciando cadere le gocce di sangue...poi aspettò sperando. Questa volta Sascha aveva rischiato di morire a causa sua. Non poteva più stare con lui. Avrebbe dovuto lasciarlo. Si avvicinò alla finestra deciso a buttarsi di sotto per scappare. Aspettò che Sascha diede segni di vita e poi se ne andò.

***

Sascha si svegliò sulle lenzuola macchiate del suo sangue. Ma non trovò più Stefano accanto a lui. Uscì andando a chiedere alla servitù, ma nessuno seppe dargli una risposta. Stefano lo aveva lasciato...forse per sempre. Finalmente poteva dirgli quello che anche lui provava, ma Stefano aveva pensato bene di andarsene. Aveva capito che lo aveva fatto per proteggerlo. Sapeva che aveva rischiato di morire quella volta. Ma gli sarebbe mancato troppo sentire la sua voce. Lo avrebbe rivisto un giorno...forse un giorno, lontano o meno, lo avrebbe rivisto.

Sarebbe stato di nuovo faccia a faccia con il suo amato Diavolo...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Peccato mortale ***


20 anni dopo...

Sascha era ormai diventato imperatore, ricoprendo la carica che fino a 9 anni fa era stata del padre deceduto poco dopo. Il popolo era molto devoto a Sascha perché sapeva governare il regno meglio del padre che, a inizio carica, aveva fatto scoppiare una guerra che era durata dieci anni. Però nonostante questo, l'imperatore era triste. Triste perché quei marchi cicatrizzati gli facevano ricordare quel piccolo bambino di cui adesso non sapeva più niente. Era passato così tanto eppure non aveva dimenticato il suo sorriso, la sua innocenza, il fatto che...si fosse innamorato di lui in un'età nella quale si è così ingenui. Le cose che però gli violentavano la mente più delle altre erano le due personalità che aveva Stefano e che lo avesse baciato prima di quasi morire. Quelle piccole labbra così delicate...ancora se le ricordava. Mary, dopo la sua scomparsa, era scoppiata in lacrime e poi se n'era andata anche lei senza lasciare traccia. Sascha quindi era rimasto solo. Solo per 20 anni. Oltre al fatto che doveva sposarsi se voleva avere un erede, altrimenti lo avrebbero costretto a farlo. Gli avrebbero trovato una moglie per interesse, ma lui non voleva questo. Un giorno era a giro per il paese quando vide un viandante incappucciato praticare riti satanici con le persone. Lo scovò in un vicolo. Si avvicinò a lui con le guardie per arrestarlo, ma questo, al suo contatto visivo, gli svenne tra le braccia e venne portato al castello. Lo avrebbe fatto arrestare subito dopo, quando si sarebbe ripreso. Lo mise a riprendere conoscenza in una stanza che non era di certo la più lussuosa del castello. Quando si svegliò, sussultò alla vista dell'imperatore.

-Lei...-

- Vorrei sapere cosa stava facendo in quel vicolo. Riti satanici, mi dicono- Disse andando direttamente al sodo.

-No, non è vero. Io...non ricordo- In realtà lo sapeva benissimo che stava facendo proprio quello di cui era accusato, ma non voleva farsi riconoscere da Sascha perché avrebbe insistito a farlo rimanere con lui...ma Stefano si era promesso di non metterlo nuovamente in pericolo. Stefano lo riconobbe subito perché non era per niente cambiato, troppo simile al bambino del quale si era preso una cotta! Ah, vero...una cotta.

- Non fare il finto tonto con me. Le mie guardie non mi mentirebbero mai e comunque era evidente. Abbiamo arrestato quelle persone che stavano partecipando a quel "gioco" con te. Tu verrai messo dietro le sbarre quando ti sarai ripreso completamente, quindi preparati- Stette per uscire dalla stanza quando chiamò una guardia dicendogli di sorvegliare la stanza in modo che Stefano non potesse scappare, ovviamente non aveva detto il suo nome.

- Mi dispiace, imperatore...- Disse sussurrando con un sorriso in volto. - Ma temo proprio di dover rifiutare il suo invito di sola andata in una cella-

***

Quella notte, Stefano ne approfittò per fuggire. Sascha lo aveva messo in una delle stanze più alte, ma il ragazzo sapeva come fare. Appena fu con i piedi per terra, prese a correre verso il bosco. Sentiva però la stessa sensazione di 20 anni fa, di nostalgia. Gli sarebbe mancato e avrebbe voluto amarlo, ma non poteva. Il sentimento che era nato da bambino, lo aveva coltivato in questi anni. Era rimasto in paese per tenerlo d'occhio ed era bello vederlo crescere, ma da lontano non era la stessa cosa. Avrebbe voluto stringerlo a lui quando lo vedeva piangere per la sua scomparsa. Con il tempo quelle lacrime non erano state più versate, crescendo erano cominciati i sospiri. Mentre correva, però, sentì da lontano il galoppo di un cavallo. Sascha. Ma come aveva fatto!? 

-Eh no, non mi prendi!- Saltò su un albero cominciando ad arrampicarsi sui rami. Sascha lo guardava stupefatto mentre con l'arco cercava di colpirlo. Ma Stefano era agile, e non finiva mai sotto il mirino di Sascha.

- Fermo! Metto giù l'arma, ma fermati!- Stefano fece come gli aveva detto. Saltò sopra una roccia senza voltarsi verso Sascha, perché sentiva che stava per accadere di nuovo. Infatti si girò che aveva gli occhi rossi. Sascha a quel punto non aveva più dubbi su chi fosse quel viandante. Finalmente era tornato.

- Stefano...- Quest'ultimo non rispose. Con velocità, prese l'arco di Sascha e lo spezzò piegandolo sul ginocchio. Sascha prese a indietreggiare non avendo un'arma con la quale difendersi. Andò addossò ad un cespuglio spinoso e si tagliò il dorso della mano. Stefano gliela morse attirato dall'odore del sangue. Sascha tratteneva le grida che stavano cercando di far vibrare le sue corde vocali. - Stefano...basta- Il ragazzo incredibilmente si fermò e si alzò con gli occhi che erano tornati castani. Si pulì dal sangue di Sascha.

- Ormai non hai più dubbi su di me, vero?-

-Stefano...sei tu? Dove sei stato?- Sascha lo abbracciò, mentre Stefano si strappò una parte del mantello che legò attorno alla mano ferita di Sascha.

- Questo ti ricorderà di me, ma adesso devo andare- Come? No. Sascha non poteva permetterglielo. Lo afferrò per il polso e Stefano si voltò con uno sguardo come se avesse già capito cosa Sascha voleva chiedergli.

- Resta, ti prego-

- Sascha, non posso...- L'imperatore lo tirò a sé e lo baciò. Stefano ricambiò, felice che i sentimenti provati da bambini, non fossero svaniti nemmeno da parte sua. Sascha avrebbe voluto che durasse per sempre, ma purtroppo Stefano si staccò. - Non fare così, mi stai tentando-

- E' quello che voglio. Ti prego, non andartene ancora-

- Sascha, io...- Il maggiore lo zittì appoggiandogli delicatamente un dito sulle labbra.

- Diventa mio, Ste. Se proprio te ne devi andare, dammi almeno la soddisfazione di possederti- Stefano avrebbe voluto, ma aveva paura di ferirlo mortalmente di nuovo. Doveva resistere.

- Sascha, ma ti farei solo del male..-

- Fidati, quello che mi fai tu non è nulla in confronto a questi 20 anni senza vederti, senza parlati...senza crescere e accorgerci di amarci- Stefano lo guardava negli occhi. Avevano perso molto tempo, e finalmente potevano recuperarlo, ma Stefano desisteva. Gli mise una mano sulla guancia baciandolo delicatamente.

- Ti amo, ma adesso devo andarmene- Sascha aveva capito che Stefano non era ancora pronto per fare questo passo, per quanto lo desiderasse.

- Permettimi di venire con te, ovunque tu vada. Non sai quanto tempo ho passato pensando a come rimuovere il Diavolo da te, ed ho scoperto che una maga sa le risposte, ma è lontana da qui-

- Dove?-

- E pensi che te lo dica? Io non ti dirò un bel niente fino a che non acconsentirai al farti accompagnare da me-

-Ma...tu mi aiuteresti lo stesso alla fine-

- Certo, lo farei, ma senza di te. Andrei da solo e mi farei dire come, ma il viaggio è lungo e chissà cosa potrebbe accadermi se lo facessi da solo, inoltre sarebbe terribilmente noioso!- Stefano rise per poi sbuffare.

-Tuo padre aveva ragione a dire che sei un pazzo, caro il mio imperatore-

- "Essere pazzo significa essere guarito", no? Ho visto che scrivevi questa frase su ogni tuo quaderno quando ti insegnavo- Stefano annuì. - Quindi...posso venire con te?- Stefano ci pensò. Temeva per Sascha, ma lo avrebbe difeso in qualsiasi modo, inoltre avrebbe cercato di controllarsi il più possibile.

- Va bene, ma sappi che potrei ucciderti-

- Se morirò per mano tua mi va bene- Stefano sorrise lo baciò nuovamente con la luce della luna che accompagnava quel momento. Soltanto la natura poteva assistere al loro peccato, dato che gli omosessuali venivano puniti con la morte.

Ma loro non avevano paura della morte dopo tutto quello che avevano passato in questi anni di lontananza che avevano vissuto peggio di una permanenza nell'Inferno...

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Amici ***


Camminarono fino al villaggio più vicino che era distante qualche chilometro. Nel mentre Sascha pensava a quanto Stefano fosse cambiato. O meglio, pensava a come aveva fatto a non riconoscerlo immediatamente. Era diventato un bel ragazzo, e ogni tanto sentiva il bisogno di prendergli la mano, perché gli mancava quel gesto.

- Ti ricordi quando avevi rotto il vaso?- Stefano sorrise, come se fosse stato un ricordo felice, invece. - Quando abbiamo giocato a rincorrerci è stato l'ultimo momento felice passato insieme, e mi dispiace non essere stato in grado di fermare il supplizio al quale sei stato sottoposto-

- Questi erano ordini dell'imperatore, tu non potevi farci niente. Spero solo che l'imperatore di adesso non sia così crudele da punire in quel modo un bambino scapestrato- Disse guardandolo.

- Assolutamente no!- Stefano rise per la faccia che aveva fatto e gli diede un bacetto veloce, non potevano farsi vedere. Quando giunsero al villaggio, cercarono subito una locanda dove passare la notte. Quando l'uomo chiese i soldi, Stefano tirò fuori un sacchetto pieno di monete mettendolo sul tavolo. Quando se ne andarono in stanza, Sascha lo fermò. - Stefano, ma hai rubato?-

- No, cosa dici...?-

- Stefano, come fai ad avere tutti questi soldi?- Sascha non ci credeva al "no" di Stefano. In quanto a lui, aveva una faccia come se non sapesse come reagire. Quindi sospirò e decise di dire tutto.

- Ho sempre  rubato in questi venti anni. Non ho voluto cercare un lavoro normale perché non volevo distruggere nulla. I miei poteri stanno diventando sempre più forti e distruttivi, volendo potrei mettere a fuoco e fiamme un intero villaggio, capisci?- Sascha aveva capito che lo aveva fatto per salvare le persone del suo popolo, e gli era grato. Non disse niente e lo seguì in stanza. Sascha lo prese tirandolo verso di lui e accarezzandogli la guancia.

- Non avere paura di dirmi la verità, ti prego di non mentirmi più- Stefano lo baciò come per suggellare quella promessa. Il bacio però fu interrotto da delle grida che provenivano da fuori. Sembrava come se due stessero facendo una lotta. Infatti più o meno era così. Sascha e Stefano si affacciarono dalla finestra e videro che tutta la piazza si era fermata attorno a due uomini intenti a discutere. Quello più robusto tentava di prendere il più magro che indossava degli occhiali e sventolava un sacchetto pieno di soldi, probabilmente era dell'altro. Improvvisamente accadde una cosa che fece strabuzzare gli occhi a Sascha e Stefano, come a tutta la piazza. Quel ragazzo con gli occhiali con uno schiocco di dita sparì davanti a tutti.

- Ma è pazzo...- Sussurrò Stefano prima di correre di sotto. I maghi e chi mostrava qualche potere sovrannaturale venivano giustiziati con la morte. Sascha lo seguì. Infatti occhialino era stato acciuffato alla fine e, oltre a dover restituire il denaro all'altro uomo, venne portato in prigione perché doveva essere processato e poi ucciso in mezzo alla piazza. Avendo sprecato quell'incantesimo per scomparire, anche solo per pochi secondi, lo aveva già stancato e non ne poteva fare un altro. Sascha si avvicinò all'uomo che non era molto contento dalla cosa nonostante quel ragazzo sembrava lo stesse derubando.

-Perché deve essere così idiota?- Disse.

- Mi scusi, ma le sono stati restituiti i soldi, c'è qualcosa che non va?-

-Lei chi è?-

- Sono l'imperatore...- Non lo fece neanche finire che subito l'uomo si inchinò come la piazza intera. - Eh no! Alzatevi, per favore- Dopo che tutti ebbero eseguito, i due ripresero la conversazione mentre intanto Stefano stava seguendo la carrozza per vedere dove si trovava la prigione. - Lei chi è?-

- Sono un nobile di rango più basso, mi chiamo Giuseppe. Il ragazzo che adesso è stato portato via si chiama Salvatore. Voleva stuzzicare la mia rabbia prendendo i miei soldi. Gli avevo promesso che non avrei rivelato a nessuno la sua identità di mago, ma è stato così cretino da farla vedere a tutto il villaggio! Sa che ancora non è un mago esperto, perciò i suoi incantesimi non possono durare a lungo e lo sfiniscono subito- Sascha aveva avuto un'idea. Era un ricatto, ma se fossero stati una squadra sarebbe stato tutto più semplice.

- Io posso liberare Salvatore, ma in cambio chiedo che entrambi veniate con me-

- Dove?-

- Da una maga-

- A fare che?-

- Fai troppe domande, ti sarà spiegato tutto a tempo debito, appena Stefano tornerà-

-Chi è Stefano?-

-Quello che si sta occupando di Salvatore. Comunque...accetti di aiutare anche noi?-

-Certo, una vita per una vita- Sascha sorrise e gli strinse la mano.

- Perfetto, alloggerete nella locanda?-

-Per noi non ci sono problemi-

-Ok, allora vai prendere una stanza per voi, stasera Stefano dovrebbe tornare con Salvatore-

-Ma se così non fosse?-

-Non preoccuparti-

-Anche Stefano è un mago?-

-Più o meno- A Giuseppe puzzava un po' questa cosa. Non sapeva se fidarsi o se l'imperatore gli stava soltanto mentendo, sempre se quello era il vero imperatore. Comunque fece lo stesso quello che gli aveva detto e prese una stanza dentro alla locanda.

 ***

Salvatore venne scaraventato con violenza dietro le sbarre. Ancora era spossato e rimase un po' sul pavimento a contemplare la sua cella. Appena avrebbe ripreso le forze si sarebbe teletrasportato via.

- Psss- Si alzò a fatica e si voltò. Qualcuno lo stava chiamando. -Psss- Risentì nuovamente. Proveniva dalla finestra sbarrata. Si avvicinò, ma non vide nessuno che stava fuori. Fino a che non spuntò un volto che lui non aveva mai visto. Era un ragazzo che stava a testa in giù. -Serve una mano?-

-Tu chi sei?-

-Ti va se le presentazioni le facciamo dopo? Sono venuto per liberarti- Salvatore si guardò indietro per vedere se le guardie stavano passando.

- Ok, ma come farai?-

-Ssshh- Stefano fece diventare i suoi occhi rossi e spaccò le sbarre cercando però di non farsi possedere completamente. Salvatore sgattaiolò fuori e scapparono via.

-Ma perché sei venuto a tirarmi fuori? Sei anche tu un mago?-

- In parte...- Salvatore gli strinse la mano cominciando a scuotergliela.

- Che bello! Io mi chiamo Salvatore, tu?-

-S...Stefano. Adesso dobbiamo muoverci e tornare alla locanda senza che le guardie che ci sono in città ci vedano-

-Ok, veloce-

***

-Eccoli! Stanno arrivando!- Sascha si era affacciato alla finestra seguito da Giuseppe. Stefano saltava per i palazzi mentre Salvatore correva normalmente non avendo ancora recuperato la forza per fare un altro incantesimo o di velocità o di teletrasporto. Stefano saltò direttamente dentro alla finestra, mentre Salvatore entrò e fece le scale normalmente. -Ce l'hai fatta-

-E' stato semplice, ci sono guardie negligenti-

- Stai bene, Salvatore?- Domandò Giuseppe al ragazzo che era appena entrato in stanza.

-Benissimo, sono solo molto stanco- Disse con il fiatone dato dalla corsa.

-Possiamo stare qui una notte sola dato che molto probabilmente sarai ricercato. Oltre al fatto che il viaggio sarà ancora un po' lunghino. Dobbiamo superare un altro villaggio e poi andare in una foresta dove si aprirà il portale che ci porterà in una città dove i maghi non sono discriminati. Lì ci sarà la maga- Spiegò Sascha. Ovvio che Giuseppe e Salvatore non capivano ancora e avevano molte domande da fare, ma era il momento di andare a letto.

-Scusa Giuse, ma che dobbiamo fare con questi?-

-Dormi, Sal, dormi e zitto per favore che è già abbastanza assurdo così- Uscirono dalla stanza balbettando.

Sarebbero diventati amici presto...

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: La morte di Mary ***


-Quindi...se ho capito bene tu saresti posseduto da il Diavolo e quando ti diventano gli occhi rossi acquisendo una personalità aggressiva e omicida, noi dobbiamo darcela a gambe- Concluse Salvatore ancora assonnato. Si erano alzati presto per riprendere il viaggio.

-Sì, esatto. Per questo un aiuto in più ci farebbe comodo. E non lo dovete fare per me, o per l'imperatore, ma per il mondo intero. Sento che si sta avvicinando il momento in cui non riuscirò più a controllarlo-

-Dobbiamo muoverci- Disse Sascha prendendo la sua borsa con cibo e altre provviste. - E poi durante il viaggio potremmo conoscerci meglio, vi va?- Salvatore e Giuseppe si guardarono interrogativi, come se si domandassero cosa esattamente volevano che facessero. Durante la camminata, cominciarono a conversare per sentire meno la fatica dopo il primo chilometro.

- Ma io e Giuseppe cosa dovremmo fare?- Domandò Salvatore.

- Tu sei un mago, in qualche modo ci sarai utile. Giuseppe è un nobile, oltre ad essere praticamente l'unico essere umano che mantiene un segreto come l'identità di un essere sovrannaturale- Gli rispose Stefano continuando a guardare avanti.

- Ma perché, imperatore, ha deciso di aiutare Stefano? Siete amici?- Domandò Giuseppe.

- E' nato nel mio castello e siamo diventati amici fin da piccoli-

- E il suo castello è auto gestibile?-

- Assolutamente, sennò non avrei potuto lasciarlo-

- Capisco-

- Ascolta, Giuse, ma tu e Sal come vi siete incontrati?- Giuseppe sospirò.

- Ero ad una battuta di caccia nella foresta e mi persi. Salvatore si stava esercitando poco più in là con i suoi incantesimi e mi colpì con uno di quelli accidentalmente. Da quel giorno sono capace di leggere i pensieri delle persone e di capirle senza far loro spiccicare parola. Salvatore mi riaccompagnò a casa perché conosceva il bosco, venne ad abitare nella mia dimora dato che non aveva una casa e insomma gli ho promesso che avrei mantenuto il suo segreto, inizialmente perché in parte lo ero anche io un mago, ma poi divenne per amicizia-

- Quindi anche tu hai qualche potere- Concluse Stefano.

-Sì, ma nulla di che...-

-Ma stai scherzando!? Sei come il prete in Chiesa, ci si confessa non c'è neanche bisogno di parlare che tu già capisci tutto, figata!- Giuseppe arrossì data la soggezione che era scesa su di lui. Continuarono a parlare, e molto presto cominciarono ad avere della sintonia tra di loro. Il villaggio era vicino. Appena arrivarono sentirono tutta la gente parlottare e bisbigliare.

- Ma...stanno parlando di noi? La notizia della mia evasione si è già diffusa?- Domandò Salvatore. Stefano si avvicinò ad un manifesto staccandolo dal muro sul quale era appeso. Parlava di una strega nel paese che quello stesso giorno sarebbe stata messa sul patibolo.

- Ma cos...?- La foto di quella persona...Stefano la conosceva. - Sascha, vieni!- Sascha lo raggiunse osservando anche lui il foglio che Stefano teneva in mano strabuzzando gli occhi.

- Ma lei è...Mary-

-Mary, una strega? Ma non è possibile! Mary non è una strega! Non sa neanche fare i trucchi di magia, figuriamoci magie vere e proprie!-

- Ragazzi, c'è qualcosa che non va?- Domandò Giuseppe. Prima che potessero rispondergli, videro che la folla aveva cominciato a correre verso il centro-città. Ovviamente Sascha e Stefano corsero subito dietro alla gente, seguiti da Salvatore e Giuseppe. Cercarono di farsi spazio tra le persone. Sul patibolo...era lei.

-NOOO!! LASCIAT...MMMFFH!!- Sascha gli tappò la bocca. Non poteva rischiare di essere ammazzato anche lui. Stefano cominciò a piangere, ma sentì come se Mary lo sapesse che lui era in mezzo ad assistere. Dal patibolo, con sguardo compassionevole, lo stava guardando. -Mary, no...ti prego, non morire, Mary- Mary aveva ormai la corda al collo e le mani legate. La botola che cigolava e che da un momento all'altro avrebbe ceduto. Stefano vedeva che gli stava parlando con il labiale.

"Non avere paura"

Poi accadde tutto in neanche una frazione di secondo. Sascha si mise davanti a Stefano coprendogli gli occhi con il mantello appena in tempo, prima che potesse vedere una tale morte. Stefano era come se avesse sentito l'ultimo respiro di Mary e ancora non credeva che fosse successo davvero. -Sascha...- Alzò lo sguardo ed una lacrima di Sascha gli cadde sulla sua guancia. Poi lo abbracciò forte. - Non può essere accaduto sul serio...lei non può essere morta...NON AVEVA COLPE!-

-Sssh...amore, andiamo- Gli sussurrò all'orecchio. Aveva bisogno di chiamarlo 'amore' a vederlo in quel modo. Stefano continuava a piangere, ma cercava di non farsi vedere. Giuseppe e Salvatore stavano male per lui, ma non dicevano niente. Sascha stava più male di loro a vederlo soffrire. Anche Sascha era triste per quello che era appena successo, ma in un certo senso sentiva come se Mary non se ne fosse andata del tutto. Non sapeva spiegare che tipo di sensazione fosse dato che non era sicuro del suo sentire. Quando giunsero ad un'altra locanda, pagò Sascha il locandiere, dato che Stefano non voleva parlare. Sembrava che gli avessero fatto un incantesimo e che non potesse più proferire parola. Entrarono nella loro stanza, e la prima cosa che fece Stefano, fu buttarsi sul letto continuando a sospirare. -Non mangi neanche un po'?- Stefano scosse la testa mentre versava un'altra lacrima. Sascha sospirò, non sapeva come aiutarlo. Dal canto suo poteva sperare che Mary fosse ancora viva, anche se non sapeva come sarebbe potuto accadere. Stefano non toccò cibo per tutto il giorno, solamente l'acqua. Solo il letto era la sua compagnia. Ad un certo punto gli fece caldo, e si tolse la maglietta prima di coricarsi di nuovo. Salvatore e Giuseppe erano usciti a fare spese. Rimasero fuori per molto tempo.

E nel mentre successe l'Inferno...   

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Un bel 'gioco' ***


Sascha si spogliò e si mise accanto a lui. Stefano, ancora voltato verso il bordo del letto, liberava i residui del pianto. Sascha provò a riposare un po', ma non ce la faceva. Ogni suo sospiro lo distraeva dal chiudere un po' gli occhi. Nonché la cosa gli desse fastidio, ma piuttosto non la sopportava perché era Stefano ad emettere quei versi. Si voltò verso la sua schiena cingendogli i fianchi con il braccio per tirarlo e sperare di infondergli almeno un po' di conforto. Poi cominciò a baciargli il collo con piccoli e delicati baci.

- Sascha...- Il ragazzo si fermò perché sembrava che il più piccolo avesse qualcosa da dirgli. Invece sentì che gli strinse la mano con forza...troppa forza.

-Ste...- Neanche il tempo di dire niente, che se lo ritrovò sopra che gli reggeva i polsi con una sola mano. Incredibile che ce la facesse, ma infatti bastava osservargli le pupille per capire tutto. Rosse. Che voleva fargli? Con uno scatto fulmineo, Stefano lo legò con una corda che era nella stanza. -Stefano, ti prego...che vuoi fare?- Il castano, senza dire niente, uscì dalla porta. Prese un bastone che sarebbe dovuto servire per camminare, ma in quel momento non gli importava di chi fosse, gli serviva e basta. Sbatté la porta alle sue spalle, facendo sussultare Sascha dalla paura. La chiuse a chiave, guardando Sascha negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo. Stefano aveva gli occhi spalancati e lo sguardo di uno psicopatico. Si stava togliendo le scarpe e slacciando al cintura. Il bastone appoggiato alla parete ma Sascha nemmeno ci fece caso, altrimenti molto probabilmente sarebbe stato ancora più preoccupato. Mentre si slacciava la cintura continuava a guardarlo con quegli occhi spalancati e penetranti, leccandosi famelicamente le labbra. Finita l'operazione si diresse verso Sascha, che cercava di liberarsi.-Cosa vuoi fare? Non ti avvicinare!- Gli diceva, in preda al panico. Stefano gli si scagliò addosso con uno scatto quasi demoniaco, sbattendo violentemente le mani sul letto dove era sdraiato Sascha, ai lati della sua testa e facendolo sussultare dallo spavento. Il Diavolo respirava affannosamente, pregustando già l'eccitazione di quello che sarebbe accaduto da lì a a poco, altrettanto affannosamente respirava Sascha terrorizzato per quello che stava accadendo.

-Ti ricordo, che tu sei mio- Gli disse Stefano, leccandosi nuovamente le labbra.
Si avventò sul collo dell'imperatore, agguantando la carne con i suoi canini, e facendo urlare Sascha di dolore, sentiva il gusto del sangue del suo uomo, e lo assaporava con gioia.

-Lasciami!- Urlava Sascha, cercando di colpirlo in testa ma con scarsi risultati dato lo stordimento. -Togliti di dosso!-

-Hai finto di urlare come una zitella? Stai zitto idiota!!- Gli rispose Stefano, dandogli uno schiaffo poderoso e pieno di pura cattiveria. Se Sascha fosse stato in piedi, sarebbe sicuramente volato dall'altra parte della stanza. Sascha aveva la testa di lato, era paralizzato e sconvolto. Sascha non sapeva che pensare. Era li sdraiato sotto di Stefano, in lacrime con la testa voltata verso la sua destra, traumatizzato per quello che era appena successo. Iniziava inoltre a sentire il gusto ferroso del suo sangue, che sgorgava dal suo labbro. -Finalmente ti sei zittito bel culo! Era ora- Disse Stefano, richiamando l'attenzione di Sascha che lentamente, con le lacrime agli occhi si rigirava per guardarlo di nuovo. -Ma guardati! Sei uno spettacolo! Sei nato per essere scopato, sei bello anche con il sangue addosso- Disse quelle ultime parole posandogli la mano destra sulla guancia sinistra, ma Sascha si ritrasse malamente e l'espressione di quello che non era Stefano, tornò ad essere di nuovo truce. Gli diede un altro schiaffo, facendogli girare la testa dall'altra parte. -Puttana!- Gli disse, afferrandogli i pantaloni e strappandoglieli letteralmente di dosso, facendo saltare i bottoni. Glieli sfilò dalle gambe, mentre lui continuava a dimenarsi e a scalciare. Ma Stefano non sentiva più niente, voleva solo soddisfare le sue voglie. Sascha, dal canto suo, era totalmente terrorizzato, come non gli succedeva da anni. Terrorizzato per quello che il suo amore era capace di fare. Ma soprattutto, terrorizzato come non mai di essere innamorato. Sapeva che quello che stava facendo Stefano, non era sotto il suo volere, e infatti Sascha non avrebbe mai potuto fargli del male. Lo amava davvero, come non aveva mai amato nessuno, e mai avrebbe potuto ferirlo. Solo che soffriva ad amare una persona che adesso lo stava trattando in questo modo, anche se posseduta. Continuava a dimenarsi come un anguilla, mentre Stefano cercava di togliergli l'intimo. -Smettila di resistere, tanto è inutile!- Disse Stefano dandogli un pugno, con tutta la sua frustrazione, dritto in mezzo allo stomaco. Sascha non era preparato a quello. Gli mancò il fiato e dovette fermarsi. Non riusciva a respirare sentiva che stava per svenire, ma Stefano non glielo concesse. Lo prese per le spalle, scuotendolo vigorosamente e dandogli altri schiaffi sul viso. -Sveglia! Sveglia è ora di lavorare bel culo, non di dormire. Decido io quando è ora di dormire- Quando vide che Sascha si era leggermente ripreso (anche se ancora boccheggiante per il pugno ricevuto allo stomaco), lo ributtò sul letto. Si alzò da esso, e lo ammirò in tutta la sua bellezza. Sentì che il cavallo dei suoi pantaloni iniziava a diventare troppo stretto. Si liberò in fretta degli ultimi vestiti che aveva addosso, ritrovandosi nudo completamente. Si rimise sopra il corpo del suo amore -che probabilmente lo stava odiando- a cavalcioni sopra le sue gambe. Sascha continuava a versare lacrime di puro dolore mentre pensava a Stefano che non gli avrebbe mai fatto questo, e chissà come si stava sentendo davvero a vederlo in quel modo, a vedere che lo stava stuprando ferendolo in ogni modo possibile. -Adesso ci divertiamo, io e te d'accordo?- La voce di Stefano lo fece tornare alla realtà. Lo guardava fregandosene delle sue lacrime del suo dolore. Sascha, era ormai incapace di reagire, si abbandonò al volere di quel demone orribile, che non aveva più la minima considerazione per i suoi sentimenti. La sua espressione divenne una smorfia di dolore, e le lacrime continuavano a scendere da sole e copiose. -Dai non fare cosi, ti piacerà, godrai come una puttanella- Stefano, non era più in sé. Allargò le gambe di Sascha, lo prese per i fianchi e si spinse in lui, senza ritegno, facendo urlare Sascha di dolore. Mai era stato cosi rude. Il vero Stefano si sarebbe sempre preso cura del suo piacere. -Sei favoloso- Disse con la voce grondante di piacere. Iniziò a spingersi avanti e indietro, dentro di Sascha, con violenza, con crudeltà, spingeva le sue anche dentro il corpo dell'imperatore, voleva essere avvolto dal calore di quel corpo. Le urla di Sascha erano solo ulteriori parti eccitanti del rapporto.

-Smettila!- Urlava Sascha. Ma Stefano non lo sentiva minimamente, aveva solo voglia, e le proteste di Sascha lo eccitavano ancora di più. Allargò ancora di più le gambe di Sascha, che continuava a piangere disperato, e si spinse ancora di più dentro di lui. Iniziava a sentire il suo sperma fuoriuscire dal suo pene, per andare a bagnare l'apertura di Sascha, facilitando la sua entrata e la sua uscita dalla sua apertura. Stefano emetteva gemiti soffocati di piacere, si mordeva le labbra e chiudeva gli occhi. Respirava profondamente, e continuava a muovere i fianchi avanti e indietro, sentendo un gran calore al basso ventre. Abbassò la testa, e riaprì gli occhi lucidi per l'eccitazione profonda, e guardò Sascha con gli occhi semichiusi: non riusciva a non pensare, quanto fosse eccitante quell'uomo. Emise un suono gutturale, profondo e bassissimo degno di un depravato, che si tocca appena vede una ragazza.

-Facciamo un bel gioco adesso- Disse Stefano, facendo sbarrare gli occhi a Sascha che terrorizzato si chiese, che cos'altro avesse in mente di fargli. Stefano uscì dal corpo di Sascha, slegandolo e tenendogli sempre ben salde le gambe lo fece voltare, facendolo finire a pancia in giù. Sascha capì, ma gli faceva troppo male il corpo per avere la forza di muoversi.
Prima che Sascha potesse fare qualcosa, Stefano gli afferrò i fianchi, attirando il suo posteriore verso il suo corpo mettendo infine Sascha a gattoni. Sascha tremava.
Non voleva quella posizione, non voleva eseguire uno stupro in quella posizione. Qualunque cosa, ma non quella posizione.

-No, ti prego!- Implorò Sascha, piangendo e guaendo. Si sentiva umiliato, preso in giro, solo, avrebbe voluto morire, avrebbe voluto sprofondare e non rinascere mai più.

-Invece si!- Mentre diceva quelle parole Stefano, aveva penetrato Sascha con 4 dita tutte insieme, facendolo urlare di dolore. Stefano sentì che la sua preda si stava allontanando, quindi allungò l'altra mano fino a metterla sulla sua spalla e ritrarlo indietro impalandolo per bene sulle sue dita. Urlò ancora Sascha, disperato, agonizzando in quel dolore dilaniante, che gli portava via dignità e onore. Il corpo di Sascha, era scosso da singhiozzi disperati. -Su, non piangere, principino!- Stefano tolse le dita dal suo corpo, e aprendogli i glutei, lo penetrò con una spinta. Sascha non reagiva più, l'unica cosa che riusciva a fare, era piangere e stringere i denti. -Ho sempre sognato di incularti così- Disse il demone, accarezzando la schiena dell'imperatore, iniziando a muovere il corpo di Sascha avanti e indietro, dal suo pene. -Ah sii...potrei venire adesso- Sentiva sotto le sue mani il corpo rigido di Sascha ma non gli importava molto, la sensazione era favolosa. I glutei morbidi di Sascha a contatto con la pelle del suo inguine, erano una cosa che non si poteva spiegare.
Senza contare poi il calore del suo buco che ricopriva il suo membro. Gemeva ancora Stefano, stava per venire. Continuò a fare avanti ed indietro, come se avesse una molla al posto del bacino, fino a venire nel corpo di Sascha, incurvandosi in avanti con la schiena e spingendo il corpo del moro più che poteva sul suo inguine, godendosi il contatto con quella pelle di seta. -Quanto ho sognato di farlo- Disse nuovamente Stefano togliendo il suo membro da Sascha e buttando il suo corpo dalla parte sinistra del letto, per poi lasciarsi andare lui stesso sul letto morbido a pancia in giù. Sentiva i singhiozzi di Sascha dietro di sé, ed iniziavano a dargli veramente fastidio. -Silenzio!- Disse, alzando la voce. Sascha smise di singhiozzare, ma il dolore faceva fuoriuscire ulteriori lacrime. Il Diavolo, sentiva sempre più il sonno farsi strada in lui. Quando il suo sguardo cadde sul bastone che aveva preso poco fa. Giusto, se ne era dimenticato. L'intenzione era quella di spaccare la faccia a Sascha se avesse continuato a rompere, ma poi la voglia aveva preso il sopravvento sulla violenza. Però era un peccato aver fatto un viaggio per niente, ma l'avrebbe utilizzata in un'altra maniera.
Si alzò, colando ancora seme dal suo sesso. Barcollante e leggermente infreddolito, si avvicinò al bastone, poggiato alla parete: lo prese e si avvicinò a Sascha, che era ancora raggomitolato su sé stesso singhiozzante. Con la punta arrotondata del bastone, andò a picchiettare (neanche troppo delicatamente), sui reni di Sascha, dove si trovavano quelle due piccole sensualissime fossette di venere, che, appena le aveva viste, gli piacevano tanto. -Facciamo un altro bel gioco, principino- Disse lasciandogli il bastone incastrato sotto l'ascella e allontanandosi verso la finestra. Sascha guardò quell'oggetto che gli aveva lasciato, non capendo cosa avesse in mente, ma temendo il peggio. Ricominciò a piangere ed i singhiozzi si sentirono nuovamente. -E zitto!- Disse Stefano spazientito. Prese la sedia e si avvicinò al letto. Appena fu abbastanza vicino, lasciò la sedia lì vicino al letto, e risalì di nuovo sopra il corpo di Sascha. -Adesso ti spiego le regole, principino. Tu ti metti dentro l'estremità di questo bastone, senza fiatare e io mi godo la scena di te che ti fotti da solo, toccandomi. Se riesci a farmi venire, vuol dire che sei stato bravo, se non riesci vuol dire che dovrò punirti. Tutto chiaro principino?- Disse Stefano, con un sorriso satanico sul viso. Sascha aveva paura, terribilmente paura. Ma non aveva scelta. -Ho detto, tutto chiaro?!- ribadì la domanda Stefano, aspettandosi questa volta una risposta.

-Sì- disse Sascha, lasciando uscire un'altra lacrima, dal suo viso.

-Bene!- Disse Stefano, scendendo dal corpo di Sascha e sedendosi sulla sedia vicino al letto. Poggiò il gomito sinistro sul bracciolo, e la testa sulla mano seguente ad esso.
Con l'altra mano prese il suo membro, cominciando a stimolarlo. La sola figura di Sascha faceva eccitare il re degli inferi facendogli venire una voglia matta di prenderlo ancora, ma quel gioco era molto più eccitante. Sascha, girò la testa verso Stefano che lo guardava con impazienza, aspettando che iniziasse a 'giocare' . Si girò in modo tale, che la sua apertura fosse di fronte al viso di Stefano, prese il bastone dal manico e posizionò la parte dell'appoggio vicino alla sua apertura. Tremava, avrebbe fatto terribilmente male, ma se non lo avesse fatto, Stefano avrebbe potuto fargli ancora più male. -Muoviti mi sto spazientendo!!- Disse il demone, con autorevolezza e con un pizzico di eccitazione nella voce. Sascha fece entrare una parte dell'oggetto dentro di sé, sentendo il dolore lancinante. Piangeva disperato, ma ormai non aveva più altro da fare. Come un masochista, iniziò a far entrare quel bastone dentro di lui, incitato dagli apprezzamenti del Diavolo, che si masturbava davanti a quello spettacolo degradante.
-Bravo principino...dai, dai avanti- Diceva, accellerando la velocità della mano sul suo membro, che già iniziava a lasciare le prime gocce di seme. Sascha, invece, sentiva anch'egli un liquido fuoriuscire dal suo ano. Pensò che fossero residui di sperma di poco fa, ma un intuizione gli fece gelare il sangue. Tolse il manico dal suo corpo e se lo porto agli occhi: il bastone di legno chiaro era sporco di sangue.

-Sta facendo male... basta ti prego!- Implorò Sascha, con gli occhi rossi più del suo sangue stesso.

-Basta?- Disse Stefano, lasciando il suo membro ormai tornato morbido per essere stato interrotto sul più bello. Adesso sentiva un altro tipo di voglia, dentro di sé. -Io sto per venire e tu... mi dici basta?!- Disse, scagliandosi contro Sascha, dandogli un pugno in pieno viso facendolo volare all'indietro e cadere dal letto. Aveva voglia di ucciderlo. Massacrarlo a sangue.
Prese il bastone e fece il giro del letto, trovandosi di nuovo Sascha singhiozzante che perdeva sangue dal naso, e dalla bocca. Pensò nuovamente che, anche grondante di sangue, Sascha fosse tremendamente eccitante. Ma come faceva? -Non sei riuscito a farmi venire principino, devi essere punito, erano le regole- Disse a bassa voce con quel tono satanico, che lo contraddistinse per tutto quel tempo. Gli diede un calcio fortissimo al viso, mandandolo più in la di qualche metro. Gli si fiondò di fronte e gli pestò (nel vero senso della parola) i testicoli, facendo spalancare a Sascha gli occhi e facendolo sollevare. L'imperatore graffiava la sua gamba, con quelle poche forza che aveva, cercando di liberarsi dal dolore agonizzante che gli stava procurando la persona che non era più tanto sicuro di amare. Boccheggiava dal male. Stefano lo lasciò e Sascha si rannicchiò ancora su stesso. Ma non ebbe nemmeno il tempo di massaggiarsi la parte del corpo lesa perché Stefano gli diede un colpo fortissimo con il bastone allo stomaco. Dopo quello, un calcio, un altro, e un altro, e un altro ancora. Sascha non capiva più nulla. Non riusciva a respirare, gli organi gli dolevano, tutto gli doleva. Non riusciva nemmeno ragionare, e Stefano continuava a dargli colpi con il bastone dappertutto: allo stomaco, alla testa, alla schiena, alle gambe...con violenza e con crudeltà. Era crudele e spietato in quel momento, come non lo era mai stato. Nemmeno tutte le altre volte che si era trasformato era riuscito a infondergli dolore tanto atroce. Sia interno che esterno.

-Ti prego basta!!- Urlò Sascha, ad un certo punto stremato, riverso sul pavimento grondante di sangue e lacrime, raggomitolato su sé stesso. Stefano si fermò, sussultando all'urlo improvviso. In effetti anche lui iniziava a stancarsi. Lo guardò.

-Massì effettivamente, è tardi sarà anche il caso di andare a letto- Disse con noncuranza alcuna. Buttò il bastone da qualche parte, nella stanza, e si sdraiò sul letto, mettendosi sotto le coperte, spegnendo la luce dell'abajour vicino al letto. -Tu fai quello che vuoi, se vuoi andartene fai pure, l'unica cosa non svegliarmi perché sarà peggio per te. Buona notte principino- E si addormentò, lasciando Sascha lì riverso sul pavimento, tremante, terrorizzato e grondante di sangue.

Ritornò alla realtà troppo tardi...quando ormai troppo sangue era stato versato...

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Sensi di colpa ***


Smettila!

No, ti prego!

Sta facendo male, basta ti prego!

Ti prego basta!!

Quelle parole gli rimbombavano nella testa come un martello.
Gli aveva fatto del male. Una violenza fatta all'uomo che amava dal punto di vista morale. Era felice di farsi amare e a lasciarsi trasportare dalla gioia di condividere la vita con qualcuno. Stefano lo amava, lo amava terribilmente. Da quando Sascha aveva cominciato a fargli battere il cuore a 5 anni, aveva finalmente compreso la gioia di vivere per un'altra persona. Una persona che ti completa, che ti rispetta come uomo, e che ti rispetta soprattutto perché sei il 'suo' uomo. Vivere per vedere il suo sorriso, bearsi solo della gioia del suo compagno. Sognava tanto questo. Sognava una persona che ti sorrideva la mattina quando ti svegliavi e che ti abbracciava quando ti addormentavi, una persona che si fida di te quando non si è mai fidato di nessuno e si lascia consolare quando non riesce a trattenere la frustrazione, che ti consola e non ti giudica perché consapevole di quanto sia doloroso essere giudicati quando sei in un momento di debolezza. Sascha era tutto questo per lui, e anche molto di più. E lui quella sera gli aveva fatto del male! Ferendolo mortalmente nel fisico, nella mente e soprattutto umiliandolo! Umiliandolo usando il sesso come strumento, oltre che la violenza verbale e fisica. Quando si riprese la mattina dopo, non aveva parole per scusarsi. 
E lì, in quella fredda mattina di Ottobre, in un letto che ormai lui considerava enorme per una sola persona, avvolto dalle leggere lenzuola color crema, Stefano piangeva e rimpiangeva l'aver fatto quel maledetto atto schifoso. Non solo i sensi di colpa lo stavano logorando dentro, ma aveva fatto del male, molto e terribilmente male, alla persona che più amava al mondo. E nel mentre pensava a cosa era successo dopo tutto quello.

Flash back

Si risvegliò la mattina seguente ricordandosi ben poco di quello che era successo. Sascha non era con lui e per un attimo si domandò dove fosse. Poi guardò sotto le coperte, si accorse di essere nudo e non capiva perché. Si guardò attorno per cercare di capire un po' la strana situazione...fino a quando l'occhio gli cadde su una macchia sul pavimento e capì tutto. Sangue. Perfino le lenzuola erano sporche di sangue. Ma cosa era successo esattamente? Dove era Sascha? Abbastanza preoccupato, si rivestì di fretta avendo in programma di andare nella stanza di Giuseppe e Salvatore per chiedere informazioni o, in caso, aiuto. Bussò alla porta. Si sentirono dei brusii prima che venne aperto solamente uno spiraglio dal quale spuntarono gli occhi di Salvatore.

- Che vuoi?- Chiese terribilmente scontroso.

- Stavo cercando Sascha, è da voi?-

- Vattene!- Chiuse la porta sbattendogliela in faccia. Stefano, leggermente confuso, riprovò a bussare. Questa volta aprì Giuseppe dato che poteva leggergli nei pensieri e quindi capire le sue vere intenzioni.

- Stefano, Sascha è qui da noi...adesso lascialo in pace, ha già sofferto abbastanza-

- Sofferto abbastanza?- Giuseppe sospiro. Non si ricordava di niente e adesso stava bene. Comunque in ogni caso si sarebbero stati loro a proteggere Sascha. Si scostò e lo fece entrare. Stefano avanzò lentamente. Salvatore stava affilando un'arma mentre lo guardava malissimo. Giuseppe stava in silenzio. Poi l'attenzione cadde su una figura rannicchiata in un letto. Sascha.

- Sascha! Stai bene? Che è successo? Cos'hai?!- Chiese impanicato.

- Dovresti saperlo- Disse Salvatore smettendo di affilare l'arma e guardandolo per un istante.

- Non se lo ricorda- Si aggiunse Giuseppe.

- Ma come fa a non ricordarsi una cosa simile!? Hai visto come l'ha ridotto!?- Stefano si stava seriamente spaventando. Era stato lui...un'altra volta.

- Ma...non è possibile, io...io non ricordo, io...-

- Tu gli hai inflitto ogni tipo di violenza possibile!- Salvatore non smetteva di attaccarlo nonostante non fosse stata colpa di Stefano, ma del demone che aveva dentro.

- Salvatore...- Intervenne Giuseppe, ma con una voce bassa...come per provare a zittirlo, ma non era convinto.

- Dovevi vedere come era! L'hai...stuprato, violentato e...e...ferito in tutti i sensi! Adesso ha la febbre e non sta bene! Ha perso tanto sangue per colpa tua!- Stefano soffriva ad ogni parola che usciva dalla bocca di Salvatore. Poi si voltò verso Sascha, ancora incredulo di essere riuscito ad applicare tale violenza su di lui.

- Sascha...- Si mise in ginocchio accanto al suo letto mentre con una mano gli accarezzava il viso accaldato. - Non potrai mai perdonarmi, vero? Io ti amo...ma tu mi starai sicuramente odiando e hai pienamente ragione. Mi hai voluto seguire, ma non ti do la colpa di niente. In questi momenti vorrei non essere mai nato, ti giuro che mi ucciderei. Vederti in questo stato per colpa mia...non sai quanto mi fa soffrire, amore mio- Salvatore voleva essere arrabbiato con lui, ma a vederlo sofferente, non ce la faceva. Stefano piangeva lacrime amare. Era disperato, voleva urlare la sua frustrazione. Ancora si domandava come aveva potuto fare quello che aveva fatto. Stuprato...violentato...cose che non avrebbe mai fatto a Sascha fosse stato in lui. - Salvatore..- Quest'ultimo alzò lo sguardo verso di lui, che invece non staccava il suo da Sascha. - Cosa è successo dopo?- Il più piccolo sospirò.

- Quando io e Giuseppe siamo tornati, lo abbiamo trovato nudo e barcollante per il corridoio. Era pieno di lividi e sangue. Lo abbiamo soccorso e lui non smetteva di ripetere il tuo nome, così abbiamo dedotto cosa fosse successo. Lo abbiamo portato nella nostra stanza e, prima che prendesse questo febbrone, ci raccontò a fatica quello che aveva subito e come si era sentito. Umiliato, diceva. Ferito dentro. Puttana hai osato chiamarlo, lo hai riempito di bastonate e...lo hai penetrato senza pietà e senza i preliminari che si fanno in un sesso normale...ma non eri in te- Improvvisamente a Stefano tornarono i momenti in mente, e rimase traumatizzato da quello che era arrivato a fare a Sascha. Sapeva che Sascha in quel momento avrebbe preferito morire, piuttosto che subire quello. Lo aveva costretto a penetrarsi con un bastone di legno. Si eccitava a vederlo urlare, soffrire e piangere. Lo offendeva, lo picchiava e lo puniva ogni volta che cercava di difendersi. Non riusciva a sopportare quella visione. Una mano che si appoggiò sulla sua spalla lo portò alla realtà. Era Giuseppe.

- Meglio che tu te ne vada adesso. Te lo diremo quando si sveglierà- Stefano annuì. Si alzò dal pavimento, diede un bacio sulla fronte scottante di Sascha e uscì ancora con le lacrime agli occhi. Si chiuse nella sua stanza, e non ne sarebbe uscito fino a che Sascha non avrebbe ripreso conoscenza.  Sì, avrebbe voluto morire. Avrebbe voluto avere una morte dolorosa all'istante. I sensi di colpa che provava erano inspiegabili e aveva paura...

...paura che Sascha non lo amasse più...

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Diversi ***


Stefano si era ormai addormentato con gli occhi secchi da quanto avevano pianto. Così come piangeva il suo cuore. Si sentì scosso, neanche troppo delicatamente, da una mano che lo aveva afferrato per il braccio. Si era svegliato di soprassalto e aveva messo a fuoco la figura di Giuseppe. Ma come era entrato? Ah, aveva lasciato la porta accostata.

- Ha chiesto di te- Solo quelle parole fecero svegliare Stefano completamente. Non perse tempo e scappò nell'altra stanza. Sascha non dormiva più, ma stava uno straccio. Lo stava fissando e Stefano non era più tanto sicuro di avvicinarsi a lui e di parlargli, ma ormai era lì. Sascha si vedeva che anche lui era insicuro, ma lo voleva accanto a sé per parlare con lui.

- Lasciateci soli- Salvatore guardò Sascha.

- Sicuro?- Sascha annuì.

- Ok, se succede qualcosa...noi siamo qui fuori- E con un'ultima fulminata a Stefano, uscì insieme a Giuseppe. Il più piccolo teneva lo sguardo abbassato pensando di non essere degno di guardare negli occhi l'imperatore dopo quello che era successo.

- Vieni qui- Gli ordinò Sascha, ma Stefano non si muoveva. - Il tuo imperatore ti sta dando un ordine, MUOVITI!- Stefano sussultò e si avvicinò piano inchinandosi. Non si ricordò che Sascha non voleva quel gesto.

- Sono qui, mio signore-

- Alzati immediatamente e guardami negli occhi- Stefano eseguì riguardo all'alzarsi, ma non ce la faceva a guardarlo negli occhi. Sascha gli prese il viso e lo costrinse. Il castano non sapeva che pensare. Gli occhi di Sascha erano come lame che lo stavano pugnalando, ma infatti faceva bene. Nonostante ciò però, gli accarezzava il viso che tremava tra le sue mani. Era Sascha a dover avere paura, invece si erano scambiati i ruoli.

- Voglio solo vedere i veri occhi della persona che amo- Davvero aveva detto questo? Stefano non riusciva a crederci. Come poteva ancora amarlo dopo quello che gli aveva fatto?

- Sascha...stai male, stai delirando sicuramente- Stefano sorrise, ma non credeva ancora alle parole dell'imperatore anche se erano veritiere. - Io ti ho fatto del male, capisci? Io ti ho ridotto così. Se hai la febbre è per colpa mia- Ricominciò a piangere, ma Sascha gli asciugò le lacrime.

- Ssshh, non è colpa tua. E' una cosa che dobbiamo affrontare insieme, ok?-

- Ma tu non c'entri niente, è una cosa mia-

- Invece io ho una parte molto importante. Ho il compito di tenere a bada il mostro che hai dentro, cosa che non ho saputo fare molto bene, mi dispiace-

- Ma cosa dici...?- Disse sussurrando non capendo le parole di Sascha. Quest'ultimo, con uno sforzo immane, si mise a sedere sul letto sospirando.

- Ho intuito una cosa- Stefano non rispose, ma con lo sguardo gli fece capire che poteva proseguire. - Tu...ti trasformi quando subisci un grande dispiacere. Certo, puoi trasformarti anche di tua volontà e in quel caso sarebbe più immediata perché non c'è la tua parte buona a resistere. Comunque di solito ti trasformi dopo aver subito dolori fisici o psichici. Fisici come...quelle frustate. Psichici come la morte di Mary e quando hai scoperto che lei non è la tua vera madre- Stefano lo lasciava parlare ascoltandolo attentamente. Nel mentre pensava...tutto tornava.

- Ha tutto un senso in effetti...ma questo che significa con quello che hai detto? Non dovevi proteggermi tu ugualmente-

- Ho provato a non farti vedere la scena più cruenta di un'impiccagione, ma a quanto pare non è bastato- Disse con un sorriso amaro e con la fatica nella voce prima di cominciare a tossire in modo convulsivo mentre una goccia di sudore di stava facendo strada sul suo viso.

- Amore, non ti affaticare-

- Non preoccuparti. Piuttosto sorridi e cerca di essere sereno il più possibile. Io mi rimetterò presto- Stefano sorrise mentre vedeva che Sascha piano piano si stava per addormentare. Era bellissimo nonostante fosse malato.

- Ti fidi ancora di me?-

- Certo- La convinzione con cui lo aveva affermato, colpì notevolmente Stefano.

- Allora posso rimanere io con te, stanotte? Salvatore e Giuseppe li caccio nella nostra stanza-Sascha sorrise stanco.

- Mi fido di te, quindi posso dormire tranquillo- Poi si addormentò come era prevedibile. Stefano si alzò e uscì per andare a parlare con i due che erano rimasti fuori tutto il tempo. Salvatore cercava di origliare e batté una musata quando Stefano aprì la porta.

- Ehm...- Disse Stefano non sapendo come reagire a Salvatore che sembrava essergli svenuto ai piedi. - Comunque vi chiedo di trasferirvi nella nostra stanza per stanotte, ordini dell'imperatore-

- Ma è pazzo- Disse Salvatore mentre si stava rialzando. Stefano, senza ascoltarli, stava chiudendo la porta con un sorrisetto.

- No, non è pazzo...è semplicemente innamorato- Poi chiuse. Salvatore e Giuseppe si guardarono allibiti. Non sapevano che i due erano omosessuali. Anche se avevano dato evidenti segnali, come particolari sguardi e il modo in cui interagivano, non erano stati in grado di captarli. Le parole che Stefano aveva detto a Sascha quando era tornato normale dopo lo stupro, le aveva dette sussurrando e Salvatore e Giuseppe non le avevano sentite.

- Questi ci stanno cacciando dalla stanza, e ora che ci dicono questa cosa, noi dovremmo tacere?- Disse Salvatore.

- Significa che si fidano di noi. Dopotutto loro hanno aiutato noi, per non dire te, e abbiamo promesso che ci saremmo aiutati a vicenda per qualsiasi cosa. Ormai siamo una squadra, e nessuno tradisce nessuno...per nessun motivo- Salvatore guardò Giuseppe con gli occhi sognanti. Non sapeva spiegarsi perché, ma il suo sguardo deciso lo attirava. - Perché mi guardi così?-

- Posso baciarti?- Disse senza tanti giri di parole. Giuseppe strabuzzò gli occhi. Doveva essere per forza uno scherzo. - Tanto non mi metti sul patibolo, quindi te lo posso dire-

- Dire cosa?- Disse ancora scosso dalla prima richiesta a bruciapelo di Salvatore.

- Andiamo in stanza almeno- Lo prese per mano come se non fosse in grado di camminare e si diressero nella camera. Appena Salvatore chiuse la porta, prese un grosso respiro e parlò.

- Mi piaci, molto. Mi dispiace di averti fatto questo incantesimo, tu odi la magia ed ho ammirato particolarmente il fatto che tu sia riuscito a sopportare uno come me...un mago. Adesso che so che non mi tradirai, che non mi ucciderai per via di questa squadra, te lo posso dire finalmente- Giuseppe rimase tutto il tempo ad ascoltarlo rimanendo un po' sconvolto. Salvatore invece pensava che avrebbe dovuto scusarsi con Stefano e ringraziarlo per aver creato la loro squadra. - Ah ehm...non sei obbligato ad accettare ovviamente, la mia è solo una futile e insignificante confessione di un maghetto inesperto- Disse ridendo incontrollatamente. Non sapeva proprio che fare e lo sguardo di Giuseppe non aiutava affatto.

- Salvatore...io non...non posso, io...sono un nobile, hai idea di quello che accadrebbe? Non mi dovevi neanche dire una cosa simile!-

- Anche Sascha è un nobile e Stefano un servo, ma Sascha lo ama e se ne sbatte-

- Il punto è che io non ti amo- A Salvatore cadde il mondo addosso nel mentre Giuseppe aveva pronunciato quelle parole. Le risentiva ancora come un mantra...e il suo viso divenne rosso. Che vergogna! Che figura! Voleva sprofondare in quel momento.

- Allora scusami...- Poi scappò di corsa. Giuseppe cadde sul letto con la testa tra le mani. Non sapeva che pensare. Non voleva dire tutto così di colpo perché a lui gliene fregava dei sentimenti di Salvatore. In quanto a quest'ultimo, voleva scomparire invece. Aveva confessato i suoi sentimenti quando in fondo sapeva che Giuseppe non lo avrebbe mai corrisposto. Scappò fuori dalla locanda. Non sapeva dove avrebbe passato la notte, ma era sicuro che la mattina dopo si sarebbe fatto ritrovare lì da dove era fuggito.

***

Sascha sudava copiosamente, ma Stefano non si perdeva d'animo. Aveva giurato a sé stesso che sarebbe rimasto sveglio tutta la notte per accudire Sascha. Prese il fazzoletto inumidito con acqua che teneva sopra la fronte e lo inumidì con dell'acqua nuovamente fresca per poi tamponarlo sul viso per asciugargli il sudore e riporlo poi sopra la sua testa. Sentì poi uno scalpiccio di piedi che proveniva dal corridoio. Aprì per affacciarsi e vide Salvatore correre via. Andò in stanza da Giuseppe per spiegazioni.

- Che è successo?-

- Salvatore è innamorato di me- Stefano pensò bene di chiudere la porta e avvicinarsi a lui per ascoltarlo meglio. Sascha dormiva e inoltre era in grado di percepire se nell'altra stanza stava andando storto qualcosa. Si sedette sul letto accanto a lui che guardava il pavimento con volto traumatizzato e con i sensi di colpa alle stelle.

- E non è una bella cosa?-

- Ma il punto è che io non lo sono di lui. Gliel'ho detto e se n'è andato-

- Ma come gliel'hai detto?-

- Ammetto di essere stato piuttosto diretto- Stefano sospirò.

- Chissà dove sarà adesso...-

- Non preoccuparti, Salvatore tornerà, è sempre tornato nonostante tutto. Mantiene le promesse e di certo si rifarà vivo domani, inoltre sa cavarsela quindi possiamo stare tranquilli- Stefano non ebbe il coraggio di controbattere. D'altronde Giuseppe lo conosceva meglio di loro, quindi si fidò. Gli mise una mano sulla spalla.

- Se vuoi parlare, io ci sono. Adesso però devo tornare da Sascha-

- Fossi capace di lasciarmi andare come Sascha fa con te! Ma io non posso, oltre al fatto che non provo nulla-

- Sicuro di non provare nulla?- Disse Stefano con una faccia pervy.

- Vattene, che mi stai facendo cadere nel dubbio- Stefano rise e uscì dalla stanza. Erano due tipi d'amore diversi. Stefano e Sascha avevano cominciato a provare sentimenti l'uno per l'altro da bambini ed hanno continuato ad amarsi fino all'età adulta e nulla li avrebbe mai separati. Giuseppe e Salvatore invece era un probabile amore che stava sbocciando in quell'età in cui tutto è più difficile. Non c'è altro da dire...

Diversi...semplicemente diversi...

My Space <3

Non credo di aver mai commentato sotto questa storia...oppure sì? Non ricordo. Comunque, come state? Ho deciso di mettere anche una puntina di Salveppe e spero che vi stia continuando a piacere per chi la segue. Sascha ovviamente ha perdonato Stefano, e adesso un nuovo amore sta per sbocciare. Salvatore alla fine sarà corrisposto? La risposta potrebbe risultare ovvia...potrebbe...Comunque vi invito a proseguire la lettura e noi ci rivedremo alla prossima con il capitolo 13. Baci <3

Hijikatasouji ;-)

* Martina *

Su Instagram ho una Page dedicata alla Saschefano. Se volete seguirla, vi dico cosa cercare.

@saschefanoismylife_wattpad

Detto questo, vi auguro un buon proseguimento. ;3<3 (E' oscena questa faccina XD)

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: La squadra si divide ***


La mattina Stefano si svegliò appoggiato alle ginocchia di Sascha, trovandoselo che gli accarezzava la testa. Si sorrisero, quando improvvisamente Stefano venne distratto da un pensiero. Salvatore. Decise di non dirlo a Sascha, piuttosto gli avrebbe fatto un'altra domanda, sempre di vitale importanza.

- Sei sicuro di stare abbastanza bene per riprendere il viaggio?- Sascha si alzò, ancora molto sudato.

- Non preoccuparti, piuttosto ho sete. Berrei perfino dalla tinozza nel quale hai immerso questo panno- E se lo tolse dalla fronte. Stefano lo prese lasciandolo immerso nell'acqua. Si alzò dalla sedia per dargli un bicchiere d'acqua e mise una mano sulla fronte di Sascha.

- Sei ancora caldo. Sicuro di volerti alzare? Posso aspettare un altro giorno-

- Ma ti devi liberare di questo demone quanto prima. E questo non lo dico soltanto per noi, ma anche per il mio popolo, Ste- Il ragazzo si sentì quasi egoista. Aveva pensato prima a sé stesso che al mondo intero che avrebbe rischiato di distruggere, ma cazzo! Era il suo amore la persona a cui stava pensando!

- Sascha, ma tu stai male. Non salveresti nessuno così-

- Ma non salverei nessuno neanche rimanendo qui. Nel mentre potrebbero morire un centinaio di persone! Ed io cosa sono a fare? Sono qua nel letto a non fare niente e a guardare i villaggi che vengono distrutti...dalla persona che amo oltretutto- Stefano non sapeva come reagire. Piuttosto avrebbe continuato lui da solo e avrebbe fermato questo supplizio.

- Allora non sarai tu a salvare il mondo...- Sascha lo guardò senza capire. Stefano aveva assunto uno sguardo serio e determinato.- Io, solo ed unicamente io che ne sono la causa. Andrò dalla maga con Salvatore e toglierò il Diavolo da me...senza che tu corra rischi- Stefano era quasi orgoglioso di sé stesso che era riuscito a trovare un modo per bilanciare le cose. Ma Sascha non era per niente d'accordo.

- Spero che tu stia solamente scherzando!- Stefano abbassò lo sguardo facendogli capire che in realtà era tutto vero. Stefano non voleva che qualcuno ci rimettesse a causa sua. Non lo voleva né per il popolo, né per i suoi amici. Ma soprattutto non lo voleva per Sascha. - Sei completamente scemo! Tu...tu sarai solo capace di uccidere, capisci!?- Stefano sussultò, e solo in quell'istante Sascha si rese conto di quello che aveva detto, forse in preda al timore che aveva per lui, ma ormai era fatta. Stefano abbassò ancora di più lo sguardo mentre sentiva gli occhi pungere.

- Sì, è vero, hai ragione- Poi alzò il viso per guardare Sascha. Sorrise. Un sorriso falso che Sascha riconobbe in un istante. - Ma tu non devi temere per me, Sascha. Inoltre ci sarà Salvatore che, per quanto scapestrato, è molto forte in realtà- Sascha non ebbe il tempo di controbattere, che Stefano si alzò e uscì dalla stanza lasciandolo solo. Aveva esagerato a dire quella frase, e lo aveva spinto a continuare con la sua idea. Vide Giuseppe passare davanti alla soglia della loro stanza e lo chiamò.

- Giuse...- Il ragazzo si girò ed entrò nella stanza, lasciata aperta da Stefano, per poi chiudere la porta.

- Sascha, come stai?-

- Non lo so, prima avrei detto 'Bene', ma ora che lui se n'è andato...- Giuseppe capì subito, ma fece finta di ignorarlo e gli toccò la fronte.

- Bhe, in effetti sei molto accaldato ancora. Stefano sicuramente avrà insistito perché tu non ci accompagnassi più-

- Come fai a saperlo?- Giuseppe si voltò verso la finestra, dalla quale vide il piccolo che correva via alla ricerca di Salvatore che sicuramente li stava raggiungendo.

- E' un tipo molto determinato, non c'è che dire-

- Ha detto che si porterà Salvatore con lui e che a noi praticamente ci lascerà qui-

- Ma Salvatore è ancora inesperto!-

- Stefano sostiene che Salvatore sia molto forte, e lui può percepire queste cose- Rimasero un attimo in silenzio. Sascha rimase ipnotizzato per un istante dalla luce della candela che stava sopra un mobile della stanza. - Ma...tu che ne pensi?- Disse continuando a fissare il fuochetto.

- Abbiamo ragione tutti, ma da una parte bisogna andare. Una squadra non può dividersi così. Stefano avrà percepito da te il fatto che non ci sia molto tempo da perdere e adesso se ne vuole liberare in fretta, ma da solo dato tu stai messo in questo modo. Tu non vuoi aspettare, ma allo stesso tempo non vuoi che Stefano se ne vada da solo. Salvatore...beh, lui tanto seguirà Stefano...- Quest'ultima frase la disse con tono amaro.

- E cosa te lo dice?-

- Fidati. Comunque la situazione è questa. Se te la senti li seguiamo, perché loro saranno sicuramente già partiti. Ho visto Stefano che prendeva una piccola parte di provviste e poi è sgattaiolato via senza dire niente. Ora che mi dici così, sarà sicuramente alla ricerca di Salvatore per portarselo dietro- Sascha non perse tempo e si alzò, ebbe un giramento di testa e stette per cadere sul materasso, ma Giuseppe lo resse per un braccio. - Non essere così precipitoso- Sascha respirava a fatica e gli faceva ancora male la testa, ma non poteva lasciare che Stefano si uccidesse e che in contemporanea mettesse in pericolo l'intera umanità...non solo il suo popolo. Avrebbe fatto di tutto pur di fermarlo. Aveva fatto un grande errore a dire tutta la strada a Stefano, perché non si immaginava che sarebbe successo questo. Prima era solo lui a conoscerla. Si vestì di fretta mentre Giuseppe prese le provviste e uscirono. Sascha camminava barcollante. Giuseppe capì che non ce l'avrebbe mai fatta così e presero una carrozza. Erano entrambi nobili, quindi potevano permettersi di andare anche un po' lontani. Ma la strada in carrozza non era lunga. Li avrebbero raggiunti, o forse sarebbero arrivati addirittura prima. Quello di cui Sascha era sicuro era solo una cosa...

...che non avrebbe mai permesso alle persone alle quali teneva di più di scomparire.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Sotto la pioggia ***


Come previsto, Sascha e Giuseppe arrivarono prima. Non volevano però inizialmente farsi vedere da Salvatore e Stefano che li stavano raggiungendo sicuramente arrivati tra qualche ora. Cominciarono ad accamparsi con quello che trovarono dentro la foresta. Vicino ad un fiume che scorreva tranquillo.

- Sicuro che non ci troveranno?- Domandò Sascha cominciando a tossire.

- Non preoccuparti di questo, piuttosto dobbiamo costruire presto una copertura in modo che tu possa riposare- Sascha non rispose e si mise a sedere su un tronco d'albero mentre Giuseppe si tolse il mantello rimboccandosi le maniche. Nel giro di un'oretta, era riuscito a mettere su un fortino di legno che avrebbe perlomeno coperto entrambi in caso di pioggia. Infatti poco dopo si mise a piovere e dovettero entrarvici. Sascha, mentre guardava quelle gocce cadere, pensava a Stefano. Si domandava cosa stesse facendo, se era riuscito a ripararsi dal temporale...

Se stava pensando a lui...

***

- Salvatore, non ce la farai per molto- Il piccolo mago provò a tirare su una cupola con un incantesimo. Una barriera protettiva. Era ormai da qualche minuto che stava tentando di tenerla in piedi.

- Ma non voglio che finisci zuppo, sennò va a finire che ti ammali come l'imperatore- Stefano gli accarezzò la testa scompigliandogli i capelli. Gli sorrise sincero. Meno male che Salvatore non era più arrabbiato con lui.

- Già, l'imperatore...- Disse poi immerso nei suoi pensieri.

- Ti manca?-

- Un po', ma sapere che è al sicuro mi conforta- Salvatore stava quasi sudando dallo sforzo, ma non gliene importava niente. Aveva visto il vero cuore di Stefano, adesso che erano soli. Aveva avuto modo di conoscerlo meglio e di capirlo. Forse parlare, forse confessare...avrebbe aiutato a farsi perdonare.

- A proposito dell'imperatore...volevo scusarmi con te se mi sono accanito in quel modo-

- Credimi che il primo che si trattava come una merda ero io. Tu Salvatore hai solo accentuato la situazione-

- E non te lo meritavi, per questo mi dispiace- Salvatore non ce la faceva quasi più, stava per cedere, ma voleva resistere fino a quando la pioggia non sarebbe cessata. Parlare lo avrebbe aiutato a pensare ad altro. - Io...volevo anche ringraziarti per...per aver creato la nostra squadra, Ste, davvero- Disse in preda ai respiri che tratteneva per sorreggere la barriera. Stefano lo guardava e nel mentre provava pena per lui, sembrava così triste! Salvatore aveva detto a Stefano che si era innamorato di Giuseppe, e Salvatore stesso sapeva anche che Stefano ne era già a conoscenza...quindi Stefano comprese il perché di tale ringraziamento. Gli diede un bacetto sulla guancia, ma questo fece distrarre Salvatore e la barriera scomparì. Le gocce di pioggia fredde cominciarono a bagnare i loro visi, i capelli...e loro ridevano come due amici che avevano appena trovato la libertà. Si abbracciavano mentre i capelli umidi producevano schizzi che finivano o nell'aria, o addosso all'altro. Ormai tutto era perdonato.

- Io...non lo so eh, ma credo di poter...- Non completò la frase che fece apparire una barriera dieci volte più potente, facendo diventare gli occhi rosso fuoco.

- Ma è fantastico! Allora potevi risparmiarmi una tale fatica!- Stefano sorrise, e con quegli occhi era leggermente inquietante.

- Scusa, ma non sapevo di poter creare queste cose-

- Ho il sospetto che tu possa fare di tutto, ma che questo ti serva per difendere il demone che è sepolto dentro di te...e che adesso tu stai tenendo a bada- 

- Probabile...- Anche Stefano respirava faticosamente. - Sono quasi sicuro che adesso il Diavolo non sia così forte, e che quindi riesca bene a tenerlo dentro di me- Salvatore tirò un sospiro di sollievo ma notava che Stefano stava soffrendo. Non voleva neanche lontanamente immaginare come sarebbe stato avere due personalità diverse, una omicida e il vero tu. - Salvatore..- La voce di Stefano lo distrasse dai suoi pensieri. - Appena saremo arrivati alla tua città...quella dei maghi...vorrei che tu mettessi a nudo la tua forza, vorrei che ti allenassi con le tue abilità...e questo non lo dico solo per bene tuo, ma lo dico anche perché...se in caso io dovessi trasformarmi...e non fossi più in grado di tornare normale...- Salvatore stava per piangere, non voleva che succedesse né tanto meno voleva che Stefano finisse quello che stava per dire, perché era insopportabile da sentire dato che già si immaginava cosa volesse chiedergli. Ucciderlo. Lo prese e lo abbracciò. Non gli importava se la barriera avesse ceduto, voleva soltanto fargli sentire che lui c'era.

- Non dirlo nemmeno, amico mio. Tu ce la farai, noi ce la faremo- A Stefano cadde una lacrima dai suoi occhi incandescenti di rosso fiamma. Solo lui però si accorse che quella lacrima era fatta di sangue, perfettamente distinguibile dalle gocce di pioggia che avevano ripreso a bagnare i loro corpi. E non la liberò perché era triste, perché era frustrato...o perché era impaurito. Non lo sapeva nemmeno lui perché una lacrima di sangue era scesa dai suoi occhi. In quel momento voleva concentrarsi sull'abbraccio che Salvatore gli stava dando.

E poi...la pioggia cessò...

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Inseparabili ***


Stefano si svegliò. La prima cosa che mise a fuoco, fu una margherita con qualche goccia di rugiada che rispecchiava la luce del sole. L'umidità era nell'aria, ma c'era una temperatura piacevole. Con fatica, si alzò pulendosi dalla terra. Cercò Salvatore con lo sguardo, ma non era accanto a lui. Doveva trovarlo dato che il portare era accessibile dall'alba fino al primo pomeriggio. Si era svegliato tardi e mancava solo un'ora, poi avrebbero dovuto attraversarlo il giorno successivo.

- Salvatore! Dove sei!?- Raggiunse il fiume e lo vide immerso nell'acqua in piedi con gli occhi chiusi, come se stesse dormendo. La corrente non era forte e, anche se l'acqua raggiungeva i suoi fianchi, non avrebbe potuto trascinarlo via. - Si può sapere cosa stai facendo? Dobbiamo andare, il portale sennò si chiuderà- Salvatore sembrò non sentirlo perché non accennò a nessun movimento, neanche fosse fatto di ghiaccio. - Ohiiii, Salvatore!-

- Ssssshhhh!!- Fu l'ammonizione di silenzio più rumorosa e lunga che Stefano avesse mai sentito. Comunque si zittì e rimase a fissare quello che stava facendo. Salvatore era concentratissimo e ovviamente le parole di Stefano lo stavano disturbando. Quest'ultimo si arrese e si sedette a riva aspettando cosa sarebbe successo da lì a poco. Si alzò di colpo quando avvertì una potente aura magica scaturirsi nell'aria. Inizialmente si guardò intorno, ma poi si accorse che tale forza proveniva proprio da Salvatore. La terra prese a tremare e il fiume si fermò improvvisamente, non scorreva più. A quel punto Salvatore aprì gli occhi contento di quello che era riuscito a fare. Stefano rimase a bocca aperta, era preoccupante vedere un fiume fermo.

- Adesso spero che tu lo faccia ripartire- Volle chiarire Stefano che ancora non aveva staccato gli occhi dall'acqua. Salvatore sorrise.

- Sì, ma a modo mio- Si concentrò nuovamente e l'acqua riprese a scorrere...ma nel verso opposto, al contrario rispetto a prima. - Le cascate di questo fiume scorrono verso l'alto adesso e piano piano la sua acqua diventerà salata perché sarà il mare ad affluire nel fiume- Stefano non seppe controbattere, era stupefatto e felice per il piccolo mago che era riuscito in tale impresa. - Però ho bisogno di un allenamento più duro, quindi andiamo, veloce!- Tutto contento saltellò fuori dall'acqua.

- Eh, veloce! Mancherà una mezz'ora e dobbiamo trovarlo! Sascha mi aveva detto che si trova in un grande albero ma non so dove si trovi quest'albero...- Il vento cominciò a tirare forte. Durò un secondo, ma bastò per far sollevare un numero smisurato di foglie. Una di queste, appena il vento cessò, finì proprio sopra la testa di Stefano. Il ragazzo se la tolse e la osservò un istante perché intravide una scritta.

"Risolvi l'indovinello..."

Una voce sconosciuta lo fece sussultare, non sapeva di chi potesse essere.

- Chi sei!?- Salvatore non reagì minimamente, come se non avesse sentito nulla. - L'hai sentita anche tu?-

- Cosa?-

- Una voce...diceva di risolvere l'indovinello, quello scritto qui sopra-  Gli fece vedere la foglia, ma Salvatore non riusciva a vederci nulla e pensò seriamente che Stefano avesse qualche problema. Spostò lo sguardo sconcertato tra lui e la foglia che per lui era in bianco.

- Sei serio?- Stefano a quel punto capì che poteva vederlo solo lui, e che quella voce, anche se non sapeva se era reale o meno, lo stava aiutando. Sospirò riportando la foglia sotto i suoi occhi per leggere la scrittura che era come stampata sopra:

"A primavera ho un bel vestito, in estate sono tutto coperto, quando inizia il freddo mi spoglio e d'inverno sono senza vesti. Sono in un posto più alto degli alberi, che cresce sempre ma nessuno vede mai i suoi piedi" 

- Ma che cazz...?- Salvatore non ci stava capendo niente e Stefano si stava esasperando.

- Un indovinello proprio adesso?! Non c'è molto tempo!-

- Rileggi l'indovinello e riflettiamo- Stefano lo rilesse attentamente. - Allora...sicuramente la prima frase sta a significare l'albero secondo me. Bello in primavera, vestito di foglie in estate che fa cadere in autunno, e spoglio di inverno...tutto quadra-

- Ok, ma è come se fossimo al punto di partenza siccome sapevamo già che si tratta di un albero il posto in cui è il portale, un albero magico...così almeno ha detto Sascha- Disse con tono triste. Salvatore era concentrato sulla seconda parte dell'indovinello.

- Un posto che cresce sempre dice...ah! Lo so! Una montagna! La montagna qui vicino! Noi adesso siamo a valle e basta soltanto salire- 

- Batti il cinque!- Si dettero il cinque e presero subito a camminare con una carica in più data dal tempo che stava per scadere. Non sapevano però che due persone, per loro importantissime, li stessero seguendo.

- Perché lo poteva vedere solo Stefano?- Domandò Giuseppe riferendosi all'indovinello.

- Non lo so, andiamo- In poco tempo raggiunsero l'albero. Era bellissimo, grande e luminoso. Sembrava che avesse le lucciole attorno nonostante fosse giorno. Aveva un enorme buco nel tronco, grande come una persona adulta. Quello era il portale, ma dovevano prima aprirlo. Come? Sulla porta c'era una scritta che si illuminava. Salvatore questa volta riusciva a leggerla.

- Spero solo che non sia un altro indovinello- Disse Stefano sospirando.

- No, è una scritta da decifrare, ma se non lo facciamo in fretta scomparirà-

- Tu riesci a capirla?-

- Qualche carattere, d'altronde un mago è obbligato a studiarli-

- Muoviti che mancano dieci minuti alla sua chiusura!-

- Sì sì, un attimo! Allora...questo significa "Ben...venuti nel regno in cui la razio...nalità scom...pare, il regno...dei maghi"- La terrà prese a tremare più forte di prima e le pietre intorno all'albero si illuminarono creando fasci di luce che si prolungavano verso la pianta, più precisamente verso il buco che si coprì di una membrana di magia. Stefano infilò la mano all'interno per poi ritirarla fuori.

- Andiamo, non vedo l'ora che tutto questo sia finito- Saltò nel portale senza pensarci due volte dato che non rimaneva aperto per molto tempo da dopo aver pronunciato quelle parole. Salvatore lo seguì deciso. Sascha e Giuseppe erano ancora dietro il cespuglio stupiti da quello che era appena successo.

- Muoviamoci- Sascha corse verso il portale attraversandolo, inseguito da Giuseppe. Si ritrovarono in una foresta simile a quella che avevano lasciato. - Ma...lo abbiamo attraversato alla fine il portale?- Chiese Sascha.

- Certo, ma ovviamente non possiamo spuntare in mezzo alla città. Salvatore quando mi raccontava di questo posto, mi diceva che la città era molto vicino al bosco e che quello era l'unico portale che la collegasse al mondo dei comuni mortali. Adesso usciamo e cerchiamo la maga che solo tu sai dov'è-

- Almeno questo a Stefano non l'ho detto, lui sarà impegnato a cercarla e questo ci faciliterà le cose, adesso andiamo- Uscirono dalla foresta e si stupirono a vedere il villaggio. Era un villaggio semplicissimo. Era incredibile solamente pensare che le persone che lo abitavano erano tutte magiche...o forse non tutte. Sembravano persone normali, a parte quando a qualcuno scappava una magia innocua come far apparire qualche utensile da lavoro. Tutto così tranquillo e piacevole. In mezzo alla piazza si estendeva un mercato pieno di gente che comprava, che gridava i propri prodotti per farli acquistare, gente che si esibiva per strada. Un grande gruppo di persone si erano riunite attorno a due artisti di strada che stavano facendo vedere le loro abilità. Sascha e Giuseppe però non avevano tempo anche se avrebbero voluto, e dovevano trovare la maga nel minor tempo possibile. - Scusate, permesso-

- Scusate, permesso- Non era la voce di Giuseppe quella che aveva ripetuto la sua stessa frase. Poi si fermò di colpo quando si accorse che due occhi castano-verdi stavano osservando i suoi. - Sascha!-

- Stefano...-

Continua...

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Vita di un presunto nobile ***


- Cosa ci fai qui!?- Domandò Stefano con una faccia rossa come un pomodoro. Per fortuna era la faccia e non gli occhi. Stringeva forte la mano di Salvatore che si asteneva a guardare in faccia Giuseppe. Entrambi distoglievano lo sguardo l'uno dall'altro, gli unici che si guardavano negli occhi erano Sascha e Stefano.

- Sono venuto a cercarti!-

- Nessuno ha detto che potevi farlo!-

- Perché? Mi serve un permesso per inseguirti? Ti ricordo che sono l'imperatore- Stefano cambiò l'espressione. Diventò più calmo, ma era una calma nascosta. Si vedeva che ribolliva di rabbia.

- Perfetto, vostra altezza...vuole morire? Non posso impedirvelo, anzi...sarò proprio io ad ucciderla e se lei mi vorrà dare questo dolore, non posso farci niente. D'altronde lei è l'imperatore come ha detto, e può fare quello che vuole con il cuore delle persone, giusto?- Sascha fece una faccia come se non avesse capito quello che Stefano stesse cercando di dirgli, o come se le sue parole non avessero un nesso logico e fossero state campate in aria. Stefano sbuffò e tirò Salvatore con sé per andarsene.

- Aspetta, Ste!- Sascha si fece spazio tra la folla per arrivare a Stefano che si era allontanato di un po'. Salvatore non riusciva a liberarsi dalla sua presa, sembravano due fratelli che il più piccolo doveva obbedire al più grande. Comunque Stefano si fermò di colpo voltandosi verso Sascha con lo sguardo incazzato.

- Ti avevo detto di non muoverti! Si può sapere perché non mi dai mai ascolto!? Solo perché sei l'imperatore, non significa che tu debba sempre fare di testa tua!- Era veramente molto arrabbiato. Sascha provò a toccarlo con la mano, ma Stefano si scostò malamente. - Sai che ti dico!? Fai come ti pare! Vuoi vedere le mie lacrime!? Le vedrai!-

- Stefano...-

- Fanculo, Sascha!- Salvatore diede un ultimo sguardo a Giuseppe prima di essere trascinato via da Stefano. Sascha decise di parlargli dopo perché adesso era ingestibile la situazione.

- Giuse, andiamo a vedere se c'è un posto per dormire. Stefano tanto non troverà la maga, adesso è troppo impegnato ad essere incazzato con me-

- Va bene che stai meglio, però capisci che è solo preoccupato per te?-

- Lo so, ma è lui a non capire che il sentimento è reciproco. Che credi, che io non abbia paura? Ho paura di quello che succederà, di cosa ne sarà del nostro destino...ma d'altronde lo faccio per Stefano, lo faccio per noi, e se questo ci permetterà di vivere felici, allora sono disposto anche ad avere paura- Giuseppe non riuscì a far uscire anche il più debole suono dalle sue labbra. Non ebbe neanche bisogno di leggere nella mente di Sascha, dato che in quelle parole aveva tirato fuori sé stesso, senza nessuna maschera. Se ne andarono presso una locanda per prendere una stanza. Nel mentre, Stefano e Salvatore erano rientrati nel bosco.

- E lasciami!- Aveva detto Salvatore stufo di essere trascinato come un sacco di patate dal maggiore. Era riuscito a liberarsi solo perché Stefano si era accorto di essere abbastanza lontani e aveva allentato la presa.

- Scusami, Salvatore...è solo che volevo allontanarmi il più possibile da lui. Credevo che per te fosse lo stesso riguardo Giuseppe-

- Sì, ma ho anche io le gambe e so camminare da solo. Ti capisco, Ste, non importa che mi costringi a camminare lontano...sai che ti seguirò ovunque- Stefano finalmente accennò ad un sorriso. Lo tirò a sé abbracciandolo stretto.

- Grazie, piccolo- Salvatore ricambiò l'abbraccio. Stefano sentiva come se Salvatore fosse il suo fratellino, lo trattava come tale perché gli voleva davvero molto bene...aveva imparato a volergliene.

- Stefano...ma che cos'è questa? Non c'era prima- Salvatore indicò dietro di lui e Stefano si voltò. Dietro di loro si innalzava una casa molto alta. Stretta e con il tetto affusolato...molto bizzarra. Salvatore aveva ragione, non c'era quando erano arrivati. - Andiamo?- Salvatore, curioso, cominciò a correre verso la costruzione.

- Salvatore, aspetta!-

- Stefano, se è apparsa è un segno del destino, non penso che sia qui alla cazzo-

- No, ma...va bene andiamo- Si avvicinarono alla porta. Bussarono e inspiegabilmente questa si aprì da sola emettendo un cigolio insopportabile. - Sei sicuro? E' buio lì dentro...- Salvatore mosse un passo in avanti e, appena superata la soglia, cominciarono ad accendersi dei fuochi alle pareti magicamente. Videro che non era una casa, ma una specie di biblioteca.

- E' permesso? C'è qualcuno?- Salvatore avanzò piano, e Stefano dietro di lui. La curiosità ebbe la meglio sulla paura e presero a guardare i vari libri che erano sugli scaffali. - Sono tutti libri di magia!- Notò contento Salvatore.

- No, ce ne sono di tutti i tipi...questo è un libro di cucina ad esempio- Glielo fece vedere e Salvatore fece una faccia come se gli avesse fatto leggere una battuta squallida.

- E tu fai il minestrone con le zampe di rospo? Devo dire che il menù non mi attira molto, sono sicuro che non proverò mai la tua cucina. Comunque questo è un libro di stregoneria, sempre magia è-

- Capisco...- Stefano lo rimise a posto. Salvatore ne sapeva più di lui dato che viveva in questo villaggio. - Senti, Sal, ma...perché hai abbandonato questo villaggio?- Il piccolo mago abbassò lo sguardo triste e Stefano non voleva ferirlo. - Oh, scusa, io non immaginavo che...-

- No, non preoccuparti. Vedi, da piccolo ero un mago molto scapestrato: distruggevo cose per le quali le altre persone avevano lavorato tanto, con la mia magia. Ad un certo punto il popolo ha fatto rapporto alla grande maga che stiamo cercando accusandomi di essere indomabile e che neanche il più bravo dei maghi sarebbe riuscito ad addestrarmi, ma forse il più bravo dei fratelli ce la farà...- Disse voltando lo sguardo verso Stefano che sorrise lusingato da tale complimento e dal fatto che anche Salvatore lo considerasse come un fratello. Poi una luce distrasse Stefano. Era un fascicolo che si illuminava. Il ragazzo, perplesso, si avvicinò all'oggetto prendendolo il mano.

"Imperatore Sascha Burci, fascicolo della vita"

Un fascicolo della vita di Sascha. Anche se era molto arrabbiato con lui, ebbe curiosità e lo aprì. Strabuzzò gli occhi a vedere quello che c'era scritto.

Sascha era figlio di...MARY!?!?

Cosa...? Non...non poteva essere. Ma non era finito lì. Diceva che Mary era una potente fata che stava alla destra di Dio e che Sascha, nato umano, era stato costretto ad essere abbandonato sulla Terra. Mary però non voleva lasciarlo e Dio concesse a Mary di scendere sulla Terra a patto che non mostrasse mai i suoi poteri e che non rivelasse a suo figlio che era sua madre, dato che avrebbe scoperto tutto a tempo debito. Quello che fino a 9 anni fa era l'imperatore, lo adottò e lo educò come suo figlio dato che Mary non poteva rivelarsi per quello che era. Mary si innamorò di un umano e da lui ebbe un figlio. C'era scritto anche che l'ex imperatore aveva adottato Sascha perché non voleva che il suo vero figlio (di cui non riportava il nome) prendesse il suo posto. Non spiegava neanche la motivazione. Stefano si accorse che le pagine seguenti erano tutte in bianco, erano ancora da scrivere. Stefano lo chiuse. Prese Salvatore per mano, e scappò via ancora incredulo da quello che aveva appena letto.

Sascha...figlio di una fata alla destra di Dio...

Assurdo...semplicemente assurdo..

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: L'amore vince sempre ***


Stefano sentiva il bisogno di parlare con Sascha come non mai. Aveva voglia di chiarire con lui quello che aveva letto nella libreria in quell'archivio. Ancora si faceva tante domande. Forse era la maga che stava facendo apparire questi segni. La biblioteca, il fascicolo che si illuminava...forse era tutto calcolato e lui non lo sapeva. Non poteva saperlo. Nella corsa lui e Salvatore incontrarono Giuseppe.

- Giuse...dove...dov'è Sascha?- Disse Stefano con il fiatone dalla corsa.

- E' alla locanda dietro l'angolo...ma pensavo che non scorresse buon sangue tra voi...-

- Nelle vene di Sascha scorre anche troppo buon sangue, comunque adesso non posso stare qui...devo parlargli- Lasciò la mano di Salvatore voltandosi un ultima volta per rivolgergli un sorriso e per fargli l'occhiolino. Lo aveva fatto apposta per lasciarlo solo con Giuseppe che ancora si stava chiedendo che ceppa stava succedendo. Salvatore prima mandò Stefano mentalmente e fanculo, ma poi si ricordò che poteva benissimo andargli dietro dato che nessuno glielo impediva. O almeno così pensava. Infatti quando stette per muovere anche un solo passo, Giuseppe lo afferrò per il cappuccetto ritirandolo indietro.

- Dove credi di andare? Dobbiamo parlare- Salvatore cominciò a sudare freddo. Non poteva neanche difendersi dicendo di non poter discutere di argomenti omosessuali dato che in quel posto l'omosessualità non era punita. - Senti, Salvatore...-

- No, sentimi tu. Non importa che adesso ci mettiamo a parlare di una cosa che, per tutte le parole che possiamo scambiare, non cambierà mai. La trovo una cosa inutile e stupida, quindi lasciami in pace-

- Ma io volevo scusarmi per averti ferito in quel modo, è che in quel momento avevo paura...paura di perderti. So che sono sciocco, ma io ci tengo davvero a te e in quel momento ho pensato che se tu eri innamorato di me, non potevamo essere amici-

- E adesso cosa pensi?-

- Cosa dovrei pensare? Ti vorrei di nuovo con me, amici come prima-

- Eh per te è facile dirlo, ma per me...non penso tu possa capirmi- Giuseppe non rispose perché aveva ragione. Salvatore voleva più di un amicizia, quel qualcosa in più che Giuseppe non poteva dargli. O forse sì...non lo sapeva nemmeno lui.

- Salvatore io ti voglio bene, molto bene, ma non quel bene che si vuole ad una persona che si ama...-

- Non c'è bisogno che aggiungi altro, adesso scusami vado a fare un giro dato che un tempo questa era casa mia...prima che venissi cacciato- Senza permettere a Giuseppe di controbattere, si allontanò. Come avrebbe fatto con lui...? Provava qualcosa...allora perché continuava a tenerla celata? Per paura di essere ucciso e che uccidessero anche lui? Avrebbero potuto vivere nel mondo dei maghi, ma Giuseppe odiava la magia. Fanculo! Salvatore era molto più importante!

- Salvatore, aspetta!-

***

TOC TOC

Stefano bussò alla stanza di Sascha...molto insicuro su quello che si sarebbero detti e su quello che sarebbe successo. Non gli aprì nessuno stranamente. Stette qualche oretta ad aspettare ma nessuno si fece vivo. Stefano sospirò e alla fine scassinò la serratura ed entrò. Non c'era nessuno in stanza. Sarebbe tornato prima o poi.

***

- Che vuoi?- Domandò Salvatore voltandosi verso Giuseppe. Il ragazzo si inchinò prendendogli la mano e Salvatore non capiva, lo stava confondendo. Era un gesto che solo un nobile avrebbe fatto.

- Mi piaci anche tu, Salvatore-

- Eh? Ma stai scherzando? Farmi soffrire così tanto per poi dirmi che in realtà mi ami!?- Giuseppe si alzò poggiando una mano sulla guancia del più piccolo con un sorriso.

- Esatto- Anche Salvatore accennò ad un sorriso.

- Sei un bastardo- Poi si buttò su di lui cingendo il suo collo con le braccia e baciandolo. - Ti amo, ma come possiamo tornare nel mondo reale da innamorati?- Sembrava un bambino, era adorabile.

- Non ci torneremo infatti, resteremo qui-

- Sul serio?- Era euforico e Giuseppe allargò il suo sorriso come per fargli capire che non stava scherzando. - Grazie, Giuse!- 

- Prego...amore mio-

***

Sascha era sceso dalla stanza per uscire un po' e farsi un giro per il paese. Non voleva dire niente a nessuno, tanto era uguale. Non immaginava che Stefano lo stesse aspettando a casa. Dopo un'oretta circa, tornò alla locanda. Salì le scale e si avviò verso la porta della sua camera. Prima che infilasse la chiave nella toppa, la porta si aprì da sola. In realtà era stato Stefano ad aprirla. Infatti lo stava guardando con occhi sgranati.

- Si può sapere quanto avevi intenzione di farmi aspettare?!- Si vedeva che aveva qualcosa da dirgli.

- Se avessi saputo che una persona mi si era intrufolata in camera sarei tornato prima, non credi?- Stefano sospirò e si fece più calmo, sia il suo viso che la sua espressione.

- Devo dirti un...- La bocca di Sascha gli impedì di continuare. Stefano voleva staccarsi, ma il tremolio che quel bacio stava facendo diffondere in tutto il suo corpo, gli rendeva le braccia più deboli. L'imperatore lo teneva stretto a sé aspettando che ricambiasse. Fece qualche passo in avanti facendo indietreggiare Stefano prima di chiudere la porta dietro di sé. - Lasciami, Sascha!- Il ragazzo sembrò non ascoltarlo impegnato a baciargli il collo. - Sascha...- Emise un piccolo urlo quando Sascha lo spinse sul letto dietro di lui. Era diventato rosso ed era parecchio accaldato.

- Il mio diavoletto sta andando in fiamme...-

continua...

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: L'Angelo sul volto, il Demone nel cuore ***


- Il mio diavoletto sta andando in fiamme...-

Disse con voce sensuale. Stefano piano piano si stava dimenticando di ogni cosa. Dei dolori che lo affliggevano, del perché erano lì...di tutto. Sascha era capace di fargli dimenticare i suoi dolori e in quel momento voleva scordarsi di ogni cosa e pensare soltanto a loro due. Sascha aveva voglia di lui e voleva farsi perdonare in qualche modo. Quando vide che Stefano non desisteva più, decise di togliergli la maglia e così fece.

- Sascha...-

- Sì?- Stefano sorrideva ancora rosso in viso. Era bellissimo.

- E' come se fosse la nostra prima volta insieme, quella che conta davvero- Sascha si chinò nuovamente su di lui baciandolo sulle labbra e rabbrividì quando le mani di Stefano gli presero il viso rendendo il bacio più intenso. Anche lui si tolse la maglia e Stefano si coprì il viso per nascondere il fatto che stava arrossendo davvero. Rise mentre si rotolò sul fianco.

- Sono così brutto?- Domandò Sascha ridendo.

- Chi lo dice ha davvero dei gravi problemi di vista...-  Sascha gli prese il polso togliendolo dai suoi occhi.

- Allora guardami-

- Sono rossissimo, semmai tu non guardare me!-

- Ma cosa dici..? Sei bellissimo-

- Se lo dici tu- Sascha gli diede un bacio sulla fronte.

- Non essere nervoso, sono con te e vedrai che questo momento lo renderò il più bello della tua vita-

- Di questo non ho dubbi- Sascha cominciò a baciargli il petto, il basso ventre fino ad arrivare alla cintura dei suoi pantaloni. Stefano teneva gli occhi chiusi e li avrebbe aperti quando si sarebbe sentito sicuro, quindi Sascha non poté fare altro che procedere. Glieli sfilò e fece lo stesso anche con l'intimo. Lentamente glielo prese in mano e Stefano sussultò, ma si riprese subito cercando di mantenere la calma. Sascha cominciò a muovere la mano su e giù mentre gli baciava il collo. La mente di Stefano piano piano si sentiva persa. Non riusciva più a capire niente da quanto era perso nel piacere. - Ti amo, Sascha...!!!- Finalmente aprì gli occhi e incrociò quelli scuri di Sascha che era compiaciuto a vedere Stefano che ansimava. Quando sentiva che era vicino al venire, smise e si tolse gli indumenti restanti rimanendo anche lui nudo. Stefano fece un'espressione infastidita dal fatto che si fosse fermato e Sascha se ne accorse.

- Adesso continuiamo, dammi un secondo- Improvvisamente tutto l'imbarazzo che provava era svanito. Voleva Sascha, voleva ancora i suoi baci...voleva il sesso con lui. - Eccomi, di nuovo qui per te- Stefano lo prese e ricominciò a baciarlo. Ormai erano nudi sia nel corpo che nell'anima. In quel posto sentivano di poter essere liberi, di poter fare quello che volevano, liberi di poter esprimere l'amore l'uno per l'altro in tutte le sue forme. Sia in Agape che in Eros. Mentre le loro labbra continuavano a toccarsi come le loro lingue, Sascha scese con la mano fino all'apertura di Stefano penetrandolo con un dito. Stefano non se l'aspettava e sentiva leggermente fastidio, ma sapeva che prima o poi si sarebbe dovuto abituare, d'altronde era solo un dito. Poi ne aggiunse un secondo. - Ti sto preparando a ricevermi- Stefano gemeva di dolore, ma poi cominciava a piacergli la cosa. Sascha glielo prese in bocca e il più piccolo si ritrovò in uno stato di indecisione. Il disagio risalì tutto insieme improvvisamente. Non sapeva se lasciarlo fare o fermarlo.

- Sascha...ma io non...!!!- Tuttavia il piacere che sentiva era troppo forte e sovrastante, e gli venne in bocca. - Scusa, non ho saputo trattenermi-

- Va benissimo così, non preoccuparti- Disse dopo aver ingoiato tutto. Finiti i preliminari, tolse le dita dalla sua apertura. - Vuoi girarti oppure...?- Glielo disse più che altro perché Stefano era nervoso e guardarlo negli occhi non avrebbe aiutato.

- No, essere preso da dietro mi metterebbe ancora più soggezione- Sascha gli sorrise e cominciò a penetrarlo solo con la cappella. Stefano, anche se percepiva le dimensioni, non aveva paura. Forse un po', ma sapeva che Sascha non gli avrebbe fatto del male. Il moro spinse ancora un po' fino a farlo entrare tutto in lui. Stefano si teneva alle braccia di Sascha, le cui mani erano ai lati della sua testa. In quel mentre li strinse un po' forte ed emise un gemito di dolore mentre voltava la testa da un lato. Sascha si chinò su di lui e con la lingua gli percorse il collo fino a arrivare al lobo del suo orecchio...che morse delicatamente.

- Tranquillo, piccolo-

- Puoi cominciare a muoverti, basta che fai piano- Sascha eseguì e nei primi minuti fu un sesso lento e piacevole. Non volevano andare di fretta, volevano godersi quel momento che era solo loro. - Posso chiederti di andare un po' più veloce?- Sascha lo accontentò. Anche lui voleva aumentare la velocità, ma aspettava che fosse Stefano a chiederglielo. Sapeva anche che glielo aveva chiesto perché era vicino al venire. Infatti da quando aveva accellerato il ritmo, passò solo qualche secondo e Stefano gli venne sul ventre. Anche Sascha venne dentro di lui e Stefano non seppe come sentire una sensazione simile. Sentirsi riempito dentro...era strano. Ma dopo quello che avevano fatto, si sentiva riempito in tutti i sensi. Anche il buco nero che aveva nel cuore. Era quello che mancava per rendere il tutto perfetto e finalmente lo era. Litigare per poi finire a letto spogliati di tutto. Sascha si distese accanto a lui ancora con il fiatone per lo sforzo dell'orgasmo e per le spinte. Stefano si girò verso di lui prendendogli il viso tra le mani e dandogli un delicato bacio sulla fronte. - Sei stato fantastico- Sascha gli sorrise per risposta, ma non disse niente. Rimasero a guardarsi e solo Sascha riuscì a vedere Stefano che piano piano si addormentava. Lui, per quanto la stanchezza lo sopraffacesse, non riusciva a dormire. Si alzò e se ne andò alla finestra aprendola. Si affacciò respirando il vento che faceva muovere le leggere tende. Si voltò a guardare Stefano, il suo piccolo angelo. Ancora chissà quanto tempo sarebbe dovuto passare prima di riuscire a trovare quella maga? Non lo sapevano, ma sarebbe stata una questione di giorni. Solo che più giorni passavano, e più il mondo rischiava la distruzione. Pensare che la persona che amava, che ora stava dormendo docile, avrebbe potuto uccidere tante persone in una volta sola...gli faceva venir voglia di morire. Morire perché le loro anime erano collegate e, se Stefano desiderava la morte quando compieva questi atti, per lui era lo stesso.

"L'Angelo sul volto, il Demone nel cuore..."

Ma Stefano non aveva il Demone nel cuore, o almeno non lo aveva per sua scelta. Soffriva a vederlo così: costretto a fare del male. Che poi se fosse stato un ladro o un assassino ad essere stato posseduto...ma il fato aveva scelto proprio lui, una persona così buona e coraggiosa oltre che intraprendente e determinata. Sascha vide che Stefano stava allungando la mano verso la parte vuota del letto e che stringeva il lenzuolo mentre una lacrima abbandonò i suoi occhi.

- Sascha...- Il ragazzo si avvicinò asciugandogli la lacrima.

- Anche io sto soffrendo, amore...non sai quanto- Si osservò la mano e vide del rosso. Possibile che gli occhi di Stefano producessero lacrime di sangue? Si stropicciò gli occhi per essere sicuro di quello che aveva visto. Bagnato. Semplicemente acqua, quella salata delle lacrime. Poi osservò Stefano che infatti non aveva nessuna macchia di rosso sul viso. Era stata solo una sua immaginazione. Sospirò. La sua frustrazione gli stava già provocando le allucinazioni. Si chinò su Stefano dandogli un bacio sulla fronte. - Ti amo, e ricorda che non sarai mai solo- Nel sonno, Stefano circondò con il suo braccio i fianchi di Sascha appoggiando la testa sopra il suo petto nudo. Sascha si trattenne dal piangere. Così innocente e obbligato a stroncare vite. Cadde in balia del sonno mentre le lacrime che non era riuscito a trattenere erano rimaste depositate sulle sue guance. Silenzio. Non sentiva più nulla. Era un sonno profondo quello nel quale era sprofondato, un sonno nel quale può succedere di tutto e tu non ti svegli. Poi un esplosione e Sascha si svegliò di soprassalto avvertendo una vampata di fiamme. Ma non erano fiamme normali.

Erano fiamme infernali...quelle che solo Stefano avrebbe potuto creare...   

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: L'unica via di fuga ***


Sascha si precipitò giù dal letto che ormai era vuoto da un lato. Si rivestì in fretta mentre correva fuori. Appena spalancò la porta non poté credere a quello che vide. Il villaggio, quel bellissimo e semplice villaggio che amava tanto, stava andando tutto in fiamme. Sembrava proprio un'ambientazione infernale. La gente scappava e urlava. Bambini che piangevano, madri che cercavano di portarli in salvo, uomini e donne uccisi. Era uno spettacolo a dir poco sofferente e assurdo. Sascha con lo sguardo pensò subito a cercare Stefano, ma non lo vide.

- Sascha!- La voce di Salvatore gli giunse da dietro. Si voltò e li vide che lo stavano raggiungendo. Salvatore si bloccò per un istante sulla soglia della porta - Il mio villaggio...il mio mondo...- Era sconvolto.

- Salvatore, io cerco Stefano...voi cercate di salvare più persone possibili. Questa notte sarà dura, lo sento- Giuseppe prese Salvatore e uscirono ad aiutare la gente a scappare dalle fiamme che stavano divorando l'intero villaggio.  "Amore...dove sei?" Sascha correva in mezzo al fuoco, ma non lo vedeva. Inoltre il fumo gli stava togliendo l'ossigeno. Fino a quando lo vide e gli si fermò il cuore per un istante. Stefano stava strangolando un bambino, un bambino piccolo. E Sascha non poteva fare niente perché era troppo distante. Tentò di avvicinarsi ma arrivò troppo tardi: il bambino era morto. - Stefano...- Il ragazzo si voltò. Gli occhi rossi e questa volta Sascha ci vedeva giusto. Erano lacrime di sangue quelle che stavano versando. Perché lacrime di sangue? Stranamente il Diavolo non fece come le altre volte. Non lo assalì. Semplicemente se ne andò. Stefano interiormente non voleva fargli del male e stava resistendo per riuscire perlomeno a stargli lontano. Sascha lo seguì e vide che si stava dirigendo verso una madre con sua figlia. Fu più veloce e si mise davanti a loro, e per la prima volta si trovò costretto a sguainare la spada e a puntarla contro la persona che amava. Il vero Stefano poteva assistere a tutto, ma era impotente. L'unico segnale che poteva mandare, erano le lacrime di sangue. Quando vide che Sascha gli stava puntando la spada contro, per un istante pensò che non lo avrebbe mai ucciso, ma poi si convinse dell'idea che, se lo avesse fatto, sarebbe stato meglio per tutti.

- Ti prego...u-uccidimi- Riuscì a dire incredibilmente. Le due donne nel mentre scapparono via approfittando di tale situazione. - Non...non posso..più vi-vere..così- Sascha lo guardava e piano piano abbassò l'arma. La sua parte buona stava combattendo per desiderare la morte. Sascha non voleva concedergliela. Non avrebbe potuto vivere senza Stefano.

- Non posso farlo, io ti amo-

- E...credimi, nemmeno per me esiste qual-cosa di più impor-tante...di noi, ma...io sen-to che non...non tornerò norm-ale-  Sascha si guardò attorno. Vide Giuseppe e Salvatore che stavano soccorrendo gente. Gente malata, gente ferita, gente che aveva perso i propri cari. E nel mentre gli scese una lacrima. Era difronte ad un bivio che attendeva una sua decisione nell'immediato. Stefano avrebbe continuato a disseminare morte e distruzione se non lo avesse fermato e non lo avrebbe più riavuto indietro. Se lo avesse ucciso, invece, avrebbe salvato milioni di vite...ma avrebbe troncato quella della persona amata. Stefano vide la sua indecisione e lo capiva. Prese il manico della spada che teneva Sascha per infilzarsi da solo o perlomeno incitarlo a farlo lui. Sascha cercava di opporre resistenza. - Mi disp-iace chiederti questo...ma quando sarà finito tutto, ti prometto che andremo insieme in qualsiasi posto vorrai e vivremo in pace. Il mio spirito ti accompagnerà a guardare le stelle e sarà accanto a te quando ti addormenterai-

- Non puoi chiedermi questo. Non sarà la stessa cosa, non potrò più toccarti, non ci saranno più le tue labbra, il tuo sorriso, i tuoi capelli morbidi...il tuo respiro su di me. Mi mancheresti troppo...- Stefano sorrise amaramente mentre un'altra lacrima rossa scendeva dai suoi occhi. Stava soffrendo tanto. Gli piangeva il cuore a vedere le lacrime di Sascha mentre gli accarezzava il viso con una mano sulla quale erano spuntate delle unghie nere e lunghe: macchiate di sangue ovviamente.

- Amore...io sarò sempre con te, ma ho bisogno..- Tirò l'arma in modo che la punta fosse più vicina a sé. -...che tu mi liberi da tutto questo- Sascha non voleva farlo. Sentiva che stava per impazzire. Non voleva ucciderlo. Ripensava ai momenti passati con lui, perché era proprio l'ultima cosa alla quale voleva pensare prima di levare l'arma su Stefano. Ma non ce la fece proprio perché si ricordava delle sue carezze, dei suoi "Ti amo", dei suoi sorrisi e degli sguardi rivolti solo ed unicamente a lui.

- Non ce la faccio, amore...scusa, ma non posso fare quello che mi stai chiedendo. Non ce la faccio a toglierti la vita. Vorrei vedere le stelle con te, vorrei che ti addormentassi ancora sul mio petto, vorrei che fossi nuovamente mio, vorrei...amarti ancora- Stefano si chinò su di lui e lo baciò un'ultima volta. Sascha poteva sentire il sapore del sangue nella bocca di Stefano. I canini gli erano anche diventati più lunghi nella trasformazione e senza volere, gli ferì il labbro e un rivolo di sangue scese da esso. - Non può finire tutto così..-

- Adesso devo andare, addio Sascha..- Poi scappò via. Sascha sapeva che aveva in mente un modo per uccidersi, ma non capì quale fosse fino a quando non lo vide prendere una corda che si legò al polso e legarsi su di una carrozza nel posto del cocchiere. Fece partire i cavalli a tutta velocità. Sascha prese il un cavallo e ci salì sopra cercando di seguirlo. Finirono nei pressi di un lago molto profondo. Stefano tagliò la corda dei due destrieri in modo che loro potessero fuggire mentre lui sprofondò nel lago con la carrozza. Voleva morire annegato. Sascha si buttò in acqua con lui. Non poteva lasciarlo morire, NON VOLEVA lasciarlo morire. Sarebbe riuscito a salvarlo. Sentiva dentro di sé una forza che non aveva mai avvertito prima di quel momento. Nuotò fino al fondo e vide Stefano che non opponeva resistenza all'acqua. Si stava lasciando andare.

"No, no, no" Si avvicinò e lo sguardo perso di Stefano lo stava veramente spaventando. Le bolle che uscivano dalla sua bocca facendo scadere il tempo, che l'ossigeno andando ad esaurire, portava via. "Non puoi morire" Si guardò attorno e ricordò quando Stefano aveva tagliato la corda ai cavalli. Magari lo aveva ancora il coltellino. Infatti lo stringeva in mano. Sascha glielo prese e tagliò la corda che lo teneva legato alla morte. Strinse a sé Stefano e lo riportò in superficie. Nel mentre Stefano era tornato normale, ma era svenuto. Sascha lo prese in braccio afferrando il mantello che si era tolto prima di tuffarsi e avvolgendoglielo addosso per poi portarlo via. Quando tornò vide che le fiamme si erano diradate e che la città era di nuovo in piedi come se non fosse mai stata toccata. I maghi erano riusciti a rimetterla a posto in poco tempo, ma tanta gente era morta. Sascha osservò Stefano. Era felice di essere riuscito a salvarlo e soprattutto che fosse tornato all'aspetto e all'animo di sempre.

Ma quanto sarebbe durata..?

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Grazie di esistere ***


- Starà bene, ma ha corso un grande rischio-

- Capisco, grazie di tutto..- Sascha aveva portato Stefano lì dove le persone ferite stavano venendo curate dopo la strage. Sascha si guardava intorno e vedeva bambini piangere, o per il dolore delle ferite o per aver scoperto che un loro parente non ce l'aveva fatta. Vedeva donne che stavano preparando mazzi di fiori bellissimi per portarli alle tombe e vedeva uomini che cercavano, tramite l'orgoglio, di non versare nessuna lacrima.

- Sascha!- Gli si avvicinò Salvatore che aveva un braccio ingessato data una slogatura che si era procurato nel mentre cercava di portare in salvo le persone.

- Come stai?- Gli domandò Sascha con un sorriso triste.

- Non è tanto grave, grazie-

- Dov'è Giuseppe?-

- Beh, vedi...direi che lui si è trovato proprio un bel lavoro. Molte persone sono rimaste traumatizzate dalla strage e lui ha preso una stanza qui per parlare con loro...praticamente uno psicologo. Oltre al fatto che con il potere accidentalmente dotato da me, è in grado di capirle anche meglio e di confortarle nel modo migliore- Sascha questa volta sorrise sincero.

- Molto bello da parte sua- Salvatore arrossì.

- Sì, è vero. Come sta Stefano?-

- Come vuoi che stia? E' quasi affogato in un lago. Qui nessuno sospetta che sia lui il Diavolo, per loro è un semplice abitante, quando in realtà sarebbe la causa di tutto. La sua trasformazione per lui è stata come una maschera. Non lo avevo mai visto in quel modo-

- Come era?-

- Era...agghiacciante. Aveva delle corna sulla testa...nere. Gli occhi rossi come sempre. Le unghie sulle mani erano lunghe e acuminate, del colore della notte. Inoltre è in grado di sospendersi di qualche metro in aria grazie alle ali da pipistrello rosso vermiglio che ha sulla schiena...- Salvatore non sapeva che dire. Spaventoso. Semplicemente spaventoso. - Fra poco mi permetteranno di entrare per vedere come sta e stare un po' con lui- Salvatore gli mise una mano sulla spalla, ma non disse niente.

- Io...vado a vedere Giuseppe- Poi se ne andò a passo lento ricordandosi di quando si era fatto tale slogatura. Era diventato un intralcio per Giuseppe, era diventato un'altra persona da salvare. Nonché Giuseppe non lo avesse fatto o avesse avuto dei ripensamenti, ma l'idea di essere aiutato lui che doveva soccorrere...lo faceva sentire inutile, un peso. Si affacciò alla porta accostata e lo vide che stava parlando con una donna che tremava. Gli teneva la mano e la confortava. Era una cosa...adorabile. Poi vide che alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrideva. Anche Salvatore ricambiò il sorriso, ma il senso di colpa insisteva a martellargli la mente e si scostò appoggiandosi al muro accanto alla stanza. Rise silenziosamente pensando che forse era lui ad aver bisogno di uno psicologo. - Ho proprio dei problemi...-

***

Sascha entrò nella stanza in cui c'era Stefano. Dormiva respirando regolarmente. Quella notte non aveva potuto chiudere occhio. Aveva tentato di chiuderli per sempre, ma Sascha non glielo aveva permesso. Si sedette sul suo materasso tenendogli la mano. Quando dormiva sembrava che nessun male potesse toccarlo, oppure il contrario: troppo vulnerabile. Sascha non sapeva se doveva proteggerlo o proteggersi. Improvvisamente la mano di Stefano strinse la sua e vide che si stava svegliando.

- E' questo il paradiso..?- Sascha si trattenne da emettere uno sbuffo divertito.

- No, amore...sei ancora vivo per fortuna-

Vivo...- Disse quella parola con tono strano, come se non gli andasse a genio la cosa, il fatto di essere ancora al mondo, il fatto di essere ancora accanto a Sascha. - Perché mi hai salvato..? Hai sempre insistito riguardo al salvare le persone, e salvando me hai firmato la loro condanna, lo sai questo, vero?-

- Stefano, noi dobbiamo risolvere questa cosa insieme, non potevo lasciare che tu morissi...-

- E INVECE DOVEVI LASCIARMI CREPARE!!- Sascha sussultò al suo tono di voce che si era alzato di colpo. Stefano se ne accorse e si tappò la bocca. Nel mentre una lacrima gli scese dall'occhio. Sascha si avvicinò per asciugargliela. Stefano non credeva che sarebbe mai sbottato in questo modo. Tale era la sua frustrazione. - Per favore, esci...lasciami solo-

- Ma...-

- SASCHA!!...- Aveva nuovamente alzato la voce e se ne accorse in tempo. Non riusciva a guardarlo e quindi si voltò dall'altra parte. - Lasciami solo, per favore...te lo chiedo per favore, Sascha- Sascha sospirò e si diresse verso la porta per uscire, ma non si era pentito minimamente di avergli salvato la vita, anche se contro la sua volontà. Prima di abbassare la maniglia, si voltò verso Stefano che lo stava guardando sussurrandogli un "ti amo" e poi uscì definitivamente. Fuori dalla stanza, incontrò nuovamente Salvatore.

- Posso entrare un attimo?-

- E' un po' nervoso, entra pure e spera di non restarci secco-

- Perché? Che è successo?-

- Il principino non voleva essere salvato- Disse con tono scocciato prima di andarsene. Salvatore entrò.

- E' permesso?- Stefano alzò lo sguardo e sorrise vedendo che si trattava di Salvatore. - Abbiamo il broncio, cos'hai?-

- Cosa avrò? Una grande confusione, mi sta esplodendo la testa. Quando mi sono buttato in quel lago sapevo che sarebbe finita, che non avevo possibilità di scampo. Invece ce l'avevo, ne avevo una che non avrebbe esitato neanche se fosse stato impossibile salvarmi. Sascha. Mentre l'acqua mi stava soffocando, l'ho visto buttarsi per venire a prendermi, ma non doveva farlo-

- Ma cosa dici, Ste? Stavi per morire-

- Già, e ancora non mi so spiegare come ho fatto a tornare in me quando sembrava che non ci riuscissi...e infatti era così. Non ce la facevo proprio- Salvatore non sapeva che dire. Provava pena per Stefano e Sascha che non erano liberi di vivere il loro amore in pace, senza complicazioni. Stefano si guardava le mani e gli venne un flash di quando ce le aveva sporche di sangue e con le unghie lunghe e nere. Le strinse in due pugni. Stringeva così forte che poteva ferirsi da solo anche con le unghie normali. Prese il vaso che stava sul mobile e lo lanciò contro la parete liberando un urlo disperato. Salvatore si precipitò su di lui abbracciandolo forte.

- Ste, non fare così...vedrai che riusciremo a superare tutto e lo faremo insieme- Stefano ricambiò l'abbraccio sfogandosi. Aveva il viso nell'incavo del collo di Salvatore mentre le lacrime sua stavano bagnando la maglia di quest'ultimo. - Piangi, se è quello che ti serve-

- Sal...io ho bisogno di lui vicino, ora più che mai. Mi faresti il favore di andarlo a chiamare, devo scusarmi per come l'ho trattato prima- Salvatore capì subito a chi si riferiva. Annuì e andò a cercare Sascha.

***

- Spero che ti sarai calmato un po' adesso- Sascha cercava di essere arrabbiato, ma non ce la faceva. D'altronde più o meno provava le stesse cose di Stefano.

- Perdonami, non volevo parlarti in quel modo prima, è che...Sascha io non ce la faccio più, volevo farla finita!- Riscoppiò in lacrime e Sascha si avvicinò per tenerlo stretto tra le sue braccia. Erano quelle le braccia che servivano a Stefano, quelle capaci di cullarlo come un bambino, quelle che lo accarezzavano facendogli sentire che ancora c'era una speranza, quelle di Sascha. - Ti amo, grazie di esistere e di esserci sempre- Disse tra i residui dei singhiozzi mentre, con gli occhi chiusi, si godeva le carezze che Sascha faceva ai suoi capelli. Poi si ricordò di quello che doveva dire a Sascha riguardo sua madre, ma temeva che non ci avrebbe creduto senza una prova concreta. Lo capiva, non era una cosa facile da accettare, più che da capire. - Sascha, vieni con me, dobbiamo andare in un posto-

- Ma sei sicuro di stare bene e di poter già alzarti?-

- Fidati, dopo quello che vedrai sarai tu a non reggerti in piedi...- 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: Il destino non può cambiare ***


- Ma...ma non è possibile...- Disse Sascha mentre aveva il suo fascicolo in mano e se lo stava rigirando e sfogliando come per capire se anche quel solo oggetto fosse reale. Stefano lo aveva condotto all'archivio e adesso lo osservava comprensivo. Avevano perso entrambi la madre e questa era un'altra cosa che li accomunava.

- Mi dispiace, Sascha-

- Quindi io non avrei neanche dovuto ereditare il titolo di imperatore e in pratica avrei dovuto essere una specie di Dio o Semidio-

- Secondo me lo sei, devi soltanto tirare fuori i tuoi poteri-

- Probabile, ma è comunque tutto assurdo. Chi sarebbe il vero imperatore, allora? Abbiamo bisogno di rispose. Questi pezzi di carta non raccontano tutta la storia-

"Posso aiutarvi io..."

Una voce. Di nuovo quella che Stefano aveva sentito quando stava cercando il portale insieme a Salvatore. Ma chi era? Una donna...ma non una semplice donna.

- Chi sei?- Chiese Sascha e Stefano capì che non la stava sentendo solo lui quella volta. 

"Venite da questa parte..."

Sascha e Stefano seguirono la voce che si prolungava per gli scaffali di libri fino a condurli nei pressi di una scala molto alta. Salirono tutti i gradini ed in cima trovarono uno specie di altare con una persona incappucciata che stava dalla parte opposta alla loro.

- Lei...è la Maga?-

-Ragazzino, io sono la proprietaria di questo archivio. La gente mi chiama "La Maga o La grande Maga" perché sono una creatura che ha poteri oltre la norma di qualsiasi maghetto che vive qui. Io so quello che non è scritto da nessuna parte...so tutto-

- Allora sicuramente saprà anche tutta la storia della vita di Sascha. Ce la può raccontare nei minimi particolari?-

-Certo. Vedete, voi siete stati collegati dal destino, le vostre anime erano unite ancor prima che i vostri cuori cominciassero a battere l'uno per l'altro. Il fato era già scritto nelle stelle. Sascha, conoscevo tua madre. Mary era una fata alla destra di Dio...la prediletta. Dio concesse a lei un desiderio che avrebbe potuto chiedere quando voleva e lui glielo avrebbe esaudito. Quando nascesti tu, Sascha, tutti rimasero sconcertati a vedere che eri nato parzialmente umano, nessuno sapeva il perché. Chi non era del tutto una divinità o una creatura magica spiritica, non poteva soggiornare nel paradiso. Tuttavia venni tenuto per quattro anni nei Campi Elisi, ma non potevi starci per molto tempo. Mary ti voleva troppo bene e non voleva lasciarti crescere da solo. Decise quindi di sfruttare tale desiderio concesso per poterti seguire. Dio, però, dovette cancellarti la memoria in modo che tu crescessi estraneo al mondo divino. Nel mentre era salito da poco l'imperatore "tuo padre" e aveva fatto scoppiare la guerra dei dieci anni. Non aveva un regina e si innamorò di una sua serva, Daphne. Sebbene non fosse una storia d'amore legale, perché non poteva esistere una relazione tra nobile e servo, loro si incontravano di nascosto. La guerra tuttavia venne interrotta da un intervento del Diavolo che ogni 1000 anni scendeva sulla Terra per impossessarsi di un corpo e distruggere il Mondo. Una notte, mentre tutti dormivano, il Diavolo si intrufolò nel castello imperiale rivelando all'imperatore che il figlio che avrebbe avuto sarebbe diventato quello destinato ad essere posseduto da lui. Al mattino, il sovrano credeva che fosse stato tutto un incubo, ma quando Daphne rimase incinta cominciò a temere che si avverasse davvero. Iniziò a ripudiare la donna dicendo che quel bambino non sarebbe mai stato suo e che non sarebbe mai stato successore al trono imperiale. Mary fu come un raggio di sole per l'imperatore. Sascha, tu sei un Semidio a tutti gli effetti e sei al di sopra di qualsiasi ceto sociale, per questo tua madre decise di consegnarti alla famiglia più benestante, quella imperiale. L'imperatore accettò subito l'adozione tua e fece diventare Mary una delle domestiche, mantenendo anche il segreto che lei fosse tua madre siccome gli faceva comodo per la situazione in cui era. Ti fece crescere come suo figlio e quando nacque Stefano, non ebbe il coraggio di buttarlo fuori dal palazzo. Non avrebbe avuto scrupoli a farlo, ma ancora provava amore per Daphne nonostante non lo dimostrasse. Il resto lo sapete di già perché lo avete vissuto e lo state vivendo tutt'ora- Sascha e Stefano si guardarono per un istante. Un istante che parve infinito. Era destino che si incontrassero nonostante vivessero in mondi lontani ed era quasi totalmente improbabile che si conoscessero. Stefano inoltre era il vero erede al trono del regno che era stato di Sascha per nove anni, era figlio del padre che lo aveva sempre ripudiato. Troppe cose sapute tutte insieme, ma d'altronde era quella la verità e quelle erano le risposte che cercavano.

- Io volevo sapere se mia madre sia ancora viva. Quando è stata impiccata, ho sentito come se non se ne fosse andata del tutto- Disse Sascha.

- Infatti Mary è ancora viva, così come Daphne-

- Anche mia madre è viva!?- Domandò Stefano stupito e sconcertato.

- Quando tua madre è morta di parto, Dio ha voluto salvare il suo spirito facendola diventare un angelo. Daphne quindi è qui con noi e lo stesso Mary. Se volete, posso anche chiamarle anche se non ho dubbi che ci stiano guardando- Stefano non aveva mai conosciuto sua madre e Sascha non si era mai accorto di averla, quando invece ce l'aveva avuta vicino tutta la sua infanzia. Ovviamente vollero che la Maga le convocasse. La donna creò una potente luce e Sascha e Stefano furono costretti a ripararsi se non volevano finire accecati. Quando Stefano spostò il braccio dagli occhi, davanti a lui aveva una donna bellissima. Capelli biondi, occhi castano-verdi, pelle candida e labbra rosee. Gli sorrideva e Stefano non sapeva come reagire. Aveva delle enormi ali d'angelo che arrivavano al suolo.

- Madre...- Gli suonò strana quella parola in un primo momento. La donna allargò il sorriso e lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi. Lo avvolse in un abbraccio e Stefano era immobile. - Sei davvero tu...?-

- Sì, figlio mio- Rispose con voce commossa. Stefano ricambiò cominciando a versare lacrime di gioia mentre il suo sguardo era posato su Sascha che aveva appena aperto gli occhi. Mary gli alzò lo sguardo e lo abbracciò forte. Anche loro stavano piangendo. Sascha che piangeva Stefano non lo aveva mai visto. Solo quando era "morta" Mary una sua lacrima era caduta sulla sua guancia.

- Sascha, Stefano, non vi ho ancora detto una cosa. C'è un modo per togliere il demone da Stefano...- I due ragazzi non aspettavano altro che queste parole, solo speravano che in una pronuncia con un po' più di entusiasmo da parte della Maga, invece il suo tono era preoccupato. - Sascha, sarai tu a toglierglielo- Mary guardò suo figlio. Anche lei non aveva un'espressione felice perché sapeva quello che Sascha avrebbe dovuto fare ed era dispiaciuta per lui, ma d'altronde era il suo destino...e il destino non può cambiare. - Tu, con una spada concessa da Dio durante una notte decisa da lui in persona, dovrai trafiggere nel cuore Stefano il giorno seguente. Se lui si risveglierà, sarà libero da questa maledizione e tutto sarà a posto per i prossimi mille anni. Se lui dovesse morire, il mondo sarà salvo lo stesso ma tu lo perderesti per sempre- Sascha rimase a bocca aperta senza sapere che dire. Un'altra volta il futuro era incerto e rischiava nuovamente di perdere Stefano.

- Ma...perché io? Io lo amo, non posso programmargli una morte incerta- Le tre donne abbassarono lo sguardo come per dire che non c'era altro metodo. Daphne non voleva che suo figlio se ne andasse in quel modo, ma così doveva andare e nessuno poteva farci niente. Stefano invece sembrava impassibile alla cosa come se se l'aspettasse in un certo senso.

- Sascha, va bene così- Disse infatti.

- No, Stefano, NON VA UN CAZZO BENE! LA VITA E' UNA MERDA! SIAMO COSTRETTI AD UCCIDERCI A VICENDA, POSSIBILE CHE TU NON LO CAPISCA!?-

- Pensi che io non me ne sia reso conto!? Sascha, rischia cazzo!-

- Io rischierei  PER TE, ma non di perdere TE!- Stefano sussultò a quelle parole dette con tale disperazione. Erano state così belle da averlo lasciato senza fiato. Sascha sospirò e se ne andò come se non volesse saperne più niente. Ormai però doveva andare così e niente avrebbe potuto cambiare il destino...

...siccome il destino non può cambiare...

continua...

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Qualsiasi cosa accada ***


Stefano si voltò verso sua madre che teneva lo sguardo basso cercando di nascondere le lacrime di dispiacere per la vita turbolenta che era toccata proprio a suo figlio. Stefano le prese le mani nelle sue dopo averle alzato lo sguardo.

- Madre, adesso io devo andare da Sascha. Dovrò convincerlo a provocare quello che temo di più, la mia morte. Ho sempre amato la vita, ma se il mio destino mi impone di stare a braccetto con la morte, lo accetterò senza opporre resistenza...ma tu non piangere. Non mi hai neanche vissuto, non ha senso che tu soffra, madre- La donna prese la mano di Stefano facendole toccare il suo petto, proprio sopra il cuore.

- Ti ho vissuto qui- Stefano sorrise tristemente e la abbracciò.

- Farò di tutto per tornare a vivere con voi tutti e avere finalmente una vita tranquilla, ma adesso devo andare- Si voltò per correre dietro a Sascha, ma la madre lo fermò.

- Stefano!- Il ragazzo si voltò e vide che si stava staccando una piuma dalle ali. - Tieni questa. Quando mi vorrai vicino a te basta solo che l'accarezzerai invocandomi con il pensiero ed io comparirò vicina a te- Stefano le diede un bacio sulla guancia afferrando la piuma e correndo via. Mary si avvicinò a Daphne mettendole una mano sulla spalla che lei strinse come se in quella stretta trovasse la forza o la speranza di un futuro migliore.

- Amica mia, speriamo che l'amore che unisce i nostri figli sia più forte di questa inevitabile incombenza divina-

***

- Sascha! Aspetta! Ti fermi un attimo che non mi sono allenato abbastanza per correrti dietro in questo modo!?- Il maggiore si fermò e si voltò verso Stefano. Aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto.

- Sarà difficile farlo, Ste- Stefano si avvicinò a lui prendendogli il viso tra le mani e sorridendogli.

- Sarà come deve essere, ed io sarò sempre con te, amore mio...qualsiasi cosa accada, anche se dovessi...-

- No, non lo dire, ti prego...fa troppo male, Ste- Sascha si staccò e cominciò a camminare nervosamente mentre cercava di trattenere le poche lacrime che ancora aveva da versare. - Pensa a questo momento. Credi che me lo scordi facilmente? Tu pensi davvero che ti dimenticherò in questo istante?-

- Non ho detto questo, ma è una cosa che non possiamo evitare. Semmai sei tu a pensare che a me non mancherai soltanto perché sarò cibo per vermi!-

- Stefano, basta!- Sascha sbottò con un grido di frustrazione mentre cadde in ginocchio versando le lacrime che cadevano sui fili d'erba. Stefano si abbassò alla sua altezza e gli alzò lo sguardo.

- Non pensarci adesso. Dio potrebbe decidere di darci ancora altro tempo e non voglio che i nostri ultimi momenti insieme li passiamo a piangerci addosso-

- Hai ragione, amore ma...ma è la parola "ultimi" che mi fa paura. Con te vorrei che non esistesse mai e invece...-

- Vieni qui- Stefano lo avvolse in un abbraccio. - Ti amo-

- Ti ho amato prima di saperlo e forse è solo così che si ama- Disse tra i singhiozzi che stava cercando di reprimere.

- Ti amo. Tre secondi per dirlo. Tre ore per spiegarlo. E una vita intera per provarlo- Era proprio vero. Una vita che per loro non sarebbe stata intera, ma che gli era bastata per sentirlo sia nella pelle che nel cuore.

***

Sascha era seduto sul materasso del letto in camera sua. Stefano era con Salvatore e Giuseppe a spiegargli la situazione.

- Madre...- Sussurrò.

- Sì, amore mio?- Mary gli apparve seduta accanto.

- Io...credo proprio di voler morire- Anche se Mary non voleva sentire queste parole dalla bocca del proprio figlio, non poteva biasimarlo.

- Tu spera in meglio, tesoro mio. Credi in Stefano, credi che quando lo trafiggerai con quella spada, lui sarà in grado di risvegliarsi...perché è forte e tornerà da te-

- So che è forte, ma si è ritrovato a combattere una cosa più grande di lui-

- Io non credo. Conosci come è Stefano, è gentile e buono, ma quando sa quello che vuole, fa di tutto pur di ottenerlo. Lui vuole te e combatterà fino alla fine per riaverti, così come tu farai per lui. Infilzarlo con quella lama sarà soltanto un ostacolo che entrambi riuscirete a superare, e non importerà la grandezza-

- Se non ci fossi tu adesso, mamma...grazie- La donna sorrise e lo strinse a sé. Sascha si sentiva leggermente più forte, ma per nulla più sicuro. Sicuro tra le braccia della madre, ma insicuro dentro di sé e su quello che sia lui che Stefano dovevano affrontare.

***

Anche Stefano si era isolato andando nella foresta dopo la conversazione con Giuseppe e Salvatore che non avevano avuto reazioni differenti da quelle delle altre persone che avevano appreso la notizia. Si sedette su una pietra facendo un grande respiro come se fosse stata l'ultima volta che avrebbe assaporato quell'aria così fresca e tranquilla della natura. Si ricordò della piuma che aveva in tasca. La prese e volle provare a vedere se funzionava seguendo le istruzioni della madre. Infatti dopo averla invocata ad occhi chiusi, la donna apparì accanto a lui.

- Salve, madre- Disse Stefano continuando a guardare il blu del cielo che era ricoperto solamente da qualche nuvola. Daphne gli diede un bacio sulla guancia.

- Vuoi parlarne, figlio mio?-

- Non so proprio cos'altro ci sia da dire, madre. Perderò Sascha perché il destino ce l'ha avuto con noi, e ce l'avrà fino all'ultimo, fino a che non esalerò l'ultimo respiro per mano sua. Mi trovi una cosa peggiore di questa?- Daphne rimase quasi stupita dal fatto che Stefano non aveva paura di morire in generale, ma di morire per mano di Sascha e, così facendo, lasciarlo solo.

- Non c'è nulla di peggio, tesoro, lo so e mi dispiace...mi dispiace davvero tanto- Stefano con un fianco cinse i fianchi di sua madre e la tirò a sé per abbracciarla. Anche lui aveva paura, ma non capiva e non avrebbe mai capito come era la paura di un genitore che stava per vedere morire il figlio davanti ai suoi occhi.

- Ma tu sei già morta, mi rivedrai dopo la mia morte-

- Non è detto. Io sono un angelo che può scendere sulla terra. Tu potresti essere un angelo costretto a rimanere in Paradiso, oppure potresti finire in Purgatorio...o peggio...-

- All'Inferno- Disse con un sorriso amaro mentre lanciò un sassolino tra la sabbia. - Il posto che mi si addice, madre-

- Non dire sciocchezze, Stefano!-

- E' la verità- Daphne sospirò.

- Quindi? Hai intenzione di arrenderti, Stefano?-

- Cosa dici, madre?-

- Sembra di sì dato che ti sei già arreso all'idea di morire-

- Io mi sono arreso all'idea che il destino ce l'abbia con noi...-

- E quindi di morire! Ma nessuno sa come è il futuro dato che esso non è neanche in mano agli Dei. Se ti condanni senza combattere, è normale che andrà tutto in peggio. Puoi fare la differenza soltanto credendo in te stesso, Stefano- Stefano non osò controbattere da quanto le parole della madre erano state incoraggianti e confortanti allo stesso tempo.

- Ti ringrazio. Grazie di essere qui vicino a me in questi momenti-

- Le madri servono a questo, no?-

- Sì, ti voglio bene-

- Anche io. Adesso vai da Sascha, siccome non è detto che Dio non venga questa stessa notte e voglio che passiate questo tempo insieme- Stefano annuì e se ne andò dopo aver dato un bacio in fronte a Daphne che sparì nel nulla. Quella sera avrebbe portato Sascha in un posto che conoscevano ma che avrebbero reso unico. 

Lo avrebbero inebriato del loro peccato mortale...

continua...

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23: E il Demone si innamorò dell'Angelo ***


- Vuoi venire con me in un posticino, Sascha?- Stefano entrò in stanza cominciando subito con queste parole, come se sapesse che Sascha era lì a sentirle. Quest'ultimo si voltò verso la porta e con un sorriso, annuì. Si alzò dal materasso, lo prese per mano, e se ne andarono a fare una passeggiata. Il sole già stava tramontando e tra poco la notte sarebbe giunta. Era la notte a dover spaventare, invece era di più quel tramonto che faceva calare il sole come un timer che stava per scadere.

- Dove mi porti?-

- Lo vedrai- Disse con un sorriso mentre guardava il suolo. Si incamminarono nel bosco per raggiungere il lago. - Sai, ho capito perché mi sono ritrasformato l'ultima volta, e così come le altre: il tuo sangue divino. Ogni volta che lo bevevo ritornavo normale però questo a seconda della forza della mia personalità malvagia...-

- Come se ce l'avessi una personalità malvagia-

- Sì, infatti. Comunque se dentro di me il Diavolo era più forte, dopo aver bevuto il tuo sangue, passava un po' di tempo prima che ritornassi normale...se debole, poco tempo-

- Non è che il mio sangue può evitare tutto?-

- No, perché è una cosa temporanea, non definitiva- Sascha annuì e per il resto del tragitto non si parlarono più, ma rimasero a riflettere. Quando arrivarono, Sascha si mise a sedere sull'erba mentre Stefano si stava spogliando.

- Hai veramente intenzione di fare il bagno?-

- Non vedo cosa ci sia di male, mi segui?- Disse mentre si stava togliendo la maglia. Sascha sorrise quasi malizioso e cominciò a togliersi i vestiti di dosso pure lui sotto lo sguardo compiaciuto di Stefano. Quest'ultimo lo osservava. Osservava il suo visico perfetto ancora marchiato di quei segni indelebili...anche dopo venti anni. Marchi satanici, ma che gli avevano salvato la vita. Stefano si stava torturando le labbra con i denti e Sascha se ne accorse. Quando fu totalmente nudo, gli andò vicino e lo baciò con la lingua che si scontrava con la sua. Sascha camminava in avanti facendo indietreggiare Stefano che, appena toccò l'acqua, rabbrividì constatando che non era proprio un brodo. Sascha gli prese le gambe facendolo balzare in braccio a lui, e, mentre lo teneva, entrarono lentamente in acqua. Stefano giocava con i suoi capelli e le loro labbra non volevano saperne di staccarsi, come se avessero paura che quella fosse stata l'ultima volta che potevano darsi baci di tale lunghezza. Le loro intimità si sfioravano procurandosi piacere a vicenda. Sascha prese a baciargli il collo dandogli anche dei piccoli morsi. Stefano ansimava e si godeva a pieno qualsiasi movimento che Sascha faceva su di lui perché c'era il rischio che non avrebbero più potuto rifare una cosa come quella. Il sesso, che potrebbe sembrare una cosa banale e poco ortodossa, è la migliore espressione d'amore dopo l'affetto che nasceva da piccoli gesti, da fugaci sguardi e da delicati baci. Stefano gli graffiava la schiena delicatamente mentre sentiva che sotto l'acqua l'eccitazione era salita a entrambi. Sascha, senza dire niente, lo rivoltò dall'altra parte in modo che la schiena di Stefano si poggiasse sul suo petto nudo. Con una mano gli prese il membro e con l'altra lo teneva su per poi cominciare il sesso vero e proprio. Stefano voltò la testa in cerca della bocca di Sascha e la trovò subito. Sascha iniziò a farlo muovere sopra di lui e Stefano gli gemeva in bocca. - Ti amo- Disse con voce ansimante e con un filo di saliva che collegava ancora le loro labbra, poi riprese con i baci. La foga andava ad aumentare con il ritmo delle spinte di Sascha in lui. Alla fine venne e si appoggiò con la testa sulla spalla di Sascha dopo che anche lui lo ebbe riempito con il suo seme. Stefano sorrise mentre guardava il cielo stellato. - Alla fine è comunque un peccato mortale il nostro-

- Perché dici questo?-

- Perché il Demone si è innamorato dell'Angelo- Si diedero un altro bacio, ma, prima che le loro labbra si unissero, gli occhi di Sascha presero una sfumatura verde smeraldo che durò poco...

..come un lampo dura nel cielo...

Poi, nudi, si distesero sull'erba a guardare il velo notturno. - Te l'ho detto che ti avrei accompagnato a guardare le stelle- Disse mentre Sascha gli accarezzava i capelli che allo stesso tempo gli solleticavano il petto.

- Vorrei che questo momento non finisse mai- Stefano sorrise, ma non disse niente perché si sa che a volte un silenzio vale più di mille parole.

***

Sascha era già disteso sul letto mentre Stefano era a farsi una doccia.

...poi una luce...

***

Stefano era in bagno e con un asciugamano si stava asciugando il ciuffo, fino a quando sentì bussare alla porta. La aprì e in quell'istante, capì che il tempo che aveva era veramente agli sgoccioli. Sascha, in ginocchio davanti alla porta, teneva tra le mani un'enorme spada di oro bianco. Il momento era giunto e la mattina seguente sarebbe stato il giorno del giudizio. Sascha cercava di trattenere le lacrime, ma non ci riuscì. Stefano invece prese la mano con la quale Sascha teneva il manico dell'arma, avvicinò il polso e si ferì.

- E' facile, Sascha...basta che chiudi gli occhi- Il ragazzo lasciò cadere la spada sul pavimento buttandosi addosso a Stefano abbracciandolo forte. Non potevano tornare indietro e non potevano sapere il futuro. Potevano soltanto aspettare. Aspettare di morire. Aspettare di vivere. 

Aspettare una speranza che in quel momento si era affievolita...

continua...

My Space <3

Ok, ammetto che anche stavolta il capitolo è un po' cortino, ma insomma il momento è giunto. Come state? Io dopo aver scritto questo, volevo martellarmi il cuore, giuro (soprattutto con quella bellissima canzone di sottofondo che spero abbiate ascoltato). Comunque fa un caldo della madonna, la fine del mondo è vicina e...che dire...alla prossima!

By Hijikatasouji<3

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Capitolo 24
*** Capitolo 24: Maschere ***


Era arrivato il giorno annunciato dal raggio di sole che penetrava dalla finestra. Stefano aprì gli occhi e subito sospirò avendo realizzato che avrebbe potuto esalare l'ultimo respiro, chiudere gli occhi e non risvegliarsi più...decise di affrontare tutto con coraggio. Ma si può avere coraggio in momenti come questi? Questo ci si chiede. Stefano guardò accanto a lui Sascha che ancora dormiva. Stefano si alzò e andò a prepararsi. Questa battaglia, perché sarebbe stata una battaglia, non avrebbe dovuto coinvolgere nessuno. Era una cosa che riguardava solo loro. Quindi si sarebbe svolta lontano dalla città dei maghi. Scese al piano di sotto dove già c'erano Giuseppe e Salvatore.

- Buongiorno- Beh, proprio un "buon" giorno non era. Salvatore si avvicinò e lo abbracciò stretto cominciando a piangere. - Ehi, piccolo, non fare così-

- Sii forte, ok? Quando quella lama ti trafiggerà, non pensare che Sascha ti voglia male o...che noi non avremmo voluto fare niente per impedirlo- Era incredibile come in poco tempo fossero diventati tutti amici. Stefano era costretto a lasciare tutti: la madre che aveva appena ritrovato, Mary, Sascha, Salvatore e Giuseppe. Era ingiusta come cosa, ma non c'era rimedio.

- Lo so, Sal. Ehi, guardami- Gli sollevò lo sguardo. - Tieni a mente queste parole: per quello che posso fare, io tornerò da voi tutti- Salvatore annuì mentre con il dorso della mano si asciugava gli occhi. Stefano alzò lo sguardo verso Giuseppe che si avvicinò e prese con sé Salvatore. Stefano gli allungò la mano per stringergliela, ma Giuseppe gliel'afferrò e lo strattonò verso di lui per dargli un forte abbraccio, cosa che Stefano non si aspettava.

- Sei un grande e...abbi cura di te- Stefano sorrise ricambiando l'abbraccio.

- Sì, Giuse, te lo prometto- Sentirono dei passi scendere le scale di legno. Stefano si voltò sapendo già chi fosse. Sascha. I loro sguardi si incrociarono. Stefano avrebbe voluto baciarlo, ma poi sarebbe stato troppo difficile per Sascha adempiere al suo "dovere". Anche Sascha era serio in volto, non c'era né preoccupazione né malinconia nel suo sguardo. Sapeva mascherarli bene, solo un travestimento ben riuscito. Si diressero fuori per allontanarsi dal villaggio. Mary e Daphne comparirono accanto a loro senza dire niente. Nessuno aveva più nulla da dire. Ormai c'era solo da sperare. Arrivarono in uno spiazzo desolato, dove la terra era arida e dura. Sascha era davanti a Stefano, distante di qualche metro con la spada in mano. Stefano stava invocando il Diavolo che ovviamente non si sarebbe fatto colpire tanto facilmente. Fosse stato Stefano, si sarebbe avvicinato lentamente a Sascha, con le braccia aperte incitandolo a scagliare l'arma contro di lui. Aveva paura? Tantissima. Nel mentre sentiva del bruciore agli occhi e nel sangue. Sentiva qualcosa che gli stava spuntando in testa, i canini farsi più pronunciati, le ali spiegarsi, le sue mani diventare più mostruose date le unghie, e una voglia di finirla subito della quale nessuno aveva idea. Sascha guardò l'arma che teneva tra le mani e poi quello che non era più Stefano.

"Sascha..."  La sua voce...

"Stefano..."

"Vai, Sascha, fai quello che devi" Sascha strinse l'arma.

"Ok, ma ricorda che ti amo e che senza di te io non vivo" Poi, con un urlo di battaglia, si scagliò contro il Diavolo che ovviamente partì all'attacco. Lo prese per il collo e lo scaraventò contro una roccia. Sascha, appena rialzatosi, vide sua madre che piangeva, Daphne che si vedeva che avrebbe voluto morire in quel momento, e Giuseppe e Salvatore che volevano intervenire, ma non potevano, si sentivano inutili e impotenti. Dalla botta presa, Sascha era ancora un po' traballante, ma si stabilizzò subito e riprese con l'attacco. Dal nulla, comparì una spada che Stefano prese...come se già la sola sua forza sovrumana non bastasse. Le due lame si scontrarono e i due si guardarono negli occhi. Uno potrebbe pensare che si stessero guardando con ferocia anche nell'animo. Quel giorno era tutto fatto di "maschere": ognuno cercava di non mostrare quello che provava davvero. Ma ci sono casi in cui nasconderlo è difficile.

- Stefano...- Dai suoi occhi fiamma, uscivano copiose lacrime di sangue. Segno che a Stefano stava piangendo il cuore.

"Sascha...colpiscimi! Sono qui! Fallo!" Grazie al vero Stefano che stava affiorando, la personalità maligna aveva indebolito il braccio che teneva la spada, permettendo così a Sascha di fargliela volare via di mano. Gli puntò contro la propria pronto a fare quello che nessuno si sarebbe mai voluto ritrovare a compiere. Il cielo diventò rosso e i fulmini con i tuoni cominciarono a regnarlo. Sascha alzò la spada.

"E' facile...basta che chiudi gli occhi" Così gli aveva detto e così avrebbe fatto.

Uno sguardo.

La spada cala inesorabile.

Un sorriso.

Colpito.

Un "Ti amo" appena accennato.

Il silenzio più totale.

Il corpo di Stefano, ormai tornato normale, giaceva a terra senza dare più segni di vita. Il sangue, che prima usciva copioso, ora si era fermato e seccato sopra i suoi vestiti. Sascha, lanciata via l'arma ormai imbrattata di rosso, corse verso Stefano prendendolo tra le proprie braccia.

- Amore, mi dispiace...- Gli stava accarezzando il viso mentre parlava flebilmente. - Ti prego, torna da me, Stefano- Quando piangere era l'unica cosa da fare, non succedeva nient'altro. Sospiri. Lacrime. Solo questo. Ma Stefano non si muoveva, mentre la sua pelle stava sbiancando visibilmente. Era freddo ormai. Quel calore che lo avvolgeva ogni giorno, era sparito. Così come il suo sorriso e il suono della sua voce. Sascha piangeva silenzioso, quando invece sentiva che voleva gridare. Sapeva che ormai non c'era più niente da fare. Aveva capito che il suo amore aveva cessato di respirare e che non lo avrebbe mai più riavuto. Non lo avrebbe più baciato, fatto suo, non gli avrebbe più potuto dire "Ti amo"...non avrebbe avuto senso se Stefano non poteva guardarlo e, con il suo bel sorriso, ricambiare. Ormai sentiva che tutte le speranze erano andate a morire nei meandri della propria anima, sempre se gliene era rimasta una. Avvertiva la morte dentro di lui, avrebbe voluto prendere una qualsiasi arma e dire "Ti sto raggiungendo, tra poco staremo di nuovo insieme" e chiudere gli occhi. Per sempre. Ma non poteva farlo. Stefano non avrebbe voluto e mancava la certezza che avrebbero fatto parte allo stesso regno divino. La certezza. Quella che quando mancava, martellava l'animo di ogni essere umano. Sascha lo strinse a lui accarezzando i suoi capelli, morbidi nonostante vi fosse del sangue secco sopra. Poi guardò il suo viso che sorrideva come se negli ultimi instanti non avesse sofferto per niente. Invece la ferita che aveva sul petto, faceva capire di che morte dolorosa lui fosse andato via. E nel mentre ce la fece. Ce la fece a gridare disperato il nome della persona che aveva perso. Il nome della persona con cui era orgoglioso di condividere il proprio peccato, se poi "peccato" voleva essere chiamato. Amarsi era un peccato? No, era una via di fuga sempre aperta per lasciarti scappare, per prendere per mano la persona amata e correre via a fare le peggio follie. E in quel grido disperato, tutti capirono che Stefano non ce l'aveva fatta. "Aveva promesso". Queste erano le parole che erano nella mente di Giuseppe e Salvatore, forse per non far spegnere il proprio fuoco di speranza del quale era rimasto una piccola fiammetta grande quando quella di una candela. Daphne e  Mary si avvicinarono. La donna dai capelli dorati, si chinò su Stefano dandogli un bacio sulla fronte e accarezzandogli il viso con le lacrime agli occhi.

- Riposa in pace, amore mio- E con le dita gli puliva il viso solcato dai residui delle lacrime di sangue. Sentiva che Stefano non era neanche finito in Paradiso, posto che meritava e invece...le porte dell'Inferno si erano aperte.

Lasciate ogni speranza voi ch'intrate...

Anche Daphne urlava disperata, un grido che tutti avrebbero ricordato. Un grido di una madre che aveva appena perso il proprio figlio. Mary si avvicinò a lei e la abbracciò per confortarla. Aveva tentato di fare lo stesso con Sascha, ma quest'ultimo non voleva staccarsi da Stefano. Salvatore piangeva tra le braccia di Giuseppe. Aveva temuto il peggio, e purtroppo aveva fatto centro.

E in quel momento le maschere che ognuno cercava di portare, si frantumarono come porcellana che cade...

continua...
 

My Space<3

So che c'è chi mi vorrà uccidere dopo questo, ma credetemi che stavo piangendo anche io. Non procuratemi altro male. Datevi speranza con il "continua..."

Hijikatasouji <3

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25: Dimenticare ***


Sascha non voleva separarsi da Stefano, e nemmeno voleva credere che lui non avesse più nessuna possibilità di salvezza. Ancora con le lacrime agli occhi, lo prese tra le braccia e si allontanò da quel luogo per tornare alla locanda.

- Sascha, aspetta!- Salvatore si avvicinò e fece un incantesimo di invisibilità in modo che al villaggio non li avrebbero visti. - Adesso siete al sicuro- Quella frase a Sascha rimase in testa come un mantra. Parlava al plurale come se Stefano fosse ancora vivo. Non sapeva pensare se era follia la sua o speranza, il credere che il ragazzo che teneva tra le braccia potesse tornare a vivere in qualche modo. Andarono nella locanda e si chiusero tutti in una camera dove l'incantesimo si annullò e tornarono visibili.  Sascha mise Stefano su un letto e rimase accanto a lui senza dire neanche una parola.

- Bravo, hai fatto durare l'incantesimo più a lungo- Disse Giuseppe mettendo una mano sulla spalla di Salvatore che aveva il volto rigato dalle lacrime.

- Sì, non so come ci sia riuscito, ma ho sentito come se fosse indispensabile- Giuseppe lo abbracciò, ma non avevano più la forza di versare anche una sola lacrima. Non sarebbe servito a niente e inoltre non importava piangere avendo già dimostrato il dispiacere che entrambi avevano nell'animo. Anche Sascha non piangeva più, ma gli era rimasta la morte negli occhi. Non staccava lo sguardo da Stefano, il quale ormai era diventato pallidissimo. Daphne se ne era andata, ma nessuna sapeva dove. Mary l'aveva seguita. Loro rimasero per molte ore accanto a Sascha. Comunque Stefano non poteva rimanere lì in eterno perché la natura seguiva il suo processo dopo la morte.

- Sascha...non so come dirtelo, ma...Stefano dovrà essere sotterrato-

- Non avrò la forza di farlo- Disse Sascha senza distogliere gli occhi dalla sua salma e cominciando ad accarezzargli la mano. - Lui è ancora vivo, io so che è così-

- Sascha, tu non lo sai...è la follia dettata dallo strazio che ti fa pensare questo- Giuseppe glielo aveva detto con calma, voleva aprirgli gli occhi lentamente. Era come se stesse tendendo una mano a Sascha che lui avrebbe dovuto afferrare. Giuseppe e Salvatore volevano aiutarlo a superare la cosa, per quanto difficile potesse essere. Stefano ormai non esisteva più e, nonostante fosse morto, stava soffrendo ancora all'Inferno. Non era giusto, ma da vivi loro non potevano farci niente.

- Lasciatemi in pace! Andate via!- Era normale che Sascha avesse reagito in quel modo, segno che non dovevano insistere. Infatti uscirono dalla stanza pensando di andare a cercare Daphne e Mary. Era l'unica cosa da fare.

***

Una ragazza...sì, era proprio una ragazza. Bella, capelli castani lunghi, occhi castano- verdi e un sorriso simile a...a quello di Stefano. Correvano insieme in un campo, lei era davanti a lui che ogni tanto si voltava e lo guardava sorridendo. Era strano. Ma sentiva come se stesse bene con lei. Ma chi era? Non poteva essere Stefano, no. Stefano era un maschio...anche se i tratti del viso erano molto simili.

Solo un sogno...

Sascha si svegliò. Alzò lo sguardo e vide che Stefano era ancora immobile e che gli stava ancora stringendo la mano. Era un sogno strano, veramente assurdo. Non era reale, e non sarebbe mai potuto esserlo. Comunque non gli importava di nulla e di nessuno. Se Stefano fosse resuscitato donna, non gli sarebbe importato. Era sempre lui. Ma cosa andava a pensare!? Era totalmente malato! Stefano era un maschio e non era che da un momento all'altro sarebbe cambiato così dal nulla! Pensò di scendere e di andare al bar della locanda per bere. Voleva dimenticare, solo questo. Voleva solo scordare per qualche secondo qualsiasi cosa. Il fatto che Stefano se ne era andato, che nel sogno c'era una ragazza simile a lui...o che era lui...Tutto! Pensava che un bicchiere in più non lo avrebbe distrutto più di un ricordo. Chiuse la stanza a chiave e scese. Il locandiere gli rivolse un sorriso e, appena chiesto il vino, glielo servì dentro un bicchiere che trangugiò in un istante e ne chiese un altro. Il sorriso del locandiere si trasformò in un'espressione preoccupata perché sapeva come andava a finire. Si sarebbe ubriacato, ma lui doveva servirlo. 

- Mi perdoni signore, ma non dovrebbe bere così tanto...- Di dirlo però non glielo impediva nessuno, tranne lo sguardo di Sascha che si puntò su di lui come a dire di non provare mai più a contraddire quello che faceva, che lui poteva agire come voleva ai suoi problemi. Il signore, intimorito da quei occhi, gliene versò subito un altro, un altro, e un altro ancora. Sascha beveva, beveva, e beveva. Ogni sorso gli scacciava i pensieri dalla mente, ma questo perché la perdeva la mente.

***

Giuseppe e Salvatore stavano camminando, quando trovarono Mary e Daphne che volavano a tutta velocità verso di loro. Le fermarono per un  braccio dato che volavano a bassa quota.

- Ehi voi, dove andate?- Domandò Salvatore fermando Mary per mano dopo che questa si fu voltata con sguardo affrettato.

- Muovetevi, dobbiamo dire una cosa a Sascha!-

- Cosa?!- Mary strattonò il braccio in modo che Salvatore mollasse la presa e riprese il volo a tutta velocità seguita da Daphne e Giuseppe. Spalancarono la porta della locanda e videro Sascha al bancone. Mary sapeva quello che stava facendo, lo capì quando vide che aveva un bicchiere in mano e ne vide quattro o cinque vuoti sul bancone. Sospirò, ma non poteva biasimare il suo comportamento. Aveva appena perso la persona che amava. Daphne salì subito al piano di sopra da Stefano. Mary andò dietro Sascha mettendogli le mani sulle spalle e avvicinò le labbra al suo orecchio...

***

Daphne aprì la stanza con calma. Si avvicinò alla salma di Stefano e gli accarezzò la guancia. Sorrise, non gli venne neanche un briciolo da piangere. Era felice. In parte, lo era. Si sedette accanto al letto dove prima c'era Sascha e gli prese la mano. Mentre l'accarezzava, quasi piangeva dalla gioia. Si alzò sporgendosi verso di lui e avvicinò le labbra al suo orecchio...


(Daphne e Mary) "Non è ancora tempo di dimenticare...c'è ancora una speranza, figlio mio..."

 

continua...

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26: Oblivion ***


Sascha, dopo essersi ripreso dalla sbornia, seguì Mary dentro la foresta. Quel posto gli riportava alla mente troppi ricordi, ma se era per salvare Stefano, avrebbe rischiato di tutto. Arrivarono davanti alla casa della maga mentre Daphne era rimasta con Stefano. Solo Salvatore e Giuseppe gli erano andati dietro. Entrarono e salirono le scale trovandola lì. Per un istante Sascha si domandò il perché non si staccasse mai da dietro quella cattedra o altare che fosse.

-Venite avanti- Disse. Sascha fece un passo in più degli altri, dato che era quello più interessato alla cosa. - Sascha, so che l'esito finale è stato negativo, ma c'è ancora una possibilità per voi. Togliti la maglia e ti spiego meglio- Il ragazzo eseguì rimanendo a petto nudo. La donna si avvicinò a Sascha sfiorando con il dito le cicatrici dei marchi satanici fatti da Stefano. Sascha non capiva, e aspettava solo che la donna parlasse. - Questo segno è il marchio del Diavolo e corrisponde alla sua casa nell'Inferno. Stefano è intrappolato lì, la sua anima dopo la sua morte è stata trascinata nel Palazzo del Diavolo da lui in persona...è per questo che non ha ripreso conoscenza come doveva andare-

- Ma...se io lo salvassi, lui si risveglierebbe?-

- Non dovrebbero esserci problemi-

- E come farò a raggiungerlo?...Io sono vivo-

- Dovrai tracciare questo segno per terra, al centro di questa biblioteca va bene, e dire "Satan is my God. My blood and my soul are his". Avrai sbloccato il sigillo che ti impediva l'accesso da vivo e potrai accedere al mondo dei morti. Vedi, Sascha...morire, in qualsiasi modo accada, è facile. E' risorgere che è complicato. Tienilo a mente-

- Capisco...comunque non perdiamo altro tempo, possiamo farlo anche subito- Mary si avvicinò.

- Sicuro? Sei ancora in stato di shock e non hai recuperato le forze. E' successo tutto stamane e...e...- Sascha si girò e le sorrise.

- Madre, non lo sono più da quando ho saputo che c'era ancora una speranza...e la voglio tentare senza perdere altro tempo. Voglio che Stefano sia di nuovo con me il prima possibile- La donna non osò controbattere, ma ricambiò il sorriso. Sascha prese un gessetto e cominciò a ridisegnare il marchio sotto gli occhi di Salvatore e Giuseppe.

- Veniamo con te- Disse Salvatore facendosi avanti.

- No, voi restate qui-

- Ma perché???-

- Salvatore, ti rendi conto che non è uno scherzo?-

- Lo sa benissimo, e anche io- Si aggiunse Giuseppe. Sascha lo ignorò e tirò l'ultima linea per completare il disegno.

- Perfetto, adesso presumo che servano delle candele- La maga si avvicinò con cinque candele bianche e parecchio tozze.

- Posizionale una su ogni punta e accendile, poi mettiti al centro e recita la formula che ti ho detto. Non funzionerà se non ti senti pronto a morire per Stefano, quindi prima rispondi a questa domanda...moriresti per lui?- Sascha alzò lo sguardo dopo aver acceso e posizionato l'ultima candela. Sorrise.

- Sì- Non disse belle parole, o frasi sdolcinate. Semplicemente quel "sì" detto con calma nella voce, come se lo facesse volentieri o con il sorriso in volto. Per lui lo avrebbe fatto. La maga annuì semplicemente. Sascha si mise al centro del marchio pronto a tutto.

- Sascha...sei sicuro che non vuoi che ti seguiamo?- Sascha si voltò verso Giuseppe e Salvatore. Aveva gli occhi lucidi. L'idea di finire in un mondo di cui non sapeva neanche le fattezze lo spaventava, ma non si sarebbe tirato indietro.

- Non voglio perdere più nessuno- Dopo quelle parole, recitò la formula ad occhi chiusi. Finite le parole, avvertì il proprio respiro fermarsi, ma sentì come se stava cadendo senza una metà. In un buco nero senza fine...

Si risvegliò e sussultò alla vista di un teschio. Si guardò attorno e vide il cielo rosso, la terra che era composta da ammucchi di ossa e fuoco...fuoco ovunque. In lontananza riuscì a vedere un imponente palazzo fatto di marmo. Simile ad un tempio greco, ma un po' più inquietante. Sarebbe dovuto entrare lì dentro e non sapeva cosa ci avrebbe trovato. Non sapeva come era il Diavolo vero e faceva bene a temerlo. L'ignaro lo spaventava a morte, ma d'altronde era già morto...più morto di così non poteva essere. Fece un passo salendo i tre scalini che lo separavano dall'entrata che, pur essendo aperta e accessibile, non faceva trasparire niente. Era nero dentro.

"Stefano, sto venendo da te"

Prese un grande respiro e a passi lenti si incamminò dentro. Sentì il buio avvolgerlo, così come le tenebre. Vedeva ombre nel buio, cosa che non era mai successa. Non sapeva di chi fossero e neanche se fossero di una creatura infernale o di un oggetto. Preferì credere alla seconda opzione. Avanzava lentamente. Sotto i piedi percepiva un qualcosa di morbido e si augurò che non fossero delle budella, ma un qualcosa su cui era consono camminare. Urtò contro qualcosa di alto e duro come il marmo...infatti, tastandola, capì che era una colonna appunto di marmo. La aggirò e proseguì. Inciampò su un gradino di una scala e cadde, ma si riprese con le braccia. Sospirò. Era così angosciante! Si rialzò e prese a salire tastando ogni scalino prima di posarvici sicuro il piede. Non sapeva dove conduceva, ma non gliene fregava. Di una sola cosa era sicuro: ovvero che Stefano era lì dentro e che lo stava aspettando. Finiti i gradini, sentì delle sbarre di ferro.

- Chi è?- Una voce. Era la sua. La sua bellissima voce che gli mancava di sentire.

- Stefano...sono io, Sascha- Non sentì nessuna risposta ma solo dei rumori che si conclusero con un silenzio, fino a quando una mano di Stefano si posò su quella con la quale Sascha reggeva la sbarra.

- Sei tu, amore mio?- Domandò con voce dolce. Sascha capì che stava sorridendo e sorrise anche lui, anche se non potevano vedersi, era sicuro fosse proprio Stefano la persona da cui era separato dalle sbarre.

- Sì, adesso noi dobbiamo and...- Non finì la frase che le fiaccole cominciarono ad accendersi di colpo illuminando il tempio. Sascha finalmente lo vide...era Stefano, ma aveva qualcosa di strano. Il suo occhio destro non era dello stesso colore dell'altro. Era più chiaro e non aveva più l'iride. - Stefano, ma tu sei...-

- SASCHA, ATTENTO!- Il ragazzo si voltò e vide un essere per il quale i suoi occhi rischiavano di ferirsi alla sola vista.

Era lui...quello che tutti chiamavano Diavolo...

continua...

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27: Forse lieto fine ***


A Sascha mancò il respiro per un instante. Si rivoltò verso Stefano con il panico che gli stava salendo.

- Che ti ha fatto all'occhio?- Stefano rimase allibito. Cioè, quello che lentamente si stava avvicinando era il male in persona, e lui pensava a cosa aveva all'occhio?

- Mi ha accecato per impedirmi di fuggire più facilmente, e...-

- NON SOLO, STEFANO...L'HO FATTO PER FARTI DIVENTARE UN DEMONE A TUTTI GLI EFFETTI! QUALSIASI MIO POSSEDUTO FINISCE AD ESSERE PORTATO QUI ALLA SUA MORTE!- La voce del Diavolo si estese per tutto il tempio. Sascha era paralizzato dalla paura, ma prese la mano a Stefano non smettendo di tenere gli occhi puntati su quel mostro. Stefano lo guardò e si sentiva inutile, non poteva fare nulla chiuso in quelle sbarre. Poi abbassò lo sguardo verso la mano di Sascha che, tremante, stringeva la sua. Si chinò e gliela baciò, poi gli sussurrò la frase che lo aveva accompagnato dalla "morte" di Mary.

-"Non avere paura"-

Tolse la mano e cominciò a rimuginare su qualcosa che potesse fare per uscire da quella quarantena! Il Diavolo stava già salendo le scalinate e tra pochi secondi sarebbe stato vicino a Sascha e nessuno sapeva cosa sarebbe successo. Dovevano trovare una soluzione in fretta. Sascha poi si ricordò di quello che aveva letto nei famosi venti anni, quando cercava di scoprire come togliere il Diavolo da Stefano. Si guardò nelle tasche e ne tirò fuori un rosario che teneva sempre con sé ma che aveva sempre temuto usare contro Stefano nelle sue trasformazioni. Fece un respiro profondo e poi prese a correre verso di lui con la collanina in mano. Doveva funzionare. Gli occhi del Diavolo si fecero sorridenti avendo compreso che Sascha voleva tentare il suicidio, ma non sapeva che Sascha era stato più intelligente e aveva un asso nella manica. Quest'ultimo non aveva paura, non l'aveva più da quando Stefano gli aveva detto di non provarne. Si sentiva più forte in quel momento. Si posizionò davanti a lui e, con un ghigno, gli mise il rosario proprio davanti al viso. Il Diavolo si coprì gli occhi come se gli bruciassero forte e cadde in ginocchio.

- Brucia, pezzo di merda- Disse Sascha non staccando lo sguardo da lui. Stefano lo vedeva che era una scena che nell'animo ti colpiva molto perché disturbante, ma Sascha sembrava impassibile a tutto...come se fosse ipnotizzato. Stefano si ricordò di avere anche lui non rosario in tasca. Glielo aveva lasciato Daphne quella volta che erano su quella roccia in mezzo alla foresta. Inizialmente non se ne era accorto e aveva finito per scordarsene, ma percepiva che gli avesse lasciato qualcosa. Comunque lo legò al lucchetto della cella che era cosparso di magia nera. Questa si dissolse immediatamente.

- Dio è più forte- Sussurrò e con il suo piccolo pugnale scassinò la serratura. Uscì dalla gabbia soddisfatto e in poco tempo, Sascha lo raggiunse e lo prese per mano.

- Corri! Adesso è indebolito, è questo il momento!- Cominciarono a correre e riuscirono ad uscire. Durante la corsa, una mano morta spuntò dal terreno prendendo la caviglia di Stefano e facendolo cadere. Sascha si fermò e stette per sguainare la spada per tagliarla, ma Stefano fu più veloce e provvedette da solo al problema. Si rialzò e ripresero a correre.

- Da...da dove sei arrivato tu..?- Domandò Stefano che stava cominciando a non poterne più. Ora che lo aveva salvato stava cominciando a tornare in vita e l'aria dell'Inferno non faceva per lui, quindi il suo spirito si stava indebolendo. Ma non mancava molto.

- E' laggiù! Non preoccuparti, amore...ci siamo quasi- Il fatto che Sascha lo avesse chiamato in quel modo, gli diede la forza di fare quei passi in più. Arrivati nel punto, cadde a terra esausto e respirando a fatica mentre Sascha ricominciò a disegnare il marchio. Ovviamente il Diavolo non si era arreso e li stava raggiungendo.

- Sascha! Ti prego, fai in fretta...sta arrivando!- Sascha gli passò il suo rosario e la sua spada. Stefano intuì a cosa stava pensando e avrebbe dovuto fare gli ultimi sforzi. Legò i due rosari alla spada in modo che avesse avuto un effetto più potente contro il Diavolo. Appena ebbe finito, sentì qualcuno che gliela strattonò via.

- Grazie, adesso faccio io- Sascha gli lanciò il gessetto per fargli completare il marchio prima di scagliarsi contro il male. Stefano finì il disegno pensando che Sascha si era accorto che quella missione l'avrebbe compiuta con scarsi risultati o non compiuta affatto. Poi vide una luce e si voltò verso Sascha che aveva appena trafitto il Diavolo.

- L'inferno accoglierà il suo padrone- Queste furono le ultime parole che Sascha disse prima che il Diavolo esplodesse. L'esplosione fece volare Sascha addosso a Stefano e finirono esattamente al centro del marchio con posizioni abbastanza scomode. Sascha era sopra di Stefano e si stavano sorridendo per poi finire a ridere per quello che entrambi erano riuscito a fare. Poi cominciarono a baciarsi fino a che non mancò a loro per un attimo il fiato e si sentirono come precipitare in un buco nero...ma nonostante tutto, le labbra rimasero attaccate.

***

- Vedo che ce l'avete fatta- Disse Salvatore guardando i due che erano distesi sul pavimento della biblioteca e continuavano a limonare. Sascha e Stefano si staccarono e si guardarono intorno.
Salvatore, Giuseppe, la Maga, le loro madri...tutto regolare se non fosse che si stavano mostrando in approcci più intimi davanti a loro! Stefano sorrise un po' imbarazzato e si alzò seguito da Sascha.

- Eccomi qui- Salvatore gli saltò in braccio abbracciandolo stretto e Giuseppe si unì all'abbraccio. - Mi siete mancati un sacco, ragazzi. Avevo davvero paura di non tornare più-

- Vuol dire che non ti fidavi di me?- Domandò Sascha fingendosi offeso. Stefano gli diede un altro bacetto a stampo.

- Non lo dire neanche per scherzo- Appena Salvatore e Giuseppe si staccarono, si fece avanti Daphne che, con le lacrime agli occhi, lo strinse a sé così tanto da quasi rompergli le costole. -Mamma...ti voglio bene anche io, ma temo di fare ritorno nel mondo dei morti se non la smetti- La donna si staccò e si coprì il viso con le mani nascondendo le lacrime di gioia e questa volta fu Stefano ad abbracciarla. - Non me ne andrò più, madre...ve lo prometto-

- Lo so, figlio mio...lo so-

- Ragazzi? Scusate, ma adesso? Cioè, io e Giuseppe vorremmo rimanere in questo mondo...ma voi che fate?- Prima che Sascha potesse rispondere alla domanda di Salvatore, si fece avanti Stefano.

- Sascha ha i suoi doveri a palazzo..quindi temo che dovremmo dirci addio-

Addio...che parola orribile...

continua...

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28: Un bel problema ***


Sascha e Stefano rimasero un'altra notte dato che il giorno dopo se ne sarebbero andati. Ritornarono dalla Maga per ringraziarla di tutto. Lei diede loro un talismano ma non disse a cosa serviva nello specifico, o se era semplicemente un oggetto per adornare. Se ne andarono nella foresta nel punto dove si apriva il portale. Non dissero nulla perché avrebbero dovuto dire addio a Giuseppe e Salvatore. Appena arrivarono, si voltarono un'ultima volta per salutare i loro amici.

- Ciao...prometto che torneremo in questo mondo ogni tanto- Disse Stefano con uno sguardo un po' afflitto. Salvatore gli sorrise e lo abbracciò.

- Non ce n'è bisogno-

- Cosa!?-

- Verremo con voi-

- Cosa!?- Domandò questa volta Giuseppe.

- Sì, anche noi se vogliamo, possiamo ritornare-

- Come vuoi, ma il viaggio è lungo e quindi non ci prendere l'abitudine- Salvatore lo baciò.

- Te lo prometto...quindi? Andiamo?- Sascha e Stefano rimasero a bocca aperta mentre Salvatore, con passo sessy, si buttò dentro il portale. Lo seguirono e si ritrovarono di nuovo sulla cima del monte dinnanzi all'albero magico.

- Adesso dovremmo tornare indietro e la mia voglia è pari a zero- Sospirò Stefano, Sascha gli prese il viso tra le mani e lo baciò.

- Ti ho dato la carica giusta?- Stefano sorrise annuendo. Ripresero il cammino senza neanche fermarsi al primo villaggio. Proseguirono fino al secondo e si fece buio. Sascha e Giuseppe erano scesi al bar della locanda alla quale si erano fermati per parlare un po'. Stefano era in camera con Salvatore e si buttò sul letto guardando il soffitto. Era stanco morto. Salvatore si fiondò accanto a lui e decisero di dormire di già.

- Sal? Dormi?-

- Non più adesso, che c'è?-

- Volevo chiederti perché hai deciso di seguirci. Quello era il tuo villaggio e inoltre qui non potrete amarvi liberamente tu e Giuseppe-

- Mi trasformerò in una ragazza...- Disse con la voce impastata dal sonno. Stefano rise immaginando Salvatore versione donna. Ovviamente stava scherzando.

- Saresti bruttissima- Salvatore sussultò.

- E questo cosa te lo fa pensare?-

- Rimani così, fidati- Rispose dandogli una pacca sulla spalla non smettendo di ridere.

- E' così che la metti?- Prese il cuscino e glielo diede in faccia. A Stefano si scomposero gli occhiali e lo guardò in cagnesco. Prese anche lui il cuscino e glielo diede in faccia, come se facessero a gara a chi si rompeva prima gli occhiali. In breve tempo la stanza era piena di piume e le lenzuola tutte scomposte. Stefano cadde dal letto e gli finì la coperta addosso. Successe tutto in un frangente...cominciò da quando si formò una scintilla di magia tra le dita di Salvatore e che andò a colpire le coperte.

***

- Non ho avuto il tempo di chiederti come è l'Inferno- Sascha accennò un sorriso mentre Giuseppe appoggiò il bicchiere sul bancone.

- Mi auguro che tu non ci finisca...è un luogo molto inquietante. Una terra fatta di fuoco e il cielo rosso...-

- Rosso di sera, bel tempo si spera-

- Cazzo dici?- Sascha si mise a ridere.

- Era per fartelo dimenticare. Quello è un luogo che nessun essere umano conosce, quindi dovresti sentirti più semidio adesso...ma questo non significa che se sei una mente superiore, dovresti ricordarti di cose disturbanti come gli Inferi- Sascha sorrise.

- Grazie, Giuse-

- Non c'è di che. Se hai bisogno di parlare ogni tanto io ci sono- Si alzò dallo sgabello. - Adesso io vado nella mia stanza- Sascha annuì e Giuseppe si allontanò. Pensò di rimanere un altro po' al bar prima di salire anche lui. Che avventura che avevano vissuto! Ancora stentava a crederci che avessero portato finalmente a termine questa missione. Poi pensò a quando sarebbero tornati a palazzo. Non avrebbe potuto avere accanto Stefano e forse sarebbe voluto diventare lui il sovrano, ma questa era la cosa che lo preoccupava di meno. Si sarebbero visti di nascosto, ma se qualcuno li avrebbe scoperti, sarebbero stati uccisi. Prima Stefano e poi lui. Sospirò appoggiando anche lui il bicchiere sul banco e alzandosi per andare a letto. Sentì un tonfo da dentro la stanza e spalancò la porta.

- Si può sapere che succede!?- Si guardò intorno. La stanza era tutta sottosopra. Salvatore era a sedere per terra con un viso sconvolto, mentre Stefano era coperto da un lenzuolo ed era in ginocchio sul pavimento. Ma non si spiegava il perché della faccia di Salvatore. - Qualcuno mi risponde?- Salvatore indicò il lenzuolo. Sascha si abbassò ed entrò sotto anche lui. Incrociò due occhi che gli parve di avere già visto da qualche altra parte.

Ma che cazz...? UNA RAGAZZA!!!!?????

Sussultò e si catapultò fuori come se qualcuno gli avesse dato una spinta. - Cosa ho appena visto? Si può sapere che accidenti hai fatto!? Dov'è Stefano!?- Disse guardando Salvatore che con lo sguardo supplicava di non essere fatto fuori. Sascha si alzò e prese la cima del lenzuolo per poi tirarlo via delicatamente. Riconobbe quegli occhi in un istante. Era la ragazza che aveva sognato.

- Scusa se abbiamo messo a soqquadro la st..!- Si tappò la bocca. Aveva un bella voce.

- Stefano?- Domandò Sascha avendo paura di una conferma. La ragazza si spostò indietro i capelli che percorse per tutta la loro lunghezza fino a portarsi una ciocca davanti agli occhi.

- Ho i capelli lunghi?- Poi si guardò il petto palpandoselo da solo. - E queste da dove sono spuntate?!- Salvatore si stava dileguando, ma Sascha chiuse la porta appena in tempo.

- Adesso tu mi spieghi che cosa è successo- Salvatore si mise a ridere intimorito dagli occhi di Sascha. Ridere per non piangere...proprio!

- Per sbaglio gli ho lanciato un incantesimo ed è diventato una donna, questo è successo perché stavamo parlando di questo argomento e nel mentre mi è partita la magia, ci stavo pensando su...scusami, perdonami, chiedo venia, sono uno sbaglio, dovrei essere impiccato..- Sascha gli tappò la bocca.

- Piantala, dimmi solo se tornerà come prima- Sascha gli lasciò la bocca.

- Certo che tornerà come prima...ma questo dopo un po' di tempo, ma dico un tempo ridotto eh, tra pochissimo-

- Tra quanto tempo?- Sascha sospirò.

- Qualche settima...- Non era convinto. - Ma che dico? Qualche mese...sì, qualche mese...- Ancora non c'eravamo e Salvatore scoppiò in lacrime. - Un anno, OK!?- Sascha strabuzzò gli occhi.

- UN ANNO!!!!!!?????????-

- Mi dispiaceeeeeee- Entrò anche Giuseppe.

- Cosa state facendo?! Non siamo soli in questo posto, basta fare casino!-

- Questo cretino mi ha trasformato il fidanzato!-

- Ma non vole...fidanzato?-

- Trasformato? Fidanzato? Ragazzi, ma voi vi siete bevuti il cervello!-

- No, è la verità- La voce da donna di Stefano interruppe quel momento. Tutti gli occhi si puntarono su di lui/lei. Giuseppe rimase a bocca aperta. - Beh, ti faccio i complimenti Salvatore per le tue scelte vestiarie- Infatti era bellissima con un vestito bianco che sembrava una sposa.

- Seriamente?- Domandò Giuseppe.

- Eh, no...volevo cambiare abbigliamento e mi sono trasformato di mia spontanea volontà. Rimarrò così per un anno e non ci posso fare niente-

- Ha ragione, per questo tipo di incantesimi dobbiamo solo aspettare- Disse Salvatore.

- Tu esci da questa stanza immediatamente- Salvatore eseguì ed uscì seguito da Giuseppe mentre Sascha sospirò. - Rimettiamo a posto e poi andiamo a letto- Lo prese a mo' di sposa e in quei occhi, come in quel sorriso, riconobbe troppo Stefano. - Lo sai che sei bellissimo anche così?-

- Quindi non ti dispiace così tanto...-

- Beh, è stata una cosa improvvisa ma questo non cambierà nulla tra di noi- Si baciarono.

Anche l'estate ha le sue nuvole e sembrava che volessero durare per sempre.

Ma questo, avrebbero capito presto, che era il primo raggio di sole...

continua...
 

My Space <3

Ciao. Allora. Potreste essere rimasti delusi da questa cosa, ma fidatevi che questa ha un secondo fine che ovviamente ci arriverete subito. Non avrei mai fatto durare una trasformazione come questa un anno. Tutti lo vogliamo maschio Stefano. Fidatevi che il tempo passerà in fretta e la cosa durerà sì e no cinque capitoli ad esagerare. Tenete a mente che è un anno. Spero che non mi ammazziate ma che riflettiate su questa scelta.

By Hijikatasouji <3

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Capitolo 29
*** Capitolo 29: Futura imperatrice ***


La mattina dopo Sascha si svegliò senza ricordarsi molto di quello che era successo la sera prima. Infatti la prima cosa che pensò appena ebbe aperto gli occhi, fu che ieri forse aveva bevuto troppo. La ragazza, che poi era Stefano, stava ancora dormendo tutta nuda. Anche da donna aveva un corpo bellissimo. Con una mano gli accarezzò la pelle delicata. Avrebbero dovuto riprendere il viaggio ed era ancora un po' la strada per arrivare a palazzo. Anche lei/lui si svegliò.

- Ciao- Disse prima di sgranare gli occhi sentendosi una voce strana. Si era anche lui, per un attimo, dimenticato.

- Buongiorno. Ascolta, siccome adesso sei così...ti dovrò chiamare sempre Stefano o preferisci un altro nome, da donna ovviamente?- Stefano si stropicciò gli occhi per metterlo a fuoco meglio, poi prese gli occhiali e finalmente riuscì a vederlo per bene.

- Non lo so, fatto sta che dobbiamo proprio svegliarci così presto? Non abbiamo più una missione da svolgere...- Ricadde sul cuscino. Uguale a Stefano. Per quanto intraprendente, quando c'era la possibilità...dormiva sempre. Sascha sorrise e gli baciò la guancia. Avrebbe continuato a chiamarlo Stefano. Si alzò e cominciò a preparare tutto mentre Stefano continuava a dormire.

- Amore, adesso devi svegliarti per forza. Dobbiamo andare, è tutto pronto- Con un lamento, si alzò. Aveva tutti i capelli scomposti e loro non avevano una spazzola.

- Io non esco in queste condizioni!- Stava cominciando anche a fare la donna, proprio.

- D'accordo luce dei miei occhi, cosa vuoi che faccia?- Domandò Sascha ironicamente prima di essere fulminato da Stefano.

- Un elastico, un spazzola, un pettine...qualcosa!- Era divertente la cosa e Sascha stava quasi per esplodere a ridere, ma non lo fece anche se era rosso da quanto si stava trattenendo. Fece un grande respiro per reprimere le risate ed uscì dalla stanza per andare a comprare un qualcosa che avrebbe usato per pettinargli i capelli. Per fortuna un negozio era già aperto, e la prese. Tornò alla locanda e lo trovò vestito con l'abito della sera precedente e seduto davanti allo specchio che si stava guardando perplesso. - Ah, sei tornato- Disse accorgendosi vedendo il suo riflesso nello specchio.

- Sì, ecco il pettine- Glielo mostrò ma non gli permise di afferrarlo. - Faccio io, amore- Non osò controbattere e si sedette composto mentre le mani di Sascha cominciarono a sfiorargli i lunghi capelli. Sentiva dei brividi ma nessuno proferì parola alcuna. Stettero in silenzio. Sascha, delicatamente iniziò a separare i crini color nocciola di Stefano, sciogliendone ogni nodo. Nel silenzio pesante che si era creato tra loro, l'unica cosa che sentiva veramente di voler fare era prendersi cura di Stefano con qualche piccolo gesto che non lo avrebbe indispettito. Così passò diversi minuti a spazzolargli i capelli, facendo ben attenzione a non tirarli o strapparli. A modo suo Stefano sembrò apprezzare quella gentilezza, dato che era rimasto seduto senza respingerlo. E perché avrebbe dovuto poi? Lo stava aiutando. Poi, quando gli sembrò di aver fatto abbastanza, Sascha mise da parte il pettine e prese un respiro profondo. - Sei bellissima adesso-

- Grazie, Sascha- Il corvino non rispose ma sorrise prima di allontanarsi con le borse al piano di sotto. Giuseppe e Salvatore erano già in piedi e li stavano aspettando.

- Oh, buongiorno- Disse Giuseppe voltandosi verso le scale, come Salvatore.

- La tua ragazza?- Si aggiunse quest'ultimo facendo l'occhiolino. Sascha sbuffò divertito.

- Sta finendo di prepararsi. Potevi conferirgli una vestaglia, anche se non mi è dispiaciuto che abbia dormito...senza vestiti, ecco- Salvatore arrossì come Sascha. Uno perché non aveva avuto tale accortezza, l'altro perché si stava ricordando della sera precedente.

Flashback

- Ehm...ma io come dormo?- Domandò Stefano.

- Sdraiato- Rispose Sascha. Stefano roteò gli occhi.

- Intendo che non ho neanche la vestaglia da notte!-

- Ah...beh...- Sascha in realtà si stava fingendo scemo proprio per indurlo a spogliarsi. Stefano sospirò.

- Ok, ho capito, lascia stare- Si avvicinò a lui voltandosi facendogli vedere la schiena con i lacci del corpetto ancora stretti. - Me li potresti slacciare, per favore?- Sascha con calma gliene slacciò uno per uno. Poi Stefano si tolse la parte superiore e lo strophium (NdA *Nota dell'Autrice*= Fascia che veniva utilizzata anche dalle antiche romane e che non appiattiva il seno, ma lo sosteneva semplicemente come un normale reggiseno) perché gli avrebbe dato noia quello per dormire. Il suo corpo era leggermente abbronzato e...a dir poco perfetto. Poi si tolse anche la gonna e l'intimo. - Ora va molto meglio..- Disse spostandosi indietro i capelli, poi notò lo sguardo che Sascha stava posando su di lui. - Che c'è? Qualche problema? Non gradisci?- Sascha non aspettava altro.

- Non dire sciocchezze, ero solo rimasto sorpreso da...insomma...possiamo dire dal...- Stefano si mise a ridere per la faccia di Sascha, sembrava un impacciato. Si avvicinò, gli prese la mano e gliela appoggiò su un suo seno e provò un brivido di piacere.

- Sono queste ad innervosirti così tanto?- Sascha arrossì ancora di più, ma alla fine era sempre e comunque Stefano la persona che stava toccando e la situazione in cui si stava ritrovando adesso era molto interessante quanto disagiante...ma a quanto pare a Stefano piaceva. Con uno scatto fulmineo gli mise una mano dietro la schiena cingendo i suoi fianchi e tirandolo a sé premendo il corpo nudo di Stefano contro il suo che ancora era vestito. Quest'ultimo sorrise malizioso mentre prese il colletto della maglia di Sascha e lo baciò. - Buonanotte-

- Buonanotte...amore- Con un'ultima risata, Stefano si stese e si addormentò in un battito di ciglia. Sascha sospirò con un sorriso in volto. Si chinò per dargli un bacio sulla fronte nel quale tenne le labbra premute su di essa per tre secondi netti. Poi anche lui andò a dormire.

Fine flashback

- Io sono pron...ta, sono pronta- Stefano stava scendendo dalle scale e, quando si accorse che già c'erano persone, si corresse per definirsi al femminile. I tre si girarono verso di lui e annuirono all'unisono.

- Ascolta, ieri ho mandato una lettera alla mia dimora per farci mandare una carrozza. Siamo nel mio villaggio adesso- Disse Giuseppe a Sascha.

- Ma voi vorreste rimanere qui oppure verreste a palazzo?-

- Ovviamente vi seguiamo e chiedo, se ti va, di nominare me e Salvatore tuoi consiglieri- Quell'ultima frase la disse con un sorriso in volto.

- Ci penserò- Rispose Sascha ridendo. Poi uscirono dove la carrozza li stava già aspettando. Sascha prese la mano a Stefano. - Prego, mylady- Stefano lo guardò con un sorriso roteando gli occhi prima di salire i due gradini che conducevano all'interno della carrozza. Sascha lo seguì e si sedette accanto.

***

Quando scesero dalla carrozza, erano dinnanzi all'entrata del palazzo. Sascha aiutò Stefano a scendere anche se non ce ne era bisogno, ma con una ragazza era uso fare così e non dovevano destare sospetti. Lasciarono Giuseppe e Salvatore a scaricare la carrozza, con l'aiuto del cocchiere. Appena entrarono nel palazzo, le domestiche accorsero all'entrata cominciando a circondarli.

- Che bella ragazza, mio signore!-

- Che bei capelli che ha!-

- Guardate gli occhi! Stupendi!-

- Sarà la nostra imperatrice?- Queste furono le prime cose che gli vennero dette appena misero piede dentro. Sascha e Stefano si guardarono un attimo negli occhi per un istante. Stefano era perplesso e non sapeva cosa rispondere. Sascha sorrise alle domestiche.

- Trattatela come trattereste me, anche meglio- Disse semplicemente. Tutte annuirono e si presero Stefano trascinandolo via. Quest'ultimo si voltò guardando Sascha che lo salutava divertito. Stefano non si ricordava che le domestiche erano in questo modo, sicuramente Sascha aveva lasciato loro la libertà di essere spontanee...ma in fondo erano simpatiche. Volevano soltanto fare amicizia con la futura imperatrice.

Futura imperatrice...

Avrebbe regnato accanto a Sascha...

Doveva ancora farci l'abitudine.

continua...

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30: Abitudini ***


Stefano venne condotto in una stanza con una grande vasca dalle domestiche. Erano tutte amichevoli...un po' affiatate, ma amichevoli. Gli slacciarono il corpetto e lo lavarono da tutte le parti. Tra l'acqua che gli arrivava in testa, e quella dove era immerso, a volte si sentiva affogare...ma era anche divertente. Prese a ridere e schizzò una domestica che rimase perplessa. Ci fu un attimo di silenzio in cui Stefano non capiva cosa aveva fatto di sbagliato...fino a che non gli arrivò uno schizzo in faccia da un'altra donna. Poi se ne aggiunse un'altra, e un'altra ancora fino a quando iniziò una vera e propria battaglia di schizzi. Inizialmente a tutte era sembrato strano che una futura imperatrice si comportasse in questo modo, ma Stefano non era nobile per quanto il sangue che stava scorrendo nelle sue vene lo identificasse tale. Nei modi di fare non lo era. Era semplice, modesto, abituato ad accontentarsi di poco. Infatti gli era sembrato strano trovarsi improvvisamente in quel lusso. Quando ne ebbero abbastanza, smisero tutte.

- Adesso andiamo a cambiarci perché fra poco dobbiamo preparare il pranzo e non possiamo di certo servirvi in queste condizioni, ma ci siamo divertite molto- Disse con un sorriso quella che sembrava la maggiore di loro. Stefano sorrise annuendo. - Lei...si faccia bella per l'imperatore, le lasciamo qui il vestito ed io tornerò per aiutarla- Poi uscirono tutte ordinate ed in fila. Stefano sbuffò pensando che ad una donna nobile il corpo che possedeva sembrava non essere neanche suo, non le apparteneva più siccome la muovevano gli altri e facevano tutto loro per lei, anche le cose futili che poteva fare benissimo da sola. Dopo qualche minuto, la maggiore delle domestiche bussò e Stefano le diede il permesso di entrare. - Eccomi, mia signora- Prese un telo aspettando che Stefano uscisse.

- Mia signora? Davvero mi crede tale?-

- Alle domestiche può anche dare del tu, e sì se dobbiamo trattarla anche meglio dell'imperatore, almeno "mia signora" la devo chiamare- Stefano sorrise e si alzò uscendo e lasciando che la domestica lo avvolgesse con il telo.

- Posso sapere il suo nome?- Quella domanda fece fermare il cuore a Stefano...cosa gli avrebbe risposto? Comunque se lo doveva aspettare prima o poi una domanda simile.

- Perché lo vuoi sapere?- Domandò questa volta dando del tu e con lo sguardo basso.

- Perché vorrei conoscere il nome della donna del quale il padrone si è innamorato- Rispose diretta.

- Innamorato...comunque io mi chiamo Angelica- Era il primo nome che gli era venuto in mente.

- Bel nome- Disse stringendo il corpetto del vestito che nel frattempo gli aveva fatto mettere. - Non è molto lussuoso, ma era quello che avevamo. Non ci aspettavamo il suo arrivo, ci scusi- Era un vestito con una gonna marrone e con una specie di camicia bianca, con sopra un corpetto fatto di cuoio che si allacciava davanti. Assomigliava molto ad un abito da cavallerizza, ma chissà se poi non era proprio quello? 

- Va benissimo così, non potevate saperlo-

- Ecco, ho legato anche l'ultimo, adesso la prego di sedersi un secondo che le sistemo i capelli- Stefano, che ormai aveva preso il nome di Angelica, eseguì sedendosi su uno sgabello di legno che stava davanti ad uno specchio figura intera leggermente inclinato. Gli piaceva quando gli pettinavano i capelli, gli ricordò quando lo fece Sascha. Quella forse era l'unica cosa che non avrebbe saputo fare da solo.

- E tu come ti chiami?-

- Corinne, mi chiamo così- Un nome semplice ma molto carino. Stefano chiuse gli occhi e si mise a fare il resoconto della situazione. Perfino con cose così assurde, non si immaginava minimamente il futuro che lo attendeva...proprio perché erano assurdi gli avvenimenti che stava passando, che il futuro era ancora incerto. Ma questa volta non aveva paura, con la persona che amava erano poche le cose che potevano andare storte. - Fatto, le piace?- Stefano riaprì gli occhi e si diede un'occhiata.

- Molto, ti ringrazio-

- Lei signorina Angelica è molto gentile- Stefano sorrise, si rimise gli occhiali, ed uscì dalla stanza accompagnato da Corinne. Scese la scalinata.

- Non sei niente male- Disse Salvatore mentre si stava avvicinando a Stefano. Quest'ultimo lo prese tirandolo a sé per poi sussurrargli qualcosa all'orecchio.

- Mi devi chiamare Angelica, mi sono data questo nome. Cerca di non farti sgamare o siamo fregati- Salvatore annuì porgendogli il braccio come per chiedergli di camminare appoggiato a lui.

- Eddai, sappi che ci sono tutti muscoli qui sotto- Stefano rise ed accettò la sua offerta.

- Sei molto bella-

- Grazie...- Rispose arrossendo mentre si stava lasciando condurre fino alla grande sala. Si ricordava il tavolo così grande nel quale a lui non era consentito mangiarvici. Si ricordava il lampadario pieno di candele. Si ricordava il piccolo Sascha che scorrazzava libero per tutte le stanze per liberare quella spontaneità che raramente gli era consentita dimostrare. Erano tanti i ricordi che gli stavano violentando la mente. Con Sascha come sovrano, si vedeva che erano cambiate tante cose. C'erano meno restrizioni. - Dov'è Giuseppe?-

- E' tornato al villaggio suo dopo che lo hanno avvisato di alcune questioni burocratiche da risolvere. Ha detto che tornerà tra qualche giorno-

- E tu non sei andato con lui?- Scosse la testa senza dire altro e Stefano stette in silenzio. Appena entrarono, Sascha era seduto a capotavola con dei documenti in mano che stava visionando. Quando sentì aprire il portone, alzò lo sguardo dai fogli. I loro occhi si incrociarono silenziosi. Stefano si mise seduto accanto a lui e Salvatore dall'altra parte.

- Devo dirti una cosa...siccome si era diffusa già da prima la notizia del mio ritorno, stanno organizzando una festa, che è proprio questa sera. Oggi pomeriggio tu e Corinne andrete a comprarti un vestito adatto- Nel mentre avevano già servito l'antipasto.

- Ma saprei cucirmelo anche da sola- Sascha scoppiò a ridere.

- Sì, ma non è la stessa cosa, credimi. Non si è mai vista un'imperatrice con un vestito cucito a sé stante...soprattutto per un'occasione come questa- Stefano inizialmente si finse offeso incrociando le braccia al petto, ma poi rise anche lui.

- Ti do ragione sul fatto che un'imperatrice non si faccia i vestiti da sola, ma spero che tu non stia insinuando che io non sappia fare un qualcosa di accettabile- Salvatore intanto stava già mangiando e ogni tanto annuiva come per far sentire anche la sua presenza al discorso.

- Non volevo di certo dire questo...ma vedi..."accettabile" non è l'aggettivo che si addice ad un abito di una persona nobile-

- So che le nozioni prese da un'altra governante in tenerà età, e neanche mai sperimentate, potrebbero tirare fuori qualcosa di osceno, ma vedi io tutto questo lusso...non sono abituata a viverci, Sascha- 

- Lo so...-

- E pensare che ero io ad essere destinata a questo...non lo so, mi sento un po' persa- Sascha gli prese la mano.

- Basta che non la lascerai mai, e troverai sempre la strada- Stefano sorrise baciando la mano con la quale Sascha stringeva la sua.

- Ma dove si terrebbe questa festa?-

- Proprio qui- Disse Sascha porgendo i documenti al maggiordomo che li portò nel suo ufficio.

- Ah, ok...comunque tu vieni con me oggi pomeriggio. Corinne è una brava ragazza, ma ci tengo anche al tuo di parere- Sascha si voltò verso Salvatore dato che sentiva dei rumori strani. Quest'ultimo, sentendosi osservato, ricambiò lo sguardo.

- Che c'è?- Disse Salvatore con ancora un pezzo di pane in bocca. Sascha aveva uno sguardo perplesso. Stefano si tratteneva dal ridere. 

- Nono, continua pure...scusa se ti ho interrotto- Salvatore fece un'alzata di spalle e riprese a mangiare. Sascha tornò con lo sguardo verso Stefano. - Va bene, verrò con te. A proposito, siccome andremo in un luogo pubblico, spero che tu abbia pensato ad un appellativo-

- Angelica- 

- Adatto alle vicende svoltesi qualche giorno fa- Stefano sbuffò divertito.

- Possibile che tu debba criticare qualsiasi cosa che dico?-

- Hai detto che ci tieni al mio parere-

-...- 

- Ma chi accidenti fa questo rumore!?- Disse Sascha guardando Salvatore che stava soltanto spelluzzicando le briciole che gli erano rimaste. Poi si venne a scoprire che era la macchina del caffè. Con Stefano si era abituato ad una vita modesta...tanto che non si ricordava neanche il rumore dell'apparecchio per fare il caffè.

Ma d'altronde...avevano sempre avuto abitudini diverse loro...

continua...

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31: Essere donna ***


Quel pomeriggio presero la carrozza che li avrebbe condotti in paese. Sascha sapeva dove andare siccome conosceva i negozi adatti. Condusse Stefano dentro uno di quelli. Una donna li raggiunse subito. Era in età avanzata, e pareva anche molto sicura di sé.

- Come posso aiutarla, imperatore?-

- Ciao Clotilde, sicuramente saprai che stasera ci sarà un ballo al castello-

- Certamente, ne sta parlando tutto il paese e qui i pettegolezzi arrivano, con gente che va e gente che viene-

- Ecco, volevo chiederti se mi puoi trovare un vestito per questa ragazza, la donna che tra poco regnerà al mio fianco- A quell'affermazione, la commessa si inchinò immediatamente al cospetto di Stefano. Quest'ultimo invece era rimasto a bocca aperta all'affermazione di Sascha, per quanto sapesse che era veritiera, ma gli piaceva l'idea, ed era sempre bello sentirselo dire.

- Prego, mi segua mia signora...troverò un abito adatto a lei- Stefano la seguì, mentre Sascha si sedette su un divano che era davanti al separé. Stefano cominciò a spogliarsi dopo che Clotilde lo ebbe avvisato che gli avrebbe portato lei i vari abiti su cui avrebbe poi fatto la sua scelta. Gli arrivarono subito tre abiti diversi. Uno era argento, uno verde acqua e l'altro rosso fuoco. Li provò in ordine. Quello argentato era decisamente troppo scollato. Infatti quando uscì, Sascha lo guardò con un sorriso in volto, ma gli occhi assottigliati come per dire "Bello, ma ricorda che sei solo mio". Stefano ritornò dietro il separé provando quello verde acqua che aveva uno spacco sulla gonna che finiva a metà coscia. Uscì con quello addosso, ma lo spacco lo metteva a disagio. Si piazzò davanti a Sascha con le braccia incrociate.

- Se ti piace, lo prendo anche...ma giuro che mi metto seriamente a cucirlo!- Disse riferendosi allo spacco. Sascha si coprì il viso con le mani scoppiando a ridere e Stefano avrebbe voluto tirargli uno scappellotto, ma sospirò tornando a cambiarsi. Mise quello rosso che era praticamente...perfetto. Gli piaceva tantissimo. Non era troppo scollato e non aveva cose che lo mettevano a disagio. Era un abito normalissimo, ma elegante. Uscì, e gli piaceva così tanto, che il suo viso divenne rosso come il vestito temendo un rifiuto di Sascha. Invece quest'ultimo rimase con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta.

- Wow, Angelica...sei...-

- Bellissima, vero?- Si aggiunse Clotilde con espressione soddisfatta.

- Stupenda, decisamente stupenda-

- Lo pensi sul serio?- Disse Stefano con lo sguardo un po' perso, ma accennando un sorriso.

- Quel rosso...ti sta d'incanto-

- In effetti anche a me piace tanto-

- E' tutto tuo se lo vuoi-

- E' così bello che penso di non esserne all'altezza...-

- Non dire assurdità, sei bellissima- Stefano non rispose, ma si andò subito a cambiare per rimettersi il suo solito abito.

- Allora lo prendiamo- Disse poi uscendo da dietro il separé.

***

Stefano credeva che l'unica cosa che non fosse in grado di fare, fosse pettinarsi i capelli. Ma dovette ricredersi quando vide che Corinne gli stava porgendo un paio di scarpe con i tacchi. Non erano alti, ma ovviamente non li sapeva portare. Erano belle, rosse come il vestito. Ma appena li indossò rischiò di cadere. Doveva prenderci l'abitudine e camminarci un po'. Iniziò a camminarvici per il castello mentre Corinne lo teneva per il braccio. Anche se era più bassa di lui, gli dava sicurezza.

- Vedi...io non li ho mai portati-

- E' comprensibile che sia la sua prima volta, ma non può usare scarpacce al ballo, quindi è necessario che impari per stasera-

- Lo so, ma non è facile-

- Beh, io la ritengo fortunata. Io non ho mai portato scarpe così belle, né mai ho avuto il privilegio di provarle. Io credo che il tacco faccia aumentare il sentirsi donna, comunque non sono qui per discutere di questo...sono qui per aiutarla- Stefano si fermò e stette un attimo a guardarla. Non era una brutta ragazza, era molto carina. Apparentemente poteva sembrare che stava parlando di una sciocchezza, ma per una donna è molto importante sentirsi tale, anche se con piccole cose.

- Ti piacerebbe partecipare al ballo di stasera?-

- Sì, ma non posso, oltre al fatto che devo aiutare le mie compagne-

- Hai ragione, non sarebbe giusto se tu partecipassi e le altre lavorassero. Se ho capito bene, l'unica cosa che voi dovreste fare stasera sarebbe preparare il cibo, giusto? E se invece di stare qui con me, non vai ad aiutare le tue compagne e cominciate a preparare già da subito? Lo dico perché almeno alla festa potrete parteciparvi un minimo tutte quando avrete finito, e finirete senz'altro prima- La piccola donna rimase con sguardo perplesso. Si inchinò.

- L'imperatore è molto fortunato ad averla come compagna- Stefano sorrise e gli accarezzò la testa.

- Adesso vai, non perdere altro tempo Corinne- Corinne se ne andò e Stefano adesso era da solo con quella prova, ma ce l'avrebbe fatta. La sua determinazione non aveva limiti. Si reggeva alla parete e sperava che nessuno facesse commenti perché era davvero imbarazzante. Gli facevano anche male i piedi, stava per cedere. Da dietro l'angolo spuntò Sascha e Stefano si lasciò cadere addosso a lui. - Ti prego, aiutami...è una cosa che MAI mi sarei aspettato di dover fare- Sascha sorrise e lo prese a mo' di sposa. Una sensazione si sollievo pervase Stefano non appena smise di toccare il suolo. Andarono in giardino dove Stefano si tolse quelle scarpe infernali e immerse i piedi nell'acqua della fontana. - Ma come fa Corinne ad aver tanto desiderio di indossarle!- Sascha si mise a ridere. - Che hai da ridere, disgraziato!?-

- Oltre al fatto che Corinne è totalmente donna, ci sono donne che possono portarle e altre no- Stefano incrociò le braccia al petto.

- Stai insinuando che io non imparerò mai, Sascha?-

- Beh...vedi, tu sei sempre e comunque un uomo dentro e...portare i tacchi...è una cosa da donne vere e proprie-

- Lo vedremo!- Si rialzò e si rimise le scarpe andandosene sempre traballante. Sascha non sapeva se scoppiare a ridere o ammirarlo in un certo senso per la sua testardaggine. Comunque non voleva lasciarlo andare da solo. Gli prese la mano.

- Appoggiati a me- Stefano lo fece e si sentiva decisamente più sicuro con Sascha accanto perchè era anche più alto di lui. Dopo qualche minuto che ci camminava, cominciò ad avvertire di sapercela fare. Si stava quasi dilettando. Non credeva mai che potesse succedere.

- Sascha! Sto imparando!-

- Visto? Non era poi così impossibile...- Disse ironicamente Sascha. Stefano lo fulminò.

- Infatti chi era a dirlo? Io o te!?-

- Prova a lasciarti, adesso- Stefano si staccò dal braccio di Sascha e aveva preso una camminata molto più regolare. Non traballava più ed era felicissimo.

- Ne è valsa la pena passare un'ora di inferno!- Cominciò a saltellare contento ma mise un piede male e cadde tra le braccia di Sascha.

- Io direi di non mettere alla prova queste scarpe una seconda volta- Stefano gli sorrise.

- Probabilmente hai ragione- Sascha lo tirò più su baciandolo sulle labbra. - Ascolta, Corinne e le domestiche vorrebbero partecipare al ballo, ma non hanno abiti adatti...volevo chiederti se potevamo fare qualche cosa-

- Certamente, però avrei bisogno di Salvatore-

- Eccomi! Comunque brava, Angelica- Spuntò da dietro un albero. Aveva visto tutto.

- Perfetto, avrei bisogno che tu faccia apparire dieci vestiti- Gli disse Sascha.

- Non sono mica un sarto!-

- Ti faccio diventare subito tale se non lo fai- Salvatore sospirò e tirò fuori un metro da sarta dal nulla.

- Vado a prendere le misure- Stette per andarsene quando Stefano lo chiamò.

- Salvatore- Questo si voltò. - Ti ringrazio- Salvatore gli sorrise e se ne andò definitivamente.

***

La sera arrivò in fretta e Stefano era nella sua stanza mentre Corinne lo stava aiutando con l'abito.

- Signorina, siete veramente molto bella-

- Ti ringrazio, Corinne-

- Ho finito, adesso può andare. Comunque la ringrazio per la possibilità di partecipare a questo ballo-

- Non c'è bisogno di ringraziarmi, l'ho fatto con piacere. Però tu vai pure, io devo fare una cosa prima-

- Come vuole, mia signora- Fece un veloce inchino e uscì dalla stanza. Stefano corse in bagno e vomitò. Era nervoso, molto. Poi se ne andò verso le scale. Era sbiancato visibilmente. Dalla cima, vide molte persone nel salone. Alcune parlavano, altre ballavano e altre ancora mangiavano roba che lui non aveva mai avuto l'onore neanche di guardare quando era piccolo. Sicuramente si era diffusa anche la notizia che l'imperatore aveva portato una donna che sarebbe diventata imperatrice...e ovviamente volevano conoscerla. Poi sentì una mano che prese la sua. Era Salvatore. Era vestito molto bene. Si inchinò e gli baciò la mano. Stefano arrossì, ma Salvatore lo stava facendo apposta. Si vedeva dal sorriso a bastardo.

- Buonasera, Angelica-

- Buonasera, sei molto elegante-

- E' un ballo di gala, così devo essere-

- Già...c'è così tanta gente, ed io non so che dire...non so se posso farcela- Salvatore sorrise comprensivo e lo abbracciò.

- Secondo me te la caverai, tranquilla-  A Stefano scese una lacrima che Salvatore gli asciugò. - Una donna così bella non dovrebbe piangere, sei più bella quando sorridi- Stefano sorrise e gli diede un bacino sulla guancia.

- Grazie, piccolo- Poi prese un enorme respiro. - Allora posso andare...augurami buona fortuna-

- Dopo quello che hai passato, la fortuna, anche se cieca, sarà sempre con te- Stefano cominciò a scendere lentamente le scale. Tutti lo stavano guardando, e lui aveva un forte mal di pancia dal disagio. Si stava quasi sentendo male. Troppa soggezione. Stava sudando freddo e per un attimo chiuse gli occhi per riprendersi. Quando li riaprì, incontrò lo sguardo sorridente di Sascha.

- Ce l'hai fatta- Stefano gli sorrise e gli prese la mano, ma avvertì un giramento di testa.

- Ti prego, reggimi- Si aggrappò al braccio di Sascha che si preoccupò immediatamente e lo sostenne.

- Stai bene?- Stefano annuì.

- Questi occhi puntati addosso...mi mettono a disagio, ma posso farcela-

- Sicuro?-

- Sì- Si rimise composto, ma Sascha non era convinto. L'essere donna a Stefano lo indeboliva, lo portava ad accorgersi di tutto e ad ingigantire qualsiasi particolare, quindi anche quelli negativi come occhiate e parlantine. Ma questo Sascha non poteva capirlo.

Non poteva capire come era essere donna...

continua...

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32: La pura verità ***


La musica era lenta e parecchio soft. Stefano rimaneva accanto a Sascha, era più sicuro non staccarsi. La sensazione di disagio non era ancora del tutto sparita, ancora avvertiva del fastidio allo stomaco e forse doveva correre a vomitare di nuovo, ma voleva resistere. Salvatore si avvicinò vedendo che non stava molto bene.

- Vuoi uscire un attimo per prendere un po' d'aria?- Gli sussurrò all'orecchio, ma Stefano scosse la testa. Voleva rimanere con Sascha. Quest'ultimo aveva notato che probabilmente non era il caso per Stefano rimanere ancora, ma c'era un sacco di gente che li accerchiava sempre. Gli facevano tutti domande di vario tipo. Chi di politica, chi personali e chi riguardo al personaggio di Angelica che al momento non si sentiva di rispondere. Corinne uscì dalle cucine andando a cercare la sua signora e anche lei notò che non stava un granché bene.

- Mia signora, lei ha qualcosa che non va-

- Sto bene, è solo un giramento di testa...passerà presto- Corinne gli prese la mano.

- La ammiro, ma ci sono volte che non la capisco proprio-

- Se non ti sei mai innamorata non lo puoi capire-

- Innamorata, certo...comunque adesso mi segua, per favore-

- Ma io..-

- Signora! Vuole rischiare di svenire in mezzo alla sala!?- Stefano non rispose. Guardò Sascha che era occupato in un discorso, poi tornò con gli occhi su Corinne scuotendo la testa. La ragazza gli sorrise e lo portò nella sua stanza. - Si sieda pure sul letto, le preparo un infuso che la farà stare meglio. Se vuole e sa dirmi qualcosa, può dirmi il perché di questo malessere-

- Penso che sia il disagio, prima ho rimesso-

- E' normale che accada la prima volta- Disse mentre stava riscaldando un pentolino con dell'acqua e poi lavorando con delle erbe. - Si vede che è la prima volta che partecipa ad una cosa simile, e soprattutto ci tengo a dirle che ho notato che lei non è nobile...si vede dai modi di fare, ma mi è sempre piaciuta e a volte la ammiro, per questo non dirò niente- Stefano rimase a guardare ogni suo movimento. Era intelligente, aveva capito tutto. Comunque si sentiva di dirle la verità. Se era in grado di mantenere un segreto come quello, sicuramente sarebbe riuscita a mantenere gli altri e tanto ormai erano diventati amici e si fidava.

- Corinne, ti interessa sapere come ho conosciuto l'imperatore?- Iniziò con questa domanda tanto per invogliarla. Corinne si voltò con la tazza calda in mano e gliela porse sedendosi accanto.

- Sarebbe bello se me lo dicesse, ma non crede di starmi confessando cose un po' troppo private? Lei secondo me diventerà la migliore imperatrice di tutti i tempi, ma mi basta sapere il fatto che non è nobile, se non se la sente non mi sembra giusto che mi debba dire tutto-

- Ti ringrazio per il complimento, e comunque me la sento perché mi fido di te. Per questo mi devi promettere una cosa: dentro questa storia si nasconde un importante segreto di cui te non dovrai farne parola-

- Le do la mia parola- Stefano cominciò a raccontargli tutto. La serva si ricordava del precedente sovrano, si ricordava che Daphne aveva dato alla luce un bambino e che quest'ultimo era scomparso misteriosamente all'età di cinque anni. Non si era accorta di avercelo avuto davanti per tutto il tempo e soprattutto non aveva mai notato che questo aveva questi scatti satanici.

- Quel bambino provava qualcosa per l'imperatore e lo sorvegliò per venti anni dalla sua scomparsa. Casualmente si rincontrarono e l'imperatore volle seguirlo perché anche esso innamorato di lui. La loro missione era riuscire a togliere il Diavolo dal corpo del minore. Ci riuscirono dopo tante prove e dopo un lungo viaggio. Tornando indietro, il mago che li accompagnava fece al più piccolo una magia per errore trasformandolo in una ragazza...adesso eccoci qua- Corinne rimase in silenzio e alla fine sgranò gli occhi.

- Lei...è un uomo?- Stefano sorrise.

- Spero che questo non ti faccia provare ribrezzo nei miei confronti. Rimarrò così per un anno e amo l'imperatore come non ho mai amato nessuno nella mia vita. Lui e solo lui esiste per me, ti chiedo quindi di non dire nulla a nessuno, per favore- Corinne sorrise e lo abbracciò.

- Glielo prometto, signorino Stefano-

- Ti ricordi il mio nome?-

- Per quante volte faceva dannare Mary è impossibile dimenticarla-

- Eppure io non mi ricordo di te-

- Ero da poco entrata in servizio, avevo 15 anni quando nacque...quindi è un po' impossibile che si ricordi di me, comunque lei e l'imperatore Sascha state molto bene insieme, si vede che vi amate tanto-

- A proposito, anche tu mi hai dato l'impressione di aver provato qualche sentimento...-

- Beh, sì, ma non era nulla di importante. La prima cotta adolescenziale-

- Capisco, grazie per questo infuso...adesso mi sento meglio-

- Mi fa piacere, vuole tornare là?- Stefano annuì e si alzò. Corinne lo seguì. Scesero le scale tornando nella mischia. Sascha lo stava cercando, infatti quando lo trovò, il massimo che poté fare fu solo un abbraccio. In mezzo alle persone un bacio era considerato un approccio più intimo e poco educato.

- Come ti senti?-

- Bene ora-

- Scusa se non ti sono stato vicino-

- Non preoccuparti, comunque Corinne sa tutto...ho ritenuto opportuno dirglielo- Sascha alzò lo sguardo verso la ragazza che li guardava sorridendo. Corinne era brava e affidabile, quindi non c'era niente di cui preoccuparsi. Un uomo li raggiunse.

- Per tutta la sera non ho avuto il piacere di conoscere la nostra futura imperatrice, i miei omaggi mia signora- Chinò la testa. Stefano questa volta sentiva di poter sostenere la cosa.

- La ringrazio- Rispose semplicemente. L'uomo poi cominciò a parlare con entrambi e in poco tempo instaurarono un discorso. La serata andò avanti così, tra parlate, conoscenze, e un pasticcino tra l'una e l'altra. Alla fine si era rivelato tutto più semplice di quel che sembrava. Forse Stefano avvertiva la necessità di confessare a qualche persona in più il segreto che portava dentro. Celarlo lo faceva sentire molto solo quando Sascha non poteva essere lì per lui. A Corinne aveva detto tutto e si era sentito subito meglio. A volte c'è bisogno di parlare a qualche persona in più.

A volte c'è bisogno di dire la pura verità...

continua...

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33: La notte è ancora giovane ***


Quando la festa giunse al termine, Stefano e Sascha si ritirarono nella stanza di quest'ultimo. Stefano si sedette sul letto togliendosi le scarpe e buttandole in un angolo della camera, poi si lasciò cadere sul materasso sentendo la schiena fare uno scronck piacevole. Quelle scarpe lo avevano distrutto, non immaginava certo che avrebbe dovuto portarle per così tanto tempo. Sascha invece era andato a farsi un bagno. Si spogliò ed entrò dentro.

- Posso entrare con te?- Sascha si voltò annuendo. Stefano si mise dentro la vasca e si avvicinò a Sascha accoccolandosi sopra il suo petto. - Ti amo- Le parole che, per quante volte vengano dette, ti lasciano con quel senso di benessere imparagonabile ad altre sensazioni. Sascha lo strinse ancora di più a sé baciandogli la fronte. Stefano alzò il viso per raggiungere il suo collo con le labbra e cominciarlo a baciare delicatamente. Poi dei piccoli morsi. Poi dei marchi fatti con labbra e denti, una cosa che lui sapeva fare molto bene, e quelli stavano a significare che gli apparteneva...per sempre.

- Ste..vuoi davvero farlo? Adesso?-

- Perché, tu non vuoi?-

- Sì, certo che lo voglio, io voglio tutto di te sempre, ma lo chiedevo perché pensavo che con questo corpo potresti sentirti a disagio...anche perché io non ho mai fatto sesso con una donna, ed è una cosa giusto un po' diversa-

- C'è sempre una prima volta, Sascha. Io mi fido di te- Sascha sorrise e lo baciò, poi uscì dalla vasca prendendolo il braccio e, sbattendosene se erano bagnati, lo sbatté sul letto. Baciò ogni centimetro della sua pelle liscia mentre faceva scorrere le sue mani su tutto il suo corpo. Dal petto ai fianchi. Stefano sentiva come del liquido che gli stava uscendo da sotto, ed era piacevole quanto strano. Quando stringeva le gambe avvertiva come una sensazione di piacere. - Sascha...tu non puoi capire...- Disse ansimando. Sascha alzò lo sguardo dal suo basso ventre e sorrise compiaciuto a vedere Stefano in quel modo. Era bellissimo. Il respiro irregolare, le guance rosse e...questo tutto per lui. Era lui a provocargli quelle sensazioni e lo faceva sentire bene. Continuò con la lingua a percorrere la sua pelle, e, senza esitare, la introdusse anche in mezzo alle gambe di Stefano che sussultò. Cominciò a gemere...era fantastico. - Sascha...ti prego non fermarti- Disse mordendosi le labbra mentre con una mano accarezzava i capelli corvini di Sascha. Quest'ultimo dovette fermarsi, ma introdusse un dito nell'altra apertura di Stefano... dato che questa volta non era solo una. Da quel punto di vista, Stefano era ancora vergine e quindi gemette un po' di dolore. - Sascha! Fai piano che da davanti non ho mai avuto il privilegio di essere penetrato- Disse ridendo. Sascha capì quello che intendeva dire e ci andò più piano penetrandolo più lentamente. Stefano chiuse gli occhi continuando a gemere di dolore, ma poi cominciò a piacergli via via che Sascha faceva avanti e indietro con la mano. Si leccò le labbra ansimante mentre avvertiva una cosa strana che stava succedendo nel suo corpo. Stava per venire, lo sentiva. - Aumenta un po', Sascha, per favore!...Oddio...!!!..!!!- Strinse le lenzuola in un pugno mentre veniva. Più o meno provava le stesse sensazioni. La testa vorticare, il non capirci più nulla...tutto era normale, tutto era perfetto. Ansimava quando l'orgasmo era giunto al termine. Sascha aspettò un po', poi chiese se poteva procedere. Stefano gli diede il permesso e lo penetrò con il suo membro. - Sascha...Sascha...!!!- All'inizio sentì un po' di dolore perché non era più un dito ad entrare in lui, ma si abituò abbastanza in fretta. Sascha fece avanti e indietro per qualche minuto, prima di fermarsi e chinarsi su Stefano baciandogli il collo mentre lui giocava con i suoi capelli e ansimava. - Non hai idea di quanto ti amo!-Sascha lo baciò sulle labbra umide da quante volte se le era bagnate con la lingua, e poi continuò a spingere in lui. Stefano prese nuovamente a gemere più forte e a stringere il cuscino su cui aveva appoggiato la testa. Vennero insieme. Sascha si tolse lentamente prima di sdraiarsi accanto a lui per riposarsi un po' dopo lo sforzo dell'orgasmo. Prese Stefano e lo tirò a sé.

- Come è stato?-

- Fantastico...semplicemente splendido- Poi si addormentarono giacché la giornata in sé per sé era stata molto stancante tra vestiti, tacchi e festicciola.

Un mese dopo...

Una mattina...

Stefano stava dormendo sul petto di Sascha, ma si svegliò di scatto avvertendo un forte dolore allo stomaco. Sentiva che doveva vomitare. Andò in bagno e rimise. Sascha, sentendolo, si alzò dal letto e lo raggiunse andando a reggergli la testa e i capelli. Stefano si alzò e si mise a sedere sul materasso.

- Non mi sento per niente bene, non so perché...eppure ieri sera non ho mangiato nulla che potesse farmi questo effetto- Sascha si inginocchiò davanti a lui.

- Sono sicuro che non è niente di cui preoccuparsi, tu rimani a letto, farò venire un dottore se la cosa dovesse peggiorare- Proprio come previsto, la situazione andò sempre peggio. Stefano aveva degli attacchi di febbre e vomito continui nella settimana a venire. Sascha quindi chiamò il dottore che arrivò all'istante. Gli disse di aspettare fuori. Sascha chiamò anche Salvatore ad attendere con lui. In quella settimana Salvatore si era presa cura di Stefano, come Corinne che aveva intuito cosa potesse essere, ma aveva paura ad affermare la sua ipotesi senza prove certe. Quando il dottore ebbe finito, Sascha entrò in stanza seguito da Salvatore. Il dottore fece soltanto un semplice inchino andandosene, dichiarando che sarebbe stato Stefano (Angelica) a dire quello che aveva. Sascha si avvicinò a lui e gli prese la mano. Stefano sorrideva.

- Sascha, io...tu non ci crederai, ma io...- Anche Corinne li raggiunse dentro la stanza, mentre le altre domestiche stavano origliando tutte ammucchiate sulla porta per non perdersi la diagnosi.

- Non aver paura di parlare, qualsiasi cosa sia...la risolveremo insieme- A Stefano scese una lacrima. Era un pianto di gioia il suo. Salvatore continuava a capirci davvero poco.

- Io...aspetto un bambino, Sascha...- L'imperatore rimase con una faccia che non faceva trasparire nessuna emozione. Stefano si trattenne dal ridere, perché capì che quello era l'effetto di quella confessione.

- Tu ed io...avremo un figlio?- Stefano annuì. - Tutto nostro...io e te...un figlio...-

- Un mini Burci...o una mini Burci, chi lo sa- L'espressione di Sascha si tramutò in un sorriso quasi pazzo da quanto era felice. Salvatore rimase a bocca aperta, ma era contento anche lui. Corinne si avvicinò inumidendo il panno che Stefano aveva sulla testa, per poi tamponargli il viso.

- Ma...mia signora, se voi non vi sposerete, vostro figlio sarà...illegittimo-

- Ma noi ci sposeremo! Appena starai meglio, ti prometto che ci sposeremo. Nostro figlio deve essere il più legittimo del mondo!- Sascha prese Stefano in braccio per baciarlo.

- Ti amo, Sascha-

- Non potevi farmi regalo più grande- Corinne li guardava contenta per loro. Salvatore si avviò subito in stanza prendendo penna e calamaio scrivendo una lettera a Giuseppe che ancora non era tornato. Salvatore però non aveva mai perso la speranza. Non gli disse ovviamente quello che stava succedendo al castello, ma scrisse cose che lo avrebbero incuriosito, d'altronde aveva sempre risposto alle sue lettere quindi aveva la conferma che l'avrebbe letta. Nel mentre la scriveva, sentiva Sascha che contento si era messo lì di fianco al letto con Stefano e dicevano nomi su nomi...uno dei quali sarebbe toccato poi al figlio o figlia che avrebbero avuto. Erano bellissimi insieme.

Se quella notte non fosse stata ancora giovane, un tale miracolo non sarebbe potuto accadere...

continua...

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34: Legati per sempre ***


La notizia dell'erede che sarebbe nato tra qualche mese, si era già diffusa in paese. Anche nelle vicinanze. Tutti erano felici, tutti festeggiavano. Stefano si stava cominciando a sentire meglio e si stava avvicinando la data del matrimonio. Era strano sapere che c'era qualcosa che stava crescendo dentro la sua pancia. Una sensazione piacevole, ma apparentemente innaturale. In effetti a lui non sarebbe mai dovuto capitare. Era seduto nella sua stanza rivolto verso la finestra che stava provando a cucire una cosa da far indossare al bambino o bambina...ma non ce la faceva. Già infilare il filo nell'ago era stata un'impresa! Stava per mandare a bruciare tutte le prove, quando Corinne entrò in stanza.

- Mia signora, volevo dirle che è giunta a palazzo una persona che desidera incontrarla-

- Arrivo- Disse un po' scocciato.

- C'è qualcosa che non va?-

- E' che volevo...lascia perdere, andiamo- Corinne la prese per mano accompagnandola al piano di sotto. L'espressione di Stefano si tramutò in un sorriso non appena vide Giuseppe che stava abbracciando Salvatore.

- Ciao, Angelica...Salvatore mi ha detto che stava succedendo una cosa importante e che dovevo assolutamente venire-

- Beh...sono incinta, ecco- Andò diretto. Giuseppe l'abbracciò contento per la notizia. - Ci sposeremo tra una settimana-

- Sono felicissimo per voi, non sai quanto-

Una settimana dopo...

Quella mattina si svegliò e la consapevolezza di quello che sarebbe accaduto quel giorno, lo fece alzare dal letto in fretta e gli prese un capogiro. Corinne entrò con la colazione. Da quando aveva una creatura dentro, Sascha aveva ordinato che persino la colazione gli fosse portata a letto.

- Corinne, sai che non importa-

- Sono ordini dell'imperatore-

- Oggi è un giorno speciale, voglio fare colazione con il mio futuro marito-

- Non faccia capricci, non può vederlo prima della cerimonia- Stefano alzò gli occhi al cielo e cominciò a mangiare. - Proprio come quando era piccolo...capricci continui- A Stefano spuntò un sorriso sulle labbra mentre mangiava un acino d'uva.

- Ma alla fine ottenevo sempre quello che volevo, se non sbaglio-

- Perché Mary era troppo permissiva, io faccio così perché voglio che questo sia il giorno più bello per lei, e penso che un po' di nostalgia dell'imperatore sia proprio quello che ci serve per renderlo perfetto-

- Forse è come dici-

- E' come dico, si fidi- Stefano finì di mangiare e si alzò con l'aiuto di Corinne. Già aveva una lieve pancia, ma visibile.

- Corinne, non ce ne è bisogno, ce la faccio-

- Non deve fare sforzi-

- Ti prego, risparmiami queste frasi- Corinne rise.

- Ma è la verità- Stefano sospirò. - Aspetti qui, vado a prendere il vestito e glielo porto- Uscì dalla stanza. Forse Corinne aveva ragione. Si risedette sul letto accarezzandosi la pancia.

- Amore mio- Sussurrò. Era una sensazione stranissima ma sempre bellissima. Quella notte lui e Sascha avevano dormito in stanze diverse perché era così, si dovevano tenere alla tradizione. Sia l'uno che l'altro non vedevano l'ora di vedersi. Nell'altra stanza, Sascha ancora stava dormendo finché non gli piombò in stanza Salvatore.

- Bello addormentato, svegliaaaa- Gli saltò addosso cominciando a balzare sul letto.

- Che accidenti ti salta in testa, Sal!?- Domandò Sascha alzandosi di scatto.

- Questo è proprio un cretino- Disse Salvatore voltandosi verso la porta dove c'era Giuseppe che sorrideva guardando la scena.

- Non si ricorda che si deve sposare, vostra altezza?-

- Sposare...?- Disse stropicciandosi gli occhi. - GIA', IO MI DEVO SPOSARE! CHE ORE SONO!?-

- Le 9.30 e la cerimonia inizierà alle 10.00, hai scelto il giorno meno adatto per battere la fiacca, Sascha, oltre al fatto che devi essere lì prima di Stefano-

- DEVO CORRERE!!!- Si precipitò in bagno e si lavò. - DOV'E' IL MIO VESTITO!?-

- Qui!- Giuseppe glielo diede e Sascha saltellava da una parte all'altra della stanza per mettersi i pantaloni, poi Salvatore lo aiutò con giacca e cravatta.

- Come sto?- Domandò.

- Un fiorellino appena sbocciato, però adesso CORRI!- Con Salvatore e Giuseppe alle calcagna, corse fuori dal castello. La cerimonia si sarebbe svolta nel bosco. Il prete era già lì, come la maggior parte del paese. Sascha guardò l'orologio. Mancavano meno di dieci minuti...appena in tempo. Arrivò Corinne. La fermò per un braccio.

- Corì, come mi stanno i capelli?- La ragazza rise cominciando a sistemarglieli un po' con le mani.

- Adesso è perfetto- Sascha la abbracciò dandole un bacino sulla guancia.

- Grazie, di tutto- Corinne non rispose e ricambiava l'abbraccio.

- Si rimetta composto, mio signore che il suo sposo sta arrivando- Si andò a sedere, poi partì il corteo nuziale. Sascha voltò subito lo sguardo all'inizio del tappeto che divideva i due settori...e vide la cosa più bella della sua vita. Aveva un abito meravigliosamente bello. Semplice ma incantevole, come lui. Si vedeva che appariva la solita sposina nervosa che cercava di sorridere, ma che quando ci provava voleva non avere tratti facciali. Per rassicurarlo, anche lui sorrise e gli prese la mano non appena sarebbero stati vicini abbastanza da poterlo fare. Da quel tocco, Sascha percepì che Stefano stava quasi tremando. C'era tutto il paese a guardarli e...nessuno dei due si immaginava avrebbero realizzato quello, che finalmente si sarebbero sposati con una cerimonia e tutti che festeggiavano il loro amore e la loro unione.

- Tranquilla, amore- Sussurrò. Stefano sorrise mentre Sascha abbassò lo sguardo per guardare la sua pancia. La voce del prete, poi, indusse i due a guardare avanti a loro.

- Siamo qui uniti oggi per celebrare l'unione tra i nostri due sovrani: Angelica e Sascha. Angelica, sposando il nostro imperatore, diventerà la nostra imperatrice...è contenta, mia signora?- Stefano sorrise e strinse la mano di Sascha.

- Sì, molto- Disse voltando lo sguardo verso il suo amore e guardandosi negli occhi.

- E' un giorno speciale oggi e siamo qui per festeggiarlo insieme...- La cerimonia andò avanti con le promesse che non finivano con "...finché morte non ci separi", ma con "...finché le nostre anime rimarranno unite"perché sapevano che neanche la morte sarebbe stata in grado di dividerli...erano troppo perfetti. - Vuole lei, Sascha Burci, prendere lei, Angelica Lepri, come tua legittima sposa?-

- Non aspettavo altro-

- Vuole lei, Angelica Lepri, prendere lui, Sascha Burci, come tuo legittimo sposo?-

- Sennò perché sarei qui?- Sascha sbuffò divertito, come il prete...invece Stefano si guardava intorno cercando di reprimere l'imbarazzo. Era troppo adorabile, non vedeva l'ora che anche sotto gli occhi di Dio loro fossero uniti.

- Allora, in facoltà dei poteri del quale sono stato conferito, io vi dichiaro Marito e Moglie...può baciare la sposa- Stefano era un po' imbarazzato ancora, quindi fu Sascha a prenderlo e a baciarlo. Non sentivano nulla. Nessun applauso e nessuna voce che invece in quel momento stavano regnando il bosco. Erano solo loro in quel momento, per un istante gli altri non esistevano.

- Ti amo, e anche lui ti ama- Disse Stefano toccandosi la pancia.

- Ti amo, vi amo entrambi- Lo riprese per un secondo, ma più immediato, bacio. Poi si voltarono verso le persone: chi fischiava, chi batteva le mani, chi gridava...ce ne erano di tutti i colori. Sempre per mano, Sascha e Stefano avanzarono sul tappeto passando in mezzo a tutti. Lanciavano petali di tulipani verdi (esistono XD) e rossi che finivano sulle loro teste. Il rinfresco fu una cosa abbastanza tranquilla. Salvatore metteva in atto le sue abilità con la chitarra mentre Corinne cantava. Aveva una bellissima voce. La gente ballava ma erano stati Sascha e Stefano ad aprire le danze con un lento. Mentre ballavano si guardavano negli occhi. - Non pensare che gli altri ci stiano osservando, guarda me. Ci siamo solo tu, io, e...nostro figlio- Stefano sorrise e si appoggiò al petto di Sascha. Sentiva il suo cuore ed era meglio di ogni musica (R.I.P. Salvatore e la chitarra XD).

***

Erano a letto, finalmente insieme. Certo, quella che avevano passato senza sfiorarsi era stata solo una notte, ma si mancavano di già. Avevano bisogno del calore dei loro corpi ogni sera. Stefano era nudo appoggiato sul petto di Sascha, anch'esso nudo, che gli percorreva i capelli con le dita.

- Finalmente siamo Marito e Moglie- Disse Stefano mentre con gli occhi seguiva in movimento della sua mano che accarezzava il petto di Sascha.

- Già, come stai?-

- Bene, ogni tanto si muove ed è...quasi assurdo, ma mi ci sono abituato. Ecco, adesso si sta muovendo-

- Posso...?-

- Certo- Stefano si mise sdraiato a pancia in su e Sascha gli mise una mano sopra.

- Attivo questo bambino..-

- Come suo padre-

- Quale dei due?- Stefano rise.

- Tu, scemo-

- Io spero che sia coraggioso come te, ho paura che un giorno si ritroverà a combattere anche lui con cose più grandi di sé stesso...e un coraggio come quello che hai avuto tu, gli servirà- Stefano gli baciò la testa.

- Ti amo, non smetterò mai di dirtelo-

Continua...

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Capitolo 35
*** Capitolo 35: Anime ***


Passarono altri sette mesi da quel giorno e la pancia di Stefano stava crescendo sempre di più. Ormai in paese tutti parlavano del parto che si sarebbe effettuato a breve. Mancava davvero poco. Sascha era elettrizzato alla cosa e una sera portò Stefano in un posto. Erano su una collina, sulla quale cima c'era solo un albero.

- Perché mi hai portato qui?- Domandò Stefano tenendosi la pancia con un braccio e con l'altra mano stringere quella di Sascha.

- Immagino che sarai stanco adesso, quindi mi sono messo a lavoro ecco...ed ho costruito questa- Attaccata all'albero, c'era un'altalena. Stefano non sapeva che dire...era felicissimo. Lentamente si incamminò vicino ad essa sotto lo sguardo di Sascha che sperava gli piacesse. Sfiorò le corde, che tenevano la tavola di legno, con le dita e si sedette piano.

- Non so che dire, davvero- Sascha andò dietro di lui.

- Ti piace?-

- Se mi piace!? È straordinaria!- Sascha mise le mani sopra quelle di Stefano che erano all'altezza delle sue spalle e tenevano le corde. Cominciò a spingerlo lentamente mentre gli baciava i capelli. - Sascha?-

- Mh?-

- Se è un maschio, lo chiamiamo Lapo...ma se è una femmina? Non ci abbiamo pensato in tutto questo tempo, abbiamo dato per scontato fosse maschio-

- Vediamo...se è femmina...Agnes. Lapo lo hai scelto tu, quindi questo l'ho scelto io-

- Agnes...mi piace- Poi stettero in silenzio mentre il tramonto e il venticello accompagnava l'ondeggiare di quell'altalena. Sascha ogni tanto baciava Stefano sulla testa, sulla guancia e sul collo. Stefano chiuse gli occhi godendosi quei baci e quell'aria profumata di fiori e di erba bagnata. - Sascha...sento come un...argh- Emise un gemito di dolore.

- Stefano? Stai bene?-

- No, sto perdendo...un liquido, mi fa male dappertutto!- Sascha capì che era arrivato il momento. Lo prese in braccio e lo riportò al castello che per fortuna non era lontano. Lo distese sul letto in camera loro. Respirava ansimante e sudava tantissimo. Stefano afferrò la sua mano tremante. -Sascha, non mi lasciare-

- No, amore mio...fra poco nascerà la nostra felicità, quindi resisti- Chiamò Corinne a gran voce e le disse di portare una bacinella d'acqua e di chiamare un dottore. Salvatore e Giuseppe accorsero, ma dovettero rimanere fuori. Il dottore arrivò presto, per fortuna. Si precipitò nella stanza.

- Oddio, sto per morire!- Urlò Stefano in preda alle contrazioni e alle doglie. Stringeva le lenzuola come se volesse strapparle.

- Dottore, la prego...non voglio perdere anche lei- Sascha sussurrò quest'ultima frase ricordandosi di Daphne che era morta di parto.

- Angelica, mia signora, mi ascolta? Ho bisogno della vostra attenzione- Stefano si voltò verso il dottore respirando neanche fosse in iperventilazione. - Alla prossima contrazione, deve spingere fortissimo, ok?- Stefano guardò Sascha e poi annuì.

- Argh!- Cominciò a spingere e il dottore lo incoraggiava.

- Vedo la testa!- Un'altra spinta. - Perfetto, quasi tutto il busto è uscito, ancora!- Un ultimo sforzo. - Non va bene, non va bene...-

- Che succede, dottore?- Domandò Sascha.

- Sta perdendo troppo sangue, se non fa quest'ultimo grande sforzo, non potremmo fermare l'emorragia in tempo e di conseguenza morirebbe. Prima dobbiamo tirare fuori il bambino- Sascha si voltò verso Stefano che stava lacrimando dal dolore e respirava come se gli mancasse l'aria. Gli andò vicino e gli prese nuovamente la mano.

- Amore, guardami-

- Sascha io non...non ce la faccio, io...-

- Amore, ho bisogno che tu faccia questo ultimo sforzo. Nostro figlio deve nascere e tu...devi vivere-

- Ma Sascha..non puoi capire..argh!-

- È vero, non posso capire, però so  che sei la persona migliore di questo mondo, che sei forte e che questo momento dovrebbe essere il più bello della nostra vita. Se muori tu, tutto questo, tutto quello che abbiamo costruito insieme, non avrà più senso...quindi ti prego, in onore di tutti questi valori, un ultimo sforzo, un'ultima grande spinta e tutto andrà per il meglio- Stefano lo guardò e annuì. Un'altra contrazione lo colse e riprese a spingere urlando di dolore. - Amore, ci sono...sono qui-

- Ci siamo quasi! Ancora un po'!- Lo incitò il dottore. Stefano si sentiva mancare, vedeva tutto sfocato. Poi un pianto, un bellissimo pianto di bambino riecheggiava nella stanza. Tutto il dolore era sparito, ma non ce la faceva davvero più. - Tenga, congratulazioni. Adesso mi occupo dell'emorragia- Disse il dottore dando il neonato a Sascha che sorrise appena lo ebbe tra le braccia.

- Ciao, piccola..- Stefano sorrise debolmente a quella scena. Sentiva di avere quasi un mancamento. Sascha si voltò verso di lui. - Agnes- Disse semplicemente. Dopo quel nome, tutto divenne nero.

***

Si svegliò. I dolori erano spariti. Non c'erano più. La sudorazione era scomparsa, ma si sentiva ancora affaticato. Non c'era nessuno in stanza, o almeno così pensava. Poi sentì un versetto, un versetto di bambino. Si voltò e vide Sascha con la piccola in braccio.

- Ciao am...- Si tappò la bocca. La sua voce! Era tornata quella di prima! Era tornata quella che aveva prima!

- Ciao, Stefano-

- Sono tornato in me! Sono un maschio di nuovo, adesso!-

- Lo so, ti sei trasformato dopo che il dottore aveva finito con l'operazione per l'emorragia...per fortuna solo Corinne ha assistito. Lei è Agnes, nostra figlia- Stefano abbassò lo sguardo. Era bellissima. Aveva due occhi verde smeraldo ed era leggermente paffutella. - Immagino che tu la voglia prendere in braccio- Gliela diede stando attento alla testa. Era così piccola!

- È...non ci posso ancora credere...è veramente nostra, l'abbiamo creata davvero noi una bella creaturina come questa?- Sascha gli diede un bacio sulle labbra. Adesso tutto era tornato normale...o quasi. Stefano era diventato improvvisamente cupo. Si era rivestito subito ed era uscito insieme alla bambina. Sascha sospirò avendo capito il perché di quella improvvisa reazione. Se fosse stato maschio, non avrebbero potuto regnare insieme. Il regno non li avrebbe accettati. Stefano era quindi costretto a separarsi da Sascha.

***

Stefano aveva portato Agnes sulla collina dove c'era l'altalena. Si sedettero per terra, sull'erba. Stefano mise la piccola a sedere in mezzo alle sue gambe e la reggeva. Piangeva a guardarla. Non sarebbe potuta essere sua quella bambina che teneva tra le braccia, non poteva stringerla ogni mattina e crescerla con l'idea che fosse suo padre. Quel mondo non li voleva. Poi si ricordò del ciondolo che la Maga aveva dato a loro. Se lo mise al collo. Gli stava perfetto. Improvvisamente gli occhi della bambina divennero lucenti e con una sua manina sfiorò un fiore appassito che riprese subito vita. Stefano rimase ipnotizzato. Il movimento delle piccole mani di Agnes lo aveva incantato. Continuava a far crescere altri fiori e Stefano rimaneva sempre più stupito. Quella bambina era la vita in persona.

- Ehi- Stefano si voltò di scatto. Era Sascha. Questo si sedette accanto a lui. - Cosa fa?- Disse guardando la piccola.

- Non lo so, sta riportando in vita dei fiori...ha dei poteri- Anche Sascha rimase a guardarla. Stefano la prese in braccio e Agnes gli sfiorò il ciondolo. Stefano sentì come un qualcosa di strano dentro di lui. Agnes si voltò verso Sascha e anche gli occhi di quest'ultimo assunsero questo colore. Si guardavano intensamente mentre Stefano li osservava. Erano bellissimi e lei era così...incantatrice.

- Mi ha detto qualcosa- Concluse Sascha tornando con gli occhi normali.

- Lei? Ti ha detto qualcosa lei?- Domandò Stefano stranito.

- Sì, ha detto che questo gioiello ti conferisce il potere di ritrasformati da donna a uomo ogni volta che desideri-

- Davvero!?- Sascha annuì. Stefano non poteva quasi crederci. - Quindi io, te e lei potremmo...essere una famiglia!?- Sascha si avvicinò e lo baciò.

- Finché le nostre anime rimarranno unite...-

FINE

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