Frammenti

di sophen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fra sogno e realtà ***
Capitolo 2: *** Sogno inception ***



Capitolo 1
*** Fra sogno e realtà ***


Da quanto cammino lungo questa strada? Non ne ho la più pallida idea, c’è una ragazza dietro di me, sembra stia facendo la mia stessa strada, forse mi sta seguendo, ogni tanto mi volto per controllare se c’è ancora, tiene i lunghi capelli dorati sciolti e sfoggia un sorriso solare, che stia sorridendo a me?

Vado sempre dritto, costeggio una sorta di luna park, è così familiare, come se l’avessi visto più volte, anzi, come se vi fossi cresciuta. Ma come ho fatto a raggiungere questo posto? Eppure, è come se sapessi di essere vicina a casa, ma sono certa d’aver camminato molto.

 

 

-Allora, vogliamo tornare a casa o preferisci fare un giro? - Sirio mi guarda con aria preoccupata, ho paura che stia pensando che sono già stanca, stiamo pattinando da forse un oretta soltanto.

-Assolutamente un giro! - rispondo il più tonica possibile, mi dispiace abbia così poca fiducia in me, in fondo io mi sto divertendo, spero che per lui sia altrettanto -Quindi? Dove mi porti? - chiedo eccitata dato che sembra essersi improvvisamente disperso nel suo mondo.

Attende un attimo prima di rispondere in cui lascia la bocca semiaperta e punta con lo sguardo alla sua destra -Seguimi! - parte spedito sulle otto rotelle, io non sono così in forma e devo impegnarmi per stare al suo passo.

 

 

È scoppiato un guazzabuglio generale, non capiamo per quale motivo le persone stiano cercando di fuggire in preda alla disperazione, non mi ricordo nemmeno perché sono qui, la fiera è distribuita su vari livelli, come una gigantesca scala che va in discesa noi siamo all’entrata, la ragazza, lei è qui con me ed ora sembra preoccupata, sembra dolce. -Se restiamo vicine ci potremo aiutare a vicenda- attacco io.

-Volentieri- mi risponde, sembra meno preoccupata ora.

Sento qualcosa che non va, qualcosa di oscuro, negativo, incominciamo a correre seguendo la massa.

 

 

-Ti avviso- finora siamo stati su una stradona senza marciapiede, stiamo per arrivare al punto in cui questo comincia -Questa potrebbe essere molto probabilmente la strada più brutta che tu abbia mai fatto con i pattini- non ho gli occhiali, se non fosse che sono una talpa da entrambi gli occhi le radici nascoste sotto bozzi nel cemento non sarebbero un problema, le schiverei, se le notassi.

-Tranquillo ne ho viste di peggiori! - tento di minimizzare, ma ammetto che questa strada è veramente una tortura, non ce la faccio già più, le mie gambe iniziano a muoversi meccanicamente e sento le cosce come dei salami indolenziti, cado in avanti all’improvviso sulle ginocchia, sono inciampata in una radice, Sirio si gira immediatamente e viene verso di me -Ehi! Stai bene? -

Mi rialzo in un lampo prima che riesca ad avvicinarsi -Sono viva, sono viva- faccio per darmi nuovamente la spinta per andare avanti, cado di nuovo, sul ginocchio sinistro, sempre con meno eleganza, la fine della discesa del marciapiede è di asfalto vecchissimo, sono inciampata in un buco, questa volta Sirio è già di fianco a me prima che io possa dire ah! Mi aiuta a rialzarmi, un auto deve uscire dal parcheggio dell’edificio alla mia destra, ci spostiamo in fretta dietro a un camion a cui mi appoggio subito, ho distrutto i pantaloni, per non parlare del ginocchio.

-Torniamo a casa- conclude Sirio.

 

 

Ecco uno svincolo in una vietta isolata, ci separiamo dalla massa.

-Che succede? Come mai hai quello in mano? - la ragazza sta indicando terrorizzata l’arma da fuoco che mi sono resa conto solo ora di tenere stretta nella mano destra, non le rispondo, come è possibile ciò?  Sono sicura di non averla mai tenuta in mano finora. Che sta succedendo?

-Nasconditi! - mi grida. Non faccio in tempo a fare un passo che sento l’aria di fianco all’orecchio tagliata da un proiettile, ora un esplosione, la ragazza si è già dileguata, mi giro, una mano mi stringe il collo e mi solleva, un uomo, scuro, vestito così elegante che se non avesse la pistola in quella mano ci immaginerei una valigetta, mi sta fissando dritta nelle palle degli occhi con i suoi occhi neri, intanto mi soffoca, lentamente sta alzando la mano in cui sta la pistola, continua a fissarmi intanto inclina la testa di lato e fa una smorfia di un misto fra sforzo, dolore, rabbia e disgusto, si porta la pistola al mento

BANG.

 

 

-Perdonami Sirio sono un danno- mi sto mettendo i suoi pantaloni, i miei sono fradici, erano inzuppati di sangue, li ho dovuti lavare il prima possibile per evitare che restasse la macchia.

-Per cosa? Capita, pigna- allunga una mano sui miei capelli e mi arruffa la frangia.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Sogno inception ***


<< Rape me, rape me my friend,

Rape me, rape me again,

I'm not the only one,

I'm not the only one,

I'm not the only one,

I'm not the only one >>

Siamo a casa mia, quella nuova, seduti al tavolo rotondo in sala, intanto ci passiamo il joint.

Suona la chitarra Mattia, è la nostra guida, seguiamo lui cantando e intanto Sirio batte il tempo contro il tavolo con le mani, non riesco a fare a meno di scoppiare a ridere ogni volta che mi giro verso Phil che è seduto alla mia sinistra in mutande, avvolto nella coperta di pile. Con i suoi capelli sciolti, che sono più lunghi dei miei e messo così ha un aspetto tutt’altro che virile e mi fa tremendamente spezzare.

Quanto vorrei saper suonare anche io qualcosa, ho provato più volte ad imparare ma sono proprio impedita, Phil mi sta chiamando, mi ero persa nella contemplazione del movimento delle mani di Tia e non mi ero resa conto che mi stesse passando la jolla.

 

 

Sono con Jek al parco, è sera, come al solito, non capisco però in che parco siamo, è in qualche modo familiare ma non lo ricordo per nulla. Sto flirtando con Jek, non pensavo di concepire anche solo una cosa del genere, lui è il mio maestro spirituale, non riesco nemmeno ad immaginare di avere un qualsiasi rapporto con lui al di là di quello intellettuale.

E invece no, faccio un po’ l’idiota, ovviamente lui mi respinge ed iniziamo a canzonarci a vicenda finché non giunge il momento di andare a casa.

 

 

Improvvisamente mi rendo conto che non guardo il telefono dal giorno prima, l’ho lasciato in camera da letto in carica. Vado a prenderlo. Una volta in stanza mi siedo sul lettone e accendo il telefono.

I soliti messaggi del gruppo della classe, messaggi del gruppo di whatsapp con Daniela e Laura, un messaggio da mia madre, come mi aspettavo, e un messaggio da Mirko.

Subito mi assalgono le domande “Perché? Cos’è? Cosa vuole? Ah sarà di nuovo per il progetto di discipline plastiche, o sarà altro?” ci sto ancora decisamente sotto, apro whatsapp, mi ha inviato un audio, mi dice che non ha nulla da fare e mi supplica di andare da lui.

Lì per lì sono felice che me l’abbia chiesto e felice il doppio che io sia in compagnia di Mattia, Sirio e Filippo così mi convinco a non accettare e a mandarlo a fare in culo poiché sa che ci sto ancora sotto e ne vuole approfittare dato che Mayna l’ha appena lasciato. Prima di rispondere torno in sala, faccio sentire l’audio agli altri.

<< Ma che sfigato >>

<< Deve essere messo proprio male poveretto per supplicarti >> ridono tutti.

Sirio si tiene la pancia dalle risate << No, ti prego posso rispondergli io? >>

 

 

<< Jek ti prego non voglio fare la strada dell’ultima volta, sai che la incontreremo e sai che mi ucciderà anche questa volta… >> supplico Jek quasi in lacrime, ogni volta che faccio questo sogno nel ‘tornare a casa’ incontriamo questa ragazza che ogni volta mi uccide e nonostante sappia anche lui come andrà a finire non ha alcuna intenzione di cambiare strada.

<< Questa volta riusciremo ad evitarla Vale >> sembra convinto ma mi rassicura ogni volta scommetto e poi succede lo stesso.

<< Non c’è proprio altro modo? >>

<< Sai bene anche te che è l’unica strada >> Mi arrendo, ha ragione non c’è altra strada, è appena svanito tutto, il parchetto, la panchina su cui eravamo seduti, davanti a noi c’è soltanto quella strada, attorno a noi il nulla.

 

 

Tutti e tre insomma si stanno sbizzarrendo nell’audio di risposta a quello di Mirko, mi sento un pochino in colpa, poco però, in compenso mi sto divertendo come una matta, desidero da un po’ che qualche mio amico lo sfotta per la testa di cazzo che ha dimostrato d’essere e in questo momento, come in tanti altri, sono troppo felice della loro esistenza.

 

 

Stiamo camminando, ho il cuore in gola, lo sento pulsare irregolarmente, ecco le siepi, in genere lei è in questo punto.

<< L’ho vista >> mi sussurra Jek, lo sapevo, sapevo l’avremmo rincontrata << Non ti girare, non deve riconoscerti se ci vede >> continua lui, non gli credo, lei sa già che sono qui, probabilmente mi stava aspettando, non ce la faccio più, mi metto a correre, scappo, Jek mi segue.

Sto scappando, devo nascondermi, vedo una porta aperta, entro, Jek è con me.

Ci troviamo imboscati ad una festa, in mezzo a tutta questa gente sarà più facile nascondermi, penso, magari non mi ha nemmeno seguito, ma quando mi giro verso il tavolo dove stanno i drink, la vedo, la riconosco anche se è completamente mascherata, so come sia fatta so che è lei senza sapere il perché, corro verso la porta da cui sono entrata, la chiudo nell’oltrepassarla, ma non dà più  sulla strada, sono in trappola, mi ritrovo in una camera da letto,  ci sono soltanto un letto e due comodini, non so cosa fare, nemmeno una finestra, mi butto disperata a piangere sul letto, entra la ragazza, si avvicina a me, non è più mascherata, anzi ha anche cambiato aspetto, sembra più piccola, mi prende alle spalle, ecco ci risiamo, è come se non fosse materiale mi può passare attraverso, e io la sento, è una sensazione terribile, mi sta avvolgendo fino a toccarmi il seno, provo sensazione di panico in ciascuna cellula da lei sfiorata, la supplico di non farmi del male, accetta ad una condizione, vuole che io mi ricordi di lei, che le invii la buona notte tutte le sere esattamente alle 20:00. Mi lascia andare, mi sveglio.

 

 

Ho appena inviato una foto sul gruppo di telegram dove condividiamo le nostre creazioni, ho realizzato il definitivo di uno dei miei schizzi incollando con gli acrilici fogli di carta arrotolati su una tavoletta di legno -Un esperimento, si capisce cos’è? -

Akira è il primo a rispondere. -Assorbenti arrotolati. -

Simpatico come al solito -Ma come hai fatto a indovinare? - Rispondo

-La carta degli assorbenti è fortemente simbolica- continua lui -Come vanno gli esami? -

-Domani piazzano los tabellones con i risultatos - rispondo, troppo mainstream l’italiano per me.

-Io li ho già - di seguito invia due gif in cui sventola il culo nella fotocamera del telefono.

-Non vedo l’ora che qualcuno ti piazzi qualcosa in quel bel culetto - aggiungo al messaggio un cuoricino, giusto perché gli voglio bene, certo non per smentire ciò che ho detto.

 

 

Sono in casa mia sul lettone dei miei dove mi sono addormentata, vado subito in cucina, sento le voci dei miei, voglio parlargli del mio sogno.

 

 

Aki scrive ancora -Mi sa che Coi viene a Milano il 7 e stiamo io e lei da soli a casa, i miei vanno a Napoli- è un sacco che non vedo Costanza, e nemmeno Akira -Ma a te non interessa perché sei monogaymana- sa benissimo che per me stare con qualcuno vuol dire anche non fare più sesso occasionale, ed ora sto con Edu e mi voglio impegnare in questa cosa.

-Cosa vuol dire, che non posso vedervi? Ma io voglio vedervi, se volete scopare tutto il tempo vengo con la cintura di castità-

-Ho pronto il saldatore - simpaticone -Portati Edo -

-Guarda io l’avrei dato per scontato se non fosse che Edu forse per il 7 è a Barcellona con Fra e Simo-

-Ah cazzo, non mi invitano mai in vacanza con loro stronzi del cazzo, Simo deve passarmi del materiale per un suo progetto tra l’altro, se lo vedi diglielo-

-Non mi masturbo da 13 giorni- si è messo a scrivere anche Sirio -Strafiga la cosa dei rotolini Vale! -

-E adesso che hai visto il culo di Aki ti masturberai di brutto? - rispondo sarcastica -Grazie comunque-

-Non penso, dato che ho già fatto così tanto tiro avanti ancora un po’-

 

 

Ho appena finito di raccontare le cose per filo e per segno e mi rendo conto che sono le 20:00 passate, anzi, sono quasi le 23:00, solo adesso mi ricordo del messaggio della buona notte, e, sono stata risparmiata, mi sento quasi in colpa per non averne risposto, però penso vabbè, è stato solo un sogno, non ho nemmeno un numero a cui inviare il messaggio.

Proprio in questo momento mi vibra il telefono, sto ricevendo una chiamata da uno sconosciuto, nonostante ciò è apparsa comunque una foto del contatto, è la ragazza, ne sono sicura, mi prende il panico, mi sveglio.

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