<< Rape me, rape me my friend,
Rape me, rape me again,
I'm not the only one,
I'm not the only one,
I'm not the only one,
I'm not the only one >>
Siamo a casa mia, quella nuova, seduti al tavolo rotondo in sala, intanto
ci passiamo il joint.
Suona la chitarra Mattia, è la nostra guida, seguiamo lui cantando
e intanto Sirio batte il tempo contro il tavolo con le mani, non riesco a fare
a meno di scoppiare a ridere ogni volta che mi giro verso Phil che è seduto
alla mia sinistra in mutande, avvolto nella coperta di pile. Con i suoi capelli
sciolti, che sono più lunghi dei miei e messo così ha un aspetto tutt’altro che
virile e mi fa tremendamente spezzare.
Quanto vorrei saper
suonare anche io qualcosa, ho provato più volte ad imparare ma sono proprio impedita,
Phil mi sta chiamando, mi ero persa nella contemplazione del movimento delle
mani di Tia e non mi ero resa conto che mi stesse passando la jolla.
Sono con Jek al parco, è
sera, come al solito, non capisco però in che parco siamo, è in qualche modo
familiare ma non lo ricordo per nulla. Sto flirtando con Jek, non pensavo di
concepire anche solo una cosa del genere, lui è il mio maestro spirituale, non
riesco nemmeno ad immaginare di avere un qualsiasi rapporto con lui al di là di
quello intellettuale.
E invece no, faccio un
po’ l’idiota, ovviamente lui mi respinge ed iniziamo a canzonarci a vicenda
finché non giunge il momento di andare a casa.
Improvvisamente mi rendo conto che non guardo il telefono dal
giorno prima, l’ho lasciato in camera da letto in carica. Vado a prenderlo. Una
volta in stanza mi siedo sul lettone e accendo il telefono.
I soliti messaggi del gruppo della classe, messaggi del gruppo di
whatsapp con Daniela e Laura, un messaggio da mia madre, come mi aspettavo, e
un messaggio da Mirko.
Subito mi assalgono le domande “Perché? Cos’è? Cosa vuole? Ah sarà
di nuovo per il progetto di discipline plastiche, o sarà altro?” ci sto ancora
decisamente sotto, apro whatsapp, mi ha inviato un audio, mi dice che non ha
nulla da fare e mi supplica di andare da lui.
Lì per lì sono felice che me l’abbia chiesto e felice il doppio che
io sia in compagnia di Mattia, Sirio e Filippo così mi convinco a non accettare
e a mandarlo a fare in culo poiché sa che ci sto ancora sotto e ne vuole
approfittare dato che Mayna l’ha appena lasciato. Prima di rispondere torno in
sala, faccio sentire l’audio agli altri.
<< Ma che sfigato >>
<< Deve essere messo proprio male poveretto per supplicarti >>
ridono tutti.
Sirio si tiene la
pancia dalle risate << No, ti prego posso rispondergli io? >>
<< Jek ti prego non voglio fare la strada
dell’ultima volta, sai che la incontreremo e sai che mi ucciderà anche questa
volta… >> supplico Jek quasi in lacrime, ogni volta che faccio questo
sogno nel ‘tornare a casa’ incontriamo questa ragazza che ogni volta mi uccide
e nonostante sappia anche lui come andrà a finire non ha alcuna intenzione di
cambiare strada.
<< Questa volta riusciremo ad evitarla Vale >>
sembra convinto ma mi rassicura ogni volta scommetto e poi succede lo stesso.
<< Non c’è proprio altro modo? >>
<<
Sai bene anche te che è l’unica strada >> Mi arrendo, ha ragione non c’è
altra strada, è appena svanito tutto, il parchetto, la panchina su cui eravamo
seduti, davanti a noi c’è soltanto quella strada, attorno a noi il nulla.
Tutti e tre insomma si stanno sbizzarrendo nell’audio di risposta a
quello di Mirko, mi sento un pochino in colpa, poco però, in compenso mi sto
divertendo come una matta, desidero da un po’ che qualche mio amico lo sfotta per
la testa di cazzo che ha dimostrato d’essere e in questo momento, come in tanti
altri, sono troppo felice della loro esistenza.
Stiamo camminando, ho il cuore in gola, lo sento
pulsare irregolarmente, ecco le siepi, in genere lei è in questo punto.
<< L’ho vista >> mi sussurra Jek, lo
sapevo, sapevo l’avremmo rincontrata << Non ti girare, non deve
riconoscerti se ci vede >> continua lui, non gli credo, lei sa già che
sono qui, probabilmente mi stava aspettando, non ce la faccio più, mi metto a
correre, scappo, Jek mi segue.
Sto scappando, devo nascondermi, vedo una porta
aperta, entro, Jek è con me.
Ci
troviamo imboscati ad una festa, in mezzo a tutta questa gente sarà più facile
nascondermi, penso, magari non mi ha nemmeno seguito, ma quando mi giro verso
il tavolo dove stanno i drink, la vedo, la riconosco anche se è completamente
mascherata, so come sia fatta so che è lei senza sapere il perché, corro verso
la porta da cui sono entrata, la chiudo nell’oltrepassarla, ma non dà più sulla strada, sono in trappola, mi ritrovo in
una camera da letto, ci sono soltanto un
letto e due comodini, non so cosa fare, nemmeno una finestra, mi butto
disperata a piangere sul letto, entra la ragazza, si avvicina a me, non è più
mascherata, anzi ha anche cambiato aspetto, sembra più piccola, mi prende alle
spalle, ecco ci risiamo, è come se non fosse materiale mi può passare
attraverso, e io la sento, è una sensazione terribile, mi sta avvolgendo fino a
toccarmi il seno, provo sensazione di panico in ciascuna cellula da lei
sfiorata, la supplico di non farmi del male, accetta ad una condizione, vuole
che io mi ricordi di lei, che le invii la buona notte tutte le sere esattamente
alle 20:00. Mi lascia andare, mi sveglio.
Ho appena inviato una foto sul gruppo di telegram dove condividiamo
le nostre creazioni, ho realizzato il definitivo di uno dei miei schizzi
incollando con gli acrilici fogli di carta arrotolati su una tavoletta di legno
-Un esperimento, si capisce cos’è? -
Akira è il primo a rispondere. -Assorbenti arrotolati. -
Simpatico come al solito -Ma come hai fatto a indovinare? -
Rispondo
-La carta degli assorbenti è fortemente simbolica- continua lui -Come
vanno gli esami? -
-Domani piazzano los tabellones con i risultatos - rispondo, troppo
mainstream l’italiano per me.
-Io li ho già - di seguito invia due gif in cui sventola il culo
nella fotocamera del telefono.
-Non vedo l’ora che qualcuno ti piazzi qualcosa in quel bel culetto
- aggiungo al messaggio un cuoricino, giusto perché gli voglio bene, certo non
per smentire ciò che ho detto.
Sono in casa mia sul lettone dei miei dove mi sono addormentata,
vado subito in cucina, sento le voci dei miei, voglio parlargli del mio sogno.
Aki scrive ancora -Mi sa che Coi viene a Milano il 7 e stiamo io e
lei da soli a casa, i miei vanno a Napoli- è un sacco che non vedo Costanza, e nemmeno
Akira -Ma a te non interessa perché sei monogaymana- sa benissimo che per me
stare con qualcuno vuol dire anche non fare più sesso occasionale, ed ora sto
con Edu e mi voglio impegnare in questa cosa.
-Cosa vuol dire, che non posso vedervi? Ma io voglio vedervi, se
volete scopare tutto il tempo vengo con la cintura di castità-
-Ho pronto il saldatore - simpaticone -Portati Edo -
-Guarda io l’avrei dato per scontato se non fosse che Edu forse per
il 7 è a Barcellona con Fra e Simo-
-Ah cazzo, non mi invitano mai in vacanza con loro stronzi del
cazzo, Simo deve passarmi del materiale per un suo progetto tra l’altro, se lo
vedi diglielo-
-Non mi masturbo da 13 giorni- si è messo a scrivere anche Sirio
-Strafiga la cosa dei rotolini Vale! -
-E adesso che hai visto il culo di Aki ti masturberai di brutto? -
rispondo sarcastica -Grazie comunque-
-Non penso, dato che
ho già fatto così tanto tiro avanti ancora un po’-
Ho appena finito di raccontare le cose per filo e per
segno e mi rendo conto che sono le 20:00 passate, anzi, sono quasi le 23:00,
solo adesso mi ricordo del messaggio della buona notte, e, sono stata
risparmiata, mi sento quasi in colpa per non averne risposto, però penso vabbè,
è stato solo un sogno, non ho nemmeno un numero a cui inviare il messaggio.
Proprio in questo momento mi vibra il telefono, sto
ricevendo una chiamata da uno sconosciuto, nonostante ciò è apparsa comunque una
foto del contatto, è la ragazza, ne sono sicura, mi prende il panico, mi
sveglio.