Suicide Squad 2.0

di _Jupiter_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.La progenie di Dracula ***
Capitolo 3: *** 2.Sorelle ***
Capitolo 4: *** 3.Vampiri e ladri ***
Capitolo 5: *** 4.Pazzie ***
Capitolo 6: *** 5.Squadra al completo ***
Capitolo 7: *** 6.Il soldato, la maga, la sirena e la pazza ***
Capitolo 8: *** 7.La nuova squadra ***
Capitolo 9: *** 8.Il luogo di convergenza ***
Capitolo 10: *** 9.Marvel Squad ***
Capitolo 11: *** 10. Fra segreti molto pericolosi e falliti attacchi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

••• Universo DC •••

La ragazza fu gettata giù dalla branda del lettino, sbattendo la testa contro il pavimento della cella. Si alzò massaggiandosi il capo, ancora mezza addormentata e borbottando 
«Ahi, ahi, ahi...» poi si accorse di non essere sola. 
Un sorriso da pazza si formò sul viso apparentemente angelico della sedicenne, fece un inchino teatrale e salutò, allegramente, 
«Ave a voi, comuni mortali! Benvenuti nel regno dei pazzi!» disse, alludendo alla misera cella piena di graffiti in cui si trovava ormai da parecchi mesi. La stanza non superava i due metri quadrati e c'era giusto lo spazio per la brandina su cui dormiva la prigioniera. 
I soldati armati le lanciarono occhiate che erano un misto fra la seccatura e la compassione per quella ragazza
«È sicura di volere proprio lei?» chiese un soldato ad una figura che era rimasta in disparte, la figura di fece avanti e si presentò 
«Sono Amanda Waller, e tu ora lavori per me»
«Perché?» chiese con ingenuità la ragazza, la donna rispose  
«Voglio formare una nuova squadra suicida e tu ne sarai il capo» 
«E perché?» continuò la ragazza 
«Se lo farai, sarai scagionata» la ragazza parve pensarci su
«Non mi interessa» decretò infine, lasciando stupiti sia la donna che le guardie
«Allora sarai pagata, molto» continuò Waller; lei fece la faccia di una che non è molto convinta
«E se ti ridessi questa?» chiese nuovamente la donna, tirando fuori dalla tasca un diamante rosa, di forma ovale, grande quanto una nocciola. Il viso della ragazza si illuminò 
«La mia gemma!» esclamò, gettandosi sulla pietra, ma Waller spostò la mano 
«Allora?» chiese, 
«Ricapitolando: sarò scagionata, mi pagherete e riavrò anche i miei poteri?!» chiese, contando sulle punte delle dita, per poi continuare senza dare a nessuno il tempo di rispondere «Tutto questo per essere il capo di una Suicide Squad come quella dei miei genitori? Io lo avrei fatto anche gratis, ma se insistete!» poi, con un rapido movimento strappò la gemma dalla mano di Waller e se la incastonò in fronte, dove c'era un'incisione fatta apposta per la pietra. 
La donna rimase un attimo stupita, poi ghignò divertita 
«Mi piaci, Quinzel, sei sveglia»
La ragazza fece un altro inchino 
«Il mio nome è Giulia Quinzel, ma può chiamarmi Jolly» 
La donna le lanciò un fagotto rosa
«Vai a levarti quello straccio arancione di dosso, poi ti aspetto per una chiacchierata»

Finalmente poté indossare di nuovo il suo costume. Era un body rosa, senza maniche e con la scollatura a forma di cuore e una minigonna rosa, con delle scarpette, rosa anch'esse, con il tacco basso. 
La ragazza lanciò un urletto di gioia quando vide che c'era anche il suo kunai, la sua arma preferita.
Si osservò allo specchio; aveva la carnagione ambrata, gli occhi castani, contornati da lunghe ciglia e i capelli rosa elettrico, mossi, che le arrivavano poco più su delle spalle, al centro della fronte si trovava la gemma che le concedeva i poteri telecinetici e che aveva creato suo padre apposta per lei. 
Uscì dal bagno e si avviò saltellando per i corridoi del carcere. 

«Da quando i nostri due mondi sono entrati in collisione è scoppiata una guerra fra supereroi» spiegò Amanda Waller alla ragazza che, seduta su una sedia, mangiava delle caramelle mentre guardava le immagini che scorrevano su un monitor; 
«Abbiamo deciso che per evitare gravi perdite creeremo una squadra suicida…» 
«Facilmente sacrificabile» completò Giulia, masticando un’orsetto gommoso e annuendo; la donna le lanciò un occhiataccia 
«Non la stai prendendo seriamente come dovresti. È molto probabile che anche l’altro mondo stia cercando di reclutare dei criminali, forse proprio in questo momento…»

••• Universo Marvel •••

Elisabeth Von Doom entrò nella sua cabina armadio, da uno scompartimento nascosto tirò fuori il suo costume. 
Una tutina bianca, attillata, che lasciava scoperte le braccia, degli stivali fino al ginocchio con il tacco alto, argentati e dei guanti bianchi. Si gettò sulle spalle lo stesso mantello verde che usava suo padre.
La ragazza era alta e aveva la carnagione scura, capelli lisci e biondi che le arrivavano alla schiena ed erano legati in una coda alta; occhi grigio tempesta. 
Prese il suo arco d’oro e la faretra con le frecce, fra cui ce ne erano anche alcune ad ultrasuono ed altre esplosive, ed uscì silenziosamente dall’ambasciata di Latveria. 
Avrebbe potuto arruolare qualcuno per quella missione, ma non si sentiva sicura con nessuno, specialmente se doveva recuperare un oggetto prezioso come ‘l’amplificatore di energia’. 
Aveva scoperto, tramite una fonte anonima, che sarebbe stato esposto in un museo per qualche sera e se doveva rubarlo quella era di sicuro la serata ideale: con la guerra fra i due mondi in corso, il coprifuoco, l’energia elettrica che veniva disattivata ad un certo orario e il favore della notte senza luna, sarebbe stato un giochetto da ragazzi. In più i supereroi erano troppo impegnati a combattere contro l’altro mondo, per prestare attenzione ai criminali, che potevano scorrazzare liberamente per la città. 
Raggiunse il museo e si arrampicò sul muro, con l'intenzione di entrare dal lucernario sul tetto. Fece un buco nel vetro e si calò nella stanza, evitando laser e telecamere con grazia e agilità. 
La teca che conteneva l’amplificatore era dall’altra parte della sala. La bionda si nascose dietro una colonna, in modo che le telecamere non la vedessero e incoccò una freccia ad ultrasuono, la scagliò con una precisione millimetrica e questa andò a conficcarsi nel pannello di controllo, ci fu un blackout e le telecamere ed i laser smisero di funzionare. 
La ragazza si risistemò l’arco in spalla e, tirando fuori dalle pieghe del mantello una torcia, si incamminò per la sala.
L’oggetto in questione era una sfera della dimensione di una mela, fatta di cristallo e con un nucleo di pura energia che brillava d’azzurro. Un energia del genere avrebbe potuto alimentare New York per almeno due anni. Tirò un pugno al vetro, che andò in frantumi e prese la sfera in mano. 
La ammirò alla luce della torcia, poi raggiunse il lucernario con l’aiuto di un rampino ed uscì sul tetto.
Per ritrovasi accerchiata. 
Una dozzina di soldati armati dello S.H.I.E.L.D. la teneva sotto tiro, un uomo avanzò verso la ragazza, che ghignò 
«Fury, che ci fai qui? Non dovresti occuparti di una guerra?»
Il direttore dell’associazione segreta la squadrò 
«È proprio di questo che intendo occuparmi, Lady Doom» 

«Ricapitolando…» 
Elisabeth era sull’eliveivolo dello S.H.I.E.L.D. ma invece di arrestarla stavano cercando di reclutarla
«Voi volete che io raduni i figli dei peggiori criminali del nostro mondo per creare una squadra facilmente sacrificabile, una specie di… squadra…suicida…?» 
Il direttore annuì 
«Esattamente» 
«Perché dovrei farlo?» 
«Perché ti ridurremo la pena e anche i crimini commessi da tuo padre saranno dimenticati» 
La bionda ghignò 
«Ci sto» 
Fury la scrutò 
«Somigli molto al Dottor Destino, anche se sei adottata» 
«Lui mi considerava come sua figlia» 
Fury le consegnò una busta, all’interno c’erano i nomi dei futuri membri della sua squadra suicida.



Nota dell’autrice: Ciaoooo! Ho pensato di fare un crossover fra Marvel e DC. Il prologo è un po' lungo, ma credo che i prossimi capitoli si accorceranno. 
Chi volesse partecipare con il suo OC deve mandarmi: 

Nome: 
Cognome:
Età:
Genitore: 
Alter ego: (non necessariamente)
Costume: (non necessariamente) 
Aspetto:
Carattere:
Arma:
Extra: (non necessariamente) 
Squadra: (Marvel o DC)
Relazioni:

In seguito molto probabilmente si aggiungeranno alle due Squadre Suicida anche dei supereroi, se qualcuno vuole che il suo OC abbia una relazione con qualche personaggio (Preferibilmente giovani, non adulti, a meno che non siano immortali) deve solo chiederlo! ^^

ECCO LA LISTA DEGLI OC PRESENTI NELLA STORIA:

•••••••••• Suicide Saquad DC ••••••••••

OC di _Jupiter_:
Giulia Quinzel (Jolly) - figlia di Joker e Harley Quinn
Jason Rider (Shi) - figlio di Katana

OC di PanStich: 
James Christian Winter (Night Breeze) - figlio di Joker
Christina Isabel Santana (Scarlett Rain) - figlia di El Diablo

OC di Hiccup hofferson: 
Francis Flag - figlio di Rick Flag 
Diego Santana (El Demonio) - figlio di El Diablo

OC di Dawn_Scott_402:
Sheila Roth (Sirena) - sirena 
Angie Lou (CrazyAngel) - figlia di Harley Quinn e El Diablo

OC di TMNT_LOVE: 
Lauris Black - figlia di Joker
Carlos Jones - figlio di Killer Croc
Dario Santana - figlio di El Diablo

OC di Loki89: 
Elizabeth Luna Harkness (Night Shadow) - figlia di Capitan Boomerang
Luna Nicole Harkness (Blue Moon) - figlia di Capitan Boomerang

OC di Luna_89_Moon:
Courtney Flag (Incantatrice) - figlia di Rick Flag e June Moon

•••••••••• Suicide Squad Marvel ••••••••••

OC di _Jupiter_:
Elisabeth Von Doom (Lady Doom) - figliastra del Dottor Destino 

OC di ari_mary:
White Mary Dracula (Blood Countess) - figlia del Conte Dracula

OC di Miriam_L_ove: 
Miriam Wilson (Black Dead) - figlia di Deadpool

OC di TMNT_LOVE: 
Andrea Dracula - figlio del Conte Dracula 
Alex Wilson - figlio di Deadpool
Yu Qin - figliastra del Dottor Destino 
Sam Furicchia - vampira 
Jacopo Bindini - vampiro 

OC di Dawn_Scott_402: 
Vera Rogers (American Star) - figlia di Capitan America 
Damian Smith (Black Archer) - figlio di Occhio di Falco

OC di Luna89Moon: 
Nastya Romanoff (Red Mantid) - figlia di Vedova Nera
Jack Johnson (Shake) - figlio di Daisy Johnson



Credo di avervi annoiati abbastanza...
A presto ^.^
_Jupiter_

Ps: probabilmente molti OC moriranno, per cui se volete che un vostro OC sopravviva mandatemene più di uno, cercherò di far in modo che non muoiano tutti. ^-^


 

[Revisionato il 11/05/2017]

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Capitolo 2
*** 1.La progenie di Dracula ***


1.La progenie di Dracula

••• Universo Marvel •••

Elisabeth accese nuovamente il tablet che lo S.H.I.E.L.D. le aveva dato in dotazione e sul quale c’era la lista dei suoi futuri compagni di squadra, sullo schermo comparvero poche parole che la bionda aveva letto così tante volte da averle ormai impresse a fuoco nella mente: 

 

WHITE MARY DRACULA
FIGLIA DEL CONTE DRACULA, RE DEI VAMPIRI, PRINCIPE DELL’OSCURITÀ 
TRANSILVANIA, ROMANIA 
SICARIA

Una spia lampeggiante le fece capire che era quasi arrivata. La bionda osservò la Transilvania dall’alto del jet dello S.H.I.E.L.D. su cui si trovava. Non era poi tanto diversa dalla Latveria, fredda e cupa, ma aveva un suo fascino.
Attivò l’invisibilità del mezzo e atterrò al limitare di un boschetto, poco più in là si scorgevano le punte di uno spettrale castello. Lady Doom -questo era il modo con cui si faceva chiamare- avanzò fra gli alberi, per lo più morti, con le orecchie tese e una freccia d’argento incoccata. Non c’erano molti rimedi contro i vampiri, solo l’argento e i paletti di frassino.
Si alzò un sottile strato di nebbia e la ragazza cercò di prestare ancora più attenzione ai minimi rumori. Un leggero fruscio alle spalle la fece voltare, ma non vide niente; iniziò a credere di star diventando un po’ paranoica, ma poi udì di nuovo lo stesso suono.
Scoccò una freccia senza neanche guardare e subito dopo si sentì un urlo di dolore. Aveva centrato in fronte un vampiro, che si dissolse in polvere. In un attimo la ragazza fu circondata da una dozzina di quelle creature, incoccò altre tre frecce d'argento e colpì altri tre non morti, ma quelle creature continuavano ad arrivare, sbucando dall'ombra degli alberi. Presto la bionda finì le frecce e nella faretra rimasero solo i paletti di frassino, cercò fra le pieghe del mantello la Taurus PT99, che aveva caricato con proiettili d’argento. Imprecò a voce alta, aveva dimenticato la pistola sul jet, doveva arrangiarsi con quegli stupidi paletti di legno.
Ad un tratto però, le schiere di vampiri si aprirono e lasciarono passare una figura.
Era una ragazza pallida, con i capelli lisi che le arrivavano alla schiena, castano scuro quasi nero, e gli occhi grigio chiaro. Indossava un vestito nero con le spalline grigie e la gonna che arrivava a metà coscia, una calzamaglia grigia e delle scarpette nere ai piedi.
Lady Doom, senza pensarci due volte, scoccò uno dei suoi paletti di frassino. La ragazza, senza fare una piega, alzò le mani come se stesse cerando di proteggersi e la bionda notò a malapena che aveva un tatuaggio rappresentante delle fiamme sui palmi delle mani, poi proprio da quei tatuaggi scaturì una vampata di fuoco che carbonizzò il legno in pochi istanti.
Le due ragazze si osservarono
«Elisabeth Von Doom, detta Lady Doom, la protetta di Dottor Destino. Posso sapere che cosa ci fai nel mio territorio?» le domandò la mora, lei tirò fuori il tablet
«Tu devi essere White Mary Dracula, la figlia del re dei vampiri, detta anche Blood Countess» ad un cenno d’assenso della contessina, la bionda continuò «Sarà giunta voce anche qui in transilvana che c’è una guerra fra super eroi di due mondi differenti. Sono qui perché ho un affare da proporti…»
La vampira fece un gesto della mano ed i mostri scomparvero, tranne due che evidentemente erano le sue guardie del corpo
«Vieni, andiamo a parlarne nel mio castello»

Il castello di Dracula era più alto che largo, fatto totalmente di pietra nera e dava l’impressione di non essere molto solido, pronto a cadere alla minima folata di vento. La torre più alta era la torre ovest, dove si trovavano gli appartamenti della contessina, essendo la torre più lontana dal sole per buona parte della mattinata. All’interno, il castello era un’illusione ottica progettata per confondere, c’erano porte sul soffitto e archi a volta sul pavimento.
La padrona di casa portò la bionda in una sala piuttosto grande, l’unico mobilio era un lungo tavolo da pranzo e le grandi finestre erano oscurate da pesanti tende color cremisi. White Mary si sedette ad un capo del tavolo ed Elisabeth fece lo stesso dall’altro lato.
«Allora? Quest’affare?» domandò, sbrigativa, la mora. Lady Doom le spiegò che cosa lo S.H.I.E.L.D. voleva fare e riuscì a convincerla, in cambio di una cauzione e uno sconto della pena.

«Per cui ora che facciamo?» domandò Blood Countess, mentre saliva sul jet, Elisabeth riaccese il tablet
«Il database dice che i prossimi obbiettivi sono i fratelli Wilson, figli di Deadpool»
La vampira si sporse sopra la spalla dell’altra, fece una smorfia e spense lo schermo
«E se ti dessi il nome di una possibile recluta? So esattamente dove trovarlo»
«Non ne sono molto sicura, quei due ragazzi hanno talento»
«Potremmo prima fare un salto da lui e poi andare dai fratelli con talento»
Elisabeth sbuffò poi lanciò un occhiata a White Mary
«E chi sarebbe la tua recluta, almeno?»
Lei ghignò
«Andrea Dracula, mio fratello»
La bionda parve pensarci un attimo, alla fine sospirò
«Faremo un salto da lui»



Nota dell’autrice: Se qualcuno avesse iniziato a preparare un funerale (o una festa per la scomparsa) vi informo che non sono morta! :)
Dunque… in realtà il capitolo doveva contenere anche il reclutamento del primo OC per la DC, ma era troppo lungo, ragion per cui l’ho tagliato. Gli OC arriveranno tutti a loro tempo e potrebbe volerci un po’  ^^'
E… basta, io ho finito. Lasciate una recensione e ditemi che ve ne pare del capitolo!
Un bacio
_Jupiter_

 

 

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Capitolo 3
*** 2.Sorelle ***


2.Sorelle


••• Universo DC •••

«Ma perché?!» sbuffò Jolly
«Perché non puoi combattere solo con quello stupido pugnale! Prendi la mira e spara!» Amanda Waller cominciava a perdere la pazienza. Era convinta che la leader della sua Suicide Squad non potesse combattere solo con un kunai, per cui stava cercando di insegnarle a usare una CZ 75, ma la pazza sembrava non volerlo prendere neanche in considerazione. ‘È un metodo troppo indolore’ si lamentava ‘Ci vuole solo un attimo e BUM! Con questo, invece, è più divertente e doloroso’ aggiungeva poi, sventolandole la piccola lama sotto il naso.
«Mi rifiuto di credere che i tuoi genitori non ti abbiano insegnato a sparare, per cui vedi di colpire quel dannato bersaglio e facciamola finita!» sbuffò esasperata la donna. Sbuffò anche Jolly, poi sparò due volte, mancando il centro del bersaglio di molto poco
«Abbiamo finito?» domandò la ragazza, infilandosi di malavoglia la nuova arma nella cintura. 

Guardò il nome che c’era scritto sul foglietto che le avevano consegnato. ‘Uno alla volta’  le avevano detto ‘Prima uno e poi tutti gli altri’ . Un semplice nome e poi l’indirizzo dove lo avrebbe trovato
«James Christian Winter. Un altro figlio del Joker, ma con quanta gente andava a letto papà?» borbottò.
Stando a quello che le avevano riferito, il suo primo compagno di squadra era figlio del Joker e di un'altra donna, dalla quale aveva ereditato il potere di controllare l'aria e il ghiaccio.
«Se dobbiamo fare una riunione di famiglia cominciamo da qualcun altro che conosco» pensò ad alta voce.

La sirena di una banca squarciò la tranquillità della notte. Una figura femminile uscì dall'edificio salendo sul tetto e iniziando a correre, con un sacco pieno di soldi sulle spalle. Si guardò indietro, era inseguita da due guardie e di sicuro stavano per arrivarne altre, estrasse dalla tasca della felpa due coltellini e li lanciò, colpì la prima guardia, ma l’altra estrasse la pistola e iniziò a sparare. La ragazza continuò a correre e arrivata al parapetto saltò, sperando che l'uomo non la seguisse, ma evidentemente quello aveva più fegato di quanto si era aspettata. Un'altra figura raggiunse le due sul tetto, ci fu uno scintillio e un attimo dopo la guardia giaceva a terra con una piccola lama conficcata nel petto.
«Giulia?!» domandò stupita la ragazza. Jolly saltò al collo della sorella maggiore
«Lauris!» esclamò, mentre la sorellastra cercava di liberarsi dalla stretta della ragazza.
Lauris Black aveva 17 anni ed era un’altra figlia del Joker. Era bassa, pallida, magra e atletica; aveva gli occhi gialli scintillanti ed i capelli neri e lunghi che le arrivavano al sedere, sul naso aveva una piccola cicatrice. Indossava una felpa nera con il cappuccio alzato sulla testa e sotto portava solo un reggiseno a fascia, con leggins e scarpe da ginnastica, tutto nero.
Jolly estrasse il kunai dal corpo della guardia poi ci passò un dito sopra, ripulendolo e poi portandosi il dito alla bocca, assaggiando il sangue della guardia che aveva appena ucciso
«Che cosa stai facendo?» le domandò Lauris, con le braccia incrociate al petto. La più piccola fece una smorfia
«È amaro!» commentò, arricciando il naso
«Beh, che ti aspettavi?» le domandò la sorella con un mezzo sorriso, poi continuò, facendosi improvvisamente seria «Allora, vuoi dirmi perché sei qui?»
Giulia, intanto, aveva iniziato a fare avanti e indietro sul parapetto del palazzo, senza preoccuparsi del fatto che avrebbe potuto cadere dal lato sbagliato. La ragazza raccontò alla sorella tutta la questione, alla fine del resoconto Lauris la guardò
«E tu hai accettato?»
Jolly saltò giù dal parapetto, atterrando accanto alla sorella
«Certo! E ora sono venuta a chiederti di venire con me, puoi essere molto utile» esclamò, con il suo solito, pazzo, entusiasmo. Lauris sbuffò, rassegnata dal comportamento infantile della sorella,
«D’accordo, ma solo perché so quanto sei brava a cacciarti nei guai»
«Yeeeeeee!» gridò Giulia, mettendosi a saltellare. Lauris la bloccò, mentre si sistemava meglio la cintura alla quale erano attaccati vari coltellini e un bō retrattile, mentre alla schiena erano assicurati arco, faretra e un fucile a pompa.
«Allora, chi è il prossimo bersaglio?» domandò infine
«Un fratellino più grande!»
«Evviva, sono sempre felice di sapere quanto sia estesa la mia famiglia di pazzi» commentò con ironia la mora «Muoviamoci»
Prima di avviarsi però, Jolly prese la sua nuova pistola: era così banale! Tirò fuori il kunai e incise una J sul manico dell’arma.



Nota dell'autrice: Tada! Ho pubblicato prima per la vostra gioia! Devo dire che non mi aspettavo che la mia storia avesse così tanto successo, sono molto felice che vi piaccia! ^^
Lasciate una recensione e ditemi se vi piace il capitolo!
Un bacio
_Jupiter_

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Capitolo 4
*** 3.Vampiri e ladri ***


3.Vampiri e ladri 


••• Universo Marvel •••

«Andrea è mio fratello, io ho nove mesi più di lui» spiegò White Mary, mentre si dirigevano a Los Angeles.
«Dimmi qualcosa che possa interessarmi di più» ribatté Elisabeth
«Durante una rapina ha conosciuto due criminali dell'altro mondo, da quel giorno è cambiato, sa dove si trovano tutti i punti di convergenza fra i due mondi, può esserci utile»
Le due ragazze si cambiarono d’abito per poter entrare nel Casinò dove, molto probabilmente, si trovava il minore della famiglia Dracula.
«Mio fratello non è tipo da Casinò» fece notare White Mary, mentre l’altra si assicurava la pistola ad una cintura che era legata alla coscia e quindi nascosta dal vestito.
«Forse non da Casinò, ma scommetto che è decisamente tipo dal caveau di un Casinò» rispose la bionda.
Le due ragazze entrarono e si diressero alle slot machine, mescolandosi con le altre persone. Fino a quando nella sala non irruppero una serie di guardie armate che inseguivano un ragazzo. Questo indossava scarpe da ginnastica, jeans, maglietta grigia a maniche lunghe e una felpa nera. Portava una maschera nera che gli copriva tutto il volto. Il ragazzo tirò fuori due pistole e sparò in aria, provocando il panico generale. Mentre tutti erano impegnati a scappare, estrasse due Sai dalla cintura e iniziò un combattimento contro gli uomini della sicurezza. Le due ragazze si guardarono, poi andarono ad aiutare il vampiro. Intanto questo era stato disarmato delle armi giapponesi e aveva iniziato a sparare e lanciare lame varie. Elisabeth tentò di avvicinarsi al fratello di White Mary, sparando ai soldati, mentre la contessina si divertiva molto di più a bruciarli vivi. Le fiamme della ragazza fecero scattare gli allarmi antincendio e i tre poterono scappare tranquillamente. 

«Allora, Andrea Farinelli, o dovrei dire Andrea Dracula?» disse Elisabeth, una volta al sicuro dalle guardie e gli sbirri, su un tetto. Lui ignorò la bionda e si rivolse alla sorella
«Ciao sorellona, in quale pasticcio ti sei cacciata?»
Andrea si era tolto la maschera dal volto. Era un ragazzo basso, magro, con le braccia muscolose ma le gambe esili; aveva l’occhio destro nero e il sinistro marrone, i capelli spettinati, castani e corti, le lentiggini e due piercing al labbro inferiore.
White Mary sbuffò, poi spiegò al fratello la questione.
«Una Squadra Suicida?! Davvero un idea fenomenale! Lo S.H.I.E.L.D. ha tutto sotto controllo!» commentò Andrea, con sarcasmo, la bionda ghignò divertita
«Il sarcasmo è un tratto di famiglia, eh?»
In un attimo Elisabeth si trovò sdraiata a terra, con il ragazzo che le puntava uno dei suoi Sai al collo
«Stupida mortale» le disse, mostrando i canini; in aiuto della bionda arrivò White Mary, che mise una mano sulla spalla del fratello
«Allora, ci stai?»
Il giovane conte ghignò, scoprendo ancora di più i canini e si rimise in piedi
«Ma certo!» 

I due bersagli successivi erano i figli del ladro e sicario Deadpool. Il maggiore, Alex Wilson, era un ragazzo di statura media, atletico e magro; il viso cosparso di lentiggini, occhi verdi e capelli ricci, corti e biondi. Indossava una tuta rossa, con scarpe nere e una maschera rossa sul volto. La sorella si chiamava Miriam Wilson, soprannominata la Black Dead; era alta e magra, con la pelle pallida e vellutata, capelli neri, mossi, che le arrivavano alla schiena e occhi blu. Lei indossava una canottiera rossa, leggins neri, attillati, e stivaletti rossi che le arrivavano a metà polpaccio.
I due fratelli avevano appena derubato una collezione privata; uscirono sul tetto, entrambi con tantissimi gioielli.
«È stato facile!» commentò Miriam, mentre giocherellava con un diamante grande quanto la sua mano. Alex si guardò attorno
«Ho l’impressione che non siamo soli» disse, estraendo dei nunjaku, mentre la sorella portava una mano all’elsa della katana. Un rumore alle loro spalle li fece voltare. Elisabeth si avvicinò ai due con le braccia incrociate al petto; da dietro di lei due volute di fumo assunsero sembianze umane, divenendo due vampiri, un ragazzo e una ragazza
«La figliastra del Dottor Destino e i due figli di Dracula, che ci fanno qui?» domandò Black Dead
«Ci trovavamo nei paraggi e abbiamo deciso di passare a farvi un saluto, secondo te?!» rispose White Mary, con sarcasmo. Lady Doom fece un passo avanti e, istintivamente, Alex si mise davanti alla sorella
«Ei! Io so proteggermi da sola!» esclamò lei, mai tutti e due la ignorarono
«Sono qui perché ho un lavoro per voi» spiegò la bionda; il primogenito parve tentennare, tuttavia non abbassò la guardia
«E quale sarebbe?»
Lady Doom ghignò
«Sono sicura che vi piacerà»



Nota dell’autrice: Sono tornata!!! Chiedo scusa per il ritardo, sono stata via per un po’ ^^’’
I capitoli inizieranno ad allungarsi, per poter far entrare in scena un maggior numero di OC in meno tempo (che ne ho tipo 22 e se non fossi già impazzita anni fa starei sclerando, ma per fortuna sto bene *si tira una padellata in testa*)
Lasciate una recensione, anche per dirmi se ho descritto bene il vostro personaggio, perché potrebbe capitare che con tutti quelli che mi ritrovo faccia un po’ di confusione
Un bacione
_Jupiter_

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Capitolo 5
*** 4.Pazzie ***


4.Pazzie


••• Universo DC •••

James entrò nel piccolo appartamento di Gotham City, si tolse il mantello nero che usava sempre quando doveva svolgere il lavoro da sicario.
James Christian Winter era un ragazzo ventenne, con un fisico alto e prestante, carnagione chiara e dei lineamenti molto belli; i capelli castano scuro, fra cui spuntava una singola ciocca bianchissima, erano tirati indietro dal gel e gli occhi eran di un colore tra il grigio e il verde.
Il ragazzo posò il pugnale e le due Dessert Eagle sul tavolo della cucina. Poi si diresse in soggiorno, dove trovò ad aspettarlo due ragazze. La prima era seduta sulla spallina del divano, con le braccia incrociate al petto e gli occhi gialli che lo scrutavano. La seconda, con i capelli rosa elettrico, era seduta al contrario sul divano, le gambe sullo schienale
«Ciao, Jimmy!» lo salutò allegramente. James tirò fuori dalla tasca dei jeans un coltellino svizzero,
«Chi diavolo siete?» domandò, mentre la piccola lama si ricopriva di brina, la ragazza dagli occhi gialli si alzò in piedi e fece un passo verso di lui
«Siamo tue sorelle, Night Breeze. Vogliamo reclutarti per una missione» disse, con un piccolo ghigno
«Andate a quel paese» rispose lui
«Abbiamo tutti lo stesso paparino!» ribatté la più strana delle due. In quel momento il ragazzo le riconobbe, aveva visto le loro foto sui giornali: la prima era Giulia Quinzel, soprannominata Jolly, la figlia del Joker e Harley Quinn, una pazza; la seconda Lauris Black, figlia del Joker, ladra e assassina.
«E voi vorreste farmi credere che io sono figlio del Joker?» James scoppiò a ridere forzatamente, non aveva mai conosciuto suo padre, e ora veniva a sapere due strane ragazze che dicevano di essere sue sorelle che era un pazzo?
Le due si fissarono, poi si voltarono nuovamente verso di lui
«Sì» rispose semplicemente Lauris
James scosse la testa
«Voi due siete pazze, io non ci sto»
«Siamo tutti pazzi, qui» mormorò la rosa, la sorella sbuffò
«Ok, lui non vuole, chi sono i prossimi?»
«Dario, Diego e Christina Santana… dovremo organizzare un’evasione»
Le due si diressero verso la porta, ma il ragazzo le fermò
«Hai detto Christina Santana? Allora ci sto»
Jolly ghignò, poi si rivolse a Lauris
«Hai visto? È pazzo anche lui. Pazzo d’amore!»

Il piano era semplice: far saltare in aria mezzo carcere e riuscire a tirar fuori da quel buco i tre Santana, possibilmente restando vivi e senza farsi catturare.
Christina Isabel Santana era la maggiore, aveva diciott’anni e si faceva chiamare Scarlet Rain. Era una ragazza di media altezza, magra, con la pelle olivastra e i lineamenti del viso molto delicati; aveva i capelli mossi e castano scuro, con dei riflessi rossi e le punte biondo miele, e dei bellissimi occhi castani con riflessi ambrati e lunghe ciglia.
Diego Santana era un sedicenne alto poco meno di 1.80, con i capelli neri quasi rasati e gli occhi scuri, era stato soprannominato da molti EL DEMONIO e si diceva fosse responsabile della morte di oltre 670 persone, dopo aver scatenato un terribile incendio.
Il più piccolo, infine, era Dario Santana, aveva quindici anni; era alto e abbronzato, con un fisico abbastanza atletico, gli occhi marrone chiaro e i capelli corti, ricci e castani.
I sei ragazzi si misero a correre per i corridoi del carcere,
«Che si fa ora?» domandò James,
«Per prima cosa recuperiamo le nostre armi» rispose Dario. A sorvegliare l’armeria c’erano solo due soldati, per il primo bastò un colpo di pistola di James, mentre l’altro si ritrovò il kunai di Giulia conficcato in fronte ancor prima di rendersene conto; come al solito la rosa assaggiò il sangue dalla sua vittima
«Che c’è?» domandò, vedendo lo sguardo disgustato degli altri
«Niente, forza prendiamo le armi e usciamo da questo posto» tagliò corto Christina, prendendo poi due Dessert Eagle su cui c’era incisa la scritta ‘Fly High’, una balestra nera con una fiamma disegnata di lato e delle pillole contenenti veleno. Diego prese un coltello seghettato da guerra e Dario due pistole, una katana e dei Sai, oltre a varie lame.
I sei ripresero la fuga, ma si trovarono accerchiati dalle guardie
«Merda» imprecò Diego
«Non si dicono le parolacce!» lo rimproverò Jolly, mentre tirava fuori da chissà dove un mandato firmato dalla Waller che permetteva ai membri della Suicide Squad di uscire dal carcere e lo mostrava ad una guardia.
«Cioè abbiamo fatto tutto questo per niente?!» esclamò Lauris
«Così è stato più divertente!» si giustificò Giulia, un attimo dopo andò a sbattere con la schiena contro il muro, Diego le teneva il coltello puntato alla gola
«QUAL’È IL TUO PROBLEMA?!» le gridò contro, mentre la lama del coltello iniziava surriscaldarsi
«Sono pazza!» rispose la rosa, ridendo, poi la gemma che aveva in fronte si mise a brillare leggermente e il coltello volò via dalla presa del ragazzo. 

«HAI FATTO UNA COSA DAVVERO MOLTO IRRESPONSABILE!»
Jolly si trovava nell’ufficio di Amanda e si stava sorbendo una lunga ramanzina su quanto far evadere tre detenuti dal carcere quando aveva un lasciapassare per farli uscire fosse stata una mossa stupida, la ragazza sbuffò
«Ma così era più divertente!»
«Non mi interessa cosa è divertente e cosa no, se vuoi guidare questa squadra devi pensare in maniera più responsabile»
La rosa scoppiò a ridere
«Hahahahaha, non conti su di me!»
La Waller parve riacquistare un po’ di contegno
«Lo so, per questo ho scelto i prossimi membri»



Nota dell’autrice: Taaaa-daaaa! Ho pubblicato!
Mi dispiace di metterci tanto a pubblicare ^^’ purtroppo ho tante storie e cerco di slittare da una all’altra (che poi non è un’idea così geniale)
Vorrei ringraziare tutte le persone che leggono questa storia, grazie davvero!!! *^*
Lasciate una recensione, specialmente per dirmi se descrivo bene i personaggi, perché è davvero importate!!!
Un bacione a tutti
_Jupiter_

 

 

 

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Capitolo 6
*** 5.Squadra al completo ***


5.Squadra al completo


••• Universo Marvel •••

I cinque ragazzi entrarono nel salone principale dell'Eliveivolo. Fury era seduto ad un tavolo e discuteva con quattro ragazzi che avevano pressoché la loro età.  
Appena il direttore si accorse della loro presenza fece le presentazioni
«Siete arrivati, bene. Loro sono Damian Smith, detto Black Archer, figlio di Occhio di Falco; Vera Rogers, conosciuta anche come American Star, figlia di Capitan America; Nastya Romanoff, la figlia di Vedova Nera, soprannominata Red Mantid; infine, Jack Johnson, figlio di Daisy Johnson, si fa chiamare anche Shake»
Il primo, Damian, era alto 1.82, con il fisico muscoloso e agile, la pelle diafana e una spruzzata di lentiggini sul volto; aveva capelli rossi, con ciocche biondo sporco naturali e gli occhi cobalto. Il costume era simile a quello del padre, ma al posto del viola c’era il verde, in testa aveva un cappello alla Robin Hood adornato da piume di gufo grigie e verdi. Sulla schiena aveva assicurato un arco in titanio con le punte affilate e una faretra piena di ogni tipo di frecce. Stava giocherellando con un pugnale.
Vera era alta 1.80; con la carnagione chiara, i capelli biondo scuro legati in una coda, gli occhi azzurri, le labbra leggermente rosse e il nasino all’insù. Il costume richiamava molto quello del padre, consisteva in una gonna a strisce bianche e rosse, un corpetto a collo alto e smanicato, blu con una stella bianca e mascherina blu. Inoltre aveva guanti e stivali rossi. In vita aveva legata una frusta d’oro e delle pistole, oltre allo scudo che era appartenuto al padre.
Nastya era alta e magra, con la pelle chiara e i lineamenti del viso di chiara origine russa, ma delicati; aveva dei bellissimi occhi blu lago e i capelli lunghi e mossi, color rosso fuoco. Indossava una tuta molto simile a quella della madre, ma tinta di rosso; aveva diversi gadgets esplosivi alla cintura, una pistola e degli strani occhiali che a quanto pareva le permetteva una visione a 360°
Jack era alto e magro, con la carnagione chiara e i lineamenti del viso delicati per essere un ragazzo; aveva gli occhi nocciola e i capelli corvini medio-lunghi legati in un codino. Indossava una tutta da spia nera, con una cintura argentata piena di gadgets e in mano aveva un’arco nero con rifiniture argentate.
Miriam storse il naso
«Sono…figli di eroi» 
«Collaborare con altri supercattivi ha un senso, ma i loro genitori ci davano la caccia!» ringhiò White Mary
«Per non parlare della frusta di Cap Junior, non è di Wonder Woman quella?» domandò Andrea
«Non sei l’unico che ha viaggiato fra i due mondi, Dracula» ribatté a bionda, tuttavia senza perdere la calma. Il vampiro avvampò in viso, per rabbia o per imbarazzo.
«Ok ok, se dobbiamo essere una squadra ci converrà andare d’accordo» Liz fece un passo in avanti, pronta a fermare un qualunque scontro
«Per quale ragione dobbiamo collaborare con loro, Fury?» domandò Alex
«Perché non ho idea di cosa vi abbiano insegnato i vostri genitori, però so che cosa hanno insegnato a loro» rispose il direttore dello S.H.I.E.L.D
«…Che anche i criminali hanno un cuore» rispose Damian.
I fratelli Dracula e Wilson scoppiarono a ridere.
Lady Doom si rivolse a Fury
«Chi manca?» 

I nove ragazzi entrarono in un pub mal frequentato.
Molti ubriachi lanciavano occhiatine maliziose alle ragazze, ma la maggior parte si limitava a inveire e lanciare oggetti ai quattro figli degli Avengers.
«Forse sarebbe meglio se voi rimaneste fuori» notò Andrea
«Come scusa?» esclamò Jack, Miriam indicò gli uomini che si stavano avvicinando. Evidentemente cercavano di apparire minacciosi ma, sbronzi com’erano, oscillavano da una parte all’altra inciampando su loro stessi. Damian sbuffò
«Combattere con loro non sarebbe molto leale…»
«Non mi servite tutti per convincere i prossimi reclutati, solo White e Andrea» disse Liz, indicando con un cenno del capo l’uscita. Miriam gonfiò le guance
«Stai dicendo che non ti serviamo?!» esclamò; White Mary incrociò le braccia al petto, poi fece un ghigno divertito
«Esattamente, largo agli immortali!»
«Aspetta che sorga l’alba, poi vediamo chi ride»
Le mani di Blood Countess presero fuoco, mentre la corvina portava una mano alla katana sulla schiena
«Per intenderci, sono immortale anch’io» ringhiò, ficcandosi la spada nello stomaco e mostrando il buco che si rimarginava da solo, senza però mascherare una smorfia di dolore sul viso.
Vera si mise tra le due, mentre Alex afferrava la sorella per un braccio e la trascinava fuori dal locale, seguito dagli altri. Elisabeth lanciò un occhiata di rimprovero alla vampira, poi i tre si
avviarono verso un tavolo alla quale era seduta una coppietta.
Il ragazzo era di statura media e atletico, gli occhi erano castano scuro e i capelli neri, lisci e corti erano rasati da una parte e con alcune ciocche giallastre. Indossava una tuta blu e scarpe da ginnastica nere; mentre appoggiate sul tavolo c’era una maschera azzurra che gli avrebbe coperto mezzo volto, due pistole e un taiser, allo schienale della sedia era appoggiato un fucile da caccia.
La ragazza era alta, pallida, snella e atletica, con i capelli corti ricci e biondi e gli occhi azzurri. Nonostante il pavimento sporco di polvere e chissà che altro era scalza e indossava solo un vestitino bianco che arrivava alle ginocchia, sul quale si potevano scorgere delle chiazze rosse decisamente poco rassicuranti. Le sue armi erano due katana, un pugnale e una sega molto affilata, anch’essa era sporca di sangue rappreso. La bionda stava incidendo qualcosa sul legno del tavolo con un coltellino svizzero, mentre dondolava le gambe avanti e indietro e canticchiava una canzoncina inquietante.
I tre ragazzi si sedettero di fronte a loro.
«Che volete?» domandò il ragazzo dai capelli neri, Andrea fece un ghigno per mettere in mostra i canini.
«Jacopo Bindini e Sam Furicchia, 19 e 17 anni, entrambi vampiri. Vi siete conosciuti in un bosco mentre cacciavate, vi siete innamorati e fidanzati» snocciolò Elisabeth; Jacopo allungò una mano in direzione della pistola
«Che volete?» ripeté,
Elisabeth spiegò loro come stavano le cose.
«Mi sembra divertente! Io ci sto!» esclamò Sam, battendo le mani felice; Jacopo spostò lo sguardo prima sulla sua fidanzatina e poi sui tre ragazzi, alla fine sospirò ed annuì.
«Ci sto anche io!» una voce femminile e dal forte accento cinese li fece voltare, Liz riconobbe Yu Qin. Yu era una protetta del Dottor Destino, proprio come la bionda. Era alta, magra, pallida e atletica; con i capelli lunghi, lisci e neri, legati in una lunga coda, e gli occhi neri come il carbone. Indossava un vestitino nero che le copriva a fatica metà coscia e stivaletti neri che arrivavano a metà polpaccio; sulle gambe aveva svariate cicatrici. Come armi aveva delle stelle ninja, due pistole e un paio di forbici molto affilate.
«Yu» salutò, fredda, Lady Doom
«Elisabeth» ribatté lei, con lo stesso tono
«Che vuoi?»
«Partecipare»
«Hai ascoltato la nostra conversazione?»
«Sopratutto la parte della ricompensa in denaro, sì»
La bionda sospirò, poi si voltò verso White Mary e Andrea
«Immagino che un membro in più non guasterà»



Nota dell’autrice: *cerca di schivare i pomodori che le lanciano e per poco non viene presa in pieno da un… PIANOFORTE?!*
No ma sul serio?! -.-‘ ok, forse me lo merito…
MI DISPIACE!!! Ho fatto un ritardo bestiale!!!
Comunque… volevo ringraziare tutti coloro che hanno messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate, chi recensisce ma anche chi legge in silenzio (lo so che esistete ^-^)
Per motivi tecnici nel prologo non si trovano tutti gli OC, ma solo alcuni, quelli che non ci sono compariranno per la prima volta nei capitoli!!!
Alloooooora… (‘oh, no ancora?’ Vi starete dicendo, ebbene sì! Rinunciate, stasera sono più suonata del solito) è finito il reclutamento della Marvel, ma per la DC ci vorranno ancora minimo due capitoli, per cui forse interromperò l’alternanza Marvel-DC e ne farò due di fila… forse…
Ok, ho finito (per la vostra gioia) : >
Grazie ancora per seguire questa storia (ma soprattutto per sopportare me!)
Un bacione enorme
_Jupiter_

 

 

 

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Capitolo 7
*** 6.Il soldato, la maga, la sirena e la pazza ***


6.Il soldato, la maga, la sirena e la pazza

••• Universo DC •••

Amanda Waller entrò in una stanza il cui unico arredamento erano un tavolo con delle sedie e un proiettore; seguita da due ragazzi. Giulia, che stava giocando su una sedia girevole, si fermò ad osservarli.
Il ragazzo, sedicenne, era alto 1.80 e con il fisico da soldato; aveva i capelli castani con una ciocca blu elettrico e gli occhi azzurri. Indossava un giubbotto antiproiettile con vari portacaricatori, una maglia nera a maniche corte con la scritta BORN TO KILL in bianco, pantaloni militari e anfibi neri.
La ragazza era più bassa, 1.70 circa, ma era più grande di due anni. Era una bellissima ragazza: magra, con grandi occhi verdi dalle ciglia folte, i capelli erano castano chiaro, lunghi e lisci, legati in una coda di cavallo.
«Quinzel, loro sono Francis e Courtney Flag, fratellastri. Lui è un ottimo soldato: esperto nella tattica, nella sopravvivenza, nella lotta copro a corpo, nell’utilizzo di armi bianche e da fuoco. Lei è una maga, figlia di June Moon, lo spirito di Incantatrice risiede dentro di lei» spiegò velocemente la donna. La pazza si avvicinò ai due, sfoderando un sorriso che andava da un orecchio all’altro
«Ciaaaaaaaao! Io sono Giulia Quinzel, ma potete chiamarmi Jolly!» esclamò, stringendo la mano di Courtney e agitandola su e giù velocemente e facendo una brutta imitazione di un saluto militare a Francis. Il ragazzo la scrutò con odio, mentre la sorellastra sorrideva dolcemente.
«Hai finito, Quinzel?» domandò Amanda, richiamando l’attenzione dei tre ragazzi. Si sedette su una sedia e indicò agli altri di pretendere posto difronte a lei.
«Dal momento che il reclutamento degli ultimi tre membri è stato un fiasco totale…» iniziò la donna, alludendo all’evasione dal carcere dei tre Santana, Jolly ridacchiò,
«…Ho reclutato io sia i fratelli Flag sia il prossimo obbiettivo, tutto quello che ti chiedo è di andare a casa sua e riferirgli il messaggio. Senza fare pazzie. Ti avverto Quinzel, è la tua ultima possibilità, fallisci e ritorni in cella»
La rosa ridacchiò ancora, Amanda le lanciò un’occhiata  
Poi attivò il proiettore sulla quale comparvero le immagini di una bellissima ragazza. Essa era alta 1.80, con la carnagione chiara, i capelli biondi e mossi e gli occhi castani.
«Lei è Sheila Roth, alias Sirena, secondo alcune leggende ha provocato un terribile tzunami, anni fa. Al minimo contatto con l’acqua può trasformarsi in una sirena è un ottima spia marina e farebbe comodo alla squadra» spiegò la Waller, mandando avanti le foto, in cui ritraevano la stessa ragazza che faceva volontariato
«Sicura che sia lei, Amanda?» domandò Courtey,
«Certo» rispose la donna
«Uhm, sembra davvero c-a-t-t-i-v-aaaaaa!» scherzò Giulia per poi scoppiare a ridere, Amanda e Francis le lanciarono un occhiataccia. Si alzò e si diresse verso la porta, poi si rivolse ai ragazzi
«Flag, voi due raggiungete gli altri membri della squadra. Quinzel, recupera Sheila Roth e portala qui» disse, per poi voltarsi di spalle; prima di uscire definitivamente dalla stanza, però, ricordò l’avvertimento di poco prima
«Fallisci e torni in cella» 

Sheila Roth viveva in un piccolo appartamento di Metropolis.
In quel momento si trovava nella sua camera da letto, una piccola stanzetta con le pareti tinte di una tonalità d’azzurro che trasmetteva pace e calma, era seduta sul letto a una piazza e con le lenzuola color crema, nella posa del loto. Gli occhi chiusi e un espressione serena sul volto. La porta si aprì lentamente e senza far rumore; la bionda corrucciò le sopracciglia nell’avvertire un cambiamento nella stanza, senza capire di cosa si potesse trattare. Almeno finchè una figura non le si parò davanti
«BUUU!»
«AAAAAA!»
La ragazza aprì gli occhi di scatto, gridando e saltando in piedi alla vista di quell’estranea con i capelli rosa elettrico, la ragazza in questione scoppiò a ridere
«Ciaaaaaaaao! Io sono Giulia Quinzel! Ma puoi chiamarmi Jolly!»
«C-che cosa ci fai in casa mia?!» esclamò la bionda, indietreggiando lentamente
«Amanda Waller mi ha mandata a prenderti!» esclamò, poi fece una strana imitazione della voce della donna «Quella ragazza può esserci utile e se fallisci, Quinzel, ti ritrovi dietro le sbarre»
Sheila si portò una mano al petto, dove il suo cuore batteva all’impazzata per lo spavento; Giulia la scrutò, poi esclamò
«Beh che aspetti? Non puoi combattere l’altro mondo in jeans e t-shirt, forza forza forza! Mettiti il tuo costume!»
Poco dopo la bionda indossava una gonna in seta azzurra con uno spacco laterale, un top a fascia in corallo, delle scarpe in corallo con la zeppa in zaffiro e orecchini in corallo con zaffiri, oltre a stella marina a reggerle una ciocca di capelli. Poi afferrò pugnale con il manico in zaffiro. Si voltò a osservare Jolly, che batteva la mani in modo infantile,
«Ok, sono pronta» 

«Quali sono i tuoi poteri?» chiese Giulia, mentre saltellava per un vicoletto in compagnia della sirena; Sheila in risposta sollevò una mano, gli occhi divennero fiamme azzurre e da una pozzanghera lì vicino l’acqua si sollevò, iniziando a seguire i movimenti della mano della ragazza.
La rosa stava per dire qualcosa ma fu preceduta da un’altra voce femminile
«Uhh, che forza!»
Dietro di loro c’era una ragazza alta 1.70 e snella, con la pelle lattea; gli occhi erano color ambra, i capelli erano biondo platino e a cresta, con i lati completamente rasati e le punte tinte di rosa e blu. Aveva il rossetto rosso un po’ sbavato, un tatuaggio di una piccola fiamma sullo zigomo e uno sulla spalla destra, rappresentate un sorriso inquietante e la scritta ‘Why so serious, baby?’. Indossava una canottiera bianca, un pantaloncino di jeans con una cintura rosa e azzurra, alla quale erano allacciate due Dessert Eagle brillantinate dei medesimi colori; scarpe da ginnastica e calzini anch’essi uno rosa e l’altro azzurro ed un unico guanto magenta.
Il suo sguardo si posò su Giulia, che le si era avvicinata per osservarla, rigirandosi il kunai fra le dita
«Siiii, una pazzerella come me! Che bello una sorellina! Carino il kunai, ne ho un paio anch’io!» esclamò, mettendosi a saltellare, tirando fuori dalle tasche le piccole lame giapponesi e poi abbracciando la rosa; Jolly assunse l’espressione di chi è stato appena ferito nell’orgoglio
«Non paragonare il mio piccolo kunai a delle armi qualunque!» esclamò, stringendo l’arma al petto e poi iniziando ad accarezzala, mormorando «Tranquillo, piccolino, non diceva davvero»
«Chi sei?» domandò Sheila, restando un po’ in disparte e stringendo l’elsa del suo pugnale
«Io sono Angie Lou Quinzel! Ma potete chiamarmi Angie o CrazyAngel!»
«Quinzel?» domandò Jolly, scrutandola da vicino; Angie Lou fece qualche passo indietro e poi aprì le mani, mostrando delle piccole fiammelle danzanti fra le sue dita
«Abbiamo la stessa mammina, ma il mio papino adorato è EL DIABLO!» esclamò felice, poi continuò «Ma uso il cognome della mia mammina perché le somiglio di più! Sono pazza pazza pazza!» esclamò, per poi iniziare a ridere. Giulia gonfiò le guance e mise un broncio infantile
«Sono più pazza di te!» borbottò «Lo dice anche la mia nuova amichetta Sheila, vero?»
La sirena osservò CrazyAngel
«Credo che dovremmo presentarla ad Amanda»
Angie si mise a saltellare entusiasta, mentre Jolly sbuffava.



Nota dell’autrice: sono tornata! Vi avviso che anche il prossimo capitolo sarà sulla DC e chiedo scusa per non pubblicare regolarmente, ma purtroppo la scuola non aiuta -.-‘
Vorrei ringraziare tutti coloro che seguono quella storia e vi chiedo di lasciare una recensione per dirmi se vi piace e se descrivo bene i personaggi.
Ciao ciao
bacioni
_Jupiter_

 

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Capitolo 8
*** 7.La nuova squadra ***


7.La nuova squadra 

••• Universo DC •••

«Chi è lei?» domandò Amanda, appena Giulia e Sheila entrarono nella palestra in cui si trovava il resto della squadra, seguite da Angie
«È Sheila Roth, mi ha mandata a prenderla. Credo che dovrebbe fare degli esercizi di memoria, capo» rispose Jolly, facendo un saluto militare e poi ridacchiando sommessamente 
«So chi è lei, Quinzel, io mi riferisco alla sconosciuta che hai portato nella nostra base segreta!» ribattè la donna. Angie si avvicinò saltellando 
«Io sono Angie Lou Quinzel, figlia di Harley Quinn e El Diablo!» esclamò, attirando subito l’attenzione di tutti. I rispettivi figli dei due ex membri della Suicide Squad si fecero avanti per osservarla, mentre lei mostrava le pistole e i trucchetti con il fuoco che aveva ereditato dal padre. Mentre tutti erano impegnati con Angie, Diego e Courtney si avvicinarono a Sheila, che era rimasta in disparte. 
«E così sei una sirena?» domandò Diego, senza staccare per un attimo gli occhi dalla bionda, la quale annuì timidamente
«Come fai a saperlo?» 
«Secondo te? La Waller ce ne ha parlato prima che arrivassi» rispose bruscamente lui, Courtney prese parola subito dopo, sorridendo dolcemente alla bionda 
«Piacere, io sono Courtney Flag» disse, porgendole la mano. Appena Sheila la strinse, però, una marea di immagini invasero la mente della strega. 
Sheila con una coda dorata da sirena che piangeva davanti ai corpi martoriati di coloro che probabilmente erano i suoi genitori; poi vide Sheila in mezzo alle rovine di un centro commerciale, morte e distruzione erano le uniche cose nel giro di chilometri; infine vide una ragazza che somigliava a Sheila, ma i capelli biondi erano arruffati e scompigliati, aveva la bocca aperta e armata di denti aguzzi e gli occhi neri, il corpo era sporco di sabbia e vestito di stracci. Sentì che Incantatrice cercava di uscire; percepì che, in qualche modo, la strega che viveva dentro di lei era collegata a quella versione mostruosa della sirena.
Le mani delle due ragazze si staccarono, entrambe avevano un forte capogiro. 
«Ehi, state bene?» domandò Diego. Courtney guardò Sheila senza capire che cosa fosse successo, la bionda cercò di sfuggire ai suoi occhi verdi 
«Sì, sì… andiamo da Angie» disse. 

Appena la pazza pyrocinetica vide gli altri Santana si mise a saltellare per la goia, avvicinandosi pericolosamente per studiarli. Dopodiché, CrazyAngel trasse il suo verdetto 
«Allora… Questa mi sta simpatica e anche lui» disse, rivolgendosi a Christine e Dario, poi si voltò verso Diego «Te invece sei troppo serioso, sicuro che siamo fratelli? Però ganzo il giubbotto! In complesso siete dei fratellastri simpatici meno la fiammella» completò, indicando nuovamente il fratello di mezzo. Questo incrociò le braccia al petto e sbuffò 
«Non sono troppo serio, sei tu che sei completamente fuori» 
«Ehi ehi ehi! Nessuno è più fuori di me!» esclamò Giulia, gelosa di tutte le attenzioni che venivano rivolte alla sorellastra. 
«Ok, ora che avete finito con le presentazioni e siete tutti amici vi presento gli ultimi membri della squadra…» interruppe Amanda «Ma prima, mettete tutte le vostre armi su quel tavolo» 
«Tutti amici non direi proprio» borbottò Dario. I ragazzi posarono tutte le loro armi su un tavolo, mentre una porta di metallo si apriva e nella palestra entravano alcuni soldati scortando due ragazze
«Lei è Elizabeth Luna Harkness, 17 anni, figlia di Capitan Boomerang. Può trasformarsi in ombra, crearle o controllare le ombre altrui, inoltre può trasformarsi in qualunque animale notturno. È conosciuta come Night Shadow» 
Elizabeth era alta, magra e davvero bellissima. Aveva grandi e profondi occhi azzurri e lunghi capelli castano scuro e mossi; lineamenti delicati e pelle chiara. Indossava un body nero con le maniche di pizzo, una cintura argentata, stivaletti a tronchetto con il tacco e un mantello nero. I soldati la gettarono a terra in malo modo, ma lei prontamente si dissolse, diventando un’ombra e ritornando normale qualche metro più in la. 
«Sua sorella è Luna Nicole, 20 anni, conosciuta come Blue Moon. Può controllare le maree ed è in grado di levitare e diventare invisibile per un periodo di tempo limitato, inoltre è telepatica e guarisce rapidamente dalle ferite» 
Luna era molto simile alla sorella minore, anche lei alta e magra, bellissima e con lineamenti delicati e pelle chiara. Lei, però, aveva occhi verdi, grandi e dolci, e lunghi capelli biondi e liscissimi. Sulla fronte aveva un cristallo d’argento a forma di luna. Indossava un body bianco, smanicato, e una cintura celeste; stivali bianchi con il tacco e che le arrivavano al ginocchio e un mantello bianco. 
Quando i soldati la fecero cadere, lei non poté fermare in alcun modo la caduta, ritrovandosi così a terra. James, che era il più vicino, la aiutò ad alzarsi. Luna gli fece un dolce sorriso 
«Grazie»
Il ragazzo non rispose e si avvicinò nuovamente a Christina. La pyrocinetica lanciò un’occhiata di fuoco alla bionda, che ricambiò lo sguardo.
La Waller continuò come se non fosse successo niente
«Infine, lui è Carlos White, 18 anni, figlio adottivo di Killer Croc» 
Un altra schiera di soldati entrò scortando un ragazzo legato con dei lacci di cuoio ad un lettino di metallo. Il ragazzo si dimenava cercando di liberarsi, ma le sue urla di rabbia erano attutite da un museruola di cuoio e ferro che gli avevano messo con la forza. Era di statura media, abbronzato e con un corpo atletico e molto allenato, occhi verde smeraldo e capelli castani scompigliati con alcune punte rossastre. Indossava solo dei jeans e scarpe da ginnastica nere, era a petto nudo e sul petto aveva un tatuaggio di un drago che arrivava fino allo stomaco. 
Il tavolo di metallo fu portato in assetto verticale e Amanda si avvicinò a Carlos puntandogli una pistola al collo, dopodiché sparò un colpo. Lauris, che a sentire il nome del ragazzo si era illuminata in viso, urlò di disperazione; gli altri rimasero pressoché impassibili, ma la ragazza dagli occhi gialli cercò di lanciarsi sui soldati portando una mano al suo bō, ma non trovandolo al solito posto. 
«Tranquilla, non è morto» disse Amanda, indicando con un cenno il ragazzo che dopo un primo momento di stordimento riprese a dimenarsi. La donna fece cenno ai soldati di liberarlo
«Non è una minaccia, ora» 
Appena si fu liberato, Lauris gli corse incontro, Carlos ricambiò l’abbraccio
«Uhhh, che piccioncini!» cinguettarono Giulia e Angie Lou contemporaneamente, per poi lanciarsi un’occhiataccia. 
«SI PUÒ SAPERE CHE COSA GLI HAI FATTO?!» gridò Lauris, accanendosi contro la Waller, ma fu fermata una katana puntatale al collo. A puntarle la spada era stato un ragazzo alto e dal fisico muscoloso e ben allenato, con la carnagione pallida e i lineamenti del viso vagamente orientali; aveva gli occhi castani e i capelli neri e lisci che gli ricadevano sulla fronte. Indossava una canottiera bianca e una giacca di pelle nera, jeans scuri e strappati e anfibi neri. 
«Lui è Jason Rider, 18 anni, figlio di Katana, potete chiamarlo anche Shi. È la mia guardia del corpo» spiegò la Waller, senza scomporsi, poi si rivolse a lui «Assicurati che tutti loro seguano la procedura» 

I ragazzi furono fatti sedere su delle sedie di metallo che bloccavano polsi e caviglie e anche a loro fu sparato un colpo al collo. A tutti tranne che a Francis, Jason, Courtney e Sheila; i quattro ragazzi rimasero a guardare. 
«Si più sapere cosa ci avete sparato nel collo?» domandò Scarlet Rain, massaggiandosi il punto dove il collo le doleva, ma non presentava il benché minimo segno. 
«È una bomba come quella che avete impiantato ai membri originali?» domandò ancora Night Breeze. 
«Quasi» rispose Amanda «È una versione migliorata, è un liquido esplosivo, voi provate a scappare i disubbidire agli ordini e…»
«BOOM!» gridò Jolly, per poi scoppiare ridere. Amanda annuì
«Esatto, Quinzel. Ora recuperate le vostre armi, dobbiamo prendere un volo»



Nota dell’autrice: Sono tornata! Come avevo accennato nel precedente capitolo ho fatto due capitoli DC di fila, questo mi è venuto un po’ più lungo, credo, ma almeno ho ufficialmente finito gli OC. 
Qui sotto metto le loro relazioni perché ho notato che ci sono un sacco di personaggi prenotati da più autori: 

Giulia (DC) - Francis (DC)
Lauris (DC) - Carlos (DC)
James (DC) - Christina (DC)
Diego (DC) - Sheila (DC)
Dario (DC) - Yu (Marvel)
Vera (Marvel) - Alex (Marvel)
Sam (Marvel) - Jacopo (Marvel)
Elisabeth (Marvel) - Jack (Marvel)

Queste sono le coppie, gli altri personaggi sono single, per così dire, se volete metterli in relazione con qualcuno potete chiedermelo e io contatterò l'autore. Se avete notato le relazioni sono possibili anche fra membri avversari. ATTENZIONE!! Non tutte le coppie avranno un lieto fine, è possibile che uno dei due personaggi muoia, dopotutto è una guerra. 
Non ho idea di quando pubblicherò nuovamente per cui per ora vi saluto. 
Ne approfitto anche per fare a tutti quanti gli auguri di buon anno (in estremo ritardo) 
Ciao ciao 
_Jupiter_

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Capitolo 9
*** 8.Il luogo di convergenza ***


8.Il luogo di convergenza

I membri della nuova task Force X si prepararono a salire sul jet che gli avrebbe portati nel punto di convergenza più vicino.
La maggior parte di loro era già salita sul mezzo quando Amanda Waller fermò Sheila
«Non ti abbiamo iniettato il liquido esplosivo perché sappiamo entrambe che sarebbe inutile... Ma dobbiamo comunque prendere delle precauzioni contro di lei» le disse la donna, mentre due soldati che non aveva notato si avvicinavano a lei e la afferravano da dietro. Appena la bionda vide la piccolissima capsula che la Waller teneva in una mano iniziò a dibattersi. Un soldato la afferrò per le guance, stringendo tanto forte da farle male e costringendola ad aprire la bocca. Amanda le incastrò la capsula fra i denti, poi ordinò ai soldati di lasciarla andare. La sirena cadde in ginocchio, portandosi le mani sulle guance che bruciavano facendole lacrimare gli occhi.
«Nel caso in cui ci fossero problemi farò esplodere la capsula che, per essere precisi, è in stagno» avvertì la donna.

Poco avanti Diego aveva osservato tutta la scena.
«È strano anche secondo me»
Il ragazzo si voltò per vedere chi aveva parlato; Courtney fece qualche passo per avvicinarsi di più a lui
«Insomma, da quel che sappiamo ha ucciso solo una volta per via di un incidente -le cui cause sono avvolte nel mistero- e la Waller non le fa neanche un iniezione come a tutti, ma le infila una capsula fra i denti» sussurrò soprappensiero la ragazza.
«Neanche a te hanno fatto l'iniezione» fece notare il pyrocinetico «E anche tuo fratello e la guardia del corpo della Waller sono rimasti a guardare»
«Ma con me l'esplosivo non avrebbe effetto, per uccidere Incantatrice bisogna accoltellarla al cuore... e Jason e Francis non cercheranno di scappare alla prima occasione» rispose lei
«Touché» commentò Diego.
Sheila li superò a sguardo basso, salendo sul jet e sedendosi tra Giulia e Angie Lou.
Courtney stava per raccontare al ragazzo del contatto telepatico che aveva avuto con la sirena, ma la voce di Francis arrivò dall'interno dell'aereo
«Courtney, forza sali che dobbiamo partire... E anche tu, Diego»

«Mi annoiooooo!» strillò CrazyAngel
«Io mi annoio di più!» ribatté Jolly
«Quanto manca?» domandò Carlos
«Io non sopporterò le due mini-Harley ancora per molto» borbottò Dario
«Ehi, io sono la tua sorellina: porta rispetto!» si lamentò Angie Lou; passò un paio di secondi in silenzio, poi si mise gridare di nuovo «Mi annoio ancora!»
«Dovremmo arrivare fra una decina di minuti» rispose Francis, dopo aver consultato il pilota.
Night Breeze osservò il tatuaggio sul dorso della mano. Sentì un brivido corrergli lungo la schiena quando Christina passò il dito indice sul contorno dell'immagine.
«Sono punte di lancia polinesiane» le spiegò «Ogni volta che le guardo trovo il coraggio dentro di me, come un guerriero»
La ragazza sollevò lo sguardo verso di lui, gli occhi grigio-verde del ragazzo incontrano quelli castani di Scarlet Rain; la ragazza stava per dire qualcosa, ma intervenne Angie
«Ehi, Jimmy!»
«Non chiamar-» prima che James potesse concludere la frase, la bionda continuò
«Non fare il cattivone con la mia sorellona o te la farò pagare!»
I due ragazzi arrossirono, mentre qualcuno ridacchiava e Luna lanciava un occhiata velenosa a Christina, ma nessuno parve notarlo.
«Beh, Angie, sarà un po' difficile per noi essere dei bravi ragazzi» commentò Carlos
«Probabilmente l'unico bravo ragazzo qui è il soldatino là... E forse il ninja» ridacchiò Jolly
Francis sbuffò infastidito, ma non disse niente.
«E che ci dici di te, Shi?» domandò Elizabeth a Jason, questo le lanciò un occhiata di sufficienza e poi borbottò qualcosa a voce talmente bassa che non lo sentì neanche Lauris, seduta tra lui e il figlio di Killer Croc.
Il pilota sterzò e iniziò a scendere di quota
«Siamo arrivati» disse Francis. 

Il luogo di convergenza era un posto incredibile. Era come cercare di sovrapporre due fotografie che non coincidevano. Da un lato c'era Metropolis, con la sede del Daily Planet che si stagliava vittoriosa. Dall'altro una città piena di luci e cartelloni e una torre fatta di metallo e vetro si alzava verso il cielo, con una A sulla facciata principale.
Le zone più vicine al punto di collisione erano pressoché disabitate. Lo scenario era dominato da palazzi in rovina e macerie, mentre nel punto in cui i due universi si incontravano vari palazzi erano sovrapposti, schiacciati gli uni contro gli altri e mezzi distrutti. Era un posto in rovina, ma -forse per i cieli dalle diverse sfumature che si fondevano insieme o forse per il silenzio surreale che vi regnava- sembrava quasi magico.
Una volta che la squadra scese dal jet il ‘Wow’ appena sussurrato di Dario fu l’unico suono udibile
«Sono tutti così i luoghi di convergenza?» domandò Blue Moon, guardandosi attorno meravigliata
«Più o meno sì» rispose Lauris, Carlos continuò per lei
«Qui collidono Metropolis e quella che loro chiamano 'New York'. Altri punti di collisione sono Gotham City e Sokovia; StarlCity e uno staterello chiamato Latveria; CentralCity e il Wakanda...»
«In totale i luoghi di collisione conosciuti sono cinque: c'è anche il loro Oceano Pacifico e la nostra Washington» completò la figlia del Joker, mentre venivano scortati dai soldati.
«Amanda Waller ha voluto che incontraste un paio di persone» disse Francis, mentre un'insolita auto nera, corazzata si fermava davanti a loro.
«Ci stai prendendo in giro, Flag?» domandò scettico Diego, incrociando le braccia al petto. Un rombo come quello di un tuono li costrinse ad alzare lo sguardo al cielo, dove una macchiolina blu e rossa aveva appena infranto il muro del suono
«Anche lui, ma sul serio?» esclamò Christina.
Superman atterrò davanti ai criminali nello stesso momento in cui Batman scendeva dalla Bat-mobile.    
I due uomini strinsero la mano a Francis, mentre la nuova squadra suicida osservava i supereroi in cagnesco
«La Justice League si sta fronteggiando con gli Avengers da settimane, era ora che arrivasse la task force di Amanda» disse Superman, aveva un aria molto provata e stanca. A differenza del Kriptoniano, se il cavaliere oscuro era stanco non lo dava a vedere. Si avvicinò ai membri della squadra, che erano pronti ad un qualunque attacco, consapevoli del fatto che se a loro volta avessero attaccato per primi si sarebbero trovati a fronteggiare due supereroi e un esercito ben armato, per non parlare dell’esplosivo che in quel momento circolava nel loro corpo insieme al sangue.
«Tu… sei identica a tua madre» disse, con voce roca e cupa, a CrazyAngels che ridacchiò; poi si avvicinò a Night Breeze, Lauris e Jolly
«Voi tre invece siete uguali a vostro padre»
«Grazie, signore, è davvero una cosa importante per me» rispose Giulia, fingendosi seria; mentre i due fratelli maggiori scrutavano il supereroe con odio
«Tu, laggiù, ho combattuto tuo padre… un vero mostro» disse nuovamente l’uomo a Carlos, il quale strinse la corda che si portava dietro fino a far sbiancare le nocche, desiderando ardentemente poterla stringere attorno al collo del cavaliere di Gotham e farlo tacere.
«La base degli Avengers è la Avengers Tower, quel grattacielo lì» spiegò Superman, ignorando le parole del compagno di squadra  e indicando il palazzo con la A che avevano notato al loro arrivo
«Acuto» mormorò ironicamente Night Shadow, se l’uomo d’acciaio la sentì non lo diede a vedere.
Batman prese nuovamente parola
«Noi super eroi ora dobbiamo andare a salvare i civili che vivono imprigionati sotto queste macerie, voi feccia… state per iniziare una battaglia»



Nota dell’autrice: Dunque, le due squadre si stanno per incontrare, il prossimo capitolo lo dedicherò alla Marvel, promesso. Purtroppo non mi sono accorta dell’errore se non alla fine, ma se dovevo riscrivere da capo un nuovo capitolo ci mettevo un altro mese e non pubblicavo più ^^’.
Cercherò di dare spazio ad ogni personaggio nei prossimi capitoli, in cui verrano fuori i loro caratteri e metterò anche le relazioni, se per caso vi doveste accorgere che ho scordato qualcuno (con tanti OC mi potrebbe capitare) vi prego di farmelo notare, ci tengo molto.
Detto questo il capitolo è probabilmente più lungo del solito (e ho tagliato un sacco di parti) e credo che questo varrà anche per i prossimi a venire, ditemi voi se preferite un capitolo più corto o vanno bene così.
Per finire, le due nuove coppie che ho formato sono:
Damian (Marvel) -> Elizabeth (DC)
Jason (DC) -> Courtney (DC)
Alla prossima
Ciao ciao
_Jupiter_

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Capitolo 10
*** 9.Marvel Squad ***


9. Marvel Squad

NdA: ATTENZIONE! Fra il capitolo precedente e questo c’è un salto temporale, i fatti di questo capitolo avvengono un giorno prima. 



Nastya, alla guida del jet che lo S.H.I.E.L.D aveva fornito loro, si diresse verso la zona di atterraggio dell’Avengers Tower, nel centro di Manhattan.
«Bleah… super» commentò Sam, facendo la linguaccia e strizzando gli occhi con fare disgustato.
«Concordo con la mortale pazza» mormorò Andrea
«Perché siamo venuti qui?» domandò Blood Contess, affiancando il fratello.
«Mi ha detto Fury di portarvi qui» rispose Red Mantid, per poi spegnere il motore e uscire dall’abitacolo del pilota.
«Che cattiva, non ci aspetta» Sam mise il muso, poi afferrò il braccio di Jacopo e con un ‘WIIIIII’ saltò giù dal jet insieme al ragazzo.  
«E perché Fury ti ha detto di portarci qui?» le gridò dietro Yu, riprendendo il  discorso di White Mary.
«Qualcuno vi vuole vedere» rispose Damian al posto suo, scendendo dal jet, seguito dalle protette del Dottor Destino, dai due figli di Dracula, Jack e Miriam.
Alex ammiccò in direzione di Vera
«Mi permetta di aiutarla a scendere, My Lady» disse, porgendole la mano
«I tuoi flirt non funzioneranno con me, Wilson» rispose American Star, superandolo e saltando giù dal jet. Pregando che il figlio di Deadshot non notasse le sue guance rosse. 

Nella sala principale dell’Avengers Tower si trovavano nientemeno che Iron Man e Captain America, intenti a confabulare sottovoce tra loro.
Quando i ragazzi entrarono si ricomposero, scrutandoli uno ad uno.
Se Cap pareva più sull’attenti e pronto ad ogni singola mossa dei figli dei peggiori criminali del loro mondo, al contrario, Stark sembrava rilassato e per niente preoccupato per la loro
presenza.
Vera si precipitò fra le braccia del padre e il soldato ricambiò subito l’abbraccio.
«Vomitevole» commentò Miriam.
Yu diede qualche colpetto di tosse per richiamare l’attenzione
«Perché Fury ha voluto portarci qui?» domandò poi.
«Non che la cosa mi vada molto a genio, ma Fury ha ‘chiesto’ che la torre degli Avengers diventasse la base della nuova squadra. Voi vi occuperete del punto di convergenza fra New York e Metropolis, noi Avengers invece intercetteremo la Justice League, che si sta dirigendo tra Sokovia e Ghotam City» spiegò Iron Man, mostrando una tessera ai ragazzi.
«Questa è la chiave della torre, ne consente l’accesso completo» spiegò, notando gli occhi di alcuni di loro luccicare alla sola idea delle armi a cui avrebbero potuto aver accesso. Dopo un attento ragionamento, infine, consegnò le chiavi a Jake «Vedi di far attenzione con queste, ragazzino, non perderle e non affidarle alle persone sbagliate» raccomandò, mentre Shake prendeva la tessera.
Fu la volta di Captain America di parlare
«Abbiamo ricevuto una soffiata che ci informa del fatto che anche l’altro mondo ha reclutato una squadra di criminali, queste sono tutte le informazioni che abbiamo ottenuto» detto ciò porse una cartella a Elisabeth.
«Ora noi andiamo… voi non distruggete questo posto, o ve la farò pagare» minacciò Stark, ancora titubante a lasciare una dozzina di criminali da soli in casa sua, seppur sapesse di potersi fidare di Nastya, Vera, Damian e Jack.
Dopo qualche altro istante speso a scrutare i malviventi, i due eroi si diressero al Queenjet. I dodici rimasero a osservare la figura del jet farsi sempre più piccola all’orizzonte, fino a sparire. Solo allora la tensione che si era creata si sciolse, alcuni dei ragazzi poterono finalmente riprendere fiato.
Fu Andrea a rompere il silenzio
«Allora… ora che si fa?» 

La torre che fino a poche ore prima era animata dalle urla scalmanate degli adolescenti che vi si trovavano al suo interno, ora era silenziosa. I ragazzi avevano trascorso gran parte della serata a guardare film, mangiare cibo spazzatura e chiacchierare animatamente. La scusa era stata quella che il giorno dopo avrebbero dovuto decidere le sorti del loro mondo, tanto valeva godersi la bella vita con tutti gli agi dei veri super.
Poi verso le tre del mattino erano caduti quasi tutti in un suono profondo.
Damian si svegliò tre ore dopo, con il suo sesto senso in allerta.
Miriam, Andrea, Sam, Yu e Jacopo stavano ancora dormendo, ma degli altri non c’era traccia. Il rosso si alzò stiracchiandosi, poi afferrò il suo pugnale per non restare indifeso e si
incamminò per i corridoi bui della torre.
Alla fine di un corridoio si trovava l’unica luce accesa di tutto l’edificio. Sbirciò all’interno della stanza, per poi spalancare completamente la porta
«Che state facendo?»
Nastya, Liz, White Mary, Jack, Vera e Alex si trovavano seduti attorno ad un tavolo di vetro con due cartine di città poggiate sopra, in un punto avevano accavallato le due cartine e
stavano posizionando degli scacchi in vari punti.
«Prepariamo un piano d’attacco» rispose Jack, per poi posizionare un pedone bianco.
«La torre è l’Avengers Tower, la base, e i pedoni neri siamo noi» spiegò Vera.
«Abbiamo ricevuto alcune soffiate: entro poche ora arriverà la Task Force X dell’altro mondo o, come si fanno chiamare loro, la ‘Suicide Squad'» disse Elisabeth «La loro base sarà il Palazzo di Giustizia a Metropolis, la torre bianca»
«E questi sono loro, come puoi vedere sono in maggioranza, ma il lato positivo e che circa la metà di questa squadra è composta da immortali» completò White Mary
«Anche se i vampiri non possono agire alla luce del sole» disse Alex, lanciandole un occhiata.
La vampira ignorò bellamente la frecciatina del figlio di Deadpool, tornando a concentrarsi sulla mappa.
Anche Black Archer si avvicinò al tavolo
«Dovremmo attaccarli appena arriveranno, per prenderli alla sprovvista. In questo modo anche se in minoranza avremo un minimo di vantaggio» consigliò, raggruppando tutti i pedoni bianchi in un punto sulla cartina e disponendo i pedoni neri tutt’attorno.
«Può funzionare» ragionò Nastya, «Resta solo da decidere chi si posizionerà e dove»
La porta si spalancò di nuovo e la testa di Sam fece capolino nella stanza. Nonostante mostrasse chiari segni di un risveglio avvenuto poco prima -come, ad esempio, i ricci biondi sparati da tutte le direzioni neanche avesse preso la scossa- era già allegra e pimpante.
«Ehi, bella gente! Ho deciso che noi siamo la Marvel Squad!» 



Nota dell’autrice: Hello, it’s me! (cit. Adele)
Potete tranquillamente uccidermi, me lo merito T.T
Ho avuto il blocco dello scrittore più ginormico della storia dei blocchi dello scrittore e sommandolo alla mia immensa pigrizia ho fatto un ritardo di ben due mesi!
Ho riscritto il capitolo almeno tre volte… e sinceramente devo dire che non mi ha soddisfatto un gran che, mi dispiace che sia venuto fuori un po’ così.
Un’ultima cosa, forse qualcuno avrà notato che ho cancellato ‘Suicide Squad: The Rise of Iluzija’ ma non riesco a tenere aggiornate due storie. Ho quindi preferito cancellare quella perché per un qualche mio assurdo codice morale ho deciso che qualunque cosa succeda lo spettacolo deve andare avanti! Per cui non cancellerò questa storia ne la sospenderò, per quanti ritardi io possa fare.
Mi scuso per la nota d’autrice decisamente lunga…
Un bacione a tutti (e preghiere per un aggiornamento più rapido)
_Jupiter_

 

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Capitolo 11
*** 10. Fra segreti molto pericolosi e falliti attacchi ***


10. Fra segreti molto pericolosi e falliti attacchi

Dopo il rapido scambio di informazioni con i due supereroi la Task Force X riprese il cammino.
Sheila non si sentiva per niente bene, aveva un forte senso di nausea e un peso sul petto. Quel posto un tempo era una città fra le più importanti d'America e ora era ridotta ad un cumulo di rovine impregnate di morte e disperazione dei civili che si erano trovati nel fuoco incrociato. Era anche per questo, pensò Sirena, che avevano reclutato loro. Un supereroe ha il compito di trasmettere un messaggio di sicurezza e speranza, non potevano mietere vittime con una guerra, ma se quella guerra finiva nelle mani di criminali come loro allora la faccenda era diversa.
«Posso farti una domandina piccina piccina?»
Sirena sobbalzò, notando solo in quel momento CrazyAngel accanto a lei; la pazza si ticchettava il mento con l'indice e aveva un espressione fra il pensieroso e il curioso. La bionda fece un caldo sorriso «Certo, chiedi pure»
«Tu sei il diavolo, vero?»
Il sorriso di Sheila congelò e si spense, il peso sul petto diventò più opprimente ed il senso di nausea insopportabile: quel posto in rovina le ricordava quello che era successo solo pochi anni prima, quando si era ritrovata improvvisamente sola, unica superstite di un una tragedia che aveva causato lei, o meglio, il mostro che c’era in lei. 
La domanda che le sorse spontanea fu: ‘‘Come ha fatto a capirlo?’’
«Non sono io il diavolo, non è una cosa che ho voluto io» rispose invece, freddamente, per poi accelerare il passo e superare Angie Lou. Non le piaceva comportarsi in maniera scortese con nessuno, era convinta che anche i più grandi criminali potessero avere un cuore, se si era in grado di cercarlo nei posti giusti, come dimostravano i figli di questi che stavano camminando insieme a lei. Ma quando si parlava di Lei… non voleva dagliela vinta, non poteva permettere che uscisse di nuovo. Era la sua più grande battaglia, quella, sarebbe stata una lotta continua ed eterna, ma avrebbe vinto lo stesso.


Uno dei soldati che li stavano scortando si avvicinò a Jolly che saltellava al fianco di Lauris e Carlos, improvvisandosi terzo incomodo, e le porse un telefonino usa e getta su cui capeggiava la scritta luminosa di un numero sconosciuto
«È per te» disse il soldato, per poi lasciarle il telefono e allontanarsi.
Giulia si distanziò un po’ dal resto del gruppo e, restando sotto lo sguardo vigile dei soldati, portò il telefono all’orecchio
«Qui è la bat-caverna, state parlando con la segretaria di Batman, cosa posso fare per lei?» domandò. Dall’altro capo del telefono si sentì una risata maschile e agghiacciante
«Niente male, mio piccolo cupcake, ma non è il momento degli scherzi telefonici, stiamo per iniziare un grande gioco di ruolo!» esclamò la voce.
«Papi!» gridò la rosa, riconoscendo la voce del Joker. 
«Apri bene le orecchie, cupcake, avvisa anche Lauris e James… fra poco il vostro paparino viene a prendervi»
Un’altra voce, femminile si fece sentire al telefono 
«Dillo anche alla piccola Angie, tesorino di mamma!»
«Mami!» esclamò questa volta la ragazza, riconoscendo la voce di Harley.
Fu di nuovo il Joker a prendere parola 
«Fra poco faremo una piccola riunione di famiglia, tenetevi pronti al segnale!»
E con questo la chiamata si chiuse.
Jolly restituì il telefono al soldato come se niente fosse e poi afferrò i suoi fratelli per le braccia, portandoli lontani da orecchie indiscrete.
«Mamma e papi hanno detto che faremo una riunione di famiglia!» annunciò, iniziando a saltellare su e giù insieme a Angie.
«Come pensi che abbia fatto il Jok… papà a contattarci?» domandò James a Lauris; nei suoi anni da criminale non aveva mai aspirato alla figura del Joker come idolo, preferendo altri criminali più… seri. Ora gli risultava del tutto anormale riferirsi alla nemesi di Batman come suo padre.
«Papà ha un sacco di risorse, i suoi uomini sono infiltrati dappertutto» rispose Lauris, lanciando un’occhiata di sottecchi al soldato di poco prima «Nonostante possa apparire solo un pazzo, in realtà è molto subdolo. I suoi piani possono pur risultare folli, ma sta sicuro che ha calcolato anche i più minimi dettagli… in un certo senso ti somiglia… somiglia a tutti noi… per quanto possiamo essere diversi, siamo figli suoi… e devi fartene una ragione»
James si chiese seriamente se la ragazza fosse in grado di leggere il pensiero, perché nonostante avesse affermato di non avere super poteri era esattamente quello che aveva appena fatto. Osservò Jolly e CrazyAngel, qualche metro più avanti, che avevano iniziato a bisticciare come bambine, poi guardò Lauris, più simile a lui, e ripensò alle sue parole. 

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~

L’uomo dai capelli verdi puntò il coltello sul collo dell’informatico dello S.H.I.E.L.D che aveva preso in ostaggio.
«Fai partire i droni d’attacco, forzaforzaforza!» ordinò; l’uomo, tremante, premette una serie di tasti sulla tastiera e digitò svariati codici.
«F-fatto… m-ma, la prego… ho una famiglia, d-dei figli…»
Senza mostrare pietà, il Joker fece un profondo taglio nel collo dell’uomo, che si accasciò sulla sedia come un sacco informe.
«Alla tua famiglia mancherai un pochino» mormorò il criminale «Ma la mia presto sarà riunita!» esclamò poi, scoppiando a ridere. 

~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

Miriam schivò il calcio di Alex, usando la katana per far volare lontano i nunjaku del fratello.
«Sei migliorata» notò il biondo, facendo una finta e afferrandola da dietro, bloccandole il braccio che reggeva la katana a mezz’aria e l’altro dietro la schiena «Ma puoi fare di meglio»
«Lo so» commentò lei, aprendo la mano e lasciando cadere la spada, indirizzandola poi con la punta del piede verso la gamba del fratello e procurandogli così un taglio abbastanza profondo, lui allentò la presa quanto bastava per farla sgusciare via.
«Che ti prende oggi, Miriam?» domandò lui, alzando la gamba ferita mentre questa si rimarginava in pochi secondi, per poi tornare ad appoggiarci sopra il peso del corpo.
La corvina rifonderò l’arma, poi lanciò i nunjaku al fratello
«Alex… Vera, sul serio?» domandò, con sguardo accigliato.
Il biondo prese le sue armi senza capire, guardando la sorella come per chiedere spiegazioni, lei sbuffò
«Non fare finta di niente, ho visto come la guardi, ma… è la figlia di Capitan America» scandì bene il nome del super eroe, per dare il giusto effetto.
«Ma di cosa stai parlando? Ho solo fatto il galante un paio di volte, ma non significa che mi piaccia. La conosco appena» rispose lui.
Miriam sospirò
«Ti conosco bene, Alex, abbastanza da rendermi conto di quando menti… sia agli altri che… a te stesso»
Poi Miriam uscì dalla palestra in cui si stavano allenando.
Alex a volte era cieco nei confronti di se stesso: non si era reso conto di come guardava Vera Rogers? Anche prima di conoscerla di persona, Miriam aveva notato come suo fratello stimasse quella biondina. Ogni tanto aveva l’impressione che organizzasse alcuni furti clamorosi per attirare la sua attenzione. Come se sperasse che sarebbe intervenuta American Star in persona per sventare il suo piano. Miriam era sempre stata sicura che in quel caso Alex si sarebbe addirittura fatto catturare per lei, per fortuna la super eroina aveva casi peggiori a cui pensare che alle rapine dei due figli di Deadpool.
Quando si era trovata per la prima volta faccia a faccia con lei, aveva sperato che Alex lasciasse perdere, che si rendesse conto che Vera non era la ragazza giusta per lui; invece a quanto pare era accaduto il contrario, se prima il figlio di Deadpool aveva un debole per l’eroina a stelle e strisce, ora era decisamente cotto.
Per poco non andò a sbattere contro Yu, ma si accorse in tempo della presenza della mercenaria
«Ah, sei qui» disse la mora «Vieni, stiamo per mettere in atto il nostro piano di attacco»


Courtney l’aveva capito subito che c’era qualcosa di strano.
Sentiva Incantatrice, dentro di lei, in allerta. E se c’era una cosa che aveva imparato convivendo con lei dalla nascita era che se la strega si preoccupava per qualcosa allora c’era da temere.
Alzò lo sguardo, osservando i tetti dei palazzi mezzi distrutti che circondavano il gruppo, cercando di capire cosa fosse quella strana sensazione che provava.
Le parve di vedere un’ombra, ma fu questione di un attimo e quella scomparve, anche se sarebbe meglio dire che sembrò dissolversi.
Ancora impegnata ad osservare il cielo non si accorse di un rialzamento nell’asfalto e sarebbe di sicuro caduta di faccia se non fosse stata afferrata per il polso da Jason e tirata su malamente.
Sorrise per ringraziare il ragazzo, che voltò la testa dall’altro lato, continuando però a camminarle a fianco.
«Grazie» mormorò Courtney.
«Fai più attenzione, il terreno è rovinato dalle battaglie» rispose lui, schivo. Poi cadde il silenzio.
«Posso farti una domanda?»
«L’hai appena fatta»
«Visto che tua madre è Katana non dovresti avere un nome più…»
«Giapponese? La mia nascita è stato un errore, mia madre ha abbandonato me e mio padre senza neanche scegliere un nome per me, quindi ci ha pensato lui che era americano»
«Ah» fu l’unica cosa che riuscì a dire Courtney. L’istinto di Incantatrice, dentro di lei, risuonava come un campanello di allarme, ma cercò di ignorarla. Tuttavia non si trattenne dal lanciare un’altra occhiata sui tetti degli edifici.
Anche Jason aggrottò le sopracciglia, sguainando la sua katana e osservandone la lama. La Flag giurò di aver visto un volto riflesso sul metallo; un volto che non era ne il suo ne quello del ragazzo di fianco a lei, ma durò un attimo e poi scomparve.
«C’è qualcosa che non va» mormorò il corvino
«L’ho hai percepito anche tu, anche Incantatrice» mormorò Courtney, improvvisamente più allarmata. Furono raggiunti anche da Sirena
«Non siamo soli» avvertì la bionda, a voce abbastanza alta che tutti potessero sentire. Il gruppo al completo si fermò, preparando le armi e le proprie abilità speciali.
Un rumore si diffuse per le strade silenziose, sembrava uno sciame di insetti o il movimento di centinaia di eliche. Da dietro lo scheletro di un edificio uno schieramento di droni armati con potenza di fuoco sufficiente per radere al suolo una città si innalzò in volo.


«Che cosa diamine sta succedendo? Non era così il piano!» esclamò Andrea.
«I droni sono dello S.H.I.E.L.D, ormai sanno che siamo qui» rispose Damian, di fianco a lui. I due ragazzi uscirono allo scoperto dal nascondiglio sul tetto, affacciandosi in strada ed osservando lo scontro tra la Suicide Squad e i droni. Sul tetto di fronte a loro, Nastya e Alex facevano lo stesso, e anche le altre coppie ognuna appostata su un tetto in modo da circondare il nemico. Ma ormai il piano era fallito.
«Quindi che facciamo?» domandò il vampiro a Jack, che gli aveva raggiunti insieme a Elisabeth.
«Niente, torniamo indietro. Se loro vengono attaccati non è un problema nostro» rispose la bionda al posto di Shake.
Stavano per andarsene, ma una freccia fendette l’aria nella loro direzione e si conficcò nella spalla di Jacopo, pochi centimetri e avrebbe amputato un orecchio ad Andrea.
Il vampiro lanciò un’imprecazione mentre si sfilava la freccia dalla spalla, e il figlio del conte lanciò uno sguardo di sotto. I suoi occhi eterocromi ne incontrarono un paio gialli che lo scrutavano. Deglutì a fatica.
Lauris.
«Hanno apertamente sfidato la mia razza! All’attacco!» gridò Blood Countess, i tatuaggi sui palmi delle sue mani brillavano di luce propria. La vampira si dissolse nell’ombra, seguita da Sam e Jacopo e, in seguito, anche gli altri partirono all’attacco.
Andrea ricomparve proprio davanti alla ragazza di cui era innamorato
«Ti sei cacciata in un brutto guaio» commentò, sorridendo amaramente. Lauris ricambiò «Non sono l’unica, a quanto pare»
«A quanto pare, siamo nemici» si voltò, giusto in tempo per evitare un pugno di Carlos.
«Anche tu? Senza di me vi cacciate nei guai, devo trovarvi una babysitter» commentò, facendo ruotare i Sai e parando il bastone della figlia del Joker
«E tu, allora» riprese Carlos
«Devo proteggere la mia sorellina» commentò, indicando con un cenno del capo White che combatteva contro una biondina in body bianco che levitava e lanciava boomerang che la vampira puntualmente riduceva in cenere.
Lauris scrollò le spalle «Una cosa simile» e indicò una sedicenne in rosa.
«No, lei non la sopporto» commentò il vampiro.
«Beh, a quanto pare si moltiplicano» Carlos ne indicò una che lanciava fiamme a caso, incenerendo un po’ qualunque cosa mentre combatteva contro Sam.
«Non dirlo a me» rispose, osservando la riccia ridere come una bambina.
«Meno chiacchiere, più azione!» e con questo, Alex si lanciò addosso a Carlos, iniziando un corpo a corpo.
Lauris e Andrea si guardavano, era finito il tempo per giocare
«Non combatto con te»
«Neanche io»
«Buona fortuna, allora»
«Buona fortuna»
Poi si allontanarono. Andrea cerò di schivare i colpi dei droni, che per qualche strana ragione colpivano anche quelli della squadra Marvel. Non aveva mai partecipato ad una vera e propria guerra e ne era rimasto stupito. Si era immaginato le guerre come combattimenti ordinati e puliti: come unico suono quello delle armi da fuoco e due schieramenti vestiti di colori diversi che si combattevano a distanza, senza lasciare mai le proprie posizioni. Ma invece la guerra sembrava più una rissa di quelle serie: grida e suoni di esplosioni, colori che si mescolavano e un caos tale che era difficile addirittura capire chi fossero i suoi alleati, era quasi un tutti contro tutti all’ultimo sangue.
Quella cosa di certo non l’avevano inventata i vampiri, loro avrebbero programmato qualcosa di più ordinato e perfetto.
La guerra l’avevano inventata di sicuro i mortali. Ed era una vera cazzata.
Con questi pensieri si diresse verso una biondina che non faceva pressoché nulla.
«Ehi, dolcezza, guarda che si sta combattendo qui» la provocò: amava vedere la gente che perdeva le staffe e sfoderava gli artigli, soprattutto se si trattava di una ragazza. Lauris era il soggetto migliore, ma ci si accontentava.
Lei strinse con poca sicurezza il suo pugnale «Non voglio farlo»
«Credi di passare per una santarellina? Guardati attorno, se sei qui un motivo c’è»
«Non è colpa mia se sono qui» stava pure per piangere ora? Sarebbe stato divertente.
«Sai la differenza tra me e te? Io sono un criminale che ammette le sue colpe, anche se non se ne pente, ma tu… tu non ammetti quello che fai, trovi scuse per giustificarti, ma se sei qui è perché sei una dei peggiori e non lo puoi negare, perché dentro di te sai benissimo qual’è la verità»
A discapito del suo discorso, quello che successe dopo non fu per niente colpa sua.
Come poteva sapere che la ragazza avrebbe urlato di rabbia mentre i capelli le volavano in tutte le direzioni, e che il terreno sarebbe esploso a causa delle fognature? L’acqua creò un vortice attorno alla fanciulla, che ora era diventata un’essere mostruoso con la bocca piena di zanne, occhi neri, capelli arruffati e sporchi di sabbia marina.
Sam, Giulia e l’altra pazza scoppiarono a ridere, mentre la maggior parte dei ragazzi si allontanava di qualche metro, solo due ragazze si avvicinarono. La prima era quella con cui stava combattendo sua sorella poco prima, in qualche modo sembrava impedire all’acqua di muoversi. Era solo merito suo se il vortice non li aveva ancora travolti tutti e loro non erano ancora affogati. L’altra era una ragazza pressoché normale, finche non pronunciò sottovoce quello che sembrava un nome e non si trasformò in una donna simile a quella che un tempo era la biondina.
Gli occhi neri del mostro si puntarono su di lui, poi l’acqua lo travolse.


Nastya usò gli occhiali speciali che le permettevano una visione a 360 gradi mentre distruggeva con una mossa di karatè il drone che l’aveva attaccata, fu così che vide circa dodicimila litri di acqua di fogna abbattersi su Andrea. L’urlo di White Mary superò anche la potenza dell’acqua, e un intero esercito di non-morti si gettò all’attacco della strega del vortice, ma neanche uno riuscì ad avvicinarsi a lei.
Sentì un ragazzo della squadra avversaria, alto e con un ciuffo tinto di azzurro, di fianco a lei che parlava con qualcuno in un walkie talkie
«Randelën è fuori controllo e credo che stia influenzando Incantatrice, l’unica che sta contrastando in questo momento è Blue Moon, ma non so quanto resisterà» il ragazzo aspettò una risposta e poi gridò «Jolly, Night Breeze, fate quello che dovete!»
Altri due ragazzi si avvicinarono all’uragano. Entrambi alzarono le mani, la gemma sulla fronte della ragazzina si illuminò e l’acqua iniziò ad affluire nel senso opposto; dalle mani del ragazzo, invece, vento e ghiaccio si mescolavano, rallentando il movimento dell’acqua.
Il ragazzo osservò concentrato, forse calcolando per quanto tempo i tre avrebbero retto, poi gridò nuovamente
«Night Shadow e Jones, voi occupatevi di Incantatrice!» altri due ragazzi si fecero avanti. Il ragazzo saltò addosso alla strega, placcandola a terra, una ragazza dai capelli mori e vestita con body nero fece comparire delle ombre dal terreno, queste si strinsero attorno a polsi, caviglie e collo del mostro.
Per ora la squadra nemica non aveva bisogno di aiuto. Osservò le condizioni della sua, di squadra. Jack, Jacopo e Vera avevano tirato fuori Andrea dalla bolla d’acqua in cui stava affogando. Il ragazzo non apriva gli occhi, ma non era ancora morto. Per un immortale non è facile morire, anche se l’affogamento è un buon modo per iniziare. Sam aveva appena distrutto il drone che stava combattendo, mentre Elisabeth e Damian cercavano di trattenere Blood Countess dallo scagliarsi contro la creatura nel vortice.
Si voltò verso il drone che aveva distrutto e gli ingranaggi del suo cervello si misero in moto, cercando di capire cosa fosse successo.
Lo S.H.I.E.L.D aveva esplicitamente dichiarato che non avrebbero ricevuto alcun tipo di supporto durante la missione da parte loro, ragion per cui non era stato Fury a mandare quelle macchine. Allora chi? Forse qualcuno che voleva creare un diversivo.
Mentre pensava a ciò la creatura nel vortice ruggì e l’acqua aumentò di intensità, rompendo la debole difesa imposta.
La ragazza vestita di bianco… Blue Moon, era svenuta per lo sforzo, anche la ragazza in rosa sembrava sul punto di cedere, mentre il ragazzo aveva iniziato a perdere sangue dal naso e a piegarsi sulle ginocchia.
Osservò il soldato accanto a lei, curiosa di vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa; ma il ragazzo sembrava con le spalle al muro. Spostò nuovamente lo sguardo e i suoi occhi blu incontrarono quelli neri della strega. Se non fosse stata fermata, non avrebbe fatto alcuna distinzione e avrebbe distrutto tutto e tutti.
Per cui avevano un nemico comune, ora.
«Shake! Rendila inoffensiva!» gridò al compagno, lui annuì per comunicarle che aveva capito e poggiò la mano al suolo. La terra iniziò a tremare e l’asfalto si crepò tutto attorno al vortice, poi la sezione di strada sprofondò diversi metri nel sottosuolo.
Il vortice scomparve e i due ragazzi ancora in piedi si lasciarono cadere a terra senza forze. Anche l’altra strega, Incantatrice, smise di dimenarsi all’improvviso e tornò ad essere una semplice ragazza dai grandi occhi verdi, permettendo ai due che la trattenevano di tirare un sospiro di sollievo.
Nastya si avvicinò al ragazzo
«Vi abbiamo dato un po’ di tempo, ma questo solo perché quella ci avrebbe distrutti tutti»
Lui annuì
«Questa è una guerra, dopotutto…» poi le porse la mano «…Ma vi ringrazio, io sono Francis Flag»
Ricambiò la stretta
«Nastya Romanoff»
Francis si incamminò verso la ragazza che poco prima era Incantatrice, ma la rossa aveva ancora una curiosità da soddisfare
«Che cosa ti hanno detto al walkie talkie?»
Lui rispose senza neanche voltarsi
«‘‘Affari tuoi’’»



Nota dell’autrice: SONO FINITI GLI ESAMI!!! XD
*lancia coriandoli random*
E allora per festeggiare pubblico il nuovo capitolo che ho scritto su Word ed è lungo *conta* … ehm… 10 pagine… già.
Vorrei annunciare, infine, che questa storia arriverà presto su Wattpad, sempre con lo stesso titolo, sotto consiglio di una mia cara amica (ciao Ely =>) e ne approfitterò anche per fare alcuni piccoli cambiamenti e correzioni.
Detto ciò sparisco
Bye bye
_Jupiter_

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