Like the Scary

di Shadow_of_Nightmares
(/viewuser.php?uid=1009575)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Point of View ***
Capitolo 2: *** Black Doberman ***
Capitolo 3: *** Dolls ***
Capitolo 4: *** Bells ***
Capitolo 5: *** Mobile Phone ***
Capitolo 6: *** Meat ***
Capitolo 7: *** Wardrobe ***



Capitolo 1
*** Point of View ***


Corri. Stai correndo da talmente tanto tempo che ti sembra di non aver fatto altro in tutta la tua vita. Senti le gambe farsi sempre più molli ad ogni passo, ma tu continui a pretendere di andare avanti.
- Non voglio morire....- sussurri, stanco, sentendo dietro di tè i suoi passi sempre più vicini.
- Non voglio morire!- questa volta gridi con tutto il poco fiato che ti rimane, come se questa frase potesse realmente salvarti. 
Poi accade, prima ancora che tu potessi accorgertene. Le ginocchia si piegano contro la tua volontà, e l'impatto con il suolo è una delle cose più dolorose della tua vita, perché sai che non ti saresti più alzato.
Sollevi lo sguardo spaventato ed implorante alla figura che ti fissa, derisoria.
- Non voglio morire....- sussurri nuovamente, con una voce che fatichi tu stesso a sentire.
Poi il buio.
Aprire gli occhi è stata una delle cose più faticose della tua vita, ma quando finalmente ci riesci, vorresti non averlo mai fatto. Lui è lì, di fronte al lettino su cui ti ha legato, ed in mano ha un coltello.
Gridi dal dolore quando lo affonda nel tuo addome, senza colpire organi vitali. Continua quell' orribile disegno sulla tua pelle. Poi tira fuori un accendino. Brucia la lama del coltello e la preme sulle ferite, cauterizzandole. Durante tutto il tempo ti ha guardato, ridendo di gusto alle tue grida e alle tue lacrime. Una volta che le ustioni si sono raffreddate, comincia di nuovo.
E ancora.
E ancora.
Oh, quanto vorresti poter morire adesso!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Black Doberman ***


Mi alzo velocemente dal divano, in preda ad un caldo innaturale, dato che è inverno. Il mio corpo è presto preda di spasmi violenti, come convulsioni. Cado in ginocchio sul pavimento, appoggiando la fronte a terra e rannicchiandomi, per cercare di contrastare il dolore che pervade ogni parte del mio corpo. Dopo pochi secondi ho capito che cosa mi sta succedendo. Cazzo, un'altra crisi... Penso. Con la coda dell'occhio vedo il mio cane, e gli faccio un cenno con la testa. Lui, obbediente, esce dal mio campo visivo per andare in bagno a tirare la cordicella di emergenza che avrebbe chiamato i soccorsi, come gli ho insegnato. 
Mentre sento la fastidiosissima polvere della moquette solleticarmi le narici ad ogni respiro, iniziò a pensare a quanto devo a quel cane, a quel magnifico Dobermann nero.
L'hai allevato, fin da piccolo, per poterti aiutare in queste occasioni.
Nonostante a volte, quando era cucciolo, e tuttora,l'hai trascurato, lui ti fa sempre le feste quando torni a casa.
Tanto lui non capisce.
Nonostante l'hai lasciato spesso senza mangiare lui ti lecca sempre le mani, come se ti fosse riconoscente.
Tanto lui non capisce.
Quello stesso cane che picchi senza pietà nei numerosi momenti in cui sei ubriaco, e che poi si siede accanto a te sul divano, la sua testa sulle tue gambe.
Tanto lui non capisce.
Quello stesso magnifico Dobermann nero, che ti sta staccando la gamba destra a morsi.
Tanto lui non capisce.....

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dolls ***


Tempo fa, in America, c'era un negozio schiacciato tra un supermarket ed una cartoleria. Che cosa vendeva, vi starete chiedendo.

Bambole. Quel negozio vendeva bambole. Ce n'erano di tutti i tipi: more, bionde, dai volti femminili o maschili, a grandezza naturale o piccole come neonati.

Voglio rivolgere la vostra attenzione ad una di esse. Era una bellissima bambola dai capelli castani, avvolta in un grazioso vestitino azzurro, con del pizzo bianco ai bordi. Aveva gli occhi verdi, di un colore quasi magnetico, e la pelle nivea, quasi cadaverica. Portava attaccata alla manina destra una targhetta, (così come ogni bambola) con su scritto "Cassidy Roods, 7 anni". la parte finale della targhetta era rovinata, come se fosse stata grattata con un coltello per cancellare qualcosa. Quando chiesi informazioni alla coppia che gestiva il negozio, la donna mi rispose che erano il nome e l'età della bambola.

Non stetti a chiedermi il perché di questa stranezza, un po' perché ero una bambina, un po' perché quel negozio era piccolo, quindi pensavo non serivsse il cartellino con il prezzo, e che l'avessero sostituito con uno riportante il "nome" della bambola.

Comunque, chiesi il permesso ai miei genitori, ed il giorno successivo tornai al negozio per poter comprare quella bambola. Quella bellissima bambola. Quando entrei lì dentro mi avvolse un odore dolciastro davvero disgustoso, e osservai alcune delle bambole viste il giorno precedente. Però notai una cosa che la prima volta non c'era: sulla bambola che rappresentava un bambino di colore si notava una macchia bianca all'altezza della fronte. Quando vidi la gentile signora le chiesi l'origine sia del l'odore che della macchia. Lei mi disse che l'odore era emanato dal pesce che avevano messo nella ciotola del loro gatto la sera prima, e che l'animale non aveva mangiato. Però non mi rispose alla domanda sulla bambola. Io ero ingenua, e mi fidai delle sue parole. Le chiesi poi il prezzo di quella bellissima bambola, di Cassidy Roods. Lei mi rispose una cifra che non ricordo, ma era molto alta. Io le porsi i soldi che mi aveva dato mia madre. La donna allora mi disse che quella era una bambola molto delicata, rivestita di cera, e che dovevo fare attenzione nel maneggiarla.

Tutta felice uscii dal negozio ed andai da mia mamma a farle vedere la bambola. Lei però non era felice come mi aspettavo, ma piuttosto era perplessa. Mi chiese dove avessi preso quella bambola. Io le risposi, indicandole il negozio. Solo che non c'era.

Al suo posto si trovava una casa abbandonata, con il tetto e la porta cadenti.

Io ero molto stupita, quindi mia madre dovette ripetere due volte la stessa domanda già fatta in precedenza. Mi disse di non prenderla in giro, che non c'era nessun negozio, ma io lo vedevo! Vedevo il tetto in tegole marroni, tendenti al rosso. Vedevo l'intonaco giallo chiaro. Vedevo l'insegna colorata.

E soprattutto vedevo una bellissima bambina, quasi trasparente. Pareva impalpabile. Aveva i capelli castani, ed era avvolta in un grazioso vestitino azzurro, con del pizzo bianco ai bordi. Aveva gli occhi verdi, di un colore quasi magnetico, e la pelle nivea, cadaverica.

Aveva un volto triste, ed indicava sé stessa e poi la bambola, ripetutamente. Poi mi mostrava in continuazione una targhetta, attaccata alla sua manina destra, su cui c'era scritto "Cassidy Roods, 7 anni. Causa della morte: avvelenamento."

Ora sono qui, a scrivere queste righe, anni dopo quest'accaduto. Accanto a me ho un barattolo di sonniferi ed un bicchiere d'acqua. Non voglio che il mio corpo si rovini a causa di un coltello o di una corda, e l'acqua è preziosa, non va sprecata per riempire una vasca o il lavandino. Dietro di me c'è quella gentile signora. Non sembra invecchiata di una virgola, nonostante siano passati molti anni dall'ultima volta che l'ho vista. Mi ha raccontato l'origine delle sue bambole, e ne sono rimasta incantata; non riesco a credere come una persona possa fare un lavoro tanto bello e perfetto su un corpo quasi putrefatto. Chissà che fatica stendere la cera su tutto il corpicino di Cassidy Roods, nonostante fosse così piccina... Mi ha convinto. Ha detto che sarei stata immortale, che avrei fatto felice una bambina, e che poi lei avrebbe seguito il mio esempio. Non voglio che il mio corpo venga mangiato dai vermi, è troppo grazioso.
Sono curiosa di sapere che aspetto avrò da bambola.....

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Bells ***


Nel 1800 erano abbastanza diffusi i casi di morte apparente. Questo fenomeno avviene quando nel corpo viene immessa una sostanza  che causa il rallentamento del battito cardiaco, arrivando fino ad un battito ogni due minuti, un blocco respiratorio, ma non la morte.
Per  questi nei cimiteri, accanto ad ogni tomba era posto un palo di rame alto circa due metri , a cui era attaccata una campanella, legata ad una corda, legata a sua volta ad un polso del defunto.
I becchini avevano il dovere di disseppellire la bara se la campana avesse iniziato a suonare, escludendo i casi in cui era stato il vento.
Din. Din. Din.
L'uomo era infastidito dal continuo rumore della campanella, e lo seguì per andare a vedere, nel caso avessero seppellito vivo qualcuno. Sarebbe stato il quarto caso nella sua vita, e non voleva avere sulla coscienza il rimorso di non essere andato a scoprire il perché dello scampanellio, lasciando qualcuno a morire.
Arrivato alla tomba vide la corda tendersi velocemente e con insistenza, scuotendo la campanella. Lesse il nome sulla lapide.
-Signorina Agatha Trevors? È lei?-
Una voce rispose concitata, a malapena udibile.
-Sì, sì sono io, buon uomo. La prego, mi faccia uscire di qui.-
-Signorina, lei è stata seppellita il 15 gennaio 1798?-
-Sì, signore. Ora, la prego, mi faccia uscire.-
Il becchino andò a prendere la pala, ed iniziò a gettare altra terra su quella tomba.
-Mi dispiace, signorina, ma è il 27 novembre 1801.
È sicuro come l'oro che lì sotto non c'è più nulla di vivo. Ed è sicuro come l'oro che non lo faccio uscire.-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Mobile Phone ***


Nel 1800 erano abbastanza diffusi i casi di morte apparente. Questo fenomeno avviene quando nel corpo viene immessa una sostanza  che causa il rallentamento del battito cardiaco, arrivando fino ad un battito ogni due minuti, un blocco respiratorio, ma non la morte.
Per  questi nei cimiteri, accanto ad ogni tomba era posto un palo di rame alto circa due metri , a cui era attaccata una campanella, legata ad una corda, legata a sua volta ad un polso del defunto.
I becchini avevano il dovere di disseppellire la bara se la campana avesse iniziato a suonare, escludendo i casi in cui era stato il vento.
Din. Din. Din.
L'uomo era infastidito dal continuo rumore della campanella, e lo seguì per andare a vedere, nel caso avessero seppellito vivo qualcuno. Sarebbe stato il quarto caso nella sua vita, e non voleva avere sulla coscienza il rimorso di non essere andato a scoprire il perché dello scampanellio, lasciando qualcuno a morire.
Arrivato alla tomba vide la corda tendersi velocemente e con insistenza, scuotendo la campanella. Lesse il nome sulla lapide.
"Signorina Agatha Trevors? È lei?"
Una voce rispose concitata, a malapena udibile.
"Sì, sì sono io, buon uomo. La prego, mi faccia uscire di qui."
"Signorina, lei è stata seppellita il 15 gennaio 1798?"
"Sì, signore. Ora, la prego, mi faccia uscire."
Il becchino andò a prendere la pala, ed iniziò a gettare altra terra su quella tomba.
"Mi dispiace, signorina, ma è il 27 novembre 1801.
È sicuro come l'oro che lì sotto non c'è più nulla di vivo. Ed è sicuro come l'oro che non lo faccio uscire."

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Meat ***


Sir Hiburt era un signore assai colto e distinto, sempre elegante ed impeccabile come richiedeva il suo titolo. Ma aveva anch'egli i suoi difetti: oltre alla leggera pinguedine aveva un terribile senso dell'umorismo. I suoi scherzi erano volgari, maleducati e spesso macabri, e li faceva a chiunque avesse il piacere di essere invitato nella sua lussuosa villa. 
Fu proprio a causa del suo ultimo scherzo , però, che smise di farli del tutto, con immenso stupore dei suoi conoscenti. Fu spessi incalzato a raccontare il misterioso avvenimento, ma la sua risposta era sempre: "Ho scherzato troppo con le persone sbagliate."
Ma cos'era successo davvero?
Beh, il nostro Sir aveva preparato uno scherzo davvero terribile, frutto di giorni e giorni di maligno pensare, ed aveva deciso di farlo ad una combriccola di commedianti arrivati da poco, tetri figuri vestiti sempre di nero.
Aveva ordinato al suo macellaio la "carne speciale", proveniente dalle più remote tribù dei Caraibi.
Invitò a cena il gruppetto, servendo piatti prelibati in porzioni generose, che i lugubri commensali avevano gustato senza troppo entusiasmo, perlopiù silenziosi. Al momento della carne Sir Hiburt non la toccò, si alzò e fece un annuncio: - Signori, vorrei dirvi che non state gustando capretto, ma bensì carne umana.-
Gli ospiti alzarono la testa dai piatti, osserando meglio la pietanza.

E continuarono a mangiare di gusto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Wardrobe ***


Un tonfo. Lanci uno sguardo dall'altra parte della stanza. Cos'era quel rumore? Senti di nuovo un tonfo. E' solo la tua immaginazione, torna a dormire. Tenti di soffocare la tua infantile immaginazione. Torna a dormire. Accendi le luci, avendo cura di fare una dettagliata ispezione della tua stanza. Niente. E' solo la tua immaginazione che ti gioca brutti scherzi. Sei estremamente stanco e sono esattamente le 3.31 del mattino. Spegni le luci e torni indietro. Ma, un attimo. Dimentichi un posto da controllare: il tuo armadio. Afferri la tua torcia ben nascosta sotto il letto e ti avvicini. Un altro tonfo. Più vicino. Stai tremando. A malincuore apri le ante del tuo armadio. Sono lì. Sono ogni tuo incubo uniti in uno solo, storpiato, in un corpo dilaniato. La mia sola vista è sufficiente per far impazzire la persona più sana. Ti seguo in ogni tuo sogno e sono in ogni tuo pensero. Anzi, per meglio dire, li comando io. Voglio che tu sia la mia vittima. Le tue carni hanno un odore così dolce...... Il tuo sguardo non riesce a staccarsi dalla mia figura, ne sembra perversamente attratto. Tremi più forte. Fai di tutto per uscire da quella paralisi in cui il tuo corpo è caduto da quando mi hai visto. Mi godo il terrore della mia preda, ridendo malignamente. Al suono della mia voce la tua delicata psiche non regge, e distogli lo sguardo, osservando qualunque cosa al di fuori di me, mentre lacrime di terrore scorrono sul tuo viso. La tua attenzione viene momentaneamente catturata dai numeri scritti sulla sveglia. 3.32 Aspetto ancora un po', gustandomi la tua espressione. 3.33 Ora il tempo delle attese è finito. Mi alzo dal mio nascondiglio, e mi avvicino alla tua tremante figura. Urli dal terrore. Scatti seduto sul letto, mandido di sudore, con il cuore che ti galoppa nel petto. Un sogno. Era solo un fottutissimo sogno Fai una risatina nervosa per tutta la tesnsione accumulata, e prendendoti mentalmente in giro per la tua stupidità. Era solo un sogno. Sposti lo sguardo sulla sveglia. 3.31 Era solo un sogno. Rieti per l'ennesima volta queste quattro parole, per tranquillizzarti. Ma se era solo un sogno, perché senti ancora i tonfi? Oh, no. Ora si sono aggiunti anche dei risolini che, guarda caso, appartengono alla voce del tuo sogno. Ti alzi, tremante, ed accendi la luce. Chiudi a chiave le ante dell'armadio, per sicurezza. 3.32 Torni a letto, più sicuro. Dai le spalle alla porta. Scoppio a ridere, facendoti scattare seduto. -Sei sicuro che fossi nell'armadio?- 3.33

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3660742