turn back time

di adrienne riordan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20... o forse no? ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 VERO ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 27 - seconda parte ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


NOTE DELL’AUTRICE:

La mia primissima ff su TRC! Che emozione! Ringrazio Nii-san che mi ha incoraggiata coi suoi commenti positivi. Spero piaccia anche a voi! Che posso dire…la storia racconta i fatti che potrebbero (libera interpretazione) accadere dopo gli avvenimenti del cap. 162. Se ora sono nel mondo di Yuui (ex-Fay ^^), prima o poi il gruppo finirà anche nel mondo di Kurowanko, no? E proprio in questo mondo è ambientata la mia storia. Se, come probabilmente accadrà, il cap. 163 prenderà una piega troppo diversa da come immagino, questa storia diventerà probabilmente un what if?  

Anzitutto un avvertimento: per quanto questa opera prima sia palesemente incentrata sul rapporto tra Yuui (ex-Fay) e Kurogane vi suggerisco di NON considerarla come pairing shounen ai Kuro/Yuui. Preferisco anticiparlo piuttosto che spezzare cuoricini….ehi…dove andate…? Eh? Senza pairing Kuro/Yuui non perdete neanche tempo a leggerla?      ….   ……

 T___________T    NOOOOOO, vi prego, tornate, leggete e recensite, vi pregooooooo!

Ah, sì. Per chi non lo sapesse. Ad un certo punto viene citato il TSURETE ITTE, una canzone citata nel manga e che a Yuui (ex-Fay) è piaciuta tantissimo…Letteralmente significa “portami con te”.

Spero di poter aggiornare presto.

Buona lettura!

 

RITORNO A CASA (ammazza, che fantasia! Se pure la storia è così…)

“Sono a casa”.

Kurogane aveva detto questa frase con una voce allo stesso tempo incredula e come conferma. Aveva riconosciuto subito i luoghi familiari della sua patria, Nihon Country, non appena Mokona li aveva “sputati” nella nuova dimensione ma fece passare comunque parecchi minuti prima di rivelarlo agli altri compagni di viaggio, come se prima avesse voluto avere la certezza che quella dimensione fosse davvero casa sua. Non vi era alcuna possibilità di errore. Il limite della grande foresta che conosceva a menadito e dalla quale provenivano talvolta fiere e demoni prontamente abbattuti da Kurogane stesso molto tempo prima. Il castello all’orizzonte era proprio il castello Shisaragi, dove alloggiava la sua amata principessa. Persino l’aria aveva un profumo familiare, impossibile da dimenticare né da confondere.

Il desiderio del ninja era stato finalmente esaudito. Avrebbe dovuto essere felice, e di fatto lo era, ma la sua felicità era ben lungi dall’essere completa.

 

Troppe ferite vecchie e nuove sanguinavano senza sosta e richiedevano, anzi no, pretendevano di essere curate, cauterizzate, non importava come ma certo non chiudendo gli occhi, facendo finta di niente e presentandosi al cospetto di Tomoyo Hime come fosse stato di ritorno da un semplice viaggio lungo e avventuroso. Fey Wong non l’avrebbe permesso nemmeno se il ninja avesse voluto fare così. Ormai era troppo coinvolto (e meno male che aveva messo bene in chiaro fin da subito che non voleva immischiarsi nelle faccende altrui!). Tuttavia il ninja non voleva lasciar perdere proprio nulla. No davvero.

Per sua madre e suo padre, doveva vendicare il loro assassinio.

Per se stesso. Il dolore del bambino che era stato e la ricerca della vera forza dell’adulto esigevano il suo intervento per fermare i piani del malvagio Fey Wong. Qualunque essi fossero.

Per Shaoran. Fin da subito aveva intuito la natura della forza che albergava nel ragazzo. Impossibile non ammirarla. Impossibile non offrirgli il suo aiuto. Impossibile restare indefferente nel vederlo affrontare prove che avrebbero spezzato un adulto, ma lui no, lui guardava sempre e solo avanti per il bene delle persone che amava prima che per il proprio. Per questo non gli avrebbe voltato le spalle nel momento del bisogno. Avrebbero combattuto insieme. Fino alla fine.

Per Sakura. La morte della sua innocenza, finita nel modo più orribile…era un dovere vendicarla. Il bambino ferito che era stato non poteva tollerare una simile violenza su una innocente inerme.

E per Fay. No. Non Fay. Per Yuui.

Dio, ora riusciva a capire, capiva finalmente il suo desiderio di farla finita con la propria vita.

Malgrado il suo enorme potere, il mago era di animo troppo gentile per tollerare il suo destino di morte. Contro la sua volontà, la sua esistenza aveva segnato la fine di ben due regni, Valeria e Celes Country. Aveva condannato a morte i suoi genitori. Aveva ucciso (credeva di avere ucciso! E stato ingannato! Come fa a non capirlo quell’idiota, dannazione?!) una parte di sé, il suo gemello, e il senso di colpa lo aveva indotto al folle tentativo di riportarlo in vita e restituirgli l’esistenza che lui gli aveva rubato. Quale valore poteva avere la sua vita se per ottenerla aveva dovuto sacrificare il suo unico amico, compagno nella sventura!

Infine, aveva ucciso con le sue mani l’imperatore di Celes Country, Ashura-oh, l’unico padre che aveva mai avuto, l’unica persona che lo amava per ciò che era, nonostante ciò che era.

 

Kurogane osservava il volto del mago che esprimeva una profonda mestizia, e prepotentemente gli vennero alla mente gli ultimi avvenimenti che lo riguardavano.

 

A Celes Country, Yuui che osservava con orrore e disperazione il cadavere del padre adottivo. Nessun urlo. Nessuna lacrima. Immobile come una statua. Totalmente sconnesso dalla realtà al punto da non rispondere ai tentativi di Kurogane di attirare la sua attenzione. Quell’ultimo atto (il compiersi della maledizione) era stato il colpo di grazia per lui, e Kurogane per qualche istante temette con apprensione che il mago avesse perduto il senno. In quel momento tuttavia c’erano cose più urgenti da fare. Il corpo della principessa era nel castello, non lontano da loro. Affidò Yuui  a Shaoran, ripresosi dal malore che lo aveva colto e che era cessato alla morte di Ashura-oh (evidentemente era sotto l’effetto di un incantesimo che colpiva solo i detentori di poteri magici, fatta eccezione per Yuui).

Senza ostacoli sul suo cammino, trovò presto il corpo della principessa e si riunì al resto del gruppo. Trovò Yuui nello stesso stato in cui l’aveva lasciato. Mai Kurogane si era preoccupato tanto per l’amico come in quel momento. Al momento di lasciare quella dimensione maledetta, finalmente una reazione del mago. “No, Kurogane. Io non verrò”.

L’espressione risoluta, seria, il suo sguardo non tradiva alcuna emozione. Il ninja furente gli chiese se fosse impazzito (la domanda è retorica…forse). Yuui lo guardò in modo provocatorio. Lo stava sfidando.

“Se io vivo, altri innocenti moriranno e non potrei più sopportarlo. L’unica ragione per cui non mi sono ancora ucciso fino a oggi era la speranza di restituire a Fay la vita che gli ho rubato e che non mi merito. Questo è il motivo per cui ho intrapreso questo viaggio attraverso le dimensioni. Avevo chiesto alla strega di non far ritorno a Celes proprio per non essere costretto a scontrarmi con Ashura-oh. Alla fine è successo comunque. Il mio contratto è rescisso. Non ho più né il diritto né il dovere di proseguire il viaggio. Di certo non ne ho più la volontà”.

Il ninja ascoltò in silenzio fino alla fine. Poi non ci vide più. Un pugno in pieno stomaco, abbastanza forte da far perdere i sensi a quel dannato stupido. Lo prese in braccio con una delicatezza che strideva in modo consistente con la violenza appena sfogata e, impassibile, ordinò a Mokona di teletrasportarli altrove, ignorando l’espressione e l’esclamazione sconvolta di Shaoran, che nel frattempo stringeva la principessa in un abbraccio protettivo.

“TSURETE ITTE vero? In fondo ho solo fatto quello che tu stavi aspettando per tutta la vita”.

 

Al suo risveglio il mago non aveva fatto cenno al trattamento che Kurogane gli aveva riservato poco prima di partire da Celes. Si era limitato a guardarlo con un espressione di gelido rancore ma questo non turbò il ninja. No, idiota. Non si lasciano così le faccende in sospeso.

Durante la ricerca dell’anima della principessa, il ninja lo aveva tenuto d’occhio di nascosto ma con particolare riguardo. Il mago restava per ore e ore in silenzio anche se comunque partecipava attivamente alla ricerca dell’anima della principessa. Era consapevole che Sakura era ridotta in quello stato per colpa sua (tanto per cambiare un’altra vittima delle sue azioni!) e si assunse la responsabilità di rimediare.

In effetti l’aiuto del mago fu determinante per recuperare l’anima della principessa dal mondo dei sogni, dal momento che non aveva più alcun vincolo che gli impedisse di usare la sua magia. La riuscita della missione aveva soddisfatto tutti ma Yuui non sembrava completamente contento, semplicemente aveva sfoderato un sorriso sincero. “Sono felice per te Sakura-chan”. Per te.

Per aiutare Sakura si era indebolito parecchio. Quando furono soli, Kurogane glielo fece notare.

“Sto bene” rispose seccato il mago.

Naturalmente il ninja non ci aveva creduto.

“Ho detto che sto bene, Kurogane!” scandì con parole simili a un sibilo.

Dunque era intenzionato a mantenere quel suo comportamento assurdamente stupido. E questo, se possibile, fece infuriare il ninja ancora di più di quanto non lo fosse stato a Celes.

Estrasse la spada, si procurò una ferita al polso. Afferrò lo stupido mago, e senza curarsi minimamente della possibilità di fargli del male lo costrinse ad avvicinare il volto alla ferita.

Yuui lottò, tentò di divincolarsi, di colpirlo, gli lanciò delle irose occhiate a cui il ninja ricambiava allo stesso modo. Un braccio di ferro, insomma, tra due persone estremamente cocciute ma la vittoria di Kurogane sull’altro era scontata già in partenza. Alla fine l’istinto di sopravvivenza vince sempre sulla volontà e Yuui si ritrovò rabbiosamente a soccombere ai morsi della fame. Per protesta comunque, provvide a dare un bel morso anche a Kurogane mentre si nutriva…

Il penoso spettacolo si era ripetuto in altre due occasioni (e meno male che gli adulti responsabili avevano avuto il buon gusto di farlo lontano dagli occhi dei ragazzini, consapevoli del gelo esistente tra i due ma senza sapere fino a che livello si era spinto tale gelo).

Alla fine, esasperato dalla situazione, il ninja era riuscito a trovare un compromesso con Yuui. Seppure a malincuore, Kurogane avrebbe rispettato il desiderio del mago di farla finita.

“Se davvero ritieni che non esista nulla in questo mondo e negli altri per cui vale la pena vivere allora sarò io stesso a ucciderti in modo rapido e indolore. Ma non pensare che non pretenderò nulla da te in cambio!” (oh oh, Yuko ti ha insegnato bene, eh, Kurogane?).

“Collaborerai alla ricerca di tutte le piume della principessa (un impegno sincero stavolta) e per far pentire amaramente a Fey Wong di aver osato sfidarci! In fondo, anche tu hai un conto aperto con quell’uomo, desidererai pure vendicarti, no?”

Inutile dire che Yuui aveva accettato l’accordo con sinistro entusiasmo. Da allora smise di fare i capricci e senza più discutere si prodigò alla ricerca delle piume. Ma sul suo volto restava comunque un espressione di lutto perenne…

 

A Kurogane questa faccenda non piaceva per niente. Ma un giuramento è un giuramento.

“I giuramenti possono essere infranti”

“Un ninja, o comunque un uomo d’onore non viene mai meno ad un giuramento”.

Cosa lo spingeva ad avere a cuore la sorte di un idiota dalla stupidità colossale? Lo sapeva.

Un ninja difende sempre i deboli. Non solo.

Avevano condiviso tante avventure e tanti pericoli.

Avevano un obiettivo comune da raggiungere.

Avevano scherzato e sofferto insieme.

Sì, per quanto gli scocciasse ammetterlo, il loro gruppo, composto inizialmente da persone sole, era ormai diventata una famiglia. E tra parenti ci si aiuta (di solito…).

Prima, il suo più grande desiderio era fare ritorno a casa, dalla sua principessa. Adesso…

“Voglio che quello stupido trovi qualcosa che lo tenga legato alla vita che vuole gettare via. Deve trovare una ragione per continuare a vivere! Non voglio che muoia!”.

Gli vennero in mente le parole della Strega delle Dimensioni al loro ultimo colloquio:

“Tante persone vengono da me chiedendo semplicemente di ottenere la felicità. Ma che cos’è davvero la felicità? Questa varia moltissimo da persona a persona. Per ottenere la realizzazione di un desiderio del genere è necessario che il contenuto venga espresso con precisione. Ma tante persone neppure sanno cosa potrebbe rendere loro davvero felice oppure pensano di saperlo e sbagliano. Non potrei mai riuscire a realizzare il tuo desiderio Kurogane perché Yuui non sa quello che gli serve per essere felice. Anzi adesso è addirittura convinto che questo qualcosa non esista neppure!

Tuttavia se dovesse trovare quella cosa che lo potrà rendere felice allora non avrete bisogno di un mio intervento perché Yuui sarebbe in grado di acchiapparla, quella felicità. E se non dovesse farlo,  sarà sicuramente quel qualcosa ad acchiappare lui… Fidati delle mie parole, Kurogane: dai tempo al tempo e vedrai che tutto si sistemerà per il meglio”.

 

E Kurogane non poteva che sperare, col cuore pieno di apprensione, che quel qualcosa si sbrigasse ad apparire sulla loro strada.

Ma le prospettive sembravano tutt’altro che rosee agli occhi del ninja.

“Andiamo. Non ci resta che andare verso il castello. Tomoyo Hime saprà dirci se è accaduto qualcosa di strano che possa essere attribuito al potere di una piuma della principessa”.

Cenni d’assenso da parte degli altri, ed ecco che il gruppo cominciava ad incamminarsi verso il castello Shisaragi. Kurogane indicava loro la strada ma aveva anche la sensazione di non sapere bene nemmeno lui dove alla fine li avrebbe condotti quella strada.

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


NOTE DELL’AUTRICE:

è stato difficile pubblicare questo capitolo dopo aver letto il capitolo 163. Decisamente il what if adesso è d’obbligo. Mentre facciamo tutti il tifo per Kuropyon apprestiamoci dunque a leggere il nuovo capitolo di questa storia senza pensare troppo al fatto che è decisamente antipatico, da parte di Yuui, tenere ancora il broncio a Kurorin.

Ringrazio di cuore chi ha perso tempo a leggere il primo cap. e l’ha recensito! Spero che anche questo capitolo possa piacervi e non vi risulti indigesto. Buona lettura! Forza, Kurowanwan!

 

LE PAROLE CHE NON SI RIESCONO A DIRE (sempre più fantasiosi ‘sti titoli…)

“Dunque questo è il mondo di Kurogane”.

Yuui un tempo sarebbe stato entusiasta all’idea di conoscere la terra dove aveva vissuto il ninja, un entusiasmo che si sarebbe unito alla curiosità che aveva sempre provato all’arrivo in un nuovo mondo. Si era sempre chiesto come sarebbe stato un nuovo mondo, in cosa sarebbe stato diverso rispetto al proprio o rispetto a quelli precedentemente visitati. Una curiosità sparita all’improvviso dopo la partenza dal mondo di Tokio. Da quel momento gli sembrava innaturale provare qualunque emozione piacevole. Come se avesse avuto indosso occhiali dalle lenti scure, vedeva solo  difetti e gli aspetti cupi di tutti i mondi visitati successivamente. Da quando poi aveva lasciato Celes Country per la seconda volta la situazione era peggiorata. Ciò che vedeva di bello o di brutto nei nuovi mondi lo lasciava ormai completamente indifferente.

 

 

Ashura-oh. Aveva amato tantissimo il sovrano di Celes Country pur sapendo che non avrebbe dovuto. Ashura aveva voluto sacrificare la sua vita per liberare il mago dalla maledizione. “Quando i miei poteri saranno superiori ai tuoi allora dovrai uccidermi”. Sapeva che la vicinanza col bambino maledetto l’avrebbe fatto impazzire, come era successo all’imperatore di Valeria? E nonostante questo, l’aveva tenuto vicino a sé, gli aveva insegnato la magia (per potersi difendere dalle ostilità e minacce esterne?), lo aveva amato come un figlio.

“Vuoi acconsentire ad esaudire il mio desiderio, Fay?”

La mano insanguinata, lo sguardo folle. Quello era il momento di mantenere la promessa fatta al sovrano. Sarebbe bastato così poco, un incantesimo facile facile per un ragazzo dotato, malgrado il tatuaggio disegnato sulla schiena, di un enorme potere. Asura-oh non avrebbe contrattaccato. Sarebbe stato il suo ultimo gesto d’amore per Fay.

No…il mago non avrebbe potuto alzare la mano contro di lui…come ripagare con la morte colui che gli aveva donato una nuova vita?

“Altre persone moriranno, Fay. Hai promesso di uccidere chiunque fosse costituito una minaccia per Celes. Ti ordino di fare ciò che devi!”.

Doveva fare qualcosa…anche se l’unico suo impulso era quello di cadere in ginocchio e piangere, e rivoltare verso se stesso l’incantesimo che Ashura pretendeva.

“Ma così la speranza di riavere Fay sarà perduta!”.

Lentamente puntò il dito verso Ashura e mormorò con voce malferma le parole di un incantesimo.

“Fay, Fay,perché non hai fatto ciò che ti ho chiesto? Perché sfuggi all’inevitabile?”. Il sovrano di Celes mormorò queste parole con una dolcezza pari all’espressione dipinta sul suo volto, prima di cadere in un profondo sonno incantato.

Fay-Yuui si avvicinò ad Ashura e lo sorresse dolcemente. Chiamò Chii e insieme a lei lo depose sul fondo della stessa piscina dove “dormiva” il fratello.

“Veglierai sul suo sonno, Chii… e mi avvertirai quando si sveglierà. Lo farai?”.

Rassicurato dal consenso della ragazza, il mago rivolse un ultimo sguardo ad Ashura.

“Che almeno voi possiate fare sogni d’oro”. Alzò lo scettro e disegnò nell’aria simboli magici. “E ora si parte…per il paese della Strega”.

In cuor suo sentiva che quello era il momento per affrontare il viaggio deciso parecchi anni addietro. Quando Ashura si fosse risvegliato, nel migliore dei casi avrebbe riacquistato il senno… In alternativa, avrebbe potuto raggiungere il mago e ucciderlo per punirlo della sua disubbidienza. Nel peggiore dei casi, il sovrano avrebbe potuto obbligarlo a mantenere la promessa…In tutti i casi, sarebbe stato meglio per il mago sparire da quel mondo.

Ma non era servito a niente comunque. Scappando aveva solo rimandato l’inevitabile.

 

 

Se prima aveva il sospetto, ormai aveva la certezza. Era sufficiente che lui amasse qualcuno e venisse ricambiato perché questo qualcuno facesse una brutta fine. I suoi genitori. Fay. Ashura-oh. Appurato questo, col senno di poi aveva capito che legarsi affettivamente ai compagni di viaggio (non che lui l’avesse voluto. Semplicemente era inevitabile che accadesse) era stata una pessima mossa. Ne aveva preso coscienza dopo…l’incidente…alla torre di Tokio. Shaoran aveva perduto il suo cuore, Sakura il suo sorriso, e il ninja, pur di non lasciarlo morire, aveva scelto di imprigionarsi in un obbligo che lo avrebbe costretto a stare vicino al mago per sempre.

“Per questo non posso perdonarlo per avermi lasciato vivere. Se lo perdonassi sarei ancora più vicino a lui”. E se fosse rimasto vicino a lui…

No. Yuui non voleva che il ninja si legasse a lui. Non voleva più ferire nessuno, tanto meno il ninja e i bambini. Ma c’era dell’altro.

“Se il ragazzo proveniente da Nihon Country dovesse diventare un ostacolo dovrai eliminarlo…diventerebbe un ostacolo anche alla realizzazione del tuo desiderio. Tu vuoi far rivivere l’altra parte di te,il tuo gemello, vero?” . Come poteva ancora fidarsi delle parole di Fey Wong? No, non sarebbe mai riuscito ad uccidere il ninja, piuttosto avrebbe preferito morire.

A tutto questo aveva pensato quando quel giorno, sorridendo, aveva supplicato il ninja di lasciarlo morire. Eppure…per quanto inconsistente, assurdo e irrealizzabile fosse stato il suo desiderio (“Non esiste alcuna magia in grado di ridare la vita a chi l’ha persa”. Ricordi le parole della madre di Chun Yang, Yuui?) la parte più irrazionale di sé lo tormentava.

“Kurogane ha infranto l’ultima speranza che avevo di riportare Fay in vita. Adesso per me tutto è perduto. Ma per cosa sto vivendo allora?”.

Yuui era arrabbiato col ninja non solo perché non lo aveva lasciato morire (mettendo dunque tutti in pericolo) ma anche perché era responsabile della “seconda morte”, quella definitiva, di Fay.

 

Ora si trovava a Nihon Country, un mondo all’apparenza tranquillo benché il mago sapesse che era tutt’altro che infrequente rischiare la vita per mano dei demoni, che era possibile soggiogare solo con le preghiere delle miko e la forza di guerrieri come Kurogane.

Yuui si stava domandando se il ninja avrebbe scelto di non proseguire il viaggio dal momento che, secondo il contratto stipulato con la strega delle Dimensioni, avrebbe dovuto viaggiare tra le dimensioni fino a quando non avesse fatto ritorno alla sua patria, esaudendo così il suo desiderio. Ma ormai aveva imparato a conoscere il ninja. Difficilmente quest’ultimo avrebbe potuto voltare le spalle ai compagni di viaggio ancora ben lontani dal risolvere felicemente le loro peripezie, nelle quali Kurogane si era ritrovato coinvolto e che erano diventate anche sue. Con rassegnazione, il mago aveva realizzato che non sarebbe stato possibile allontanare da sé il ninja.Troppe volte, guardandolo negli occhi, aveva sentito i suoi propositi vacillare…. Senza contare che c’era anche il piccolo problema di dover essere “nutrito” da Kurogane a intervalli più o meno regolari. …Oddìo che schifo…

Dopo tutto il casino successo nel mondo di Celes, il mago si era chiesto sarcasticamente se il ninja avesse finalmente capito perché lo odiava per avergli salvato la vita trasformandolo in vampiro e, così facendo, legandolo a sé per sempre (a meno che il clone di Shaoran non si fosse deciso a fare un passo falso permettendo così al mago o a chi per esso di ricambiare il “piacere” che gli aveva fatto…). Il suo desiderio di farla finita con la sua patetica vita non era il delirio di un maniaco depressivo autolesionista. Nossignore. Lui avrebbe volentieri amato la vita. Era la vita a non amare lui! Tutto ciò che lo coinvolgeva, e soprattutto, ciò a cui era legato di più finiva sempre con l’essere distrutto. E per colpa di quel bastardo di Fey Wong era stato a un passo dal distruggere anche le persone che aveva imparato ad amare nel corso del loro lungo viaggio.

Pensava di avergli fatto un favore, il ninja, salvandogli la vita? Eh no. Non lo ha fatto a Yuui, né poteva allora sospettare di non averlo fatto ai bambini (vero, Sakura?) e neppure a se stesso. La sola consapevolezza che albergava ora lucida nell’animo dl mago era che più lui stava vicino al gruppo più lo avrebbe messo in pericolo. Non poteva fare altro che sperare che quel viaggio finisse presto. E che il ninja mantenesse la sua promessa. Sapeva bene cosa aveva spinto Kurogane a fargli quel giuramento:

“Se davvero ritieni che non esista nulla in questo mondo e negli altri per cui vale la pena vivere allora sarò io stesso a ucciderti in modo rapido e indolore. Ma non pensare che non pretenderò nulla da te in cambio! Collaborerai alla ricerca di tutte le piume della principessa (un impegno sincero stavolta) e per far pentire amaramente a Fey Wong di aver osato sfidarci! In fondo, anche tu hai un conto aperto con quell’uomo,vorrai pur vendicarti,  no?”.

Il ninja sperava di prendere tempo nella speranza che cambiasse idea e si togliesse dalla testa il pensiero di uccidersi.

Fatica sprecata, bello mio. Convivo con questo pensiero da quando ero bambino…

Giunsero al cortile interno del castello Shisaragi e Yuui si sorprese. Era talmente immerso nei suoi cupi pensieri che non aveva fatto nemmeno caso alla strada appena percorsa!

Una voce attirò la sua attenzione.

“Kurogane! Che gioia rivederti!”. Una giovane signorina vestita con un ricco kimono si avvicinò al ninja. La principessa Tomoyo. Yuui non l’aveva mai vista ma l’aveva riconosciuta subito. L’aspetto della fanciulla era uguale a quello della Tomoyo del mondo di Piffle. Ne osservò il portamento, che lasciava trasparire una elegante vivacità. Ma non poteva fare a meno di notare nello sguardo della principessa un vago senso di inquietudine e preoccupazione. L’aveva riconosciuto subito: un atteggiamento allegro e sereno ma con l’espressione di chi pensa qualcos’altro. Quante volte il mago aveva assunto lo stesso atteggiamento?

E Kurogane l’aveva notato? Lo osservò con la coda dell’occhio: sì, l’aveva notato. Il ninja aveva sul volto un’espressione indagatrice e scettica, mista in ogni caso al sincero piacere di rivedere dopo tanto tempo la sua amata principessa.

Da brava sacerdotessa/maga/yumemi, anche Tomoyo aveva notato che il ninja era cambiato. Che avesse già affrontato le prove che avrebbero permesso al ninja di cambiare le sue priorità nella vita?

Quale prezzo aveva pagato per poter imparare sulla sua pelle il ero significato della forza?

Dolore…. Quante lacrime silenziose aveva versato e stava ancora versando ciascun membro del gruppo di viaggiatori?

“Hime” il ninja abbozzò un inchino, gli occhi chiusi. Un atteggiamento completamente diverso da quello che aveva promesso di riservarle quando era stato mandato via con la forza da Nihon (più precisamente: “Maledetta! Te la farò pagare!”).

“Kurogane, non mi presenti i tuoi compagni di viaggio?”. La principessa, nel dire queste parole, osservò uno ad uno la graziosa fanciulla e il suo cavaliere e si soffermò a scrutare il bellissimo occhio del mago, il cui colore era quello del cielo più puro e dell’acqua più cristallina. Quell’occhio…così simile agli occhi di un’altra persona che aveva visto tempo prima…

“Hime, anche le persone che mi accompagnano sono clienti della Strega delle Dimensioni e provengono da altri mondi. La polpetta bianca è il nostro mezzo di trasporto”. La “polpetta bianca”, sentendosi infastidita per essere stata chiamata così, cominciò a zampettargli intorno dandogli allegramente del cafone. Essendo il ninja il tipo che era, prese a rispondergli per le rime, quindi i compagni di viaggio dovettero arrangiarsi da soli per le presentazioni.

“Principessa Tomoyo, il mio nome è Shaoran e vengo dal regno di Clow. Questa è la principessa del mio regno, Sakura”.

“Molto piacere di conoscervi principessa Tomoyo. Kurogane-san ci ha parlato molto di voi” disse Sakura con una leggiadra riverenza. Beh, si corresse mentalmente Sakura, Kurogane-san aveva parlato al gruppo della principessa ma certo non molto. Il ninja non era mai stato un tipo loquace.

“Piacere di conoscerti Sakura, e anche te, Shaoran” la principessa si voltò verso il mago:

“..e tu sei…?”.

“Io…io..io sono..sono…” non riusciva a dire quel nome. Dopo tutti quegli anni in cui si era presentato col nome del fratello morto, nel tentativo di cancellare l’altro nome, e con esso, l’esistenza sbagliata della persona che davvero non aveva il diritto di vivere quell’esistenza.

Era la prima volta che doveva presentarsi a qualcuno dopo che la sua vera identità era stata scoperta. La voce gli morì in gola e chiuse gli occhi (pardon, l’occhio), mortificato. Stupido!

Sakura e Shaoran guardarono l’amico con uno sguardo triste. Quanto tempo sarebbe trascorso ancora prima che il mago recuperasse la serenità e si accettasse per quello che era? Quando avrebbe rammentato e trovato la forza di rispettare la promessa fatta a Sakura? “Prometti che d’ora in avanti darai più valore a te stesso”. Anche Kurogane e Mokona smisero di bisticciare. Idiota idiota idiota!

Tomoyo-hime non si scompose ma gli sorrise e disse:

“Non devi preoccuparti. In fondo cos’è un nome? Una rosa, anche se si chiamasse in modo diverso, avrebbe lo stesso profumo *. Ma arriverà il momento il cui non avrai più timore di essere ciò che sei”. I presenti la guardarono perplessi. Improvvisamente gli occhi di Tomoyo divennero luccicanti mentre quest’ultima esclamava:

“Allora dovrò provvedere a scegliere per te un nome temporaneo. Se non ti chiamo in qualche modo non potrei rivolgerti la parola in modo educato! Vediamo… che ne dici di Johnny Depp? Orlando Bloom **? Percepisco che sei una persona dotata di grande potere… Bene, potrei chiamarti Harry Potter ***!”.  I presenti la fissarono decisamente perplessi. E Yuui, per la prima volta, comprese come si era sentito Kurogane ogni volta che il mago storpiava il suo nome…

“Hime, non c’è bisogno di essere così fantasiosa! Sarà sufficiente chiamarlo Stupido mago, Idiota oppure Ipocrita! Così non ci creiamo più problemi di quanti già ne abbiamo! E comunque si chiama Yuui!”.  Era la prima volta che il ninja chiamava il mago col suo vero nome. Beh, era la prima volta che lo chiamava per nome…

A costo di sembrare crudele, il ninja aveva pensato che prima il mago sin fosse messo ad affrontare la realtà prima l’avrebbe accettata. Yuui rivolse al ninja uno sguardo leggermente sconvolto.

Il clima si era fatto pesante, ma ancora una volta fu Tomoyo a cercare di rimediare.

“Ma non restiamo in cortile. Farò preparare delle stanze dove potrete riposare e magari indossare qualcosa di più adatto”. La principessa si rivolse poi a Kurogane: “Dopo parleremo ancora”. E apparve ancora quel lampo di preoccupazione negli occhi. Detto questo si allontanò per provvedere affinché le sue istruzioni venissero eseguite rapidamente. Rimasti soli, ciascun membro del gruppo non osava guardare in faccia l’altro né parlò.

“Possibile che debba sempre in situazioni così penose? Almeno non durerà ancora a lungo!”

Infine tutti si apprestarono a seguire il servo mandato loro dalla principessa Tomoyo.

 

 

NOTE FINALI:

* citazione liberamente tratta da Romeo e Giulietta.

** a parte il fatto che Pirati dei Caraibi è stato il penultimo film visto al cinema, di solito cosa porta il pirata sull’occhio? Una benda nera…e gli attori sopra citati oltre che ad interpretare due pirati sono anche terribilmente fighi…

*** a parte il fatto che è stato l’ultimo film visto al cinema, Harry Potter è un ragazzino frustrato che ha vissuto più di un trauma psicologico fin dalla più tenera età, ed è pure un mago potente…

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


NOTE DELL’AUTRICE:

Come promesso, ecco pubblicata la mia ultima fatica! Spero vi piaccia. Personalmente posso ritenermi soddisfatta, finalmente la storia comincia a viaggiare sui binari dell’azione (“ed era anche ora!” N.d.Tutti). Buona lettura ^__-

 

IL CUORE DEL PROBLEMA (sempre peggio ‘sti titoli…)

 

”Vieni pure avanti Kurogane”.

Dopo aver lasciato i compagni nelle stanze loro assegnate Kurogane si era diretto verso il giardino interno del palazzo, il luogo dove la principessa Tomoyo amava passare gran parte delle sue giornate. Il contatto con la natura (sia che fosse in rigogliosa fioritura in estate sia che fosse dormiente in inverno) sembrava rendere le visioni della giovane più nitide. Poche persone avevano accesso a quel giardino quando la principessa era presente, tra le quali vi erano Soma, Kurogane  e pochissimi altri ninja scelti per garantire la sua sicurezza personale. Nemmeno i servitori avevano il permesso di accedere a quel giardino.

”Kurogane, sento di doverti delle scuse”. Il ninja la guardò sorpreso. La principessa continuò:

E’ stato pensando soltanto al tuo bene che quel giorno ti ho esiliato da Nihon, mandandoti dalla Strega delle Dimensioni. Dicevi sempre di voler essere il più forte di tutti ma non ti eri mai reso conto di aver confuso il mezzo con il fine. Non sono pentita di averlo fatto e se si potesse tornare indietro lo rifarei!”.

”Hime…”. Kurogane stava per sbottare di non dire cretinate perchè non era mai stato veramente arrabbiato con lei e che aveva compreso fin troppo bene qual’ era il tipo di forza che avrebbe dovuto ottenere e che ora voleva ottenere a tutti i costi. La forza come mezzo per proteggere le persone che amava. La forza intesa come coraggio di amare. Ma la principessa lo interruppe, scoppiando in lacrime e correndo ad abbracciarlo: “Mi dispiace! Nei tuoi occhi leggo un grande dolore! E’ colpa mia se ti senti così! Se non ti avessi esiliato ora forse non soffriresti così tanto! Eppure era inevitabile che accadesse! Non avrei potuto agire diversamente e ora vorrei aiutarti ma non so come fare!”.

Il primissimo impulso di Kurogane quando venne abbracciato era stato quello di ritrarsi impacciato ma ascoltando la voce agitata della sua principessa non si mosse di un millimetro, tanto era turbato. Mai Tomoyo si era lasciata andare ad un atteggiamento così frustrato e sconvolto, e vederla in questo stato lo faceva star male.

”Hime, non vi rimprovero di aver voluto mandarmi via da Nihon e comprendo le vostre ragioni. Non nego nemmeno che sono successe cose che mai avrei voluto che accadessero ma ho deciso che non mi sarei tirato indietro e le avrei affrontate a testa alta! Perciò smettete di piangere e dateci un taglio con questi sensi di colpa assurdi!”.

A queste brusche parole Tomoyo parve calmarsi. Aveva notato che in fondo qualcosa l’avevano ottenuta, lei e Kurogane. La vera forza che la principessa sperava che il ninja trovasse era in realtà già stata trovata. O forse era sempre stata presente sepolta nel cuore del guerriero e aspettava solo il momento propizio per risvegliarsi. Chissà se Kurogane ne era consapevole?

”Hime. Voi non siete il tipo di persona che si agita per cose banali. Se scoppiate in lacrime perchè vi preoccupate per la sorte di un ninja che semplicemente deve essere colui che vi protegge allora  posso solo dedurre che questo altro non è che la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Se potete, parlate senza timore. Se posso esservi utile in qualunque cosa, sapete bene che la farò!”.

La principessa rimase per un momento in silenzio.

”Tu sai essere sempre molto perspicace, lo sai Kurogane?”. Altro silenzio. Poi riprese a parlare:

” In effetti c’è qualcosa che mi turba. Ma non saprei dirti cos’è! Qualche tempo dopo la tua partenza ho cominciato ad avere strane sensazioni. Sopra tutte, il presentimento di una catastrofe! I miei sogni, le mie visioni… sono tanto inconsistenti, come se cercassi di guardare attraverso torbide acque di stagno! Solo quel presentimento orribile è chiaro come il sole. Ma se cerco di dare una forma reale a quella minaccia…. beh, proprio non ci riesco!”. La voce della principessa, si faceva via via sempre più tesa. Anche Kurogane era preoccupato.

”Ora calmatevi, Hime. Non intendo dubitare delle vostre parole, la vostra Vista non ha mai fallito! Ma ditemi, cosa dice vostra sorella, l’imperatrice? E i sacerdoti?”.

”Naturalmente anche loro sono preoccupati. Come dici tu, la mia Vista non era mai stata così imprecisa. Di sicuro sta cercando di mettermi in guardia da qualcosa ma come posso agire se non ho nemmeno la vaga idea di cosa si tratta? Tuttavia mi è stato suggerito di non angustiarmi troppo. Quando le Yumemi fanno sogni confusi di solito le ragioni sono due: l’evento sognato potrebbe avvenire in un tempo ancora molto lontano; oppure qualcosa sta interferendo con il mio potere”.

”Qualcosa…forse una delle piume della principessa?” . Non era da escludere. Kurogane aveva avuto intenzione di chiedere a Tomoyo se qualcosa di strano o inquietante era avvenuto nel regno che potesse essere collegato alle piume di Sakura. Di certo, le recenti visioni della sua principessa potevano essere catalogate come strane e inquietanti. Avrebbe dovuto presto parlarne con gli altri. Dopo però. Adesso doveva restare vicino Tomoyo. Con le parole il ninja non ci sapeva proprio fare. O meglio, se si trattava di insultare qualcuno, beh, in quello era un maestro. Ma consolare e sostenere qualcuno…. quello era un altro paio di maniche. In casi come questi tuttavia tornava utile anche solo essere vicini fisicamente e quello, il ninja, lo sapeva ancora fare.

 

***

 

Gli abiti di Nihon Country donavano molto a Shaoran, Sakura  e Yuui. A guardarli, potevano essere tranquillamente scambiati per nativi di quel luogo. Beh, Yuui forse un po’ meno: la carnagione chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri erano tratti somatici non molto comuni in quel mondo ma indubbiamente era molto carino lo stesso. Almeno quegli abiti gli conferivano un aspetto un po’ più virile rispetto alla sua uniforme di Celes….

 

(N.d.A: chiunque avesse intenzione di dissentire da questa osservazione provi ad immaginare Kuropyon vestito con la stessa uniforme di Yuui…. ditemi, non vi cascano le braccia?

*Mokona rifila un calcio rotante ad Adrienne*  *AARRGGHH, SCUSAMI!!* )

 

”Mokona, riesci a percepire una piuma?”

Mokona assunse una espressione corrucciata: “Sembra che ci sia più di una piuma… ma sono molto distanti…. E’ una sensazione strana, le piume ci sono ma allo stesso tempo non ci sono!”.

Era una affermazione molto strana, quella di Mokona. Tuttavia era già capitato in passato che la percezione di una piuma venisse disturbata da altre energie presenti, quindi Shaoran non si preoccupò eccessivamente.

” L’importante è sapere che anche qui è presente qualche piuma”. Shaoran si rivolse a Sakura: “Vedrai che riusciremo a trovarle, come abbiamo sempre fatto”.

Nel frattempo Yuui osservava il tempo fuori dalla finestra. “Sembra che tra poco inizierà un bel temporale”. Come se le parole di Yuui fossero state un invito, un tuono fragoroso scoppiò all’improvviso, e subito una pioggia intensa cominciò a cadere. “Credo proprio che la ricerca della piuma dovrà attendere come minimo domani mattina. A questo punto, non ci resta che aspettare”.

”Temo che si dovrà aspettare ben più di domattina. In questa stagione i temporali possono durare anche parecchi giorni”.

”Bentornato, Kurogane-san” gli rivolse la parola Sakura. Kurogane, alle prime avvisaglie di cattivo tempo, aveva accompagnato ai propri alloggi la principessa, dopodichè era ritornato subito dai compagni. Raccontò loro ciò che aveva saputo a proposito delle visioni di Tomoyo e di come queste fossero in qualche modo disturbate da qualcosa.

”Fantastico! Una catastrofe che minaccia anche Nihon! Ultimamente manca qualche novità !”. Yuui non riusciva proprio a non pensare con sarcasmo che la sua presenza era d’obbligo quando doveva succedere qualcosa di tragico. Non che adesso lui dovesse sentirsi responsabile di tutte le disgrazie di tutti i mondi ma cavolo, almeno in qualche mondo potrebbe pure presentarsi un happy end, giusto per essere davvero sicuro di non portare sempre la malasorte ovunque! Era chiedere troppo?!

Naturalmente non aveva espresso il suo pensiero a voce alta ma si era limitato a stare zitto e ad ascoltare gli altri per tutto il tempo, come era ormai d’abitudine.

”AH!”. Sakura, che stava guardando in direzione della veranda (la stanza dove si trovava il gruppo si trovava al pianterreno) “C’è una donna laggiù!”. Si alzò di scatto e guardò in direzione del laghetto. “E’ bagnata fradicia! Sembra in difficoltà!” e senza dir altro corse fuori dalla veranda e si diresse verso il laghetto Naturalmente i 3 compagni (Mokona era aggrappato ai vestiti della principessa. In assenza di Kurogane, infatti, la polpettina bianca amava stare tra i vestiti della principessa...) si allarmarono e la seguirono sulla veranda.

”Sakura-chan torna indietro!”. Yuui scese le scalette della veranda e la rincorse. Alla fine la raggiunse che erano quasi sulla sponda del laghetto.

”Sakura-chan, sei impazzita? Torna subito dentro, restare fuori è pericoloso!”.

”Ma la ragazza…”.

”Ragazza? Quale ragazza? Sakura, NON C’E’ NESSUNA RAGAZZA QUI! E non l’abbiamo vista nemmeno dalla veranda!”.

”Ma io l’ho vista..!”.

Un altro fulmine li accecò per qualche istante. Poi il buio.

Finalmente giunsero anche Shaoran e Kurogane.

”Dannazione, ma dove sono finiti quei tre? Principessa! Mago! Polpetta bianca! Dove diavolo siete finiti!?”.

Shaoran fissò sconvolto il ninja.

”Ragazzino, che ti prende adesso?”.

"###  УУ ЮπΦ !!!!!!".

 

 

***

 

”Ma cosa è successo?”.

Sakura si sentiva la testa pesante e la pioggia continuava a scrosciarle addosso incessantemente. Qualcosa di caldo e morbido l’avvolse e le riparò la testa. Lo riconobbe, era il cappotto di Yuui. Probabilmente lo aveva afferrato al volo proprio per poterla coprire una volta raggiunta.

”Sakura-chan, va tutto bene? Sembra che abbiamo perso i sensi ma non riesco a capire che cosa sia successo!” Yuui la prese per le braccia e l’aiutò ad alzarsi. Sakura represse un grido.

”Yuui guarda!”. Alcuni cadaveri di persone dal volto coperto galleggiavano abbandonati nel lago, a pochi passi dai due.

”Ma che diavolo…!” Yuui si guardò intorno. Cosa era cambiato? All’apparenza nulla. Mokona prese a chiamare a gran voce: “Shaoran-kun! Kurogan-san!”. Nessuna risposta. Yuui volse lo sguardo verso la veranda. Ricordava che, mentre stava correndo verso la principessa, i due gli stavano dietro. Ma non c’era nessuno…

Le nubi in cielo non garantivano una buona visuale e lo scroscio della pioggia impediva di sentire altri eventuali rumori oltre alle loro voci. Poi un lampo illuminò il cortile. Fu per pochi istanti ma furono sufficienti. Altri cadaveri giacevano per terra, alcuni avevano il volto coperto, altri corpi erano delle guardie del castello, si potevano riconoscere dalla divisa.

”Non guardare Sakura-chan!” Yuui la abbracciò per impedirle di vedere. Quella scena…. così simile alla carneficina operata da Ashura a Celes… Ma in questo caso era lampante che c’era stata una battaglia furiosa a suon di katana, come se il castello fosse stato invaso…

Kurogane, Shaoran… Ma dov’erano?

”Yuui-san!” la principessa era chiaramente angosciata.

”Sakura-chan, credo che restare qui sia pericoloso. Andiamo a ripararci, presto!”. I tre corsero verso la veranda ed entrarono nella stanza. Ma…. era la loro stanza? L’arredamento era molto diverso e pure lì sembrava essere passato un uragano.

Completamente spaesati e turbati, Yuui e Sakura si guardarono, e ciascuno sul volto aveva una espressione di muta domanda rivolta all’altro. Yuui lentamente si avvicinò alla porta d’ingresso, lentamente l’aprì. Uscirono, il corridoio era deserto. Si rivolse a Sakura con voce bassa che tradiva la sua comprensibile tensione. “Sakura-chan, anche se non è forse la mossa più saggia ritengo che l’unica cosa da fare sia trovare qualcuno ancora vivo”. “D’accordo, Yuui-san”.

Ma il gruppetto non dovette preoccuparsi di trovare qualcuno. Piccole lame rotanti uscite dal nulla volarono verso di loro. Yuui fu abbastanza lesto da erigere con la sua magia una barriera che almeno proteggesse la principessa, ma una di quelle lame riuscì comunque a conficcarsi nel braccio del mago, che si lasciò sfuggire una esclamazione di dolore. “Yuui-san!” gridò Mokona.

Rapidamente i tre furono circondati da altrettanti ninja. Quelli erano sicuramente dei ninja a giudicare dagli abiti simili a quelli di Kurogane.

”Ce ne sono altri! Eppure pensavamo che i superstiti fossero fuggiti tutti!”.

Sakura volse lo sguardo verso il ninja che aveva parlato, la sua voce aveva qualcosa di familiare.

”Soma!”. L’aspetto della ninja era davvero molto simile a quello della Soma incontrata nel mondo di Oto e sapeva che a Nihon Soma era appunto una ninja amica di Kurogane. Ma allora…. Perchè sembrava più vecchia? Che la Soma di Nihon portasse così male gli anni?! Scacciò quel pensiero dalla testa. Non solo era il momento meno opportuno per lasciarsi andare a certi pensieri ma era anche dannoso per la sua immagine alla Mary Sue essere così maligna….

Anche Yuui l’aveva riconosciuta e ne era rimasto sorpreso.

Soma stessa rimase sorpresa che degli sconosciuti l’avessero chiamata per nome, tuttavia, assieme ai suoi compagni, agì prima di pensare. I ninja immobilizzarono Sakura, Yuui e la palletta di pelo (Soma si era chiesta in un remoto angolo della sua mente cosa diavolo fosse ma tanto cosa importava, poteva anche essere pericolosa…).

Yuui tentò di neutralizzare i ninja con un incantesimo ma avvenne qualcosa di strano. La sottile catena che Soma gli aveva stretto ai polsi bloccava la sua magia! E bruciava…

”AAAHH!” Yuui gridò, tentò invano di sfilarla ma nell’arco di neanche mezzo minuto perse i sensi e non sentì più nemmeno i richiami spaventati di Sakura.

 

**

 

 

 

Allora, che ve ne pare? Sappiate che mi nutro di commenti… dai, non siate avari/e, nutritemi! ^___^

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


NOTE DELL’AUTRICE:

Ciao ragazzi/e, secondo voi la mia scrittura è troppo a livello scolastico? Mi sembra di scrivere con lo stesso stile che userei per fare la lista della spesa o un temino delle elementari… non riesco a mettere le emozioni come vorrei! Avete dei suggerimenti da darmi? Ve ne sarei grata!!

Questo cruccio, unito al punto 3 sotto indicato, mi stanno un po’ demoralizzando…

Capitolo 166 appena letto… allora, le mie considerazioni (don’t worry, spoiler free):

1.      vorrei lanciare una proposta: giacchè le comitive di solito godono di sconti su viaggi e ingressi a parchi, che ne dite di fare un bel viaggetto in Sol Levante a realizzare il sogno su carta di Wren (per chi non capisce che c’entra Wren: leggete Kill Clamp) per come le Clamp stanno facendo andare le cose in TRC?

2.      Allora… Yuui sta cominciando decisamente a starmi sulle scatole, e se non ci pensano le Clamp, ci penso io a porre fine alle sue sofferenze in questa fic (pg avvisato…).

3.      ecco il problema delle ff a puntate. Ora la mia storia viaggia parallela alla storia vera. Altro che What if…!

Wren, non ti secca se ti ho citata senza autorizzazione, vero? Se ti ho dato fastidio non esitare a scrivermelo!   ^___^

 

 

 

BOH, NON SO CHE TITOLO DARGLI…

Kurogane non sapeva proprio che pesci pigliare. Quella in cui si trovava era una situazione abbastanza spinosa. Critica no, ne avevano passate di peggiori. Tuttavia, il mago, la principessa e la palletta di pelo sembravano scomparsi nel nulla. Avevano provato a cercarli ma al primo starnuto del ragazzino il ninja si era visto costretto dalla sua…ehm…coscienza paterna a rientrare all’asciutto, lanciando comunque improperi a destra e a manca sul destino stramaledetto che deve sempre complicargli la vita! (Kurorin, un bravo papà dovrebbe dare il buon esempio!).

Che i tre dispersi avessero abbandonato Nihon e fossero finiti in un’altra dimensione? Era plausibile. Ma perché? Che cosa diavolo si era fumata la quella stramaledetta polpetta ambulante per fare una cosa così stupida?

Ora stava seduto “sbracato” su una sedia a contemplare la situazione. Gli risultava impossibile comunicare col ragazzino. Questo era una problema ma non insuperabile. Già si era ritrovato in una situazione analoga quando, tempo prima, lui e Yuui si erano ritrovati scaraventati in un nuovo mondo separati dal resto del gruppo e da Mokona. Non potevano comunicare tra loro ma se l’erano cavata abbastanza bene. Un senso di malinconia prese Kurogane nel ripensare a quei giorni. Giorni in cui vi era grande intesa tra i membri del gruppo e che il ninja allora non aveva ancora dimostrato di apprezzare… Anche prima dell’…incidente…alla torre di Tokio aveva pensato con nostalgia a quel periodo…Fay che non poteva più tormentarlo col suo cicaleccio… Chiuse gli occhi. Ora avrebbe dato qualunque cosa per riascoltarlo.

E infine la ciliegina sulla torta….

“ETCHUM!!”

Kurogane volse la testa leggermente esasperato verso il letto dove stava riposando Shaoran. Quel ragazzino aveva affrontato molte avversità a testa alta. Come si fa a finire a ko per un po’ d’acqua!

Ora, vederlo imbaccuccato sotto le coperte a seguire diligentemente la regola delle tre L (latte-letto-lana) gli faceva venire una gran voglia di stendere un velo pietoso sulla situazione. E visto che il ninja non poteva fare granchè in quel momento si era ritrovato a far da baby sitter al moccioso!

Ma poteva andare peggio di così?!

Cambiò il panno umido sulla fronte del ragazzo, prese la bacinella e uscì dalla stanza. Sarebbe andato a prendere dell’acqua più fresca per dargli maggior sollievo (“Bravo kuro-papà!” Kurogane:”TSK!”).

 

*****

Yuui si svegliò dopo che dell’acqua fresca gli era stata gettata in faccia. Si sentiva decisamente la testa a pezzi come se avesse ricevuto una solenne legnata in testa. Ai polsi teneva ancora quella strana catenina che ora gli procurava solo una sensazione di fastidioso formicolio. Alzò lo sguardo. Non si trovava più nel corridoio ma in un ampio salone, anch’esso messo sottosopra.

“Sakura!” fece per alzarsi ma venne trattenuto da forti braccia. Uno dei ninja che lo aveva aggredito nel corridoio lo stava tenendo sotto controllo.

“Dov’è Sakura?”.

“Non preoccuparti per la tua amica” rispose Soma a pochi passi dietro di lui. “Non le abbiamo torto un capello ma è svenuta. Lo puoi vedere coi tuoi occhi che sta bene” (Soma, da quand’è che sei diventata così str..ega? “Lo puoi vedere coi tuoi occhi!”).

E indicò con lo sguardo l’estremità della stanza. Yuui vide la principessina addormentata distesa sul suo cappotto usato come giaciglio improvvisato, assistita da un ragazzino col braccio fasciato.

Yuui tornò a rivolgersi alla ninja. “E Mokona?”.

“Cosa sarebbe un mokona?” chiese Soma inarcando il sopraciglio.

“La creaturina bianca che stava con noi!”

“Ah, quella cosina…. Beh, non faceva altro che casino, allora lo abbiamo affidato a qualcuno che forse saprà come trattarlo”.

Dopo quelle parole Yuui stava accarezzando l’idea di stordire tutti con un incantesimo, agguantare la principessina, trovare Mokona e teletrasportarsi al sicuro. Ma così facendo non avrebbe più saputo che fine avessero fatto Kurogane e Shaoran.

“Ti suggerisco per il tuo bene di non usare alcuna magia finchè porti quelli addosso” continuò la ninja indicando la catenina “Quella catenella è intessuta con speciali incantesimi che annullano qualunque magia. Tanto più forte è l’incantesimo che proverai ad utilizzare e tanto più proverai dolore. Ne hai già avuto un assaggio prima”.

Soma fissò negli occhi Yuui (ancora?!) “Chi è il vostro mandante?”

“….Prego?”

“Chi vi ha ordinato di attaccare il castello?”

“Ma noi non c’entriamo nulla con l’attacco al castello!”

Era difficile, in una situazione come quella spiegare quello che sapeva. Cioè uno zero assoluto. Ma i ninja esigevano una risposta. La tensione nella sala era palpabile.

Così Yuui prese un bel respiro… e rispose di getto:

“A dire il vero questa mattina siamo arrivati a Nihon da un posto molto molto lontano ed era tutto molto molto tranquillo siamo stati accolti bene poi però ha cominciato a piovere un  grosso fulmine ha stordito me e Sakura-chan e al nostro risveglio abbiamo trovato questo pandemonio. Se foste così gentili da informarci sugli ultimi avvenimenti ve ne sarei grato perché penso di aver perso qualche passaggio fondamentale. Ah, e se sapete dirmi dove posso trovare un ninja di nome Kurogane mi fareste davvero un favore (*)”.

Yuui si era immaginato che la sua risposta non sarebbe stata gradita dai suoi interlocutori.Si aspettava da loro una reazione furiosa tipo film sui gangster - un bel pugno nello stomaco o un ceffone in pieno viso con un brutto ceffo che esclama: “Non fare il furbo con noi, amico. Canta uccellino o ti faremo cantare noi!” – (film? Di cosa? N.d.Yuui).

Beh, la risposta furiosa avvenne prontamente. Così pure una bella pestata. Ma non andò proprio come se l’era immaginata. Soma cominciò a tremare e gli occhi le si fecero lucidi. Poi andò fuori di sè. Cominciò a gridare e a tempestare Yuui di pugni dall’alto.

“Tu…Tu…Bastardo! Come osi prenderti gioco di noi? Come osi pronunciare quel nome!”.

Gli altri ninja presenti erano turbati dalla reazione della loro compagna mentre cercavano di trattenerla, sebbene non con molta convinzione.

Yuui non tentò neppure di difendersi. Da una lato era stupito dalla reazione della donna, dall’altro non gli interessava più di tanto difendersi. Forse la ninja avrebbe potuto perdere il controllo sulla propria forza e con un bel colpo ben assestato in testa avrebbe potuto porre fine alla sua esistenza. (ABBASTAAAA! Di nuovo con ‘sta storia!! Dopo quello che è successo nel cap. 166 potrei anche accontentarti, emodeficiente dei miei stivali!! N.d.Adrienne).

E mettere a tacere quel senso d’ansia improvvisamente sorto al primo grido della donna. Perché quella reazione al sentire il nome di Kurogane?

“Accidenti, FERMATI!”.

 

*****

 

“Kurogane!”.

Kurogane stava tornando verso la stanza del ragazzino quando venne richiamato da una voce alle sue spalle. “Soma!”.

“La principessa Tomoyo mi ha mandato a chiamarti. Vuole parlare con te di una cosa piuttosto urgente”. Soma si era uniformata al passo del ninja e gli stava a fianco.

“Porto la brocca nella stanza del moccioso e arrivo”.

“Intendi uno dei tuoi compagni di viaggio? Tomoyo-hime mi ha accennato che non sei arrivato qui da solo”. Kurogane si era limitato ad un “umph” d’assenso. Entrò nella stanza dell’inutile….ehm di Shaoran, appoggiò sul comodino di fianco al letto una bacinella e cambiò di nuovo il panno sulla sua fronte. Senza dire una parola (tanto non avrebbe potuto capire comunque) aiutò il ragazzo a bere dell’acqua fresca, sentendosi leggermente irritato dal fatto che Soma stesse osservando tutta la scena palesemente divertita dall’ingresso.

“Kurogane-san…. Sakura?”. Il ninja si limitò a scuotere la testa, come a dire che non c’erano novità per ora. Poi uscì, deciso ad andare subito dalla sua hime accompagnato da Soma.

“Non hai l’espressione di chi è contento di essere tornato a casa”.

“Davvero?” rispose Kurogane con tono sarcastico e seccato.

Ok, colto l’imbeccata. Soma rimase zitta per il resto della strada.

“Scusami”. Soma voltò lo sguardo sorpresa. Scusami?! Aveva sentito bene?

“Non avrei dovuto risponderti acidamente solo perché ho altri pensieri per la testa”.

“Ma no, sta tranquillo” rispose Soma, ancora stupefatta da quella manifestazione di pacatezza così inusuale nel ninja.

“Tomoyo ha messo al corrente anche te delle sue visioni disturbate” (e cos’è, una schizofrenica? N.d.Adrienne).

“Sì. L’hanno lasciata molto turbata”.

“Che idea ti sei fatta?”

“Beh, sai che non mi intendo dei misteri delle Miko. Mi limito ad osservare ciò che è visibile ai miei occhi di persona normale”.

“E hai notato qualcosa di sospetto?”

“I sicari che periodicamente tentano di introdursi nel castello Shirasagi (**) …” guardò Kurogane di sbieco “Dopo la tua partenza siamo finalmente riusciti a prenderne qualcuno vivo. Prima con te nei paraggi era impossibile! Ma nessuno ha mai parlato e tutti hanno preferito il suicidio piuttosto che cedere”.

“Dunque non è che io avessi fatto poi tanto danno con la mia condotta” ribattè Kurogane un tantino seccato dalla frecciatina lanciatagli.

“In effetti no…” convenne Soma “Il punto è un altro. I loro tentativi d’attacco ultimamente si sono notevolmente ridotti. In quest’ultimo periodo non c’è stata alcuna aggressione”.

Apparentemente la cosa sembrava un bene. Kurogane tuttavia sapeva che i misteriosi nemici dei regnanti di Nihon erano molto tenaci nel perseguire i propri obiettivi. Il fatto che non avessero più fatto parlare di sé poteva essere preoccupante…

“Eccoci arrivati. Ora ti lascio parlare con la principessa” detto questo Soma si voltò per allontanarsi. Poi si bloccò. “Sono felice ce tu sia tornato”. E si allontanò.

Kurogane rimase corrucciato per qualche secondo. Poi, mentre osservava l’amica allontanarsi, si lasciò sfuggire un leggero sorriso di scherno bonario (seeee, ci crediamo!).

Poi entrò nel salone dove lo attendeva Tomoyo.

 

*****

 

“Dannazione, FERMATI!”.

La voce agitata di una ragazza fece voltare all’unisono Soma e Yuui. All’ingesso della sala comparve la proprietaria di quella voce che si avvicinò con passo veloce a Soma. Tra le braccia teneva Mokona, teso ma non più spaventato com’era prima. La ragazza non poteva avere più di sedici, diciassette anni, portava i lunghi capelli corvini liberi oltre le spalle e grandi occhi…rossi…

“Questo tizio non è un sicario! Non se era accompagnato da questa polpetta bianca”. Prese Soma per un braccio e la tirò in disparte. Yuui poteva sentire solo pochi frammenti della loro conversazione: “Storie che papà…dormire? …Polpettina bianca…passato…piume…dimensioni...”.

Via via che la giovane parlava l’espressione di Soma diventava sempre più attonita. Le due guardarono il mago e la più giovane gli rivolse la parola: “Tu sei Yuui, vero?”.

Yuui rimase a bocca aperta dallo stupore per essere stato riconosciuto da una persona che non aveva mai incontrato. La ragazza abbassò lo sguardo e notò la manica della veste di Yuui sporca di sangue. “…Sangue….Porca miseria…” buttò indietro gli occhi… e cadde svenuta.

 

*****

 

 

 

 

* manca la punteggiatura per dare l’effetto di fiume in piena all’eloquio di Yuui. L’effetto tuttavia è stato reso da cani. Vabbè…

 

**due cose che mi avevano lasciato perplessa nel primo volume di TRC? La vignetta con dei cadaveri a Celes a pag. 78 (mistero comunque svelato) e i sicari a pagina 70 (mistero non ancora svelato: chi sono? Per chi lavorano? Perché vogliono aggredire i sicari degli abitanti del castello?).

 

 

See you soon ^__^

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


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CAPITOLO 5

NOTE DELL’AUTRICE:

Finalmente riesco ad aggiornare questa benedetta fanfiction, e con ben 2 capitoli! Spero vi piacciano. Purtroppo gli impegni scolastici non mi permetteranno di aggiornare spesso ma non abbandonerò mai questa mia creatura!! T___T

Approfitto per ringraziare coloro che hanno letto e commentato le mie ficcine pubblicate. In particolare: pEaCh_ (^^’ ho scritto giusto?), Wren, Nii-san, FrancescaAkira89, Nenya-Higurashi, Lady Blackmoon, Lety (e spero di non aver dimenticato nessuno!!), grazie davvero di cuore per le recensioni e per aver letto tutte le mie produzioni, sono contenta che vi siano piaciute! ^___^

Beh, buona lettura!

CAPITOLO 5

“Sakura-chan…svegliati”. Parole espresse con dolcezza da Yuui e la freschezza di un panno umido passato delicatamente sul viso furono le prime sensazioni avvertite dalla principessa al suo risveglio. Subito però le tornarono bruscamente in mente gli avvenimenti precedenti al suo ennesimo svenimento. “Yuui-san!” esclamò agitata.

“Va tutto bene, Sakura-chan” il mago non la pensava davvero così ma l’intervento della moretta prima della sua…ehm…dipartita aveva placato gli animi nella stanza e reso Soma molto meno bellicosa. Mentre il ragazzo tentava di svegliare Sakura (finalmente gli avevano tolto quella fastidiosa catenella magica) la ninja stava facendo altrettanto con la ragazza a terra. Gli altri ninja avevano nel frattempo lasciato la stanza.

“Yuui-san…che sta succedendo?”. Il mago non rispose e indirizzò lo sguardo verso la ragazza sorretta da Soma in procinto di svegliarsi. Se volevano avere finalmente una qualche spiegazione avrebbero dovuto chiedere alla ragazza…o al limite a Mokona, che non sembrava aver risentito della caduta a terra ma era rotolato a terra poco lontano da tutti, con un flebile “Ahi ahi ahi, Mokona ha la testa che gira, fermatela!”.

“Di nuovo? Che palle!” (Che finezza, la ragazza!). Aveva la voce sconsolata, come se lo svenimento alla vista del sangue non fosse affatto un episodio infrequente.

“Non mi accade spesso ma quando accade è fastidioso”. La ragazza era a disagio mentre guardava il mago , la principessa e Mokona che barcollava verso i compagni di viaggio.

“Ma ora stai meglio, vero?” la premura del mago non era solo opportunismo dettato dalla necessità di ricevere informazioni; dall’aria che tirava e dall’espressione della ragazza capiva che doveva averne passate di giornate pesanti pure lei dunque la premura del mago era sincera.

“Sì sì” rispose, con la voce e i modi spicci della ragazza mentre si alzava.

“Puoi dirci cosa sta succedendo? Per favore”.

“Siete giunti qui al termine di un’aggressione da parte dei soldati e dei sicari del regno a confine con Nihon. Se ci fate caso, noterete che non ci è andata molto bene”.  Lo guardava dritto in volto nel tentativo di non abbassare di nuovo lo sguardo sulla manica dal ragazzo inzuppata di sangue. Eppure non lo guardava negli occhi. Lo guardava mentre parlava, ma non lo guardava veramente. Era un atteggiamento strano. A prima vista, Yuui l’aveva giudicata una tipetta tosta. Forse era dovuto al fatto che i suoi modi spicci e il modo in cui aveva chiamato Mokona prima di svenire gli avevano ricordato vagamente Kurogane… Già, Kurogane.

Giacchè la giovane era stata fin da subito la meno bellicosa tra coloro che avevano “accolto” il gruppetto, e non si era lasciato sfuggire nemmeno il suo dolce e tenue (e triste?) sorriso di incoraggiamento che nel frattempo aveva rivolto a Sakura, il mago si arrischiò a rifare la stessa domanda che aveva provocato le ire di Soma.

“Puoi dirmi dov’è Kurogane?”

Soma sembrava sul punto di perdere nuovamente la calma ma rimaneva controllata mentre stringeva il braccio della ragazza di fianco a lei. Quanto alla moretta, chiuse gli occhi e pose una mano sulla propria fronte, come se le fosse venuto all’improvviso un forte mal di testa. Sembrava un precario tentativo per calmarsi e per cercare le parole.

D’improvviso a Yuui venne un brutto presentimento e si trovò a desiderare di sapere urgentemente, e allo stesso tempo di non venire a sapere affatto, la risposta alla sua domanda.

Alla fine la ragazza rispose.

“È morto. Tre settimane fa”.

Morto. Tre settimane fa. Morto.

No, è assurdo. Ma se l’ultima volta che l’avevano visto era stato poche ore prima, stava bene e stava parlando delle visioni della sua principessa!

E adesso questa ragazza se ne usciva fuori con questo “È morto. Tre settimane fa”. A parte il fatto che tre settimane fa era ancora vivo e vegeto, e su questo non c’era dubbio visto che ci aveva litigato pesantemente. Prima di riuscire a strappargli quella promessa…

Il momentaneo attimo di panico e disperazione (sì, Yuui: panico e disperazione. È inutile che ti sforzi di non dare un nome alle emozioni che provi quando pensi a lui) lasciò posto al sollievo. La fanciulla doveva per forza parlare di un altro Kurogane, era così senza dubbio, magari Kurogane era un nome molto diffuso in patria…avrebbe dovuto rincuorare Sakura che sembrava non aver afferrato l’equivoco e fissava la ragazza sconvolta.

Sensazione di sollievo che rimase per poco. Fino a quando la fanciulla non riprese a parlare.

“Mokona mi ha detto che siete venuti al castello da un altro mondo “questa mattina” e che avete trovato la situazione tranquilla. Poi all’improvviso avete trovato…questo…e avete perso di vista Shaoran e Kurogane” la ragazza guardò Soma; la frase era più una spiegazione per la ninja che non una richiesta di conferma ai due giovani. E infatti fu Soma a rispondere.

“Shoryuki, non è possibile…Kurogane non ha più lasciato Nihon negli ultimi vent’anni”.

Sakura evidentemente, ne aveva abbastanza di quella situazione, perché esclamò esasperata:

“Ma come potete dire una cosa del genere? Kurogane-san ha vent’anni! E sta viaggiando tuttora con noi! Sei sicura di parlare della stessa persona di cui stiamo parlando noi?”.

“Il Kurogane di cui parlate voi viaggia con voi attraverso le dimensioni? Beh, lo ha fatto anche il Kurogane di cui sto parlando io lo ha fatto, vent’anni fa, con una coraggiosa principessa di nome Sakura, un ragazzino dalla forza d’animo incredibile di nome Shaoran, una polpetta bianca di nome Mokona e…beh…un mago” disse la ragazza con una punta disagio alla fine. Ma Yuui non l’aveva notato. Era ancora ostinatamente aggrappato all’idea che ci sia stato un equivoco micidiale.

Fino a quando gli venne in mente all’improvviso Sharano!

Il gruppo era finito indietro nel tempo per opera della Strega delle Dimensioni tanto tempo prima (ricordi felici. Yuui, a guardarsi indietro, li avrebbe definiti così…) .

Nel corso del loro lungo viaggio, ne avevano viste abbastanza di cose assurde da poter cominciare a supporre di essere davvero finiti…nel futuro…

Ammesso che sia davvero successo questo, allora come diavolo era successo?!

Kurogane morto…allora Kurogane era davvero morto…

Anche Sakura sembrava essere arrivata alla stessa conclusione perché gli occhi le si riempirono di lacrime e, con voce tremante, chiese come era successo.

“Sarà meglio raccontare tutto dal principio, che dici, Shoryuki cara?

È da quasi un anno che Nihon è in guerra aperta col confinante regno di Lohaan. Non avevano mai dato segno di voler attaccarci quindi siamo stati colti alla sprovvista, e soprattutto, non ci aspettavamo che fossero così forti! Come se non bastasse, gli oni presenti in questo mondo hanno sviluppato una maggior aggressività e potenza, spezzano con maggior facilità i kekkai eretti dalle miko, è diventato difficile respingerli ma soprattutto, questi attaccano gli abitanti di Nihon ma non quelli di Lohaan e non ne comprendiamo la ragione. Comunque, i guerrieri sono fuori a difendere il regno sia dagli oni che dai nemici…il risultato è che il castello Shirasagi non è più ben protetto come lo era di solito…”.

“Dunque Kurogane-san è morto sul campo di battaglia?”.

Fu la ragazza a rispondere. Soma la guardò.

“No. Era tornato al castello a fare rapporto a Tomoyo-hime, tre settimane fa. Ma il castello venne assalito per la prima volta…con esiti ben più catastrofici di oggi… Quelli cercavano Tomoyo-hime, che in quel momento si trovava con lui… papà aveva esclamato al sicario che era giunto fino a loro che se voleva finire il suo lavoro avrebbe dovuto passare sul suo cadavere…” una smorfia amarissima affiorò sulle sue labbra “…è stato accontentato”.

Scoppiò in lacrime “E c’ero anch’io con loro e non ho potuto fare nulla!”.

“Shoryuki? Hai detto…papà?” sussurrò Sakura respirando appena.

“Sì… Kurogane è mio padre”.

****  

“Kurogane! Ti stavo aspettando”.

Il ninja avanzò a passo svelto attraversando la sala e si fermò dinnanzi a Tomoyo con una espressione piena di aspettativa. Sperava di ricevere delle informazioni sui compagni dispersi perchè proprio non sapeva più dove sbattere la testa. Gettò a malapena un rapido sguardo al ragazzino poco distante dalla principessa, apparente intento ad osservare la stanza, in attesa. Il ragazzino gli dava le spalle per cui Kurogane ne aveva notato solo i nerissimi capelli legati in una coda di cavallo che addomesticava una chioma altrimenti disordinata, lunghi fino alle spalle. Indossava una veste comoda, adatta per i viaggi lunghi. In effetti, potrebbe benissimo essere un viaggiatore, ma al ninja in fondo non importava granchè dal momento che non sembrava costituire una minaccia.

“Kurogane, come sta Shaoran?”.

“La febbre non è ancora scesa ma è normale, starà in queste condizioni almeno per i prossimi giorni. Mi avete fatto chiamare per avere informazioni sulla salute del ragazzo?”.

“No. Beh, non solo. Ho ricevuto delle notizie che potrebbero interessarti. Il viaggio che state facendo… State recuperando le piume della memoria della principessa del regno di Clow che possiedono straordinari poteri. Mi avevi spiegato così la situazione”.

“Sì, Tomoyo”. Dove voleva arrivare?

“È possibile che almeno una piuma sia caduta anche qui a Nihon Cuntry”.

“La polpetta bianca sostiene di sì”.

“E tra questi poteri potrebbe esserci quello di far addormentare di colpo tutti gli abitanti di un intero villaggio?”.

“E io che ne so?!”.

“In un villaggio a due giorni di cammino da qui gli abitanti sono caduti addormentati in modo improvviso. Solo poche persone sono rimaste sveglie. La faccenda è molto strana e anche molto preoccupante”.

“Mmm”.

“Se è coinvolta una piuma della principessa sarà il caso che tu vada a controllare di persona nel villaggio. Nessun altro potrebbe essere in grado di riconoscere la natura di un potere così particolare”.

“Solo la polpetta bianca può riconoscere il potere delle piume. Tuttavia penso che controllare di persona cosa sta succedendo non farà danno a nessuno”.

In fondo, l’impossibilità di poter fare alcunché per i compagni di viaggio lo frustrava molto. Tenersi occupato gli avrebbe fatto bene, e se davvero fosse riuscito a scoprire la presenza di un eventuale collegamento tra la piuma della principessa e il sonno misterioso degli abitanti del villaggio sarebbe stato tutto tempo risparmiato.

“Va bene, partirò. Qual è il villaggio?”.

“Ti accompagnerà questa giovane signorina. È un’abitante del villaggio che è venuta a chiedere aiuto. Aiko cara”.

Sentendosi chiamare, il “ragazzino” si voltò e si avvicino ai due, con una espressione seria e rispettosa.

“Aiko, ti presento Kurogane. Verrà con te al villaggio e cercherà di scoprire la causa del sonno improvviso dei tuoi compaesani”.

Kurogane inarcò il sopracciglio, sorpreso. In effetti, si trovava di fronte una ragazza…Fortunatamente se ne era rimasto zitto: anche se di diplomazia ne sapeva ben poco, sentiva che non sarebbe stato carino dire che l’aveva scambiato per un ragazzo…

Aveva pressappoco l’età della principessa Sakura, sebbene nei suoi occhi vi albergasse una disciplina che la facevano sembrare più matura della sua età. Gli occhi… non pensava fosse possibile trovarne altri uguali a quelli di quell’idiota…due bellissimi occhi azzurri…

In effetti aveva una vaga somiglianza con quel mago da strapazzo…almeno lo sguardo della ragazza non aveva alcuna inclinazione idiota, né un muso da funerale. Insomma, era una ragazza… beh… normale.

Aiko aveva squadrato Kurogane  (e in effetti, il ninja si era sentito vagamente sotto esame da quello sguardo di “analisi critica”), poi si rivolse rispettosamente alla principessa.

“Hime, non so davvero come ringraziarvi per la disponibilità che mi avete dedicato”.

“Scherzi bambina? Aiutare gli abitanti del mio regno è un dovere per me. Ti auguro che vada tutto bene”.

“Possa andare davvero così, hime”. Rispose con fervore la ragazzina (ragazzina, Kurogane, mi raccomando!).

Le due ragazze si scambiarono quello che, a giudizio del ninja, era uno sguardo di complice intesa.

Poi la principessa si rivolse a Kurogane:

“Partirete quando ti sentirai pronto. Questo è tutto”. Il ninja capì d’essere stato congedato e si voltò verso l’uscita, lanciando un’ultima, rapida occhiata alla ragazzina, e uscì dalla sala.

Aiko, seppur titubante, gli corse dietro.

Quando la  ragazzina chiuse la porta dietro di sé, Tomoyo  sorrise lievemente con le labbra ma non con gli occhi, che si velarono di preoccupazione.

“Ti auguro che vada davvero tutto bene, signorina Potter…”.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


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CAPITOLO 6

NOTE DELL’AUTRICE:

Parto subito con un avviso: ho aggiornato mettendo due capitoli in internet, il 5 e il 6.

Bene, ora che ho avvisato, auguro a tutti/e buona lettura! ^___^

Il ninja e il mago erano soli nel piccolo cortile del castello Shirasagi. Era un cortile appartato e lontano dalle mura del castello. Di solito, nelle sere in cui il cielo era sereno gli innamorati andavano a scambiarsi coccole ed effusioni, certi che nessun occhio indiscreto avrebbe turbato la loro intimità.

Ma certo i due ragazzi non erano lì per amoreggiare. Addirittura, si vocifera che proprio a causa della loro sosta in quel posto nessuna coppia si era più azzardata ad avvicinarsi, tanto meno per ad andare a pomiciare.

Ciascuno era fuori di sé dalla rabbia e dalla frustrazione covata nei confronti dell’altro. Yuui urlava contro il guerriero, le proprie emozioni totalmente fuori controllo, l’unico occhio fiammeggiante e lucido.

“Bugiardo! Me l’avevi promesso! Per ben due volte me l’avevi promesso! Quando mi hai trasformato in vampiro mi avevi detto che se ci tenevo così tanto a morire mi avresti ucciso! Anche dopo aver lasciato Celes avevi giurato che avresti mantenuto la promessa se non avessi trovato una ragione per continuare a vivere una volta terminato il viaggio e recuperato le piume di Sakura-chan! Ho aspettato che i bambini tornassero nel loro mondo e adesso è giunto il momento che tu faccia quello che ti ho detto! Uccidimi! Non voglio più vivere e tu hai dato la tua parola!”.

Kurogane, con l’espressione totalmente sconvolta per la crisi di nervi dell’amico, l’aveva preso per il colletto, scrollandolo violentemente e schiaffeggiandolo con forza.

“Non ti sei neanche sforzato di cercare una ragione per vivere! Ma è possibile che nulla in questo mondo sia abbastanza importante per te da lasciarla senza alcun rimpianto?”.

“Certo che ho trovato cose importanti a cui tengo molto! Siete tu e i bambini! Per questo voglio andarmene! Se resto vicino a voi, voi morirete, lo so! È solo questione di tempo! E questo non potrei sopportarlo! Non più!”.

Si portò le mani a coprire il viso, piangendo ancor più istericamente.

“Fino a oggi ho vissuto solo per far tornare in vita Fay. Volevo restare con lui e tu hai distrutto la mia speranza di salvarlo! E se lui non può tornare da me, andrò io da lui! Staremo sempre insieme!”.

“Maledetto imbecille! Come osi chiedermi di fare una cosa del genere! Non ho alcuna intenzione di ucciderti né ti lascerò morire così facilmente!”.

Quello che voleva essere una espressione di sarcasmo sul volto del mago appariva piuttosto come una cupa maschera di follia che lo rendeva a dir poco spaventoso.

“Ecco il valore che dai ad una promessa! Un vero comportamento da ninja, sicuro!”.

E scoppiò in una tetra risata, come se avesse detto una battuta molto spiritosa.

“Yuui, ascolta…” ora Kurogane era veramente allarmato.

“NON CHIAMARMI COSÍ! Yuui è morto tanto tempo fa! MORTO! Hai capito?” latrò sconvolto mentre con i pugni chiusi colpiva con tutta la forza che aveva le braccia e il petto del guerriero che cercava di trattenerlo.

“Ho ucciso mio fratello! Ho ucciso i miei genitori! Ho distrutto due regni! Tutto ciò ce mi sta a cuore finisce con l’andare in rovina! Basta! Non voglio più portare la malasorte ovunque vada! Deve finire!”.

“Stà zitto! Non voglio sentir parlare di colpe e malasorte! È passato, Yuui! Smettila di vivere nel passato! Tu non hai nessuna colpa per ciò che è successo!”

“Cosa vuoi saperne tu? Tu non sai cosa vuol dire vivere a scapito delle persone che ami! Uccidimi, adesso! UCCIDIMI UCCIDIMI UCCIDIMI!!!”

E scoppiò nuovamente in lacrime, accasciandosi a terra, le mani aggrappate alle maniche della veste di Kurogane. Aveva impartito un ordine, ma in realtà era una supplica accorata.

Il ninja era sempre più angosciato e giocò la sua ultima, disperata carta.

“Non posso farlo, Yuui, non posso! Ti stai comportando esattamente come il tuo re! Anche Ashura ti aveva ordinato di ucciderlo ma tu non avevi voluto farlo! Come puoi pensare che io potrei eseguire lo stesso ordine?”.

Un violento brivido percorse la schiena di Yuui che improvvisamente si calmò. Alzò lo sguardo e osservò sbigottito il ninja.

“Hai ragione... Mio Dio, hai ragione! Come ho potuto… Come ho potuto…” si alzò in piedi sorreggendosi alle braccia di Kurogane, ma aveva comunque l’equilibrio un po’ precario, come se il dolore l’avesse reso brillo.

“Mi dispiace, Kuro-sama. Non avrei dovuto chiederti una cosa simile. Sono un vigliacco.” L’occhio azzurro riprese a lacrimare, un pianto triste, non più isterico come quello di pochi minuti prima. Non urlava più, si limitava ora ad un sussurro desolato.

Il ninja sgranò gli occhi, terrorizzato da un nitido presentimento. Il mago era troppo tranquillo…non gli sembrava normale. Yuui lasciò le braccia del guerriero e gli voltò lentamente le spalle, allontanandosi di pochi passi.

“Io, che ho distrutto tante vite…arrivo a chiedere ad un’altra persona di uccidermi perché sono troppo vigliacco per farlo da solo…”.

Kurogane improvvisamente comprese ciò che il mago voleva fare e fece per afferrarlo di nuovo ma Yuui l’aveva previsto e, mormorato un incantesimo, lo immobilizzò.

Si allontanò di qualche altro passo. Una piccola luce azzurra saettò tra le mani del mago, tra le quali apparve una lama di ghiaccio aguzza, rozzamente sfaccettata, come una piccola stalattite.

La guardava e l’accarezzava con triste dolcezza prima di puntarla verso di sé.

“NOOO! YUUI TI PREGO NON FARLO!” Kurogane si lasciò prendere dal panico e cercò disperatamente di liberarsi dalla stretta magica che lo imprigionava.

Ma Yuui non diede segno di averlo sentito, concentrato com’era su quello che stava per fare. La sua espressione era sinistramente serena.

“YUUI! YUUI! NO, NON VOGLIO CHE TU MUOIA! TI PREGO, NON LASCIARMI SOLO ANCHE TU!” e scoppiò in lacrime, preso dalla disperazione.

“Mi dispiace Kuro-myu. Alla fine ho fatto soffrire anche te. Ma tu sei sempre stato più forte di me, molto più forte. Dimenticherai questo idiota e proseguirai fieramente la tua vita”.

“YUUI!”

“Ti voglio bene, Kuro-sama” un sorriso dolce, e senz’altro aggiungere affondò la lama nella propria gola, tagliandola da lato a lato. Crollò a terra, e nello stesso istante l’incantesimo su Kurogane si dissolse, liberando il ninja che, shockato, corse verso l’amico. Si inginocchiò al suo fianco, lo abbracciò. Il sangue usciva molto velocemente dalla ferita. Il guerriero guardò l’amico negli occhi per quello che gli era sembrata una eternità e invece era durato a malapena un minuto, il tempo sufficiente affinché la vita del mago abbandonasse il suo corpo. Pazzo di dolore, Kurogane iniziò ad urlare il suo nome, stringendo il corpo esanime fino a imbrattarsi del suo sangue.

Nessuno dei due giovani, per tutto il tempo della litigata, si era accorto della presenza, a pochi passi da loro e assolutamente non nascosta, di una piccola bimba, di non più di otto anni, che aveva osservato la scena con occhi cremisi terrorizzati e piangenti, il corpicino scosso dai singhiozzi, le manine a coprire la bocca affinché soffocassero le sue grida angosciate. Ma anche se le avesse fatte uscire a pieni polmoni né il guerriero né il mago l’avrebbero potuta sentire.

E la piccola apprese in quell’occasione, sulla propria pelle, il significato del detto “bisogna stare attenti a ciò che si chiede perché potresti ottenerlo”.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

 

E siamo al settimo capitolo! Mi domando quanti ne dovrò partorire prima di poter scrivere la parola fine… Non che mi sia stufata di star dietro a questa fic ma certi capitoli forse sanno di brodo allungato, eppure, sorry, sono necessari anche quelli :P.

Buona lettura e ringrazio coloro che hanno ancora la pazienza di stare dietro a questa mia opera prima ^___^

Adrienne Riordan

 

 

 

“E tutti gli abitanti di un intero villaggio sarebbero caduti addormentati così, senza alcuna ragione?”.

“Così sostiene la ragazzina”.

Soma guardò nella direzione indicata dallo sguardo del ninja. Aiko stava seduta a terra, a gambe incrociate, persa a guardare chissà cosa dentro il laghetto nel cortile interno. Era rimasta lì da quando Kurogane le aveva ordinato nel suo solito tono gentile, cioè burbero, di aspettarlo lì. Curioso che la ragazza avesse obbedito senza battere ciglio. Di solito, che ha a che fare col ninja non mantiene la tranquillità, nel migliore dei casi, va perlomeno in soggezione.

Comunque sia, prima di partire, Kurogane doveva avvertire il ragazzino che si sarebbe assentato per un paio di giorni. O perlomeno, doveva cercare di avvertirlo.

Dall’espressione sempre più attonita di Shaoran davanti all’insensata mimica del ninja, quest’ultimo aveva dedotto che il tentativo era stato un pietoso buco nell’acqua. Non solo lo sforzo di farsi comprendere si era rivelato inutile, ma si era rivelato addirittura deleterio per la sua immagine. Né a Soma né a Tomoyo, che si erano recate verso la stanza di Shaoran per consegnare al ragazzo un amuleto curativo, era sfuggito il grazioso spettacolo che il ninja aveva involontariamente offerto mentre loro erano nascoste dietro la porta, salvo poi scoppiare in una fragorosa risata appena il ninja era uscito fuori dalla stanza. Parecchie gradazioni di rosso e parecchi improperi urlati dopo, Kurogane si era diretto verso il cortile per recuperare la ragazzina. Solo dopo aver raggiunto il cortile si era sufficientemente calmato per poter accogliere le scuse di Soma, che lo aveva seguito, e raccontare del suo nuovo incarico.

“È probabile che Shaoran sarà guarito del tutto quando tornerai al castello, dunque non c’è ragione che tu rimanga qui, Kurogane”.

“Mmh”

Soma notò l’espressione corrucciata del ninja. “Qualunque cosa verremo a sapere degli altri tuoi compagni di viaggio ti sarà riferita il prima possibile”. Non era poi così difficile come poteva sembrare intuire le preoccupazioni di Kurogane, pensò Soma un po’ stupita. Anche Kurogane doveva averlo pensato, a giudicare dalla faccia stupefatta che le rivolse, prima di allontanarsi da lei.

“EHI, MOCCIOSA! SE NON TI SPICCI A SCOLLARE IL SEDERE DA TERRA FACCIAMO NOTTE!”.

“MA CHE CAVOLO URLI, A MOMENTI NON FINIVO NEL LAGHETTO!”

“BADA A COME PARLI, RAGAZZINA!”.

La ragazzina raggiunse i due ninja a grandi passi e, giunta davanti a lui, lo fissò con un broncio minaccioso “E TU NON CHIAMARMI RAGAZZINA!”. E i due si fissarono in cagnesco.

“Se cominciate il viaggio con questi presupposti, temo che al villaggio non ci arriverete mai”. E i due si voltarono molto lentamente a fissare anche la serafica Soma. Poi tornarono a squadrarsi in cagnesco. Kurogane non potè fare a meno di notare che gli occhi della ragazzina sembravano lanciare fiamme azzurre.

“Aiko, sei sicura che non ti serva niente per il viaggio?”. Aiko voltò di nuovo lo sguardo verso Soma, e la sua espressione aveva perso rapidamente l’aria bellicosa. Forse alla ragazzina la rabbia montava tanto rapidamente quanto rapidamente sbolliva. Eccessi adolescenziali, evidentemente. Pure Kurogane li aveva avuti, fino a poco prima della sua partenza forzata da Nihon. Soma si sorprese comunque nel notare come la ragazzina sembrasse non avere alcuna soggezione davanti a Kurogane. Ben poche persone riuscivano a trattenere il timore se si trovavano faccia a faccia col ninja in un momento no.

“Vi ringrazio, ma non ho bisogno di nulla” rispose con un piccolo cenno di riverenza col capo.

“Tre giorni di viaggio sono lunghi. Perlomeno dovrai portare con te delle bende di ricambio, o la ferita alla mano ti si infetterà” fece Soma, accennando con lo sguardo alla mano destra di Aiko.

“Non si infetterà”. Piccolo lampo di esitazione dietro agli occhi azzurri. “Ma forse avete ragione voi” mormorò con una espressione più calcolata.

“Bene. Potrai aspettare altri cinque minuti prima di partire, Kurogane. Il villaggio non sparirà certo per questo”. Soma sorrise “allora faccio un salto da Kyle per farmi dare qualche benda”.

Lo sguardo di Kurogane saettò allarmato verso quello di Soma e il ninja si infervorò parecchio nel sentire il nome del leccapiedi di Fey Wong Reed. “Hai detto Kyle? Il dotto Kyle è qui?”.

“No, ho detto Kyle e basta, non dottor Kyle” rispose Soma perplessa. “È un servitore qui al castello da quasi cinque anni, per stare vicino alla sua fidanzata, Gigei, sai, la musicista e danzatrice di corte” e detto questo, si allontanò, lasciando Kurogane a incassare quest’ultima informazione.

I mondi saranno pure numerosi ma ciò non invalida davvero il detto “come è piccolo il mondo”.

In effetti, stando così le cose, era davvero poco probabile che si trattasse del Kyle che aveva più volte messo i bastoni tra le ruote al gruppo. Doveva dunque trattarsi del Kyle di Nihon Country, da qui la conferma del succitato detto. Valutò dunque che questo Kyle era del tutto inoffensivo. Nondimeno, non si lasciò nemmeno sfuggire come i lineamenti della ragazzina, sentendo il nome Kyle, si erano fatti più rigidi, conferendole una durezza nello sguardo che mostrava una rabbia ben più seria e profonda della bizza adolescenziale mostrata poco prima.

 

***   

 

“Papà mi aveva ordinato di restare indietro e proteggere Tomoyo-hime, poi ha combattuto contro i due sicari. Aveva lottato strenuamente, ma quelli…non è che avessero una tecnica di combattimento o una forza superiore alla sua ma erano riusciti comunque a metterlo in difficoltà… giuro, sembrava quasi che prevedessero le mosse di papà e per questo riuscissero ad anticipare e parare i suoi colpi. Alla fine sono riusciti a…” .a voce di Shoryuki le si strozzò in gola “…e l’hanno scavalcato per avvicinarsi a me e Tomoyo… non capisco ancora cosa sia successo dopo ma… il sicario più basso aveva pronunciato delle strane parole, sembravano i versi di un incantesimo. All’improvviso mi è vento un gran mal di testa e ho perso i sensi… quando mi sono risvegliata, Tomoyo giaceva addormentata per terra e anche l’altro sicario giaceva a terra, ma morto. Non aveva ferite mortali, se non quelle superficiali inferte da papà. L’altro sicario era scomparso. E Tomoyo da quel giorno non si è più svegliata, anche se sembra non trarre sofferenze o indebolimento alcuno da questo sonno innaturale”.

Sakura, Yuui e Mokona rimasero in attonito silenzio per tutto il tempo in cui Shoryuki aveva raccontato gli eventi che avevano portato alla morte di Kurogane. Alla fine Sakura cominciò a singhiozzare, seguita a ruota da Mokona . “Adesso però non cominciate sennò ricomincio anch’io!”.

Yuui non versò nemmeno una lacrima ma questo non significava certo che dentro di sé non si stesse abbattendo una tempesta di emozioni, una più sgradevole dell’altra. Una parte di sé restava assolutamente incredulo, la situazione che gli si era presentata davanti era troppo assurda e orribile da poter essere accettata così incondizionatamente. Un’altra parte di sé non sentiva invece alcuna ragione per dubitare delle parole di Shoryuki, e questa parte di sé - era assurdo anche solo tentare di negarla – urlava di dolore. Improvvisamente giudicò l’atteggiamento distaccato che aveva riservato al ninja ingiusto e puerile ma non aveva potuto comportarsi diversamente…l’aveva fatto per il suo bene, per proteggerlo…

“Shoryuki, è andata così e tu non potevi fare niente…e se avessi fatto qualcosa avrebbero potuto uccidere anche te… e io non avrei potuto sopportare due lutti in una volta sola! Comunque, non c’è molto altro da aggiungere, direi” detto questo, Soma guardò il gruppo. “Voi piuttosto…che ci fate qui?”.

Yuui riprese veloce la parola, dato che Sakura e Mokona non erano ancora in grado di farlo. “Neppure noi abbiamo molto da aggiungere a quello che ti abbiamo detto prima. Non abbiamo la più pallida idea di come siamo arrivati qui!”.

“State ancora cercando le piume, vero?” chiese improvvisamente Shoryuki trattenendo un poco il respiro.

“Sì. E adesso che mi ci fai pensare, percepisco una piuma di Sakura molto più distintamente rispetto a prima” disse Mokona.

“Mokona, senti una piuma qui vicino?”

“Non è molto vicina ma almeno so che c’è. Stamattina non ero neppure certa che ci fosse”

“Shoryuki, che stai facendo?”

Shoryuki prese dalla tasca del suo vestito una penna (“torna sempre utile averne una dietro :P”) e cominciò a scarabocchiare sul palmo della sua mano.

“Le tue piume somigliano a questo?” e mostrò il palmo della mano a Sakura.

“Sì, sono proprio così” esclamò Sakura, prendendo tra le mani la mano della ragazza, sulla quale era disegnato uno schizzo ben delineato di una delle sue piume.

“Shoryuki, come fai a sapere come sono fatte le piume della principessa?” chiese sorpresa Soma.

“Una era in mano al sicario che ha lanciato l’incantesimo a Tomoyo”.

“I nemici di Nihon hanno la mia piuma? Ma questo è terribile! Le piume possono provocare dei veri e propri disastri se lasciate libere di sprigionare il proprio potere! In mani sbagliate, può essere una catastrofe! Yuui! Quanto è successo a Nihon potrebbe essere dovuto alla mia piuma?” e Sakura riprese a piangere. Le era sempre dispiaciuto che, per colpa delle sue piume, altre persone dovessero soffrire ma questa volta si trattava del regno di un suo amico in pericolo…e della morte di questo amico. E questo pensiero la fece disperare ancor di più.

“Sakura-chan..” Yuui poteva ben comprendere il senso di colpa della principessa e vederla piangere era per lui motivo di grande sofferenza.

“Sakura-chan, dobbiamo recuperare la tua piuma.  Se in qualche modo è responsabile di ciò che è successo a Nihon, toglierla al nemico non potrà che giovare a tutti”.

“Ma da dove cominciamo?” chiese la principessa.

“Dal castello dei cattivi, mi pare ovvio!”. Tre paia e mezzo di occhi fissarono Shoryuki, che aveva parlato.

“Beh, se l’esercito di Lohaan ha sfruttato i poteri della piuma, difficilmente questa sarà in mano al primo soldato di passaggio, no? Sarà come minimo in mano a qualche generale..o al re stesso, per quanto ne sappiamo. In ogni caso, se è necessario trovare delle informazioni su questa piuma, il castello è senza dubbio il posto più indicato per trovarne”.

“La tua ipotesi è plausibile, e in effetti non è che ci sia molto da fare. Andiamo a vedere!” esclamò Sakura, fattasi all’improvviso più intraprendente con la consapevolezza che, in un modo o nell’altro, poteva rimediare, almeno in parte, alla colpa maturata verso il Paese di Kurogane.

“Bene, allora preparatevi. Direi che possiamo partire tra un’ora”.

“Possiamo? Shoryuki! Non avrai intenzione di andare con loro! È troppo pericoloso!” esclamò allarmata Soma.

“Loro non sanno dove si trova il castello e non conoscono il territorio. Non sanno come muoversi”.

“Aspetta un momento. Non sei costretta a venire con noi. È sufficiente che ci spieghi dove dobbiamo andare”.

“Sì, certo. Al limite chiederete indicazioni lungo la strada, vero?”

Kurogane non era mai stato capace di fare del sarcasmo. Doveva essere una dote che la fanciulla aveva preso dalla madre, pensò Yuui.

“Resta qui, Shoryuki. Potrà andare qualcun altro con loro” insistette la ninja.

“Ma a fare cosa? Sedermi e aspettare il prossimo assalto? Non c’è niente che io possa fare qui! Se vado con loro, almeno potrò essere d’aiuto!”

“Sto ancora piangendo tuo padre, Shoryuki, e sono già in pena per Tasuki. Ti prego, non farmi stare in pena anche per te”.

“Tanto per cambiare…comunque, non mi occorre il tuo permesso per lasciare il castello, anche se preferirei farlo senza alcun dissidio con te”.

“Devi vegliare sulla principessa. Fu l’ultima cosa che tuo padre ti aveva raccomandato di fare”.

“Ma non sono stata capace di fare nemmeno quello. L’ennesima conferma di quanto sono buona a nulla. Tomoyo sarà più al sicuro se la veglierai tu. Quanto a me, non vedo altro modo per essere utile che aiutare questi ragazzi a ritrovare la piuma della principessa, e magari trovare un modo per farli tornare casa”.

“Faresti meglio ad ascoltare Soma, Shoryuki. Tuo padre sicuramente non vorrebbe saperti in pericolo”.

Yuui l’aveva detto per convincere la ragazza a rimanere. Se davvero il viaggio si fosse rivelato davvero pericoloso, l’ultima cosa che voleva era mettere a repentaglio la vita della figlia di Kurogane a causa loro. Aveva già tolto abbastanza al ninja. Per la verità, avrebbe voluto che anche Sakura-chan rimanesse al sicuro al castello Shirasagi, ma la conosceva bene e sapeva già che non ci sarebbe stata storia.

Shoryuki distolse lo sguardo dalla ninja per fissarlo negli occhi. O meglio, per incenerirlo con lo sguardo. E cavoli se ci era riuscita bene!

“Proprio tu mi dici queste cose? Tu sei l’ultima persona che si deve permettere di parlarmi così!” sibilò con voce bassa e mortale.

“Tra un’ora qui in salone, va bene?” e senza attendere risposta, Shoryuki si allontanò dal salone.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


NOTICINA INIZIALE:

Ciao a tutti/e! Ecco un nuovo chappy, spero vi piaccia!

Approfitto per fare un piccolo appunto. Nelle recensioni ho notato che qualcuno ancora non ha colto che questa fic non è una Kuro/Fay ma un What if. In pratica, Kurogane qui è palesemente etero (anche Fay? Ancora non lo dico ^__^). Credetemi, fa male anche a me non considerarli indissolubilmente legati dall’ammmore e cerco di redimermi con altre fic! XD

Buona lettura e commentate (sì, anche per dirmi che sono una eretica del pairing Kuro/Fay XXXDDD)!!!

 

 

CAPITOLO 8

 

 

“Mokona, riesci a metterti in contatto con la Strega Dimensionale?”

“Mokona ci ha provato tante volte ma non ci riesce! Yuuko non può sentirmi!”

La piccola manjuu bianca aveva assunto una espressione abbattuta. Anche quando le cose sembravano mettersi davvero male per il gruppo di viaggiatori, la piccina non si sentiva mai davvero persa perché sapeva che, in caso di bisogno, poteva sempre contare sull’attenzione della strega in ogni momento.

E adesso aveva tanto bisogno di vederla, ricevere i suoi preziosi consigli e avere la possibilità di sfogare la sua disperazione per la morte del suo ninja preferito!

Tutte le sensazioni della manjuu erano condivise pari pari da Yuui. Il mago si era disinfettato la ferita al braccio e aveva indossato abiti da viaggio messi a disposizione da Soma, e ora stava aspettando nel salone come gli era stato “gentilmente” ordinato da Shoryuki.

Ripensò al modo in cui la ragazza lo aveva guardato prima di congedarsi…i suoi occhi avevano lampeggiato minacciosamente con uno sguardo tanto simile a quello che Kurogane aveva sfoggiato tutte le volte che era arrabbiato sul serio. Quante volte il ninja gli aveva rivolto quello stesso sguardo negli ultimi tempi…

Chissà perché la giovane si era mostrata così arrabbiata con lui. Le parole che le aveva rivolto non potevano giustificare tale atteggiamento. Sospirò senza neppure accorgersene…

“Yuui-san”. Soma lo raggiunse nel mentre che il mago si voltava per andarle incontro. “La principessa Sakura si è già preparata ma ha pregato Shoryuki di portarla a vedere Tomoyo hime. Ha voluto che ti avvertissi del suo ritardo perché tu non ti preoccupassi”.

“Ti ringrazio Soma”.

“In verità, vorrei insistere ancora con Shoryuki perché non si allontani dal castello ma so che tanto non mi ascolterebbe…quando decide di fare qualcosa persegue fino alla fine. In questo somiglia molto a suo padre” e detto questo, si lasciò andare ad un sospiro.

“Già, il caratterino e i suoi colori sono sicuramente quelli di Kurogane…ma per il resto è il tuo ritratto”.

Soma lo guardò negli occhi. “Non l’avevamo detto esplicitamente in effetti…sì, Shoryuki è mia figlia”.

“Dunque sei moglie di Kurogane”.

“Sì, ci siamo sposati poco tempo dopo il suo ritorno definitivo a Nihon…”

“Capisco”. Era solo un’impressione o mentre parlava la ninja aveva distolto nervosamente lo sguardo dal volto del mago?

“Volevo anche scusarmi con te per averti colpito prima. Non potevo immaginare chi tu fossi, non ti avevo mai incontrato prima”.

“Uh? Ah, figurati…davvero, non preoccuparti di questo, ho la testa dura io!”

“Già…” ancora quell’ espressione di disagio?

“Per fortuna Mokona aveva detto in tempo a Shoryuki chi eri, altrimenti chissà come sarebbe andata a finire!”.

“Ma Mokona non ha detto niente a Shoryuki!” esclamò stupita la piccola manjuu.

“No?”.

“Quando mi sono svegliata, Shoryuki mi ha guardato e mi ha chiesto se il mio nome era Mokona.

Ho risposto di sì e lei è corsa subito qui in salone”.

“Dunque non sei stata tu a dirle che lui si chiama Yuui!” esclamò Soma.

E dove stava il problema? Si chiese il mago perplesso. Apparentemente nessuna, ma allora…perché Soma, nel mentre che formulava la domanda, è impallidita?

“Soma…Qualcosa non va?”. Non era la prima volta, quel giorno, che Yuui aveva l’impressione di non afferrare il senso di un discorso.

“No, va tutto bene. Davvero!”.

Ma non c’era storia che Soma potesse ingannare il Principe dei bugiardi in persona, e infatti il mago si mostrò decisamente scettico nel sentire la risposta. Ma se la ninja non voleva spiegarsi meglio lui non aveva alcun diritto di insistere. Lui non era come un certo ninja di sua conoscenza passato recentemente a miglior vita! In fondo, cosa cambiava sapere in che modo Shoryuki era venuta a conoscenza del suo nome? Se fosse stata una situazione normale sarebbe stato curioso di saperlo. Al momento, tuttavia, gli sembrava solo un dettaglio inutile sul quale non perdere tempo.

Così il discorso cadde nel vuoto.

 

 

“Sembra che Tomoyo hime stia dormendo serena…come se stesse facendo un bel sogno”.

Sakura si era avvicinata quasi con timore reverenziale verso il letto dove giaceva composta la principessa di Nihon Country. La ragazzina dallo sguardo vivace aveva lasciato posto ad una splendida donna dal volto solenne anche nel sonno. No, Sakura sentiva che la hime non stava soffrendo eppure era dispiaciuta per lei: il suo destino somigliava troppo a quello delle principesse addormentate protagoniste di fiabe che il suo amato fratello Touya le raccontava prima di andare a dormire la sera. Fanciulle prigioniere di maledizioni dettate dall’invidia altrui, le infinite possibilità che la vita può offrire rese inaccessibili da un corpo che non può rispondere.

Il sonno della principessa aveva gettato nello sconforto gli abitanti del castello che vedevano nella sua magia una protezione irrinunciabile per tutti.

Shoryuki guardava tristemente la sua hime, e senza averne apparente coscienza, aveva sollevato una mano che fece poi scorrere lentamente lungo il corpo di Tomoyo come per accarezzarla, senza tuttavia sfiorarla, un gesto d’affetto e quasi di venerazione.

Infine si rivolse a Sakura. “Dobbiamo andare. Il tuo amico e la polpettina bianca ci staranno già aspettando”.

“Sì, andiamo”.

Percorsero insieme i corridoi del castello per raggiungere il salone.

“Vuoi molto bene alla tua principessa, vero? Il tuo affetto per lei non è solo quello che può provare un suddito nei confronti della sua principessa”. Shoryuki le rivolse uno sguardo indecifrabile.

“Scusami, non avrei dovuto farti una domanda così personale!” cercò di scusarsi Sakura.

“Non fa nulla, davvero! Quanto alla tua domanda, sì, Tomoyo, prima che una principessa, è per me una vera amica. Mi ha insegnato a… gestire alcuni poteri che possedevo un tempo in quanto nipote di una miko. O meglio, ci ha provato… E poi mi ha aiutata molto…”. Lasciò la frase in sospeso e non sembrava intenzionata a finirla.

“Anche tu volevi molto bene a mio padre, vero? Sono sicura che anche papà te ne voleva: quando mi raccontava dei suoi viaggi parlava di te con molto affetto nella voce, sai?”.

“Certo che voglio molto bene a Kurogane-san! Talvolta mi incuteva timore e soggezione ma ci ha sempre protetto da qualunque pericolo”.

“Ti va di salutarlo come si deve prima di partire?”.

 

 

“Non potevo certo lasciare il castello senza prima salutare papà e ho pensato che magari avresti voluto farlo anche tu”.

Sakura si guardò intorno. Nella stanza dove l’aveva portata Shoryuki erano presenti numerosi piccoli altari.

“In questo tempietto io e la mia famiglia preghiamo per il riposo delle anime dei nostri cari che ci hanno lasciato” Shoryuki si avvicinò ad un piccolo altare, davanti al quale fece bruciare un bastoncino di incenso.

“Qui sono custodite le ceneri di papà” e senz’altro aggiungere, la ragazza chiuse gli occhi e pregò con le mani giunte e il capo chino *.

Sakura si lasciò riassalire dalla tristezza ma non pianse. Anche lei pregò per l’anima dell’amico, con la speranza che, da Lassù, vegliasse sulla sua cara figlia che, per quanto cercasse di mostrarsi forte, tradiva un notevole abbattimento, com’era anche logico aspettarsi da una ragazza appena diventata orfana e con il suo Paese in pericolo.

Terminata la preghiera, Shoryuki fece lo stesso davanti all’altare accanto a quello del padre, un altare segnato dallo scorrere del tempo. La preghiera fu più rapida ma non per questo meno sentita.

“Hai perduto altri parenti negli scontri?” chiese Sakura appena Shoryuki terminò la preghiera.

“No, non stavo pregando per un parente. Qui sono custodite le ceneri di un caro amico di mio padre. Papà ha voluto tenerle qui, nel tempietto di famiglia, perché gli aveva voluto bene come ad un fratello.

Ogni volta che tornava al castello non mancava mai di venire qui a pregare per lui. Da quando è morto anche papà ho cominciato a osservare io i riti al posto suo…beh, ad essere sincera, lo facevo già da prima, di nascosto”. Breve silenzio. “Non l’ho mai conosciuto di persona, non ero ancora nata quando morì… ma sono sicura che se era riuscito a conquistare l’amicizia di papà allora doveva essere una persona davvero eccezionale. Mio padre non si affeziona facilmente alle persone e se lo fa c’è una ragione”.

Sakura trovava strano l’atteggiamento della ragazza: non conosceva la persona di cui aveva appena parlato eppure ne aveva parlato con triste affetto nella voce. E perché doveva andare a trovarlo di nascosto dal padre?

Mentre tornavano nel salone per raggiungere i compagni,la principessa tenne per sé questi dubbi. La giovane stava già abbastanza male senza che Sakura la importunasse con domande inutili.

 

 

Sakura e Shoryuki entrarono nel salone proprio nel momento in cui Yuui e Soma avevano lasciato cadere il discorso sollevato da Mokona. Shoryuki lanciò un’occhiata lievemente interrogativa alla madre, segno che aveva notato il suo turbamento. Fece per dirle qualcosa ma dopo aver lanciato una rapida occhiata al mago accano a lei preferì mantenere il silenzio.

“Bene, partiamo?”

“Shoryuki…”

“Sì, mamma?”

“No….niente. Fate attenzione”.

“Sì mamma. Non staremo via per molto tempo”.

“Kyle ha preparato una borsa con ciò che può servire per il viaggio. Vista la situazione, meno vi fermerete lungo la strada e meglio sarà. Non è pesante”.

“Mmh, una borsa perparata da Kyle in persona! Devo preoccuparmi di cosa potrei trovare dentro!” disse la ragazza con sarcasmo.

“Non dire stupidaggini, Shoryuki! Anche lui sta soffrendo tanto quando noi. Da quando gli hanno assassinato la fidanzata non si è mai ripreso completamente dal lutto. E adesso questa situazione!”.

“Sarò anche ingiusta ma Kyle è l’unico servitore del castello al quale non affiderei neanche i miei calzini! Mi è sempre stato antipatico, fin da quando ero piccola, lo sai! Quando è nei paraggi poco ci manca che mi metta a soffiare come una gatta vicino all’acqua!”.

“Ma la figlia di Big Doggie non può fare la gatta!”.

…Una frase idiota? Il mago aveva davvero detto una frase idiota dopo tanto tempo?

Ma…. Proprio ADESSO doveva ricominciare?!

Calò subito il silenzio.

Non durò molto.

“Figlia di CHE!?”esplose scandalizzata la “dolce” Shoryuki, la quale assunse una espressione decisamente carica di minaccia di morte lenta e dolorosa tanto, ma TANTO simile a quella del suo caro paparino.

Sakura e Soma guardarono basite i due, soprattutto la principessa, stupefatta nel vedere, in un momento così inaspettato, il siparietto solito di Yuui e Kurogane.

L’unica cosa diversa fu il lieve rossore dell’imbarazzo che salì sulle guance del mago mentre quest’ultimo balbettava.

“Ah…Beh…Ecco…Era solo una battuta…”

La ragazza alzò una mano per zittirlo.

“Non. Dire. Altro. Lasciamo perdere! Nessuno ti ha mai detto che le tue battute sono veramente idiote?”.

Al mago cascò lievemente la mascella. Fu Sakura a rispondere.

“Beh…Sì…Kurogane-san…almeno dieci volte al giorno”.

“Ah, davvero? Beh…Allora…”.

Calò nuovamente uno strano silenzio.

“Dunque… Ciao ‘mà, ci vediamo!”

Soma, ancora basita, si limitò ad un cenno di saluto con la mano.

E finalmente, Sakura, Shoryuki e Yuui uscitono da questo benedetto castello Shisaragi e si avviarono verso quello del regno nemico di Nihon. Alla buonora!

 

 

NOTE FINALI

Piccola nota per la frase finale in corsivo. Durante la scrittura del capitolo sette mi sono accorta che parecchi capitoli si reggevano su… conversazioni nel salone! E la cosa faceva TANTO Beautiful! :P

 

 

Poveri Kurogane e Aiko, in questo chappy non hanno fatto neanche una comparsata! XD

Ah, a proposito. PSSS, Pucchyko_girl, avvicinati…sì, dai così….a seguito del tuo commento c’è qualcuno che vuole dirti una cosa. Pronta?

*N.d.Kurogane: TUUU! Come hai OSATO credere che quella mocciosa possa essere mia moglie! Non sono un PEDOFILO!!! *

*N.d.Aiko: TUUU! Come hai OSATO credere che possa piacermi un simile bruto? I miei gusti sono MOLTO più raffinati! *

*N.d.Kurogane: Ehi, mocciosa! Cosa intendi dire con questo?! *

*N.d.Aiko: Quello che ho detto!!! E NON CHIAMARMI MOCCIOSA!!! *

Dai, non ti è dispiaciuta come risposta, vero? Se ti ha irritato chiedo venia!!!!

Comunque, ora hai scoperto chi è la moglie del caro Kurorin! XD

 

 

Due parole (ma conoscendomi saranno molte di più XXDD) sullo strano pairing considerato. In internet ho trovato seguaci del pairing Kuro/Fay (che va per la maggiore e sembra essere considerata anche dalle CLAMP, perché non sono più esplicite ;__;?), Kurogane/Tomoyo (in un fandom inglese ho trovato pure una fic Kurogane/Sakura T___T) ma mai il pairing Soma/Kurogane.

Un giorno stavo rimuginando sulla trama di RG Veda e all’improvviso, l’epifania. Soma e Kurogane sono UGUALI!!! *__*. SPOILER su RG Veda:

  • Soma e Kendappa sono una coppia shojo ai così come Kurogane e Fay sono una coppia Shounen ai (e Soma è il seme della coppia come lo è Kurogane)
  • Fisicamente Soma è più alta e più scura di Kendappa (come Kurogane)
  • Vuole vendicare l’assassinio dei suoi genitori e del suo clan
  • Delle due è Soma la più forte ma le due donne saranno costrette a combattere tra loro sarà sconfitta perché non vuole uccidere Kendappa (anche Kurogane e Fay si sono scontrati e nessuno dei due aveva tanta voglia di ammazzare l’altro)
  • Kendappa stima solo le persone forti. Inoltre, sembra debole ma in realtà ha molto potere sul cuore di Soma, così come Fay ha potere su quello di Kurogane (*__*)
  • E ora la bomba: il sangue di Soma dona l’immortalità a chi lo beve e, prima di morire, cerca di farlo bere all’amata che si è suicidata davanti a lei (“Perché non posso vivere in un mondo dove tu non esisti”!)

Da qui la decisione che i due abbiano notevole affinità che può giustificare un matrimonio tra i due. Pazienza se è più divertente una coppia in cui “gli opposti si attraggono”.

 

 

*Non mi sono informata su come celebrano la commemorazione dei defunti nel Giappone medievale. L’unica cosa su cui mi sono basata è stato il cartone animato di Mulan (che non è una storia giapponese ma cinese; confido tuttavia che il parallelismo sia plausibile)!

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


NOTENOTE DELL’AUTRICE:

Hola! E per par condicio, questo chappy è tutto dedicato al povero Kurogane che, a ben vedere, non è che ci faccia una bellissima figura qui…

N. d. Kurogane: l’hai detto, autrice dei miei stivali! Dopo che avrò sistemato il mago, la mocciosa, i cattivi vari e pure FWR verrò a trovarti!! *detto con espressione inkazzosa *

N. d. Adrienne: Sììììììììììì!!! Vieni, vieni! ^________________^

N. d. Aiko: Ehi, tu! Ti ho già detto di non chiamarmi mocciosa! E tu, autrice dei miei stivali, fuma di meno che forse così scriverai roba meno scadente di questa!

N. d. Adrienne: Ma…ma…Aiko! Come puoi parlare così alla tua mamma! IO ti ho creato!

N. d. Aiko: Preferisco quella che mi hai dato nella storia :P

N. d. Adrienne: Personaggio ingrato…

 

Quando lo scorso agosto avevo creato il canovaccio di TBT avevo avuto parecchia difficoltà a stabilire come avrebbe dovuto svolgersi la parte di storia che viene qui descritta, ragion per cui non credo sia venuta scritta bene come speravo… naturalmente spero che vi piaccia e che vi convinca più di quanto abbia convinto me…

Beh, che altro posso dirvi, leggete e commentate (e confermate o smentite il timore che ho appena espresso…)!

BESOS!!!

Adrienne Riordan.

 

 

CAPITOLO 9.

 

 

Il silenzio, per Kurogane, era una virtù. Per questa ragione aveva sempre preferito non partecipare alle conversazioni che non fossero strettamente necessarie o importanti, e alle domande che gli venivano rivolte preferiva rispondere con monosillabi tipo “mmmh”, “mpf” e simili.

Di sicuro sapeva apprezzare chi si comportava nel medesimo modo mentre, di norma, trovava terribilmente fastidioso l’inutile parlare a vanvera.

Tuttavia, dopo il viaggio che aveva intrapreso, senza nemmeno accorgersene si era abituato ai continui attentati alla sua quiete, e come avrebbe potuto evitarlo, con dei compagni di viaggio uno più chiassoso dell’altro?

Il mago aveva intuito questo cambiamento del ninja, per questa ragione non gli aveva più rivolto la parola se non quando era strettamente necessario. Se il silenzio fosse stato ancora al primo posto tra i desideri del guerriero, forse l’atteggiamento del mago non gli sarebbe stato del tutto sgradito. E invece, dire che gli era sgradito era dire davvero poco…

Per tutti questi motivi Kurogane si trovava vagamente a disagio a viaggiare con Aiko. Troppa quiete… decisamente troppa quiete. Erano in viaggio già da due giorni e la ragazzina aveva detto pressappoco una decina di parole in tutto, la maggior parte delle quali erano “Sì”, “No” e “Grazie, Kurogane-san”. A quanto pareva, anche alla ragazzina piaceva il silenzio e non le pesava star zitta. A volte era persa nei suoi pensieri e in quei momenti la sua espressione assumeva un aspetto preoccupato.

Non che all’improvviso Kurogane fosse diventato più incline a conversare, tuttavia avrebbe voluto sentire dalla ragazzina i dettagli della storia per poter non solo colmare il tempo ma anche raccogliere ulteriori informazioni utili per scoprire cosa fosse successo ai compaesani di Aiko.

Inoltre voleva carpire anche delle informazioni sulla ragazzina stessa. Alcune cose infatti non gli tornavano.

“Non è la prima volta che vieni al castello, vero?”

“Uh?”

“Ti muovevi con disinvoltura come se sapessi bene come era fatto il castello”.

“Ci sono già stata in passato”.

“Non ti ho mai visto prima”.

“Probabilmente non avrai fatto caso a me”.

“Ragazzina, io sono un ninja, è il mio lavoro vigilare e difendere il castello Shirasagi!”

“Non ne dubito, tuttavia la ninja che era con te in cortile ha dovuto ricordarti che c’è un certo Kyle nel castello da almeno cinque anni”.

Fu una frecciatina che Kurogane non gradì molto ma fece appello al proprio autocontrollo per non sbraitarle qualunque cosa che contenesse il messaggio “Chiudi il becco mocciosa!”. Per quanto gli scocciasse ammetterlo, Aiko aveva ragione…

E no che non aveva ragione! Quando il gruppo era finito nel regno di Jade, Kurogane aveva riconosciuto nel dottore del villaggio il succitato servitore. Quando però Soma, due giorni prima, aveva nominato Kyle, il primo Kyle a cui il ninja aveva pensato era stato il tirapiedi di Fey Wong Reed perché era con lui che il gruppo aveva un conto in sospeso, non con il servitore.

Mettersi a puntualizzare una cosa del genere con una mocciosa era tuttavia puerile, oltre che inutile. Passò oltre.

“Un certo Kyle che tu non puoi vedere”.

“…”

“…”

“È solo una tua impressione”.

“Dici?”

“…”

“…”

“Tu chiacchieri troppo per i miei gusti”.

“Ma io questa l’ammazzo!”

Grazie al cielo Aiko non sarebbe mai venuta a sapere dell’irritato pensiero del ninja, le cui mani prudevano in modo assai promettente. Ah, almeno ci fosse stato il mago al posto della mocciosa!

Ma per la fortuna di entrambi, la disciplina da ninja, l’indole paterna ormai completamente maturata e una certa maledizione non proprio trascurabile ancora pendente sulla sua testa l’avevano trattenuto dal mettere le mani al collo alla ragazzina. Il comportamento dalla ragazzina non era lontanamente paragonabile a quello del mago idiota, eppure, gli provocava le stesse reazioni finte omicide…

“Siamo arrivati”. Aiko trattenne il fiato per poi farlo uscire dai polmoni molto lentamente; sembrava quasi che si trovasse di fronte ad una impresa importante dalla quale dipendeva la sua stessa vita .

“Dai andiamo! Andiamo!” esclamò agitata la ragazzina osando fare ciò che solo lo stupido mago dei bei tempi ormai lontani aveva avuto l’ardire di fare: gli mise le mani addosso (un gesto davvero temerario, che fatto al ninja prima del viaggio avrebbe significato morte sicura). Per la precisione, cominciò a tirare il braccio a Kurogane come per dirgli di accelerare il passo.

“Ma perché ho accettato di partire!?” .

Il pentimento passò subito e la risposta arrivò altrettanto rapidamente come era entrato nel villaggio di Aiko. Ciò che vide lo impressionò moltissimo, eppure ne aveva viste tante. Uomini, donne e bambini, tutti erano profondamente addormentati. Il sonno aveva colto all’improvviso gli abitanti, come si poteva vedere dal fatto che giacevano anche lungo le strade e le attività erano interrotte bruscamente per questo. Era una vera fortuna che, in tale situazione di incuria, non si fossero manifestate conseguenze gravi, come degli incendi, tanto per fare un esempio…

“Molto strano” pensò Kurogane non appena il suo cervello ebbe registrato quell’insolito particolare. Anche il comportamento di Aiko era divenuto improvvisamente strano: appariva molto tesa e continuava a guardarsi intorno come alla ricerca di qualcosa di invisibile.

“Oi, ragazzina”. Kurogane non riusciva a capire.

Ma la ragazzina non lo considerò neppure.

“Dove?” mormorò mentre i suoi occhi continuavano a vagare inquieti.

“Dimmi dove sei” chiuse gli occhi e cominciò a camminare con gran sicurezza malgrado non potesse vedere niente.

“Ce l’hai?” fece per protendere una mano verso il ramo di un albero quando stavolta fu Kurogane a gridare “A TERRA!” mentre, con un balzo, atterrò Aiko appena prima che questa venisse colpita da una freccia.

Il ninja fece appena in tempo a domandarsi cosa diavolo stesse accadendo che un nuovo problema si presentò ai due, un problema comunque più familiare per il guerriero. Kurogane e Aiko si ritrovarono circondati da un gruppo di uomini armati e dal volto coperto.

“Ma da dove saltano fuori questi?” . Erano nascosti nel villaggio? Aiko lo sapeva? Le strane domande che la ragazzina aveva mormorato prima erano forse rivolte a loro?

“E questi chi diavolo sono?” esclamò spaventata. Il turbamento sul suo volto era troppo sincero perché Kurogane potesse dubitarne.

Ad ogni modo, non c’era tempo da perdere per pensare. Era il momento di agire.

Estrasse Souhi dal fodero e si lanciò contro gli aggressori. Capì subito che quelli non erano dei semplici banditi. Erano uomini addestrati a combattere. Tuttavia Kurogane, maledizione o no, restava il ninja più forte di tutta Nihon. E poi, ad essere onesti, il maleficio che la principessa Tomoyo gli aveva inflitto era circoscritta all’eventualità che lui uccidesse senza alcun motivo valido. E la legittima difesa poteva tranquillamente rientrare tra i validi motivi. Rincuorato da questa prospettiva, Kurogane non si fece alcuno scrupolo a farli fuori tutti quanti.

“AAAH!”.

Il ninja si voltò proprio quando un aggressore, fino a quel momento nascosto, aveva afferrato Aiko per le braccia e cercava di trascinarla nell’ombra delle case vicine.

“Lasciala stare!”.

Il ninja non poteva volgere contro l’aggressore la sua spada, avrebbe rischiato di colpire la ragazzina.

Ma Kurogane non ebbe il bisogno di preoccuparsi ulteriormente. Vide come, in una manciata di secondi, Aiko aveva liberato con uno strattone la sua mano destra e l’aveva portata verso il suo piede. Da dietro una piega dei suoi pantaloni fece la sua comparsa un piccola saetta dorata, fatta roteare da Aiko, con fare sicuro e determinato, fino alla gola dell’aggressore. Scaturì un fiotto di sangue che schizzò a malapena sul viso della ragazzina, tanto fu lesta ad allontanarsi con un balzo felino. Kurogane non poté non notare la capacità di difesa di Aiko. Ad essere onesto, era rimasto piuttosto sorpreso.

Sorpreso a tal punto da accorgersi in ritardo di un altro aggressore che stava per colpirlo alle spalle. Stava, appunto, perché l’aggressore si ritrovò con due lame a forma di mezzaluna conficcate nel petto e partite senza dubbio dalle mani di Aiko.

L’uomo cadde a terra morto, e la quiete tornò nel villaggio. Tutti gli aggressori erano stati sconfitti.

“Questi aggressori..” cominciò Kurogane con calma apparente “per caso c’erano anche quando eri partita?”

“No!” Aiko sembrava quasi scandalizzata dall’insinuazione velata dietro alla domanda del ninja.

“Mmh”.

“Kurogane-san… questi non sono semplici banditi, vero?”.

“Se lo fossero stati avrebbero dovuto rimanere nascosti e attaccarci solo se li avessimo scoperti. E poi questi conoscono l’arte del combattimento. Potrebbero essere dei mercenari…”

“…Sicari?” chiese Aiko con una nota di paura nella voce.

“Forse”. Silenzio. Kurogane lanciò un’altra occhiata all’assalitore abbattuto da Aiko quando notò qualcosa di familiare. Andò verso il cadavere ed estrasse le due lame dal petto. Le esaminò con cura.

Aiko si irritò. “Ehi, ridammele!”.

Kurogane la scrutò severamente. “Queste lame non sono tue”.

“Sì che lo sono!”.

“E tu credi davvero che non saprei riconoscere le armi di Soma! Non esistono lame uguali alle sue in tutta Nihon!”.

“Se dici di poter riconoscere le armi della tua compagna allora stai perdendo colpi! Come pensi che avrei potuto rubarle le sue armi? È di questo che mi stai accusando?”.

“Queste sono le sue armi” ripetè il ninja.

“Soma-san le aveva ancora legate alla cintura quando siamo partiti. E poi che razza di ninja può essere uno che si lascia rubare le proprie armi? Certo non un ninja che protegge la famiglia imperiale! TU ti faresti rubare la spada?” .

Fece una pausa per permettere a Kurogane di riflettere sulle sue parole.

“Quelle lame sono un dono di mia nonna e ho giurato che le avrei usate con onore. Restituiscimele. Per favore”.

Kurogane gliele restituì. La ragazzina sapeva maneggiare molto bene quelle lame e questa era per il ninja una prova sufficiente a dimostrare che quelle armi le appartenevano da ben più di tre giorni.

Se poi erano un dono di famiglia a maggior ragione aveva dovuto restituirle. Vista in quell’ottica, le lame a mezzaluna della ragazzina non erano poi così diverse dalla Ginryu di suo padre…

“Grazie”.

Kurogane avrebbe dovuto scusarsi per averla in pratica accusata di essere una ladra ma non ne ebbe la possibilità. Aiko sembrò ricordarsi tutto ad un tratto quello che aveva interrotto all’arrivo dei sicari.

Riprese a parlare, più agitata di prima.

“C’è ancora? Ayumi, rispondi!”. Rimase in ascolto, di cosa al ninja non era dato di sapere. Kurogane poté solo vedere come la ragazza passò da uno stato di agitazione ad uno stato di frustrazione.

“Maledizione!”. Infine, la ragazza passò ad uno stato di puro sconforto.

“…perduta” e cadde in ginocchio.

“Cosa è successo?”

“Non è più qui”.

“Che cosa?”

“La ragione per cui la gente dorme” rispose Aiko. “Non è più qui”.

Si rialzò in piedi. “La gente di questo villaggio si risveglierà. Ma un altro villaggio cadrà addormentato. E, al momento, non mi è dato di sapere quale sarà”.

Kurogane continuava a capirci poco. La ragazzina non sembrava essere particolarmente felice del prossimo risveglio della sua gente e il ninja aveva la netta impressione che sapesse molte più cose di quante non avesse intenzione di spiegare.

Come previsto dalla ragazzina, la gente addormentata attorno a loro cominciò a manifestare i primi segni del risveglio imminente.

“Se qui non c’è più nulla da fare allora sarà meglio andarcene di qui prima che si sveglino del tutto” disse allora il ninja voltandole le spalle.

urogane aveva molte cose da chiedere ad Aiko ma lo avrebbe fatto dopo aver messo le distanze da quel villaggio. Davvero cominciava ad averne abbastanza e non poté non osservare come il mago idiota e la ragazzina avessero molto in comune per quanto riguardava il mantenere segreti… e dire menzogne.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE:

E siamo al chappy number ten! E sono felice perché per la prima volta finalmente sento che raggiungerò il finale in tempi non scandalosi, suppergiù finirò col 15esimo capitolo.

Mi spiace un pochino che di quel che fanno Aiko e Kuro non gliene freghi nulla nessuno XD (è perché non c’è neanche un commentino ino ino sul chappy 9)! Ve li dovrete sorbire un bel po’ anche in questo chappy, ma compariranno anche gli altri sperduti nel futuro!! XD

Beh, buona lettura gente!

Adrienne Riordan

 

CAPITOLO 10

 

“Sakura-chan è morta.

“Una malattia l’ha colpita due mesi fa… Shaoran era distrutto mentre me ne parlava…si tratta di una malattia piuttosto rara, una specie di reazione allergica che colpisce solo chi è detentore di poteri magici. La rarità di questa malattia sta nel fatto che è già stata messo in pratica da secoli a Clow un incantesimo che funge come una sorta di “vaccino”. Tutti ricevono questo incantesimo alla nascita e naturalmente anche Sakura-chan l’aveva ricevuto. Ma evidentemente aveva perduto questa protezione in seguito dello smarrimento delle piume della memoria…”

“Pensavo che foste riusciti a recuperarle tutte “.

“Anche noi lo pensavamo Ayumi-chan. In verità, una piuma venne lasciata su decisione di Sakura-chan in un mondo che sarebbe collassato senza di essa..”

“Ma quella piuma non possedeva alcun potere oltre a quello di trattenere l’acqua potabile e a un ricordo!”. La vocina che aveva interrotto il discorso di papà apparteneva ad un piccolo manjuu bianco dal musetto corrucciato aggrappato alle ciocche bionde dei capelli di papà.

L’espressione del nonno si fece più dura. “Allora quel potere non può trovarsi che  nella piuma che sta facendo tutto questo casino fuori di qui, a meno che non manchino altre dannate piume all’appello!”.

“No, deve essere per forza questa piuma. Mantiene in vita chi viene colpito dalla malattia ma fa scivolare nel sonno chi è sano…fino all’esalare dell’ultimo respiro” concluse papà, osservando tormentato il volto addormentato e sereno di mamma e allungando la mano verso quel volto per accarezzarlo dolcemente…

 

 

 “Ko-chan…Ko-chan…”. Il sussurro di una voce conosciuta e amata si sostituì alle immagini oniriche e alle voci dei cari che si presentavano alla mente di Aiko.

“Ai-chan!”

“Ad Asakusa…si trova ad Asakusa…fai presto, ti prego!”

“Sei sicura?”

“…sì”

“Ma tu stai bene? E Yusuke?”

La voce rimase in silenzio.

“Ayumi?”

“Si è addormentato” la voce di Ayumi era molto triste e, Aiko poteva metterci la mano sul fuoco, spaventata.

“Anche lui alla fine” sospirò la giovane.

“Ko-chan che cosa posso fare adesso? Sono completamente sola. Almeno tu hai lui vicino a te, io non ho più  nessuno”. Aiko poteva sentire la sfiducia nella voce di Ayumi.

“Si va avanti col piano, non possiamo permetterci esitazioni. Ricordi cosa ci diceva la hime di Clow? Ce la puoi fare sicuramente, perché possiedi le parole magiche!”.

Ce la farò assolutamente…*”. Aiko poteva percepire il tenue sorriso di ringraziamento dell’altra ragazzina.

“E ricordati un’altra cosa, Ai-chan…Tu non sei sola. Anche se non sono fisicamente lì con te io ti sono vicina, come tu sei vicina a me”.

“Ti stai svegliando…ora vai e sbrigati! Cerca di essere là nello stesso momento in cui ci sono io, o sarà difficile attuare il piano!”.

“Ok. Ti voglio bene…sorellona mia”

“Ti voglio bene anch’io sorellina!”

 

****

 

“Oi, mocciosa, svegliati!”.

“Non sono una mocciosa, il mio nome è Aiko” biascicò la ragazzina con la voce ancora impastata dal sonno e l’impellente desiderio di dormire ancora un po’. Non aveva dormito molto bene quella notte. Per Aiko, sognare tutta la notte o passare la notte in bianco aveva quasi lo stesso effetto.

Ma non aveva il tempo di poltrire. Lei e sua sorella avevano una missione molto importante da portare a termine, ne andava della vita delle persone che amavano.

“Kurogane-san…dobbiamo andare ad Asakusa”.

“Mh? E questa da dove salta fuori?” chiese il ninja piuttosto sorpreso.

“Me l’ha detto un uccellino nel sonno. Il prossimo villaggio che cadrà addormentato sarà quello di Asakusa. Mi accompagni?”

“Come fai a sapere che sarà quello il prossimo villaggio?”

“Te l’ho già detto, me l’ha rivelato un uccellino nel sonno”.

“Non faremo un altro passo finché non mi darai una risposta esaustiva!”. Se il ninja sperava di ottenere qualcosa con quella minaccia, beh, si sbagliava di grosso.

“Ok, resta pure qui. Io parto” e detto questo con assoluta nonchalance, la ragazzina si alzò e avanzò con sicurezza verso la porta della stanza della locanda dove si erano fermati per la notte.

“Ehi, non muoverti!” esclamò seccato Kurogane quando la mano di Aiko era appoggiata alla porta, pronta a farla scorrere di lato per aprirla. La ragazzina si voltò con una espressione da angioletto stupito e disse: “Kurogane-san, stavo solo andando al bagno”, suscitando l’imbarazzo del guerriero.

“Vado solo a cambiare la benda alla mano. Si è sporcata tutta ieri”.

Già, ecco una cosa che a Kurogane non tornava.

“Non vedo la ragione per cui tu debba porti il problema. Non puoi rischiare di prenderti una infezione se non hai alcuna ferita alla mano”.

“Prego?”.

“Quando ieri hai colpito l’uomo che ti aveva aggredito hai usato la mano destra, quella bendata. E hai lanciato le tue lame contro il sicario alle mie spalle con entrambe le mani. Per colpire senza errore un avversario è necessario usare forza e precisione, fattori messi a rischio se si è feriti ad una mano”.

“Grazie per la lezione, Kurogane-san. Ma non mi risulta di aver mai detto di avere una ferita alla mano” e con questo, uscì dalla stanza senza aspettare l’eventuale obiezione del ninja.

Ma perché le ragazzine non potevano essere tutte dolci e gentili come la principessa di Clow? Certo, piuttosto che si comportassero da saputelle come Tomoyo…

E invece quella mocciosa aveva sempre la battuta giusta per svicolare alle domande dirette!

Naturalmente il ninja non aveva alcuna intenzione di lasciar andare la ragazzina da sola.

Sospirò, cosa che non faceva tanto spesso, cercando piuttosto di non preoccuparsi eccessivamente per i suoi compagni di viaggio, ma con scarsi risultati. Soprattutto, era in pensiero per il mago. Sapeva bene che non poteva assolutamente restare lontano da lui per troppo tempo…

Si avviò al piano di sotto per fare colazione. Tanto, la mocciosa sapeva dove trovarlo se avesse avuto bisogno.

 

****

 

Quando Aiko lasciò la locanda, Kurogane si era limitato a camminare al suo fianco senza dire una parola. Era ricominciato il regime del silenzio. E rimase in vigore fino al pomeriggio del giorno successivo, quando giunsero poco fuori dal villaggio situato prima di Asakusa, dove i due viaggiatori notarono una certa agitazione. I due si avvicinarono, non potevano fare diversamente dato che quella era l’unica strada per raggiungere Asakusa. Appena si furono avvicinati abbastanza, Kurogane notò il corpo di una giovane donna inerte a terra, alcune guardie e una donna anziana che piangeva disperata sorretta da un uomo. I due cercarono di passare oltre, e questo non era dovuto ad una scarsa sensibilità da parte del ninja. Soffermarsi a guardare la scena di un delitto (tale era la situazione che si presentava agli occhi dei viaggiatori) quando c’erano già delle guardie ad occuparsi del caso sarebbe equivalso a ficcanasare e disturbare. E poi c’era Aiko: l’istinto paterno da poco sviluppato avevano suggerito al guerriero di non mostrare ciò che era successo, proprio come avrebbe fatto con la principessa di Clow.

“Kurogane!” il ninja riconobbe nella guardia che lo aveva appena chiamato una vecchia compagna di addestramento, amica più di Soma che di Kurogane a dire il vero. Capelli biondi e lisci fino alle spalle e i lineamenti del viso che le conferivano una espressione dura, Karura** si era dimostrata in passato una eccellente allieva ninja. Avrebbe potuto restare al castello e proteggere la famiglia imperiale ma Karura aveva preferito prestare servizio in periferia per stare più vicina alla sua famiglia.

“Devo supporre che se sei da queste parti non è per via del messaggio che abbiamo mandato al castello questa mattina. Per quanto celeri possano essere, i messaggeri non sanno volare”.

“Cosa vi serviva dal castello?”

“Abbiamo trovato una giovane donna assassinata. L’ho riconosciuta, è Gigei: la vedevo spesso danzare e suonare quando vivevo al castello”.

“Gigei?” era il nome della fidanzata del servitore Kyle, Kurogane se lo ricordò all’istante.

“Già. Per questo ho inviato un messaggero al castello: per avvisare e per chiamare qualcuno che potesse aiutarci con le indagini. Non escludiamo alcuna ipotesi ma quella più probabile è che sia stata aggredita lungo la strada. Questa strada in alcune ore della giornata è completamente deserta e i viandanti isolati sono una manna per i briganti. La ragazza ha cercato di difendersi strenuamente: aveva con sé degli artigli finti insanguinati***. Deve aver ferito il suo aggressore. Gigei è originaria di queste zone, quasi sicuramente stava tornando a casa a trovare la sua famiglia. Abbiamo già provveduto a chiamare i suoi genitori”.

“Una brutta storia” convenne Kurogane “Si dovrebbe intensificare la sorveglianza in tutte le ore del giorno e della notte. Ma la ragazza è stata una stupida. È giovane e bella, come ha potuto decidere di fare un lungo viaggio da sola?”.

“È per questo che stiamo valutando tutte le ipotesi, Kurogane: tanta stoltezza è sospetta”.

“Ad ogni modo, sto indagando su un’altra faccenda per conto della principessa Tomoyo”.

“E c’entra anche la ragazzina che sta fissando la povera Gigei?” chiese Karura con la voce lievemente tesa di chi vuol far capire che si è appena accorta di Aiko e forse sarebbe il caso di non permetterle di osservare uno spettacolo del genere, data la sua giovane età.

“Dannazione!” Kurogane si voltò e si avvicinò adirato alla ragazzina la quale si limitò a sussurrargli, senza levare lo sguardo dal povero corpo straziato: “Com’è possibile tanta brutalità verso una donna inerte?”.

Kurogane diede un’occhiata alla ragazza: era stata selvaggiamente picchiata, a giudicare dai lividi sul volto, e segni rossi sul collo che mostravano come fosse stato lo strangolamento a porre fine alla vita della povera Gigei.

Una tale visione fece letteralmente rivoltare lo stomaco del ninja dall’ira. L’assassino doveva avere un’indole brutale e meschina per poter infierire in quel modo su una donna.

Se fosse dipeso dal guerriero, avrebbe fatto morire il colpevole solo dopo atroci sofferenze. Era di fronte ad uno di quei pochi delitti per cui rimpiangeva il fatto che la tortura fosse una pratica proibita a Nihon.

“Andiamocene da qui. Noi non possiamo farci niente”.

La ragazzina non rispose, si limitò a seguirlo docile. Era rimasta davvero impressionata, ed era tutto sommato logico. Dopotutto, il ninja stesso faceva fatica a non rimanere toccato da quanto visto.

 

 

****

 

Il viaggio verso Lohaan era lungo. Considerando il minimo di soste sindacabili per riposare, erano sette giorni di cammino, e, al momento, si trovavano a metà strada. Sebbene una delle maggiori preoccupazioni di Shoryuki fosse stata quella di trovare sulla loro strada demoni bellicosi (“Comunque non sono una sprovveduta, so difendermi! Tanto quelli non perdono sangue…”) o guerrieri del regno invasore, fortunatamente non si fece vivo alcun nemico, né mostro né umano, con sollievo di tutti e quattro i membri del gruppo.

Sakura era addolorata nel vedere il clima di paura e miseria che sempre accompagnavano i Paesi che vivevano in regime di conflitto. Avrebbe ripreso la piuma, a qualunque costo! Non voleva assolutamente che il Regno del suo amico e “padre” andasse incontro alla sconfitta, questo per il bene di chi era rimasto e che era importante per Kurogane: Soma, Tomoyo, Shoryuki e Tasuki. Shoryuki aveva espresso a Sakura la sua preoccupazione mentre le due ragazze stavano facendo uno spuntino durante una sosta, quando il mago si era allontanato per assicurarsi che la zona scelta per riposare fosse effettivamente sicura. E la principessa venne così a sapere che Shoryuki aveva un fratello, Tasuki appunto, di soli sedici mesi più grande di lei, che combatteva al fronte, assieme agli altri guerrieri, la sua prima battaglia. Shoryuki aveva parlato di lui solo come risposta ad una domanda di Sakura che l’aveva vista più triste del solito, per poi rimanere in silenzio quando Yuui fece il suo ritorno con Mokona.

Sakura era molto preoccupata per il mago. Yuui trovava sempre una scusa per non essere presente quando Mokona e le due ragazze mangiavano (Mokona era solita divertirsi a rubare il cibo dal piatto di Kurogane per farlo arrabbiare; stavolta era proprio Shoryuki che si divertiva ad imboccare la piccola manjuu) per non rendere troppo palese il fatto che non mangiava alcun cibo. Solo la prima volta Shoruki si era accigliata con una espressione interrogativa ma non gli aveva detto nulla,  e le volte successive aveva poi fatto sempre finta di nulla, con gran sollievo di Yuui, che aveva temuto di trovarsi di fronte a domande per lui imbarazzanti.

Sakura tuttavia sapeva benissimo che il mago non poteva restare a lungo senza nutrirsi ma la principessa non poteva fare altro che sperare di trovare un modo per recuperare la piuma e tornare al loro tempo il prima possibile, per il bene del mago.

“Se continuiamo a prendere strade secondarie allungheremo il percorso ma non troveremo nemmeno alcun ostacolo, le strade principali saranno sicuramente controllate dai nemici. In questo modo recupereremo il tempo perduto”. I tre annuirono alle parole di Shoryuki. Sakura non poté fare a meno di notare che Shoryuki era sempre disponibile a parlare apertamente con la principessa di tutto ciò che quest’ultima desiderava. Con Yuui invece l’approccio era totalmente diverso. Certo, rispondeva alle sue domande ed era sempre cordiale ma si limitava allea comunicazione di informazioni terra terra, tipo bollettino del notiziario. Era solo un’impressione, ma la principessa era convinta che Shoryuki si trovasse a disagio con Yuui. Chissà se il mago se n’era accorto?

Comunque si trattava di un pensiero superficiale. A cosa giovava sapere se Shoryuki era davvero a disagio oppure no? Sakura poteva benissimo aver frainteso e, in tal caso, avrebbe solo rimediato una figuraccia.

“Ho controllato i dintorni e sembra tutto tranquillo, potete dormire serene. Farò io la guardia stanotte” disse Yuui con tono gentile.

“Ma perché, scusa? Posso fare io la guardia. Tu l’hai già fatta per molte notti e non hai affatto una bella cera stasera!”.

Yuui sorrise col suo sorriso più amabile e si rivolse alla brunetta per replicare.

“Molto gentile da parte tua, Shoryuki chan, però vorrei che la nostra guida restasse nel pieno delle sue forze”.

“Così ci rimetti le tue, di forze, e non mi sembra proprio il caso. E non chiamarmi con tanta confidenza!”.

“Cosa intendi dire?” chiese sospettoso il mago.

“Non hai una bella cera e vorrei che stanotte ti riposassi”.

“Davvero non c’è bisogno che ti preocc…”

le ultime parole famose non fecero in tempo ad essere pronunciate che il mago fu assalito da una tremenda ondata di nausea, seguita da un paio di conati che non fecero uscire un bel niente, tanto era vuoto il suo stomaco.

“Yuui!” esclamarono allarmate Sakura e Mokona correndo a sorreggere il mago prima che questi crollasse a terra.

“Stanotte la guardia la farò io! Tu dormi stupido! Non voglio doverti trascinare di peso fino a Lohaan , ci rallenteresti il cammino e non ci saresti di alcun aiuto!” esclamò Shoryuki con rabbia e preoccupazione evidente.

“Ma…”

“Taci, idiota! Sakura, tienilo buono tu prima che decida di tirargli una bastonata per farlo dormire!”

“D’accordo” esclamò Sakura, decisa a rispettare tenacemente l’ordine della ragazza.

Yuui capì con disappunto che protestare non sarebbe servito a niente, quindi si sdraiò sul giaciglio di fortuna preparato prima di perlustrare la zona, a poca distanza da quello di Sakura e Mokona, voltando loro le spalle, irritato dagli sguardi puntati su di lui.

Adesso sì che era davvero preoccupato. Da giorni avvertiva una discreta fame crescergli nello stomaco ma aveva tenacemente ignorato lo stimolo, consapevole di non poter fare nulla per placarlo. Ma ora si stava indebolendo sempre di più: sapeva di avere davvero una brutta cera e l’inedia aveva cominciato a tirargli i primi brutti scherzi.

Francamente gli era sempre importato poco di morire di fame. Ma non doveva accadere adesso, non quando Sakura chan non poteva contare sulla presenza Shaoran e di Kurogane, e lui non poteva assolutamente venire meno alla promessa di proteggerla.

La stanchezza alla fine ebbe la meglio sul mago, che scivolò in un sonno pesante e senza sogni ma reso poco ristoratore a causa della preoccupazione per la principessina.

 

 

 

 

 

 

NOTE FINALI:

*Aww, la frase principe di Card Captor Sakura!

** Karura e Gigei sono due personaggi femminili di RG Veda. Sto abusando un po’ troppo dei pg di tale manga, ma tanto, ne hanno abusato pure le Clamp (per non parlare di Kurogane uguale a Soma e Yuui uguale a Kujaku…)

*** so che gli artigli finti hanno un nome particolare, ma chi se lo ricorda?! XD

 

 

E ORA I RINGRAZIAMENTI!

Volevo ringraziare uno ad uno tutti coloro che hanno commentato la mia storia squallida:

 

Pucchyko_girl: mamma mia, più che una recensione, la tua era una one shot! XD Lieta che ti sia piaciuta, darling! E in bocca al lupo per le tue fic KuroFay, e aspetto un nuovo chappy di Boys meet boys con ansia! ^__-

 

SteelRose Alchemist: sono lieta che ti sia piaciuta la storia ma dispiaciuta che ti abbia distolta dai tuoi esercizi di chitarra! XD In bocca al lupo per il Big Damn KuroFay table (ovviamente mi rivolgo anche a Pucchy chan!).

Francesca Akira89: buon compleanno in ritardo! Ti è dispiaciuto x Taishakuten? E chi meglio di lui avrebbe potuto molestare il figlioccio uke di Ashura by TRC, se non il seme di Ashura senior di RG Veda che ha tormentato il figlio naturale del suo uke fino alla fine del manga? XD

Yuichan e Mari: vi rispondo assieme perché il vostro commento è abbastanza simile. È difficile che mi venga in mente un modo per continuare la storia, preferisco che rimanga una shot piuttosto che andare incontro a flop tipo “La figlia di Elisa. Ritorno a Rivombrosa”  >.<

E ripeto qui i complimenti alle tue ultime pubblicazioni, davvero carine e ispirate!

MystOfTheStars: spero che l’efp sarà un terreno fertile ove pubblicare le tue production KuroFay!

Quanto al commento, ho già commentato il commento che hai commentato…XXXDDD

Liris: ah, le gite con la scuola, bei ricordi! Sono contenta che la mia fic ti abbia temprato dalle fatiche del viaggio! XD!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Nuova pagina 1

CAP 11 TBT

 

 

Diablos, aggiorno dopo una eternità e quando lo faccio presento dei chappy ultra lunghi! Devo distribuire meglio le energie… XD

In questi giorni sono moralmente a terra (sono la Fantozzi del centro ospedaliero dove faccio tirocinio ;__;) e scrivere questa ff è stata la mia droga, mi ha aiutata a distrarmi dalle tensioni della vita quotidiana.

Cooooooomunqueeeeeee! Bando alle malinconie e partiamo con la presentazione di questo chappy!

Anzitutto, Special guest di questo chappy sono Kagome di Inuyasha e la Bella addormentata nel bosco… E qui Shoryuki sembra più una guida turistica (tra l’altro, non dice nulla che rispecchi il Giappone medievale, è tutta crusca del mio sacco XD) che la degna figlia di suo padre ^^’. Ma mi sento in dovere di dire in maniera esplicita che tutto quello che potrebbe sembrarvi durante la lettura inutile e superfluo in realtà ha più importanza di quanto si possa immaginare (beh, forse la Sleeping Beauty mica tanto) :P

E soprattutto, questo capitolo darà delle risposte ai misteri del capitolo 6 e della tomba accanto a quella di Kuroganè (con l’accento sulla e… e se a qualcuno fischiano le orecchie meglio così XD).

Buona lettura!

Adrienne Riordan

 

 

“Sia lode all’Hitsuzen!”

“Che succede Shoryuki?” Sakura era stupita di sentire una tale esclamazione di sollievo da parte della bruna, soprattutto dopo che nessuno, nel corso dell’intera giornata, aveva proferito alcuna parola.

Sakura, Mokona e Shoryuki avevano tenuto sotto stretto controllo il mago nel timore che si sentisse male all’improvviso. D’altro canto Yuui, che in mattinata aveva tirato fuori il suo sorriso più smagliante (e falso, c’era bisogno di sottolinearlo?) e assicurato di sentirsi benone (e nessuno delle tre ci aveva creduto. Beninteso, non si può affermare di stare bene quando ti sorreggi al tronco di un albero e hai il volto più pallido di un cadavere) era quanto mai irritato dall’atteggiamento delle ragazze, ragion per cui non aveva proprio visto alcun motivo per rivolgere loro la parola.

“Siamo giunti al confine di Nihon. Vedi quel tempio? Segna un punto di passaggio ufficiale tra un regno e l’altro. La tradizione vuole che chi lascia il proprio Paese faccia una visita e un’offerta al tempio per chiedere una benedizione e per salutare la propria patria. Si ritiene che questo favorisca il raggiungimento degli obiettivi che ci si era posti per il viaggio e il ritorno a casa. Ci sono molti templi come questi lungo il confine. Naturalmente sono stati il primo bersaglio dell’esercito di Lohaan: è difficile che troveremo qualcuno vivo”.

“Però avverto un potere venire da là” fece Mokona.

“Il kekkai forse…è ancora attivo? Allora il sacerdote è ancora presente” esclamò sorpresa Shoryuki.

“Andiamo a controllare?” chiese circospetta la principessa.

“Perché no? Sembra tutto tranquillo. Ma non facciamo troppo rumore”.

“Perché?”

“C’è del fumo dietro al tempio. Un piccolo incendio spontaneo forse? Oppure qualche vagabondo in cerca di rifugio, non mi sorprenderebbe”.

I quattro si avvicinarono cauti al piccolo edificio. Ma ai loro occhi non apparve lo scenario prospettato da Shoryuki.

“Venite avanti, forestieri! Non c’è più nulla da prendere qui a parte la mia vita! Venite pure, se vi interessa prendere anche quella!”. Non c’era alcuna veemenza nella voce, solo disperazione e rassegnazione. Un anziano sacerdote del tempio dall’aspetto logoro stava consumando le sue lacrime accanto ad un piccolo fuoco acceso. Attorno al vecchio c’era la devastazione. Vicino al pozzo una parte di terra era stata da poco battuta nell’inequivocabile forma di una fossa ricoperta a mo’ di tomba.

Era uno scenario straziante.

“Non siamo dei ladri, non vogliamo toglierti nulla, venerabile” disse Shoryuki con voce pacata ma carica di pena per quel pover’uomo.

“Hanno distrutto tutto, profanato il tempio… La mia nipotina, hanno ucciso la mia piccola Kagome! Sono dei mostri, persino gli oni hanno più umanità di loro!” pianse ancora più forte “Volevo morire e non me l’hanno permesso! Mi hanno risparmiato la vita, tanto sapevano bene che non c’era più futuro per me! E nemmeno per Nihon ci sarà futuro, soccomberemo tutti alla furia di Lohaan!” e il pianto del vecchio si fece dirotto.

Sakura, ormai prossima alle lacrime, si avvicinò al sacerdote e, seguendo ciò che le suggeriva il cuore, l’abbracciò. Nessuno era in grado di dire una parola. Erano tutti a disagio per la situazione, più di tutti Shoryuki, la quale era molto scura in volto e piuttosto irrequieta, anche se tentava di dissimularlo. La cosa non sfuggì a Yuui, che rimase perplesso; va bene, non è molto bello sentirsi dire che la propria patria potrebbe perire ma aveva avuto l’impressione che la ragazza fosse una persona forte, e invece, ora la vedeva quasi combattere contro le sue emozioni. Un pensiero veloce gli balenò nella mente e sfuggì quasi prima che potesse avere consapevolezza di averlo avuto: perché si trovava a pensare a cose così poco importanti su Shoryuki? Probabilmente gli veniva naturale confrontare lei e suo padre, come a voler cercare in lei qualcosa di lui. Boh…

Dal canto suo Shoryuki, non sapendo cosa fare per togliersi quella irrequietezza (vagamente familiare per una situazione che non sapeva come gestire, si diresse verso l’interno del tempietto devastato e si diede da fare per sistemare il macello combinato dai soldati nemici. Yuui, d’altro canto, non sapeva bene neppure lui cosa fare per il sacerdote, che si teneva stretto all’abbraccio della principessa senza smettere di piangere, e, insieme a Mokona, prese esempio dalla ragazza e si mise a cancellare le tracce della scorribanda dal cortile. A quanto pare, erano ben consapevoli entrambi che non c’era niente di meglio di un po’ di lavoro fisico per tenere la mente lontana dai pensieri pesanti.

Il mago lasciò sfuggire un sospiro quando si ritrovò davanti alla piccola tomba. Le cose si stavano mettendo davvero male per Nihon…

 

 

“Perché continuate a rimanere qui? Lo avete detto voi stesso, qui non è rimasto più nulla. Perché non vi recate al castello Shirasagi? Vi verrà dato asilo”.

Grazie all’assistenza della principessa, il sacerdote era stato messo a letto a riposare; accanto al futon vi era una tazza di fumante tè verde preparato da Yuui.

“La mia vita era qui, ragazza, tutti i miei ricordi felici sono legati a questi luoghi. Non desidero vivere in un altro posto. Inoltre, il kekkai si è fatto molto più debole e instabile nelle ultime tre settimane. Se me ne andassi anche quel flebile riparo andrà in frantumi. È successo qualcosa alla Tsukuyomi, non è vero? Avrebbe dovuto morire ma qualcosa o qualcuno l’ha protetta e ora dorme. Solo l’Hitzusen sa se si risveglierà” il sacerdote rivolse un intenso sguardo di consapevolezza a Shoryuki.

I quattro furono molto sorpresi delle parole del vecchio.

“Come fate a sapere di Tomoyo hime? Cosa intendevate quando avete detto che avrebbe dovuto morire?” chiese sospettosa Shoryuki.

“Dimentichi che sono un sacerdote e ho anch’io un discreto potere, sebbene il potere che i sacerdoti possiedono non sia neanche lontanamente paragonabile a quello posseduto dalle miko. Posso intuire la sorte degli altri sacerdoti e delle altre miko. Quanto alla nostra principessa, sono venuto a conoscenza del suo fato qualche tempo fa tramite un sogno strano, davvero strano. Preferirei lasciar perdere tutto e aspettare la fine con rassegnazione ma voglio parlarti di questo sogno perché sento che tu puoi comprenderlo meglio. Tanto tempo fa, in un regno simile al nostro, venne alla luce una bellissima principessina. I sovrani, pazzi di gioia per la nascita della loro bambina, diedero una grande festa affinché tutto il popolo potesse gioire con loro per il lieto evento. Furono invitate al castello le persone più importanti del regno. Tra di loro vi erano anche numerose fate, vestite come miko, venute a portare i loro doni speciali alla bambina. La piccola ricevette così la bellezza, l’intelligenza, la bontà d’animo, l’abilità nell’arte della guarigione e nelle arti femminili. Mancava solo il dono della fata più giovane, l’unica a  non indossare le vesti da miko. Ma mentre stava per proferire la sua benedizione, la fata venne interrotta dall’arrivo di un potente stregone. Quest’ultimo era molto arrabbiato per non essere stato invitato alla festa e per vendetta lanciò sulla bambina una maledizione: al compimento del suo sedicesimo compleanno, la principessa si sarebbe vista strappare dallo stregone tutto ciò che possedeva e amava, e questo l’avrebbe uccisa. Dopo aver pronunciato le terribili parole, lo stregone fuggì, lasciando i sovrani e tutti i presenti nella disperazione. D’un tratto, qualcuno si ricordò della piccola fata che ancora non aveva dato la sua benedizione alla principessina. Tutti la supplicarono di fare qualcosa per impedire il realizzarsi di quel tragico destino. A la fanciulla, tra le lacrime, aveva risposto che non era capace, non era abbastanza forte per contrastare la maledizione ed era per questa ragione molto addolorata. Tuttavia, la fata non era il tipo che abbandonava la speranza quando c’era ancora la possibilità di fare qualcosa, dunque proferì queste parole: “Il suo destino si compirà ma non sarà la morte a sbarrarle il cammino. La principessa cadrà in un sonno profondo fino al giorno in cui il bacio del suo vero amore la risveglierà”. Ora la maledizione si è compiuta ma è incompleta grazie all’intervento della fata. Ma non passerà molto tempo che lo stregone otterrà ciò che ha minacciato di prendere e si vendicherà sulla giovane fata che ha inconsapevolmente osato sfidarlo a meno che un principe azzurro non venga presto a destare dal suo sonno la principessa e l’intero regno” il vecchio tacque e chiuse gli occhi, spossato da un attacco di stanchezza.

Sakura stinse a sé Mokona, entrambe con le lacrime agli occhi. Yuui, appena sentita la parola maledizione, era sbiancato in volto e si era lasciato cadere contro la parete, improvvisamente consapevole che le gambe non lo reggevano più in piedi. La storia appena sentita gli aveva fatto tornare in mente il suo regno natale e il suo passato. Se anche lui e suo fratello avessero avuto una fatina, magari Fay sarebbe ancora con lui…

Shoryuki aveva ascoltato molto attentamente ogni parola del sacerdote senza mai guardarlo in faccia. Alla fine Sakura ruppe il silenzio che si era venuto a creare al termine del racconto.

“E alla fine il principe è arrivato? La principessa del sogno si è svegliata?”

“Non so come finisce il sogno, cara ragazza. Il sogno è una visione mascherata della realtà di Nihon… Ora ci troviamo in una situazione sospesa e anche il sogno è rimasto sospeso. I personaggi della storia sono tutti presenti anche a Nihon, ma non saprei indicarteli. A dire il vero, ho raccontato questo sogno perché pensavo che avresti potuto individuarli tu” e rivolse lo sguardo verso Shoryuki.

Ma la ragazza scosse la testa “Non vedo come potrei farlo”.

“Sarà difficile ma non impossibile con tutto il potere che ti ritrovi”. Shoryki alzò lo sguardo turbata. Sakura e Mokona si sorpresero a sentire una tale affermazione, e Yuui era sorpreso, se possibile, più di tutti. Era un mago, poteva percepire il potere nelle altre persone. Aveva percepito la forza magica di Tomoyo quando si erano incontrati per la prima volta al castello poco più di una settimana fa (beh, sarebbero tecnicamente vent’anni e una settimana). Percepiva anche quella del sacerdote, sebbene in quantità decisamente minima rispetto a quella della principessa. Ma in Shoryuki non sentiva proprio alcun barlume di forza magica…

“Io non ho alcun potere” la voce della ragazza si era fatta più rigida.

“Ne hai eccome” proseguì il sacerdote “Ma sta dormendo, proprio come la principessa. Sarà un bene per tutti se le consentirai di risvegliarsi”.

“NO!”.

Un silenzio attonito accolse la veemenza improvvisa di Shoryuki.

Fu il sacerdote a spezzare di nuovo il silenzio, cambiando discorso. Una mossa saggia.

“Il kekkai. Devo rafforzare il kekkai ma da solo non ce la farò, non nelle condizioni in cui sono. Ma con l’aiuto di questa signorina potrei farcela” e indicò Sakura.

“Posso aiutarvi io? Ma non ho mai creato un kekkai. Non che io mi ricordi per lo meno”.

Shoryuki scosse la testa. “Non possiamo fermarci. È urgente per noi recarci verso la nostra meta il prima possibile”.

“Ma non ci vorrà molto! Il processo di ripristino del kekkai sarà molto più rapido se mi aiuterà la signorina, e sarà sufficiente che mi assista condividendo la sua forza magica. Prima mi aiutava mia nipote Kagome, ma ora lei non c’è più”.

“È possibile mettere in comune la forza magica?” chiese Yuui stupito. Anche se si era rifiutato per lungo tempo di usare la magia, come mago non aveva certo perso l’interesse per ciò che la riguardava. Fu Shoryuki a rispondere.

“Sì, con un particolare rituale è possibile mettere in comunicazione la propria aura magica quando si tratta di compiere qualche magia importante”.

“Shoryuki, ti prego! Capisco l’urgenza di raggiungere i nostri obiettivi il prima possibile” lanciò una nervosa occhiata verso il mago: non si era certo dimenticata della condizione rischiosa in cui l’amico si trovava “Se davvero non occupa tanto tempo voglio farlo! Non possiamo lasciare il sacerdote in questa situazione!”.

Con un sospiro Shoryuki diede il suo assenso. “Sì, suppongo si possa fare. Ma prima dovrete riposare. Ripristinare un kekkai non è cosa da poco”.

“Ne conosci di cose sull’argomento”. L’occhiataccia che Shoryuki lanciò al sacerdote gli fece perdere qualunque voglia di continuare a battere il chiodo. Tornò ad occuparsi della questione più importante.

“Ripristineremo il kekkai prima del calare dal sole. Potremo recuperare le energie durante la notte, così domani potrete partire riposati”.

 

 

Al momento stabilito Sakura si era diretta con il sacerdote e Mokona presso lo shimenawa del tempio per ripristinare il kekkai. Yuui aveva chiesto a Mokona di restare vicina alla principessa, dato che, per ragioni a lui oscure, il sacerdote aveva sconsigliato (con un po’ di imbarazzo, tra l’altro) a lui e a Shoryuki di avvicinarsi allo shimenawa, in quanto persone con un’aura magica non pura avrebbero potuto compromettere l’esito della magia che avrebbero operato lui e la principessa. Yuui non aveva capito esattamente cosa intendesse dire il sacerdote con quelle parole ma ci rimase male; sospettava che il sacerdote avesse intuito la sua condizione di maledetto. Ma prima che potesse chiedere delucidazioni venne trascinato via da Shoryuki, che aveva borbottato un seccato eppure teso assenso. In effetti, il sacerdote aveva bollato anche la ragazza con la stessa espressione. Chissà perché.

“Come ti senti?” le parole della brunetta interruppero le sue riflessioni.

“Benissimo, grazie”.

“Sei così convinto di darmela a bere? Sono qui a chiedermi come fai a reggerti ancora in piedi”.

“Senti, il sacerdote prima…”

“Che fai, cerchi di svicolare?”

“Beh, diciamo di sì. Io non mi impiccio degli affari tuoi e tu non ti impicci dei miei, va bene?” rispose il biondino con la voce amabile che strideva con l’aggressività delle sue parole. Non che volesse essere davvero aggressivo o sgarbato con la ragazza ma non voleva neppure rischiare di dover rendere conto a Shoryuki della fame intensa che sentiva. Se l’avesse fatto avrebbe dovuto anche spiegarle perché non poteva nutrirsi… La sola idea di rivelarle una cosa del genere avrebbe fatto vergognare troppo.

“Ricevuto, idiota. Allora, cosa volevi sapere?”

“Prima il sacerdote aveva detto che il potere che i sacerdoti possiedono non è neanche lontanamente paragonabile a quello posseduto dalle miko. Cosa intendeva dire?”.

“Che carino, ti interessano gli usi e i costumi di Nihon!” disse Shoryuki con una vocetta fintamente gaia. Proseguì con voce più seria.

“In questo mondo è raro che un uomo possa usare la magia e se la possiede è comunque debole. Questo perché la magia di Nihon riguarda quasi esclusivamente l’arte della guarigione, la protezione, la conservazione e, perché no?, anche la creazione. Raramente è usata a scopo offensivo o bellico. Per questa sua natura, la magia segue il principio femminile. Solo le donne (non tutte per lo meno, solo coloro che sono predestinate dall’Hitsuzen) possono praticare la magia e questa può essere ereditata solo in linea dinastica femminile”.

“Linea dinastica femminile? Vuoi dire che passa solo di madre in figlia?”.

“Non è così fiscale. Un padre può trasmettere la magia ad una figlia in quanto tramandata da sua madre prima di lui, solo non può praticarla, tutt’al più ne ricava un beneficio indiretto. La magia che è nel mondo deve restare nel mondo, quindi questa passa di generazione in generazione e viene resa manifesta solo dalle donne di famiglia. Le miko hanno diversi poteri: oltre alla capacità di usare incantesimi di guarigione, possono creare le barriere protettive, e sono capaci di Vedere ciò che agli altri è precluso. La principessa Tomoyo è la più grande miko vivente in quest’epoca: ha una forza magica tale da possedere tutte le capacità che ti ho appena citato. Ciascuna miko ha le sue naturali predisposizioni: c’è chi sa solo applicare l’arte della guarigione, chi sa solo Vedere. La Vista è un dono raro: per lo più si manifesta con la divinazione tramite i sogni. Ancora più raro è Vedere attraverso mezzi diversi dai sogni… Ad ogni modo, questo tipo di ripartizione della magia garantisce a Nihon un grande equilibrio: gli uomini difendono con la spada, le donne proteggono con la magia. Un mondo che non rispetta l’equilibrio è un mondo destinato a perire”.

“Come Celes” si sorprese a pensare Yuui. In effetti, a Celes le donne erano praticamente assenti nella vita pubblica del suo regno e, per contro, tutti i maghi erano maschi (e piuttosto effeminati, tra l’altro. Strano, Yuui non ci aveva mai fatto caso…). Nei suoi regni, quello natale e quello di adozione, non si era mai tenuto conto di un concetto di tale portata come l’equilibrio…

“Yuui?!” il mago percepì appena la voce carica di apprensione di Shoryuki. Aveva chiuso gli occhi, perso nelle sue elucubrazioni circa la causa della fine dei suoi regni, si era reso conto all’improvviso di sentirsi malissimo. C’era da aspettarselo, era solo questione di tempo.

Ormai era al limite. A stento riusciva a reggersi in piedi, persino mettere a fuoco le cose con l’unico occhio rimasto gli costava fatica. Ma perché proprio adesso aveva bisogno di nutrirsi! Poteva rimanere in salute per parecchio tempo prima di sentire di nuovo fame. Ma di fatto erano passate ben più di quattro settimane dall’ultima volta che si era nutrito…

“Yuui, che ti prende? Stai male?”.  Davvero una domanda cretina, davvero!

“Non è niente, Shoryuki…ora mi passa, è solo un capogiro…”. Fece uno stoico tentativo di resistere, ma fu inutile dato che dopo neanche due secondi crollò sulle ginocchia, sforzandosi per lo meno di non finire completamente steso a terra. Aveva il volto d’un pallore mortale, le sue mani avevano preso a tremare lievemente, e teneva gli occhi chiusi per dominare una improvvisa ondata di nausea. Subito Shoryuki si inginocchiò a sua volta, pronta a sostenerlo.

“Yuui, se non ce la fai ad alzarti sdraiati un momento”. Lentamente Yuui, sollevò lo sguardo per risponderle che non ce n’era bisogno…grave errore. Rimase incatenato allo sguardo della ragazza. I suoi occhi, rossi come il sangue…e lui aveva davvero tanta fame. Mai come in quel momento gli risultava palese la discendenza in linea diretta di Shoryuki con Kurogane…

Sentì il suo corpo muoversi prima ancora che la sua mente gridasse di non osare sfiorarla con un dito. Con un ultimo residuo di energia scattò in avanti inchiodando a terra Shoryuki e le conficcò i canini nella vena del collo. Sentì un gemito strozzato uscire dalla sua gola. Paura, dolore…li percepiva come fossero propri mentre cominciava, senza tanti complimenti, a succhiare con vigore. Presa dal panico, Shoryuki cercava di divincolarsi, con i polsi inchiodati a terra dalla presa di Yuui, scalciava con quanta più forza aveva nella speranza di scostarlo da sé. Ma era tutto inutile, nella cecità del suo bisogno Yuui le aveva bloccato il corpo sovrapponendo il suo e mettendo una gamba di traverso sulle sue per impedirle di scalciare.

Naturalmente il sangue di Shoryuki non poteva soddisfare pienamente la sua sete (non era lei la sua preda, dopotutto) ma quantomeno poteva placarla. Ma per raggiungere questo risultato dovette bere per lunghissimi minuti una quantità di sangue maggiore rispetto a quella che era solito prendere dal ninja. Quando sentì che la giovane sotto di lui aveva cominciato a tremare e il suo respiro si era fatto più difficoltoso e che il battito del suo cuore cominciava a rallentare, estrasse subito i canini, preoccupato, ma non volle togliere ancora le sue labbra dalla sua gola, né si spostò di un millimetro, desideroso di mantenere ancora quel contatto sulla pelle della ragazza. Per quanto non fosse ancora sazio, mai aveva provato un piacere simile e non era solo per il sangue di lei. Il calore del suo corpo stretto al suo, il respiro affannoso, l’iniziale battito accelerato del suo cuore, il profumo della sua pelle avevano infiammato il suo, di sangue, e al tempo stesso, gli avevano trasmesso una assurda e inspiegabile sensazione di pace, qualcosa che aveva provato raramente in vita sua e, per questo, era ancora più preziosa. Ma ora aveva anche dannatamente paura. Quella pace e quel piacere…a che prezzo? Sentiva il pianto silenzioso di Shoryuki, che ormai non si dibatteva più. L’aveva spaventata. L’aveva ferita. Come avrebbe potuto guardarla ancora negli occhi?

“Se hai finito potresti anche spostarti”. Parole seccate, ma espresse in un tremulo sussurro. Lentamente, Yuui si scostò da lei, distogliendo lo sguardo.

“Shoryuki…”.

“Dunque è questo che fa un…qual’è la parola? Un vampiro?”. La voce incrinata, come se dovesse per scoppiare in lacrime da un momento all’altro ma si imponesse di non farlo. Si levò a sedere ma il movimento fu troppo brusco. Si tenne le tempie tra le mani nel tentativo di controllare la nausea imminente ma guardò Yuui dritto in faccia.

“Tu succhi il sangue alla gente!”.

“Le faccio orrore” e questo pensiero lo riempì di sofferenza. “Io non…non volevo assolutamente… farti del male…non ho saputo controllarmi ma…”.

“TACI! Perché me? Con tutta la gente che c’è in giro vai a scegliere proprio l’unica che quasi sviene anche solo a sentirla nominare la parola sangue!”.

“Giacchè le faccio schifo, tanto vale vuotare tutto il sacco. Almeno deve capire che non l’ho fatto di mia volontà…”. Chiuse gli occhi.

“Non sono sempre stato un vampiro, Shoryuki. Tempo fa ebbi… un incidente… e sarei morto se tuo padre non avesse deciso di salvarmi”. Pose una mano sulla benda che copriva l’occhio sinistro. “La ferita riportata allora era troppo grave per poter essere curata con i metodi tradizionali. L’unica possibilità che avevo per sopravvivere era diventare un vampiro”. Abbassò la voce, che si ridusse a un sussurro, chinò il capo, le spalle incurvate all’improvviso come se fosse stato deposto un peso su di esse.

“Avrei preferito morire piuttosto che ridurmi così ma Kurogane aveva scelto di salvarmi a costo di diventare la mia unica preda. Posso nutrirmi solo col sangue di tuo padre. Questo fu il prezzo per la mia salvezza. E alla morte di Kurogane, morirò anch’io. Tu, che sei una sua consanguinea…non avresti dovuto avvicinarti così tanto a me. Sono davvero addolorato per quello che ti ho fatto…ti giuro che non accadrà mai più”. 

“Papà ti ha salvato la vita” . Shoryuki sembrava soppesare con cura le parole che Yuui le aveva appena rivolto, per una qualche ragione che al mago sfuggiva.

“Si era assunto una responsabilità così grande pur di salvarti la vita!” la ragazza adesso sembrava davvero arrabbiata, con gran costernazione del mago.

“Non avrebbe dovuto farlo, lo avevo implorato di non farlo!”

“IMBECILLE!” La veemenza con cui aveva proferito quell’insulto colpì come uno schiaffo inaspettato il ragazzo, che fissava la ragazza con l’occhio sgranato dal turbamento.

Shoryuki riprese a parlare con voce bassa ma vibrante.

“Papà aveva delle responsabilità verso di te, e tu non hai mai pensato a onorare le responsabilità che avevi verso di lui?”.

“Shoryuki…che stai dicendo?”

Responsabilità? Yuui era letteralmente caduto dalle nuvole davanti all’accusa di Shoryuki. Non aveva mai pensato di avere altra responsabilità nei confronti di Kurogane se non quella di evitare di legarsi a lui. Ed era una responsabilità pesante, se considerava la fatica che gli costava per sostenerla.

La ragazza sembrava sul punto di rispondere alla domanda. Poi sembrò trattenersi.

“Avvicinati un pochino, per favore” chiese Shoryuki con un tono piuttosto calmo. Yuui inarcò il sopraciglio, dubbioso. Fino a due secondi prima, la ragazza gli stava letteralmente sbraitando addosso…

“Dai, avvicinati, non mordo mica io”ora il suo tono aveva assunto una nota sarcastica e suadente allo stesso tempo.

Il mago fece ciò che gli era stato chiesto sebbene continuasse a rimanere perplesso.

E come si era calmata, Shoryuki in un baleno tornò ad essere una furia. Con una mossa che colse i sorpresa il biondo, la ragazza affondò un pugno nello stomaco del poveretto.

“QUESTO È PER PAPÀ!” esclamò mentre l’altro si piegò in due, sorpreso non tanto per la mossa inaspettata della ragazza quanto per la sua forza e la violenza che stridevano parecchio con il suo aspetto tanto dolce.

Non ebbe il tempo di riprendersi dalla prima batosta che ricevette subito un cazzotto in pieno viso.

“E QUESTO È PER IL SUCCHIOTTO NON AUTORIZZATO, DEFICIENTE!”

Il mago si ritrovò disteso a terra e si portò le mani al volto.

“Ma si può sapere che ti prende? Comprendo che tu possa essere arrabbiata ma ti ho chiesto scusa!”

“Non è per quello che mi hai fatto che sono incazzata! Sono incazzata per quello che hai fatto a papà!”. Linguaggio molto colorito. Tale padre, tale figlia. Buon sangue non mente…

“Ma questa farnetica!” il mago toccò lievemente il naso con la punta dalla dita. Stava sanguinando.

“Beh, almeno ora siamo pari…più o meno.”

“Se stai sanguinando fammi il favore di non alzare la faccia fino a che non ti si sarà fermato. Ci mancherebbe solo un altro svenimento!”.

“Certo, perché anche quello sarebbe colpa mia, giusto?” chiese con sarcasmo Yuui. Ne aveva proprio abbastanza della situazione. Aveva preso un fazzoletto dalla tasca e se lo era portato al naso per bloccare l’epistassi.

Shoryuki a quelle parole sbottò in una amara risata.

“Sì, in effetti è colpa tua se non riesco a tollerare la vista del sangue”.

“Colpa mia..!?”

“Avevo otto anni” lo interruppe Shoryuki. A giudicare dal tono grave la ragazza sembrava intenzionata a sbottare qualcosa che non vedeva l’ora di uscire allo scoperto, per questa ragione Yuui non la interruppe a sua volta.

“Lasciami spiegare prima una cosa: renderà il seguito più comprensibile. Ricordi cosa ti ho detto prima a proposito della Vista? Si può Vedere attraverso i sogni, ma anche attraverso altri elementi. Io sono nipote di una miko, la madre di mio padre. Avrei dovuto ereditare da lei la capacità di erigere le barriere ma non ho mai manifestato tale attitudine. Per contro, ho sviluppato un tipo di Vista molto particolare, che non fa appiglio sui sogni ma sulle emozioni”. Guardò il mago negli occhi. “Sai cosa significa il termine empatia?”.

“È la capacità di sentire ciò che sentono gli altri, ciò che consente di provare verso le altre persone sentimenti come la pietà e la compassione”.

“Esatto. Ma a Nihon l’Empatia è anche il nome della Vista basata sulle emozioni. Le cronache del regno riportano casi di miko empatiche che utilizzavano questo talento quasi esclusivamente per accertare la buona fede dei consiglieri degli imperatori e per valutare l’innocenza o meno di persone accusate di crimini. Quando ero piccola, se io, una miko empatica, mi trovavo accanto ad una persona arrabbiata, allora anch’io ero arrabbiata senza motivo. Potevo vivere le emozioni degli altri come fossero le mie”.

“Deve essere un potere fastidioso”.

“Lo era” rispose seccamente “naturalmente Tomoyo mi aveva insegnato a riconoscere quando una emozione era generata da me e quando questa proveniva dall’esterno. Mi aveva insegnato anche a costruire barriere mentali per schermarmi dalle emozioni altrui. Con un potere come questo si arriva a comprendere fin troppo bene quanto è preziosa la propria pace mentale…e la privacy della mente  e del cuore altrui”.

“Parole sante” pensò Yuui, riferendosi alle infinità di volte che Kurogane, pur senza poteri, era in grado di vedere oltre la maschera che il mago si ostinava a portare.

“E veniamo ora alla parte più…interessante…del discorso” il tono di Shoryuki si era fatto quasi minaccioso. Minaccioso non tanto per la rabbia ma per il dolore, almeno questa fu l’impressione di Yuui che ascoltava le parole della ragazza con molta attenzione.

“Quando avevo all’incirca otto anni, le mie barriere si fecero sempre più instabili. Non riuscivo più ad escludere completamente le emozioni degli altri e non sempre sapevo riconoscere la fonte. A volte non sentivo nulla neanche a volerlo, altre volte le emozioni mi venivano sbattute addosso con una intensità nettamente amplificata, tale da far girare la testa. Le emozioni di tutti… anche quelle di papà”.

Shoryuki si avvicinò lentamente a Yuui e si inginocchiò affinché i suoi occhi fossero alla stessa altezza di quelli (quello…) del ragazzo.

“Sai, quando io e mio fratello eravamo bambini papà era solito raccontarci qualche aneddoto del viaggio che aveva intrapreso attraverso le dimensioni. Sicuramente erano gli aneddoti più leggeri e avventurosi: erano le sue storie della buonanotte, mica doveva farci venire gli incubi! Eppure, per quanto fossero allegre le sue storie e per quanto lui stesso apparisse sereno mentre ce le raccontava, io riuscivo a sentire quello che sentiva lui: piombo nello stomaco. Un misto di dolore sordo, tristezza, rimpianto” fece una breve pausa, prima di decidere di continuare a parlare “Tu non sei mai stato citato nelle storie, neanche una volta, come se non fossi mai esistito”.

“Io non sono mai stato citato?” Yuui non se l’aspettava e la cosa lo feriva più di quanto volesse far credere a se stesso. Poi improvvisamente si rese conto che qualcosa non tornava. 

“Ma scusa…se non sono mai stato citato come hai fatto a riconoscermi?” gli venne in mente Soma, quando aveva scoperto che non era stata Mokona a dire a Shoryuki qual’era il nome del mago.

“Adesso ci arrivo, non preoccuparti” gli disse l’altra con minacciosa tenerezza e un sorriso tanto dolce quanto di scherno.

“Alla tristezza che papà inconsapevolmente mi stava gettando addosso in quel periodo si era aggiunto anche la mia tristezza nel sentire come stava male. E lui era sempre triste, a volte tanto, a volte poco, eppure era sempre in grado di dissimulare davanti agli altri. Naturalmente, mi ero chiesta più di una volta cosa lo faceva sentire così male, ma bisogna stare attenti a quello che si chiede… Ero sicura che avesse a che fare con qualcosa che era successa durante il viaggio e con la persona le cui spoglie mortali riposano in un’urna nel tempio al castello. Quando parlava del viaggio e quando si recava a pregare nel tempio, quel dolore si rinnovava e si intensificava”. Un’altra pausa. Shoryuki chiuse gli occhi come per resistere alla rievocazione di ricordi dolorosi e per impedire il formarsi delle lacrime.

“Un giorno incontrai papà mentre usciva dal tempio e quando incrociai i suoi occhi la Vista si manifestò nel modo più violento. Vedere attraverso le emozioni implica il concetto che le emozioni sono solo un mezzo per vedere qualcosa. Quando una emozione è molto intensa, una miko empatica può vedere nel passato della persona che ha generato tale emozione l’occasione in cui l’emozione è stata generata. La scena si presenta come se fossi uno spettatore esterno ma dentro di te senti tutto dal punto di vista della persona in cui sei entrato in contatto empatico. E io ho Visto cosa aveva segnato così profondamente papà. Te”.

Solo allora Shoryuki riaprì gli occhi.

“Urlavi. Eri fuori di te e accusavi papà di non aver mantenuto la sua promessa di ucciderti. Piangevi e dicevi che volevi stare con tuo fratello, non con lui, che avevi paura di fargli del male se lui avesse continuato a starti vicino. E papà cercava invano di farti ragionare e intanto era spaventato per te e il suo cuore soffriva nel vederti così. Poi la sua sofferenza si mutò nella disperazione più cupa quando ti uccidesti davanti a lui. Non avevo mai visto prima tutto quel sangue…”.

“Shoryuki smettila!” Yuui non credeva alle sue orecchie. Non aveva senso. Ciò che aveva rivelato la ragazza non aveva assolutamente senso! Lui era lì davanti a lei, ed era vivo! Ma le sue parole non impedirono alla ragazza di iniziare a piangere a dirotto, avventarsi su di lui colpendolo alla cieca e urlare:

“Eri lì, a terra, agonizzante e papà allora ti aveva abbracciato e intanto si divideva tra la disperazione perché tu stavi morendo e il senso di colpa perché non era riuscito a salvarti! Eri così preso dai tuoi maledettissimi problemi che hai pensato bene di liberartene scaricandoli su papà, e io non ti perdonerò mai per questo!”.

“Calmati, adesso calmati Shoryuki!” riuscì a prenderla per gli avambracci e la scrollò dolcemente. Non voleva vederla così per colpa sua. Cosa aveva fatto? O meglio, che cosa avrebbe fatto a Kurogane? Per quanto gli apparisse incredibile, lo scenario descritto da Shoryuki era verosimile: in fondo aveva davvero strappato quella promessa al ninja… senza contare che somigliava tanto a quando Shaoran era rimasto intrappolato tra i ricordi di Kurogane nel Libro delle Memorie del Paese di Rekoruto. Ma capiva bene la differenza tra come aveva visto Shaoran e come aveva visto Shoryuki: la ragazza allora era molto piccola, aveva visto tutto provando gli stessi sentimenti ed emozioni di un uomo adulto (cosa davvero insostenibile per una bambina) e si trattava di suo padre!

Mai una volta il mago si era soffermato a pensare a quali potevano essere i sentimenti del ninja, era sempre stato fermo nella sua convinzione che avrebbe fatto meglio a non legarsi a lui e che, morendo, avrebbe solo fatto il suo bene.

Ma aveva fatto davvero bene (o meglio, avrebbe fatto bene)? E Shoryuki aveva visto tutto ed era solo una bambina, e anche lei aveva sofferto così tanto per le conseguenze delle sue azioni!

“Cos’ha detto Kurogane quando ha saputo che avevi visto tutto?”.

“Non l’ha mai saputo. L’ha sospettato ma io non gliel’ho mai detto”.

“Perchè?”

“Quando uscii da quella visione del passato mi ritrovai a terra e in preda ad una crisi isterica in piena regola. Continuavo ad urlare che non era stata mia intenzione guardargli così dentro, che mi dispiaceva e che volevo non accadesse più. Papà era preoccupatissimo per la mia reazione. Sapeva che c’entrava qualcosa il mio potere, che stava cominciando a danneggiarmi ma non sapeva cosa fare. Solo dopo che Tomoyo riuscì a calmarmi mi ordinò più volte di dirgli che cosa avevo visto. Arrivò persino ad arrabbiarsi e preso dall’esasperazione mi disse che ero ostinata come…non finì la frase  perché lo interruppi io completandola al posto suo. Gli dissi il tuo nome. Sei ostinata come Yuui. E papà capì cosa avevo visto. Sai cos’ha fatto? È rimasto zitto e ha detto che non avrebbe più insistito per farmi dire la verità ma se volevo sapere qualcosa potevo chiedere e lui avrebbe risposto. Non si era mai comportato così prima. Si era tirato indietro, aveva lasciato cadere il discorso”.

“Non gli chiedesti mai nulla?”

“No. E perché avrei dovuto farlo? L’unica persona alla quale avrei voluto chiedere conto di quanto avevo Visto era morta da ben più di otto anni”.

“Per quello che hai Visto hai cominciato ad avere paura del sangue?”.

“I giorni seguenti furono abbastanza stressanti per tutta la mia famiglia. Mamma e papà ovviamente non sapevano come prendermi, piangevo sempre ma non ne volevo parlare. Lo stress maggiore, se possibile, lo avevo fatto passare a Tasuki - mio fratello -. Poveraccio, diventai la sua ombra: ero terrorizzata all’idea che avesse qualche incidente, che si facesse male, che mi lasciasse sola. Prima non mi ero mai comportata così. Ero diventata una paranoica da paura. Ma più che cercare di tranquillizzarmi, Tasuki non poteva fare altro, e non aveva molto successo. Infine mi ero resa conto che non si poteva andare avanti così. Decisi di non pensarci più, che il passato era passato e non poteva essere cambiato. Mi rassegnai dunque a comportarmi come sempre, per non preoccupare più né i miei genitori né Tasuki. Da quel momento, la Vista non si è più manifestata. Tomoyo sostenne che il trauma aveva completamente inibito qualunque forza magica in mio possesso e quello fu davvero un sollievo, per me. Passarono giorni, e sembrava che, alla fine, la mia condizione si fosse ristabilita e si fosse stabilizzata. Poi, fui testimone di un piccolo incidente domestico. Tasuki si era procurato un piccolo taglio al dito mentre intagliava il legno con un coltellino (era, ed è tuttora, molto bravo ad intagliare il legno). Quando vidi il suo sangue, puff, caddi a terra svenuta per la prima volta. E da allora, ogni volta che vedo il sangue, puff!”.

“Shoryuki…” Yuui non sapeva cosa dire. Tornò consapevole del fatto che le sue mani erano ancora strette alle braccia della ragazza quando le sentì tremare. Shoryuki aveva ricominciato a piangere, un pianto sommesso ma che voleva essere liberato da tanto tempo.

Il mago abbracciò teneramente la brunetta. Sentirla piangere così, a causa sua, gli straziava il cuore. Cosa aveva fatto…

“Dai, non piangere, smetti di piangere… mi dispiace…mi dispiace tanto…” ma il mago poteva sentire scendere le prime lacrime sul viso. Le sue lacrime.

Shoryuki si lasciò cullare dal ragazzo, grata della possibilità che finalmente aveva avuto di gettare fuori la sofferenza che aveva covato in silenzio per tanti anni. Quella sofferenza ricavata solo in parte dalla naturale pena che aveva provato nel Vedere il dolore del padre, la persona che più amava al mondo. Un particolare che forse a Yuui era sfuggito, ma di cui la ragazza era perfettamente consapevole, era che il dolore del padre era anche il suo dolore: questo era il rischio che poteva capitare ad una empatica che non sapeva gestire il proprio potere. Un dolore che non sarebbe mai nato se non ci fosse stato, all’inizio, l’affetto fraterno* che suo padre aveva provato per quel biondino idiota. Un affetto che, proprio per la sua Vista scomoda, provava ora lei, pur non avendolo mai conosciuto. Un affetto piuttosto ambivalente, in cui si mescolavano rabbia e tristezza per ciò che aveva visto e provato. Shoryuki non piangeva perché aveva visto il padre disperato per la morte dell’amico più caro**. Piangeva perché lei era disperata la morte dell’amico più caro di suo padre. Ma questo non lo avrebbe mai rivelato al mago. Il passato era passato, dopotutto. Lo aveva affermato lei stessa poco prima. Quel ragazzo non avrebbe mai fatto parte della sua vita, dunque, perché parlare quando era perfettamente inutile farlo?

 

 

 

Fine dello strazio.

Ragazze, ci vediamo al prossimo capitolo.

* e ** : nota assolutamente necessaria à le fangirl possono tranquillamente prendere la mira per lanciarmi legnate mentali a queste exploit: caro amico, affetto fraterno…! Prometto che non mi sposterò, né mi lamenterò. XXDD

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE

Buonaseeeraaa! XD

Allora, finalmente recupero i poveri Kurogane e Aiko che hanno fatto la polvere ad esser stati lasciati da parte per così tanto tempo. Purtroppo il capitolo è un po’ cortino ed emotivamente stitico ma direi che va bene così. In fondo perché far saltar fuori tutti gli avvenimenti importanti che d’ora in avanti si susseguiranno nel tempo presente in un unico capitolo? È la dura legge della suspance… XD

Buona lettura e… dai siate buonini…lasciate qualche commentino, anche solo monosillabo. Vorrei sapere cosa vi aspettate dato che ormai buona parte delle risposte è già nascosta tra le righe dei precedenti capitoli. ^__^

Adrienne Riordan

  

                       

 

CAPITOLO 12

 

 

“Ma qui siamo ai confini della realtà”.

Kurogane aveva già visto una volta lo spettacolo che gli si era presentato davanti agli occhi ma gli appariva comunque incredibile. Asakusa era praticamente la città dei narcolettici: umani e animali dormivano beati nelle posizioni più assurde laddove capitava.

Gli abitanti non sembravano soffrire per la loro condizione. Era un sonno davvero strano. A pensarci bene non aveva davvero nulla di naturale.

Il mago avrebbe potuto capire se c’entrava la magia oppure no. Meglio ancora, la polpetta bianca avrebbe saputo riconoscere se quella magia era scatenata dalle piume.

Dannazione! Il ninja non aveva la più pallida idea di cosa fare e la cosa lo irritava terribilmente. Come diavolo poteva sapere se e come quelle persone si sarebbero risvegliate?

Senza smettere di camminare verso il centro della città, il ninja si rivolse alla ragazzina accanto a lui.

“Oi”.

“Cosa c’è, Kurogane-san?”.

“Nell’altro villaggio avevi detto che la gente si era risvegliata perché ciò che aveva provocato il sonno non si trovava più lì”.

“Sì, l’ho detto”.

“Beh, allora dimmi cos’è”.

“Non ho mai visto quella cosa, so solo che c’è”.

“E come fai a sapere che si tratta di un qualcosa? Qualcosa che si sposta?”.

“Me l’hanno detto”.

“Ancora il tuo uccellino?”.

“No”.

“Ma questa non si sbottona!” Adesso il ninja cominciava ad irritarsi sul serio.

“E chi te l’ha detto allora?”.

“Il mio papà”.

“E tuo padre” riprese con tono controllato Kurogane mentre il muscolo del sopracciglio destro cominciava a muoversi da solo per l’irritazione “ti ha detto che c’è qualcosa che fa dormire le persone ma non ti ha detto cosa?”.

“Mi pare ovvio. Chi vede quella cosa si addormenta all’istante. Come poteva dirmi cos’era se non l’ha mai vista?”.

“E non ha alcuna idea di cosa possa essere?”.

Kuorgane si aspettava una risposta negativa, e invece…

“Sì che ce l’ha”.

“Ma vuoi piantarla di rispondermi in questo modo?” chiese esasperato il ninja, il quale sentiva le sue difese interne logorarsi pericolosamente. La mocciosa gli faceva venire l’esaurimento come quel mago da strapazzo in epoca pre-Tokyo!!

“In che modo, scusa?” chiese innocente la fanciulla che sembrava non accorgersi della vena pulsante sulla tempia del guerriero. O forse non lo dava a vedere, dato che la vena era piuttosto evidente…

“Hai capito benissimo qual’era il senso della mia domanda!!”.

“Beh, io a domanda rispondo. Se vuoi risposte più esaustive puoi smetterla di farmi domande che prevedono solo sì e no come risposta”.

“Sarà… ma a me sembra proprio che tu non sia coinvolta emotivamente più di tanto in quello che sta succedendo. Se lo fossi avresti già detto tutto quello che sai o che sospetti per riuscire a venire a capo di questa faccenda”.

Aiko, a quelle parole, si oscurò in volto. D’improvviso aveva perso tutta la leggerezza che aveva accompagnato la botta e risposta col ninja.

“Non permetterti di giudicare ciò che non sai. Se non riesco a risolvere questa faccenda finiremo tutti all’altro mondo, e intendo nel senso metaforico del termine!”.

“Tu sai più di quanto vuoi farmi credere”. Era un sospetto che Kurogane aveva maturato fin da quando avevano lasciato il precedente villaggio di narcolettici e tutto il discorso che avevano appena avuto non aveva fatto altro che rafforzare questa ipotesi.

Forse si trattava di una impressione dovuta al clima di sospetto che si era instaurato, ma la battuta finale di Aiko era forse un velato riferimento all’esistenza di altri mondi oltre a Nihon?

“Il mio papà mi dice sempre che non bisogna dire le bugie a meno che non siano strettamente necessarie a salvare l’osso del collo” rispose Aiko rigidamente. Non le piacevano gli interrogatori.

“E sulle omissioni e le cose dette a metà cosa ti dice?”

“Non ha mai puntualizzato” rispose la ragazza facendo spallucce.

“Dunque…io dovrei seguire una mocciosa senza sapere cosa diavolo sta succedendo?” chiese con tono di minaccia il  ninja.

“Kurogane-san…”

“Sìììì?” chiese il guerriero ancora con la vena della tempia pulsante.

“Riesci a vedere un pozzo grande? Dev’essere al centro di una piazza. Ormai dovremmo esserci addentrati a sufficienza in città” disse la ragazzina con la voce nuovamente leggera e ignorando bellamente la vena sul punto di scoppiare del ninja.

“Maccheccavolo di domande mi poni!!” sbraitò furibondo.

“Kurogane-san, dobbiamo andare verso la piazza grande con il pozzo al centro. Subito!” disse con un tono che non ammetteva repliche. Kurogane notò le prime avvisaglie di preoccupazione simili a quelle che aveva avuto nel precedente villaggio di narcolettici dunque impose alla sua vena di tornare a pulsare a ritmi normali e a se stesso il recupero del controllo.

“Il pozzo della piazza che cerchi ha un tetto con tegole rosse di terracotta e con affreschi di fiori sulla parete?”.

Aiko rimase parecchi secondi in silenzio prima di dare al ninja un cenno affermativo.

“Come fai a sapere com’è il pozzo?”.

“Non lo so infatti. Il pozzo che ti ho appena descritto sta in fondo alla strada alla tua sinistra”.

“Ah, siamo già arrivati? Splendido! Kurogane-san, sbrighiamoci!” esclamò la ragazzina prendendo per mano il ninja e trascinandoselo dietro.

Kurogane, dal canto suo, era sempre più esasperato. La mocciosa non aveva seguito proprio nulla del discorso appena fatto!

Nella piazza c’erano poche persone addormentate per terra. Quando si erano addormentate doveva essere ormai già sera.

“Per favore Kurogane-san aspetta qui un momento” chiese Aiko allontanandosi dal ninja.

“Agli ordini” esclamò acido e sarcastico quest’ultimo.

Tuttavia la ragazzina non badò alla risposta e si diresse verso il pozzo. Lentamente vi fece il giro attorno scrutandola attentamente, come se si aspettasse di dover acchiappare qualcosa che avrebbe potuto fuggire via se non l’avesse afferrata al volo. Con scetticismo Kurogane la vide passare nella parte opposta del pozzo e sollevare le braccia verso il tetto. La sentì dire con voce accorata e felice “Grazie Ayumi chan!”, e lo scetticismo del ninja si tramutò in sorpresa quando la vide ritrarre le mani da dietro le tegole. Tra le mani teneva una piccola sfera luminosa.

La ragazzina corse incontro a Kurogane e quest’ultimo, quando questa si fu avvicinata abbastanza, riuscì a scorgere una piuma della principessa tenuta sigillata nella sfera da un cerchio di strani simboli di luce dorata che il ninja trovava ormai molto familiari. Erano simboli magici di Celes.

Senza tanti complimenti, la ragazzina pose la sfera nelle mani del ninja.

“Ecco, è questa piuma che fa addormentare le persone. Papà aveva indovinato ^__^! Mi raccomando, maneggiala con prudenza. Il sigillo dovrebbe resistere abbastanza a lungo da poter essere restituita in tempo alla legittima proprietaria quando tornerà”.

La sorpresa del ninja lasciò ben presto il posto ad una nuova, solenne incazzatura.

“ADESSO TU MI SPIEGHI TUTTO QUELLO CHE SAI MOCCIOSA ALTRIMENTI TE LA ROMPO IN TESTA QUESTA SFERA!” ruggì adirato, ma tenendo ben salda la presa sulla piuma.

“Eh no, non lo farai dopo tutti gli sforzi che ha impiegato Ayumi per catturare la piuma! E poi ti ho detto tutto quello che c’era da sapere: questa piuma ha vagato di villaggio in villaggio facendo addormentare le persone e queste non si sarebbero svegliate fino a che la piuma non fosse stata sigillata!”.

“Ah, è così?”

“Sì, è proprio così!”.

“Allora spiegami…” chiese lentamente Kurogane con tono inquisitorio “Perché quando ci siamo trovati nell’altro villaggio non ci siamo addormentati anche noi due? Perché quando la piuma era sparita dal precedente villaggio la gente si è svegliata? Hai appena detto che solo dopo aver sigillato la piuma la gente addormentata si può risvegliare. E soprattutto… ora che la piuma è qui sigillata, perché la gente di questo villaggio non si è ancora svegliata?”.

Aiko si portò la mano alla bocca con l’inequivocabile espressione di chi si è appena reso conto di aver parlato troppo.

“Sei davvero perspicace come sempre, Kurogane-san” mormorò con un misto di rammarico e compiacimento.

“Come sempre?”. Qualunque altra domanda avesse avuto in mente di fare alla ragazzina, il ninja avrebbe dovuto aspettare.

Una presenza minacciosa era appena balzata fuori allo scoperto, lanciando una lingua di fuoco stregato che il guerriero riuscì per un pelo a scansare, dopo aver spinto Aiko da un lato.

Quel fuoco era inconfondibile. Era il fuoco lanciato dalla spada Hien stregata.

Kurogane alzò lo sguardo e lo vide.

Vide il volto freddo del clone di Shaoran il quale, con passo lento ma risoluto, si stava avvicinando ai due ancora a terra.

 

 

FINE!

 

Sono stata abbastanza perfida a finire il capitolo così, neh? XD

 

Goodbye!

 

Adrienne Riordan

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE

Hallo! XD

Ho scritto in tempo record questo capitolo. Il fatto è che ormai siamo alle battute finali e i fatti della storia si susseguono nella mia mente implorando di venire scritti!

Il guaio è che ormai scrivere è diventato drogante…

In questo capitolo porto a termine il cliffhanger, poi Kurogane e Aiko torneranno a fare la polvere nell’armadio della mia mente per un po’, in attesa di far accadere un po’ di casini anche nella dimensione temporale di Yuui & Company. XD

Buona lettura!  

Adrienne Riordan

 

 

 

Il volto freddo del clone rimase impassibile mentre si avvicinava lentamente ai due ancora a terra.

“Allora c’era davvero una piuma in questo mondo… Era semplicemente nascosta in una dimensione temporale diversa. Ho fatto bene ad aspettare come mi è stato ordinato” disse tra sé e sé senza alcuna emozione nella voce.

Kurogane si rimise in piedi, tenendo saldamente sotto il braccio la sfera con la piuma mentre afferrava Souhi con l’altra mano e la brandiva contro l’avversario.

Con la coda dell’occhio vide Aiko ancora a terra, entrambi gli occhi fissi sul clone con una espressione terrorizzata.

“Non può essere qui… non può essere… lui non è mai stato a Nihon… perché è qui?” balbettò incredula “Questo è un Butterfly effect*?”.

Kurogane non perse tempo ad analizzare i vaneggiamenti della ragazzina “Prenditi cura della piuma finchè non sistemerò questo bastardo!” ordinò il ninja lanciando la sfera tra le braccia di Aiko che la prese al volo e la strinse a sé, tesa.

“Vuoi la piuma, eh? Allora vieni a prenderla!” gridò il ninja partendo all’attacco.

“Usa la tua ira. Non lasciare che l’ira usi te”. Questo era uno dei precetti che guida l’agire di un ninja e Kurogane ne aveva sempre riconosciuto il valore. La rabbia che lo invadeva era tale da lasciare lui stesso abbastanza spiazzato. La prima volta che l’aveva provata aveva appena perso i suoi genitori e per poco non lo aveva annientato. Adesso si sentiva invadere dalla stessa emozione di allora ma stavolta non si sarebbe lasciato sopraffare da esso. L’avrebbe scaricata addosso a quel maledetto davanti a lui.

Un colpo per il mago. Un colpo per la principessa. Un colpo per il ragazzo. E un colpo anche per se stesso. Continuava ad aggredire il clone che, con lo stesso sguardo impassibile, parava con abilità i colpi. Sembrava instancabile.

Era una lotta che sembrava non avere mai fine.

Aiko fissava la scena senza fiatare stringendo convulsamente la sfera. Se questa fosse stata di vetro l’avrebbe sicuramente frantumata.

Sembrava incredibile che un guerriero esperto non riuscisse a sopraffare un truzzetto alle prime armi. La cosa non fece però accigliare il ninja più di tanto. Dopotutto, quel truzzetto non aveva granché di umano…

Sicuramente in una battaglia “regolare”, tra due umani, Kurogane l’avrebbe avuta vinta alla fine. Aveva maggior esperienza e superiorità tecnica, oltre che una forza e una resistenza fuori dal comune. Di certo ne era consapevole anche il clone perché non passò molto che passò alla sua vera arma.

Il dito indice sollevato, un segno tracciato nell’aria, ed ecco che la magia era compiuta. Un lampo di luce scagliato contro il ninja che si ritrovò a terra come folgorato da una scarica elettrica di lieve entità.

“Maledizione!”. La magia rendeva lo scontro tra i due decisamente impari. In precedenza il ninja aveva già affrontato uno scontro col mago e aveva vinto. Tuttavia era pronto a giurare che l’idiota neppure in quell’occasione si era impegnato al cento per cento delle sue possibilità.

Ora che il clone era passato a mezzi più efficaci Kurogane non aveva altra scelta che schivare i colpi. Purtroppo questa tattica avrebbe portato solo a posticipare il momento della sconfitta…

“Questo no!” esclamò con voce imperiosa la ragazzina scattata in piedi. Kurogane e il clone la fissarono, uno sbigottito da tale veemenza, l’altro impassibile come al solito.

“Non userai la magia di quella persona in mia presenza!” e sollevò lei stessa l’indice della mano destra. Kurogane trovò di fronte a sé uno scudo magico. Osservò inoltre come i tre erano stati isolati entro una barriera che avrebbe impedito ai colpi magici schivati di arrecare danni al villaggio e alla gente che ancora dormiva placidamente.

“Pensi di potermi fronteggiare, maga?” chiese freddamente il clone ad Aiko.

“Non ti permetterò di fare i tuoi comodi”. Non era una risposta alla domanda ma un tentativo di mantenere la testa alta. Kurogane sentiva che la ragazzina era tutt’altro che convinta di poter fronteggiare il clone ma che non si sarebbe sottratta per nessuna ragione.

“La mia magia, benché simile alla tua, è di gran lunga più potente. So bene che più la si usa più aumenta. Tu mi sembri piuttosto piccolina per avere esperienza”.

“Io però ho entrambi gli occhi. E quella magia non è tua, stronzo!” esclamò fredda. Aiko sembrava furibonda oltre che spaventata.

Kurogane si riprese subito dalla sorpresa di aver avuto a che fare fino a quel momento con una maghetta con poteri del tutto simili a quelli del mago da strapazzo. E con un linguaggio piuttosto scurrile…

“Prima dovrai affrontare me!”. Consapevole di avere una protezione magica, Kurogane si scagliò di nuovo verso il clone.

Come il clone ebbe modo di sperimentare, lo scudo non proteggeva il ninja solo dagli attacchi magici ma anche dai colpi fisici. E per la prima volta l’impassibilità del suo volto lasciò spazio ad un lieve cenno di preoccupazione.

Preoccupazione che non durò a lungo.

All’improvviso Aiko levò un acuto grido di dolore e sia lo scudo che la barriera vennero meno. Kurogane, voltandosi verso di lei, poté notare negli abitanti addormentati dei movimenti peculiari dell’imminente risveglio. Tuttavia non si risvegliarono. Vide invece la ragazzina crollare a terra, le gambe le erano cedute all’improvviso come se avessero subito una lesione.

Portandosi una mano a una gamba, Aiko ansimava e cercava di non scoppiare in lacrime ma era evidente che stava soffrendo molto.

“Ayumi? Ayumi cosa ti è successo?” esclamò spaventata fissando il nulla.

La distrazione fu fatale al ninja. Il clone non perse l’occasione di affondare la Hien nello stomaco del guerriero che cadde a terra, portandosi una mano sulla ferita. Aiko urlò il suo nome con terrore ma Kurogane non le rispose sebbene fosse ancora cosciente.

Vide il clone scansarsi da lui e avvicinarsi alla ragazzina che non riusciva a muoversi.

“No… Non te la darò… Non ti darò mai la piuma!” ansimò ostile Aiko quando il clone la sovrastò.

“Sciocca ragazza… perché dovrei accontentarmi di una sola piuma quando posso ottenere questo?” le afferrò rudemente la mano destra e, incurante delle resistenze di Aiko, le tolse la fasciatura fino a farla cadere a terra.

Kurogane vide il disegno di una farfalla nera in bella evidenza sul dorso della mano della ragazzina. La farfalla occupava solo una parte del dorso, lo spazio sotto il pollice e l’indice, ma Kurogane riusciva a scorgerla benissimo anche a distanza. Era un tatuaggio.

Bene: occhi azzurri, magia celesiana, tatuaggio, propensione ai segreti… Ma chi diavolo era quella mocciosa!?

In cuor suo, Kurogane sapeva già la risposta… anche se era dannatamente surreale…

Il clone studiò attentamente il tatuaggio.

“Finalmente il potere di attraversare le dimensioni temporali è mio”.

Strattonò la ragazzina in piedi, scatenando altre urla di dolore, e la trascinò indifferente verso il pozzo. Tese il braccio di Aiko sul bordo del pozzo e lo tenne ben fermo dopo averle dato un calcio in faccia per stordirla. Infine brandì la Hien già sporca del sangue di Kurogane con la chiara intenzione di tranciare di netto la mano della ragazza.

“Nooo!” con tutta la forza che l’orrore gli aveva donato Kurogane si scagliò verso il clone prima che questo potesse affondare la spada sul suo obiettivo e fece roteare la sua Souhi tra le mani.

Nessun urlo di dolore si levò dal clone quando la Souhi tranciò di netto il suo piede, facendogli perdere la presa sul braccio di Aiko e l’equilibrio.

Kurogane alzò di nuovo la spada, deciso a staccare anche la testa del clone da suo corpo e consumare così nel sangue la sua vendetta con le ultime energie rimastegli.

Un varco dimensionale si aprì dietro al clone che vi si gettò dentro repentinamente, facendo sfumare la possibilità per il ninja di attuare la sua vendetta.

Kuragae imprecò ma la frustrazione giunse ai massimi livelli quando vide l’indice sollevato di Aiko. Era stata lei a far fuggire il clone!

“Perché?” chiese furioso il ninja. Ma la perdita di sangue e il dolore lo avevano reso meno aggressivo di quanto avrebbe voluto.

Aiko si trascinò accanto a lui.

“Non preoccuparti, andrà tutto bene” disse con voce il più possibile tranquillizzante e affettuosa.

La ragazzina appoggiò il palmo della sua mano contro la ferita, tamponando la fuoriuscita del sangue.

“Niente pancetta, eh?” chiese con tenerezza prima di iniziare a cantilenare una strana salmodia. A Kurogane sfuggiva il senso delle parole ma gli erano molto familiari.

Erano le parole di un incantesimo che le guaritrici di Nihon usavano per accelerare il processo di guarigione.

Sempre più stupito, Kurogane la lasciò fare. Quando l’emorragia si arrestò, la ragazza prese a tracciare con l’indice strani simboli sulla sua pelle senza interrompere la salmodia.

Aveva una bella voce e Kurogane rimase tranquillo ad ascoltare, ad occhi chiusi. Li riaprì solo a canto finito e vide che nessun segno di ferita era rimasta sul suo stomaco. Il sangue rimasto venne prontamente lavato via con l’acqua della borraccia di Aiko.

Il ninja fece per alzarsi.

“Non sforzarti Kurogane. Anche se non sei più ferito hai perso comunque molto sangue”.

“Già, le miko non possono far nulla per reintegrare il sangue perduto”.

“Ma io non sono una miko”.

“Eppure ne possiedi i poteri”.

“Beh, i poteri si ereditano dalla mamma, no?”.

Presto la rabbia prese il sopravvento.

“Perché hai permesso a quel bastardo di scappare? Non hai idea di quanto è pericoloso e di quanto male ha fatto!”.

Aiko distolse lo sguardo addolorata.

“Sì che lo so”.

“Allora perché l’hai fatto?”

“Perché lui non sarebbe mai dovuto giungere a Nihon. Perché se fosse morto oggi, l’occhio di Yuui-san non avrebbe più potuto essere recuperato”.

“Lo chiami Yuui-san?”.

“E come dovrei chiamarlo?”.

“Ragazzina” Kurogane si mise a sedere e pose le sue mani sulle spalle di Aiko, un po’ per garantirsi una salda presa, un po’ per impedire che la ragazza sgattaiolasse via (una precauzione inutile, dato che non riusciva a muovere le gambe).

“Voglio farti una domanda. Solo una. Potrai semplicemente rispondere con un sì o con un no. Ti prometto che poi non ti farò più domande. Ti prego solo di essere sincera”.

“Io sono sempre sincera”.

“Oi!” la riprese bonariamente il ninja. Se la mocciosetta era chi sospettava che fosse, la sua affermazione sarebbe parsa quasi comica.

“Tu sei figlia di Yuui?”.

Aiko non rispose subito. In quel momento il ninja si sentì un idiota per averglielo chiesto. Non aveva assolutamente senso!

Eppure… Lui ci sperava davvero. Il clone non aveva forse detto “Finalmente il potere di attraversare le dimensioni temporali è mio”, riferendosi al tatuaggio a forma di farfalla?

Aiko fissò cauta gli occhi del ninja, poi, quasi con timore, fece un cenno affermativo e rispose semplicemente “Sì”.

Kurogane mai si sarebbe aspettato che una singola parolina avrebbe potuto rendere il suo cuore così leggero, come se gli fosse stata tolta all’improvviso una cappa di piombo pesante.

 

 

NOTICINE A RANDOM:

 

* Butterfly effect è il titolo di un film la cui trama si basa, appunto, sui butterfly effects. Il protagonista che desidera cambiare alcuni aspetti della sua vita che non gli piacciono, è in grado di viaggiare nel passato. Il protagonista spera di raddrizzare gli eventi in modo da avere un futuro migliore ma ogni volta che torna nel presente scopre di averlo peggiorato (questo è il butterfly effect)…

Cosa c’entra con la fanfiction? Beh, Aiko è una viaggiatrice temporale, ma per poter usare questo potere deve sottostare a rigidi regolamenti, pena la realizzazione di catastrofi. Il potere, ovviamente, gli è stato concesso da qualcuno che ama le farfalle… Per chiarimenti, vi rimanderò alle spiegazioni nei prossimi capitoli. Dai che non manca tanto! XD

 

Da tempo avevo deciso che Aiko avrebbe rischiato di perdere una mano per opera della stessa persona che aveva strappato l’occhio al padre. Alla fine però, sembra che la sua sorte sia stata più simile a quella di Kurogane che non quella di Yuui (Kuro ha un braccio tagliato nel manga, nella fanfiction ci stava rimettendo la mano Aiko…).

Se si considera che ancora non sapevo che Kurogane avrebbe perso un braccio perché le scan non erano ancora uscite… Allora è Hitsuzen!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Nuova pagina 1

I giorni che seguirono la partenza dal tempio furono carichi di tensione per i quattro viaggiatori. Senza dubbio buona parte di questa tensione era data dal fatto che ormai avevano varcato il confine e si trovavano ormai in territorio nemico, nel Regno di Lohaan.

Nei villaggi che vedevano a distanza di sicurezza (addentrarsi non era una mossa saggia quindi il gruppo percorreva sempre strade poco battute tra i boschi) non c’erano segni di incursioni vandaliche, tuttavia la miseria che aleggiava tra le strade era fin troppo evidente, così come evidente era l’infelicità dei popolani.

“Perché fate quella faccia, principessa?” chiese Shoryuki “Lohaan è un Regno prospero tanto quanto Nihon. Però le guerre costano parecchio e tante spese equivalgono a un aumento delle tasse per il popolo, arruolamenti forzati dei giovani e la confisca del cibo migliore per l’esercito” aggiunse con amarezza. La logica del suo discorso non faceva una piega.

Sakura non si era mai soffermata a riflettere su tutte le sfaccettature del significato della guerra. Per lei, la guerra era una cosa orribile. Punto. Fino a quel momento però aveva pensato solo ai patimenti della gente di Nihon: per la principessa, Lohaan era “il cattivo”. Adesso si rendeva conto che era solo per le scelte di poche persone che la grande maggioranza della popolazione di Lohaan soffriva per le conseguenze di una guerra imposta. Se Lohaan avesse vinto la guerra contro Nihon, il popolo di Lohaan ne avrebbe beneficiato? Sakura era certa di no. Sakura non aveva risposto alla ragazza.

La osservava invece con occhio critico quando non era vista, mentre riprendevano la strada verso il castello. Da quando avevano lasciato il tempio, Shoryuki aveva assunto una espressione ombrosa, come fosse terribilmente triste e arrabbiata per qualcosa. L’atteggiamento era cordiale ma freddo. Molto freddo. Non con lei ma con Yuui.

Il mago, d’altro canto, sembrava essersi rimesso in forze e aveva perso parte del pallore sul viso. Sakura non arrivò mai ad associare il miglioramento della salute del mago con la lunga e pesante dormita di Shoryuki e il suo faccino pallido, all’indomani dal ripristino del kekkai. Aveva osservato piuttosto che il mago aveva una espressione tristissima e colpevole in volto che sembrava persino incapace di nascondere dietro ai falsi sorrisi. Sakura era convinta che fosse successo qualcosa di grave durante la sua assenza, ma tanto Yuui quanto Shoryuki non sembravano intenzionati a metterla al corrente. La principessa, per discrezione, si astenne dal commentare o fare domande; la stessa cosa fece Mokona, che pareva aver fatto gli stessi ragionamenti ed esser giunta alla stessa conclusione.

 

Il mago invece…

Yuui non era ancora riuscito a scacciare il turbamento che si era impossessato di lui da quando c’era stata quella discussione al tempio. Il mago aveva cercato di calmare Shoryuki ma di fatto si era limitato a farle le condoglianze. Le condoglianze per la sua morte!

Quello era sicuramente l’aspetto più grottesco di tutta la faccenda. Yuui aveva sempre desiderato morire; adesso sapeva che sarebbe morto davvero, che molto presto il suo desiderio si sarebbe avverato per sua stessa mano. Presto si sarebbe ricongiunto a Fay e non avrebbe più corso il rischio di nuocere alle persone che amava.

Eppure si sentiva…strano.

In un certo senso si era sempre sentito come un morto che cammina. Era morto dentro da quando aveva perduto il suo amato gemello. Tuttavia era una sensazione diversa dal sapere che era davvero un uomo morto che cammina. Tutti muoiono, è il destino inevitabile di tutti gli esseri umani. Ma sapere che morirai molto presto, beh… è tutta un’altra cosa.

Non poteva negare a se stesso che le lacrime di Shoryuki non lo avevano fatto soffrire molto.

Sentirle dire che la sua morte l’aveva fatta stare così male gli aveva messo addosso una tristezza infinita. E gli sembrava così strano.

Un conto era decidere di non legarsi agli altri, un altro era rendersi conto all’improvviso che gli altri possono decidere di legarsi a te indipendentemente dalla tua volontà. Tutto questo, ovviamente, il mago lo aveva già scoperto a Tokyo. Non era così stupido come voleva far sembrare.

Ora però aveva scoperto che i legami che le altre persone avevano deciso di instaurare con lui erano così forti da superare la barriera della morte e lo scorrere del tempo. Insomma, ciò che lui provava per Fay, altri lo provavano per lui. Forse non era la stessa cosa, ma ci si avvicinava tanto.

Kurogane… Shoryuki aveva detto che aveva sofferto per sua morte del mago e che aveva passato il resto della sua vita con il rimorso di non essere riuscito salvarlo. Non era esattamente lo stesso stato d’animo che aveva provato Yuui giorno dopo giorno dopo essere fuggito dalla Valle dei Peccatori?

Il mago, in un certo senso, era diventato per Kurogane quello che Fay era per Yuui. La sua vita interiore era un inferno. Forse Kurogane aveva vissuto il suo stesso inferno per colpa sua?

Kurogane lo aveva amato a tal punto.. lo amava come avrebbe amato un fratello.

Sì, aveva capito che Kurogane gli voleva bene e per questo motivo il mago si era comportato freddamente con lui, ma essere amato a tal punto…

Che sciocco che era stato… tutto quello che Kurogane provava per il mago non era lo stesso che Yuui provava per il ninja?

La creazione di legami, evidentemente, non rispettavano la volontà dei diretti interessati. Magari era colpa dell’Hitzusen…

Avendo saputo come sarebbero andate le cose tra lui e Kurogane, Yuui aveva ora il gran desiderio di non uccidersi più, di stringere le sue braccia e gridargli che voleva che lui fosse felice, e che se per lui la felicità era che il mago rimanesse in vita, allora l’avrebbe fatto… avrebbe vissuto per non farlo soffrire più.

Eppure non poteva farlo. Non poteva.

Perché neppure questa situazione cambiava il fatto che il mago era stato colpito fin dalla nascita da una tragica maledizione. Lui era un portatore di disgrazie, soprattutto per coloro che amava…

Doveva smettere di arrovellarsi con questi pensieri.

Non doveva importare quanto Kurogane e Shoryuki avrebbero sofferto in futuro per la sua morte.

Lui doveva morire. Punto.

 

 

 Alla fine il gruppo giunse all’ingresso della capitale del Regno. Alle porte della città le guardie facevano il loro dovere scrupolosamente. I pochi viandanti che dovevano entrare erano sottoposti a interrogatorio per accertare la loro identità e, soprattutto, la loro cittadinanza. Le merci dei mercanti erano accuratamente controllate prima di ottenere il nulla osta per l’ingresso oltre le mura.

Decisamente tre stranieri e un’abitante di Nihon non avevano alcuna possibilità di accesso alla città se non per fare una visita alle prigioni.

“Se ci facessimo portare in prigione potremmo trovare un modo per evadere. Non sarà un problema se userò la mia magia” propose Yuui.

“Sì, potrebbe anche funzionare. Ti faccio però presente che in tempi di guerra chiunque appartenga a Nihon viene giustiziato all’istante se osa mettere piede a Lohan” replicò gelida Shoryuki.

Il mago si zittì, mortificato. Dopo qualche momento di imbarazzato silenzio, Mokona prese la parola.

“Ci pensa Mokona! Grazie alle 108 tecniche segrete Mokona può anche usare alcune magie di Harry Potter! Yuuko ha letto tutti i libri”. La manjuu corse zampettando verso le guardie mentre i tre si domandavano chi diavolo fosse Harry Potter.

Quando osservarono che le guardie si guardavano intorno spaesate e con una espressione assolutamente idiota sulla faccia decisero di uscire dal nascondiglio e attraversare le porte della città.

“Avete visto l’incantesimo Confundo, una delle 108 tecniche segrete di Mokona! Chi subisce l’incantesimo resta confuso per un paio d’ore ^__^”.

L’interno della città era in condizioni migliori rispetto alle campagne, tuttavia si respirava comunque un’aria di mestizia. Solo il castello al centro della città sembrava non essere intaccato dalla trascuratezza. Era un immenso edificio, la cui magnificenza strideva con la miseria tutta intorno ad esso.

“Bene, ormai ci siamo. Mi raccomando, non diamo troppo nell’occhio. Passo sicuro ma non troppo in fretta, ok?”.

Cenni affermativi dal resto del gruppo e poi si avviarono in direzione del castello.

Arrivati alle mura miracolosamente senza incidenti di percorso, Mokona fece tentennare le orecchie.

“Mokona riesce a sentire una piuma! È dentro al castello, Mokona ne è sicurissima!”

“Questa è un’ottima notizia, Moko-chan!” sospirò Sakura, felice che quel viaggio non si fosse rivelato un buco nell’acqua.

“Mokona, riesci ad usare la tua tecnica segreta anche con quelle guardie?” chiese Yuui.

“Mokona pensa di sì. Ma se ne troveremo tante dentro, Mokona non potrà Confonderle tutte”.

“Va bene così, Mokona. Intanto entriamo, poi ci penseremo sul momento” la rassicurò Shoryuki.

I quattro si intrufolarono nel castello senza difficoltà grazie a Mokona. Se avesse usato tale tecnica già in passato, sicuramente Kurogane l’avrebbe trattata con più riguardo, ma la manjuu era parsimoniosa e tendeva ad usare le sue tecniche segrete solo quando la situazione lo rendeva strettamente necessario. Non per niente, Mokona era una creazione di Yuuko!

All’interno del cortile prima, e del castello poi, chi incrociava il gruppo lungo la strada dimostrava nei loro confronti un pressappochismo che capitava a fagiolo, vista la situazione delicata, ma che non mancò di irritare Shoryuki: che razza di sorveglianza c’era in quel castello? Come figlia di uno dei più valorosi ninja di Nihon e capo dell’organizzazione della Guardia Reale, la ragazza non poteva che essere perlomeno indignata.

D’altro canto non era più in grado di leggere nel pensiero della gente che li incrociava. Non che ci tenesse: il fatto che la sua Empatia fosse “spenta” le dava un notevole sollievo, sebbene, usata a dovere, avrebbe potuto essere uno strumento prezioso in una situazione come quella.

Tuttavia, se avesse potuto farvi ricorso avrebbe scoperto che la gente non era assolutamente insospettita per la presenza di forestieri al castello: erano tutti convinti che la sicurezza della città e del castello fosse ben garantita e che, se quei forestieri erano entrati, allora dovevano essere persone “a posto”. Dopotutto, il gruppo, a giudizio della gente, era composto da una bambina con un peluche in braccio, una ragazza talmente bella che era davvero impossibile che potesse permettersi anche un cervello sveglio, e tutt’al più doveva essere una concubina dell’harem dell’imperatore, e un ragazzo così smilzo che certamente non poteva che essere uno dei giovani scartati all’arruolamento militare. Era comunque un ragazzo molto avvenente, malgrado la perdita di un occhio, e dopotutto poteva essere un nuovo acquisto dell’harem pure lui, per quel che ne sapevano…

Insomma, il gruppo aveva l’apparente aspetto di gente inoffensiva. Se Shoryuki avesse potuto Vedere tutto questo avrebbe richiesto una katana all’istante. Pazienza se al primo schizzo di sangue versato, avrebbe fatto visita a Morfeo.

Quantomeno la sala del trono era ben sorvegliata, a giudicare dal presidio meticoloso delle guardie poste all’ingresso. L’imperatore doveva trovarsi all’interno. I quattro non ci avevano messo molto a trovarla, grazie alle conoscenze di Shoryuki. Quest’ultima aveva infatti fatto notare loro che di solito la struttura interna dei templi e dei palazzi reali era molto simile, per facilitare l’orientamento al loro interno. Era una consuetudine architettonica molto usata.

“La presenza della piuma è ora molto più forte! Deve essere di sicuro qui vicino!”

“Allora Moko-chan Confonderà le guardie e noi entreremo nella sala del trono a riprendercela!” rispose risoluta la principessa.

“La cosa non è così semplice, Sakura-chan” le disse il mago.

“Yuui ha ragione, principessa: entrare allo sbaraglio equivarrebbe a mettersi in bella mostra. Dobbiamo penetrare all’interno alla chetichella, almeno per osservare com’è la situazione e decidere come agire di conseguenza”.

“Ma come faremo ad entrare?” chiese la piccola manjuu.

“Andremo sui loggioni. Immagino ne sarà provvista anche questa sala, come la sala del trono del castello Shirasagi. Serve per nascondere delle sentinelle di guardia al sovrano con il compito di valutare l’atteggiamento dei postulanti. Di solito si entra per un ingresso laterale”.

“Allora andiamo” esclamò il mago.

 

Detto fatto.

“Non riesco a credere che l’esercito di Lohaan stia dando così tanto filo da torcere a quello di Nihon! Le guardie di questo castello fanno una pena assoluta! Essere messi a ko da una sola donna!” esclamò basita Mokona.

Sakura, Yuui e la manjuu avevano ammirato l’abilità di Shoryuki nello stordire le guardie sul loggione. Senza l’ausilio di alcuna arma, la ragazza aveva solo assestato dei precisi colpi in testa e pressioni a una vena del collo (come Xena, Principessa guerriera!!!! * urlo da Xena *) per far perdere loro i sensi. E tutto senza fare il minimo rumore e senza dare ai malcapitati il tempo di dare l’allarme.

Era davvero la degna figlia di suo padre.

Shoryuki sospirò un “Tsk” molto simile a quelli che il padre sbottava spesso durante il viaggio.

“Una vera vergogna! E pensare che io non ho mai avuto un vero e proprio addestramento militare, ma giusto il minimo indispensabile per badare a me stessa”.

“È stato comunque molto efficace, brava!” si complimentò Mokona.

Altro sbuffo. “Diciamo che avevo un bel po’ ti tensione e rabbia repressa da sfogare. Adesso però stiamo zitti. Non possiamo farci scoprire proprio adesso”.

I quattro si avvicinarono al bordo del loggione, avendo ben cura di non farsi vedere.

L’ampio salone era occupato da poche persone: l’imperatore era seduto sul trono, qualche soldato era appostato all’ingresso e accanto al sovrano. Alcuni ufficiali dell’esercito stavano conferendo con quest’ultimo circa l’andamento della battaglia con l’esercito nemico.

“Mokona, riesci a capire chi possa avere la piuma?” chiese sottovoce il mago alla manjuu.

“Sento che la piuma è molto vicina ma non è in questa stanza” rispose la piccola.

“Fantastico” esclamò, sempre sottovoce, Shoryuki.

“Allora cosa facciamo?” chiese Sakura preoccupata. Yuui e Shoryuki, quasi simultaneamente, scrollarono le spalle.

Improvvisamente le orecchie di Mokona cominciarono a muoversi nell’inconfondibile modo di quando viene captata una piuma molto, ma molto vicina alla manjuu.

I tre, all’erta, tornarono ad osservare la situazione nella sala del trono, pronti a rilevare un qualche cambiamento. I generali erano stati congedati, e i soldati, quando lasciarono passare gli ufficiali, consentirono l’ingresso nella stanza ad un uomo dalla corporatura esile, di mezza età, dall’aria familiare.

“Mekkyo!” la manjuu fece tanto d’occhi all’ingresso del servitore.

“Mokona, non mi dirai che la piuma ce l’ha quel servitore?” chiese Sakura stupita.

“Mi venisse un colpo! Quello è…!” Shoryuki ebbe cura di non alzare il tono della voce, eppure il tono era inequivocabilmente sbigottito. Yuui cercò di scorgere meglio il volto del servitore che aveva turbato così tanto la ragazza.

E presto realizzò che, anche per lui, quel volto apparteneva a una sua vecchia conoscenza e ne rimase a sua volta turbato.

Fu il mago a completare la frase che la ragazza aveva lasciato a metà.

“Quello è Kyle!”.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Nuova pagina 1

 

NOTE DELL’AUTRICE

Beh, Lady Greedy mi aveva chiesto di aggiornare presto, e così ho fatto… ^__^’

Il fatto è che, in pratica, il capitolo 14 era “interrotto”, quindi il seguito mi è scivolato sul pc a velocità record. Sapete, no, quando si va giù per una discesa, la bicicletta correeeee! E la storia sta rotolando su una discesa bella ripida dato che siamo alle battute finali, la mia bicicletta-cervello ormai ha i freni consumati. XD

Una precisazione: il Kyle comparso nel precedente capitolo è il Kyle di Nihon, non il rompicogl personaggio delle Clamp che noi conosciamo.

Buona lettura gente, e commentate numerosi!!!

Adrienne Riordan

 

 

CAPITOLO 15

 

Il servitore Kyle avanzò con passo sicuro verso il sovrano. Giunto di fronte a questi, si profuse in un inchino.

“Perché il dottor Kyle è qui?”chiese allarmata Sakura.

“Quello non è il dottor Kyle, principessa” rispose Shoryuki “la persona che state vedendo è il Kyle di Nihon, sono ormai ben più di 25 anni che fa il servitore al castello Shirasagi”. La voce della ragazza vibrava per lo sdegno.

Malgrado lo sbigottimento, i quattro si misero in attento ascolto.

L’imperatore, dopo aver ordinato a tutte le guardie presenti di lasciare la sala, si rivolse al servitore.

“Ci hai messo più tempo del solito per venire a fare rapporto”. La voce del sovrano era fredda, carico di rimprovero.

“Ne sono rammaricato Vostra Maestà” rispose pacatamente l’uomo “Si è verificato un imprevisto e volevo partire solo quando fossi stato sicuro che non mi sarebbe stato d’intralcio”.

“Altri imprevisti, Kyle? Già quattro settimane fa avevi fallito nella missione che ti avevo affidato, ossia uccidere la Sognatrice di Nihon e strapparle i poteri. Sai bene che Nihon non soccomberà fino a che resisterà il potere della Tsukuyomi, per quanto flebile sia adesso. Ma se i suoi poteri saranno in mano nostra, l’ascesa di Lohaan si potrà imporre su tutti i Regni di questo mondo!”.

Sentire parlare in modo tanto freddo del progetto di uccidere la dolce principessa del suo regno aveva fatto ribollire il sangue nelle vene a Shoryuki. I suoi compagni potevano vedere il fremito della sua rabbia sottopelle e bei lineamenti del viso contratti. Nondimeno, nessuno poteva dirsi immune dall’effetto che quelle parole avevano avuto su Sakura, Mokona e Yuui. La dolcezza che Tomoyo aveva rivolto loro quando erano arrivati a Nihon aveva conquistato la loro simpatia e il loro rispetto, tanto che le avrebbero augurato ogni bene possibile.

“Allora Kyle, vuoi dirmi cosa è successo stavolta?”.

“Maestà, a Nihon è comparsa la legittima proprietaria della piuma”.

L’imperatore rimase in silenzio per un lungo istante.

“Non possiamo fare a meno della piuma proprio in questo momento così delicato”.

“Ne convengo, Maestà. Quella strega della figlia del Signore di Suwa” le parole strega e Signore di Suwa furono pronunciate con tono di assoluto disprezzo “sta conducendo la proprietaria e altri due tizi che l’accompagnano proprio qui, al castello di Lohaan. Quella strega ha capito subito che la sto custodendo qui”.

“Vanno fermati. Il potere della piuma è stato determinante per rovesciare le sorti della guerra. Ho atteso a lungo questo momento, sospendendo per più di vent’anni le incursioni dei miei sicari a Nihon come tu mi hai chiesto di fare *”.

“Non è stato affatto facile seguirli. Sono tornato a Lohaan solo da poco, e lungo le strade ho allertato tutti i soldati, eppure non li hanno mai trovati. Per quel che ne sappiamo, potrebbero già essere giunti in città”.

“Ma allora quella piuma che ci sta a fare se non l’hai usata per rintracciarli o per scagliare contro di loro degli oni?” chiese irritato l’imperatore. “Questa piuma racchiude dei poteri davvero portentosi. Potenzia la tua magia, ti permette di controllare la ferocia degli oni. Ma, cosa più importante di tutte, consente di prevedere le mosse di chiunque si voglia tenere sotto controllo”.

Kyle obiettò facilmente.

“Certo non consente di vedere molto lontano nel tempo, ma è abbastanza da permetterci di neutralizzare le strategie del nemico. Senza un tale aiuto l’esercito di Lohaan non avrebbe mai potuto misurarsi con un esercito superiore in forza e talento militare, quale è quello di Nihon. Senza il potere della piuma, il sicario che mi ha accompagnato quattro settimane fa durante l’incursione nel castello Shirasagi non avrebbe mai potuto anticipare le mosse del Signore di Suwa, nonché Comandante della Guardia Imperiale e ucciderlo”.

Kyle, a nominare il Signore di Suwa, fece una smorfia di disprezzo.

“Che possa la sua anima bruciare all’inferno insieme a quella di suo padre!” esclamò con una durezza che lasciò i quattro nascosti nel loggione sconvolti.

Sakura aveva emesso un lieve suono di sgomento e si era tappata le orecchie, Mokona aveva le lacrime agli occhi. Shoryuki era rimasta impalata come fosse stata una statua di sale, eppure dentro di sé sentiva lo scatenarsi di una tempesta tra forze opposte, il desiderio di avventarsi contro quel bastardo che aveva osato ingiuriare la memoria del padre e del nonno che non aveva mai conosciuto, ma che era rispettato come un uomo giusto, e la necessità di restare nascosta, per non mettere in pericolo se stessa e gli altri, e ascoltare. Yuui si sentiva ribollire di rabbia e sofferenza nel sentire impotente quell’augurio blasfemo, lanciato contro una persona che non aveva mai fatto nulla per meritarselo, di ciò era sicuro, e nel vedere quanto quello stesso augurio aveva turbato le persone accanto a lui, che mai avrebbe voluto veder soffrire. Se Shoryuki voleva picchiare quel Kyle allora c’era da star certi che il mago lo avrebbe tenuto fermo volentieri, se ne fosse capitata l’occasione. Quel Kyle aveva proprio la stessa anima dell’altro farabutto che li stava perseguitando nel loro viaggio tra le dimensioni.

“Non riesco a comprendere tutto questo astio nei confronti dei Signori di Suwa, Kyle, ma sono affari tuoi e se non me ne vorrai parlare non te lo imporrò. Piuttosto, non mi hai ancora spiegato perché non hai usato la piuma per rintracciare la strada del gruppo di viaggiatori”.

“La ragione è molto semplice, sebbene sia impossibile da crederci. La piuma non agisce contro Shoryuki!”.

A sentire pronunciare il nome della ragazza, i quattro si sorpresero molto si misero ancor sull’attenti, se questo era ancora possibile.

“Scusa? Come sarebbe a dire che non agisce contro la figlia del Signore di Suwa?”

Ma Kyle non rispose, preso com’era da una improvvisa furia.

“Proprio degno di lei, solo un membro della famiglia feudale di Suwa poteva mettermi di nuovo i bastoni tra le ruote!”.

“Adesso non ti seguo più, Kyle. Mi avevi detto che la ragazza è solo una Empatica. Come avrebbe potuto danneggiare i tuoi piani a tal punto? E potrei sapere perché ce l’hai così a morte con i Signori di Suwa?”.

“Nessuna cosa al mondo mi potrebbe dare una gioia maggiore che vedere tutta la stirpe della famiglia feudale di Suwa morta e sepolta. Devo ammettere che ero rimasto molto soddisfatto quando sono venuto a sapere della distruzione di Suwa di qualche decennio fa, della morte del suo Signore e della caduta in disgrazia del piccolo bastardo suo erede, ma non è abbastanza, per me. Dovete sapere che la mia famiglia è originaria di Suwa. Mio padre fu condannato ai lavori forzati a vita dal Signore di Suwa (ovviamente mi riferisco al padre del Comandante della Guardia Imperiale di Nihon) per aver truffato numerosi anziani e rubato i risparmi di una vita di parecchie famiglie, lasciandole sul lastrico. Anche mia madre finì incarcerata in quanto sua complice. Oh, certo, erano colpevoli… Ma io mi ritrovai improvvisamente senza una famiglia. Non venni abbandonato a me stesso: la legge di Suwa prevede l’elargizione di un sussidio per coloro che non sono in grado di provvedere a se stessi e anch’io ne beneficiai, in base al principio sancito dalla legge che i bambini non dovrebbero mai pagare per le colpe dei genitori. Tuttavia avevo perso il generoso tenore di vita al quale ero abituato (era stato tutto confiscato per risarcire le famiglie truffate). Inoltre, gli abitanti di Suwa non furono mai altrettanto caritatevoli con me, il figlio dei truffatori. Avevano fatto del loro meglio per rendermi la vita impossibile.

Così me ne andai da Suwa e trovai asilo qui a Lohaan. Indifeso, in miseria, completamente solo, ero convinto che non avrei mai potuto vendicarmi per le sofferenze che avevo patito.

Poi un giorno, nell’anno dei miei sedici anni, si presentò un ragazzo perfettamente uguale a me. I suoi abiti erano completamente diversi da quelli indossati dalla gente di Lohaan. Mi disse di chiamarsi come me, Kyle **, e di venire da un altro mondo. Ha detto che mi avrebbe dato gli strumenti per vendicarmi se avessi acconsentito ad eseguire un compito per volere del suo padrone. Naturalmente avrei fatto qualunque cosa pur di ottenere la mia vendetta. L’altro Kyle, allora, mi rivelò che, in futuro, sarebbe apparsa in questo mondo una piuma dagli straordinari poteri. Il mio compito sarebbe stato trovare la piuma, impossessarmene e custodirla fino a quando lui non sarebbe tornato a prenderla. In cambio, mi concesse l’uso della magia nera. Con questa magia, posso realizzare qualunque maledizione. Una volta vincolati reciprocamente nella promessa, a me la magia, a lui la piuma, il ragazzo se ne andò, e da allora non lo rividi mai più.

Decisi di aspettare nel perseguire la mia vendetta fino al giorno in cui avrei trovato la piuma. Nel frattempo, ho riscattato la mia miseria e ho ottenuto il credito verso di voi, Maestà, mettendo al vostro servizio le mie arti magiche”.

Il sovrano prese la parola, considerando concluso il racconto del suo servitore.

“La tua magia è unica in questo mondo. Nessun uomo possiede così tanta forza magica, ed è completamente diversa da quella di quelle donne che fanno solo barriere spirituali, che non faccio fatica a credere al tuo racconto così singolare. Alla fine, alcuni mesi fa trovasti davvero la piuma. Non ti nascondo, Kyle, che all’inizio avevo disapprovato la tua decisione di vivere a Nihon come semplice domestico al castello Shirasagi. I tuoi servigi di stregone mi erano molto preziosi, e avevo temuto un tuo voltafaccia”.

“Non avrei giurato fedeltà al Regno che aveva accolto l’erede del Signore di Suwa nemmeno a costo della mia vita! Inoltre, a Nihon vi ho reso un servizio migliore di quanto avrei potuto fare restando a Lohaan, monitorando la situazione presso il nemico come spia, Maestà. Le spie e i sicari che avevate mandato in passato venivano sempre regolarmente scoperti e uccisi, ma le arti magiche potevano garantirmi la protezione. Nessuno ha mai sospettato di me. Buffo che l’unica persona al quale non piacessi fosse stata proprio il Comandante della Guardia Imperiale, il figlio del Signore di Suwa. Diceva che gli ricordavo troppo una persona che aveva incontrato durante un suo viaggio. Comunque, con la mia magia ero riuscito ad intuire che la piuma sarebbe caduta a Nihon, dunque dovevo essere già nel territorio prima che qualcun altro si accorgesse della piuma e se ne impossessasse prima di me. Non che fosse un problema, ma non volevo correre il rischio di far saltare la mia copertura. Quando finalmente misi le mani sulla piuma… ciò ha consentito a voi di muovere guerra contro Nihon e a me di distruggere il figlio dell’uomo che ho odiato per tutta la vita. Adesso voglio che anche i suoi figli vadano a raggiungerlo all’inferno il prima possibile, soprattutto la ragazza! E possibilmente, per una morte lenta e dolorosissima!”.

A questo punto, il gruppo era inorridito. Soprattutto al mago stava montando una rabbia che non aveva mai provato in vita sua (lui che aveva passato la vita a sentirsi colpevole non si era mai ritrovato nella condizione di essere arrabbiato con gli altri. Nemmeno con Kurogane, quando lo aveva vampirizzato contro la sua volontà, anche se gli aveva fatto credere il contrario) nel sentire tali maledizioni all’indirizzo della ragazza, totalmente gratuite e crudeli.

“Kyle!” l’Imperatore rimase oltremodo colpito dalla veemenza con cui il suo stregone aveva aggredito verbalmente la ragazza.

“Non conosco la figlia del comandante delle Guardie Imperiali di Nihon, né ci tengo a farlo. Tuttavia si tratta solo di una donna! Nel corso degli anni dicesti più volte che, per colpa della bambina, i tuoi piani avevano rischiato di saltare. Anche quattro settimane fa accusasti la ragazza di averti impedito di strappare i poteri alla Sognatrice. E ora sostieni che non riesci a localizzare la sua posizione con la piuma. Posso sapere cos’avrebbe di così portentoso da far vacillare i piani di uno stregone potente come te?”.

“Quella non è una semplice donna. Assurdo a dirsi, ma quella non è neppure una normale miko! Fin da quando era piccola aveva sempre detestato la mia presenza. Aveva sempre manifestato tutta la sua ostilità nei miei confronti ma quasi nessuno le aveva mai dato bado, pensando che fosse solo una irragionevole antipatia che coglie spesso i bambini piccoli”.

Con una smorfia, Shoryuki, per amor di spiegazione, sussurrò agli altri: “Già, nemmeno papà mi aveva dato retta più di tanto, era convinto che avessi letto l’antipatia di papà nei confronti del Kyle che avevate incontrato durante il vostro viaggio tra le dimensioni e che io avessi scambiato il Kyle servitore con il vostro Kyle. Invece io lo avrei sbranato solo perché era lui, e basta”.

“Kyle, mi stai dicendo che non sopportavi la bambina solo perché ti aveva preso in antipatia?” chiese l’Imperatore, scettico.

“Non dimenticate che la ragazza è una miko Empatica. Io odiavo lei, al pari di suo padre e suo fratello, e lei esprimeva nei miei confronti il mio astio riflesso! Quando me ne resi conto la bambina era ancora molto piccola, per cui non sapeva ancora riconoscere da chi proveniva una emozione e verso chi era diretta. Tuttavia la Sognatrice la stava addestrando all’uso del suo potere, non sarebbe passato molto tempo che avrebbe riconosciuto il mio odio verso la sua famiglia e la mia malafede verso l’Imperatrice Amaterasu e verso Nihon. Mi avrebbe sicuramente denunciato, mandando a frantumi tutto ciò per cui ho lavorato in tutti questi anni. Dovevo tapparle la bocca per sempre. Naturalmente, piantarle un pugnale nel corpo avrebbe sconvolto e allarmato tutti gli abitanti del castello, e avrebbe rischiato di farmi esporre troppo…”.

“Immagino che sarai ricorso a qualche stregoneria per ucciderla senza un tuo intervento diretto”.

“Esattamente, la attaccai con la magia: indussi gli oni ad aggredirla, forzai gli eventi in modo da farle capitare degli incidenti mortali, le lanciai fatture affinché si ammalasse di qualche malattia incurabile che non lasciasse scampo”.

Shoryuki, dopo tutte le nefandezze che era stata costretta ad ascoltare, trovò comunque la forza per stupirsi. “Ma che sta dicendo? Non ho mai subito nulla di tutto questo, in quel periodo avevo solo dei mal di testa più che trascurabili!”.

Anche l’Imperatore rimase stupito.

“E come mai la ragazza è ancora viva? Di grazia, ti si è rammollita la magia?”.

Kyle si lasciò andare ad una risatina tesa, di quelle che ci si lascia scappare quando la situazione ti sta sfuggendo dalle mani per colpa di una piega diversa ma grottesca che hanno preso gli eventi, e allora si ride per non piangere.

“No, Maestà, non si è rammollita la mia magia. Ho solo avuto tanta, tantissima sfortuna. Vedete, la ragazza non è solo una miko Empatica… quella è anche una Devadasi!”.

“Una che?” chiese il sovrano, che non conosceva quel termine.

“Una miko Devadasi, colei che possiede un potere così raro da poter essere relegato nelle leggende, se non ne parlassero anche le cronache. Un potere che le consente di essere immune a qualunque tipo di maledizione le si scagli contro!”.

Il sovrano fece tanto d’occhi a sentire una esclamazione così sbalorditiva.

Tuttavia non avrebbe mai raggiunto la costernazione che aveva scatenato tra le persone nascoste nel loggione.

 

 

NOTICINE A RANDOM!

 

Alla fine, anche questo capitolo è risultato interrotto… vabbè, vorrà dire che, anche la prossima volta, la storia verrà aggiornata presto. ^__^

 

*Dal primo volumetto di TRC: alla sua prima comparsa Kurogane aveva appena concluso una bella mattanza di sicari dalla provenienza misteriosa…

 

**Ecco, questo è il Kyle di TRC, il leccapiedi di Fey Wang Reed.

 

 

CIAO A TUTTE, MIE CARE, E FELICE ESTATE!!! ^__^

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE

Ciao gente!!! Su richiesta di qualcuno che voleva sapere presto cosa sarebbe successo a Kurogane e ad Aiko, pubblico di seguito un capitolo tutto per loro. Data la lunghezza del capitolo, l’ho spezzato in due parti: questo capitolo è la prima parte, la seconda parte, se riesco, sarà pubblicata la settimana prossima. Questi capitoli saranno dei flashback di spiegazione.  Spero che vi risulti comprensibile perché ho notato che HO FATTO UNA FATICACCIA A METTERE SU CARTA I MIEI VIAGGI MENTALI!!!!!

Beh, buona lettura!

Adrienne Riordan

 

 

CAPITOLO 16

 

Da quando aveva stretto quel patto con il mago, non era passato giorno, per Kurogane, che non fosse dominato dall’ansia, un’ansia che il ninja era sempre riuscito a non mostrare davanti agli altri.

Non poteva fare a meno di domandarsi quanto tempo sarebbe passato prima che il mago gli si presentasse davanti a pretendere quanto era stato pattuito. In cuor suo, Kurogane aveva sperato che quel giorno non venisse mai…

A ben vedere, non era neanche sicuro di essere in grado di mantenere una simile promessa. Come avrebbe potuto uccidere con le sue stesse mani qualcuno che era diventato importante quanto un fratello? La prospettiva lo aveva riempito di orrore.

Tutte queste sensazioni, che lo avevano accompagnato per settimane intere, sparirono di fronte a quel “sì” sussurrato dalla ragazzina. La ragazzina non aveva più di tredici anni, e in precedenza aveva parlato del padre come di una persona tuttora vivente. Tredici anni sicuri durante i quali il mago non aveva ordinato al ninja di ucciderlo.

Dunque il mago aveva trovato delle cose per cui valeva la pena vivere, pensò con sollievo.

Con molta probabilità, Yuui sarebbe venuto a vivere a Nihon… al ninja non era sfuggito il fatto che la ragazzina parlava molto bene la sua lingua, malgrado l’assenza della palletta bianca.

“Ti prego, smettila di guardarmi così, mi metti in imbarazzo!” esclamò Aiko con lieve disagio.

Solo a questa frase Kurogane si rese conto di aver fissato intensamente il volto della ragazzina, alla ricerca (e scoperta) di dettagli fisici che accomunavano Aiko e l’idiota. Non erano solo gli occhi azzurri ad essere uguali. Anche i suoi lineamenti del volto erano delicati, e così pure i due avevano in comune un fisico snello, sebbene per la ragazzina fosse solo questione di tempo perché affiorassero le prime rotondità femminili, di cui, al momento, non si potevano scorgere che lievi segni.

Il ninja distolse lo sguardo, rispettoso dell’imbarazzo della ragazzina, ma anche lui era lievemente imbarazzato nell’aver lasciato trasparire così apertamente l’orgoglio e il compiacimento (che pure credeva di aver dissimulato dietro il suo solito muso da duro-e-puro), neanche fosse stato lui il padre di Aiko, per il coraggio che la ragazzina aveva dimostrato nell’affrontare un nemico più forte di lei.

“La piuma” il ninja si alzò cautamente per recuperare la sfera abbandonata a poca distanza da loro. Dopo averla presa, Kurogane osservò assorto la piuma galleggiare all’interno della sfera, poi tornò ad affrontare Aiko.

“È lecito che sappia qualcosa di più su questa storia?”.

“Tecnicamente no, Kurogane, mi spiace” rispose l’altra con aria dispiaciuta. “Però, se mi prometti che la piuma tornerà alla principessa, posso spiegarti alcune cose!”.

“Naturale, che lo farò, non dire idiozie!”.

“Guarda che se dico così è perché, se la principessa Sakura avrà indietro questa piuma, alcuni eventi accaduti nel mio mondo cambieranno, e in meglio, sia lode all’Hitzusen!. In questo modo, potrò parlarti della ragione per cui sono venuta qui, perché non rischierò di influenzare altri eventi modificabili che devono invece assolutamente restare inalterati”.

Kurogane non aveva capito un piffero di cosa aveva appena detto Aiko.

“Il tuo mondo?”.

“Sì, Nihon tra trentacinque anni”.

“Che?!?”

“Facciamo così: prima lasciami fare una cosa. Poi, mentre torniamo al castello Shirasagi, ti racconterò tutto (o quasi)”.

“D’accordo, fa pure” rispose perplesso l’altro.

Aiko mormorò delle parole straniere (Kurogane riconobbe il linguaggio di Celes: essere confinati a Yama per sei mesi con il mago che poteva parlare solo la sua lingua natale era dunque servito a qualcosa). Terminate le parole, Aiko mosse lievemente il dito indice; a tal gesto, la gente attorno a loro cominciò a svegliarsi, con espressioni intontite e sorprese, ma non allarmate.

“Sarà meglio allontanarci da qui prima che questa gente si renda conto della nostra presenza”.

Senza rispondere, Kurogane si caricò a spalle Aiko e si avviò verso l’uscita della città. Tutto sembrava essersi risolto, sebbene non avesse ancora capito che cosa si fosse risolto, quindi prese la strada per tornare al castello, ansioso di ascoltare la storia della ragazzina.

Era un suo diritto sapere cosa diavolo era successo, e il fatto di essere confuso lo irritava comunque notevolmente. Come riusciva il mago ad irritarlo, non poteva non riuscirci anche la sua erede…

****

 

“Sono tornato”.

Papà era entrato dalla porta del salone, e la cosa aveva un che di grottesco, dal momento che l’avevo visto partire per un viaggio dimensionale, presso la dimora dello Stregone delle Dimensioni, colui che aveva rilevato il negozio della strega Yuuko. Di fatto, alla partenza avevo osservato un tripudio di effetti speciali: simboli magici tracciati nell’aria che assumevano l’aspetto di tracce di luce dorata brillante le quali, fondendosi tra loro, avevano creato un vortice che aveva trasportato papà verso la sua meta.

Per quanto io e mia sorella Ayumi avessimo ereditato da lui la magia, il fatto che questa fosse indissolubilmente fusa a quella ereditata dalla mamma ci permetteva di eseguire i medesimi incantesimi senza sbarluccichii di alcun tipo. La nostra magia era potente, letale e allo stesso tempo protettiva, e soprattutto, agiva, in un certo senso, “pudicamente” nascosta.

Notai subito che l’umore di papà era tendenzialmente vicino a quello che avrebbe potuto avere di ritorno da un funerale, ma questo in realtà l’avevano notato tutti nel salone.

Cattivo segno, pensai subito.

La cosa peggiore è che ci avevo azzeccato.

Papà si sedette su una sedia accanto al letto dove riposava mamma, i gomiti puntati sulle ginocchia, le mani incrociate e poggiate sul volto, a nascondere la sua espressione.

“Sakura-chan è morta”.

“Cosa?!” lo scatto improvviso del nonno fu brusco ma controllato per non far cadere la figlia (mia mamma) che stava sostenendo. Mamma aveva perduto i sensi poco prima della partenza di papà ed era destinata a non svegliarsi più, andando così a far compagnia a buona parte della popolazione di Nihon. Mia sorella Ayumi, seduta su una sedia vicino a quella di papà, mi rivolse uno sguardo preoccupato. Non aveva bisogno nemmeno di comunicarmi telepaticamente (cosa che ci riusciva naturale come respirare) i suoi pensieri per farmi capire cosa provava in quel momento. A dire il vero, non è che ci volesse tanta fantasia ad immaginarlo. I suoi pensieri erano anche i miei.

Io e Ayumi non avevamo mai incontrato la regina del regno di Clow ma la conoscevamo bene, grazie alle storie che papà ci raccontava prima di andare a dormire quando eravamo piccole. Storie di viaggi straordinari attraverso le dimensioni nelle quali per recuperare le piume disperse della principessa, che contenevano la sua memoria e i suoi poteri magici.

A dire il vero, né io né mia sorella eravamo convinte che papà avesse raccontato proprio tutto del loro viaggio ma era meglio così, forse si trattava di dettagli troppo dolorosi che non dovevano riguardarci.

“Com’è successo?”. Nel mentre che il nonno interrogava papà, lo zio Tasuki cominciava ad avere le palpebre appesantite malgrado il suo stoico tentativo di non soccombere al sonno...

“Una malattia l’ha colpita due mesi fa… Shaoran era distrutto mentre me ne parlava…si tratta di una malattia piuttosto rara, una specie di reazione allergica che colpisce solo chi è detentore di poteri magici. La rarità di questa malattia sta nel fatto che è già stata messa in pratica da secoli un incantesimo che funge come una sorta di “vaccino”. Tutti ricevono questo incantesimo alla nascita e naturalmente anche Sakura-chan l’aveva ricevuto. Ma evidentemente l’aveva perduto in seguito dello smarrimento delle piume della memoria…”

“Pensavo che foste riusciti a recuperarle tutte “.

“Anche noi lo pensavamo Ayumi-chan. In verità, una piuma venne lasciata su decisione di Sakura-chan in un mondo che sarebbe collassato senza di essa..”

“Ma quella piuma non possedeva alcun potere, solo un ricordo e il potere di trattenere l’acqua potabile!”. La vocina che aveva interrotto il discorso di papà apparteneva ad un pupazzetto bianco dal musetto corrucciato appeso alle ciocche bionde dei capelli di papà. In effetti, avrei voluto chiedergli fin quando era entrato se si trattava della polpettina ricevuta in prestito in passato dalla Strega delle Dimensioni ma ero alle prese con la digestione di gran brutte notizie.

L’espressione del nonno si fece più dura. “Allora quel potere non può trovarsi che  nella piuma che sta facendo tutto questo casino fuori di qui, a meno che non manchino altre dannate piume all’appello!”.

“No, deve essere per forza questa piuma. Mantiene in vita chi si ammala ma fa scivolare nel sonno chi è sano…fino all’esalare dell’ultimo respiro” concluse papà, osservando tormentato il volto sereno di mamma e allungando la mano verso quel volto per accarezzarlo dolcemente.

Non riuscivo nemmeno a distinguere se l’orrore che provavo fosse solo mio oppure me lo stava trasmettendo Ayumi. Mamma…

Udimmo un tonfo. Mi voltai, e vidi zio Tasuki cadere addormentato ma sostenuto appena in tempo da nostro cugino Yusuke.

“Fammi parlare subito con l’erede della Strega!” esclamò il nonno, turbato. Dalla pietra rossa di Mokona apparve l’immagine di un uomo di bell’aspetto, sulla quarantina, con capelli scuri e lisci raccolti in un codino e occhiali da vista sottili dietro ai quali si scorgevano occhi magnetici e onniscienti. Lo Stregone non si perse in preamboli: “Come avevo visto, il tuo viaggio nel mondo di Clow non ha portato i risultati sperati, è così, Yuui?”.

“Desideravo informare Sakura-chan che a Nihon c’era un’altra sua piuma. Naturalmente per comunicare con lei avevo bisogno di Mokona, per questo sono venuto prima da voi, Watanuki-san. Ma è troppo tardi. Sakura è spirata e se avesse avuto quella piuma si sarebbe salvata!”.

L’espressione dello stregone esprimeva comprensione e cordoglio ma la sua voce non tradiva alcuna emozione.

“L’unica cosa che vi resta da fare è sigillare la piuma caduta in questo tempo. Se rimanesse libera presto tutti voi scivolereste nel sonno fino a che non giungerà la morte per inedia. Questo è già successo per molte città di Nihon e ora la piuma sta cominciando a manifestare i suoi effetti anche nei pressi del castello Shirasagi. Ma se la piuma verrà sigillata con la magia, tutti si risveglieranno”.

Papà non sembrava disposto a seguire il consiglio dello stregone.

“Ma non esiste proprio alcun modo per restituire la piuma a Sakura-chan? Non può finire così per Shaoran e i loro figli! Senza contare che i sigilli non durano per sempre. Una volta distrutto, un sigillo non si può riformare ma si può solo costruirlo daccapo. In questo modo però c’è il rischio che la piuma sfugga al controllo”.

“Yuui, ciò che chiedi è irrazionale. Sai bene che non esiste alcuna magia in grado di far tornare indietro chi ha perso la vita”.

Non saprei dire perché, ma quella affermazione dello stregone mi aveva fatto arrabbiare parecchio. Come osava fare una puntualizzazione del genere a mio padre?

In passato papà aveva raccontato a me e ad Ayumi del suo tentativo di far tornare in vita lo zio Fay. Lo aveva fatto per ammonirci sull’uso sconsiderato che avremmo potuto fare del nostro grande potere. Un po’ di deontologia professionale, insomma. Tuttavia sapevo che papà non aveva mai abbandonato il senso di colpa per essere sopravvissuto a scapito del fratello, sebbene si fosse lasciato il passato alle spalle, e sebbene si fosse reso conto del fatto che davvero non era colpa sua. Anche se papà non l’aveva mai detto chiaramente, io avevo capito.

“Ciò che è stato chiesto non mi sembra così azzardato! Se non erro, l’accordo preso con la strega prevedeva che quest’ultima avrebbe concesso il potere di attraversare le dimensioni per recuperare le piume. Tuttavia le piume non sono state recuperate tutte! Il contratto non è stato onorato in pieno!”.

Solo dopo che era terminata la frase mi accorsi che ero stata io ad aver pronunciato quelle parole. Tutti nella sala mi guardarono stupefatti. In effetti, col viaggio interdimensionale c’entravo come i cavoli a merenda…

Lo stregone mi fissò negli occhi con una intensità che avrebbe potuto sopraffarmi per la tensione. Quegli occhi mi stavano valutando. Di questo ero certa.

Tuttavia non mi lasciai intimorire neppure quando lo stregone obiettò al mio intervento.

“Yuuko aveva ricevuto un pagamento per concedere la possibilità di viaggiare tra le dimensioni. Trovare le piume della memoria della regina di Clow era un fatto di fortuna e determinazione del giovane Shaoran. Tecnicamente, la ricerca delle piume non era un desiderio di Yuui né di Kurogane. I desideri che loro avevano espresso a Yuuko erano diversi”.

A quelle parole, il nonno serrò la mascella, indeciso tra l’inveire e il continuare ad ascoltare. Papà tenne lo sguardo verso il basso, i capelli gli nascondevano l’espressione, ma sentivo la sua disperazione. L’obiezione dello stregone non lasciava spazio a repliche, eppure tentai lo stesso di ribattere. Diamine, era in gioco la vita delle persone che amavo, e anche la mia vita, porca miseria!

“Tornare al proprio Paese, non fare più ritorno nel proprio Regno, recuperare le piume della memoria. Furono questi i desideri espressi, no? Viaggiare tra le dimensioni era il mezzo per realizzare i desideri, non il desiderio in sé, giusto?”.

Lo stregone fece un lieve cenno di assenso col capo, senza mai distogliere quello sguardo da me.

“Dunque solo due clienti su tre hanno visto realizzato il loro desiderio. Re Shaoran no, dato che la regina non ha riavuto indietro tutte le piume e per questo è morta, dico bene?”.

“Dici benissimo”.

“La strega, così fissata nel rispettare il concetto di giusto equilibrio tra il dare e il ricevere, non ha quindi onorato il contratto stipulato da Shaoran-kun fino in fondo. È a questo che vuoi arrivare, Aiko?”.

“Proprio, a questo, nonno. Re Shaoran è ancora creditore presso il negozio, poiché ha pagato il prezzo richiesto per intero”. Mi rivolsi di nuovo allo stregone.

“Non esiste proprio alcun sistema per restituire la piuma alla legittima proprietaria, e in questo modo salvare Nihon dal collasso?”.

Lo stregone chiuse gli occhi, assorto. Tutti lo guardammo con aspettativa.

“Se si mette la cosa su questo piano, allora sì, il negozio deve ancora saldare il contratto stipulato con Shaoran”. Riaprì gli occhi e riprese a fissarmi.

“Restituirai tu la piuma a Sakura, Aiko”.

“Prego?!”.

“Per recuperare l’ultima piuma serviranno parecchie energie e Shaoran è comprensibilmente provato dalla perdita della sua sposa, senza contare che ha dei figli piccoli e un regno da mandare avanti. Tu però hai un desiderio: salvare Nihon e la regina Sakura”.

“Certo che sì” risposi, ma intanto mi chiesi dove voleva andare a parare lo stregone.

“Le dimensioni non sono solo quelle che avete imparato a conoscere, ossia quelle che si estendono attraverso lo Spazio. In realtà, ciascuna dimensione racchiude in sé infinite altre dimensioni, che si estendono lungo il Tempo. Queste dimensioni temporali sono il passato e il futuro di una data dimensione. È possibile viaggiare tra queste dimensioni, anche se è ben più complicato rispetto al viaggio tra le diverse dimensioni nello Spazio. È necessario  osservare rigidi tabù, la cui violazione porterebbe a conseguenze anche catastrofiche, non solo per il viaggiatore, ma per la dimensione stessa in cui si viaggia. Una influenza minima può cambiare cose che non era in programma di cambiare, e questa influenza prende il nome di Butterfly Effect (ricordate l’episodio di Shara, vero? Beh, in quel caso era andato tutto bene, ma avrebbe potuto andare molto diversamente…).

È per questo motivo che non offro mai questa possibilità come mezzo per realizzare un desiderio”.

“Arriva al punto, stregone!” l’intervento del nonno fu gradito a tutti i presenti, me inclusa.

“Ciò che propongo è che Aiko vada nel passato, nel periodo del vostro arrivo a Nihon, quindi 35 anni fa… Nessuno la conosce, ovviamente, e mi sembra abbia la grinta giusta per recuperare la piuma e restituirla alla principessa senza destare troppi sospetti sulla sua identità. Andando nel passato, Aiko si metterebbe al riparo dalla influenza della piuma, e così anche Ayumi ne sarà protetta, grazie al legame particolare che le unisce e che ha permesso ad Ayumi di scoprire la piuma in questo mondo. Scongiurato il rischio di addormentarsi, Ayumi potrà catturare e sigillare la piuma nella nostra dimensione temporale, per poi passarlo alla sorella che aspetterà nell’altra dimensione. Semplice, vero?” chiese, abbozzando un sorriso.

“E quale prezzo dovrà pagare mia figlia? Perché immagino che anche per viaggiare nel tempo chiederai il pagamento di  un compenso adeguato”.

“Sarà un compenso piuttosto cospicuo, data la portata del desiderio che ha espresso e dei rischi di Butterfly Effect che potrebbero seguire. Aiko, voglio che tu presti servizio per conto del negozio per tanti anni quanti ne hai vissuto fino ad oggi”.

Mi sentii vagamente male. Tredici anni di servizio al negozio dei desideri, lontano da casa mia!!!

“No! Non prenderai gli anni migliori della vita di mia figlia! Piuttosto andrò io!”.

“Andare nel passato e mostrarti a chi ti ha conosciuto da giovane? Hai idea di come la tua sola presenza nel passato potrebbe scombinare il futuro, ossia questo presente? Potresti porre inavvertitamente degli ostacoli nelle relazioni che si sono evolute con i tuoi compagni. Cielo, potresti addirittura porre le basi per far saltare il tuo matrimonio, e di conseguenza la nascita delle tue figlie, tanto per dirne una! Questo potrebbe capitare benissimo anche se andasse Aiko, ma le possibilità sono decisamente minori nel suo caso. Aiko potrà rivelare qualcosa a grandi linee del futuro, se lo riterrà opportuno, ma solo i fatti  che sarebbero  potuti accadere con la piuma ancora presente in questo tempo (e che non succederà se la piuma verrà rimossa e riportata nel passato, cambiando la situazione nel futuro)”.

Lo stregone tornò a rivolgersi a me, considerando chiuso l’argomento con papà.

“Quello con Shaoran è stato l’unico debito che il negozio ha maturato. Devi sapere che nel passaggio di proprietà del negozio da Yuuko a me ci sono stati degli ovvi disguidi, nulla di grosso, in realtà. Semplicemente, il negozio vanta parecchi creditori che hanno approfittato della confusione per sparire dalla circolazione senza pagare quanto pattuito. Tu, che sei così solerte nel pretendere il saldo del contratto di chi ti sta a cuore, ti adopererai per i prossimi tredici anni a sistemare i conti del mio negozio. Sarai il mio ufficiale giudiziario. Una picchiatrice come te che sa anche usare la magia non avrà problemi nell’affrontare  affari del genere ^__^”.

Dunque, per proteggere Nihon e salvare la vita della regina di Clow (in pratica, per la vita e la felicità delle persone che amavo) avrei dovuto essere al servizio dello stregone delle Dimensioni fino al compimento dei ventisei anni…

Certo, se l’alternativa è dormire fino alla morte, direi che non avevo  molta scelta.

“Accetto. Dimmi quando devo partire”.

 

****

 

 FINE della prima parte!

 

Tra massimo due settimane arriverà anche la seconda parte. Spero che non l’abbiate trovato davvero troppo incasinato!!

In caso affermativo, scrivetemi che cerco di spiegarlo in termini più semplici (a dire il vero è già pronto un bel capitolo chiarificatore, sotto forma di dialogo tra Yuuko e Tomoyo, che fungerà da finale ^__^).

Per chi avesse capito chi  è il nonno di Aiko, anticipo subito che Kurogane non può saperlo perché non ha gli elementi per immaginarlo…

 

Bacioni a tutte!

E commentate ^__^

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE:

Come promesso, ecco pubblicato il cap. 17 prima della fine della settimana ^__^.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno lasciato un commento:

FireAngel: sai che ho riso un sacco quando hai scritto che non ci stavi capendo più nulla e avresti aspettato l’aggiornamento? Considerato che ho ammazzato (e ammazzerò) un sacco di gente in questa fic, il tuo commento mi ha fatto proprio sentire la Ohkawa de noialtri!  XD

Wren: in effetti non potrà esistere il futuro nella Nihon di Aiko… finché esiste il futuro nella Nihon Shoryuki. Come hai giustamente intuito, le linee temporali sono già in “aggiornamento”. Esattamente a partire dal capitolo tre… ^__-

Lady Greedy: il successore di Yuuko è Watanuki. Non seguo le anticipazioni di xxx Holic, gli ho dato quindi una sorte diversa da quella che ha nel manga, e sarà compresa solo alla fine della storia. Perché anche Yuuko e Watanuki fanno parte del mio Piano, BWAHAHAHAHAH! XD

MystOfTheStars: l’espediente del cavillo giuridico mi è giunta per “contaminazione”, essendo la mia coinquilina (ora ex ma sempre mia cara amica) studentessa di giurisprudenza.

Dery_chan su livejournal: Kurogane e Fay la fanno da padroni nelle ff anche quando non sono concepiti come coppia canon! Alla fine, hai visto che sono comunque una coppia anche qui!   

Grazie di cuore anche a tutti i lettori silenziosi che ancora mi seguono dopo tanto tempo, e anche a coloro che hanno messo TBT tra i preferiti.

Spero di non deludere le vostre aspettative perché non ve lo meritate assolutamente! >___<

Ultima cosina, poi vi lascio alla lettura: Il 21 agosto TBT compirà un anno di vita! Personalmente mi sono chiesta se riuscirò a terminare la storia in tempo per lo spegnimento della prima candelina, ma temo proprio di no! Cmq ci proverò! ^__^

Buona lettura a tutti!!!!!!!!!

Adrienne Riordan

 

 

CAPITOLO 17, SECONDA PARTE

 

“Sei proprio decisa ad andare, Aiko?”.

Tutti i potenziali rischi che un viaggio nel passato avrebbe comportato mi vennero messi in evidenza dal tono preoccupato di mia sorella, quando, una volta tornata dal negozio di desideri dello stregone Watanuki, ci siamo fermate nel luogo più discreto che conoscevo. Era il cortile dove lo coppiette andavano ad appartarsi per… uhm… scambiarsi coccole.

Ma a quell’ora del giorno, con il caldo torrido che aveva eccezionalmente imperato in quella stagione, il cortile non poteva essere frequentato che da lucertole masochiste…

Io e Ayumi ci eravamo trattenute per salutarci. Avevo già preso commiato dai miei parenti ma avevo bisogno di parlare con Ayumi in privato. Era necessario studiare un piano d’azione. Non potevo più tirarmi indietro, una volta stipulato un contratto magico. Lo stregone aveva impresso sul dorso della  mia mano destra un tatuaggio a forma di farfalla. Tramite quello avrei potuto trasferirmi nelle diverse dimensioni temporali. Quando gli chiesi irritata sul perché me l’avesse impresso in un posto tanto evidente, mi aveva risposto che il tatuaggio sarebbe servito come distintivo quando avrei cominciato a lavorare come ufficiale giudiziario per suo conto (a pensarci bene, in effetti la realizzazione del mio desiderio equivaleva al mio primo incarico per conto del negozio).

“Questo viaggio è il mezzo migliore per ottenere ciò che ho chiesto. Ma avrò bisogno del tuo aiuto”.

“Cosa devo fare?”

“Catturerai la piuma di Sakura in questa dimensione temporale. Sei l’unica che può farlo. Se tu non avessi visto la piuma mentre io ero lontana da te, ti saresti addormentata sicuramente assieme alla mamma, e non avresti potuto avvertire papà della causa di questa catastrofe. Lo stregone  mi ha detto che i gemelli identici sono quasi un’unica persona… Sfrutteremo questa nostra strana interconnessione a nostro vantaggio. Finché starò nell’altra dimensione, tu sarai protetta dall’influenza della piuma, e quando l’avrai catturata la sigillerai”.

“È per questo motivo che non verrai con me? Se ci fossi anche tu ci addormenteremmo entrambe?” “È esattamente quello che potrebbe accadere. Ma non è solo questa la ragione. Watanuki-san ha detto che viaggiando nel tempo per la prima volta potrei avere dei problemi nel tornare nel mio tempo. Mi serve un’ancora per tornare nel momento esatto, e quell’ancora sarai tu: una persona uguale a me  che rimarrà nel tempo giusto e mi darà le coordinate per il ritorno”.

“Ma come farò a catturare la piuma da sola?”

“Non dire stupidaggini, Ayumi! Saremo sempre in contatto telepatico! Mokona ti indicherà la via per trovare la piuma, dato che può sentirne il potere. E poi Yusuke non si tirerà certo indietro! Ti accompagnerebbe fino in capo al mondo… e anche negli altri! Non dimenticare che sei la sua cuginetta preferita!” le dissi con un pizzico di malizia.

“Guarda che la preferita sei tu, Aiko”.

“Naaaaa, lo siamo solo quando giochiamo a fare la lotta! Ma se deve essere il cavalier servente di qualcuno, quel qualcuno saresti sicuramente tu. Anche perché io so difendermi da sola”.

Un lieve e adorabile rossore colorò le guance della mia sorellina. Certo che la sua era proprio una bella cotta! Non lo ha ancora ammesso nemmeno a se stessa, ma dato che sento le sue emozioni… non mi può proprio ingannare!

Così come non mi può ingannare il caro cugino stracotto di Ayumi, nonostante tutti i suoi sforzi per dissimularlo. Scossi lievemente la testa, pensandoci: va bene che siamo ancora molto giovani per pensarci, ma spero che non ci metteranno gli anni a capire di essere fatti l’uno per l’altro. Tanto, a Nihon, il matrimonio tra cugini è ammesso… e io, mica sono legata al filo doppio con Ayumi, figurarsi se potrei mai essere gelosa! Yusuke è forse l’unico ragazzo a cui affiderei mia sorella.

Ayumi accantonò l’argomento Yusuke.

“Hai già deciso cosa farai quando arriverai a destinazione?”

“Spiegherò brevemente come stanno le cose alla principessa Tomoyo. È intelligente e di buon cuore adesso, lo sarà stata sicuramente anche 35 anni fa. Capirà la situazione e saprà reggermi il palco quando dovrò giustificare la mia presenza e il mio viaggio. Arriverò nel momento in cui la principessa e papà sono spariti nell’altra dimensione temporale, quella in cui era celata l’altra piuma”.

“Ma perché? Non è meglio se c’è con te la principessa Sakura?”

“Certo che sarebbe meglio, ma è impossibile. Tanto per cominciare, papà si accorgerebbe subito che ho un potere simile al suo, e direi che non è proprio il caso. Inoltre, non potrei mai arrivare prima del suo trasferimento nell’altra dimensione, sarebbe un paradosso…” mi interruppi.

“Un paradosso?” mi chiese Ayumi stupita.

“Lascia perdere. Ovviamente, non ci è stato raccontato proprio tutto di quanto è accaduto a papà nel passato. Lo stregone, tuttavia, mi ha accennato alla ragione per cui non posso arrivare prima del trasferimento di papà e della principessa nell’altra dimensione temporale”.

Non mi andava di dire qualcosa di triste sul conto di papà. Se lui non ha voluto parlare di una cosa così privata, avrei rispettato il suo pudore * . E Ayumi non può leggere i miei pensieri senza il mio consenso, così come io non posso leggere nei suoi senza permesso.

Ayumi non mi fece domande. Era sempre stata molto discreta e giudiziosa (decisamente più di me, a volte), e io fui grata di non avere una sorella curiosa e pettegola.

“Allora avrai a che fare solo con…”

“Già, lui. Papà mi ha messo in guardia, il caro ninja in servizio sa essere mooolto perspicace, come se noi non lo sapessimo già. Dovrò stare attenta anche ai puntini che metterò sulle i quando parlerò con lui”.

“Come, non gli spiegherai la situazione?”

La sorellina sarà pure discreta e giudiziosa, ma a volte mi chiedo se si diverta a sconnettere il cervello dalla lingua. Eppure è una ragazza intelligente!

“L’Hitzusen me ne scampi, no davvero! Non potrei mai metterlo al corrente di eventi così importanti del futuro. Rischierei di commettere una infinità di Butterfly Effects se lo facessi!”.

“Ma perché coinvolgerlo, allora? Watanuki-san  mi ha concesso di trasferire la piuma nel tempo in cui ti trasferirai tu, ma non nello stesso luogo. Allora non dovrai fare altro che andare nel passato, cercare di essere nello stesso luogo dove sarò io con la piuma e aspettare che te la trasferisca. Poi potrai consegnare la piuma a lui”.

“Ci avevo pensato anch’io ma sarebbe un grosso rischio. Se rimanesse al castello potrebbe succedere che papà e la principessa facciano  ritorno prima che io riesca a raggiungerli per consegnare la piuma alla legittima proprietaria. Il gruppo potrebbe partire per un’altra dimensione ignorando che le piume cadute a Nihon sono due e non una soltanto (cosa che, ti ricordo, è successa effettivamente 35 anni fa)”.

Ayumi comprese al volo le implicazioni che l’imprevisto potrebbe provocare.

“A quel punto, potrebbe sfumare per sempre la possibilità di liberarci della piuma. Anzi, rischieremmo di anticipare la catastrofe di 35 anni!”.

“Ecco perché mi devo portare dietro il nostro prode ninja. Appena avrò tra le mani la piuma dovrò consegnarla subito a lui perché la possa dare alla principessa”.

“Ma che scusa userai, dato che non puoi rivelare dettagli del futuro?”

“Dirò ciò che è più vicino alla realtà. In alcuni villaggi gli abitanti si sono misteriosamente addormentati e ho bisogno di aiuto per farli risvegliare. L’unica differenza sarà che quegli abitanti li farò dormire io con la magia, assicurandomi ovviamente che il sonno non possa nuocere in alcun modo”.

“Userai l’incantesimo che ci ha insegnato papà?”.

Non eravamo mai state messe in condizione di usare quella magia, ma papà ce l’aveva insegnata qualora ci fossimo trovate costrette a difenderci da sole, un giorno. Papà ci aveva sempre protetto, ma era consapevole che non sarebbe stato con noi per sempre, quindi il regalo migliore che potesse farci era darci tutti gli strumenti per poterci proteggere meglio.

“Esattamente quello. E solo quando sarò certa che la piuma è tornata alla legittima proprietaria tornerò da te nel nostro tempo”.

Mia sorella si oscurò in volto.

“Non tornerai da me…”

“Ah, e vero…”

Il pagamento. Quando tornerò nel mio tempo dovrò teletrasportarmi subito al negozio dello stregone, per ottenere le istruzioni per assolvere ai primi incarichi. E poi sarò in suo potere per i prossimi tredici anni… La cosa non mi secca come forse dovrebbe. Raramente mi pento delle decisioni che prendo.

“Eddai, Ayumi, sarà divertente. Pensa, lavorerò in un negozio dove si realizzano i desideri! Lo stregone mi ha detto che potrò anche menare le mani con i debitori recalcitranti!”.

Ma Ayumi non si convinceva.

“Quando avrò del tempo libero mi trasferirò qui da te. e poi, anche se saremo lontane, se so che stai bene sentirò meno la tua mancanza! Sarà così anche per te, vero?”

Fece un cenno affermativo con la testa, vidi due lacrimucce fare capolino dagli occhi, ma non pianse. In fondo, non era certo un addio, quindi non vedevo la ragione di abbandonarsi ai melodrammi!

Le diedi un grosso bacio sulla guancia e l’abbracciai forte. Poi, per sdrammatizzare quel saluto così sdolcinato, le diedi una bella pacca sulla schiena.

“E adesso vai, Feather Captor Ayumi! **” esclamai ridendo a crepapelle.

Ayumi mi guardò basita per qualche secondo, poi sbottò a ridere anche lei.

Rincuorata dal suo sorriso, feci un gesto con il dito indice e lasciai il cortile, per poi ritrovarmi esattamente nel medesimo posto.

Ayumi non era più davanti a me…

E io mi ritrovai fradicia all’istante a causa della forte pioggia torrenziale che stava cadendo… ***

 

***

“Ecco, questo e tutto”.

Kurogane aveva ascoltato tutto il racconto della ragazzina senza mai interromperla e senza mai fare una sosta. Teneva ancora Aiko sulle spalle, che ancora non riusciva a muovere le gambe.

“Dunque mi hai manipolato per tutto il tempo” il ninja non riusciva a mandar giù il fatto di essere stato usato per scopi altrui ma non se la prese sul serio. In fondo, approvava il mezzo e il fine di Aiko, e sicuramente il suo piano non poteva essere messo sullo stesso livello di quello del bastardo Fey Wong Reed, che aveva manovrato tutti loro come fossero stati pedine di una scacchiera, versando sangue innocente pur di assicurarsene il controllo, per scopi ancora ignoti ma sicuramente egoisti.

“Di fatto è così. Mi dispiace Kurogane, non amo fare il doppio gioco”

“Chi, la figlia del doppiogiochista?” Si chiese il ninja scettico ma anche divertito.

“Perché non riesci a muovere le gambe?”

“Stando su due differenti dimensioni temporali, il legame con mia sorella si è fatto ancora più intenso. Vedi, io la tenevo sveglia mentre cercava la piuma mentre lei mi garantiva un’ancora per il ritorno. Ma quando Ayumi si è arrampicata sul tetto del pozzo, non è riuscita a scendere: soffre di vertigini. Purtroppo le tegole del tetto erano molto vecchie e alla fine non hanno più retto il suo peso. È caduta dentro il pozzo, fratturandosi le gambe. Ma adesso è a posto, quando si sono svegliati gli abitanti di Asakusa, hanno sentito le sue grida e l’hanno tratta in salvo. Adesso si stanno prendendo cura di lei, fino a quando Yusuke non andrà a prenderla”.

Kurogane si preoccupò molto a quelle parole.

“Ma i pozzi sono molto profondi. Come ha fatto a cavarsela solo con fratture alle gambe?”.

“L’estate da noi è diventata molto afosa, c’è stato un periodo di siccità. Dato che di acqua ce n’era poca, hanno chiuso molti livelli di quel pozzo, accorciandone la profondità, in modo da recuperare meglio l’acqua. La caduta di Ayumi non è stata lunga, e lei ha avuto la buona trovata di non cadere di testa. Le mie gambe hanno subito lo stesso trauma che hanno subito quelle di Ayumi, pur essendo ancora intatte. Quando tornerò nel mio tempo, riprenderanno a funzionare normalmente”.

“Sicura?” domandò il ninja con tono indagatore.

“Sicurissima, non preoccuparti ^__^”.

“Non devo preoccuparmi neanche per gli altri allora? Voglio dire, La principessa, il mago e la manjuu stanno bene e torneranno?”.

“Stanno tutti bene, non preoccuparti! Quanto al mago, io sono la prova vivente che sta bene ed è in salute, sennò non sarei qui a parlare con te! Ma non posso dirti altro. Ti racconteranno loro quello che è successo. Ti basti sapere che sono finiti in una diversa dimensione temporale di Nihon dove è nascosta un’altra piuma della principessa”.

Kurogane rimase in silenzio. Se la ragazzina ha detto che va tutto bene, allora si sarebbe fidato. Eppure…

“C’è qualcos’altro che ti preoccupa, vero?” chiese Aiko con tono dolce. Il ninja ne restò sorpreso: la ragazzina non poteva vederlo in volto. Come cavolo aveva fatto a capire che, in effetti, qualcosa lo angustiava?

In effetti non era solo la salute del mago e della principessa che lo preoccupava.

Il mago si sarebbe fatto una famiglia a Nihon eppure Aiko non aveva mai detto che lui avrebbe fatto parte della sua vita, non lo aveva mai citato nella storia. Il mago lo aveva cancellato… dunque non era stato perdonato per avergli salvato la vita?

Sembrava incredibile, ma la ragazzina sembrava aver indovinato cosa occupava i pensieri del ninja.

“Sai, in fondo, se la mia copertura è riuscita, lo devo anche ai tuoi buoni consigli. L’idea di coprire il tatuaggio alla mano è stata tua. Mi avevi detto che, all’epoca, di tatuaggi ne avevi fin sopra i capelli” disse con tono divertito.

“Ci sarò anch’io?” non aveva voglia di tenersi il dubbio dentro. Voleva assolutamente sapere.

“Va bene, un piccolo spoiler te lo posso anche fare: tu sarai una persona importante e sempre presente nella nostra vita. Ma non ti dirò altro. Sai, non vorrei che abbassassi la guardia e ti lasciassi scappare ciò che hai conquistato, Kurobau!”.

“C…come mi hai chiamato?!” chiese il ninja improvvisamente seccato, eppure sorpreso.

“Col nome preferito che ti ha affibbiato papà, naturalmente!” rispose Aiko ridendo.

Tsk, stupido idiota. Se aveva ripreso a chiamarlo con nomignoli scemi, allora doveva averlo perdonato. Certo, Kurogane  era felice di questo, ma…

Così, tutti a Nihon sarebbero venuti a conoscenza di qualcosa di molto imbarazzante che avrebbe preferito portare con sé nella tomba!

E come minimo, neppure la prole del mago si sarebbe guardata dal chiamare il ninja col suo vero nome.

“Nemmeno io ti chiamo mai col tuo nome, mi spiace” aggiunse Aiko con una sottile nota di divertito dispiacere nella voce.

“Io, Ayumi e anche mio cugino Yusuke abbiamo un modo tutto nostro per chiamarti”.

“Ah, sì? E di grazia, potrei sapere quale scempio avete fatto del mio nome?” chiese irritato il ninja.

“Eh no, non te lo dico! Lo scoprirai quando sarà tempo!” rispose la ragazzina, stavolta ridendo a crepapelle.

“Però…” aggiunse con la sua voce più dolce, stringendo con affetto le braccia attorno al collo di Kurogane “posso garantirti che non ti sei mai arrabbiato a sentirlo, neppure una volta ****”.

Dopo tutte le notizie che aveva ricevuto in un botto solo era naturale che il ninja fosse troppo sorpreso per poter pretendere chiarificazioni anche sulle minuzie del racconto della ragazzina. Tanto le avrebbe scoperte da solo in futuro…

Ma adesso voleva raggiungere al più presto il castello. Mai come in quei giorni gli erano mancati i suoi compagni di viaggio, ed era quantomai impaziente di rivederli.

E, nel frattempo, lasciò abbandonare il suo cuore a tutta la dolcezza che la ragazzina gli aveva comunicato con le parole e con i gesti. Per molto tempo aveva pensato che non ne avrebbe ricevuta più, di tenerezza, e averla ottenuta in un momento così inaspettato era stato forse il regalo più bello di tutta la sua vita.

Almeno fino a quel momento.

 

 

 

 

FINE della seconda parte!

 

 

 

 

NOTE FINALI:

 

* Beh, Aiko non può parlarne con Ayumi e Kurogane, ma io posso dirlo a voi. XD

Aiko fa riferimento al suicidio del padre. Se lui è morto prima di generare le figlie, ovviamente una sua figlia non può andare indietro nel tempo, perché non può esistere alcuna figlia.

Questo fatto potrebbe indurvi a meditare sui prossimi sviluppi della trama… XD

 

** Feather Captor Ayumi è la parodia di Card Captor Sakura. Mentre scrivevo il capitolo, ho continuato a sottolineare il fatto che Ayumi doveva catturare una piuma che andava a zonzo per i fatti suoi combinando danni e sigillarla… proprio come faceva la piccola Sakura con le Clow Cards.  XD

 

*** Ricordate? Quando Sakura, Mokona e Yuui sono spariti nell’altra dimensione, stava piovendo a dirotto.

 

**** Qual è il nome che le piccole pesti affibbieranno al per ora ignaro Kurogane?

OJIISASN = nonno ^__^

 

 

 

ARRIVEDERCI AL PROSSIMO AGGIORNAMENTO!!!

 

“E sbrigati a scrivere, sul loggione della sala del trono si sta scomodi!!!” (N.d.Yuui)

“Appunto! Voglio spaccare la faccia a Kyle!” (N.d.Shoryuki)

“Autrice, ti sei forse dimenticata di noi” (N.d.Sakura con le lacrime agli occhi)

“PUUH! “ (N.d.Mokona)

“Va bene, va bene, ho capito!!! >___< (N.d.Adrienne)

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE:

 

Hola! ^__^

Ecco fresco fresco l’aggiornamento! Siamo tornati di nuovo a Lohaan, nella speranza che finalmente accada qualcosa… beh, speranza vana! =P

Ho trasformato Kyle in un logorroico, per tre pagine non farà altro che parlare. XD

Però, nell’ultima riga, i nostri finalmente si decideranno a fare qualcosa. Anche decidere di fare qualcosa, in fondo, è fare qualcosa, no? XDD

Buona lettura, e commentate numerosi! ^__-

Adrienne Riordan

 

 

 

CAPITOLO 18

 

“Parola mia, Maestà, se quella strega avesse tirato le cuoia anni fa il recupero della piuma e la sopraffazione di Nihon sarebbero avvenute molto, molto tempo prima”.

“Sei sicuro di quello che hai appena detto Kyle? Le devadasi sono solo un’invenzione folcloristica, come le fate!”.

Fate!” ridacchiò nervoso Kyle. “Maestà, anch’io non potevo credere ai miei occhi quando ho visto quella ragazzina schivare senza neanche accorgersene tutte le maledizioni che le gettavo addosso!”.

“Ma a quel punto tanto valeva correre il rischio e ucciderla con i modi tradizionali, no?”

“Già in passato ho dovuto togliere di mezzo qualcuno che aveva scoperto il mio doppio gioco ed è stato un miracolo che nessuno abbia mai associato a me quell’omicidio. Rischiare ancora sarebbe equivalso a sfidare la sorte! E comunque, tirare troppo la corda mi sembrava rischioso. Persino gli oni, quando ho ordinato loro di attaccarla, si sono rifiutati di farlo e si sono ritratti spaventati. Sono esseri viventi, dopotutto, e quindi dotati di istinto. E il loro istinto li aveva messi in guardia dal pericolo che avrebbero corso. Una devadasi non si limita semplicemente ad essere immune dalle maledizioni altrui, è molto di più. Nessuna maledizione può sovrastare quella che è in grado di lanciare una devadasi, e nessuna maledizione lanciata da altre persone può compiersi senza il suo volere. La devadasi è l’autorità suprema in questo campo della stregoneria, e per niente al mondo vorrei rischiare di portare il peso di una maledizione lanciata da quella strega di Shoryuki più della spada di suo padre, che avrei rischiato di assaggiare se avesse anche solo sospettato che stavo attentando alla vita di sua figlia!  Ecco perché nessun oni si azzarderebbe ad avvicinarsi a lei. Potrebbe essere l’ultima cosa che fa”.

Kyle sembrava furibondo.

“Mi resi conto che era una devadasi solo dopo che le lanciai addosso la maledizione più potente che conoscevo. L’altro Kyle mi aveva garantito sull’efficacia di quella maledizione che aveva creato il suo padrone perché era già stata utilizzata con successo in passato. Se anch’io avessi avuto successo non avrei avuto bisogno di ucciderla. Ci avrebbero pensato gli stessi abitanti di Nihon a fare fuori lei, e nel migliore dei casi, anche chi avesse osato difenderla”.

“Parlami di questa maledizione. Mi interessa molto” chiese il sovrano, realmente interessato all’argomento.

“Quello stregone aveva messo a punto una maledizione che circondava con un’aura di sfortuna chi veniva colpito. Aveva operato tale magia in un mondo dove era radicata la superstizione che una nascita gemellare fosse annunciatrice di imminente malasorte. Naturalmente nulla di catastrofico avveniva davvero, per cui nessuno ci badava, al massimo faceva scherzosamente gli scongiuri. Non saprei dire quale vantaggio avesse avuto quello stregone a sfruttare quella superstizione, immagino fosse un collaudo. Ad ogni modo, gettò tale maledizione su una coppia di gemellini, penso li avesse scelti a caso… e ad ogni respiro che i due facevano, puntualmente nel Regno avveniva qualche catastrofe. Davvero non voglio sapere che fine abbiano fatto quei poveri diavoli, ma credo proprio che non sia stato un destino roseo”.

Kyle aveva parlato in tono asettico e spassionato, con l’inequivocabile espressione di indifferenza per le tragiche implicazioni che l’esperimento aveva avuto su persone innocenti.

Sul loggione, tutti erano inorriditi per quello che avevano sentito. Ma solo per Yuui e Mokona era chiaro a chi si fosse riferito il bastardo.

Il mago strinse i pugni fino a sentire le sue unghie che si conficcavano nella carne. Sentiva che stava per piangere, eppure dai suoi occhi non uscì una lacrima, né sfuggì dalle sue labbra un singhiozzo o un gemito. Ciò che aveva sentito lo aveva colto troppo di sorpresa perché potesse reagire in qualunque modo.

Era sempre stato convinto di essere un omen di sventura semplicemente perché era nato gemello, e che suo fratello avesse condiviso il suo destino perché avevano lo stesso sangue.

Invece era stato qualcun altro a decidere che lui e Fay fossero portatori di disgrazie. La stessa persona che gli aveva imposto di fare una scelta che mai avrebbe voluto prendere, la stessa che lo aveva umiliato, accusato, biasimato e infine persuaso a diventare una sua pedina con la promessa di restituirgli il fratello.

Restituirgli il fratello… era stato LUI a portarglielo via!

Se non fosse stato per lui, Fay sarebbe ancora vivo. Non sarebbe morto o impazzito nessuno a causa loro. Nessuno avrebbe sofferto. Avrebbero avuto un’infanzia e una vita normale.

Il suo corpo stava per muoversi quasi automaticamente con la chiara intenzione di aggredire quel mostro bastardo che stava di sotto quando venne bloccato dalle successive parole di Kyle.

“Decisi allora di scagliare la medesima maledizione su Shoryuki. All’epoca aveva circa otto anni, era abbastanza piccola da essere ragionevolmente incapace di respingere una maledizione di tale portata. E se la maledizione era risultata efficace su due bambini, su una sola avrebbe dovuto avere ottime probabilità di riuscita. Quando la gente avesse cominciato ad associare l’avvenimento delle disgrazie alla ragazzina l’avrebbero isolata, perseguitata, nel migliore dei casi uccisa”.

Il sovrano aveva ascoltato a bocca aperta la storia. Aveva l’espressione poco regale di un bambino che ascolta la parte della fiaba in cui ha fatto il suo ingresso la strega cattiva: uno sguardo teso ma segretamente affascinato.

“E successe qualcosa? Se la ragazza è viva, mi viene da pensare che non sia successo nulla neanche stavolta”

“Qualcosa è successo, invece. Qualcosa di imprevedibile. La maledizione non aveva operato affatto come volevo. Dopo l’ebbi lanciata, la ragazzina sembrava solamente aver perso qualsiasi controllo sulla sua Empatia. A quanto pare,  il suo potere le aveva fatto vedere qualcosa che l’ha spaventata moltissimo, povera piccola” ancora quel tono canzonatorio e fintamente patetico a sottolineare quanto poco gli importasse delle sofferenze che aveva inflitto alla bambina.

“Avrebbe potuto smascherarmi facilmente, ma sembra che la brutta esperienza le avesse bloccato il potere. Ma anche se la sua Empatia fosse rimasta attiva, era ormai diventata inaffidabile. Sebbene fossi rimasto molto contrariato per il fallimento della maledizione, non potei dirmi completamente insoddisfatto per i risultati. Shoryuki non avrebbe più potuto scoprire i miei reali sentimenti né accusarmi. Dopo quello, non aggredii ulteriormente la ragazza. Sembrava aver perso tutti i poteri, e avevo notato che la principessa Tomoyo aveva cominciato ad essere sospettosa circa la natura dell’incidente di Shoryuki”.

“Eppure ha continuato ad ostacolarti fino ad oggi” obiettò il sovrano aggrottando la fronte.

“Vedete, maestà, ero convinto davvero che avesse perduto la sua magia. Per anni è stata come una comunissima ragazza. Ebbi la conferma che così non era proprio il mese scorso, quando attaccammo il castello Shirasagi per la prima volta. Quando tentai di strappare la magia alla Tsukuyomi, Shoryuki me l’ha impedito senza nemmeno rendersene conto! Ha fatto rimbalzare la maledizione che avevo lanciato verso il sicario che mi accompagnava, il che naturalmente l’ha ucciso all’istante. Se fosse stata consapevole di quello che stava facendo, avrebbe potuto proteggere meglio la principessa, impedendole di cadere in un sonno innaturale. In altre parole, Shoryuki non ha mai perso la sua magia, nemmeno a seguito della maledizione con cui l’avevo colpita ad otto anni. Per lei era automatico leggere le emozioni altrui, e per non farlo doveva erigere delle barriere mentali con la forza della sua volontà. Dopo la maledizione, l’Empatia si era addormentata e si sarebbe innescata solo se fosse stata la ragazza a volerlo. Ciò ha senso: in fondo quella maledizione inverte la sorte di chi ne è colpito. Nel caso della ragazza, posso solo supporre che la maledizione abbia solo invertito il funzionamento della sua Empatia. La magia della devadasi, invece, ha continuato a funzionare, basandosi sull’istinto e sull’automatismo, giungendo a proteggere anche chi era semplicemente vicino alla ragazza, come è accaduto per la principessa di Nihon”.

“Stupefacente” esclamò ammirato il sovrano.

“Aspettate prima di stupirvi, maestà. Se la ragazza giungerà alla piena consapevolezza della sua magia, per noi sarà finita. Tutte le maledizioni che posso lanciare io, le può lanciare anche lei, e senza alcun rischio di essere contrastata! Se lo volesse, potrebbe schiacciare Lohaan come un insetto!”.

L’imperatore comprese subito la gravità della situazione. Per colpa di una donna, i suoi piani di conquista avrebbero potuto crollare come un castello di carte, e pagare per l’aggressione a Nihon molto, molto caro.

“In tal caso” disse con voce misurata “piaccia agli dei che la ragazza muoia prima di aver raggiunto la consapevolezza del proprio potere. È davvero un peccato che non sia nata a Lohaan. Con la sua magia non avremmo neanche avuto bisogno della piuma..” si interruppe, come colto di sorpresa da un pensiero improvviso.

“Ma possibile che la ragazza abbia più potere della piuma magica in nostro possesso?”.

“No, maestà, la piuma ha davvero un potere immenso” rispose prontamente Kyle “ma sembra essere dotata in una certa misura di una volontà propria. La piuma deve appartenere ad una sacerdotessa. Dunque sembra che la piuma sia restia a dirigere il proprio potere contro un’altra sacerdotessa per ucciderne una terza. È una sorta di cortesia comune a Nihon, per cui le miko possono addirittura scambiarsi i sogni e l’energia magica”.

“Il tuo racconto lascia davvero senza parole Kyle. È incredibile.” fu l’unico commento del sovrano.

Ma senza parole lo erano anche i ragazzi sul loggione. Adesso Kyle aveva davvero superato tutti i limiti della dignità umana!

Sakura aveva posato lo sguardo fisso su Shoryuki, incredula e infinitamente triste.

Shoryuki, dal canto suo, era basita. Non le sembrava vero che i due avessero parlato proprio di lei. Le sembrava incredibile che Kyle parlasse con tanta naturalezza di fatti che la riguardavano e di cui nemmeno lei era a conoscenza. Lei, una devadasi? Era assurdo! Però molte cose tornavano. La sua inspiegabile perdita di controllo sulla sua Empatia, ad esempio, oppure la causa del sonno della sua principessa…

Yuui invece era in-caz-za-to. Quel verme bastardo e schifoso aveva cercato di distruggere la vita di Shoryuki nel medesimo modo in cui era stata distrutta la sua vita e quella di suo fratello!

E se fosse stata lasciata in pace, Shoryuki non avrebbe mai subito quella connessione forzata con i ricordi dolorosi del padre…!

Basta!

Aveva ascoltato abbastanza.

Adesso voleva uccidere quello stronzo nel modo più lento e doloroso possibile, affinché provasse anche lui un po’ della sofferenza che aveva inflitto alle sue vittime.

E avrebbe anche strappato dalle sue mani la piuma di Sakura-chan.

“Sakura-chan, resta nascosta. Non fare rumore, non ascoltare, non guardare! Mokona, resta con lei” disse senza guardarla. Non poteva sapere cosa gli si poteva leggere in volto e non voleva che la principessina vedesse quanto fosse assetato di sangue.

Il mago avvertì la presa gentile ma ferma di una mano sopra il suo pugno ancora chiuso. Girò lo sguardo e vide il volto di Shoryuki che lo fissava intensamente.

“Voglio combattere con te, Yuui”.

Non voleva che Shoryuki si esponesse in questo modo. Non voleva che si ferisse. Ma non disse nulla.

Poteva leggerlo dalla sua espressione decisa: non sarebbe rimasta in disparte. Quella era la sua battaglia, erano lei, la sua famiglia e il suo regno la parte offesa. Ma Yuui vi lesse anche la sua consapevolezza che anche il mago aveva diritto a lavare l’offesa. Per l’amicizia che lo legava a suo padre, certo, ma anche perché la ragazza aveva capito che tutte le parole di Kyle avevano ferito profondamente anche lui. Come muta risposta di assenso, il ragazzo rilassò il pugno per stringerle dolcemente le dita.

“ALLARME! CI SONO DEGLI INTRUSI NELLA SALA DEL TRONO!” si voltarono tutti e quattro di scatto. L’imperatore e Kyle alzarono lo sguardo verso il loggione, allarmati.

Vicino all’ingresso sbarrato del loggione una guardia stesa in precedenza da Shoryuki aveva appena ripreso i sensi…

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE:

 

*fa capolino da dietro un muro per paura di prenderle dai lettori *

Allora… piaciuto lo scherzetto? Siete libere di mandarmi a quel paese comunque, e anche senza l’ausilio di Mokona. Presto arriverà anche il vero capitolo 20, promesso! ^__^

Perdonatemi per la cretinata fatta e… buona lettura!

Adrienne Riordan

 

 

CAPITOLO 19

 

La situazione era tutt’altro che rosea. Anzi, era proprio il contrario.

I “buoni” erano stati scoperti, si trovavano nella sala del trono senza alcuna possibilità di fuga e, se fossero stati catturati, di certo non avrebbero rivisto la luce del sole.

“Ti sei svegliato troppo presto” il tono usato da Shoryuki con la guardia che li aveva sorpresi era carico di promesse, e la principale suonava più o meno così: “Te ne pentirai, oh se te ne pentirai”.

Detto, fatto.

Uno sgambetto, una spinta ben piazzata per destabilizzare l’equilibrio, e il povero soldato volò giù dal balcone del loggione. Il loggione non era molto alto, per cui il soldato non morì nella caduta. Ciò non gli impedì tuttavia di guaire disperatamente dal dolore.

A furia di urlare, certamente altri soldati sarebbero accorsi.

Farsi prendere era tuttavia l’ultima cosa che Yuui voleva, perciò mosse l’indice con determinazione, fissando con lo sguardo l’ingresso sbarrato del loggione prima e i soldati addormentati poi. Simboli dorati tracciati nell’aria avvolsero i soldati e poi si dissolsero come neve al sole.

“Ho insonorizzato la sala e imposto in un sonno magico i soldati”.

“Ma potrebbe entrare comunque qualcuno dalle porte principali” esclamò Sakura turbata.

“L’incantesimo ha reso questa sala inosservabile. Chi è fuori dalla sala sa che c’è l’ingresso ma lo ignorerà” rispose il mago.

“Come se la stanza fosse invisibile” osservò la manjuu.

Le grida del soldato dunque non avrebbero attirato l’attenzione dei soldati fuori dalla sala. Ma quello non sarebbe stato un problema ancora per molto tempo. Le grida tacquero all’istante.

Yuui e Shoryuki voltarono la testa di scatto verso il salone dabbasso. Sakura e Mokona, nascosti dietro il balcone del loggione, erano nascosti alla vista dei loro nemici ma era preclusa loro la possibilità di vedere cosa stava succedendo.

Fu molto meglio così. Il pugnale ornamentale che il sovrano teneva legata alla cintura era ora conficcata in tutta la sua lunghezza nel cranio del soldato, che ne rimase ucciso all’istante.

“Almeno la finirà di strillare come una donnetta, quest’inetto” commentò infastidito il re.

Finché il pugnale fosse rimasto conficcato come un tappo nel cranio di quella povera guardia, neanche una goccia di sangue uscì dalla ferita, a beneficio di Shoryuki, la quale rimase comunque agghiacciata nel vedere con quale freddezza e ingratitudine il sovrano di Lohaan avesse ucciso un suo soldato.

“Parli del diavolo…” mormorò Kyle, per nulla turbato dal gesto appena compiuto dal suo re ma innervosito dalla presenza della donna che avrebbe potuto essere la sua rovina. Era nervoso, sì, ma non preoccupato. Erano tutti perfettamente consapevoli che gli intrusi avevano terra bruciata attorno a loro, e dunque avrebbero avuto ben poche probabilità di uscire vivi da lì.

“Permettete che faccia le presentazioni, Maestà” disse lo stregone a voce alta rivolto al sovrano, ma gli occhi erano fissi sui due ragazzi usciti allo scoperto.

“La signorina qui presente è la strega di cui vi ho parlato, la figlia del cane di Suwa”.

“BASTA!” gridò Yuui furibondo. Quel bastardo stava ancora ingiuriando Shoryuki e Kurogane, questa volta davanti alla ragazza, come a voler farsi beffe di lei e del suo dolore.

L’incantesimo si realizzò senza che il mago ne avesse quasi coscienza, e lo scagliò verso Kyle, come a voler cancellare quella presenza dalla faccia della terra.

L’incantesimo tuttavia non colpì lo stregone, come se uno scudo invisibile gli fosse avvolto attorno.

“Interessante, un mago straniero… e molto forte, direi”.

Il pavimento del loggione prese a vibrare come se fosse stato in balìa di un terremoto, ma null’altro tremava intorno a loro. Il mago comprese subito che non si trattava di un fenomeno naturale, bensì di un incantesimo di Kyle: voleva far crollare il loggione per farli precipitare.

Anche Shoryuki arrivò alla stessa conclusione del mago, pur non potendo percepire la forza innaturale della scossa.

“Dobbiamo saltare!” disse con tono urgente a Yuui prima di saltare di sotto.

Data l’altezza modesta del loggione, se ci si preparava al salto non si rischiava il collo. A cadere impreparati, invece, c’era il rischio di incorrere in traumi e fratture, com’era successo allo sfortunato soldato.

Il mago comprese bene l’entità del pericolo. Non era tanto il fatto di ferirsi a preoccuparlo (pur sapendo di non poterselo permettere fino a quando non avesse preso a sonori calci nel sedere quel verme bipede con occhialini d’uno stregone!). Se si fosse spostato in fretta da lì, Kyle avrebbe smesso di far tremare il loggione, e Sakura-chan sarebbe stata al sicuro.

Saltò anche lui, rimanendo lievemente ammaccato ma illeso, come Shoryuki, del resto.

Adesso erano faccia a faccia col nemico.

“Come mai non accorre nessuno?” imprecò il sovrano.

“Il mago deve aver fatto qualcosa, lo percepisco” rispose Kyle, fissando con disprezzo il biondo davanti a lui, il quale aveva assunto l’inedita espressione di desiderio di staccare la testa a morsi allo stregone.

“Non è che una piccola seccatura facilmente risolvibile, Maestà. Sarà sufficiente uccidere colui che ha realizzato l’incantesimo per eliminarne l’effetto. Correggimi se sbaglio” aggiunse beffardo rivolto al mago.

“Hai detto giusto. Ma se deve esserci un mago morto puoi star certo che sarai tu!” rispose Yuui a denti stretti.

“Questo resta da vedere.” Lo stregone si rivolse poi a Shoryuki “E te, come ti sistemo? Ho maturato un sacco di idee in questi anni, e non saprei proprio quale scegliere” disse con un luccichio di perfidia a brillare negli occhi.

“Davvero un peccato eliminare un fior di bellezza come questo” replicò freddo il re, che non disprezzava le belle donne (no, non è Hideki di Nihon, né un suo clone malvagio N.d.Adrienne V__V ).

“Attento, questa bellezza morde se viene provocata!” rispose la brunetta con tono acido.

“E la proprietaria della piuma, dove l’avete nascosta?”

“Non è qui” rispose Yuui.

“Beh, poco male. Non appena avrò sistemato voi due, non sarà difficile trovarla. E dopo che avremo eliminato anche lei, la piuma resterà in nostro possesso ancora per molto tempo!”.

A questa osservazione né il mago è la ragazza protestarono.

Passarono direttamente ai fatti.

Yuui, che in passato si era sempre rammaricato di poter realizzare solo magie che ferivano la gente, si decise a scaricare su Kyle il suo repertorio migliore. Ashura se l’era scelto bene lo strumento della sua esecuzione capitale, un perfetto Terminator se non fosse stato per il piccolo difetto dell’eccessiva gentilezza del ragazzo, il quale non avrebbe mosso un dito contro l’amato sovrano e padre adottivo.

Il mago aveva comunque il suo bel daffare per evitare di colpire altro che non fosse lo stregone. Quest’ultimo continuava tuttavia a mantenere attivo lo scudo magico attorno a se e al suo re. Del resto, Yuui stesso aveva eretto una barriera simile davanti a sé e a Shoryuki per difendersi dagli attacchi di Kyle. Quel maledetto aveva appreso molto bene le arti magiche…

Se solo Yuui avesse avuto a disposizione un arco come quando era a Yama avrebbe trasformato quel bastardo in un puntaspilli umano!

Il re, pur essendo il comandante supremo dell’esercito di Lohaan, pensò bene di procedere a passo spedito verso la porta, anzitutto per non rimanere in mezzo a quei luccicanti, affascinanti ma tanto dolorosi e pericolosi incantesimi che i due maghi si stavano scagliando addosso, ma anche per invocare i rinforzi.

“Dove andate, Maestà?” chiese con minacciosa dolcezza Shoryuki, che si era avvicinata rapidamente alle spalle del re.

“Restate a giocare con me!” e senza null’altro aggiungere fece per colpirlo alla testa per mandarlo a fare compagnia ai soldati sul loggione.

Il re era comunque il comandante dei suoi soldati, e riuscì a parare (non senza difficoltà, tanto era stata veloce la mossa della ragazza) il braccio di Shoryuki.

La brunetta si riprese subito dalla sorpresa e, prendendo come punto d’appoggio proprio il braccio bloccato dalla ferrea presa del sovrano, indirizzò due solenni pedate sulla testa del re, il quale, sorpreso e dolorante, lasciò la presa e barcollò.

Shoryuki non perse l’equilibrio, e, con una mossa rapida, scaraventò un pugno ben assestato sul capo del re, che crollò a terra privo di sensi.

Sì, suo padre avrebbe avuto ottime ragioni per essere fiero di lei.

Shoryuki non ebbe né tempo ne voglia di complimentarsi con se stessa sul suo ottimo lavoro di picchiatrice.

Il suo sguardo si fissò sui due maghi che ancora stavano combattendo. Smessi i panni di Terminatrix, Shoryuki sperò ardentemente che Yuui non si ferisse e avesse la meglio nello scontro.

Il mago non era solamente impegnato a parare i colpi e a sferrarne a sua volta, doveva anche evitare che i colpi schivati finissero per colpire accidentalmente il loggione dove era rifugiata la principessa e la manjuu oppure Shoryuki. Aveva appena scoperto che la ragazza era immune dalle maledizioni ma non voleva verificare se l’immunità si estendeva anche alla magia offensiva in generale oppure la ragazza sarebbe saltata in aria al primo colpo deviato verso di lei.

Questo agire su più fronti cominciava ad avere una certa influenza sulle prestazioni del mago, le cui difese diventavano sempre meno resistenti. Alla fine, un colpo di Kyle sfuggì al controllo del mago e andò a colpire proprio il loggione.

“No!” esclamarono quasi all’unisono Yuui e Shoryuki, volgendo l’attenzione verso il punto dove era nascosta Sakura.

Fortunatamente il loggione non era crollato ma era rimasto comunque danneggiato. La principessa avrebbe dovuto spostarsi da lì al più presto.

La distrazione del mago durò solo alcuni istanti ma furono sufficienti per permettere a Kyle di stordirlo con una potente magia che riuscì ad oltrepassare la sua barriera protettiva.

Il mago, colto di sorpresa, cadde a terra con un grido soffocato.

“Yuui!” Sakura fece capolino dal parapetto del loggione quando udì la voce del mago.

“Ecco la proprietaria della piuma. Mi sembrava strano che si fosse separata da voi”. Lo stregone approfittò della mancanza di ripresa del mago per puntare la mano verso il loggione.

“Sayonara principessina”.

“No!” la voce di Shoryuki era molto spaventata. Non ancora! La situazione somigliava troppo a quando il sicario aveva ucciso suo padre e Kyle aveva puntato la mano verso la principessa Tomoyo per ucciderla. Shoryuki era presente ma non aveva potuto fare nulla per impedire il compiersi della tragedia.

Adesso non poteva fermare Kyle mentre stava per uccidere Sakura…

… o forse sì?

Si costrinse a riflettere. Era davvero una situazione simile?

Kyle aveva detto che quel giorno Shoryuki aveva davvero fatto qualcosa per impedirgli di uccidere Tomoyo.

Presa dalla disperazione, non poté fare altro che credere di poter davvero fare qualcosa anche adesso. Voleva fermarlo.

A giudicare dall’espressione incredula dello stregone che non aveva ancora colpito il loggione, la ragazza comprese che sì, era riuscita a fermare Kyle. Non sapeva come aveva fatto, ma l’aveva fatto. Perché lei era davvero ciò che lo stregone l’aveva accusata di essere…

E lo comprese anche Yuui, finalmente ripresosi dallo stordimento. Comprese che non ci sarebbe stata più magia a difendere lo stregone. Gli restituì il colpo, e stavolta fu Kyle a essere scaraventato a terra.

Yuui si alzò e si rivolse alla ragazza.

“Grazie per avermi aiutato” le disse con tono gentile.

“Di niente” rispose arrossendo un poco. Allora quella storia pazzesca che aveva raccontato Kyle era vera. Lei era davvero una Devadasi.

Kyle si mosse appena, gemendo lievemente.

“Non l’ho ucciso, anche se avrei voluto tanto farlo.  Lo lascio volentieri alla tua vendetta” disse Yuui.

Shoryuki si voltò verso lo stregone.

“Sarà un piacere” rispose con una nota sinistra nella voce, e si avvicinò al bastardo ai suoi piedi.

Completamente inerme, Kyle vide la ragazza avvicinarsi e comprese che stava per prenderle di santa ragione. Poi notò cosa aveva poco distante da sé, e gli venne un lampo di genio.

Poteva ancora salvarsi.

Quando Shoryuki fu molto vicina al suo punching-ball umano, quest’ultimo sorrise.

Con un rapido gesto, fatto con tutta la forza che gli era rimasta, nel quale aveva riposto la sua ultima speranza di salvezza, tolse dal cranio del soldato ucciso accanto a sé il pugnale del suo sovrano.

Shoryuki sgranò gli occhi, improvvisamente spaventata.

Il sangue prese a sgorgare lentamente ma copioso dalla ferita alla testa del soldato…

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Capitolo 20
*** Capitolo 20... o forse no? ***


Nuova pagina 1

Attenzione! Avviso importante!

 

Volevo avvisare che Turn Back Time dovrà subire una interruzione forzata a causa della totale mancanza di ispirazione decente su come continuare la storia.

 

Non avrei mai voluto dare questa comunicazione ma purtroppo è così.

Spero di poter presto ricevere un’illuminazione e che soprattutto mi torni la voglia di continuare dato che ormai scrivere questa storia mi è venuto a noia.

 

Mi scuso con coloro che mi hanno seguito fino a oggi, spero di non avervi deluso troppo.

 

Adrienne Riordan.

 

P.S. Guardate più in basso

 

Ancora più in basso

 

 

Ancora….

 

 

 

ERA TUTTO UNO SCHERZO!

IDIOTA, MA PUR SEMPRE UNO SCHERZO!

XDDDDD

 

TRANQUILLI, TURN BACK TIME CONTINUA!!!

PER FARMI PERDONARE, ANDATE AL CAPITOLO 19, É QUELLO IL VERO AGGIORNAMENTO!

(INTANTO, FACCIAMO FINTA CHE QUESTO CAPITOLO VENTI SIA SOLO UN TIRO MANCINO DOVUTO AL TROPPO CALDO… ^^’)

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 VERO ***


Nuova pagina 1

Turn Back Time, capitolo 20

 

 

“Awww… casa dolce casa!” .

Aiko era estasiata. Finalmente la sua missione era conclusa!

Non le era rimasto altro da fare che assicurarsi che la piuma facesse effettivamente ritorno alla principessa di Clow, poi avrebbe potuto finalmente tornare nel suo tempo.

Ora che vedeva avvicinarsi sempre di più il castello Shirasagi il suo cuore era propenso a lasciar spazio al lato più malizioso del suo carattere.

La preoccupazione per la missione da svolgere le aveva impedito di appagare la naturale curiosità che quel viaggio nel passato le aveva concesso di soddisfare.

Alzi la mano chi non si è mai domandato, almeno una volta, come fossero i propri genitori e parenti da giovani. Ebbene, Aiko non faceva eccezioni.

Adesso la ragazzina era libera di mangiare con gli occhi (un modo di dire, questo, che aveva sempre fatto sganasciare dalle risate suo padre, e quando Aiko ne venne a sapere la ragione non poté fare a meno di scandalizzarsi) il suo bellissimo nonno negli anni del suo massimo splendore fisico. Non c’era bisogno che glielo dicessero che da giovane Kurogane era un figo all’ennesima potenza virile. Sebbene fosse ormai in pensione (un traguardo di tutto rispetto in una professione rischiosa come quella del ninja, segno che suo nonno era davvero un guerriero dalla forza eccezionale) e con i capelli grigi, il suo aspetto si era sempre mantenuto in ottima forma, per la felicità di nonna Soma e dei giovani di cui era ancora maestro d’armi e di arti marziali, in primis i nipotini Aiko e Yusuke.

Aiko poteva finalmente vedere com’era cambiato il castello Shirasagi in 35 anni, come fosse stata in una gita bizzarra; avrebbe potuto godere della malizia da ragazzina della Principessa Tomoyo (in realtà l’aveva sempre mantenuta, la malizia, ma vederla negli occhi ridenti di una ragazza giovane faceva di sicuro un effetto molto più divertente). Forse avrebbe visto anche l’Imperatrice Amaterasu…

E poi aveva davvero una gran voglia di conoscere la principessa di Clow e il suo futuro marito, i primi “figli” di suo nonno e di suo padre. Ma suo padre era stato la loro “madre”…

NO, NO, NO, NON DOVEVA SCOPPIARE A RIDERE! Avrebbe incontrato per la prima volta  suoi zii e fratelli adottivi!

Sapeva già che non avrebbe rivisto nonna Soma; prima di partire per il passato suo padre le aveva detto di non averla mai incontrata prima del suo ritorno definitivo a Nihon. Aiko sapeva che la nonna era stata mandata ad Asakusa per condurre le indagini sull’assassinio di Gigei. Sospirò nel ricordare la povera ragazza. Aveva fatto proprio una fine orribile. E la cosa che più la rattristava era che quel delitto non sarebbe mai stato punito perché non era mai stato trovato il colpevole. L’assassino, o gli assassini, aveva fatto bene il proprio lavoro.

Corrugò la fronte quando pensò che avrebbe visto anche suo padre. Quello era sicuro, se voleva vedere la piuma far ritorno nel corpo di Sakura avrebbe rivisto anche lui. Però lei non voleva.

Perché altrimenti…

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dall’arrivo all’ingresso del castello. Incredibilmente, ad attendere Kurogane e Aiko c’era la principessa Tomoyo in persona, affiancata dalle sentinelle di guardia al palazzo, che erano molto imbarazzate. La principessa stava infatti trasgredendo tutte le regole di etichetta e di sicurezza per la sua regale persona sostando allegramente in un’area non predisposta all’accoglimento di un membro della Famiglia Imperiale.

“Kurogane! Vi stavo aspettando! Avevo Visto che sareste tornati oggi! Finalmente comincio a Vedere le cose un po’ più chiaramente dopo tanto tempo!” gridò felice la principessa in modo assai poco regale.

Tsk! Principessina saputella e senza ritegno, pensò il ninja, disapprovando il suo comportamento, e tuttavia felice di rivedere la sua Signora.

“Ma Aiko, cosa ti è successo?” chiese preoccupata la principessa, vedendo la ragazzina in groppa sulle spalle del ninja che teneva le gambe in modo stranamente rigido.

“Sto bene, hime, davvero! Ho solo le gambe temporaneamente fuori uso ^__^”.

“Voi sapevate che la ragazzina ha raccontato frottole per tutto il tempo?” furono le prime, asettiche parole che il ninja rivolse alla principessa.

“Ma io non dico mai frottole!” protestò Aiko indignata.

“Non avevi detto di essere originaria del primo villaggio dove hai fatto addormentare gli abitanti?”.

“Ma Kurogane, quello l’ho detto io!” rise Tomoyo “Ad Aiko non piace dire bugie, buon sangue non mente!”.

“Eh?” il ninja si scompose un momento. Ma la principessa sapeva che la mocciosa era figlia di un bugiardo patentato?

“Hime!” State attenta a quello che dite!

Ecco la malizia della principessa all’opera! Allusioni che nessuno poteva cogliere, tranne chi voleva Tomoyo.

“Hime, abbiamo recuperato la piuma!” disse in fretta Aiko.

Meglio non permettere al caro nonnino di fare domande imbarazzanti.

“Questa è una notizia fantastica!” rispose Tomoyo con gli occhi che brillavano per la felicità.

La conversazione durò per il tempo necessario a giungere presso il giardino col laghetto. Il luogo dove tutto era iniziato. Kurogane mise Aiko a sedere sull’erba.

La ragazzina, tuttavia, era diventata improvvisamente inquieta.

“Hime, devo far ritorno al più presto nel mio tempo! Vi prego, consegnate voi la piuma alla principessa di Clow!”.

Kurogane rimase perplesso davanti al cambiamento della ragazzina.

“Avevi detto che saresti rimasta fino a che non avessi visto la piuma restituita alla principessa!” obiettò il ninja corrugando la fronte.

“Resterò fino a quel momento ma non voglio essere in questo cortile quando loro torneranno…”

Aiko si interruppe. Naturalmente sapeva dove suo padre, Mokona e Sakura sarebbero ricomparsi, e aveva calcolato pressappoco in quale momento. E il momento era ormai imminente…

Non ci teneva affatto a vedere con i propri occhi ciò che sapeva sarebbe successo in seguito.

 

***

 

Quando Shoryuki vide il sangue colare fuori dalla ferita si sentì travolgere dalle purtroppo ben conosciute reazioni psicofisiche. Stava per svenire…

No, no, dannazione, non ora! Non adesso!

Kyle, che conosceva il punto debole della ragazza, allargò ancora di più il suo sorriso. Quando Shoryuki fosse crollata a terra priva di sensi, forse la sua magia sarebbe ricomparsa e avrebbe finalmente sistemato anche il mago e la proprietaria della piuma.

Avrebbe sconfitto il mago proprio per colpa della sua eccessiva attenzione per l’incolumità delle ragazze, si sarebbe logorato dalla fatica e allora gli avrebbe dato il colpo di grazia. Al contrario, i suoi colpi magici non risentivano affatto della stanchezza. La piuma magica, al sicuro nella sua tasca, garantiva un eccellente effetto della magia operata da colui che ne era in possesso.

Sì, lo stregone sentiva di avere la vittoria in pugno…

 

… peccato che le cose non fossero affatto andate come aveva sperato Kyle.

Yuui aveva sudato freddo quando vide Shoryuki irrigidirsi davanti al sangue del soldato. Tuttavia rimase completamente basito nel vedere che la ragazza non era svenuta. Aveva piuttosto tirato fuori il suo repertorio migliore, di quelli che, al confronto, il trattamento riservato ai soldati e al re di Lohaan potevano essere scambiate per delicate carezze.

“TUUUU, BASTARDO VERME SCHIFOSO, TI PIACEREBBE VEDERMI CROLLARE A TERRA, DAVANTI AI TUOI PIEDI, EH?! MA IO TI DISTRUGGO I CONNOTATI CON QUESTI PIEDI PRIMA DI SPEDIRTI ALL’INFERNO, BRUTTO STRONZO!!!!”

All’aumentare dei decibel della voce, la ragazza aumentava anche la foga che ci metteva nel pestare la faccia a Kyle, il quale cercava, senza successo, di evitare i colpi, fino a che non perse i sensi.

A quel punto Shoryuki si placò, il respiro ancora pesante per la tensione e la rabbia.

“Hai perso i sensi troppo presto” esclamò cupamente.

“Shoryuki…” la voce del mago era esitante, ancora incredulo per l’inaspettata svolta degli eventi.

“Sì?”

“Ehm… stai bene?”

“Benissimo”

“Non sei svenuta”

“Già, è vero” Shoryuki assunse una espressione stupita, come se ancora non se ne capacitasse.

“È strano… ero convinta che sarei svenuta di nuovo, invece non è successo. È la prima volta che mi accade da quando… beh… lo sai” aggiunse nervosa, riferendosi alla sua Vista.

“Sì…” no, meglio non pensarci adesso “È meglio così, no?”

“Questo è sicuro!” la brunetta assunse una espressione interrogativa “Chissà, forse il mio corpo ha reagito al pericolo e questo mi ha tenuta sveglia”.

“Io credo che la ragione sia un’altra” il mago non poteva davvero esserne sicuro eppure non avrebbe considerato nessun’altra opzione.

“Tu somigli davvero moltissimo a tuo padre…  e lui era tra le persone più schiette ed oneste che io abbia mai conosciuto. Nel cortile di quel sacerdote mi dicesti che non avevi parlato con nessuno di quello che avevi Visto e che ti eri tenuta dentro tutto fino ad oggi”.

“Sì, è così” confermò Shoryuki, aggrottando la fronte perplessa. Dove voleva arrivare?

“Al castello Shirasagi eri svenuta dopo aver visto la ferita sul mio braccio. Ma nel tempio sul confine hai finalmente chiesto conto di quanto era successo all’unica persona con cui volevi farlo”.*

“Yuui, dove vuoi arrivare con questo?”

“Scommetto che anche a te non piace nascondere le cose, proprio come tuo padre. Ti sei chiusa in un silenzio che per te era innaturale. Non è stato ciò che hai Visto a farti svenire alla vista del sangue, sebbene la cosa ti abbia sconvolta, ma il tuo silenzio, il tuo segreto che ti portavi dentro”.

“È una teoria interessante” mormorò la ragazza senza guardarlo in faccia, le guance si erano appena tinte di un lieve rosa.

“Ehm… Yuui… Shoryuki!” la voce titubante della principessa aveva destato i due da quello strano imbarazzo che aveva colto entrambi, strano perché davvero incomprensibile.

“Sakura-chan!” il mago non si capacitava di aver quasi dimenticato la presenza della principessa.

“Aspetta, ti aiuto a scendere!” Shoryuki corse fino al loggione e prese ad istruire la principessa su come calarsi in sicurezza, le braccia tese per afferrarla nel caso scivolasse.

Yuui, nel frattempo, prese a frugare tra le vesti di Kyle. Mokona aveva reagito alla piuma quando lo stregone era entrato nella sala, dunque il mago non aveva alcun dubbio che avrebbe trovato quello che stava cercando.

Non ci mise molto a trovarla e, tenendola in mano, comprese che era stato il potere della piuma a preservare dall’indebolimento la magia dello stregone. Poteva avvertire il crepitio d’energia sottopelle a contatto con la piuma.

“Yuui” la voce di Mokona spostò l’attenzione del ragazzo sul resto del gruppo che si era avvicinato.

Ora che Sakura era vicina alla piuma, questa assunse un comportamento strano. Non si limitò ad essere assorbita passivamente dal corpo della sua padrona, come avevano fatto in precedenza le altre piume quando erano poste vicine a Sakura. Questa piuma prese invece ad agitarsi furiosamente nel tentativo di divincolarsi dalla stretta del mago stupefatto. Una volta libera, la piuma si scaraventò nel petto di una Sakura ancora più stupita, che si addormentò.

La caduta della principessa venne fermata prontamente da Shoryuki che la pose poi dolcemente per terra.

“Però, che fretta!” fu il suo commento.

“Nessuna piuma ha mai fatto così prima d’ora” osservò pensierosa la piccola manjuu.

“Sembrava fremere dalla voglia di tornare al suo posto originario, dentro Sakura-chan” disse perplesso Yuui.

Shoryuki ridacchiò “Forse, da qualche parte, c’è qualche piuma che, invece, non ne vorrà sapere di farsi prendere!**”.

“Come se non fosse già abbastanza complicato recuperarle quando stanno buone buonine ad aspettare” disse Mokona.

“Quando mai sono state buone buonine queste piume?” chiese ironico il mago. Poi riprese a parlare in tono serio.

“Ad ogni modo, dobbiamo andarcene subito da qui. Il mio incantesimo alla sala non durerà per sempre”.

Il mago intendeva dire che dovevano allontanarsi al più presto dal Regno di Lohaan. Ancora una volta, però, la situazione prese una svolta inaspettata.

Uno strano bagliore color rosa tenue si levò dal corpo di Sakura e avvolse Mokona e Yuui, oltre che la stessa principessa.

“Ma cosa succede?!” esclamò Mokona tesa.

“Forse lo so io” rispose Shoryuki, l’unica a non essere stata avvolta dal bagliore, e indietreggiò per non entrarne in contatto.

“State tornando nel vostro tempo!”

“Ma come può essere?” chiese Yuui, che pure era d’accordo con lei. Perché c’era ancora una cosa che il mago sapeva e che aveva tenuto nascosto ai compagni di viaggio…

“Non lo so con certezza ma papà mi aveva raccontato delle cose. È molto probabile che la principessa Sakura vi stia riportando nel tempo da dove siete partiti”.

“Ma tu…!” no, non voleva lasciare Shoryuki da sola in territorio nemico! Era troppo pericoloso!

“Come sono entrata nel castello e nel Regno inosservata posso anche uscirne. Non temere, non mi accadrà nulla!”. La sua espressione divenne ancora più seria, consapevole che nulla era in realtà finito.

“Yuui, ti prego, quando tornerete indietro avverti papà e l’Imperatrice Amaterasu che Lohaan sta complottando contro Nihon e che Kyle è in combutta col nemico!”.

“Sì, lo farò. Te lo prometto”.

A queste parole, la ragazza si rasserenò un poco. Poi, inaspettatamente, sorrise.

“Ora che la piuma non è più in mano al nemico l’esercito di Nihon potrà contrattaccare e vincere la guerra. Tasuki tornerà a casa sano e salvo, siano ringraziati gli Dei!” Gli occhi presero a brillare alla prospettiva di rivedere il fratello e per la speranza.

“Se davvero Tomoyo-hime si è addormentata per un mio maldestro tentativo di proteggerla, al mio ritorno al castello Shirasagi potrò tentare qualcosa per svegliarla. Adesso so che posso fare davvero qualcosa per lei!”.

“Sono contento che le cose si stiano a poco a poco aggiustando, Shoryuki”. Sì, Yuui era davvero felice che la ragazza avesse delle nuove opportunità da cogliere. Eppure era comunque agitato. No, non nel corpo, che stava subendo un torpore strano. Faceva fatica a muoversi ma i suoi sensi di mago avevano già compreso che la causa era quel bagliore rosa. Era la sua anima che aveva un vago senso di inquietudine.

“Ti prego, Shoryuki, vai subito via di qui! Davvero potrebbe accaderti qualcosa di pericoloso se rimani!”.

Shoryuki sbuffò. “Smettila di gracchiare, sembri l’uccello del malaugurio!” il tono era leggero, ma ciò che aveva detto era di una gravità mostruosa.

Ma lei non lo poteva sapere, come avrebbe potuto?

Malaugurio. Malaugurio. Malaugurio.

Il mago sentì la bocca inaridirsi di colpo e le sue membra ghiacciare.

“Yuui” disse la manjuu. Lei sapeva come potevano ferire quelle parole.

Ma Yuui non permise alle sue emozioni di manifestarsi.

“Già, scusami” e sorrise. Non voleva far vedere a Shoryuki quanto male gli avesse fatto, sapeva che non ne aveva intenzione, e non voleva rattristarla.

Eppure vide la ragazza guardarlo improvvisamente con occhi nuovi, più tristi. La vide tremare leggermente, come se avesse improvvisamente freddo.

“Mi dispiace…” balbettò Shoryuki “Le mie parole ti hanno ferito” si portò la mano sul petto “Lo sento”.

L’Empatia si era sbloccata.

“No” si affrettò a dire Yuui. No, ti prego, il mio dolore dev’essere solo mio…!

“Non devi darti la colpa! Credimi, mi hai fatto un favore! Davvero!”

Sì, era vero. Yuui non doveva mai dimenticare cosa fosse. Le cose per Shoryuki si stavano aggiustando. Avrebbe avvertito Kurogane del voltafaccia di Kyle. Ma poi, per il bene di tutti, lui avrebbe dovuto sparire.

Il bagliore si intensificò. Il mago percepì nel proprio corpo le stesse sensazioni che ricordava aver percepito poco prima dell’arrivo nel tempo di Shoryuki.

“Allora…” il mago si interruppe. Cosa doveva dirle per congedarsi? Arrivederci?

Oppure addio?

Perché quello era un addio… non l’avrebbe rivista mai più.

La tristezza di Shoryuki si fece più intensa. Anche lei sapeva che non si sarebbero più rivisti.

“Addio Yuui”.

Il mago non le rispose. Non ce la faceva.

Abbassò lo sguardo e si chinò per raccogliere Sakura tra le sue braccia. Sentì che ormai il trasferimento temporale era imminente. Non alzò lo sguardo.

Non l’avrebbe rivista mai più. E la cosa lo faceva stare male. Perché?

Udì un gemito improvviso. Un gemito di dolore.

“Yuui!” non servì l’urlo terrorizzato di Mokona perché l’occhio inquieto del mago scattasse verso la fonte di quel gemito.

Shoryuki.

Un fiotto di sangue le usciva dalla pancia mentre con le mani cercava di difendersi da Kyle, che aveva ripreso i sensi e l’aveva colta di sorpresa alle spalle. Shoryuki non l’aveva sentito avvicinarsi, persa nelle sensazioni che stava provando nel vedere Yuui che si allontanava per sempre da lei.

Sciocca ragazza, stava ora pagando cara quella distrazione.

Lo stregone era dominato da una rabbia così letale che colpì di nuovo la ragazza col pugnale del suo re, malgrado fosse già spacciata, impotente.

E poi colpì ancora, e ancora, e ancora.

Si levarono infine alte le grida di Shoryuki.

Ma Yuui non poteva più muoversi, le sue membra completamente irrigidite.

 

“Ma non passerà molto tempo che lo stregone otterrà ciò che ha minacciato di prendere e si vendicherà sulla giovane fata che ha inconsapevolmente osato sfidarlo a meno che un principe azzurro non venga presto a destare dal suo sonno la principessa e l’intero regno”.***

 

“Addio Yuui”

 

Le urla strazianti di Shoryuki, la sua caduta a terra in un lago di sangue (e Kyle che continuava ad infierire!), le parole del sacerdote del tempio sul confine nella sua mente.

La fata… e il principe….!

Furono le ultime cose di cui Yuui, sconvolto, ebbe coscienza.

Poi vi fu un lampo accecante e non vide né sentì più nulla, se non le numerose pugnalate al cuore, tante quante quelle che avevano straziato il corpo di Shoryuki.

 

***

 

Aiko non ebbe tempo di aggiungere una scusa plausibile per giustificare la sua volontà di cambiare aria al più presto. Tomoyo e Kurogane si voltarono di scatto, verso il punto, vicino al laghetto, dove erano scomparsi i compagni di viaggio del ninja.

Proprio nello stesso punto, Yuui, Mokona e Sakura, addormentata tra le braccia del mago, erano improvvisamente ricomparsi.

La sorpresa di Kurogane fu enorme, ma qualunque sua emozione venne repentinamente messa da parte per lasciar spazio allo sgomento.

Sul volto del mago vi leggeva un’espressione di shock e disperazione che non aveva nulla a che vedere con quella assunta alla morte di Ashura di Celes.

Yuui aveva l’espressione di chi si era appena visto strappare il cuore per essere poi divorato davanti ai propri occhi.

Aiko, a quella vista, chiuse i suoi occhi, e con la mano portata al cuore, in preda ad una sofferenza improvvisa, mormorò:

“Ecco perché non volevo restare”.

 

 

 

NOTE FINALI:

* Lo ha detto Shoryuki a Yuui nel capitolo 11.

** Noi sappiamo che tale piuma esiste davvero…

*** Nel capitolo 11 il sacerdote aveva raccontato la storia della Bella Addormentata nel Bosco adattata alla realtà di Nihon. Lo stregone era Kyle, Shoryuki la fata (il re di Lohaan aveva detto che le miko devadasi erano come le fate) e il principe era Yuui (lo è davvero, essendo nato nella Famiglia Reale del suo Paese natale). Tomoyo, ovviamente, era la principessa della storia, ma aveva sedici anni. Ovviamente, nel tempo di Shoryuki è un’adulta. Questo perché, senza saperlo, il sacerdote ha citato le tre linee temporali presenti in Turn Back Time:

Tempo presente: Tomoyo ha sedici anni.

20 anni dopo: lo stregone l’aggredisce e la principessa si addormenta.

35 anni dopo: tutto il mondo di Nihon cade addormentato.

Il principe doveva intervenire per salvare tutte e tre le realtà. Pensate che l’abbia fatto e che ci sia riuscito?

 

Aiko è forse un po’ troppo smaliziata per la sua età. Purtroppo paga pegno per esser stata creata da un’autrice fangirl…

 

 

 

See you al prossimo aggiornamento!

E grazie mille a tutti voi che ancora mi leggete! ^o^

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE

Ma ciao! ^__^

Allora, pronti/e per lasciarsi alle spalle la dolce estate? Quanto a me, mi ero ripromessa di non scrivere verbo del nuovo capitolo di TBT fino alla fine degli esami, ma oggi avevo TROPPA voglia di scrivere!! Dunque ho sacrificato due giornate di studio e sono contenta (il giorno dell’esame me ne pentirò, lo so V__V)!

Alcune considerazioni su Shoryuki: cavoli, alla fine l’ho fatta più piagnona di quel che avrei voluto! E pure un po’ torda. L’ultima frase che aveva detto a Yuui nell’ultimo capitolo era troppo fuori luogo, dato che aveva Visto dire a Yuui che lui portava malasorte di qua e di là. Vabbè, dai, le voglio bene lo stesso!

Buona lettura a tutti (e perdonatemi se in questo capitolo ho fatto un casino pazzesco! Spero si capisca tutto lo stesso..).

 

 

 

Turn Back Time, capitolo 21

 

 

Ci vollero alcuni minuti prima che Yuui si rendesse conto di non avere più davanti agli occhi il lago di sangue nel quale era crollata Shoryuki.

Eppure, pur avendo riconosciuto subito il luogo dove si trovava adesso, non riusciva a reagire.

“Yuui… Shoryuki è…è..” la manjuu non riuscì a terminare la frase, tanto era sconvolta, ma il giovane non diede alcun cenno di averla sentita.

“Mago” solo dopo che Kurogane lo ebbe chiamato con tono cauto, Yuui si rese conto della sua presenza così vicina a lui.

“Kurogane?” la voce incerta del mago era incrinata dal pianto.

E adesso cosa gli dico? Che ho visto morire sua figlia e che io non ho fatto nulla per impedirlo?

“Mi dispiace! Mi dispiace!” furono le uniche parole che riuscì a sussurrare.

Sebbene colpita dalla vista del mago distrutto, Tomoyo si avvicinò ad Aiko per assisterla. Non sembrava stare molto bene.

“Sai creare le barriere mentali?”

Aiko annuì “Il dolore di papà è troppo forte, non riesco a tenerlo tutto fuori da me!” mormorò con un gemito.

“Non è facile mantenere ben salda una barriera quando anche tu sei emotivamente coinvolta” sussurrò a sua volta Tomoyo. “Tuo padre ha appena visto morire tua madre - così mi dicesti - e la cosa ferisce anche te”.

Chiuse gli occhi e la prese per mano. “Prendi parte della mia forza. Sarebbe grave se la tua barriera cedesse del tutto”.

“Grazie” mormorò riconoscente. Quando la forza della principessa entrò in lei, la barriera si fece subito più resistente e si sentì meglio, anche se molto triste. Tornò a guardare suo nonno che si chinava accanto a suo padre.

“La principessa…” cominciò Kurogane prendendola tra le braccia.

“Sta dormendo. Abbiamo recuperato una piuma” rispose laconico il biondo.

“State bene, principessa Tomoyo? Ho sentito del trambusto e dei lamenti, e volevo assicurarmi che non ci fossero problemi”.

Nel sentire quella voce maschile, il mago trattenne il respiro e si voltò di scatto verso la direzione della voce. Tomoyo non ebbe neppure il tempo di rispondere a colui che l’aveva interpellata.

“TU!” con un grido furibondo Yuui si avventò contro l’oggetto della sua furia improvvisa.

“Santo Hitzusen proteggimi tu!” con un lamento, Aiko si portò le mani alle tempie. Certo, le sue barriere resistevano ancora, ma l’inaspettato cambiamento nelle emozioni del padre, per non parlare della loro intensità, le fece venire l’emicrania per lo sforzo!

Kurogane e Tomoyo fissarono sbigottiti il mago afferrare le vesti del servitore Kyle, frastornato e spaventato per l’aggressione, all’apparenza del tutto ingiustificata, che stava subendo.

“L’HAI AMMAZZATA! L’HAI AMMAZZATA COME FOSSE UN CANE!” gridò Yuui, pazzo di rabbia, in faccia al servitore, mentre lo scrollava violentemente, gli occhi accesi da un bagliore assassino. Certamente Kyle aveva ragione a temere per la sua vita.

“Ma cosa..?” Aiko percepì una strana sensazione, troppo fugace perché potesse classificarla con sicurezza, specialmente in mezzo alle numerose emozioni provenienti da tutte le persone presenti in giardino.

“Se solo sapessi quanto rammarico avevo provato in passato quando scoprii di poter usare la mia magia solo per ferire le persone.” sibilò il mago con odio, gli occhi incatenati a quelli della sua vittima “Ma stai pure certo che la scaglierò contro di te con notevole soddisfazione!” e senz’altro aggiungere sollevò la mano come a volergli dare un ceffone, ma persino Kyle fu in grado di capire che stava per sorbirsi qualcosa di ben più doloroso e letale… Eppure era troppo annichilito per difendersi.

“Fermati!” l’imperiosa voce femminile fermò la mano di Yuui, e la furia si placò. Tuttavia tenne ben salda la presa sul servitore per impedirgli di sfuggire alla sua vendetta, mentre si voltava verso la voce a lui sconosciuta. Era la voce di chi era solito comandare, simile a quella che Ashura usava con i suoi sudditi.

Il mago non si sorprese dunque di trovarsi davanti nientemeno che l’Imperatrice Amaterasu in persona, la sovrana del Regno di Nihon, la cui espressione solenne e risoluta rivelava il suo rango non meno delle ricche vesti che indossava. Ad un passo dietro di lei due ninja la scortavano.

“Sorella!”

Amaterasu non rispose alla sorellina. Teneva invece lo sguardo fisso su Yuui.

“Non ammetto che nel mio castello uno straniero uccida un mio servitore. Se costui ti ha arrecato danno al punto da volerlo morto non devi far altro che denunciarlo, e sarà giudicato secondo le nostre leggi. Non ti farai giustizia da solo: è contro i nostri costumi. E ora allontanati da lui!”.

Per un momento, Kurogane temette che il mago osasse disubbidire all’ordine dell’Imperatrice: quello sarebbe stato un affronto imperdonabile, anche se era uno straniero a farlo.

Il ninja osservò invece con sollievo che Yuui, sia pure con disappunto, aveva lasciato le vesti di Kyle e si era allontanato di pochi passi.

Il mago non perse però tempo a lanciare la sua accusa.

“Quest’uomo è un traditore, Maestà, un traditore e assassino! Ha favorito l’invasione da parte dell’esercito di Lohaan nel vostro Regno, ha aizzato gli oni contro i vostri soldati, ha maledetto la principessa Tomoyo!” la voce gli si incrinò, abbassò lo sguardo quando aggiunse “Ha ucciso anche la povera Shoryuki che aveva scoperto i suoi piani malvagi”.

Erano accuse pesanti, quelle che il mago aveva lanciato, e tutti i presenti ne erano perfettamente consapevoli.

“Qual è il tuo nome?” chiese Amaterasu con uno sguardo indecifrabile.

“Yuui, Maestà”.

“Bene, Yuui. Sono sicura che ti renderai conto che le accuse che hai lanciato sono molto gravi. Devo tuttavia farti presente che, fino ad oggi, Lohaan non ha mai mostrato segni di ostilità nei nostri confronti, Nihon non è in guerra, gli oni non sono più aggressivi del solito e Tomoyo, come puoi vedere, sembra stare decisamente meglio di te. Inoltre Kyle non può usare la magia, gli uomini in questo mondo non la possiedono se non in rari casi, e mai abbastanza forte da lanciare maledizioni”.

“Sorella, vi ho già detto che questo ragazzo è finito in una dimensione temporale collocata nel futuro. Ciò che ha appena detto accadrà tra vent’anni.”

“Ricordo bene cosa mi dicesti la scorsa settimana, Tomoyo, e non intendo dubitare di nessuna delle accuse che questo giovane ha mosso. Tuttavia è anche vero che non posso condannare una persona sulla base di ciò che farà tra vent’anni, a maggior ragione sapendo che ciò che ha visto non accadrà di nuovo. Per condannare una persona ci vogliono delle prove. Tu le possiedi?”.

Aiko, a sentire quelle parole, sospirò sconsolata. Sapeva perfettamente come sarebbero andate le cose in quel presente, glielo aveva raccontato il nonno.

Quando lui e papà tornarono definitivamente a Nihon, Kyle era ancora a servizio nel castello, dato che non era stato possibile sbatterlo in galera senza alcuna prova della sua colpevolezza. Se non altro, il servitore era sempre guardato a vista ventiquattro ore su ventiquattro dalle guardie. Kyle aveva cercato di resistere alla pressione psicologica di vedersi spiato in tutte le sue mosse, ma non gli era possibile portare avanti alcuna azione di spionaggio. Prese la saggia mossa di lasciare il suo lavoro e il castello quando si rese conto di non poter più tollerare l’espressione che Yuui gli rivolgeva quando lo incrociava per caso nei corridoi del palazzo. Yuui non avrebbe mai disubbidito ad un ordine dell’Imperatrice, ma questo non gli impediva di andare in giro come se avesse avuto stampato sulla fronte il messaggio, a caratteri cubitali “Muori, Kyle, muori!”.

Naturalmente, finché era nel Regno, era consapevole di essere inseguito e controllato dai ninja, in attesa di vederlo commettere l’errore che lo avrebbe spedito a marcire in galera.

Alla nascita di Shoryuki, tuttavia, Kyle ritenne decisamente più opportuno abbandonare Nihon e far ritorno a Lohaan il prima possibile. Si era sparsa la voce che Kurogane, dopo aver finalmente scoperto chi era la ragazza che Kyle aveva assassinato in presenza del mago, era fermamente intenzionato a fare a pezzi l’ex servitore. I delitti commessi da un amorevole padre infuriato contro chi ha fatto del male alla propria bambina, secondo le leggi del Regno, avevano decisamente una gravità minore… e nessuno aveva scordato la fama di spietato assassino che aveva Kurogane prima di partire per il viaggio dimensionale impostogli dalla principessa Tomoyo…

Naturalmente i ninja non poterono varcare il confine tra i due Regni, ma non passò tanto tempo che giunse al castello la notizia dell’assassinio di Kyle per ordine del suo sovrano. Probabilmente non gli aveva perdonato il fallimento della sua missione.

Yuui si irrigidì alle parole dell’Imperatrice. Naturalmente non possedeva alcuna prova. L’assassino non sarebbe dunque stato punito?

“Anche la ragazza che ha scoperto il tradimento di Kyle non può parlare perché anche lei appartiene al fut…”

“Aspettate!” mai Aiko si sarebbe sognata di interrompere la sua sovrana, ma l’urgenza del momento fu più forte della sua deferenza.

Quell’emozione… si era ripresentata… e veniva da Kyle!

Aveva sentito che il servitore aveva provato sollievo quando si era reso conto che la sua copertura era salva, ma quando l’Imperatrice aveva nominato la ragazza Aiko aveva percepito un nuovo guizzo di paura provenire da Kyle.

Ma perché era spaventato? Sua madre non era ancora nata e nella sua dimensione temporale Kyle non poteva più attentare alla sua vita. Le rotelle del suo cervello presero a vorticare furiosamente.

“Perdonate la mia scortesia, Maestà. Vi chiedo di poter verificare una cosa, col vostro permesso”.

“Fai pure, ragazza” acconsentì Amaterasu.

Aiko abbassò le proprie barriere. Le emozioni dei presenti non erano più intense come all’inizio, e lei aveva bisogno di usare la sua Empatia. Le vennero alla mente le parole di sua madre quando, anni addietro, le aveva insegnato a gestire il potere che le aveva trasmesso alla nascita.

 

“Quando vuoi mettere alle strette una persona sospetta e indagare sul suo stato d’animo senza resistenze devi riuscire ad intavolare una conversazione in modo che il discorso cada su ciò che interessa a te. Non fare domande: fai sempre affermazioni dirette. Mostra al tuo interlocutore che sai bene ciò che lui vorrebbe tenerti nascosto, anche se ciò non è vero: lui non può sapere che stai bluffando! Se i tuo sospetti sono giusti e il tuo interlocutore è in malafede, difficilmente saprà controllare le proprie emozioni e tu potrai smascherarlo con facilità”.

“Come le sedie di Piffle?” chiesi eccitata.

“Come cosa?”mi chiese la mamma colta alla sprovvista.

“Papà aveva raccontato che nel mondo con le macchine veloci alcune sedie potevano funzionare come macchine della verità! Ricordi mamma?”.

“Ah, già, ricordo che ne aveva parlato. Non avevo mai pensato di avere qualcosa in comune con una sedia!”.

“Sì, però la sedia non deve preoccuparsi dell’etica. Voglio dire, è giusto spiare nelle mente degli altri?” chiesi con molta più serietà stampato sul faccino.

“Beh, Aiko, osservare il comportamento di una persona per cercare di scoprire le sue intenzioni è una cosa che fanno tutti più o meno bene, e questo c’entra poco con l’etica. L’Empatia ci facilita le cose, ma è la stessa cosa!” detto questo, la mamma sorrise.

“Cosa avrebbe potuto pensare di se stesso qualcuno che si fosse scoperto innamorato di una ragazza che aveva quasi vent’anni meno di lui, e che per giunta era la figlia del suo migliore amico?”.

“Come minimo avrebbe pensato di essere un porco maniaco e non avrebbe rivelato un segreto del genere ad anima viva!” risposi con assoluta convinzione. A dieci anni ero già piuttosto sveglia.

“Ebbene, è esattamente quello che aveva pensato di se stesso il tuo papà dodici anni fa!”

“Eeh!?!” occavoli che razza di figura barbina avevo fatto! Pensarci su meglio no, eh?!

“E per la cronaca, nessuno ha mai pensato che fosse un maniaco sessuale, o peggio un pedofilo. All’epoca ero già in età da marito. Ma per metterlo alle strette e fargli confessare il suo amore per me ho dovuto ricorrere a tutta l’Empatia di cui disponevo. Più un paio di sberloni di tuo nonno per convincerlo a darsi una mossa e farsi avanti. Allora, ti sembra che abbia usato il mio potere in modo poco etico?”.

 

Tralasciando le sue seghe mentali su cosa fosse etico e cosa no, dato che al momento non erano indispensabili per raggiungere il suo obiettivo, Aiko si concentrò su Kyle e lo guardò dritto negli occhi. Affermazioni dirette, uh?

“Kyle, tu hai ucciso la ragazza che ha scoperto il tuo tradimento contro Nihon!”.

Ecco esplodere un nuovo lampo di terrore e tensione, quello dell’animale braccato che si trova in trappola, scatenato dalla sua accusa. Aiko si agganciò ad esso, sperando di poter Vedere qualcosa che potesse incriminarlo. Pur mantenendosi distaccata e padrona della propria mente e del proprio cuore, assaggiò la paura di Kyle. E infine Vide.

Sentì un dolore bruciante graffiarle il petto e la parte superiore del ventre, e la paura si trasformò in ira.

L’ira di Kyle affiorò sul suo volto ancora infantile mentre sbottava con un rancoroso “Tu, stupida puttana, non ti permetterò di rovinare i miei piani!”.

Kurogane non credeva alle proprie orecchie, sbigottito dal comportamento di Aiko. Ma come diavolo l’aveva educata suo padre?!

“Ragazzina!” esclamò con tono di rimprovero.

Anche gli altri rimasero attoniti nel sentire la caduta di stile della ragazzina, tutti tranne Kyle, che divenne pallido come un cencio mentre le sue gambe cedettero per il tremore improvviso, facendolo cadere sulle ginocchia.

Quando Aiko sentì l’esclamazione del ninja parve come ridestarsi da un sogno ad occhi aperti. L’ira non sua scemò rapidamente dal suo viso per lasciar posto ad una espressione tanto incredula quanto sconvolta. Di tutto quello che avrebbe potuto vedere, mai si sarebbe aspettata una cosa del genere.

“Ku.. Ku-Kurogane!” esclamò improvvisamente agitata “È stato lui! Lui!” indicò con il dito teso e tremante il servitore “Lui ha ucciso Gigei!”.

“Aiko, come puoi dire una cosa del genere? Ne sei sicura?” esclamò turbata Tomoyo, che naturalmente aveva conosciuto la danzatrice di corte. Aveva sempre ammirato la grazia e lo stile con cui la bellissima artista ballava le sue danze sensuali.

“Parli della donna trovata assassinata alle porte di Asakusa? Ho autorizzato Soma a raggiungere ieri la città per aiutare nelle indagini, ma al momento non sono pervenuti risultati”.

“Non sono pervenuti né perverranno, Maestà. Le indagini non riusciranno a trovare il colpevole di quel delitto ma io ho appena Visto! Gigei era andata nella stanza di Kyle, che si credeva abbastanza al sicuro da poter mettersi in contatto con l’Imperatore di Lohaan grazie alla magia. Gigei scoprì il suo doppio gioco ma Kyle scoprì lei ad origliare dietro il paravento. Mentre il suo fidanzato la strangolava, la ragazza ha cercato di difendersi con quegli artigli finti che trovasti sul suo corpo, Kurogane” disse rivolgendosi al ninja. La sua spiegazione era rivolta a tutti, non solo all’Imperatrice.

“Non sono poche le donne sole che usano andare in giro armate di artigli finti o stiletti nascoste sotto le maniche lunghe per difendersi da eventuali molestatori, e so che le artiste lo fanno spesso, dato che esiste sempre qualche imbecille disposto a credere che siano donne facili... Tuttavia quell’estremo atto di difesa di Gigei non ebbe altro effetto che quello di far montare Kyle su tutte le furie, che alla fine la pestò a sangue. Tu hai visto il risultato” concluse Aiko, reprimendo un brivido al ricordo, guardando nuovamente Kurogane.

Il ninja davvero non sapeva se fidarsi di quella che sembrava una storia inventata di sana pianta, verosimile ma disgustosa. Ricordava fin troppo bene il volto tumefatto della povera ragazza, e davvero gli sembrava incredibile avere davanti agli occhi il colpevole, all’apparenza un ometto inerme, ma in realtà con l’animo malvagio tanto quanto l’altro Kyle, se non di più. Se avesse avuto la certezza che fosse stato davvero lui a commettere quel delitto, l’Imperatrice ne avrebbe avuti due, di uomini bellicosi, da fermare.

Alle parole di Aiko seguì un silenzio pesante. Fu l’Imperatrice a romperlo.

“Tu parli di un delitto avvenuto di recente, avvenuto in questa dimensione temporale. Dicesti poco fa che le indagini svolte ad Asakusa non avrebbero portato ad alcun colpevole. Vale lo stesso discorso che ho fatto prima a questo ragazzo” fece un cenno col capo verso Yuui “Senza le prove che accertano la sua colpevolezza non posso far arrestare Kyle”.

Questa volta sembrava essere il turno di Aiko di dover cedere all’ingiustizia per la mancanza di prove, come era accaduto al padre pochi minuti prima. E invece…

“La ferita inferta con gli artigli, vostra Maestà” disse con semplicità.

Si portò la mano sinistra all’altezza del suo piccolo seno destro.

“Un artiglio si conficcò esattamente in questo punto, per poi scivolare più o meno lungo questo percorso” lasciò scorrere la mano sotto il seno sinistro, e la fermò all’altezza dell’ombelico.

“La ferita ha sanguinato, e risale solo a pochi giorni fa”.

Non aggiunse altro. Sapeva che non ce n’era bisogno.

L’Imperatrice posò nuovamente lo sguardo impassibile sul servitore, che tremava terrorizzato.

“Toglietegli la veste, che si possa vedere il suo petto!” .

I due ninja alle sue spalle scattarono verso Kyle, che cercò invano di sottrarsi e fuggire.

Pochi istanti dopo, la cicatrice scarlatta sul petto del servitore fu ben visibile a tutti, esattamente nella posizione descritta da Aiko.

“Hai ucciso una donna ed è stata accertata la tua colpa, non posso dubitare che il movente sia proprio quello detto dalla ragazza qui presente, e ciò rende le accuse di Yuui a tuo carico ben più credibili”.

Nella voce impassibile di Amaterasu vibrò una nota di sdegno mentre diede l’ordine ai suoi ninja: “Che sia portato in prigione e controllato a vista in attesa del processo per omicidio e alto tradimento!”.

“Nooo! No, lasciatemi! Lasciatemiii!”.

Mentre i due ninja trascinavano via Kyle, lo sguardo di quest’ultimo si fermò su quello della ragazzina e la fissò con un odio quasi superiore alla disperazione di aver perso tutto.

La faccenda sembrava essersi risolta, quindi nessuno riuscì a comprendere pienamente come gli eventi immediatamente successivi avessero preso una piega così inaspettata e così velocemente.

Aiko fu presa da un’inquietudine improvvisa, e un brivido gelido le percorse la spina dorsale mentre incrociava lo sguardo di puro odio che Kyle le rivolgeva.

L’unica sensazione che per qualche istante dominò sia la coscienza di Yuui che quella di Tomoyo fu lo strano, terrificante presentimento che qualcosa di orribile fosse appena accaduto, ma né il mago, né la principessa riuscirono a comprendere di cosa si trattasse.

Ad ogni modo, non ebbero nemmeno il tempo per farlo.

Tutti i presenti udirono invece uno, due, tre colpi di pistola (un’arma sconosciuta a Nihon ma che Kurogane e Yuui avevano già avuto modo di vedere in altre dimensioni che avevano visitato).

Kyle si accasciò inerme tra le braccia dei due ninja, che gli impedirono di crollare disteso a terra. Tre rose rosse erano improvvisamente sbocciate dal suo petto, e da esse sgorgava copioso il suo sangue.

A diversi metri, dietro le spalle del servitore, una ragazza di circa vent’anni teneva ancora il braccio teso, la pistola fumante nella sua piccola mano. Era una ragazza molto bella: piuttosto bassa di statura e dall’ossatura esile, aveva i capelli rossi come il rame e ricci, molto ricci, che le arrivavano alle spalle, e grandi occhi verde smeraldo. La pelle era molto chiara, e l’ovale del viso le conferiva un’aria da angelo, se non fosse stato per l’espressione di cupa e sinistra soddisfazione dipinta in volto.

Vestiva con un elegante abito da sera lungo con spalline, verde, che le metteva in risalto il colore degli occhi. Le scarpe col tacco erano del medesimo colore.

 

 

Ma dico, si può andare ad esibirsi ad un concerto con un abito verde? I musicisti non dovrebbero vestire tutti di nero? Possibile che devi sempre cantare fuori dal coro, Maeve?”

“Ma daaaai, gattina, non soffiare così! Tutti vestiti di nero sembriamo pronti per andare ad un funerale! Un po’ di colore darà più brio alla serata! E poi il verde mi piace! Non credi che esalti il colore dei miei occhi? Non ti piacciono i miei occhioni che sbarluccicano d’amore solo per te, mia adorabile miciona nera?”

“MACCHECCAVOLO DICI?!? NON RIESCI A STARE CINQUE MINUTI SENZA DIRE FESSERIE!”

“WAAAH Kitty-chan mi tratta male!!!” ;__;

“KITTY-CHAN UN CORNO! E SE NON LA PIANTI TI SBRANO!”

“OOOOH Sìììì! ♥”.

…Sì che lo volevo. Come ai vecchi tempi, io che ti provoco, tu che mi minacci. Qualche minuto di lotta che si sarebbe conclusa con un bacio, e, se c’era tempo, anche con qualcosa di più. Ma sapevamo entrambe che stavolta era solo una finzione, che quei tempi erano finiti troppo presto…

 

 

Abiti del genere non erano certo lo standard a Nihon, ed erano quindi il segno inequivocabile che anche la sconosciuta era una straniera.

Tra lo sbigottimento generale, tutto ciò che la ragazza ebbe voglia di dire fu solo:

“Così impara quel bastardo ad ammazzare la mia ragazza!”.

 

 

FINE

 

 

 

Evvai, finalmente è entrata in scena la mia Maeve! Io ADORO questo personaggio originale quasi più di Aiko e Shoryuki! Spero che apprezzerete anche voi questa adorabile, tenerissima str… come l’apprezzo io!   :3

Allora, avete notato che bel cambiamento ha fatto Yuui? Anziché ripiegarsi su se stesso a frignare ha preferito cercare di fare a pezzi il bastardo. E ricordate che all’inizio non era neanche riuscito a dire il suo nome a Tomoyo? Adesso ha risposto ad Amaterasu senza indugi…

Al prossimo capitolo gente! ^__^

* si ripiglia i libri per l’esame e torna a studiare *

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Nuova pagina 1

Saaaalve gente! ^___^

 

Vorrei dare un avvertimento prima che vi cimentiate nella lettura di questo capitolo: ho fatto una fatica incredibile a non esclamare WTF! ogni quattro o cinque righe… ho cercato di essere il meno incasinata possibile e spero di esserci riuscita. Comunque GIURO che tutti i non-detto troveranno risposta! ^^’

Ringrazio di cuore chi sta leggendo questa storia e chi mi lascia commenti per dirmi le sue opinioni. Sapere che continuate a seguirmi mi rende davvero felice perché mi fa pensare che non sto deludendo le vostre aspettative. Ormai si sta delineando l’epilogo di Turn Back Time quindi sto già cominciando ad avere le malinconie! XD

Naturalmente un grandissimo abbraccio di ringraziamento va a MystOfTheStars per il suo lavoro di Beta Reader. Amour, grassie! ^__^

 

Beh, bando alle ciance, e godetevi questo nuovo capitolo pieno di colpi di scena!

O almeno spero si riesca a godere! XD

 

Adrienne Riordan

 

 

CAPITOLO 22

 

L’improvvisa comparsa della rossa causò non poca costernazione in tutte le persone presenti nel giardino. Ciononostante Kurogane era stato addestrato a reagire alle situazioni di potenziale pericolo basandosi sull’istinto più che sulla ragione, e questo gli consentì, dopo aver fatto molta attenzione a non lasciar cadere bruscamente la principessina che ancora giaceva incosciente tra le sue braccia, di scattare in avanti e avventarsi contro la sconosciuta.

L’incomprensibile gesto di estrema ostilità che quest’ultima aveva appena commesso – uccidere a sangue freddo una persona – aveva messo in allarme il guerriero, la cui ragione di vita era la protezione della principessa Tomoyo e dell’Imperatrice Amaterasu, oltre che quella delle persone che amava. Sebbene la ragazza avesse già abbassato l’arma, quest’ultima teneva comunque lo sguardo fisso sul ninja in procinto di aggredirla, senza alcuna espressione di paura sul volto. Grazie alla sua esperienza di guerriero, Kurogane aveva intuito fin da subito che si trattava di una ragazza abituata ad uccidere. Una persona simile era da ritenersi un soggetto pericoloso, e in quanto tale andava fermato.

Il ninja non arrivò mai nemmeno a sfiorarla.

Percepì con stupore e inquietudine delle mani invisibili che lo trattenevano e lo spingevano indietro, mani che al tatto avevano ben poco di umano.

La ragazza lo fissò con aria severa.

“Se non desideri farti male sarà bene che tu non insista a volerti avvicinare a me. E tanto per tranquillizzarti, non ho alcuna intenzione di ferire né te ne chi sta alle tue spalle. La mia vittima ha già pagato per quello che ha fatto. Non intendo versare del sangue innocente”.

Tutt’altro che tranquillizzato, il ninja ringhiò:

“Cosa mi sta respingendo?” con tono assai bellicoso.

La ragazza rispose con un sorrisino insolente.

“I miei animaletti sanno essere molto aggressivi e si arrabbiano molto quando qualcuno mi minaccia, ma sono anche molto ubbidienti. Dipendesse da loro adesso saresti già a pezzi prima ancora di riuscire a percepirli. Ma io non voglio che tu muoia, e questo loro lo sanno bene. Ti basti sapere questo, Kurogane-san”.

Il ninja si stupì nel sentirsi chiamare per nome, come se la ragazza lo conoscesse. Uno stupore maggiore, se possibile, era dovuto al sentirsi chiamare con onesto rispetto, l’unico momento in cui la rossa aveva lasciato cadere il suo cipiglio insolente.

“La piuma che tieni nella borsa” riprese la sconosciuta in tono di comando “sbrigati a restituirla alla legittima proprietaria, così forse la cretinetta per terra  si deciderà a tornarsene nel suo tempo prima di creare altri casini”.

“Brutta schifosa che non sei altro!” esclamò Aiko furibonda mentre si alzava goffamente da terra per piantarsi davanti alla ragazza che aveva mancato di rispetto a suo nonno e l’aveva insultata senza ragione.

Anche Aiko fu trattenuta da mani invisibili, il cui tocco fu tuttavia più gentile, seppure deciso, rispetto al trattamento più brusco che era stato riservato a Kurogane.

“Come osi insultarmi così? Chi diavolo sei tu? Cosa diavolo vuoi?” chiese a raffica.

Fin dal primo momento in cui il suo sguardo si posò su quello della sconosciuta era stata pervasa da una strana sensazione (una sensazione sua, comunque, non rilevata dall’esterno con la sua Empatia). Non sapeva dare un nome preciso a quella sensazione, la trovava strana, sfumata… inedita.

Ciò contribuì ad accrescere l’irritazione nei confronti della ragazza, ragion per cui tentò subito di “sondare” le emozioni dell’altra col suo potere per scoprire qualcosa di lei, o quantomeno per capire se era una persona pericolosa.

Aiko quasi rimase di stucco quando si vide bloccare “l’ingresso” alla mente della sconosciuta da “mani” simili a quelle che avevano trattenuto il suo corpo.

Kurogane, nel vedere la mocciosa accanto a lui, non poté trattenersi.

“Ma come fai a stare in piedi?” chiese un tantino seccato. Subodorava qualche fregatura alle sue spalle.

“Le mie gambe non sono veramente fratturate, hanno solo subito un trauma all’inizio. Hanno ripreso a funzionare da ieri”.

“E ti sei fatta portare comunque sulle spalle?!”.

“Ma il dolore c’era comunque! E hai potuto vedere proprio adesso che non riesco ancora a camminare bene!”.

La rossa cercò di ignorare quanto fosse stato buffo lo scambio di battute.

“Non sorridere, non sorridere! Accidenti, quel faccino corrucciato è tenerissimo! Quanto vorrei abbracciarla! Ma devo seguire il piano!”.

…ma quale piano? Non ne aveva alcuno. Sapeva solo che ora era lì, a Nihon, e che doveva mostrarsi assolutamente distaccata. Odiosa, se possibile. Teoricamente non doveva essere una cosa difficile, aveva fatto la stronza per così tanti anni…

Non doveva assolutamente far capire ad Aiko che lei non solo la conosceva, ma che l’amava anche così tanto… al punto che era disposta a perdere tutto per lei.

La principessa Tomoyo, che non si era aspettata assolutamente l’entrata in scena della nuova arrivata, attirò l’attenzione della rossa. La Vista non le era stata d’aiuto nel prevedere il suo arrivo, eppure lei sentiva una forte ambivalenza provenire da… Maeve… quello era il suo nome… Minaccia o Salvezza… qual’era il suo karma?

“Cosa sei venuta a fare a Nihon? Cosa hai ottenuto uccidendo Kyle?” Tomoyo, non potendo ricorrere alla sua Vista, giudicò che chiedere fosse lecito. Chissà, magari Maeve avrebbe considerato cortesia rispondere.

“Voglio solo che Aiko faccia quello che deve fare e che se ne torni da dove è venuta subito!”

“Ma come sai…” chiese accigliata la ragazzina.

“Senti carina, hai già fatto abbastanza casini, quindi ora MUOVITI!” sbottò minacciosa.

Era una minaccia dettata dalla paura… la paura di non rivederla mai più…

Aiko la guardò in cagnesco prima di fare come aveva detto la sconosciuta, non perché glielo aveva ordinato, ma perché era comunque un lavoro che andava fatto.

Aprì la borsa di Kurogane e prese la piuma ancora sigillata, avendo cura di tenere nascosti i simboli magici alla vista del mago. Si avvicinò alla principessa di Clow e poggiò la sfera sul suo petto. La piuma parve trapassare la parete della sfera per entrare subito nel corpo di Sakura. Come la piuma scomparve, la sfera si dissolse, poiché era venuto a cessare la sua funzione.

Subito la principessa sbatté gli occhi e si agitò lievemente, prima di svegliarsi del tutto.

“Ma cosa… dove…?” si guardò attorno spaesata e incontrò lo sguardo del mago.

“Yuui… dov’è Shoryuki?” gli domandò debolmente.

Nel sentire il nome della ragazza, al mago venne un nodo in gola. No, non sarebbe mai riuscito a dire a Sakura-chan che Shoryuki era morta. Non voleva renderla triste. Non poteva tuttavia nemmeno ignorare la domanda.

“È rimasta nel suo tempo. Noi siamo appena tornati nel nostro. Guarda Sakura-chan!” con la testa fece cenno alla direzione del ninja.

Alla vista del guerriero, la principessa si illuminò in volto e parve dimenticarsi di Shoryuki.

“Kurogane-san!”. Nella voce della giovane vibrava tutta la gioia che provava nel vedere vivo e vegeto davanti a lei il “padre” che era morto.

Non era una sensazione diversa da quella che avrebbe provato nel vederlo tornare dal regno dei morti, anche se, naturalmente, non era accaduto davvero questo.

La principessa fece per alzarsi e corrergli incontro. Anche se sapeva che il ninja non amava le aperte manifestazioni di affetto lei non avrebbe frenato la sua voglia di abbracciarlo stretto stretto.

Solo in quel momento si rese conto della ragazzina accanto a sé. Sakura osservò Aiko per qualche secondo prima di esclamare sorpresa:

“Ma tu sei la ragazza del laghetto!”.

Aiko si sorprese per come era stata chiamata. Quella era la prima volta in assoluto che le due ragazze si incontravano. Che la principessa la stesse confondendo con qualcun’altra?

“No, non puoi essere tu…” proseguì Sakura scrutandola in volto pensierosa “avevo visto una ragazza che barcollava vicino alla sponda del lago… aveva i tuoi occhi e i capelli neri e mossi, un viso simile al tuo… però era più grande di te e i capelli erano molto più lunghi”.

Kurogane e Yuui si sorpresero non meno della ragazzina nel sentire quelle parole. Dopo tutto quello che avevano passato nei giorni precedenti, avevano quasi dimenticato come era iniziata quella bizzarra avventura.

 

“AH!”. Sakura, che stava guardando in direzione della veranda “C’è una donna laggiù!”. Si alzò di scatto e guardò in direzione del laghetto.

“È bagnata fradicia! Sembra in difficoltà!” e senza dir altro corse fuori dalla veranda e si diresse verso il laghetto Naturalmente i 3 compagni (Mokona era aggrappato ai vestiti della principessa. In assenza di Kurogane, infatti, la polpettina bianca amava stare tra i vestiti della principessa...) si allarmarono e la seguirono sulla veranda.

“Sakura-chan torna indietro!”. Yuui scese le scalette della veranda e la rincorse. Alla fine la raggiunse che erano quasi sulla sponda del laghetto.

“Sakura-chan, sei impazzita? Torna subito dentro, restare fuori è pericoloso!”.

“Ma la ragazza…”.

“Ragazza? Quale ragazza? Sakura, NON C’E’ NESSUNA RAGAZZA QUI! E non l’abbiamo vista nemmeno dalla veranda!”.

“Ma io l’ho vista..!”.

Un altro fulmine li accecò per qualche istante. Poi il buio.

Finalmente giunsero anche Shaoran e Kurogane.

“Dannazione, ma dove sono finiti quei tre? Principessa! Mago! Polpetta bianca! Dove diavolo siete finiti!?”.

Shaoran fissò sconvolto il ninja.

“Ragazzino, che ti prende adesso?”.

"###  УУ ЮπΠ!!!!!!".

 

 

“Mi… mi somigliava così tanto? Aveva i capelli lunghi?” chiese Aiko preoccupata.

“Sì…” rispose la principessa.

“Indossava un abito nero?” chiese improvvisamente turbata la rossa dietro a Kurogane.

“Indossava dei pantaloni morbidi a zampa larga, un corpetto nero e una giacchetta tailleur? E i capelli neri erano sciolti alle spalle?”.

Zampa larga? Tailleur?

“Beh… la ragazza che ho visto aveva i capelli sciolti ed era vestita di nero” rispose stupita la principessa.

Lo sguardo della rossa, prima così impassibile, lasciò trasparire la tristezza che non avrebbe voluto mostrare. Le parole della principessa le avevano riportato alla mente il ricordo più doloroso di tutta la sua vita.

“Avevo sentito parlare dell’eccezionale potere di Vedere nel Tempo della Sovrana di Clow” mormorò a voce abbastanza alta da poter essere udita da tutti. Si rivolse nuovamente a Sakura.

“La donna che hai visto… non l’ha vista nessun altro a parte te perché appartiene ad una linea temporale diversa, nel futuro”.

Aiko, che conosceva bene la grandezza del vero potere della principessa di Clow (così come lo conoscevano Fey Wong Reed e Yuuko… e Yuui) si allarmò ulteriormente.

“Ayumi? Era mia sorella? Lei porta i capelli lunghi! In difficoltà? Cosa le è successo? Dimmi cosa hai visto, ti prego!” e prese quasi a scrollare le spalle della principessa per estorcerle le informazioni, tanto che era spaventata.

“E ti pareva che non si sarebbe preoccupata per la sorte della gemella?”.

Ma Maeve non si sarebbe aspettata un atteggiamento diverso.

Per molto tempo aveva invidiato il legame tra la sua ragazza e sua sorella. Così stretto, così confidenziale… In passato, aveva spesso considerato Ayumi come un terzo incomodo nella sua relazione con Aiko, pur avendola vista solo poche volte in vita sua.

Solo quando capì che il suo rapporto con Aiko era diverso, ma di intensità quasi pari a quello che Aiko aveva con Ayumi, Maeve si era messa il cuore in pace.

Anche se avrebbe voluto avere Aiko tutta per sé, non poteva certo imporre alla sua ragazza di fare una scelta: era il modo più spiccio per farsi odiare sul serio da lei. E, fatto non proprio trascurabile, sebbene mal sopportasse il candore da perfettina e innocentina di Ayumi (così diverso dal carattere da potenziale demonio di Aiko, ed era ciò che di lei l’aveva attratta irresistibilmente) non voleva certo rischiare di attirarsi addosso le ire di Devadasi…

“A partire dai 15 anni Ayumi non porterà più i capelli lunghi oltre le spalle, ma tu li avrai fino a metà schiena.” Maeve mantenne lo sguardo fisso su Aiko, i lineamenti erano contratti in una smorfia di durezza, ma non riuscì ad impedire agli occhi di inumidirsi per le lacrime mentre aggiungeva:

“Quella che la principessa di Clow ha Visto sei tu, Aiko, all’età di diciannove anni… Il giorno della tua morte”.

 

 

FINE

 

 

 

Beh, che ne pensate? È abbastanza lungo, scorrevole e interessante il capitolo? È WTF?

Mi spiace che Kendappa non sia praticamente mai citata e pure Tomoyo si limita ad una comparsata… esigenze di copione…

Il capitolo è molto incentrato sull’amore che Maeve prova per Aiko, e la cosa a prima vista può sembrare fuori luogo e inutile, ma ritengo sia importante far capire perché Maeve ha fatto quel che ha fatto –si saprà nel prox capitolo perché l’ha fatto! XD.

Al prossimo aggiornamento gente! ^__^

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Nuova pagina 1

Ciao a tutti, o carissime lettrici che ancora non vi siete stufate di me e dei miei perversi viaggioni mentali! XD

Allora, questo capitolo… è d’obbligo un avvertimento: si tratta di un flashback dei ricordi di Maeve espressi in prima persona, la new entry di questa fic. Essendo Maeve un personaggio del futuro, tutti i riferimenti che lei dà per scontato potrebbero spiazzare un pochino ma non vi dovrebbero disorientare. Questo capitolo darà delle risposte sugli avvenimenti dell’ultimo capitolo.

Comunque ho intenzione di scrivere e pubblicare presto un canovaccio sulla vita di Aiko tra i 13 anni,  da quando comincia a lavorare ufficialmente per Watanuki, e i 19 anni, età della sua tragica dipartita. Questo omake servirà a comprendere meglio le motivazioni e le azioni di Maeve in TBT (e cosa cavolo ci fa Watanuki al posto della Strega Yuuko).

Beh… che dire. Buona lettura! E se qualcosa vi risulterà ostico, non fatevi alcuno scrupolo a chiedere nell’area commenti (no, non è una bieca manipolazione per ottenere i commenti che fanno scoppiettare di gioia il cuore di un’autrice ^___^)!

 

CAPITOLO 23

 

“Come sarebbe a dire che sei stata colpita da una maledizione all’età di tredici anni! È assurdo! E quando diavolo ti saresti decisa a dirmelo?”.

Urlavo come un’invasata, tanto ero fuori di me, e neanche riuscivo a capire esattamente per quale motivo. Rabbia, disperazione, paura? O tutto insieme?

E tu, invece, non perdevi il tuo contegno, appoggiata al muro del negozio dello Stregone, mi guardavi dritta negli occhi, eppure non avevi ancora intenzione di obiettare, né di farmi tacere in qualche modo. E infatti avevo continuato a sbraitare.

“E poi a che cavolo ti serve avere una madre e una sorella Devadasi se poi nessuna delle due ha fatto niente per aiutarti?!” e tu, ancora nulla. Ma come, ho tirato in ballo la tua famiglia e ancora non hai cercato di sbranarmi? Allora buttiamola più sul pesante.

“Per non parlare della principessa miko del tuo Regno…” mi bloccai all’istante, colta da un improvviso pensiero, e guardai furiosa Watanuki, lo Stregone “datore di lavoro” di Aiko.

“Tu lo sapevi? Sapevi fin dall’inizio che Aiko era stata maledetta al suo primo incarico presso di te, è così?” gridai irata.

Neppure l’accusa che avevo lanciato a Watanuki ti turbò, ma ti voltasti a guardare lo Stregone. Te lo stavi chiedendo anche tu?

Oppure conoscevi già la risposta?

Non sapevo più cosa pensare, avevo una tale confusione in testa che mi sembrava di impazzire!

“Sì, Maeve, lo sapevo” fu la pacata risposta di Watanuki.

Montai ancora di più su tutte le furie, incerta se la rabbia fosse dovuta alla risposta in sé oppure alla pacatezza che aveva accompagnato la risposta stessa. La pacatezza legata alla sua consapevolezza che tutto ciò che accadeva era per volontà dell’Hitzusen… Beh, ci provasse a nominare quella parola in questo momento e gli avrei aizzato contro tutti i miei Spiriti Elementali!

“E perché non l’hai mai avvertita? Perché non hai fatto nulla per toglierle la maledizione?”

“Davvero non riesci ad immaginare per quale motivo la madre e la sorella di Aiko non hanno mai fatto nulla per lei?”

“Come osi rispondere ad una domanda con un’altra domanda?” urlai furibonda per quel tono pacato dello Stregone.

“Mia madre e Ayumi non hanno potuto levarmi la maledizione perché non si sono mai accorte che l’avevo! Neppure io l’ho mai sospettato!” finalmente ti eri decisa a rispondermi. Mi avevi risposto con atteggiamento pacato. Eppure era sufficiente osservare il pallore innaturale e gli occhi cerchiati di rosso e quasi pesti perché fossi preoccupata ancora di più per te. Non riuscivo a capire come potessi esserti rassegnata al tuo destino. Non era da te. Tu combattevi, raccoglievi le sfide che i tuoi nemici – erano tanti, e lo sono stata anch’io… - ti lanciavano, e con la tua grinta le vincevi tutte, diventando un incubo per loro.

“Ma una Devadasi dovrebbe accorgersi se qualcuno è stato maledetto, no?” chiesi accigliata.

“Ma no, non è vero! Una Devadasi annulla le maledizioni. Se non sa che ce l’hai ha poco da fare!”

“Ma tua madre riesce ad annullare le maledizioni senza accorgersene!”. Non che ti fossi messa a spiattellare i tuoi affari di famiglia con noncuranza, ma il talento di Shoryuki era leggendario al punto che quelli come me stavano ben bene alla larga dal mondo di Nihon.

“Mia madre è anche Empatica, l’Empatia le permette di influenzare le maledizioni altrui a prescindere dal riconoscimento della maledizione stessa! Ma Ayumi non è una Empatica, così come io non sono una Devadasi! Abbiamo ereditato i poteri in misura diversa alla nostra nascita”.

Non mi scomposi.

“Allora perché tua madre non si è accorta che una delle sue figlie era stata maledetta? D’accordo, hai vissuto in questa dimensione da quando avevi tredici anni, ma a Nihon ci tornavi piuttosto spesso, no?”

“Mamma non mi ha tolto la maledizione perché non doveva togliermela!”.

Ti fissai basita. Non aveva senso!

“Ascoltami con attenzione, Maeve, è importante che tu capisca. Quando sei anni fa sono tornata indietro nel tempo, l’unica cosa che dovevo fare era restituire la piuma della memoria alla regina del Regno di Clow. Solo quello. In quell’occasione venni però a conoscenza dell’identità dell’autore di un delitto mai risolto che mi aveva colpito molto e non riuscii a trattenermi dal denunciarlo all’Imperatrice Amaterasu. Si trattava di Kyle. Suppongo sia stato subito dopo la denuncia che Kyle mi ha gettato la maledizione. In fondo, la vendetta è un piatto che va servito freddo… Lo sguardo pieno d’odio che mi aveva lanciato mi aveva davvero ghiacciato le ossa! Comunque il punto è questo: io non dovevo accusare Kyle di quel delitto!”.

Al solito. Si commette un delitto da qualche parte e tu, Aiko, devi sempre lasciarti coinvolgere! Sei proprio nata per fare il poliziotto…

“Ma cosa c’entra questo con tua madre?” chiesi esasperata.

“Ho provocato un Butterfly Effect, Maeve!” ed ecco che il tuo tono, mantenuto fino a quel momento controllato, esplose per la tensione.

“Ho cambiato un evento che non doveva cambiare, e l’Hitzusen mi ha punito! Mia madre non ha potuto interferire con la maledizione perché è stato deciso che io debba morire così! E non puoi sapere il sollievo che ho provato – sì, Maeve, sollievo! – nel constatare che solo il mio destino è cambiato, non quello di altre persone!”.

“Dici che non è cambiato il destino delle altre persone? E che ne sarà del destino di chi ti ama e che lascerai?”

“Non posso farci niente, Maeve! L’unica cosa che voglio è possiate essere in grado di andare avanti anche se io resterò indietro”.

Soppesai le tue parole.

“Tu puoi tornare indietro”.

“No, non posso”.

“Tu hai quello” feci un cenno al tatuaggio sul dorso della tua mano destra. Da quando avevi cominciato a frequentare il liceo l’avevi reso invisibile a chiunque non avesse almeno un barlume di forza magica. Il regolamento scolastico vietava tatuaggi o piercing, ma il tatuaggio fungeva da distintivo per quelli come me. Un simbolo che faceva gola a tutti i criminali magici che venivano a conoscenza del reale potere che ti conferiva, l’attraversare le Dimensioni Temporali.. E che li terrorizzava allo stesso tempo, in quanto se colei che portava quel simbolo ti fosse venuto a cercare lo avrebbe fatto solo per punirti. E nove volte su dieci ci sarebbe riuscita..

“E allora?” facevi ancora la gnorri, ma sapevi bene dove volevo arrivare.

“Allora torna indietro e ferma Kyle prima che ti lanci la maledizione! Oppure ammazzalo subito dopo: una volta morto colui che ti ha maledetto anche la maledizione si dissolverà”.

Questa volta fosti tu a perdere le staffe.

“Dimmi un po’, Maeve, sei davvero cretina oppure ti piace solo sembrarlo? Ho modificato i piani dell’Hitzusen senza averlo premeditato, e per questo pagherò con la vita! Ti ho già spiegato cosa potrei perdere se andassi indietro nel tempo con la precisa volontà di cambiare gli eventi per tornaconto personale! Per non parlare dell’enormità dei Butterfly Effects che sarei in grado di commettere!”.

“Ma tu sei andata nel passato per salvare la vita della Regina di Clow e il tuo mondo! Quello era un atto premeditato!”

“Mi era stato concesso! Rimuovere la piuma dal mio mondo era un atto che andava fatto: quello era il termine del contratto che andava ancora onorato. Il fatto che io desiderassi rimuovere la piuma era del tutto ininfluente! Capisci la differenza, Maeve?”.

Certo che l’avevo capita.

Ma solo perché avevo compreso la situazione dovevo rassegnarmi a perderti per sempre?

Ma tu ricordi chi sono, Aiko?

Mi lasciai scappare una risatina nervosa.

“E così, dopo averti messa in guardia da me in più occasioni, sarà proprio la tua sorellina a lasciarti morire, soltanto perché non si è accorta che stavi da sei anni con un piede nella fossa”.

La pacatezza venne presto sostituita dall’ira, e mi lanciasti un’occhiata inceneritrice.

“Non ti azzardare ad accusare mia sorella! Lei non ha alcuna colpa… se proprio deve esserci un colpevole quella sono solo io. Se provi ad insinuarle il dubbio che avrebbe potuto salvarmi ma non l’ha fatto ti ucciderò!”.

“Non c’è alcun bisogno che le dica niente”.

Ayumi si convincerà di avere colpa anche senza che io le dica nulla.

Mi accasciai all’improvviso sulla sedia, improvvisamente svuotata di qualunque energia, ed infischiandomene bellamente di irritarti col mio atteggiamento, scoppiai in lacrime.

Come potevi pretendere che mi rassegnassi a perderti, dopo tutto ciò che avevi fatto per me? Dopo avermi fatto capire che potevo guardare al futuro con serenità, mi avresti lasciato a viverlo da sola…

Stranamente, non ti dimostrasti affatto irritata dalle mie lacrime. Ti avvicinasti e ti chinasti all’altezza del mio viso. Ora mi accarezzavi teneramente i riccioli, cosa che non facevi mai in presenza d’altre persone, ma solo nei momenti d’intimità, quando il mondo si riduceva alle quattro mura della nostra camera da letto.

“Sai bene che non mi piace vederti piangere… quindi smetti subito” mi dicesti con tono consolatorio.

Tu che consolavi me…

Si poteva negare un ultimo desiderio ad un condannato a morte? Per quanto desiderassi sfogare la frustrazione inzuppandoti ben bene la maglietta, cercai di trattenere le lacrime.

“Maeve, nulla al momento mi renderebbe più felice che vederti sorridere e sentirti suonare il violoncello al concerto di sabato prossimo. Hai studiato così tanto per prepararti meglio al tuo debutto in un’orchestra!”.

… Ma cosa diavolo mi importava di quel concerto? Certo, lo avevo aspettato e mi ero preparata per esso da quasi un anno, ma le priorità erano un tantino cambiate!

Non te lo dissi, preferendo piuttosto sfoggiare un tiepido sorriso per farti contenta.

“Hai già pensato a cosa indosserai per il concerto?” mi chiedesti, sfoggiando un tono ultra leggero.

“Beh, no!” risposi, costernata dal cambiamento di argomento improvviso.

“E che diavolo aspetti a deciderti? Andiamo a cercare qualcosa di bello!” esclamasti sollevandomi di peso dalla sedia, mentre il sorriso ti si allargava in volto.

“Aiko… mi stai chiedendo di… fare shopping?!” piuttosto che esser trascinata a negozi, avresti piuttosto affrontato il giudice Yue di nuovo… e ora me lo stavi proponendo TU!

E infatti il tuo sorriso si congelò per due secondi buoni prima di ripigliarsi.

“Direi che ci tocca, mica possiamo presentarci in teatro in jeans e maglietta, giusto?” poi ti rivolgesti a Watanuki, senza perdere il tono leggero, quasi allegro.

“Kimihiro… me li lasci un paio di giorni di ferie, vero? Mi devi un sacco di straordinari non pagati, perfido occhialuto!”.

“Puoi prenderti tutti i giorni che vuoi Aiko” rispose lo Stregone con un sorriso triste.

“Ti prendo in parola allora! Quindi me ne starò in vacanza fino a domenica. Tornerò in negozio lunedì!”.

Senza aspettare risposta dal datore di lavoro mi prendesti con decisione il polso e mi trascinasti di peso all’esterno del negozio esclamando: “Come on Maeve! I centri commerciali ci aspettano”!

In quel momento sarei stata pronta a scommettere che stavi facendo appello a tutto il tuo coraggio per darmi l’impressione di essere contenta per una cosa che avresti evitato come la peste. Avessi dovuto pensare solo a te stessa, saresti venuta davvero al concerto con jeans e maglietta. Ma c’ero anch’io.

Avrei davvero voluto credere alle tue ostentazioni di falsa allegria.

Tuttavia non mi era certo sfuggito che avevi notato l’espressione di Watanuki mentre ci allontanavamo dal negozio. L’espressione dello Stregone si era infatti ulteriormente incupita dalla tristezza quando gli avevi detto che avresti ripreso a lavorare lunedì prossimo.

Forse perché tu non ci sarai più lunedì prossimo…?

 

****

Mi avevi detto che potevo andare tranquillamente alle ultime prove prima del concerto che si sarebbe tenuto quella sera. Sarebbe passato Jima a prenderti.

Abbiamo suonato tutta la prima parte del repertorio, ma di te neanche l’ombra.

Così, durante la pausa, non potei fare a meno di torcermi le mani per la preoccupazione, e a nulla potevano servirmi le rassicurazioni della mia collega, anche lei violoncellista e moglie di Jima, che stava aspettando suo marito assieme a me. Aveva imparato a non essere eccessivamente preoccupata se il marito tardava troppo, cosa che poteva accadere se sei sposata con un commissario di polizia.

Ma io avevo tutte le ragioni per preoccuparmi per te: in questi ultimi giorni la tua salute si era fatta sempre più precaria. La scorsa notte l’avevi passata insonne…

“Maeve”. Io e la mia collega ci voltammo di scatto e mi trovai faccia a faccia con Jima. Aveva un’espressione turbata. E tu non c’eri. Avevo un orribile presentimento.

“Dov’è Aiko?” chiesi, avvertendo un’improvvisa secchezza in bocca.

“È tornata a Nihon. Quando sono passato a prenderla al negozio lo Stregone mi ha detto che sua sorella l’aveva contattata per qualcosa che aveva a che fare con Kyle. Ha detto anche che non sarebbe tornata”.

Non mi presi nemmeno la briga di rispondere.

Piantai in asso il concerto, ignorando i richiami degli altri musicisti, e corsi il più velocemente possibile al negozio. A quel punto del concerto non me ne poteva fregar di meno!

Tutti i miei pensieri erano rivolti a te, Aiko.

Appena attraversai il kekkai che fungeva da ingresso del negozio di desideri gridai il nome dello Stregone, ma vidi subito che era già sulla soglia ad attendermi.

Non mi persi in preamboli.

“È morta?”

“Maeve… Mi dispiace”.

Un grido strappato all’istinto primitivo si fece strada in modo straziante verso la mia gola, eppure non lo lasciai emergere. Mi mostrai apparentemente impassibile.

Entrai nel negozio e mi diressi senza indugio verso il mobile che sapevo.

Aprii il cassetto e impugnai la mia pistola. Non mi voltai nemmeno verso Watanuki che mi stava parlando; preferivo controllare che la pistola fosse carica.

“Avevi promesso che non avresti ucciso mai più”.

“Lo avevo promesso ad Aiko. Ma ora lei non c’è più”.

“La sua scomparsa non cancella il giuramento”.

“Io uccidevo per vendetta, Watanuki, e tu lo sai. Ho giurato di non farlo mai più, e così sarà”.

“Tu ucciderai ancora”. Avrei dovuto immaginarlo: lo Stregone sapeva bene cosa avevo intenzione di fare.

“Se un cane rabbioso uccide un mio parente e io uccido il cane potresti pensare che l’abbia fatto solo per vendetta?”. Non attesi la sua risposta, e finalmente alzai la testa e lo fissai.

“Prendi da me il pagamento che ritieni più opportuno, Watanuki. Ti chiedo in cambio la possibilità di raggiungere Nihon.”

Lo Stregone mi fissò per qualche istante prima di rispondere.

“Esaudirò il tuo desiderio. Come pagamento, mi darai quel tesoro che hai il dovere di custodire.”

Trasalii. Era chiaro che lo Watanuki si stava riferendo al Graal. È compito di tutte le sacerdotesse di Avalon custodire i Simboli Sacri a costo della vita. Pur avendo rinnegato i miei voti, pur essendo indegna di assolvere a questo onere e onore, avevo preferito continuare a proteggerlo piuttosto che correre il rischio che cadesse in mani malvagie.

“Tu devi proteggere quel tesoro a costo della tua vita. Tuttavia, dopo la tua partenza la tua vita potrebbe esser messa a repentaglio. Se lascerai il Graal nel negozio, ti garantisco che sarà al sicuro.”

“Mi fido delle tue parole. Avrai ciò che mi hai chiesto. Ora mandami dov’è la mia Aiko.”

 

 

*** Fine

 

 

 

Ok, se alla fine il Graal e Avalon vi ha fatto esclamare WTF…! PERDONATEMI!!!! XD

Ebbene, nella mia mente malata, Maeve è nientemeno che una sacerdotessa di Avalon con licenza di uccidere… ^^’

 

Ci sentiamo alla prossima, gente! ^O^

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Capitolo 25
*** CAPITOLO 24 ***


Nuova pagina 1

Et voilà, ecco il nuovo aggiornamento di TBT. ^O^

Con questo capitolo termina il ricordo flashback di Maeve, e dal prossimo torneremo nel presente, dove un bel po’ di nodi verranno finalmente al pettine.

Spero che vi piaccia! Buona lettura!

Ah, sì, che tonta! Prima di cominciare volevo rispondere al commento Moe. Eh no, Dita non è la moglie di Jima, è sua madre… non scherzo XD! Tutto si chiarirà quando pubblicherò il canovaccio con la storia di Aiko. Ancora non so quando riuscirò a pubblicarlo ma spero presto, molto presto! E MYSTOFTHESTARS: GRAZIE GRAZIE GRAZIE per il tuo sempre eccellente lavoro di beta! <3

 

 

CAPITOLO 24

 

La prima cosa che percepii al mio arrivo a Nihon non fu un colore, un profumo o una forma particolare.

Fu un pianto.

Per qualche secondo pensai che fosse solo una illusione provocata dalla mia mente: per quanto i miei occhi fossero asciutti, dentro di me scorrevano fiumi di lacrime.

A Nihon era sera inoltrata, proprio come in Giappone*, ma la scarsa visibilità era data soprattutto dalla pioggia che cadeva fitta. Con una stretta al cuore pensai che anche il cielo stava piangendo.

Tuttavia i lamenti avevano una voce umana.

Diressi il mio sguardo verso la fonte di quel pianto.

Per un felice momento pensai che lo Stregone si fosse clamorosamente sbagliato. A pochi metri di distanza da me, vicino ad un laghetto, c’era Aiko, stava piangendo ma era viva.

Poi la razionalità prese il sopravvento, e il dolore divenne ancor più acuto per la delusione.

La ragazza in lacrime aveva i capelli lisci, lunghi appena fino alle spalle, elaborati nella strana acconciatura delle sacerdotesse di questo Paese. Nulla a che vedere con la zazzera disordinata che Aiko portava fino a metà schiena.

Riconobbi quindi Ayumi, vestita con abiti tradizionali di Nihon. Anche lei si era accorta della mia presenza e mi guardava con disperazione.

Quante volte avevo visto quell’espressione, nei volti delle piccole sopravissute alla strage compiuta ad Avalon? Quante volte l’avevo visto nel volto riflesso nello specchio...

Non provavo alcuna simpatia per la sorella di Aiko, eppure l‘espressione di Ayumi mi aveva lacerato ancora di più il cuore. Forse non tolleravo che il dolore solcasse un volto così uguale a quello di Aiko… Più probabilmente, sapevo che stava soffrendo per la stessa ragione per cui stavo soffrendo io.

Ayumi teneva Aiko stretta tra le braccia. Era immobile e fradicia. E pallida. Troppo immobile e troppo pallida….

Mi avvicinai con cautela, pur mantenendo una certa distanza dalle due ragazze.

“Aiko era tornata per uccidere Kyle” mi disse Ayumi  con voce tremante.

“Mi aveva chiesto di avvertirla quando Kyle si fosse fatto vedere al castello, e così ho fatto”.

“Non è riuscita ad ucciderlo?” presi mentalmente nota che, se così fosse stato, allora avrei avuto la premura di farlo sparire dalla faccia della terra.

“Certo che ci è riuscita, non dire stupidaggini!” a dispetto del dolore, il tono di Ayumi era stata attraversato da una nota di scandalo per la mia insinuazione, come a voler sottolineare che sua sorella era davvero molto abile nei combattimenti, che richiedessero o meno l’uso della magia.

“Però…” trasse un profondo respiro, reso frammentato dal tormento.

“Dopo averlo ucciso, Aiko aveva cominciato a stare male, anche se aveva cercato di minimizzare… Mentre lo zio Tasuki si stava liberando del corpo di Kyle, ha cercato di andarsene, ma l’ho trattenuta… ho capito subito che mi stava nascondendo qualcosa di grave… ha cercato di raggiungere il laghetto, ma barcollava vistosamente… poi ha perduto i sensi e ci è caduta dentro…quando mi sono precipitata a tirarla fuori ho visto che era… era…” la voce le venne meno, incapace di pronunciare quella parola che non volevo sentire nemmeno io.

Il respiro le divenne più affannoso e riprese a piangere più forte.

“Cosa è successo? Come è potuto succedere?” mi chiese con voce più alta. Potevo comprendere bene la sua confusione, lei era rimasta all’oscuro di tutto.

Me la presi egoisticamente con Aiko: mi aveva lasciato l’ingrato compito di dare delle spiegazioni.

Ma quali parole avrei dovuto usare per spiegare una situazione di cui ancora non riuscivo a capacitarmene, pur avendo avuto quasi una settimana per riflettere?

“Aiko ha pagato con la sua vita i passi falsi commessi in passato.”. Bell’incipit. Complimenti, Maeve. Ma quando mai mi sono uscite come si deve delle parole con tatto?

“Ma cosa diavolo stai dicendo?” beh, dovevo aspettarmela una reazione di Ayumi così sbigottita.

Cercai le parole per farle capire meglio il quadro della situazione.

“L’evasione di Kyle… fu soltanto grazie ad un aiuto dall’esterno che venne attuata. Puoi immaginare quanti nemici possa essersi fatta Aiko, dato il lavoro che svolgeva…”

“Certo che lo immagino” mi interruppe Ayumi con amarezza “tu sei stata un pericolo non indifferente per mia sorella”.

Decisi di ignorare quel commento caustico. Non potevo non darle ragione, in un certo senso.

Con un sospiro, proseguii come se non fossi stata interrotta.

“I nemici di Aiko furono ben felici di restituire a Kyle la libertà, quando vennero a sapere della grande opportunità che quel verme aveva di uccidere Aiko, terminando il lavoro cominciato ben 41 anni fa**”.

“Quale lavoro? 41 anni fa?!” esclamò la miko sgomenta.

“Suppongo che qualcuno avrà notato che Kyle è invecchiato molto lentamente in questi decenni. Non vi è sembrato strano che, invece di indebolirsi per la vecchiaia e il regime carcerario, fosse comunque in salute?” replicai, aggrottando le ciglia.

“Ma chiunque possieda la magia è più longevo di chi non la possiede.” protestò intontita Ayumi.

“Chi possiede la magia bianca in abbondanza invecchia più lentamente di un comune essere umano, ma è un processo del tutto naturale.” ribattei paziente “Vostro padre ne è un esempio lampante, così come lo è la vostra principessa miko, Tomoyo.” nel pronunciare il nome della miko lasciai trasparire il profondo rispetto che provavo per lei. Pur essendo sacerdotessa, e pur detestando le sacerdotesse, nutrivo una stima profonda per la principessa miko di Nihon.

“Chi pratica l’arte della magia nera, come Kyle, non ha che un solo modo per ottenere il medesimo risultato!”.

Il volto di Ayumi si stravolse per l’orrore mentre acquistava improvvisamente consapevolezza.

“Tramite una maledizione!”.

“Esattamente.”

“Ma come…? Quando…?” replicò incredula.

“Ricordi il viaggio temporale che Aiko aveva fatto 6 anni fa?”.

“Come potrei dimenticarlo? Ero io a guidarla nei suoi spostamenti”.

“Certo. Ma lei fece più di quanto le era stato concesso di fare. Sai che Kyle venne condannato al carcere a vita grazie ad una soffiata di tua sorella. In quell’occasione le ha inflitto una maledizione a lungo termine. Posso solo avanzare delle ipotesi, ma Watanuki ritiene siano più che plausibili. Quella maledizione era una forma particolare di parassitismo. Per anni Kyle ha sottratto la forza vitale di Aiko in piccole dosi, perché lei non potesse accorgersene. Solo nell’ultimo periodo Aiko ha cominciato ad essere sempre più debole e ammalata. Tuttavia era ormai troppo tardi per intervenire: la sua forza vitale era troppo compromessa per poterle salvare la vita.”

“Ma ora Kyle è morto! Perché è morta anche mia sorella?!”.

“Tu sei una Devadasi. Davvero non sai cosa è successo?”.

“Ma ti pare che sia una cosa così frequente avere a che fare con delle maledizioni a Nihon?!” mi fece notare con voce stridula.

“Una maledizione-parassita opera in un solo modo alla morte di colui che l’ha creata: trascina nella morte anche la sua vittima. Solo così anche la maledizione cessa di esistere.”

“Vedo che sei ben informata sull’argomento.” replicò con voce spenta.

“Me l’ha spiegato Watanuki. Le maledizioni che una sacerdotessa di Avalon può gettare sono terribili, ma mai così subdole e disgustose”.

“Non può essere andata davvero come dici…” replicò scuotendo la testa.

“Sono una Devadasi… avrei dovuto accorgermi che era maledetta… avrei potuto liberarla!” esclamò infine con tono angosciato.

“Nessuno poteva accorgersi di una cosa del genere, nemmeno Aiko lo ha mai sospettato!”.

“Da quanto tempo lo aveva scoperto?”.

“… Una settimana”.

“E perché non mi ha detto nulla? Perché non ne ha parlato con nostra madre?”.

“Aveva detto che era il suo destino. Non guardarmi così, Ayumi! Anch’io l’ho scoperto per caso,voleva tenere all’oscuro anche me! Ho tentato di convincerla a parlare con voi ma non ha voluto saperne!”.

“Non può finire così!” esclamò quasi urlando. Mi sembrava incredibile che nessuno, dal castello, avesse sentito o fosse accorso per vedere cosa succedeva.

Ayumi continuò a parlare. Aveva abbassato la voce, tant’è che, sotto lo scrosciare continuo della pioggia, si sentiva appena. Teneva ora lo sguardo fisso sul volto di Aiko.

“Non può lasciarmi così… non adesso, non in questo modo.” le accarezzò teneramente una guancia. “Perché io devo vivere e tu no? Solo perché non ho potuto salvarti?”.

Ci avrei giurato che l’avrebbe fatto! Si stava addossando la colpa per la morte della sorella, e questo non doveva accadere. Aiko non avrebbe voluto.

“Aiko non ha mai pensato che fosse colpa tua!”.

“Ma lo è! A cosa diavolo mi serve il potere della Devadasi se con esso non ho neppure potuto salvare mia sorella?”.

Non sapendo cosa rispondere, preferii tacere. Ad essere onesta, me l’ero chiesto svariate volte, nel corso della settimana.

“Però…” notai che l’espressione e il tono della voce di Ayumi si erano in parte rasserenate.

“Potrei rimediare alla mia mancanza” mormorò volgendo lo sguardo alla sua sinistra.

Guardai anch’io nella stessa direzione, curiosa di sapere cosa aveva catturato l’attenzione della miko.

Una farfalla nera stava svolazzando in cerchio, confusa. Capii subito che non si trattava di una farfalla reale, eppure mi sembrava decisamente familiare.

Puntai di scatto l’attenzione verso Aiko, in particolare verso il dorso della sua mano destra che giaceva sul terreno. Non vi era alcuna traccia del tatuaggio magico.

Ma certo. Un potere acquisito non cessava di esistere alla morte di colei che l’aveva posseduto, come succedeva invece per la magia con la quale si nasceva e che era quindi parte di te.

Quella farfalla voleva tornare nel negozio dei desideri, eppure sembrava esitare ad allontanarsi dalla sua affittuaria.

Ayumi lasciò scivolare delicatamente il corpo di Aiko sul prato mentre si alzava e si protendeva per catturare la farfalla che volteggiava placidamente vicino a lei.

“Non faccio niente di male…farò attenzione a non provocare incidenti… varrà la pena correre il rischio, pur di riavere indietro la mia sorellina…”.

Come potevo non trovarmi d’accordo con le intenzioni, evidentissime, di Ayumi? Anch’io rivolevo indietro Aiko disperatamente.

Eppure mi lasciai cogliere da una improvvisa tensione. Mi esplosero nella mente le parole di Aiko:

“Dimmi un po’, Maeve, sei davvero cretina oppure ti piace solo sembrarlo? Ho modificato i piani dell’Hitzusen senza averlo premeditato, e per questo pagherò con la vita! Ti ho già spiegato cosa potrei perdere se andassi indietro nel tempo con la precisa volontà di cambiare gli eventi per tornaconto personale! Per non parlare dell’enormità dei Butterfly Effects che sarei in grado di commettere!”.

Ayumi non avrebbe corso dei rischi. Peggio. Molto peggio.

Forse Ayumi lo ignorava? Che ne fosse consapevole o meno, non sembrava intenzionata a fermarsi.

Non ebbi nemmeno coscienza delle mie azioni. Io volevo davvero che Ayumi andasse a riprendere Aiko, davvero. Che affrontasse pure i rischi! Cosa diavolo mi importava di lei, in fondo?

Eppure agii per ottenere esattamente l’opposto.

Evocai l’Ondina***, lo Spirito Elementale dell’acqua, affinché ponesse la sua forza magica al mio volere. Con tutta la pioggia che stava cadendo, la mia fu una scelta quasi obbligata.

Solo le sacerdotesse di Avalon del rango più alto erano in grado di piegare alla loro volontà gli Spiriti Elementali, che risultavano invisibili ad occhi umani.

Le gocce di pioggia che cadevano attorno alla farfalla divennero così fitte da inglobarla in una bolla, cosicché la mano di Ayumi si trovò a scontrarsi ad uno scudo invalicabile. La farfalla prese allora ad agitarsi furiosamente contro le pareti trasparenti della bolla ma venne inesorabilmente trascinata al mio cospetto.

“Nooo! Restituiscimela, ne ho bisogno!” urlò Ayumi disperata. Non era in grado di muoversi: l’Ondina la tratteneva attraverso l’acqua che le era piovuta addosso fino a quel momento.

“Non userai il potere di questa farfalla” dissi con lentezza “Io te lo impedirò.”

“Ma anche tu vuoi riavere indietro Aiko!” protestò di rimando “O forse no?” chiese con voce sospettosa.

Oh, Ayumi, sei sempre così prevenuta nei miei confronti… bene, avrei usato la cosa a mia favore.

“Il potere di attraversare le Dimensioni Temporali è nelle mie mani… hai idea di quanti hanno bramato di possedere un simile potere?”.

“Tu!” gridò scandalizzata dalla mia apparente sfrontatezza. “Aiko ha rischiato ben più della vita per te, e tu la ripaghi in questo modo? Aveva giurato e spergiurato che tu eri cambiata, invece sei rimasta la criminale che eri!”.

Feci spallucce, abbozzando un sorrisino insolente.

“Beh, si vede che so praticare bene l’arte dell’inganno, non credi?”.

Alle mie parole, Aiko rispose con una espressione dapprima incredula, poi furiosa. Prese quindi a dimenarsi nella morsa dell’Ondina, gridando, con mia sorpresa:

“Ammazzala! Yusuke, ammazza quella stronza!”.

Non feci in tempo a stupirmi per il suo linguaggio scurrile, così lontano dal modo d’essere di Ayumi (ma decisamente appropriato a quello di Aiko) che mi ritrovai colta di sorpresa dalla lama di una spada puntata alla mia gola. A quanto pare, non mi ero accorta del sopraggiungere di qualcuno alle mie spalle…

“Yusuke” replicai con naturalezza “Ti sembra carino avvicinarsi di soppiatto come un ninja?” e sorrisi per la battutina cretina.

“Libera Ayumi ADESSO!”. Che cavalier servente senza un briciolo di senso dell’umorismo.

Imposi all’Ondina, con un comando mentale, di liberare la miko. Questa non perse tempo a scagliarsi contro di me come una furia. Che volesse colpirmi oppure sottrarmi la bolla con la farfalla magica, era meglio se mi sottraevo alla svelta dalle sue grinfie, altrimenti mi avrebbe cavato gli occhi senza tanti pentimenti.

Yusuke pensò bene di trattenere Ayumi, in preda ad un evidente attacco isterico.

Indietreggiai. La situazione sembrava ormai sul punto di degenerare.

Continuando a trattenere la cugina che urlava sempre di più (e finalmente potevo sentire i primi rumori di gente che, dal castello, aveva sentito il trambusto), Yusuke mi rivolse la parola.

“Non ho idea di cosa ti passi per la testa, Maeve, ma Aiko si fidava di te. Mia cugina non concedeva mai la sua fiducia facilmente. Se te l’ha accordata, vuol dire che te la meritavi”.

Belle parole. Che carino, non me l’aspettavo.

“Però…” continuò, fissandomi con occhi di fuoco “ringrazia i tuoi dei che devo occuparmi di Ayumi, adesso, altrimenti ti avrei già ammazzata!”. Ah, ecco. Adesso mi sembrava più normale.

A quel punto non c’era più nulla che io potessi dire o fare, a Nihon. Mi concessi un ultimo sguardo verso il mio amore, poi provvidi a trasferirmi dove desideravo essere trasferita.

Lo Stregone mi aveva garantito un unico viaggio di sola andata per Nihon. E io non possedevo il potere di attraversare le Dimensioni. Come riuscii allora a lasciare Nihon?

Semplicemente, avevo tra le mani il lasciapassare che mi avrebbe portato dall’unica persona con cui volevo stare per sempre. La mia Aiko.

 

FINE!

 

 

*La Dimensione dove si trova il negozio di desideri è il Giappone, lo dice Yuuko nel primo numero di TRC, edizione italiana.

 

** Facciamo un po’ di matematica!! XDDDD

Nel tempo presente, il gruppo di TRC è giovane e alla ricerca delle piume della memoria.

Tra 20 anni vivrà a Nihon una diciassettenne di nome Shoryuki (ma poveretta, me l’hai ammazzata! N.d.Tutti.  Replica: ne siete sicuri? Eh eh eh…).

Tra 35 anni ((20 + 15) vivrà a Nihon una tredicenne di nome Aiko.

Tra 41 anni (20 +15 +6) Aiko avrà 19 anni, età che ha nel flashback di Maeve (13 anni + 6 = 19 anni).

Altra sottolineatura che volevo fare era sull’età di Yuui. Alcune lettrici mi avevano fatto notare l’enorme differenza d’età che esiste tra il mago e Shoryuki, ben più di 20 anni, ed avevano espresso perplessità nel saperli uniti in matrimonio (non c’entra niente l’età, vi rifiutate di accettare l’esistenza di coppia che non sia il KuroFay! Ammettetelo!!! XD).

 Se non ho capito male (ma tanto tra un mese avremo l’edizione italiana e lo capirò una volta per tutte) Yuui è più anziano di Kurogane ma la magia che possiede lo fa sembrare più giovane. Che l’effetto sia una pura illusione sull’aspetto fisico oppure una diversa influenza sul metabolismo umano (magari si tratta invece di un effettivo rallentamento dato dal diverso scorrere del tempo nelle diverse Dimensioni, per cui lo scorrere di un anno a Celes o a Valeria è più lento rispetto ad un anno di Nihon o altrove) non ci sarà mai dato di saperlo.

In questa ff ho ipotizzato che la magia rallentasse l’invecchiamento di maghi e sacerdotesse (in fondo potremmo definirle “streghe” nel senso buono del termine). In questo modo, con il passare degli anni, mentre Kurogane invecchia normalmente (ma sa tenersi molto bene in forma, si dice che i giapponesi invecchiano bene e che in Giappone sono molto rare le malattie tipiche dell’anziano come arteriosclerosi o demenze senili grazie alla loro alimentazione ricca di pesce… capito Fay? Il sushi fa bene!!!) Yuui, pur non avendo più un aspetto da ragazzo ma da uomo, si avvicinerà all’età della moglie. Ok, si tratta sempre di apparenza, però mi piace pensare che avrà sempre il cervello di un idiota e dovrà portare Shoryuki i pantaloni… forse…) XD.

*** NON mi sono ispirata ai Pokemon! Piuttosto, presi l’ispirazione dalla Tempesta di Shakespeare. Il protagonista, Prospero, era, oltre che il Duca di Milano, anche uno studioso di magia. La magia, in quest’opera, non era intesa come la capacità di dominare gli elementi della natura, ma era la capacità di imporre la propria volontà agli Spiriti che potevano dominare gli elementi della natura. Prospero, con la sua magia, era diventato il padrone di Ariel, lo Spirito capo degli Spiriti minori. Comunque, molti romanzi fantasy  mostrano la magia come mezzo per invocare gli Spiriti della natura o dei piani astrali.

 

 

Uff Uff Uff...

 

 MA QUANTO L’HO FATTO LUNGO STO COMMENTO FINALE!?            XD

Beh, dai, mostrate il gradimento o meno dei miei sforzi con un commentino piccolo piccolo. Please!

  E se sta Maeve vi ha stufato, dont’t worry, nel prossimo capitolo torneremo nel tempo presente!

  Grazie ancora a voi tutte che continuate a seguire questa storia! ^O^

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Nuova pagina 1

NOTE DELL’AUTRICE

Ehm…oh mamma…. Com’è che sono già passati tre mesi e mezzo dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo!?

Che dire, il tempo è proprio volato! ^^’

Ma come dice il vecchio proverbio, meglio tardi che mai! Spero che il capitolo vi piaccia, così almeno in parte avrò fatto ammenda per il tremendo ritardo! XD

E thank you, MystOfTheStars, per il lavoro di betatura!

Buona lettura e al prossimo aggiornamentooooo! (che, giuro, arriverà più rapidamente di quanto ha fatto quest’ultimo!)

 

CAPITOLO 25

 

“Beh, dai, in fondo non ho detto nulla di male!”.

Sì, Maeve ne era davvero convinta. In fondo, cosa poteva accadere di male ad Aiko nel venire a conoscenza di quel dettaglio sul suo futuro, dato che, con la morte di Kyle, non si sarebbe mai più potuto realizzare?

Rivelare un evento del futuro è tabù. Qualora venisse violato, coloro che hanno la possibilità di conoscere tali informazioni su se stessi o sulle persone a loro vicine dai viaggiatori temporali possono paradossalmente finire con l’impedirne la realizzazione: se si tratta di un evento futuro  negativo, costoro avrebbero impiegato tutte le loro forze per scongiurare tale fato. Se tale evento fosse stato, al contrario, positivo, avrebbero potuto lasciarselo sfuggire dalle mani, cullati dal trionfante pensiero “tanto so che succederà”, ignorando fatalmente che è solo dagli sforzi e dai progetti creati nel presente che si possono plasmare le conseguenze nel futuro.

L’unica concessione che il tabù permette al viaggiatore temporale consiste nel rivelare ciò che sarebbe potuto accadere nel futuro, ma che con la manipolazione diretta del viaggiatore, non si sarebbe mai più potuto verificare.

“Ridicolo preoccuparsi di rispettare un tabù del genere”, pensò la rossa con birichina ironia. Avendo intrapreso quel breve viaggio (breve perché durato effettivamente una manciata di minuti, malgrado avesse coperto un viaggio di decenni) con l’unico scopo di cambiare un evento del passato per un motivo personale, egoista, Maeve aveva appena violato il più importante dei tabù.

Eppure, osservando l’espressione sbigottita di Aiko (nonché di tutti i presenti) per quella frase così perentoria sulla sua morte prematura, si disse che no, proprio non le importava un accidente delle conseguenze che lei – e non Ayumi – avrebbe dovuto sopportare per tale violazione, se la contropartita era sapere che la luce avrebbe continuato a brillare negli occhi della suo vero e unico amore.

“Ma… tu…” cominciò a parlare Aiko dopo un lungo silenzio (lungo quanto bastava per narrare il flashback di Maeve! :P ) , gli occhi spalancati ma la voce ancora incapace di uscire normalmente.

“Come faccio a sapere tutto questo? Beh, è semplice…” finalmente la rossa portò avanti la mano sinistra, fino a quel momento nascosta dietro la schiena; la farfalla magica non aveva mai smesso di dibattersi contro la bolla d’acqua, che fluttuava placidamente sospesa sul il palmo della ragazza.

Un sussulto della ragazzina rivelò che aveva riconosciuto, in quella farfalla vivente, il disegno stilizzato che copriva parte del dorso della sua mano destra.

“…mi sei semplicemente capitata tra i piedi. Tutto qui.” concluse Maeve. L’espressione era  tornata ad essere indecifrabile, il tono quasi indifferente, dopo aver vacillato un poco al ricordo della morte di Aiko. Doveva farlo. Non voleva che la ragazzina si interrogasse sul perché si trovava lì, sul perché aveva fatto quel che aveva fatto. Non voleva farle capire niente di ciò che era realmente successo, così Aiko non avrebbe nutrito delle aspettative inutili, e non avrebbe sofferto a causa sua, una volta raggiunta la consapevolezza su ciò che Maeve aveva appena fatto…

“Quello…è mio?” pigolò titubante la Aiko, accennando alla farfalla.

“Sì”.

“Dunque anche tu vieni dal futuro?!”.

La rossa fece spallucce. Le sembrava inutile rispondere ad una domanda la cui risposta era così ovvia.

“Come sarebbe a dire che la ragazzina morirà a 19 anni? Sei forse coinvolta anche tu?”.

Il ninja, ancora bloccato dall’incantesimo lanciato dalla ragazza, era l’unico, oltre ad Aiko e a Tomoyo, ad essere al corrente dell’esistenza di persone, a Nihon, in grado di viaggiare nel tempo. Osservando nelle mani dell’assassina di Kyle il mezzo usato da Aiko per trasportarsi nelle diverse Dimensioni Temporali (e ricordando il rischio che la ragazzina aveva corso col clone di Shaoran), provò una naturale sensazione di allarme, suscitato dal sospetto che potesse essere stata proprio la rossa la responsabile dell’omicidio della Aiko diciannovenne.

“Tranquillo, nonnetto, io non c’entro nulla!” Maeve sorrise impercettibilmente nel vedere l’indignazione sul volto di Kurogane. Aveva capito subito che si trattava del nonno di Aiko: il modo di reagire davanti ad una minaccia era quasi uguale. L’espressione del volto corrucciato poi! U-gua-le!

Era sicura che il ninja non avrebbe mai capito, da quel nonnetto, che si stava riferendo ad una parentela reale, men che meno con Aiko.

“Il responsabile è quel rifiuto umano lì a terra, le aveva lanciato una maledizione che non le ha lasciato alcuno scampo” rispose a beneficio di Kurogane, lanciando un’occhiataccia a Kyle.

“Quanto a me, beh, quella spazzatura ha ammazzato un po’ troppa gente, compresa la mia ragazza, ovvio che alla fine mi venisse voglia di ammazzarlo, no?” aggiunse, tanto per esser certa che non si facessero collegamenti tra Aiko e la sua ragazza.

“Un momento…” Aiko attirò nuovamente l’attenzione di Maeve. “Tu sei giunta indietro nel tempo per uccidere l’assassino della tua ragazza?”.

La rossa fece di nuovo spallucce. “Beh, sì”.

“Quindi la tua ragazza vivrà”.

Ancora spallucce.

“Ma sei deficiente?!” esclamò, in bilico tra il perplesso e lo scandalizzato.

“Me lo chiede un po’ troppo spesso, ultimamente” pensò lievemente divertita Maeve, rischiando di abbandonarsi a ricordi decisamente più allegri.

“Con la mia farfalla lo vai a fare?!”.

“E che palle, mica sono venuta nel passato per prendermi parole!”.

“E che dovevo fare? Solo a te è stato concesso questo potere! Se non lo rubavo io,  me l’avrebbe soffiato tua sorella, e addio per sempre alla  mia ragazza!”.

“Lieve tremolìo ai lati della bocca. Ahi ahi, Aiko, cominci ad agitarti…” e, cosa non poi così sorprendente, la rossa notò un lieve sussulto anche nel ragazzo biondo accanto alla ragazzina.

Stessi occhi turchesi. Ah sì, il paparino di Aiko….

“Mia sorella…?”.

Altre spallucce. Se vuoi fa pensare agli altri che una cosa non ti fa né caldo né freddo, fai delle plateali spallucce. In genere funziona.

“Beh, tu eri a terra morta, più o meno nello stesso posto dove sei ora, la farfalletta svolazzava qua e là, e tua sorella aveva pensato bene di riportarti in vita.”.

“Ora si incazza, ora si incazza, oh, come le trema l’angolo della bocca ♥!”

“Uno… due… tre….” sussurrò leggermente Maeve (un sussurro sentito solo dal ninja che era vicino a lei). Al termine del “…tre” , si udì un fenomenale:

“COOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAA!!!!”, ruggito da una Aiko in preda ad un principio di solenne incazzatura, di quelle che Maeve TANTO adorava.

“Come, come, COME può mia sorella fare un qualcosa di così dannatamente STUPIDO!?”.

Nessuno, Aiko compresa, aveva notato la risatina sommessa della rossa; l’exploit di Aiko aveva attirato tutta la sbigottita attenzione degli altri.

“Ma come?” per la prima volta, il mago osò intromettersi nello scambio di battute delle due sconosciute. Si poteva vedere lo sconcerto sul suo viso. Non aveva nemmeno avuto il tempo di disperarsi a dovere per Shoryuki e, all’improvviso, gli era sembrato di ricevere una nuova mazzata.

“Tua sorella vuole salvarti da morte certa e tu reagisci così?”.

“No, lei non vuole salvarmi da morte certa” gli rispose l’altra, senza preoccuparsi di abbassare il volume della voce, è tanto meno intenzionata a darsi una calmata.

“Lei vuole farmi rivivere dopo la mia morte! È un TANTINO diversa la questione!” urlò lei, con le prime lacrime che minacciavano di uscire per la tensione.

Il mago, senza nemmeno accorgersene, l’aveva afferrata per i polsi.

“Che male c’è in questo? Perché sei così arrabbiata?”.

“Mi chiedi che cosa c’è di male?” e finalmente la voce si abbassava, ma con quello anche le lacrime presero a sgorgare liberamente, mostrando al mago tutta l’angoscia che provava.

“Gli eventi accadono per un piano divino a cui non è permesso ribellarsi. Sono conseguenti solo in parte dal libero arbitrio degli uomini, e in parte sono legati all’Hitzusen. Accadono inevitabilmente, e quando sono accaduti, che siano essi accettati o meno, diventano inesorabili e immodificabili, salvo in rarissime eccezioni. Questo è il simbolo della piccolezza e della fragilità degli esseri umani di fronte alla Natura, alla Vita, o a che diavolo ne so io! È un Mistero, me l’ha detto lo Stregone prima della mia partenza, ma quello non parla mai chiaro!”

Tirò su col naso assai poco elegantemente, prima di proseguire.

“Tutti lo diciamo, almeno una volta nella vita: “Se solo potessi tornare indietro..!” e riparare ad un torto fatto, o proteggersi da un danno subito… Ma farlo davvero… è diverso… cercare di far tornare indietro il tempo per un motivo personale è una presunzione troppo grande per un semplice essere umano, per quanto grande possa essere il suo potere magico! Voler cambiare il corso degli eventi a proprio piacimento è come aspirare ad essere una divinità superiore! E se non sei capace di stare al tuo posto, quando ci si appresta a realizzare quella presunzione… la punizione è più grande della morte stessa.”.

La voce tremante si ridusse ad un tremulo sussurro: “L’anima… nel momento della morte si perderà la propria anima, che si distruggerà per sempre, imprigionata in un attimo di dolore che durerà per l’eternità!” pianse ancor disperatamente. “La mia vita non può valere l’anima della mia sorellina, tanto più se la mia morte sarà determinata da una mia libera scelta!”.

“Ma io lo farei volentieri” mormorò Yuui sconvolto. Strinse più forte i polsi della ragazzina, probabilmente senza neppure averne coscienza. “Lo farei volentieri, pur di saperti vivo”.

Aiko lo fissò basita. Persino Kurogane si sorprese non poco: il mago sembrava non essersi nemmeno accorto di aver usato la prima persona nella frase, come se, davanti a lui, non vi fosse una bambina sconosciuta (per ora), bensì il suo fratellino.

In effetti, l’unica cosa che in quel momento occupava la coscienza del mago erano solo le parole di Aiko, nonché l’incredibile parallelismo che questa aveva con la sorte di Fay. Nulla di più naturale, per lui, perdere “il confine” tra la sua realtà, il suo passato, e il futuro di quella sorella, ancora nascosta dietro al misterioso velo di un tempo lontano. Del resto, davanti a quegli occhi turchesi così simili ai suoi, e con la percezione di un’aura prepotentemente e inspiegabilmente familiare che apparteneva senza ombra di dubbio alla ragazzina che ancora stava stringendo, gli sembrava fin troppo facile vedere Fay… arrabbiato con lui per una cosa che avrebbe potuto renderlo felice!

Aiko rimase silenziosa ad osservare la versione più giovane di suo padre. Non lo aveva mai sentito così fragile… aveva colto il fiume in piena delle sue emozioni nascosto dietro quella frase così irrazionale – ma non poi così tanto. Dopotutto, lei era una Empatica.

Chiuse gli occhi e lasciò sfuggire un sospiro. Come poteva rispondergli? Ricordava bene il giorno in cui aveva chiesto al padre, con l’innocente curiosità tipica dei bambini, di raccontarle qualcosa della sua famiglia. Molto serenamente, Yuui aveva risposto a lei e alla sorella con grande onestà. Così era venuta a sapere di ciò che era successo al papà e allo zio Fay quando erano piccoli.

Aiko era una Empatica: quel giorno non aveva avuto alcun dubbio sul fatto che il padre si fosse lasciato alle spalle il passato e che si fosse ormai convinto del fatto che “non è possibile tornare indietro. Si può solo guardare avanti”. Eppure, le era sembrato che nell’anima del padre avesse continuato ad albergare quell’irrazionale senso di colpa che spesso colpisce un sopravvissuto ad una strage, un “perché io sono vivo e lui no?” espresso con una malinconia celata nell’anima, tanto sottile da non essere nemmeno percepita a livello cosciente. Per carità, Yuui aveva accantonato da tempo l’idea di essere stato il colpevole della morte del fratello; era piuttosto una malinconia dettata dalla rassegnazione di non aver più accanto la persona che aveva il diritto, tanto quanto lui, di vivere, un diritto che gli era stato negato.

Ma il ragazzo che aveva ora di fronte non aveva ancora elaborato completamente il lutto: aveva rinunciato solo da poco all’idea di poter riportare in vita lo zio Fay!

Aiko pensò bene che non fosse il caso di scervellarsi tanto per trovare le parole. Decise di lasciar parlare il suo cuore, semplicemente.

“Quale fratello metterebbe a repentaglio l’anima di una persona che ama solo per poter vivere più a lungo? La vita è breve, l’anima è eterna.”.

A queste parole, Yuui chinò il capo. Accarezzò delicatamente il tatuaggio sul dorso di Aiko.

“Questo era il potere che avevo sempre desiderato e cercato fin da quando avevo lasciato quella torre” non lo aveva mai rivelato, nemmeno dopo che la sua maschera di menzogne era stata prepotenemene scagliata via a Celes.

“Pur possedendolo, non lo userai nemmeno per salvare te stessa?”.

“Sarà solo ciò che vorrà l’Hitzusen. Vivrò facendo le mie scelte liberamente, ma non giocherò mai sporco”.

“Però quella ragazza ha detto che anche tu sarai uccisa da Kyle.” Rifletté Tomoyo ad alta voce.

“E se lui è qui, morto, adesso…” proseguì il ninja.

“…Allora non morirà nemmeno Aiko!” esclamò sollevata Sakura.

“Sì, è vero…” Aiko, dopo un lungo attimo di costernazione nell’afferrare quella nuova informazione, si lasciò andare ad un ampio sorriso, di quelli che lasciano stampati in faccia un “PFIUUUUU!” dall’inequivocabile significato: “L’ho scampata bella!”.

“Allora non dovrò più prendere a calci nel sedere Ayumi quando tornerò a casa!”.

“Ma cosa…?” Kurogane si accorse all’improvviso di essere finalmente libero dalle mani invisibili che lo trattenevano. Solo allora lui e gli altri si accorsero che la rossa era scomparsa; aveva sicuramente approfittato dell’attenzione di tutti rivolta al mago e ad Aiko.

Ad ogni modo, la scomparsa della ragazza, repentina come lo fu il suo arrivo, venne a malapena presa in considerazione dai presenti. Troppe emozioni tutte insieme avevano già scombussolato abbastanza: non era necessario, in quel momento, stare ad interrogarsi su chi fosse quella ragazza. Non che ci fosse indifferenza nei confronti della rossa. Semplicemente, ci avrebbero pensato più tardi.

“Me ne torno a casa” Aiko si liberò delicatamente,ma con decisione, dalla stretta di suo padre. Aver nominato già da prima la parola “casa” le aveva messo addosso il desiderio impellente di correre tra le braccia del suo vero papà, quello con lo sguardo più maturo (e una rughetta vicino agli occhioni azzurri..) e i capelli bianchi che facevano ormai capolino dalla sua zazzera bionda… e voleva rivedere anche la sua mamma per cancellare l’ultimo ricordo che aveva di lei, abbandonata nel suo sonno mortale, sostituendolo con uno dei suoi caldi e bellissimi sorrisi.

Ad ogni modo era urgente per lei tornare a casa comunque. Più restava nel passato e più rischiava di dire o fare qualcos’altro che avrebbe potuto provocare un butterfly effect. Aveva già parlato più del necessario e più di quanto avrebbe voluto, anche se, in fondo, non aveva detto nulla di compromettente (a parte l’accusa rivolta a Kyle, che le era per poco costata la vita), almeno fino a quel momento. Ma lei aveva lottato per riavere la felice quotidianità con i suoi cari, e non voleva assolutamente metterla rischio così scioccamente.

Indietreggiò verso il laghetto. “Arrivederci!” sfoggiò il più radioso dei suoi sorrisi, soffermandosi in particolare verso Kurogane e Tomoyo (e ripromettendosi di dare un grande bacio al nonno e alla principessa non appena li avesse rivisti), poi saltò dentro l’acqua.

Il laghetto era tutt’altro che profondo (nel punto dove era saltata dentro, l’acqua non avrebbe dovuto arrivarle nemmeno al ginocchio) eppure… la ragazzina vi sparì dentro come se fosse stato molto, molto più profondo.

“Ma guarda che bizzarria…” fu l’unico commento dell’Imperatrice, fino a quel momento silenziosa ma ben vigile su tutto quello che era appena successo. Poi si rivolse con aria pragmatica alle guardie.

“Cosa aspettate? Andate a gettare via questa immondizia!” l’immondizia, naturalmente, era riferito a Kyle. Con un rapido cenno di assenso, le guardie obbedirono in fretta al comando della loro Signora.

“Lohaan, uhm? Bene, sarà il caso di far sapere al re che stia molto attento a volare basso, d’ora in avanti… molto basso!” e senz’altro aggiungere a quella velata minaccia si avviò decisa verso gli interni del castello. Aveva molto da fare, dal punto di vista burocratico.

“Kyle è morto… e quella ragazzina vivrà” mormorò il mago con l’espressione di chi stava per arrivare ad una conclusione molto importante.

“Quindi anche Shoryuki…”

“Anche lei vivrà!” esclamò felice la manjuu.

A quel pensiero, il sorriso che il mago fece sorgere sul suo volto quasi sembrava riuscire ad illuminare tutto il suo corpo. Ciò che più si illuminò fu però l’occhio, reso lucido dalle lacrime, questa volta di gioia e commozione.

“C’è dell’altro, Yuui.” Si intromise Tomoyo, avvicinatasi al mago e posando la mano sul suo avambraccio.

“La piuma nascosta nel futuro… è stato il suo potere a dare a Lohaan la possibilità di soggiogare Nihon… e tu hai riconsegnato la piuma a Sakura. Non ci sarà alcuna piuma da sfruttare, qui a Nihon, e quindi nessuna guerra… e tutti coloro che sarebbero rimasti feriti o uccisi in quella guerra avranno un nuovo futuro da riscrivere… grazie a te. Tu hai salvato la vita di tutte quelle persone e il futuro stesso di Nihon, e di questo ti sarò riconoscente per sempre”.

Tutto ciò che aveva detto la principessa risultava alle orecchie del mago dannatamente pazzesco. Se non fosse stato tutto vero non sarebbe mai riuscito a credere alle sue parole.

Non disse nulla, ma pianse e basta.

“Fay-san” mormorò commossa Sakura. La principessa era davvero felice per l’amico. Finalmente, dopo aver passato tutta la vita infelice e in colpa per aver portato solo disgrazie, poteva forse dare una svolta al suo futuro.

Nemmeno Kurogane disse nulla. Tutto ciò che riuscì a capire fu soltanto che un’altra piuma aveva provocato altri disastri, e che il mago era riuscito a recuperarla, rimuovendo il pericolo per il suo Regno. E che soltanto Tomoyo sembrava saperne più di tutti gli altri… La solita saputella…

Tra l’altro, un angolino della sua mente si stava pure chiedendo chi fosse questa Shoryuki più volte nominata dal mago….

“Ma.. Tomoyo-hime…”

“Cosa c’è, Sakura?” rispose tranquilla la principessa.

“Dov’è Shaoran-kun?” .

“Il vostro compagno? Avevo pensato di lasciargli sviluppare un bel po’ di anticorpi, quindi non ho utilizzato alcun incantesimo di guarigione!”.

“Incantesimo di guarigione? Shaoran-kun è ferito?!” si preoccupò subito la principessa (com’era naturale aspettarsi, dopotutto).

Fu il ninja a risponderle, seppur indirettamente “Non mi direte che è ancora a letto con l’influenza!”. La faccenda lo inorridiva: era passata ben più di una settimana, e il moccioso era ancora a letto malato!? Inutile sottolineare che il fisico di Kuro-sano-come-un-pesce (o meglio, come un’esca. Grazie Star Comics! >___<) era fortissimo anche dal punto di vista del sistema immunitario.

“Ma cosa dici, Kurogane? Ormai è convalescente. A letto, ma convalescente!” rispose Tomoyo con un sorrisino divertito.

“Tsk” solita espressione standard usata quando non si può o non si vuole ribattere. In questo caso, Kurogane era rimasto semplicemente senza parole.

“Voglio vedere Shaoran!” esclamò allegro Mokona.

“Certo! Si trova negli alloggi che vi erano stati assegnati in precedenza”. Detto questo, la principessa fece cenno di seguirli, mentre lei li precedeva verso gli interni del castello.

Un ultimo pensiero di Tomoyo prima di lasciare il giardino fu rivolto a Maeve. Fin dal primo momento in cui l’aveva vista aveva percepito un legame tra lei e Aiko, confermato da quel lampo di dolore, che soltanto lei aveva notato, passato sul volto della sconosciuta quando aveva rivelato la morte di Aiko.  Con l’intuizione della sua Vista aveva capito che Aiko e la ragazza di Maeve erano la stessa persona. E comprese che la condanna che sarebbe spettata ad Ayumi, tornando indietro nel tempo, si era inevitabilmente scagliata su Maeve. Tomoyo si incupì a tale pensiero.

“Ciò che viene fatto per amore va al di là del bene e del male”.

Avrebbe provveduto a parlarne con la Strega delle Dimensioni il prima possibile.

 

 

FINE

Ah,  e anche questo capitolo è andato! ^__^

E adesso, un piccolo omaggio per le lettrici di TBT.  Alcune lettrici mi hanno fatto il grande onore di disegnare fanart con TBT come soggetto. Mi sembra più che giusto e doveroso ringraziarle anche qui in EFP, per dare anche la possibilità alle altre lettrici di ammirare i loro capolavori.

 

Dal blog di Mikaangel:

un Fay piuttosto disperato… http://lastway.splinder.com/archive/2008-05?from=10 

 

Dal livejournal di Dery_chan:

Maeve http://89dery.deviantart.com/art/The-Butterfly-111471797  

E le gemelline! http://dery-chan.livejournal.com/20421.html#cutid1 

 

Infine, dal DeviantArt di MystOfTheStars:

La mia cara coppietta ammazza-canon! XD http://mystofthestars.deviantart.com/art/Turn-Back-Time-111051486

Shoryuki  http://mystofthestars.deviantart.com/art/Shoryuki-111049104  

E un’altra Maeve! http://mystofthestars.deviantart.com/art/Maeve-103412297   

 

 

Mikaangel, Dery_chan, Myst: grazie di cuore © !

E grazie anche a voi, lettrici, per aver continuato a seguire questa mia storiella senza eccessive pretese e per i commenti che ogni tanto mi lasciate!

 

Adrienne

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Nuova pagina 1

Ola! Ecco l’ultima mia fatica XD! Questo capitolo è interamente incentrato su Maeve, che si congederà dalla storia in modo spero emozionante. Io mi sono un pochino commossa… ah, l’orgoglio della creatrice XD!

Vi prego, abbiate pietà se troverete il capitolo forse poco chiaro: il passato di Maeve, che nel capitolo assume notevole spessore ed è importante per giustificare le azioni del personaggio, non può essere rivelato nei minimi dettagli. La ragione anzitutto è per la pesantezza che il capitolo avrebbe avuto se avessi spiegato proprio tutto tutto. La seconda ragione è che… purtroppo per voi ritroverete Maeve nello spin-off di TBT, che narrerà la vitaccia di Aiko negli anni in cui presta servizio nel negozio di incantesimi. I dettagli li avrete in questa nuova fanfiction!

Spero che vi piaccia! Se non è chiaro qualcosa, sentitevi liberi di contattarmi e chiedere!

Buona lettura!

 

Adrienne Riordan

 

 

CAPITOLO 25

 

Ricordo quel giorno di due anni fa (sembrano passati secoli) in cui ti chiesi come riuscivi ad uccidere senza alcuna remore, né rimorso. Stavamo pranzando nel cortile della scuola, al solito sembravamo due comunissime studentesse liceali. Il sole brillava alto nel cielo.

La sera precedente avevo ucciso mio padre. Fui in grado di percepire ogni singola fibra del suo corpo contrarsi bruscamente mentre facevo penetrare con forza la lancia che tenevo in mano nella sua schiena. Stava per ucciderti: non potevo restare inerme a lasciarlo fare. Tuttavia mentirei se dicessi che fu solo quella la ragione di quell’omicidio. Di fatto, era stata colpa di mio padre se la mia mamma era stata assassinata dalle sue stesse consorelle. Aveva sacrificato persino me, sua figlia, senza alcun indugio, lasciandomi alla mercé di quelle stesse donne che furono responsabili della decadenza di Avalon.

Non ero affatto pentita di quello che avevo fatto, sia chiaro. Eppure non riuscii a liberarmi della spossatezza mentale e nella disperazione di aver perduto l’unico mio parente, una persona che avevo amato e di cui avevo creduto di potermi fidare. Tra l’altro, all’epoca non ero nemmeno sicura di essermi ripresa dalla strage che IO avevo compiuto ad Avalon. Le sacerdotesse anziane volevano ammazzarmi, mandando allegramente a puttane i valori cardine dell’Avalon dei tempi d’oro. La furia che mi aveva spinto a mettere a ferro e fuoco la mia stessa patria forse fu eccessiva, ma col senno di poi, scoprii che era stato inevitabile.

Fatto sta che quel giorno ti chiesi come era possibile convivere col peso di una vita che toglievi. In fondo, capitava piuttosto spesso, nel tuo lavoro, che ci scappasse il morto. Tu ti accigliasti un momento, salvo poi assumere un’espressione grave. Dicesti lapidaria che quando ammazzavi qualcuno non pensavi mai alla vita che stavi togliendo ma a quelle che stavi proteggendo, sia che fosse la tua sia che fosse delle persone che amavi e che avevi deciso di proteggere. Nell’udire la tua risposta rimasi in silenzio; ero perplessa. Solo da poco avevo scoperto che non esistevano alternative, le morti che avevo volontariamente provocato non potevano essere evitate. Eppure quelle morti inevitabili erano in parte dovute al mio desiderio di vendetta per ciò che avevamo subito io e la mamma. Era forse quel dettaglio non trascurabile la causa della mia repulsione verso l’assassinio?

Pensavo a quella tua risposta mentre mi allontanavo dal castello Shirasagi – la tua casa. Nessuno si era accorto della mia repentina scomparsa. Meglio così. Talvolta è bello avere la possibilità di chiedere agli Spiriti della Terra di nasconderti alla vista delle persone, mimetizzandoti come se fossi un camaleonte.

Per la prima volta, un omicidio mi aveva lasciato solo una cupa soddisfazione. La vita di Kyle, quella di un vile assassino, scambiata con la tua. Grazie a ciò, tu potrai vivere ben più a lungo dei tuoi diciannove anni, e questo mi rende immensamente felice. E tesa, poiché non è ancora terminato il mio compito.

Il giudice Yue era stato chiaro. Impedendogli di assicurare alla giustizia me, un’assassina, ti eri messa contro di lui. Ce la cavammo miracolosamente con una tregua: potevo vivere libera, ma se avessi compiuto un nuovo delitto, saresti stata tu a pagare al posto mio poiché eri stata tu a permettere che accadesse.

Avevo appena ucciso un uomo e manipolato il tempo per un mio desiderio. Non mi avresti certo ringraziato per averti salvato la vita se nel frattempo l’avessi resa dannata. Fortunatamente per te, non sono così idiota come di solito ami definirmi.

Tecnicamente non posso abbandonare Nihon, non possiedo il potere di attraversare le Dimensioni. La mia fortuna è che Avalon è “ovunque”. Avalon è l’unica Dimensione che non può essere varcata se non si è druidi o sacerdotesse, come la sottoscritta. L’accesso al mio mondo è consentito da qualunque banco di nebbia di qualunque altra Dimensione. È sufficiente conoscere l’incantesimo segreto per varcare la soglia… oppure finirci dentro per sbaglio, se si è abbastanza sensitivi da accorgersene – e certo quello non è un caso. È destino. Hitzusen, direbbe lo Stregone Watanuki. Molti druidi e molte sacerdotesse di Avalon vennero da altre Dimensioni quando erano fanciulli e fanciulle non iniziati. Ormai erano rare le discendenti degli abitanti originari di Avalon, come me e mia mamma.

Evoco le nebbie e seguo la via che mi riporterà nella mia patria, che credevo di aver tradito, ma che paradossalmente avevo salvato. Le vie dell’Hitzusen sanno essere davvero incomprensibili a volte (anche certe autrici à N.d.Adrienne).

Fossi stata davvero una traditrice sarei stata indegna di metter piede ad Avalon, e l’incantesimo proferito dalle mie labbra sarebbe stato solo un insieme di sterili parole senza significato e senza un grammo di magia. Invece posso godere ancora una volta dello spettacolo di veder sorgere dal nulla la nebbia, un velo plumbeo che dona un’inquieta bellezza all’ambiente di Nihon.

Mentre attraverso quel velo non posso vedere nulla, tanta è fitta quella nebbia magica. Posso però sentirne la consistenza come fosse una carezza che anticipa il benvenuto, o il bentornato, a casa.

La nebbia diventa infine sempre più rarefatta, passo dopo passo. I miei piedi toccano la terra familiare che mi ha accolta e nutrita per i miei primi quindici anni. Non avrei mai pensato che un giorno sarei tornata.

Invece eccomi qui, di nuovo. Mai dire mai, dopotutto.

Ad ogni modo, quella era l’Avalon del passato, più o meno lo stesso anno in cui si trovava Nihon quando avevo ucciso Kyle. Io non ero ancora stata concepita…ma i miei genitori erano vivi e vegeti.

Quando ero piccola, la mamma mi parlava spesso del luogo segreto dove andava ad incontrare mio padre. Lei era una sacerdotessa eccezionale, e in quanto tale era trattata alla stregua di un oggetto di potere nelle mani della Signora di Avalon. Per nessuna ragione al mondo mia madre sarebbe stata libera di amare mio padre, un druido mancato il cui unico dio era solo la propria ambizione. Ma anche avesse avuto un cuore nobile, sarebbe stato comunque un elemento che poteva distruggere il controllo che la Signora di Avalon esigeva di avere sulla mamma.

Fu l’amore che mia madre provava per mio padre a condannarla a morte… e mio padre l’aveva pianificato. Non l’aveva mai amata: si era servito di lei solo per dare inizio alla fine di Avalon. Questo lo scoprii solo due anni fa grazie a te, Aiko. Qualcuno potrebbe davvero biasimarmi per aver desiderato la vendetta?

Ebbene, col cuore gonfio dello sdegno che mi creava il ricordo, mi dirigo senza indugi nel famoso luogo segreto, situato al confine di Avalon stessa. Ero convinta di trovarlo deserto, quasi rassegnata ad una lunga attesa. Sorprendente ma vero, sono arrivata proprio nel bel mezzo di un loro incontro!

Osservo la scena nascosta nella vegetazione, invocando nuovamente gli Spiriti della Terra, sperando di non farmi scoprire.

Mamma. Vederla così, giovane e col sorriso spensierato di chi guarda al futuro con fiducia e speranza mi stringe il cuore di nostalgia. Avevo solo quattro anni quando me l’hanno portata via… Si chiamava Gigei.   I bei capelli biondi le scendono lungo la schiena in morbidi boccoli, proprio come ho sempre ricordato. I suoi occhi sono verdi come i miei.

La vedo dare un bacio di commiato a mio padre. Il cuore fa un altro salto nel mio petto, ancora ferito per l’affetto tradito, ma la mascella mi serra dalla rabbia. È sempre stato un bell’uomo, mio padre. I lineamenti del mio viso, la forma del mio naso sono uguali ai suoi. Fin da che ho memoria, le sacerdotesse me l’avevano sempre fatto notare come fosse stata una colpa. Nascere figlia di cotanto padre era un affronto, per loro.

La mamma si allontana diretta verso la direzione che porta dalle sacerdotesse. Mio padre indugia ad osservarla allontanarsi fino a vederla sparire tra la vegetazione, con un sorriso soddisfatto dipinto in faccia. Il momento per agire non poteva essere più propizio. Esco dal mio nascondiglio, mettendomi alle spalle di mio padre. Stavolta gli permetto di voltarsi. Voglio che si accorga di me. Subito si volta e mi guarda, il sorriso scompare per lasciare posto ad una espressione mista di sorpresa e perplessità.

“E tu chi sei?” mi chiede, per nulla spaventato. È chiaro che non riconosce in me una sacerdotessa. Il mio abito da sera verde non ha nulla a che fare con le austere vesti di Avalon. Naturalmente non è l’abito che fa la sacerdotessa, tuttavia lo è la mezzaluna azzurra tatuata sulla fronte, un segno che io non possiedo. Ufficialmente sono una novizia: quando avevo quindici anni le anziane del collegio sacerdotale non ritennero nel loro interesse rendermi una di loro. Tuttavia io sono una sacerdotessa a tutti gli effetti, anche senza i riti ufficiali. La mia investitura avvenne comunque a quindici anni, per vie diverse… e ciò mi aveva reso agli occhi della Dea assai più degna di servirLa di tutte quelle streghe corrotte messe insieme.

Io non l’avevo mai saputo. Fu Ayumi a rivelarmelo, con mio sommo stupore.

“Chi sono io? Cosa importa, a questo punto?” chiesi pacatamente “So chi sei tu. Ciò è sufficiente”.

Chiedo nuovamente aiuto agli Spiriti dell’Aria, e il mio caro padre si ritrova bloccato in una morsa tutt’altro che gentile.

“Calhoun” sussurro il suo nome come fosse un insulto, e lui riesce a sentirmi. Calhoun… traslitterato in una lingua diversa da quella di Avalon sarebbe pronunciato Kyle… Assurdo…

Comincio a sospettare che i Kyle di tutte le Dimensioni non hanno affatto una bella anima…

Non dice una parola ma la sua espressione è ora più tesa. Fa bene ad essere inquieto.

Non ho che l’imbarazzo della scelta. Qualunque Spirito Elementale sa essere un crudele sicario, se voglio. Lo Spirito dell’Aria potrebbe impedire all’ossigeno di entrargli nei polmoni. Lo Spirito del Fuoco potrebbe far ardere il suo corpo fino a che non venga ridotto in cenere. Lo Spirito dell’Acqua potrebbe affogarlo. Lo Spirito della Terra potrebbe seppellirlo vivo trascinandolo nelle sue viscere, oppure lapidarlo. Tutte morti crudeli, e certo non rapide.

Fu scatenando in questo modo gli elementi che anni prima mi vendicai delle sacerdotesse e dei druidi, distruggendo Avalon. Avevo risparmiato solo le bambine e i bambini, non potevo certo far pagare loro le colpe dei loro genitori. Se l’avessi fatto, non sarei stata migliore di loro.

Eppure, negli occhi di quegli innocenti avevo potuto scorgere il terrore per la crudeltà che avevo realizzato. Lì per lì non ci feci nemmeno caso. In seguito, mi perseguitarono nei miei incubi ogni notte, assieme alle immagini della morte della mia mamma, alla quale fui costretta ad assistere quando ero solo una bambina.

Tengo ancora la pistola in mano, un “regalo” di Jima. Avevo ancora due, forse tre colpi in canna. Se avessi colpito gli organi vitali, gli avrei concesso una morte rapida, misericordiosa, la stessa che avevo concesso all’altro Kyle.

Punto l’arma contro mio padre, stendendo il braccio. Stavolta però osservo la mia vittima dritta negli occhi.

Calhoun sussulta. Non esistono pistole ad Avalon ma capisco che ha intuito ciò che voglio fare. Lo sa, ma non può fuggire.

Lo avrei comunque fatto fuori nel futuro, ma stavolta il mio obiettivo è, come dire, più ambizioso: creare un paradosso temporale.

Ammazzare mio padre prima del mio concepimento. Una figlia uccide il proprio padre, e in questo modo sparirà.

Nessun amore pericoloso e nessuna nascita illegittima avrebbe messo a repentaglio la vita di Gigei, nessuna mano guidata dalla mia vendetta omicida si sarebbe scagliata su Avalon. Non sarebbe esistita alcuna Maeve per la quale avresti dovuto scontrarti col giudice Yue, Aiko cara. Nessuna Maeve avrebbe commesso il peccato di tornare indietro nel tempo (perché nemmeno il Kyle di Nihon avrebbe potuto attentare alla tua vita), così né tu né Ayumi avrete rischiato l’anima per questo.

Scegliere di non esistere ti potrà sembrare un atto suicida, e in effetti lo è. Eppure, allo stesso modo, non può essere considerato tale: come può morire qualcuno che non è mai vissuto? E se qualcuno non esiste allora non può commettere delitti o peccati che possano ricadere sull’anima di qualcun altro. È sicuramente un azzardo, ma sento che andrà a buon fine. Nel dubbio, persino il giudice Yue potrebbe preferire un colpevole libero piuttosto che un innocente condannato.

Sì, la mia sparizione sarà un bene per tutti.

Il mio rimpianto è che non ti rivedrò mai più, Aiko…. Se non mi incontrerai, almeno non soffrirai più per me, e potrai continuare a vivere fieramente la tua vita senza di me…

“L’oblio ci aspetta, papà.”.

“Ma cos…?!” nel momento stesso in cui sto per premere il grilletto, la mia mano non risponde al mio comando. Comincio a tremare. Il mio corpo è strano, come se improvvisamente non mi appartenesse più.

“Che succede?!” penso, improvvisamente spaventata. Perdo coscienza dell’ambiente che mi circonda, tutto il mio essere si focalizza su tutte le cellule del mio corpo che mi stanno abbandonando! Non capisco… Se qualcosa deve accadermi non dovrebbe accadere DOPO aver ucciso mio padre, e non PRIMA?!

Pochi secondi che per me durano secoli, tanto sono spaventata.

Mi addormento, dissolvendomi nel nulla.

 

Ad Avalon, gli Spiriti dell’Aria, liberi dal comando della sacerdotessa, liberano il corpo di Calhoun. L’uomo non ha nemmeno il tempo di sospirare di sollievo per lo scampato pericolo che cade a terra, privo di sensi.

 

 

FINE

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Si potrebbe obiettare che, impedendo il proprio concepimento, Maeve avrebbe consentito a Kyle di Nihon di tornare a vivere, poiché, non esistendo lei, non avrebbe potuto in seguito ammazzarlo. Il dubbio è legittimo se si considera la linea temporale come unica e suscettibile di cambiamenti. Se così fosse nella mia storia, saremmo andate incontro ad un casino micidiale chiamato gatto che si morde la coda da solo, o cerchio del tempo, o dilemma di chi è nato prima tra uovo o gallina. (non si capisce, èh? Lo sapevo. Comunque, credetemi sulla parola: potrebbe accadere così à omicidio di Aiko – viaggio di Maeve nel passato – omicidio di Kyle – sparizione di Maeve – piccolo Kyle cresce e uccide Aiko – comincia il circolo vizioso).

(in realtà, temo che il loop temporale sarà il destino che la Ohkawa bastarda ha in mente per quelli di TRC… ;___;)

Per pararmi il deretano posso dire che ho adottato la spiegazione che Doc, lo scienziato di Ritorno al futuro, dà al protagonista nel secondo film: ad ogni modifica avvenuta nel passato si crea una nuova linea del futuro. In questa ottica, di Shara esistono effettivamente due futuri: uno conflittuale e uno sereno.

Funziona la paraculata…? No…? Vabbè, sentite, è una storia, leggetevela con leggerezza! >____< L’ha fatto anche l’autrice di Ransie la strega (Tokimeki Tonight), lo faccio anch’io!

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Nuova pagina 1

Ciao a tutti! Come va? ^__^

 

Siete pronti a leggere l’epilogo? Sì, avete letto bene: siamo all’epilogo! ^O^

Beh, a dire il vero questo capitolo finale è venuto fuori talmente lungo che ho dovuto per forza dividerlo in due parti. Per ora pubblico la prima, poi arriverà anche la seconda parte.

Cavoli, sono in lutto. Felice e in lutto allo stesso tempo all’idea di mettere la parola “Fine” a questa fanfiction che mi ha tenuto compagnia per quasi due anni! ;__; Mancherà un pochino anche a voi?

Fortuna che Myst mi ha convinto a scrivere il seguito… * manda tanti cuori a Myst  *

Che altro dire? Spero vi piaccia!

 

Adrienne Riordan

 

ULTIMO CAPITOLO, PRIMA PARTE

 

La pioggia cadeva incessante a Nihon, costringendo gli abitanti del castello Shirasagi a restare al riparo entro le sue mura.

Yuui si trovava da solo nella sua stanza e stava osservando il giardino dalla veranda, assorto nei suoi pensieri. Anche la prima volta che aveva guardato fuori da quella stessa veranda stava piovendo, ma lo stato d’animo che lo dominava era stato diverso. Quella volta la tristezza per gli eventi passati e la preoccupazione per quelli futuri avevano alterato la sua percezione del mago della realtà al punto da fargli percepire tra le nubi plumbee il presagio di imminenti catastrofi, con l’ansia di esserne lui stesso il possibile responsabile.

In seguito, a quelle sensazioni si era aggiunto l’allarme per il repentino quanto inspiegabile salto nel tempo futuro, segnato da sanguinose battaglie, crudelmente sbattute davanti agli occhi di Yuui, di Sakura e di Mokona.

Erano passate solo tre settimane dall’inizio di quel pazzesco e involontario viaggio nel tempo, eppure avevano avuto un effetto dirompente sul modo di vedere le cose del giovane mago, ben più che sulla principessa e sulla manjuu.

Il temporale che si stava scatenando in quel momento era simile in tutto per tutto a quello precedente, eppure l’unico suo pensiero, ossessivo e un po’ puerile, ma in grado di far affiorare un tenue sorriso sul suo volto era “Tra vent’anni anche Shoryuki vedrà un temporale come questo”.

La promessa di una vita migliore per la ragazza (e di durata decisamente più lunga) celata tra le parole che gli aveva rivolto Tomoyo poche ore prima avevano mitigato il ricordo di Shoryuki morente in un lago di sangue, e l’altro ricordo meno cruento, ma ugualmente doloroso, del suo viso coperto di lacrime, mentre gli rivelava i dettagli del suo suicidio.

Un’ombra attraversò il suo volto. Non faceva la benché minima fatica ad immaginare le ragioni che lo avrebbero spinto ad un gesto così estremo. Era davvero difficile vivere con il peso della colpa per le vite spezzate a causa sua. Aveva combattuto così tenacemente per riportare in vita Fay e per proteggere Ashura, e aveva fallito in entrambi i casi.

Poteva convincersi che non fossero morti per sua volontà, ma non poteva ignorare che, se lui non fosse esistito, il suo fratellino e il suo amato sovrano sarebbero stati salvi. In fondo, se una persona sceglie di salvarti sacrificando la sua vita, questo non fa di te comunque un assassino, come se lo avessi materialmente ammazzato tu stesso?

“Smetti di pensare al passato e pensa a quello che sei e fai adesso!”.

Il mago scosse il capo. Non poteva in alcun modo prendere in considerazione le parole che il ninja gli aveva rivolto a Tokyo. Purtroppo il problema non riguardava solamente il suo passato, ecco la fregatura. Non era rilevante quale fosse l’origine della maledizione dei gemelli. Lui era, al pari del fratello, un omen di sventura, e ciò aveva provocato la morte e la pazzia di molti innocenti, oltre ad esser stata la causa dell’uccisione di Fay. Il dettaglio che non poteva permettersi di trascurare era che rimaneva tutt’ora un portatore di disgrazie. Certo, era una buona cosa esser venuto a sapere che non si trattava di una maledizione nata assieme ai gemelli; non si trattava di una vera e propria seconda pelle, impossibile da levare come fosse stata una caratteristica genetica. Una maledizione “acquisita” poteva essere annullata se si mettevano le mani sullo stregone che l’aveva gettata, ma più il tempo trascorreva, più la maledizione aderiva sulla persona maledetta. E più di diciotto anni erano un tempo davvero molto lungo per nutrire qualche speranza di successo, non appena avessero messo le mani su Fei Wong Reed…

Fin dall’inizio il suo obiettivo era stato chiaro. Il mago non doveva legarsi a nessuno, né doveva permettere che altre persone si legassero a lui. Tuttavia, quando aveva capito che non era possibile, si era deciso a rompere quei legami, prima di firmare la condanna a morte delle persone che amava.

Non essendo riuscito nemmeno in questo, andava da sé che la soluzione non poteva essere che una sola: sparire. Semplice, no? Doloroso, ma semplice…

Invece no, dannazione!

Yuui non aveva considerato tutti gli elementi, messi in luce proprio dalla figlia di Kurogane. Mandare in crisi il mago riusciva così dannatamente bene al ninja, perché tale arte non poteva essere esercitata anche dalla sua affascinante figlioletta!? Per colpa sua, ora nella sua testa frullavano pensieri talmente contraddittori da paralizzarlo, indeciso su come procedere.

A seguito delle rivelazioni di Shoryuki, Yuui aveva compreso una cosa molto importante: l’idea di non rivedere più le persone che aveva imparato suo malgrado ad amare lo addolorava. Naturalmente, una volta morto non avrebbe potuto sentire più nulla. Sarebbe stata un’autentica liberazione, quindi, perché non continuare a desiderare la morte con la stessa brama che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita?

INVECE NON POTEVA, DIAMINE!!!

Il ragazzo si portò le mani ai capelli, stringendo le ciocche. Che razza di pace avrebbe mai ottenuto con la consapevolezza di aver scaricato su Kurogane, su sua figlia e su Hitzusen sa chi altri il fardello del rimpianto? Il mago sapeva perfettamente che inferno era vivere senza la persona amata al proprio fianco e fare i conti con la constatazione di non essere riuscito a salvarla. Avesse scelto di morire oppure di continuare a vivere, il risultato sarebbe stato il medesimo: avrebbe portato dolore alle persone che amava. Yuui si passò le mani sul volto, esasperato: che cosa doveva fare?

Qualcuno bussò alla porta, provocando un rumore molto diverso da quello che  il giovane era abituato a sentire, data la leggerezza del materiale usato per quelle porte a scorrimento laterale, tipiche del Giappone, che tuttavia ebbe l’effetto di strappare il mago dai suoi opprimenti pensieri.

“Avanti” disse il ragazzo, vagamente sorpreso dall’eventualità che a bussare potessero essere stati il ninja o Sakura chan, ma aveva concluso che avrebbe potuto trattarsi più semplicemente di un servitore o di un messaggero.

Rimase invece sbalordito nel veder entrare e avanzare la principessa del castello, Tomoyo. Ancor più strana era l’assenza di guardie o di servi al suo cospetto; la principessa teneva una Mokona profondamente addormentata tra le mani.

“Ti chiedo scusa se ti ho disturbato, Yuui”.

“Non disturbate affatto, principessa”.

“Ti prego, chiamami per nome e dammi pure del tu”.

Il ragazzo esitò un momento, incerto se fosse davvero il caso di rompere il protocollo (in fondo, stava parlando con una principessa, e lui era vissuto a lungo presso la corte di Celes), ma decise di rispettare la volontà della padrona di casa.

“Come desideri, Tomoyo”.

La principessa sorrise dolcemente. Naturalmente aveva già visto il mago nei suoi sogni, e aveva provato per il ragazzo una simpatia pressoché immediata. La vicinanza con quel biondino dal cuore puro, malgrado il dolore che era stato costretto a sopportare in silenzio, non poteva non provocare un cambiamento in positivo nell’indole aggressiva di Kurogane. La sua Vista aveva palesato la condizione sfortunata nel quale il mago era invischiato: già all’arrivo del gruppo a Nihon, la principessa aveva percepito una sgradevole aura maledetta attorno al giovane, l’anima del mago era impregnata da una maledizione talmente potente da poter essere facilmente trasmessa alla sua discendenza…

Eppure Aiko non aveva manifestato alcuna aura maligna, e quando si era presentata la prima volta al suo cospetto, bagnata come un pulcino, chiedendole aiuto per salvare il suo regno futuro, aveva l’aria sbarazzina di chi aveva vissuto una vita felice, malgrado l’ovvia preoccupazione che la situazione richiedeva.

“La principessa Sakura mi ha raccontato ciò che è successo dal momento della vostra scomparsa. La sua storia ha dato la conferma di ciò che già ti avevo detto nel cortile: col vostro intervento, il futuro di Nihon è stato mutato, e in meglio. Mia sorella maggiore ha già avviato i contatti diplomatici con Lohaan per mettere le cose in chiaro. Sai cosa ci hanno risposto?” chiese con un tono sarcastico.

“Fammi indovinare: hanno negato di aver mai tramato contro Nihon, vero?”.

“Proprio così! Non abbiamo mai avuto intenzioni ostili verso la nobile Imperatrice Amaterasu e il suo Regno!” rispose, facendo poco signorilmente il verso al diplomatico giunto in visita nel castello.

“Ad ogni modo” proseguì, tornando a parlare con la consueta pacatezza “con la morte della loro spia, né Shoryuki né Aiko moriranno per sua mano. E anche se dovessero levare altre minacce, la restituzione delle piume alla legittima proprietaria ha scongiurato il rischio di lasciare armi pericolose in mano a potenziali nemici”.

“Come, le piume…?”.

“Già, tu non lo sai… più o meno nello stesso momento in cui tu, Sakura e Mokona siete spariti, è giunta Aiko, la ragazzina che hai visto nel cortile, da un futuro ancora più lontano di quello in cui siete finiti voi. Ebbene sì, anche lei ha fatto un viaggio nel tempo! Anche nella sua epoca era nascosta una piuma, e con la complicità di sua sorella si è prodigata per riportarla nell’unica epoca in cui era presente a Nihon la principessa di Clow. Anche quella piuma stava provocando notevoli problemi per la sopravvivenza del nostro mondo, ma grazie al loro intervento il pericolo è stato scongiurato. E di questo non posso che esserti doppiamente grata, Yuui”.

“Come, ringraziare me..?” esclamò sorpreso il mago. Aveva capito perfettamente che, togliendo a Kyle la piuma nascosta nella Nihon del futuro dov’erano finiti, aveva impedito a Lohaan di ottenere una forza tale da mettere a ferro e fuoco la patria del ninja, ma cosa c’entrava lui con quella bambina?

La principessa sorrise di nuovo alla perplessità del mago.

“Diciamo che, se non fosse per le tue… azioni, quella bimba e sua sorella non sarebbero mai venute al mondo”.

La principessa era intenzionata ad aiutarlo a fare ordine dentro di sé, senza ovviamente rivelare nulla di fondamentale. Sarebbe stato il suo personale ringraziamento.

“La loro madre era deceduta nel corso della guerra tra Nihon e Lohaan. Ma con il tuo intervento, si sposerà e da quella felice unione nasceranno quelle graziose gemelline”. Il sorriso di Tomoyo si increspò in una lieve nota di ilarità. In fondo, aveva detto la verità, no?

Tuttavia Yuui sembrò non accorgersene, e in fondo non avrebbe nemmeno potuto. Piuttosto, era rimasto colpito dalla notizia che anche la ragazzina che aveva cosi rudemente preso per il polso (ancora non si capacitava della perdita di controllo che aveva avuto, ed era un bene che la poverina non si fosse spaventata) aveva una gemella.

Dal canto suo, Tomoyo parve leggergli nel pensiero e proseguì.

“Nessun altro avrebbe potuto fare quello che hanno fatto le ragazze. Aiko ha indirizzato la piuma nel nostro tempo, ma è stata sua sorella a guidarla nel suo viaggio, a consegnarle la piuma e a garantirle il ritorno a casa. Due normali sorelle non avrebbero avuto un legame sufficientemente stretto da impedire ad Aiko di smarrirsi nel passato!”.

Tomoyo guardò dritta negli occhi del mago con un’espressione seria.

“Ciò che nel tuo Paese è considerato una disgrazia, per noi abitanti di Nihon è stata una vera manna dal cielo!”.

Il cuore del ragazzo mancò un battito per lo sgomento. Era così preso dal racconto della principessa, che vedersi sbattere senza preavviso la sua situazione in faccia (ma avrebbe dovuto immaginare che, grazie al suo potere, Tomoyo sapesse più di quanto ci si sarebbe dovuto aspettare da una persona comune) lo incupì all’istante.

Avrebbe voluto metter fine a quella conversazione che rischiava di andare a parare verso argomenti non certo piacevoli, ma non sapeva come fare. Era così facile sorvolare o soprassedere quando era il ninja a portarlo su argomenti spinosi, ma come avrebbe potuto manifestare la stessa faccia tosta nei confronti della principessa?

“Però…”cominciò a dire il giovane, tirando fuori a fatica le parole “alla fine non c’entra il fatto di esser o meno un gemello… anche da solo, resto comunque una minaccia per Kurogane, e anche per tutti gli altri! Per colpa mia stavamo per morire, a Celes! Ciò che ho fatto nell’altra Dimensione temporale… chiunque l’avrebbe potuto fare, se fosse stato al mio posto. È stato solo un caso.”.

“Insomma ragazzo! Ma quante volte dovrò ripeterlo? Eppure dovresti averlo già capito!”.

La voce fintamente petulante e vagamente divertita si udì nel medesimo istante in cui la pietra rossa di Mokona  aveva cominciato a brillare di una luce sempre più intensa, fino a far apparire il riflesso della Strega delle Dimensioni, vestita di un semplice abito nero, con l’espressione di chi la sa lunga e ha combinato un sacco di marachelle alle spalle di tutti. Beh, in effetti, così era stato…

“Al mondo non esistono le casualità…” proseguì la strega.

“Ma solamente l’inevitabile” recitò Tomoyo con il tono della scolaretta che ripete una lezione già sentita un sacco di volte.

“Yuuko!” esclamò il mago stupefatto. “Abbiamo cercato di contattarti molte volte! Perché non ti sei mai manifestata?”.

“Semplice. Nella Dimensione in cui ti trovavi poteva risponderti solo la me stessa di quell’epoca, non quella del passato, ossia questo presente*. E la strega di quell’epoca, purtroppo, non era in grado di parlare con voi.” rispose Yuuko, celando dietro a quelle parole un significato imperscrutabile a tutti, eccetto che a lei.

“Perdonami se ho interrotto la vostra conversazione” riprese, facendo quasi un cenno di scuse a Tomoyo, che le sorrise mentre le rispondeva che non c’era alcun problema.

“Anzi, se vuoi aggiungere tu qualcosa, Yuuko, fai pure” concluse, con l’aria di rivolgersi ad una persona che conosceva da parecchio tempo, e con la quale aveva un rapporto più stretto rispetto a quello tra cliente e commerciante.

“Grazie Tomoyo. In effetti, sono intervenuta proprio per quello.” e rivolse nuovamente al mago.

“Ti sei mai chiesto perché Fei Wang Reed aveva deciso di fare di te la sua pedina?”.

La domanda, posta a bruciapelo, colse di sorpresa il mago. Non capiva cosa potesse c’entrare con la conversazione.

“Beh..” cominciò cauto il mago. In fondo, Yuuko era “l’altro giocatore”, sapeva che, con lei, non valeva nemmeno la pena cercare di nascondere i suoi pensieri, poiché sapeva già tutto.

“Voleva che qualcuno consegnasse la prima piuma a Sakura chan, per permetterle di sopravvivere, e che vegliasse su di lei durante il viaggio. E poi…” si fermò, incerto se fosse il caso di vuotare il sacco.

“Quel compito poteva assolverlo chiunque. Ma tu avevi qualcosa che nessun altro aveva” la dolcezza con cui la Strega aveva parlato diedero una spinta al giovane, che, incapace di trattenersi, rivelò tutto.

“Aveva detto che mi avrebbe permesso di rifare la mia scelta, mi avrebbe permesso di liberare Fay qualora avesse ottenuto il potere di far tornare indietro il tempo!” chinò il capo, quasi vergognandosi delle parole che stava pronunciando.

“Per questo acconsentii a lasciarmi sopraffare dal clone di Shaoran kun a Tokyo. Dovevo lasciargli prendere la mia magia – tutta la mia magia. Il clone non aveva alcun potere, ma con la mia magia avrebbe potuto recuperare le piume con maggior facilità. Quanto a me… a quel punto non avrei più sofferto, fino al momento in cui tutto sarebbe ricominciato, e avrei liberato il mio fratellino”.

“Yuui…” sussurrò pietrificata dallo sgomento la principessa. Questo era più di quanto aveva Visto. Il giovane davanti ai suoi occhi doveva disporre di una forza interiore davvero notevole per esser disposto a sopportare tanto, per amore del fratello. Una cosa però le sembrava palese: Fei Wong Reed non avrebbe rispettato la promessa. Un uomo capace di torturare dei bambini e di uccidere degli innocenti pur di raggiungere i suoi scopi avrebbe davvero corso dei rischi in più per permettere allo stesso bambino che aveva tormentato di realizzare il suo desiderio? Era chiaro che ciò a cui teneva era solo il proprio tornaconto personale, non certo quello dei suoi alleati. (vero, Xin Huo e Kyle? N.d.Adrienne)

Il silenzio che seguì la rivelazione del mago fu nuovamente rotto dalla voce della Strega.

“Fei Wong Reed non avrebbe mantenuto l’accordo. Lui voleva te, non Fay.”.

“Come puoi dire questo?” esclamò Yuui, fissando sconvolto la donna. Tutta la sua vita era stata vissuta in funzione di quell’unico obiettivo: far vivere Fay al posto suo.

“Anche Fei Wong sa vedere nel futuro, e questo include a volte anche la percezione dei possibili futuri, le diverse possibilità, per così dire. Cosa pensi che sarebbe successo se a sopravvivere fosse stato Fay?”.

Il mago rimase in silenzio. Non se l’era mai davvero chiesto.

La strega proseguì “Anche Fay, come te, non si sarebbe dato pace per essere sopravvissuto. Anche lui sarebbe stato costretto ad obbedire a Fei Wang pur di riaverti con sé. I sensi di colpa che hai avuto tu per tutti questi anni sarebbero diventati i suoi. Tuttavia vi era una notevole differenza tra i vostri caratteri. Lui non era forte come te. Presto il peso della colpa avrebbe minato la sua salute mentale. Ashura non avrebbe nemmeno fatto in tempo ad impazzire, perché, all’età di sedici anni, Fay si sarebbe impiccato nella sua stanza. Avrebbe preferito raggiungerti tra i morti piuttosto che cercare di riportare te tra i vivi.”.

“No, questo non è possibile. Non puoi saperlo” il mago non riuscì a dire altro. Le parole della strega erano troppo orribili. Se fosse vissuto, Fay avrebbe sofferto esattamente come aveva sofferto lui tutti quegli anni?

“Tu ricordi com’era tuo fratello. La sua indole era più delicata, mentre tu tentavi sempre il tutto e per tutto prima di gettare la spugna. Fei Wong Reed vi aveva osservato a lungo durante la vostra prigionia: Fay si era arreso quasi subito, mentre tu non avevi mai rinunciato alla speranza di uscire da quella valle. Nessuna tua azione avrebbe potuto cambiare ciò che Fei Wong aveva già deciso di fare: sacrificare Fay per poter mettere le mani su di te”.

Dunque non aveva davvero alcuna colpa per la morte di suo fratello? Era stato ingannato da Fei Wong Reed?

La strega parve leggergli nel pensiero. “Tu non sei responsabile per quanto è successo in quella valle. Vorrei tuttavia che riflettessi su una cosa. Fay riposa in pace. Non può più soffrire, ora.”.

“Perché non hai fatto qualcosa per impedire che ci succedesse tutto questo?” chiese Yuui con un filo di voce.

La Strega chiuse gli occhi. “Non posso interferire più di tanto nelle le mosse del mio avversario. Avrei rischiato di eccedere col valore dell’interferenza. Ma non avrei mai potuto salvare anche tuo fratello, nemmeno se ne avessi avuto la facoltà…”.

Finalmente tornò a guardare Yuui. “Se vi foste salvati entrambi, avreste continuato a portare disgrazia altrove. Vi avrebbero perseguitato ulteriormente e sareste rimasti uccisi entrambi. La vostra condizione sarebbe cambiata in peggio. E con la tua morte, Yuui, avresti segnato la morte di altri mondi. Non credere che sarebbe stato facile per me sacrificare un bambino, che comunque era perduto in ogni caso, per salvare migliaia di persone che invece avevano una speranza di salvezza.”.

“Ti riferisci alla gente di Nihon, vero? Ebbene, cos’ha di diverso la gente di Nihon da quella di Valeria o di Celes?” chiese duramente. Non vi era astio nei confronti di persone innocenti e inconsapevoli. Voleva solo capire.

“Nihon rispetta l’equilibrio. Non hai notato che sia Valeria sia Celes avevano basato il perno della loro sopravvivenza su un totale disequilibrio delle forze maschili e femminili? Dov’era la magia femminile? Che ruolo avevano le donne nei tuoi due regni, se non quello della totale subordinazione all’uomo? Un mondo che non rispetta l’equilibrio cosmico firma una condanna a morte inevitabile. A Nihon la magia è strettamente femminile, ma viene comunque affiancata dalla forza maschile, che si manifesta in altro modo. Il rischio di sopravvivenza per Nihon può essere dato solo da cause che possono essere rimosse.”.

“I mondi nascono e periscono Yuui” si intromise dolcemente Tomoyo. “Sono in tutto e per tutto degli esseri viventi. Se un mondo non ha cura di se stesso è destinato a morire. Ebbene io penso che la nascita di gemelli maledetti fosse solo il colpo di grazia per un mondo arrivato alla fine dei suoi giorni.”.

Yuui pensò che avrebbe avuto tutte le ragioni per andare in bestia, a sentire tutti quei discorsi sull’inevitabilità della fine dei regni che aveva amato e sulla convenienza della morte di Fay. Eppure non riusciva ad essere arrabbiato. Sapeva perfettamente che la vita poteva essere crudele. In quanto mago, comprendeva bene il discorso dell’equilibrio. Ricordava bene le parole di Shoryuki al riguardo. Avrebbe dovuto rifletterci meglio, tuttavia, per quanto dolorosa fosse la questione, aveva capito che certi disastri erano stati inevitabili, mentre la Strega aveva agito per impedire altri disastri che potevano essere evitati.

“Yuui” la voce della Strega strappò il mago dalle sue riflessioni “Non ti sei mai chiesto invece perché io avessi scelto Kurogane come vostro compagno di viaggio?”.

 

FINE (continua….)

 

NOTICINA FINALE:

* È vero che Yuuko ha parlato con Ashura Jr a Shura, nel passato, però, quando ho scritto la fanfiction, non l’avevo considerato. Per come la intendo io, in questa storia Mokona può parlare solo con persone esistenti nel piano temporale in cui si trova, in questo caso la Yuuko del futuro, che poveretta non può più parlare – 1. è morta? 2. ha perso il Mokona nero? 3. non è più una strega?

 

 

A presto gente! ^O^

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Capitolo 29
*** Capitolo 27 - seconda parte ***


Nuova pagina 1

Siamo giunte ormai all’ultimo capitolo di Turn Back Time!

Tristi? Beh, io un pochino…. In fondo mi ha fatto compagnia per quasi due anni ;__;

In realtà, anche se Turn Back Time termina qui, presto o tardi comparirà un capitolo di epilogo dedicato a chi, come MystOfTheStars, vuole sapere come faranno quei due puccini di Shoryuki e Yuui a finire sposati e con prole! XD

Se c’è una cosa che mi piace delle Clamp, è il fatto che ci siano continui rimandi a loro opere passate nei loro nuovi lavori. Beh, così farò anch’io! Invito gli orfani di Turn Back Time ad attendere Forward Time, lo spin off  tutto dedicato ad Aiko, con ovviamente ampi spazi riservati a tutti i personaggi vecchi e nuovi, e quelli vecchi in vesti nuove (Kuro-nonnino….! XD)

 

Spero che questo finale non vi deluda, anzi, che possa piacervi!

Adrienne

 

 

ULTIMO CAPITOLO, SECONDA PARTE

 

“Non ti sei mai chiesto invece perché io avessi scelto Kurogane come vostro compagno di viaggio?”.

Yuui sollevò lo sguardo, sorpreso. Sì, se l’era chiesto spesso, trovando solo risposte incomplete. Chinò nuovamente il capo nel rispondere.

“Non saprei immaginarmi qualcun altro in grado di proteggere il gruppo in modo più efficace di come ha fatto Kurogane.” mormorò. “Però c’è dell’altro, vero? Tuttavia non riesco ad immaginarmi cosa possa essere…”.  (è il KuroFay, idiota! Sfortunatamente, qui siete etero…. N.d.Adrienne)

“Hai, ragione. Sakura e Shaoran erano partiti completamente allo sbaraglio per questo viaggio, come foglie tremanti al vento, col rischio di cadere chissà dove… Tu stesso eri una foglia pronta a spostarsi là dove il vento decideva di soffiare. Nessuno meglio di Kurogane avrebbe potuto trattenervi, e impedire che vi perdeste”.

Era dunque così che il mago appariva, agli occhi della gente? Una foglia al vento?

E Kurogane sarebbe quello che avrebbe dovuto trattenerlo…? Trattenerlo dove…?

Quando lo aveva salvato a Tokyo, il vampiro aveva realizzato che il legame che si era instaurato tra loro era  diventato ben più profondo di quanto avrebbe voluto. Tuttavia, un altro pensiero lo aveva trafitto: avergli salvato la vita era un dettaglio che andava contro i piani che Fei Wong aveva realizzato. Solo a quel punto si era reso conto che Kurogane avrebbe potuto davvero essere un ostacolo frapposto tra lui e il fratello, e con terrore aveva rammentato il comando del suo aguzzino.

“Se la pedina della Strega dovesse essere un ostacolo dovrai eliminarlo”.

No. Non avrebbe mai avuto la forza di togliere la vita anche a lui, no…

“Ma, come hai detto, in effetti ci sono state altre motivazioni che mi hanno spinto a questa scelta. Anzitutto un favore che mi aveva chiesto Tomoyo e sul quale ho intenzione di mantenere il riserbo” sorrise alla principessa, che ricambiò con una risatina che lasciò vagamente basito il mago.

“E poi… anche lui ha qualcosa che nessun’altro possiede. Parlo della sua insensibilità verso le maledizioni.” detto questo, lanciò uno sguardo penetrante verso Yuui.

“Insensibilità a cosa?” mormorò il ragazzo. Tomoyo temette per un attimo che stesse per sentirsi male. Aveva una certo colorito apparentemente  poco salutare…

“Ti sei già reso conto che la maledizione che ti è stata inflitta può anche rendere pazzo chi ti sta accanto per lungo tempo e chi ha con te un legame affettivo. È ciò che accadde a tuo zio e al sovrano di Celes.” continuò la Strega, dando segno di non notare lo shock del mago.

“Naturalmente Sakura non poteva esser danneggiata: è la figlia favorita degli Dei. Quanto al clone di Shaoran si tratta di un essere artificiale: se non possiede una sua anima, non può neppure impazzire”.

“Come se ce ne fosse bisogno. Quel clone ha comunque combinato disastri anche senza la pazzia di un’eventuale maledizione, dopo aver  perduto la metà del cuore donatagli dallo Shaoran originale” pensò la principessa Tomoyo, che tuttavia tenne per sé quel pensiero mentre ascoltava il discorso di Yuuko.

“Il rischio poteva manifestarsi solo per Kurogane, ma ciò non è accaduto. Questo non è avvenuto perchè a Nihon la magia passa esclusivamente per linea dinastica femminile. La madre di Kurogane era una miko molto potente, sebbene non all’altezza di Tomoyo. E immagino tu abbia notato la particolarità del potere della sua primogenita.”

La Strega abbozzò un sorrisino malizioso, prima di riprendere a parlare. “A Nihon, la magia diventa più forte col passare delle generazioni, e nel prossimo futuro si manifesterà un’interessante evoluzione nel potere tramandato in seno alla famiglia di Kurogane. Naturalmente Kurogane non può mettere mano su quei poteri, essendo un uomo, tuttavia lui è l’unico “veicolo” attraverso cui possono essere tramandati alla sua discendenza femminile. Sua madre per il passato e sua figlia per il futuro garantiscono al caro ninja una protezione più che invidiabile, sancita dal legame di sangue. Smetti quindi di pensare che la tua vicinanza possa danneggiarlo: lui può fare più del bene a te di quanto tu possa fare del male a lui!”

“Sei davvero certa di ciò che dici, Yuuko?” chiese il mago agitato. “Davvero Kurogane non rischierà nulla se gli resto accanto?”.

“Da quando hai cominciato a dubitare delle mie parole? Sono pronta a giocarmi il negozio se non è come dico! Anzi, ti dirò di più” aggiunse la strega ridendo “Se Kurogane fosse nato donna, è assai probabile che sarebbe stato lui la Devadasi!”.

“Ma che mi dici delle altre persone? Kurogane, Sakura e Shaoran sono protetti, ma gli altri no. È anche per questa ragione che non posso restare a lungo nello stesso posto!”.

“Yuui, ti prego di perdonare la mia impudenza” interloquì Tomoyo. “Vorrei ribadire ciò che ha detto Yuuko poco fa. La protezione di Kurogane è data da un potere femminile sancito dal legame di sangue”.

Yuui la guardò con un’espressione di genuina incomprensione stampata in viso.

“Sangue-sangue-sangue” cantilenò sfacciata Yuuko, sperando di dargli l’imbeccata. Niente, ricavò solamente un sopracciglio inarcato del vampiro.

“Hai forse fatto a Shoryuki qualcosa che non avresti dovuto fare?” chiese Tomoyo con tono innocente. Altrettanto innocentemente, la principessa si meravigliò nel constatare con quale velocità un volto poteva incendiarsi nel più violento dei rossori. Il giovane mostrò un’espressione di cocente vergogna al ricordo dell’unico episodio in cui le parole “sangue”, “Shoryuki” e “QUALCOSA” erano collegati.

Rammentava con estrema chiarezza le sensazioni che aveva provato nell’afferrare la ragazza, trascinarla a terra e affondare il viso tra i suoi morbidi capelli corvini e i denti nell’incavo del suo tenero collo. Ricordava il suo profumo… e venne spiazzato all’istante dalla spaventosa idea che Yuuko e Tomoyo avessero potuto anche solo sospettare l’orribile gesto che aveva compiuto nei confronti della figlia della persona a lui più cara.

“Cosa… come…!” riuscì a malapena a balbettare.

Fu Tomoyo a rispondere. “Quando siete giunti a Nihon vidi legata a te un’aura decisamente negativa. Ebbene, quando sei tornato con Sakura e Mokona non ne ho scorto alcuna traccia.”.

“In poche parole” proseguì la Strega “ti sei efficacemente avvalso dei servigi di una Devadasi. Diciamo pure in maniera piuttosto subdola, data la tua attuale natura di vampiro, ma non è nulla che Shoryuki non sarebbe stata disposta a concederti di buon grado in futuro, dopotutto. Congratulazioni, sulla tua anima non grava più alcuna maledizione”.

“Il suo sangue… mi ha liberato?” esclamò Yuui con stupore.

“A quanto pare sì. Ovviamente non è necessario essere un vampiro per essere beneficiati del suo potere; sarebbe stato sufficiente che te ne fossi stato tranquillo vicino a Kurogane, ad aspettare che Shoryuki crescesse e ti sistemasse per bene…” Yuuko si interruppe, allusiva, prima di riprendere “ma hai fatto tutto da solo”.

Non era più maledetto… non era più maledetto…

Yuui era incredulo, eppure sapeva che Yuuko aveva sempre ragione, e si fidava anche di Tomoyo. Questa consapevolezza fece affiorare un timido sorriso sul volto del mago, che divenne via via più ampio all’aumentare della sensazione di farfalle svolazzanti nella pancia, come misto di speranza, felicità… e impazienza.

“Perdonatemi… devo andare…sì, devo andare subito!” esclamò il ragazzo in preda all’esaltazione. Le due donne sorrisero nel vedere Yuui precipitarsi fuori dalla stanza.

“Almeno ha avuto il buon gusto di non urlare di gioia per i corridoi” sospirò soddisfatta la Strega.

“A me non scoccia affatto sentire qualche suo Hyuuuu ben piazzato!” disse Tomoyo ridendo.

“Quel ragazzo ne ha passate davvero tante, di tragedie. La morte del fratello, la distruzione dei mondi che lo hanno accolto, il peso di maledizioni e la schiavitù sotto Fei Wong Reed. Ha subito così tanta brutalità pur non avendo fatto nulla per meritarsele. Se fosse morto a Tokyo avrebbe coronato in modo perfetto una vita orrenda.” Disse Yuuko con una nota di dispiacere e rammarico nella voce. “Come ho già detto, sono rimasta a guardare. Sentivo che dovevo fare qualcosa per aiutarlo. È anche per questo che ho scelto Kurogane; non avrebbe mai lasciato morire qualcuno che aveva deciso di proteggere. Perché pensi che gli abbia suggerito con tanta prontezza di diventare l’unica fonte di sostentamento di Yuui, una volta trasformato in vampiro? Se avessi legato la vita del mago a quella di una persona che in futuro gli avrebbe fornito la possibilità di liberarsi dalla maledizione che lo aveva colpito alla nascita, Yuui avrebbe potuto costruirsi una vita più felice.”.

“Ma Fei Wong Reed cercò di intralciare i tuoi progetti sterminando la famiglia di Kurogane” proseguì Tomoyo. “Se fosse riuscito ad uccidere Kurogane quando era ancora bambino, oppure a farlo impazzire, non avrebbe mai potuto proteggere Yuui, né Sakura, né Shaoran.”.

Yuuko annuì. Due bambini che avevano visto morire la propria famiglia avrebbero trovato l’uno nell’altro una balsamo per la propria solitudine, e dalla reciproca empatia e amicizia si sarebbe formata una nuova famiglia in grado di prosperare per le generazioni a venire. Avrebbero ricostruito con le proprie mani ciò che era stato strappato loro con crudeltà.

“Quale miglior indennizzo avrei potuto offrire a  quei ragazzi, che in fondo ho sfruttato anch’io per i miei scopi?” chiese con  triste dolcezza la Strega.   

“Ma posso sapere come voleva realizzare il suo piano Fei Wong Reed? Non esiste una magia capace di far tornare in vita i morti!”.

“Per ottenere ciò che voleva ha cercato di rubare il potere più raro e pericoloso che sia mai stato concesso a pochi esseri umani. Al momento, l’unica persona vivente in possesso di quel potere è la principessa di Clow. Parlo del potere di attraversare le Dimensioni Temporali”.

“Di viaggiare nel tempo insomma.”.

“Sì, proprio così. Pensaci, Tomoyo. Se una morte non è avvenuta per cause naturali, tornare indietro nel tempo assicura la possibilità di rimuovere le cause che hanno portato a tale morte. In fondo è ciò che ha fatto Yuui senza saperlo. Facendo arrestare Kyle, aveva rimosso l’esistenza dell’assassino di Shoryuki. Anche Maeve ha fatto la stessa cosa, seppur più consapevolmente, uccidendo l’assassino di Aiko prima che avvenisse l’omicidio. Tuttavia in Sakura questo potere è ancora latente, e per svegliarlo Fei Wang ha dovuto usare le maniere forti. La dispersione delle piume della memoria nelle diverse Dimensioni e il viaggio per recuperarle ha rafforzato il potere della principessa di viaggiare autonomamente per le Dimensioni stesse. Mi riferisco sia alle Dimensioni Temporali che a quelle Spaziali.”.

“Però Fei Wang Reed non riuscirà a mettere le mani su quel potere. I ragazzi glielo impediranno, vero? Alla fine, è questo il fine ultimo del loro viaggio.”

“No, infatti. Non otterrà quel potere perché, quando si svilupperà, Sakura lo cederà a me, come pagamento per il suo desiderio di salvare i cuoi compagni nell’ultima battaglia”.

“Yuuko, ottenere il potere di Sakura chan era anche un tuo obiettivo?”.

“Certo che lo è. Ma non per le stesse ragioni di Fei Wong Reed. Se Sakura avesse tenuto quel potere, nel futuro sarebbe morto con lei, quando la malattia causata dal mancato recupero di una sua piuma l’avrebbe consumata. Allora anche Nihon sarebbe stata annientata, poiché quella stessa piuma avrebbe fatto scivolare in un sonno mortale tutti voi, e Aiko non avrebbe avuto lo strumento per tornare indietro nel tempo e mettere le cose a posto. Ad ogni modo, la principessa non desidera che venga sparso sangue innocente a causa del suo potere, per questo riterrà opportuno lasciare in custodia tale potere al mio negozio, un luogo sicuro, fino al giorno in cui una cliente che avrà il dovere di riceverlo non si presenterà a Watanuki, il mio erede”.

“Aiko!” .

“Proprio lei”. 

Sul volto di Tomoyo comparve tuttavia un improvviso sguardo preoccupato.

“Ma Yuuko… se Kurogane non può subire gli effetti delle maledizioni altrui perché Aiko, che è figlia di una Devadasi, stava per morire proprio per una maledizione?”.

“Può esistere solo una Devadasi nella stessa generazione. E dopo Shoryuki sarà Ayumi ad ereditare quel potere”.

“Nemmeno Kurogane ha quel potere, ma il vincolo di sangue l’ha comunque protetto”.

“Anche Kurogane può essere maledetto, perché non può respingere attivamente le maledizioni come potrebbe fare una Devadasi, ma la sua protezione gli impedisce di essere ferito da altre persone maledette. Ma per Aiko la questione è diversa. Il sangue di Aiko è senza dubbio legato a quello della famiglia di Kurogane, così come lo è quello di Ayumi. Tuttavia l’anima di Aiko non può beneficiare totalmente di quella protezione, a differenza dell’anima della sorella.” 

Il volto della Strega si fece impassibile e distante. “Non è un caso se da Yuui e Shoryuki verranno alla luce proprio due gemelle, e che una delle due avrà una vita più difficile dell’altra”.

“Yuuko, devo preoccuparmi?” chiese la principessa, timorosa per quelle parole che suonavano vagamente minacciose.

“No, affatto. Aiko è una ragazza forte, saprà come comportarsi quando le difficoltà busseranno alla sua porta. Ad ogni modo, i suoi problemi dovrà gestirseli da sola.”.

Il tono della Strega lasciò intendere a Tomoyo che non avrebbe aggiunto altro sull’argomento.

“Per quanto riguarda i problemi di Maeve, invece?”

“È tutto a posto” la tranquillizzò Yuuko, tornando seria. “Grazie al prezzo che mi hai pagato, ho forzato Maeve a tornare nel suo tempo prima che commettesse gesti avventati contro se stessa. Nascerà e vivrà come se nulla fosse successo, e quando incontrerà Aiko  non si riconosceranno. Ho provveduto a modificare la percezione di Maeve in coloro che erano presenti nel giardino oggi. Dovessero incontrarla nel futuro, nessuno la potrà riconoscere, né collegare agli eventi successi oggi. La stessa cosa varrà per te, Tomoyo, e ovviamente, anche per Maeve.”.

“Tuttavia avevi detto che il mio potere non sarebbe stato sufficiente a cancellare la colpa di Maeve. Lei o Aiko pagheranno un prezzo terribile per il crimine commesso.”.

“Non avrei salvato la vita a nessuna delle due ragazze se non avessi avuto la certezza che non avrebbero avuto l’anima dannata”.

“Dunque sono entrambe salve?”.

“Ho parlato col giudice Yue, quello di questo presente, naturalmente, e gli ho esposto la situazione come si presenterà nel futuro. Non ho fatto nomi, ovviamente, l’ho fatta passare per puro amor di conversazione.”.

“Cosa ti ha detto?”.

“Il giudice non ha ravvisato alcun desiderio personale da parte di Maeve. Solo il  desiderio personale fa scattare la condanna.” La strega sorrise dolcemente mentre proseguiva col suo racconto. “Se il vero desiderio di Maeve fosse stato riavere la sua ragazza sarebbe stata sicuramente condannata… Tuttavia Maeve ama davvero Aiko, e non si sarebbe mai sognata di violare le sue ultime volontà. Lei appartiene ad Avalon: un giuramento è sacro. Se ha fatto quello che ha fatto è stato per Ayumi, non per Aiko. Maeve e Ayumi si sono sempre mal sopportate, in parte dovuta alla gelosia che aveva portato entrambe a contendersi Aiko, in parte per le loro divergenze caratteriali. Ayumi si sarebbe dannata l’anima pur di salvare la sorella, ma non era al corrente delle sue ultime volontà né del destino che tocca al colpevole di un reato tanto grave. Per quanto disprezzasse Ayumi, Maeve non avrebbe mai permesso qualcosa che avrebbe di sicuro addolorato Aiko”.

“Dunque l’essersi accollata la condanna che sarebbe spettata ad Ayumi commettendo il reato al posto suo l’avrebbe salvata dalla condanna stessa?”.

“Esattamente. Non c’era premeditazione nell’atto compiuto da Maeve. Aveva agito d’istinto. Se ci fu un crimine, era preterintenzionale, e di sicuro non è una condizione sufficiente per subire la dannazione dell’anima. Ma Maeve era talmente convinta di essere una criminale da non essersi nemmeno resa conto di aver commesso il gesto più altruistico che un essere umano è in grado di compiere: rischiare tutto per qualcuno che significa ben poco per te.”.

“L’importante è che né Aiko, né Ayumi né Maeve abbiano avuto da questa situazione delle conseguenze negative” commentò la principessa. Non era sicura di aver capito proprio tutto (e come avrebbe potuto, stavano parlando di fatti che non la riguardavano e che, tra l’altro, dovevano ancora  accadere) ma aveva comunque compreso il discorso a grandi linee.

“Stai tranquilla Tomoyo. È così.”.

“Quanto al favore che mi hai fatto…” replicò divertita la principessa, cambiando argomento.

“Mi hai permesso di usare Kurogane come mia pedina a parte che riuscissi a metterlo in riga come si deve” la Strega sfoggiò un sorriso complice “ Allora, che te ne pare del risultato?”.

“Non potevi fare un lavoro migliore, Yuuko.” Replicò la principessa, ricambiando il sorriso. “Ero così preoccupata per lui. Kurogane era così ossessionato dalla volontà di diventare il più forte che era ormai sul punto di perdere la sua umanità. In quelle condizioni, come avrebbe mai potuto mantenere la promessa fatta al padre prima di morire? Ma ora è davvero maturato. Per la prima volta ho potuto vederlo dare la priorità a proteggere chi ama, anziché a distruggere chi odia.”chiuse gli occhi e annuì soddisfatta “Sono sicura che sarà un padre meraviglioso.”.

 

***

 

Kurogane percorreva a passi lenti il lungo corridoio che collegava la stanza del guaritore del palazzo reale a quelle assegnate ai suoi compagni di viaggio. Il guaritore aveva dichiarato che la febbre del ragazzo era ormai sparita completamente, cosa che lo stesso Shaoran aveva affermato con energia davanti a Sakura, quando quest’ultima  gli aveva chiesto come si sentiva.

La manjuu aveva detto di non avvertire più alcuna traccia di ondulazione, segno che le piume presenti in quel mondo erano state recuperate. Questo significava una cosa sola: la partenza da Nihon era ormai imminente.

Lasciare di nuovo la sua casa gli creava una certa malinconia, ma era anche ansioso di riprendere il viaggio. Era deciso a continuare ad aiutare la principessa a recuperare la sua memoria, ma soprattutto non aveva certo rinunciato all’idea di spezzare braccia e gambe e infine il collo a Fei Wong Reed.

Proseguì per il corridoio, senza una vera meta. Avrebbe potuto approfittare del momento di quiete per riposare nella sua stanza prima di raggiungere Tomoyo e congedarsi da lei come si deve. Tuttavia si accorse solo a metà strada che non stava andando affatto verso la sua stanza, bensì verso quella del mago. Sbuffò appena, emettendo un lieve suono più simile ad un grugnito. Non era solito cadere in certi automatismi, e quasi non riusciva a credere di pensare a Yuui persino senza averne consapevolezza.

Non aveva mai esitato quando si trattava del mago.  Quando aveva qualcosa da dire, o da fare, per il suo bene, il ninja non si tirava indietro, nemmeno davanti all’espressione triste e arrabbiata che l’altro gli riservava. Quel giorno tuttavia lo aveva visto piuttosto sconvolto e stanco, sebbene Tomoyo lo avesse tranquillizzato con parole che non gli erano state del tutto chiare, ma che avevano contribuito a placare parte della sua ansia. Aveva quindi deciso di lasciarlo riposare per le ore successive, ma la voglia di vederlo, di parlargli, era evidentemente più forte.

Ancora non era stato messo al corrente di ciò che era accaduto al mago, alla principessa e alla polpetta bianca nei giorni precedenti, e di questo doveva ringraziare Tomoyo, che aveva praticamente sequestrato Sakura e Mokona per farsi raccontare tutto. Avrebbe potuto assistere anche lui, eppure non si sentiva in grado di reggere ad un tè tra principesse, e preferì aspettare un momento più… beh, neutro, se proprio non virile.

I pensieri del ninja furono turbati dal rumore di passi veloci e da un richiamo familiare che mai si sarebbe aspettato in quel momento.

“HYUUUU KUROSAMAAAA ♥ !!!”.

Kurogane fu quasi spaventato da ciò che vide. Il mago gli stava correndo incontro con le mani strette al suo yukata per sollevarlo di alcuni centimetri, e permettergli così di fare falcate ancor più ampie. Lo sbigottimento fu totale quando Yuui gli saltò addosso, con gambe e braccia ben salde, tipo cucciolo di koala attaccato alla madre.

Un ninja dev’essere pronto a qualsiasi situazione, anche la più imprevedibile, e reagire di conseguenza. Tuttavia l’udire direttamente nel proprio orecchio destro la risata cristallina e vedere la felicità nel volto del mago indusse Kurogane a  mandare momentaneamente in ferie il suo essere ninja-pronto-a-tutto, e si sbilanciò, finendo col sedere a terra.

“Ma che diavolo ti prende adesso?!” . Era più forte di lui. Non aveva avuto intenzione di reagire in modo aggressivo all’azione del mago. Non riusciva a capire, ma non poteva nemmeno negare che la cosa non lo rendesse felice come non era stato mai. Non voleva nemmeno credere che potesse esserci sotto qualche fregatura. Il sorriso del mago era davvero sincero.

Certo, avrebbe preferito evitare tali manifestazioni di affetto – almeno in pubblico. Ma anziché lamentarsi a gran voce della situazione e scrollarsi di dosso il mago, preferì lasciar perdere; l’importante, dopotutto, era che nessuno assistesse alla scena. O meglio, l’importante era che il mago fosse felice, quindi poteva fargli quello che voleva.

Dal canto suo, Yuui cominciò a piangere; ma le sue erano lacrime di gioia. “Grazie Kurosama…grazie grazie grazie”  sussurrò con un tremito dettato dall’emozione. Solo in quel momento si era reso conto che il ninja lo aveva salvato in tutti i modi in cui una persona poteva essere salvata. Gli aveva davvero ridato la vita. Non un mero proseguimento della sua esistenza, ma vera vita, con la possibilità di viverla con speranza… e amore. Aveva perso un fratello, ma per la prima volta, sentiva che quel vuoto era stato colmato. Senza nulla togliere a Fay, che sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore e nei suoi pensieri, Yuui si era reso conto di aver davvero trovato un nuovo fratello, a cui sarebbe stato libero di essergli grato per l’eternità.

 

Yuzuki Kokubunji* avrebbe dovuto esser felice del passaggio di grado nella “gerarchia” dei domestici del palazzo reale. Assegnare e dirigere i compiti delle cameriere era sicuramente un salto di qualità, sia per la minor fatica fisica che il ruolo richiedeva, sia per l’aumento del suo stipendio. Felice lo era davvero, per carità. Tuttavia aveva preso coscienza troppo presto di quante responsabilità era stata caricata, soprattutto da quando, tra i suoi sottoposti, figuravano delle giovani con la testa perennamente tra le nuvole come Kobato e Miyuki.

Aveva assegnato alle ragazze un lavoro piuttosto rapido, ma non vedendole tornare, fu costretta ad andarle a cercare e riportare in lavanderia. Le trovò ferme dietro un angolo di un corridoio, con la pila di teli da bagno ancora in mano.

“Insomma, si può sapere che cosa aspettate a portare quei teli nelle stanze dei nostri ospiti?” chiese la donna col dolce sguardo corrugato in una espressione perplessa, notando come le ragazze sembrassero titubanti all’idea di avanzare.

“SSSSHHHH potrebbero sentirti!” esclamarono le due con voce bassa e cospiratoria. Subito preferirono tornare sui loro passi, raggiungendo rapidamente il loro capo e sorpassandola.

“Miyuki chan…. Hai visto anche tu quello che ho visto io?” chiese la ragazzina più giovane con le guance leggermente rosate.

“Sì, sì, non me lo sono immaginata!” rispose concitata la bionda.

“E pensi anche tu quello che penso io?”  chiese di nuovo l’altra con tono più eccitato.

“Certo che sì!” cinguettò l’altra.

“Ma si può sapere che vi prende?” chiese la rossa raggiungendole.

“Hai presente il ninja preferito della principessa Tomoyo?”.

“Quell’omone grande e grosso che fa tanta paura a Miyuki?”.

“Sì, proprio lui” rispose la procace ragazza, reprimendo un brivido. “Un ragazzo biondo gli si è appena avvinghiato contro, e il ninja non lo ha fatto a pezzi!”.

“E questo che dovrebbe significare?” chiese un tantino seccata Yuzuki.

“Beh, significa che…..” solo quando si furono ben bene rifugiate nella lavanderia esclamarono all’unisono, lanciando un pugno in aria in segno di gioia: “SIGNIFICA CHE IL FANSERVICE E’ ARRIVATO ANCHE A NIHON FINALMENTE!!!” e subito iniziarono a ridacchiare in modo un po’ scemo.

Yuzuki non si prese neppure la briga di replicare. Prese le lenzuola dalle mani delle ragazze e lasciò con un profondo sospiro la stanza, decisa a svolgere il compito che le due ragazze non erano ancora in grado di assolvere a causa della ridarella. *

 

 

***

 

L’indomani il sole brillava alto nel cielo, e la brezza fresca portata dal temporale terminato solo da poche ore mitigava il calore intenso dei suoi raggi luminosi. Le gocce d’acqua sulle foglie delle piante brillavano come piccole gemme, alle quali variopinte farfalle si avvicinavano timidamente.

Tomoyo osservava pensierosa il giardino. Quello che, per anni, era stato un rifugio per i membri della Famiglia Imperiale in cerca di ispirazione o raccoglimento, era diventato negli ultimi giorni il teatro di eventi importanti per il mondo di Nihon e, soprattutto, per le persone che la principessa amava.

Spostò nuovamente lo sguardo verso il suo interlocutore.

Vestito con la consueta armatura e il mantello nero, il copricapo rosso calato sulla fronte, Kurogane era due passi dietro la sua hime, in silenzio; le aveva appena giurato che sarebbe tornato senza dubbio a Nihon.

Tomoyo gli rivolse un dolcissimo sorriso. Certo che Kurogane sarebbe tornato. Lo aveva Visto.

Le visioni confuse delle ultime settimane, le aveva spiegato Yuuko, erano state la conseguenza dei viaggi temporali in corso, che avevano contribuito a modificare il futuro. Solo dopo che i viaggiatori temporali erano tornati nelle rispettive epoche d’appartenenza il potere della hime era tornato alla normalità. Un potere che aveva ceduto prontamente alla Strega, come pagamento per la possibilità di intervenire sulle azioni di Maeve.

“Ci conto, Kurogane. Senza di te, qui al castello, è tutto molto noioso.”. Era una frase leggera e vagamente canzonatoria, ma celava una promessa. Al suo ritorno, Kurogane avrebbe ritrovato la sua vita quotidiana fatta soprattutto di frecciatine e battute da parte della principessa. Il ninja l’aveva intuito, ma la cosa non l’aveva infastidito. Tutt’altro.

Tomoyo continuò a parlare.

“Tempo fa ti dissi che mi dispiaceva averti mandato via da Nihon (nel capitolo 3, N.d.Adrienne) ma che non avevo avuto altra scelta. Adesso però ti osservo e non vedo più il ragazzo irascibile e violento di un tempo, ma un uomo forte. Non sento più alcun peso sul cuore perché… vedo che nemmeno tu ne hai più nel tuo. Aspetterò il tuo ritorno perché non voglio rinunciare alla tua presenza e alla tua amicizia.”.

Kurogane sbatté appena le palpebre, sorpreso. Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma le parole di Tomoyo lo avevano toccato. Sebbene per il ninja la principessa fosse la persona più importante tra tutti i membri della Famiglia Imperiale, era onorato di sentire che anche per Tomoyo il loro rapporto andava oltre quello fatto di lealtà e obbedienza di uno shinobi nei confronti della sua signora.

Kurogane non disse nulla, ma chinò appena la testa, con fare solenne, a suggellare la sua promessa di tornare e a confermare ciò che aveva detto la sua hime.

C’era del vero nelle parole di Tomoyo. Le ferite del suo cuore non bruciavano più come un tempo. Certo, facevano ancora male, ma qualcuno aveva provveduto a metterci un balsamo rilassante e rinvigorente allo stesso tempo.

Spostò lo sguardo verso quel qualcuno: il mago stava parlando serenamente con Amaterasu, poco distante da Kurogane e Tomoyo, ed era in compagnia di Sakura, Shaoran (ormai completamente ristabilito) e la polpetta bianca.

In ninja non aveva la più pallida idea della causa del cambiamento del mago, né del perché lo avesse così calorosamente ringraziato il giorno precedente. In realtà, di conoscerne la ragione gli importava ben poco. Per lui contava di più il risultato.

I loro guai non erano finiti. Non solo dovevano recuperare ancora chissà quante piume della memoria della principessa, ma un giorno avrebbe affrontato Fei Wong Reed per vendicare la morte dei suoi genitori e le sofferenze provocate al mago e ai ragazzini. Allora, e soltanto allora, sarebbe tornato a Nihon.

Era tuttavia molto meno pesante affrontare il fardello dei dolori e delle battaglie quando si poteva trovare il sostegno di una famiglia. Apparentemente, il concetto di forza andava bellamente in malora, ma Kurogane si trovò sorprendentemente a pensare che non gliene poteva fregare di meno. Forse, chissà, la vera forza consisteva proprio in quello: essere il sostegno delle persone che ami, e trarre nuova energia proprio dalle stesse persone.

Tomoyo si avvicinò al gruppo, seguita da Kurogane.

“Vi auguro di concludere felicemente il vostro viaggio”.

“Tomoyo chan, grazie per tutto ciò che avete fatto per noi” disse con fervore Sakura.

“Ma io non ho fatto proprio nulla”.

“Questo non è vero, e tu lo sai” ribattè dolcemente la principessa di Clow. Non era cieca: aveva notato il clima sereno (assai migliore di quello presente all’inizio del viaggio) che regnava tra “mamma” e “papà”, e sapeva quanto sarebbe stata una figura importante per Shoryuki. Sakura non dubitava che Tomoyo aveva aiutato le persone che amava ad essere felici.

Le ali di Mokona esplosero improvvise dal suo piccolo corpo, e sotto i piedi del gruppo di viaggiatori apparve il cerchio magico della Strega delle Dimensioni.

“Grazie”  disse Shaoran per accomiatarsi, mentre le ali cominciavano ad avvolgerlo assieme ai suoi compagni.

“Spero che riuscirete a salvare con le vostre mani ciò che vi sta a cuore**” rispose con un sorriso fiducioso la hime.

Le ali di Mokona avevano ormai avvolto completamente i ragazzi. Qualche attimo ancora, e una nuova Dimensione li avrebbe accolti.

“Kurorin?”

Il ninja si voltò verso la voce del mago, accanto a lui.

“Quella promessa che mi facesti qualche settimana fa… beh, ecco, direi che pretendere una cosa del genere da te sia stata la peggior idiozia che abbia mai fatto quindi… dimenticala, ok?” mormorò titubante e con lo sguardo basso, evidentemente imbarazzato, ma con voce chiara.

“Tsk… non l’avrei mantenuta comunque, una promessa così dannatamente pazza”.

A quelle parole, Yuui alzò la testa.

“Questo lo so già” rispose con un ampio sorriso.

Il mago aveva passato tutta la vita a desiderare la morte come liberazione, che la condizione in cui si trovava in quel momento gli risultava irreale e magnifica. Si sentiva leggero, incredibilmente leggero. Certo che voleva vivere: c’erano un sacco di cose che voleva vedere. Ora che sapeva che il ninja avrebbe avuto due bambini, voleva assolutamente vederli. Awww, vedere Kuropapi in azione con i suoi veri pargoli ©! Come poteva lasciarsi sfuggire un’occasione simile? Senza contare il fatto che, un giorno, avrebbe rivisto lei… giusto per essere sicuro che la fanciulla vivrà davvero felice, eh!

“Anch’io” ribatté Kurogane con un inusuale sorrisino sibillino. Era vero: non avrebbe potuto ucciderlo nemmeno se Yuui si fosse inginocchiato ai suoi piedi in lacrime e l’avesse implorato***. Nuova pagina 1

Se dovesse trovare quella cosa che lo potrà rendere felice allora non avrete bisogno di un mio intervento perché Yuui sarebbe in grado di acchiapparla, quella felicità. E se non dovesse farlo,  sarà sicuramente quel qualcosa ad acchiappare lui… Fidati delle mie parole, Kurogane: dai tempo al tempo e vedrai che tutto si sistemerà per il meglio”.

Alla fine si era verificato ciò che la Strega gli aveva promesso.

Essere venuto a conoscenza dell’esistenza di Aiko aveva donato un senso di leggerezza al ninja, e ancor più le parole che il mago gli aveva appena rivolto. E adesso che sapeva che il mago avrebbe avuto due bambine, era più che intenzionato a vederle, soprattutto la marmocchia dal caratterino bellicoso… chissà da chi l’aveva presa, un’indole così... 

Senza contare che si chiedeva che razza di donna avrebbe potuto sposare un idiota come quello…

 

Ancora un momento, e i corpi dei quattro svanirono nel nulla. Un attimo ancora, e l’ultimo bagliore di magia era scomparso davanti agli occhi di Amaterasu e Tomoyo.

 

 

 

FINE!!! ;____;

 

Un grazie di © a tutti i lettori che hanno avuto la pazienza di leggere questa mia opera fino alla fine, e un  grazie ancora più grande a coloro che mi hanno donato un commento, buono o critico che fosse.

Un super ringraziamento con grabbata va a MystOfTheStars per il suo sempre ottimo ed entusiasta lavoro di beta reader. Se questa fanfiction è leggibile, lo si deve soprattutto a lei! XD

 

 

ULTIME NOTE FINALI:

 

Ragazze… andando avanti con la storia, mi sono resa conto di aver fatto delle sviste “imperdonabili”:

1- Sakura in questa fanfiction ha l’indole diversa da quella che avrebbe dovuto avere. Dopo i fatti di Tokyo era sicura di sé, più fredda, e così doveva restare nella prima parte di ff, prima di sparire nel futuro. Qui sembra essere sempre la Sakura pre-Tokyo, tutta zucchero e affetto per Shaoran.

2- Avevo pianificato di ridare entrambi gli occhi in un’ipotetica fine di Tsubasa. Yuui tecnicamente avrebbe dovuto quindi avere entrambi gli occhi anche nella visione della Shoryuki bambina, sennò non avrebbe potuto morire per un semplice taglio alla gola. Potrei però pararmi il sedere e dire che la lama magica ha un effetto letale anche sul sangue di vampiro…

3- Ho fatto un errore temporale nel capitolo precedente: Avalon in cui è capitata Maeve è contemporanea alla nascita imminente di Shoryuki, non di Aiko. Messa così, sembrerebbe che Maeve sia coetanea della madre di Aiko….

… mi perdonate queste sviste, sì? XD

 

 

 

* LOL! XD

Mi spiace, è stato più forte di me! MWAWAWAH! Che posso dire, l’idea delle fangirls di Nihon è nata da un commento che MystOfTheStars mi fece mesi fa: “Continuo a pensare che questa storia sia una KuroFay travestita... e ciò mi induce a pensare che :

o il KuroFay è talmente ovunque da esserci anche nelle fiction NON KuroFay

o io vedo il KuroFay anche dove non c'è e questo mi porta a riflettere su cose a cui non voglio pensare... tipo, e se il KuroFay non esiste!? O___o”

beh, mi ha fatto venir voglia di prendere in giro il “vedo e non vedo”  nelle shounen ai soft (e infatti TBT è piuttosto farcito di riferimenti al Kurofay). ^_^

 

 

*Yuzuki è la sorella di Minoru in Chobits

 

** la frase è la stessa che Tomoyo, con sguardo serio, rivolge a Shaoran alla partenza da Nihon nel manga, ma ovviamente è riferito al salvataggio di Sakura, rapita da Kyle per conto di Fei Wong Reed. Tuttavia l’ho trovata appropriata anche per il commiato in questa fanfiction, ecco perché l’ho usata.

 

***cosa che è successo davvero nel capitolo 6 ^_^

 

 

 

 

 

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