J.C. High school - Freshmen

di tror_i_thou_doom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First day ***
Capitolo 2: *** Let the games begin ***
Capitolo 3: *** Svolta ***
Capitolo 4: *** Help me! ***
Capitolo 5: *** Jet's trials (part 1&2) ***
Capitolo 6: *** Judas kiss ***
Capitolo 7: *** Eh.. Volevi! ***
Capitolo 8: *** Död spöke ***
Capitolo 9: *** Tempore Nihil Sanat ***
Capitolo 10: *** Tempore Nihil Sanat pt.2 ***
Capitolo 11: *** Tempore Nihil Sanat pt.3 ***
Capitolo 12: *** Velvet Tears ***



Capitolo 1
*** First day ***


INTRODUZIONE


L’ambiente scolastico fa parte della vita di ognuno di noi.
Spesso, è li che accade tutto.
E’ li che si arriva bambini e si esce adulti, è li che avvengono i più grandi cambiamenti di una persona, è li che si sceglie per il proprio futuro.
Alcuni lo vedono come un ingiustizia, altri come un opportunità per la vita, altri come un dovere o routine quotidiana.
Ma in qualunque modo venga visto, resta sempre e comunque un avventura.
Un avventura in cui sembra di essere in tanti, ma in verità si è sempre da soli.
Ogni azione, ogni scelta ha una conseguenza, e non si può tornare indietro per cambiarla.
Ogni scelta avrà effetto su di te, a partire da quando nemmeno sai parlare, fino a quando ti diplomi, senza che nemmeno te ne accorgi.
Qui vi racconto la storia di alcuni studenti, tutti particolari e diversi tra loro, alle prese con gli ultimi cinque anni della loro vita scolastica,quelli più duri, quelli che formano veramente una persona per quello che è, che sarà.
Ognuno di loro ha i propri scheletri nell’armadio, ognuno di loro ha una storia alle spalle, ognuno di loro ha qualcosa da nascondere, ciò che è certo è che in qualche modo, nel lungo percorso che si trovano ad affrontare, le loro strade si incontreranno, e potrà essere un amichevole incontro, o un terribile schianto.
“L’equilibrio è dove il male non supera il bene, dove il bene nel male, non supera il male nel bene”.

J.C. HIGH SCHOOL – FRESHMEN

             
  Capitolo 1 – First day




Shadow Ziegler:

SHADOW ZIEGLER

Una nuova scuola è un nuovo inizio per tutti.
Lui si era sempre fatto rispettare, non avrebbe avuto problemi ad inserirsi, aveva già un suo gruppo e delle conoscenze nella scuola,
era già nella vetta delle classi sociali fin dal primo giorno in quell’edificio, fin dagli ultimi anni delle elementari per essere precisi.
Nonostante questo, si sentiva anche lui un po’ un alieno esattamente come gli altri studenti, non conosceva la struttura, e quasi tutti
i volti che si aggiravano frettolosi per i corridoi gli erano sconosciuti, rimase per qualche attimo a fissare la confusione, alcuni lo guardavano,
era un tipo abbastanza singolare dopotutto, rimase impassibile fino a che non notò un viso conosciuto tra tutta quella gentaglia rumorosa che già iniziava ad infastidirlo.
Il suo amico gli si avvicinò, salutandolo con una pacca sulla spalla. – Benvenuto Shad, sarà lunga, ma se non ci dai troppo peso finirà presto! -,
- Lo spero, come va? E’ molto che non ti vedo Vector.- Vector era il solito bulletto insopportabile, ma quando gli si parlava si dimostrava sempre molto intelligente, e anche educato.
- Bah non saprei, ultimamente un po’ di merda, sai sto litigando continuamente con la mia ragazza, e in più sono stanco della scuola, almeno sono a metà.-
Shadow ridacchiò strafottente – Ma come? Non sei eccitato all’idea di essere un Junior?- Vector sbuffò – Per niente, preferirei essere un Senior, possibilmente
negli ultimi due mesi di scuola, tu invece sei un freshmen sfigatello ahah!- Shadow gli tirò uno scappellotto facendolo ridere ancora di più, odiava l’idea di
dover stare nel primo anno, gli altri della sua età li vedeva come degli idioti imbranati, odiava l’idea di dover stare in mezzo a loro. – Torniamo seri, come va
con tuo padre e tua madre? – Sentirli pronunciare fu come ricevere una stilettata. – Mio padre è fuori da giorni, mia madre continua a bere, non è cambiato nulla anzi,
forse la situazione è peggiorata. – Aveva parlato solo con poche persone della sua situazione in famiglia, e Vector era una di quelle, lui sapeva di tutto il casino che
stava succedendo a casa sua, e lo aveva sempre aiutato a superare i propri problemi quando non c’erano i suoi genitori a farlo, era una specie di fratello maggiore.
– Cazzo amico mi dispiace, senti, se vedi che qualcosa va troppo male, vieni da me ok? Non voglio ritrovarti senza una gamba un giorno di questi, ti accompagno
a prendere l’elenco delle classi ok? Non mi va di entrare in orario. – Lo tirò leggermente su di umore, almeno poteva contare su di lui – Sei sempre il solito –
Disse scuotendo la testa, l’altro rise - Poi ti faccio vedere la scuola, così sai dove si riunisce di solito il nostro gruppo, e anche dove sono i bagni e la mensa,
anche se li il cibo fa un bel po’ schifo quindi ti consiglio di portartelo da casa o comprarlo fuori. – Annuì e lo seguì per i corridoi, sarebbero stati quattro lunghissimi anni quelli.

SONIC HARVEY

Appena varcò il portone della J.C. High School si sentì vivo, non vedeva l’ora di entrare in quell’edificio, molti lo conoscevano come “everyday hero” di Hiverland,
una piccola cittadina malfamata dove la criminalità era all’ordine del giorno.
Lui si limitava a gesti altruisti nei confronti degli altri studenti, si era guadagnato questa fama fin da quando era piccolo, la fama di quello sempre pronto ad aiutare,
la fama di colui che raffigura il bene in persona.
E anche del ragazzo bello, buono e gentile che fa innamorare tutte le ragazze, ma lui non se ne era mai approfittato in alcun modo, aveva sempre pensato che
alla sua età è inutile pensare all’amore, ma ormai era arrivata l’età in cui bisognava provare anche altri tipi di relazione, nonostante tutto era convinto di voler
scegliere la persona giusta, e non approfittarsi della sua popolarità, lui non lo faceva mai, anche se gli altri questo non lo vedevano, per questo si era guadagnato
anche l’odio da parte di molti,dopotutto quello che vedevano gli altri era un bel ragazzo, benestante, che potrebbe avere tutte le ragazze ai suoi piedi ma non ci fa caso,
era il ragazzo perfetto agli occhi di chiunque, e non tutti adorano la perfezione, forse nessuno.
Vide in lontananza una ragazza come lui molto conosciuta, Amily Rose,  eppure non si erano mai scambiati più di due parole, prima di entrare aveva osservato a
lungo la lista delle composizioni delle classi, lei avrebbe frequentato quasi tutti i suoi stessi corsi, forse avrebbe avuto occasione di parlarle.
Non aveva chissà quale interesse nei suoi confronti, era una ragazza molto bella, divenuta popolare per il suo modo di vestirsi e per i suoi vlog su internet,
non se la tirava però, per questo voleva fare amicizia con lei, la vedeva abbastanza simile a se.
Lei si faceva chiamare Amy, odiava il nome Amily, ma nessuno ha mai scoperto il motivo di tale odio nei confronti del proprio nome.
Quando la campana suonò si precipitò verso la propria classe, non voleva arrivare tardi il primo giorno, anche se per tutti gli altri sarebbe stato così,
dato che quasi nessuno aveva gli elenchi delle classi ancora prima di entrare nella scuola.
Alla prima ora aveva inglese, quando entrò il professore su sorpreso di vederlo – Buoniorno, già in classe anche tu? Voi nuovi studenti mi state sorprendendo, si accomodi pure.-
Disse pacato, Sonic si guardò attorno interdetto, in un angolo in fondo alla classe vi era un ragazzo strano, particolare, di quelli che non si vedono spesso
in giro, era il ragazzo che lo aveva preceduto.
Aveva i capelli lunghi e grigi, con delle sfumature bianche.
Gli occhi di un colore mai visto prima, e vestiva di bianco e blu.
Dato che era l’unico studente presente oltre a lui, decisi di avvicinarsi e conoscerlo.
-Hey, piacere io sono Sonic!- Disse gioviale, tendendogli una mano, l’altro alzò lentamente lo sguardo, prima lo posò sul suo viso, poi sulla sua mano ancora tesa,
la situazione stava diventando imbarazzante per Sonic, dopo qualche secondo l’altro gli rispose – Silver. – Non gli strinse la mano, e tornò immediatamente a fissare il banco,
Sonic abbassò il braccio, confuso. – Emm.. Beh.. Come va? – L’altro lo guardò di nuovo, apaticamente. – Hai finito con i convenevoli? Cosa vuoi? – Sonic aggrottò le sopracciglia.
– Solo conoscerti, antipatico,ti lascio solo ok? Fa finta che io non ti abbia parlato. – Per un attimo vide un'altra luce in quegli occhi freddi,
ma non seppe distinguere che cosa volessero dire in quel momento, Silver si era già girato ancora prima che potesse dire altro.
Decise di lasciar perdere, smise di pensare a lui e prese posto in seconda fila, ne troppo avanti, ne troppo dietro, come piaceva a lui.
Non riuscì a non notare come il professore, intento a leggere un libro, ogni tanto scrutava il ragazzo strano in fondo alla classe, in effetti attirava abbastanza l’attenzione.
Forse un giorno sarebbe riuscito a farselo amico, non si sa mai che cosa può accadere in quattro lunghi anni, dentro ad una scuola.

BLAZE  CHANDER

Appena fu fuori di casa si sentì meglio, si sentì protetta.
Si sistemò meglio la coda alta e poi si avviò verso la scuola, non distava molto da casa sua, per questo ci andava a piedi.
Durante il tragitto si accese una sigaretta, e si lasciò trascinare dalle note di una canzone del suo gruppo.
Nel tempo libero si ritrovava con la sua band e provavano senza tregua, per migliorarsi.
Purtroppo in quel periodo le cose andavano male, non avevano più buone idee per le canzoni, la cantante era fidanzata con il batterista, ma litigavano continuamente e succedeva sempre più spesso che uno dei due mancasse alle prove.
Inoltre sua madre aveva deciso qualche mese prima di far abitare il suo fidanzato nella loro casa, suo padre era morto e le mancava tantissimo, pensava spesso a lui e si chiedeva se anche sua madre ci pensasse, dato che era così presa dal suo nuovo fidanzato da non accorgersi del fatto che era un violento, spesso tornava a casa tardi e ubriaco, e trattava male sia lei che sua figlia.
Evidentemente qualche patetico gesto d’affetto bastava per riconquistare l’amore di quella donna.
Blaze risentiva molto di questa situazione, ma cercava di nasconderlo.
Come cercava di mascherare tutti i suoi sentimenti negativi, ma non si riusciva così bene, per questo appariva sempre molto seria.
Fortunatamente ad aiutarla ad affrontare tutto c’era la sua migliore e nonché unica vera amica, era l’unica con cui si confidava,sua madre la vedeva come una minaccia perché spesso era fatta, ma era veramente una persona splendida quando si imparava a conoscerla, intelligente e creativa.
Per via di numerosi ricoveri a cui aveva dovuto sottoporsi, perse un anno, quindi Blaze si ritrovò nella sua stessa classe, seguivano gli stessi corsi.
Pensarla fu come evocarla, la vide uscire da dietro un negozio e saltandole addosso, rise togliendosi le cuffie. – Ma buongiorno Wave!- L’altra le correva attorno, afferrò un palo e ci fece un giro attorno , fermandosi in una posizione che le ricordò la vela di una barca,si portò una canna alla bocca con la mano libera, facendola ridere.
Le passò accanto un signore di mezza età che scosse la testa borbottando qualcosa di incomprensibile, facendo ridere entrambe. – Buongiorno Blaaze, volevo spaventarti!- Si tirò su e prese a camminare al suo fianco. – Già fatta di prima mattina?- Wave ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli. – Forse, quale miglior modo per festeggiare il primo giorno? Ahah, vuoi fare un tiro?- Blaze ci pensò un po’ su, poi alzò le spalle. – Ma si, per uno non fa nulla!- Wave gli mise la canna tra le labbra e lei inspirò, poi rise. – Però scordati di fare più di un tiro eh! Ci tengo a te, non voglio attaccarti certi vizi!- Blaze sorrise e la abbracciò, Wave ricambiò, fece un ultimo tiro e poi la gettò prima di varcare il cortile della scuola.
Quando furono davanti all’edificio si fermarono un attimo ad osservarlo, era imponente, ed era già super affollato.
- Beh- Iniziò Wave, mettendole un braccio sulle spalle – Che un nuovo anno abbia inizio!-


SILVER  ÅKESSON

Si fermò ad osservarsi allo specchio, aveva delle occhiaie orribili dovute all’insonnia, le coprì il più possibile con il correttore, poi prese i soliti farmaci, ormai era una cosa di routine, controllò le ultime fasciature sulle braccia e si mise una canottiera blu, con sopra una felpa spessissima e molto morbida.
Lui era molto freddoloso, per questo si copriva tanto.
Aveva trovato gli elenchi delle classi sul sito della scuola il giorno prima, assicurandosi di non dover entrare in contatto con nessuno.
Parlare con le persone gli metteva ansia, troppa ansia.
Preferiva evitare il più possibile il contatto con gli altri.
Passava la maggior parte del tempo in ospedale, per questo non conosceva nessuno, a parte un ragazzo che si trovava nella sua stessa situazione, erano sempre insieme in ospedale, condividevano praticamente tutto, quindi fecero amicizia.
Silver conosceva solo lui, i medici e i propri genitori, che qualche volta lo andavano a trovare, nei periodi in cui stava a casa era quasi sempre solo, i suoi genitori erano troppo presi dal lavoro e quel poco tempo che avevano lo dedicavano tutto a lui, ma quel poco tempo era veramente molto poco, infatti erano quasi degli sconosciuti per Silver.
Andava a scuola a piedi, anche se non era poi così vicina a casa sua, i bus erano mezzi decisamente troppo affollati per uno come lui.
Odiava il mondo.
Lo odiava con tutto se stesso.
Lo odiava perché lo spaventava, perché lo faceva sentire inferiore, perché lui in quel mondo stava male, sempre più male.
Nessuno poteva comprenderlo,era solo con i suoi vari problemi mentali che lo stavano lentamente annientando.
Durante il tragitto notò una persona seduta in un vicolo, riconobbe i capelli.
Si avvicinò e la figura di Jeton si fece sempre più chiara.
Era rannicchiato su se stesso, teneva la testa tra le ginocchia e una canna tra le dita, accanto a lui vi erano una bottiglia di alcol mezza vuota e una scatoletta di antidepressivi.
Lo trovava spesso in quelle condizioni, gli voleva bene,infatti ogni volta lo aiutava.
Gli dispiaceva vederlo ricadere così spesso nell’oscurità, ma non poteva giudicarlo dato che alla fine si ritrovava spesso nelle stesse condizioni.
Gli strappò la canna di mano, portandosela alle labbra. – Jet. – Si mise accanto a lui. –V-va via.. – Silver scosse la testa – Sei ubriaco cazzo, manca pochissimo all’inizio delle lezioni!- Jet lo guardò, aveva gli occhi arrossati, un po’ per il pianto, un po’ per la canna e l’alcol. – Ridammela.- Silver scosse la testa facendo un altro tiro. – Questa me la tengo io, tu sei già messo male cretino. – Era l’unica persona con cui riusciva a tenere un discorso normale, con cui riusciva a essere se stesso, odiava vederlo ridotto in quel modo, esattamente quanto l’altro odiava trovare lui in certe condizioni.
Si alzò e lo tirò su, l’altro si piegò su se stesso infilandosi due dita nella gola, stimolandosi il vomito.
Silver gli resse la fronte sbuffando.
Gli passò un fazzoletto con il quale Jet si ripulì. – Grazie.. – Silver lo fissò. – Stai meglio?- Jet scosse la testa – Non starò mai meglio, e nemmeno tu.- Tirò fuori una sigaretta e se la accese facendo un tiro. – Lo so Jet, ma dobbiamo almeno provare a superare sto anno ok? I medici sono stati chiari, dobbiamo provarci. – Jet scosse la testa. – Non me ne frega un cazzo dei medici Silv, e nemmeno della scuola, io voglio solo morire, a quel punto sarei felice. – Silver rise, facendo un ultimo tiro e gettando la canna. – Quello sarebbe il top Jet, ma tanto noi non riusciamo mai ad arrivare al top.- Jet lo fissò – Sei bello oggi Silv.-  Silver si passò una mano tra i capelli sistemandoli –Oh, grato di essere di gradimento per i tuoi occhi Jet!- Disse facendolo ridere – A volte dimentico che ti piace il cazzo. – Jet ridacchiò – Silv, non ti biasimo, già è molto se ricordi il tuo stesso nome! Piuttosto- Fece un altro tiro dalla sua sigaretta. – Hai una matita per occhi?- Silver scosse la testa. – Prova a chiedere a qualche ragazza appena arrivi in classe, dovresti riuscirci in tempo prima di un attacco di panico!- Jet gli tirò uno scappellotto – Non è divertente!- Eppure rise, risero entrambi.
Nonostante tutti i loro problemi assieme riuscivano ad essere felici.
Persi nelle loro chiacchiere non si accorsero nemmeno di essere giunti a destinazione, appena videro l’edificio scolastico,l’ansia iniziò a farsi sentire per entrambi. – Ascolta Silv, tu corri in classe, io finisco la sigaretta e ti raggiungo.- Silver sbuffò, non voleva andare da solo, non si sentiva sicuro. – Dovevi proprio fumartene due?- Jet roteò gli occhi – Sono sotto stress, ne avevo bisogno ok? Mi hai pure rubato la canna! Su Silv, vai, ti raggiungo subito, non guardare gli altri in faccia, corri in classe e basta, ci stai?- Silver annuì, seppure poco convinto.
Si lasciò Jet alle spalle, sentiva tutte le voci degli altri accalcarsi, facendogli aumentare i battiti a dismisura, corse via senza guardarli pensando solo alle parole di Jet, si sentì bene solo quando raggiunse la classe, entrò lasciandosi scappare un sospiro di sollievo,  peccato che appena alzò lo sguardo si ritrovo davanti un professore, che lo guardava confuso.
-In anticipo? Mi aspettavo almeno mezz’ora di ritardo prima di vedere anche solo uno di voi. – Disse calmo e pacato.
Quel professore era la tipica persona che cerca di metterti a tuo agio, ma per Silver non era così, infatti si stava agitando.
-S-si, mi trovo un posto eh, c-ciaao. – Ok, forse quella canna un po’ lo aveva aiutato, normalmente sarebbe scappato imbarazzato.
Il professore rimase a fissarlo interdetto per qualche secondo, poi tornò a dedicarsi alla lettura.
Cercò di calmarsi, Jet sarebbe arrivato di li a poco, occupò il posto accanto al suo con lo zaino praticamente vuoto.
Non appena si mise il cuore in pace, vide la porta aprirsi, ma non fu Jet ad entrare, bensì un ragazzo con uno stile abbastanza casual, con i capelli scuri tendenti al blu, scambiò due parole con il professore, poi venne proprio verso di lui, il cuore prese a battergli forte, ma cercò comunque di controllarsi, dannata fobia sociale, sarebbe tutto molto più semplice senza di te pensò Silver, rassegnandosi al fatto che quel ragazzo gli avrebbe sicuramente parlato.
E fu così.
Si mise davanti a lui con un enorme sorriso sulla faccia, allungò una mano, alzò titubante lo sguardo prima su di lui, poi sulla mano tesa davanti al proprio viso.
- Hey, piacere io sono Sonic!- Era così felice quel ragazzo, che quasi lo spaventava.
Non voleva avere a che fare con lui, e nemmeno sporcare la sua felicità, quindi optò per l’apatia e la freddezza. – Silver. – Vide l’altro sconcertato,era già riuscito nel suo intento. - Emm.. Beh.. Come va?- Eppure no, insisteva. – Hai finito con i convenevoli? Cosa vuoi?- L’altro ci rimase male, questa volta aveva funzionato, infatti lo guardò male. – Solo conoscerti, antipatico,ti lascio solo ok? Fa finta che io non ti abbia parlato. – Forse lo avrebbe odiato, ma che importava? Tanto non ci avrebbe parlato più, come non avrebbe amicizia con nessuno, avrebbe parlato solo con Jet, l’unico con cui ci riusciva senza avere un attacco di panico.
Si era un attimo lasciato prendere dalla tristezza, poi si accorse che l’altro lo fissava ancora, si girò immediatamente, sperando che l’altro non avesse notato cambiamenti nella sua espressione, o che se ne fregasse.
Guardò Sonic allontanarsi, e notò anche che il professore a volte lo fissava, tutti i professori lo avevano sempre fissato, perché loro si sentono in dovere di impicciarsi nei problemi degli alunni,e stranamente hanno sempre un ottimo fiuto per gli studenti con problemi, di qualsiasi tipo di problema si tratti.

MILES PROWER

Non vedeva l’ora di essere li, era preparato a tutto.
Sapeva bene che non avrebbe avuto un esistenza semplice in quella scuola.
Lui amava studiare, amava progettare, amava imparare.
Gli altri studenti della sua età pensavano a divertirsi di solito, lui pensava al futuro, voleva diventare un giorno, un grande ingeniere.
Era abituato ad essere preso in giro, ad essere chiamato “secchione” o “quattrocchi”, ma non gli importava, lui aveva un sogno, un sogno che avrebbe portato a termine.
Era inoltre convinto che avrebbe incontrato anche altre persone come lui, in un posto così affollato non poteva non esserci qualcuno con i suoi stessi interessi, o almeno con la sua stessa passione per lo studio e per imparare cose nuove.
Arrivò in classe in orario il primo giorno, eppure vi erano già delle persone, li osservò, due tipi strani in fondo dai quali il cervello gli disse di tenersi lontano, e un ragazzo in seconda fila che ascoltava la musica in pace, lo riconobbe, tutti sapevano chi era, e sicuramente non si sarebbero mai parlati, Sonic se ne stava in vetta tra i popolari, lui invece era nell’ultimo strato, quello degli sfigati, dei secchioni.
Salutò il professore, poi si sedette in prima fila.
Nel silenzio di quella stanza, poteva perfettamente sentire la musica che stava ascoltando Sonic per via del volume troppo alto, e la chiacchierata dei due ragazzi strani in fondo alla classe, anche se non riusciva veramente a trovare un senso al loro discorso estremamente dettagliato su come creare un ipotetica sostanza che fa impazzire le persone dandogli l’impulso di nutrirsi solamente dei loro capelli, si convinse del fatto che quei due erano belli che andati, e decise di lasciar perdere i loro discorsi insensati.
Sistemò le proprie cose sul banco, dopo qualche minuto la porta si aprì, entrò una ragazza carinissima, molto timida infatti il solo vedere altri studenti in classe e volti nuovi la imbarazzò, dopo aver salutato il professore si andò a sedere a qualche banco da lui, le sorrise timidamente e lei ricambiò ridacchiando e portandosi una mano alla bocca, era arrossita, probabilmente anche lui era rosso in viso.
Quella ragazza lo colpì,decise che un giorno le avrebbe parlato.
Aveva i capelli verdi e legati in due cipolle sulla testa, una cosa piuttosto insolita per lui, portava dei grossi occhiali da vista e dopo qualche secondo era già intenta a disegnare su un block notes, giusto il tempo di tirare fuori l’occorrente.
Forse avrebbe potuto farsela amica.

AMILY ROSE

Aveva sempre adorato il primo giorno di scuola, ogni anno vedeva tutti i suoi compagni di classe cambiare, purtroppo però erano sempre gli stessi, finalmente avrebbe avuto la possibilità di vedere facce nuove, conoscere nuove persone e fare nuove amicizie.
Era arrivata in anticipo nel punto del cortile della scuola dove si era data appuntamento con Rouge, loro due erano amiche fin dai tempi dell’asilo, Rouge era già al terzo anno, le aveva chiesto di incontrarla alla fontana della scuola, così le avrebbe mostrato tutto l’istituto, e la sua classe.
La vide arrivare da lontano dopo poco, si abbracciarono e si sorrisero.
- Allora Amy, sei pronta per affrontare la terribile J.C?- Amy rise – Io sono nata pronta!- Disse,felice. – Meglio, perché in sta scuola succede veramente di tutto, dai andiamo, ti faccio fare un giro. – Annuì, seguendola.
Quando furono nei corridoi, vide tra tutti uno dei ragazzi più conosciuti del paese, Sonic Harvey.
Sapeva bene chi era, ci aveva parlato pochissimo, eppure le sarebbe sempre piaciuto essergli amica.
Rouge la aveva accompagnata fino in segreteria, poi se ne era andata perché la campana era suonata, le consegnarono gli elenchi che servivano.
Le scappò un sorriso quando si accorse di avere la maggior parte dei corsi in comune proprio con Sonic, finalmente avrebbe avuto la possibilità di conoscerlo meglio.
Quando entrò in classe, fu felice di scoprire di non essere arrivata troppo in ritardo, vi erano già varie persone, alcuni erano veramente particolari, forse stravaganti.
In particolare due ragazzi in fondo alla classe.
Uno dei due aveva dei lunghi cyber dreads color verde fosforescente, degli occhiali in stile steam-punk attaccati ad una fascia per capelli come decorazione, i vestiti assomigliavano strettamente a quelli dello stile gotico, e in più la stava fissando, dopotutto anche lei stava fissando lui, sembrava parecchio scosso, forse era fatto.
Era attirata dalle persone particolari, anche il suo compagno di banco era strano, i suoi capelli erano grigi e lunghi, e vestiva con colori che gli ricordavano la neve in un certo senso, e avevo delle iridi di un colore piuttosto singolare, ambra.
Smise di fissarli quando vide Sonic, si sedette accanto a lui. – Ciao.- Gli sorrise, lui si era tolto le cuffie e le stava sorridendo di rimando – Ciao. – Disse, felice del fatto che lei gli stesse parlando. – Ho visto che abbiamo molti corsi insieme. – Disse lei, senza smettere di sorridere. – Si ho notato, beh vorrà dire che ci beccheremo spesso, magari possiamo sederci allo stesso tavolo a pranzo, sai è meglio fare amicizia subito quando si è in un posto nuovo, trovare un gruppo di amici. – Amy ridacchiò – Ma certo, è un ottima idea! Magari invitiamo pure quei due laggiù? Hanno un aspetto così misterioso.. – Sonic capì a chi si stava riferendo e scosse la testa – Non credo sia una buona idea! Sono completamente matti, degli svitati direi! Sai, non voglio essere cattivo ma, ho provato a scambiare due parole con testa d’argento, ovvero Silver, mi sembra che si chiami così, e ci mancava poco che non mi polverizzasse con degli occhi laser, mentre l’altro è arrivato in classe dopo un po’ e puzza di fumo e alcol, e si è seduto immediatamente vicino a lui, poi dopo un po’ hanno iniziato a parlare di cose strane, da matti davvero! Tipo.. Una sostanza che porta le persone a nutrirsi esclusivamente dei propri capelli o cose simili,poi ho messo le cuffie e non li ho più sentiti, ma quello gotico, non ho ben capito come si chiama, penso Jeton, si è alzato  e ha iniziato a chiedere a tutte le ragazze se per caso avessero una matita per occhi! Mi hanno lasciato perplesso. – Amy seguì il discorso rapita – Caspita se sei logorroico!- Sonic rise – Io non ho nulla contro quei due davvero, ma sei ancora convinta di volerli invitare a mangiare con noi? – Amy si morsicchiò un labbro – Beh dai, tentar non nuoce, io provo comunq- si interruppe quando si sentì toccare una spalla, si girò sconcertata e sussultò quando si ritrovò la faccia di Jet praticamente attaccata alla sua, vedendo la sua reazione anche lui fece uno scatto indietro. – Mi hai fatto prendere un colpo!- Disse lui. – Io? Tu semai! Vabè, dimmi, di che hai bisogno?- Gli sorrise.- Hai una matita per occhi?- Lei rimase un attimo interdetta – Emm.. Si certo! – Gli rispose sorridendo, frugò nel suo astuccio e tirò fuori un kajal, glielo passò. – Grazie mille, te lo riporto subito. – Disse freddo, prese la matita e andò al suo posto, sia lei che Sonic rimasero a guardarlo mentre tirava fuori uno specchietto, lo usò per truccarsi, poi riportò la matita a Amy. – Grazie mille.- Disse atono. – Aspetta- Lo fermò prima che se ne andasse di nuovo – Tu e il tuo amico.. Vi andrebbe di venire a pranzo con me e Sonic?- Disse indicandolo. – Emm.. Ci piacerebbe tanto maaa.- Si bloccò a fissare un punto indefinito con un espressione spaventata e schifata allo stesso tempo. –E’ tutto ok?- Chiese Amy, passandogli una mano davanti al viso, lui tornò a fissare sia lei che Sonic – L’avete sentito anche voi il ragazzo che ha detto che il muro è scacchi? Non ha senso, il muro non è scacchi! – Disse Jet, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, Amy e Sonic erano confusi, nessuno aveva detto che il muro era a scacchi. – Ma.. Nessuno- Sonic si interruppe quando vide l’altro ragazzo, Silver, avvicinarsi a loro, prese Jet per le spalle e lo tirò via. – R-ragazzi lasciatelo perdere, è un po’ pazzo eheh. – Quella risatina nervosa inquietò entrambi – Comunque noi non mangiamo!- Urlò Jet mentre Silver lo trascinava in fondo alla classe.
Amy e Sonic si osservarono, entrambi sconvolti.
- Tu ci hai capito qualcosa?- Chiese lei, Sonic scosse la testa. –No desolato, vorrei tanto, non capisco se mi fanno paura o se li trovo interessanti. –Lo stesso vale per me. – Disse, poi il professore attirò la loro attenzione. – Bene, sono quasi tutti arrivati, vi invito a mettervi comodi e a fare silenzio, tra poco farò l’appello. -
Amy sorrise un ultima volta a Sonic, lui ricambiò, poi entrambi iniziarono a preparare il loro materiale e a pensare all’anno scolastico che li aspettava.

KNUCKLES HOXHA

-Vaffanculo! Sei solo un bambinone, io ti lascio cazzo! – Sbattette un forte pugno contro al muro facendosi male. –Come vuoi! Tanto sei solo una troia! – Urlò dietro alla bella Julie-su.
Stavano insieme solo da  qualche mese, non era una cosa seria, almeno per lei che lo aveva illuso.
Julie era veramente bella,e popolare, purtroppo sfruttava la sua popolarità con cattiveria, le piaceva fare abuso di potere, era la figlia del preside e le veniva concesso tutto, aveva giocato con il cuore di Knuckle come aveva fatto con molti altri,anche lui come gli altri si era lasciato accecare dalle lussuria e dalla bellezza di Julie.
Un bell’inizio insomma.
Era ripetente, quando entrò in classe la professoressa lo guardò male, lui ricambiò lo sguardo.
Tutti lo stavano fissando, forse perché era in ritardo, forse perché dava l’impressione di essere il solito studente ignorante e fastidioso,o forse per i dreads.
Vide alcune visi che già conosceva, Wave ad esempio, anche lei era ripetente, avrebbe voluto sedersi vicino a lei, ma purtroppo una ragazza dai capelli viola, legati in una cosa alta e il trucco leggermente pesante gli aveva già preso il posto, l’unico posto libero era vicino ad una ragazza piuttosto carina, anche lei come lui aveva dei dreadlocks, ma i suoi erano molto più grossi, e decorati con nastri e perline.
Si sedette vicino a lei, che lo guardò. –Piacere, io sono Tikal. – Gli disse tendendogli la mano, lui la afferrò. – Knuckles, piacere mio. – Poi diedero attenzione alla professoressa, che aveva già iniziato a spiegare, era la professoressa che più odiava, e presto tutti in quella classe l’avrebbero odiata.
Mrs.Janette, insegnava storia, ed era insopportabile.
I suoi pensieri però continuavano ad andare alla sua vita.
Nulla andava mai per il verso giusto, e lui iniziava ad essere stanco.


JETON HAWKERS

Quella mattina si sveglio con il cuore in gola per colpa di un brutto sogno, non riuscì a calmarsi,il tutto sfociò in un attacco di panico.
Era abituato ad averne, ma era comunque una vita stressante la sua.
Quando finalmente riuscì a calmarsi la sua voglia di vivere era ancora più bassa, se mai fosse stato possibile.
Era incazzato, stufo di doversi sentire in quel modo sempre, senza tregua.
Decise di uscire, non sarebbe rientrato quindi si assicurò di aver preso tutti i farmaci che gli sarebbero serviti con se, buttò tutto nello zaino, assieme ad un pacco di sigarette e a due canne, prese dalla sua scorta personale.
Forse gli sarebbero servite, soprattutto per il primo giorno di scuola.
Le voci nella sua testa bisbigliavano cose che spesso lui non riusciva a comprendere.
Prima di uscire prese su anche le chiavi di casa, il proprio cellulare e una bottiglia di vodka liscia, voleva smettere di pensare, voleva smettere di respirare, ma la seconda cosa non riusciva mai a farla quindi almeno si assicurava di riuscire a fare la prima.
Si accese una canna, nel frattempo le voci si fecero più insistenti, fino a superare i suoi pensieri, voleva scacciarle ma non sapeva come, e quella continua sensazione di paura e angoscia che gli attanagliavano il petto, quanto avrebbe voluto farle sparire, e vivere una vita normale.
Ma la vita fa schifo per tutti, e per altri ancora di più, e non si poteva fare nulla per migliorare, nulla.
Non era abituato a bere, infatti dopo poco si sentì male, entrò in un vicolo e si accasciò contro al muro, finì di fumarsi la sua canna, poi quasi perse i sensi.
Rimase li per qualche ora, quando si sveglio ricordò il motivo per cui si trovasse li, bevve qualche altro sorso, senza nemmeno saperne il motivo, prese una compressa di Zoloft, uno dei tanti farmaci che gli erano stati assegnati, poi accese la seconda canna, mise la testa tra le ginocchia e pianse forte, pensando a quanto la sua esistenza facesse schifo, non fece in tempo nemmeno a fare qualche tiro che la canna gli fu strappata di mano, alzò lo sguardo spaventato, poi vide Silver, a quel punto si rilassò.
Era tutto per lui, non avevano segreti, si raccontavano qualsiasi cosa.
Si sostenevano a vicenda, loro riuscivano a capirsi l’un l’altro.
Si fece aiutare, esattamente come quando c’era l’altro nella sua situazione, non si lasciavano mai cadere, continuavano a risollevarsi nonostante entrambi avessero un solo pensiero fisso: farla finita.
Quando entrò in classe c’era già qualche persona, ma non li guardò nemmeno, corse subito da Silver, nemmeno salutò il professore che ci rimase male, ma poi lasciò perdere e tornò al suo libro.
-Silv!- Vide Silver rilassarsi appena si sedette vicino a lui. – Jet finalmente! Non sai che paura ho preso! Quello voleva parlarmi!- Disse sottovoce, indicando il ragazzo a qualche fila da loro.- Jet ridacchiò – E tu che hai fatto?- Silver alzò le spalle. – Nulla, un po’ di apatia e la gente va via.- Disse, disegnando cerchietti immaginari sul banco.
- Sono stato molto male stanotte, per questo stamattina mi hai trovato in quello stato Silv.. Le voci, erano più insopportabili del solito,ho paura di stare peggiorando sempre di più.- Confessò, prendendosi la testa tra le mani, Silver si girò a guardarlo preoccupato – Jet, lo sai già.. Noi possiamo solo peggiorare. – Si girò pure lui, e guardò il suo amico negli occhi – Lo so, ma ho un po’ paura, di stare peggio di così, già non riesco più a sopportare il peso di questa vita di merda. – Silver gli appoggiò una mano sulla spalla e lo accarezzò. – Non sei solo nella tua vita di merda, io sono con te, e ci sarò sempre.. Almeno, fino a che non ci ritroviamo entrambi impiccati ad un armadio dopo aver raggiunto il limite.- Disse, facendolo ridere. – Grazie Silv, puoi contare su di me anche tu, lo sai.. Almeno fino a che il matto della stanza accanto non entra e ci sbrana entrambi vivi scambiandoci per costolette. – Scoppiarono a ridere entrambi. – Ti immagini, morire per colpa di capelli?- Jet ci pensò un attimo- Sarebbe mitico! Però come si fa..? – Silver ci pensò un po’ su, poi gli venne un idea – Si potrebbe inventare una sostanza chimica, che fa impazzire le persone mandando in tilt il cervello- Jet lo incitò a continuare con un gesto della mano – E che crei un impulso nel cervello che ti dice che come priorità per vivere devi mangiare solo i tuoi capelli!- Jet rimase un attimo interdetto, poi immaginò il tutto. – Dio, sarebbe uno spettacolo!- Silver si guardò attorno. – Hey guarda, sono entrate delle ragazze, prova a chiedere se hanno una matita!- Jet si girò, notando due o tre ragazze sparse per la classe, si affrettò a chiedere ad ognuna di loro se avessero l’oggetto delle sue ricerche, ma tutte rimasero a fissarlo come se fosse un alieno, per poi dire che non le avevano.
Tornò al proprio posto sbuffando. – Allora?- Jet scosse la testa – Nulla,in più mi guardavano come se venissi da Saturno!- Silver rise – Sei uno schizotipico , socio fobico, e chi più ne ha più ne metta, guardi tutti con gli occhi spalancati e sei una sottospecie di gotico con i dreads, che cosa ti aspetti dalle persone? Che ti offrano dolcetti?- Jet rise – Nossignore, chi si aspetta nulla ormai? Vabè, vorrà dire che resterò inguardabile. -
Dopo qualche minuto vide entrare in classe una ragazza di altezza media, con dei vestiti leggermente stravaganti tutti sulle tonalità del rosso e del rosa, anche i suoi capelli erano rosa, e aveva l’aspetto di una che teneva a se.
Dopo qualche momento di indecisione, decise di provare a chiedere a lei.
Le toccò una spalla, lei si girò e sussultò, facendolo indietreggiare. . – Mi hai fatto prendere un colpo!- Disse lui,portandosi una mano al petto  – Io? Tu semai! Vabè, dimmi, di che hai bisogno?- Gli chiese sorridendo.- Hai una matita per occhi?- La vide un attimo titubante, ma poi si riprese subito. - Emm.. Si certo! – Gli rispose sorridendo,la vide frugare nel suo astuccio,tirò fuori un kajal, glielo passò. – Grazie mille, te lo riporto subito. – Disse freddo, poi prese la matita e andò al suo posto, tirò fuori molto velocemente uno specchietto e si fece il trucco, leggero, dato che non poteva fare molto solo con una matita.
Appena finì glielo riporto, era già pronto ad andarsene ma lei lo fermò ancora prima che potesse fare un passo. –Aspetta.- la guardò - Tu e il tuo amico.. Vi andrebbe di venire a pranzo con me e Sonic?- Chiese, indicando il suo amico. - Emm.. Ci piacerebbe tanto maaa.- Si bloccò quando vide una figura nera passare a qualche metro da lui come un flash, poi sentì qualcuno urlare “il soffitto è a scacchi” e qualche risata, si riprese solamente quando vide la ragazza muovere una mano davanti alla sua faccia, tornò a fissare sia lei che il suo amico. - L’avete sentito anche voi il ragazzo che ha detto che il muro è scacchi? Non ha senso, il muro non è scacchi! –  I due si guardarono sconvolti e confusi, e quel punto capì che qualcosa non tornava, aveva già capito che quella voce l’aveva sentita solo lui, e per un attimo si sentì mancare il respiro. - Ma.. Nessuno- prima che il ragazzo potesse finire la frase, Silver accorse per evitargli una figura di merda, lo trascinò via, non oppose resistenza, ma ci era rimasto talmente male nonostante fosse abituato a certe cose, che non riuscì a riprendersi, ne a fare alcun movimento. – R-ragazzi lasciatelo perdere, è un po’ pazzo eheh. – Anche Silver era nervoso quanto lui, poteva sentire la tensione in ogni sua parola, si sentì strattonare più forte, fu li che si riprese. - Comunque noi non mangiamo!- Urlò,lasciandosi tirare da Silver fino ai loro posti.
Quando furono entrambi seduti si guardarono, non c’era bisogno nemmeno di parlare, riuscivano a capirsi anche solo attraverso lo sguardo.
Erano spaventati.
- Bene, sono quasi tutti arrivati, vi invito a mettervi comodi e a fare silenzio, tra poco farò l’appello. -
Non prestarono attenzione al professore, continuarono a fissarsi.
-S-silv.. Le voci.- Balbettò, prendendosi la testa tra le mani, faceva male,ormai aveva l’emicrania ventiquattro ore su ventiquattro.
Inoltre l’ansia iniziava a farsi sentire, gli veniva anche senza un motivo, ed era una lotta continua. – Sta calmo Jet.. Passerà. – Gli sussurrò, ma sapevano entrambi che non sarebbe passato. – Dammi il Litio.. – Silver gli passò una compressa di Litio e una bottiglietta d’acqua. –Grazie. – Mandò giù la compressa, e chiuse gli occhi, aspettando che facesse effetto.
Era spaventato, iniziò a tremare, sentì il braccio di Silver sulle sue spalle, cercò di trovare conforto in quel gesto e riuscì  calmarsi almeno un poco.
-Ora ci siamo tutti ragazzi! Benvenuti alla J.C. High school! Il vostro cammino inizia ora, e sarà lungo e tortuoso, vi auguro buona fortuna, e che sia per e per voi, un buon anno scolastico!- Ci fu un grido di gioia da parte di tutti, tutti erano felici ed eccitati.
Buon anno Jet, buon anno.



Angolo dell’autrice:

Ed eccomi con una nuova storia!
Vi do dei piccoli avvertimenti.
Questa storia si divide in quattro libri, uno per ogni anno.
Sarà abbastanza particolare, e anche difficile, infatti per me è una prova, nel senso, mi sto mettendo alla prova con storie più complesse da scrivere, da immaginare.
Il sistema scolastico è quello americano, per questo gli anni sono solo quattro.
Ah, delle curiosità:
1° anno: freshmen
2° anno: sophomores
3° anno: juniors
4° anno: seniors
E’ più o meno come quando noi diciamo i primini, le matricole ecc.
Sarà una storia leggermente contorta, e i temi trattati sono abbastanza complessi.
Non è esattamente una fan-fiction infatti, ma mi tocca inserirla qui perché i personaggi sono ispirati a quelli del caro mondo di Sonic.
Detto ciò, godetevi pure la storia!




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Capitolo 2
*** Let the games begin ***


                   Capitolo 2: Let the games begin

Sonic Harvey:


"God's written
Book of lies
God has given
A world that dies
(The) poor, lepers, half deceased
Death is coming over me
"
-From God is in the rain by Suicide Commando-


SHADOW ZIEGLER

Era la seconda ora del primo giorno, e già Shadow si era seccato di stare in classe, seguiva vari corsi, e in ognuno di essi vi era almeno una persona che non sopportava, persone che lui aveva già conosciuto in passato avendo dovuto cambiare parecchie scuole durante la sua infanzia, e che detestava con tutto se stesso.
Dando un’occhiata agli elenchi, potette rendersi conto del fatto che nell’ora successiva avrebbe avuto un corso in comune con Sonic Harvey, Amily Rose e Miles Prower.
Loro nella sua scala delle persone odiate, erano in cima.
Sonic era perfetto, semplicemente perfetto in ogni particolare.
Era uno studente perfetto, il modo in cui si rivolgeva agli altri era perfetto,il suo modo di vestire, se pur casual e senza pretese, era perfetto.
Poteva avere tutto, tutto quello che voleva, bastava fare qualche buona azione per avere il mondo ai propri piedi e lui lo aveva fatto, mentre Shadow?
Cos’è Shadow? Si chiese, ma sapeva già la risposta.
Shadow era il tipico ragazzo da cui tenersi alla larga, quello sbandato, quello che esce solo con la feccia, quello che spaventa le madri di tutti gli studenti mettendo loro in testa che i figli non devono nemmeno avvicinarsi, a uno come lui.
Shadow era il ragazzo senza futuro, quello che a seconda dei professori non farà mai nulla nella vita.
Shadow era il ragazzo che spaventa gli altri, il bullo, quello che viene giustificato con un semplice “Avrà problemi in famiglia”, si era vero, e lui non voleva più viverci nella sua famiglia, sperava ogni santo giorno che casa sua esplodesse mentre lui era via, lontano.
Shadow era il ragazzo costretto a crescere troppo in fretta, ad abbandonare la sua infanzia per guidarsi da solo in un mondo di lupi, costretto a fare cose losche per mantenere se e la sua famiglia, la sua famiglia di violenti, la sua famiglia perduta che buttava tutte le sue fatiche in alcol, ozio e droga.
La droga appunto, quella che lui fu costretto ad iniziare a trafficare, perché in quella cittadina piccola e lurida, per lui era l’unico modo per andare avanti.
Lui desiderava una vita normale, desiderava essere uno studente come gli altri, e non quello da cui tutti scappano.
Per questo odiava persone come Sonic, Amily o Miles.
Loro non avevano limiti, loro non erano costretti a tenersi addosso un peso come il suo, non erano costretti ad essere cattivi, loro erano l’incarnazione della perfezione.
Il ragazzo bravo e buono, la ragazza dolce e carina, sempre pronta ad aiutare il prossimo e ad essergli amica, e Miles, lui era quello che tutti i professori avrebbero adorato, quello che nonostante tutto continua ad inseguire un sogno senza mai fermarsi,mentre Shadow Ziegler, Shadow Ziegler non era nemmeno libero di immaginare di averlo un sogno.
Ed eccolo li, il momento di cambiare lezione.
Quando entrò per il corso di storia, vide subito i tre ragazzi tanto odiati, molto vicini l’uno all’altro.
Miles e Sonic erano consapevoli di ciò che lui provava nei loro confronti, Amily invece no, perché non le aveva mai parlato, eppure aveva passato vari anni nella sua stessa classe, ad odiarla mentre ad ogni cambio lezione, prendeva fuori il suo smartphone e si riprendeva, mentre sorrideva e vloggava tutto ciò che le accadeva.
Notò due posti liberi in fondo, passò accanto ai tre, e riservò per ognuno di loro il peggiore sguardo che potesse avere sul volto.
Appena raggiunse la sua destinazione, si accorse che anche un altro ragazzo era giunto allo stesso banco, quando si accorse di lui lo vide agitarsi.
Aveva una pelle pallidissima e un abbigliamento strano, molto dark.
Dei lunghi dreads verde fosforescente legati in una coda gli ricadevano sulle spalle e sulla schiena, portava del trucco leggero e lo fissava con degli occhi spalancati che lo inquietarono leggermente.
Era più alto di lui, questo era dovuto al fatto che portava degli stivali con un fondo altissimo, tutto ciò gli ricordò vagamente lo stile gotico, anche l’aspetto del ragazzo era leggermente più futuristico.
Aveva le labbra carnose e il naso leggermente adunco, e non seppe assolutamente per quale motivo erano rimasti a fissarsi per così tanto tempo.
-Beh?- Ruppe il silenzio, facendo tremare l’altro. – I-io.. No nulla,aspettavo un mio amico e.. Emm.. – Intanto che parlava si guardava freneticamente attorno. – Vuoi farlo sedere qui? Per me non è un problema, mi sposto, basta che ti muovi a decidere. – Disse secco, l’altro non gli rispose, si chiuse di più in se stesso e puntò lo sguardo altrove, sembrava che stesse fissando Satana in persona, o che fosse semplicemente alluinato, Shadow seguì confuso il suo sguardo, notò che puntava proprio verso Sonic e Amily, che ogni tanto si giravano verso di loro. –Hey, qualcosa non va?- Il ragazzo scosse la testa. – Io.. Mi fissano tutti qui, soprattutto quei due, chissà cosa stanno dicendo, probabilmente qualcosa di cattivo.. – Shadow si guardò attorno, ma nessuno stava fissando il ragazzo, a parte Sonic ed Amily che  a volte si giravano, ma non sembravano veramente interessati al gotico no, piuttosto sembravano interessati a lui.
Li fissò, regalandogli di nuovo lo stesso sguardo agghiacciante, a quel punto si girarono.
Tornò a dare attenzione a quel ragazzo, nemmeno sapeva perché ci stesse parlando,ma non gli stava dando fastidio scambiare due parole con lui. –Guarda, ti assicuro che nessuno ti sta fissando,e quei due fissavano me, credo di non andargli molto a genio, allora vuoi entrambi i posti o no?- L’altro annuì. –Ok, e comunque non preoccuparti, ho appena controllato io, nessuno ti sta fissando. – Il ragazzo scosse la testa tremante. – Voi non capite, nessuno di voi può capire.- Poi si girò e si sedette, prendendosi le mani tra la testa, lo lasciò perdere, aveva già fatto fin troppo per lui, si trovò un altro banco, nella penultima fila, lontano da tutti.
Nessuno si sedette accanto a lui,ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.

SONIC HARVEY

Era ormai  la terza ora,ancora un ora e  poi avrebbe pranzato con Amily, mancava poco.
Lei era veramente amichevole come lui si aspettava, era carina e umile nonostante la sua popolarità.
Si fermò ad osservarla.
I suoi capelli erano rosa confetto e le ricadevano lisci come spaghetti sulle spalle, non erano molto lunghi, come lei gli aveva confessato di preferire, ma in compenso erano molto ben curati e sani.
Amava due colori in particolare, rosso rubino e rosa in tutte le sue tonalità, in particolare adorava il rosa pastello.
Quasi tutti i suoi vestiti erano color rosa pastello, pure la cover del suo telefono lo era,con delle decorazioni in glitter.
Di solito portava delle gonne non troppo corte , e delle calze bianche o con delle stampe che lui trovava molto dolci.
Era una ragazza vivace e solare, piena di amore.
Non aveva uno stile in particolare, lei aveva uno stile tutto suo.
Inoltre era molto bella, aveva delle labbra leggermente carnose e rosee, che lei di solito copriva con un rossetto rosso, alcune lentiggini vicino al naso, ei suoi occhi erano stupendi, le sue iridi verde smeraldo, e le ciglia lunghissime.
Non portava un trucco pesante, ciò la rendeva ancora più carina e attraente.
Anche lei stava osservando lui, si tolsero gli occhi di dosso solo quando videro Shadow entrare in classe.
Shadow lo detestava, ma per lui non era lo stesso.
Non lo aveva mai odiato, e sapeva i motivi per cui l’altro invece lo odiava a morte.
Non gli faceva colpe, e nemmeno provava indifferenza per lui.
Shadow lo incuriosiva, gli sarebbe sempre piaciuto scoprire di più su di lui.
Ci rimase leggermente male quando vide lo sguardo con cui guardò sia lui che Amy.
- Hey Sonic, ma che ha quello? Ti giuro, non l’ho mai capito, mi ha sempre guardata così senza che io gli abbia mai fatto nulla di male. – Lui scosse la testa. –Lascialo perdere, fa così con tutti, ma io francamente mi rifiuto di credere che lui sia veramente così. – Amy alzò le spalle, si girarono entrambi a guardarlo, stava parlando con Jet, ma non riuscivano a capire cosa stessero dicendo, notarono solo che Jet era molto agitato, non lo avevano ancora visto calmo da quando era entrato, e Shadow non lo stava guardando come guarda tutte le altre persone, lo stava guardando con un altro sguardo, forse quello era il suo sguardo amichevole.
Ad un certo punto il soggetto dei loro studi si girò verso di loro, facendoli sussultare leggermente, li aveva di nuovo guardati con quello sguardo raggelante, ch metterebbe paura a chiunque, si rigirarono, finalmente decisi a lasciarlo perdere, almeno di vista. – Senti.. Io vorrei provare a parlarci appena suona, mi aspetti un attimo prima di andare a pranzo? – Amy annuì felice – Anzi magari io vado a prendere i posti, poi tu mi raggiungi ok? – Sonic annuì.
La lezione iniziò, ma lui continuò a pensare a Shadow, a quanto volesse fargli sapere che lui non era come tutti lo descrivevano, che era diverso da quello che Shadow pensava, che non era perfetto ma uguale a tutti gli altri studenti.
Gli sarebbe piaciuto far sapere a Shadow che la popolarità non è nulla, e che lui non si era lasciato soffocare da essa.
I suoi pensieri si interruppero quando senza che lui se ne accorgesse in classe la situazione era degenerata, ci mise un attimo a capire cosa stesse succedendo.
Si guardò indietro, Jet  era a terra stava urlando a squarciagola con le lacrime agli occhi, accasciato contro Silver che seppur sconvolto lo teneva stretto e gli sussurrava cose ovviamente inudibili, all’orecchio.
Tutta la classe li stava fissando attonita.
- VUOLE SOFFOCARMI,VUOLE PRENDERE IL MIO POSTO! SILVER CAZZO LASCIAMI!-
Silver lo strinse ancora più forte. –Non c’è nulla Jet, non c’è nulla.. – Anche Silver era molto agitato, c’era seriamente qualcosa che non andava in quei due,lo spaventavano,era per questo che lui non si sarebbe mai avvicinato alle droghe, conosceva gli effetti di alcune e non voleva ridursi così, era convinto che fosse per questo che Jet aveva delle evidenti allucinazioni.
La professoressa si era avvicinata. –Insomma ma che state facendo!?-
-Prof la prego, s-stia lontana.. – Sussurrò Silver, purtroppo non riuscì a mantenere la presa su Jet, che corse forte contro al muro, tirandogli dei forti pugni, fino a spaccarsi la carne sulle nocche.
Stava spaventando la classe.
Silver corse di nuovo dal suo amico, si prese un pugno in faccia ma se ne fregò, riuscì a bloccarlo e lo strinse forte in un abbraccio.
Fu li che Sonic vide la vera amicizia, nonostante quei due non gli andassero a genio.
-Sta fermo!- Urlò Silver, cercando di sovrastare il pianto straziato di Jet- NO.. N-no.. Mi farà del male.. S-silv..- Sembrava essersi ripreso leggermente,la professoressa era sotto shock, non riusciva a muoversi, e la classe era silenziosa.
-No Jet, non è niente non c’è nessuno.- Jet continuò a piangere, fregandosene del fatto che venti persone stessero osservando sia lui che il suo amico.- Mi hanno visto tutti..? – Silver annuì, dispiaciuto. –No, no ora come.. Silv racconteranno tutto, e tu sai cosa succede quando vengono raccontate certe cose, lo sai cazzo.. Ho paura.. – Silver si guardò attorno. –No Jet, non succederà nulla, vieni ora dai.. – Lo tirò su, ma l’altro sembrava non riuscire  a reggersi. –D-dove Silv..?- Silver se lo tirò dietro, scambiò due parole con la professoressa che gli diede il permesso di portarlo in infermeria. –Lontano da qui Jet, lontano da qui. -
E così se ne andarono, nessuno disse nulla, tutti erano sconvolti.
Solo dopo un po’ si iniziarono a sentire dei bisbigli.
-Sonic- si girò verso Amy – Che cosa è appena successo? – Sonic scosse la testa, deluso. – Quello ha le allucinazioni, sicuramente si droga Amy, e io vorrei aiutarlo davvero, ma ho paura di immischiarmi in certe cose.. – Amy annuì –E se ti sbagliassi?- Sonic abbassò lo sguardo – Spero vivamente di non essermi sbagliato, non lascerei mai solo un ragazzo che sta male, non ce la faccio, mi sentirei in colpa se scoprissi che non è colpa di droghe, ma Amy.. Io ne sono così convinto. – Lei ci pensò un attimo su – In effetti.. Ma non si può mai essere sicuri di qualcosa, senza prima conoscerla. -
- Lo so, lo so. – Le sorrise.
Quando suonò salutò Amy con la mano, sapeva che l’avrebbe trovata di sotto, ad aspettarlo.
Si avvicinò a Shadow, si schiarì la voce attirando la sua attenzione. – Che cazzo vuoi?- Aggrottò e sopracciglia. –E’ sempre un piacere parlare con te, Shadow.- L’altro alzò le spalle. –Immagino, peccato che io con te non ho intenzione di scambiare nemmeno una parola.- Asserì Shadow. –Senti, io so perché ce l’hai con me, ma se solo mi lasciassi par- Lo bloccò, passandogli oltre con una spallata. – Risparmia il fiato, non ti ascolterò ad ogni modo. – Poi se ne andò, lasciandolo leggermente vuoto,e incazzato allo stesso tempo.

BLAZE CHANDER

A pranzo aveva lo stomaco talmente chiuso che non riuscì a dare nemmeno un morso al panino che si era preparata quella mattina prima di uscire.
Stava camminando sconsolata accanto a Wave, che come se le stesse leggendo la mente, le si parò davanti bloccandola. – Che cosa c’è Blaze?- La guardò –Nulla Wave, davvero.- Wave assottigliò lo sguardo. –Non hai mangiato nulla, e quando sei pensierosa hai sempre la faccia triste esattamente come in questo momento, ormai ti conosco troppo bene, è inutile mentirmi, ti va di dirmi che succede? – Blaze sbuffò – Non voglio tornare a casa, mia mamma non capisce un cazzo, non voglio tornare a casa e vedere quell’uomo, mi fa troppo schifo, e mi fa sentire un verme, mi fa sentire inutile, io non sopporto più la mia vita!- Wave le passò un braccio attorno alle spalle. –Dai, non ti abbattere troppo, se vuoi vengo con te oggi, ti va?- Blaze ci pensò su un attimo, poi annuì – Grazie mille, sarebbe il top. – Wave le sorrise. – Tutto per te, e poi devo parlarti di alcune cosette.. – Blaze la guardò maliziosa –Ah si? Quando usi quel tono so già a cosa ti riferisci! Ora però sono curiosa, dai non tenermi sulle spine.- Wave rise – Impaziente come al solito, va bene, ma ti farò solo un piccolo spoiler.- Blaze annuì – Per prima cosa, prima quando sono andata in bagno ho visto una mia vecchia amica, mi ha raccontato un sacco di pettegolezzi, è solo il primo giorno e già girano strane voci! Dicono che si sia un matto nel corso di storia della Peterson, uno che si fa, e che oggi abbia avuto un allucinazione e si sia messo a gridare a squarcia gola!- Blaze si rattristò un attimo – Ma poverino.. Magari si sbagliano, io non mi fiderei di certi pettegolezzi. – Wave fece un sorrisino tirato – Ho pensato la stessa cosa, più o meno, cioè.. Mi dispiace per lui, qualsiasi cosa sia successa. – Blaze annuì. – Ma dimmi, qual è la seconda cosa? – Wave arrossì un po’ –La tipa coi dreads che segue quasi tutti i nostri corsi. – Blaze ridacchio. – Lo sapevo! Ci proverai con lei?- Wave sorrise – Questa è la parte che ti racconterò oggi pomeriggio tesoro!- Disse, facendole l’occhiolino, poi si mise  a correre e Blaze la seguì a ruota, senza chiederle dove fosse diretta, si fidava di Wave e la siguiva ovunque lei la portasse, perché mai e poi mai l’aveva messa in pericolo,si fidava ciecamente, senza fare domande.
Erano sempre state così loro due, non c’era bisogno di parole, si sarebbero potute capire anche da bendate,loro erano così.
Si sostenevano in tutto, senza giudicarsi.
Arrivarono in una zona più isolata del cortile della scuola, oltre i campi da football.
Wave tirò fuori due sigarette dalla tasca destra dei suoi pantaloni larghi, ne passò una Blaze. – Grazie. – Le disse, portandosela alla bocca – E di che? Penso sempre a te. – Tirò fuori l’accendino e accese le sigarette di entrambe, finalmente potevano godersi un attimo di relax, e fu veramente solo un attimo per Blaze, perché poco dopo le arrivò un messaggio dal suo patrigno.
Wave si sporse per leggere anche lei il contenuto dl messaggio.
Testa di cazzo: Passa dal negozio vicino a casa dopo scuola, prendi da mangiare  e due o tre bottiglie di vino, voglio vedere da mangiare pronto quando torno, mi hai capito bene? Ciao.
- Ubriacone del cazzo. – Disse, rispondendo al messaggio con un “Ok” secco, e ricacciando il cellulare nella tasca della felpa degli Slipknot, la sua felpa preferita.
- Ti do un aiuto io a cucinare, facciamo una zuppa a base di Cianuro solo per lui! – Blaze rise.-Magari! Lo farei volentieri. – Disse, facendo un altro tiro dalla sua sigaretta, stava già pensando a quando quella sera Max, il patrigno, sarebbe tornato mezzo ubriaco, per poi finire di ubriacarsi con quelle bottiglie di vino che gli aveva fatto comprare, da quando lo conosceva odiava l’alcol, perché non c’era odore che le ricordasse quella feccia di uomo più dell’alcol.

SILVER  ÅKESSON

Quando fu la seconda ora, seppe che avrebbe dovuto farsi forza, perché quel giorno avrebbe dovuto dedicarlo a Jet, che stava delirando.
Non lo avrebbe lasciato crollare, e per fare ciò dovette fare in modo di mantenere la calma con se stesso.
Non poteva aiutare Jet se pure lui era agitato.
Prese alcune gocce di Lexotan, un ansiolitico, giusto per riuscire a stare un po’ in pace.
Intanto accanto a lui, Jet tremava e si guardava attorno in modo ossessivo. –Certo che sei la paranoia in persona. – Gli disse, cercando di distrarlo, funzionò infatti Jet si girò verso di lui. –Si, fa parte dei miei molteplici disturbi e lo sai bene, cazzo Silver, non so che cosa stia succedendo, ho paura.. Non ho mai avuto degli attacchi così forti, e le voci.. Non sono mai state così tanto chiare e confusionarie allo stesso tempo, sto impazzendo del tutto? Pensavo che mi fosse rimasta almeno un briciolo di sanità mentale,mentre invece.. Silv, ormai non so più distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è affatto, che cosa penseranno gli altri di me?- Lo osservò dispiaciuto, era dimagrito, e l’insonnia gli sta deturpando il viso.
Da qualche settimana aveva smesso di mangiare, e stava peggiorando gravemente, infatti i medici e gli psicologi discutevano sempre più concitatamente della sua situazione, si sa che non bisognerebbe parlare dei fatti altrui in quell’ambito lavorativo ma Silver era un eccezione, dove poteva aiutava, aiutava sempre i medici e gli psicologi a cercare di capire meglio cosa stesse succedendo a Jet, seppure odiasse tutte le persone che mettevano piede in quell’ospedale eccetto il suo amico.
- Jet, più ci pensi peggio è, prova a pensare ad altro, magari prova ad ascoltare la lezione, ma non dare peso alle voci o all’ansia, sarà solo peggio. – Jet si prese la testa tra le mani. – Uscite dalla mia fottuta testa.. – Sussurrò, stringendo i denti, sembrava quasi che non lo ascoltasse, ogni suo tentativo di calmarlo si rivelava inutile.
Gli prese una mano tremante e la strinse. – Jet io sono qui.. – L’amico si girò ad osservarlo ancora una volta. –Lo so, tu ci sei sempre, ci sei sempre per me.. E io sono uno stronzo, nemmeno ti ho chiesto come stai.- Silver gli sorrise – Se fossi io nei tuoi panni in questo momento, non riuscirei a pensare a qualcun altro, quindi non preoccuparti, comunque.. Non lo so, sono stordito dai farmaci, non provo nulla in questo momento, a parte paura, per te Jet. – Jet annuì – Come vanno le braccia? – Silver si mordicchiò il labbro inferiore – Sono bendate, poi se vieni da me ti faccio vedere, ma comunque è tutto a posto, cioè stanno tornando a posto. – Jet fece un sorriso triste – Sei stato uno stupido, potevi restarci secco! – Silver sbuffò – Eddai, ormai è passata più di una settimana, non farla tanto lunga.. Avevo perso il controllo. – Jet gli fece la linguaccia – Avevi quasi perso un braccio piuttosto! E mi avevi sporcato tutte le coperte, se proprio dovevi scotennarti le braccia potevi farlo sul tuo di letto! – Disse, facendolo ridere.
Nessun’altro avrebbe riso, ma ormai quella era la loro realtà, e non potevano andare avanti piangendosi addosso e basta, a volte era meglio ridere, ridere anche delle cose più spaventose. – Jet.. – Tornarono seri – Se non era per te io.. -
-Saresti morto. – Finì la frase per lui, con tono amaro. –Cazzo.. – Disse, strofinando le mani sulle ginocchia con fare agitato. –Silv, lascia perdere, è andata come doveva andare ok?- Annuì – Grazie. – Jet gli sorrise – E di che! Per un amico si fa di tutto, per l’unico amico che si ha, si da pure la vita, o almeno.. Io lo farei.- Silver a quel punto ricambiò il sorriso – Io pure Jet, io pure. -
Ebbero entrambi un po’ di pace fino alla fine dell’ora, poi tutti si alzarono.
Prima che potessero uscire il professore li bloccò. – Voi, fermi. – Si girarono, pietrificati. – P-prof.. Abbiamo fatto qualcosa di male..? – Chiese Jet, Silver non ne ebbe la forza. –No, certo che no, ma per qualsiasi cosa, per qualsiasi problema potete parlarne con me ok? Io sono disponibile.- Bingo.
Lo sapeva, ne era convinto.
Quello era il tipico professore impiccione, e lui li odiava tutti.
-Certo prof, ora se non le dispiace, noi andremmo alla lezione di storia, non vorremmo fare tardi. – Disse, col tono più calmo possibile. –Certo, alla prossima lezione ragazzi.
Lo salutarono, poi uscirono.
- Ma che vuole quello?- Silver scosse la testa –Lascia perdere, odio quel tipo di professori, con tutto me stesso. – Jet rise – C’è qualcosa che non odi Silv? – Silver restò in silenzio, passando in corridoio si accorsero di avere tutti gli occhi puntati addosso, questo è quello che succede quando si è molto particolari.
Cercarono di non farci caso, soprattutto Jet. – Jet, mi scappa, mi tocca andare in bagno, tu va a prendere i posti ok?- Jet annuì, era molto cupo in quel momento, segno che qualcosa non andava, di nuovo.
Si precipitò nella prima toilet libera e fece i propri bisogni il più in fretta possibile, non gli piaceva restare solo, per niente.
Quando uscì si accorse di essere solo, quindi ne approfittò per lavarsi le mani con calma e sciacquarsi il viso, era solo il primo giorno ed era già tutto troppo difficile.
Non solo per lui, ma soprattutto per Jet, più lo vedeva stare male più lui stava male.
I suoi pensieri tornarono alla settimana precedente.
Non riusciva a capire più nulla, solo che stava male, non sapeva nemmeno come aveva fatto a ritrovarsi un coltello tra le mani, ma lo affondò in un punto del suo braccio a caso, non sentiva nemmeno il male, voleva solo farsene.
Voleva solo cancellarsi da quel mondo che non faceva per lui.
Non si accorse nemmeno dei danni che si stava provocando, quando non ce la fece più si accasciò sul letto di Jet, questo era il suo ultimo ricordo prima di svegliarsi in un lettino da ospedale.
Jet era li vicino a lui, fu la prima persona che vide appena si svegliò, gli stava urlando contro cose che lui non riusciva a comprendere e aveva le lacrime agli occhi.
Improvvisamente un ragazzo entrò nel bagno, distogliendolo dai suoi orribili ricordi.
Uscì e corse in classe, quando entrò vide Jet in fondo, si stringeva la testa tra le mani con forza, forse troppa forza.
Corse accanto a lui gli prese un dread, con il quale iniziò a giocare, attorcigliandoselo tra le dita, l’altro rimase impassibile. –Jet, smetti di farti del male, per favore.- L’altro scosse il capo –E’ nella mia testa e non se ne va,non sono le solite allucinazioni uditive Silv..Questa voce è diversa.. Questa.. E’ come se fossi io a parlare Silv, ma non sono io, non sono i miei pensieri questi.. – Rimase per un attimo perplesso, questa era nuova, e tutto ciò non andava affatto bene, non ci voleva.
-Jet, che cazzo stai dicendo.. Non può essere vero cazzo, un altro disturbo.. Ma che hai fatto nella tua vita precedente per meritarti tutto questo casino?- Jet finalmente lasciò la presa sulla propria testa e lo guardò. –Non ne ho idea, so solo che tra poco esploderò,non riesco più.. A controllarmi, io.. Ci sono momenti in cui non mi sento me stesso cazzo.- Gli prese la testa tra le mani. –Smetti, tu sei Jet, solo Jet.. E ora non sta accadendo nulla, a parte Jet che sta seduto in un banco di scuola, durante una lezione, ok? Pensa solo a questo, la lezione. – Jet scosse la testa, una lacrima scese a bagnare la mano a Silver, che dischiuse leggermente le labbra, sorpreso e rattristato allo stesso tempo. – Non ce la faccio Silv, non se ne va.. Fallo andare via..- Si morse le labbra. – Fare andare via chi Jet? Non c’è nessuno.. Siamo solo io, te e il resto della classe.- L’altro stava lentamente scoppiando a piangere. –No.. Non voglio.. Vattene.. Vattene, VATTENE!- Urlò, spaventa dolo, alcune persone si girarono, la professoressa smise di parlare. –Jet.. – La voce gli tremava, vederlo così lo spaventava, ma soprattutto non sapeva come fare a fermarlo, non sapeva come agire in quella situazione, lo vide saltare giù dalla sedia, a quel punto si mosse istintivamente e gli saltò addosso, bloccandolo e cercando di tenerlo fermo con tutta la forza che aveva. –NO!- Gridò, nessuno poteva comprendere quel monologo, solo Silver riuscì a capire che il dialogo di Jet era solo nella sua testa.
I suoi urli straziati gli stavano lacerando i timpani, ma se ne fregò. –Jet, torna in te ti prego.. – Gli parlava all’orecchio, nella speranza che potesse sentirlo, ma era inutile.
Eppure seppe che sentiva la sua presenza, quando lo sentì stringersi forte a lui.
Per un attimo tornò in se. – Silv.. Ti prego fermalo.. – Lo implorò, conla voce spezzata dal pianto.
Lo strinse più forte a se, e si avvicinò al suo orecchio. – Sono qui Jet, sono qui, cerca di respirare e guardati attorno, tu puoi controllare quello che vuoi fare, sei tu che decidi per te, tu e nessun altro. – Poi sentì i suoi nervi e i suoi muscoli irrigidirsi ancora una volta. - VUOLE SOFFOCARMI,VUOLE PRENDERE IL MIO POSTO! SILVER CAZZO LASCIAMI!- Di conseguenza lui lo strinse più forte, non si allontanò da suo orecchio ma alzò la voce,assicurandosi di farsi sentire. - Non c’è nulla Jet, non c’è nulla.. – Si guardò un attimo attorno, tutta la classe li stava fissando angosciata, e ciò lo agitò parecchio, in quel momento avrebbe preferito se quello spettacolo macabro si stesse consumando in quell’ospedale che tanto odiava, li almeno non li avrebbero giudicati.
 –Insomma ma che state facendo!?- La professoressa si era avvicinata pericolosamente, chissà che cosa stava pensando di loro in quel momento, dopotutto era una situazione molto complicata da capire, e non la si riusciva ad immaginare senza conoscerla.
Probabilmente tutti loro li stavano scambiando per dei tossici, è vero che a volte facevano uso di qualche stupefacente, ma non ne erano dipendenti, piuttosto il loro problema principale erano i farmaci, quelli iniziavano a crear loro una dipendenza invece, soprattutto per lui, che ne abusava parecchio. -Prof la prego, s-stia lontana.. – Sussurrò, lei gli diede ascolto, evidentemente era intelligente, sapeva quando era meglio non mettersi in mezzo, forse con quella professoressa sarebbe andato d’accordo.
Jet riuscì a scappargli dalle braccia con uno strattone più forte, si gettò direttamente contro al muro, e iniziò a tirarvi dei forti pugni, fino a spaccarsi la carne sulle nocche, mentre colpiva il muro gridava, era completamente fuori controllo.
Corse di nuovo da lui, nel tentativo di fermarlo si prese un pugno in faccia, ma non si fermò, strinse i denti e afferrò le braccia a Jet. -Sta fermo!- Gli urlò, mentre lo abbracciava, l’altro continuava a piangere e gridare. -NO.. N-no.. Mi farà del male.. S-silv..- Jet stava iniziando a riprendersi, ma piangeva ancora, lo accarezzò. -No Jet, non è niente non c’è nessuno.- L’altro si guardò attorno, sconvolto e con gli occhi inondati di lacrime - Mi hanno visto tutti..? – Annuì, dispiaciuto. –No, no ora come.. Silv racconteranno tutto, e tu sai cosa succede quando vengono raccontate certe cose, lo sai cazzo.. Ho paura.. – Si guardò attorno, in effetti li fissavano come fossero alieni, e c’era il pericolo che tutto ciò un giorno fosse comunicato ai loro psicologi, solo che a loro la notizia sarebbe arrivata ingigantita, avrebbero fatto bene a precederli,ad ogni modo tentò di rassicurare Jet, non poteva mettergli di certo altre preoccupazioni. –No Jet, non succederà nulla, vieni ora dai.. – Lo tirò su, ma l’altro sembrava non riuscire  a reggersi in piedi, infatti lo stava tenendo su di peso. –D-dove Silv..?- Se lo trascinò dietro e quando raggiunse la professoressa si fermò. –Mi scusi prof.. Più tardi le spiegherò che cosa è successo, ora con permesso.. Potrei accompagnarlo in infermeria?- La professoressa annuì, ancora scossa per ciò a cui aveva appena assistito. –Lontano da qui Jet, lontano da qui. – Disse rivolto al suo amico, che era se possibile più pallido del solito, probabilmente non si sarebbe ripreso del tutto, non prima di varie ore.
Jet tornò a camminare sulle proprie gambe solo dopo aver percorso un intero piano, e camminava lento e insicuro. –Silver.. Io non ho idea di.. Di che cosa sia appena successo. – Silver lo strinse a se. –Mi hai fatto prendere un colpo, ora non pensarci Jet, pensa a riprenderti piuttosto, ti porto in infermeria. – Jet si girò di scatto verso di lui. – E tu dove vai? – Silver gli accarezzò la schiena. –Da nessuna parte, resto li con te tutto il tempo necessario, e ti porto qualcosa da mangiare. – Jet lo guardò male. –Non mi sembra di aver detto di avere fame. – Silver gli dedicò lo stesso sguardo. – Non me ne frega proprio un cazzo se tu hai fame o meno, resta il fatto che mangerai, che tu lo voglia o no. – Jet sbuffò. – Ok.. Non ho la forza nemmeno di litigare.. – Silver gli sorrise. – Io non ti permetterò di affondare Jet, ne ora ne mai, che io possa crepare se verrò meno a questo patto, se tu te ne vai, io vengo con te. -
Jet ricambiò il sorriso, se pur tirato. – E vice versa. -


MILES PROWER

A pranzo si sedette da solo, pensò ancora una volta allo sguardo di Shadow, diretto esattamente a lui, fu come una stilettata dritta nel petto.
Che cosa gli aveva mai fatto?
Decise di fregarsene, Shadow non era nulla per lui, non gli dava alcuna importanza, non lo aveva mai fatto nemmeno negli anni precedenti quando lo prendeva in giro, per lui Shadow Ziegler era il nulla più assoluto.
Stava mangiando silenziosamente la sua insalata di riso, quando vide in lontananza la ragazza dai capelli verdi che gli aveva sorriso fare la sua entrata impacciata nella mensa, lei guardò proprio nella sua direzione, e si diresse proprio verso di lui.
-Posso sedermi con te?- Miles annuì, timido. –Certamente. – Lei ridacchiò e si sedette di fronte a lui, tendendogli la mano. –Piacere di conoscerti, io sono Cosmo. – Lui le sorrise. –Io mi chiamo Miles, piacere mio. -
-Hey, tu che ne pensi di quel ragazzo.. Jet? – I suoi pensieri andarono subito alla scena sconvolgente a cui prima aveva assistito in classe. –Non parliamone, lui e il suo amico sono completamente andati.. Non mi piace giudicare dalle apparenze ma, io non mi fiderei molto di loro, non mi sembrano tipi raccomandabili. – Cosmo annuì. – A me fanno paura, soprattutto Jet, sembra un tossico e guarda tutti con gli occhi spalancati! Mi è passato di fianco prima ed emanava un forte odore di alcol e fumo e poi.. si veste in modo strano, immagino che sia uno di quelli che ascoltano quella musica insopportabile, tipo il metal, hai presente? Io non lo sopporto davvero.. Ma soprattutto non lo capisco. – Miles annuì – Concordo, io ho provato ad ascoltarlo e a me fa venire mal di testa anche solo dopo qualche secondo, però non mi sembra molto carino sparare giudizi in questo modo, anche se.. Insomma, è tutto ciò che lascia a vedere, chiunque lo descriverebbe così quel povero ragazzo o almeno credo, ma dimmi, tu che musica ascolti? – Cosmo gli sorrise. –Io ascolto principalmente k-pop,tu invece?- Miles era leggermente nervoso, non aveva mai parlato con una ragazza se non per argomenti inerenti alla scuola. –Io ascolto musica commerciale, ma apprezzo molto anche l’hip-hop e la musica classica.- Cosmo gli sorrise. –Qual è la tua canzone preferita?- Miles ci pensò su un attimo, poi ricordò qual’era il brano che gli trasmetteva più emozioni. – When I’m gone di Eminem.-  A Cosmo si illuminarono gli occhi – Adoro quella canzone! – Miles ridacchiò, avevano già trovato qualcosa che li accomunasse.
Passò il pranzo con lei, nell’ora successiva dopo aver constatato di avere un altro corso assieme, decisero di sedersi vicini,finalmente Miles aveva trovato colei che avrebbe potuto essere una sua amica.
Un’amica vera.

AMILY ROSE

-Abbiamo un altro corso assieme dopo? – Le chiese Sonic, portandosi una grossa forchettata di cibo alla bocca. –Si,chimica, non vedo l’ora di vedere il laboratorio!-
Sonic le sorrise. –Io pure! Adoro chimica. – Lei ridacchiò, controllando le notifiche sul cellulare, la sua nuova foto profilo di facebook aveva raggiunto 2,100 mi piace, in effetti era venuta molto bene in quella foto. – Senti Sonic, com’è andata poi con Shadow?- Sonic sbuffò scuotendo la testa – Non parliamone nemmeno! E’ impossibile tenere un discorso con lui.. – Lei fece un sorrisino triste –Mi dispiace, lo lascerai perdere?- Sonic scosse la testa. –No, io non mi arrendo mai, magari un giorno smetterà di essere così tanto testardo e riusciremo a chiarire,e magari a fare amicizia, chi lo sa.- Amy annuì. –Non perdi mai la speranza tu?- Sonic rimase un attimo in silenzio,poi tornò a prestare attenzione a lei. –No, definitivamente no.-
Erano veramente simili, in tutto quanto.
Nemmeno lei perdeva mai la speranza, anche nelle piccole cose, quelle che quasi un valore non lo hanno, per lei tutto valeva molto, perciò non perdeva mai la speranza.
-Amy,quei due ragazzi.. – Lo guardò –Non saprei che dire, davvero..Non possiamo di certo continuare a pensare solo male di loro però,pensaci Sonic,sarebbe da stronzi.-
Lui si portò una mano al mento –Non lo so Amy, davvero, non mi convincono. – Lei lo guardò male – Ma che importa? Li lasci perdere così? Non è da te Sonic! Almeno.. Almeno prova a capire se i tuoi pregiudizi sono veri o falsi..- Sonic annuì – Hai ragione, ma non so come fare, quelli sembrano non volerne sapere di parlare con me.- Effettivamente, questo era un problema, pensò Amy –Però hai provato una sola volta, magari se riprovi ti daranno ascolto.- Sonic ci pensò su un attimo, poi sembrò decidersi. – E sia, però oggi non credo sia la cosa migliore da fare,è meglio aspettare domani.- Amy annuì. –Concordo.. Beh, tu che fai oggi di bello? – Sonic sembrò sorpreso – Nulla di tanto interessante, devo accompagnare gli strambi a fare shopping, vuoi venire con noi?- Le si illuminarono gli occhi al solo sentire la parola “shopping”, le amava girare per negozi – Ma certo! Chi sarebbero gli strambi?- Chiese, piegando la testa di lato – Mio fratello Manic il fattone e mia sorella Sonia la punkettona, forse la conosci, ha un gruppo di cui ora non ricordo bene il nome, ma credo che tra non molto si scioglieranno.- Amy rise per i soprannomi –No non la conosco, ma come mai pensi che si scioglieranno?- Sonic alzò le spalle – Non so molto, ma da quel che ho capito la chitarrista e il batterista stanno assieme, e litigano spesso, quindi stanno rovinando il gruppo.- Amy annuì, poi guardò l’orario sul display del cellulare. – Suona tra tre, due, uno. – La campanella suonò decretando la fine della pausa pranzo, Sonic rise per il tempismo che aveva avuto Amy, lei rise sentendo la sua risata, gli piaceva il modo in cui rideva, e soprattutto era già riuscita ad ottenere un uscita con lui, cosa ci poteva essere di meglio?
Appena entrarono nel laboratorio, Sonic si mise nuovamente vicino a lei e le sorrise.
Ah, ecco cosa poteva esserci di meglio!
 

KNUCKLES HOXHA

A fine lezione invitò Tikal a fare un giro per la scuola, gliela avrebbe mostrata dato che era nuova. –Grazie davvero, mi sentivo molto spaesata.- Lui le sorrise –Di niente,dopotutto non potevo lasciare una bella fanciulla tutta sola alle prese con questo edificio popolato da branchi di lupi famelici, tipo quello la guarda!- Lui indicò un ragazzo alto e pompato,era tatuato e sembrava veramente avere le dimensioni di un armadio.
Tikal rise di gusto –E’ veramente un mostro! Sei simpatico Knuckles, comunque come si chiama quella sottospecie di armadio palestrato?- Fu il suo turno di ridere, per l’appellativo che Tikal aveva appena dato al ragazzo più temuto della scuola. –Nessuno conosce il suo vero nome, ma il suo soprannome è Storm, e dice veramente tutto, si abbatte addosso alle sue prede come una tempesta. – Tikal fischiò –Caaazzo, allora forse è meglio non avere a che fare con lui!-
-Esattamente! E’ meglio stargli lontano.- Tikal annuì – Ti va di pranzare fuori? Oggi è una bella giornata di sole, e non c’è molto vento. – Knuckles sorrise – E’ una bella idea,devo essere sincero Tikal, mi stai risollevando la giornata.- Lei si girò a guardarlo. –Dici sul serio? Ne sono felice! Ti va di dirmi che è successo? – Era un po’ incerto? Era veramente la cosa giusta rivelare ad una praticamente sconosciuta cose private? Decise di fregarsene e procedere per istinto. – Beh ecco.. La mia ragazza mi ha lasciato, ma è una gran troia, doveva aspettarmelo, illude tutti.. Mi sono fatto accecare dal piacere, sono stato un grandissimo coglione, per un certo periodo avevo pure creduto di poter essere quello giusto per lei, mentre invece ero solo un pupazzo usa e getta come tutti gli altri.- Tikal lo guardò dispiaciuta –Hey, non stare male per una tipa come lei, davvero, da quel che mi hai raccontato questa ragazza non ha alcun valore, per cui non darle pure il piacere di farti stare male, sorridi,sputale in faccia la tua felicità, credo che sia la cosa migliore che tu possa fare.- Knuckles fu felice di sentire quelle parole,e se le avesse dato ascolto? Tikal aveva ragione, non valeva la pena di stare male per una persona vuota come Julie-su,la cosa migliore era superarla, dimenticarla del tutto, fare come se tra loro non fosse successo nulla, e come se lei non esistesse.
Certo tutto ciò era possibile, ma lui non l’avrebbe trovata la felicità, perché la sua vita era un casino.
Suo padre aveva lasciato soli lui e sua madre, e sua madre era gravemente malata.
Lui aveva sempre avuto un atteggiamento da duro, ma dentro stava crollando, non riusciva a reggere il peso di quella situazione, non da solo.
-Va tutto bene?- Si riscosse dai suoi pensieri, poi sorrise a Tikal. –S-si.. Stavo solo pensando a quanto sono stato stupido a stare male anche solo qualche ora per quella troia. – Le mentì, non voleva rivelarle il vero motivo della sua infelicità, non prima di conoscerla meglio. –Sono sicura che di questo passo, ti dimenticherai della sua esistenza entro qualche giorno. – Lui ridacchiò –Lo spero. -
Poi la seguì in cortile, doveva assolutamente smettere di pensare, almeno per qualche ora, o sarebbe esploso. –Tikal.. Scusami se sono un po’ rude, ma ho veramente bisogno di uscire e smettere di pensare, staccare la spina, non so se mi intendo.. Oggi usciresti con me? Giusto per fare una passeggiata, al parco o dove pare a te..- Lei annuì felice –Ma certo! Andiamo dopo scuola?-
-Si, grazie mille. – Le fu grato, non tutte avrebbero accettato, si sarebbero forse spaventate di un ragazzo che chiede un uscita in modo così avventato, dopotutto si erano appena conosciuti, invece lei aveva accettato subito.
Che fosse l’inizio di una nuova amicizia?


JETON HAWKERS

Nemmeno sapeva come sentirsi.
Era steso sul lettino dell’infermeria, con le ginocchia al piegate e le cuffie nelle orecchie.
La musica a massimo volume, nel tentativo di coprire i suoi stessi pensieri.
Ma era inutile, tornava continuamente a qualche ora indietro, non riusciva a staccarsi da quel pensiero fisso.
Aveva perso il controllo di se stesso, davanti a tutta la classe.
Nessuno di loro però aveva sentito la sua lotta interiore.
Quella voce era diversa.
Quella voce era la sua, ed era nel suo cervello.
Quei pensieri però, quei pensieri non erano suoi.
Quella voce gli sussurrava di farsi del male, di ferirsi.
Di non badare al proprio corpo, perché il suo corpo era solo un inutile scarto.
Smise di pensare solo quando partì una delle sue canzoni preferite, una canzone che lo aveva accompagnato fin da quando era bambino, gli ricordava la sua infanzia appunto.
Non era stata un infanzia come tutte le altre, era stata un infanzia molto dolorosa, gli scese una lacrima neanche dopo dieci secondi di riproduzione.
Sentì uno spostamento, dopo un attimo Silver era steso accanto a lui a pancia in giù, gli rubò un auricolare e se lo mise all’orecchio, poi gli asciugò la lacrima invano, dato che dopo poco iniziarono a scenderne copiose.
“Wake up (wake up)
Grab a brush and put a little make-up
Hide the scars to fade away the shake-up
Why'd you leave the keys upon the table?
Here you go create another fable”1
Ogni volta che sentiva quelle parole pensava a se, o a Silver.
Si guardarono negli occhi, Jet non riusciva a trattenere le lacrime copiose, ma davanti a Silver non si vergognava, mentre Silver aveva solo uno sguardo malinconico.
Eccolo che arrivava, il ritornello.
Si sorrisero, ed iniziarono a cantare assieme, Jet se ne fregò delle lacrime, cantò comunque assieme al suo unico amico.
-I d-don't think you t-trust..-2 Silver allungò una mano ad accarezzargli una guancia, pulendogli via anche le lacrime, che continuarono a scendere imperterrite. –In my, self-righteous suicide. –3 Continuò Silver, per un attimo gli tornò viva nella mente  l’immagine del suo migliore amico privo di sensi steso sul proprio letto, con le braccia squarciate, immerso tra le coperte insanguinate. – I c-cry, when angels d-deserve to die..-4 Le lacrime lo facevano balbettare, ma se ne fregò, abbracciò Silver, mentre pensava ancora a quanto avesse rischiato di perderlo quella volta. –S-sei un idiota.. – Silver lo strinse più forte –Sono solo matto, matto quasi come te.. – Gli disse Silver, con tono calmo. –Ho avuto così tanta paura che tu morissi Silv.. Non lo fare mai più, ti prego. – Silver lo accarezzò e tremò –Io non posso prometterti nulla Jet, e nemmeno tu puoi promettere nulla a me, l’unico patto a cui non possiamo venire a meno è quello che ce ne andremo assieme.. Ma del resto Jet, io non posso.. Non posso farti promesse che forse non riuscirò a mantenere.- Si staccò da lui, con ancora Chop Suey  dei System Of A Down in sottofondo, si senti mancare per un attimo. –C-che cosa intendi dire con questo Silv..? – Andò subito in panico.
-Jet.. Io non ne posso più di vivere, a volte perdo il controllo emi ritrovo in situazioni come quella della scorsa settimana, e non sai quanto cazzo mi dispiace, ma io non posso farci niente, non riesco a fermarmi quando.. Quando provo a.. – Jet aggrottò le sopracciglia e lo guardò male – Suicidarti, quando provi a suicidarti.- Si sedette, dandogli le spalle, poggiò il mento sulle ginocchia e tentò di bloccare le ennesime lacrime, senza alcun risultato ovviamente.
Sentì le braccia di Silver avvolgerlo in un abbraccio da dietro.
-Due amici non dovrebbero abbracciarsi in questo modo. – Disse Jet, arrabbiato.
-Noi non siamo come gli altri.- Disse Silver secco. – E poi tu sei gay, punto in più!- Disse ridendo, Jet scosse la testa –Ma che cazzo c’entra.. Vabè, lasciamo perdere.- Disse sbuffando. –Ti voglio bene Jet.- Disse Silver, serio. –Anche io Silv, anche io.- Disse sincero, chiudendosi di più in quell’abbraccio. - Trust in my self-righteous suicide,I cry when angels deserve to die.
In my self-righteous suicide,I cry when angels deserve to die..-5
La voce di Silver era dolce, gli piaceva ascoltarlo cantare, quando la canzone finì si tolsero le cuffie e rimasero abbracciati.
Erano molto uniti, e a volte l’unico modo di sostenersi era attraverso gesti semplici come quello di abbracciare.
-Sto meglio Silv.. Andiamo dalla prof e spieghiamole questo immenso casino..-
Silver annuì, staccandosi da lui, scesero dal lettino e si diressero verso la sala professori.
Quando furono davanti alla porta si fecero coraggio, fu Jet a bussare.
Un professore a loro sconosciuto aprì la porta e li guardò dalla testa ai piedi.
-Fatemi indovinare, siete quelli che hanno marinato la lezione di matematica al primo giorno? Guardandovi, non me ne meraviglio. – Jet sbiancò, lo stesso fece Silver. –N-no noi.. Cioè si ma..- Il professore li fulminò con lo sguardo –Risparmiate il fiato, pensate di fare una bella figura facendo i teppistelli ah? Bene, ora vi abbasso io la cres- Fu interrotto dall’insegnante di storia – Ci deve essere stato un equivoco, loro erano in infermeria, giustificati da me. – Il professore perse il suo sguardo da avvoltoio, lasciando il posto ad uno sguardo molto confuso  -Oh,eppure un’alunna mi ha detto che.. Ah, vabè, scusatemi ragazzi.. Con permesso!- Disse, uscendo frettolosamente.
Jet e Silver si guardarono, alzando le spalle.
Chi mai poteva essere stata a provare a metterli in difficoltà? Beh, quello che era sicuro era che non ci era assolutamente riuscita, se ne fregarono ed entrarono.
La professoressa li fece accomodare su un divanetto, lei si sedette davanti a loro su una poltroncina, con in mano un caffè caldo.
Quella donna aveva un fare materno, e aveva l’aria di essere una persona molto aperta e comprensiva. –Ragazzo, mi hai spaventata, sareste così gentili da spiegarmi che cosa è accaduto prima in classe?- Silver annuì, sebbene non sapesse come mettere in piedi una spiegazione chiara e semplice.
Si schiarì la voce. –Jet è matto.- Disse di getto, Jet si lasciò scappare un face-palm, poi scosse la testa. –Matto?- Chiese la professoressa, confusa. –Ecco.. Non sono molto bravo con le parole.. Sia io che lui emm.. Abbiamo delle crisi di personalità, o vari problemi mentali ecco.. E’ un argomento un po’ imbarazzante.. – Confessò, mordendosi il labbro inferiore, Jet continuò per evitare che Silver andasse in crisi o gli venisse troppa ansia – Quello che è successo oggi non mi era mai successo, infatti gli psicologi stanno cerando di capire e.. Credo che saranno loro a continuare a comprendere la mia situazione.. Professoressa, preferiremmo non discutere di questa cosa, se è possibile.- La professoressa annuì, ora li guardava con uno sguardo più triste, mentre fino a quel momento li aveva osservati in modo giudizioso, pur mantenendo la sua facciata dolce. –Capisco ragazzi, mi dispiace davvero, immagino quanto possa essere difficile tenersi addosso un peso del genere in un età così giovane poi.- Jet e Silver abbassarono lo sguardo in contemporanea. –Voi due siete molto uniti?- Annuirono, di nuovo sincronizzati. –Si vede.. –Disse sorridendo –Vi consiglio da buona psicologa, di restare sempre assieme e sostenervi come probabilmente state già facendo, ma soprattutto, sforzatevi di non escludere altre persone dalle vostre vite, ok? Ora andate, tra poco suonerà la campanella di uscita. – Rimasero un attimo interdetti, era una psicologa? E che ci faceva una psicologa ad insegnare storia nella peggiore scuola sulla faccia della terra?
Uscirono, dopo averla salutata con un sorriso, quello che meglio gli riusciva.
-Beh.. Direi che qui il problema è risolto..- Disse Silver. –A parte quello nella mia testa si, questo è risolto.. Beh ora che facciamo? Includiamo nuove persone nelle nostre vite? – Disse, imitando la professoressa, risero entrambi. – Cretino.. Noi non includiamo proprio un cazzo!- Jet fece il finto offeso –Come no? Dai, come faccio poi io a scopare?- Chiese, guadagnandosi uno scappellotto da Silver –Ma sciocchino, tu hai me!- Jet si bloccò -..Fai sul serio?- Silver si schiaffò una mano sulla fronte scuotendo la testa, poi tornò a fissare il suo amico. –No Jet, no, per carità! Ti voglio bene ma non ti sbatterei mai..! – Jet arrossì, non seppe per quale motivo, si girò dalla parte opposta per non farsi vedere – Io non mi farei mai sbattere da te, ma magari.. – Silver lo prese per il mento, girandolo verso di se. –Non ti vergognare di dire che hai voglia di prenderlo dietro. – Appena furono fuori tirò fuori due sigarette, una la passò a Silver che la prese con piacere, le accese ad entrambi. – Silv.. Io vorrei.. – Silver lo guardò, piegando la testa di lato –Da quando ti vergogni di dirmi le cose?- Jet abbassò la testa – Vorrei un ragazzo Silv, ma nessuno si innamorerebbe mai di me.- Silver lo guardò tristemente, non voleva illuderlo con delle belle parole.
Jet era bello esteticamente, ma il suo cervello era completamente andato, perso.
-Jet tu sei stupendo, se mi piacesse il cazzo non saprei resisterti.. Ma lo sappiamo entrambi.. Nessuno si innamora di quelli come noi, come tu non avrai mai un ragazzo, io non avrò mai una ragazza.- Jet si lasciò scappare una lacrima, che Silver notò e gliela asciugò. –Jet, no.- Non sapeva se stesse provando rabbia, tristezza o impotenza, fece un tiro più forte, che gli fece male, ma nulla era comparabile al dolore che provava dentro.
Dopo alcuni tiri come il precedente, iniziò a tossire forte, fino al punto di doversi fermare.
Silver lo raggiunse subito. –Ma che cazzo stai facendo!?- Jet continuò a tossire, solo dopo un po’ riuscì a riprendere a respirare normalmente, anche se tremava e gli faceva male la testa. –Jet sei un cretino.. – Guardò il suo amico con gli occhi bagnati, le lacrime minacciavano di uscire ancora una volta, ma riuscì a fermarle.
-Scusa Silv.. – Silver scosse la testa. – A che cazzo serve scusarti con me, quando è a te stesso che stai facendo del male?- Non gli rispose, dopo poco ripartirono in silenzio, diretti a casa di Silver.
-Senza di te io non sarei nulla Silv, nulla.-



"Dio ha scritto
Un libro di bugie
Dio ha dato
Un mondo che muore
Il povero, i lebbrosi, mezzi deceduti
La morte sta arrivando su di me"

-Da God is in the rain dei Suicide Commando-
Traduzione mia.


1: Sveglia (sveglia)
Afferra il pennello e metti un po’ di trucco,
Nascondi le cicatrici per far svanire lo sconvolgimento
Perché hai lasciato le chiavi sul tavolo?
Ecco che ti inventi un’altra storia
2: N-non penso che tu abbia f-fiducia
3: Nel mio suicidio ipocrita
4: Io p-piango, quando gli angeli m-meritano di morire
5: Fiducia,nel mio suicidio ipocrita, io piango quando gli angeli meritano di morire.
    Nel mio suicidio ipocrita, piango quando gli angeli meritano di morire.



Angolo dell’autrice:

Scusate il ritardo ragazzi, purtroppo la mattina del 31 mio nonno è venuto a mancare,e sono voluta rimanere con lui fino alla fine.
Ho voluto comunque continuare il capitolo, solo che sono in ritardo.
Spero che vi sia piaciuto!
Lasciate delle recensioni se volete ^-^
Alla prossima!





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Capitolo 3
*** Svolta ***


​                           Capitolo 3: Svolta


Blaze Chander:



“Una solitudine pura e una pace profonda. Le cose migliori che la luna possa offrire agli uomini.”
(Haruki Murakami)

SHADOW ZIEGLER

-Mamma sono a casa!- Gridò, chiudendosi la porta alle spalle.
Poggiò le chiavi su un mobiletto vicino all’entrata e andò in camera sua.
Tirò lo zaino lontano, poi si buttò sul letto, fissò il soffitto per un tempo che gli sembrò un era.
Durante il viaggio di ritorno pensò a Sonic.
Che cosa voleva da lui? Non gli bastava essere il migliore, doveva pure venire da lui e fare il carino, gli avrebbe volentieri spaccato la faccia.
Fu durante il noioso viaggio in tram che si accorse di avere il suo numero in rubrica.
Perché lo aveva? Perché lo aveva e nemmeno sapeva di averlo?
Fu a quello che pensò tutto il pomeriggio, fissando il soffitto.
Per un attimo credette che il cervello gli stesse dando di matto. –Fanculo!- Disse,afferrando il cellulare, cercò il numero in rubrica e lo chiamò.
Quello che stava facendo non aveva alcun senso, ma non ne poteva più di stare in silenzio, aveva bisogno di fare sapere a quel mondo perfetto qual’era il suo punto di vista, e Sonic era l’incarnazione della perfezione.
Dopo qualche squillo la voce confusa di Sonic lo raggiunse, doveva trovarsi in un posto abbastanza affollato, dato che si sentiva una terribile confusione in sottofondo. –Non mi aspettavo una tua chiamata, potresti spieg- Lo interruppe. –No. Taci e ascoltami testa di cazzo!- Aveva i nervi a fior di pelle, non diede all’altro nemmeno il tempo di dire qualcosa, continuò, quasi urlando. –Ti odio, ti odio profondamente Sonic.. Odio te e tutti i tuoi simili, voi con le vostre vite felici del cazzo, non capite niente, non capite niente dello schifo che è il mondo in realtà.
Tutti ti acclamano, pensano che tu renda migliori le loro vite, quelli come te credono di fare del mondo un posto migliore.. Ma no, non è vero un cazzo, questo mondo fa solo più schifo ogni giorno, e tu e i tuoi simili continuate a ridere, a vedere il meglio in qualsiasi cosa! NON VI SIETE ACCORTI CHE QUA ATTORNO C’E’ SOLO MARCIUME, SCHIFO, OSCURITA’? NON VI SIETE ACCORTI DI UN CAZZO!- Stava urlando, con lacrime di rabbia agli occhi, se le asciugò con violenza. –Ogni giorno della mia vita,desidero che questo mondo di merda esploda! Vedo solo feccia attorno me, ovunque vado, e tu sei sempre con quel sorriso di merda stampato sulla faccia!
Odio voi e le vostre vite felici, vi odio con tutto me stesso, TI ODIO SONIC.-
Sentì l’altro sospirare dall’altra parte del telefono. –Shadow.. A differenza tua, pur sapendo quello che provi per me,io non ti ho mai odiato, mi sono sempre rifiutato di credere che tu sia veramente così, il mondo fa schifo anche a me.
Ma ti giuro, che non c’è sensazione migliore che vedere un sorriso stampato sulla faccia di chi sta male, ed è quello che cerco di fare tutti i giorni, portare almeno un briciolo di speranza, di felicità a chi non ne ha.
Poi se è inutile, che importa? Intanto io so di avere fatto la cosa giusta.
Shadow.. Il mondo fa schifo si, ma non è come lo descrivi tu.. Quello che mi hai detto, lo vedi solo tu, o meglio, lo vede chi ha perso per sempre la speranza.
Io non sono affatto perfetto, tutto quello che dicono di me, tutto quello che vedi di me, non è così.
Io voglio solo fare del bene, senza nulla in cambio… Tutte le altre cose sono solo una conseguenza di ciò che mi impegno a fare, ma io non le prendo in considerazione.
Non me ne frega un cazzo della popolarità, e ci tenevo al fatto che tu riuscissi a capirlo, non so se vuoi credermi, ma se hai bisogno Shadow, io sono qui.
Una delle cose migliori che so fare è farmi urlare in faccia da chi si sfoga, come hai fatto tu..Sta a te decidere cosa fare Shadow, io non ti respingerò, nemmeno se torni da me tra due anni dicendomi di volermi parlare, ci sarò ok?- Rimase senza parole, aveva il fiato corto ed era sconvolto. –P-perché..? Perché sei così gentile con me Sonic?, dovevi mandarmi a fanculo.. Ho aperto la chiamata dopo essermi comportato come uno stronzo, e ti ho urlato cattiverie al telefono, e tu i dici che ci sarai per me.. Non ha senso Sonic, perché lo fai? Non me lo merito di certo.- Lo sentì ridacchiare appena. – Ho solo tanta speranza, Shadow.. Noi non dobbiamo odiarci, pensaci.. Perché dovremmo? Io non ho fatto nulla di male a te, tu non hai fatto nulla di male a me, credo.. Ma non importa ora, senti.. Adesso sono fuori, ti va di vederci domani pomeriggio?- Ci pensò su un attimo, aveva ragione, non era scritto da nessuna parte che loro dovevano odiarsi, ma il problema era un altro, sarebbe potuto uscire il giorno dopo? Nulla era sicuro nella sua vita. –Io..- Sentì la porta di ingresso sbattere forte, era suo padre. –Shadow..?- Deglutì, nervoso.
Fu un attimo suo padre entrò in camera sua urlando, lanciò il telefono sul letto ed indietreggiò.
La puzza di alcol lo assalì, facendolo tossire.
Suo padre stava torreggiando su di lui. –Ci sono le bollette da pagare, dove cazzo sono i soldi?- Ringhiò, facendolo tremare.  –P-padre.. Farò in modo di averli entro domani..- Il pugno non tardò ad arrivare, dritto in faccia, facendolo cadere a terra.
Non si lamentò, non pianse, non ne aveva più di lacrime da piangere ormai.
-Li volevo oggi! Sei inutile..!- Gli urlò, uscendo barcollante.
Si tirò su contro voglia, si rese conto di avere lasciato la chiamata aperta.
Fantastico, pensò, come lo avrebbe spiegato a Sonic? Raccolse il telefono con la mano che gli tremava,non diede importanza al dolore che provava in quel momento.
Si portò il telefono all’orecchio – Shad.. Cosa è appena successo? Era tuo padre quello che urlava? Cosa ti ha fatto..? – Si sedette sul letto, chiudendosi a riccio. –S-si era lui.. Sonic non so se riuscirò ad esserci domani pomeriggio, devo fare delle cose..- Sonic sospirò –..Va bene, però a scuola dobbiamo parlare.- Rimase un attimo in silenzio. -..Ok.- Disse, ancora incredulo, fino a qualche minuto prima gli stava urlando di odiarlo con tutto se stesso, ora si accordava su quando si sarebbero visti.
-..Grazie.- Disse quella parola a fatica. –Non ringraziarmi, ora vado.. A domani.- Ormai era fatta, e non si sarebbe tirato indietro. – A domani, Sonic.-

SONIC HARVEY

-Sooonic! Guarda quanto è bello questo vestito! Me lo prendo!- A volte Amy sapeva essere veramente superficiale.
Ormai era fuori da due ore, gli sembrava di essere uscito con una mandria di bisonti urlanti, anziché i suoi fratelli e Amy.
Manic  aveva passato tutto il tempo nel negozio di videogiochi, ad un certo punto furono costretti a lasciarlo indietro o non avrebbero visto nemmeno un altro negozio.
Sonia era rimasta zitta fin da quando erano partiti, aveva guardato male Amy fin da quando gliela aveva presentata, ma c’era da aspettarselo dopotutto, lei ed Amy erano l’opposto, una tutta rosa e fiori, l’altra tutte borchie e metal.
In conclusione, lui si era annoiato molto meno anche durante l’ora di matematica di quella mattina.
Aveva appena scoperto un lato di Amy che non apprezzava affatto.
Appena metteva piede in un centro commerciale, si trasformava in un mostro tutto shopping e niente cervello.
Si riscosse dai suoi pensieri solo quando vide lo schermo del suo telefono illuminarsi, poi iniziò a vibrare, lo controllò.
Era una chiamata in arrivo da Shadow, rimase per un attimo incredulo a fissare quello schermo, poi prese la chiamata. –Non mi aspettavo una tua chiamata, potresti spieg- non lo lasciò terminare, iniziò ad urlargli in faccia, non disse più nulla e rimase ad ascoltare.
Ascoltò attentamente il suo sfogo, e capì che Shadow il mondo lo vedeva come l’inferno, la sua realtà era diversa da quella di un tipico ragazzo adolescente.
Ascoltarlo gli mise tristezza.
Quando finì di urlare, decise che era il momento di rispondere, e cercare di fargli capire una volta per tutte, con chi stava parlando veramente.
Gli disse tutto quello che pensava sulla sua situazione, e quello che voleva fargli sapere da anni. - ..Ci sarò ok?- Concluse così il discorso, voleva fargli sapere che per lui ci sarebbe stato davvero, se solo gli avesse chiesto aiuto. –P-perché..? Perché sei così gentile con me Sonic?, dovevi mandarmi a fanculo.. Ho aperto la chiamata dopo essermi comportato come uno stronzo, e ti ho urlato cattiverie al telefono, e tu i dici che ci sarai per me.. Non ha senso Sonic, perché lo fai? Non me lo merito di certo.-
Era vero, avrebbe dovuto evitare la chiamata e non parlargli per tutto il resto della sua vita, se solo lui fosse stato come tutti gli altri, ma lui non era così, non era nei suoi geni arrendersi e lasciar perdere, perciò si lasciò scappare una risatina.
– Ho solo tanta speranza, Shadow.. Noi non dobbiamo odiarci, pensaci.. Perché dovremmo? Io non ho fatto nulla di male a te, tu non hai fatto nulla di male a me, credo.. Ma non importa ora, senti.. Adesso sono fuori, ti va di vederci domani pomeriggio?-
Silenzio, dall’altra parte del telefono si sentì solo del silenzio, forse stava pensando a cosa rispondere? Si chiese. –Io..- Si sentì un tonfo in lontananza, poi di nuovo silenzio. - Shadow..?- Sentì un urlo, poi l’audio diventò ovattato, quasi incomprensibile.
Si sentiva un uomo urlare, riuscì a capire qualche parola, e poi dei movimenti, la porta che si richiudeva.
Sentì il respiro di Shadow, era pesante. – Shad.. Cosa è appena successo? Era tuo padre quello che urlava? Cosa ti ha fatto..?- Lo sentì muoversi, senza dire nulla. - S-si era lui.. Sonic non so se riuscirò ad esserci domani pomeriggio, devo fare delle cose..- Ora il suo tono di voce era più tremulo, rasentava le lacrime.
Sospirò, purtroppo sapeva bene cosa era appena successo a Shadow, e doveva fare qualcosa per aiutarlo il prima possibile. –..Va bene, però a scuola dobbiamo parlare.- Disse serio, con un tono che non emetteva repliche.
-..Ok.-
Ci era riuscito, era riuscito a parlare con Shadow Ziegler.
-..Grazie.- Non poteva crederci, la persona che più lo detestava al mondo lo aveva ringraziato, probabilmente non lo aveva mai fatto prima, con nessuno.
Amy lo stava richiamando, stava urlando e lo stava mettendo leggermente in imbarazzo dato che tutti si giravano nella loro direzione.
. –Non ringraziarmi, ora vado.. A domani.- Passò un attimo, poi Shadow gli rispose - A domani, Sonic.-
-Chi era?- Chiese Amy, ancora tutta eccitata per le compere. –Era Shadow. -
Lei si bloccò, rimase immobile per un attimo, poi rise. –Divertente.. Dai chi era?-
Era veramente così inverosimile quello che era appena successo? –Era Shadow, sul serio. – Disse, piegando la testa di lato. –Wow.. Incredibile! Allora ci sei riuscito? Che ha detto?- Intanto che parlavano, si avviarono verso casa. – Domani a scuola parliamo, nient’altro. – Amy battè le mani felice –Bravo Sonic! Hey, ti va di fermarti al parco? – Ci pensò un attimo, perché no? Il parco in questione era il più grande di tutta la città e in assoluto il più calmo, nonostante tutto era poco frequentato perché le persone preferivano andare nei locali. –Noi andiamo a casa, divertitevi e non esagerate con.. – Sonia imitò il sesso orale con la lingua contro la guancia poi rise di gusto -Sapete.. E’ comunque un parco pubblico!- Poi corse via ridendo assieme a suo fratello, Sonic ed Amy rimasero basiti ad osservare il punto dal quale i due fratelli si erano appena dileguati, poi si guardarono negli occhi. –Non le sto molto simpatica vero?- Sonic scosse la testa. –Credo proprio di no. – Le rispose, grattandosi la testa con fare nervoso. –Beh allora.. Andiamo?- Amy annuì e lo prese a braccetto, si sorrisero e si avviarono.
Quando arrivarono corsero subito sulle altalene, rimasero li per molto, a chiacchierare e ad osservare il tramonto.
Poi Sonic si accorse che su una panchina poco lontana da loro vi erano due ragazzi dall’aspetto famigliare, mise a fuoco la vista, erano Silver e Jet.
Sembravano stranamente tranquilli, mentre ridevano e si passavano una canna.
-Guarda Amy.. Io te lo avevo detto. – Amy li osservò dispiaciuta.
-Eppure sembrano così carini..-
Continuò a guardarli, ora Jet se ne stava con la testa poggiata sulle gambe di Silver mentre gesticolava guardando il cielo, sembrava una diva dalle movenze, con la canna tra le mani, l’unico dettaglio che secondo lui stonava, l’altro invece gli sorrideva, accarezzandogli i capelli, poi piegò il collo all’indietro e anche lui fissò il cielo, era bello per tutti il tramonto.
Effettivamente erano carini, facevano tenerezza e pena allo stesso tempo.
Si girò a guardare Amy –Secondo te stanno assieme? – Lei alzò le spalle – Non ne ho idea, credo sia possibile.. Ma credo anche che da questi due ci si possa aspettare di tutto. – Affermò, alzandosi. –Sono d’accordo con te.. Dove vai?- Amy gli tese la mano, lui la afferrò. – A casa, i miei mi aspettano, ti va di accompagnarmi?- Annuì, felice finalmente di avere trovato una ragazza come Amy, piena di pregi e di difetti, come piaceva a lui.

BLAZE CHANDER

-Quindi hai intenzione di provarci con lei?- Chiese, mentre preparava l’impasto per fare la pizza. –Si!- Le rispose Wave,  mentre preparava gli ingredienti per condire la pizza che Blaze stava impastando. –Ma se lei non ricambia?- Wave rise, assaggiando la salsa di pomodoro – Ti sembro una che si arrende al primo rifiuto?- Chiese indicandosi e facendola ridere. –Ovviamente no, mi sembri una che scasserà le palle a quella povera ragazza fino a che non riesce ad ottenere almeno un bacio!- Disse ridendo.
Con Wave non era mai triste, riusciva sempre a tirarla su di morale. –Hai dimenticato la parte in cui le fumo una canna in faccia ogni volta che mi allontana!-
-E se invece non ti allontanasse affatto? Ci hai pensato?-
-No! Mi rifiutano tutte almeno una volta! Pure tu, anche se poi ci abbiamo dato dentro come dei conigli arrapati. - Blaze rise ancora, e arrossì. –Ero fatta ed ubriaca! E soprattutto mi avevi corteggiata per tutta la giornata, probabilmente ho acconsentito solo perché rompevi!- Wave si mise in una posa sexy – O forse perché sono semplicemente.. Irresistibile. – Disse ammiccando.
-Sei disgustosa lo sai? – Chiese Blaze, indicandola e assottigliando lo sguardo.
-Sono consapevole di tutto cara!- Disse ridendo. –Comunque una volta dovremmo veramente mettere del veleno nel piatto del tuo patrigno. -
-Idiotrigno gli si addice di più, come dicono in Life is strange, quel videogioco che non capisco se è bellissimo o noiosissimo.-
-Sinceramente? Non me ne frega un cazzo di quel giochino di merda.- Blaze ridacchiò, mentre chiudeva l’impasto nella ciotola. –Ora dobbiamo aspettare che lieviti, che vuoi fare nel frattempo?- Wave mise i condimenti nel frigo. –Non saprei, hai le sigarette, io le ho ormai finite.- Disse sbuffando. –Ne ho una scorta per un mese nell’armadio!- Disse ridendo. –Perfetto. – Salirono in camera, Blaze chiuse la porta e Wave si gettò sul letto. – Amo il tuo letto, è  comodissimo! Mentre al mio io preferisco addirittura il divano.- Blaze tirò fuori due sigarette e ne passò una a Wave – Questa te la devo, e comunque, questo letto è l’unica cosa che mi trattiene da prendere su tutto e scappare, davvero.- Disse sbuffando e stendendosi accanto a Wave, le accese la sigaretta e poi si accese la sua. –Vieni da me.- Disse Wave seria, buttando fuori il fumo creando dei piccoli cerchietti. – Sono così sola io, mi servirebbe avere te sotto al mio stesso tetto. – Blaze si girò su un fianco e la guardò, le prese un ciuffo di capelli ed iniziò a giocarci. –Ma come, non ti basta tuo fratello sotto il tuo stesso tetto? Sei sicura che non crolli la casa aggiungendo me?- Wave rise scuotendo la testa. – Il temuto “Storm” la butta giù da solo questa topaia.- Disse, gonfiando il petto e imitando la voce di suo fratello, Blaze rise forte. –E tu voi aggiungerci pure una fiamma?- Chiese ironica indicandosi. - Guarda che poi divampo!- Wave la osservò silenziosa per poi scoppiare a ridere. –Che c’è? Sono così buffa?- Chiese piegando la testa di lato. – No, solo .. Mi chiedevo cosa si erano fumati i tuoi prima di darti quel nome!- Ammise ridendo, Blaze rise a sua volta. –Non ne ho idea, sicuramente qualcosa di forte, non c’è altra spiegazione.-
Rimase ad osservare la sua amica, si riteneva veramente fortunata ad avere accanto una persona splendida come Wave.

SILVER  ÅKESSON

Appena si chiuse la porta alle spalle buttò fuori l’aria dai polmoni, si sentì sollevato.
Appoggiò le spalle alla porta e chiuse gli occhi.
Il primo giorno era andato.
Si staccò da li solo dopo qualche secondo,la borsa di Jet era in mezzo al soggiorno, la raccolse e la portò nella propria stanza.
Fu li che trovò il suo amico, se ne stava davanti allo specchio, tutto intento a rifarsi il trucco e a sistemarsi i capelli. –Mi sembri una prostituta che si prepara per lavorare.- Disse, sedendosi sul letto.
Jet si girò e con movimenti aggraziati  si andò a sedere accanto a lui. –Mon chere.-6 Disse in un perfetto accento francese, guardandolo negli occhi.
Silver scosse la testa e si alzò. –Che coglione.- Sentenziò, facendolo ridacchiare. –Vieni a mangiare su.- L’altro si lamentò, poi lo raggiunse e gli si parò davanti, prendendogli le mani. - Que les soleils sont beaux dans les chaudes soirées !
Que l’espace est profond ! que le cœur est puissant !En me penchant vers toi, reine des adorées, je croyais respirer le parfum de ton sang..-7Recitò con teatralità, Silver rise e gli puntò un dito sul naso. –Tu, tu stai molto più male di quel che pensavo.- Gli disse scherzosamente.
Jet finse di offendersi girandosi dalla parte opposta e incrociando le braccia al petto.
-Stavo solo recitando Le balcon di Charles Baudelaire, mon chere!- Silver scosse la testa e lo lasciò perdere, andò in cucina e mise della pizza precotta nel forno microonde, Jet lo raggiunse un attimo dopo. –Sei romantico quanto le scarpe incrostate di merda di cane che mia nonna usa per lavorare nei campi.- Silver rise –Ma da dove ti vengono certe affermazioni?- Jet si sedette composto a tavola. –Dal cuore mon chere, dal cuore!- Silver si schiaffò una mano sulla faccia e lo guardò sconvolto –Cazzo Jet,non so come farò a passare un’intera giornata con te senza strozzarti!- Jet mise su un espressione maliziosa –Mmmh si Silver, prendimi per il collo e sbattimi forte.. Ah!- Finse un orgasmo, per un attimo rimasero a fissarsi, poi scoppiarono a ridere. –Dovrei ucciderti sai?-
-Dovresti farmi cose molto peggiori, mentre invece te ne fregherai e andrai ad accendere la musica a massimo volume, mentre mangiamo quella schifezza e fumiamo come delle merde.-
-Guarda che la pizza è buona!-  Si lamentò Silver. –A me mangiare fa schifo, e non riuscirai a farmi cambiare idea!- Silver sbuffò – Lo so, ma mangerai.-
-Ovvio che lo farò, disse Jet roteando gli occhi –Altrimenti tu rompi.-
Silver ridacchiò, mentre la pizza si scaldava ne approfittò per collegare il cellulare alle casse e mettere su una playlist a caso.
Partì Life Sentence dei Chelsea Grin, mise il volume alto e tornò da Jet.
Stava preparando una canna, appena la finì gliela rubò. –Hey!-
Silver lo guardò male. –Questa ce la fumiamo stasera, e la dividiamo.- Jet scosse la testa. –Ok mamma!- Disse, tirando fuori una sigaretta, gli sequestrò anche quella. –Silver ma che cazzo ti prende?-
-Prima mangi.- Disse, mettendogli davanti alla faccia un piatto con mezza pizza.
-Come vuoi!- Disse Jet, leggermente infastidito. –A volte sei proprio insopportabile.-
-Io tengo a te Jet, tutto qui.- L’altro lo guardò,portandosi alla bocca la pizza ripiegata tre volte su se stessa. – E inoltre qualcuno dovrebbe seriamente insegnarti come si mangia.- Disse, facendolo ridere. –E qualcuno dovrebbe insegnare a te come farti i cazzi tuoi invece.- Disse, assottigliando lo sguardo. –Credo che non imparerò mai.- Gli rispose sorridendo.
Ci misero molto a mangiare,erano entrambi molto lenti.
Nel frattempo era partita Wasp dei Motionless In White, a Jet si illuminò lo sguardo.
-Questa canzone.. Mi fa venire voglia di scopare.- Silver gli lanciò un occhiataccia. –Peccato che resteresti a mani vuote.- Jet rise. –Guarda che c’è la possibilità che io inizi a corteggiarti.- Silver rimase interdetto per un attimo, sapeva bene che Jet avrebbe fatto qualsiasi cosa senza alcuna vergogna,era completamente matto. –Tanto non otterresti nulla..- Disse vago.
Fu un attimo.
Jet scattò dalla propria sedia e in una frazione di secondo se lo ritrovò a cavalcioni.
-Ne sei sicuro Silv..?- Chiese, ora la sua voce aveva preso un tono più sensuale.
-Al cento per cento.- Disse, cercando di mantenere la calma, ma in realtà iniziava già a preoccuparsi.
A lui i maschi non piacevano, ma Jet sapeva essere terribilmente provocante quando si impegnava.
Quando sentì le sue labbra sul proprio collo rabbrividì, si lasciò accarezzare il petto.
Jet si muoveva, si muoveva nel tentativo di farlo eccitare e ci stava riuscendo.
Gli posò le mani sui fianchi e lentamente scese verso il suo sedere. –Stringilo.. – Gli disse all’orecchio, per poi mordergli il lobo. –J-jet..-  L’altro lo zittì, mordendogli il collo.
Fortunatamente non aveva nessuno a cui dare spiegazioni per eventuali succhiotti.
Chiuse gli occhi, sentì le labbra dell’amico scendere più in basso dopo essere stato privato della sua felpa, poi fu il turno della canottiera.
Jet gli stava succhiando ogni lembo di pelle, ed era riuscito a provocargli un erezione.
Riaprì gli occhi guardando in basso, arrossì vedendo Jet tra le sue gambe, anche lui era rosso in viso.
Jet gli sfiorò il punto x, con una leggerezza tale che quasi non sentì le sue dita.
Stava chiedendo il consenso.
Non ce la fece più, gli piacevano quelle attenzioni da parte di Jet, ma alla sola idea che fosse un altro ragazzo a toccarlo tremava.
-Jet.. Io non voglio..- Gli sorrise. –Non preoccuparti, sono un bastardo, già e molto che tu mi abbia lasciato anche solo sfiorarti.-
-Non sei un bastardo Jet, probabilmente se non avessi aperto gli occhi saremmo andati parecchio oltre. – Disse sincero, mentre si rivestiva. – Complimenti comunque, hai vinto tu! Alla fine hai ottenuto qualcosa dalla tua preda.-
Jet rise, staccando il cellulare dalle casse. –Ho bisogno di respirare aria pulita Silv, andiamo al parco?- silver annuì, prese con se un pacco di sigarette e la canna che prima Jet aveva fabbricato, poi il cellulare e le chiavi, mise tutto nella felpa ed uscì per primo, poi tenne la porta aperta per Jet che prima di uscire gli diede un bacio leggero su una guancia. –Grazie, mon chere.- Scosse la testa e guardò serio Jet –Non ti ci abituare troppo.- Disse secco,quello che era appena successo tra lui e il suo amico non era qualcosa da sottovalutare, non era una cosa da niente.
Forse non gli avrebbe mai dovuto permettere di farlo, se ne stava pentendo.
Eppure tra di loro non sarebbe cambiato nulla e lui lo sapeva, lo sapevano entrambi.
Quindi, perché farsi tante paranoie?
Decise di provare a rilassarsi,anche volendo non sarebbe potuto tornare indietro per cambiare il passato.

MILES PROWER

Passò il pomeriggio a studiare e ad approfondire tutti gli argomenti dei primi capitoli dei libri delle materie che aveva avuto quella mattina.
Voleva ottenere quanti più crediti possibile,magari una borsa di studio per un’università prestigiosa, ed era determinato a terminare l’anno scolastico con una “A” in tutte le materie.
Lui non poteva fallire.
La sua famiglia era povera, i suoi genitori facevano tanti sacrifici per potergli permettere di studiare, e lui non voleva di certo sprecare i loro sforzi, anzi, voleva sfruttarli al meglio.
Di quel passo sarebbe probabilmente diventato il migliore studente della J.C. High school.
Ovviamente per avere una vita migliore, avrebbe dedicato un po’ di tempo anche agli svaghi, ad esempio Cosmo, magari sarebbero potuti uscire di sabato.
Quella mattina gli aveva confessato che le avrebbe fatto piacere uscire con lui un giorno, magari andare in qualche fumetteria  o fermarsi in un bar e fare una chiacchierata.
Non aveva mai pensato alle amicizie, lui non aveva mai avuto amici ed era fermamente convinto che non ne avrebbe mai avuti.
Però Cosmo lo stava convincendo sempre più che non sarebbe rimasto solo per sempre, e che lei per lui ci sarebbe stata.
Si erano pure scambiati il numero di telefono, quando staccò dai libri per cena decise di scriverle.
Non attese molto per ricevere una risposta.
Parlarono come al solito del più e del meno, dopo cena dovette salutarla e tornare sui libri, questa volta non era per scuola, era per se stesso.
Amava imparare cose nuove, per questo ogni giorno studiava anche cose che con la scuola non centravano nulla.
Era sempre stato così, interessato a tutto ciò che riguardava il mondo in cui viveva.
Per questo non gli importava di quelli che lo prendevano in giro, o di essere sempre evitato da tutti.
Lui seguiva i suoi sogni, non ne avrebbe mai abbandonato nemmeno uno, non si sarebbe mai arreso.
Un giorno tutti i suoi sforzi sarebbero stati ripagati, e lui ne era convinto.
Un giorno tutti quelli che lo prendevano in giro lo avrebbero guardato con rispetto, e lui non avrebbe mai avuto paura di nulla, come sempre.
Lui non aveva paura, mai.
Sapeva cosa era bene e cosa era male, e non si lasciava condizionare da niente e da nessuno.
Avrebbe resistito a qualunque colpo e sarebbe uscito da quella scuola indenne.
Era una promessa a se stesso, e lui l’avrebbe rispettata, ad ogni costo.

AMILY ROSE

Quando fu a casa quella sera, stesa sul suo letto, non fece altro che pensare a come aveva trascorso quella giornata, assieme a Sonic.
Quel ragazzo stava iniziando a piacerle tanto.
Si accorse del fatto che stava perdendo troppo tempo a fantasticare su di lui, si era pure dimenticata che anche se erano pochi aveva dei compiti da fare.
Si alzò dal letto e tirò fuori libri e quaderni, poi si sedette alla scrivania appoggiandovi tutto sopra.
Anche mentre faceva gli esercizi di matematica non riusciva a smettere di pensare a Sonic, sarebbero stati perfetti insieme, sarebbero potuti diventare la coppia più bella della scuola, il re e la reginetta della J.C. High school.
Forse doveva fare qualcosa per fargli capire che lei iniziava a vederlo in un modo diverso, ma lui avrebbe probabilmente pensato che sarebbe stata una cosa troppo avventata.
Si erano visti per anni ovvio, ma si conoscevano veramente solo da un giorno.
Che fosse stato un colpo di fulmine?
Forse solo per lei, ma si, lo era stato.
Non aveva mai conosciuto prima un ragazzo come lui.
Gentile e carino, senza troppe pretese.
Sonic era perfetto, e ai suoi occhi lo era anche di più.
Tornò a dare attenzione ai compiti, non voleva che i sentimenti che provava per l’amico incidessero sulle sue prestazioni scolastiche.
Quando finì si buttò nuovamente sul letto, posto qualche foto su face book ed Instagram, e caricò su Youtube il vlog che aveva editato la sera precedente.
Avrebbe voluto guardare qualcosa in tv, quella povera tv da parete si stava dimostrando bella quanto inutile, era sempre impegnata e appena aveva del tempo in cui oziare, era troppo stanca per seguire qualsiasi programma televisivo o film.
Forse la cosa migliore da fare era dormire e smettere di pensare a tutto per un po’.
Andò in bagno a farsi una doccia veloce, poi si lavò i denti e si applicò alcune creme anti brufoli e per tenere sana la pelle.
Si cambiò l’intimo e poi si infilò il pigiama.
Tornò nella sua stanza e poi si mise sotto le coperte, rilassandosi finalmente, dopo una giornata pesante quanto divertente.
Chiuse gli occhi, e dopo poco fu rapita da un sonno profondo.
La attendeva un'altra giornata splendida come quella,la mattina successiva.

KNUCKLES HOXHA

Era al parco con Tikal da almeno tre ore, il tempo era volato e loro nemmeno se ne erano accorti. –Ti va di fare i compiti per domani? Così ce li togliamo subito dalle palle.- Chiese lei. –Io non faccio i compiti.- Rispose.
-Già, e probabilmente questo è il motivo per il quale sei ancora al primo anno.-
-Non solo, il motivo principale è che lo scorso anno ho demolito un bagno.-
Lei lo guardò sorpresa. –Sei serio?- Chiese ridendo.
-Serissimo, davvero, ero così tanto incazzato che ho iniziato a tirare pugni a destra e a manca, ho rotto due porte delle toilet, e ho tirato un calciò così forte ad un water che ancora adesso non funziona, ma questo forse perché quella scuola di merda non ha i fondi nemmeno per comprare le palle da basket, figuriamoci un water, un giorno ci crollerà il soffitto addosso e i sopravvissuti rideranno fino alla loro morte, tutti sperano che quella scuola crolli credimi, magari quando dentro c’è solo la preside, odiosa.- Finì di raccontare bevendo un sorso dalla sua lattina di birra, Tikal lo stava ascoltando rapita.
-Mi piace ascoltare quello che si dice sulla scuola, mi fa ridere, avrei voluto vederti mentre te la prendevi con il bagno, come mai eri così tanto arrabbiato?- Chiese curiosa, lui abbassò lo sguardo e strofinò un dito sulla lattina fresca.
-Mio padre è una testa di cazzo, ti dico solo questo.- Lei annuì, poi si fermò ad osservare il cielo. –Guarda, quella nuvola è a forma di dinosauro!- Seguì il suo dito con lo sguardo, poi osservò la nuvola che lei stava indicando. –Se devo essere sincero, a me sembra più un pene che un dinosauro.- Affermò, facendola ridere.
-Da quando i peni hanno la coda?-
-Da quando i dinosauri assomigliano a peni forse?-
Risero entrambi,lui si girò ad osservarla.
Era stupenda, i suoi capelli lunghissimi le stavano da dio, e i suoi occhi erano così belli che avrebbe voluto nuotarci dentro, se solo fosse stato possibile.
Il suo sorriso era semplicemente magnifico.
Lei era magnifica.
Forse si era accorta di come la stava fissando, infatti la vide per un attimo in imbarazzo, decise di trovare qualcosa di cui parlare prima che la situazione precipitasse nel completo imbarazzo per entrambi, si schiarì la voce e poi parlò.
-Sai, ho deciso di tagliare i dreads.- Lei ne sembrò sorpresa. –Oh, come mai?-
-Mi hanno stufato, vado domani a toglierli, poi ti mando una foto se vuoi.
Lei annuì felice. –Ti do il mio numero allora, e ti aggiungo su face book. -
Lui la ringraziò, si scambiarono i numeri e accettò subito la sua amicizia.
Era felice di averla incontrata, era bello chiacchierare con lei, decise che si sarebbero visti più spesso, nonostante lui preferisse avere un numero molto limitato di amici, lei sarebbe stata un’amica perfetta.

JETON HAWKERS

Silver camminava a qualche metro da lui, sembrava arrabbiato.
Si sentì in colpa per quello che aveva fatto, non era riuscito a resistere, e Silver gli aveva dato corda.
Non sopportava quando l’altro non gli parlava, aveva una paura terribile di essere abbandonato da lui.
-Silv.. Sei arrabbiato con me? Scusami.. Non avrei dovuto farlo.-
Silver si girò di scatto, facendolo bloccare.
-Va bene così Jet, è con me stesso che sono arrabbiato.- Lo fermò per un braccio prima che potesse girarsi di nuovo. – Perché?- Era incazzato veramente, poteva leggerlo nei suoi occhi. –Perché tutto ciò che faccio e sbagliato Jet! Io sono sbagliato, il mondo è sbagliato, tu sei sbagliato! Tutto quel che mi circonda, ogni piccola cosa, è fottutamente sbagliata.- Disse furente, scandendo bene ogni parola.
Lo guardò triste. –Picchiami Silv.- Fu solo un sussurro, Silver lo guardò sorpreso.
-Non mi sfogherò su di te, ne nessun altro.-
-Se non lo fai sarà solo peggio, la tua rabbia crescerà e basta, devi smaltirla Silv.-
-Sta zitto e smetti di sparar cazzate!- Gli urlò in faccia, rimase a fissarlo incazzato per un attimo, poi senza che se lo aspettasse un pugno lo raggiunse in piena faccia.
Si massaggiò la parte lesa, poi si girò con uno sguardo funereo verso di lui.
-Si può sapere che cazzo ti salta in mente?- Gli chiese, saltandogli addosso.
Si ritrovò con la schiena a terra e Silver sopra, che gli sganciò un forte pugno su un occhio, se ne fregò del dolore e lo incitò a continuare, sfottendolo.
-E’ tutto qui quello che sai fare Silv?- L’altro lo guardò ancora più incazzato, stava per perdere completamente il controllo.
Gli altri colpi furono molto più dolorosi di quello precedente, sentiva solo l’amico che urlava cose incomprensibili e lo colpiva con tutta la forza che aveva.
Alla fine, si meravigliò di essere ancora sveglio.
Silver stava a qualche passo da lui, aveva le mani premute sulla bocca ed era sconvolto.
Gli sorrise e solo quel gesto gli provocò dolore.
Si pulì il sangue dal naso e lo guardò.
-J-jet cosa cazzo ti ho fatto..? – Chiese l’altro, ancora spaventato per come lo aveva ridotto. –Hai fatto quello che ti ho costretto a fare, presto starai meglio credimi.-
Si alzò, per poi ricadere immediatamente,rise. –Cazzo, ti credevo meno forte Silv..-
L’amico lo raggiunse subito, e lo aiutò ad alzarsi. – Ti ho fatto male, troppo, dovevi fermarmi.- Jet scosse la testa. –Volevo che ti sfogassi del tutto Silv, costi quel che costi.- Silver scosse la testa, ancora incredulo all’idea di aver fatto una cosa del genere. –Il parco è vicinissimo, reggiti a me, appena arriviamo ti ripulisco un po’.-
Non disse nulla, il pestaggio stava iniziando a farsi sentire, non riusciva nemmeno a parlare.
Quando raggiunsero la loro destinazione, si sedettero sulla prima panchina libera.
Silver bagnò un fazzoletto con dell’acqua alla fontana che avevano  li accanto.
Iniziò a pulirgli via il sangue delicatamente, ma era inutile, gli faceva male comunque, questo però non glielo disse, non voleva farsi vedere troppo debole.
Non dopo che era stato lui stesso ad incitarlo a colpirlo.
-Non lasciarmelo fare mai più Jet, chiaro? Non voglio vederti mai più ridotto così, non per mano mia almeno.-
Non disse nulla, aspettò che finisse di ripulirlo e gli disse “Ok” con il pollice.
Silver piegò un sopracciglio, confuso.
-Hey, ma riesci almeno a parlare?-
Scosse la testa.
-Fa male ora, magari dopo..- Silver annuì triste, lui non disse più nulla.
Scese dalla panchina e si stese sul prato, chiudendo gli occhi.
Sentì Silver mettersi accanto a lui, ne fu felice.
Doveva essere veramente  molto stanco perché dopo poco si addormentò.
Al suo risveglio Silver non era più accanto a lui, era tornato sulla panchina.
Era concentrato sul suo cellulare mentre fumava una sigaretta.
Si alzò, il corpo gli doleva ancora, ma almeno sarebbe riuscito a parlare, sentiva meno dolore in faccia. –Quanto ho dormito?- Chiese, sedendosi vicino a lui.
-Due ore circa.- Rispose l’altro. –Cazzo, ti sarai annoiato, scusami.-
Silver spense il cellulare e lo mise via, si girò a guardarlo. –Nah, stavo leggendo una storiella carina su Wattpad, tranquillo.. Piuttosto, come ti senti adesso?-
-Sicuramente meglio di prima.. Hai ancora quella canna o ti sei divertito senza di me?- Silver rise, poi la tirò fuori. –Ho detto che l’avremmo condivisa, e ho mantenuto la promessa.- Disse, passandogliela. –Godiamocela, per un bel po’ non ne avremo più.- Disse, sbuffando e portandosela alla bocca, tirò fuori un accendino e la accese facendo un tiro.
-Ti ricordi quella volta che mi ero impuntato e non volevo prendere i farmaci, e gli infermieri mi hanno legato ad una sedia rotta?- Chiese Silver.
Lui gli passò la canna ridendo. – E’ stato epico, la sedia si era disintegrata e tu avevi preso i farmaci solo perché eri felice per l’accaduto, che cretino.- Anche lui rise.
Ne avevano passate tante in quell’istituto, e ne avrebbero passate tante altre.
Si divertivano a fare impazzire gli infermieri, infatti spesso erano terrorizzati quando sapevano di dover avere a che fare con loro.
-E’ stato bellissimo anche quando quell’infermiere che abbiamo avuto per due mesi consecutivi, ti ha scambiato per una donna, e voleva farti spostare perché eri in stanza con me, e ha continuato a scambiarti per donna per tutti e due i mesi!-
Jet rise, ricordandosi di quell’infermiere che tanto odiava.-Una volta ha fatto pure un apprezzamento al mio bel culetto, ed è stato l’unico a farlo, avresti dovuto prendere esempio da lui Silv!- Risero entrambi.
-Ti ricordo che sono stato l’unico a palparlo.- Disse, ammiccando. –No Silv, anche quell’infermiere lo ha fatto, e ha fatto anche altro, è stato li che ha scoperto dell’esistenza del mio pene, ed è scappato, e l’ho fatto licenziare dopo aver raccontato tutto alla Kitcher, quella psicologa è il top, davvero.- Disse, facendo un tiro.
Silver rimase un attimo interdetto, poi lo guardo serio.
-Di questo non me ne hai mai parlato, Jet quello ti ha toccato senza consenso, dovevi dirmelo!- Disse, ora preoccupato. – Lo so, voleva stuprarmi probabilmente, ovvio che non aveva il mio consenso! Ma non preoccuparti Silv, è già tutto risolto, ora lui sta pagando le conseguenze dei suoi gesti.- Gli sorrise. –Pensa, ora si starà abbeverando con il suo stesso piscio in una prigione di merda!- Disse, stendendosi aggraziatamente sulle sue ginocchia e portandogli la canna alle labbra, Silver rise e fece un tiro, poi lo guardò. –A casa ne riparliamo, ora voglio rilassarmi.- Disse Silv, sputando fuori il fumo.
- Ce soir, la lune rêve avec plus de paresse;ainsi qu'une beauté, sur de nombreux coussins,qui d'une main distraite et légère caresse,avant de s'endormir le contour de ses seins,sur le dos satiné des molles avalanches,mourante, elle se livre aux longues pâmoisons,et promène ses yeux sur les visions blanches,qui montent dans l'azur comme des floraisons.-8 Recitò un pezzo di  Les fleurs du mal di Charles Baudelaire,con un francese perfetto e in modo teatrale, alzando un braccio al cielo per indicare la luna che stava facendo il suo ingresso prendendo lentamente il posto del sole, che stava tramontando.
Teneva la canna tra le dita, e ogni suo movimento era dolce e aggraziato, quasi sensuale.
Silver ridacchiò e gli sorrise, mentre con una mano gli accarezzava i capelli.
-Mi chiedo dove trovi il tempo di impararti a memoria tutta sta roba.- Disse, piegando la testa all’indietro, e guardando il cielo.
-Un giorno Silv, troverò qualcuno a cui dedicare tutte queste frasi dolci, oltre a te.-

6: Mio caro
7: Come sono belli i soli nelle calde sere, come lo spazio è profondo, il cuore possente! Curvandomi su di te, regina fra tutte le adorate, credevo respirare il profumo del tuo sangue..
8: Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.


Angolo dell’autrice:

-AD EFP STANNO SUCCEDENDO COSE PARANORMALI 
E' LA TERZA VOLTA CHE PUBBLICO STO CAPITOLO-
Ed ecco il terzo capitolo yee!
Ora vado a tradurre il primo video del canale mio e dei miei amici, non mi fermo mai ahah!
Se vi va, date un occhiata al nostro primo video, ci farebbe molto piacere!
Vi lascio il link :3
https://www.youtube.com/watch?v=VUMYlJAs7FA
Grazie per tutti quelli che seguono e leggono questa storia,mi fa molto piacere sapere che delle persone leggono le cose strane partorite dal mio cervello ^-^
Grazie anche a tutti quelli che recensiscono, siete il top ;)
 Alla prossima!




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Capitolo 4
*** Help me! ***


                                               Capitolo 4: Help!

 

Amily Rose:


-If only sorrow could build a staircase, our tears could show the way.
I would climb my way to heaven, and bring him back home again.
Don't give up hope, my friend, this is not the end.-

(From Suicide Season by Bring Me The Horizon)


SHADOW ZIEGLER

Lo scambio fu veloce, una bustina di pastiglie, duecento dollari.
Odiava stare in quei luoghi loschi, soprattutto alle cinque di mattina.
Faceva un freddo terribile, si strinse nella sua felpa e corse il più veloce possibile verso casa sua.
Aveva le mani completamente congelate, quando fu in casa corse subito ad immergerle sotto ad un getto di acqua calda.
L’ematoma sull’occhio iniziava ad essere evidente, ma se ne fregò.
Una volta uscito dal bagno lasciò i soldi sul tavolo della cucina, poi tornò nella sua stanza e si buttò sul letto, cercando di recuperare almeno qualche ora di sonno.
Al suo risveglio, si sentì come una scarpa rotta e rattoppata.
Si sistemò svogliatamente i capelli e tirò su il cappuccio della felpa fino a che gli coprisse buona parte della faccia, non voleva attirare troppa attenzione con il suo occhio pesto.
Raccolse il suo zaino logoro ed uscì.
Era meno freddo fuori, sebbene fosse una giornata parecchio nuvolosa e probabilmente avrebbe piovuto di li a poco.
A sua sorpresa, il bus non tardò quel giorno, notò Sonic verso il fondo, aveva un posto libero accanto a se.
Si precipitò da lui, per evitare che qualcuno lo precedesse sedendosi al posto suo.
Si sedette, Sonic si girò a guardarlo di sfuggita, stava per rigirarsi ma evidentemente lo riconobbe e tornò a guardarlo.
-Hey, Shadow.. Abbiamo beccato lo stesso bus, senti.. Ti va di parlare oppure..-
-Non qui Sonic, non qui.. Beh,come stai?- Sonic sembrò sorpreso, era normale, dato che fino al giorno prima lo minacciava di morte solo con uno sguardo.
-Bene, tu invece?- Gli chiese, guardandolo dispiaciuto. –Non lo so Sonic, ormai non lo so più, preferirei scappare lontano e lasciarmi tutto alle spalle, ma non posso.-
-Io non posso fare molto per te, a parte sostenerti, pensaci Shadow.. Avere qualche momento di felicità non guasta.- Shadow abbassò lo sguardo. –Oggi pomeriggio sono libero..- Disse vago, puntando lo sguardo altrove.
-Vieni da me.-
L’affermazione di Sonic lo lasciò spiazzato. –Fai sul serio Sonic?-  L’altro annuì.
-Dopo scuola andiamo direttamente da me, ok?-
Shadow annuì,incerto.
-Basta che non ci sia Amy.- Aggiunse subito dopo.
-Perché? Che ti ha fatto di male?- Shadow sbuffò. –E’ troppo felice, allegra, e superficiale.- Sonic rise. –In effetti è un po’ solare.. Ma non è poi tanto superficiale se provi a conoscerla.- Shadow alzò le spalle. –Non mi va comunque di averla tra i piedi.- Sonic roteò gli occhi. –Caaapisco,farò in modo di non farvi incontrare allora.-
Il discorso si chiuse li, rimasero in silenzio fino a che non entrarono nell’edificio scolastico.
Appena varcarono il portone d’ingresso, Shadow prese Sonic per un braccio e lo trascinò nello sgabuzzino.
-Non ci devono sentire, quello di cui parleremo non deve uscire dalle pareti di questo stanzino puzzolente, se scopro che hai detto qualcosa in giro ti faccio pestare da Storm , siamo intesi?-
Sonic annuì, leggermente sconcertato.
-Bene, iniziamo.-
-Aspetta.. Tu esci con Storm? Stai con loro?Shadow..-
-TACI!- Ruggì – E ascoltami.. Loro non c’entrano niente, sono solo.. Servono solo per la facciata, non so se mi spiego,se le persone sanno che sono dalla loro parte,mi stanno alla larga, non voglio avere troppi marmocchi che mi girano attorno, basti tu.-  Sonic sbuffò roteando gli occhi. –Sei qui per insultarmi o per sfogarti e raccontarmi dei tuoi problemi da bulletto da quattro soldi?-
In un attimo Shadow gli fu addossò, lo prese per la maglietta schiacciandolo contro la parete, Sonic si lasciò scappare solo un piccolo gemito per la botta.
-N-non sono problemi da bulletto da quattro soldi.. – La voce gli tremava, e la sua presa sulla maglia dell’altro si allentò sempre più, si piegò contro al suo petto –Sonic.. Farò pena ora, ma.. Non credo di poter andare avanti così, ho bisogno di scappare dalla mia vita,ma non posso, non posso.. Ho solo quattordici anni, non sono nulla per questo mondo, non sopravviverei  nemmeno un giorno da solo, non posso reggere tutto questo casino, non più, diventa ogni giorno più grande e.. Non so se ho paura, non capisco più quello che provo a parte la rabbia, tanta rabbia che non so più come controllare.. Credo che esploderò..- Sonic lo tirò su, e a sua grande sorpresa lo abbracciò.
Impiegò qualche secondo prima di reagire, e ricambiare con incertezza quel gesto di affetto. – S-sonic.. Sei la prima persona che..- Sonic lo strinse più forte. – Ne sono onorato..Sei molto più di un bulletto da quattro soldi Shadow, solo adesso mi accorgo di come ti senti.. Che sei umano, e che provi anche tu le stesse emozioni che proviamo noi altri, purtroppo per te è tutto negativo ma non sarà così per sempre, mi credi? Io ti aiuterò, lo prometto .. Ma tu devi crederci, ok? Andrà meglio..-
Shadow si staccò da Sonic  e si asciugò le lacrime con violenza.  – Va bene.. Ti credo..- Sonic gli sorrise. – Devi essere forte, mi hai capito Shad? Non buttarti giù.-
Shadow annuì. –Grazie Sonic, davvero.. Ora è meglio se andiamo, sta per suonare, non voglio farti ritardare.- Gli disse sincero.
- Ok, andiamo.-
Uscirono dallo sgabuzzino, ora il corridoio era pieno di ragazzini urlanti, e altri ragazzi più grandi che invece andavano di fretta o stavano zitti a pensare ai fatti loro.
In classe c’erano già delle persone, tra cui Miles ed Amy.
A quel punto salutò Sonic e andò a sedersi in fondo.
Dopo non molto, vide entrare in classe “Testa d’argento”, era quello il suo soprannome, era affannato e tremava leggermente, qualcuno lo schernì mentre si faceva strada tra i banchi, anche lui andò in fondo, vi erano molti banchi vuoti, eppure lui si avvicinò con incertezza proprio a Shadow.
-Posso..?- Chiese, era quasi impercettibile.
-Certo.- Rispose, confuso.
L’altro si sedette, sembrava terribilmente teso. –Hey, va tutto bene? Dov’è il tuo amico matto?- Silver si girò a guardarlo,sembrava spaventato. –Jet non è matto.. E’ solo particolare e.. Oggi n-non verrà..- Di solito se ne fregava dei fatti degli altri, ma quei due lo incuriosivano. – Come mai? Che ha fatto?- Silver si girò di nuovo dall’altra parte, wow, educazione portami via.
-Ti ho fatto una domanda se non te ne sei accorto.-  Silver tornò a guardarlo.
Notò un livido sulla sua faccia. –Ti hanno picchiato?- Silver annuì.
Shadow ridacchiò –Fammi indovinare, sono stati quei coglioni del gruppetto dei bulli?- Silver scosse la testa. –E’ stato Jet..- Lo osservò sorpreso –Jet? Ma non eravate amici?- Annuì. –Lui è ridotto peggio.. Non ci vedevo dalla rabbia, pensavo di averlo ammazzato..- Confessò, mordendosi un labbro nervosamente.
-Wow.. E’ per questo che non viene?.-
-Si.. Cioè no.. Non proprio.. Non del tutto.-
La lezione era iniziata e loro nemmeno se ne erano accorti, e continuarono a non farci caso.
- In che senso scusa?-
-Lascia perdere per favore.. Tutto quel che riguarda me è lui è un casino, anche solo spiegarlo è difficile..-
I suoi occhi erano intrisi di tristezza, e per un attimo le sue parole gli ricordarono se stesso.
Silver era tornato a guardare un punto vuoto, apaticamente.
Stringeva il cellulare tra le mani, che gli tremavano.
Dopo circa venti minuti lo schermo si illuminò, attirando sia l’attenzione di Shadow che di Silver, il quale strabuzzò gli occhi e alzò immediatamente la mano.
-Si mr. Åkesson?-  Silver deglutì,era teso come una corda di violino.
-Prof..Potrei uscire per favore?- Chiese sommessamente.
-No, prima finisco di spiegare.- Disse categorico il professore.
-E’ molto urgente..- Il prof lo guardò in cagnesco.
-Signorino lei sta disturbando la mia lezione, già con il tuo amico hai perso la prima lezione, so bene che tipo di persona sei, non mi freghi, ora mettiti in silenzio e ascolta.-
 A quel punto fece qualcosa che ne Shadow ne nessuno in quella classe si sarebbe mai aspettato.
Accettò la chiamata da parte di Jet e si alzò di fretta.
- Ma che cosa crede di stare facendo? Si risieda subito signorino Åkesson!-
L’altro si avviò all’uscita senza degnare il professore di uno sguardo, continuò semplicemente a parlare al telefono con gli occhi lucidi.
-No, non ti lascio.. Sono qui, non ti abbandono hai capito..?-  Poi uscì, Shadow tornò a guardare il professore che aveva ancora lo sguardo puntato sulla porta, dalla quale Silver era appena uscito, poi si girò a guardare la classe.
- Ragazzi, sono perplesso..-
-Noi pure prof, mi creda.- Disse Miles.
Che rompi coglioni, pensò Shadow, Miles era un quattrocchi leccaculo, niente di più, e gli dava fastidio, tutti quelli come lui gli davano fastidio.

SONIC HARVEY

Non si aspettava una cosa del genere da Silver, non lo conosceva bene ovviamente, ma aveva avuto modo di capire che era molto ansioso, e di solito quelli molto ansiosi non fanno certe cose.
- Per favore Harvey, vada a controllare se quel ragazzo sta avendo dei problemi o se ha solo usato una scusa per marinare la mia lezione.-
-Certamente prof.-
Rispose, alzandosi.
Uscì, non sapeva dove cercarlo, ma lo sentì parlare da lontano.
Seguì la sua voce, era in bagno.
Non entrò, si fermò ad ascoltarlo.
-Hey.. Ascoltami.. SMETTILA JET, ASCOLTA ME!- Si fermò un attimo, poi riprese. –Dove sei adesso?- Attese ancora. – Uff.. Jet vorrei ma non posso raggiungerti, sei ancora in tempo, vieni a scuola, basta che arrivi al cortile poi ti vengo ad aiutare ok? Non è molto lontano, puoi farcela…-
Aiutare? Puoi farcela? Ma che cosa era successo?
Stette in silenzio a lungo, pensò che la chiamata fosse terminata, stava per entrare quando lo sentì parlare ancora, si bloccò.
- No, non ti azzardare, provaci solo e ti giuro che esco di qui e vengo a spiattellarti io stesso! Vieni a scuola e basta, smetti di fare cazzate.- Silver era ormai disperato, e Sonic iniziò a pensare che non fossero solo dei fattoni senza valore, c’era qualcosa che non andava, ma lui non era convinto di volersene immischiare.
- Ti aspetto in cortile.. Muoviti.-
A quel punto la chiamata era finita, entrò in bagno e quando Silver lo vide rimase sconcertato.
-Il prof mi ha chiesto di venire a controllare se stavi bene.. -
-E’ tutto ok.- Disse secco, poi se ne andò, sapeva dov’era diretto quindi non lo fermò, decise di stare al gioco senza che l’altro lo sapesse, sarebbe tornato in classe solo quando lui e Jet erano dentro la scuola, così non avrebbero rischiato troppo.
Dalla finestra poteva vedere l’entrata della scuola.
Dopo qualche minuto vide Jet arrivare, anche da lontano riuscì a vedere che non era in ottime condizioni, continuò a guardarli, Silver lo stava sorreggendo e allo stesso momento lo tirava dentro la scuola, rimase li ancora qualche attimo, non ci volle molto prima che li vedesse arrivare in fondo al corridoio.
A quel punto tornò in classe.
-Ci hai impiegato molto, è tutto ok?-Chiese il professore interrompendo la lezione.
- Non proprio, stava parlando con il suo amico, Jeton, ora stanno arrivando entrambi.. Prof sia ragionevole.. Il comportamento di Silver è stato molto scorretto ma mi creda, era veramente un urgenza.-
-E’ gentile a difendere il suo compagno mr. Harvey, ma sarò io giudicare.-
- Certamente professore, comunque.. Mi creda, non le piacerà quel che vedrà, io sono rimasto di pietra davvero, è allucinante.. Secondo me c’è qualcosa che non va con quei ragazzi, e insomma.. Voi professori dite sempre di avvertire quando vediamo qualcosa di insolito con gli studenti e io.. Ok mi scusi, mi sono lasciato trascinare, ora mi siedo. – Disse, voleva evitare di fare il leccaculo, appena appoggiò il culo alla sedia la porta si aprì, i due entrarono.
Amy si portò le mani alla bocca e mormorò un “cazzo” che solo lui riuscì a sentire.
Erano tutti rimasti un po’ di merda, il professore nemmeno si era girato a guardarli.
-Come mai questo ritardo? Voglio delle valide spiegazioni per quel che è successo, dovrei farvi sospendere, non dovete più permetter…- Il professore si era girato, appena vide Jet le parole gli morirono in bocca. –Harvey aveva ragione..  Hawkers, lei non dovrebbe trovarsi qui in queste condizioni.-
Jet sembrava che nemmeno lo avesse sentito parlare, aveva lo sguardo perso, ed era pieno di lividi ed ematomi, non disse nulla, cercò semplicemente la mano di Silver che lo guidò fino a due banchi in fondo alla classe.
Barcollava, sembrava ubriaco, ma questa volta passando lasciò nell’aria solo del profumo.
Il professore era sempre più perplesso, alla fine non fece nulla, continuò la lezione, senza pensare più a quello che era successo.
Appena la campanella suonò Amy attirò la sua attenzione, per il corso successivo non avrebbero dovuto cambiare classe quindi potevano restare tutti li, senza crearsi troppi problemi.
-Sonic.. Ho paura per quel ragazzo ora.. -
-Io pure Amy, ha qualcosa di strano.. Sembra completamente andato oggi..-
-Profumava di orchidea.. – Sonic la guardò confuso – Ma che c’entra ora?-
-Nulla,ha un buon gusto in fatto di profumi.-
Sonic si schiaffò una mano in viso. – Ok, ha un buon profumo, ma chissà di cosa si è fatto! Si sta rovinando.. Non so te Amy, ma non mi va di vederlo morire.-
-Sonic.. Smetti di pensare a quali sostanze stupefacenti usa! Hai visto come era ridotto? Le ha prese di brutto Sonic..-
-Ho visto ok? E sono spaventato.. Chissà chi è stato..-
-Chiediglielo!- Sonic alzò un sopracciglio. –E perché dovrei? Non mi vogliono tra i piedi Amy..- Lei lo guardò male. – Vorrà dire che lo farò io, se tu non ne hai il coraggio.-
Quell’affermazione lo colpì dritto al cuore.
Amy aveva ragione, si stava comportando da codardo.

BLAZE CHANDER


Si svegliò con i capelli di Wave tutti attorcigliati alla faccia.
-Giuro che te li taglio tutti mentre dormi.- Disse, fingendo un tono incazzato.
Wave mugolò qualcosa di incomprensibile e poi si alzò, liberandola finalmente dai suoi capelli, sbadigliò e poi si girò a guardarla. –Hai ragione, sono un po’ lunghi.. Appena sono a casa gli do una spuntatina.- Terminò la frase con un altro sbadiglio.
-Ci vorrebbe un taglio netto, ma no, tu li vuoi lunghi a mo’ di Raperonzolo!-
Wave rise, poi si alzò –Vado a lavarmi.-
-Vengo anche io, non abbiamo tempo, la facciamo assieme.- Disse, alzandosi e prendendo dei vestiti per lei, e alcuni vestiti che Wave aveva lasciato a casa sua, ormai aveva un angolo dell’armadio solo per i vestiti dell’amica.
-Quanta fretta.. Ma che ore sono?- Chiese, poi si rispose da sola guardando il display del suo cellulare. –Le sette.. Ma sei impazzita? Mancano due ore e la scuola non è neanche a cinque minuti da qui!-
Blaze la incendiò con lo sguardo. –Voglio uscire da questa casa il prima possibile, facciamo colazione fuori, ora diamoci una mossa!-
-Signor sì signore!- Urlò Wave, imitando un soldato, per poi prendere due asciugamani e correre in bagno.
Blaze la raggiunse un attimo dopo, scuotendo la testa.

Quel bar era sempre pieno, anche alle otto di mattina.
Si sedettero ad un tavolo con i loro cappuccini fumanti e le loro brioches al cioccolato giganti.
Era quel che ci voleva quando fuori era fresco.
Stavano parlando del più e del meno, quando un ragazzo dai capelli rossi si mise con nonchalance al loro tavolo, approfittando di una sedia libera.
-Emm.. OH SANTO CIELO! Knuckles? Sei davvero tu? -
Quello rise di gusto, poi annuì.
-Avrei dovuto tagliarli domani, ma non avevo nulla da fare e allora li ho tolti da solo,così faccio una sorpresa a tutti.-
Wave gli prese una ciocca di capelli e la strinse tra le mani.
-Woo, non li avevo mai sentiti con questa strana consistenza.-
-Beh, ci faremo l’abitudine, tu invece non li tagli mai?-
-E’ la stessa domanda che mi faccio io tutti i giorni!- Si intromise Blaze –Stanotte per poco non mi soffocava con quelli, e non sto scherzando.- Knuckles rise. –Wow, incredibile Wave, dopo di questa dovrebbero rasarteli a zero! Comunque piacere di conoscerti.. Blaze giusto? Blaze annuì e gli strinse la mano. –Piacere mio, Knuckles, frequentiamo le stesse classi giusto?-
-Si! Io e Wave per la seconda volta.-
Blaze rise. – Spero di non fare la stessa fine, da quel che mi ha raccontato Wave, questa scuola è un inferno demente!-
Knuckles annuì. –Non si sbaglia, la J.C. High school è letteralmente un inferno demente.-
-Ora sono molto rincuorata! Beh ragazzi, io direi di avviarci, tra non molto c’è lezione, che palle.- Disse, stiracchiandosi per poi alzarsi e raccogliere la sua borsa.
Andarono a pagare e poi si incamminarono verso la scuola.
Poco più tardi per strada, incontrarono Tikal.
Senza che lei se ne accorgesse, Wave la prese per i fianchi e la tirò, facendola urlare.
-Ma che cazz..-
-Ciao bella! Sei nel corso con noi no? Andiamo assieme! Ci sono pure Blaze- Si sporse per salutarla. –E knuckles!-
-Ciao Tiki!- Disse lui.
-Ciao Knuckles, piacere di conoscerti Blaze!- Era ancora sconcertata e leggermente rossa in viso, ma si stava già riprendendo. – Piacere mio!- Disse, sorridendole leggermente.
A quel punto Wave la mollò, e l’altra continuò a camminare con loro.
-Tu invece sei..-
-Wave! Ci piacerebbe averti come amica, per cui ho pensato che tirarti qui con noi  fosse il modo migliore per conoscerci meglio!-
Tikal ridacchiò –Piacere di conoscerti Wave, già mi stai simpatica!-
Blaze non disse nulla, ma dentro di se, stava ridendo di gusto.
La sua migliore amica aveva fatto colpo, bersaglio colpito Wave, pensò, felice per lei.

SILVER  ÅKESSON

Aprì gli occhi malvolentieri e si rigirò nel letto.
Si accorse che accanto a lui il posto era vuoto, Jet non era li con lui.
La sera prima erano molto stanchi, avevano passato buona parte del tempo a parlare di cazzate mentre lui teneva del ghiaccio sugli ematomi di Jet.
Si erano addormentati solo quando erano del tutto esausti.
Guardò la sveglia, erano le cinque di mattina, avrebbe voluto gridare in quel momento, era incazzato perché se c’era una cosa che a lui piaceva fare, quella era dormire.
Si alzò ancora assonnato e si strofinò un occhio, sbadigliando.
-Jet..?- Non gli giunse alcuna risposta.
Decise di approfittarne per pisciare, entrò in bagno, e fu li che trovò Jet.
Era appoggiato al lavandino, e si guardava allo specchio.
Il suo sguardo era fisso e spiritato.
Lo inquietò leggermente, ma poi se ne fregò e  si limitò a passargli accanto, per poi raggiungere il water, lo aprì e svuotò la vescica.
Nel mentre, continuava a guardare Jet, ora leggermente più preoccupato.
Si ripulì e si risistemò le mutande.
Raggiunse Jet e gli si piazzò di dietro, mettendogli una mano sulla spalla.
-Hey.. Torniamo a dormire su.-
L’altro non si mosse, sembrava che nemmeno stesse respirando.
-Jet..?-  Si girò di scatto, facendolo sussultare. –Cazzo! Ma che stavi facendo?- Disse, tirando un sospiro di sollievo dopo il colpo che gli aveva fatto prendere. – Sono orribile, non posso presentarmi così a scuola.. – Disse, indicandosi la faccia tumefatta. –Jet.. Ti rimetterai, è meglio non tagliare la scuola, davvero, poi gli psicologi si arrabbiano.-
-Ma Silv.. Voglio essere bello, non posso andare in giro con questo schifo di faccia.-
-Jet, smetti di fare la ragazzina rompicoglioni, oggi andiamo a scuola punto e basta.-
Gli diede le spalle, ovviamente di dormire non se ne poteva nemmeno parlare ormai, era troppo tardi, era sveglio e non sarebbe riuscito a riprendere sonno nemmeno con un sonnifero per cavalli.
Scese di sotto e si mise alla tv, trasmettevano un programma molto divertente a detta sua, persone in cerca di fantasmi in case infestate.
Quei programmi falsi lo facevano ridere, era divertente vedere come le persone si sfottevano da sole.
Dopo circa un oretta tornò di sopra,aveva lasciato Jet da solo in preda a delle crisi per il proprio aspetto, non era la cosa migliore da fare,  decise di controllare.
Lo trovò piegato sul lavandino, questa volta aveva la testa china e tremava.
-Hey..- Lo tirò su, si ritrovò a doverlo sorreggere di peso, per evitargli di rovinare a terra. –Che cazzo hai fatto..? – Lo poggiò nella vasca da bagno, facendolo sdraiare.
Aveva gli occhi spalancati e lo sguardo fisso in un punto indefinito.
Gli passò una mano davanti , ma l’altro non reagì.
Si sentì male, una morsa gli prese lo stomaco e i battiti iniziarono ad aumentargli.
-Jet!- Gli scosse le spalle, stava iniziando a preoccuparsi seriamente.
-Reagisci cazzo.. Cos’hai fatto..?- Chiese, invano.
Si guardò attorno, poi a terra vide varie scatole di farmaci.
Si portò le mani alla bocca, le lacrime gli uscirono con prepotenza, urlò.
-SEI UNO STUPIDO!- Gli si piegò sopra, lo strinse forte a se.
Fu li che sentì il suo cuore battere ancora, ma non respirava.
Lo tirò su immediatamente e si mise dietro di lui.
Stringendolo forte più volte, fino a che non riuscì a fargli sputare delle compresse.
Lo sentì respirare di nuovo, tirò un sospiro di sollievo e si lasciò andare all’indietro, appoggiando la schiena alla vasca, e guardando il soffitto.
Ci era mancato veramente poco, rimase così per un po’, fino a che non riuscì a calmarsi.
Sentì Jet accucciarsi a lui, abbassò lo sguardo.
Se ne stava in posizione fetale e tremava, si tirò su e lo abbracciò.
-Perché..?-
L’altro non disse nulla per un po’, poi gli rispose con un filo di voce, molto roca.
- Io non.. Non volevo.. Quella voce Silv, mi diceva di farlo.. Ho preso qualche farmaco a caso, li ho mescolati.. Non era letale anche se.. Mi sento così strano ora.. Non ci ho capito più nulla, ho preso un barattolino e.. Ho buttato tutto giù ma non.. Mi si sono solo fermate nella gola.. Credo.. – Lo strinse i più a se e sospirò. – Ok.. Ora riposati, non ti affaticare, ne parleremo dopo ok..? Ora tu ti rilassi, io ti aiuto a lavarti, poi do una ripulita a sto schifo di bagno.-
-Scusa..- Silver scosse la testa e lo accarezzò. – Stai tranquillo, pensa solo a riposarti Jet, per favore.-
Lo prese in braccio e lo appoggiò a terra, iniziò a riempire la vasca con acqua calda.
Quando la vasca era piena a buon punto, chiuse il rubinetto e spogliò Jet, poi si tolse le mutande e velocemente lo trascinò con se nella vasca, non voleva che prendesse freddo.
Lo lavò lui,Jet nemmeno riusciva a mettere in fila nel suo cervello delle azioni semplici come mettere dello shampoo su una spugna in quel momento, si lavò velocemente e poi uscì dalla vasca, tirando su anche l’amico, lo aiutò a reggersi e gli mise addosso un asciugamano,riuscì ad asciugarsi da solo, quindi ne approfittò per asciugare se stesso e infilare dell’intimo pulito a Jet.
Poi pensò a se stesso.
Corse velocemente in camera e prese una felpa nera, gigante, assieme a dei jeans stretti e strappati, li portò a Jet e lo aiutò a metterli.
A quel puntò se lo tirò dietro di peso e lo fece stendere sul letto.
Si passò una mano sulla faccia, era molto teso.
Decise di vestirsi.
Passò un ora e mezza, lui era rimasto a fissare Jet, che stava facendo discorsi deliranti e senza senso.
-Jet.. Io sono costretto ad andare a scuola.. Ma non posso portarti ridotto così.-
- Vai allora..-
- Come faccio a sapere che starai bene? Che non ripeterai di nuovo sto spettacolino di merda mentre sono la..?-
-Legami.- Lo guardò confuso.
-Sei serio?- Jet annuì, Silver non trovò altra soluzione.
Si odiò per quello che stava facendo, ma si costrinse a procedere.
Legò  il capo di una corda ad una sbarra del letto, e l’altra estremità ad un braccio di Jet, lo stesso fece con l’altro braccio dalla parte opposta, con un'altra corda.
-Ti annoierai un po’..-
-Me ne farò una ragione..-
Lo vedeva ancora molto frastornato, e intontito dai farmaci, probabilmente sarebbe rimasto così per almeno mezza giornata.

Era quasi a metà della prima ora, e già voleva scappare tornare da Jet, non gli piaceva l’idea del suo amico a casa da solo, dopo avere appena tentato di farsi fuori.
Quando vide la chiamata, un brivido gli percorse tutto il corpo.
Il braccio gli si drizzò, quasi d’istinto.
-Si mr. Åkesson?- Deglutì,odiava dover interagire con le persone, e poi perché Jet lo stava chiamando? Era legato..
-Prof..Potrei uscire per favore?- Chiese, seppure non volesse, la sua voce usciva quasi come strozzata.
-No, prima finisco di spiegare.- Disse secco.
-E’ molto urgente..- Il prof gli lanciò uno sguardo di fuoco.
-Signorino lei sta disturbando la mia lezione, già con il tuo amico hai perso la prima lezione, so bene che tipo di persona sei, non mi freghi, ora mettiti in silenzio e ascolta.-
Si sentì impotente, e una forte rabbia gli si stava accumulando dentro, gli premeva sul petto, avrebbe voluto gridare tutto quello che sentiva, e correre via, rispondere a quella chiamata e non lasciare Jet da solo.
Poi una parte di se che ancora non conosceva, gli mandò un impulso mai provato.
Quello di fregarsene, e fare come gli pareva.
Si alzò, accettando la chiamata e portandosi il cellulare all’orecchio.
-Silv.. Io.. Da solo non ce la faccio, ho bisogno di te, non lasciarmi..-
Capì immediatamente due cose, Jet stava piangendo, e non era più a casa.
- Ma che cosa crede di stare facendo? Si risieda subito signorino Åkesson!-
Si avviò all’uscita fregandosene del professore, continuò semplicemente a parlare al telefono, con le lacrime che minacciavano di uscire.
-No, non ti lascio.. Sono qui, non ti abbandono hai capito..?- 
-L-lo so ma tu qui non ci sei e.. Io sto.. Il mio cervello continua  a pensare cose che non vorrei pensare,non riesco a farlo smettere.-
-Tu puoi decidere per te Jet, puoi non dare ascolto a quello che senti.-
-E’ troppo forte, io non riesco a reggerlo, non ci riesco! Ormai è una cosa continua, ogni secondo, ogni attimo.. Qualsiasi cosa diventa sbagliata, io sono sbagliato!
-Hey.. Ascoltami..- Continuò a parlare, come se non lo stesse veramente ascoltando.
-Sono un cazzo di errore Silv.. Non..-
-SMETTILA JET, ASCOLTA ME!- Si fermò un attimo, poi riprese. –Dove sei adesso?-
-Sono vicino ad un bar.. Mi stanno guardando tutti come se fossi Satana..-
Ma come si era liberato? Come era riuscito ad arrivare fino a li da solo? Si chiese, confuso.
– Uff.. Jet vorrei ma non posso raggiungerti, sei ancora in tempo, vieni a scuola, basta che arrivi al cortile poi ti vengo ad aiutare ok? Non è molto lontano, puoi farcela…-
-Io non ci riesco Silv.. Preferisco farmi spiattellare da un camion..-
- No, non ti azzardare, provaci solo e ti giuro che esco di qui e vengo a spiattellarti io stesso! Vieni a scuola e basta, smetti di fare cazzate.-
Era esasperato, in qualche ora gliene stava facendo fare di ogni.
- Ti aspetto in cortile.. Muoviti.-
-Eh ok.. -
Chiuse la chiamata e sbuffò.
Fu sorpreso di trovarsi Sonic davanti.
-Il prof mi ha chiesto di venire a controllare se stavi bene.. -
-E’ tutto ok.- Disse secco, poi se ne andò.
Corse velocemente, fino a raggiungere il cortile.
L’attesa fu breve, qualche minuto e Jet era li, a qualche metro da lui.
Lo raggiunse velocemente e gli prese un braccio, passandoselo dietro le spalle.
-Andiamo.. Come cazzo ti sei liberato?-
-Ha fatto un po’ male.. Ma ho tirato fino a che non sono riuscito a liberarmi una mano.. Volevo venire da te, poi volevo morire, ma poi volevo di nuovo venire da te..-
-Che cretino.- Disse, sbuffando.
Appena aprì la porta della classe, si ritrovarono venti occhi puntati addosso, terrorizzati.
Amily si portò le mani alla bocca,che reazioni esagerate.
Erano tutti rimasti un po’ di merda, il professore nemmeno si era girato a guardarli.
-Come mai questo ritardo? Voglio delle valide spiegazioni per quel che è successo, dovrei farvi sospendere, non dovete più permetter…- Il professore si girò a guardarli, appena vide Jet, ammutolì. –Harvey aveva ragione..  Hawkers, lei non dovrebbe trovarsi qui in queste condizioni.-
Jet non lo aveva probabilmente ascoltato, o sentito.
Rimase in silenzio, cercò la mano di Silver.
Lui gliela diede e lo tirò con se, guidandolo fino a due banchi vuoti in fondo alla classe.
Il professore rimase taciturno per un po’, perso tra i suoi pensieri.
Alla fine non fece nulla per punirli, continuò la lezione, forse avrebbe fatto finta di nulla.
Si sentiva sollevato a vedere Jet accanto a lui, quando suonò la campanella cercò di tirarlo un po’ su di morale, invano.
Dopo poco, si trovò Amily davanti al banco.
Che voleva quella? Si chiese, confuso.

MILES PROWER

Andò volontario alla lavagna durante l’ora di matematica, il professore si complimentò con lui, che si guadagnò una bella “A” solo al secondo giorno.
Non era un record, ma per lui era perfetto.
Cosmo gli fece l’occhiolino appena tornò al proprio posto, lui le sorrise.
-Sei stato bravissimo! Io invece, per quanto ci provo, in matematica non capisco nulla.- Ammise, leggermente triste.
-Hey, se vuoi uno di questi giorni puoi venire da me, ti aiuto io!-
-Grazie mille Miles! Sei il migliore.- Lo fece arrossire lievemente.
-Grazie.- Le disse sincero, poi tornò a prestare attenzione alla lezione.
Purtroppo, come è solito in delle scuole poco serie come quella che frequentava, ci fu un interruzione.
Testa d’argento e i suoi problemi da ragazzino instabile, alla fine concluse la scenata uscendo dalla classe e parlando al telefono.
Si chiese se a ragazzi come quello insegnassero un minimo di educazione.
Come si permetteva di tenere un comportamento del genere?
Era molto irrispettoso, stessa cosa il suo amico goth Testa radioattiva, si entrambi i loro soprannomi erano legati ai capelli.
Inoltre la voce che fossero dei fattoni si era rivelata reale, e lui si complimentò con se stesso per essersi tenuto lontano da loro fin dal primo giorno.
La lezione fu disastrosa, il professore si interrompeva continuamente, continuando a fare domande alla classe su quel che era appena accaduto.
Cose come “Ma a voi pare normale?” o “Ma quanto ci mette?”
Lui pagava per imparare.
Era li per imparare.
Non per assistere agli spettacolini di due “drama queen” quali quei due erano.
Ad un certo punto, la porta si aprì lentamente.
Appena vide Jet si sentì una merda per aver pensato tutte quelle cattiverie su lui e il suo amico.
Sembrava quasi che un camion lo avesse investito.
A fine lezione, avrebbe tanto voluto alzarsi e chiedergli cosa gli fosse capitato.
Ma non ne ebbe il coraggio.
Si sent’ un grandissimo stronzo, eppure non si mosse nemmeno di un millimetro.
Lui non c’entrava con loro, non si sarebbe immischiato nelle loro cose.
Mai.

AMILY ROSE

Prese tutto il coraggio che aveva con se, e si avvicinò a Jet e Silver.
-Ragazzi?-
Silver la guardò, Jet rimase con lo sguardo vuoto puntato contro al banco.
-Cosa?- Chiese Silver, leggermente stizzito.
-Hey, non scaldarti subito.. Volevo solo chiedervi cos’è successo, lo vedo molto.. Malridotto, e anche tu hai dei lividi, sulla guancia, sul collo..- Disse, vaga.
- Sul collo è stato lui.- Disse guardando altrove, sembrava infastidito, ma lei non si arrendeva facilmente.
- Oh scusa,non immaginavo che.. Voi due ecco..-
-Ma cosa hai capito tu! Ok, mi ha fatto un succhiotto ma, non significa nulla..-
-Capisco, ma torniamo seri, chi è stato a ridurlo così?-
-Nessuno, non sono fatti che ti riguardano, lascia perdere ok?-
- Mi sto solo preoccupando per voi, Silver.-
-Non ci serve la tua pietà!-
-Ma- Fu Jet a interromperla. –Ora basta! E’ stato lui a picchiarmi.-
Amy si portò le mani alla bocca, scuotendo la testa.
-Ma.. Ma perché?-
-Perché gliel’ho chiesto io, l’ho mandato in tilt, gli ho fatto perdere il controllo, tutto qui.-
-Ora che sai tutto- Continuò Silver –Per favore, non andarlo a dire a tutti quelli che ti capitano a tiro, ok? Non dirlo a nessuno, te lo chiediamo per favore..-
-Ma certo, ma certo.. Non vorrei essere troppo ficcanaso ma, Jet.. Pensaci prima di usare droghe così forti, non ti rovinare la vita..-
Jet e Silver si guardarono negli occhi, poi quasi scoppiarono a ridere.
-Ma che cosa pensate di noi? Che siamo dei tossici di merda, che si fanno in vena da mattina a sera? Ne io ne Jet siamo mai andati oltre a qualche canna..- Puntualizzò Silver.
Amy cascò dalle nuvole.
Fino  a quel momento, lei e Sonic si erano sbagliati su di loro.
-Ma quindi.. Le allucinazioni, il fatto che nemmeno sta in piedi..-
-Stamattina ho provato a suicidarmi e mi sono imbottito di farmaci, le allucinazioni sono uno dei motivi per i quali devo prendere certi farmaci.-
Jet diceva le cose come stavano, senza tanti giri di parole.
Mentre Silver era molto più riservato.
Amy si sentiva ogni attimo che passava un po’ più sconvolta,non riuscì più a reggere i loro sguardi.
-Non immischiarti nelle nostre cose..- Questa volta il tono di Silver era più dolce, sembrava quasi che le stesse dando un consiglio.
Indietreggiò lentamente, e poi si girò, correndo da Sonic.
-Scoperto nulla?- Le chiese, aveva promesso che sarebbe stata zitta, non voleva venire meno ad una promessa.
-No, ci siamo solo presentati e poi nulla, sono tornata qua.-
-Visto? Che ti avevo detto? Con loro parlare è impossibile.-
-Già..- Disse lei.
Durante la seconda ora pensò a Jet, al fatto che le aveva detto di avere tentato il suicidio con tanta nonchalance, come se fosse una cosa da niente.
Era veramente la cosa più giusta da fare lasciarli perdere?
Per il momento decise di non immischiarsi, ma prima o poi era sicura che avrebbe fatto qualcosa, non sarebbe rimasta immobile a guardare due ragazzi andarsene nel peggiore dei modi.
Non era da lei.
A fine lezione salutò Sonic e si precipitò in bagno, c’era già fila.
Subito dopo di lei, entrò in bagno la ragazza che stava nel banco davanti al suo, Cosmo.
Non le aveva ancora mai parlato, quindi pensò che quella era la giusta occasione per conoscerla.
-Hey, ciao, abbiamo gli stessi corsi io e te, quindi pensavo che potremmo conoscerci meglio no?- Le chiese, sorridendo.
Cosmo era timida, infatti arrossì leggermente.
-In effetti potremmo fare amicizia, Amy giusto? Io sono Cosmo, piacere!- Disse, tendendole la mano, Amy la afferrò. –Piacere mio, a pranzo ti va di sederci assieme?-
-Beh si, anche se me lo aveva già chiesto Miles.- Disse, grattandosi la testa nervosamente.
-Perfetto! Ci sediamo tutti assieme allora, c’è pure Sonic!-
-Fantastico!- Rispose Cosmo, forse sarebbero andate d’accordo.

Quel giorno la mensa era piena, fortunatamente Sonic aveva già preso un tavolo, Amy corse nella sua direzione tirandosi dietro Cosmo.
Si sedette accanto a lei, di fronte a Sonic.
-Ciao Amy! Uh, hai portato anche Cosmo, piacere di conoscerti!- Disse, allungando una mano sul tavolo.
Cosmo la strinse timidamente e poi sorrise. –Piacere mio Sonic.-
-Tra poco dovrebbe arrivare anche Miles!- Disse Amy, sorseggiando il suo milk shake alla fragola.
- Siamo al secondo giorno e già il cerchio di amicizie di allarga.- Disse Sonic, sorridendo.
Miles arrivò dopo qualche minuto.
-Scusate ragazzi, ero rimasto un attimo a parlare con il professore.-
Miles si sedette accanto a Sonic, ci furono altre presentazioni, poi iniziarono a chiacchierare concitatamente tutti e quattro.
Amy però notò che Sonic era distratto, ogni tanto alzava lo sguardo e lo puntava lontano, ad un certo punto si girò, guardando nella sua stessa direzione.
Notò Shadow, che se ne stava da solo in un angolo e mangiava un panino.
Tornò a guardare Sonic e sospirò.
-Vuoi andare a parlarci?- Gli chiese, lui scosse la testa.
-Oggi pomeriggio viene da me.-
Lei ne fu sorpresa. – Dici sul serio?-
-Si, sono sorpreso quanto te.-
-Parlate del ragazzo cupo che sta sempre nel banco in fondo?- Chiese Cosmo.
-Si, detesta tutti.- Le spiegò Miles.
-E come mai?- Continuò lei?
-E chi lo sa, è sempre stato così.-
-Ragazzi, ha le sue ragioni per odiare il mondo, credetemi.- Disse Sonic, rivolto a tutti e tre.
-E quali sarebbero sentiamo?- Chise Amy, curiosa.
-Ragazzi, non mettetemi alle strette, mi ha chiesto di non parlarne e io lo voglio rispettare.-
-Ma certo, non preoccuparti. – Disse Cosmo, sorridendo.
- Mi chiedo come riesci ad andarci d’accordo. – Disse Miles, scuotendo la testa.
-Non ci vado proprio d’accordo, sinceramente.. Ci parlo e basta, credo.-
Miles annuì, alla fine smisero di parlare di Shadow e tornarono a chiacchierare del più e del meno.
Però Amy non riuscì a fare a meno di notare che Sonic continuava a guardare Shadow ogni tanto, forse ci teneva veramente a lui.
Verso fine pranzo, Sonic salutò lei e gli altri, le diede un bacino su una guancia che la fece arrossire e la mandò in tilt per qualche attimo.
Poi lo vide dirigersi proprio da Shadow, si sedette al tavolo con lui, li vide conversare, poi si decise a seguire Cosmo e Miles in classe.
Allora non si sbagliava, Sonic teneva veramente a Shadow, nonostante lui fino a poco prima lo avesse trattato letteralmente come una merda.
Adorava quel ragazzo perché aveva un grande cuore, e sembrava capace di perdonare anche la peggiore persona sulla terra, iniziava quasi ad amarlo.
Ad amare i suoi modi di fare, ad amare come trattava la gente, ad amare tutto di lui.
Si stava innamorando alla velocità della luce, il suo cuore la guidava sempre nella giusta direzione, quindi.. Come poteva sbagliarsi? O non affidarsi a se stessa?
Non poteva non fidarsi di se stessa, no.
Non si era mai sbagliata, Sonic era perfetto.


KNUCKLES HOXHA


Lui e Tikal avevano seguito Wave e Blaze, li avevano portati lontano.
Era stato spesso in quel posto con Wave, li potevano dire e fare quello che volevano, senza troppi problemi.
Wave tirò fuori una canna, come suo solito, non era mai cambiata.
- E’ bello vedere che sei rimasta uguale dopo tutto questo tempo!-
La conosceva già da prima di iniziare le superiori, ed erano sempre andati d’accordo.
-A parte le tette, quelle non le avevo quando ci siamo conosciuti!-
-Ah, non me ne ero accorto scusa, sono due mozzarelline..- Wave gli tirò una lattina accartocciata in testa, facendo ridere tutti i presenti, compreso lui.
Blaze tirò fuori un pacco di sigarette e ne offrì a tutti, ma sia Tikale che Knuckles rifiutarono.
-Io non fumo. – Disse lei, sorridendo.
-Io ho smesso.- Disse Knuckles.
-E quando?- Chiese Wave, sorpresa. –Dalla fine dello scorso anno scolastico, sono solo uno spreco di soldi e un vizio di merda, è molto meglio senza.-
-Concordo con te. – Disse Blaze, portandosene una alla bocca e accendendola.
-Però ora non mi va di smettere, ho altro a cui pensare.-
-Tipo?- Chiese lui. –Tipo un patrigno di merda che non fa altro che rovinare l’esistenza mia e quella di mia madre, che se lo tiene pure in casa.-
Knuckles la guardò triste per un attimo, gli ricordò se stesso.
Wave gli strinse una mano amichevolmente.
-Hey, non deprimerti,fare la psicologa a lei già mi basta e avanza.-
Lui ridacchiò, riprendendosi immediatamente. –Scusate.-
Wave sapeva di quello stronzo di suo padre, che lo aveva abbandonato in quella situazione di merda.
Sapeva anche di sua madre.
A volte era un bene avere un’amica accanto, lei era l’unica che sapeva tutto su di lui.
Notò che era molto unita con Blaze, perché non gliene aveva mai parlato? Come era possibile che non sapesse assolutamente dell’esistenza di quella che era probabilmente la sua migliore amica?
-Hey Knuckles, mi hai sorpreso coi capelli, non dovevi tagliarli oggi?-  Gli chiese Tikal, curiosa.
-Si, ma ho deciso di fare una sorpresa a tutti quanti!-
-E ci sei riuscito alla perfezione.- Puntualizzò Wave.
-Concordo!- Esclamò Tikal, accarezzandogli i capelli. –Sono molto morbidi, mi piacciono, approvo.- Disse, facendogli l’occhiolino.
Lui rise, in quei due giorni aveva riso molto.
Quelle ragazze gli stavano veramente risollevando la vita.
Wave lo aveva sempre fatto, Tikal e Blaze lo avevano accolto a braccia aperte.
La vita non era solo uno schifo, c’era sempre qualche spiraglio di luce e lui se ne stava convincendo sempre più.
Poi gli arrivò una chiamata da sua madre, e il mondo gli crollò nuovamente addosso.
Succedeva ogni volta che la vedeva, stesa nel letto a lottare per la vita, ogni volta che lo chiamava, ogni volta che sentiva la sua voce.
Stava male, aveva paura di poterla perdere, e suo padre se ne fregava, non provava nemmeno ad aiutarli.
-Pronto mamma?- Notò Wave che lo guardava preoccupata,gli fece un piccolo sorriso, come per avvertirla che non doveva preoccuparsi, ma sicuramente quel sorriso assomigliava di più ad una richiesta di aiuto.
- Tesoro, sono all’ospedale, mi sono sentita male e ho chiamato l’ambulanza, stai tranquillo non è niente, mi dimetteranno sta notte, prepara la cena per favore..-
-Certo mamma, non preoccuparti.. Preparo quella minestra che ti piace tanto ok?-
-Grazie, sei un angelo, sono fortunata ad averti con me..-
-Ti voglio bene.-
-Anche io, ora va, non voglio disturbarti.-
-Ma non disturbi.-
-Sei un tesoro, ciao Knuckie.-
-Ciao mamma.-
Terminò la chiamata, rimase per un attimo a pensare al nulla, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Che è successo?- Chiese Wave. – Si è sentita male  e ora è in ospedale, non è nulla di grave, sta notte sarà già a casa.-
Wave gli sorrise. –Ti è venuto il faccino triste, dopo scuola veniamo tutti da te! Non fare storie, ti veniamo  a fare compagnia, e ti facciamo pure una torta! Vero che lo facciamo?- Blaze annuì – Assolutamente si! Io sono sempre disponibile, se poi si tratta di dover stare lontano da casa mia, ancora meglio!-
-E io sono bravissima a fare le torte, puoi contare su di me Knucks!- Disse Tikal, portandogli un braccio attorno ad un fianco.
-Perfetto, quindi è tutto deciso, tutte a casa di Knuckles!-
Disse, alzando in alto la sua lattina di birra.
-Hey, quella dove l’hai presa?- Chiese Tikal.
-Da qui!- Disse Blaze, tirandone fuori un'altra dalla sua borsa e passandola a Tikal, che la afferrò e la aprì immediatamente. –Sei una grande!-
Poi ne passò un’altra a Knuckles, che la accettò con piacere.
-Prendila tu, a me non va, mi ricorda il mio patrigno.-
Quella ragazza era una dura, e si portava la birra a scuola, il top del top!
-Lui beve molto?- Le chiese. – Si, è sempre ubriaco ed è un violento del cazzo,preferirei Satana a lui!- Knuckles rise amaramente. –Mio padre ha lasciato da soli me e mia madre, che è gravemente malata, troppe responsabilità per quello stronzo, e poi non gli sono mai piaciuto.. Insomma, la vita è una merda per tutti.-
-Puoi dirlo forte!- Esclamò Wave.
Si ricordò di quanto stava lottando l’amica,per lo stesso motivo aveva pure perso un anno.
Le era sempre rimasto accanto, in ospedale, a casa.
Ora lei stava facendo lo stesso con lui.
Notò che Tikal si era rattristata.
-Perché non me lo hai detto Knucks?- Lui abbassò un attimo lo sguardo, poi tornò a guardare lei. –Non volevo farti pena Tiki.-
-Capisco, beh.. Per qualsiasi cosa io ci sono.- Gli disse, sorridendo.
-Grazie Tikal.. Grazie a tutte e tre.-
-E di cosa? E’ il minimo che possiamo fare!- Disse Wave, per poi abbracciare le due amiche.
Era fortunato ad averle accanto, veramente fortunato.


JETON HAWKERS

Pur volendo non riusciva a capire nulla.
Era stordito.
Vedeva il mondo come un ammassamento di immagini confuse, e quando parlava non riusciva veramente a capire cosa stesse dicendo, le parole gli si rimescolavano in testa e aveva una terribile emicrania.
Non ricordava praticamente nulla di quel che era successo, aveva solo delle immagini confuse in testa.
-Jet.- Riconobbe la voce di Silver che lo chiamava, si girò nella sua direzione.
Solo dopo un po’ riuscì a metterlo a fuoco.
-S-silv..er.- Sorrise, non seppe nemmeno perché lo fece.
-Mio dio, con quale coraggio ti sto costringendo a stare qui a scuola? Sembri tardo.-
Rise, e lo abbracciò.
Silver se lo staccò da dosso.
-Siamo in classe Jet.-
-Non ti faccio niente.. Volevo solo..-
Voleva dirgli che voleva abbracciarlo e basta, ma non ci riuscì, un conato di vomito lo bloccò.
Si sentì trascinare fuori, Silver lo stava di nuovo tirando con la sua grazia da elefante, si staccò da lui e cercò di correre da solo verso il bagno, ma cadde.
Silver lo tirò su un’altra volta, e lo aiutò a non ripetere di nuovo lo stesso errore.
Appena trovarono una toilet libera vi si gettò dentro e rigurgito, fino a che la gola non gli bruciava, fino a farsi male.
Silver gli resse la fronte, quando ebbe finito, lo aiutò a ripulirsi al lavandino.
Si sentì meglio dopo qualche minuto, iniziava già a capirci un po’ di più.
-Oggi faccio schifo.- Affermò, guardandosi allo specchio. –Almeno mi hai dato dei vestiti carini, sono pure morbidi.. Grazie Silv.- Si girò verso l’amico sorridendo, ma ci volle un attimo prima che quel sorriso scomparisse.
Silver lo stava guardando freddamente, sembrava arrabbiato.
-Silv..? Che c’è?-
Si fissarono ancora un attimo, poi Silver lo prese per il collo della felpa e lo fece sbattere contro il muro.
Gemette per il colpo e poi lo guardò, leggermente spaventato.
-SEI UNO STRONZO JET!- Gli urlò in faccia, facendogli abbassare la testa.
Si vergognava, terribilmente.
sapeva bene che Silver era incazzato per quello che aveva fatto, e che lo sarebbe stato per molto.
-TU.. TU NEMMENO IMMAGINI QUANTA PAURA HO AVUTO! Sembravi morto Jet.. Quando ti ho trovato nel bagno stamattina, io ti chiamavo e tu non reagivi, nemmeno le tue pupille reagivano, pensavo di averti perso, sei una testa di cazzo!
Non sarebbe riuscito a reggere il suo sguardo, non alzò la testa.
-Silv, non riuscivo più nemmeno a pensare.. Scusa..!- Urlò, era veramente dispiaciuto per quel che era successo, si lasciò scivolare contro la parete esattamente come le lacrime sulle sue guancie.
Silver si piegò e lo abbracciò.
-Non lo fare più, ti voglio qui con me, testa di cazzo.-
Si strinse più forte all’amico.
-Mi odi Silv?-
-Tantissimo Jet, così tanto che vorrei ucciderti, perché mi fai incazzare, però ti voglio bene.-
-Che bella scenetta romantica! Hey Storm guarda un po’, qui c’è da divertirsi.-
Jet alzò lo sguardo, si trovò davanti un ragazzo alto, portava una giacca di pelle e aveva i capelli verdi , corti, tirati indietro con il gel.
Lo guardava con superiorità.
-Spero per te che sia vero Scourge, voglio divertirmi sul serio.-
Quello che doveva essere il temuto Storm, fece il suo ingresso in bagno.
Aveva letteralmente le dimensioni di un armadio, era pompato ed era enorme.
Erano in grossi guai, questo riuscì a  capirlo immediatamente.
-Due frocetti Storm, direi che il divertimento è garantito.-
Storm rise, facendolo tremare, ma poi si riprese subito, la cosa peggiore davanti a persone come quei due, era farsi vedere deboli.
Si alzò in piedi e si piazzò davanti a Silver.
-Un armadio e un figo da far paura.- Disse, assottigliando lo sguardo e mordendosi un unghia, come se niente fosse. – Posso aiutarvi in qualche modo?-
-Jet che cazzo stai facendo?- Gli chiese Silver in un sussurro, non gli rispose.
- Hai sentito Storm? Mi trova figo.. Fallo fuori.-
Storm lo prese per il collo e lo sollevò, senza il minimo sforzo.
Lo scaraventò a terra con forza, si sentì svenire, ma poi si rialzò.
-Che modi! Silv, incazzati.-
L’altro era terrorizzato, nemmeno si muoveva.
-C-chè? Jet loro non sono te..-
-E allora lo faccio io, mi avrai sulla coscienza!-
Storm e Scourge seguirono il loro discorso senza capire.
-Cos’è che vuoi fare, stronzetto? Puoi considerarti già morto.- Disse Scourge.
Storm si buttò contro Jet, che a sorpresa di tutti in quella stanza, reagì.
Sferrò con tutta la sua forza un pugno direttamente nell’occhio dell’aggressore, che urlò dal dolore ed indietreggiò di qualche passo.
Si accorse che fuori dal bagno si era formata una piccola folla.
Silver in un attimo gli fu accanto, cercava di trascinarlo via.
Ma Jet era arrabbiato, avrebbe voluto continuare quello che aveva iniziato.
Poi uno strattone più forte lo costrinse a spostarsi, non era stato Silver.
Si girò e si trovò davanti il ragazzo cupo che seguiva i suoi stessi corsi, Shadow.
-Devi essere completamente pazzo!- Gli disse, per poi prendere per mano sia lui che Silver, portandoli verso la loro classe.
-Testa radioattiva.. Mi spieghi come ti è saltato in mente di metterti contro quello la?- Jet alzò le spalle. –Mi andava.-
La sua risposta spiazzò Shadow, Silver no, lui ci era abituato.
-Cioè, fammi capire.. Tu ti metti contro lo sterminatore della scuola.. Perché ti va?-
-Esattamente. – Disse Jet, poi si avvicinò di più a lui e gli posò le mani sul petto, Shadow era sconcertato.
Jet si avvicinò al suo orecchio destro, e con la mano gli accarezzò la guancia sinistra. –E tu mi hai rovinato il mio giochino matto.. Ma ti perdono, perché sei molto carino..-
Silver si schiaffò una mano sulla faccia, scuotendo la testa.
Shadow dopo  essere andato in tilt per un attimo, si staccò Jet da dosso.
- Tu sei pazzo, del tutto.- Disse, regalandogli un occhiataccia.
-Lo so mon chere!- Esclamò Jet, prima che Shadow entrasse in classe sbattendo forte la porta.
Ridacchiò, poi si girò verso Silver che lo guardò per un attimo sconcertato, scuotendo la testa, poi scoppiarono entrambi a ridere.
Tutto quello che era successo quel giorno era talmente pericoloso e ridicolo, che l’unica cosa che potevano fare era quella, ridere.


- Se solo il dolore potesse costruire una scala,
le nostre lacrime potrebbero guidarci.
Mi arrampicherei fino in paradiso, e lo riporterei di nuovo a casa.
Non lasciare la speranza, amico mio, questa non è la fine.-

(Da Suicide Season dei BMTH)
Traduzione mia

Angolo dell’autrice:

Ragazzi, ci ho messo un po’ ad aggiornare, ma in compenso questo capitolo è veramente molto lungo, anche se un po’ tosto!
Spero vi sia piaciuto!
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo questa storia e a tutti quelli che hanno lasciato delle recensioni!
In particolare: ChanChan , che ha recensito ogni capitolo che ho pubblicato fino ad ora! Grazie mille ^-^  E anche GabahSiwbaob , che mi ha fatto notare vari errori che ho fatto, grazie  mille anche a te! ^-^
Alla prossima!




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Capitolo 5
*** Jet's trials (part 1&2) ***


PICCOLI AVVERTIMENTI:

Salve cari lettori! Questo capitolo è in un certo senso speciale! Infatti doveva essere diviso in due in quanto mi è venuto lungo praticamente quaranta pagine.
Ma io ho deciso di tenerlo tutto assieme, buona lettura!

Ps: Se ci sono delle parole che non capite perché sono in delle altre lingue, o delle sigle che qualcuno potrebbe non conoscere, non preoccupatevi, a fine capitolo metto sempre tutte le traduzioni!
Inoltre, tutte le cose che hanno un colore diverso (a parte l’angolo dell’autrice e le emoji),sono dei collegamenti per cui (ad esempio) se magari volete ascoltare le canzoni da cui prendo le frasi all’inizio dei capitoli (sono scritte colorate, ma sotto tra parentesi metto il nome della canzone o della poesia, ed è quella la parola colorata diversamente), basta che clicchiate dove vedete che c’è la parola col colore diverso , vi si apre direttamente la canzone su youtube ;)
Capitolo 5: Jet’s trials (part 1)

 

Silver Åkesson:

-I despise living lies, so I ask myself
Why I even try?
Why God, why?
All these thoughts in my head wishing I was dead
Why'd I even try?
Why? Tell me fucking why?-

(From Skin deep by Chelsea Grin )


SHADOW ZIEGLER

Era quasi finita la pausa pranzo, quando vide Sonic sedersi davanti a lui.
-Hey, come mai hai abbandonato i tuoi amici rompipalle?-
-Per venire a tenere compagnia ad una testa di cazzo.- Disse, incrociando le braccia.
Si fissarono in cagnesco per un attimo, poi scoppiarono a ridere.
-A parte gli scherzi, vai pure con loro Sonic, io sto bene anche da solo.-
Sonic scosse la testa. –Non importa, con loro sono stato abbastanza, ora preferisco parlare con qualcuno di più cupo.-
-Hey, guarda che non sono poi così tanto circondato dall’oscurità!-
La campana suonò, segnalando la fine della pausa pranzo.
Si alzarono in piedi, e decisero di fare la strada assieme.
-Quindi per oggi pomeriggio,sei sicuro che posso venire da te?-
-Ovvio! Ti ho invitato io, se non fossi stato sicuro non lo avrei fatto.-
-Ok, beh.. A dopo allora.-
Poi entrò in classe, seguito da lui, che lo salutò e poi si sedette al suo posto.
Si stava annoiando,  decise di uscire e fare un giro per la scuola, non che camminare per quella scuola fosse meno noioso di assistere alle lezioni, ma era pur sempre qualcosa di meglio da fare.
Appena la professoressa gli diede il permesso di andare in bagno, sgattaiolò via dalla classe e scese al piano terra, comprò un pacco di patatine da una macchinetta e poi tornò di sopra, si sedette sull’ultimo gradino della rampa di scale.
Fu li che incontrò Vector, andava di fretta.
-Che hai da correre?- Gli chiese scherzosamente.
- Mi sono dimenticato di entrare in classe dopo la pausa pranzo, la prof mi ucciderà.-
Rise forte, come poteva essere così sbadato?
-Allora ci si becca, sempre che tu ne esca vivo ovvio.-
-Tsk.- Disse, andandosene.

Dopo aver girovagato per venti minuti, iniziò ad annoiarsi troppo.
Decise di tornare in classe, ma appena arrivò al piano superiore, trovò una piccola folla davanti al bagno, si fece strada tra tutti quei corpi attaccati l’uno all’altro che guardavano come avvoltoi la scenetta che si stava consumando in bagno.
Testa radioattiva stava per subire la furia di Storm, quando inaspettatamente, gli sferrò un pugno in un occhio, che lo fece retrocedere.
Silver cercava di trascinarlo via, ma lui non accennava a spostarsi.
Si sentì magnanimo, non voleva lasciare che Storm lo ammazzasse.
Si intromise, strattonando via Jet con tutta la forza che aveva.
-Devi essere completamente pazzo!- Gli disse,poi li prese entrambi per mano e li portò verso la classe,sperando che Storm non lo avesse visto.
-Testa radioattiva.. Mi spieghi come ti è saltato in mente di metterti contro quello la?- Jet alzò le spalle. –Mi andava.-
Lo disse con così tanta semplicità, che ci rimase male.
-Cioè, fammi capire.. Tu ti metti contro lo sterminatore della scuola.. Perché ti va?-
-Esattamente. – Disse Jet, poi si avvicinò di più a lui e gli posò le mani sul petto, quel contatto lo fece rabbrividire, si bloccò li dov’era e non sapeva per quale motivo si sentisse così sconcertato dall’improvvisa vicinanza di Jet.
Testa radioattiva si avvicinò con le labbra al suo orecchio destro, questa volta un brivido più forte gli percorse tutta la schiena, come una scossa.
Sentì la mano del ragazzo accarezzargli una guancia, non si seppe spiegare per quale motivo gli stesse provocando quelle strane sensazioni, riuscì solo a capire che quel ragazzo sapeva essere veramente sensuale, e la cosa non gli piacque affatto, già odiava avere contatto visivo con gli altri umani,figuriamoci  un contatto di quel tipo, tra l’altro per Jet lui era un totale sconosciuto, quindi perché si stava prendendo tutta quella confidenza?
Tirò le conclusioni, quel ragazzo non era solo matto, era anche terribilmente inquietante.
–E tu mi hai rovinato il mio giochino matto.. Ma ti perdono, perché sei molto carino..-
Si pietrificò, letteralmente.
Per un attimo tutti i suoi pensieri si azzerarono.
Poi, come se gli ingranaggi del suo cervello fossero ripartiti a massima velocità, spintonò via Jet, staccandoselo da dosso.
- Tu sei pazzo, del tutto.- Disse, regalandogli un occhiataccia.
Per un attimo, colse negli occhi di Testa radioattiva una strana luce, era dolore.
Vide il dolore nei suoi occhi, ne erano intrisi.
Si girò, dando le spalle a lui e Silver.
-Lo so mon chere!- Esclamò Jet.
Lui scosse la testa, ed entrò in classe sbattendo la porta, era incazzato.
Non aveva veramente delle buone ragioni per essere incazzato, ma lo era lo stesso.
Jet non avrebbe dovuto farlo, ripensò a quella scena, alle sue labbra vicino al proprio orecchio, che ci stesse provando con lui?
Perché se era così, avrebbe fatto meglio a stargli alla larga.
Non aveva niente contro l’omosessualità, era proprio Jet che non gli quadrava.
Lo aveva osservato molto, e non gli erano sfuggite tutte quelle volte in cui si strusciava addosso al suo amico, Testa d’argento.
E non gli andava di avere una mosca fastidiosa che gli ronzasse attorno, come Amy con Sonic.
Soprattutto, non voleva essere infastidito da tutti i suoi problemi da ragazzino paranoico quale era.
Inoltre, se già si comportava in quel modo con Silver, perché mai avrebbe dovuto farlo anche con lui?
Una puttana Shad, una puttana.
Pensò tra se e se.
Ecco perché era incazzato, quel comportamento si addiceva perfettamente a quello di una puttana.
Però non si dimenticò dei suoi occhi, magari Jet era una “puttana”, ma questo non cambia il fatto che quel ragazzo provasse dei sentimenti forti, forti ma solo negativi.

Alla fine, si ritrovò veramente a casa di Sonic.
Gli sembrò quasi di essere un ragazzo normale, si sedette normalmente a tavola con lui e i suoi genitori, ci parlò come si parla con una famiglia.
Poi loro uscirono e rimase da solo con lui.
Era ormai sera, e pioveva.
Non potendo uscire, si rintanarono in camera di Sonic.
Nel frattempo, gli aveva già parlato di suo padre, di sua madre, e del fatto che spacciava.
A sua sorpresa, Sonic non aveva iniziato a guardarlo come si guarda una persona di merda quale lui era,gliene fu grato.
- Quell’occhio è messo veramente male Shad.-  Gli disse, stendendosi sul letto a pancia in su.
Lui si sedette vicino alla sua testa.
- Non importa, sinceramente mi è andata bene..-
-In effetti, potevi essere ridotto peggio, tipo Jet stamattina. – Sentire quel nome lo fece rabbrividire per un attimo.
- Non ne ero meravigliato, è stato Silver a ridurlo così, quei due sono andati.- Disse secco.
-Cosa? Ma.. Per quale motivo lo avrebbe mai fatto?-
-E stato proprio Jet a chiederglielo.-
-E tu come lo sai?-
-Silver me lo ha detto di persona.. Non noti qualcosa di femminile in Jet?- Chiese, magari anche Sonic si era accorto di certi modi con cui Jet si poneva.
-Ah, sarà che sei cupo, con me non ci parlano! Comunque si, forse il culetto.-
Shadow guardò Sonic perplesso.
-E tu gli guardi il culo?- Sonic alzò le spalle.
-Mi viene spontaneo, sia con le ragazze che con i ragazzi, anche il tuo è carino, un po’ piatto ma.. -
-TACI! Io comunque, se devo essere sincero.. In lui ci vedo molto una tipica troietta vogliosa di cazzo.-
-E che cosa te lo fa pensare?- Chiese Sonic confuso.
-Prima mi si è attaccato addosso e mi ha detto che sono carino..-
- E per questo sarebbe una “troia”? A me è sembrato un complimento..-
- Ma Sonic! Se solo avessi sentito il modo in cui me lo ha detto.. E poi mi ha accarezzato e.. Bleah.-
-Non è che ti si è alzato e ora usi la scusa di essere incazzato per evitare che si venga  a sapere?-
-Che.. MA IO TI STROZZO!-
Sonic rise forte, lui gli saltò addosso.
-Oh no! Ora mi ucciderai! Si salvi chi può!- Urlò Sonic, teatralmente.
-Ma che coglione..- Disse, stendendosi accanto a lui.
-Non dare del coglione al tuo psicologo.-
-E smettila!- Disse, ridendo.
Incredibile, Sonic era riuscito a fare ridere proprio lui, gli sembrava quasi impossibile.
Nessuno lo aveva fatto mai ridere prima, nessuno gli aveva mai fatto passare un pomeriggio normale, un pomeriggio felice, in compagnia.
Nemmeno Vector, lui lo ascoltava e a volte lo aiutava, ma non riusciva a distrarlo dai propri problemi, mentre invece, Sonic ci riusciva eccome.

SONIC HARVEY

Quando smise di piovere, riaccompagnò Shadow  a casa.
Gli si strinse il cuore a sentirlo raccontare di se, quel pomeriggio.
Dopo mezz’ora di camminata, avevano raggiunto la via dove c’era la casa di Shadow, non si meravigliò del fatto che fosse la zona più losca della città.
-Allora, ci vediamo domani.-
-Si.- Disse Shadow, gli fece un sorriso tirato.
Prima di chiudere la porta gli sussurrò un “grazie”, lo fece sorridere.
Shadow non era cattivo, a differenza di quello che tutti pensavano.
Iniziava  a stargli veramente simpatico.
Si stava avvicinando a casa sua, quando qualcuno gli sfrecciò accanto ad una velocità assurda, spaventandolo.
Dopo non molto,notò Silver su uno skate, andava molto veloce, ma riuscì a riconoscerlo.
Si guardò indietro, colui che lo aveva spaventato era probabilmente Jet, anche lui su uno skate, solo che andava molto più veloce.
Scosse la testa e si strinse nel suo cappotto.
Che ci facevano in giro su degli skate a quell’ora?
Decise di farsi i fatti propri e tornare a casa.
Aveva bisogno di dormire, e di fare i compiti per il giorno dopo.

Erano le due, lui era ancora sveglio, e  fuori aveva ripreso a diluviare.
Odiava la pioggia, rendeva tutto troppo triste, ma soprattutto gli rendeva impossibile addormentarsi.
Passò la notte in bianco, riuscì a dormire solo per un oretta, di mattina.
Gridò quando la sveglia suonò, quello sarebbe stato un giorno no, ne era convinto.

Quando fu in classe, si accorse che sarebbe stata una giornata di merda per tutti.
Amy era struccata e aveva i capelli spettinati, Miles aveva delle occhiaie che toccavano terra, Cosmo dormiva sul banco esattamente come Shadow, solo che lui era molto pallido, Silver aveva gli occhi spalancati, anche lui come Miles aveva delle occhiaie spaventose e Testa radioattiva.. Si fermò un attimo su di lui.
Jet aveva i capelli neri, rasati ai lati come sempre, ma lisci e senza traccia di dreads verdi fluo, la cosa che lo colpì di più fu, che tra quella massa di Zombie lui era l’unico decente, a differenza degli altri giorni il suo sguardo non era assente, aveva l’aspetto meno trasandato e probabilmente aveva coperto la sua faccia altrimenti pesta con del trucco, che il mondo si fosse messo a girare al contrario?
-Sonic!- Si girò a guardare Amy, poveretta, sembrava che un fulmine le fosse caduto addosso.
-Hey, Amy tesoro.. Ma che è successo?- E lui, perché l’aveva chiamata tesoro?
-Stanotte è stato un casino! Mi sono addormentata alle quattro,e mi sono svegliata tardissimo! Sembro una zombie! Ma vedo che anche tu sei messo uguale, e anche tutti gli altri a parte..- Si girò verso Jet. –Ma sai che è figo? Mi piaceva di più con i cyber dreads ma anche così è molto bello!-
- I cyber che?-
-Cyber dreads, sostanzialmente sono come dei dreads ma sono finti, sono comodi quando non vuoi rovinarti i capelli, anche io a volte li metto! Ma solo per fare le foto, non è molto il mio stile.-
Per Amy, qualsiasi momento era giusto per trasformare una conversazione di qualsiasi tipo, in una chiacchierata sulla moda, sullo stile, e chi più ne ha più ne metta.
Ma lui la apprezzava anche per questo.
-Tornando al discorso di prima, secondo te che è successo?- Le chiese.
-Secondo me, l’unica cosa possibile è che nessuno si aspettasse una pioggia di tale portata e siamo tutti rimasti svegli, per quanto mi riguarda mi sono pure beccata il raffreddore! Se continua così, entro qualche giorno saremo tutti malati da fare schifo!- Disse, terminando la frase con una risata.
- Sarebbe abbastanza divertente e deprimente allo stesso tempo.-
La sua attenzione fu attirata da Jet, che gli si stava avvicinando.
C’era veramente qualcosa che non andava.
-Hey ragazzi, ciaaao!- Esclamò sorridendo.
-Ciao..- Disse Amy, confusa quanto lui.
Fino al giorno prima sembrava un morto, ora li stava salutando in modo eccentrico, forse troppo eccentrico.
- Manca la prof! E’ rimasta bloccata per colpa della pioggia.. Dato che voi siete.. Come dire? Dei ragazzi divertenti, ecco.. Cosa si fa di solito durante le ore buche?-
-Beh.. Dipende.- Disse Amy, prima che potesse dire qualsiasi cosa, qualcuno tra i vari studenti la precedette.
- Si fa quel cazzo che si vuole, sfigato!-
Jet si girò verso il punto in cui aveva sentito la voce.
-Oh, grazie per l’informazione cherie!9-
-Fanculo frocio!-
Jet si rigirò verso di loro, con un sorriso falsissimo stampato sul viso.
-Ti ha chiamato frocio..- Gli fece notare Sonic, ma quello alzò le spalle e sorrise ancora.
-Beh non posso dire nulla, è vero! Comunque, Sonic, dato che tu sei suo amico, mi sapresti dire se Shadow è.. Emm.. Libero?-
Sonic era perplesso, Jet era troppo diretto, ma soprattutto in quel momento sembrava completamente un'altra persona.
Silver intanto, gli si era avvicinato.
-Ragazzi lasciatelo perdere..E’ un cretino.- Questa volta, Sonic notò che quello apatico era Silver.
- Ma no.. Se ci tiene a saperlo è libero, ma Jet ti do un consiglio, lascialo perdere.-
-Non capisci Sonic! A me non frega un cazzo se lui mi vuole o no, se gli faccio schifo o no! So già di non avere speranze in amore e inoltre, non mi importa di nulla ormai!
Voglio solo essere me stesso..-
-Si, te stesso nella tua fase “sono al top” del disturbo bipolare! Vieni via e lasciali in pace.- Sentenziò Silver, cercando di trascinarlo via.
-Ma Silv! Io volevo solo parlare con loooro!-
-Datti una calmata! Sembri fatto di ecstasy!-  Gli urlò, strattonandolo verso i loro soliti posti in fondo alla classe.
Avevano attirato l’attenzione di tutti, e svegliato Shadow.
- Fa piano Silv..- Disse, massaggiandosi il braccio appena strattonato. – Sono delicato.-
-Uff.. Io cercavo solo di non farti mettere in situazioni imbarazzanti! Ma arrangiati a sto punto.- Disse, sedendosi e appoggiando la testa sulle braccia, incrociate sopra al banco.
Sonic scosse la testa, tornando a dare attenzione ad Amy. –Non ci ho capito un cazzo.-
-Io ho capitolo solo che sta puntando Shadow, dovremmo avvertirlo che provarci con quello è come suicidarsi?-
- A che scopo? Tanto se ne fregherebbe! A quello puoi anche dirgli di buttarsi dell’acido addosso, come minimo lo fa.-
- Sonic, non essere troppo duro.-
-Duro io? Ma lo vedi? Vuole attirare l’attenzione! Quando non funziona la maschera del ragazzo depresso e problematico, tira fuori quella del ragazzo fuori di testa esaltato! Amy, io non sono cattivo e lo sai, ma quel tipo di persone non mi vanno proprio giù..-
- E se non fosse così? E se fosse tutto molto più complesso di come dici tu? Non possiamo saperlo..-
Si girò di nuovo a guardarlo, stava veramente tentando di parlare con Shadow.
Che era visibilmente incazzato, infatti appena gli si avvicinò, tentando di conversare con lui, scattò in piedi e lo prese per un polso, stringendolo forte.
-Le-va-ti.-
Disse, scandendo ogni sillaba, si avvicinò di più, nel caso la situazione fosse degenerata.
-Ti ho solo detto ciao.- Shadow gli strinse più forte il polso, facendolo gemere.
- IO NON CI PARLO CON LE PUTTANE!- Urlò scaraventandolo a terra con forza.
Jet si rialzò subito, massaggiandosi il gomito che aveva battuto contro al pavimento.
Sonic si allarmò.
- Puttane..? Io non sono una puttana..-
-Si che lo sei!-
-Solo perché ti ho detto che sei- Non lo lasciò finire, gli sferrò un calcio in pieno stomaco  e lo buttò di nuovo a terra, stava per colpirlo ancora quando Sonic gli si buttò addosso, tentando di fermarlo.
- Levati Sonic! Lo avevo avvertito di levarsi dai coglioni!- Si staccò Sonic da dosso e corse di nuovo da Jet, colpendolo di nuovo allo stomaco, poi al petto.
L’altro continuava a tentare di rialzarsi.
-S-shadow.. Lo stomaco no..-
- Ora piagnucoli eh? Non mi fai alcuna pietà.-
-Shadow, basta.- Cerco di richiamarlo, ma lui non lo ascoltò, tirò un ultimo pugno a Jet, proprio sullo stomaco, facendolo piegare in due.
Fu li che Sonic capì che a Jet mancava la ragione, si aggrappò proprio a Shadow, per non cadere a terra.
-Hey!- Shadow cercò di fargli mollare la presa con il risultato di trovarselo senza sensi tra le braccia.
Sonic corse verso di loro, glielo strappò via, prima che potesse arrecargli qualsiasi altro danno, anche se in quel momento era perplesso, e soprattutto si stava già calmando.
Si sedette a terra con quel corpo leggero tra le braccia.
Notò Silver che si avvicinava incazzato, spinse via Shadow  che gli stava in mezzo, e si piegò sull’amico.
-Io lo avevo detto che è cretino.. Non è nemmeno in grado di ragionare ormai.-
-Perché ha perso i sensi così facilmente?- Chiese curioso.
- Probabilmente per il male, è molto sensibile in quel punto e già lo avevo pestato io, ma che ci volete fare? Non ha il senso del controllo, io lo avevo avvertito di non avvicinarsi a quello la.- Disse, indicando Shadow con il pollice, senza nemmeno girarsi.
Sonic lo guardò, Shadow era sconvolto, letteralmente sconvolto.
Lasciò Jet a Silver.
- Dovrebbe almeno provare a stare più attento.- Disse secco, poi fece segno a Shadow di seguirlo fuori.
Appena furono nel corridoio, gli si parò davanti e lo guardò male.
-Dovevi proprio?-
-Ho scaricato la mia incazzatura su di lui, ci sono rimasto male davvero, credimi.. Di solito non uso la violenza quando non serve.-
- Cazzo Shadow, spera solo che nessuno racconti nulla a qualche professore.-
-Mi odiano tutti, è ovvio che lo faranno.-
Rimasero in silenzio per cinque minuti buoni, guardando fuori dalla finestra, poi sentirono la porta della classe aprirsi.
Era Jet.
Si avvicinò a loro tenendo la testa bassa.
Si massaggiava nervosamente un braccio e si mordeva il labbro inferiore.
Shadow stava per dire qualcosa, ma lui lo precedette.
-Scusa, non.. Non avrei dovuto.-
-Hey ma..- Shadow ci rimase male, l’altro alzò la testa e gli sorrise, era un sorriso molto dolce, e in quel momento sembrava un angioletto.
Peccato che i suoi occhi raccontassero tutt’altro, gli venne la pelle d’oca.
-Ho capito, davvero, sto lontano.- Poi se ne andò lentamente verso il bagno tenendosi la pancia.
-Shad.. E’ stato orribile.-
-E lo dici a me? Mi sento un mostro! Hai visto anche tu quello sguardo? Mi fa venire i brividi, e io sono abituato a vedere il peggio del peggio, eppure..-
- Shad, mi vien da pensare che quello abbia visto direttamente l’inferno.-
Shadow annuì.
-Ad ogni modo non possiamo capire senza sapere.-
-.. Testa d’argento.-
-Che?-
- Lui sa tutto.-
- Si, peccato che non ci si riesca a parlare con quello.-
-Ma mi hai detto che tu ci hai parlato..-
-Si ma per poco, e poi mi ha detto di farmi i fatti miei.-
Decisero di fare una tappa al bagno prima che suonasse la campana.
Vi trovarono Jet dentro, ma lui non si accorse di loro.
Continuava a guardarsi allo specchio, con le lacrime agli occhi, sorrideva.
Tirò fuori un barattolino arancione e lo aprì, tirando fuori una compressa.
La mise in bocca e poi bevve un po’ d’acqua, mandandola giù.
-Vattene.. Non voglio più sorridere, non.. Non ha senso.. -
Tornò a guardarsi allo specchio, piangendo più forte.
-No.. A loro non importa se sorrido o no.. -
Poi si pulì via le lacrime con un pezzo di carta.
- Fa solo più male così..- Tirò fuori una matita dai pantaloni, e si rifece il trucco.
-Lasciami piangere, ti prego..-
Si piegò su se stesso, ed indietreggiò, chiudendosi a riccio contro un angolo del bagno.
Lui e Shadow si guardarono, sconvolti.
Avevano assistito in silenzio, mentre quel ragazzo parlava con se stesso.
-Vado io..- Disse Sonic sottovoce, ma Shadow lo fermò.
-Ci parlo io.-

BLAZE CHANDER

La casa di Knuckles era piccola e profumava.
Alla fine erano veramente andate tutte da lui, per tenergli compagnia.
Verso metà pomeriggio, aveva iniziato a diluviare, e loro si erano bloccati tutti e quattro davanti alla finestra, a fissare le goccioline di pioggia che scendevano sul vetro.
-Beh, speriamo di non annegare al ritorno..- Disse, facendo scappare un sorriso a tutti.
-Direi che è arrivato il momento di fare la torta.- Disse Tikal.
-E di accendere il riscaldamento!- Aggiunse Wave.
-Io invece direi che è ora di cambiare pianeta.- Terminò Knuckles.
-Magari! Pensa, un pianeta dove non piove! Sarebbe il top..-
-Wave, sarebbe un pianeta secco.- Gli fece notare.
-Mmmh, allora dove piove solo di notte!-
-Ecco, questo sarebbe perfetto!- Disse ridendo.

Appena misero la torta in forno, le arrivò un messaggio da Max.
“Vieni immediatamente a casa, sei una ragazzina teppista e maleducata, prova a non presentarti a casa solo un'altra volta e finirai in guai seri.”
-Ragazzi- Raccolse la sua borsa e il suo giubbotto – Io devo scappare, mi dispiace!-
-Hey aspetta!- Knuckles la raggiunse. –Non vorrai uscire con questa pioggia?-
-Non ho paura di un po’ d’acqua, mi aspetta qualcosa di peggiore a casa!-
Wave la afferrò per un polso, bloccandola.
-E’ incazzato?-
-Molto.-
-Io non ti lascio andare in quella casa, non voglio che ti tocchi.-
-Wave mi tocca andare..- Disse, rassegnata.
-Vengo con te!-
-No, potrebbe essere pericoloso..-
-E io non ti lascio correre certi rischi da sola!- Si girò verso gli altri, che erano sconvolti. –Knucks, mi dispiace.. Rimarrà Tikal con te, ci vediamo domani ok?-
-Certo, fate attenzione per favore..-
-Non preoccuparti, a domani!-
Si chiusero la porta alle spalle e si tirarono i giubbotti sulla testa.
Pioveva molto forte e le strade quasi non si vedevano.
Quel clima era spaventoso, e triste.
-Blaze!- Urlò Wave, per farsi sentire meglio. – Non hai paura?-
-Si, ma me ne frego! Tanto peggio non può andare!.

Appena entrarono in casa, erano grondanti.
Dopo qualche secondo, Max era già li, davanti a loro.
- Perché hai portato anche lei?-
-Perché mi deve aiutare a fare i compiti, è per questo che non sono tornata subito a casa, prima ci siamo fermate  a casa sua per prendere l’occorrente.-
-Dovrei  fidarmi?- Chiese, strafottente.
-Signore, scusi l’intrusione ma le cose sono andate veramente così.- Disse Wave, seria.
Rimasero a fissarsi in cagnesco, poi il cellulare di Max squillò, scambiò qualche parola e poi tornò a guardarle male.
-Per questa volta lascio passare, ma solo perché devo andare a sbrigare delle cose per lavoro, la prossima volta non te la caverai così facilmente, ragazzina.-
Poi prese il suo cappotto e uscì, sbattendo la porta.
Sentirono il motore della sua macchina accendersi, a quel punto Blaze corse nella sua stanza, seguita da Wave.
Entrò ed urlò forte, gettando la borsa a terra e calciandola.
-IO NON LO SOPPORTO PIU’! QUELLA TESTA DI CAZZO MI STA ROVINANDO LA VITA WAVE! Sto impazzendo, sto ufficialmente impazzendo.- Disse, puntandosi un dito alla testa.
- Resisti tesoro, tra due anni potrai prendere in considerazione l’idea di scappare di casa.-
-Scappare dall’inferno intendi?-
-Beh dai, è uguale.. Alla fine la mia presenza ti ha salvato le chiappe, visto?-
-In effetti..- Disse, buttandosi sul letto con una sigaretta tra le labbra.
Wave chiuse la porta e si sedette accanto a lei, prendendone una dal pacchetto che Blaze aveva lasciato con noncuranza sul letto.
Blaze le passò l’accendino.
-Grazie.- Le disse l’amica, accendendo anche la sua sigaretta.
-E di che? Comunque, torniamo serie.. Quali compiti ci sono per domani?-
-E ti importa pure?-
-No, ma visto che non abbiamo un cazzo da fare..-
-Non ne ho idea, tu li hai segnati?-
-Ma ti pare?-
-E allora li facciamo domani appena entriamo.-
-Li copiamo, vorrai dire.- La corresse, facendola ridere.
-Giusto, giusto.-
-Oggi è stata una giornata di merda.-
-Mi dispiace molto Blaze, magari domani andrà meglio..-
Il suo telefono vibrò, controllò svogliatamente il messaggio, quando si accorse che veniva dal gruppo della sua band, lo aprì frettolosamente.
Più leggeva, più il respiro le si bloccava.
-No.. NO!- Gridò, alzandosi dal letto, con le lacrime agli occhi.
-Hey, tesoro ma che succede?- Wave si fermò a guardarla, poi passò lo sguardo al telefono, ancora acceso con la chat aperta.
-Oh cazzo..- Disse sconvolta.
-Wave.. – Blaze era crollata sulle sue stesse ginocchia, che non la ressero più, era troppo, stava accadendo tutto in una volta.
Max che la metteva sempre più alle strette.
La scuola che già andava male.
La band che si era appena sciolta.
Pianse forte, singhiozzando.
Wave fu accanto a lei in un attimo, e la abbracciò.
Si accoccolò tra le braccia dell’amica, da quel momento in poi avrebbe avuto solamente lei.


SILVER  ÅKESSON

-Quindi dobbiamo venire li oggi pomeriggio?- Chiese, osservando fuori dalla finestra il cielo grigio, avrebbe piovuto presto.
-Il prima possibile..- Disse la Kitcher, sospirando.
La dottoressa Alina Kitcher era come una seconda mamma per lui e per Jet, era brava a fare il suo lavoro ed era anche molto gentile.
- Alina, so che più o meno è sempre stato così, però sto iniziando a preoccuparmi..-
-Anche io, soprattutto dopo quello che mi hai raccontato, cerca di portarlo qui il prima possibile, e fai i bagagli anche tu, tornate qui per almeno quattro settimane.-
-Quattro? Come mai così tanto? Sarò costretto a salire sul bus per un mese!-
-Ahah, smettila di tormentarti Silver, avrai Jeton con te.-
-Non è una cosa rassicurante.-
-Sempre meglio che stare da soli no? Ora vai a prepararti, ci vediamo.-
-In effetti.. A dopo,tra due ore dovremmo riuscire ad essere li.-
Chiuse la chiamata e quando si girò si trovò gli occhi di Jet a pochi centimetri dai suoi, si allontanò di poco e notò che l’altro lo guardava storto.
-Tra due ore dovremmo riuscire ad essere dove?-
- Dammi una mano a preparare le mie cose Jet, poi passeremo anche da casa tua, torniamo alla nostra seconda casa.- Disse secco, superandolo e salendo le scale.
L’altro lo raggiunse dopo poco, tirandogli un occhiataccia.
Rimasero in silenzio, mentre mettevano le cose essenziali in una valigia abbastanza grande.
Prima di uscire, Silver prese su anche il suo skateboard, qualche volta gli piaceva usarlo, per andare più veloce e pensare di meno.
La camminata fino a casa di Jet fu strana, erano rimasti in assoluto silenzio per almeno un ora.
Jet aprì la porta, Silver lasciò la sua valigia all’entrata  e seguì l’amico.
La sua casa sembrava una casa solo all’esterno, dentro sembrava.. Non sapeva nemmeno definirla.
Le stanza non erano definite, Jet dormiva su un materasso buttato a terra a casaccio, c’erano ancora degli scatoloni in giro, da più di due anni, dove tenevano varie cose che non avevano voglia di ordinare, la sala da pranzo, il soggiorno e la cucina erano praticamente la stessa cosa, non c’erano nemmeno le sedie attorno alla tavola.
Ci era stato solo qualche volta, e non si era mai meravigliato del fatto che Jet preferisse stare da lui, anziché nella propria casa, se così si può definire.
Non ci misero molto a prendere il necessario e buttarlo in valigia, anche perché molte cose erano rimaste li dentro dall’ultima volta che erano tornati a casa.
-Giuro che se passo un altro secondo in questo posto vomito.- Disse Jet, calciando via uno scatolone che gli stava tra i piedi.
Anche lui prese su il suo skate, Jet era molto più capace rispetto a lui, lo usava sempre.
Uscì, poi Jet chiuse a chiave la porta.
- Non possiamo scappare e basta?-
-Perché dovremmo? -
-Perché quell’istituto di merda è noioso, almeno non è un porcile come casa mia.-
-Ma i tuoi ci abitano o è praticamente disabitata?-
-E che ne so, ti ricordo che non li vedo da un anno e mezzo Silv.-
-Giusto..-
-Guarda che sto meglio senza la loro presenza, mi hanno già rovinato abbastanza la vita.-
-Lo so, lo so.-
Non ci volle molto a raggiungere  il centro di sanità mentale, la cosa più inimmaginabile era che quella cittadina di merda ne avesse uno.
Quando entrarono, si bloccarono entrambi per un attimo.
Quel luogo gli riportava alla mente tanti ricordi, belli o brutti che fossero.
Notò la Kitcher avvicinarsi a loro.
-Bentornati, vi porto nella vostra stanza, per sei e mezza  vi voglio nel mio studio.. Dobbiamo parlare di alcune cose, Jet.-
-Che ho combinato di male?-
-Nulla.. Ne riparliamo tra mezz’ora ok?-
-Va bene.-
-Te lo dico in anticipo, togliti quei cosi dalla testa, almeno per un po’.. Sarebbero d’intralcio.-
-Che dovete farmi? Aprirmi il cranio?-
-Sei sempre molto simpatico, ma no.-
Si fermò davanti alla stanza 149A, e aprì la porta.
-Starete qui, se potete, questa volta evitate di unire i letti ok?-
-Tanto lo facciamo lo stesso.- Disse, entrando e appoggiando la valigia su un letto.
- Oh Silver, cambierai mai?-
Alzò le spalle.
-Siete voi che dovete guarirmi no? Fino ad allora non cambierò.-
- Non credo che le cure possano avere effetto su ogni aspetto della tua personalità.-
- Quindi rimarrà acido come il veleno per sempre?- Chiese Jet.
- Taci tu, merda radioattiva.-
-Ragazzi, il linguaggio.-
-Mi scusi dottoressa, non sono riuscito a contenermi.-
-Io l’ho detto che è acido!- Continuò Jet.
-Beh, vi lascio ai vostri bisticci, a dopo ragazzi.-
La Kitcher uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.
-Uff, la merda radioattiva resterà merda e basta per qualche settimana.-
Disse Jet, piazzandosi davanti allo specchio con in mano delle forbici.
Iniziò a tagliare via gli elastici che tenevano fissi i capelli intrecciati attorno ai dreads.
-Jet, non sei una merda veramente, ti stanno bene anche i tuoi capelli naturali.-
-A me non piacciono, ma tanto non mi piaccio in ogni caso.-
Gli prese le forbici dalle mani e iniziò a fare il lavoro al posto suo.
-Grazie.. Silv, tu sai cosa vogliono farmi?-
-No, non ne ho idea.-

Quando ebbe finito, Jet gli sembrava completamente un'altra persona.
Aveva i capelli tutti frisettati per colpa delle trecce, li lavò velocemente e li asciugò, facendoli tornare lisci.
-Mettili tutti da una parte.-
-Perché?-
-Mi piace vedere dove sono rasati.-
-Ok Silv!-
Li spostò tutti da un lato.
-Sto meglio?-
-Assolutamente.-
Uscirono, e si diressero allo studio della Kitcher, con dieci minuti di ritardo come erano soliti fare loro, spesso per colpa di Jet che curava il suo aspetto in modo maniacale.
Appena arrivarono la dottoressa li fece accomodare.
Si sedettero sulle poltroncine davanti alla sua cattedra.
-Jet, la tua situazione sta peggiorando.-
-Me ne sono accorto,ormai faccio intere chiacchierate con le voci che sento, e ultimamente è strano, è diverso.. Non sento solo quelle, ce n’è una in particolare che è.. E’ la mia credo, mi parla ma quelli.. Ecco quelli non sono i miei pensieri.-
-Lo so, me ne ha già parlato Silver.. Io e gli altri medici che ti seguono, ci abbiamo pensato a lungo, e abbiamo deciso di iniziare con te una nuova terapia, abbiamo già parlato con i tuoi genitori e loro sono d’accordo, inizieremo proprio oggi.-
-Oh, e di cosa si tratta?- Chiese, con un piccolo sorriso sulle labbra.
-ECT.10-
Jet si fece immediatamente cupo, e Silver rabbrividì.
-Ahah, bello lo scherzo, di quale terapia si tratta in realtà?-
La Kitcher era dannatamente seria, Silver si girò verso l’amico e gli prese dolcemente una mano.
-Jet..-
-Non è uno scherzo vero..?- Il suo sguardo si fece apatico.
Si alzò di scatto dalla sedia, corse verso la porta ed uscì, Silver gli corse dietro e tentò di fermarlo, prima che si mettesse nei guai.
Ma degli infermieri lo precedettero, bloccandolo.
-LASCIATEMI!-
-Lasciatelo per favore, ha solo paura non stava facendo nulla di male..!- Non si era nemmeno accorto di stare piangendo.
Non ci volle molto prima che la Kitcher arrivasse, accompagnata da altri due infermieri che portarono un lettino.
-NON VI PERMETTERO’ DI FARMI DEL MALE! LASCIATEMI!- Jet si strattonò via dalla presa degli infermieri con tutta la forza che aveva, col risultato di cadere a terra, dove venne bloccato.
Uno degli infermieri tirò fuori  una siringa, e gliela puntò nel collo.
Fu questione di pochi secondi e Jet si addormentò, mentre lui era rimasto paralizzato dalla paura, non voleva che gli facessero del male.
Osservò con orrore mentre portavano via l’amico sul lettino, si ritrovò accanto la Kitcher, d’istinto prese leggermente le distanze da lei.
-Voglio che gli stai accanto e che lo controlli, Silver.-
-Io gli sono sempre stato accanto, e inoltre io di lei mi fidavo, signora Kitcher.. Sappia che da adesso le sono contro, e in un modo o nell’altro riuscirò a portarglielo via, prima che lei lo rovini del tutto.-
Poi si allontanò, camminando più velocemente.
-Te lo riportiamo in camera appena finiamo la seduta di ECT.-
-Non siamo più nel 1900, teste di cazzo!- Urlò, dal fondo del corridoio.
Poi corse nella sua stanza e si buttò sul letto, strinse forte il cuscino mentre le lacrime gli scendevano copiose.

Dopo due ore di attesa, vide la porta della camera spalancarsi.
Si tirò su di scatto e saltò giù dal letto.
Vide due infermieri dare una piccola spinta a Jet per farlo entrare in camera, non lo fecero con cattiveria, anzi sembravano molto dispiaciuti di vederlo ridotto in quel modo, nemmeno si muoveva senza che loro lo tirassero.
Gli corse incontro e lo strappò via da loro, prendendolo tra le braccia, li guardò con uno sguardo di fuoco, perché tra loro si erano aggiunti anche degli infermieri che loro conoscevano bene.
-I giochetti sono finiti, ora non ci farete dannare più, ragazzini.. Non potete nulla.-
Avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma non fece in tempo, chiusero la porta facendola sbattere.
Si staccò da Jet e lo osservò.
Gli ricordò vagamente una bambola di ceramica, sembrava privo di vita ed era freddo, il suo viso era pallidissimo.
-Mio dio Jet.. Devo fermali!- Esclamò, prendendogli la testa tra le mani.
-Reagisci.. Fai qualcosa!-
Nulla.
In quel momento Jet non aveva reazioni, sembrava veramente una statua.
-Ti hanno fatto male.. E io non posso permetterlo.. Vieni, ti porto a dormire ok? Domani ci svegliamo presto, così ti puoi fare bello come piace a te..-
Se lo tirò dietro, lo mise nel suo letto, coprendolo con le coperte.
-Silv..-
Fu un sussurrò, ma lui lo sentì alla perfezione.
-Si?-
-Sta qui..-
- Ma certo Jet, ma certo..-
Si mise accanto a lui, che gli dava le spalle.
-Non ti abbandonerò mai Jet, troverò il modo di portarti via.-
-Silv.. Voglio solo smettere di respirare..-
Lo girò verso di se.
-E io voglio farti cambiare idea.-
-Tra poco non sarò nemmeno in grado di pensare..-
-Non gli permetterò di fonderti il cervello.-
-Andiamo a fare un giro con lo skate appena mi riprendo?-
-Vuoi dire.. Uscire nelle ore proibite e fare dannare quegli infermieri del cazzo ancora una volta?-
-Esattamente.-

Passarono tre ore, lui si era addormentato, fu Jet a svegliarlo.
Sembrava stranamente vivace.
-Dai dai dai! Andiamo ti prego!-
Si tirò su sbadigliando.
-Ok.. Andiamo.-
Usarono il loro solito metodo.
Fare casino.
Percorse tutto l’istituto più veloce che poterono, qualche infermiere li notò, ed era quella la parte divertente.
L’inseguimento, sentire quegli infermieri notturni ciccioni che correvano affannati dietro di loro era soddisfacente.
Appena furono in strada salirono sui loro Skate, spingendoli con tutta la forza che avevano.
Solo in momenti come quello riusciva a sentirsi veramente vivo o libero, e lo stesso valeva per Jet.
Rimasero fuori per molto tempo, raggiunsero la scuola, a quel punto decisero che era meglio tornare indietro.
Fu proprio sulla strada del ritorno che vide Sonic, fece in tempo solo a riconoscerlo e non a salutarlo, ma tanto lo avrebbe visto solo qualche ora dopo, quindi se ne fregò.

Appena furono di nuovo dentro, si trovarono davanti almeno quattro infermieri a bloccargli la strada.
-Siete in guai seri.- Disse uno di loro.
- Andiamo ragazzi, era solo una passeggiata notturna!- Disse Jet.
-Tornate nella vostra stanza, domani pomeriggio prenderemo provvedimenti.-
- Certamente! Statemi bene, ciaaao!- Jet allungò quel “ciao” nel modo più inquietante possibile.
Era completamente andato.
Se lo tirò dietro e corse veloce, verso la loro stanza.
Appena furono dentro si tolse le scarpe e si buttò sul proprio letto.
Jet lo imitò, e si sedette sul letto con lui.
-Non voglio dormire da solo..-
- E io non ho voglia di alzarmi e spostare il tuo letto vicino al mio, quindi stanotte stai qui, però la luce la spegni tu.-
-Grazie!- Esclamò Jet, spegnendo la luce e buttandosi accanto a lui.
Si strinsero entrambi sotto le coperte, fuori stava diluviando e faceva freddo.
Purtroppo lui non riuscì a dormire, aveva troppi pensieri per la testa.
Invece Jet ci mise poco a finire nel mondo dei sogni.
Lo svegliò quando furono le sette.
Aprì gli occhi poco alla volta e sbadigliò, stiracchiandosi.
-Buongiorno Jet.-
-Il s'est levé,il a mis son chapeau sur sa tête,il a mis  son manteau de pluie,parce qu'il pleuvait et il est parti sous la pluie,sans une parole,sans me regarder.
Et moi, j'ai pris ma tête dans mes mains ,er j'ai pleuré.11-
Si strofinò un occhio e osservò Jet, confuso.
-E cosa sarebbe?-
L’altro si mise a sedere.
-Un pezzo di Déjeuner du matin, di Jacques Prèvert.-
Fu felice di notare che non gli avevano ancora inflitto danni troppo gravi al cervello, senza contare quelli che aveva già lui.
-In francese avrai il voto più alto!-
-Silv, è la mia lingua madre.-
-Ma i tuoi vecchi non erano tipo egiziani o cose simili?-
-Quei matti che andavano in giro vantandosi e gridando ai mille venti di essere babilonesi fieri? Beh si, i miei nonni erano di li ma poi si sono trasferiti in Francia,e quella testa di cazzo di mia madre si è trasferita in sta città del cazzo dove ha conosciuto quella merda di mio padre.- Nel frattempo era sceso da letto e aveva acceso la piastra, terminò il discorso piastrandosi una ciocca di capelli.
-E’ sempre un piacere ascoltarti mentre parli del tuo albero genealogico Jet.-
Disse, alzandosi e andando a lavarsi la faccia.
- Li odio, potevano almeno evitare di mettermi al mondo se poi avevano intenzione di abbandonarmi e fregarsene di me.-
Si infilò una felpa e un paio di skinny jeans, poi affiancò Jet davanti allo specchio, dandosi una sistemata veloce ai capelli.
-Silv, sembri un morto vivente e hai delle occhiaie da fare schifo alle rughe quadruple di mia nonna, te le posso coprire?-
-No.. Da come me la descrivi tua nonna è proprio un mostro!-
-Esattamente, eddai  posso darti una sistemata?-
-No Jet.-
L’altro sbuffò, spegnendo la piastra e ricoprendosi la faccia di cipria, per nascondere il viso pesto.
Poi si mise dell’ombretto nero senza esagerare e della matita sotto gli occhi, allungò le ciglia con i mascara e poi si spogliò, cambiando i vestiti, si mise dei pantaloni larghi che terminavano al polpaccio, erano pieni di cinghie varie ed erano quelli che Silver preferiva tra tutti quelli che l’amico aveva.
Si mise una maglia attillata nera e leggermente trasparente,sopra ne mise un'altra con le maniche corte e sopra la stampa del simbolo radioattivo.
Si infilò gli stivali alti e prese su lo zaino.
- Ci metti sempre di meno Jet, complimenti, stai facendo progressi.-
Prese con se una felpa in più e la infilò nello zaino, insieme alle sigarette e al cellulare.
Appena uscirono, il vento ghiacciato gli colpì la faccia.
-Evviva l’inverno anticipato!- Esclamò Jet, incazzato.
-E non è ancora finita..-
-Cioè?-
-Dobbiamo prendere il tram.-


(part 2)


Jeton Hawkers:

-I don't need you to save me
 I don't need you to cure me
 I don't need you
 And your antidote
 For I am my disease
 I don't need you to free me
 I don't need you to help me
 I don't need you
 To lead me through the light
 For I will always fall-

(From The fighter by In This Moment)


MILES PROWER

Si sistemò meglio i capelli, poi corse ad aprire la porta quando il campanello suonò.
-Hey.- Salutò Cosmo, era carinissima quel pomeriggio, era carinissima sempre.
La fece entrare.
-Ciao Miles, grazie per avermi invitata, ho veramente bisogno di quelle ripetizioni di matematica, e anche di un po’ di compagnia.-
-E’ un piacere averti qui Cosmo.- Le disse, chiudendo la porta.
Appena la chiuse, si sentì un forte tuono che lo fece sobbalzare, arrossì.
Cosmo ridacchiò, anche lui rise, seppure imbarazzato.
-Sono stata fortunata! Un attimo di più la fuori e mi facevo il bagno!-
-Già, hey.. Resti anche a cena giusto?-
-Resto fino a quando vuoi!-
-Le dieci?-
-Perfetto, scrivo un attimo ai miei di passarmi a prendere per quell’ora.-
-Certamente.-
Cosmo scrisse velocemente il messaggio, poi tornò a guardarlo.
-Vieni, andiamo in camera mia.-
Lei annuì, poi lo seguì.
La trovava bellissima, e il solo fatto di averla accanto lo imbarazzava parecchio, infatti era certo di avere le guance rosse come peperoni.
La fece sedere alla scrivania, e poi prese un'altra sedia per lui.
Lei tirò fuori i libri, e lui iniziò a spiegarle i vari passaggi, con tutta la pazienza che aveva, appena lei non capiva bene una cosa, tornava indietro e gliela rispiegava, continuamente, fino a che non riusciva a fargliela mettere in testa.
Per lui la matematica era un gioco, ma capiva perfettamente che per altre persone poteva essere molto complicata, e che ci voleva pazienza.
Molti professori questo non lo capivano, e succedeva spesso che intere classi non capissero nulla del programma, che arrivassero a fine anno senza saper fare nulla, e passavano solo perché venivano graziati, ovvero i professori non avevano voglia di troppi casini, e invece di fare un esame a tutti gli studenti per passarli all’anno successivo, li promuovevano direttamente.
Certe cose lo facevano incazzare terribilmente, non sopportava le persone svogliate.
-Direi che per oggi può bastare.- Le disse, appena finì l’ultimo esercizio. – Ricordati di continuare ad esercitarti a casa ok?Altrimenti è tutto inutile. -
-Ma certo, grazie mille Miles! Sei il migliore.- Gli disse, sorridendo.
-Ma no, sono solo capace in matematica, nulla di che.. Ti va di guardare qualcosa prima che mia mamma ci chiami per cena?-
-Si, che cosa mi proponi?-
-Ho trovato un anime bellissimo su Netflix, si chiama Ajin, ti va di vederlo?-
-Ma certo, adoro vedere cose nuove!-
Si sedettero sul letto, lui accese il suo computer portatile, caricò la prima puntata.
Si lasciarono entrambi trascinare dall’episodio, appena finì, la madre di Miles li chiamò a tavola, una tempistica semplicemente perfetta, come piaceva a lui.
Lui adorava l’ordine e la perfezione, ne era quasi ossessionato.
Scesero di sotto.
Presentò Cosmo ai suoi genitori, che la accolsero calorosamente.
Non lo misero in imbarazzo nemmeno una volta davanti a Cosmo, come invece succedeva spesso nelle altre famiglie, che avevano la tradizione di sputtanare il figlio o la figlia, davanti a quella che credevano la futura anima gemella.
Finita la cena, tornarono nella sua stanza, poi guardarono altri episodi di quell’anime, che a parere di entrambi si stava rivelando stupendo.
Le dieci arrivarono in un soffio.
Cosmo se ne andò, prima di uscire lo abbracciò, e lui arrossì violentemente.
-Ciao Miles, sono stata bene con te, grazie mille.. Ci vediamo domani!-
-Anche io sono stato molto bene, a domani!-
La salutò, poi tornò nella sua stanza.
Rimase con lo sguardo puntato al soffitto, ad ascoltare la pioggia, mentre pensava e ripensava a quell’abbraccio.
Sentiva già che non sarebbe riuscito ad addormentarsi, e questo avrebbe compromesso le sue prestazioni scolastiche, ma per una sera si disse “chi se ne importa?”.
Nessuna ragazza lo aveva mai abbracciato prima, e quel giorno a farlo era stata la ragazza più bella che lui avesse mai visto e conosciuto.

AMILY ROSE


Odiava assistere ai pestaggi.
Dopo quel che era successo, tornò a vedere Shadow come il ragazzo stronzo che fa del male a gratis, nonostante Sonic continuasse a ripeterle da un bel po’ che quel ragazzo non era veramente come sembrava.
Era già iniziata l’ora successiva quando Sonic tornò in classe, da solo.
Scambiò due parole non il professore, poi tornò a sedersi.
-Hey, ma dove sono Jet e Shadow?-
-In infermeria.-
-Che? Ma ti ha dato di matto il cervello? Hai lasciato Jet da solo con quello la?-
-“Quello la” ha un nome, e lo sta aiutando.-
-Ma ora lo difendi pure? Lo ha preso a botte senza alcun motivo!-
-Mi ha detto che era dispiaciuto e che non voleva farlo, era arrabbiato per altri motivi e si è sfogato su di lui!-
-Wow, e tu lasci che quel deficiente prenda delle scuse per giustificarsi del suo comportamento di merda, e lo fai pure restare solo con la stessa persona che ha appena pestato? Sonic ma che ti prende? Capisco che tieni a Shadow ma-
La interruppe, lei ci rimase male.
-Amy lo so che ha fatto una cazzata ok? Ma mi fido, sono sicuro che non gli sta facendo assolutamente niente di male, Shadow non è il mostro che voi tutti detestate.-
-E’ lui che detesta noi, detesta tutti e non ne ha motivo!-
-Amy se noi fossimo al posto suo forse ci comporteremmo anche peggio! Sai bene che tutti nascondiamo qualcosa in fondo, qualcosa che spesso ripudiamo e seppelliamo con un miliardo di bugie, e Shadow nasconde un grande cuore sotto quello schifo di sporcizia che è la sua vita, il suo comportamento gli serve solo per difendersi.. E forse un giorno lo capirete tutti.
Non so se tu hai veramente capito chi sono io Amy, non prendo le difese solo delle povere vittimine, che sono persone buone, dolci e gentili, sia all’apparenza che dentro, io cerco di tirare fuori il bene da tutti Amy, anche dalle persone che sembrano il peggio, come Shadow.-
-Io.. Lo so Sonic, ma non tutti hanno la tua stessa pazienza e la tua stessa volontà, tu sei unico, noi altri.. Noi altri ad un certo punto ci rassegniamo, anche se non dovremmo, a come stanno certe cose.. Non c’è sempre il bisogno di cambiare il mondo, ci deve essere anche gente come Shadow, e dovresti lasciarlo al suo posto, secondo me.-
-Lo farei, se solo Shadow fosse veramente come sembra, ma lui non lo è affatto..  Per questo io non lo lascerò affondare.-
-Beh, questo sarà un problema tuo, io non voglio assolutamente avere a che fare con gente come lui.-
-Non ho mai chiesto il tuo aiuto Amy,io voglio solo essere tuo amico, non coinvolgerti nei miei scopi.-
-Sei già mio amico.-
Le sorrise, sentiva lo stomaco restringersi ogni volta che lo faceva.
Lui non sapeva di quello che provava per lui, e probabilmente nemmeno lo sospettava.
-Comunque Amy, metti da parte tutti i pregiudizi per un attimo, e fidati se ti dico che Jet è in buone mani, Shadow sa che cosa fa, e di certo non ha alcuna cattiva intenzione.-
-Uff.. Mi ha fatto pena.-
-Chi?-
-Jet, mi fa sempre pena quel ragazzo.-
Ripensò per un attimo a quando lo aveva visto prendere quella pillola in bagno.
-Io.. Io pensavo che stesse solo facendo scena per attirare l’attenzione, ma inizio a ricredermi.. Anche se sono troppo codardo per immischiarmi nei suoi problemi.-
-E non devi farlo.- La voce di Silver fece sobbalzare sia lei che lui.
-Da quanto ci stavi ascoltando?- Chiese Sonic.
-Abbastanza da sapere che Jet è in infermeria con il ragazzo che lo ha pestato.-
-Quindi.. Tutta la conversazione?- Chiese Amy, sorpresa.
Come avevano fatto a non accorgersi di lui?
-Si, ma adesso non importa,vado a vedere come sta.- Poi si passò una mano sulla faccia e sbuffò, sembrava stanco.
Quel giorno erano tutti molto stanchi e affaticati, ma lui aveva qualcosa che non andava.
-Questo mese sarà un inferno..- Sussurrò, forse non si era accorto di averlo detto a voce alta.
-Hey, stai bene?- Gli chiese, fermandolo prima che potesse andarsene.
-Emm.. Si, certamente.. – Poi chiese il permesso al professore di uscire, e se ne andò.
-Sonic, secondo te a cosa si riferiva con un mese di inferno?-
Lui alzò le spalle.
-Ne so quanto te, credimi.-
-Sonic.. Sai a cosa stavo pensando..?-
-A cosa?-
-A quando dicono che in sta scuola accade di tutto.. Non si sbagliano.-

KNUCKLES HOXHA

Appena Blaze e Wave uscirono di casa, si girò verso Tikal, era preoccupato, e pure lei lo era, le si vedeva in faccia.
-Io.. Non ho parole davvero, non so che dire, secondo te starà bene?-
-No, ma spero almeno che non si faccia male, non sopporto l’idea di un’amica che si trova in una situazione di merda.. Anche se la conosco solo da un giorno.-
-Io mi sento un po’ spaesata, non riesco a capirci molto in questo momento perché voi parlavate come se vi conosceste da una vita..-
-Beh, io e Wave ci conosciamo da molto, e a quanto pare lei e Blaze sono molto legate, e sono abbastanza simili, forse è per questo che sono riuscito a parlare anche con Blaze come se ci conoscessimo da anni.. Ma non preoccuparti, anche tu ci conoscerai meglio, a Wave stai simpatica, e pure a Blaze da quel che sono riuscito a notare, vedrai che farai amicizia senza nemmeno accorgertene.- Le disse sorridendo.
- Lo spero tanto, perché voi mi state veramente a cuore.. Beh, che facciamo adesso?-
-Se ti va, possiamo andare in camera mia e ascoltare un po’ di musica, o possiamo guardare un film.- Propose, di solito non stava in casa, quindi non sapeva bene che cosa fare per passare il tempo, di certo con quella pioggia non potevano uscire.
-Se ti va, possiamo fare entrambi.-
-Si, è una buona idea.- Le disse, prendendole un dread e giocandoci. –Da cosa vuoi iniziare?-
-Io direi il film.- Disse, sorridendo.
La portò nella sua stanza e la fece accomodare sul letto, poi prese il computer e aprì Netflix, cercarono assieme qualcosa di carino da guardare, scelsero Deadpool.
Quando furono a metà, gli arrivò una chiamata da sua madre, si allarmò, Tikal fermò il film e lo guardò preoccupata.
-Pronto mamma?-
-Hey tesoro, ci sono state delle complicazioni e purtroppo non tornerò a casa sta notte.. Stai attento ok? Non metterti nei guai, ora vado.-
-Certo mamma, stai tranquilla.. Domani torni?-
-Si, domani mi dimettono.-
-A domani allora.-
-A domani piccolo mio.-
Poi buttò giù.
Fece cadere una sola lacrima.
Sua madre stava peggiorando sempre più, e lui non poteva fare niente per salvarla, nessuno poteva fare niente per salvarla.
Tikal lo abbracciò, stringendolo forte.
-Devi essere forte Knucks, come sei sempre stato, non devi abbatterti..Mai, per nessuna ragione.-
Probabilmente, nel silenzio che c’era in quella stanza, era riuscita ad ascoltare tutta la conversazione, ed ora lo stava tenendo stretto.
Fu felice di sentire la vicinanza di qualcuno.
Si strinse a lei, non gli importava di sembrare patetico, aveva bisogno di lei in quel momento, aveva bisogno di sapere che non era solo.

Alla fine, dopo aver spiegato la situazione ai suoi genitori, Tikal ottenne il permesso di restare a dormire da lui, non glielo aveva chiesto, si era autoinvitata ma sicuramente non era una cosa che gli avrebbe creato problemi, anzi era felice di poterla avere con se anche per la notte.
Non dormirono, passarono la serata a conoscersi meglio e ad ascoltare musica.
Iniziava a piacergli veramente quella ragazza, sembrava quasi un angelo caduto sulla terra solo per lui.
Si resero conto che ormai, era ora di tornare a scuola.
Fecero la strada assieme, e appena furono in classe, si accorsero di un particolare piuttosto spiacevole.
In classe non c’erano ne Wave, ne Blaze, i loro banchi erano vuoti e lui sentì come una morsa allo stomaco.
Che cosa poteva essere successo?
Non ci volle molto prima che gli arrivasse una chiamata da Wave, quindi indietreggiò, rimanendo nel corridoio, tirò anche Tikal con se.
-Knucks..-
-Dove siete? Perché non siete a scuola?-
-I-io.. Sono con Blaze in ospedale..-
-Perché? Che cazzo è successo?- Gli venne il fiato corto, Guardò Tikal, era spaventata quanto lui.
-Ecco..-
-Che le ha fatto?- Chiese, insistente.
-Lui nulla, nulla.. Si è solo incazzato e fortunatamente lo hanno chiamato per lavoro, anche se l’ha minacciata dicendole che la prossima volta non se la caverà così facilmente.-
-E allora qual è il problema? Perché siete in ospedale?-
-N-non so che cosa le sia preso.. Le è arrivato un messaggio dal gruppo della sua band, si sono sciolti, era spiazzata appena lo ha letto, ma poi ho tentato di risollevarle il morale e sembrava stare meglio.. Siamo andate a dormire, solo che dopo un po’ mi sono svegliata, non dormo mai profondamente quindi ho sentito il letto muoversi e ho aperto gli occhi, lei era scesa.. Non ho realizzato subito quello che stava succedendo.. L’ho solo vista in piedi sulla finestra e.. Mi ha guardata.. Poi .. Si è buttata Knucks, non ho fatto in tempo a fare niente.
Si è salvata solo perché ha sbattuto prima sul terrazzo, e poi è atterrata sulla macchina.
Si è fatta molto male, ma almeno non è morta.. Ci era andata veramente vicina.-
-Ma..- Era sconvolto. – Non aveva motivo per fare una cosa simile..-
-Appunto, è quello che ho pensato io.. Poi, nel lettino.. Ero accanto a lei ed è li che mi ha rivelato un sacco di cose che mi hanno lasciato di pietra.. Fino ad ora non ,me ne aveva mai parlato, non mi aveva mai detto di stare così male che ogni giorno pensava a fare quello che ha tentato di fare ieri sera, mi ha detto cosa provava e.. Io ci sono rimasta di merda perché non me lo ha mai detto prima.
Mi ha rivelato che spesso, le venivano degli attacchi di rabbia così grandi e forti, che iniziava a colpire il muro con tutte le forze che aveva, ha pure rotto alcuni specchi allo stesso modo.. E io non mi sono mai accorta di nulla, non capisco perché non me ne abbia mai voluto parlare.. Io e lei siamo così legate.. Mi ha detto che non voleva farmi preoccupare, ma venire a sapere le cose così è solo peggio.-
-Cazzo.. Che brutta faccenda.. Vengo a trovarvi dopo scuola, probabilmente verrà anche Tikal.. A dopo ok? Ora dobbiamo entrare a lezione.-
-Ma certo Knucks, ma certo.-
Chiuse la chiamata, Tikal lo guardava sconcertata.
-Che è successo?-
-Un casino.. Vieni, ne parliamo in classe.-
Le raccontò per filo e per segno quello che le aveva detto Wave, lei rimase scioccata.
-Merda.. E’ ovvio che vengo anche io, senza nemmeno discutere.-
-Io non ho parole.. -
Quella giornata di scuola sembrò interminabile, forse perché avevano fretta di uscire da li, e si sa che in posti come la scuola, più si ha fretta, più il tempo sembra rallentare.

JETON HAWKERS

Si sentiva come se fosse intrappolato in una bolla, e non potesse avere controllo su se stesso.
Il suo cervello lo costringeva a continuare a sorridere, ma lui non voleva.
Era come se qualcosa di invisibile lo stesse costringendo a comportarsi in un certo modo, quando lui voleva solo nascondersi e restare al sicuro, lontano dalle persone, lontano dal mondo esterno.
Si girò a guardare Silver, pensando a quanto quel ragazzo stesse facendo per lui.
Sapeva che l’amico teneva a lui, lo vedeva dal modo in cui lo guardava,e da quanta forza usava per proteggerlo sempre.
Lui avrebbe voluto essere in grado di potere fare lo stesso per Silver, ma qualsiasi cosa provasse a fare sembrava inutile.
-Grazie Silv..-
-E di che?-
Scesero dal tram, tirando un sospiro di sollievo, poi riprese il discorso.
-Di tutto quello che fai per me.-
-Jet, io ho solo te, e farei di tutto pur di farti stare bene.. A parte scoparti.-
Ridacchiò.
- Che scemo.. L’ho già detto, non lo farei mai con te, poi adesso che ci sto provando con qualcuno!-
-E chi.. Hey aspetta, non sarà Shadow vero? Jet, lascialo perdere subito.-
- E perché?-
-Non mi sembra la cosa migliore da fare.-
-Disse quello che lo scorso anno ha provato a buttarsi addosso dell’acido nell’ora di chimica solo perché gli sembrava divertente il simbolo “sostanza corrosiva” e voleva ricreare l’immagine.-
-E smettila! Mi sembrava divertente ok?-
-E a me sembra divertente provarci con quello la!-
-Allora fa come vuoi, però poi non provare ad appenderti ad un armadio dopo che ti avrà rifiutato.-
-Che pessimista, magari ci sta e mi porta nei bagni della scuola..-
-Che fantasie erotiche di merda.-
-Sarebbe eccitante!-
-Scopare di fianco ad un water, con sotto i piedi il piscio di quelli che non centrano il buco di quest’ultimo?-
-Guardi sempre e solo il lato negativo delle cose.-
-E’ la mia specialità!-

Appena furono dentro la scuola, Jet si accorse di dover svuotare la vescica, decise di lasciare Silver in classe, poi se ne andò verso il bagno.
Era talmente perso tra i suoi pensieri, che non si accorse del gruppetto di Storm.
Ad un certo punto, si ritrovò una grossa mano sudata a ricoprirgli la bocca, impedendogli di urlare.
Fu trascinato dentro lo sgabuzzino, e gettato malamente contro la parete.
Alzò lo sguardo, spaventato.
-Credevi di averla passata liscia, piccolino?- Chiese Storm.
Si alzò in piedi, e li guardò male uno per uno, poi incrociò le braccia al petto e alzò le spalle, con nonchalance.
-Ti converrebbe smettere di  provocarci in questo modo.- Disse Scourge, con uno sguardo intimidatorio.
-Ma io non sto facendo proprio niente, anzi, se non avete niente da dire, io avrei bisogno di pisciare..- Disse, camminando lentamente verso la porta, ovviamente lo bloccarono.
Si sentiva come una piuma quando Storm lo sollevava.
Peccato che poi il suo modo di rigettarlo a terra fosse molto sgarbato.
-Che modi! Si può sapere cosa volete da me?- Chiese, li guardò alzando un sopracciglio.
- Denudatelo,sulla pelle nuda fa più male.-
-Che?- Chiesero all’unisono, tutti confusi.
-Ma se è solo per quello, potevi dirlo subito senza fare tutta questa scena! Guarda, se prometti che smetti di rompermi le palle, ti faccio un servizietto completo, gratis!-
Ci fu un attimo di silenzio, poi Storm sbottò.
-MA  CHE CAZZO AVETE CAPITO TUTTI!?- Poi tirò fuori dai pantaloni un anello a quattro dita, ricoperto di borchie a punta, e se lo mise. –Io intendevo questo.-
-Aah! Ma dirlo prima?- Chiese Scourge. – Mephiles, dammi una mano a tenerlo fermo.-
Un ragazzo alto e con qualche ciuffo viola tra i capelli scuri, uscì da dietro le spalle di Storm, e lo prese per un braccio, bloccandolo.
Scourge cercò di tenergli buona parte del busto e dell’addome scoperta, mentre gli teneva bloccato l’altro braccio.
-Non avrai veramente intenzione di colpirmi con quello..?- Chiese, ora leggermente spaventato.
Continuò a dimenarsi, fino a che non arrivò il primo colpo, allo stomaco.
Il dolore fu lancinante, non riuscì nemmeno ad urlare.
Subito dopo ne arrivò un altro, sulle costole.
Lo colpì un'altra volta sullo stomaco e a quel punto si sentì mancare il respiro del tutto,ma non svenne, non completamente.
Lo lasciarono a terra, ma prima che potessero uscire, rise, gli fece male ma rise comunque, sempre più forte.
-Che cazzo hai da ridere? Ne vuoi ancora?-
Si alzò in piedi, barcollante.
Si avvicinò a Storm e lo guardò, spalancando gli occhi.
Gli puntò le unghie rifatte e appuntite nelle tempie, e spinse con forza.
-AH! MA CHE CAZZO FAI?-
Con una spinta lo tirò lontano, lui cadde a terra e rise ancora.
-Ha fatto male?- Chiese, sorridendo.
-Si, psicopatico di merda.-
-Ecco, sappi che io sopporto molto più dolore di quello, e sono costretto a sopportarlo.. Parte dalla testa e poi giù in tutto il corpo.. Sopporto molto più dolore di quello che mi hai fatto tu oggi, perciò puoi provare anche a distruggermi, io mi rialzerò..-
E appunto, si alzò in piedi, dando loro le spalle e dirigendosi in bagno.
Fece i suoi bisogni e poi si ripulì del sangue che aveva perso dalle ferite che gli aveva fatto Storm.
Avevano un aspetto orribile.
Decise di non dirlo a Silver, non voleva farlo preoccupare altrettanto, dato che già per colpa della ECT lo aveva fatto dannare.
Mentre tornava in classe, incontrò per strada una bidella, che lo informò del fatto che mancava la loro professoressa, la ringraziò sorridendo e poi entrò, scoprendo che ancora in classe non c’era praticamente nessuno,e quei pochi che c’erano sembravano degli zombie.
Si sedette accanto a Silver, che stava dormicchiando appoggiato al banco.
Aprì gli occhi e si tirò su.
-Ci hai messo molto.. Stai bene?-
-Si.- Gli rispose sorridendo.
-Sei bello oggi Jet.-
-Vuoi dire che di solito non lo sono?- Chiese, fingendo movimenti da diva e poi scoppiando a ridere.
-Lo sei sempre, ma oggi sembri felice.. Per questo sei più bello,anche se.. Probabilmente è solo una fase che fa parte dei tuoi svariati disturbi.-
-Esatto, ma vabè.. Meglio godersela questa face no?-
No, era una fase di merda come tutte le altre, solo che si comportava come una persona felice nonostante lui volesse solo smettere di respirare.
-Mh, ora se non ti dispiace, vorrei provare a dormire, stanotte non ci sono riuscito.-
-Ma certo Silv, vado a trovare qualcuno con cui conversare!-
Gli disse, alzandosi di scatto dalla sedia.

Parlare con Sonic e Amy era noioso, erano le tipiche persone che si fermano ad osservare come allocchi un qualsiasi interlocutore dall’aspetto fuori dal “normale”.
Tra l’altro, Silver si era intromesso nella conversazione già di per se noiosa, attirando l’attenzione di tutta la classe.
Spesso Silver non si rendeva conto di urlare, ma non gliene faceva una colpa, era anche molto stanco, quindi lasciò perdere sia lui, che Sonic ed Amy.
Decise di avvicinarsi a Shadow, l’unica cosa buona era che in quella conversazione noiosa aveva scoperto che era libero.
Non era veramente interessato a lui, o almeno, nel caso di un rifiuto non ci sarebbe rimasto sicuramente male.
Però era carino, ed era misterioso.
Si avvicinò a lui, che si era appena svegliato e appena si accorse di lui lo guardò male.
-Ciao- Lo interruppe ancora prima che potesse dire qualcosa, saltò in piedi e gli prese un polso con forza, tirandolo leggermente verso di se.
-Le-va-ti.- Il tono con cui disse ogni sillaba di quella parola lo fece rabbrividire.
-Ti ho solo detto ciao.- Shadow gli strinse più forte il polso,lui gemette,gli stava facendo veramente male e quello per lui era un punto abbastanza delicato.
- IO NON CI PARLO CON LE PUTTANE!- Per poi scaraventarlo a terra con forza.
Lui si rialzò subito,non si aspettava una reazione del genere e soprattutto non capì perché gli avesse dato quell’appellativo, si massaggiò il gomito che aveva sbattuto nell’impatto col pavimento.
Non era passata nemmeno un ora ed era già stato sbattuto a terra in quel modo almeno quattro volte.
- Puttane..? Io non sono una puttana..-
-Si che lo sei!- Non riusciva a capacitarsi del motivo per cui lo stesse definendo come tale, l’unica cosa che gli venne in mente fu il pomeriggio precedente, del quale si rese conto di avere solo ricordi offuscati,fu li che si accorse dei danni che già la ECT gli stava causando, non era normale perdere così facilmente la memoria.
-Solo perché ti ho detto che sei- Non lo lasciò finire, gli sferrò un calcio in pieno stomaco,avrebbe voluto urlare,dopo le ferite che Storm gli aveva procurato,quella zona sarebbe stato meglio se non l’avesse proprio colpita.
Era a terra, stava per colpirlo ancora quando Sonic gli si buttò addosso, tentando di fermarlo.
- Levati Sonic! Lo avevo avvertito di levarsi dai coglioni!- Si staccò Sonic da dosso e corse di nuovo da lui, colpendolo nuovamente  allo stomaco, poi al petto.
Tentò nuovamente di rialzarsi, e di allontanarsi dal suo aggressore.
Aveva la vista appannata, e sentiva i suoi pensieri farsi sempre più confusi.
-S-shadow.. Lo stomaco no..-  Non succedeva spesso che lui chiedesse pietà in quel modo, ma non ne poteva più di sentire quel punto del suo corpo dolorante, gli veniva pure da vomitare.
- Ora piagnucoli eh? Non mi fai alcuna pietà.-
-Shadow, basta.- Cerco di richiamarlo Sonic, ma lui non lo ascoltò, gli tirò un ultimo pugno, proprio sullo stomaco, facendolo piegare in due.
Si aggrappò al braccio che Shadow aveva ancora teso verso di lui, poi alla sua spalla, sentì la sua voce richiamarlo, ma era ovattata e lontana.
Perse i sensi.

Quando si svegliò, era tra le braccia di Silver, e aveva gli occhi di metà classe puntati addosso.
-Ciao Silv.- Disse, poi sorrise.
-Perché non mi hai ascoltato?-
-Perché non ero sicuro di che cosa potesse accadere,magari riuscivo a parlarci.. Chi lo sa, ora se permetti, vado in bagno.-
-Sta attento.-
-Ma certo..-
Si alzò, appena fu fuori vide Shadow e Sonic che stavano guardando fuori dalla finestra, si girarono immediatamente.
Lui si avvicinò tenendo la testa bassa, era insicuro perché Shadow avrebbe potuto reagire esattamente come prima, ma si fece forza.
Quando era nervoso o aveva ansia, si mordeva sempre un labbro, prima o poi di quel passo se lo sarebbe staccato.
Shadow stava per dire qualcosa, ma lui lo precedette.
-Scusa, non.. Non avrei dovuto.- La voce gli uscì fuori molto più remissiva di quanto lui pensasse, non voleva fare pena, ma alla fine in qualche modo otteneva sempre quel risultato.
-Hey ma..-
Alzò la testa e sorrise a Shadow, nel tentativo di mascherare tutto quel che provava in quel momento, ma essendo paranoico riuscì a notare la reazione che Sonic ebbe appena lo guardò, era impercettibile, ma lui la vide.
Quindi non aveva mascherato proprio un bel niente, decise che era meglio andarsene.
-Ho capito, davvero, sto lontano.- Si allontanò, avrebbe voluto correre via ma le fitte allo stomaco erano troppo forti, gli veniva da vomitare.
Appena fu in bagno si buttò dentro ad una toilet, e rigurgitò tutto nel water, poi uscì e si ripulì al lavandino.
Fu li che, alzando la testa vide la sua faccia riflessa nello specchio, gli venne da piangere.
<< Sorridi, devi sorridere davanti a questo scempio che è la tua faccia.. >>
- No, no vattene, non è vero e tu non sei reale..-
Lasciò che le lacrime prendessero il sopravvento, assieme a quella voce che ormai lo stava torturando in continuazione.
<< Devi sorridere, o loro lo sapranno, sapranno del tuo segreto.. Sorridi! Potrebbero essere ovunque, la soluzione sarebbe sparire.. >>
- No! Non mi fregherai di nuovo..- Però sorrise, non riuscì a fermare i suoi pensieri paranoici , non riusciva a smettere di piangere ma sorrideva.
<< Così è inutile, smetti di piangere. >>
Tirò fuori il barattolo del Litio, avrebbe fermato quella voce a tutti i costi, almeno per una o due ore.
Ne prese una e la mandò giù con l’acqua del rubinetto.
<< Sorridi! >>
-Vattene.. Non voglio più sorridere, non.. Non ha senso.. -
Si guardò allo specchio, aveva il trucco sciolto fino alle guance e gli occhi rossi, era orribile, chiunque avrebbe detto che era orribile, pianse più forte.
<< Smettila! Vuoi che lo scoprano? Se sorridi loro non lo sapranno. >>
-No.. A loro non importa se sorrido o no.. -
Si  pulì via le lacrime e il trucco sciolto con un pezzo di carta igienica, e tentò di non farne uscire più.
<< Non piangere, non puoi piangere, tieniti dentro quello ch esenti, o loro lo sapranno.. >>
- Fa solo più male così..- Tirò fuori una matita dai pantaloni,iniziò a rimettere a posto il trucco attorno agli occhi, risistemò l’ombretto sempre con la matita, alla cipria ci avrebbe pensato più tardi.
<< Che importa del male? Tu sei nato per stare male, e se piangi loro sapranno tutto quanto, rovineresti tutto come sempre. >>
-Lasciami piangere, ti prego..-
<< Non puoi, tu non piangerai. >>
Si piegò su se stesso, tentando di fermare quelle dannate lacrime, non voleva più sentire quella dannata voce che gli martellava il cervello, indietreggiò, chiudendosi a riccio contro un angolo del bagno.
-Ci parlo io.- Sentì quella voce leggermente ovattata, non riuscì a riconoscerla.
Dopo poco, qualcuno lo prese per il mento, alzandoglielo con forza, ebbe paura, soprattutto quando vide che era Shadow.
-N-no.. Vattene.. Che ti ho fatto adesso..?-
-Ascoltami drogatino, di che ti fai per ridurti così? Cos’è quella roba che prendi? E da chi la prendi? Dato che io non la vendo..-
- C-che? .. Non è droga..-
-Non mi prendere in giro, si vede benissimo che sei perennemente allucinato.-
 Tirò fuori il barattolino, le fitte allo stomaco erano tornate e non riusciva nemmeno a parlare.
Shadow glielo prese dalle mani, sapeva che avrebbe capito, non voleva, ma era l’unica soluzione in quel momento.
- Litio..? Jet tu.. Tu non sei un tossico, vero? Le ha uditive o visive le allucinazioni?-
- Entrambe..- Sussurrò.
- Ti ho fatto così tanto male? Sono stato una testa di cazzo ok? Però non dovrebbe farti così male, fammi controllare.-
Shadow si avvicinò di più e lui tentò di spostarsi, voleva stargli lontano.
Il suo cervello paranoico gli dava l’impulso di farlo, di stare lontano da lui.
-Sta fermo, sono serio, voglio capire che cazzo hai!-
Lui di conseguenza tentò di alzarsi, con il risultato di ritrovarsi trascinato a terra.
Ora Shadow lo teneva bloccato con una mano , con l’altra gli alzò la maglia, si sentì leggermente violato per un attimo, vide il viso di Shadow corrucciarsi.
-Cazzo! Ma.. Storm.-
-Come.. Come lo sai..?-
-Sto nel loro gruppo.-
- Ah..- Non aveva voglia di ribattere, non gli importava veramente.
-E’ solo per la facciata, non condivido le loro idee da bambinoni ritardati.-
-Mh..-
-Ti porto in infermeria e ti medico sto schifo.-
-Hey, vacci piano con le parole, è pur sempre la mia pancia quella di cui stai parlando..-
- Ok piccolo narcisista, ti porto in infermeria e ti medico la tua meravigliosa ferita.-
-Non sono narcisista, sto solo cercando qualcosa di me che non faccia schifo.-
Si alzò, sistemandosi la maglia e procedendo da solo verso l’infermeria.
Sentì Shadow camminargli vicino.
-Stammi lontano.- Disse, per poi cercare di andare più veloce, notò che si era aggiunto pure Sonic, di male in peggio.
-Dove andate?-
- A scopare!- Urlò Jet, si girò indietro per vedere la faccia di Sonic, che era confusa.
Shadow scosse la testa, lui ridacchiò e si rigirò davanti.
-Lo porto in infermeria, tu va in classe Sonic.-
-Ok, a dopo Shad.-
-A dopo.-
Un attimo dopo Shadow fu di nuovo accanto a lui.
-Non vorrai farmi correre?-
-Chi ha detto di no?-
-Che sadico.-
Corse veramente, non voleva averlo vicino.
Inciampò qualche volta, senza però rovinare a terra.
Se ne fregò del dolore, non gli importava, non gli importava di nulla.
Poi una fitta più forte lo costrinse a fermarsi.
- Che coglione.. – Gli disse Shadow, aiutandolo a reggersi.
- Scusa..-
-Si può sapere di cosa ti scusi? Sono stato io lo stronzo e anche prima tu ti sei scusato, non va bene Jet, devi capire quando sei tu a sbagliare e quando sono gli altri.. E comunque tu sai che non sono assolutamente interessato a te vero?-
- Mi scuso perché.. Boh, non ne ho idea, e comunque prima scherzavo, era solo una scusa per mandare via Sonic..-
Lo sentì tirare un sospiro di sollievo.
-Oh, per fortuna.. Ero convinto che ci stessi provando con me.-
Quel ragazzo era molto sveglio, per essersene accorto.
Dopotutto non aveva fatto molto, per farglielo capire.
- Devo essere sincero? Ci hai beccato.. Io avevo intenzione di provarci con te, non una cosa seria, solo per distrarmi.. So per certo che non piacerei a nessuno, e che non sei assolutamente interessato a me.-
-Perché dici così? A qualcuno piacerai.. Dopotutto devo ammettere che mi hai fatto uno strano effetto,quindi a provarci sei capace.. Però, mi è sorto un dubbio.. E’ anche il motivo per cui ti ho dato della puttana, non stai con Testa d’argento?-
Rise, poi lo guardò.
-Silver non è gay, anche se qualche volta mi da corda..  Ma davvero, siamo solo grandi amici.-
-Scusami allora, di solito non mi comporto così, ero incazzato per altri motivi e mi sono sfogato su di te.-
-Ahah, tranquillo.. Ho sopportato cose peggiori di essere usato come un sacco da pugile..-
- Tipo?-
Si incupì per un attimo, non aveva voglia di pensare al passato, ne di raccontare tutto ad uno che era praticamente uno sconosciuto e che già sapeva troppo.
- Preferirei non parlarne.-
- Come vuoi.-
Arrivarono all’infermeria, Shadow lo fece stendere sul lettino e lui lo guardò preoccupato.
-Farà male?-
-Un po’, non avevi detto che hai sopportato cose peggiori?-
-Beh.. Si, ma una tregua non farebbe male.-
- In effetti.-
-Tu perché eri incazzato?- Gli chiese, mentre l’altro tirava fuori il materiale per medicarlo.
-Preferirei non parlarne.- Gli disse, schernendolo.
Lui ridacchiò.
- Senti Jet.. Ma da quanto sei qui?-
-Intendi in questa città?-
Strinse i denti quando Shadow gli disinfettò la ferita.
-Si.-
-Da sempre.-
- Ma allora perché non ti ho mai visto?-
Trattenne una lacrima, poi lo guardò, serio.
- Dovrei raccontarti la storia della mia vita.-
- Beh, abbiamo la scusa che sei per saltare un ora.. Intanto possiamo parlare, se ti va.-
- E allora ok.- Sospirò, poi iniziò a raccontare. – Iniziamo dalle antiche origini, i miei nonni di merda, sono partiti dall’egitto e si sono trasferiti in Francia, li hanno avuto mia madre, fortunatamente non li ho mai conosciuti, a quanto pare andavano in giro per le strade vantandosi del fatto che nelle loro vene scorre l’antico sangue babilonese, si ok li ci stavano i babilonesi ma se li incontrassi la prima cosa che farei sarebbe assicurargli il fatto che nelle loro vene scorre del normalissimo sangue AB, anzi no, AB di merda, come tutta la mia famiglia.-
Shadow rise.
-Quindi hai origini babilo-francesi?-
-Si, esattamente.- Disse ridendo.
-Poi come continua la tua storia?-
-Male.-
Shadow lo incitò a continuare.
- Mia mamma ha deciso di trasferirsi in questo posto di merda,qui ha trovato “l’amore della sua vita”, cioè un ragazzo di merda, anche lui era francese, però con origini francesi.. Hanno scopato, tanto, e una volta sono arrivato io, a rovinargli la vita.
Loro non volevano un figlio, volevano scopare, mantenere un figlio costa, scopare no.
Mia madre non ha abortito solo perché non poteva permetterselo.
Mi hanno tenuto, ma avrei preferito di no.
Per prima cosa, se mi nutrivano già era molto.
Non mi volevano mandare a scuola, quindi diciamo che mi sono perso tutto il kindergarten12, dato che quello si può saltare senza problemi.
A casa parlavano solo francese, quindi io fino ai sei o sette anni, non ho mai saputo l’inglese.
Casa mia è sempre stata un porcile.. E.. Uff.. E’ difficile Shadow..-
-Se vuoi fermarti non c’è problema.-
Ora lo guardava serio.
-No,no.. – Ci asciugò una lacrima ancora prima che uscisse, nel frattempo Shadow continuava a medicarlo. – Loro.. Non hanno mai capito cosa significa avere un figlio, a volte si dimenticavano di darmi da mangiare, o di pulirmi, e io che cazzo potevo fare da appena nato? Quando sono cresciuto.. Ecco, mio padre mi molestava ma io nemmeno lo sapevo, non sapevo cosa stesse facendo.. Capivo solo quando mi picchiava senza motivo, ma del resto nulla.. Credo che questo mi abbia creato molti traumi, soprattutto quando ho scoperto cosa mi faceva veramente.. Avevo iniziato a dare di matto, e loro la usarono come una scusa per mettermi in quel centro di sanità mentale, fu li che mi accorsi del fatto che non ero normale, e che non capivo un cazzo di quello che mi dicevano.
Pensavano che fossi ritardato o muto.. O che fossi schizofrenico.. Che poi forse lo sono, non lo hanno ancora capito, ma di questo non mi importa.
Hanno capito che non parlavo l’inglese, quindi mi hanno dato la possibilità di studiare li dentro, ed è così che i miei genitori si sono sbarazzati di me, non li ho più visti da quella volta, l’unica cosa che ci tiene ancora legati, è la loro firma sui fogli che gli danno i miei psicologi da firmare.. E loro confermano tutto, tutto.
L’ultima cosa che hanno fatto è stata dargli la possibilità di sottopormi alla ECT..-
Ora Shadow lo guardava sconvolto.
-Che vita di merda!-
-Già, ma non importa.. Io devo sorridere.- Disse, sorridendo.
-Avresti un bel sorriso se solo fosse vero, ti si legge negli occhi che non hai nulla per cui sorridere.-
-Lo so, ma io ci provo lo stesso..-
-Devi fare qualcosa per fermarli, non possono sottoporti ad una cosa simile..Insomma.. Ti danneggerà completamente il cervello.-
- Silver ha detto che troverà un modo per portarmi via.. Ma anche lui ci è dentro fino al collo, non voglio che si addossi anche un peso grande come me.-
- Anche lui.. Ma davvero?-
-Si,è lui che mi ha tenuto compagnia tutti questi anni, ho solo lui..-
-Ora capisco perché siete così uniti..-
-Spero di non averti annoiato.-
-Ma no, almeno adesso so chi sei.-
-Davvero? Tu lo sai? Perché io non so chi sono, non lo so.-
-Jet..- La voce di Silver lo fece sobbalzare, Shadow si girò verso la porta.
- Ciao Testa d’argento, l’ho solo medicato, tranquillo.. Non gli ho fatto niente di male se questo è il motivo per cui sei qui.-
-Oh.. Hey aspetta perché medicato?-
-Aveva delle brutte ferite, lo ha preso Storm..-
-E quando, di grazia?-
-Appena siamo arrivati, non te l’ho detto perché non volevo farti preoccupare troppo..- Disse, sincero.
Silver si avvicinò e si sedette sul lettino con lui.
-Cretino.-
-Bleh!- Gli disse, facendogli la linguaccia.
Shadow ridacchiò, mentre bisticciavano.
-Beh.. Tornando seri, a chi va di perdere il resto dell’ora?-
-A chi non andrebbe?- Chiese Shadow.
-A quel quattrocchi leccaculo di Miles!-
Risero tutti.
-Allora non sono l’unico a pensarlo..-
-Hey, sarà anche una cosa cattiva, ma io e Jet l’umanità la odiamo, per cui odiamo anche lui, che tra l’altro ci guarda come se fossimo alieni.-
-Alieni fattoni.- Aggiunse.
-Io lo odio perché lui è perfetto e ha una vita perfetta..- Disse Shadow.
-Allora dovresti odiare anche Sonic.- Disse, assottigliando lo sguardo.
-Nah.. Ci ho parlato un po’, alla fine non è male, e non è nemmeno perfetto come tutti credono.. Forse, forse potrei anche considerarlo un mio amico.-



- Io disprezzo le bugie della vita, così mi chiedo
  Perché ci provo pure?
  Perché Dio, perché?
  Tutti questi pensieri nella mia testa
  Desiderando di essere morto
  Perché ci ho pure provato?
  Perché Dio, perché?-

( Da Skin deep dei Chelsea Grin)

Traduzione mia

-Non ho bisogno che mi salvi
 Non ho bisogno che mi curi
 Non ho bisogno di te
 E del tuo antidoto
 Poiché io sono la mia malattia
 Non ho bisogno che mi liberi
 Non ho bisogno che mi aiuti
 Non ho bisogno che tu
 Mi guidi attraverso la luce
 Poiché io cadrò sempre-

(Da The fighter degli ITM)
Traduzione mia

9: Caro
10: Sta per Elctro Compulsive Therapy , in italiano TEC, Terapia Elettroconvulsiva, rimane ( a detta dei medici) uno dei trattamenti più efficaci per la depressione grave resistente alla terapia farmacologica, nonostante determini spesso effetti collaterali a livello cognitivo.
11: Si è alzato,ha messo il  cappello sulla testa,ha messo l'impermeabile,perché pioveva.
Ed è partito sotto la pioggia,senza una parola,senza guardarmi.
Ed io, ho preso la testa fra le mani ed ho pianto.
12: L’asilo

Angolo dell’autrice:

Complimenti a chi è riuscito ad arrivare vivo alla fine di questo capitolo lunghissimo!
Quando ho iniziato a scriverlo pensavo addirittura che venisse più corto degli altri, poi mi sono dovuta ricredere x3
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono questa storia
Alla prossima! ^-^



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Capitolo 6
*** Judas kiss ***


Capitolo 6: Judas kiss - parte 1


Knuckles Hoxha:

-I wanna love you,
But something’s pulling me away from you
Jesus is my virtue,
Judas is the demon I cling to
I’m just a Holy Fool, oh baby he’s so cruel
But I’m still in love with Judas, baby
I’m just a Holy Fool, oh baby he’s so cruel
But I’m still in love with Judas, baby-

(From Judas by Lady Gaga)



SHADOW ZIEGLER

Dovevano tornare in classe, era passata più di un ora  e sicuramente i professori si sarebbero insospettiti.
Silver era uscito prima di lui e Jet, la professoressa aveva mandato Sonic a richiamarlo, dicendo che bastava una persona per sorvegliare Jet, eppure aveva richiamato quello sbagliato, dato che non essendo ceca, anche lei avrebbe dovuto notare quanto fossero legati quei due.
-Senti, io sto bene, non c’è bisogno che tu stia qui.. Puoi tornare in classe.-
Disse, abbassando lo sguardo.
Da quando Silver aveva lasciato la stanza era caduto il silenzio più assoluto.
-Sai che in questo momento sembri abbastanza normale?-
L’altro alzò lo sguardo verso di lui, storcendo leggermente le labbra.
-Perché, di solito no?-
-Per niente.. A volte sembri tanto depresso, a volte molto disturbato e altre.. Strano.- Jet piegò la testa di lato e ridacchiò – Strano come?-
-Strano.. Strano, non so se dovresti prenderla come un offesa o no.-
-Dici di me.. Vorrei solo farti sapere, che la prima volta che ti ho guardato negli occhi, ho visto confusione, e quella faccia da duro che ti sei creato, con me non funziona affatto, vivo ogni giorno in un corpo e in una testa tormentata, io non sono solo io.. Sembrano così reali le mie diverse personalità, e sembro così falso agli occhi degli altri.. Sei bravo a recitare, ma io so riconoscere una maschera ormai, ne ho così tante addosso e non le vorrei, te lo giuro..- Disse, passandosi le mani sul viso e sospirando.
-I tuoi discorsi sono talmente deliranti che mi fanno venire mal di testa.- Disse, ghignando e girandosi dalla parte opposta, non voleva fargli capire che ci aveva preso in pieno.
-Ma a quanto pare riesci lo stesso a capirli.-
-Sei un debole Jet.- Gli disse, dopo un attimo di silenzio.
-Si, lo so.. E mi comporto anche come una vittima di merda, perché mi sono arreso.-
-E perché mai? Vuoi veramente smettere di provarci?-
-Ho già smesso da un pezzo.-
-Ho notato.- Disse, fulminandolo con lo sguardo e afferrandogli un polso.
Jet lo guardò per un attimo spaventato, poi abbassò lo sguardo e rimase a fissare quella cicatrice che giaceva sul suo polso con tristezza.
-I-io.. – Puntò lo sguardo altrove – Me ne vergogno.-
-E fai bene, non ne valeva la pena.-
Jet si strattonò via dalla sua presa.
-Lo dici proprio tu? Perché ti importa? Sono solo una puttana per te no? Se muoio non farebbe differenza, per nessuno.. A parte Silver, e siccome non lo voglio morto mi tocca restare, è l’unico motivo per cui continuo a restare qui su questa terra del cazzo, la sua vita.-
Shadow si sentì in colpa, avrebbe voluto dirgli tante cose, ma rimase in silenzio e l’altro scese dal lettino, prima che uscisse dalla porta però lo prese per un braccio tirandolo verso di se.
-L’ho capito che non sei una cagna.- Gli disse serio- Se vuoi provarci con me fallo pure, sappi solo che sono difficile da conquistare, soprattutto per il fatto che tu sei un maschio, anche se in realtà non è quello il punto..  Se sei maschio o femmina non mi importa veramente, semplicemente io non provo certi sentimenti.-
-Mi stai dicendo che ho una possibilità?- Chiese Jet, sorpreso.
-Si.- Disse, freddo.
-Bene..- Lo guardò, il suo sguardo ora era malizioso, mentre gli appoggiava una mano alla spalla e si avvicinava al suo orecchio con le labbra, provocandogli una forte scarica di brividi, la vicinanza di quel ragazzo per lui era definitivamente dannosa e pericolosa, e lui gli aveva appena dato il via libera per fare ciò che voleva, cosa gli era saltato in testa? – Silv è etero e a lui piacciono parecchio le mie.. Coccole, se così si possono chiamare.. Non ci andrò piano con te.- Terminò la frase lasciandogli un bacio sul collo, che lo fece rabbrividire una volta ancora.
-Che tentatore..- Disse, assottigliando lo sguardo e puntandolo su di lui.
-Credo che sia l’unica cosa che mi riesce bene..-
Gli sollevò il mento e gli sorrise, era un sorriso piccolo, ma pur sempre un sorriso.
-Ti riesce da dio.. Peccato che a me piaccia l’inferno.-
-Oh, ma io vengo proprio da li.. E se vuoi ti ci posso trascinare dentro.. Basta che ti lasci andare.-
Si girò di scatto sbattendolo contro la parte, gli prese le braccia e gliele bloccò contro al muro.
- Sei sicuro di saper giocare con il fuoco?- Jet scosse la testa e ridacchiò.
- Non hai nemmeno controllo su te stesso.. Come credi di poter riuscire a controllare me?-
-Io non voglio controllarti, al massimo posso puntare a scoparti.-
-Woh, ci va giù forte il piccoletto.- Disse, facendo un sorrisetto.
-Guarda che hai la mia stessa età!-
-Ne sei sicuro..?- Disse, assottigliando lo sguardo, Jet non si scompose.
-No, io non sono sicuro di niente.- Sorrise, abbassando per un attimo lo sguardo.
-Meglio, sei bravo ad essere diffidente, ho detto a tutti di avere quattordici anni..-
-Mentre invece ne hai diciotto e ti vergogni di far sapere in giro che sei un somaro?- Strinse più forte la presa sulle sue braccia facendolo gemere.
-Più meno, solo che gli anni sono quasi diciassette e non sono un somaro.-
-Sicuro? Come mai allora stai ancora al primo anno?-
-Motivi miei.- Disse, abbassando la voce e puntando lo sguardo altrove.
Jet si liberò dolcemente dalla sua presa, poi gli prese il viso tra le mani costringendolo a girarsi verso di lui.
-Guarda che lo avevo capito, stavo scherzando.. Magari un giorno mi racconterai di te.- Disse, terminò il discorso accarezzandogli una guancia.
- Ora sei nella tua fase dolce?- Chiese, alzando un sopracciglio.
- Io sono sempre dolce, siete voi altri che non lo capite, e io che ci posso fare?-  Chiese, facendo una smorfia che lo fece ridere.
-Sembri così fragile.. Mi viene voglia di spezzarti.- Disse, prendendolo per la maglia e schiacciandolo alla parete. – Senti stronzetto, non so che cosa tu mi stia facendo ma non va bene, l’ho detto non te la lascerò vinta così facilmente.-
Sentì l’altro deglutire, poi rise.
-E’ così che flirti tu?-
-Io non sto flirtando!- Disse, schiacciandolo ancora di più contro la parete.
-Questo momento sarebbe perfetto per..- Lo interruppe.
-Non provare nemmeno a dirlo, io.. Io non proverei nulla.-
- Come fai ad esserne sicuro?-
-Saresti solo una scopata come le altre, e sinceramente non mi va di distruggerti.- Disse vago, non gli importava veramente, se anche lo avesse distrutto per lui non sarebbe cambiato nulla.
Senza che se lo aspettasse, si ritrovò le labbra dell’altro attaccate alle sue,era un bacio dolce e semplice, cercò di ricambiare, ma era terribilmente insicuro.
Chi era Jet per lui?
Nessuno.
O almeno, per il momento lo era,sapeva qualcosa della sua vita, ma del resto tra loro non c’era nulla.
Lo guardò negli occhi quando si staccò da lui, era impaurito, si portò le mani alla bocca e iniziò ad allontanarsi lentamente da lui, indietreggiando.
Lo aveva baciato senza nemmeno chiedere il permesso,non gli aveva veramente dato fastidio, ma gli avrebbe fatto capire con chi aveva a che fare.
-S-scusami ti prego.. Non dovevo farlo, non so perché l’ho fatto..- Era completamente terrorizzato, e non se lo sapeva spiegare, aveva avuto un cambio repentino di personalità, perché era spaventato se lui ancora non gli aveva detto nulla?
-Mi hai baciato..- Disse con un tono basso e freddo.
-Io non..- Si guardò attorno paranoico, per un attimo vide i suoi occhi spalancarsi, poi lui scattò, lo inseguì, ora sorpreso da ciò che aveva appena visto.
Lo vide entrare in un bagno, lo raggiunse immediatamente bloccandolo per un braccio.
Lo costrinse a girarsi verso di se, era sconvolto.
-Che fai? Mi provochi e poi scappi? Non ho ancora finito con te.-
Poteva sentirlo tremare, si stava sentendo un vero stronzo, ma gli avrebbe fatto capire il suo posto.
- Ti ho chiesto scusa, non farmi del male per favore..-
Lo incenerì con lo sguardo, poi aprì una toilet e lo tirò dentro, l’altro per un attimo perse l’equilibrio, poi lo riprese reggendosi alla parete.
-S-shad..?- Si chiuse la porta alle spalle poi lo sbattè contro al muro, facendolo gemere, gli prese la faccia e gliela bloccò con una mano, poi lo baciò.
Gli infilò la lingua in bocca senza ritegno, lo sentì tremare.
Intrufolò le mani sotto alla sua maglia e lo strinse a se, senza usare alcuna gentilezza, fece tutto in modo rude.
Scese a mordergli il collo,si fermò solo quando lo sentì piangere, solo quando sentì una sua lacrima sulla propria pelle.
Si staccò e lo guardò, l’altro si accasciò a terra piangendo.
Si sentì in colpa, come una morsa che gli attanagliava il petto.
Era stato cattivo con lui e non aveva veramente avuto un motivo.
- Sei ancora convinto di volermi?- Chiese, serio.
Non gli giunse risposta ovviamente, decise di lasciarlo li.
Prima che potesse aprire la porta, l’altro lo fermò.
-Non sei così..-
-Si che lo sono, e per vari motivi non potrei comunque averti tra i piedi, sarebbe troppo rischioso.-
- Se sei così allora scopami, come stavi facendo prima.. Come uno stronzo.- Disse, con la voce leggermente strozzata.
Gli fece pena vederlo ridotto in quel modo per colpa sua, gli fece pena il fatto che gli stesse chiedendo di continuare.
-Volevo distruggerti e invece ti sto facendo del bene..- Disse, uscendo dalla toilet.
Non lo avrebbe distrutto, non sarebbe stato lui la causa del suo annientamento.

Appena fu in classe, si avvicinò a Silver.
-Io ti consiglierei di raggiungere il tuo amico nel bagno al primo piano.. Mi sembrava abbastanza in crisi.- Gli sussurrò.
-Ma.. Non c’eri tu con lui?- Chiese Silver, confuso?
-Beh si, è per questo che è in crisi.-
- .. Cosa gli hai fatto?- Chiese, ora spaventato.
-Nulla di che.. Ma fa in fretta, potrebbe degenerare.-
-Bastardo..- Non aggiunse altro, si alzò e corse fuori dalla classe, lasciando la professoressa sbigottita.
Quel giorno era in vena di fare pazzie e cose che gli avrebbero danneggiato l’esistenza.
Si avvicinò a Sonic ed Amy che stavano chiacchierando, poi prese con se lo zaino di Sonic, e tirò quest’ultimo per un braccio, facendolo alzare.
Sonic lo osservò confuso, ma non disse nulla.
-Scusa Amy,te lo rubo per un po’.- Disse, fulminandola con lo sguardo.
-Stronzo.- Disse lei, sottovoce.
Trascinò Sonic in fondo, appoggiando la sua roba sul banco vicino al suo.
-Che succede?- Chiese, leggermente preoccupato.
Fece un grosso sospiro, poi si girò a guardarlo.
-Ti giuro non so cosa mi sia preso..-
-Se non me lo racconti non posso capire Shad.-
-Ho dato il permesso a Jet di provarci con me.-
-E perché mai?-
-Non ne ho idea!-
-Wow, molto intelligente Shad! Bah.. Poi che è successo?-
-Mi ha baciato..- Sonic aggrottò le sopracciglia, poi lo incitò a continuare. – E poi?-
-E poi.. E poi io l’ho limonato.- Puntò lo sguardo sull’amico, poi aggiunse – Con cattiveria.-
Sonic era letteralmente sconvolto.
-Ma quindi tu sei..-
-NO! Non ne ho idea..- Disse vago. – Io non provo nulla, tutto qui.-
-Oh beh.. Sei strano,ad ogni modo, lui come l’ha presa?-
-E’ a pezzi seduto contro al muro di una toilet.-
-Lo hai trattato così male?-
-Beh.. Diciamo che sono stato un po’ rude.-
-Ed è bastato questo per spiazzarlo?-
-Beh.. L’ho anche morso, e credo di averlo strattonato un po’, ma lui mi ha baciato senza nemmeno avvertirmi!-
-E per questo tu lo fai sentire una merda?-
-E smetti di difenderlo, ha avuto una reazione esagerata.-
-Beh, io mi sentirei una merda se qualcuno mi trattasse così.-
-Ma Amy non lo farebbe mai quindi puoi stare tranquillo no?-
-Chi ti ha detto che io voglia veramente Amy?-
-Beh chi vuoi? Una bella troia come quella la?- Chiese, indicando Sally Acorn.
Se ne stava seduta scomposta su una sedia, i suoi vestiti mettevano in risalto le sue forme, si atteggiava come una diva.
Faceva la cascamorta con i ragazzi più carini della classe, ed usciva con quelli che erano considerati i ragazzi più fighi della scuola.
Aveva i capelli lunghi e rasati da un lato, ed era veramente bella.
Bella per quanto insopportabile, era stato a letto con lei, ma non c’era stato nulla di più tra loro che il sesso.
-No Shad, semplicemente vorrei essere più sicuro, quindi prima di provare certi tipi di relazione, preferisco conoscere meglio la persona che punto, invece di limonarla come uno stronzo in un bagno della scuola.- Capì la frecciatina al volo e ridacchiò.
-Ma io mica l’ho puntato, lui ha puntato me.-
-E tu gli hai fatto del male.-
-Deve capire con chi ha a che fare.-
-Ma tu non sei veramente così, stai usando la tua faccia stronza anche con lui.-
-Quindi? Lui non è nulla per me.-
-Ma allora non illuderlo!-
-Nessuno mi dice cosa fare.. Lo tratterò come mi pare, voglio giocare un po’ con lui.-
-Psicopatico.-
-Rompi palle.-
-Vieni da me oggi.-
-Oh, come mai questa scelta improvvisa?-
-Sono solo.-
-Chiama Amy, no?-
-Amy la vedo domani e oggi non so che fare.-
-Beh, non puoi annoiarti?-
-Ti dispiace tanto venire a tenermi un po’ di sana compagnia?-
-La mia compagnia non è sana.-
-Vorrà dire che correrò il rischio.-
-Se ci tieni tanto..-
-Vieni subito dopo scuola.-
-Ho delle cose da fare.. Vengo più tardi, appena posso.-
Sonic abbassò lo sguardo.
-Ti tirerò fuori da quel casino.-
-E’ pericoloso, non ti lascerò immischiare in certe cose.-
-Oh, stai forse dicendo che Shadow il ragazzo dal cuore di pietra, tiene a me?-
-Forse, cretino.- Sonic ridacchiò e poi gli sorrise.
-Beh, non ti lascerò affrontare la tua vita di merda da solo.-
Suonò la campana della pausa pranzo, Sonic lo salutò, aveva promesso ad Amy di mangiare al tavolo con lei, gli fu grato per non averlo invitato a mangiare con loro, si era ricordato del suo odio nei confronti di persone come lei.

Uscì fuori per pranzo, c’era meno gente e più pace.
Non aveva nemmeno fame,il suo stomaco si era completamente chiuso.
Stava già pensando a quel pomeriggio, odiava andare nella zona più malfamata della città, lo spaventava ed era molto pericolosa.
Non avrebbe dovuto affrontare tutto ciò se solo non avesse avuto quelle due fecce come genitori.
Camminava perso tra i suoi pensieri, poi fu distratto da qualcosa che non gli piacque affatto.
Jet era poco lontano da lui, era solo e se ne stava piegato leggermente su se stesso, aveva le braccia incrociate al petto e si guardava attorno come sempre in modo paranoico.
Un gruppetto di ragazzi che si erano riuniti per fumare gli stavano dando tormento, lo spintonavano e gli urlavano dietro insulti, ma a lui non sembravano dare fastidio, c’era qualcos’altro che lo tormentava.
Ad un certo punto uno dei ragazzi  lo spintonò più forte e gli tirò un pugno in faccia, lo riconobbe, era Mephiles.
Non sapeva che fare, se fosse intervenuto si sarebbe rovinato la reputazione, se non lo avesse fatto probabilmente sarebbe andata a finire male.
Si avvicinò, notando che Jet non si difendeva, li lasciava fare senza dire nulla.
Aveva lo sguardo apatico, e si sorprese quando lo puntò proprio su di lui.
Ma quegli occhi non chiedevano aiuto, in quel momento dai suoi occhi non traspariva proprio nulla.
Lo fece rabbrividire.
Si girò dalla parte opposta e si costrinse a camminare.
Non si girò, anche se la tentazione di correre indietro era forte.
Sapeva di avere sbagliato, non sapeva nemmeno perché stesse trattando così male quel ragazzo, eppure ultimamente non riusciva fare altro.
Gli ritornò alla mente il momento in cui si era ritrovato le sue labbra sulle proprie, erano molto morbide e il suo bacio era stato dolce.
Mentre lui, lui cosa aveva fatto? Aveva solo confermato di essere il mostro che tutti odiavano.
Lo aveva baciato come si bacia una puttana e lo aveva trattato alla pari.
Eppure il suo cervello era così tanto in confusione da non preoccuparsene.
Jet gli stava facendo provare sensazioni mai provate prima, gli stava facendo pensare cose che non aveva mai immaginato di poter pensare, gli aveva fatto conoscere una parte di se che non aveva mai conosciuto prima.
Era spaventato e frastornato, non sapeva cosa stesse facendo.
L’unica cosa che riusciva a fare per tirarsi fuori da certe situazioni scomode a lui sconosciute,era essere stronzo.
Quando finì la pausa pranzo, ritornò in classe di malavoglia, non gli andava di fare lezione, soprattutto non gli andava di passare due ore intere con il professore di matematica.
Fu il primo ad entrare, il professore se ne meravigliò.
-Ziegler, già in classe?-
-Già.- Disse secco, poi si sedette nel suo solito posto in fondo.
Poco alla volta entrarono tutti, tutti tranne Jet, proprio come sospettava.
Dopo ben venti minuti, il prof sbottò.
-Ragazzi, avete visto Hawkers?-
-L’ho visto di fuori, si stava facendo di qualcosa.- Disse Sally, scatenando qualche risata che il professore riuscì subito a placare.
-Signorina, stia zitta per favore.-
-Professore ma io non stavo scherzando.- Disse, era falsissima, ma il professore ci sarebbe cascato comunque se non fosse stato per Silver.
-Non si sta facendo di nulla, è uscito.-
-Può uscire solo se ritirato dai genitori.- Disse il professore, con il solito tono da bravo maestrino.
-Beh, lui è uscito senza, vuole andarlo a prendere lei?-
-No, ma questo gli costerà caro, non le può di certo passare tutte lisce!-
- E cosa vuole fare? Sospenderlo? Sarebbe inutile dato che non ci sarà per tutta la settimana e probabilmente quella dopo.-
-E come mai?-
-.. Cose private.-
- Verranno comunque presi dei provvedimenti per quello che ha fatto.-
Silver alzò le spalle, tornando a scrivere sul cellulare.
Probabilmente stava messaggiando proprio con Jet.
Si spostò, cercando di non farsi notare dal professore e si sedette accanto a lui.
Silver si girò e lo guardò con astio.
-Che cazzo vuoi?- Immaginava che fosse arrabbiato con lui, Jet gli aveva sicuramente raccontato tutto quel che era successo nei dettagli, e sicuramente dal suo punto di vista l’accaduto era anche peggiore.
-Sono una merda con lui, volevo solo chiederti come sta..- Chiese, vago.
-E come vuoi che stia? Bene? Credi che possa essere felice?-
-No, ovviamente no.-
-Sta tornando al centro di salute mentale.. Ho paura Shadow, prima in bagno ha rotto lo specchio, ha iniziato ad urlare e a colpirlo forte, non riuscivo a fermarlo, continuava ad urlare di essere una puttana, ho cercato di bloccarlo e l’unico risultato è stato che mi ha tirato un pugno in faccia, poi è suonata la campana ed è corso fuori, aveva detto di aver bisogno di fumare.. E poi dovresti saperlo no? Mi ha scritto che sentiva tante voci urlare, e che stava vedendo delle ombre spostarsi, poi hanno iniziato a spingerlo ma lui non ci ha fatto caso fino a che non lo hanno picchiato, e poi ti ha visto, ha detto che lo hai guardato e sei scappato via, che codardo.. Mi ha scritto pure che non ce l’ha con te, perché stai nel gruppo con uno di quelli che lo ha picchiato e ha capito perché lo hai lasciato li.-
Si passò le mani sulla faccia, sbuffando.
-Sono una testa di cazzo..  Senti, so che ce l’hai con me, sono incazzato anche io per come mi sono comportato però.. Mi sta facendo.. Mi sta facendo conoscere cose che non ho mai provato, quasi non riesco a riconoscermi quando sto con lui e non so come agire, non voglio fargli del male, non voglio distruggerlo.. Ma se lui continua a provarci con me finirà male, tienilo lontano per favore.-
-Io ci ho provato, ma lui dice che non gli importa di stare male..-
-Ho fatto un casino, non dovevo permettergli di farlo.-
-Ma tanto che ti importa? Per te sarebbe una scopata come le altre no?-
-No, ed è questo il problema.-

SONIC HARVEY

-Pronto?- Accettò la chiamata di Amy, era steso sul letto a fissare il soffitto, mentre aspettava Shadow.
-Hey, senti prima a scuola mi sono proprio dimenticata di dirtelo, dopodomani do una festa a casa mia, voglio invitare più gente possibile e mi stavo dimenticando di invitare l’unica persona che vorrei non mancasse, ci sarai?-
-Certo, non manco mai ad una festa, hai invitato qualcuno che conosco?-
-Beh si, Cosmo e Miles, ho invitato pure gli svitati, e i tuoi fratelli.-
-Sonia come l’ha presa?-
-Abbastanza bene, ha detto che non si perderebbe mai una festa, siete simili in fondo.-
-Beh si, senti, ti va se invito Shadow?- Ci fu un attimo di silenzio totale, sapeva che loro non andavano d’accordo, ma tra tutte quelle persone non si sarebbero visti.
-Se proprio vuoi..-
-Giusto per farlo distrarre.-
-Da cosa?-
-Cose private.-
-Perché mi tieni tutti questi segreti Sonic?- Chiese, ridacchiando.
Aveva una risata dolce e a detta sua stupenda.
-Non sono io a tenerteli, è Shadow.-
-Giusto, vabè dai, invita anche lui.-
-Grazie Amy, sei sempre così comprensiva..- Il campanello suonò, lui scatto in piedi e scese le scale.
-Scusami, ora devo andare.- Disse, frettoloso.
- Perché? Chi c’è?-
-Emm.. Mio padre, dobbiamo andare a fare compere in.. Ferramenta, si esatto la ferramenta, quasi me ne dimenticavo, ciao Amy ci sentiamo!-
Chiuse la chiamata, Shadow entrò senza aspettare che fosse lui ad aprirgli e rise, appendendo il giubbotto all’appendiabiti che c’era all’entrata.
-Ferramenta eh? Perché non le hai detto che ero io? Hai paura che la tua donzella ti guardi in un altro modo sapendo che ti vedi con un mostro?-
Arrossì leggermente e si grattò il collo,era imbarazzato.
-No ecco.. In realtà non lo so il perché, volevo che nessuno ci rompesse le scatole.-
-Perché? Che dobbiamo fare?- Chiese, alzando un sopracciglio.
-Oh emm.. Niente, niente..- Si stava impappinando, e per cosa poi? Perché la presenza di Shadow lo stava improvvisamente mettendo in imbarazzo?
-Sei sicuro di sentirti bene Sonic?-
-Certamente.. Andiamo in camera?-
-Beh si, ameno che  tu non voglia restare tutta la sera qui sull’entrata.-
Si avviò verso la sua stanza, seguito da Shadow.
Si buttò sul letto, Shadow chiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò contro.
Sembrava frustrato e anche molto stanco, notò solo in quel momento che era bagnato fradicio, e che di fuori stava piovendo.
-Shad, vuoi farti una doccia?-
-Non voglio disturbarti..- Alzò lo sguardo al soffitto.
-Ah ma smetti, va in bagno, ti porto qualcosa da metterti.-
Si alzò e prese dei vestiti dal suo armadio, quando si girò notò che Shadow non si era mosso di un millimetro, e lo stava fissando.
-Shad.. Che ti prende?-
-Perché lo fai?- Gli chiese, freddo.
-Fare cosa?-
-Perché mi aiuti? Perché non mi tratti come tutti gli altri?-
Ci pensò un attimo, poi lo guardò, regalandogli un piccolo sorriso.
-Perché quando ti guardo non vedo quello che vedono loro.-
-Sono sbagliato e stronzo, non mi merito nulla, loro vedono quello che sono.. Perché tu no?- Chiese,con insistenza.
-Perché non lo sei!- Esclamò, alzando la voce. – Non sei quella merda di cui tutti parlano, non sei la feccia che tutti pensano di conoscere, io non ho visto mai tutta quella merda in te, mai, nemmeno quando mi trattavi come se fossi il nulla, nemmeno quando mi odiavi a morte, io ho sempre sperato in te, ho sempre pensato che le apparenze non contano e che una persona per capirla veramente devi conoscerla a fondo! Finché non ti conoscerò a fondo Shad, non potrò mai sapere come sei, non del tutto.. Per ora riesco solo a vedere un ragazzo solo,che si difende con mille bugie, ti sei costruito una corazza e non importa se quella corazza fa schifo, io ci ho visto oltre.-
Shadow lo stava guardando meravigliato, con la bocca leggermente dischiusa.
-Davvero sono tutto questo ai tuoi occhi?- Il suo tono era remissivo, era raro vederlo in quello stato.
-Si Shad, tutto quello che ho detto lo penso veramente.- Disse, sincero.
-Grazie..- Gli rispose, abbassando lo sguardo.
-Dai, ora fatti una doccia.-
-Ok..- Gli lasciò i vestiti puliti e lo accompagno in bagno.
L’altro entrò.
Lui rimase appoggiato alla porta, ad ascoltare lo scroscio dell’acqua della doccia, che si andava a mescolare con quello della pioggia.
Intanto pensava.
Negli ultimi giorni si sentiva strano.
Aveva due pensieri fissi in testa, Amy e Shadow.
Ogni volta che chiudeva gli occhi e pensava ad Amy, a quanto fosse carina e simpatica, il pensiero di Shadow si infiltrava prepotentemente.
Non sapeva spiegarselo, quel ragazzo aveva qualcosa che lo attirava, che lo portava a pensare continuamente a lui.
Un fulmine a ciel sereno, anche durante una chiacchierata con amici, o una lezione a scuola, all’improvviso iniziava a pensare : come sta Shadow? Cosa sta pensando? Cosa sta facendo? Cosa gli sta succedendo?
Non poteva però negare che le stesse domande se le poneva su Amy.
Perché in così poco tempo due persone erano entrate a far parte dei suoi pensieri fissi?
Non si accorse del fatto che l’acqua della doccia aveva smesso di scorrere.
La porta dietro di lui si aprì,e lui cadde contro le gambe di Shadow.
Guardò in alto, osservò l’altro che lo fissava confuso.
-Oggi sei strano.-
Si tirò su, ora i loro occhi si trovavano alla pari, più o meno.. Shadow era alto solo qualche centimetro più di lui.
-Scusami, ho tanti pensieri per la testa..-
-Tipo?-
-Tu..- Sussurrò.
Sperò che non lo avesse sentito, ma non fu così.
-Cosa?-
-Niente.- Disse frettoloso, camminò velocemente, nel tentativo di raggiungere immediatamente la sua stanza ed evitare un eventuale contatto visivo con Shadow, si vergognava di quello che aveva detto, se lo era lasciato scappare e non sarebbe dovuto succedere.
Sentiva la presenza dell’altro vicino a se, prima che potesse buttarsi sul letto come suo solito, Shadow gli bloccò un braccio, e lo costrinse a girarsi verso di lui.
-Sonic te la pianti di scappare e mi spieghi che cosa sta succedendo?-
Non riuscì a reggere il suo sguardo, puntò gli occhi al pavimento.
-Non lo so Shad.. E’ tutto così strano, ultimamente riesco a pensare solo ad Amy e .. E a te.-
-In che senso? Che cosa pensi quando.. Quando mi pensi?-
-Tutto.. Come stai, cosa fai, cosa ti sta succedendo, tutto.-
-E quando pensi a lei?-
-Le stesse cose, ma lei che c’entra scusa?-
-Lei ti piace Sonic?-
-Si, molto..-
-Allora dovresti pensare solo a lei, io non c’entro nulla.-
Tornò a guardarlo.
-Ma Shad.. Ci ho provato ok? A non pensarti, ma non ci riesco.. Scusami.-
-E di cosa ti scusi? Anche io ti penso, non c’è niente di male.-
-Ne sei sicuro?- Gli chiese, stendendosi sul letto e controllando l’ora sul display del cellulare, non che gli servisse sapere l’ora, era solo un azione abituale.
-Si, credo che possiamo stare tranquilli.-
Si spostò un po’ di lato, e gli fece segno di sedersi con la mano.
Shadow si stese accanto a lui, alzando lo sguardo al soffitto.
-Bello il soffitto eh? Ormai io non faccio altro, guardo il soffitto e penso, penso e guardo il soffitto, la mia vita sta diventando terribilmente monotona.-
Shadow si girò verso di lui.
-Se vuoi possiamo dare una svolta alla tua vita da osservatore di soffitti, però poi dovresti scusarti con Amy.-
-Credo di non avere afferrato il discorso..- Disse, aggrottando le sopracciglia, si mise steso su un fianco,e guardò Shadow, in attesa di una spiegazione più chiara.
-Da quando Jet ha iniziato a darmi quel tipo di attenzioni, ho iniziato a provare un sentimento.. Strano, è una cosa che non mi so spiegare e non l’ho mai provato prima.. E quando sono con te questa cosa è più forte.. Quindi ho iniziato a pensare a te e a per quale cazzo di motivo sto provando queste strane sensazioni, e tu mi hai detto che pensi spesso a me e che la tua vita è monotona, la mia vita fa schifo quindi io pensavo che- Lo interruppe, con uno scatto felino gli fu addosso e lo baciò, era un bacio abbastanza intenso anche senza usare la lingua, Shadow lo ricambiò, poi lo allontanò leggermente e lo guardò male.
Il suo istinto gli stava facendo fare cazzate, avrebbe dovuto fermarsi o avrebbe rischiato fin troppo.
-Ma insomma, qual è il vostro problema? Perché saltate subito alle labbra così? Mi hai spaventato cazzo!- Esclamò, leggermente sconvolto.
Non gli rispose, pensò ancora al bacio che gli aveva appena dato.
Si era sentito finalmente in pace.
Tutti quei pensieri quindi,lo attanagliavano per quel bacio? Era quello che gli serviva per risolvere i propri dubbi?
Se era veramente così, sarebbe andato a fondo, non voleva assolutamente continuare a tormentarsi con il pensiero di Shadow in testa.
-Shad.. Per favore taci e lasciati andare.-
-No, nessuno mi dice quello che devo fare.-
Si fermarono per un attimo, ad osservarsi, a studiarsi.
Shadow scattò, si alzò e scambiò le loro posizioni, facendolo cadere con la schiena al materasso.
Deglutì, ora leggermente preoccupato.
Gli venne in mente quello che gli aveva raccontato di Jet, di come lo aveva trattato, avrebbe fatto lo stesso con lui?-
-Ti sei messo in un bel casino, testa blu.-
-Che vuoi farmi?-
-Nulla di troppo spiacevole..- Disse, ghignando.
Gli bloccò i polsi accanto alla sua testa e scese a baciargli il collo.
Rabbrividì, era preda di quel ragazzo che si stava rivelando veramente capace.
Non gli importava del fatto che sarebbero rimasti segni evidenti sul collo, in quel momento si sentiva in paradiso e sarebbe voluto rimanere in quel torpore per sempre.
I baci di Shadow erano dolci e voraci allo stesso tempo.
Non aveva mai immaginato di poter arrivare a fare certe cose con un ragazzo, e provare anche così tanto piacere.
Sapeva di non essere gay, gli piacevano le ragazze.
Ma gli piaceva anche Shadow, era sicuro che gli piacesse, perché quello che stava sentendo, quello che provava per lui era reale.
La situazione si stava scaldando notevolmente, poteva sentire l’erezione di Shadow contro la sua, non ci volle molto prima che l’altro gli togliesse la maglia.
A petto nudo si sentì vulnerabile, infatti Shadow partì subito all’attacco.
Gli succhiava ogni centimetro di pelle, facendolo gemere senza ritegno.
Si sentì sollevare di peso, era seduto sulle sue ginocchia ora.
I loro respiri erano affannati, si osservarono.
Erano entrambi rossi in viso e leggermente sudati.
Non si doveva fermare, ritornare alla realtà lo fece crollare.
Si accasciò su una sua spalla, gli veniva da piangere.
L’altro lo strinse,accarezzandogli da schiena lentamente.
-S-shad.. Non so cosa sta succedendo, non so se è la cosa giusta, io.. Fa come vuoi, prendimi pure in giro e ridi di me ma io.. Io ho paura.- Lasciò uscire le lacrime.
Lui non piangeva praticamente mai, stava provando tante sensazioni contrastanti.
Aveva paura, paura di quei sentimenti per lui nuovi, paura di che cosa sarebbe successo se avesse continuato, paura di stare sbagliando.
Aveva paura che Shadow lo stesse prendendo in giro, che lo usasse una sola volta, come un giocattolo usa e getta.
Aveva paura di provare quelle sensazioni per un altro ragazzo, e aveva paura di trovarsi incastrato tra una scelta difficile: lui o Amy.
Pianse forte, sfogandosi e bagnando la spalla di Shadow, che aveva continuato ad accarezzarlo.
-Sonic, cerca di calmarti, adesso ci facciamo una bella chiacchierata, ci sono varie cose da mettere in chiaro, soprattutto dopo quello che è appena successo.. Ascolta, tu vuoi aiutarmi e te ne sono grato.. Ma anche io per darti qualche dritta ci sono, ok? Ora sfogati, poi ne parliamo.-
Annuì, e rimase li, abbracciato a lui, con la testa nell’incavo della sua spalla.

Dopo una decina di minuti, scese dalle sue ginocchia e si sedette davanti a lui a gambe incrociate.
-Shad..  Non so cosa mi stia succedendo, davvero..-
- Non preoccuparti, cos’è che ti spaventa?-
-Tutto in questo momento, sono molto insicuro per queste cose.. Non ho mai fatto niente, e mi stavo per spingere oltre, con un altro ragazzo poi, ma alla fine non posso lamentarmi perché tu mi piaci ed è evidente, ma mi piace pure Amy, e io non so cosa dovrei fare, se ora ti lascio andare poi starò male e non voglio, a me non piace stare male, e non mi piace arrendermi, ma io sono inesperto ancora e.. Non so proprio come fare, o come reagire a questi sentimenti.-
- Per essere inesperto non ti devi preoccupare, non c’è nulla di male, pensa io la prima volta che sono stato con una ragazza non sapevo che fare e quella se ne è andata perché la annoiavo.- Confessò, ridacchiando. – Mi va bene se ti piaccio, e se sei confuso perché ti piace pure Amy, sappi che è normale.. Lei ti ha conquistato, solo non riesco a capire cosa tu possa provare per me, ad ogni modo, ora devo porti davanti ad una decisione..- Disse, serio.
-Dimmi.- Era teso come la corda di un violino, cosa gli avrebbe chiesto?
-Questa cosa.. Quello che sta succedendo tra noi, non sta in piedi Sonic, e non deve per forza essere una cosa ufficiale, ma se vuoi possiamo portarla avanti, se ti va, sappi che ci sono vari limiti, con me.-
-Quali?- Chiese, tentando di rilassarsi, ma la voce gli tremava.
-Per prima cosa nessuno deve sapere di quello che facciamo, i miei genitori sono estremamente contro a certi tipi di relazione, e rischierei troppo.
Per seconda cosa, devi veramente sapere chi è la persona che hai davanti.. Mi chiamo Shadow Ziegler, ho quasi diciassette anni, e sono stato con tante, tantissime ragazze.. Io non ho mai provato nulla, ho pensato di essere gay, ma anche con ragazzi non ho provato assolutamente niente, ero giunto alla conclusione di non provare sentimenti, di essere.. Asessuale ecco, ma poi quel matto di Jet ha iniziato a darmi quelle strane attenzioni e.. Non lo so, ho sentito qualcosa di diverso, ho provato qualcosa con lui, ma credimi.. Non è lui che voglio, non mi sto dichiarando a te o cose del genere, dico solo che me lo fai alzare se provo a fare fantasie sessuali su di te, e.. E ti vedo come un amico, considera il fatto che non ho mai veramente avuto qualcuno accanto, e potrai capire quanta importanza inizi ad avere nella mia vita di merda.- Rimase senza parole, era leggermente sconvolto, ma felice e soddisfatto delle parole che Shadow gli aveva detto.
-Perché mi hai mentito sulla tua età? Del resto.. Sono felice di essere qualcuno per te.-
-Mi vergognavo.- Disse, sincero.
-Perché? Ci sono molti ripetenti..-
-E sono tutti stupidi, non volevo essere visto come un somaro, è dai tempi delle elementari che mento a tutti sulla mia età, purtroppo la mia situazione in famiglia mi ha fatto perdere degli anni.. Ma non parliamone ora, torniamo alle faccende serie.. La vuoi portare avanti questa relazione instabile o no?-
-Beh.. Dal momento che dobbiamo tenerla nascosta a tutti, non credo possa creare problemi a nessuno dei due quindi.. Si.-
-Sei sicuro? Guarda che sono il ragazzo cattivo e cupo della scuola.- Gli disse, facendolo ridere.
-Si che sono sicuro.. Mi piaci, a te va bene, non vedo perché mai dovrei rinunciare.-
-Molto bene.- Shadow ghignò – Allora non ti dispiacerà se faccio così.-
Lo travolse, letteralmente, si trovò ancora una volta con le spalle al materasso e Shadow addosso, le labbra unite in un bacio focoso e il cuore a mille.
Anche solo toccarlo gli dava delle forti scariche di adrenalina e brividi.
Sentiva le sue mani sfiorarlo e accarezzarlo freneticamente su tutto il corpo, mentre gli baciava e gli succhiava ogni centimetro di pelle.
Ormai non riusciva più a contenersi, si lasciava scappare i gemiti e aveva il fiato corto.
Shadow gli avvicinò le labbra ad un orecchio, facendolo rabbrividire una volta ancora.
-Con me puoi scatenarti..- Quel tono di voce basso e leggermente roco lo fece eccitare, se possibile, ancora di più.
Non oppose più alcuna resistenza, lasciò che l’altro prendesse completamente il controllo.
Inarcò la schiena quando la sua mano calda fece contatto con il suo membro, da quel momento in poi non capì più nulla, si perse in quel torpore piacevole, sperando che non finisse mai.

Alla fine, si era addormentato, sfinito.
Quando aprì gli occhi, non vide Shadow al suo fianco, si tirò su e notò che era appoggiato alla finestra, stava fumando e guardava il cielo, era sera inoltrata, doveva avere dormito parecchio.
Si alzò, e lo affiancò.
-Non sapevo fumassi..-
-Non sapevo che una sega potesse stenderti per due ore.-
Si guardarono e risero, lui arrossì.
-Quasi non riesco a crederci. – Disse, sincero.
Shadow si girò verso di lui e lo baciò, era un bacio leggero e lui lo ricambiò contento.
-Poi mi dirai chi ti fa godere di più tra me e Amy..- Gli disse, con un sorrisino malizioso.
Lui abbassò lo sguardo e si schiarì la voce.
-Cretino.. A proposito di Amy, fa una festa dopodomani, ci sarai?-
-E’ stata una tua idea invitare anche me, vero?-
-Si.-
-Immaginavo.. Ci sarò, per te.-
-Perfetto, per comodità, potresti fermarti a casa mia dopo scuola, e quando è ora andiamo da lei, così non devi impazzire per trovare casa sua.-
-Sarebbe perfetto, grazie mille belle chiappe, credo che ti darò questo soprannome d’ora in poi.- Disse, spegnendo la sigaretta e gettandola fuori, poi si girò e gli diede uno schiaffetto sul culo, prima di tornare sul letto.
-Hey!-
-Si, belle chiappe?-
Prese la rincorsa e si buttò su di lui, cercando di colpirlo, con l’unico risultato di trovarsi bloccato contro al materasso.
-Cosa vuoi fare?- Chiese Shadow, schernendolo scherzosamente.
-Volevo colpirti, ma dimentico che sei più forte e più agile di me.-
L’altro mollò la presa ridendo, gli passò una mano tra i capelli e lui lo guardò.
-Che pazzia..-
-Mi piace questa pazzia.- Disse Shadow, mettendolo a tacere prima che iniziasse di nuovo a farsi paranoie.
-Piace anche a me,Shad.-

BLAZE CHANDER

Quella notte per lei era finita.
Tutti i pensieri negativi che reprimeva ogni giorno la stavano soffocando, la stavano uccidendo lentamente da dentro.
Quando si buttò da quella finestra non stava nemmeno ragionando, le sembrò l’unica scelta possibile in quel momento.
Quando riaprì gli occhi in ospedale e vide Wave accanto a se le venne da piangere.
Perché era ancora li? Perché non poteva andarsene e basta?
-Blaze! Che cazzo ti è passato per la testa? Ascoltami bella- La interruppe, fulminandola con lo sguardo.
-No, ora tu ascolti me.. Tutti questi anni li ho passati a patire come un cane e a reprimere tutto dietro la musica, dietro gli eccessi, dietro la rabbia.. Ogni sera prima di andare a dormire il mio pensiero fisso era quello di scomparire,senza lasciare traccia.
Io non ci voglio più stare in questo mondo, la depressione mi sta soffocando, Max mi sta soffocando, tutto mi sta schiacciando lentamente a terra.
Sorrido, faccio la dura, rido in faccia alla vita e poi cosa sono io? Chi sono io? Quanto valgo io? Nulla Wave, nulla! Sono solo la faccia di una maschera costruita da me stessa per riuscire magari, a convincermi della stessa bugia che da anni sto raccontando a tutti.
Ma non ci riesco, quando arriva la notte e rimango sola con la vera me io piango, quasi mi dispero perché mi faccio schifo, non mi piace chi sono, non mi piace chi vorrei essere, non capisco più nulla.
Tutto quello su cui mi appoggiavo sta lentamente svanendo e io resto vulnerabile, come farò adesso a proteggermi da me stessa? Come farò a resistere ad ogni colpo? Quando è giorno ci sei tu e non ho paura, ma quando arriva la notte e sono sola, al buio.. Io perdo il controllo e mi spavento, mi spavento di ogni piccola cosa, spesso non dormo perché la mia stessa testa mi tiene sveglia, quello che ho fatto ieri notte.. Quello che ho fatto è solo un riflesso di quello che provo dentro, mi sono lasciata andare per un attimo e quello che provo veramente, quello che voglio veramente è andarmene, questo mondo non fa per me.. E mi sento una merda per averti tenuto nascosti tutti questi sentimenti, mi sento un mostro per non averti fatto conoscere questa parte di me, perdonami Wave… -
Le salirono le lacrime agli occhi, Wave la osservava dispiaciuta, probabilmente si stava ponendo mille e più domande in quel momento, le aveva confessato tutte quelle cose tutto di un fiato, era colpo forte per Wave, che le era sempre stata accanto, scoprire che la sua migliore amica le aveva mentito su buona parte della sua vita.
La sentì parlare al telefono con Knuckles, aveva l’aria molto cupa e quando buttò giù le disse che sia lui che Tikal sarebbero venuti a trovarla dopo scuola, si sentì sollevata sapendo che qualcuno pensava a lei, oltre alla migliore amica.
-Scusami Wave.. Sono stata una grandissima stronza a non parlartene, ma non ci riuscivo..-
-Non preoccuparti, lo capisco.-
-Sei arrabbiata con me?-
-Non potrei mai essere arrabbiata con te, anche se quel che mi hai detto è stato leggermente pesante e adesso sono un po’ scossa, ma non preoccuparti.. Mi abituerò all’idea della mia migliore amica metallara e pimpante che in realtà ha tendenze suicide e pensieri estremamente depressi mescolati ad una buona dose di vita di merda.-
Scoppiò a ridere, lei sapeva sempre come sdrammatizzare qualsiasi situazione.
-Ho appena provato a suicidarmi e già mi prendi in giro?- Chiese ridendo.
-Esatto, non ho di meglio da fare.. A parte prepararmi questa bella bambina.- Disse, tirando fuori l’erba, un filtro e una cartina lunga.
-Sei sempre la solita.. Allora, sei pronta a conquistare la tua bella donzella?-
-Intendi Tikal? Sempre pronta per quel bel bocconcino succulento..-
-Così sembra che te la vuoi mangiare.-
-Amo il cibo, è normale che quando sono attratta da una persona inizio a paragonarla a quello.- Disse, era seria.
-Quanti viaggi mentali ti fai per affermare certe cose?-
-Di certo non viaggi che contemplano l’idea di volare giù dalla finestra della mia camera mentre la mia migliore amica dorme beata.- Concluse la frase chiudendo la canna e riponendola in tasca.
-Molto divertente.- Disse, tirandole uno sguardo di fuoco.
-Su, non prendertela, continuerò a sfotterti per il resto dell’anno riguardo a quello che è successo sta notte.-
-Si lo so, lo so.. Non farmici pensare.-

Quando Knuckles e Tikal arrivarono quel pomeriggio lei era già in piedi, tutta ingessata, ma non le andava di arrendersi e restare ferma in un letto, in ospedale per di più.
Knuckles la abbracciò, Tikal la salutò con la mano.
-Ci hai fatti spaventare, non lo fare mai più per favore.-
-Farò de mio meglio Knucks, farò del mio meglio.- Disse, sincera.
Non gli aveva mentito, voleva veramente provare a stare meglio, lei puntava alla felicità, anche se era pienamente consapevole del fatto che era quasi impossibile trovarla, quindi spesso preferiva pensare a farla finita, che era più semplice e pratico.
Restarono assieme fino a notte, si raccontarono di tutto e di più, dalle cose più stupide a quelle più serie.
Stavano bene assieme, quei suoi amici erano tutto ciò che lei aveva sempre desiderato, eppure ormai non bastavano più loro per soffocare tutto il male che la circondava ogni giorno della sua vita.
Quando calava la notte tutto il peggio tornava, senza curarsi del fatto che ci fosse qualcuno li con lei o meno, sorrideva, ma dentro stava bruciando.

SILVER  ÅKESSON

Appena suonò la campana dell’uscita, si gettò in strada e corse più forte che potè, Jet gli aveva scritto che si era fermato al parco perché non riusciva a continuare.
Impiegò mezz’ora per raggiungerlo, Jet lo notò e si avvicinò a lui.
-Silv, pensavo che ci avresti messo di più, hai corso?-
-Si,per te potrei anche perdere un polmone.. Sei di nuovo ridotto di merda, che stronzi.- Jet alzò le spalle. –Non importa, ora andiamo.. Mi sono ripreso, dovrei riuscire ad arrivare tranquillamente al centro.-
Jet era più cupo del solito, e ciò lo rese triste.
-Mi dispiace per Shadow.. Io ho cercato di farti capire Jet, ma tu sei testardo.-
L’altro gli camminava davanti, con le mani in tasca e la testa china.
-Non importa, davvero, non importa.- Disse secco, tirando fuori una canna dai pantaloni.
-Hey, dove l’hai presa?- Chiese sorpreso, era convinto che le loro scorte fossero finite.
-Ho comprato la roba, non ne potevo più.-
-Ma avevamo promesso che non ne avremmo fumate più, almeno per un bel po’.-
L’altro accese la canna e si girò a guardarlo.
-Bene, e io rompo la promessa, odiami se vuoi.-
Accelerò , ora i suoi passi erano veloci e frettolosi, aumentò il passo anche lui, affiancandolo.
-Non ti odierei mai per una cosa così stupida, coglione.-
-Vuoi fare un tiro?-
-Non tentarmi.-
-Come vuoi..- Rallentò, fino a camminare sconsolato, calciò un sassolino con rabbia e si fermò, si sedette a terra con la testa tra le mani.
Si fermò pure lui, ad osservarlo.
Tirò fuori una sigaretta, sapeva che entro qualche secondo sarebbe esploso, avrebbe pianto ed urlato,  ci sarebbe voluto parecchio tempo, e pazienza da parte sua.
La accese e fece un tiro, soffiò il fumo verso l’alto, formando una nuvoletta.
-E’ inutile far finta di essere forte.. Sono un coglione, e Shadow mi ha fatto male, non fisicamente, mi ha ferito dentro, ma io non voglio nemmeno ammetterlo perché mi sento troppo una merda,e adesso ho il cuore che mi batte così forte che ho paura che esploda, S-silv..- L’altro si strinse di più su se stesso, stava tremando, sentiva il suo respiro irregolare, ed affannato.
Si abbassò, gli prese una mano, lui la strinse forte, mentre iniziava a dondolarsi leggermente, nemmeno piangeva, stava solo stringendo forte gli occhi e i denti, senza lasciare fuori le lacrime, quella tipica azione che si fa quando si è frustrati, e non si sa se piangere o essere arrabbiati.
Gli stava stringendo la mano con una forza tale da farlo gemere leggermente, ma in realtà era abituato alle crisi di nervi dell’amico, sapeva che se non ci fosse stato lui,con quella forza avrebbe stretto una sua coscia o un suo polpaccio, infilandoci dentro le unghie e soffocando un grido disperato, assieme alle lacrime.
Esattamente come stava facendo in quel momento, non permetteva alla sua voce di uscire, o qualcuno avrebbe chiamato il centro e tutto sarebbe andato peggio.
La crisi di nervi sembrò scemare, infatti lasciò uscire le lacrime copiose, segno che sarebbe presto finita, o rincominciata peggio.
Gli mise dolcemente una mano dietro la testa, tirandolo a se e facendogliela appoggiare contro alla sua spalla destra,lasciò che le sue lacrime lo bagnassero, mentre gli accarezzava la schiena, lo notò ficcare le unghie nel terreno e stringerlo forte, a quel punto urlò, sapeva che le unghie rifatte potevano fare veramente male se si rompevano nel modo sbagliato.
Lo costrinse a sollevare la mano, stava uscendo del sangue dalle dita, due unghie si erano staccate quasi fino alla base, rabbrividì nel vedere la carne viva, piena di sangue.
-Jet, torniamo al centro, per favore..-
L’altro annuì e si tirò su, tremante.
-Guidami tu, t-ti prego..-
-Sono qui, non avere paura.-
-Ho paura comunque, mi stanno per sparare della corrente elettrica nel cervello..-
-Devi essere forte, ti tirerò fuori da questo casino.-
-Non devi metterti nei guai per me Silv, tu devi andare avanti, io sono perduto tu invece hai ancora delle speranze, perché non mi abbandoni e basta?-
-Perché sei tutto ciò che ho.-

Rimasero in silenzio a lungo, ad ascoltare il vento gelido che li faceva tremare e gli scompigliava i capelli con violenza.
-Fa freddo..- Disse Jet, stringendosi di più a lui.
-Resisti, manca poco.- Disse, stringendo l’amico e facendo un tiro dalla seconda sigaretta che si era accesso, era molto teso, quel posto gli metteva sempre tanta ansia, ogni volta che sapeva di doverci mettere piede andava fuori di testa.
Dopo poco, raggiunsero la porta principale di quell’edificio tanto odiato.
Entrarono, e si trovarono davanti la Kitcher, non fecero nemmeno in tempo a fare due passi.
-Siete in ritardo.- Era arrabbiata, bastava guardarla negli occhi per capirlo.
-Ci scusi, abbiamo avuto dei problemi a scuola.- Tentò di essere convincente, lei non gli credeva nemmeno quando diceva la verità.
 -Si, lo so, mi ha chiamata la preside in persona per dirmi che Jet è uscito senza permesso a metà giornata.-
-Signora.. La prego mi creda, io non voglio assolutamente fare il teppistello, non voglio andare male a scuola o mancare di rispetto ai professori, non ce la facevo più, la mia testa stava facendo quel cazzo che le pareva, mi sono sentito una nullità per tutta la mattinata e a pranzo mi hanno preso a botte, mi hanno preso a botte anche appena sono arrivato, io non ce la facevo più, non volevo tornare in classe e fare la figura del ritardato sfigato, non stavo nemmeno ragionando e tutto quello che sono riuscito a fare è stato scappare via, ed è stato comunque orribile… Signora Kitcher.. Vorrei implorarla di salvarmi, ma anche lei adesso sta dalla parte di quelli che vogliono farmi del male, non so più cosa fare, non capisco più nulla ormai..- Era stremato, le passò oltre, dirigendosi nella loro stanza.
Sia lui che la Kitcher si fermarono ad osservarlo mentre se ne andava via lento e traballante.
-Ci pensi, prima di prendere delle decisioni estreme, Jet non è cattivo e nemmeno stupido.. Ha solo bisogno di qualcuno che lo aiuti e che lo guidi, io cerco di farlo al meglio ogni giorno, lei invece ha smesso di farlo, è diventata un altro dei sui problemi, sia io che lui contavamo su di lei, sul suo aiuto.. Ora siamo soli,contro ad un mondo che non ha nulla da darci, a parte odio e paura.-
La superò, senza degnarla di uno sguardo.
-Di a Jet di essere da me per le sette, ha un'altra seduta.- Gli disse, fredda.
Quel suo modo di fare lo faceva sentire impotente, qualsiasi cosa lui dicesse o facesse, non sarebbe cambiato nulla, la Kitcher aveva il coltello dalla parte del manico, lei poteva fare tutto quello che voleva, non importava quello che lui aveva da dire.
Lo stesso valeva per tutto il mondo attorno a lui.
Non andò subito nella sua stanza, aveva una seduta dallo psicologo ed era pure in ritardo.
Tentò di non pensare a nulla, doveva fare finta di stare bene, doveva mentire.
Sapeva che non era la cosa giusta, ma non voleva finire come Jet, doveva restare in piedi per reggere entrambi, anche se quella maschera non sarebbe durata per molto, sentiva già il muro di menzogne che aveva costruito in tanti anni iniziare a sgretolarsi.

Lo aveva tenuto dentro per due ore buone,era stanco, quasi esausto.
Corse nella sua stanza.
Quando entrò notò che era tutto molto in confusione, e che Jet non c’era.
Notò una chiazza rossa sulla coperta dell’amico, e gli venne un brutto presentimento.
Inoltre si accorse solo dopo un po’ della puzza di alcol.
Aprì la porta del bagno con il cuore in gola e lo trovò nella vasca, era del tutto  bagnato, aveva addosso solo i boxer e la canottiera bianca che avrebbe dovuto indossare per la seduta, se ne stava chiuso su se stesso e dondolava.
-Che cazzo hai combinato? Vuoi farti rinchiudere cretino?-
Si avvicinò, l’altro si spostò di scatto, schiacciandosi contro un angolo della vasca.
-Hey.. Sono io, non mi riconosci Jet?-
-Vattene..- La sua voce era roca e strozzata.
-E ti lascio da solo in questo stato? Coglione..-
-VATTENE!- gridò, scattando in piedi  e saltandogli al collo, cadde preso alla sprovvista,Jet gli era addosso e sbatteva forte i pugni contro al suo petto.
-MANDALO VIA, MANDALO VIA CAZZO!-
Notò che aveva tutte le dita sporche di sangue, il quale gli colava anche dalle gambe, stringeva forte i denti cercando di reprimere forti gridi di rabbia, il trucco sciolto sulla sua faccia sconvolta e deturpata rendeva quello spettacolino anche più raccapricciante.
Cercò di ribaltare le posizioni, quando ci riuscì gli si sedette velocemente sul ventre, bloccandolo a terra, riuscì ad afferrargli le braccia e a bloccare pure quelle.
-BASTA!- Gridò, cercando di sovrastare i suoi urli che ormai faticava a trattenere.
-Non ce la faccio più.. E’ TROPPO FORTE SILV, IO NON CE LA FACCIO PIU’, TI PREGO LEVALO DALLA MIA TESTA! Voglio essere normale.. -
-Sappi che ubriacandoti non lo mandi via..- Si guardò attorno, notò vari barattoli di pillole aperti. – E nemmeno con i farmaci, e smetti di sfogare la rabbia su di te, ti sei di nuovo aperto le gambe con quelle unghie di merda che ti ritrovi.-
Sentì l’altro farsi sempre meno rigido, fino a calmarsi quanto bastava per respirare.
-Mi fanno male..-
-Che cosa?- Chiese, dopo aver sospirato.
-Le gambe.. E anche le braccia.-
-Le braccia?- Gliele controllò, notò i segni lasciati dalle unghie poco più in giù delle spalle, le aveva letteralmente infilate dentro alla carne.
-Uff.. Tra poco devi essere giù alla seduta, ti do una sistemata.- Era stremato, aveva aperto la bocca per ribattere ma la richiuse subito senza dire nulla, lo prese in braccio, passandogli un braccio sotto le spalle e uno sotto le ginocchia, lo appoggiò sul proprio letto e rimase un attimo a guardarlo.
Era sciupato, aveva le labbra secche e rovinate, ciò era dovuto al fatto che se le mordeva  continuamente e in modo compulsivo.
Gli occhi erano rossissimi e gonfi.
Gli diede una ripulita e lo medicò dove era necessario.
-Per favore, smetti di farti male.-
-Qualche settimana fa ero io ad implorarti della stessa cosa..- Si mise in posizione fetale, stringendosi alle coperte. – Ho freddo..- La sua voce era ridotta ad un filo.
Lo aiutò a coprirsi, si stese accanto a lui, passandogli una mano tra i capelli, cercando di sistemarglieli almeno un poco.
-Hai presente Amily Rose?-
-Mh.. Intendi miss confetto?-
-Si.. Ci ha invitato ad una festa a casa sua, dopodomani.-
-… Silv..-
-Non fare storie, ci andiamo.-
-Perché?-
-Per stare lontano da qui.-
-E allora ok.. Sarà l’alcol che mi fa parlare, però ok.-
La porta si spalancò, facendolo sobbalzare.
La Kitcher entrò accompagnata da alcuni infermieri, li fulminò con lo sguardo quando li vide a letto.
-Mi sembrava di essere stata chiara, Jet a quest’ora dovevi essere di sotto, non a dormire, per di più nel letto di Silver.-
-Oh, mi dispiace.. Si può fare quella seduta da ubriachi?-
-Hai bevuto?- Jet si tirò su, la Kitcher lo raggiunse.
-Come ti permetti? Pensi di poter fare quello che ti pare?-
-No.. Ma intanto lo faccio.-
- La seduta è spostata, fai solo un altro sgarro e te ne pentirai.-
-Ah si?- Chiese, alzandosi e scendendo dal letto.
Indietreggiò, si mise con le spalle alla finestra aperta.
-Fermati immediatamente, non fare il ragazzino stupido Jet.- Disse, avvicinandosi assieme agli infermieri, appena loro fecero qualche passo, lui scattò sul davanzale.
Il cuore iniziò a battergli fortissimo, sapeva che Jet lo avrebbe fatto senza farsi problemi, soprattutto quando non era lucido.
Un infermiere fu più veloce di lui, si era gettato alla finestra, afferrandolo prima che potesse riuscire a lasciarsi cadere, tirò un sospiro di sollievo ma sapeva che non era finita.
Jet si divincolò fino a liberarsi, dal momento che la Kitcher aveva chiuso la finestra, corse verso il bagno, ma prima afferrò il suo zaino.
Chiuse la porta, li avrebbe rallentati, ma non fermati dato che non si poteva chiudere a chiave.
Entrò anche lui insieme alla Kitcher e gli infermieri.
Jet gli stava puntando un coltellino contro.
-J-jet, smetti.. Non capisci che così non otterrai nulla? Sii furbo..-
-Sta zitto Silv, se qualcuno si avvicina mi ammazzo, MI AMMAZZO.-
La dottoressa fece un passo, Jet appoggiò il coltellino al suo polso.
-Jet, non fare lo stupido.- Disse lei, lui riuscì solo a scoppiare a piangere, rideva allo stesso tempo.
La Kitcher tentò di raggiungerlo, e fu un attimo, lui lasciò scivolare la lama lungo il braccio, gridò, gettandosi accanto a lui, gli strappò il coltellino di mano e lo gettò via.
Strinse forte Jet.
-S-scusa.. Scusa Silv, non lo volevo fare.. Non so perché l’ho fatto aiutami..- Si staccò da lui e lo guardò, era spaventato e non sapeva cosa fare, era stato impulsivo, sapeva che in quel momento era terrorizzato.
Prese un asciugamano e glielo strinse al braccio, gli infermieri lo aiutarono a portarlo fuori, poi lo caricarono su un lettino, lo portarono velocemente fino all’ospedale comunicante con il centro.
Lui rimase indietro con la Kitcher, la vide sconvolta, quella donna era sempre stata fredda e decisa, e in quel momento stava piangendo.

Quella notte ovviamente, di dormire non se ne parlava nemmeno.
Era rimasto sveglio, fino a che non vide sorgere il sole.
La dottoressa Kitcher lo aveva chiamato, dicendogli che Jet era sveglio.
Nell’ospedale c’era un aria diversa rispetto al centro, quasi la preferiva.
Appena entrò nella stanza di Jet, corse da lui e gli si buttò al collo, abbracciandolo.
L’altro ricambiò, leggermente impacciato.
-Ho avuto paura Jet, tanta.-
-Scusami, non riuscivo nemmeno a pensare,sono uno stronzo a farti stare male per ogni cosa.-
Lo strinse più forte, tirando un sospiro di sollievo, finalmente lo vedeva stare meglio,era più lucido.
-Si lo sei ma non importa, io ti apprezzo per come sei Jet, e sono felice che tu sia qui.- Si accoccolò al suo petto, finalmente poteva godersi un attimo di pace.
-Non hai dormito Silv?-
-No..-
-Stai qui con me, puoi usarmi come cuscino.- Si accomodò nel lettino con lui e appoggiò la testa sul suo ventre, chiuse gli occhi e finalmente potè rilassarsi, con Jet che gli accarezzava i capelli e il sole che gli riscaldava la pelle infiltrandosi dalla finestra.
-J'ai presque peur, en vérité,tant je sens ma vie enlacée a la radieuse pensée,qui m'a pris l'âme l'autre été..13- Questa volta fu lui ad iniziare una poesia, anche se la sua pronuncia era pessima, quella poesia gli piaceva.
-Tant votre image, à jamais chère,habite en ce coeur tout à vous,mon coeur uniquement jaloux,de vous aimer et de vous plaire!14- Continuò Jet, il suo modo di recitarla era più teatrale, e la sua pronuncia del francese era dolce e musicale.
-Adoro Paul Verlaine, e J'ai presque peur en vérité  è stupenda..-
-Jet, quelle parole erano rivolte a Shadow?-
-Forse.. Ma non pensiamoci adesso Silv, adesso siamo solo io e te, nessun’altro.. Come è sempre stato Silv, ti voglio bene, grazie di tutto.-
-Grazie a te, riempi ogni giorno la mia vita di merda.-
-Mettendoci ancora più merda Silv.-
-E a me sta bene così.-
Si strinse leggermente più forte a lui, che gli poggiò una mano sulla testa.
-Ora risposati, ne hai bisogno, mon chere.-
-Tu es tres special..15-
-Toi aussi,cherie16.-

Quando si svegliò, era pomeriggio.
Pure Jet si era addormentato, non voleva svegliarlo quindi si alzò con cautela e andò silenziosamente nel bagno di quella stanza d’ospedale.
Svuotò la vescica e poi si ripulì, si sistemò i pantaloni e rimase a guardarsi allo specchio.
Odiava specchiarsi.
Odiava vedere la sua immagine riflessa.
Odiava vedere se stesso.
Quando si guardava vedeva una persona priva di utilità e valore.
Vedeva un ragazzo stupido, vedeva un ragazzo senza possibilità.
Vedeva un ragazzo sciupato, senza futuro.
La porta si spalancò e lo fece sobbalzare.
Si girò a guardare Jet, con un sorriso tirato.
-Ti stavi di nuovo fissando allo specchio pensando a quanto fai schifo?-
-Si.- Disse secco, fece per uscire dal bagno ma Jet lo fermò, la mano con cui lo stava stringendo tremava.
-Stavo pensando ad una cosa..-
-Cosa?-
-Io.. Io riesco a stare bene e sentirmi normale.. Peccato che succeda solo quando mi spingo al limite, quindi credo che lo farò più spesso, non spaventarti.-
Si girò di scatto e lo afferrò per il colletto della maglia, sbattendolo al muro.
-Tu non fai proprio un cazzo,capito?- Non ne poteva più, non riusciva più a sostenere la vita di entrambi.
-Datti una calmata Silv, non ti basterà schiacciarmi ad un muro per fermarmi.-
Jet lo faceva incazzare, soprattutto quando si intestardiva in quel modo.
Stava per sferrargli un pugno, ma a sua sorpresa l’altro lo fermò, senza riuscire a reggere l’impatto, nell’attutire il colpo aveva usato molta forza.
Si portò una mano alla testa e chiuse gli occhi.
-Hey.. Cos’hai?-
-Niente, mi gira un po’ la testa..-
-Vieni a sederti.-
-Non mi va più di stare su quel letto, non preoccuparti Silv, va tutto bene.-
-Non c’è mai nulla che vada bene con te, quindi adesso cerchiamo di capire che hai.-
-E piantala.- Disse, superandolo.
Sospirò e rimase a pensare mentre l’altro faceva i suoi bisogni.
Si ricordò di un fatto particolare a cui non aveva fatto caso in quei giorni.
Jet non mangiava, o se lo faceva vomitava tutto.
Non c’erano molte altre spiegazioni per quei giramenti di testa, oltre all’ubriacatura della sera prima.
-Jet,da quanto non mangi?-
-Un po’, non rompere.- Disse l’altro, sistemandosi i vestiti.
-Jet, sei un rompi coglioni.-
-Non è una novità.-
-Ora mangi.-
-Io dico di no.-
-E io dico di si, non fare troppe storie.-
Lo prese per mano e lo tirò con se,lo avrebbe portato alla mensa, il cibo dell’ospedale faceva anche più schifo di quello della scuola, ma non poteva fare altro.


Parte 2


Wave Rooney:

-Somebody mixed my medicine
I don't know what I'm on
Somebody mixed my medicine
Now, baby, it's all gone
Somebody mixed my medicine
Somebody's in my head again
Somebody mixed my medicine again, again-

(From My medicine  by The Pretty Reckless [ se avete meno di sedici anni cliccate QUI per la canzone, non voglio avere problemi])


MILES PROWER

Era con Cosmo quando Amy la chiamò per chiedere aiuto con gli ultimi preparativi.
Decise di aiutare anche lui, così si diressero assieme a casa della ragazza.
Non conosceva bene Amy, pensò che quella fosse l’occasione giusta per farci amicizia realmente, anche se probabilmente sarebbe stata troppo impegnata ad organizzare tutto alla perfezione e a fare andare ogni cosa per il meglio.
-Non sei eccitato per sta sera?-
-Beh non proprio, piuttosto sono un po’ preoccupato, sai, gli sfigati di solito non partecipano a questo genere di cose.-
Cosmo inchiodò, girandosi verso di lui.
-Ma tu non lo sei Miles.-
-Si che lo sono, e ora non iniziare a fare i soliti discorsi moralisti inutili, io sono un nerd sfigato, e lo sarò sempre per loro, ma ti giuro che essere definito tale non mi crea alcun fastidio, perché hanno ragione, e io non ci trovo niente di male nell’essere quel che sono, sono in pace con me stesso, tutti loro invece hanno costruito le loro vite su fondamenta instabili, e presto si ritroveranno  a fare i conti con loro stessi, staranno male e io gli riderò in faccia, riderò per tutti coloro che si sono lasciati piegare da quei bastardi infami che usano quelli come noi per sfogarsi dei loro problemi da ragazzini del cazzo.-
Cosmo era perplessa e allo stesso tempo stupefatta, probabilmente le sue parola l’avevano toccata.
-Oh Miles! Mi hai quasi commossa.. Io mi sento sempre così male quando ho gli altri ragazzi attorno! Loro sembrano così perfetti.. Eppure il tuo discorso mi ha dato speranza, grazie Miles!- Gli diede un bacetto su una guancia, arrossirono entrambi e rimasero a fissarsi.
-Oh beh.. Ne sono grato, ora però sbrighiamoci, o faremo tardi da Amy.-
-Giusto!- Lo prese per mano ed iniziò a correre, lui ridacchiò e corse con lei, era bello vederla felice, era bello essere felice.

Quando arrivarono davanti a quella villa, rimasero esterrefatti.
Era enorme, circondata da un giardino ben tenuto e altrettanto grande.
Si poteva intravedere una piscina, un fontanella e un gazebo, era un posto da sogno.
Suonarono al campanello, dopo poco Amy gli aprì, il cancello imponente si aprì e loro entrarono leggermente insicuri.
La casa dentro era altrettanto stupenda, vi erano tante stanze ed erano enormi, tutte decorate per la festa, pur sempre mantenendo la loro eleganza originale.
-Wow Amy, vivi in un posto da sogno!-
-Oh, è tutto merito dei miei genitori e dei miei nonni, tutte queste cose se le sono sudate, è per questo che cerco di andare bene a scuola, voglio seguire i miei sogni, loro non sono pressanti, non mi obbligano a seguire le loro stesse orme, però ci tengono che io porti avanti la tradizione di famiglia di guadagnarsi tutto dando il meglio.-
-E’ una bella cosa.- Disse, guardandosi attorno.
-Beh- Disse lei, battendo le mani. –Mi aiutate con le ultime cose?-
-Ovviamente!- Esclamò Cosmo, si misero al lavoro.
Era bello quando si trovavano persone come Amy,poteva avere tutto senza muovere un dito, eppure non era superficiale, e puntava ad impegnarsi, come studentessa, come cittadina, come sognatrice.
In certe cose era simile a lui, anche lui dava il massimo in tutto.
C’era solo un problema.
Rimase a fissare Cosmo mentre decorava una torta e appoggiava le bottiglie di alcol su un tavolo.
Era lei il suo problema, si stava infatuando lentamente di quella ragazza.
Avrebbe dato il massimo anche in quello? Lui non era assolutamente capace in amore.
Amy gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio – Ho visto come la guardi.. Se vuoi, posso aiutarti.-
Rimase un attimo interdetto, davvero era così palese quello che provava?
Pensò per un attimo all’improvvisa proposta di Amy e si disse: Perché no?
-Accetto, cosa vuoi in cambio?-
-Nulla, mi piace aiutare gli altri!-
-Grazie mille Amy, ti sono debitore.-
La ragazza rise, la guardò allontanarsi e tornare alle decorazioni.
Scosse la testa sorridendo, finalmente si sentiva un ragazzo nella norma, e non il solito nerd, quattrocchi, asociale.
 

AMILY ROSE

-Ti sei divertito ieri in ferramenta?-
Chiese a Sonic, che la fece accomodare sul suo letto.
-Emm.. Beh no, una ferramenta non ha nulla di speciale, o almeno, non credo che ci si possa divertire.-
-Ahah, ma io stavo scherzando, era sarcasmo.. Non vedo l’ora che sia domani! Magari balleremo insieme!-
-Ma certo Amy,ci divertiremo.-
Si guardò attorno.
-Hai una bella stanza.. E’ una chitarra quella?- Chiese, indicando una chitarra appoggiata ad un angolo della camera.
-Si, ti devo suonare qualcosa? Potrei inventare una canzone solo per te.-
Arrossì, poi annuì.
Sonic si mise accanto a lei, la guardò sorridendo.
Sembrò pensarci su un attimo, poi iniziò a suonare un motivetto lento e dolce.
Lei si lasciò andare, appoggiandosi alla sua spalla.
- So sweet, like a butterfly.
 Your voice’s like wind blowing, soft, gentle,cold.
I feel so confused right now.
I saw you and I got leery.
Your eyes are like frozen fractals of diamonds.
Oh, what should I do?
When you get close I shiver
You look at me and I loose myself in your smile.
It’s so beautiful when our eyes meet
Everything fades,it’s just you and me
I feel so empty when you go away
I would love you to stay, I would love you to stay.-

All’inizio quelle parole la lasciarono perplessa, era come se non stesse cantando per lei,sembrava quasi che stesse parlando di un'altra persona.
Poi però si tranquillizzò sentendo il resto della canzone, pensò che forse lui la vedeva in un altro modo rispetto a come lei vedeva se stessa.
Quando terminò, lo abbracciò forte.
Lui la strinse, il suo abbraccio era leggermente incerto e impacciato.
Qualsiasi cosa sembrava metterlo a disagio, probabilmente era solo imbarazzo.
Aspettare era la cosa giusta?
Con quelle parole le aveva detto di provare qualcosa per lei, avrebbe dovuto agire il prima possibile,prima di poterlo perdere.
Con tutto il coraggio che aveva in corpo, gli prese la testa tra le mani e lo baciò.
Lo vide spalancare gli occhi per un attimo, poi li richiuse, ricambiando il bacio.
Fu lui ad approfondire quel nuovo contatto tra di loro, la tirò sulle sue ginocchia e continuò a baciarla per un po’, fu lei ad aggiungere la lingua.
Si fermarono dopo circa un minuto, si guardarono negli occhi con il fiato corto.
-W-wow..- Fu tutto quello che riuscì a dire, lui era rossissimo, ridacchiò.
Probabilmente anche lei era rossa quanto lui, se non di più.
-Amy, non prendermi come uno stronzo.. Io per il momento non sono sicuro, non siamo qualcosa di definito.. Voglio capire con certezza quello che provo per te.-
Gli sorrise, comprensiva.
-Ma certo.- Gli disse, accarezzandogli una guancia. – Non preoccuparti, ne abbiamo di tempo per vederci e conoscerci meglio! Ah ecco, volevo appunto chiederti se domani puoi venire a darmi una mano a completare gli ultimi preparativi per la festa, ti va?-
-Oh, avevo detto a Shad che dopo scuola poteva venire da me e che poi saremmo venuti da te, non credo di riuscire a fare tutto.- Disse, leggermente nervoso.
-Oh tranquillo! Chiederò aiuto a Cosmo non preoccuparti.-
-Grazie Amy, sei fantastica.-
-Tu lo sei, e sei pure meraviglioso!-
Per lei lo era veramente, rimase a fissarlo per un po’, ammirando ogni suo particolare.
-Hey, ora che ci penso- La distolse da quello stato di trans in cui era caduta – Non ti sembra un po’ strano che oggi a scuola sia Silver che Testa radioattiva mancavano?-
-Beh non so.. Se non sbaglio Silver aveva detto che Jet non si sarebbe presentato per molto, ad ogni modo li vedo molto male.. Però Silver mi ha detto che alla festa ci saranno, quindi non riesco a capire quale sia il problema.-
Le avevano accennato dei loro problemi, ma non credeva fosse possibile che arrivassero a saltare settimane di scuola solo per quello, e poi perché solo la scuola? Con quale logica si potevano permettere di saltare le lezioni ma non le feste, soprattutto essendo asociali?
Non se lo sapevano spiegare.
Lasciarono cadere l’argomento, ci sarebbe stato così tanto da dire su quei due che probabilmente se avessero iniziato a parlarne avrebbero finito il giorno successivo, era meglio non rischiare.
Alla fine passarono la serata a chiacchierare del più e del meno, davanti a Netflix e una cioccolata calda, interrompendosi solo per qualche bacetto.
Era sognante,quasi non le sembrava vero, aveva passato tutta la giornata con il ragazzo dei suoi sogni e lo aveva pure baciato, poteva andare meglio di così?

KNUCKLES HOXHA

Quando tornò a casa era quasi mezza notte.
Non poteva ancora credere al gesto estremo di Blaze, per fortuna sembrava esserci ripresa.
Appoggiò lo zaino nella sua stanza e si buttò direttamente nel letto, si tolse le scarpe e si chiuse nelle coperte.
Tirò fuori le cuffie da sotto il cuscino e le collegò al cellulare, lasciò andare la musica e chiuse gli occhi, non ci mise molto ad addormentarsi, era stanchissimo.

Il giorno dopo si svegliò con l’emicrania, per colpa della musica,era anche tardi.
Imprecò, si diede una lavata veloce, si cambiò di fretta ed uscì correndo, sapeva che sarebbe comunque arrivato in ritardo, ma era sempre meglio non arrivare troppo tardi,non voleva problemi con la scuola, già aveva perso un anno.
Quando entrò in classe dovette sorbirsi tutte le occhiatacce da parte dei compagni, ne ricambiò alcune.
Si sedette accanto a Tikal, ovviamente anche per quel giorno di Blaze e Wave non c’era traccia, forse sarebbero tornate il giorno successivo.
-Hey, oggi hai un diavolo per capello..-
Sbuffò, girandosi verso la compagna di banco.
-La giornata è iniziata di merda, spero che non continui così, davvero.-
-Ti va di venire a casa mia oggi? Così ci teniamo compagnia.. Ah, inoltre una tipa molto conosciuta della scuola da una festa, ha invitato tutti, ci sono i volantini dappertutto, ti va di andare? E’ domani.-
-Beh si, tanto non ho niente da fare, da te vengo volentieri, non potrei mai lasciarti sola.- Le disse, forzando un sorriso,aveva la schiena a pezzi e le tempie che pulsavano, gli occhi quasi gli si chiudevano.
-Sembri molto stanco, faresti meglio a dormire, tanto è solo storia.-
-Hai proprio ragione, svegliami al cambio di classe.-
-Certo.-
Appoggiò la testa sulle braccia e si lasciò cullare dalla lezione noiosa della professoressa, ci mise un attimo ad assopirsi.

Aveva passato quella giornata di scuola dormendo, si svegliava solo per cambiare classe o per mangiare.
Quando arrivò a casa di Tikal fu subito investito da un forte profumo simile agli incensi, infatti c’era un bastoncino aromatizzato che bruciava appoggiato su un tavolino in mezzo alla sala.
Sua madre lo salutò, era gentile e simpatica.
Fecero due chiacchiere, poi la salutò, seguendo Tikal nella sua stanza.
-Scusa mia madre, è una chiacchierona.- Disse, leggermente nervosa.
-Non preoccuparti, è simpatica.- Disse, sorridendo.
-Che ti va di fare?- Chiese lei, leggermente impacciata, lo inteneriva vederla così imbarazzata.
-Non so, siamo a casa tua, dimmi tu.. Che fai di solito?-
-Leggo libri sulla magia,o sul paranormale, dipende.-
-E ci credi?-
-Non lo so, sono convinta che su questo mondo non possiamo essere pienamente convinti di nulla.. Tutto può accadere, senza che nemmeno te ne accorgi, ci sono cose che non sono tangibili, cose che non puoi scoprire con la capacità dei sensi, come l’amore, esiste l’amore? Alcuni dicono no di no, alcuni di si.. Ma alla fine nessuno può dire qual è la verità, si può solo vivere e imparare, ecco quello che penso.-
Si ritrovava maledettamente alla perfezione in quel pensiero, in quelle parole.
Era vero, nulla era detto, nulla era sbagliato e nulla era corretto.
Si può solo vivere, vivere e imparare.

JETON HAWKERS

Inspirò il fumo dalla sigaretta e lo buttò fuori.
Era appoggiato alla stessa finestra dalla quale si stava per gettare il giorno prima, non ricordava quasi nulla di ciò che aveva fatto.
Si guardò le mani, erano un disastro.
Delle unghie mancavano completamente, infatti gli facevano male le punte delle dita lese,lo sguardo gli cadde sul suo polso fasciato, rabbrividì ripensando a quello che aveva fatto, senza nemmeno volerlo veramente.
La sua testa lo stava portando a livelli estremi, avrebbe perso di quel passo.
Perso contro se stesso, che stupida fine.
Silver era fuori, non sarebbe tornato prima di sera, per la festa.
Incredibilmente la Kitcher era felice di mandarli, da soli.
Glielo avevano portato via per fargli dei controlli,aveva preoccupato molto gli psicologi negli ultimi giorni.
Lui sapeva che Silver era forte, molto forte.
Sapeva anche che non avrebbe retto ancora a lungo però, e la colpa era anche sua.
Lo stava facendo dannare, e non ne aveva veramente motivo.
Perché essere così egoisti?
Spense la sigaretta e la gettò, si buttò sul proprio letto, non sapeva cosa fare.
Si annoiava, avrebbe voluto essere a scuola.
Era già il secondo giorno che lui e Silver avevano saltato, chiunque altro sarebbe stato felice al posto loro.
Tirò fuori il cellulare, ovviamente nessuna notifica,come sempre.
Lui aveva solo il numero di Silver e degli psicologi, un telefono un po’ vuoto, esattamente come lui.
Si ricordò di avere un profilo face book, sebbene non fosse sua abitudine usarlo, decise di riaprirlo.
Vi trovò solo foto di Silver e vari post delle pagine che seguiva, deteneva il record per il minor numero di amici, uno solo.
Seguendo la legge che dice “tanto peggio non può andare”, cercò alcuni dei suoi compagni di classe, tra cui Shadow.
Dopo due secondi, gli fu accettata l’amicizia da Amy, se ne meravigliò.
Anche Shadow non impiegò molto ad accettarla, lo stesso fu per Sonic.
Gli altri invece stavano probabilmente ascoltando la lezione, da bravi studenti, oppure semplicemente non avevano fatto caso alle sue richieste.
Tirò fuori un'altra sigaretta e la accese, mentre faceva un tiro aprì il profilo di Amy.
A quanto pare era molto conosciuta, la sua foto profilo aveva un numero esagerato di mi piace, però non c’era da meravigliarsi, lei era molto bella.
I suoi post riguardavano principalmente la moda e youtube, da li riuscì a capire che Amy era la tipica ragazza che non gli andava a genio, eppure non riusciva ad odiarla, non gli aveva fatto niente di male, e in giro non se la tirava.
Diede un occhiata anche ad altri profili, erano tutti noiosi e simili, a parte quello di Shadow, che non postava praticamente nulla.
Si sorprese quando gli arrivò un messaggio proprio da lui, fece un tiro dalla sigaretta e sorrise, senza saperselo spiegare.
“Hey, è successo qualcosa? Non vedo te e Testa d’argento da due giorni.”
“Stasera ci sei alla festa?”
“Prima rispondi tu.”
“Non è successo nulla di nuovo, Silv doveva fare dei controlli.”
“E tu?”
“Prima rispondi alla mia domanda.”
“Si ci sono, ora rispondi.”
“Perché dovrei? Non è successo nulla.”
“Perché non sei qui allora? Tagli già la scuola?”
“No..”
“Sai che sei nei casini vero?”
“Si lo so, ma non mi andava di rientrare in classe in quello stato.”
Ci mise un po’ a rispondere.
“Scusa, avrei dovuto fare qualcosa.”
“No, io non sono nulla per te, quindi non eri tenuto a far proprio nulla.”
“Mi dici cos’è successo veramente? Credo che sarebbe una storia molto più interessante di quella che ci sta raccontando ora quella di storia, è passata dai sumeri al suo pollaio, salvami dalla noia.”
Rise, spegnendo anche quella sigaretta, aveva bisogno di fumare quel giorno, aveva troppa ansia e non riusciva a resistere.
Controllo nel suo pacchetto ed erano finite.
Cercò tra la roba di Silver e ne trovò uno pieno, ne tirò fuori due e poi tornò sul suo letto, se le sarebbe fatte bastare.
Ne accese una e se la portò alla bocca, poi tornò a dare attenzione  a Shadow, gli stava piacendo parlare con lui in un certo senso.
“Nulla di interessante Shadow, solo varie sedute di ECT.. Che io ho abilmente saltato.”
“Oh, come?”
“Te lo dirò stasera, sempre se sarò in grado di farlo.”
“Cioè? Non ti capisco.”
“A quanto pare c’è l’alcol stasera.”
“E tu vuoi fare l’ubriacone?”
“Io voglio bere e farmi fino a non capire più un cazzo, così riuscirò a stare bene.”
“.. Non è la soluzione ai tuoi problemi,al massimo così li incentivi, coglione.”
“Non importa.”
“Vuoi diventare un tossico alcolizzato oltre che matto?”
“Io voglio morire.”
“La vita fa schifo per tutti, Jet.”
“Lo so, per alcuni in particolare.”
“Davvero vuoi venire a quella festa per spaccarti?”
“Senti Shadow.. Io non lo so, faccio cose strane quando non sono lucido, però quando non capisco un cazzo mi sento meglio.”
“Perché invece che farti, non vieni a parlare un po’ con me? O con Silver? Tanto non siamo tipi da festa, ci annoieremmo a morte.”
“Ci penserò, grazie.”
“Ora devo andare, se mi beccano col cellulare a chimica si scatena l’apocalisse.”
“Buona lezione allora.”
“A stasera?”
“A stasera.”
Spense il cellulare e lo buttò in fondo al letto, rimase a fissare il soffitto, ripensando a quella conversazione.
Shadow gli aveva offerto un po’ di compagnia sana, ma lui era attratto dal marcio.
Sapeva come sarebbe finita quella serata, era inutile illudersi.
Quando finì la sigaretta, si preparò una canna, l’avrebbe usata alla festa.
Tirò fuori un libro da sotto il cuscino, era un libro di poesie che sua nonna aveva regalato a sua madre, ma sua madre non lo leggeva mai, così lo lasciò a lui.
Era li che trovava tutte le poesie che imparava a memoria, era in quelle poesie che spesso ritrovava se stesso.
Lesse e rilesse tutte le opere che più gli piacevano,restò li fino a sera.
Staccò gli occhi dal libro solo quando la porta si aprì, appena vide Silver entrare lo chiuse e lo rimise sotto al cuscino.
-Ciao Silv, com’è andata?-
-..Credo di stare peggio, e in più faceva freddissimo nell’altro ospedale.. Scaldami.- Disse, sedendosi accanto a lui.
Ridacchiò e lo abbracciò, tirandolo giù con se nel letto, lo fece mettere sotto le coperte e l’altro vi si aggomitolò dentro.
-Sembri quasi me, come mai così freddoloso?-
-Non lo so, probabilmente mi sto ammalando, io resto un po’ qua, tu va a prepararti per la festa, conoscendoti ti ci vorrà almeno un ora.-
-Ok, però se stai male dillo, che ce ne andiamo.-
-Non credo che cercherei il tuo aiuto, ti conosco Jet, so bene cosa farai.. E oggi sono troppo esausto per fermarti o per pensare a te.- Disse secco, abbassò lo sguardo rabbrividendo.
-Ce l’hai con me?- Chiese, la voce gli uscì bassa sebbene lui non volesse.
-Forse, va a prepararti.-
Annuì, poi se ne andò in bagno.
Tirò fuori una matita, si asciugò una lacrima che non era riuscito a reprimere, stava male quando Silver era arrabbiato con lui, ma cercava come al solito di nascondere tutto.
Finì di applicare velocemente la matita e poi svogliatamente riempì le palpebre con un ombretto nero e pesante, allungò un po’ le ciglia con il mascara e rimase ad osservarsi, cercò di sorridere, era carino.. Una bugia perfetta.
Si pettinò i capelli con grazia, non voleva rovinarli, li portò di lato perché Silver gli aveva detto che così stava meglio, gli mancavano i dreads e non vedeva l’ora di rimetterli,odiava i suoi capelli naturali.
Si mise dei vestiti casuali, anche se non era da lui, era stanco in quel momento, stanco anche solo di respirare.
Tornò nella stanza e rimase in piedi, a guardare Silver, il quale sbadigliò per poi fermarsi ad osservarlo.
-Hai fatto?-  Era ancora molto freddo, perché ce l’aveva così tanto con lui? Era stato egoista si, ma di solito non restava arrabbiato per così a lungo, soprattutto con lui.
Quando Silver era incazzato con lui, si sentiva un peso sul petto.
Avrebbe voluto dire tante cose,ma rimase zitto.
Il suo cellulare vibrò, controllò il messaggio che gli era appena arrivato, era Amy.
“Hey,se vi va tu e Silver potete venire anche ora, ho anticipato un po’ l’orario perché era già tutto pronto!”
“Ok, arriviamo.”
Rimise il cellulare in tasca e sospirò.
-Andiamo?- Chiese, quasi sotto voce, aveva paura che fosse veramente così arrabbiato al punto che anche solo sentirlo parlare gli desse fastidio.
Probabilmente quella rabbia era anche dovuta al nervoso, gli psicologi dell’altro ospedale dovevano averlo tartassato parecchio.
L’altro sbuffò forte, si alzò dal letto, era già pronto, si mise le scarpe e prese con se l’essenziale per una festa.
-Muoviamoci.- Prese il suo skate, lo imitò seguendolo.

Quando furono a metà strada non ce la fece più, di solito era lui il più veloce in skate, ma quel giorno era troppo affaticato, la sera precedente lo aveva distrutto.
-Silv, rallenta per favore..- Fu costretto a fermarsi per una forte fitta al petto, l’altro continuò, decise di non disturbarlo.
Strinse i denti e si sedette sullo skate, aspettando che il male passasse, nel frattempo si accese la canna che si era preparato qualche ora prima.
Guardò il cielo che iniziava a tramontare, mentre fumava.
Gli piaceva il colore del cielo al tramonto, avrebbe voluto nuotarci dentro.
Quando finì di fumare decise di ripartire, era fatto e stava già meglio, i pensieri erano annebbiati, e la sua vita faceva meno male.
Raggiunse la casa di Amy poco dopo, lei lo accolse in casa calorosamente, lui le sorrise ed entrò.
C’erano già molte persone, notò Silver che se ne stava in un angolo e lo raggiunse.
-Silv.. Perché non mi hai aspettato?-
-Perché mi hai rotto, ho bisogno di stare un po’ lontano da te.-
Quelle parole furono come pugnalate al petto.
-Perché dici così? Sono stato egoista e stronzo, ma non c’è bisogno che mi allontani in questo modo.- Sentiva di avere gli occhi lucidi e il cuore stava iniziando a battergli forte, era sicuro che sotto al suo cambio improvviso di comportamento c’erano gli psicologi dell’altro ospedale, avevano già rovinato molte cose alcuni anni prima, ma come avrebbe sopportato la mancanza dell’unica persona che aveva accanto?
La risposta era semplice, non lo avrebbe fatto.
-Vattene Jet, per favore vai, non mi rovinare la serata.-
Non lasciò cadere le lacrime, non permise al pianto di scoppiare, strinse i denti e se ne andò, si intrufolò tra quei corpi sudati e accalcati, riuscì a raggiungere la stanza dell’alcol, prese direttamente una bottiglia  a caso guadagnandosi qualche occhiataccia da parte dei ragazzi che avevano accerchiato quel tavolo stracolmo di bevande alcoliche.
Si portò il contenuto alla bocca e bevve, si costrinse a farlo, gli veniva da vomitare solo a sentire l’odore di quello schifo ma continuò.
Sapeva che le persone lo stavano guardando, alcuni ridevano, altri scuotevano la testa.
Arrivò al punto di non capire più nulla, la musica in sottofondo lo confondeva e lo frastornava, la sua vista era offuscata, non riusciva nemmeno a capire dove stava andando, i pensieri non combaciavano tra loro.
Cercando di mettere a fuoco ciò che stava attorno a lui, si fermò in una stanza più piccola, meno caotica.
Vedeva tutto girare attorno a lui, ma se si concentrava riusciva ad orientarsi.
Qualcuno lo fermò, si ritrovò davanti un ragazzo.
Era alto e muscoloso, non riuscì a distinguere altri dettagli.
Gli stava parlando e aveva altri ragazzi accanto a lui.
Non capiva veramente cosa gli stava dicendo, si limitava a ridere e ad annuire.
-Ragazzi sta puttanella è ubriaca marcia..-
-Yo ma, non vedi che è un maschio?-
-Si Jon, si.. Ma ha le forme da puttana, che dici bellezza, te la spasseresti un po’ con me?-
Annuì, anche se non aveva capito nulla di quello che gli aveva detto.
Lo sentì ridere, se lo ritrovò addosso, non riusciva a focalizzarsi sulla situazione.
Solo quando si sentì toccare in certe zone capì cosa stava succedendo e cercò di scappare, ma non riusciva nemmeno a capire come muoversi.
Provò ad urlare, o a dire a quel ragazzo di lasciarlo andare, con scarsi risultati però.
Tutto ciò che otteneva da quel tipo erano risate e palpate.
Pianse, era convinto che sarebbe finita nel peggiore dei modi.
Poi si ritrovò  a terra, libero.
Riuscì a distinguere una persona che faceva a botte con quello che fino a poco prima lo stava importunando.
Cercò di mettere meglio a fuoco ciò che vedeva, era Shadow, fu felice di riconoscerlo, poi i suoi pensieri si fecero sempre più confusi e la vista gli si appannò.
Chiuse gli occhi, dopo qualche secondo si sentì trascinare via di peso, la confusione si fece sempre più lontana, fino a quasi scomparire.
Riaprì gli occhi, rendendosi conto del fatto che Shadow lo stava portando su per le scale, fino a raggiungere un bagno.
Aprì la porta con un calcio e lo lasciò a terra.
Si sentì afferrare la testa tra le mani, l’altro gli stava urlando contro cose che lui non riusciva a comprendere.
Solo un conato di vomito riuscì a riscuoterlo, Shadow probabilmente capì e lo aiutò a raggiungere il water, rigurgitò anche l’anima, quando finì la gola gli faceva male.
Riuscì a riacquistare un po’ di lucidità dopo qualche minuto, se ne stava seduto contro la vasca da bagno, con la testa appoggiata alle ginocchia, Shadow gli era accanto.
-Vorrei essere a casa di Silver adesso.. Nel suo letto, senza aver paura.. Ma lui non mi vuole più, e mi costringeranno a rimanere al centro..– Disse, asciugandosi una lacrima.
Shadow si spostò davanti a lui, si ritrovò a guardare i suoi occhi con apatia.
-Stanotte ti va di venire da me? Vorrei parlarti..-
Sospirò, ci pensò a lungo.
-Come faccio con il centro..? Non posso non tornare.. Poi dopo quello che ho fatto..- Gli ritornò alla mente il fatto che doveva cambiarsi le bende, se le era pure portate dietro.
-Posso venire con te se vuoi, mi lasceranno restare la notte?-
-Non lo so.. Perché ci tieni tanto?-
-Perché mi hai detto che Silver non ti vuole più, non mi va di indagare sulle vostre faccende , però sei ubriaco e non posso lasciarti così.. Non dopo che ti ho trattato come una puttana due giorni fa, devo sdebitarmi.. Non sei in grado di farcela da solo, ti stavi lasciando molestare Jet, hai bisogno di qualcuno che sia lucido accanto.-
-Ho cercato di ribellarmi.. Sai cosa? Che vengano a cercarmi.. Non ci torno la, se mi vuoi vengo da te.. Ora mi aiuti a cambiare le bende? Io non ci riesco..- Gli disse, passandogli l’occorrente.
-Ma certo che ti voglio.. Dove te le devo cambiare?-
Si tolse il guanto lungo senza dita che aveva messo per coprire il polso fasciato, Shadow lo fulminò con lo sguardo.
-Che cazzo.. Perché?-
-Volevo saltare la seduta..Quindi mi sono ubriacato, e non capendo più un cazzo ho tentato di buttarmi, ma non ci sono riuscito quindi .. Vabè lo vedi da solo.-
-Sei un grandissimo coglione, lasciatelo dire.-
Non rispose, lo guardò mentre gli cambiava le bende, era stato gentile con lui, si lasciò scappare un sorriso che l’altro notò.
Rabbrividì, si accorse solo in quel momento di stare tremando.
Aveva freddo e gli faceva malissimo la testa.
-Ho fatto.. Ti ho visto sorridere, dovresti farlo più spesso.-
Gli occhi gli si fecero pesanti, si accorse che le ossa gli facevano male e che i brividi di freddo erano sempre più insistenti.
-Hey..- Shadow gli mise una mano sulla fronte e lo guardò dispiaciuto –Scotti da far paura, vieni ti porto a casa..-
-Aspetta, ora non riesco a camminare..- Si chiuse di più su se stesso, si sorprese quando si ritrovò le braccia dell’altro attorno, si lasciò andare e si accoccolò al suo petto.
-Perché pensate tutti che io sia una puttana?-
-Perché lo sei.- La voce di Sonic lo fece sobbalzare, non riuscì a staccarsi da Shadow, si sentiva protetto in quel momento.
-STACCATI DA LUI.- Sonic era veramente incazzato, non lo aveva mai visto così.
-Sonic, lascialo stare per favore..-
-Sta zitto tu! Stronzo.. Te la fai con puttane.. L’ho visto di sotto, mentre si strisciava a quel ragazzo, e fa lo stesso con Silver e fa lo stesso con te, vi attira tutti con il suo aspetto da vittima del cazzo e voi ci state solo perché ha un bel culo, ma aprite gli occhi!-
Quelle parole lo ferirono molto, esattamente come lo aveva ferito Silver, si sentiva tradito da tutti, tradito dal mondo.
Si staccò da Shadow spingendolo via, come una tentazione dalla quale tenersi lontano, il peso sul petto divenne opprimente, non riuscì nemmeno a piangere.
Le gambe quasi non lo reggevano, ma lui si costrinse a camminare.
Quando fu vicino a Sonic si fermò – Se tu solo sapessi.. Se tu solo provassi almeno un centesimo di quello che sto vivendo.. – Gli passò oltre, l’altro lo spintonò, facendolo rovinare a terra nel corridoio incredibilmente vuoto.
-Lo capisci che fai solo pena? Lo capisci che è inutile fare tutte queste scenate per attirare l’attenzione? Per un attimo ho pure pensato che ci fosse qualcosa che non andava, e magari è vero, ma tu te la tiri troppo.. Fanculo Jet, sei una troia con la depressione aggravata.-
Rise, rise forte.
-Basta.. Basta..-
Non era abbastanza forte per quella vita,era inutile continuare a provare.
Tirò fuori una pastiglia di valium, sapeva che con tutto l’alcol che aveva bevuto anche una sola dose sarebbe stara letale.
La mandò giù, l’ultima cosa che vide fu Shadow correre verso di lui, poi il buio.


 
-Io voglio amarti
Ma qualcosa mi sta spingendo lontano da te
Gesù è la mia purezza
Giuda è il demone al quale mi aggrappo
Sono solo una stupida santa, oh baby è così crudele
Ma sono ancora innamorata di Giuda baby
Sono solo una stupida santa, oh baby è così crudele
Ma sono ancora innamorata di Giuda baby-

(Da Judas di Lady Gaga)
Traduzione mia

-Qualcuno ha mescolato i miei farmaci
Non so di cosa son fatta
Qualcuno ha mescolato i miei farmaci
Adesso baby è tutto passato
Qualcuno ha mescolato i miei farmaci
Qualcuno è nella mia testa di nuovo
Qualcuno mescolato i miei farmaci di nuovo, di nuovo-

(Da My medicine dei The Pretty Reckless)
Traduzione mia

- Così dolce, come una farfalla
 La tua voce è come il vento che soffia, gentile, leggero, freddo.
Sono così confuso in questo momento.
Ti ho visto e sono stato diffidente.
I tuoi occhi sono come frattali di diamante congelati.
Oh, che dovrei fare?
Quando ti avvicini io rabbrividisco
Mi guardi e io perdo me stesso nel tuo sorriso.
E’ così bello quando i nostri occhi si incontrano
Tutto svanisce, siamo solo io e te
Mi sento così vuoto quando te ne vai
Vorrei che tu restassi, vorrei che tu restassi.-

(L’ho scritta io.)
 
13: Ho quasi paura, in verità,tanto sento la mia vita allacciata al pensiero radioso,che l'anima mi ha preso l'altra estate
14: Tanto la tua sempre cara immagine abita in questo cuore tutto tuo,questo mio cuore soltanto bramoso di amarti e di piacerti!
15: Sei molto speciale
16: Anche tu, caro

Angolo dell’autrice:

Ciao gente!
Ci ho messo una vita ma credo ne sia valsa la pena!
Ah, se il capitolo della scorsa volta era lungo, questo lo è di più!
Ci è voluto molto perché è rincominciata la scuola, e ho molti impegni in generale durante l’anno scolastico, quindi credo sia normale se aggiorno più lentamente.
Inoltre ho cercato di inventare una canzone che andasse bene sia per Amy, che per.. Lo scoprirete nel prossimo capitolo ma immagino che abbiate capito a chi mi riferisco eheh, insomma ho cercato di curare vari aspetti, soprattutto nelle descrizioni che mi hanno portato via molto tempo.
Ma sono abbastanza felice del risultato :3
Grazie mille a chi legge e a chi recensisce sempre! Ho bisogno di sapere cosa migliorare :D
Alla prossima!



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Capitolo 7
*** Eh.. Volevi! ***


Salve a tutti, scusate il mio terribile ritardo, sto scrivendo il prossimo capitolo.
Aggiornerò il prima possibile, purtroppo non ci sono riuscita prima perché a dicembre fanno il BOOM di verifiche nella mia scuola, e mi sono presa una pausa da tutto durante le vacanze.
Nel frattempo, se avete delle domande o volete dei chiarimenti sulla storia, lasciate pure una recensione qua sotto, vi risponderò ovviamente!
Colgo l’occasione per augurare un buon 2017 a tutti.
Grazie a tutti coloro che leggono questa storia, e a chi recensisce!
A presto!

-sere



Ps: Eh, volevi che fosse un capitolo, volevi! Guarda che faccia, non se lo aspettava! Vi ho fatto MAAAAHNZ!

 

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Capitolo 8
*** Död spöke ***


Capitolo 7: Död spöke 


Miles Prower:


-Fear is only in our minds,
Taking over all the time.
Fear is only in our minds,
but it's taking over all the time.
You poor sweet innocent thing.
Dry your eyes and testify.
And oh you love to hate me, don't you, honey?
I'm your sacrifice.-

(From Sweet Sacrifice by Evanescence)


SHADOW ZIEGLER

In quel momento avrebbe preso Sonic a botte molto volentieri, si stava comportando come un ragazzino impertinente, ma fu costretto a lasciarlo perdere quando vide Jet portarsi alla bocca una compressa.
Corse, in un attimo fu da lui.
Lo vide chiudere gli occhi, il cuore iniziò a battergli all’impazzata.
L’unica cosa che gli venne in mente di poter fare, fu tirarlo su, infilargli due dita nella gola e cercare di farlo vomitare, era convinto che assumesse grandi quantità di farmaci, mescolati all’alcol erano veramente pericolosi.
Riuscì a farlo vomitare in tempo, si lasciò scappare un sospiro di sollievo, poi si accorse che l’altro non si stava svegliando, passò velocemente lo sguardo da Jet a Sonic per più volte, Sonic si portò una mano alla bocca e scosse la testa.
-Sono stato stronzo..-
-Sei stato una testa di cazzo! Non c’è nulla fra me e lui, il tipo la sotto inoltre lo stava molestando, ma tu sei troppo accecato dalla gelosia per arrivarci no? E io cosa dovrei fare allora? Dopotutto te la fai con Amy e con me allo stesso tempo, eppure io non mi comporto da ragazzino permaloso e rompicoglioni.-
-Io non me la faccio con Amy!-
-Almeno non mentirmi! Ho visto il post che quella la ha messo su facebook, almeno bacia bene? Me lo auguro, e adesso per favore levati dai coglioni, almeno per qualche ora mentre mi prendo cura di lui.. Ne ha bisogno, è solo e non ce la fa ad andare avanti, di solito non faccio questi atti di carità,ma lui non è come il resto della feccia che è il mondo.. Ora vai!-
Era arrabbiato con lui, non avrebbe dovuto dire quelle cose, ne reagire in quel modo spropositato , lo vide abbassare lo sguardo,leggermente confuso, ma non obiettò.
Uscì dal bagno, lo guardò mentre si dileguava poi tornò a dare attenzione a Jet.
Gli prese una mano e sospirò, era freddissima e tutta rovinata, piena di ferite e piccoli ematomi, inoltre il suo colore di pelle era così chiaro che quei lividi risaltavano troppo.
Gli spostò i capelli dal viso emaciato e cianotico ,osservò le sue guance scavate e le occhiaie profondissime.
-Qualcuno dovrebbe proprio salvarti.. E non posso essere io, vorrei credimi, ma non sono adatto, al massimo riuscirei ad inondarti anche dei miei problemi.-
-S-shad..- Lo sentì quel sussurro strozzato, non immaginava che fosse riuscito a svegliarsi.
-Cazzo.. Sei sveglio, quasi non ci speravo più, devo trovare il modo di portarti via da qui senza attirare troppa attenzione, sicuramente non possiamo andare a piedi e io non ho la macchina.. Giusto! Vector, lui la ha, spero solo che non sia dentro, o non sentirà il telefono.-
Cercò il contatto e lo chiamò immediatamente.
Dopo molti squilli, rispose.
-Che cazzo hai da rompere?-
-Sei qui alla festa giusto?-
-Si, ma sono fuori.. Ahahah..- La sua voce gli sembrava strana, molto strana.
-..Sei fatto Vec?-
-Nooo! Solo un po’.. Un pochiiino!-
-Sei fatto come un trombone.-
-Eh?-
-Dah, lascia perdere, mi serve la macchina.-
-Ooh dai bello,non rompere, non riesco nemmeno a distinguere un albero da un cane in questo momento, non posso guidare.-
-Che schifo la droga.. Guido io, ritardato del cazzo.. Mi servono le chiavi, sono da te tra due minuti, vedi di essere pronto, è un emergenza.-
-Oook fiorellino!-
-Ma vaffanculo!- Esclamò, chiudendo la chiamata.
Quando Vector era fatto, diventava estremamente stressante.
-Riesci a stare in piedi se ti reggi a me?-
L’altro non disse e non fece nulla, era come paralizzato.
Gli veniva quasi da piangere a vedere una persona ridotta in quel modo, il mondo poteva essere crudele a volte, veramente tanto crudele.
Notò l’altro sforzarsi, mentre cercava di spostarsi, ma non riusciva a muovere un muscolo, notò una lacrima scendere e bagnargli una guancia, segno che stava capendo la situazione, o che forse si stava vergognando.
-Non fare sforzi, ti porto io,stai tranquillo..-
Lo prese in braccio di peso, lo vide accoccolarsi leggermente a lui e gli si strinse il cuore.
Pena e tenerezza, erano quelle le sensazioni strane che provava per quel ragazzino.
Era in grado di suscitare quelle emozioni anche a chi come lui aveva un cuore di pietra, per questo si sentiva leggermente a disagio quando era in sua presenza.

Cercò di non farsi notare da nessuno, quando finalmente raggiunse il giardino esterno sospirò, poi riprese a camminare velocemente alla ricerca di Vector, non ci mise molto a trovarlo, era tutto solo, appoggiato ad un albero in una zona isolata, stava fumando e quando lo vide gli fece un cenno con la testa.
-Yo Shad, che ci fai col ragazzino?-
-Fatti i cazzi tuoi, dammi le chiavi.-
-Woo, qui qualcuno ha i nervi a fior di pelle!- Vector tirò fuori le chiavi e  le fece roteare su un dito, quando lui tentò di afferrarle le ritrasse, ridendo.
-Che bambino del cazzo.-
Vector rise, tirandogli il mazzo di chiavi, lui lo afferrò sbuffando.
-Il tuo amichetto non regge l’alcol?- Chiese l’altro, mentre si avviavano alla macchina.
-E che ne so? Anche se lo reggesse, credo che ne abbia bevuto una quantità esagerata, ora sta zitto e fatti i cazzi tuoi per favore.-
-Che rompi palle..-
Mise Jet sul sedile del passeggero, aspettò che Vector salisse nel retro e poi si mise alla guida, appena fu in strada accelerò, cercando di percorrere la strada per casa sua il più velocemente possibile, si fermò a casa di Vector, poco lontano da dove abitava lui, il resto della strada la percorse a piedi, leggermente rallentato per via di Jet, che però non pesava molto, quindi non lo affaticava troppo.
Fu felice di notare che in casa sua non c’era nessuno, corse nella propria stanza e appoggiò Jet sul suo letto, uscì e cercò frettolosamente un secchio e una coperta in più.
Appena li trovò tornò immediatamente dall’altro.
Il secchio sarebbe stato utile nel caso Jet avesse avuto bisogno di vomitare, la coperta era per scaldarlo, in più anche lui aveva freddo.
Si sedette accanto a lui e lo coprì con la seconda coperta, rimase ad osservarlo nella penombra, era come un cucciolo cresciuto in fretta e senza regole, una cosa che li accomunava.
-Queste coperte.. Silv? Non sei più arrabbiato con me? Sono stato così male, mi sono sentito così perso..-
Rimase sorpreso della resistenza che quel ragazzino aveva, chiunque altro sarebbe rimasto steso da quello che aveva fatto, invece lui si stava già riprendendo.
In compenso il suo cervello era se possibile più danneggiato del solito.
-Sono Shadow.. -
Lo vide spalancare gli occhi, in un attimo si schiacciò contro la parete, notò il suo petto muoversi in su e in giù sempre più velocemente e sentì il suo respiro farsi affannato.
-C-cosa.. No! Lasciami andare, io non ti ho fatto niente.. Non farmi male ti prego, ti prego!-
Jet strinse forte i denti, e le coperte tra le mani.
-Hey! Ma che cazzo hai? Non ti sto facendo niente, ti sto aiutando!-
Notò che l’altro aveva dischiuso la bocca per dire qualcosa ma strinse nuovamente i denti dopo un attimo.
Cercò di trovare una spiegazione a quello che stava accadendo,ma gli venne in mente una sola cosa possibile.
-E’ un attacco di panico? O qualcosa di simile..?-
Non sapeva se ci avesse azzeccato o meno,era inutile fare domande, lo prese per le spalle e lo strinse a se, inizialmente si divincolò, poi si lasciò andare, fino a calmarsi.
-S-scusa.. A volte il mio c-cervello..- Si fermò, non aveva fiato. – I-inizia a farmi pensare c-cose.. Strane.. -
-Non voglio ferirti, sono qui per aiutarti, stenditi e riposati.. Non riesco ancora a capire come fai a sopportare tutti questi colpi, davvero, devi riprenderti.-
-Non voglio riprendermi, voglio smettere di respirare.. E inoltre non posso stare qui, Sonic ha ragione..-
L’altro fece per alzarsi ma lui lo tirò immediatamente giù, accanto a se.
-E’ un ragazzino del cazzo quando fa così, lascialo perdere.. Non lo devi ascoltare, non sei una puttana, non punti alle attenzioni degli altri.. Sul culo ha ragione.-
Lo sentì ridacchiare, per poi tossire, colpi di tosse secchi e forti.
-Ti stai ammalando..-
-Rischio di ammalare anche te, non voglio..-
-Non rompere Jet,non mi impedirai di aiutarti, non in queste condizioni, sei praticamente uno scheletro che cammina, hai il corpo completamente livido e la tua sanità mentale è seriamente provata, non posso permetterti di lasciarti andare del tutto..-
-Perché? Chi sono io per te? Perché ci tieni così tanto ad aiutarmi?-
Era vero, perché si stava interessando tanto a lui? Alla sua salvezza?
Non sapeva perché lo stesse facendo,non lo sapeva davvero ma dentro di se sapeva che doveva farlo, però doveva comunque dargli una spiegazione, non poteva dirgli semplicemente “E’ una sensazione.”
-Dal momento in cui mi hai baciato senza nemmeno chiedere, tu fai parte della mia vita, e posso decidere se farti del bene, del male, o fregarmene.. Io voglio farti del bene, se pur meravigliato di me stesso.. Non è nel mio stile.-
L’altro lo guardò, il suo sguardo era sempre apatico e stanco.
-..Bisogna veramente chiedere il permesso per un bacio? E’ davvero una cosa di tale importanza fare questo?- Jet si mosse lentamente verso di lui, non si ritrasse.
Baciare le labbra di quel ragazzo era strano, erano morbide ma allo stesso tempo crespe, ed erano fredde nonostante di solito le labbra siano caldissime, riusciva a sentire il sapore dell’alcol, era leggermente dolce.
Lasciò che l’altro approfondisse il bacio, senza aggredirlo come la volta precedente.
Si mosse quasi di istinto, lo attirò di più a se con delicatezza.
Jet era bello, nonostante i lividi, nonostante il sottopeso, nonostante il trucco sciolto.
Lo attraeva, i suoi occhi se pur apatici, lo attraevano, tutto il corpo di Jet lo attraeva.
L’altro gli passò le braccia attorno al collo e cercò un contatto più intimo, lo lasciò fare,ricambiò il bacio alla francese, l’altro era estremamente aggraziato, anche nei momenti erotici lo era.
Si staccò un attimo, si tolse la maglia e gli diede una spinta leggera, facendolo stendere.
Fu il suo turno di attaccare, riprese a baciarlo, questa volta con più vigore, passandogli le mani su tutto il corpo e facendolo gemere leggermente.
Scese a baciargli il collo, sentì le unghie dell’altro stringersi alla sua schiena e ridacchiò.
-S-shad.. Voglio ringraziarti a modo mio..-
Si fermò un attimo e puntò gli occhi nei suoi.
-Cioè?-
Vide una strana luce nel suo sguardo, Jet ghignò e ribaltò le posizioni.
Gli lasciò una scia di baci dal collo fino all’elastico dei pantaloni, incontrò i suoi occhi per un attimo, l’altro gli sorrise, lui rabbrividì.
-Credimi, ti piacerà.-
Jet lo privò dell’ultimo indumento che copriva la sua intimità, per la prima volta, fu colpito da delle sensazioni contrastanti e talmente intense da fargli inarcare la schiena ogni volta che percepiva l’altro appropriarsi del suo membro.
-J-jet..- Lo sentì ridacchiare, poi si lasciò andare a quel torpore, a quelle sensazioni forti che mai aveva provato.

Dovevano essere le tre, o le quattro di notte, non lo sapeva.
Di fuori pioveva, adorava ascoltare il rumore della pioggia, peccato che fosse tormentato da miliardi di pensieri in quel momento.
Jet stava dormendo seminudo, accoccolato a lui.
Si era addormentato di colpo, dopotutto era esausto.
Lui invece era rimasto sveglio, a pensare.
A pensare a Sonic, a pensare al ragazzo che gli dormiva accanto, a pensare a suo padre, sua madre e alla droga.
Ogni giorno non faceva altro che mettersi sempre più nei casini con tutto e tutti.
La sua vita stava diventando insostenibile.
Si girò ad osservare Jet, avrebbe sicuramente fatto meglio a non aggiungere il suo nome alla lista dei problemi che lo perseguitavano, avrebbe fatto meglio a cacciarlo, a ferirlo nel profondo e lasciarlo cadere, ma sapeva che in fondo non sarebbe mai riuscito ad essere così crudele, non voleva veramente lasciare quel ragazzo continuare a vagare nell’oblio, sebbene lui stesse facendo la stessa cosa.
Fu la vibrazione di un cellulare a riscuoterlo dai suoi pensieri contorti.
Era quello di Jet, lo stava chiamando una certa “Kitcher”, c’era la foto di una donna, ne giovane ne vecchia.
Chiunque essa fosse, Jet doveva aver salvato il contatto solo col cognome.
Perché mai avrebbe dovuto chiamarlo a quell’ora?
Non rispose, decise di farsi i cazzi suoi, notò Jet aprire lentamente gli occhi.
-Ti ha chiamato una che hai segnato come Kitcher.- Jet si sollevò di colpo.
-Hai risposto?- Chiese, in un attimo era ricaduto nel panico più totale, lo si poteva vedere nei suoi occhi.
-No.- L’altro tirò un sospiro di sollievo.
-Grazie.. Non mi va di tornare la, aspetterò che mi trovino loro..-
-Così non peggiori la situazione?-
-Si, ma non importa.. Ti da fastidio se fumo?- Gli chiese, portandosi una sigaretta alle labbra dopo averla tirata fuori da una tasca dei pantaloni, la guardò meglio, riconobbe subito ciò che aveva tra le labbra, e non era un semplice drum, no.
-Da chi la prendi?-
L’altro alzò le spalle.
-Il primo che capita..-
Gli tolse immediatamente la canna delle labbra, l’altro lo guardò con disappunto.
Si alzò, frugò tra la sua scorta e tirò fuori l’oggetto delle sue ricerche.
Gli tirò il sacchettino, l’altro lo afferrò al volo.
-Prova questa.-
-Quanto vuoi?-
-Niente, è per ripagarti del servizietto di prima..-
-Come una puttana?-
-Come un amico, credo.-
-Grazie..- Mise il sacchettino nei pantaloni e tornò a guardarlo.
-Ora mi dai la mia canna? Non mi importa la qualità, voglio solo farmi.-
Sbuffò e gliela passò.
-Puoi farmi il piacere di non fumarla qui..?- Senza che volesse farlo notare, la sua voce uscì con un tono terribilmente triste, a Jet questo particolare non scappò.
-Certo.. Come mai?-
-.. Mi ricorda i miei genitori.- Disse, abbassando lo sguardo.
-Oh, cazzo mi dispiace.. E’ un argomento delicato?-
-Molto, e sinceramente non mi va di parlarne.- disse, tirando fuori un pacchetto di sigarette, ne passò una a lui e ne prese una per se.
-Ok, non voglio insistere ad ogni modo..- L’altro tirò fuori un clipper,accese la sua sigaretta e poi lo passò a lui, che lo prese e accese la sua, per poi ridargli il clipper.
-Grazie Jet..-
-Per un accendino? Non c’è bisogno..-
-Per tutto, non so come riesci ad essere così forte in un corpo così.. Così..-
-Brutto?- Chiese, alzando un sopracciglio e facendo un tiro.
-Debole.- Concluse, secco.
-E brutto.- Insistette l’altro, facendolo sbuffare.
-Non lo sei Jet, è inutile cercare di provare il contrario, tu sei bello.-
-Non lo penso.. Tu invece sei figo e se potessi ti scoperei da mattina a sera, ma ora che ci penso, farei meglio a restare in disparte, Sonic è meglio per te, credimi.. Io non posso fare altro che portarti problemi, mentre lui può solo aiutarti e tenerti sulla buona strada.-
Scattò, baciandolo,si appropriò delle sue labbra per qualche secondo, poi poggiò la fronte contro la sua, guardandolo negli occhi.
-Tra me e Sonic non c’è molto di più di quanto c’è tra me e te..-
-Lui è più carino e più dolce, ed è un bravo ragazzo..- Ribattè l’altro, insicuro.
-E tu sei più misterioso e attraente..-
-Quindi è lui che ti sta rubando il cuore, io sono solo una tentazione, dovresti dedicarti completamente a lui..-
-Ti distruggerei lasciandoti andare.-
-Sopporterei.-
-Non voglio farti male.-
-Non voglio starti tra i piedi, non voglio sentirmi una troia, non voglio diventare quello che scopi alle spalle di colui che vuoi veramente..-
Rimase in silenzio, atterrito da quelle parole?
Lo stava facendo sentire come una puttana? O peggio, lo stava trattando come una puttana? Non era quello che voleva, non erano assolutamente quelle le sue intenzioni, ma come si possono controllare attrazioni di tale portata?
Notò che Jet fece un tiro più lungo, con il risultato di tossire violentemente tenendosi il petto, quasi d’istinto gli tirò uno schiaffo, forte.
Non sopportava più di vederlo mentre si feriva, e lui trovava sempre un modo per farlo.
Vide i suoi occhi farsi lucidi.
-P-perché..?- Chiese, con la voce leggermente spezzata.
-Devi smettere di farti del male.-
-A che serve la violenza? Tanto ormai non me la sento più la faccia, se la tua intenzione era quella di farmi male, non ci sei riuscito.-
Era terribilmente testardo, e ciò lo portava sempre ad incazzarsi.
-Vattene.-
-Shad..-
-Esci da qui!-
Lo fece tremare con quell’urlo, l’altro si alzò di scatto e corse via, sapeva che stava piangendo.
Era uscito senza nemmeno prendere su la sua roba, vestito solo per metà.
Lo guardò corre via dalla finestra, poi si portò le mani ai capelli, perché lo aveva fatto?
Non aveva delle buone ragioni per averlo cacciato in quel modo, si mise una felpa,prese su un ombrello ed uscì, il vento era forte e congelato, pioveva fortissimo.
L’ombrello non lo avrebbe protetto, decise di fregarsene.
Corse nella direzione in cui lo aveva visto scappare, non ci volle molto prima che lo vedesse in lontananza, era rannicchiato su se stesso.
Lo raggiunse velocemente e lo tirò su per un braccio, l’altro si divincolò fino a liberarsi della sua presa, tornando rannicchiato a terra, tremante e con le ginocchia al petto.
-LASCIAMI CAZZO, NON TOCCARMI!-
-Non so cosa mi sia preso, non puoi stare qui Jet!-
L’altro corse via, ma dopo qualche metro si fermò, tenendosi il petto.
Lo raggiunse nuovamente e lo tirò a se con più delicatezza, lo sentì lasciarsi andare tra le sue braccia.
-Scusami..- Lo disse sinceramente, gli dispiaceva, per una volta stava veramente provando dei sentimenti nei confronti di un altro essere umano.
Pena, tristezza, tenerezza, paura.
Non erano le migliori sensazioni da provare, ma erano pur sempre nei confronti di un altro ragazzo, prima non provava nulla.
Delle sensazioni vere le stava provando solo con Sonic, e con Jet.
Ecco perché non voleva abbandonarlo, ecco perché teneva a lui.
Lo faceva sentire vivo, lo faceva sentire normale.
I singhiozzi dell’altro lo riscossero da quel turbinio di pensieri.
-Non ce la faccio più,non ho mai avuto il coraggio di chiederlo veramente a qualcuno ma mi arrendo.. Aiutami.-
Dischiuse le labbra, sorpreso e perplesso allo stesso tempo.
Poteva veramente aiutarlo? Voleva farlo si, ma come? Come poteva lui aiutarlo, quando non sapeva nemmeno come aiutare se stesso?
-Farò del mio meglio, ma non posso promettere nulla..-
-Mi basta anche questo, voglio solamente essere sicuro di non essere solo, perché da solo non ce la faccio, non ce la faccio..- Era sconsolato, la sua voce era leggermente strozzata e debole.
Lo strinse di più al petto, accarezzandogli i capelli lunghi e bagnati.
Come poteva un ragazzo avere un corpo così femmineo? Così bello nonostante i tanti difetti? Perché anche ridotto in quel modo, lui non lo vedeva diversamente?
Perché manteneva anche in momenti come quelli quel suo strano fascino, che si nascondeva in ogni sua azione, in ogni suo movimento?
Gli sembrava un gattino indifeso in quel frangente, gli faceva tenerezza.
-Stai abbracciando la puttana?- La voce di Scourge lo fece rabbrividire, non sapeva che fare, fu Jet a salvargli la situazione.
Gli prese una mano e gliela portò al proprio collo.
Era così che funzionava la terra, i momenti belli durano poco, sono un illusione.
Un illusione che viene sostituita da qualcosa che peggiora ogni volta.
-Sbattimi a terra..- Gli sussurrò, lui fece una smorfia, non voleva farlo, ma si costrinse a gettarlo a terra, senza troppa forza, fu Jet a reggergli il gioco e a far sembrare tutto molto più violento.
-Si, magari poi me la scopo eh? Testa di cazzo..- Disse rivolto a Scourge, concluse il discorso sputando a terra.
-Posso giocarci un po’? Devo sfogarmi..-
-Io direi che ne ha prese abbastanza, lascialo stare.-
Fece segno a Jet di correre via, sperando che non andasse troppo lontano.
-Come fai ad avere pietà per certa gente?-
-Ha provato a suicidarsi alla festa, come faccio a divertirmi con uno che ha già voglia di morire?-
-Hai ragione anche tu.. Beh, ora mi devo vedere con Sally, è figa.-
-E’ troia.- Disse di rimando.
Scourge si era già incamminato, ridacchiò girandosi verso di lui e allargando le braccia.
-A me basta che me la dia!- Poi si rigirò, mise le mani nel cappotto di pelle e se ne andò.
Lo odiava nel profondo, lo odiava più di Storm, lo odiava più di tutti.
Se lo teneva stretto solo perché gli era utile per lo spaccio, ma un giorno gliela avrebbe fatta pagare cara, per tutti i danni che gli aveva causato.
Si assicurò di essere solo, partì alla ricerca di Jet, ma dopo qualche passo lo vide uscire da dietro un boschetto, correndo nella sua direzione.
-Grazie, davvero, non sai quanto è importante per me avere in pugno quella testa di cazzo..-
-Invece l’ho immaginato e credo di saperlo, per questo ti ho retto il gioco, te lo meritavi, tu mi hai trattato come una principessa!-
Esclamò, sorridendo.
Rimase perplesso davanti al suo improvviso cambio di umore,ma poi si ricordò dei vari disturbi che perseguitavano il ragazzo che aveva davanti e si limitò a sorridergli, gli passò un braccio sulle spalle e lo tirò a se, ridacchiando.
-Tsk, su andiamo in casa, principessa..-

SONIC HARVEY

Lasciò quel bagno con un forte senso di colpa,non era da lui comportarsi in quel modo, doveva subito riprendersi, perché ce l’aveva tanto con quel ragazzo?
Si ricordò le parole di Shadow, e aprì subito Facebook.
Andò sul profilo di Amy e trovò un post dove diceva che l’aveva baciata ed era stata la cosa più bella della sua vita, sorrise per un attimo, pensando a lei felice, ma come sempre, tra i suoi pensieri fece capolino l’espressione corrucciata di Shadow, che gli diceva del post di Amy, quello sguardo gli era rimasto impresso perché trasmetteva molto di più che semplice gelosia, era incazzato e triste.
Notò Amy raggiungerlo, le sorrise, era bellissima nel suo abito da festa, la prese per i fianchi e le lasciò un bacio leggero su una guancia,gli occhi di Amy brillarono di gioia.
-Vieni di sotto? Ho voglia di ballare! -
-Ma certo Amy, ma certo..-
Lui avrebbe ballato con lei e si sarebbe divertito, lei avrebbe riso guardandolo con quello sguardo innamorato che tanto adorava, e Shadow?
Cosa avrebbe fatto Shadow? Avrebbe passato una serata deprimente con il gotico malato di mente, e poi? Si sarebbe annoiato e sarebbe stato di merda come sempre, mentre lui si divertiva.

Appena fu a casa si buttò sul letto e chiuse gli occhi, rimase ad ascoltare il rumore della pioggia, in quel paese pioveva veramente tanto, ormai la gente ci aveva fatto l’abitudine.
Quando si svegliò dovevano essere almeno le otto, ed era presto calcolando che si era addormentato alle tre.
Decise di chiamare Shadow, magari aveva sbollito la rabbia nei suoi confronti .
Dopo qualche squillo rispose.
-Ciaaao! Già sveglio?-
No, quello non era Shadow, quella non era la voce del ragazzo di cui si era infatuato.
Un brivido di rabbia gli attraversò tutto il corpo quando riconobbe la voce di Jet.
-Dov’è Shadow? E poi tu non eri morto?- Fu più forte di lui, ogni volta che lo vedeva o che sentiva la sua voce si trasformava in un'altra persona.
Lo sentì indugiare un lungo attimo, durante il quale sentì il respiro dell’altro farsi irregolare,come quando si sta per piangere, poi riprese a parlare con un tono  di voce stranamente felice.
-E’ in bagno e credimi.. Sarebbe stato il top! Però a quanto pare il tuo ragazzo mi ha salvato..So che mi avresti voluto vedere morto ieri notte in bagno, purtroppo non sempre i desideri diventano realtà..- Lo lasciò interdetto, c’era sempre qualcosa di cupo, strano ed insensato in quello che diceva Jet, ma lui si riprese subito.
-Non è il mio ragazzo!-
-Ah no? Eppure per come sei entrato ieri in bagno, sembrava proprio così..-
-In ogni caso dovresti farti i fatti tuoi, troia.-
-Ma perché mi date tutti della troia o della puttana? Non l’ho ancora capito, seriamente.
Non sono una donna, e non me la faccio con gente a caso, non avete un pretesto per chiamarmi troia.-
Lo sentì per la prima volta serio, sicuro e forse anche infastidito.
Fino a quel momento, non aveva mai reagito a degli insulti.
-Ah non sei una donna? Allora perché ti vesti  e ti comporti come tale?-
-Non.. – Lo aveva messo in difficoltà, si sentiva anche solo da come diceva una parola, ancora una volta ci fu un lungo silenzio, quasi imbarazzante.
-Ti facevo meno stronzo sai?- La sua voce gli giunse leggermente incrinata, probabilmente lo aveva spinto sul punto di piangere, non riusciva a controllarsi, diventava completamente un'altra persona quando parlava con lui, un mostro, uno di quei mostri che cercava sempre di sconfiggere, lui era uno di loro, in fondo in fondo.
-Vacci piano con le parole, non sono molto femminili certi termini.-
-Sm-mettila..- Eccolo, il pianto, era vicino, presto sarebbe scoppiato e lui lo sapeva, perché lo stava facendo, perché il suo cervello lo spingeva a dire certe cose?
Quanto poteva essere crudele la gelosia?
-Che c’è? Ora ti senti attaccato?- Fece in tempo solo a sentire un singhiozzo, poi dei rumori, infine a raggiungerlo fu la voce di Shadow.
-Mi stai veramente facendo incazzare, Harvey.-
Rabbrividì, aveva sentito tutta la conversazione? Sperò nel contrario.
-Ho sentito tutto, smetti di trattarlo di merda, non ti ha fatto niente Sonic.-
-A parte passare tutta la notte con te.-
Eccola ancora, dannata gelosia, dannate debolezze umane.
-Si,a piangere e vomitare, davvero ne sei così geloso? Non ce ne è motivo..-
-Senti Shad, non parliamo di lui, ho chiamato per sapere come stai tu, non mi interessa lui.-
Cercò di cambiare discorso, non voleva parlare in quel modo anche a Shadow, ma non riusciva ad evitare di farlo quando di mezzo c’era quel ragazzo che tanto odiava.  
-Bene, e adesso di saluto, richiama quando sarai meno testa di cazzo.-
-Aspetta!- Non fece in tempo a fermarlo, aveva già buttato giù.
Si passò le mani sul viso e sbuffò.
-Sono un coglione..-

Stava studiando ed era pomeriggio, non sapeva che fare quindi decise di dedicarsi alla scuola.
Poi  il cellulare gli squillò, era Shadow.
Rispose immediatamente, non sopportava l’idea che fosse arrabbiato con lui.
-Shad, scusami.. Non so cosa mi prende quando parlo con quel ragazzo, ti prego scusami, non posso stare senza di te..-
-Smettila con ‘ste cose sdolcinate, non è il momento adesso..-
-Perché? Che è successo? Stai bene?-
-Si, io si.. Jet- Lo interruppe, aggrottando le sopracciglia.
-Smetti di parlare di lui, per favore!-
-Sonic taci e lasciami finire.-
-No, perché ti interessa tanto?-
-Perché non voglio che muoia!-
-Ma è un ragazzino che vuole attenzioni! Nulla di più Shadow, non è veramente in pericolo!-
-Sonic, testa di cazzo.. Sono appena passati dei medici con la polizia a casa mia, lo hanno sedato e lo hanno portato via, non ho idea di come abbiano fatto a capire dove era, ho provato a tenerlo con me ma mi hanno bloccato, è stato orribile Sonic..
In più mi sono cacato, per la droga.. Ma evidentemente loro non hanno alcun sospetto su di me, sono stato fortunato.. Non ho idea di cosa faranno a lui però, sono preoccupato..-
Rimase immobile e senza parole,si stava veramente sbagliando su quel ragazzo? O i suoi dubbi su di lui erano giusti? Lo aveva trattato come un pezzo di merda, come uno sputo, se lo meritava? Non se lo meritava? Come poteva esserne sicuro? Non lo sapeva.
Eppure  si rese conto della situazione complicata che quel ragazzo stava affrontando,potevano anche essere solo capricci ma i suoi problemi erano reali, sapeva che non poteva scapparne, non facilmente almeno, e ciò lo fece sentire in colpa, ma la gelosia bruciava troppo forte nel suo petto, non poteva contrastarla con nulla, e non sopportava più se stesso per il suo comportamento nei confronti di quel ragazzo, che probabilmente non gli aveva fatto nulla di male, probabilmente la sua gelosia e il suo odio erano infondati, il male e l’odio, coloro che accecavano e avvelenavano l’umanità, non risparmiavano nessuno, nemmeno lui, che per il resto di quel mondo che lo circondava era l’emblema della bontà, della gentilezza e della giustizia.  
-M-mi dispiace Shad.. Mi sento uno schifo in questo momento, di solito sono quello che lotta per il bene, non capisco perché mi sono comportato così, sono stato uno stronzo, non so nemmeno come rimediare, ho la testa che non è mai stata così incasinata prima, lo giuro.. Tra te, Amy e tutto il resto, io non capisco più un cazzo.-
-Vieni da me, ho voglia di vederti..-
-..Ok,arrivo.-

Trovarsi faccia a faccia con lui lo metteva sempre a disagio, lo imbarazzava.
Bussò alla porta, l’altro aprì, lo guardò per un attimo, poi lo tirò dentro, chiuse la porta e lo sbatté contro di essa, deglutì.
Sentì i suoi polpastrelli percorrere tutto il suo petto e il respiro di entrambi era irregolare, il suo per aver corso, quello di Shadow.. Beh lui aveva quasi le lacrime agli occhi, ma stava cercando di trattenere tutto.
L’altro appoggiò la testa al suo petto, gli passò una mano dietro la nuca e gli accarezzò i capelli, nel tentativo di confortarlo, qualunque fosse stato il motivo per cui si trovava in quello stato.
-Shad, che c’è?-
-Non ho potuto fare niente Sonic, lo hanno strattonato come se fosse un animale, in più c’era la polizia, ho avuto paura.. Mi sono sentito impotente e stupido, moi sento stupido anche adesso, a farmi consolare da te.-
-Piantala Shad,probabilmente quelli vogliono aiutarlo, la polizia non sospetta di te, non ha prove, non ha nulla contro di te, non sei assolutamente un pericolo ai loro occhi, tutto regolare, smetti di preoccuparti!-
-Hai ragione.. Ma non su Jet, su lui ti sbagli, mi ha detto che starà male, che lo tratteranno come una pezza con cui pulirsi il culo, che gli friggeranno il cervello e che non sarà mai più come prima quando uscirà da li, e credo che questa sia una delle condanne peggiori che una persona debba sopportare, e credimi per quanto tu possa odiarlo, Jet non lo merita affatto.-
-Senti Shad.. Per me la verità sta nel mezzo, magari lui vede le cose peggio di come sono in realtà, non è possibile che ne esca così tanto leso, sono comunque medici, sanno quello che fanno.-
L’altro si portò le mani ai capelli e imprecò.
-Ma è mai possibile che tu sia così ottuso?-
-Ed è mai possibile che tu sia così cieco? Per favore smettiamo di parlare di lui.. Voglio un attimo di pace, solo te e me..-
L’altro sbuffò e lo abbracciò,lui nascose la testa nell’incavo della sua spalla e si perse per qualche momento nel suo profumo.
-Scusa Shad..-
-E tu scusa me, sono stato un po’ rompicoglioni, ma ero solo preoccupato, non mi va di vederlo sotto una tomba..-
-Non ci finirà, è solo un ragazzino del cazzo.-
-Tu pure lo sei.-
-Si, e non me ne lamento, bisogna essere dei ragazzini del cazzo almeno una volta nella vita.-
-Beh.. Hai ragione, non ti posso dare torto..-
-Però potresti darmi un bacio, mi mancano le tue labbra.-
-Quanto inutile romanticismo, baciami e sta zitto, Testa Blu.-
Eseguì i suoi ordini e non poté esserne più felice, gli mancava veramente il sapore di Shadow, gli mancava il suo corpo vicino al proprio.
L’altro lo prese in braccio, baciandolo con più vigore e schiacciandolo contro ad una parete, si staccarono solo un attimo, una piccola scia di saliva cadde dalle loro bocche, Shadow rimase con la fronte contro la sua, entrambi i loro respiri erano affannati.
-Questa relazione è malata..- Lo sentì sussurrare.
-S-solo perché siamo due maschi? Solo perché sono etero? Solo perché- Lo bloccò.
-Solo perché siamo io e te, siamo passati da augurarci la morte a limonare così velocemente che nemmeno me ne sono accorto, ma non voglio smettere, non voglio Sonic.. Non mi importa di Amy, non mi importa qualsiasi cosa farai, o qualsiasi persona deciderai di frequentare.. Ti prego non lasciarmi, per qualunque ragione, ti prego di trovare almeno un piccolo spazio per me nel tuo cuore, o nella tua voglia di scopare, non mi importa.. Ti chiedo solo di non abbandonare questa relazione malata,non senza un motivo almeno, o per paura..-
Chiuse gli occhi, imprimendosi nel cervello ogni sua parola.
Era sbagliato, tutto quello che stava accadendo era sbagliato, ma era ciò di cui aveva bisogno, e non si sarebbe tirato indietro.
-Credo che avrò sempre voglia di te, o di averti accanto a me, e non me ne frega un cazzo se questa relazione è malata, sbagliata o instabile.. E’ di questo che ho bisogno, non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei, non riesco ad immaginare la mia vita senza di te, sto male quando sono solo, sto male se so che non ci sei tu, anche se sono con lei, non importa se tutto ciò è troppo affrettato, o basato su fondamenta instabili, io voglio vivere, voglio vivere.. E lo farò, non importa come.-
L’altro si commosse per una frazione di secondo, poi si attaccò di nuovo alle sue labbra, bloccandolo come si fa con una preda, Shadow  era il suo predatore, e Sonic non aspettava altro che essere divorato da lui.

BLAZE CHANDER

Lei non ne aveva bisogno.
Fino a quel momento si era sempre arrangiata, non aveva mai avuto bisogno di qualcuno a controllarla.
Fino a qualche settimana prima non si sarebbe mai immaginata li, dietro alla scrivania di una psicologa dentro ad un collegio per matti, ma sopra un palco scenico, con il cuore che pompa a mille,la chitarra tra le mani, i capelli sudati e i gridi del pubblico.
Era tutto caduto in frantumi, era tutto a pezzi.
Quella che era la piramide della sua vita, aveva delle fondamenta instabili, e basta anche un soffio di vento per far cadere una cosa instabile.
Non voleva crederci, ma era li, quella era la sua nuova realtà e doveva affrontarla.
Non usci dai suoi pensieri nemmeno quando un ragazzo non del tutto sconosciuto interruppe la seduta, ci rimase male si, perché la dottoressa gli aveva urlato contro per poi cacciarlo, ma ciò non bastò a distrarla da quello scempio che aveva in testa in quel momento.
Non lo stette ad ascoltare, per il semplice motivo che non le importava,gli diede attenzione solo quando si avvicinò a lei sussurrandole delle parole che la lasciarono sconcertata,inoltre le sembrava di averlo già visto a scuola.
Dopo quella fastidiosa interruzione, la psicologa si sedette compostamente al suo posto, tornando a darle attenzione.
Alina Eveline Kitcher.
Era quello il nome della donna che l’avrebbe seguita nel suo percorso in quel nuovo mondo, che sempre più le apparteneva.
-Perdona l’interruzione, quel ragazzo me ne fa passare di ogni, ma non pensare che sia un cattivo a ragazzo, in realtà ha un cuore d’oro ed è molto fragile, solo che nessuno se ne accorge e aiutarlo è quasi.. Impossibile.- Disse, massaggiandosi le tempie.
-Sta bene signora?- Chiese, leggermente confusa.
-Certamente.- La donna si riprese subito. –Torniamo a te.. Blaze, tutto quel che dovrai fare sarà metterti a tuo agio, seguire i consigli miei e dei miei colleghi, partecipare a quel che ti verrà proposto, confidarti con me e coloro che ti seguiranno, e vedrai che andrà tutto bene, tutto si risolverà.-
Tirò un sospiro di sollievo, non sembrava male, sapeva di cosa parlava.
Era convinta che gli psicologi facessero finta di ascoltare intascandosi i soldi, ma no, lei sembrava veramente brava, degna della sua posizione.
-Oh, grazie mille per i consigli..- Forzò un sorriso. – Avrò una stanza qui?-
-Ma certo,te la mostro, e ti farò anche conoscere dei tuoi coetanei, così non ti sentirai sola nei pomeriggi che passerai qui, ok?-
-Sembra figo.- La dottoressa gli sorrise, poi le venne in mente Wave. – I miei amici possono venire a trovarmi?-
-Ovviamente! Quando vogliono, qui è sempre aperto.-
Annuì, poi pensò al ragazzo di poco prima.
Ricordò l’espressione agghiacciante che aveva in volto, era così che ci si riduceva?
“Scappa finché puoi”.
Gli tornarono alle mente quella parole sussurrate che le avevano fatto gelare il sangue, e se quel ragazzo avesse avuto ragione?
La cosa giusta era restare? Scappare?
Non poteva fidarsi di nulla, ne della Kitcher, ne del ragazzo.
Durante il tragitto in corridoio decise di interrompere il silenzio, nel quale i tacchi della dottoressa riecheggiavano rendendo quello scenario leggermente cupo.
-Quel ragazzo di prima.. Com’è che si chiama?-
-Intendi Jet?-
-Si, quello che ha cacciato.. Lo lascerà andare davvero?-
Vide la dottoressa storcere le labbra leggermente infastidita, poi si girò ad osservarla.
-No, no.. E’ stata solo.. Tanta rabbia, voglio che impari una lezione, vedrai che tornerà, non ce la fa da solo ma è testardo, quindi sto usando metodi estremi per fargli capire che ha bisogno di aiuto, ma non posso dirti più di questo, tornerà te lo assicuro, anche perché se non è qui entro un giorno lo farò cercare per poi farlo riportare qui, vuoi conoscerlo? Pensavo di farti conoscere il suo migliore amico nel frattempo.-
-Sarebbe fantastico, altrimenti non avrò molto da fare da sola.-
La dottoressa si fermò, davanti ad una porta con su scritto il numero “216”
-Ecco qua, la tua stanza, non è nemmeno molto distante dalla loro, per ora sei sola, ma potrebbe arrivare qualcun altro con te prima o poi.- La osservò dalla testa ai piedi. – Non mi sembri nelle condizioni adatte per fare sforzi, ti faccio portare su la tua roba, intanto accomodati, se vuoi dico a quel ragazzo di venirti a tenere compagnia, così non ti annoi, ti va?-
Annuì.
-Grazie mille, è molto gentile..-
-Oh ma figurati, per te questo e altro, ora vado, buona permanenza!-
Poi girò sui tacchi e se ne andò, la sua camminata era veloce e sicura, una donna perfetta.
Entrò, si sedette sul letto,appoggiando le stampelle in fondo e accarezzando il piumone bianco come la neve, come quelli negli ospedali.
Lei non doveva essere li, no.
Lei era libera, lei era selvaggia.
Non era fatta per restare rinchiusa tra le mura di un centro di sanità mentale, le non era matta, perché doveva stare li?
Qualcuno bussò alla porta, soffocando quella valanga di pensieri sul nascere, si alzò ed aprì, si trovò davanti un ragazzo singolare, non troppo alto, i capelli lunghi, argentati e sparati alla rinfusa in ogni direzione.
Rimasero a fissarsi a lungo, senza dire una parola, entrambi stavano annegando nell’imbarazzo.
Il ragazzo aveva un’espressione provata sul volto, quasi come quella del ragazzo di prima, Jet.
-Silver.- Disse, atono.
-Io sono Blaze, la dottoressa Kitcher mi ha detto che dovevo conoscerti, o sarei rimasta sola.-
Il ragazzo sembrò non ascoltarla nemmeno, entrò e si buttò sul letto, incrociando le gambe.
-Vattene.-
Lo guardò confusa, non era singolare solo di aspetto.
-Scusami? E’ così poi che ti presenti alla gente?-
Silver si alzò e in uno scatto che la fece sobbalzare le fu addosso, prendendola per le spalle.
-Devi andartene da qui, devi scappare fino a che sei in tempo, non puoi restare, non possono rovinare anche te..- Disse, con un tono fra l’amaro e la tristezza.
-Io.. Non capisco, è già la seconda persona che mi dice di andarmene..-
-Chi altri te lo ha detto?-
-Un certo Jet..- Vide una strana luce nei suoi occhi, sembrava quasi dolore, perdizione, il ragazzo rimase bloccato, con lo sguardo apatico fisso per terra.
-H-ho detto qualcosa di sbagliato?- Chiese, confusa.
L’altro si riprese quanto bastava per risponderle, ma i suoi occhi non si mossero da quella posizione.
-I-io.. Devo fermarlo, devo salvarlo.. Devi andartene da qui, ti distruggeranno.- Disse le ultime parole con rancore.
Lei puntò lo sguardo altrove.
-Anche volendo, non posso, mia madre vuole che io resti qua, per cui, se vuoi nel frattempo posso.. Posso aiutarti, lo so sono solo una sconosciuta e non ha senso avere tutta questa confidenza ma.. Non avrei nulla da fare qui.-
L’altro la squadrò per un attimo.
-Ma certo,non so come la prenderà perché finora siamo sempre stati solo io e lui, ma non è assolutamente un problema, a me farebbe piacere, ma solo perché tu emani una strana energia, diversa dalle altre persone.. Mi dispiace se sei costretta a restare, devi fare di tutto per uscire il prima possibile, credimi.
Comunque, non sei ridotta molto bene, è meglio se riposi per un po’, se vuoi resto a  tenerti compagnia, tanto sono solo.. Che ti è successo? Perché sei qui.. Blaze?-
Si stese sul letto, lui si sedette accanto a lei.
-Beh grazie, spero di tenere compagnia anche io a te.. Io.. E’ una storia lunga, in questo momento preferirei non parlarne scusami..-
-Ma certo, tranquilla.-
-Tu invece? Perché sei qui?-
-Io? Perché io sono matto..-
-Tu? Non sembra, disse lei osservandolo.-
-Si è matti qui.- Disse, picchiettandosi la testa con l’indice – Non fuori.-
-Hai ragione.. Sei nato matto allora?- Chiese, ridacchiando.
-No, sono nato nella famiglia sbagliata al momento sbagliato.. Dopodichè ho solo peggiorato, loro non c’erano mai, e io stavo male.. E’ iniziato tutto con la depressione, molto, molto precoce.. Attacchi di panico, ansia, paranoia.. Io ero solo un bambino,i miei genitori nemmeno se ne erano accorti, pensavano che fossi solo un po’ ritardato, poi hanno provato a chiedere con uno psicologo e mi sono ritrovato qui, con i miei problemi incentivati e un matto come unico amico, Jet.. Solo lui, ho solo lui e lui ha solo me,vederlo peggiorare è doloroso, ma lo stesso vale per me.. Anche io peggioro sempre più, e lui ne risente.. Ma ultimamente, le sue allucinazioni uditive sono peggiorate gravemente, una di quelle voci è costante e anche più.. Distruttiva, ci sono molte cose da dire, tantissime anzi, se vuoi te le racconto, ma ci vorranno giorni e giorni.- Concluse il discorso tirando fuori un pacco di sigarette e un accendino.
-Ne vuoi una?-
Lei accettò volentieri, prendendone una, lui gliela accese e poi accese la sua.
Rimasero a guardarsi, quella piccola parte della sua storia che le aveva raccontato la colpì nel profondo, e lei glielo fece capire semplicemente attraverso i suoi occhi, era consapevole del fatto che gli occhi fossero in grado di dire miliardi di parole in più rispetto alla bocca.
Guardò fuori dalla finestra, ricordandosi quello che era successo.
Posò nuovamente lo sguardo su Silver poi ridacchiò.
-Sono così buffo?- Chiese, ironico.
-No, no… Sai Silver? A volte nella vita accadono cose che mai avresti potuto immaginare, o meglio, che mai avresti potuto attribuire a te stesso.. Eppure questa parte di me, è rimasta chiusa per così tanto tempo, che appena ha avuto l’occasione di respirare, mi ha soffocata, prima lentamente, poi sempre più velocemente..-
Disse, seria ma con un tono vago.
Lui la osservò sorpreso, poi lei continuò.
-Io sono qui, in queste condizioni, perché mi sono buttata dalla finestra nel tentativo di scomparire per sempre, ma c’era una macchina nel mezzo..-
Silver rise.
Per un attimo rimase perplessa, ma poi rise anche lei, di gusto.
Non seppe mai spiegarsi per quale motivo, mai.


Parte 2:


Sally Acorn:


-I tried to kill the pain
but only brought more
so much more
I lay dying
and I'm pouring crimson regret and betrayal
I'm dying, praying, bleeding and screaming
am I too lost to be saved
am I too lost?
My God,my tourniquet
return to me salvation
My God,my tourniquet
return to me salvation-

(From Tourniquet by Evanescence)


SILVER  ÅKESSON

Gli psicologi stavano incolpando Jet dei suoi problemi, l'unica cosa che poteva fare era distanziarlo,trattarlo in quel modo faceva male anche a lui,non conosceva praticamente nessuno e c'era troppa confusione,inoltre vedere Jet ubriaco gli fece venire il voltastomaco, sapeva che era colpa sua.
Notó Shadow in un angolo,i loro sguardi si incrociarono per un attimo e si inchiodarono,l'altro venne lentamente verso di lui,perchè lo stava facendo?
Non voleva parlarci e non voleva avere a che fare con lui.
-Hey.. Come mai non sei col tuo amico del cuore? - Chiese schernendolo, roteò gli occhi e lo guardò male.
-Non hai nessun'altro da interpellare?-
-No,non mi interessa quella gentaglia.-
-Per quanto ti riguarda anche io faccio parte della gentaglia,per cui gira i tacchi e non venirmi più a rompere!-
-Testa d'Argento, non me ne frega un cazzo di te o della tua vita, sono qui solo perchè ho visto Testa Radioattiva scolarsi una bottiglia di alcol e volevo avvertirti, dato che tu sai come prenderlo.-
Abbassó lo sguardo e sbuffó, non poteva far capire all'altro che teneva a Jet, doveva portare avanti la sua messa in scena.
-Che faccia pure quel cazzo che vuole, non è un problema mio. -
-Ma.. Vabè, non vi capisco proprio a voi ma non è che mi importi, però non ho nulla da fare quindi.. Credo che gli daró un occhiata.-
Gliene fu grato, non si fidava molto di lui, anzi forse non se ne fidava per niente, ma era l'unica possibile protezione per Jet in quel momento, era l'unico che poteva aiutarlo.

Dopo una mezz'oretta di noia e solitudine, vide Shadow farsi strada tra la folla in modo schivo e frettoloso, quella massa di persone non sembrava nemmeno notarlo ma lui lo vide, vide il corpo esanime di Jet tra le sue braccia e un forte brivido lo scosse completamente, dalla testa ai piedi.
Poi so riprese immediatamente, non poteva fare completamente finta che non gli importasse, era più forte di lui.
Gli afferró un gomito con uno scatto, Shadow non si scompose, si voltó poggiando gli occhi su di lui, era furente.
-Che ha fatto? - Cercó di mantenere un tono freddo e distaccato, non poteva mollare in quel momento, doveva farlo per Jet.
-Ha tentato di farsi fuori,ora levati, ho fretta.-
Lo guardó andarsene,Jet era molto vulnerabile, sarebbe stato meglio non lasciarlo solo, ma che altro poteva fare?
Respinse le lacrime e lasció la festa,tiró fuori una sigaretta rabbiosamente e la accese, ad ogni tiro la sua rabbia aumentava, cresceva a dismisura, aveva tanti pensieri in testa, forse troppi.
Lui non poteva fare nulla di buono, ne per se, ne per Jet, ne per nessun'altro.
Era e si sentiva impotente davanti ad un mondo troppo grande, crudelmente maestoso, che lo piegava ogni giorno di più.

La strada per il centro era buia, e il freddo lo congelava fino a dentro le ossa, quel vento ghiaccio e violento quasi gli impediva ogni movimento, gli pungeva il viso e quasi gli congelava le lacrime.
Avrebbe voluto Jet li con lui, avrebbe voluto che tutto andasse bene, avrebbe voluto vivere in modo migliore.
Il freddo lo costrinse a fermarsi, piegarsi su se stesso.
Si sentiva un involucro vuoto nell’invano tentativo di proteggere il suo corpo,era così che si sentiva sempre dentro, come un incontrollabile tempesta, come il vento congelato e freddo.
Non riuscì più a piangere, fu colto da un’improvvisa sonnolenza, e vi si lasciò andare.
Tutti i pensieri se ne andarono, tutti i sentimenti negativi, tutto.
Era quello che intendeva Jet quando diceva di stare bene spingendosi al limite? Era così sentirsi bene? Sentirsi normali?
O era semplicemente staccare ogni funzione cognitiva quello che provavano? Il nulla.
No, non era così sentirsi bene, quello era non provare nulla, e non era meglio che stare male.
Stava veramente cedendo al sonno, quando due forti braccia lo riscossero.
-Hey! Oh cazzo pensavo fossi morto!-
Cercò di mettere a fuoco chi aveva davanti, impiegò qualche secondo per riuscirci, era un ragazzo molto alto e aveva i capelli rossi, corti.
L’altro lo stava osservando preoccupato, decise di rialzarsi, anche se gli fu difficile.
-Emm.. No, sono vivo o almeno credo.. Di esserlo..-
Gli girò le spalle e si riavviò verso il centro, era stato riportato alla realtà troppo velocemente e in modo brusco, in quel momento voleva solo essere in quel letto che tanto odiava, gli sembrava meno odioso in quel frangente.
-Hey aspetta.. Come ti chiami? Sei sicuro di stare bene?-
Continuò a camminare e quel ragazzo lo affiancò, che cosa voleva? Perché lo stava seguendo?
-Sto bene..-
-Non sembra,sei pallidissimo..-
-E’ la mia cazzo di pelle, perché dovete tutti rompere per il fatto che sono pallido, sto bene!-
Eccola di nuovo, la rabbia.
Quella rabbia che non riusciva più a contenere e controllare, era devastante e non sapeva come fermarla.
Gli venne da piangere quando vide l’espressione sconvolta dell’altro.
-S-stammi lontano io..  Io non sono normale.. -
Cercò di distanziarlo, ma l'altro lo seguí.
-Fermati e che cazzo! - L'altro lo prese per un braccio, fu costretto ad inchiodare. - Non scappare.. Perchè dici di non essere normale? A me sembri a posto..  Non dovresti girare in questa zona a quest'ora. -
-Lo stesso vale per te, no?  E poi..  Stammi lontano, lo dico per te.. -
-Devo passare per di qui per andare a casa mia, ma tu non mi sembri del posto, non ti ho mai visto da queste parti, e inoltre non mi sembri un soggetto tanto pericoloso,è inutile che provi ad allontanarmi, devo comunque passare per questa strada.-
Lo superò con una spallata, rimase per lungo tempo a qualche passo da lui.
Era solo uno sconosciuto,ma si sentì stupido al suo cospetto, l'altro svoltó nel vialetto che doveva essere quello di casa sua, prima che entrasse gli chiese scusa, alzando la voce in modo che lo sentisse, si era tolto almeno quel peso dal petto, poi corse,prima che l'ansia iniziasse a divorarlo,prima che l'altro potesse dirgli qualcosa.

Non si meravigliò dell’assenza di Jet nella stanza, probabilmente era con Shadow, ma avrebbe voluto averlo li con lui, avrebbe tanto voluto abbracciarlo, o semplicemente sentire la sua voce.
Doveva dimostrare a quelli psicologi che Jet non era la causa dei suoi problemi, che pur essendo separato da lui, non sarebbe migliorato.
Doveva farlo per Jet, ma faceva male.
Passò la notte in bianco, un brutto presentimento continuava ad attanagliarlo, costringendolo a restare sveglio, di prima mattina fu colto dall’ansia, per Jet, per qualsiasi cosa sarebbe successa in quella giornata, per il suo evidente peggioramento, con o senza il migliore amico.
Si mise le cuffie nelle orecchie e prese degli antidepressivi, prese anche del Lexotan, un ansiolitico,doveva riuscire a stare bene, ma ne la musica ne i farmaci riuscirono a sovrastare i pensieri che scorrevano veloci nella sua testa.

Successe tutto troppo velocemente, le urla della kitcher, le urla degli infermieri contro la Kitcher, la polizia, le sirene.
Vide Jet privo di sensi su un lettino, probabilmente lo avevano sedato.
Cercò di raggiungerlo, dovette dare spallate e lottare con tutta la sua forza per riuscire a superare tutti quei corpi accalcati in mezzo al corridoio, infermieri, pazienti, erano tutti fuori, ce la fece, arrivò sul lettino dell’amico senza nemmeno accorgersi di stare piangendo a fiotti, gli prese una mano e tentò di dirgli tante cose, per rassicurare sia Jet che se stesso, non gli importava se l’altro non poteva sentirlo, lo fece comunque.
Alcuni infermieri tentarono di allontanarlo, fu la Kitcher a sbraitare, riuscendo a fermarli,lei era comunque dalla loro parte, li conosceva, sapeva del rapporto tra lui e Jet.
Lasciò che restasse con lui fino a che non lo portarono dentro per una seduta di ECT, un pianto forte gli scosse le spalle con violenza, sentì le mani della dottoressa trascinarlo via e abbracciarlo, stava cercando di confortarlo sussurrandogli tante parole, che si sormontavano tra loro in un tutt’uno confuso, non riuscì a capirne nemmeno una,riuscì solo a piangere, con in testa i pensiero fisso di Jet, ridotto in quello stato solo per colpa sua,lo stava facendo per proteggere entrambi, ma tutto quello che stava ottenendo era la distruzione, di entrambi.
-Silver..Silver!-
La dottoressa Alina riuscì a riscuoterlo per un momento da quell’improvviso stato catatonico in qui era caduto.
- Åkesson.. Pensavo che non ti saresti ripreso più, stavo tentando di dirti che ci assisterai in questi giorni con Jet, sei l’unico che riesce veramente ad entrare in contatto con lui, sei lui di cui lui possa veramente fidarsi.- Rimase interdetto, non sapeva come spiegarle quello che stava accadendo tra loro.
-Dottoressa.. Gli altri psicologi stanno dando a lui la colpa dei miei problemi, sto cercando di far capire loro che.. Che non è così e l’unico modo che ho trovato per farlo è.. Allontanarlo.. L’ho ferito dottoressa, ci sto male anche io, non so se vorrà vedermi..-
La dottoressa gli sorrise.
-Silver, non basta questo per distruggere un rapporto così forte, credimi,Jet ha bisogno di te.. E in ogni caso, abbandonarlo non è la cosa migliore da fare, quegli psicologi sono e resteranno degli incompetenti indipendentemente dal fatto che tu stia o no in compagnia di Jet, farò in modo che questa cosa venga risolta..  Ora riposati, vengo a chiamarti quando Jet si sveglia.-
Disse, abbandonandolo davanti alla propria stanza.

Jet faticava a restare vigile e sveglio, era passata un ora da quando aveva aperto gli occhi, perdeva continuamente i sensi, vomitava, e la sua memoria era estremamente provata e danneggiata.
Non riusciva a parlare, o almeno, non riusciva a mettere in piedi un discorso, o ad esprimersi.
Cercò di farsi riconoscere, gli parlo quanto più possibile ma gli occhi dell’altro continuavano a vagare nel vuoto, era come se non lo vedesse, come se ai suoi occhi tutto fosse invisibile.
Non gli permisero di portarlo nella loro stanza, sarebbe rimasto li, e al primo miglioramento lo avrebbero trasferito in un’altra stanza, da solo, era una cosa momentanea in quanto poi  lo avrebbero nuovamente in stanza con lui.
Passò li quattro ore osservando l’amico dormire, con le lacrime agli occhi, quando fu troppo tardi lo trascinarono via intimandogli di tornare la mattina successiva, volevano tutti che riposasse ma come poteva dormire sapendo che Jet stava male ed era solo sua la colpa? Lo aveva rovinato più di quanto lui già non lo fosse, per colpa sua era arrivato al limite, e forse lo avrebbe anche superato, come poteva dormire dopo aver ridotto una persona in quelle condizioni? Anzi non una ma due persone, stava affogando anche se stesso in quella pozza di marciume che lui stesso aveva creato, stava spingendo anche se stesso al limite, ma poi c’era veramente un limite? O era solo un vincolo, un traguardo che ogni umano si impone per dimostrare a se stesso la sua improbabile sanità mentale?
E qual’era la sanità mentale? Con quale criterio si poteva definire un soggetto sano?
Si prese la testa tra le mani, doveva smettere di pensare, eppure smettere di pensare è una cosa umanamente impossibile, non poteva farlo.
Prese dei farmaci, quasi casualmente, non gli importava quali fossero poiché quella merda era tutta uguale, non servivano a nulla se non a peggiorare la situazione, ma lui a quello non badava, li prendeva e basta, quasi senza un motivo.

Quella mattina lo chiamarono presto, appena fu fuori dalla sua porta la Kitcher lo trascinò letteralmente fino alla stanza dove si trovava Jet.
Lo trovò in stato delirante,urlava schiacciato contro ad un angolo della stanza, scappava se gli infermieri tentavano di avvicinarlo,  e tremava tanto, poteva vederlo anche da lontano che tremava.
Era quasi irriconoscibile, doveva aver perso altri chili, i capelli erano tutti scompigliati e gli stavano davanti alla faccia, attaccati alle guance per via delle lacrime.
Era pieno di lividi, sulle gambe e sulle braccia.
-E’ completamente fuori controllo Silver, del tutto, abbiamo provato ogni cosa possibile ma non riusciamo più a recuperarlo, devi parlargli tu anche se vederlo in quello stato è difficile, ti capisco Silver davvero, ma devi farlo per lui.. Te ne prego.-
Era spaventato,quasi terrorizzato.
Vederlo ridotto così lo atterriva, ma esitò solo un attimo e non di più, si fece forza e si avvicinò a lui con fermezza, quello era pur sempre Jet, e avrebbe fatto ogni cosa per lui.
-Jet.- Chiamò il suo nome ma probabilmente l’altro non lo aveva nemmeno sentito.
-Jet!- Urlò, l’altro smise di agitarsi, alzò la testa spostandosi i capelli impiastricciati dalle lacrime, lo osservò con gli occhi sgranati e rossi per il pianto, il suo viso era pieno di graffi e solchi che probabilmente si era provocato con le unghie, notò infatti che gliele avevano tagliate, inoltre aveva delle occhiaie profondissime e le guancie estremamente scavate.
Gli venne quasi da piangere quando si inginocchiò accanto a lui, gli prese una mano e a sua sorpresa, l’altro non lo respinse, al contrario si lasciò abbracciare, lo tirò a se molto lentamente, poi lo strinse e gli baciò la testa.
Era come se in quella stanza ci fossero solo loro due, come se il resto non esistesse, quella stanza, quegli infermieri, quell’ospedale, erano come svaniti.
-Andrà tutto bene Jet, finirà presto, non starai più male e ci sarò io con te, te lo prometto,starai bene..- L’altro, anche se con movimenti quasi impercettibili, si accoccolò di più al suo petto, e lui lo strinse di rimando.-
-C-chi sei..? Io conosco questo.. Corpo, questo.. Questo profumo..-
La sua voce era ridotta ad un sussurro roco e soffocato, ma era bello poterla sentire di nuovo, era bello sentire una frase sensata e non dei mugolii emessi in uno stato di semi-incoscienza, Jet era veramente li con lui, era sveglio e capiva, anche se la memoria era danneggiata lui capiva, dal canto suo, lui sapeva che con il tempo avrebbe recuperato tutti i ricordi una volta terminate tutte le sedute, fino a quel momento la sua memoria sarebbe stata instabile e lui era molto comprensivo, non si preoccupò del fatto che Jet lo ricordasse o meno in quel momento, però era certo che si sarebbe stato per lui,averlo li tra le sue braccia era tutto quello che voleva, non lo avrebbe abbandonato mai, per nessun motivo, non avrebbe permesso nemmeno alla morte di separarli.
-Sono Silver, sono il tuo migliore amico..-  Gli sussurrò all’orecchio, con un tono calmo, voleva mantenere viva quella strana calma che si era venuta a creare.
Passarono dei minuti, minuti che sembrarono ore, ed erano solo loro due, abbracciati, erano solo loro due come sempre era stato,loro due da soli contro il resto del mondo.
-Silv..- Fu solo un sussurro, incerto e quasi inudibile, che però gli scaldò il cuore, lo accarezzò e sorrise.
-Si Jet, sono qui con te, siamo noi due assieme contro a tutti, sempre e per sempre, ricordi? Sono rimasto con te sempre, senza mai lasciarti..-
-J’ai peur..17-
-Je sais, je sais que tu as peur et c’est normal Jet, mais la peur s'arrêtera parce que tu es fort..18-
Si sforzò di parlare in francese per metterlo a suo agio, poi notò che l’altro iniziò a lasciarsi andare, non voleva permetterglielo, non poteva permetterglielo così facilmente.
- Mais tu dois te battre Jet, tu dois  rester éveillé, ne cède pas,Jet tu ne dois pas céder, tu comprends?19-
Sentì le lacrime pulsare contro le palpebre,Jet perse i sensi tra le sue braccia e a quel punto smise di resistere, urlò scatenando un pianto quasi disperato, era esasperante tutto quello che stava accadendo attorno a lui,era straziante e tutto ciò non faceva altro che confonderlo.
Rabbia, provava una forte rabbia, rabbia che non riuscì più a tenere repressa.
Rabbia nei confronti della vita che poteva essere terribilmente ingiusta, rabbia nei confronti del mondo, rabbia nei confronti dell’umanità.
Cercò di scuotere l’amico nella speranza che riaprisse gli occhi e che si riprendesse, ma sapeva che era tutto inutile e lui si sentiva sempre più debole.
-Devi svegliarti! Devi restare con me!- Gridò, con la gola bruciante, fregandosene di ciò che gli stava attorno.
Lo separarono da lui, lo allontanarono, lo portarono fuori da quella stanza con la forza, riuscì a liberarsi dalla presa di chiunque lo stesse trattenendo, non distingueva più nulla se non le sue lacrime, corse con tutta la forza che gli restava in corpo, lasciando scorrere quelle lacrime amare, uscì dall’edificio e si fermò accanto ad un albero, si piegò davanti al suo tronco  e vi accasciò contro, rannicchiandosi poi su se stesso.
Gli infermieri avevano smesso di inseguirlo, si erano fermati lontani, tutti la dentro sapevano che quell’albero aveva un significato importante per lui, e per Jet.
Era il loro albero, quello sotto al quale si erano incontrati la prima volta, il luogo in cui tutto era iniziato.

Durante gli ultimi giorni Jet fu incontrollabile, aveva continue crisi e non lo riconosceva,non ricordava nulla.
Fu solo quell’albero a dargli conforto in quei momenti, era l’unico modo per sentire vicino a se la presenza di Jet, dell’unica persona che voleva veramente accanto, e che per colpa sua e del mondo troppo crudele, non poteva esserci.

MILES PROWER

Era passata una settimana da quella festa.
Era stata una serata unica, per una sera non si era sentito diverso dagli altri, aveva ballato con Cosmo, aveva scherzato con Amy, aveva pure bevuto.
Ma tutto finisce, prima o poi.
Era stata una settimana infernale, gli sembrava di essere sul set di Beautiful e non in classe.
Quella festa aveva portato scompiglio, ma non solo.
Tutto sembrava drammatico, e impossibile.
Fare lezione era impossibile.
Cosmo si era beccata l’influenza, ed era a casa da molto.
Avrebbe potuto parlare con Amy, ma era stata proprio lei a causare quella sotto specie di guerra fredda nella classe ed era impossibile parlarle.
I professori erano tutti allarmati per il ragazzo problematico, Testa Radioattiva.
Inoltre Testa d’Argento stava dando di matto ogni giorno di più, o almeno, quelle poche volte che si era presentato a scuola.
Sonic litigava con Amy, Amy litigava con Shadow, Shadow litigava con Sonic, ogni santo giorno la stessa storia, che si concludeva con loro, che non si parlavano e fuggivano gli sguardi gli uni degli altri, o se erano costretti a guardarsi, lo facevano come se dovessero scannarsi da un momento all’altro .
Il resto della classe faceva sempre confusione, e non si capiva più nulla.
Era il caos totale.
In tutto ciò, lui non poté nemmeno stare tranquillo a farsi i fatti suoi, Sally aveva provato più volte, insieme alla sua amica Julie, ad incastrarlo o a metterlo in situazioni scomode con i professori e la scuola, ma lui era dell’idea che l’intelligenza vincesse sempre, erano due decerebrate contro ad un ragazzo dotato di un cervello, non potevano nulla contro di lui, non erano nemmeno furbe.
Infatti dopo qualche giorno lo avevano lasciato perdere.
Quel lunedì mattina arrivò a scuola stanco, stanco di non fare nulla, stanco del solito spettacolino che si ripeteva ogni giorno in quella dannata classe, stanco delle urla, stanco di quei ragazzini incompetenti.
Si mise in un angolo della prima fila, cercando di tenersi il più lontano possibile dagli altri, ma era inutile, la situazione era già degenerata.
Quella scuola stava degenerando.
Forse, quando dicevano che in quella scuola si ammattiva, un fondo di verità c’era.
Sobbalzò quando all’improvviso si ritrovò accanto Testa d’Argento, che cosa voleva da lui? Non aveva nulla da dargli o da dirgli, e in più lo detestava.
Lo osservò, sembrava dimagrito, aveva delle occhiaie profondissime ed era estremamente pallido, lo preoccupò nonostante lo vedesse come una persona dalla quale stare il più lontano possibile, nonostante non gli importasse niente di lui.
-Hey.. Ma che ti è successo?-
-I-io non.. Non ce la faccio più devo trovare un modo per fermare tutto..- Sembrava che avesse difficoltà a parlare.
-Sta.. Sta crollando tutto, non riesco più a controllare la situazione, devo fare qualcosa..- Disse, non lo guardava nemmeno negli occhi, era come se stesse parlando con se stesso, si era portato le mani alla testa e la stava stringendo forte.
-Non capisco, non capisco nulla di quello che dici.-
-I-io.. Io lo sto perdendo ma non ho altra scelta, è l’unico modo che ho per proteggerlo, almeno per ora.. I-io l’ho rivisto e.. Volevo restare li con lui, non volevo lasciarlo ma ho dovuto e ha fatto malissimo, sono sicuro che ha fatto molto più male  a lui però, e questa cosa mi fa.. Mi fa impazzire, mi sento impotente io non ce la faccio, non sono in grado io.. Io non ne sono in grado! Io non posso salvare la situazione, ne posso salvare lui e io ho solo lui..-  All’ultima parola il suo sguardo si fece rassegnato, poi apatico.
Gli scese un lacrima, lo vide avvicinarsi a lui, d’istinto aprì le braccia e l’altro si fiondò al suo petto, piangendo forte.
Quell’improvviso contatto fisico lo fece tremare, ma non glielo negò, lo chiuse in un abbraccio amichevole, decise di lasciarlo sfogare.
Aveva capito a chi si stava riferendo, non era difficile immaginarlo.
Piuttosto, era difficile immaginare cosa fosse successo.
Jet non si era presentato a  scuola per l’intera settimana precedente, e nemmeno quel giorno era li, che stesse accadendo qualcosa di tragico all’insaputa di tutti?
Le parole di Silver erano state confuse, e incomprensibili , non vi era un nesso logico all’infuori del suo cervello, nessun’altro avrebbe potuto capire quel discorso, solo chi lo aveva fatto.
Tutti li stavano guardando, tranne i soliti tre litiganti, anche se nessuno sapeva il motivo per il quale stessero facendo quel putiferio da tanto tempo.
Accarezzò la schiena di Silver, non gli importava degli altri che li stavano guardando, delle battutine amare di Sally e Julie, non gli importava veramente nemmeno di Silver ma non poteva rifiutarsi di aiutarlo, o almeno, di farlo sfogare.
-Voi non potete capire, e non ve ne facciamo una colpa, non ci importa dei giudizi li comprendiamo.. Però se solo sapessi come è ridotto.. Se solo tutti voi sapeste come si sente prima di parlare.. Credo che lo guardereste con occhi diversi, e lo stesso vale per me ma a me non importa di essere accettato da voi, non importa di essere accettato da chi mi fa stare male, da chi mi spaventa.. Io non ho bisogno del mondo, o della sua comprensione, ma lui si,lui.. Il suo cervello non funziona più.. Ma prova ancora le emozioni,e sono solo negative.. Sto male per lui, io sto male per lui.. Lo avete solo criticato, ci avete solo criticato, senza pensare a quanto sia difficile vivere in questi corpi, senza pensare a quanto sia difficile vivere queste vite, voi.. Voi siete ciechi..- Poi scoppiò nuovamente nel pianto, questa volta però fu ben diverso.
Questa volta lo aveva fatto ragionare, lo aveva reso partecipe dei suoi pensieri e aveva capito qualcosa in più su di lui, e anche sulla vita.
Solo che c’era un dettaglio mancante.
-Noi.. Non siamo ciechi.. Vediamo eccome, ma allo stesso tempo siamo tutti ciechi, e lo siamo sempre, anche quando pensiamo di stare vedendo, noi siamo ciechi, questa è la razza umana,e non cambierà mai, mai.-


Parte 3:

Jeton Hawkers:



-I'm the girl you've been thinking about
The one thing you can't live without
I'm the girl you've been waiting for
I'll have you down on your knees
I'll have you begging for more!-

(From Whore by In This Moment)


AMILY ROSE

“Devo parlarti”.
Aveva solo quelle due parole in testa, mentre se ne stava appoggiata al muro dello sgabuzzino della scuola aspettando Sonic.
E quell’espressione, quello sguardo, non era quello che le dedicava di solito.
Aveva un bruttissimo presentimento, ma cercò di calmarsi.
Quando la porta si spalancò perse un battito, era arrivato il momento.
Si avvicinò a lui, con troppe domande nella testa, non riuscì nemmeno ad aprir bocca, era come paralizzata.
Lui le prese le mani tra le sue, sembrava distratto e triste.
-Cosa devi dirmi? Non tenermi sulle spine!-
-A-amy.. Voglio essere schietto con te..- Disse, insicuro, abbassando lo sguardo.
La preoccupazione l’assalì, i battiti aumentarono a dismisura, cosa stava per dirle?
-Dimmi, io sono pronta a tutto.- Disse sicura, ma non convinceva nemmeno se stessa.
-Tu.. Tu non sei l’unica.- Disse secco, freddo, rialzando lo sguardo e puntandolo nei suoi occhi.
Tutto si fermò, fu come un boato che la portò per un attimo nel nulla più totale, lontano dalle voci nei corridoi, lontano dai suoi pensieri, lontano da Sonic.
Tornò malvolentieri alla realtà, Sonic le aveva appena detto che lei non era l’unica per lui, in pratica la stava usando come un giocattolo.
Non fece nulla, rimase immobile.
-Chi è?- Chiese, freddamente.
-Non ti dirò altro, vorrei solo dirti che.. Che tu per me sei importante, e che provo veramente dei sentimenti forti per te, ma il mio cuore è diviso a metà tra te e un'altra persona, e io ti giuro che non so che fare, non so cosa è più giusto, ma non volevo tenertelo nascosto perché sarebbe irrispettoso nei tuoi confronti,credimi.. Io tengo a te, immensamente, ma senza l’altra persona io.. Io sto male, e lo stesso vale per te, sto male se sono senza di te, io.. Io non so che fare, non ne ho idea, non voglio perderti, e voglio essere sincero..-
Non lo ascoltò, non sentì una sola parola, si limitò ad andarsene da li, senza guardarlo nemmeno un'altra volta.
Era distrutta ma non lo avrebbe lasciato andare così facilmente, doveva sapere di più, doveva capire di più.

Passarono due giorni, si era ritrovata seduta vicina a Shadow, non voleva più stare vicino a quel ragazzo che l’aveva distrutta moralmente, ogni volta che incrociava il suo sguardo, lo inceneriva con gli occhi .
Shadow era fastidioso, ma almeno stava zitto, quindi non c’era contatto tra di loro.
Però ogni tanto lo vedeva ridere sotto i denti, e quel gesto incomprensibile per lei, stava diventando estremamente insopportabile.
-Si può sapere che cazzo hai da ridere?- Aveva i nervi a fior di pelle, doveva risolvere quella situazione al più presto.
-Sapessi.. Non ci parlo con te,inoltre.. Hai notato quanto Sonic stia male in questi ultimi giorni? Ha il viso sciupato, non parla con nessuno, sta sempre sulle sue e si sta vestendo trasandato, non sorride più a nessuno, è quasi irriconoscibile..- Più lo sentiva parlare di lui, più la sua rabbia cresceva, sembrava che lo stesse facendo apposta.
-Chiedi a lui se hai qualche dubbio, io non sono lui, non so risponderti.-
Bruciava.
Era la sconfitta e bruciava, lei non lo aveva mai assaporato, il sapore amaro della sconfitta.
-Ma come, non eravate amici? Non ti importa più di lui?-
-Shadow smettila!- Urlò, stringendo forte i pugni.
Mezza classe si era girata a guardarla, Shadow rise portandosi una mano alla bocca.
Li osservò furente uno per uno.
-Giratevi!- Ordinò, loro non si opposero, fecero come aveva detto.
Era rispettata, almeno qualcosa di positivo in quei giorni.

Durante la pausa pranzo seguì Sonic, lo vide dirigersi lontano,oltre l’edificio dove vi era il teatro, dove non andava mai nessuno, si nascose dietro ad un cassonetto quando lo vide fermarsi e appoggiarsi ad una parete.
Dopo poco, vide Shadow in lontananza andare verso di lui, con una sigaretta tra le dita e un espressione compiaciuta in volto.
Si fermò abbracciando quel ragazzo che stava tanto odiando in quel momento, ma non era un abbraccio amichevole, i due si osservarono per un attimo, poi unirono le labbra in un bacio tutt’altro che innocente.
Ebbe un conato di vomito, che respinse con tutta la forza che aveva in se.
Fu pervasa dalla rabbia e dall’adrenalina.
Uscì dal suo nascondiglio, ed urlò.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
-NOOO!-
Si buttò addossò a Shadow, staccandolo da Sonic, che si fece da parte bianco come un cadavere.
Iniziò a colpire quel ragazzo che odiava ogni frazione di secondo di più, con tutta la sua forza, accecata dall’adrenalina, non si accorse nemmeno di quello che stava accadendo, non sapeva cosa stesse facendo, non si fermò.
-SEI UNO STRONZO MANIPOLATORE, OTTIENI SEMPRE CIO’ CHE VUOI E ROVINI SEMPRE TUTTO! SEI CIO’ CHE PIU’ C’E’ DI MARCIO AL MONDO! MI FAI SCHIFO, MI FAI SCHIFO!-
Shadow placcò la sua rabbia cieca con un solo movimento, afferrandole entrambe le mani, e osservandola con astio.
-Mentre tu te la facevi con lui, io lo sapevo, e stavo zitto, a volte bisogna anche accontentarsi, troietta viziata del cazzo, tu fai schifo!-
La lanciò via, lontano da se.
Cadde a terra, piangendo.
Si rimise a sedere, tenendosi la spalla a cui si era fatta male, non riuscì più a fare alcun movimento, solo piangere.
Tutto attorno a lei fu come scomparso, poteva solo sentire il sapore delle sue lacrime, i suoi singhiozzi,il dolore.
Il dolore per la prima volta nella sua vita, lo sentì li, e non per i modi rozzi di Shadow, ma perché aveva appena scoperto che l’amore faceva male, e gli esseri umani erano tutti sporchi, malefici, stolti.
Anche quello all’apparenza più buono, poteva rivelarsi l’esatto opposto.

KNUCKLES HOXHA

-Scusa.. -
Guardò quel ragazzo correre via, poi scosse la testa.
Il mondo,era un posto così strano, falso, crudele, pullulante di diversità e ambiguità.
Entró in casa sospirando, l'aria li era sempre pesante e cupa.
In giorni durante i quali sua madre restava a casa erano diminuiti drasticamente,e lui viveva nella costante paura di poterla perdere,di restare solo senza l'amore di una madre, senza il calore della famiglia, o almeno parte della famiglia, dato che l'aspetto famigliare era stato distrutto dal padre.
Pensarlo fu come evocarlo,non riuscì mai a capacitarsi del motivo per il quale quell'uomo avesse dovuto presentarsi li, nella sua casa, nel suo soggiorno, seduto sul suo divano all'una di notte.
Se ne stava con i gomiti appoggiati sulle ginocchia leggermente divaricate e le mani unite, la luce era accesa e appena lui gli fu davanti lo squadrò dall’alto al basso, sempre con la stessa espressione severa e altezzosa.
Ma quell’uomo di altezzoso non aveva nulla, non aveva nemmeno una dignità.
-Vedo che hai tolto quei tappeti dalla testa, finalmente ti sei dato un po’ di contegno.-
-Che cosa vuoi?- Chiese, cercando di trattenere la rabbia che gli stava per esplodere dentro al petto.
-Non ti hanno insegnato le buone maniere!? E’ così che badi a tua madre!?- Urlò l’uomo, scattando in piedi e prendendolo per il colletto della maglia, tremò, ma non per la paura bensì era l’adrenalina, era l’impulso che il suo corpo aveva di ribellarsi, di smettere di sottostare sempre a quelle leggi mai scritte secondo le quali lui doveva solo subire e sopportare.
- Non dovevo essere solo a badare a mia madre! Dovevamo essere una famiglia ad aiutarla nella sua lotta ma per colpa tua una famiglia nemmeno esiste! Sei solo un essere schifoso e ripugnante, mi fa schifo solo il pensiero di averti attorno, solo il pensiero che tu stia respirando la mia stessa aria! Sei veleno per questa famiglia distrutta, la colpa è tutta la tua! E guardati! Guardati, che uomo sei mai tu? Ad abbandonare così un figlio e tua moglie, solo perché sei un codardo! Vuoi educazione? Mi sono dovuto educare da solo, eri tu quello che doveva insegnarmi quell’educazione che tu pretendi, ma non ti meriti neanche un briciolo di rispetto da parte mia!- Urlò, concluse il discorso stringendo i denti e staccandoselo da dosso di forza con uno spintone.
Il pugno non tardò ad arrivare, ma nemmeno lo sentì, o forse lo ignorò e basta, come ignorò tutti gli insulti  che quello scarto di umanità gli stava sputando addosso.
-Tu dovevi esserci! Io dovrei essere felice di chiamarti padre! Dovevi restare con me, dovevi restare con la mamma! Ma sei solo un egoista del cazzo, noi non siamo nulla per te, e tu non sei nulla per noi ormai, non puoi permetterti di presentarti in casa mia, in casa nostra, dopo che ci hai abbandonati come dei cani, come delle bestie, esci Richard, esci da casa mia.. ESCI DALLA MIA VITA!- Terminò quel discorso con il fiatone, aveva urlato a squarciagola, aveva urlato ciò che pensava, ciò che più lo tormentava, non voleva più avere a che fare con quell’uomo nella sua vita, lui non dava chance, lui non era una persona propensa a perdonare, e in ogni caso non avrebbe mai perdonato quell’uomo per avergli rovinato la vita, nessuno sano di mente lo avrebbe mai fatto, perché di vita se ne ha una sola, e bisogna tenersela stretta, bisogna trattarla come oro.
C’era chi la disprezzava la vita, c’era chi l’amava, e poi c’era chi come lui sognava invano di renderla migliore.
-Te ne pentirai! Indisciplinato e senza regole come sei, non andrai da nessuna parte, perderai solo nella vita!- Poi se ne andò, gli diede le spalle ed uscì, lui rimase per un attimo in silenzio,con le lacrime  che minacciavano di straripare, ma non gli permise di farlo no, le tramutò in rabbia, rabbia che riuscì a smaltire solo colpendo più e più volte  il muro, fino a farlo crepare, fino a spaccarsi la carne sulle nocche, fino a perdere sangue, gridando fino  a perdere la voce.
Era quello il male che provava dentro, era quello l’inferno che aveva nel petto.
Andò a letto,chiuse gli occhi con la speranza che arrivasse subito lunedì, non voleva la domenica perché non ne poteva più di rimanere solo con se stesso,non avrebbe resistito un altro giorno, gli serviva qualcuno accanto, aveva bisogno di parlare, con qualcuno.
Pensò immediatamente a Tikal, ma fremette nel momento in cui si accinse a cercare il suo numero in rubrica, non poteva permettersi di farsi sentire da lei ridotto in quello stato, lei era speciale per lui, non poteva dimostrarsi un debole al suo cospetto, non poteva chiamarla.
Iniziò immediatamente a scorrere tra i contatti, cercando il numero di Wave, quando inaspettatamente fu proprio lei a chiamarlo.
Accettò la chiamata con la mano tremante, non avrebbe resistito ancora a lungo con le mani ridotte a brandelli, quindi mise il viva voce e poggiò il telefono sul cuscino, per poi sdraiarsi lentamente e appoggiarci la testa accanto.
-K-knuck..- Rabbrividì.
La voce di Wave era roca e spezzata, nel risponderle si accorse che anche la sua fuoriusciva distorta, tremula e flebile, ma cercò di camuffarla il più possibile.
Sapeva che qualcosa non andava, ma cosa poteva esserle successo?
-Knuckles mi fa malissimo il petto, ho paura..-
-Sono con te Wave, non spaventarti, devi stare tranquilla lo sai, o sarà solo peggio, è solo un momento, poi passerà..-
-Ho vomitato Knuck, e ora mi gira tutto..-
-V-vuoi che venga li? Dopotutto ho bisogno di compagnia..-
-Si ti prego, sono sola, Blaze non può venire.. I suoi la stanno tenendo segregata dopo quello che  successo, mio fratello è fuori e i miei..- La sentì tossire violentemente, a quel punto scattò, quasi involontariamente.
-Non ci sono mai, lo so, non sforzarti.. Sto arrivando.- Si alzò, spinto solo dalla forza dell’amicizia, il suo dolore diventò quasi impercettibile a confronto di quello che stava succedendo, e lui lo sapeva bene cosa stava succedendo, quella situazione poteva solo precipitare, in quel momento dipendeva tutto da lui, la vita di Wave dipendeva da lui, perché nella situazione in cui si trovava lei, bastava solo un attimo per iniziare a precipitare verso un tunnel apparentemente senza fondo, che conduce dritto alla morte.
Voleva più che bene a Wave, lei era una parte della sua vita alla quale non poteva fare a meno, alla quale non poteva assolutamente rinunciare, doveva esserci per lei come lei c’era sempre stata per lui.
-Knuckie.. A te cosa è successo..?- Lo sorprendeva sempre, riusciva a capire che qualcosa non andava anche se lui tentava il più possibile di camuffare i suoi problemi.
La sua voce strozzata e sempre più triste lo spaventò ancor di più, lei era una dura, ma a lui mostrava anche il suo lato più debole, così come gli confessava sempre tutte le sue paure e i suoi tormenti, e lo stesso valeva per lui, non aveva mai nulla da nasconderle.
-Te lo spiego appena arrivo Wave, tra un attimo sono da te, stai tranquilla e non avere paura, ascolta me piuttosto, andrà tutto bene..-
-Ho paura, tanta paura, non voglio affrontare di nuovo quei mostri, quella bestia, l’anno scorso è stato terribile, non credo di potercela fare anche quest’anno..-
-Ed io ero li con te, sono sempre rimasto con te, ce la faremo assieme Wave, te lo prometto.-
-S-scusa.. Disturbo sempre te, volevo chiamare Tikal, lei è così gentile, sto bene con lei.. Ma non voglio che mi veda così, non voglio, e ho solo te, tu che sai di me, tu che mi hai già vista schiacciata a terra..-
Ed eccola, una nuova consapevolezza che prendeva le sembianze di un muro di cemento contro il quale sbattere la faccia.
Ricordò solo in quel momento, tutti loro trascorsi più recenti, dove vi erano sia Wave che Tikal, e arrivò alla conclusione che fosse evidente, come era possibile piuttosto che non se ne fosse accorto? Lui e la sua migliore amica si stavano innamorando della stessa persona, della stessa ragazza.
Chiunque in quel frangente si sarebbe fatto prendere dalla rabbia, dall’egoismo e dalla gelosia.
Non era il suo caso però, Wave era troppo importante per lui.
-Anche io volevo chiamarla, è così comprensiva.. Ma ho deciso di chiamare te, anche se mi hai preceduto di qualche secondo..- Non l’avrebbe mai e poi mai abbandonata, ma le avrebbe fatto capire quella che era la verità, non le avrebbe mai tenuto nascosto nulla,nemmeno le cose più scomode perché loro avrebbero affrontato tutto assieme, come era sempre stato nelle loro vite.
-Wave, non mi disturbi, comunque..- Cercò di riprendere la conversazione dopo un lungo silenzio da parte dell’amica. –Wave?- Sentì qualche singhiozzo, ma era solo un rumore lontano, probabilmente lei non era più al telefono, anche se non chiudeva mai una conversazione.
La sentì vomitare, a quel punto le sue gambe si mossero da sole, si buttò in strada e corse, corse a perdifiato, senza chiudere la chiamata.
-Cazzo Wave.. Sto arrivando, resisti!-
Come pianto ricevette solo un pianto sommesso.
Non era possibile, non poteva essere vero, si stava ripetendo quel che era successo l’anno precedente, tutto da capo, lo stesso inferno.

Chiuse la chiamata solo quando entrò in casa sua, la trovò appoggiata allo stipite della porta principale, tremante e piegata su se stessa.
I capelli lunghi le ricadevano scompigliati in tutte le direzioni, aveva il trucco sciolto ed era pallidissima, solo in quel momento notò che era dimagrita, forse grazie alla camicia da notte, bianca e non troppo lunga e smanicata, che gli permise di notare le sue braccia magre ed esili, così come le gambe talmente sottili che sembrava potessero spezzarsi con un soffio, inoltre aveva le guance molto scavate.
Wave aveva sempre avuto una corporatura snella, esile, perciò era difficile capire se fosse sottopeso o meno, ma lui conosceva ogni suo piccolo dettaglio, e la sua perdita di pesò non gli sfuggì.
-Hai di nuovo smesso di mangiare?- Chiese, ora leggermente alterato.
L’altra rimase li dov’era, alzò solo la testa dischiudendo leggermente la bocca, come a voler dire qualcosa, ma non disse nulla.
Si portò una mano al gomito del braccio opposto, sembrava quasi che faticasse a parlare, gli sembrava di avere davanti una morta vivente, e non la sua migliore amica.
La prese per le spalle scuotendola, cercando di riscuoterla da quello stato di semi-incoscienza nel quale era caduta.
-Wave rispondi! Lo sai quanto tempo ti ci è voluto l’anno scorso, quante altre fatiche hai intenzione di sprecare!? Stavi andando bene Wave, stavi tornando al peso forma, anche il cuore, stava migliorando tutto.. Che cazzo pensi di fare?- L’amica lo osservò con gli occhi socchiusi,iniziò lentamente a sciogliersi in un pianto che presto divenne incontrollato, scoppiò letteralmente nella più totale disperazione quando lui la abbracciò, stringendola tra le braccia e baciandole la testa.
-Ho vomitato di nuovo, mi faceva male la pancia, non riesco più a mangiare è di nuovo tutto come prima Knucks! E mi fa sempre male il petto, non voglio perdere anche quest’anno, non voglio vivere la mia vita così, fa male ogni giorno di più, la consapevolezza fa male, è quella a distruggermi più di tutto.. La consapevolezza che non riuscirò a salvarmi.. Perderò..- La sua voce si fece sempre più flebile, fino a ridursi ad un singhiozzo soffocato.
Le prese il viso tra le mani e le asciugò le lacrime.
-Basta Wave, stai delirando, sei ancora in tempo, non è tutto finito e io sono qui con te, ti aiuterò capito? Non ti abbattere, ci sarò io a guidarti.-
-Ma tu hai già troppe cose a cui pensare Knucks non posso affidarti anche questo peso! Hai già i tuoi di problemi, la tua vita, tua madre, non voglio addossartene altri, Knucks..-
La fermò prima che potesse piangere ancora.
- Decido io se aiutarti o no, se permetti.-
Lei rimase a fissarlo, era sconvolta e poteva vedere la paura nei suoi occhi.
-S-si certo.. Hai pienamente ragione Knuckie.. Il punto è che non voglio pesarti..- Gli prese le mani, fu li che lei si accorse dello stato in cui erano ridotte.
-Che cosa è successo?. Chiese con più fermezza, anche se la sua voce tradiva ancora una nota di dolore, che gliela faceva tremare.
-Rabbia..- Fu tutto quello che riuscì a dire per il momento, ovviamente più tardi le avrebbe raccontato tutto, ma in quel momento non ne fu capace, anche solo pensare all’accaduto gli faceva male.
-Te le disinfetto.. Ma perché eri incazzato?- Continuò lei, facendogli cenno di seguirla in bagno, lui la assecondò.
-Mio padre..- Bastarono quelle parole per farle capire tutto, non era la prima volta che quell’uomo si presentava a casa sua, e lei sapeva bene che faticava a parlarne quando accadeva, non era la prima volta che si ritrovava a casa dell’amica con le mani scorticate e ferite, non era la prima volta per tutto quello che stava accadendo quella sera.
Wave sarebbe sempre stata parte della sua vita, e non gli importava veramente del fatto che avessero un infatuazione in comune, la storia che avevano vissuto assieme,tutto quello che avevano condiviso, il loro passato e i loro trascorsi, erano indelebili, ineguagliabili ed insormontabili.

JETON HAWKERS

Il sole gli stava scaldando la pelle, le coperte erano morbide, fu quello il suo risveglio.
Non ricordava nulla del giorno precedente, sapeva solo di essere felice, stranamente felice.
Stava bene, per ciò decise di alzarsi.
Era in una stanza di quel centro di salute mentale che mai aveva visto prima, le sue cose erano tutte sistemate, le coperte erano nere, come piaceva a lui, ma soprattutto erano morbide e imbottite.
Si passò una mano tra i capelli, erano puliti.
Notò uno specchio su un muro,davanti vi erano una piccola scrivania  e uno sgabello.
Vi si avvicinò per specchiarsi, si sedette sullo sgabello spostandosi delle ciocche di capelli dal viso, le sue ferite sembravano quasi completamente guarite,quanto tempo era passato da quando se le era procurate?
Sorrise, gli piaceva il suo sorriso.
Gli piaceva il suo aspetto, continuò a sorridere, toccò la sua immagine allo specchio, quasi non gli sembrava reale.
Abbassò lo sguardo sulla scrivania e notò una spazzola e i suoi trucchi.
Prese la spazzola e iniziò a pettinarsi i capelli lentamente, perché stava così bene? Perché tutto era così calmo e tranquillo? Era forse morto?
Si guardò attorno ancora, come se si trovasse in un sogno e dovesse svegliarsi da un momento all’altro, notò una foto sul pavimento, era una foto di lui e un altro ragazzo, dai capelli tendenti al grigio, stavano facendo delle espressioni buffe e sembravano divertiti.
 Chi era quel ragazzo? Perché era tutto così positivo quel giorno? Che giorno era poi?
Notò che era ancora in pigiama, se lo tolse, lo piegò e lo ripose sotto al cuscino, poi scelse dei vestiti per quella giornata.
Dopo non molto sentì bussare alla porta, corse ad aprire.
Una donna alta e dai capelli color miele lo stava fissando, all’inizio il suo sguardo era severo, ma immediatamente gli sorrise, addolcendo la sua espressione facciale.
-Ti trovo bene Jet, sono venuta a controllare la tua ripresa a livello cerebrale, quello a cui ti abbiamo sottoposto può danneggiare la memoria ma non in modo permanente.-
Ci mise molto, rimase a guardarla, molti ricordi gli tornarono alla mente.
-Dottoressa Kitcher..?-
-Si, sono proprio io, dai sediamoci, dobbiamo solo fare una chiacchierata Jet, puoi stare tranquillo, vedo che ti stai già riprendendo..-
Lei si sedette su una sedia, lui sul letto, di fronte a lei.-
-Ti abbiamo sottoposto a due sedute di ECT, hai reagito piuttosto bene, però ti ho prescritto delle nuove dosi di Litio,in questi ultimi cinque giorni la situazione è stata complicata, non riuscivi a rimanere sveglio e la tua memoria era troppo instabile, inoltre hai avuto delle allucinazioni non indifferenti, ma ora sembri stare meglio.-
-Cinque giorni..? Io.. Sono confuso, non ricordo quasi nulla, non ricordo di essermi svegliato altre volte.. E’ come se fossi stato in coma, e mi fossi risvegliato ora.-
-Non andare in panico, è normale, la tua memoria tornerà progressivamente.-
-Ne è sicura?-
-Si, certamente.. Ora però me ne vado, hai visite!-
-Chi?- Chiese, piegando la testa di lato.
-Silver.- Disse lei, sorridendo.
Quel nome gli era molto famigliare, ma non sapeva assolutamente di chi si trattasse.
Ad ogni modo annuì, la guardò uscire dalla porta e lasciare entrare quello che doveva essere Silver.
Appena vide il suo viso fu investito da un uragano di emozioni diverse, ci fu come una tempesta di ricordi confusi nella sua testa, la scosse e tornò a guardare quello che era il suo migliore amico.
L’altro si avvicinò lentamente, lui ebbe un attimo di tentennamento, ma poi gli saltò al collo, le braccia dell’altro lo accolsero, stringendolo a forte.
Era li, tra quelle braccia, che si sentiva veramente a casa, che si sentiva veramente protetto.
-Mi sei mancato tantissimo Jet, non sapevo più come fare senza di te, è stata tutta colpa degli altri psicologi, ti ho trattato di merda solo per evitare che tutto si ritorcesse contro di te, non ho potuto impedirgli che ti facessero male, scusami.. Non sai quanto stavo impazzendo senza te al mio fianco, non voglio più abbandonarti, non me ne frega niente degli psicologi del cazzo dell’altro ospedale,voglio solo poter stare di nuovo con te e proteggerti.-
Affondò la testa nell’incavo della sua spalla, stava ricordando tutto ad una velocità assurda, quasi gli venne l’emicrania.
-Silv.. Io non mi sento più come prima..-
-Cosa intendi dire?- Chiese l’altro,allarmato.
-Mi sento diverso, sento che c’è qualcosa che non va in me Silv.. Ma adesso non voglio pensarci!- Si distanziò da lui, con le braccia intrecciate al suo collo, gli sorrise.
-Sei sempre bello Jet, e i tuoi occhi sono stupendi.. Soprattutto perché sei felice,è così raro vederti felice..-
-Silv smetti,non parlare di me, dato che ora gli occhi tristi qua sono i tuoi.-
-Oh, ma non importa davvero, sto bene ora che sono con te.- Gli stava mentendo, glielo leggeva in faccia.
-Ti conosco Silv, so che stai comunque male, dimmi cosa ti sta tormentando..-
-J-jet.. Devo andare.-
L’altro gli tolse le braccia dal proprio collo con delicatezza e gli voltò le spalle, colpendolo nel profondo, lo sentì realmente quel colpo, come una stilettata al cuore.
-Perché lo fai? Mi hai appena detto che ti sono mancato e che non vuoi abbandonarmi!- Disse, portandosi una mano al cuore e socchiudendo gli occhi.
-Prima o poi riuscirò a fartelo capire..- Disse, abbassando la maniglia.
-Do you remember me? Lost for so long..Will you be on the other side,or will you forget me?20- Cantò quasi sottovoce le parole di Tourniquet degli Evanescence, amava quella canzone,l’altro si fermò.
-Closing your eyes to disappear,you pray, your dreams will leave you here,but still you wake and know the truth …21- Anche Silver cantò un pezzo dello stesso gruppo,ma la canzone era My Last Breath, concluse la frase senza cantare però, e in modo secco. -..No one’s there.22- Poi uscì chiudendo la porta.
Pianse forte, ma lo fece in silenzio.
Appena riuscì a calmarsi riprese a cantare Tourniquet, con un tono molto sconsolato, ritrovava spesso se stesso in quelle canzoni, in quelle parole, a volte le cantava perché rispecchiavano i suoi pensieri.
 -I'm dying, praying, bleeding and screaming..Am I too lost to be saved? Am I too lost?-
Spesso si parla di toccare il fondo.
E se lui lo avesse oltrepassato quel fondo?
Stava cadendo così in profondità, come sarebbe mai potuto tornare su e respirare?
Anche chiedendo aiuto, nessuna mano lo avrebbe potuto raggiungere laggiù.
-My God ,my tourniquet.. Return to me salvation.-
Si sedette sul davanzale della finestra, guardando lontano.
Chi lo avrebbe salvato? Solo lui poteva salvare se stesso, ma come poteva quando il suo principale pericolo, era proprio lui? Il suo corpo, il suo cervello, stava morendo dentro, stava morendo fuori, e la colpa era solo la sua.
-My wounds cry for the grave,my soul cries for deliverance,will I be denied Christ? Tourniquet,my suicide.23-
Osservò il suo polso, era guarito, ma la cicatrice sarebbe rimasta in eterno, impressa sulla sua pelle, impressa nel suo cervello.
Il suo corpo era la dimostrazione perfetta di quello che provava, di quello che era, di quello che pensava e di quello che viveva ogni giorno.
Pure la sua anima era logorata, irrecuperabile.
Non esisteva un dio che potesse salvarlo, non esisteva un inferno per lui se non la sua stessa vita,non esisteva qualcuno a cui si potesse affidare, lassù nei cieli, laggiù negli inferi.. Lui era solo con se stesso, lui era solo con il suo corpo e la sua vita, che si stavano sgretolando lentamente.

Si alzò da li solo dopo qualche minuto, senza nessun pensiero nella testa.
Prese una dose forte di Valium e chiuse gli occhi, rise.
<< E’ tutto inutile, non fermerai i tuoi mali.. >>
-Non lo sto facendo, ho deciso che se devo nuotarci dentro ai miei mali, allora preferisco affogarci, essere soffocato da loro.-
<< Esci di qui, scappa.. Vai a vivere la tua decadenza, VAI! >>
-Non mi fermeranno, no..-
Uscì, leggermente barcollante, la sua vista era un tantino appannata.
Appena fu fuori, non sapendo quale fosse la sua meta,si bloccò, guardandosi attorno.
<< Vai dove ti porta l’istinto! >>
Si diresse molto lentamente verso la zona malfamata di Hiverland,quando la raggiunse era ormai sera, si fermò solo quando si trovò davanti ad uno strano locale, entrò, senza guardare in faccia nessuno,non si accorse nemmeno di stare facendo lo stesso con un buttafuori, infatti si ritrovò sbalzato all’indietro,a quel punto cercò di far funzionare i neuroni annebbiati dal Valium.
-Dove vai bimbo? Ti sei perso?-
-Si, per sempre.. Che fate qua dentro?-
Il buttafuori rise.
-Questo fatto,è suonato come una campana..- Disse, ad un secondo buttafuori.
-Qui non è posto per te ragazzino, a meno che non sei qui per fare i provini come puttana, le forme le hai, basta che ti sai strisciare ad un palo ed è fatta!- Disse l’altro buttafuori, facendo ridere il suo collega.
Jet alzò le spalle e rise.
-Se mi mettete del latex addosso potrei anche provare,mi sta bene il latex..-
I due buttafuori si guardarono perplessi, poi lo presero per le braccia e lo tirarono dentro.
-Senti bellezza, non so cosa hai nella testa, ma se fai sul serio sappi che verrai sottopagato, e siccome sei minorenne, per qualsiasi controllo ti butteremo fuori con un calcio nel culo, se vuoi iniziare vai pure nei camerini e chiedi con qualcuno del personale se puoi fare qualcosa, se invece stai solo scherzando porta queste belle chiappette fuori da qui.- Concluse uno dei due, palpandogli il culo.
-Le forme da puttana le ho no?- Chiese,tirando un occhiataccia alla guardia che lo aveva appena toccato. –Dove sono i camerini? Quali sono gli orari?-
-Dalle otto fino a quando ci va, in fondo a destra per di qui.-
-Bene.- Disse secco, vide uno dei due buttafuori scuotere la testa, lui sorrise tristemente.
Una volta oltrepassato il fondo, nulla poteva più avere un peso, nulla aveva valore, tutto era morto.

Non esiste veramente qualcuno in grado di dire per quale motivo un ragazzino di nemmeno quindici anni si trovasse senza un perché e un percome ricoperto solo da del latex attillato, a strisciarsi ad un palo posto in mezzo a dei tavoli che lo accerchiavano, in mezzo a persone che bevevano, si facevano, fumavano, gridavano, ballavano, ballavano con le puttane sparse per il locale.
Li si faceva un po’ tutto, era come un ristorante, solo che si servivano più alcolici che cibo,era come una discoteca, però la scena principale l’avevano tutte quelle ragazze nude o semi-nude che si strisciavano ai clienti, c’erano anche altri ragazzi li, come lui, ma solo lui aveva addosso dei vestiti normalmente destinati ad una ragazza.
Una cameriera gli portò un bicchiere, bevve senza chiedere spiegazioni, non ci volle molto prima che smettesse di pensare, prima che il suo cervello si scollegasse completamente, non sapeva cosa ci fosse in quel bicchiere oltre a del semplice succo, ma da li in poi fu più semplice lasciarsi andare con i clienti,avvinghiarsi a loro, fare quello che doveva fare: la puttana.

La mattina dopo si risvegliò con un terribile mal di testa disteso su una panchina, i suoi soliti vestiti addosso e cinquanta dollari in una tasca.
Ricordava con fatica quello che era successo la sera precedente, ma sapeva di essersi messo in un brutto casino, da lucido non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Si incamminò verso il centro, con le lacrime agli occhi.
Appena fu al piano della Kitcher, prese un profondo respiro, poi entrò nel suo ufficio senza nemmeno bussare.
Lei lo fulminò con lo sguardo, c’era una ragazza abbastanza particolare davanti alla sua cattedra, aveva i capelli viola legati in una coda alta, il viso leggermente trasandato e un piercing al labbro inferiore, lo guardò con apatia, ma subito dopo il suo sguardo si fece curioso.
Lasciò perdere la ragazza, tornando a dare attenzione alla Kitcher.
-Dottoressa..-
-Che hai combinato stavolta? Dove sei stato ieri notte?-
-Ero fuori.. Credo di essermi fatto di qualcosa di forte..- Abbassò lo sguardo, non voleva dirle la verità, si vergognava.
La Kitcher si portò una mano alla fronte, massaggiandosela e sbuffando sonoramente.
Lui si avvicinò alla ragazza, si chinò e le sussurrò all’orecchio.
-Scappa finché puoi..-
-Che..?-
Lasciò nuovamente perdere la ragazza e si sedette sulla scrivania della Kitcher.
-Allora, a quando la prossima seduta di ECT?-
-..A mai Jet, esci da qui.-
-Eh?-
-PRENDI LA TUA ROBA E VATTENE, SEI UN CASO IMPOSSIBILE, NON VOGLIO PIU’ VEDERTI QUA DENTRO, MI HAI CAPITO?-
-E dove vado..?-
-Non lo so! Va a casa tua, va sotto un ponte, basta che esci di qui, con te abbiamo chiuso.-
-Dottoressa lei non può..-
-Posso eccome, ti voglio fuori di qui entro un ora.-
La ragazza sulla sedia era sbiancata,puntò lo sguardo su di lui.
La lasciò guardare la faccia di chi si affida a chi non può salvare le persone come loro, lasciò che quella ragazza vedesse la distruzione di una persona, poi se ne andò lentamente.
Stava succedendo tutto troppo in fretta, e niente aveva un senso, prese la sua roba e mise tutto nella valigia, non pianse, non permise a quelle lacrime amare di solcargli il volto.
Prima di uscire scrisse un biglietto velocemente e lo lasciò a terra, sperando che la dottoressa avesse modo di leggerlo.
A metà dell’ultimo corridoio vide Silver, che lo guardò prima confuso, poi sconvolto.
-No.. No cazzo Jet, no..-
-Credi anche tu che non ce la farò da solo..?- Chiese, atono.
-Si Jet, lo credo anche io, che cazzo sta combinando la Kitcher?-
-Non ne ho idea.. Dimenticami Silver, lo sai che non durerò più di tre giorni.-
-Non provare nemmeno a dirlo, troverò il modo di salvarti..- Silver aveva gli occhi lucidi, gli dispiacque vederlo così.
Annullò la distanza che li separava e gli lasciò un bacio leggero sulle labbra, poi gli sorrise.
-Questo è per avermi sempre protetto, grazie Silver, sei il migliore amico che qualcuno possa desiderare o avere, e sei ineguagliabile.. Spero di riuscire a rivederti..-
L’altro a quel punto lasciò andare le lacrime, prendendogli una mano, gliela strinse e lui ricambiò la stretta.
-Non ti lascio Jet, non resterai da solo con te stesso, non per molto almeno, sarò presto li da te, te lo prometto.-
Annuì, poi se lo lasciò alle spalle, con una piccola speranza accesa nel cuore, solo Silver sapeva dargli speranza, solo lui.

Passarono due giorni, li passò steso sul suo materasso, a guardare il soffitto di quella casa che tanto detestava, si era mosso solo per bere e pisciare qualche volta.
Non riusciva a mangiare, non riusciva a dormire, non riusciva a parlare o a cantare, a pensare, non riusciva nemmeno a stare male.
Non sentiva nulla, era come essere un anima morta in un corpo vivo, ridotto in stato vegetativo su un materasso, in una casa dove l’igiene era pari a zero.
Solo quando sentì la porta spalancarsi mosse gli occhi, guardando l’entrata.
Erano sua madre e suo padre.
Lui lo guardò, poi si rigirò sbuffando.
La madre invece gli tirò una scarpa, ma lui non si scompose.
Gli stava urlando tante cose in francese, ma lui non la stava veramente ascoltando.
Lo stava infamando perché non lo voleva a casa, perché per lei un matto doveva stare tra i matti.
Lui rispose alla sua valanga di urli con tono apatico e in modo secco.
-Désolé,je suis mort.24-
A quel punto la madre lo lasciò perdere e lui rimase a guardare il soffitto.
Sarebbe morto così? Ci sarebbe riuscito?

Al terzo giorno smise pure di bere, cosa aveva senso ormai?
Perché continuare a lottare per un incubo?
Chiuse gli occhi.
“In my waterfall, here, in Earth I’ll slowly disappear25
Furono quelle parole di Ideomotor dei The Agonist ad accompagnarlo per le ore restanti di quella giornata.
Scomparire.
Scomparire nella Terra, diventare un tutt’uno con la natura e non lasciare alcuna traccia.
Quella sarebbe stata la fine perfetta,aveva abbastanza forze ancora per riuscire a trascinarsi nel giardino sul retro.
Appena lo raggiunse, vi si sdraiò sopra, osservando il sole tramontare.
Chiuse nuovamente gli occhi, era così che sarebbe finita,era li che voleva andarsene.
Madre Natura lo aveva portato li, e Madre Natura se lo sarebbe ripreso così com’era.
Lei non faceva distinzioni, distruggeva tutti alla pari e amava tutti alla pari, accettava tutti per quel che sono.
Madre Natura era la sua unica madre.

Quando al quarto giorno aprì gli occhi,se ne meravigliò.
Come era riuscito a sopravvivere? Senza mangiare, dormendo poco e niente.
Era molto disidratato, sorrise.
Più la sua gola era secca, più si sentiva vicino alla fine, i fili che lo legavano alla morte si stavano stringendo sempre più, mancava poco, lo sentiva.
Presto l’avrebbe avuta davanti ai propri occhi,la fredda morte.
Quanto l’aveva attesa? E quanto vi era vicino in quel momento?
Presto sarebbe finito tra le sue braccia fredde, e si sarebbe lasciato cullare da loro.
Una volta addormentato tra quelle braccia, non si sarebbe svegliato più, mai più.
Non sarebbe più stato male, nulla sarebbe stato più difficile.
Sorrise, voleva arrivare da lei sorridendo, non voleva che anche la morte lo vedesse triste,debole.

Quinto giorno.
Ormai era ora, anche respirare risultava difficile, di aprire gli occhi non se ne parlava nemmeno.
Non sapeva che ore fossero, non sapeva che giorno fosse.
Seppe solo che era il momento, ogni suono iniziò a sentirlo ovattato, il mondo era sempre più lontano.
Era fatta.
Non era più su quel mondo, non era più in quel corpo, era libero… Poi sentì le urla di una donna, il vociare di altre persone.
Non era morto, non era morto.
Qualcuno assestò un calcio alla porta che dava sul retro, tentò di aprire gli occhi, vedeva tutto sfocato, c’erano molti uomini.
Due erano addirittura armati di fucili, gli altri erano tutti semplici poliziotti.
Si sentì sollevare, cercò di dire qualcosa per fermarli, ma ci riuscì solamente dopo un po’.
-Voglio morire.. Lasciatemi andare dalla morte.. Voglio andare via da qui, ci ero quasi riuscito..-
Qualcuno di quegli uomini gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma lui non capì.
Lo costrinsero a bere dell’acqua, poi lo trascinarono in una delle loro macchine.
Non riusciva a tenere gli occhi aperti, capì solo che il viaggio non durò molto.
Si sentì sollevare una volta ancora per poi essere steso su un lettino.
Riconobbe subito la superficie su cui era appoggiato, era un lettino da ospedale.
Gli stavano di nuovo salvando la vita.
Le sue dannazioni non erano finite, gli sembrava quasi di avere stretto un patto col diavolo, la sua vita era un inferno e non riusciva a porle fine, gli sembrava di essere condannato a vivere quella vita ad ogni costo, e non poteva decidere quando farla finita, era tutto inutile, ogni suo tentativo si rivelava un fallimento.
Fu ricoverato,una volta ancora.

Appena si riprese,ebbe immediatamente delle visite.
Sperò almeno di vedere Silver, o magari Shadow.
Gli avrebbe addirittura fatto piacere vedere la Kitcher.
Ma no, quella che si ritrovò davanti era nulla di meno che la preside della sua scuola.
La osservò confuso, lei gli riservò uno sguardo severo.
-Jeton Hawkers,lei ha superato il limite, deve assolutamente tornare a scuola, studenti ribelli come lei non se ne vedevano da anni, ci è stato riferito da una nostra alunna che lei passa le serate in discoteche della zona malfamata e se ne sta sempre in giro, ma noi della J.C, siamo riusciti a raddrizzare chiunque, lei non è altri che un teppistello senza valore, e presto si accorgerà di non poter nulla contro di me.-
La guardò, i suoi occhi e il suo viso dovevano raccontare molto, dato che la vide cambiare leggermente espressione.
-Non sono un teppista, non passo tutte le mie serate nelle discoteche.. Io passo intere giornate nel centro di salute mentale qua accanto, solo che.. Non so che ho fatto, io non ci ho capito niente, è successo tutto così in fretta..- Gli salirono le lacrime agli occhi.
-Mi hanno cacciato e io.. Io volevo solo morire, ci stavo riuscendo, ma è arrivata la polizia.. Mi hanno portato via, mi hanno portato qui.. -
La signora si portò una mano al cuore e si commosse leggermente, gli stava facendo pena.
-Sono stata io a chiamare la polizia per farti cercare..,le pattuglie che aveva mandato la signora Alina Kitcher era solo un branco di fannulloni, non stavano facendo nulla,ma io sono sempre in contatto con gente meritevole.. Non devi cercare la morte, devi trovare un motivo per cui restare in vita.-
Disse in modo molto confidenziale, poi si alzò e si ricompose, tornò seria.
-Ora me ne vado, domani devi tornare a scuola, quindi vedi di dormire stanotte.-
La preside uscì, non fece in tempo nemmeno a pensare dato che la porta si riaprì immediatamente.
Pensò fosse un medico o un infermiere, poi si trovò davanti Shadow.
Lo guardò ma poi sfuggì subito il suo sguardo, si vergognava.
-Jet..- L’altro sembrava sconvolto mentre lo guardava.
-Shadow, non ti vedo da molto..- La sua voce era ridotta ad un filo, era il massimo che riuscisse a fare.
L’altro si sedette su un bordo del letto.
-Che cazzo hai fatto Jet? Quasi non riesco a guardarti cazzo..-
Rimase un attimo interdetto, poi si ricordò di non essersi ancora visto allo specchio dopo aver passato cinque giorni a fare il vegetale.
-Io.. Nulla, letteralmente nulla, mi stavo lasciando morire in giardino.-
-Tu non puoi restare solo.. Scusami, ti avevo promesso che ci sarei stato, ma non ho potuto fare di meglio, ho avuto dei casini e sono riuscito a tirarmene fuori solo ora.. In più ho provato a scriverti, ma tu non rispondevi..-
Gli sorrise.
-Tranquillo, io non voglio delle spiegazioni, o delle scuse, sono felice che tu sia qui, non ho bisogno di altro, la mia vita è vuota, non c’è nulla che possa ferirmi ormai..Mi baceresti anche ridotto così?-
Shadow abbassò lo sguardo e si morsicchiò il labbro inferiore, poi tornò a guardarlo.
-Certo che lo farei Jet, ma non posso, e non voglio.-
Piegò la testa di lato, confuso.
-Cioè..?-
-..Io sto con Sonic.-
Aggrottò le sopracciglia e poi alzò le spalle.
-Oh, peccato.. Vabè- tornò a sorridergli –Se tu sei felice, allora io sono felice per te.. Ma da quando?-
-Jet.. Sono passate praticamente due settimane da quando sei scomparso, sono successe tantissime cose da quella sera..-
-Ti va di raccontarmele? Così mi tieni compagnia..-
-Certo, partiamo da quando hai provato a suicidarti a quella festa.-
Qualcosa gli disse che sarebbe stata una lunga, lunghissima storia.
Si mise comodo, avrebbero fatto tardi.



-La paura è solo nelle nostre menti,
  prendendo sempre il sopravvento.
La paura è solo nelle nostre menti,
Ma sta prendendo sempre il sopravvento.
Tu pura, dolce, innocente creatura
Prosciuga i tuoi occhi e testimonia
E oh, ami odiarmi, non è vero, tesoro?
Sono il tuo sacrificio.-

(Da Sweet sacrifice degli Evanescence)
Traduzione mia.

-Ho provato ad uccidere il dolore,
ma ne ho solo portato dell’altro,
molto altro.
Sto sdraiata a morire,
facendo sgorgare rammarico cremisi e tradimento
Sto morendo, pregando, sanguinando e gridando
Sono troppo perduta per essere salvata?
Sono troppo perduta?
Mio Dio,il mio laccio (emostatico),
ritorna a me salvezza
Mio Dio,il mio laccio,
ritorna a me salvezza.-

(Da Tourniquet degli Evanescence)
Traduzione mia.


-Sono la ragazza a cui stavi pensando,
  Quella cosa senza la quale non puoi vivere
  Sono la ragazza che stavi aspettando
  Ti avrò seduto sulle tu ginocchia
  Ti farò pregare per averne di più!-

( Da Whore degli In This Moment)
Traduzione mia.

Capitolo 7: Ombra di morte


17: Ho paura..
18: Lo so, lo so che hai paura ed è normale Jet, ma la paura finirà perché tu sei forte..
19:Però devi lottare Jet, devi restare sveglio, non cedere, non devi cedere Jet mi hai capito?
20: –Ti ricordi di me? Perduta così a lungo.. Ci sarai dall’altra parte, o mi dimenticherai?-
21: - Chiudendo i tuoi occhi per scomparire, tu preghi, i tuoi sogni ti abbandoneranno qui, ma ancora tu stai sveglio e sai la realtà..-  
22: - Non c’è nessuno.-
23: - Le mie ferite invocano la tomba, la mia anima invoca la salvezza, sarò negata Cristo? Laccio (emostatico), il mio suicidio.-
24: - Mi dispiace, sono morto.-
25: “Nella mia cascata, qui, nella Terra scomparirò lentamente.”


Angolo dell’autrice:

Questo capitolo è stato un parto.
La scuola mi ha rallentata, inoltre alcune parti le ho fatte su carta, altre al computer.
Quelle su carta ho dovuto ricopiarle, e anche questo dettaglio porta via parecchio tempo, e dato che il poco tempo libero che ho devo spartirlo tra il teatro, altri miei hobby, il mio ragazzo e la mia famiglia, ci ho messo una vita ad aggiornare!
Sono cinquanta pagine di Word, purtroppo non riuscivo  smettere di scrivere, e questa storia si sta facendo complicata, quindi per non fare confusione e per evitare gli errori ho dovuto rileggere tutto più e più volte, insomma, ci è voluto molto ma sono parecchio soddisfatta del risultato!
Spero che lo siate anche voi lettori! :3
Diciamo che questo capitolo potrebbe essere stato leggermente sconvolgente per alcuni di voi, ma si sa, la vita è fatta di alti e bassi, ci saranno anche momenti di pace per i nostri protagonisti! ^-^
Se avete domande o curiosità su questa storia o qualsiasi cosa la riguardi non esitate a chiedere, rispondo sempre! ^=^
Un grande grazie a tutti quelli che hanno inserito questa storia tra le preferite, o che la seguono o che la recensiscono, grazie anche ai lettori fantasma!
Alla prossima, un abbraccione a tutti!




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Capitolo 9
*** Tempore Nihil Sanat ***


Angolo dell’autrice:
Ho un po’ di cose da dirvi e da spiegarvi.
In questo periodo non ho mai avuto un attimo libero, tra amore, scuola e lavoro.
Questo capitolo l’ho scritto praticamente tutto su carta, e ricopiarlo tutto mi ha richiesto moltissimo tempo, mi scuso per il terribile ritardo.
Scrivendo su carta non mi sono accorta di quanto l’ho fatto lungo, troppo lungo.
In questo momento mi mancano ancora alcune parti e le pagine scritte sono già 108, giusto per rendervi un’idea.
Ho deciso di dividere questo capitolo in tre parti, dato che la prima parte è completa e alla seconda manca proprio un pelo nella parte di Knucks.
Inoltre, non sono molto convinta di lasciarla nella sezione dedicata a Sonic, per il semplice fatto che la fan fiction era nata nel mio cervello come una human-verse, ma di Sonic qui c’è veramente poco, a parte i nomi, è praticamente una storia a se.
Quindi è probabile che prima o poi io cambi definitivamente tutti i nomi e la sposti nel generale, ovviamente se dovesse succedere avvertirò prima di farlo.
Avrete notato che alcune parti non sono in italiano, però metto sempre le traduzioni in fondo.
Mi rendo conto che la cosa è un po’ scomoda, però volevo fare in modo che il lettore entrasse completamente in sintonia con la storia, e lasciare la lingua originale mi sembra un buon metodo.
La sto pure traducendo in inglese (anche se vado molto a rilento, sono la lentezza in persona), poi la traduzione la metterò su Wattpad, dove metterò anche quella originale in italiano ovviamente.
Del resto, spero che vi stia piacendo ciò che ho scritto, ci rivediamo alla fine della terza parte, vi lascio alla storia!
                                         

Capitolo 8 prima parte:
   
     Tempore nihil sanat.
                                                                                                                                                        - Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
                                                                                                                                               prese costui de la bella persona
                                                                                                                                         che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.- 
                                                                                                                                                                                                                                 (Dante Alighieri)


Julie Van Leeuwen

-De fumo in flammam
Tempore nihil sanat
Noli ignoscere
Noli oblivisci
Odire humanum est-

(Arch Enemy – From the song Tempore Nihil Sanat)


SHADOW  ZIEGLER

Le sue labbra sul proprio collo, i respiri affannati.
Piccoli gemiti trattenuti, parole dolci sussurrate qua e la, quasi inudibili.
Le sensazioni erano più forti.
Le sue dita infilate nella schiena, i suoi muscoli tesi sotto ai suoi.
Pelle sudata contro pelle sudata.
Era come un mix delle migliori droghe esistenti, era anche più forte.
Poteva sentirlo, poteva percepirlo con tutto se stesso.
Era come un fiume in piena, un fiume fatto di lussuria e piacere.
Erano una cosa sola ora, un tutt’uno, erano solo loro e le loro anime.

Aveva scelto lui, tra tutte le persone esistenti sulla terra, il suo cuore e la sua mente avevano scelto lui.
Aprì gli occhi, un dolce tepore a riscaldargli il petto.
Accarezzò il ragazzo che dormiva beato appoggiato a lui.
Era quasi incredibile, era quasi impossibile.
Loro si amavano? No, era impossibile in così poco tempo.
Loro si bramavano.
Non amava vedere quella povera ragazza affranta, ma era felice che fosse andata così, che li avesse scoperti.
Aveva portato un po’ di scompiglio si, avevano creato un dramma durato quasi due settimane, ma alla fine lui ne era uscito indenne, con quel ragazzo tanto conteso tra le braccia.
Odiava il fatto che pur essendo con lui, pur essendo con il ragazzo che gli stava facendo vivere un sogno, qualche volta il suo cervello lo costringeva ad affrontare la realtà.
Scourge.
Aveva cambiato comportamento all’improvviso, da quando lo aveva visto con Jet, era rimasto incerto e lo stava controllando.
Scourge era pericoloso, e sapeva che gli stava mentendo, non era stupido e non gli sfuggiva nulla, la cosa peggiore era che più di ogni altra cosa Scourge era vendicativo.
Il suo soprannome significava “Flagello” e vi era un motivo, era estremamente pericoloso ed era meglio averlo dalla propria parte, soprattutto per la posizione in cui si trovava lui.
Sergei Evdokimov era il suo vero nome, e lo stava tenendo d’occhio.
Loro avevano un accordo, probabilmente l’unico motivo per il quale non si erano già scannati a vicenda.
La droga se la dividevano, e facevano a metà con i soldi ricavati.
Non poteva biasimarlo per la sua crudeltà, le loro situazioni non erano poi così diverse, solo che lui se la sarebbe potuta cavare con un pestaggio, l’altro con la giugulare recisa.
Sergei si era fatto vedere debole solo una volta, ed era stato con lui.
Lo aveva trovato in mezzo ad una strada in una zona disabitata, sull’orlo della morte.
Piangeva, e lo implorava di strapparlo dalla sua vita.
Lo aiutò a rimettersi in sesto e fu in quei giorni che stabilirono quell’accordo.
Smise di pensare quando sentì Sonic muoversi tra le sue braccia.
-Sei sveglio?-
-S-si.. – Sbadigliò, e si strofinò quei bellissimi occhi color verde smeraldo, che si ritrovò puntati addosso un attimo dopo.
-Abbiamo dormito tutto il pomeriggio..-
- Beh, diciamo che eravamo abbastanza sfiniti..- Disse, con un sorrisetto malizioso.
Lo aveva fatto suo, ed era stato bellissimo.
Lo aveva fatto suo e non aveva mai provato sensazione migliore.
Lo aveva fatto suo ed era un sentimento così forte quello che provava per lui, che nemmeno era amore, no.
-Credo di non aver mai provato qualcosa di così potente e soddisfacente prima.. Mi hai fatto sentire vivo, vivo per davvero.. Pensavo di odiarti ma sei stato sempre la mia salvezza Sonic.. -
-Nella vita ci si sbaglia spesso.. Se potessi tornare indietro nel tempo, regalerei comunque a te la mia prima volta, perché l’hai resa speciale Shadow, indimenticabile.-
Lo tirò a se e baciò ancora una volta quelle labbra di cui non sarebbe stato mai sazio, erano come una droga, ormai ne era dipendente.
Si staccarono solo quando il telefono dell’altro iniziò a vibrare.
Sonic sbuffò e lui ridacchiò, dandogli una pacca sul culo, l’altro lo fulminò con lo sguardo e poi gli sorrise.
-Pronto?- Si portò il telefono all’orecchio e rimase ad ascoltare, la sua faccia si fece leggermente più sconvolta ad ogni secondo che passava.
-Capisco… Vedrò di fare qualcosa, buona serata..-
Chiuse la chiamata e rimase in silenzio, lo sguardo perso in un punto indefinito.
-Chi era?- Chiese, riscuotendolo.
-La preside..-
-Che!? Cosa è successo? Per caso hanno raso la scuola al suolo?- Chiese, ridacchiando.
Sonic rimase maledettamente serio e a quel punto fece lo stesso, iniziando a preoccuparsi.
-Devo darti una.. Una cattiva notizia.-
-Che è successo?- Era confuso e curioso, cosa poteva mai essere accaduto di così tanto grave? – Son sicuro di non aver fatto niente di male, non è che ci ha visti assieme per caso?-
Lo sentì esitare per un attimo.
-N-non si tratta di noi..-
-E di chi allora?-
-.. Jet.-
Quel nome gli portò alla mente una valanga di ricordi.
La festa, i loro momenti intimi se pure fossero per entrambi degli sconosciuti, il suo stato mentale, il modo in cui lo avevano prelevato da casa sua, i suoi urli e le sue suppliche mentre cercavano di sedarlo.
Aveva cercato invano di contattarlo, per due settimane non vi era stata traccia di lui, ne si Silver, a parte qualche giorno casuale in cui si era presentato con l’aspetto di uno spettro, e parlargli era impossibile.
-Shad..- La voce di Sonic lo riportò di colpo alla realtà, scosse la testa e lo guardò negli occhi.
-Devi andare da lui.- Mise su un espressione sconvolta, Sonic che gli ordinava di andare dalla persona che più odiava? Doveva essere accaduto qualcosa di estremamente orribile.
-Si può sapere che cosa è successo? Di cosa stai parlando? E poi non voglio infastidirti, lo so che ci stai male se lo vedo…-
-Non me ne frega un cazzo Shad della gelosia, devi andare da lui!-
-Spiegami almeno perché, non ci sto capendo un cazzo!- Urlò, si stava spazientendo, Sonic lo stava tenendo troppo sulle spine.
-E’ in ospedale..-
-Wow Sherlock, non l’avrei mai detto!-
-Non quello psichiatrico! Lo hanno trovato in fin di vita nel retro di casa sua, era disidratato, dicono che non ha bevuto , ne mangiato, ne si è mosso dalla posizione in cui i poliziotti lo hanno trovato.. La preside li aveva mandati per farlo riportare a scuola.. Loro lo hanno trovato in quello stato, era praticamente morto Shad..- Si fermò un attimo, poi riprese – Han detto.. Han detto che durante il viaggio verso l’ospedale si lamentava, voleva restare li, continuava a ripetere che ce l’aveva quasi fatta.. E’ svenuto dopo un po’ e si è svegliato da poco, devi andare da lui Shad.. S-se vuoi ti accompagno pure, mi sentirei una merda a non permettergli di vederti, e ad essere geloso quando lui si trova in una situazione simile, non mi importa se lo odio perché nemmeno ci riesco ad odiarlo in questo momento.. Lui non ha nessuno Shad, i suoi genitori erano li quando lui ha iniziato a lasciarsi andare, loro lo sapevano, loro stavano vedendo tutto e non hanno fatto un cazzo per fermarlo! Se ne sono fregati, dopo tre giorni se ne sono andati lasciandolo li così.. Mi fa stare male anche solo il pensiero, che schifo.. E la polizia non fa un cazzo! Non fanno un cazzo..-
Sonic era afflitto e sconvolto, lui invece stava tremando.
Un po’ per la rabbia, un po’ per il dispiacere e la frustrazione.
Quella notizia ebbe lo stesso effetto di una porta sbattuta in faccia, su di lui e su tutti quelli che ne erano venuti a conoscenza.
-V-vado da solo…Non disturbarti tu, inoltre non so quanto possa fargli piacere vederti.. Sai dopo il modo in cui lo hai trattato..-
-Mi sento una merda..- Disse, sospirando.
Lo abbracciò stringendolo forte.
Era come se Jet portasse un briciolo della distruzione che lo perseguitava a chiunque venisse in contatto con lui.
Più il contatto era forte, più la distruzione si ingigantiva.
Non era colpa sua, era colpa dell’ingiustizia di essere in vita.
-Non pensarci Sonic, può succedere di fraintendere le persone, soprattutto le persone come Jet..-
-Spero solo che non sia ridotto troppo male..-
Ci fu un attimo  di silenzio, in cui accarezzò i suoi capelli.
-Sonic..- Cominciò insicuro.
-S-si..?-
-Lo sai com’è Jet, sarà ridotto più che male.-
L’altro affondò di più la testa contro al suo petto, lui lo strinse forte.
Era l’effetto dei sensi di colpa, purtroppo si presentano sempre quando è troppo tardi però.

Ritrovarsi faccia a faccia con lui fu un colpo ancora più duro.
Era irriconoscibile dopo quello che aveva fatto, anche quella bellezza che lo caratterizzava non c’era quasi più, non c’era più nulla di lui, il suo corpo era solo un involucro che ospitava il vuoto più totale.
Gli raccontò di quello che era successo in sua assenza, che molte cose erano cambiate, che stava con Sonic e che la situazione nella loro classe stava degenerando, un po’ per colpa loro, un po’ anche per colpa sua.
Vedeva che il suo sguardo era attento, più lui parlava più l’altro si ravvivava, era quello che gli serviva? Si, qualcuno vicino.
La compagnia di certo non avrebbe risolto tutti i suoi problemi, anzi forse solo una piccolissima parte,ma poco è meglio che niente, giusto?
-Come avete portato tutto quel trambusto in classe?- Chiese, la sua voce era leggermente roca e affaticata.
-Amy è venuta a sapere di noi, io non avevo mai imposto nulla a Sonic, non c’era problema per me se baciava pure lei.. Ma lei lo ha posto davanti ad una scelta e lui.. Beh non ha scelto, ha evitato entrambi per qualche giorno dopo che Amy ci ha beccati assieme, se provavo a parlargli  scappava, che codardo.. Amy ha iniziato a mettere in giro cattive voci su di me, e tuttora non perde mai l’occasione per mettermi nei casini con i professori o con la scuola in generale, che bambina..  La sua vendetta non poteva essere più ridicola.
Mi sentivo solo, perché Sonic pur avendo scelto me restava molto distaccato, infatti ho anche provato a contattare te, o Silver.. Sembravate scomparsi, lui si è presentato a scuola si o no due volte e la maggior parte del tempo l’ha passata in bagno, e non rispondeva! Era come parlare con un muro.. Miles ha pure mostrato un po’ di umanità, Silver era in crisi e lui lo ha abbracciato..  Poi.. Beh poi ho litigato con mio padre, ora è tutto risolto ma sono rimasto fuori di casa per tre giorni, mi aveva letteralmente buttato fuori di casa a calci perché non gli avevo rimediato i soldi per l’alcol, Sonic mi ha trovato e non so perché, si è messo ad urlarmi cose contro, non avevano senso e forse era molto sotto stress per la situazione.. Fatto sta che appena aveva finito di urlare ha detto che potevo stare da lui, durante il tragitto si è messo a piangere e mi ha detto che aveva definitivamente scelto me.. Però aveva paura, l’ho consolato e l’ho rassicurato e solo ora si sta rasserenando veramente.. Beh ecco, ora stiamo assieme ma non vogliamo che si sappia in giro, so che di te posso fidarmi Jet, per questo mi sento libero di raccontarti tutte queste cose..-
Jet gli dedicò quello che doveva essere un sorriso, ma non ci assomigliava neanche un po’ quello, ad un sorriso.
-Sono felice per te.. Ha fatto la scelta giusta, sei un bravo ragazzo Shad, e lui  è dolce.. Si preoccupa sempre delle persone, sarà bello averlo accanto..-
L’altro disse delle parole sincere e poi abbassò lo sguardo, sembrava che faticasse anche solo a muovere la testa.
-Perché sei venuto qua?- Chiese, il suo tono si fece di nuovo funereo  e gli dispiacque sentire quel cambiamento improvviso.
-Sonic mi ha detto quello che è  successo, a lui lo ha detto la preside, mi ha detto lui di venire qua Jet ma dimmi.. Perché? Perché mai arrivare ad un gesto di tale portata.. Così estremo..?-
-Vuoi sapere perché? Non lo so, in quel momento mi sembrava un ottima idea.-
Scosse la testa allibito, l’altro rimase impassibile.
-Jet.. Non ha senso..-
-La mia vita non ha senso!- Sentì tutto il dolore che una persona poteva essere in grado di provare in quell’urlo strozzato.
-S-scusa, faccio pena..- Disse, sommessamente e sottovoce.
-No Jet, no.. Ma dimmi seriamente, cosa ti ha spinto a farlo?-
-I-io.. Stavo molto male Shad, e io non sono capace di vivere ne tantomeno di morire.. Inseguo la morte fuggendo dalla vita, con il risultato di finire sempre tra le braccia di quest’ultima.-
-Allora rassegnati e smetti di scappare, se per forza devi vivere allora fallo, tanto a morire non ci riesci.- Sentenziò, l’altro rimase in silenzio per alcuni minuti, poi puntò lo sguardo stanco nel suo.
-Shad.. Mi porteresti un panino? Ci sono le macchinette qua fuori..-
Annuì, sorpreso da quella richiesta piuttosto insolita da parte sua, in uno scatto fu fuori  e correndo raggiunse le macchinette, prese un panino al salame e tornò da Jet.

Lo mangiò con una lentezza esasperante, ma lo finì.
Era una cosa incredibile per tutti, era pure entrata un infermiera che rimase scioccata nel vederlo addentare quel panino.
-Grazie Shad.. Per non avermi abbandonato..-
-Potrei mai farlo? Le principesse non si abbandonano..-
Lo vide arrossire leggermente.
-Beh dovrebbe essere il mio principe a dirlo..-
-Va bene anche un consigliere o un fante?- Chiese, facendolo ridacchiare, poi tornò serio.
-Avrai il principe più bello e più gentile accanto, il più coraggioso..-
-Perché ci vuole coraggio a stare con una principessa matta vero?- Chiese, ridendo.
Era bello vederlo di buon umore, anche se era pienamente consapevole del fatto che sarebbe tornato di cattivo umore dopo qualche minuto.
-Forse si Jet, forse ci vuole tanto coraggio e anche tanta pazienza, ma non devi considerarle per forza cose negative, vorrà dire che ti amerà con tutto se stesso, e che ti amerà veramente.-
-Grazie Shad.. Grazie mille.- Lo vide sporgersi leggermente, fece lo stesso abbracciandolo.
-Di nulla, chiamami o scrivimi quando hai bisogno ok?-
-Certo.- Disse, staccandosi da lui con un sorriso stampato sul volto.
-Domani verrai a scuola?-
-Si.-
-Ci vediamo li allora? Io ora dovrei andare..-
-Certo, a domani Shad, e grazie ancora..-
Gli stava sorridendo sinceramente e lui ne era soddisfatto.
-Continua a sorridere, sei sempre bello quando sorridi.. A domani,principessa!-
Disse scherzosamente, con una punta di dolcezza nella voce quando pronunciò l’ultima parola.
Lo fece ridacchiare.
-Certo, fante!-
Uscì ridendo e scuotendo la testa, poi tornò subito serio, doveva vedersi con Scourge.

-Sergei.- Disse, con fermezza.
Il ragazzo si stava puntando una pistola alla testa con nonchalance, rideva come se nulla fosse.
Sapeva che doveva aver preso qualcosa di forte prima del loro incontro.
Erano nella sua stanza, una stanza quasi vuota e in penombra, resa inquietante dalla pioggia e dai tuoni che si erano presentati poco prima senza alcun preavviso, nemmeno una nuvola scura.
La stanza di Sergei corrispondeva al sottotetto, vi si chiudeva sempre dentro a chiave quando suo padre era di cattivo umore, a volte non usciva per giorni e nessuno si faceva domande, perché lui era quello rispettato e detestato per eccellenza in quella scuola, in quel paese.
Sapeva che poteva essere frustrante e che non era giusto, che faceva male.
Ma Sergei se l’era cercata, Sergei aveva fatto in modo che accadesse.
-Sergei, abbassa quella pistola.-
-NON DARMI ORDINI!-
-Serg- Tentò di avanzare verso di lui ma si ritrovò la pistola puntata addosso.
-S-sta FERMO dove sei.-
Odiava quei suoi sbalzi di voce, ma sapeva che non lo faceva apposta.
Rabbia.
La rabbia e la frustrazione gli facevano tremare la voce, le mani, tutto il corpo.
Forse aveva paura, ma la camuffava.
Riempiva se stesso di menzogne, si ricopriva di falsità, si lasciava circondare dal suo regno di terrore come se ne fosse a capo, si sentiva il re della paura ma era proprio quest’ultima a soffocarlo ogni giorno.
-Sto fermo, sono fermo qui.. Metti giù la pistola.-
Rise, rise sempre più forte fino a che quella sua risata non divenne inquietante.
Si mise la canna della pistola in bocca e mise il dito sul grilletto, lui spalancò la bocca sgomento.
-S-sergei basta.. Smetti di scherzare.. Non è divertente.-
All’inizio sembrava che stesse per commettere un atto di cui si sarebbe certamente pentito, ma poi lo vide iniziare a muovere la pistola su e giù, imitando quello che doveva essere un pompino.
Sgranò gli occhi, sempre più confuso.
L’altro si tolse la pistola di bocca ridendo, poi scattò e lo prese per i capelli facendolo gemere leggermente per quella presa forte e inaspettata.
Si ritrovò le sue labbra vicine all’orecchio sinistro e la pistola puntata con forza alla tempia destra.
Gemette ancora leggermente e l’altro per poco non ruggiva.
-Ti piace vero? Credi che sia stupido? Mi credi così coglione da non riuscire a capire che te la sei fatta con quella zoccoletta del primo anno? Com’è che si chiama..? Ah si, Jet.. Non ti biasimo, me lo farei anch’io, quello che mi fa incazzare è il modo in cui  tu mi hai mentito Shadow.. COME TI SEI PERMESSO!? NOI DOVREMMO ESSERE SOCI!- Rabbrividì con quegli urli, sapeva di lui e Jet? Non era un problema, glielo aveva detto anche lui.
L’importante è che non sapesse di lui e Sonic.
Non voleva tirare Sonic in quell’immensa rete fatta da casino e pericolo.
Jet non rischiava, certo Storm e i suoi non gli avrebbero dato pace, ma non rischiava veramente di essere immischiato in certe faccende.
Mentre Sonic? Sonic si.
Poteva succedere qualsiasi cosa, se anche solo uno degli scagnozzi di Storm, o qualche conoscente di Sergei fosse venuto a sapere della loro relazione, avrebbero potuto fargli del male per qualsiasi disparato motivo.
-Come posso fidarmi di te, se nemmeno hai il coraggio di dirmi che te la fai con i trans!?-
-J-jet non..-
- Hai ragione, come vuoi definirlo allora? Agender!? Non me ne frega un cazzo di cosa è lui, o cosa ci hai fatto insieme, VOGLIO SAPERE PERCHE’ NON TI FIDI DI ME!-
-PERCHE’ SEI MATTO, SEI UNO PSICOPATICO.-
Sbottò, per poi pentirsene subito.
Non per paura, in realtà si sentiva in colpa.
Sapeva che lo aveva colpito nel profondo.
Sergei non era psicopatico, ne matto, ma era così che tutti lo definivano fin da quando era più piccolo.
Il peggiore momento per lui era stato nella scuola media, suo padre era andato completamente fuori di testa, e a scuola tutti si prendevano gioco di lui, lo sfottevano, gli facevano del male.
Botte a casa, botte a scuola.
Questo accadeva quando era ancora in Russia, era quello che gli raccontava della sua infanzia.
Sergei lasciò cadere la pistola.
Presto iniziò a sentire dei singhiozzi, lo abbracciò e restò in silenzio ad ascoltarlo piangere, sentì le sue unghie stringergli la schiena, stava male.
Più stringeva più stava male.
Dopo non molto quei singhiozzi si trasformarono in risate, poi urli carichi di rabbia, Sergei si staccò da lui e corse contro al muro, colpendolo più e più volte fino a spaccarsi la carne e farsi sanguinare la mano, quando non riuscì più a muoverla ripeté lo stesso con l’altra.
Ma la sua rabbia non era finita, la sua rabbia non sarebbe mai finita.
Lo guardò scivolare contro alla parete sporca del suo stesso sangue e ridere, con lo sguardo puntato al soffitto.
Gli si avvicinò e gli prese le mani.
-Lei hai di nuovo ridotte a brandelli, sei un cattivo ragazzo..-
-E a te che importa..-
-Mi importa.-
-No, io  per te conto solo quando si tratta di affari e droga, quando ti porto i clienti..-
-Sergei..-
-Lo so, lo so.. Non te ne faccio una colpa, dopotutto sono solo un pazzo e nessuno mi considererebbe mai un amico..-
-Smetti di dire stronzate..-
Eppure era quello che spesso pensava di lui, spesso lo considerava solo per gli affari e lo trascurava, ma lui non voleva ammettere una tale cattiveria nemmeno a se stesso.
-Hai presente quel Jet? Un po’ lo invidio.. E’ detestabile, tutti lo odiano eppure guardalo come sta bene con il suo amico.. Come si chiama?-
-Silver..-
-Silver ecco, si prende sempre cura di lui, quando Jet torna da lui  pestato da quelli del nostro gruppo o comunque distrutto per altri motivi, questo Silver lo accoglie sempre a braccia aperte e se ne prende cura.. Chi lo farebbe mai con me? Tu avrai certamente qualcuno a sostenerti, sei popolare e non odiato quanto me, alcuni che ti apprezzano li hai la fuori ma io.. Io no, io posso solo essere pazzo, e cattivo.. Io sono Scourge il pazzo senza cuore! La maggior parte delle persone la fuori nemmeno conosce il mio nome, sanno solo che sono il “temibile Scourge”  e che devono a stare alla larga da me..-
Rimase perplesso e senza parole.
Cosa poteva dirgli?
“Non è vero”?
“ Andrà meglio”?
“Non tutto fa schifo della vita”?
Avrebbe veramente dovuto rifilargli certe cazzate e fregarsene della realtà?
Rimase fermo a pensare senza nemmeno rendersi conto che l’altro si era rialzato, se lo trovò accanto e sobbalzò.
-Vieni, dividiamoci la roba e vattene.- Disse atono, lo fece rabbrividire.
Cosa poteva fare per lui?
Nulla.
Non poteva fare nulla per lui perché lui era intrattabile.
Era inutile cercare di essere gentili con Sergei, finiva sempre per urlarti in faccia e lasciarti perdere.
Tra la sua scorta di roba notò anche dei farmaci, non perse tempo a chiedersi dove li avesse rimediati, si chiese piuttosto perché li avesse.
Non voleva irritarlo altrettante però, glielo avrebbe chiesto un’altra volta.
Sperò che non si trattasse di nulla di grave, non sapeva se odiarlo o volergli bene, ma di certo si preoccupava per lui.
L’essere umano, è strano.

Strano.
Continuò a ripeterselo nella testa, mentre si guardava le mani, le stesse mani con le quali un attimo prima aveva picchiato Jet.
“Strano, l’essere umano è strano”.
Il giorno prima si era preso cura di lui, qualche ora dopo si era ritrovato a picchiarlo.
Forse era rabbia, forse era solo impulsività.
Odiava l’idea di vedere Sonic ferito, non voleva.
Eppure la colpa era di Sonic, non sua.
Non avrebbe dovuto reagire così, no.
Jet lo avrebbe di nuovo visto come una bestia, e lui non voleva.
In fondo in fondo teneva a quel ragazzino, avrebbe voluto vederlo vivo e sereno un giorno, ma in tutto ciò che lo circondava la speranza sembrava essere la prima a morire anziché l’ultima.
Smise di pensare solo quando vide entrare Jet e Silver, seguiti a ruota da un ragazzo mai visto prima, riuscì a vedere la curiosità stampata sulla faccia dello sconosciuto mentre osservava Testa Radioattiva, non si lasciò scappare nessun dettaglio, i suoi occhi avevano seguito il corpo dell’altro fino a che non si era seduto accanto a Silver, poi la prof aveva iniziato a presentarlo.
Anil.
Lui era diverso, lo si capiva anche solo guardandolo.
Era particolare, aveva l’aria di uno che avrebbe portato dei cambiamenti in quella classe, in quella scuola, il quella cittadina di merda.
Non stava esagerando, stava solo sperando.
Contraddicendosi su quello che aveva pensato poco prima.
Una contraddizione, gli umani e la vita stessa sono una contraddizione.

Sarebbe voluto restare con Sonic, baciarlo, abbracciarlo e respirare il suo profumo.
Invece l’unico odore che sentiva li era quello dei cassonetti, e provava solo paura.
Era sempre pericoloso restare li, ogni volta che ci andava rischiava la vita.
Un rumore.
Si fece attento, tirò fuori il coltellino, era pronto a difendersi.
Tutto si fermò quando riconobbe colui che aveva provocato quel rumore quasi impercettibile.
Sonic.
Lo aveva seguito, il suo più grande incubo stava per realizzarsi.
Era troppo tardi per farlo scappare, gli intimò di nascondersi.
I suoi clienti erano già li.
Odiava ritrovarsi in certe situazioni.
Quella dannata pasticca.
Fortunatamente ne aveva alcune di scorta, loro ne avevano chieste sedici e lui gliene aveva date quindici, un errore che avrebbe potuto costargli la pelle.
Pensava di averla scampata, poi una risata lo pietrificò sul posto.
Sapeva bene a chi apparteneva, e avrebbe preferito non sentirla.
-Ti fai fregare come un bimbo Shad..- Era Sergei, rabbrividì.
-Su forza, la metà.- Disse, allungando una mano.
-Scourge, eravamo d’accordo che questi li tenevo io.-
Cercò di essere il più duro possibile, era quello l’accordo che avevano fatto prima che lui desse di matto il giorno precedente.
-Cosa? Hai detto qualcosa? Non ho sentito niente..- Sorrise, mostrando i denti.
Tirò fuori un coltellino dalla giacca.
– Forza Shad, niente scherzi.. Duecento dollari e nessuno si farà male..-
Sergei non si sarebbe fermato davanti a nulla, per questo era un soggetto pericoloso.
Lui non ragionava razionalmente, e le cose le faceva andare come voleva lui, mai con le buone e sempre usando la violenza.
-Scourge per favore, mi servono per le bollette, mio padre mi farà fuori!-
Era disperato, ne avevano parlato a lungo, eppure Sergei era veloce a resettare tutto.
-Ti avevo avvertito!-
Lo vide scattare verso di se, si preparò al dolore.
La lama dritta nella sua spalla, la cane lacerata, strinse i denti ma non urlò nemmeno, emise solo un piccolo gemito.
Vide Sonic uscire dal suo nascondiglio e agì impulsivamente, voleva proteggerlo.
Gli lanciò contro l’unica arma che aveva facendo ben attenzione a non colpirlo.
Doveva spaventarlo, doveva farlo scappare di li.
Lo vide sgomento,si bloccò terrificato.
Esattamente l’effetto che desiderava.
-SCAPPA CAZZO, SCAPPA!-
Gli gridò, cercando di farlo riscuotere.
Sergei lo colpì ancora una volta, quasi nello stesso punto.
Quella volta urlò, non si trattenne.
Era troppo il dolore da sopportare,e vedere Sonic che se ne stava li impallato faceva ancora più male.
-S-shad..- Lo vide tremare ed esitare, doveva essere completamente spaventato da ciò che stava vedendo.
-VATTENE TI PREGO!- Gridò, era già allo stremo e lo aspettava una lotta con Sergei, inoltre lui era disarmato.
Perché la sua vita non faceva altro che tramare contro di lui?
La sua vita era una maledetta stratega.
Sonic si girò tremante e lentamente, poi scattò, come attivato da una forza superiore.
Forse l’istinto.
Lo guardò correre lontano e si sentì ancora più vulnerabile, eppure aveva fatto la cosa migliore.
-CHE CI FACEVA QUI!?-
Si ricordò immediatamente della belva che aveva accanto, doveva affrontarlo.
-Sergei.. Lui.. Passava di qui e si è nascosto quando ha visto arrivare quella gang con cui ho fatto affari un attimo fa, poi ti ha visto mentre mi attaccavi e deve essersi spaventato..-
-HAI IDEA DEL CASINO IN CUI CI TROVIAMO ORA!? ANDRA’ IN GIRO A SPIATTELLARE TUTTO A MEZZO MONDO!-
-Non lo farà S-serge.. Ah..- Una forte fitta alla spalla lo costrinse a piegarsi.
Si chiese perché l’altro non lo stesse attaccando.
Al contrario, se lo trovò accanto con uno sguardo apatico, puntato nel nulla più lontano.
-Non volevo farlo.. Mi servono i soldi..-
Lo guardò perplesso.
-Sergei, mi hai preso a coltellate! Cazzo, potevamo risolverla in un'altra maniera!-
Urlò, era incazzato.
Non poteva sempre dargliela vinta, Sergei urlò con rabbia, lo prese per il collo sbattendolo alla parete di quel vicolo puzzolente e facendolo gemere.
Lo stava seriamente soffocando, cercò di fargli mollare la presa ma l’altro strinse più forte.
Nel mentre, rideva.
Rideva ma allo stesso tempo piangeva.
-Duecento.. Ti prego..-
Osservò sgomento il viso scavato dell’altro, la sua espressione era indescrivibile.
Tentò di dirgli qualcosa ma gli mancava il fiato.
L’altro lo lasciò andare solo quando era al limite, cadde a terra svuotato di tutte le forze, prese un respiro profondo e tossì.
Tornò a dare attenzione a Sergei, lo stava fissando rassegnato e sconvolto.
Perché? Perché era sconvolto? Era lui che stava facendo tutto quello scempio!
Era una macchina omicida e in quel momento avrebbe seriamente apprezzato la possibilità di scomparire.
L’altro si mosse verso di lui che d’istinto, indietreggiò.
-Sono un mostro.. Guarda cosa ti ho fatto..-
-Stammi lontano, sai bene anche tu che non riesci a controllarti in questo momento, sei pericoloso.. Non è per cattiveria..-
-I soldi Shad.-
-Avevamo un accordo.- Disse, freddo.
L’altro sospirò, e gli diede le spalle.
Rimase fermo per un attimo poi si sollevò la maglia, scoprendo la schiena.
La sua schiena pallida e ricoperta di cicatrici, ospitava delle nuove ferite.
Ferite fresche, erano nuove.
Erano ferite da arma da taglio ed erano profonde.
Mise da parte la propria paura e si avvicinò a lui, gli tirò giù la maglia e gli si piazzò davanti.
-Sergei.. Devi scappare da li.-
-Non l’ho sentito arrivare, non ho fatto in tempo a scappare, ne a nascondermi.. Per favore Shad, lo sai che non posso rischiare ancora..-
Tirò fuori i duecento dollari senza alcuna esitazione e glieli passò, l’altro li prese e se li mise in tasca, la mano gli tremava.
-Non poteva lasciarlo da solo in quelle condizioni, non gli importava del dolore che gli aveva inflitto, doveva aiutarlo.-
-Vieni da me Sergei.. Passiamo da casa tua  a lasciare i soldi e poi vieni da me, sono solo per questi giorni, non c’è nessun pericolo.-
-Mi chiedo seriamente come fanno le persone ad odiarti..-
-E’ normale, faccio lo stronzo con loro.-
-E pensa, loro non ti fanno nulla di male e tu li respingi e li insulti con cattiveria, io ti prendo a coltellate e mi ospiti a casa tua..-
Rimase in silenzio per un bel po’ durante la lenta camminata verso casa.
Stava pensando alle sue parole.
In effetti era quasi insensato.
Tutto quello che stava facendo era insensato.
La persona che più aveva odiato fino a qualche settimana prima era il suo ragazzo.
Stava per ospitare un ragazzo che lo aveva appena accoltellato, e se ne sarebbe preso cura.
Riempiva tutti, anche gli sconosciuti, di insulti.
Li odiava immotivatamente e spesso si lamentava perché loro odiavano lui.
Si prendeva cura di Jet e il giorno dopo lo picchiava.
Era un casino.
La sua vita era un enorme, deplorevole casino.


Cosmo Herrera Rojas 

-Catch me as I fall
Say you're here and it's all over now
Speaking to the atmosphere
No one's here and I fall into myself-

( Evanescence – From the song Whisper )



AMILY ROSE


In quei giorni aveva realizzato quanto odio si potesse provare per l’umanità, o quanto l’indifferenza non comportasse alcun tipo di impegno e dovere.
Ormai non gli importava più di vedere il suo amato amoreggiare con la persona che più odiava il mondo, ma il fatto che ne fosse ancora innamorata la uccideva ogni giorno di più, quell’amore le stava portando via tutto ciò che lei era, ogni parte più bella di se, lasciando il posto al marcio.
Lei non era così, non voleva diventarlo ma non ne poteva fare a meno.
Le persone iniziarono ad evitarla, a guardarla con occhi diversi.
Pure nei suoi vlog si poteva vedere quanto ciò che lei era sempre stata stesse morendo, sempre più velocemente.
Quella sera fu invitata ad una festa, veniva invitata spesso ed era li che aveva scoperto il suo nuovo passatempo preferito: ubriacarsi.
Solo da ubriaca riusciva a smettere di pensare a cose sensate, o a lui.


Quando si svegliò quella mattina il mal di testa era più forte del solito, si vestì in modo casuale e si diede una truccata veloce, ormai non era più lei stessa, era uno zombie ma ciò non la infastidiva.
Uscì di casa e si diresse alla fermata dell’autobus con le cuffie nelle orecchie, fu sorpresa di notare che vi erano sia Silver che Jet li, ma non andò a parlare con loro, non c’entravano nulla con lei e lei non voleva avere a che fare con loro.
Quando vide Sonic salire ebbe un fremito, lui si era ripreso ed era bello come sempre, spruzzava gioia da tutti i pori, lo vide guardare nella sua direzione ed evitò il suo sguardo, poi riprese ad osservarlo quando lo vide avvicinarsi ai due svitati.
Non poté capire la conversazione a quella distanza, ma capì che qualcosa non andava quindi si tolse le cuffie e si avvicinò.
Jet tirò un pugno a Sonic in pieno viso, a quel punto scattò per evitargli di rovinare a terra, percepire il corpo dell’altro le mandò delle scariche di brividi dalla testa ai piedi, lo odiava, perché lo stava aiutando?
Si staccò subito da lui e si rivolse a Jet – Ma che cazzo fai? Torni a portare problemi!?- A scuola lo odiavano tutti, chi per come si atteggiava, chi perché faceva perdere le lezioni, altri lo odiavano per il suo aspetto.
Lei faceva parte di chi lo odiava per tutti e tre i motivi, dal suo punto di vista si atteggiava come una puttana in cerca di attenzione, con i suoi problemi metteva in subbuglio tutte le lezioni, e nonostante tutti i danni che gli erano stati fatti o che lui stesso si era provocato, era sempre attraente.
Gli disse di stare zitta e lo assecondò, non gli andava di litigare con lui, non dopo avere visto le sue condizioni, lo odiava si, ma trovarselo davanti in quello stato dopo due settimane di assenza la fece ammutolire.
Cosa poteva sapere lei di lui? Poteva odiarlo, ma non poteva negare quello che stava accadendo a quel ragazzo.
Per un attimo nel suo sguardo vide se stessa, aveva passato molto tempo ad osservarsi in quei giorni, e l’unico sguardo uguale al suo ce lo aveva proprio Jet.
Il modo in cui si rivolse a Sonic le fece tornare alla mente quello che il ragazzo le aveva fatto, l’aveva fatta soffrire, aveva giocato con il suo cuore.
Jet se ne andò tirandosi dietro Silver, che sembrava sconcertato da tutto quello che stava accadendo.
Appena i due svanirono Sonic puntò il suo sguardo carico di speranza nei suoi occhi, lei gli dedicò uno sguardo congelato e si rimise le cuffie nelle orecchie, per poi andarsene.

Appena giunta a scuola si fermò in cortile, ad aspettare Rouge, era da molto che non la vedeva, e aveva bisogno di passare del tempo con lei.
Appena la vide in lontananza le corse incontro e la abbracciò, l’amica si staccò da lei e si fermò ad osservarla sconvolta.
-Tesoro, chi ti ha ridotto così? Chi devo uccidere?- Scosse la testa e sbuffò.
-L’amore, uccidi l’amore! Era così bella la vita prima dell’amore, e adesso non riesco a staccarmelo da dosso, non ci riesco! Mi sta uccidendo dentro, sta ammazzando ogni cosa bella di me! Perché amo Sonic? Mi ha ferita, come si può amare chi ti ferisce? E perché proprio lui doveva ferirmi? Lui era perfetto, non c’era nulla che si potesse detestare in lui, ha sempre fatto solo del bene.. Come ha potuto usarmi in questo modo? Non è colpa sua, ha detto di amarmi, ma Shadow si è messo in mezzo, me lo ha portato via! Mi odia a tal punto da portarmi via la persona che amo? E’ questo che voleva comunicare quello stronzo? Cosa ha Shadow che io non ho!?- Le lacrime le inondarono gli occhi e i singhiozzi iniziarono a scuoterle le spalle, sentì le braccia dell’amica stringerla forte e si abbandonò a lei, alle sue carezze.
-Sonic non ti merita, al massimo può meritare una feccia come Shadow.
Tu sei fantastica Amy, non puoi abbassarti a certi livelli, Shadow è il massimo a cui Sonic può puntare, lo schifo può puntare solo a qualcosa che fa ancora più schifo, non gli permetterò di distruggerti, non meriti di stare male per quello stronzo.-
-Lo pensi davvero Rouge? Lui non sembra affatto uno schifo..-
-A volte lo schifo sta dentro, e quell’ammasso di escrementi te lo ha appena dimostrato, non buttarti giù Amy.. Sbagliando si impara, tipo me con Shadow, vedi come sto bene io? Lui invece può solo mangiare la mia polvere!- Disse ridendo.
-Tu e.. Tu e Shadow?- Rouge si portò una mano ai capelli e sospirò.
-Già, è stata una cosa breve, mi sono subito accorta della merda con cui stavo.-
-Stai anche con i più piccoli?- Rouge mi guardò confusa. – No, perché?-
-Beh.. Lui ha la mia età no?-
-No, lui ha la mia età tesoro, ha solo perso degli anni quand’era più piccolo per questo è in classe con te.- La guardò sconvolta. –Ma quante altre cose di merda lo riguardano!? Lo odio, lo odio, lo odio con tutta me stessa!-
-Suvvia Amy, è solo un imbecille, lascialo perdere.. Tutto passerà, ci sono io qui con te e sono sempre pronta a guidarti tesoro, ora andiamo in classe, meglio non entrare in ritardo.-
Sospirò e seguì l’amica all’interno del’edificio scolastico, si salutarono quando giunsero alla sua classe, si sarebbero riviste alla pausa pranzo.
Appena fu in classe notò che vi era una ragazza piuttosto singolare, mai vista prima.
Voleva avvicinarsi a lei e dirle qualcosa per presentarsi, ma  si bloccò non appena la vide correre dagli svitati, si sedette accanto a Silver e li vide conversare come se si conoscessero da anni, notò Jet distaccato da loro e ciò era strano.
Non seppe perché, lo fece quasi senza pensare, prese il telefono e aprì messenger, cercò il contatto di Jet e gli scrisse un semplice “Hey”,magari le avrebbe risposto, non sapeva nemmeno che cosa voleva dirgli, però vide che Jet se ne stava in silenzio a fare degli esercizi, quindi avrebbe atteso molto per una risposta.

Il soffitto della stanza di Rouge era oppressivo, cosa le aveva detto la testa quando si fece dipingere la stanza di rosso acceso?
Dopo scuola era andata direttamente a casa sua, i suoi erano fuori per lavoro e quando non erano a casa preferivano sempre che lei stesse con qualcun altro, inoltre adoravano Rouge.
L’amica stava fumando sulla finestra, sembrava una donna di classe nelle movenze.
Indossava uno dei suoi soliti vestiti succinti, e guardava il paesaggio.
-Amy, puoi invitare qualcun altro alla festa di stasera? Voglio che ci sia tanta gente, tutto quell’alcol e quel ben di dio sarebbero sprecati!-
-Certamente, faccio un post su Facebook?- L’amica annuì.
-Anche Twitter se ti va, tanto è un attimo.-
-Beh, la notorietà ha la sua utilità, pensavo fosse un inutile conseguenza di ciò che faccio per passione.-
-No credimi, può essere utile a volte.-
-Beh almeno io non l’ho ottenuta mostrando le mie forme in foto!-
Rouge le tirò un cuscino e lei rise.
-Sono una modella alternativa, e inoltre non vedo perché non dovrei condividere questo mio dono con il resto del mondo!-
-Non posso darti torto Rou, certo però che così li stendi tutti i tuoi pretendenti!-
-Ahah, cerco l’amore vero come qualsiasi altra adolescente sognante della mia età Amy, per questo non c’è quasi mai nessun fortunato ad accompagnarmi.-
-Beh, per te non sarà difficile trovare l’amore della tua vita, io invece sono un disastro!-
-Che scema, per me è anche più difficile! Mi vengono dietro per la maggior parte porci e pervertiti, e gli altri mi giudicano male per quello che faccio! Credimi, è difficile.-
-Non ci avevo pensato, ecco uno degli effetti collaterali della notorietà, tante persone sanno più cose di te, di quelle che uno sconosciuto dovrebbe sapere.-
-Si, ma in cambio mi diverto e ho già un ottimo lavoro che mi frutta tanti soldi, devo solo mettermi in posa!-
-Che culo..-
-Oh ma taci! A te basta postare un video dove fai la strada da casa a scuola e ti prendi i soldi, qualche altro mese e inizieranno a chiamarti ai meetings e ad ingaggiarti per fare cose fighe.-
-Non esagerare, non è poi così semplice fare strada in quel modo, diciamo che ho avuto un po’ di fortuna per cominciare ecco!-
-Poi con le mie chiappe come sponsor, non poteva accadere altrimenti!-
Si schiaffò una mano sulla faccia e rise.
-Non è colpa mia se in tutte le foto che fai con me tu sei vestita come una battona dark!- Rouge rise forte e gettò la sigaretta dalla finestra, per poi sedersi accanto a lei sul letto.
-Tesoro, ho appena trovato la tua medicina per guarire da un cuore spezzato!-
-Qual è?- Chiese, speranzosa che l’amica potesse veramente aiutarla.
-Facciamo festa, uscirò con te ogni giorno e ti darò anche una mano a studiare, ci stai?-
-E fare festa dovrebbe aiutarmi a guarire?-
-Certo che si! Capirai quanto è bello divertirsi, e non penserai più a quello che è successo, ti farò stare bene di nuovo, nel giro di due settimane sarai come nuova! E poi tra non molto sarà Natale.. Ci divertiremo un mondo!-
-Rou, manca ancora un mese a Natale.- Disse, piegando la testa di lato.
-Appunto! Un mese vola tesoro! Poi con me, non lo vedrai nemmeno passare.-
-Se lo dici tu! Sai chi potrei invitare oltre alle cento persone che mi hanno già scritto sotto al post?- Rouge si fece attenta. –Chi?-
-Oggi a scuola è arrivato un ragazzo nuovo, anzi per la verità nel mio corso stamattina si è presentata una tipa stramba, che però è andata subito con i due svitati, quindi sarebbero due! A quanto pare la tipa sta con Silver, hai presente? Quel ragazzo con i capelli argento, che sta sempre con il gotico.-
-Si ho presente, ero convinta che Silver stesse con il gotico però! Perché non li inviti? E poi, chi è sto ragazzo nuovo?-
-Si chiama Anil, è mezzo indiano, e ha la tua stessa età se non sbaglio.-
-E’ carino?-
-Si molto, però l’ho visto con Julie-su, e subito dopo con Jet.-
-Julie-su e il gotico? Ma sono due poli opposti!-
-Lo so,infatti secondo me sta solo cercando chi potrebbe essere più adatto per fare amicizia.-
-Io punto sul gotico.-
-Rou, ma testa radioattiva.. Oh, ora che ci penso hai ragione, attira tutti come una trappola per mosche.-
-Guarda che secondo me non è male se ci fai amicizia.-
-Lo pensi sul serio? Parlaci e dovrai ricrederti! E Silver è anche peggio, non so come fa quella Blaze a starci insieme, ha la stessa vitalità di una roccia!-
-Tesoro, potresti gentilmente smetterla di giudicare dalle apparenze? Ti ricordo che sei la stessa persona che due anni fa pensava che Julie-su fosse simpatica!-
-Beh non la conoscevo bene..-
-E loro li conosci bene?-
-No, hai ragione tu.- Disse, passandosi una mano tra i capelli.
Rimasero per un attimo in silenzio, poi le arrivò un messaggio da Jet.
“Non so se ci saremo.”
Per curiosità, provò a tenere una conversazione con lui, ma durò poco perché ad un certo punto smise di rispondere.
“Hai parlato con Anil? E’ simpatico?”
Jet visualizzò e basta.
Ritornò a dare attenzione all’amica.
-Ha detto che non sa se ci saranno.-
-Chi?-
-Jet, Silver e Blaze.-
-Prova a scrivere a Blaze e basta, se non sbaglio è amica di una che conosco, anche se non troppo.. Mi sembra che si chiami Wave, magari vengono loro.-
-Ora la aggiungo.-
Nel frattempo le scrisse Anil.
“ Hey Amily, ci sarò, dammi l’ora  e l’indirizzo.”
-Anil viene.-
-Ahah, lo faremo ambientare subito, batti il cinque!-
Diede il cinque all’amica e rise,poi scrisse i dettagli per la festa ad Anil, che le  rispose con un semplice “Grazie.”
-Io vado in bagno, torno tra un po’!-
-Ok Rou!-
L’amica uscì dalla stanza e lei tornò a dare attenzione alla chat con Anil.
Quel giorno era in vena di chiacchierare e conoscere chi la circondava ultimamente.
“Ti sta simpatica Julie?”
“No, però ha stile.”
“Questo va ammesso,si.”
“Tu fai video su youtube?”
“Si, da molto tempo ormai.”
“Mi sembrava di averti già vista da qualche parte infatti!”
“Com’è il mondo? Se non sbaglio tu sei stato in molti posti.”
“E’ bello, ma dipende anche da dove si va.”
“Hai parlato con Jet?”
Ci mise un po’ a rispondere, però lo fece.
“Si, mi incuriosisce troppo.”
“Incuriosisce tutti, sai già che cosa è successo in tutto questo periodo vero?”
“No, le cose si scoprono lentamente, dice di essere matto.. E’ a questo che ti riferisci?”
“Più o meno, diciamo che ha portato un po’ di scompiglio, l’ultima cosa che è successa è che è mancato per due settimane, aveva provato ad ammazzarsi alla festa che avevo dato, poi da quello che si dice in giro,sarebbe rimasto fermo per giorni senza fare nulla, e lo hanno trovato disidratato e in fin di vita, è stata la preside a farlo cercare.
Ovviamente non so se è andata esattamente così.
Tu ne sai qualcosa di più?”
“No, però quello che mi hai appena detto mi fa capire molte cose.. Finora mi ha detto solo di come viene trattato dalle persone e l’ho visto con i miei occhi, e mi ha accennato a cose su se stesso che però forse vorrebbe tenere private.”
“Io non riesco a parlarci, come hai fatto tu, che lo conosci da si e no cinque ore?”
“Sono solo stato sincero, ma perché ti interessa così tanto?”
“Non so se lo odio o no, però vorrei fare qualcosa per aiutarlo.”
“Non vorrei essere cattivo, per cui ti dico che aiutarlo non è impossibile, però faresti meglio a lasciar perdere, ho passato le ultime ore a studiarlo e ti consiglio di non illuderti, c’è da perderci dietro la testa, per aiutare quel ragazzo.”
Rimase interdetta dopo quella frase.
Forse ciò che faceva dannare quel ragazzo misterioso, era più grande di quello che lei e gli altri si erano immaginati fino a quel momento.
“Cazzo, non immaginavo fosse così complicata la situazione.. Ora devo andare scusami, ci vediamo stasera!”
In realtà poteva anche continuare a parlare, ma non sapeva cosa dire, era rimasta senza parole.
Nel frattempo Blaze le aveva accettato la richiesta d’amicizia, invitò anche lei e la sua amica e lei le rispose che ci sarebbero state certamente, inoltre si sarebbero portate degli amici.
-Eccomi qua!- Rouge rientrò nella stanza e si gettò direttamente sul letto accanto a lei.
-Io direi che è ora di preparare tutto per sta sera, Blaze e Wave ci sono e portano dei loro amici.- Le disse, sorridendo e mettendosi a sedere sulle ginocchia.
-Perfetto! Andiamo,tu sistema il tavolo dell’alcol, io faccio quello del cibo, poi scarichiamo la musica e vediamo di regolare l’impianto radio e tutte le casse che ho sparse per casa! Ci vorrà tutta la giornata!-
-Lo so, ma ne vale la pena!-

Alle otto in punto finirono di preparare tutto, non ci volle molto prima che iniziasse ad arrivare gente.
A quella festa era presente ogni tipo di persona, i timidi, quelli che invece non avevano alcun pudore, gli ubriaconi, i fattoni, grandi gruppi di ragazzi dark; ogni stile era il benvenuto.
Tutti adoravano Rouge in fondo, nessuno rinunciava ad una sua festa.
Vide anche Cosmo e Miles chiacchierare, li salutò e passò un po’ di tempo con loro.
Cosmo era irriconoscibile, quando si faceva festa sembrava completamente un'altra persona, con il trucco pesante e i vestitini corti, Miles non poteva fare altro che cadere ai suoi piedi, ma forse lei non se ne rendeva nemmeno conto dell’attrazione che quel ragazzo aveva per lei.
Riuscì a trovare pure Anil, ci scambiò qualche parola, dopodiché lui rimase sempre in disparte a guardare gli altri.
Fu sorpresa di vedere arrivare Jet, gli corse in contro.
-Hey!-
-C-ciao Amy..- Le sorrise, sembrava che stesse faticando a fare quella semplice azione e ne uscì fuori un sorriso pressoché inquietante.
Era molto imbarazzato, e inoltre sembrava scosso, turbato.
-Silver non c’è?-
-No, l-lui odia le feste.-
-Tu no?-
-Non piacciono nemmeno a me..- Disse abbassando lo sguardo.
-E’ successo qualcosa?- Chiese, cercando il suo sguardo.
-Ho solo.. Ho seriamente bisogno di staccare il cervello, almeno per un po’.-
-Ti va di parlarne?-
-Sinceramente no.. Fatico ancora  a crederci sinceramente.-
-A cosa?- Chiese, confusa.
Intanto, vedendo che la conversazione era diretta a continuare, uscì di fuori con lui dove c’era meno confusione.
-C’è dell’alcol qui?-
-Jet, non vorrei che finisse come l’ultima volta..-
-Ho detto che voglio staccare il cervello, non che voglio morire Amy.-
-Giusto, senti.. Se vuoi puoi stare anche con noi..-
-Sei gentile, ma non credo che gli altri tuoi amici abbiano piacere di vedermi, vedo già Miles che mi guarda male!- Ridacchiò, aveva una risata particolare, era aggraziata come qualsiasi cosa quel ragazzo facesse.
-Potrebbero cambiare idea,magari.. Jet posso farti una domanda piuttosto personale?-
-Certo, cosa vuoi sapere? Ci sono quattro domande che mi fanno spesso, magari è tra queste: Sei gay? Ma sei maschio o femmina? Quanti soldi vuoi per un servizietto? Sei matto davvero?-
Lei scosse la testa, sentire quali erano le cose che gli venivano chieste più spesso la fece rattristare.
-Davvero sono così stronze le persone?- Jet rise.
-Non lo so, non credo che sia colpa loro, deve esserci qualcosa nel mio atteggiamento che ricorda loro una puttana.. In ogni caso, cosa volevi chiedermi?-
-Cosa si prova?-
L’altro rimase interdetto.
-In che senso..?-
-Ad essere te.-
-Confusione, rabbia e delusione.. Anche il dolore ma quello alla fine non lo senti più.
A volte non ho il controllo di me stesso, e sto male per cose che gli altri non possono capire, magari anche solo dire.. Dire “Ciao” a qualcuno che non conosco, sembra così facile ma io.. A volte ho attacchi d’ansia anche solo per una cosa così stupida.
Quello che ho nella testa è un inferno, e queste cose.. Le provano tutti quelli che come me soffrono di questi problemi.. Del resto, non è così male, ho Silver.. E’ l’unico su cui io posso contare, mi capisce e sa cosa provo.
Una cosa che vorrei è una famiglia.
I miei non.. Non mi vogliono, mi trattano come se fossi Satana,mi hanno abbandonato in quel centro di salute mentale, senza nessun contatto non sapevo nemmeno come cazzo comunicare, l’inglese l’ho imparato completamente verso gli undici anni, ho passato tutta la mia infanzia la dentro, ho studiato la dentro, non ho mai avuto contatto con il mondo esterno, ho sempre avuto solo Silver.
Non volevo di certo apparire come una puttana in cerca di attenzioni ai vostri occhi, ma è difficile adattarsi e non so se puoi capirmi.
Non volevo creare tutto quel casino in classe e tantomeno farmi odiare da buona parte della scuola.. Ma io so solo portare problemi a me e a tutti quelli che ho attorno.
Mi dispiace Amy, mi dispiace di essere così..-
Rimase scioccata, sconvolta,sbigottita e senza parole.
Non credeva che sarebbe mai stato possibile che lui si aprisse così tanto a lei, non credeva che sarebbe mai venuta a conoscenza del suo punto di vista.
-Grazie per avermi fatto questa domanda, non credevo che qualcuno mi avrebbe mai chiesto cose non riguardanti il mio aspetto.-
-Jet, scusami.. Devi scusarmi se mai ti ho ferito, ti ho anche odiato ma spesso non capisco un cazzo, scusami..-
Era sincera, non lo avrebbe mai potuto odiare da quel momento in poi.
-Non preoccuparti..-
-Ah, non c’è bisogno di ringraziare.. Anche se di una cosa sul tuo aspetto sono curiosa..-
-Dimmi.-
-Hai mai pensato di volere essere una ragazza?-
L’altro si mordicchiò un labbro poi tornò a guardarla.
-Si, ma poi ho capito che una parte di me è donna, nonostante io sono felice di essere un ragazzo.-
-Ora è più chiaro, scusami la domanda, so che è un argomento delicato.-
-E tu lo hai trattato delicatamente.- Le disse ridacchiando.
-Hai ancora intenzione di ubriacarti?-
-Si.. Ma non preoccuparti, non ho intenzione di fare altro..-
-Lo spero, dai entriamo.-
-Grazie Amy, è stata una bella chiacchierata..- Disse, poi entrò, per un attimo notò il suo sguardo tornare come quando era appena arrivato: distrutto.

Doveva essere almeno mezzanotte, aveva bevuto qualche drink e aveva conosciuto Blaze e Wave.
Non erano male, entrambe leggermente stravaganti , quella sera erano entrambe strafatte e la fecero ridere tantissimo.
Addirittura ad un certo punto Wave era salita in braccio a Blaze cantando a squarciagola, erano veramente andate.
Notò una stanza più affollata delle altre, attirò la sua curiosità e si fece strada tra le persone, quei corpi sudati che si strusciavano l’uno all’altro le davano la nausea, e inoltre era troppo caldo.
Uscì dalla massa, portandosi davanti a tutti e riuscendo finalmente a capire ciò che aveva provocato l’attrazione di massa.
C’era un palo in mezzo alla stanza, e non rimase sorpresa nel vedere che a girarci attorno era proprio Jet.
Si lasciò andare ad un facepalm che poi dilagò in una risata.
Teneva una bottiglia di alcol nella mano destra e ogni tanto beveva un sorso, non si preoccupò tanto dato che stava solo ballando in fondo.
Però presto iniziarono ad arrivare i commenti acidi e stronzi delle persone li attorno.
Lui non sembrava neanche sentirli.
Un ragazzo gli si avvicinò prendendolo per un braccio e iniziò a schernirlo facendogli domande sconce a cui lui rispondeva annuendo e ridendo,  scatenando le risate di tutto il pubblico che si era venuto a creare.
Ad un certo punto quello stesso ragazzo gli tirò un calcio in una gamba facendolo cadere, Jet si stese a terra continuando a ridere, poi si rotolò ricordando le movenze dei gatti.
Recuperò la bottiglia ormai mezza vuota e bevve ancora, un po’ di Alcol gli era finito in faccia cadendo e i suoi capelli ne erano completamente impiastricciati.
Notò Rouge in un angolo portarsi una mano alla bocca e scuotere la testa, comunicarono con lo sguardo: Dovevano fermarlo.
Rouge fu la prima ad agire, corse verso di lui e lo aiutò ad alzarsi, poi gli prese entrambe le braccia bloccandolo girato verso di lei.
-Devi fermarti, ascoltami!-
Jet rise e annuì, continuò a sorriderle mentre lei gli parlava, come se fosse in un mondo tutto suo.
Le venne da piangere, sentì la rabbia aumentare dentro di lei e si mise a gridare, cercando di scacciare tutte quelle persone da quella stanza, molti le diedero ascolto e se ne andarono, ma ci volle un po’ prima che tutti uscissero.
Jet riuscì a liberarsi dalla presa di Ruoge e cadde a terra, bevve ancora.
Non sapevano come gestirlo, fu a quel punto che Anil, che doveva essere li da un bel po’ inghiottito dalla folla, si fece strada tra le ultime persone e le raggiunse.
Strappò la bottiglia di mano a Jet e gliela passò, lei la prese e la appoggiò su un tavolo lontano, poi tornò da loro.
Anil lo sollevò da dietro, poi lo fece appoggiare al muro più vicino, nonostante il muro Jet non riusciva a reggersi, Anil lo sostenne con un braccio e tentò di parlargli per attirare la sua attenzione.
Gli schiaffeggiò una guancia senza usare troppa forza, sembrava veramente preoccupato.
-Riprenditi cazzo! Guardami Jet!- Gli urlò, prendendogli la mandibola con una mano e girandolo verso di se.
-Mmh..- Emise solo quel mugolio, poi si portò una mano allo stomaco e cercò di scansare Anil.
Un attimo dopo vomitò, Anil prontamente lo prese in braccio e frettolosamente si avvicinò a lei e Rouge.
-Dov’è il bagno?-
-Al secondo piano, l’ultima stanza a destra..- Disse Rouge preoccupata.
-Grazie Anil..- Disse, lei era sconvolta a differenza di Rouge che era evidentemente abituata a vedere certe scene.
-Spero che si riprenda, mi ha detto tante cose di se stesso prima, ora non voglio che stia male..-
-Stai tranquilla Amy, è in buone mani.- Le disse l’amica, con tono pacato e cercando di farle mantenere la calma.

Uscì di fuori per una boccata d’aria, Rouge l’avrebbe raggiunta un attimo dopo, era andata a prendere le sigarette nella sua stanza.
Rimase a fissare il vuoto per qualche attimo, che cosa stava facendo della sua vita?
Veramente erano solo feste e divertimento ciò che le serviva per guarire?
Non poteva veramente smettere di pensare, bastava anche solo un oggetto per ricordarle che il suo cuore era distrutto, era inutile racchiudersi in un illusione.
Notò un ragazzo venirle incontro, sentì il vuoto nello stomaco quando riuscì a distinguere chi fosse.
Sonic era li, davanti a lei.
Si teneva un braccio con una mano e teneva la testa bassa.
-Cosa vuoi?- Chiese, astiosa.
-Amy..-
-Mi stai rovinando la vita! Dimmi che cazzo vuoi o vattene immediatamente!-
In un attimo l’aveva portata sull’orlo della disperazione, come se tutti i suoi sforzi per rimettersi in piedi fossero stati annullati all’improvviso.
-Amy io sto male quanto te!-
Lo guardò e scosse la testa, gli tirò uno schiaffo e corse via, tornò in casa e sbatté contro a Rouge, riuscì a riconoscerla a malapena per via delle lacrime.
L’amica la prese per una mano  e se la tirò dietro, lei la seguì inciampando ogni tanto negli scalini, arrivate al primo piano incontrarono Anil che si trascinava dietro Jet, era quasi esanime e avvinghiato a lui, Anil si stava portando via la sua “principessa”, e lei lo avrebbe mai avuto un principe pronto a salvarla dai suoi demoni?
Mai, poiché il suo peggior demone era lo stesso principe che si era impossessato del suo cuore, imprigionandolo nelle sue grinfie per sempre.



Tikal Ganesh

-Notre histoire se termine,
 nos chemins se séparent et la vie
reprend son cours tranquillement.-

( Despised Icon - From the song Les Temps Changent )


SONIC HARVEY

Stronzo.
Ammasso di escrementi, senza cuore, bastardo, traditore, falso.

Rimase a guardarsi sgomento allo specchio del bagno, tastandosi lo zigomo leggermente tumefatto per via del pungo di Jet.
Quel ragazzino non imparava mai, ma non ce l’aveva veramente con lui, aveva altro per la testa in quel momento.
Amy lo aveva aiutato, ma non dimenticò mai quello sguardo raggelante.
L’aveva ferita, aveva ferito una persona che amava e lo aveva fatto per quello stesso sentimento, l’amore.
Come poteva fermare il suo cuore?
Vide Shadow fermarsi sullo stipite della porta del bagno, quando notò il suo viso strinse i denti, facendo irrigidire la mascella.
In un attimo se lo ritrovò accanto, con il mento tra le sue dita mentre gli occhi dell’altro esaminavano il suo viso centimetro dopo centimetro.
-Chi è stato?- Tremava sotto al suo tocco, era quello l’effetto che Shadow faceva agli altri. – N-non importa tranquillo, sto bene è solo un piccolo livido..- Cercò di trovare delle scuse, non voleva mettere Jet nei casini più di quanto già non lo fosse.
-Chi è stato?- Chiese, con un tono più grave. –S-shad davvero, è stata colpa mia, l’ho provocato, non prendertela con lui per fav- L’altro lo interruppe prendendolo per il collo della maglia. – LUI CHI E’?-  Strinse gli occhi e tenne lo sguardo basso, lo amava ma era pericoloso quando si incazzava, dovette ammettere a se stesso che a volte ne era spaventato. –Jet..- L’altro lo lasciò andare e aggrottò le sopracciglia, confuso. –Jet? Sei serio?-
- Si, non prendertela con lui Shad..-
-Dov’è quel coglione?-
-S-shad no.. Lo distruggerai..-
-Non me ne frega un cazzo!- Shadow lo prese per le spalle, digrignò i denti e poi sospirò abbassando la testa, un attimo dopo si ritrovò stretto al suo petto.
Erano rari certi momenti dentro l’edificio scolastico, per cui vi si lasciò andare, godendosi quegli attimi.
Ogni volta che l’altro lo stringeva lui si scioglieva, e non pensava più a nulla.
Tutto si dissolveva lasciando spazio solo a loro due.
-Non gliela farò passare liscia Sonic, puoi scordartelo.-
-Almeno non fargli troppo male, lo odio Shad ma.. Non.. Non mi sembra giusto abbatterlo così, non ha fatto nemmeno in tempo a riprendersi ed era ad un passo dalla morte, ho sbagliato a dirgli delle cose che ora nemmeno ricordo, se ha reagito significa che è veramente frustrato Shad, la colpa è mia.. A volte penso che se fossi io al posto suo, avrei così tanta rabbia che mi trasformerei in una macchina omicida.-
-Ed è quello che lui ha fatto Sonic, si è trasformato in una macchina omicida.. Solo che la rabbia la sfoga tutta su se stesso e non sugli altri.
Non voglio andare contro al tuo volere, ma nemmeno lasciar perdere così.. Ti prometto che ne uscirà vivo, mh?-
-Che testardo..- L’altro gli accarezzò una guancia e ridacchiò. – Lo faccio per te,così magari la prossima volta impari a frenare la lingua.- Concluse lasciandogli un bacio leggero sullo zigomo ferito, lui gli sorrise.
Forse solo lui era capace di vedere tutto il bene che quel ragazzo aveva dentro, Shadow non era cattivo, Shadow aveva solo imparato a difendersi a modo suo.
- Andiamo in classe ora, mh?-
-Certo, cretino.- Gli fece la linguaccia e rise, dirigendosi verso la classe assieme a colui che era l’unico in possesso dell’antidoto per risanargli il suo cuore malato,il suo cuore pericolante sorretto da due colonne: quando una crolla, l’altra  sarà vitale.

Era la seconda ora, avevano matematica.
Sia lui che Shad stavano per crollare dal sonno, anche per colpa dell’ora precedente.
A riscuoterli fu l’entrata caotica di Jet e Silver, non che loro stessero urlando, piuttosto furono dei commenti acidi di Julie-su e del professore a provocare il baccano di tutta la classe, un misto tra varie risatine e insulti appena udibili.
Il professore chiamò Jet alla lavagna e lui eseguì l’esercizio assegnato alla perfezione, molti tra cui il professore,restarono basiti.
Lui in realtà se lo aspettava, si aspettava che quel ragazzo nascondesse tante cose dentro di se, eppure non riusciva a fermare l’odio nei suoi confronti.
Nonostante ciò, non voleva che Shadow gli facesse del male, non voleva farlo cadere quando si era appena rialzato.
Notò lo sguardo raggelante che lanciò a Jet, e ciò non presagiva nulla di buono, sapeva che nulla lo avrebbe fermato.
Appena suonò la campanella Shadow lo afferrò per un braccio, lui lo seguì silenziosamente in direzione di Jet e Silver.
Il primo stava dormendo, l’altro invece lo guardava paralizzato dallo spavento, aveva gli occhi intrisi di paura.
Shadow torreggiava su di loro, tremò quando Shadow afferrò Jet direttamente per i capelli, facendolo svegliare di colpo e mandandolo in panico, lo lasciò cadere ma Silver sembrò sbloccarsi e lo afferrò prima che potesse schiantarsi al pavimento.
Si gettò su di lui, strappandolo dalle braccia di Silver.
-S-shad- Non gli diede nemmeno il tempo di finire il suo nome. –ZITTO!- Ruggì, afferrando Jet per il collo della maglia leggera che aveva addosso, e sbattendolo alla parete più vicina.
Solo quel colpo fu già abbastanza, lo vide dallo sforzo che Jet stava facendo per tenere gli occhi aperti, tutto il suo corpo era teso, i muscoli, i nervi.
Vide Silver cercare di raggiungere l’amico, ma lo fermò, lo tenne bloccato il più possibile anche se si dimenava e dovette ammettere che era forte, sebbene non lo dimostrasse,ebbe comunque la meglio su di lui.
Non lo stava facendo per cattiveria, ma sapeva che Shadow ci sarebbe andato piano con Jet, mentre invece avrebbe massacrato Silver se solo avesse provato a ribellarsi.
-Come ti sei permesso? Credi di poter fare quello che vuoi solo perché sei un coglione problematico? E’ inutile che fai il gradasso, tiri pugni come una puttanella!-
Urlò incazzato, tirandogli un pugno dritto nello stomaco che lo fece piegare in due, Jet si lasciò scivolare contro la parete e tentò di riprendere fiato.
-S-shadow.. Fermati ti prego, non sono in grado di sostenere un tuo pestaggio, per favore.. – Il respiro gli mancava, poteva sentirlo dalla sua voce che uscì forzata, come un sussurro soffocato, vederlo chiedere pietà in quel modo gli fece capire quanto quel ragazzo fosse al limite, ma non aveva veramente intenzione di cedere.
-Non me ne frega un cazzo, non puoi tornare qui e fare quel cazzo che ti pare, senza un cazzo di motivo!-
Shadow era uscito di testa, era accecato dalla rabbia.
Jet abbassò la testa, le forze dovevano averlo abbandonato completamente.
Shadow si scagliò nuovamente contro al più debole, sembrava che potesse spezzarsi con un solo tocco e Shadow lo aveva colpito con forza, a quel punto fremette, lasciando andare Silver che si strattonò dalla sua presa approfittandosi di quell’attimo di distrazione.
Silver si gettò addosso all’amico e come se fosse la sua armatura prese tutti i colpi diretti a lui.
Shadow si accorse di non stare colpendo Jet, e si fermò ancora furente.
Silver si girò verso di lui, senza smettere di proteggere l’amico.
-Scusalo Shadow.. Jet ha reagito così perché ha preso le parole di Sonic come provocazione , cerca di calmarti..-
-Non sa difendersi da solo? Levati dal mezzo!-
-Shadow ascoltami, così non risolvi nulla..-
-Non me ne frega un cazzo se lo ha provocato, ciò non giustifica un pugno in faccia!-
Vide Jet sforzarsi e mettersi in piedi, tremava e si teneva lo stomaco.
-Basta.. Tutti e due.- Non riusciva a reggersi completamente in piedi, rimase piegato ed ebbe un conato di vomito, a quel punto scattò involontariamente verso di lui che corse via, verso il bagno.
Shadow e Silver li avevano seguiti prontamente, vide Jet entrare in una toilet e subito dopo Silver si gettò al suo fianco, cercando di rendersi utile.
Shadow aveva cambiato espressione, probabilmente si sentiva in colpa.
-Ne avevi proprio bisogno?- Chiese Silver proprio a lui, che non diede alcuna risposta.
Jet a quel punto si alzò, con una lentezza assurda. – Lasciali perdere Silv, non mi va di pensare ad altro ora, voglio solo provare a stare bene, e dovresti farlo anche tu..- Si diede una sistemata al lavandino e fece segno a Silver di seguirlo fuori dal bagno, l’altro non si oppose e lo assecondò, in silenzio.
Si girò solo un attimo, e il suo sguardo diceva tutto.
Non era finita, non così facilmente.
Quello sguardo era freddo, astioso.
-Merda..- Quello di Shadow fu solo un sussurro tremante.
- Che cazzo ho fatto!?- Urlò, sbattendo un pugno al muro. –Perché non sono riuscito a fermarmi..? Sono stato un coglione..-
Rimase in silenzio per un attimo, a ragionare.
Shadow aveva capito di aver sbagliato, bastavano già i sensi di colpa a dargli tormento, decise di non farla tanto lunga e semplicemente, si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro.
-Grazie Sonic.. Grazie di tutto, non so come è possibile che tu non mi odi.-
-Non ti ho mai odiato, e mai ne sarò capace.. Ora posso contare solo su di te, non sarebbe così se tu non fossi una persona fantastica, non sarebbe così se ci fosse solo del marcio in te.-
Shadow si strinse leggermente in quell’abbraccio, rimasero così a lungo.
Poteva sembrare stronzo all’apparenza, cattivo o menefreghista.. Ma tutto ciò di cui aveva veramente bisogno erano delle sicurezze, il resto era solo una facciata falsa e lui era riuscito a guardarci oltre.

Aveva passato il pomeriggio con Shadow, era sera inoltrata quando  gli disse che non sarebbero potuti stare assieme quella notte, doveva andare a sbrigare il suo lavoro sporco.
Purtroppo lui non gli diede retta, era preoccupato e non si fidava.
Non voleva lasciarlo da solo ad affrontare certi rischi.
Lo seguì a distanza, cercò di non farsi vedere.
Shadow si fermò in un vicolo e lui fece lo stesso, dietro ad un bidone non molto lontano.
L’altro aspettò, aspettò a lungo guardandosi attorno circospetto, e lui attese con lui, l’ansia iniziò a divorarlo, c’era tensione nell’aria.
Ad un certo punto gli scappò uno starnuto che non riuscì a bloccare, e il suo amato se ne accorse subito, si allarmò e iniziò a guardarsi attorno freneticamente, lo vide tirare fuori un coltellino e tremò, soprattutto quando si diresse nella sua direzione.
A quel punto abbandonò il suo nascondiglio, e Shadow si bloccò, mise via il coltellino e il suo sguardo mutò.
Era furente.
-Che cazzo  ci fai qui? Ti avevo detto di restare alla larga da questa storia! E’ troppo pericoloso devi andartene immediatamente Sonic!-
-Non ne posso più Shad, non posso lasciarti da solo..- Si sentì un rumore in lontananza seguito da un vociare, la paura lo inghiottì di colpo.
Shadow si guardò attorno, poi sbuffò incazzato.
-Nasconditi, coglione!-
Tornò al suo nascondiglio e inspirò profondamente, sperando di non essere visto.
Era terrorizzato da quel luogo e dalla gente che vi abitava, cosa gli aveva detto la testa? Sarebbe dovuto restare a casa sua, come gli era stato imposto da Shadow, ma no, lui era troppo testardo per capire che seguendolo avrebbe potuto mettere in pericolo entrambi!
Un gruppo di ragazzi alti e ben piazzati accerchiarono Shadow, che gli passò la roba, gli altri gli diedero i soldi, tutto sembrava essere andato per il meglio, poi qualcosa sembrò non quadrare.
-Ne manca una.- Il tono di voce di quello che doveva essere il leader della gang era spaventoso.
-Ci deve essere stato un errore, erano quindici per quattrocento dollari.-
-Noi ne avevamo chieste sedici!-
-Ragazzi, state calmi, ve ne do un’altra e la chiudiamo qui, mh?-
-Meglio per te.-
Shadow gli passò un’altra pastiglia e gli altri se ne andarono soddisfatti, fece per uscire, ma una risata lo costrinse a bloccarsi.
-Ti fai fregare come un bimbo Shad..- Era Scourge, rabbrividì.
-Su forza, la metà.-
-Scourge, eravamo d’accordo che questi li tenevo io.-
-Cosa? Hai detto qualcosa? Non ho sentito niente..- Allargò un sorriso raccapricciante e tirò fuori un coltellino dalla giacca. – Forza Shad, niente scherzi.. Duecento dollari e nessuno si farà male..-
-Scourge per favore, mi servono per le bollette, mio padre mi farà fuori!-
-Ti avevo avvertito!- Scourge lo colpì alla spalla, a quel punto scattò ma Shadow gli lanciò il suo coltello accanto ai piedi, sbiancò e si fermò.
-SCAPPA CAZZO, SCAPPA!- Scourge lo colpì ancora una volta e Shadow urlò forte.
-S-shad..-
-VATTENE TI PREGO!-
Si girò tremante e corse via, con le lacrime agli occhi.
Non voleva lasciarlo li, ma forse era la cosa migliore da fare.

Smise di correre solo quando non ebbe più la forza per farlo, le ginocchia gli tremavano , il petto e la gola bruciavano.
Si lasciò cadere a terra, non aveva nemmeno più lacrime da piangere.
Aveva bisogno di qualcuno, e l’unica persona la cui immagine gli si proiettò nel cervello, era Amy.
Sapeva che era alla festa di Rouge, poco lontano da dove era lui.
Si incamminò dolorante, quando fu li e la vide fuori di casa perse un battito.
Era stupenda.
Indossava un vestito che doveva appartenere come minimo a Rouge, i capelli erano mossi e il vento glieli spostava leggermente facendola apparire come una dea ai suoi occhi.
Non aveva smesso di amarla, mai.
Appena fu davanti a lei, gli si strinse lo stomaco vedendo gli occhi con cui lo guardava, prima lo guardava ammaliata, ora lo guardava come si guarda un pezzo di merda, lo fece sentire un verme.
Era da vermi amare? Che colpa aveva lui se il suo cuore era stato intrappolato da due persone diverse?
-Cosa vuoi?- Il suo tono era freddo, era come se stesse parlando con ciò che più detestava al mondo, era forse così? Lui era la sua rovina? Si stavano pugnalando i cuori a vicenda e prima o poi sarebbero morti dissanguati.
-Amy..- Cercò di avviare un discorso, sebbene temesse la sua reazione.
Gli mancavano le sue parole dolsi, la sua gentilezza, il suo profumo.
-Mi stai rovinando la vita! Dimmi che cazzo vuoi o vattene immediatamente!-
Vide lo sgomento e la disperazione nei suoi occhi, si odiava per essere la causa di tutto ciò, avrebbe voluto strangolarsi in quel momento.
-Amy io sto male quanto te!-
Lei lo guardò profondamente delusa e scosse la testa, poi gli tirò uno schiaffo e scappò via in lacrime.
L’aveva ridotta lui in quel modo, era lui la causa di tutti i suoi mali.
Per tutto quel tempo aveva fatto solo del bene, mentre in lui si nascondeva un demone in grado di distruggere coloro che più gli davano fiducia, oltre che se stesso.
Quel demone si era liberato.
Quel demone stava dentro ogni persona.
Quel demone portava l’oscuro nome di Amore.



Capitolo 8: Il tempo non guarisce nulla

-Amore che rapidamente accende i cuori gentili,
fece innamorare costui del bel corpo che mi è stato strappato,

e il modo (nel quale mi uccise) ancora mi tormenta.-

(Dante Alighieri)

Dal fumo alla fiamma
Il tempo non guarisce nulla
Non perdonare mai
Non dimenticare mai
Odiare è umano

(Arch Enemy – Dal brano Tempore Nihil Sanat)

- Prendimi mentre cado
Di che sei qui e che ora è tutto finito
Parlando all’atmosfera
Non c’è nessuno qui e io cado in me stessa.-

( Evanescence – Dalla canzone Whisper )

- La nostra storia termina,
  i nostri cammini si separano e la vita
  riprende tranquillamente il suo corso. -

( Despised Icon – Dalla canzone Les Temps Changent

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Capitolo 10
*** Tempore Nihil Sanat pt.2 ***


Parte Seconda


-Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.-

                                                                         (Dante Alighieri)


Rouge Bennett:

-I've been numb for so long that I forgot how to feel
So I don't care if it will break my heart,
Just fuck me till we disappear-

                                           ( From Sinematic by Motionless In White )

BLAZE CHANDER

Non si sente più nulla mentre l’alcol scorre, scivola giù per la gola.
Non si sente più nulla quando il fumo inonda la tua vista, i tuoi polmoni.
Le risate così lontane, quelle che allo stesso tempo ti scaldano il cuore, mentre la musica pompa l’adrenalina nelle vene.
Ma tutto finisce.
Tutto finisce lasciando il posto allo scompiglio, alla confusione, al vomito e al mal di testa.
Si resse a Knuckles, non riusciva nemmeno a capire dove stesse mettendo i piedi.
Wave rideva mentre Tikal se la tirava dietro, l’unico veramente lucido era Knuckles, anche Tikal era alticcia anche se era ancora in grado di orientarsi.
Il suo telefono iniziò a vibrare, dopo vari tentativi riuscì ad estrarlo dalla tasca dei pantaloni, era Silver.
-Pronto Honey Bee?- Mise in vivavoce, per comodità.
-H-honey bee..? Perché..?-
-I tuoi occhi sono come il miele dolce..- Wave rise forte, lei fece lo stesso sentendo quanto ridicola uscisse fuori la sua voce.
-Sei fatta?-
-Si.. -
-S-stai venendo qua? Sei con qualcuno?-
-E’ con noi, non preoccuparti Silv.- Disse Knuckles, scuotendo la testa e ridacchiando.
-Stiamo tutti venendo al centro Honey Bee!-
-P-potreste venire nella mia stanza..?-
-Certo che Si! Perché?-
-N-non mi sento molto bene.. Anzi in realtà non mi sento bene p-per niente, ho appena avuto un attacco di panico e ora non riesco a muovermi..-
-Silver, cerca di non fare cazzate, resta fermo li, non ci manca molto.- Disse Knucks,lei non era nemmeno in grado di formulare una frase sensata.
-O-ok io vi aspetto allora..-
-Prendi dei respiri profondi e lenti, presto saremo da te.-
-Grazie..-
Silver chiuse la chiamata, in un attimo si ritrovò sollevata da terra, Knuckles la stava tenendo sulle spalle come si fa con dei sacchi di patate.
-Che fai?-
-Dobbiamo sbrigarci!-
Non obiettò, non disse nulla.
Anche Tikal si stava tirando dietro Wave di peso, si maledisse per essersi lasciata andare agli eccessi, si maledisse per essere se stessa, si maledisse perché tutto attorno a lei andava storto, e i momenti di pace erano solo delle mere illusioni.

Appena entrò nella stanza di Silver, furono due cose principali a colpirla: le luci erano tutte spente, e si sentivano dei singhiozzi provenire dal bagno.
Corse, inciampando più volte nei suoi stessi piedi.
Appena entrò si trovò davanti uno spettacolo orribile, si portò le mani alla bocca ma non riuscì a fermare il conato di vomito, rigurgitò nel lavandino accanto a lei, appena ebbe finito tossì e si ripulì meglio che potè.
Anche gli altri erano giunti nella stanza, ma l’unico a reagire davanti a quello scempio fu Knuckles, lei era come paralizzata, come se le sue ossa si fossero pietrificate di colpo.
Vi erano lunghe strisce di sangue per tutto il pavimento, accanto a Silver vi era una vera e propria pozzanghera, il ragazzo teneva in mano un pezzo di vetro, la mano con cui lo reggeva era completamente sporca di sangue, così come le sue braccia e le sue gambe, era nudo ma non era quello il problema, non in quel momento.
Doveva avere assunto parecchi farmaci giudicare dai barattolini aperti e  dalle tante compresse a terra, le quali si erano andate a mescolare al sangue.
Knuckles si mosse velocemente, si tolse la maglia di dosso e la strappò in tante strisce, poi prese un asciugamano li vicino con il quale gli tamponò le ferite.
Usò le strisce come bende.
-Tikal muoviti, cerca del disinfettante e delle bende, le avranno qui!-
-S-si..- Tikal era sconvolta, così come tutti d’altronde, uscì dalla stanza e si mise a cercare freneticamente l’occorrente.
Lei finalmente riuscì a sbloccarsi e a quel punto cercò di rendersi utile, si mise a pulire il sangue da terra, si accorse di stare piangendo solo quando le sue lacrime bollenti le caddero sulle mani.
Perché mai avrebbe fatto una cosa simile? Se solo non fosse andata alla festa e fosse rimasta con lui non sarebbe di certo accaduto.
Wave si mosse lentamente, andandosi ad inginocchiare accanto a Silver, si sporcò del suo sangue ma sembrò fregarsene.
-Andiamo bello, svegliati, svegliati tu sei forte..-
Knuckles uscì per un attimo, poi ritornò con una coperta, vi avvolse il corpo esanime di Silver all’interno e lo prese in braccio, lo portò sui letti che lui e Jet avevano unito, come erano soliti fare.
Appena finì di pulire aiutata da Wave, li raggiunse.
Nel frattempo Tikal aveva trovato ciò che Knuckles aveva chiesto.
Rimasero in silenzio assoluto mentre Knucks disinfettava le ferite a Silver, per poi bendargliele.
Quando finì lo ricoprì con la coperta, aspettarono assieme il suo risveglio, il quale non tardò ad arrivare.
Aprì gli occhi lentamente, poi si guardò attorno.
-M-mi.. Mi dispiace..-
Scattò, abbracciandolo.
L’altro si lasciò scappare qualche lacrima, ma Wave gliele asciugò prontamente.
-Siamo qui con te, non ti abbandoniamo, non devi scusarti.-
-Non ci stavo.. Non c-ci stavo capendo più niente e avevo paura, tanta paura..-
-Silver, l’importante è che tu ora stia bene..- Disse Knuckles.
-Knucks, l’ho sentito che.. Che eri tu a.. Mh..-
-Non fare sforzi, ho capito cosa intendi, non è mai un problema aiutare un amico.-
-A-amico..-
-Si Silv, noi siamo tuoi amici..- Disse Tikal, mettendogli una mano sulla fronte e accarezzandolo con dolcezza.
-Che bello.. Voi siete.. Siete diversi, a voi importa..-
-Certo che ci importa coglione, sei fantastico tu, ho avuto paura di perderti, ho avuto paura di perdere una persona fantastica che conosco solo da poco,ma sei comunque speciale!- Disse di cuore, stringendolo più forte.
Sentì l’altro ricambiare goffamente l’abbraccio, poi tirò fuori un braccio e lo appoggiò a lei, accarezzandole i capelli con la mano.
-Tack.. Cutie pie..- Il suo tono era stanco, la sua voce era forzata.
-Cutie pie..?-
-Mi ricordi.. Una crostata.. Viola..-
-Vuoi chiamarmi così?-
-Vuoi chiamarmi Honey bee?-
-Sarebbe un bel soprannome non trovi?-
-Si, come Cutie pie… Ma.. Dov’è Jet?- Chiese, guardandosi attorno con fatica.
Knuckles lo guardò dispiaciuto. –Non c’è..- Disse, abbassando lo sguardo.
-E d-dov’è? Sta bene?-
-Prima che lasciassimo la festa ho chiesto ad Amy se lo avesse visto, lei mi ha risposto che si era ubriacato, e che un ragazzo nuovo, Anil.. Lo ha portato con se.-
Disse, non sapeva se la cosa potesse tranquillizzarlo o meno.
-Anil..? Mh.. Credo che sia in ottime mani allora, anche lui è stato fortunato come me.. Grazie per avermi aiutato ragazzi, grazie per essermi.. Per essere miei amici.. Lo so che può essere difficile apprezzarmi, ma voi mi accettate lo stesso per quello che sono, non posso fare altro che ringraziarvi.
Ci fu una piccola risatina di gruppo, una risata di sollievo.
-Non ti abbandoneremo Silv, ne ora ne mai.- Disse Tikal.
-Puoi contarci.- Aggiunse Knuckles.
-Finalmente tu e Jet non siete più soli..- Disse, sorridendogli amichevolmente.
-Già.. Jet.. Ragazzi, per lui sarà molto più difficile aprirsi, ma credetemi se vi dico che in realtà ha tanto bisogno di compagnia, forse anche più di me.. Vorrebbe tanto avere altre persone da definire “amici” oltre a me, forse.. Forse il suo atteggiamento, il modo in cui si cura potrebbe.. Potrebbe infastidirvi, ma lui è così non lo fa apposta, lo fa per stare bene e per sentirsi se stesso..-
-Hey, frena bello.. Perché mai dovrebbe infastidirci? E’ simpatico, ed è pure unico.. Mettendoci nei suoi panni possiamo capirlo, e a noi non importa quanto tempo dovremo aspettare prima che si fidi di noi,può contare sul nostro appoggio esattamente come te.- Disse Knuckles, Silver gli sorrise. –Grazie.. -
-Non ringraziare, dopotutto non ci sono persone che possano capirci meglio di voi, anche per noi voi siete importanti, proprio perché possiamo confidarci,è bello avere un gruppo di persone con cui poter parlare liberamente di tutto.-
-Hai ragione, è bello.. Mi fate sorridere, solo Jet riusciva a farmi sorridere prima, ma ora ho anche voi.. -
-Però Silv.. Hai rischiato grosso stanotte, ti stavi dissanguando..- Disse Tikal.
-Da quant’è che lo fai?- Chiese Knuckles.
-N-non è una cosa regolare, mi succede solo quando perdo il controllo di me stesso, poi mi sento una merda perché mentre lo faccio io.. Non me ne rendo conto..-
-Oh..- Tikal abbassò lo sguardo, poi tornò ad osservare Silver – Sembri molto stanco Silv, devi riposare..-
-N-no.. Ho paura di restare da solo..-
-Ma noi restiamo qui con te, Honey bee.-
-D-davvero..?-
-Si, dormi pure, noi saremo qui accanto a te.- Disse Knuckles, confermando il pensiero di tutti.
-Vi voglio bene..- Disse, prima di chiudere gli occhi.
Continuò per un po’ ad accarezzarle i capelli, solitamente era Wave a farlo, ma non le dispiacque restare in quell’abbraccio caldo.
Prima di chiudere gli occhi si diede un’occhiata attorno, Knuckles se ne stava leggermente accucciato a Tikal, e lo stesso valeva per Wave dalla parte opposta.
Trovava incredibile quanto la loro amicizia fosse forte, erano palesemente rivali in amore, ma nonostante ciò rimanevano l’uno un punto di riferimento per l’altra e viceversa.
Sorrise e tornò ad accucciarsi a Silver.
Era strano in un certo senso, stare li avvinghiata a lui, lo conosceva da poco ed era solita dubitare delle persone.
Gli tornò alla mente come un flash l’immagine di poco prima, Silver steso a terra in una pozza di sangue, rabbrividì e si strinse più forte a lui.
Era vero che lo conosceva da poco, ma al solo pensiero di poterlo perdere, di non poterlo vedere più ridere o parlare di se, le veniva da piangere, non lo avrebbe mai potuto accettare, perché lui era singolare e non esisteva al mondo un altro come lui.
Pensò a Jet, a quanto quel ragazzo tenesse a Silver e solo in quel momento riuscì a comprendere a fondo il loro legame, loro non potevano essere separati.
Quando non si ha più nulla, ne il mondo ne se stessi, allora si dimostra l’affetto più sincero.
Era quello che era accaduto a loro, avevano perso tutto ma quel tutto lo avevano ritrovato l’uno nell’altro.
Loro erano sinceri, ecco perché era facile affezionarsi ad entrambi, mentre era difficile che loro si affezionassero a qualcun altro.
Eppure lei con Silver ci stava riuscendo.
Girava molto nella scuola la voce che fosse impossibile tenere una conversazione con lui, che non esistesse modo per sbloccarlo, che solo Jet potesse farlo.
Però il modo era semplice, bastava essere se stessi senza mostrare alcuna facciata falsa, bastava essere sinceri.
-Dormi Cutie pie..- Gli sussurrò all’orecchio, era un filo di voce quasi impercettibile.
-Ok, Honey bee..- Chiuse gli occhi e smise di pensare.
In fondo vivere era semplice, bastava smettere di pensare troppo, godersi la vita un minuto alla volta, nel male e nel bene, senza pensare a ciò che verrà.


Sergei(Сергей)Evdokimov:

-I don't want to set the world on fire
I just want to start a flame in your heart
In my heart I have but one desire
And that one is you, no other will do-

                                        (From I don’t want to set the world on fire by The Ink Spots)



MILES PROWER

Appoggiò il vassoio sul tavolo con uno scatto di rabbia, Cosmo lo guardò preoccupata e si strinse leggermente in se stessa.
Per la prima volta faticò a mantenere la calma.
-Miles, ma che ti prende..?-
-Non sopporto gli umani Cosmo! Mi fanno tutti schifo.. -
-Ma di che stai parlando?-
-Hai presente la ragazza nuova del corso di francese?-
-Blaze?-
-Esattamente..-
-Che ha fatto?-
-Oh, lei nulla! Tranne stare con lo svitato argentato.-
-Beh ma che c’è di male..? Se a lei piace..-
-L’ho visto mentre sbaciucchiava l’altro svitato e lo abbracciava! E per di più Testa Radioattiva fa finta di non conoscermi.-
-Lo baciava.. Sulle labbra?-
-No, sulla testa ma non importa dove, resta il fatto che stava tradendo Blaze!-
-Ma perché ti importa? Sono fatti loro, li ho visti parlare tutti e tre assieme prima, se avessero certi problemi se ne occuperebbero loro, non tu.-
-Certo, e intanto per le loro cazzate noi perdiamo lezioni, appena si levano loro dalle palle iniziano Amy, Sonic e Shadow a fare i drammi.
Mi chiedo perché non si siano tutti i iscritti ad una scuola di teatro, questa scuola non è mica un palco scenico!-
-Già.. Mi chiedo cosa sia preso a quei tre, a parte Shadow che è una testa di cazzo, Sonic è stato uno stronzo, ha distrutto il cuore di Amy!-
-Povera lei.. Per questo dico che l’amore è solo un’inutile perdita di tempo, fa solo stare male le persone e le distrae dalle cose più importanti.-
-D-davvero pensi questo..?- La vide fremere e abbassare lo sguardo.
-Sinceramente? Si.-
-Ma perché? Non è sempre dolore l’amore!-
-Si che lo è, apri gli occhi Cosmo! Le persone stanno solo male quando sono innamorate,è come se si legassero da sole in delle corde di ferro dalle quali non possono liberarsi, e più vi si muovono all’interno più quelle stringono e creano ferite che mai si rimargineranno, perché quelle corde continueranno a tirare.-
- Hai ragione Miles, l’amore fa male, ma può anche salvarti, cullarti tra le sue braccia..-
-Per poi lasciarti cadere.-
-Miles..-
-Guardati attorno Cosmo! Tutto attorno a te, ci sono almeno due ragazze che piangono per amore in questa stanza, io le ho già viste in un batter d’occhio.
Anche la vita stessa fa male Cosmo, perché aggiungere altro dolore a quello già presente?
Io non ho mai provato sulla mia pelle il male di vivere, perché ne sono insensibile..
Ma tutto attorno a me vedo persone che stanno male, per cazzate o per ingiustizie, per dolore vero o qualsiasi altra cosa, non riesco a vedere un solo sorriso in tutta questa enorme mensa!
Vuoi un esempio? Prendi pure Silver, sta sul cazzo a tutti no? Eppure lo vedi come sta? Lui ha tentato di farmelo capire, ha portato un pezzo della sua realtà così vicino a me che quasi mi ha spaventato, eppure lui mi fa schifo!
Io mi faccio schifo perché non riesco a far altro che disprezzare tutto ciò che mi circonda!
Eppure cos’altro posso fare io? Il mondo non è mai stato gentile con me, ma nonostante ciò io me ne sono fregato e continuato la mia strada a testa alta, perché gli altri non ci riescono? Perché sono così stupidi e vagabondi?-
Cosmo scosse la testa, si alzò da tavola e pensò che lo avrebbe abbandonato.
Lei al contrario si avvicinò a lui e lo prese per mano, lo tirò con se e lui la seguì senza obiettare.
-Credi di essere meglio di tutti loro Miles? Credi di conoscere veramente tutto degli altri? Prova oltre che a guardare, ad ascoltare.-
-Ascoltare..? Odio ascoltare le loro stupide voci, che dicono stupide cose..-
-Tu cosa sai di loro? Solo azioni che hanno compiuto Miles, ma non sai cosa c’è dietro.. Hai mai ascoltato una conversazione di Jet e Silver, tu che li odi tanto?-
-Mi è bastata quella del primo giorno di scuola..-
-Miles, Jet ha avuto solo Silver per quasi tutta la sua vita, e viceversa.. Se lo ha baciato sulla testa, se lo ha abbracciato è perché hanno un legame forte,e probabilmente è l’unico modo che hanno per sostenersi.
A differenza tua io li ho ascoltati il più possibile, e credo di non essere nessuno per giudicarli, per sputare giudizi.
Se ti danno così tanto fastidio ignorali, lascia che vivano le loro vite e tu vivi la tua.-
-Il problema è che è impossibile ignorare tutta quella gente, perché tutta quella gente fa parte della mia realtà quotidiana.. Dov’è che stiamo andando esattamente?-
-In bagno.-
-In.. Bagno?-
-Si, mi scappa la pipì.-
-Oh..-
Lo zittì, con quella frase secca.

Quando Cosmo uscì dal bagno sembrava essersi rasserenata, le sorrise.
-Scusa il mio sfogo..-
Era così, era solo uno stupido sfogo, ma ne aveva bisogno.
-Non preoccuparti, lo avevo capito.-
-Sei arrabbiata con me..?-
-No, anche se sei un po’ stupido a volte, lasciatelo dire..-
-Lo so, tutti si meritano un po’ di stupidità nella vita, no?-
-Non saprei Miles, io direi che se ce ne fosse un po’ meno si starebbe meglio.- Disse ridacchiando.
-Beh.. Hai ragione.-
-Che ne pensi dello studente nuovo, Anil?-
-Nulla di che, dico solo che poteva risparmiarsi di venire a vivere in questo posto di merda e continuare a viaggiare, sarebbe stato molto meglio da un’altra parte, se ne accorgerà entro qualche giorno.-
- O forse no, dato che lo ha accolto Julie-su..- Disse sbuffando e roteando gli occhi.
Si diressero verso la classe, dato che stava per suonare.
-Giusto, abbiamo già perso qualsiasi possibilità di farci amicizia! Disse, ridendo.-
-Beh non arrenderti così, magari gli sta già sul cazzo!-
-Non credo, bastano due belle chiappe per incantare la maggior parte dei ragazzi.-
Entrarono e non furono i primi, c’erano già alcune persone dentro che chiacchieravano tra loro, si sedettero ed iniziarono e tirare fuori i libri della materia,solo dopo qualche minuto entrò il professore, seguito da tutti gli altri studenti.
Come al solito l’ultimo ad entrare fu Jet, seguito da Anil a sua sorpresa.
Lui e Cosmo si scambiarono uno sguardo confuso.
-Cosa ci fa con il gotico..?- Chiese lei, incredula.
-Me lo chiedo anch’io, esce con Julie e rientra con il suo opposto.. Wow.-
-Beh almeno ha scelto il meno peggio..-
-Questo vale per te Cosmo, per me sono alla pari.. Beh ad ogni modo non sono veramente interessato a farmelo amico, ha l’aria da fighetto.-
-A volte sei proprio insopportabile.. Ma ti apprezzo lo stesso Miles.-
-Sei l’unica Cosmo.-
-Non sarebbe così se solo rompessi quel muro di pregiudizi che ti sei creato Miles.-
-I  miei pregiudizi non sono mai casuali, per cui non ho nulla da rompere, solo il mio legame con i miei coetanei, tu esclusa ovviamente.-
-Stasera ci sarai alla festa?- Chiese, cambiando completamente discorso.
-Tu?-
-Certo, non mancherei mai ad una festa a cui sono invitata.-
-Beh allora verrò anch’io, non che la cosa mi entusiasmi ma non ho nulla da fare e mi va di stare un po’ con te..- Disse, sorridendole sincero, poi arrossì violentemente appena si rese conto di ciò che aveva appena detto.
Cosmo ridacchiò,anche lei imbarazzata.
-E sempre un piacere per me stare con te..- Disse lei, con un filo di voce.
Fu solo in quel momento che iniziò a sentire qualcosa, come un peso allo stomaco che si faceva sempre più pesante.
Che cos’era? Cos’era quella sensazione nuova ed inspiegabile?
Fu una nuova consapevolezza a farlo schiantare contro ad un muro a cui mai aveva pensato veramente di doversi preoccupare prima.
Chiuse gli occhi e si concentrò, i pensieri viaggiavano sormontandosi nel suo cervello.
Prima fase: le ghiandole surrenali che producono l’ormone adrenalina.
L’ormone aumenta la pressione sanguigna, facendo dilatare bronchi e pupille.
La dilatazione della pupilla: uno dei segnali di seduzione più noti.
Il suo schema cerebrale trasse una conclusione.
Amore.
Stava attraversando la prima fase dell’innamoramento.
Afferrò Cosmo per le spalle e la guardò negli occhi, si soffermò sulle sue pupille che per un attimo si dilatarono.
Solo un pensiero gli passò per il cervello, una sola parola: Merda.

Era teso quella sera.
Terribilmente teso.
Rimase solo per un po’, in disparte con in mano un bicchiere di qualche succo mescolato con qualche alcolico.
Poi la vide, rapì il suo sguardo.
I capelli sciolti, le lenti a contatto.
Un vestito da sera succinto e non troppo lungo, si guardava attorno spaesata.
Gli sembrò per un attimo una dea scesa in terra, e quella dea puntò lo sguardo su di lui, inchiodandolo li sul posto.
Gli venne incontro ed iniziò a sudare freddo.
Non era attratto solo al suo carattere, era attratto anche al suo corpo.
Per lui era tutto nuovo, sensazioni contrastanti mai provate prima.
In quel momento gli fu chiaro il perché gli umani si innamorassero.
Era come vivere in un illusione.
Una meravigliosa, strepitosa illusione.


Anil-Tej Vijaya:

-Fight in this world of aggression
Fight in this world of deceit
Fight in this war of oppression
Fight let the killing proceed-

                                     
   ( From The perils of indifference by Suicide Commando )



SILVER ÅKESSON

Tremò quando aprì quella porta,in che stato avrebbe trovato il suo migliore amico?
Si fece forza, avvicinandosi a quel letto cupo sul quale giaceva un grande cumulo di coperte sotto le quali c'era Jet.
Stava dormendo ed era comprensibile dato che erano le tre di notte e lui si trovava li abusivamente.
Quando gli fu accanto rabbrividì, l'amico era leggermente illuminato dalla penombra e vederlo gli fece venire la pelle d'oca,gli mancava veramente tanto.
Gli accarezzò la testa e non appena lo toccò l'altro dischiuse gli occhi, notó che si sforzò per metterlo a fuoco, poi appena lo riconobbe cercò di tirarsi su, ma anche quell'azione semplicissima sembrò affaticarlo a dismisura.
Si sedette accanto a lui e lo fece distendere nuovamente,per poi accarezzargli il petto.
- Scusami.. Io stavo solo cercando di tenerti lontano dai guai, di proteggere entrambi.. Non ho mai desiderato allontanarti o abbandonarti, impazzisco alla sola idea di poterti perdere, in questi giorni ho avuto meno paura solo perché quando te ne sei andato mi hai lasciato con un bacio e non con un litigio,la separazione è stata meno dolorosa.. Tu mi hai perdonato tutto e io non faccio altro che sbagliare,dovevo proteggerti ma ti ho fatto solo del male..-
Lasciò cadere qualche lacrima, fu sorpreso del fatto che Jet gliele asciugò per poi tirarlo giù a se afferrandolo per le spalle con la poca forza che aveva.
Si stese accanto a lui, che gli fece cenno di mettersi sotto le coperte.
Lo assecondò senza staccare lo sguardo da lui, sentì le sue braccia avvolgerlo in un abbraccio debole che lui ricambiò prontamente.
-Silv.. Smetti di prenderti la colpa di tutto,non piangere.. Non desideravo altro che averti qui accanto a me, sei tutto ciò di cui ho bisogno e quel bacio te lo meritavi più di ogni cosa, perché non smetterò mai di volerti bene e in qualche modo ci sarò sempre con te.. Non voglio perdere questa battaglia Silv, e non voglio che tu perda, dobbiamo essere forti assieme.. Lo so, penserai che sia troppo tardi, ma non è mai veramente tardi Silv, non è tutto perduto e possiamo ancora farcela.-
Rimase ad osservarlo sconvolto, stava cercando di sistemare le cose, aveva ritrovato la speranza e lui da Jet non se lo sarebbe mai aspettato.
-Voglio tornare a scuola Silv, e ricominciare da capo.. Voglio essere visto come un ragazzo normale,prepararmi per una verifica come fanno gli altri, voglio uscire con te, voglio essere normale..-
Gli si strinse lo stomaco sentendo quelle parole: ''voglio essere normale",doveva fargli capire che lui era normale e non aveva nulla di sbagliato o diverso.
- Jet! Tu.. Tu sei normale- gli prese il viso tra le mani -Mi hai capito? Ti appoggerò in tutto e studierò con te,ti porterò fuori la sera e ti farò divertire, ma tu non dire mai più di non essere normale, non devi neanche pensarlo..- Jet appoggiò le proprie mani sulle sue. -Tack..- Gli disse dolcemente lasciando il posto sul suo viso ad un sorriso leggerlo,gli fece scappare una risatina.
-Perché in Svedese?-
-Tu parli spesso in francese per me, è ora di contraccambiare.-
-Non devi per forza..-
-Lo stesso vale per te, ma tu per me lo fai e io lo faró per te.
Lo commosse e non capì perché,afferrò l'amico stringendolo tra le braccia, era esile e sembrava di stringere un grissino, molti avrebbero provato ribrezzo sentendo delle ossa tra le braccia, ma lui sentiva solo un forte istinto che gli diceva di proteggerlo, come se qualsiasi cosa avrebbe potuto spezzarlo,anche solo un soffio di vento.
In quell'abbraccio anche lui si sentiva protetto,come se nulla potesse scalfirlo.
-Sai cosa? Tu non sei normale,gli altri sono normali,tu invece sei speciale.. Hai il potere della resistenza,sei la persona più forte che io conosca.-
- Ti sbagli.. Non è resistenza, è resilienza.-
- Amo quella parola.-
-Usi il verbo amare con tale semplicità.. Esiste l'amore Silv?-
-Beh.. Non lo so, sinceramente.. Credo nell'amore ma lo vedo come una cosa unica,credo che si possa amare una sola persona, e quella persona bisogna cercarla.-
- Silv.. Per tutto questo tempo siamo stati solo io e te.. Cosa siamo noi Silv? E non mi dire che non esiste un noi.. Perchè sai che non è così.-
- Infatti Jet non lo negherei mai.. La risposta alla tua domanda Jet è.. Una cosa sola, quello che ci lega non è amore, sono piuttosto le nostre vite che non possono essere separate,la mia anima non potrebbe sopravvivere lontano dalla tua.. -
Vide i suoi occhi farsi lucidi per un attimo,mentre si staccava leggermente da lui.
- Oh alors.. Je ne t'aime aussi, Silv.. Du är mitt lev, och du är fantastisk,cherie..-
-Tu croyez en l'amour éternel?-
-L'amour éternel ? Oui..26 Come dici tu, si ama una sola persona e una sola anima, l'anima non muore ed è l'amore terreno che termina con la morte.. Mentre le anime continuano a vivere,vengono separate ma continuano a cercarsi e a trovarsi in vite diverse, ma le anime sono sempre quelle, rincorrono l'amore,la loro parte mancante.-
-Amor c'ha nullo amato amar perdona.-
-Amor ch'al cor gentil ratto s'apprende-
-Amor condusse noi ad una morte.-

-Dante aveva ragione.. L'amore è eterno, l'amore si attacca stretto al cuore di chi può amare,vi si avvinghia e non lo lascia più andare,ed infine l'amore è sinonimo di pericolo: tradisce,uccide e fa male.
Qualcuno fischiò, si girarono entrambi di scatto verso la porta e vi trovarono Blaze,appoggiata con un braccio contro lo stipite.
-Parlate sempre così strano voi due?-
Chiese, camminando nella loro direzione.
Jet guardò prima lui, poi lei, poi di nuovo lui, come se fosse in attesa di una spiegazione.
Era insicuro, non sapeva se a Jet avesse fatto piacere la presenza di un altra persona li, in quel momento particolarmente privato.
-Emm.. Jet, lei è..- Jet lo interruppe,esclamando
-Le avevo detto di scappare da qui!-
Blaze rimase leggermente stupita da quell'affermazione, lui sconvolto.
Pensava che gli avrebbe chiesto come o perché si conoscessero, magari perché si trovasse li.. Invece la conosceva già,e soprattutto se la ricordava.
Blaze si avvicinò a Jet, che al contrario di lei si ritrasse leggermente,lei gli tese una mano e lui gliela strinse incerto.
-Ciao Jet, Silv mi ha parlato tantissimo di te in questi giorni,anzi non mi ha parlato praticamente solo di te! Io sono Blaze, e se potessi scapperei volentieri ma.. Sono costretta a stare qui, quindi ci sto.-
Lui abbassò lo sguardo per un attimo,sembrava sconcertato e spaventato.
Per evitare che gli venisse l'ansia gli passò un braccio attorno ai fianchi stringendolo leggermente a se,nel tentativo di rassicurarlo.
Gli fu d'aiuto,dato che alzò lo sguardo,puntandolo negli occhi di Blaze, lo sentì tremare per un attimo,poi si schiarì la voce.
-Hum.. Ciao B-blaze.. -
Lei alzò un sopracciglio e poi ridacchiò -Io sono come voi.. Non avere paura di me, o di fare amicizia con me. -
-Fare amicizia..? Io.. -
-Non vuoi, vero? -
Jet rimase in silenzio a lungo,poteva sentirlo tremare.
-Oh beh.. Vorrà dire che sarò solo amica di Silver, non c'è problema,però direi che posso andarmene dato che ero venuta per te, ci si becca!-
Esclamò avvicinandosi alla porta, poi si fermò un attimo prima di uscire.
-Anzi.. Com'è che dici tu..? Ah si- Assottigliò lo sguardo - Au revoir!- Disse, prima di
uscire e sbattersi dietro la porta.
Jet si portò le mani al viso, sospirando sonoramente.
-Sono un disastro Silv! Le sarò sembrato un coglione,non riuscivo nemmeno a parlare, ero.. Ero bloccato.. -
Gli accarezzò i capelli lunghi e morbidi, scuotendo la testa.
-Stai tranquillo,lei è davvero come noi, vedrai che riuscirai a sentirti a tuo agio anche con lei, domani sarà tutto passato e parlerete di nuovo,non devi preoccuparti.. Le cose belle sono quelle lente, non dovete per forza fare amicizia immediatamente,non hai obblighi e potrete conoscervi col tempo, senza preoccupazioni.. Lei non ha pregiudizi, me ne sono potuto rendere conto in questi giorni.. Abbiamo parlato molto di te e credimi, lei non ti vede come tutti gli altri,vorrebbe solo provare a starti vicino come faccio io, le ho raccontato molte cose del nostro passato assieme,lei invece mi ha raccontato poco.. È molto chiusa e spesso è triste.. Ho pensato.. Ho pensato che potremmo fidarci di lei, che potrebbe veramente essere un'amica per noi.-
Si stese nel lettino e si mise sotto le coperte, lasciò che Jet si appoggiasse al suo petto e coprì meglio entrambi per poi iniziare ad accarezzargli i capelli, profumavano, Jet profumava sempre.
Lo abbracciò con il braccio libero, riuscì a farlo rilassare completamente ed entrambi presero lentamente sonno.
-Appena l'ho vista.. Mi ha trasmesso sensazioni forti, diverse da quelle che sprigionano gli altri sconosciuti.. Io la vorrei come amica ma lo sai, questo corpo è complicato.. Diventa tutto più difficile,ma non impossibile.. Ci riuscirò..-
Sorrise,smettendo di accarezzargli i capelli e abbracciandolo completamente.
-Certo che ci riuscirai,ora dormi.. Dobbiamo fare gli studenti modello domani,ricordi?-
-Grazie Silv.. Dormire con te è più bello..-
-Ja, det är bra.. Jag.. Jag älskar dig Jet.. -27
-Silv, prima che arrivassi tu stavo sognando il mio passato.. Non conosco incubo peggiore.. Ma ora ci sei tu e anch'io ti voglio bene,e te ne vorrò sempre.-
Si addormentò con quelle parole,finalmente poteva stare in pace, sapeva che sarebbe durato poco,ma se lo sarebbe fatto bastare.

Quando si svegliò Jet non era più accanto a lui, si sollevò stiracchiandosi e si guardò attorno, era ancora intorpidito dal sonno quando dei rumori provenienti dal bagno attirarono la sua attenzione, si costrinse ad alzarsi da quel letto sebbene il suo cervello avrebbe voluto restare spento almeno fino a sera.
Arrivò alla porta del bagno ad un passo lento e strascicato, sbadigliò e la aprì, mentre con l’altra mano si strofinò un occhio pigramente.
Dentro vi trovò Jet, che a sua sorpresa stava mangiando.
Era solo una merendina, ma fino a qualche giorno prima non lo avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà.
Si fermò per un attimo a guardarlo, alla luce del sole tutto era più evidente,definito.
Ogni particolare veniva illuminato, fu li che vide quanto devastato fosse realmente l’amico.
Comprese il motivo per cui Jet stesse reagendo, se non si fosse ribellato  sarebbe morto, ed era per quello che stava mangiando quella merendina, senza che nessuno lo costringesse.
Loro bramavano la morte, ma allo stesso tempo lottavano per allontanarla.
-Non guardarmi così..- Abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa.
In colpa per averlo fatto sentire a disagio, in colpa per averlo spinto a commettere un atto di tale importanza  e distruzione.
-Scusa..- Gli venne da piangere e non riuscì a trattenersi al meglio, sapeva che Jet lo aveva notato, lui aveva una vista da falco e per via della paranoia prestava estrema attenzione a qualsiasi particolare, era impossibile scampargli.
-No.. Silv, hey.- Si ritrovò circondato dalle sue braccia, appoggiò la testa alla sua spalla e si lasciò andare ad un pianto soffocato.
-Scusami Jet,scusa..-
L’altro gli prese la testa tra le mani e gli asciugò le lacrime con i pollici, sorridendo.
-Ascoltami.. Lo so cosa pensi, ed è normale che sia così, ma va tutto bene ora Silv,saremo felici.. Te lo prometto.-
Si fermò ad osservare il suo sorriso sincero, era raro sul suo viso e non ci volle molto prima che lo contagiasse, sorrise a sua volta e a quel punto Jet lo lasciò andare, si gettò davanti allo specchio ed iniziò a truccarsi velocemente, lui rimase ad osservarlo.
Era molto più bello da vivo, vivo sia fisicamente che moralmente.
Si incamminò verso il water per svuotare la vescica, ma si fermò per un attimo dietro a Jet, senza pensarci due volte lo abbracciò, appoggiando una guancia alla sua schiena.
Notò l’altro fermarsi, lo sentì tremare per un attimo.
-Silv.. Che ti prende? Da quando sei così affettuoso?-
-Da quando ti ho di nuovo con me.. Mi sei mancato tanto,devo recuperare.-
Lo sentì sospirare e girarsi verso di lui, rimase appoggiato al suo petto.
-Non me ne sono mai andato.-
-Invece si Jet.. Non c’eri più con me, magari fisicamente si,ma non eri più tu quel corpo vuoto, e ho avuto tanta paura..-
-Ma io ora sono qui con te, sono qui Silv! Smetti di avere paura..-
-Non riesco a smettere! Ho sempre paura che possa accadere qualcosa di orribile..-
Ed eccola di nuovo, la regina Ansia.
Si impossessò di ogni suo nervo in un attimo, era come essere portati in un'altra dimensione, nel vuoto, lontano da tutti.
Era così che si sentiva, come se stesse precipitando sempre più velocemente verso una meta inesistente, l’infinito.
Sentì le gambe cedere, cercando di raggiungere il cervello in quella surreale caduta immaginaria.
Jet fu pronto ad evitargli la caduta, era sveglio come sempre.
-Perché devo essere così!? Stavo bene fino ad un attimo fa, PERCHE’ SONO COSI’!?-
Anche la sua stessa voce gli giungeva ovattata, lontana.
Le lacrime, sapeva che stavano uscendo ma nemmeno le sentiva scivolare lungo le guance.
Era sull’orlo della disperazione, perché succedeva così spesso che la situazione gli si ribaltasse completamente da un momento all’altro?
Si lasciò andare completamente ad un attacco di panico, Jet lo fece sedere a terra, sapeva di essere tra le sue braccia, al sicuro.
Ma ciò non bastava a fermare quella tormenta,quella tempesta che aveva dentro.
Era come se del fuoco divampasse nel petto, in mezzo ad una bufera di neve.
Ad un certo punto non capì più nulla,per un attimo vide solo buio attorno a se, nero pesto, il respiro gli mancava completamente e si sentiva strozzato, soffocato da quell’agonizzante mietitore invisibile.
-Silv! SILVER!- Un urlò più forte di Jet superò quella confusione nella sua testa, riuscì a tornare alla realtà per un attimo e ne approfittò per stringersi più forte a lui.
Rimase in quella stretta bisognosa fino a che non riuscì a far rallentare i battiti, fino a che non ebbe qualche pensiero razionale, a quel punto allentò la presa sull’amico.
Riuscì a percepire le sue carezze, i sussurri dolci nell’orecchio.
Tornò a respirare normalmente e per qualche secondo gli sembrò di essere in paradiso, ma lui aveva dentro l’inferno.
Quella pace e quella calma non durarono molto, ma questa volta non avrebbe lasciato che il panico prendesse il sopravvento, bensì furono la rabbia e la frustrazione a pervaderlo.
Si alzò scattando e sbatté un pugno al muro con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo, ritrasse la mano tremante e notò che la carne sulle nocche era spaccata ma se ne fregò, rimase in piedi e fremette, per il male,per la frustrazione.
-Jet dammi il litio, muoviti.-
Sentì l'altro muoversi veloce nella stanza,quando tornò gli passò una compressa e lui la ingoiò con un sorso d'acqua preso dal rubinetto,si poggiò al lavandino tirando un sospiro profondo.
Dopo non molto Jet gli accarezzò i capelli,si girò a guardarlo. -Dobbiamo andare a fare gli studenti modello..- Rimase ad osservarlo a lungo,poi si alzò cercando di riscuotersi, sentiva già il litio iniziare a fare effetto, sorrise a Jet e gli sfiorò un braccio, era una carezza leggera.
-Va a finire di prepararti su, io piscio e arrivo.-
-Certo.. Ti aspetto. - Disse l'altro ricambiando il sorriso,poi uscì.

Stare in tram era sempre difficile per entrambi,le persone li fissavano.
Fissavano sopratutto Jet per il suo aspetto particolare,ma di conseguenza fissavano entrambi e i loro non erano mai sguardi gentili,più le persone erano anziane più i loro sguardi si facevano cattivi e circospetti.
-Ma qual'è il loro problema? - Chiese Jet riscuotendolo dai suoi pensieri, alzò le spalle in risposta.
Si guardò attorno e vide Sonic salire.
-Di bene in meglio..- Disse ironico,roteando gli occhi.
-Che c'è?- Chiese Jet per poi girarsi nella sua direzione,probabilmente aveva capito a chi si stesse riferendo.
-Spero solo che non si avvicini, o se lo fa spero che stia zitto.-
Il suo sguardo si incrociò con quello di Sonic, si maledisse per averlo fissato attirando la sua attenzione,bastò quel contatto visivo a spingerlo ad andare proprio verso di loro.
-Cazzo.. - Disse Jet sottovoce per poi sbuffare.
In un attimo se lo ritrovarono davanti,sentì Jet attaccarsi al suo braccio destro e iniziare a tremare leggermente,forse per rabbia, forse per paura.
-Hey Jet.. - Sonic non era a suo agio, si grattò il collo nervosamente tenendo lo sguardo basso.
-Cosa vuoi? - Chiese Jet freddamente e con un tono duro,però lui a differenza di Sonic poteva sentirlo tremare.
-Solo parlarti.. Sei praticamente scomparso e sono consapevole di ciò che hai fatto e di ciò che è successo,vorrei solo sapere come stai o.. O perché lo hai fatto, non ne avevi motivo,non c'è bisogno di arrivare a questo punto solo per ottenere attenzione..!-
Sentì Jet fremere alle sue ultime parole,a sorpresa sia sua che di Sonic, appena l'altro terminò il discorso Jet gli sferrò un pugno dritto in faccia.
Lo bloccò immediatamente e Sonic cadde a terra sconvolto e quasi per ironia tra tutta quella gente sbucò fuori Amy, che lo tirò su attirando l'attenzione della massa.
Tutti sapevano di ciò che stava accadendo tra loro, infatti non gli sfuggì lo sguardo con cui Amy guardò Sonic subito dopo averlo aiutato, lo lasciò andare immediatamente e si rivolse a Jet incazzata.
-Ma che cazzo fai? Torni a portare problemi?!-
C'era qualcosa di strano in lei,era molto più trasandata ma soprattutto portava dei vestiti scuri, e il suo sguardo era carico di tutt'altro che amore,gioia e felicità.
L'amore l'aveva distrutta.
-Sta zitta! Come si permette anche solo di provare a parlarmi?-
Lei ammutolì, abbassando lo sguardo,Jet si dimenò cercando di attaccare nuovamente Sonic ma lui lo tenne stretto,l'altro si arrese ma non rinunciò a ribellarsi: quando il corpo è fuori uso la prima cosa che viene spontanea fare è usare la voce.
-Tu non sai e non hai capito un cazzo! Mi hai insultato,mi hai trattato come la merda nonostante tu abbia sempre saputo cosa sta accadendo realmente,gli altri non possono capire e tu che invece hai la possibilità di farlo di ostini a fare finta di non capire un cazzo, tu ti costringi a pensare che io sia solo in cerca di attenzioni perché è comodo farlo, tanto il novanta percento delle persone la fuori è d'accordo con te.. Beh vaffanculo Sonic!
Vai in giro spacciandoti per quello che aiuta la gente ma alla fine sei una merda come tutti gli altri, l'unica differenza è che le altre merde ti elogiano! -
Concluse il discorso sputandogli accanto,ne rimase sgomento esattamente quanto Amy e Sonic nonostante lui lo conoscesse molto meglio, non lo aveva mai visto imporsi con così tanta rabbia a qualcuno che non fosse lui,Sonic era sconvolto e disgustato. -Cos'è quella faccia? Ah, scusa.. Forse non sono stato abbastanza femminile,giusto? .. Crepa stronzo.- Concluse secco per poi dargli le spalle, afferrò lui per una mano e senza obbiettare lo seguì,scesero a qualche fermata prima della scuola.

Rimase in silenzio,ascoltando la crisi di nervi dell'amico.
Non gli andava di interromperlo quindi solo quando smise di parlare si avvicinò a lui e lo strinse forte.
-Lo odio.. Lo odio, cerco di essere forte, di dimostrargli che i suoi insulti e le sue sentenze sparate su di me non mi creano alcun danno, ma non è così.. Mi fa stare male dentro, quando dice che sono una donna e che mi comporto come tale mi fa impazzire, non sa quale casino c'è nel mio cervello, e ci preme tanto su quella cosa...-
Gli alzò il mento in modo non troppo aggraziato, lui era sempre brusco e non poteva farci nulla,puntò lo sguardo nei suoi occhi.
-Lui non ha voce in capitolo.. Donna o no tu sei stupendo sia fuori che dentro,per cui non preoccuparti.. Fino a che ci sono io con te nessuno potrà farti del male,mh?-
L'altro annuì, con gli occhi lucidi.
-Non voglio vedere una sola lacrima.-
-S-silv.. Stavo pensando.. Se sono una.. Una puttana per tutti loro,ci deve essere un motivo.. Q-qual'è?-
-Se proprio devo usare un appellativo femminile per te, direi che sei una figa da paura,capito? Sei fantastico,loro ci vedono solo il peggio in te, ma tu sei fantastico e nessuno può dire il contrario, nessuno.-
-Se io.. - Abbassò lo sguardo imbarazzato -Se io fossi una ragazza,mi baceresti?-
Osservò il suo sguardo, più lui tardava a rispondere più il suo sguardo si perdeva nel vuoto.
Che cosa gli stava passando per la testa? Era confuso sulla sua sessualità?
-Forse.. Piacerei di più se fossi completamente una donna..-
Completamente.
Jet gli aveva parlato di sentirsi in parte donna,qualunque cosa avesse fatto lo avrebbe sostenuto,ma solo se lo faceva per se.
Li non parlava di se.
Parlava di piacere agli altri.
Non ci pensò due volte, probabilmente Jet si stava convincendo che nessuno lo avrebbe mai amato per come era,voleva fargli capire che non era così.
Scattò prendendogli la testa tra le mani e tirandolo a se, lo baciò a lungo e lo baciò più volte.
Per lui sarebbe stato pronto a buttarsi da un grattacielo, cos'era un bacio a confronto?
Si separò da lui, il suo sguardo era confuso,sorpreso e perplesso.
-Ti bacerei comunque! Non devi per forza cambiare per poter piacere,lo capisci o no cazzo? -
Jet rimase a fissarlo incantato.
-T-tu.. Silv era il tuo primo vero bacio! Lo hai sprecato così? Per me?-
-Non è stato sprecato, vali troppo per me Jet,e poi il mio primo ''vero'' bacio me lo hai dato comunque tu, prima di fare quel casino! .. Non potrei chiedere di meglio,sei la persona di cui mi fido di più al mondo, Jet.-
L'altro rimase in silenzio per un po',chissà quali filmini mentali si stava facendo.
Dopo un po' gli tese una mano,lui la afferrò e si lasciò trascinare verso la scuola.
-Vieni.. Andiamo a fare gli studenti modello..-
-Studenti modello che picchiano altri studenti?-
Jet capì la frecciatina e sbatté un piede a terra sbuffando.
-Se lo meritava quel pugno!-
Lo fece ridere, era buffo quando faceva certe cose.
-Lo so, infatti sei stato un grande!-
-E tu sei un grande a baciare.-
-Non ti ci abituare troppo.-
-Perché? Non lo rifaresti?- Chiese, questa volta con tono più sensuale.
-Ooh no, stavolta non mi freghi!-
-Non tentarmi Silv.. - Puntò i suoi occhioni nei suoi, il suo sguardo diceva tutto.
-Oh cristo.. Ok, ok hai ragione.. Meglio non sfidarti su queste cose, o almeno non a scuola, per carità!-
-Oh quindi mi stai dicendo che fuori posso..-
Si era messo in trappola da solo, ridacchiò nervoso.
-Beh.. -
-Perfetto,tieniti pronto Silv!-
Jet tagliò li quel discorso imbarazzante,senza dargli il tempo per rispondere o aggiungere altro.
Attraversarono il cortile della scuola, se ne fregarono dei vari commenti negativi delle persone li attorno,appena furono dentro l'edificio Jet iniziò a correre, percorsero tutta la scuola e lui gli stette dietro a fatica,arrivarono in classe per primi e risero.
Jet sembrava sul punto di svenire ma si riprese subito,entrambi avevano il fiato corto.
Si appoggiò alle proprie ginocchia e appena riprese a respirare regolarmente si alzò,appoggiandosi al banco dietro di lui.
Osservò l'amico a qualche passo da lui e rise ancora.
-Jet sei un coglione..- L'altro si avvicinò a lui lentamente una volta ripreso fiato,teneva lo sguardo basso e gli poggiò le mani sul petto,dove poi vi strusciò il naso e le labbra, lo fece rabbrividire.
L'altro risalì il suo petto fino ad appoggiare il naso al suo collo, gli portò le mani tremanti ai fianchi,anche il respiro iniziò a tremargli quando le labbra dell'altro furono vicino alle sue.
Jet annullava i suoi pensieri razionali.
L'altro non fece nulla,rimase fermo li a tentarlo con quelle labbra carnose,con quelle carezze appena percettibili che lo mandavano fuori di testa.
Non resistette oltre e lo baciò a lungo,lasciandosi trascinare completamente da quella specie di incantesimo che Jet aveva non solo su di lui, poteva funzionare su chiunque si lasciasse andare alle sue lusinghe anche solo per un secondo.
Lo strinse più forte a se con il braccio sinistro e scese a stringergli il sedere con l'altra mano, lo fece scappare un gemito quasi inudibile e trattenuto.
Cercò la sua lingua ma non appena la sfiorò si sentì un rumore vicino, si staccò da lui.
Un attimo dopo qualcuno entrò in classe, lui rimase a fissare Jet sconvolto,perchè finiva sempre per arrendersi alle sue seduzioni?
Il ragazzo che era appena entrato si rivelò essere Miles,che rimase a guardarli stranito.
-Emm.. Bentornato?-
Vide lo sguardo di Jet farsi confuso.
-Ti hanno tolto la lingua?- Chiese Miles, alzando un sopracciglio.
-Ma chi è? - Chiese Jet girandosi verso di lui, che stava ancora cercando di riprendersi da ciò che era appena accaduto.
-Emm... È Miles, non ti ricordi di lui?-
-N-no..- Jet abbassò lo sguardo,imbarazzato.
-Bah.- Sbuffò Miles, lasciandoli perdere.
Notò Jet avvicinarsi pericolosamente a lui, se lo scostò di dosso quando gli fu troppo vicino.
-N-no ti prego.. Non così vicino.-
-Ma se sei tu che mi hai baciato,ora mi allontani? Non ti faccio niente,non sono uno stupratore!-
-L-lo so ma.. Sei troppo seducente Jet, ho paura di sbagliare baciandoti, non prenderla male ma-Jet lo interruppe -Silv scusami,lo che non sei gay se è questo che ti spaventa,tranquillo.. Mi darò un contegno,cercherò di essere meno.. "Seducente",come dici tu.
Concluse il discorso distanziandosi da lui, voleva dirgli qualcosa, allungò un braccio per fermarlo ma non fece in tempo.
-Ciao Silv!- Una voce femminile attirò l'attenzione di entrambi,era Blaze.
Cosa ci faceva li? Si avvicinò a lui e gli schioccò un bacio su una guancia,tutti si erano girati a guardali.
Lui passò per un attimo lo sguardo da lei alla classe,poi tornò a darle attenzione.
-Ho scelto di fare francese e non tedesco,ho questo corso con voi, non siete felici?- Chiese,rivolgendosi anche a Jet.
Notò lo sguardo distrutto sulla faccia dell'amico e sentì una forte morsa attanagliargli lo stomaco.
Jet scossa la testa cercando di riprendersi.
-Emm.. Si certo.. - disse l'altro per poi sedersi in un banco li accanto,non si voleva sedere con lui?
Era forse geloso di Blaze?
-Ho detto qualcosa di sbagliato..?-
-No, l'ho baciato e ora ci teniamo a distanza..-
Disse, sedendosi appena vide il professore entrare,Blaze prese posto accanto a lui.
-Perché l'hai baciato?-
-M-mi ha tentato.. Io ci casco sempre perché lui è molto.. Molto bello.. Le sue forme inoltre sono molto femminili e ogni volta che mi tenta io non riesco a bloccarlo, perché sto bene con lui ma è comunque un ragazzo e sai com'è,io..-
-Anche io provo attrazione per la mia migliore amica a volte,una volta mi sono pure lasciata portare a letto.-
Confessò ridendo,adorava il modo il cui lei era sempre schietta e diretta,senza tanti ripensamenti.
-Seria?-
-Serissima.- Disse mettendo su espressione sicura e impassibile,per poi scoppiare nuovamente a ridere,rise a sua volta contagiato da lei, però il suo sguardo continuava a cadere su Jet,che se ne stava seduto a gambe incrociate svolgendo qualche esercizio casuale su quello che doveva essere il libro di francese.
Ad un certo punto un ragazzo che portava dei pantaloni larghi e un felpone lungo gli si sedette accanto scompostamente e lasciando il suo zaino malamente sul banco.
Il cuore prese a battergli più forte,eppure Jet non fece una piega,si girò solo per un attimo a guardare quel ragazzo e poi riprese a fare esercizi.
-Sei preoccupato per quello?- Blaze doveva essere molto intuitiva, sembrava quasi che a volte riuscisse a leggere i suoi pensieri.
-Si.. Anche perché lo sta fissando.-
-Non trarre conclusioni affrettate, magari è solo curioso.-
-Sarà.. Ad ogni modo non mi fido.-
La professoressa iniziò a spiegare, ma si interruppe non appena si accorse della presenza di Jet.
-Qu'est qui t'arrive?- Vide l'amico alzare lo sguardo ed esitare per un attimo,poi si schiarì la voce e a sua sorpresa le rispose.
- Oh.. Ce n’est été rien.- Disse, tenendo lo sguardo basso.
- Mais.. Tu as été absent pour deux semaines,Jet.-
-J'ai tombé malade..- Disse vago, riusciva ad essere terribilmente credibile a volte.
-Tu es français ? -
-Je suis né ici, mais mes parents sont Français.-
-Uh, raconte-nous d'eux! - Lo vide spalancare gli occhi, rimase in silenzio per qualche secondo, come se la sua voce fosse bloccata.
-Non.. Mieux qui je ne parle pas d’eux..-
-Mais pourquoi ?- Jet fremette per un attimo, aveva lo sguardo di tutti puntato addosso ed era molto a disagio.
-P-professeur.. -
La professoressa sembrò capire e per un attimo si fece triste.
-Hu.. Je comprends.-
-Merci..-26
La professoressa tornò a spiegare, e Jet tirò un sospiro di sollievo.
Il sollievo però non durò a lungo, anzi non durò proprio perché prontamente il ragazzo accanto a lui gli parlò, fu attraversato da una scarica di rabbia e fece attenzione a ciò che gli stava dicendo.
-We frocio, sei francese quindi?-
Era pronto a scattare e difenderlo se fosse stato necessario.
-Si.- Jet rispose pacatamente e senza degnarlo di uno sguardo.
-Ma ce l’hai il ragazzo?Gli fai- Mimò il sesso orale e poi rise.
-IL ragazzo non ce l’ho, per la seconda cosa invece.. Sono pure bravo.-
L’altro ragazzo lo fissava strafottente e sconvolto allo stesso tempo.
–Senti ma.. Che hai fatto per due settimane?-
-Ho fatto la puttana in un locale.-
-Ma sei serio?-
-No, è stata solo una sera, del resto ho fatto il vegetale in giardino aspettando di morire?-
-Perché? Per caso il tuo migliore amico ti ha mandato a fanculo perché ha scoperto che lo prendi in dietro?-
A quel punto ebbe sentito abbastanza, si schiarì la voce e la alzò di qualche tono per farsi sentire meglio, senza dover ripetere.
-Jet, vieni qua.-
L’amico lo guardò, stava cercando di fare nuovamente il duro, di far finta che gli insulti gli scivolassero addosso senza lasciare traccia, ma non era quella la realtà e lui vide subito la paura nei suoi occhi, Jet si alzò e si avvicinò insicuro a lui.
Non era solo di quel ragazzo che aveva paura, aveva paura anche di lui in quel momento, e lui era il suo migliore amico, doveva farsi perdonare, non sopportava quando Jet era spaventato da lui.
Appena gli fu davanti lo prese per i fianchi e lo tirò giù sulle proprie ginocchia.
La professoressa smise di parlare e ci fu silenzio totale, tutti li stavano fissando.
Si rivolse al ragazzo.
-Tra noi non c’è alcuna differenza e io lo tratto come deve essere trattato, chiamalo frocio solo un'altra volta e ti spacco la faccia.- Il suo tono era aggressivo, qualcuno iniziò a parlottare nel frattempo, chissà cosa avevano da dirsi.
-Pensi di spaventarmi?Come minimo è il tuo ragazzo, che cosa commovente.. Lo stai difendendo, che carini! Non ho paura di un finocchio.- Blaze a quel punto si intromise.
-Lui sta con me, quindi ti conviene non infastidirlo.- Disse, acida.
-Ah davvero? E sul serio non ti sembrano strani i loro comportamenti? Come minimo il tuo ragazzo lo prende in culo quando tu non ci sei!- Esclamò, scatenando le risate di quasi tutta la classe.
-Che stronzo..  Testa di cazzo non sono affari tuoi! Torna a bere il latte da mamma che la poveretta come minimo deve ancora cullarti per addormentarti e tu vieni a perdere tempo qua! Cresci, coglione.- Le parole di Blaze erano taglienti, tanto che per un attimo fece ammutolire tutti.
-Falla fuori Bark!- Si sentì quel commento in sottofondo, Bark doveva essere un soprannome o qualcosa del genere, il ragazzo mise su un sorriso di scherno e si rivolse a Blaze.
-Wooh, calma bestiolina, sta cagnetta oltre ad abbaiare ringhia, speriamo non morda.. Dovresti tenerla al guinzaglio Testa d’Argento.-
La prof sbatté più volte un pugno sulla cattedra, richiamando l’attenzione di tutti.
-Terry, esci immediatamente ignorante! .. E tu Åkesson, metti giù Jet.-
Roteò gli occhi sentendo l’ennesima persona sbagliare la pronuncia del suo cognome, nessuno la azzeccava.
“Si dice con la ‘O’”, pensò, ma non lo disse, quando mai lui avrebbe avuto il coraggio di parlare?
Lasciò andare l’amico, ma prima che l’altro tornasse al posto gli strinse una mano e gli sorrise, Jet ricambiò e sospirò sciogliendo quella stretta, poi si andò a sedere.
Lui si rivolse a Blaze.
-Grazie per averci salvato il culo.. Mi dispiace per quello che ha detto.-
-E di che! Per gli amici si fa Silv, e poi è solo un coglione, perché dovrei prendere seriamente quello che dice? Piuttosto, ora inizieranno a girare voci su di noi.-
Disse, per poi scoppiare a ridere.
Se c’era una cosa che aveva capito di lei, era che non riusciva a restare seria per più di qualche secondo, tranne nei casi in cui la serietà era richiesta, allora li diventava la ragazza più seria che lui avesse mai conosciuto.
Era particolare, andava a riempire ogni vuoto colmandolo di se stessa.
Magari un giorno sarebbe riuscita a colmare anche i suoi di vuoti, come faceva Jet.
Sarebbe stato bello averla accanto in eterno, da quando la conosceva non c’era mai stata una volta in cui si sentisse male.
-Beh non importa, la verità alla fine la sappiamo noi, non serve che la sappiano anche loro.. No?-
-Ovvio, senti Silv.. Ti va di uscire con me e i miei amici? Ovviamente l’invito è anche per Jet.-
-Devo pensarci.. Sai, non è facile socializzare per me e per lui..-
-Tranquillo, ma sappi che loro sono diversi dagli altri, chi lo sa, magari ci andate d’accordo.-
-Beh lo spero, perché di te mi fido e quindi.. Verrò.- Le disse, sorridendo.

Appena suonò la campana Jet si avvicinò a loro.
-Hey Blaze.. Scusa per ieri io..-
Lei gli sorrise, appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Tranquillo Jet, va tutto bene- Gli disse sorridendo – Piuttosto, stai bene? Quel tipo è stato uno stronzo, ma era solo un coglione non lo devi ascoltare, non devi dare peso alle cose che dicono quelli come lui, non valgono nulla le loro parole.-
Jet ridacchiò.
-Hey, ci sono abituato.. Non mi fanno male gli insulti, sono io che mi faccio male piuttosto, la mia presenza mi intossica di morte.-
-Ti piace la poesia?-
-Molto, perché?-
-Si sente da come parli, e poi lasciatelo dire, hai un accento francese bellissimo!-
-Oh.. Grazie- Vide l’amico arrossire- Ma quindi stai con Silv? Non mi aveva detto nulla..-
Lui e l’amica si guardarono negli occhi per un attimo, per poi scoppiare entrambi a ridere.
-No, ci conosciamo solo da qualche giorno Jet.- Disse passandogli un braccio dietro ai fianchi e tirandolo a se.
-Sarebbe più credibile se fossi tu a stare con lui Jet.. Ora devo andare, ci vediamo a pranzo?- Annuirono entrambi.
-Bene, allora vi aspetto giù al campo da calcio!- Esclamò, per poi correre via.
Rimasero entrambi a guardare il punto vuoto dove fino ad un attimo prima c’era Blaze, aveva lasciato l suo profumo nell’aria.
Dopo poco Jet si avvicinò a lui, che gli mise una mano dietro alla nuca facendogli appoggiare la testa al suo petto, iniziò a cullarlo lentamente.
A volte le parole nemmeno servivano, bastavano le loro anime e il loro corpi per comunicare.
Non aveva bisogno che l’altro gli chiedesse aiuto per capire quando lo richiedeva.
Dopo qualche decina di secondi l’altro parlò, cercando di trattenere i singhiozzi che inevitabilmente andavano a spezzargli la voce.
-M-mi fanno male in realtà, ma non voglio farle pena, non vorrei fare pena a nessuno..-
-Lo so Jet, ormai so capire se stai mentendo, ma come ha detto anche lei devi cercare di non dare peso ai giudizi degli altri, le parole false o inutili durano un momento e poi svaniscono, non hanno valore..-
-Non sono abbastanza forte, ero certo di essermi fatto una corazza almeno per gli insulti, ma non è così e sembra che tutto possa buttarmi giù.-
-Jet tu dentro hai un tesoro, non buttarti via così, tu sei una di quelle persone che se anche fuori stai cadendo a pezzi, dentro sei imbattibile.-
-Ma io mi sto sgretolando anche dentro..-
-Sono solo scosse, non cadrai..- Lo sentì fremere e singhiozzare più forte.
-No, hey..- Lo strinse di più a se, accarezzandogli la schiena.
-S-scusa per prima..-
-Non scusarti, sono stato io a baciarti per primo.-
-Voglio fare vedere a tutti che sono vivo, che non sono vuoto come dicono loro..-
-Devi solo pensare ad una cosa alla volta, prendi la vita un minuto alla volta e concentrati solo su quello.-
-J’ai peur..-
- Du er ikke alene..-
Alzò lo sguardo notando Miles che li fissava fuori dalla porta, lasciò un bacio leggero sulla testa dell’amico e lo strinse ancora una volta prima di lasciarlo andare.
Vide Miles scuotere la testa e andarsene.
Aveva un cuore di pietra quel ragazzo.
Non vi era una sola cosa che apprezzasse se non se stesso e le sue doti da bravo scolaro.
Pure lui che tanto odiava la vita riusciva a trovare il lato bello delle cose.
Ad esempio il sorriso e la pace del suo migliore amico.
Inoltre era probabile che Miles avesse creduto a Blaze, esattamente come il resto della classe, e vederlo abbracciare Jet in quel modo poteva causare dei fraintendimenti, ma lui non stava con lei e quindi aveva l’anima in pace.
Si fa per dire, quando mai la sua anima era realmente in pace?
-Su andiamo, gli studenti modello arrivano in orario.- Disse scherzosamente, Jet gli sorrise e si incamminarono assieme verso l’altra classe.
Per il corridoio incontrarono nuovamente Miles, stava prendendo del cibo ad una macchinetta e quando li vide il suo sguardo si fece astioso.
-Fate schifo, ve ne rendete conto vero?-
-Dovresti imparare a farti i cazzi tuoi, te ne rendi conto vero?- Chiese, infastidito.
-Vermi..- Sussurrò l’altro, rigirandosi verso la macchinetta.
Scosse la testa ridendo, ridendo alla ridicolezza di quel ragazzo.
-Ancora non mi ricordo di lui..-
-Non preoccuparti Jet, ogni cosa verrà a tempo debito, e poi non è che sia così importante che tu abbia suoi ricordi, detto sinceramente.-
-Mh.. Silv, tu come stai?-
Non si aspettava quella domanda, non in quel momento almeno.
-Beh io.. – Sbuffò, passandosi una mano sul collo – Uff.. Non posso mentirti Jet, non a te..  Non sto bene, ma nemmeno così tanto male come sto di solito.. Forse è anche perché siamo di nuovo assieme.-
-E a livello mentale?-
-Ho preso qualcosa.-
Jet si fermò, prendendolo per le braccia.
-Silv, stai attento per favore.. Lo dici sempre anche tu- Mentre parlava gli alzò le maniche, controllando che non ci fossero nuove ferite, si sentiva sempre in imbarazzo quando lo faceva. –Lo dici sempre anche tu,sono inutili quei farmaci e prenderli a caso non è la soluzione.- Gli riabbassò le maniche dopo aver costatato che non c’era nulla di nuovo, la sua espressione stava a cavallo tra la dispiaciuta e la soddisfatta.
Gli accarezzò una guancia sospirando, non voleva dargli altre preoccupazioni, le sue erano già abbastanza.
-Non preoccuparti, va tutto bene Jet, va tutto bene.-
Gli sorrise, l’altro ricambio insicuro.
Lo sapevano entrambi che nulla andava bene, eppure continuavano a mentire a loro stessi affermando il contrario, forse nella speranza di auto convincersi.
-Du er ikke alene..-
-Jag vet Jet, jag vet.. Du är med mig.. Tack.-29
Lo abbracciò, riusciva sempre a consolarlo.
-Silv, posso chiederti una curiosità..? Quando mi sono svegliato quella mattina in quella stanza.. Quelle coperte nere..-
-Ho chiesto io i fartele mettere, volevo che fossi felice al tuo risveglio, volevo farti stare bene.-
-Sei gentile.. Sei sempre così gentile..Ho paura che non potrò mai trovare qualcuno che sia così gentile con me oltre a te.. -
-Non sono sempre gentile, la verità è che la rabbia mi schiaccia, e divento stronzo e apatico.. Ma tu ti meriti solo il meglio ed è per questo che sono sempre gentile con te, e poi tu lo sei sempre con me.-
Si diressero verso la classe, appena entrarono gli occhi di tutti furono su di loro.
-Ciao puttana!- Urlò Julie-su dal fondo della classe.
-Signorina si dia un contegno, non bisogna giudicare gli altri per come sono.-
Quella del professore di matematica fu una frecciatina pesante.
-Potreste motivare questo ritardo?-
-Lei potrebbe motivare il suo comportamento a dir poco inabile?-
Chiese Jet, assottigliando lo sguardo, si era difeso da solo.
-Non sei nella posizione per fare certe domande Hawkers, qualsiasi cosa tu faccia sarebbe la mia parola contro la tua.. Ha saltato due settimane di scuola dopo essersene andato da scuola senza nemmeno essere ritirato dai genitori!-
-Si prof, credo di essere consapevole di ciò che faccio.-
Il professore tratteneva a stento la rabbia, aveva i nervi a fior di pelle.
-Ha una motivazione valida?-
L’amico abbassò lo sguardo.
-Prof.. Ero stato coinvolto in un pestaggio quel giorno, sono scappato perché mi vergognavo e non me la sentivo di tornare in classe, e poi.. Sono successe tante cose, non sono stato in giro a divertirmi se è questo quello che pensa, sono rimasto per due settimane in ospedale.-
-Il certificato medico?-
-Non.. Non quel tipo di ospedale.. Credo che risolverà tutto la preside..-
-E quale? Quello dei tuoi sogni? Tu vaneggi ragazzo!- Sentenziò, facendo ridere l’intera classe.
-Psichiatrico, ospedale psichiatrico.- Disse secco e amareggiato, per poi girarsi e dirigersi verso due banchi liberi in mezzo alla classe, lui lo seguì.
Si sedette, ma nel momento in cui Jet stava per fare lo stesso il professore lo bloccò.
-Tu fermo, vieni alla lavagna, ti interrogo così magari smetti di prendere in giro chi ha dei problemi seri.-
Vide l’amico fremere dalla rabbia, era già pronto a tirare fuori qualche farmaco calmante ma Jet lo fermò con un gesto della mano, si girò verso il professore con un sorriso sghembo sul volto e lui ne rimase inquietato, a quel punto andò a mettersi accanto a lui, alla lavagna.
-Per carità smettila! Fai paura.. Sembri un clown con tutto quel trucco e tutta quella cianfrusaglia addosso, fammi questa equazione e smetti di comportarti come un ragazzino incompetente!- Si sentì una risata generale della classe, prima di prendere il gessetto in mano si fermò e si girò verso il professore.
- Lo sente come ridono prof? Ridono alle sue battute.. Lo sa chi è che intrattiene il pubblico con le battute? Il comico, non il professore di matematica.. E inoltre non trovo affatto professionale il suo modo di compensare i suoi vuoti umiliando uno studente che ha come minimo un terzo della sua età.-
La classe ammutolì, il professore rimase interdetto.
-Svolgi i calcoli!- Disse, urlando.
-Urlare non la fa sembrare più severo.- Disse pacatamente Jet, per poi prendere il gessetto in mano,senza scomporsi,eseguì il calcolo alla perfezione e ad una velocità non indifferente.
Notò Miles rimanere leggermente sorpreso, così come buona parte della classe.
-Ho fatto.- Disse secco, appoggiando il gessetto sulla cattedra.
-Come.. Come è possibile? Ti sei perso tutte le spiegazioni!-
-Sono matto, non stupido.-
-Ancora con questa storia? Va al posto e vergognati, mi chiedo come fai a prenderti gioco di persone che stanno male così!-
Jet sbuffò.
-Lei è veramente noioso, lo sa?- Disse, avvicinandosi al posto accanto al suo, ma prima di sedersi si sporse per un attimo sul banco di Julie e le sussurrò qualcosa, lei ne rimase indignata e anche scioccata, a detta sua.
Appena l’amico si sedette accanto a lui gli prese una ciocca di capelli ed inizio a giocarci, rigirandosela tra le dita e guadagnandosi un’occhiataccia da parte del professore che lo fece ridacchiare.
-Che le hai detto, genietto?-
-Che ha ragione e che non riuscirà mai  a fare dei pompini come i miei.-
Rise, cercando di trattenersi il più possibile.
-Vorresti provarne uno?- Chiese ammiccando, scherzosamente.
-Magari più avanti..- Disse scuotendo la testa e dandogli tre leggere pacche sulla spalla, poi gli sorrise.
-Sono tutti sconvolti perché sai la matematica.-
-Davvero? Ma non si fanno mai i cazzi loro?-
-No, direi proprio di no.. Jet, volevo dirti che sei stato fantastico alla lavagna, e non per i calcoli, sapevo già che con la matematica te la cavi, piuttosto mi è piaciuto il coraggio che hai avuto a rispondergli, io non ci sarei mai riuscito.-
-Grazie.. Non voglio sempre darla di vinta agli altri Silv, in realtà mi stavo cacando, ma dovevo farlo.-
-Lo so, sei stato un grande.-
Rimasero in silenzio per buona parte della lezione, rischiò di addormentarsi almeno tre volte, Jet invece si era lasciato cullare da Morfeo già da un bel po’.
Notò che Shadow li stava fissando, accanto a lui c’era Sonic, con uno zigomo leggermente tumefatto, i loro sguardi facevano trasparire aria di guai.
Al suono della campana i due si avvicinarono a loro, Shadow prese direttamente Jet per i capelli, l’altro si svegliò di colpo e urlò per il dolore, Shadow mollò la presa sui suoi capelli e lui lo afferrò prima che potesse rovinare a terra.
Sentì il suo respiro farsi immediatamente irregolare,e i suoi battiti aumentare di colpo.
Lo sentì fremere e tremare, cercò di calmarlo e di tenerlo lontano dal suo aggressore.
-S-shad..-
-ZITTO!-
Shadow scattò, strappandoglielo dalle braccia e afferrandolo per la maglia, lo sbattè al muro.
Cercò di raggiungerli ma Sonic lo bloccò, cercò di staccarselo da dosso ma non ci riuscì e si arrese per il momento.
-Come ti sei permesso? Credi di poter fare quello che vuoi solo perché sei un coglione problematico? E’ inutile che fai il gradasso, tiri pugni come una puttanella!-
Concluse tirandogli un pugno allo stomaco.
Jet era già al tappeto, non sopportava di vederlo soffrire, era come se anche lui sentisse il dolore che l’altro provava.
-S-shadow.. Fermati ti prego, non sono in grado di sostenere un tuo pestaggio, per favore.. – Jet era quasi a corto di fiato, probabilmente non riusciva nemmeno a respirare, non avrebbe sopportato ancora per molto quella visuale.
-Non me ne frega un cazzo, non puoi tornare qui e fare quel cazzo che ti pare, senza un cazzo di motivo!-
Shadow era furente, e Jet riuscì solo ad arrendersi.
No, non poteva permetterlo.
Appena vide un altro colpo arrivare sul corpo esile e indifeso dell’amico, approfitto di un attimo di distrazione di Sonic per staccarselo da dosso.
Si gettò sopra a Jet senza che Shadow nemmeno se ne accorgesse, riparò l’amico dai colpi  furenti del più grande mettendosi in mezzo.
Dopo poco Shadow si fermò, accorgendosi di non stare più colpendo la sua preda.
Si girò verso di lui, non sentiva nemmeno il male, solo rabbia e bisogno di proteggere.
-Scusalo Shadow.. Jet ha reagito così perché ha preso le parole di Sonic come provocazione , cerca di calmarti..-
-Non sa difendersi da solo? Levati dal mezzo!-
-Shadow ascoltami, così non risolvi nulla..-
-Non me ne frega un cazzo se lo ha provocato, ciò non giustifica un pugno in faccia!-
L’amico si sforzò e riuscì a mettersi faticosamente in piedi, si teneva la pancia e tremava.
-Basta.. Tutti e due.- Lo vide traballare sulle sue stesse gambe,si avvicinò preoccupato ma prima che potesse fare qualsiasi cosa Jet ebbe un conato di vomito e corse via, rischiando di cadere ad ogni passo.
Il primo ad andargli dietro fu Sonic, seguito da lui e Shadow.
Entrarono in bagno e lo trovarono piegato su un water, si affrettò ad inginocchiarsi accanto a lui e gli diede un aiuto a ripulirsi.
-Ne avevi proprio bisogno?- Chiese a Shadow, senza riuscire a trattenere la rabbia, non ottenne risposta.
Jet si alzò molto lentamente e lasciò perdere Shadow, dando attenzione a lui.
– Lasciali perdere Silv, non mi va di pensare ad altro ora, voglio solo provare a stare bene, e dovresti farlo anche tu..-
Si diede una sistemata veloce al lavandino, poi gli fece segno di seguirlo fuori, lui rimase in silenzio e lo seguì lasciando un ultima occhiata ai due che erano rimasti in bagno, Sonic perplesso, Shadow deluso.

Si ritrovarono a camminare per i corridoi assieme ad un ragazzo visibilmente agitato, si rigirava nervosamente un foglio tra le mani mentre percorreva la loro stessa strada.
Finirono per entrare tutti e tre nella stessa classe, solo in quel momento il ragazzo sembrò fare caso a loro, ma non disse nulla,li guardò solo con tanta curiosità.
Andarono a sedersi,anche loro erano incuriositi perché aveva un aspetto singolare.
Aveva la pelle mulatta e gli occhi leggermente a mandorla,uno sguardo tagliente.
Portava i capelli alle spalle e di un colore tendente al viola, un ciuffo era biondo.
Indossava una maglia a maniche corte nera e attillata,dei jeans neri e larghi,inoltre notò che aveva dei piercing, alle labbra,sul naso e ad un sopracciglio.
-È carino.. - Disse Jet,facendolo ridere.
-Vuoi provarci anche con lui?-
-No, aspetterò che si incuriosisca,magari poi mi parla.-
-Come fai a sapere che lo farai incuriosire?-
-Tutti mi trovano misterioso e non so se hai visto come mi ha guardato..-
-Mi piace vederti così speranzoso.-
-Non sono speranzoso, ho letto un libro della Kitcher e so per certo di avere attirato la sua attenzione.-
-Ah, dimenticavo che tu leggi molto.-
Jet ridacchiò, tornarono a dare attenzione al ragazzo, la professoressa lo stava presentando alla classe.
-Ragazzi silenzio! PER FAVORE FATE SILENZIO!-
La sua voce alta e stridula si spezzò raggiungendo una nota troppo alta per le sue vecchie corde vocali e tutti fecero silenzio,fatta eccezione per qualche risatina in sottofondo.
La professoressa si schiarì la voce.
-Allora,lui è..- Si sistemò gli occhiali e avvicinò il foglio con sopra l'elenco dei nomi agli occhi.
Il ragazzo ridacchiò e molto gentilmente si fece avanti.
-Non si sforzi prof, mi chiamo Anil-Tej Vijaya, però preferisco Espio, è il mio soprannome ed è più facile da ricordare e pronunciare,oppure anche soltanto Anil.-
Sorrise alla professoressa la quale ricambiò il sorriso.
-Con questo nome particolare,da dove vieni?-
-Beh, leggendo l'elenco il mio nome non è di certo il più particolare qua dentro.. Comunque, i miei sono indiani ma abbiamo abitato tantissimo tempo in Brasile,l'India è già molto se l'ho vista! Ora ci siamo trasferiti qua.-
-Wow, avete viaggiato molto?-
-Io no, ma i miei genitori tantissimo e inoltre cambiando paesi ho perso due anni di scuola.-
-Oh non preoccuparti per questo,non sei l'unico della tua età ti integrerai benissimo.. Tornando un attimo alla questione dei nomi particolari, c'è un ragazzo che si chiama Jeton, chissà che origini ha.. Non si presenta a scuola da almeno due settimane,non so nemmeno che faccia abbia.. Credo di averlo visto una sola volta dall'inizio dell'anno e non me lo ricordo affatto,voi avete sue notizie? Che si sia già ritirato?-
Si scambiarono uno sguardo confuso e perplesso,poi scoppiarono a ridere e a quel punto la professoressa li notò.
-Che avete da ridere?-
Indicò Jet e cercò di tornare serio.
-Prof, è lui Jeton.-
-Oh, che figura.. Sei tornato, che hai fatto di bello in queste due settimane?-
Chiese,con un pizzico di superiorità e fastidio nella sua voce.
-Sono stato in ospedale.- La professoressa cambiò immediatamente espressione,rattristandosi.
-Oh, scusami.. Non immaginavo che.. Che cosa è successo? Hai avuto qualcosa di brutto?-
-Oh prof no non quel tipo di ospedale.. Cioè si anche quello ma.. Sorvoliamo,comunque se le interessa il mio nome è particolare perché i miei sono francesi, e i miei nonni egiziani.-
-Mi dispiace..- La professoressa doveva avere capito a cosa si stesse riferendo, gli sorrise quasi in modo materno.
- Quindi tu parli francese?-
-Si-
-Ci diresti qualcosa in francese?-
-Prof.. È imbarazzante..-
-Suvvia, cosa sarà mai?-
-Ok mmh.. Che devo dire?-
-Parlaci di te.- La professoressa si mise in ascolto, con una mano sotto al mento.
-D'accord.. Mmh, je suis Jeton, j'ai presque quinze ans.. Mmh.. -
-Tu as une copine ? -
Jet rise.
-Oh, non.. J'ai eu une petite histoire avec un garçon,mais ce n'est été pas sérieux.-
-Ow Jet,tu es.. -
-Oui,je suis homo.-30
-Bella chiacchierata,fortuna che anche io un po' l'ho studiata questa lingua da giovane.- Disse ridacchiando nervosamente, forse avevano toccato un argomento che a lei non gradiva, ma da una donna vecchia poteva aspettarselo e non gliene faceva una colpa.
Il ragazzo nuovo probabilmente non aveva capito nulla, così come il resto della classe, forse era per quello che Jet non si era vergognato di parlare dei suoi gusti sessuali davanti a tutta la classe, di solito si imbarazzava anche se tutta la classe già lo sapeva.
-Bene ragazzi- La professoressa batté le mani riportando l'attenzione su di se - È ora di fare qualcosa, benvenuto in questa scuola Anil, va pure a sederti dove vuoi, ti auguro un buon anno scolastico.-
-Grazie professoressa.-
Disse, per poi guardarsi attorno indeciso,seguì il suo sguardo e comprese che stava puntando direttamente in direzione di Julie-su, che gli stava facendo segno di sedersi accanto a lei, nel posto vuoto occupato poco prima dal ragazzo che quella mattina aveva infastidito Jet.
Doveva proprio essere disperato per abbassarsi a certi livelli,bastavano un bel culo e due tette per controllare gente come lui.
Anil si diresse verso di lei e a quel punto lo lasciò perdere.
- Jet, toglitelo subito dalla testa,sta con loro.. Faranno di tutto per screditarci e mettercelo contro.-
-Lo so.. Lo so.-
Il suo sguardo era deluso,gli dispiacque vederlo rattristarsi.
-Vieni qui su, il meglio arriverà Jet.. - Disse,allargando le braccia, Jet vi si buttò dentro ed emise un mugugno in segno di lamento, lui ridacchiò e lo strinse sospirando.

A fine lezione Julie prese uno sconcertato Anil a braccetto,se lo tirò dietro come si fa con i cagnolini ed iniziò a presentargli la classe, una descrizione spesso negativa per ogni singolo compagno.
Toccò pure a loro,roteò gli occhi sbuffando ancora prima che dicesse qualcosa.
-Salve principessa sul pisello, cos'hai da dire di bello su di noi?-
Chiese,incrociando le braccia e appoggiandosi scompostamente allo schienale della sedia.
Lei gli lanciò uno sguardo di fuoco, riducendo gli occhi a due piccole fessure, poi scoppiò a ridere.
-Anil, ti presento i due matti della classe,faresti meglio a stargli lontano, come hai potuto notare quello argentato morde, ha la rabbia secondo me e inoltre quello li accanto è frocio e sembra più donna di me!-
-In effetti lo avevo notato.. Stavo cercando di capire se è donna o uomo fin dall'inizio dell'ora.-
Scosse la testa deluso, ogni speranza che quel ragazzo potesse essere diverso dagli altri svanì.
A quanto pare gli umani erano delle merde tutte uguali, indipendentemente dal loro luogo di provenienza.
Raccolse le sue cose frettolosamente e Jet lo imitò, vedeva che stava tremando,ma non era sicuro che fosse per via di quel che aveva detto Julie, gli diede un aiuto dato che i suoi movimenti erano lenti ed impacciati, il volto marcato da fatica e profonda delusione.
Prese l'amico per un braccio e lo tirò a se, ci mancò poco che cadesse.
Iniziò seriamente a chiedersi che cosa gli stesse accadendo,dovevano uscire di li al più presto.
Julie e Anil dovevano avere inteso quanto fosse incazzato, a giudicare dall'espressione compiaciuta di lei e quella perplessa e contrariata di lui, forse aveva capito come era fatta la persona che aveva accanto ma non gli dedicò uno sguardo diverso da quello con cui guardò lei,avrebbe difeso Jet ad ogni costo.
-Andiamo,Blaze ci sta aspettando..- Disse dolcemente all'amico,ma lui sembrava non riuscire a sentirlo, lo prese per le spalle e cercò invano il suo sguardo.
Teneva le labbra leggermente dischiuse e gli occhi serrati.
-Jet, che succede?-
Anil li fissava preoccupato, sembrava intenzionato a fare qualcosa ma appena lo vide muovere un passo verso di loro girò la testa di scatto inchiodandolo sul posto solo con uno sguardo.
Appoggiò a terra le borse di entrambi e fece sedere l'amico.
Gli prese la testa tra le mani sollevandogliela delicatamente,gli spostò i capelli dal viso e gli poggiò una mano sulla fronte,non scottava.
Dopo qualche secondo lo vide riprendersi leggermente.
-S-scusa.. A volte mi sento svenire anche solo per fare due passi, sono così stupido..-
Lo accarezzò.
-Non lo sei, stai tranquillo Jet ora passa.. -
Non riuscì a sopportare la presenza degli altri due a lungo, doveva trovare un modo per uscire da li.
-Riusciresti a resistere fino al campo da calcio? Così stiamo in pace.- Disse, tirando una frecciatina ai due ragazzi dietro di loro, si chiese perché mai non se ne stessero andando,avrebbero reso tutto molto più semplice.
-Si.. Dovrei riuscirci..-
Lo aiutò a rimettersi in piedi e gli sorrise, prese anche la sua borsa in spalla e si avviò lentamente alla porta, l'altro lo seguì goffamente.
Appena gli fu accanto gli passò un braccio sulle spalle e lo avvicinò a se.
-Stai tranquillo,andiamo piano..-
-Grazie Silv, sei sempre il meglio tu.. -
Ridacchiò, cercando di metterlo il più possibile a suo agio, non voleva fargli capire quanto in realtà si stesse preoccupando per lui.
Sapeva che quel che era appena successo era dovuto alle sue condizioni fisiche e soprattutto al suo peso.
Era al limite, un solo sgarro sarebbe stato fatale e lui non poteva permettergli di fallire.
Appena furono fuori qualcuno li chiamò, riconobbe la voce di Anil per via del suo accento straniero molto marcato.
Vide la speranza negli occhi di Jet e sapeva che ci sarebbe cascato facilmente, non avrebbe permesso a nessuno di illuderlo, era sicuro che Anil non fosse li per fare amicizia o per fare qualcosa di innocente, stando in compagnia di Julie non poteva di certo avere dei buoni propositi nei loro confronti.
Jet fece per girarsi indietro ma prontamente lui lo strattonò, se pur con delicatezza per non spaventarlo.
-Aspettate!-
Aumentò la velocità e sentì Jet gemere leggermente,dato che se lo stava tirando dietro imponendogli una fatica malapena sostenibile per lui in quel momento,ma lo stava facendo per il suo bene.
-S-silv aspe..- Si interruppe per il fiatone ma riprese subito il discorso - V-vuole parlarci..-
-Jet.. Quanto sei ingenuo! Non guardarlo e cammina.-
-Aspettate ragazzi,per favore!-
A quel punto fu lui a bloccarsi per poi girarsi spazientito.
-Piantala! Torna da Julie e i suoi, noi non vogliamo avere nulla a che fare con il vostro gruppetto del cazzo quindi smetti di seguirci e porta le tue cazzo di chiappe da loro,potranno garantirti una posizione migliore in questa scuola di merda, va!-
Le sue parole erano uscite taglienti come lame affilate, poté capirlo dall'espressione perplessa di Anil, che si fermò li ancora confuso.
Si rigirò, trascinando Jet con se.
Aveva diminuito la velocità dato che l'altro non era ancora riuscito a riprendere fiato dopo la corsetta di poco prima.
-Silv.. Magari non è come loro..-
-Jet non voglio che ti feriscano ancora, non voglio.. Ti chiedo per favore di dimenticarlo ancora prima di mettertelo in testa,mi dispiace tanto e lo so che è difficile ma te lo sto chiedendo per favore, per il tuo bene.. -
L'altro rimase in silenzio con la testa china per un bel po', non sopportava di vederlo con il morale a terra.
Si fermò e lo prese per i fianchi, costringendolo a guardarlo negli occhi, ma l'altro cercò di sfuggire il suo sguardo il più possibile.
-O-ok Silv, hai ragione.. Sono ingenuo, troppo ingenuo e continuo a farmi del male.-
Odiava vedere i suoi begl'occhi intrisi di tristezza e delusione.
- Oh, vieni qui.. - Come da manuale, lui aprì le braccia e Jet gli si gettò al petto, lo strinse forte.
-Dah.. Piacerò mai a qualcuno che non sia tu?-
-Jet, sei bello e misterioso.. A qualcuno piacerai sicuramente,te lo prometto.-
-We froci!- Il ragazzo che aveva attirato la loro attenzione con quell’appellativo, passò accanto a loro e palpò il culo a Jet, ottenendo una manciata di sghignazzate dal gruppetto che era con lui.
Si rivelò essere lo stesso ragazzo di quella mattina, “Bark”.
-Tutto ok bambolina?- Chiese strafottente.
Jet si staccò da lui e si girò verso Bark dandosi una sistemata ai vestiti, poi gli rispose con tono pacato.
-Si grazie per l’interessamento, ci terrei a farti notare che palpare il culo di persone con cui non hai rapporti intimi è molto maleducato.. Ma sorvoliamo, vorrei farti una domanda se è possibile, devo saperlo da qualcuno che non ha nessuno legame affettivo con me.-
Si schiaffò una mano sul viso e scosse la testa, quanto i guai non andavano da lui, era lui ad andare da loro.
Bark alzò un sopracciglio e rise.
-Tu sei tutto matto, a volte mi chiedo che ti dice il cervello..-
-Tante cose.-
-Cosa volevi chiedermi, frocetto?-
-Se io fossi una ragazza, potrei piacerti?- Tutto il gruppo di ragazzi li davanti scoppiò a ridere, per poi allontanarsi, Bark rise a sua volta scuotendo la testa.
-Tu sei completamente andato..- Disse, avvicinandosi a loro. –Hai da accendere bella donzella?- Jet annuì leggermente tremante, gli passò l’accendino insicuro e Bark lo afferrò precipitosamente, accese la sigaretta che aveva tra le dita da prima e glielo ridiede.
Si avviò in direzione del suo gruppo senza dire nulla, poi dopo qualche passo si girò, buttando fuori del fumo.
-E comunque saresti una figa da urlo! Però spiacente, hai il cazzo bambolina!-
Escalmò, rigirandosi.
Rigirò l’amico verso di se, era leggermente perplesso.
Lo abbracciò per qualche secondo, l’altro ricambiò il gesto d’affetto. –Avrei dovuto fare qualcosa, scusa..-
-Stai tranquillo, era solo una palpata.. E poi lui è stato strano, non capisco se gli sto sul cazzo o no..-
-Solo? Jet e che cazzo, non puoi farti sottomettere così!- L’amico abbassò lo sguardo e si bagnò le labbra con la lingua, poi tornò a guardarlo negli occhi.
-Senti Silv.. Non pensarci, era solo una palpata e se fosse andato oltre mi sarei incazzato.. Puoi per favore stare tranquillo per un po’? Su, andiamo da Blaze così smetti di preoccuparti..- Jet si avviò verso il campo da calcio prendendolo per mano, lui lo seguì sconcertato.
Dopo poco riuscirono a distinguere la figura di Blaze, e altri ragazzi.
Avvicinandosi di più riuscì a riconoscere che in quel gruppetto vi era anche il ragazzo che aveva incontrato dopo quella festa disastrosa qualche settimana prima, anche l’altro lo riconobbe man mano che si avvicinavano a loro, rimase a fissarlo.
Quando furono più vicini Blaze scattò verso di loro, prese per mano entrambi e li trascinò in mezzo agli altri.
-Ragazzi, loro sono Silver e Jet, li ho incontrati in quel centro di salute mentale nel quale i miei mi hanno rinchiusa per sbarazzarsi facilmente dei miei problemi!-
Bastò qualche attimo perché l’imbarazzo salisse alle stelle e l’ansia iniziasse a compiere il suo sporco lavoro.
Era così l’ansia, si impossessava di ogni tuo organo quando le pareva, come un mare in piena, un onda che ti trascina sempre più sul fondo.
Tornò alla realtà e smise di fissare il vuoto quando si trovò la mano del ragazzo della festa a qualche centimetro dal viso.
-Hey mi ricordo di te, forse è il caso di presentarci un po’ meglio, io sono Knuckles ma puoi chiamarmi Knucks.-
Afferrò la mano insicuro, poi gli sorrise.
-Piacere..-
-Piacere mio- Disse, tornando a sedersi al suo posto-
-Ma quindi voi state sempre in quello stabile comunicante con l’ospedale?- Chiese una ragazza dai lunghissimi capelli viola,era bella, ma sembrava affaticata e distrutta in quel momento, inoltre non potè fare a meno di notare la sua magrezza.
-Si, fin da quando siamo piccoli.- Le rispose il più amichevolmente possibile.
-A volte venite anche di la?-
-Si, soprattutto io.- Disse Jet, intromettendosi nel discorso con insicurezza.
- Com’è possibile che non ci siamo mai beccati?-  Chiese la ragazza.
-In effetti..- Aggiunse Knuckles.
-Perché? Ci andate spesso?-
-Praticamente siamo sempre li.- Gli rispose la ragazza dai capelli viola, ancora non le aveva chiesto come si chiamasse.
-Oh.. Come mai?- Chiese Jet, togliendogli le parole di bocca.
-Soffro di anoressia.. E altro, ma comunque tutte cose legate ai miei problemi alimentari.-
-Io invece per mia madre.- Disse Knucks, con un tono di voce a cavallo tra triste e amaro.
-E’ incredibile come sia facile dire cose di tale peso a persone praticamente sconosciute, spinti solo dal fatto che sappiamo che voi potete capirci senza giudicare, dopotutto state vivendo delle realtà analoghe.- Disse lei seria.
-Come ti chiami?- Le chiese Jet, precedendolo di nuovo.
-Wave, piacere di conoscere entrambi.- Disse sorridendo e bevendo un sorso da quella che doveva essere una lattina di birra.
-Io invece sono Tikal, piacere anche mio.- Disse, una ragazza dai lunghi dreads biondi e arancioni.
Aveva un viso pieno e solare, i suoi occhi trasmettevano pace e felicità.
-Piacere nostro.- Disse lui, Jet le sorrise.
-Hai dei capelli stupendi!- Disse l’amico – Posso toccarli? Non ho mai avuto il coraggio di farli veri, ho sempre tenuto i cyber-dreads.-
-Certo!- Tikal si sporse verso Jet, lui prese uno dei suoi dread e lo strinse ridacchiando.
-Sono morbidi, che belli.- Le disse sorridendo, si intravidero i suoi denti bianchissimi.
Era tanto che non lo vedeva sorridere così.
Tikal lo ringraziò e si rimise al suo posto.
Vederlo così a suo agio in mezzo ad un gruppo di persone era incredibile, e si rese conto che anche per lui l’ansia stava scemando, lasciando il posto ad una sensazione che non provava spesso.
La calma, la tranquillità.
Parlare con loro non era difficile, anzi nemmeno doveva pensare a cosa dire.
La spensieratezza.
Non l’aveva mai provata, a parte che con Jet.
Stava veramente bene li con loro, ogni secondo era intriso di felicità.
Bevvero le loro birre, scherzarono, si passarono una canna e parlarono tanto, conoscendosi meglio poco alla volta, ognuno raccontava qualcosa di se senza sentirsi ostacolato.
Passavano da parlare di cose stupide a cose serie e profonde, mai prima di quel momento si era sentito tanto bene in mezzo ad un gruppo di persone, anzi era la prima volta che non stava male con attorno persone che non fossero Jet.
Nessuno li era perfetto, erano tutti pupazzi distrutti e rattoppati, giocattoli sfruttati dalla società e gettati nel cassonetto.
Ma loro di quel cassonetto ne avevano fatto una reggia.
Una reggia fatta di sporcizia  e immondizia.
Ma l’immondizia prima di essere immondizia, è un bene, un bene di cui non si sente più il bisogno o che per l’umanità non ha più valore.
Loro non erano affatto il meglio, le loro anime erano corrotte.
Però lui li guardò tutti uno per uno, ed erano bellissimi.
Nelle loro imperfezioni, nel loro marciume erano tutti splendidi.
Erano le tipiche persone da cui la mamma tiene lontani i figli, per proteggerli.
E lui non poteva essere più d’accordo, anche lui se avesse avuto un figlio non gli avrebbe mai permesso di provare così tanto dolore.
Libertà.
Quella era libertà.
Loro erano la libertà.
Osservò Jet ridere di gusto ad una battuta di Wave, era così bello quando era spensierato e felice.
I loro sguardi si incrociarono, i suoi occhi erano vivi.
Sorrise al suo migliore amico, non avevano bisogno di parlare per dirsi che li stavano bene, bastava uno sguardo.
Jet gli prese una mano e lui lo tirò direttamente a se, gli passò un braccio attorno ad un fianco e lo tenne abbracciato, per lui era normale quella vicinanza con l’amico, per lui erano normali quei gesti d’affetto.
Jet rise, sentire le sue braccia attorno al proprio petto gli dava sicurezza.
-State assieme? No perché se così fosse lasciatelo dire, avresti un ragazzo molto gnocco Silv.- Disse Knuckles, bevendo un sorso dalla sua lattina.
Risero entrambi, sapevano che i loro comportamenti erano molto fraintendibili.
-No Knucks, però hai buon occhio!- Esclamò, Jet abbassò lo sguardo arrossendo.
-Non credo che avrò mai un ragazzo..-
Tutti colsero la nota di tristezza nella voce di Jet, si guardarono  per un lungo attimo silenzioso, poi come se ci fosse stato un tacito accordo, una decisione presa solo con degli sguardi, Blaze si alzò andandosi a mettere tra Wave e Jet, passò un braccio attorno alle spalle di quest’ultimo e fece un tiro dalla sigaretta che si era appena accesa, ne offrì una anche a lui e Jet ed entrambi accettarono.
-Ascolami Jet.. Di tempo ce n’è tanto, in un giorno ci sono ventiquattro ora e succedono tante cose in ventiquattro ore.. Ora pensa, in un anno ci sono trecentosessantacinque giorni, pensa a quante ore ci sono in un anno, a quante cose possono accadere in un anno! E pensa a quanti anni hai davanti.. L’amore arriva da se, tu devi solo aspettare.. Non c’è neanche bisogno di rincorrerlo l’amore perché tutto accadrà col tempo.-
Jet rimase a fissarla con la bocca appena dischiusa, poi si ricompose e fece un tiro dalla sua sigaretta.
-E’ che..- Sputò fuori il fumo – Ultimamente ho un pensiero fisso in testa..-
-Quale?- Chiese Tikal, curiosa.
-Se io .. Se io fossi una ragazza.. Vi piacerei forse di più? Piacerei di più alle persone?-
Scosse la testa, non che avesse avuto qualcosa in contrario se Jet fosse stato transessuale ma lui non lo era, glielo aveva detto tante volte che si sentiva in parte ragazza ma che si sentiva bene come ragazzo, continuava a tartassarsi il cervello solo per capire cosa sarebbe piaciuto di più agli altri, non per il suo bene.
-Jet, non devi essere quello che gli altri vogliono che tu sia, devi aspettare che qualcuno ti voglia per come sei, tipo me, tipo le persone che hai attorno ora, qualcuno ti amerà per come sei.-
-Ma Silv..-
Blaze si intromise.
-Jet ricorda quello che ti ho detto un attimo fa, non avere fretta perché qualcuno arriverà, te lo giuro..-
-Blaze.. Sono consapevole del fatto che a qualcuno potrei piacere di aspetto, ma io sono matto, il mio cervello è pappa per pappagalli e non ho un valore..-
Sentire quelle parole lo fece rabbrividire.
-Perché continui a dire di non aver valore? Io sono serio Jet, di questa cosa ne abbiamo già parlato altre volte, il tuo corpo non è un cazzo di giocattolo.-
Era veramente incazzato e gli altri se ne resero conto, ma erano confusi.
Loro non erano a conoscenza delle innumerevoli volte in cui Jet aveva trattato il suo corpo come una pezza con la quale pulirsi il culo, ma lui si, e Jet capì che con quelle parole si stava riferendo a tutte le volte precedenti in cui si era lasciato sfruttare, da se stesso o dagli altri.
-Silv lo so, però ora non preoccuparti per quello che è successo prima.. Capita! Non solo a me, a tutt.. Tutte.. Può capitare a tutte..  Stavo per dire tutti.-
-Ok, capita si, oggi ti lasci palpare il culo, domani magari ti lasci aggredire verbalmente o fisicamente senza nemmeno provare a reagire, capita, si capita! Capita spesso che lasci che le persone ti feriscano, o si approfittino di te!-
Vide l’amico tremare tenendosi le tempie, poi fu come un esplosione.
-E’ L’UNICO CAZZO DI CONTATTO CHE HO CON IL MONDO ESTERNO!- Aveva gli occhi sgranati, si guardò attorno notando le espressioni sconcertate e perplesse degli altri, vide i suoi occhi bagnarsi, si chiuse a riccio ed iniziò a tremare. – L-L’unico capite..? Altrimenti ho solo te Silv.. E sei tutto ciò che ho.. Mi rendi felice Silv ma io ho bisogno anche del mondo, e se il mondo mi regala solo merda io me ne faccio una ragione e me la tengo.. Senza rischio di impazzire d-del tutto..! Del t-tutto capisci..?- La sua voce era ridotta ad un filo strozzato, sapeva che stava piangendo e si odiò per averlo rattristato in quel momento perfetto di felicità, ora il suo  migliore amico era di nuovo distrutto, e la colpa era solo sua.-
Nessuno fece nulla, rimasero a guardarlo aspettando che si calmasse.
-Putain!-31 Esclamò asciugandosi le lacrime con rabbia e scattando in piedi, lo imitò prontamente e lo tirò a se, non gli permise di scappare e sapeva che lo avrebbe fatto, scappava quando si vergognava.
Lo abbracciò e lo accarezzò tranquillamente davanti agli altri, sapeva che non ne sarebbero stati infastiditi, però non riuscì a fare a meno di notare che se stavano in silenzio, ammutoliti.
Gli sollevò i capelli con una mano e gli avvicinò la bocca all’orecchio, sussurrandogli dolcemente ciò che gli voleva dire, lo metteva a suo agio quando lo faceva.
-Non puoi lasciargli fare tutto quello che vogliono.. Ti picchiano, ti insultano.. Uno alla festa ti stava molestando, poco fa ti sei lasciato palpare e non è la prima volta che la fai passare liscia a chi lo fa.. Jet io ho solo paura per te, non voglio di certo che tu non abbia un contatto con il mondo, anzi.. Io voglio solo il meglio per te, e questo è solo il peggio..-
Gli accarezzò i capelli passandoci in mezzo le dita, glieli risistemò, poi gli asciugò le lacrime.
Vide l’amico spalancare gli occhi, poi notò Blaze abbracciarlo da dietro.
-Da ora puoi contare anche su di me..-
-E me!- Esclamò Wave, alzandosi e imitando l’amica.
Si alzarono anche gli altri due, Knuckles gli prese una mano tra le sue e gli sorrise dolcemente,Tikal gli mise una mano su una spalla e gli sorrise.
-Conta anche su di noi perché per te ci saremo, e il tuo migliore amico ha ragione, non devi lasciarti trattare in quel modo perché tu vali molto di più, ti meriti di più.-
Diss Tikal, facendolo smettere definitivamente di piangere lasciando così il posto ad uno dei suoi bellissimi sorrisi.
-Grazie.. A tutti, grazie.-
Vederlo felice di nuovo gli fece tirare un sospiro di sollievo, amava vederlo sorridere.
Tutti loro in quel momento erano felici, stavano tutti bene, nonostante i demoni interiori.





26 [Oh alors.. -- ..Oui]:
-Oh allora.. Nemmeno io ti amo, Silv.. Tu sei la mia vita e sei incredibile, caro..-
-Credi nell’amor eterno?-
-L’amore eterno? Si..-
27: Si, è bello.. Io.. Io ti voglio bene Jet..
28 [Qu’est qui..--..Merci]:
-Che ti è successo?-
-Oh.. Nulla.-
-Ma.. Sei mancato per due settimane, Jet.-
-Mi sono ammalato.-
-Sei francese?-
-Sono nato qui, ma i miei sono francesi.-
-Uh, raccontaci di loro.-
- No.. Meglio se non ve ne parlo..-
-Ma perché?-
-P-professoressa..-
-Hu.. Capisco.-
-Grazie..-
29 [Du..--.. Tack]:
-Tu non sei solo.-
-Lo so Jet, lo so.. Tu sei con me.. Grazie.-
30 [D’accord..--.. Homo]:
-Va bene.. Mmh, sono Jeton, ho quasi quindici anni.. Mh..-
-Hai una ragazza?-
-Oh, no.. Ho avuto una storiella con un ragazzo, ma non era una cosa seria.-
-Ow Jet, tu sei..-
-Si, sono gay.-
31: Merda!



-Amore che non permette a nessuno che è amato
di non riamare a sua volta, si impadronì di me
e mi fece innamorare di costui in modo così violento
che ancora,come puoi vedere, non mi lascia.-

                                                                                        (Dante Alighieri)


-Son stato spoglio così a lungo che ho dimenticato come percepire
Percui non mi importa se mi rompi il cuore,
Scopami e basta fino a che non scompariamo.-

                                                      ( From Sinematic by Motionless In White )

-Combatti in questo mondo di aggressione
Combatti in questa guerra di oppressione
Combatti, lascia l'uccisione procedere-

                                     ( From The perils of indifference by Suicide Commando )

-Non voglio appiccare fuoco al mondo
Voglio solo accendere una fiamma nel tuo cuore
Nel mio cuore io non ho altro che un singolo desiderio
​E quello sei tu, nessun altro lo sarà-

                                            (From I don’t want to set the world on fire by The Ink Spots)







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Capitolo 11
*** Tempore Nihil Sanat pt.3 ***


Parte Terza

- Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense ».
Queste parole da lor ci fuor porte.-
                                                                                     
                                                          (Dante Alighieri , Inferno Canto V 106-108)



Wave Rooney:


- My plug in baby 
Crucifies my enemies 
When I'm tired of giving 
My plug in baby 
In unbroken virgin realities 
Is tired of living -


                                          (From Plug In Baby by Muse)




KNUCKLES HOXHA

Si svegliò con gli urli di Wave nelle orecchie.
Appena fu abbastanza cosciente da capire la situazione si tirò su di scatto, poteva vedere tutto attorno a se grazie alla penombra.
Tutti gli altri si stavano svegliando, lui raggiunse velocemente Wave.
La trovò in bagno.
Era mezza nuda, se ne stava nella vasca con le gambe appoggiate al bordo e il resto del corpo all’interno.
Aveva in mano un piccolo bong e piangeva forte.
La sollevò, cercando di farla stare in piedi, ma sembrava che il suo cervello fosse completamente scollegato dal corpo.
-Wave! WAVE!- La tenne su di peso, vide Tikal sporgersi dalla porta del bagno, probabilmente per capire cosa stesse succedendo.
Wave si dimenò facendogli perdere la presa sul suo corpo, cadde a terra e raggiunse Tikal strisciando.
Lei era terrorizzata e inorridita allo stesso tempo.
-M-ma che le prende!?-
Wave si aggrappò a lei, ma non era in cerca di sostegno, bensì stava cercando di attaccarla.
-Vattene.. Vattene da qui..!- L’amica si girò indietro verso di lui. –KNUCKS ATTENTO IL MURO STA CROLLANDO, KNUCKS!- Corse di nuovo da lei, cercò di bloccarla a terra ma gli sgusciò nuovamente dalle braccia.
Wave si gettò contro ad una parete del bagno.
-TI SALVERO’, ESCI DA QUI!-
La raggiunse nuovamente e la prese da dietro, questa volta la strinse forte, non sarebbe riuscita a scappare in nessun modo.
-COSA FAI!? IL MURO STA CROLLANDO, POSSO FERMARLO! MORIREMO KNUCKS-
Le tappò la bocca e lei cercò di liberarsi, poi improvvisamente arrestò ogni movimento e rimase immobile, la tenne stretta per qualche altro secondo, poi allentò la presa e la girò verso di se.
-Wave.. Wave cos’hai fumato..?-
-S-salv..-
-Salvia Divinorum?-
Annuì, la fece sedere a terra e sbuffò, sfregandosi le mani sul viso.
Si accorse che tutti erano li con loro, ad osservare quell’orrendo teatrino.
Wave aveva addosso soltanto una gonna, i capelli lunghi e leggermente sporchi per via degli eccessi le coprivano il seno.
Teveva la schiena curva e probabilmente era imbarazzata, o forse troppo fatta per poter capire qualcosa di quello che stava accadendo.
-Wave,quante volte ti devo dire di non provare altri stupefacenti oltre all’erba!?-
-I-io.. M-mh.. Mi viene da..-
Intuì cosa stesse per dire e la sollevò, portandola con il viso sopra al water.
L’amica rigurgitò, troppo alcol quella sera.
La risollevò per poi prenderla in braccio, la resse con un braccio sotto le spalle e uno sotto le ginocchia, la portò sul letto accanto a Silver, che si era svegliato ed era preoccupato, sebbene ancora stordito per ciò che aveva fatto.
-Silv, passami qualcosa da metterle addosso..-
L’altro si sforzò,ma non riuscì nemmeno ad alzare il busto, in quelle situazioni non riusciva a ragionare al meglio.
Silver era  a malapena vivo in quel momento, come poteva alzarsi?
-Cazzo scusa Silv..-
-N-no  tranquillo, prendi qualcosa a caso, Jet lascia tutto per terra..-
Tikal seguì il suo consiglio e prese degli indumenti casuali da terra, gli tirò una maglia a caso e lui la afferrò, mettendola all’amica quasi esanime.
Tikal era ancora spaventata per quello che era successo, poteva leggerlo nei suoi occhi.
-Hey Tiki.. Non preoccuparti, lei è ancora se stessa, non voleva farti del male era solo un trip il suo..-
-S-si lo so..-
Disse, torturandosi le dita tra loro e abbassando lo sguardo.
Sbuffò e rivolse di nuovo lo sguardo al corpo trasandato di Wave.
Le accarezzò una mano tristemente.
-Facciamo schifo..- Disse Blaze, funerea.
-E’ lo stesso.. Siamo bellissimi così..- Disse Wave, la sua voce era roca, spezzata e quasi impercettibile, ma sapeva che quelle parole avrebbe voluto gridarle se solo avesse potuto.

Rimasero in silenzio senza fare alcun movimento per chissà quanto tempo, poi la voce di Silver attirò l’attenzione di tutti.
-J-jet..-
-E’ da Anil, ricordi?- Chiese Tikal.
-Chiamatelo.. Ditegli cosa è successo ma non quello che ho fatto io.. -
-Perché?-
-Voglio che si senta parte di noi.. E che stia bene, non voglio rovinargli la nottata con i miei problemi..-
-Lo è, è parte di noi- Iniziò Knuckles – Quindi che qualcuno lo chiami ora e me lo passi, voglio parlarci io..-
Tikal annuì, prese il proprio cellulare da una tasca e glielo passò, ma Silver fu più veloce e allungò il braccio il più possibile per passargli il proprio cellulare con il contatto di Jet già pronto per essere chiamato.
Lo chiamò, rispose con un tono preoccupato dopo qualche squillo.
Aveva una voce  e un accento particolari, piacevoli a detta sua.
-Silver..?-
-No, sono Knuckles.. Volevo solo dirti che siamo qua tutti insieme, nella stanza tua e di Silv, Wave ha fumato qualcosa dalla quale doveva stare lontana e si è sentita molto male.. Credo che nel suo trip stesse vedendo una parete del vostro bagno cadergli addosso, ed era molto ubriaca quindi ha vomitato..-
-E dove.. Dov’è Silv? Lei.. L’avete portata in ospedale?-
-E’.. E’ in bagno, non preoccuparti.. – Gli fece l’occhiolino e l’altro gli lasciò un sorriso leggero.
-Lei è ancora qua con noi, ora dorme.. Credo che sia tutto a posto, volevo avvertirti perché sei.. Lo sai, gli amici non devono restare allo scuro da queste cose..-
-O-oh, certo.. Devo venire li?-
-No tranquillo, però vorremmo anche te appena puoi..-
-C-che gentili.. Emh, vengo domani allora..-
-Di mattina?-
-Di mattina si..-
-Grazie, a domani Jet.- Disse, sorridendo.
-Ciao Knucks.-
Ridiede il cellulare al suo proprietario e gli sorrise.
-Cosa gli dirai? Tanto ti vedrà Silv..-
-Gli dirò le cose come stanno, però te l’ho già detto.. Voglio che stia bene questa notte, lui spera che Anil possa essere un appoggio per lui.. Capite? Io non mi fido molto, però oggi lo ha aiutato.. So che non ha cattive intenzioni ed è intelligente, forse Jet non si sbaglia, forse Anil è veramente ciò che gli serve in questo momento.. Io gli porterei soltanto altri guai e non voglio, non voglio che stia male per colpa mia.-
-Non dire così!- Esclamò Blaze, piazzandosi accanto a lui e osservandolo con uno sguardo severo.
-Bla- L’amica lo interruppe seccamente – No!- Sospirò – E’ vero che Jet potrebbe risentire della tua tristezza, di quello che accade a te, ma lui ha bisogno di te come tu hai bisogno di lui, e di tutti noi.. Siamo un gruppo, Silv.-
-.. Vorrei solo il meglio per lui, tutto qui.-
Ci fu un attimo di silenzio, che lui interruppe con un’affermazione che gli parve più che ovvia.
-Ma Silv, non siamo il meglio per lui.-
Silver sembrò pensarci su, poi annuì.
-Si.. Si lo siamo.-
-Ragazzi.. Dormiamo? Ne ho seriamente bisogno..- Disse Tikal,sprigionava stanchezza da ogni angolo del suo corpo, gli occhi erano assonnati, era più pallida in viso.
-Si, faremmo meglio a dormire.- Disse, assecondando la sua richiesta e rannicchiandosi accanto a Wave, che era già nel mondo dei sogni.. Anzi nel mondo dei sogni vi era collassata letteralmente.
Vide Tikal imitarlo dalla parte opposta del corpo dell’amica.
Si addormentò, Silver e Blaze si stavano sussurrando delle cose che non si preoccupò di ascoltare; quei sussurri mescolati al fruscio delle foglie e al maltempo che caratterizzava quella città, lo condussero lentamente alle braccia di Morfeo.

Aprì gli occhi,accolto da un confortevole calore accanto a lui.
Wave era ancora li, la sua espressione si era rasserenata e finalmente poteva stare tranquilla, fece leva sul gomito, aveva il braccio intorpidito.
Mise a fuoco ciò che lo circondava guardandosi attorno.
Tikal non era sul letto, così come Blaze e Silver.
Si accorse dopo poco della confusione che proveniva dal bagno, decise di alzarsi e andare a controllare cosa stesse succedendo.
Sbadigliò mettendosi a sedere, poi si stiracchiò e si diresse lentamente verso la sua meta.
Si sporse per vedere cosa stesse succedendo.
La cosa che più lo colpì fu vedere Jet, e anche un ragazzo sconosciuto che doveva essere il famoso Anil di cui tutti parlavano il giorno precedente.
Quando erano arrivati? E quanto aveva dormito?
Tornò a prestare attenzione agli altri sentendo gli urli di Jet.
Il ragazzo aveva gli occhi bagnati, doveva essere molto sensibile.
Si notava quanto fosse contrariato, si notava che non sapeva se piangere o se essere incazzato.
-Dovevi dirmelo cazzo! Sarei tornato ieri notte, sei un coglione Silv! Perché lo hai fatto? Perché cazzo mi hai lasciato andare a quella festa? Tu lo sai che quando stai male poi perdi il controllo, perché mi hai permesso di lasciarti da solo?- Stava fissando l’amico con gli occhi sgranati e arrossati, ora inondati da lacrime alle quali non diede importanza.
Doveva fare male, doveva fare male vedere parte della propria vita ferirsi.
Perché si, Silver era una parte della sua vita.
-Jet, tu avevi bisogn- Urlò, senza permettergli di finire la frase – Di fare cosa!? Di ubriacarmi!? Di ridurmi come una merda quando tutto quello che dovevo fare era restare qua con te!? Non dire cazzate Silv, lo sai anche tu che ho ragione..-
Silver rimase a corto di parole davanti all’amico, tutto quello che riuscì a fare fu lasciarsi scappare un singhiozzo ed iniziare a piangere, in silenzio e con lo sguardo basso, non riusciva a guardare Jet negli occhi.
Blaze se ne stava al fianco di Silver, giocando nervosamente con il piercing al labbro, la sue espressione era corrucciata e preoccupata, Tikal invece era perplessa e osservava la situazione con le braccia incrociate al ventre e le spalle appoggiate al muro.
Era bellissima, ogni centimetro del suo corpo lo era.
Ma non era quello il momento adatto per pensare a lei.
Jet si passò le mani su viso e tirò un calcio alla vasca gridando, era frustrato e arrabbiato.
Si avvicinò a lui senza nemmeno avere le idee chiare su cosa potesse fare, quando gli fu davanti l’unica cosa che l’istinto gli disse di fare fu trovare un modo per calmarlo, non avrebbe migliorato la situazione agitandosi ed incazzandosi.
Gli prese le mani e con quel contatto l’altro sussultò.
-Vieni qui su, non ci pensare, troveremo una soluzione..-
-Una soluzione!? Non c’è una soluzione, vorrei solo che potessimo guarire e invece è un ciclo continuo, si riparte sempre da capo, un attimo di tregua e poi è anche peggio!- 
Jet si lasciò scappare un singhiozzo più forte, dopotutto vivere sempre in un clima così tormentato doveva essere esasperante, e nemmeno loro che stavano vivendo situazioni analoghe potevano comprendere a pieno come ci si potesse sentire a viverlo in prima persona, sulla propria pelle.
Aprì quasi involontariamente le braccia e lasciò che l’altro vi ci si buttasse dentro, con tanta insicurezza, ma si lasciò andare a quell’abbraccio amichevole.
Doveva essere sotto stress, e lui si era ripromesso di dargli un appoggio, si era ripromesso di dare un appoggio a tutti i suoi amici, perché loro lo facevano per lui.
Accarezzò le spalle del più esile, cercando di confortarlo.
-Jet.. Mi dispiace, non sono riuscito a fermarmi.. Io.. Avevo in testa un fiume di pensieri, sto di nuovo malissimo e ho paura, ho sempre paura e sono sempre arrabbiato, ieri ero confuso, stordito dai farmaci e  incazzato nero, il mio cervello è andato in tilt e tutto quello che sono riuscito a fare è.. Sfogarmi, su di me.. Non ho voluto dirtelo subito perché eri con Anil e so che ci tenevi.. Mi dispiace..-
Anil, si era quasi dimenticato della sua presenza, forse perché era estremamente silenzioso.
Il ragazzo dalle evidenti origini asiatiche stava studiando la situazione, scrutando i volti di ogni persona li presente, ascoltando attentamente ogni parola.
Blaze si passò una mano sul viso e sbuffò.
-In ogni caso dobbiamo fare qualcosa.- Disse rigida, e funerea.
La poveretta doveva avere l’umore sotto ai piedi, calpestato e  disintegrato.
Era evidente che si stesse affezionando sempre più velocemente a Silver, e vederlo in quello stato doveva farle male.
-E cosa..?- Mormorò Jet, ancora stretto a lui.
Abbracciarlo era come abbracciare una piuma: i vestiti morbidi gli stavano larghi ma stringendolo, sembrava di avere tra le braccia uno stuzzicadenti.
Silver dal canto suo, non stava degnando nessuno di uno sguardo, se ne stava semplicemente stretto a se stesso, e tremava.
Era trasandato, l’amico dai capelli argentei.
Portava dei vestiti larghissimi rispetto al suo corpo dalla struttura piuttosto esile, i capelli se ne stavano alla rinfusa, spettinati e gonfi.
Aveva delle profondissime occhiaie ed era pallido, forse anche più pallido di Jet quando si truccava.
Teneva gli avambracci nascosti, se ne vergognava.
Avrebbe voluto tirarlo fuori da quella condanna, ma come poteva riuscirci? Come poteva riuscirci se non sapeva nemmeno come salvare se stesso dalle proprie paure e dalle proprie debolezze? Come poteva salvare qualcuno che non conosceva bene, se non riusciva nemmeno a salvare la persona che meglio conosceva li su quella terra, cioè se stesso? Forse non si conosceva così bene, o ci sarebbe riuscito.
Ci fu silenzio tombale per qualche manciata di secondi, poteva sentire il respiro di Jet sul suo petto, poteva sentire anche il respiro degli altri, il rumore prima quasi inudibile delle gocce d’acqua che la doccia perdeva ogni tanto, diventò assordante.
Nessuno osava guardare in faccia nessuno, nessuno osava fare un movimento.
Il tutto fu interrotto da Anil, che con tono fermo e pacato, attirò l’attenzione di tutti.
-Se posso, vi chiederei gentilmente di uscire, voglio restare un attimo da solo con Silver.-
Si guardarono confusi per qualche secondo, poi Blaze alzò le spalle e fece come gli era stato chiesto.
Tikal la imitò e lui cercò di seguire le due ragazze tirandosi dietro anche Jet, che però fece resistenza.
Fece per dire qualcosa ma Anil lo precedette, quel ragazzo notava ogni particolare evidentemente.
-Anche tu, Jet.. Per favore.-
-Ma Anil..-
-Jet.-
La voce di Anil era dura, ferma e il suo tono non emetteva repliche.
Jet si arrese e si lasciò portare fuori, se pur di malavoglia.

Era ancora molto scosso, per quello che Silver aveva fatto.
Si chiese quante volte Jet avesse dovuto sopportare tali visuali, doveva essere traumatico.
Sospirò e si allontanò da lui, lasciandogli prima una carezza amichevole sulla spalla.
Tornò a sedersi accanto a Wave, stava ancora dormendo beata.
Rimase a guardare il suo petto alzarsi e abbassarsi in modo regolare e lento.
Era come incantato, poi un movimento di Jet attirò la sua attenzione.
Si mise a rovistare tra i suoi vestiti a terra, era un ragazzo molto disordinato.
Tirò fuori un pacco di sigarette dalla tasca di un paio di pantaloni che erano a terra, posto in cui li lasciò una volta ottenuto l’oggetto delle sue ricerche.
Estrasse una sigaretta e tirò il pacchetto a caso, senza nemmeno guardare dove lo avesse gettato, poi con nonchalance aprì la finestra e si portò la paglia alle labbra, accendendola ed inspirando.
Osservò i suoi movimenti aggraziati, lenti.
Buttò fuori il fumo e si prese la testa tra le mani.
Si girò ad osservare Blaze e Tikal, loro erano sconcertate, forse un po’ deluse dal comportamento di Jet, o forse era solo l’intera situazione che si era venuta a creare a renderle così pensierose.
Lui Jet lo capiva, capiva il suo disordine.
Il suo cervello era in disordine, per primo.
Se il cervello è in disordine, tutto è in disordine.
-E’ colpa mia..- Disse Blaze, rivolta a nessuno in particolare – Sarei dovuta restare.-
-No! N-no.. L-lui me lo aveva chiesto, lui aveva bisogno che io restassi e io sono stato un egoista, ho pensato solo a me stesso, ad essere stupido.. Ho pensato solo a voler dimenticare e l’ho lasciato da solo, con tutti quei pensieri che aveva..- Vide il ragazzo affondare di più tra le proprie braccia, capì che stava piangendo in silenzio quando vide le sue spalle scosse da singhiozzi.
Tikal si fece strada verso di lui, leggermente titubante, forse aveva paura di come lui potesse reagire.
Ecco cos’era Jet.
Era un composto instabile, era instabile, non si poteva mai sapere come avrebbe reagito qualunque fosse la situazione.
Osservò Tikal, le sue curve.
I suoi capelli,i suoi lineamenti.
Ogni suo movimento, ogni suo bellissimo particolare.
Aveva rapito il suo cuore e tutti i suoi sensi, anche solo il suo profumo poteva inchiodarlo, poteva distruggerlo.
Era bella, era dannatamente bella.
La sua anima era pura, lei era ciò che di più puro c’era al mondo.
Delicatamente poggiò una mano alla spalla di Jet e lo girò verso di se.
Lui era a pezzi, letteralmente a pezzi.
Fu un semplice gesto, che conteneva più di mille parole: gli accarezzò una guancia e lui ne sembrò sorpreso.
Rimase li a fissarla, confuso.
Lei lo guardò semplicemente negli occhi, i suoi stupendi occhi, erano potenti.
I suoi occhi parlavano, i suoi occhi raccontavano, vedevano ed imparavano, ed infine regalavano tutto a chi poteva leggerli.
E Jet poteva, Jet poteva leggere dentro in quei bellissimi occhi, perché anche lui era così, però i suoi di occhi avevano raccolto solo terrore, ingiustizie e sgomento.
Quelli di Tikal invece? Quelli di Tikal avevano imparato a gettare il male, lasciando il posto ad un impero di luce nel quale ci si poteva perdere.
Fu una scena da brividi, i due erano rimasti a fissarsi, l’uno perso negli occhi dell’altra per un tempo che sembrò infinito.
Sincronia, perfetta sincronia.
Una lacrima, due, tre.
Entrambi stavano piangendo, entrambi avevano iniziato a piangere nello stesso, esatto istante.
Però non interruppero quel contatto, no.
Non separarono i loro sguardi, proprio come se stessero leggendo un libro, come se stessero guardando un film dentro quei pozzi limpidi che entrambi avevano.
Poi fu uno scatto, entrambi abbassarono le loro teste, asciugandosi gli occhi e ricomponendosi.
-T-tu mi hai letto dentro..-
-E ti ho regalato la mia vita, come tu mi hai regalato la tua..-
-Perché hai pianto?- Chiese lui, la voce ancora gli tremava.
-Perché non te lo meriti, non ti meriti quello che hai passato e quello che stai passando.. E tu perché hai pianto?-
-Perché  tu.. Era tutto così confortevole, ero così a mio agio che mi sono emozionato e non sono più riuscito a fermarmi..-
-Io ci sarò con te, io ci sarò, capito Jet? Ci sarò per metterti  a tuo agio..-
L’altro annuì e gettò la sigaretta dalla finestra, per poi abbracciare Tikal insicuro.
Lei lo strinse con quella delicatezza che la caratterizzava, come se stesse abbracciando un fiore.
Quel momento di pace fu bruscamente interrotto dalla porta del bagno che si spalancò, Jet sobbalzò e scattò, staccandosi da Tikal che a sua volta si girò verso la porta sorpresa.
Silver uscì con lo sguardo basso, seguito da Anil che rimase fermo dopo qualche passo, sconcertato.
Tutti a parte Jet lo stavano fissando con diffidenza.
-Non centri con noi.- Disse Blaze, fredda.
La guardarono tutti confusi, perché lo aveva detto?
-Ah no?- Chiese semplicemente lui, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.
-No!- Tagliò corto lei, ma lui con un gesto la incitò a dare delle spiegazioni.
-T-tu.. Tu sei apparso all’improvviso e hai cercato di entrare a far parte delle nostre vite senza un motivo, sei arrivato qua convinto di sapere tutto, di essere a conoscenza di tutto, di poter prendere in mano la situazione! Cosa pensi di stare facendo?- Quasi urlò, veramente era così incazzata? Non ne aveva motivo.
-Sei pure voluto restare con Silver, solo tu perché noi non siamo abbastanza intelligenti per tenere un discorso con lui, vero!? Cosa avrai fatto mai? Gli avrai detto cose come: “ Non devi farlo” o “Non è la cosa giusta da fare per risolvere la situazione”? Eh?-
Anil rimase impassibile di fronte ai suoi urli, e lei tirò un calciò al letto, con rabbia.
Perché mai ce l’aveva tanto con lui? Si, la sua presenza era inaspettata, ma nessuno aveva delle ragioni per essere arrabbiato nei suoi confronti.
-Niente di tutto ciò, e capisco che tu possa essere stressata e frustrata in questo momento, però cerca di calmarti.-
Disse lui, con fermezza.
Lei scoppiò invece, era completamente fuori controllo.
-No! Non mi calmo! Vattene, non ti vogliamo!-
-Parla per te!- Si intromise Jet. – Stai sparando un sacco di cazzate immotivate!-
-Vuoi spiegarmi che cazzo centri tu?- Ruggì, avvicinandosi aggressivamente a Jet.
-Deve sempre riguardare tutto te? Non ti basta mai essere al centro dell’attenzione? TU NON VUOI ALTRO CHE LE ATTENZIONI DI TUTTI, ECCO COSA.-
Jet rimase sgomento, ci fu un attimo di silenzio e poi a sorpresa di tutti lui gridò, avventandosi su di lei, che prontamente lo bloccò afferrandogli saldamente i polsi e stringendoli forte, lui si lasciò scappare un piccolo gemito e poi digrignò i denti.
-E tu cosa vuoi? Punti solo a prenderti Silver e ad averlo tutto per te! Non puoi neanche accettare il fatto che qualcun altro provi ad aiutarlo! Solo perché Anil non è una merda come noi non significa che non possa capirci, o aiutarci!-
Lei lo colpì, nessuno se lo aspettava.
Lo colpì con un forte calcio allo stomaco e lui soffocò un lamento.
Stava dando di matto, perché lo colpì una volta ancora alla gamba, Jet reagì malissimo a quel colpo e non seppe spiegarsi il motivo, era come se lei fosse accecata dalla rabbia che le era presa, e lui non fosse in grado nemmeno di provare a difendersi.
Scattò automaticamente e la prese per le spalle, lei si ribellò ma lui riuscì a bloccarla facilmente e a tenerla ferma.
-ADESSO BASTA.-
L’urlo secco ed improvviso di Silver lo fece trasalire, la ragazza tra le sue braccia smise di agitarsi e si liberò dalla sua presa infastidita, diede le spalle a tutti e si risistemò i vestiti.
Jet rimase piegato su se stesso con le braccia strette allo stomaco e gli occhi strizzati, Tikal provò ad aiutarlo ma lui la respinse e lei ne rimase delusa.
Le fece segno di lasciar perdere e si avvicinò al ragazzo rannicchiato, gli si inginocchiò di fronte e cercò di prendergli le mani ma l’altro strinse i pugni e si chiuse di più su se stesso.
Anil intanto stava esaminando la scena, con la stessa espressione severa e decisa che aveva sempre stampata sul volto.
All’improvviso si schiodò dal punto in cui era rimasto bloccato per tutto il tempo, si avvicinò a Silver e gli diede una pacca amichevole e leggera sulla spalla, come per rassicurarlo, mentre quest’ultimo continuò a fissare il pavimento, privo di emozioni.
Anil sospirò e si direzionò verso di loro, posò il suo sguardo proprio su di lui, che non seppe cosa dire o fare.
-Posso?- Chiese semplicemente, lui annuì ancora sconcertato per ciò che era appena successo.
Si spostò, lasciando che Anil si avvicinasse a Jet.
-Lasciati aiutare..- Jet scosse la testa, stava tremando.
Anil si spazientì e lo costrinse ad alzarsi con la forza, lo strattonò leggermente per un braccio e l’altro gemette quasi impercettibilmente.
Lui non sarebbe mai stato in grado di farlo, anche se ne aveva la forza, perché aveva paura di poterlo ferire.
-A-anil.. N-non così..- Il più grande rimase in silenzio e lo costrinse a restare in piedi, ma non durò a lungo perché perse l’equilibrio un attimo dopo e Anil lo afferrò saldamente per il busto.
–Riesci a muoverla?-
Continuò ad osservarli confuso, Jet fece dei piccoli movimenti con la gamba destra reggendosi ad Anil, il suo sguardo si era fatto meno duro, anzi era dispiaciuto.
-S-si ma.. Mi fa malissimo e non riesco a capire perché..-
-Sei molto debole, ma si sistemerà.. Vieni qui..- Anil cercò di abbracciarlo ma lui scappò dalla sua presa scuotendo la testa.
-S-statemi lontano..-Disse, poi con fatica si allontanò ed uscì dalla stanza.
Rimasero tutti sgomenti, Silver in particolare, sembrava che qualcosa lo turbasse.
-I-io..Mi dispiace…- Disse Blaze, sconsolata. – Non so cosa mi sia preso, non lo so.. E ora mi vergogno..- Disse, sedendosi sul bordo del letto e prendendosi la testa tra le mani.
-Fai bene.-Disse Silver, freddamente.
Lo vide, vide l’espressione di smarrimento in lei, vide che quelle parole così fredde furono come una pugnalata, ma se le meritava.
-Io so cosa farà lui ora.- Continuò Silver, atono.
-Cosa?- Chiese, l’unica domanda di senso compiuto che riuscì a formulare in tutta quella situazione estremamente estenuante ed esilarante, caotica.
-Si farà del male, e si odierà..-
-No.- Disse Anil secco.
Tutti lo guardarono, e lui fece un sorrisino tirato.
-No perché.. Io ora vado a prenderlo, e lo riporterò qui con voi, rimarrò con lui e cercherò di non farlo pensare a ciò che lo fa stare male.-
Tikal scosse la testa.
-No credimi, è imp- Silver la interruppe con un gesto della mano, rivolse il suo sguardo stanco ad Anil.
-Se tu davvero ci riesci.. Se ne sei in grado allora salvalo tu, perché io continuo a provarci e non faccio altro che trascinarlo sul fondo, sempre di più..-
-Ho promesso che lo tirerò fuori da quella vita di merda, ho promesso che aiuterò anche te, e chiunque di voi abbia bisogno io.. Sono qui per ascoltarvi, e darvi consigli..- Si girò verso di Blaze – Vale anche per te.-
-N-non sei arrabbiato?-
-Si.-
-Ma allora..-
-Sono arrabbiato, ma non ti ho di certo condannata alla pena di morte.. Ora sarà meglio che io vada a prenderlo, prima che combini qualcosa di cui potrebbe pentirsi, e Silv.. Ricordati quello di cui ti ho parlato.-
Con delle falcate ampie raggiunse la porta, ma si fermò un attimo prima di aprirla.
-Ah comunque, la vostra amica li.. Non sta dormendo beata tra angeli e caprette, è svenuta e sarebbe meglio che si riprendesse al più presto… A dopo!- Esclamò, per poi aprire la porta ed uscire.
Rimasero tutti bloccati e confusi,poi ricordando le ultime parole che gli aveva detto si affrettò a gettarsi sul letto, cercando di far riprendere Wave.
Anil era arrivato in modo inaspettato e teatrale, forse sarebbe stato un pezzo importante tra di loro, da quel momento in poi.
Vide l’amica riaprire gli occhi di colpo, per poi guardarsi attorno.
-Sono viva.. –Disse, ridendo.
Perché rideva? Lui si era preoccupato per lei, lui aveva avuto paura per lei, e lei rideva.
-Vaffanculo, Wave.- Disse alzandosi e lasciandola sul letto perplessa.
Entrò in bagno, la teneva da molto.
Fece i suoi bisogni, poi una volta finito si fermò ad osservarsi allo specchio.
Sembrava l’unico sano li, oltre a Tikal.
Improvvisamente si ricordò del suo cellulare, lo tirò fuori per controllare se ci fossero messaggi.
La maggior parte erano notifiche di Facebook, poi lo vide.
Da parte di mamma.
Gli si gelò il sangue nelle vene, non riuscì nemmeno a pigiare la notifica perché la mano gli tremava, lesse una parte dell’anteprima.
“Passa appena puoi, ho bisogno di dirti alcune cose, prima che sia troppo..”
No, non riuscì a continuare, lasciò cadere a terra il cellulare.
Tremò, la vista divenne appannata e tutto si fece più ovattato.
Perse l’equilibrio e si poggiò al water, vomitò, vomitò fino a che non ebbe più nulla nello stomaco.
Non poteva, non poteva finire così.
Staremo insieme per sempre, mamma.
No, non sarebbero mai stati assieme per sempre, perché l’unico modo per farlo è essere morti, però avrebbero potuto stare assieme una vita, o una mezza vita.
No, loro non sarebbero stati assieme nemmeno un quarto di vita e lui lo sapeva.
Ma doveva essere forte, se la sua soglia del dolore era troppo bassa per sopportare un certo peso, doveva alzarla forzatamente e continuare a vivere, doveva trovare il modo di vivere.
Si alzò in piedi, le gambe gli tremavano e gli sembrava di stare vivendo in un illusione.
Uscì dal bagno, sentì le voci lontane di Tikal e Wave, cercò di dire che doveva andare nell’ospedale li accanto, che poi sarebbe tornato.
Non ci riuscì, tutto diventò nero attorno a lui, anche i rumori scomparirono.
Non puoi andartene ora.
Non possono portarti via da me adesso, no.
Resta con me, mamma.


Shadow Ziegler:


- I can hold my breath
 I can bite my tongue
I can stay awake for days
If that's what you want
Be your number one

I can fake a smile
I can force a laugh
I can dance and play the part
If that's what you ask
Give you all I am

I can do it
I can do it
I can do it

But I'm only human
And I bleed when I fall down
I'm only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I'm only human -


                                                  (From Human by Christina Perri)



JETON HAWKERS

Era appena finita la pausa pranzo, ed era stata bellissima.
I ragazzi che aveva incontrato erano speciali, diversi da tutti gli altri.
Non lo avevano lasciato scappare, l'imbarazzo glielo avevano fatto passare subito.
Una volta rientrati a scuola si erano salutati, aveva lasciato Silver in classe e si era fermato un attimo al bagno.
Uscì dalla toilet e si guardò allo specchio, si sistemò i capelli e sorrise, voleva trovare un sorriso bello quindi ne provò alcuni ma non gliene piacque nemmeno uno, si passò una mano tra i capelli per poi afferrarli con entrambe le mani in una specie di coda a lato del collo, gonfiò le guance facendo una faccia buffa, a volte lo faceva senza motivo.
Sgonfiò le guance sbuffando per poi abbassare lo sguardo.
Notò qualcuno poco lontano da lui che lo fissava e sobbalzò, per poi rendersi conto che era Anil, non lo stava guardando male anzi sembrava solo curioso, si tranquillizzò subito.
Per un attimo pensò di parlargli, ma poi decise di dare ascolto a Silver, appena l'altro provò ad avvicinarsi lui uscì dal bagno,accelerando il passo.
-Hey! Aspetta cazzo, non voglio- Lo interruppe ancora prima che potesse dire qualcosa -Il mio amico è stato chiaro, torna da Julie-su e i suoi e lasciami perdere! Non voglio avere a che fare con quelli come te.- Disse acidamente per poi correre verso la classe,non seppe perché ma ebbe l'impulso di piangere, stava per aprire la porta della classe quando Anil lo precedette e vi si piazzò davanti.
-Ora mi ascolti.-
Abbassò lo sguardo, rassegnato.
-Loro.. Non mi piacciono,sono solo stati i primi ad accogliermi, come potevo sapere che fossero stronzi? Li ho subito lasciati perdere e volevo conoscere voi ma te e il tuo amico non vi lasciate neanche avvicinare, volevo solo scusarmi per quello che ho detto prima, ero solo curioso perché voi siete così particolari.. Quando ti ho detto quella cosa prima non avevo intenzione di offenderti, dopo averlo detto mi sono accorto che il modo in cui ho impostato la frase poteva essere frainteso,ora mi sento in colpa per questo volevo parlarti e scusarmi.. Non voglio stare con loro, piuttosto preferisco stare da solo, ma prima volevo scusarmi o continuerò ad avere sensi di colpa.. -
Rimase a fissarlo sbigottito ed incredulo,ma si riscosse subito.
-No, no t-tu.. Sono stufo di essere preso in giro,sono stufo dei vostri giochetti da manipolatori, vorrei solo che le persone smettessero di giocare con i miei sen- Anil lo interruppe -Hey! Fermati.. E che cazzo, non so nulla di nessuno qui, di certo non voglio farti un torto se nemmeno so chi sei!-
-Ma se magari Julie ti sta dicendo di farlo.. -
-No! Appena il tuo amico ti ha trascinato fuori le ho detto che non voglio avere nulla a che fare con lei e quelli come lei, che ha una mente chiusa.. Poi vi sono corso dietro per scusarmi.-
-M-ma.. Cazzo scusa.. -
Si sfregò le mani sul viso,nervoso.
Possibile che non riuscisse mai ad essere sicuro o a non commettere errori?
-Ho paura,ho paura di sbagliare.. Io vorrei riuscire a fidarmi di te, di quello che dici ma non ci riesco.. E comunque, sono un maschio.-
Anil capì la frecciatina e fece una smorfia.
-È appunto per quello che volevo scusarmi, io non intendevo offenderti.. Veramente non riuscivo a capire, quando lei ti ha chiamato frocio ho capito, perché era un nome maschile.. Lo giuro,non volevo essere stronzo.-
-Anil.. -
- Ti prego dammi una possibilità, io vorrei solo avere qualcuno- si morse la lingua bloccandosi -Senti lascia perdere, accetta le mie scuse e chiudiamola qui.-
Scosse la testa e si fece curioso.
-Qualcuno?-
Anil sospirò.
-Qualcuno con cui parlare, con cui confidarmi come sto facendo ora, ho girato mezzo mondo e conosco solo i miei parenti, non ho mai veramente legato con qualcuno della mia età e pensavo che tu e il tuo amico sareste stati perfetti perché siete così.. Diversi, ma non si può avere tutto, no?-
Gli stava credendo.
Si stava lentamente iniziando a fidare di quel ragazzo, sembrava veramente sincero.
La sua voce era profonda e calma, raro per un ragazzo adolescente.
Gli piaceva il suo accento indefinito.
Se fosse stato solo uno scherzo ben costruito di Julie, allora avrebbe sicuramente trovato un bravo attore,molto convincente.
Non voleva negargli una possibilità,anche se sapeva che Silver non ne sarebbe stato felice e forse si sarebbe anche incazzato, però voleva provare a fidarsi anche delle proprie decisioni.
Forse era stata l'ultima cosa che aveva detto a convincerlo, quel ragazzo era solo.
-Vieni a sederti vicino a noi,ti va?-
Chiese,forzando uno dei sorrisi che aveva provato poco prima allo specchio.
-Non fingere,quello non è il tuo sorriso naturale,e poi perché sei triste?-
Rimase interdetto,leggermente scosso.
Gli aveva letto dentro? Come lo sapeva?
Non gli rispose,ma scrisse un messaggio a Silver.
"Rispetta le mie scelte."
Tornò a dare attenzione ad Anil.
-Non lo sono- mentì - Tengo i sorrisi veri per i momenti migliori.-
-Mmh, sarà.. Grazie per questa possibilità.-
-Ti rovinerai stando con noi.. -
-Non credo e in ogni caso non importa, non voglio fama,voglio amici.-
Era quasi incredibile, forse non mentiva affatto.
-Entriamo? Voglio fare lo studente modello.-
-Fumando canne in cortile?-
-Beh,io sono uno studente modello alternativo! E poi.. Ma ci stavi guardando? Cazzo se sei inquietante!-
-Ero su un albero vicino a voi, scusami ma è stato più forte di me, stando da solo ho imparato ad osservare il mondo in silenzio.-
-Fa male?-
-Cosa?-
-La solitudine..-
-A volte distrugge, a volte fortifica.-
-E a te che ha fatto?-
-Entrambe le cose.. Ma dimmi,perché Julie vi ha chiamati matti?-
Rimase in silenzio per un lungo attimo, poi sorrise.
-Perché lo siamo.- Disse, entrando in classe.
L'altro lo seguì senza scomporsi ,come se quelle parole non gli avessero sortito alcun effetto.
Fortunatamente il professore era in ritardo.
Si sedette in una fila da tre e fece segno a Silver di sedersi alla sua sinistra, l'altro si alzò confuso e fece come gli aveva chiesto, Anil si sedette alla sua destra e allungò una mano verso Silver, il quale abbassò lo sguardo schifato passandolo dalla mano di Anil a lui.
-Ora comprendo quel messaggio.- Disse secco,Anil ritirò la mano.
Lui lo guardò tristemente, l'altro roteò gli occhi.
-Jet.. Sai cosa? Ok, ok.. Fa come meglio credi ma dimmi.. Come ti ha convinto?-
-Con la sincerità,voleva soltanto scusarsi, vuole solo fare amicizia Silv.. -
-Si ok.. Certo.-
-È molto solo..-
-Ma se ha girato il mondo!-
Stava per ribattere ma Anil lo precedette.
-Non litigate per favore.. So che può sembrare strano, sono stato in molti posti è vero, ma non ho mai legato con qualcuno.
Silver so che ho avuto una brutta impressione su di voi, ma non volevo! Non potevo sapere che Julie è una stronza, è stata la prima ad accogliermi e non potevo saperlo, lo ha chiamato frocio con un tale disprezzo nella voce che mi ha fatto schifo, così come mi hanno fatto schifo tutte le cattiverie che ha detto su di voi e su buona parte della classe.-
-Beh, sai che lui lo è veramente... Vero?-
Avrebbe volentieri tirato uno scappellotto in testa al suo migliore amico.
Silver geloso, era come un distributore automatico di figure di merda ed imbarazzo.
-Emm.. Questo lo avevo capito, ho studiato le persone in silenzio a lungo.. E inoltre lo ha detto a tutta la classe.-
- Oh, lo sai il francese.. -
-Si, ci sono stato per sette mesi in Francia, quindi il francese lo capisco bene anche se non sono molto bravo a parlarlo.-
-Sono un coglione..- Disse prendendosi la testa tra le mani, si vergognava.
-Hey, non c'è nulla di male.. Stai tranquillo,sul serio.-
-Continuo a fare figure di merda. - Silver ridacchiò.
-È la tua specialità Jet!-
Disse scherzosamente e sorridendogli, la tensione stava scemando, anche se era pienamente consapevole del fatto che Silver sarebbe rimasto sempre sull'attenti.
-Dopo abbiamo ginnastica? Chiese Anil.
-Purtroppo si.. - Rispose Silver stiracchiandosi per poi sbuffare.
Emise un mugolio,lasciando andare la testa e appoggiandosi al banco.
Anil si sporse verso di lui.
-Che ti turba?-
-Odio ginnastica,soprattutto in questi giorni.. Non riesco nemmeno a percorrere la distanza tra una classe e l'altra,mi mancano le forze ed è orribile..-
-Ho notato, prima stavi per collassare.-
-Quel professore ci costringe a fare attività fisica, e ogni volta mi sento morire!- Disse sincero –Anche se.. Diciamo che ho partecipato solo a una o due delle sue lezioni,ma questo non importa.- Ammise, ridacchiando.
-Posso aiutarti, devi solo fare allenamenti leggeri e aumentare l'intensità poco alla volta, non sentirai nemmeno la fatica credimi!-
-Oh.. Anil sei gentile ma.. Io sono molto più debole di quanto tu possa credere, soprattutto ora..-
-No Jet, ho notato quanto sei denutrito, quello che ho detto vale proprio per te.. Ti farebbe bene,ti va di provare?-
Guardò Silver in cerca del suo parere, l'amico capì e gli fece cenno di sì con la testa, sebbene sembrasse contrariato.
-Hum.. Non vorrei fare altre figure di merda, già tutti mi odiano e in più io non faccio altro che dare loro dei motivi per schernirmi, ci manca solo uno svenimento in palestra o un pallone in faccia!-
-Non pensare a cosa pensano loro di te, cerca piuttosto di fare del bene a te stesso.-
-Non è molto da me.- Disse, non riuscendo a trattenere una risata la quale fu seguita da degli sghignazzi da parte di Silver.
Anil li osservò confuso e curioso allo stesso tempo, smise di ridere quando si rese conto del fatto che Anil li stesse studiando.
-Mmh.. Cosa intendevi dire Jet?-
-Nulla,lascia perdere.-
-Ok beh.. Allora? Ti lascerai aiutare?-
Ci pensò su un attimo, nel quale riuscì a convincere se stesso a cercare di migliorare, a quel punto annuì e Anil gli sorrise, soddisfatto.

Quando si trovava negli spogliatoi, l'ansia gli saliva alle stelle.
Una dozzina di ragazzi che si spogliano con nonchalance, non era una cosa semplice da gestire per lui, per questo si nascose in bagno a cambiarsi,scatenando qualche risatina.
Quando uscì si fermò davanti allo specchio e si legò i capelli in una coda alta, qualcuno puntò lo sguardo nella sua direzione ridendo.
Non lo conosceva,non sapeva i nomi e non conosceva i volti della maggior parte dei suoi compagni.
-Dovresti stare nell'altro spogliatoio sai?-
Cercò di non prestare attenzione ne a quello ne ai vari commenti a seguire.
Uscì dallo spogliatoio di fretta e cercò lo sguardo di Silver, era seduto in panchina e appena i loro sguardi si incrociarono gli sorrise, lui ricambiò.
Evidentemente Silver era riuscito a convincere il professore a fargli usare la giustificazione, ne avevano una ogni due o tre mesi.
Notò Anil in lontananza, si stava riscaldando.
Aveva addosso solo una canottiera e dei pantaloncini, teneva i capelli legati in cipollotto dietro la nuca, poteva vedere i suoi muscoli appena definiti tendersi, e rilassarsi mentre faceva stretching.
Si girò verso Silver e mimò un “O mio dio!” con le labbra, Silver lesse il suo labiale e scoppiò a ridere, per poi fargli segno di avvicinarsi.
Si rigirò verso Anil e rimase nuovamente a fissarlo incantato, si riprese solo quando vide  l’altro avvicinarsi a lui, prese un profondo respiro e cercò di calmarsi il più possibile, non voleva rischiare di essere impacciato con lui.
-Hey, dobbiamo fare ginnastica non andare ad una sfilata!- Disse amichevolmente.
-Ci tengo al mio aspetto.-
-Se ci tenessi davvero ti concentreresti di più sul prendere qualche chiletto.-
-Sto mangiando regolarmente, cosa dovrei fare di più?-
-Nulla, direi che è un buon inizio.- Gli sorrise, lui abbassò lo sguardo imbarazzato.
Gli sembrava di essere una ragazzina dodicenne al cospetto del ragazzo più bello della scuola, si sentì veramente stupido in quella circostanza.
-B-beh..- Si schiarì la voce, non bastava l’imbarazzo, doveva pure iniziare a balbettare!
-Cosa.. Cosa dovrei fare per mmh.. Ginnastica?-
-Qualche passaggio con la palla? Ti va?-
-Non ho mai giocato a palla..- Ammise timidamente.
-Bene, un motivo in più per iniziare.-
-E come si gioca..?-
-Innanzitutto impara a prenderla.-
-D’accordo..-
Anil gli lanciò la palla e lui la afferrò, poi gliela ripassò incerto.
I tiri di Anil diventarono sempre più precisi e complessi, i suoi movimenti erano fluidi, sembrava di stare giocando a palla con un ninja.
Riuscì a stargli dietro ancora per qualche minuto, poi una forte fitta al petto lo costrinse a fermarsi e mancò la palla, piegandosi su se stesso.
Si sedette nel tentativo di riprendere fiato, l’unico risultato fu che gli venne anche mal di stomaco.
Anil lo raggiunse un attimo dopo con la palla sotto ad un braccio, gli passò una bottiglietta d’acqua che lui non riuscì ad afferrare facendola cadere a terra accanto a se, la prese con le mani tremanti e bevve un sorso, per poi riappoggiarla a fatica, gli tremava tutto.
Anil lasciò andare la palla e si accovacciò accanto a lui, richiuse la bottiglietta d’acqua e gli mise una mano su una spalla, guardandolo preoccupato.
-Respiri?-
-Poco..- Sussurrò.
-Cazzo.. Per così poco?-
-Scusami, sono una donnicciola..-
-Ma no, però se stavi male dovevi fermarmi subito,ti avrei fatto fare una pausa..-
-Ma è successo tutto all’improvviso..- Disse, cercando di recuperare fiato.
Notò che lo sguardo di Anil andò a puntare lontano, dietro di lui.
Si girò e vide Silver correre verso di loro, raggiungendoli in qualche attimo.
-Che gli hai fatto?- Vide Anil farsi confuso, intervenne.
-Nulla Silv, mi stava solo aiutando.-
Silver sospirò, poi si rivolse ad Anil.
-Scusa, ho solo tanta paura che gli venga fatto del male..-
-E’ il tuo ragazzo?-
Silver ridacchiò.
-No, però ammetto che qualche volta mi lascio tentare da lui e cedo.. Non sono gay, però lui è pur sempre il mio migliore amico, odio quando viene ferito.-
-Oh capisco, ho solo buone intenzioni se può farti piacere saperlo..-
-E’ carino da parte tua, ma si sa.. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.-
Disse Silver, incrociando le braccia e facendo ridacchiare Anil.
-E’ un bene che ci sia tu con lui, immagino che non gli fai mancare nulla, deve essere questo il bello di avere un migliore amico..- Vide il suo sguardo perdersi nel vuoto per qualche secondo, anche Silver lo notò e si scambiarono uno sguardo rattristato.
Stava per dire qualcosa ma Silver lo bloccò con un gesto della mano, per poi andarla ad appoggiare sulla spalla di Anil che si riscosse di colpo, scuotendo la testa e sorridendo.
-Scusate, stavo pensando.-
-A che pensavi?- Chiese Silver.
-Nulla di importante..-
-Senti.. Mi dispiace se sono un po’ stronzo, mi viene naturale.-
-Oh non è un problema, probabilmente è un comportamento involontario che assumi per difendere te stesso e le persone a te care.-
-Cos..-
-Non farci caso, mi piace studiare le persone.-
Silver assottigliò lo sguardo, poi ridacchiò.
-Beh allora comincia bene studiando la persona che hai accanto.. E’ un seduttore esperto, con la faccia da agnellino.-
Arrossì violentemente e si coprì il viso.
-Sta zitto stronzo!- Anil rise, assieme a Silver che si limitò a sghignazzare.
-Ci starò attento..- Disse, sorridendogli impercettibilmente, fece per ricambiare quel sorriso quando una forte pallonata gli arrivò accanto spaventandolo, si portò una mano al petto tentando di bloccare l’imminente attacco di paranoia, ma tre dei loro compagni li affiancarono rendendo il tutto molto più complicato.
Uno teneva la palla che gli avevano lanciato sotto al braccio, lo guardavano con scherno.
-Sei saltato come una femminuccia!-
- Lo sai che il cambio di sesso è semplice ora? E poi tu sei già a buon punto!-
-Ma forse non ha nemmeno un pene la sotto, non avrebbe bisogno della chirurgia ahahah!-
-Quanto potete essere stupidi?- Chiese Silver incazzato e indignato allo stesso tempo.
-Sentitelo come pigola il fidanzatino! Di un po’, ma sta cagnetta almeno è brava con la bocca?- Chiese, mimando un pompino e facendo ridere gli altri due.
Silver stava per ribattere ma lo precedette.
-Tutto qui? Sapete solo darmi della donna o della puttana? Almeno imparate come si fa, prima di insultare.-
-No piccola, non vogliamo esagerare che poi provi a suicidarti come hai fatto alla festa e finiamo nei casini!- Rimase interdetto per un attimo.
-M-ma voi come lo sapete..?- Uno dei tre scoppiò a ridere.
-Che accento di merda..! Lo avete sentito?-
Disse un altro, facendo ridere tutta la combriccola.
Il suo accento francese era molto più marcato a seconda delle situazioni, soprattutto quando era teso o spaventato, a volte anche senza motivo.
-E comunque tutti lo sanno, sfigato.-
-Cosa.. Ma come..?-
-Ooh ragazzi, andateci piano.. La principessa è confusa!- Si rivolse direttamente a lui – Perché non vai a farti di qualche antidepressivo per schiarirti le idee?-
-E non ci pensare troppo al cambio di sesso, fai cagare, saresti più inguardabile di quanto tu già non sia.-
Si alzò traballante con le lacrime che pulsavano, era difficile reggere una tempesta di insulti, soprattutto perché ultimamente tutti premevano su ciò che più lo tormentava.
-Si brava, va a piangere troia!-
-Fai schifo, tua madre ha partorito un aborto!-
Si girò un attimo indietro e riuscì a notare l’espressione spiazzata di Silver, poi le lacrime iniziarono a scendere copiose, ma prima di girarsi fece in tempo a vedere Anil prendere per il collo uno dei tre, poi il panico lo costrinse ad avanzare verso lo spogliatoio.
Appena fu dentro, si chiuse in bagno.
Si portò le mani agli occhi e tentò invano di respirare, ma la situazione peggiorò soltanto.
Ebbe un conato di vomito e rigurgitò nel water usando tutta l’energia che gli era rimasta in corpo.
Appena ebbe finito si appoggiò alla parete più vicina quasi esanime, annaspando e cercando di riprendere aria per stabilizzare il battito cardiaco.
Appena riuscì a calmarsi quanto bastava per non svenire, si lasciò andare alle lacrime una volta ancora.
Si sentiva stupido, si sentiva debole e vulnerabile.
Sentì il cellulare vibrare, lo tirò fuori dalla tasca con la mano tremante e lo poggiò malamente a terra, abbassò lo sguardo per leggere l’anteprima del messaggio, era Silver.
“Quella testa di cazzo del prof non mi lascia venire da te.”
Subito dopo ne arrivò un altro.
“Anil ha fatto il culo a quegli stronzi.”
Sorrise per un attimo, poi chiuse gli occhi.
Dopo qualche minuto riuscì a smettere di piangere e tremare, appena in tempo per la fine della lezione, sentì che gli altri stavano rientrando quindi iniziò a cambiarsi velocemente i vestiti, ad un certo punto qualcuno sbatté un forte pugno sulla porta del bagno, facendolo sobbalzare.
-Fammi entrare.- Disse con un tono che rasentava la rabbia, quella voce non gli era nuova.
-U-un attimo..-
Finì di cambiarsi velocemente i vestiti ed uscì tirandosi dietro la sua sacca, si trovò davanti Bark, era visibilmente incazzato ma il suo sguardo si fece meno duro vedendolo.
-Oh ma sei tu bambolina, che hai fatto? Ti hanno fatto piangere?-
Non riusciva a capire se lo prendesse in giro o meno, mai.
-Mh..-
-Rifatti il trucco su.-
Annuì, l’altro entrò in bagno scuotendo la testa e ridacchiando.
Sospirò e si avvicinò allo specchio per risistemarsi.
Sentì lo sciacquone, dopo un attimo Bark uscì e si fermò a guardarlo per qualche istante.
-Meglio.-
-Grazie..- Disse confuso guardando l’altro andarsene.
Poco dopo rimase solo, o almeno pensava di esserlo, dovette ricredersi quando di colpo si ritrovò Anil di dietro, era estremamente silenzioso e non lo aveva nemmeno sentito camminare.
Si girò verso di lui e si costrinse a sorridergli, cercando si essere il più convincente possibile.
-Jet..-
-E’ tutto ok, sto bene.-
-Jet..- Ripetè l’altro, alzando un sopracciglio.
-Davvero, sanno solo parlare quelli come loro, ormai non mi fanno più male le parole!- Continuò a sorridergli ma l’altro rimase impassibile.
-Quei tre non ti creeranno più alcun problema, inoltre stavi piangendo quando sei andato via.-
-Come lo hai notato da laggiù? E poi non eri nemmeno girato verso di me!-
-Ti ho visto con la coda dell’occhio.-
-Ma..- Scosse la testa incredulo, arrendendosi e smettendo di sorridere,mentirgli era inutile.
-Che gli hai fatto..?-
-Solo qualche minaccia.. E li ho picchiati un po’.. E forse potrei averli minacciati con uno shuriken32.-
Rimase a fissarlo sbigottito e con la bocca leggermente dischiusa.
-Ma che cazzo.. E il prof?-
-Non ha fatto in tempo a vedere nulla.- Disse, sorridendo.
-Era una minaccia a mano armata nella scuola!- Disse, strabuzzando gli occhi.
-Lo so, sono sempre consapevole di quello che faccio.- Disse serio.
-Potevi metterti nei casini..- Disse, abbassando lo sguardo.
-Non riuscivo più ad ascoltarli, ero al limite della pazienza!-
-Ma erano solo degli insulti da quattro soldi! E poi andiamo.. Stavano insultando me, è naturale che lo facciano!-
-Ti hanno ferito.-
-No! .. Non molto almeno..-
-Hanno calcato su ciò che può distruggerti, su ciò che più ti fa stare male.-
-.. Come lo sai? Come cazzo fai a sapere sempre tutto e tutto di tutti? Ok che studi le persone ma così sembra quasi..Quasi impossibile.-
- Io non so affatto tutto, e sicuramente non conosco nemmeno tutto di tutti ma tu.. Tu per me ti stai rivelando come se fossi un libro aperto.- Disse, avanzando di un passo verso di lui.
Quella vicinanza e quel suo sguardo impassibile lo fecero rabbrividire, retrocedette fino a schiacciarsi contro al lavandino posto sotto allo specchio.
Quello sguardo lui, non riusciva a reggerlo, era come se gli leggesse dentro, si sentiva una preda in trappola, si sentiva vulnerabile.
L’altro scattò afferrandogli un polso, gli alzò la manica della maglia lasciando allo scoperto quella cicatrice che tanto odiava.
-Eri in panico?- Chiese alzando un sopracciglio, sembrava quasi incazzato, sembrava pericoloso, curioso e allo stesso tempo pronto a proteggerlo.
Qualsiasi fosse stato il suo intento, in quel momento lo stava solo spaventando.
-V-volevo solo morire ed ero u-ubriaco fradicio..-
-Perché vuoi morire?- Chiese freddamente, con tono severo.
-Perché.. Perché sto male qui..! Non riesco a sostenere questa vita..-
L’altro rimase in silenzio, tenendogli saldamente il polso in modo che potesse ammirare il danno che lui stesso si era stupidamente procurato.
Sentì le lacrime tornare a pulsare contro le palpebre e la paura impossessarsi del suo corpo, a quel punto lo implorò di smettere.
-T-ti prego basta.. So di avere sbagliato e.. S-sto cercando d-di rimettere a posto le cose ora..- Non voleva essere visto piangere quindi gli diede le spalle, sentì l’altro muoversi vicino a lui, poi si sentì afferrare i capelli.
Anil gli sciolse la coda, lui si girò di scatto confuso e l’altro gli passò l’elastico, lo prese senza fare domande.
Lo osservò mentre prendeva una spazzola dalla sua borsa, per poi avvicinarsi di nuovo a lui.
Lo guardò negli occhi mentre l’altro gli passò un braccio dietro la testa, iniziando a spazzolargli i capelli lentamente.
Rimase con lo sguardo nel vuoto, era allibito.
L’altro appena finì, posò la spazzola sul lavabo e incrociò le braccia al petto.
-Perché?- Chiese, confuso.
-E’ così che dovresti essere trattato, ecco perché ti ho difeso prima,fregandomene dei rischi.-
Scosse la testa incredulo.
-Perché sei così.. Diverso?-
-La solitudine nutre l’intelligenza, il dolore nutre l’esperienza, l’ingiustizia nutre il giudizio  e il silenzio nutre il pensiero.-
-Che belle parole.. Hai mai pensato di fare il poeta?-
-Leggeresti le mie poesie?- Chiese l’altro ridacchiando.
-Amo le poesie.-
-Allora ci penserò, a scriverne alcune.-
Gli sorrise calorosamente, lo aveva spaventato per un attimo, ma in quel momento si sentiva estremamente a suo agio.
-Jet dimmi sinceramente, senza che lo debba scoprire da solo, hai paura di loro?-
-Ho paura solo di cedere alle loro cattiverie.-
-E cosa succederebbe se cedessi?-
Abbassò lo sguardo verso il proprio polso, non voleva dirlo ad alta voce, se ne vergognava.
-Mh.. Capisco.. Senti, veramente sei indeciso sul tuo sesso?-
Rabbrividì a quella domanda.
-N-no.. Però è difficile da spiegare.. Una parte di me.. –Prese un profondo respiro e si girò dalla parte opposta, si vergognava a parlare di quelle cose.
-Una parte di me è donna,addirittura pensavo fosse palese eppure vedo che la gente ci rimane di merda quando lo dico.. però io mi considero a tutti gli effetti un ragazzo, con l’aggiunta di qualcosa di femminile.-
-Oh, ora è tutto più chiaro, guardami Jet.. Non ci trovo nulla di sbagliato, o di stupido.- Si girò verso di lui insicuro, poi si perse nei suoi occhi.
In quel momento i suoi occhi gli stavano trasmettendo calma, pace e sicurezza.
Tornò alla realtà vedendo le sue labbra muoversi.
-Sono degli stronzi con il cervello otturato da segatura, e ho notato che anche le ragazze si comportano esattamente allo stesso modo, eppure si dice che loro abbiano il cosiddetto “tatto femminile”, dovrebbero cercare di capirti.. Mi fanno tutti incazzare e non puoi capire quanto.-
-Oh, sono pienamente convinto che loro lo facciano per invidia, una volta ho ascoltato involontariamente una loro conversazione e una ha detto che ho delle forme perfette, mi odia e vorrebbe essere come me! Il bello è che lei è bella rotondetta, ha delle curve magnifiche! Io faccio cagare invece.-
-Tutte le ragazze vorrebbero avere le tue forme perché la moda, il mondo glielo impone, eppure molte sarebbero bellissime con un po' più di carne addosso.. Senza offesa ma tu sei eccessivamente magro, basterebbe qualche chilo.. - Disse, squadrandolo dalla testa ai piedi con un espressione preoccupata.
-Lo so, lo so.. Sto cercando di rimediare.- Disse fermamente, come per convincere anche se stesso.
-Hai il mio sostegno.-
Abbassò lo sguardo arrossendo leggermente.
-Grazie di cuore..-
Anil gli sorrise soddisfatto e si avviò all'uscita,lui lo seguì.
-Non c'è bisogno di ringraziare,Jet.-

Alla fermata del tram Silver lo stava guardando come fosse un alieno, in silenzio.
Non era molto normale da parte sua e dopo alcuni minuti sbottò.
-Piantala Silv, perché mi guardi in quel modo?-
-Scusami Jet, è che non sono abituato a vederti sorridere così a lungo, e poi hai anche un’espressione un po’ ebete in questo momento, lasciatelo dire.-
-Cosa? Sto sorridendo? Da quanto?-
-Più o meno da quando siamo usciti dalla palestra.-
-Oh.. Deve essere per Anil.-
-E’ stato gentile, sto iniziando a fidarmi anch’io sai?-
- Davvero?- Chiese speranzoso.
-No.- Tagliò corto l’altro.
-Oh..- Abbassò lo sguardo.
Rimasero in silenzio per tutto il viaggio, non gli andava di disturbare Silver quando era irritato o di cattivo umore, preferiva aspettare che sbollisse un po’.
Una volta scesi percorsero un po’ di strada e non appena furono in un punto più isolato gli si piazzò davanti, prendendogli le mani.
-Silv.. Sei incazzato vero?-
-Forse.-
-E’ per lui? Se mi fa qualcosa di male ti prometto che lo lascio perdere.-
-Jet tu non hai limiti! Non lo capisci quando qualcuno ti ferisce..-
-Ma Silv, non ho provato nulla di negativo finora con lui!-
-Jet..- Silver sbuffò – Scusami ma io non ce la faccio, non riesco a fidarmi di nessuno a parte te.. E Blaze ultimamente.-
-Lo so Silv e non te ne faccio assolutamente una colpa,ma voglio comunque dargli una possibilità, come stai facendo tu con Blaze tra l’altro..-
-Lei è diversa, lei è come noi..-
-Anche lui è diverso, notizia della giornata, non c’è bisogno che una persona abbia una vita di merda come noi per poter far parte della nostra vita!-
Era sull’orlo della disperazione, a volte Silver poteva essere terribilmente testardo.
Si comportava in quel modo solo per proteggerlo e questo era buono, però stava esagerando come sempre.
Ad interrompere quel silenzio e quell’imbarazzante gioco di sguardi che si erano venuti a creare fu la notifica di un messaggio.
Era il suo, per sbaglio doveva aver riattivato la connessione e gli stavano arrivando tutti i messaggi che prima non aveva visto.
Tirò fuori il cellulare e lo mise in silenzioso, odiava la confusione che emettevano i cellulari quando arrivavano le notifiche.
C’erano due messaggi da parte di Amy.
Uno diceva “Hey” e l’altro “Stasera una mia cara amica da una festa, tu e Silver sarete dei nostri? E’ invitata anche la sua ragazza ovviamente!”
Rabbrividì, ricordando la festa che aveva innescato quel turbinio di eventi tragici due settimane prima.
Silver si sporse per leggere, poi si girò a guardarlo.
-Non ci pensare neanche!-
-Come scusa? Da quando ti sei preso la libertà di darmi ordini e controllarmi, di grazia?-
-Da quando tu non sei in grado di farlo da solo!-
-Perché tu sei meglio!? Tutto quello che sai fare è prendere psicofarmaci a caso fino a non capirci più un cazzo! Vivi in un illusione e non te ne rendi conto!-
-Beh forse sto meglio nella mia illusione..- La voce gli tremò, vide gli occhi dell’amico bagnarsi e tutta la sua rabbia svanì di colpo, lo abbracciò.
Gli voleva bene, le loro litigate finivano sempre così, come se non fossero mai avvenute.
-Scusami, sono patetico ma.. Io voglio solo proteggerti, voglio solo che tu stia bene..-
-Lo so Silv, lo so..-
-Se vuoi andare non posso negartelo, però al meno promettimi che starai attento..-
Disse l’amico, passandogli una mano su un fianco e accarezzandoglielo.
-Sei unico e fragile, non voglio che ti venga fatto del male.- Gli sorrise dolcemente.
-Non ci sarei andato comunque, non voglio che si ripeta di nuovo tutto questo casino.-
Gli arrivò un’altra notifica che interruppe l’idillio che si era venuto a creare, sbuffò e controllò.
Era una richiesta d’amicizia da parte di Anil, Silver ridacchiò.
-Il tuo uomo ti cerca!-
Arrossì, non succedeva spesso eppure nelle ultime ore non riusciva a fare altro.
-Non credo di interessargli, non in quel senso almeno.-
-Jet ho visto come ti guardava, credimi a me non sfugge proprio nulla!-
-Magari è stata una tua impressione..-
-Mentre andavamo verso la palestra ti guardava il culo.-
-Silv, tutti lo fanno.-
-Certo che sei cocciuto! Te la do vinta per sta volta, ma non mi arrendo sappilo.-
Rise avviandosi assieme all’amico verso il centro, tirò fuori un pacco di sigarette che aveva nello zaino, ne offrì una a Silver e l’altra se la portò alle labbra.
L’amico la accese ad entrambi  e lui fece un tiro, nel mentre accettò la richiesta di Anil e andò sul suo profilo; iniziò a scorrere tra i post nella sua bacheca, la maggior parte erano canzoni condivise da YouTube , si promise che prima o poi le avrebbe ascoltate.
Le canzoni che una persona ascolta raccontano molto di quella persona.
A volte sono le canzoni a parlare al posto di qualcuno, e il fatto che Anil le condivideva significava che voleva condividere i suoi pensieri con il mondo.
Un messaggio della Kitcher lo interruppe.
“Fatti trovare al centro il prima possibile, ci sono i tuoi genitori.”
Si bloccò, tutto si bloccò per un attimo.
-E’ tutto ok?- Chiese Silver, per poi strappargli il telefono di mano.
-Merda.. Ma che vogliono?-
-I-io.. No.. Non voglio vederli..- Gettò la sigaretta a terra e la spense con rabbia, percorse il vialetto che li separava dal centro correndo e fregandosene della sua fragilità.
Appena fu dentro  corse verso l’ufficio della Kitcher e aprì la porta senza nemmeno bussare, era infuriato.
Si ritrovò davanti suo padre e sua madre e li osservò disgustato.
Erano grassi, la loro pelle era flaccida ed emanavano cattivo odore, erano vestiti con degli stracci inguardabili.
La cosa che più lo colpì era che accanto a loro vi era un bambino mai visto prima.
-Jet..- La Kitcher si avvicinò a lui – Ti prego sii ragionevole.. Usa la maturità e non l’impulsività.- Le sue parole gli scivolarono addosso, come se nemmeno l’avesse sentita, la rabbia e la frustrazione lo stavano soffocando in quel momento, non sopportava di vederli, non ci riusciva.
-Qui est-il?-33Chiese rivolto a sua madre ed indicando il bambino, avrà avuto circa otto anni.
-Il est une elle.-34
Rimase interdetto per un attimo, poi continuò.
-Pourquoi elle semble un garçon? Qui est-elle? Et pourquoi je ne l’ai jamais vu!?-35
La presenza di quella bambina accanto ai suoi genitori gli sembrava sospetta,aveva un brutto presentimento.
-Nous avons dejà une “fille” , vrai?- Chiese, mimando delle virgolette con le dita,senza lasciargli il tempo di formulare una risposta. -Nous avons un “garçon”  aussi maintenant! Tu es un honte, une disgrace pour cette famille, et elle est comme toi!-36
Il mondo gli cascò addosso, rimase spiazzato per qualche attimo.
Quella che aveva davanti era sua sorella.
Lui aveva una sorella, e non lo aveva mai saputo.
Sentì il suo odio nei loro confronti crescere a dismisura, si sentiva impotente davanti ad una nuova realtà così spiazzante, si sentì schiacciare dalla loro cattiveria, lui non poteva niente contro di loro, erano stati capaci di togliergli tutto, e anche di nascondergli per anni e anni dell’esistenza di sua sorella minore.
-Tu es malade! Elle est ma soeur!? Je ne l’ai jemais vu! Quelle âge a elle!?-37
Chiese, ormai fuori controllo.
-Elle a presque dix ans, elle est insupportable! Nous elle mettront dans un famille d’accueil, pres d’ici, elle s’appelle Edelweiss.-38
Edelweiss.
Significava stella alpina, era il nome di un fiore.
Avevano distrutto la sua vita, e stavano facendo lo stesso con lei.
La trattavano come se fosse un maschio, per punire lui del proprio aspetto.
Era certo che le avessero negato una vita normale, era certo che Edelweiss vedesse il mondo come fosse una realtà parallela, distaccata da quella degli altri, era quello che era successo a lui per colpa loro.
La osservò, poté vedere lo sgomento su quel viso angelico e innocente, inorridì.
Non la conosceva, ma era sua sorella e doveva portarla via da loro, dal dolore che sicuramente le avevano fatto provare, doveva impedirgli di soffrire come stava facendo lui.
L’avrebbero data ad una casa famiglia, almeno quella era una cosa positiva.
Meglio di un centro di salute mentale.
Scosse la testa ancora incredulo.
-M-mere.. Pere.. Vous etez des monstres.. Je vous déteste!-39
Gridò, lasciando scorrere le lacrime amare.
Sentì solo rabbia e frustrazione ammontargli nelle vene, non poteva lasciarsi andare però.
Doveva mantenere il controllo su stesso, ed evitare che quei vermi potessero continuare a rovinare l’infanzia di Edelweiss.
Era sconvolto tuttavia, era stata una scoperta scioccante, anche se piacevole.
Per lui la parola “famiglia” aveva sempre avuto un significato negativo, e nel tempo la eliminò definitivamente dal suo vocabolario perché non era presente nella sua realtà.
Edelweiss ribaltò la situazione.
Lei era parte della famiglia che lui non aveva mai avuto, e divenne immediatamente un punto di riferimento per lui, da quel momento la avrebbe dovuta accudire, si sarebbe dovuto prendere cura di lei, come si fa con i propri famigliari.
-Edelweiss..- Si rivolse direttamente a lei, che lo guardò insicura.
Ci rimase sgomento quando vide l’espressione con cui lo stava guardando, a cavallo tra l’odio e il disprezzo, ma ci passò sopra.
-Edelweiss viens ici..-40
Gli parlò con tono dolce ma lei sembrava non fidarsi di lui, anzi sembrava schifata.
-J’suis ton frère..-41
-Maman a dit que tu penses que tu es une fille! Que tu es malade, que tu es un horreur et que tu es mauvais!-42
Fremette,quei mostri lo avevano messo in cattiva luce ai suoi occhi, ma poteva aspettarselo dopotutto.
- C’est faux! Je suis un garçon mais.. Oui, je pense que je suis une fille mais juste un peu,soulement une petite partie de moi est une fille..Ma tête est un peu malade, mais je suis ..Gentil! Ils sont l’horreur, regarde ,ils craignent!-43
Sua madre lo guardò indignata, Edelweiss ridacchiò per un attimo, poi tornò seria.
Le sorrise, cercando di metterla a suo agio.
-Tu as peur de ils? J’ai eu peur de ils quand j’etais petit..-
-Oui j’ai peur, mais ils parlaient mal de toi toujours! Ton vetements sont noirs, tu est trop maigre.. Tu sembles la mort, j’ai peur de toi aussi!-
-Edelweiss, le noir est soulement ma couleur préférée.. Quel est ta coleur préférée? Rose? Bleu?-44
Era speranzoso, non la conosceva ma voleva comunque strapparla da quei mostri matti, leggeva nei suoi occhi che era spaventata e per un attimo gli ricordò lui da bambino, era come vivere in una realtà differente a quella degli altri ed era sicuro che anche lei si sentisse così, era normale che fosse diffidente, ma le avrebbe insegnato a rafforzarsi e non ad indebolirsi come aveva fatto lui.
Non si arrese, non poteva farlo, doveva riuscire a legare con lei.
-Vert..-45 Disse lei, quasi sottovoce.
- Vert? – Le sorrise – J’aime le vert! Par fois je teins mes cheveux en vert.-
-T-ton cheveux? Tu as longs cheveux, comme une fille.. Ils sont.. Beaux.-
Ridacchiò.
- Merci,mais les garçons aussi peuvent avoir les cheveux longs ,c’est normal.- Continuò a sorriderle amichevolmente.
-Je veux les cheveux longs comme toi..-
-Il suffit de les laisser grandir.-
- Maman ne veut pas..- Disse lei, abbassando lo sguardo di lato – Si je reste avec toi,peux je avoir les cheveux long?-
- Bien sûr!-46
Edelweiss si avvicinò un po’ e lui perse un battito, era riuscito a fare avvicinare la sorellina della cui esistenza non aveva mai saputo prima.
Le tese una mano e lei continuò ad avanzare verso di lui titubante.
-Edelweiss il est le mal!- Urlò sua madre.
Edelweiss strinse le mani a pugno e si girò verso di lei arrabbiata.
-Maman tu est le mal!-
- Ne m’appelle pas maman! Je ne suis pas ta mère!-
Ebbe delle fortissime scariche di rabbia sentendo quella frase, quasi gli venne da piangere pur di riuscire a contenersi, tutto scemò quando Edelweiss tornò a guardarlo e annullò la poca distanza tra loro.
Gli prese un pollice con una mano e lo guardò, quella vicinanza gli ricordò che era tutto vero, lei era vera.
Ancora faticava a crederci , eppure le somigliava, era davvero la sua sorellina.
Guardò la Kitcher, sembrava commossa.
-Vuoi parlare un po’ con lei prima che venga portata nella casa famiglia?-
Annuì, poi tornò a dare attenzione ad Edelweiss.
-Tu t’appelles Jeton, vrai?-
-Oui.-
-Si tu n’est pas la morte, es tu une princess?-
Ridacchiò a quell’appellativo, e le sorrise.
-Oui! Une princess sombre, et tu est une princess spécial!-
La fece ridere, rise a sua volta.
- Quel âge as-tu?- Chiese curiosa.
-Presque quinze ans.-
- Qu'est-ce qu'une famille d'accueil?-
- Une grande maison plein des enfants qui ne avons pas les parents.-
Era una descrizione molto scarna, ma non gli andava di entrare nel dettaglio.
-Je comprends.. Tu viendras me voir?-
-Oui, toujours!-
-Alors,à bientôt, Jet.- Disse, facendo per uscire dalla porta.
-Edelweiss arrête ...- Lei si fermò e si girò verso di lui.
-Oui?-
- Tu n'est pas seul..-
-Toi aussi, Jet.-
Rimase quasi spiazzato da quelle parole, lei era molto sveglia.
-Merci..-47

Edelweiss uscì, fuori dalla porta la aspettavano quelli che sarebbero stati i suoi “nuovi genitori”, la seguì e le restò vicino, voleva vedere chi l’avrebbe accolta.
Dovevano avere entrambi sulla mezza età, lei era bionda ed era tutta vestita di rosso, lui aveva i capelli brizzolati ed era vestito elegante.
Rimase in disparte mentre Edelweiss faceva faticosamente conoscenza con loro, per via della lingua.
Rimase li bloccato con lo sguardo nel vuoto per quella che gli sembrò un eternità, fu quella signora a riscuoterlo dai suoi pensieri, alzò lo sguardo su di lei.
-Sei suo fratello?-
-Si.. -
-Ci dispiace ma noi non possiamo averne più di sei a casa, spero che tu possa capire..-
-Non si preoccupi signora, però vorrei farle una richiesta.-
-Dimmi.-
-Voglio vederla, è l’unico membro della famiglia che mi è rimasto..-
La signora ridacchiò e tirò fuori un pezzo di carta e una penna dalla borsa, la osservò scrivere in silenzio.
Lei gli passò il pezzo di carta e gli sorrise, sopra c’era un indirizzo e quasi involontariamente sorrise a sua volta.
-Edelweiss starà bene e tu sei il benvenuto, vieni a trovarci quando vuoi.-
-Grazie mille, signora.-
-Non ringraziare, ora dobbiamo andare, dobbiamo caricare i bagagli, a presto!-
Salutò sua sorella e i suoi “nuovi genitori”, sembravano gentili e sapeva che sua sorella era in buone mani.
Ecco che era di nuovo solo, sobbalzò quando la porta dell’ufficio della Kitcher si spalancò, si ritrovò suo padre addosso in un batter d’occhio e rabbrividì.
Quell’uomo imponente lo schiacciò contro la parete opposta urlandogli cose incomprensibili in faccia, sputando di tanto in tanto, era come essere intrappolato tra un muro e un corpulento essere bavoso.
Il fiato gli mancò ed iniziò a girargli la testa, non ci volle molto prima che la Kitcher e altri infermieri intervenissero.
Facevano confusione, ma mai quanta confusione c’era nella sua testa in quel momento.
Troppi pensieri, l’aria mancante nei polmoni, le lacrime agli occhi ad offuscare la vista e nei condotti nasali a bloccare ogni minima possibilità di respiro.
Era come stare affogando in una pozza di merda e fango.
Sembrava che nessuno potesse tirarlo fuori in quel momento.
Si sentì sollevare, trascinare di peso, la confusione si fece lontana, tenue.
Sentì le sue lacrime che venivano asciugate, fino a che riuscì a distinguere almeno in parte ciò che lo circondava.
Lentamente tornò a sentire quello che aveva attorno e non i suoi pensieri.
Pian piano si accorse di essere cullato dal migliore amico, stretto tra le sue braccia.
Si riprese abbastanza da avere controllo sul proprio corpo, sulle proprie azioni.
Si accucciò all’amico e rimase li per svariati minuti.
-Cosa c’è? Cosa è successo Jet?-
Gli salirono nuovamente le lacrime, cercò di respingerle e digrignò i denti.
-V-vuoi sapere c-cosa c’è Silv..? I-io ho una sorella…-
Scoppiò in lacrime.
Era una cosa positiva si, ma struggente.
Struggente perché per colpa dei suoi genitori irresponsabili, crudeli  ed incompetenti aveva perso una parte fondamentale della sua vita, lo avevano isolato, gli avevano distrutto la sanità mentale.
Aveva bisogno di scappare, di scappare da tutto quanto quel terremoto che era la sua vita.
-Silv ho bisogno di andare a quella festa ‘sta sera, non posso più pensare o mi farò male, so che accadrà.. Lasciamelo fare, ti prego.. Ho bisogno di scappare..-
-No Jet ti prego, oggi ho pensato a delle cose e.. Ho bisogno di te qui, te ne prego..-
-No Silv non posso, non posso.. Parlamene ora se vuoi ma sta sera vado la..-
-O-ok.. Ma sono solo cazzate, hai ragione d-dobbiamo pensare a te, vai.. Però cerca di non andare in coma etilico ok?-
Rise nonostante le lacrime e scosse la testa.
-Che scemo.. A cosa pensavi Silv..?-
-Nulla di importante, cose sciocche.. Tipo.. Non so, se potessi trovare un modo per esternare quello che provo dentro e non.. Non farmi male o almeno.. Un modo alternativo, pensavo a quanto sia stupida la vita e sarebbe quasi meglio chiuderla qui ma poi.. Poi ti accorgi di chi hai accanto ed ecco.. Ecco riesci solo a ferirti, capisci..? Tu stai male lo stesso alla fine ma quelli a cui tieni no e.. E beh …Alla fine dovresti esserne felice anche tu ma non ce la fai mai veramente e alla fine ti arrendi, ma non del tutto.. Pensavo a quando si arriva vicini alla fine e poi non ci si riesce, è da codardi.. Ma poi si continua a provare e questo è da testardi, ostinati.. Dato che il risultato.. Beh il risultato e sempre lo stesso, e non ci si preoccupa ogni volta che lo si ripete perché si ha la sicurezza di essere codardi e non arrivare.. Oltre..-
Lo guardò confuso, vide che il suo sguardo era perso, aveva appena fatto un discorso più che delirante, quasi senza senso, quasi non lo aveva compreso.
-Silv..-
-Jet, per favore passa più tempo possibile con me prima della festa, finirò per impazzire e non credo sia una cosa buona..-
-M-ma certo, certo..-
Non poteva pensare solo al suo di dolore, Silver aveva bisogno di lui, della sua presenza.
Il suo migliore amico stava di nuovo pensando troppo, gli tornò alla mente l’immagine di lui quasi dissanguato steso esanime sul suo letto e tremò al solo pensiero che potesse accadere di nuovo.
Tornarono nella loro stanza, rimasero seduti in silenzio a lungo, Silver era molto agitato, sembrava continuamente tormentato.
-Hey Silv, Blaze non c’è?-
-E’ d-da Wave..-
Lo vide deglutire e abbassare lo sguardo, a quel punto scattò e gli prese le mani tra le sue.
-Silv, dimmi che succede, dimmi a cosa stai pensando..-
-L’ho detto, cose stupide..- Disse vago, puntando gli occhi altrove e fuggendo il suo sguardo.
Scosse la testa e lo abbracciò, l’altro tremò a quel contatto.
-Silv per favore, dimmi cosa ti prende, odio vederti così..-
-Va tutto bene Jet, è tutto a posto, è sempre tutto a posto..-
-Silv, hai preso qualcosa di forte?-
-No, in realtà non ho preso proprio nulla, volevo darti ascolto…-
-Silv, io intendevo dire che non devi esagerare, ma quelle che ti hanno assegnato i medici le devi prendere!-
-No Jet, posso stare benissimo senza.. Ho sonno, ho tanto sonno e sono stanco di tenere gli occhi aperti, voglio chiuderli..-
-Silv? Cosa intendi dire..?-
-Oh nulla, nulla! Solo che ho sonno, dormi un po’ con me..-
-Ma si.. Si certo.- Disse, insicuro.
Si stese accanto a lui che lo abbracciò accucciandosi, gli prese una mano e rimase a guardare il vuoto, ascoltando il suo respiro vicino.
Chiuse gli occhi dopo un po’, lasciandosi andare ad un sonno che si rivelò essere pesante, stare male era faticoso e stancante.

Aprì gli occhi qualche ora più tardi, era da solo nel letto.
-Silv?- Lo chiamò, la sua voce era leggermente roca.
Sentì dei rumori provenire dal bagno, dal quale Silver uscì un attimo dopo.
-Si?-
Si mise a sedere e si strofinò gli occhi.
-Quanto ho dormito?-
-Qualche ora.. Tra un po’ devi andare alla festa, no?-
-Uh.. Si.. Avverto Anil.-
-Ci vai con lui?-
-No, lo avverto di starmi lontano.-
-Perché? Non vuoi che il tuo principe azzurro di veda ubriaco?-
-Esatto.-
-Beh, direi che ha senso..-
-Come stai Silv?- Chiese, iniziando a scrivere ad Anil.
Finì di scrivere il messaggio, Silver non gli rispose.
-Silv?- Alzò lo sguardo su di lui, se ne stava appoggiato alla parete con lo sguardo basso  e si strofinava le braccia con le mani.
-Silv, mi stai facendo preoccupare..-
-Va tutto bene!- Rispose, era poco convincente.
Si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla fronte, non scottava, però poteva sentire la sua tensione e la sua ansia nell’aria.
-Silv, a me puoi dire tutto..-
-Jet vai, sto bene davvero.. So cavarmela..-
-Cercherò di tornare il prima possibile, ok? Non fare cazzate ti prego.. -
-Stai tranquillo..- Gli disse, facendogli un sorrisino tirato.
Gli sorrise a sua volta e lo abbracciò, l’altro ricambiò insicuro.
-Stai attento..-
-Non esagererò, cherie.-
Silver gli accarezzò i capelli e puntò i propri occhi nei suoi.
-Sei una meraviglia.-
Gli fece sciogliere il cuore, riusciva sempre a farlo stare bene in qualche modo e gliene era grato.
-Tu sei un tesoro, ci tengo a te, non voglio perderti..-
-Sarò sempre con te, legato stretto alla tua anima..-
-E io alla tua.-
Conclusero stringendosi forte, e ridacchiando.
-Su, la festa aspetta la diva della serata!-
-Oh Silv così mi fai tremare tutto.. Quali lusinghe muovono le tue dolci labbra!- Disse, mettendosi in una posa sexy e portandosi una mano al petto, per poi scoppiare a ridere assieme a lui.
-Sei tutto matto..-
-Anche tu, anche tu..-
-A dopo,Jet.-
-A dopo, e non pensare troppo!-
-Non preoccuparti.-
-Mi preoccupo sempre per te, Silv.-
-E io per te.-
-Sei adorabile sai?-
-Lo so, sono irresistibile vero?- Disse, ironico.
Arrossì leggermente e ridacchiò.
-Ciao Silv, tornerò presto.-
-Ti aspetto.- Gli rispose sorridendo, uscì dalla stanza più tranquillo, notò una risposta di Anil e parlò un po’ con lui, poi si avviò per andare alla festa.
Nel tragitto fumò una canna, voleva arrivare la il meno lucido possibile, ma non servì a molto, i suoi pensieri urlavano, i suoi tormenti erano troppo forti, lo schiacciavano.
Nemmeno l’erba poteva strapparlo da loro, qualsiasi cosa sarebbe stata inutile,lui poteva solo fare finta che fosse possibile scappare da loro, poteva fare finta di nascondersi ma il tutto avveniva dentro il suo cervello, e quello era un luogo maledettamente infestato.

Rumore assordante.
Solo tanto, scombussolante rumore.
Nelle orecchie, nel suo cervello.
Suoni diversi accalcati, indistinguibili tra loro.
Poteva sentirlo quel casino, gli rimbombava nel petto, nello stomaco.
Doveva aver perso i sensi per qualche attimo, non ricordava quel che era successo poco prima, sentì solo quella confusione affievolirsi, capì di non essere a terra ma di trovarsi in braccio a qualcuno che lo stava portando chissà dove.
Fu di nuovo tutto nero, un breve black-out, si sentiva come delle lampadine ad intermittenza, ormai non capiva più se fosse cosciente o meno.
Sentì che chiunque lo stesse trasportando aprì una porta con un calcio, poi anziché il tepore corporeo tipico di una persona sentì il contrastante freddo del pavimento e del muro di quello che doveva essere un bagno, rabbrividì.
Non riusciva a tenere gli occhi aperti, come se quella semplicissima azione gli costasse la stessa fatica di trainare un camion.
Sentì dei movimenti vicino a lui, poi percepì qualcosa di freddo bagnargli la fronte e sussultò, quasi gemette.
Chiunque fosse lo stava vedendo ridotto in quello stato, iniziò a provare vergogna, finiva sempre per umiliarsi da solo.
Gli venne da piangere e alcune lacrime le lasciò andare, non le trattenne.
Non gli venne da piangere solo per la vergogna, o per la sua situazione di merda, gli venne da piangere perché quando si riduceva così stava male, sentiva il dolore che si auto infliggeva ed era veramente lancinante.
-Sssh, è tutto ok.. Va tutto bene, ci sono qua io..- Quella voce era famigliare ma gli arrivò ovattata, non riuscì a riconoscerla, capì solo che apparteneva ad un ragazzo e che quest’ultimo stava cercando di rassicurarlo, continuando a farlo per un bel po’ lo fece quasi addormentare.

Un conato di vomito lo riscosse, cercò di arrangiarsi il più possibile per trovare il water ma non ottenne alcun risultato, l’altro lo aiutò ad alzarsi e ad appoggiarsi all’oggetto delle sue ricerche, gli resse la fronte mentre rigurgitava.
Appena finì la gola gli bruciava terribilmente, il ragazzo lo aiutò a risedersi appoggiato al muro, poi lo sentì strappare un pezzo di carta e aprire un rubinetto.
Un attimo dopo gli fu accanto e gli diede una ripulita alla bocca.
Apprezzava il fatto che lo stesse aiutando, ma ad ogni secondo che passava lui si imbarazzava un po’ di più, era terribilmente a disagio.
Era passato abbastanza tempo da quando era li, infatti riuscì a riprendersi leggermente e aprì gli occhi.
Vide tutto sfocato per qualche attimo, cercò di mettere a fuoco il ragazzo che aveva davanti, ci impiegò qualche secondo, poi riconobbe dei capelli viola.
In mezzo vi era quel ciuffo biondo, inconfondibile ed unico.
Era Anil.
Riacquistò di colpo parecchia lucidità, per via della vergogna e del timore di essere giudicato male da lui.
Voleva apparire bello nei suoi confronti, gentile o perché no, intelligente.
Eppure finiva sempre per diventare uno zombie ubriaco, non riuscì ad evitare che accadesse anche con lui.
Sperò che all’improvviso si aprisse una voragine nel pavimento sotto di lui e che potesse scomparire per sempre, pur di evitare che l’altro continuasse ad ammirare lo scempio, la feccia che aveva davanti.
Si lasciò scappare una lacrima, per la rabbia contro se stesso, perché si detestava e non riusciva mai a fare qualcosa di giusto.
-Jet.. Hey.-
-Anil..-
-Va tutto bene ora, non sei solo..-
-N-non dovevi vedermi così, te lo avevo p-pure chiesto di non cercarmi..-
-E ho fatto come avevi chiesto, ti ho solo dato un occhiata ogni tanto, però poi ho avuto paura perché stavi esagerando, un amico non si lascia in certe condizioni.-
Abbassò lo sguardo e si strinse le ginocchia al petto, nascondendoci il viso in mezzo il più possibile.
Una delle due gambe gli rilasciò una scossa di dolore lancinante, quindi la lasciò stesa.
I suoi ricordi in quel momento erano offuscati, quindi non riuscì a comprendere il motivo del suo infortunio.
-Sono una merda,la mia vita è una merda.. -
-Non lo sei, solo la tua vita lo è,ma ora puoi contare anche su di me, e gli altri tuoi amici.-
-Sono sicuro di farvi schifo, a tutti..-
-No Jet, al massimo ci fai preoccupare, perché anche se non ti conosco bene sono già in grado di affermare che tu non fai altro che rischiare, e ciò è spaventosamente pericoloso.-
Alzò lo sguardo su di lui, trattenendo il più possibile le lacrime per non sembrare del tutto stupido.
-Tu.. Hai ragione.. Ma non rischio solo, a volte mi avvicino così tanto alla fine, che se sono ancora qui è solo perché la vita ha deciso di torturarmi ancora un po’..-
Era così.
Lui non viveva, lui sopravviveva.




Edelweiss Hawkers:


- Gangi í tokuni
 eina í djúpu kvirruni
 síggi ongar varðar
 burtur allir garðar
 rópi men eingin svarar

 inn ímillum gloppini
 í mjørkaklæddu náttini
 hómi eg skuggar
 tykist sum okkurt
 rørir seg har
 rópi men eingin svarar mær -

                                      
(From Í Tokuni by Eivør)



ANIL –TEJ VIJAYA

Non aveva mai apprezzato i luoghi caotici,e Hiverland lo era.
Era convinto che si sarebbe trovato malissimo.
Aveva avuto solo tre settimane per studiare la lingua, era ironico il fatto che sapesse tante lingue ma non quella mondiale.
Era diverso da tutti, si sentiva come un fantasma,aveva girato mezzo mondo senza essere notato o accolto da nessuno.
Appena arrivato aveva passato tre giorni a guardare quello che accadeva fuori dalla finestra.
Non aveva mai veramente apprezzato la parte della sua vita che comprendeva il "girare tutto il mondo come una trottola".
Comportava ripartire ogni volta da capo.
Imparare una nuova lingua, conoscere nuovi costumi,nuove usanze e nuovi volti.
Sapeva che avrebbe fatto fatica ad esprimersi e a farsi capire,sapeva che non avrebbe legato con nessuno.
Eppure tutte le sue convinzioni svanirono quando a scuola vide quel ragazzo, Jet.
Era diverso, era particolare così come il suo amico, ma lui aveva qualcosa di misterioso in più.
Si sentì in colpa, perché la prima cosa che fece fu offenderlo, aveva offeso la persona più singolare che avesse mai incontrato ancora prima di conoscerla.
Lo aveva attirato fin dal primo momento in cui lo aveva visto, nemmeno riusciva a capire se fosse una ragazza o un ragazzo inizialmente, notò solo quanto fosse particolare.
Sembrava diverso, estraneo a quella massa di umani tutti uguali, immersi nei loro problemi infantili e nella moda, non sembrava far parte di quella massa di alieni e voleva farci amicizia, voleva conoscerlo per poter confermare a se stesso quello che pensava di lui.
Fu per quei motivi che decise di doversi far perdonare ad ogni costo.
Ma non era così semplice, non con quel ragazzo che si rivelò essere il suo migliore amico: Silver.
Silver gli impediva anche solo di avvicinarsi a Jet, pensò che fosse il suo ragazzo ma no, non era così.
Silver voleva solo proteggerlo e lo faceva quasi in modo ossessivo.
Solo alcune ore dopo riuscì a capire il motivo di tale possessività: il rischio di perderlo.
Giurò a se stesso di fare lo stesso per Jet, se lo voleva come amico doveva proteggerlo, e doveva guadagnarsi la fiducia sua, ma soprattutto quella di Silver.
Lo aveva stupito accettando il suo aiuto, ma di più lo aveva stupito il fatto che avesse iniziato a fidarsi di lui in così poco tempo, pure Silver gli aveva dato in un certo senso fiducia lasciandogli la possibilità di aiutarlo in palestra.
Vedere come veniva attaccato lo fece imbestialire, riceveva l'odio immotivato di tutti, la loro rabbia infondata gliela schiantavano addosso come se fosse giusto farlo, come se lui non provasse dolore o come se fosse un oggetto privo di emozioni e valore.
Lo difese, fregandosene delle possibili conseguenze che gli si sarebbero potute ritorcere contro, a volte la cosa migliore da fare era agire e basta.
Lo trovò distrutto nello spogliatoio e quella visuale fu raccapricciante, gli dispiacque essere duro con lui ma dovette farlo, Jet non si faceva distruggere solo dagli altri ma permetteva anche a se stesso di farlo,e doveva aiutarlo a smettere.
Stare con lui e Silver era strano, quei due erano pieni di stranezze, a volte dicevano cose che solo loro potevano capire, a volte parlavano in francese e a volte in svedese,altre sembrava che potessero comunicare solo con i loro sguardi.
Jet cercava di interagire con entrambi e la trovò una cosa molto gentile,forse avrebbe finalmente avuto un amico, dopo tanti anni.
All'uscita si salutarono, lo vide svanire assieme all'amico e a quel punto decise di incamminarsi verso casa, si rese conto di non avere chiesto il numero a Jet, non era abituato a farlo.
Tirò fuori il cellulare e lo cercò su Facebook, non ci mise molto a trovarlo.
Nella sua foto profilo aveva dei dreads verdi ed era più in carne, le sue guance erano meno scavate, e il suo sguardo era triste.
Nella foto di copertina era con Silver, lui sorrideva e l'altro sembrava annoiato.
Ridacchiò e gli inviò la richiesta d'amicizia per poi riporre il telefono in tasca.
Arrivato a casa poggiò la borsa per terra e andò in bagno, fece i propri bisogni e si lavò le mani, sentì il rumore delle unghie che sbattono sul pavimento e in un attimo si ritrovò addosso Läpor, il suo cane.
Era enorme ed era un coccolone, era adorabile.
Lo avevano trovato due anni prima sul ciglio di una strada quando era appena un cucciolo, stava piangendo e non avrebbero mai potuto abbandonarlo li come già probabilmente qualcuno aveva fatto.
Si era ambientato molto velocemente Läpor, ma era comprensibile dato che nella sua famiglia aleggiava un aria di pace e amore.
Lo accarezzò e lo coccolò un po', poi si alzò e si diresse verso la cucina.
Iniziò a prepararsi qualcosa da mangiare e nel frattempo scrisse a Jet il quale non gli rispose subito, passò una mezz'oretta prima che ricevesse un suo messaggio, si parlarono per un po' poi l'altro smise di rispondere all'improvviso.
Non si preoccupò più di tanto,magari aveva altro da fare.

Quel pomeriggio si dedicò agli esercizi e agli allenamenti giornalieri.
Era l’unica cosa che per lungo tempo aveva odiato e che gli era stata imposta dal padre.
Suo padre, un combattente, un militare.
Un militare ferito e fallito, un militare che non si butta mai giù, un guerriero che si rialza e continua a combattere le sue battaglie.. Sebbene come direttore di una società.
Una cosa non la riuscì ad accettare, suo padre.
Le sue capacità nel combattimento, perdute.
Così, le impose a lui.
Un figlio è parte di te, si dice.
E lui si allenava, fino a stare male.
Ogni giorno della sua vita, ore e ore passate a rinforzarsi, ad imparare tecniche, ad affinare la precisione dei suoi colpi.
Piangeva quando era più piccolo, ma non si fermava.
Con gli anni arriva la ragione, e si inizia a pensare.
Pensare porta dolore, porta rabbia.
E quegli allenamenti, diventarono un modo per scaricare tutto.
Prima era una cosa imposta, ora lo faceva per se stesso.
Ogni volta che un suo muscolo si contraeva, la sua frustrazione scemava, e quel bruciore diventava quasi piacevole, quel sudore perle di gioia.

Dovevano essere circa le sette di sera quando una notifica lo riscosse dalla sua meditazione, prese il cellulare infastidito e vide un messaggio di Jet, sorrise e aprì la chat.
"Vengo anch'io, ma non cercarmi per favore."
Rimase per un attimo interdetto poi comprese che il messaggio era riferito alla festa che si sarebbe tenuta all'incirca un ora dopo.
"Perché? Ho fatto qualcosa di male?" Chiese confuso.
"No, ma non voglio che tu mi veda."
"È successo qualcosa?"
"Si, e non voglio essere visto per quello che succederà. "
"E cosa succederà? "
Lo vide indeciso, riuscì a capire che stava scrivendo per poi cancellare subito la risposta, come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato.
Ci mise tre minuti a rispondere.
".. Ci vediamo domani, se ti va, così ti spiego. " Stava cercando di evitare di confrontarsi con lui e la cosa lo infastidì leggermente, sospirò e gli rispose.
"Perché fai così?"
"Scusami.. Sono uno stupido."
"Non lo sei, e lo sai."
".. Voglio parlarti Anil ma oggi non posso, voglio smettere di pensare.."
"Non puoi smettere di pensare."
"No, ma posso fare finta che sia possibile."
Rimase a riflettere a lungo su quella frase mentre si faceva una doccia.
Per lui era una delle cose più rilassanti, farsi la doccia.
L’acqua scorre fresca sulla pelle, così come i pensieri.
Una volta asciutto si preparò  per andare alla festa, e anche mentre si avviava per andarci, ripenso alle parole che Jet gli aveva scritto.
Ah, la mente umana.
Pensò tra se.
Pensò a quei momenti di notte, nei quali non si riesce a dormire per colpa della propria mente.
Sempre in moto, sempre al lavoro.
Sempre attiva a macinare dati su dati.
Gli occhi restano aperti, mentre si pensa incessantemente al tutto e al niente.

Quella di Rouge era una casa molto grande e bella, lussuosa.
Vi erano molte persone quella notte,forse troppe.
Come era possibile gestire così tanta gente?
Rimase in disparte ad osservare le persone, qualcuno si avvicinava per scambiare qualche parola con lui,ma non di più.
Notò Jet entrare ma decise di non avvicinarsi a lui, voleva rispettare la sua richiesta sebbene fosse in completo disaccordo.
Eppure quando lo vide bere qualche bicchiere di troppo si preoccupò e cercò di non perderlo mai di vista.
A quel punto gli fu chiaro quel che Jet aveva intenzione di fare, ma lo avrebbe fermato solo se fosse arrivato al limite, non voleva intromettersi.
Ad un certo punto lo vide entrare in una stanza abbastanza affollata,poi lo perse di vista.
Notò che stava iniziando ad affluire più gente, spingevano, spintonavano per entrare come se stessero assistendo ad uno spettacolo.
Solo dopo svariati tentativi riuscì a vedere cosa stesse accadendo, e non gli piacque per nulla.
Jet per lui era l’immagine di pura innocenza e vederlo strisciarsi ad un palo, per di più completamente sotto l’effetto dell’alcol , lo fece rabbrividire.
Dopo non molto vide un ragazzo avvicinarsi a lui, forse lo stava schernendo o forse gli stava solo parlando, anche se l’opzione più plausibile era la prima viste le risate da parte della gente nella stanza.
Poi accadde, il ragazzo lo aggredì e a quel punto perse completamente la pazienza, cercò di farsi strada in mezzo a quei corpi invano, non riuscì a passare.
Fu un colpo allo stomaco vedere quel ragazzino in quello stato.
Era a terra e rideva, rideva di risate false e ubriache.
Teneva tra le mani una bottiglia, aveva alcol sparso ovunque, sui vestiti e sui capelli.
Dolore, lo vide e lo percepì tutto il dolore che provava.
O forse no, forse era solo una parte, un assaggio.
Un pizzico di tutto il male che lui provava.
Vide Amily assieme alla ragazza che aveva dato la festa, cercavano di riportare Jet alla realtà, una delle due scacciò più persone possibile dalla stanza e a quel punto riuscì a passare.
Afferrò Jet da dietro e lo mise in piedi, notò che non riusciva ad ottenere alcuna stabilità e se lo tirò dietro, fino a sbatterlo contro ad un muro.
Non voleva essere violento o spaventarlo, ma era veramente incazzato, anche con lui per aver creato danni a se stesso quella sera.
Non riusciva a stare in piedi quindi fui lui a reggerlo, vide il suo sguardo vagare nel nulla, non riusciva ad avere la sua attenzione e sembrava quasi che non potesse sentirlo, sembrava quasi che non percepisse nulla di ciò che lo circondava.
Gli afferrò il mento saldamente e chiamò il suo nome più volte, quasi urlò.. Nulla, non accadeva nulla.
Provò a tirargli qualche schiaffetto  su una guancia, ma nulla sembrava poterlo riscuotere da quello stato di incoscienza in cui era precipitato.
 Ad un certo punto sentì i suoi muscoli tendersi e contrarsi sotto la sua presa, era così fragile ed esile che poteva percepire ogni suo tremore, ogni sua pulsazione.
Lo vide trattenere un conato di vomito , si spostò leggermente continuando a reggerlo di peso mentre lui rigurgitava.
Era da brividi, sembrava una fatica fin troppo grande da reggere per quel corpicino, sembrava che si stesse svuotando di quel poco che aveva e che potesse svanire, disintegrarsi sotto alla fatica della propria vita.
Appena ebbe finito lo prese in braccio, non pesava, non sembrava in vita.
Vide Amily sconvolta, l’altra ragazza con un espressione seria e atterrita sul volto giovane e bello, un volto che ha ancora i lineamenti di una dolce ragazzina, ma che si sta già trasformando in quello di una bella donna nel fiore dei suoi anni.
Chiese le indicazioni per il bagno con tono funereo, appena le ottenne si affrettò a raggiungere la propria destinazione.
Trovò immediatamente il luogo desiderato e vi entrò accertandosi che non ci fosse nessuno, chiuse la porta dietro di se a chiave e appoggiò Jet a terra, con le spalle contro al muro, vicino al water nel caso avesse avuto bisogno di vomitare ancora.
Lo osservò tristemente, il suo respiro irregolare, l’espressione corrucciata sul volto.
I capelli impiastricciati di alcol e lacrime, che ancora impregnavano i suoi occhi, scalfivano le sue guance.
Si riscosse e prese della carta igienica con la quale tentò di ripulirlo il più possibile, anche dal trucco sciolto.
Dopo alcuni minuti di silenzio totale, dove si sentiva solo la musica lontana in sottofondo, lo vide riprendersi leggermente e tirò un sospiro di sollievo.
-Jet.. Hey.- Lo chiamò, l’altro aprì faticosamente gli occhi, sembravano pesanti come macigni.
-A-anil..- Pronunciò il suo nome  a stento e si strinse di più a se stesso, notò un particolare piuttosto spiacevole, la gamba che gli era stata colpita dal ragazzo che lo aveva aggredito gli causava dolore, l’altra infatti se la portò facilmente al petto, mentre quando provò con quella strinse i denti, fallendo.
-Va tutto bene ora, non sei solo..-
-N-non dovevi vedermi così, te lo avevo p-pure chiesto di non cercarmi..-
-E ho fatto come avevi chiesto, ti ho solo dato un occhiata ogni tanto, però poi ho avuto paura perché stavi esagerando, un amico non si lascia in certe condizioni.-
-Sono una merda,la mia vita è una merda.. -
-Non lo sei, solo la tua vita lo è,ma ora puoi contare anche su di me, e gli altri tuoi amici.-
-Sono sicuro di farvi schifo, a tutti..-
-No Jet, al massimo ci fai preoccupare, perché anche se non ti conosco bene sono già in grado di affermare che tu non fai altro che rischiare, e ciò è spaventosamente pericoloso.-
-Tu.. Hai ragione.. Ma non rischio solo, a volte mi avvicino così tanto alla fine, che se sono ancora qui è solo perché la vita ha deciso di torturarmi ancora un po’..-
Non riuscì a rispondere, e il silenzio che alleggiava nell’aria doveva essere doloroso per Jet, che aveva bisogno di sapere di non essere solo in quel momento più che mai.
-N-non volevo che mi vedessi così..-
-Non preoccuparti Jet,  voglio che più tardi mi racconti cosa è successo, però ora .. Viste le tue condizioni, vorrei portarti a casa mia dato che è abbastanza vicina, è un problema?-
-No..-
-Bene, così potrai darti una ripulita.. Ti fa molto male la gamba?-
-Si.. Ma non importa, era solo un calcio..-
-Un calcio può essere estremamente pericoloso se tirato bene, ci darò un occhiata più tardi.-
-Hai un bellissimo accento..-
Rimase per un attimo interdetto a quell’affermazione improvvisa e inaspettata, poi gli sorrise senza porsi alcuna domanda particolare, lo prese come un complimento fatto da un ubriaco, sapeva che era sincero, ma completamente sconnesso da quella che era la realtà.
-Grazie.. Ma ora pensiamo a te, su vieni.- Si alzò in piedi e gli tese una mano, l’altro la afferrò ma non appena si tirò su cadde nuovamente, purtroppo non fu abbastanza pronto per afferrarlo e rovinò a terra gemendo.
Lo fece sussultare, provava tanta pena e vederlo così era come avere una morsa stretta al cuore.
-Che figura.. Scusami..- La sua voce era ridotta ad un filo, ad un pigolio strozzato.
La sua voce nascondeva tutto l’orrore che aveva provato e che provava.
La sua voce era soffocata dal peso della sua vita, era una voce uccisa sul nascere, era una voce afona che gridava cercando aiuto, era una voce morta, una voce vuota di speranze.
Ma quasi come un ossimoro, era una voce potente, una voce piena di odio, una voce che portava e parlava di dolore.
Era la voce di chi grida senza emettere suono, di chi ha bruciato le proprie corde vocali ed emette solo un rantolo soffocato.
Era la voce muta di chi grida in mezzo ad un uragano.
Jet si rialzò, issandosi sulle braccia tremanti e sottili.
Tentò di camminare invano, quella volta non gli permise di ferirsi ancora, di subire degli urti.
Lo fermò e lo prese in braccio , tenendolo saldamente con una mano sotto alle spalle e l’altro sotto le ginocchia, voleva farlo sentire al sicuro, voleva dargli una sicurezza.
-Stai tranquillo.. Non devi preoccuparti di niente ora, è tutto finito, ti porto al sicuro quindi non avere paura, non tremare.-
Lo sentiva, sentiva ogni suo tremore come un terremoto.
Non poteva permettergli di crollare, di cadere a pezzi.
Non poteva e non voleva, era solo uno sconosciuto ma gli sembrava di conoscerlo da una vita, poteva leggere nei suoi occhi, nei suoi sguardi.
Poteva leggere nei suoi movimenti, nel suo non verbale.
Lui poteva leggere Jet in ogni sua azione o respiro.
-Vorrei.. Che almeno per una volta andasse tutto bene..-
Si stampò quella richiesta flebile e quasi inudibile nel cervello.
Avrebbe fatto in modo che le cose andassero meglio per lui, sapeva di poterci riuscire.
-Mi parlerai di te, quando saremo a casa?-
Jet annuì, tenendo ancora gli occhi stretti , come se non avesse voluto vedere ciò che stava accadendo attorno a lui.
Si fermò un attimo per mettersi il giubbotto, lasciò Jet a terra accanto a se.
-Tu non hai portato nulla per coprirti?-
Lo vide scuotere la testa lentamente.
Sbuffò e si tolse il giubbotto ancora prima che potesse allacciarlo, lo mise a lui che tremò al contatto con le sue mani.
-Fa freddo, la prossima volta ricordatelo..- Gli disse, prendendolo in braccio nuovamente.
-Scusa..-
-Non scusarti.- Disse, scuotendo la testa e uscendo velocemente dalla porta principale,si  lasciò quella bella casa alle spalle e rabbrividì al contatto con l’aria ghiacciata di quella città.
Si affrettò, non voleva restare li fuori un minuto di più, corse quando sentì il ragazzo tra le proprie braccia tremare per il freddo, accorciò la distanza che lo separava da casa sua più velocemente possibile, era come una tana per lui.
La casa era una difesa, la propria casa era il suo rifugio, e finalmente avrebbe accolto e protetto anche qualcun altro, qualcuno che di protezione ne meritava infinita, che ne aveva un estremo bisogno.

La sua adorata abitazione era sempre e perfettamente silenziosa, la adorava anche per questo.
Sentì il ragazzo tra le sue braccia rilassarsi leggermente e fare dei piccoli movimenti, azioni che lo portarono ad osservarlo più attentamente.
Era come un fiore, calpestato, sepolto e avvelenato.
Il suo corpo era la forma di innocenza per eccellenza, delicato e aggraziato.
I tratti del suo viso erano dolci e ben delineati, le sue ciglia lunghe sembravano quelle di una fata, così come la sua pelle chiara.
Sembrava di osservare un dipinto, un capolavoro ispirato allo stile classico degno solo di un gran maestro di pittura quattrocentesco.
Le sue labbra, rovinate e increspate, rese rossicce dal suo continuo mordicchiarle quando era ansioso, sembravano allo stesso tempo morbide e soffici, piene e tentatrici.
Come era stato possibile, che madre natura avesse creato una tale perfezione, dandogli però una vita fatta solo di dolore costante e terrore?
Forse Jet non era altri che l’esatto esempio di umano dalle imperfezioni perfette.
Si, lo era.
Era sbagliato che si trovasse li in quelle condizioni, era sbagliato il modo in cui aveva deciso di spegnere il suo cervello per qualche ora, era sbagliato che portasse avanti simili abitudini in un età così tenera, tutto era sbagliato ma allo stesso tempo indispensabile.
Forse era così che giocava il destino, gli gridava “ Salvalo, devi salvarlo e questo sarà il tuo compito!”.
Se il destino di Jet era quello di auto-distruggersi, allora il suo era quello di impedirglielo.
Forse non vi è solo un destino, ma ve ne sono di più.
Forse una volta terminato uno, ne inizia immediatamente un altro ed è vero che non possono essere cambiati, ma si può scegliere quale portare a termine.
Non lo conosceva, non erano nessuno l’uno per l’altro ma sentiva già un filo tenerli legati per l’anima, tutto quello che dovevano fare era seguirlo, accorciarlo e avvicinarsi l’uno all’altro.
Gli sarebbe rimasto accanto, lo sapeva perché conosceva se stesso, e lui non si tirava mai indietro una volta iniziata una missione.
Il ragazzo scese dalle sue braccia riscuotendolo dai suoi pensieri, gli puntò nuovamente lo sguardo severo addosso, l’altro si appoggiò alle sue spalle barcollante, le sue gambe tremavano visibilmente.
-S-scusami per essermi fatto portare di peso, forse ce la faccio..-
Teneva la testa china, i capelli erano scesi a coprirgli il suo bel volto.
Scosse la testa, gli scostò un ciuffo portandoglielo dietro ad un orecchio e poi scese con la propria mano , stringendogli saldamente una spalla, gesto che fece alzare lo sguardo al più piccolo.
-No Jet, lo vedo già ora che faresti fatica, devi riposare.- Disse, modulò il tono cercando di renderlo più accogliente e rassicurante possibile, ma allo stesso tempo sicuro e deciso.
-Non voglio pesarti..- Fece una smorfia alla fine di quella frase, gli fece tenerezza.
-Farei più fatica a portare in braccio una foglia, Jet.-
-Oh..-
Non era di molte parole, comprensibile dopo quel che era appena successo.
Lo riprese in braccio sorridendo, sorrideva più spesso in sua compagnia, questo era un dettaglio che non aveva affatto tralasciato.
Salì le scale velocemente, una volta entrato nella sua stanza raggiunse il proprio letto in pochi passi e ve lo appoggiò sopra, delicatamente.
-Vado a prepararti la vasca.-
Disse, cercando sbrigativamente una coperta nell’armadio.
Frugò per qualche secondo e appena trovò l’oggetto delle sue ricerche, la gettò addosso al proprio ospite, che se la sistemò meglio addosso, rannicchiandosi al suo interno.
Notò che teneva i piedi fuori dal materasso , probabilmente perché aveva ancora gli stivali addosso.
Si avvicinò e glieli tolse, dovette ammettere che lo avevano messo un po’ in difficoltà, avevano troppe cinghie e troppi lacci.
L’altro ritirò le gambe a se, chiudendosi completamente in posizione fetale.
Stava tremando con gli occhi strizzati e si teneva lo stomaco, gli dispiacque dato che era consapevole del fatto che doveva fargli molto male, per non parlare della testa.
-Ci metterà qualche minuto, torno a prenderti appena ho finito.-
Fece per uscire, ma la voce di Jet lo bloccò.
-Non voglio disturbare, Anil..-
-Non stai creando alcun disturbo.-
- Anil.. Perché?-
-Perché cosa?-
-Perché lo fai..?-
Inizialmente trovò quella domanda strana, poi capì che cosa intendeva chiedere l’altro ragazzo.
-Aiutarti?-
-Si..-
- Perché tu sei diverso.-
Era una risposta troppo banale, anche rivolta ad un ubriaco.
-Da chi Anil? Sono umano come gli altri, erro  e faccio schifo come un umano.. Per cui, cosa ho di diverso da loro? I vestiti?-
Sospirò e si riavvicinò a lui, fermandosi a qualche passo dal letto e incrociando le braccia al petto, mantenne lo sguardo fisso sull’altro che lo osservò di rimando, il suo sguardo però era stanco e spossato.
- Anche io sono umano Jet, perché non mi tratti come gli altri?-
Attese una sua risposta che, come si aspettava, non arrivò mai.
-Te lo dico io,  è quello che c’è dentro che cambia Jet, e tu sei speciale.-
Lo lasciò con quelle parole e uno sguardo leggermente allibito, stanco.
Uscì e si diresse nel bagno, dove iniziò a riempire la vasca, nel frattempo preparò un asciugamano  con il quale l’altro si sarebbe asciugato e ne approfittò per fare i propri bisogni.
Una volta riempita la vasca chiuse il rubinetto e tornò da Jet.
Lo guardò per un attimo, gli piaceva osservarlo perché più lo osservava, più notava dei particolari e dei dettagli che lo caratterizzavano.
Si sedette accanto a lui e gli mise una mano su una spalla, Jet,accortosi della sua presenza improvvisa sussultò e si strinse a se, gli fece scappare una risatina che non riuscì a contenere.
-Vieni.-
Disse, allargando le braccia.
L’altro si separò con insicurezza dalla coperta, avvicinandosi goffamente.
Lo prese in braccio nuovamente, ormai aveva fatto abitudine a portarselo dietro in quel modo.
Si avviò verso il bagno, dove lo appoggiò sul bordo della vasca per poi chiudere la porta in uno scatto veloce.
Jet era titubante, impacciato e imbarazzato.
I suoi movimenti erano resi goffi dall’eccesso di alcol, infatti stava faticando a svestirsi.
Non era stupido però, la colpa non era tutta dell’alcol e lo sapeva.
Era perfettamente normale che il ragazzino fosse imbarazzato a denudarsi davanti ad un altro ragazzo, dentro al bagno di quest’ultimo.
Decise comunque di aiutarlo a svestirsi, o ci avrebbe impiegato un era.
Appena fu spoglio, si chiuse immediatamente su se stesso,come a volersi coprire ogni angolo di pelle.
Era una bella pelle, pallida come porcellana.
Nemmeno quella era perfetta.
Era piena di ferite, vecchie cicatrici, vecchi segni.
Prima o poi gli avrebbe chiesto di raccontargli ogni singolo dettaglio della sua storia, della sua vita.
Poco alla volta, qualche parola ogni giorno.
-Non vergognarti Jet, entra su, è calda l’acqua.-
Annuì lentamente, ed entrò dentro quella vasca con una tale grazia che mai aveva visto prima in vita sua.
Era come una bellissima ninfa, delicata immagine di pura grazia.
Stava rannicchiato su se stesso, tenendo le braccia incrociate e le mani strette alle spalle, come se si stesse proteggendo da qualcosa, o qualcuno.
-Jet..-
Non giunse alcuna risposta, vi era solo del silenzio tombale.
Un silenzio freddo, un silenzio di ghiaccio.
-M-maintenant je suis couchée sur la paille humide de l’amour..-
La sua voce uscì quasi come un lamento, non gli erano nuove quelle parole, no.
Le aveva già sentite, le aveva già lette.
-Toute seule avec tous les autres,toute seule désespsèrée..-
Quella voce così roca e dolce allo stesso tempo, strozzata dalla spossatezza, quella sua melodia stroncata sul nascere, gli si strinse il cuore.
-Fille de fer-blanc, fille rouillée..-
Stava recitando? Si, ed era come immerso nel suo piccolo mondo.
Nel suo piccolo mondo non era Jet nella sua vasca da bagno, non era Jet il ragazzo dai mille problemi, non era Jet costretto a parlare una lingua non sua, o ad accettare una cultura che non gli apparteneva.
Era solo Jet, Jet e le sue poesie imparate a memoria, Jet e i suoi sogni i quali poteva vivere solo nel suo cervello.
“Ragazza di latta, ragazza arrugginita.”
Era forte, era forte come un metallo.
Ma era arrugginito, distrutto, lacerato.
Eppure era ancora li e respirava, era vivo e il suo cuore batteva.
-Oh mon amant,mon amant mort ou vivant, je veux que tu te rappelles autrefois..-
Ricordava ora, Jacques Prévert.
Quella era Fille d’acier, conosceva quella poesia, conosceva tutte quelle di Prévert ma non le ricordava, non a memoria, non come il bel fiore distrutto davanti a lui.
-M-mon amant ,celui qui m’aimait et que j’aimais..-48 Si strinse di più a se, lasciando scivolare delle lacrime.
-Chi ti ha spezzato il cuore Jet? Chi è questo amante?-
Chiese riferendosi alla poesia della quale aveva appena recitato una parte.
-L-la vita Anil, la vita.. M-mi ha voltato le spalle, si prende gioco di me.. Io la odio la vita, scappo da lei ma continuo a finire tra le sue braccia, però io non voglio starci, è una tortura infinita..-
- J'ôterai tous ta douleur.. Je ferai toi apprécier la vie.-49
L’altro scosse la testa atterrito.
- Ce sera difficile, mais j'ai confiance en toi..-50
La sua risposta lo sorprese non poco, dopotutto aveva appena dato un chiaro segnale del fatto che non si era completamente arreso, e che si sarebbe lasciato aiutare.
-Bien..- Disse vago - Allora, ora ti aiuterò a ripulirti, poi penseremo al resto.. Ci stai?-
Annuì, ma sembrava non sentirlo.
Gli passò lo shampoo e l’altro lo afferrò tremante, bloccandosi poi ad osservare inorridito un punto indefinito.
-Cosa c’è? Hai paura Jet..?- L’altro cercò di riscuotersi il più possibile, poi annuì.
Fece per chiedergli di cosa si trattasse, ma Jet lo precedette.
-Sono solo ricordi Anil.. Ma non li sopporto, mi passano davanti agli occhi e li trafiggono come fossero lame..- Disse, andandosi appunto a massaggiare la parte del corpo appena nominata.
Cercò di essere il più delicato possibile, si riprese lo shampoo e ne mise un po’ sul proprio palmo, per poi iniziare a spargerlo sui suoi capelli.
Il più piccolo sussultò a quel contatto improvviso, poi si rilassò gradualmente, continuando pur sempre a tremare.
Quando glieli sciacquò poté realizzare quanto essi fossero morbidi e lisci, era come passare le mani tra dei fili di seta.
Cosa ti hanno fatto, cosa ti hanno fatto? Tu che sei solo un germoglio non meriti tanto odio.
-Che ricordi hai?-
Faceva male quella domanda, era una domanda che lo avrebbe costretto a rievocare momenti dolorosi, ma per poterlo proteggere doveva prima imparare a conoscerlo.
-I-io.. – Si fermò, deglutì sonoramente e riprese il discorso – Ero nella vasca e m-mio padre era entrato nel bagno, probabilmente era fatto e.. S-scusa..- Disse, portandosi una mano alla bocca,la stava premendo forte sulle proprie labbra, schiacciandosi le guance, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e li teneva stretti.
Se ne pentì, non voleva farlo continuare, ma l’altro proseguì, staccando di poco la mano dalla propria bocca.
-L-lui mi ha.. Ha a-abusato d-di..- Non completò mai quella frase, vide il suo stomaco contrarsi e in uno scatto, Jet si piegò sul water posto accanto alla vasca, lui rimase sconvolto a guardarlo riversare quel che ormai era il nulla nella tazza.
Aveva subito violenze di tipo sessuale.
Quante altre cose mi nascondi, bella ninfa? Perché a te? Perché l’ingiustizia deve avere scelto proprio te?
Il più piccolo si era accasciato sopra al water, privato di ogni forza.
-N-non.. Non immaginavo una cosa simile, ti prego scusami.. Perdonami. -
Sussurrò, avvicinandosi a lui e sollevandolo, lo prese dal petto e lo riappoggiò per un attimo nella vasca, nella quale lui si rannicchiò, stringendosi a se stesso e tenendo gli occhi chiusi; tremava e piangeva.
Si allontanò solo un attimo per prendere l’asciugamano che aveva preparato per lui, poi lo raggiunse.
-Vieni qui, lui non c’è più, qua ci siamo solo tu ed io.. Sei al sicuro Jet.- Disse con tono rassicurante, allungando una mano nella sua direzione.
Il ragazzo la afferrò ancora titubante e lui rafforzò la presa, tirandolo su.
Con un movimento veloce lo avvolse nell’asciugamano che teneva sotto l’altro braccio, per poi avvicinarlo a se in un abbraccio amichevole.
Teneva la testa china, lui vi poggiò una mano sopra facendo in modo che essa aderisse al proprio petto, era un gesto di pura protezione, era quello l’effetto che aveva sulle persone: le faceva sentire protette.
Lo aiutò ad uscire e ad asciugarsi, lo vide rilassarsi e tirò un sospiro di sollievo.
-Vado a prenderti qualcosa di pulito da mettere, torno subito.- Gli assicurò, poggiandogli una mano sulla spalla destra, il ragazzo annuì tenendo la testa china e inumidendosi le labbra con la lingua: un gesto che gli aveva visto fare spesso.
Corse nella propria stanza, non rimase a pensare a lungo quali vestiti sarebbe stato meglio scegliere, prese i più piccoli che aveva ed una felpa, per tenerlo al caldo.
Alla fine aveva optato per dei pantaloni sarouel, dei quali ne aveva a valanghe poiché li prediligeva; una maglietta nera ed una felpa molto pesante, probabilmente gli sarebbe stata gigante, rendendolo adorabile.
Adorabile? Perché mai questo aggettivo? Ah si, perché lo è.
Si diresse nuovamente in bagno, lo trovò aggomitolato nell’asciugamano e ridacchiò passandogli i vestiti.
L’altro si vestì  velocemente, dedicandogli un piccolo sorriso imbarazzato.
Osservò i propri vestiti ricadere come delle tende sul corpo dell’altro.
-Ti stanno enormi.- Constatò,lasciando spazio ad un piccolo ghigno sul proprio volto.
-Sei tu che sei enorme!- Si giustificò Jet,sbuffando.
-Come no, stecchino.- Disse amichevolmente, l’altro gli fece la lingua e lui rise; non voleva fargli pesare quella situazione, gli voleva far notare la realtà senza ferirlo,Jet era gravemente sottopeso si, ma c’erano vari modi per poterlo riportare sulla giusta strada, e lui avrebbe seguito i più gentili.
Sembrava che stesse meglio, barcollava ancora e aveva un sorriso ebete stampato sul volto, ma si stava riprendendo e anche molto velocemente.
-Come fai ed essere già così lucido?-
-Non lo sono, ma sono in un certo senso felice.. E stanco.-
-Vuoi dormire?-
L’altro ci mise un po’ a rispondere, si strinse nella felpa la quale su di lui sembrava quasi una coperta, vederlo così lo fece intenerire.
-Tu vuoi dormire?- Chiese dopo poco, con un filo di voce.
-Si, sono a pezzi e sono quasi le due..- Ammise, stiracchiandosi.
-O-ok .. Dove posso dormire?- L’altro era insicuro, lui gli sorrise cercando di metterlo a suo agio.
-Dormi con me.-
-Oh..- Fu tutto quello che riuscì a dire,si portò aggraziatamente una mano a coprirsi le labbra e parte del volto, quel gesto sprigionava tutta la sua delicatezza.
Allungò una mano verso di lui, offrendogli un appoggiò che lui accettò incerto.
Sentì le sue dita sottili stringersi con più forza al proprio braccio dopo qualche passo, gesto che lo costrinse ad abbassare lo sguardo sul minore.
Faticava, per via della sua gamba.
-Ho avuto l’impulso di spaccare la faccia a quello stronzo.-
-Chi?- Chiese l’altro, con un filo di voce.
-Quello che ti ha aggredito.-
-Ah, lui..- L’altro ridacchiò, lasciandolo sconcertato.
-Non c’è molto da ridere, Jet.-
-Anil, mi hanno fatto di peggio, rido per questo..-
-Chi?- Questa volta toccò a lui quella domanda.
-Storm e i suoi, ma neppure loro sono nulla in confronto a delle scariche elettriche sparate nel cervello.-
Rimase interdetto, bastava che parlasse una decina di secondi per dire qualcosa di sconvolgente sulla propria vita.
Ne aveva sentito parlare, si era informato su certe cose ma non si era mai avvicinato tanto a certe realtà prima di incontrare Jet, sapere certi avvenimenti riguardanti il ragazzo giovanissimo che aveva affianco gli fece raggelare il sangue.
-Ti hanno sottoposto ad ECT.. Cazzo Jet, quanto tempo fa?-
Non era sicuro di volerne sapere di più, erano troppe le cose quelle che aveva scoperto di lui in una  sola giornata,ma glielo chiese lo stesso.
-Ho finito da poco..- Disse schivo, forse anche quello era un altro argomento per lui molto delicato.
-Ma perché.. Perché mai fare una cosa del genere ad una persona?- Chiese, rivolto quasi a nessuno in particolare.
Nel frattempo avevano raggiunto il suo letto, aiutò l’altro a stendersi e ad infilarsi sotto le coperte, poi lo imitò lasciando accesa solo l’abat jour  sopra al suo comodino e girandosi verso di lui con la testa appoggiata sulla propria mano e il gomito puntellato al materasso.
Jet esitò, ma rispose alla sua domanda.
-A-a loro non importa, non ci pensano veramente a come ti senti e tutto quello che fanno, tutto quello a cui puntano è arricchirsi  e aspettare che io loro pazienti vincano o perdano da soli le loro battaglie.. Quando ci sono in ballo casi come i miei risolvono tutto con dosi estreme di farmaci e cure dolorose quanto inutili.. O-ora non mi va di farti l’elenco dei disturbi che quei mostri mi hanno diagnosticato, loro dicono che sono gravi.. Ti prego non farmi continuare, non oggi almeno, non voglio parlarne..-
I suoi discorsi erano come una calamita, attraevano il cervello e te lo spaccavano con la cruda realtà che si portavano dietro, era spaventato Jet mentre parlava, ma non si fermava, raccontava tutto per filo e per segno, fino ad implorare di essere fermato.
-Che schifo.. Che schifo l’essere umano.. Dotato di un’intelligenza così potente, e una stupidità così folle e incomprensibile..- Mormorò, a volte diceva cose malapena comprensibili, ma Jet sembrava capire ogni suo discorso, sembrava cogliere tutti i significati nascosti dietro alle sue parole.
-Per me non esistono elenchi Jet, e certi farmaci  non servono.. Non in quelle quantità almeno; non sto di certo dicendo di essere contro alla  medicina o cose del genere.. Ma nemmeno sono pro per la morte, tu le prendi Jet?-
- La penso uguale, infatti quando sono lucido ne prendo solo lo stretto necessario per sopravvivere ad attacchi troppo forti , ammetto di averne abusato a volte ma.. In tutti i casi stavo cercando di togliermi la vita, riguardo a questo sono.. Sono piuttosto, molto preoccupato per Silver.. Lui di quei farmaci ne prende troppi, li prende a caso, li prende sempre..-
Rimase ad osservarlo sconvolto, odiava l’dea che quel ragazzo dono di madre natura, provasse di tanto in tanto a togliersi il dono tra tutti più bello, la vita.
Ed ecco che aveva tirato fuori un'altra questione che sarebbe stata un tormento: Silver.
Era tutto per Jet, ma non ci voleva un genio per capire che l’altro ragazzo non poteva reggere il peso delle vite di entrambi.
Comprendeva alla perfezione la sua diffidenza nei confronti di lui e di tutti gli altri, comprendeva la sua acidità, la sua sfacciataggine e la sua rabbia.
Comprendeva che doveva essere salvato, ma che allo stesso tempo doveva salvare anche Jet, ed era un grosso fardello.
Li avrebbe aiutati entrambi, avrebbe aiutato entrambi anche semplicemente risollevando la vita di Jet, e lo avrebbe certamente fatto.
-Tu non puoi fermarlo..?- Chiese, era dispiaciuto per quel ragazzo, sebbene non lo conoscesse affatto.
-Non mi ascolta.. Ho pure provato a fermarlo con la forza ma non c’è nulla che io possa fare, lui è molto più forte di me..- Disse, sconsolato.
Gli faceva male pensare all’amico, ma non poteva biasimarlo per ciò, se Silver stava male era come se anche una parte di Jet provasse gli stessi dolori, e viceversa.
-Cazzo, che situazione di merda.. – Sussurrò, massaggiandosi la fronte con due dita e lasciando cadere li il discorso.
Rimase fermo nel totale silenzio per un attimo, poi sentì l’altro muoversi sotto le coperte ed emettere un piccolo gemito, dopo il quale arrestò completamente i suoi movimenti, riaprì gli occhi di colpo e lo osservò, ora era semi sdraiato e si teneva la gamba lesa, nel mentre si mordicchiava un labbro.
Rimorso.
Provava rimorso, avrebbe voluto impedire che quel ragazzo portasse altro dolore alla bella creatura che aveva al suo fianco.
-Sta gamba mi farà dannare per giorni..-
-Almeno non è rotta, anche se ti resterà un brutto livido per un po’..- Tentò di rassicurarlo, ma l’altro non sembrò rilassarsi nemmeno un poco.
-Odio i lividi, si notano subito sulla mia pelle..!-
-In effetti.. Sei praticamente trasparente, mi chiedo come sia possibile avere una pelle così pallida.-
-I-io mi piaccio così..- Disse il più piccolo, abbassando lo sguardo.
-Non era un offesa..-

Rimasero in silenzio per un po’, poi Jet lo guardò, e lui gli prestò attenzione.
-Anil.. Com’è? Cambiare da una zona all’altra continuamente..-
Era una bella domanda, che nessuno gli aveva mai posto prima.
-E’ bello in un certo senso, ma è difficile.. Ad esempio non parlo una lingua in particolare, ma un miscuglio.. Anche solo in famiglia ne parliamo tre diverse ad esempio.. Sono indiano, ma in India sono stato pochissimo, ho passato invece molto più tempo in Brasile, dato che mio padre è originario di li..Sono stato spesso anche in altri stati ma in nessuno di questi ho avuto bisogno di imparare l’inglese, ed è buffo perché è considerata la lingua mondiale, infatti sto facendo molta fatica qui a comunicare .. Ma credo che  la imparerò molto facilmente, sembra molto semplice..Di tutto questo spostarsi continuo mi dispiace solo il fatto che ho visto e conosciuto tantissime culture, però non è ho una che veramente mi appartenga.. Ma di un po’, quindi tu sei nato in Francia?-
Era rimasto a guardarlo leggermente incantato, i suoi occhi si erano fatti curiosi, poi si riscosse alla sua domanda.
-No, sono nato qui.. Ma i miei sono entrambi francesi, mia madre viene dalla Francia e mio padre dal Quebec in Canada.. I miei nonni materni invece sono egiziani, mentre quelli paterni non so nemmeno se esistano, non li ho mai conosciuti.-
Gli sorrise, i suoi occhi erano tristi invece, in effetti aveva parlato delle sue origini in tono sprezzante, non doveva certamente avere un bel rapporto con chiunque della sua famiglia e non si aspettava di certo altro.
-E.. Parli inglese da sempre?- Era una domanda abbastanza stupida, eppure era curioso che fosse lui a risponderla e non se stesso, dal suo accento molto marcato e le “R” completamente sbagliate era piuttosto semplice capire che l’inglese non era la sua lingua madre.
L’altro ridacchiò, probabilmente aveva fatto il suo stesso ragionamento.
-Beh, credo che questo sia evidente, intendo.. L’inglese lo parlo come lingua abituale solo da qualche anno e ancora mi crea problemi, non riesce proprio ad entrarmi! Hanno iniziato ad insegnarmelo al centro di salute mentale quando avevo otto o nove anni, fino a quel momento pensavano che fossi tardo, mentre la pura e semplice realtà era che io non li capivo, non capivo un cazzo di quello che mi dicevano e mi sembravano loro i pazzi, a parlare in quello strano modo.. L’unico che mi sembrava ancora più strano era Silver, solo dopo qualche anno ho scoperto che da piccolo parlava mescolando Inglese  e Svedese..- Ridacchiò, trascinando anche lui in una risata genuina, poi riprese il discorso – Il motivo per cui non lo parlavo e non lo avevo mai sentito è semplice.. Io.. Non sono stato al Kindergarten51.. E sono raramente uscito di casa, nella quale mi hanno sempre parlato solo in francese..- I suoi occhi si erano fatti lucidi, forse sarebbe stato meglio fermarlo, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa l’altro stava già parlando.
-S-scusami, ora non riesco.. Non mi va di parlare dei miei genitori.. P-pensa, per anni mi hanno tenuto nascosto il fatto che ho una sorellina.. L-l’ho scoperto oggi pomeriggio quando me li sono trovati tutti e tre davanti, al centro…  L’avevo scambiata per un bambino, sai.. S-siccome io sembro una ragazza le tengono i capelli corti .. Per farla sembrare un maschio, le parlano come se fosse un maschio e.. E mia madre non vuole nemmeno che lei la chiami come tale, non vuole che lei la chiami mamma… M-mi hanno dipinto come un mostro ai suoi occhi, però le ho parlato, aveva paura.. Paura di me, chi cazzo può avere paura di me..? Alla fine l’ho convinta che n-non sono cattivo.. L’hanno messa in una casa famiglia, e.. Beh.. Le ho promesso che la andrò a trovare t-tutti i giorni.. O almeno,il più possibile..-
Non riuscì ad andare oltre, e lui poco alla volta si stava rendendo conto sempre più della situazione nella quale si trovava l’esile ragazzo che aveva accanto.
Quando lo vide piangere ebbe l’impulso di uccidere tutti i suoi tormenti, uno per uno.
Non sapeva quale fosse la cosa migliore da fare in quel momento, lo avrebbe abbracciato volentieri per confortarlo, ma forse così facendo lo avrebbe solo spaventato.
Jet si asciugò scattante le lacrime e rise, era una risata esageratamente falsa, o in ogni caso carica di tutt’altro che gioia.
-S-scusa, ti sembrerò un coglione ma ho troppo stress.. Troppo nervoso..- Notò che tremava, e si teneva le tempie.
-A volte mi chiedo se è giusto ciò che mi sta accadendo, se me lo merito..-
Scosse la testa, prendendogli poi una mano saldamente e tirandolo a se, costringendolo a guardarlo.
-No Jet, non te lo meriti e non è giusto.-
-Ma alla fine la colpa è solo mia.. Q-queste sono solo conseguenze legate a ciò che sono..-
-No, non darti colpe che non hai Jet.. Mh.. Ti sentiresti meglio se ti abbracciassi?-
L’altro sgranò gli occhi, poi si guardò attorno quasi freneticamente, forse aveva fatto la domanda sbagliata..
-S-sarebbe molto.. Molto gentile da parte tua, ma rischierei di esplodere..-
-Esplodere..?-
L’altro annuì, aveva nuovamente gli occhi lucidi.
-Viens ici..-52Mormorò, Jet si avvicinò insicuro e lui lo afferrò con tutta la delicatezza che aveva in corpo, per poi stringerlo forte a se, gli sembrò di stringere un bastoncino, non in senso negativo in quanto gli scatenò un senso di protezione che mai aveva provato prima, sembrava quasi che potesse essere spezzato con un grissino, o con un soffio di vento.
Lo sentì tremare e lo strinse più forte.
-Ce n’est rien, rien..-
-J’en peux plus.. C’est trop, je ne suis pas si f-forte..-53
La voce gli tremò sull’ultima parola, scoppiò a piangere, le sue spalle erano scosse da forti singhiozzi.
-Quelle honte.. Je déteste ma vie, je me déteste, tu ne peux pas comprendre..-
Aprì le labbra per ribattere, ma la richiuse immediatamente non sapendo cosa fosse meglio dire.
Non era bello.
Non era bello sentirsi dire quelle cose da un ragazzino ed essere bagnati dalle sue lacrime allo stesso tempo.
  Si sentiva strano ad averlo così vicino, si sentiva strano a tenere il suo corpo così stretto al suo ma poteva forse negargli quel contatto?
-Jet, ça va bien.. Ça va bien..-
Cercò di confortarlo, i singhiozzi continuarono a scuotergli le spalle ancora per poco, poi lo sentì cercare di calmarsi, di rilassarsi.
-E-excuse moi..J’suis tres stupide.. J’suis soulement une putain connard..-
-Jet! Ce n’est pas vr- Lo interruppe, sconvolgendolo – Putain c’est vrai! C’est vrai, tout le monde dis qui j’suis une putain, une salope!- Si fermò un attimo, staccandosi da lui ed asciugandosi quei bellissimi occhi, che non rimasero asciutti per più di una frazione di secondo. – Je me déteste, tout le monde me déteste.. Ma vie est deja ruinée et j’en peux faire rien pour rèmedier..-
Era vero, non poteva negarlo di certo.
Però su una cosa non concordava, e non avrebbe mai concordato.
Lui poteva rimediare, era ancora in tempo per essere aiutato.
Allungò una mano verso di lui, che rabbrividì quando la fece aderire alla sua pelle morbida e fredda, gli asciugò una lacrima con un pollice e scosse la testa.
- Tu n’es pas une putain, ou une salope, tu n’est pas connard.. Tu es un humain, un humain plein des surprises et défauts, un humain magnifique et beau.-
Smise di piangere, rimase a guardarlo sorpreso con le labbra leggermente dischiuse.
-M-merci..- Sussurò, per poi fare una smorfia di dolore afferrandosi saldamente lo stomaco.
-Qu'est-ce qui t'arrive ?- Chiese allarmato, l’altro come risposta digrignò i denti.
-Jet!-
-J’en sais pas! J’ai peur, ça fait très mal..-
-Tu as mangé ?-
-Non.. -
-..Pourquoi?-
- Je n'ai pas pu.. J’suis désolé,je vraiment.. Je voulais manger Anil..-
Per un attimo provò rabbia, non voleva che quel ragazzo si buttasse via così facilmente.. Eppure sembrava sincero e non avrebbe mai potuto lasciare che stesse male senza fare niente .
-..Je vais te chercher quelque chose à manger.. Et tu vas le manger.- Puntualizzò con tono fermo.
-Ouais..-54 Mormorò l’altro.
Si congedò con un tiepido sorriso, e scese velocemente al piano inferiore.
Si affrettò a prendere qualcosa dal frigo, girandosi indietro si ritrovò davanti sua madre ed impallidì.
-Mamã..- Disse, appoggiando ciò che aveva estratto dal frigorifero sul tavolo li accanto.
- Porque ainda estás acordado?-
- Um amigo meu  não está bem.. Tenho de ajudá-lo.-
-Não tens amigos..-
-O conheci na escola.-
Lei assottigliò lo sguardo, alzando un angolo della bocca.
- Posso conhecê-lo?-
-Claro.- Disse dolcemente, per poi riprendere il piatto contenente tacos che poco prima aveva preso dal frigo.
Si tirò dietro sua madre portandole un braccio dietro le spalle.
Lei era una donna minuta, dolce e comprensiva.
Lui le voleva bene, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
-Que idade tem ele?-
- Ele tem 14 anos.. Eu acho, não tenho a certeza.-
-Entendo.-55 Disse,annuendo.
Aprì la porta della sua stanza, Jet se ne stava seduto sul bordo del letto, teneva i capelli di lato e se li stava pettinando con le dita.
Si fermò e sgranò leggermente gli occhi quando vide sua madre, le sorrise nervoso.
Sua madre era gentile si, ma anche severa e molto selettiva; il suo giudizio su Jet lo preoccupava in un certo senso.
-S-salve..- Balbettò Jet, allungando una mano verso di lei con insicurezza.
Lei rimase impassibile con le braccia incrociate al petto, e l’altro ritirò immediatamente la mano, tremante.
-Salve, come ti chiami?-
L’accento di sua madre era anche più accentuato del suo, e gli veniva sempre da ridere quando lei si sforzava di parlare in inglese.
Inoltre, la situazione era resa anche più comica dall’accento del suo interlocutore.
Le scene bizzarre non erano mai mancate in casa sua, dopotutto.
-Jeton.. Hawkers..- Il cognome fu quasi un sussurro, come se se ne vergognasse.
-Hawkers?-
Sua madre scattò sull’attenti, mettendo in confusione anche lui.
Perché mai avrebbe dovuto reagire così? Conosceva già quel cognome?
Jet dal canto suo, era spaventato.
-S-si.. Piacere?-
Sua madre fissò severamente il più giovane, che prese a torturarsi una ciocca di capelli e a mordersi il labbro inferiore, abbassò lo sguardo poi non riuscendo a reggere quello impassibile di lei.
-Sei il figlio di Daniel Hawkers?-
Jet annuì tremando, senza staccare gli occhi dal pavimento.
-Mãe! Pára por favor..-
-Tu vais sair com essas pessonas?-
Spalancò gli occhi, cercò di trattenersi non volendole mancare di rispetto.
Ma questa volta lei era in pieno torto, e lui non avrebbe cambiato idea.
-Sim mamã.. Ele é diferente.-
- Ele è filho de uma merda! Não pode ser melhor que o pai dele.-
- Ele tem um medo de morte do seu pai!-56
Lei sbuffò rigirandosi verso Jet, che ormai si era spaccato il labbro inferiore per via dell’ansia e della tensione.
Notò anche che stava stringendo forte i pugni, e tremava leggermente.
-Tuo padre è un uomo deplorevole.-
Sentenziò lei, lui smise di torturarsi, arrestò ogni sua azione e rimase immobile per un attimo, i capelli gli coprivano il viso e ci mise qualche secondo prima di rispondere.
La sua voce era leggermente incrinata, come quando si cerca di non piangere.
-Io.. Io non sono mio padre però..-
-Sei ridotto proprio male.. Ti droghi?-
-N-no, perché dovrei farlo..?-
-Mi sto solo informando sul primo amico di mio figlio, non sono contenta che tra sette miliardi di persone questi sia proprio il figlio di Hawkers; come posso fidarmi? O mandare mio figlio alla tua casa?-
-E io la capisco, nemmeno io sono contento che tra miliardi di famiglie, a me sia toccata proprio questa.. E nemmeno ha senso chiamarla famiglia, o definire Daniel un padre.. –Si fermò un attimo, passandosi i palmi delle mani sugli occhi, poi riprese.
-Non ci si può fidare di nessuno al mondo, però non mi giudichi per le persone che mi hanno messo in vita, loro non mi hanno nemmeno cresciuto.. Ed infine.. Io non abito con loro, non vado praticamente mai a casa mia.. Quella non è casa mia.-
Jet riuscì a fermare le lacrime, sia lui che la madre si erano accorti che stesse piangendo, ma lei rimase comunque impassibile di fronte a tutto ciò, di fronte alle sue parole.
-E dove stai?-
Chiese, la sua fermezza tradita da un velo di preoccupazione, solo lui poteva riuscire a cogliere tutte le sfumature della personalità di quella donna.
-In un centro..- Rispose lui vago, non riusciva ad alzare lo sguardo, era come pietrificato.
-Quale centro?- Chiese lei, con tono investigativo.
-Di salute.. Mentale.-
Sua madre si rigirò di scatto verso di lui.
-Ele è louco?-
-No mamã..-57
Lei tornò a dare attenzione a Jet, lo squadrò da testa a piedi per un ultima volta, poi il suo sguardo si fece più dolce.
-Perdonami, voglio solo che mio figlio sia al sicuro, spero che tu possa capirmi..-
-No non credo di potere capire a che punto può arrivare l’amore di una madre, per un figlio.. Però, insomma.. Guardi me e.. E lui, cosa potrei mai fargli?-
Questa volta riuscì ad alzare la testa, lasciando scoperti i suoi occhi profondi ed ancora lucidi dalle lacrime, quella frase era stata così innocente da intenerire sia lui che la madre.
-.. Può accadere di tutto, una madre non è mai tranquilla.-
-Mi creda signora, non tutte le madri sono uguali, Anil è fortunato.-
Lei annuì, poi si fece da parte.
-Chiedi se hai bisogno, Jeton.. Ora vi lascio soli.-
Disse, dirigendosi verso la porta.
-Noche mamã.-58
La salutò, regalandole un sorriso dolce.
-Noche.-59 Gli rispose con una risatina, poi uscì.
Tirò un respiro di sollievo e si sedette accanto a Jet posando il vassoio con i tacos sul letto.
Jet rimase a fissare un punto astratto, torturandosi le dita.
-Hey..-
Il più giovane si fermò, girandosi verso di lui.
-C-come è possibile?-
Capì immediatamente a cosa si stesse riferendo, sospirò e lo guardò negli occhi.
-Lei conosce tante persone Jet, è possibile che si siano incontrati da più giovani..-
-Ho avuto paura, e vergogna..-
-Lei è fatta così, ma ha dubitato di te solo all’inizio, poi le hai fatto tenerezza e sono sicuro che le piacerai.. Ora mangia per favore.-
Jet annuì, abbozzando un piccolo sorriso.
Si sporse ad osservare i tacos e quel sorriso si allargò leggermente, poi un cellulare squillò facendo sobbalzare entrambi.
Era quello di Jet, si alzò prendendolo dalla scrivania sulla quale era appoggiato, e lo porse al più giovane, che lo ringraziò accettando la chiamata.
-Silver..?-
Lo vide restare sgomento, sempre più, iniziò a mordersi le pellicine attorno al pollice ansiosamente.
-E dove.. Dov’è Silv? Lei.. L’avete portata in ospedale?-
Si fece attento, ma non riuscì a capire molto di ciò che il ragazzo dall’altra parte del telefono stesse dicendo.
-O-oh, certo.. Devo venire li?-
Si inumidì le labbra, sovrappensiero.            
-C-che gentili.. Emh, vengo domani allora.. Di mattina si … Ciao Knucks.-
Chiuse la chiamata e sospirò profondamente.
-Che è successo?-
Jet non rispose subito, prese un taco ed iniziò a mangiare lentamente.
-Vedi.. Io e Silver stiamo cercando di fare amicizia con quei ragazzi con i quali ci hai visti parlare oggi a pranzo.. Una di loro, Wave.. La ragazza con i capelli viola lunghissimi hai presente?- Lui annuì. –Ecco, si è sentita molto male dopo avere fumato qualcosa che non doveva toccare e.. Niente, ora è li con loro, volevano avvertirmi di questa cosa perché dicono che gli amici queste cose devono saperle..-
-Oh, che cosa bella.. Loro.. Sembrano gli amici perfetti, ma così sbagliati allo stesso tempo..-
-Già, sbagliati e perfetti.. Forse è per questo che il destino ha voluto che li incontrassi..-
-Jet, io.. Anche io sono ..-
Non sapeva mai quali parole usare per certi discorsi, erano il suo punto debole.
-Mh?-
-Insomma.. Che amico potrei mai.. Essere?-
L’altro sorrise leggermente, poi abbassò lo sguardo.
-Anil, a te importa.. E’ questo il bello di te, tu ci tieni tanto ad essere un amico.. Ancora non so se come gli altri, anche tu sei sbagliato.. In fondo, tutti hanno qualcosa di sbagliato, però  Anil, stare con te è bello, io ad esempio mi sento bene in tua compagnia, e ti conosco da così poco.. Posso solo ringraziarti, e sperare di non dovermi pentire di averti dato la mia.. F-fiducia cazzo..-
Sussurrò le ultime parole, sembrava che qualcosa lo stesse tormentando.
-S-scusa..-
Lo osservò, da testa a piedi.
Tremava, perché tremava? I suoi amici stavano relativamente bene, lui era al sicuro e in quella stanza non era di certo freddo, allora perché tremava?
Era a metà del suo taco,quando si bloccò con un espressione atterrita e corrucciata.
-I-io non ci riesco, non ce la faccio.-
Si riscosse dalle sue riflessioni e puntò i propri occhi nei suoi, erano azzurri come due profondi pozzi d’oceano, erano ghiaccio puro e freddo e poteva vedere tutto ciò anche solo con quella luce soffusa.
-A fare cosa?- Chiese, preoccupato.
-A mangiare, ho lo stomaco chiuso e non riesco a fare altro che pensare a quello che è successo oggi..-
Rimase un attimo in silenzio, poi gli prese il taco di mano appoggiandolo nel vassoio con gli altri, in uno scatto preciso mise il tutto sulla scrivania, l’altro si spaventò e lui non ne capì il motivo.
-S-scusa! Non v-volevo offenderti ma..- Si mise davanti a lui, per poi poggiargli una mano sulla fronte, scottava tantissimo.
-Devi riposare..-
-Come potrei riuscire a dormire?- Chiese, prendendosi la testa tra le mani.
Lui lo afferrò prontamente per i polsi costringendolo a guardarlo negli occhi.
-Datti una calmata.- Disse con fermezza.
L’altro lo fissò sconcertato per qualche secondo, poi girò la testa di scatto.
Si guardò freneticamente attorno  ed iniziò a scuotere il capo tremando, dopo qualche secondo scoppiò in lacrime.
-No, no.. No!-
Lo stava ancora tenendo per i polsi, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.
-Pensavo se ne fossero andate..-
-Chi? Di chi stai parlando? Fermati!-
Gli prese il viso tra le mani e tentò di tenerlo fermo, i suoi occhi erano strizzati ed inondati dalle lacrime.
-Devo andarmene, tu non puoi vedermi così.. Andate via.. C-che.. Che figura di merda..! Uscite dalla mia cazzo di testa, uscite cazzo, uscite! .. A-aiutami..-
Si allontanò intimorito, andando a sbattere contro la sua scrivania.
Con chi diavolo stava parlando?
-J-jet..- Chiamò il suo nome, era andato in panico e non era sicuro sul da farsi.
L’altro si rannicchiò su se stesso e si strinse forte le braccia.
-Sono un mostro, non guardarmi..! Lasciatemi stare..- Strozzò le ultime parole soffocando il suo pianto.
Lo stava spaventando ma tentò comunque di mantenere la calma come era solito fare, nonostante ciò non riusciva ad avvicinarsi a lui, qualcosa di ignoto lo stava costringendo a restare li bloccato, senza poter fare alcun movimento.
Jet cadde dal letto con uno scatto, indietreggiò fino a raggiungere la parete e si guardò attorno terrorizzato.
Gli metteva paura, ecco perché non riusciva a muoversi da li.
-A-aiutami..-
Fu quella richiesta sospirata, appena udibile a sbloccarlo.
Lo costrinse a mettere da parte la paura e ad agire,corse da lui e l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu abbracciarlo, dato che le parole non bastavano.
Era come se il più giovane fosse stato catapultato in un mondo parallelo, ma il suo corpo era ancora li.
-Sono qui con te, non sei solo, guardami..-
L’altro continuò a tremare stretto tra le sue braccia.
-M-mandale via..-
Gli accarezzò i capelli e lo strinse più forte a se.
-Va tutto bene Jet..-
-C-c’è qualcuno dietro di te.. Ho paura..-
-No Jet, non c’è nessuno qui oltre me e te,ci siamo solo noi..-
-Nella mia testa ci sono almeno cinque persone che parlano..-
Il ragazzo tra le sue braccia soffriva di allucinazioni sia uditive che visive, come poteva aiutarlo? Lui non aveva mai vissuto una situazione come quella prima, come si gestivano delle allucinazioni? Avrebbe dovuto farsi dare qualche dritta da Silver, il prima possibile.
Gli accarezzò la schiena, lo scosse cercando di riportarlo alla realtà, solo dopo qualche minuto l’altro si calmò, ma ne uscì spiazzato e sconvolto.
-E-ero convinto che se ne fossero andate per sempre, invece sono ancora qui.. Mi dicevano tante cose ed io non riuscivo più a sentirti, vedevo tutto nero e solo a volte riappariva la tua stanza.. C’eri tu ma dietro di te io.. Vedevo una figura nera.. S-scusami non avresti dovuto vedermi così, sono un mostro.. E sono così stupido! Mi vergogno ora, mi vergogno tanto..-
-I-io.. Non vergognarti, non è colpa tua.. Sono solo preoccupato per te, ho avuto paura..-
-N-non volevo spaventarti, non so perché mi è successo, era da un bel po’ che non ne avevo di queste crisi..-
Annuì alzandosi in piedi e gli tese la mano, l’altro la afferrò e lui lo tirò su.
Rimasero a guardarsi negli occhi per alcuni attimi che parvero interminabili, il più debole che si reggeva ai suoi avambracci, lui che lo sosteneva perdendosi nelle sue iridi cristalline.
Avrebbero potuto essere un paradiso quelle iridi, eppure contenevano solo paura ed orrore.
Quegli occhi stavano scrutando nei suoi,e non riuscì a reggere il loro peso molto a lungo.
-Anil?-
-Si?- Chiese, abbassando lo sguardo sulle sue labbra, erano più semplici da guardare.
-Come fai ad essere sempre così.. Così sicuro di te?-
-Sono nato così Jet, ed ho imparato ad affrontare il mondo così.. Ma sono umano, e da umano non sono sempre sicuro di me, e come tutti gli altri cado nel dubbio, nella paura e nelle incertezze.-
-Oh.. Io invece non so come affrontarlo il mondo, mi sento così fragile.. Mi sento come se qualsiasi cosa potesse distruggermi..-
Teneva lo sguardo basso ora e si mordeva insistentemente il labbro inferiore, lo mordeva con forza e rabbia, fino a quasi spaccarlo.
-Fermati, non rovinarti così.. – Disse, riferendosi alle sue labbra ormai lacerate.
Lui gli diede ascolto, ponendo fine a quella auto-inflizione quasi involontaria.
-Anche io ti vedo fragile, il tuo corpo lo è.. Ma nulla può distruggerti credimi, sei sopravvissuto a cose terribili e continui a farlo, perciò tu sei incredibilmente forte, sebbene il tuo corpo sia l’esatto contrario.. Ma a quello, si fa sempre in tempo a rimediare.-
-Non sono forte.-
Sospirò e gli afferrò il mento tra le dita saldamente, sollevandogli il viso verso di lui.
Vide le sue guance prendere un colorito più roseo, ciò lo fece ridacchiare appena.
-Sorridi, ti aiuterò io ad affrontare il mondo, come fa Silver ad esempio.- Qui gli sorrise dolcemente, cercando di confortarlo. –Così potrai contare anche su di me, e se mai avrai paura ti basterà chiamarmi, io ci sarò.-
A quel punto lo lasciò andare,e lui scosse la testa quasi incredulo.
-I-io.. Non capisco.. Fai sul serio? Io non riesco nemmeno a crederci..-
-Perché no?- Chiese, alzando un sopracciglio.
-Mi conosci da così poco, eppure mi fai sentire così.. Così al sicuro, non riesco mai a fidarmi di nessuno,nemmeno di me stesso e tutto mi spaventa, tutti mi spaventano.. Non riesco nemmeno a parlare con gli sconosciuti, la voce mi si blocca e mi viene ansia mentre con te.. Con te è diverso.. Quindi io ora mi chiedo il perché, non lo concepisco.. Perché mi sto fidando di te?-
Ci pensò un attimo su, poi si bagnò le labbra e tornò a dare attenzione a lui.
-Non ne sono certo, ma credo che il fatto che io abbia tenuto da parte i pregiudizi, volendo solo il tuo bene, possa essere uno dei motivi.-
-E tu come puoi saperlo..? Nemmeno io lo so, insomma.. Magari sono solo stupido e mi affido al primo che capita! O forse è una cosa istintiva..-
-Per te sono solo il primo che capita?-
Non c’era nulla di male in quella definizione, ma era comunque in un certo senso fastidiosa, scomoda.
-N-no! No.. Mi sono espresso male ecco.. Però.. C’è da dire che, è vero che io quasi non ti conosco.. Come faccio a sapere se sei veramente così? Come posso io sapere che non mi stai prendendo in giro?
-Piantala!- L’altro tacque, i suoi occhi si rabbuiarono. – Smettila di.. Blaterare.
Dici cose campate in aria, a caso senza nemmeno sapere se possano essere vere o no, e ti fai solo del male.. Le cose vengono fuori con il tempo Jet, quindi ora non stare a farti altre seghe mentali, vieni a dormire e basta! E’ di questo che hai bisogno ora, ora! Pensa a ciò di cui hai bisogno nel presente, smetti di vivere nel passato o nel futuro, la tua vita è adesso! Adesso.. Quindi, vivila ora che puoi.-
-La mia non è vita, cazzo! La mia vita mi fa desiderare la morte, perché dovrei  sforzarmi per portare avanti al meglio qualcosa che è già morto!? La mia vita è morta, è morta.. Perché dovrei portarla avanti..?-
-Perché nulla è perduto Jet! C’è sempre tempo per cambiare gli ordini degli eventi..-
-No Anil, non si può cambiare ciò che verrà.. N-non si può cambiare ciò che ancora non esiste..-
Si fermò.
Tutto si fermò per un attimo, abbassò lo sguardo.
Jet aveva ragione.
Eppure..
-La vita è una lunga, lunghissima gradinata.. Che si forma un passo alla volta..
Alcuni passi saranno tremanti, vacillanti, insicuri.
Eppure, non cadrai nel vuoto continuando.. No, il tuo piede atterrerà sempre su un nuovo gradino.. Ovunque tu lo appoggi, la scegli tu la direzione.
Davanti a te, ci sarà sempre il vuoto.
Il vuoto è il futuro, quello che hai dietro è il passato.
Non puoi vivere nel vuoto, non puoi vivere senza continuare a creare la tua gradinata e la tua gradinata.. Quella è il presente.
Non puoi cambiare quello che non esiste, no.
Ma quello che succede ora, lo decidi tu.
Tu decidi se creare un nuovo gradino o no, e in quale direzione posizionarlo.
Sarà il tuo presente, ad influire sul tuo futuro, cambiandolo e modellandolo a tuo piacere.-
Concluse il discorso puntando gli occhi nei suoi, lo vide tremare.
-T-tu.. Grazie, Anil.. Dici cose meravigliose e forse nemmeno te ne rendi conto..Mi sento così stupido.. Anzi, io lo sono, sono stupido..-
-Forse si, forse lo sei.. Ma nessuno  è perfetto, dopotutto.-
L’altro si massaggiò un occhio e sbadigliò, gli fece tenerezza per un attimo.
-Su, vieni.-
Gli fece cenno con la testa di seguirlo, incamminandosi verso il letto.
Si infilò sotto le coperte e attese che anche l’altro si fosse sistemato accanto a lui, poi spense la luce.
Lo sentì aggomitolarsi tra le lenzuola, si stavano dando le spalle.
-Buonanotte Jet.-
-Buona notte Anil, grazie di tutto..-
-Chiamami Espio, Jet.-
-Perché?-
-E’ solo un soprannome ma a me piace di più.-
-Ok, allora buonanotte.. Espio.-
-Notte Jet.-
Senza dubbio, quella era stata l’accoglienza più strana e calorosa in un paese, aveva vissuto quasi tutta la sua vita in Brasile senza avere alcun amico accanto,e ora stava dormendo assieme ad un ragazzo incontrato la mattina stessa.
Jet era diverso da tutti gli altri e non poteva lasciarselo scappare.
D’altro canto, non sarebbe stato affatto semplice restargli vicino e lui già lo sapeva.
Erano molte le cose che lo ostacolavano e lo minacciavano, e lui era pronto a difenderlo.
Sarebbe stato difficile salvarlo, forse impossibile.
Ma lui amava le sfide.




32: Tipica arma ninja.
33: Chi è lui?
34: Lui è una lei.
35: Perché sembra un maschio? Chi è? E perché non l’ho mai vista!?
36: Noi abbiamo già una “ragazza”, vero?
      Abbiamo anche un maschio ora! Sei una vergogna, una disgrazia per questa famiglia,e lei è come te!
37:Tu sei malata! E’ mia sorella!? Non l’ho mai vista! Quanti anni ha!?
38:Ha quasi dieci anni, è insopportabile! La mettiamo in una casa famiglia, qua vicino, si chiama Edelweiss.-
39: M-madre .. Padre.. Siete dei mostri.. Vi detesto!
40: Edelweiss vieni qui..
41:Son tuo fratello..
42: Mamma ha detto che tu pensi di essere una ragazza! Che sei malato, un orrore e che sei sbagliato!
43: Non è vero! Sono un maschio ma.. Si, penso di essere una ragazza ma solo un po’, solo una piccola parte di me è donna.. La mia testa è un po’ malata ma sono.. Gentile! Loro sono l’orrore, guarda, fanno schifo!-
44 [Tu -- Bleu]
-Ti fanno paura? Io ho avuto paura di loro quando ero piccolo..-
-Si ho paura, ma loro parlano sempre male di te! Hai i vestiti neri, sei troppo magro..  Sembri la morte, ho paura anche di te!-
-Edelweiss,il nero è solo il mio colore preferito.. Il tuo qual è? Rosa? Blu?-
45:Verde
46 [Vert – Sûr]:
-Verde?-
-Adoro il verde! A volte tingo i capelli di verde.-
-I  t-tuoi capelli? Hai i capelli lunghi, come una ragazza.. Sono.. Belli.-
-Grazie, ma anche i ragazzi possono portare i capelli lunghi, è normale.-
-Voglio i capelli lunghi come te..-
-Basta lasciarli crescere.-
-Mamma non vuole..- , - Se resto con te, posso avere i capelli lunghi?-
-Certo!-
47 [Edelweiss – Merci]:
-Edelweiss lui è il male!-
-Mamma tu sei il male!-
- Non chiamarmi mamma! Non sono tua madre!-
-Ti chiami Jeton, vero?-
-Si.-
-Se non sei la morte, sei una principessa?-
-Si! Una principessa oscura, e tu sei una principessa speciale!-
-Quanti anni hai?-
- Quasi quindici.-
-Cos’è una casa-famiglia?-
-Una grande casa piena di bambini che non hanno genitori.-
-Capisco.. Verrai a trovarmi?-
-Si, sempre!-
-Allora, a presto, Jet.-
-Edelweiss aspetta..-
-Si?-
-Non sei sola..-
-Neppure tu, Jet.-
-Grazie..-


48:  Ora sono stesa sulla paglia umida dell’amore
 sola con tutti gli altri, sola disperata
 ragazza di latta, ragazza arrugginita
 O amante mio, amante mio vivo o morto
 voglio che ti ricordi del passato
 amante mio, colui che mi amava e che amavo.
(Da Fille d’acier di Jacques Prévert )
49: Porterò via tutto il tuo dolore, ti farò apprezzare la vita.-
50: Sarà difficile, ma io ho fiducia in te.
51: Asilo, scuola materna.
52: Vieni qui..
53 [Ce-Forte]:
-Non è niente, niente..-
-Non ne posso più, è troppo, io non sono così forte..-
54 [Quelle honte – Ouais]:
-Che vergogna.. Detesto la mia vita, detesto me, tu non puoi capire..-
-Jet, va tutto bene.. Va tutto bene..-
-Scusami.. Sono molto stupido.. Sono solamente una puttana cogliona..-
-Jet, non è ve-
-Cazzo, si che è vero! E vero,tutti dicono che sono una puttana, una troia!-
-Mi odio, tutti mi odiano.. La mia vita è già rovinata e io non posso fare nulla per rimediare..-
-Non sei una puttana, o una troia, non sei coglione.. Sei un umano, un umano pieno di sorprese e difetti, un umano fantastico e bello.-
-G-grazie..-
-Che ti prende?-
-Jet!-
-Non lo so! Ho paura, fa molto male..-
-Hai mangiato?-
-No..-
-..Perchè?-
-Non ci sono riuscito.. Mi dispiace, io sul serio.. Volevo mangiare Anil..-
-.. Vado a cercarti qualcosa da mangiare.. E tu mangerai.-
-Si..-
55 [Mamã – Entendo]:
-Mamma..-
-Perché sei ancora sveglio?-
-Un mio amico non sta bene, devo aiutarlo.-
-Non hai amici..-
-L’ho conosciuto a scuola.-
-Posso conoscerlo?-
-Certo.-
-Quanti anni ha?-
-Ha 14 anni.. Credo, non ne sono sicuro.-
-Capisco.-
56 [Mãe – Pai]:
-Mamma! Smettila per favore..-
-Tu esci con gente simile?-
-Si mamma.. Lui è diverso.-
-E’ il figlio di una merda! Non può essere migliore di suo padre.-
-Suo padre lo spaventa a morte!-
57 [Ele – Mamã..]:
-E’ matto?-
-No mamma..-
58: Notte mamma.
59: Notte.




- Posso trattenere il respiro
Posso mordermi la lingua
Posso stare sveglia per giorni
Se questo è ciò che vuoi
Essere la tua numero uno

Posso fingere un sorriso
Posso forzare una risata
Posso ballare e recitare la parte
Se questo è quello che chiedi
Darti tutto quel che sono

Posso farlo
Posso farlo
Posso farlo

Ma sono solo umana
E sanguino quando cado giù
Sono solo umana
E mi schianto e mi abbatto
Le tue parole nella mia testa, coltelli nel mio cuore
Mi rinforzi e poi io cado
Perché sono solo umana-


                                (Da Human di Christina Perri)


-La mia spina baby
 Crocifigge i miei nemici
 Quando sono stanco di dare
 La mia spina baby
 In realtà vergini ed intatte
 E’ stanca di vivere -
                
  (Da Plug In Baby dei Muse)


- Camminando nella foschia
  Sola nel silenzio profondo
  Non vedo alcun tumulo
Tutte le case sono scomparse
Io chiamo ma nessuno risponde

In mezzo alle lagune
Nella notte rivestita di nebbia
Percepisco ombre
Sembre che qualcosa
Si stia muovendo la
Io chiamo ma nessuno mi risponde -

                                                            (Da Í Tokuni di Eivør)



- Amore ci condusse ad una stessa morte:
Caina attende chi spese le nostre vite ».
Queste le parole che furono pronunciate dai due amanti.-
                                                                     (Dante Alighieri , Inferno Canto V 106-108)



Angolo dell'autrice:

Ammettetelo, per un attimo vi siete tutti quanti cacati che dopo “demoni interiori” la parte di Silver continuasse!
Sono all’incirca 35 pagine solo sue!
Scrivendolo prima su carta non mi sono potuta rendere conto di quanto la sua parte fosse esagerata, ho seriamente fatto fatica a ricopiarla!
E ora devo ricopiare tutta quella di Jet, Shadow e poi pubblico!

Scrissi 2-3 mesi fa, inconscia di ciò che il mio cervello avrebbe partorito.
Ho dovuto spezzare in tre, perché in tutto questo capitolo è 157 pagine.
E’ stato veramente un parto.
Spero vi piacciano i nuovi personaggi u.u
Come potete vedere, siamo arrivati ad un punto della storia dove la bella facciata di ogni personaggio è stata smascherata.
Ognuno ha i suoi segreti, ognuno ha i suoi demoni.

Mi rendo conto del fatto che impiego una vita a pubblicare, ma i capitoli sono lunghi e ci tengo al fatto che siano corretti dal punto di vista grammaticale e non solo, correggo e ricontrollo anche le descrizioni, le ambientazioni, tutto.

Se vi va lasciate una recensione, giusto per orientarmi un po’ con i vostri pareri.
E’ sempre un piacere sapere cosa ne pensano gli altri di quello che scrivo! ^ω^

A presto, spero di non metterci troppo anche questa volta, e buona estate! ≧∇≦
(Anche se a me non piace, è una specie di condanna lunga tre mesi!  ╥﹏╥ )









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Capitolo 12
*** Velvet Tears ***


 Capitolo 9: Velvet tears


Knuckles Hoxha:


- Alouette du souvenir
c’est ton sang qui coule
et non pas le mien
Aloulette du souvenir
J’ai serré mon poing
Aloulette du souvenir
oiseau mort jolì
tu n’aurais pas du venir
manger dans ma main
les graines de l’oublì. -

                (Sang et Plumes – Jacques Prévert )

SHADOW ZIEGLER

“ Le ferite bruciano.  
  Corrodono.
  Sono concrete, sono astratte.
  A volte uccidono.. Alcune velocemente, e il dolore termina li con te, è una cosa immediata.
Altre invece uccidono lentamente, e ti prosciugano la vita , in agonia e dolore.
Poi ci sono quelle ferite che guariscono, quelle che lasciano un segno profondo su carne e anima, quelle che non si possono cancellare o dimenticare; quelle si uniscono a formare una corazza.”
Aveva trovato quelle parole su un foglietto, un foglietto profumato e scritto con una grafia molto curata.
Cosa ci facesse nel suo quaderno di francese di certo era un mistero.
-Cos’è?- La voce tagliente di Sergei lo distolse dai suoi pensieri.
Non fece in tempo a rispondere, il russo gli aveva già strappato aggraziatamente il foglietto di mano.
Quel ragazzo non smetteva mai di arricchire la sua stranezza , a partire dai suoi vestiti, fino alle mille sfumature del suo carattere.
Grugnì, lasciando cadere il pezzo di carta a terra, il quale atterrò ai piedi della sedia sulla quale lui stava sedendo.
-Beh, ci siamo dentro tutti..- Disse in un sospiro, poggiandogli le mani dalla presa salda nell’incavo del collo e facendolo tremare.
-Sai cosa ho notato, di quello?- Vide gli occhi gelidi di Sergei nel riflesso dello specchio davanti a loro, puntare a terra, verso il foglietto.
-Cosa?-
-Ha lo stesso profumo della puttanella..-
Ecco dove aveva già sentito quel profumo a lui famigliare, addosso a Jet.
E quella era la sua scrittura, ricordava di averla vista alla lavagna.
Perché mai una cosa simile scritta da lui avrebbe dovuto trovarsi nel suo quaderno? Come ci era finita quella roba li? Ce l’aveva messa il suo proprietario? Non ne aveva idea, non doveva pensarci.
Però Sergei aveva ragione: ci erano dentro tutti.
Sobbalzò quando sentì il calore delle mani dell’altro scemare all’improvviso.
-Pensi mai a farla finita?- Tornò immediatamente a fissare il riflesso del più grande nello specchio, il quale fece un piccolo passo indietro, andando così ad appoggiarsi con le spalle al muro del suo piccolissimo bagno spoglio.
No Sergei, no.
Non sono io a doverla fare finita.
Perché questa domanda poi?
Tu vuoi Sergei? Vuoi chiuderla così, come un codardo?
Non vuoi anche tu fargliela pagare, a tutti coloro che ti hanno fatto del male?
O forse quello è il modo migliore per farla pagare a chi si ha attorno, ma tu attorno non hai nessuno quindi, perché Sergei? Perché?

-E’ una cosa stupida,banale ed inutile.- Disse semplicemente, non avrebbe mai lasciato uscire i suoi veri pensieri, non lo faceva mai con nessuno.
-Banale, banale.. Tante cose lo sono, questo mondo è slavato.. Privo di vita ed iniziativa, per quante troppe SIANO queste creature brulicanti alle quali la vita poteva essere risparmiata.. Ma inutile Shad? Sarebbe davvero un opzione tanto inutile a detta tua?-
Si avvicinò di scatto a lui, appoggiandogli una mano su una spalla e la testa accanto alla sua.
-Vedi Shad..- Allungò il braccio libero davanti agli occhi di entrambi, e mimò un orizzonte con un gesto semicircolare. –Quando ti guardi avanti, vedi qualcosa? Vedi un futuro? Lo vedi migliore? No.. Non puoi essere sicuro che lo sia poiché il futuro è cieco.. Quindi che male c’è a non vedere nulla per sempre, quando noi costantemente abbiamo il nulla davanti?-
Cercò di borbottare una risposta, non riusciva a comprendere cosa stesse passando per la testa al ragazzo accanto a lui, ma quei suoi pensieri lo spaventavano.
-Tranquillo te lo dico io, sarebbe uguale.. E allora preferisco stare qui ed essere un burattino della vita e della società solo per diciassette anni.. E non ottanta, o novanta..-
Si staccò da lui, accendendosi una sigaretta.
La alzò in aria, attirando la sua attenzione su di essa.
-O magari anche sessanta..-
Uscì dal bagno, dirigendosi verso un armadietto nella sua sala, da un cassetto tirò fuori la prima bottiglia di alcol che trovò a caso.
-Cinquanta..!- Sergei la schiantò a terra con rabbia.
Sobbalzò all’assordante rumore dei pezzi di vetro che si frantumano a terra, rimase per un attimo a fissare inorridito lo scempio che più tardi avrebbe dovuto pulire, poi tornò a dare di nuovo attenzione a Sergei, che stava delirando.
Tirò fuori dalla propria tasca un sacchettino contenente chissà quale droga. –Trenta!- Gridò, tirandolo verso di lui, che prontamente lo schivò ed ignorando il dolore e le fitte alla spalla si alzò, l’altro nel frattempo portò una mano nella tasca della propria felpa e ne tirò fuori uno di quei barattolini arancioni che aveva visto a casa sua, ne aveva visti di simili anche tra le mani di Jet o Silver.
-Venti!- Il russo lo lanciò a terra con forza facendolo aprire, causando a tutto il contenuto di spargersi in ogni angolo del suo pavimento; mise da parte lo shock momentaneo ,e lo raggiunse il più velocemente possibile quando lo vide tirare fuori un coltellino , puntandolo al proprio braccio.
-Dic-ciassette..- Mormorò, quasi ridendo.
Lo bloccò per gli avambracci, costringendolo a spostare la lama e a mollare poi l’arma, che cadde a terra.
Odiava il rumore del metallo contro qualsiasi su perficie dura, infatti rabbrividì a quel suono.
-Smettila Sergei, smettila.-
Lo osservò attentamente, in ogni suo piccolo dettaglio.
Gli occhi leggermente a mandorla, già il loro taglio era più simile a quello di una lama che ad un occhio umano.
Erano verdi, erano taglienti e profondi, incavati, intrisi di rosso scarlatto e stanchi.
Più stanchi del solito, più distanti di sempre.
L’altro distolse lo sguardo sconcertato e lui continuò a fissarlo severamente.
-Scusami, pulisco io..- La sua voce non era mai stata più morta, spenta.
-E’ casa mia.-
-Ti ho ferito e in più sono stato io a fare questo scempio, tu devi riposare e so come pulire un pavimento..- Disse, spostandosi.
-Sergei, aspetta un attimo..-
Lo prese per una spalla, lui si girò tenendo il capo abbassato.
Lo guidò fino alla propria stanza e lo fece sedere sul proprio letto, l’altro rimase a fissare apaticamente un punto indefinito.
Il suo viso era sempre stato magro, scavato, ma mai così tanto sciupato; e il suo sguardo magnetico era allo stesso tempo terribilmente vuoto.
Ci fu un lungo silenzio, un silenzio pesante ed insopportabile.
-Io sto male, Shad.- Disse duramente.
-Si lo vedo, è evidente.-
-E la parte più dolorosa di tutto ciò.. Non sono le ferite inflitte da mio padre,o coloro che credono che io abbia dei disturbi, ne gli insulti o l’odio di tutti.. E’ la solitudine.
Io sono solo contro ad un mondo crudele.. E l’unica- Si alzò – L’unica soluzione..- Mormorò con voce tremula e profonda, prendendolo per i capelli e torcendogli la testa, per poi poggiargli le labbra all’orecchio.
Lo intimoriva, restò ad ascoltarlo come paralizzato.
-E’ essere ancora più crudeli, e se il mondo ti ammazza mille volte allora tu devi ammazzarlo un milione, un miliardo, un infinità di volte!-
Le sue parole erano come un trapano nei suoi timpani.
Tremò, ed urlò quando l’altro gli morse con forza l’orecchio, una volta terminato il suo discorso.
Se lo staccò di dosso, lo spinse con forza facendolo cadere violentemente a terra.
Per un attimo vide lo smarrimento, la delusione ed il terrore nei suoi occhi.
Poi il russo si lasciò andare, rilassò i muscoli appoggiando la testa al fianco del suo letto e pianse in silenzio.
Quelle lacrime silenziose, considerate vergogna e simbolo di impotenza.
Le aveva viste mille volte farsi strada prepotentemente sulla pelle giovane di Sergei.
Non le tratteneva con lui, ma non si scomponeva mai.
Nessun singhiozzo, nessun muscolo sul suo viso contratto.
Solo lacrime, che escono dai loro appositi condotti.
Perché ti ho trascurato così tanto? Perché ti ho abbandonato? Perché mi hai spinto a lasciarti affrontare tutto da solo? Perché mi hai permesso di odiarti? Oh Sergei, tu saresti stato un bellissimo essere vivente, se solo non fossi stato messo al mondo e cresciuto dal marcio, nel marcio.
Eri e sei, solo un innocente che ha dovuto imparare a difendersi, a tutti i costi.
Mi dispiace, lo sai? Sai che io non ti dirò mai tutto ciò, vero?
Non ne sono capace, non ne ho il coraggio.
Nessuno ti risolleverà Sergei, solo un pazzo potrebbe provarci, nessuno potrebbe riuscirci.

Troppi pensieri, pensava troppo quando stava con lui.
Troppi pensieri e troppe poche parole.
-Io non volevo farti male Shad, non ne avevo intenzione, non so perché l’ho fatto..-
Gli tirò un occhiataccia, fulminandolo con lo sguardo.
-Potresti magari cercare di darti una regolata , magari prima di agire.-
-Vorrei tanto cambiare,non essere.. Me.-
-Non puoi farlo, e devi accettarlo.-
-Sono stufo di guardare in uno specchio, e vedere il mio riflesso.-
-Smettila con queste infantili crisi esistenziali, se non ti piace chi sei impegnati di più a vivere, invece di lamentarti.-
-Fammi castano.-
-Cosa.. Ma.. Che c’entra ora!?-
-‘Sti capelli da fighetto di merda li trovo molto infantili, voglio un colore normale.-
-Rasarli a zero e lasciare che ricrescano del tuo colore la trovi una così cattiva idea?-
-Ho detto un colore normale Shad!-
-Rosso è normale.-
-E tutte quelle strisce bianche? Sembrerei un vecchio!-
-Quante volte ti devo dire che non sono capelli bianchi per la vecchiaia? Mancano solo dei pigmenti.-
-Senti, lascia perdere.. Andiamo da Kamal, prendiamo una tinta castana e torniamo qui.-
-Sei serio? A quest’ora?-
-Kamal non chiuderebbe nemmeno se di fuori ci fosse l’apocalisse.-
Si portò due dita alle tempie, scuotendo la testa.
-Tu sei pazzo, muoviamoci che poi devo anche pulire quella merda che hai ridotto del mio salotto.-
-Non che sia molto diverso dal solito..-
Disse, alzandosi quasi a fatica.
-Cazzo amico, sembra quasi che abbiamo avuto un scontro corpo a corpo con un treno.- Disse, stiracchiandosi leggermente.
-Se continui a buttare merda su questa mia giornata, te lo farò avere sul serio uno scontro corpo a corpo con un treno.-
Disse funereo, raccogliendo l’occorrente per uscire.
-Mi faresti un favore.-
-Vaffanculo.-

Passare due giorni con Sergei, fu come passare due giorni all’inferno.
Non era mai stato tanto felice per un lunedì in vita sua.
Durante il tragitto fu particolarmente silenzioso, non era molto da lui starsene zitto.
-Cosa c’è, Sergei?-
-Niente, solo.. Grazie per avermi sopportato questo fine settimana Shad.-
-Te lo meritavi.-
Scosse la testa ridacchiando.
-Io non merito proprio nulla.. Comunque, sono soddisfatto dei capelli, è stata una buona idea.
-In effetti.. Però a me piacevano di più i tuoi naturali.-
-Mi stanno male… Beh, siamo a scuola.-
Si fermarono davanti al cortile.
-Già.. Lo so.-
-Mh.. A presto allora, Shad.-
-Aspetta, dove andrai dopo scuola?-
-Non lo so, mi farò venire un idea!- Esclamò, dileguandosi tra la folla.

Era tutto troppo calmo quel giorno.
Troppo, per gli standard di quel luogo.
Arrivò in classe in anticipo e la trovò deserta.
-Ma che cazzo..-
Si sedette al banco, tirò fuori il cellulare.
Notò tristemente che Sonic non aveva risposto ne visualizzato nessuno dei messaggi che gli aveva mandato nei giorni precedenti.
Doveva essere spaventato, o arrabbiato.
Lo avrebbe rivisto prima o poi, e avrebbe chiarito con lui.
Solo dopo cinque minuti buoni qualcuno entrò in classe.
Era Miles, distolse subito lo sguardo da lui.
Quel ragazzino era solo capace di sparare sentenze e studiare.
Come una specie di robot vivente.
Lo detestava,ma principalmente lo ignorava.
Non si seppe spiegare perché tutti fossero in ritardo quel giorno, ne perché fossero così tranquilli.
Ne Sonic, ne Amily, ne Silver si erano presentati  a nessuna delle lezioni.
Jet e Anil c’erano invece, ma sembrava che avessero messo una barriera invisibile tra loro e il resto del mondo, non ebbe modo di rivolgergli la parola.
Noia, noia totale.
Scrisse ancora al ragazzo che si era appropriato di un pezzo del suo cuore, ma non ricevette alcuna risposta, una volta ancora.
A quel punto si sentì sicuro, non poteva continuare così.
Quel giorno sarebbe andato a casa sua, e se non lo avesse trovato lo avrebbe cercato ancora.
Non poteva lasciarselo scappare, non lui.

SONIC HARVEY

-A-amy? Che vorresti fare..?-
Deglutì, stava sudando freddo.
Lei aveva un coltello tra le mani.
-T-tu.. Tu mi hai presa in giro, tu mi hai tradita! Fai schifo, tu fai schifo! Le persone ti adorano perché non vedono la merda che sei veramente! Dolce, carino e testa di cazzo! Non ne posso più di sentirmi uno straccio.. Le altre ragazze, le sento parlare nei corridoi, e mi danno della puttana! A me! Capisci? Quando l’unico stronzo puttaniere qua sei tu! E’ ora di finirla.. Muori stronzo!-
Vide la lama schiantarsi contro al suo petto, e gridò.

Si guardò attorno, aveva il fiato corto ed era sudato.
Si trovava nella sua stanza, nel suo letto.
Cercò di calmarsi e regolare il respiro, si portò le mani alla testa e la strinse.
Rimase così per qualche attimo, poi si alzò imprecando.
Erano le quattro di mattina, ed era stanco.
Aveva passato il fine settimana in compagnia dell’insonnia.
I suoi erano fuori per lavoro, quindi poteva permettersi di saltare la scuola quel giorno.
-Sto andando fuori di testa..-
Disse fra se e se, dirigendosi verso al bagno con passo strascicato.

Lasciò l’acqua bollente scorrere sulla propria pelle, come fosse un abbraccio.
Doveva schiarirsi le idee, doveva tornare in se.
In poche settimane era passato da essere uno studente e cittadino modello, a frequentare due persone allo stesso tempo.
Una bellissima ragazza, dolce, solare, piena di vita.
Amy era perfetta.
Ed un ragazzo che aveva mentito pure sulla propria età, si era portato a letto innumerevoli persone della scuola, era parte del gruppo più temuto della medesima, proveniente da una famiglia di alcolizzati e drogati, spacciatore, che lo aveva trattato come uno zerbino da sempre.
E lui chi aveva scelto? Shadow, ovviamente.
Doveva essere impazzito.
Doveva aver perso il cervello.
Aveva giocato con il cuore di quella povera ragazzina innocente, Amy era un petalo di rosa e lui lo aveva calpestato con il suo egoismo.
L’aveva ferita, per stare con un ragazzo sbandato.
E lui nemmeno era attratto dai ragazzi, solo Shadow ci era riuscito.
Non se lo seppe spiegare, era una cosa malata la loro relazione.
Non perché erano due ragazzi, no.
Ma perché l’altro ragazzo era Shadow Ziegler.
Lui aveva pure dato il suo corpo , a quel ragazzo.
Si piegò in due al pensiero, pianse.
Perché stava piangendo?
Gli piaceva stare con lui, aveva amato ogni secondo di quel rapporto.
Ma forse, non aveva guardato in faccia la realtà.
Scourge, che aveva scoperto chiamarsi Sergei, lo aveva veramente preso a coltellate.
Era sempre stato convinto che il gruppo in cui stava Shadow, fosse solo una tipica banda di bulletti.
Ma no, quella merda era seria.
Shadow e Sergei erano.. Soci.
Quello in cui Shadow si era buttato era un mondo assai pericoloso, e lui lo aveva visto da vicino solo per qualche minuto.
Ne era terrorizzato.
Si sentiva vulnerabile, si sentiva in pericolo.
Si sentiva sporco, si sentiva custode di un segreto marcio che lui mai avrebbe voluto proteggere.
Ma sarebbe stato costretto a conviverci, doveva tenere tutto nascosto per Shadow.
Anche loro erano nascosti, solo la ragazza alla quale aveva rotto il cuore era completamente a conoscenza del loro segreto, se non pochi altri.
Sapeva che lei non ne avrebbe parlato con nessuno che potesse spargere l’informazione, sapeva che non avrebbe messo in pericolo ne lui ne Shadow.
Perché lei infondo era comprensiva, e anche odiandolo non riusciva a tradirlo.
Cosa che lui aveva fatto fin dall’inizio, si sentiva un verme.
Non voleva più vederlo.
Non voleva più vedere ne lui, ne lei.
Voleva smettere di stare male, voleva  scacciare quel peso dal proprio petto.
Voleva scappare dai guai in cui si era cacciato, lasciarseli alle spalle.
-Vorrei non averti mai conosciuto.. SHADOW ZIEGLER, IO VORREI NON AVERTI MAI CONOSCIUTO! MAI!- Gridò, con tutta la forza che aveva nel petto, nelle corde vocali.
Poi i suoi singhiozzi si andarono ad unire al crepitio della doccia, per infiniti secondi, per interminabili ore.

Quel pomeriggio non fu un incubo a svegliarlo, ma il bussare insistente contro la porta principale di casa sua.
Si alzò ancora intorpidito dal sonno che in quei giorni gli era venuto a meno.
Aprì la porta, e tutto per un attimo si bloccò.
-N-no.. No, vattene.-
-Sonic.. Ti prego.. Lo so starai pensando che io sia un mostro, c-che io faccia schifo .. Non posso darti torto, lo penso anche io di me, ma per favore non abbandonarmi..-
-Smettila, io.. Non voglio più vederti, stammi lontano.- Disse secco, quelle parole fecero male pure a lui.
Vide lo sgomento sul suo viso.
-I-io.. Ho fatto tutto ciò che potevo per proteggerti, per averti accanto senza farti correre rischi.. Cosa ho sbagliato? Dimmelo..-
Non lo aveva mai visto così remissivo, o arrendevole.
-T-tu.. Esistono altri modi per avere dei soldi.-
-Io..- Si passò una mano sul viso. –Lo so, ok? Lo so.-
-Bene, allora se lo sai perché mai continui!? E’ pericoloso! Quel pazzo ti ha preso a coltellate!- L’altro sgranò gli occhi, fece un passo avanti avvicinandosi a lui minaccioso.
-Sergei non è pazzo!-
Lo lasciò confuso.
Perché mai avrebbe dovuto difenderlo? Dopo ciò che gli aveva fatto per di più.
-Shadow ma lui..- L’altro lo interruppe prima che potesse trovare delle parole adatte.
-Lascia perdere Sergei, non è colpa.. Senti, lascialo perdere e basta, quella questione è risolta ormai, è acqua passata.-
Abbassò lo sguardo, non sopportava di averlo così vicino.
-Sonic.. -
Si rifiutò di alzare gli occhi su di lui, non ne aveva il coraggio.
Sapeva che facendolo avrebbe ceduto, si sarebbe lasciato di nuovo trasportare da quegli stupidi sentimenti che provava nei suoi confronti.
Lo sentì chiudere la porta, poi si mosse di nuovo annullando la distanza tra loro.
-Ero così preoccupato.. Non hai risposto nemmeno ad un messaggio, ho avuto paura per te.. E mi sei mancato.-
-Io.. Ti detesto, tu mi rovinerai la vita..-
-Ne sei certo?-
Chiese il più grande, tremò sentendo le sue braccia avvolgerlo.
-Vaffanculo..- Disse, girandosi verso di lui.
Gli era mancato.
Gli era mancato quel profumo.
Gli erano mancate quelle braccia dalla presa forte.
Gli era mancato il suo respiro nell’incavo del collo.
-Mi dispiace, non vorrei che tu stessi così teso per colpa mia, ma Sonic..-
-Sta zitto, abbracciami e sta zitto.-
L’altro sospirò, stringendosi leggermente più forte  a lui.
Fece lo stesso.
Perché si sentiva tanto protetto, da una persona così sbagliata e spaventosa?
Perché doveva essere proprio lui?
Perché un ragazzo? Perché Shadow Ziegler?
Smise di farsi domande quando sentì le labbra dell’altro sulle sue, il suo cervello smise di funzionare.
Tutto prese fuoco dentro di lui, il suo petto,i  suoi nervi.
-I tuoi sono a casa?-
Chiese l’altro, completamente accecato dalla lussuria.
-No.- Rispose, perdendosi nei suoi occhi.
-Mi sei mancato tanto.. Mi è mancato tutto di te, Sonic.-
Tremò sotto al tocco preciso e deciso delle sue dita, che scorrevano ardenti sulla sua pelle.
Era come una maledizione, che li legava.
Si sentiva vivo con lui, tra le sue braccia, o pelle contro pelle.
-Anche tu mi sei mancato..-
Rispose, accecato da quel piacere dal quale ormai era dipendente.
Poi chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare con tutto se stesso in quegli attimi di paradiso.

Aprì gli occhi sentendo lo scalpitio dell’acqua della doccia.
Shadow non era accanto a lui, intuì che si stesse facendo un bagno.
Osservò il cestino contenente i fazzoletti che aveva usato per ripulirsi qualche ora prima, sospirò.
Quella era la conferma, che il loro legame sarebbe stato fin troppo difficile da distruggere.
In quel momento non ne sentiva nemmeno il bisogno, si odiò per essere andato in paranoia togliendosi almeno tre giorni di sonno.
Era stato tutto molto inutile.
Si era preoccupato e dannato per nulla.
Era stato terribilmente sciocco a credere di poter cancellare Shadow dalla propria vita così facilmente.
Lui aveva molti difetti, ma non bastavano per far cambiare idea al suo cuore.
Nel profondo lo voleva con se, accanto a se.
Voleva che ci fosse lui nei momenti felici e in quelli di bisogno.
Voleva essere confortato dalle sue parole, e perdersi nel calore dei suoi baci.
L’acqua smise di scorrere, e qualche minuto dopo Shadow fu fuori dal bagno, solo con dei boxer addosso.
Lui gli sorrise, ricambiò avvicinandosi.
-Ho dato di matto , perdonami.. Resta con me Shadow.-
-Volentieri, sto bene qui con te, non desidero altro..-
Gli lasciò un bacio a fior di labbra, poi corse nel bagno per darsi una ripulita veloce.
Era contento che fosse li.
Era contento di non aver dato ascolto ai propri stupidi tormenti.
Non poteva cacciarlo, volente o nolente Shadow era parte della sua vita.
E avrebbe continuato ad esserlo.
Ci sarò, io per te ci sarò.
Come tu sei sempre qui per me, Shadow Ziegler.



BLAZE CHANDER

Perché tanta rabbia?
Perché tanta collera?
Era per Silver? O era forse per la sua vita che stava andando a rotoli?
Magari per il mondo meschino, o forse.. Forse stava solo impazzendo.
Oh si, stava impazzendo.
Non passò il finesettimana con gli altri, si rifiutò di uscire dalla propria stanza.
Era per la vergogna.
Il confronto con gli altri la spaventava, chissà cosa avrebbero pensato di lei.
Aveva aggredito Jet senza motivo, si era scaldata tanto con Anil per nulla, e non aveva più rivolto parola a Silver.
Voleva farsi perdonare, voleva far tornare tutto come prima.
Se ne stava rannicchiata in un angolo della propria stanza semibuia, svuotata di ogni sentimento.
Aveva pianto tutte le lacrime che aveva in corpo, e si sentiva come pietrificata.
Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, escluse le palpebre che ogni tanto si chiudevano e si aprivano, molto lentamente.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta, facendola sobbalzare.
Non era la Kitcher, i suoi modi di fare erano di gran lunga più sicuri.
-Blaze?-
Quella voce sembrava così lontana, e confortante.
Era Silver.
Non era andato a scuola, era rimasto.
-Va via.-
Non voleva che se ne andasse, sbatté la testa contro al muro, maledicendosi mentalmente.
-Dai su, aprimi..-
Ci fu qualche attimo di puro silenzio, poi si alzò.
Si sgranchì , era rimasta in quella posizione veramente a lungo.
Aprì la porta, e rimase ferma ad osservare il ragazzo davanti a lei.
Aveva un aspetto decisamente migliore, i capelli erano quasi in ordine e la sua pelle aveva ripreso un bel colorito.
Anche i suoi occhi erano meno vuoti.
-E’ ora di darti una sistemata.- Disse in un sospiro, entrò e la prima cosa che fece fu spalancare le finestre.
La luce la investì, costringendola a coprirsi gli occhi con un braccio.
Sentì l’altro avvicinarsi a lei, che si prese qualche attimo per abituarsi a quella luce potente del mattino.
- Cristo Blaze, hai sviluppato una specie di fobia delle docce o cosa? Va a lavarti.-
Rimase a fissarlo imbarazzata.
In effetti, era stata un vegetale per almeno due giorni.
Non si era mossa ne per pulirsi, ne per nutrirsi.
-S-si.. -
Quasi scappò, non voleva essere vista in quelle condizioni pietose.
Si precipitò in bagno e si spogliò, poi corse nella doccia.
Lasciò le gocce di acqua ghiacciata infrangersi violentemente sulla sua pelle, si strofinò via di dosso la sua vita sporca, logora.
Ripulì i propri capelli dal marcio di quel pianeta, che si stava impossessando di ogni fibra del suo corpo.
Infine si insaponò, sostituendo l’acre odore del mondo con del profumo.
Sciacquò via tutto,rilassandosi.
Aveva fame, gli era tornata.
Si accorse di avere anche la gola secca, arida.
Doveva bere, doveva mangiare, doveva vivere.
Si asciugò di fretta, poi si legò l’asciugamano al petto ed uscì.
-Merda!-
Si era dimenticata della presenza di Silver nella sua stanza.
Sebbene fosse coperta, si sentiva vulnerabile e spoglia.
L’altro sgranò gli occhi, e si girò di scatto dalla parte opposta.
-Scusa, scusami! A-aspetta farò in un attimo..-
-Muoviti!- Disse lui, doveva essere molto imbarazzato.
Ma mai quanto lo era lei.
Doveva essere rossa come un peperoncino, le sue guance erano un incendio.
Prese della biancheria e dei vestiti puliti dall’armadio, per poi richiudersi in bagno.
Si concesse un attimo per riprendersi dalla vergogna, poi si vestì.

-Blaze questo posto è troppo affollato, non mi piace!-
Lei e Silver erano andati a pranzare in un fastfood poco lontano dal centro, erano li solo da dieci minuti e lui non aveva fatto altro che andare in paranoia.
-Sta zitto e mangia,nessuno ti creerà problemi Silver.-
-Potevamo mangiare al centro.-
-Non mi andava, fanno sempre le stesse cose.-
-Donne, sempre a lamentarsi..-
Lo fulminò con lo sguardo, poi appallottolò la sua birra finita e gliela tirò in testa, guadagnandosi qualche occhiata e risatina dalla clientela.
-Aiah! Scherzavo, Jävla fan..! -
Ridacchiò, lui si massaggiò la nuca.
-Che cazzo hai detto?- Chiese ridendo.
-Niente.-
- Era una specie di bestemmia in ostrogoto?-
-Era una semplice imprecazione in svedese.. Ma non saprei esattamente come tradurla.-
-Prova.-
-Mmh.. Direi che porca puttana ci starebbe, anche se alla lettera non ha molto senso:diavoli dannati direi.-
-Wow.. Ma perché non posso avere amici normali?- Chiese scherzosamente, ridendo.
-Siamo solo speciali, vedila così.-
Gli fece un ghigno divertito, stava bene con lui.
-Sono felice di averti conosciuto, Silver Åkesson.-
Lui sbuffò, lei alzò un sopracciglio.
-Che c’è? Ho forse detto qualcosa di male?-
-No, anche io sono felice di averti conosciuta.. Però si pronuncia con la “O”, aspetta che ti faccio un tutorial: O-kes-sòn! E’ facile!-
Rise ancora, scuotendo la testa e addentando una patatina fritta.
-Beh, tenterò di ricordarmelo.-
-Te ne sarei immensamente grato.-
-E poi sono le donne a lamentarsi sempre.- Disse, scimmiottandolo.
-E piantala!- Esclamò lui, tirandole un pezzo di lattuga.
Era bello stare in sua compagnia, le faceva scordare tutto il male che la circondava, le faceva dimenticare ogni brutto pensiero, la faceva ridere.
Incredibile come le persone cercano disperatamente il meglio, e poi a volte lo trovano casualmente,così all’improvviso.. Quando meno ci se lo aspetta.
Non aveva mai pensato , ne cercato qualcuno come lui.
Era sincero, era testardo e gentile, cocciuto e a volte infantile.
Non aveva bisogno di impressionare, non voleva passare avanti a nessuno, ne essere notato.
Era come era, non si faceva condizionare.
Lui era certamente un amico.
Uno di quelli che non se ne vanno facilmente.
Uno di quelli che nascondono un mondo dentro di loro, un mondo che tu devi scoprire poco alla volta, passo dopo passo.

Quel pomeriggio lo passarono seduti su una collinetta desolata, a conversare.
-Silv senti.. Ma precisamente, che ti ha detto Anil due giorni fa,in bagno..?-
Rimase in silenzio per qualche attimo, poi parlò.
-Mi ha chiesto come stavo.. Poi mi ha dato qualche consiglio per alleviare il dolore alle braccia.. Mi ha chiesto alcune cose su Jet, a quanto pare ha avuto uno dei suoi attacchi a casa sua, e lui non sapeva come agire.. Mi ha dato delle dritte su cosa fare per distrarmi in questi giorni, e su cosa potrei provare  a fare per calmarmi quando mi trovo in certe situazioni, prima di degenerare.. E’ stato molto gentile e lui.. Spero con tutto me stesso che riesca ad aiutare Jet, io non posso più farlo da solo..  Lo ha portato a scuola, lo sta facendo magiare , è veramente molto bravo.
Lo protegge, protegge anche noi in un certo senso..-
Rimase ad ascoltarlo rapita, con attenzione.
-Non avrei dovuto dar di matto con lui, non sono riuscita a controllarmi, io e la Kitcher stiamo lavorando su questa cosa che ho..Sono come un vulcano, qualche volta erutto quasi senza motivo.-
-Ho notato.. Ma non fartene una condanna, nessuno di noi è sano di mente.. Cutie pie.-
Sorrise a quel soprannome.
-Grazie, Honey bee.-
-Per cosa?-
-Per esserci, per essere qui con me..-
-Oh, è un piacere Blaze, non c’è bisogno di ringraziare.- Disse lui, ridacchiando e guardando il sole lontano, che iniziava a tramontare.
-Dovremmo tornare al centro.- Disse, tristemente.
-In effetti si, forza, dobbiamo andare a tenere compagnia a Knuckles.-
-Knucks..?-
-Tu.. Oh cazzo, non te lo ha detto nessuno..N-non.. Non hai letto i messaggi di Wave..?-
-N-no.. Cosa? Cosa è successo mentre facevo il vegetale?- Chiese, tesa.
-Sua madre.. Mh..Blaze, sua madre è morta..-
Si portò le mani alla bocca, tutto nel suo cervello andò in confusione.
Non aveva più risposto ai loro messaggi, era scappata dopo aver fatto la sua scenata, non c’era stata per nessuno , proprio nel momento del bisogno.
-C-cazzo sono una stronza.. Sono veramente una stronza!-
Corse, più veloce che poté verso l’ospedale, seguita da Silver che se ne stava in silenzio alle sue spalle.
-E’ al centro!- Disse solo.
Corse più forte quando fu dentro all’edificio, raggiunse la stanza di Jet e Silver con il petto che le bruciava, e le lacrime agli occhi.
Aprì la porta.
C’era un silenzio tombale.
Tikal stava facendo delle treccine ai capelli di Jet, il quale aveva un espressione atterrita, e giocava distrattamente con le pellicine delle dita di Anil.
Anil era serio, teneva lo sguardo basso.
Wave se ne stava seduta su un davanzale, si girò lentamente verso di lei e appena la riconobbe saltò giù, annullando la distanza tra loro.
-Dove cazzo eri? Perché non hai risposto?- Chiese adirata, ma pur sempre sottovoce.
-I-io..- Tutti volsero lo sguardo a lei.
-D-devo delle scuse a tutti.. Soprattutto ad Anil e Jet.. Spero possiate perdonarmi io.. Io non so che cazzo mi fosse preso e.. – Abbassò lo sguardo – Lui dov’è?- Chiese con un filo di voce.
-E’ in bagno ora.. Blaze.. Ascolta, l’importante è che tu sia qui, stai bene..?-
-Si ma.. Ora non importa, davvero.. -
-Lui sembra un morto che cammina, non ha ancora detto una parola da quando è successo..-
-Bisogna dargli tempo Wave..Dobbiamo stargli vicino.-
-Lo so, quindi non te ne andare Blaze, non farlo mai più.-
-Ci sarò, lo prometto.-
Il rumore dello sciacquone interruppe il silenzio.
Si sentirono alcuni passi lenti e stanchi.
Poi la porta del bagno si aprì.
Knuckles era paonazzo, aveva gli occhi gonfi e il naso arrossato.
La guardò per qualche attimo, poi la lasciò perdere andandosi a stendere sul letto di Jet, si rannicchiò e non emise alcun rumore.
Wave sospirò, andandosi a sedere accanto a lui.
Gli accarezzò i capelli, lo coccolò.
Lei riuscì solo a piangere, impotente davanti al dolore che la morte poteva portare con se.





Silver Åkesson:



-Even if I say
It'll be alright
Still I hear you say
You want to end your life
Now and again we try
To just stay alive
Maybe we'll turn it all around
'Cause it's not too late
It's never too late-

                          (From Never Too Late by Three Days Grace)


MILES PROWER


-Miles, devo affidarti un compito molto importante.-
Annuì, la preside gli sorrise.
-Sempre che tu te la senta.. -
-Sono sempre pronto a dare un aiuto, signora.-
-Bene, si tratta di alcuni ragazzi che frequentano i tuoi stessi corsi.-
Deglutì, sapeva bene a chi si riferiva, se lo sentiva.
-Vedi, precisamente sono due.-
Sospirò, si riferiva decisamente a loro.
-Chi?-
Chiese, nonostante fosse certo della risposta.
-Jeton Hawkers e.. – Imprecò mentalmente, mentre la preside si sforzava per leggere l’altro nome.
-Silver Åkesson?-
-No, questa volta no.- Disse ridacchiando.
Doveva essere pure lei a conoscenza di certi fatti riguardanti quei due.
Ma se non era Silver, chi poteva mai essere l’altro ragazzo?
- Ah, non potrebbero chiamarli in modo normale questi figli?-
Si lamentò lei, lui ridacchiò.
-Signora preside, sta per caso parlando di Anil?- Gli ritornò alla mente il fatto che tutti i professori facevano fatica a leggere il suo nome durante l’appello.
-Si, si lui.. Ora ti spiego cosa dovresti fare.-
-Certo.- Disse serio.
-Questa cosa vale più per Anil che per Jet, si tratta della lingua.-
-La lingua?-
-Ho notato molte difficoltà da parte di Anil, sia nei test scritti che orali.- Si abbassò, tirò fuori una cartellina da un cassetto e la poggiò sulla scrivania.
Ne estrasse alcuni test e glieli passò.
-Puoi osservare tu stesso, ci sono parecchi errori.. Ma è normale, Anil studia la nostra lingua solo da poche settimane.-
Osservò attentamente quei compiti.
Si vedeva che studiava, e la sua scrittura era molto ordinata.
Però vi erano effettivamente molti errori grammaticali e addirittura alcune parole erano in una lingua molto simile allo spagnolo.
-Jet , invece?-
-Lui se la cava abbastanza, ma ancora ha molte incertezze, riesce a parlare l’inglese quasi correntemente.. Però guardando i suoi test scritti, potrai accorgerti anche tu dei suoi errori.-
Tirò fuori un'altra cartellina, era molto più spessa rispetto a quella di Anil.
Gli passò alcuni test, e lui li osservò.
La sua scrittura era piccolissima, ordinata e curata.
Fu sorpreso di notare quanto fossero alti i suoi voti, nonostante tutti i problemi causati allo svolgimento delle lezioni e i molteplici errori ortografici.
-Oh.. Che bella scrittura..-
-Lo ho notato anche io, Miles, quella che ti sto chiedendo non è una cosa da poco, perciò riceverai dei crediti.-
Si sentiva già meglio con quella prospettiva.
-Quindi in poche parole, dovrei farli esercitare? Gli devo dare ripetizioni di inglese?-
-Si, per comodità potrete usare le ore pomeridiane o quelle di laboratorio.-
-Perfetto, è tutto chiaro.-
-Sapevo di poter contare su di te , Miles.-
-Si figuri signora, ora posso andare?-
Annuì, la salutò in modo formale e poi uscì.
Prese un profondo respiro, buttò fuori l’aria e si incamminò verso la propria classe.
Era quasi deserta, vi era solo Shadow.
Non si fermò a guardarlo tanto a lungo, era indifferente alla sua presenza.
Poi vide entrare Anil e Jet, non perse tempo.
Li raggiunse, loro lo guardarono quasi apaticamente.
-Jet,hai per caso finito di fare finta di non conoscermi? -
-Io.. Perdonami Miles, ti darei delle spiegazioni ma tu non mi crederesti quindi non importa, hai bisogno di qualcosa?-
-La preside mi ha chiesto di dare ripetizioni di inglese a te e ad Anil.-
-Oh.- Fu l’unica risposta che ottenne.
-Quando?-
-Nelle ore pomeridiane, o quelle di laboratorio.-
-Ok.. Altro?-
Alzò un sopracciglio, il suo comportamento era odioso.
-No, iniziamo oggi.-
-Come ti pare, ma solo un ora, ho da fare oggi.-
Scosse la testa, lasciandolo perdere.
-Tu Anil?-
-Anche io sono impegnato.-
-Un ora al giorno potrà bastare, dopotutto Anil mi sembra intelligente, e tu Jet.. Vabé tu sei già a buon punto.-
-Molto simpatico.- Disse Anil, con tono fermo e scandendo lentamente ogni parola.
Fremette, il suo sguardo lo intimoriva.
-Hai altro da dire o chiedere?- Chiese, il suo umore sembrava quello del cupo mietitore, anche quello di Jet.
Nel caso di Jet era normale, lui era sempre così.
Ma Anil sembrava l’esatto opposto di Jet.
-Emm.. No.. E’ successo qualcosa ragazzi?- Chiese, per educazione.
-Si, ma non credo ti importi veramente, a te non importa di nessuno Miles.-
La risposta di Jet fu molto fredda, il gotico si avviò verso i banchi seguito da Anil,ma lui non riuscì a restare zitto.
-Ti è morto il gatto,Jet?- Chiese sarcastico.
L’altro si bloccò, poi si girò e in un attimo se lo ritrovò addosso.
Lo aveva preso per il colletto della maglia e lo stava guardando furente.
-No, brutta testa di cazzo, ma magari qualcuno è morto veramente e forse, ma dico, FORSE.. A me non VA di perdere tempo a farmi prendere per il culo dal bambino di merda che sei! Vuoi insegnarmi a parlare la tua lingua? Ok, ma fuori da ciò, stammi lontano!-
Gli diede una leggera spinta lasciandolo andare, lui riprese subito l’equilibrio e lo guardò andarsene, sconcertato.
Lo aveva già visto incazzato, o frustrato.
Ma non si aspettava una reazione come quella da parte sua.
Lo osservò, si sedette ad un banco casuale e rimase a mangiucchiarsi le unghie con fare agitato per qualche minuto.
Anil gli stava massaggiando le spalle, era teso.
Cosa poteva essere successo?
Era morto qualcuno a loro caro? Dopotutto le parole di Jet erano state chiare e non emettevano repliche.
Decise di lasciar perdere, non erano problemi suoi, aveva altro a cui pensare.
Quel pomeriggio non aveva molto da studiare e ne avrebbe approfittato per andare a trovare Cosmo.
Si era sentita male dopo la festa, si era presa la febbre e forse pure il virus intestinale.
Cosmo, era ancora un chiodo fisso.
Si stava infatuando di lei, ogni giorno sempre più.
Doveva imparare a controllarsi, o sarebbe stata una cosa deleteria, quella che si stava creando tra loro.

-Prova di nuovo.-
-Non mi viene!-
-Smettila di lamentarti! E’ facile, coun-try.
Caunt- chui!-
-Cant-tri! E’ quello che sto dicendo!-
-No! No, tu stai dicendo Cunt-tree! Cristo capisco perché nessuna viene a parlarti, sei qui da tutta la vita e dici albero puttana anziché paese! E poi per carità, quelle “r”.. Sembra che tu stia per sputarmi addosso!-
-Non è così facile come sembra!-
-Cazzo.. Quando ho accettato non immaginavo potesse essere così difficile, fortuna che tu eri bravo a parlarlo l’inglese.- Disse ironico, stava per avere un crollo di nervi.
- Casse toi!-60
-Hey! Non mi insultare nella tua lingua incomprensibile, non è educato!-
- La tua lingua è incomprensibile!- Jet sottolineò la parola “tua”, poi incrociò le braccia e smise di dargli attenzione.
Sospirò.
-Anil, spero che con te possa essere più facile.-
-Se smetti di tirartela e di fare lo stronzo sarà facilissimo.-
Si schiaffò una mano sul viso, era furente, ma cercò di contenersi.
-Bene, allora iniziamo dalle basi.. Anche tu Jet, un ripasso ti farà più che bene.-
Disse severamente, nessuno ebbe nulla da obiettare.
Sospirò ancora una volta, quella giornata non aveva fatto altro che sospirare ed incazzarsi.
Quelle ripetizioni sarebbero state un inferno, ma la ricompensa non gli dispiaceva.
Pensò a Cosmo tutto il tempo, mentre gli altri facevano esercizi basilari e semplici.
Quell’ora terminò, sembrava che fosse durata un era.
-Bene, più tardi li correggerò e domani riguarderemo gli errori insieme.-
-Ciao.- Disse Jet, secco.
Uscì dal laboratorio di arte in un batter d’occhio.
-Beh.. Grazie, a domani.- Anil fece per uscire, ma si fermò.-E perdona Jet, stanno succedendo brutte cose a lui e i suoi amici ultimamente, spero che tu possa essere almeno un po’ comprensivo.-
Annuì, e lui se ne andò.
Risistemò le proprie cose nel suo zaino, poi corse alla fermata dei tram.
Pioveva, ma se ne fregò.
Tanto in un attimo sarebbe stato a casa, al riparo.
Al riparo da tutto, ma non dai pensieri.

Era bella, era bella anche quando non stava bene.
Avevano passato la sera assieme, lei aveva sempre tantissime cose da raccontargli, e lui adorava ascoltarla.
Gli piaceva la sua voce, era soffice e musicale.
Alla fine si era addormentata accanto a lui, non voleva svegliarla.
Prese tutto il coraggio che aveva con se, e le diede un bacio su  una tempia prima di andarsene.
La osservò ancora per qualche secondo sullo stipite della porta, poi se ne andò dopo aver salutato i suoi genitori.
Corse verso casa, correre era un buon modo per sfogarsi e liberarsi di tutto.
Forse avrebbe dovuto iniziare a correre più spesso, vedendo la piega che stavano prendendo le cose.
Ormai era chiaro, non contava più solo essere uno studente modello.
Nemmeno lui sarebbe scappato a quell’odiosa fase della vita.
Era troppo tardi, quindi doveva imparare ad adeguarsi, e a godersi la sua giovinezza.


AMILY ROSE


Un click, e il video fu on-line.
Si era ripresa, doveva riprendersi.
Doveva continuare a fare video, a farsi sentire sui social.
Aveva tirato fuori i suoi vestiti sgargianti dall’armadio, stava buttando via l’ombra dalla sua vita.
Era giovane, non valeva la pena di buttarsi via per un ragazzo.
Non ci mise molto a realizzare quanto fosse stata stupida nelle ultime settimane, e che in realtà andava tutto bene.
Poteva scottare all’inizio, si.
Ma non era stata bruciata, era stata una sciocca a farne un dramma.
Quella mattina sarebbe uscita con Rouge,perdere un giorno di scuola non era poi così tanto dannoso.
Ma data la loro meta, forse per il suo portafoglio lo sarebbe stato.
Non resisteva allo shopping, era il suo punto debole.
Amava abbinare i vestiti, passare di negozio in negozio e cercare il capo migliore quasi in modo maniacale.
Era anche un modo semplice per fare vlog, soprattutto in presenza di Rouge.
Coloro che la seguivano adoravano vederla apparire nei suoi video.
Voleva bene a Rouge, c’erano sempre state l’una per l’altra.
Qualsiasi fosse la situazione.

-Di questo passo finiremo schiacciate dal nostro stesso lardo.-
Constatò, osservando il cono gelato a tre gusti dell’amica.
-Tutta salute per le curve tesoro!- Disse lei, leccando  un po’ di gelato alla fragola che stava colando per via del caldo.
-Tu sei alta come una giraffa, ci vuole più grasso per coprirti, io diventerei di certo una sottospecie di pallone.-
-Ma piantala e mangia.- Disse l’amica, ridendo.
Rise anche lei, non amava mangiare il gelato in inverno, ma quando usciva con Rouge era un obbligo.
Ne mangiavano uno ogni volta che uscivano.
-Cazzo Rou, tra non molto sarà Natale! Dobbiamo assolutamente organizzare qualcosa di grosso.-
-Si, dovremmo iniziare ad organizzarci già da ora.-
-Decisamente.-
-Potremmo farlo da me, casa mia è molto grande e ho le sale apposite per le feste.-
-Si, a casa mia rischio sempre dei danni.-
-Festa a scuola e festa a casa, sarà dura.. E io devo pure studiare.-
-Beh, tutti dobbiamo.-
-Si, ma io ho delle cose da recuperare, e devo farlo entro Natale.- Disse, stiracchiandosi.
-Sarà il caso che io ti aiuti, no?- Chiese sorridendo.
-Definitivamente.-
Ridacchiò, era sempre felice con lei.
-Grazie mille Amy, è bello poter contare su di te.-
-Non ringraziare, è un dovere! Tu faresti lo stesso per me.-
-Lo so, lo so.-

Pioveva quella sera, ma non ne fu sorpresa.
Li pioveva sempre.
Era come una condanna, qualsiasi fosse la stagione pioveva.
Tranne d’inverno, d’inverno nevicava tantissimo e spesso le strade erano ghiacciate.
Diede un occhiata al calendario appeso ad una parete della stanza di Rouge.
Non mancava molto a quei pomeriggi passati davanti al camino, con una tazza di cioccolata calda e una grossa coperta addosso.
Non amava l’inverno, ma amava il modo in cui univa le persone.
Era d’inverno che passava più tempo con gli amici, con Rouge.
Tutti chiusi in casa, per proteggersi dal freddo e scaldarsi con la compagnia l’uno dell’altro.
Chissà se era così anche per altre persone, l’inverno.
In quei primi mesi di scuola aveva conosciuto tanta gente, molti erano stranieri.
Magari da loro l’inverno era caldo, magari per loro era tutto diverso.
Lei era sempre stata molto curiosa, e le sarebbe tanto piaciuto sapere anche il punto di vista degli altri.
Non solo sull’inverno, ma su qualsiasi tradizione o cosa abituale.
-Appunti finiti,provo a ripeterti.-
Si riscosse dai suoi pensieri e sorrise all’amica.
Le prese il quaderno di mano per controllare che stesse dicendo le cose giuste.
Si fece presto sera, e decisero di andare a mangiare una pizza.
Avvertì i suoi genitori che avrebbe dormito da lei, trovava quasi incredibile che le concedessero tutte quelle uscite, eppure non era tanto inverosimile la loro fiducia nei suoi confronti, non aveva mai dato loro motivo di preoccuparsi.

-Cazzo se è buona! Me ne mangerei tre, sul serio.-
Rouge parlò con la bocca piena, facendola ridere.
In effetti era vero, quella pizza era buonissima e non costava nemmeno tanto.
Non erano mai state li prima, di solito andavano a mangiare in centro, ma la pizzeria dove andavano abitualmente era chiusa.
L’avevano trovata per caso, non era molto distante dall’ospedale.
-Dobbiamo ricordarci di questo posto.-
-Decisamente.-
-Potremmo anche andare a fare un salto da Testa d’Argento e Jet, sai?-
Quell’idea gli era balzata in testa all’improvviso.
Non ci aveva mai pensato, di andarli a trovare.
O di avere più contatto con loro.
Però dopo la conversazione che aveva avuto con Jet, provare ad essergli amica non le dispiaceva.
-Abitano qua vicino?- Chiese Rouge, addentando un'altra fetta di pizza.
-Stanno nel centro di salute mentale, quello dietro l’ospedale.-
-Oh, qua vicino, potremmo farci un salto si.-
Si guardò attorno.
Lo faceva sempre nei ristoranti, nei fastfood o nelle pizzerie.
Le piaceva osservare le persone, a volte lo faceva senza accorgersene.
Il suo sguardo si andò a posare su una figura abbastanza famigliare.
-Quello non è Anil? Al bancone.-
La sua amica assottigliò lo sguardo, poi annuì.
-Si, è decisamente lui.-
-Lo saluto?-
-Non so, se vuoi fallo.-
-Non è che poi lo metto in imbarazzo?-
-Tu? La gente pagherebbe per essere salutata da te, tesoro.-
-In effetti.. Beh ok.-
Si alzò in piedi e cercò di attirare la sua attenzione scuotendo il braccio.
Di attenzione ne ottenne parecchia, più o meno quella di tutta la gente seduta ai tavoli.
Ma Anil non la vide, o almeno era quello che lei pensava.
Si risedette leggermente delusa.
Una ragazza gli servì le pizze che probabilmente aveva ordinato, erano parecchie.
Lui le passò i soldi e la salutò, ma prima di uscire si girò nella loro direzione.
Lei lo salutò nuovamente con un impacciato gesto della mano, Rouge invece si mise a sghignazzare.
Le schiacciò un piede, e lei smise di ridere dopo poco.
Probabilmente solo perché Anil stava raggiungendo il loro tavolo, altrimenti sarebbe certamente scoppiata a ridere più forte.
La conosceva fin troppo bene.
-Ciao Amy, ciao Rouge.-
Anil le salutò, sembrava molto stanco.
-Ciao,è bello vederti! Di solito non becchiamo mai nessuno in giro.-
Disse, sorridendogli.
-Come state?-
-Bene, oggi è stata una giornata rilassante e pesante allo stesso tempo! Tu come stai? Ti trovi bene qui?-
-Sono un po’ scosso , sinceramente.. Comunque mi trovo abbastanza bene, ci sono delle persone un po’ strane ed altre insopportabili, ma è normale.-
Disse, ridacchiando.
-Jet si è ripreso?- Chiese Rouge.
-Si,lui sta decisamente meglio.-
-Fate un pizza-party?- Chiese, sorridente.
-No.. No in realtà sto solo prendendo la cena per tutti.- Il suo tono fu quasi funereo, non era da lui essere così cupo.
-E’ successo qualcosa..?- Chiese Rouge, confermando i suoi stessi pensieri.
-In effetti si, non so se lo conoscete, Knuckles.-
-Hoxha?- Chiese l’amica.
-Si, lui.-
-Era alla festa, so perfettamente chi è.-
-Io invece non ce l’ho presente, che è successo?- Chiese, preoccupata.
-Sua madre era molto malata, e.. Se ne è andata sabato notte.-
-Oh cazzo..- Commentò Rouge, ci era rimasta parecchio male.
-Quindi ora gli è rimasto solo il padre?-
-Direi di si, Wave non mi ha raccontato molti dettagli.. Una volta avevo ascoltato una loro conversazione e forse Knuckles ha accennato qualcosa su di lui.-
-So solo che non sono in buoni rapporti, non l’ho mai conosciuto bene quel ragazzo.-
Disse Rouge, abbasando lo sguardo.
Ci fu qualche attimo di silenzio, fu lei ad interromperlo.
-Noi.. Pensavamo di venire a fare un saluto a Jet e Silver, è un problema se passiamo lo stesso? Magari possiamo confortarlo un po’, intendo Knuckles.-
-Non penso ci sia alcun problema,però vi avverto che non è di molte parole e che in due giorni nessuno di noi è riuscito a riscuoterlo.-
-Credo sia normale, dopo una tale perdita.- Disse Rouge alzandosi, andò al bancone.
Lei ed Anil la seguirono con lo sguardo.
L’amica chiese un contenitore, una volta ottenutolo corse da loro e vi ripose dentro le loro pizze consumate solo per metà.
-Ecco, così possiamo andare tutti insieme.- Disse, prendendo il cartone.
Anil annuì.

Non impiegarono molto tempo a raggiungere la loro destinazione.
Ne lei ne Rouge erano mai state li dentro prima di allora.
I corridoi erano deserti, e illuminati da qualche lampadina posta qua e la.
Anil si fermò davanti ad una porta, identica a tutte le altre, si potevano distinguere solo dai numeri sopra ad esse.
La aprì, fece entrare loro per prime.
Lo sguardo di tutti cadde su di loro, chi sorpreso, chi indifferente.
-Ciao Amy.- Jet la salutò con un gesto aggraziato della mano, lei ricambiò il saluto e gli sorrise.
Anil si chiuse la porta alle spalle, poi appoggiò i vari cartoni a terra.
In poco tempo tutti furono seduti in cerchio attorno alle pizze, lei e Rouge si unirono a loro.
L’atmosfera li era molto, molto pesante.
Nessuno osava dire una parola, se qualcuno parlava lo faceva sottovoce e raramente.
Dopo qualche minuto la porta si aprì, facendola sobbalzare.
Tutti si girarono.
Era Wave, e con lei c’era Knuckles.
Le tornò in mente chi fosse appena lo vide.
L’amica lo stava sostenendo, lui non collaborava.
Non gli andava nemmeno di camminare, era decisamente sotto shock.
-Su vieni, devi mangiare.-
Il povero ragazzo annuì, molto lentamente.
Wave lo fece sedere in mezzo a loro, prese il cartone di pizza suo e quello dell’amico.
Prese uno spicchio e lo passò a lui, che lo prese con la mano tremante.
Mangiò, lentamente.
Tutti mangiarono lentamente.
Lei si guardò attorno.
Quello era il luogo dove Jet e Silver passavano la maggior parte delle loro giornate, gran parte della storia del loro passato si era svolta li, tra le mura di quell’edificio.
Non si seppe spiegare il perché, ma pensando a ciò un brivido le attraversò la spina dorsale.
Si fermò ad osservare Jeton.
Aveva un aspetto migliore, se pur ancora provato dalle settimane precedenti.
I suoi capelli erano lunghi e sani.
Molto scuri, e lisci.
Creavano un effetto contrastante sulla sua pelle diafana.
Le sue labbra pure, erano carnose e quasi rosse.
Forse per il fatto che se le mordeva, ma anche quelle risaltavano sulla sua pelle, lo stesso valeva per i suoi occhi.
Era veramente una bella creatura, ed era strano per lei vederlo mangiare.
Ai suoi fianchi vi erano Silver ed Anil.
Anil, forse era stato proprio lui a risollevare quel ragazzo, anche se di poco.
Quel paese aveva decisamente bisogno di uno come lui.
Passò il proprio sguardo a Knuckles.
La morte portava dolore, poteva leggerlo nei suoi occhi, e in quelli di tutti i presenti.
Wave gli sussurrava parole rassicuranti continuamente, e gli accarezzava la mano libera.
Passarono la notte così, in silenzio.
Non gli dispiacque restare, per qualche ragione non ebbe alcuna intenzione di abbandonare quei ragazzi.
Dopo averli allontanati da se con pregiudizi e sparato sentenze su di loro, si era ritrovata ad apprezzarli.
Erano cupi, erano strani.
Ma erano uniti, e sebbene lei non facesse parte del gruppo, li con loro e con Rouge.. Si sentiva bene.


KNUCKLES HOXHA


Aprì gli occhi, pesavano come macigni.
Non impiegò più di qualche secondo a riprendersi.
-Knucks..-
La voce preoccupata di Wave raggiunse le sue orecchie e lui tremò.
Era come se fosse diventato ipersensibile.
Qualsiasi emozione era troppo forte, qualsiasi sensazione.
Il cuore minacciava di esplodergli nel petto, la gola era secca.
Non riusciva a parlare, le sue corde vocali erano come annodate.
-Knucks, cos’hai?-
-M-mia m-mamma..-
Wave sgranò gli occhi, in un attimo fu tra le sue braccia, non era un abbraccio.
Wave stava cercando di sollevarlo.
-D-devo andare da lei..-
Il pensiero di lei che avrebbe potuto andarsene da un momento all’altro gli riattivò i muscoli, fu come una scarica di adrenalina.
Tolse la fatica a Wave, e si alzò da solo.
Corse, corse per tutto l’edificio seguito da Wave, Tikal e Silver.
Quando raggiunse l’ospedale, la consapevolezza iniziò a pesare.
Faceva male, era spaventato.
Era come essere sott’acqua.
Non riusciva a capire se stesse respirando, ne se stesse piangendo.
Si bloccò davanti alla porta di quella stanza, quante porte in quel reparto aveva aperto nella sua vita.. Forse quella sarebbe stata l’ultima, ma lui avrebbe di gran lunga  preferito doverci tornare milioni di volte, pur di non perderla.
Sentì la presa forte di Wave sulle sue spalle.
-Sii forte, entra..-
Annuì.
Quella che tirò, fu la maniglia più dura della sua vita.
La porta che aprì, fu la più pesante.
Poi la vide.
Quel viso angelico e distrutto.
Quel viso da guerriera, guerriera che lo aveva protetto e cresciuto.
Guerriera che aveva fatto enormi sacrifici, per garantire il meglio per lui.
E ora lei stava li, stesa esanime e vuotata delle sue forze.
Si sentiva in colpa, sentiva di non avere fatto abbastanza per salvarla.
Ma come poteva lui uccidere il suo cancro? Quello che l’aveva divorata, che le aveva disintegrato ossa e nervi, bruciato gli organi fino a far si che di lei rimanesse solo un corpo morto, in attesa di prendere il suo ultimo respiro.
La sua mano era congelata, il suo sguardo vuoto  e stanco puntava al soffitto.
-M-mamma..- Non voleva piangere, era convinto di poter essere forte ma la voce gli tremava.
-Figlio mio..- Un sussurro, era solo un sussurro.
-Sei così bello.. – Scosse la testa, e le strinse più forte la mano.
-M-mamma resta con me..-
- I-io sarò sempre con te.. Figlio mio.. Tu sai vivere, ti ho insegnato come si fa.. Quindi vivi anche p-per me.. Resta sempre nella luce.. E se mai ci sarà buio, io sarò li tesoro.. A guardarti dall’alto.. Sarò la tua luce per sempre e non dovrai avere paura..-
Si abbassò, abbracciandola.
-M-mamma.. Come farò a sorridere? Come farò a non stare male..?-
-Oh tesoro mio..- Sentì la sua mano tra i suoi capelli, li accarezzava lentamente.
-Farà molto male all’inizio..  Ma non sei solo.. E tornerai a sorridere, te lo prometto..-
-Vorrei p-poterti avere con me per sempre.. M-mamma..-
-Un giorno tesoro, saremo di nuovo assieme.. E..- Si fermò un attimo, il suo respiro era affaticato, sembrava quasi che stesse soffocando e quella semplice azione che dovrebbe essere involontaria, sembrava costarle tutte le sue ultime briciole di forza.
La guardò negli occhi, erano lucidi.
I suoi erano appannati, non riusciva a fermare le lacrime.
-M-mamma..-
-Ssh.. N-nessuno potrà m-mai più.. Separarci..-
Annuì, e si strinse di nuovo a lei.
Sarebbe voluto tornare bambino, avrebbe voluto  di nuovo le sue coccole, i suoi abbracci rassicuranti, i suoi rimproveri.
Avrebbe voluto fermare il tempo, avere il potere di salvarla.
Annientare il suo cancro.
Avrebbe voluto avere più tempo, per stare con lei, per raccontarle delle sue giornate.
Per sentire i suoi di racconti, racconti di una donna che non ha mai perso la bambina in se.
Avrebbe voluto vedere il suo sorriso il giorno in cui si sarebbe diplomato, la sua espressione orgogliosa il giorno in cui sarebbe andato al ballo della scuola, avrebbe voluto fare tante cose assieme a lei.
Ma la morte, gliela stava strappando via.
La morte gliela avrebbe portata via e lui non avrebbe potuto farci nulla.
Poteva solo piangere, disperarsi e sperare nel nulla.
Nulla poteva cambiare, non poteva salvarla.
-Knuckles..-
Era la voce di Judith, un infermiera che ormai conosceva bene.
-Tua madre deve riposare un po’ ora, è molto stanca.. Torna tra qualche ora, ok?-
-M-ma..-
-Oh, non preoccuparti.. N-nel caso.. Lo sai, ti farò chiamare..-
-V-va bene..-
Si staccò da sua madre, anche se non voleva farlo.
Lei gli sorrise debolmente, poi chiuse gli occhi.
-A dopo mamma..-
Mormorò ormai allo stremo.
Judith lo accompagnò fuori, assieme agli altri.
-Sii forte.-
Gli disse, prima di tornare dentro alla stanza, a svolgere i suoi controlli vari.

Non si era dato pace per tutto il pomeriggio, ne alla sera.
Era giunta pure la notte.
Ormai si era consumato le unghie e le pellicine delle dita fino al sangue.
Aveva bevuto tra caffè, e stava camminando avanti ed indietro per il corridoio deserto del reparto.
-Knucks.. Per favore, siediti e cerca di calmarti..- Era stato Jet a parlare, lui e Anil li avevano raggiunti quel pomeriggio.
-C-come potrei mai stare calmo?- Chiese,cercava di stare il più zitto possibile, perché ogni volta che parlava la voce gli tremava, e il cervello gli dava l’impulso di piangere.
-H-hai ragione.. Scusami..-
Erano tutti molto cupi e frustrati, i suoi amici.
Erano tutto ciò che gli restava, ormai non aveva nemmeno più la speranza.
Loro gli erano vicino, sua mamma aveva ragione.
Non era solo.
Solo dopo un'altra mezz’ora di ansia e panico, riuscì a sedersi.
Jet gli lasciò il suo posto, e andò a prendergli un bicchiere d’acqua, che lui si sforzò di bere.
Wave gli prese una mano, e gliela accarezzò.
-Oh Knucks.. Mi dispiace così tanto..-
L’amica stava piangendo.
Lei e sua madre si adoravano.
Furono numerosi i pomeriggi che passarono tutti assieme.
Spesso le due si mettevano a cucinare torte e biscotti, e lui stava li con loro a parlare, parlavano tanto.
Si raccontavano tante cose, e stavano così bene..
Odiava l’idea che tutto potesse finire.
Anzi, era certo che sarebbe finito.
La abbracciò, e lei fece lo stesso.
Rimasero così a lungo, in silenzio.
C’era tanto,tanto silenzio.
Nessuno osava emettere un singolo fiato, nessuno osava muovere un muscolo.
Era quella la morte.
Era ciò che portava con se.
Quel silenzio era li per annunciarla.
Lo sentì, lo percepì il momento.
Fu come una consapevolezza improvvisa.
Qualcosa di ignoto si fece strada in lui e gli fece contorcere lo stomaco, contrarre i muscoli.
Iniziò a sudare, e tremare allo stesso tempo come fosse congelato.
Non era l’unico, no.
Qualcosa era cambiato nell’espressione di tutti, ogni singolo presente era a disagio.
Era così, la si poteva percepire la morte.
Tutti la potevano sentire.
Non passò molto prima che Judith si presentasse in fondo al corridoio, con passo insicuro.
Scattò in piedi, ma le gambe gli tremarono.
In un attimo si ritrovò sorretto da Anil.
-Cerca di stare calmo, siamo tutti qui,non avere paura..-
Non lo stava veramente ascoltando,il suo cervello aveva smesso di funzionare definitivamente.
L’infermiera non dovette nemmeno dirgli nulla.
Entrò in quella stanza aiutato da Anil, ogni passo era una tortura, ogni respiro bruciava.
Sentiva la sua voce che cercava in vano di rassicurarlo, sentiva quelle degli altri.
Ma non capiva, non riusciva ad ascoltarli veramente.
La vide.
Il suo petto si muoveva velocemente, in modo sconnesso.
Il suo respiro era ormai assente, sembrava quasi che la stesero strozzando.
Si gettò accanto a lei,le prese una mano  e si nascose nel suo petto.
Non voleva vedere, era troppo sentire, avrebbe preferito essere sordo.
Cieco, muto e privo di emozioni.
-Mamma per favore no, non andare via mamma, mamma.. – Quasi non riusciva a parlare, le lacrime glielo impedivano.
-T-tesoro..- Quel sussurro strozzato lo fece tremare, sua madre era terrorizzata quanto lui, la conosceva troppo bene.
-Sono qui mamma, sono qui con te, non sei sola.. Non avere paura, andrà tutto bene mamma.. Starai bene, e mi guarderai dall’alto sorridendo.. Mamma..-
-Guardami.. -
Esaudì quella sua richiesta, ma gli fece male.
Scoppiò in un pianto incontrollato, ma non smise di guardarla.
I suoi occhi erano bellissimi, così giovani e già dovevano chiudersi.. Era ingiusto.
Sua madre gli sorrise.
-A-a presto, figlio mio.. V-vivi una bella..Vita.. E sii felice.. Ti voglio bene..-
-M-mamma! Mamma.. – Gli prese una mano portandosela alla guancia.
Era fredda, ed era violacea.
-A presto m-mamma.. Anche io ti voglio bene.. Ti voglio bene.. T-ti..-
Non ce la fece più.
Crollò.
Il suo cuore collassò.
Le braccia persero forza, riappoggiò la mano di sua madre senza lasciarla andare.
Rimase ad osservarla spossato, prosciugato di tutto se stesso.
I suoi occhi erano vuoti ora, il suo petto si muoveva velocemente.
Ma sapeva che non stava veramente respirando, erano solo gli ultimi movimenti involontari del cuore, il suo sangue aveva già smesso di circolare.
Era morta.
Il suo corpo era li, poteva vederlo.
Ma sua madre non c’era più.
Fu un vuoto incolmabile.
Il suo pianto era straziato, ma si ridusse presto ad un lamento addolorato.
-MAMMA.. ODDIO.. Dio perché.. PERCHE’ DEVE ESSERE COSI’.. PERCHE’ LEI , PERCHE’? – L’ultimo grido gli fece male alla gola, infatti si concluse con un singhiozzo strozzato.
Sentì delle braccia avvolgerlo, sentì del calore sulla pelle.
-Basta Knucks.. Basta..-
Era Wave, ne era certo.
Si lasciò andare alle lacrime ancora una volta, tra le sue braccia.
Non gli sembrava vero.
Non riusciva ad immaginare una vita senza di lei.
Era troppo presto.
Ma la morte non conosce ne giustizia ne età, e se l’era portata via.

Erano passate ore.
Ore di lacrime, ore di strazi.
Non esisteva una cura per quel dolore, nulla lo poteva alleviare.
Pianse fino a che non ne ebbe più le forze,vomitò fino a che non riuscì più a muoversi.
Poi tutto divenne il nulla.
Non sentiva nulla, come se da un momento all’altro si fosse trasformato in una pietra.
Sentiva gli altri, sentiva le loro parole e le capiva.
Ma era come se non potessero raggiungerlo.
Non sentiva più niente.
Ne la fatica, ne il dolore,ne i propri pensieri.
Non c’era più la paura, non c’era più la frustrazione.
Era quasi un apatia confortante, come se quel vuoto angoscioso lo stesse cullando.
Vuoto.
Era tutto vuoto.
Per quanto ancora lo sarebbe stato? Per quanto ancora sarebbe stato assente dal corso della vita?
Chiuse gli occhi.
Si spense.

Sonic Harvey:

-Ma poi non bastano gli occhi e non ti basta il pensiero
e vuoi la voce all'orecchio e vuoi toccare con mano
e vuoi vedere che vedi, ad occhi chiusi tu?
Li vedi ,gli occhi con gli occhi
negli occhi ma...
Cercare gli occhi con gli occhi e dentro gli occhi cercare
il primo amore da fare e farlo come lo sai
che con lo sguardo lo fai ,tra gli occhi e gli occhi suoi-

                             (Da
Gli occhi negli occhi di Riccardo Cocciante – Giulietta e Romeo)

SILVER  ÅKESSON


A volte succede.
Tu resti fermo, e il mondo va avanti.
Sempre più veloce, ininterrotto.
E’ quasi nauseante.
Era incredibile quanto i giorni potessero scorrere veloci, ma sembrare sempre maledettamente fermi.
Era passata più di una settimana, ma era come se fossero trascorse solo poche ore.
Era un chiodo fisso nel cervello.
Lui aveva visto tutto l’accaduto, tutto lo strazio.
Vedere morire qualcuno,era più doloroso di quello che lui si era sempre immaginato.
Prima di vedere la madre del suo amico andarsene, era incosciente.
Incosciente di quanto dolore una morte potesse portare.
Incosciente del valore della vita.
La vita.. Bella, brutta, ingiusta.
Non era importante come fosse.
Ma averla.
La vita stessa ti da la possibilità di cambiare le cose, per renderle migliori.
Solo in quei giorni si rese conto di quanto lui fosse andato vicino a gettarla.
Di quanto dolore avrebbe causato a chi teneva a lui, per uno stupido capriccio.

Jet stava sistemando le proprie cose, e lui lo osservava in silenzio.
Lui stava meglio.
Si era rimesso in piedi, una volta ancora.
Forse non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto di Anil, ma ciò non toglieva il fatto che Jet fosse fortissimo.
Si avvicinò a lui, gli sfiorò una spalla spaventandolo leggermente.
L’amico si girò ridacchiando.
-Scusa Silv, non mi ero accorto che ti eri spostato.- Disse, spostandosi un ciuffo di capelli dietro all’orecchio.
Gli sorrise teneramente, quel ciuffo ribelle si spostò nuovamente e questa volta fu lui a prenderglielo , iniziando ad attorcigliarselo tra le dita.
-Jet.. Mi dispiace così tanto.. Per quello che ho fatto, per quello che è successo in questi giorni e per tutte le volte che per colpa mia tu sei stato male.-
-L’importante è che tu sia qui Silv, con me, con gli altri.. Con Blaze.-
All’ultimo nome fece un piccolo sorrisino compiaciuto.
Conosceva bene quel sorriso.
-Oh.. No, no! Non ci pensare neanche,è solo un amica!- Disse sicuro, ottenendo solo una piccola sghignazzata dall’amico.
Era così bello vederlo felice.
-Questo lo vedremo quando tra un mese mi chiederai di accompagnarti a prendere i preservativi perché da solo ti vergogni.-
Arrossì di colpo, imbarazzato.
-M-ma che dici! Al massimo sarò io a dover accompagnare te, visto l’affiatamento tra te e Anil.- Disse, malizioso.
Jet gli diede le spalle ed incrociò le braccia.
-Beh almeno io ammetto che non mi dispiacerebbe stare con lui.-
Rise, abbracciandolo da dietro.
Si staccò da lui un attimo dopo, ed iniziò a pettinargli i capelli con le dita.
-Sono sempre stupendi.- Constatò.
-Lo so, credo che siano l’unica cosa bella che mi è stata data dai miei genitori di merda.-
-No.. Anche la pelle, gli occhi, la bocca.. Le unghie, il tuo viso e tutto il tuo corpo.-
-Dici sul serio?-
-Si Jet, mi chiedo spesso come sia possibile che da quei due ammassi di melma sia scappato fuori tu.-
Lo fece ridere.
La sua risata, era uno dei suoni più belli che conoscesse.
-Sei molto gentile Silv..-
-Tu meriti tutta la gentilezza del mondo.-
Gli disse, iniziando ad intrecciargli i capelli in una treccia vichinga.
Giocare con i capelli di Jet era uno dei suoi passatempi preferiti, e all’amico non dispiaceva.
-Silv, ti senti pronto per domani..?-
-Beh si, non sono solo e poi a scuola mi odiano tutti,nessuno farà domande sulla mia assenza e potrò stare tranquillo.. Piuttosto sono preoccupato per Knuckles, credo che per lui tornare sarà più difficile.-
-Già.. Se penso a quello che gli è successo mi viene da piangere.. Ma almeno ci siamo noi con lui, non è solo Silv.-
-Almeno questo..-
-Si sono pure aggiunte quelle due, non sarà mai solo e riuscirà a superare questa tragedia.. Ne sono certo.-
-Certo che ci riuscirà..Prima o poi si supera tutto.-
Disse, terminando la treccia.
Jet gli passò un elastico , con il quale la assicurò.
L’amico si girò verso di lui sorridente.
-Silv, sarebbe bello se tutto restasse così, come in questi giorni..Mi sento  bene, tu ti stai riprendendo, abbiamo degli amici..-
Gli portò una mano sulla spalla, poi scese fino alla sua mano accarezzandogli il braccio.
Intrecciò le loro dita.
-Vieni con me.-
Disse,tirandoselo dietro.
Jet lo seguì senza dire nulla.
Lo portò fuori, faceva freddo ma non importava a nessuno dei due.
L’amico doveva avere capito quale fosse la meta, perché si mise a correre senza che lui avesse detto nulla, nella direzione esatta.

Era il loro albero.
Avevano passato un infinità di pomeriggi alla sua ombra, a raccontarsi di loro.
-Dovremo dirgli addio quando usciremo da qui.- Disse, accarezzandone il tronco.
-Lo verremo a trovare.- Disse Jet,facendolo ridere.
-Stiamo parlando di un albero come fosse una persona, Jet.-
-Siamo mai stati normali noi?-
-No, no mai..-
Tirò fuori un pacco di sigarette dai pantaloni, e ne offrì una all’amico che accettò volentieri.
-Dovremmo smettere..- Mormorò Jet, accendendosi la sua e facendo un tiro.
-Lo so, ma non mi importa sinceramente.- Disse lui, inspirando il fumo.
-Se solo potessi trovare un altro modo per sfogarmi, smetterei volentieri.. E’ solo uno spreco.-
-Lo so, lo so..-  Disse vago, giocherellando sbadatamente con dei fili d’erba.
-Ho una sola paura fissa adesso, sai?-
-Quale?- Chiese, posando lo sguardo su di lui.
-Mi sento così bene che.. Ho paura, ho paura di poter ricadere e farmi più male di prima..-
-Oh Jet, ci sarà sempre qualcuno a prenderti..Non ci pensare, qualsiasi cosa accada.. Andrà bene, te lo prometto.
E poi, Anil non ti permetterà di crollare.
Io non ti permetterò di crollare.
Se non ci sarò io a sorreggerti, lo sai che ci sarà lui.-
Lo vide arrossire leggermente, si portò con grazia una mano al viso.
-Che carino che sei, quando ti prendi una cotta per qualcuno.-
-Smetti!-
-Perché? Lui ti piace no?-
-E come potrebbe non piacermi! Il suo corpo è stupendo, pure il suo viso lo è! La sua voce mi fa sciogliere ed è così gentile, dah!- Si stese a terra, portandosi un braccio sul viso. - E’ semplicemente perfetto Silv, sono fottuto, fottutissimo!- Rise, stendendosi su un fianco e reggendosi su un gomito.
Era buffo, soprattutto quando si infatuava veramente.
Era la prima volta che lo vedeva così.
L’amico lo fulminò con lo sguardo.
-Che hai da ridere? Almeno tu con Blaze hai qualche speranza! Io mi sto cuocendo per una sottospecie di dio greco, invece!-
Rise ancora, facendo un tiro dalla sua sigaretta.
-Scemo, hai molte più possibilità tu.-
-Allora ammetti che ti piace.-
-No, ho solo detto che avrei meno speranze di te.-
-Ne riparleremo al vostro matrimonio.-
Roteò gli occhi e si alzò in piedi.
-Dove vai?- Chiese Jet, seguendolo con lo sguardo.
-A buttare questa.. –
-Butta anche la mia.-

Rimasero li per qualche ora.
Si stava per addormentare quando vide una figura abbastanza famigliare in lontananza.
Stava venendo nella loro direzione, era Anil.
Gli sorrise quando li raggiunse.
Jet era già finito nel mondo dei sogni, provò a svegliarlo ma non ci riuscì.
Anil rise a suoi inutili tentativi di destare l’amico.
-Fa nulla, lascialo dormire.. Come stai?-
-Beh.. Non male, anche se il mondo lo vedo così veloce.. E’ come se non mi aspettasse.-
-Ti capisco.- Disse, sedendosi davanti a lui.
-Davvero?- Chiese  osservandolo, lui annuì.
-Mi sono sempre sentito così, quando ero solo.-
-Io però non sono solo..-
-Lo so, ma credo che sia una sensazione comune a molti, anche se le situazioni sono diverse.-
Aveva ragione.
Aveva sempre ragione.
-Sono felice che ci sia anche tu con lui.- Disse, osservando Jet.
L’amico stava dormendo beato, il suo viso era rilassato e decorato da un dolce sorriso appena accennato.
Anil gli posò una mano su un ginocchio e sospirò, sorridendo.
-Sta facendo dei passi da gigante, è un lottatore.-
-Lo so, invidio la sua forza.. E’ ancora in piedi dopo tutto quel che è successo.. E’ anche merito tuo Anil, non so come ringraziarti.-
-Non devi, Silver.. Gli hai fatto tu quella treccia, o è stata Tikal?- Chiese, curioso.
Lui ridacchiò.
-Si, gliela ho fatta io.-
-Gli sta molto bene.-
-Beh, esiste qualcosa che gli starebbe male?-
-Non credo, forse i capelli gialli.-
Ci pensò su un attimo, poi rise.
-In effetti si, quelli gli starebbero male.-
Vide Jet aprire gli occhi lentamente, sbiancò quando si accorse di Anil.
In un attimo si tirò su, agitato.
Anil ridacchiò osservandolo, scosse la testa e gli sorrise.
-Ben svegliato Jet, stai tranquillo non mordo.-
Jet si calmò ed arrossì, abbassò la testa ed evitò il più possibile il contatto visivo con Anil.
-L-lo so, non sapevo fossi qui eheh..- Disse vago.
Rise vedendo l’amico comportarsi in quel modo, gli faceva tenerezza.
Rimase ad osservare quei due parlare, ridere e scherzare.
All’inizio non poteva fidarsi del più grande.
Ma fu in quei giorni che avevano passato tutti assieme che si accorse di quanto fosse importante la sua presenza li.
Non aveva mai visto Jet lasciarsi andare così tanto con qualcuno che non fosse lui.
E Anil, lui era veramente una persona meravigliosa.
Aveva scavalcato e raso al suolo qualsiasi pregiudizio nei confronti dell’amico,nei confronti di tutti loro.
Jet gli aveva raccontato tutto quello che il più grande faceva per lui, poteva non sembrare molto ma lo era.
Non si vergognava di lui con nessuno, rispondeva per le rime a qualsiasi commento negativo da parte di altri studenti, e non aveva paura di annullare la vicinanza tra loro quando persone come Storm e i suoi scagnozzi lo mettevano in pericolo.
Lo teneva stretto a se, e loro non si avvicinavano.
-Silv.- La voce di Jet lo riscosse dai suoi pensieri. –Guarda chi arriva!-
Seguì lo sguardo di Jet, e vide Blaze non molto lontana da loro.
Sorrise istintivamente.
Gli piaceva stare in compagnia di quella ragazza.
Per qualche motivo che lui non sapeva spiegarsi, riusciva a parlarle di qualsiasi cosa.
Senza vergogna, senza timore di poter essere giudicato.
Lei era capace di farlo sentire leggero , più leggero di una foglia.
Con lei riusciva ad essere spensierato, a non preoccuparsi.
La ragazza si gettò a terra ed incrociò le gambe.
-Ciao belli! Posso unirmi a voi?- Chiese, la sua voce era allegra.
-No non puoi, serve il permesso.- Le rispose Jet scherzoso.
-Come se a me importasse di qualsiasi legge o permesso!- Ribatté lei, ridendo.
-Giusto, giusto.-
Blaze tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne offrì a tutti, solo Anil non accettò.
-Dai raccontatemi qualcosa di bello.- Disse lei, osservandoli uno ad uno.
-Ho appena trovato un post di Julie-su, qualcuno in macchina le ha fatto il bagno con una pozzanghera piena di fango.- Disse Jet, scorrendo con il pollice sul suo cellulare.
Risero tutti.
-Non vedo l’ora di avere la patente anche io.- Disse Blaze, facendo un tiro.
-Così i capelli di stanno da dio.- Continuò lei, sputando il fumo verso Jet.
-Oh, grazie.. Me li ha fatti Silv.- Disse lui, accarezzandosi aggraziatamente la treccia.
-Io intendevo proprio dire che mi ricordi un dio, tipo quelli vichinghi hai presente?-
-Si, ho letto tutto quel che riguarda la mitologia nordica!-
-Anche io! E’ stupenda, mi convertirei se esistesse ancora.-
I due continuarono a parlare di asi, vani, elfi chi più ne ha più ne metta.
Lui ed Anil rimasero ad ascoltarli leggermente sconcertati.
Poi qualcuno attirò la sua attenzione.
Era un ragazzo leggermente barcollante, nascosto nella sua felpa scura.
Stava camminando sul marciapiede che  racchiudeva il parco del centro,a sua sorpresa entrò nel vialetto principale, ma anziché andare verso l’edificio prese la loro direzione.
Quando fu più vicino Blaze e Jet ammutolirono , ed Anil si fece teso.
-Ti serve aiuto?- Chiese il più grande.
Il ragazzo incappucciato annuì.
-Avete un accendino?- Quella voce non gli era nuova, ed ebbe presto un brutto presentimento.
-Si.- Disse Blaze, passandogli il suo.
Il ragazzo estrasse una sigaretta dalla tasca della felpa, e prese l’accendino.
La mano gli tremava, fece quasi fatica ad accendersi quella sigaretta.
Si sedette con loro, che si guardarono confusi.
Ridiede l’accendino a Blaze, che lo afferrò leggermente titubante.
-Possiamo vederti, o è chiedere troppo?-
Domandò Anil, risparmiando a loro di doverlo fare.
-Oh.. Potete, si.- Il ragazzo fece un tiro, buttò fuori il fumo  e poi riprese. -Ma non credo che ne sarete felici.- Disse, poi afferrò il cappuccio e lo tirò giù lentamente.
Jet sgranò gli occhi, scattò in piedi e fece qualche passo indietro.
-N-no, no.. Anche qui no, vattene.-
Anil guardò Jet confuso.
Era normale, non aveva mai visto Scourge nel mezzo di quel gruppetto , non sapeva che facesse parte della compagnia di Storm.
-Non ti faccio nulla dolcezza, torna pure a sederti.- Disse Scourge, con tono amaro.
Sbuffò, gli dava fastidio averlo vicino.
-Cosa vuoi Scourge?-
-Chiamami pure Sergei..-
- Non me ne frega un cazzo di come ti chiami, che vuoi da noi?-
- Solo..- Si morse le labbra, sbuffò.
-Solo cosa?-
-Dormire.-
Aggrottò le sopracciglia, cercò di trovare qualche parola di senso compiuto, ma riuscì solo a starsene zitto.
-Tu.. – Iniziò Jet. –Quale cazzo è il tuo problema!?-
-Non credo che mi vada di parlartene, bambolina.-
-E piantala di darmi ‘sti nomignoli del cazzo.-
Sergei alzò le spalle.
-Tutta la scuola lo fa.-
-Senti, non puoi lasciarci in pace e basta?- Chiese, spazientito.
-No!-
-Come sarebbe a dire no?-
-Non capite che non sto scherzando?-
Ci fu qualche attimo di silenzio totale.
Poi fu Blaze a parlare.
Lei a differenza di Anil, sapeva tutto.
-E perché mai noi dovremmo aiutarti? Tu non hai fatto assolutamente nulla di buono per noi, hai solo fatto del male a Jet senza alcuna ragione.-
Sembrava che Sergei nemmeno l’avesse ascoltata, il suo sguardo era più lontano.
Lo seguì, vide un uomo di mezza età sulla strada, seguito da qualche altra persona.
Sembravano tutti fatti o ubriachi, uno più dell’altro.
Sergei imprecò, coprendosi nuovamente con il cappuccio.
L’uomo schiantò una bottiglia di birra a terra, attirando l’attenzione di molti oltre a loro.
-Giuro che se trovo quel pezzo di merda, lo ammazzo!-
Rabbrividì, vide Jet tremare.
Sapeva quali ricordi stessero passando in quel momento per il cervello dell’amico.
Jet si spostò, sembrava sul punto di piangere.
Andò a piazzarsi davanti a Sergei, coprendolo dalla visuale di quel gruppo di uomini.
Solo in quel momento capì.
Jet aveva assimilato la situazione molto più velocemente di lui.
-Grazie..- Sentì anche lui il sussurro di Sergei.
Quando il pericolo fu lontano, Jet riprese le distanze dal ragazzo e andò a cercare conforto tra le braccia di Anil.
-Ora tu spieghi.- Disse Blaze, con voce ferma.
-Spiegherò, ma vi prego.. Ho bisogno di un posto sicuro dove dormire, ho passato una settimana dormendo si e no tre ore in tutto..-
-Vieni.-
Disse, alzandosi.
Lo detestava, non gli doveva niente.
Ma lui era così.
Non sarebbe mai riuscito a lasciare qualcuno in pericolo di vita, mai.

-Quindi in poche parole lo stronzo ha un padre di merda che vuole ammazzarlo a tutti i costi, gira come un randagio da una settimana ed è venuto a chiedere protezione ai suoi bersagli principali?-
Chiese Wave, accarezzando i capelli  scompigliati di Knuckles, il quale stava osservando apaticamente il vuoto.
-Esattamente..- Le confermò Blaze.
-Wow.. Io non ho parole..-
Cadde il silenzio, tornò a fissare il ragazzo che dormiva nel suo letto da ormai parecchie ore.
Era seduto accanto a lui.
-Sembra innocuo da addormentato..-
Disse, quasi senza motivo.
-E puzza anche come un montone, più tardi lo dovremmo buttare nella vasca, congelata magari.-
Ribatté Blaze, scatenando qualche risata e qualche sghignazzata.
-Sapete.. Non mi importa.. Quel che mi ha fatto, non mi importa..-
Tutti spostarono l’attenzione su Jet, aveva l’umore a terra.
-Come può non importarti?- Chiese Blaze, incredula.
-Ma non lo vedi? Non ha nemmeno un posto dove stare.. Sarà anche una testa di cazzo ma- Fu Wave ad interromperlo. –Jet..- Il più giovane portò lo sguardo su di lei, che continuò –Non difendere questo verme della società.. Suo padre è una merda, sua madre non c’è mai.. Credo sia una prostituta..Ma lui poteva scegliersi una vita migliore, poteva scappare e chiedere aiuto.. Quel che suo padre gli fa, la violenza che ha nei suoi confronti fa raggelare il sangue nelle vene.
Ma ciò non giustifica ogni sua azione.. Spaccia, è un tossico nullafacente, si immischia sempre nei peggio affari , tratta le altre persone come fossero merda e si sente uno scalino sopra a tutti.. Ha perso completamente il cervello, non ragiona.. Lui ha deciso di rovinarsi,detesta la vita ma le resta attaccato come un parassita, detesta l’umanità ma ci mette tutto il suo impegno per rovinarne una parte, è un uomo con la dignità di una larva.. E’ cattivo da dire, ma se suo padre lo ammazzasse, non sarebbe poi più di tanto una grossa perdita.-
Tutti ammutolirono, quelle parole dovevano aver avuto effetti contrastanti su tutti i presenti, in parte concordavano ed in parte ne erano rimasti amareggiati.
Forse Wave lo detestava, ed era solo l’odio a parlare.
-M-mia madre non è una puttana.. – Sussultò, sentendo la voce roca del ragazzo accanto a lui.
Il suo tono era sempre strafottente, o incazzato.
Doveva aver sentito tutto.
Lanciò uno sguardo preoccupato a Wave, che non si smosse di un millimetro, la sua espressione cinica rimase invariata.
-Il resto è vero.. Che lei si è fatta sbattere per qualche dollaro in più è vero.. Ma lo ha fatto per me.. Non c’è mai, non c’è mai perché non c’è più, Wave.. Tu hai ragione.. – Deglutì, poi riprese – Hai ragione su di me, su mio padre.. Non puoi sapere tutto, non si può origliare tutto ovviamente.. Ma molte cose le sai, e fai bene ad odiarmi.. E tu Jet, non difendermi.
Non merito di essere difeso, per quanto la mia esistenza faccia schifo.. A volte vorrei uccidere tutti sai? Quando passo per i corridoi della scuola, tratto le altre persone come delle merde, perché mi danno fastidio.
Mi danno fastidio le persone e la loro cazzo di vita normale.. E tu Jet, starai pensando.. Che la tua vita non ha nulla di normale.
Ma vedi, tu hai persone accanto.. Persone alle quali importa qualcosa di te.
Se io morissi, la gente non perderebbe neanche tempo a passare dalla mia tomba per sputarci sopra.. E questo mi fa arrabbiare, ma io non posso fare niente.
Quindi mi faccio, fino a non capirci più un cazzo.
Fino ad avere una visione distorta della realtà.
E mi metto in pericolo, fino al punto di rischiare la vita.
Ma non riesco mai a sentirmi bene.
Ed ogni volta che mio padre mi colpisce, ogni volta che affonda una lama nella mia carne, io chiudo gli occhi e spero di raggiungere mia madre.
Spero che tutto si fermi.. Ma no! No..
Quel viscido essere.. – Si tirò su a sedere, poi si alzò dal letto.
Se ne stava al centro della stanza, e tutti lo stavano fissando come pietrificati.
Il suo sguardo, il modo in cui inclinava la voce, erano terrorizzanti.
-Quel viscido essere è sempre ubriaco come la merda! Si incontra con i suoi amici fattoni del cazzo, loro.. Loro hanno fatto i peggio crimini! Se ne vantano! Loro se ne vantano.. Ogni fine settimana si vedono nella mia cazzo di casa, ed io mi chiudo nella mia cazzo di soffitta chiudendomi le orecchie, prendendomi a pugni la testa pur di non sentire le loro voci, le loro schifosissime risate!-
Si piegò in due, tenendosi la schiena.
-Quello stronzo mi da la caccia! Mi ha costretto fin da piccolo a fare cose che io non volevo fare.. Immischiava me nei suoi affari, per non rischiare!
Più volte mi ha lasciato in mezzo ad una strada in fin di vita, ed io non sono mai morto.
Quante volte ho dovuto sopportare, legato in un angolo!
Vedevo tutto, vedevo tutto!
Vedevo come picchiava, minacciava e violentava mia madre!
Mia madre era la donna più forte che io abbia mai conosciuto, mi ha difeso con tutte le sue forze, ha tentato di strapparmi dalle follie di quell’uomo, ha lottato fino allo stremo per salvarci.
Si faceva sbattere, e nascondeva i soldi.
Li stava accumulando per quando saremmo scappati.
E ci eravamo quasi riusciti! La fine di quelle torture era così vicina..
Ma quel pezzo di merda trovò i soldi.. Li spese in droga, alcol e puttane!
E scoprì il vero motivo per il quale mia madre li aveva accumulati.-
Rimase a fissare il vuoto, aveva il fiato corto e la gola secca.
Puntò lo sguardo in quello di Jet, come se gli stesse comunicando qualcosa, come se lui potesse comprendere.
E così fu.
Qualcosa era scattato nel cervello dell’amico.
Lo vide liberarsi dalla presa di Anil, scendere dal comodino sul quale era seduto.
-Non dirlo, n-non devi per forza dirlo e torturarti il cervello..I-io.. Ho capito, so di aver capito..- Si inginocchiò davanti a Sergei e rimase a fissarlo.
Jet era terrorizzato, lo leggeva nei suoi occhi, nel suo non verbale.
Sergei afferrò con forza un polso di Jet, che gemette ed iniziò a tremare.
Si mise sull’attenti, Anil stava già per intervenire ma furono le urla di Sergei a bloccare entrambi.
-L’HA MASSACRATA!-
Il petto del più grande si muoveva quasi spasmodicamente, il suo respiro somigliava più ad un lamento insofferente.
-L’ha presa per i capelli, le ha sbattuto la testa contro al frigorifero.. Il suo sangue era ovunque! Sul pavimento, su di me! L’ha tenuta ferma per il collo, le ha strappato folte ciocche di capelli , e l’ha gettata a terra.
Io tentai di fermarlo, tentai con tutte le mie forze.. Ma mi mise al tappeto in un attimo.
Ed io ricordo quelle immagini sfocate e confuse, io stavo svenendo ma ricordo tutto nei dettagli!
Un ultima volta, l’ha violentata..  Poi ha preso un coltello, la ha accoltellata ininterrottamente fino al punto in cui lei non riuscì più ad urlare, non le permise nemmeno un ultimo respiro, fu un attimo..
Gli occhi di mia madre  erano puntati nei miei,era troppo tardi e non potevo salvarla.
Urlai, lui le tagliò la gola senza alcuna pietà.. Io tentai di avvicinarmi, il suo sangue mi sporcò , ne fui sommerso.. Poi fu tutto nero.. Buio totale..-
Sergei si staccò da Jet e vomitò il nulla, anche lui ne ebbe l’impulso.
Ebbe paura.
Tutti in quella stanza ne erano rimasti traumatizzati.
-Sapete.. Cosa mi fa incazzare.. ? Quel pezzo di merda l’ha ammazzata senza pietà.. E non gli si è ritorto nulla contro.. Se l’è cavata tramite degli agganci.. E sapete cos’altro mi fa incazzare..? Tutti quei colpi andati a segno.. Sono anni che mi colpisce, e mi chiedo perché cazzo.. Ogni singolo colpo tirato a mia madre.. L’ha ammazzata.. Ed io sono sempre qui? Ha lacerato anche la mia di carne.. Ma ogni volta io ho riaperto gli occhi, ogni volta un po’ più debole, ed ogni volta vivo...-
-Sergei.. – Jet tentò di dire qualcosa, ma lui lo zittì con un gesto.
-Wave ha ragione.. Io sono quel che lei ha descritto, perdonami Rooney se non ho saputo fare di meglio.. Spero almeno che Jacob se ne vada, lui seriamente è solo un rompicoglioni.. Ed io sono solo Scourge il sociopatico di merda che fa finta di stargli dietro..-
-Io ti odio, Evdokimov.
 Ti odio e non riesco a portarti rispetto.
 La tua storia mi spezza il cuore, e c’erano cose che non sapevo.. Ma non cambierò facilmente idea.
Io ho paura per te, ed ho paura di te.
Almeno non sei un essere senza cuore, anche se ti sei bruciato il cervello..
Ed in quanto a mio fratello, Jacob o “Storm” che sia, sarà sempre una spina nel fianco,priva di ragionamento.
Si, tu sei Scourge il sociopatico di merda, e prova anche solo a negare di esserlo!
Io non ti perdonerò mai, per quanto tu mi faccia pena, e per quanto io abbia voglia di aiutarti, mi rifiuto.-
Wave concluse, fredda e secca.
Gli diede un ultima occhiata fulminante, ed uscì sbattendo la porta.
Restarono in silenzio.
Nessuno osò controbattere.
C’erano cose che loro non sapevano, e avrebbero scoperto solo col tempo.
Non biasimavano Wave per la sua reazione.
Eppure lui non se la sentiva di abbandonare quel ragazzo così.
-Sai che potremmo cacciarti e fregarcene vero?- Domandò, non ricevette alcuna risposta, solo uno sguardo assente.
-E che sarebbe la scelta migliore.- Aggiunse Blaze.
Sergei sembrava sordo a tutto, e privo di sentimenti.
-Hey.. Hey Jet..-
Il più piccolo gli diede attenzione, sembrava l’unico in grado di perdonare li dentro, ed era l’unico ad aver subito.
-Dimmi.-
-Com’è che fai tu di cognome?-
Jet rimase per un attimo interdetto a quella domanda.
-Emm.. Hawkers, perché?-
-Ecco lo sospettavo.. Cioè, nel senso.. Ecco per meglio dire, Shadow ha detto una volta di sfuggita il tuo cognome.. Ed io l’ho subito ricollegato a-
Jet sgranò gli occhi, non gli diede il tempo di terminare la frase.
-Mio padre..?-
-Si, Daniel fa parte della combriccola di mio padre .. E’ quello che più odio sai? Quando è lui a raccontare delle sue cattiverie.. Io vado fuori di testa.. Viene con la sua donna, spesso si sono portati dietro anche una bambina.. Io.. Io sentivo cosa dicevano e non potevo tollerare la presenza di una povera innocente.
Di solito non mi importa, ma non me lo sarei mai perdonato se le avessero fatto del male.
Così la tenevo con me, in soffitta.
A volte.. A-a volte le chiudevo le orecchie.
All’inizio credevo fosse un maschio, ma lei mi ha detto la verità.
Una volta mi ero fermato in corridoio e mi era capitato di ascoltare..-
Si fermò, Sergei dischiuse leggermente le labbra e guardò Jet quasi incredulo.
-O-oh merda, sono proprio andato.. Quando inizio a parlare non penso sai? Non stavo pensando al fatto che sei suo figlio, e che tutte quelle cose riguardavano.. Riguardavano te..-
Jet era sbalordito, e sconvolto.
-Cioè aspetta.. Vuoi dirmi che tu hai conosciuto mia sorella prima di me e.. E ti sei preso cura di lei ma nel frattempo ti divertivi a farmi nero.. W-wow.. Mio padre è ancora più.. Schifoso.. Di quello che pensavo.
Scusami- Ridacchiò – Mi viene da vomitare quando penso a lui..-
-S-si io l’ho vista per la prima volta tre anni fa.. E io faccio nero chi mi pare..-
- Oh.. Io poco più di una settimana fa.. -
-Ora capisco perché sei qui.-
Jet si morse il labbro inferiore.
-Già.- Disse secco, con amarezza.
-Tu devi fare qualcosa.-
Jet fece una smorfia e poi rise.
-Cos hai da ridere?-
-Cos ho da ridere?- Il più giovane si fece serio – Rido, perché dimmi sinceramente.. Che cazzo potrei fare io?-
-Ma non lo vedi? Gli psichiatri che ti seguono non sono irrilevanti, e la preside ti ha abbastanza a cuore! Tu puoi e devi fare qualcosa.-
-Pensi che la psichiatra che mi segue non lo sappia? Davvero Sergei? Sanno tutto, ma nessuno in questa città di merda fa qualcosa per renderla migliore!-
Si stavano scaldando, avevano alzato i toni e tutti erano pronti ad intervenire per fermarli.
-Cazzo Jet, riprova! Non possono veramente tacere su una cosa del genere.
 Hai tutto in pugno, puoi vendicarti lo capisci? Puoi fare finire tutta questa merda che portano avanti da anni, puoi eliminare il cancro di questa cittadina del cazzo.-
-E tu no? Cazzo quell’uomo ha massacrato tua madre!-
-N-non ci sono prove! E poi guardami, hai ascoltato quello che ha detto Wave? Perché lei non ha parlato solo per rabbia o odio, ha detto la verità su di me! Chi cazzo crederebbe a me? Chi cazzo farebbe qualcosa per uno come me!? Tu hai molta gente dalla tua parte, possono ritentare.-
-Si può sapere di che cazzo state parlando?-
Fu Knuckles ad intromettersi.
Molti ci rimasero di sasso, non apriva bocca da giorni.
-Perché,non ve lo ha detto? Non eravate tutti amici per la pelle, coccole , abbracci e amore?-
Lo sguardo di tutti fu su Jet.
Lui ed Anil sapevano, gli altri ancora no.
-Non c’è bisogno che lo sappiano.. Non ancora..-
-Sei serio? Vuoi anche tenerlo nascosto? Sai bene che ti farà solo più male.-
-Vedi Sergei.. Io lo so, ma non riesco a pensarci.
Mi vengono i crampi, mi gira la testa e mi sento svenire, quando ci penso.-
-Magari potresti sforzarti e dircelo.. – Mormorò Tikal, la quale era rimasta ferma in un angolino tutto il tempo.
-Non costringetemi, non è nulla di che.-
-Jet non minimizzare.- Disse secco Sergei.
-Si può sapere che cazzo è successo punto e basta?-
Chiese Blaze, con voce ferma.
Voleva che la smettessero.
Ma non sapeva come controllare la situazione.
Avevano iniziato a parlarsi uno sopra l’altro, un forte chiacchiericcio, sembrava il vociare di una folla al mercato mentre invece erano solo in quattro a far confusione.
Voleva che si fermassero, perché Jet stava andando in panico.
Ci si mise in mezzo pure Anil, che senza volerlo lo aveva fatto agitare ancora di più.
Lo stava tenendo abbracciato, e lui poteva  vedere il panico negli occhi dell’amico.
-LO HA STUPRATO!-
Il grido di Sergei fermò le urla, la confusione e la tensione.
Si fermò tutto.
-L-l’ho ha violentato..Ha abusato di l-lui in tutti i modi possibili ed immaginabili.. Ha ucciso la sua psiche, gli ha stracciato cuore ed anima.. Lo ha reso un corpo senza vita, lo ha spento.
Lo ha spento e lo ha utilizzato come un burattino.
Lo ha rovinato, gli ha fatto del male.
Non ha ricevuto amore nemmeno da sua madre, solo odio.
Tanto odio.
E poi appena hanno trovato il modo, lo hanno gettato.
Lo hanno buttato nelle mani di quei dottori, e se ne sono sbattuti il cazzo.
Come se lo avessero definitivamente eliminato, come se non fosse mai esistito.-
Lasciò cadere qualche lacrima, prese Jet dalle braccia di Anil e lo strinse a se.
Lo lasciò piangere, lasciò che si disperasse e che si sfogasse.
-Scusa..- Mormorò Sergei, dimostrando per una volta un po’ di umanità.

Accarezzò la guancia pallida e fredda dell’amico.
Lo aveva fatto sedere su di un mobile nel bagno, mentre lui era rimasto in piedi a prendersi cura di lui, facendogli passare le forti crisi che stava avendo.
-Sei bello come un fiore, profumi e sei delicato come tale..-
Lo vide sorridere, a quel punto poté liberare un sospiro di sollievo.
-Grazie Silv.. Grazie per essere sempre qui,a proteggermi.-
-Non ringraziarmi, io ci tengo troppo a te.. Ti proteggerò sempre e comunque.-
-Sergei, lui.. E’ strano.. Ma io non posso odiarlo anche se mi ha fatto del male.
Non posso odiarlo perché so come si sta,e lui.. Come potrei odiarlo per come è? Non tutti hanno la forza per reagire in modo positivo a certi traumi..-
-Lo so, lo so.. Non lo lasceremo ok? Non gli negheremo un aiuto.-
Jet annuì.
-Dobbiamo farlo vedere dalla Kitcher.-
-Ci sono tante cose da dire alla Kitcher.. In ‘sti ultimi giorni sono successe talmente tante cose assurde, che forse faremmo bene a scriverci un elenco .- Disse l’amico, ridacchiando.
Era una risata stanca, ma almeno sincera.
-Si, dovremmo.. Senti Jet, se posso.. Ecco, non avere paura di Anil.-
-Sai bene che non ho paura di lui.-
-Tremavi prima tra le sue braccia..-
-Io.. Non è paura, è che lui mi piace tanto..-
-Beh allora se ti piace tanto, dovresti approfittare delle sue attenzioni.-
Sembrò pensarci un attimo, poi gli sorrise.
-In effetti hai ragione.-
-Bravo, devi lasciarti andare.-
Qualcuno bussò alla porta, facendo sobbalzare entrambi.
-Avanti.- Disse.
Dopo un attimo la portasi aprì, ed entrarono Anil e Blaze.
-Hey..- Disse lei avvicinandosi a Jet – Va un po’ meglio?-
Lui annuì, sorridendole.
-Per qualsiasi cosa.. Non aver paura di chiedere.-
-Grazie Blaze..-
Lo sguardo di Jet andò a posarsi da Blaze, su Anil.
Il più grande si avvicinò, appoggiandosi con i gomiti su di un lato della cassettiera,lo sguardo puntato su Jet.
L’amico arrossì, andando poi a coprirsi le guance con un gesto aggraziato della mano.
-Voglio solo che tu sappia, che io sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa con te.-
Sentire quelle parole da parte di Anil lo rincuorò.
Era bello per lui sapere che aveva Jet così tanto a cuore.
Era contento del fatto che fosse arrivato all’improvviso, come un miracolo venuto dal cielo , a prendersi cura della persona alla quale lui teneva di più al mondo.
-Io.. Sento di poter fare tutto, con te al mio fianco.-
Sorrise con piacere nel vedere Jet essere positivo.
Vederlo felice era uno dei suoi più grandi desideri.
Poi la sua attenzione passò a Blaze.
Si accorse che lo stava fissando, ed abbassò lo sguardo.
La sentì ridacchiare imbarazzata.
Anche Blaze era una fortuna per lui.
E più tempo passava con lei, più desiderava averla al suo fianco.
No, non si stava infatuando.
Sentiva solo il bisogno della sua presenza.
Forse, ne sarebbe presto diventato dipendente.
E ciò lo spaventava.
Ma per una volta, quella paura gli dava i brividi alla spina dorsale.
E quei brividi, lo facevano solo sentire più energico.
Si, erano solo scariche di energia.
Rimase ad osservare gli occhi smeraldo della ragazza.
Erano intriganti, taglienti e penetranti.
Blaze aveva sempre uno sguardo sicuro.
E non solo, lei era sempre sicura e diretta.
Lei sapeva come affrontare il mondo, anche se qualche volta le redini le scappavano di mano.
Ma lei riusciva sempre a recuperarle.
Lei era forte, e molto presto lui non avrebbe più potuto fare a meno di lei.
Si era venuto a creare un confortevole idillio.
Idillio interrotto dalla porta che si aprì di colpo, facendo saltare il cuore in gola alla maggior parte dei presenti.
Era Sergei, sembrava piuttosto spaesato.
-I-io.. Stavo camminando per i corridoi perché volevo vedere com’è questo posto, e ho trovato Wave quasi priva di sensi accanto ad una sedia, credo si sia sentita male.. L’ho portata qui.-
Sbuffò, si poteva avere un attimo di pace o era chiedere troppo?
Forse si, forse chiedere la pace era troppo.
Forse loro non se la potevano permettere, non ancora almeno.



JETON HAWKERS


Quando aprì gli occhi e gli altri suoi sensi iniziarono a destarsi, fu un ambiente a lui sconosciuto ad accoglierlo.
Il sole si infiltrava dalla finestra riscaldandogli leggermente la pelle, vi era un buon odore che doveva provenire dal piano inferiore,una situazione di calma totale per lui completamente nuova.
Era così stare in una famiglia vera? Una famiglia unita?
Percepì la presenza di un altro corpo accanto al suo, era Anil.
Si girò stiracchiandosi, andando a scontrarsi con lui, lo guardò.
Era sveglio e stava scorrendo nella sua bacheca di Facebook, poi si accorse che anche lui era sveglio e gli sorrise.
-Buongiorno Jet.- Disse lui pacato.
-Démons et merveilles,vents et marées..Au loin déjà la mer s’est retirée.
Et toi,comme une algue doucement caressée par le vent,dans les sables du lit tu remues en rêvant-61
Recitò, non riuscì a contenersi.
Gli veniva quasi naturale, come se fosse involontario.
Anil lo ascoltò rapito e leggermente confuso.
- Prévert deve piacerti proprio tanto, mh?-
-Si, tantissimo.-
-Sable mouvants è una delle mie preferite, tra le sue.-
Anil sapeva, conosceva tante cose.
Aveva tanti pregi e quello era uno dei suoi preferiti, anche se lo conosceva da pochissimo.
-Comunque Jet,solo tu sei in grado di dare un buongiorno del genere.-
-A Silver piace..- Ammise, abbassando lo sguardo.
Era stato ridicolo? Aveva forse fatto qualcosa di imbarazzante?
-Piace anche a me, come riesci ad impararle  a memoria così?-
Si mise il cuore in pace, tornò a guardare Anil con un sorriso.
-Le ho lette tantissime volte, le adoro.-
-E’ un bene, Jet.. Ora andiamo a mangiare, così poi ti accompagno al centro.-
-O-oh ma, non devi per forza venire anche tu..Non voglio disturbarti.- Odiava essere così impacciato, ma Anil lo metteva in imbarazzo.
-Non disturbi affatto! E poi, non avrei nient’altro da fare.-
Si mise seduto sulle ginocchia e puntò lo sguardo nei suoi occhi color nocciola.
-Sei gentile.- Disse, l’altro rimase a fissarlo per un attimo, poi ridacchiò.
-Sono così buffo?- Chiese amichevolmente.
-No, stavo solo pensando ad una cosa stupida..-
-Che cosa?- Chiese curioso, mordendosi poi la lingua come punizione per essere sempre troppo invadente.
-Mi fai venire voglia di essere felice.-
-Io..?- Chiese incredulo, indicandosi per poi scoppiare a ridere.
-Devi essere proprio pazzo per affermare una cosa del genere, io al massimo posso farti venire voglia di morire!- Rise ancora scuotendo la testa, poi sentendo silenzio totale da parte dell’altro alzò la testa, rendendosi conto del fatto che era stato maledettamente serio, e che non stava ridendo affatto.
Abbassò lo sguardo imbarazzato, ed iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore quasi involontariamente.
-I tuoi disturbi Jet non li considero come un ostacolo impossibile da superare, sotto a quella coltre di problemi Jet, ci sei tu..Basta guardare oltre per vedere chi sei veramente, spogliato da ciò che più ti tormenta.. Tu dai molto,a chi da molto a te.-
Un brivido gli percorse la schiena.
Le sue parole erano limpide , perfettamente bilanciate e calcolate.
La sua voce era calda, confortevole.
Quasi si sentiva abbracciato da essa.
Rimase interdetto, dischiuse appena la bocca per dire qualcosa ma si accorse di non sapere cosa rispondere, e rimase in silenzio.
-Vieni con me..-
Non si era nemmeno reso conto che l’altro si era alzato.
Anil gli tese la mano e lui la afferrò, lo tirò giù dal letto e per un attimo perse l’equilibrio, l’altro lo afferrò prontamente per le braccia e gli sorrise.
Arrossì, sentì tutto il suo viso scaldarsi.
Si staccò da lui, imbarazzato.
- Seguimi, stecchino.-
-Stecchino?- Chiese, confuso.
Alzò lo sguardo sentendo il suo respiro farsi più vicino, così come tutto il suo corpo.
Lo riabbassò immediatamente quando sentì le sue dita su una spalla.
Quasi tremò, il cuore prese a battergli forte.
Potette giurare di averlo sentito sghignazzare leggermente a quella sua reazione.
Non in modo cattivo, anzi teneramente.
Ma forse era solo la sua mente che stava vagando.
-Potrei spezzarti in due con un soffio..- Mormorò.
Quella sua voce profonda quasi gli mise paura, gli fece accapponare la pelle.
-B-beh allora spero.. C-che tu non abbia intenzione di farlo..-
Si maledisse mentalmente per aver balbettato davanti a lui, quasi stava stringendo gli occhi, anche il respiro si era fatto più difficile, quasi gli si era bloccato.
-Certo che no!- Anil si allontanò leggermente da lui, la tensione scemò completamente,il cuore riprese un battito regolare..
Riuscì ad alzare la sguardo , il quale fu accolto da un dolce sorriso di Anil.
-Era solo per dire..- Continuò il più grande con tono pacato. –Ora vieni.-
Annuì, e lo seguì.

Raggiunsero quella che doveva essere la cucina, sobbalzò quando si vide arrivare addosso un enorme cane dal foltissimo pelo marrone.
Cadde all’impatto con quel bestione, come minimo pesava più di lui.
Si ritrovò la sua enorme lingua sul viso e rise, accarezzandolo.
-Läpor, fermati!- Anil prese l’animale da sotto le zampe, liberandolo dal suo peso.
Si alzò ridacchiando e accarezzò la testa di Läpor, i suoi occhioni erano appena visibili tra tutto quel pelo.
-E’ un bel cane, è buono vero?-
-Si, è un coccolone.. Purtroppo non si rende conto di non essere più un cucciolo.-
-Non importa, è dolcissimo.-
Affondò le dita nel suo pelo morbido ridacchiando , poi la madre di Anil attirò la sua attenzione.
Uscì dalla cucina togliendosi una rete che probabilmente aveva usato per cucinare dai capelli.
-Buongiorno ragazzi, avete dormito bene?- Chiese, rivolgendo ad entrambi un caldo sorriso.
-Si, grazie per l’ospitalità..- La donna si avvicinò a lui, studiandolo.
Gli sorrise, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Sembri proprio un bravo ragazzo, niente a che vedere con quella bestia di tuo padre..-
-No, no..- Rabbrividì al solo pensiero di quell’uomo.- L’unica cosa che ci accomuna credo sia il gruppo sanguigno.- Disse, cercando di sfoderare il suo miglior sorriso falso.
Sapeva che Anil se ne era accorto, non tralasciava alcun dettaglio.
Ma con sua madre, poteva permetterselo qualche sorriso falso.
-Mi dispiace per ieri, sono stata un po’ scorretta.-
-Era solo preoccupata per suo figlio, non c’è nulla di scorretto.- Disse sincero.
Si scambiarono un ultimo sorriso, poi lei lo fece entrare in cucina seguito da Anil.
Il più grande lo fece sedere a tavola accanto a lui.
L’ansia si fece strada nel suo corpo quando vide l’enorme quantità di cibo sulla tavola.
Osservò il proprio stomaco rientrante, poi guardò nuovamente il cibo.
Anil sembrò capire cosa lo stesse trattenendo dal mettere qualcosa nel piatto,bastò che gli poggiasse una mano sul ginocchio per far si che tremasse, volgendo a lui la propria attenzione con insicurezza.
-Prendi solo quello che riesci a mangiare, mia madre cucina sempre come se dovesse sfamare un esercito, non devi per forza ingozzarti.-
Annuì.
Smise di tremare solo quando Anil gli lasciò andare il ginocchio.
Il suo corpo stava avendo reazioni esagerate alla vicinanza del più grande, reazioni evidenti che lo stavano mettendo molto in imbarazzo.
Un waffle, un waffle sarebbe andato bene.
Non poteva costringere il suo corpo a quantità di cibo alle quali non era abituato.
Sentì Anil sospirare, come se fosse deluso.
Si portò una ciocca di capelli ribelle dietro ad un orecchio, si bagnò le labbra e si costrinse ad osservarlo.
-N-non faccio colazione di solito, non sono abituato..- Anil annuì , addentando silenziosamente una salsiccia.
Sospirò e si decise a mangiare ciò che aveva nel piatto senza fare troppe storie.
Si costrinse a farlo anche se era pesante, anche se a metà avrebbe voluto svuotarsi in un water molto volentieri.
-Cosa vuoi bere?-
-Mmmh.. Acqua?-
-Se vuoi c’è anche del succo, o dell’aranciata.-
-Oh.. Va bene l’aranciata allora, non l’ho mai bevuta..- Disse sincero, la voce incrinata leggermente dall’imbarazzo.
L’altro lo fissò sgomento.
-Ma sei serio?- Chiese lui, passandogli un bicchiere che aveva appena riempito.
-Si..-
Rispose, prendendolo con le mani che quasi gli tremavano.
Ne bevve un sorso.
Aveva un sapore dolce, leggermente aspro.
Gli piacque molto, ma cercò di nasconderlo per evitare di avere reazioni esagerate e imbarazzanti.
-E’ buona.- Disse semplicemente, dopo averla finita ripose il bicchiere sul tavolo.
Si costrinse a terminare quel waffle, sapeva che Anil lo stava fissando.
Quando finì, il più grande gli accarezzò una spalla.
-Lotterò con te Jet, sarò al tuo fianco.-
Detto ciò si alzò,e  lui lo seguì in silenzio.

Si era dimenticato del fatto che Anil avesse la patente.
Gli confessò che preferiva andare a piedi, ma quella mattina avrebbero preso la macchina.
Lo osservò mentre guidava.
Il sole illuminava il suo profilo perfetto.
Quando si passò una mano tra i capelli, vide i suoi muscoli contrarsi leggermente.
Deglutì passando gli occhi sulla sua pelle mulatta, si godè ogni centimetro di quella visione angelica, i suoi capelli dai riflessi intensi, quel ciuffo che sembrava miele.
Era come stare seduti accanto ad un dio, e lui si sentiva nulla a confronto.
Si sentiva impotente, quasi non si sapeva spiegare come potesse essere vero.
Perché tra così tante persone, aveva scelto di prendersi cura di uno come lui?
Lui che non era nessuno? Lui e i suoi mille problemi.
Seguì i suoi movimenti come incantato,ipnotizzato.
La sua mano grande e curata si posò sul cambio, le vene erano appena sporgenti.
Tutta la sua struttura corporea era muscolosa, curata  e dettagliata.
Sembrava quasi un David vivente, doveva allenarsi molto per avere un corpo così.
-Che c’è?- 
La sua voce lo riportò alla realtà facendolo sobbalzare, arrossì violentemente portandosi una mano alla bocca, cercò di camuffare l’imbarazzo il più possibile.
Vide l’altro girarsi verso di lui e ridacchiare dolcemente, per poi riportare la propria attenzione alla strada.
Aveva un sorrisino compiaciuto che non seppe come interpretare.
Che si fosse accorto del modo in cui lo stava fissando?
Certamente.
Non gli sfuggiva nulla e glielo aveva dimostrato innumerevoli volte nel giro di nemmeno due giorni.
Eppure, poteva importargli veramente dell’effetto che aveva su di lui?
Era chiaramente conscio del proprio aspetto, anche se non se la tirava nemmeno minimamente.
Sapeva che era piacevole da osservare.
Sapeva di certo  dell’effetto che la sua presenza creava su di lui.
Ma perché quel sorrisino?
Svuotò la mente.
Si sarebbe solo fatto del male a pensare così intensamente a cose che non sapeva.
Guardò la strada scorrere veloce fuori dal finestrino, c’era pace in quel momento.
Stava bene li.
Tornò a guardare Anil per un attimo, le proprie labbra stese in un sorriso.
Non era un sogno, e forse gli angeli esistevano davvero.
Lo stava già salvando, lo aveva già strappato dalle grinfie delle tenebre, senza che nemmeno se ne rendesse conto.
Doveva solo affidarsi completamente, e restare aggrappato a lui.

Gettò il mozzicone  a terra e lo spense con il piede, per poi sospirare sollevando lo sguardo su quella casa enorme, che già all’esterno ispirava fiducia e felicità.
Ma si sa che è solo un apparenza, che quelle case spesso ospitano solo vite distrutte.
Eppure lui sperava, sperava per la sua sorellina.
Non avrebbe permesso a nessuno di far vivere ad Edelweiss lo stesso incubo che avrebbe perseguitato lui in eterno.
-Andiamo?- Gli  chiese Anil gentilmente.
Era stato carino ad acconsentire per fare quella sosta.
Rischiava di sciogliersi anche solo al suono della sua voce profonda e pulita, lo faceva tremare con il solo vibrare della sue corde vocali.
Sarebbe finita male, lo sapeva.
Sarebbe finita malissimo.
Non riusciva a controllare quella marea di emozioni e sensazioni che Anil gli stava facendo provare.
-Si..- Gli rispose, la sua voce suonò maledettamente insicura, era teso.
-Stai tranquillo, andrà tutto bene Jet.. Sono sicuramente persone comprensive- Lo interruppe – Non sono loro a preoccuparmi..H-ho paura che Edelweiss mi odi per colpa di ciò che le hanno messo in testa i miei..-
Non riusciva  a reggere il suo sguardo e rabbrividì quando l’altro lo afferrò per una spalla.
-Guardami..-
 Alzò gli occhi  e li puntò faticosamente nei suoi.
-Forse all’inizio sarà diffidente, ma tu devi solo essere e continuare ad essere te stesso.. Perché la realtà alla fine viene sempre  a galla, i vostri genitori sono dei mostri e lei lo sa, si accorgerà di avere un fratello fantastico.. Un po’ scemo, ma fantastico.-
Si rilassò leggermente alle sue parole, gli sorrise dolcemente e lui lo lasciò andare soddisfatto.
Prese un profondo respiro , e svuotò completamente i propri polmoni prima di suonare il campanello.
Poco dopo vide una signora uscire di casa, doveva essere la stessa donna che era venuta a prendere Edelweiss con il marito.
Alice Ortiz, quello era il suo nome, lo aveva appena letto sul campanello.
Gli era sembrata una donna colta e piena di voglia di vivere, gli era sembrata una madre perfetta.
Alice lo riconobbe e lo salutò, poi rientrò in casa e gli aprì il cancellino.
Entrò insieme ad Anil, cercò conforto nei suoi occhi e vi trovò molto di più: protezione.
Il più grande gli accarezzò una spalla e scese, sfiorandogli quasi impercettibilmente un fianco, percepì delle forti scariche e brividi lungo tutta la spina dorsale che lo fecero tremare.
-Stai tranquillo, andrà bene.- Gli sussurrò lui vicino all’orecchio, provocandogli altri brividi.
Si limitò ad annuire, anche se avrebbe tanto voluto dirgli  la verità: in quel momento non erano il fatto di  trovarsi in un luogo sconosciuto, o il confronto con la propria sorellina ad agitarlo tanto, ma lui.
Esatto lui, anche solo con un suo respiro.
Ma non poteva di certo farglielo sapere.
Ci stava cascando malamente, sapeva che ne sarebbe rimasto folgorato e sapeva anche che sarebbe stato tutto inevitabile.
Lui non si sarebbe distaccato da Anil, e Anil non si rendeva conto di ciò che gli stava facendo, delle sensazioni che gli provocava , non ne era a conoscenza, non lo sapeva e non poteva capirlo.
Non doveva capirlo.
Anil voleva solo essergli amico, ma le sue attenzioni su di lui avevano tutto un altro effetto.
La voce dolce e ferma di Alice lo riportò alla realtà.
-Sei qui per Edelweiss?-
Annuì incerto.
-Vieni, devo parlarti prima che tu la veda..- Si fermò un attimo a guardare Anil, poi gli tese una mano che lui afferrò prontamente.- Piecere di conoscerti..-
-Mi chiamo Anil, piacere mio signora.- Rispose lui educatamente, lasciando poi andare la sua mano.
Lei annuì sorridente. –Venite, vi offro un tè.. O una cioccolata calda se vi va.-
Disse ridacchiando e accogliendoli in casa.
La seguirono , e si fermarono in quella che doveva essere la cucina.
-Credo che prenderò il tè..- Disse, guardando a terra.
-Anche io.- Disse Anil.

Si ritrovò davanti una tazza fumante di tè, Anil seduto alla sua destra e Alice seduta di fronte a loro, dalla parte opposta del tavolo.
-Jet so che è difficile, ma ho bisogno che tu mi parli dei tuoi genitori..-
Abbassò lo sguardo annuendo.
-Cosa.. Cosa vuole sapere di loro?- Chiese, facendosi forza.
-Innanzitutto, come si comportavano..-
-Loro.. Loro non hanno capito niente di come funziona la vita, o la legge.. P-passano i loro giorni a drogarsi, bere  e.. Accoppiarsi.- Si fermò, bevve un altro sorso di tè e poi riprese – Ho scoperto ieri dell’esistenza di Edelweiss, loro non me lo avevano mai detto.. Le hanno parlato molto male di me e credo che per questo motivo impiegherò molto tempo ad andare d’accordo con lei, a non spaventarla.. Io le voglio già bene, e non voglio che le accada ciò che è accaduto a me.. Sento che devo proteggerla ma.. Non so se ne sarò in grado dato che già fatico a badare a me stesso, scusi sto dilagando..-
-Non preoccuparti, mi dispiace Jet.. Ti va di dirmi quel che ti hanno fatto i tuoi genitori?-
Deglutì, chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
Dover far riaffiorare certi ricordi faceva male.
-L-loro .. Loro non mi volevano e di conseguenza mi hanno trattato come se non esistessi.. Almeno per un po’, poi mia madre ha iniziato ad odiarmi alla follia.. Non si prendevano cura di me, e io non potevo farci nulla.. Quando crebbi abbastanza da capire qualcosa, iniziarono ad approfittarsi di me..
Per tenere  a posto la casa, per rinfacciarmi di essere nato.. Raramente per i loro affari più sporchi che comprendevano la droga..
Venivo punito per tutto, t-tutto.. E all’inizio erano solo botte, urli o insulti..
Poi.. Poi ..- Avrebbe voluto vomitare, urlare.
Ma si trattenne.
-Quelle punizioni, avevano deciso che non era abbastanza così m-mio padre iniziò a .. A v-violentarmi, a-ad abusare di me e io.. – L’aria gli mancò. –Mi scusi..- Non riuscì ad andare oltre, per un attimo gli si offuscò la vista e fu Anil a riportarlo alla realtà, stringendogli una mano.
Alice aveva gli occhi lucidi, si era portata una mano alla bocca e stava scuotendo la testa quasi incredula.
-Cos’è successo poi? Perché sei in quel centro?- Chiese incerta.
-Io.. Quello che ho vissuto mi ha rovinato il cervello.. Hanno approfittato dei miei traumi  per rinchiudermi la dentro, e io nemmeno sapevo la lingua.. Pensavano che fossi tardo, o muto.. Poi hanno capito che non sapevo l’inglese, ci hanno messo parecchi anni ad insegnarmi anche solo le basi.. Riesco a parlarlo ora, ma è passato veramente poco da quando faticavo a mettere in piedi un discorso.. La lingua mi ha sempre creato difficoltà, in più anche all’interno di quella struttura venivo deriso, tranne da colui che adesso è il mio migliore amico.. Non ho avuto un buon rapporto con nessuno a parte lui e la dottoressa Alina; gli altri infermieri ancora mi detestano perché sono sempre stato un caso impossibile.. Ma non posso biasimarli, chiunque prova dell’odio verso di me.. Anche perché io.. Ecco non sono .. Ciò che le persone si aspetterebbero che un ragazzo fosse, sono consapevole di essere strano e anormale, e anche del fatto che alle persone non va a genio il mio carattere, il mio stile o il mio.. Orientamento.. Oh, ora che parlo di queste cose tutte assieme mi rendo conto di essere veramente un casino..- Disse le ultime parole ridacchiando nervosamente, poi si accorse che li nessuno rideva.
Anil aveva un espressione seria, quasi funerea sul volto.
Mentre Alice si stava asciugando delle lacrime con un fazzolettino.
Finì il proprio tè in silenzio e sospirò.
-Scusate.. So che non è una bella storia..-
-Oh caro.. Mi dispiace tanto Jet, grazie per esserti sforzato di raccontarmi queste cose dolorose.. Sappi che qui sei sempre il benvenuto e che ti aiuteremo, per qualsiasi motivo io e mio marito Marcus ci saremo..-
-Grazie mille, signora..- Rispose, abbozzando ad un sorriso.
-Oh, chiamami pure Alice.. Sai, prima avrei voluto chiederti se sapevi qualcosa di più su Edelweiss, è una bambina dolcissima ma anche molto seria e sveglia.. Capisce l’inglese, però si vede che fa fatica a parlarlo.
Non ha mai frequentato una scuola, ciò deve averle creato problemi a relazionarsi.
Infatti non riesce a legare con gli altri.
Sta spesso isolata e abbiamo paura che possa alienarsi sempre più.
Contavamo sul tuo aiuto, a nostra sorpresa non c’è stato nemmeno bisogno di contattarti, sei venuto qui di tua spontanea volontà e ciò ti rende una brava persona, e anche un bravo fratello.- Disse con fare materno, lui le sorrise.
-Sono certo che stando con voi, Edelweiss riuscirà a legare con gli altri , e ad essere felice.. Inoltre io ci sarò, l’ho promesso a lei e ora lo prometto anche a te.-
-Grazie mille, Jet.- Disse lei,poi puntò ad Anil e si fece curiosa.
-Tu sei il suo ragazzo?- Arrossì violentemente  e si coprì il viso per l’imbarazzo , Anil rise.
-No signora, sono un amico.- Disse lui, pacato.
-Oh cavolo, scusatemi!- Rispose lei, ridendo.
-Non c’è problema.- Rispose Anil sorridente, lui si rilassò appena.
- Beh ragazzi, ora vi lascio andare da lei, buona fortuna!-
-Grazie.- Disse sincero.
-Non ringraziare, non ce n’è bisogno.-
Alice li accompagnò fino alla stanza di Edelweiss, poi se ne andò.
Bussò insicuro, non ci volle molto prima che la porta di aprisse di qualche centimetro , vide la sorella appoggiare il viso allo stipite della porta per poi aprirla del tutto.
Anche una bambina era in grado di metterlo a disagio , anche se era sua sorella e non aveva molto di cui preoccuparsi , l’ansia lo prese con una forte morsa allo stomaco, si mordicchiò un labbro e la sorella alzò un sopracciglio confusa.
-E’ semplice, tu dici ciao a me e io lo dico a te.- Disse lei, lui ridacchiò e si passò una mano tra i capelli, era estremamente nervoso.
-Hai ragione.. Come stai?- Chiese, cercando di iniziare una conversazione.
-Qui est-il?62- Chiese prontamente lei, aggirando la sua domanda  e puntando lo sguardo su Anil.
-C’est mon ami, Anil.-63
-Dovevi venire solo tu..-
-Mi ha accompagnato lui.- Disse, sorridendole.
Lei lo squadrò da testa a piedi , poi ridacchiò.
-Comunque io sto bene.. Sei vestito strano!-
Si ricordò di avere ancora addosso i vestiti di Anil e arrossì leggermente al pensiero.
-Sono i suoi vestiti.- Disse, indicando Anil.
-In effetti, a lui starebbero bene.- Disse lei scherzosa.
-Hey!- Esclamò lui, incrociando le braccia al petto e fingendosi offeso.
La sorellina rise e lui si sentì subito meglio.
-Grazie per essere venuto Jet, credevo te ne fossi dimenticato..-
-Una promessa è una promessa, no?- Chiese lui, sorridendole dolcemente.
-Si, ma è anche vero che non tutti le mantengono.. Jet, mi chiedo perché quei due dicessero tante cattiverie su di te.. Non sembri un mostro, ne cattivo.. Sembri solo.. Mio fratello.- Disse lei, era veramente sveglia e seria come gli aveva detto Alice.
-Loro mi hanno sempre detestato.. E ti hanno rifilato un sacco di bugie su di me, e probabilmente anche sulla vita stessa.-
Lei lo guardò negli occhi, annuendo.
Lui si inginocchiò arrivando ad avere gli occhi alla sua altezza.
-Edelweiss.. Senti ma.. Loro ti hanno mai messa in pericolo? O ferita in qualche modo..?-
Lei fuggì il suo sguardo, si incupì leggermente.
-Mamma urlava, a volte mi colpiva si ma questo lo fanno in molti.. Papà invece faceva finta che io non esistessi..-
Tremò, un brivido di rabbia gli percorse tutta la schiena.
-Bastar-, -Jet.- Lo interruppe Anil –Parla per bene.-
Gli lanciò un occhiataccia , poi scosse la testa tornando a dare attenzione ad Edelweiss.
-Ora va tutto bene.. È tutto finito.-
Il suo tono di voce gli uscì più triste del dovuto, era come se la tristezza gli fosse rimasta intrappolata nelle corde vocali, per questo era sempre malinconica la sua voce.
-Jet, e tu come stai?-
Si bloccò, per un attimo tutto si bloccò completamente.
Era come se finalmente ad una parte della sua famiglia importasse qualcosa di lui.
-I-io.. Diciamo che sto bene..- Le rispose, cercando di sorriderle.
-Tu mens..64  Dici le bugie anche tu..-
Abbassò lo sguardo e sospirò.
-Non esattamente.. Non sto male, ma nemmeno bene.. E poi Edelweiss, a volte una bugia può salvarti dalla verità.-
-Eh?- La sorella lo guardò confusa, forse aveva usato un linguaggio ancora troppo complicato per lei.
-Non farci caso..- Disse dolcemente, accarezzandole i capelli corti  e disordinati.
-Mi piacerebbe avere i capelli come i tuoi, Jet.-
Ridacchiò e le sorrise.
-Prima devono crescere.- Le disse amichevolmente.
-Io intendo rasati, qui di fianco.- Disse lei, portandosi un dito alla testa.
Sgranò gli occhi e si mordicchiò il labbro inferiore.
-O-oh, beh non so se mi permetteranno di farteli così.. Però intanto se vuoi posso darti una mano a pettinarli, sono tutti arruffati!- Esclamò, arrotolandosi un ciuffetto tra le dita.
Lei ci pensò su un attimo, poi sorrise e annuì.
-Ci sto!-
Lei era felice, non la conosceva bene, ma di certo era contento di vederla felice.

-Che succede?- Gli chiese Anil, girandosi verso di lui con un sospiro, lui si passò una mano tra i capelli e scosse la testa.
-Sento che qualcosa non va.. Ho paura di scoprire di cosa si tratti..-
-Senti.- Cominciò l’altro, spegnendo la macchina – Ora scendiamo di qui, entriamo in quel centro  e affrontiamo la situazione, per qualsiasi cosa io sarò li con te.-
Incrociò il suo sguardo e quasi restò paralizzato, da quegli occhi cioccolato che aveva, profondi come pozzi.
Lo tenevano agganciato e lo attraevano come un magnete.
Doveva riscuotersi, doveva riuscire ad uscire  da quella specie di incantesimo che Anil aveva su di lui.
L’altro ridacchiò, sembrava divertito.
Fu li che capì che lui lo sapeva.
Fu devastante.
Anil sapeva, e lui rimase quasi sgomento.
Sapeva di attrarlo, sapeva benissimo dell’effetto che gli provocava, e ciò lo divertiva.
Doveva prenderla male? Doveva? Forse no, forse lo divertiva solo perché le sue reazioni lo rendevano buffo.
Anil era gentile con lui, era diverso.
Lui non se ne stava approfittando, no, si rifiutò categoricamente di credere che fosse così.
-Jet, vieni.- Disse lui, scendendo dalla macchina.
Lo imitò insicuro e lui chiuse la vettura.
Un attimo dopo lo raggiunse.
-Devi fumare?- Gli chiese cordialmente.
Scosse la testa.
-Se mi va fumo dentro.. Sono agitato per.. Non so..-
Si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo.
Tra i brutti presentimenti, e la vicinanza pericolosa di Anil, non sapeva scegliere cosa lo stesse mandando in paranoia di più.
Sussultò sentendo le dita dell’altro stringersi saldamente alla sua mandibola, costringendolo a guardarlo in faccia.
Tremò, perdendosi nei suoi occhi.
Quasi le gambe gli cedettero, si sentiva come un pupazzo senza vita completamente alla sua mercé.
-Smetti di torturarti il cervello , ancora non puoi sapere cosa troverai la dentro.. Ora rilassati.- La sua voce era come un soffio: caldo, accogliente e gentile.
Lo cullava, non aveva più paura.
Si lasciò catturare,  annegò in quelle emozioni e sensazioni che lo stavano tormentando da ore.
Divennero piacevoli.
La presa di Anil si fece più leggera, fino a scemare completamente.
Si sentiva al sicuro,perso nei suoi occhi.
Sentì le sue dita scorrere lentamente lungo il suo braccio, rilasciando scariche di brividi lungo tutta la sua schiena.
Lasciò che l’altro gli prendesse la mano.
-Bravo,così.. Resta calmo.. E seguimi.-
Anil si girò, interrompendo il contatto visivo.
Rimase quasi con il fiato corto,si sentiva come se fosse appena uscito dall’effetto di un incantesimo.
Rimase in silenzio, cercando di fare come Anil gli aveva detto.
Sicuramente lo stava facendo per il suo bene.
Sapeva che non lo avrebbe distrutto, si fidava di lui.
Fu lui a guidarlo verso la loro destinazione.
Esitò, prima di aprire quella porta.
Non aveva mai visto quella stanza così tanto affollata, sicuramente era stata la dottoressa Kitcher a permettere tutto ciò.
Era molto tollerante nei loro confronti.
Molti stavano dormendo, ma si svegliarono dopo pochi attimi.
Fu Blaze ad alzarsi per prima e a venire loro incontro, tutta indolenzita.
-Buongiorno Jet- Cominciò sbadigliando, poi riprese guardando Anil con un sopracciglio alzato – E buongiorno tipo nuovo.-
-Buongiorno a te Blaze.- Disse, ridacchiando leggermente, Anil si limitò ad un sorriso di circostanza.
Vide Tikal stiracchiarsi, era rannicchiata in fondo al suo letto, accanto a Wave.
-Salve mondo!- Esclamò, alzandosi dal letto leggermente barcollante. –Cazzo, che serata..-
Rise, lo scenario era abbastanza buffo.
-Wave sta meglio?- Chiese, osservando la ragazza dai lunghi capelli viola ancora addormentata.
Aveva addosso una sua maglietta e sembrava molto rilassata.
-Direi di si, sta dormendo beata..- Gli rispose Tikal.
Poi cadde il silenzio.
Blaze e Tikal si scambiarono uno sguardo che lui non seppe come interpretare.
-Silv dorme? – Chiese, addentrandosi di più nella stanza.
Vide il suo migliore amico avvolto in una coperta,aggomitolato sul proprio letto. Ridacchiò dolcemente.
-E sempre stato un dormiglione lui.- Disse, andando ad aprire la finestra per cambiare l’aria e fare entrare un po’ di luce in quella stanza ombrosa.
Si avvicinò a Silver e si sedette accanto a lui, accarezzandogli una spalla nuda.
Da li vicino poté constatare quanto il suo viso fosse provato, e ciò non gli piacque per nulla.
Lo aveva lasciato solo, in un momento di crisi.
L’ultima volta che lo aveva fatto, lo aveva quasi perso.
Quasi d’istinto il suo sguardo scese sulle sue braccia, le teneva strette contro al petto, erano coperte.
Gliele scoprì, e sbiancò.
Lo aveva fatto di nuovo,la colpa era solo sua.
Si portò una mano tremante alla bocca, e pianse in silenzio.
Sentì il corpo dell’amico muoversi sotto alla mano libera, lo guardò sebbene le lacrime gli stessero invadendo la visuale.
-J-jet..-
Sentire la sua voce stanca e stremata fu anche peggio.
Pianse più forte, poi si asciugò le lacrime con rabbia e lo guardò negli occhi.
Erano occhi stanchi, e vuoti.
Erano occhi feriti.
Silver si mise seduto con difficoltà, e restò in silenzio.
-Perdonami Jet..-
Scosse la testa.
-La colpa è mia, solo mia..-
Sarebbe dovuto restare, dopotutto conosceva il karma.
Sarebbe dovuto restare al suo fianco, come Silver aveva sempre fatto con lui.
Era sua.
La colpa, era sua.


ANIL-TEJ VIJAYA


Non è mai semplice il ruolo della colonna portante.
Non è mai facile sorreggere gli altri.
Non era mai stato facile essere lui.
Li vedeva i loro sguardi, erano giudiziosi.
E aveva sempre l’impressione che loro non lo volessero.
Forse era solo lui ad essere diverso, ma il diverso serve.
Eppure, non era forse vero che anche lui aveva subito dei forti colpi nella vita?
Non era forse vero che anche i suoi demoni tentavano di farlo cadere dalla sua scalinata?
Oh si era vero, era vero.
Ma lui era testardo, e ad ogni colpo corrisponde un colpo di forza uguale e contraria.
Reagiva, combatteva.
Lui sapeva farlo, lui aveva la forza fisica e psicologica per farlo.
Ma tutto ha un punto di cedimento, un ponte, un cervello umano..
Vedere la morte per lui era sempre stato pesante.
Non conosceva quella donna, non era stato traumatico vederla morire.
Ma vedere chi le era attorno, quello è ciò che pesa.
Una vita si spegne e con lei tutto ciò che la circonda.. Almeno per un po’.
Non conosceva Knuckles , ma in quei giorni aveva imparato molto di lui, grazie a Wave.
Quella città si stava rivelando pian piano sempre più maledetta.
Si, doveva essere maledetta.
Erano le tre di notte, non riusciva a prendere sonno.
Non gli capitava spesso.
Continuava a pensare a tutte quelle disgrazie, alla scuola nella quale avrebbe messo piede entro qualche ora ridotto come uno zombie, al trasloco, la lingua.
Era troppo.
Troppe responsabilità, troppa forza richiesta.
Ed ecco che i suoi pensieri iniziarono ad aumentare , soffocandolo quasi.
La sua mente continuava a slittare da una preoccupazione all’altra, era un assillo senza tregua.
Si tirò su, prendendosi la testa tra le mani.
-Meu deus..-65 Mormorò, stringendo i denti.
Si alzò in piedi, sgranchendo qualche osso.
Scavalcò i corpi di coloro che dormivano accanto a lui, quella stanza era diventata una sottospecie di accampamento.
Entrò in bagno, la luce fioca della luna si infiltrava dalla porta che aveva lasciato socchiusa e dalla finestra semiaperta.
Si sciacquò il viso, poi poggiò le braccia ai lati del lavandino, facendo forza sulle mani e lasciando che la propria testa si incavasse tra le spalle.
Doveva uscire da quel ciclone di pensieri, gli stava venendo l’emicrania.
Sobbalzò quando sentì delle unghie scontrarsi contro il legno della porta, si guardò alle spalle con la coda dell’occhio.
Era Jet.
Quel ragazzino, la sua presenza era come una carezza al cuore,e un fastidioso solletico allo stomaco.
Si sentiva più leggero quando erano insieme, il tornado di pensieri si fermò.
I suoi tormenti cessarono di esistere.
Si girò ad osservarlo meglio, e lui si avvicinò.
-Anil? E’ tutto ok?-
Scosse la testa, perché mentirgli?
Con lui poteva parlare, con lui poteva lasciarsi andare.
Con lui poteva non essere un guerriero, poteva essere solo e semplicemente Anil.
Jet si mordicchiò il labbro inferiore, poi chiuse la porta , accese la luce e andò a sedersi nella vasca da bagno.
Non ne capì il motivo,ma lo imitò quasi incerto.
Rimase ad osservarlo negli occhi per qualche istante, poi l’altro si mosse.
Tremava, poteva vedere il suo corpo tremare.
Allungò una mano, raggiungendo la sua.
Fu un forte contrasto, la pelle gelida di Jet contro quella bollente di lui.
Il più piccolo gli stava tenendo la mano debolmente, solo con le dita.
Sembrava quasi che avesse paura, sembrava che la sua vicinanza lo spaventasse quando erano soli.
Sorrise al suo tentativo di consolarlo con quel gesto, e gli afferrò la mano più saldamente, facendolo tremare ancor di più.
-A-allora.. Vuoi p-parlarne?-
-Si..-
-C-cos’è che ti toglie il sonno?-
-Prima che te lo spieghi, puoi dirmi perché ti faccio così tanta paura? Stai tremando..-
Aveva già un idea del perché, ma voleva che fosse lui a confermarla.
-I-io.. Io non ho paura.-
Spostò un ginocchio avvicinandolo leggermente di più a lui, che di rimando scattò indietro, senza però lasciargli andare la mano.
Jet fece per dire qualcosa, ma abbassò semplicemente lo sguardo imbarazzato.
-Non ho intenzione di ferirti Jet.-
-Io.. C-credo che sarà inevitabile invece.- Concluse con tono più sicuro, alzandosi in piedi.
Stava per andarsene, ma lui si decise a parlare di se.
Non poteva farlo andare via.
-Penso troppo.-
Disse semplicemente.
Jet si fermò a metà di quella piccola stanza, continuando a dargli le spalle.
Lo raggiunse, restando fermo poi ad un solo passo da lui.
-Stanno succedendo tante cose.. Troppe tutte assieme.. -
Il silenzio tombale da parte dell’altro lo stava facendo innervosire, ma cercò di controllarsi.
-Sai.. Cambiare paese, una nuova lingua e tanta nuova gente.. Così tante storie da memorizzare, storie di vita.. Ho incontrato te e i tuoi amici.. Le vostre vite sono sconvolgenti e.. Sono qui nemmeno da due settimane, mi sono affezionato ad uno sconosciuto ed i suoi amici, amici che io mai ho avuto prima, per me l’amicizia è un mondo tutto nuovo.. Ho paura di sbagliare, mi sento un pesce fuor d’acqua, ho paura che loro mi odino, io sto solo dando del mio meglio e.. E quella signora è morta.. Sono solo un debole, è il mio tallone d’Achille .. Io.. Non sopporto la.. La morte..-
Prese un profondo respiro, non si era nemmeno accorto di aver chiuso gli occhi.
Li riaprì restando sorpreso della propria vista appannata.
Jet lo stava guardando.
-E’ stress, tu hai molto stress.. Non piangere..-
Il più piccolo si era fatto serio, gli stava asciugando gli occhi.
Lui invece si vergognava e basta.
-Ho pianto come un bambino, scusa..-
-Perché ti scusi? E’ normale, l’organismo umano ne ha bisogno.-
Aveva ragione, non era da deboli, era da umani.
Trovò conforto nei suoi occhi, nella sua voce e nelle sue semplici parole scarne.
Non sentì più il bisogno di piangere, ne quella pressione sul petto.
-Non devi sforzarti per gli altri, devi solo essere chi sei.. Sii Anil, non sforzarti di piacergli, a me piaci come sei, piaci anche a Silv ma lui non te lo dirà mai.. Tikal ti adora, Wave ama sentirti raccontare del tuo passato e dei tuoi viaggi.. Knuckles sa che gli stai vicino, e Blaze è un po’ stronza di suo, è possessiva e testarda ma anche lei ti vuole con noi, ti vuole bene.. Non sforzarti di piacere a noi ne a nessuno, sono gli altri che devono farsene una ragione ed imparare ad accettare chi si fa avanti.. La lingua? Il nuovo paese? E’ vero il tuo arrivo è stato pressoché caotico .. Ma prenditela con calma, un gradino alla volta come mi hai detto tu, costruisci la tua scala con il cuore in pace e la mente libera..Non importi limiti, sprigiona quel che hai dentro ed illumina la tua strada.. Una lingua nuova è un ostacolo più che irrilevante.. Ed un paese nuovo? Oh, la tua vecchia casa sarà lontana da qui, ma è sempre su questa pianeta che abiti, cammini sulla stessa terra di qualche mese fa, hai accanto lo stesso oceano.. Un oceano che ha tanti nomi ma una sola acqua.
Non ti fare questi problemi, tu non abiti in America o in Brasile, Africa o Svezia.. Tu abiti sul pianeta terra, le persone del passato hanno solo sentito il bisogno di crearsi un confine e dare un nome al terreno da loro calpestato.. Ma tu lo vedi quel confine? No, non esistono confini, è solo un idea comune..
Ed infine.. La morte?
La morte Anil, o Espio come piace a te.. La morte è solo una conseguenza della vita.
La vita è un bene, un bene durevole..
Io la detesto la vita , e lo sai.. Ti impone tante cose la vita..
A volte vorresti che andasse in un modo, ma finisce sempre nella direzione opposta.
A volte si vorrebbero fare tante cose con quel dono tanto delicato conosciuto come vita..
Oh si, è delicato.
La vita può terminare nei modi più stupidi ed immaginabili.
La vita è sposata con la morte, e sono entrambe imprevedibili.
Non ha senso temere la morte, temendo la morte si teme anche la vita.
Loro vanno a braccetto.
Ti fa paura la vita? A me spesso spaventa quella dannata, così come la morte.
Anche la morte a volte mi spaventa.
Anil, la morte non deve turbarti.
La morte porta pace.
Non è giusto desiderarla ardentemente, come non è giusto desiderare la sua sposa altrettanto.
Arriva per tutti il momento di chiudere gli occhi, lasciare che l’anima abbandoni dolcemente il tuo corpo.. Non fa male, non bisogna tenersi stretti l’anima, basta lasciarla andare.
Lasciarla andare in cerca di un altro corpo.
Non bisogna avere paura della stupefacente perfezione del ciclo formato da vita, e morte.-
Rimase esterrefatto.
Jet non era uno sciocco ragazzino.
Non era confuso, aveva le idee chiarissime.
Era stato tanto male, aveva vissuto realtà traumatiche le quali avevano influito violentemente sulla sua psiche.
Ma lui ragionava.
Ragionava non solo per come si sentiva lui.
Era perfettamente conscio di vedere una versione distorta della realtà, esattamente come aveva fatto lui aveva osservato le persone ed il mondo.
Si era fatto domande, e si era dato risposte complesse e ben dettagliate.
Con quel lungo monologo aveva dato luce a pensieri sui quali lui si rifiutava di riflettere.
Ecco perché lo tormentavano, ecco perché fluttuavano nel suo cervello come un uragano.
Erano in cerca di una risposta, di una riflessione.
Prima si aiutava da solo, o era suo nonno a dargli qualche dritta.
Ma in quel momento, per la prima volta era stata una voce estranea ad infiltrarsi nella sua mente.
Jet, gli aveva dato delle risposte.
Jet aveva fermato l’uragano.
Era stato quel ragazzino a togliergli quell’opprimente peso dal petto.
-Jet.. E’ stato.. Semplicemente fenomenale.. Ti ringrazio di cuore..-
Gli poggiò quasi istintivamente una mano  su un fianco, era come se il suo corpo lo invitasse a farlo.
Lo sentì tremare,e lo vide sorridere.
-Tu mi hai parlato, hai insistito, mi hai aiutato.. Mi hai accolto in casa tua, ti sei preso cura di me, di Silver e degli altri.. Senza nemmeno conoscerci, siamo praticamente degli estranei.. Sono un estraneo ma di me ti fidi, e io mi fido di te.. Mi fido di te e come tu aiuti me, io aiuto te.
Non hai trattenuto le lacrime, e hai aperto il cuore.. Hai lasciato che io incontrassi la tua anima.. Dentro di te abita una pantera Anil, e come tutte le altre persone sei ricoperto di misteri.. Eppure sei stato sincero con me, non devi ringraziare.. Ho solo lasciato uscire quel che ho dentro, quel che il mio cervello pensa, e farò sempre del mio meglio per starti accanto come fai tu con me..Sono io a doverti ringraziare.. E riguardo a quello che ho detto prima.. Sarà inevitabile che tu mi ferisca.. Ma io non ti lascerò andare, le ferite si rimarginano.. O almeno, le mie si sono rimarginate tutte.. Ora che ci penso avevo pure scritto qualcosa riguardo alle ferite, ma non trovo più quel dannato fogliettino..Chissà dov’è..-
Si portò una mano al mento e gonfiò le guance.
Era buffo e tenero.
Non si vergognava di pensarlo.
Gli scompigliò i capelli con fare amichevole e lui ridacchiò.
Lo tirò leggermente di più a se, rafforzando la presa sul suo fianco.
Si avvicinò al suo orecchio , sentì il suo corpo tremare sotto le sue dita.
- Tu sei un guerriero,e sai.. Credo di capirti quando dici che sarà inevitabile ma non posso fare altro che darti torto..Sai, come la vita e la morte.. Anche gli umani che sono loro schiavi, sono imprevedibili...-
Inspirò, i suoi capelli avevano un profumo ineguagliabile.
Si staccò da lui sorridendogli, e gli lasciò andare il fianco con una carezza.
Jet rimase li impalato, come se le sue parole lo avessero pietrificato.
Non era stupido, sapeva che Jet lo apprezzava e non solo per il suo carattere.
Ma era ancora presto, ed entrambi dovevano schiarirsi le idee su molte cose oltre che l’uno sull’altro.
Si avvicinò alla porta ridacchiando.
-Su, vieni a dormire.. Non vorrai restare li in piedi fino a domani?-
-M-magari si..-
Rispose lui, avviandosi incerto nella sua direzione.
Jet lo incantava.
Spesso rimaneva bloccato ad osservarlo, ad ascoltare il suono dolce e flebile della sua voce.
Lo stesso valeva per lui però.
Lo attraeva, e lo metteva in imbarazzo.
Lo faceva tremare e quando gli stava vicino il suo cuore diventava un maestro di danza irlandese.
Ma bisognava aspettare, e lasciarsi trascinare dalla corrente dolce di quel ruscello che li legava, che li trasportava assieme.
Non c’era bisogno di nuotare, di stare al passo o superare la forza dell’acqua.
Non bisognava cavalcare onde.
Bastava restare a galla.

Lunedì.
Lui amava il lunedì.
Il giorno in cui tutto riparte.
Ogni lunedì si rincomincia, e si può cercare di rendere migliore la settimana seguente.
Migliore di quella appena passata.
Non era lui a stare male, piuttosto le persone che aveva accanto.
Non sembra molto, ma quasi brucia quando sai di non poter strappare un sorriso dalle persone a cui tieni.
Ti chiedi, cosa mai potresti fare di più?
Ti chiedi se gli altri ci stanno provando, a rialzarsi.
Poi ti accorgi che la risposta e si, che le persone lottano.
Non sono mai guerre-lampo.
Le battaglie possono durare anche anni, e si aggiungono sempre le lotte interne.
Non esistono solo le battaglie nei libri di storia, o quelle riportate al telegiornale.
No, ogni essere vivente lotta per qualcosa.
Chi non ha la ragione lotta per la sopravvivenza.
Ma l’essere umano, dannato e complesso la ragione la possiede.
Per l’essere umano tutto prende un senso, ogni azione o evento possiede miliardi di sfumature.
L’umano è complesso.
Cercava sempre di ricordarsi di questo fatto, quando non gli tornavano i conti.
La sera prima Wave aveva avuto un collasso.
Fu lui a farla riprendere, poi la portarono in ospedale.
Knuckles e Blaze erano rimasti con lei, infatti non erano presenti quel giorno.
Anche Sergei era rimasto in ospedale, probabilmente per le sue condizioni fisiche.
Mentre pensava al giorno precedente, un movimento di Silver lo distrasse.
Erano rimasti assieme, appoggiati accanto alla porta della loro classe.
Stavano aspettando che suonasse, e che Jet uscisse dal bagno.
-Ogni volta che ci mette così tanto vado in panico.-
Il più giovane si stava mordendo nervosamente le unghie, battendo quasi in modo compulsivo un piede a terra.
-Cerca di calmarti.. Farti saltare i nervi non ti servirà a nulla.-
-Lo so, ma non riesco a trattenermi, magari ho qualche ansiolitico..-
Gli lanciò un occhiataccia, l’altro sbuffò roteando gli occhi.
-Ok, ok non prendo nulla.. Ma lasciami mangiare le mie unghie almeno.-
Sospirò.
-Come desideri.. Comunque stai tranquillo, lui è li.- Disse, indicando il fondo del corridoio con un cenno della testa.
Jet stava sulle sue, si chiudeva in se stesso sperando che le altre persone non lo notassero.
Ma lui non era invisibile, e passando da quel corridoio scatenò varie risate fastidiose, qualcuno gli urlò contro, non erano mai pochi gli insulti.
Ed anche quella volta, non mancarono degli spintoni da parte di chi si sentiva superiore.
Non fece in tempo a fermarli, e Jet se ne fregò.
Li raggiunse, sorrise quando si fermò ad un passo da loro.
-Scusate se ci ho messo molto.. Avevo la nausea, perdonatemi.- Disse dolcemente, il suo tono di voce era flebile.
Si spostò delicatamente un ciuffo di capelli dietro ad un orecchio, e tornò a sorridere.
Silver annullò la distanza tra loro, gli prese una ciocca di capelli e se la rigirò tra le dita.
-Hai vomitato?-
-No.-
-Sei sincero?-
Jet annuì con sicurezza e Silver gli accarezzò una spalla.
-Meglio.-
-Ora come stai?- Chiese, intromettendosi.
-Sto meglio..- Disse, abbassando poi lo sguardo e mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
-Jet..- Cominciò Silver, ma lui lo interruppe.
-I-il mio corpo intendo, sta meglio.- Rialzò il capo, puntando gli occhi stanchi in quelli dell’amico.
-Loro.. Troveremo assieme un modo per farli smettere..-
-Uno c’è.- Disse di getto, attirando l’attenzione dei più giovani. – Quando sono con lui non lo fanno, pure gli insulti faticano ad arrivare.-
-Certo, ma non puoi nemmeno seguirlo come un cagnolino..-
-Appunto, Silv ha ragione .. Cioè, per carità io con te ci starei sempre, ma non vorrei essere pesante capisci? Io.. Non vorrei essere una sorta di mansione, di compito..-
No,non lo avrebbe mai e poi mai visto in quel modo.
La sua compagnia per lui era importante, la sua salute anche lo era.
-Jet, a me non dispiacerebbe.- Disse sincero, cercando il suo sguardo innocente.
Innocente quanto pietrificante.
I suoi occhi davano scariche , brividi lungo la spina dorsale, facevo drizzare i capelli.
-Ne sei sicuro?-
Perché? Perché la sua voce doveva sembrare così terribilmente distrutta.
Tremava, sembrava che fosse sempre sul punto di spezzarsi.
-Si, certo che lo sono.-
Si avvicinò a lui.
Indossava dei leggings neri e felpati, una maglia a rete e sopra di essa un’altra maglia.
Era molto particolare, aveva uno scollo a barca ed era di raso nero, aderiva perfettamente al suo corpo  esile e sottile, le maniche si allargavano leggermente sul fondo.
Quei vestiti risaltavano le sue curve leggere, il suo corpo androgino.
Gli accarezzò una spalla di sfuggita, poi si fermò alla sua mano gelida, la tenne stretta.
Lui lo stava guardando con gli occhi sgranati, il suo petto prese a muoversi più velocemente.
Si soffermò ad osservare i dettagli del suo viso.
Vi erano alcune lentiggini appena visibili accanto al naso, quel giorno non aveva esagerato col trucco perciò riuscì a notarle.
Le sue iridi erano come un quadro, presentavano tantissime sfumature di azzurro, verde e grigio.
Ed erano decorate da alcune pagliuzze giallognole.
Le sue ciglia già lunghe di per se, erano truccate e parevano dei ventagli.
Ventagli che andavano ad incorniciare i suoi bellissimi occhi.
Tanta bellezza, in un corpo così dannato.
Tanta dolcezza, condannata ad una vita dettata dal terrore.
Doveva tirarlo fuori, doveva portarlo in salvo.
Quel fiore era stato calpestato fin troppo, era giunto il momento di dire basta.
E sarebbe stato lui a farlo.
Sarebbe stato lui a gridare, in mezzo ad una folla o in un deserto, sulla cima di una montagna o sulla riva di un oceano: - Ti salverò.-


 


   -Allodola del ricordo
è il tuo sangue che cola
e non il mio
Allodola del ricordo
ho serrato il mio pugno
Allodola del ricordo
uccello morto grazioso
non dovevi venire
a mangiare dalla mia mano
i chicchi dell’oblio.-

                      (Sangue e Piume – Jacques Prévert)

-Anche se dico
  Che andrà bene
  Ancora ti sento dire
  Che vuoi porre fine alla tua vita
  Ora e nuovamente proviamo
  A restare semplicemente in vita
  Magari cambieremo tutto
  Perché non è troppo tardi
  Non è mai troppo tardi-

                              (Da Never Too Late dei Three Days Grace)


60: Fanculo!
61: Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano già si è ritirato il mare
E tu
Come alga dolcemente accarezzata dal vento
Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
 62: Chi è lui?
63: E’ un mio amico, Anil.
64: Menti..
65: Mio dio..

Angolo dell’autrice:

17/07/17
Salve mondo!
Stavo facendo la mia solita routine di esercizi, io li separo solitamente in tre fasi:
- Warm-up e piccoli balletti vari
-Full body work-out
-Pointe exercises o simili
Ecco bene, ero alla fase tre quando la punta sinistra mi è morta definitivamente e per salvare la mia caviglia sono finita in un lunge che nemmeno potevo immaginare di riuscire fare.. Infatti ora ho un male boia, e come passare il tempo per far riprendere la gamba? Ovvio, scrivendo.
Sono quasi alla fine del capitolo, yee!
18/07/17
E niente, oggi mi fa male tutto quindi scrivo ancora ahah
25/07/17
Sono una scansafatiche e devo assolutamente riuscire a pubblicare prima di andare a Roma! @-@
03/08/17
Ovviamente non ci sono riuscita.
09/08/17
Bene, sto scrivendo ora la parte di Anil.
Sono le due di notte, non mi sento più la schiena ed i muscoli delle gambe, i miei tendini stanno piangendo e ho una fame boia.
Quindi buona notte e spero di concludere entro venerdì.
12/08/17
Non ce l’ho fatta di nuovo, quindi ne approfitto per allungare il capitolo già che ci sono e spero di farcela in settimana.
16/08/17
Ci sono, si sono.
Dedico questo capitolo al mio mignolino, rip mignolino 21/12/99-15/08/17 ahah
---- Bene, sono le due e dieci.
Il capitolo è finito, è solo da ricontrollare, e pubblico.
17/08/17
So che è molto tempo, però che figata, un mese esatto dall’inizio dell’angolo ahah!

Emm, diciamo che ci tenevo questa volta a documentare i miei ritardi, prendetela sul ridere.
In questo capitolo sono successe tante cose, molte altre sono state chiarite.
Il puzzle inizia a prendere un senso, e molti cammini si sono incontrati.
E’  giunto il momento per questa storia, di diventare rossa.
No, non per delle scene spinte.
I personaggi sono piuttosto giovani ed interessati ad altro.
Ma con questo capitolo posso dire ufficialmente che J.C. Highschool contiene molta violenza.
Sono trattate delle tematiche delicate e particolari, forse troppo pesanti per lasciare che anche un bambino abbia il libero accesso al contenuto di questa storia.
 
Ringrazio tutti quelli che leggono e che hanno messo tra le preferite/seguite/ricordate questa storia.
E anche tutti quelli che recensiscono.
Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.

A presto!







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