SILENCE || YoonKook AU

di ADH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** X ***
Capitolo 2: *** SILENCE ***
Capitolo 3: *** SILENCE - parte 2 ***
Capitolo 4: *** SILENCE - ultima parte ***



Capitolo 1
*** X ***


www.youtube.com/watch?v=v6LhbjZ3ges
--Questa storia è ispirata all'FMV che trovate qui. Vi consiglio di vederlo perchè io l'ho trovato fantastico-- 
 

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Capitolo 2
*** SILENCE ***


Era passato un po' da quando Min Yoongi si sentiva felice.

Aveva passato dei brutti momenti, sin da piccolo, aveva affrontato cose che avrebbe preferito evitare il più possibile.

Nonostante avesse passato anche un periodo in cui avrebbe voluto porre fine a tutto gettandosi dall'ultimo piano del buio edificio dove abitava, aveva continuato a vivere. In un modo o nell'altro, era arrivato dove era adesso.

Cercando di tirare avanti, diventando sempre più vuoto, annaspando aria.

Provava dolore, era solo, odiava la vita. Un depresso nel vero senso della parola, abbandonato da tutti, che si rifugiava nel suo piccolo appartamento per evitare un confronto diretto con la felicità altrui.

L'unico modo di attutire tutto quel dolore, era trasformarlo in violenza.

Iniziò tutto con delle comuni lotte tra ragazzi, fece il bullo a scuola per un po' di tempo, e quando si accorse che far del male agli altri gli faceva provare sempre meno dolore iniziò a chiedersi come sarebbe stato ancora meglio, se il male che procurava fosse aumentato ancora di più.

Ed è così che Min Yoongi passò dalle manie suicide a quelle omicide.

Coltelli, asce, pistole... divenne un vero e proprio serial killer. Uno dei peggiori, uno di quelli che prima di uccidere si divertono a torturare.

Una persona che gioca col cibo prima di mangiarselo, se vogliamo porre tutto ciò in termini meno cruenti.

La vita lo stava trasformando in qualcosa che il se stesso del passato avrebbe rigettato con odio, e tutto pur d'assordare le urla di quella tortura continua con delle altre, ma non le sue.

 

Questa situazione andava avanti da un po', era diventato un vero e proprio assassino quando accoltellò una donna un paio di anni fa, da allora la polizia lo cercava.

Non solo era un abominio che amava far del male alle persone, ma anche un ricercato dalla polizia.

Odiava se stesso più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma in un certo senso sentiva di meritare tutto quell'astio, e quindi era quasi un piacere sentire dell'amaro fiele nella gola ogni volta che si guardava allo specchio. Significa che almeno un po' di sale in zucca ce l'aveva dopotutto, non era completamente impazzito, non era completamente andato. La cosa che evitava di renderlo un pazzo in piena regola era proprio l'odio per se stesso. L'unico sentimento che gli era rimasto, e lo impreziosiva ogni giorno per mantenersi sano di mente.

 

C'era solo una persona che sembrava non lo odiasse.

Jung Jungkook.

Un ragazzo poco più giovane di lui, che gli stette alle calcagna sin dal primo momento in cui lo vide.

Fu un incontro casuale, si scambiarono un paio di convenevoli in un bar, niente di più ma, chissà come, qualcosa di diverso nacque in entrambi. Da allora Jungkook seguì Yoongi come un cagnolino obbediente finché Yoongi non iniziò ad interessarsi a lui.

Era un ragazzo dal bell'aspetto, Jungkook. Aveva un viso infantile, che era in contrasto con il suo fisico muscoloso, denti da coniglio, appuntiti occhi scuri e una carnagione rosea.

Quel vuoto che sentiva veniva riempito ogni volta che Jungkook gli rivolgeva la parola, lo salutava, o gli dava una pacca amichevole sulla spalla, per incoraggiarlo.

Con il tempo Jungkook divenne l'ancora di Yoongi, la sua ragione di vita. Più si affezionava a lui più sentiva sempre meno il bisogno di sfogare i suoi sentimenti su gli altri. Iniziò a sentire meno dolore, meno odio, e di conseguenza anche gli omicidi diminuirono.

Ma il numero di vittime ammontava a ben 24 persone. Yoongi lo trovava un numero buffo, lui aveva 24 anni. Una vittima per anno, era come se stesse cercando di eliminare la proprio esistenza anno per anno, vittima per vittima, controbilanciandola con la sparizione delle vite altrui. Elimina una vita, elimina un anno della mia esistenza, forse era questo quello che pensava.

Il lui tanto odiato sembrava che si stesse facendo sempre più piccolo, ogni volta che Jungkook parlava e, specialmente, ogni volta che sorrideva mostrando i suoi denti unici, Yoongi si sentiva felice. Dopo anni di dolore e tristezza, sembrava fosse arrivato anche per lui il momento di essere felice.

Il ragazzo confessò il suo amore per Yoongi due mesi dopo essersi conosciuti.

Un po' sconvolto da tale rivelazione, all'inizio Yoongi lo allontanò. Cercò di sparire,cercò in tutti i modi di non vederlo mai più, ma più si allontanavano più Yoongi sentiva il bisogno di tornare a falciar vite. Passarono un periodo separati. E Yoongi non solo tornò ad uccidere, ma iniziò a ferire se stesso, come se spargere sangue altrui non gli bastasse.

Allora realizzò che, se voleva tornare a provare delle emozioni felici, avrebbe dovuto stare al fianco di Jungkook, e che lui non avrebbe dovuto abbandonarlo o, altrimenti, per lui sarebbe stata la fine.

Capì che avrebbe potuto anche morire per quel ragazzo, per Jungkook avrebbe fatto qualsiasi cosa.

E così, i due iniziarono a frequentarsi.

Una comune coppia, era questo quello che Jungkook voleva, ma sfortuna vuole che Jungkook fosse un poliziotto. Yoongi sapeva benissimo che sorta di pericoli correva, essendo un assassino ricercato, ma non ha voluto smettere di stare con Jungkook, anche dopo aver scoperto che gli era stato affidato “il caso”, il suo caso. Jungkook sapeva ogni particolare, dal modo in cui uccideva le vittime a cosa faceva per nascondere i corpi. Era tutto nero su bianco su un fascicolo, con tanto di foto del delitto. Il solo guardare quel fascicolo faceva salire un conato di vomito a Yoongi, più volte a chiesto a Jungkook di non parlare mai dell'argomento “lavoro” quando stessero insieme.

La cosa lo disgustava, se avesse scoperto che l'assassino era lui, sarebbe stata la fine. Jungkook lo avrebbe odiato, e la sua vita sarebbe finita.

Proteggere il segreto non era mai stato così importante e, se prima di conoscere Jungkook essere rinchiuso non importava, adesso il solo pensiero di venire scoperto gli provocava dei veri e propri attacchi di panico.

Le cose tra Jungkook e Yoongi andavano bene, nonostante tutto.

Con il tempo la loro relazione diventava sempre più profonda e iniziò a sembrare che Jungkook stesse iniziando a capire cose di Yoongi che persino Yoongi stesso non conosceva di se stesso.

Jungkook gli rivelò di essere diventato un poliziotto grazie ad un suo amico, Kim Taehyung. Gli raccontò la sua storia e Yoongi si sentì geloso. In un certo senso ammirava Jungkook, ma non poteva far altro che pensare che lui fosse una persona mille volte più forte di lui. Una persona che sfrutta le sfortune della vita per trasformale in forza pura, per aiutare altri. Il totale contrario di Yoongi.

-TaeTae fu il mio primo amore- iniziò a raccontare, mentre stavano passeggiando tranquillamente in un parco -Suo padre era un poliziotto e all'epoca pensavo fosse una cosa fantastica. Combattere per proteggere gli altri, fare del bene, diventare una specie di eroe agli occhi di tutti. All'inizio era solo il classico sogno che si abbandona non appena si scopre di voler fare altro, finché non ho scoperto che Tae era vittima di bullismo. Era terribile per me vederlo sempre pieno di lividi. Avrei voluto fare qualcosa per lui, ma la legge non punisce i minorenni. Allora decisi di cambiare le cose, studiai per diventare ciò che sono ora e mi sono fatto strada con i pugni e con i denti per far in modo che ciò che successe a Tae non succedesse più a nessuno.-

Si erano fermati all'ombra di un albero, seduti sul prato. Yoongi si accasciò pigramente sull'erba usando il tronco di un albero come schienale.

Era notte fonda, c'erano solo loro due, perciò Jungkook non esitò nel poggiare la sua testa sulla gamba di Yoongi. Lo faceva spesso, diceva che le gambe di Yoongi erano il cuscino perfetto. Lui non lo trovava bizzarro, oramai si aspettava di tutto da Jungkook. Aveva imparato a convivere con le sue stranezze, anche lui fece lo stesso dopotutto. Jungkook capì che Yoongi odiava quando qualcuno gli poneva troppe domande, specialmente sul suo passato. E capì che adorava invece quando Jungkkok faceva dei piccoli gesti che dimostrassero cura e apprezzamento. Del tipo, le poche volte che sorrideva era quando Jungkook gli portava del caffè di primo mattino, Yoongi adorava anche quando il minore giocava con i suoi piercing delle orecchie, anche se faceva finta del contrario.

-Che è successo dopo?- fece Yoongi, incuriosito, mentre si divertiva a spostare in continuazione la frangetta di JK con la punta delle dita, mentre il ragazzo sonnecchiava tranquillo -A questo Tae, intendo-.

-Oh... tra noi non funzionò. Ci lasciammo quasi subito dopo il nostro diploma. Non lo vedo da un po'... Il problema del bullismo si minimizzò molto durante gli ultimi anni delle superiori. Questo perché raccontai la cosa a dei professori che decisero di prendere l'iniziativa e avviare un programma contro il bullismo. Tae mi odiò per quello che feci, disse che lo faceva sembrare uno spione codardo. E forse è anche per questo che mi lasciò dopo l'ultimo anno, ma almeno non dovetti più vederlo pestato da dei pezzi di merda- sospirò affranto, il ricordo del suo passato doveva ancora fargli male.

-Dovevi tenerci molto a lui- la sua voce faceva trasparire un po' di dispiacere, ma Yoongi tentò di mascherarlo con un tono irritato.

-Che c'è? Sei geloso?- il ragazzo ghignò soddisfatto, quella era la prima volta che Yoongi dimostrò di provare gelosia.

-Affatto- mentì.

Le giornate erano pieni di momenti del genere. Dolci, innocenti, e allegri.

Conoscere più cose l'uno dell'altro sembrava aiutare entrambi, sembrava che entrambi si stessero liberando da alcuni pesi che gli avevano tormentati da molto tempo.

Anche se Yoongi non raccontò nulla su di se, le sue azioni parlavano molto. Per Jungkook Yoongi era un libro aperto, riusciva a capire cosa provava in ogni momento, era una specie di super potere che solo lui possedeva.

Un giorno decisero persino di iniziare a convivere. Jungkook propose a Yoongi di vivere sotto lo stesso tetto, iniziare a vivere insieme.

Yoongi penso che “vivere insieme” significasse anche “condividere una vita”. Due persone che vivono insieme, dovrebbero essere due persone che condividono una lunga vita camminando uno di fianco all'altro.

Per una volta Yoongi pensò che la sua vita fosse importante, dato che qualcuno voleva condividere la sua con lui.

E inutile dire che a quell'offerta accettò subito, e le cose si fecero perfette.

Almeno finché al dipartimento di polizia, dove lavorava Jungkook, non arrivò una foto.

 

-FINE PARTE PRIMA-

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Capitolo 3
*** SILENCE - parte 2 ***


Jungkook continuò a fissare quella foto per ore, mentre sentiva le gambe cedergli.

-E' stato un vero e proprio colpo di fortuna- il commissario gli disse -L'assassino ha avuto la cura di mettere fuori uso tutte le telecamere, ma, a quanto pare, ce n'era una nascosta.-

L'immagine catturata dalla fotocamera mostrava Yoongi, il suo Yoongi, che probabilmente ora stava riposando tranquillo nel loro appartamento, con in mano un'ascia intento a mutilare qualcuno.

Per quanto non volesse crederci, ciò che stava vedendo in quel momento era chiaro sotto i suoi occhi.

Jungkook considerò tutte le ipotesi possibili e immaginabili, persino quella che potesse esserci un gemello nascosto di Yoongi, identico in aspetto. Ma quanto poteva essere probabile una cosa del genere?

Nella foto c'erano schizzi di sangue, e la splendida figura di Min Yoongi come Jungkook non l'aveva mai vista prima.

L'immagine di lui che aveva nella mente era completamente diversa da quella foto.

L'aspetto era uguale, ma allo stesso tempo completamente diverso. Yoongi, con i suoi capelli corvini, la pelle pallida e le labbra perfette non sembrava più lui. E la persona gentile che aveva imparato a conoscere divenne all'improvviso sconosciuta.

-Non ci resta nient'altro che scoprire chi è quest'uomo- continuò il panciuto commissario -E poi la prigione-

Che avrebbe dovuto fare? Dire che lui conosceva l'assassino? Se lo avesse fatto, come avrebbe giustificato la risposta? Davvero il Yoongi che conosceva lui era quello raffigurato nella foto? Non era nemmeno più sicuro di conoscerlo, Yoongi. Ma comunque, in un modo o nell'altro, avrebbero scoperto la sua identità, e la caccia sarebbe iniziata.

-So chi è- confessò, gli occhi lucidi, pronto a scoppiare a piangere da un momento all'altro.

 

Nel frattempo Yoongi era in cerca di Jungkook. Era sparito in piena notte, lasciando metà del loro letto vuoto. Aveva mandato un messaggio a Yoongi dicendo che c'era un emergenza a lavoro e che a quanto pare avevano scoperto qualcosa sul caso dell'assassino. Questo piccolo particolare bastò a Yoongi per farlo andare nel panico.

Uscì in piena notte e chiamò Jungkook al cellulare per l'ennesima volta, non avendo nessuna risposta.

Stava per scoprire la sua vera identità, e la più grande paura di Yoongi stava per realizzarsi. Tutto sarebbe andato in frantumi, Jungkook lo avrebbe odiato.

Yoongi poteva sopportare l'odio che provava per se stesso, ma non poteva vivere con la consapevolezza di essere odiato da Jungkook. Avrebbe, seriamente, preferito morire.

In preda alla paura decise di ritornare indietro, pregando che Jungkook fosse a casa.

E infatti era così, Jungkook sedeva sul letto e stava giocando con un accendino, chiaramente in sovrappensiero. Ma Yoongi non ci stette a pensare troppo sopra, corse ad abbracciare il più giovane fregandosene dell'accendino acceso, che avrebbe potuto appiccare un incendio con la sua felpa.

Abbracciò Jungkook non appena lo vide, dato che sapeva che quello poteva essere l'ultima volta che avrebbe avuto la possibilità di abbraccialo.

Al suo tocco Jungkook si irrigidì, freddo, indifferente. Non lo aveva mai fatto prima, e questo lo preoccupò molto.

Si separò da lui, ma continuò a tenerlo per le spalle, in modo che lo guardasse negli occhi. E da quel momento iniziarono le domande -Dov'eri? Cosa è successo?- chiese Yoongi, cercando di fingersi il più innocente possibile.

E' probabile che non l'abbia scoperto, pensò, è probabile che andrà tutto bene.

Ma bastò guardare il ragazzo negli occhi per capire che oramai era tutto finito, che lo sapeva e che la loro vita assieme era andata per sempre.

Egli volle che fosse lui a dirgli cosa stesse succedendo, perciò si allontanò da Jungkook e chiese ancora una volta -Che succede?- serio.

Jungkook lo guardò dritto negli occhi, e si meravigliò di trovali ancora bellissimi, nonostante la terribile scoperta.

Non avrebbe mai detto che quelli erano gli occhi di un assassino.

Non voleva dire niente, se fosse stato per lui, sarebbe rimasto a quel momento per un'intera eternità. Ma Yoongi voleva una risposta, e se non avesse detto nulla era sicuro che sarebbe scoppiato in lacrime da un momento all'altro.

Jungkook spostò lo sguardo sul tavolino, dove era solito lavorare, e riguardò la foto che aveva smascherato Yoongi.

Yoongi seguì il suo sguardo, e notò l'immagine. La prese tra le dita e ne rimase inorridito.

Fu l'istante in cui Yoongi perse definitivamente la voglia di vivere. Vedersi in quelle condizioni, attraverso una fotografia, gli aveva fatto rendere conto che non importa come sarebbe andata a finire la cosa. Uno come lui non poteva restare in vita in ogni caso.

-Sei il serial killer no? Lo psicopatico.- la voce tremante di Jungkook interruppe i suoi pensieri.

Essere chiamato psicopatico proprio da lui gli fece dolere il cuore, ma cercò di mostrarsi impassibile.

Yoongi avrebbe voluto che Jungkook non fosse in quella stanza. Ma c'era, e lo stava guardando fissare le prove che lo avrebbero fatto sprofondare.

-Non credo che ci sia bisogno che io ti risponda- rispose calmo, cercando di mascherare il terrore con un tono arrogante.

Ma Jungkook capì che anche lui era sconvolto.

-Perché?- era la prima cosa che venne in mente a Jungkook, perciò gli pose la domanda tutto d'un fiato mentre si alzava di scatto dal letto

-Ti rendi conto? In poco meno di due anni ventidue...-

-Ventiquattro- lo corresse Yoongi, prima che il ragazzo potesse continuare la frase -Non avete trovato tutti i corpi-

Il sentirlo parlare di corpi gli fece venir voglia di tirargli un pugno, scuoterlo finché non gli avesse detto che non avrebbe mai più fatto del male a nessuno. Che sarebbe cambiato, ma entrambi sapevano che non sarebbe successo.

Yoongi vide la disperazione nello sguardo di JK, e, quasi come un gesto involontario, cercò di avvicinarsi per confortarlo. Come se la causa della sua disperazione in realtà non fosse lui. Ma non appena fece un passo Jungkook si allontanava di due.

Non voleva stargli vicino, la realizzazione di ciò per Yoongi fu il crollo totale.

Fece per dire qualcosa, mentre sentiva la testa girare e il cuore bruciargli, ma le sirene della polizia in avvicinamento lo bloccarono all'improvviso. Era congelato sul posto, no voleva iniziare a scappare, voleva restare in quella stanza con Jungkook, anche se lui lo considerava uno psicopatico, oramai. Anche se sapeva di dovergli stare il più lontano possibile.

Jungkook tirò fuori da chissà dove una pistola e la puntò contro Yoongi, che se ne stava immobile sul posto.

Non poteva nemmeno immaginare cosa Jungkook stesse provando in quel momento, costretto a puntare la pistola al petto della persona a lui più cara, che si era rivelata il peggio del peggio. Si era rivelata il tipo di persona che Jungkook era solito odiare più di qualsiasi altra cosa.

-Sei in arresto, mani in alto Min Yoongi.- esclamò, cercando di non lasciar trasparire alcuna emozione dalla sua voce.

Yoongi fece per dire qualcosa, e in un sussurro cercò di chiamarlo -Jung...- ma il poliziotto non gli fece finire.

Minaccioso ripeté la frase “mani in alto” scandendo ogni parola, pronto a far fuoco.

Ma, non importa quanto credibile fosse la sua interpretazione del poliziotto cattivo, non avrebbe mai potuto sparargli. Nonostante tutto, continuava a credere che ci fosse speranza.

E anche Yoongi sapeva benissimo che Jungkook non sarebbe stato capace di sparare. Non perché contava sul fatto che lo amasse ancora, ma perché loro erano diversi. Non si sarebbe trasformato in un assassino, avrebbe trovato il modo di risparmiargli la vita in ogni caso.

Jungkook era fatto così, era una delle persone più gentili e premurose che Yoongi avesse mai incontrato, e forse era per questo che aveva deciso di restargli accanto. Si comportava sempre come se le persone fossero fatte di porcellana, e che una mossa azzardata potesse romperle in mille pezzi. E per questo spesso era molto insicuro, se non gli avesse detto il lavoro che faceva, probabilmente non avrebbe mai nemmeno sospettato che Jungkook fosse un poliziotto dato la sua attitudine impacciata e insicura.

Yoongi, proprio in quel momento, quando sentì il “sei circondato” dello squadrone che si era fermato sotto l'edificio scattò come una lepre e decise di scappare.

Non si sarebbe fatto catturare per nulla al mondo e, dato che Jungkook non gli avrebbe mai sparato, preferì svignarsela il più in fretta possibile.

Con un balzo di gettò dalla finestra vicino al letto, fortunatamente erano al primo piano e la caduta non gli provocò molti danni.

Corse come un matto per cercare di scappare, e l'inseguimento al ricercato ebbe inizio.

In quel momento Jungkook potette finalmente sfogarsi, si mise a singhiozzare come un matto a tal punto che lo stomaco iniziò a dolergli. Gli fu difficile respirare per le successive ore, bloccato in caserma, alla ricerca del fuggitivo Min Yoongi, il pericoloso assassino.

Si ristudiò il suo fascicolo, vittima per vittima, caso per caso e vide vite di persone normali gettate all'aria per colpa di una persona. Una persona gentile, alle volte fredda ma capace di far scaldare il cuore di Jungkook.

Cuore che si stringeva ogni volta che una foto di un cadavere spuntava dal dossier.

Però notò una cosa. Nei due anni antecedenti alla loro relazione i suoi assassinii erano più cruenti e le torture peggiori. Anzi, a quanto pare, le sue uccisioni cessarono del tutto quasi subito dopo l'inizio della loro relazione.

Che Jungkook avesse potuto aiutare Yoongi? Avrebbe potuto trovare il modo di conservare il Yoongi che amava tanto, eliminando quello che odiava?

Jungkook chiese di poter avere qualche ora per riposare e il commissario gliele concedette visto il suo terribile aspetto.

Non appena fu liberato dai suoi impegni decise di cercare Yoongi, ma dove? Sapeva dove abitava, ma c'era una pattuglia di polizia che stava esaminando il suo appartamento. Quindi era inutile.

Poi, all'improvviso, il suo telefono vibrò.

Gli era arrivato un messaggio da Yoongi.

 

-FINE PARTE SECONDA-        

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Capitolo 4
*** SILENCE - ultima parte ***


“Jungkook.

Non sono l'uomo che pensavi che fossi, anche se penso lo avrai capito.

Sai, ho dovuto convivere con l'odio sin da piccolo. Ho compresso tutta la rabbia che avevo in corpo, ignorandola il più possibile, fino a diventare un concentrato di odio fatto a persona. Pensavo di essere irrecuperabile, di star diventando piano piano un'ombra, di non avere neanche più una vera e propria vita.

Ma poi sei arrivato tu.

Ti ammiro molto, e credo anche che se volessi comunicarti ciò che provo per te non ci riuscirei nemmeno. Finirei solo per creare confusione, dato che ciò che sento ora è confuso.

Fatto sta che l'averti incontrato mi ha reso un po' migliore. Per la prima volta dopo tanto ho assaggiato di nuovo la felicità, ma sapevo che non sarebbe durata.

Provavo speranza, per me e per te, credevo che avrei potuto diventare qualcuno alla tua altezza, cambiare. Ma non posso, non posso affatto, non penso che ciò che provi basti a farmi diventare una persona migliore.

Resterò ciò che sono, mi spiace.

E adesso probabilmente l'unica persona di cui mi sia mai importato nella vita mi odia, mi odia dal più profondo del cuore.

Ma non devi preoccuparti troppo, ho preso una decisione che metterà fine a tutto.

Addio, Jungkook”

 

Quella era una chiara lettera d'addio. Ma non solo a Jungkook, un addio alla vita in se. Jungkook non ebbe nemmeno il tempo di versare delle lacrime, iniziò a correre disperato alla ricerca di Yoongi, prima che potesse fare mosse azzardate.

Jungkook se lo stava immaginando. Yoongi che si butta dall'ultimo piano di un palazzo, Yoongi che si uccide tagliandosi le vene.

Scosse la testa per scacciare il pensiero, ma era chiaro che Yoongi stesse per fare qualcosa che avrebbe definitivamente distrutto per sempre Jungkook.

Doveva trovarlo prima, dirgli che potevano sistemare le cose, per quanto incasinate fossero. Poteva dire che lo avrebbe accettato, che avrebbe potuto sopportare il fatto che le sue mani fossero sporche di sangue. Lo avrebbe potuto aiutare, avrebbe fatto di tutto, pur di tornare a tornare a vivere splendidi momenti insieme.

Non lo odiava, ogni centimetro del uso essere si rifiutava di odiare quello persona. Era semplicemente impossibile per Jungkook odiare la persona che amava dal più profondo.

Corse per tutta la città, passò dal suo appartamento ai luoghi che Yoongi di solito frequentava, finché si ricordò di un vecchio edificio abbandonato quasi al di fuori del paese.

Un posto silenzioso, isolato, tranquillo. Il posto perfetto per commettere un suicidio.

Jungkook vi si precipitò come un fulmine.

 

Nel frattempo Yoongi era davvero in quell'edificio. Stava caricando una pistola.

In quel momento era ipnotizzato dall'arma, non era nemmeno capace di pensare lucidamente. Voleva solo porre fine alla sua vita, sparire dall'esistenza, uno come lui non meritava di vivere.

Anche se in quel momento alcuni ricordi felici stavano cercando di convincerlo a fermarsi, ad andare da Jungkook, a trovare una soluzione. Altri ricordi, molti di più, molto più vividi, lo spingevano a sbrigarsi.

Forse il suo destino era questo, dato che aveva provato a suicidarsi anche in passato. L'unica differenza era adesso era più coraggioso, e in un certo senso lo era diventato grazie a Jungkook.

Lui non avrebbe voluto che lui si suicidasse, nonostante lo sapesse benissimo non si fermò lo stesso.

Andava bene così, non importava.

Puntò la canna della vecchia pistola sotto al mento, chiuse gli occhi e, il secondo subito dopo al forte sparo la porta della stanza si spalancò. Furono quasi in sincrono.

Jungkook aveva fatto in tempo, in tempo per vederlo suicidarsi davanti ai suoi occhi.

Se fosse stato anche solo per un secondo, avrebbe potuto evitarlo, ma la vita non ti da mai ciò che vuoi. Perciò era solo di un secondo in ritardo.

La sensazione che provò fu quella strana impressione di disagio di quando cerchi di indovinare l'esatto momento in cui il ritornello di una canzone inizierà solo dopo un singolo ascolto, fallendo miseramente.

Una volta aperta la porta Jungkook vide per prima il rosso cremisi sulla parete, poi i bellissimi capelli corvini di Yoongi inzupparsi di sangue fresco e subito dopo il corpo inerme del suicida accasciarsi al suolo.

Tutto si fece immobile, ed era una cosa tremenda.

Non respirava, e la sua pelle si era fatta più pallida di quello che era di solito, grigia.

-Hyung...- mormorò quasi tra sé il più giovane, tremante.

Jungkook era immobile sulla soglia della porta, non sapendo come comportarsi.

Come un fulmine si precipitò da Yoongi, macchiando le sue mani del suo sangue.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo in piedi, pur di riaverlo vivo e pur di ricambiare l'abbraccio che gli aveva dato solo poche ore fa.

Il pianto fu irrefrenabile, e non importa quanto lo chiamasse, Yoongi non lo sentiva. Anche chiamare un'ambulanza non servì a nulla, quello che poteva essere l'ancora di Jungkook era andato a fondo in un mare troppo buio e lo aveva lasciato. Avrebbe dovuto convivere con la consapevolezze di averlo potuto salvare e, probabilmente, anche con il senso di colpa nel sentirsi responsabile della sua morte.

 

Il caso fu chiuso, e più nessuno fu ucciso per mano di Yoongi.

 

 

 

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