Occhio del Mattino - Passaggio per Splendens

di VanPazzoFanel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - I cancelli del Tempio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - L'Occhio del Mattino ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Il principe spadaccino ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Sorcière noire ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Il volo della damigella ***
Capitolo 6: *** Titoli di coda ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - I cancelli del Tempio ***


E' la prima storia che pubblico su EFP (anche se non è la prima che scrivo), e faccio fatica a classificarla, sia come genere che come originale/parodia/fanfiction. Quindi per ora la pubblico qui, se ho sbagliato chiedo scusa.
Nata come 100% seria e 100% originale, la storia si è evoluta per i fatti suoi, come spesso succede a ciò che scrivo, e vi si sono introdotti di soppiatto:
- elementi umoristici
- elementi da una mia precedente fanfiction, ma SENZA personaggi e situazioni copyrighted di quella fanfiction
- elementi parodistici, in particolare nella caratterizzazione dell'antagonista (però non posso classificarla come "fanfiction su X" o "parodia di X", in parte perché l'antagonista è tutto sommato secondario rispetto al personaggio principale, e poi... per non rovinare la sorpresa! Comunque sarò esplicito nei Credits che pubblicherò alla fine della storia)
- citazioni e riferimenti musicali, cinematrografici, etc, che saranno comunque tutti dichiarati nei Credits


 

CAPITOLO 1 - I cancelli del Tempio

La fatica e la disperazione stavano per avere la meglio.
Poi qualcosa cambiò. Quello strano brivido le percorse ancora una volta le gambe.
("Vieni! Fai presto!")
Strinse i pugni, non perché fosse necessario, ma per sentirsi più forte.
Con uno strattone deciso, liberò il piede destro dal fango. Poi il sinistro. Continuando ad avanzare, la messaggera di Splendens uscì dalla palude. La foresta intorno a lei non aveva perso le sue tinte cupe e minacciose, ma adesso la giovane donna non aveva più paura. Non sapeva esattamente perché: tra l'altro, avendo perso la spada nella palude, sarebbe stata in pericolo mortale in caso di un nuovo incontro con creature ostili.
("Aurora!")
Corse istintivamente in una direzione, e all'improvviso gli alberi si aprirono in una radura punteggiata da strani funghi viola. Si guardò intorno, studiando la conformazione del territorio. Da un flebile bagliore individuò dove doveva trovarsi l'est. Abbandonò la radura e proseguì da quella parte. 
Il terreno ora non era più in piano. Aurora doveva scegliere: salire o scendere? La tentazione di dirigersi a valle era forte: anche se si era perduta, scendendo prima o poi sarebbe arrivata ad un villaggio, ad una traccia di civiltà.
Ma qualcuno le aveva detto qualcosa. Qualcuno, qualcuno di cui 
("Aiutami!")
non ricordava il nome, le aveva spiegato che in queste situazioni è meglio salire. 
"Dall'alto si ha una visione d'insieme. Si può stimare meglio" ripetè ad alta voce. Ecco riapparire un lieve accenno di sorriso sulle sue labbra. Non aveva ancora ritrovato la pienezza del suo volto originario, ma era un passo avanti. Proprio come il passo che decise di fare: verso l'alto. E a quel piccolo passo ne seguirono altri, più spediti, più decisi.
Passò forse un minuto, forse trenta? 
Si rese conto di camminare su una stretta strada acciottolata quando ormai la stava già percorrendo da un pezzo. Un globo di luce arrivò saettando alle sue spalle, facendola sobbalzare. La strana sfera si fermò, poco più avanti a lei e alla destra della strada, in alto sopra la sua testa. 
"Sembra un lampione" pensò "Ma senza il palo"
Una strana associazione di idee le attraversò la mente.
Con uno scatto imprevisto del braccio, si portò istintivamente la mano al colletto, cercando a tentoni il risvolto, immaginandosi già di sentirlo freddo e umido. Ma la sua armatura non aveva alcun colletto. 
"E poi, che diavolo è un lampione?" disse ad alta voce.
Fu allora che rise. Era la prima volta che rideva di gusto dopo tanto tempo. Spaventata, la "cosa" di luce saettò via tra gli alberi. Aurora non la seguì, ma si mise a correre lungo la strada antica. I ciottoli lasciarono il posto ad ampie pietre levigate, finché la messaggera non giunse al Tempio.

Il canto dell'allodola salutò il suo arrivo. Ormai la notte si avviava alla sua conclusione, anche se il sole non era ancora sorto dai Monti della Vena Rossa.
La spettrale selva era ben lontana alle sue spalle: davanti a lei, la sua meta.

Il piccolo cancello le arrivava ben sotto la vita, sarebbe stato facile da scavalcare, ma lei conosceva l'antico cerimoniale della tradizione. Si inginocchiò davanti al cancello, e dopo essersi battuta il petto tre volte esclamò: "Vento che agiti le foglie dell'albero Bong nella terra di Lear! Acqua che scorri verde presso la piazza del Principe dei Viaggiatori! Terra che nascondi i sussurri profetici delle radici agli orecchi stolti dell'Uomo Blu! Fuoco che illumini il martello di Grabthar quando i soli di Warvan si eclissano! Elementi, io vi chiamo, io vi imploro! Concedetemi di varcare la soglia che fu chiusa dagli Artefici della Notte!"

Ci fu silenzio. Passò un minuto, ma la giovane donna non si mosse. Passò un altro minuto.

Poi una voce maschile rispose, da un punto indefinito.
"Chi chiede di varcare la soglia che qui fu posta dalle Madri che furono prima delle Madri, e dai Padri che furono prima dei Padri?"
"Sono Aurora Osthoffen" rispose lei, dopo un solo istante di tentennamento, "Figlia delle loro maestà Clark Osthoffen e Lady Margarete, che hanno l'onore di regnare sulla baia di Splendens! Sono principessa di Splendens per diritto di nascita, ma cavaliere di Splendens per investitura, e ho intrapreso questa Cerca per mia libera scelta!"
"E dunque che cosa chiedi a chi sta oltre i Cancelli, cavaliere?"
Aurora sobbalzò per un istante. Era convinta quasi di aver fatto un passo indietro. Ma i suoi piedi non si erano mossi. Allora cosa aveva provato? C'era qualcosa di strano nell'ultima frase della Voce. Non erano le parole: quelle erano corrette, erano quelle che conosceva a memoria. Era forse... l'intonazione della voce? Ma non c'era tempo da perdersi in domande sciocche.
"La saggezza, o Sommo!" 
Il cancello si aprì verso l'esterno, lentamente e senza cigolare, sebbene i cardini non venissero oliati da tempo, forse da secoli. Aurora attraverò la soglia rabbrividendo: poteva solo immaginare cosa le sarebbe successo se avesse tentato semplicemente di scavalcarla.

Il Tempio non era un unico edificio, ma un complesso di padiglioni dalle forme più diverse, alcuni circolari, altri quadrati, altri rettangolari, più altri la cui struttura non era chiara perché Aurora non aveva modo di vederli da tutte le angolazioni. Tuttavia lei non aveva bisogno di perdersi in quel labirinto, sapeva di dover solo proseguire dritta. Il suo destino la chiamava, e
(e la chiamava anche qualcos'altro, o qualcun altro)
("Aurora!")

e lei avrebbe risposto al suo destino.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - L'Occhio del Mattino ***


CAPITOLO 2 - L'Occhio del Mattino

Riconobbe il gazebo di giada già da una certa distanza, lo aveva visto nel libro. Ovviamente, era molto più maestoso e rilucente rispetto a quella grezza illustrazione, scarabocchiata frettolosamente da qualcuno che aveva altri pensieri per la testa.
Attraversò il ponticello, sotto il quale nuotavano le koi, le carpe sacre, e si avvicinò con deferenza al Vegliardo. 

Il personaggio era proprio come se lo era immaginato. Alto, ieratico, con lunga barba bianca, capelli bianchi e baffi bianchi. Era a capo scoperto, e il suo unico indumento sembrava essere una tonaca color acquamarina che gli arrivava fino ai piedi. L'unica decorazione della tonaca era una cintura verde, chiusa da una fibbia d'argento.
Come da cerimoniale, il Vegliardo si alzò in piedi per riceverla. Lei si inginocchiò sul cuscino di porpora davanti a lui, sganciandosi un sacchetto dalla cintura. Aprì la cordicella, mostrando pietre preziose di molti colori e fogge. Si trattava delle gemme più rare del suo regno, alcune facevano parte del Tesoro della Corona almeno cinque generazioni. La principessa le rimise nel sacchetto, che poi depose ai piedi dell'uomo. Senza dire niente, l'anziano fece una serie di gesti di benedizione, poi tornò a sedersi sullo scranno di bambù.
Aurora aprì bocca, dimenticandosi che avrebbe dovuto aspettare di essere interrogata prima di parlare.
"Grande Saggio! Sono venuta qui più velocemente che ho..."
"La fretta è cattiva consigliera" disse lui lentamente "E la gatta frettolosa finisce per fare gattini ciechi".
"Mi perdoni, mio signore! L'amore per la mia terra e per il mio popolo guida la mia Cerca! Per questo chiedo perdono per la mia impazienza nel perorare la mia causa a voi dinanzi"
"Ti perdono, perché peccato confessato è mezzo perdonato. Ma la prossima volta ricorda: nella felicità ragione, nell'infelicità pazienza, perché la pazienza è la virtù dei forti. Rallegrati del fatto che sia l'amore a guidare i tuoi passi, perché l'amore è il vero prezzo con cui si compra amore. Ora dimmi, quale problema ti angustia?"
"Una grave rovina sta per abbattersi sul reame di mio padre, e sono qui per chiedere alla Vostra saggezza se c'è un rimedio"
"A tutto c'è rimedio, bambina mia" disse il vecchio. Era tranquillo e gentile, ma qualcosa non piacque ad Aurora. Era la stessa cosa che le era già capitata poco prima? "A tutto, fuorché alla morte. Ma non avere paura, perché finché c'è vita, c'è speranza" aggiunse, sorridendo. "E questo Tempio è pulsante di vita"
L'uomo con la tunica sollevò la mano destra, e ad un suo cenno, riapparve la sfera di luce che Aurora aveva già visto nella foresta. Ma non era più sola. Altri globi le si avvicinarono, e quando le luci si diradarono, il cavaliere vide che si trattava di piccoli esseri viventi, ognuno dotato di quattro minusole ali. Le ali apparivano dorate se guardate da una certa angolazione, e blu-verde metallizzato da un'altra. Vestivano d'argento e acquamarina, e tutto di loro era scintillante. Le loro voci erano risate, le loro risate erano un tintinnio di cristallo. 
"Non ho mai visto niente di più bello" disse Aurora, rapita.
("No! No, Aurora, l'hai già visto!")
Per un attimo dimenticò la sua Cerca, stregata dalla bellezza di quello spettacolo. Poi le creature alate si allontanarono, anche se alcune rimasero entro i confini del gazebo di giada.
"Io le ho create, con il potere della Saggezza, e loro allietano il Tempio. Sì, è stata una di loro a guidarti a me, alla fonte della tua speranza"
"Se dunque c'è speranza, o Vegliardo" riprese lei, "Rspondimi, ti imploro. Come potremo salvarci? Venti di guerra si avvicinano inesorabili, il popolo teme il conflitto, teme il fuoco di Jamin. La nostra libertà è in pericolo! Tuttavia, alcuni dei nostri nobili ritengono che Jamin non abbia intenzioni bellicose, a cagione dei doni che i nostri popoli si sono scambiati".
"La libertà è più cara degli occhi e della vita" commentò il vecchio "E tuttavia, in guardia: i doni dei nemici sono pericolosi. Il denaro è il nervo della guerra, e quando la guerra comincia s'apre l'inferno!"
Oltre che dallo spettacolo delle driadi, Aurora era rapita dalla saggezza del vecchio, tuttavia c'era ancora qualcosa che la inquietava. 
("Aurora!")
(Cos'era? Qualcuno che la chiamava?)

"Ora il nostro destino è in bilico" spiegò la principessa "Una fazione di nobili, guidata dalla famiglia Rama, ha deciso di agire di propria volontà e ha rapito il Conte Mano-di-Neve, un diplomatico di Jamin. Vogliono che il Re mio padre prenda ufficialmente posizione e dichiari guerra a Jamin, altrimenti uccideranno il Conte, e in tal caso sarà guerra comunque. Altre fazioni vogliono che il re organizzi un assalto ai Rama per liberare il Conte. E si vocifera che le spie di Jamin siano già tra noi, e che tramino nell'ombra per..."
"Al Re tuo padre porta a dire questo mio messaggio" la interruppe il vecchio, fissandola dritta negli occhi "Male non fare, paura non avere. Guardati da chi accende il fuoco e grida poi contro le fiamme, perché lo smargiasso ciancia in guerra, mentre il valente combatte muto! Il Re tuo padre si ritiene coraggioso, ma cos'è il coraggio? Ha un coraggio da leone solo colui che non fa violenza ai deboli, e il coraggio copre l'eroe meglio che lo scudo il codardo. Quando gli sarà chiesto di fare una scelta, tuo padre ricordi che ai mendicanti non è concessa scelta. Quando gli sarà chiesto di infliggere un castigo, tuo padre ricordi che dove è castigo è disciplina, ma dove è pace è gioia. Non muova contro i nemici al plenilunio, perché la luna regge il lume ai ladri! E quando il re tuo padre dovrà decidere di chi fidarsi, ricordi che la scimmia è sempre scimmia, anche vestita di seta: vizio di natura, fino alla morte dura!".
Ci fu una pausa di pochi secondi, poi il Vegliardo alzò un dito e proseguì: "Ancora una cosa ti dirò, ed è la cosa più importante. Dopo che l'avrai ascoltata, la ricorderai sempre, così come ricorderai ogni parola che ti ho detto, ti volterai senza più dir nulla e tornerai presso il tuo regno, dove riferirai le mie parole al re tuo padre. Lo farai, cavaliere?"
"Sì mio signore" disse Aurora. 
"E non porrai altre domande?"
"No mio signore". 
"E non ti guarderai mai indietro?"
"No, mio signore, ma adesso illuminami con la tua saggezza, perché io possa salvare il mio popolo"
"E sia, cavaliere. Ascolta"

Aurora, con gli occhi ormai persi in quelli del Vegliardo, non disse niente e ascoltò.

"L'arcobaleno la mattina bagna il becco della gallina; l'arcobaleno la sera buon tempo mena. Questo dovrà ricordare tuo padre se si ritroverà un arco nella mano destra e una freccia nella mano sinistra. E allora tu gli dirai queste parole"
Fece un respiro profondo. Invece, Aurora senza accorgersene stava trattenendo il fiato.
"Pensa. Prima di sparare, pensa. Prima di dire, di giudicare, prova a pensare. Pensa che puoi decidere tu: resta un attimo soltanto, un attimo di più, con la testa fra le mani".
L'anziano chiuse la bocca e incrociò le braccia, segno che il colloquio era terminato. 

Come aveva promesso, la principessa si inchinò, poi si alzò e si incamminò nella direzione da cui era venuta. 
("Aurora!")
Attraversò il ponticello senza badare troppo ai pesci che guizzavano nella fontana. 
("Aurora!")
Aveva già fatto cinque passi oltre il limite del gazebo, quando una driade le passò davanti, per salutarla agitando la manina.

Aurora si fermò. La driade già svolazzava altrove.
La principessa disse qualcosa.
Il vecchio non fece niente.

Aurora ripetè, a volume più alto: "Cosa ha detto?"
Nessuna risposta.
"Cosa ha detto prima, o saggio?"
"Ti ho concesso di non parlare più. Ti ho concesso di tornare nel tuo regno" disse il vecchio, sempre con il suo tono tranquillo e amichevole. 
Aurora si voltò.
"Cosa ha detto?"
"Ti ho anche concesso di non guardarti più indietro" aggiunse il vecchio. La sua voce stava già cambiando, sebbene impercettibilmente.
"Intendevo dire... Cosa ha detto DOPO avermi imposto di andare via senza fare più domande? Dopo aver parlato dell'arcobaleno e della gallina?"
"Il tempo a tua disposizione è terminato, bambina" disse lui, e in quel "bambina" Aurora risentì la cosa strana che aveva già sentito in precedenza. 
"No. Sono venuta qui per salvare il mio regno. E per farlo mi serve che tu ripeta quello che hai detto. Hai parlato di un arco e di una freccia e poi hai detto "pensa"... e dopo che cosa hai detto?"
"Ho detto: pensa. Prima di tirare, pensa..."
"NO!" urlò lei. 

Le driadi che erano ancora nei paraggi si spaventarono e si andarono a nascondere dietro le colonnine verdi del gazebo.

"Come osi contraddirmi?" disse l'anziano alzandosi di scatto dallo scranno di bambù. La pazienza era scomparsa, lasciando spazio a ben altre emozioni.
"Non hai detto "prima di tirare". Hai detto un'altra cosa"
"Ho detto quello che ho detto e nessuno può contraddirmi. Ho detto: "Pensa, prima di tirare, pensa, prima di dire..."
"Non hai detto tirare! Non hai detto tirare! NON HAI DETTO TIRARE! Hai detto..." 

Per un attimo, fu presa dal dubbio. Ma cosa stava facendo? Stava davvero urlando in faccia all'uomo più sapiente del mondo, l'unico che poteva salvare la sua terra? Ma sì, aveva ragione lui, aveva detto tirare, non un'altra cosa, e lei era confusa dal lungo viaggio e dalle tante peripezie... Forse la cosa migliore era chiederse scusa e andarsene, voltarsi e sparire...

Poi, nel flusso di coscienza, la parola "sparire" assunse un contorno rosso fuoco, e allora ricordò.

"Sparare! Hai detto "prima di sparare pensa"! Non hai detto tirare, hai detto sparare! Ma cosa significa?"
"Quella parola non ha alcun senso. Non ho detto quella parola. Ho detto tirare. Adesso sparisci, RAGAZZINA!" urlò il vecchio, adesso in preda alla rabbia.
"Dov'è finita la tua pazienza, vecchio?" lo sfidò Aurora puntando le mani contro i fianchi.
Dentro quel "RAGAZZINA!" c'era quello che aveva già intravisto prima, ma che non aveva messo a fuoco, quello che non aveva VOLUTO mettere a fuoco. Il vecchio aveva messo un pizzico di quel veleno già in altre parole, come "cavaliere" o "bambina mia", ma solo ora lei poteva avvertire il sapore del fiele. Il disprezzo dell'uomo nei suoi confronti era ora palese.
"Per forza quella parola non ha senso" proseguì Aurora, per niente intimorita "Sparare si riferisce alle armi da fuoco, ma tu stavi parlando di una freccia. Dovresti sapere infatti che nel mio regno non vi sono armi da fuoco. Che fine ha fatto la tua reputazione di infallibile?"
"COME OSI! COME OSI SFIDARMI! COME..."
"Oso, perché sono un cavaliere di Splendens!" disse lei, portando istintivamente la mano al fianco e sguainando la spada. Spada? Era convinta di averla persa nella palude! E invece, eccola lì. Il cristallo chiamato Occhio del Mattino risplendeva nell'elsa e le dava sicurezza.
"Lo avevo già capito prima, ma qualcosa mi impediva di riconoscerlo" proseguì Aurora, per niente intimorita "Io ho già visto questi esseri fatati, molto tempo fa, presso le Alte Fonti di Bloem, una terra molto lontana da qui. Sono le Driadi di Noran. E' stato Noran di Bloem a crearle, non tu. Hai mentito. E di te si era detto che non menti mai"
"NON E' VERO! Queste non sono le driadi di Bloem, stupida! Ti sembrano tali perché sei solo una sciocca principessina, giovane e ingenua. Sono diverse, perché... queste non offrono sacrifici agli dei. Inoltre sono... non mangiano mai animali. Sono diverse. Non possono essere le Driadi di Noran"
Allora Aurora rise. Rise di gusto, mentre il vecchio muoveva a lunghi passi verso di lei. "Ma non diciamo sciocchezze! Puoi inventarti che abbiano una religione diversa, puoi inventarti diverse abitudini alimentari, ma queste sono e restano le Driadi di Noran! E' la cosa più ridicola che abbia mai sentito in vita mia!"
"NON LO SONO! IO, IO LE HO CREATE! LA MIA SAGGEZZA LE HA CREATE! LA MIA SAGGEZZA HA CREATO IL GRANDE TEMPIO E GLI ESSERI CHE LO POPOLANO! LA MIA SAGGEZZA..."
"Ma piantala! Chiudi il becco! La tua cosiddetta saggezza... sono PROVERBI! Saggezza dei contadini, ripetuta a pappagallo. E la parte sul pensare e sullo sparare... era solo una CANZONE! Non ricordo dove l'ho sentita, non ricordo chi l'abbia composta, ma è solo una canzone. Il lungo viaggio, questo posto, i tuoi incantesimi e sotterfugi mi hanno annebbiato la mente per un po', ma ora non mi ingannerai più. Come ho potuto essere così sorda e cieca? Non hai mai risposto alle mie domande, non hai mai avuto a cuore la sorte del mio popolo! Per gli dei, non mi hai mai davvero ASCOLTATA! ciò che ti interessava erano solo le mie gemme. Restituiscile! Restituiscile immediatamente, oppure, invece delle pietre, avrai il metallo!" disse, puntando la lama contro di lui.
"Te lo ripeto per l'ultima volta, non sfidarmi, ragazzina. Pentiti del tuo affronto, e ti prometto che ritornerai a casa viva"
Mentre lui si avvicinava, anche lei aveva fatto qualche passo avanti.
"Non ho paura di te. Anzi, con te non nemmeno bisogno di questa" disse lei, conficcando nel terreno la punta della spada.
Adesso i due erano ai due lati del ponticello.
"Mi basta questo, l'hai visto?" chiese, togliendosi un anello dal dito. Il Vegliardo si arrestò di colpo. Il gioiello era decorato da uno smeraldo di dimensioni ragguardevoli. Aurora lo tenne tra il pollice e l'indice, sospendendolo oltre il bordo del ponticello, sopra l'acqua.
"Attenta! Non farlo cadere, o..."
"Già, sarebbe un bel guaio se una koi lo ingoiasse, vero? Dovresti ucciderla per recuperarlo, e sai cosa succede a chi osa anche solo ferire le carpe sacre..."
Il vecchio era bloccato, diviso tra il desiderio di avere l'anello e la voglia di dare una lezione alla mocciosa.
"No! Possiamo ancora... Possiamo trovare un accordo..."
"Forza, dimostrami la tua saggezza, e sarà tuo! Allora dimmi, chi ben comincia è a metà dell'opera, o la virtù sta nel mezzo?" chiese con tono canzonatorio. 
Il vecchio sobbalzò: "Aspetta... tu come puoi... come puoi conoscere..."
"Dulcis in fundo? O in cauda venenum? Rispondi, o Saggio, rispondi!"
"Dulcis... Cauda... La risposta... la domanda..." accennò il Vegliardo, poi si portò una mano alla testa "No! Smettila! Smettila , o ti..."
"O cosa farai? Io so esattamente cosa stai per fare. Stai per NON rispondere alla mia ultima domanda!"
Digrignando i denti, il falso sapiente estrasse dalla manica un pugnale con il manico nero e si avventò contro la giovane donna.
"Chi fa da sé fa per tre, o l'unione fa la forza?" chiese Aurora, e in quel momento il sole sorse da dietro i Monti della Vena Rossa. Una lama di luce colpì l'elsa della spada, che la guerriera aveva posizionato in maniera tutt'altro che casuale. Dal cristallo incastonato nel pomo dell'arma si sprigionarono riflessi arcobaleno che colpirono in pieno il vecchio.
"Ah, e stai per gridare: No, no, è impossibile, nooooooo!"
"No, no, è impossibile, nooooooo!" gridò lui, avvolto dalla luce.

Aurora non si scansò di un millimetro. Quando la luce scomparve, a terra c'erano la tunica color acquamarina, la cintura verde e il coltello dal manico nero. 

"La gallina non l'avevo, ma l'arcobaleno sì, sei contento?" disse lei a nessuno in particolare, e indossò di nuovo l'antico smeraldo di famiglia.
Il ragazzo con capelli rossi ricci crollò in ginocchio al capezzale della tunica. 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Il principe spadaccino ***


CAPITOLO 3 - Il principe spadaccino

"La gallina non l'avevo, ma l'arcobaleno sì, sei contento?" disse lei a nessuno in particolare, e indossò di nuovo l'antico smeraldo di famiglia.
Il ragazzo con capelli rossi ricci crollò in ginocchio al capezzale della tunica. 
Anche alcune driadi si strinsero intorno al luogo dove poco fa stava in piedi il Vegliardo.
"Cosa... cos'hai fatto!" disse il giovanotto, con la voce rotta dall'emozione "Lui... lui era invincibile! era immortale! Come... Come sei riuscita a farlo..." doveva essere una domanda, ma non c'era alcun punto interrogativo, solo disperazione.
Aurora afferrò la spada, estraendola dal terreno, quindi la rimise nel fodero.
"Non mi chiamo Aurora per caso" rispose lei, in tono sibillino. 
Non si chiese da dove fosse spuntato il ragazzo. Era come se fosse sempre stato lì.
Le due figure nel gazebo di giada non potevano essere più diverse, specialmente per l'abbigliamento.
Aurora indossava un'armatura di cuoio e acciaio, ai piedi portava pesanti stivali.
Il ragazzo non aveva altro che una camicia a scacchi, jeans e sneakers.
La principessa lo guardò: era decisamente... poco in sintonia con quel posto.
Lui si alzò e la fissò negli occhi. Brutto non era, ma c'era qualcosa che non andava in lui.
"Ti rendi conto di cosa hai fatto? TI RENDI CONTO?! Ci hai condannati! Non doveva andare così! Dovevi tornare al tuo paese e riferire il messaggio!"
Anche lei lo guardò. Un lampo. Un nome. "Gary?"
Lui si arrestò un attimo, come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso.
"Gary Montana, sei tu?"
Il giovane riprese a mitraglia: "Non osare chiamarmi in quel modo! Il nome del mio casato va sempre pronunciato per intero, al più concedo di abbreviare il mio nome di battesimo. Hai cambiato tutto, perché l'hai fatto? Se la tua piccola stupida guerra andrà in modo diverso, noi non potremo incontrarci! Non sarò lì a salvati, capisci, NON POTRO' SALVARTI!"
"Ma tu... chi sei?"
"Io sono Stuart Garanor, detto Stu, figlio di Fandalg signore di Leridalag e dei Monti Atana! Io sono lo Speciale, il Prescelto! IO SONO IL TUO EROE!"
"Sto cominciando a ricordare qualcosa, ma sono così confusa... Tutto questo non va bene, Gary, dove siamo?"
Ma lui non le rispose e ricominciò da capo la sua litania. 
La ragazza cercò di riordinare le idee. Come poteva ricordare questo ragazzo, e nello stesso tempo NON ricordarlo affatto?
("Aurora!")
Ancora quella voce nella sua testa! Qualcuno la stava chiamando? Ma chi? 
Si mise a tremare in un modo che di certo non si confaceva al suo titolo: ma c'era una buona ragione. Una scaglia, un frammento di idea aveva attraversato di colpo la sua mente. Non era riuscita ad afferrarla, ma sapeva che le implicazioni di quell'idea erano terribili. Sapeva che se fosse riuscita a metterla a fuoco, quell'idea l'avrebbe condotta alla follia.

Estrasse la spada, e iniziò a mulinarla nell'aria, concentrandosi sul gioco di polso. La lama vorticava sempre di più, passando a pochi millimetri dalle gambe, dall'altro braccio, dai suoi capelli castani, ma senza mai sfiorarla, tanto salda era la sua stretta e precisi i suoi movimenti. Alla fine la rinfoderò senza neanche guardarla. Fissò la sua stessa mano con sguardo atterrito, come se fosse un artiglio alieno. La sensazione era proprio la stessa che provava quando ricordava e NON ricordava il sedicente principe Stu: era ovvio che sapesse ripetere alla perfezione quell'esercizio, visti gli anni di allenamenti e lo studio meticoloso della scherma, eppure una parte di lei era certa di non aver mai maneggiato un'arma fino al giorno prima.

Intanto il ragazzo continuava a ripetere più o meno le stesse frasi sconclusionate, ed era arrivato a "... sarai in pericolo, e io non sarò lì, non potremo conoscerci, non potrò salvari, COME FARAI A SALVARTI?"
"Mi salverò da sola!" lo interruppe "L'ho già fatto altre volte, sono un cavaliere, non una damigella in pericolo. Ma Gary, dimmi..."
"SMETTILA DI CHIAMARMI GARY! IO SONO IL PRINCIPE STU! Come farai senza di me? E come farai senza la saggezza del Vegliardo?"
"La saggezza? Perché questo mi ricorda qualcosa..." si avvicinò alla veste acquamarina, sfiorandola leggermente "C.I. ci aveva parlato della Saggezza... ma chi era C.I.? Non riesco a ricordare... Gary, torna in te, aiutami! Chi era C.I.?"
"Non lo so non lo so non lo so!" rispose lui, sempre più isterico. "Cosa vuoi che ne sappia? Te la sei sicuramente inventata tu questa signora C.I.!"
"Hai detto signora? Se non lo sai, come fai a sapere che era una donna?"
Gary (o il Principe Stu, che dir si voglia) restò di nuovo interdetto, proprio come il Vegliardo quando lei lo aveva colto in castagna.
"Il suo vero nome era... Mrs Bachman!" schioccò le dita "Quelli a lei più cari potevano chiamarla C.I." aggiunse con una vena di nostalgia.
Il ragazzo non disse niente e digrignò i denti - anche in questo ricordava il vecchio quando era arrabbiato.
"Il bruxismo è un problema, ma il tuo medico può aiutarti!" cantilenò lei sorridendo.
"NON OSARE PRENDERMI IN GIRO! TU NON SAI CHI SONO IO!"
"Non lo so? Ma lo sto pian piano ricordando... "
"Sono falsi ricordi, sei sotto un incantesimo, NON C'E' MAI STATA NESSUNA SIGNORA BACHMAN!"
"Mrs Bachman, già! Mrs Bachman aveva fatto proprio l'esempio del vecchio saggio. Se non sei saggio tu stesso, verrà fuori poco credibile... una raccolta di proverbi e poco più. E queste driadi, ma sì!" accarezzò i capelli argentati di una delle creaturine, che fece le fusa come un gatto "Come ho fatto a scordarmene? Noran, Ronan... Le Driadi di Noran vengono dai romanzi di Ronan Kolditel, che abbiamo commentato tante volte con C.I. e sono i preferiti di..."
("Aurora! Aiutami!")
... Aurora non si ricordava bene di chi. Si voltò e fissò il ragazzo "Obbediscono a te? Credono che sia stato tu a crearle? Questo è il sortilegio contro cui Mrs Bachman ci aveva messo in guardia, il P..."
"NO! Non osare dire quella parola. Non hai ascoltato quello che ha detto il vecchio? Sono diverse, queste sono vegetariane e poi..."
Aurora scoppiò in una risata che irritò ancora di più il principe.
"Il tempo passa, ma non sei cambiato per niente, Gary!" disse lei dandogli un'amichevole pacca sulla spalla. Lui era sempre irritato, ma contemporaneamente diventò tutto rosso in volto. "Proprio come quella volta della macchina. Ti ricordi? Mrs Bachman aveva detto e ripetuto che voleva qualcosa di ORIGINALE, ma tu avevi replicato paro paro la trama di quel film di spie, e più lei te lo faceva notare, più tu insistevi che invece era originale, perché il tuo eroe guidava un'auto gialla mentre nel film era rossa."
"NON ERA SOLO IL COLORE! Ma perché vi eravate tutti fissati su quel particolare? Non era solo gialla, era una Lotus Elan, nel film invece c'era una Lotus Esprit! Sono due macchine completamente diverse!"
Era un vicolo cieco, proprio come quella volta. "Sì, continua pure a credere di essere un genio. Addio Gary."
"Non chiamrmi Gary!"
Recuperato il sacchetto di gemme, Aurora si allontanò a passo deciso.
"E torna indietro!"
"Non torno indietro... Gary" rispose lei senza voltarsi e senza smettere di camminare.
"TORNA INDIETRO! Hai bisogno di me! Tu non lo sai, ma hai bisogno di me!"
Lei non disse niente.
"AAAAAAAAARRRRRGGGGGHHHHHH! Perché voi donne dovete sempre essere così? Perché dovete trasformare una cosa atavicamente SEMPLICE in qualcosa di MALEDETTAMENTE COMPLICATO? Adesso BASTA!" 

La principessa sentì l'inconfondibile melodia di una spada che viene estratta da un fodero, insieme al rumore dei piedi in corsa.
Il ragazzo la aggredì alle spalle, ma lei fu rapida ad evitare il colpo con un fluido movimento laterale.
Quando si voltò, il principe indossava un'armatura apparsa dal nulla. Era simile alla sua, ma le parti in metallo brillavano d'azzurro. Sotto quella bardatura si vedeva ancora la camicia a quadretti. Al posto delle scarpe da ginnastica aveva stivali verde lime, decorati con motivi di foglie intrecciate: sicuramente di fattura elfica.
L'arma di Stu era dello stesso colore della veste del vecchio "saggio": sia la lama che l'elsa scintillavano di mille sfumature di blu e azzurro.
"Smettila Gary. Non voglio combattere"
Ma il principe attaccò di nuovo, e Aurora era sicura che non sarebbe riuscita a sfuggirgli in eterno. Sguainò la propria spada e deviò la lama del suo avversario. 
"Tu non capisci niente! Il nostro incontro era scritto nelle stelle!"
"Sì, quelle che ti farò vedere quando ti avrò battuto"
"Non farmi ridere, principessina dei miei stivali! Sarai tu a mordere la polvere!"
"Prima dici che sei predestinato a salvarmi la vita, e ora vuoi metterle fine? Devi farti vedere da un bravo cerusico"  disse lei, mentre si impegnava a respingere i colpi furiosi che Stu non smetteva di menare. "Ti troveresti bene al mio paese. Il mio popolo è come te... schizofrenico. Da una parte devo essere la perfetta damigella, piena di grazia e dolcezza, che sposerà il pretendente più ricco e gli darà tanti eredi, ritirandosi poi nell'ombra... dall'altra mi vogliono come la forte e coraggiosa paladina del regno, pronta ad imbracciare le armi e difenderlo con valore"
"Paladina? Ma non farmi ridere! Tu, una DONNA! Io, io, IO dovevo essere il TUO EROE, maledetta!" gridò lui vibrando un fendente micidiale... o meglio che sarebbe stato micidiale se avesse colpito qualcosa di diverso dall'aria.
"Ho sempre pensato che di certi 'eroi' il mondo potrebbe anche fare a meno, e con te ne ho la conferma. E penso anche che..."
"PENSARE, PENSARE, PENSARE! Guarda che quello del Vegliardo era solo un modo di dire, non dovevi mica prenderlo sul serio!"
"Oh non ti preoccupare, pensare è un vizio che avevo già prima! Dovresti provarlo anche tu, funziona!"
Mentre parlavano, non stavano fermi un istante, presi dalla frenesia del duello. In un'occasione Aurora intravvide un varco nella guardia di Gary, ma non tentò di trafiggerlo, menò invece un colpo di piatto alla spalla per fargli cadere la spada, purtroppo senza successo. Il principe ne approfittò per sferrare un colpo al fianco, tentando di infilarsi tra le giunture dell'armatura, ma Aurora lo evitò con un balzo e una capriola all'indietro.
"Smettila di sfuggirmi! E' inutile fingere, tu hai bisogno di me, tu sei legata a me, siamo i prescelti! Se ti ostini a negarlo morirai!"
"Quindi è a questo che siamo arrivati? La scelta è tra Eros e Tanatos?"
Stu non rispose, o meglio forse rispose senza parlare, con un rovescio molto elegante. Elegante, forse, ma non sufficiente a infrangere la guardia di Aurora.
"Tra le due opzioni, scelgo... nessuna! Non fai tu le regole... e anche se le facessi, sarei sempre libera di infischiarmene!"
"Grrrrraaaaarrrr! TI ODIO! Ti ho odiata dal primo momento che ti ho vista! E odio anche Mrs Bachman! E odio anche..."
"Taglia corto!" disse lei, facendogli lo sgambetto. Lui cadde, ma rotolò con un'agilità imprevista, sottraendosi al suo raggio d'azione. "Sarebbe una lista lunga! Mi sa che tu odi tutte le donne con un QI superiore al tuo!"
"Ficcatelo nel c**o il tuo QI, tr**a! Tr**e!" sbraitò lui tornando alla carica "Tr**e o suore! Siete tutte tr**e o suore!".
"No no no caro, non ci siamo" ribattè lei con tono da maestrina "La canzone diceva 'scegli, o tr**a o sposa', te la ricordi male!"
Il duello continuò. I due erano riusciti a infliggersi soltanto lievi ferite a vicenda. Aurora ansimava, ma anche Gary era piuttosto affaticato. La principessa accolse la notizia con un sorriso: dovrà risparmiare il fiato per combattere, almeno la pianterà di parlare. 

Come previsto, il giovanotto ridusse frequenza, violenza e volume degli insulti, purtroppo senza azzerarli del tutto.
Aurora era molto fiduciosa nelle sue capacità di duellante, ma dovette ammettere che Stu era decisamente uno spadaccino di buon livello. Fortunatamente l'abilità del principe era offuscata dalla rabbia, e la principessa riusciva a tenergli testa grazie al proprio stile difensivo-evasivo.
"Adesso basta, Gary, il duello è finito. Non puoi combattere senza spada." 
"Ma che stai dicendo, sciocca ragazzina, la mia spada è qui nella..."
"Dove?" chiese lei, e con una delle sue mosse preferite fece volare via l'arma avversaria.
Stu osservò con sguardo attonito la sua spada che, descrivendo una parabola in aria, piombava dritta nel laghetto delle carpe.
Aurora gli puntò l'acciaio alla gola. Non intendeva ucciderlo ovviamente, solo spaventarlo. 
"Ora arrenditi, e dimmi la verità! Chi sei veramente? e chi sono io? Dove ci troviamo?" 
"Un po' troppe domande, lingualunga. Ma a me basta una sola risposta"
Aurora aspettò, mentre lui la fissava con aria maliziosa. Aurora capì subito che il ragazzo non aveva alcuna intenzione di arrendersi, ma non aveva idea di cosa la aspettasse.
Lui mantenne la promessa e pronunciò una sola parola: "Babadalgh!". E mentre la pronunciava alzò la mano destra verso di lei, e sul palmo comparve una stella luminosa, a cinque punte.
La principessa si sentì mancare la terra sotto i piedi, e in un attimo si ritrovò lunga distesa al suolo.
Stu sghignazzava di gusto. "Non te l'aspettavi, eh? No no, non te l'aspettavi! Dovevi vederti, fantastico, sembrava il numero del giullare sulla buccia di banana!"
Mentre Aurora cercava di rialzarsi, ben decisa a vendicare l'umiliazione, lui alzò nuovamente la mano destra. "Eh no ragazzina. Troppo facile. Steen, lentää!"
Il pentacolo brillò di nuovo sul palmo di Stu. Dei sassi si sollevarono dal terreno e restarono sospesi a mezz'aria. "Hyökkäys!". Le pietre si scagliarono verso Aurora. La ragazza fece in tempo a mettersi in ginocchio e ad alzare la guardia: ne deviò alcune con la spada, ma altre la colpirono ferendola ulteriormente.
"Guerriero e mago... insieme? Com'è possibile? Ci vuole una grande specializzazione per..."
"IO SONO IL PRINCIPE STU! Io voglio tutto, e lo avrò! Miekka, terugkomen!"
La spada color acquamarina emerse dal laghetto e volò nella mano del cavaliere-stregone, che potè riprendere il duello.
"Visto come sono bravo eh? Tu non puoi farcela, non hai una maga a toglierti le castagne dal fuoco."

La principessa stava perdendo tutte le certezze. Come poteva combattere contro uno spadaccino che conosceva anche la stregoneria? L'unico oggetto magico in suo possesso era l'Occhio del Mattino, il cristallo incastonato nell'elsa della sua spada, ma aveva il grosso handicap di caricarsi esclusivamente con le prime luci del giorno, e lei ormai aveva già consumato quel potere per annientare il Vegliardo, che non era un innocuo nonnetto come le apparenze lasciavano credere.
Ma aspetta un attimo... Gary aveva detto... "non hai una maga a toglierti le castagne dal fuoco". Aveva detto maga, non mago. Pensò che questo forse... forse non era casuale. Le ricordava qualcosa.

E improvvisamente...
("Aurora!")
"Di nuovo quella voce! Chi mi chiama? Ti ascolto!"
"Hai le allucinazioni? Combatti, maledetta!"
("Ricorda, Aurora! La magia ha sempre un prezzo! Ricorda!")
"Non credere di impressionarmi con qualche trucchetto, Gary! Da chi hai rubato questi incantesimi, eh? confessa."
"Smettila con questa storia! Gli incantesimi sono MIEI! Qui tutto è mio! E lo sarai anche tu!"
Pensò che se fosse riuscita a capire da dove aveva tratto i suoi poteri, avrebbe anche capito il suo punto debole.
"Io non sono di nessuno, illuso. E tu sei solo un plagio ambulante!" quella era la parola che più faceva infuriare Stu "Proprio come con le driadi che hai rubato a Ronan Kolditel"
"Grrrrrrrr! Vuoi le driadi? Le avrai! Dryadi dagvaarden, dryade koota! Hyökkäys!"
Decine di piccole creature alate la circondarono, aggredendola a calci, pugni e morsi.
"Vegetariane ma toste, non ti pare, pu***nella?"
"Non farò del male a quegli esseri innocenti, schiavi di un principino viziato da mamma e papà!" disse lei, cercando di respingerle colpendo di piatto.
"Con loro sei tanto gentile, con me non lo sei stata, TI ODIO!"
Il diversivo offerto dalle ninfe ottenne il suo scopo: Gary la ferì al braccio e le fece volare via la spada.
"Game over!"
"Non ci sperare!" da una tasca segreta estrasse una fialetta. La scagliò a terra ed essa esplose, liberando una grande nuvola di fumo. Le driadi fuggirono via spaventate, mentre Aurora rotolò e si rirpese l'arma.
"Anch'io ho degli assi nella manica, visto? Non hai risolto niente, principe, e sei messo peggio di me, è ora di rinunciare"
"MAI! E poi non sono messo così male come credi. Nopeasti genezing!" le sue ferite iniziarono a guarire a vista d'occhio. Il ragazzo aveva anche smesso di ansimare. "Contro la mia raffinata combinazione di spada e magia non hai speranze!"
"Raffinata, pfui! Fanfarone, non sai far altro che blaterare parole a caso in finlandese e olandese maccheronico."
Lui non rispose, ma dall'espressione sul suo volto Aurora capì di aver fatto centro.
Mentre le lame tornavano ad incrociarsi, Aurora lo sfidò "Le tue magie non sono un gran che. Per battermi avresti bisogno di qualcosa di meglio... come una spada fiammeggiante per esempio!"
Anche stavolta lui non rispose. Nei suoi occhi, Aurora lesse quello che si aspettava: una grande idea, e un ancora più grande dubbio.
"Che fai? Tentenni? Allora ho ragione, sei solo un apprendista prestigiatore, e anche scarsino."
"Ti pentirai del tuo affronto! Ti farò vedere io di cosa sono capace! Miekka vlammende!"
La spada di Stu venne avvolta da un intenso fuoco blu.
Gary sorrise, ma si accorse con sgomento che anche l'avversaria stava sorridendo. Com'era possibile? 

Il duello infuriava, ma Aurora sentiva che un pezzo del puzzle stava andando a posto. La spada fiammeggiante era un vecchio cliché, temibile a vedersi, ma assolutamente poco pratica in battaglia rispetto ad un'arma normale. A causa del fuoco intorno ad essa, le mosse del principe erano meno fluide di prima, inoltre non poteva neanche avvicinarla troppo al suo stesso corpo (ad esempio non poteva più appoggiarsela sulla spalla, come faceva spesso per preparare certi colpi micidiali). Ma la cosa più importante è che Aurora aveva avuto la conferma che le sue cosiddette "parole magiche" erano solo un miscuglio casuale di due lingue straniere. E questo poteva significare solo una cosa...
Aurora respinse un colpo, fintò, scartò di lato, affondò e colpì... l'aria, in un punto leggermente alle spalle di Gary.
"Mi hai mancato di nuovo! Fai pena!"
"Ho fatto centro invece!"
Il rumore dello strappo fu musica per i suoi orecchi.
Lo zainetto di plasticaccia con il logo della Trojans Basketball che Gary indossava, prima occultato da un sortilegio e adesso perfettamente visibile, si squarciò. Icosaedri di cristallo multicolore caddero a terra, infrangendosi. Dai cocci si levarono alte grida, mentre entità evanescenti ne sfuggivano.
Il fuoco intorno alla spada di Gary si estinse in un attimo, e il guerriero riprese ad ansimare.
"No! No! NOOOOOOOOOOOOOOO!!!! Maledetta, come hai..."
"C'è una sola scrittrice che usa un misto di olandese e finlandese per le sue parole magiche: Lulù Sugarnike, guarda caso un'altra delle preferite di Mrs Bachman, e guarda caso un'altra da cui avevi già scopiazzato in passato."
"No, io ti..." riprese a combattere, ma adesso Aurora era in netto vantaggio.
"Eri vincolato alle regole da te scelte: questo tipo di incantesimi sono alimentati direttamente dal tuo soffio vitale, a meno di non avere una fonte di mana occulta... spiriti di maghi, imprigionati nei cristalli! Senza, sei debole!"
"Non hai ancora vinto! E ho ancora una buona scorta di mana dentro di me, posso batterti!" mentì lui.
"Come? Così?" e di nuovo lo disarmò "Affronta la realtà, Gary Montana. Ho vinto su tutta la linea, ho sconfitto la tua spada, ho sconfitto la tua magia. Ammetti di non essere un principe, né un guerriero, né un mago. E adesso, per favore..."
"NOOOOOOOO! Tu non mi lasci altra scelta! AQUAMARINEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!" strillò isterico.
La terra tremò. 
La veste azzurra del Vegliardo, dimenticata nel gazebo, si animò.
"E questa la tua arma finale? Una tunica che cammina? Hai davvero dei modi strani per risolvere i tuoi problemi con le donne"
"Io non ho problemi con le donne, sei tu che tra poco li avrai. AQUAMARINEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!"

La veste si trasfigurò... si ingigantì... le spuntarono zampe, testa, coda, ali... era diventata un giovane drago blu.
Non tanto grande, forse... ma con artigli e zanne affilate.

"Audrey, ti presento Aquamarine, detta Aqua, la mia amica fedele. Aquamarine, ti presento Audrey Clarkson, detta Aurora, una str***etta ingrata, che avrai l'onore di avere a cena... COME cena!"
La principessa era atterrita. Era allo stremo delle forze, come poteva adesso affrontare un drago?

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Sorcière noire ***


CAPITOLO 4 - Sorcière noire

"Audrey, ti presento Aquamarine, detta Aqua, la mia amica fedele. Aquamarine, ti presento Audrey Clarkson, detta Aurora, una str***etta ingrata, che avrai l'onore di avere a cena... COME cena!"
La principessa era atterrita. Era allo stremo delle forze, come poteva adesso affrontare un drago?

Gary rise mentre il drago attaccava Aurora. Lei evitò gli artigli e affondò la spada, ma le scaglie luccicanti del mostro fornivano un'ottima protezione naturale.
"Non è ancora detta l'ultima... Non è ancora detta l'ultima..." ripeteva la guerriera tra sé e sé.
"Ah, mio splendore, mia compagna scintillante!" declamava intanto lui "Annientala, squartala, falla pentire di avermi ignorato, puniscila per avermi umiliato!"
"Il tuo lampadario da discoteca oversize non mi fa paura!" disse lei, ma la verità era che di paura ne aveva tanta. 
E anche di stanchezza. E ferite. 
Ma doveva farcela. 
Doveva metterci tutte le energie rimaste, schivare, respingere... e intanto spostarsi ... spostarsi verso il gazebo di giada... Lì si trovava la sua unica speranza.
"Codarda, combatti, non scappare! Fai divertire la mia Aqua!"
Aurora entrò nel gazebo. Lo spazio tra le colonne era stretto, la dragonessa non riusciva a passare, ma Aurora non poteva comunque abbassare la guardia, perché la bestia cercava comunque di colpirla usando le zampe e la coda.
"Quanto sei stupida, ti sei chiusa in gabbia da sola. Non c'è via di fuga, Aqua ti prenderà per sfinimento. Oppure, quando avrò recuperato mana a sufficienza, le concederò il potere di sputare fuoco, così morirai carbonizzata  - il Padiglione di Giada sarà il tuo forno e la tua tomba, ah ah ah! Arrosto di pu***na, ah ah ah!"
"Come hai detto prima? Che non c'è una maga al mio fianco? Tra poco ci sarà!" e mostrò cosa stringeva nella mano sinistra. Un icosaedro di cristallo, nero e lucido.
"Cosa? Ma..."
"L'ho preso quando ti ho strappato lo zaino. L'ho afferrato prima che cadesse. Ho capito, finalmente. Ho capito di chi è la voce che mi chiama fin dall'inizio di questa storia. E ora..."
"Brava furba. Ma non hai tenuto conto di un dettaglio. A differenza degli altri incantatori, lei l'ho imprigionata da viva. Se rompi il cristallo, lei muore!"
"Era quello che sospettavo... oppure potrebbe essere un tuo bluff... Ma se la facessimo uscire in un altro modo?"
Evitando velocemente gli attachi del drago, Aurora raccolse un altro oggetto da terra. Non il pugnale, ma la cintura, la cintura verde con la fibbia d'argento. "Sei prevedibile ormai. Perché creare, quando puoi rubare? Questa non è tua... è SUA!"
"Grrrrrr... Ma non sei una maga! Non puoi usarla, non sai incanalare il soffio vitale, e non conosci le parole arcane!"
"Proviamo a fare come te, mescoliamo le lingue! La sorcière volverà, la sorcière volverà, maintenant, y she'll aider a mi!" e così toccò l'icosaedro con la fibbia della cintura.
Una grande luce verde e argento si sprigionò da quel contatto, abbagliando tutti i presenti. Gary si coprì gli occhi -  Aurora non ne aveva bisogno visto il suo rapporto speciale con ogni forma di luce - ma Aqua non fece in tempo, e ne restò temporaneamente accecata. Si muoveva a caso e ruggiva, ma non si arrischiava ad attaccare, per non rischiare di colpire il principe.

"Chi non muore si rivede" disse una voce femminile. Come se nessuno avesse citato abbastanza proverbi oggi.

Lo stereotipo del mago alto e gracilino era quantomai fuori luogo in quel caso: la figura che avanzava verso di loro era di statura piccola e decisamente in carne.
Gary per un attimo pensò "Ma come cammina?", come se avesse un tacco più alto e l'altro più corto... ma no, che pensiero assurdo, e poi, dopo aver battuto gli occhi, vide che in realtà camminava in modo perfettamente normale.
E comunque, se anche portava delle calzature, non si vedevano. La giovane donna indossava una lunga veste nera che le copriva completamente gambe e braccia, ma aveva una generosa scollatura; l'insieme era completato da un mantello nero foderato di rosso... "da vampiro", fu il primo pensiero di Gary. Tirò indietro il cappuccio, scoprendo lunghi capelli corvini ondulati e un sorriso che sembrava proprio quello di un nosferatu che non beve da secoli e ha appena adocchiato un bel collo vergine.
"Blanche! Finalmente!" esultò Aurora.
La maga, il cui nome era in netto contrasto con l'abbigliamento, indossò la cintura che Aurora le porse: l'accessorio si adattò istantaneamente alla sua corporatura, ben diversa da quella del Vegliardo.
"Bentornata, cicciabomba" la schernì Gary, che dopo il primo momento di smarrimento aveva recuperato il suo tono sprezzante "Ma non credere di impressionarmi, ti ho già sconfitta e lo farò di nuovo! Gebied antaa potkut!"
Due globi di fuoco saettarono dalle mani di Gary. Ma avevano ben poca forza: Aurora ne deviò uno con la spada, Blanche dissolse l'altro con un incantesimo, mentre il principe diceva "Miekka, terugkomen!" e recuperava l'arma azzurra.
Senza por tempo in mezzo, Aurora schizzò fuori dal gazebo e impegnò nuovamente Stu in combattimento, per impedirgli di scagliare altri sortilegi. Forse non ce n'era bisogno, visto che probabilmente le scorte di mana del ragazzo erano agli sgoccioli, ma era meglio non correre rischi.
Intanto Aquamarine aveva recuperato la vista e si lanciò all'assalto, ma Blanche era pronta a riceverla. Mosse le mani in ampi gesti e pronunciò le sue parole occulte, ben più strane ed incomprensibili di quelle usate da Gary. Le due chiaramente distinguibili erano "Kemet" e "Khamsin".
Si levò un vento fortissimo da sud. Era una forza calda e feroce, e non portava con sé solo aria...
"Oh no" disse Gary, sempre combattendo contro Aurora "Sabbia! Io odio la sabbia!"
"Davvero? E perché la odi, Gary?" chiese la principessa, capendo dove si sarebbe arrivati.
Il principe rispose solo "NON CHIAMARMI GARY!!!".
"Khamsin! Khamsin!" proseguiva la maga "Libero vento del ghibli, vieni a me, ricopri d'oblio i miei nemici!".
Il furore della tempesta diventava sempre più impetuoso.
"Coraggio Gary, DILLO! Devi dire perché odi la sabbia!"
"NOOOOO! MUORIIIIII!!!!"
Anche Aqua era sconcertata da quel vento e da tutta quella sabbia che le vorticava intorno. Cercava di colpire Blanche, ma la forza dell'aria deviava i suoi attacchi, cosa che non faceva che aumentare la frustrazione e rabbia della bestia blu.
"Soffia, vento del sud! Soffia dalla terra dei Faraoni!". La cintura magica pulsava sempre di più.
"Non ce la farete, maledette... Non ce la..."
"Guarda quanta sabbia Gary!" lo incalzava Aurora, fintando e saltellando. Aver ritrovato l'amica le aveva infuso nuova energia. "E a te non piace, e perché non ti piace? So che lo sai, so che lo vuoi dire!"
"Non ... non mi.... Non mi..."
"DILLO GARY, ADESSO, E QUESTA STORIA AVRA' FINE!" urlò Aurora, alzando la voce per farsi sentire nel frastuono del Khamsin.
"Sabbia del deserto, prendi forma al mio comando! Khamsin, abbatti questa bestia!" continuava Blanche.
"DILLO GA... DILLO, PRINCIPE STUART GARANOR!!!"
Forse, sentendosi chiamare con il nome nobile, qualcosa si sbloccò in lui. Più tardi, ricordando l'episodio, Aurora avrebbe meditato a lungo su quell'idea, ma in quel momento aveva già intuito la verità di fondo: Gary era  prigioniero di una trappola che lui stesso si era costruito, e voleva uscirne, solo che non lo avrebbe mai ammesso.
"Non... NON MI PIACE LA SABBIA!!! E' GRANULOSA!!!"
"E' granulosa!" fece eco la principessa.
"E' RUVIDA!!!"
"E' ruvida!" ripetè Aurora.
"IRRITA LA PELLE! E..."
"Irrita la pelle! E...!" 
"...E! SI! INFILA! DAPPERTUTTOOOOOOOO!!!"
L'Occhio del Mattino brillò di luce. Non la rifletteva dal sole, stavolta, ma da Aurora stessa. Aurora brillava di luce propria.
"Plagio!" urlò lei, colpendo "Plagio! Plagio! Plagio!"
L'ultimo colpo della principessa fu quello decisivo: la spada di Gary si infranse in mille pezzi. La lama di Aurora graffiò il palmo di Gary, disfacendo il pentacolo, che svanì.
"NOOOOOOOOOOOOOOO!!!"
Mentre Blanche muoveva le mani, il vento plasmò la sabbia fino a formare qualcosa di concreto. Una creatura di dimensioni comparabili a quelle del drago si materializzò davanti a lei. Aveva corpo di leone e volto di donna, un severo sguardo di regina.
Gary non potè che osservare impotente la prima zampata della sfinge, che strappò squame luccicanti dalla pelle di Aquamarine.
Anche Aurora si distrasse per un istante osservando lo spettacolo dei due grandi mostri che lottavano, e Gary ne approfittò per scappare.
"Vile! Dopo tante belle parole, abbandoni il tuo drago? Torna indietro!"
Aurora non lo aveva sentito fuggire, eppure aveva buon udito: pensò che fosse merito degli stivali elfici (era l'unico capo d'abbigliamento "fantasy" che gli era rimasto, l'armatura era svanita nel nulla).
"Non andrà lontano" disse Blanche, tirando fuori dalla tasca una piccola statuetta di ceramica a forma di cane. "Nahu, scelgo te!"
La figurina si trasformò un un cane da caccia in carne ed ossa, che raggiunse il principe in un baleno e lo azzannò. Convinto che fosse arrivata la sua fine, Gary cadde a terra privo di sensi. In realtà, Nahu l'aveva solo afferrato per il colletto della camicia.

La terra termò di nuovo, stavolta più forte, molto più forte. 
A poca distanza da Aurora, uno dei padiglioni del Tempio crollò parzialmente, trasformandosi in una massa gelatinosa. 
"Ma che succede?"
"Collassa!" urlò Blanche "Di già, accidenti. Dobbiamo andare!"
"Cosa collassa?"
"Te lo spiego dopo, ora scappiamo!" la maga toccò il braccio della guerriera e pronunciò un incantesimo, guarendo le ferite più gravi e ridandole forza.
Aurora si caricò sulle spalle il corpo del principe "Ma guarda un po' se devo salvare il bastardo che ha cercato di uccidermi!" sbuffò. Almeno Gary non aveva più l'armatura.
Le due donne, con l'uomo svenuto e il cane, si precipitarono fuori dal Tempio, mentre altri padiglioni si squagliavano, e alle loro spalle si udiva ancora il fragore dello scontro tra il drago e la sfinge.

Il cancello maledetto non fu un problema, perché anche quello si era liquefatto. Erano di nuovo sulla strada di ampie pietre levigate, che si diramava in varie direzioni lungo i punti cardinali.
La terra non smetteva di scuotersi, e le nuvole stavano assumendo una tinta rosso sangue.
Blanche aveva estratto uno smartphone e lo tempestava di ditate: "Dannazione, dannazione, aggancia quel segnale..."
"Verso est!" disse risoluta Aurora, lasciandosi guidare dall'istinto. "Che cosa sta succedendo, Blanche? E dove siamo?"
"Te l'ho detto, accidenti, te lo spiego dopo! Prima dobbiamo svignarcela da qui!"
Gli alberi intorno a loro si ammosciavano, diventavano blu, viola, verdastri, poi trasmutavano in quella gelatina schifosa. Gli animali del bosco scappavano in ogni direzione, anche loro sconvolti da questo assurdo fenomeno. Purtroppo, oltre ad innocui scoiattoli, daini e simili, dalla foresta uscirono di corsa anche due iene-cinghiale. E per quanto potessero essere spaventate dal collasso del mondo, la fame era un richiamo più potente.

Contro la sua stessa volontà, Blanche ordinò "Nahu, attacca!". E già il cuore si vendicava nel petto, perché sapeva di non potersi fermare ad aspettare l'esito dello scontro. Doveva obbedire al Giuramento e portare quei ragazzi in salvo, anche a costo di abbandonare il cane fedele. Una lacrima le sfuggì mentre correva, e l'aria la portò via.
Intanto non smetteva di trafficare con il suo telefonino. "Ti prego, ti prego, trovalo, trovalo..." 

"HOOOOOONK, HOOOOOONK!!!" si sentì un gran rumore.

Dalla boscaglia emerse... una cosa fuori posto, ma dopo i vestiti di Gary e il dispositivo di Blanche, ormai c'era poco da lamentarsi. Era un veicolo metallico, di colore giallo acceso, decorato nella parte bassa con quadretti gialli e neri. Sulla fiancata c'era scritto "TAXI ELITE".
"A bordo presto!" disse la maga, aprendo di corsa gli sportelli. Aurora sistemò malamente Gary sul sedile posteriore sinistro, e si sedette poi al suo fianco con aria scocciata, mentre Blanche prendeva posto davanti.
"Ce ne hai messo di tempo" disse la maga al tassista.
"C'era traffico"
"Fai inversione, presto!"
"Ma sei fuori? Dobbiamo andare in direzione est" disse lui, indicando il navigatore sul cruscotto. Era molto più strano e ingombrante di un navigatore normale, pieno di manopole e pulsanti, e con alcune parti mezze smontate.
"No, dobbiamo andare a recuperare Nahu!"
"Oddio, ancora quel cane... Finirai per farci ammazzare tutti un giorno!" ma nonostante queste parole, fece comunque inversione a U, seppur sbuffando.
In realtà non si erano allontanati molto. Nahu si era già sbarazzato di una delle iene-cinghiale, che giaceva al suolo con la gola squarciata, ma era in difficoltà con la seconda. Il taxi investì in pieno la bestia: non la uccise, ma la botta fu sufficiente a metterla in fuga.
"Porca miseria" sbraitò il tassista, sballottato dal contraccolpo "Non oso immaginare come sia ridotto il paraurti! Spera soltanto che non ci sia una perdita di gravitoni dalla griglia, o siamo tutti fo..."
"Come se tu sapessi cosa sono i gravitoni! Andiamo ora!" disse Blanche, e richiamò a sé il cane, che tornò ad essere una statuina.
L'auto fece nuovamente inversione e scattò a tavoletta verso oriente. Appena in tempo, perché la strada stava già iniziando a dissolversi alle loro spalle.
Aurora era ammutolita, sconvolta da quegli strani avvenimenti e sfinita dalla lotta.
"Ma perché quando arrivo io il divertimento è già finito e siamo già alla parte in cui la caverna crolla con il tesoro dentro?" si lamentò l'autista "Maledetti cliché". Nessuno gli rispose.

Dopo cinque minuti, sempre inseguiti dalla realtà che si sbridenellava inesorabile, il tassista annunciò allegro: "Portale a ore 3, reggetevi!" e curvò bruscamente. Fortunatamente a destra, pensò Aurora tenendosi forte alla maniglia: fosse stato a sinistra, si sarebbe ritrovata Gary addosso.
Il taxi si lanciò dritto contro un albero, Aurora non ebbe tempo di urlare, e... 

...e in un attimo la foresta era scomparsa. 
Stavano viaggiando su una striscia di energia viola, dentro un tunnel nero dove turbinavano frattali con i colori dell'arcobaleno.
Emersero dal tunnel, e Aurora si accorse che ora si trovavano... ALTROVE. Erano su un lunghissimo ponte asfaltato di cui non si vedeva la fine, che attraversava una landa brulla popolata di creature mostruose. Ad un certo punto la strada incrociava una ferrovia, anch'essa sospesa. Una monorotaia rosa sfrecciò con il rumore di un aereo supersonico. Anche se era impossibile data la folle velocità, Aurora avrebbe giurato di aver visto un gruppetto di persone a bordo del treno, tra cui un uomo vestito da cowboy. Ma il convoglio era già lontano, verso chissà quali avventure. Ad una biforcazione del ponte, il taxi girò a sinistra imboccando un altro di quei tunnel invisibili, e ne emerse in un ambiente ancora diverso, e poi ancora un altro tunnel ed un altro ambiente, e così via di seguito.
"Siamo fuori rotta?" chiese Blanche.
"No. Fidati di me" rispose l'autista.
Gary si agitò sul sedile "Dulcis in fundo... in cauda venenum..." mormorò ad occhi chiusi "Perché dovete ... una cosa semplice... in qualcosa di ... complicato... Tr**e o suore... siete tutt..." poi tacque. 
Aurora era schifata, ma cercò di non pensare a quel pazzoide.
"Allora, Blanche, si può sapere cos'è..." fece ampi gesti con le braccia "... tutto questo?"
La maga fece un respiro profondo. "Una distorsione nello spazio-tempo, un'intercapedine tra gli universi paralleli. Alcuni lo chiamano intra-spazio, altri il Magazzino dei M..."
"Noooooooo..." la interruppe Gary, sempre con la voce flebile e le palpebre abbassate "Noooo, lo spiegone fantascientifico nooooo, che nooooiaaaaaa, tanto lo sappiamo che dici cose a casooooooo..."
"Senti da che pulpito viene la predica" commentò Aurora.
"Predica Berto che predica Adalberto... Gilberto..." proseguì l'ex-principe Stu nel suo delirio "Dulcis in fundo... in cauda venenum... Donna che sa il latino è rara cosa, ma guardati dal prenderla in isposa..." e la voce si spense di nuovo.
"Dicevo" proseguì Blanche "Ogni tanto si formano squarci tra gli universi - a volte naturali, a volte non tanto - e le persone vi si possono perdere. In queste distorsioni il vuoto ha un'antipressione gravitonica tale che la mente cerca di riempirlo, secondo le teorie di Rosetta Stone e Johnny Froy..."
Ma Gary la interruppe di nuovo, stavolta cantando, e cantando piuttosto male: "Voglio una donna, mi basta che non legga Freud, dammi una donna così che l'assicuro ai..." ma stavolta Blanche, con un grugnito, schioccò le dita: il ragazzo venne ricoperto da una patina grigia e giacque immobile.
"Ho capito perchè agli uomini danno fastidio le donne intelligenti" riflettè Aurora, con lo sguardo fuori dal finestrino per evitare la vista di Gary. Sembrava aver dimenticato la domanda fatta a Blanche e le spiegazioni "Sono esseri semplici. O fanno la guerra o fanno l'amore. E se li costringi ad accendere il cervello, e a ragionare con due teste invece che con una sola..."
Anche stavolta ci fu un'interruzione... musicale. Aurora si voltò, pronta a tirare un ceffone a Gary, ma ci rimase di stucco quando si accorse che a cantare, stonando apposta, era il tassista: "Semplici e un po' baaaaanali, io direi quasi prevedibili e sempre uguaaaaaali..." poi smise di cantare e proseguì a voce normale "Ma fammi il piacere, dai! Soffri per gli stereotipi che il tuo popolo ti applica, soffri per i pregiudizi sulle donne di cui quell'idiota si riempie la bocca, e non ti rendi conto che stai facendo il suo stesso errore?"
"Per favore, Sam, non infierire!" lo fermò la maga "E' ancora sotto l'effetto del mondo creato da Gary, intessuto di luoghi comuni..."
"Sì, ma non posso sentire questi discorsi, perché..."
"Ma mi ascolti?! Dalle tregua! Ci sarà tempo per discutere"
Il tassista tacque. Aurora si rese conto che non l'aveva neanche guardato. Chi fa mai caso al tassista? Aveva i capelli neri corti e gli occhiali da vista, e indossava una polo rossa.
"Quindi è così..." disse Aurora tornando all'argomento principale "Ero davvero... oddio mi sento così assurda a dirlo ad alta voce... ero dentro una storia di Gary?"
"Beh, sì, più o meno possiamo dire così" rispose Blanche.
"Allora poteva andare peggio" disse Aurora cercando di prenderla con filosofia "Potevo essere in una delle sue storie di agenti segreti" e fece una smorfia, ricordando cose che non voleva ricordare, avvenute tanto tempo prima.
"Ma anche lui non si rendeva più tanto conto di essere in una sua fantasia" precisò Sam "Noi lo chiamiamo effetto lotofagi"
"Lotofagi... Ma sì, come nell'Odissea... Ma "voi"... Voi chi siete?" domandò la principessa che non era più tanto sicura di essere una principessa.
La maga e il tassista risposero contemporaneamente, ma diedero risposte diverse:
"L'Ordine del Gattopardo" disse Blanche.
"La Lega di Gutemberg" disse Sam.
Aurora assunse un'espressione perplessa.
"Ehm..." fece la maga imbarazzata "Non abbiamo ancora le idee tanto chiare sul nome, ma..."
"...ma ti ho già detto che detesto il Gattopardo!" la interruppe il guidatore.
"E io non sopporto la parola Lega!" ribattè lei con aria schifata.
"Non diciamo fesserie, Lega di Gutemberg suona molto meglio"
"Samuel T., mi farai uscire pazza"
"Impossibile, Blanche S., perché lo sei già"
"SNORT! Ricordami perché stavolta non ho scelto Lawrence K. come Tassista."
"Perché è un tronfio, egocentrico arrogante e porta l'impermeabile anche con un sole che spacca le pietre?"
"Hey, non ti permetto di parlare così di Lawrence!"
"Forse perché lui se la cavicchia nelle città, ma in questa missione serviva uno con più senso dell'orientamento, uno più colombo di Cristoforo Colombo"
"BUM! Ma se ti perdi sempre! E ti ricordo che Lawrence ha il brevetto di pilota!"
"E un paio di irresistibili occhi di ghiaccio" (Blanche arrossì) "Ah sì sì sì! Bella idea sarebbe stata venire in volo, ottima genialata, se vuoi farti sbranare dai Gaznul! 
"Invidia del jet, eh?"
Aurora aveva seguito in silenzio quel dialogo surreale. 
"Ma è sempre così?" chiese.
"Oh, sì, Blanche è sempre così, a volte anche... di più!" rispose fulmineo Sam, equivocando volutamente le parole della principessa "Ma può andare peggio: non hai ancora conosciuto mia moglie!"
La maga avrebbe voluto scagliargli addosso una fattura, di quelle non letali ma che ti rendono la vita impossibile, ma non poteva ora che l'uomo stava guidando.
Aurora voleva intervenire, ma Gary si scosse improvvisamente, la patina grigia si dissolse (era un incantesimo di breve durata) e il ragazzo disse "Il cane Nahu, i Gaznul... Beh almeno voi non mi potrete fare la predica sul plagio..." poi piombò di nuovo nell'oblio senza bisogno di magie.
"Non importa come ci chiamiamo" cercò di proseguire Blanche dopo l'ennesima interruzione "Ma siamo un gruppo di persone che qualche tempo fa ha avuto... bizzarre avventure in questa dimensione. Così abbiamo deciso di aiutare gli altri che ogni tanto si perd..."
La frase di Blanche fu interrotta quando emersero dall'ennesimo tunnel e le ruote slittarono nel fango.
"Oh no" disse Aurora, guardandosi intorno e ripensando a come quella storia era iniziata.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Il volo della damigella ***


CAPITOLO 5 - Il volo della damigella

La frase di Blanche fu interrotta quando emersero dall'ennesimo tunnel e le ruote slittarono nel fango.
"Oh no" disse Aurora, guardandosi intorno e ripensando a come quella storia era iniziata.

Erano in una sorta di giungla. Un branco di cose-simili-a-scimmie stava circondando il taxi. 
"Non ci siamo persi, noooooo" disse Blanche ironica.
"Non è colpa mia" si difese Sam, armeggiando con il navigatore "Le equazioni portanti sono... spu****ate!"
Ad un urlo del maschio dominante, gli ominidi cominciarono a colpire l'auto, usando ossa di animali come manganelli.
"Ci manca solo che cada dal cielo un monolite!"
"Tranquilla, i vetri sono blindati" e in quell'istante una piccola crepa apparve su uno dei finestrini "Ehm... forse? Comunque un attimo che sistemo tutto..." proseguì Sam mentre premeva pulsanti.
"Uff, questi INGEGNERI... Perché non c'è mai un matematico quando serve? Ricordami perché non ho scelto P..."
"Taglia corto, SCIENZIATA, e se sei così brava, sistemalo tu!"
"Con vero piacere. E tu renditi utile e fai il cacciatore"
Da sotto il sedile, Sam estrasse una balestra di dimensioni spropositate, che non poteva assolutamente starci in uno spazio così ristretto. Aprì di poco il finestrino e scagliò una freccia all'esterno. Colpì uno scimmione al braccio, facendolo fuggire e spaventandone altri. Guadagnò un po' di tempo, ma poi il grosso del gruppo si riorganizzò e tornò all'assalto.
Mentre Blanche premeva pulsanti, la giungla intorno a loro crepitò, poi svanì sostituita da un salone sontuoso, in penombra, vuoto. Poi attraverso il locale passò la monorotaia rosa, mancandoli per un pelo.
"Blaaaanche!"
"Un attimo!"
"Un attimo-vero o un-attimo-e-sono-pronta-per-uscire?"
Poi erano al centro di una piazza, in una città sconosciuta. La piazza era deserta... ma per poco: apparvero infatti gli uomini-scimmia. Il capobranco ordinò nuovamente l'attacco. 
Aurora guardò fuori dal finestrino e notò alcuni ominidi che non partecipavano all'assalto: uno di loro stava portando cibo ad un altro esemplare, e Aurora fu abbastanza sicura che fosse una femmina. Quel maschio era molto meno muscoloso rispetto all'alfa, e la femmina sembrava gradire l'attenzione. Ma l'alfa non ci badava, più interessato alle persone nel taxi giallo.
Sam aveva ricaricato la balestra e scagliò un dardo, ma stavolta mancò il bersaglio. Tuttavia, dal nulla apparve di nuovo il treno supersonico, che spiaccicò alcuni assalitori.
Il navigatore sibilò e fischiò, la piazza scomparve, erano di nuovo nel salone in penombra: lungo i bordi, un uomo e una donna volteggiavano, in senso antiorario. Si tenevano per una mano, mentra con l'altra si abbracciavano. I movimenti della coppia erano perfettamente coordinati, sia tra di loro che con la musica, che veniva da chissà dove: tuttavia, non si guardavano l'un l'altra - anzi, i loro occhi non potevano fissare direzioni più diverse. 
Aurora osservava rapita i ballerini di tango.
In un istante furono di nuovo nella giunga, e Sam riuscì ad infilzare una cosa-scimmia al cuore. Questo fece arrabbiare gli ominidi ancora di più, ma fortunatamente in quel momento Blanche azzeccò la frequenza e furono trasportati altrove. 
"Visto?" si vantò lei, mentre attraversavano una tundra. "QUESTA è la strada giusta"
Aurora sobbalzò al sentirsi chiamare: "Audrey?" 
Stu per la prima volta dopo molto tempo aprì gli occhi. La voce, però, era ancora un po' impastata, e lo sguardo non tanto fisso. "Che mi venga un colpo, sei proprio tu? Audrey... Clarkington? No... Audrey Clarkson! Ti ricordi di me? Sono Gary, Gary Montana, abbiamo seguito insieme quel corso facoltativo di scrittura creativa... con... Miss Spruce? No, aspetta... Mrs Bachman!"
"Certo. Mi ricordo fin troppo bene" disse lei incrociando le braccia. Sperava in un altro schiocco di dita da parte di Blanche, ma era troppo impegnata a studiare il navigatore, aveva anche estratto due mappe dal portaoggetti. Pentita di quello che aveva detto in precedenza, pregò con tutto il cuore che a nessuno - specialmente a Gary - venisse in mente di fare battute sul non saper leggere le cartine e sul non fermarsi a chiedere indicazioni.
"Miss Bachman mi criticava sempre, ma alla fine chi ha avuto ragione, eh?" sbadigliò, ciondolò la testa, chiuse gli occhi, poi li riaprì: "Hey bellezza, lo sai che adesso sono un autore? no, dico... un autore VERO!"
"Eh, come no. Bella forza, i tuoi genitori hanno una casa editrice"
"Ho scritto anche una storia in cui c'eri tu, sai?"
"Ma non mi dire!" sospirò lei, roteando gli occhi, indecisa se strozzarlo o gettarlo fuori dal taxi.
In quel momento nel gelo della tundra risuonò un ruggito spaventoso. Nonostante fosse la guerriera più coraggiosa del suo regno, Aurora tremò, perché conosceva benissimo quel verso.

Si voltò e guardò attraverso il lunotto: "Ehm... Blanche... temo che la tua sfinge abbia fatto una brutta fine..."
"Ohhhhh... Ma quel drago era proprio come me lo immaginavo!" Gary sgranò gli occhi "Proprio come nella mia storia... è Aquamarine! Aqua, Aqua, mio scintillante destriero!"
"Maledizione!" gridò Sam. "Blanche, fai qualcosa!"
"Gary, ascoltami" disse la maga voltandosi e guardando lo scrittore negli occhi. "Mandala via. Falla andare via"
Sam fece un verso tra il sospiro e il grugnito "Non intendevo QUESTO! Disintegrala con un incantesimo! O hai finito la benzina magica, eh?" scherzò, ben conscio che LUI non avrebbe finito il carburante visto che il taxi usava un Hydramatic-Drive, che si ricaricava automaticamente attraversando i tunnel dello spazio-tempo-e-altro (forse).
"Sta cercando te, Gary" disse Blanche "Vuole riportarti nella storia. Ma se ti concentri potrebbe obbedirti, è una tua creatura, dille di andarsene!"
"Andarsene? Perché dovrebbe? E' il mio drago! Ho sempre desiderato cavalcare un drago! Vieni qui, Aqua, vieni da me!" e sul suo volto apparve qualcosa che fece paura ad Aurora: era, seppure parzialmente, lo sguardo del principe Stu.
Il drago sputò fuoco contro il veicolo, e non lo colpì per un pelo, grazie ad una manovra rapidissima di Sam.
"Sa anche sputare fuoco adesso! Aqua, sei eccezionale!!!" gongolava Gary.
"Fiato sprecato, Blanche" sbuffò Aurora "Lo conosco bene. Non riuscirà mai a liberarsi dalle sue fantasie. E quel che è peggio" aggiunse, alzando un dito ad imitazione del Vegliardo "è che probabilmente anche questo drago è un plagio. Ovviamente scommetto che non si ricorda nemmeno da dove lo ha scopiazzato..."
"NON E' VERO! NON E' UN PLAGIO!"
"Come no! Come la Esprit..."
"ERA UNA ELAN! UNA LOTUS ELAN! GIALLA, MALEDIZIONE, GIALLA!"
"...e le Driadi..."
"Che erano DIVERSE! Quante volte te lo devo dire?"
"Sì, sì, ripetilo ancora, l'auto gialla e non rossa, le fatine vegetariane e con quattro ali invece che due, eccetera eccetera"
"Ma cosa dici? Le mie driadi hanno due ali, non quattro"
"Cosa?" si voltò lei, improvvisamente interessata. "Ne sei sicuro?"
"CERTO! E comunque non vuol dire che siano un plagio, solo perché hanno DUE ali proprio come le driadi di Ronan, o Noran, o come diavolo si chiamava"
"Quindi sei... assolutamente certo che abbiano solo due ali?"
"Ma basta!" li interruppe il tassista "Potreste piantarla con 'sta scemenza delle ali? Se vi interessano le ali, c'è un GROSSO, grossissimo mostro con le ali che ci insegue e sputa fuoco blu! E poi dicono che il metano ti dà una mano!"
"E invece è importante! Non capite? Se non è stato lui a... Gary, presto, usa quell'incantesimo! Quello che richiama le driadi!"
"Cosa? E perché dovrei?"
"Perché è la nostra unica speranza di salvezza! Ti prego!" si odiò per aver detto "ti prego" al tizio che aveva cercato di ammazzarla solo perché si era rifiutata di soddisfare le sue fantasie. Ma doveva salvarsi la pelle.
"Ci posso provare, ma le driadi non vivono nella tundra..."
"Se ci credi, è possibile. Se ci credi, puoi farcela" intervenne Blanche.
"Oh-mio-Dio-ti-pre-go-no! Risparmiatemi queste frasi trite e ritrite!" sbuffò Sam, sterzando continuamente per evitare il fuoco del drago.
"Dryadi dagvaarden, dryade koota. Dryadi dagvaarden, dryade koota" iniziò Gary.
Aurora e Blanche si unirono alla cantilena, per la massima irritazione del tassista.
"Non funziona..."
"Ve l'ho detto che non ci sono driadi nella tundra."
"Tra poco ci saranno" disse Blanche decisa, armeggiando con il navigatore "Voi continuate a recitare la formula!"
"Cosa diavolo fai?" urlò Sam "Lascialo stare!"
La realtà crepitò e si distorse.
Aquamarine soffiò fuoco e stavolta il tassista era sicuro di non poterlo evitare...
... ma si salvò. L'attacco del drago infatti aveva colpito alcuni uomini-scimmia che erano apparsi sul tetto del taxi. La carrozzeria era tutta bruciacchiata, ma intatta.
Ora viaggiavano in un... QUALCOSA che era giungla ed era tundra, e non era giungla e non era tundra. Con gli ominidi. E con il drago.
"Eccone una! Presto, il finestrino!"
Lo aprirono di poco, quanto bastava per far entrare la piccola ninfa, confusa dal passaggio tra il caldo umido della giungla al freddo della tundra. Aurora tese la mano, e la creaturina si posò, ancora intirizzita.
Blanche terminò il suo lavoro al navigatore, e allora furono di nuovo nella tundra, sempre inseguiti da Aquamarine.
"Ma già che c'eri potevi portarci ai Caraibi, no?" commentò Sam, riprendendo a sterzare qua e là per schivare il fuoco.
"Avevi ragione, ha davvero quattro ali, perché non ci ho fatto caso?" disse stupito Gary "Però mi dovete spiegare come questa driade può...".
"Ma non capisci? Le driadi di Noran hanno due ali, non quattro. Se non sei stato tu a dare quattro ali a queste driadi, chi altri può essere stato?"
"Non ne ho idea..." rispose lo scrittore.
"Io! Sono stata io! Ho nascosto un messaggio nella tua storia, qualcosa di mio, per ritrovare la strada" disse Aurora e accarezzò la ninfa, riscaldandola. A quel punto iniziò la metamorfosi.
"Ma tu non sei una maga, non puoi..." obiettò Gary.
"Uffa, l'hai già detto, non ricordi? Adesso guarda"
"Ma... sta diventando... una libellula!" si stupì il ragazzo. Ora tra le mani di Aurora c'era un insetto blu-verde metallizzato.
"Davvero utile" commentò Sam "E' vero che in inglese si chiamano dragonfly, ma non so quanto ci sarà utile contro un dragon senza fly... anzi no, che fly a tutta velocità"
"Non è una libellula. Osservatela quando tiene le ali chiuse. E' una damigella, non una libellula. Ho detto che non sono una damigella in pericolo, ma questa damigella ci salverà dal pericolo"
"E'... bella... ma come..."
"Calopteryx splendens" disse lei senza distogliere gli occhi dall'insetto.
"Donna che sa il latino..."
"Taci, stupido! La Calopteryx splendens è il simbolo del mio regno. Il regno di Splendens. Vola, damigella!"
L'insetto spalancò le quattro ali e uscì dal taxi. Insieme a quello ne apparvero molti altri. Si lanciarono contro il drago e lo deconcentrarono, rallentandolo. Approfittando della confusione della bestia, Sam si sporse dal finestrino e scagliò un dardo con la sua balestra. Colpì il drago all'ala destra.
"No, Aqua, mia Aquamarine! No, no!" gridò Gary disperato, mentre la creatura squamosa precipitava al suolo e usciva dal loro campo visivo. Se fosse stato... come prima, sicuramente ora avrebbe cercato di uccidere tutti i passeggeri del veicolo: invece si limitò a fissare imbambolato l'orizzonte oltre il quale il drago era sparito. 
Decine, centinaia, migliaia di altre Calopteryx splendens circondarono il taxi.
Il computer di bordo fece strani rumori, poi con una scintilla si spense.
"E' andato! E noi con lui!" si disperò l'autista.
"No" disse Aurora, ora molto più tranquilla "Non ci serve più. Portale a ore 12"
"Cos..." accennò Sam, ma in quel momento la tundra scomparve.
E con lei Aquamarine: non la rividero mai più.
Tranne Gary, nei suoi sogni. 
E Aurora, nei suoi incubi.


Adesso viaggiavano sul mare.
Non c'era nessuna strada, ma il taxi sfrecciava sull'acqua senza tanti problemi, scortato dalle damigelle blu-verdi.
Un delfino guizzò fuori dall'acqua, attratto dalla scena curiosa, fischiò e scomparve. Blanche ringraziò il cielo che non ci fossero gabbiani ("Ma questa è un'altra storia e si dovrà raccontare un'altra volta").
Era di nuovo mattina presto, era di nuovo... l'aurora. La principessa osservò con gioia l'Occhio del Mattino che si ricaricava con i primi raggi del sole nascente, e sentì che anche il suo cuore si stava "ricaricando".
Non era un mare qualsiasi, era il suo mare.
"Ma dove siamo?" chiese Sam.
"A casa" disse semplicemente Aurora, e indicò una direzione.
Laggiù, in lontananza, si vedeva un'insenatura naturale nella costa. Possibile... possibile che fosse proprio la baia di Splendens?
Sam riuscì ad aggiustare il navigatore, e anche lui era contento come se avesse appena ritrovato un vecchio amico.
"Confermo" disse "A questa velocità, saremo lì in circa 45 minuti"
Blanche non disse niente, ma tirò un grandissimo sospiro di sollievo. Da lì in poi sarebbe andato tutto bene, o almeno così dicevano le sue mappe.
"Allora Gary" disse Aurora... o Audrey... o chiunque sarebbe stata domani "Il tuo amico Vegliardo quale proverbio metterebbe alla conclusione di questa storia?"
Ma il ragazzo dai capelli rossi già russava.
"Chi dorme non piglia pesci!" disse Sam allegro.

Aurora abbassò il finestrino. Inspirò profondamente. La brezza marina le accarezzò il viso. 
Guardò le torri di Splendens in lontananza.
Splendens.
Casa.
Quello era il suo regno: niente e nessuno glie l'avrebbe strappato via.
Si rilassò sul sedile, ben decisa a godersi il viaggio.
Sorrideva.


(
ALTROVE.
La iena-cinghiale sopravvissuta, gravemente ferita.
Il braccio di qualcuno che non vediamo, la manica di una veste viola. 
Una mano destra, dalle lunghe dita ad artiglio.
Una voce: "Nopeasti genezing"
La iena-cinghiale che guarisce.
Di nuovo la voce: "Begrijpen eläin"
La iena-cinghiale che emette i suoi versi... come se stesse raccontando una storia. 
Di nuovo la mano ad artiglio. Sul dito indice, una goccia d'acqua.
Anzi no. Una lacrima. La lacrima sfuggita a Blanche nella foresta.
La mano sinistra: ha in mano una fialetta con un liquido giallo.
Versa una goccia gialla sulla lacrima.
La lacrima si colora di rosso.
La voce: "TU!!!"

)


Aurora sorrideva.
Sì.
Andava tutto bene.


FINE 



(visto che ci sono persone che amano scoprire da sole i riferimenti e odiano vederseli spiattellati, li spiattello sì, ma nella prossima pagina)

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Capitolo 6
*** Titoli di coda ***


DEDICA
Per Melian e per A.M.

CREDITS
Questa storia è opera di fantasia, ogni riferimento a persone o fatti reali è puramente casuale... forse.

- Potrei dire, ma non lo dirò, che Aurora, Blanche e Sam sono vagamente ispirati a persone reali... forse. Nel dubbio, voi assumete che siano personaggi di fantasia.

- Potrei dire, ma non lo dirò, che Gary Montana / Stuart Garanor è vagamente ispirato ad un vecchio amico che non vedo da quasi vent'anni [una Esprit rossa, ricordi?], forse il primo Gary Stu che ho conosciuto, molto prima di sapere cosa fosse un Gary Stu. E sarebbe vero, ma non sarebbe tutta la verità. Infatti questo personaggio si è modificato rispetto all'intento originario, e adesso è evidente in lui la vena parodistica: l'oggetto parodiato, per chi ancora non l'avesse capito, è il "Ciclo dell'Eredità" di Christopher Paolini, per questo in Gary è possibile trovare caratteristiche del cacciatore/arciere/spadaccino/mago/sborone/etc Eragon... e del suo autore.

Gli incantesimi:
(per la maggior parte realizzati con il traduttore automatico, eh sì!)

- Babadalgh! (abbreviazione di "bababadalgharaghtakamminarronnkonnbronntonnerronntuonnthunntrovarrhounawnskawntoohoohoordenenthurnuk", che James Joyce usa per descrivere l'onomatopea di una caduta in "Finnegan's Wake")
- Steen, lentää! (pietra + volare) (olandese + finlandese). In caso aveste dubbi: sì, è una diretta parodia dell'incantesimo "Stenr, reisa" usato da Eragon.
- Hyökkäys! (attaccare) (finlandese). 
- Miekka, terugkomen! (spada + ritornare) (finlandese + olandese)
- Dryadi dagvaarden, dryade koota! (driade + convocare, finlandese + olandese seguito da olandese + finlandese)
- Nopeasti genezing! (Rapido + guarigione) (finlandese + olandese)
- Miekka vlammende! (spada + fiammeggiante) (finlandese + olandese)
- Gebied antaa potkut (sfera + fuoco) (olandese + finlandese)
- La sorcière volverà, la sorcière volverà, maintenant, y she'll aider a mi = La strega tornerà, la strega tornerà, adesso, e mi aiuterà (miscuglio di francese, spagnolo e inglese)
- Begrijpen eläin (capire + animale) (olandese + finlandese)


Citazioni e riferimenti: (spero di ricordarli tutti!)

- Sono convinto che la frase pronunciata da Aurora, "La saggezza, o Sommo!" sia presa da qualche parte, ma non ricordo da dove. Forse dall'introduzione al libro "Artigli e fusa" di Jack Dann e Gardner Dozois, o forse da uno dei racconti di quella raccolta? Non lo so, ma sicuramente aveva a che fare con i gatti.
- "chiedo perdono per la mia impazienza nel perorare la mia causa a voi dinanzi" ovviamente questa frase risente moltissimo dell'influenza del "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, in particolare la traduzione del Pagnini: "Non so per qual potere io tanto ardisca, né quanto si convenga alla modestia mia perorare il mio pensiero a voi dinanzi". Scommetto che il mio vecchio amico della Esprit se lo ricorderebbe, se passasse di qui...
- Il mondo che collassa e in generale l'atmosfera onirica devono molto a "Inception" di Christopher Nolan, così come a tutte le storie su mondi paralleli / mondi virtuali "a là Gibson".
- Albero Bong nella terra di Lear: da "The Owl and the Pussycat" di Edward Lear 
- Martello di Grabthar / soli di Warvan: da "Galaxy Quest" con Alan Rickman
- le lotte tra proverbi sono un omaggio a Gianni Rodari (in particolare "Il libro dei perché"). Molti proverbi che non avevo mai sentito in vita mia sono tratti da https://it.wikiquote.org/wiki/Proverbi_italiani
Invece, "ai mendicanti non è concessa scelta" è un proverbio inglese (beggars can't be choosers).
- Garanor, Fandalg, Leridalag, Nahu, Gaznul sono anagrammi di nomi di personaggi fantasy. Quali, lo lascio scoprire a voi  [oppure guardate qua in ROT13: 
Nentbea, Tnaqnys, Tnynqevry, Uhna, Anmthy (crefbanttv qv Gbyxvra, ghggv qn "Vy fvtaber qrtyv naryyv, rpprggb Uhna, qn "Vy Fvyznevyyvba")
]
- "Ronan Kolditel" e "Lulù Sugarnike" sono anagrammi di nomi di scrittori fantasy. Quali, lo lascio scoprire a voi  [oppure guardate qua in ROT13: 
Ebanyq Gbyxvra r Hefhyn X Yr Thva
]
- C.I. / Mrs Bachman = Claudia (y) Inez Bachman, scrittrice e moglie immaginaria di Richard Bachman (alter ego di Stephen King)
- Miss Spruce = Tabitha Jane Spruce, scrittrice (e moglie di Stephen King, stavolta sul serio)
- Gli incisi in corsivo sono ispirati allo stile di Stephen King
- "Mi sa che tu odi tutte le donne con un QI superiore al tuo": dal film "La maledizione dello scorpione di giada" di Woody Allen (ma la citazione corretta del film è "Tu odi ogni donna con un quoziente intellettivo sopra a cento")
- "La magia ha sempre un prezzo": la frase preferita di Tremotino in "Once upon a time"
- Gli icosaedri di cristallo sono un miscuglio tra i dadi a venti facce di Dungeons&Dragons (e altri giochi analoghi), gli incantesimi intrappola-anima di Dungeons&Dragons, e gli Eldunarì di Christopher Paolini.
- "Non mi piace la sabbia" e così via: da "L'attacco dei cloni" di George Lucas
- "scelgo te": ovviamente, Pokémon
- La monorotaia rosa: è Blaine, da "Terre desolate" e "La sfera del buio" di Stephen King
- Quando bianca dice "Magazzino dei M..." ma viene interrotta, il riferimento è a "Il magazzino dei mondi", titolo di un racconto di Robert Sheckley e anche di una mia fanfiction (che forse un giorno pubblicherò anche su EFP).
- "Chi fa mai caso al tassista?": l'isperazione, seppur vaga, è il film/telefilm "Sherlock Holmes - Uno studio in rosa" con Benedict Cumberbatch
- Le scimmie e il monolite: da "2001 - Odissea nello spazio" di Stanley Kubrik
- "spazio-tempo-e-altro": dal romanzo "Borgel" di Daniel Pinkwater. 
- L'Hydramatic-Drive era un tipo di trasmissione per automobili realmente esistente, ma nel romanzo di Pinkwater diventava una misteriosa fonte di energia inesauribile.
- "di quelle non letali ma che ti rendono la vita impossibile": ispirato al film "Il ritorno di Jafar" ("a Genie cannot kill" / "You'd be surprised what you can live through")
- Eppure dovrei saperlo che gli stivali verde lime sono gli stivali della velocità, visto che ho letto il fumetto "Order of the Stick"... invece ho preferito rendere verde lime gli stivali della furtività :) 
- "Ma questa è un'altra storia e si dovrà raccontare un'altra volta": da "La storia infinita" di Michael Ende.
- "Andava tutto bene": da "Harry Potter e i Doni della Morte" di J.K.Rowling.

Il riferimento alle Lotus è duplice:
- al film "Un agente segreto al liceo" (e al solito amico di vent'anni fa)
- al videogioco "Lotus Turbo Challenge 2" (e qui andiamo ben più indietro nel tempo...)

COLONNA SONORA
- "The Sound of Silence" di Simon & Garfunkel (Strada acciottolata / lampione / colletto)
- "Pensa" di Fabrizio Moro
- "Quella che non sei" di Luciano Ligabue
- "Voglio una donna" di Roberto Vecchioni
- "Acqua e sale" di Mina e Celentano

DOMANDE E RISPOSTE:

SULL'ISPIRAZIONE

D: Ma lo sai che quel'autore lì, quello nell'anagramma, non ha mai scritto di driadi? E che quella scrittrice là non ha mai usato olandese e finlandese?
R: Certo che lo so. Infatti quello che ha scritto di driadi non è lui, ma il signor anagramma, Ronan Kolditel; idem per la scrittrice. I fan di Stephen King direbbero che Ronan e Lulù sono versioni "Ur"!

D: L'accoppiata "guerriera e maga" è ispirata a Spina e Fiordigelo, i personaggi creati da Phyllis Ann Karr?
R: Ma come ti viene in m... beh, ora che mi ci fai pensare, certo che sì!

D: Sei proprio sicuro che, tra le fonti di ispirazione per Gary, non ci sia anche il principe Otto di "Dreamtopia"? 
R: Hmmm... significherebbe ammettere di aver visto "Dreamtopia"... meglio non rispondere...

D: Il lampione è un riferimento a Narnia?
R: No. Come ho già detto, è un riferimento a "The Sound of Silence"

D: L'associazione tra i nomi Aurora e Audrey è ispirata al film "Descendants" di Kenny Ortega?
R: Può darsi inconsciamente che sia così, visto che il nome Audrey, che significa nobile, non ha niente a che vedere con il nome Aurora, se non che suonano uguale, specie in inglese. Ma la Audrey di quel film è antipatica, spero che il mio personaggio non lo sia. Comunque la migliore Audrey resta sempre la Hepburn!

D: Tutti questi nomi strani come "Osthoffen" hanno un significato?
R: Certo. Ma non lo dico.

SULLA STORIA

D: Blanche, Sam e Lawrence sono Bianca, Samuele e Lorenzo di quell'altra tua fanfiction, "Il magazzino dei mondi"?
R: Forse! Con tanti mondi possibili, ci sono anche tanti Bianca, Samuele e Lorenzo possibili.

D: Sembra che Aurora conosca già Blanche da molto tempo, però non sa niente dell'Ordine del Gattopardo, come mai?
R: Questo è l'effetto di ostinarsi a scrivere in medias res: non ne ho la minima idea! :) 

D: Aurora/Audrey tornerà nel mondo reale o resterà a Splendens?
R: Anche qui, preferisco lasciare la cosa nel vago. Se lo fanno i grandi registi, perché non anche l'ultimo degli scribacchini? E poi, cos'è il "mondo reale"? Per quel che ne sappiamo noi, Aurora Osthoffen potrebbe essere la persona "reale" e Audrey Clarkson un personaggio "inventato" da lei e/o da Gary-Stu. Avete presente Chuang Tzu e la farfalla? O se volete un esempio più recente, "Sherlock Holmes - L'abominevole sposa" con Benedict Cumberbatch.

D: Perché il personaggio X ha fatto Y? Il personaggio Z farà W?
R: A queste domande potrei rispondere come Michael Ende: "Ma questa è un'altra storia e si dovrà raccontare un'altra volta"

D: Ah! Ma allora ci sarà un seguito?
R: Non credo. Il "sequel hook" nel finale è in parte la presa in giro dei sequel hook usati nelle opere "serie". Come anche gli autori "seri" spesso non hanno idee su cosa mettere nel seguito, così io non ho la minima idea di chi sia la figura misteriosa vestita di viola. Serve anche a far vedere che i nostri eroi vivono in un mondo "più grande" delle loro singole vicende personali... e che devono sempre stare in guardia ;)
 

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