Quella sera di metà settimana.

di KHREM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima pagina. ***
Capitolo 2: *** Seconda pagina. ***
Capitolo 3: *** Terza pagina. ***
Capitolo 4: *** Quarta pagina. ***
Capitolo 5: *** Quinta pagina. ***
Capitolo 6: *** Sesta pagina. ***
Capitolo 7: *** Settima pagina. ***
Capitolo 8: *** Ottava pagina ***



Capitolo 1
*** Prima pagina. ***


Quella sera di metà settimana stava finalmente arrivando.
Una giornata insolita per darsi un appuntamento.
Gli amici di Sasha, erano abituati ad incontrarsi il venerdì e il sabato sera, ma mai tra i vari impegni settimanali.
Ed era così  un po’ in tutto il quartiere di Sasha.
Di sera, le strade erano libere, e i locali non pullulavano di gente come nel week-end.
Sasha finì di tradurre la versione di Latino in anticipo.
Non vedeva l’ora di uscire e nello stesso tempo avrebbe voluto già trovarsi al giorno seguente.
Le lancette dell’orologio segnavano le 18.30, e con Ema, si erano date appuntamento alle 20.15 fuori dal cinema.
Ema, quella mattina, aveva avuto poche ore di lezione all’università, e così, riuscì a portarsi avanti con qualche capitolo, anche se lo faceva più per far passare il tempo, che per incamerare i punti più essenziali di ogni argomento.
Ema, si mise davanti allo specchio del suo armadio, e incominciò ad osservarsi dalla testa ai piedi.
Cercava di capire come portare i capelli, come vestirsi, come truccarsi, e cosa avrebbe potuto dire a Sasha.
Aprì il suo armadio e provò decine di combinazioni tra pantaloni, gonne, vestiti, magliette, maglioni, accessori.
Poi prese la sua trousse, e iniziò a truccarsi.
Sasha, al contrario, non aveva idea di cosa mettersi.
Lei era abituata a prendere i primi panni che aveva davanti, non era molto ferrata per gli abbinamenti, ma si cambiò più volte, finché non pensò di aver trovato l’abbigliamento giusto.
Poi corse in bagno, a cercare di sistemare i suoi capelli corti.
Maledizione! Cosa li ho tagliati a fare se non riesco neanche a dar loro una piega? Fortuna che non li ho lunghi…miseriaccia!
Entrambe erano così impegnate a farsi belle, che improvvisamente si accorsero del tempo che era passato, ma soprattutto che erano in ritardo per l’appuntamento.
Sasha, uscì di casa correndo, e dopo cento metri, si ricordò di aver dimenticato il portafoglio a casa, così tornò indietro.
Ema, presa dalla fretta, non si ricordò di prendere la sua borsa, e così anche lei, dovette tornare nel suo appartamento.
Uscendo dal portone, per la seconda volta, la borsa di Ema, si impigliò alla maniglia, e lei venne strattonata dalla borsa stessa.
Porca miseria!
Il cinema non era molto lontano, ma neanche così vicino.
Sasha correva, correva più che poteva, anche troppo, e sfortunatamente inciampò su un ramo secco e cadde a terra.
Ma che caz…
Non terminò neanche quell’esclamazione e pur di non perdere tempo, evitò di andare in escandescenze, così si rialzò e continuò a correre.
L’affanno risuonava tra i loro passi veloci, uno dietro l’altro senza sosta.
Eccolo finalmente! Ci sono quasi…
Il cinema, ormai, era sotto i loro occhi.
Si vennero incontro correndo, una da destra e l’altra da sinistra, entrambe senza fiato e con la necessità di riprendersi da quella folle corsa.
- Potevi anche telefonarmi, non credi?
Disse Sasha, respirando tutto l’ossigeno che riusciva a far arrivare ai polmoni.

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Capitolo 2
*** Seconda pagina. ***


- Davvero molto spiritosa…e tu genio? Non potevi dirmi semplicemente che eri in ritardo?

- Io non ero in ritardo. Piuttosto sei paonazza in viso! E i tuoi capelli...cosa hai combinato?

Ema si tira su, e con la mano cerca di pettinarsi un po' i capelli, mentre Sasha sghignazza.

- Smettila, smettila subito! Hai idea di quanto ho impiegato per avere questi capelli?

- Anche ieri, alle ripetizioni, avevi gli stessi capelli.

Ema le dà una pacca sulla spalla ridendo.

Non potevano smettere di ridere.

- Il film sarà già iniziato.

Dice a Sasha, sfregandosi un po' le braccia per riscaldarsi.

- Hai freddo?

- Un po'.

Sasha, si avvicina, e le fa cenno di avviarsi verso le porte del cinema con lei.

Entrate, si rivolgono alla biglietteria, per sapere quale film sarebbe iniziato di li a poco.

- Un thriller. E' l'unica proiezione che comincia fra meno di venti minuti.

- Non è che io sia particolarmente predisposta a questo genere...

- Hai paura del mostro del letto?

- Oh, non essere sciocca Sasha! Ho paura di fare degli incubi durante la notte.

Sasha disse al ragazzo della biglietteria, di attendere un minuto.

- Se avrai paura, mi tapperò il naso con due popcorn.

Ema rise già al pensiero.

- Va bene, d'accordo. Vada per il thriller.

Pagati i biglietti, comprarono qualche spuntino sfizioso.

Quando entrarono nella sala, videro che i sedili erano tutti vuoti eccetto due, tre posti, tutti quanti uno distante dall'altro.

- Ci mettiamo al centro?

Le domandò Sasha a bassa voce.

- Si, è il mio posto preferito.

- Te lo sei comprato?

Ema cercò di bloccare la sua risata per non disturbare quelle tre persone già sedute.

Sasha la fece passare avanti  scorrendo sedile dopo sedile, fino a che Ema decise di fermarsi proprio al centro.

La stava guardando con quella poca luce che il maxi schermo consentiva di ricevere.

Vedeva quanto era bella e curata.

L'ammirava mentre toglieva il suo giacchetto e posava la sua borsa sul sedile accanto.

- Sasha non ti siedi?

- Ah, si, certo!

Si sentì subito l'impatto di un peso morto a terra.

Ema si girò alla sua destra, e abbassando lo sguardo vide Sasha col culo per terra.

- Mi ero dimenticata la differenza tra le sedie di casa mia e queste del cinema, il poggiachiappe pieghevole.

Disse a lei rialzandosi.

I popcorn si erano sparsi sul pavimento e sui vari sedili attorno.

Ema non riusciva a smettere di ridere, lacrimava, e cercava di asciugarsi con un fazzoletto un po' del trucco che colava.

Sasha era diventata tutta rossa, ma al buio, non si notava.

- Sai, credo, che non sarà necessario vederti tappare il naso con due popcorn, per ridere.

Sasha le fece una linguaccia e si mise a braccia conserte a guardare il trailer che stavano passando.

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Capitolo 3
*** Terza pagina. ***


- Non ti togli il giacchetto Sasha?

Le domandò Ema, continuando a prenderla in giro.

Sasha si rialzò, si tolse il giacchetto, mentre Ema teneva abbassata la parte pieghevole del sedile.

Sasha era quasi seduta, e in quell'istante, Ema tolse la mano, e inevitabilmente a Sasha arrivò una piccola pacca da parte del sedile.

Cosi si girò verso di lei lanciandole un'occhiata, ma quando incontrò il suo sguardo, i suoi occhi inciamparono sul suo sorriso.

Era impossibile per Sasha non ricambiarla.

Ed ecco che dopo qualche minuto, ebbe inizio il film.

Da come era cominciato, non sembrava cosi spaventoso e risultò anche un po' lento per la prima mezz'ora.

Loro due, non distoglievano l'attenzione dal film neanche per un secondo, finchè l'alzata di un signore, e i suoi passi fino all'uscita della sala, non fecero perdere loro la concentrazione.

Si guardarono.

Sasha, teneva le braccia conserte, e le gambe incrociate e allungate, con il tallone del piede che poggiava sul suolo.

Ema invece, aveva il palmo delle sue mani che si posavano sulle cosce.

Vorrei tanto tenerti per mano. Incastrare le mie dita con le tue.

Improvvisamente, fu come se Sasha, avesse ascoltato i suoi pensieri, e cosi, anche lei, adagiò le sue mani sulle cosce.

Ema le guardava con la coda dell'occhio, cercava di capire la distanza che le separava, anche se nel frattempo cercava di non farsi cogliere in fragrante.

Sasha, fece scivolare lentamente la sua mano sinistra tra i due sedili.

Quando Ema si accorse di ciò, fece lo stesso anche lei, con molta calma.

Mancava un solo millimetro e quelle mani si sarebbero sfiorate.

Stettero cosi per una decina di minuti.

Sia una che l'altra, cercava di non dare troppo nell'occhio.

Tentavano entrambe di capire chi avrebbe fatto la prima mossa.

Ciò che le bloccava, era la paura.

Paura di sbagliare e di fraintendere.

Paura di risultare ridicole e precipitose.

Sono belle.

Sono belle quelle persone che non si trovano spesso a stringere la mano di qualcuno.

Sono belle quelle persone che tremano dall'emozione, ancora prima di toccarsi.

Le mani, quella parte del corpo che non sta mai ferma, che si occupa di tutto, dove qualcuno riesce a leggerci anche il futuro.

Quelle mani che ti dicono qualcosa.

Quelle mani fredde.

Quelle mani calde.

Quel modo gelosamente dolce con cui due mani diverse si stringono.

E quel calore che viene trasmesso, quando due mani destinate si uniscono.

Sentire una persona attraverso le mani, quella persona a cui senti di appartenere e che sai essere tua.

Temporeggiare, le fece arrivare alla fine del primo tempo, quando le luci della sala si riaccesero per il break.

- Vuoi che approfitti per ricoprarti i popcorn?

Le chiese con gentilezza Sasha.

- No, grazie. Resta qui, tanto la pausa dura poco, e ti perderesti l'inizio della seconda parte.

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Capitolo 4
*** Quarta pagina. ***


A Sasha neanche importava di quello stupido film, e se qualcuno le avesse chiesto di raccontare la parte di storia che aveva appena visto, lei non avrebbe neanche saputo riportare il titolo.

- Hai fatto bene a trattenermi, almeno non devo combattere per la terza volta con il mio sedile.

Ema accennò un sorriso.

Brava Sasha. Complimenti! Ma che bella stupidaggine che le hai rifilato. Non era esattamente quello che le dovevi dire.

In realtà, Sasha aveva provato a dirle, che non avrebbe voluto allontanarsi da lei nemmeno per un'istante. In maniera totalmente errata, a causa del coraggio mancato, però.

- Ah, Sasha...

- Dimmi.

- Stavo pensando, domani pomeriggio ci vediamo sempre alla stessa ora per le ripetizioni?

- Certamente.

Wow, che pensiero carino Ema. Un premio Nobel per la banalità che hai mostrato per questa splendida occasione.

Era troppo ovvio che si vedessero alla stessa ora, erano dei giorni stabiliti, dei giorni in cui entrambe avevano una tabella di marcia da rispettare.

Fortunatamente, l'inizio del secondo tempo, le salvò dall'imbarazzo di quegli istanti pieni di silenzi.

E con il secondo tempo, era ricominciato anche il giochetto delle mani.

La differenza fu che le mosse vennero fatte più velocemente, quindi le loro mani si trovavano nella stessa posizione di quando furono interrotte.

Sasha, rifletti bene, se ti muovi, puoi aggiudicarti più di mezz'ora in compagnia della sua mano.

Così, mosse il mignolo, che sfiorò quello di Ema, che avvertendo il tocco, si girò verso di lei.

- Scusami!

Disse Sasha, mandando in ritirata il suo dito più piccolo.

Ema, non era del tutto sicura se effettivamente Sasha l'avesse toccata per sbaglio, cosi decise di fare la prova del nove.

Poggiò anulare e mignolo sopra le dita più vicine di Sasha.

Lei non fece neanche un minimo movimento, e dopo qualche istante, senza riuscirselo a spiegare, anche lei poggiò le sue dita su quelle di Ema. Ne adagiò quattro.

Subito dopo, la mano di Ema si girò. Sasha non aveva più il dorso, ma vedeva il palmo della sua mano, li ad attenderla.

Si precipitò.

La sua mano era su quella di Ema, che dolcemente iniziò a stringergliela.

Strinse anche Sasha, forte.

Anche quel film insensato era diventato bellissimo.

Ormai erano rimaste solo loro all’interno della sala.

Si girarono e si guardarono negli occhi.

Ema si avvicinò a Sasha, e poggiò la testa sulla sua spalla, venendo avvolta da un tenero abbraccio.

- Non sono mai stata così bene.

Sussurrò Ema a Sasha.

- Anche io. Non credevo che potesse capitare proprio a me di stare così bene.

- Ci credi al destino?

- Non ci credevo fino a che non ti ho incontrata.

Ema si spostò e la fissò dritta nella gli occhi.

- Ho detto qualcosa che non dovevo dire?

Le domandò Sasha allarmata.

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Capitolo 5
*** Quinta pagina. ***


- No, niente affatto.

- Allora, come mai mi guardi così?

Ema le prese la mano, e poi le rivolse ancora uno sguardo.

- Perché mai nessuno, prima d’ora, mi aveva detto una cosa così bella.

- Ed io, non sono abituata ad essere così…

- Dolce. Sei dolce, un po’ buffa, ma dolce.

- A proposito di dolce, che ne diresti se terminato il film, andassimo a mangiare qualcosa?

- Non faremo troppo tardi?

- Ti importa così tanto questo piccolo dettaglio?

- Assolutamente no.

- Era quello che volevo sentirti dire.

Sasha le accarezzò una ciocca di capelli.

- Sushi?

Le domandò Ema.

- Ti ricordi quando poco fa, mi hai chiesto se avremmo fatto tardi?

- Si.

- Ecco…ripensandoci…

- Non ti piace il sushi.

Ema rise.

- Direi proprio di no.

- Neanche a me.

- E allora perché me l’hai proposto?

Intanto Ema, giocava con la corda della felpa di Sasha.

- La maggior parte delle persone, oggi, è patita per le cose orientali: cibo, vestiti, abitudini, fumetti. Volevo vedere se tu eri aggregata a questo tipo di mondo.

- Io non sono aggregata neanche al mondo “normale”.

Sasha sorrise.

Il film senza spettatori, terminò.

La sala tornò ad essere illuminata ed Ema e Sasha indossarono i loro giacchetti, e presa la borsa, uscirono.

Fuori dal cinema, un piccola brezza gelida, le attraversò. Sasha, era solita camminare con le mani in tasca, mentre Ema doveva preoccuparsi di spostare la sua borsa, da un braccio all’altro. Ci metteva di tutto, e alla fine per lei, diventava un fastidio continuo, quasi un tic. Sasha, durante la loro camminata, le parlò del suo posto preferito, dove spesso andava a mangiare anche da sola. Con sorpresa, scoprirono, che entrambe, senza essersene mai accorte, e senza essersi mai incrociate, adoravano lo stesso locale.

Il loro posto, dall’esterno, aveva tutto l’aspetto di essere un comune fastfood, ma in realtà, all’interno venivano preparati tanti menù casarecci, e molto economici. A Sasha, piacevano particolarmente, i panini che preparavano lì, “un’esplosione di gusto”, come era solita dire al primo morso. Ema, abitando da sola, molto spesso, andava lì a cenare, a volte anche con il suo libro davanti.

Arrivate, Claudio,  il proprietario, le salutò calorosamente, ormai lì, erano di casa.

Si sedettero ad un tavolo, ed ordinarono qualche panino, poi Ema prese una bibita gassata, mentre Sasha, un succo di frutta.

- Ecco qua, una cenetta con i fiocchi per queste due bellissime ragazze!

Esclamò Claudio con un grande sorriso, servendo al loro tavolo.

Lo ringraziarono, e iniziarono a mangiare.

- Questo panino è strepitoso! Lo prendo sempre quando vengo qui.

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Capitolo 6
*** Sesta pagina. ***


- Hai ragione. La salsa che hanno utilizzato, mi ricorda tanto il gusto di una di quelle che preparano in Spagna, quella “aliolì”.

- Sei stata in Spagna?

- Ci sono nata.

Sasha la guardò ancora con più interesse.

- Quando ero piccola, l’azienda dove lavora mio padre, ha proposto a lui di venire a lavorare in una succursale, qui in Italia. E così, ci siamo trasferiti. Ho praticamente imparato a parlare due lingue contemporaneamente, la mia e l’italiano. Quando ho terminato il liceo, mio padre ha ricevuto un’altra offerta, quella di tornare in Spagna, e così, mentre lui accettava, io ho fatto capire loro che non volevo assolutamente andarmene dall’Italia. Ormai c’era tutta la mia vita qui. E dopo qualche piccola battaglia in famiglia, hanno capito che non potevano assolutamente costringermi a venire con loro, maggiore età a parte, sono eccessivamente testarda per loro.

Ema sorrise.

- Quindi, sei sola da qualche anno ormai...

- Ti sembro così grande?

- No, niente affatto, ma immagino che almeno due anni siano passati. Ho detto una cavolata, vero?

- Hai detto una cosa quasi vera. Invece di due, sono quattro.

- Oh, sei vecchissima allora!

- Ti spaventa la differenza di età?

- Dovrebbe?

Finito di mangiare, decisero di andare via subito, e anche se si era fatta quasi mezzanotte, desideravano passare ancora un po’ di tempo insieme.

Ema, si attaccò al braccio di Sasha, per scaldarsi un po’, mentre lei continuava a tenere le mani nelle tasche del suo giacchetto.

- E tu? La tua famiglia?

- Non sono molto interessante.

- Non spetta a te constatarlo.

Sasha, non amava parlare di se e della sua famiglia, ma con Ema era diverso, sentiva di poterle raccontare qualsiasi cosa, ed era strano per lei che la conosceva da qualche settimana.

- Io sono nata e cresciuta nello stesso quartiere. I miei genitori sono due avvocati e hanno uno studio legale insieme. Questo comporta l'essere completamente sola in casa, anche quando sono presenti. Hanno sempre un caso nuovo da studiare e trattare, per non contare tutti quei corsi di aggiornamento a cui partecipano spesso. Possono star via anche giorni.

Ema avvertì la freddezza con cui lei ne parlava, così, cercò di distoglierla da quel discorso, vertendo su altro.

- Cosa ti piacerebbe fare da grande?

- Io amo la fotografia. Sono sempre a caccia di scorci da catturare.

- Quindi sto parlando con un’aspirante fotografa?

- Non esattamente, c’è la probabilità che anche io diventi un avvocato.

- Imposizione dei tuoi?

- Più che altro, non ho il coraggio di dir loro ciò che penso a riguardo e cosa vorrei fare, è un continuo discutere, proprio perché non mi ascoltano mai.

Si fermarono accanto ad un muretto e si sedettero lì sopra.

Ema le accarezzò la nuca.

- Un giorno dovrai farmi vedere le foto che hai scattato.

Sasha annuì.

Mentre parlavano, continuavano ad accarezzarsi la mano a vicenda, come se lo avessero sempre fatto.

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Capitolo 7
*** Settima pagina. ***


Necessitavano di quel contatto fisico, non potevano stare una davanti all’altra senza sfiorarsi.
Sasha volle sentire l’odore della sua mano, al tatto era così delicata, che voleva a tutti i costi sapere l’essenza che la coccolava e la profumava.
- E’ Argan.
Le rispose Ema senza che Sasha le avesse chiesto nulla.
- E’ irresistibile.
Sasha mollò la presa.
Così Ema fece la stessa identica cosa riprendendole la mano.
- E’ sapone.
Le disse soddisfatta Sasha.
- E’ irresistibile.
Rispose Ema ridendo.
A vederle insieme le loro mani sembravano essere una cosa sola, destinata a restare tale in eterno.
Incominciò a fare molto freddo, e così controvoglia, decisero di tornare a casa. Non abitavano molto distanti e a metà strada si fermarono per salutarsi.
- Non faremo in tempo a metterci a letto che dovremo già alzarci.
- Non sono così convinta di voler andare a scuola più tardi.
- Mi sa che farò la stessa scelta riguardo l’università.
- Sono stata benissimo con te.
- Anche io, davvero tanto Sasha.
- Allora…Buonanotte.
- Buonanotte.
Ema si voltò, e si avviò verso casa sua, mentre Sasha rimase a guardarla andare via.
Dopo qualche secondo, Ema, si girò, e accennando un sorriso, la risalutò agitando la mano.
Riprese il suo cammino, mentre Sasha avrebbe voluto restare lì, voleva correrle dietro.
Se ti volti di nuovo, giuro che ti vengo incontro e ti bacio.
Ma Ema, non lo fece e sparì dietro l’angolo.
Alla fine Sasha si arrese e decise di dirigersi verso casa.
Quando diede le spalle alla strada che un attimo prima fissò con lo sguardo, Ema la spiò nascosta dietro l’angolo.
Quanto vorrei che ti voltassi verso di me.
Girati, perché non ti giri?
Ma Sasha, convinta che Ema, fosse già arrivata a casa sua, proseguì senza voler più guardare indietro.
E così fece anche Ema, ormai.
Arrivata a casa, Sasha, andò subito a bere un bicchiere d’acqua, sedendosi al tavolo della cucina, iniziando a giocare col bicchiere di plastica, con il cellulare accanto.
Intanto Ema, aveva lanciato borsa e giacchetto sul divano, e si era diretta in camera a spogliarsi, per poi dirigersi in bagno e farsi una bella doccia ristoratrice.
Sasha, non si era neanche tolta il giacchetto, ed era ancora lì, a fissare il bicchiere mezzo vuoto, pensando ad Ema.
Non si è più voltata. Sicuramente non vedeva l’ora di liberarsi di me. Uno stupido cinema e dei panini…che bel programma…ad una ragazza così bella, bisognerebbe offrire molto di più…
Ema attraversò nuda il corridoio, entrò nel bagno, preparò l’accappatoio e si infilò nella doccia.
Applicando lo shampoo sui capelli, pensava a Sasha, alla pessima impressione che le aveva riservato.

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Capitolo 8
*** Ottava pagina ***


Invadente, sono stata troppo invadente. Lei non mi ha chiesto niente ed io le ho raccontato tutto. Io le ho chiesto mille cose e lei non mi ha detto quasi nulla. Avrei dovuto intuirlo subito che non vedeva l’ora di scaricarmi.
Improvvisamente, entrambe, ripensarono a quando le loro mani si erano strette.
Così Sasha, decise di prendere il  telefono e col cuore in gola, la chiamò.
Il cellulare di Ema, ovviamente, squillò senza sosta, ma lei non poteva sentirlo.
Sarà già andata a dormire…non avrei dovuto chiamarla.
Ema, prese il bagnoschiuma, e inizio a cospargerlo su tutto il suo corpo. Mentre si strofinava la pelle, immaginò le mani di Sasha, quelle che odoravano di sapone.
E quando il balsamo ebbe tempo di agire, lei calò la testa all’indietro sotto l’acqua e incominciò a sciacquarsi bene i capelli.
I suoi occhi chiusi, continuavano a vedere quelle mani sul suo corpo, mani non sue che la toccavano dappertutto.
Terminato il tutto, chiuse il rubinetto dell’acqua, e uscì dalla doccia, coprendosi subito con l’accappatoio.
Si asciugò i lunghi capelli, prima con un asciugamano e dopo col phon, incurante dell’ora.
Quando terminò, andò in camera per vestirsi.
Nel frattempo Sasha, con tutte le scarpe, si buttò sul letto, e stette a pancia in su a fissare il soffitto.
Si tolse solamente il giacchetto.
Ema, posò il suo accappatoio e tornò in salotto per prendere il cellulare dalla borsa.
Pensava che forse avrebbe dovuto chiamare Sasha, ma nello stesso tempo, pensava di risultare ancora più invadente.
Una chiamata persa. Sicuramente sarà mamma che preoccupata dal fatto di non sentirmi, è andata in allarme.
Quando si rese conto di chi fosse la chiamata, non perse tempo, e richiamò Sasha, sperando che non si fosse già addormentata.
Il cellulare di Sasha cominciò a squillare.
Lucian, ti prego, non scocciarmi a quest’ora…non adesso…
Lo lasciò suonare quel cellulare fino a che la linea non si staccò da sola.
Così Sasha, per non sentirsi troppo in colpa, pensò di scrivere un messaggio di scuse a Lucian, ma quando vide la chiamata, il nome di Ema le fece sussultare il cuore.
Merda!
La richiamò ed Ema tremando prese la chiamata all’istante.
- Pronto.
Sentì il respiro forte di Sasha attraverso il telefono.
- Sasha…
- Speravo che ti girassi una seconda volta…
- E’ ciò che speravo io quando di nascosto ti ho osservata appena ho girato l’angolo…mi mancano le tue mani…
- Anche a me mancano le tue, ma…
- Ma?...
- Niente, credo di dover riattaccare prima che io possa dire qualche sciocchezza.
- Non voglio, non andartene…
- Desidero…
- Cosa?
- …baciarti, da quando ti ho vista per la prima volta, le tue labbra…
- Non dire altro.

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