Me and you (NearXMello)

di Valetiamo12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: INIZIO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il pezzo mancante ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Risposta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Piano ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: 7 giorni ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Organizzazione ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Attacco ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Incontro {Pt.1} ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: INIZIO ***


Dopo 12 ore di stancante lavoro Near si staccò dal computer uscendo da quella stanza buia e poco pulita. Era da cinque giorni che lavorava troppo ma quel caso era "praticamente concluso": usava questa scusa per giustificarsi ma ormai i suoi compagni ci erano abituati. In realtà voleva finirlo il prima possibile per iniziarne uno nuovo:aveva fatto un ragionamento troppo contorto anche per lui quindi non lo condivideva con nessuno. Si rinchiuse nella sua stanza e si avvicinò al letto cercando di non addormentarsi. In quel periodo aveva molti incubi sulla morte di Kira, sulla morte di L e su quella di... Mello. Da quando era morto cercava di dimenticarlo ma non ci riusciva: come poteva dimenticare il suo primo e ultimo amore? Subito dopo aver ricevuto la notizia della sua morte aveva deciso che non si sarebbe più legato a nessuno per non riprovare quella sensazione... del suo cuore spezzato e di un'anima ormai a metà. L'aveva provata solo due volte in vita sua e non gli piaceva perché lo faceva sentire debole, indifeso di fronte ai grandi pericoli della vita. In un certo periodo della sua vita era riuscito anche a convincersi che fosse Mello la causa di quella sensazione ma quell'ipotesi si era conclusa con una lacrima solitaria. Accorgendosi dei suoi pensieri scosse la testa e si avviò in cucina dove telefonò a Halle per avere notizie sulla conclusione del caso. ‹Pronto?Near?› disse una voce dall'altra parte della cornetta. «Sono io, tu e gli altri avete concluso il lavoro?» domandò con voce fredda. ‹Quasi, ci mancano le ultime parti da scrivere e consegnare e poi sarà concluso ufficialmente› «...Va bene basta che finite in fretta ci sono casi più importanti e io non sto ai vostri comodi, ci sentiamo domani.» detto questo chiuse il telefono e tornò nella stanza dei computer dove lo aspettavano altre 2-3 ore di lavoro.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Il pezzo mancante ***


Qualche giorno dopo il caso venne concluso ufficialmente e Near poté iniziarne uno nuovo. Questo era molto particolare e aveva un numero di morti abbastanza alto. Sembrava che un paio di mesi prima fosse iniziato uno spirale di numerosi omicidi, nella zona di Tokyo e dintorni, di uomini legati in qualche modo alla mafia giapponese. Visto che molti corpi non erano stati ritrovati si supponeva che fossero ancora vivi. Near si soffermò ancora un'po a controllare i monitor cercando informazioni sulle vittime, sulle notizie ecc... Quel caso gli metteva una strana ansia addosso, dopo aver letto "mafia" non poteva che pensare a Mello e restare tranquillo era impossibile infatti sentiva che i sintomi stavano tornando. Nei mesi precedenti aveva sofferto di ansia, attacchi di panico, insonnia, mal di testa, vomito, alcune volte si svegliava urlando nel sonno e sinceramente non ce la faceva più, si sentiva male ogni volta che succedeva qualcosa del genere. Dopo alcune settimane passate a riposo e con l'utilizzo di medicinali si era ripreso ma era rimasto indietro con i casi quindi cercava di lavorare il più possibile. Scosse la testa per non perdersi nei ricordi e tornò a lavoro. Dopo un paio di ore circa si alzò sentendo il telefono squillare. «Si?» ‹Near?Sei tu?› domando titubante Halle «Certo che sono io...che domande...» ‹Scusa hai una voce più profonda del solito,stai prendendo le medicine?› «Non continuare con sta storia dimmi perché hai chiamato, sono occupato e non posso perdere minuti importanti» rispose secco alzando di poco la voce. ‹Scusa comunque oggi io, Gevanni e forse Anthony verremo da te per lavorare› «A che ora?» rispose diretto Near ‹Per le sei va b- › venne interrotta «Troppo tardi, venite dopo pranzo» ‹Va bene, a dopo› Chiuse la telefonata subito dopo, senza salutare la sua compagna e decise di andare ad organizzare tutte le informazioni che aveva raccolto fino a quel momento poi avrebbe pranzato e avrebbe iniziato a lavorare da solo e cercare di formulare altre ipotesi, oltre le quattro che aveva già. Alle tre meno dieci suonò il campanello e Near aprì ai suoi colleghi. ‹Eccoci› disse Anthony entrando ‹Buon pomeriggio› salutò Gevanni. ‹Ciao› pronunciò Halle «Entrate e seguitemi» disse Near. Quel pomeriggio era particolarmente irritato dalla presenza di più persone in casa sua anche se era abituato a lavorare con loro si sentiva più a suo agio in ufficio. Entrati nella sala monitor Halle aprì subito la finestra facendo cadere il castello di carte che Near aveva costruito prima del loro arrivo. Stessa cosa successe per il castello di dadi vicino alla sedia. ‹Oh scusa› disse Halle riferita sia alle carte per terra che ai dadi «Non sei qui per scusarti, siediti e iniziamo» Dopo 8 ore di lavoro e due piccole pause, il gruppo decise di interrompere il lavoro e ognuno tornò a casa ‹Prendi le medicine› fu l'ultima frase che Halle rivolse a Near che subito dopo chiuse la porta. Tornò nella sala e raccolse le carte e i dadi riponendoli nelle loro scatole. Si avvicinò alla finestra e la chiuse violententemente, frustrato. Decise di prendere un puzzle e giocare fino all'ora successiva e fu proprio grazie a questo che riuscì a capire qual'era il pezzo mancante nel caso. Angolo autrice❤ Vi è piaciuto il capitolo? Tranquilli/e fra un po ne succederanno delle belle ma non vi spoilero nulla. Un ultima cosa {cercherò di spiegarla senza fare spoiler}: nei capitoli successivi se vedrete qualcosa che non è in linea con l'anime {intendo tra i rapporti di tutti i personaggi} non vi preoccupate l'ho modificato per adattarlo alla storia. Quando saranno presenti queste parti lo scriverò a fine capitolo per evitare fraintendimenti.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Risposta ***


Il mattino seguente Near chiamò Gevanni ‹Pronto?› «Gevanni oggi organizza un incontro ufficiale. Alle quattro ci incontreremo in ufficio e alle cinque faremo l'incontro con gli altri» ‹Va bene, ma verrai in ufficio?› «Si,è una cosa seria» ‹Va bene› Near si preparò per uscire con la sua solita camicia bianca e aspettò che arrivasse la macchina. Qualche minuto dopo era già seduto sui sedili posteriori del veicolo e l'autista era già partito. Arrivato in ufficio erano le quattro meno dieci, aveva pochi minuti per riordinare le idee ma non era agitato: aveva capito e aveva un piano che avrebbe presentato e sarebbe stato appoggiato probabilmente da tutti. Quando l'orologio segnò le quattro e dieci Gevanni, Halle ed Anthony erano riuniti ed erano impazienti di sentire Near. «Allora, ho formulato un'ipotesi che ci porterà alla risoluzione di questo caso. Visto che gli omicidi erano avvenuti a Tokyo e nei dintorni avevamo escluso il resto del Giappone ma come sapete la Mafia si estende su tutto il territorio quindi ho considerato tutto il Kanto e ho trovato notizie su omicidi per tutta la regione, meno di quelli di Tokyo ,ma sempre numerosi. Ho investigato sulle vittime e il 90% sono legate alla mafia a causa di un altro caso dove sono usciti quasi tutti illesi, invece il restante 10% sono parenti molto vicini alle vittime. Ho trovato notizie su qualche sopravvissuto che si è trasferito verso Sendai e Osaka e anche questi hanno rafforzato la mia ipotesi: il capo della mafia vuole vendicarsi di qualcuno e fa del male a persone innocenti, perché non trova il vero responsabile. Molte di queste sono tenute prigioniere e torturate giorno e notte. Non sono riuscito a scoprire da chi sta cercando vendetta perché ha nascosto tutto, pagato persone per non fargli dire nulla, ucciso persone per farle state zitte perché sanno e sapevano. Ho ideato un piano che consiste nell'introdurci nella base del gruppo presente a Tokyo, se possibile catturare il capo della mafia e salvare più sopravvissuti possibili e se riuscissimo a trovare il vero responsabile potremo collegare tutto e concludere il caso. Ovviamente questo è solo uno dei tanti tasselli che formano questo caso ma è una giusta strada da prendere» ci mise un quarto d'ora per raccontare tutta la sua teoria e alla fine tutti erano d'accordo con lui. ‹Chiamo subito gli altri dicendo di anticipare l'incontro› disse Gevanni prima di prendere il telefono e uscire dalla stanza, nel frattempo Anthony e Halle discutevano con Near. Dopo un paio di minuti Gevanni rientrò dicendo che era tutto pronto e che Near doveva solo ripetere quello che aveva detto a loro,aspettare il consenso degli altri e in caso positivo, iniziare a organizzare la missione che aveva già programmato. Spazio autrice❤ Vi è piaciuto il capitolo? Scusate se è corto, il prossimo sarà più lungo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Piano ***


Alle cinque e mezza tutti erano nella mini sala conferenze e aspettavano che Near finisse di esporgli la sua teoria. «Se avete qualche domanda...» Per qualche minuto ci fu il silenzio nella piccola stanza ‹Io› arrivò questa risposta da un'uomo seduto infondo, vicino al muro con almeno una cinquantina di anni sulle spalle. ‹Ci potresti spiegare il tuo piano nei minimi dettagli per recuperare quelle persone senza far morire uomini eccessivamente oppure farli rimanere intrappolati con dei maf- › «Ovviamente vi spiegheró per filo e per segno il piano e risolverò ogni vostro dubbio» disse Near interrompendolo ‹Allora illumonami, Near› disse ancora l'uomo Near era particolarmente irritato da lui perché credeva che il mondo gli girasse attorno e disprezzava le persone normali infatti proprio da quel "illiminami" che aveva pronunciato si capiva benissimo che era solo per provocarlo ma lui non avrebbe abboccato e sarebbe rimasto freddo. Si schiarì la gola e iniziò. «Gevanni portalo qui» Gevanni si alzò uscì dalla stanza e ci rientrò poco dopo con uno scatolone fra le braccia che appoggiò sul tavolo. Near lo prese e lo spostò sul pavimento iniziandone a cacciare il contenuto: una mappa, delle casette fatte di carta e dei piccoli pupazzetti ‹inizia lo spettacolo› lo provocò ancora l'uomo «Per prima cosa troveremo la base della mafia a Tokyo visto che a causa del precedente caso riguardante le vittime uscite illese si sono spostati in un altro luogo lontano dal centro città, poi ci organizzeremo in quattro squadre: la prima formata da 70 uomini e guidata da Gevanni Stephen. Entrerà dalla porta principale ed, essendo un diversivo, dovrà distrarre più nemici possibili e catturare il capo. Sarà aiutata dalla seconda squadra formata da 50 uomini e guidata da Hal Lidner che cercheranno di fermare e disarmare più mafiosi possibile. Quasi contemporaneamente arriverà, dal tetto, la terza squadra formata da 50 uomini e guidata da Anthony Rester che dovrà liberare il primo, il secondo e il terzo piano dalle persone che faranno da guardia alle numerose celle. Quando la missione sarà quasi finita arriverà la quarta ed ultima squadra formata da 30 uomini e guidata da me. Noi aiuteremo e controlleremo la situazione seguiti dai numerosi mezzi di soccorso che trasporteranno i prigionieri,i feriti ecc... all'ospedale.» Near mimó tutto con i piccoli pupazzetti e alla fine del suo lungo discorso alzò lo sguardo, in direzione dell'uomo. «Chi a capito ed è d'accordo con me alzi la mano, ora» pronunciò Near e subito dopo quasi tutti alzarono la mano ‹State dicendo davvero!? Volete, ancora una volta, stare ai giochi di un ragazzino invece di sentire me che ho idee molto più chiare!? Che non vi propongo una missione suicida!?› replicò l'unico uomo che non aveva alzato la mano. Ovviamente non poteva accettare che Near fosse più intelligente di lui e avesse ragione. Per la prima volta, e probabilmente l'ultima, Near lo guardò negli occhi si alzò e disse «Bene allora iniziamo a scoprire dov'è la loro base ci rincontreremo tra una settimana...» Camminò verso la porta e uscì. Arrivato in fondo al corridoio si rinchiuse nel suo vecchio ufficio ove nessuno l'avrebbe disturbato. Tirò un sospiro di sollievo e respirò profondamente. Non poteva non essere scosso da quel caso, da tutto quello che aveva detto. Si accasciò a terra e si sedette cercando di non pensare a lui. Qualche tempo prima il capo della mafia da catturare sarebbe stato lui: il solo pensiero gli creava un'orribile frase in mente, tanto orribile quanto vera. Mello era morto e la mafia l'aveva subito rimpiazzato.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: 7 giorni ***


In quella settimana Near lavorò giorno e notte per trovare la base della mafia. Aveva anche intercettato delle telefonate, si era riunito con i suoi colleghi per fare ipotesi ma come si ripeteva sempre: senza un'indizio non si può fare un'ipotesi. Quindi lo giudicava lavoro inutile. Continuava a spremersi le meningi ma i suoi sforzi risultavano vani in più mancavano pochi giorni alla riunione con gli altri e non poteva mica dire che non aveva trovato nulla. In una situazione normale questo "impegnarsi" nel suo lavoro gli sarebbe risultato divertente ma non in quel caso. Decise di fare una piccola pausa e andò a prendersi dell'acqua e un piccolo snack. Appena tornò nella sala dei monitor sentì il telefono squillare. Andò a rispondere. ‹Pronto?Near?› disse una voce maschile dall'altra parte del telefono «Sono io, Anthony cosa c'è?» ‹Abbiamo trovato qualcosa› disse Anthony «Domani Incontriamoci e parliamone, venite qui alle tre e mezza.» ‹Va bene, a domani› Riattaccò senza salutare e tornò in sala ove per la prima volta dopo tre giorni si rilassò giocando ad un puzzle. Alle undici andò a dormire o meglio si mise a letto senza chiudere occhio fino alle tre del mattino. Non aveva preso le medicine e, come quasi tutti i giorni, le aveva buttate nella spazzatura. Le prendeva solo quando era strettamente necessario e quel giorno non ne aveva intenzione. Odiava prenderle perché, oltre a farlo sentire malato, gli ricordavano il periodo di riposo che aveva dovuto affrontare. Alle otto si svegliò e decise che, per una volta, avrebbe aspettato gli altri per lavorare quindi si sarebbe dedicato ad abbellire la casa con castelli di dadi e di carte abitati da pupazzetti. In realtà queste attività gli servivano a distrarsi perché voleva continuare con il caso. Si irritava nel pensare di rimanere indietro ma non ci poteva fare niente. Le ore volarono e presto arrivarono le tre. -Ancora mezz'ora- pensava. Decise di mettere a posto la stanza dei monitor e di aprire la finestra così quando gli altri sarebbero arrivati non avrebbero fatto troppo casino. Circa mezz'ora dopo sentì il campanello ed andò ad aprire. ‹Eccoci› disse Anthony ‹Buon pomeriggio› aggiunse Gevanni. Halle salutò Near con un cenno. «Venite» disse Near. Si sistemarono nella sala e Gevanni iniziò a parlare. ‹Come ti avrà detto Anthony al telefono abbiamo scoperto dove si trova la mafia attraverso una conversazione tra un un "novellino" ed un mafioso. Dopo aver rivelato dove si trovasse abbiamo subito controllato e siamo sicuri che abbiano abbandonato il capannone e si siano trasferiti in un palazzo a tre piani che si trova nella parte est di Tokyo in un quartiere abbastanza malfamato› «Avete controllato che ci siano gli ostaggi e il capo?» ‹Si l'abbiamo fatto subito› disse Halle. «Allora anticipiamo la riunione a dopodomani nel frattempo troveremo altri indizi, mettiamoci al lavoro» disse deciso Near. ‹Va bene› pronunciarono in coro gli altri tre.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Organizzazione ***


Il tempo passò molto velocemente ed arrivo il giorno della riunione. Near si svegliò presto ed arrivò in ufficio alle nove e mezza, la riunione era programmata per le dieci quindi aveva il tempo di organizzare i pensieri ma sfortunatamente quei venti minuti avrebbe dovuto passarli in compagni di quell'odioso uomo cinquantenne. Appena vide Near allargò il suo sorriso e si alzò, diretto verso di lui. ‹Near, anche oggi ci sorprenderai con i tuoi spettacoli?› disse l'uomo guardando dall'alto in basso Near, vestito semplicemente con la solita camicia bianca e dei pantaloni chiari. «Farò un semplice discorso non mi devi dare tanta attenzione.» rispose freddo ‹Alla mia età i ragazzi portavano rispetto verso persone più grandi di loro...› continuò l'uomo. «Non hai dimostrato educazione nei miei confronti inoltre hai sempre cercato di provocarmi quindi non puoi parlare della mia educazione» continuò con il suo tono ‹Sono sempre un tuo superiore quindi merito rispetto› «Non sono tenuto a dartene, se proprio ti da fastidio che ti parli usando questo tono poco formale, inizia tu a parlare formalmente e tecnicamente, io sono il tuo superiore.» ‹Non arriverò al tuo livello quindi non continuerò la conversazione› disse e superò Near. L'albino non mostrava mai le sue emozioni a chi non riteneva "degno" ma in quel caso non riuscì a a non mostrarsi irritato. Così lo afferrò per il braccio facendolo girare. «Sono io che non potrò mai arrivare tanto in basso» gli sussurrò all'orecchio, così tanto freddo e tagliente da sorprendere anche se stesso. Lasciò il braccio dell'uomo e si allontanò prima che potesse replicare. Arrivato in fondo al corridoio raggiunse il bagno e vide il suo riflesso nello specchio. Per la prima volta aveva manifestato i suoi segni di irritazione. Si sentiva molto strano e.... accaldato? Scosse bruscamente la testa e tornò serio, uscendo dal bagno. Ormai era tardi per riordinare le idee quindi si limitò ad entrare nella sala conferenze e sedersi sul pavimento come suo solito. Alle dieci e un quarto la riunione era ufficialmente iniziata. Near si schiarì la voce e iniziò il suo discorso. «Come abbiamo detto nella riunione precedente il primo passo per la risoluzione di questo caso era il trovare la base mafiosa di Tokyo. Dopo una settimana di lavoro, io e i miei soci abbiamo rintracciato una telefonata tra un mafioso e un novellino a cui ha dato la posizione della base. Questa pare essere situata nella parte est di Tokyo in un quartiere abbastanza malfamato. Abbiamo anche scoperto che il capo si trova lì e soprattutto le vittime sono rinchiuse in quel palazzo di tre piani. Ora che la prima fase del piano è conclusa passiamo alla prossima: attaccare. Se ci sono domande...» Questa volta nessuno parlò allora Near alzò lo sguardo e cercò l'uomo che fino a pochi minuti prima lo infastidiva ma di lui non c'era traccia così continuò il suo discorso «Chi è d'accordo con me alzi la mano. Ora» continuò. Tutti i presenti alzarono la mano «Bene, il piano rimane quello della volta precedente. Scriverò personalmente un documento con tutto il programma, il giorno, l'ora ecc... ci rincontreremo fra qualche giorno e verrete tutti avvisati. La riunione è conclusa.» disse Near e subito dopo si avviò verso l'uscita. Arrivato a casa iniziò subito a preparare i documenti, il programma e la lista di persone che avrebbero partecipato. _programma_ La missione verrà effettuata esattamente fra tre giorni. Inizio 16:30 Incontro fra le squadre e fra i comandanti. Ore 17:10 Arrivo alla base da parte della prima e della seconda squadra. Ore 17:40 Arrivo della terza squadra Ore 18:00 Arrivo della quarta squadra Cattura di numerosi mafiosi e del capo Ore 18:20 Salvataggio delle vittime + trasporto in ospedale di feriti. Ore 18:40 Fine missione. _Squadre_ 1- Squadra "A" Comandante: Gevanni Stephen Formazione: 70 soldati Partecipanti: //// 2- Squadra "B" Comandante: Anthony Raster Formazione: 50 soldati Partecipanti: //// 3- Squadra "C" Comandante: Hal Lidner Formazione: 50 soldati Partecipanti: //// 4- Squadra "D" Comandante: Near Formazione: 30 soldati Partecipanti: //// Aggiunse anche le informazioni del caso ecc... E lo inviò a tutte le persone che avevano partecipato alla riunione. Non voleva restare lì a non fare nulla quindi andò in camera per organizzare un paio di cose. Erano le undici quando finì e andò a letto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Attacco ***


I giorni passarono velocissimi ed arrivò il giorno fatidico. Near si svegliò presto. Anche se la missione era quel pomeriggio doveva comunque andare in ufficio per una noiosa riunione che poteva essere evitata benissimo. Uscì di casa alle nove meno dieci. L'incontro era segnato per le nove e mezza ma non sapeva di cosa avrebbero parlato visto che non era stato lui ad organizzarlo. Alle dieci la riunione finì e Near tornò a casa. Pranzò e giocò, aspettando le quattro. Arrivarono così velocemente che non se ne accorse. Alle quattro e venti era già arrivato d'avanti all'ufficio, fece il giro del palazzo a piedi. Nel cortile c'erano tante persone e macchine già pronte ed equipaggiate. Decise di parlare con tutti e tre i capi delle squadre. «Visto che faccio parte della quarta squadra vi seguirò quasi per tutta la missione da un elicottero e come stabilito, arriverò dopo. Inoltre prendete queste, vi serviranno in caso ci fosse qualche imprevisto» disse e consegnò ad ognuno di loro un'auricolare. Si allontanò e salì sul suo elicottero, che parti poco dopo insieme agli altri veicoli. Le macchine contenenti la prima e la seconda squadra superarono le altre e accelerarono arrivando in testa al gruppo. Quando arrivarono nella parte più a est di Tokyo rallentarono. Il quartiere ove si trovava il loro obiettivo era deserto e si sentivano solo antifurti. Near si trovava dietro rispetto a loro ma visto che era più in alto riusciva a vedere sia le macchine della prima, seconda e della sua squadra sia gli elicotteri. Arrivati ad un certo punto questi si fermarono insieme alla squadra di Near, invece le altre due continuarono fino ad arrivarono alla base. Era un palazzo enorme e non si sentiva nessun rumore. Erano circa le cinque e dieci quando la squadra A e la B si fermarono a pochi metri di distanza dall'edificio. Scesero tutti gli uomini e come previsto, entrarono dalla porta principale. La reazione fu immediata: anche se Near era molto lontano sentiva chiaramente i numerosi spari provenire dal palazzo. Circa dieci minuti dopo si accertò che la situazione stesse andando secondo i piani. «Gevanni come sta andando?» ‹Per ora bene, stiamo cercando di recuperare il capo e non uccidere i mafiosi ma sono tutti armati› rispose e si susseguirono molti spari «Tra un po arriverà la squadra C quindi sbrigatevi» continuò «Anthony state pronti fra poco vi darò il segnale per entrare» «Va bene» rispose Anthony. Nel frattempo dentro la base mafiosa si stava scatenando una mini guerra. Alleati e nemici si confondevano con spari, sangue e feriti. Gevanni e i suoi uomini stavano avendo la meglio fin quando non attivarono altri nemici da una porta situata in fondo all'enorme stanza -ci dovevo scommettere- pensò. Molti mafiosi erano feriti a braccia e gambe e venivano trascinati fuori. Gevanni continuava il suo lavoro cercando di avvicinarsi il più possibile al capo ma questi era circondato dai suoi uomini. ‹preparate un veicolo, veloci› urlò qualcuno. Gevanni aveva capito cosa volevano fare quindi avvertì subito Near. ‹Near vogliono far scappare il capo manda la squadra C › Near avvertì subito Anthony che in fretta e furia, si avviò con gli altri elicotteri verso il tetto della struttura. Erano le cinque e quaranta quando anche la squadra C fece irruzione nell'edificio. Anthony distribuì subito gli ordini ‹Sparate i nemici su braccia e soprattutto gambe non feriteli mortalmente, cercate di disarmarli, liberate più sopravvissuti possibili, andate› Nel frattempo al piano terra la guerra continuava e il capo stava riuscendo a scappare. ‹COMANDANTE LIDNER DA QUELLA PARTE, NON DEVE SCAPPARE!› gridò a Hal ‹Ricevuto, squadra B nuovo obiettivo fermate assolutamente quell'uomo› ordinò Hal ai suoi "soldati". Nel frattempo Anthony e la squadra C erano ancora al terzo piano. Stavano cercando di andare veloci ma i sopravvissuti erano molti e soprattutto feriti e malnutriti, alcuni erano stati presi in spalla dai soldati visto che erano così stanchi da non riuscire nemmeno a camminare. Al piano terra il capo era riuscito ad uscire dalla porta secondaria ed era arrivato alla macchina, partita subito a tutta velocità. ‹Near, il capo è riuscito a scappare› «Non ti preoccupare il vostro obiettivo è cambiato, la mia squadra sta per arrivare, dovete cercare di spostare i nemici vicino alla porta principale e dovete andare al primo secondo e terzo piano ad aiutare la squadra C» ‹Ricevuto› disse Gevanni e comunicò subito gli ordini alla sua squadra e a quella di Hal. Nel frattempo la squadra di Near e i soccorsi erano arrivati. Near cercò di inseguire il capo con il suo elicottero e seguì il tragitto che fece la macchina ma alla fine la perse e tornò indietro. Le squadre di Gevanni e Hal erano riuscite a completare il primo obiettivo ed erano appena saliti al primo piano. ‹Hal tu resta qui, io penso al secondo piano› ‹Va bene, forza liberiamo quelle persone› Gevanni e la squadra A salirono al secondo piano e iniziarono a liberare i superstiti. Gevanni in particolare, arrivò fino in fondo al corridoio, controllando ogni cella ma non trovò nessuno così decise di tornare indietro. Passando però, davanti ad una cella poco illuminata sentì un respiro e subito dopo riuscì a vedere un ragazzo. Entrò e se lo caricò sulla spalla. ‹Avete liberato tutte le celle?› chiese ai suoi colleghi. ‹Si, signore› risposero in coro ‹Allora usciamo, portate tutti i sopravvissuti e i mafiosi feriti› Uscirono finalmente da quell'edificio ed in giardino trovarono tantissime ambulanze e uomini feriti. Portò il superstite che aveva in braccio vicino ad un'ambulanza e dei paramedici lo caricarono su una barella e partirono a tutta velocità. In quel momento arrivò Near. «Scusate il ritardo, ho cercato di inseguire il capo ma è stato inutile. Quanti sopravvissuti e mafiosi avete recuperato?» domandò a Gevanni ‹Non sono sicuro ma dovrebbero essere 45 sopravvissuti e 60 mafiosi circa› rispose incerto. «Va bene. Domani o dopodomani vai in ospedale per chiedere ai vari sopravvissuti e dì a Anthony che lui si occuperà dell'interrogatorio ai mafiosi» disse e si allontanò da Gevanni, tornando al suo elicottero.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Incontro {Pt.1} ***


Arrivato a casa era abbastanza tardi quindi Near decise di riposarsi e di scrivere l'ultima parte del rapporto il giorno seguente. L'indomani, stranamente si svegliò tardi ma non era un problema visto che in quel periodo non doveva essere presente in ufficio: A causa del suo periodo di riposo Halle aveva ottenuto una sospensione del lavoro da tre a cinque mesi e in pratica, Near non doveva lavorare. Lo faceva comunque per non arrivare poi in ufficio con troppi casi arretrati. Il tempo di fare colazione e si mise a lavoro. All'una e un quarto decise di pranzare e di chiamare Gevanni per avere notizie. ‹Pronto? Near?› disse Gevanni dall'altra parte del telefono. «Sono io, oggi tu ed Anthony siete andati in ospedale?» ‹No, devo andarci questo pomeriggio e se le persone parteciperanno ci andrò ogni giorno. Invece Anthony è andato questa mattina e ha detto che nessuno ha parlato. Neanche una parola› «...Va bene, domani o fra un paio di giorni verrò in ospedale con te così ci divideremo il lavoro» disse e chiuse la telefonata. Visto che aveva praticamente concluso il lavoro decise di continuare il suo puzzle che aveva lasciato incompleto: raffigurava un gatto nero che ne graffiava uno bianco. Ovviamente il suo primo pensiero chi poteva essere se non Mello? Gli sembrava che quel puzzle lo volesse prendere in giro. Mello gli mancava da morire e non riusciva a pensare a lui perché poi la sua testa si riempiva di ricordi, domande, emozioni... Cose che non poteva sopportare. Butto all'aria il puzzle e scosse la testa velocemente come se potesse cancellare quello che stava provando in quel momento. Decise di andare a letto però questa volta prese le medicine così si sarebbe addormentato più velocemente. La mattina seguente chiamò di nuovo Gevanni chiedendo se sarebbe andato in ospedale e se poteva andare a prenderlo così avrebbero potuto lavorare insieme. Alle dieci e mezza arrivarono davanti all'ospedale. Le persone coinvolte nella missione {soldati, sopravvissuti, mafiosi} avevano quasi occupato due piani dell'ospedale. A Near non piaceva quel posto: sapeva di disinfettante ed era sempre affollato. Decise di iniziare dai sopravvissuti nella parte a destra del reparto continuando fino all'ultimo e poi avrebbe fatto una visita anche ad Anthony. «Gevanni io chiederò al paziente se si sente bene e se vuole rispondere a qualche domanda e in caso positivo, tu farai le domande» disse. ‹Va bene, iniziamo dalla 178› Nella prima stanza c'erano due pazienti, due donne: una giovane con in braccio un bambino e un'altra più anziana. «Buongiorno scusate se vi disturbiamo ma stiamo chiedendo hai superstiti se vogliono rispondere a qualche domanda, dare una testimonianza, qualche indizio sentito dai mafiosi ecc...» disse freddo, poi si avvicino ai lettini delle due donne e chiese. «volete oppure no?» La donna più giovane iniziò ad agitarsi mentre quella più anziana scosse la testa. ‹Ma se- › «Gevanni non stressarle si devono ancora riprendere. Grazie per la vostra disponibilità» disse e trascinò fuori Gevanni da quella stanza. ‹Come mai non mi hai fatto insistere? Così non concluderemo mai nulla› «Tu, dopo essere stato torturato per non fiatare, diresti al primo sconosciuto che passe tutto quello che vuole sentire? Non credo... Continueremo ad insistere ma ai loro occhi non dobbiamo dare questa impressione. Continuiamo con il nostro giro» Dopo molto tempo arrivarono quasi alla fine del corridoio. Erano entrati in tantissime stanze ma la maggior parte dei pazienti non voleva dire nulla, alcuni avevano detto informazioni che Near sapeva già e altri avevano avuto crisi di panico ed erano stati subito cacciati dalle infermiere. Ne mancavano cinque. Nella prima c'era un uomo abbastanza vecchio con la barba bianca e una ragazzina di massimo tredici anni. Near appena la guardò rimase sconvolto: alla sua giovane età in cui la spensieratezza e i sogni sono il tema principale, non poteva più avere una vita normale. Aveva il viso quasi completamente avvolto con numerose bende e aveva delle bruciature sulle braccia che si vedevano attraverso le garze. L'uomo non sembrava messo male finché Near non si avvicinò e vide che gli mancava una gamba: gli era stata probabilmente amputata da un'inesperto visto che aveva un taglio diagonale. Inoltre aveva dei brutti segni sui polsi come se fossero stati stretti e tirati con forza. Recitò la domanda che aveva fatto a più di quaranta persone per un'intera mattinata ma l'uomo scosse la testa dicendo un "non sono pronto" a voce molto bassa. Near si avvicinò alla ragazza e gli chiese la stessa cosa ma questa non rispose così decise di non insistere. Visitò con Gevanni altre due stanze ma neanche qui riuscì ad avere informazioni. -Mancano due stanze- si ripeteva. Near non ne poteva più, voleva uscire da quelle mura. Entrò nella penultima stanza di quel piano e si guardò attorno: c'era un letto vuoto e sull'altro era tirata la tenda. La tolse piano e vide: due bambini identici di massimo otto anni che dormivano abbracciati. Il primo aveva delle fasciature su tutto il busto che si vedevano anche con la divisa dell'ospedale, l'altro invece aveva tantissime bollicine rosse che dalla guancia arrivavano al collo e probabilmente, continuavano. -Visto che sono uguali- pensò Near -gli avranno dato la stessa tortura- Questa volta dovette trattenere un conato di vomito. Richiuse la tenda e si affrettò ad uscire dalla stanza. Fuori Gevanni gli venne incontro ‹Ero andato in bagno, allora qualcosa di nuovo?› «No, due bambini stavano dormendo quindi sono uscito» ‹Va bene, dai ci manca l'ultima stanza› disse Gevanni. Si avvicinarono alla porta ma prima di aprirla si sentì qualcuno urlare dall'interno. «NON LE VOGLIO QUESTE CAZ*O DI MEDICINE, NON LE PRENDERÒ MAI» disse una voce maschile. Near sentì il cuore accelerare e le gambe diventare molli. -Non puoi essere tu- si ripeteva, cercando di mantenere la calma. Si fece coraggio, aprì piano la porta ed incrociò gli occhi con quelli del paziente... CONTINUA

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