Accadde a Hollywood di Scarl_Bloom 94 (/viewuser.php?uid=465265)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Karol
aveva ventitré
anni e una passione innata per il cinema; si era laureata
all’accademia
cinematografica di Roma e in seguito aveva partecipato a un paio di
concorsi,
in veste di sceneggiatrice. In uno dei due eventi, in cui la giuria era
costituita da manager, registi e attori di grande calibro, venne notata
da
Emily Kyle, manager di star internazionali che vantava nel suo
curriculum di
aver portato alla fama attori che sedevano sul podio di Hollywood. Emily aveva sin da subito
visto un grande
talento in Karol, nonostante fosse una completa sconosciuta, era stata
mandata
a quel concorso su ordini del suo capo alla scoperta di nuovi talenti,
così
aveva deciso di puntare su quella ragazza minuta, dai lunghi capelli
biondi e
dagli occhi nocciola. Karol le aveva riso in faccia, quando Emily aveva
avanzato la sua proposta di portarla direttamente a Hollywood e di fare
di lei
una star, in un primo momento di sconcerto aveva perfino rifiutato,
salvo poi
ripensarci dopo un paio di settimane, spinta dalle sue fedeli amiche a
buttarsi
a capofitto in quella nuova ed entusiasmante avventura. Karol aveva
scritto una
sceneggiatura, durante gli anni duri
dell’università, l’aveva fatta leggere a
Emily e quest’ultima ne era rimasta entusiasta; voleva farla
leggere a un produttore
cinematografico, tanto era sicura delle doti di quella ragazza.
Tuttavia, Karol
aveva scartato sin da subito quella possibilità, dato che
avrebbe lasciato
mettere mani sul suo lavoro soltanto al suo idolo per eccellenza; il
grande
regista Patrick Johnson. Naturalmente, era anche ben conscia che il
grande
Patrick non avesse tempo da perdere con una dilettante come lei.
William
Bower aveva
appena compiuto trentacinque anni e la sua carriera d’attore
era ormai in
declino, dopo ben vent’anni di attività. Stava
vivendo il periodo più buio e
triste della sua intera vita, non riusciva più a trovare
qualcuno disposto a
puntare su di lui e rilanciarlo nel mondo del cinema, aveva messo fine
alla sua
relazione più duratura con Mandy Thomas, attrice, cantante e
modella, sua
compagna per ben cinque anni e da cui aveva avuto un figlio:
Christopher. All’età
di diciotto anni era fuggito a Las Vegas per sposare la sua fidanzata
storica
Jessica Lopez, cantante e ballerina spagnola, il cui matrimonio era
naufragato
dopo soli sei mesi dal fatidico sì. Era rimasto talmente
scottato che nemmeno
in seguito alla gravidanza della sua compagna
aveva pensato di risposarsi una
seconda volta. William aveva amato tante donne durante la sua carriera,
la
maggior parte attrici o comunque appartenenti al mondo dello
spettacolo, ma
sentiva come se Mandy fosse la sua dolce metà, ecco
perché si era messo in
testa di riprendersela e di rimettere insieme la sua famiglia. Voleva
riconquistarla a tutti i costi, e in un modo o nell’altro
avrebbe riavuto la
sua donna e suo figlio al suo fianco, come una vera famiglia.
Peccato
che la vita ci
riservi mille e più sorprese e mandi all’aria
tutti i nostri piani, a volte in
un modo sconvolgente e meraviglioso.
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Capitolo 2 *** Capitolo uno ***
Capitolo uno
Karol guardava la scritta monumentale di Hollywood sul monte Lee dal
finestrino di quel taxi che la stava portando in albergo. Non credeva
ai suoi occhi e continuava a pensare si trattasse di un sogno, presto
si sarebbe svegliata nel letto caldo della sua camera, a Roma. Aveva
deciso di accettare la proposta di quella strana donna, che era apparsa
nella sua vita come una specie di miracolo, ed era volata a Hollywood
per realizzare il suo sogno. Aveva lasciato la famiglia e gli amici e
si era buttata in quel mondo che sin da sempre l’aveva
terrorizzata; aveva paura di non esserne all’altezza e di
fare un buco nell’acqua. Guardò il braccialetto
che teneva legato al polso, un regalo della sua adorata cugina Aurora
che l’aveva incoraggiata a non perdere quella rara
opportunità, e riuscì a ritrovare un
po’ di forza. Emily era accanto a lei, da quando avevano
preso posto sui sedili di quel taxi non aveva fatto altro che parlare
al telefono, indaffarata con i suoi numerosi clienti. Karol si sentiva
a disagio, era atterrata da soltanto una ventina di minuti e voleva di
già scappare via.
«É andato bene il viaggio? »
Si girò verso la sua manager, notando che avesse
miracolosamente rimesso il telefono nella borsa. «Oh
… sì. É stato … abbastanza
tranquillo. » Non aveva chiuso occhio, talmente era in ansia
per quello che avrebbe dovuto affrontare una volta atterrata.
«Immagino non avrai riposato nemmeno per cinque
minuti», ipotizzò quella, mentre si sistemava i
capelli bruni dietro le spalle e gli occhiali da sole sulla testa.
«In albergo potrai dormire per dodici ore di seguito. Prima,
però, dobbiamo fare una piccola sosta. »
«Dove mi porti? », le chiese, con la tachicardia.
«All’agenzia per cui lavoro, ti
presenterò al mio capo», la informò,
serena. «É stato lui a mandarmi a Roma, alla
ricerca di giovani talenti. Gli ho parlato di te e vuole conoscerti di
persona. »
«E lui … che tipo è? »,
domandò, deglutendo.
«Oh, un tipo molto simpatico. Grasso, basso e gay. »
Karol sprofondò nel sedile, respirò a pieni
polmoni e serrò le palpebre, mentre ripeteva fra
sé e sé che poteva farcela.
George Stevens era il solito riccone che pensava solo ed unicamente a
come arricchirsi di più, poco importava dei giovani
promettenti che avevano del vero talento e che passavano dalla sua
agenzia. Karol rimase in corridoio ad aspettare che Emily tornasse a
prenderla, mentre era nell’ufficio del capo. Iniziava a
chiedersi perché ci mettesse così tanto, anche
perché chiunque passasse di lì le gettava lunghe
occhiate curiose che la mettevano a disagio. Era una completa
sconosciuta e si sentiva terribilmente persa in un luogo del genere.
Per fortuna Emily tornò, il sorriso celestiale di poco prima
era scomparso, ma si sforzò di stendere le labbra.
«Vieni, il capo non ha molto tempo», le disse,
prima di guidarla verso l’ufficio di George Stevens.
Karol entrò nella stanza del capo, le tremavano le gambe e
il cuore batteva a un ritmo sfrenato. Vi era un lungo tappeto rosso che
portava all’enorme scrivania dietro cui era seduto George.
Karol posò gli occhi sull’uomo,
quest’ultimo la guardava con aria annoiata e una smorfia
sulle labbra.
«Ebbene, è lei? », chiese, inarcando un
sopracciglio.
«George, lei è Karol Leone», la
presentò. «La nuova arrivata. »
Lui sbuffò, fece un’altra smorfia e
spostò la sua attenzione sullo schermo del computer.
«Fa ciò che devi fare, Emily. Hai un limite di
tempo, lo sai bene. Non devo spiegarti nulla. »
Si leggeva chiaramente nel volto della manager l’imbarazzo
che provava, soprattutto la mortificazione per Karol.
«Ricevuto, capo. » Fece un cenno alla sua nuova
cliente e uscirono all’istante da quell’ufficio, da
cui si respirava una palese aria ostile. Mise una mano sulla spalla
della ragazza, in un tentativo di conforto. «Non
preoccuparti, va tutto bene. Ha litigato con il suo fidanzato, e quando
succede, non ha voglia né di vedere né tanto meno
di parlare con nessuno. »
«Tempismo perfetto, allora», bofonchiò
Karol.
«Già, non è giornata»,
concordò la sua manager. «Andiamo, ti accompagno
in albergo così potrai riposare un po’. »
Karol non vedeva l’ora di chiudere gli occhi e appoggiare la
testa su un morbido cuscino, soprattutto voleva non pensare a quella
decisione azzardata di andare a Hollywood, convinta sempre di
più che avrebbe fatto meglio a restare a Roma, nella sua
adorata città.
L’albergo davanti al quale il taxi si fermò fece
strabuzzare gli occhi a Karol per l’ennesima volta
nell’arco di quella giornata. Era una sistemazione
temporanea, Emily si era offerta di pagare tutte le spese, ma Karol
aveva insistito affinché se la sbrigasse da sola. Aveva dei
risparmi, le sarebbero bastati per qualche settimana, non di
più, ma non avrebbe mai e poi mai accettato che Emily le
pagasse l’albergo. Questo implicava che avrebbe dovuto
muoversi a cercare un lavoro, se non voleva spendere gli ultimi
risparmi nel biglietto di ritorno.
Emily la aiutò a sistemare i bagagli nella stanza, mentre
Karol si guardava attorno con occhi pieni di meraviglia.
All’interno di quella camera c’era un letto
matrimoniale molto grande, tappeti sparsi sul pavimento, quadri appesi
alle pareti che raffiguravano varie stelle di Hollywood che avevano
fatto la storia del cinema, il comodino con sopra una lampada
particolare, che Karol trovò molto buffa, e c’era
una porta che portava al bagno «É molto graziosa.
»
«Avrei potuto procurarti di meglio», le disse la
manager.
«Andrà benissimo. »
«E senti, Karol, per quanto riguarda quella sceneggiatura
… » Era la settecentesima volta che quella povera
donna cercava di aprire l’argomento, sempre con scarsi
risultati. «Lascia che la mandi a qualcuno. É il
mio lavoro. Devo cercare di farti emergere. Sono la tua manager,
tesoro.»
«Da … un mese soltanto»,
sottolineò. «E hai già sconvolto la mia
vita abbastanza portandomi qui.» Era appena arrivata a
Hollywood, doveva ancora realizzare di trovarsi nella città
del cinema, e lei voleva sin da subito presentarle chissà
chi.
«Lo so, Karol. Capisco che tu abbia bisogno di tempo per
ambientarti, però credo davvero nelle tue
capacità e voglio trovare qualcuno disposto a darti la
possibilità di farti notare. » Le si
avvicinò e le diede un abbraccio per confortarla. Si
conoscevano da poco, ma erano già entrate in confidenza, e
Karol la vedeva come una sorella maggiore. Si sentiva un peso per lei,
aveva già tanti clienti a cui badare, non voleva farle
perdere del tempo prezioso.
«Ho un’idea: la prossima settimana ci saranno gli
Oscar», le disse, entusiasta. «Non posso portarti
alla premiazione, però all’after party
sì. »
Karol spalancò gli occhi. Con quale faccia si sarebbe
presentata al party degli Oscar? Come l’aspirante
sceneggiatrice di Roma?
«No, aspetta. Io non sono … nessuno. »
«Sei la mia nuova cliente, tesoro. Io ci dovrò
andare per tenere a bada un cliente in particolare, quindi verrai con
me. »
Faceva ridere pensare a Emily come una specie di babysitter di star di
Hollywood. Voleva bene a tutti i suoi clienti, ci teneva alla loro
carriera, e tra loro c’erano alcuni nomi che facevano girare
la testa. Un nome in particolare faceva girare da matti la testa di
Karol. Non sapeva che Emily fosse la sua manager, l’aveva
scoperto da poco, quindi c’era la possibilità che
l’avrebbe conosciuto. Non che avessero niente di che
spartire, ma era stato il suo idolo adolescenziale per diversi anni,
conoscerlo adesso le procurava uno strano effetto. I poster alla parete
li aveva tolti da tempo, non sbavava più dietro agli attori
del cinema, ma si teneva sempre aggiornata guardando i film di chi
ammirava di più. E di quell’attore in particolare
non ne vedeva da qualche anno.
«Chi altri devi tenere a bada? », le chiese, troppo
curiosa.
«William Bower», rispose lei, con nonchalance,
appoggiando la borsa sul letto e dirigendosi sul piccolo frigo posto
dall’altra parte della camera e a cui Karol non aveva proprio
fatto attenzione. «Oltre che ad essere un mio cliente,
è soprattutto un mio caro amico. » Tirò
fuori due lattine di birra e gliene porse una, ma Karol si
limitò a scuotere il capo. «Sta vivendo un periodo
delicato. La sua carriera non va affatto bene, si è lasciato
con la sua compagna storica ed è molto giù di
morale. Io cerco di risollevarlo come meglio posso.» Si
accomodò sul letto e bevve un sorso di birra, sotto agli
occhi vuoti di Karol. «Hai perso la lingua?»
Quindi sarebbe stato presente al party a cui avrebbe preso parte anche
lei. La notizia le destava un certo disagio. In fondo, sarebbero stati
presenti tanti altri volti noti del cinema, registi, produttori e
quanto altro, pertanto la cosa non avrebbe dovuto sconvolgerla
più di tanto. Ad ogni modo, si trattava del suo idolo
adolescenziale, una banalità di poco conto.
L’ansia di trovarsi a Hollywood iniziava a giocarle brutti
scherzi.
«Karol? »
Lei sussultò. «Sì? »
«Tutto bene? Hai sentito quello che ho detto?»
Emily si alzò e le andò incontro.
Karol rifletté un minuto. «Sì. Hai
detto che … verrò insieme a te al party degli
Oscar, mentre tu dovrai tenere a bada un cliente. »
La manager si mise a braccia incrociate. «Ma ho anche detto
tantissime altre cose», si lamentò, sospirando.
«Porta una copia della sceneggiatura al party. Ci
sarà sicuramente occasione di farle dare
un’occhiata da qualcuno.»
Karol sbuffò, ma era stanca e non aveva voglia di mettersi a
discutere con Emily. «E va bene. »
Non l’avrebbe fatta leggere nemmeno al Papa. Tuttavia, doveva
pur accontentare quella povera donna che l’aveva portata fino
a Hollywood.
Emily prese la borsa e fece per uscire dalla camera. «Ora ti
lascio riposare. A dopo. »
E Karol si lasciò cadere a peso morto sul letto.
***
William si stava passando un asciugamano sui capelli scuri e sudati,
stremato dopo un’intensa sessione di corsa, mentre Emily gli
parlava del più e del meno. Non la stava minimamente ad
ascoltare, tanto era perso nei suoi pensieri su come fare a riavere
Mandy.
«Will! »
L’urlo improvviso della sua manager gli fece venire un mal di
testa atroce, si portò le mani alle tempie e si
lamentò. «Che diavolo. »
«A quanto pare, oggi nessuno ha intenzione di
ascoltarmi», borbottò lei, lasciandosi cadere sul
divano e a braccia incrociate.
«Scusami, Emily. Chi altri non ti ha ascoltata?»,
le chiese, senza esserne interessato.
«La mia nuova cliente», rispose, prendendo una
rivista dal tavolino posto davanti a sé e iniziando a
sfogliarla. «Ha un grande talento. Credo proprio che
diventerà qualcuno in poco tempo. »
A Will non interessava un bel niente di quella “nuova
cliente” di Emily, pensava solo ed unicamente alla sua ex.
«Verrà insieme a me all’after party di
domenica prossima, te la farò conoscere»,
aggiunse, non curandosi delle facce annoiate dell’uomo che
stava in piedi davanti a lei. «É giovane, ma
imparerà presto. Ha scritto una sceneggiatura molto
interessante, spero di riuscire a farla leggere a qualche produttore
perché sono sicura che ne uscirebbe fuori qualcosa di
straordinario.»
Emily continuò a parlare, mentre l’attore si
limitava ad appena percettibili cenni col capo, ma la sua farsa ebbe
vita breve poiché la donna non era affatto una stupida.
«Will! »
Un altro urlo lo fece sobbalzare di nuovo. «Ascolta, manager
cara. A me di questa fantomatica futura e formidabile sceneggiatrice di
Hollywood non interessa un bel niente. L’unica cosa che mi
sta davvero a cuore, al momento, è di riavere Mandy.
» Sbuffò e si lasciò cadere sulla
poltrona di fronte al divano, rovesciando la testa
all’indietro e chiudendo gli occhi per rilassarsi.
«Sei proprio convinto a rimetterti con lei? », le
chiese.
Will spalancò i suoi occhi azzurri. «Io la amo.
L’ho persa, va bene, ma non c’è giorno
in cui non vorrei la mia famiglia con me. A lei sembra non
importargliene, a quanto pare. »
Mandy Thomas aveva appena intrapreso una relazione con Jim Patterson,
un riccone brutto e grasso, multi miliardario. Cosa ci facesse con un
uomo del genere, Will non riusciva proprio a spiegarselo, probabilmente
tutti quei soldi le avranno dato alla testa, non c’era altra
spiegazione.
«Sarà presente anche lei al party», lo
informò Emily. «L’ho sentita qualche
giorno fa al telefono. »
Will elaborò bene l’informazione.
«Non voglio che tu abbia brutte sorprese, avevo intenzione di
dirtelo. »
Il pensiero di rivederla lo rendeva stranamente felice; un sorriso a
trentadue denti si impossessò della sua bocca.
«Fantastico.»
«Hai bevuto, per caso? », domandò,
sospettosa.
«Sono sobrio da … un paio di giorni. Non
preoccuparti», la rassicurò.
«E non assumerai qualche altra sostanza, spero.»
«Emily.» Rise e si alzò, massaggiandosi
il collo. «Ho smesso da quando Christopher è
venuto al mondo. Lo sai che ho chiuso con quella roba. »
«Bene. Ti voglio lucido e concentrato», disse,
prendendo le sue cose e alzandosi a sua volta. «Adesso torno
da Karol. L’ho lasciata da sola in quella stanza
d’albergo da un bel pezzo.»
Will fece una smorfia, prendendosi gioco di lei.
«Sì, vai. Poverina. Si sentirà sola,
triste e abbandonata. »
Per tutta risposta Emily lo colpì con la borsa e poi se ne
andò, mentre lui rise ancora per molto. «Pazzesco.
E da dove sarà spuntata fuori, questa qui,
adesso?», bofonchiò, ridendo. Poi tornò
a pensare a Mandy e a un piano da mettere in atto la sera del party.
Andò dritto a farsi una doccia, lasciò cadere i
vestiti per terra, seminandoli per tutta casa, mentre cercava di
pensare a qualcosa di veramente romantico da colpire la sua ex dritta
al cuore. Mandy adorava le sorprese. C’era comunque una
settimana di tempo per escogitare un piano ad effetto.
La fortuna sembrava essere dalla sua parte.
***
La prima settimana passò in fretta, Karol contava le ore che
mancavano alla grande serata a cui avrebbe preso parte. La sua stanza
d’albergo era stata invasa da tre tizie che si sarebbero
occupate dei suoi capelli, del trucco e dei peli sulle gambe da
strappare, mandate da Emily per prepararla all’evento. Karol
si sentiva un pesce fuor d’acqua, guardava la sua immagine
allo specchio, mentre una donna le sistemava i capelli e
un’altra le faceva la manicure, con un magone tremendo allo
stomaco. Era nervosa, non si sentiva pronta ad affrontare un party di
quella portata, nonostante non avrebbe corso il rischio di venire
riconosciuta da nessuno, visto che si trattava di una perfetta
sconosciuta. Sul letto c’erano una marea di vestiti, tutti
bellissimi naturalmente, che la facevano sentire ancora più
a disagio. Non aveva mai indossato niente di simile, tuttavia non
avrebbe potuto di certo presentarsi all’after party degli
Oscar vestita come una senzatetto. Doveva stringere i denti e
adattarsi, dopotutto si trattava soltanto di una notte.
Emily fece ritorno nella sua camera con un abito lungo ed elegante e il
cellulare in mano, segno che avesse appena concluso un’altra
delle sue telefonate. «Allora, come sta la mia futura
sceneggiatrice di Hollywood? »
Karol pensò che la sua manager stesse esagerando un tantino.
«Sono nervosa da morire, Emily», le
confessò, mentre la donna alle sue spalle le ultimava
l’acconciatura.
«Sei bellissima, tesoro. Non devi preoccuparti di
nulla», le disse, fissando la sua immagine allo specchio.
«Vedrai, sarà una serata indimenticabile.
»
«Io non vedo l’ora che finisca. »
A quel punto, Emily si chinò e le parlò
all’orecchio. «Questa sera è tutta tua,
Karol. É un’opportunità che
capita una sola volta nella vita, e non a tutti. Sarà una
notte bellissima. Credimi. »
Karol sperava soltanto di non inciampare e di non rendersi ridicola
davanti agli occhi dei divi Hollywoodiani. Per il resto, aveva ragione
Emily; quella era un’opportunità da cogliere,
doveva finirla di piangersi addosso e vivere la serata al meglio,
perché probabilmente non l’avrebbe vissuta una
seconda volta.
A seduta conclusa, Karol venne aiutata ad indossare il vestito scelto
per il party: rosso acceso, scollatura moderata e schiena nuda. Le
piaceva, era semplice, le arrivava alle ginocchia e non era
esageratamente scollato, come lo erano gli altri che le avevano
presentato. Una delle tre donne che l’avevano preparata, le
rivolse un sorriso e la invitò a voltarsi verso lo specchio.
Con titubanza, lei lo fece, rivolse lo sguardo alla sua immagine
riflessa e rimase a bocca aperta. «Chi diavolo è
quella lì? »
Emily scoppiò a ridere. «Sei tu, tesoro. E sei un
vero incanto.»
Karol continuò a guardarsi, stupefatta. «Oh,
Gesù. Sì, stasera lo sono sul serio. »
Quelle ragazze avevano fatto proprio un bel lavoro, lei stessa si
congratulò per la loro bravura, mentre Emily
continuò a ridere ancora per molto. Poi si girò
verso la sua manager, col cuore che le batteva a mille.
«Ho paura», le disse, con le gambe che le tramavano
all’impazzata. «É un party
Hollywoodiano. Mi trovo a … Hollywood! »
Fu come se l’avesse realizzato solo in
quell’istante.
«Non è mica la fine del mondo», la
rassicurò, con un’alzata di spalle. «Non
sei emozionata di incontrare, che ne so, il tuo attore preferito?
»
Il pensiero che ci sarebbe stato anche Bower al party le
tornò in mente, mettendole ancora più ansia.
«Da ragazzina avevo … una cotta per il tuo
cliente», le confessò, arrossendo.
«William. »
Emily restò un attimo a bocca aperta, ma si riprese in
fretta. «Bé, certo. É normale. Chi non
era sua fan all’epoca? Tutte le ragazzine di mezzo mondo
impazzivano per lui. »
Annuì, rilassandosi. «Esatto. E poi …
sono passati tanti anni. Non sono più una ragazzina che
corre dietro alle star del cinema. »
La donna rifletté un attimo sulla sua affermazione.
«Certo, capisco. »
«Ti prego, non farne parola con lui», la
supplicò.
«Oh, ma certo che no. Anzi, se il suo fascino ti
manderà in cortocircuito il cervello, stasera, ti consiglio
di non darglielo a vedere. »
«Cosa? » Karol non capì.
«Niente», tagliò corto Emily, gettando
una veloce occhiata all’orologio che aveva al polso.
«É giunto il momento, tesoro. Sei pronta?
»
Karol prese un respiro profondo, prima di annuire e dichiararsi
falsamente pronta ad affrontare la serata.
Vi era una limousine nel parcheggio dell’albergo, Emily
condusse Karol all’interno del veicolo, standole dietro e
attenta che non cadesse. Su quei trampoli ai piedi era facile che
perdesse l’equilibrio, non era abituata a camminare su scarpe
così alte. Riuscì a stento a trattenersi nel non
emettere un “wow” per aver messo piede
all’interno di una limousine. Era elettrizzata, ancora non
aveva preso piena consapevolezza di quello che la aspettava. Durante il
tragitto si sforzò di pensare ad altro, almeno fino a quando
non sarebbero giunti a destinazione, a quel punto avrebbe affrontato la
serata e basta. Avrebbe bevuto e mangiato fino a scoppiare. Certo,
possibilmente senza dare nell’occhio. Non aveva ancora una
reputazione, dopotutto, non poteva correre il rischio di rovinarsela
prima del tempo.
«Siamo arrivati», annunciò la sua
manager, rivolgendole un sorriso eccitato.
«Oh, Gesù. » Karol strinse i denti e
seguì Emily fuori dall’auto.
Una miriade di flash si scatenarono addosso ad entrambe, e la povera
ragazza si trovò un attimo spaesata, fortuna che la sua
manager la afferrò per mano e la condusse al riparo, fuori
dalla portata di quegli avvoltoi.
«Tutto a posto? », le domandò.
«Mi gira un po’ la testa», rispose,
sbattendo ripetutamente le palpebre. «Ma credo di stare
bene.»
Karol iniziò a guardarsi intorno, vide molte telecamere,
giornalisti intenti a intervistare vari volti dello spettacolo,
chiedendo la loro opinione riguardo i vincitori di quella notte.
Fortunatamente nessuno voleva conoscere la sua opinione, malgrado fosse
rimasta delusa dalla non vittoria di Lewis Dowson come miglior
protagonista maschile. Quell’uomo aveva ricevuto ben sette
candidature, durante la sua lunga carriera, ma non era ancora riuscito
ad aggiudicarsi l’ambito premio.
«Guarda, c’è Will! », la
informò Emily, facendo prendere letteralmente il volo al
cuore della sua cliente.
Karol seguì la traiettoria dello sguardo della donna, e lo
vide. Era a pochi metri da lei, i capelli ribelli e scuri tirati
all’indietro, le mani in tasca, l’aria da divo, gli
occhi azzurri e scintillanti. Era strano averlo lì.
Dio, se non era bello.
Emily la riafferrò dalla mano e la tirò per
dirigersi proprio verso l’attore. «Will!
» Cercò di attirare la sua attenzione, ma lui
sembrava preso da altro. Karol lo vide voltarsi distrattamente verso la
loro direzione e alzare una mano in segno di aspettare.
Mandy era proprio lì davanti. Un corpo da modella fasciato
da un vestitino striminzito che le arrivava giusto a coprirle il
bacino, due gambe lunghe da mozzare il fiato, i capelli biondi raccolti
in una coda elegante, e quegli occhietti verdi che facevano palpitare
il cuore di mezzo mondo. Will non ci poteva credere: era giunto il
momento di mettere in atto la prima parte del suo piano.
Sentì qualcuno chiamarlo, forse Emily, ma doveva aspettare,
quindi alzò una mano per farle intendere che in quel momento
fosse occupato. La sua ex stava parlando con alcuni amici, Will
avanzò e la prese dai fianchi facendola voltare verso di
sé. «Ciao. »
Mandy fu piacevolmente sorpresa. «Ciao, Will. »
«Sei fantastica, con questo vestito. »
«Grazie», disse solamente, arrossendo appena. Poi
lui le accostò le labbra alla guancia e le diede un bacio.
«Stai bene? »
«Sì, sto alla grande», rispose,
rivolgendo un tenero sorriso al suo ex.
Will, vedendo lo stupore e la gioia nei suoi occhi, pensò
che il piano stesse andando verso la giusta direzione. «Sono
contento, bellezza. Ti lascio ai tuoi amici adesso. Ci vediamo dopo,
magari. »
Mandy annuì e lui le lasciò andare i fianchi,
salutandola e dileguandosi tra la folla di invitati.
Karol era rimasta senza parole davanti alla terribile scena a cui aveva
appena assistito. Quell’uomo pendeva dalle labbra della sua
ex, e lei non aveva dimostrato il ben che minimo interesse nei suoi
confronti. Non gli aveva nemmeno chiesto se stesse bene, ricambiando la
sua domanda. Pensò che Bower fosse un povero idiota a
correrle dietro.
«Ma dov’è andato?»,
borbottò Emily, perdendo Will di vista.«Ha proprio
la testa tra le nuvole, accidenti a lui.»
Dopo quella scena, Karol non aveva più intenzione di
conoscerlo. Così, mentre Emily la trascinava da una parte
all’altra alla ricerca del suo amico, riuscì a
liberarsi della sua stretta e a sgattaiolare via.
Girovagò a lungo, tra tutti quegli invitati, a un certo
punto finì quasi per incontrare sia Emily che Will. Per
fortuna riuscì a nascondersi senza dare
nell’occhio ai due.
«Hai visto la futura stella di Hollywood? », gli
domandò quella.
Will sbuffò sonoramente, mentre sorseggiava un bicchiere di
champagne. «Sì.»
A quel “sì” Karol si sentì
mancare la terra sotto ai piedi.
«É bella, vero? », proseguì
Emily, mentre la sua cliente avrebbe tanto voluto strozzarla.
Will si guardò attorno, dando l’impressione di non
starla minimante ad ascoltare. «Appena passabile. »
Appena passabile?
Ma chi si credeva di essere quel deficiente? Pensò Karol fra
sé e sé.
Decise di allontanarsi dai due, e alla svelta, prima che potessero
accorgersi della sua presenza, mentre cercava di controllare la
profonda amarezza che quelle parole le avevano provocato.
Approfittò di un cameriere che passava di lì con
un vassoio di bicchieri di champagne in mano e ne afferrò
uno, mandandolo giù in un solo sorso. Aveva bisogno di bere.
In fondo, cosa le importava del giudizio di quel perfetto sconosciuto?
In realtà, Will non aveva incontrato, né visto,
la fantomatica ragazza di cui parlava Emily. Aveva altro da fare, ad
esempio ritrovare Mandy e proseguire con il suo piano per
riprendersela. Doveva confessarle di essere ancora innamorato di lei,
ad ogni costo. Le insistenti domande della sua manager su quella
ragazza lo disturbavano e basta.
Karol si imbatté nella sua manager.
«Dov’eri finita? »
«In giro», le rispose, sollevando il bicchiere. Il
terzo, o il quarto. Non ricordava.
«Non sapevo ti piacesse bere. »
Si strinse nelle spalle. «Non mi piace, infatti. Ma stasera
ne ho bisogno. »
Emily fece una smorfia di disappunto, mentre Karol continuava a
ripeterle che andasse tutto bene, ridendo come un’ubriaca,
poi le voltò le spalle e si trovò davanti
l’ultima persona al mondo contro cui avrebbe voluto
scontrarsi.
Gli occhi azzurri di Will si accesero appena posò lo sguardo
sul volto angelico di quella ragazza. Si ammutolì. Rimase
pietrificato a guardarla, con uno stupido sorriso stampato sulle
labbra.
Credeva di essersi appena scontrato con un angelo.
Emily si mise subito in mezzo ai due e ruppe l’imbarazzo.
«Will, ti presento Karol, la mia nuova cliente»,
disse, con una certa preoccupazione nel tono di voce. «Karol,
lui è William.»
Will represse a stento un sorriso di scherno verso se stesso. Era lei
la ragazza di cui Emily gli aveva più volte parlato. E
adesso non riusciva a smettere di guardarla, era come ipnotizzato da
lei e dai suoi occhi.
«William, chi? », domandò Karol,
rompendo la magia.
«William … Bower», rispose Emily,
incerta sulle intenzioni della sua cliente.
«Non lo conosco, mi dispiace. »
Will aggrottò la fronte. «Come sarebbe a dire
… non mi conosci? »
Karol era soddisfatta.
«Ah, forse ho capito. La saga fantasy sui cavalieri. Ora
ricordo», disse, ridendo di pura soddisfazione. «Ma
hai fatto soltanto quello? »
Will rimase senza parole per qualche istante. «No, ho
… recitato in altri film. » Si passò la
mano tra i capelli scuri, poi sfoggiò un sorriso adorabile.
«Credo di non piacerti molto, come attore. »
Karol prese la palla al balzo. «Appena passabile, per i miei
gusti. »
Quella ragazza lo aveva umiliato come nessun’altra aveva mai
osato fare, e non sapeva come, ma lo aveva stregato sia
nell’animo che nel corpo.
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