London calling

di Raja_
(/viewuser.php?uid=786875)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - First Meeting ***
Capitolo 2: *** II - Puberty ***
Capitolo 3: *** III - Jealousy ***
Capitolo 4: *** IV - Match ***
Capitolo 5: *** V - Hair Change ***
Capitolo 6: *** VI - Confessions ***
Capitolo 7: *** VII - Graduation Party ***
Capitolo 8: *** VIII - First Kiss ***
Capitolo 9: *** IX - Frustation ***
Capitolo 10: *** X - Feelings ***
Capitolo 11: *** XI - Distance ***
Capitolo 12: *** XII - First Time ***
Capitolo 13: *** XIII - Departure ***
Capitolo 14: *** XIV - Decision ***
Capitolo 15: *** XV - Merry Christmas ***
Capitolo 16: *** XVI - Promise ***
Capitolo 17: *** XVII - Senseless Love ***
Capitolo 18: *** XVIII - Fuck Off ***
Capitolo 19: *** XIX - Outburst ***
Capitolo 20: *** XX - With You ***
Capitolo 21: *** XXI - The End ***



Capitolo 1
*** I - First Meeting ***


Banner by MikipinArt

I
First Meeting


La prima volta che Kenma vide Kuroo avevano otto e nove anni.
La bambina si era appena trasferita con la famiglia e la madre di Tetsurou decise che fosse buona educazione presentarsi ai nuovi vicini, così costrinse il figlio a seguirla mentre si dirigeva verso la porta della casa accanto. Il bambino, scocciato, lo fece e, dopo aver suonato il campanello, due occhietti dorati sbucarono da dietro lo stipite, lasciandolo senza parole.
Di fronte a loro, una bambina con dei lunghi capelli scuri li fissava confusa. «Sì?»
«Ciao piccola.» le sorrise la madre di Tetsurou. «Siamo i vostri vicini di casa, ci sono i tuoi genitori?»
«Sì…» sparì un istante dietro la porta chiamando la madre che arrivò subito dopo.
«Kenma, che suc… oh, salve.»
«Buongiorno, siamo i vostri vicini di casa. Volevamo darvi il benvenuto.»
«Oh, che gentili… prego entrate.» la donna li fece entrare e Kuroo vide subito la bambina sgattaiolare via, lasciandoli da soli in salotto. «Io sono…» le parole delle due donne si persero.
Kenma… era quello il suo nome? Kenma Kozume.
Aveva un suono così duro se pronunciato, non le si addiceva sicuramente.

«Tetsurou, che bellissimo nome.» il bambino, sentendo pronunciare il suo nome, alzò lo sguardo e vide la sua vicina che gli sorrideva. «Perchè non vai a cercare Kenma? Le farebbe bene farsi subito un amico. Dovrebbe essere di sopra, in camera sua.»
Kuroo annuì, era ciò che voleva dopotutto. Si alzò dal divano e salì le scale, dove aveva visto salire la bambina poco prima. Si trovò di fronte a un corridoio e si sentì un po’ perso, non sapendo quale fosse la sua stanza.
Bussò alla porta alla sua destra, ma nessuno rispose, così come in quella alla sua sinistra. Fece qualche passo, quando sentì una musichetta familiare provenire dalla prima porta a cui aveva bussato. Tornò indietro e l’aprì senza farsi sentire, sbirciò dentro e intravide quella bimba dai capelli scuri, seduta sul letto, che giocava a un videogame.
«C… ciao.» le disse, sporgendosi in avanti. Lei si accorse di essere osservata e si irrigidì, voltandosi all’istante.
«Chi sei?»
«Mi chiamo Tetsurou Kuroo… sono il tuo vicino di casa.»
«Kuroo?»
«Sì, tu come ti chiami?» domanda inutile, sapeva già il suo nome ma voleva fossero le sue labbra a pronunciarlo.
«Kenma… perché sei qui?»
«Tua mamma mi ha detto di salire. Vuoi che me ne vada?»
«No, non importa.» riprese la sua piccola console, riprendendo il gioco da dove l’aveva lasciato.
«Stai giocando a Monster Hunter? Ho riconosciuto la musica.» si avvicinò a lei e si sedette sul letto, guardando lo schermo. «WOOOW, ma sei fortissima. Io non sono mai arrivato a questo livello.» alzò lo sguardo sul suo viso e si accorse che anche lei lo stava osservando. Le guance di Kuroo si incendiarono sotto quegli occhi accusatori. Sentiva di aver osato troppo, ma quella bambina lo incuriosiva. «Ti andrebbe di diventare mia amica?»
Le labbra di Kenma si incresparono in un sorriso appena accennato, che fece accelerare i battiti il cuore del piccolo Tetsurou.
Che fosse quello il colpo di fulmine di cui parlavano le sue compagne di classe?



NdA: Chi non muore, si rivede!
Ciao a tutti, sono tornata con una nuova estusiasmante avventura (no, non so se sarà così entusiasmante, ma ho deciso di pubblicarla uguale sotto consiglio di un’amica.)
Questa è una raccolta di pezzettini di vita di una trama un po’ più grande. Cercherò di pubblicarli in ordine cronologico per non creare problemi a livello temporale, ma non ve lo assicuro. Parto con il dire che in questa fan fiction, Kenma è una ragazza. Gioca a pallavolo sotto tortura di Kuroo, come il Kenma reale, ma ovviamente in un’ipotetica squadra femminile della Nekoma High School.
Ogni capitolo avrà una lunghezza propria, potrebbero essere one-shot o drabble, non vi assicuro nemmeno questo. Spero solamente che l’idea possa piacere così come questo capitolo.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II - Puberty ***


Banner by MikipinArt

II
Puberty


Era l’estate dei suoi tredici anni, quando Kuroo ebbe la sua prima erezione causata da una ragazza. Fu decisamente imbarazzante per lui, soprattutto perché Kenma era nella sua stessa stanza, a pochi centimetri da quella parte incriminata e perché ne era la causa principale.

Stavano guardando un film di supereroi in streaming, quando gli occhi della ragazza si chiusero e la sua testa si appoggiò contro la spalla del ragazzo. Non era la prima volta che Kenma si addormentava nel suo letto o che Kuroo si fermasse a dormire da lei, ma quella volta era diversa.
Tetsurou mise in pausa e si voltò verso di lei, non sapendo bene cosa fare. Con tutta la delicatezza che un ragazzino di tredici anni potesse avere, spostò il pc dal letto e le tirò indietro i capelli castani dal viso.
Le labbra socchiuse, il naso fine che si arricciava, il petto che si alzava e si abbassava ad ogni respiro e… un attimo. Da quanto tempo Kenma aveva iniziato a portare un reggiseno?
Non l’aveva mai osservata da quel punto di vista ma in quella prospettiva, poteva notare le spalline rosa che le cadevano sulle braccia, e un leggero rigonfiamento della canotta a cui non aveva mai fatto caso.
Il tessuto nero dei boxer iniziò immediatamente a stringersi sul suo amichetto e il ragazzino sapeva da cosa era causato, ma non poteva staccarsi da lei per correre in bagno o si sarebbe svegliata. Continuò a fissarla, cercando di trovare una soluzione che arrivò solamente quando Kenma, infastidita da una zanzara, si voltò e gli diede la schiena.
Tetsurou sgattaiolò via veloce, correndo nel bagno e cercando di ritrovare un contegno che sperava appartenergli quando sarebbe rientrato.
Non voleva eccitarsi pensando a Kenma, non sarebbero più potuti essere amici se lei l’avesse scoperto. Infilò la testa sotto il getto d’acqua gelida e rimase lì per dieci minuti, per poi tirarsi su e fissare la sua immagine nello specchio. L’erezione si era affievolita e sapeva di poter tornare in camera, ma quando entrò e la vide sveglia, si preoccupò.
«Non dormi?»
«Dov’eri?»
«Avevo caldo, mi sono rinfrescato un po’.» si sdraiò nuovamente al suo fianco e riprese il pc. «Continuiamo il film?» sentì mugolio di assenso provenire dalle labbra rosee di Kenma, così premette play.
Tirò un sospiro di sollievo e si rilassò. “E’ successo una volta sola… non si ripeterà mai più.” non ci fu pensiero più sbagliato.
Ogni volta che avrebbero dormito insieme, infatti, mentre Kenma era nel mondo dei sogni, Kuroo sarebbe sgattaiolato via dal letto per andare a calmare i bollenti spiriti che il corpo della ragazza gli procurava.



NdA: Ok, tentiamo con il secondo capitolo!
Come avrete visto, Kuroo ha già i suoi bei problemi ma si sa, la pubertà è complicata per i maschietti.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III - Jealousy ***


Banner by MikipinArt

III
Jealousy


«Chi era quella ragazza?» domandò Kenma, senza distogliere lo sguardo dalla console.
«Di chi parli?»
«Quella di ieri, sotto casa tua.»
Le guance di Kuroo si infiammarono. «M… Mizuki, dici? E’ una mia compagna di classe.»
«E tu baci tutte le tue compagne di classe?»
«Perché? Sei gelosa, per caso?»
«Gelosa?» sbuffò una risata e lo guardò. «Ma figurati.»
«Beh, io lo sarei.»
«Veramente?»
«Ma no, figurati. Stavo scherzando.»
Bugiardo.



NdA: Vi prego di perdonarmi!
Ho voluto pubblicare questo capitolo stasera, perché domattina parto per il Riminicomix, quindi non avrò tempo di aggiornare come vorrei.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV - Match ***


Banner by MikipinArt

IV
Match


Quando era al secondo anno di liceo, Kuroo entrò ufficialmente nella squadra della Nekoma High School come middle blocker e iniziò a partecipare a varie partite di allenamento con altre squadre di Tokyo. Ad ogni incontro, costringeva Kenma ad andarlo a vedere e quando fu il turno del match contro la Fukurodani, non fu certo da meno.
Era appena arrivata nella palestra della squadra dei “gufi” e aveva iniziato a guardarsi attorno alla ricerca degli spalti degli ospiti, quando si scontrò contro qualcuno.
«Mi scusi…» alzò gli occhi e incrociò quelli grigi di un ragazzo.
«Non preoccuparti.» la fissò confuso. «Cerchi qualcuno?»
Le guance di Kenma presero fuoco sotto quello sguardo gelido. «N… no, solo gli spalti della Nekoma.»
«Hai sbagliato entrata, allora. Vieni con me, ti accompagno.» il ragazzo si diresse verso la porta e la ragazza ebbe modo di guardarlo da dietro. Aveva i capelli scuri mossi, era poco più basso di Kuroo e dimostrava all’incirca la sua stessa età. «Tifi per la Nekoma?»
«Eh? Oh, sì. Frequento quella scuola e conosco bene il middle blocker.»
«E’ un peccato.»
«C… come?»
«Mh? Oh, no niente. Ecco, siamo arrivati… segui il corridoio e arriverai agli spalti.»
«KENMAAA!» la voce di Kuroo li riscosse e entrambi si girarono verso il ragazzo che correva verso di loro. «Sei arrivata, menomale. Credevo ti fossi per… ehi, perché sei tutta rossa? Non avrai mica la febbre?» gli posò le mani sulle spalle e le labbra sulla fronte. «No, non sei calda.»
Il ragazzo che l’aveva accompagnata, lo guardò fare quel gesto e si morse un labbro. «Io vado, in bocca al lupo per la partita.»
Falso… dentro di te, sai che vuoi stracciarlo!
La partita, infatti, finì due set a zero, per la Fukurodani.

Kenma rimase fuori dal palazzetto ad aspettare che Kuroo facesse la doccia e quando uscì non era solo. Accanto a lui c’erano Bokuto, l’ala della squadra, e il ragazzo di prima, un primino molto esperto nel suo ruolo di alzatore e ancora di più, a trattare con quel ragazzo esaltato e dai modi di fare invadenti.
«Ragazzi, questa è Kenma… la mia migliore amica.» annunciò ai suoi accompagnatori. Gli occhi del primino sembrarono scintillare a quelle parole. «E ora andiamo a mangiare.»
La ragazza, malgrado preferisse tornare a casa, fu trascinata dal suo migliore amico e dall’altro svitato a prendere un hamburger con loro. Le due matricole rimasero indietro cercando di non dare nell’occhio, al confronto dei due ragazzi che li accompagnavano che, nonostante si fossero conosciuti da un paio d’ore, sembravano amici per la pelle.
Il ragazzo al suo fianco la guardò e le sorrise, porgendole la mano. «Comunque prima non mi sono presentato, Akaashi Keiji e mi voglio scusare per il comportamento di Bokuto-san.»
Kenma lo guardò e accennò un sorriso. «Tranquillo, anche io sono a disagio, quando Kuro fa l’idiota.»
Akaashi Keiji… Kenma non lo sapeva ancora, ma quel nome sarebbe stato la sua rovina.



NdA: Non volevo aggiornare, ma eccomi di nuovo.
Questo capitolo è venuto fuori mentre eravamo in macchina per venire a Rimini.
Arrivata qui, ho già incontrato persone che desideravo evitare assolutamente, quindi sto un po’ da schifo.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V - Hair Change ***


Banner by MikipinArt

V
Hair Change


«Non riesco a credere che ti sia fatta tingere i capelli di Bokuto.»
«Già. Nemmeno io.»
«Perché lo hai fatto?»
«Tora ha detto che sembravo Sadako e che risaltavo troppo tra la folla.»
«Kenma, ti rendi conto che quando ricresceranno, si noterà la differenza con il tuo colore originale e risalterai ancora di più, vero?»
La ragazza mora, coi capelli appena tinti di biondo, scrollò le spalle. «Non mi importa. Akaashi mi ha detto che mi stanno bene.»
«Sembrerai un budino…»



NdA: Mi annoiavo quindi ho scritto qualche capitolo di contorno.
Come vedete, in questa parte non accade chissà cosa, ma è per far andare avanti la storia tra i personaggi.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI - Confessions ***


Banner by MikipinArt

VI
Confessions


«Kenma, ti piace Akaashi?»
«Come? N… no, assolutamente.»
«Ti piace Akaashi!» l’ammissione per sua stessa voce di quella realtà che non voleva vedere, gli strinse il petto in una morsa.
La sua migliore amica era innamorata del migliore amico, del suo migliore amico… sarebbe potuto essere più contorto?
Erano anni che Kuroo provava qualcosa per lei, ma non era mai riuscito a confessarglielo e sicuramente non lo avrebbe fatto in quel momento. Non voleva confonderla e non voleva che lei lo respingesse... desiderava solo che fosse felice anche se non sarebbe stato lui a renderla tale.



NdA: Come dicevo ieri, mi annoiavo ed ho scritto qualche capitolo un po’ inutile.
Kuroo ha capito cosa prova realmente Kenma per Akaashi e purtroppo si fa da parte, anche se tutti sappiamo che non dovrebbe.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII - Graduation Party ***


Banner by MikipinArt

VII
Graduation Party


La festa per il diploma di Kuroo e Bokuto, fu anche l’effettiva disfatta morale di Tetsurou.
L’avevano organizzata a casa sua essendo la più grande e anche Kenma e Akaashi furono invitati a parteciparvi, motivo per cui, per tutta la settimana successiva, il ragazzo si pentì.
Kuroo sapeva già dei sentimenti della ragazza nei confronti dell’altro alzatore ma si ostinava a non parlarne, per evitare che lei si chiudesse ancora di più in sé stessa. Bokuto, dal canto suo, gli consigliava di dichiararsi dopo anni di innamoramento tenuto segreto ma da amico, sperava che anche Keiji facesse lo stesso.
Ad ogni uscita, infatti, i due alzatori trovavano sempre una scusa per parlarsi e anche se cercavano di non darlo a vedere, aspettavano impazienti la data della successiva partita tra la squadra maschile della Nekoma e quella della Fukurodani per incontrarsi.

Erano le due quando salutò gli ultimi invitati e salì in camera propria, ed erano le due e sei minuti quando dalla finestra vide qualcosa che gli fece stringere i denti e chiudere i pugni in una morsa.



NdA: Non ho aggiornato fino ad adesso perché ho avuto problemi con persone stupide che mi hanno rovinato la vacanza a Rimini, ma di cui non parlerò adesso.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII - First Kiss ***


Banner by MikipinArt

VIII
First Kiss


Era seduto con Kenma, sotto l’albero del suo giardino. La ragazza aveva la testa appoggiata alla sua spalla mentre Keiji le accarezzava dolcemente i capelli tinti. Alzò lo sguardo su di lui accorgendosi che la stava fissando e gli sorrise, facendolo arrossire. «Non sembri neanche tu, quando arrossisci.»
Lui sospirò prima di tornare a immergersi in quei suoi grandi occhi miele, le si avvicinò lentamente e gli sfiorò il viso con le labbra, imprimendo un delicatissimo bacio sulla sua pelle nivea.
Kenma prese il palmo della sua mano e lo strinse dolcemente tra le sue dita, godendosi l’effetto che il tocco freddo di Keiji, le provocava.
«Posso fare una cosa?» gli chiese, sorridendogli quando lo vide annuire, confuso.
In un secondo alzò la testa dalla spalla, poggiandogli le dita sul viso e facendo in modo che la distanza tra di loro diventasse inesistente. Quando le labbra di Kenma sfiorarono quelle di Keiji, regalarono ad entrambi un’unione completamente nuova.
La bocca di Kenma era dolce e delicata e Akaashi, con una mano la teneva stretta a sé, facendo aderire i loro corpi. Chiusero gli occhi, sentendo le loro lingue intrecciarsi in una danza infinita. Fu un bacio dolce ma profondamente anelato da entrambi e non ci volle molto prima che quel gesto d’affetto si approfondisse in una mescolanza di sensazioni inebrianti.
Non erano più seduti sotto un albero nel giardino della ragazza di Tokyo, attorno a loro si aprì quasi un’altra dimensione in cui erano gli unici protagonisti.
Era come un sogno, di quelli meravigliosi, dal quale non avrebbero mai voluto essere svegliati.

Fu tutto così emozionante che Keiji non si rese neanche conto di averle avvolto le braccia attorno al corpo e averla fatta sedere sulle sue gambe e, quando pensò di aver raggiunto il picco massimo della felicità, sentì la sua mano accarezzargli il viso, facendolo sciogliere.
Continuarono così per un paio di minuti e quando si allontanarono per riprendere fiato, i loro nasi si sfioravano ancora. Sorrisero l’una sulle labbra dell’altro, prima di ricominciare quella danza di emozioni. Si separarono a malincuore e Akaashi appoggiò la testa sul petto morbido di Kenma, intrecciando la sua mano a quella di lei.
«A… Akaashi.» sussurrò.
La zittì con un altro bacio a fior di labbra, prima di farla scendere dalle sue gambe ed alzarsi, tendendole una mano. «Quanto volte ti ho ripetuto di chiamarmi per nome?» gli afferrò la mano e fece leva su di essa per alzarsi.
«Hai ragione…» rispose. «Keiji.»

Entrambi, però, si erano dimenticati che la finestra della camera di Kuroo, affacciasse proprio sul giardino di Kenma.



NdA: NO! Mettere giù i pomodori. No, no… non prendete i forconi.
A parte gli scherzi, spero questo capitolo vi sia piaciuto. Come molti avranno capito, io amo la AkaKen, quindi preferisco scrivere di questa coppia piuttosto che della KuroKen, ma sappiate che ci saranno risvolti interessanti per entrambe le coppie.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX - Frustation ***


Banner by MikipinArt

IX
Frustation


«Keiji, cosa farai dopo il diploma?» erano seduti sulla spiaggia di Kamakura, a un’ora da Tokyo, e guardavano tramontare il sole, all’orizzonte.
«Non lo so! Mio padre vuole che io prenda le redini della sua azienda ma io non voglio… mi piacerebbe diventare un chirurgo, ma la strada è piuttosto lunga e complessa e non so se ne sarei in grado.»
«Secondo me non dovresti permettere a nessuno di decidere per te… dovresti fare solamente ciò che ti piace.» gli prese la mano e l’accarezzò.
«Grazie Kenma.» le sorrise, ma la ragazza notò che il suo sguardo si era abbuiato, così si decise che avrebbe dovuto dirgli la verità.
«Keiji, devo dirti una cosa…» abbassò lo sguardo. «L’altro giorno mi ha chiamato un professore di una famosa università di Londra. Mi ha detto che hanno visto i miei voti e sarebbero disposti a donarmi una borsa di studio se riuscissi a diplomarmi con il massimo dei voti… io ho già iniziato a studiare, ma non ho ancora detto niente né a Kuro né ai miei genitori.»
«Qu… questo significa che dovrai trasferirti?»
«Con tutta probabilità, sì… avevo paura di iniziare questa relazione. Non volevo tu rimasse solo e ti stancassi di me, arrivando a lasciarmi.»
Il ragazzo annuì, ma dal suo sguardo si vedeva che gli aveva appena spezzato il cuore. Kenma lo notò e si morse un labbro, prendendogli la mano. «E’ un traguardo molto importante per me. Vorrei tu fossi felice e non mi odiassi più di quanto non stia già facendo io.»
«Kenma, va bene così. Non preoccuparti, sono felice che tu abbia ottenuto questa opportunità.»
Falso. Bugiardo. Dille la verità. Dille che la ami e che non vuoi che se ne vada.
«Avrei dovuto dirtelo prima, ti ho dato delle false speranze e mi vergogno.» si sentiva da schifo. Nonostante si vedessero solo da qualche mese e mai da soli, la ragazza aveva iniziato a provare qualcosa di molto forte per lui che all’inizio credeva fosse solo una cotta, e invece si era trasformata in qualcosa di più profondo.
«Non vergognarti, non è successo niente. Ti accompagno a casa, dai.»
«Posso dirti che è stata la più bella giornata della mia vita?»
«Già… anche per me.»

«Kenma, apri.»
«Devo studiare... lasciami stare.»
«Kenma, butto giù la porta se non la apri.» la ragazza scese dal letto e girò la chiave nella toppa, tornando poi nel bozzolo di coperte e raggomitolandovisi dentro. Kuroo aprì e la guardò, le si avvicinò e si sedette accanto a lei accarezzandole un fianco. «Cos’è successo?»
«Nulla… non è andata bene.»
«Kenma, siete rientrati alle otto e i tuoi erano convinti tu fossi da me. Siete stati fuori tutta la notte, cosa è successo di preciso?»
«NULLA! NON E’ SUCCESSO NULLA. Mi piace ma non possiamo stare insieme, quindi mi ha riaccompagnato a casa.»
Il più grande l’abbracciò, facendole poggiare la guancia contro il suo petto. «Ehi, va tutto bene. Adesso calmati e spiegami per quale motivo non potete stare insieme.»
Lo guardò sapendo di dargli una delusione e sospirò. «A fine anno mi trasferisco.»
«T… tu cosa?»
«Mi hanno offerto una borsa di studio a Londra se riuscirò a diplomarmi con il massimo dei voti.»
«Perché non mi hai detto niente? »
«Kuro, avevo paura… e poi non è neanche certo che ci riesca.» gli prese il polso. «Non odiarmi anche tu.»
«Io non ti odio… non potrei mai odiarti. Adesso scusami ma devo andare.»
«Kuro? KURO!!»
Purtroppo Tetsurou era già uscito dalla stanza, con le lacrime che gli rigavano le guance.



NdA: Ora inizierete ad ammucchiarvi alla mia finestra per picchiarmi, lo so. Mi spiace di dover rendere tutto così triste e deprimente.
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, nel caso non fosse cosi mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.
Vi annuncio che da venerdì a giovedì prossimo sarò in vacanza in Croazia, quindi cercherò di aggiornare con il WiFi del signore che ci ospiterà, ma non vi posso assicurare niente.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X - Feelings ***


Banner by MikipinArt

X
Feelings


Tre giorni dopo, Kenma suonò al campanello di Kuroo. Bastò solo che si presentasse a casa sua con il suo piatto preferito e un videogioco, per farlo sorridere e farsi abbracciare forte.
«Scusami.» gli sussurrò.
«Va tutto bene…» rispose lui. «Sarò sempre al tuo fianco.»
Ma se chiarire con Tetsurou non fu poi così difficile, con Keiji non sarebbe stato altrettanto facile.

«Eccolo.» Kenma, Kuroo e Bokuto guardarono verso la spiaggia e lo videro seduto sulla sabbia ad osservare il mare. «Vai, tocca a te adesso.»
«E’ colpa mia se sta così. Non dovrei nemmeno essere qui.»
«Kenma, muoviti o dico a tua madre che il vaso di tua nonna, lo rompesti tu.»
«Non oseresti…»
«Ne sei proprio sicura?»
La ragazza gli lanciò un’occhiataccia per per avvicinarsi in silenzio a Keiji, sedendosi al suo fianco e iniziando a guardare il mare come lui.
«Come facevi a sapere che ero qui?»
«Me lo ha detto un certo gufo.» accennò un sorriso. «Ti va di tornare a casa?»
«No!» spostò lo sguardo verso di lei. «Quando eravamo qui sembrava tutto così perfetto e invece, quando dovevamo tornare a casa, siamo tornati anche alla cruda realtà: a me che non riuscirò mai a fare ciò che amo e a te che tra qualche mese te ne andrai. Non voglio tornare a una vita così, voglio rimanere qui, dove ci siamo solo io e te… felici.»
«Keiji, anche io voglio fare ciò che amo, ma ancora di più voglio stare con la persona che amo.» gli prese la mano. «Abbiamo quattro mesi… perché sprecarli separati quando potremmo stare insieme?»
«Kenma, non mi bastano quattro mesi.» le sorrise. «Voglio venire con te, a Londra, fare domanda nella tua stessa università.»
La ragazza rimase sorpresa di quelle parole e lo guardò fisso per poi scoppiare in lacrime. «Davvero lo faresti?» Akaashi annuì, facendola sorridere.
Si avvicinò a lei e la baciò. «Ti amo, Kenma.» poggiò nuovamente le labbra sulle sue quando la sentì sussurrare un “Anch’io.”



NdA: Aggiornamento dritto dritto dalla Croazia.
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, nel caso non fosse cosi mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.
Che ne pensate del banner che Rorxs ha creato per questa storia? Non è bellissimo?

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** XI - Distance ***


Banner by MikipinArt

XI
Distance


«9.572,43 chilometri.»
«Come, scusa?» Kenma si voltò a guardare Kuroo che armeggiava al suo portatile.
«La distanza tra Tokyo e Londra in aereo. Sono 9.572,43 chilometri, mentre in macchina sono 13.729,11 chilometri e circa 258 ore… wow, chi è quel pazzo che guiderebbe per tutto questo tempo? Sono circa…» iniziò a contare sulle mani.
«Quasi undici giorni.» lo interruppe. «Perchè tutti questi calcoli?»
«La mia migliore amica si trasferisce a Londra, posso essere curioso di sapere quanto sarà distante?»



NdA: Ok, questo è un aggiornamento un po’ inutile visto che è anche l’introduzione della storia.
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, nel caso non fosse cosi mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** XII - First Time ***


Banner by MikipinArt

XII
First Time


Erano sdraiati sul letto di Akaashi, Kenma che giocava alla sua console e Keiji che la guardava. Ad un tratto, la ragazza senti il respiro del fidanzato farsi pesante e quando si voltò, lo vide dormire beatamente. Si avvicinò e appoggiò le labbra sulle sue. Quando alzò lo sguardo, vide che la fissava.
Si sentì in imbarazzo, stava per alzarsi per cercare le converse che aveva lanciato da qualche parte un’ora prima, quando la sua mano la trovò e la trattenne. La tirò verso di lui e Kenma cadde nuovamente sul letto.
Keiji si sollevò dal cuscino e la guardò dall’alto, bloccandole i polsi. «Dove pensavi di andare?» sorrise.
I suoi occhi grigi e la sua voce la tenevano inchiodata al letto, più di quanto facessero le sue mani. La ragazza respirava il suo profumo fresco ma intenso, quasi inebriante.
Con le dita, Akaashi l’accarezzava dolcemente. La guardava negli occhi e lei arrossendo, resse il suo sguardo, ma alla fine, la sua attenzione fu nuovamente attratta dalla sua bocca.
Si avventò su di lei con foga, con le dita le prese il mento alzandole il viso e finalmente le labbra del ragazzo furono sulle sue. Fu intenso e piacevole.
Per la prima volta in vita sua, Kenma si sentì indifesa ma quella sensazione le piaceva.
«Sei così bella!» le disse, lasciando tregua alla sua bocca.
Si sdraiarono sul letto e lo guardò. “Anche tu sei bellissimo.” pensò, ma non lo disse.
«Perché sorridi?» le chiese ma lei non rispose, allora le si avvicinò piano e il suo cuore cominciò a battere.
Si chinò e la baciò. Le sue labbra erano esigenti, decise, si modellavano su quelle della ragazza, quasi fossero fatte per stare unite.
Cominciò a toglierle la felpa e intanto le distribuiva baci su tutto il volto. Si tolse piano la maglia, lasciandola cadere sul pavimento e l’abbracciò, stringendola a sé.
Una delle sue mani rimase ad accarezzarle il viso, mentre l’altra l’attirava contro i suoi fianchi, facendole sentire la sua eccitazione. Si spogliarono e i loro corpi si fusero in uno solo.

Restò lì per ore, sdraiata sul letto, ferma, ad ascoltare il battito veloce del suo cuore. Il suo profumo, mescolato a quello di Keiji, ancora sulla sua pelle.
Rimase immobile, non voleva alzarsi, non voleva lavarsi, per paura di far scomparire quel profumo.
Con la mente ripercorse la strada dei suoi baci, delle sue carezze. Sentiva ancora le sue mani, la bocca di lui sulla sua… la tenerezza prima e la passione, poi.
Lo amava, con ogni centimetro del suo corpo, con ogni battito del suo cuore, con ogni suo respiro.
Una vita o dieci minuti... non le importava, avrebbe fatto qualsiasi cosa per averlo completamente al suo fianco ma non sapeva che quelle erano solo le immature fantasie di una diciottenne.



NdA: Coff coff. Rieccomi qua.
Vi avviso subito che la storia ha già trovato una conclusione sul mio pc, quindi da ora in poi cercherò di pubblicare regolarmente i capitoli.
Spero che questo in particolare vi sia piaciuto, nel caso non fosse cosi mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** XIII - Departure ***


Banner by MikipinArt

XIII
Departure


Dlin dlon.”
La donna andò ad aprire e si trovò di fronte il fidanzato della figlia. «Keiji, che bella sorpresa… entra pure! Kenma è di sopra.»
«Grazie, signora Kozume. Salgo allora!»
«Volete che vi porti qualcosa?»
«No, non credo… devo parlare con sua figlia.» salì e bussò alla porta aperta della camera della bionda. «Ehi, ti vedo indaffarata… a che punto sei?»
«Ciao… ho quasi finito. Mi manca solo la valigia con i vestiti, le scatole le spediscono i miei. Tu, invece?»
Akaashi la fermò e la costrinse a sedersi sul letto chiudendo poi la porta. «Kenma, noi dobbiamo parlare del trasloco.» si sedette al suo fianco e le prese la mano. «Non partirò per Londra… ci sono stati dei problemi.»
«Ma verrai più avanti, giusto?»
«No! E non credo nemmeno che potremo mai stare insieme.»
Alla ragazza dai lunghi capelli dorati ci volle un po’ per elaborare quella risposta. «C… come?» le lacrime iniziarono ad appannarle la vista. «Perché?»
Keiji la guardò. Sentiva ogni parte del suo corpo soffrire, sentiva la voglia di stringerla… la voglia di scappare con lei, di distruggere quel legame con suo padre. Quel legame che lo stava spingendo tra le braccia di un’altra donna. Suo padre, che era il dirigente di una grossa casa farmaceutica, doveva trovare il modo di assicurarsi alcune collaborazioni importanti e sapeva che il modo migliore era un matrimonio combinato così Keiji dovette accettare il matrimonio con Evelyn, la figlia di un americano molto influente. Quando la vide, il cuore gli si chiuse in una morsa, era piccola e bionda con dei grandi occhi blu che il moro sperava sempre di veder cangiare in un bellissimo color oro. «Kenma, ti prego… non piangere.» le accarezzò il volto, asciugandole alcune lacrime che le avevano rigato quel volto così puro. «Non posso fare niente contro mio padre. Per quanto io ti ami, sono obbligato a lasciarti.»
«Tuo padre? Che cosa c’entra tuo padre con il fatto che tu mi stia lasciando?»
«Lui è contrario a tutto ciò… a te, alla mia scelta di venire a Londra. Mi ha costretto a prendere posto nella sua società e vuole che io vada a dirigere con lui l’azienda.» non fu completamente onesto con lei.
«Keiji, non puoi. No, non puoi lasciarmi… per favore, io ho bisogno di te.»
«Ti prego, non rendere tutto più difficile» la strinse forte mentre sentiva anche i suoi occhi riempirsi di lacrime.
«E cosa dovrei fare?» si scostò e lo guardò. «Mi stai abbandonando… avevamo dei progetti insieme e tu li stai mandando al diavolo per tuo padre.»
«Mi dispiace… non posso chiederti di perdonarmi perché sono imperdonabile, ma se lo desideri potremmo andarcene via stasera… solo io e te. Dove niente e nessuno potrà raggiungerci.»
«Per favore, vai via Keiji. Non voglio la tua pietà.»
«Ti prego, Kenma.» voleva stare con lei, tornare su quella spiaggia isolata, godersi la tranquillità della notte e tenerla tra le sue braccia… un’ultima volta prima che lei volasse a diecimila chilometri da Tokyo. Gli occhi dorati della giovane lo scrutarono appena per poi sospirare. Aveva ceduto di nuovo, come ogni volta che lui la osservava con quell’aria sperduta.

Guidò per quasi un’ora, fino ad arrivare su quella spiaggia di Kamakura. Il cielo era sereno ma all’orizzonte alcune nuvole minacciose si stavano avvicinando. Nel silenzio più assoluto, i due si sedettero sulla spiaggia.Keiji la avvolse fra le sue braccia e la tenne stretto, cercando di calmare il suo pianto e i singhiozzi con parole dolci. Kenma, invece, non riusciva ad aprire bocca. Tremava ma non aveva freddo, gli veniva la nausea ma non aveva mangiato. L’unica cosa che voleva fare era guardare il mare su quella spiaggia che aveva visto tante fasi del loro rapporto.
La notte arrivò e i due rimasero a guardare le stelle, per quel poco che gli fu concesso. Infatti, all’improvviso, la pioggia sorprese i due che si alzarono e raggiunsero di corsa l’auto.
Appena entrati, si guardarono e scoppiarono a ridere. I loro sguardi si scontrarono e Keiji fu pervaso dalla voglia di amarla più di quanto non avesse mai fatto.
Le prese il volto e la tirò a sé, baciandolo dolcemente per poi farsi travolgere dalla passione. Kenma salì a cavalcioni delle sue gambe e mentre le mani bollenti del moro spogliavano quella pelle nivea, dalle labbra della ragazza uscivano solo ansiti e gemiti.

Il sesso non fu poi così appagante. Nonostante fossero decisamente esausti ed eccitati quando si rivestirono, ricordarono il motivo per cui erano lì e la depressione li riprese nuovamente.
Keiji riaccompagnò Kenma a casa. Il viaggio fu nel silenzio più assoluto così come i saluti freddi che si scambiarono. Avevano fatto sesso, forse sarebbe stato il più bello della loro vita, ma non riuscirono ad esprimere niente e si congedarono come due estranei.
Kenma salì in camera sua e si chiuse dentro. Non stava ancora benissimo e aveva capito che quel malessere era dettato dal fatto di essere appena stata lasciata, ma non fece nient’altro che prendere un’aspirina e mettersi a dormire.
Il giorno dopo, i genitori di Kenma uscirono e Kuroo entrò di soppiatto, andando poi in camera sua e stendendosi di fianco a lei. L’abbracciò, accarezzandole i capelli e rabbrividendo non appena sentì i suoi piedi gelidi farsi strada tra le sue gambe mentre il viso si nascose tra le sue braccia, iniziando a piangere.
Rimasero abbracciati tutto il giorno, in quella stanza buia e silenziosa, dove solo il pianto della ragazza riecheggiava. I genitori dei due pensarono che si stessero godendo gli ultimi momenti insieme, ma quando la madre non li vide scendere per cena capì che qualcosa non andava.
Salì di sopra e senza neanche chiedere il permesso, entrò. Kenma dormiva contro il petto di Kuroo che, al cellulare, gli faceva le coccole.
La donna gli chiese cosa fosse successo e lui glielo spiegò. Lei, al sentire quella notizia, ne rimase molto male… gli piaceva Keiji e sapeva quanto Kenma gli fosse affezionata. Desiderava chi fosse un rimedio ma l’unica cosa che poteva fare era lasciare che la figlia partisse da sola.

La mattina successiva l’accompagnarono all’aeroporto. Il gate stava già imbarcando, così i genitori la strinsero, le fecero le raccomandazioni e le diedero altri soldi per il viaggio.
Kuroo fu quello che la strinse più di tutti. Era la sua migliore amica, la sua vicina di casa, il suo primo amore... era tutta la sua vita e non si sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa.
«Chiamami quando arrivi e se hai bisogno di qualcosa o c’è qualcosa che non vuoi dire ai tuoi, scrivimi. Per qualsiasi cosa, se hai bisogno di soldi, favori… e se la notte non dormi o ti senti sola, chiamami su Skype e ti farò compagnia. Va bene?» la ragazza annuì e guardò la sua famiglia. Li abbracciò un’ultima volta e si diresse verso il gate.
Passò dall’altra parte e si sedette ad aspettare l’imbarco. Sapeva che sarebbe stata dura da solo in una città sconosciuta, ma doveva farcela per Kuroo e per i suoi genitori che avevano risposto in lei tutta la loro fiducia.
Sperava che anche Keiji venisse a salutarla, ma sapeva che non sarebbe successo e non si illuse più di tanto, invece lui era lì, nascosto dietro a una colonna in disparte con aria triste e le lacrime che già gli solcavano il viso. Voleva dirle che sarebbe andato tutto bene ma nemmeno lui ci credeva e sapeva che lo stesso valeva per Kenma.
Chiamarono il volo e la bionda salì sull’aereo, sedendosi al suo posto. Non riusciva a credere di stare facendo quel passo da sola, ma doveva andare avanti per tutti quelli che le volevano bene e le avevano permesso di partire.



NdA: Buonsalve a tutti.
Finalmente ho scritto un capitolo più lungo dei miei soliti… spero che vi sia piaciuto perché è quello che ho amato di più scrivere.
Nel caso non fosse cosi mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** XIV - Decision ***


Banner by MikipinArt

XIV
Decision


Passò un mese. Kenma nonostante si fosse ambientata, non riusciva a concepire tutto il caos della metropoli. Il senso di malessere che l’aveva colpita quando aveva chiuso con Keiji non si era ancora alleviato, anzi, era molto peggiorato e la nausea la colpiva ogni mattina, puntuale come un orologio svizzero.
Si era chiusa in casa da una settimana, guardando il calendario. «Ma non era oggi? Non posso aver sbagliato i calcoli.» si ripeteva, leggendo i numeri e contando i giorni passati dal ciclo precedente.
Non riusciva a capacitarsi del perché le fosse saltato, ma lo intuì, quando il mese successivo le venne un conato vedendo degli organi animali durante una lezione di anatomia. Dovette correre in bagno a vomitare e quando lo stomaco decise che era finita, si sedette sul water e chiuse gli occhi, tenendosi la testa tra le mani.
«Non è che, quella sera… no, no impossibile. Non può essere così… non deve.»
I giorni iniziarono a passare e con essi aumentò l’appetito quasi inesistente di Kenma e le sue nausee mattutine. Un giorno, per scrupolo, decise di fare un test.
«POSITIVO! COME DIAVOLO FA AD ESSERE POSITIVO? No, ci sarà sicuramente un errore.»
Non sapeva cosa fare, erano passati​ già due mesi e mezzo e lei non riusciva a mettere chiarezza nel suo cervello. Avrebbe dovuto chiamare Keiji? Kuroo? No... nessuno avrebbe dovuto saperlo. Doveva abortire!

Andò in una clinica privata e si informò per bene, una ginecologa l’accolse e la fece sdraiare sul lettino. Le scoprì la pancia e ci spalmò un gel freddo, accendendo il monitor, iniziando l’ecografia e a cercare qualcosa che Kenma sperava non ci fosse. La donna armeggiò con il macchinario per qualche istante, mosse ancora la sonda e Kenma trattenne il fiato. Non sapeva perché, se nella speranza di sentirlo o del contrario ma poi lo udì… un rumore che non aveva mai udito prima. Così veloce che le sembrò impossibile fosse un battito cardiaco.
L’ostetrica ruotò lo schermo verso di lei. «Abbiamo il battito. Congratulazioni.»
Doveva congratularsi veramente? Cosa c’era da essere felice? Lei era incinta e tutta la sua vita a puttane ma sullo schermo un’immagine grigia, confusa e tremolante la fece desistere dal ribattere: al centro, uno sfarfallio simile al battito d’ali di colibrì per quanto veloce, e una banda colorata che monitorava le pulsazioni di quel piccolo cuore.
A quell’immagine anche Kenma avvertì il suo stesso cuore perdere un battito per poi accelerare. Si sentì stordita. Una nuova emozione fiorì nel suo petto. Un amore incondizionato che non aveva mai provato prima, senza forma, senza nome, ma così grande da soffocarla. E in un secondo seppe che avrebbe fatto di tutto per difendere quella fragile vita che stava crescendo dentro di lei.
La ginecologa sorrise e lei sentì la pressione della sonda sul ventre alleviarsi, quando la allontanò. Lo schermo si spense e Kenma notò immediatamente che le mancava qualcosa: voleva vedere di nuovo quell’immagine, sentire ancora quel suono.
Stava per chiederle di riaccenderlo ma fu troppo tardi, la dottoressa si era già alzata e le aveva già passato alcuni fazzoletti per ripulirsi dal gel, dirigendosi verso la scrivania.
Quando la giovane la raggiunse, stava appuntando qualcosa nella sua cartella. «Dalle immagini si direbbe che sei di nove settimane, ti risulta?» lei non rispose, limitandosi ad annuire. «Hai ancora un po’ di tempo​ per decidere di abortire ma se ne sei sicura, basta che firmi alcuni moduli.»
Una gravidanza le avrebbe rovinato tutto. Avrebbe distrutto il suo presente e il suo futuro. Ma in quel momento, dopo aver visto quel piccolo cuore battere veloce lì, dentro di sé, non ne fu più così certa.
L’ondata di emozioni che quel suono le aveva concesso fu qualcosa di così bello da non riuscire a crederci. Alcune lacrime le rigano le guance e la dottoressa, intenerita, le passò alcuni fazzoletti, ma Kenma non li prese e si portò le mani sul ventre.
Non aveva nessuna intenzione di rinunciare a quella scintilla di vita che stava crescendo dentro di lei. Nemmeno se i suoi genitori, Kuroo… Keiji… fossero stati contrari.



NdA: No, no! Mettete giù i sassi…
Ok, forse merito una recensione negativa dopo questo capitolo, ma spero non succeda. Anche questo è piuttosto più lungo in confronto ai miei standard, ma spero che vi sia piaciuto nonostante ciò che è accaduto.
Nel caso non fosse cosi mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** XV - Merry Christmas ***


Banner by MikipinArt

XV
Merry Christmas


Cinque mesi… erano già passati cinque mesi da quando Kenma si era trasferita. Sembravano così tanti ma era solo l’inizio.
Kuroo la sentiva tutti i giorni e ogni giorno si vedeva con Bokuto per uscire a rimorchiare. Keiji, invece, era sparito. Nemmeno Koutarou, che era il suo migliore amico, riusciva più a vederlo o a sentirlo.
Oltretutto, come se non bastasse, la notizia dell’imminente matrimonio uscì su tutti i giornali allegata da foto di Akaashi e Evelyn in un bar, intenti a sorseggiare due cappuccini e si sa che le notizie girano in fretta, arrivando persino a Londra.
Kuroo e Bokuto infatti, avevano fatto particolare attenzione a non dire nulla, ma la bionda lo venne a sapere da internet e ne soffrì parecchio.
Andare all’università diventava sempre più difficile per lei, studiare e concentrarsi era quasi impossibile dato il fardello che portava. Non voleva deludere nessuno così si mise la lingua in mezzo ai denti e decise che avrebbe tirato avanti con il suo bambino, da soli. Dopotutto il papà era un uomo fidanzato, non avrebbe potuto lasciare la ragazza per tornare da lei… da loro.
Con i mesi che avanzavano, qualcosa iniziava a intravedersi sotto i vestiti costringendola a mettere abiti larghi. Era dura per tutti, soprattutto Kuroo che almeno per Natale sperava di riabbracciare l’amica. Le chiese se riusciva a tornare ma lei gli rispose negativamente, così lui, in segreto, partì per Londra. Raggiunse l’università e trovò l’appartamento che teoricamente Kenma avrebbe dovuto condividere con Akaashi.
Bussò alla porta che si aprì poco dopo, rivelando quella figura minuti dai lunghi capelli biondi arruffati e il pigiama con i coniglietti. La pancia tonda sporgeva dalle forme del tessuto e Kuroo la notò immediatamente. «Kenma, ma… tu sei…»
La ragazza si poggiò la mano sul ventre e fece un sorriso amaro. «Incinta? Sì, un po’…»
L’ex capitano della Nekoma entrò, poggiò le sue valigie a terra e la guardò negli occhi. «Che significa? Perché non mi hai detto nulla?»
«Mi avresti convinto ad abortire.»
«Cosa? Stai scherzando, vero? E’ stupendo… cioè diventerò zio!» sorrise e le prese il polso, tirandola a sé e prendendola tra le braccia. «Però… Kenma, chi è il padre?»
«Un ragazzo di qui… ci siamo visti in un locale.»
Quelle parole furono una pugnalata al cuore di Kuroo. «E dov’è adesso?» aveva quasi il terrore di saperlo.
«Mi ha lasciato...»
«Kenma, non puoi crescerlo da solo. E l’università? E… e Akaashi? Dovresti dirglielo.»
«AKAASHI? AKAASHI STA PER SPOSARSI. E’ troppo impegnato a far uscire le sue foto su qualche giornale, non ha tempo per me e i miei problemi. Inoltre è mia figlia, Kuro… la manterrò io. Io e nessun altro.»
«A... aspetta. E’ una bambina?»
«Sì, nascerà ad aprile. A giugno volevo tornare a Tokyo per l’estate così da farvela conoscere.»
«Sì, ti prego.» la abbracciò con le lacrime agli occhi, baciandole dolcemente i capelli. «E’ il più bel regalo di Natale che tu potessi farmi.»
Quando tornò a casa, la settimana successiva, disse ai suoi genitori e a quelli di Kenma della gravidanza e dopo un po’ di stupore iniziale, la chiamarono su Skype, iniziando tutti a piangere alla vista di quel ventre tondo. Ormai tutti sapevano della futura nascitura, tranne il vero padre che, nel frattempo, era impegnato a prenotare sale per i ricevimenti e a presenziare a cene importanti.



NdA: Lallallalà…
E’ stato difficile scrivere questo capitolo. Spero che vi sia piaciuto ma, nel caso non fosse cosi, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** XVI - Promise ***


Banner by MikipinArt

XVI
Promise


Tutto sembrava filare liscio fino a quando al nono mese, a Kenma non si ruppero le acque. Andò in ospedale e dopo molte ore di travaglio, la piccola venne alla luce. Kuroo fu l’unico ad entrare in sala parto, tant’è che le infermiere e l’ostetrica si guardarono confuse, quando scoprirono che lui non fosse il padre.
Il ragazzo rimase a Londra per un po’, assicurandosi che la ragazza stesse bene e a giugno si imbarcarono entrambi per tornare a casa.
La famiglia di Kuroo aveva organizzato una festicciola per darle il benvenuto e quando Kenma arrivò a casa dei suoi genitori, ad attenderlo c’era anche Bokuto.
Il ragazzo si avvicinò a lei e l’abbracciò stretta, nonostante non si conoscessero molto, era mancata anche a lui più per quanto ne parlasse il suo migliore amico, che per altro.
La neo mamma, prese la piccola Yumi dalla carrozzina e gliela mise tra le braccia. Lui la guardò e quando spalancò gli occhi grigi, alcune fotografie gli tornarono alla mente.
La mamma di Akaashi le teneva sul caminetto, erano foto sue da bambino. Quella piccolina, di appena pochi mesi, era identica al suo ex alzatore.
Bokuto si avvicinò a Kuroo con la bimba tra le braccia e lo guardò negli occhi.«Bro, chi è il padre?»
«Mh? Un ragazzo di Londra, a quanto so.»
«Sei sicuro? Te lo ha fatto conoscere?»
«No, non me lo ha fatto conoscere. Si può sapere qual è il problema?»
«No, nessuno.» gli passò Yumi. «Vado un attimo in bagno, voi iniziate pure.» salì di sopra e prese il telefono, scrivendo un SMS: “Dove diavolo sei? Vieni subito da Kuroo, devi vedere una cosa.
Scese di nuovo in giardino dove la famiglia del moro aveva allestito dei tavoli con il rinfresco. Kenma era seduta sull’altalena di quando lei e Tetsurou erano piccoli e rideva, guardando l’amico che faceva le boccacce alla bimba.

Keiji sapeva che Kenma sarebbe tornata e quando lesse quel messaggio, si mise subito in macchina e guidò fino al terratetto dei genitori del ragazzo.
Parcheggiò e scese, affacciandosi dal cancello sul retro e osservandola sorridere. Inizialmente non capì perché Bokuto l’aveva fatto correre lì, sapendo i trascorsi tra loro poi vide Kuroo dargli la bambina e sgranò gli occhi. La bionda iniziò a cullare quella creaturina facendola addormentare, le baciò la guancia e la mise di nuovo nella carrozzina.
Entrò dal cancellino e si avvicinò a lei, rimanendo in piedi a guardarla, restando in silenzio.
Quando Kenma si accorse di Akaashi, non disse nulla. Sorrise ai suoi genitori e a quelli del suo migliore amico e si alzò dall’altalena, dirigendosi dentro casa verso la camera di Kuroo. Keiji la stava seguendo, lo sapeva bene.
«B… bentornata.» le disse non appena furono soli in quelle quattro mura.
Lei si sedette sul letto e lo guardò. «Grazie.»
«Kenma, quella bambina…»
«Quella bambina non è tua… se sei venuto qui per questo, puoi anche tornare dalla tua fidanzata. Non hai nessun figlio al di fuori del matrimonio.»
Una pugnalata avrebbe fatto meno male. «Vorrei fare un test del DNA… mi dispiace chiedertelo così, io vorrei fidarmi della tua parola ma quella bambina mi somiglia troppo e il suo concepimento dovrebbe coincidere con quando lo abbiamo fatto.»
«Non hai nessun diritto su di lei… non ci sarà nessun test. Cosa ti fa credere che sia tua?»
«Kenma, per favore.»
«Keiji…» sospirò, abbassando lo sguardo. «Vai a casa, fatti una famiglia e lasciami in pace. Yumi è mia figlia, non saprà niente di suo padre, soprattutto quando a settembre torneremo a Londra.»
«No, non lo accetto… non ti lascio crescere NOSTRA figlia da sola. Non la lascerò crescere senza sapere che ha un padre che le vuole bene.»
«Tu mi hai lasciato per seguire tuo padre e quell’americana. Vuoi veramente farti diecimila chilometri per vedere tua figlia?»
«Ne farei anche il doppio per lei…»
«Non credo che la tua fidanzata sarebbe d’accordo.»
«Mi odi davvero così tanto?»
«IO NON TI ODIO, DANNAZIONE!» si mise a piangere. «Io ti amo… ti amo anche se mi hai lasciato, anche se non mi hai mai scritto. Io ti amo, Keiji… ma non è questa la vita che voglio per mia figlia. Voglio che abbia una mamma e un papà, e che siano tutti insieme… non che il papà abbia un’altra famiglia.» si avvicinò a lui e iniziò a prenderlo a pugni sul petto. «Perché mi hai lasciato? Perché hai dovuto seguire le orme di tuo padre? Io vorrei odiarti Keiji, ma non ci riesco.»
La lasciò sfogare e le afferrò i polsi. «Ti amo anch’io… più di quanto tu non creda.» le asciugò le lacrime per poi baciarla dolcemente. «Ti prego, dammi una seconda opportunità.» avrebbe fatto di tutto per lei, anche mandare tutto a monte a meno di tre mesi dal matrimonio.
«Ti prego, dimmi che la lascerai.»
«Lascerò ogni cosa per te e per lei.» quelle parole la convinsero, lo guardò e si sollevò sulle punte per baciarlo. «Mi sei mancata.» le accarezzò i fianchi dolcemente.
«Anche tu.» sorrise e lo baciò nuovamente. «Ti va di conoscerla?»
«Sì, non vedevo l’ora.» le sorrise e mano nella mano scesero in giardino sotto gli sguardi stupiti di tutti. Si sedettero su una panchina e Kenma prese la piccola dalla culla, posizionandogliela tra le braccia. «Ti presento tua figlia, Yumi.»
«Ehi, ciao piccolina. Dio, quanto sei perfetta.» con un braccio avvicinò la ragazza al suo fianco, baciandole una guancia. «E’ bellissima Kenma, come te.»
Per la prima volta, le guance della bionda si colorarono nuovamente di rosso. «No, lei lo è molto di più.»



NdA: Sto male io stessa, lo ammetto…
Spero di non essere caduta troppo nella trappola dell’OOC con loro due, ma ormai non ci giurerei.
E’ stato veramente difficile scrivere questo capitolo ma spero che vi sia piaciuto. Nel caso non fosse cosi, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** XVII - Senseless Love ***


Banner by MikipinArt

XVII
Senseless Love


«Signorina Kozume?»
«Sì?»
«Salve, sono Arinori Akaashi… il padre di Keiji. Ha due minuti da dedicarmi?»
Quelle parole la fecero sussultare e rabbrividire. L’uomo di fronte a sé era alto, con dei capelli neri, molto curati e due occhi grigi, decisamente glaciali. «S… sì.» si sedettero a un tavolino di quel cafè dove Kenma pensava di star per incontrare un altro Akaashi.
«Vuole qualcosa?» le chiese con finto interesse. Lei scosse la testa e lo guardò ordinare il suo caffè. «Ho saputo di voi due e di vostra figlia Yumi… e ho creduto che fosse meglio venirle a parlare di persona.» guardò la bimba che dormiva della carrozzina, distogliendo lo sguardo con una smorfia. «Lei deve lasciare mio figlio, signorina.»
«Come, scusi?»
«Mi ha sentito bene. Keiji non ha bisogno di rovinarsi la vita a diciannove anni con una bambina e un amore sconclusionato.»
«Amore sconclusionato? Ma come…»
«Si calmi, signorina Kozume. Sappiamo entrambi qual è la strada migliore per Keiji e lei capirà che sicuramente non è con voi.»
Quelle parole la fecero riflettere. Sapeva che quell’uomo aveva ragione, sapeva che lei e sua figlia gli avrebbero distrutto qualsiasi carriera lui avesse scelto. Ed era quello che desiderava? No, certamente no. Voleva che Keiji fosse felice e se per farlo, doveva lasciarlo, lo avrebbe fatto.
Abbassò la testa e l’uomo sorrise, capendo di aver vinto. «Non sia triste, signorina. Evelyn sarà un’ottima moglie per Keiji. Qui le ho lasciato qualcosa che la convincerà definitivamente a lasciarlo e un piccolo incentivo di 10000 yen… non sono così meschino da farle mantenere sua figlia da sola.» le passò una busta bianca e si alzò. «Le auguro di essere felice a Londra.»



NdA: Mi starete odiando… troppo tardi, ci penso già io.
Odio con tutta me stessa il padre di Akaashi e l’idea era di farlo odiare anche a voi. Non c’era modo migliore, se non tendere un’imboscata a Kenma che credeva di dover incontrare Keiji e donarle dei soldi per lasciare il figlio.
Sto notando che le views sono un po’ calate e me ne dispiaccio ma porterò comunque avanti London Calling, fino alla sua conclusione… manca poco, la fine arriverà con il capitolo XXI.
Ogni capitolo sta diventando sempre più complicato, ma io spero sempre che vi piacciano. Nel caso non fosse cosi, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** XVIII - Fuck Off ***


Banner by MikipinArt

XVIII
Fuck Off


«Keiji, io e te non possiamo stare insieme.» la sua voce tremante tradiva la freddezza con cui pronunciò quelle parole.
«Cosa?» si era presentata a casa sua con mezz’ora di anticipo e un’espressione sofferente. «Perché?»
«Io… io non riesco.» stava per piangere. «Sono passati due mesi da quando sono tornata e tu non hai ancora lasciato quella ragazza.»
«Kenma… non è così semplice.»
«NON E’ SEMPLICE? Però quando hai lasciato me, lo è stato, vero?»
«No, che stai dicendo? Io ci ho provato, ti giuro.»
«AH, VERAMENTE? E QUESTE COME LE SPIEGHI?» gli lanciò una busta sul tavolino e lo guardò. Il ragazzo l’aprì e si ritrovò di fronte al sé stesso del giorno prima che baciava Evelyn in un ristorante.
«Queste foto come… Kenma mi hai fatto seguire?»
«Secondo te lo avrei mai fatto? Me le ha date tuo padre. Dio mio, non credevo fossi il tipo da tenere un piede in due scarpe.»
Keiji la guardò sconvolto e cercò di avvicinarsi ma lei si scostò. «Kenma, non lo sono.»
«E allora dimmi quando hai intenzione di lasciarla.»
«Io… non lo so.»
«Molto bene, allora per me il discorso finisce qui.» prese la borsa a tracolla e ne estrasse un’altra busta più piccola, tirandogliela. «Stronzo tuo padre e stronzo pure tu. Vaffanculo Akaashi.» si voltò e uscì dalla porta, sbattendogliela in faccia.
Rimase così, Keiji, a fissare la porta chiusa, con la bocca aperta e gli occhi lucidi. Da quanto Kenma non lo chiamava per cognome?



NdA: Ho paura di ricevere tante botte per questo capitolo.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** XIX - Outburst ***


Banner by MikipinArt

XIX
Outburst


«Ehi, bionda.» la voce chiassosa di Bokuto interruppe i suoi pensieri. Si fermò e si voltò, vedendolo correre verso di lei.
«Bokuto? Non dovevi andare al cinema con Kuro?»
«Sì, ma ha conosciuto una ragazza ieri sera e oggi sono usciti insieme.» alzò le spalle e la guardò. «E tu? Non avevi un appuntamento con Akaashi?»
«L’ho lasciato.»
«COSA? PERCHE’?»
«Non ha ancora lasciato Evelyn. Ieri si sono incontrati e… e ho delle foto dove si baciavano.»
«Foto? Lo hai seguito per caso?»
«COSA? NO! Ma per chi mi avete preso tutti? Me le ha date suo padre.»
«E come fai a sapere che non sono foto vecchie?»
«Aveva al polso un braccialetto che gli ho regalato l’altro giorno.» sospirò e abbassò lo sguardo.
Koutarou si sentì colpevole. Cercava solamente di aiutare il suo migliore amico, ma era indifendibile. «Kenma, ti va andare a prendere un gelato?»
«Sì, per favore.»

Davanti a quella gelateria, seduti su quella panchina, Bokuto riuscì a parlare con Kenma, senza essere l’unico ad aprire bocca.
Fu lei a iniziare il discorso, dicendogli quanto fosse delusa di Keiji ma anche quanto lo amasse, per lasciarlo a quell’americana. Odiava il fatto di dover partire nuovamente da sola, con la sua bambina e vivere un altro anno a Londra senza poter vedere nessuno.
Si sfogò, Kenma. Quel giorno la ragazza mite e chiusa diede fiato a tutti i suoi pensieri, alle sue paure e alle sue emozioni, e l’unico ad ascoltarla e a consolarla, era quel ragazzo con i capelli dal colore e dalla piega improbabile.

Voleva andarsene, sparire.
Preparò la valigia quella sera stessa, per sé e per Yumi. Non si sarebbe tirata indietro quella volta, non avrebbe ceduto di nuovo alle scuse di quel verme che era Akaashi. Chiuse in quella valigia il suo futuro con la figlia, non le sarebbe importato nient’altro se non di lei.
Avrebbe chiuso il suo cuore a chiunque le si fosse presentato davanti e non lo avrebbe aperto a nessun altro… o almeno questo era quello che credeva.



NdA: Visto che come vi anticipavo, la storia si conclude al capitolo XXI, sto cercando di portarla avanti adesso.
Vi ringrazio per tutte le vostre recensioni e le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** XX - With You ***


Banner by MikipinArt

XX
With You


Sentì suonare il campanello e si affacciò alla finestra. Kuroo era di sotto che aspettava con un’espressione strana, un misto tra l’eccitato e il preoccupato.
«Sto mettendo Yumi a letto, passa dal retro.» Tetsurou alzò lo sguardo e le sorrise, correndo verso la porta sul retro. Kenma lo udì salire i gradini di volata, entrando immediatamente nella camera.
«Come mai tutta questa fretta?» non si voltò neanche a guardarlo, non c’era bisogno e Kuroo non si sarebbe offeso per quello.
«Bokuto mi ha raccontato…» si avvicinò a lei e le prese le mani, facendola voltare verso di sé. «Voglio venire con te a Londra.» quelle parole ebbero la capacità di far sussultare il cuore di Kenma, che lo fissò senza aprir bocca, causando un’eccessiva apprensione da parte di Kuroo. «Ti dispiace?»
«N… no, ma perché?»
«Perché non voglio starti lontano per un altro anno… Kenma, io non ce la faccio.» le prese il volto tra le mani e la tirò a sé, baciandole le labbra con così tanta dolcezza da farle male.
Bacio che ricambiò con un impeto quasi disperato, aggrappandosi alla sua maglietta, stringendola talmente forte da farsi venire le nocche bianche.
Aveva bisogno di Kuroo nella sua vita, non sarebbe mai partita senza che lui fosse d’accordo e sapere che lui volesse seguirla, in un certo senso la rassicurava.
Si staccò con il fiatone e lo guardò, lui fece lo stesso ed entrambi scoppiarono a ridere, ma Tetsurou smise immediatamente al suono cristallino di quella risata così rara. Ne rimase incantato e non poté frenarsi quando le sue labbra reclamarono nuovamente quelle di Kenma.

Parlarono molto quella notte e Kuroo finalmente le disse la verità sui suoi sentimenti e su ciò che provava da quando aveva nove anni. Dormirono nuovamente insieme quella notte, non succedeva dal giorno prima di tornare a Tokyo.
Quella fu la prima notte in cui Kuroo non dovette correre in bagno a soddisfarsi da solo. Quella fu la prima notte in cui, finalmente, poteva dimostrarle l’effetto che il suo corpo gli causava.



NdA: ECCOCI! FINALMENTE LA KUROKEN.
Spero questa scelta non abbia sconvolto nessuno ma, come avevo accennato, anche la KuroKen avrebbe avuto i suoi momenti.
Spero anche che questo capitolo vi sia piaciuto. Vorrei veramente sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Al prossimo capitolo, un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** XXI - The End ***


Banner by MikipinArt

XXI
The End


«PAPA’.» Yumi corse verso Keiji, alzando le braccia verso di lui.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e dopo averla presa in braccio, le baciò una guancia. «Tanti auguri, piccola. Dov’è la mamma?»
La bimba, che assomigliava in tutto e per tutto al padre ma aveva il carattere esuberante dello zio Kuroo, indicò la cucina. Akaashi sorrise e la mise a terra, porgendole il suo regalo e accarezzandole la testolina.
Si diresse verso la porta che gli aveva indicato la figlia e l’aprì, trovandosi davanti Kenma indaffarata nello sfornare la torta per il compleanno della bambina.
«Ti aiuto?» le domandò avvicinandosi. Lei si voltò di scatto e gli sorrise non appena lo vide.

Nei cinque anni passati lontani, i loro diverbi si erano attenuati. Kenma aveva finalmente trovato una stabilità emotiva con Tetsurou e Keiji aveva accettato di sposare Evelyn, da cui purtroppo non era mai riuscito ad avere figli.
Si alzò da terra, tenendosi con le mani al mobile della cucina, per poi portarle alla base del pancione e lo abbracciò forte. «Come è andato il viaggio?»
«Bene… sono un po’ confuso a causa del jetlag, ma è stato molto tranquillo. Vedo che il piccolo Haruhiko, cresce.» le accarezzò dolcemente il ventre.
«Eh già… spero stavolta assomigli a me e non diventi alto come il suo papà.» sorrise e si sedette al tavolo. «Evelyn come sta?»
«Abbiamo divorziato.» sussurrò con voce calma, senza il minimo sentimento.
«Oh, mi dispiace…»
«Non devi… sono stato io a lasciarla. Ho capito che continuare una relazione così non aveva senso. Adesso però c’è un’altra persona al mio fianco.»
Kenma rimase sorpresa di quella confessione e lo guardò confusa, in attesa che dicesse altro. Il ragazzo le sorrise e sospirò. «Bokuto…»
«BOKUTO?»
«Beh, sì… Bokuto. Mi è stato molto vicino in questi anni e mi sono accorto che forse i miei problemi con Evelyn erano dettati anche da questo.»
Non sapeva cosa dire. Non che avesse qualche problema a riguardo ma quella notizia l’aveva stupita.
Sapeva che Keiji aveva un rapporto speciale con Bokuto ma non riusciva ad immaginare che dietro quel rapporto ci potesse essere qualcosa di più.
Voleva che fosse felice e se l’unico a renderlo tale era proprio quel confusionario di Koutarou non si sarebbe certo opposta.
Gli prese la mano e gli sorrise con dolcezza. «Sono felice per te, Akaashi.»
«Quante volte ti ho ripetuto di chiamarmi per nome?» rise.
«Hai ragione…» rispose. «Keiji.»



NdA: LA FINE.
Finalmente questa storia ha trovato la sua conclusione.
Spero vivamente che la mia decisione di far finire la storia con le coppie “canon” non abbia sconvolto nessuno.
Spero anche che questo capitolo vi sia piaciuto e con questo anche la mia storia. Vorrei veramente sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Un bacio.
Raja_

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3685470