Behind The Reason

di Kaimy_11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Semplicemente ***
Capitolo 2: *** Brividi ***
Capitolo 3: *** Peccato ***
Capitolo 4: *** Molto ***



Capitolo 1
*** Semplicemente ***


1. Semplicemente

 

 

 

 

 

 

 

-Non è del tutto vero che i ragni fanno paura solo alle ragazze!- Precisa Will, trattenendo una risata. -E poi non è che mi fanno paura, mi infastidiscono!-

Christina scuote la testa e gli da un live pugno sugli addominali. -Se erano nel tuo scenario della paura, vuol dire che non ti fanno solo schifo!-

-Devo concordare con lei!- Dichiaro, sollevando la bottiglia di birra che ho in mano per berne un sorso.

-Ti ci metti anche tu?- Mi ammonisce il mio amico. -È vero: non mi piacciono! Piccoli e con tutte quelle zampe, sono orribili!-

Rido, soprattutto quando Christina imita goffamente l’espressione seria del ragazzo.

Will è il migliore amico che avevo fra gli Eruditi, anzi l’unico. Sono nata nella fazione degli intelligenti, ma il mio spirito contro corrente non mi ha mai reso conforme alle loro regole, impedendomi di ambientarmi e di trovare qualcuno che mi accettasse. A scuola mi tenevano preventivamente a distanza, ma Will era diverso. Lui ha sempre preso le mie difese e mi è stato vicino anche quando non sapevo di avere bisogno di lui.

Ne abbiamo combinate tante insieme e, quando anche lui ha capito di voler cambiare fazione e passare agli Intrepidi, ci siamo promessi di non allontanarci.

Durante la nostra iniziazione, che si è appena conclusa dopo il test finale, lui ha legato molto con Christina, una ex Candida, ed è evidente che tra loro stia nascendo qualcosa di più di una semplice amicizia. Sono felice per lui, stanno bene insieme e finalmente siamo tutti dei veri Intrepidi, senza dover sostenere altre prove estenuanti per dimostrare la nostra forza o il nostro coraggio.

-Sei agitata per domani?-

Mi volto appena a guardare la mia amica Sasha, appoggiata alla ringhiera accanto a me.

Non so cosa abbia spinto una ragazza cresciuta tra le campagne dei Pacifici a vedere in me la sua ideale compagna di scorribande, so solo che è da quando ci siamo lanciate dal tetto per accedere alla nostra nuova residenza che non mi molla più. Non mi dispiace, con il mio caratteraccio, davo per scontato di ritrovarmi sola contro tutti. Invece è arrivata lei, che come follia mi supera decisamente, ed è sempre allegra, anche se ignoro come ci riesca.

-Noi andiamo!- Ci saluta Will, mentre si allontana con Christina. Lo saluto con la mano e torno a guardare Sasha.

-Per cosa dovrei essere preoccupata?- Le chiedo, stringendomi nelle spalle.

Lei alza gli occhi al cielo. -Forse perché domani decideremo il lavoro che faremo per il resto della nostra vita?-

Effettivamente non ha tutti i torti, ma non voglio pensarci adesso.

-So già cosa farò!- Le dico.

-Beata te!- Sbuffa. -Essendo arrivata quinta in classifica, puoi scegliere. Ma io che sono finita ultima, mi dovrò accontentare di quello che trovo!-

Inizio a far dondolare la bottiglia che tengo in mano e mi mordicchio il labbro inferiore. Siamo ancora vicine alla ringhiera e il Pozzo è stracolmo di gente in visibilio. L’iniziazione è finita e festeggiano tutti, non solo i nuovi ammessi, c’è chi ride e scherza mentre altri si sfidano in duelli amichevoli.

È quasi completamente buio e le poche luci sono soffuse, per via delle leggi cittadine sul risparmio energetico nelle ore serali, e c’è talmente tanto baccano che fatico a sentire la mia stessa voce.

-Non mi sembri felice, quando in realtà dovresti esserlo. Voglio dire, sei stata forte!- Mi dice.

-Se lo dici tu...-

La verità è che non ho dovuto aspettare il risultato del mio test attitudinale per capire che sarei diventata un’Intrepida, dato la prima volta che ho rotto il naso ad un mio compagno di scuola avevo sei anni. Peccato che la nostra città ha regole ferree sulla divisione in fazione, ed è inammissibile che un bambino dica apertamente che sarà un trasfazione. Perciò, dopo tutti i rimproveri che ho dovuto sorbirmi e dopo tutte le ostilità, mi aspettavo un maggiore successo durante l’iniziazione nella fazione che ho sempre sognato.

-Su col morale, abbiamo superato l’iniziazione più difficile di tutte!-

Sto per risponderle ma, senza preavviso, Sasha fa una faccia strana e devia lo sguardo dal punto in cui guardava.

-Devo fare una cosa, ci vediamo al dormitorio!- Mi avvisa, avvicinandosi al mio orecchio.

Faccio un cenno e bevo un altro sorso di birra.

Quando la vedo divincolarsi fra la folla per allontanarsi di tutta fretta, come se stessa fuggendo da un fantasma, sospiro e decido di spostarmi anch’ io, dato che sono rimasta da sola. Il mio errore sta nel distaccarmi dalla ringhiera troppo in fretta e senza nemmeno guardare in avanti.

Urto contro qualcuno decisamente più forte e alto di me e rimbalzo indietro barcollando. Quando sollevo lo sguardo, il mio cuore manca un battito e perdo per un attimo il fiato.

Il ragazzo contro cui sono finita non è un Intrepido qualunque, ma bensì il più giovane dei capofazione. Chiunque tremerebbe al suo cospetto, tanto più dopo essergli finito rovinosamente addosso, ma non è per paura che smetto di respirare.

Eric ha supervisionato l’iniziazione di quest’anno e, per quanto mi scocci ammetterlo, ho sempre cercato di dimostrarmi all’altezza di ogni suo sguardo. Cercavo di dimostrargli che ero forte e, quando mi indirizzava un’ occhiata compiaciuta dopo avermi visto vincere un combattimento, ne ero entusiasta.

È stato lui a scoprire che ero particolarmente brava a sparare e mi ha inserito in un addestramento speciale per le armi da fuoco. Certo, mi ha anche promesso un biglietto in omaggio di sola andata per il primo treno verso gli Esclusi nel caso gli avessi fatto fare una figuraccia con l’istruttore a cui mi aveva personalmente raccomandata, ma alla fine è andato tutto bene. Non so ancora per quale motivo si sia preso il disturbo di seguire i miei allenamenti, ma avevamo iniziamo ad incontrarci quasi tutte le sere al poligono e, tra un colpo di pistola andato a segno e l’altro, qualcosa è cambiato dentro di me.

Il rispetto che provavo per lui si è trasformato in apprezzamento e la voglia che avevo di mettermi in mostra è subito diventata un disperato bisogno di attenzioni.

-Questa la prendo io!- Afferma, togliendomi dalle mani la bottiglia di birra.

Lo guardo di traverso e arriccio le labbra.

Eric è prepotente e bastardo nella maggior parte delle volte, non sa cosa sia la gentilezza e mi ha sempre trattata a suo piacimento. Basti pensare al modo decisamente poco convenzionale in cui mi ha baciata per la prima volta. Si è presentato una sera al poligono mentre mi esercitavo e, senza dire una sola parola e senza darmi la possibilità di oppormi, mi ha presa con la forza e ha iniziato a baciarmi con rabbia. Sono stata tanto debole e patetica che, invece di cacciarlo via all’istante, mi sono sciolta come un ghiacciolo al sole e ho per giunta ricambiato.

Ma almeno non mi sono illusa, ed è stato un bene, considerando che dopo quell’attimo di passione rubata, non mi ha rivolto più la parola per giorni, quasi come se non esistessi più.

-Quella era mia!- Preciso, riferendomi alla bottiglia.

-Era!- Sogghigna e beve un po’ di birra senza togliermi gli occhi di dosso.

Lo sguardo di Eric è perennemente ardente, inflessibile e duro come una roccia, ha le iridi di un particolare grigio azzurro che la scarsa luminosità della residenza fa sembrare neri. C’è qualcosa nella sua mascella, tremendamente mascolina e abilmente serrata, che avvalora la sua espressione decisa e scoraggia chiunque a contraddirlo. E, nella rigidità dei suoi muscoli pressanti da sotto la giacca, è rinchiusa la fierezza del capofazione più crudele degli Intrepidi.

Forse per scoraggiare ogni mia possibile ribellione, mi mette un braccio attorno alle spalle e mi conduce via.

-Non sei già stanca di tutto questo schifoso casino?- Mi chiede, guardandosi intorno con aria infastidita.

Scuoto la testa, Eric rispecchia il lato violento e irascibile della nostra fazione, ma odia la mischia e sceglie sempre di estraniarsi.

-Ho appena superato l’iniziazione, dovrei festeggiare!- Affermo, ancora stretta dal suo braccio.

Eric fa una smorfia prima di bere qualche altro sorso. -Ed è davvero questo che vuoi?-

Sollevo il viso per cercare il suo sguardo, trovando un angolo della sua bocca arricciato per il fastidio, ma è troppo impegnato a riservare occhiate velenose a tutti quelli che gli passano accanto per considerarmi.

-Hai un’idea migliore?-

Dal modo agghiacciante in cui sogghigna, capisco subito che gli stanno passando per la mente mille idee sicuramente dannose per me. Svuota la bottiglia con un unico sorso e la getta in un contenitore quando ci passiamo accanto.

Mi conduce tra la folla e noto con una certa soddisfazione che tutti si spostano per fare passare il capofazione, ma colgo anche le eccessive attenzioni su di me.

-Non ti preoccupa che ci vedano insieme?- Chiedo, dovendo urlare per far sì che la mia voce raggiunga il suo orecchio, troppo in alto.

Le regole della fazione vietano relazione tra iniziati e membri effettivi, soprattutto se si tratta dei loro istruttori. Fino ad ora, io ed Eric abbiamo dovuto tenere nascosto il nostro legame, anche se alla fine siamo stati scoperti ugualmente e ne abbiamo subito le conseguenze.

-Sei una vera Intrepida adesso e posso farti quello che voglio!-

Non è esattamente il tipo di dichiarazione che una ragazza vorrebbe sentirsi dire, ma è questo che posso aspettarmi da lui, e non è detto che la sua arroganza mi dispiaccia. Faccio un sorrisino e alzo gli occhi al cielo.

-Sarebbe un modo carino per dire che non dobbiamo più vederci di nascosto?-

-E il mio modo per scoraggiare qualsiasi altro ragazzo a toccare ciò che è mio!-

-Stai marcando il territorio?- Indago, alludendo al suo braccio ancora ancorato alle mie spalle.

Eric si ferma, mi libera lentamente dal suo abbraccio e si passa la lingua sul labbro inferiore, mentre il suo sguardo si affila come una lama. Quando i suoi occhi infuocati si posano su di me, mi sembra quasi che possa attraversarmi ed incendiarmi dall’interno.

Mentre le sue dita si posano sotto il mio mento e lo sollevano, il suo pollice mi accarezza prepotentemente la bocca, mentre avverto un vuoto allo stomaco.

-Stai cercando di fare la furba con me?-

La sua voce è un vibrante sussurro che mi avrà fatto sicuramente arrossare le guance. Odio dargliela vinta avvampando come una ragazzina alle prime cotte ma, dal modo in cui sorride di soddisfazione, direi che ormai è troppo tardi.

Decido comunque di provare a ribaltare la situazione.

-Perché,- Inizio, maliziosa. -Non ti piace?- 

Il suo ghigno da cacciatore si amplifica spaventosamente ed io, che non sono altro che la sua preda, mi ritrovo a sopprimere un fremito. Fulmineo come un tuono, Eric mi afferra dalla giacca e mi attira contro di se, mi prende il viso con una mano e mi costringe a baciarlo. Mi stringe tanto forte che mi manca il respiro e, quando schiudo le labbra, la sua lingua pretende la mia.

Sono quasi senza fiato, soffocata dall’ondata di calore che mi assale, ma mi lascio guidare dal mio istinto e gli intreccio le mani dietro la nuca.

Eric interrompe il bacio quando vuole, senza aspettarmi e lasciandomi insoddisfatta, mi accarezza una guancia e mi sussurra all’orecchio.

-È meglio che ce ne andiamo da qui!- Soffia sul mio collo, dandomi i brividi. -E lo dico per il tuo bene!-

Nascondo un sorriso, mentre Eric mi mette una mano dietro la schiena e mi conduce verso un corridoio tra le rocce.

Tuttavia, mentre lo seguo, una particolare coppietta che si scambia effusioni cattura la mia attenzione. Sono in disparte e il bacio che si scambiano è molto casto e decisamente meno infuocato di quello che ci siamo dati io ed Eric.

La ragazza è bionda ed era un’iniziata trasfazione dagli Abneganti, mentre il ragazzo è Quattro, il nostro istruttore.

-Hai visto?- Chiedo ad Eric, indicandogli i due con il mento.

Lui si volta a guardarli e scopre i denti dal disgusto. Da quello che mi ha raccontato, lui è Quattro si sono sempre detestati. Per di più, è evidente che non eravamo gli unici ad avere una relazione proibita, ma Quattro non è stato né scoperto né punito, a differenza nostra.

-Vuoi scherzare? Rigidi che si accoppiano pubblicamente?- Enfatizza.

-È una cosa grave?-

-Decisamente!- Conferma, coprendomi gli occhi con entrambe le mani. -E non guardare, o potresti diventare cieca!-

Rido mentre mi spinge frettolosamente via, lasciamo il Pozzo e mi libera dalle sue mani.

-Spero per te che ti piacciano i veri uomini!-

Mi stringo nelle spalle ma gli nego una risposta.

-E poi, sai…- Sogghigna e la sua voce si fa sottile e pungente. -Magari potrei avere anch’io qualcosa di rigido…-

Mi si smorza l’aria nei polmoni mi mordo il labbro ma, sapendo già di aver cambiato tonalità delle guance, deciso di starmene zitta e buona. Ovviamente non mi lascio sfuggire il sorriso puramente bastardo che si disegna sul volto arrogante di Eric.

Appuntandomi mentalmente di fargliela pagare per la sua battutaccia volgare, lo seguo fino ai piani più alti della residenza, abbassando la testa quando incrociamo qualcuno che ci fissa troppo a lungo. Eric non se ne preoccupa, ma so che guardano me proprio perché sono da sola con lui nonostante io sia semplicemente una ragazzina appena arrivata. Credo che il capofazione abbia abbastanza notorietà fra gli Intrepidi e, per mia sfortuna, significa che presto tutti inizieranno a notare che passiamo del tempo insieme.

Nascondo le mani nelle tasche e cerco di non incupirmi, quando mi chiedo cosa siamo davvero Eric ed io.

Arriviamo davanti alla porta del suo appartamento e lui estrae le chiavi e apre la porta, facendomi entrare. Dovrei essere imbarazza, ma non è la prima volta che vengo qui e che rimaniamo da soli.

La sera dell’esercitazione a ruba bandiera era il mio compleanno e lui, scoprendolo, mi ha portata nella sua stanza e mi ha chiesto di passare la notte con lui. Abbiamo solo dormito, non mi chiesto nulla in cambio, ma la mattina seguente l’ho raggiunto sotto la doccia e mi sono spogliata senza vergona davanti a un uomo per la prima volta. Ci sono state anche altre notti in cui non è successo nulla di serio, in cui ci siamo solo provocati e scoperti con baci e carezze. Eppure, una sera di non molto tempo fa, ho lasciato che mi venisse a prendere al poligono per portarmi nella sua camera per passare la notte con lui.

Il problema è che, andando contro ogni ragionamento logico, mi sono totalmente concessa e ho fatto per la prima volta l’amore con un capofazione spietato che conoscevo da meno di due settimane, senza sapere nemmeno se sarei rimasta nella sua fazione.

Molto spesso, pensandoci, mi vergono della frivolezza con cui ho accelerato le cose, ripetendomi che avrei dovuto essere più cauta. Però, quando ripenso ad Eric e al modo in cui mi prende e a come riesce a farmi dimenticare di tutto il resto, so per certo che aspettare non avrebbe avuto alcun senso.

Lui mi desiderava ed io volevo lui, o meglio, volevo essere sua. E non mi importa se non durerà, se ci lasceremo presto, perché in quel momento ogni sentimento provato era vero e nessuno ha mai saputo farmi sentire in pace con me stessa come ci è riuscito lui con semplici sguardi e in così poco tempo.

Ho sempre avuto paura degli altri, cercando di non affezionarmi mai davvero a nessuno, ma Eric non ha mai finto di essere gentile, ed è esattamente per questo che posso abbandonarmi e staccare la mente quando sono con lui.

Non devo combattere, perché perderei, e non devo avere paura che mi abbandoni perché non mi ha mai promesso che sarebbe rimasto, pur ripetendomi più volte che gli appartengo.

Mi arriva alle spalle e mi abbraccia, o forse mi immobilizza, spingendo la mia schiena contro il suo petto e iniziando a baciarmi dietro l’orecchio, sul mio tatuaggio, mentre mi fa scivolare giù la cerniera della giacca. Le sua mani, ardenti come la lava che ha appena iniziato a scorrermi in petto, si arpionano sui miei fianchi senza preoccuparsi del mio volere, mi sollevano la maglia e iniziano a stuzzicarmi la pelle. Mi muore in gola il respiro quando una sua mano sale imprudentemente verso il mio seno, ci arriva e lo avvolge come se fosse una sua proprietà. L’istante dopo mi costringe a voltarmi e con uno scatto mi trovo faccia a faccia con il lupo affamato, bramoso di divorarmi lentamente. Le sua labbra si schiudono in un sorriso che non riesco ad ammirare fino in fondo, poiché mi afferra dalla nuca, stringendo i miei capelli corvini in un pugno che mi costringe ad un lamento che tuttavia non sento perché con un bacio mi zittisce. Sento il calore aumentare, continua baciarmi ed io lo seguo, non potrei fare altro adesso, fino a quando mi morde il labbro ed io mi ritraggo istintivamente. Mi stringe a sé e lancia la mia giacca sul pavimento, anche se non ricordo come o quanto me l’abbia tolta di preciso. Per un attimo cerco di spostarlo da me, ma è così difficile e non so se lo voglio davvero, di certo non più quando mi solleva da terra e mi stende sul letto, sovrastandomi. Cattura i miei polsi e me li blocca sopra la testa, mi dona solo un piccolo sguardo d’intesa, profondo, prima di tuffarsi sul mio collo per ricoprirlo di baci e morsi. La sua lingua percorre la linea immaginaria che congiunge il mio orecchio alla clavicola e, abbandonata a danzare tra le fiamme dell’inferno, una vocina dentro di me mi ricorda che potrei fermarlo.

Certo, mi basterebbe dirgli di no e riprenderei in mano il controllo, ma sono certa che non lo farò. 

Non voglio farlo.

Contro Eric, semplicemente, io voglio perdere.

 

Mi risveglio perché qualcuno sta insistentemente chiamando il mio nome ma, quando batto le palpebre per aprirle, sono ancora profondamente assonnata.

-Vuoi fare tardi proprio oggi, ragazzina?-

Schiudo gli occhi e metto a fuoco il profilo di Eric, seduto sul bordo del letto a petto nudo. Mi da le spalle ma, visto che non so come sono finita nella sua metà del letto, gli sono abbastanza vicina.

Si volta per lanciarmi un’occhiataccia particolarmente ostile. -E allora?-

Mormoro un lamento e mi giro dall’altra parte, stringendomi sotto la coperta e strofinando la guancia sul cuscino ancora caldo, ad occhi chiusi.

-Bene!-

L’istante dopo vengo privata della coperta e mi ritrovo totalmente esposta, mi chiudo su me stessa portandomi le ginocchia al petto e le braccia davanti al viso. Il problema è che non sono del tutto vestita, ho solo la mia biancheria intima addosso e fa freddo, ancora di più quando sento che Eric mi mette le braccia ai lati del corpo per tenersi sollevato su di me. Il suo respiro bollente mi solletica la fronte, quando mi disegna con la punta del naso una scia che va dalla mia tempia fino al collo.

Rabbrividisco.

-Alzati da questo letto,- Mi avvisa. -O ti ci terrò per altri motivi e farai tardi davvero…-

Non mi da il tempo di riprendermi che si alza rapidamente dal letto e va a chiudersi in bagno. Prendo un respiro profondo e guardo il soffitto, sono ancora piuttosto stanca e vorrei poter restare ancora sotto le coperte, soprattutto se penso a quanto bello è stato poter dormire stretta alla schiena di Eric. Non mi permette mai di abbracciarlo quando dormiamo ma, se lui sta già ronfando, posso sempre stringermi contro le sue spalle senza che mi allontani a calci.

Ho già dormito con lui, è vero, ma dovevo sempre sgattaiolare via alle prime ore del mattino per rientrare al dormitorio prima che gli altri iniziati notassero la mia assenza. Per di più sta volta è stato tutto diverso, ho percepito una sensazione nuova sulla pelle, probabilmente perché possiamo stare insieme liberamente senza doverci più nascondere.

Adesso mi sento libera.

Stiracchio le braccia e mi metto seduta, massaggiandomi la testa e cercando di togliermi i ciuffi di capelli dalla fronte. Noto una macchia nera al centro della stanza e, ad una seconda occhiata, capisco che è la gatta randagia che spesso si intrufola dalla finestra e che ha fatto della stanza di Eric casa sua. Lui ha finto di non preoccuparsene, ma credo che non gli dispiaccia veramente la compagnia di questo essere peloso. Non gli ha mai dato un nome, così mi sono presa il permesso di chiamarla Luna, per via della macchia tonda e bianca che la gatta ha sul petto.

Picchietto con le mani davanti a me e Luna mi osserva pigramente, fino a quando non decide di strisciare sinuosamente fino ai piedi del letto, poi fa un salto elegante e si siede vicino alle mie gambe. Le accarezzo dietro le orecchie e la sento fare le fusa.

Non ho mai avuto un animale domestico, gli Eruditi non ne hanno perché considerano illogico accudire un animale che non da nulla in cambio del cibo sprecato per lui, perciò non so bene come comportarmi con questa bestiolina. I gatti, da quanto ne so, sono animali molto discreti e autonomi e questo mi piace.

La porta del bagno si apre ed Eric avanza verso di me, ha addosso solo i pantaloni con cui ha dormito e non sembra poi tanto di buon umore.

-Sei ancora lì?- Mi ammonisce.

Mi stringo nelle spalle. -Non è colpa mia se ieri sera non mi hai lasciata dormire!-

Qualcosa nel suo sguardo severo cambia e un sorrisino intrigante gli solleva le labbra. -Ti ho lasciata dormire, dopo!-

Scuoto la testa e continuo ad accarezzare la gatta, senza osare ricambiare il suo sguardo perché so già che il suo ghigno malizioso mi farebbe vergognosamente arrossire.

Si avvicina pericolosamente al mio viso e il suo alito caldo mi soffia sulla nuca, quando si china per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.

-Abituati, tesoruccio!- Mi dice prima di mordicchiarmi il lobo.

Lo spingo via e sbuffo, scivolando via dal letto prima che mi attacchi ancora, e poi ho bisogno di un attimo di privacy per riprendermi. Non sono ancora del tutto abituata a svegliarmi con un uomo, o ad avere un ragazzo, ed Eric è decisamene un caso particolare.

Lui non è tipo da smancerie, è possessivo e sfrontato, però riesce a prendersi cura di me anche con la sua cattiveria.

Esco dal bagno quando sono pronta, dovendo raccattare i miei indumenti che sono sparsi un po’ ovunque. Rindosso i miei pantaloni stretti e la mia maglietta, mentre saltello per infilarmi gli stivaletti.

Nel frattempo Eric si è rivestito di tutto punto e sembra pronto per uscire, però mi sta fissando con un’intensità che mi ammutolisce. Le sue sopracciglia sono incurvate e il labbro inferiore sporge in avanti, mentre mi analizza in silenzio.

-Che c’è?- Chiedo.

Ma lui non mi risponde, mi raggiunge in pochi passi e in un battito di ciglia mi afferra dalla nuca e mi spinge contro di lui, mi stampa un bacio sulle labbra per poi scacciarmi letteralmente via.

-Per stamattina vai avanti tu, forse non è il caso di farci vedere insieme proprio oggi che devi scegliere la tua carriera.- Mi dice, andando a cercare qualcosa nel suo armadio.

Io sono ancora intontita, quasi mi gira la testa. Batto più volte le palpebre e mi sforzo di ritrovare un contatto con la realtà, dopo il suo selvaggio bacio che sarà sì durato poco, ma è bastato a lanciarmi scariche di corrente per tutto il corpo. Smetterà mai di avere un tale effetto su di me?

Eppure, per quanto tutto questo sia strano e nuovo, non mi sono mai sentita meglio.

-Va bene!- Gli concedo.

Ringrazio di dargli le spalle, perché so che il sorrisino ebete che ho stampato in faccia non mi fa molto onore, eppure non voglio arrendermi, non se posso giocare il suo stesso gioco. Raggiungo la porta e faccio per uscire, ma mi fermo con la mano sulla maniglia.

-Comunque sia, non mi dispiace poi tanto se non mi lasci dormire…-Soffio maliziosamente.

Lui si immobilizza, si volta a guardarmi, assottiglia lo sguardo e si passa sensualmente una mano tra i capelli, con uno sguardo che sembra capace di assorbirmi.

-E questo è solo l’inizio!-

Un fremito mi scuote quando la vibrazione della sua voce grave mi assale, mi mordo il labbro per seppellire l’imbarazzo e scappo via prima di diventare dello stesso colore di una fragola.

Alla fine di ogni gioco, semplicemente, vince sempre lui.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

Benvenuti ai nuovi e ai vecchi lettori. Spendo giusto due parole per questo mio ritorno in scena!

 

Per i nuovi lettori, non abbiate paura, se lo desiderate, potete proseguire con questa FanFic senza conoscere le altre storielle.

In ogni capitolo spiegherò tutto quello che c’è da sapere, rievocando, se necessario, dettagli base sui protagonisti di cui posso aver parlato nella storia “the Reason to Fight”.

Se vi fa piacere, leggetela, parla dell’arrivo di Aria, Tris e compagnia al covo degli Intrepidi e della loro iniziazione, finendo subito dopo la simulazione di massa contro gli Abnegati.

Se invece non vi va, nessun problema, troverete tra questi nuovi capitoli tutto il necessario per seguire la FanFic senza buchi o altre mancanze di trama.

 

Per chi ha già letto le altre storie della saga, c’è poco da dire, stessi protagonisti ma trama diversa. Attenzione però, il fatto stesso che non ci sia mai stata una guerra, che tutto abbia sempre filato liscio e che i Divergenti siano ritenuti “normali” potrebbe mutare lievemente il carattere dei personaggi… diciamo che potrebbero essere più “sereni” e meno induriti dalle circostanze avverse che, in questo caso, non si sono mai verificate. Ma leggermente, non temete.

So che manco da davvero tanto tempo ma, se vi ricordate ancora di Aria ed Eric, piano piano, anche se con una nuova Fic, vi riporterò nel loro mondo, promesso!

 

Per tutti quelli che vorranno seguirmi e, speriamo, lasciarmi i loro graditissimi commenti, un grande grazie e a presto! <3

Baci!

 

 

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Capitolo 2
*** Brividi ***


2. Brividi

 

 

 

 

 

 

 

-Sei con noi?- Sasha è seduta esattamente difronte a me, intenta a fissarmi con un sorrisino furbo. -Mi fa piacere che la tua testa sia ancora chissà dove, ma non hai risposto alla mia domanda.-

Scuoto la testa e batto le palpebre, accorgendomi solo adesso di essere stata per chissà quanto ferma a fissare il vuoto.

Dirle che è prima mattina anche per me, provando a giustificare il mio stato di stordimento, potrebbe anche essere una scusa credibile. Temo però che la mia migliore amica stia pensando, a giusta ragione, che io sia ancora beatamente inebetita per aver passato tutta la notte con Eric. Non posso darle torto, sento ancora le farfalle nello stomaco e il solo pensiero del mio capofazione vicino mi fa venire i brividi.

È abbastanza deplorevole che io me ne stia qui a fantasticare sugli addominali di Eric, quando fra poco dovrò fare una scelta che determinerà tutta la mia vita. Difatti, tutti noi iniziati ci siamo fiondati in mensa per fare colazione presto, perché aspettiamo di essere chiamati per l’assegnazione delle carriere e nessuno vuole fare tardi.

-Quale domanda?-

In realtà non so se voglio veramente passare gli ultimi istanti che mi restano a rimuginare sulla decisione che dovrò prendere.

Sasha alza gli occhi al cielo e aggiunge altro zucchero al suo caffellatte.

-Ti ho chiesto,- Scandisce, falsamente professionale. -Se sai quale abitazione ci assegneranno.-

Mi avvicino un po’ di più a lei e abbasso il tono della voce. -Eric dice che i migliori appartamenti sono quelli ai piani più bassi della residenza. Nessuno li vuole, preferiscono sempre quelli più in alto o quelli collocati a parte, all’esterno.-

-Quindi dovremo andare a vivere sotto terra?-

Colgo il suo scetticismo, ma faccio un gesto sbrigativo con la mano. -Tutte le case qui sono sotto terra, a meno che tu non sia un capofazione!-

-Sì, ma tu parli dei piani infondo a tutti! Quelli proprio sotto!-

Scrollo le spalle e addento il mio muffin al cioccolato. -Preferisci un appartamento piccolo e vecchio ai piani medi, o uno grande e nuovo di zecca qualche livello più sotto?-

Lei ci pensa, beve un po’ di caffe e poi accenna un sorriso.

-Quindi è vero quello che si dice?-

Mi volto verso la mia destra, dove seduto accanto a me c’è Will, che sembra decisamente più assonnato di me. Ha i capelli neri scompigliati e mi osserva con gli occhi socchiusi.

-Di che parli?-

Lui mi inchioda con uno sguardo serio, improvvisamente vigile. -Che tu ed Eric…-

Fa scontrare i suoi diti indici più volte e mi fa l’occhiolino.

Sbuffo in risposta, domandandomi perché mai le notizie girino così velocemente. Voglio dire, so di essermi infilata in una situazione particolare, frequentandomi con un capofazione, ma speravo in un minimo di anonimato in più. Illudermi era una follia, nel mio caso non si parla solo della nuova relazione di un capo, visto che sta con una ragazzina più piccola di lui che ha appena passato l’iniziazione.

-Sai, l’ho sempre detto che avevi qualche rotella fuori posto, ma con questo mi dimostri di essere pazza del tutto!- Afferma Will, nascondendo il suo sorriso dietro la tazza da cui beve.

-Perché?-

-Andiamo!- Afferma allargando le braccia, con il rischio di rovesciare il suo tè. -Eric?-

Penso che sia già una discussione persa in partenza, so benissimo che per tutti quanti Eric è un pazzo, spietato e crudele, che si è guadagnato l’odio e il terrore degli iniziati dopo aver fatto rimanere Christina appesa alla ringhiera dello strapiombo, o dopo aver ordinato a Tris di mettersi davanti ad un bersaglio mentre Quattro le lanciava contro dei coltelli.

Eric non ha un brutto aspetto, per me poi è molto attraente, ma è ben lontano dal prototipo di bravo ragazzo con cui una ragazza dovrebbe iniziare a uscire. Vero è che qui siamo fra Intrepidi, per cui i canoni di idoneità si stravolgono, ed io non sono certo una bambinetta pacifica che ha bisogno di smancerie.

-Sì, Will!-

-Contenta tu!- Afferma, riprendo a mangiare.

Scuoto la testa e sorrido.

-Magari le piace proprio perché è paurosamente cattivo!- Ipotizza Sasha. –Tutta questione di adrenalina, insomma!-

Will si ferma a riflettere, poi mi guarda e si illumina. -Ma certo!- Esclama. -Come ho fatto a non pensarci prima!-

Alzo gli occhi al cielo e torno a fissare il vuoto, appoggiando il mento su entrambe le mani.

-Forse hanno qualcosa in comune!-

-So che non sembra,- spiega Will, indicandomi. -Ma anche lei è spaventosa e cattiva quando vuole!-

Sasha ride. -Credo sia vero!-

Prima che prenda seriamente in considerazione l’idea di immergere le teste dei miei amici nelle loro rispettive bevande, un tonfo secco ci fa sussultare. Il boato sconosciuto è riecheggiato in tutta la mensa, tanto che è calato un silenzio assoluto e nessuno mangia più.

Ci voltiamo verso la porta della sala, dove un ragazzo muscoloso non nasconde uno sguardo crudele, con ancora il proprio pugno piazzato sulla porta. A quando pare, è stato il suo colpo contro la superficie di ferro a creare quel rumore forte, per di più la porta ha urato contro la parete rocciosa a cui era appoggiata.

-Iniziati!- Chiama, con quella che sembra un’imprecazione. -Avete due secondi per uscire da qui e seguirmi!-

Chi, se non Eric, può essere dotato di tanta delicatezza?

La potenza del suo urlo spezza il silenzio creatosi e rimbomba fra i tavoli, attraversando i miei compagni come una scossa elettrica che li costringe a irrigidirsi sul posto. Anche io mi sento improvvisamente scossa, ma non per il timore che sa incutere soltanto il più giovane dei capifazione degli Intrepidi.

-Tu sei sicura che ti piaccia proprio lui?- Mi chiede Will, in un sussurro.

Noto la sua espressione schifata e non so se ridere o mandarlo al diavolo, perciò decido di ignorarlo.

Ci alziamo insieme agli altri ragazzi che hanno appena superato l’iniziazione, ci affrettiamo a riporre i nostri vassoi, e corriamo a inseguire Eric che ci ha già lasciati indietro. Gli interni non sembrano affatto preoccupati, Marlene saltella al fianco di Uriah e gli altri che non conosco bene sembrano addirittura annoiati.

Certo, programmano questo momento da tutta la vita e per di più sono nati qui, questa è già casa loro, mentre per noi trasfazione è tutta un’altra questione.

-Hai deciso che lavoro farai?-

Guardo Sasha, che cammina al mio fianco, sentendo improvvisamente tutta la tensione e l’ansia per ciò che stiamo per fare. Fisso la schiena di Eric, a capo fila qualche testa più avanti, e mi chiedo se dovrò seguire il suo consiglio oppure no. Lui si è già espresso e non ha dubbi sulla carriera che dovrei scegliere ma, al solo pensiero, mi si contorce lo stomaco.

Ieri sera, prima di addormentarci, mi ha parlato delle carriere disponibili. Secondo lui, sono adatta all’area logistica della fazione, ovvero il reparto amministrativo che si occupa del coordinamento di tutti i settori della residenza, intervenendo praticamente in ogni decisione di ordine interno o esterno, e gestisce i rapporti con le altre fazioni. Per questo lavoro ci vuole decisione, sicurezza e abilità con i computer, che io ho acquisito essendo nata fra gli Eruditi.

In verità pensavo che avrei detto addio al mio lato Erudito e che non avrei mai voluto un lavoro così tecnico, però lì potrei fare presto carriera e ritrovarmi con un ruolo di comando ai vertici della fazione. Infatti, il responsabile dell’area logistica è praticamente la persona più importante dopo un capofazione.

Ma il problema non è la carriera in sé.

Purtroppo, alla fine del primo modulo d’iniziazione, è successo un fatto al quanto spiacevole che ha coinvolto proprio il capo del reparto dove dovrei lavorare.

Un mio compagno iniziato, ovvero un ex Candido di nome Peter che mi detestava per uno screzio che avevamo avuto a scuola un mese prima, ha scoperto la mia relazione con Eric ed ha ben pensato di andare a spifferare tutto ad un altro capofazione.

Peter sperava di mettersi in buona luce con il più anziano dei capi, un certo Finn che ha la fama di essere ancora più spietato di Eric e più severo di Max. Lo sfortunato caso ha voluto che Finn ed Eric si detestassero da sempre, per questo il più vecchio non vedeva l’ora di intervenire contro il più giovane.

Ma, non potendo attaccare direttamente lui per svariati motivi, Finn ha sperimentato un modo più subdolo per farla pagare ad Eric, scegliendo di prendersela con me.

Per attuare il suo piano, quell’idiota di Pater, mi ha provocato in palestra, dove abbiamo iniziato a combattere fra di noi, fino a quando non è arrivato proprio Finn. Usando la scusa di un combattimento non autorizzato, mi ha frustata con una stupida verga metallica, il tutto sotto gli occhi di Eric che era venuto a cercarmi.

Non mi sono mai arrabbiata con lui per non avermi difesa, perché sapevo benissimo che, se lo avesse fatto, avrebbe dimostrato il legame che aveva con me e sarebbe finito nei guai. Non volevo che rischiasse di perdere il suo posto, o che venisse messo in cattiva luce dagli altri capi, o che si spargessero voci sbagliate su di noi per tutta la residenza.

Ho subito in silenzio, per fortuna dopo mi è bastata una pomata Erudita che ha cancellato in poche ore i segni dell’aggressione subita. Per di più, quella sera, Eric mi ha permesso di dormire con lui nella sua stanza.  

Le sfortunate coincidenze non finiscono perché, quel giorno, ad assistere alla mia tortura, c’era anche il figlio di Finn ovvero Robert, un giovane alto con i capelli scuri rasati e due profondi occhi castani.

Ed è il responsabile dell’area logistica.

-Ho detto qualcosa che non va?- Mi chiede Sasha.

Credo che abbia notato il mio turbamento, così mi affretto a scuotere la testa e prendo un respiro profondo.

-E tu che lavoro pensi di scegliere?-

Lei mi sorride e si stringe nelle spalle. -Lo vedrai!-

Seguiamo il capofazione e gli altri iniziati attraverso la solita serie di cunicoli della residenza, che sembra sempre tutta uguale per chi non è abituato a muoversi al suo interno. Saliamo fino ai piani più alti, alla Guglia.

-Mettetevi in fila secondo la graduatoria finale e non fiatate!- Abbaglia Eric, spostandosi.

Siamo in un’ambia sala e, visto che non siamo più sottoterra, le pareti non sono più di roccia ma verniciate di un semplice bianco. Il pavimento è lucido, mentre il tetto di vetri lascia filtrare i raggi di un timido sole ma, nonostante i giorni trascorsi sotto terra, tutti noi fissiamo unicamente il tabellone che ci sta di fronte.

Ci scambiamo di posto e ci sistemiamo in una fila in orizzontale, rispettando i posti che avevamo in classifica, senza perdere di vista il pannello digitale su cui lampeggiano i nomi di varie carriere. Sono tutte in ordine, penso per importanza, scritte a lettere grandi che incutono un certo timore.

Da una porticina fanno il loro ingresso gli alti capifazione, mentre mi accorgo solo adesso di Quattro e Lauren che erano seduti dietro una scrivani alle nostre spalle. Si sistemano tutti attorno al tabellone davanti a noi ma, se i capi si sistemano da un lato, i due istruttori scelgono la parte opposta.

Max si dissocia dal gruppo e avanza di un passo, rimanendo leggermente spostato per non coprire la tabella, si sfrega le mani e si schiarisce la voce.

-Ci siamo!- Annuncia brevemente. -Conoscete tutti l’importanza di questo momento e sapete cosa fare.-

Rimaniamo in silenzio, mentre mi sforzo di non guardare Eric nemmeno per sbaglio. In realtà non è così difficile, sono abbastanza concentrata e non ho bisogno di distrarmi, stretta tra Lynn e Marlene, che sembrano rilassate come se fossero ad una scampagnata fra i fiori di campo. Per non attirare l’attenzione, me ne sto immobile con lo sguardo distaccato.

-Vi consiglio di scegliere bene, perché non potrete tornare indietro. Oggi stabilirete quale lavoro svolgere al servizio della fazione e, i primi, avranno a disposizione i ruoli più importanti.-

Max ci guarda tutti negli occhi, con la calma e la forza che solo un capofazione intrepido e indiscusso come lui può avere. La sua è una capacità innata, una grinta nello sguardo e nel modo in cui tiene diritta la schiena che non ha appreso da un libro, fa parte di lui e gli permette di tenere in riga la fazione più scalmanata di tutte.

-Non perdiamo tempo, avanti il primo!- Tuona.

Uriah fa fieramente un passo avanti, con un sorrisino spensierato a sollevargli le labbra e le mani dietro la schiena come un perfetto soldato.

-Allora, ragazzo!- Riprende Max, orgogliosamente. -Scegli bene, ancora di più considerata la tua posizione!-

Uriah ha le idee chiare, avanza con una certa tracotanza fino al pannello, davanti a cui si ferma per premere con un dito sulla scritta tecnico al centro di controllo, che si illumina di rosso.

Avevo già sentito dire che Uriah, nonostante avesse ottenuto il posto più ambito in classifica, volesse optare per lo stesso lavoro di suo fratello. Lui è allegro, non gli interessa assolutamente comandare o impegnarsi in ruoli troppo seri, preferisce di gran lunga una vita serena dove può continuare a fare baldoria senza impegni tropo gravosi.

Ma Max non sembra d’accordo.

-Ne sei proprio sicuro?- Chiede con un sopracciglio alzato.

Uriah fa un cenno. -Certo!-

Il capofazione sospira e gli fa segno di tornare al suo posto.

-Non sei il primo che vuole quel lavoro nonostante sia arrivato primo in classifica.- Commenta. -Si vede che va di moda!-

Dal modo in cui Eric storce la bocca, direi che Max stava parlando di Quattro.

Fingo di non averci fatto caso e torno a fissare un punto davanti a me.

-Peter!- Chiama Max.

Quando vedo avanzare la testa corvina di quell’odioso di Peter, sento un fastidioso brivido. Lui è ancora più sicuro di Uriah e decisamente più arrogante.

-Ho saputo che vuoi diventare apprendista capofazione, che è un ruolo che potrebbe andarti bene, ma non ci sono posti vacanti al momento.-

Peter ascolta Max molto attentamente, mentre un improvviso senso di soddisfazione mi assale al pensiero che essere arrivato secondo in classifica non gli basterà per ottenere veramente quello che vuole.

-Questo significa che, se scegli questa carriera, prenderai parte ad un corso di addestramento speciale per poi ricoprire altri ruoli di comando secondari, fino a quando non si renderà disponibile un posto ai vertici.-

Max osserva Peter, che non sembra affatto scoraggiato, anzi, sorride trionfante.

-Mi va benissimo!- Esclama, mentre avanza fino a pigiare sulla giusta scritta sul pannello.

Il riquadro del posto da apprendista capofazione si evidenzia di rosso e, mentre Peter torna al suo posto, adesso sono io a fare le smorfie.

-Tris!- Esclama Max, leggermente incuriosito.

Probabilmente non è l’unico a essere stupito dal risultato ottenuto dalla ragazza bionda che si piazza davanti al tabellone. Nessuno avrebbe scommesso sulla debole Abnegante che ha saltato per prima il giorno in cui è arrivata fra gli Intrepidi, tanto meno considerando i suoi insuccessi negli scontri corpo a corpo. Eppure, contro ogni previsione, Tris ha ottenuto dei tempi da record durante le simulazioni del secondo modulo, che le hanno permesso di aumentare in maniera impressionate il suo punteggio totale per la classifica generale.

-Come sai, abbiamo osservato tutti voi durante la vostra iniziazione.- Spiega Max, serio. -Mi dicono che il tuo punto forte sono le pistole e i coltelli.-

Tris fa un cenno.

Max accenna un sorriso e indica la tabella. -Allora quale posto migliore del poligono, per una come te!-

Ma Tris non sembra convinta e ci riflette per alcuni secondi, analizzando con lo sguardo le scritte luminose che indicano le carriere ancora libere.

Mi sale il cuore in gola, al pensiero che possa scegliere il lavoro che voglio io. Anch’io sono piuttosto brava a sparare, anzi, sono molto brava. Durante un’esercitazione, Eric ha notato la mia mira precisa e mi ha raccomandata per seguire un corso di addestramento speciale per le armi da fuoco. E, al tempo, non era ancora attratto da me.

Per di più Tris è una persona tranquilla ma decisa, per cui potrebbe ambire anche all’area logistica, il che mi preoccupa molto. A conti fatti, per quanto mi scocci ammetterlo, il mio futuro dipende da lei.

Io sceglierò una delle due carriere, a seconda di quale mi lascerà. Ad essere sincera, forse mi farà una favore, rendendomi la scelta più facile.

-Che cosa è l’area logistica?- Chiede lei, avendone il diritto.

Succedono due cose che non mi sarei mai aspettata nello stesso istante.

Tanto per cominciare, sento un tuffo al cuore, quando la paura di perdere la carriera che sembra più adatta a me si fa tangibile. Pensavo di non voler passare la vita davanti ad un computer, iniziando a fantasticare su un futuro al poligono come addetta alle armi o come istruttrice, quando inizio a capire che posso puntare a qualcosa di più in alto.

La seconda cosa, che è ancora più disarmante, è l’intervento di un capofazione in particolare.

-Non fa per te, ragazzina!-

La voce aspra di Finn fa storcere il naso a Tris, che non osa distogliere lo sguardo dal pannello. Quattro, tuttavia, si lascia sfuggire un’occhiataccia al capofazione più anziano, e anche i miei compagni sembrano stupiti.

Non ho idea del perché proprio Finn sia intervenuto, voglio dire, è suo figlio il capo di quel reparto e capisco che anche lui vi abbia una certa dimestichezza, ma perché essere così aggressivo?

Sembra quasi che voglia proteggere quel posto, ma per lasciarlo a chi? Peter ha già fatto la sua scelta e sappiamo tutti che Lynn punterà a qualcosa di più “fisico”.

Tris si scambia di nascosto uno sguardo con Quattro che, con falsa disinvoltura, le fa un cenno di incoraggiamento.

Io sollevo un sopracciglio, a quanto pare quei due stanno davvero insieme.

Senza ulteriori ripensamenti, Tris tocca la superficie del riquadro che le interessa e questo si accende di rosso. Quando se ne va al posto, vedo che alla fine ha davvero scelto la carriera al poligono.

Tiro un sospiro di sollievo anche se, a pericolo scampato, forse rimpiangerò quel bel posto tra le armi.

-Lynn!- Taglia corto Max, con lo stesso sorriso orgoglioso che aveva quando ha chiamato Uriah.

Credo che sia più che comprensibile che il capofazione abbia una certa predilezione per gli Interni, soprattutto per quelli che si sono sempre distinti.

-Conosciamo tutti il tuo caratterino, o la tua gentilezza!-

Alle parole di Max, Marlene e Uriah ridono di nascosto, mentre Lynn avanza.

-Che ne dici di diventare una guardia?- Le propone. -Potrai essere un soldato di primo ordine, a meno che tu non voglia occuparti della barriera o degli Esclusi!-

Lynn coglie la provocazione con una scrollata di spalla. -Perché togliere il piacere di strisciare nella neve a chi ama stare all’aria aperta!-

Max si abbandona ad una fragorosa risata.

Lynn arriva davanti al pannello e, senza nessun tipo di incertezza o dubbio, tocca la scritta guardia scelta.

Mi sembra che abbia appena deciso di diventare una guardia addestrata per ruoli di massima importanza, come la sicurezza dei capifazione o la sorveglianza interna.

Quando lei ritorna alla mia sinistra, mi preparo mentalmente per il mio turno. Lynn è arrivata un gradino sopra di me per aver fatto tempi decisamente migliori dei miei al secondo modulo, nonostante nel primo fossi riuscita a superarla, se pur di poco.

-Aria!-

Sento scandire con un’insolita precisione il mio nome e vorrei fare un passo, ma qualcosa mi paralizza. Un brivido freddo mi percorre tutta la schiena quando comprendo che non è stato Max a chiamarmi, ma Finn.

Mi volto lentamente, fino ad incrociare lo sguardo con l’uomo che ha appena parlato. Finn accenna un ghigno soddisfatto, uscendo dall’ombra in cui si trovava insieme ai suoi colleghi per affiancare Max.

Mi accorgo, anche se fingo di non guardare nella sua direzione, del modo in cui Eric si irrigidisce. In realtà sembra impassibile come sempre, ma qualcosa nella sua espressione più dura muta e una scintilla pericolosa si accende nel suo sguardo.

Io non oso fiatare, cerco con tutte le forze che ho di controllarmi, tanta è la mia rabbia, serro le labbra e respiro profondamente con il naso.

-Mi dicono che sei piuttosto sveglia e… Intelligente!- Sottolinea Finn, con una nota canzonatoria. –Sicura di non preferire gli Eruditi?-

Il suo modo di beffeggiarmi, mentre si lascia scappare un sorrisetto, fa ridacchiare gli Interni. L’odio che covo verso di lui aumenta, mi toglie la capacità di riflettere, mentre mi fremono le dita delle mani, che chiudo a pugno per precauzione. Non capisco cosa voglia da me, o perché si stia divertendo a umiliarmi. Forse vuole cogliere l’occasione per fare un torto ad Eric, oppure vuole tirare la corda e portarmi a commettere qualche passo falso.

Fortunatamente, come ha detto lui stesso, sono ancora abbastanza intelligente da capire che devo frenare la lingua con un capifazione come lui.

-Solitamente si assegna a qualcuno arrivato più in alto di metà classifica, ma sei brava a combattere e sai mantenere il controllo anche nelle situazioni più difficili, per cui…- Esplicita Finn, fingendosi sovrappensiero. -Potresti lavorare all’area logistica!-

Max accoglie le parole del suo collega con un profondo cenno del capo, studiandomi con curiosità.

-Ma, prima di scegliere, ricorda che è un ruolo fondamentale per la fazione.- Aggiunge Finn. -Pensi di esserne all’altezza?-

Non so ancora quali siano le reali intenzioni di quest’uomo, né capisco perché si sia preso il disturbo di consigliarmi. Indubbiamente mi disprezza per aver infranto le regole e probabilmente mi considera soltanto come una ragazzina poco seria che si è tuffata nel letto di Eric, perciò capisco il suo atteggiamento ostile.

Ma allora che senso ha il gioco che sta facendo?

Poi qualcosa dentro di me scatta e l’illuminazione mi colpisce con inaudita potenza.

So quello che sta facendo e, come quando ha scelto di punirmi davanti agli occhi di Eric, ha optato per l’ennesima volta per la mossa più efficace. Sa bene che Eric mi avrà consigliato quella carriera, perciò sarebbe stato banale e inefficace da parte sua limitarsi a scoraggiarmi o tentare di impedirmi di scegliere liberamente.

Ecco perché si è esposto, sta facendo psicologia inversa tentando di incoraggiarmi proprio per farmi desistere. Vuole mettermi alla prova, vedere se sono una codarda o se merito davvero quel posto.

Ed è solo adesso che mi sento finalmente sicura della scelta che sto per fare. Adesso ricordo chi sono e cosa voglio e so di essere forte abbastanza da tenere testa a Finn e a suo figlio. Non ho mai ceduto, ho sempre attaccato.

E questo mi rende la più idonea a un ruolo di controllo e forza che solo l’area logistica può darmi.

-Lo sarò!- Dichiaro a testa alta.

Nascondo un sorrisino altezzoso, o forse semplicemente bastardo, raggiungo il pannello e tocco con le dita la superfice fredda dello schermo, facendo illuminare di rosso il riquadro con scritto sopra addetto all’area logistica.

Eppure, quando torno al mio posto, il sorriso vittorioso e sinistro che vedo comparire sul volto di Finn annulla totalmente la mia ondata di gloria. Adesso penso di aver frainteso tutto, forse Finn voleva davvero farmi scegliere quel lavoro per avermi in pugno, forse si gongolerà al pensiero che dovrò obbedire a suo figlio e mi renderanno la vita un inferno.

Ma, quando osservo la sua espressione mutare e mi accorgo di come i suoi occhi si posano su di me mentre fa un cenno d’assenso, penso che quello che mi rivolge non è uno sguardo carico d’astio.

Sembra l’occhiata orgogliosa che Max tentava di nascondere mentre vedeva avanzare Uriah.

E ora, per davvero, sto iniziando a non capirci più nulla.

Eric non si è mosso, il modo in cui scruta Finn è sempre più temibile. So che sta fremendo d’ira, ma è fin troppo abile a mascherare i suoi reali pensieri dietro a uno sguardo più gelido degli altri.

Rimango quasi assorta nei miei dubbi mentre arriva il turno di Marlene e non mi accorgo della sua scelta. Subito dopo tocca a Will, che decide di occuparsi della recinsione, mentre Christina, dopo di lui, si aggiudica il posto da addestratrice di cavetti. Dopo è il turno di un’interna che non conosco che si accontenta di un lavoro nelle cucine e, finalmente, arriva il turno di Sasha.

Aveva detto di avere una sorpresa e non si sbagliava, considerando che è appena diventata una tatuatrice. Quando torna al suo posto, mi passa davanti con un sorriso da orecchio a orecchio.

Scuoto la testa, fare il tatuatore è forse uno dei lavori più piacevoli fra gli Intrepidi, ma ho sentito dire che in pochi lo scelgono, visto che ci vuole una certa abilità di base ed una predisposizione artistica che non tutti possiedono.

 

Quando sprofondo fra i cuscini, gettandomi di peso sul divano, penso solo una cosa: sono spacciata.

Tendo il foglio che ho in mano e lo sollevo per studiarlo bene, per quanto senso possa avere quello che sto facendo, dato che ormai me lo sono stampato nella memoria. Finita l’assegnazione delle carriere, si è passati a quelle delle nuove unità abitative e ci è stata lasciata la giornata libera per permetterci di sistemarci, ambientarci al meglio con le regole e i ritmi giornalieri della fazione e per studiarci i manuali che ci sono stati affidati.

Purtroppo per me, il mio unico pensiero è rivolto al malefico foglietto che mi tengo ben fisso davanti al naso che illustra la collocazione del mio futuro posto di lavoro.

-Non posso crederci, avevi ragione!- Trilla Sasha.

È praticamente da quando siamo entrate nella nostra nuova casa che è in preda alla felicità.

-Questo appartamento è da urlo!-

Sospiro, vorrei tanto condividere il suo entusiasmo, ma la consapevolezza della mia rovina mi frena.

Faccio roteare gli occhi. -Non ti lamentavi di essere finita sotto terra?-

-Vuoi scherzare?- Si ferma al centro del salotto e allarga le braccia ad indicare l’ambiente che la circonda. -Chi se ne importa del piano in cui siamo quando abbiamo tutto questo?-

La mia coinquilina non ha tutti i torti, abbiamo scelto davvero bene. Mi sollevo e mi metto a sedere sul divano, accarezzandone la superfice morbida con le dita.

-Peccato che l’area logistica sia in superficie, al piano più alto di tutti, mentre noi siamo all’ultimo!- Sottolineo.

Sasha mi guarda e fa una smorfia, poi scappa via e la vedo sparire dietro il corridoio. Poco dopo rispunta, ma sta camminando in linea retta con passi ambi e perfettamente dritti.

-Che stai combinando?-

-Conto quanti passi è lungo il nostro corridoio!-

Scuoto la testa. -Hai almeno sentito quello che ti ho detto?-

Quando arriva alla porta fa un saltello di euforia. -Credo di poter affermare con certezza che casa nostra è la più grande assegnata quest’anno!-

Mi do un colpetto sulla fronte e mi lascio nuovamente cadere sul divano, distesa, a fissare il soffitto.

-Mi ci vorranno almeno trenta minuti per arrivare al lavoro la mattina, o forse anche di più!- Dico tra me e me, sospirando.

-Che vuoi che sia, pensa a quelli che abitano negli edifici fuori dalla residenza!-

La guardo storto. -Grazie per l’incoraggiamento!-

La mia amica mi sorride e aggira il bancone a penisola che sarebbe il nostro tavolo da pranzo, raggiunge gli armadietti sopra il fornello e si mette alla ricerca di qualcosa.

-Sai cosa ti ci vuole?- mi chiede, dandomi le spalle. -Cioccolata!-

Torno seduta, appoggiandomi comodamente allo schienale imbottito e incrocio le braccia al petto.

-Sarà un piacere farsi tutti quei piani in salita, di prima mattina!-

Sasha ignora la mia lamentela. -Sono davvero felice che mi hai convinta a prendere questa casa, Eric aveva ragione a dire che valeva la pena accontentarsi dei piani bassi.-

Avrei da ridere, ma sarebbe inutile provare a frenare il suo entusiasmo. -Stare con un capofazione avrà pure i suoi vantaggi!-

Sasha si volta verso di me, ma non fa in tempo a dirmi nulla che bussano alla porta.

-Aspettiamo qualcuno?- Mi chiede.

Io arriccio le labbra per il dubbio e mi stringo nelle spalle, decidendo comunque di alzarmi per andare a vedere chi è. Tuttavia, quando apro la porta, non vedo nessuno.

Non guardo a destra perché so che siamo l’ultimo appartamento, perciò volto la testa verso il corridoio a sinistra e per poco non mi prende un colpo.

Indolentemente appoggiato al muro con una spalla sola, con tanto di braccia incrociate che gli gonfiano i bicipiti e gli sollevano le spalle, c’è la versione spavalda di Eric. Ha un sopracciglio sollevato, quello con i due piercing, ad avvalorare la sua espressione beffarda, mentre mi osserva con falsa noncuranza.

Qualcosa mi si smuove dentro, forse la solita sensazione di vuoto allo stomaco. Non ha molto senso emozionarsi come una ragazzina in preda alle prime cotte, ed Eric non è il tipo per cui prendersi un’infatuazione da batticuore perenne.

È più il tipo per cui perdere totalmente e irrimediabilmente la testa.

Sa farti stare male come se stessi trattenendo il fiato da ore quando gli sei vicino, o è capace di farti sentire piccola e inerme quando lancia i suoi sguardi con cui può sedurti al primo colpo.

E, come ho imparato a mie spese, gli sguardi di Eric sanno entrarmi dentro e risvegliare sensazioni che credevo sconosciute.

Fortunatamente ho imparato a gestire l’effetto sconvolgente che ha questo capofazione su di me, anche quando le sue labbra si sollevano nel suo ghigno più affabile.

-Ti sei messa a tuo agio nella tua nuova casa?-

Le sue parole sono una carezza calda, la sua voce è volutamente rauca e mi provoca un brivido allo stomaco. Mi mordicchio il labbro inferiore e chiudo la porta dietro di me.

-E tu ti sei preso il disturbo di scendere fino a qui sotto solo per accertarti che stessi bene?- Lo provoco.

Tutto ciò che posso fare è provare a combatterlo, sfidarlo, e l’audacia che ho imparato a gestire quando sono in sua compagnia è l’unica arma in mio possesso.

Lui è cosciente del potere che ha su di me, adora manipolarmi e farmi cadere in trappola, e naturalmente non esita a farlo. Come quando si stacca lentamente dalla parete e, senza distogliere lo sguardo dal mio, mi arriva a un soffio di distanza e si ferma, sollevandomi il mento con due dita.

-Ti dispiace, forse?- mi fa passare un braccio dietro i fianchi e sogghigna. -E questo il tuo modo di ringraziarmi?-

Sostengo il suo sguardo ma, prima che l’emozione mi faccia vergognosamente arrossite, decido di controbattere.

-E per cosa dovrei ringraziarti, esattamente?-

Il sorriso malizioso che gli si allarga sulle labbra mi causa un brivido più violento degli altri e potrebbe quasi farmi perde quel poco di lucidità che mi è rimasta. Le sue mani mi avvolgono il viso quando mi attira a sé per baciarmi le labbra, il problema è che non aspetta me, non mi asseconda, mi bacia a suo piacimento e solamente come vuole lui. La sua lingua si intreccia alla mia e le sue labbra si staccando quando si ritiene soddisfatto.

Mentre sto ancora boccheggiando, sconvolta e senza fiato, Eric mi incatena con uno sguardo inflessibile e mi soffia sulla bocca.

-Ti ho fatto una domanda.-

Eric non è mai dolce, è un predatore che sa sempre come ottenere ciò che vuole. È abituato a dare ordini, ad avere il controllo, e lo vuole anche su di me.

-Sasha ti ringrazia, la casa le piace molto.-

Assottiglia lo sguardo. -E tu?-

Il mio viso è ancora prigioniero delle sue mani, deviare lo sguardo mi è impossibile. -Avevi ragione, è proprio bella.-

-Ma?-

-Troppo lontana da dove dovrò lavorare.-

E, quando meno me lo aspetto, qualcosa in lui cambia. I suoi muscoli hanno un guizzo, il suo sguardo scintilla in maniera pericolosa e il suo respiro accelera. Fulmineo, mi afferra e mi spinge contro il muro, piazzandosi davanti a me e bloccandomi quando mi mette le mani ai lati delle spalle.

-Proprio di questo volevo parlare.-

Lo osservo, immobile, provando a capire.

-Cerca di tenere gli occhi aperti con quel bastardo di Robert, perché vorrei evitare di dovermi sporcare le mani!-

Vedo il modo in cui cerca di controllarsi, ma le sue parole sono avvelenate ed è chiaro che qualcosa lo infastidisce.

-Di che parli?- Chiedo.

Mi osserva intensamente, cela una smorfia serrando la mandibola e mi accarezza una guancia.

-Non sopporto che quel lurido di Finn si sia messo in mezzo sta mattina e, se lui e suo figlio hanno strane idee su di te, è meglio che se le tolgano dalla testa!-

Corrugo la fronte, confusa. -Nemmeno io ho gradito che fosse Finn a parlarmi, non voglio che mi si avvicini!-

Eric passa ad accarezzarmi una spalla, ma lo fa quasi per sbaglio, mentre riflette su qualcosa. -Credimi, non lo voglio nemmeno io.-

Conosco il suo lato peggiore e non è quello iroso e cattivo, ma quello controllato di un Erudito che sembra sereno. E, per me, vederlo così rilassato ma con lo sguardo perso fra pensieri sicuramente oscuri è un segnale importante.

-Ti preoccupa Robert?-

Trattiene una risatina amara e scuote la testa, mentre la sua mano risale lungo il mio collo. -Mi interessa solo che tu lo tenga a bada, non devi dargli troppa confidenza, ma non farti mettere i piedi in testa.-

-Niente di più semplice!- Mi sottraggo alla sua carezza e scrollo le spalle. -Sei venuto qui solo per dirmi questo, vero?-

Osservo Eric, infastidita. Non mi aspetto carinerie da lui, né scene classiche tra fidanzatini, ma di certo non sopporto che mi tratti come una sciocca o che pensi di dovermi ammaestrare, come se non sapessi difendermi. In realtà, forse questo è il suo modo per dimostrarmi affetto, però sento che qualcosa mi disturba e non credo di poter sorvolare.

Il modo in cui Eric assottiglia lo sguardo non preannuncia nulla di buono.

-Non fare la bambina, adesso!- Mi ringhia contro, scostandosi leggermente da me.

-Io non faccio la bambina, Eric!- Scandisco, incrociando le braccia al petto mentre rimango appoggiata con la schiena al muro.

Adesso devo anche sentirmi dire che mi comporto come una ragazzina che pretende qualcosa da lui.

Non ho intenzione di dargliela vinta, odio quando mi tratta come un oggetto e, presentarsi alla mia porta soltanto per farmi le sue raccomandazioni, è alquanto offensivo.

Eric fa roteare gli occhi e, dalla smorfia che fa, direi che è infastidito. Noto con la coda dell’occhio che sta frugando dentro le tasche della sua giacca, ma non mi lascio distrarre, mantengo il mio broncio e non lo guardo. Tuttavia, qualcosa mi viene lasciato penzolare davanti agli occhi e non posso fare a meno di prestargli attenzione.

Eric mi sventola davanti un portachiavi con una catenina a cui è appeso un ciondolo di metallo a forma di lettera a. Lo prendo con entrambe le mani e lui me lo lascia, così accarezzo con un dito l’iniziale del mio nome, elegantemente intagliata e lucida.

-Ho pensato che potesse servirti per le chiavi di casa.- Spiega, in una semplice alzata di spalle.

Continuo a fissare il portachiavi, dall’anello per la chiave fino alla catenina e poi anche la lettera bella e grande, fino a che un sorriso spontaneo mi solleva le labbra.

Eric si avvicina, lento, mi prende il mento con una mano per costringermi a sollevare lo sguardo dal suo regalo per me. Allora lo guardo, sono senza parole, ancora di più quando il suo pollice passa rudemente sulle mie labbra ad accarezzare il sorriso che ha preso il posto del broncio.

-Così va meglio!- Afferma in un sussurro.

Mi lascia e indietreggia, ma credo che abbia un ripensamento, di fatti torna a chinarsi su di me.

-Fai la brava!- Mi intima all’orecchio, prima di posarmi un bacio sul collo e voltarmi le spalle.

Lo seguo con lo sguardo mentre si allontana lungo il corridoio, stringendo ancora fra le dita il mio prezioso dono, con mille brividi a rincorrersi sulla mia nuca.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

Ciao a tutti, scusate il lungo ritardo, con la bella stagione dovrebbe arrivarmi un bel pacco regalo con dentro tempo libero e ispirazione, per cui magari riuscirò ad aggiornare più in fretta!
Che ne dite di questo capitolo? È stato un po’ lungo, ma dopo tutta questa attesa forse è un bene… e se avete trovato delle parti descrittive noiosette, non temete, dovevo spiegare delle cose ma le parti più succose e avvincenti ci saranno presto e in abbondanza!

Grazie a tutti i lettori, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e parlarne con voi! : )
Bacioni e a presto!!

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Capitolo 3
*** Peccato ***


3. Peccato

 

 

 

 

 

 

Il mio nuovo portachiavi se ne sta in bella mostra sul tavolo, spiccando sulla superfice antracite. Ho parecchio faticato, arrivando quasi a rompermi l’unghia del pollice, per riuscire ad aprire l’anello metallico e farci passare dentro la chiave della mia nuova abitazione.

Sono seduta su uno degli sgabelli attorno al tavolo a penisola che chiude l’angolo cucina e lo divide dal salotto, accarezzando con l’indice la superficie lucida e fredda del ciondolo a forma di lettera A del portachiavi.

-Che carino!- Esclama Sasha, facendo la vocina sottile. -Ti ha fatto un regalo!-

Sollevo lo sguardo, trovando la mia amica appoggiata con i gomiti dall’altro lato del tavolo e il mento fra le mani, che mi guarda con una falsa espressione incantata. Le lancio un’occhiataccia e lei scoppia a ridere.

-Aspetta!- Inizio. -Tu hai appena definito Eric carino?-

La mia coinquilina si stringe nelle spalle e indica il portachiavi. -I segni parlano chiaro!-

-Sì, d’accordo, ma stiamo parlando dello stesso Eric?-

Lei alza gli occhi al cielo.

-No perché, quello che conosco io, potrebbe uccidere se si sentisse definire carino!-

-E tu non dirglielo!- Taglia corto. -Però è lui quello che si è fatto tutte quelle scale per un portachiavi!-

-Lo avrà fatto solo per tenermi buona…-

Incrocio le braccia e sbuffo, la mia amica mi osserva.

-E se lo avesse fatto perché, sotto sotto, voleva dimostrarti che tiene a te? Magari voleva essere gentile!-

-Molto sotto!- Specifico. -E gentile è un’altra di quelle parole da tenere dissociate da Eric.-

-Come vuoi, ma abbiamo un problema serio!-

Attendo in silenzio mentre lei prende un respiro profondo.

-Questa casa è già dotata di ogni sorta di cibo in scatola, acqua e tutto il resto.- Fa una pausa teatrale. -Ma manca la cioccolata!-

-Ecco, questa è una di quelle cose che vanno risolte al più presto!- Dichiaro solenne, puntandole un dito contro.

-Propongo di andare a rifornirci in quel negozietto vicino al Pozzo prima di andare a mensa!-

Ci rifletto un attimo, picchiettando con le dita sul tavolo, prima di batterci un colpo con la mano. -Prendo la giacca!- 

Scendo dallo sgabello ma, prima di muovermi, mi prendo qualche attimo per ammirare meglio la mia nuova dimora. È strano, ma non ho ancora avuto modo di fermarmi e concentrarmi su questo posto e credo mi ci vorrà un po’ per abituarmi e sentirmi veramente a casa.

Si entra in un ambiente unico, con sulla destra l’angolo cucina, racchiuso proprio dal nostro tavolo a penisola che fa da divisorio. Sulla sinistra, invece, abbiamo un divano ad angolo adagiato contro la parete, con davanti un tavolino basso e un tappeto rosso porpora. L’ambiente è nel complesso molto spazioso e dona calore, con il divano che è nero come tutto il ripiano della cucina, mentre i mobiletti sono di legno scuro.

A malincuore devo ammettere che il consiglio di Eric era corretto e che abbiamo fatto bene ad accontentarci dei sotterranei, considerato il risultato.

Mentre tutti si sceglievano le abitazioni ai piani intermedi, ovvero quelle considerate più comode, io e Sasha sbirciavano dentro i loro appartamenti e non vedevamo nulla di eccitante. Le abitazioni popolari sono quelle che sono state più abitate da giovani Intrepidi che le hanno poi liberate quando hanno messo su famiglia. La casetta scelta da Tris e Christina è quasi ai piani alti, ma era buia e polverosa, con la porta di una delle camere da letto mezza rotta. Per non parlare del fatto che il letto di Tris è praticamente dentro un armadio.

A Lynn è stata data una chiave difettosa e per andarsene a casa avrà bisogno che la sua coinquilina Marlene sia dentro o che le apra la porta in qualche modo, fino a quando non cambieranno la serratura.

Io ho convinto la mia amica a pazientare e, alla fine, quando tutti si erano aggiudicati le case più ambite ma decisamente più vissute, noi ci siamo ritrovate con le chiavi di un piccolo paradiso. Vero è che siamo all’ultimo piano, sotto di noi non abita più nessuno, l’intera residenza finisce a questo livello, ma abbiamo un appartamento che fa invidia a tutti gli altri. Ci è stato detto che siamo le prime a vivere qui, lo abbiamo inaugurato con il nostro ingresso. Non c’è niente di rotto, abbiamo due camere da letto bellissime e un bagno nuovo di zecca.

Attraverso tutta la zona giorno e arrivo al piccolo corridoio, proprio di fronte a me c’è la porta del bagno, mentre ai miei lati ci sono le due porte delle camere da letto totalmente identiche. Io ho scelto quella di sinistra, di cui apro la porta per entrare e prendere la mia giacca.

Il fatto di non aver finestre in tutta la casa è a dir poco claustrofobico, ma la vita fra gli Intrepidi è movimentata e non mi servono degli squarci sull’esterno per sentirmi libera.

Lungo la parete di fronte è sistemato l’intero fianco del letto, con il comodino accanto. Dall’altra parte c’è l’armadio e un piccolo scrittoio sotto cui è incastrata una sedia con le rotelle.

Avrò modo di abituarmi alla mia nuova camera più tardi, perciò non devo preoccuparmi se per adesso è ancora anonima e spoglia. Prendo quello che mi serve e chiudo la porta, tornando in cucina mentre mi infilo la giacca.

Sto quasi per uscire dall’appartamento, quando Sasha mi richiama.

-Non stai dimenticando qualcosa?-

Mi volto e vedo che anche lei si è messa la giacca, ma ha in mano le mie chiavi di casa e le fa oscillare per mostrarmele.

Impreco mentalmente e gliele tolgo di mani con uno sbuffo ma, quando mi volto, non posso fare a meno di sorridere mentre stringo fra le dite il mio prezioso regalo.

 

Davanti a me si prospetta il mio ultimo pomeriggio libero da iniziata, perché da domani mattina alle otto in punto dovrò iniziare a lavorare e diventerò un membro effettivo della fazione. Dovrei essere emozionata, soprattutto perché ho avuto la fortuna di potermi scegliere la carriera che preferivo, peccato che il solo pensiero di incontrare il mio futuro superiore mi faccia venire l’ansia.

Non so come comportarmi, non so se dovrei fare come dice Eric e impormi sin da subito, o se sia meglio tenere calme le acque e non provocare il figlio di Finn. Di fatto non conosco questo Robert, non so come pensa né che carattere abbia, ma di certo partirei con il piede sbagliato se mi dimostrassi ostile a priori. Però è anche vero che non credo che Eric mi darebbe consigli sbagliati. Ha avuto ragione sull’appartamento, ma magari pensa che tutto si ottenga con la forza, e lui non sa cosa vuol dire avere un capo.

Gioco con il bagel al formaggio che ho nel piatto, punzecchiandolo con la forchetta, fino a quando non sento qualcosa complirmi il piede. Strabuzzo gli occhi ma non mi muovo, perché capisco subito che è Will che mi ha dato un calcetto da sotto al tavolo.

-Non so se dovrei dirtelo…- Sussurra il mio amico. -Ma quei tre seduti al tavolo di Eric ti stanno fissando da un po’…-

Seguo con gli occhi la punta del suo dito indice che fa capolino sul tavolo, sta puntando qualche fila di tavoli più avanti, per cui non devo fare altro che sollevare lo sguardo per beccare in flagrante un insolito gruppetto di tre persone, impegnati in una scannerizzazione ai miei danni. Fortunatamente, accortisi di essere stati scoperti, i tre si affrettano a ruotare sui loro posti e tornano chini sui propri piatti. 

Eric, che sembra totalmente estraneo al gruppo con cui siede, ha i gomiti puntati sul tavolo e la parte inferiore del viso nascosta dalle mani, rendendomi difficile capire fino in fondo la sua espressione. Ad un primo sguardo sembrerebbe che si stia trattenendo per non ridere, e forse in parte è cosi, ma il suo sguardo assottigliato non sembra affatto giocoso. Il modo in cui comprime le palpebre non è il sintomo di una risata sommersa, ma quasi uno scatto nervoso e, i suoi muscoli irrigiditi, non sono certo una contrazione involontaria.

Quando si passa una mano tra i capelli per mascherare un profondo respiro di rassegnazione, i suoi occhi lanciano scintille e il modo in cui sorride apertamente mi causa un brivido lungo la schiena.

Credo che non sia affatto contento, nonostante la risatina che gli vedo concedersi, conosco bene il lato peggiore del capofazione.

-Chiudi la bocca o ti ci entrerà dentro una mosca!- Mi riscuote Sasha. -Che mi sono persa?-

È seduta di fronte a me e sono certa che abbia notato il mio sbigottimento. Deglutisco e scuoto la testa con vigore.

-Quelli seduti al tavolo con Eric, dietro di te, mi stavano fissando!- Prendo una boccata d’ossigeno. -Non voltarti o…-

Naturalmente non ho neppure il tempo di finire la frase che la testa di Sasha scatta verso il punto che le ho indicato. A peggiorare le cose, c’è il fatto che anche lei incrocia gli sguardi dei tre sospettati, visto che erano nuovamente voltati verso di noi per guardare me.  

-Quelli sarebbero gli amici di Eric?- Mi chiede Sasha, rimettendosi a posto.

Io sono ancora leggermente sconvolta e batto più volte le palpebre per riprendermi.

-Credo di sì.-

-E continuano a fissarti?-

-Così pare.-

-E secondo te perché?-

Non rispondo.

Sasha si abbandona a un sorriso da orecchio a orecchio. -Ma che carino, deve averti indicato ai suoi amici e loro volevano vederti!-

Vorrei arrabbiarmi, vorrei non lasciarmi andare, ma una stupida ondata di felicità mi smuove dall’interno e non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

-Ti ho già detto di smetterla di definire Eric carino! Credimi, non va bene!- Le spiego, cercando di tornare seria.

Tuttavia Sasha non replica subito, ma si limita ad osservarmi scupolosamente con tanto di smorfia critica.

-Che c’è?- voglio sapere, agitata. -Perché mi guardi come se avessi una rana in testa?-

Sospira. -Mano male che hai tutto in ordine e che non ti sei legata i capelli, così eri decente per la prima volta che ti hanno ammirata!-

-Grazie tante!- Assottiglio lo sguardo e metto il broncio. -E, per la cronaca, se per ammirata intenti qualcosa tipo continuare a fissarmi da capo a piede, ci hai preso!-

Tentata dalla curiosità, che mi sta rendendo inquieta, cedo e sollevo di nascosto lo sguardo verso il tavolo di Eric per vedere cosa succede. Con mio spiacere, la ragazza bionda seduta con lui è voltata e mi sta osservando ancora. Sbuffo e torno a prestare attenzione al mio pranzo, ma ormai la mia mente è altrove.

-Che c’è?- Mi chiede Sasha, sottovoce.

In realtà non capisco perché parli piano, visto che di certo non posso sentirci, per di più lei è di spalle.

-Niente!- Sbotto. -Ma che accidenti hanno da guardare ancora!-

Sollevo di nuovo lo sguardo e mi accorgo che la ragazza sta dicendo qualcosa ad Eric e lo incita con una certa enfasi, ma lui non batte ciglio e la ignora bellamente, forse non la vede neanche pur guardandola dritto negli occhi. Il capofazione è immobile, le braccia incrociate sul tavolo e l’espressione più seria che io abbia mai visto, temo che se gli crollasse il soffitto addosso non se ne accorgerebbe nemmeno.

Ma, mentre sono impegnata a contemplare i lineamenti attraenti di quello che in teoria dovrebbe essere il mio ragazzo, i due amici seduti con lui si voltano e incrociano il mio sguardo e, quando si accorgono dell’errore, si voltano immediatamente.

Indispettita da tutta questa sgradita attenzione su di me, riabbasso subito gli occhi.

-E adesso?-

Guardo Sasha corrugando la fronte. -Continuano!-

-E che intendi fare?-

-Ignorarli, per esempio?-

Lei scuote la testa ma non aggiunge altro.

Cedo ancora alla tentazione e sbircio il tavolo incriminato, solo per infastidirmi quando mi accorgo che la ragazza e uno dei due ragazzi sono nuovamente con gli occhi su di me. Faccio una smorfia e devio lo sguardo ma, quando lo risollevo, mi accorgo che mi stanno ancora guardando e sta volta non si preoccupano più di essere stati scoperti.

-Ma che…?-

-Che cosa?- Sasha mi osserva, incuriosita.

Il bello è che il loro tavolo è più avanti, per cui i compagni di Eric devono starsene girati per potermi vedere, ma continuano a farlo, tutti e tre insieme.

Eric sta bevendo dal suo bicchiere, del tutto indifferente a ciò che accade.

-D’accordo!- Esclamo più che altro a me stessa, mentre Sasha non mi perde d’occhio e può permettersi tutte le smorfie che vuole, tanto vedono solo la sua schiena.

Quando mi accorgo che i tre persistono a esaminarmi come se fossi dotata di luce propria, mi faccio coraggio e, stanca di starmene buona senza replicare, decido di appoggiare il mento sulla mano e di fissarli sfrontatamente negli occhi.

Mi illudo che i tre abbiano acquisito un minimo di decenza quando li vedo sussultare, stupiti della mia reazione e forse in imbarazzo ora che li ricambio con la stessa moneta ma, dopo essersi scambiati qualche parola fra di loro, ricambiano il mio sguardo con sorrisini esaltati. Assottiglio lo sguardo, a quanto pare non sarà facile farli smettere e non mi piace.

Peccato che tutto peggiori a mio svantaggio, quando l’unica ragazza del gruppo pensa bene di farmi un gesto eloquente con la mano, invitandomi a raggiungerla con un gran sorriso.

Merda…

Spalanco gli occhi, mi hanno fregata.

Tolgo subito la faccia dalla mano e abbasso il gomito, distogliendo all’istante lo sguardo e mi agito sulla sedia.

-Che è successo? Hanno smesso?-

Respiro profondamente e fingo che vada tutto bene per non lanciare segnali sbagliati ai miei nuovi ammiratori.

-La ragazza, quella bionda, mi ha fatto segno di andare lì!-

Sasha strabuzza gli occhi. -E tu?-

-Niente!- Dico di getto, cercando di rimanere immobile. -Adesso posso ignorarli come avevo detto!-

-Ma forse dovresti andare!-

Scuoto la testa. -Non esiste, io non ci vado. E poi non sono un cane che corre ad un fischio!-

Faccio una smorfia e raddrizzo la schiena, seria, non intendo più considerare quei tre che nemmeno conosco. Bevo un sorso d’acqua e mi risistemo i capelli passandoci distrattamente le dita in mezzo, ma mi affretto a smettere quando mi accorgo che lo sto facendo solo perché so di essere osservata. Metto le mani sul tavolo per tenerle ferme e respiro con il mento ben alto, non devo rendere conto a nessuno.

Mentre sto per dire a Sasha di andare, un’ombra oscura il mio piatto, così sollevo il viso e rimango sconvolta. In piedi accanto al nostro tavolo, di fianco a me per la precisione visto che sono la prima della fila, c’è l’amica di Eric.

Ha i capelli ricci e voluminosi di un biondo chiaro, con una ciocca tinta di rosa intenso, ha anche un piercing luccicante al naso, ma niente tatuaggi in vista. È alta e magra, decisamente in forma, indossa pantaloni attillati e canotta scollata.

Ho il cuore in gola, non mi aspettavo che venisse qui e non so cosa voglia di preciso.

-Ciao!- Esordisce. -Hai finito?-

Batto le palpebre ma fingo indifferenza. -Come?-

Forse non ha gradito che le restituissi spacciatamente lo sguardo per poi ignorare il suo silenzioso invito.

-Di mangiare!- Spiega lei semplicemente. -Perché mi piacerebbe che venissi a sederti con noi per un attimo!-

Quasi mi si spalanca la bocca, ma continuo a impormi un certo contegno. Rimango immobile, mi sento presa alla sprovvista e non so che fare, non voglio andare a sedermi con loro se Eric non mi ha chiesto nulla. Respiro profondamente e guardo Sasha in cerca di aiuto, ma lei ha gli occhi fissi sulla ragazza e non sa cosa dire, Will e Christina fingono indifferenza ma mi accorgo delle occhiatine curiose che si lasciano sfuggire.

-Credo che alla tua amica non dispiacerà!- Sentenzia la sconosciuta.

Il suo tono rimane gentile, ma era piuttosto decisa e non credo che accetterebbe di essere contraddetta. Sasha è rimasta senza fiato e così, senza altre alternative, lancio un’occhiata verso Eric.

Con mio stupore, mi sta guardando e non è più assente o scocciato, il suo sguardo è intenso e potente, mi attraversa. Sembra minaccioso e pienamente sicuro di sé mentre le sue labbra sono piegate in un ghigno strafottente, che mi lascia capire subito le sue intenzioni.

Mi sta sfidando, vuole vedere se ho il coraggio di raggiungerlo.

A sì?

-Okay!- Mi limito a dire, guardando la ragazza.

Lei sorride e nei suoi occhi si accende una scintilla di soddisfazione mentre mi fa segno di andare.

Vorrei tornare indietro e fingere che niente sia successo, ma ormai ci sono dentro e non posso fare molto. Decido di farmi coraggio e di alzarmi lentamente per non far capire che sono agitata, anche se mi ripeto che non ne ho motivo. Non conosco gli amici di Eric e potrei fare una figuraccia, ma lui sembrava perfettamente a suo agio e non intendo tirarmi indietro dopo il modo in cui mi ha silenziosamente provocata.

Seguo la ragazza verso qualche tavolo più in fondo, accorgendomi che il ragazzo con i capelli neri che sedeva vicino ad Eric si alza e aggira il tavolo per andarsi a sedere accanto all’altro.

Arrivate, lei si siede vicino ai due ragazzi, mentre credo che a me spetti il posto dall’altro lato, vicino ad Eric. Scivolo silenziosamente accanto a lui ma rimango rigida, non voglio gettarmici addosso o fargli capire che voglio un contatto.

Anche se Eric finge di non prestare particolare attenzione al mio arrivo, so benissimo che sente la mia presenza dal modo in cui si rilassano i suoi muscoli. Tuttavia, un sorriso arrogante è tra le sue labbra e credo sia rivolto a me anche se non ci guardiamo.

-Comunque io sono Camille!- Si presenza la ragazza, tutta sorridente.

Io mi limito a guardarla.

-Io sono Jason e lui è Nick!- Mi dice il ragazzo con i capelli rossicci seduto vicino a lei.

Dal modo in cui la ragazza gli appoggia un braccio sulla spalla, direi che tra loro c’è qualcosa. Jason ha i capelli leggermente lunghi e spettinati, due occhi verdi e intensi e dei lineamenti affilati che gli conferiscono un’aria austera che viene avvalorata dal suo sorriso fiero. 

-E lei è Aria, finite le presentazioni?- Scatta quello che dovrebbe chiamarsi Nick. -Io avrei una domanda!-

Lo osservo e noto che ha un viso molto semplice, un filo di barba e niente di particolare a parte un orecchio pieno di piercing. Nel complesso è molto carino anche se non saprei spiegare il perché.

Tutti si voltano verso di lui, in attesa della sua domanda, così Nick prende fiato e mi guarda dritto negli occhi.

-Sei sana di mente?-

Forse avevo accumulato un po’ di tensione, forse è perché capisco subito cosa intende, fatto sta che scoppio a ridere. Anche Camille e Jason ridono, ma Eric no.

-No perché, se stai davvero con lui,- Ricomincia Nick, indicando Eric. -Devi avere per forza dei problemi!-

Eric gli riserva una semplice occhiata, ma talmente tanto cupa che Nick indietreggia sulla panca.

-Non vorrei infierire, ma se lei ride vuol dire che aveva capito subito la domanda!- Esclama Jason, riprendendosi.

Eric rimane impassibile per qualche secondo, poi il suo sguardo più tetro scivola su di me. Sollevo gli occhi e, improvvisamente sotto accusa, mi sento rimpicciolire sotto lo sguardo nero con cui mi attraversa, senza contare che il suo atteggiamento impassibile mi fa venire i brividi.

-Sì!- Mi affretto a precisare. -Voglio dire, il mio cervello funziona!-

Nick mi studia attentamente. -Ne sei sicura?-

Scrollo le spalle e faccio un sorrisino. -Sì, il mio sta benissimo, e il tuo come va?-

-Funziona a giorni alterni!- Precisa Jason, guadagnandosi lo sguardo indignato del suo amico.

 Anche Camille da un lieve spintone affettuoso a Jason, mentre scuote la testa.

-Lascia perdere questi due!- Mi dice, alzando gli occhi al cielo. -Anzi, te li tolgo di torno!-

-Ma certo, lasciamoli soli e togliamoci dai piedi prima che Eric si vendichi!- Enfatizza Nick, alzandosi.

Senza che me lo aspetti, Eric mi fa passare un braccio dietro i fianchi e mi avvicina a sé ed io, stretta a lui, non posso fare a meno di sentire un’ondata di calore e divento subito di ottimo umore.

-L’unico che rischia qualcosa sei tu!- Sentenzia Eric, con calma, mostrando un sorriso calcolato. -E sai benissimo perché!-

Il ghigno maligno di Eric non arriva agli occhi, che rimangono tetri, dettaglio che mi fa ipotizzare che la sua non sia poi una minaccia tanto scherzosa.

Nick lo osserva e deglutisce, ma poi mi guarda e fa un sorrisino a trentadue denti. -D’accordo, ho detto che me le sarei scopata, ma che male c’è? Era solo un apprezzamento, dovresti esserne contento!-

Spalanco gli occhi e temo di aver assunto il colore di un pomodoro. Non può averlo detto davvero!

Il modo in cui Eric chiude gli occhi e poi li riapre, mentre fa scricchiolare la mandibola, farebbe scappare chiunque, non ci sono dubbi, è peggio di un presagio di morte certa.

-Benissimo, lo porto via!- Dichiara Jason, afferrando Nick per la giacca e trascinandolo via, mentre entrambi se la ridono tranquillamente.

-Ci vediamo, è stato un piacere conoscerti!- Mi sorride Camille, sventolandomi la mano mentre se ne va.

Sono ancora interdetta, perciò non ricambio il saluto e mi limito a fissare imbambolata i tre che si dileguano. Un pensiero mi assale.

-Ehm…- Inizio titubante. -Cosa sarebbe questa storia?-

Mi volto lentamente verso Eric, che ha ancora un braccio attorno alla mia vita e gli occhi fissi sulla schiena di Nick.

-Ricordi quando ti sei fatta questo tatuaggio?- Chiede, accarezzandomi dietro l’orecchio dove ho disegnate delle onde d’acqua stilizzate.

Ricordo benissimo il giorno in cui Sasha mi ha trascinata a fare il mio primo tatuaggio, è stato durante la prima settimana di iniziazione e mi ha anche costretta a truccarmi e a farmi indossare un vestitino striminzito solo perché, a detta sua, era così che facevano tutte. A dire il vero non ho mai ringraziato la mia amica, devo riconoscere che quel look aveva fatto colpo su Eric che, vedendomi, si era concesso una lunga occhiata alle mie gambe scoperte.

-Vedi, io ero seduto al bar fuori dallo studio con Jason e Nick e, proprio lui, ha fatto un apprezzamento poco lecito su di te!-

Mi spiega serenamente, tuttavia continua a guardarsi intorno, mentre mi tiene ancora legata a sé con il suo mezzo abbraccio.

-E tu cosa gli hai detto?-

E finalmente Eric si volta verso di me e inizia ad accarezzarmi la schiena. Credo che dovrei sentirmi felice ora che non dobbiamo più nascondere il nostro legame, ma mi sento anche vittima delle spire di un serpente velenoso. Il modo in cui mi tocca, come mi guarda, mi rendono impotente e al contempo è come se fossi totalmente al sicuro. Tutto questo non può essere lecito, forse è peccato.

-Che eri mia!- I suoi occhi si fissano nei mei e sembrano ferro fuso e bollente.

Un breve attacco di batticuore minaccia di stordirmi, ma assottiglio lo sguardo, qualcosa non mi torna. Nonostante la mano di Eric risalga lentamente il mio braccio fino ad accarezzarmi una guancia, il calore delle sue dita non basta a distrarmi. So benissimo di essermi fatta il tatuaggio durante i miei primi giorni fra gli Intrepidi e non c’era ancora niente fra me e lui, non mi aveva neanche baciata.

-Ma non lo ero!- Specifico.

-Non ancora!- Replica, impassibile e freddo.

Le sue labbra sono rimaste leggermente arricciate, come se fosse offeso, e il suo mento sollevato rende il suo sguardo più distante, eppure mi brucia sulla pelle. Non so più cosa dire, perciò abbasso il viso e mi mordicchio il labbro, trattenendo un sorriso.

-Comunque sia,- riprende lui, voltandosi e liberandomi dalla gabbia delle sue braccia attorno a me. -Ho trovato la soluzione al tuo problema.-

Senza più il suo abbraccio a proteggermi, è come se fossi esposta agli sguardi di tutti.

Scuoto la testa e mi avvicino al suo braccio. -Quale problema?-

Eric sogghigna malignamente e mi riserva un’occhiata. -Non ti eri lamentata del fatto che casa tua è troppo lontana da dove lavori?-

-Bè… sì!- Ammetto tranquillamente.

Eppure ancora non capisco dove vuole arrivare.

-Effettivamente hai un po’ di strada da fare e di prima mattina non sarà il massimo. Ma hai dei turni, a volte inizierai al mattino e altre volte il pomeriggio.- Mi spiega. -Però, quando hai la mattina, la sera prima potresti dormire da me.-

Batto le palpebre.

-Sai, io abito quasi allo stesso piano dell’area logistica!- Afferma con un sogghigno ammaliatore. -Potresti dormire di più e fare molte meno scale.-

Non distolgo lo sguardo ma, quando capisco che sto per sorridere, cerco di non farglielo vedere. Ovviamente fallisco, perché lui mi afferra il mento con due dita e me lo solleva.

-E allora?- Mi incalza.

-Penso sia una buona idea!-

Quando Eric mi abbaglia con il suo sorrisetto beffardo, squadrandomi malignamente, capisco che sta per sferrare uno dei suoi attacchi. -Benissimo, mi pare che domani inizi proprio di mattina!-

Altro campanello d’allarme: io non gli ho mai dato questa informazione.

Approfitta del mio silenzio per risistemarmi dietro l’orecchio una ciocca di capelli. -Quindi stasera verrai da me e ti farò rilassare per domani…-

Le sue dita scendono lungo il mio collo e mi irrigidisco, penso che potrebbero guardarci tutti e non sono il tipo a cui piace dare spettacolo ma, peggio ancora, mi sta andando il sangue al cervello e il mio cuore è partito al galoppo.

-Io…- Cerco di riprendermi, senza perdere di vista il percorso della sua mano che sale nuovamente verso il mio viso. -Non è che non trovi invitante la tua offerta…-

-Ma?- Mi esorta, mentre le sue dita scivolano sulla mia spalla e seguono la discesa del mio braccio.

-È la prima sera nella casa nuova e, ecco, Sasha ci tiene e poi penso che abbia organizzato una specie di festa con le altre ragazze e…-

-Quindi mi stai rifiutando?-

Rimango paralizzata a fissarlo, la sua voce è pericolosamente scesa di tono e i suoi occhi si sono rabbuiati. Le sue labbra sono allineate per la serietà, mentre le sue carezze iniziano a rallentare.

-No, non lo farei!- Preciso prontamente. -È che…-

-Sì, ho capito! Come potrei privarti di fare baldoria con le tue amichette o di sistemarti a casa tua?- Mi interrompe, girandosi verso il tavolo e non più su di me. -Hai le tue esperienze da farti e lo comprendo.-

-Davvero?- Sono ancora stordita per il suo brusco cambio d’umore. E anche per le sue carezze.

Lui scrolla le spalle. -Sì, perciò ti concedo la serata libera.-

Sollevo le sopracciglia. -Aspetta, quindi sei tu che mi dai il permesso?-

Mi ricambia con un ghignetto degno del peggior bastardo. -Ovviamente!-

Mi rifiuto di dargli corta. -Bene! Allora noi…-

-Oggi sarò impegnato fino a tardi per lavoro, idem domani. E, dato che non vuoi dormire con me, non ci vedremo prima di domani sera.-

Metto il broncio e cerco il suo sguardo, che lui volutamente mi nega. -Domani sera?-

Colgo il suo ennesimo sorrisetto quando fa per alzarsi. -Dovrai accettare le conseguenze del tuo rifiuto e accontentarti!-

Cerco di replicare ma non me ne da il tempo, chinandosi su di me e fermando il suo viso ad un soffio dal mio. In un secondo il mio cuore si arresta e credo che le mie guance si siano arrossate, mentre il respiro ardente di Eric mi solletica le labbra e in questo momento potrei fare qualsiasi cosa, sono totalmente in sua balia e chiudo persino gli occhi attendendo il suo bacio. Ciò che sento però, è sola la sua risata soffiata, quando decide di scostarsi e senza preavviso mi stampa un bacio sul collo, dove sa che sono più sensibile.

-Ripensaci!- Mi intima prima di andarsene.

Vorrei chiamarlo, insultarlo, dirgli tutto quello che mi passa per la testa, pregarlo di non lasciarmi così e, invece, devo limitarmi ad ammirare la sua schiena mentre mi abbandona.

 

Sono seduta sul divanetto dell’appartamento di Christina e non so assolutamente cosa fare o come motivarmi quel tanto che basta per provare a fingere almeno un sorrisino. Non ho nulla contro le serate tra ragazze, ma non ho dimestichezza con queste cose. Non avevo delle amiche da piccola, perché tutte le ragazze Erudite nella mia classe mi stavano ad almeno tre metri di distanza.
E, a dire il vero, ho la testa altrove.

-Guarda che puoi andare!-

Strabuzzo gli occhi e mi volto verso il posto accanto a me sul divano, su cui si è seduta Sasha.

-Cosa?- scatto all’erta. -No! È la nostra prima sera, non ti lascio dormire da sola!-

Ma, alle mie parole, Sasha fa solo in tempo ad aprire bocca che Marlene prende parola.

-Le facciamo compagnia noi!- Dichiara con un urletto. -Sta sera non si dorme, restiamo tutte qui!-  

Lei è seduta attorno al tavolo con Christina e Tris, ma quest’ultima ha un sussulto alla notizia.
-Veramente…- Tenta di prendere parola. -Ho promesso a Quattro che sarai andata a trovarlo…-

-Che cosa?- Christina a poco si strozza con il succo che stava sorseggiando. -Ma è con Will, Uriah e Zeke, passavano la serata al Pozzo fra uomini e noi qui fra ragazze!-

-Lo so, ma passo solo a salutarlo! Ci metto pochi minuti e poi torno qui, promesso!- Si scusa Tris.

Christina sospira, le da un buffetto sul braccio e le indica la porta.

-L’amore!- Esclama Sasha, sorridendomi. -Puoi andare anche tu, rimango con le altre!-

Mi consola sapere che anche Tris voglia abbandonare la sua amica per correre tra le braccia del suo ragazzo, ma il senso di colpa non sciama.

Però c’è anche una persona che, più o meno come me, non è stata contagiata dall’euforia delle altre. Anzi, si è totalmente dissociata e se ne sta seduta per terra in un angolo.

-Fantastico, una notte da urlo!- Borbotta Lynn con finto entusiasmo, poi mi inchioda con uno sguardo deciso. -Scappa finché sei in tempo!-

Accenno un sorriso, di nascosto però.

Sasha scuote la testa. -Sul serio, puoi andare, tanto starò bene e non sono sola!-

-No!- Chiarisco.

Lei è la mia prima vera amica e non rovinerò tutto per un ragazzo.

Nel frattempo Tris si alza quasi di nascosto, dice qualcosa alle altre e sgattaiola via. Quando mi passa davanti, credo mi lanci una sorte di sguardo complice. Non trovo niente di piacevole in Quattro e temo che per lei Eric sia una sorte di mostro marino, ma sì, siamo più o meno nella stessa situazione: due novelline con i nostri due istruttori.

Sasha è decisa e riparte all’attacco. -Domani devi alzarti prestissimo e qui queste matte non la smetteranno tanto presto, per cui vai da lui e dormi lì cosi domani arriverai subito al lavoro!-

-Ma…- Provo a difendermi, con tanto di sguardo triste.

-Sposteremo la nostra prima sera a domani e mi racconterai tutto!- Conclude, indicandomi la porta con lo sguardo.

Dal suo angolo, Lynn stava seguendo la nostra discussione e, quando la guardo, mi mima con le labbra la parola “scappa”.

-Ne sei sicura?- Chiedo a Sasha.

Lei alza gli occhi al cielo, così rido e le getto le braccia al collo.

La mia amica mi spinge quasi via. -E quando mi abbracci vuol dire che sei davvero felice! Ora sparisci!-

Scatto in piedi, faccio un saluto veloce alle altre con la mano e mi dileguo.

 

Arrivo al corridoio delle abitazioni preferenziali ai piani alti e lo percorro con lentezza, passando davanti a tutte le porte delle camere, sapendo che quella di Eric è l’ultima, dietro un angolo. Sono diffidente e non riesco a stare calma, tanto che devo serrare i pugni per controllare il tremore delle dita. Sono certa di voler passare la notte con Eric, e non solo questa, ma ho tanti dubbi inutili e paure che credo siano unicamente dettate dalle incertezze.

Non è che dubiti dell’interesse di Eric nei miei confronti, ma non so quanto ci tenga davvero a noi. E se avesse approfittato della mia assenza per portarsi a letto un’altra? Magari per lui la fedeltà è solo una scomoda alternativa.  

Mi faccio coraggio e svolto l’angolo, avanzando verso la porta della camera di Eric, ma mi fermo con il pugno a mezz’aria quando temo di vedermi aprire la porta da una sconosciuta. Penso anche che Eric potrebbe infuriarsi, visto che è tardi e non mi aspettava. Alla fine prendo un respiro profondo e busso, anche se l’istante dopo ho quasi paura per averlo fatto.

Con mio stupore, la porta si spalanca molto prima di quanto pensavo. Eric si para davanti a me in tutta la sua altezza, con tanto di petto nudo con i muscoli in bella vista, l’espressione solitamente autoritaria che quasi mi fa indietreggiare. Eppure i suoi occhi sono vivi, accesi, di certo non stava dormendo, e soprattutto mi guarda in un modo che mi sconvolge.

-Non chiedi chi è?- Azzardo, nel tentativo di distrarlo.

-Sapevo che eri tu.-

La sua risposta, così semplice e schietta, mi entra dentro e si prende totalmente il mio cuore e forse anche la mia anima. Spalanco gli occhi, forse arrostisco e non posso farne a meno, niente di tutto questo mi sembra vero.

Sorrido. -Ma come? Io ti avevo detto che non sarei venuta…-

Solleva un sopracciglio. -Mi sono forse sbagliato?-

Sono senza parole, incantata dal suo sguardo bollente e dal suo corpo in bella vista.

-E quindi?- Mi incita, indicandomi con il mento e concedendosi un’ occhiata corrucciata.

In effetti siamo entrambi fermi davanti alla sua porta, lui ha ancora la mano sulla maniglia.

Mi stringo nelle spalle e oso un mezzo sorriso malizioso. -E se non la volessi la serata libera?-

Il guizzo del suo sguardo, e di tutto il suo petto, non passa inosservato. Prende un profondo respiro, con cui sembra in grado di assorbirmi, poi il suo miglior ghigno rende sinistri i suoi lineamenti.

-Non dire altro!-

Mi afferra dalla maglietta e mi trascina dentro, sbatte la porta dietro di noi e, il secondo dopo, mi ritrovo le sue labbra incollate alla mie e le sue braccia a cingermi saldamente.

Mi assaggia, mi tocca il viso e i capelli con le sue rudi carezze, mi toglie la giacca di prepotenza e poi mi solleva da terra tenendomi saldamente dai fianchi. Finisco sul letto, mentre lo guardo e mi accorgo di quanto non desideri altro che lui. Solo lui. I suoi occhi su di me, le sue mani sul mio corpo e le sue labbra sulle mie.

Si getta sopra di me, posizionandosi con le ginocchia ai lati dei miei fianchi, mi afferra il viso fra le mani e mi bacia con vigore.

Non saprò più scappare dall’incanto con cui mi ha legata a sé. So benissimo che dovrei mantenere le distanze per tenere vivo il contatto con la realtà, invece di gettarmi in questo bellissimo sogno, destinato a finire. Dovrei proteggermi per non soffrire quando tutto questo svanirà.

Ma questo è il mio peccato, non posso reprimerlo. Voglio lasciare che mi distrugga lentamente.

 

 

 

 

Continua…

 

 

Scusate se gli aggiornamenti non sono rapidi, ho tante idee per la testa per questa storia e sto cercando di far quadrare tutto!

Spero vi piacciano i capitoli, se avete idee, curiosità, dubbi o qualcosa che vi piacerebbe vedere, non esitate a farmelo sapere nei commenti! Rispondo a tutti e cercherò di accontentarvi!
Intanto grazie di cuore a chi legge!

Questa è la mia pagina facebook, se durante la settimana trovate un’anticipazione, pubblicherò il prossimo aggiornamento la domenica successiva!

https://www.facebook.com/Kaimy11/

Baciiii <3

 

 

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Capitolo 4
*** Molto ***


4. Molto

 

 

 

 

 

 

Perfetto. Sono pronta.

Ora devo solo trovare il coraggio di uscire da questo bagno e, successivamente, da questa camera.

Lo specchio di fronte a me mi restituisce il riflesso della prestante e giovane ragazza che dovrei essere, con uno sguardo più critico del solito che mi fa sembrare abbastanza decisa da poter fronteggiare la avversità. Le labbra, come sempre corrucciate, mi donano un nonsoché di arrogante che oggi non guasta.

A quando pare, i miei occhioni da cerbiatta e la mie labbra gonfie hanno deciso di collaborare e creare un quadro un po’ meno infantile, almeno per sta volta.

Faccio le smorfie e mi massaggio le guance, sperando che si colorino magicamente, ma sono sempre stata pallida di mio e vivere sotto terra non mi aiuta.

La nottata trascorsa, però, ha dato ai miei capelli una piega decisamente strana e indomabile, perciò sono costretta ad optare per una coda alta. Ma, mentre mi raccolgo i capelli e li avvolgo con l’elastico, noto il ciufetto ribelle che mi ricade su un lato della fronte.

Sbuffo e rinuncio in partenza all’idea di tentare di sistemarlo, rimanendo tuttavia incantata da un piccolo dettaglio posizionato esattamente sopra il lavello davanti a me.

Io non sono affatto un tipo da rosa, che sia chiaro. Eppure, quando ho visto quello spazzolino nuovo di zecca tutta rosa, mi si è riempito il cuore e, ancora adesso, mentre lo guardo, non posso fare a meno di fare un gran sorriso.

Insomma, era scontato che fosse lì per me, perché non credo che Eric si sia preso per sé uno spazzolino di riserva di quel colore, anzi, penso lo abbia fatto a posta per chiarire che era mio.

Avvenimento che elegge il rosa a mio nuovo colore preferito.

Mi moridcchio il labbro e scuoto la testa, prevedere Eric è impossibile. Se mi aspettassi dimostrazioni d’affetto classiche, rimarrei ampiamente delusa. Non credo di aver mai sentito uscire dalle sue labbra una parola dolce o un complimento che non fosse mascherato da una battuta ambigua e, di certo, non mi ha mai riservato particolari gentilezze. Però non si fa problemi a scendere ai piani bassi solo per portarmi un portachiavi o a farmi trovare uno spazzolino tutto per me nel suo bagno.

Credo che siano i suoi modi per dimostrarmi che mi vuole bene, probabilmente non me lo dirà mai apertamente e dovrò essere brava a cogliere i segni.

A meno che non tenga una scorta di adorabbili spazzolini rosa nascosti da qualche parte, che mette a disposizione delle sue compagne di letto.

Con una smorfia critica mi volto e inizio a studiare il bagno, soffermandomi sul mobiletto nell’angolo ma anche sui cassetti sotto al lavello. Forse dovrei controllare, ma rimanderò ad un giorno in cui non rischio di fare tardi.

Apro la porta ed esco a testa alta, infondo, se non sono realmente pronta per iniziare questa giornata, posso almeno fingere di esserlo. Do una vigorosa spolverata ai miei pantaloni con le mani, fingendomi sovra pensiero, ma mi paralizzo quando i miei occhi incontrano il panorama sul letto.

Eric se ne sta comodamente spaparanzato sul materasso, le spalle sorrette dallo schienale e le braccia dietro la nuca, totalmente e completmente nudo.

Ovviamente, il ghignetto bastardo che mi rivolge mi manda direttamente il sangue alla testa e le mie guance tradiscono l’imbarazzo.

Quando Eric si abbandona ad una risatina rauca che mi fa vergognare anche solo di esistere, mi ripeto mentalmente che devo smetterla di comportari come una Rigida alla prime armi e superare ogni mio imbarazzo.

Sono cresciuta fra gli Eruditi, abbiamo studiato biologia umana e analizzato le funzioni dell’apparato riproduttivo affrontando l’argomento nel detaglio, mentre le altri classi con ragazzi di altre fazioni sorvolavano volutamente il paragrafo. E, per di più, ormai non c’è nessuna parte del corpo di Eric a me sconosciuta, per cui, andare in imperventilazione ogni volta che gli si vede qualche centrimetro di pelle in più, non ha assolutamente alcun senso.

E questo è quello che mi direbbe un Erudito, un Intrepido ci andrebbe giù pesante, imponendomi di smettere di fare la codarda e mostrare un po’ di spina dorsale.

Ma, con mio grande dispiacere, quando sollevo gli occhi, Eric mi sta ancora fissando attentamente. Tuttavia non è più divertito, ma serio, il suo sguardo ha una nota calda con cui sta analizzando ogni parte del mio viso e del mio copro. Il modo in cui si passa la lingua sulle labbra, non lascia poi tanti dubbi sulla natura dei suoi pensieri.

-Che c’è?-

Lui scrolla le spalle, senza però perdermi di vista. -Niente. Sei bella!-

Mandando al diavolo ogni spiegazione Erudita ed ogni incoraggiamento Intrepido, arrossisco ancora e sta volta non so cosa dirmi per controllarmi.

Dannazzione, sono abituata ad un Eric critico e scontroso, non è da lui lasciarsi scappare certi apprezzamenti così a brucia pelo.

-Anche troppo!- dichiara quasi fra sé e sé. -Forse dovrei andare a cavare gli occhi a Robert!-

-Ma non ha ancora fatto nulla, e non credo proprio che si prenderebbe il disturbo di guardare proprio me.-

Il suo sguardo si assottiglia. -Misura precauzionale.-

Abbaso il viso e provo a sorridere, ma qualcosa va storto perché non ci riesco. Penso che c’è poco da scherzare sul mio nuovo capo, visto che i precedenti che ho con lui non hanno nulla di buono.

Ma quello che si concede una risatina soffiata con il naso è Eric.

-Che hai?- Indago, quasi offesa.

Lui scuote la testa. -Attenta a non spezzarti, sei talmente tesa che sembri un tronco!-

-No, non è vero!-

Ma Eric schiocca la lingua e sospira. -Vieni qui!- mi ordina con calma, battendo la mano sul bordo del materasso accanto a lui.

Avanzo timidamnete fino a raggiungerlo, dovendo lottare contro l’impulso di nascondermi sotto le coperte, incollarmi alle sue costole e rifugiarmi qui per sempre.

In realtà, mentre mi avvicino, un piccolo ed insignificante dettaglio mi rimette all’erta, o meglio, mi rimanda il sangue al cervello.

-Ti dispiace darti un contegno?-

Eric lascia cadere uno sguardo annoiato lungo il suo petto, fino ad accorgersi della parte del suo corpo tra le sue gambe scoperta e in bella mostra.

Solleva un sopracciglio. -Non ti piace quello che vedi?-

Afferra il lenzuolo e se lo sistema sopra i fianchi, mentre io alzo gli occhi al cielo. Quanto può nascondere un semplice lenzuolo bianco?

Sforzandomi di non far scendere lo sguardo dove non dovrei se voglio rimanere lucida, faccio un passo avanti e mi siedo vicino alla sua gamba.

-Deve essere bello starsene lì tutto comodo, vero?-

Arriccia le labbra in un sorrisino soddisfatto, mentre stiracchia la braccia tendendole sopra la testa. -Ingrata! Potevo alzarmi più tardi ma mi sono svegliato prima solo per te.-

Non so come certi sbalzi d’umore mi assalgano all’improvviso, forse sono davvero aggitata, forse è solo una crisi ormonale, fatto sta che mi sento stringere lo stomaco da una morsa.

Penso alla prima volta che Eric mi ha portata nella sua camera, per il mio compleanno, e al pomeriggio seguente che mi ci ha riportata priva di coscienza, dopo avermi trascinata in infermeria per farmi sedare. Ero messa male, con la schiena piena di lesioni causate dai colpi di verga che mi aveva inferto quel dannato Finn, mentre suo figlio Robert si godeva la scena.

Ed è proprio da lui che sto andando e sarà lui il mio superiore.

Per di più, ho scelto una carriera difficile e non l’ho certo fatto per rimanere nell’anonimato ma, nonostante le mie buone intenzioni, potrei non farcela. Eric mi ha scelta proprio per la mia forza, non credo mi guardarebbe allo stesso modo se fallissi misaremente.

Sono schiava del suo sguardo famelico, perciò cedo al richiamo silenzioso del suo petto. Gli getto le braccia al collo e nascondo il viso nell’incavo della sua spalla, stringendomi a lui.

Ma sta volta la risata che emette Eric non è più divertita, tanto meno allegra. È grave, corrotta, mentre avverto il suo corpo irrigidirsi e le sue mani posarsi sulle mie spalle come se volessero spingermi via, anche se di fatto rimangono ferme.

Il suo è un tacito segnale, ma comunque ben chiaro.

-Andiamo! Adesso non farne una tragedia!- Mi ammonisce. -È solo il tuo primo giorno di lavoro!-

Se anche ha cercato di apparire ironico, riconosco benissimo la nota severa nella sua voce.

Ho infranto la prima regola di Eric, mi sono mostrata debole. Ovviamente non è tipo da consolazioni e coccole, per cui l’ho davvero infastidito.

Oserei dire che se non mi manda al diavolo è solo per pietà.

Ma ho un’arma segreta per ingannarlo e ribaltare la situazione, così rido soffiando sulla pelle sensibile della sua nuca.

-C’è e come una tragedia, ma non è quella che pensi tu!-

Mi distacco, tenendogli comunque le mani sul petto possente, cogliendo il suo cipiglio incuriosito.

Sospiro. -La vera tragedia è doverti lasciare qui, nudo e a letto, senza poterne usufruire...-

L’espressione di Eric rimane contrata, mentre mi fissa in dubbio per un attimo, come se stesse cercando di capire se mento. Poi però i suoi occhi si aproano e si abbandona ad una fragorosa risata.

Mi afferra il mento. -In tal caso, hai proprio ragione!-

E, quando il suo solito ghigno crudele riappare fra le sue labbra seducenti, sorrido.

Per puro sbaglio, mentre sfuggo al tocco di Eric, mi accorgo dell’orario che segna la sveglia sul suo comodino.

-Accidenti!- Impreco, costatando quanto sia tardi.

Scatto in piedi, afferro la mia giacca di pelle con la cerniera che sale in diagonale che Eric mi ha regalato e la indosso. Ma, prima di uscire, mi volto un’ultima volta verso il letto.

-Se Robert dovresse darmi fastidio, pensi che potrei prenderlo a calci?-

Scuote la testa. -No. Ma puoi sempre chiamare me.-

Sollevo le sopracciglia. -E gli faresti male?-

Il modo in cui fa scattare la mandibola mi manda un brivido lungo la schiena, che aumenta quando il suo sguardo si vela di cattiveria.

-Molto.- Si limita a rispondermi.

Mi sento invadere da un’ondata di carica, adesso sono davvero pronta per il giorno che mi aspetta. Forse sono orgogliosa al pensiero che Eric interverrebbe per difendermi, o forse mi gongolo all’indea del figlio di Finn appeso a testa in giù sullo strapiombo.

Adesso mi sento più forte. Molto più forte.

 

Ad ognuno di noi è stato consegnato un dettagliato libricino che racchiude le nozioni base per prepararci alla carriera che abbiamo scelto. Ci sono scritti gli orari di lavoro, le abilità di base richieste, le attività principali che andremo a svolgere, il percorso per l’avanzamento della carriera e una lista di obblighi e doveri.

Il manuale di Sasha parla soltanto di norme igieniche basilari per preparare pelle e aghi al tatuaggio e ha una decina di pagine. Lei lo ha già letto tutto.

Ho scoperto che quello di Will ne ha poco più di venti.

Il mio ha esattamente sessantadue pagine.

È ovvio che io abbia lasciato gli Eruditi, sono un’idiota in piena regola. Come accidenti si fa a scappare dalla fazione dei secchioni per andarmi poi a scegliere un lavoro così intricato?

Avrei potuto specializzarmi al poligono, passando la giornata a pulire armi, sostituire i bersagli e magari insegnando a sparare ai bambini.

Certo, poi ti saresti anche messa a fare le pulizie e tanto valeva arrivare ultima in classifica!

Sospiro in risposta alla mia vocina interiore. La mia determinazione mi è sempre stata amica, ma in questo caso mi ha spinto in un bel guaio. Se voglio sfruttare al meglio le mie potenzialità e trovare finalmente il mio posto in questa società, dovrò essere forte e il percorso sarà solo in salita.

Ci sono abituata, non ho mai avuto niente facilmente. Già a sette anni ho dichiarato apertamente che sarei diventata un’intrepida, conquistandomi l’antipatia dei miei compagni di classe e distruggendo i rapporti con la mia stessa famiglia. Ma non mi sono tirata indietro, ho creduto in me stessa e sono rimasta fedele ai miei propositi, andando avanti a testa alta nonostante gli ostacoli.

Ho superato la solitudine e ho affrontato l’iniziazione più tremenda di tutte le fazioni, posso farcela anche sta volta.

-Sei in ritardo. Cominci male.-

Sollevo lo sguardo e, appoggiato alla parete del corridoio che stavo per imboccare, c’è il mio incubo in carne e ossa.

Robert non ha una muscolatura esplosiva, il suo fisico è abbastanza asciutto, non è nemmeno molto alto. I bicipiti sono ben delineati, sul destro è stampato il bellissimo ritratto di quello che potrebbe essere un leone e un lupo. Purtroppo la mezza manica della sua t-shirt nera copre gli occhi e la parte alta della testa dall’animale, mostrandomi solo il muso e il pelo folto del petto, che si apre e scende verso il basso come una fiamma capovolta.

Credo sia un lupo.

Ha anche un altro tatuaggio alla base del collo, ma è solo uno strano intreccio di linee di cui non comprendo il significato. Sulla punta alta dell’orecchio un singolo anellino di metallo scintilla alla luce del neon, mentre i suoi capelli scuri formano uno strato molto corto sulla testa. La cosa che più mi colpisce è il suo sguardo color nocciola, intenso e caldo, quasi mi ricorda il modo in cui Eric mi osserva da lontano, a volte.

Il viso è equilibrato, forse solo un pochino spigoloso, o questa è la sensazione che potrebbe dare il suo naso lungo e dritto.

Labbra sottili sono piegate in una smorfia severa, che ricorda suo padre, il crudelissimo capofazione Finn.

Gli occhi mi scivolano sui suoi pantaloni di pelle nera, o meglio alla sua cintura, dove vi è agganciata una pistola, segno evidente del suo rango dentro la fazione. Le armi sono alla portata di tutti al poligono, ma solo i capi girano armati.

-Ti hanno spiegato che fare tardi non è il miglior modo di presentarsi, ragazzina? O stavi solo cercando di farmi perde la pazienza già da subito?-

Si scosta dalla parete e mi da le spalle, pronto a farmi strada, così metto un piede davanti all’altro per seguirlo, ma qualcosa mi disturba.

Sono uscita dalla camera di Eric più tardi di quanto avrei voluto, ma ho saltato la colazione per correre dritta qui, perciò non posso essere davvero in ritardo. Casa di Eric è in superfice, l’area logistica sotto la Guglia, per arrivarci ho solo dovuto attraversare un corridoio e salire una rampa di scale, ci avrò messo al massimo cinque minuti, so che non possono essere ancora le otto del mattino.

-Non sono in ritardo!- Preciso.

In realtà non volevo essere scortese, ho solo pensato ad alta voce ma Robert mi ha sentito, e questo basta a mandare a monte i miei piani di non essere ostile al mio capo.

Peccato che questo sia un odioso ed insopportabile pallone gonfiato e, che me lo dica Eric o meno, non intendo assecondarlo tanto facilmente.

Si ferma e si volta indolentemente, gli occhi assottigliati e una smorfia ancora più schifata di prima. -Come hai detto?-

Mi immobilizzo, farlo infuriare non mi sarà d’aiuto e poi, a voler essere onesti, riesce realmente ad intimorirmi. Pensavo che solo Eric, e ovviamente Finn, fossero capaci di stecchire qualcuno con una sola occhiataccia.

Pare che Robert rientri nel gruppo.

-Niente!-

Sospira, mi si avvicina incrociando le braccia al petto e si china leggermente per guardarmi dritto negli occhi.

-Mettiamo subito in chiaro le mie regole, novellina.- Soffia, -Sono il tuo superiore e pretendo rispetto, per cui, quando pensi di aprire la bocca per dire una delle tue sciocchezze che magari ti sembrava tanto furba, ripensaci e non fiatare!-

Deglutisco, il ragazzo sa il fatto suo ed io sono stata tanto scema da farlo arrabbiare. La cosa bella è che ha tutto il diritto di trattarmi come gli pare. Siamo pur sempre soldati, lui è il mio comandante, ed io ho accettato il pacchetto completo quando ho lasciato cadere il mio sangue sui carboni ardenti, il giorno della scelta.

-Non mi pagano per sprecare il mio tempo con te.- Prosegue. -Io do gli ordini e tu esegui e, se non ti sta bene, puoi girare i tacchi e andartene al diavolo ancor prima di iniziare!-

Il suo sguardo è ancora incollato al mio, capace di smorzare ogni mio istinto ribelle. Serro le labbra, sapevo che non mi sarebbe piaciuto lavorare per lui ma, ormai è ovvio, non ho altra scelta.
-Tutto chiaro?- mi chiede, sollevando il mento senza smettere di guardarmi.

Come il sole, mi verrebbe spontaneo rispondere, ma il sarcasmo creerebbe dei problemi.

-Chiaro!-

Fa un cenno e si volta, ma non prima di avermi trafitto con l’ennesima occhiataccia. -Molto bene.-

Riprende a camminare e, dopo aver ritrovato un briciolo di lucidità, sufficiente per darmi una mossa, inizio a seguirlo mentre ci inoltriamo in un corridoio poco illuminato e profondo. Da quello che diceva il manuale, già da qui inizia l’area logistica, divisa in reparti.

-Per prima cosa, mi accerterò che tua sia nel posto giusto!- Riprende.

Rimango in silenzio, fissando di sfuggita la sua spalla, davanti a me.

-Certo, i presupposti ci sono, ma hai fatto una scelta impegnativa e devi esserne degna.-

Continuo a starmene zitta, di certo non voglio mettermi a dialogare con uno che non aspetta altro che un mio passo falso per attaccarmi.

-D’altro canto,- Sospira canzonatorio. -Ci vuole coraggio per subire una punizione dolorosa in silenzio…-

Il mio cuore si ferma. Non può averlo detto.

Che stia solo cercando di provocarmi o se si tratti di pura cattiveria non lo so, quel che è certo è che Robert ha fatto una chiara allusione a quanto accaduto con suo padre durante la mia iniziazione.

Costretta a rimanere stesa a terra dopo che Peter mi aveva colpita alla caviglia, Finn è arrivato e ha inveito su di me con il frustino metallico che adora tanto portarsi appresso, dandomi ben dieci frustate sulla schiena.

Ricordo ancora il dolore, a volte mi basta solo sentire lo schiocco di qualcosa per sussultare, ma non ho mai mostrato la mia vulnerabilità. Forse non volevo dare alcuna soddisfazione a quel vigliacco di Peter, forse sono semplicemente troppo orgogliosa, oppure temevo che le mie grida avessero spinto Eric a esporsi più del dovuto. Lui era arrivato, ma non poteva fermare Finn perché, facendolo, avrebbe ammesso che tra noi c’era qualcosa e che avevamo violato la regola che proibisce i rapporti con gli iniziati.

E quindi, in quel momento orribile, mi sono presa a morsi il labro inferiore e ho subito senza fiatare.

E Robert era lì, accanto a suo padre, muto complice.

-Ci vuole più coraggio per stare a guardare…- Sibillo.

La rabbia mi costringere a prendere un profondo respiro e a serrare i pugni, anche quando lo vedo fermarsi e voltarsi verso di me.

-Hai forse detto qualcosa?- Chiede, tradendo una nota furente.

-Assolutamente nulla!- scandisco. “Hai sentito benissimo cosa ho detto!” è quello che penso.

Mi osserva, poi qualcosa di simile ad un ghignetto divertito gli solleva gli angoli della bocca.

-Sei sicuramente nel posto giusto, novellina!- Canticchia, riprendendo a camminare. -Ma ti troverai male!-

Salgo due gradini e giro l’angolo per seguirlo.

-Che vuoi dire?- Indago, corrugando la fronte.

Sospira, teatrale. -Qui finiscono tutti quelli con la lingua troppo lunga che sono convinti di essere più furbi degli altri!-

La descrizione mi risulta alquanto offensiva, ma temo sia calzante.

-Tu prova ad immaginare di trascorrere gran parte della tua giornata chiusa in una stanza con tante personcine irritanti come te!- Spiega, senza fermarsi. -Sai come si dice: I simili si respingono!-

Fantastico, sarà un vero spasso.

-Non preoccuparti.- Rispondo. -So respingere abbastanza bene!-

Per poco non gli vado a sbattere contro la schiena quando si ferma di colpo. Si gira, mi analizza da capo a piede e si concede l’ennesimo sorrisetto prima di ritornare sui suoi passi.

-Se lo dici tu, novellina!-

Rimango ferma con una smorfia che, mio malgrado, non vede. Che accidenti voleva dire? Che, visto che sono una ragazza e per giunta ritenuta carina, sono più brava ad attrarre che a scacciare? Che sono solo una bambolina incapace, insomma!

Che stronzo, penso, e sto quasi per dirglielo quando mi precede con un’altra domanda.

-Perché sei qui?-

Non si volta nemmeno, ma credo cha siamo quasi arrivati.

Lo seguo e ci rifletto, non posso certo dirgli che mi ritengo davvero più intelligente degli altri e non mi va di ammettere che sono ambiziosa, o che voglio ritrovarmi con un ruolo di comando. Anzi, non voglio proprio dirgli nulla per non dargli nessuna occasione di compiacimento.

-Io so benissimo perché ho scelto di essere qui. Se voi saperlo anche tu, puoi provare a scoprirlo!-

Si ferma di nuovo, senza preavviso, ma sta volta gli riservo un’occhiataccia convinta quando si volta per guardarmi.

Ma lui, pacificamente, si mette a ridere.

Batto le palpebre per la confusione, era più probabile che mi ammonisse, non aveva detto che pretendeva il mio rispetto?

-Sarà proprio divertente…-

Non ho idea di cosa gli passi per la testa e non mi importa saperlo. Riprendiamo a camminare e passiamo davanti ad una porta aperta, così sbircio dentro e vedo solo scrivanie e computer con operatori seduti davanti ai monitor. Mi vengono i brividi.

-Che posto è questo?-

-La nostra area si divide in due reparti: ufficio tecnico e dipartimento esecutivo.-

Mi stavo guardando intorno, così mi accorgo solo dopo che Robert si è fermato e si è persino sistemato con la schiena contro un angolo tra la porta che abbiamo appena passato e un'altra, poco più avanti.

-L’ufficio tecnico si occupa di comunicazioni interne ed esterne, gestisce tutta la parte amministrativa e burocratica e si assicura che tutto funzioni sempre e solo nel modo giusto nella nostra fazione, coordinando tutti i reparti.-

Ascolto in silenzio.

-Ora, non dirlo mai ad alta voce, ma il reparto tecnico è considerato un gradino più in basso. Per questo ci assegno coloro che ritengo meno in gamba.-

Mi volto, scruto l’ingresso della sala che abbiamo appena sorpassato e temo che mi metta subito lì dentro a lavorare. Sarebbe il mio incubo, un vero e proprio ruolo molto da Erudita e poco da Intrepida. Che ci mandi qualcun altro a rispondere al telefono o a riordinare documenti, dannazione!

-Invece, poco più avanti, c’è il reparto esecutivo, o direttivo.- Continua Robert e, sta volta, una scintilla si accende nel suo sguardo. -Interviene in ogni decisione importante presa dalla fazione, come ad esempio un cambio legge. Sovraintende ogni sezione lavorativa e risolve ogni possibile disguido si crei dentro la nostra residenza. In poche parole, veniamo chiamati in causa ogni qualvolta si verifichi un problema serio ma di troppa poca importanza per scomodare uno dei capifazione.-

-Fa il lavoro sporco, quindi?-

-Se vuoi lavorare nel direttivo, devi sempre sporcarti le mani e risolvere i casini degli altri che nessun altro vuole risolvere. Ma ricorda che controlliamo ogni cosa, e questo sa essere appagante.- Robert sorride.

Assottiglio lo sguardo, Eric mi aveva detto che il responsabile dell’area logistica è la persona più importante all’interno della fazione dopo un capofazione, ed ora capisco perché.

Forse non sarà così terribile stare qui.

-E tu?- chiedo. -In che reparto sei?-

Incrocia le braccia al petto e il suo sorriso si amplia, ma diventa anche più sinistro. -Io sono il capo, sono al disopra di tutto.-

-E io?-

Si scosta dalla parete e fa una smorfietta di sufficienza. -Sei l’ultima arrivata, sei al disotto di tutto!-

Faccio roteare gli occhi ma non aggiungo altro.

Robert si avvicina alla seconda porta, ma mi accorgo che è solo una barriera di vetro trasparente e celestino. Adesso che ci sono davanti noto che, sistemato a novanta gradi sulla sinistra, oltre la protezione, c’è il vero ingresso al reparto operativo.

-Giusto perché il mio ufficio si trova qui dentro, affinché io ti tenga meglio sott’occhio e perché c’era spazio per una nuova postazione, per il momento lavorerai all’interno del direttivo.-

Lo osservo, non capisco se sia serio, arrabbiato o solo sicuro di sé.

-Ma non pensare di aver scavalcato tutti, se vorrai restare, dovrai meritarlo!-

 Non dico nulla, ma lui continua a fissarmi dritto negli occhi.

-Dimostrami la tua forza, la tua capacità di controllo anche nelle situazioni più avverse e fammi vedere che sai cavartela anche sul campo e non solo dietro una scrivania, e ti assegnerò ufficialmente al reparto operativo.-

-In caso contrario, me ne vado a riordinare documenti!-

Mi mostra un sorrisino a metà fra il soddisfatto e il crudele. -Impari in fretta. Brava!-

Solleva il polso sul quadro digitale al lato della barriera e il braccialetto che indossa, dopo aver emesso una lucina rossa, funge da chiave e fa aprire la lastra di vetro con un fischio. Una volta dentro, Robert svolta subito a sinistra, dritto al cuore dell’ambito reparto amministrativo.

Quello che vedo, però, non mi piace per niente.

La stanza è praticamente in penombra e, nonostante ci troviamo ai piani alti, non ci sono finestre. Le pareti sono tinte di bianco ma intervallate da pannelli di metallo con diversi cavi attaccati che non so a cosa servano. Direi che la luce viene fornita più dalle lampadine colorate che si accendono ad intermittenza sui panelli, piuttosto che dai neon sul soffitto, che probabilmente andrebbero sostituiti perché prossimi alla rottura definitiva.

Lungo il lato destro sono sistemate due file di scrivanie, una davanti all’altra, con due postazioni ciascuna. Davanti ai monitori ci sono quindi quattro persone, tutti maschi.

Dritto davanti alla porta da cui siamo arrivati, c’è una singola scrivania appartata che lascia un corridoietto con la scrivania più interna della prima fila, ed è proprio lì in mezzo che Robert va a piazzarsi.

-Ragazzi, ecco a voi il nostro nuovo acquisto!- Dichiara. -Non mi aspetto che la trattiate bene, perché so già che le renderete la vita un inferno!-

Parte una risatina di gruppo, ma non mi unisco al coro.

-Lui è Brandon!- Afferma Robert, battendo con la mano sulla spalla del ragazzo della prima fila, che nel frattempo si è alzato in piedi. -Gli altri li conoscerai dopo da sola, ma lui è il mio braccio destro!-

Sollevo lo sguardo, trovandomi faccia a faccia con due occhi verdi che si agganciano ai miei e mi tengono sotto analisi fino a quando non sono io stessa a deviare lo sguardo, infastidita. Brandon è alto, capelli biondi e riccioluti incorniciano un viso dai tratti arrotondati ma non per questo sgradevole, anzi, sembra il principe azzurro sul libro di favole preferito da mia sorella.

Mi accorgo chiaramente dei suoi occhi smeraldini che continuano a sfidarmi, ma non ho voglia di sostenere il suo sguardo, anche se si tratta del secondo in carica, non mi interessa affatto di lui.

-Sono quello che farà di tutto per farti rimpiangere di aver scelto noi!- Si vanta.

Il suo ghigno derisorio ha qualcosa di molesto, così faccio una piccola smorfia di sufficienza e torno a prestare attenzione a Robert.

-Non al suo primo giorno, ragazzi!- Esclama Robert. -Per oggi lasciatela in pace, potrete farvi conoscere meglio domani!-

-Non vedo l’ora…- Trilla Brandon.

Non lo guardo nemmeno.

-Perché non ti accomodi al tuo posto?- Mi invita Robert, indicandomi con un ampio gesto la scrivania appartata.

Sfilo davanti alla prima fila di scrivane, sorpasso Brandon, sfioro Robert e mi siedo dove mi dice, sentendomi chissà perché in trappola. Non avrei mai voluto un lavoro dietro un computer. Mai e poi mai.

Robert mi mette le mani sulle spalle e si china su di me.

-Sai, per i primi tempi ti occuperai anche di alcune faccende da reparto tecnico e, visto che c’erano da compilare le schede dei nuovi ammessi alla fazione, ho pensato: chi meglio di te?-

Faccio un sorrisino puramente falso e volto appena la testa per scorgerlo, da oltre la mia spalla.

Fa passare la mano davanti al monitor e questo si accende, rivelandomi una schermata con un elenco di nomi.

-Come avrai intuito, qui dobbiamo sapere di tutto di tutti, per cui dovresti registrare nome, fazione di provenienza, carriera scelta, indirizzo abitativo e tutto il resto per ogni nuovo ammesso. Ci metterai un attimo!-

Ho la nausea. Sembra davvero un lavoro da poco ma, se i miei incarichi saranno tutti simili, temo che scapperò alla prima settimana.

-Dimenticavo!- Prosegue Robert, stringendomi lievemente le spalle. -Benvenuta a bordo!-

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Ora, so che i miei aggiornamenti vanno a rilento ma, devo proprio chiedervelo, mi aspetto mille congetture su Robert e non solo! Voglio dire, secondo voi, cosa succederà? Eric sosterrà Aria nella sua nuova carriera, o la gelosia avrà la meglio?
Io so già tutto, ma vediamo chi di voi si avvicina di più!
Baci, a presto.

 

 

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