La scelta di Akane

di Xenebe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Eccomi ad "infestare" un nuovo fandom. Sono anni in realtà che lo seguo, ma non avevo mai scritto prima, solo che mi sono ritrovata con un mucchio di idee per i famosi "tempi supplementari "! Sappiamo che Ranma e Akane, come i loro sentimenti e la loro consapevolezza di essi sono cresciuti nel corso del manga e dell'anime, questa storia va ancora un po' più avanti, arrivando alla fine del liceo, con tutto quello che comporta.
È una storia già conclusa, che avrà solo qualche piccola correzione qua e là, e che credo sarà di 3-4 capitoli (l'avevo scritta per essere una OS, ma poi è diventata troppo lunga, ops!)
È dedicata ad Emanuela, un piccolo regalo <3

La scelta di Akane


Ranma Saotome aveva avuto poche regole a dare un freno alla sua adolescenza scatenata: non combattere contro le donne, difendere gli innocenti come deve un buon artista marziale, imparare tutte le tecniche possibili, gli uomini non mangiano il gelato (oh, il gelato... forse gli sarebbe mancato), l'importanza di difendere il proprio onore, non rivelare il punto debole di qualcuno, non smettere mai di allenarsi.
Eppure c'erano state solo due comandamenti fondamentali nei momenti più caotici della sua vita: non uccidere e essere sempre pronto a salvare la vita ad Akane.
Eppure quasi tre anni prima, in un solo giorno era venuto meno ad entrambi i suoi intenti! Si maledì: ricordava ancora di non aver esitato ad uccidere Saffron, ma non gli importava, quello che ancora lo tormentava alcune notti era aver sentito tra le sue stesse braccia l'immobilità, il peso e l'abbandono del corpo senza vita di Akane. Bel modo di tenere fede ai suoi stessi precetti!
Precetti... da quando aveva iniziato a leggere alcuni libri oltre che i soliti manga, il suo vocabolario si era ampliato notevolmente, eppure non era ancora in grado di guardare negli occhi la sua fidanzata e dirle quanto la odiasse. Già odiava la sua fidanzata, solo un un anno prima non avrebbe mai pensato di pensarlo. Ma era cambiato tutto in questo anno, solo l'ultimo di questi cambiamenti era la borraccia che aveva di fronte, consegnatagli da sua madre.
Gli mancava molto sua madre, più di quando sarebbe mai stato disposto ad ammettere davanti a chiunque se non la sua Akane. Ma Akane non era più sua. Da tanto tempo.
- Saotome, c'era dell'acqua anche per te, suppongo.-
- Sì.- 
Si poteva dire che sin dal suo arrivo al Nekohanten Ranma non si fosse mai mostrato molto entusiasta della sua nuova sistemazione, ma con il tempo non c'era più niente di riconoscibile nel suo atteggiamento, persino Mousse era preoccupato. Il giapponese si era letteralmente spento poco a poco. Se fosse stato un ragazzo normale a quest'ora lo si sarebbe trovato a poltrire su un divano con almeno una ventina di chili di troppo, invece madre natura e, soprattutto, anni di allenamento, avevano temprato il suo fisico che si era subito abituato al suo stile di vita, così da ragazzo sempre affamato e di corsa era diventato un tipo tutto meditazione e pasto frugale, perché senza tutto quel moto extra il suo corpo non richiedeva più tutto il cibo che consumava in passato. 
Del resto da quando viveva con Mousse, Shampoo e la sua bis bis nonna non aveva molto da fare. La ragazza, forse preoccupata che lui potesse sentirsi sfruttato, non aveva mai voluto che le aiutasse con il ristorante e lo trattava come un ospite e non voleva neanche che Mousse lo infastidisse, così anche le occasioni di allenamento erano ridotte. Non c'era nessuno a tenergli compagnia o, appunto, a infastidirlo, tanto meno a rimproverarlo per il suo stile di vita troppo rilassato.
I suoi genitori a volte andavano a trovarlo, ma lui evitava sempre di ricambiare il favore. Dopo la partenza di Akane e Nabiki, e ancor di più con il quello che tutti credevano sarebbe stato un prossimo matrimonio di Kasumi col dottor Tofu, casa Tendo era sempre più vuota e del resto lui ormai viveva con la sua fidanzata cinese, i suoi genitori avevano quindi deciso di restare a vivere con Soun e, anche se il patriarca dei Tendo gli aveva detto più volte che era ancora il benvenuto in casa sua e anzi lo considerava uno di famiglia, Ranma non aveva il coraggio di entrare in quella casa, in quel dojo, in quel cortile.
Questa situazione abitativa aveva permesso a sua madre di recuperare tramite i suoi investimenti una discreta somma, più che abbastanza per ripagare il debito d'onore nei confronti di Ukyo. Mentre si erano liberati dei Kuno quando questi, dopo il diploma, si erano trasferiti negli Stati Uniti per studiare, per questo tutta Nerima ancora ringraziava i kami.
Era ancora fermo ad ascoltare i rumori che provenivano dal Nekohanten al piano di sotto, seduto al tavolo della cucina dell'appartamento che divideva con Shampoo, Cologne e Mousse. Alzò lo sguardo sul grande orologio che troneggiava sulla parete di fronte a lui e si rese conto che erano già passate due ore dalla visita di sua madre ed era rimasto fermo in quello stesso punto. Guardò la borraccia che Nodoka gli aveva consegnato, gliela aveva inviata Ryoga che, chissà come, in uno dei suoi pellegrinaggi verso l'ovunque, si era ritrovato a Junsenkyo. Chissà perché l'ha mandata al dojo, si chiese visto che invece aveva inviato le due dosi per Mousse e Shampoo (in questo caso l'acqua era della Nyanniichuan non della Nanniichuan ) al ristorante. Probabilmente Ryoga era ancora convinto che Ranma potesse trovare il modo di tornare con Akane. Come se lui non volesse! Ma era troppo tardi.
Aveva ancora stampato nella testa il momento in cui Akane era partita per l'università. Lo aveva guardato con i suoi grandi occhioni tristi prima di caricare le valigie sul taxi, poi aveva salutato tutti, uno ad uno, lasciandolo per ultimo. Quando finalmente gli si era avvicinata, nessuno dei due sapeva cosa fare, lei lo aveva guardato un attimo prima di abbassare gli occhi. Lui si era aspettato che scappasse nel taxi, ma lei lo aveva sorpreso, si era avvicinata ancora di più a lui e posando una mano sulla sua spalla si era data lo slancio per mettersi sulle punte e dargli un bacio sulla guancia, un bacio che gli aveva sfiorato le labbra quando sentendo il tocco della sua mano, per la sorpresa, lui si era quasi voltato per guardarla. Era stato la cosa più vicina ad un vero bacio che si fossero mai dati ed era durato probabilmente più di quanto Akane intendesse, perché appena resosi conto di quello che aveva fatto la sua Akane, le aveva passato un braccio in vita e l'aveva stretta a sé. Erano rimasti così anche quando lei si era staccata per guardarlo: immobili, come ipnotizzati l'uno dallo sguardo dell'altra. 
In quel momento Ranma si era maledetto più volte: aveva passato l'ultimo mese arrabbiato, proprio perché Akane aveva scelto di andare fuori piuttosto che restare al dojo con lui, e così aveva sprecato le loro vacanze.
Stava per abbracciare per bene la sua fidanzata, per tenerla ancora più stretta a sé, affondare il viso nei suoi capelli e supplicarla di non lasciarlo lì, da solo. Lo avrebbe fatto, nonostante fosse davanti alle loro famiglie e a Ryoga, nonostante ci fosse una buona possibilità che questo lo portasse ad un matrimonio immediato. Tanto meglio! Si era sorpreso a pensare. In fondo si erano diplomati, non erano più dei ragazzini e il suo unico desiderio era quello di sposare Akane, un giorno. E lo avrebbe fatto immediatamente se questo avesse significato non star mai più lontano da lei.
Il suo braccio era ancora intorno alla vita di Akane, le sue dita stavano stringendo la sua camicetta tanto da strapparla un pochino, poteva sentire la pelle liscia e calda poco al di sopra dell'inizio della gonna di Akane sfiorargli le dita, poteva stringere ancora e toccarla, sentire davvero quanto fosse calda in quel punto. Sapeva che stava per farlo, non se ne rendeva conto razionalmente, ma lo sentiva. Voleva fermala, non permetterle di allontanarsi da lui per dei mesi, forse persino un anno.
A fermarlo furono le dita gentili della fidanzata che gli sfiorarono il posto e scesero delicatamente, sfiorandogli solo il dorso di quella mano e le nocche. La mano di Akane si fermò sulla sua e incociò le loro dita stringendolo per poi liberarsi da quella stretta. Fece dei passi verso il taxi e mentre stava salendo gridò un "Mi raccomando non dimenticatevi di me!". Lo disse al plurale, ma i suoi occhi erano fissi in quelli di Ranma e, al contrario delle labbra sorridenti, erano totalmente seri.
E ovviamente Ranma non la aveva dimenticata, gli sarebbe stato impossibile farlo. Quando era tornata per Natale, si era fatto trovare fuori dalla casa dei Tendo e, prima ancora che lei si accorgesse di lui, l'aveva abbracciata, lontano da occhi indiscreti, non che in quel momento gli fosse importato. Gli era mancata troppo, mentre le stringeva le spalle minute tra le sue braccia e respirava il suo profumo si sentiva rinato. Eppure fu solo quando Akane lasciò cadere le sue valigie dalle mani e affondò le dita nelle scapole di lui sussurrando un "Ranma... sono tornata...", che il ragazzo con il codino si rilassò completamente, rilasciando un respiro che non sapeva di aver trattenuto. Si sentiva come se avesse appena finito di piangere: tutta la tensione, la solitudine e l'incertezza erano sparite sentendola pronunciare il suo nome. 
Quando rilassò la stretta per guardarla negli occhi, mentre le sue mani scendevano a sfiorarle le braccia, sembrava fosse passata un'epoca intera da quando l'aveva vista partire ed ora era lì, davanti a lui e gli sorrideva dolce con il suo volto più chiaro del solito, il naso e le labbra arrossati dal freddo. Notò appena che sembrava più alta, forse stava indossando dei tacchi, che la sua attenzione venne subito riportata sulle sue labbra, screpolate dal freddo. Con il pollice le sfiorò e la vide arrossire. Era il momento, non c'era nessuno e lui la desiderava più che mai: voleva dimostrare a lei e a se stesso che, anche se non si vedevano da mesi, lei era ancora sua, forse più di prima, perché ora più che mai lui era certo di quanto la amasse. Si avvicinò ancora a lei, più di quanto credesse possibile e abbassò il capo. Fu sua madre ad interromperli uscendo e notando l'arrivo della ragazza. Akane quasi saltò via, aspettando che Ranma facesse lo stesso, invece il fidanzato la trattenne a sé e le diede un bacio sulla fronte prima di allontanarsi per prendere le valigie, non prima di averle stretto la mano, sotto lo sguardo soddisfatto della madre.
Non sapeva come quelle vacanze di Natale, iniziate in quel modo così piacevole, fossero potute finire come poi era stato... No, chi voleva prendere in giro, era stata solo colpa sua.
Akane sarebbe rimasta a casa per più di un mese e lui era certo di poterla convincere a non ripartire o per lo meno a portarlo con lei. Già, a Ranma non importava, sarebbe anche andato a vivere nel suo armadio pur di rimanere con lei. Le vecchie abitudini però erano state dure a morire, così Ranma, in poco più di un giorno, si era si nuovo chiuso nel suo solito riserbo dovuto all'imbarazzo e nella sua abitudine ad offendere la fidanzata, ma Akane non sembrava più la stessa: non si arrabbiava, non lo colpiva, non lo accusava, non lo sfidava... sembrava che il suo atteggiamento la rendesse solo triste.
Fu un giorno, subito dopo Natale, dopo l'ennesima visita distruttiva di Ukyo e Shampoo, che Akane gli chiese di raggiungerla nel dojo per parlare. Ranma non capiva, in passato Akane preferiva parlare con lui sul tetto o nella sua stanza, non il dojo. Quando la raggiunse la trovò seduta a terra con un'aria triste e distante, aveva una lettera in grembo.
"Akane, che sta succedendo?", le aveva chiesto mentre era ancora sulla porta, lei aveva sorriso debolmente guardando i fogli che stringeva tra le mani e poi l'aveva guardato. Solo allora Ranma aveva visto quanto fosse triste il suo sorriso.
"Sono solo molto stanca." Aveva quasi sussurrato mentre lui la raggiungeva e le si sedeva accanto.
Erano rimasti così, avvolti in un silenzioso imbarazzo, per qualche minuto, prima che Akane allungasse la mano e afferrasse le dita di Ranma, che invece rimase fermo.
"Mi è arrivata questa lettera un mese fa", Il ragazzo ricordava ancora quanto fosse stata letale l'ultima lettera ricevuta da Akane: era la lettera di accettazione all'università e gliela aveva portata via. Eppure continuò a restare in silenzio, così la fidanzata continuò.
"È di Ryoga", per un attimo tirò un sospiro di sollievo, poi vide la ragazza scuotere appena il capo.
"In questa lettera mi confessa tutto: il suo amore, la sua maledizione, il tuo giuramento, la sua scelta di provare a stare seriamente con Akari...", Ranma continuava ad irrigidirsi, si rilassò un attimo solo con l'ultima affermazione, ma continuava a rimanere fermo, lo sguardo sulla mano di Akane che stringeva le sue dita.
"Non sono arrabbiata con te, Ranma... non per questo.", l'ultima parte fu poco più di un sussurro, neanche la ragazza era certa di averlo pronunciato, ma il fidanzato l'aveva sentita.
"Per cosa, allora?" 
"Voglio che tu faccia una scelta." A quelle parole la testa del ragazzo con il codino scattò in alto a cercare lo sguardo determinato della ragazza.
"Hai capito bene, Ranma. Per la prima volta in vita mia, ti sto chiedendo di scegliere, di farlo seriamente e per sempre, di liberare due di noi da tutto questo. Sono stanca Ranma. Stanca di non sapere cosa c'è tra noi. Siamo davvero questi? Queste caricature degli adolescenti che siamo stati? Ci comportiamo come fidanzati? Amici? Come fratello e sorella?"
Fu un attimo solo, Akane si ritrovò in piedi, schiacciata tra la parete del dojo e il corpo di Ranma che le teneva le mani, le loro dita intrecciate, i loro corpi completamento attaccati, il volto di Ranma vicinissimo al suo, tanto che le sue labbra le sfiorarono a più riprese la guancia mentre le chiedeva nell'orecchio:
"Credi davvero che tu sia come una sorella per me?", lei scosse leggermente la testa, mentre lui la liberava dalla sua stretta.
"Allora prendi una decisione, questa indecisione ferisce tutti noi. Ti prego Ranma. Scegli una di noi e lascia le altre libere di vivere la propria vita."
Ranma era pietrificato dalle parole di Akane, ma soprattutto dal tono supplicante e disperato con cui lei le aveva pronunciate, come se le stesse urlando tra le lacrime invece che sussurrando con calma.
Come si permetteva lei! Lei! Proprio lei che se ne era andata e che se ne sarebbe andata di nuovo!
Così glielo disse: " Non che tu lo noteresti, te ne andrai di nuovo tra un paio di settimane al massimo. Come ti permetti di arrivare qui e pretendere?" 
Erano chiaramente il dolore e l'imbarazzo a parlare.
"Hai ragione. È mia la scelta di andare, mia la possibilità." Detto questo Akane si era alzata e con calma si era diretta in casa.
Il cervello di Ranma era in panico: perché, di nuovo, non gli aveva risposto per le rime? Come lui voleva.
Per questo ci mise un attimo di più a raggiungerla. Il tempo necessario perché lei rompesse il fidanzamento.
Niente di importante, niente di nuovo, si disse Ranma. Già, niente di nuovo. Era quello che pensava, prima che il giorno dopo Akane salisse su un taxi.
"Ti ho amato, Ranma. Troppo", gli aveva sussurrato mentre gli dava un bacio sulla guancia quando lui era uscito a salutarla, sperando di farle cambiare idea.
Akane non era più tornata da allora. La sua vita era cambiata totalmente da allora.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Wow! Non mi aspettavo una tale accoglienza! Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite! Inoltre un grosso grazie e un abbraccio a chi ha lasciato le tre bellissime recensioni!
la storia è sempre dedicata ad Emanuela! Un bacio e vi lascio con il secondo capitolo!
 

La scelta di Akane




Capitolo 2


 
Mentre Ranma era ancora una volta immerso nei ricordi dolciamari del suo ultimo incontro con Akane, suonò il campanello. Forse sarebbe dovuto andare ad aprire, ma di solito c'era quasi sempre qualcuno a farlo ed erano davvero poche le volte che qualcuno suonasse quel campanello piuttosto che entrare nel ristorante al piano di sotto, succedeva solo quando in ristorante era chiuso... Forse? Si mosse per guardare l'orologio sul muro. Quando si era trasferito da Shampoo era quasi stato colpito da quanto l'appartamento fosse in stile occidentale, molto più che casa Tendo. 
Mentre stava per voltarsi per vedere l'orario si rese conto che però il ristorante dovesse essere aperto: di solito quando non lavorava Shampoo gli girava in torno per capire se lui avesse bisogno di qualcosa, certo, ormai gli restava a debita distanza. Durante il primo mese di convivenza aveva provato a buttarglisi addosso per sedurlo, ma aveva ricevuto solo insulti e una volta che si era permessa di offendere Akane, persino un braccio rotto, da mesi allora si limitava ad osservarlo da lontano.
Il campanello suonò ancora e ancora, fino a creare una melodia. A Ranma ricordava qualcosa... il campanello intanto ricominciò a suonare... ecco: era una delle canzoni di Natale preferite da Akane!
Gettò un'occhiata svogliata alla finestra e gli parve di intravedere delle decorazioni natalizie.
Akane se ne era andata da un anno.
Prima che la canzoncina del campanello riprendesse, Ranma sentì Mousse salire le scale di fretta, aprire la porta e scambiare qualche convenevole, prima di chiamarlo a gran voce per avvertire che la visita fosse per lui.
Ranma si alzò con movimenti poco fluidi, quasi inciampando nelle sue stesse lunghe gambe. Sbuffò, doveva riprendere almeno qualche allenamento base, non poteva continuare solo con la meditazione.
Mentre raggiungeva Mousse molto lentamente iniziò a fare un po' di stretching.
Il cinese lo aspettava silenzioso avanti alla porta aperta, coprendo totalmente la persona davanti a lui.
"Saotome, stai diventando davvero una lumaca.", ricevendo in risposto solo un grugnito, prima di salutare chiunque fosse dall'alto lato della soglia e avviarsi verso il ristorante.
Non appena Mousse si spostò, Ranma riconobbe subito la figura di fronte a lui. Aveva dei semplici stivaletti bianchi, un jeans strettissimo copriva le lunghe gambe e sotto il cappotto rosso scuro si intravedeva un maglione a collo alto, anch'esso bianco, in testa, a coprire il caschetto di capelli castano scuro, un basco blu. Nabiki non lo notò subito, era impegnata a cercare qualcosa in una borsetta e per farlo si era tolta un guanto che ora le penzolava dai denti. 
Ranma attese in perfetto silenzio fin quando la ragazza non tirò fuori un foglio. Fu allora che, sollevando il capo, si accorse che quello che era stato il suo quasi cognato la stava osservando.
"Oh, eccoti qui!" Sembrava volesse dire dell'altro, ma la sua espressione divenne interrogativa, mentre lo guardava stringendo quegli occhi di poche tonalità più chiari di quelli della sua Akane.
Ranma si schiarì la voce prima di chiederle, senza troppi preamboli, come mai lo stesse cercando.
"Sono qui per conto di tre persone diverse! E pensa, essendo Natale mi sono fatta pagare solo da una di loro!"
"Ah, allora è davvero Natale..." si lasciò sfuggire il ragazzo, al che Nabiki strinse di nuovo gli occhi.
"Senti, Ranma... non so di preciso cosa ti sia successo in questi mesi e non so neanche come hai potuto permettere che accadesse tutto questo, non siamo mai stati particolarmente amici, ma per molto tempo ti ho considerato, e ti considero ancora, parte della mia famiglia e sai che se c'è qualcosa che faccio bene è prendermi cura della mia famiglia, anche se in modo diverso rispetto a Kasumi, quindi prima di tutto voglio dirti questo: datti una scrollata. Lavati, pettinati, fatti la barba (da quando hai la barba, Ranma?), cambiati. Fallo per te e perché è giusto, non è detto che, perché hai perso la donna che ami, tu debba smettere di vivere dignitosamente. Inoltre tutto questo cade a fagiolo con i miei incarichi: prima di tutto sia tua madre che Kasumi ti hanno invitato ad unirti a noi domani sera per la cena della vigilia di Natale. Ti prego, per il tuo bene, di partecipare. Non vuoi che Kasumi venga fin qui a invitarti di nuovo e ti trovi in queste condizioni: non sarebbe piacevole per la vecchia Cologne, sai mia sorella, la mia sorella maggiore, -si corresse dopo averlo visto sussultare- quanto possa essere protettiva con la nostra famiglia, Ranma, e tu ne fai parte, che tu lo voglia o no."
La ragazza aspettò che lui annuisse debolmente, sulle labbra avevano entrambi quasi una traccia di un sorriso gentile, così strano per l'una e ultimamente anche per l'altro, poi prese un bel respiro e allungò, quasi con timore la mano che ancora stringeva il foglio.
"Questa è per te, è una lettera di sfida," al suo sguardo confuso rispose con "da parte del ragazzo di Akane. È per il giorno dopo Natale." 
Lo vide sbarrare gli occhi e prendere la lettera con decisione, annuendo. 
"È il ragazzo, Ranma, non il fidanzato, non il promesso sposo. È solo un ragazzo."
Lui rispose con un "sì" sussurrato. 
Nabiki sospirò e gli ricordò di presentarsi il giorno dopo ad ora di cena, ripulito possibilmente, poi si voltò per andarsene. Ranma aveva quasi chiuso la porta alle sue spalle quando lei si girò di nuovo verso di lui.
"Comunque lui è l'unico a cui ho preso i soldi. E li ho usati per la scommessa sulla sfida. Lo sai, di solito io non punto niente, ma stavolta ho puntato tutto quello che gli ho estorto su di te. Tu non perdi mai, no?"
Il ragazzo si schiarì la voce: " Grazie Nabiki!", quasi urlò.
"Ringraziami quando avrai vinto, anche Kasumi ha puntato su di te, usando i soldi per il suo matrimonio con Tofu! Ah, ho rovinato la sorpresa! Per favore, quando domani sera annunceranno la cosa, potresti far finta di non sapere niente?"
"Certo... A domani!"
"Ah, Ranma? Ci sarà anche lei." Dopo queste parole Nabiki andò via.


Ranma era appena uscito dalla doccia e, per la prima volta da quelli che parevano mesi, si stava davvero guardando allo specchio. Era strano, non ricordava di avere delle occhiaie così pronunciate e la sensazione della barba sotto le mani era fastidiosa, sembrava fosse nel corpo di un altro, non come era stato fino a poche ore prima con la maledizione, ma come se fosse stato catapultato nel suo futuro senza essere avvertito e senza viverlo. Si guardò intorno... dove aveva messo la sua roba? Divideva il bagno con Mousse, fortunatamente, quindi sapeva che doveva essere ancora tutto dove lo aveva lasciato, il cinese era davvero molto rispettoso della sua privacy e piuttosto gentile nei suoi confronti, forse poteva chiedergli di allenarsi con lui. Sospirò, sarebbe stato più utile allenarsi con Shampoo, ma non riusciva neanche a guardarla senza pensare ad Akane e, ultimamente, lo guardava con degli occhi compassionevoli che gli facevano venire i brividi. Forse poteva iniziare con Mousse e poi chiedere a Cologne, o andare a stanare Happosai: del resto era pur sempre stato il suo Maestro.

Era quasi arrivato al dojo. Si sentiva ancora un po' strano, soprattutto in quei vestiti: dopo essersi lavato si era reso conto che i suoi vecchi abiti gli andavano corti, sembrava essere cresciuto di botto. Per fortuna si era ricordato che sua madre gli aveva comprato dei vestiti nuovi, sia per l'estate che per l'inverno, sempre dal solito taglio cinese, così aveva scelto un pantalone e una casacca blu, molto più lunga delle camicie che portava di solito e decorata con della seta bianca in filigrana, aveva indossato un vecchio cappotto marrone ed era uscito, non prima di lanciare uno sguardo a quella orrenda sciarpa gialla con le sue iniziali, che conservava nell'armadio. 
Quando arrivò sentì Nabiki urlare di andare ad aprire la porta prima di bussare, evidentemente doveva averlo visto. Mentre attendeva si guardò intorno, la casa ed il dojo erano in,ottime condizioni, segno evidente che senza i continui combattimenti Soun era riuscito a finire di rinnovare il luogo. Il prato era perfetto, senza dover sopportare i combattimenti mattutini del suo allenamento, la carpa guizzava felice, probabilmente anche lei felice di non vedersi invaso continuamente lo stagno. Si stava ancora guardando intorno e per questo dava le spalle alla porta, ma appena si aprì, poté capire chi era venuto ad aprire: si ritrovò circondato dall'odore fresco di agrumi e dolce di vaniglia. Alle sue spalle doveva esserci Akane. La sua Akane. No, non più sua, si corresse.
Prese un bel respiro e si voltò, senza sorridere, no, non poteva farlo, non era neanche certo di ricordare come si facesse ormai. Quando i suoi occhi incontrarono il suo viso, poté sentirla chiaramente lasciar andare un sospiro, come se temesse che lui se ne potesse andare resosi conto della sua presenza.
"Ciao, Akane." Le disse semplicemente e lei gli sorrise. Uno di quei sorrisi dolci e sinceri di cui si era innamorato.
"Ciao, Ranma, è bello vederti."
Lui però era quasi rimasto incantato da quel sorriso, sembrava non presente. A ridestarlo fu la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato, che quel quadretto non fosse perfetto.
'A parte il fatto che non è più la tua fidanzata e che sta con un altro?'
Persino il suo cervello si prendeva gioco di lui. Gli sembrava che i suoi occhi la riconoscessero immediatamente, ma ci fosse qualcosa nella sua immagine che razionalmente gli ricordasse che non era più sua. Come quando si era tagliata i capelli e lui l'aveva riconosciuta subito, per poi credere che fosse un'altra dopo essersi avvicinato. Improvvisamente capì, gli sembrò di essere stato colpito da uno dei fulmini di scena del sempai Kuno (ripensandoci non aveva mai capito come riuscisse ad averne, forse era merito di Sasuke).
I capelli. I capelli di Akane. Erano lunghi, non sapeva quanto, perché li teneva su con una bacchetta cinese, ma una ciocca di capelli era sfuggita e le incorniciava il viso, fino alla scapola, lasciata nuda dal vestito blu e dal golfino bianco che indossava sopra.
"I tuoi capelli...", le disse semplicemente. Non sapeva perché, ma considerava i capelli corti un segno distintivo della sua Akane. La vera Akane, per come la vedeva lui. L'Akane dai capelli lunghi era quella che imitava Kasumi, fingendosi dolce e gentile per compiacere il dottor Tofu. Non era l'Akane che lui amava.
La ragazza spalancò gli occhi e poi gli sorrise ancora:" Sì, ho dimenticato di tagliarli. stavo per chiedere a Kasumi di farlo," disse mostrando le forbici che aveva in mano," vuoi approfittarne anche tu?"
Mentre gli faceva questa domanda allungò la mano a toccare la sua treccia, che ormai gli arrivava al petto.
"Uh, sì... dovrei tagliarli anche io."
"Akane, chi era alla porta?" Chiese in quel momento Nabiki mentre stava scendendo le scale.
La minore delle Tendo ritirò la mano e arrossì per un momento, prima di riacquisire la sua compostezza.
"È arrivato Ranma, sorellina!" 
"Bene, allora fallo entrare, no? Potrete fare i piccioncini anche al caldo, no?" 
In quel momento Nodoka uscì dalla cucina e corse in contro a suo figlio, abbracciandolo.
"Tesoro, sono così contenta di vederti! Guardati, sei cresciuto ancora! Se non fossi praticamente pelle e ossa questo completo nuovo non ti starebbe."
A questo commento Akane notò per la prima volta il cambiamento fisico del suo ex fidanzato: era vero, era diventato più alto, il viso più spigoloso, le spalle più dritte, ma sembrava aver perso peso, non solo... i suoi movimenti sembravano meno armoniosi, meno vibranti, come se fossero più stanchi, come se i suoi muscoli fossero meno tonici. Guardare Ranma muoversi era sempre stato come vedere l'archetto di un violino nelle mani di una violinista esperta, forza, grazia e fascino. Ora, anche se Ranma sembrava cresciuto, il suo modo di muoversi era strano, se non fosse stato assurdo anche solo pensarlo, Akane avrebbe azzardato pensando che a tratti sembrava quasi scordinato, il suo Ranma. Ma non era tutto, i suoi occhi, quei bellissimi occhi blu cobalto erano spenti, aveva delle occhiaie molto pronunciate e le labbra secche e screpolate, le nocche delle mani sembravano voler bucare la pelle che le ricopriva, nonostante Ranma non stesse stringendo i pugni.
Sentì Nabiki dire "Ma guardati! Ripulito sei ancora un bel ragazzo!" e Ranma risponderle "Tu invece hai ancora un registratore di cassa a posto del cervello, vero?". Non sapeva perché, ma quello scambio la infastidì, tanto che si fece largo tra i membri della sua famiglia, tirando via il ragazzo e chiedendo a Kasumi di tagliare ad entrambi i capelli. Mentre loro tre stavano per cambiare stanza, arrivò il dottor Tofu, chiedendo di poter parlare con Ranma.
Il ragazzo torno dalle due Tendo, proprio al momento giusto, quando il taglio di Akane era finito.
"Vado un attimo a vedere se la signora Nodoka ha bisogno di aiuto e poi torno a tagliare i capelli anche a te, Ranma."
Non appena Kasumi li lasciò soli, calò l'imbarazzo su Akane e Ranma, almeno finché la prima non si alzò dalla sedia. 
"Finalmente! Ora mi sento più a mio agio", disse alzandosi dalla sedia e voltandosi per chiedere al ragazzo se volesse iniziare a sedersi e a sciogliere i capelli.
"Sei molto più te stessa così." La sorprese lui. Lei gli dava ancora le spalle, ma quando si voltò, sentì le dita di lui sfiorarle i capelli e la guancia. Akane rimase immobile, terrorizzata, da lui, da se stessa, da quello che la aspettava a breve.
Ranma aveva allungato la mano senza neanche volerlo, i capelli di lei gli solleticarono la punta delle dita, ma poi sentì la sua pelle morbida, calda. Mosse le dita lentamente, mentre le sentiva come elettrificate. Gli formicolavano, mentre una strana sensazione quasi di dolore gli bloccava il polso e una piccola scarica elettrica saliva fino alle spalle e poi attraverso le scapole gli scendeva per la schiena, rendendo tutto il suo corpo sin troppo pesante, ma pronto a spiccare il più forte dei salti.
Akane si trattenne a stento dal chiudere gli occhi e posare tutta la guancia nel palmo del giovane, mentre lui le sfiorava il volto fino al mento, per poi abbassare la mano, sfiorandole prima la spalla e il dorso della mano, così delicatamente che a lei sembrava quasi che lo avesse immaginato.
Ranma, dal canto suo, non riusciva a staccare li occhi dal viso di lei e non voleva neanche provare a farlo. Aveva ancora stampato nella mentre il momento in cui lei gli aveva detto di averlo amato.
"Akane, Kasumi ha chiesto se puoi andare tu ad apparecchiare, così lei può venire a tagliare i capelli di Ranma...", sul volto di Nabiki si disegnò un sorriso malizioso quando entrando nella stanza vide Akane come scuotersi e annuire lentamente prima di scappare lentamente via, mentre Ranma la seguiva con lo sguardo.
"Che stavate facendo, cognatino?"
"Non sono..."
"Io dico di sì!" E raggiunse le sorelle, facendogli un occhiolino.
La serata passò in modo molto tranquillo. Ranma fu molto grato a Nabiki, seduta alla sua sinistra, per le continue distrazioni che gli procurava, mentre l'intero lato destro del suo corpo sembrava paralizzato dalla vicinanza di Akane. Nonostante non fosse mai stato molto loquace, se si escludono i momenti in cui litigava o urlava con qualcuno, e gli ultimi mesi sembrava avesse voluto quasi imitare un eremita, Ranma si sforzò di fare un minimo di conversazione. Si congratulò con Kasumi e il dottor Tofu per essere finalmente riusciti a dichiararsi, riuscì persino ad essere gentile quando, improvvisamente sbucò da un albero Happosai. Tutto pur di distrarsi dagli sguardi preoccupati di sua madre, di Soun e del dottore, persino Nabiki, quando non la guardava e lei credeva di non essere vista, gli lanciava strani sguardi. Del resto doveva essere strano vederlo mangiare così poco, con tanta lentezza e senza la solita foga.
"Ranma, la cena non ti piace? Dovrebbero essere i tuoi piatti preferiti, no?", ovviamente alla fine del pasto era stata Akane a sottolineare l'avvio.
"Era tutto molto buono, solo che non ho molto appetito." La sua risposta era stata cortese e accompagnata da un'espressione neutra.
"Ma che diamine stai dicendo?" Come al solito Akane stava andando su tutte le furie, ma stavolta Ranma non riusciva davvero a capire perché. A bloccare l'esplosione di rabbia della ragazza, fu il campanello di casa, che le permise di riacquistare la sua lucidità.
Kasumi si alzò per andare a vedere chi fosse arrivato e più o meno tutti si aspettavano di vederla rientrare con l'eterno disperso, Ryoga. Ma quando la giovane tornò era sola e aveva un'espressione tirata, così poco usuale su quel volto. A Ranma ricordò quella che da qualche mese si dipingeva sul volto dei suoi coinquilini cinesi ogni qual volta il loro sguardo indugiava su di lui.
"Akane, è per te... vai pure a vedere."
Ma prima che quella potesse alzarsi, si sentì una voce chiedere permesso. Un attimo dopo un ragazzo dai tratti sicuramente cinesi, con grandi occhi verdi e capelli corti e neri, era di fronte a tutti loro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Vi ringrazio tutti per seguiti, ricordati e preferiti! Non mi aspettavo che la storia piacesse tanto. Un ringraziamento speciale e un bacio a chi ha recensito! Grazie mille! come al solito la storia è dedicata ad Emanuela :*

La scelta di Akane




Capitolo 3


"Sapòn*, stavo per uscire io." Le parole di Akane erano tese , il suo sorriso forzato. Sapeva di avere molti sguardi addosso, ma, notò, non quello di suo padre. Soun stava osservando Ranma.
"Scusami, cara, ma ero troppo curiosa di conoscere la tua famiglia!"
"Io non credo...", ma il ragazzo bloccò Akane, sedendosi tra lei e Soun e dandole un leggero bacio sulla guancia.
Dopo qualche attimo straordinariamente teso in cui l'attenzione si focalizzò sul nuovo arrivato - ma, ancora una volta non quella del capofamiglia - tutti iniziarono a lanciare sguardi di sottecchi a Ranma che, dal canto suo, sembrava non essersi accorto di nulla, almeno ad un occhio inesperto. Le spalle rilassate, il volto quasi cordiale, come fino a pochi momenti prima, il corpo e le espressioni di Ranma erano totalmente invariate, quasi innaturalmente, infatti questo preoccupò i quattro esperti di arti marziali a tavola e, appena ripresasi dallo shock di vedere apparire Sapòn all'improvviso a casa sua, colpì l'erede della scuola Tendo di arti marziali indiscriminate, tanto da scattare nella direzione di Ranma come se la stesse bruciando. Infatti sembrava che il ragazzo stesse usando una versione modificata dell'umiseken fusa con il cuore di ghiaccio. Era totalmente imperturbabile e ... vuoto, come i suoi occhi, spenti.
Vedendo la sua sorellina scattare in quel modo, Nabiki capì che doveva esserci qualcosa di strano.
"Ranma, aiutami a prendere il dessert, è pesante!"
Senza neanche rispondere il ragazzo si alzò e seguì la ragazza, pochi secondi dopo si sentì 
Happosai dire che sarebbe andato ad aiutarli.
Appena arrivati in cucina, Nabiki si voltò a guardare il ragazzo, che rimaneva fermo, immobile e senza nessuna reazione. Non ebbe il tempo di chiedergli nulla, infatti vennero subito raggiunti dal maestro della scuola indiscriminata, che immediatamente prese un bicchiere d'acqua fredda e la buttò addosso al suo allievo.
"Sono guarito", questo sussurro fu l'unica reazione del ragazzo.
"Lo so, ragazzo mio, ma devi uscire da questo stato. Ascoltami," Nabiki non aveva mai visto il vecchio così serio," stai mischiando due tecniche troppo potenti e in un certo senso troppo simili. Rischi di rimanere bloccato in uno stato indeterminato di apatia. Reagisci, Ranma!" Così dicendo lo schiaffeggiò.
Ranma rimase impassibile e i tre sentirono qualcuno avvicinarsi alla cucina, pochi secondi e li raggiunse il dottor Tofu. A questo Nabiki prese il dolce e raggiunse gli altri a tavola, lasciando i tre da soli.
Happosai e Tofu stavano provando in tutti i modi a far reagire il ragazzo, Happosai cercava di provocarlo, mentre Tofu ad applicare pressione a nervi e tendini, a fare massaggi per stimolare il calore corporeo. Il vecchio era persino andato a rovistare nella biancheria di Akane, ma non aveva ottenuto nulla, neanche il gatto che gli aveva lanciato addosso aveva svegliato il bell'addormentato.
Lo videro riprendere consapevolezza, solo per un attimo, quando sentirono la voce seria e autoritaria di Soun: "Trovo molto maleducato imporsi in questo modo in casa d'altri!"
"E io che alcuni dei suoi ospiti si siano chiusi in cucina come delle donne per non affrontarmi." Queste parole portarono Ranma a tornare nella sala da pranzo.
"Tu sei Ranma Saotome, vero?" Gli chiese il cinese, ricevendo in risposta un cenno di assenso,"Ebbene?"
"Accetto la tua sfida." Fu la risposta piatta.
A quelle parole Happosai e Gemma sbiancarono.
"Bene, se vuoi tenere questo atteggiamento come segno di superiorità... che ne dici di anticipare ad ora la sfida?" 
Ranma annuì, guardò Soun che gli fece un segno di assenso, e si diresse al dojo facendo strada.
Happosai sembrava un cadavere. Non aveva mai avuto un aspetto più sconvolto e pietrificato.
Appena ripresosi si precipitò nel dojo, dove erano ormai tutti.
I due ragazzi erano già uno di fronte all'altro, immobili, ma se Ranma rimaneva in piedi, dritto, le spalle rigide, ma le braccia lungo il corpo, senza assumere nessuna posizione da combattimento, neanche la sua solita di finta noncuranza, Sapòn era pronto all'attacco, con il suo bastone, con una posa che a Ranma ricordava terribilmente qualcuno, anche se non riusciva a capire chi.
Happosai corse tra i due.
"In quanto gran Maestro della scuola di arti marziali indiscriminate, chiedo di poter disputare questa sfida d'onore al posto del mio erede designato."
Le parole pronunciate dal vecchio sorpresero moltissimo Akane. Da quando Happosai aveva ufficialmente designato Ranma come suo erede? Dovevano essere cambiate molte cose in quell'anno.
"Non sono più il tuo erede, Happosai, da molti mesi, ormai. Non faccio più parte della scuola di arti marziali indiscriminate."
Lo shock di Akane stava solo crescendo, ma di che stavano parlando?
Si voltò a guardare suo padre, proprio mentre Gemma si alzava, ma veniva bloccato dalle parole del figlio.
"E non accetterei di essere sostituito in un incontro da nessuno." 
La voce di Ranma era sempre incolore, mancava della solita arroganza, dello spirito combattivo.
"Si può sapere che sta succedendo?", sussurrò la ragazza a sua sorella Kasumi.
"Oh, sorellina! Tofu..."
Fu il dottore a spiegare.
"Vedi, Akane... un paio di mesi dopo la tua partenza, la signora Nodoka è riuscita a riscattare il debito d'onore verso Ukyo, quindi l'unica fidanzata rimasta di Ranma era Shampoo, così Cologne ha preteso che Ranma si trasferisse da loro per provare a convincerlo a partire con loro, anche se non ci è ancora riuscita. D'altro canto per... spronare Ranma, Happosai lo aveva da poco nominato suo erede, ma prima di trasferirsi al Nekohanten, lui decise non solo di rifiutare la nomina, ma anche di abbandonare la scuola, in questo modo saresti stata tu l'unica erede."
Akane era a bocca aperta, certo sapeva già della richiesta di Cologne, ma il resto le era sconosciuto. C'erano poi un paio di cose che ancora non le quadravano, come perché sembrava che nessuno volesse che Ranma si scontrasse con Sapòn, quando chiese spiegazioni al futuro cognato, questi si mostrò in difficoltà. Fu Nodoka ad intromettersi.
"È giusto che lei sappia, dottore. Vedi Akane... Ranma non si allena più, non si allena più da un anno."
"COSA???", l'urlo della ragazza svegliò i due giovani che erano ancora fermi a squadrarsi e Sapòn attaccò Ranma, colpendogli il braccio con il bastone, prima di saltare e atterrare alle sue spalle. Il giapponese si voltò per fronteggiarlo. Dopo aver notato questo Akane riprese a parlare con la donna, mentre i due ragazzi riprendevano a studiarsi.
"È impossibile, Ranma ama le arti marziali, più di qualsiasi altra cosa al mondo."
Ricevette in risposta solo un sorriso triste.
"E cos'è che gli è accaduto a tavola? Perché è così?" 
Tofu sospirò: "Non sappiamo come accada, né perché: a volte si annulla completamente, chiude persino tutti i chakra. Sappiamo solo che è pericoloso se resta in questo stato per troppo tempo."
Intanto Sapòn era ripartito all'attacco. Aveva movimenti rapidi e all'apparenza quasi distratti, uno stile tutto angoli e movimenti curvilinei, Happosai sapeva perfettamente quale stile fosse, ma non capiva come potesse il nuovo ragazzo di Akane conoscere quei movimenti e la cosa da un lato lo incuriosiva e dall'altro lo preoccupava, soprattutto perché invece i movimenti di Ranma sembravano meccanici, un trascinarsi per schivare a stento il maledetto bastone del cinese, che proprio in quel momento sembrò aumentare la velocità, colpendo il suo avversario prima al petto, poi la schiena, per finire con una spazzata, che mandò il ragazzo con il codino a tappeto. Questi si sollevò a stento.
"Mi aspettavo molto, molto di più dal grande Ranma Saotome. Erede imbattuto della scuola di arti marziali indiscriminate! Solo chiacchiere, si vede che non hai mai dovuto combattere realmente!", la voce era cristallina e strafottente, mentre quella di Ranma era a stento un sussurro mentre rispondeva di non essere  l'erede di un bel niente. Il suo avversario lo colpì con la punta del bastone, mandandolo nel muro dal lato opposto del dojo.
"Per fortuna ora l'erede sarà Akane! Grazie a me è migliorata in modo incredibile!", disse mentre, dopo averlo raggiunto, lo colpiva allo stomaco.
"No! Ranma!"
Per la prima volta lo sguardo di Ranma sembrò davvero mettere a fuoco quello che avveniva: quando alzò lo sguardo sulla sua ex fidanzata sembrava più se stesso che mai.
"Akane, stanne fuori!", quasi le urlò.
"Già, Akane, non ti permettere di intrometterti!", Ranma spostò lo sguardo sul suo avversario e sembrò pronto a combattere davvero, poi l'altro continuò," A che pro provare pena per un ragazzo che non è neanche in grado di difenderti, capace solo di lasciare che tu ti sacrifichi per lui, incapace di proteggerti sul serio... come quella volta con Saffron." 
"Sapòn...", provò a rabbonirlo la ragazza. Non trovava giusto torturare l'ex fidanzato in questo modo.
"Sta' zitta donna!", fu la risposta che ottenne.
Il ricordo della quasi morte di Akane o il modo in cui il suo ragazzo le aveva parlato o, probabilmente, entrambe le cose riuscirono a scuotere Ranma, che, senza neanche muoversi, scaraventò il suo avversario al centro del dojo con un colpo di chi.
Appena Sapòn fu in piedi e Ranma lo ebbe raggiunto iniziò il vero scontro. Solo Happosai riusciva a seguirne tutti i movimenti: i due ragazzi erano davvero molto veloci e forti, ma Ranma lo era di più e fu chiaro a tutti quando lo scontro terminò con Sapòn incosciente. Ranma era in piedi, oltre alle ferite precedenti aveva solo un graffio sullo zigomo sinistro, ma, appena Soun lo dichiarò vincitore, si accasciò a terra, sfinito.
Akane corse verso di lui proprio mentre Happosai e Tofu spiegavano che Ranma aveva rilasciato tutta la sua energia troppo velocemente e, visto che ne stava trattenendo la gran parte da mesi, ora era sfinito. Aveva solo bisogno di riposo e di riprendere poi degli allenamenti più equilibrati e costanti.

Quando Ranma si svegliò, notò per prima cosa che doveva essere in un letto, non un futon, perché non sarebbe stato così comodo. La seconda cosa che notò era il profumo di Akane che gli pervadeva i sensi. Sembrava un bel sogno, uno di quelli che aveva fatto tante volte, tra poco avrebbe percepito la sua presenza accanto a lui e avrebbe pensato che si erano addormentati entrambi sul letto di lei, abbracciati. Poi aprendo gli occhi si sarebbe ritrovato nella stanza che divideva con Mousse nell'appartamento di Cologne. A quel pensiero il suo viso assunse una smorfia infastidita, mentre ancora restava con gli occhi chiusi: non era pronto ad abbandonare il suo bel sogno e la donna che amava.
"Ranma, sei sveglio?" Corrugò la fronte, questo sogno sembrava più vivido dei soliti, sentiva addirittura la voce di Akane e... quella che sentiva posarsi sul suo avambraccio sembrava la sua mano, gli dava le stesse scosse di quando toccava Akane, ma non poteva essere! Poi ricordò: Nabiki, il Natale, Akane, Sapòn, la sfida.
Un grugnito lamentoso gli uscì dalle labbra mentre si metteva seduto e apriva gli occhi. Si ritrovò subito accecato dal sole.
"Devo aver rilasciato troppa energia tutta in una volta, che idiota!"
"Ranma..." a quel sussurro aprì di nuovo gli occhi ed eccola lì, la sua Akane, che lo guardava preoccupata.
Fu automatico, si mosse con quanta più velocità possibile e la tirò a sé, abbracciandola e nascondendo il volto tra la sua spalla e il collo. Dopo un iniziale momento di sorpresa, la ragazza ricambiò l'abbraccio, ma quando gli posò le mani una sulla nuca e l'altra tra le scapole lo sentì sobbalzare leggermente.
"Ranma, lasciami, sei ancora malridotto."
Il ragazzo prese un bel respiro, riempiendosi i polmoni e la testa del suo profumo e la lasciò andare, facendosi cadere sul cuscino.
"Scusa, non avrei dovuto", iniziò senza guardarla, " dov'è Sapòn?"
"Si è ripreso ieri sera ed è andato via, doveva passare a trovare un'amica."
Ranma la guardò incuriosito.
"Per quanto tempo sono stato senza sensi?"
"36 ore, Baka!"
A sentire quel soprannome, Ranma sorrise, prima di provare ad alzarsi.
"Dove pensi di andare?", gli chiese Kasumi dalla porta. La maggiore delle sorelle Tendo aveva sentito delle voci ed era andata a controllare.
"Devo andare, Kasumi, lo sai."
"Ranma, no... è tutto finito." Gli disse Akane sfoderando uno dei soliti sorrisi che mandava in pappa il cervello del ragazzo. Lui d'altro canto non ci stava capendo molto, così la sua ex fidanzata gli chiese di farle tre piaceri: non muoversi di lì, non chiederle nulla e accompagnarla l'indomani. Lui acconsentì volentieri ad ogni sua richiesta.

*Sā wōm

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ed eccoci giunti al finale di questa storia! Vi confesso che ho anche provato a scrivere un epilogo con un epilogo, ma credo che i nostri protagonisti abbiano ancora molto da affrontare e su cui lavorare e non credo fossero pronti... almeno non quanto noi! Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le ricordate, le seguite, le preferite e chi ha recensito: non mi aspettavo una tale accoglienza in uno dei miei fandom preferiti! Nei prossimi tempi pubblicherò una long, non so ancora quale, perché ne ho abbozzate parecchie , sempre su Ranma e Akane, completamente diverse l'una dall'altra! Spero di poterle postare presto. Per adesso godetevi pure l'ultimo capitolo! Vi ricordo che la storia è dedicata ad Emanuela :*

La scelta di Akane




Capitolo 4



Ranma non stava capendo molto di quello che stava accadendo, ma aveva la possibilità di passare del tempo con Akane, quindi non avrebbe fiatato. Iniziava però ad essere curioso sul perché stessero percorrendo la strada per il Furinkan, ma lei gli aveva chiesto di fidarsi e non voleva contrariarla negli ultimi momenti che avrebbero passato da soli, sapeva che sarebbe poi tornata da quel cinese: non era un folle come Kuno, era perfettamente consapevole che non sarebbe bastata una sfida vinta per riprendere il suo posto al fianco di Akane.
La ragazza intanto era sicura della sua scelta: quello spiazzo era stato teatro di innumerevoli scontri e sembrava quasi poetico che lo fosse anche dell'ultimo, l'unica cosa per loro inusuale era Ranma che le camminava accanto invece che correre sulla ringhiera. Il ragazzo anzi sembrava avvicinarsi sempre più a lei e camminare sempre più piano.
-Ranma?-, lui rispose con un mugugno,- Sei diventato una lumaca!- urlò prima di scappare via da lui, verso il parco che era a poche centinaia di metri da loro, finendo con un -Muoviti!- mentre spariva dietro un muretto. Si era nascosta su un albero lì vicino e lo vide correre nella sua stessa direzione, prima di chiamarlo e, con un perfetto salto avvitato, di quelli che aveva visto fare a lui un miliardo di volte, arrivargli alle spalle e tirargli il codino.
Una parte del cervello di Ranma si stava godendo quei giochi con Akane, un'altra parte invece era occupata a notare quanto fosse migliorata. Mentre si girava si aspettava di trovarla sorridente, invece aveva uno sguardo serio mentre allungava la mano ad accarezzargli la guancia.
- Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.-
-Dimmi.-
-Devi accettare di diventare l'erede di Happosai.
-Ma... Akane.-
-Ti prego. Puoi farlo per me?- concluse sfoderando il suo sorriso, quello che inebetiva Ranma, che le rispose:- Farei qualsiasi cosa per te.-, senza neanche voler capire le motivazioni di lei.
Intanto un ragazzo cinese con due occhiali come fondi di bottiglia, ritirava dalla cassetta delle lettere  una busta con quattro biglietti aerei, per poi correre a servire il the al vecchio amico di Cologne.

Erano nello spiazzo da un paio di minuti e si era radunata un bel po' di gente. Ranma si guardò intorno, gli sembrava che da un momento all'altro Nabiki potesse iniziare ad accettare scommesse e Ukyo e Shampoo iniziassero a vendere cibo. Ma Nabiki era seduta compostamente su un telo, con sua madre e Kasumi, un paio di metri più avanti sedevano Tofu, Gemma, Soun e Happosai. Ukyo era ormai da tempo lontana e Shampoo...
Rimase di stucco vedendo arrivare la ragazza cinese, seguita da Cologne, Mousse e un anziano, soprattutto quando si posizionò di fronte ad Akane. Si agitò, che diamine credeva di fare Shampoo? La rabbia stava aumentando incredibilmente mentre osservava l'amazzone, così non si accorse di Akane che lo raggiungeva. Gli sorrise e si sporse a baciargli una guancia, tirandolo leggermente a se afferrandolo per la nuca, sussurrò uno "Scusami" prima che lui si sentisse i muscoli paralizzati.
Non riusciva a crederci! Akane lo aveva immobilizzato con una pressione alla nuca! Era furioso, allibito, impressionato e anche un po' affascinato, inoltre era infastidito: non riusciva a muovere nessuno dei suoi muscoli, ma li sentiva comunque pizzicare, come se ogni singola parte di lui volesse protendersi per difendere Akane. Mentre era occupato in queste dissertazioni mentali e a ricordare come quel bacio sulla guancia in realtà era stato più un bacio all'angolo della bocca, si era perso l'inizio del combattimento.
Lo stile di Shampoo, il solito stile angoli e movimenti curvilinei, colpì Ranma, che si diete del baka: ecco lo stile di Sapòn cosa gli ricordava, il modo in cui combatteva Shampoo! Ma prima che potesse meravigliarsi della cosa e farsi delle domande, il suo sguardo fu naturalmente catalizzato da Akane e dal suo nuovo stile di combattimento. 
Se avesse potuto, Ranma avrebbe avuto la bocca spalancata. Lo stile di Akane sembrava voler mischiare perfettamente Cina e Giappone, movimenti aggraziati e forti, una danza dagli accenti molto marcati: i piedi saldamente piantati a terra e le mani in una posizione di attacco quasi distratta, che appariva noncurante nonostante fosse ben calcolata; poi un movimento veloce e aggraziato, ma un colpo forte e deciso. Akane stava combattendo come lui, utilizzando il suo stile e - pensò mentre la vide utilizzare la sua versione dello Kachu Tenshin Amaguriken*- le sue mosse, i suoi attacchi.
Pochi minuti e il combattimento ero finito, vincitrice Akane. Erano tutti intorno alla ragazza a festeggiarla, mentre Ranma rimaneva ancora paralizzato, dimenticato da tutti, ma non dalla ragazza, che in un attimo corse da lui e gli restituì l'uso dei suoi muscoli, ritrovandosi subito in balia delle urla dell'ex promesso sposo.
Fu Cologne a interrompere quello che sembrava stesse per diventare uno dei loro soliti litigi, schiarendosi la voce, proprio mentre Ranma stava urlando del "Bacio della Morte".
- Come il Futu... Ranma stava giustamente dicendo, le leggi della nostra...-
Akane la interruppe parlando in cinese. Il vecchio che era rimasto accanto a Mousse fino a quel momento, si portò lentamente vicino a lei e abbassò la testa in segno di rispetto nei confronti della matriarca.
Dopo pochi secondi Cologne rispose abbassando anche lei il capo e parlando a tutti i presenti.
- In quanto allieva di un appartenente per nascita del nostro villaggio, Akane Tendo ha esercitato il diritto di chiedere di divenire membro onorario della tribù. Alla presenza di questi testimoni, e del suo maestro Sapòn, in qualità di anziana della tribù, accordo ad Akane Tendo lo status di membro onorario. In quanto tale e addizionando la stipula precedente dell'accordo preso dalla sua famiglia al diritto acquisito battendo Shampoo, Akane è riconosciuta come legittima detentrice del titolo di consorte di Ranma Saotome. Con questa risoluzione, noi ci prepariamo a partire per la Cina.-
Il discorso di Cologne lasciò tutti a bocca aperta e, mentre ancora cercavano di capirci qualcosa, la vecchia si avvicinò ad Akane e le disse: - Saremmo felici se volessi entrare nella nostra famiglia, altrimenti potresti far parte di quella Mousse e Sapòn.-
- Io sarei onorato di poterti considerare una sorella, Akane Tendo.-, si fece avanti il ragazzo papero.
- Fermi un attimo!-, si intromise Ranma,- Che diamine sta succedendo e che c'entra Sapòn?-
Akane gli sorrise e poi si scusò con Mousse, prima di accettare l'offerta di Cologne, che lasciò alla sua nuova nipote il compito di spiegare tutto e si augurò di rivedere tutti presto al matrimonio, congedandosi con un:- Intanto vi salutiamo e torniamo tutti e quattro al villaggio. Akane tu sarai sempre la benvenuta, lo stesso vale per tuo marito e tutti i vostri eredi.- 
- Venerabile Colo...-
- Obaba andrà bene.-, la corresse, guadagnandosi uno dei famosi sorrisi di Akane.
- Grazie tanto, Obaba.-, disse prima di abbracciarla.


Erano tutti a dir poco curiosi e guardavano tutti Ranma in attesa di una spiegazione, ma il ragazzo era all'oscuro quanto loro! E aveva una serie di domande. Ma appena la sua ex fidanzata gli si avvicinò sorridente lui decise di giocare in difensiva: non aveva capito molto se non che c'entrava Sapòn, che i cinesi stavano per partire, che Akane aveva imparato il cinese e, chissà come, era diventata una specie di nipote acquisita della mummia. Ma piuttosto che aspettare una spiegazione come tutti, appena Cologne, Shampoo, Mousse e il loro amico scomparvero dalla vista, prese il polso della minore delle sorelle Tendo e la tirò a se, voltandola. Quando iniziò ad urlarle addosso erano a poco centimetri l'uno dall'altra.
- Stupida! Si può sapere che pensavi di fare contro Shampoo?-
Akane era allibita, credeva che Ranma sarebbe stato felice di risolvere così la situazione, che lei e tutti gli altri, Cologne e Nabiki comprese, avessero frainteso tutto? Che Ranma non l'avesse mai amata?
- Che cosa ti sarebbe potuto accadere, lo sai?- la voce di Ranma stava salendo vertiginosamente, sfiorando punte che neanche Kodachi avrebbe mai potuto sfiorare.
- Ma ho vinto...- quello di Akane fu quasi un sussurro. Questo comportamento di Ranma la stava spiazzando, non si sentiva più sicura di nulla.
- Sì, hai vinto! E se ti avesse dato il bacio della morte? Dio, Akane hai idea di cosa avrei dovuto fare per salvarti? Avrei dovuto ucciderla!- dopo questa frase, Ranma di zittì, come a corto di fiato, pensando al combattimento con Saffron, riuscì a stento a sussurrare:- Avrei dovuto uccidere di nuovo, Akane.-, prima di scoppiare a piangere abbracciandola, in quel momento non riusciva a pensare a tutta la loro famiglia che li osservava. Il terrore per Akane, la vergogna per aver ucciso qualcuno e l'ansia perché sapeva che lo avrebbe rifatto, anche subito, per lei...
Un secondo dopo Akane ricambiò l'abbraccio iniziando anche lei a singhiozzare, mentre lo stringeva forte e gli sussurrava:- Non è successo niente, amore mio, niente.-
Ranma si irrigidì per un attimo, prima di allontanare leggermente Akane da sé e osservarla con occhi spalancati. 
- Che... che cosa... hai... hai detto?-, Akane era confusa, non riusciva a capire perché Ranma la stesse guardando con quella espressione spaventata.
- Ho detto che non è successo niente...-
- No, non quello...-, stranamente notò Akane, la sua famiglia sembrava essersi allontanata per dargli un po' di privacy. Da lontano la ragazza vide Nodoka sorriderle e Nabiki farle l'occhiolino. Spostò lo sguardo di nuovo sul viso di Ranma e lo guardò negli occhi: il suo sguardo non era propriamente spaventato... sembrava speranzoso, come se stesse aspettando di ascoltare qualcosa di estremamente importante. Forse... Allungò la mano toccandogli il viso...
- Ti ho chiamato "amore mio"...-
Un attimo dopo Ranma la stava baciando e non c'era niente di delicato o dolce in quel bacio. Sembrava che entrambi stessero mettendo in quel bacio tutta la passione, tutta la disperazione di non essere riusciti a parlarsi, tutta la mancanza degli ultimi mesi. Sembrava che Ranma volesse inglobare totalmente Akane.
Quando smise di baciarla, solo perché erano entrambi a corto di aria, la strinse ancora più fortemente a sé, come se avesse paura di perderla, come aveva fatto mille altre volte mentre la proteggeva dai pericoli.
La loro famiglia si era intanto allontana, avviandosi verso casa e lasciandoli soli, sotto lo sguardo benevolo di Nodoka e quello leggermente imbarazzato di Nabiki e Kasumi.
Ranma si accorse di star piangendo, singhiozzando, quando le sussurrò nell'orecchio: "Ti prego non abbandonarmi più."
Akane riuscì a mettere tra di loro un po' di spazio, giusto abbastanza per guardarlo negli occhi e prendere tra le mani il suo viso disperato.
- Ranma... io non ti ho abbandonato, dovevo trovare una soluzione, risolvere i nostri problemi. Pensavo che tu non volessi stare con me, per questo sono andata via. Credevo di farti felice. Poi Mousse mi ha contattata per dirmi che stavi male, che eri depresso. Non gli ho creduto, sapevo che lui mi rivoleva qui per avere una qualche chance con Shampoo. Un giorno però mi ha contattata Cologne: voleva aiutarmi a risolvere la situazione senza rovinare la vita a noi e rischiare una punizione per Shampoo. Così mi ha mandato da Sapòn, - Akane lo sentì irrigidirsi, - Ranma... quel vecchio che era con Mousse, quello è il vero aspetto di Sapòn.-
Il ragazzo si allontanò da lei, ma le prese le mani. Era contrariato, ma non doleva lasciarla andare assolutamente, aveva paura che potesse sparire tra le sue mani.
- Akane, io ho incontrato Sapòn!- la sua voce era priva di inflessioni battagliere, sembrava la stesse supplicando.
- Oh, amore mio!- disse prima di abbracciarlo per poi continuare, - È una maledizione... quando era giovane Sapòn cadde in una sorgente maledetta vuota e stava per morire, come è accaduto a me, poi per annullarne l'effetto si è reimmerso nella stessa fonte, che è tornata vuota (succede così quando chi è "annegato" in una sorgente vi si reimmerge, la maledizione della fonte semplicemente sparisce), ma gli ridà l'aspetto di un ventenne. Succede anche a me. Se mi bagno con l'acqua fredda torno una diciottenne.-
- Sei stata in Cina?-
- Sì, era il piano di Cologne. Lei e Sapòn erano amici d'infanzia, ma lui era stato cacciato quando non aveva accettato di dover sposare per forza una donna del villaggio. Così Cologne ha deciso di prendere due piccioni con una fava: se Sapòn mi avesse allenato, io avrei potuto sfidare Shampoo e batterla per poi chiedere di entrare a far parte della tribù in maniera onoraria, avendo battuto il loro campione. Pensa che per testare la mia determinazione il mio maestro mi ha sfidata a entrare in una sorgente... senza dirmi che era quella in cui ero quasi annegata! Ad ogni modo essendo stata allieva di Sapòn anche lui sarebbe stato reintegrato e perdonato per aver portato una forte guerriera. Io intanto in quanto facente parte della tribù Joketsuzoku e grazie all'accordo dei nostri padri, acquisisco priorità su Shampoo, senza dover però trasferirmi in Cina. - finì sorridendo.
Ranma mise il broncio.
- Avreste dovuto dirmelo.-
- No, non mi avresti lasciato combattere.-
- Certo, Shampoo è pericolosa!-
- Ma io l'ho battuta!-, sembravano pronti ad iniziare uno dei loro soliti litigi, quando Ranma le accarezzò una guancia.
- Dio! Quanto mi sei mancata!- sussurrò prima di baciarla, di nuovo. Stavolta dolcemente. - E quanto ti amo.- disse appena si fu staccato da lei, poggiando la sua fronte su quella della fidanzata ritrovata, ad occhi chiusi.
Akane lo vide finalmente sorridere, quel suo sorriso furbo che tanto amava.
- Quindi ora fai parte della tribù di Shampoo? Hai scelto questo?-, lei annuì, - E devi sottostare alle loro regole, no?-,ancora annuì,- Significa che se dovessi sconfiggerti, dovrai sposarmi!-, disse prima di prenderla tra le braccia e iniziare a saltare sui tetti, verso casa, Akane intanto rideva: perché non poteva farle la proposta come tutte le persone normali? Ormai conosceva già la sua scelta.


*Tecnica delle castagne

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