Fairy End - Senza Tregua di Jashin99 (/viewuser.php?uid=862981)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ferite aperte e grondanti ***
Capitolo 3: *** God Vs. Monkey ***
Capitolo 4: *** Miracolo ***
Capitolo 5: *** Il veleno peggiore al mondo ***
Capitolo 6: *** Non si torna più indietro ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
_Access_
_S*re?_
_Ope*ate_
_
_Dal
database del Regno di Fiore_
_
_
_Ra*porto
attacco 2 febbraio X79*_
_
_
_Vittime
civili: *7 unità_
_**spe*si
civili: 9 unità_
_Feriti
civili: 39 unit*_
_
_Vitti**
militari: 1*0 unità_
considerevoli:
Droy
*****, Nab
Lazaro,
****us
Johnner, Sarusuke Jet_
_Dispersi
militari: 3 unità_
considerevoli:
Gajeel Redfox* Levy M*Garden_
_Feriti
militari: 200 unità_
considerevoli:
Bickslow ** (ferite superficiali), Elfman Stra*ss (lacerazione
arteriosa multipla)
Erza Scar*** (ferita
profonda addominale), Evergreen ********
(lesioni cerebrali irr**********), Flare Corona (stato
comatoso),
Freed Justine (fratture multiple n***** ****** perone) Ginger
Mattan
(ferite superficiali), Juvia
Loxar (danno psicologico ******), K*****
Mikazuchi (ferita profonda addominale), Lisanna Strauss *stato
comatoso), Minerva Orland (ferite superficiali),
Yukino Aguria
(sottoposta a Cambiamento, stato comatoso,
sospetto danno psicologico)_
_Error_
_Error_
_We
are!_
_Spacchiamo
i culi!_
_Apriti
cielo! - febbraio X794_
_Cazzoni
morti o dispersi: -98_
_Alc-ni
importa-t-: Cambiati -umeri 444,
445, 446 (i tre porcellini) e 555 (un- troia che c'è andata
di
nascosto)_
_Cretin-
che si so-o f-t-i prendere-o chissà do-e sono: Cambiati numeri
709 (il biondino) e -30 (il gatto senza la
volpe)_
_Feriti:
un bordello, che palle 'sto lavoro, dat- che di importanti sia-o due
li metto qui, Cambiato nume-o 298 (tra la fata turchina e Mangiafuoco
ha -erso tipo muscoli, articolazioni, parti del corpo le palle e
sciagura var-a), e la grande magnifi-a me, che sono rimasta senza un
braccio e senza pelle- Ah poi Sayla, umanificata, in coma e pure
uscita di melone, quasi mi dispiace per lei. Quasi. Ehi, almeno non
le sono cadute le dita a quella. Ora vado a toccarmi ciao._
Un
lieve fruscio sull'asfalto era tutto quello si lasciavano dietro. Non
a caso, erano una squadra stealth.
Le
sue vibrisse si rizzarono, l'odore era vicino.
Con
un mano prese l'elsa che spuntava al di sopra della spalla,
attraversò un altro paio di isolati, poi fece cenno agli
altri di
fermarsi.
Li
aveva percepiti.
Avanzò
lentamente, uscendo dal corridoio di edifici e uscendo alla luce del
sole.
“!!!”.
Si
trovava al centro di uno spiazzo grigio, dove avrebbe dovuto esserci
uno stabile; invece tutto intorno a lui sorgevano, alti dieci metri,
forse trenta pali metallici dalle punte che riflettevano il sole, una
specie di foresta di ferro e luce.
Fatto
cenno agli altri di aspettare, Panther Lily camminava proteggendosi
gli occhi con l'ombra della mano, ma era difficile perché i
riflessi
venivano da ogni direzione.
Si
fermò davanti alla picca centrale, più alta delle
altre, e alzò lo
sguardo.
“Eccoti
qui.”.
“Gajeel.”.
DEDENG
L'asta
vibrò sotto i talloni laminati di Gajeel, seduto in cima. Lo
stava
fissando da sotto quella lastra grigia, all'apparenza apatica e
morta.
Batté
i piedi ancora una volta, poi si diede lo slancio con le mani e si
tuffò.
Lily
lo seguì con lo sguardo finché non
toccò terra, leggero come una
piuma, lo svolazzio dei suoi abiti fece più rumore di lui.
Rimasero
entrambi immobili, mani sui fianchi, testa alta, poi Gajeel
batté un
pugno sull'asta alle sue spalle.
DENNNNNNNNNG
La
parete si increspò come acqua smossa, spuntarono un ciuffo
azzurro,
poi una testa, poi un corpo intero, che cadde a terra con un tonfo
sordo.
Lily
aggrottò la fronte: -Che cosa le hai fatto?- gli
intimò.
Da
sotto la maschera sentì uno stridio metallico, come di
ingranaggi
arrugginiti, poi a mano a mano si trasformava in una risata.
-Ghihihihih...
Che c'è, Panther Lily, è così che mi
saluti?-.
Gajeel
allargò le braccia, mentre il ferro sul suo corpo si
ritraeva sotto
i suoi vestiti.
Lily
si rilassò: -Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai?-.
Gajeel
ridacchiò ancora, era bello rivedere la sua faccia; ai suoi
piedi,
Levy borbottò qualcosa e si rialzò.
-Ehi,
che cavolo...-.
Gajeel
le mollò un pugno in testa che la fece finire di nuovo
faccia a
terra.
-Ah!
Cosa ti è preso?-.
-Cosa,
gamberetto, quelle gambe così forti non reggono il tuo
grasso?-.
Levy
gonfiò le guance: -B-Baka...-.
Poi
si riscosse e balzò in piedi: -Io non sono
grassa!-.
-Guarda
che io intendevo il seno.-.
Levy
diventò paonazza: -Idiota!!!-.
Lily
sorrise, in quel momento sembrava essere tornato tutto come prima.
Dal
diario del prode cavaliere Dan Straight [segue disegnino
illustrativo].
Mi
svegliai tra le braccia della dolce Kinana-occhio blu che mi bendava.
Oh
prodezza divina che relegasti alle donne il sacro compito del
ristoro!
Quando
lo feci notare alla madamigella lei, vista una perdita di sangue in
viso e arrossita da una vampata di pudore, accorse subito nel
coprirmi bocca e naso stringendo così tanto da non farmi
respirare!
Dunque,
il mio angelo spese il suo fiato leggiadro nel narrarmi di come ci
battemmo con onore e riuscimmo a recuperare importanti documenti
sulla locazione dei suoi amici, che purtroppo Kinana-sama vuole
occultare alla mia conoscenza; comunque poco dopo affrontammo due
pericolosi avversari, ed io ricorsi persino al mio fascino da
impavido cavaliere biondo per difenderla, ahimè riuscendo
solo per
un crine di cavallo a permettere a me e a Kinana-dono di ritirarci. E
con rammarico notai che anche il suo corpo rimase molto provato da
quella fatica.
Ma
ci rifaremo! Orsù dunque, alla liberazione!
Divampo
la
mia anima segna i nomi e
sbraita
Angolo
del Chisinonmuoresirilegge
Ciao ragazzi, sono tornato!!! (cit. Indipendence Day)
Come promesso, ecco questa seconda parte, che sarà molto
corta: sto lavorando alla terza, e non è mica facile! Quindi
continuate a supportarmi!
Godetevi la lettura, e buona estate!
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Capitolo 2 *** Ferite aperte e grondanti ***
I'm
waking up to ash and dust
I wipe my
brow and I sweat my rust
I'm
breathing in the chemicals
I'm
breaking in, shaping up, then checking out on the prison bus
This
is it, the apocalypse
Whoa
I'm
waking up, I feel it in my bones
Enough
to make my systems blow
Welcome to
the new age, to the new age
Welcome
to the new age, to the new age
Whoa,
whoa, I'm radioactive, radioactive
Whoa,
whoa, I'm radioactive, radioactive
(Radioactive-Imagine
Dragons)
Le
battono i denti, ha freddo, nuda in quella stanza bianca e vuota.
Prende in mano una ciocca dei suoi capelli, li scruta
attentamente, le sembra impossibile che siano i suoi: così
lunghi,
così grigi.
Ma anche quelle mani che stringono quei capelli non
riesce a credere che siano le sue, o quelle di un essere umano.
Oscilla con le dita, fa toccare tra loro le punte delle unghie,
anzi, degli artigli; rimane quasi ipnotizzata da quel semplice gesto.
Poi scuote la testa, non ha tempo da perdere, si mette seduta,
chiude gli occhi, respira.
Incrocia le gambe a zen e appoggia i
torsi delle mani sulle ginocchia, rilassa ogni muscolo, si libera di
ogni pensiero.
La sente, è apparsa dietro di lei, la raggiunge,
le salta addosso, non la atterra, si limita a prenderla per le spalle
e schiaccia il viso sul suo collo e sui suoi capelli, annusandoli e
assaggiandoli.
-È la resa dei conti...
mmm
che pelle buona...-.
Parla
veloce, poi si sposta dall'altro lato della testa.
-Io
ho il tuo aspetto e tu il mio, io ho i tuoi occhi e tu i miei, la
cosa potrebbe dare spunto a qualche monologo filosofico...-.
Socchiude appena un occhio, la spia
con una
fessura gialla elettrica.
L'altra ci
sta dando dentro, la prende, la lecca, la morde, le afferra con
veemenza il seno e inizia a palparla.
-Mmm
non ti interessa... non ti interessa vero? Mmm... sì tu vuoi
solo
questo, lo vuoi non è così? Mmm...-.
Ora l'ha sbattuta per terra,
è sopra di
lei, la abusa in ogni modo possibile.
-Io
ti divoro o tu mi divori, è così che va il mondo,
mmm... sei
deliziosa...-.
Lei
tiene lo sguardo alto sul soffitto (non può vederlo,
è bianco come
tutto il resto), non reagisce nemmeno passivamente a quei tocchi
aspri, si lascia violare, invadere, divorare.
E
poi... poi ricomincia tutto da capo.
Due
mesi prima
-Che palle!-.
…
-Che palle!-.
…
-Che
palle!-.
-Cosa
ti turba, Zancrow?-.
-E
me lo chiedi pure? Sono giorni che camminiamo e basta, mi annoio!-.
-Ma
se hai bruciato tre villaggi fin'ora.-.
Beh
certo, quello era il minimo per scrollarsi.
-Mi
spieghi perché non voliamo via, Bluenote? Perché
non ci
teletrasportiamo?-.
-Te
l'ho già detto, avresti dovuto farlo quando la breccia nella
barriera era ancora aperta. E alzarci in volo segnalerebbe la nostra
posizione al nemico.-.
-E
chissenefrega! Anzi, meglio! Così ci divertiamo un po'!-.
Ma quel musone scassapalle non ne
voleva
sapere niente; Zancrow lo conosceva, se gli entrava un'idea in testa
non c'era verso di levargliela neanche a suon di pugni. Ehi, un
momento!
-Divertiamoci
un po' e lottiamo!-.
-Non
mi pare il caso, e non saprei dosare
la
mia forza.-.
-Keh!
Guarda che io sono forte, molto più di te!-.
Bluenote lo trucidò con
lo sguardo,
facendolo impallidire per un secondo, e poi imbestialire per questo.
-Come
osi guar-
-Riusciresti
a farmi volare???-.
Zancrow ammutolì,
sputò a terra e riprese
a camminare a gambe larghe.
-Ti
spedirei in orbita, io sono un dio! Ma comunque mi interessi poco! Io
voglio solo quel bastardo che sta in alto!-.
-Allora
perché ti sei unito a lui?-.
Perché? Che domanda
stupida.
Perché era divertente,
no???
-Per quanto ancora hai
intenzione di stare seduto lì, Elfman?-.
Per
quanto?
Per sempre.
-Ohi,
non eri tu che ti proclamavi un vero uomo? Allora rialzati e smettila
di autocommiserarti!-.
Un vero uomo?
Heh, che parole arroganti.
Non era
mai stato così lontano dall'essere un uomo.
-...come
faccio, Erza?- Sussurrò: -Come faccio io adesso? Sono stato
completamente inutile, tutti voi avete combattuto e avete rischiato
la vita, io invece mi sono fatto stendere subito. Dimmi, come dovrei
perdonarmi per questo?-.
-Ma non è
certo colpa tua! Ascolta, a volte non conta quanto sei forte, a volte
non è l'avversario giusto per te, e non ci puoi fare nulla!
Ma
questo non significa che sia un tuo sbaglio!-.
Quelle
parole gli arrivavano vuote, come quelle che si sentiva dire da ore,
come si sentiva dentro.
-...quindi
cos'è, sfortuna?-.
Erza si bloccò.
-Beh... sì.-.
Elfman
aggrottò le sopracciglia.
-Quindi
io dovrei dirle... che è stata solo sfortuna? Che se quando
Evergreen partorirà il suo cervello congelerà,
è stata solo
sfortuna? Che se mia sorella ora è in coma, è
stata solo sfortuna?
Che se io non ho fatto niente per impedirlo, è stata solo
sfortuna?-.
-Elfman, non
intendevo...-.
-Guardami negli occhi
e dimmi che è stata solo sfortuna!!! Dillo se ci riesci!!!-.
Si era alzato e l'aveva presa per le
spalle, gliele stringeva tanto da sentire male alle dita.
Ma
lei non si lamentò, anzi, gli sfiorò i polsi con
le mani e scosse
la testa, ma non tanto, appena appena.
-No,
non è stata solo sfortuna. Ma non è stata certo
colpa tua.-.
Elfman sentì la sua voce
incrinarsi, e gli
occhi diventarle lucidi.
-Tu non hai
potuto scegliere, tu sei stato sconfitto contro la tua
volontà. Ma
io? Io che invece di aiutare i miei compagni sono rimasta a
combattere solo perché mi
piaceva?
Io che me ne sono fregata di tutto il resto, e sono rimasta
lì, lì,
invece di pensare anche solo un poco di tutto il resto??? Eh??? Che
ne dici di me, allora???-.
Elfman la
lasciò andare, indietreggiando un poco.
Scosse
la testa, una volta, rigorosamente: -Erza, tu sei il solo motivo per
cui mia sorella, e Yukino, e Flare, e chiunque altro sono vivi.-.
-No, io sono la ragione per cui loro
sono
in coma!!! Io, capisci??? Io!!!-.
Si
buttò addosso a lui, nascose il viso sulla sua spalla e
scoppiò a
piangere, mentre lui la fissava incredulo.
-Ma
che... che stai dicendo? Tu? Tu hai sconfitto tre Cambiati da sola,
hai portato sulle spalle Lisanna e Yukino fin dall'altra parte del
campo, sei rimasta in piedi a fronteggiare Natsu, tu dovresti avere
una medaglia, tu sei un vero uomo!-.
-Io
sono il responsabile di tutto questo!-.
-No,
l'unico responsabile di tutto questo è il mostro che le ha
ridotte
in questo stato!-.
Elfman si bloccò,
Erza si staccò da lui asciugandosi le lacrime.
-Ora
hai capito, eh?-.
Elfman boccheggiò
incredulo, in effetti Erza non era mai stata così
arrendevole al
pianto.
-Quindi hai... finto?-.
-No, ho solo ripetuto quello che
provavo
prima.-.
-Ah... capisco...-.
Erza gli sorrise e si
incamminò nel
corridoio, lasciandolo solo con i suoi pensieri confusi.
L'aveva appena consolato... o
fregato?
TOC TOC PUM
La
porta crollò e Dan rimase col pugno alzato in aria.
-Perdinci, non ho dosato la mia
forza.-.
PEW
Un
proiettile rimbalzò sul suo pettorale e finì sul
soffitto.
PEW PEW PEW
-Esci
dalla mia stanza.-.
PEW PEW PEW
-Ma Kinana-sama, io volevo...-.
PEW
PEW PEW
-Esci subito-kina.-.
PEW PEW CLICK CLICK
Kinana
si mise a ricaricare.
-Ma
Kinana-swan, sei così bella in canottiera su quell'affare
per gli
addominali!-.
PEW PEW PEW
-Sei ancora qui?-.
PEW
PEW CLICK
Kinana sospirò e mise via
le pistole: -Vabbeh, ormai hai visto.-. Si mise seduta e
incrociò le
braccia sotto il seno.
-Che
vuoi-kina?-.
-Ecco,
mi interrogavo sul nostro prossimo futuro, sono due settimane
che
siamo in questo covo. Non dovevamo liberare i tuoi amici?-.
-No, non più.-.
-Uh?
Che vuol dire?-.
-Che non c'è
più
bisogno di liberarli, sono già liberi-kina.-.
-Eh?-.
Kinana sospirò,
mettendosi una giacca: -Li
hanno liberati e riarruolati. Tutto è bene quel che finisce
bene-kina.-.
Dan rimase perplesso.
-Va bene, quindi ora cosa facciamo?-.
Kinana lanciò qualcosa
che rimbalzò sulla
sua testa; Dan abbassò lo sguardo e vide che era un
rettangolo verde
con una faccia sopra.
-Tienili,
compraciti ciò che vuoi, sempre che il tuo codice non te lo
impedisca. Ora esci-kina.-.
Dan capì
che quell'“esci” non si riferiva solo dalla stanza.
-Mi
rifiuto!-.
-Non mi servi più-kina.-.
-Ma il mio compito non è
finito ancora!-.
-Non è nemmeno mai
iniziato. Su, torna dal
tuo esercito e lasciami sola.-.
Dan
batté lo scudo a terra.
-Giammai!
Un cavaliere che abbandona una dama non è degno di tal
nome!-.
-Ma quale dama e dama-kina! Mi hai
vista?
Sono un'assassina sfigurata psicopatica e lievemente sociopatica, non
una damigella che deve essere salvata!-.
-Sì
invece, colei che devo salvare è proprio davanti ai miei
occhi,
presa in ostaggio dal peggior nemico che esiste!-.
-Sarebbe?-.
-Sé
stessa!-.
-Oh che frase fatta. Ah,
immagino che non posso liberarmi di te-kina.-.
-Esattamente!
E rimarrò immobile qui finché tu non
BANG
-Ho
come un giramento di capo...-.
E
crollò a terra.
Controllo
ore 11.59.57 secondi.
Niente da
segnalare.
Controllo ore 11.59.58
secondi.
Niente da segnalare.
Controllo ore 11.59.59 secondi.
Niente da segnalare.
Controllo
ore 12.00.00 secondi.
Niente da
segnalare.
Rapporto orario al
Master.
Si voltò,
arrivò alla
porta, la aprì, abbassò lo sguardo.
-Rapporto
orario. Niente da segnalare.-.
Il
Master, raggomitolato su sé stesso, non disse niente.
Mirajane fece un passo indietro,
chiuse la
porta, si voltò, tornò davanti al letto.
Controllo
ore 12.00.05 secondi.
Niente da
segnalare.
Controllo ore 12.00.06
secondi.
Niente da segnalare.
…
Controllo
ore 12.59.59 secondi.
Niente da
segnalare.
Controllo ore 13.00.00
secondi.
Niente da segnalare.
Rapporto orario al Master.
Si
voltò, arrivò alla porta, la aprì,
abbassò lo sguardo.
-Rapporto orario. Niente da
segnalare.-.
Il Master sospirò.
-Mir-
Mirajane fece un passo indietro,
chiuse la
porta, si voltò, tornò davanti al letto.
Controllo
ore 13.00.05 secondi.
…
-Rapporto orario. Niente da
segnalare.-.
-Mira...-.
Mirajane
fece un p-
-Stai ferma!-.
Mira si bloccò e rimase
in attesa di
ordini.
-...prenditi una pausa.-.
Mirajane batté le
palpebre e metabolizzò
l'ordine in testa.
-Obbedisco.-.
Allungò un braccio e
iniziò ad aprire e
chiudere la mano.
-...che stai
facendo?-.
Mirajane abbassò la
mano.
-Non riesco ad afferrarla,
Master.-.
-...cosa?-.
-Una
pausa.-.
Il Master si alzò, fece
un
passo di lato, e iniziò a sbattere la fronte sul muro.
-Sono
desolata. Mi punisca come trova più opportuno.-.
Il
Master si raddrizzò, si massaggiò la bocca con
una mano, poi disse:
-Va bene, senti, vai a farti un giro.-.
Mirajane
batté le palpebre e metabolizzò l'ordine in testa.
Alzò
un piede, poi l'altro, e fece un giro su sé stessa.
Il
Master però non sembrava felice.
Ritenendo
di aver in qualche modo contravvenuto all'ultimo comando, lo
ripeté.
Completato il giro, però,
vide che il
Master stava colpendo il muro con la fronte.
“Un
nuovo ordine?”.
Lo imitò.
“Il Master ora batte
più forte... il suo
genio non ha eguali.”.
SLAM
Evergreen trasalì.
-E...
e tu chi sei?-.
Sonnecchiava
tranquillamente in attesa di... morire, quando si era trovata di
fronte a una ragazza dai corti capelli fucsia e gli occhi dello
stesso colore, che saettavano addosso a lei come per incenerirla.
La raggiunse a grandi passi e la
prese per
le spalle: -L'hai
incontrato,
vero???-.
Ever
non capiva niente, se non che la testa pulsava come non mai.
-Non dirmi
che l'hai ucciso-dechi! Non puoi avermelo ammazzato, vero???-.
-Ma-ma di chi parli? E chi diavolo
sei?-.
In quella entrò anche
Elfman, che dapprima
confuso afferrò la ragazza e la spinse via.
-Ehi!-
Le urlò contro: -Tu sei Ginger, giusto? Ma che
t'è preso, non vedi
come sta Evergreen???-.
In un altro
momento si sarebbe subito schierata con lui e contro quella pazza
smorfiosetta, ma in quello era contemporaneamente confusa dalla
situazione e stordita dalle urla, perciò le ci volle un po'
per
gridare: -Piantatela di fare casino voi due! Si può sapere
che state
facendo?-.
Elfman sussultò e si
rivolse a quella Ginger urlandole a bassa voce: -Perché sei
entrata
in questo modo? Ever è incinta e anche m- si
bloccò.
Malata, moribonda o già
morta? Chissà
cosa stava per dire.
Ginger allora
prese lui per il collo, e per fortuna capì anche lei di
abbassare la
voce.
-Anche tu l'hai incontrato,
giusto-dechi?-.
-Ma chi?-.
-Il demone col mantello, quel
bastardo del
ghiaccio!-.
I due ragazzi ebbero un
soprassalto.
-Allora è vero! Non
l'avrete mica ucciso-dechi???-.
Stavolta
fu Elfman ad afferrarla: -Tu lo conosci?-.
-Per
mia sfortuna sì! Ho un conto in sospeso con lui-dechi! Ha
osato
supcontrastare
la mia magia del ghiaccio! Pensa che ha persino osato assorbirlo,
grrr!-.
-Assorbirlo?- Ripeté
Ever: -Tu ne saresti capace?-.
-Uh?
È proprio quello che volevo mostrargli! Il suo stupido
ghiaccio,
sparito nelle mie dita, sai che risate gli avrei fatto in
faccia-dechi?-.
Ever guardò Elfman,
e Elfman Ever, entrambi pensarono alla stessa cosa. Ma quanto a
dirla...
…
-Eh?
Hai il suo ghiaccio in testa?-.
-E non urlare! Comunque
sì! Saresti in
grado di toglierlo?-.
-Ehm...
sì...-.
-Davvero?-.
-...ma
non sopravviveresti-dechi.-.
-Cosa?-.
-Insomma, probabilmente assieme al
ghiaccio
staccherei un bel po' del tuo cervello, ecco.-.
Ever
abbassò il capo, era stata un'illusa a sperarlo anche solo
per un
istante.
-Non...non puoi fare
proprio niente?- Le chiese Elfman, lui invece non si era ancora
arreso; oppure sì, ma si rifiutava di comprenderlo.
-Dechi...- Persino lei sembrava
sconsolata,
forse in fondo si dispiaceva per lei.
-A
pensarci, però, se il ghiaccio non si può
assorbire si può
sciogliere... per voialtri rimuovere l'acqua poi sarebbe più
semplice-dechi. Ficcate un tubo su per il naso, succhiate e...-.
Oppure chiedevano a Juvia. Un
attimo, non
cascarci, Ever! Non può che finire male!
-E
tu puoi scioglierlo?-.
Ginger si
morse il labbro.
-Io
no... però ho incontrato un tipo che mi ha supcontrastato
col fuoco... le sue fiamme nere potrebbero fare al caso vostro...-.
Il perché le sue e non
quelle di Ginger
che pure si professava al suo livello, non lo spiegò; magari
quell'altro aveva più autocontrollo?
-E
quindi dovremmo portarlo qui?-.
-Ahahah!
Proprio no, perché civi
ammazzerebbe subito! Mi bastano un po' delle sue fiamme, le assorbo e
voilà. Senti, quanto ti manca per partorire?-.
Disse
“partorire” per non dire
“morire”, alla fine un po' di tatto
ce l'aveva.
Comunque era una storia
proprio divertente; Evergreen si massaggiò il ventre.
-Avrei
già dovuto farlo una settimana fa.-.
Ginger
si strozzò con la sua stessa saliva.
-Dechi?-.
-Il mocciosetto è furbo,
deve aver preso
dalla madre. Però non so per quanto potrò
resistere...-.
-Beh, direi che il tempo st- Ginger
non
finì la frase che Elfman era corso fuori dalla porta.
-DEVO
TROVARE LA PRINCIPESSA!!!-.
-Miao!-.
Millianna si guardò
intorno.
Un
obitorio, che bello, non ne aveva mai visto uno dal vivo!
Ahahah, “vivo”!
-Perché
adesso mi hai portata qui-nya?-.
Quella donna era scura in volto,
sembrava
proprio di pessimo umore.
Eheheh,
beh, erano due settimane che cercava di convincerla a prenderla sotto
la sua ala! Figurarsi-nyah! Se si era unita ai demoni c'era un
motivo, ed era... ehm... boh, non lo ricordava più! Comunque
proprio
non le piaceva quella.
-Non avrei
voluto mostrarti questo, Millianna. Ma è giusto che tu lo
sappia.-.
Fece SWOSH e ricomparì
davanti ai cassetti
con dentro i corpi.
Ne aprì due.
Millianna sbatté le
palpebre e inclinò la
testa: Minerva non si muoveva più, voleva che la
raggiungesse? Va
bene, anche se non ci capiva molto.
E
più andava avanti, più sentiva quell'odore, e
più ci capiva meno.
Arrivò là
davanti e non ci capì più
niente.
-Che
cosa significa questo-nya?-.
Minerva non rispose.
Millianna
digrignò i denti, le si rizzarono i capelli,
allungò gli artigli.
-Cosa
significa questo-nya???-.
Non
parlava, allora conficcò le unghie sulle sue spalle e la
guardò
furibonda.
-Ti
ho chiesto cosa significa??? Perché loro due sono qui???-.
-...-.
-Chi
è stato??? Dimmi chi è stato!!!-.
-I demoni.-.
Millianna
aprì le mani e Minerva indietreggiò.
Lei
rimase immobile.
“I demoni.”.
-Millianna...-.
“I
demoni.”.
-...non fare così...-.
“I demoni.”.
“I
demoni!”.
“I
demoni!!!”.
-...ti
prego, so che erano tuoi amici, ma non...-.
“I
DEMONI-NYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”.
-
Si
riscosse, qualcosa le aveva toccato il braccio.
Era
la sua mano.
-Scusami, non avrei
dovuto farti vedere quest-
-No.
Hai fatto bene invece.-.
Si
graffiò le guance fino a tirarsi il rosso degli occhi, e
assaggiò
il suo stesso sangue che le colava giù.
-Perché
ora li ammazzo di brutto tutti!!!-.
C'era una montagna sopra al suo
cuore.
Ne sentiva tutto il peso, e
tutti i suoi massi accuminati che premevano sul suo petto; doveva
essere una montagna strana, dunque, oppure messa al contrario.
Di certo non era piccola.
Però quanto
grande fosse non lo sapeva, perché non riusciva a sollevare
le
palpebre per guardare.
E non
riusciva a fare nient'altro, non riusciva a muovere le dita, non
riusciva a chiudere la bocca, non riusciva ad alzare la lingua, non
riusciva nemmeno a controllare se fosse ancora tutta intera o se
fosse a pezzi, e come si sentiva.
Uh,
forse era per questo che non riapriva gli occhi: aveva troppa paura
per guardare.
Che
gran vigliacca, eh? Poteva immaginarli, i suoi compagni, suo
fratello, Erza, Flare, Yukino, tutti intorno a lei che speravano che
si svegliasse, e lei che non dava segno di vita, troppo impegnata a
nascondersi da sé stessa nella sua solitudine.
Solitudine? No, c'era qualcun altro
con
lei.
Lisanna...
La
sentiva, era alle sue spalle e premeva le mani sui suoi occhi per non
farla guardare.
Dunque era lei la
causa.
Io? Mi lusinghi! Ma sei
sicura di voler guardare? Pensi davvero di essere al sicuro?
I miei amici sono qui... non voglio
aprire
gli occhi, ma non voglio deluderli... loro sono qui per me...
“Sono qui”? Cosa
ne sai? E se tu fossi
ancora per strada? Non lo sai, vero?
È
di fianco a me... la sento...
“È
di fianco a me, la sento”? Ahahah! Non hai paura che sia
morta?
No... ma vorrei tanto... vorrei
tanto...
Cosa?
Lisanna
afferrò i suoi polsi e si scoprì gli occhi,
girandosi di scatto.
-VORREI
TANTO VEDERTI SBAGLIARE!!!-.
Tutto
il suo corpo ebbe una convulsione, Lisanna sentì il bippare
dei
macchinari impazzire in una linea, poi si rilassò e ricadde
sul
materasso.
Materasso? Allora era
davvero all'ospedale, e lei non parlava più.
Bene...
Si leccò le labbra, erano
secche e
screpolate, poi percepì attorno alla bocca una sfera di
plastica.
Un respiratore? Ecco
perché sentiva così
pesante il fiato...
-Bianca!-.
“Flare? Che bello, stai
bene!”.
Voleva dirlo, ma uscì
solo un sospiro più
lungo degli altri.
Flare
era dietro alla vetrata
della
stanza, ed
era
l'unica cosa che poteva distinguere dal bianco sfumato dello sfondo.
Povera ragazza, sembrava volerlo
sfondare
quel vetro tanto le stava appiccicata. Come voleva alzarsi e andare
da lei, ma chissà se si era accorta che era sveglia. Ah,
certo, ora
stava urlando per il corridoio per un medico, doveva averla
terrorizzata prima...
Un momento,
cos'erano quei cerotti e quelle bende? Cosa le era successo?
Ricordava solo la sua voce disperata, ma non sapeva né dove
né
quando l'aveva sentita, certo dopo essere svenuta.
E
Yukino? Lei dov'era??? Si guardò intorno per quello che
poteva,
perché si accorse di avere mani e piedi immobilizzati, ma
comunque
non la vedeva da nessuna parte.
“Eppure...
eppure sono sicura che era di fianco a me! Non sarà che...
no, no,
no!!!”.
Si divincolò per
liberarsi, ma qualcuno irruppe nella stanza e la tenne ferma.
“Yukino!
Yukino-chan!!!”.
L'ago
di una siringa le punse il collo.
“Oh...”.
E poi nero.
Wendy
appoggiò la valigia sul pavimento e si buttò sul
letto.
Il
viaggio era stato stressante, per quanto corto. E anche se voleva con
tutta sé stessa rialzarsi e correre da Lisanna e dalle
altre, ogni
cellula del suo corpo si rifiutava. “Dopo!”
Frignavano come
bambini: “Lo facciamo, sì, tuttavia più
tardi!”.
-Mmm...- Mugugnò battendo
pugni e calci
sul materasso.
Poi si rilassò, si
mise supina e guardò il soffitto. Bella la stanza
però.
All'improvviso sentì una
specie di ronzio
alle orecchie; sbuffando si mise seduta e si guardò intorno,
che ci
fosse una zanzara?
Eccola infatti,
le sfrecciò davanti e sparì alle sue spalle; si
voltò di scatto e
la seguì con lo sguardo, si dirigeva verso la finestra
chiusa; si
precipitò subito ad aprirla e la vide uscire.
Ah,
che bello! Vola libera, piccola creaturina!
Si
girò e fece per tornare sul letto, quando vide ai suoi
piedi,
sporgente appena da sotto la coperta, un qualcosa nero.
Che
cos'era? Forse qualcuno l'aveva dimenticato lì?
Lo
prese in mano, era un tomo nero, strano, non aveva un titolo, e
persino le pagine erano nere.
Fece
per aprirlo, ma si bloccò.
Perché
l'aveva chiamato “strano”? Non era per il colore,
era... uhm...
era la sensazione che le trasmetteva.
Era
un libro vecchio, eppure aveva un ché di nuovo, come se ci
avessero
scritto sopra degli appunti. Ma... anche se non l'aveva mai visto
prima, era certa di averlo già tenuto tra le mani, tanto,
tanto
tempo fa.
Lo esaminò attentamente,
più lo guardava più era familiare,
finché non vide delle scritte
dalla calligrafia arcaica campeggiare sulla copertina.
Storse
lo sguardo, lo fissò più da vicino, e finalmente
lesse.
-Etherious...-.
“Cos...
ma questo è...”.
Lo lasciò
andare, ed esso cadde a terra con uno SNAP.
Wendy
indietreggiò e inciampò sul letto, si mise seduta
e arrancò fino a
cadere.
-Che significa? Che
significa? Perché lì sopra...-.
-Perché
lì sopra c'è il mio nome???-.
Ricontrollò
lo zaino, c'era tutto, bene.
Lo
chiuse e se lo mise in spalla, poi uscì dalla sua stanza.
-Dove pensi di andare, Elfman?-.
SLAM
Richiuse
la porta e si accucciò.
“Come ha
fatto a scoprirmi???”.
TOCTOCTOC
Riaprì piano la porta, e
vide l'occhio di
Erza puntato su di lui.
-C-Che
c'è?-.
Erza alzò qualcosa di
luccicante che tintinnò.
-Ti
servirà un passaggio, non credi?-.
“Chiavi?
Di un Espada? Ma allora...”.
Spalancò
completamente
la porta e guardò stupito Erza.
-Mi
stai aiutando?-.
-E me lo chiedi?-
Sorrise con superbia: -Forza, andiamo!-.
“Andiamo?”
-Ma vieni anche tu?-.
La rossa
aggrottò la fronte: -Che domanda è? Ti
servirà come minimo il mio
aiuto se vuoi prendere quel demone e portarlo qui.-.
-Ma
la Prima ha detto...-.
-Sì,
“andare alla sua ricerca sarebbe improduttivo in un momento
del
genere, rischieresti solo la vita, e anche se si tratta di una delle
mie figlie è pur sempre solo una persona”; poi,
quando te ne sei
andato spaccando tutto, lei e la principessa mi hanno riferito
di
alcuni incendi vicini al confine, come se qualcuno se li stesse
lasciando dietro.-.
-C-Cosa?
Perché non l'hanno detto subito?-.
-Perché
sarebbe stato un incitamento alla diserzione, e poi prima che
potessero dirti qualcosa... beh, hai spaccato tutto. Avanti,
andiamo?-.
Si voltò e fece per
incamminarsi, ma Elfman la trattenne: -Ma non ti sei ancora ripresa
del tutto, Erza! Questa è una cosa che solo io devo fare!-.
-Te lo sogni! Si tratta di
Evergreen, farò
di tutto per salvarla!-.
Che uomini,
lei e la principessa e la Prima, come poteva insistere ancora???
-Va bene, allora and- Erza lo
colpì in
faccia con un calcio facendolo cadere, e gli schiacciò la
testa con
il piede.
-Erza,
ma che...- La ragazza
guardava
in aria con gli occhi infuocati e il pugno alzato, e urlava:
-Sì,
noi la salveremo! Evergreen è molto importante anche per me,
quanto
vorrei potere prendere quella scheggia e strapparla via, e poi
mangiarmela io, deve essere buona non credi???-.
Elfman
gemette: che piede da uomo, e che forza...
-Quindi è questo che
avete in mente, eh?-.
I due sussultarono e si guardarono
intorno:
quella ragazza dai capelli castani, Kagura, li guardava dal fondo del
corridoio a braccia incrociate, con uno sguardo molto virile. E
minaccioso, soprattutto quello.
-Kagura...-.
-Erza-nee, capisci che non posso
lasciarvi
partire.-.
-Ehi!- Protestò lui:
-Con chi credi di-
-Perché no?-
Domandò Erza.
Kagura afferrò
l'elsa della spada con una mano: -Simili colpi di testa non sono
consentiti proprio perché rischiano di scatenare il caos.
Ora come
ora il regno è un castello di carte, la minima mossa falsa e
cade
tutto; non vi permetterò di fare quella mossa.-.
-Aiutare
un amico non è una mossa falsa.- Erza exquipaggiò
una spada:
-Inoltre un Cambiato cadrà nelle nostre mani, e se non lo
fermiamo
si riunirà alla forza bellica nemica, perciò...-.
Kagura
slacciò il fodero e lo impugnò: -Questo
è irrilevante, se la
Principessa e il tuo Primo Master non vi hanno concesso
l'autorizzazione, non ci sono discussioni.-.
-Ah?
E allora perché ci avrebbero suggerito di farlo comunque?-.
-Ufficiosamente,
dunque anche questo è irrilevante.-.
“Ohi-ohi-ohi!”
Il ragazzo cominciava a preoccuparsi:
“Se
non si calmano qui finisce che...”.
SWISH
PUM
“Appunto!”.
Elfman
si coprì gli occhi per lo spostamento d'aria, Erza e Kagura
erano
scattate in avanti insieme e si erano scontrate spada contro fodero.
-Vai Elfman!!!- Gridò
Erza a denti
stretti; il ragazzo vide infatti che le chiavi gli erano cadute
addosso.
-Ma, Erza...-.
-Vai!-.
Elfman
annuì e saltò in piedi, poi corse via verso il
parcheggio.
“Ever, ti
salverò!”.
Aprì
un occhio.
Spiò a destra, poi a
sinistra.
“Una stanza. 4 metri di
soffitto circa; soffitto e probabilmente pareti scuri.”.
Alzò un polpastrello e
toccò dov'era
sdraiata.
“Materasso in lattice,
letto a due posti. Gli odori sono... lavanda, deve esserci qualche
fiore oppure un profumante. Devo essere in una qualche camera di
lusso, non ricordo come ci sono finita.”.
“L'ultima
cosa che ricordo cos'è? Allora... io ero...”.
Le
immagini le arrivarono in testa tutte di colpo. La missione la sfera
quella ragazza Gajeel il vortice lo scontro il ragazzo con l'elmo la
spada il raggio il dolore il Master le corna-
Le
corna!
Balzò seduta e si
tastò la
testa, trovando il vuoto.
“Ah...
allora è così... e il mio corpo
è...”.
Aprì
e chiuse la mano, trovandola quasi atrofizzata.
E
non era solo quello.
“Sono sparite
tutte le particelle di anti-magia... quindi sono davvero diventata
questo...”.
“Questo
schifo!!!”.
Batté i pugni sul letto,
imprecando.
-MERDA!!! MERDA MERDA MERDA!!!-.
Affannò, trovandosi
improvvisamente senza
fiato; si sentiva diversa, era la prima volta che faceva una cosa
simile, ed era la prima volta che sentiva quella rabbia dentro di
sé,
e quel forte desiderio.
Tutta la
stanza rasa al suolo, ecco cosa l'avrebbe calmata. Distruggere, che
parola dolce e attraente... non vi si era mai soffermata a lungo,
pensò, ma ora voleva contemplarne il significato attivo.
-Deve usufruire del bagno?-.
Sayla
alzò la testa e si accorse solo ora che, seduta di fianco al
letto e
vestita da cameriera, c'era lei.
Mai più di allora voleva
disintegrarla.
“È Sopita. Oh,
ora capisco la sua
domanda.”.
-No. Devo dedurre che
mi trovo alla gilda, sbaglio?-.
Mirajane
vacillò; giusto, quel tipo di domande la metteva in crisi,
quando un
“no” poteva indicare entrambe le risposte.
-Ho
ragione?-.
-Affermativo. È stata
portata qui dal Master una settimane fa. Da allora non si era
ripresa.-.
-Sei qui su suo ordine?-.
-Affermativo.-.
-Qual
è il tuo compito preciso?-.
-Soddisfare
ogni Sua richiesta.-.
Le
scintillarono gli occhi, davanti a lei c'era una macchina da guerra
ai suoi ordini. Eheheh, le veniva da ridere, non capiva bene come
mai...
-...purché non prevedi la
lesione di lei o di altri soggetti.-.
Sayla
si arricciò una ciocca di capelli attorno al dito. Doveva
aspettarselo, peccato.
-Il Master
ora dov'è?-.
-Ha passato i giorni
precedenti in veglia fuori da questa stanza, ora riposa.-.
“Il Master? Per quale
motivo?”.
-Kyouka-sama è... l'ha
già uccisa?-.
-Negativo.-.
“Cosa?”.
-E le è stato fatto del
male?-.
-Negativo.-.
Strano.
Era sollevata per questo, ma anche confusa.
“Non
ha preso alcun provvedimento per me? Forse aspettava che mi
svegliassi, oppure...”.
No, che
sciocchezza, non poteva essere
in
pensiero per
lei, non era che una
pedina nelle sue mani.
Proprio in
quel momento si aprì la porta.
-Chi...
Master!-.
E.N.D. si fermò,
fissandola stupito.
Eh, però non la
guardava in faccia, ma più in basso.
Toh,
era nuda, non se n'era accorta prima.
-C-Ciao
Sayla. Non sapevo che eri sveglia.-.
Lei
cacciò un grido e si nascose sotto le lenzuola.
“Cos'è
questa... vergogna??? Perché sono imbarazzata???”.
-Mira,
vai a prenderle dei vestiti!- Urlava intanto la voce del Master.
-Sissignore.-.
La
porta cigolò, si chiuse e rimasero soli.
“Cosa
dovrei fare? Non riesco a muovermi per l'imbarazzo, e non so cosa
dire!”.
Parlò lui: -Allora, come
ti senti?-.
-Ehm... L-La ringrazio
per avermi salvata...-.
-Non serve,
ma tu come stai?-.
Come stava? Bene,
insomma, non voleva più distruggere tutto, e poteva
ipotizzare che
Kyouka era salva, che anche lei era salva, e che il Master non fosse
arrabbiato anche se aveva fallito, anche se aveva perso ogni
battaglia, anche se l'aveva deluso in ogni modo, anche se si era
fatta colpire, e umiliare, e trasformare in un... in un...
Cielo, ora si era messa a piangere!
Cercò di asciugarsi le
lacrime, ma invece
singhiozzò solo più forte.
Che-che
vergogna che provava, che rabbia, e che dolore! Non-non si era mai
sentita così male!
Il Master le si
avvicinò, lo capì dal rumore dei passi.
-Ehi,
Sayla, che ti prende?-.
-Ho
coh-mbinato un dih-sah-stro! Ho-Ho deluh-so tutti! Io non-non posso
restare più qui!-.
-Ma che dici?
Avanti, non fare così...- Si sedette sul materasso, Sayla
voleva
davvero obbedirgli, ma non ci riusciva, non ce la faceva proprio a
smettere di bagnare il lenzuolo.
-Io
sono diventata un... un'umana!- Ecco, aveva detto quella parola, la
causa di tutte le sue lacrime.
-Non
lo neghi, lo so che è così! Sono un mostro, non
sono più un
Etherious! E questo non è più un posto per me!-.
Chiuse
gli occhi rifugiandosi nel suo pianto, mentre il Master si fece
silenzioso.
Ma non esisteva parola
che potesse cambiare ciò che era successo, e lei sapeva solo
che
doveva alzarsi e andarsene subito, non appena ne avesse avuta la
forza.
TAP
Sentì
un tocco caldo sulla testa, e poi spostarsi di lato per accarezzarla.
“Master...”.
-Non
è più un posto per te? Che scemenza! Questa
è casa tua, no? È la
tua gilda! E sei qui da quando... da quando sei nata mi pare!-.
Sayla si morse il labbro e si
ritrasse.
-Ma io... io sono una schifosa
umana!-.
-Heh, ricordati che stai parlando
con
l'ex-membro di Fairy Tail.-.
Sentì
i polpastrelli premere un attimo, inavvertitamente, allora lei si
buttò all'indietro e cadde dal letto, trascinandosi la
coperta.
-Urgh!-.
-Sayla!
Ti sei fatta male?-.
Alla vista
della sua mano si ritrasse di nuovo.
-Non
mi tocchi! Non sporchi le sue mani con me!-.
-Vuoi
piantarla con questa storia???- Stavolta non riuscì a
scappargli e
l'afferrò per la mano; lei iniziò a tirare da una
parte, lui
dall'altra.
-Mi lasci!-.
-No!-.
-Mi
lasci!-.
-E sta' ferma!-.
La
porta si aprì.
-Ohi, cos'è questa
confusione? Perché sono vestita così, e
perché ho dei vestiti in
mano?-.
Approfittando della sua
distrazione, Sayla si liberò dalla presa del demone e si
rialzò,
correndo verso l'uscita, ma la diavolessa le mollò un pugno
in
faccia che la fece finire proprio tra le braccia del Master.
Sentiva il respiro del ragazzo sul
collo, e
le sue labbra sfiorarle la schiena.
E
quelle sensazioni le suscitarono una reazione... strana.
Non
era l'eccitazione lussuriosa che la prendeva un tempo, era di nuovo
quell'imbarazzo destabilizzante che la paralizzò; e
sentì anche...
Paura?
Provava
paura? Essere totalmente scoperta in balia del Master,
perché la
terrorizzava? Per quale assurdo motivo? Non aveva intenzione di
ferirla, questo lo sapeva bene, e allora perché si sentiva
così...
indifesa?
-Sayla, perché stai
tremando? Ehi, ti senti male?-.
-Mi
lasci...-.
-Cosa?-.
-MI
LASCI!!!-.
Lui la lasciò, no, gli
aveva obbedito,
aveva usato il Macro su di lui!
-Sayla?
Che...-.
-Cosa ho fatto???-.
Cercò di scappare, ma
Mirajane la fermò
con un altro pugno.
-Ah, che
soddisfazioni che ho oggi!-.
Lei
chiuse gli occhi e svenne di nuovo.
Angolo
dell'autore
Il
lupo perde il
pelo ma non il vizio, e io pubblico ancora a orari indecenti. Oh
eh.
Grazie dell'attenzione e, mi raccomando, recensioni positive!
|
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Capitolo 3 *** God Vs. Monkey ***
Benribenri
banzai benribenri banzai
benribenri
banzai ningen
Benribenri
banzai benribenri banzai
benribenri
banzai ningen!
Hora
biribiri okorasuka? biribiri okorasuka?
biribiri
okorasuka,
ningen?
Hora
biribiri okorasuka? biribiri okorasuka?
biribiri
okorasuka, ningen?
What’s
up huanzai ippai
hanzai
kienai towani
What’s
up huanzai
ippai
(uramini
wana dare down?)
What’s
up huanzai
ippai
hanzai
kienai towani
What’s
up huanzai ippai
(What's
Up People?-Maximum the Hormone)
Bianca...
Bianca...
BiancaBiancaBiancaBiancaBiancaBiancaBiancaBianca!!!
BIANCA!!!
-Cof
cof!- Si strinse una mano sul petto, tossendo fortemente. Riprese
fiato, sentiva il cuore esplodere.
-Tutto
bene, Flare-san?-.
Flare
rialzò lo sguardo.
-Azzurra.-.
Azzurra
guardò verso Bianca.
-Come...
uhm... sta lei?-.
Come
sta? → Sta bene? → Sta bene con me → Te la
ruberò,
ahahahahahahahah!
Flare
strinse i pugni.
-Rivale
in amore!-.
Azzurra
la guardò stralunata, doveva aver capito che lei aveva
capito.
-Cosa?
C'è Lucy qui?-.
Flare
trasalì.
“Blondie!”.
Azzurra
scosse il capo: -No, lei non c'è più... e nemmeno
Juvia... la mia
testa...-.
Flare
abbassò il viso, Blondie non c'era più, che
stupida era stata a
ripensare a lei e-
Azzurra
le cadde addosso, Flare la prese tra le braccia e arrossì.
“Azzurra
ci-ci sta pro-provando con-con me? Non-Non mi ero mai resa conto dei
suoi sentimenti!”.
Azzurra
si riscosse e si rimise in piedi.
-Esiste!
Lei esiste, giusto?-.
-Azzurra...-.
-Già,
Juvia è ancora viva!- Iniziò a martoriarsi il
labbro con le dita:
-Era viva... esisteva... ma ora...-.
-...mi
dispiace, ma non posso accettare il tuo amore...-.
Azzurra
si mise una mano tra i capelli, quella risposta doveva averla finita.
Si sentiva un po' in colpa.
-Snif!-
Singhiozzò Flare: -Mi dispiace!-.
-Lei
non ce la fa più!!!-.
-Ehi,
che state facendo?-.
Flare
si asciugò le lacrime e vide che era arrivata Rossa.
Simpatica,
Rossa.
-Oh,
Rossa-chan! Aiutami!-.
-Erza-san!
Il cervello di Juvia sta esplodendo!-.
-Calmatevi
entrambe! Mi spiegate perché urlate?-.
-Ecco,
io...-.
TUNF
-Ah!!!-
Flare e Azzurra balzarono all'indietro e abbracciarono Rossa,
spaventate da quel rumore improvviso.
Bianca
si era alzata silenziosamente, aveva dato un pugno sul vetro e ora le
guardava con gli occhi spalancati e le graffiava il vetro.
-Bianca!-
Esultò Flare, le pupille assatanate le donavano: -Sei
sveglia, che
bello! E sei già in piedi!-.
Bianca
mosse le labbra ma non sentiva le parole, forse era per il vetro;
allora si buttò sul vetro e allargò le braccia
per abbracciarla,
appoggiando la guancia su quella di Bianca.
-Ah,
che gioia! Bianca!-.
Solo
che lei non c'era più.
-Eh?
Eh?-.
La
porta della stanza si aprì e Bianca uscì;
barcollava, tremava, e la
guardava da spiritata.
“Che...
carina! È adorabile!!!”.
Mentre
la contemplava, però, Azzurra e Rossa si fecero avanti e la
presero
per le braccia.
-Lisanna,
come stai?-.
-Juvia
esiste? Diglielo, ti prego-.
-Dov'è
Yukino?- Domandò lei.
Flare
si inginocchiò, mordendosi le unghie per la disperazione.
“Argentea...
dunque è lei... dunque è lei...”.
“LA
MIA RIVALE IN AMORE!!!”.
-Lisa-san,
forse è meglio che torni a letto.-.
-Lei
non è più lì dentro,
perché?-.
“Ma
lei... lei adesso è...”.
-Dov'è,
Erza?-.
-È
andata in missione.-.
“E
quindi avrò tutto il tempo di farle cambiare idea!
Ahahahah!!!” E
corse via.
Sfondava
tutti gli alberi con l'Arrancar, dirigendosi verso l'esplosione.
Lo
seguiva da giorni, era finito nella Selva Oscura, e quelle fiamme
nere non potevano che essere le sue.
-Preparati,
mostro, stai per affrontare un vero uomo!-.
Più
che la sua amica, sembrava un morto vivente.
Il
suo fisico era ridotto all'osso, gli occhi erano scavati nelle
orbite, e teneva le labbra spalancate come un'ebete. Per questo le
aveva consigliato di tornare a sdraiarsi, ma forse dirle tutta la
verità l'avrebbe convinta. Ma ora quel suo silenzio la
spaventava.
-Lisanna,
devi sapere che Gajeel ha acquisito una certa abilità...-.
-...-.
-Ti
spiegherò tutto, ma è in grado di guarire i
Cambiati con una... con
una strana magia, e l'ha fatto con Yukino; poi lei è stata
mandata
in missione, ma non è niente di pericoloso.-.
Lisanna
ammutolì, abbassò lo sguardo e sembrò
assopirsi.
“Avanti,
dì qualcosa...”.
Lisanna
fremeva come una caffettiera sull'orlo di traboccare, e poi esplose.
-PERCHÉAVETEMANDATOLEIQUANDOÈSUCCESSOSEISICURACHESISIARIPRESADELTUTTOCOS'ÈQUESTAMISSIONE
MISTAIMENTENDOVEROSELESUCCEDEQUALCOSACOSAFARAIPERCHÉNONSEIANDATACONLEIDEVORAGGIUNGERLA
ORADOV'ÈECOS'ÈQUESTASTORIADIGAJEELSEISICURACHENONLEABBIAFATTONIENTEDEVOVEDERLADEVOVEDERLA
SUBITODEVOVEDERECONIMIEIOCCHICHESTABENE!!!-.
“EH???”
Di quella marea di parole ne aveva capito sì e no la
metà, e come
d'incanto Lisanna si era ravvivata e le si era gettata addosso, ora
sembrava un cane rabbioso.
-Ju-Juvia,
aiutami!!!-.
Ma
la ragazza si era rannicchiata in una delle sue crisi, quindi doveva
cavarsela da sola.
E
poi occuparsi anche di lei.
-Lisanna,
ti prego, torna a dormire!-.
-Sono
stanca di dormire! Per quanto tempo ho dormito???-.
-Ehm...
Yukino si è svegliata due settimane fa...-.
-Ma
quanto ho dormito io???-.
Erza
vacillò, quanto tempo era passato ormai?
-Quasi
un mese...-.
-Che
cosa???-.
Lisanna
si staccò da lei e si guardò intorno come
spaesata, poi si appoggiò
al muro massaggiandosi la fronte.
-Quando
tornerà lei?-.
-Presto.-.
-Quando???-.
Erza
sussultò, era la terza volta che quella ragazza le faceva
paura
negli ultimi cinque minuti.
-N-Non
lo so di preciso, ma ti assicuro che non corre nessun pericolo!-.
Lisanna
strinse i denti: -Mio fratello?-.
Eh,
quella era la parte divertente: era lui la missione.
-Sta
cercando una cura per Evergreen.-.
-Capisco...
è via pure lui...-.
“Ohi-ohi,
il suo tono è completamente cambiato... cosa fa,
piange?”.
-Lisanna,
guarda che non c'è niente da piangere! Va tutto bene,
credimi!-.
-...Sono
inutile...- Borbottò lei.
Erza
sgranò le palpebre e boccheggiò incredula. Che
razza di situazione
si era creata? Lisanna sembrava diventata una bambina!
-No...
non è mica colpa tua... anzi, per avere riportato delle
ferite del
genere, è incredibile che tu sia già in piedi! A
tal proposito, che
ne dici di...-.
Lisanna
scoppiò in lacrime come un neonato; Erza spalancò
la bocca fino a
terra, cosa doveva fare? Dov'erano i medici, accidenti?
Sperando
in qualche miracolo, chiamò Juvia; ma anche lei si era messa
a
piangere, e Flare era sparita.
“Ma-ma-ma...
cosa faccio ora???”.
-Erza!!!-.
Le
due ragazze le si lanciarono addosso e la strinsero come una bambola,
impedendole quasi di respirare.
“Cosa???”.
-Erza!!!-.
-Aiuto!!!-.
Bluenote
guardò interrogativo Zancrow.
-Perché
hai lanciato questa segnalazione?-.
-Perché
questa Selva Oscura mi ha rotto di brutto, e tra poco la chiameranno
“Deserto Sbiadito”!!! Keheheheh!-.
Scosse
la testa, quel ragazzo era tutto fumo e niente arrosto, non era in
grado di farlo volare.
-Hai
già sterminato ogni forma di vita che hai incontrato, no?-.
-Forma
di vita!
Keheheheh! Cosa vuoi che me
ne faccia di qualche pesce piccolo? Un leone è forte non in
base a
quante formiche schiaccia, ma a quanti bufali
divora!-.
Rise
di nuovo, confermando la sua pochezza d'intelletto.
“Che
idiota, l'aura che sta arrivando è potente, non dovrebbe
sottovalutarla. Un leone? Al massimo un gatto selvatico; quello che
sta arrivando, però, è un cacciatore.”.
Il
rumore dell'Espada ormai arrivava anche a lui.
“Anche
se è un po' troppo rumoroso. Me ne libererò
subito.”.
Alzò
la mano verso le esplosioni, ma Zancrow glie l'abbassò con
un colpo
di mano.
-Uh?-.
Quello
gli puntò contro il dito.
-Non
ti azzardare a intrometterti! Quella preda è tutta mia!-.
Bluenote
fu tentato di massacrarlo per la sua insolenza, ma non ne valeva lo
sforzo. Se voleva uccidersi, che facesse.
-Ho
visto la tua ultima performance con una “preda”, ma
quel gattino
aveva le unghie troppo lunghe per i tuoi denti.-.
-Non
c'entra niente! Io sono- Bluenote si voltò e
smise di
ascoltarlo, incamminandosi verso il confine.
-Come
ti pare. Quando hai finito, raggiungimi, sempre che tu riesca a
camminare.- E alzò la mano in cenno di saluto,
lasciandolo
solo con le sue imprecazioni.
-Mio
fratello è scappato? Non posso crederci!-.
Hisui
scosse il capo.
-Ti
prego, non fare così. Comprendo la tua preoccupazione, dico
davvero,
ma andrà tutto bene.- O almeno così sperava, in
realtà tutta la
situazione le stava completamente sfuggendo di mano. A sua discolpa
si poteva dire che aveva subito un duro colpo con l'attacco,
però in
cuor suo sapeva che erano solo scuse per la sua incompetenza.
-Ma
dov'è adesso? Perché l'avete lasciato andare?-.
E
come avrebbero potuto fermarlo? Non aveva voluto sentire ragioni, ma
quando si tratta di amore ci sono forse ragioni che tengono?
-Lisanna,
ti prego di calmarti, non ti sei ancor ripresa...-.
Era
vero poi? Era già in piedi da sola, e stava rapidamente
riprendendo
il colorito roseo, ancora un poco e non si sarebbe detto che era
appena uscita da un coma.
-Voglio
vedere il Primo! Devo parlare con lei!-.
-Mavis
non è qui al momento, tuttavia...-.
-Sono
sicura che sapeva che se ne sarebbe andato! Avrebbe dovuto
fermarlo!-.
-Ma
si tratta della donna che ama!- Esclamò: -Ed è
anche una tua
amica!-.
-Lo
so benissimo, ma dovevate mandare qualcun altro!-.
-L'abbiamo
fatto, dopo...-.
-Sì,
Yukino! Che stava forse peggio di lui!-.
-Non
l'abbiamo mandata sola, ma con una squadra...-.
Lisanna
aggrottò la fronte, la curiosità aveva
momentaneamente vinto la
furia: -E con chi?-.
Ecco,
come dirglielo?
Per
fortuna qualcuno bussò alla porta e lei lo invitò
a entrare.
-Principessa,
ha un momento?-.
Mai
era stata più sollevata di vedere Arcadios.
Solo
che la sua espressione non prometteva nulla di buono.
-Lisanna,
puoi aspettare un momento?-.
-In
realtà io-
-Ottimo!-
Si alzò e uscì in fretta con il cavaliere.
-Allora,
cosa deve dirmi?-.
Arcadios
era scuro in faccia, Hisui temette che sapesse delle pillole.
-Principessa,
temo ci sia una spia nel castello.-.
-Come
dice?-.
-Me
lo ha confermato quel mago, Freed Justine.-.
-Freed-san?-.
-Come
ben sa si cura della cupola attorno al castello e della barriera sul
confine; mi ha confidato che l'energia di E.N.D. sarebbe stata in
grado di romperne una, ma non entrambe. Dunque qualcuno deve aver
agito dall'interno.-.
-Un
traditore? Impossibile! Ogni persona era fidata lì dentro!-.
-Il
signor Justine non ha dubbi al riguardo.-.
-Ma
è ancora scosso, non è completamente
attendibile.-.
Il
cavaliere scosse la testa: -È un sospetto che avevo
già da tempo:
ci pensi, il loro arrivo non segnalato dai radar, questo stesso
attacco improvviso... tutto fa presagire a una spia.-.
Hisui
si mise a riflettere.
-Lei
sospetta di qualcuno?-.
Domanda
inutile, sapeva di chi dubitava. Di chi aveva sempre dubitato fin
dall'inizio.
-Principessa,
un individuo simile è quantomeno losco...-.
-Mavis
Vermilion è una nostra alleata: su di lei garantiscono tutti
i
membri di Fairy Tail. E poi non crede che se il nostro stratega
facesse il doppiogioco la guerra starebbe già volgendo al
peggio?-.
Ma
lui non ne era convinto, e Hisui sapeva che non lo sarebbe mai stato.
-La
prego, almeno non ne parli con lei.-.
-Immagino
non posso chiedere altro... Va bene, ha la mia parola.-.
“Chi
è che fischia... ah, è la mia testa...”.
Elfman
rialzò la fronte dolorante dall'airbag, cercando di
riprendere i
sensi.
“Ho
sbattuto contro qualcosa? No, sono sicuro di averlo
puntato...”.
E
infatti lo vide, al di là del vetro, il piede appoggiato sul
cofano
distrutto con cui aveva fermato l'Arrancar.
-Keheheh!
Beh, tutto qui?-.
Poi
tirò un gran respiro ed Elfman reagì appena in
tempo, buttandosi
fuori dallo sportello prima che le fiamme incenerissero i sedili.
-Tu
bas... cosa???-.
Il
demone teneva sollevato l'Espada sopra la testa. Con una mano.
-Ciao
ciao!-.
“Mer
SBAM
Lisanna
se n'era andata già da cinque minuti, la Principessa non era
più
tornata e quindi aveva alzato i tacchi. Vigliacca,
che gran vigliacca! No, non erano cose da pensare quelle,
non
era lei a... pensarle.
Elfman
e Yukino, a loro doveva pensare. Doveva raggiungerli, sì, si
era
cambiata e sarebbe partita anche lei...
-Oh!-
La evitò per un pelo, stava per sbatterci addosso.
-We-Wendy?
Tu qui?-.
La
ragazzina dai capelli blu la guardò assorta, come se dovesse
ancora
riconoscerla. Poi ebbe un sussulto.
-Lisa-san!
Allora è vero che sei sveglia!-.
-Sì,
ma non sapevo che fossi qui. Quando sei arrivata?-.
-Circa
due settimane fa... Lisanna, i tuoi occhi sono...-.
Ah,
già, l'aveva notato anche lei, ora erano entrambi gialli; e
tra
l'altro si era accorta di avere i canini più lunghi e
appuntiti,
però in quel momento erano l'ultimo dei suoi problemi.
-Wendy,
ho saputo di Sherria... non ho parole per dirti quanto mi
dispiace...-.
Lei
abbassò gli occhi: -Ormai l'ho accettato.-.
Che
brutta bugia.
Ancora
non si capacitava che non gliel'avesse detto quel giorno,
perché era
rimasta zitta tenendosi dentro tutto il suo dolore: le amiche non
servivano a questo?
-Wendy,
se hai bisogno di qualunque cosa, io sono qui.-.
E
da come la guardò per un istante sembrò davvero
che volesse dirle
qualcosa, ma poi parve cambiare idea.
-Wendy?-.
-Lisanna,
hai sentito di Gajeel?-.
Lei
annuì gravemente, ricordando le parole di Hisui: -Lo hanno
Cambiato
come hanno fatto con Yukino.-.
-G...già...
e se dovesse succedere a qualcun altro, cosa faremo?-.
Lisanna
si abbassò alla sua altezza e le sorrise, aveva capito il
problema.
-Ehi,
guarda che non puoi farci niente, nemmeno la tua magia curativa
è
così forte.-.
-Questo
lo so, tuttavia... se succedesse ancora?-.
-Vedrai,
non accadrà. E comunque ce l'abbiamo una cura!- Ehi, a
proposito,
perché non l'avevano usata su Yukino e su Levy? Eppure la
principessa non sembrava che...
-Ma
se non ci fosse? Voglio dire, se loro rimanessero così per
sempre,
tu cosa faresti?-.
Una
domanda davvero strana, Lisanna iniziò a sospettare che ci
fosse
qualcos'altro sotto; prima che potesse chiederglielo, però,
sentì
il rumore di una stampella e alzò lo sguardo.
-Ehi,
bensvegliata.-.
-Svegliata!
Svegliata!-.
-Freed!
Bickslow! Oh cielo!-.
Il
mago delle rune aveva una gamba ingessata (era sua la stampella), e
l'altro il braccio.
-Tranquilla,
non è niente! Ancora pochi giorni!- Esclamò
Bickslow: -Tu
piuttosto, pensavamo di trovarti sul letto di morte a quest'ora!
Invece sei dura a schiattare, eh?-.
Intanto
Freed e Wendy si stavano salutando, e Lisanna ripensò a
quella
conversazione nell'Espada: sulla cimice, e tutto il resto.
“Chissà
se gliel'ha detto, certo che mi sembra passata una vita da
allora.”.
-Ehi,
Lisanna!-.
-Ah,
sì, che c'è Bickslow?-.
-Ma
ci sei?-.
-Sì-sì,
solo che... ehm... sono un po' stanca!-.
-Beh,
è normale.- Commentò Freed: -Piuttosto, non avrai
intenzione di
scappare da qui spero.-.
Lei
fece una faccia a dir poco stupefatta, come aveva fatto a capirlo???
Aspetta, aspetta aspetta, non è che di nuovo...
-Con
tuo fratello in missione e le tue amiche sulle sue tracce, guardando
poi come sei vestita, ci ho subito pensato.-.
In
effetti i jeans e la maglietta erano un po'... il
solito galletto arrogante... un attimo, aveva detto
“amiche”?
-Perché
il plurale? Chi altro c'è con Yukino?-.
-Lisa-chan,
la principessa non te l'ha detto?- Le chiese Wendy.
-Cosa?
Dirmi cosa?-.
Da
come la guardavano tutti e tre, non era una di quelle cose che si
dimenticano sul treno.
“Ma
tu guarda, quest
tipo non è
male! Forse forse mi
divertirò
un po'!”.
Strinse
le dita sul suo pugno corazzato e gli diede fuoco.
-Ah!-
Urlò il gorilla, allora gli diede un calcio sullo stomaco e
lo fece
volare via.
-Keheheh!
Sei addirittura peggio di quella micetta! Le tue emozioni sono un
putiferio già da sole!-.
-Emozioni?-
Gemette quello rialzandosi; oh, poverino, che brutta ustione che
aveva in petto! E sulle braccia, in faccia, tra le gambe...
-Certo!
Pensi che la rabbia che provi adesso sia al 100% naturale? La mia
Raiva dà
fuoco non solo al tuo corpo, ma anche al tuo spirito!-.
E
difatti lo scimmione partì alla carica come un rinoceronte
inferocito, lo fermò con un calcio in viso. Se si poteva
chiamare
così il suo grugno.
-Non
te l'hanno insegnato
a scuola? Controllare le proprie emozioni è essenziale per
vincere!
E se le utilizzi sono un'ottima arma!- Ohibò,
ora parlava
come quella troietta di Meldy.
-Tu...-
Il gorilla si rimise in piedi, ma tremava tutto, l'aveva conciato per
le feste eh? Già, l'aveva sopravvalutato.
-Le
emozioni sono la nostra forza... ma non mi piace come le usi tu!-
Alzò il braccio che diventò d'acciaio, ma che
spettacolino!, e
provò a colpirlo.
“Che
lento!”
Lo schivò come niente e lo colpì alla schiena con
il
Pugno
di Ferro, stavolta spedendolo in mezzo ai cespugli.
-Keheheh!
Bravo, un gorilla come te sta bene lì in mezzo!-.
Toh,
si era rialzato ancora, che sorpresa.
-È
inutile! Le emozioni sono potere! La
rabbia è potere! E io sono potente! Tu invece sei una
stupida
scimmia idrofoba!-.
Dai,
così era troppo semplice, reagì persino a quella
provocazione e lo
caricò di nuovo; Zancrow diede fuoco sotto i piedi, si
sparò in
aria e gli passò sopra, poi atterrò sulla sua
schiena.
-Levati!
Levati, maledetto!- Cercava di prenderlo, ma quel suo corpo era
così
grande che le sue mani non lo sfioravano nemmeno.
“Keheheheh!
Stupido citrullo!”.
Gli
mise le mani sugli occhi e le incendiò.
-Cucù,
indovina chi è?-.
-ARGH!!!-.
Il
gorilla si agitò e sbandò da una parte all'altra,
neanche ci
arrivava a levargli le dita! Mio kami, quante risate!
Alla
fine fu lui a lasciarlo, e quello invece di mettersi al riparo rimase
lì a tamponarsi gli occhi.
“È
completamente scoperto! Che imbecille,
ahahah!”.
-Pugni
del Dio del Fuoco!!!-
Lo tempestò di cazzotti allo stomaco, infine lo stese con
uno sul
mento.
Il
gorilla volò qualche metro e crollò a terra senza
più muoversi,
lui gli fu subito sopra con la mano alzata.
-Facciamola
finita, perdente! Falce del Dio del Fuoco!-.
Prima
di colpirlo, però, rimase qualche secondo a fissare il suo
volto
contorto e ustionato dalle fiamme; peccato solo non gli gridasse
pietà!
-Questo
è il tuo posto, scimmia, sotto un dio! Dillo all'inferno che
ti ha
mietuto
la mia
falce!!!-.
Inaspettatamente
quello riaprì gli occhi.
-Sei
solo un diavoletto colle fiamme al culo!-.
Gli
strinse la testa con le mani, comprimendogli il cranio come con delle
macine.
-AHH!!!-.
“Porc-
CRACK
Non
aveva mai visto Sayla così.
Non
si riferiva alla testa scornata, che poi era anche più
carina e
comoda: insomma, immaginatevi voi a girarvi sul letto forando
continuamente il cuscino. Tipo quelle volte che l'avevano fatto,
quante lenzuola bucate...
Ma
non era quello, era che proprio non ce la faceva a vederla
così
depressa.
Stupidamente
lui aveva pensato che andare da Kyouka l'avrebbe fatta stare meglio;
così quel giorno l'aveva trascinata davanti alla capsula e
l'aveva
messa su una sedia aspettando che si risvegliasse, e che boh, stesse
meglio, invece non alzava nemmeno la testa e nascondeva il viso tra i
capelli.
Aveva
come la sensazione di aver peggiorato le cose.
-Tu
non ci capisci un cazzo di donne, Master.-.
-Mirajane!
E tu da dove sei sbucata?-.
Lei
incrociò le braccia e scosse la testa.
-Come
hai fatto ad avere un'idea del genere, mi chiedo.-.
Uhm,
bene, era tornata la solita demonietta impudente, eh? Ce n'era voluto
per convincerla a smettere di tremare, ma da ieri a oggi stava
sfornando il suo vecchio repertorio di “Ca**o”,
“P***a m***a”
e la sua preferita, “M*******************onzo”.
Comunque
non capiva cosa intendesse dire.
-Di
solito andare da Kyouka la rilassava, perciò ho pensato...-.
-Ecco,
qui sta il problema: “di solito”.-.
-Eh?-.
Mira
sospirò: -Allora, cerca di seguirmi: fin da piccola, lei
è sempre
stata innamorata persa della donna aquila; la cosa che le ripeteva
più di tutte era: “gli umani sono peggio degli
insetti”; adesso,
dopo che si è fatta sconfiggere dai suddetti, diventa ella
stessa un
insetto; quindi oltre al danno psicologico, si trova in un corpo
nuovo con emozioni nuove e bisogni fisiologici nuovi, in pratica
è
in quella che gli uomini chiamano
“pubertà”. Ora si disprezza
per le sue nuove condizioni (che ricordo essere insettiformi), e ora
chi si trova davanti? Il suo amore che odia gli insetti! Bingo! Ora
starà pensando a qualcosa tipo: “Buhuhuh! Non
appena si sveglierà
mi odierà a morte, non sono nemmeno degna di stare nella sua
stessa
stanza! Buhuhuh! Tra l'altro il suo dono d'infanzia, per cui mi ha
chiamata bella (mi sono rivista il film in testa
cento volte),
è andato in briciole perciò gioisci
popolo!”.-.
Natsu
schiuse le labbra e aggrottò le sopracciglia.
-Quale
essere è così complicato da farsi tanti
problemi?-.
La
ragazza sospirò.
-Come
ho detto, non capisci niente di donne.-.
-...ok,
allora vado da lei e...-.
-Ma
sei irrecuperabile! Sei l'ultima persona che vuole vedere dopo quella
lì, e non serve ti spieghi il perché. Lo faccio
lo stesso: l'hai
maciullata (e anche me a dirla tutta).-.
Natsu
si morse il labbro: -Allora vacci tu.-.
-Io.
Sul serio. Io.-.
Alzò
le mani in segno di resa.
-Dimmi
tu cosa devo fare.-.
-Perché
dovrei? Neanche mi piace quella! Sono ben felice di... ehm... ha dei
begli occhi, Master...-.
-Quindi,
dimmi cosa devo fare.-.
-Eheheh,
ecco, come posso dire, non puoi farci niente di niente, nisba. Ogni
tua azione la farebbe stare male, mi dispiace.-.
-Sì
però io... ehi, e ora che sta facendo?-.
Infatti
Sayla si era alzata dalla sedia e stava lanciando una corda contro il
soffitto... un attimo, era un cappio?
-Si
vuole impiccare!-.
-E
tu lasciala.-.
-Cosa?-.
Sayla
intanto si era annodata il collo e calciò via la sedia,
penzolando
per qualche secondo; poi la corda si ruppe e cadde a terra.
-Visto?-.
-Ma
non si rialza! Ah no, ora si è rialzata. Un momento,
perché ha
infilato la testa in una capsula? E perché sta chiudendo lo
sportello? E perché sta salendo il liquido???-.
-Tranquillo,
non si può affogare lì dentro.-.
-Infatti
ora cerca di decapitarsi con il vetro! Devo fermarla!-.
-Ma
è divertente!-.
Natsu
corse da Sayla e la tirò via.
-Sei
impazzita S- Trasalì, il suo volto era scarno e funereo come
quello
di una mummia.
-Mi
odierà. Mi odierà di certo. Sono diventata un
mostro.-.
-Ma
no! Senti, io non ci capisco molto di queste cose, di donne, di
amore...-.
-...o
di come suicidarsi!- Urlò Mira, tenendosi a debita distanza:
-Consigliale il veleno, il veleno!-.
-...il
punto è che Kyouka non ama le corna che hai in testa-
-Corna...-
Ripeté lei con aria moribonda.
-o
le cellule demoniache dentro il tuo corpo-
-Cellule
demoniache...-.
-insomma
lei ti amerebbe anche se fossi un mostro-
-Sono
un mostro...-.
Natsu
alzò gli occhi al cielo: -Non deviare le mie parole! Ma
secondo te
il vero amore cos'è? Non è gusto estetico per un
bel corpo (che in
ogni caso non ti manca) o frenesia sessuale (e anche quella non ti
manca), è qualcosa che c'entra coll'anima e col carattere,
credo, e
presumo sia legato in qualche modo al legame preesistente tra gli
individui... e deve c'entrare con la durata del rapporto... e poi...
e poi...-.
Si
rivolse a Mira, ma quella sgranocchiava dei popcorn intenta a
osservare la scena.
-Ehm...
sì, immagino che... che superi ogni confine fisico... e che
vince su
tutto... e che...-.
Accidenti,
Mirajane aveva ragione, non ci capiva un cavolo!
-Kukuku...-.
-Eh?-
Sbagliava o stava sorridendo?
-Ahahah!
Ahahah! Ahahahahahahahah!!!- Sayla si piegò in avanti
massaggiandosi
la pancia.
-Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!!!-.
“Ma
perché ora ride? Che ho detto?”.
Ancora
una volta cercò l'aiuto di Mira, ma lei faceva il pollice
verso e
teneva in mano un cartello con scritto in rosso: “Volevamo il
sangue!”.
“Ma-ma-ma
mi stanno prendendo in giro???”.
-Ehi,
Sayla, io... oh!-.
Sayla
rideva così tanto che era arrossita, sembrava che tutta la
sua
tristezza fosse sparita d'un tratto.
Ed
era anche molto carina.
“Rinuncio
a capire.”.
Quando
aveva ucciso Lisanna, ormai tanti anni addietro, Elfman aveva
sofferto per giorni; poi era venuta la commiserazione; infine la
rabbia, un'enorme, enorme rabbia incontrollata verso sé
stesso,
verso la creatura che l'aveva posseduto, verso qualsiasi cosa si
muovesse.
Ora
invece era furioso con una sola persona, quel ragazzo. E una rabbia
del genere non l'aveva provata neanche quella volta.
Non
ce la faceva neanche a guardarlo senza volerlo uccidere; e solo in
quel momento che ci era riuscito iniziava a ritrovare la calma.
Lo
lanciò via.
“Idiota,
mi ero protetto gli occhi con la mia magia! Alla fine era lui a non
saper gestire le sue emozioni!”.
Lo
guardò per qualche secondo, poi sussultò,
avvertendo il panico
gelargli le ossa.
“No,
no, no!!!”.
“L'ho
ammazzato! Ora come farà quella a assorbire le sue
fiamme???”.
“Che
sciocco sono stato! Mi sono fatto davvero accecare dalla rabbia! E
ora Ever...”.
-...ahi.-.
“Cosa?”.
Il
demone alzò le gambe e si diede lo slancio per rimettersi in
piedi.
Nascondeva
il viso con le mani, no, sembrava più che lo stesse
aggiustando
dagli scrocchi che sentiva.
-Non
è possibile! Ti ho spaccato la testa!-.
Sentì
come dei singhiozzi, poi capì che erano delle risate
ovattate dalle
mani.
“Come
fa a ridere con delle ferite del genere? È un
mostro!”.
-KEHEHEHEH!!!
MI HAI SPACCATO LA
TESTA???
E CREDI CHE QUESTO BASTI A FERMARE UNA DIVINITÀ???-.
Tolse
le mani e vide che era praticamente illeso, se non per la mandibola,
che sporgeva un poco di lato.
“Non
è un demone qualunque! Deve avere usato qualche
trucco!”.
Il
demone gli fece la linguaccia e alzò le dita medie, ed
Elfman si
sentì montare dalla furia di prima.
“Devo
controllarmi, sta usando ancora quella maledizione!”
Ciononostante
la voglia di saltargli addosso era perfino più forte di
prima.
-Io
sono potente, potente capito??? Sono forte più di chiunque
altro!!!
Hai fatto male a metterti contro di me!!! Keheheh!!!-.
-BEAST
SOUL!!!- Non riuscendo più a trattenersi, si
trasformò e si gettò
all'attacco.
-Ultima
Cena del Dio del Fuoco!!!-
D'improvviso Elfman si trovò bloccato come da due morse
infuocate
che lo
ustionavano.
Ruggì,
era un'agonia che non sembrava avere mani fine, eppure le risate del
Cambiato gli bruciavano più del fuoco.
“Ora
basta! BASTA!!! Beast Soul, Lizardman!!!”.
La
pelle corazzata ora non bruciò più, e
uscì da quell'inferno
trovandosi subito davanti il demone.
“Ti
faccio ridere io!!!” Lo colpì con un pugno proprio
in quella sua
bocca
spalancata, schiacciandolo a terra e finalmente facendolo stare
zitto.
-RIDI,
RIDI, FORZA, RIDI!!!- Urlava
mentre continuava a colpirlo, mentre si bagnava del suo sangue, e
portava con sé brandelli di carne sollevando i pugni.
Infine
diventò il Belcusas, unì le mani in aria e le
abbatté sul suo
petto.
Si
fermò, respirò, sorrise per un istante; poi si
allontanò, giusto
in tempo, perché la trasformazione finì e
ricominciò a bruciare.
Urlò
al cielo, ogni cellula del suo corpo gridava di dolore e lui con lei,
e soprattutto provava una rabbia tale che quella di prima non era
niente. Non pensava minimamente alla cazzata che aveva ripetuto,
vittoria e spasmo erano irrimediabilmente mischiate nel suo animo.
-CHI
È FORTE ADESSO??? CHI È UN VERO UOMO??? IO, IO,
IO!!!-.
Si
inginocchiò, si sdraiò, chiuse gli occhi,
all'improvviso non
sentiva più male, solo una gran stanchezza.
“Ever...green...
io l'ho...”.
-Un
uomo?-.
La
stanchezza cedette il posto al terrore, Elfman alzò
forzatamente il
capo e lo vide: ferito, mutilato, con la testa a penzoloni, ma ancora
in piedi.
“Co...sa?”.
-Che
vuoi che me ne freghi, uomo o scimmia è uguale. Per
me sei solo un pasto succulento.-.
Rialzò
il volto, era martoriato e pieno di lividi, ma si leccava voracemente
le ferite come un predatore col sangue della preda.
E
rise di nuovo.
-Sei
sorpreso, keh! Ce l'hai scritto in faccia: “come cazzo fai ad
essere vivo?”!!! Ti svelerò un segreto, io sono...-.
Sembrò
voler urlare di nuovo “forte”, ma si
bloccò con la bocca
spalancata e poi scandì: -morto.-.
Elfman
non capiva, ma sapeva che non poteva rimanere immobile, così
provò
a rialzarsi.
Grave
errore, le gambe urlarono e lo tradirono.
-Lo
ero fin dall'inizio, lo sai? Fin da quando mi hanno buttato in quella
vasca, io
ero
solo un cadavere. Ecco, guarda qui.-.
Si
indicò il petto, ed Elfman sussultò.
L'aveva
colpito così tanto da scoprirgli il rosso dei muscoli, solo
che
all'altezza del cuore c'era una specie di sfera di fuoco nero da cui
si diramavano come delle vene scure.
-Non
è né il cuore né il cervello a tenermi
in vita, ma è questa
fiamma infinita, dono
del bastardo demoniaco.
Te la farò semplice, se la spegni o me la stacchi mi hai
ammazzato.-.
-Perché...
mi dici... questo?- Gli chiese tra un ansimo e l'altro: quella fiamma
faceva al caso suo, anche se Zancrow non poteva saperlo.
-Forse
sei... stanco di vivere... e vuoi morire?-.
Il
Cambiato lo guardò come sbigottito, poi scoppiò a
ridere.
Ma
non era la sua solita risata spavalda, era come se si stesse
divertendo sul serio.
Ed
era ancora più snervante.
-Ahahah!
Morire? Non capisci che per me sia una grande fortuna essere di nuovo
in vita??? Ho una seconda possibilità per vendicarmi di quel
moccioso-drago!!! Ahahah! Se penso che voleva fare di me una delle
sue marionette!!!-.
“Natsu!
Giusto, era lui che l'aveva sconfitto nell'isola!”.
Il
biondo allargò le braccia che ancora grondavano dalle
ferite, e
sgranò le fauci al cielo.
-E
non solo! Ci sono tanti altri che voglio sconfiggere! Anzi, io voglio
sconfiggere tutti! Dimostrare che sono il più forte, il
più
forte!!! Ergermi vittorioso su voi scimmie,
vedervi contorcere dalla rabbia e dal dolore, e
infine perire come carboncini!!!
Non c'è desiderio più grande per me che questo!!!
IL VERO
POTERE,
IL POTERE ASSOLUTO!!!-.
-Per
questo motivo ti ho rivelato come uccidermi! Perché
sarà una gran
gioia vederti morente ai miei piedi, con la mano alzata verso il mio
petto e la consapevolezza che la tua vittoria era così
vicina e che
hai fallito come uno stupido! KEHEHEHEHEHEHEHEHEHEH!!!-.
Elfman
l'aveva già capito che era pazzo, ma non fino a questo punto.
-Tu
prima hai detto...-.
-Eh???
Stai parlando, uomo-scimmia???-.
-Tu
prima hai detto- Ripeté: -che se non controlli le tue
emozioni non
puoi vincere... ma per la tua arroganza mi hai svelato il tuo punto
debole... quindi
stai perdendo...-.
-COOOOOOOSAAAAAAA???-
Il
Cambiato si avvolse nelle sue stesse fiamme: -STAI
DICENDO CHE IO SONO DEBOLE??? RAIVAAAAAA!!!-.
Elfman
si aspettò di sentire un'onda di rabbia investirlo, invece
niente.
“Sta
usando la Maledizione su sé stesso per potenziarsi!
È folle!”.
Ma
folle o no, se avesse continuato così non ci sarebbe stato
scampo
per lui.
-Beast
Soul: Belcusas!-.
In
questo modo la sua pelle guarì, ma per quanto? Doveva
sconfiggerlo
prima che tornasse normale, solo che, adesso più che mai, il
nemico
sembrava inavvicinabile.
-Nube
del Dio del Fuoco!-.
Un
vortice nero lo sollevò da terra, non sentì il
calore ma si trovò
completamente spiazzato, e il Cambiato in fiamme si schiantò
su di
lui.
“Off!”
Iniziò a precipitare, e l'altro gli fu dietro.
-Spada
dell'Oscurità!- Provò a intercettarlo in questo
modo, ma lui girò
intorno al suo braccio allungato e lo raggiunse prima che toccasse il
suolo, colpendolo e lanciandolo di nuovo in aria.
In
breve tempo si trovò in balia dei suoi attacchi saettanti.
Non
sentiva male, ma era inerme.
“Che
rabbia! Così non combino niente!”.
A
un certo punto, però, Zancrow si fermò sopra di
lui, il braccio
alzato nella Falce di Fuoco.
-La
mia rabbia brucia e mi da potere, la tua ti incenerisce!!! Questa
è
la differenza tra un dio e una scimmia!!!-.
Si
protesse appena in tempo con il Rock Bull, e stavolta finì
davvero a
terra. Ma non si rimise in piedi che già una cometa nera si
stava
dirigendo contro di lui.
“Accidenti!
Accidenti!!!”.
SWISH
“Cosa?”.
Era...
sparita? Un secondo prima che lo colpisse, era svanita nel nulla?!
Si
guardò intorno, non era il demone a essere svanito, era lui
che si
era spostato. In cielo.
Cadde,
da chissà quanti metri d'altezza, e osservando il suolo vide
solo
una macchia nera che si ingrandiva a dismisura.
“Che
sta succedendo???”.
Poi
sparì anche lei, e smise di cadere.
Cioè,
si trovò a terra, senza alcun danno.
“Non
ci capisco niente!”.
Il
demone era lì, poco distante, al centro del cratere da lui
creato,
ancora intontito per lo schianto.
Dunque
chi...
-Scusa
i modi bruschi, ma l'area di impatto era troppo estesa.-.
Elfman
si voltò, trovandosi davanti una donna dai capelli neri e
con una
benda sull'occhio.
-Ma
tu sei...-.
Bluenote
si svegliò di soprassalto.
“Il
ragazzo si è scatenato di là... ma di chi
è quest'aura?”.
“Anzi,
queste cinque
auree... sembrano potenti.”.
Si
rialzò, si sgranchì le spalle e si
incamminò, con il sorriso
stampato in volto.
“Forse
con loro riuscirò a volare!”.
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Capitolo 4 *** Miracolo ***
Imma
tale it higher and high and high and higher
I
stay and buy
attire
Keeping
burning like that fire
And
oh, I'm alive, I'm alive, I'm alive
And
oh, I can fly, I can fly,
I can fly
And
oh, I'm alive, I'm alive, I'm alive
And
I'm
loving every second, minute, hour, bigger, better, stronger power
I
got that power
I
got that power
I
got that power
Power,
power, power
(That
Power-Will.i.am Ft. Justin Bieber)
Adesso.
Tra
tutti i momenti, proprio quello.
-Evergreen!
Ever!!!-.
La
ragazza le era appena sfrecciata davanti, trasportata da una decina
tra dottori e infermieri, e lei le era corsa dietro, inutilmente
trattenuta da Flare.
-Cosa
sta succedendo?-.
La
risposta era stata quella che temeva.
“ Si
sono rotte le acque. Ora. Ora che Elf-nee non
c'è.”.
Si
fermò che aveva il fiatone.
“ Ora
che deve ancora tornare, lei sta per...”.
Si
sentì bruciare gli occhi, e soffocò un singhiozzo
stringendo i
denti.
“ Ora
che dovrebbe essere il giorno più bello della loro vita, lei
sta per
morire!!!”.
Circa
un'ora prima
Ma
tu guarda che fortuna.
Era
lì che stava per dare il colpo di grazia a quel gorilla
mongoloide
che gli arrivavano, manco a chiamarle, cinque nuove portate belle
fresche.
Come
chiamarla quindi se non fortuna?
-Modalità
Dio del Fuoco e Ghiaccio.-.
-Cosa
stai facendo, Zancrow?-.
-Uh?-
Zancrow si voltò e vide che era arrivato Bluenote.
-Visto
il numero di nuovi avversari sfoderi tutte le tue carte? Se
è così
mi deludi, ragazzo.-.
-Ma
cosa blateri,
vecchio scemo? Vai a farti un riposino e dammi dieci minuti, non me
ne servono altri per sistemare tutti questi qui!-.
-Ne
sei sicuro? Perché non dovrei pensare che te la stai facendo
sotto?-.
Farsela
sotto? Zancrow aggrottò la fronte, non sclerava solo
perché trovava
assurdo che l'avesse insultato in quel modo.
-Keheheh!
Come al tuo solito non hai capito un cazzo! Vedi, ognuna di queste
pietanze deve essere cotta o raffreddata in modo diverso prima di
essere servita a un dio! I gatti vanno cucinati a fuoco lento, i
pipistrelli surgelati per bene, gli uccelli cotti a puntino e le
scimmiette ridotte in granite. E te, Blue, come dovrei prepararti?-.
-Che
arroganza, detto da uno che di solito brucia tutto.-.
-Brucio
ciò che va bruciato! Ora fatti un giro e lasciami cucinare
questi
plebei!-.
-Ehi-ehi-ehi!!!-
Una dei suddetti aveva avuto
l'arroganza
di prendere la parola: -Tu
sei quel biondino dell'altra volta!!!-.
-Nyah!
Sempai, quello è Zancrow-danna! Che piacere rivederla! Ora
muori!-.
-Eh?
Ma guarda, voi due vi ricordo, e anche della donna ciclope! Con te
micetta ho
anche un conto in sospeso! Keheheh! Ti faccio arrosto!!!-.
Bluenote
gli si avvicinò.
-Che
vuoi fare?-.
-Non
mi interessa cosa fai delle altre, ma quella donna-
Indicò il pipistrello ciclope: -la
voglio io.-.
La
donna fece una smorfia e alzò le mani, creando due sfere
magiche.
-Ritiratevi,
e noi non
vi inseguiremo.-.
Zancrow
sputò a terra: -Questa
mi da sui nervi!
Va bene, ma se ti raggiungo e non hai ancora finito, l'ammazzo io!-.
-Elfman,
stai dietro di me.-.
Il
gorilla d'acciaio scattò in piedi: -Non serve che ti
preoccupi per
me, Minerva! Posso cavarmela benissimo da solo!-.
Keh,
che stupida scimmia, manco capire quando era tempo di crepare! Voleva
farne un bel ghiacciolo e poi ridurlo in cenere!
-Forteforteforte!
Guarda come sono forte!!!-
Sbraitò
gonfiando i muscoli.
Voleva
travolgerlo, ma la babbuina coi capelli blu si lanciò anche
lei e lo
colpì al viso con un calcio.
“Urgh!”
Volò all'indietro e rimase in piedi a fatica.
“Ma
che razza di piedi ha questa qui??? Primate
di merda, ti brucio!!!”.
Lei
intanto si teneva in mano il piede e saltellava con l'altra gamba:
-Ah!
Buca! No, cioè, come si
dice? Brucia, ecco! Ahi!-.
-Apriti,
Portale del Toro: Taurus!-
Non capiva
chi avesse urlato, ma d'un tratto un minotauro
con un'ascia gli apparve davanti.
-Muuuuuuuuuu!!!-.
Zancrow
bloccò la scure con le mani, ma ecco che due specie di
serpenti
colla faccia da pesce lo attaccarono ai lati.
-Urlo
del Dio del Fuoco e del Ghiaccio!!!-
Colpì il toro tenendosi l'ascia, con cui spaccò
la testa ai
serpenti.
-Uhm!
Non male come... eh? Che fine ha fatto?-
L'arma, come le
bestiacce,
era sparita.
-Zeroja
Tigër!-
L'altra
gatta, che ora sembrava una tigre, gli stava piovendo addosso con le
unghie allungate.
-Ultima
Cena del Dio del Fuoco e del Ghiaccio!-
La fermò con le due chele, ma fece un errore a scoprirsi in
quel
modo, perché davanti a lui comparve la
micia e dietro la ragazza uccello.
-Gato
Diablo...-.
-Apriti,
Portale...-.
-Ma
tu guarda che...- Mise le mani a terra, si alzò in verticale
e aprì
le gambe.
-Tormenta
del Dio del Fuoco e del Ghiaccio!-
Ruotò su sé stesso e le spazzò
via
con un fascio di fuoco glaciale.
-Bene,
e ora... cosa?-
Non riusciva più a muoversi, era come bloccato.
“Corde?
Ma chi... la gatta!”.
Vide
il gorilla che gli correva incontro a testa ingiù,
provò a
spostarsi ma le corde lo strinsero più forte.
“Caz-
Lo
travolse e se lo portò via, sfondando con la sua schiena
file e file
di alberi.
-Dechi!
Se n'è andato!-.
-Che
facciamo, Sempai, lo seguiamo?-.
-No,
se ci tiene tanto a batterlo da solo che faccia pure-dechi!-.
-Tuttavia,
Ginger-sama...-.
-Eh???
Hai qualcosa da ridire, Testa Fiorita???-.
Yukino
si fece piccola: -No,
niente...-.
-Ehi,
ragazzine-
Fece allora Levy: -forse
dovremmo dare una... estremità del braccio... mano, ecco,
alla
Sensei.-.
Ginger
si voltò e vide qualcosa che la lasciò di stucco.
Tra
Minerva e quel tizio si era creato una specie di cratere: da una
parte c'era lei, ansimante e ferita, dall'altra lui, illeso e a
braccia conserte, con lo sguardo da pesce lesso.
-Speravo
tu mi facessi volare, che peccato.-.
-Anf...
anf...-.
-Sensei!-.
La
raggiunsero tutte, e la aiutarono a rimettersi in piedi.
-Grazie
ragazze, ma state
indietro, non è un avversario alla vostra portata.-.
-Nya!
Ma cosa dici, Sensei?-.
-Non
eri tu che ci dicevi di lavorare come una squadra?-.
-Poi
è per questo che ci hai portate qui, no-dechi?-.
Minerva
le guardò confuse, poi annuì.
-Allora
tenetevi pronte, al mio segnale!-.
-Davvero
patetico.- Scandì il nemico: -Circondarsi
di rifiuti per proteggersi è tanto inutile quanto penoso!-.
-Chi
hai chiamato rifiuti???-
Si infuriò Ginger.
-E
la Nostra Signora non farebbe mai nulla di simile! Non è
quel tipo
di persona!-.
-Ragazze...-.
-Penso
di aver sbagliato a riporre la mia fiducia in voi! Non siete
minimamente in grado di farmi volare!-.
-Ti
spedisco
in orbita, bastardo-dechi!!!-
Ginger non gli saltò addosso solo perché Yukino e
Millianna la
trattennero.
-Schema
a piramide,
ora!-.
Le
fece teletrasportare ai quattro lati dell'uomo,
lei si beccò il destro, mentre Yukino gli volava sopra senza
essere
vista.
Come
d'accordo, partì prima Minerva e, giunta a metà
strada, lei, poi
Levy e così via; l'uomo schivò Minerva,
parò lei, incassò Levy,
indietreggiò con Millianna e venne centrato in pieno da
Yukino; come
previsto lui provò ad afferrarla, Minerva la fece sparire e
alle sue
spalle comparve Millianna.
-Incarcerazione
del Gatto!-.
La
corda lo circondò e lo bloccò come aveva fatto
col biondino, Ginger
incendiò prontamente i pugni e si trovò subito
sopra di lui.
-Prendi
questo, dechi!!!-.
Lo
scazzottò
a raffica, finché non si
ritrovò
con gran dispiacere al punto di partenza; ma sapeva che toccava alle
altre due.
-Acquarius-sama,
per cortesia, lo colpisca con l'acqua!-.
-STAI
ZITTA!!!-.
-Solid
Script: Lighting!-.
I
due attacchi si unirono a mezz'aria, e l'uomo fu colpito da
un'onda elettrificata che lo fece esplodere in tante scintille.
-Ah-ah!
Boom! Così mi piace!-.
Minerva
la swisshò con le altre al suo fianco; scuoteva la testa,
brutto
segno.
-Non
è finita.-.
La
polvere si posò a terra, e l'uomo era là, che
fissava il vuoto come
non fosse successo nulla; si levò la giacca, rivelando una
leggera
ustione allo stomaco, ma nient'altro.
“Che
mostro è questo??? Un Cambiato così potente non
l'ho mai
visto-dechi!!!”.
-Il
mio nome è Bluenote Stinger.- Si
presentò: -Ricordatevene
quando sarete morte, se finirete da qualche parte.-.
-C'è
qualcosa che non va in lui.- Borbottò Minerva.
-Che
intendi dire?-.
-Guarda
la sua aura demoniaca.-.
Ginger
controllò e rimase allibita.
-È
bassissima! Anche se la stesse occultando, è praticamente
nulla-dechi!-.
-Oh?-
Fece lui: -Mi avete scambiato per un
Cambiato?
Vi sbagliate, a parte la trachea il mio corpo è ancora umano.-.
Tutte
e cinque ebbero la stessa reazione.
“Sc-Scherziamo?
Q-Questo sarebbe un semplice uomo?”.
-Cosa
c'è, non vi fate avanti? Allora tocca a
me! Cadi!-.
Una
montagna, o qualcosa di simile, le cadde addosso e la
schiacciò
brutalmente a terra.
-Ugh!!!-.
Riusciva
appena ad alzare la testa soltanto per vederlo immobile a pochi passi
da loro, tutte quante sdraiate e inermi.
“D-Dechi!
Cos'è questa forza???”.
-Vediamo
un po', da chi inizio? L'istinto mi dice di lasciarti per ultima,
donna, quindi inizierò con queste ragazze... tu, che mi hai
infastidito più di tutte.- E si
avvicinò proprio a lei.
“B-Bastardo!
Se solo riuscissi a rialzarmi te la farei vedere!!!”.
-Fermati!-
Gridò Minerva, mentre lei non riusciva nemmeno a gemere: -Non
fare loro del male!!!-.
Bluenote
le puntò la mano contro, e un secondo dopo ci si
trovò il viso
premuto.
“Cos-
Le
dita dell'uomo si chiusero sulla sua testa in una morsa d'acciaio,
era come se lei fosse un'arachide e lui lo schiaccianoci.
-NO!!!-
Sentì la Sensei tentare, invano, di rimettersi in piedi.
Voleva
alzare le mani per liberarsi, sicuramente ci sarebbe riuscita, ma la
pressione di prima la costringeva a penzolare inerme come un pesce
all'amo.
“Dannazione!
Non riesco... non riesco a muovermi! Dannazione!”.
-NO!!!
SMETTILA!!! SMETTILA!!!-.
“Dannazione!
Dannazione!!! DANNAZIONE!!!”.
CRACK
Qualcosa
si ruppe.
Il
suo... cran
-LASCIA
STARE LA MIA SEMPAI!!!-.
Bluenote
spostò il braccio di lato, in modo che Ginger potesse
scorgere con
un occhio quello che stava succedendo.
-Sciocca
ragazzina, il tuo turno era l'ultimo.-.
Si
levò i suoi artigli dal petto come se fossero un cerotto, e
Millianna non riusciva a reagire, se per qualche miracolo era
riuscita a rimettersi in piedi ora era immobilizzata e passiva come
una bambola.
Bluenote
alzò un dito e Millianna volò in aria; poi lo
abbassò.
“Eh?
Mill-
SBAM
Ginger
si sentì gelare, la ragazza si era schiantata al suolo con
velocità
inumana, lanciando un flebile urlo.
Si
sollevò di nuovo, le braccia e le gambe pendevano inerti e
il viso
era sporco di sangue.
SBAM
Ancora,
se non più velocemente, stavolta senza neanche un sospiro.
Volò
di nuovo e cadde di nuovo, volò e cadde, e avanti
così, fino a che
Ginger non perse il conto.
“È
svenuta, ormai ha vinto-dechi!!!
Che senso ha
continuare??? Maledetto!!!”.
Poi
si accorse che le sue mani erano più leggere, stringendo i
denti le
alzò e le strinse al braccio che la intrappolava.
“CREPA-DECHI!!!”.
Gli
congelò il polso, sperando che così l'avrebbe
lasciata; invece si
fece solo notare.
SBAM
Ora
era lei a essere a terra, col palmo ancora premuto in viso e le dita
che le frantumavano le ossa, la montagna era diventata un massiccio
montuoso, e i gemiti ricadevano giù in gola più
in basso di
dov'erano partiti.
“MERDA!!!”.
Poi,
d'improvviso, niente più montagna, niente più
dita, niente di
niente.
I
suoi occhi videro bianco per qualche istante, poi l'azzurro del
cielo.
“Cosa...”.
Si
rialzò, la testa che girava e che veniva attratta
minacciosamente
dal suolo, ma non forte quanto prima.
Vicino
a lei c'era Millianna, immersa in un lago di sangue, e Levy e Yukino,
intontite quanto lei.
Alzato
lo sguardo vide Minerva che, braccia spalancate, era tutta avvolta da
un'aura nera, e il terreno davanti a lei era coperto da una cupola
scura.
-Sensei?-.
Le
si avvicinò zoppicando, quella non dava cenno di sentirla, e
quando
la vide in faccia capì il perché.
Una
furia del genere non l'aveva mai vista, mai, in nessun essere.
Non
sembrava neanche più lei, sibilava parole in una strana
lingua che
le rimbombavano nelle orecchie.
-M-Minerva,
che stai facendo?-.
Non
le rispose, continuò con quella sua strana cantilena; poi,
senza
preavviso, smise, e la cupola sparì.
Ginger
pensò di non vederci bene ancora bene, socchiuse gli occhi,
mise a
fuoco; no, non si sbagliava.
Era
come se il terreno lì sotto fosse stato rimosso,
lasciando al
suo posto uno sfregio bianco, come la parte cancellata di un disegno.
-O-Ohi,
che hai fatto?-.
Lei
la guardò con quei suoi occhi sbarrati che le fecero rizzare
i peli
fin sulla coda.
-L'ho
tolto.- Scandì lapidaria: -L'ho
cancellato da questo modo.-.
-Sì
ma... ma come...-.
Trasalì.
“Cancellato”
non significava “ucciso”.
“Possibile
che abbia imparato quella maledizione-dechi? A meno
che... se
ogni maledizione deriva da una magia, non abbia imparato la magia
corrispondente-dechi! Ma è magia oscura di prima
classe!”.
“È
terrificante... non riesco a smettere di tremare...”.
“Ma
almeno è finita-dechi...”.
-Ecco,
proprio questo intendevo con “volare”.-.
Minerva
e Ginger si voltarono insieme, Bluenote era alle spalle di Yukino e
la teneva per il capo come aveva fatto con lei poco prima.
La
pelle del suo corpo e di metà viso era come sparita,
scoprendo il
rosso dei muscoli.
-Un
dolore simile non l'ho proprio mai provato.-.
“Yukino...”.
CRACK
Bluenote
girò la mano, Yukino ebbe un sussulto, poi si
afflosciò e smise di
muoversi.
-YUKINOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!-.
Saltò
in aria, tra le mani creando una sfera di fuoco per lanciargliela
contro. Ma si trovò il corpo di Yukino che le volava
addosso, e capì
che sarebbe stata disintegrata lei al suo posto.
Ma
lo capì un attimo troppo tardi, e la ragazza era
già stata spazzata
via.
Se
avesse avuto i nervi in quella corazza, o anche appena sotto,
probabilmente sarebbe già stato ucciso dal dolore.
Ogni
parte del suo corpo fumava, reduce dalle fiammate del demone, meno
alcune articolazioni, che invece erano congelate.
-Lo
devo ammettere...- Ansimò: -Sei un vero uomo...-.
Ansimava
anche lui, ora non andava più a fuoco, e anche lui non aveva
una
pelle che potesse fargli male.
-Scimmia...
sei una portata principale, devo ammetterlo... un delizioso primo
piatto...-.
Ma
riacquistò subito quel suo ghigno fetente.
-Keheheh!
Se non ci fosse Bluenote, forse un paio delle tue amiche non sarei
riuscito ad ammazzarle! I miei più sinceri complimenti! Sei
sicuramente il gorilla più forte che c'è!!! AHAHAHAHAH!!!-.
Anche
lui, però, si mise a ridere.
-Il
tuo nome è Zancrow, dico bene? Mi sarebbe piaciuto
affrontarti con
più calma, ma quella tua fiamma mi serve per salvare la
donna che
amo! Perciò dovrò finirla subito con te!-.
L'altro
si sganasciò con più forza.
-Salvare???
Per cosa hai preso le mie fiamme??? Non salvano, loro
distruggono, pezzo
d'idiota!!! Anche se
per qualche miracolo dovessi battermi, non salveresti proprio
nessuno!!! Ahahah, povera la tua scimmiona!!!-.
Era
un'istigazione, lo sapeva, ma sentire chiamare Ever
“scimmiona”
lo faceva uscire dai gangheri.
-ARRENDITI
ZANCROW!!!-.
Pugno,
un ultimo pugno, l'avrebbe fatta finita in quel modo!
-USERÒ
IL CENTOPERCENTO!!! FÚRIA!!!-.
Non
riusciva a vedere bene attraverso il fuoco e l'adrenalina, ma gli
sembrava che fosse diventato più grosso; tuttavia non poteva
farsi
fermare da questo e provò comunque a colpirlo, solo che lui
parò il
pugno con una mano, e lo attaccò a sua volta con un cazzotto
infuocato; ma Elfman lo fermò come stava facendo con lui.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-KEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH!!!-.
Ora
erano fronte contro fronte, chi avrebbe spinto di più
avrebbe vinto;
le fiamme attorno al ragazzo, intanto, si estinsero, e poté
vederlo
(per quello che riusciva).
Era
grosso il doppio, il petto e le braccia erano tre volte più
grandi
di prima, gli erano sparite le pupille e allungati i canini, e i suoi
lineamenti si erano fatti più bestiali.
-Chi
è che sarebbe la scimmia adesso???-.
Lui
ruggì, forse non era più capace di parlare; non
era vero, infatti
parlò, ma sembrava più un ringhio che una voce.
-MI
SONO SBAGLIATO PRIMA!!! NON ESISTE MIRACOLO CHE POSSA SALVARTI,
SCIMMIA!!! PERCHÉ SOLO GLI DEI CONCEDONO I MIRACOLI, E IO
SONO
L'UNICO DIO QUI!!!-.
Elfman
avanzò di un passo, costringendolo ad arretrare, poi ne fece
un
altro e un altro ancora.
-Sbagli!
Non mi serve ricevere un miracolo! Mi basta la mia volontà
per
crearne uno con le mie mani!!!-.
-NON
SAI NIENTE!- Ora
era l'altro che camminava: -SOLO
GLI DEI CONCEDONO I MIRACOLI! UN SEMPLICE
UOMO
NON PUÒ COMPIERNE UNO!!!-.
-Sei
tu che non sai niente!!! Siamo noi a creare i nostri miracoli!!!
Quello che la donna che amo sta per dare alla luce è quello
che mi
serve per sconfiggerti ZANCROW!!!-.
Iniziò
a scalciare, come se camminasse su un tapis roulant, perché
anche
Zancrow fece altrettanto.
-È
INUTILE, SCIMMIA!!! IO SONO PIÙ FORTE DI TE!!! I SENTIMENTI
SONO LA
FORZA DEGLI UOMINI, E IO CONTROLLO IL PIÙ POTENTE DI ESSI!!!
NON
PUOI VINCERE, NON
ESISTE CHE TU VINCA!!!-.
Elfman
mise un ginocchio a terra, costretto dalla spinta verso il basso
dell'avversario.
-Ti
sbagli... ti sbagli!!! I tuoi sentimenti sono finti!!! I miei invece
sono reali!!! PERCIÒ NON PERDERÒ!!!- Spinse in
alto, ed ecco, si
rialzò, cercava di buttarlo via ma anche lui premeva forte e
si
trovarono di nuovo pari.
No,
non era vero, stava esaurendo le forze, mentre l'altro sembrava
averne più di prima.
“Non
posso arrendermi! Io lo faccio per Evergreen! Io combatto per lei e
per mio figlio! La sua furia è solo fine a sé
stessa!!!”.
Avanti,
ora procedeva in avanti, gli sembrava voler spostare un vulcano in
eruzione, eppure avanzava.
-IMPOSSIBILE!!!
NON PUOI SCONFIGGERMI, GORILLA!!! IO SONO UN DIO, IO SONO FORTE!!!-.
-LA
TUA FORZA È MERA ILLUSIONE!!! LA MIA È L'ANIMA
DEI MIEI COMPAGNI!!!
UN UOMO CHE COMBATTE PER SÉ STESSO NON CAPIRÀ MAI
COSA SIA IL VERO
POTERE!!!-.
SBAM
SBAM SBAM
-COSA
VUOI SAPERNE TU, GORILLA???-.
Resistette
a tutte le sue testate, o almeno così credette
finché non sentì
del sangue colargli sugli occhi. Non sapeva di chi fosse, ma
l'avrebbe scoperto molto presto.
-SEI
SOLO UN PATETICO GORILLA!!! UN PIATTO SULLA MIA TAVOLA!!! UNA SCIMMIA
OTTUSA COME TE NON CONOSCE LA FORZA!!!-.
-IO
NON SONO UN GORILLA!!! IO SONO UN UOMO!!! E UN UOMO È SEMPRE
SICURO
DI CIÒ CHE PROVA!!!-.
Ebbero
come un sussulto che li spinse entrambi indietro e li separò.
“Maledizione!
Sono sbilanciato!”.
-ENJIN
NO...-.
Elfman
chiuse gli occhi.
“Evergreen...
mi rendo conto ora... che non ti ho nemmeno salutata...”.
“Che
uomo pessimo sono stato...”.
“Ti
prego... dammi la forza per non arrendermi...”.
“Anche
se tutto il mio corpo me lo implora... aiutami...”.
“Aiutami...”.
“Elfman!”.
“CREDI
IN ME, EVER!!!”.
-Beast
Arm!-.
Non
riaprì gli occhi, sferrò solo quel pugno: il
pugno che un uomo dà
una sola volta nella vita, quello in cui metteva tutta la sua anima.
-DOGŌ!-.
-PUNCH!!!-.
-Ohi,
Sensei, che è 'sta storia-dechi?-.
-Nyah!
Con la sempai, evvai!!!-.
-Argh!
Levati scema! E te che hai da scrivere???-.
-“E
te che hai da scrivere???”
chiese la demente puzzona... interessante...-.
-Demente
puz- COSA???-.
-Si-Signorina
Gigner, la prego, si calmi...-.
-MIAO!!!
NON TOCCARE IL MIO SEMPAI RIVALE IN AMORE!!!-.
-Ah!
Millianna-sama! Qualcuno mi aiuti!!!-.
-“Qualcuno
mi aiuti!”,
fece la
sgualdrina in costume...-.
-BRUTTA
PUT- Minerva-sensei, dì qualcosa-dechi!-.
-Sensei?
Mi spiace, per me esiste solo la mia sempai! E
TU PRENDI QUESTO!!!-.
-Minerva-sama,
sappia che sono felice
di lavorare con
l- ahi! Millianna-sama!-.
-“La
donna dal seno gigaenormico si schiaffò la fronte,
sospirando
disperata per le tre deficienti che si trovava davanti; solo la
bellezza della quarta ragazza la salvò (momentaneamente) dal
suicidio”...-.
-STRONZAAAA!!!-.
-Minerva-sensei!-.
Minerva
si riscosse a quell'ultima voce.
-Levy!-.
-Che
cacchio facciamo?-.
“Fare?
Cosa... dobbiamo fare? Cos'è appena successo?”.
“Cos'è
che sto guardando?”.
Era
qualcosa di grosso, nero, bruciato.
Era
un corpo.
-Ginger!!!
NO!!!-.
Corse
da lei, ma inciampò e cadde, no, non riusciva a rialzarsi,
non era
inciampata.
“Cosa???
È quell'uomo!!! Quell'uomo ha fatto tutto!!!”.
“QUELL'UOMO!!!”.
-Hai
già finito, donna? Ho già ucciso tre delle tue
amiche, e ora...-
Alzò la mano e trasse a sé Levy, stringendola per
il collo: -...sto
per uccidere anche lei.-.
-Agh!!!-.
-Forse
non sono così importanti per te, donna. O forse sei troppo
debole
per farmi volare. In ogni caso, la colpa di averle portate qui a
morire è solo tua!-.
CRACK
-Uh!-
Levy ebbe un ultimo spasmo, poi l'uomo la gettò via, come se
fosse
un sacco dell'immondizia o qualcos'altro, e non la sua preziosa
bambina.
-Maledetto!!!
Maledetto!!! Non la passerai liscia!!!-.
-E
come, se non riesci neanche ad alzar-
-Questo
è il mio territorio!!! Io decido chi si alza e chi sta a
terra!!! E
TU STAI A TERRA!!!-.
Non
si limitò a scambiarsi di posto con lui in un secondo, come
chiunque
avrebbe pensato guardandola.
Scompose
la gravità che impregnava il terreno e la riportò
alla normalità,
questo in tre decimi di secondo; in seguito, in sei decimi,
spostò
entrambi nella sua dimensione dove gli fece esplodere l'aria attorno,
e nel decimo rimanente fece riapparire sé stessa e lui ai
suoi
piedi.
-Urgh!-.
-TU
NON VOLERAI, BLUENOTE
STINGER!!!
TU SPROFONDERAI ALL'INFERNO!!!-.
Ora
era il suo turno di schiacciarlo a terra con la sua gravità,
e di
fargli esplodere la terra sotto il naso e l'ossigeno sopra la
schiena, riassaporando una dolce fragranza sadica che aveva
dimenticato da tempo, che la riempiva e la svuotava ad ogni istante
lasciandola perennemente insoddisfatta e incitandola a spingere di
più, di più, di più...
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!!-.
Non
sapeva come fosse successo, ma quando aveva pensato di avercela fatta
si era trovata anche lei a terra, schiacciata dalla stessa forza che
usava su Bluenote.
“Che
diavolo sta succedendo??? È ancora in grado di usare la sua
magia???”.
Era
così, lo capì dallo sguardo che le rivolgeva
appena sporto dal
terreno; la stava sfidando a chi avrebbe resistito di più:
l'altro
sarebbe morto.
“Accettata!!!
PROPOSTA ACCETTATA!!! È eccitante, non trovi??? Nessuno dei
due ha
la minima idea di chi vincerà, non
è meraviglioso???”.
Aumentò
la pressione su Bluenote e lui la gravità su di lei; non si
sentiva
più le ossa della schiena, iniziava a perdere la vista,
percepiva
mille lame trapassarla in tutto il corpo.
Per
questo sorrideva.
Cosa
desiderare di più da uno scontro se non un totale
annientamento,
eh???
-Io
sono la tua Signora, Bluenote!!! Ricordati di me quando brucerai
all'inferno, ahahahahah!!!- Gli fece il verso.
Quello
rise, e lei pure, risero entrambi mentre si massacravano,
perché non
potevano divertirsi di più; e intanto a loro si era creata
una
voragine che si allargava a macchia d'olio attorno, e più
diventava
grande più diventava profonda e distruggeva ogni filo
d'erba, ogni
sasso, ogni insetto, ogni perso-
Persona?
Le
ragazze!
Le
ragazze!!!
Cosa
stava facendo??? Cosa si era messa in testa di fare??? Come aveva
potuto permettersi di perdere il controllo e di coinvolgerle??? Mio
kami, doveva metterle in salvo, doveva fare qualcosa, doveva doveva
doveva...
Erano
vicine, mostruosamente vicine, stavano rotolando tutte verso di lei,
e se l'avessero raggiunta la gravità le avrebbe... no!
Alzò
la mano, fu difficile, e ancora di più bloccare la loro
caduta con
la magia, ma riuscì a farcela, anche se sentì il
peso sopra di lei
aumentare.
“Non
ce la faccio a resistere!!! Il mio braccio si sta spezzando!!!”.
Ma
bastò ricordare i loro sorrisi per darle tutta l'energia che
le
serviva.
“Voi
siete come delle figlie per me!!! Non permetterò che vi
facciano
ancora del male, dovesse costarmi la vita!!!”.
Mise
l'altro palmo a terra e invertì la gravità con
cui bloccava
Bluenote, facendolo cioè sbalzare in aria; subito fu libera
anche
lei, e a sua volta si sollevò da terra raggiungendolo.
Quello
era troppo stupito per rendersi conto della situazione, e
cioè di
trovarsi alla sua completa mercé, né lo
capì in tempo per evitare
il colpo magico in pieno petto che lo fece schiantare a terra.
-Urgh!
Ma che...-
Ancora
in aria, Minerva alzò le mani al cielo e con tutta la magia
che le
rimaneva creò un ultima sfera nera.
-IN
QUESTO COLPO C'È TUTTA LA MIA VITA, BLUENOTE STINGER!!!-.
Il
tempo rallentò, Minerva distinse il viso incredulo
dell'uomo, vide
riflessa nei suoi occhi la luce nera che stava per scagliarli contro,
e vide sotto di sé le quattro ragazze adagiarsi al centro
del
cratere e rimanere lì, l'una ammassata sulle altre.
“Ragazze,
perdonatemi... sono stata una pessima insegnante...”.
“Io...”.
-Ahahahahahah!!!
Ho vinto-dechi!!!-.
Ginger
campeggiava sulla stordita Levy tenendole il piede premuto sulla
schiena e le dita alzate a v.
-Te
l'ho detto che non mi battevi!!! Così impari a insultarmi,
Puffetta!!!-.
-Brava
brava senpai!- Le batté le mani Millianna: -Sei
la migliore-nya!-.
-Levy-sama!-
Yukino si precipitò dalla povera ragazza e le prese la mano:
-Si
svegli, nobile Levy!-.
-Ah...
eh?- Levy smise di fare gli occhi a
spirale e si
riscosse.
-Cosa
cav... come??? Perché sono qui sotto???-.
-Perché
hai perso, Puffetta!!!-.
-Non
chiamarmi Puffetta!!!- Si
agitò così tanto che colpì
Yukino che a sua volta andò a sbattere contro Millianna.
-Miao!-.
-Millianna-sama!
So-Sono desolata!!!- Yukino le si inchinò
frettolosamente più
volte, aspettandosi una sfuriata come quella di inizio giornata.
E
in effetti Millianna iniziò con: -E
sta' più
attenta a...- solo che dopo ci fu un tonfo e Yukino si
sentì
travolgere.
Era
successo che Levy e Ginger avevano ripreso a picchiarsi ed erano
andate a sbattere su di loro, così caddero su una pozza di
fango.
SPLAT
-Pfui!-.
Si
rialzarono, togliendosi lo sporco dalla faccia.
-Ginger-sama,
Millianna-sama, Levy-sama, state bene?-.
-Puffetta
idiota-dechi! Guarda che casino hai fatto!-.
-Io?
Ma se sei stata tu a... uhm... urtarmi... per prima!-.
-Dannata
Levy-senpai! Colpire così la mia Senpai e spingere anche
Yukino-senpai-nyah!!!-.
Yukino
sussultò e le luccicarono gli occhi.
-M-Millianna-sama...
lei mi ha chiamata... senpai!-.
Millianna
alzò lo sguardo su di lei dicendo: -Ehi,
hai
ra...- ma si interruppe quando vide il fango colarle dalla
fronte e tapparle la bocca.
-Mmh!-.
Millianna
inizialmente rimase imperterrita, poi alzò gli angoli della
bocca e
scoppiò a ridere.
-Pff!
Ahahah!!! Dovresti vedere la tua faccia-nyah!!!- Ma anche
a
lei finì in gola il fango, che iniziò a tossire.
Al
ché anche le altre due si misero a ridere.
-Ahahah!
Sie-Siete ridicole-dechi!!!-.
-Dovresti
vedere te!!!-.
Minerva
abbozzò un sorriso e decise di farsi vedere.
-Vi
lascio sole due minuti e guardate cosa fate.-.
Loro
non la ascoltavano nemmeno, si erano appoggiate l'una sull'altra e
ridevano sguaiatamente.
Minerva
fece un passo verso di loro, ma le arrivò una palla di fango
in
viso.
Ebbe
un sobbalzo e boccheggiò, mettendosi una mano in volto per
pulirsi
gli occhi.
Le
quattro la guardavano stranite, rendendosi conto solo ora di avere
esagerato.
Per
loro sfortuna, il terreno lì era molto fangoso.
-Allora
è così che la mettiamo...-.
-No
Sensei non-
SPLAT
Quanto
avrebbe dato per poter rivivere quella sera anche solo per un
istante.
Chissà,
forse dall'altra parte avrebbe potuto.
“Mi
mancherete...”.
Scorse
Bluenote mettersi una mano in petto e scandire: -Gravity
Push.-.
Poi
l'esplosione, e una scia di fumo schizzò via, verso il
confine.
“È
fuggito...”.
Cadde.
“Cazzo...”.
Gettò
un'ultima occhiata alle ragazze, chiuse gli occhi, dormì.
Zancrow
si pulì la bocca e sputò per terra.
Un
altro topo schifoso, chissà che questo non l'ammazzava una
volta per
tutte.
Ma
no, sarebbe stato troppo facile.
-Ehi,
senti...- Diede un colpo di gomito al bambino che aveva di fianco per
scrollarlo, ma lui cadde a terra con un tonfo sordo.
“Toh,
hai vinto la scommessa... è toccato prima a te...”.
Si
rannicchiò su sé stesso e iniziò a
dondolare, così da non pensare
ai morsi della fame.
Heh,
a pensarci, ora c'era qualcosa da mangiare...
Poi
vennero i passi.
“Cosa?
Così presto oggi?”.
Le
solite mani l'afferrarono e lo sbatterono a terra, poi uno dei due si
mise sopra di lui e iniziò a spogliarlo.
“Fa
schifo... ogni giorno fa schifo...”.
Sentì
il vento soffiargli sulle natiche nude, e si preparò ad
aprirle.
“Non
ho nemmeno il coraggio di uccidermi... perché non posso
morire e
basta...”.
Ma
quel giorno successe qualcosa di nuovo; sentì il peso sulla
schiena
diminuire di colpo, e qualcosa cadere a terra.
“Cosa...”.
Un
urlo, era l'altro uomo, e un altro tonfo.
Zancrow
alzò distrattamente la testa, e vide del sangue colare verso
di lui.
-Sei
forte, ragazzo.- Dissero i piedi davanti a lui.
“Chi
è? Uno nuovo?”.
Guardò
ancora più in alto, ma c'era il sole era difficile; poi vide
una
grande mano tesa verso di lui.
-Non
sono forte...- Borbottò: -Io sono debole... molto debole...-.
-Ti
sbagli, hai una grande determinazione. Sei l'unico sopravvissuto.-.
-Determinazione...
no... ho solo troppa paura di morire...-.
-Non
c'è nulla di male nel non voler morire. Ma tu, ragazzo, hai
di certo
una gran voglia di vivere. Forza, vieni con me.-.
“Perché
vuoi me?” Voleva chiedergli, invece biascicò solo
la prima parola.
-Perché
io posso darti la vita che meriti. Non dovrai più soffrire
tutto
questo, ma infliggerlo.-.
Cosa?
Infliggerlo? Cioè... stare sopra? Lui? Ma chi poteva essere
per
dargli una cosa simile? Un... un dio?
Alzò
ancora gli occhi e vide la sua ombra imponente oscurare il sole con
due enormi corna.
-K-Kami...-
Ripeté.
Lo
vide sorridere sotto due baffi bianchi.
-Già,
posso renderti un dio.-.
Infine
vide tutto il suo volto duro e aspro, con una benda sull'occhio e
un'aria di potenza soprannaturale.
-Diventare...
dio...- Solo pensare a una cosa del genere gli veniva da piangere.
-Non
piangere, ragazzo. Solo i deboli piangono, e tu sei forte.-.
Forte?
Lui... forte?
Nessuno
gliel'aveva mai detto prima d'ora, era... era una
parola
piacevole, era leggera
come un solletico, si sentiva... come
dire... riempito, come se avesse capito che c'era stato un vuoto
dentro di lui fino ad allora e
che la sua vita non doveva essere necessariamente quello che era
sempre stata, che quindi
c'era
un'alternativa migliore, e che l'avrebbe avuta, com'era
giusto.
Per
la prima volta nella sua vita sentì
un torpore in viso e una specie di tensione sulle guance che
gli
fece sollevare le punte delle labbra.
-Sì!
Forte! Io sono forte!!!-.
Sorrideva
ancora, nonostante di lui non fosse rimasto altro che un torso nero
con metà testa attaccata immerso nella cenere fumante.
Stringendo
tra le mani la fiamma nera, Elfman si voltò e si
incamminò verso le
ragazze. La sua corazza era saltata via in più punti
rivelando la
sua pelle bruciata, era la prima volta che gli succedeva.
Praticamente, appena fosse tornato normale, gli si sarebbero viste le
ossa. Una sofferenza straziante; avrebbe pianto e urlato come un
bambino.
Invece,
morire ridendo... già, quello Zancrow era un vero uomo.
Camminò
imperterrito per il sentiero di alberi distrutti fino a raggiungere
lo spiazzo.
Lì
la sua maschera imperturbabile lasciò posto a un gran
stupore.
Cos'era
accaduto???
Si
precipitò sul bordo del cratere, e vide una figura
completamente
nera in piedi su quattro corpi immobili; in particolare, stava
cercando di rianimare Minerva.
-Ti
prego, ti prego, ti prego Sensei!!! Ti prego apri gli occhi!!! Apri
gli occhi-dechi!!! Non mi sono
mai scusata per quella
volta, ma non farmi lo stesso scherzo!!! Ti prego, non puoi farmi
questo!!!-.
Iniziò
a darle pugni sul petto, Elfman la raggiunse e la scrollò
per le
spalle.
-Ehi,
che sta succedendo???-.
Mattan
Ginger, di lei si trattava, si voltò; non la conosceva bene,
ma non
si sarebbe mai aspettato di vedere quello che stava vedendo.
Piangeva,
anzi di più, era disperata, tremava e non sapeva dove
guardare.
-Io-Io-Io
non lo s-so... mi sono svegliata e-e...-.
Doveva
essere stato l'altro uomo, ma quello che si chiedeva era altro.
-Loro
sono... vive?-.
Ginger
tremò ancora, o forse annuiva, perché rispose: -S-Sì...
le
nostre ossa sono cartilaginee e...-
ebbe un
mancamento e gli crollò tra le braccia.
-Ehi!
Ehi, Ginger!-.
-La
Sensei...- Biascicò: -Salva la Sensei...-.
Annuì,
la posò a terra e si mise sopra la donna.
Non
c'era battito, non c'era tempo di provare il massaggio
cardiopolmonare, così alzò il pugno e lo
calò gridando.
Minerva
spalancò gli occhi e alzò bruscamente il capo,
annaspando come un
pesce fuor d'acqua.
-Minerva-sensei!-
Esclamò Ginger, lacrime agli occhi: -Grazie al... snif...
cielo-dechi!-.
-Gin...ger?
Sei... ancora... viva...-.
La
ragazza annuì e fece per abbracciarla, ma si trattenne.
-Dobbiamo
curarti, Sensei, dobbiamo... snif... cercare aiuto-dechi!-.
Elfman
sapeva che era impossibile, erano lontani dalla minima traccia di
civiltà ed entrambi erano troppo in fin di vita per
occuparsi di
lei.
E
non c'era tempo di spostarsi, men che meno senza mezzo di trasporto.
Aspetta,
e loro come erano arrivate?
-Dov'è
il vostro Arrancar?-.
Ginger
scosse la testa.
-Non
c'è, abbiamo usato la sua magia per spostarci. Siamo partite
solo
una settimana fa, non pensavamo che... che...-.
-Sì
ma dovevate pur avere un piano di riserva!-.
Minerva
gemette tentando di muoversi, Elfman e Ginger la tennero ferma.
-La
tasca... qui dentro...-.
Ginger
frugò nel suo mantello, eppure lui notava come solo
allungare la
mano le provocasse spasmi.
Infine
la ragazza estrasse un pulsante.
-È
una carica... di teletrasporto... per la città
più vicina...-.
-Andiamo
allora!-.
-No!-
Elfman le bloccò il polso prima che spingesse il bottone.
Lei
lo fissò sbalordita.
-Evergreen!
Io devo tornare da lei! Non c'è modo di andare direttamente
da
lei???-.
-Scherzi-dechi???-
Eccola, la Ginger che ricordava: -È dall'altra
parte di Fiore!!!
Ci vorrebbe non so quanta energia per farlo!!! Non perdiamo altro
tempo-dechi!!!-.
-Energia?-
Elfman le mostrò la fiamma: -Tipo questa?-.
Ginger
guardò prima lui, poi il fuoco, poi lui di nuovo.
-Lisanna,
capisci che non posso...-.
-Principessa,
ti prego principessa, me lo sento, sento che sta per tornare!-.
-Sì,
ma mi stai chiedendo una cosa impossibile! Non posso abbassare la
barriera attorno al castello nemmeno per un secondo!-.
Lisanna
si passò una mano tra i capelli, dietro di lei Flare si
agitò.
Stava
bene, Flare, era bello vederla, ma adesso proprio non aveva tempo.
-Ti
scongiuro, solo cinque minuti! Lo sento dentro di me, sta per
arrivare, so che sta per farlo! E porterà tutte con
sé!-.
Hisui
si massaggiò la fronte e sospirò.
-Come
sta Evergreen?-.
-Sta
partorendo in questo momento, e non sai quanto vorrei essere con lei,
ma più di chiunque mio fratello lo vuole! Cinque minuti,
solo cinque
minuti!-.
-Non
posso, sai che non posso, soprattutto ora. E poi... e poi lo sai che
è impossibile che arrivi proprio ora! O che torni qualcun
altro!-.
Certo
che lo sapeva, eppure proprio per quello sarebbe arrivato. Suo
fratello avrebbe fatto l'impossibile per le persone che amava,
l'impossibile, specialmente per Evergreen e per suo figlio.
Ed
era più che certa che stava per arrivare, lo sapeva, come
sapeva che
anche le altre sarebbero tornate insieme a lui.
Ma
non si aspettava che la principessa l'avrebbe accontentata, non
perché non lo volesse, ma perché proprio non
poteva farlo. Eppure,
eppure cinque minuti sarebbero bastati, e glieli doveva, sì,
glieli
doveva dopo averle nascosto che anche Ginger se n'era andata! Cinque,
solo cinque minuti!!!
-Ti
scongiuro, lei sta per... Elfman deve esserci, ti prego...-.
Le
sue mani tremavano, ma quando il tocco dei polpastrelli di Flare le
immobilizzò, anzi, la immobilizzò tutta.
Non
capiva ancora perché quella ragazza la mettesse
così in soggezione,
ma era una soggezione piacevole, calmante, quello che le ci voleva
adesso.
Si
sentì infatti molto più tranquilla.
Flare
non parlava, probabilmente non sapeva cosa dire, e nemmeno lei,
perciò rimase zitta, mentre Hisui le dava la schiena e si
massaggiava la faccia in mille modi diversi.
Alzò
due dita.
-Due
minuti. Non di più.-.
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Capitolo 5 *** Il veleno peggiore al mondo ***
Lo
stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare
Ma
c'è il dolore
che sale, che sale e fa male
Arriva
al cuore lo vuole picchiare
più forte di me
Prosegue
nella sua corsa, si prende quello che resta
Ed
in un attimo
esplode e mi scoppia la testa
Vorrebbe
una risposta ma in fondo
risposta non c'è
E
sale e scende dagli occhi
Il
sole adesso dov'è?
Mentre
il
dolore sul foglio è
Seduto
qui accanto a me
Che
le parole nell'aria
Sono
parole a metà
Ma
queste sono già
scritte
E
il tempo non passerà
(La
Notte-Arisa)
Era
bellissimo.
Come
altro definirlo? Un miracolo così piccolo da poterlo tenere
in mano,
una nuova vita che si dimenava per aggrapparsi ad un mondo
sconosciuto, un'anima impetuosa racchiusa in un involucro di carne e
pianti.
Non
c'era niente al mondo, non una cosa che fosse più bella
della
nascita di un neonato, e ogni volta Wendy si commuoveva con tutto il
cuore.
Ma
non quella volta: no, non riusciva a essere felice, perché
la
tristezza nel suo cuore era troppo grande per contemplare quella
piccola grande meraviglia.
-Co...com'è?-.
-È...
bellissimo...- Singhiozzò: -È bellissimo
Evergreen, è davvero
bellissimo!-.
-Ah...
è un maschio... posso vederlo?-.
-Sì...-.
Che
bugiarda, che bugiarda che era, sapeva che non poteva vedere
più
nulla, nemmeno il suo bambino; eppure glielo diede in mano, nelle sue
fredde mani, che fecero piangere il piccolo più forte.
-Ehi,
ciao...- Sussurrò avvicinandolo al seno congelato: -Sono la
tua
mamma... già, hai una mamma fredda, eh?-.
Le
sue labbra tremarono e si riempirono di cristalli, così come
i suoi
capelli; e Wendy non poteva fare altro che rimanere lì a
trattenere
le lacrime. No, nemmeno quello riusciva a fare.
E
invece... invece il bambino smise di piangere, rimase zitto qualche
secondo, e infine si mise a ridere.
Rideva,
aveva riconosciuto la sua mamma e rideva, così come era
giusto che
fosse, come avrebbe dovuto essere allora e per sempre, un momento di
felicità, un momento di felicità dannazione!!!
Evergreen
glielo porse e lei si affrettò a riprenderlo, tenendoselo
stretto.
Ecco, s'era rimesso a piangere.
-Ah...
pensi che... pensi che starà bene?- Sussurrò la
ragazza con un filo
di spirito in gola.
-Certo
che sì! Starà bene perché sarai con
lui!-.
Bugiarda.
-Wendy...
voglio che... anf... che tu sappia... che... che...-.
-Non
parlare, non parlare Evergreen, ti prego non parlare, ti-ti
rimetterai più in fretta...-.
Bugiarda.
-...sei
stata... una buona... amica... grazie... di tutto...-.
-Co-Cosa
dici? Non serve che mi ringrazi! E poi-e poi devi ancora vedere
Elfman!-.
-Elf...man...
sì... digli che... digli che...- Scoppiò in un
violento attacco di
tosse, e Wendy sentiva ogni ticchettio dell'orologio segnare
l'inevitabile scadere del tempo.
-Non
dirmi niente, glielo dirai tu, glielo dirai tu capito? Lui sta... sta
per arrivare!-.
Bugiarda.
-Sta...
arrivando... ah... bene... io... io... mi riposo... solo un
secondo...-.
Ora
il bambino piangeva a dirotto mentre lei nascondeva le sue lacrime; e
non per illuderla, ormai non ne aveva più la forza, ma
perché non
aveva il diritto di coprire quelle di suo figlio: non lei,
né nessun
altro.
-Certo...
certo...- Annuì: -Riposati... ti sveglierò io
quando lui
arriverà...-.
Bugiarda!
Bugiarda bugiarda bugiarda!
-Mi
dispiace!- Gridò, con la gola in preda a convulsioni salate:
-Mi
dispiace! Mi dispiace così tanto! Non posso fare nulla! Non
sono in
grado di salvarti!- si piegò come per coprire il bambino
dalla vista
della madre morente, ma in realtà era lei che non riusciva a
guardarla.
E
il bambino, oh beh, nella sua testolina capiva che stava accadendo
qualcosa di sbagliato, e si opponeva nell'unico modo che potesse.
Piangeva,
e lei con lui, perché neanche lei poteva fare altro.
Zancrow
era morto.
Strano
da metabolizzare, ma era così.
Non
l'avrebbe mai immaginato, né che Bluenote si riducesse
così male da
volersi Cambiare.
Forse,
se li avesse recuperati subito, tutto questo non sarebbe successo; ma
farlo era impossibile senza che quello lì
li aiutasse ancora.
Cosa poi avesse fatto di preciso, non lo sapeva; ma la morte del
biondo si aggiungeva all'esito dei suoi errori, delle sue colpe.
Stava
sbagliando, sbagliava tutto, ogni cosa che faceva la sbagliava.
Era
tentato, dico sul serio, di finire subito quella guerra e di uccidere
Zeref, oppure andarsene, oppure qualcos'altro, sì,
qualcos'altro,
fare qualcosa con qualcuno una volta tanto. Rimpiangeva i suoi anni
da mago, non si era mai divertito tanto. E poi rinnegava simili
pensieri, ma invece di stare meglio stava solo più male.
Oh,
certo, anche negli ultimi tempi si era divertito. Ma solo ripensare a
come lo faceva vomitare.
La
porta si aprì, e vide entrare l'ultima persona che voleva
vedere:
Sayla.
Cazzo,
ora cosa doveva dirle? Come rimediare a ciò che le aveva
fatto? Come
parlarle di nuovo? L'aveva fatta ridere, va bene, ma l'aveva anche
offesa, picchiata e umiliata, e quello era l'inizio, perché
poi
l'aveva spedita in una missione suicida priva di senso ed era
diventata la cosa che odiava di più: un'umana.
Già,
questo non poteva perdonarselo.
Più
gli si avvicinava, meno riconosceva la sua camminata tranquilla, il
suo sguardo imperturbabile, il suo oscillare disinvolto con le mani.
C'era
qualcosa di strano in lei, e come aspettarsi altro, ma una simile
calma non era naturale in un momento come quello, nemmeno per lei.
Sayla
si fermò, lui la guardò, nessuno
parlò. Poi:
-Na...tsu...
tu... mi vuoi... bene?-.
Questo
non era naturale soprattutto per lei.
-Sayla,
io... certo che sì... Sei una delle compagne più
preziose che
ho...-.
-Allora...
non... potresti... far finire... tutto? Te lo chiedo... per...
favore...-.
No,
c'era qualcosa che non andava. Non sembrava più, lei, anzi,
non era
lei.
Si
guardò il polso, poi guardò quello della ragazza,
e rimase
impressionato.
La
cosa si era evoluta.
-Hai
compiuto tre errori.-.
Sayla
trasalì.
-Il
primo: il modo di parlare, lei non mi chiama per nome e non mi da del
tu, né mi fa delle richieste dirette.-.
-Il
secondo: non trema mai davanti a me fintanto che rimango calmo, o
almeno cerca di nasconderlo, non di accentuarlo.-.
-Il
terzo: forse avrebbe fregato qualcun altro, ma fregare me? Sul serio,
Meldy? Me?-.
La
ragazza ammutolì finché non alzò un
timido sorriso.
-Per
lo meno posso dire di averci provato.-.
-A
fare cosa?-.
-Sono
disperata, Natsu.- Gli rispose allargando le braccia: -Lo ammetto.
Non so cos'altro inventarmi. Speravo che la sua voce potesse...-.
-Mi
fai schifo. Approfittare della sua debolezza psicologica per
agganciarsi a lei e possederla... però mi domando come tu
abbia
fatto.-.
-Lo
so, non volevo arrivare a questo. Ma ti assicuro che lei sta bene,
sta solo... ecco, sta solo dormendo.-.
E.N.D.
scosse la testa, non era quello il punto.
-Non
ti capisco, cosa speri di ottenere ancora? Cosa vedi ancora in me,
dopo tutto quello che ho fatto?-.
-Vedo
un ragazzo- Natsu si girò e vide che a parlare era stata
Mirajane,
che certo era una preda facile da assopita: -che non sa più
chi è,
che ha perso la luce della sua strada e ora vaga nelle tenebre, ed
è
così disperato che le usa come mantello per ripararsi dal
freddo.
Eppure non ha ancora perso la speranza, una parte di lui si aggrappa
al ricordo della luce, e vuole tornare da lei. Io questo vedo, la tua
mano tesa verso l'alto alla ricerca di un aiuto.-.
-Un
aiuto? Perché dovrei chiederlo? E anche seguendo questa
assurda
ipotesi, perché dovrei sperare di ottenerne uno?-.
-Perché-
Riprese Sayla, gli stava venendo il torcicollo: -nessuno, nessuno
commette dei crimini senza poi pentirsi almeno un po', nessuno
è
tanto crudele.-.
-Pentirsi
non basta.-.
-No,
ma è possibile espiare le proprie colpe.-.
-Ti
sbagli, quello
che è fatto è fatto, non si può
cancellare.-.
Fu
Mira a scuotere la testa stavolta.
-Espiare
non vuol dire cancellare i propri errori. Vuol dire accettarli, e
soffrire per essi, ma
cercare di
riempire il vuoto che hanno
creato.-.
Natsu
scosse la testa, già l'aveva sentita questa, nel profondo
del suo
animo.
-È
impossibile, è un buco troppo grande.-.
-Eppure
anche riempirne solo il fondo, o un'incavatura sul fondo, o un
piccolo foro nell'incavatura vuol
dire
rimediare agli errori, anche solo per pochissimo!-.
-Non
è sufficiente!-.
-E
non lo sarà mai, Natsu! Non sarà mai sufficiente!
Ma se non lo
facessimo che senso avrebbe vivere ancora? Continuare a ferire e
uccidere gli altri, e scavare sempre più in
profondità, a cosa ti
porterebbe? Dove saresti? Solo, in mezzo al fango e al sangue, senza
essere nemmeno in grado di guardare il cielo!-.
-Perché
dici questo???- Sbraitò lui agitando i pugni:
-Perché rimani
convinta che io voglia uscire da lì??? Possibile che il tuo
cervello
non ti dica quanto sia stupido???-.
-Certo
che me lo dice!-.
Le
palpebre di Sayla si arrossarono, non capiva se le lacrime fossero
sue o di Meldy, ma percepiva che erano sincere.
-Ogni
parte del mio corpo mi dice che non c'è più
speranza! E mi implora,
mi implora di ucciderti ora che ne ho l'occasione, mi implora di
scagliarmi contro di te e stringere le mani sul tuo collo e sentirti
morire tra le mie dita! Ma il mio cuore...- Si mise una mano sul
petto: -...e anche il suo mi dicono di continuare! E sarebbe
così
facile non ascoltarli, credimi, sarebbe così facile smettere
di
aiutarti, e odiarti, odiarti con tutta me stessa!-.
-Però
se lo facessi... chiuderei il buco e ne farei la tua tomba, e non
potrei mai perdonarmelo. Nessuno merita niente di simile.-.
Natsu
strinse i denti, soffiò, si calmò, sorrise.
-Non
ho mai conosciuto qualcuno più ostinato di te. Ma i tuoi
sforzi sono
inutili, fatti un favore e muori e basta.-.
-Per
quale ragione dici così? Possibile che tu non sia stanco di
tutto
questo?- Se si riferisse alla sua persecuzione o alla guerra non lo
capiva, ma la risposta sarebbe stata comunque la stessa.
-Io?
Certo che lo sono, ma dimmi, chi sono io? Sono Natsu o E.N.D.? Sono
entrambi o nessuno?-.
Sayla
si morse il labbro, se aveva capito bene come funzionava la cosa ora
toccava a Mira parlare.
Si
volse dunque a lei: -Non sai nemmeno a chi parli, come fai a
salvarmi?-.
Mira
non rispose, né Sayla, l'aveva lasciata proprio senza parole.
-Beh,
ormai non ne sono più sicuro neanch'io.-.
-Allora
perché non ti fermi?-.
Heh,
non si sarebbe mai stancata di chiederglielo. Si prese comunque un
po' di tempo per rispondere.
-Che
cosa pensi distingua un umano da un demone, Meldy? Non sono un paio
di cellule o la magia che usa...-.
-Sono
queste cose qui.- Si mise una mano sul cuore.
-Oh,
non è così scontato come sembra. Non è
che gli Etherias non le
provino, ma non riescono a capire il concetto di
“emozioni”. Sono
un po' come quel malessere che ti prende delle volte, a cui non sai
dare un nome, e aspetti solo che passi. Non danno loro particolare
importanza, dunque tendono ad eliminarle; oppure si aggrappano a una
fino a renderla una malattia, come nel caso del tuo vestito.-.
-È
quasi un blocco psicologico, o forse Zeref ci ha creati così
e
basta: poiché noi non siamo una specie che si evolve come la
vostra,
non è scritto nel nostro DNA come non c'è in
quello di una sedia;
però io l'ho fatto. Capisci, non era mai successo nulla di
simile:
provo tutte le emozioni di un umano e riesco a comprenderle, eppure
non riesco a farle prevalere sul mio istinto. E allora cosa sono?
E.N.D., il Demone Cremisi, oppure Natsu Dragneel, il figlio del
drago? Prima ero convinto di essere entrambi, adesso invece non lo so
più. Non so più perché vada avanti,
anche se mi fa male e vorrei
fermarmi. Dico sul serio, ho la faccia tosta di lamentarmene. Lo
faccio e basta, perché smettere sarebbe troppo rischioso.
Chiamami
codardo e ipocrita, ma sono stufo di tutto questo, voglio sul serio
tornare a divertirmi, ma non capisco più cosa mi faccia
divertire.
Seguo il mio istinto, e l'istinto mi dice di finire la guerra, in un
modo o nell'altro.-.
-E
allora perché...- Sayla si bloccò: -Ma non ha
senso. Tempo fa mi
dicesti che voi seguite la vostra natura che è ucciderci,
però il
vostro unico obbiettivo è uccidere Zeref. Allora
perché fate tutto
questo? Perché anche questa ragazza non pensa ad altro che
eliminarci?-.
Natsu
arricciò il naso, era come se quelle parole gli fossero
arrivate in
una lingua straniera, di cui comprendeva appena il significato; come
se un muro si fosse interposto tra le orecchie e il cervello. Forse
lo sconcertava così tanto perché era la
verità?
Poi
alzò gli angoli della bocca e ridacchiò, infine
scoppiò a ridere.
-Ahahah!
Ahahahahahahah!!! Ahahahahahahahahahahahah!!!
Ahahahahahahahahahahahahahah!!!-.
Si
asciugò le lacrime dagli occhi, percependo la confusione
nell'animo
di Meldy e cercando di contenere le risate.
-Scusa,
è che per un secondo ho avuto paura che avessi ragione tu!
Pensa se
tutto quanto non avesse un senso! Sarebbe ridicolo, no?-.
Meldy
non ci trovava niente di divertente, quindi si calmò del
tutto.
Ovviamente
poteva darle tutte le informazioni con la magia, ma sentiva che
sarebbe stato uno spreco liquidare così il discorso.
-Noi
esistiamo per uccidere colui che porta il nome di
“Zeref”, cioè
“immortale[1]”. Noi
riconosciamo Zeref come umano, e
dunque ogni umano è potenzialmente
“Zeref”. Guarda cos'è
successo a Mavis appena un secolo fa. Per evitare una simile
ripetizione noi uccidiamo gli umani, anche se col tempo la maggior
parte di noi ha confuso il concetto: per Mard Geer erano solo degli
insetti, per Gajeel dei giocattoli da rompere, per i Nove delle
offese per gli occhi... non sanno nemmeno loro perché li
odino così
tanto.-.
-Ma
questo è folle!- Esclamò Mirajane: ed ecco
tornare la pacata, ma
pur sempre aggressività che aveva visto in Meldy, seppur
poche
volte.
-Uh?-.
-Voi
fate delle cose terribili solo per un'eventualità remota!
Non posso
credere che pensiate davvero questo! Non posso credere che esistano
degli esseri così malvagi!-.
Natsu
alzò le spalle, davvero non sapeva che dirle. Era
così, punto. Un
leone era forse malvagio a sbranare le gazzelle? Non era solo fatto
così e la cosa non andava oltre al suo controllo?
-Quando
in una piantagione c'è un albero malato, tagliate sia lui
che quelli
vicini; per noi siete tutti degli alberi vicini.- Si limitò
a farle
intendere, e chiuse il discorso persuadendola da dentro attraverso il
link. Disumano? E chi lo era più in quella stanza?
-Bene,
se non c'è altro...- Si alzò dal trono e scese i
gradini, superando
Sayla e avviandosi verso la porta.
Certo
che una cosa del genere non se l'aspettava, Meldy aveva sempre curato
i suoi piani. Fallivano sempre, ma almeno ci pensava, e invece un
azzardo simile... era una carta che poteva giocarsi molto meglio,
diciamolo! Poi anche la faccenda di metterla sul personale...
-Ti
sbagli su una cosa.- Lo fermò lei; non fu tanto la
curiosità,
quanto lo stupore che parlasse ancora dopo il suo intervento.
-Io
vedo il suo cuore. Per questa ragazza non è una malattia.
È vero
amore.-.
Per
un secondo rimase impassibile, ancora quel muro al cervello.
-Non
c'è differenza.-.
Agitò
la mano in cenno di saluto, poi pensò che un trucco del
genere
doveva riuscirgli anche a lui, se sfruttava bene la rosa. Sostituire
i propri nei corpi altrui... non era forse caratteristica dei demoni
la possessione?
Uscì
dalla stanza immettendosi nel corridoio, quando sentì odore
di
bruciato.
“Mmm?
Cos'è che brucia? Viene dal lab...”.
CLICK
“Caz-
Un
tocco freddo sulla nuca, poi uno sparo.
*
* *
Qualche
giorno prima
-Kinana-sama,
siamo arrivat-
-NON
SIAMO ARRIVATI QUINDI STAI ZITTO!!!-.
Non
ne poteva più di quel rompiscatole che ogni cinque
maledettissimi
minuti le chiedeva se erano arrivati! Non erano arrivati, non stavano
arrivando e non sarebbero arrivati per molto molto molto tempo!!!
-Invero
la invito a calmarsi, Lady Kin-
-AAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-
Tirò fuori la pistola e gliela puntò addosso: era
caricata con
proiettili anti-demone, quindi finalmente se ne sarebbe liberata! Oh,
sì, che sollievo!
-Kununu-tun!-
Disse lui col carrello della pistola in bocca: -Nun punsu cu surubbu
un urruru?-.
-E
perché mai-kina???-.
Dan
sputò la pistola come una gomma: -Perché poi ci
crolla tutto
addosso!-.
Kinana
strinse i denti: accidenti, aveva ragione!
-Senti,
sono giorni che scavo Straight, sono stanca ed esaltata, quindi tu
sei l'ultima cosa che mi serve!!!-.
-Ah,
comprendo appieno! Codesta vostra richiesta presuppone il bisogno di
un supporto morale!-.
-Eh?-.
Dan
inspirò col naso a pieni polmoni, mise le mani a megafono
attorno
alla bocca e con la faccia rossa l'aprì per urlare:
-DAMMI
UN UNO, DAMMI UN D-
-CRETINO!!!-
Con un pugno lo fece volare all'indietro di una decina di metri, poi
la galleria iniziò a tremare.
-Merda!-
Appoggiò le mani sulle pareti e usò la sua magia
per calmare la
terra; era come cercare di placare un'onda anomala, ma ci
riuscì.
Dan
intanto si era messo seduto e, con un bernoccolo pulsante in fronte,
la fissava come uno scolaretto delle elementari.
-Piantala
di guardarmi e di fare lo scemo! Lo capisci o no che la missione
è
cruciale-kina?-.
-Invero
sì! Dobbiamo devitalizzare i vili demòni
introducendoci
silenziosamente nelle loro fortificazioni!-.
-Quindi
farci seppellire vivi va contro i nostri interessi mi pare-kina!-.
-Oh!-
Dan batté il pugno sul palmo: -Astuto!-.
Kinana
alzò nervosamente il sopracciglio: “Ma se me l'ha
appena detto
lui!”.
-Tuttavia,
mi domando, non avranno pensato a una strategia del genere?-.
-Dico,
per chi mi hai presa-kina? Secondo te perché mi sono
iniettata una
lacrima di drago della terra, per sport? Non fare sì con la
testa-kina! Questo è il mio campo, posso eludere ogni difesa
e
resistere persino alla pressione litostatica di qui sotto! Mi domando
solo come faccia tu-kina...-.
-Un
allenamento tonico per uno spirito d'acciaio!-.
-...c'avrei
scommesso. Ci ho messo mesi a recuperare le informazioni necessarie
sulla struttura di Tartaros, sai quanti demoni ho catturato e
interrogato? Se mi intralcerai ancora e renderai vani i miei sforzi
non avrò pietà-kina!-.
-Ah!
Che perseveranza, Lady Kinana!-.
Kinana
si massaggiò la fronte, esasperata.
“Ancora
un paio di giorni... un paio di giorni!”.
*
* *
Una
la perse subito, la seconda si accasciò fatto il primo
passo, la
terza gli cadde da qualche parte per strada e la quarta proprio
davanti all'ospedale.
Ma
la quinta, l'unica ancora cosciente, lei la teneva ben stretta tra le
braccia, come avrebbe tenuto suo figlio e sua moglie di lì a
poco.
Non
era più sicuro di avere delle mani con cui tenerli o dei
piedi con
cui raggiungerli, o anche solo di una pelle per sentire il loro
respiro sul petto, l'unica cosa che sentiva era di dover correre.
Urtò
qualcuno nel corridoio, forse anche due persone, non vedeva, faceva
solo la strada a memoria: d'altra parte l'aveva fatta così
tante
volte... Pensò che doveva aver generato una gran confusione,
sperava
che nessuno lo intralciasse; fu fortunato, o forse qualcuno lo
aiutò,
non avrebbe saputo dirlo.
Arrivò
e girò a destra, la porta era aperta oppure la
sfondò entrando, e
una luce gli illuminò occhi; ma, ormai fermatasi, sentiva le
forze
venir meno e un pesante torpore premere con vigore.
Eccola
lì, era ancora viva, sul letto, e la sentiva piangere... no,
non era
lei, era suo figlio.
Suo
figlio...
“Mio...”.
Rimane
con il dito premuto sul grilletto, continuando ipnotizzata a
premergli la pistola fumante sulla nuca.
Le
sembra incredibile, non riesce a crederci, eppure ha funzionato, ha
funzionato davvero.
-Eh...
eh... eheheh... ahahahahahahahah!!! AHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Alza
pistola e viso al cielo con tanta veemenza che quasi cade
all'indietro.
-Ce
lo fatta! Ce lo fatta-kina! Ahahahahah! Erik, hai visto Erik??? Hai
visto??? Ti ho vendicato, ti ho vendicato!!!-.
Nell'impeto
delle risate guarda di nuovo il cadavere a terra, e questo la fa
ridere ancora di più. Si piega sulle ginocchia, incurante
del rumore
dello sparo, dei possibili rinforzi in avvicinamento, di dove si sia
inguaiato Dan. Perché ora ha raggiunto il suo obbiettivo,
ora ha
ucciso E.N.D., cosa le importa del resto, cosa le importa di morire
se Erik può riposare in pace?
-Kina-kina-kina!
Non fai più il gradasso, eh??? Non sei più il
gran capo dei demoni,
non sei più nulla! Sei solo un cadavere in decomposizione,
non puoi
fare niente!!!- Inizia a calciarlo sulla pancia, e lui incassa come
un sacco da box, senza muoversi, senza gemere, continuando a guardare
irrimediabilmente il pavimento.
Kinana
si inginocchia, in modo da osservare da vicino il buco sporco in
mezzo ai suoi capelli scarlatti.
-Ma
non temere, perché tra poco ci saranno i fuochi d'artificio
nel
Cuore dell'Inferno, e tutti i tuoi cari amici ti raggiungeranno
nell'aldilà-kina!!! Ah, ma tu non puoi sentirmi vero-kina?
Ormai sei
una carcassa impotente! Forza, proteggi adesso i tuoi compagni!
Alzati e colpiscimi, sono così vicina non vedi-kina???- Lo
prende
tra i capelli, un po' si sporca le unghie di sangue ma poco importa;
è tentata di girarlo per vedergli il viso ma non le
piacciono più
di tanto i cervelli spappolati!
-Dai,
dai, dai! Sono qui, se non mi fermi farà tutto boom!
Farà tutto
boom-kina!-.
E
infatti ci fu una forte luce dal fondo del corridoio, e poi un gran
fragore di tuono.
-Oh,
è troppo tardi-kina, che peccato-kina! Guarda, guarda
laggiù,
quelli sono tutti i tuoi compagni che bruciano!!! Oh, è
vero, non
puoi! Non puoi non puoi non puoi-kina!!! Perché sei morto, e
i morti
non fanno nulla-kina!!!-.
TAP
Kinana
scatta in piedi, ma le dita nemiche girano e le spezzano il polso
sinistro.
-Urgh!-.
-Brava,
mi trovi d'accordo, i morti non fanno nulla.- Il demone si
rialza ciondolando come uno zombie, il sangue gocciola dalla sua
testa insieme a qualcos'altro. Qualcosa di grigio e denso.
“Il-Il
proiettile! L'ha fuso-kina!”.
Natsu
si gira, lento, implacabile, gli occhi infuocati e il volto scuro ma
immacolato.
-Quindi
che ne dici di startene zitta?-.
Kinana
si sente impallidire, ma una strana gioia la fa anche sorridere.
Certo,
se fosse stato così semplice non ci sarebbe stata
soddisfazione!
-Pensi
non mi fossi preparata a questo? Anzi, in realtà ho
pianificato ogni
genere di situazione-kina! Forza, re dei demoni, combattiamo un
po'!-.
Natsu
si rimette dritto, scrolla le spalle e scrocchia il collo, senza
perdere quell'espressione che avrebbe abbattuto una tigre.
-Combattere?
No. Io ti polverizzo male.-.
La
ragazza si aggiusta il polso con un colpo secco di mano e si lecca le
labbra eccitata, come un serpente davanti alla preda.
-Ti
divorerò, topo di fogna!-.
Uscì
più morta che viva dalla stanza di Evergreen.
Pensava
di essere pronta al peggio, ma solo ora si rendeva conto di cosa esso
fosse.
Lisanna
e Flare le vennero incontro, chiedendole preoccupate come si
sentisse; capirono dalla sua faccia che qualcosa non andava, ma lei
le superò senza degnarle di una risposta. Più
tardi si sarebbe
scusata cento, mille volte, ma non in quel momento; in quel momento
non c'era spazio tra i suoi pensieri per un terzo.
Vagò
per il corridoio con gli occhi sgranati nel vuoto, fermandosi davanti
a un muro e appoggiandoci la mano. Respira, annaspa, affanna, ma il
peso sul cuore non se ne va, anzi, si fa più pressante,
allora non
si inginocchia e poi si siede, stringendo le dita sul piccolo seno.
Era
terrorizzata, terrorizzata da quello che aveva visto, terrorizzata da
quello che sarebbe successo, terrorizzata da quello che avrebbe
dovuto dire ad Elfman.
-Yo,
come butta?-.
Wendy
alzò il viso, trovandosi faccia a faccia con un ghigno di
metallo.
-Gajeel...san...
ah! Come stanno Levy-san e le altre?-.
-Boh,
e io che ne so?- Fece lui alzando le spalle.
-Ma...
ma come? Pensavo che tu... tu fossi...-.
-Non
ho idea di cosa succeda dentro quei tubi di acciaio. Però
funzionano, nove volte su dieci. Otto e mezzo.-.
La
spiegazione non la convinceva molto, ma Gajeel era l'unico che
potesse guarire le ragazze.
-Gajeel-san,
ma cosa ti è successo? Mi hanno detto che anche tu sei
stato...
ehm... ecco...-.
In
principio il ragazzo non capiva che parola cercasse, quando lo fece
schioccò le dita con un: -Ah!-.
-Ahahah!
Ti sembro uno di quegli sfigati? Io sono un Etherious al cento
percento, bella mia! A tal proposito, è meglio parlare...-.
Wendy
indietreggiò di scatto, allontanandosi dalla sua mano tesa.
-U-U-Un
Etherious? M-M-Ma allora t-tu sei come Natsu-san???-.
-Eh?
Sì perché? Cioè, ovviamente sono
meglio, ma il capo è lui... era
lui, insomma. Che poi nessuno l'ha mai eletto, aveva solo il fandom
di Mard Geer dalla sua.-.
-P-P-Però...
insomma, non dovresti... non per intromettermi... ma non dovresti
essere... assieme... ecco, assieme a Natsu-san?-.
Gajeel
aggrottò la fronte.
-Come?
E per quale motivo? Qui mi trovo molto meglio, e se devo uccidere
Zeref meglio farlo con voi no?-.
-Ecco...
sì... immagino di sì...-.
-Dai,
non farti pregare...- Gajeel allungò ancora la mano e lei,
seppur
titubante, gliela strinse.
Ma
come il polpastrello sfiorò il palmo guantato del ragazzo,
questo si
chiuse su di lei e la trascinò via con sé.
-Cos...
aspetta, Gajeel-san, aspetta!!!-.
-98,
99 e...-.
ZAK
-100!
Orbene, ci sono altri nemici in grado di affrontarmi?-.
Il
plotone di demoni arretrò con un cigolio unito, facendo
sorridere
Dan.
-Ah-ah!
Arretrare davanti al nemico è disonorevole, tuttavia come
biasimarvi?-.
Poi
un orco, un troll, con una benda alla bocca si staccò dai
soldati e
si stazionò davanti a lui, stringendo i pugni minaccioso.
-Orsù,
vile mostro, dimostra la tua prodezza e affrontami!- Esclamò
il
cavaliere battendo lo scudo a terra.
-Ti
mostrerò la forza della mia Santa Fede!-.
-La
tua santa fede?- Ripeté quello borbottando, con
un accento
barbarico invero: -Spiacente, non
sono esperto
del mondo di fuori. L'unica fede in cui credo è il mio
Master, e la
mia fede mi impone di eliminarti, uomo di latta.-.
Dan
schivò una sua raffica di pugni dell'orco, e
passò al contrattacco
con la lancia, ma senza riuscire a colpirlo.
-Sei
veloce! Tuttavia dovresti sapere come funzionano i poemi
cavallereschi!-.
L'orco
sferrò un altro pugno e lui lo parò con una
testata.
-Il
cavaliere uccide l'orco malvagio, e conquista la sua dama!-.
-Dunque
preparati a venire sconfitto! Sancta
Fides! Lux!-.
Un
fascio di luce divina lo illuminò, donandogli la Forza Della
Iustitia e Dei Capelli Biondi.
-Uhm?-
Fece l'orco: -E quello che dovrebbe
essere? Una
tinta?-.
Dan
piegò le gambe, impugnando Habaraki.
-La
fede è la lancia indomabile del cavaliere! Hasta!-.
Scattò
in avanti e lo perforò al fianco, ma l'orco fu abbastanza
agile da
schivare l'attacco e mettersi al suo lato.
Calò
un cazzotto, ma lui lo parò con lo scudo.
-Il
cavaliere è il baluardo dei deboli! Scutum!-.
-Ah!-
L'orco arretrò stringendosi dolorante la mano, e Dan
tornò
all'attacco.
-Un
cavaliere non indietreggia mai, ne va del suo onore! Impetus!-
Corse in avanti e lo colpì in bocca con la fronte.
-Allora
hai capito cosa succede a un... uh?- Provò a
tirare fuori la
testa, ma da sotto la bandana l'orco la teneva stretta tra le fauci.
-Ahi-ahi-ahi!
Mi stai mordendo i capelli, orco villano!-.
Poi
successe qualcosa di strano, ma strano davvero: il terreno si
allontanò dai suoi piedi, sempre di più, sempre
di più, finché
non penzolò come un lestofante impiccato.
Istintivamente
agitò arti superiori ed inferiori, ed ebbe come il sentore
di
avercele più brevi: molto, molto più brevi del
solito.
Poi
l'orco lo sputò, e quando cadde a terra si accorse di averli
davvero
rimpiccioliti, e anche le mani e i piedi, perché li sentiva
toccare
i giunti dell'armatura. Così non riusciva più a
muoversi!
-Che
stregoneria è mai questa?-.
-Stregoneria?
Sbagliato, uomo di latta. Questa è una maledizione!-
Disse il
troll levandosi la bandana dalla bocca, scoprendo due fauci pelose.
-Perdincibacco!
Io pensavo fossi solo brutto e rozzo, ma sei davvero un orco!-.
L'orco
grugnì infastidito.
-La
Legge della Regressione ti riporta a quei tempi lontani in cui non
eri altro
che un moccioso fastidioso.-.
-Ah!
Sin da piccolo un cavaliere è addestrato alle nobili ar-
Un
calcio in viso lo mandò gambe all'aria, facendo sparpagliare
la sua
armatura in giro.
-Ma
che credi, che sia un elisir di giovinezza? La Regressione
agisce anzitutto sulle
abilità fisiche,
magiche e diaboliche, portandole a quelle di un vero infante.-.
Dan
si massaggiò il naso dolorante e scricchiolante, scorgendo
l'orco
avvicinarglisi.
Poi,
un bagliore in cielo e un forte boato, e volò via spinto da
un gran
vento.
Atterrò
di schiena, rimasto intrappolato nella corazza pettorale, e
assistette immobile alla scena, col fiato spezzato dalla botta.
-K-Kinana-sama!-.
Era
lei che si era schianta a terra, anche lei supina, braccia e gambe
lanciate in aria per il contraccolpo, e sopra di lei c'era un
ragazzo, un demone dai capelli rossi e avvolto nelle fiamme, che le
premeva la faccia con la suola della scarpa.
-Shine.-.
La
sua mano si circondò di fiamme come quella di un demonio, ma
tra le
dita svolazzanti di Lady Kinana comparvero due pistole puntate.
Gli
spari suonarono simultanei, il ragazzo li evitò prodemente
piegandosi all'indietro, ma l'astuzia di Lady Kinana aveva previsto
tutto questo ed eccola rimettersi in piedi con uno slancio! Evviva la
nobile Kinana!
Riprese
a sparare, ma il ragazzo rosso le afferrò i polsi
alzandoglieli in
aria e vanificando i proiettili, argh! Che peccato, ma non demorda!
Ancora
una volta la dama era pronta, alzò i piedi e li
attorcigliò sul
collo dell'avversario per strangolarlo; poi, dato che lui l'aveva
mollata, si mise seduta sulle sue spalle e gli puntò le
pistole
sulla testa; ma ecco che, come per magia, i sandali del ragazzo
presero fuoco e lo lanciarono in avanti facendolo girare e
schiantando Lady Kinana a terra, poi fece un altro giro e si rimise
in piedi.
Anche
Kinana-tan si rialzò, i due si voltarono in sincrono e
combatterono
corpo a corpo: erano così veloci che Dan non riusciva
nemmeno a
starci dietro, si augurava solo che Kinana-tan gliela facesse vedere
a quel tipo!
A
un certo punto tra le mani della ragazza comparve una spada e lei
iniziò a spazzare colpi che l'altro schivava a fatica,
finché con
l'altra mano lo acciuffò e cercò di infilzarlo;
ma con una manata
discendente, che avrebbe forse spaccato una montagna a giudicare
dalla forza, quello spezzò in due la lama,
senonché Madamigella
Kinana gli strinse la mano ora libera sul collo.
-Che
cosa speri di... cosa?-.
Il
braccio della damigella diventò viola sporco, facendolo
sussultare
più volte.
Sogghignando,
Lady Kinana alzò l'altro pugno, che diventò
marrone, e lo percosse
in viso con l'eleganza di una signora.
-Questo
è per Erik, questo è per il mondo e questo
è per me-kina!!!-.
Era
rapida come un canguro dei cartoni animati e devastante come una
palla da demolizione, ma ecco che, evidentemente caratteristica
comune dei diavoli, il ragazzo fermò il pugno coi denti.
-Pfui!
E chi sarebbe Erik?-.
“Erik?
Chi è costui? Ah, ho capito! È un nomignolo che
mi ha affibbiato in
pegno d'amore!!!”.
-Erik
era colui che amavo-kina!-.
“Magnifico!
Il mio angelo finalmente si è dichiarato!!!”.
-E
tu l'hai ucciso!!!-.
Dan
ci rimase di sasso, non sapeva di essere morto. O forse vedendolo a
terra aveva pensato che lo fosse?
Voleva
urlarle che stava bene e che contraccambiava, ma ebbe un sobbalzo
vedendo il suo occhio lacrimare.
-Non
ti perdonerò mai, mai per questo!!!-.
Lo
colpì di nuovo, e ancora e ancora e ancora, non sembrava
più
nemmeno lei ma una macchina da guerra. Dolce signora, chi poteva
essere codesto nemico per renderti una tale belva?
-Stronzo
stronzo stronzo! Io ti credevo un amico-kina! Ti credevo mio amico,
Natsu!!!-.
“Natsu?”
Ripeté tra sé e sé il cavaliere:
“Non è
il nome di quel ragazzo col sedere in fiamme?”.
A
osservarlo meglio, ci assomigliava non poco! Un pugno più
forte e il
ragazzo indietreggiò, pulendosi il viso col polso.
Lady
Kinana alzò una pistola per fare fuoco, ma fu interrotta
dalla voce
dell'altro, che trasudava di malvagità.
-Erik,
hai detto? Spiacente, mai sentito.-.
La
donzella digrignò i denti.
-Forse
tu lo conoscevi con il nome di “Cobra”-kina!-.
-Cobra?
Ah, ora ricordo, il Dragon Slayer di Crime Sorcière! Ma dai,
era il
tuo ragazzo, quello sfigato?-.
-Non
osare parlare di lui in questo modo!!!-.
-Eh?
E perché? Chi può impedirmelo?-.
BANG
La
risposta arrivò rapida come una pallottola.
“L'ha
colpito! Invero l'ha colpito!”.
E
invece no, perché la sputò dalla bocca.
-Sai,
ero curioso di sapere perché tu
abbia voluto farmi incazzare così tanto. Speravo quantomeno
in
qualcosa di serio, e invece...-.
Dan
vide sul volto dell'amata dipingersi una furia che era più
propria
di un diavolo che di una persona, tant'è che gli fece
accapponare la
pelle.
-Di
serio-kina? Hai la minima, minima idea di cosa abbia provato nello
scoprire che era morto? Non poterlo più toccare, non poterlo
più
vedere, non poter più sentire la sua voce, hai idea di cosa
si
provi-kina??? No, non ce l'hai ma ora ce l'avrai! Ho fatto saltare in
aria tutti i tuoi amici, tutti, tutte le tue basi di rigenerazione
hanno fatto boom! E non li rivedrai mai più!!!-.
Il
demone Natsu sobbalzò a quelle parole, e Kinana rise
isterica.
-La
senti, la senti Natsu-kina? La paura di essere soli, quella serpe che
striscia attraverso il buco che hai in petto, che si attorciglia
intorno alle tue viscere e morde i tuoi occhi con fiele atroci! Le
senti le lacrime velenose che scorrono sul tuo viso-kina? Cosa si
prova, Re dei Demoni? Cosa si prova a perdere tutto quello che ami???
Non c'è veleno peggiore eh??? Non c'è veleno
peggiore delle
emozioni umane-kina!!!-.
Veleno.
Era
come avere veleno al posto del sangue, e spine al posto delle gambe,
e un riccio infuocato in seno.
No,
di più, era come avere dei macigni al posto delle ossa che
appesantivano i suoi passi, il suo respiro e i suoi pensieri.
Non
era più consapevole di avere una forma, la sua mente era
mischiata
con quella della sua aguzzina, non sapeva perché si stava
muovendo e
per volontà di chi delle due.
Sapeva
solo dove stava andando, e che doveva assolutamente arrivarci.
-Esci...
da... me...-.
-Non...
posso... farlo...-.
-No...
lasciami... sola...- Vacillò, si inginocchiò,
gridò tra i denti
stretti.
-Devi
andartene! No non posso! No... devi... andartene... ah!-.
-Esci
dal mio corpo!!!-.
Cadde
e si accasciò, iniziando a strisciare verso il fuoco,
lentamente,
trascinando il peso inerme delle sue gambe.
-Non
posso... lasciarti... andare...- Parlò la sua voce.
-Devi...
fermarti... Sayla... per favore... fermati...-.
Si
fermò, ogni sua cellula si rifiutava di muoversi
ulteriormente.
-Stanca...
sono stanca... i miei occhi non... ce la fanno...-.
Chiuse
le palpebre e si sentì avvolgere da un piacevole tepore,
come se
tutta la fatica fosse scomparsa e avesse lasciato spazio ad
un'insopportabile stanchezza.
Era
così piacevole lasciarsi andare al sonno, tanto per il resto
ci
sarebbe stato tempo, sì, c'era tanto di quel tempo; invece
non
poteva aspettare ancora per rilassarsi a quel calore e per dormire...
Calore?
Perché
faceva caldo?
E
quest'odore di fumo...
-Fuoco!-
Urlò in un sussulto, e scattò per rimettersi in
piedi; ma, ancora
una volta, le gambe la tradirono.
“Non
posso lasciarti proseguire oltre. Cerca di capirmi, perdonami se
puoi, ma non puoi aiutare E.N.D.!”.
Sayla
rimase interdetta.
-Non
posso... aiutare... il Master?-.
Scosse
la testa.
“No.”.
-No.-
Ripeté lei.
Poi,
tremando, sporse i denti e si morse il labbro, cercando di trovare
l'aria da soffiare.
-V...V...-.
Com'era
la parola?
-Vaf...fan...culo...-.
“Cosa?”.
-Vaffanculo...-
Ripeté, poi sorridendo: -Eh, è strano dirlo.
Vaffanculo, putida
donna. Ci sono solo-
La
gola si riempì di rigurgito che trattenne a fatica,
strozzandosi il
collo; poi riprese:
-tre
persone-ugh-tre persone che possono darmi un ordine. E tu non-
Si
piegò in avanti e vomitò, era come se l'altra non
volesse farla
parlare.
Motivo
in più per continuare.
-non
sei tra queste!-.
Ebbe
uno spasmo, si appoggiò al muro, sussultò di
nuovo più e più
volte, stringendo le mani tra i capelli. In testa aveva un frullatore
che mischiava, smistava e mescolava di nuovo le loro due menti,
confondendole l'una coll'altra.
Paura,
dolore, rabbia, trepidazione, dubbio, rancore, Kyouka, Gerard, Natsu,
Ultear e altro ancora girava e rigirava, alcune parole da
incomprensibili diventarono conosciute e altre da conosciute
incomprensibili ora che lei non era più lei, e dunque
l'altra, ora
che non era più l'altra ma era lei, non capiva
più quelle parole e
per lo stesso motivo le capiva, e ognuna di esse lasciava solchi
indelebili che scorticavano la sua ragione.
Urlò,
o ne ebbe la sensazione, e poi, improvvisamente, buio.
Quando
provò a respirare fu come annaspare sott'acqua e
sentì il vuoto in
gola. Istintivamente si piegò in avanti e, ritrovatasi in
piedi,
c'era un ragazzo davanti a lei che la guardava preoccupato.
-Meldy,
stai bene?-.
-S-Sì
Gerard... è solo che Cobra sta...-.
Meldy?
Gerard?
Cobra?
Ma
che stava dicendo?
Cos'erano
quei nomi?
“I
miei compagni.” Pensò subito. Ma sentì
di non averlo pensato lei,
perché era assurdo.
E
non era solo quello, si sentiva strana, come se fosse in una pelle
che non le apparteneva, e guardandosi si accorse di stare indossando
dei vestiti rosa chiaramente non suoi. Eppure, per quanto confusa,
non ne fu sorpresa, perché sentiva che non c'era niente di
strano in
tutto ciò.
Gerard
le mise una mano sulla spalla per farle forza, e solo allora si rese
conto di stare tremando.
Paura.
-Cos'è?
Cos'è che sta arrivando?- Si sentì chiedere.
Il
ragazzo guardò il cielo con fare pensieroso.
-Perché
Cobra sta urlando così forte? Cosa sta sentendo? Devi
dirmelo
Gerard!-.
Gerard
si rivolse a lei scuotendo la testa.
-Io
non...-.
Una
lieve folata di calore le fece chiudere gli occhi, e fu un bene,
perché percepì attraverso le palpebre un forte
bagliore che di
certo l'avrebbe accecata. Riaperti gli occhi, Gerard non c'era
più.
-Ma...
cosa...-.
-HOTEYE!!!-.
Qualcuno
aveva urlato, quel nome lo conosceva, ma soprattutto conosceva quella
voce; si volse affannando e... la vide, le mani tra i denti e lo
sguardo inorridito su qualcosa a terra che inizialmente non riconobbe
e di cui, francamente, non le importava nemmeno, perché era
passato
così tanto, così tanto tempo da quando l'aveva
vista in piedi, viva
lei, eppure contemporaneamente la cosa non la sorprendeva
perché
sentiva di averla avuta sotto gli occhi fino all'istante prima.
Ma
non ebbe nemmeno il tempo di riordinare i suoi pensieri che lei era
non c'era più, no, c'era ancora ma non era più
lei, bensì una
donna dal cappotto piumato e dai lunghi capelli bianchi, con il suo
stesso sguardo inorridito in viso.
“...Angel?”.
E
d'un tratto non era più importante chi fosse ma quello che
guardava,
un corpo a terra dal volto bruciato e cosparso di sangue.
“Hot...eye...cosa...”.
E
poi vide quello che Angel non osava guardare, alto tra le fiamme
nere, dagli occhi in ombra dai capelli quasi fossero ombra anch'essi,
e con un sorriso a metà tra il ringhio di una bestia e il
soffio di
un serpente.
Non
c'erano dubbi, era il Master.
Natsu
La
temperatura si era alzata fino a diventare scottante, eppure era
scossa da brividi gelidi che aumentavano più si focalizzava
su di
lui, sui suoi artigli aguzzi e sul suo sguardo famelico e disumano.
“P-Perché
ho paura del Master? Perché ho paura che questi umani
possano... che
possano...”.
Un
altro lampo e Natsu era al posto di Angel; mentre lei, lei non c'era
più.
Però
sapeva che se si fosse voltata ne avrebbe visto i resti bruciati.
-No!
Angel-sama!!! No!!!- Singhiozzò tappandosi la bocca con le
mani.
Cos'era
quel dolore? Per quale motivo nella sua mente vedeva le immagini
della ragazza? Perché, perché, perché
stava piangendo???
-Maledetto!!!-.
Trasalì
a quella voce, non la sentiva da un anno ma era quella di Ezel,
eppure quello che si muoveva instabile davanti ai suoi occhi tremuli
era molto più snello, era Racer, mio kami no, fermati Racer
non
-Yawn!-.
La
macchia nera scoppiò di fiamme, e si sentì urlare
di nuovo.
“Ezel!!!
No!!! NO!!!”.
Una
serpe che si fosse annidato tra le sue ossa le avrebbe fatto forse
meno male, perché quella che aveva dentro era dello stesso
fuoco che
ardeva sui corpi dei suoi amici e che bruciava anche lei; e lo
sentiva, e lo sentiva tutto, partire dalle gambe e scavare fino al
bacino, risalire fino al cuore per poi stringerlo e divorarlo,
vomitandone le ceneri.
Ecco,
percepiva i suoi polmoni consumarsi a ogni attimo che respirava
quell'aria arida e a ogni grido che sentiva e che, in un secondo,
spariva, lasciandosi dietro quel trafiggente odore di putrido
bruciato.
Vide
Tempestar generare un ciclone che avvolse Natsu, ma l'aria prese
fuoco e la colonna si abbatté sul ragazzo, che scomparve in
un urlo.
Vide
Cobra ruggire straziato e avvolgere Natsu con il gas velenoso, ma il
suo ruggito si trasformò in un rantolio quando si
trovò il petto
trapassato dal nulla ardente; lo vide inginocchiarsi e la sua testa
finire tra le mani di Natsu, lo vide alzare lo sguardo e poi non
guardare più nulla.
Infine
vide sé stessa e si sentì impazzire, e
guardò un centinaio di
spade rosa trafiggere il corpo del demone, senza provarne gioia o
rabbia o senso di colpa ma solo desiderio di annientamento, senza
riconoscerlo più come persona o come Master, senza
più vedere
niente, né in lui né intorno a sé.
Poi,
di botto, le fiamme che aveva dentro si spensero, domate da un
incendio più concreto e vivido, che le tinse il fianco di
rosso.
Si
accasciò stringendo la ferita, non per bloccarla, ma per
sentirlo
ancora, sentire quel male così potente da annebbiarle la
mente, un
tentativo disperato di allontanare da sé l'incubo che stava
vivendo.
Non
era quella la realtà, non poteva esserlo. A ogni suo sguardo
sciancato la scena era diversa, ora non era più in quel
luogo ma sul
Cube devastato, ora nel laboratorio, e ora di nuovo lì; ogni
goccia
di sudore che le passava davanti agli occhi trasformava Cobra in
Jackal e Silver in Midnight e Angel in Kyouka, i suoi amici nei suoi
compagni tanto che non li distingueva più, ed erano tutti a
terra,
sporchi, mutilati, morti.
Ma
c'era una cosa che non cambiava mai, ed era lui, quello che si stava
avvicinando a lei estraendo a ogni passo una lama dal corpo, un
essere mostruoso dagli occhi di fuoco che soffocava l'aria e che
pareva fondere il paesaggio attorno a lui, quasi a spiccare dalla sua
fragilità per affermare la propria presenza.
Era
il suo Master, e ne aveva paura; era il suo amico, e ne aveva
terrore; era una bestia, e ne voleva scappare; ed era la prova che
era tutto vero, e ne aveva ancor più paura.
Pensò
di morire, ci pensava Meldy, ed ebbra di disperazione iniziava a
sperarlo, fin quando una voce alle sue spalle la riscosse dal sonno
letale nel quale si stava abbandonando.
-Sayla!-.
Si
girò troppo rassegnata per capire, e sgranò gli
occhi quando vide
il ragazzo dai lunghi capelli neri superarla zoppicando.
-Mard...
Geer... anche tu...-.
-Sayla
rispondimi! Riesci a sentirmi? Rispondimi Meldy!!!-.
La
scosse per le spalle e i suoi occhi affilati si addolcirono, i suoi
capelli si schiarirono, tutto in lui cambiò, tutto
tranne
l'ustione al ventre che gli scopriva i muscoli.
-Io
lo tratterrò, hai capito? Ma tu devi fuggire, devi scappare
di
qui!-.
-Io...
scappare?- Ripeté atona: -Perché? Gli altri sono
tutti... tutti
quanti Gerard... tutti quanti... anch'io devo andare da loro...
anch'io devo mo-
-Basta
Sayla! Tu non morirai qui, hai capito??? Non morirai qui!!! Non lo
permetterò mai!!!-.
Povero
Gerard, non doveva piangere, ormai era finita, era finita per tutti e
anche per lui, perciò perché piangere? Se ne
sarebbero andati
insieme, e per quale motivo mentire dicendo che non sarebbe morta?
Perché non doveva morire, se tutti gli altri erano
già morti? Che
senso aveva, dillo Gerard, che senso aveva?
-Che
senso ha... nessuno... non ha alcun senso... tutto questo non ha
senso... perché è successo tutto questo...
perché Natsu sta
facendo questo... perché moriremo in un modo così
orribile, Gerard?
Per-
“Ecco”,
pensò sentendo tutto il corpo scaldarsi, “mi ha
colpito.”.
“È
finita.”.
Ma
non era la spalla di Natsu quella su cui affondava il viso.
-Meldy,
ora devi ascoltarmi attentamente e fare quello che ti dirò.-.
La
sua voce sussurrata all'orecchio era tremante ma si sforzava di
essere coraggiosa anche per lei; Sayla annuì, anche se
già sapeva
cosa le avrebbe detto, come sapeva che non l'avrebbe mai, mai fatto.
-Tu
devi scappare da qui. Non posso permettere che anche tu venga uccisa,
io lo tratterrò più a lungo possibile ma tu devi
fuggire e non
voltarti mai.-.
-No...-
Singhiozzò lei: -Gerard non puoi chiedermi questo, ti prego,
non
chiedermi questo!-.
-Devi
sopravvivere, Sayla! Sei l'unica cosa buona che mi rimane, non posso
perdere anche te!-.
-E
io allora??? Anch'io non voglio perderti!!! Anche tu sei l'unica
persona che mi è rimasta!!!-.
-Lo
so, lo so e mi dispiace, ma tu puoi ancora trovare un'altra famiglia!
Tu puoi ancora redimerti, c'è ancora speranza per te!-.
Sayla
scosse la testa, la sua mente si era già arresa ma il suo
cuore non
poteva accettarlo.
-È
sempre stato il tuo problema!- Rispose tra il pianto: -Anche tu puoi
redimerti, è per questo che esiste Crime
Sorcière!-.
Lui
la strinse più forte, lasciandole bagnare la sua spalla con
tutte le
sue lacrime.
-Non
perdere la speranza Meldy, Natsu è ancora lì
dentro e so che puoi
salvarlo, sei l'unica che può farlo! Ti prego, promettimi
che te ne
andrai!-.
No,
non voleva salvare quel mostro, non voleva abbandonare Gerard in quel
modo, non voleva salvarsi solo lei, non voleva sopravvivere ad un
prezzo così alto.
Ma
promise di farlo, e Gerard la lasciò.
Piangeva
anche lui, non lo divorava la paura, perché non ne aveva mai
avuta
di morire, ma il senso di colpa per il dolore che le stava
infliggendo; ciononostante non si sarebbe tirato indietro.
Meldy
si voltò verso Natsu, e quello che vide li fece rabbrividire.
-Oh,
avete finito?-.
Con
un calcio più forte dei precedenti fece rotolare via il
corpo di
Keith, scrollandosi le spalle.
-Discorso
toccante, dico
davvero, quasi mi dispiace di dovervi uccidere entrambi...-.
Tirò
fuori la lingua e sogghignò, stringendo occhi e labbra in un
sorriso
maligno e volpino.
-Non
è vero, mi sta venendo ritto dall'impazienza!-.
-Sarò
io il tuo avversario!- Esclamò Gerard facendosi avanti.
-Avversario?-
Ripeté il demone: -Piuttosto
arrogante detto
da uno scarafaggio!-.
Sayla
si accorse troppo tardi che le aveva scagliato contro una palla
infuocata, sentì il fumo bruciarle gli occhi che, d'istinto,
lacrimarono.
-Ugh!-.
Quando
recuperò a pieno la vista vide che Gerard aveva alzato la
mano
davanti al suo volto; ma così facendo si era praticamente
carbonizzata.
-No!
Gerard!-.
-Vattene,
Meldy.- Le intimò a denti stretti per il dolore.
-Ger-
-VATTENE!!!-.
Sayla
sgranò gli occhi, pianse ancora, poi si girò e
corse via.
(Quel
momento l'avrebbe ricordato ogni notte, e ricordò di averlo
fatto
anche quella prima).
Non
c'erano le parole per descrivere la miriade di spine che le turbinava
dentro, e se anche ci fossero state svanirono del tutto quando,
voltatasi per un istante, intravide un forte bagliore infuocato
circondare Gerard.
Soffocò,
non seppe come, la sua anima che le implorava di tornare indietro, e
si dileguò dal fuoco della battaglia.
-Io...
io sono... Gajeel, noi siamo... davvero...-.
-Capisco
come tu ti senta. Beh, immagino che è meglio lasciarti sola,
senpai.
Ghihihihih!-.
Gajeel
alzò i tacchi lasciando Wendy da sola.
Sola?
Sola?
No!
Vi
prego no!
Non
voglio rimanere sola!
Chiunque,
qualunque cosa, ma non rimanere sola, non adesso, non adesso, se
rimaneva sola adesso dopo cosa sarebbe successo??? Se già la
lasciavano adesso cosa avrebbero fatto dopo, quando avrebbero
scoperto che lei era... che lei era...
Si
coprì la bocca con una mano, trattenendo un rigurgito. Con
l'altra
toccò l'oggetto nella sua tasca, lo prese in mano e quello
si
ingrandì fino a diventare un libro.
Il
suo libro.
A
malapena riusciva a guardarlo, era tentata di gettarlo e correre via,
ma allo stesso tempo sapeva di non poterlo fare perché quel
libro
era suo, era una parte di lei, era legata indissolubilmente alla sua
vita e al suo destino.
Però
non voleva, avrebbe dato qualsiasi cosa perché non fosse
così! Non
era giusto, non era giusto che stesse succedendo proprio a lei, come
poteva averlo meritato??? Sapeva di essere egoista, sapeva che quel
grave fardello sarebbe allora caduto sulle spalle di qualcun altro, e
si sarebbe sentita un vero mostro: eppure almeno non lo sarebbe stato
davvero, almeno non sarebbe stata un Etherious, non
sarebbe
stata uno degli assassini della sua migliore amica!!!
“Cosa
devo... cosa devo fare? Sherria, Charle, cosa devo fare adesso? Io
non voglio tutto questo! Non voglio rimanere sola!”.
“Aiutatemi!”.
“Vi
prego, qualcuno mi aiuti!!!”.
TOC
TOC TOC
Wendy
trasalì, rendendosi conto di aver urlato e di essersi
inginocchiata.
-Wendy,
tutto bene?-.
-Freed...
san...-.
No,
non andava bene. Voleva dirglielo, voleva spalancare la porta,
abbracciarlo e supplicarlo di consolarla; e lui si sarebbe
irrigidito, le avrebbe chiesto perché faceva così
e lei gli avrebbe
detto tutto e poi-
-Sto
bene, sto bene Freed.-.
Poi
cosa?
-Sei
sicura? Perché ti ho sentita urlare...-.
Niente.
-Scusami
se ti ho fatto preoccupare, Freed-san, ma va tutto bene.-.
Non
sarebbe rimasto più niente.
-Posso
entrare?-.
Lo
sentiva già addosso quel niente, giocare con l'acido del suo
stomaco
e stringerle il cuore. Allora fu debole, fu vigliacca, e nascose il
libro in tasca.
-Sì,
entra pure.-.
Il
verde fece capolino nella stanza dell'ospedale dove l'aveva portata
Gajeel; Wendy sorrise appena nel constatare che le sue ferite stavano
guarendo, quasi lei non ne avesse alcun merito quand'era vero il
contrario: la paura fece quello che di solito faceva la modestia.
Con
il suo solito guizzo di sguardo, Wendy lo sentì esaminarla
in un
istante e cercare di ignorare i suoi occhi arrossati.
-Uhm,
hai bisogno di rimanere sola?-.
Wendy
sussultò a quella parola.
Sola.
-No...
no, rimani pure.-.
Freed
rimase zitto per qualche secondo, poi aprì bocca per parlare
ma
sparì d'un tratto con un botto e al suo posto
arrivò Bickslow.
-Wendy
cos'è questa storia??? Perché diamine Evergreen
si comporta
così???-.
Evergreen?
Oh
mio kami, Evergreen, come aveva fatto a dimenticarsi di lei?
-Wendy-
Riprese Freed, riapparso malconcio dal basso: -perdona Bickslow, ma
siamo, ecco, un po' confusi. Che le è successo?-.
Wendy
aprì la bocca, boccheggiò, nascose il viso tra le
mani.
-Non
lo so.-.
Ora
era seduta - Con l'altra alle sue spalle - E contemporaneamente era
in piedi - E davanti a lei c'era l'altra - Accucciata su sé
stessa –
Piangeva - Perciò parlò lei - E l'altra -
-Non
puoi proseguire ancora! Ti prego, non andare avanti!!!-.
-Per...ché...-.
Il
motivo lo sapeva - Sentiva che lo sapeva - E non serviva che i loro
pensieri fossero uniti - Perché era così chiaro -
Da essere quasi
banale -
-Non
voglio che tu... non voglio che tu...-.
Il
buio si diradò - L'avvolse il rosso acceso - E l'aria sporca
le
graffiò gli occhi - Proprio come quella volta -
E
ancora una volta - Si sentì radere al suolo - Di fronte a
quel fuoco
infernale - Che li stava divorando - Che consumava - Quelli che -
Erano stati suoi compagni - E lei dentro - Partendo dai piedi - E
salendo fino al cuore -
Fino
al cuore -
-NON
VOGLIO PIÙ RIVIVERE QUELLA SENSAZIONE!!!-.
[1]Spiegazione:
mi pare che “Zeref” derivasse da
“Seraph” che, in senso lato,
indica l'immortalità... Faceva figo e mi serviva per trama.
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Capitolo 6 *** Non si torna più indietro ***
Attenzione: questo capitolo contiene temi delicati, che potrebbero
urtare la vostra sensibilità.
Sperando non sia così, ne approfitto per dire che, anche se
è il capitolo finale, c'è ancora l'epilogo.
Buona lettura.
////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
Oh ye of so little
faith
Don’t doubt it, don’t doubt it
Victory is in my
veins
I know it, I know it
And I will not negotiate
I’ll
fight it, I’ll fight it
I will transform
When, when the fire’s at
my feet again
And the vultures all start circling
They’re
whispering, “you’re out of time.”
But still, I rise
This
is no mistake, no accident
When you think the final end is near;
think again
Don’t be surprised, I will still rise
(Rise-Katy Perry)
La morte.
Stranamente quello che
trovava bello dei morti era la morte: che è un evento
irreversibile,
giusto per iniziare. Capitava una volta, e poi non tornavano
più
indietro, no-no. Non si muovevano, non si lamentavano, non facevano
niente di niente. Passività fatta carne.
Belli i morti.
Quindi odiava, cavolo se
lo odiava, quando i morti non rimanevano tali: cosa che, ultimamente,
gli succedeva un po' troppo spesso.
Paradossalmente ora si
sentiva proprio come un morto-morto: era tutto intorpidito e non
riusciva a muoversi di un millimetro, così rimaneva sdraiato
a
guardare il cielo, buio e fosco come ad ogni ora del giorno.
-Signore.-.
Toh, ecco quel tipo
zannuto, Doriate, da quando era lì?
-Che c'è? Credimi che il
cielo è più bello del tuo grugno.- Natsu si
sorprese della sua
stessa calma, tutta la rabbia che credeva di avere era sparita nel
nulla. O forse il veleno lo stava ancora drogando?
Doriate sbuffò
infastidito.
-Ancora
non capisco perché sei il mio capo.-.
-Ce lo chiediamo
entrambi.-.
Si trovò il piede del
demone sopra al naso.
-Sarebbe
così facile schiacciarti ora...-.
Natsu schioccò la
lingua.
-Ripeto: preferisco il
nero di prima.-.
Doriate rimise il piede a
terra.
-Per
tua fortuna io sono fedele a chiunque mi dia gli ordini.-.
-Mmm, ora la mia giornata
è completa.-.
-Vuoi
che li segua?-.
-No, lasciali andare. È
più divertente se sanno che sono vivi per un mio capriccio.
Anche se
quell'ultimo trucchetto mi ha fatto davvero incazzare!-.
-Capisco.
Però quel demone li sta seguendo.-.
-Quel demone? Ah,
quell'altro che non so chi ha avuto l'idea di Cambiarlo... beh
lascialo fare.-.
Doriate gli porse la
mano, ma lui mugugnò per dissentire.
-Non ho voglia di
rialzarmi. Riporta tutti dentro e vi raggiungerò.-.
D'un tratto un chiarore e
un forte boato.
Fuoco? Fuoco, e tanto, ne
sentiva l'odore, forse era quello di cui aveva bisogno. Ma... quella
cenere... carne e ossa... che bruciano...
Che bruciano...
-Uhm.
Pare che l'incendio in laboratorio si stia propagando. Non è
una
buona idea rientrare ora... Master?-.
L'esplosio-Il
laboratorio! Come
ho potuto dimenticarmene???
-Ah!
La mia mano! Signore... ma che... brucia!-.
“Ladistruggoladistruggoladistruggoladistruggoladistruggo!!!
LI UCCIDERÒ TUTTI!!!”.
La rabbia che ora tornava
a bruciare in lui faceva bollire l'aria e la terra, e le fiamme dal
castello gli confluirono attorno in lingue scarlatte che si alzarono
in cielo. Affamato e deciso a liberarsi dal veleno, iniziò a
divorarle con furore, sentendo gli arti e le membra riaccendersi e il
viso trasfigurarsi in un urlo disumano.
-RHAAAAAAAAAAA!!! SONO
BUONE MALEDIZIONE!!!-.
Alzò il pugno e lo batté
al suolo, così forte da creare un buco d'impatto.
-Master!-
Esclamò Doriate, che era indietreggiato: -Sta-sta
bene?-.
E.N.D. serrò le dita,
piegò le gambe, e poi si rimise in piedi con uno sforzo di
addominali, rigurgitando il veleno che evaporava nel fuoco.
-Non
mi serve il tuo aiuto!!! QUESTO
VELENO
NON È NIENTE!!! VOGLIO SOLO DISTRUGGERLI
TUTTI!!!-.
-SONO
TUTTO UN FUOCO!!!-.
Uffa!
Che noooooooia!
-Voglio rialzarmi!!!-.
Voglio voglio voglio, e
tanti auguri, solo a pensarci le veniva un dolore cane in mezzo alle
gambe: era come essere un palloncino pieno di ricci!
Come diavolo ci era
finita in quel cavolo di letto? Perché aveva la pancia
gonfia e
flaccida? E soprattutto perché aveva così fame di
patatine???
-Che palle!-.
La porta della stanza
d'ospedale su cui si era ritrovata d'un tratto si aprì.
-Uh? Freed! Meno male!
Prima c'era qui una mocciosa che... ehi, perché quella
faccia?-.
Il suo compagno non era
mai stato un tipo sorridente o minimamente empatico, ma non l'aveva
nemmeno mai visto così cupo.
-Che sta succedendo, me
lo spieghi? Dov'è Laxus?-.
-Evergreen, ora devo
farti una domanda molto importante, perciò rispondi con
sincerità.-.
Eh? Che stava blaterando?
E se era in un ospedale dov'era il suo antidolorifico???
-Qual è l'ultima cosa
che ricordi?-.
-L'ultima cosa?- Si
spremette le meningi per ignorare il male: -Vediamo... non mi ricordo
molto, ho come della nebbia in testa... ma stavamo sterminando quella
gilda di scimmie no?-.
Freed si strofinò il
mento con le nocche.
-Quella gilda di
scimmie... uhm... quanti anni saranno passati da allora?-.
Ever sgranò gli occhi.
“Anni? Come anni? Sarà
passato sì e no qualche giorno! Poi perché
perdiamo tempo, dobbiamo
aiutare Laxus a conquistare la gilda no?”.
-Aiutami a rialzarmi,
Freed, e portami da Laxus! Oppure mi vorrai dire che... oh no... non
dirmi che gli è successo qualcosa!-.
Freed si impasticciò con
la bocca, cosa rara, e rispose: -...no, non esattamente.-.
Ah, certo che no! Laxus
era Laxus, nessuno lo poteva battere!
-Allora dov'è?-.
-In prigione.-.
-Cosa??? Stai
scherzando???- No, Freed non scherzava mai, sicuramente non su Laxus!
Com'era potuto succedere? Li avevano scoperti? Forse era finita in
ospedale per le ferite?
-Freed, esigo una-
-In che anno siamo?-.
-...ma sei scemo? X784!-.
-Nove.-.
-Uh?-.
Freed chiuse gli occhi e
aggrottò la fronte, era un suo gesto tipico prima di
infierire sugli
avversari con una verità bruciante, allora perché
lo stava facendo
con lei? E poi cosa significava quel no...
“Gli
anni.”.
-Ever, ora noi siamo alla
fine del X793.-.
…
-Eh?-.
La ragazza boccheggiò
per una decina di secondi, incapace di metabolizzare quella frase;
poi scosse la testa per negare tutto, accorgendosi di avere i capelli
molto, molto più lunghi del solito.
Im...possibile...
-Cosa... cosa dici?
Avanti, Freed, li sentirei dieci anni in più sulle spalle,
no?-.
-È... abbastanza
complicato, non li abbiamo vissuti tutti. Sono successe molte cose da
allora.-.
Evergreen si mise le mani
tra i capelli, tutto questo era troppo, troppo da sopportare! Dieci
anni? Laxus in prigione? E poi cosa, si era sposata?
Sgranò gli occhi,
all'improvviso sentiva... sì, lo sentiva in testa, era il
pianto di
un bambino, e per qualche motivo faceva piangere anche lei.
Ma non di dolore.
-Cos... queste lacrime...
perché sono così contenta... oh mio dio mi sento
così... così...-
E scoppiò in lacrime, in tutta la sua vita non si era mai
sentita
così, così felice, così leggera, come
se il dolore non contasse
più nulla in confronto a quella dolce melodia; eppure era il
piagnisteo di un poppante, e lei li odiava i poppanti, allora
perché,
perché diavolo voleva alzarsi in piedi per trovarlo e
abbracciarlo e
non lasciarlo mai???
-Freed... Freed ti
prego... dimmi cosa mi sta accadendo!-.
Il verde si massaggiò la
fronte.
-Credimi, è meglio che
ti risponda qualcun altro, sai che non sono bravo con queste cose.-.
-Non m'importa! Devo
sapere! Ti... ti prego! Ti prego Freed! Ho paura! Sono terrorizzata!
Non ho mai provato niente di simile! Non so cosa fare!!!-.
-...Va bene.- Acconsentì
lui, facendola illudere che le cose non potevano che migliorare.
-Poco fa hai partorito.-.
-
Partorito?
Quindi tutto questo è...
e quel pianto è...
-Chi?- Fu quello che
riuscì a chiedere.
-Elfman Strauss. Vediamo,
vi siete innamorati un anno fa e a quanto pare non avevate i-
-Chi?- Ripeté.
Freed alzò un
sopracciglio.
-Ah, è vero, tu non lo
conoscevi allora, è stato dopo.-.
-Chi?-.
-È un... un ragazzone
della gilda che-
-Chi?-.
-Ever...-.
-Chi?-.
-Chi è?-.
-Chi è?-.
-Ev
-CHI È???-.
-Ehi cerca di calmar-
-COME PUOI PRETENDERE CHE
IO MI CALMI??? MI SVEGLIO COL FIGLIO DI UN VERME CHE NEMMENO CONOSCO
E TU VUOI CHE IO MI CALMI???-.
Una fitta alla vescica la
fece ammutolire e quello spasmo tramutò tutto ciò
che provava,
tutta la gioia, tutta la paura, in pura furia.
Freed scosse la testa:
-Sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Sarà meglio trovare un
dotto... oh!-.
Ever, alzando
faticosamente il viso, vide che Freed aveva aperto la porta e si era
trovato davanti un gorilla albino ricoperto di bende con una faccia
mortificata e allibita, tanto che si sarebbe messa a ridere se non
stesse stringendo i denti per non strapparsi lo stomaco di dosso.
-Chi... è... questo?-
Ringhiò.
Al che il gorilla abbassò
le spalle, emise come un lamento gutturale e crollò a terra,
quasi
schiacciando l'altro ragazzo.
Un'onda di disgusto le
salì per l'esofago: un impulso irrazionale glielo fece
odiare, come
se fosse il genere di persona che gli piaceva meno; ma non sapeva
dire il perché.
Eppure a guardarlo le
veniva in mente solo una parola.
Nullità.
-Dark
Capriccio!-.
-Kina!-.
Spiccò un salto e il
raggio la mancò di nuovo.
Sì, ma per quanto
ancora?
-Spira del Drago di
Terra!- Provò a infilzarlo con una stalagmite, ma il terreno
era
difficile da muovere perché intriso di potere demoniaco, e
lui era
rapido a svolazzare in aria.
Oltretutto la nube di
schifo poco più indietro la distraeva.
“Vieni con noi”, sì
certo.
-Zzz... ronf zzz...-.
E poi c'era lui.
-Svegliati e aiutami
baka!-.
Puntuale, Dan riaprì gli
occhi.
-Kinana-swan! Quale
delizia che-
-Non iniziare-kina!-.
Altro raggio, altra
elusione al pelo.
-Torna normale e dammi
una mano!-.
-Normale? Oh perdinci!
Sono ancora un infante!-.
-Già!-.
-Sono fellonato!-.
-Già!-.
-E lei mi sta
amorevolmente tenendo in braccio!-.
-Gi... non ci pensare
proprio-kina! Guarda che ti butto!-.
-Cotanta gentilezza le
s'addice invero!!!- Continuò lui cogli occhi a cuore:
-Persino regge
la mia Habaraki sulla schiena!!!-.
-Ed è così pesante che
butterò te!-.
-Ma che ne è del mio
scudo?- Abbassò lo sguardo e notò che ci stava
scivolando sopra.
Kinana alzò un
sopracciglio: -È un ottimo snowboard sai?-.
-AAAAAAAAAAAAAH!!! IL MIO
SPLENDIDO VESSILLO DI CAVALIERE!!!-.
-E piantala di
agitarti!!!-.
FIUUU
Il colpo le fischiò tra
i capelli, cazzo che rottura, era ora di farla finita: con uno
“scusami un attimo” lanciò in aria Dan,
prese una pistola e mise
l'altra mano a terra per usarla come perno; poi con una sforbiciata
delle gambe si diede lo slancio per voltarsi verso il demone, prese
la mira, puntò alla testa, fece fuoco; nel frattempo aveva
continuato a girare fino a riuscire a rimettersi dritta, si
rialzò,
distese il braccio di lato e afferrò Dan per la gamba. Era
un po'
difficile mantenere l'equilibrio, e non aiutava il fatto che Dan
fosse ormai nudo e che messo così gli poteva vedere il
coltellino da
mischia.
-Weeee!- Gioì il pupo:
-Dovrebbe vederlo mia dama! Si sta reggendo lo volto e sta gridando
come un mentecatto! Lei sì che sa come trattare i
sacripanti!-.
Kinana sogghignò, non le
dispiacevano tutte quelle lusinghe.
-Ma cosa è capitato? È
riuscita a eliminare il Re dei Diavoli?-.
Il sorriso diventò
smorfia.
-Ce l'avevo in
pugno-kina, pensavo che il mio veleno l'avrebbe ucciso! Invece si
è
levato la mano come niente fosse, ha blaterato che
“è un veleno
che ha sempre avuto” e mi ha scagliata via-kina!!! Se non
avessi
usato il mio asso nella manica... grrrrrr, che rabbia!-.
-Asso nella manica? Di
cosa si tratta, Mia Signora?-.
Senza rispondergli che
tanto non ne valeva la pena, rimise a posto la pistola chiedendosi
cosa fare adesso, e le venne un'idea.
-Dan, questo scudo quanto
è resistente?-.
-Ah! Forgiata con
l'acciaio del Monte del Destino, stillato dalle Lacrime del-
-Una bomba a eternano la
regge?-.
Il bambino ammutolì.
-Non sarebbe esattamente
ponderata per questo, tuttavia sì.-.
GRIN
-Kinana-sama? Perché le
sue labbra si incurvano in...-.
PUNCH
Un pugno in faccia e si
zittì. Beh, questo non glielo faceva proprio vedere!
Lo strinse... bleah... al
petto e estrasse la sua Granata Nera, l'unica che aveva: una sintesi
di tecnologia e magia purificatrice, era in grado di convertire tutto
l'anti-ethernano che trovava in ethernano puro, rilasciando
un'immensa quantità di energia.
Sotto forma di
esplosione.
“E alle mie spalle c'è
una bella pompa per la benzina...”.
Tolse la spoletta alla
granata, contò fino a tre, la lanciò all'indietro
con tutta
l'energia che le rimaneva, poi con un colpo del piede sulla punta
dello scudo lo fece alzare in modo che le coprisse la schiena.
Una mano sulla cinghia
del ferro e l'altra attorno al corpicino del mini-Dan,
aspettò per
due lunghi secondi il colpo.
E poi bianco.
Elfman era stato
ricondotto con urgenza nella sua camera da dove era praticamente
scappato. Muoversi così aveva riaperto le sue ferite, ma
starebbe
stato bene; almeno fuori, perché dentro non si sarebbero mai
più
richiuse.
La principessa aveva
sospeso ogni provvedimento per la sua diserzione, chiamiamola
così,
dato che Erza aveva confessato di averlo spinto ad andare.
Oh, ora Erza doveva
essere da qualche parte a farsi divorare dai rimorsi per averlo fatto
andare.
Ed era giusto così.
Sì, sapeva che era
crudele a dire così e che lo faceva solo perché
sconvolta, ma la
verità era tutta colpa sua se Elfman non era rimasto. Per
cosa poi?
Cosa avevano ottenuto? Niente. Ginger, Yukino e le altre lottavano
ancora per la vita, lui stesso era gravemente ferito e Evergreen...
come potevano dire di averla salvata? Era un miracolo che avesse
lobotomizzata solo la memoria.
Rifiutava ogni visita,
non voleva vedere nemmeno suo figlio, e soprattutto era tornata la
ragazza acida e cattiva di un tempo. Non era più la sua
amica, la
persona che conosceva era morta, quello era solo il suo corpo abitato
da uno spettro rancido.
-Bianca!-.
Lisanna rialzò la testa
sorpresa: non si aspettava che sarebbe entrata senza bussare. A ben
pensarci, ultimamente le stava addosso più del solito.
-Flare. Cosa c'è?-.
La trovava in forma, un
po' più pallida del solito: forse aveva sentito, e come
poteva
essere altrimenti?
La rossa rimase scossa
dal suo tono freddo, ma invece di confortarla lei la
incalzò: -Sai,
forse è meglio che te ne vai.- e con un certo gusto perverso.
Flare sgranò gli occhi e
impallidì.
-P-Perché? Forse ho
fatto qualcosa che... scu-scusami...-.
Lisanna abbassò lo
sguardo: -No, non è questo, non hai niente da farti
perdonale.-.
-A-Ah, allora è perché
vuoi rimanere un po' da sola... sai io ti avevo portato questi...-.
E le porse quello che
teneva dietro la schiena, una scatola di cioccolatini a forma di
cuore.
Non le suscitarono alcuna
emozione, nemmeno un po' di appetito.
Rimase zitta per qualche
istante, quasi a cercare qualche significato nascosto in quello che
aveva davanti, e poi disse: -Credo che sia meglio che non ci vediamo
più.-.
Flare inizialmente parve
non aver sentito, poi non aver capito, poi non crederci:
abbassò le
braccia come crollassero, socchiuse la bocca e labbra e fronte
iniziarono a tremare.
-M-M-Ma... perché... io
volevo solo... se è per aver provato a... se vuoi che
rimaniamo solo
amiche...-.
Le luccicavano gli occhi,
eppure Lisanna non sentiva niente. Nemmeno quando iniziò a
piangere
si smosse, rimanendo in un apatico silenzio.
Allora Flare si voltò
per correre via, ma invece di girare la maniglia si fermò
senza
girarsi.
-Sai,- Commentò, con una
voce ancor più delusa che sofferta: -quando hai detto che
volevi
essere mia amica, anche se desideravo di più, in
realtà mi sarebbe
bastato di meno. Volevo solo che continuassi a guardarmi come mi
avevi guardato allora. Io... io pensavo di piacerti. Pensavo di...
aver trovato qualcuno con cui stare. Ma se tu pensi questo... allora
non sei più la Bianca che conoscevo.-.
Non sei più la bianca
che conoscevo
Quelle parole smossero
qualcosa nel suo animo, non un'emozione ma quantomeno un'ammissione,
la realizzazione di qualcosa, cioè che aveva ragione. Era
cambiata,
stava cambiando, non si riconosceva più in sé
stessa. E non era per
gli occhi o per i denti, era dentro.
Ma quantomeno sentiva di
doverle una spiegazione.
-Non ti servirebbe a
niente.-.
Flare, che stava aprendo
la porta, si bloccò di nuovo.
-Essermi amica, intendo.
Anzi, saresti in pericolo.-.
-Cosa... dici?- Domandò
lei senza girarsi.
Uno strano solletico le
pizzicava gli occhi, ma le alzava anche gli angoli della bocca.
-Pensaci un secondo: in
tutto questo tempo, non ho fatto altro che fallire. Tutte le persone
intorno a me sono morte, oppure peggio.-.
Flare sussultò, voleva
replicare che non era vero, gentile da parte sua ma falso e
perciò
crudele.
-Mia sorella; Vijee;
Laki; Cana; e ora anche Elfman, Yukino, Ginger, Levy, e
chissà
quanti altri ancora. C'è come una maledizione attorno a me.-.
Alzò il viso, forse
illudendosi di trovare delle stelle da guardare, e invece c'era il
soffitto, un piatto e scabro soffitto grigio. E lei si sentiva
esattamente così, grigia.
-Sai, io penso di non
aver salvato una sola persona fino ad ora.-.
-No!!!-.
L'albina si trovò
improvvisamente le mani di Flare sulle sue e il suo volto in lacrime
a un palmo dal suo.
-Tu hai salvato me!!!
E... e anche tanti altri!!! E hai sempre messo la tua vita in gioco
per-
-Hai ragione.-.
Flare ammutolì, cercando
con gli occhi un indizio tra i suoi che potesse chiarire quella
frase. Ma non c'era nulla da trovare, se non giallo elettrico. Invece
nei suoi... oh, quanta tristezza, quanta speranza, quanta confusione,
quanta...
Dolcezza.
-Hai ragione, ti ho
salvata. Però ti ho messa per prima in pericolo. Ma tu mi
dirai che
ti ho salvata da una vita nella solitudine e nel dolore,
perciò hai
ragione. Tu sei l'unica che posso dire di avere aiutato davvero.-.
-Per questo voglio che tu
te ne vada.-.
-Vattene, Flare. Prima
che sia troppo tardi, vattene. Prima che io ti ferisca, vattene
via.-.
-Ormai tanto non sono più
quella di un tempo. Non sono più la tua amica.
Non sarò in
grado di guardarti come allora; non sarò in grado di pensare
a te
come tu pensi a me.-.
Flare boccheggiò come un
pesce, poi scosse la testa: -Tu stai cercando di proteggermi Bianca,
tu ci tieni ancora a me! Perciò non puoi dirmi di-
-Sbagli.-.
-Mi sei indifferente.-.
-Non provo nulla per
te.-.
Lisanna sentì le dita
della rossa, fino ad allora fortemente premute, alzarsi fino a
lasciarla, e lei indietreggiare inorridita.
-La cosa mi sorprende, ma
non mi spaventa che per qualche secondo.-.
-Il fatto è che se
vedessi crollare anche te, penso proprio che impazzirei. È
una cosa
personale. Voglio dimostrare a me stessa che ho fatto qualcosa
di buono; anzi, ne ho bisogno. Che sia tu questo qualcosa,
non
mi interessa più.-.
…
-Come... come puoi dire
questo?-.
Dolore, tutto il resto se
n'era andato dai suoi occhi, adesso c'era solo dolore. Ed era ovvio,
era giusto.
-Non ci credo. Bianca, io
non ci credo!-.
-Fattene una ragione!-
Sbottò lei: -Lo sai che inizi a seccarmi? Questa
è la mia stanza e
tu non vuoi andartene! Esci di qui subito!-.
-Esci dalla mia vita!!!-.
…
Silenzio.
…
-Ho capito. Scusami se
non ho bussato.-.
Un inchino, come quello
che si fa a un insegnante, a un superiore. A un estraneo.
-Grazie di tutto. Addio
allora.-.
Si voltò, stavolta per
sempre, e la vide uscire dalla stanza.
E il silenzio dentro di
sé non coprì più nulla.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Si buttò a terra e
cominciò a sbattere la testa, cercando di esorcizzare quelle
urla
infernali che la straziavano.
-SCUSA!!! SCUSA!!!
SCUSA!!! NON VOLEVO PARLARE COSÌ!!! NON PENSAVO DAVVERO
QUELLE
COSE!!!-.
-VOLEVO SOLO CHE TI
ALLONTANASSI!!! VOLEVO SOLO CHE TU FOSSI AL SICURO!!! VOLEVO VOLEVO
VOLEVO CHE TU RIMANESSI IN VITA!!!-.
-TI GIURO CHE TI VOGLIO
BENE FLARE!!!-.
A che serviva, a che
serviva ora mettersi a piangere e a urlare, a che serviva se l'aveva
cacciata via un istante fa, a cosa serviva tutta quella
sceneggiata??? A cosa, se Flare era...
Flare?!
Le stava davanti, o
meglio sopra, era come se non se ne fosse mai andata, o forse era
tornata indietro?
Che importava, non
cambiava nulla, dopo come l'aveva trattata non esistevano parole per
riportare tutto come prima, perché lei si era sempre
aggrappata alla
parte umana che le rimaneva ma ora l'aveva distrutta con le sue
stesse mani! Aveva fatto un danno terribile, irrimediabile,
disumano!!! Aveva-
Caldo.
Il suo corpo era caldo.
Era piacevole.
-Perché non l'hai detto
subito Bianca???- Singhiozzò Flare oltre la sua spalla.
-Perché, perché non me
l'hai detto???-.
-Perché... perché
pensavo di potere ingannare me stessa! Sono stata una stupida! Volevo
proteggerti e invece ti ho ferita!!! Volevo salvarti e ti stavo
pugnalando!!!-.
-Allora tutte quelle
cose...-.
Scosse la testa,
strusciando la guancia sui suoi capelli e sul suo cranio.
-L'unica cosa vera è che
non voglio che ti succeda niente! Ma non per me stessa,
perché sei
tu!!! Perché sei tu Flare!!! Pur di salvarti farò
di tutto, mi
trasformerò in un mostro, diventerò crudele, mi
allontanerò da te,
qualsiasi cosa per una minima speranza!!!-.
Le mani della rossa
premettero sulle sue spalle, era un po' come prima ma più
dolce e
triste.
-Sei tu che mi hai
insegnato che non potevo farcela da sola! Ti prego Bianca non
mandarmi via!-.
No, no, certo che no, non
l'avrebbe lasciata mai, mai, per tutto l'oro del mondo, mai!
-Aiutami... ti prego,
Flare, aiutami... non so più cosa fare...-.
Allora la ragazza le
prese la testa e l'appoggiò al suo seno, baciandola tra i
capelli e
ripetendole che non era sola.
Quelle parole, quella
morbidezza, quell'intimità, quelle lacrime che gocciolavano
giù
insieme alle sue, le aveva già sperimentate, ormai anni
prima, da
piccola, con sua sorella.
Mirajane.
Rivide sé stessa tra le
sue braccia, a piangere come allora, e poi si addormentò.
Si risvegliò nella
stessa posizione, ma avvertiva una lieve freschezza sulla punta della
lingua; quando riuscì a mettere a fuoco vide che le labbra
di Flare
luccicavano a qualche centimetro dalle sue.
Che strano, erano così
rosa e gonfie che le parevano finte, allora le tastò con un
dito;
erano come di gelatina, soffici, tiepide e umidicce, chissà
come
sarebbe stato il loro sapore...
Sapore?
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!
Non saltò in piedi solo
perché la sua unica speranza era che lei continuasse a
dormire; così
strisciò cautamente fuori dalle sue braccia e si
rialzò, gemendo
mentre si sgranchiva.
Guardò fuori dalla
finestra, era il tramonto, un tramonto di fuoco, e il fuoco la fece
pensare a lui, a Natsu.
Già, nemmeno lui era
riuscita a salvare.
Poi i suoi occhi videro
qualcosa che la fece sbiancare, arretrare, gridare.
Prima le erano sembrate
delle macchioline nere, ma stavano diventando sempre più
nitide, ed
il cielo ne era pieno.
Flare si svegliò di
soprassalto, ma lei la sentiva appena.
-Bianca cos...-.
Poi iniziarono a cadere.
Poco prima
Bruciato.
Incenerito.
Distrutto.
Tutto quanto.
Tutti quanti.
Tutti morti.
-...ore! Signore!-.
Natsu sussultò e si riscosse, accorgendosi del soldato che
gli stava
parlando.
-Mi piaceva.-.
-Master?-.
-Il sapore. Il carbone. La cenere. Mi piacevano. Mi piacciono ancora.
Tutto questo mi piace. È spaventoso.-.
-Signore, io non credo di capire...-.
-No che non puoi capire, tu non sai cosa significhi tutto questo. Sei
un'armatura vuota con un insetto dentro. Ma io non sono come te!-.
Lo prese per il collo e lo sollevò in aria, facendolo
dimenare come
un pesce fuor d'acqua.
-Lo senti questo odore? È la carne arrostita e il liquido
evaporato
delle capsule! Ed erano delle persone!!!-.
Le mani del demone si strinsero attorno al suo polso con poca
convinzione, ma iniziò a strozzarlo; allora lo
lasciò andare e
volse un ultimo sguardo avvilito su quello che prima era il
laboratorio.
-Quanti erano qui dentro?-.
Il demone non rispose, era ancora più terrorizzato di prima.
Un momento, cosa gli aveva detto prima?
-Non-non-non è successo solo qui! Anche gli altri due sono
in preda
alle fiamme!-.
E.N.D. gli rivolse uno sguardo che avrebbe raggelato persino lui.
-Come diavolo ha fatto una donna da sola a fare tutto questo?-.
Avanzò minaccioso verso il soldato, ma vedendo come
arrancava
tremante lo trovò così misero da non essere
nemmeno degno di essere
colpito.
-Che ne è del terzo?- Ringhiò: -Qual
è?-.
-I-Io...-.
-Rispondi!-.
-Le prigioni!- Gridò come a dire: “Non
uccidermi!”.
Serrò la mascella, a parte la gilda era il rifugio
più protetto, ma
se era riuscita ad arrivare fin lì cosa le avrebbe impedito
di...
argh!!!
Sentendo il rumore di passi entrare in laboratorio si voltò
furioso,
chiunque gli sarebbe capitato a tiro lo avrebbe uc-
-Sayla?!-.
La ragazza, dal volto e dai capelli sconvolti, zoppicava ansimando e
appoggiandosi con tutto il corpo alla parete, sembrava prossima a
collassare.
-Ehi, tutto bene?!- Corse da lei per sorreggerla, ma il suo sguardo
lo fece trasalire.
Non pensava nemmeno che potesse fare un'espressione simile, e se non
stava fingendo, anche solo provare un'emozione simile.
PAF
D'improvviso la sua testa era torta di lato e la guancia gli pulsava.
-Sayla...-.
Sapeva cos'era appena successo, ma non riusciva a crederci.
-Come?- Sbraitò lei scuotendolo per le spalle: -Come hai
potuto fare
una cosa del genere???-.
Lui non riusciva a staccare gli occhi di dosso dai suoi,
perché lei
non guardava in quel modo nemmeno i suoi nemici.
E non l'aveva mai vista piangere così.
-Li hai uccisi tutti! Tutti i miei amici! Sei un mostro! Sei un
mostro!!!-.
Rimase senza parole, non aveva idea di cosa stesse dicendo, eppure
sentiva quelle accuse esplodergli in petto, perché sapeva
che in un
qualche modo erano vere.
Sayla si accasciò a terra e si abbandonò ai
singhiozzi; E.N.D.,
seppur ancora incredulo, allora si voltò.
-Cosa fai ancora qui?- Chiese al demone di prima, che era rimasto a
terra tutto quel tempo.
-Vattene via!-.
Il soldato si rialzò di scatto, dimenticandosi a terra la
lancia per
lo spavento e affrettandosi a dire: -S-Sì, mi scusi! Io mi-
SPLAT
Al contatto umido Natsu si immobilizzò, si levò
il sangue dagli
occhi e vide che il tipo era rimasto senza testa.
-Oh... cazzo, chi è stato a... tu!-.
-Ciao moccioso! È da un po' che non ci si
vede!-.
Il vecchiaccio era apparso dal nulla e gli si avvicinava con aria
strafottente; cosa aveva da ridere in quel modo, cosa, era pura
fortuna che non fosse stato lì dentro con gli altri, e anzi
qualcuno
poteva spiegarli il motivo per cui proprio lui si fosse salvato???
Kyouka, Bluenote, Torafuzar, erano tutti morti, e quella mummia
stronza era ancora viva???
-Che vuoi ora?-.
Jiemma, l'ex-master stronzo di Sabertooth, scoppiò a ridere:
-Sembra
che tu abbia perso qualcosa!-.
-Se non avessi trovato già Cambiato anche te saresti ancora
sotto
terra! Quindi dammi una valida ragione per non rimediare adesso!-.
-Ahahah! “Master”, è
così che ci si comporta? Ti ciucci
il pollice per un po' di formiche morte?-.
-Formiche? Tu, gran figlio di...-.
STANK
Natsu sgranò gli occhi, una capsula rigenerativa era appena
comparsa
in aria e si era schiantata a terra con un fragore metallico.
-Beh, cos'è quella faccia? Chi credi abbia
insegnato a Minerva
la sua magia spaziale?-.
STANK STANK STANK
Una dopo l'altra piovvero forse venti capsule, non riusciva a
contarle tanto quelle erano veloci e tanto lui era incredulo.
Poi, quando finirono, corse da loro a controllarle una ad una.
Kyouka, Frammalth, Jackal, tutti i Nove, e anche altri.
-Ora ti inginocchi pure? Non hai vergogna moccioso? Beh,
sappi che farò di
questi eletti la mia gilda e la
userò per-
PAM
Sfondò il soffitto sparendo nel cielo; Natsu
abbassò il pugno, e
finalmente la trovò.
Non si era reso conto di averla cercata, ma in quel momento ogni suo
freno venne meno e aprì lo sportello per fiondarsi su di lei
ma
all'ultimo, vedendola così da vicino, si
immobilizzò.
-Oh, Lucy... sei ancora viva...-.
Le accarezzò la guancia, aveva un volto così
sereno che non
sembrava essersi resa conto di niente, e anche se il suo corpo era
freddo sentiva ancora la vita scorrerle tra le carni.
Ma era debole.
La prese con entrambe le mani e le sollevò la testa, in modo
da
poterla studiare a pieno.
-Stai bene, sei ferita? No, va tutto bene, va tutto bene Lu, non ti
succederà più niente...-.
Poi si incupì e si rialzò, alle sue spalle c'era
lei.
-Io...-.
-Lo sapevi.- L'accusò senza voltarsi.
-Natsu, io non...-.
-Tu lo sapevi. Sapevi cosa stava succedendo, vero? Anzi, visto che
non poteva agire da sola ti sei fatta un giretto da fantasma negli
altri laboratori, vero?-.
-Ti prego, cerca di capire...-.
-Per questo hai agito in quel modo! Per questo hai cercato di
convincermi un'ultima volta! Per questo, ho ragione???-.
-Mi dispiace, non volevo che finisse così, non pensavo che
lei
avrebbe...-.
-RISPARMIATI QUESTO TONO DISPIACIUTO!!! NON NE HAI ALCUN DIRITTO!!!-
Urlò voltandosi di scatto, quella donna piangeva, osava
piangere
e scusarsi.
-Ti giuro che non immaginavo che avrebbe fatto una cosa del genere!!!
Non avrei mai voluto tutto questo!!!-.
-BASTA MENTIRE!!!-.
Meldy ammutolì con un sobbalzo, e le mostrò il
segno sul polso.
-Ricordati che sento quello che pensi! Non so come tu abbia fatto a
nascondermi un'informazione simile, ma io ti leggo dentro!-.
-No...- Scosse la testa, ma appena, senza davvero crederci.
-Forse la tua lealtà a quell'uomo ti ha spinto a cercare
pietà, ma
tu hai sempre voluto questo! Per questo l'hai lasciata fare!!!-.
-No...-.
-Tutti quei bei discorsi! La collaborazione, il perdono, tutte
stronzate!-.
-No...-.
-Tu hai sempre voluto che succedesse questo! Tu ci hai sempre voluti
morti!!!-.
-No!!! No!!! Io non volevo!!! Io non... io non...-.
Si mise in ginocchio, gridando e singhiozzando mentre prendeva il
pavimento a pugni.
-Io non ce la faccio!!! Non ce la faccio Gerard!!! Ti giuro che ci
sto provando!!! Ti giuro che... che ci ho provato... ma non ci
riesco!!! Non riesco a perdonarli!!!-.
-NON CI RIESCO GERARD!!!-.
Il Cremisi rimase a osservarla disgustato, il solo pensiero che un
essere simile fosse lì davanti...
-Voi umani siete tutti uguali! Siete rivoltanti, siete falsi, siete
delle serpi! Ma io vi estinguerò, non sono come voi!-.
E fu così che gli venne un'idea.
-No... io sono peggiore...-.
Si girò e marciò ritornando verso Lucy,
distruggendo la sua capsula
con un calcio.
-Ora entra dentro di lei.-.
Meldy smise di piangere, percepì la sua sorpresa sporcargli
i
pensieri.
-Fallo, o la ammazzerò.-.
-Co-sa vuo-i fa-re? Per-ché mi chie-di una co-osa simile?-
Singhiozzò la ragazza, aveva paura, e voleva che fosse
così.
Poi sparì e Lucy aprì gli occhi.
Fu un lampo, Natsu la prese per il collo e la sollevò in
aria per
gustarsi la sua espressione sofferente e insieme terrorizzata.
-A-Ah! N...tsu...-.
Oh sì, oh sì, era da tanto che non sentiva quella
voce, gli era
mancata un sacco.
Alle sue spalle sentì: -Ehi, capo, mi sa che mi hanno
drogata, e non
so se hai visto l'esplosione qui fuo... ehi, che è successo
qui? E
che ha questa da piangere?-.
-Mirajane.- Disse lui girandosi di tre quarti: -Proprio te cercavo.
Contatta le nostre basi e dì loro di preparare tutti i
cadaveri
umani che hanno.-.
-Preparare? Non capisco, per cosa?-.
-Per una sorpresa. Agli umani. E porta via Sayla.-.
-Una sorpresa?-.
-Piantala di fare domande! Mi infastidisci!- La demoniessa
sussultò
e prese in braccio Sayla, che probabilmente stava dormendo.
Eheheh, stava scappando per il terrore, era divertente! Gli ricordava
i vecchi tempi...
-Torniamo a te.- Lucy smise di dimenarsi e provò a parlare,
invece
soffocò.
Se la portò vicino al viso, contemplandola ancora ma
stavolta con
malefica perversione.
Poi la baciò.
La costrinse a baciarlo.
Spinse le labbra sulle sue e inserì a forza la lingua,
schiacciandola sul suo palato e assaporandolo salato.
Lei tentò di liberarsi, era viscido, orrido, mostruoso, si
sentiva
impotente e incapace di reagire, invasa nella bocca e nella ragione
da quell'anguilla squisciante.
Provava una paura tale da far rabbrividire anche lui, e questo gli
piacque, così decise di amplificarla.
Lei urlò, scalciò, strozzò, allora lui
la schiacciò a terra e le
si mise sopra, bloccandole i polsi e leccandosi le labbra.
-Aspetta... ti prego...-.
“Lucy!”.
-Ti prego, ti prego no Natsu!-.
-Mi preghi?- Sogghignò lui: -Ma come, non lo sai?-.
Piantò le unghie sui suoi polsi e lei gridò.
-Pregare il diavolo è un grave peccato!-.
-Maledetta
ragazzina!-.
Si fece strada per il corridoio
spintonando i
demoni che lo intralciavano, fino ad arrivare al laboratorio. Poco
c'era mancato che l'esplosione lo disintegrasse, ma poco
così.
-Ehi spero che ci
sia ancora una... ma che sta succedendo?-.
Vedeva E.N.D. accucciato
sul pavimento, stava lanciando versi rochi e tremava tutto,
soprattutto non capiva cosa
gli stava
sotto.
Ma quel braccio che sporgeva era...
-Oh mio...
ahahah!!! Non ci posso credere!!!-.
Quasi non sentiva più il
dolore in faccia, se
poi ne aveva ancora una: quella scena lo faceva sbellicare, per i
più
svariati motivi.
-Sì,
voglio mettermi
anch'io! Saranno passati secoli dall'ultima volta!-.
Fece un passo ma una voce lo
fermò.
-Non ti conviene farlo...-.
Si voltò, a parlare era
stato un moccioso dai
capelli argentati e senza vestiti.
-Eh?
Vuoi provare a
fermarmi?-.
-Non io...-.
Brain aggrottò la fronte:
-Vuoi
dire...- indicando il rosso.
Al tacito assenso sbuffò
e tornò indietro.
-Dì
un po', tu non eri
un moscerino della luce? Un tipo come me è normale, ma tu
non vuoi
fermarlo?-.
-Ah... Non mi interessa...-.
Brain lo squadrò
attentamente: il ragazzo non
distoglieva gli occhi dalla scena, ma non perché fosse
attratto;
tutt'altro, sembrava più averci buttato lo sguardo e non
trovare un
valido motivo per distoglierlo.
Però che non lo guardasse
era una grave
mancanza di rispetto.
-Tu
sei uno di quelli che
mi ha fermato dieci anni fa! E guarda caso ho proprio voglia di
sfogarmi!-.
Gli diede un pugno in viso, ma
quello evaporò
e si riformò, impassibile, dopo qualche secondo.
Provò a colpirlo di
nuovo, ancora e ancora
fallendo più volte, finché non si accorse di
avere la mano cosparsa
di brina.
-Brutto...
mi stai
prendendo in giro?-.
-...-.
-AAAAAAAAAAAAAAH!!!-
Il Master si rizzò in aria sputando fiamme dalla bocca, poi
piegò
la testa all'indietro e li fissò con il volto eccitato, da
far
accapponare la pelle. Beh, tanto lui non ce l'aveva più la
pelle.
Con uno slancio si rimise in piedi e
si diresse
verso di loro, Brain non capiva le sue intenzioni ma sembrava ancora
trasognante.
-Lyon,
dì a Mira di
prepararsi: farò i fuochi d'artificio. Zero, rifatti la
faccia, fai
schifo.-.
Brain sobbalzò
innervosito, Lyon rimase
imperturbabile.
-Cosa vuoi
fare?-.
-Attaccarli.
Ma con più
convinzione.-.
Gli passò di fianco senza
neanche guardarlo,
impudenti uno più dell'altro, Lyon lo osservò
andarsene nel
corridoio con la coda dell'occhio.
-Ho capito.-.
SWOSH
BUM
La sua faccia evaporò di
nuovo, così al suo
posto Brain distrusse il muro.
-Lo
eliminerò quel
dannato!!! Nessuno,
nessuno mi insulta
così!!!-.
Lyon si girò e si
incamminò come se nulla
fosse.
-E
pensare che un tempo
era un santarellino
come te!
Quasi lo preferivo quando
non era un
mostro!-.
Il ragazzo si fermò.
-Mostro?-.
-Beh,
sì, certo, mostro!
Guarda come ha ridotto
quella lì!-.
-...- Lyon si
allontanò, ma prima di
svoltare l'angolo gli chiese: -Dunque non l'hai notato?-.
Brain era sempre più in
collera.
Notato cosa??? Parla chiaro una
buona volta!!!
-Stava piangendo.-.
E sparì.
“Piangendo?”.
Si girò verso la ragazza,
rimasta a terra; e
tornò a sorridere.
“Beh
io non avrei
pianto di certo!”.
La raggiunse, era ridotta a uno
stato pietoso,
piena di lividi e bruciature si copriva inutilmente il seno con le
mani ferite e borbottava qualcosa tipo: -Andrà tutto bene...
Lucy...
ci sono io con te... starai bene... non sei sola...-.
Un brivido gli percorse la spalla,
non che
fosse dispiaciuto per lei, figurarsi! ma certo non la invidiava. Quel
ragazzo era decisamente una persona pericolosa.
Mmm, tutti quei ragionamenti gli
stavano
facendo passare la voglia e tra l'altro stava impazzendo dal male,
però sarebbe stato un peccato sprecare un'occasione simile...
“Facciamo
una cosa veloce.”.
Si mise una mano tra i pantaloni per
abbassarseli, ma una fitta sul collo lo fece trasalire.
Forse un effetto ritardato
dell'esplosione? No,
non era una ferita, era qualcosa di raggelante, di pungente, di
costante, come se gli avessero lanciato uno spiedino in fondo
all'aorta.
Uno sguardo, ecco cosa, qualcuno lo
stava
fissando, ma non certo un essere umano e nemmeno un demone qualunque:
erano come gli occhi avidi di un rapace che stava calando per
strappargli la testa dal corpo.
“Strapparmi
la testa
dal corpo? Ma cosa sto pensando???”.
-Chi
osa guardarmi in
questo mo-
SBAM
Qualcosa lo travolse e lo
sbatté a terra, poi
una morsa artigliata si piantò attorno alle sue tempie,
chiudendosi
pericolosamente verso gli occhi.
-AAAAAAH!!!-.
Tentò di levarsela di
dosso, ma un'altra
stretta gli inchiodò il braccio al suolo, tanto forte che le
sue
ossa iniziarono a scricchiolare.
Gli occhi gli schizzavano fuori
dalle orbite,
così si trovò a fissare la figura che lo
sovrastava, e ne rimase
stupefatto.
Aveva delle fattezze femminili ma lo
premeva a
terra con due zampe da uccello, e gli occhi affilati blu scuro e i
coltelli al posto delle dita non erano certo quelli di una donna
comune.
No, conosceva bene quel volto
d'aquila, ma non
si sarebbe mai aspettato di rivederlo.
-Tu!!!
Lasciami subito, dannata
arpia!!!-.
-Questa donna appartiene al Master,
e al Master
soltanto.- Replicò lei, e né il suo tono
né il suo sguardo
ammettevano obiezioni, anzi, sembravano pronti a incenerirlo.
Non era cambiata affatto, la
Schiavizza Stelle
del Tartaro.
-Perciò rimani al tuo
posto, umano!-.
Spinse a fondo e lui perse i sensi.
Era rannicchiata nel suo alloggio
quando
piovvero.
All'inizio non si accorse di niente,
poi
percepì le loro ombre, infine alzò gli occhi e li
vide.
Non li riconobbe subito, non poteva,
e molti di
loro non li avrebbe mai più potuti riconoscere.
Oltrepassavano la barriera,
perciò non
potevano essere nemici, ma cadevano dall'alto, quindi non potevano
essere persone. Dovevano essere oggetti, oggetti non-magici
né armi,
che la barriera non aveva considerato minacce e che quindi
accompagnava a terra.
Poi, quando il primo fu abbastanza
vicino, capì
che si sbagliava: non erano oggetti, erano proprio persone.
No, non era vero neanche quello.
Non lo erano più.
Corse in strada, dove già
si stava radunando
la folla; sapeva di dover invitare tutti alla calma, ma lei per prima
non ci riusciva.
Una cosa del genere era incredibile,
impensabile, inimmaginabile.
Inumana.
La folla si aprì a
ferrò di cavallo quando il
primo cadde.
Il
primo.
...
Era lui?
Era... lui?
Quella macchia azzurra, erano i suoi
capelli?
-Permesso, permesso, fatemi
passare!!!-.
No, non poteva essere lui, una parte
di lei
aveva sempre mantenuto una fioca speranza e ora non poteva trovarselo
lì, non poteva incontrarlo in quel modo, non poteva vederlo
così,
non voleva accettarlo, no, no, non è vero, ditemi non
è vero!!!
Invece, come uno schiaffo in pieno
viso, eccolo
là.
Dopo più di un anno.
Dopo così tanto tempo.
Sei crudele però.
Potevi almeno ricomparire lontano da
me.
Potevi almeno preparami in qualche
modo.
Sei crudele Gerard.
Avevo promesso a me stessa che
questo giorno
non avrei pianto.
Invece... sei crudele.
Non riesco nemmeno a tenerti tra le
braccia.
* * *
-Oh, è già
finito il Secondo Arco.-.
-Che te ne pare, fratello mio?-.
-Mmm, hai ragione, non è
un granché come
finale.-.
-Sai, se questo fosse un anime, ora
ci
sarebbero tutti i personaggi in sequenza per vedere cosa stanno
facendo in questo momento.-.
-Dunque, vediamo... ci sarebbero
Lisanna e
Flare abbracciate l'una all'altra... Erza sdraiata sul nudo asfalto
con Kagura che accorre e la sostiene, ma trasalisce nel vedere quel
cadavere... Elfman che ancora non sa niente nel suo letto d'ospedale
a ripensare a ciò che ha perso... suo figlio che frigna
nella stanza
dei bebè... e sua madre che lotta tra la mente e il corpo,
uh, forse
su di lei ci sarebbe una ripresa più lunga, la si vedrebbe
più
sofferente, più confusa, più combattuta.-.
-E poi, per rimanere in ospedale, le
cinque
demoniette nei tubi di Gajeel e lui davanti a quello di Levy,
preoccupato da morire ma senza darlo a vedere nemmeno a sé
stesso.
Wendy sarebbe al suo fianco? No, penso che la vedrei in camera sua,
con Happy e Charle, e il suo libro nascosto dietro quel falso
sorriso, cacciato sotto il letto. Ah, la Principessa che ha appena
preso le sue pastiglie è già all'opera per
gestire la situazione
nonostante lei stessa sia sconvolta: è ammirabile come
riesca a
mantenere l'autocontrollo e disporre gli ordini.-.
-Dall'altra parte, ci sei tu (non ti
si vede il
viso) che abbassi le mani e, esausto per l'energia spesa per il
teletrasporto, ti lasci cadere sul tuo trono, che trovi meno scomodo
del solito senza rendertene conto. I tuoi demoni? Troppi, non li
badiamo, chi in camera sua e chi in giro in ansia.-.
-Kinana? Lasciamola in sospeso,
forse è viva o
forse è morta; tra le prigioni dei demoni, invece, qualcuno
si sta
agitando, una nuova voce si sta spargendo, quella della battaglia
finale.-.
-Ah, e magari si mostrerebbe anche
quell'uomo
che si sta trascinando fuori dalla caverna e zoppica lentamente verso
casa, con una dissolvenza finale sul sole che tramonta tra le
montagne.-.
-Però.-.
-Però questo non
è un anime, è solo una
brutta storia. E tutte queste storie minori non verranno mostrate,
non ne vale la pena. Basta sapere che tutte finiranno a breve, come
dei miseri fiumiciattoli mangiati dal torrente.-.
-La tua però no,
perché il mio piano
funzionerà.-.
-Tu ne sei la prova,
perché sei già li fuori
mentre ti stringo a me adesso.-.
-Immagino che il lettore sia molto
confuso a
riguardo: tu sei già fuori, ma io ho il libro con te dentro.
Poco
male, sono dell'idea che molte cose sfuggano al comprendonio umano:
ogni cosa ha di certo una causa, ma perché tutti dovrebbero
sapere
la spiegazione di tutto?-.
-Non ha senso.-.
-L'unica cosa che ha senso
è il nostro
obbiettivo, la nostra morte.-.
-E la distruzione di tutto questo.
Anche se io
odio la distruzione, ciò deve avvenire.-.
-Uhm, in fondo la distruzione mi
piace, se è
per salvare questo mondo dalla feccia umana.-.
-Eh, già, ormai non si
torna più indietro.-.
-Come dici? Sì,
è stato un arco breve. Sai, è
un espediente comune tra gli scrittori dilettanti.-.
-D'altronde- Aggiunse rialzandosi e
prendendo
in mano il libro scarlatto: -si sa come si dice: il secondo capitolo
non è mai bello quanto il primo.-.
-Ma è il terzo a fare la
storia.-.
Angolo
dell'autore
Da quando non edito? Comunque sia, mi scuso per
l'eventuale crudezza delle tematiche (non succederà
più).
E che altro dire? Cercherò di essere più puntuale!
Buonanotte a tutti!
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Capitolo 7 *** Epilogo ***
-Mira-nee!-.
-Dai, torna qui
Lisanna!-.
-Bianca?-.
La
voce di Flare mi distoglie dai fantasmi di questo posto. Per un
attimo mi sono rivista com'ero tanti, tanti anni fa; ma è un
pensiero pericoloso da fare, qui e ora.
-Tutto
bene?- Mi domanda lei preoccupata. Noto che i suoi occhi si sono
spalancati, un po' come quando fa quel suo strano sorriso; ma le
stanno bene, anche se così sembra essersi spaventata.
-Sì.-
Le sorrido io: -Solo che è da tanto che non torno
più qui.-.
Magnolia.
La
mia vecchia casa.
La
mia vecchia vita.
-Su,
andiamo!-.
È
passato già un mese da quel giorno, quando i morti caddero
dal
cielo; anche quelli di cui sapevano non rimaneva più nulla.
Ovviamente una cosa del genere non è molto strano sentirla
come
ieri.
Non è
stata solo un'esibizione, un'offesa, o una dimostrazione di potere;
nessuno ne sentiva il bisogno, nemmeno lui. Era una dichiarazione di
guerra.
La
battaglia finale si sta avvicinando, e affila la falce.
E io
devo essere pronta.
-Bianca...
siamo...-.
-Sì,
siamo arrivate.-.
Guardo
quel triangolo buio nella roccia che mi invita a entrare, o meglio,
mi sta obbligando. I miei sensi sono tesi verso quel luogo, solo
un'eco nel mio cervello si oppone; ma io la metto a tacere.
-In
questo posto i miei fratelli hanno affrontato i loro demoni quando
io... beh, ora è il turno della sorellina.-.
-Però...-.
Le
appoggio una mano sulla spalla per confortarla, mi piange il cuore
vederla così spaventata, ma proprio per questo devo essere
forte e
nasconderle la mia paura.
-Non
preoccuparti, andrà tutto bene. Vedrai, uscirò in
men che non si
dica!-.
Flare
aggotta la fronte e tira le labbra in basso, sta per scoppiare a
piangere, allora la bacio in fronte.
-Salutami
Yukino e Ginger quando si sveglieranno. Ah, e anche Levy e... beh,
anche Minerva e Millianna. Mi raccomando, bada a mio fratello, a
Ever, a Juvia e a Wendy e... a tutti.-.
-Anche
a Rossa-sama?- Domanda titubante; entrambe sappiamo bene che sta solo
prendendo tempo, ma faccio finta di niente.
-Soprattutto
lei. Erza è molto forte, ma è anche molto
fragile. Ti prego, stalle
vicina.-.
Flare
annuisce più volte, vuole rimandare il suo ultimo assenso,
tuttavia
io l'abbraccio forte e la saluto.
-Ciao
Flare. Comportati bene, e cerca di voler loro bene quanto gliene
voglio io.-.
-Sniff!-
Tira su col naso.
-Ci
proverai?-.
-Sniff!
Sì! Te lo prometto Bianca!-.
-Bene.-
La guardo per un ultima volta da vicino, le sue grandi iridi rosse, i
suoi lunghi capelli intrecciati, le sue labbra sottili, le sue
braccia, il suo seno, il suo sguardo, voglio memorizzare ogni cosa di
lei così che quando tornerò sarò
sicura di... di riconoscerla...
di riconoscerla ancora!
-Bian...ca...
stai... piangendo...-.
Mi
asciugo gli occhi e nego con forza.
-No,
ho solo qualcosa sugli occhi.-.
Sì, i tuoi.
-Allora
ci vediamo Flare. Buona fortuna.-.
La
lascio, è più difficile di quanto pensassi ma mi
giro e mi tuffo
nell'apertura.
E
tutto si fa silenzio.
Angolo dell'autore
Intanto auguri a tutti! Sì, lo so
cosa state pensando, "ho aspettato più di un mese per
questo?". Ebbene sì.
In realtà sono superimpegnato, ma dato che siamo alla fine
dell'anno posso tirare fuori qualche buon proposito no? Quindi... mi
impegno a...
...
...
...
Buon anno!!!
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