E così sia!!

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1. ***
Capitolo 2: *** .2. ***
Capitolo 3: *** .3. ***
Capitolo 4: *** .4. ***



Capitolo 1
*** .1. ***


Ancora abbandonato tra le braccia del maggiore, Jared tracciava piccoli segni sul torace dell’altro.

“Che c’è?!” fece Jensen.

“Niente!”

“Ti conosco. Che c’è?!” insistette dolcemente.

“E’ che pensavo che Jay tra qualche anno andrà al College e noi avremo molto tempo libero e…”

“Non ti sei mai lamentato del tempo libero da passare con me!” lo provocò Jensen.

“Scemo. Sai a che cosa mi riferisco.” replicò, sistemandosi meglio accanto a Jensen.

“Ti prego, dimmi che non vuoi un altro cane?!” si esasperò Jensen, temendo che quella fosse la prossima richiesta del suo amore.

“No!”

“E allora?!” fece curioso.


“Voglio un altro figlio!” rispose senza mezze parole.


Jensen strabuzzò gli occhi a quella richiesta. Si issò appena sul corpo del compagno che lo guardava con l’aria di chi aveva semplicemente chiesto l’ora e quindi si mise seduto.

“Cosa?!”

“Un altro figlio.” ripetè innocente. “Non ti piacerebbe un altro erede che possa raccontare la nostra più che avventurosa e romantica storia d’amore?!”

“Non scherzare, Jared. Stai dicendo sul serio?!” domandò perplesso il maggiore , tenendo gli occhi fissi sul compagno che piano si era messo seduto di fronte a lui.

Jared si sistemò al centro del letto, coprendosi alla meglio con il lenzuolo che copriva anche Jensen. “Sì, Jens. Sono serio. Molto serio!”

E a quella serietà Jensen si trovò del tutto spaesato e impreparato.

Avevano avuto la fortuna di poter adottare Jay dopo aver vissuto il periodo più brutto della loro vita. Il suo rapimento, lo stupro di Jared.

E ora che tutto davvero sembrava essere finito dato che McCoy era morto, Jared sembrava voler vivere un dejavu.

Crisi finita. Figlio nuovo.

“Jared , ascolta. Abbiamo avuto una vita bellissima, piena di splendide persone che ci sono ancora accanto e di questo non smetterò mai di ringraziare Dio. Dopo aver visto l’Inferno per colpa di McCoy, abbiamo avuto l’immensa fortuna di conoscere anche il Paradiso grazie all’adozione di Jay.”

“Cosa vuoi dire con...”

“Abbiamo adottato Jay dopo che McCoy era dietro le sbarre e ci avevano detto che l’incubo era finito. Ci siamo buttati quell’orrore alle spalle e da quel buio è arrivata la luce di Jay. Forse ...forse tu , ora….”

“Stai dicendo che voglio un altro figlio perché siamo appena usciti dall’ennesimo incubo?!” e in questa sua domanda c’era una sorta di delusione.

“Io non sto dicendo che...”

“Credi che adottare un figlio per me sia come comprare una spugna che mi serva a cancellare le cose brutte della vita!?” e questa volta Jared sembrava davvero offeso e contrariato.

Jensen capì di aver usato le parole sbagliate o di essersi spiegato male e quando vide Jared uscire velocemente e con gesti decisamente seccati dal loro letto, ne ebbe la conferma.

Il giovane si rivestì velocemente, ignorando il richiamo calmo di Jensen che lo seguiva fuori dal letto.

“Lasciamo stare. Fa’ finta che io non ti abbia detto niente!” gli disse senza guardarlo nemmeno in faccia e mentre si apprestava a lasciare la loro camera.

“Jared...Jared, no!” lo fermò con decisione Jensen, appena dietro di lui, che con una mano teneva il polso del marito e l’altra , difficoltosamente, si sistemava anche lui i pantaloni della tuta. “Non andare via! Parliamo. Ne abbiamo passate troppe per non riuscire ad affrontare questo argomento come merita di essere affrontato.”

“Tu hai detto che ….”

“Ho detto una stronzata , ok!?” lo fermò Jensen. “Ma lo sai che in alcune occasioni le parole che mi vengono fuori sono decisamente delle stronzate.”

“Mmh!” sembrò acconsentire il più giovane.

“Ti amo.” disse poi Jensen stringendo tra le sue, entrambe le mani di Jared, che non si ritraeva più dal tocco del marito. “Lo sai questo? Io ti amo e non c’è niente e nessuno al mondo che io ami quanto amo te.”

“ A parte Jay!” replicò dolcemente Jared.

“A parte Jay!” convenne sorridendo Jensen. “E per te è lo stesso. E io questo lo so.”

“E’ vero!” affermò con altrettanta dolcezza Jared. “Allora perché hai detto che….”

“Ascolta! Io non ho detto che non voglio un altro figlio. Sarei pazzo a non volere un altro figlio con te, piccolo!”

“Ma allora..”

“Il fatto è che siamo appena venuti fuori dall’ennesimo casino marchiato McCoy e tu, e non negarlo, sei ancora sottosopra per il mio ferimento!”

“Io non sono...”

“Non negarlo!” insistette Jensen, accarezzandogli il viso sempre meno teso.

“Credo di essere morto quando ti ho visto a terra!” ammise e sul suo volto, in un istante ricomparve tutto il terrore di quella sera assurda, ma l’ennesima carezza di Jensen, lo riportò ad una realtà del tutto diversa. Quella realtà fatta solo di loro due.

“Se deve essere, se deve accadere di nuovo, se un'altra bellissima vita deve entrare a far parte delle nostre vite, voglio che sia perché deve essere così e non solo perché vogliamo voltare pagina da qualcosa che vogliamo dimenticare. Quello che ti chiedo, Jared, è di darti del tempo per mettere in un cassetto quello che è successo qualche settimana fa. Io ho promesso , lo sai, a Rob che avrei fatto qualche tappa con i suoi Loudan Swain, starò via per qualche settimana e chissà , magari, questo tempo servirà ad entrambi per mettere le idee a posto e capire bene quello che dobbiamo fare. Che ne dici?!” provò a mediare senza cercare di essere autoritario o oppressivo in alcuna maniera. Non era così che loro risolvevano le loro cose.

“La settimana è diventata “due settimane”?!” si ritrovò a chiedere con un leggero broncio Jared.

“Sì, lo so. Ma quando Rob mi ha detto che sarebbero passati per Dallas non ho saputo resistere. Anzi, sai una cosa?!” fece improvvisamente elettrizzato.

“Cosa?!”

“Vieni con me. Parti con me. Ci penseremo insieme a se aumentare o meno la famiglia!”

Jared gli sorrise e in quell'invito improvviso, comprese, che il compagno non aveva messo uno stop al suo desiderio, ma gli aveva semplicemente chiesto di fare le cose per bene e di valutarle con lucidità.

“Hai ragione. Ci serve tempo e dobbiamo rimettere le nostre vite davvero nella loro carreggiata. Infondo dopo McCoy, ci sono stati tutti gli impicci delle indagini e i rapporti, e le dichiarazioni giurate e tutto quel casino giudiziario. E poi gli ultimi preparativi della festa e non è che abbiamo davvero avuto modo di resettare tutto e rimetterci in sesto.”

“E di questo che sto parlando, piccolo. Proprio di questo!” convenne Jensen, felice che Jared avesse compreso la sua titubanza. “ E poi...”

“E poi?” chiese curioso, Jared, mentre piano, con movenze lente ma decisamente chiare, riportava Jensen verso il loro letto.

“E poi dobbiamo parlarne con Jay. Le abbiamo promesso di raccontarle tutto prima o poi e se ci decidessimo ad adottare un altro marmocchietto, voglio che lei sappia tutto e che ci dia una sua opinione!”

“Ti ho mai detto quanto ti amo quando sei così saggio?!”

“In realtà no, perché sei tu quello saggio tra i due. Io mi accontento dei miei sporadici momenti di lucidità!” ironizzò Jensen, mentre, intuendo le intenzioni del marito, si lasciò cadere sul materasso , tirandoselo addosso.

“Allora , ti ho mai detto di quanto io ami questi tuoi sporadici momenti di lucidità?!” si corresse , l’altro, mentre si sistemava sul corpo del compagno e iniziava ad infilargli lentamente le mani sotto la cinta della tuta.

“La risposta è sempre no, ma credo, anzi spero che tu, adesso, abbia voglia di mostrarmelo!” maliziò Jensen.

“Ne ho voglia. Ne ho molta voglia!” convenne con altrettanta malizia il marito più giovane, sfilandogli lentamente la tuta e l’intimo e non lasciando alcun dubbio a quali erano le sue appassionate intenzioni.

I movimenti dei loro corpi, tra i loro corpi, si fecero sensuali e ritmici, fin quando, ad un certo punto Jensen sembrò stranirsi, rimanendo comunque con lo sguardo fisso su colui che era e sempre sarebbe stato , l’amore della sua vita.

Jared si rese conto di quella sorta di assenza. Gli carezzò il viso come a riportarlo da lui. “Jensen...”

Il biondo lo guardò. “Ti amo come non ho mai amato in vita mia!” disse solo.

Jared, trasalì dall’emozione. La loro preghiera d’amore era sempre un colpo al cuore.

“Come mai avrei potuto sperare di amare ed essere amato!” fu la semplice e ormai consueta risposta a quel giuramento.

Poi , fu solo amore.




N.d.A.: Ed ecco che un altro pezzo del puzzle di Preghiere è stato trovato. Sarà una storia di pochi capitoli. Una mini long, insomma.
Per chi ha amato Preghiere , spero , che anche questa piaccia e come dico nell'introduzione, vi avviso, che quando questa saraà finita, ci sarà il solito intramezzo con i bros e poi il prequel che metterà fine alla serie di Preghiere.

Come al solito, se volte, se vi piace o meno, fatemi sapere!!

Baci, Cin!

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Capitolo 2
*** .2. ***


Jensen partì una settimana dopo, non prima di aver chiesto ancora a Jared di seguirlo, ma il compagno lo rassicurò che stare un po’ di tempo da solo, da soli, non avrebbe fatto altro che fare bene. Ad entrambi.

Ma quando si ritrovò solo in quella casa enorme, sentendo anche la mancanza di Jay fuori per una vacanza studio con degli amici, quel suo desiderio di paternità sembrò bussare di nuovo forte alle porte della sua mente e del suo cuore.

Il trillo del telefono lo riportò indietro da quei pensieri.

“Pronto?!”

“Sig. Padalecky? Jared?”

“Sì , sono io. Chi parla?!”

“Salve, sono la direttrice Alvarez, del centro giovanile di….”

“Sì, sì, certo!” la fermò Jared riconoscendo il nome della donna. “Io e mio marito siamo tra i finanziatori del suo centro. Cosa posso fare per lei, signora Alvarez?!”

“Sono davvero in imbarazzo, ma avrei bisogno di un incontro con lei e suo marito , se fosse possibile!”

“Jensen non c’è. È parito qualche giorno fa ma se è urgente io sono in città e posso raggiungerla subito. Sono libero al momento!”

“Oh!!, la ringrazio. Sarebbe davvero grandioso se potesse venire!”

“Mi dia il tempo di arrivare!”

“L’aspetto, allora. Grazie!”


 

Quando Jared giunse al centro giovanile, rimase per un attimo in macchina a fissare quei ragazzi che pur non avendo molto, sembravano essere sereni e felici di avere quello che avevano. E ne fu orgoglioso, e fu orgoglioso anche di sé stesso perché sapeva che contribuiva al loro benessere.

Scese dalla macchina e mentre stava per raggiungere l’ufficio della Alvarez, nei corridoi della struttura, vide un ragazzino di circa dieci anni, seduto su una panchina, intento ad aspettare chissà quale esito.

“Sig. Padalecky?!” venne richiamato.

“Jared. Mi chiami pure Jared!” fece cordialmente mentre stringeva la mano della direttrice.

“Prego, si accomodi nel mio ufficio.”

Quando i due furono seduti uno di fronte all’altra, Jared chiese il perché di quella telefonata e di quell’incontro che sembrava urgente.

“Come le dicevo per telefono, mi sento in imbarazzo a dover fare questo discorso. A lei per di più, che è sempre stato così presente nella nostra...vita!”

“Lydia, per favore. Niente formalismi. Mi dica che cosa è successo e qual’è il problema!” la incoraggiò Jared. “Se è nel mie possibilità aiutare questo centro lo farò, altrimenti troveremo un’altra soluzione. Ma di una cosa può essere certa, non vi lascerò in difficoltà e mi creda, parlo anche a nome di Jensen!”

Gli occhi della donna si fecero improvvisamente lucidi e questo colpì molto l’attore.

“Lydia?!” la richiamò dolcemente.

“Mi scusi...mi scusi, Jared. Come le dicevo è imbarazzante per me riferirle questo ma non sapevo a chi altri rivolgermi!”

“Per favore, parli. Mi dica tutto!” la incoraggiò con calma, Jared.

“I nostri ragazzi, come lei sa, provengono per la maggior parte da famiglie che hanno bisogno di questo posto per tenerli fuori da alcune situazioni al limite. E poi abbiamo i ragazzi che vengono affidati a noi dai servizi sociali. Sono solo tre i finanziatori principali esterni, tra cui voi!” iniziò la donna, riprendendo il controllo e il contegno che doveva mostrare.

“Si, lo so com’è la situazione del centro. Ma non...”

“Gli altri due finanziatori principali hanno dovuto sospendere i loro sovvenzionamenti, come dire, per intervenute difficoltà economiche e quindi….”

“Lydia, mi sta dicendo che il centro è in difficoltà?!”

“Sì, e se non riesco a trovare una soluzione entro la fine del prossimo trimestre, potremmo anche dover...”

“Chiudere?!” finì allibito Jared al posto della donna ormai sinceramente preoccupata.

“Sì!” ammise amareggiata.

“Mio Dio, Lydia. Ma da quanto tempo va avanti questa situazione?” chiese quasi rimproverandola di averlo avvisato solo in quel momento.

“Quattro mesi, cinque se conta il primo avviso della banca!” confessò in imbarazzo la direttrice. “Ma non potevo chiamarvi prima. Quello che vi è successo era su tutti i giornali e io non osavo..”

“Per l’amor di Dio! No!!” fece frustrato Jared. “Ci sono delle vite , delle giovani vite in ballo, Lydia. Quello che è successo a me e a Jensen ormai è andato, finito, concluso. Ci stiamo riprendendo la nostra vita e questo centro e ogni fondazione o campagna di sostegno che sosteniamo fanno parte della nostra vita.” disse risoluto.

Poi si alzò e si avvicinò alla donna che singhiozzava sommessamente cercando di rimanere dignitosa. Le posò una mano sulla spalla.

“Ora, mi ascolti. Domani stesso farò venire il nostro avvocato e il nostro consulente finanziario. Sistemeranno le cose, butteranno giù un nuovo piano finanziario e vedrà che riusciremo a sistemare le cose. I ragazzi resteranno qui, per tutto il tempo che ne avranno bisogno e le loro famiglie dovranno essere più che certe di questo. E di certo, il centro non negherà alcun aiuto ai ragazzi in affido.” la rassicurò.

“Ma non deve parlane con Jensen, prima?!” azzardò la donna.

“Lydia, sostenere questo centro fu un’idea di Jensen e mi creda, se io adesso lo chiamassi per dire quale è la situazione, darebbe di matto e siccome quando Jensen da’ di matto non è un bello spettacolo, lasciamo le cose come stanno, ok?!” provò anche a scherzare.


 

Quando i due uscirono dall’ufficio, Jared si guardò di nuovo attorno, sospirando sollevato sapendo che era stato di aiuto. Si guardò in giro e ancora, su quella panchina, in attesa, c’era quel ragazzino.

“Chi è?!” chiese alla direttrice, indicando verso il ragazzo.

“Lui è Alexander, o Alex come lo chiamano tutti. Ha circa dieci anni. Circa due settimane fa ce lo hanno affidato i servizi sociali. Suo padre è in carcere per omicidio e non credo che ne uscirà mai e sua madre è morta un mese fa.” spiegò in breve.

“Oddio!”

“Da quello che ci hanno detto è un ragazzino intelligente, ottimi voti a scuola, inserito magnificamente in ogni attività scolastia e parascolastica, con la testa sulle spalle nonostante il suo background familiare. Ha solo avuto molta molta sfortuna. Non ha altri familiari e quindi adesso stiamo finendo le pratiche di affidamento al centro e poi...” ma a questo punto Jared non era più al suo fianco e si stava dirigendo verso il ragazzino.


Quando gli fu vicino…

“Ciao!” fece.

Il piccolo alzò appena lo sguardo verso quel gigante che gli si era fatto vicino.

“Io sono Jared. Tu sei Alex , vero?!”

Solo un piccolo cenno di assenso con la testa ancora bassa.

Allora, Jared, provò ancora e gli porse la mano e non la ritirò fin quando anche il ragazzino non gliela strinse.

“Ciao, Alex!” ripetè ancora.

“Ciao!” fu la risposta anche se fu appena un sussurro.

“Ascolta, qui dentro ...” fece indicando la stanza chiusa davanti a loro. “.. ci sono delle persone tutte intente a firmare carte su carte e ci metteranno tanto. Che ne dici se io e te , adesso, ce ne andiamo un po’ fuori a fare due chiacchiere per passare il tempo e magari ci prendiamo un bel gelato?!” fece sperando in una risposta positiva.

Il ragazzino lo guardò davvero tentato.

“Mi dispiace. Ma non posso!” rispose invece.

“Perchè mai?!” replicò sorpreso Jared.

“Io...io sono intollerante al lattosio!” rispose innocentemente Alex.

“Magnifico! Anche io!” esclamò Jared sorridendo alla faccia stupita del suo giovane interlocutore. “Allora che ne dici se al chiosco qui all’angolo ci prendiamo un bell’hot-dog?!” e il sorriso istintivo del ragazzino fece capire all’attore di aver fatto centro.

“Mi piacerebbe ma non penso che...” e guardò verso la Alvarez che aveva assistito a tutto.

“Non credo che la direttrice Alvarez avrà da ridire!” fece Jared e anche lui guardò verso la donna.

“Non sei obbligato ad attendere qui, tesoro. Se vuoi puoi andare con Jared!”

Alex guardò grato la donna e poi con un sorriso più ampio tornò a fissare quel suo nuovo amico.

“Mi andrebbe davvero un hot dog!”

“Lo sai? Anche a me!” convenne Jared.

“Posso averlo con la senape?!” chiese poi quasi con imbarazzo.

Jared sorrise a quello che sembrava un primo passo di fiducia.

“Puoi averlo con quello che vuoi!”

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Capitolo 3
*** .3. ***


Le due settimane di lontananza di Jensen passarono, non proprio velocemente, ma comunque meno “dolorose” di come Jared potesse aspettarsi.
Si erano parlati durante quella separazione. Jared non aveva accennato alla situazione del centro giovanile perché sapeva che Jensen, apprensivo come al solito, gli avrebbe risposto che sarebbe ritornato, mollando immediatamente quello a cui stava partecipando. Perciò, Jared lo tenne per sé come tenne per sé il suo nuovo giovane amico.

Passare il tempo con Alex era bello. Il ragazzino era davvero intelligente e vispo. Maturo per la sua età e forse, molto più probabilmente, era maturato a causa della vita che aveva dovuto vivere. Jared , in alcuni momenti, lo vedeva rattristarsi e sapeva benissimo che era in quei momenti che il ricordo della madre tornava prepotente nella sua mente.
E in quei momenti, Jared, cercava di distrarlo, raccontandogli dei suoi amici assurdi: Misha, Rich, Robert. E gli parlava di Jay e naturalmente di Jensen. Gli diceva che glieli avrebbe fatti conoscere e che se a lui sarebbero piaciuti, poteva essere loro amico. E loro, ne era certo, sarebbero stati più che felici di essere i suoi.

E più stava con Alex, più un idea si faceva sempre più consistente nella mente dell’attore. E più quell’idea cresceva, più la voglia di rivedere Jensen si faceva forte. Il più giovane gli aveva accennato il suo incontro senza però scendere nei dettagli e nelle sensazioni che provava. Non voleva fare quel discorso per telefono. Voleva Jensen accanto quando lo avrebbero affrontato e sapeva che anche Jensen avrebbe voluto lo stesso.


Il lunedì successivo alle due settimane , Jensen, posò il suo borsone da viaggio nell’atrio di casa loro, la prima cosa che il biondo fece fu chiamare a gran voce Jared.

“Tesoro? Sono a casa!!” recitò con enfasi la famosa battuta del film Shining.

“Ehi!! straniero!!” fu il saluto che gli ricambiò l’altro. “Dì la verità. Non vedevi l’ora di dire questa battuta!” lo punzecchiò mentre usciva dallo studio.

“Già!!, è dall’aeroporto che ci penso!” sogghignò, scoperto , il biondo.

Un attimo dopo erano abbracciati.

L’attimo successivo le loro labbra si cercavano affamate ed entusiaste di essersi ritrovate. Le mani di Jared si aggrapparono quasi con urgenza ai fianchi del compagno, mentre quelle di Jensen andarono ad incorniciare dolcemente il volto del più giovane. Si baciavano e sorridevano in quel bacio, entusiasti di essere di nuovo insieme, fin quando Jensen non iniziò a spingere Jared verso la scalinata che portava alle stanza di sopra.

“Mi sei mancato!” gli sussurrava Jared tra un bacio e l’altro.

“Anche tu, piccolo. Non sai quanto!” rispondeva Jensen continuando piano quel suo tragitto e invitando l’altro a salire verso la loro camera.

“Ma cosa...”

“Siamo stati lontani più di due settimane. Mi sei mancato quasi da impedirmi di cantare e ora che siamo di nuovo insieme voglio dimostrarti quanto tu mi sia.... mancato.” quasi a voler rendere davvero al massimo , quanto gli fosse mancato.

“Ma due settimane sono tante da recuperare!” ironizzò malizioso Jared, iniziando a mettere i piedi uno dopo l’altro sugli scalini.

“Più di due settimane. Più di due settimane!” lo corresse Jensen, baciandolo sul collo e poi sporgendosi verso il suo orecchio, sussurrò un accattivante: “Quindi spero che tu non abbia impegni importanti, perché sarai mio per molto molto tempo!” e Jared rabbrividì di puro piacere.

“Credo che qualsiasi siano i miei impegni, potranno aspettare!” convenne aumentando il passo.

“Magnifico! Davvero magnifico!”

“Ma aspetta...”

“Cosa?!” fece affannato Jensen, mentre già gli stava sbottonando la camicia.

“Jay? Come facciamo con lei? Cosa succede se rientra….”

“Tranquillo! Ho chiamato Misha, la terrà da lui fin quando non gli darò il segnale di “passato pericolo!”, perciò arrivare alla camera da letto potrebbe anche non essere necessario.” maliziò sornione.

“Magnifico!Davvero magnifico!” lo parafrasò Jared.

Ma alla camera ci arrivarono. Annaspando, inciampando, ridendo della loro goffaggine. Ma ci arrivarono.

Erano nella loro stanza. E la porta si chiuse alle loro spalle.

***

“Wow!!” esalò Jared decisamente sfinito ma ancora beatamente abbracciato al corpo del marito.

“Già! Wow!!” convenne Jensen.

“Sai? Mi stavo chiedendo quando devi partire di nuovo?!” chiese Jared.

“Cos’è?! Sei stato talmente bene da solo che non vedi l’ora di liberarti di nuovo di me?!” ribattè ironicamente l’altro.

“No! E’ che se il tuo ritorno ci porta a questo, beh!!...” e rimase in sospeso ma ridendo sommessamente.

“Ma come siamo diventati lussuriosi!” lo provocò Jensen, ridendo con lui.

“Mi sei mancato!” e questa volta era serio e sincero.

“Mi sei mancato anche tu, Jared. Mi sei mancato sul serio!” gli fece eco, il biondo, baciandogli piano e dolcemente le labbra ancora arrossate dall’amore appena pacato. “Allora, dimmi che hai fatto in questi giorni, oltre quello che ci siamo detti per telefono!” lo stupì Jensen.

Jared strabuzzò gli occhi. Dio!! come lo conosceva bene Jensen!

“Ma come fai a ...”

“Dono di natura!” scherzò l’altro e poi carezzandogli il viso ancora lievemente sorpreso. “No! Niente dono. Sei tu. Sei solo tu!”

Jared lo guardò quasi trasognante per quelle parole tanto enigmatiche quanto dolcissime.

“Ma che significa?!”

“I tuoi occhi.”

“I miei...”

“Brillano. Brillavano quando sono tornato a casa e non era per me. O solo per me. Brillavano mentre facevamo l’amore e non era per quello, o almeno non del tutto. E brillano ancora!”

Jared si sentì completamente scoperto. Jensen aveva sempre avuto questo dono di capire tutto di lui e anche questa volta, non era stato diverso.

“E’ vero che c’eravamo detti di darci del tempo per capire quello che avremmo dovuto fare...”

“Sì, è così!” convenne Jensen, attento a quello che Jared stava per dirgli.

“Ma...”

“Ma cosa?!”

“Ma mentre eri via io...io ho conosciuto qualcuno!” disse Jared senza rendersi conto di cosa in effetti aveva detto.

Jensen si issò a sedere con uno scatto quasi felino.

“O cazzo!” esclamò con una certa furia, prendendo di sorpresa Jared. “Due settimane. Ti ho lasciato per due settimane in cui c’eravamo ripromessi di pensare al nostro futuro insieme e tu mi spiattelli in faccia che...che…..?!” quasi gridò, mentre saltava fuori dal letto e si infilava i pantaloni con gesti nervosi.

“Ma cosa...” replicò interdetto Jared che non capiva il perché di quella sfuriata improvvisa.

“Un altro?!!!?” gridò più sconvolto. “Stiamo insieme da quasi venti anni. Siamo sposati. Dio!!” si esasperò perfino nella voce. “Abbiamo una figlia, Jared. Tu mi stavi chiedendo perfino un altro figlio e ora...ora mi dici che...”

Ma Jared lo fermò con decisione da quello straparlare.

“Ma che diavolo stai farneticando, Jensen. Che stai dicendo?!”

“Io che sto dicendo? Io???!” replicò alterato. “Mi hai appena detto che hai conosciuto un altro!”

Jared , a quel punto, si rese conto dell’equivoco e se in un primo momento avrebbe voluto prendere a schiaffi Jensen per quello che aveva pensato fosse successo, con più lucidità pensò prima di far sentire un idiota quel marito bellissimo e ancora geloso che si ritrovava. E per un attimo la sua mente ritornò a molti anni prima, quando nel loro letto, quando ancora nessuno sapeva di loro, Jensen, credette che volesse lasciarlo.

“Sei un emerito idiota, Jensen Ross Ackles!” esclamò, poi, con calma.

“Perfetto: cornuto e idiota!!” replicò Jensen, ancora furioso.

“Smettila , Jens!” lo richiamò con fermezza , Jared. “Io ho detto che ho conosciuto qualcuno e non che ho conosciuto un altro!”

“Qual’è la differenza scusa?!” volle chiedere anche se in tono sarcastico.

“Che tu hai pensato al lato porno della storia, io ad un ragazzino di quasi dieci anni!” lo spiazzò il più giovane.

Jensen deglutì. Che cosa aveva detto Jared? 10 anni? Che l’età l’avesse davvero fatto diventare un idiota? Che quel suo assurdo vizio di travisare perfino i pensieri fosse decisamente peggiorato con la mezza età?

“Ma cosa...”

Jared gli andò vicino e lo costrinse a sedersi sulla poltrona ai piedi del loro letto.

“Ora, siediti e stammi a sentire , scemo.” e poi si sedette ai piedi letto, per poter stare accanto a Jensen. “Qualche giorno dopo che sei partito, mi ha chiamato la Alvarez.”

“La Alvarez. La direttrice del centro giovanile?!”

“Esatto!”

“Cosa voleva?!”

“Dirmi che c’erano dei problemi economici con il centro e che a causa di molti benefattori che si sono tirati indietro, il centro avrebbe rischiato di chiudere entro i prossimi mesi!” riassunse in breve.

“Cosa???!” sbottò sbalordito Jensen. “Ma come è successo? Cosa è successo?Perchè il commercialista non ci ha avvisato ? Perchè tu non mi hai avvisato prima ? Perchè...” cominciò a dare di matto. Esattamente come Jared sapeva avrebbe fatto!!!

“Per evitare esattamente questo. Che tu andassi fuori di testa!” cercò di calmarlo Jared.

“E coma faccio?!” lo rimproverò , Jensen. “Sai quanto ci tengo a quel centro!!”

“Lo so ed è per questo che invece di farti sclerare in questo modo mentre eri con Rob, c’ho pensato io e ho rimesso tutto in ordine. Il centro ora è apposto e non rischia più niente e ho dato incarico al commercialista di riferire immediatamente e direttamente a noi, ogni volta che c’è qualche problema fiscale o finanziario.” riferì pacatamente e sorrise quando vide Jensen, iniziare a respirare di nuovo regolarmente.

“Ora!” riprese Jared. “Posso continuare?!” e Jensen annuì. “Quando ho finito con Lydia, ho conosciuto un ragazzino. Si chiama Alexander, Alex. È fantastico, intelligente, sveglio...” e andò avanti così a raccontare come lo aveva conosciuto, la sua storia non troppo felice, il tempo che aveva passato insieme a lui, le cose che avevano in comune e quelle che poteva avere in comune con Jensen.

Jared gli raccontò tutto. Ed era euforico mentre parlava e Jensen lo vedeva. Vedeva di nuovo quel brillio negli occhi del marito. Vedeva la felicità che gli illuminava il viso ogni volta che nominava Alex. Vedeva l’entusiasmo in ogni gesto quando Jared parlava del ragazzino già come se fosse parte della loro famiglia.

E mentre Jared ancora parlava, Jensen prima si diede dell’emerito idiota per aver pensato che Jared lo avesse tradito e poi dell’emerito idiota per averci messo tanto a capire quanto Jared volesse che Alex facesse parte della famiglia.

E poi, in un attimo, si ritrovò a pensare , che infondo infondo, anche lui voleva un altro figlio.
Veniva da una famiglia numerosa, così come Jared. La confusione in casa e a tavola faceva parte del loro DNA e ormai loro avevano una certa vita, Jay se ne sarebbe fatta ben presto una sua e quell’enorme casa sarebbe stata fin troppo vuota. E Jensen non lo voleva.

Jensen voleva gioia in quella casa, rumore, grida e risate. Voleva vedere Jared ridere di cuore a qualche casino combinato dai loro figli mentre lui avrebbe dato di matto. Voleva ...voleva….

Al diavolo! Jensen voleva un altro figlio!!!

 

“Ok!” disse all’improvviso.

 

Jared si fermò di scatto. “Ok, cosa?!”

“Avviamo le carte per l’adozione!” lo spiazzò.

Jared perse un battito. Poi il suo cuore si ritrovò a battere furiosamente così come il suo respiro.

“Ma cosa...dici ...Dici sul serio?!”

“Mai stato così serio, Padalecki. Voglio un altro figlio. Lo voglio almeno quanto lo vuoi tu. Ed è stato davvero stupido da parte mia chiederti di aspettare e pensarci. Perciò se deve essere questo ragazzino che, a quanto pare, ti ha già rubato il cuore, allora sia così!”

“Ma non vuoi conoscerlo prima?” provò a domandargli, sorpreso di una tale affermazione.

“Non conoscevo Jay quando l’abbiamo adottata.  Ci è stata donata. Per Alex sarà lo stesso. Un altro bellissimo dono. Quindi….”

Jared per un attimo rimase in silenzio, a corto di parole.

Cosa che, Jensen pensò, era davvero difficile!!

“Jensen stai dicendo davvero ...sul serio?!” azzardò ancora.

“Jared, mi ami?!”

“Certo che ti amo!”

“Mi conosci?!”

“Certo, sì!”

“Ho mai scherzato su cose del genere?!”

“Mai!”

“Allora che ne dici di avere un altro figlio?!” domandò sorridendogli serenamente.

“Oddio, sì!!!!” esclamò al settimo cielo Jared mentre gli si buttava letteralmente al collo per abbracciarlo.


 

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Capitolo 4
*** .4. ***


Circa un mese dopo, Alexander Ryders, veniva ufficialmente dato in affidamento di Jared e Jensen, fino a completamento delle pratiche burocratiche per l’adozione definitiva.


Jensen , benchè voleva mostrarsi sicuro e simpatico, quando andò con Jared a conoscere il ragazzino, non riuscì a non emozionarsi, quando, fatte le dovute presentazioni, Alex raccontò il suo breve passato anche al maggiore. Il biondo, gli mise le mani su entrambe le spalle, strinse appena e lo guardò fisso negli occhi.

“Se vuoi, ora, saremo noi la tua famiglia. Se la cosa ti va bene, saremo onorati di essere i tuoi genitori e se non ti va, saremo solo amici. Ma comunque sia, non sarai mai più solo. Noi ci saremo sempre.” furono le parole che Alex si sentì dire da Jensen e ne capì appieno il significato.

Genitori. Non mamma e papà.

Quello, aveva capito da subito e dai racconti di Jared che non sarebbe potuto essere. Ma il ragazzino guardò Jared, poi Jensen e si ritrovò a pensare che se, tra tante coppie che lo avevano visto in quel centro, Jared e Jensen, erano gli unici che lo avevano visto sul serio, qualcosa di speciale dovevano averla per forza e lui aveva così tanto bisogno di avere qualcosa di speciale nella sua vita.

In una delle postille delle varie possibilità del giovane preso in tutela , però, c’era la facoltà, una volta raggiunta la maggiore età, di prendere il cognome dei due nuovi genitori, che ci avevano tenuto a che fosse ufficiale che una tale scelta sarebbe dovuta essere esclusivamente del ragazzo.


 

Ma prima di tutto questo, Jared e Jensen, avevano una promessa da mantenere. Jay aspettava e meritava di sapere tutta la storia.

La loro storia.


La chiamarono una sera e le dissero di Alex, notizia a cui la ragazza reagì con entusiasmo.

“Ma ti avevamo fatto una promessa Jay.” si fece avanti Jensen.

“Lo so. Ma non sarò io a dirvi quando. So che sarete voi.”

“E se il quando fosse adesso, piccola?!” suggerì Jared sedendosi vicino a lei.

“Allora vi ascolterei!” fu la risposta sincera e matura della ragazza.

Ciò che ascoltò in seguito, fu il racconto di una grande storia d’amore. Dei suoi segreti, i suoi problemi, le sue gioie, le sue passioni. Ma anche del suo dolore. Prima quello di Jensen, poi quello di Jared.

A quel racconto, Jay, pianse e rise e si infuriò e poi pianse ancora.

I suoi genitori erano due grandi attori e sentire una storia del genere raccontata da loro , fu come viverla in prima persona. Fu come vedere un film in 3D e quando il racconto giunse al loro presente, Jay, non potè fare altro che confermare ogni suo sentimento, ogni sua sensazione.

“Siete due persone fantastiche e buone e generose e…..fantastiche!” ripetè ancora emozionata ed emozionandosi di più, vedendo gli occhi lucidi dei due uomini che le stavano accanto. “Siete stati e siete ancora e sarete sempre i migliori genitori che io potessi mai desiderare di avere e Alex, beh!, Alex avrà la possibilità, molto presto, di rendersi conto di quale grande fortuna ha avuto nell’incontrarvi e nel poter far parte della nostra famiglia.”

“Davvero?!” sussurrò orgoglioso Jensen.

Jay annuì decisa. “E se non dovesse farlo, allora...”

“Allora?!” chiese curioso Jared.

“Allora diventerò la sorella maggiore della situazione e lo farò rigare dritto come Dean ha fatto con Sammy!” asserì con un cipiglio deciso.

“E’ Sam!” la corresse Jared, fintamente offeso, facendo ridere tutti.

Si abbracciarono. Stretti.

Cos’altro potevano fare se non dimostrarsi l’amore che li legava!!

***


Dieci anni dopo, una radiosa e bellissima Jay, percorreva la navata della Chiesa, sottobraccio ai suoi due padri, per raggiungere l’uomo che le aveva giurato eterno amore anche prima di chiederle di sposarla.


 

Jared e Jensen se ne stavano in cucina insieme a Misha a discutere sull’idea di una futura, possibile, campagna di sostegno, mentre Jay e il suo ragazzo, erano sul divano apparentemente a guardare al tv, anche se i due, si vedeva che stavano discutendo.

Ora o mai più, Jay!!” esclamò risoluto, ad un certo punto, il giovane, alzandosi di scatto.

Amore, ma...” provò a richiamarlo la ragazza.

I tre adulti si voltarono a quella scena. I due ragazzi erano da un paio di anni che si frequentavano. Si amavano profondamente, ma in alcune occasioni era decisamente Jay, più simile di carattere a Jensen, a farla da padrona. Quindi sentirle dire, quasi supplichevole, quel: “Amore, ma...” era davvero strano.

Problemi in Paradiso?!” sussurrò l’ex angelo vedendo il ragazzo avanzare verso di loro.

Il ragazzo si avvicinò ai tre e poi chiese nervosamente ai padroni di casa se poteva avere la loro attenzione.

Anche Misha lo guardò, perplesso. Non aveva idea di cosa dovesse dire.
Lo sguardo altrettanto nervoso della ragazza alle sue spalle, non tranquillizzava la situazione.


West Anaximander Collins che hai combinato?!” chiese a quel punto, dato che non aveva mai visto il suo primogenito in quelle condizioni.


Jared e Jensen fecero il giro del bancone della cucina e si misero di fronte al ragazzo che conoscevano da quando portava i pannolini.

Che c’è West?!” chiese Jared sorridendogli più che altro per cercare di calmarlo.

Sputa il rospo, ragazzo!” lo incoraggiò Jensen.

West deglutì. Si vedeva che stava cercando di far ricorso a tutto il suo coraggio. Stringeva la mani a pugno nervosamente. Sudava perfino.

Il ragazzo lanciò uno sguardo veloce al padre e poi tornò a fissare gli altri due.

Zio Jared….zio Jensen...” iniziò, chiamandoli come li aveva sempre chiamati. “Non riesco, almeno in questo momento a fare discorsi troppo lunghi o impegnativi, anche perché io…..cioè, in verità io vorrei, o meglio... io avrei anche…..nel senso che, dovrei ...in effetti….”

West stai balbettando!” lo fermò Jensen, cercando di andargli incontro.

Dillo a parole tue!” si accodò Jared.

West a quegli incoraggiamenti, strinse le labbra e fece un respiro profondo.

Poi parlò.

Vi chiedo il grande onore di poter sposare vostra figlia Jay. La amo. La amo da impazzire. La amo a tal punto che non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei! Potete concedermi questo privilegio? Potete concedermi la sua mano?” disse tutto di un fiato e rimase in apnea fin quando non sentì le mani di lei tra le sue a dargli appoggio e conferma che anche lei provava la stessa cosa. “Per favore!” ritenne di dover dire ancora.

Jared e Jensen per un attimo rimasero senza parole. Lo stesso, Misha, che non ne sapeva assolutamente niente.

Poi i soggetti interessati, guardarono Misha, che alzò le spalle , completamente estraneo a quella richiesta e altrettanto sorpreso, ma indiscutibilmente felice. Un ennesimo legame che avrebbe rinsaldato quello che lui, ai tempi, aveva avuto la fortuna di vivere con Jared e Jensen.

Si guardarono e come al solito, come sempre avveniva tra loro, anche senza parole, sapevano cosa dire e cosa fare. Anche perché la luce che c’era sul viso della figlia non ammetteva altre risposte.

Per la miseria, West!! sei la copia sputata di tuo padre, incasinato e confusionario anche quando deve dire due parole!!” fece Jensen, guardandolo negli occhi.

Ed era lo stesso quando recitava!!” confermò Jared.

Ehi!!!” protestò l’amico, sorridendo.

Ma non siamo mai  riusciti a dire di no a Misha, né nella vita reale e nemmeno quando era Castiel...” continuò Jared.

...quindi perché dovremmo dire di no a te!?” concluse Jensen.


 

Accanto alla sposa, un’emozionata Maison cercava di dare il meglio di sé come damigella d’onore. Mentre come testimone dello sposo, decisamente orgoglioso, un elegante Alexander Ackles Padalecki, fremeva all’idea di dover passare le fedi a colui che era diventato, nonostante la differenza di età, uno dei suoi migliori amici.


 

Nei primi posti, tra i banchi, Jared , Jensen e Misha, osservavano con occhi emozionati ciò che la vita aveva donato loro. Famiglia, figli, amore. Tanto amore.

Il moro si voltò verso i due e con la voce ridotta quasi ad un sussurro, a causa dell’emozione: “Vi giuro che se uno di voi due inizia a piangere come una vecchia checca, comincio a dare di matto!” e lo disse , fissando Jensen, di solito , il più emotivo tra loro.

“Giuro che farò il bravo!” cercò di rendersi credibile il biondo.

“Lo ha promesso anche me. Ma non credo che...”

“Ma per favore. Non sono un bambino. Non piangerò. Lo giuro!!” asserì deciso e cercando di darsi un contegno dignitoso.

 

Inutile dire che al momento del “Sì, lo voglio!” pronunciato dai due novelli sposi, Jensen non era l’unico dei tre che singhiozzava!



Avevano pregato per un amore vero. Avevano lottato per salvare quell’amore. E grazie alla forza che avevano sempre dimostrato grazie a quello stesso amore, la loro preghiera non poteva che essere ascoltata ed esaudita.

 




N.d.A.:  Grazie di cuore a chi ha seguito questa storia e l'intera serie di Preghiere.  Vi preannuncio, per chi volesse ancora sapere qualcosa di questi J2 veri / non veri, che dopo una breve pausa e magari qualche shot, che posterò il prequel dell'intera serie. Dopodicchè metterò la parola FINE alla serie!!

Baci baci baci a tutti!!!

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