Fix Me

di QueenyMoss_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lovers when it's cold ***
Capitolo 2: *** Really angry with him. ***
Capitolo 3: *** Why am i so confused and undecided? ***



Capitolo 1
*** Lovers when it's cold ***


Da quando ebbi il coraggio di spostarmi dalla mia terra natale, le cose non potevano che essere andate per il meglio, tranne una: essermi innamorata di una persona che mi aveva promesso di tutto, ma che vidi scomparire alla prima occasione che gli si presentò, di poter sfondare.
Provavo ancora rabbia nei suoi confronti e non avevo la benchè minima idea di come mi sarei potuta comportare se solo me lo sarei potuta trovar davanti.
Avevo finalmente realizzato uno dei più grandi "sogni", aprire un negozio di prodotti cosmetici in pieno centro a Roma.
Mentre stavo incartando alcuni prodotti ad una cliente, passavano per la radio una delle SUE ultime canzoni.
Sapevo che lui era in città.
Sapevo che comunque avevo la minima possibilità di poterlo incontrare, ci voleva proprio che la sfiga si potesse mettere di mezzo.
Sapevo che quella non era la mia giornata che qualcosa mi sarebbe andata sicuramente per il verso sbagliato.


"Tutto bene?"



La mia collega, nonchè l'unica persona che mi ero potuta permettere di assumere per poter avere una mano d'aiuto, si avvicinò non appena capì che qualcosa non andava.
Aveva imparato a capirmi più lei in poco tempo, che  tutte le altre persone messe insieme, le stesse che dicevano di "Capire tutto di me".


"Si, diciamo di si..."


Accennai un sorriso ed annuì poco convinta, sperando di poter sviare il discorso, ma non servì a molto.
La ragazza era molto perseverante e se qualcosa non andava, cercava di poter approfondire il discorso con "delicatezza", trovando un modo per poterti aiutare.
Era rassisurante verso le persone delle quali le importava ed io ero stata molto fortunata nel poterla avere nella mia vita.


"Sicura? Ti ho vista cambiare espressione, o meglio umore, quando stavi servendo l'ultima riccona che è entrata..."


Come potevo spiegarle quello che mi passava per la testa? 
Come potevo raccontarle quello che mi era successo qualche anno prima?
Come potevo raccontarle che, per colpa di qualcuno, avevo perso la fiducia nel genere umano, soprattutto verso il sesso maschile?
Come potevo raccontarle che, nonostante tutto il male che LUI mi aveva fatto, al sol sentire la sua voce mi si capovolgeva lo stomaco?
In quel lasso di tempo, che parvero minuti infiti mi ricordai di come tutto ebbe inizio.


"E' difficile spiegarti cosa mi passa per la testa in questo momento..." 
"Tu provaci, è vero io non ho il potere di poter mettere le cose al loro posto, ma posso comunque cercare di aiutarti a stare meglio"



La disponibilità che quella ragazza mi dimostrava, era spiazzante.
Allora, dopo diversi mesi da quando la conobbi, decisi di raccontarle QUEL periodo della mia vita, facendola rimanere apparentemente senza parole e sentendomi, al contempo, il cuore in gola e gli occhi che cominciavano a pizzicare.

Ma no, non avrei dovuto cedere, non se lo meritava.
Non dopo che mi aveva trattata come un giocattolo, lasciandomi soffrire.



"Wow, non sapevo fossi l'ex di un personaggio famoso"


Già, brutto a dirsi, mi feceva quasi strano pensarmi come l' "ex" di qualcuno come lui.


"O dio, non esageriamo ora, ai tempi in cui noi due stavamo insieme non era ancora una persona famosissima, il gruppo aveva appena fatto le sue prime apparizioni ma comunque per questioni di privacy, avevano fatto in modo che nessuno sapeva nulla di me"
"E come hai fatto a sapere che lui adesso si trova qui, a Roma?"
"Cris, io seguo ancora la sua pagina e mi è capitato di leggere settimane fa che sarebbe stato ospite di un locale romano in cui avrebbe comunque tenuto una specie di spettacolo per promuovere il suo album e poi ho anche un amico che lavora nel campo delle organizzazioni di questo tipo, l'avrei saputo a prescindere"
"Come suo? Non faceva parte di una band?"
"Ora non più, il gruppo si sciolse solo dopo cinque anni di attività, ovvero cinque anni fa, e dopo qualche anno ognuno dei componenti cominciò ad intrapendere un proprio progetto solista"
"Ora capisco. Per quanto credi possa stare in città? Cioè, ricordi quanto soggiornava nelle città in cui si esibiva?"
"Dipende. Dipende da quanti spettacoli ha ancora da fare, da quanto tempo c'è fra uno show e l'altro, dalla lontanza fra un posto e l'altro"
"Dai, vedrai che non avrai il modo di poterlo incrociare, passeranno veloci questi giorni"




Cristina sembrava fiduciosa, ma qualcosa dentro di me diceva che quei giorni sarebbero passati tutt'altro che veloci.
Dopo avermi rivolto uno sguardo "amorevole" ed avermi dato una pacca incoraggiante sulla spalla , ci rimettemmo a lavoro per le altre due ore che ci rimanevano prima di arrivare all'orario della nostra pausa-pranzo.



***

"E così, all'epoca dei fatti, quel cretino non ebbe il lampo di genio nel chiederti di seguirlo?"


Eravamo sedute ad un tavolino fuori al locale dove di solito passavamo la pausa pranzo e, non so come, ricominciammo a parlare di lui.
Con la sola differenza che in quel momento sentivo meno il nervosismo della mattinata appena trascorsa, che mi faceva provare quasi un senso di nausea.


"Cris dai, non ci pensare...ormai è andata così"


Parlai quasi in un sussurro, intenta a raccogliere con un cucchiaino, quello che rimaneva della mia granita al limone.


"Non ci pensare? Non ci devo pensare? Ma tu lo sai cosa potrebbe succedere se solo la sfiga vi facesse incrociare gli sguardi in questi giorni?"
"Roma è immensa, Cris, non credo di avere così tanta sfortuna da arrivare ad incrociare lo sguardo del mio ex.."
"E se lui cercasse informazioni su di te e qualcuno gli dicesse che al centro della città tu hai un negozio in cui lavori?"


In quel momento mi ricordai che lui era amante del make up, avevamo condiviso anche una passione del genere, oltre a tutto il resto. Sarebbe stata una scusa perfetta per lui, per venirmi a trovare.

"Sono del parere che, anche se lui cercasse informazioni su di me, non verrebbe mai sul mio posto di lavoro"
"Io non ne sarei così tanto sicura, Giù"


Sospirai quasi con fatica e presi il cellulare, mentre aspettavamo il conto chiesto al giovane cameriere che ci aveva servite il pranzo circa un'ora prima.
Diedi un'occhiata ai vari social ai quali ero iscritta e non potevo credere a quello che stavo vedendo.
C'erano delle foto che ritraevano lui, davanti ai maggiori monumenti della capitale.
Foto da solo, foto con i fan, foto con gruppi di fans, foto con gruppi di fans giapponesi.

Stava diventando un'ossessione, ovunque guardavo mi compariva una sua foto.


"O dio, o mio dio, non ci posso credere"
"Cos'è successo?"



Voltai lo schermo del mio smartphone verso il viso della mia amica, facendole vedere ciò che avevano appena visto i miei occhi, portando le mani sul viso, non appena quest'ultima se lo prese per guardare meglio ogni foto.


"Diciamo che dieci minuti fa ha pubblicato una foto che lo ritraeva davanti ad uno dei monumenti qui vicino, se siamo fortunate lo dovremmo anche incontrare, coglione."


Cris ancora non lo conosceva e per quello che le avevo raccontato già non lo sopportava.
Ma lei non sapeva che lui, quando voleva davvero qualcosa, la otteneva.
Sebbene io in cuor mio speravo che, quello di cui avevamo il dubbio dalla mattina stessa, non si avverasse, cercando anche di autoconvincermene.


"Dai, conviene che ce ne torniamo in negozio un pò prima visto che abbiamo anche della roba da sistemare"
"Hai ragione, porto i soldi alla cassa e ce ne andiamo subito"



***

Dopo circa un paio di ore da quando finimmo di pranzare, riaprimmo il negozio al pubblico.
Sistemammo la merce che ci arrivò quella stessa mattina e ci dedicammo completamente ad ogni cliente che si fermava, anche solo per guardare o chiedere, da noi.
Mi era sempre piaciuto essere disponibile con le persone e mi piaceva esserlo a maggior ragione se coniugavo il tutto con la mia passione per i cosmetici.
Fortunatamente quel pomeriggio ebbimo un grande afflusso, complice anche l'ondata di turisti che in quel periodo "invadeva" Roma.
Per tutto il pomeriggio continuammo a lavorare ininterrottamente, fermandoci solo quei pochi secondi quando la clientela voleva dare un' occhiata ai prodotti, soprattutto alle novità.


"Ci conviene aumentare il livello dell'aria condizionata, altrimenti arriveremo a fine giornata sciolte ,come burro, sul pavimento"

Cris prese il telecomando per alzare il livello dell'aria condizionata, ridendo e facendo ridere anche me.
Io nel frattempo sistemavo le banconote e le monete nella cassa, mettendo tutto al proprio posto, quando nella radio passarono un' altra delle sue canzoni.

Ma perchè?
Ce l'avevano anche loro con me? 
Volevano anche loro farmi soffrire?
 
"When we love
We lie
You're my favorite wast of time
When we love
We die
Yet I need you by my side
We're only lovers when it's cold"

Sembrava quasi che quel testo lo avesse scritto per me.
Io che per lui ero solo stata una perdita di tempo, la sua preferita.
Lui che diceva di amarmi e che allo stesso tempo mi mentiva.

Scossi leggermente la testa, cercando di non pensarci e vidi Cris che canticchiava la canzone, o meglio che ci provava.
Risi.
Come non aveva fatto a capire che anche quella canzone era del "coglione", come lo chiamava lei?


"Cris, vorrei informarti che anche questa è una delle sue canzoni.."
"Oddio, oddio...non la canterò più, che schifo..bleah"
"Ma dai non è poi male, anche se a me fa ricordare al periodo in cui stavamo insieme"
"Oh, ma come fai a capire che sono sue canzoni?"
"Semplice, certe voci non si possono dimenticare...a maggior ragione se si tratta della sua"



***

"Ecco fatto, ho messo in regola la cassa, ora vado in bagno e poi fra un quarto d'ora chiudiamo"

Mi rivolsi soddisfatta verso la mia collega che annui semplicemente, rimanendo per qualche minuto da sola.
La giornata stava per volgere al termine e , per fortuna, di lui nemmeno l'ombra.
Una volta finito, mi guardai allo specchio, rinfrescandomi il viso e dandomi una sistemata.
Somigliavo ad uno straccio fatto persona, ma ero comunque contenta.
Ero contenta del lavoro che facevo e di aver avuto la possibilià di potermi riscattare.
Di avere avuto la possibilità di ricostruire la mia vita.

Tornai da Cristina poco dopo, temendo di averla fatta aspettare molto, occupando poi di nuovo quello che era il mio posto, aspettando qualche ultimo possibile cliente.
Avevamo appena abbassato gli occhi su una specie di "registro" dove segnavamo i prodotti che vendevamo, quelli che rimanevano e quelli che avremmo voluto ordinare in un secondo momento, quando sentimmo la presenza di una persona che era appena entrata nel negozio.
Alzammo ,quindi, entrambe lo sguardo pronte ad essere disponibili verso la persona che aveva appena catturato la nostra attenzione.

Non  ci potevo credere, tutto quello che avevo sperato, stava andando a puttane.


"Quindi non sono stato informato male, a quanto vedo"

Io ero rimasta semiparalizzata dall'ansia e Cristina, solo dopo avermi guardata, si stava muovendo per andare contro di lui ed insultarlo.
La conoscevo fin troppo bene ma la fermai, ponendo un braccio di fronte a lei, come a volerle dire che me ne sarei occupata io.
Avevo tanta rabbia repressa che avrei voluto sfogare in quell'istante, ma quello che seppi fare era rimanere li, ascoltando quello che voleva dire.
Non dissi nulla, lasciai che fosse lui a parlare.


"Ho sempre creduto che tu fossi così testarda da riuscire a realizzare qualsiasi cosa che ti poteva rendere felice"
"Cazzo vuoi, eh? Sei venuto a rompere le palle, a rovinarmi la vita? Me la sono appena ripresa in mano e non te lo permetterò"
"E sei ancora aggressiva a quanto vedo"



Rise.
Rise compiaciuto, come solo lui sapeva fare.
Ma lui non mi aveva mai temuto, perchè sapeva che in fondo io ero buona.
Ma quello che non sapeva era che ormai una parte di me era cambiata e non gli avrei permesso di farmi soffrire, di calpestare ancora una volta il mio cuore.


"Vattene, prima che possa chiamare qualcuno..."
"E perchè mai? Io posso essere un semplice cliente, posso comprare come tutti gli altri no?"
"Va beh, allora compra e levati dalle palle, abbiamo fretta di chiudere è stata una giornata pesante"



Abbassai lo sguardo, credendo che in quel modo avrei potuto fargli capire che da me non avrebbe ottenuto nulla.
Se volevo essere forte, se volevo non dargli la soddisfazione di vedermi crollare di nuovo, avrei dovuto sicuramente dargli meno confidenza.
Sentì che si allontanò dal bancone per andare a guardare sicuramente fra gli espositori dei prodotti, fu poi Cristina che mi venne a dire che stava davvero scegliendo qualcosa da comprare.


"Mi dispiace Giu, io però te lo avevo detto che non avresti dovuto cantare vittoria troppo presto..."
"Fa nulla, tanto adesso comprerà qualcosa e si leverà dalle palle, altrimenti lo caccerò io a suon di calci..."



Alzai di proposito la voce per far si che lui mi sentisse e in tutta risposta, quello che lui fece era sorridere fra se e se mentre sceglieva una delle matite che erano esposte dal lato delle novità.


"Allora chi me lo fa il conto? Posso affidarmi a te?"
"Certamente, basta che ti levi dalle palle una volta che hai finito l'acquisto.."
"Come siamo delicate, non sono qui nemmeno da un quarto d'ora e hai detto "levati dalle palle" non so quante volte"
"Cosa pretendi da me, che io sia carina nei tuoi confronti dopo tutto quello che tu hai fatto a me?"
"Assolutamente! So che sono passati anni dall'ultima volta che ci siamo sentiti, mi dispiace di come io ti abbia potuto lasciare"
"Fa niente, ormai è acqua passata..."



Avevo accumulato così tanta rabbia in quegli anni e in quel momento avrei voluto esplodere ma c'era qualcosa che mi tratteneva.
Abbassai lo sguardo, confezionai i prodotti che aveva appena acquistato e glieli porsi.


"Dammi un' altra possibilità, te ne prego, se son venuto fin qui è perchè voglio farmi perdonare, ci voglio almeno provare..."
"Scordatelo, buona serata!"
"Domani all' Init, alle nove comincia il concerto"


Mi guardò con un sorriso compiaciuto e si voltò, uscendo poco dopo dal negozio.

Come poteva essere sicuro che io mi sarei presentata nel locale in cui avrebbe tenuto il concerto?
Chi gli avrebbe detto che ci sarei andata?



Note: Questa storia si svolge praticamente ai "giorni nostri".
Ambientata a Roma nell'anno 2015, anno di uscita anche di uno dei suoi singoli "Lovers when it's cold", contenuta nell'album 'Illusion', di cui ho citato un pezzo in questo stesso capitolo.
Ho voluto creare per la prima volta una storia "originale" con la presenza di un personaggio famoso.
In questo caso, come ben avrete capito, si tratta di Strify (ora conosciuto come Jack Strify) ex cantante dei Cinema Bizarre e ora cantante solista.
Giu è il "diminuitivo" del mio vero norme, mentre Cristina è un nome di fantasia che ho voluto dare al secondo personaggio femminile.
Non ho inserito una descrizione particolare dei personaggi, anzi è proprio nulla, per cui sentitevi liberi di immedesimarvi se volete! ^^
I Cinema Bizarre, così come Strify, non mi appartengono e tutto quello su scritto non è stato fatto a scopo di lucro.
Ah! l' INIT è un locale che esiste davvero a Roma, si trova nella via Tuscolana.

Detto questo vi auguro una buona lettura e mi raccomando fatemi sapere quello che pensate! ^^

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Capitolo 2
*** Really angry with him. ***


La mattina dopo andai a lavoro con la stessa ansia che si impadronì quando, Eduard, la sera prima si presentò nel negozio in cui lavoro.
Lo avevo immaginato che non sarei tornata a casa tranquilla perchè ,ovviamente con tutta la gente che ci sta al mondo, la sfiga in quel periodo se la doveva prendere con me.


"Novità dello sciupafemmine?"


Cristina mi si affiancò dopo che ritornai dal ripostiglio in cui mi ero sistemata, pronta a lavorare.


"Non è uno sciupafemmine, Cris, è solo un cretino"


Sbuffai, allacciandomi finalmente la "cintura" contenente i pennelli che avrei dovuto usare in caso qualche cliente avesse richiesto una prova make up.


"Io lo sapevo che ti avrebbe fatto cambiare umore, se solo tu mi avessi lasciata fare, gliene avrei dette quattro"
"E non sarebbe servito, perchè ormai lui era li, davanti a me"
"Però in questo modo lui crederà di averti in pugno, crederà che prima o poi possa riuscire a farti cedere"
"Non sono così stupida, fidati...se voglio dar retta ad una persona la do,altrimenti la lascio per quel che è..."
"Hai intenzione di andare all'Init stasera?"
"Mi hai sentita ieri? Gli ho detto che se lo poteva scordare e così sarà"
"Io ti conosco fin troppo bene, mia cara, ricordalo"



Sospirai pesantemente, scuotendo appena la testa, cercando forse di fare uscire tutti i pensieri che si erano impossessati "prepotentemente" della mia mente.
Dopo un'oretta e mezza il lavoro cominciò a ingranare e fortunatamente non ebbi tempo di pensare a nulla che non fosse quello di cui mi occupavo.
Però, ancora una volta, qualcosa sconvolse la mia giornata.
Dopo aver terminato di truccare una cliente fidata, spiegandole cosa avevo usato, cosa avrebbe fatto al caso suo e cosa avrebbe dovuto acquistare, Cristina mi venne ad avvisare che c'era un corriere che cercava proprio me.
Mi ero talmente distratta che non sentì nemmeno che qualcuno ebbe pronunciato il mio nome una frazione di secondo prima che la mia amica mi raggiungesse.
Lasciai la cliente nelle mani di quest'utlima e raggiunsi velocemente il corriere che stava aspettando me sulla porta.
Era un ragazzo sicuramente poco più piccolo di me, vestito con una tuta rossa che caratterizzava probabilmente la ditta con cui lavorava ed aveva in mano un bouquet.
Chiese se fossi io l'interessata ed mi ritrovai ad annuire in risposta.
Una volta che mi consegnò i fiori e ricevuta, mi augurò buona giornata e se ne andò.

Avevo già capito chi potesse essere l'artefice di tutto.
Se le mie supposizioni fossero esatte, voleva dire che non era cambiato affatto, per farsi "perdonare" da qualcosa di solito cominciava così.
E la verità non tardò ad arrivare.


"Lo so che stasera ci sarai, conto su di te. 
Fidati, non te ne pentirai. E."



Maledizione a lui, ma perchè era convinto che sarebbe stato in grado di plagiarmi?
Perchè era convinto che io alla fine avrei ceduto?


"Non mi dire che..."
"Si, sono da parte sua, ci manca solo che venga qui e che faccia uno di quei spettacoli stile musical per stupirmi"
"Zitta, non dirlo altrimenti si potrebbe avverare...ti ricordi ieri che dicevi che non lo avresti incontrato e invece a fine giornata si è presentato qui?"
"Non gli permetterò di rovinarmi la vita di nuovo, grandissimo bastardo"



Andai a poggiare i fiori e il biglietto nel camerino e ripresi a lavorare. Se c'era una cosa che mr. credodiriuscireapoterlaplagiare non sapeva e che ora aveva a che fare con la versione "bastarda" di una me che conosceva sotto altri aspetti, molto tempo fa.


***
Erano da poco passate le nove ed eravamo già di ritorno.
Era stata una giornata decisamente pesante, senza contare che il caldo si faceva ben sentire nonostante avessimo i mezzi adatti per poterlo contrastare.
In macchina regnava il silenzio, io ero assorta nei miei pensieri e Cristina probabilmente stava scrivendo a qualcuno su whatsapp, lo intuì dal suono della notifica dei messaggi che le arrivavano.


"Tanto lo so che alla fine ci andrai"
"Come scusa?"



La mia amica interruppe il fluire dei miei pensieri, facendomi quasi sobbalzare.
Mi sentivo così tesa che anche la cosa più stupida mi poteva far spaventare.


"No dico, tanto lo so che una volta che mi accompagnerai a casa tu andrai dritta al locale...ti conosco bene"
"Perchè lo pensi?"
"Perchè, alla fine, già quando lo hai visto ieri hai avuto una reazione diversa da quello che mi sarei aspettata"
"E quindi? Questo non vuol dire nulla, Cris..."
"Ascoltami, io so che se tu ci andrai, ti farai solo del male..ma se proprio vuoi fallo. Devi stare ben attenta a non far si che lui abbia ancora una volta la meglio. In ogni caso, domani mattina non voglio vederti piangere per nessun motivo"



Annuì appena, parcheggiando dopo diversi minuti sotto casa sua. Sebbene abitasse a poco più di un km dal posto in cui lavoravamo, avevo insistito per poterla riaccompagnare.
Era anche il minimo per una persona buona come lei.


"Allora grazie, ci vediamo domani..."
"Grazie a te, come sempre"


Le sorrisi e la salutai, aspettando poi che fosse rientrata prima di potermene andare tranquillamente.


***
Erano esattamente le nove e quarantacinque e io avevo appena parcheggiato poco lontano dall'entrata del locale.
Alla fine aveva avuto la meglio lui, sotto questo punto di vista.
Alla fine anche la mia amica aveva avuto ragione.

In fondo cosa ci poteva essere di male se tutto quello potesse servire a parlare e fare un ragionamento fra adulti?
Mi auguravo che, alla fine, avessi scelto per il meglio.

Dunque mi diedi una sistemata al viso, controllando che la matita non fosse sbavata e dopo aver preso il mio zainetto uscì dalla macchina, richiudendola con tanto di sicura.
Una volta che fui davanti alla porta, mi ritrovai davanti un buttafuori che mi lasciò il  passaggio libero, senza nemmeno chiedermi chi fossi.

Come si era potuto fidare nel lasciarmi passare?
L'unica risposta plausibile alla mia domanda, era che Eduard avesse accennato del mio arrivo un po' a tutti  in primis all'omone vestito di nero, con un solo auricolare all'orecchio, che mi ritrovai davanti poco prima.
Altrimenti non si spiegava.

Mi feci strada, andando ad intuito e raggiungendo poco dopo il backstage, lui già aveva cominciato a cantare.
Dedussi che il concerto era cominciato da un bel pezzo, perchè ai miei piedi trovai un foglio con su scritta la scaletta di quella serata.
In quel momento stava cantando My Obsession, uno dei maggiori singoli dell'ultimo album con la band e la canzone si trovava praticamente a metà lista.

 
"Let us make a thousand mistakes
We will never learn"


Di sbagli ,purtroppo, siamo destinati a farne tutti e non sempre da quest'ultimi se ne trae insegnamento.

Continuavo ad essere nervosa ed arrabbiata nei suoi confronti ma comunque mi piaceva ascoltarlo mentre cantava.
Esprimeva appieno ciò che provava, indipendentemente se il testo lo avesse scritto lui o meno.
Durante questi anni era diventato il maestro dell' interpretazione.
Ero rimasta incantata per quasi tutta la durata del concerto, anche nel momento in cui lui si voltò verso l'uscita del palco, ovvero dove mi trovavo io in quel momento ad aspettarlo.
Sorrise, era contento di vedermi li.
Era contento di avere avuto, ancora una volta, la meglio.


Perchè?
Perchè mi ero presentata?
Perchè lo avevo in un certo senso accontentato, se lui non si era curato nel farmi del male diversi anni prima?



***
Una volta che lo spettacolo volse al termine, fece i dovuti ringraziamenti.
Ringraziò i fan che erano presenti,ringraziò quelli che comunque non avevano avuto modo di poterci essere e che lo supportavano comunque da casa, ringraziò il locale e lo staff.
Ringraziò la band, presentando i ragazzi che lo accompagnavano ad uno ad uno.
Ed infine, ringraziò anche me in qualche modo, anche se non aveva fatto il mio nome.


Il bello veniva solo ora.
Vidi che mi stava raggiungendo e mi fece semplicemente cenno con la testa di seguirlo.
Era palesemente felice di avermi li.
Dopo alcuni metri percorsi in quei corridoi che componevano una parte del backstage, entrò nel suo camerino per recuperare la giacca e ritornò poco dopo da me.



"Guarda che saresti potuta entrare, non ti avrei mica mangiato"



Rise, cercando di salutarmi visto che non lo aveva fatto prima, con un bacio per guancia.
Non so per quanto o per quale strano motivo, io non mi scansai.



"Non ti preoccupare, va bene così"



Riuscì soltando ad annuire, seguendolo ed uscendo successivamente fuori dal locale, trovandoci nel retro dello stesso.
Continuai a tenere le braccia conserte, come tutta la durata della serata, poggiandomi lentamente con le spalle al muro mentre lui si stava accendendo una sigaretta, da quando aveva cominciato a fumare?



"Allora, ti è piaciuto il concerto?"
"Per quello che sono riuscita ad ascoltare, più o meno si, visto che sono arrivata in ritardo di quasi cinquanta minuti"



Avevo voluto spiegare, intezionalmente, il particolare del mio ritardo per non farlo sentire poi così importante.
O forse, nonostante tutto, ancora lo era?


"Almeno sei arrivata in tempo ad ascoltare alcune delle mie nuove canzoni, se non altro"
"Non ti preoccupare, per quello ci ha pensato la radio a farti anche da pubblicità oggi..."



Sbuffai e sospirai pesantemente, sperando e pretendendo che non mi avesse sentita.


"Da quand'è che fumi tu?"
"Perchè? E' una cosa che ti preoccupa, forse?"
"No, è che per me è insolito vederti così..."

"Beh vedo che ti ricordi qualcosa del passato, cos'altro ti viene in mente in questo momento?"


Mi porse quella domanda guardandomi sfacciatamente dritta negli occhi.
Perchè lo aveva fatto? 
Perchè doveva infierire?
Non gli bastava avermi fatto soffrire?



"Mi ricordo il momento in cui mi hai lasciata, il momento in cui mi hai fatta sentire come se non fossi stata niente per te, mi ricordo il momento in cui il mio cuore è andato in mille pezzi, Eduard"


Avevo cercato di rimarcare il suo nome di proposito.
Non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe dovuto tirare in fuori la rabbia che cercavo di reprimere per affrontare un discorso serio, fra adulti.
O almeno era quello che speravo che fosse.



"Ma dai Giu, eravamo pur sempre dei ragazzini"
"E con questo? Vuoi dire che da ragazzini non si possano avere delle storie importanti? Vuoi dirmi che da ragazzini non si può star male per amore? Vuoi dirmi che da ragazzini ci si deve far sentire uno schifo?"
"No, non volevo dire questo..."




Abbassò lo sguardo, fermandosi a metà frase.


"Fammi indovinare, ora sei venuto a cercarmi perchè ti serve qualcuno che ti possa stare accanto per aumentare di fama, o sbaglio?"

Continuai ad alzare la voce, mi sentivo assolutamente in diritto di farlo.


"Ma finiscila, non è quello che ho pensato e poi non ti credevo così mal pensante"



Mi morsi istintivamente il labbro inferiore, un po' per rabbia e un po' per vergogna mentre lui si poggiava entrambe le mani ai fianchi, dopo aver buttato il mozzicone di sigaretta.



"Allora perchè sei venuto? Io non credo che una persona egoista come te possa avere delle buone intenzioni.."
"Ah no? Chi ti dice che una persona non possa cambiare durante il corso degli anni?"




Effettivamente non aveva tutti i torti, si poteva cambiare eccome.
Inanzitutto eravamo cresciuti, eravamo cambiati fisicamente, il suo viso si era affilato mentre il mio si era arrotondato un po'.
Aveva i capelli più lunghi quasi dei miei e notai che portava di nuovo il piercing al labbro inferiore.
Che poteva essere tutto come poteva essere nulla.
Era cambiato anche il timbro della sua voce, me ne ero resa conto dalle canzoni che ascoltavo, anche se per alcuni versi in alcune canzoni mi ricordava lo "Strify" di una volta.
E sebbene mi faceva una rabbia assurda trovarmelo di fronte con una faccia fissa da prendere assolutamente a schiaffi, continuavo a pensare che fosse la perfezione fatta a persona.
Infatti mi ero sempre chiesta come poteva volere me, uno come lui.


"Ti avverto, se hai intenzione di continuare a dirmi cazzate per tutta la serata farò quello che non ho fatto in passato"


Avevo appena alzato la mano, puntandogli un dito contro e lui mi bloccò, con un'abile mossa, dal polso.
Notai che anche la sua presa cambiò.
Era più forte, più decisa.


"Cosa vorresti fare? Mh?"
"Ti vorrei prendere così tanto a schiaffi da volerti vedere il viso sanguinare, perchè sei solo un fottutissimo egoista e bastardo. Mi hai fatto sperare fino all'ultimo secondo che saresti tornato indietro a riprendermi e invece te ne sei andato..tu non credo possa capire cosa si provi ad essere lasciati in quel modo"

 
'
I was sitting by the phone
thinking when you're gonna call
but you left me
you left me on my own'



Lo aveva fatto.
Mi aveva lasciata sola per tutto questo tempo, per tutti questi anni in cui avevo davvero sperato che lui da un momento all'altro mi avrebbe avvertita che sarebbe tornato indietro per riprendermi.
Ora cosa sperava che io lo potessi perdonare?
Che potessi cambiare idea?


"Mollami, mollami o mi metto a gridare come non ho mai fatto prima..."
"Perchè ora cosa stai facendo? Non mi risulta che tu stia parlando in un modo pacato, mentre io non ho osato alzare nemmeno di un po' la voce.."



Ci manvaca pure, con quale coraggio?


"Ascoltami, io mi sono fatto programmare di proposito uno show qui a Roma, l'avrei evitata se non avessi saputo che tu abitassi qui. Per carità è una bella città ma in quanto ad organizzazione lascia a desiderare..."


Aveva cambiato espressione, era più serio ma teneva ancora stretta la presa al mio polso.


"Sono tornato perché voglio farmi perdonare, voglio cercare di riconquistarti e so che sarà difficilissimo ma lasciami provare.."
"Lo sapevo che non sarei dovuta venire.."



Sussurrai appena cercando di liberarmi dalla presa, fallendo miseramente nel tentativo.


"Ascoltami, ascolta quello che ho da dirti e poi se vuoi potrai tornartene a casa tua a riflettere"
"Non ci sarà nulla da riflettere, mollami o chiamo qualcuno"
"Io un giorno, presto o tardi che sia, ti vorrò sposare e vorrò avere una famiglia con te...te lo ricordi quando ce lo dicevano anni fa?"



Cercava il mio sguardo, i miei occhi..ma io non ebbi il coraggio di guardarlo anche perchè già delle lacrime provocate dalla rabbia stavano rigando le mie guance.


"No, non me lo ricordo..."


Mentìì, me lo ricordavo eccome invece.
Mi ricordavo quelle promesse che ci eravamo fatti una sera dopo aver fatto l'amore.
Promesse che non erano state mantenute.
Promesse che ora facevano più male di qualsiasi altra cosa.

Sentivo che si stava avvicinando pericolosamente a me, lo constatai dal suo caldo respiro che accarezzava quasi la mia pelle.
Cosa aveva intenzione di fare?
Io non avevo più forze, nonostante cercavo continuamente di potermi liberare in qualche modo.
Rabbrividìì violentemente, non ricordavo che sensazioni si potessero provare con uno dei suoi baci.
Continuavo ad essere arrabbiata ma i baci che mi continuava a lasciare, mi piacevano da morire.
Lo faceva lentamente e con calma, salendo dal collo fin sotto l'orecchio.
Quello era uno dei miei pochi punti deboli e lui se lo ricordava ancora.


"Allora, questo te lo ricordi?"







Note: Eccoci con il secondo capitolo di questa breve storia.
Inanzitutto vorrei ringraziarvi per aver letto in tanti la storia, in poco tempo, anche se solo una persona mi ha lasciato una recensione. Grazie @Cornelian *^*
Vorrei che molti di voi lo facessero però, vorrei poter sentir da voi ciò che pensate..magari con suggerimenti o con quello che potrebbe accadere nel seguito.
Comunque in questo capitolo sono presenti due pezzi/frasi di due canzoni dei CInema Bizarre.
In ordine abbiamo: My Obsession e I Don't Wanna Know (if you got laid).
Detto questo voglio precisarvi che, non essendoci mai stata all'INIT, non so come sia fatto.
Per cui quando leggete la parte dove parlo del backstage o del retro locale, ho usato un po' di fantasia.
Voglio anche precisarvi che, non sono sicura che Strify abbia fumato o fuma, anche quello è un elemento tratto dalla mia fantasia.
Infine, chiedo che possiate perdonarmi nel caso in cui ci siano ancora errori (sebbene l'abbia letta e rivista un milione di volte) :(
Con questo vi auguro una buona lettura!

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Capitolo 3
*** Why am i so confused and undecided? ***


Dopo diverse settimane di show rimandati, per potermi stare vicino nella mia incertezza sul volergli dare una seconda possibilità, alla fine  Eduard dovette partire e io dovetti tornare a lavorare quasi come se nulla fosse successo.
In realtà c'era qualcosa che mi mancava, ma non sapevo dargliene nome.

Le giornate erano praticamente tutte le stesse, il caldo non faceva che aumentare e la stanchezza si faceva sentire ogni volta sempre prima del solito.
Spesso capitavano quelle mattine  che, appena messo piede fuori dal letto, pregavo qualsiasi cosa purchè non andassi a lavorare.

Ma perchè?

In quel momento, Cristina, mi distrasse da quel che stavo facendo ovvero sistemando i prodotti che la gente prendeva e non metteva mai negli appositi spazi, lasciando gli espositori sempre in disordine.


"Tutto bene Giu?"
"Eh?"
"O ci sei? sembri uno zombie stamattina...non sembri tu oggi"
"Si tutto bene, sono solo stanca e poi fa caldo già di prima mattina..."



Sbuffai, facendomi per un attimo aria con la mano e andando a bere un po' di acqua, guardando rincuorata la gente che entrava a fiumi.
Almeno se non altro, gli affari non potevano non andare bene soprattutto visto che il locale era sistemato in un punto strategico della città.


"Che fine ha fatto mr. fighetto?"
"Non lo so, è da diversi giorni che non lo sento, molto probabilmente ha avuto da fare..."



Risposi quasi seccata ed infastidita allo stesso tempo.
Si, mi aveva detto di voler avere una possibilità di potermi riconquistare ed era rimasto qui per altre settimane rimandando diversi show.
Dovevo dargliene atto, non c'era il minimo dubbio.
Ma in parte ero infastidita perchè non volevo che quelle fossero state parole di circostanza per evitare che io lo potessi ancora una volta rimproverare e dirgliene, dunque, di tutti i colori per ciò che aveva fatto.
Inizialmente ero intenzionata a farlo ma qualcosa mi aveva fatto cambiare idea.
Qualche settimana prima non ero stata proprio buona nell'interloquire con lui ma non riuscì nemmeno a sfiorargli la pelle con uno schiaffo.


"Non è che ti manca no?"
"Ma che dici? Io non vedevo l'ora che se ne andasse, tanto sapevo che alla fine lo avrebbe fatto di nuovo..."
"Giu io sono più grande di te di qualche anno, certe esperienze le ho attraversate anche prima e puoi anche non ammetterlo a te stessa, ma si vede in lontananza che ti manca e poi stavolta mi pare di aver capito che si sia fermato qualche giorno in più rimandando anche qualche show"
"Eh lo so..."
"Ti richiamerà, lo farà prima che te ne possa accorgere"



Annuì appena, cercando di pensarci il meno possibile e tornando a concentrarmi sul lavoro e sui clienti che reclamavano le mie attenzioni, Cristina invece prese posto alla cassa. Continuammo a lavorare per ore, prendendoci una pausa appena furono le tredici in punto.


***
"Cos'è oggi hai poco appetito?"

Ci ritrovammo, io e Cristina, a mangiare nello stesso locale in cui fummo esattamente un mese addietro. 
Vuoi per il caldo o per la stanchezza, non riuscivo a mangiare nulla, mi sentivo lo stomaco rivoltato sottosopra.


"No, sono solo stanca... mi sa che mi prenderò qualche giorno di ferie a fine mese"
"A proposito di questo, volevo parlartene anche io...a metà luglio avrei una vacanza programmata dal mio ragazzo, che ne dici se chiudiamo per quel periodo? Sempre se va bene a te..."
"E' da vedere Cris, a limite se non si può fare per una settimana starò sola io e per una starai sola tu, quando andrò in ferie io..."
"Beh, non sarebbe nemmeno male come idea"



Continuavo ad annuire mentre la mia amica esponeva le sue idee riguardo all'imminente "piano ferie" che avremmo dovuto programmare. 
Le sorrisi naturalente e alla fine le dissi di essere parzialmente d'accordo con lei, guadagnandomi un enorme sorriso da parte sua.
Una volta finito di pranzare, come al solito, chiamammo lo stesso ragazzo che ci servì poco prima e chiesi, oltre al conto, che mi potesse conservare gli avanzi del cibo che avevo praticamente scartato.
Mi dispiaceva pensare che, appena io me ne sarei andata, li avrebbero sicuramente gettati anche perchè alla fine non avrebbero potuto fare altro.


Esattamente dieci minuti dopo fummo già in macchina dirette di nuovo verso il negozio.
Speravo solo che per quella giornata avrei avuto la capacità di potermi reggere in piedi.


***
Con mio stupore, per tutto il pomeriggio, riuscì a lavorare tranquillamente rivolgendomi cordialmente verso le mie clienti, abituali o non.
Ebbimo molto da fare, soprattutto visto che ci ponemmo l'obiettivo di vendere maggiormente le novità del momento.
Organizzammo anche delle prove make up gratuite e il successo  non potevamo che essercelo assicurate da sole.

Cristina era un'ottima partner sul lavoro, era creativa e come me aveva sempre delle idee nuove per poter guadagnare dei soldi in più che non potevano che farci comodo.
Quando sapevamo di doverci dare dentro con le vendite, già dalla sera prima progettavamo un modo con cui potevamo sicuramente farcela.
Lei era quella dei discorsi ben fatti rivolti ad un'ampia clientela, io invece ero quella che approfondiva il discorso anche con l'ausilio del pc, montando video sui prodotti che avevamo appena pubblicizzato.


***
Il tempo sembrava trascorrere tranquillamente e molto più veloce della stessa mattina. I clienti erano diminuti ma la mia attenzione sul lavoro sembrava essere sempre la stessa, soprattutto quando accanto mi ritrovavo persone davvero interessate. 
Dopo aver servito l'ultima cliente fra gli espositori, presi posto anche io alla cassa accanto a Cristina che stava già smaltendo un bel po' di fila.
Mi sorrise e mi chiese in un nano secondo se stessi meglio ed io annuii.
Probabilmente non sarei riuscita ad arrivare a fine serata in modo tranquillo, però se non altro ero riuscita a rendere "produttiva" la mia giornata lavorativa.
Quando eravamo quasi sul finire, mentre la penultima cliente stava cercando probabilmente il portafogli nella borsa, la mia collega si voltò ancora una volta verso di me.


"Ti va qualcosa di fresco?"
"Si, perchè no? Vai tu a prenderla?"
"Si posso andare io visto che sto finendo, cosa vuoi che ti prenda?"
"Una limonata va più che bene, grazie"



Le sorrisi, ringraziandola e tornando a finire il mio lavoro mentre lei usciva velocemente dal negozio per andare a comprare le bibite fresche.
L'unica cosa per cui non vedevo l'ora che quella giornata volgesse al termine era il bel bagno rilassante che mi aspettava una volta arrivata a casa.


"Ancora niente?"


La mia amica era appena rientrata con le bibite, porgendomene una, esattamente quella che le avevo chiesto io.


"Che cosa?"
"Dico, non ti ha chiamata?"
"Ma perchè tutta questa fretta? Non ho voglia di sentirlo, tanto sapevo che andasse a finire così, mi ha solo dato un'ulteriore conferma"
"Ma dai, può essere stato un coglione in passato ma stavolta si è anche fermato molto più del tempo che poteva, se non ti ha chiamata sarà perché é stato impegnato"
"Sarà, ma ormai è passato comunque del tempo, la sera prima che va a letto secondo te non avrà un minuto per potermi chiamare?"



Appena poco dopo che finii di pronunciare la frase il telefono del negozio cominciò a squillare, lasciai che fosse la mia collega  a rispondere, consumando così tranquillamente la mia bibita fresca.
Mi voltai poco dopo verso di lei e vidi che cambiò espressione, porgendomi il telefono ed io titubante lo presi.


"Pronto?"
"Allora, cos'hai deciso? Verrai a trovarmi a Parigi?"



La sua voce mi fece quasi immobilizzare, ormai erano giorni che non lo sentivo e sicuramente in tutto questo tempo non avevo pensato alla proposta che mi fece prima di partire.


"Un ciao come stai è passato di moda?"
"E' vero scusami, ricomincio da capo. Ciao, come va? Hai valutato la mia offerta?"



Si mise a ridere, lasciandomi spiazzata come al solito. 
Perchè?


"Fra qualche giorno sono in ferie ma non sono sicura di poter partire..."
"E perchè mai? Cos'è che ti trattiene li? Non credo tu abbia buoni rapporti con la tua famiglia e la tua collega la puoi rivedere al ritorno..."
"Ma perché credi che tu sia al centro dell'attenzione? Non è detto che debba assecondarti in tutto..."
"Perchè fai tanto l'ostile ma so che lo vuoi anche tu."
"Si certo, hai ragione sempre tu..."
"Ci vediamo fra qualche giorno all' Hotel Design Secret, una volta che arrivi all'aereoporto troverai già un auto che ti aspetterà, quando invece arriverai all'hotel ti basta chiedere di me alla reception oppure mi farò trovare io li all'entrata, mi dovrai solamente dire quando verrai"




Mi morsi il labbro, prendendo un fogliettino e una penna per annotarmi il posto e tutto ciò che mi aveva appena detto.
Intanto qualcosa dentro di me si stava chiedendo perchè non fossi veramente cattiva con lui, cos'era che mi impediva di esserlo?




Note: Grazie infinite a tutti quelli che stanno leggendo o hanno letto questi pochi capitoli. 
La "storia" sta volgendo al termine e mi piacerebbe conoscere le vostre impressioni. :)
L' hotel citato esiste davvero ma non ci sono mai stata per cui non so come sia fatto e nell'eventualità quello che andrò a scrivere nel prossimo capitolo sappiate che sarà frutto della mia immaginazione.
Detto questo vi lascio alla lettura.
QueenyMoss_

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