Perfettamente sbagliato

di Rohhh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Flashback ***
Capitolo 3: *** Riflessioni, similitudini e altri turbamenti ***
Capitolo 4: *** Vertigini e paure ***
Capitolo 5: *** Pericoli in agguato ***
Capitolo 6: *** Forse si può ***
Capitolo 7: *** Amiche, alleate ***
Capitolo 8: *** Brividi pericolosi ***
Capitolo 9: *** In trappola ***
Capitolo 10: *** Verità ***
Capitolo 11: *** Inspiegabile ***
Capitolo 12: *** Lontani da tutto ***
Capitolo 13: *** La cosa giusta ***
Capitolo 14: *** Ricaduta libera ***
Capitolo 15: *** Scambio equo ***
Capitolo 16: *** Non sei solo ***
Capitolo 17: *** Ritrovarsi, ancora ***
Capitolo 18: *** Sul filo del rasoio ***
Capitolo 19: *** Nascosti dietro un segreto ***
Capitolo 20: *** Il calore che solo tu sai darmi ***
Capitolo 21: *** In un attimo, all'improvviso ***
Capitolo 22: *** Non si può scappare per sempre ***
Capitolo 23: *** Non tutto cambia, non tutto rimane lo stesso ***
Capitolo 24: *** Gelosie e solite debolezze ***
Capitolo 25: *** Chiacchiere, pettegolezzi e dolori ***
Capitolo 26: *** Lacrime dopo la tempesta ***
Capitolo 27: *** Paure inaspettate ***
Capitolo 28: *** Il sole tornerà, se ci credi ***
Capitolo 29: *** Calma apparente ***
Capitolo 30: *** Cuore e istinto ***
Capitolo 31: *** Sospetti ***
Capitolo 32: *** Rivelazioni e scoperte ***
Capitolo 33: *** Ghiaccio che si scioglie ***
Capitolo 34: *** Partenze e saluti ***
Capitolo 35: *** Amicizia ***
Capitolo 36: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 37: *** Vicini al nuovo anno ***
Capitolo 38: *** Incubo di inizio anno ***
Capitolo 39: *** Tutto crolla ***
Capitolo 40: *** Risvegli ***
Capitolo 41: *** Toccare il fondo e poi... ***
Capitolo 42: *** Consapevolezza ***
Capitolo 43: *** Guardare avanti ***
Capitolo 44: *** Buoni propositi e nuove sfide ***
Capitolo 45: *** Confronti e scontri ***
Capitolo 46: *** Prologo di un addio ***
Capitolo 47: *** Solo cenere ***
Capitolo 48: *** Rinascita ***
Capitolo 49: *** Passi in avanti ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Ciao a tutte!

Questa è la seconda storia che scrivo e se siete qui, spero andrete avanti e che possa un po' piacervi!

Se non avete letto la mia precedente storia "Nei tuoi occhi c'ero già" che è presente sul mio profilo, non noterete nulla di strano, quindi potrete andare avanti tranquillamente.

Per chi invece ha già letto la mia prima storia devo fare una PREMESSA NECESSARIA.

Avrete di sicuro notato qualche nome familiare nell'introduzione, questo perchè questa storia ha una stranezza che dipende dalla mia testolina che purtroppo ha un piccolo problema coi personaggi. Quando immagino delle scene di una storia o delle trame ormai riesco solo a essere ispirata con una coppia di personaggi con determinate fattezze fisiche che avete già conosciuto nella prima storia.é un mio difetto e una cosa che può sembrare stupida, ma non riesco a elaborare una storia decente se non metto loro come personaggi. Non volevo rinunciare a scrivere solo per questo perchè mi piace e mi serve per svagarmi, così ho pensato di ricorrere a una soluzione. Ho messo l'avvertimento AU che per chi conosce le fanfiction non risulterà nuovo. In pratica con L' Au ovvero l' alternative universe i personaggi di una storia, un fumetto, un romanzo ecc. vengono inseriti in un nuovo contesto che non c' entra nulla con quello originale, mantenendo nomi e fattezze e non necessariamente stesso carattere. Per esempio il protagonista di un fantasy può trovarsi in una storia ambientata nel mondo reale e così via, pur mantenendo le proprie caratteristiche fisiche e il nome. Così ho deciso di fare con la mia storia, consideratela un AU in cui i i personaggi principali sono quelli precedenti ma è come se fossero altre persone, anche perchè il resto dei personaggi è totalmente nuovo e diverso così come la trama. Lo dico per correttezza perchè magari non a tutti va di leggere una storia di questo tipo e può risultare strano da fare se si è  rimasti legati a quella precedente, quindi in tal caso non voglio farvi perdere tempo con qualcosa che non vi interessa.Volevo anche chiarire per evitare di ricevere critiche su questo fatto, purtroppo il mio cervello funziona così altrimenti non riesco proprio a scrivere, mi viene il blocco totale, capitemi!

Se invece non vi dà fastidio, spero che vorrete darmi una possibilià e avventurarvi.
Ringrazio già da ora chi spenderà un po' del suo tempo a seguirmi, con la prima storia mi avete reso molto felice e spero che accada anche con questa, ne ho davvero bisogno!
Grazie e buona lettura!

 

Cap. 1 Un nuovo inizio

 

Esistono profumi e odori così fortemente associabili ad un momento o ad una persona, che basta risentirli una sola volta anche a distanza di anni per ritrovarsi catapultati nel passato nell'esatto attimo in cui li si respira.

Un fenomeno affascinante e piacevole che tuttavia a volte si rivela crudele e ingannatore, specie se i ricordi evocati appartengono a un periodo che non può più in alcun modo ritornare.

A una persona che non può più ritornare.

Ashley adorava la cannella, fin da quando era piccola: quell'odore particolare, anche piuttosto pungente e che per questo non era gradito da tutti, lei semplicemente lo amava e le piaceva riempirsene i polmoni fino a sentire il naso pizzicare per la sua intensità.

Lo sapeva bene suo padre che non mancava occasione di prepararle qualche leccornia a base di quell'ingrediente, anche se era stanco dopo una giornata di lavoro e l'unica cosa che avrebbe desiderato era riposarsi sul divano. Per lei lo faceva.

Era decisamente inusuale sentire quel profumo in una libreria eppure casualità aveva voluto che qualcuno avesse appoggiato per un attimo un vassoio sopra il bancone e che da questo provenisse proprio quell'aroma. Dovevano essere dei dolci o forse dei biscotti, questo lei non lo sapeva e non faceva granchè differenza, in fondo.

Quello che contava era quel profumo.

Fuori imperversava Agosto e, anche se la stanza era mantenuta fresca dall'aria condizionata, a lei bastò incrociare quella scia olfattiva per ritrovarsi nel bel mezzo del caldo afoso di un tardo pomeriggio d'estate, in una piccola ma accogliente cucina di una casa al secondo piano di una palazzina modesta in periferia.

Suo padre le sorrideva da dietro quella barba un po' troppo lunga che le solleticava sempre la guancia quando gli si stringeva al collo, gli occhi allegri, la fronte imperlata di sudore per via del forno acceso e le mani ancora un pizzico infarinate dopo ore di dolci pasticci culinari con sua figlia.

Ashley era corsa in balcone a stendere le sue braccine fuori dalla ringhiera per assaporare il refrigerio di quella brezza estiva, calda ma pur sempre meno torrida della temperatura della cucina.

Passava qualche automobile solitaria nella strada sotto di lei, il cane della vicina abbaiava, e poteva udire il vociare indistinto dei bambini della famiglia che abitava al piano inferiore, eppure in mezzo a quella confusione lei si sentiva in pace col mondo e felice come mai, con gli occhi chiusi, il vento sul viso e il profumo di cannella nelle narici.

«Signorina?»

La voce spazientita di una donna di mezza età si intrufolò prepotente come un fastidioso ronzio di sottofondo ma Ashley si era immersa così profondamente nel suo dolce ricordo da non sentirla nemmeno.

«Signorina, mi scusi! Ma ci sente?»

Quell'interferenza si fece più insistente e chiara, Ashley aggrottò leggermente le sopracciglia, confusa, mentre il volto di suo padre cominciava a sbiadire e a farsi sempre meno nitido. Cercò in tutti i modi di trattenere la sua immagine il più possibile, non voleva lasciarlo andare via ora che sembrava così reale, così vicino.

Qualcuno le strinse con forza il polso, facendola sobbalzare e ritornare crudelmente alla realtà.

La dura realtà in cui lei non era più un'undicenne spensierata e suo padre giaceva sottoterra da ormai cinque lunghi anni.

Anche il vassoio con i dolci ormai non c'era più, la sua proprietaria l'aveva portato via e con esso anche quel profumo così illusorio.

Gli occhi le pizzicarono ma non ebbe il tempo di abbandonarsi alle lacrime.

«Ashley!» strillò una seconda voce, stavolta più giovane, che apparteneva alla stessa persona che le stava stritolando il polso.

Ashley sgranò gli occhi con l'aria stralunata di chi non ha la più pallida idea del posto in cui si trovi e li fece scorrere rapidamente da quella mano che la stringeva al volto della sua proprietaria.

Carol la fissava con lo sguardo carico di sconcerto poi le fece un cenno con la testa come a indicarle qualcuno ed Ashley ci impiegò meno di un secondo a riprendere il pieno possesso delle sue facoltà mentali, temporaneamente annebbiate.

Ricomparvero gli scaffali pieni zeppi di libri, la scrivania color miele sulla quale facevano bella mostra di sè una serie di segnalibri, cartoline, biglietti di auguri vari finemente decorati e altri oggetti di cancelleria, e infine, alla sua destra, i biondi e fitti ricci di Carol.

Si trovava nel negozio di libri in cui lavorava da poco più di un mese, quel giorno aveva il turno pomeridiano ed erano all'incirca le sette di sera.

Ashley, allora, si affrettò a portare lo sguardo nella direzione indicata prima dalla sua collega e finalmente si accorse di una donna grassoccia che la fissava stizzita e sbuffante da dietro le sue lenti tonde.

«Ashley, la signora voleva sapere se il libro che sta cercando è presente in negozio! Vorresti controllare, per favore?» le illustrò Carol, armata della sua solita, impeccabile professionalità ma con la voce che tradiva una certa irrequietezza e premurandosi di risparmiare alla cliente l'onere di ripetere la sua richiesta a quella ragazza troppo distratta.

«Ma sì, certo! Perdoni la mia disattenzione, signora, faccio subito!» cercò di rimediare Ashley, piuttosto mortificata e usando il tono più gentile che riuscisse a riprodurre. Senza indugiare oltre domandò poi cortesemente alla cliente di ripeterle il titolo del volume che le interessava e si fiondò davanti allo schermo del computer per cercare nell'archivio.

Era arrossita per la figuraccia, il calore che le aveva invaso le guance ne era un segnale più che sufficiente ed Ashley si cacciò dietro le orecchie alcune ciocche di capelli rossi per liberare il viso divenuto insopportabilmente bollente.

Si odiò per essere stata così stupida e ingenua da perdersi nei suoi ricordi mentre si trovava a lavoro al punto da farsi cogliere in fallo dalla sua collega e da una cliente. Non poteva permettersi di non essere sempre attenta e diligente in negozio, il lavoro in quella libreria era troppo importante per lei e per la sua rinascita, era grazie a lui che riusciva a mantenersi da sola in quella città semi sconosciuta e a breve le avrebbe pure consentito di studiare all'università perciò non doveva rischiare di perderlo per nulla al mondo.

Carol le lanciò un'occhiata di sbieco, scosse lentamente la testa più volte ed emise un piccolo sospiro rassegnato prima di chinare nuovamente il capo e tornare a occuparsi della catalogazione di una montagna di libri dal tipico odore di stampa fresca.

'Quella ragazza ha sempre la testa fra le nuvole' pensò tra sè e sè, appollaiata su uno sgabello con le gambe accavallate, il vestito chiaro che le fasciava elegantemente la vita magra e i tacchi dei suoi sandali marroni bene in vista. Perfetta come sempre.

Non era una cattiva ragazza Carol, semplicemente viene difficile comprendere gli altri quando in un determinato momento della propria vita si viaggia costantemente sopra una splendida nuvoletta rosa e tutto sembra andare nel verso giusto senza che nemmeno ci si sforzi perché accada, e lei si trovava proprio in quel frangente.

La sua nuvola morbida era ben alta nel cielo, così tanto da impedirle di vedere ciò che c'era più in basso e di capire che, a volte, quando non si ha la mente serena e sgombra da qualsiasi tipo di problemi e dolori, è facile smarrirsi.

Non lo faceva per male o per superficialità, semplicemente le veniva quasi inevitabile, per questo Ashley non se la prendeva più di tanto quando la scorgeva sbuffare lievemente o sollevare lo sguardo esasperato a qualche sua piccola distrazione.

«Sì, il libro che cerca è disponibile, se permette la accompagno io stessa allo scaffale così non dovrà faticare per trovarlo!» si offrì Ashley, dopo aver smanettato per qualche secondo sulla tastiera del computer. Sorrise alla cliente che, finalmente soddisfatta, parve tranquillizzarsi e rivolgere alla ragazza addirittura un debole ringraziamento, poi saltò giù dallo sgabello per farle strada verso una libreria in fondo alla stanza.

Era tornata attiva ed efficiente e qualunque traccia del suo sogno ad occhi aperti era svanita, veloce come faceva di solito.

Le capitava piuttosto spesso di perdersi a inseguire un profumo, una semplice scena quotidiana o anche solo una sensazione che le ricordava terribilmente la sua infanzia e adolescenza, e trovarsi magicamente catapultata indietro nel tempo.

Una dolce illusione che poi si rivelava spietata: era più doloroso ritornare alla realtà dopo aver riassaporato per pochi minuti il rassicurante ricordo dei tempi felici, che per lei si fermavano ai suoi 16 anni. Ne aveva 21 adesso e niente era più stato lo stesso.

La cliente pagò ed Ashley la seguì con lo sguardo mentre si incamminava verso l'uscita finchè non la vide oltrepassare la porta scorrevole del negozio e sparire definitivamente dalla visuale.

A quel punto tirò un sospiro di sollievo e si adagiò mollemente sullo sgabello, dando una rapida occhiata all'orologio. Mancava ancora un'ora e poi avrebbe finito il suo turno.

«Ashley, cara, sicura di stare bene?» le domandò all'improvviso Carol, Ashley non si era accorta che la ragazza la stava fissando da quando era ritornata alla sua postazione, come in attesa di ricevere necessariamente delle spiegazioni per il suo bizzarro comportamento.

«Sì Carol, sta' tranquilla, ero solo un po' sovrappensiero» le rispose educatamente, tornando ad occuparsi di alcune scartoffie sulla scrivania e sperando che la questione si chiudesse lì.

Non le andava di dare troppe spiegazioni su quella parte della sua vita che teneva gelosamente per sè, non era riuscita a raccontare troppi dettagli neppure alle ragazze con cui condivideva la casa e che lentamente stava cominciando a considerare amiche, quasi la sua nuova famiglia.

Ovviamente pretendeva troppo, visto che la sua collega non pareva per nulla in vena di lasciar perdere: oltre ad essere una maniaca dell'ordine e della perfezione, Carol era anche una curiosona e a tratti una gran bella pettegola, motivo in più per evitare di confidarsi con lei su qualunque aspetto della propria sfera personale che non si volesse assolutamente far uscire da quelle quattro mura.

«Sovrappensiero, eh? - ripetè con aria maliziosa mentre si sporgeva verso Ashley, rischiando di cadere giù dallo sgabello – si tratta di problemi di cuore, vero? Scommetto che stavi pensando a un ragazzo!» cinguettò allegra, un' improvvisa scintilla le accese gli occhi marroni, i pettegolezzi d'amore erano decisamente i suoi preferiti.

Ashley sospirò sonoramente, la guardò per un attimo senza espressione e riportò l'attenzione al suo lavoro.

Magari fosse stata solo una banale questione di cuore ad affollarle la testa!

«Sei proprio fuori strada Carol, non c'è nessun ragazzo» le rispose piatta, spegnendo tutto l'entusiasmo della giovane.

La bionda mise sù un piccolo broncio di delusione, poi tornò a ticchettare le dita della mano sulla scrivania e a tormentarsi l'anello dorato che teneva all'anulare sinistro.

Un attento osservatore avrebbe fatto presto a intuire da quel particolare che la ragazza era sposata da poco e per questo non si era ancora abituata alla presenza della fede al proprio dito.

Carol era infatti tornata dal suo viaggio di nozze da appena due settimane.

Aveva 26 anni e si sentiva la ragazza più felice della terra: si era sposata col suo primo e unico amore dopo un lungo fidanzamento cominciato al liceo, avevano programmato quella tappa da tempo, comprato casa in un quartiere tranquillo della città e avuto la loro cerimonia da favola.

Per questo la sua nuvola la portava così in alto, lontana dal mondo di Ashley che non poteva essere più diverso dal suo, in quel momento.

«Sarà... - farfugliò poco dopo, attorcigliandosi annoiata un ricciolo biondo tra le dita – ma allora che mi dici del ragazzo che viene spesso a prenderti all'uscita da qui? Se non sbaglio è il fratello di Michelle! C'è qualcosa tra di voi?» chiese senza che l'idea di risultare invadente potesse anche solo sfiorarle l'anticamera del cervello.

Ashley sobbalzò impercettibilmente sulla sedia a quell'allusione più per quanto suonasse assurda che per altro.

«Terence è solo un amico, si vede con dei colleghi per studiare in un aula qua vicino, per questo a volte passa da qui» la informò senza nemmeno guardarla, come se stesse spiegando la cosa più ovvia del mondo.

Carol assottigliò lo sguardo sospettosa, la risposta di Ashley pareva non averla convinta ma per quella volta lasciò perdere.

Dopo un mese non riusciva ancora a capire quella ragazza, per lei era come un rebus intricato, se ne stava per i fatti suoi, aveva spesso la testa fra le nuvole e cavarle qualcosa sulla sua vita era un'impresa ardua.

Di lei sapeva solo che aveva cambiato città per motivi familiari non ben specificati e che adesso viveva a casa di Michelle con altre tre ragazze.

Era stata proprio la stessa Michelle, ex compagna di classe di sua sorella minore, a chiederle di informarla se la libreria in cui lavorava avesse avuto bisogno di qualcuno, anche solo per un part-time e così era stato.

«Non torni a casa per le vacanze estive?» le domandò dopo una decina di minuti di silenzio tra loro due.

Ashley tremò a quella domanda e si irrigidì e per un secondo Carol giurò di averle visto diventare lucidi gli occhi. La rossa aveva poi voltato la faccia dall'altra parte con la scusa di dover riporre una pila di libri, impedendole di poter accertarsi che fosse vero.

«No» rispose quasi in un sussurro, senza specificare altro.

Non aveva più una casa in cui tornare, nè una famiglia che potesse ritenere tale da quando il suo adorato padre era sparito in quell'incidente e colei che la natura le aveva affibbiato come madre aveva deciso di tradirla e di cancellarla dalla sua vita.

Carol scrollò le spalle, era quasi ora di chiudere e il suo pensiero era già volato al suo neo marito che la stava di sicuro già aspettando a casa.

Le due ripresero in silenzio a ultimare le incombenze che anticipavano la chiusura e poi, una volta finito, si diressero verso l'uscita.

Mentre si accingeva a spegnere le luci, Ashley si beccò una gomitata sulla schiena da Carol, che sghignazzava dietro alle sue spalle. La guardò con la fronte contratta in una tacita richiesta di spiegazioni che arrivò subito dopo. I ricci di Carol le solleticarono il collo quando la ragazza le si avvicinò per bisbigliarle qualcosa all'orecchio.

«Parlavamo del diavolo...» disse piano, roteando gli occhi fino a portarli all'esterno della stanza, verso il marciapiede di fronte a loro.

Ashley li seguì e capì il motivo di quella frase enigmatica: Terence stava in piedi fuori dal negozio con le mani dentro le tasche dei jeans, appoggiato al muro mentre la aspettava.

Aveva i capelli castani un po' spettinati sul davanti, una leggera barba a incorniciargli il mento e la linea del viso e gli occhi, di una tonalità più chiara della sua chioma, sorridenti e fissi su di lei.

Quando si accorse che Ashley lo stava guardando le fece un cenno con la mano e un sorriso sincero si aprì sul suo volto.

Lei non fece nemmeno in tempo a rispondere a Carol di smetterla con quelle insinuazioni che la bionda era già sgattaiolata fuori.

«Beh, io scappo Ashley, mio marito mi aspetta! Ci vediamo domani!» le strillò da lontano, agitando velocemente una mano per salutarla e facendole un occhiolino al quale Ashley preferì non dare alcuna interpretazione.

Chiuse a chiave la porta della libreria e capì dall'ombra dietro di lei che Terence si stava avvicinando.

«Ciao Ashley» la salutò il ragazzo, la sua voce era calda e allegra e le infuse subito un senso di sicurezza.

Si voltò di scatto e per qualche secondo si soffermò sulla figura di quel giovane ventiquattrenne che non esitava a ritenere il suo angelo custode.

Anche facendo un enorme lavoro di immaginazione, non riusciva davvero a figurarsi dove si sarebbe trovata in quell'esatto momento se quell'afoso pomeriggio di circa due mesi prima il fato, o forse la sua buon stella che finalmente si era ricordata di lei, non le avessero fatto incontrare Terence e sua sorella Michelle, l'altro suo angelo.

Ricordava ogni minimo particolare di quel giorno di Giugno, cominciato disastrosamente come i precedenti, ma conclusosi nel migliore dei modi proprio quando stava esaurendo anche l'ultimo barlume di speranza rimastole in corpo.

Solo qualche giorno prima era accaduto l'evento che aveva decretato la sua morte.

Doveva ammettere che suonava un po' raccapricciante pensarla in quei termini, ma non aveva trovato un modo più calzante e adatto per definire come si era sentita per opera di chi avrebbe dovuto invece amarla incondizionatamente, sua madre.

Rinnegata, tradita, cancellata per sempre.

Morta.

La vecchia Ashley se n'era andata via, di lei non rimaneva che un cumulo di ricordi e un istinto di sopravvivenza che pensava di non avere e che l'aveva spinta a scappare via pur di non morire di dolore.

Non le andava di rivangare quel triste momento che l'aveva quasi privata della sua identità, ma sorrideva sempre nel ricordare la mano tesa di Terence come un appiglio sicuro che l'aveva soccorsa quella mattina.

«Com'è andato il pomeriggio di studio?» gli chiese Ashley, dopo aver ricambiato il saluto e conservato il mazzo di chiavi tintinnanti del negozio al sicuro nella borsa.

Tyler sbuffò rumorosamente poi piegò le labbra in un'espressione scocciata «Come vuoi che sia andata, l'economia non è di certo uno spasso ma anche per oggi il mio dovere l'ho fatto! - commentò prima di lanciarle un'occhiata veloce e godere del sorriso accennato sulle labbra rosee di Ashley – ma tu piuttosto, sei davvero convinta di volere cominciare l'università?» le chiese, portando nuovamente gli occhi sulla strada.

«Poter studiare Lettere era il mio sogno ma sai... mia madre aveva idee differenti e io da sola non potevo farcela e così... - Ashley deglutì dolorosamente, poi scosse la testa come a voler scacciare fisicamente quei pensieri dalla sua testa – beh, ma adesso che sto riuscendo a racimolare qualcosa grazie al lavoro, non ho intenzione di perdere quest'opportunità!» tagliò corto, cercando di apparire calma e per niente turbata.

Il caldo la invase di colpo e si sganciò un bottoncino della camicetta che teneva fin troppo allacciata per il negozio, la scollatura si aprì morbidamente liberando il suo petto e lasciandole un piacevole sollievo.

Tyler si voltò a guardarla pensieroso, Ashley non parlava molto di sè e lui, per quanto si sforzasse, proprio non riusciva a capire cosa nascondesse dietro quelle frasi a metà, quegli occhi all'improvviso tristi e i lievi sospiri.

Non osava chiedere e non sapeva come comportarsi, era cresciuto nell'agiatezza e nella spensieratezza, circondato da successi e affetto e la sofferenza lo confondeva e lo coglieva impreparato. L' atteggiamento di Ashley lo destabilizzava ogni volta ma non era in grado di comprenderlo e di affrontarlo, come fosse l'unica ombra in quel quadro perfetto che ai suoi occhi era quella ragazza chiusa e misteriosa.

Tutto quello che desiderava fare quando la vedeva così era proteggerla e farle tornare il sorriso, ma sperava di riuscirci senza dover indagare troppo in fondo quell' alone di oscurità che la circondava, quel qualcosa che lui non aveva il coraggio o forse la voglia di affrontare.

«Non ti lamentare però se poi comincerai a mostrare segni di squilibrio, io ti avevo avvertito!» scherzò, nel tentativo di toglierle dalla faccia quell'espressione che la rendeva meno bella di quanto non fosse per lui e sorrise vittorioso quando la vide soffocare con la mano sulla bocca una delle sue rare risate.

Tyler era sincero e affidabile, il classico ragazzo che si sarebbe fatto in quattro per la persona che amava, quello su cui si poteva sempre contare ma, semplicemente, non la capiva.

Ashley continuò a camminare, i capelli rossi che le sfioravano appena le spalle, le braccia esili aggrappate alla tracolla della borsa e quei semplici jeans che Carol le criticava sempre in quanto per nulla eleganti ed adatti da mettere a lavoro.

D'un tratto si sentì cingere dolcemente le spalle da Terence che con quel gesto arrestò il suo cammino verso casa e la deviò leggermente a sinistra.

La ragazza si voltò con un'espressione interrogativa sul volto e aggrottò la fronte a quel cambio di direzione.

«Stasera non vai a casa, ci vediamo con gli altri per mangiare fuori al solito posto – la informò con quello che sembrava più un ordine, poi scosse vagamente la testa e si corresse – beh in realtà non proprio tutti, solo gli sfortunati che non sono ancora tornati a casa per le vacanze!» precisò ingenuamente, senza accorgersi della poca delicatezza di quell'affermazione davanti ad Ashley.

Lei sarebbe rimasta in città, dove altro poteva andare altrimenti?

«Già» mormorò, ad occhi bassi ed anche quella volta Terence preferì ignorare quella strana nota nella sua voce.

La mano sventolante di Michelle li accolse all'entrata del locale e li invitò ad avvicinarsi al tavolo, attorno al quale sedevano meno di una decina di persone.

«Muovetevi, stavamo aspettando solo voi! - esclamò la ragazza, mentre Ashley prendeva posto accanto a lei – insomma, ma che avete fatto tutto questo tempo?» insinuò poi a voce alta, ammiccando verso i due malcapitati.

Gli occhi castani di Michelle scintillavano di malizia, si lisciò i lunghi e foltissimi capelli scuri, adornati da un elegante cerchietto nero che li teneva perfettamente indietro, impeccabili come sempre e si aggiustò la spallina della sua canotta, scivolata giù da un lato con aria davvero poco innocente.

Ashley rimase zitta, lasciando cadere nel vuoto quella falsa insinuazione, a differenza di Terence che, colto nel suo punto debole, si agitò vistosamente.

Ormai tutti nel loro gruppo avevano capito che aveva una cotta per la rossa che, da poco meno di due mesi, era entrata ufficialmente a fare parte della loro cerchia e non esitavano a lanciare qualche allusione più o meno velata alla cosa, giusto per farsi quattro sane risate a suo danno.

«Guarda che Ashley ha lavorato fino a tardi, abbiamo solo camminato!» sentì il bisogno di giustificarsi, mentre la sorella gli lanciava occhatine furbe e tratteneva a stento delle risate sommesse.

«Adesso smettetela sù, pensiamo ad ordinare, invece, ho una fame!» li interruppe Beth, la sua massa di bellissimi capelli biondi e ondulati faceva capolino dall'altra parte del tavolo, e i suoi occhi celeste chiaro, da dietro i grandi occhiali da vista che portava, incontrarono quelli riconoscenti di Terence per aver posto fine a quel momento imbarazzante. Anche lei condivideva l'appartamento con Michelle ed Ashley insieme a Melissa e Colleen, che però al momento facevano parte del gruppo di fortunati che erano già partiti per le vacanze.

«Concordo» le si accodò di slancio Dean, fidanzato della bionda, un ragazzo dai capelli rossicci e il viso pieno di lentiggini.

Le voci di altri affamati al tavolo si unirono a quelle proteste e così ben presto quel siparietto venne insabbiato in favore di argomenti molto più pratici, tipo cosa prendere da mangiare.

Sembrava procedere tutto regolarmente quando fece il suo ingresso nel locale colui che Ashley in quei mesi aveva imparato bene a identificare come la causa del repentino cambiamento di umore di Terence e sua sorella Michelle. Bastava anche solo scorgere la figura di quel ragazzo perché i due assumessero un'espressione esageratamente rabbiosa e riuscissero a rovinarsi la serata.

Ashley osservò Matt varcare la soglia, con la sua solita aria sfrontata, i capelli biondi che gli ricadevano morbidi sulla nuca e gli occhi azzurri fissi davanti a sè, come se non gliene importasse nulla del mondo attorno a lui.

La rossa percepì un movimento secco accanto a sè e fece giusto in tempo a voltarsi per scorgere Michelle che aveva appena sbattuto con violenza il bicchiere sul tavolo e assottigliato gli occhi come due fessure verso il ragazzo che, nel frattempo, non li aveva degnati di uno sguardo e si era accomodato a un tavolo poco più distante insieme alla sua cricca di amici.

Terence si voltò dalla parte opposta e poggiò il mento sulla mano. «Con tutti i posti che esistono in questa cazzo di città doveva giusto venire a dare fastidio qui quell'idiota e tutta la sua mandria di amici!» farfugliò, con le sopracciglia contratte in un'espressione di odio e disgusto.

«Lo fa apposta perché ci gode ad avvelenarci la vita con la sua presenza, come ha sempre fatto!» sibilò Michelle, stringendo forte i pugni sopra al tavolo e seguendo l'oggetto del loro disprezzo con gli occhi, senza modificare quell'espressione.

«E noi evitiamo di rovinarci la serata solo per lui, no?» intervenne Beth, cercando di calmare le acque e di non vedere naufragare il buonumore solo per quell'imprevisto.

«Beth ha ragione ragazzi dai, non ne vale la pena per una carogna del genere!» sbraitò Max, un altro loro amico, sorseggiando della birra con fare indifferente.

«Già, ignoriamolo e basta!» concluse allora Terence, ritornando a conversare tranquillamente con gli altri, mentre Michelle tirò un sospiro nervoso con gli occhi fissi sul tovagliolo davanti a lei e poi si ravvivò la chioma, spostando indietro alcuni ciuffi.

Ashley prese a osservarla con la coda dell'occhio con circospezione, senza osare commentare o fare domande.

Non c'era stata una sola volta da quando era giunta in quel posto che avesse mai scoperto Matt ad attaccare briga con loro o a rivolgere insulti o fare una qualsiasi dannata cosa che potesse rientrare nel concetto di 'infastidire'.

Se l'avesse fatto in passato questo per lei rimaneva un mistero senza ancora una risposta.

Quando era stata accolta dal gruppo di Terence aveva ricevuto diverse dritte e consigli su come ambientarsi in città e tra queste anche una severa raccomandazione, che però non era stata accompagnata da spiegazioni: evitare assolutamente Matt.

Di lui aveva saputo solo che era un vecchio compagno di scuola di Terence e suo coetaneo e poi era seguita una lunga sfilza di epiteti poco carini e insulti che lo dipingevano come una persona squallida e falsa, un tipo meschino e manipolatore da cui stare alla larga a tutti i costi.

Nessuno aveva mai accennato alla vera origine di quell'astio così profondo tra loro ed Ashley non si era azzardata a domandare.

Dopotutto, nemmeno lei era propensa a rivelare molto dei suoi dolori, quindi che diritto aveva di intromettersi in quelli degli altri?

Aveva accettato ciò che le veniva detto senza fiatare, considerava già un miracolo che avesse trovato delle persone così speciali che si erano prese cura di lei pur non avendo idea di chi fosse e ciò di cui non aveva dubbi era che i suoi nuovi amici consideravano Matt il loro peggiore nemico e così era giusto che facesse anche lei.

Il problema era che non ci riusciva fino in fondo, in realtà.

Spostò lo sguardo lentamente via da Michelle, una strana sensazione l'aveva colpita come un brivido sinistro alla schiena e immaginava già di cosa si potesse trattare. Portò l'attenzione al di là della testa della ragazza accanto a lei e intravide la fonte di quel turbamento così sbagliato e inspiegabile.

Un paio di occhi azzurri la fissavano calmi, erano seri ma non sembravano cattivi come volevano convincerla tutti.

Matt stava seduto riversato contro lo schienale della sedia, con la testa leggermente rivoltata all'indietro e la fissava pacato, con gli occhi appena appena socchiusi, come faceva spesso da quando lo aveva visto la prima volta.

Dopo gli avvertimenti di Terence e Michelle, Ashley aveva più volte sentito quegli occhi addosso a lei, carichi di qualcosa che somigliava tanto a una sensazione familiare. C'era una sfumatura in quello sguardo che non aveva trovato in nessuna delle persone che la circondavano e che per qualche strano motivo la attraeva, per quanto sbagliato fosse, e che cercava di evitare con tutta sè stessa.

Una ragazza dai lunghi capelli biondi corse incontro a Matt e gli si sedette sulle ginocchia, ridendo come se fosse già brilla da un pezzo e passandogli un braccio intorno alle spalle, lui le cinse la vita a sua volta, stringendola. Il corpo della giovane coprì per intero la visuale del volto di Matt ed Ashley la ringraziò mentalmente perchè il non poterlo più vedere le provocò un forte sollievo che però sapeva sarebbe stato temporaneo, come acqua fresca sulla pelle scottata dal sole che dopo torna a bruciare più di prima.

Jessica, l'amica bionda di Matt, gli rimase spalmata addosso per un po', carezzandogli la guancia con la confidenza di chi aveva già sperimentato contatti ben più intimi con lui, poi decise finalmente di lasciarlo libero e raggiunse due amiche sedute più avanti.

«Comunque, se continui a guardare così quella ragazza, mi sa che tra poco Terence avrà un motivo in più per volerti spaccare la faccia» gli sussurrò all'orecchio Luke, poi sistemò gli occhiali sul naso e si beccò un'occhiata per nulla preoccupata dall'amico che lo fece sghignazzare.

«Non la guardo perché me la voglio portare a letto, è solo curiosità, può anche stare tranquillo per quel che mi riguarda» si giustificò presto Matt, incrociando le braccia sul tavolo e voltando definitivamente le spalle al suo gruppo preferito di 'nemici'.

Luke fece ondeggiare in maniera esagerata i suoi ricci corvini per le risate che lo scuotevano, poi battè una mano sulla spalla di Matt, che per l'ennesima volta si ritrovò a sbuffare infastidito. Luke era un suo caro amico, probabilmente avrebbe potuto definirlo il migliore che aveva se quella definizione non le fosse sembrata troppo da liceali mai cresciute, e fu solo per quel motivo che si trattenne dal rispondergli in malo modo.

«Sì, come no!» continuò imperterrito l'amico quando si fu ripreso, senza mostrare il minimo timore per l'espressione infastidita di Matt.

«Ti ricordo che l'unico motivo per cui tu in questo momento non punti i tuoi occhi da pesce lesso in quello stesso tavolo, è che Melissa è assente» ricambiò il colpo il biondo, centrando in pieno e affondando la sfacciataggine di Luke, che in meno di un secondo sbiancò e si irrigidì.

Sul bel viso di Matt comparve finalmente un ghigno di vittoria.

«E questo cosa c'entra, io e Melissa siamo amici, anche se dobbiamo stare attenti perché le sue amiche andrebbero di matto se sapessero che parla con me che sono amico di questo ragazzo brutto e cattivo!» lo canzonò, indicandolo col dito e piantandogli una gomitata sul braccio.

Matt sospirò, poi si portò un bicchiere pieno di birra alle labbra e ne bevve un sorso.

«Senti, non prendermi per il culo, non capisco che diamine aspettiate a saltarvi addosso voi due, sarebbe evidente anche a un cieco che non vedete l'ora di farlo!» gli ribattè annoiato, socchiudendo appena gli occhi.

Luke sobbalzò sulla sedia «Guarda che lei non è quel tipo di ragazza!» la difese strenuamente come un cavaliere con l'armatura e il cavallo bianco.

Matt scoppiò a ridere «Tranquillizzati, intendevo solo dire che vi piacete e sarebbe anche l'ora che ve lo diciate una volta per tutte!»

«Non è così facile Matt, non lo è per niente» disse a bassa voce il riccio, abbassando gli occhi scuri sul tavolo, Matt lo osservò di sbieco, poi buttò un'ultima occhiata ad Ashley che adesso non lo guardava più, era troppo impegnata a chiacchierare e sorridere a Terence accanto a lei.

Eppure quell'espressione nei suoi occhi, quella bellissima tristezza tanto simile alla sua, quasi invisibile ad un altro osservatore, non la abbandonava mai.

Lui l'aveva notata subito e da quel momento ci era quasi annegato dentro, avrebbe voluto immortalarla in una delle foto che scattava e che erano diventate ormai il suo lavoro, avrebbe voluto soddisfare la sua curiosità e capire, solo capire.

Se solo lei gliene avesse dato mai la possibilità, anche per un minuto soltanto.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Flashback ***


Ciao  tutte!
In questo capitolo le parti in corsivo si riferiscono a eventi del passato, spero di non rendervi confusa la lettura!
Ci sono molte cose che sicuramente sembrano ancora poco chiare ma verranno spiegate mano mano!
Grazie ancora a chi sta leggendo e un bacio!

Cap. 2 Flashback

 

 

«Questa casa non è mai stata così tranquilla, la mattina! Fa quasi impressione!»

Una voce femminile roca, impastata da uno sbadiglio impertinente, si levò dal corridoio dell'appartamento e spezzò il silenzio che regnava profondo.

Ashley, in piedi in cucina davanti al frigorifero, si voltò e vide spuntare la figura di Michelle: si era appena svegliata, il suo passo lievemente strascicato e gli occhi semi chiusi lasciavano intendere che dovesse ancora del tutto riprendere il contatto con il mondo, eppure, anche in quelle condizioni disastrate, non perdeva la sua innata fierezza ed eleganza.

«Hai ragione, si sente la mancanza delle altre» commentò Ashley, decidendosi ad aprire il frigo e a versarsi del succo d'arancia in un bicchiere.

«Beh, sai che ti dico? Io non la sento più di tanto, hai già dimenticato le lotte all'ultimo sangue la mattina per accaparrarci il bagno fino quasi ad augurarci a vicenda di schiattare?» le ricordò Michelle quasi con terrore, Ashley rischiò di strozzarsi col succo, in una delle rare volte in cui si lasciava andare a una sana risata e la sua reazione buffa fece ridere a sua volta la sua coinquilina.

«Sì, in effetti non hai tutti i torti!» si arrese ad ammettere anche se, in fondo all'anima, a lei tutta quella confusione a cui aveva dovuto abituarsi in quegli ultimi due mesi non dispiaceva affatto, soprattutto se paragonata alla solitudine e al silenzio soffocante dai quali era scappata.

«Io ho sempre ragione! - scherzò, scandendo bene quelle parole e rivelando la sua natura sicura e determinata – in ogni caso finchè dura voglio godermela!» concluse sospirando e prendendo del caffè ghiacciato dal frigo.

Ashley la osservò e sorrise: dietro quella scorza all'apparenza dura e fredda, sapeva che Michelle amava fin troppo la compagnia e avere attorno le sue quattro coinquiline, era lei stessa che aveva deciso di affittare a delle ragazze, pur non avendone economicamente la necessità di farlo, le stanze della casa che i suoi genitori le avevano generosamente regalato dopo il diploma, ed era sempre grazie alla sua decisione che adesso Ashley si trovava in quella graziosa casa, circondata da visi amici, e non in chissà quale tugurio sperduto in periferia.

 

La città che aveva scelto come meta della sua fuga era grande, forse fin troppo per lei che non conosceva nessuno lì ed era totalmente sola, un puntino anonimo in mezzo a un mare di gente a cui di lei non importava un fico secco.

Le camminavano a fianco senza riuscire a leggere la sua sofferenza e il suo bisogno di aiuto e ben presto la voglia di riscatto e di ricominciare che l'aveva animata era stata sostituita dall' amara accettazione di una realtà dura e crudele in cui lei non capiva più che posto dovesse occupare.

Si chiese se non avesse fatto un enorme cazzata a voler puntare troppo in alto, a pensare di poter sfruttare delle nuove opportunità e cavare del buono dallo schifo in cui stava annegando.

Esisteva per lei una seconda occasione?

Per qualche giorno aveva alloggiato in un hotel economico di periferia, cercando disperatamente una stanza da qualche parte in un appartamento che fosse quanto meno decente.

Si era portata appresso tutti i risparmi che aveva accumulato dando lezioni private di doposcuola a dei bambini nella sua vecchia città, ma era consapevole che non sarebbero bastati per molto se non avesse trovato una sistemazione e un lavoro.

A quel punto aveva cominciato una specie di pellegrinaggio fatto di ricerche estenuanti, annunci sui giornali, telefonate infinite e ore a girare in lungo e largo per vedere alcuni degli appartamenti che riteneva alla sua portata.

Il suo budget era molto limitato e la vita cara e non le ci era voluto molto per rendersi conto che tutto ciò che poteva permettersi erano topaie non degne nemmeno lontanamente di essere considerate "case" o postacci abitati da persone poco raccomandabili.

La sera tornava nella sua piccola e spoglia stanza d'albergo, accaldata dalle temperature estive e stremata dopo aver camminato tutto il giorno invano. Senza voglia di mangiare, si sforzava di mandare giù qualcosa per darsi almeno la forza di mettersi sotto la doccia e buttarsi a letto, bagnando il cuscino la notte quando l'ottimismo proprio le sfuggiva dalle mani, scivolandole tra le dita come aria.

Decise di cambiare zona di ricerca quella mattina, sperando che la fortuna si decidesse per una buona volta a girare di nuovo dalla sua parte.

Si trascinò dietro la sua enorme valigia e qualche borsa a tracolla, sudata e sfinita per il troppo caldo, maledicendo persino i suoi capelli, nè troppo corti, nè troppo lunghi, che non le permettevano di legarli in modo decente, facendole accaldare il collo.

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando la sua attenzione venne attirata dall'edificio di quella che aveva l'aria di essere un'università, anche piuttosto prestigiosa.

Ashley sollevò lo sguardo in alto per scrutare quella costruzione austera e massiccia, coprendosi gli occhi per il sole accecante.

Non avrebbe di sicuro trovato nulla alla sua portata in quella dimora di ricchi e figli di papà, ma era talmente disperata che la sua ragione si mise a tacere e lei entrò, sperando di recuperare qualche contatto utile per trovare casa da una di quelle bacheche di annunci che di solito si trovavano in posti del genere per agevolare gli studenti fuori sede.

O, più verosimilmente, per approfittare di un po' di ombra e dell'aria condizionata e riprendere fiato e forze per continuare la sua ricerca altrove.

Varcò l'ingresso, attirandosi numerosi sguardi incuriositi e anche un po' divertiti: non doveva essere un bello spettacolo, disordinata e piena di cose da trasportare, una disperata in mezzo a ragazzi vestiti in tiro e ragazze all'ultima moda, ma ormai ci aveva fatto il callo agli sguardi della gente.

Sulla destra riuscì a scorgere un'ampia parete, piena di foglietti tenuti sù alla bene e meglio con puntine da disegno o semplice scotch e vi si precipitò, cercando di recuperare una penna e un foglio di carta per prendere nota.

Sfortunatamente la stanchezza la rese maldestra e le fece rovesciare tutto il contenuto della sua borsa, mentre la valigia, che aveva abbandonato di colpo per tentare di frenare la caduta dei suoi oggetti, rovinava a sua volta per terra.

Era tutto un completo disastro, esattamente come lei.

Qualche risatina si levò da un gruppetto di persone lì vicino mentre Ashley si sforzò di ignorarli e si inginocchiò disperata, raccattando le sue cose con gli occhi che già le pungevano di pianto nel notare quanto non fosse poi così diversa dagli oggetti che giacevano immobili per terra, sparsi qua e là.

«Ti serve aiuto?»

Qualcuno, un ragazzo a giudicare dalla voce, parlò d'un tratto.

Ashley pensò di aver sognato, sollevò lo sguardo scettica e vide davanti a lei un giovane dagli occhi castani e luminosi, gentili, la carnagione abbronzata e i capelli castani e folti.

Le sorrideva ed Ashley, colta alla sprovvista non riuscì a rispondere ma l'istinto, o forse una buona dose di impulsività e disperazione, le suggerirono di fidarsi, di accettare quell'aiuto inaspettato.

«Va tutto bene? Tranquilla, ti aiuto io a raccogliere le tue cose!» continuò il ragazzo, per nulla scoraggiato dal suo silenzio, con un tono dolce che la convinse ancor più di quanto già non avevano fatto i suoi occhi.

Ashley lo lasciò fare e quando anche l'ultima delle sue cose tornò a posto si rimise in piedi, strofinandosi velocemente i jeans con le mani per togliere la polvere e lo stesso fece il suo provvidenziale aiutante.

Lo guardò più attentamente, era poco più alto di lei adesso che si erano alzati, sul metro e settantacinque a occhio e croce, e sembrava uno che ci teneva al suo vestiario. Portava una camicia chiara e dei pantaloni neri e la rossa pensò subito che dovesse trattarsi di uno studente in piena sessione di esami.

«Scusa se mi sono intromesso, ma mi sei sembrata piuttosto in difficoltà prima! – parlò nuovamente il ragazzo dopo quegli attimi di silenzio - se posso aiutarti in qualche modo chiedi pure, non formalizzarti» si offrì, sfoderando un altro di quei sorrisi perfetti e magnetici.

«Ti ringrazio, ma stavo solo dando un'occhiata agli annunci degli affitti, mi sono trasferita qui da poco e stavo cercando una sistemazione più stabile, diciamo» mormorò Ashley, chiedendosi subito dopo se fosse stato giusto rivelare quel particolare ad un perfetto estraneo, per quanto sembrasse affidabile. Non era mai stata un tipo molto espansivo e tendeva ad essere diffidente con chi non conosceva ma, evidentemente, la disperazione aveva attenuato i suoi normali freni inibitori.

«Beh, ma che coincidenza! - esclamò il misterioso giovane, lasciandola attonita, poi si voltò e cominciò a sventolare il braccio per attirare l'attenzione di una ragazza dai lunghi e foltissimi capelli castani scuri, che si trovava poco distante a chiacchierare con un'amica, mentre Ashley boccheggiava senza capirci più nulla.

«Michelle! Vieni un attimo qua, sbrigati!» chiamò il ragazzo, dopo che il suo tentativo di farsi notare coi gesti era fallito. Il tono con cui lo fece era molto confidenziale ed Ashley pensò dovesse trattarsi della sua fidanzata.

La sua ipotesi però crollò quando la ragazza finalmente si avvicinò, rivelando una incredibile somiglianza con il giovane ed Ashley non ebbe quasi dubbi: doveva per forza essere sua sorella.

«Lei è mia sorella Michelle! – proseguì infatti il ragazzo, introducendola – ah, ma che imbecille, io non mi sono nemmeno presentato, sono Terence!»

Entrambi le porsero le mani per stringere la sua ed Ashley, di fronte a quella gentilezza, non si potè più tirare indietro.

«Io... mi chiamo.. Ashley» si presentò, esitando fino all'ultimo e afferrò quelle mani calde.

Terence poi si voltò di nuovo verso la sorella, che sfoggiava un'espressione sempre più confusa e si affrettò a darle spiegazioni.

«Questa ragazza sta cercando una stanza in città e così ho pensato che potesse fare al caso tuo!» e le indicò una altrettanto confusa Ashley.

Michelle a quel punto si illuminò in volto e prese a fissarla come se volesse studiarla e lo stesse fece Ashley con lei.

Notò lo stesso taglio degli occhi un po' arrotondato del fratello ma quelli di Michelle erano di un castano più scuro, così come i capelli, che portava lunghi, lisci e fluenti fino a metà della schiena e le cui punte, nel ricadere, formavano una leggera curva verso l'interno che li faceva sembrare ancora più morbidi.

Non le sfuggì il suo modo elegante di stare in piedi, con le braccia adagiate sul ventre, sprizzava raffinatezza da tutti i pori e il delizioso vestitino verde chiaro che indossava, e che sembrava anche piuttosto costoso, non faceva altro che enfatizzare quella impressione.

Ashley non potè fare a meno di pensare a quanto invece patetica dovesse apparire lei di fronte a loro e quel pensiero e gli occhi pungenti di Michelle che continuavano a indagare la fecero arrossire violentemente.

«Oh, che colpo di fortuna! - esclamò la mora, smettendo di esaminarla con grande sollievo di Ashley, come se fosse già soddifsfatta dell'impressione che avesse avuto - Ero venuta qui proprio per attaccare questo annuncio in bacheca, ho una stanza libera nel mio appartamento, oltre a me ci vivono altre due ragazze ed ero alla ricerca di una nuova coinquilina!» la informò, sorridendo esattamente come il fratello. Erano davvero molto simili e sembravano anche affiatati.

Ashley parve per un attimo intravedere la luce alla fine del tunnel, una ragazza gentile ed educata che le offriva la sua casa, di sicuro decente e in una zona non malfamata, visto che ci viveva lei stessa. Era tutto stupendo, forse anche fin troppo ed Ashley tornò presto coi piedi per terra.

Una sistemazione del genere chissà quanto le sarebbe costata e lei di certo non poteva permetterselo. Come aveva anche solo osato pensare di potercela fare? Lei non c'entrava niente con loro nè con quel posto raffinato e si sentì terribilmente stupida per esserci entrata e dover subire ora quell'amara delusione.

Prima ancora che Michelle potesse parlare scosse la testa.

«Ah, ti ringrazio davvero tanto per l'offerta ma vedi...- abbassò la testa lievemente imbarazzata per ciò che stava per dire – non credo di avere le risorse sufficienti per potermi permettere di stare a casa tua.. devo ancora trovare un lavoro e..» mormorò, ma venne interrotta dalla risata cristallina di Michelle.

«Ma dai, non è mica un problema! Non affitto casa mia per lucrarci sopra, i miei mi aiutano con gli studi e il resto, mi piace avere compagnia e i soldi degli affitti mi servono solo per rientrarci con le spese e cominciare ad essere un poco indipendente! Non chiedo la luna tranquilla, possiamo metterci d'accordo, poi mi sembri una ragazza tranquilla e affidabile e sono sicura ci troveremmo bene!» la smentì Michelle, entusiasta.

Ok, dov'era l'inganno?

Ashley sgranò gli occhi, onestamente doveva ancora realizzare cosa le stesse succedendo.

Aveva forse trovato casa? Una casa dignitosa e in un bel quartiere ad un prezzo fattibile?

Non conosceva bene Michelle nè le sue future coinquiline ma qualcosa dentro le disse che doveva rischiare, che probabilmente quello era il meglio che le potesse capitare.

«Allora, che ne dici? Ti va di vedere la casa? Così se ti piace puoi anche trasferirti oggi stesso!» la esortò Michelle, risvegliandola dalla catalessi in cui era piombata di colpo.

«Sssi... certo che mi va!» balbettò senza controllo, con l'emozione che quasi le serrava la gola.

«Allora andiamo, non perdiamo tempo!» Michelle le cinse i fianchi esortandola a seguirla, appallottolò il foglietto di carta che avrebbe dovuto appendere in bacheca e lo gettò in un cestino, come se avesse già dato per scontato che Ashley fosse diventata la sua nuova coinquilina.

Lei si lasciò trascinare, ormai in balia di quel sogno ad occhi aperti, era successo quando ormai si credeva senza speranza e stentava ancora a crederci, quando Terence le si avvicinò all'orecchio.

«Tranquilla, mia sorella a volte sembra una despota e una gran rompipalle, ma non è così male quando ci fai l'abitudine!» le sussurrò, facendo attenzione a non farsi sentire dalla diretta interessata, poi le sfilò dalle mani la valigia e si offrì di portargliela.

Ashley si avviò verso l'uscita, la luce le invase gli occhi: forse non era così impossibile, forse ce l'avrebbe fatta.

 

Michelle si riempì una tazza di caffè, poi scivolò morbidamente sopra una sedia, il suo costoso pigiama estivo, formato da un top e dei cortissimi pantaloncini di seta color rosa antico, emise un frusciò soave al contatto con la stoffa del cuscino, il pizzo bianco svolazzò allo spostamento dell'aria.

Ashley la imitò, non ottendendo però lo stesso risultato quanto a leggiadria e classe, ma in fondo non era colpa sua, lei aveva indosso solo degli shorts e una canotta di cotone di un grigio smorto.

Michelle sospirò rilassata, si sgranchì le braccia, spostò sulla spalla sinistra la sua lunga treccia color cioccolato e si gustò la bevenda fredda.

Ashley sorseggiò il suo succo e lo accompagnò a una brioche di quelle confezionate, non molto sane ma le uniche che potesse permettersi.

Era Domenica e finalmente poteva godersi una giornata intera di riposo, visto anche le ore piccole che aveva fatto la sera prima con i suoi amici.

«Beth come sta?» domandò a Michelle dopo qualche sorso.

«Non ne ho idea, ma l'abbiamo lasciata con Dean, credo che se ne stia prendendo cura lui a sufficienza!» la rassicurò, strizzandole un occhio.

La sera prima la biondina aveva alzato un po' il gomito, non eccessivamente in realtà, ma per una come lei che non reggeva l'alcool era stato abbastanza. Quando aveva cominciato a parlare con delle creature inesistenti avevano tutti convenuto che fosse arrivato il momento di portarla a casa e il suo ragazzo si era offerto di occuparsene lui stesso ed evitare che Ashley e Michelle fossero costrette a tenerle la testa mentre vomitava l'anima e così l'aveva portata da lui.

Ashley annuì piano, in quel periodo di vacanza la casa si era svuotata e a breve sarebbe rimasta da sola.

«Non vedo l'ora di partire per le vacanze, sono stufa di questi libri e non ho intenzione di aprirli per tutta la fine di Agosto!» sbraitò Michelle, poco dopo, sbuffando.

Sia lei che Terence erano iscritti in Economia, provenivano da una famiglia molto agiata che possedeva un'azienda conosciuta in città e stavano mettendo le basi per diventare i futuri manager dell'attività di famiglia. Fin da bambini erano cresciuti con quell'idea e con quell'obiettivo e adesso tutto ciò si stava concretizzando.

Michelle era determinata e sicura, una ragazza forte e indipendente che lottava per raggiungere i suoi obiettivi ed Ashley spesso la ammirava: aveva solo un anno più di lei e già la prospettiva di un futuro roseo e pieno di successi da donna in carriera, ben organizzato e nitido all'orizzonte, mentre lei aveva la testa tra le nuvole la maggior parte del tempo, piena di sogni senza speranza, persa nei libri che tanto adorava leggere e tormentata dai fantasmi del suo passato, che ancora non volevano saperne di lasciarla stare. Chissà se l'avrebbero mai fatto, un giorno.

«Sei stata bravissima, te lo meriti davvero un po' di riposo!» le sorrise sincera.

«Grazie tesoro, tu piuttosto...guarda che l'offerta di trascorrere le vacanze con noi è ancora valida! Puoi sempre ripensarci, è un po' triste saperti qui sola mentre tutti sono a divertirsi!» disse Michelle, alzandosi e mettendo a lavare la sua tazza.

Ashley abbassò lo sguardo e stritolò nel suo pugno un tovagliolo. Erano giorni che Michelle, ma soprattutto Terence, le proponevano di prendersi le ferie e andare nella loro casa sul mare ma lei non ne aveva voluto sapere.

Era lì da poco e non se la sentiva di chiedere già dei giorni liberi da lavoro dopo nemmeno due mesi e in più aveva ancora da informarsi per l'università, così aveva rifiutato categoricamente.

Ma forse il motivo vero, quello che cercava di non ammettere nemmeno a sè stessa, era un altro. Non avrebbe potuto sopportare di vedere una famiglia unita e felice come quella dei due fratelli, quella che lei non aveva più e forse non aveva mai avuto, dopo gli ultimi sviluppi che l'avevano portata là. Era ancora tutto troppo fresco e sapeva che ne avrebbe sofferto e non se la sentiva. Dopotutto nessuno le aveva chiesto nient' altro e lei non aveva dato che la prima spiegazione, quella più semplice e meno problematica da spiegare. Per ora preferiva scappare dal suo dolore.

«Ti ringrazio Michelle, non sai quanto mi farebbe piacere venire ma non mi va di lasciare il lavoro, starò bene qui, non preoccuparti e poi dieci giorni passano in fretta!» si sforzò di sembrare felice e serena e Michelle, dopo un primo momento di perplessità parve crederle.

«Come vuoi, in ogni caso ci teniamo in contatto per qualunque cosa! - la confortò come faceva sempre – e invece, oggi pomeriggio verrai a vedere il discorso di Terence? Sai lui ci tiene molto che tu sia presente!» precisò, enfatizzando l'ultima frase.

Quel pomeriggio un amico di famiglia avrebbe presentato un suo saggio e aveva chiesto a Terence di tenere la presentazione iniziale, una vetrina molto importante anche per lui e per il suo futuro professionale.

Ashley provò un brivido, Terence era sempre stato premuroso e gentile con lei ma ultimamente sentiva circolare troppe battute sull'esistenza da parte del ragazzo di sentimenti nei suoi confronti. Lei però aveva la testa piena di confusione, aveva dovuto affrontare una tempesta da sola e di certo l'amore non era il suo pensiero prioritario al momento e non voleva dover interrogarsi su ciò che provava, non era abbastanza lucida per farlo e temeva di combinare un pasticcio.

«Certo, ci sarò!» rispose con un velo di incertezza nella voce, Michelle non se ne accorse e le sorrise.

«Bene! Adesso scappo a vestirmi, ho appuntamento con delle colleghe più tardi, ci becchiamo dopo, ok?» strillò Michelle, scattando in piedi e catapultandosi di corsa verso la sua camera.

Ashley rimase a fissare il vuoto per qualche minuto, sola.

 

«Tu non saresti nemmeno dovuta nascere! Avrei dovuto abortire ai tempi, non dovevo farmi convicere da tuo padre! E invece no, lui ti ha sempre amata fortemente, fin dal primo momento, fin da quando ho scoperto di essere incinta! Ho rinunciato a tutto per te solo per amore di tuo padre, ma adesso lui è morto e non ho più intenzione di farlo! Sei adulta, è ora che tu vada per la tua strada, non ti voglio più qui, non ti voglio più nella mia vita!»

Ashley impallidì e smise di percepire il suo corpo.

Doveva essere di sicuro morta o forse non era mai esistita.

Tutto quello che era stata la sua vita fino a quel momento era stato spazzato via da poche dure parole.

Il problema era che, nonostante avesse desiderato morire e che la sua vita potesse finire in quell'attimo, un dolore asfissiante la invase e capì di essere viva più che mai, fragile, vulnerabile ma viva.

Sua madre le aveva appena detto che non sarebbe dovuta mai nascere, uno scarto della natura ecco cos'era, ma esisteva.

Come diavolo aveva fatto a non accorgersi mai che quella donna la odiasse così dal profondo delle sue viscere?

Forse perché quando si è riscaldati da un sole così forte e picchiante come era l'amore di suo padre è difficile accorgersi del gelo che si ha intorno. Ma la notte era giunta cinque anni prima insieme alla folle auto che si era portata via suo padre e quel freddo si era fatto sempre più presente, sempre più insopportabile.

Era sbagliata, era un errore e adesso doveva andare via se voleva avere una chance di dare un senso a quella vita che suo padre aveva voluto fortemente.

Per lui l'avrebbe fatto e per sè stessa, adesso non contava nient'altro che quello.

 

«Dovresti stare attenta a non perderti nei tuoi dolori quando cammini per strada. Potresti farti male sul serio.»

Ashley venne risvegliata da uno strattone al braccio, la presa di una mano serrata sulla sua pelle scoperta e una voce maschile che aveva avuto già modo di sentire prima ma che non avrebbe mai voluto accanto in quell'istante.

Sollevò gli occhi per incrociare quelli azzurri di Matt che la fissavano intensi e capì che la mano che la stringeva apparteneva a lui. Con un moto di orrore si divincolò dalla sua presa, il ragazzo non fece resistenza e le sue dita si allentarono senza difficoltà, liberandola.

Ashley prese a respirare affannosamente per quell'incontro sgradito che per di più l'aveva colta mentre si sentiva più nuda e indifesa, quando ripensava a 'quei momenti'.

«Stavi andando a sbattere contro quel palo – le indicò Matt con un movimento veloce del capo, poi si mise le mani in tasca e le si affiancò, così vicino che Ashley riuscì a sentire il suo odore misto al fumo delle sigarette che fumava spesso – non devi lasciare che i tuoi mostri ti assalgano in questo modo, o almeno accertati che ci sia qualcuno a coprirti le spalle, io lo so bene, io so com'è.» le sussurrò all'orecchio, sporgendosi verso di lei e sfiorandole col naso la guancia.

Ashley, frastornata dalle sue parole e dai brividi che i suoi capelli biondi contro il viso le avevano provocato, si allontanò da lui come scottata e lo fissò con sconcerto.

Il viso di Matt era calmo e bello, era chiaro e il sole glielo illuminava appena ma c'erano delle ombre in lui che la innervosivano e la attraevano allo stesso tempo pericolosamente, come se le sue angosce trovassero per un attimo sollievo nel tuffarsi in quelle di qualcun altro, in quelle di lui.

A tratti si sentiva capita da quegli occhi che parevano non volerla lasciare in pace, parevano avere bisogno di annegare in lei così come lei si sforzava di non fare con lui.

«Tu non sai proprio niente di me! - gli ribattè con forza, stringendo i pugni e avvampando, lottando con sè stessa e con la voglia di chiedergli come avesse fatto in pochi sguardi a capire quello che i suoi amici non riuscivano a fare da due mesi ormai – e ora lasciami in pace, ho da fare!»

Perchè semplicemente non la lasciava in pace?

 

Ashley camminava sotto il sole di Giugno, aveva appena finito il turno in negozio e non vedeva l'ora di rintanarsi a casa ad assaporare un po' di riposo. Le piaceva avere a che fare con i libri, la sua grande passione e non avrebbe mai smesso di ringraziare Michelle per averle trovato non solo un lavoro, ma anche uno che fosse in linea con i suoi interessi, ma quella mattina si era svegliata con il mal di testa e non era stato facile reggere i ritmi lavorativi.

In fondo era solo una settimana che la sua vita pareva aver svoltato nella direzione giusta.

Uno scricchiolio dall'alto le fece arrestare il passo, alzò automaticamente il viso e notò con sgomento un ragazzo appollaiato in una posizione precaria sopra l'impalcatura di alcuni lavori in corso su un palazzo vecchio e malandato.

Ashley sobbalzò a quella visione, soffriva di vertigini e spesso non riusciva a stare affacciata per più di dieci secondi neppure dal balcone di case che superassero il terzo piano e si bloccò guardando con terrore quell'incosciente e temendo di vederselo cadere giù da un momento all'altro davanti agli occhi.

Fu così che lentamente lo mise a fuoco: aveva i capelli chiari che risplendevano al sole, portava al collo una grossa macchina fotografica nera che probabilmente era il motivo per cui si trovava appeso tra la vita e la morte sopra quei legni pericolanti, dato che stava accovacciato con quell'aggeggio premuto sull'occhio, nel tentativo di cogliere chissà quale immagine o prospettiva da lassù.

Era Matt, il ragazzo dal quale Terence, Michelle e gli altri l'avevano messa bene in guardia dall'evitare.

Non fece in tempo a dileguarsi che il ragazzò la notò e osò persino farle un sorriso sbilenco che gli fece perdere l'equilibrio per un attimo nonchè un paio di battiti ad Ashley che si portò per riflesso una mano sul petto, con gli occhi spalancati.

«Tranquilla, me la cavo!» gli urlò da sopra Matt, come se avesse intuito le paure della rossa che, per tutta risposta e colta nell'osservarlo, si indispettì e avanzò veloce.

Evidentemente aveva fatto male a pensare che Matt fosse uno sprovveduto ad arrampicarsi in quel modo, perché in un batter d'occhio il biondo era sceso giù e le si era parato davanti, dimostrando l'agilità di chi ha già fatto spericolatezze del genere pur di acchiappare e fermare un istante irripetibile con la sua macchina fotografica.

«Sei nuova, non è vero? - le domandò senza troppi giri di parole, allontanandosi con un gesto rapido della mano i ciuffi di capelli lunghi che gli erano ricaduti sulla fronte per il trambusto – intendo nel gruppo di Terence, non ti ho mai vista prima» precisò, mentre abbandonava la macchina fotografica sul collo e sfilava una sigaretta per poi accendersela.

Ashley si riprese dallo spavento che le aveva fatto prendere la sua comparsa improvvisa, poi senza rispondergli lo scansò abilmente e proseguì il suo cammino.

Matt era da evitare e odiare, così le avevano detto e così avrebbe fatto.

«Immagino che tu sappia chi sono, le tue amichette avranno già ampiamente tessuto le mie lodi, non è così?» domandò ironico, ma anche questa volta Ashley lasciò cadere nel nulla la sua provocazione e avanzò imperterrita.

«Non sembri come loro – continuò Matt ostinato, Ashley stavolta si arrestò sgranando gli occhi, non si voltò ma rimase immobile, senza sapere perché, come in attesa – sei..non so... diversa» disse lui a bassa voce, non sembrava più il ragazzo sfrontato di prima, al contrario pareva di colpo portarsi addosso un peso, una sofferenza.

Ashley accennò a voltarsi senza farlo davvero del tutto, incuriosita da quelle parole.

«Diversa? Come fai a dirlo? Nemmeno mi conosci!» gli ribattè, avrebbe dovuto sentirsi infastidita dalla presunzione con cui quel perfetto sconosciuto pretendeva di capirla e ignorarlo e invece lo chiese quasi con curiosità e voglia di scoprire.

Matt sorrise, il suo viso si illuminò per un secondo, poi aspirò dalla sigaretta.

«Il tuo sguardo – disse, mentre il fumo fuoriusciva languido dalle sue labbra dischiuse – è diverso.. loro non possono capirlo, non è vero? Sono troppo perfetti per farlo» asserì solenne, mentre le si era ormai avvicinato per ammirarla da vicino adesso che gli era stata regalata la possibilità di farlo e rivide quegli occhi castano chiaro che l'avevano colpito da quando quella ragazza misteriosa era comparsa in mezzo al gruppo di Terence.

Da vicino erano ancora più trasparenti da leggere e si chiese quanto fossero idioti gli altri a non accorgersene, a lasciarla sola a precipitare.

Ashley rabbrividì. 'E invece tu puoi capirlo?Che ne sai di me?' fu tentata dal chiedergli, ma Matt era il male, così le avevano insegnato e senza ripensarci si allontanò da lui a passi svelti e sparì.

 

E anche in quel momento riprovó quella sensazione, il voler capire perché quel ragazzo sembrava spogliarla da tutte le sue corazze con una sola occhiata e farla sentire nuda davanti a lui.

Avrebbe dovuto fuggirne eppure era bloccata, guardò i suoi occhi belli ma tormentati e quel suo ghigno provocatore e triste allo stesso tempo. Si sentì sprofondare senza via d'uscita.

Perchè all' improvviso provò il desiderio di smarrirsi con lui, la sua anima si stava nutrendo della sua inquietudine come se avesse trovato un suo simile con cui dividere gli affanni o solo riversarne un po' per sentirsi più leggera, anche solo per un attimo.

Una presa amichevole ma salda alle spalle le impedì di cedere al nemico, il profumo dolce di Michelle sbucò al suo fianco e l' amica la spinse via bruscamente, tanto che Ashley fece quasi per inciampare.

«Che cazzo le stai facendo, lurido verme? - ringhiò a Matt, guardandolo con odio e allontanandola da lui – lasciala in pace, ok?» gli intimò, assottigliando gli occhi.

Lasciarla in pace, esattamente quello che gli aveva chiesto Ashley prima, scoprendo però dentro di sè di volere esattamente il contrario.

«Non le ho fatto niente, l'ho solo aiutata e comunque non credo che abbia bisogno che tu le faccia da guardia del corpo» dichiarò imperturbabile, portando lo sguardo dritto davanti a sè.

«Ashley, non senti anche tu tutto questo viscido rumore? Non sarà forse che abbiamo una serpe schifosa che ci striscia affianco?» rinforzò il colpo Michelle che aveva preso la mano di Ashley e la tirava nervosa.

Matt sghignazzò a quella provocazione, facendola imbestialire di più sotto gli occhi di una Ashley sempre più confusa che non capiva perché Michelle si alterasse così tanto quando quel biondo sfacciato faceva la sua comparsa.

«Razza di idiota, ringrazia che non ti abbia beccato mio fratello o non l'avresti passata così liscia!» continuò a sbraitare, senza trovare pace.

Matt si fece serio, aveva capito che Terence doveva tenere molto a quella ragazza, le voci facevano presto a girare e Luke era segretamente amico di Melissa e così certi pettegolezzi giungevano anche a lui.

«Va tutto bene Michelle, davvero! Non mi ha infastidita, ha detto la verità, stavo solo cadendo e mi ha aiutata, tutto qui» parlò finalmente Ashley, rivolgendosi con tono dolce alla sua amica per farla calmare. Per quanto avrebbe fatto meglio a considerare Matt suo nemico, non riusciva più a stare zitta mentre veniva accusato di falsità, così si ritrovò suo malgrado a difenderlo.

Matt le lanciò un'occhiata curiosa che lei sostenne e ricambiò dando vita a qualcosa che sembrò una tacita intesa tra i due, poi lo vide sorridere e il cuore inspiegabilmente le accelerò.

«Non difenderlo Ashley, non se lo merita! – ribattè fredda Michelle, distruggendo quella strana sensazione – e tu vuoi smetterla di starci alle calcagna o tra poco mi metto a urlare!»

«Rilassati Michelle, non mi interessa dove stai andando, sono solo costretto a fare la tua stessa strada ma per fortuna al prossimo angolo devo svoltare, così la smetterai di farmi passare per uno psicopatico» le rispose il ragazzo, poi accelerò e svoltò, non prima di puntare gli occhi sul viso di Ashley che rimase ad osservarlo, senza riuscire più a staccare lo sguardo da lui. C' era una sfumatura dietro l'azzurro dei suoi occhi così cupa che quasi le sembrò malinconica e le fece venire un nodo alla gola senza che riuscisse a spiegarsi perché.

«É insopportabile, devi stare lontana da quel cretino, capito Ashley?» le raccomandò per l'ennesima volta Michelle.

Ashley annuì senza fiatare ma deglutì a fatica e sudò freddo perché gli occhi di Matt le erano rimasti impressi nella mente e la chiamavano come una musica ipnotica e lei ne ebbe paura perché, irrazionalmente, avrebbe voluto vederli ancora e ancora e buttarci dentro tutto il suo dolore.

 

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Capitolo 3
*** Riflessioni, similitudini e altri turbamenti ***


Cap. 3 Riflessioni, similitudini e altri turbamenti

 

Melissa stava seduta ad un tavolino nella veranda ombrosa della sua casa di campagna.

Attorno a lei il silenzio tipico delle ore successive al pranzo, intervallato raramente dall'abbaiare di qualche cane in lontananza e scandito dal frinire delle cicale nascoste tra le fronde degli alberi secchi.

L'atmosfera era rilassante e la sua concentrazione ne beneficiava per questo aveva il capo ben chino su un enorme libro universitario, troppo grande per le sue mani piccole e sottili che, di tanto in tanto, lo accarezzavano per svoltare pagina.

D'altronde, per essere una 'nanetta' di un metro e cinquantotto, come amava definirsi, era ben proporzionata e non poteva certo aspirare ad avere dita affusolate e gambe lunghe e slanciate.

Di crescere aveva finito da un pezzo. Solo fisicamente però, per il resto c'era ancora da lavorare parecchio.

Un passaggio più complicato degli altri la costrinse ad abbassare di più la testa sul tomo di patologia generale: quella materia la stava facendo impazzire, se la trascinava ancora dopo la fine del secondo anno di medicina ma aveva deciso che era giunto il momento di sconfiggerla.

Non era certo più paurosa di altri pensieri che le vorticavano in testa da un po' e che avevano il volto ben delineato di un ragazzo.

Sottolineò con l'evidenziatore mentre il suo caschetto corto di capelli neri e liscissimi ondeggiò in avanti, lasciandole scoperta la nuca.

Ammiccò gli occhi, che le divennero ancora più piccoli di quanto non fossero già di loro.

Avevano un bel taglio dolce ma niente a che vedere con gli occhi grandi e le ciglia lunghe di Michelle. Il loro colore indefinito, poi, l'aveva sempre odiato: troppo scuri per poter essere etichettati come verdi, troppo chiari per considerarli castani.

Le labbra sottili si mossero, come se stesse parlando da sola, per ripetere quella parte ostica finchè non si ritenne soddisfatta, solo a quel punto si concesse un sospirò sollevato e rilassò le spalle, raddrizzandosi sulla sedia.

Lo squillo del cellulare ruppe il silenzio e la obbligò a scattare e tornare vigile.

Il cuore le fece un tonfo e si sentì talmente avvampare che una sua mano si fiondò automaticamente a tastarsi le guance per constatare se quel calore improvviso non fosse solo un brutto scherzo dell'estate. Era bollente, più di quel pomeriggio di Agosto, e tutto per un breve nome di quattro lettere che lampeggiava insistente sul display.

'Luke è solo un tuo collega universitario, Melissa, solo un collega' provò a ripetersi per calmarsi. Peccato che non risultasse per nulla convincente, su quello aveva ancora da allenarsi.

«Pronto, Luke?» rispose, fingendo indifferenza ma il lieve tremore nel pronunciare il nome del ragazzo la tradì.

«Ciao Mel, come va? Avevo voglia di sentirti!» dichiarò candidamente il moro, pensando bene di mettere subito le cose in chiaro e farle spuntare in faccia un sorriso ebete.

«Qui in campagna si sta bene – gli rispose calma, provando a ignorare la galoppante felicità che quella precedente frase le aveva provocato – e tu, invece? Sei ancora in città?» domandò a sua volta.

«Sì, ma ancora per poco! Domani faccio un salto dai miei, mi fermerò solo qualche giorno, giusto per rassicurarli che sono ancora vivo e vegeto, litigare un po' con le mie sorelle e mangiare qualcosa che non siano panini unti e scatolette di tonno!» scherzò, facendola ridere sommessamente.

«Capisco! Beh, allora divertiti!» gli augurò, dando un'occhiata alla porta di ingresso alla veranda e cercando di mantenere la voce bassa. Odiava essere ascoltata nelle sue conversazioni.

«Contaci! Piuttosto, spero che tu stia facendo lo stesso, non so perché ma ho la vaga sensazione che ti sia già messa a studiare!» le fece notare con tono accusatorio.

«Ehm, beccata! - farfugliò Melissa, mangiucchiandosi l'unghia del mignolo – ma la prendo come una lettura a passatempo, niente di serio!» provò a discolparsi da quello che sembrava un crimine.

Dall'altra parte una risata cristallina risuonò e Melissa, pur non potendo vederlo, riuscì perfettamente a immaginare il sorriso grande di Luke e i suoi bellissimi e ridenti occhi neri che si piegavano all'insù da dietro gli occhiali.

Quanto lo avrebbe desiderato accanto a lei in quella stessa veranda, a ridere e prenderla in giro bonariamente come solo lui sapeva fare! Quanto avrebbe voluto che potesse succedere alla luce del sole e non solo tra le mura fredde dell'università, la loro unica zona sicura, il loro rifugio, la testimone di un sentimento puro e neonato che si stava facendo strada nei loro cuori.

«Cazzo Melissa, è patologia generale non un racconto fantasy! - esclamò quando ebbe di nuovo fiato per farlo – solo tu puoi considerarlo una lettura piacevole, quel libro è persino più grosso di te!» continuò a metà tra il divertito e lo sconcertato. Conosceva fin troppo bene ciò di cui stava parlando, frequentava medicina anche lui e, pur avendo 23 anni e quindi ben due più di Melissa, se la portava ancora intera sul groppone.

Per quella materia nutriva un sentimento di odio/amore: volendo usare una citazione famosa, era stata galeotta per loro due, si erano conosciuti proprio in un gruppo di studio organizzato tra colleghi per studiarla.

«Dai Luke, smettila! - rise Melissa, era innegabile che il ragazzo avesse ragione ma lei doveva difendere il suo spirito da studentessa modello – lo sai che sono fatta così» mormorò, quasi in imbarazzo, dannata insicurezza che la fregava sempre!

«Certo che lo so, se fossi diversa non saresti più la mia Mel» sussurrò alla cornetta Luke, mentre si passava una mano dietro la nuca, tra l'intricata massa di riccioli che la ricoprivano.

Dall'altra parte Melissa si ammutolì per un secondo, la voce del suo interlocutore era stata così dolce da averle anestetizzato ogni paura o incertezza. Solo lui ne era capace e lei non si sentiva così viva da anni, forse non lo era mai stata.

«Già...comunque tra una decina di giorni tornerò in città anch'io, magari possiamo vederci per parlarne, gli esami si avvicinano» disse, mascherando la voglia di incontrarlo con un banale invito a studiare insieme.

«Ovviamente...ti aspetto allora... mi manchi Melissa» confessò Luke infine, rivelando una dolcezza inaspettata, senza riuscire a trattenersi. Fingere, nascondersi, era difficile e pesante e lo diventava ogni giorno di più per entrambi.

Si chiese se mai quella tortura avrebbe avuto fine e se un giorno qualcosa sarebbe cambiato. Nell'attesa non poteva fare altro che aspettare e sperare.

«Mi manchi anche tu» gli fece eco la moretta prima di staccare la chiamata. Sospirò pesantemente e abbassò lo sguardo verso le righe sottolineate del libro.

Chi si fosse imbattuto per caso ad ascoltare quei loro ultimi scambi di battute non avrebbe esitato a pensare di trovarsi di fronte a una coppia innamorata e invece Melissa e Luke non si erano mai nemmeno scambiati un bacio, nè sfiorati.

Melissa sapeva che lui era il migliore amico di Matt e che per questo motivo era malvisto dalle sue amiche ma non aveva il coraggio di ribaltare la situazione. Da quando era uscita dal suo guscio sicuro due anni prima per mettere piede in quella città nuova, loro erano state il suo unico appoggio e combinare un casino era l'ultimo dei suoi desideri.

Dall'altro lato c'era quel sentimento nuovo e forte per lui, che si era intrufolato timidamente quasi per caso e la testa a volte aveva voglia di scoppiare.

«Melissa, tesoro, stavi parlando con qualcuno?» chiese preoccupata la voce di una donna.

Sua madre fece capolino dalla porta, facendola sobbalzare così forte da far stridere la sedia per terra.

«Era solo Michelle al telefono, mamma!» le mentì, sorridendo.

I suoi genitori erano iperprotettivi con lei e la trattavano ancora come se fosse una bambina.

Essere la loro unica figlia avuta in tarda età dopo anni di tentativi e desiderata più di ogni altra cosa al mondo era una responsabilità grossa per Melissa, che da sempre aveva vissuto la sua vita con il terrore di deludere le loro aspettative. Nonostante li amasse moltissimo le doleva ammettere che, probabilmente, era a causa loro che era cresciuta insicura e ansiosa, e quelle caratteristiche, aggiunte alla sua innata timidezza, la rendevano fragile e le impedivano di crescere e maturare in un mondo che spesso la spaventava.

Aveva 21 anni ma tutti la scambiavano per una diciassettenne dall'aspetto e la verità era che Melissa, in fondo, si sentiva ancora bloccata nell'adolescenza, un'età che non aveva vissuto appieno e che pareva tormentarla.

Sospirò, stringendosi nel suo vestito lilla a fantasia floreale, che la faceva sembrare ancora più piccola e le venne in mente Ashley, che divideva la casa con lei da soli due mesi.

Erano coetanee ed entrambe figlie uniche eppure lei sembrava molto più matura, dava l'impressione di chi avesse già dovuto passare tante di quelle cose da portarne i segni addosso e il suo sguardo raramente era sgombro da pensieri. Era introversa ma non timida come lei, che non riusciva a spiccicare parola con chi non conosceva bene e impiegava tempo per prendere confidenza con qualcuno.

Ashley era molto diversa da lei ma Melissa stava pian piano cominciando a sentirla vicina, più delle sue vecchie coinquiline, le piaceva stare in sua compagnia e soprattutto non si sentiva giudicata quando stava con lei.

Erano capitate volte in cui era stata persino tentata di raccontarle di Luke e di ciò che provava, i suoi sentimenti erano diventati un fardello troppo pesante da sopportare e Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto una persona fidata con cui confidarsi ma, alla fine, non ci era mai riuscita.

Poggiò il mento sui palmi delle mani e mise da parte per un attimo lo studio: chissà se al suo ritorno avrebbe trovato il coraggio di aprirsi con lei e rivelarle ciò che faceva fatica ad ammettere anche a sè stessa.

 

 

Matt aprì gli occhi con un notevole sforzo e voltò la testa, sprofondata nel cuscino, alla sua sinistra.

La stanza era in penombra ma riuscì a distinguere abbastanza nitidamente i lunghi capelli biondi di Jessica, che dormiva accanto a lui, occupando la metà libera del suo letto a due piazze. Aveva il viso rilassato, il naso all'insù premuto sul guanciale e le labbra piene leggermente dischiuse. Le spalle erano scoperte e nude e un lenzuolo leggero le copriva il seno e la vita, lasciandole scoperte le gambe.

Una fitta di dolore gli attraversò la testa, che sentiva tremendamente pesante, e ricordò.

La sera prima aveva incontrato Ashley, era riuscito a guardare i suoi occhi da vicino e a scambiarci due parole ma poi era intervenuta Michelle che aveva cominciato a dare di matto come suo solito. Non sopportava quando lo additava come se fosse un pezzo di merda quando il motivo per cui lei e Terence lo odiavano in realtà aveva provocato più dolore forse a lui.

Che ne sapevano loro di come si fosse sentito quella volta e del perché avesse dovuto agire in quel modo? Potevano mai conoscere quella sensazione opprimente e soffocante, la pressione psicologica a cui era stato sottoposto per anni dalla sua famiglia, l'impressione di essere in gabbia, di non avere la libertà di scegliere?

Con la testa piena di quei brutti ricordi si era imbattuto in Jessica e dovevano anche aver bevuto abbastanza a giudicare dal suo mal di testa e dal fatto che la ragazza si trovava nuda nel suo letto.

Si sollevò, gemendo appena per il fastidio alle tempie, e cominciò a rivestirsi ma i suoi movimenti destarono la sua compagna.

«Ti alzi di già?» le chiese lei, sollevandosi a sua volta e strofinandosi gli occhi assonnati, senza curarsi del lenzuolo che scivolava via.

Matt non si voltò nemmeno, le diede le spalle e rimase a fissare il pavimento come se fosse turbato, poi continuò a infilarsi la maglietta senza fiatare.

Jessica aggrottò le sopracciglia: non era di certo la prima volta che passavano la notte insieme ma giurava di non averlo mai visto ridotto così male, freddo e distaccato e completamente disinteressato al fatto che accanto a lui ci fosse una ragazza praticamente mezza nuda. Si sentì quasi offesa dal suo comportamento.

«Onestamente non mi sembri uno che ha appena passato la notte a fare sesso con una bella ragazza – lo provocò, sperando di ottenere una qualche reazione che però non arrivò – ho fatto davvero così schifo ieri? Puoi dirmelo se è così, almeno apprezzerei la sincerità» proseguì delusa, mentre raccattava il suo reggiseno e piegava le braccia all'indietro per allacciarselo.

«Non è quello, il problema sono io» mormorò Matt, passandosi una mano fra i capelli e scombinandoseli, ottenendo come risultato di apparire ancora più malmesso.

Non poteva certo dirle che la sera prima si era sentito disperato e perseguitato dai suoi vecchi fantasmi e che, in più, non riusciva a togliersi dalla testa il viso di Ashley che lo guardava con quegli occhi troppo simili ai suoi.

Aveva provato a distrarsi con il sesso, a fare finta di non pensarci ma la verità era che invece di Jessica aveva continuato a vedere quella ragazza dai capelli rossi sotto di lui e per qualche frazione di secondo aveva anche desiderato che ci fosse davvero lei a contatto con la sua pelle, a perdersi insieme a lui. Ne era uscito deluso e per niente appagato e la cosa lo aveva sconvolto non poco.

Jessica nel frattempo si era rivestita, fece il giro del letto e sbuffando si piazzò davanti a lui, con le mani sui fianchi e un'espressione vittoriosa in volto.

«Ho capito che succede! - esclamò e gli puntò l'indice a un palmo dal naso – C'è per caso una ragazza nei tuoi pensieri?» gli chiese con aria maliziosa e finalmente ottenne l'attenzione di Matt.

«Cosa? Ma no! Ieri era semplicemente una serata no» le rispose apatico, massaggiandosi il collo per sgranchirsi.

Non era mica attratto in quel senso da quella ragazzina scorbutica, è che aveva quello sguardo, quel qualcosa che lo incuriosiva. Era solo quello il motivo di tutto.

Le labbra di Jessica si piegarono in un ghigno, si sistemò la gonna a fascia, lisciò i capelli tra le dita, buttandoli poi dietro la schiena e prese posto accanto a Matt, circondandogli le spalle con l'atteggiamento di un amico di vecchia data..

Non amava Matt o perlomeno non più, forse non l'aveva mai amato.

Erano stati assieme un anno e da qualche mese si erano lasciati, anche se la bionda ogni tanto era finita in mezzo alle sue lenzuola. Erano entrambi liberi e sicuri di non provare più niente l'uno per l'altra, non facevano male a nessuno e nemmeno a loro stessi. O almeno fino a quel momento, a quanto pareva.

«Matt, io ti conosco – cominciò la bionda con quella che aveva l'aria di essere una ramanzina, attirandosi una sua occhiata infastidita – non hai mai reagito così dopo una sana scopata e sappiamo benissimo che sta succedendo qui! – fece una pausa per rendere tutto più teatrale, mentre Matt già sbuffava esasperato – le cose sono due, o hai in mente qualcuna o stai diventando gay!» concluse, senza lasciargli altre alternative.

«La smetti di dire stronzate, per favore? Ora se non ti dispiace avrei bisogno di una doccia!» sbottò nervoso, dichiarando conclusa quella conversazione.

Jessica ridacchiò, l'atteggiamento risentito di Matt la diceva lunga e lei aveva già capito la verità ma sapeva che era meglio non insistere oltre, non gli avrebbe cavato nulla lo stesso.

Recuperò le sue cose, le infilò di getto nella borsa e si diresse verso l'uscita, salutando un Matt ancora frastornato che rispose con un grugnito e si infilò in bagno.

Di una cosa poteva dirsi quasi sicura quando varcò la soglia di casa sua per andarsene: non avrebbero più passato la notte insieme, quella era stata l'ultima volta.

Quando quel ragazzo si metteva in testa qualcuna non c'era posto per nessun'altra.

 

 

Ashley si sdraiò a letto dopo pranzo, aveva passato una lunga mattinata di lavoro che però non era stata granchè faticosa.

La maggior parte delle persone aveva abbandonato la città caotica per preferire zone più vacanziere e l'assenza di Carol, anch'essa via da lavoro per una settimana di relax con il suo neomarito, non si era fatta sentire più di tanto grazie ai clienti poco numerosi.

La rossa incrociò le braccia dietro la testa e puntò gli occhi al soffitto, un punto qualunque da sfruttare in realtà per perdersi nei suoi pensieri.

La sera prima era stata alla presentazione del saggio di un amico di Terence e aveva assistito al discorso di apertura che aveva tenuto lui stesso.

Era stato brillante, un giovane e promettente componente delle classi sociali più in vista, come da buona tradizione della sua famiglia. Di certo rappresentava un buon partito per qualunque ragazza e non era raro vederne alcune che gli ronzavano intorno eppure lui pareva nutrire una simpatia spiccata proprio per lei.

Ashley socchiuse gli occhi e si passò una mano sulla fronte, pensierosa.

Dopo la fine della cerimonia Terence si era fermato a parlare con i vari amici e conoscenti ma poi si era diretto verso di lei, che si era nascosta in un angolino, sentendosi troppo fuori posto in quell'ambiente che non era quello semplice e genuino da cui proveniva.

Le si era avvicinato e le aveva sorriso e lei aveva ricambiato, si era congratulata con lui, poi il viso del ragazzo si era fatto sempre più vicino, mentre cercava di farsi sentire in mezzo al vociare confuso attorno a loro, e così anche i suoi occhi e in un lampo nella testa di Ashley erano ricomparsi quelli azzurri e cupi di Matt che aveva visto poco prima, si erano perfettamente sovrapposti e lei non era riuscita più a distinguere il castano caldo di Terence.

Quella visione le aveva provocato un capogiro e aveva perso l'equilibrio, evitando una caduta solo aggrappandosi al suo amico, stringendosi a lui e affondando in un tenero abbraccio.

Era stata costretta a rimanere stretta a lui per riprendersi e si era ritrovata presto le braccia del giovane che le accarezzavano la schiena e risalivano fino ai capelli.

Aveva sgranato gli occhi, con il viso ancora appoggiato al suo petto, per la stranezza di quella situazione che non aveva cercato ma che si era creata per un equivoco, per colpa di quell'impiastro di ragazzo che continuava a tormentarla persino quando era assente.

L'abbraccio di Terence era stato sicuro e confortante ma non più di quello di un amico ed Ashley ebbe paura di avergli dato un'impressione sbagliata, di essere fraintesa.

Si era staccata in maniera brusca e aveva balbettato un paio di scuse senza senso ma fu quando ebbe alzato gli occhi che lesse nel volto di Terence l'espressione di chi, a quell'abbraccio aveva dato un significato forse troppo importante.

Dei colpi alla porta la salvarono dalle sue stesse paranoie, Ashley sobbalzò e si mise a sedere sul letto prima di ordinare a chi aveva bussato di aprire.

«Scusami Ashley non volevo disturbarti, stavi riposando?»

La testa bionda e scapigliata di Beth fece capolino dalla porta, la sua voce era mortificata ma quello che la ragazza non sapeva era che Ashley avrebbe voluto al contrario ringraziarla per aver interrotto il suo riposo per niente sereno.

«Non mi disturbi, entra pure!»

«Grazie! Volevo solo chiederti... ecco, sono un disastro con le valigie, ti andrebbe di darmi una mano, sempre se non hai altro da fare? Ti prego sono disperata!» la supplicò, giungendo le mani a preghiera e mettendo sù un broncio triste che la faceva sembrare una bambina.

Beth era forse la sua coinquilina più strampalata, metà del suo tempo la passava a fantasticare e scrivere storie al limite della fantascienza e l'altra metà a dedicarsi al suo lavoro, quello di grafica ed esperta di computer. Seguiva diversi corsi per perfezionarsi in un ambito in cui era già discretamente esperta, ma ogni tanto collaborava con delle aziende del posto per la programmazione dei loro siti o per la manutenzione dei pc e questo le permetteva di mantenersi autonomamente a soli 20 anni.

Era davvero buffo vederla passare da discorsi in cui faceva sfoggio di termini tecnologici e di una conoscenza informatica notevole, a momenti in cui la si poteva sentire imprecare o lagnarsi per non aver salvato la partita di qualche gioco on line o per aver fallito il record di punteggio per un soffio.

In fondo il suo lato bello era anche quello, l'essere lunatica, il riuscire a conciliare così bene i tanti lati della sua personalità senza che ne venisse fuori un caso umano.

«Certo, arrivo subito!» le rispose Ashley, sorridendo.

La camera di Beth era un vero e proprio campo di battaglia, di certo l'ordine non era una delle sue virtù, evidentemente la sua testolina geniale aveva bisogno di occupare l'intero spazio a sua disposizione per lavorare al meglio.

Ashley strabuzzò gli occhi un paio di secondi, poi si fece largo tra gli oggetti sparsi qua e là e raggiunse la bionda che, coi capelli legati disordinatamente con un grosso fermaglio, si era seduta a gambe incrociate per terra.

«Non riesco a fare entrare tutto! Sono un caso disperato!» piagnucolò, appoggiando la testa sulla spalla di Ashley, che le carezzò qualche ciuffo di capelli ondulati.

«Tranquilla, vedrai che ce la faremo!» la consolò, cominciando a mettere mano a quel caos.

«Mi dispiace lasciarti qui da sola ma questo è uno dei pochi periodi dell'anno in cui posso rivedere la mia famiglia, altrimenti sarei rimasta per farti compagnia» si scusò Beth, mentre tentava di sciogliere i nodi a un mucchio di cavi di chissà quale apparecchio elettronico.

«Ehi, ma scherzi? Non preoccuparti Beth, io credo di essere in grado di sopravvivere a qualche giorno da sola, non credi?» la rassicurò l'amica.

«Sì hai ragione, è che pensavo saresti andata con Terence, sai...voi due mi sembrate molto in confidenza, ormai» azzardò ingenuamente, la scena dell'abbraccio non era sfuggita nemmeno a una sbadata come lei.

Ashley si rabbuiò in volto, non voleva dare quell'impressione all'esterno, non voleva si creasse una falsa apparenza che avrebbe potuto rovinare tutto.

«No, ti sbagli, io e Terence siamo amici ma non più di questo!» si affrettò a chiarire, abbassando gli occhi e concentrandosi sui vestiti da piegare.

«Sì, scusami, non intendevo quello è solo che... - provò a giustificarsi Beth, agitando nervosamente le mani dopo che si fu resa conto di aver invaso troppo la privacy di Ashley, che era sempre molto riservata – beh dimentica ciò che ho detto!»

«Tranquilla, non fa nulla!» tagliò corto Ashey, per evitare di farla sentire in imbarazzo.

«Ieri Michelle era furiosa e persino stamattina! Prima di partire mi è sembrata un po' nervosa, era successo qualcosa per caso?» continuò Beth, cambiando discorso ma intraprendendone un altro altrettanto spinoso.

«Avevamo incontrato quel ragazzo, Matt» le spiegò Ashley, scandendo quel nome con indifferenza.

Beth annuì «Se la prende sempre troppo per lui, le ho detto che se continua così si rovinerà il fegato!» sbottò con rabbia, rischiando di far volare via dal naso i suoi grandi occhiali.

Evidentemente in quella casa Ashley non era l'unica a trovare esagerato e anomalo il comportamento dei due fratelli e soprattutto di Michelle.

Cogliendo l'occasione pensò bene di approfondire l'argomento e chiedere delucidazioni a Beth, che viveva lì da un anno e doveva per forza saperne più di lei.

Si fermò un attimo e voltò la testa verso la sua coinquilina che invece continuava placida a sistemare le sue cose.

«Beth, tu sai per caso come mai Terence e Michelle ce l'hanno tanto con Matt? Insomma, deve aver fatto loro qualcosa di davvero grave per odiarlo a tal punto!» disse finalmente, sperando di risolvere quel mistero.

Beth, però, scrollò le spalle e scosse la testa, deludendola.

«Non so di preciso cosa sia successo tra loro a dire il vero, l'unica cosa che so è che Matt e Terence erano compagni al liceo e che poi lui ha umiliato Terence in qualche modo e così.. beh, è andata com'è andata! - raccontò la biondina – in ogni caso loro esagerano secondo me, saranno passati anni ormai e poi la migliore arma in questi casi è l'indifferenza, non trovi anche tu?» le chiese, alzando gli occhi celesti per incontrare quelli di Ashley, che si erano lievemente accigliati.

«Sì, hai ragione» approvò, si fece seria per un secondo ma poi scacciò definitivamente dalla sua testa tutta quella faccenda, che in fondo non doveva interessarle.

 

 

Matt percorreva la stradina che portava al suo studio fotografico, con le mani in tasca e la sua inseparabile macchina fotografica al collo.

In quei due giorni era arrivato alla conclusione che doveva scacciare l'immagine di quella ragazza dalla sua testa e non permetterle più di interferire con la sua vita, specialmente quella sessuale.

Forse aveva ragione lei, non si conoscevano e nemmeno avrebbero dovuto farlo, la curiosità nei suoi confronti sarebbe svanita di sicuro presto.

I suoi propositi vennero spazzati via in meno di un minuto quando, su una vecchia panchina lungo la strada notó, seduta da sola, proprio l'oggetto dei suoi pensieri.

Ashley era chinata a leggere un piccolo libro, aveva le gambe lasciate scoperte dai pantaloncini corti, una semplice t-shirt addosso e il suo viso non gli era mai apparso così bello come in quel momento.

Era tardo pomeriggio, il sole cominciava a calare verso il tramonto e la illuminava con i suoi raggi aranciati, delineando alla perfezione la sua figura.

I suoi capelli rossi si erano accesi ancora di più, diventando di un arancione quasi irreale, da un lato li aveva bloccati dietro l'orecchio per evitare che la disturbassero nella lettura, lasciando quella metà di viso completamente libera e vulnerabile, il suo profilo lineare spiccava in controluce e gli occhi, i suoi soliti occhi pieni di tormento, stavano abbassati, coperti in parte dalle palpebre socchiuse che le davano un'espressione di serenità e sofferenza allo stesso tempo.

Quella particolare luce, la sua posa morbida, la sfumatura unica dei suoi occhi in quell'istante, tutto apparve meraviglioso e perfetto a Matt, che si innamorò all'istante dell' immagine di quella ragazza, come gli accadeva a volte di innamorarsi follemente di uno scorcio o di un angolo di paesaggio a tal punto da non poter resistere al bisogno di immortalarlo per sempre.

Come mossa da fili invisibili, la sua mano scorse rapida sull'obiettivo della sua reflex, mentre gli occhi rimasero puntati su Ashley, il passo si fece più svelto e in un batter d'occhio, con la bravura che lo contraddistingueva da quando anni prima si era buttato a capofitto nella sua grande passione per la fotografia, si allungò verso di lei e scattò.

Un click, un secondo e quel momento era già passato via.

Ashley si voltò di scatto, attratta da quel rumore e spalancò gli occhi quando capì quello che era successo.

L'espressione che tanto aveva colpito Matt svanì subito e venne sostituita da una smorfia di stizza.

Matt sospirò ma sorrise, dopotutto gli attimi unici erano tali proprio perché duravano un soffio e solo i più bravi riuscivano a coglierli.

«Si può sapere che diavolo fai? Cosa sei, una specie di maniaco?» sbottò, rossa in viso e con i muscoli tesi e pronti a scattare se ce ne fosse stato bisogno.

Possibile che quel ragazzo doveva sempre sembrarle strambo più che mai? Che problemi aveva?

«Tranquilla, per tua fortuna sono solo un fotografo. Catturare immagini è il mio mestiere, non volevo certo usarla per scopi osceni, non ne ho mica bisogno» cercò di calmarla senza guardarla, troppo impegnato a controllare la riuscita della foto che aveva appena scattato.

«E ti sembra normale andare in giro a fotografare la gente a sua insaputa?» continuò a sbraitare Ashley, sempre più sconvolta dalla sua aria tranquilla e per nulla scomposta.

«Eri bellissima, scusami – confessò apertamente, lasciandola senza parole per un attimo – non riesco a resistere, quando vedo un'immagine che mi attrae devo fotografarla, è un vizio del mestiere!» rise, sembrava sincero ma Ashley non voleva sentire ragioni e non era certo tipo da farsi incantare da un complimento a caso.

«Non mi interessa quello che fai, esigo che cancelli subito quella foto, non mi va che la mia faccia finisca chissà dove!» gli ordinò balbettando, ancora un po' scossa per quella situazione assurda.

Matt le si avvicinò e si sedette accanto a lei, facendola irrigidire e sbuffare, poi si sporse e le accostò la macchina fotografica per permetterle di vedere quel capolavoro.

«Sai, è un peccato cancellarla. É venuta davvero bene, guarda tu stessa» le propose.

Ashley guardò gli occhi di lui, chiari e vicini e i capelli, resi dorati dal sole che tramontava e che gli erano ricaduti in avanti, coprendogli la fronte mentre stava abbassato per mostrarle la foto, e per l'ennesima volta si chiese che cavolo ci facesse con lui quando doveva tenersene a debita distanza.

Poi, quando stava per alzarsi e andare via, lo sguardo le cadde su quella foto: era stupenda e il suo viso era ritratto al naturale, carico di espressività e di quella tristezza che non la lasciava mai.

Deglutì troppo rumorosamente mentre un nodo alla gola le si formava e le impediva di respirare regolarmente.

Dunque era così che appariva all'esterno a chi la guardava, era questo il suo aspetto reale.

«A me non piace così tanto, non voglio vederla, cancellala!» mormorò con un fil di voce.

Matt la guardò e la sua fronte si contrasse lievemente.

«Ne hai paura perché qui si vede la vera te – sussurrò a sua volta, avvicinandosi al suo orecchio e facendola sussultare – e tu non l'hai ancora accettata, la rifiuti, non è così?»

Ashley tremò appena, c'era troppa verità nelle parole di quel ragazzo che sembrava conoscerla bene e che la terrorizzava.

«Ti prego, cancellala» gli chiese quasi come una supplica, con la voce rotta e senza rispondere alla sua domanda.

Matt riguardò la foto, non sapeva se una bellezza simile si sarebbe ripresentata ma capiva quando era il momento di mettere da parte il suo egoismo fotografico per lasciare spazio a qualcosa di più importante.

Con un movimento rapido del dito premette un tasto e quel fotogramma sparì per sempre.

«Fatto, visto? - esclamò, mostrandole la macchina – l'ho cancellata, è sparita, sei più tranquilla adesso?»

Ashley lo guardò accigliata ma sospirò rilassandosi, gli annuì con un semplice cenno del capo.

«L'ho fatto solo perché sono sicuro che prima o poi mi permetterai di ritrarti di nuovo!» affermò, ritornando il solito ragazzo sfacciato e sicuro che per un attimo si era eclissato.

Ashley ne aveva abbastanza adesso, dopo quella strana parentesi si ricordò chi aveva di fronte, il loro nemico.

Chiuse con un tonfo il libro che teneva in grembo e si alzò di scatto.

«Ma insomma, è così difficile lasciarmi stare?» gli urlò contro, serrando i pugni ben piantati lungo i suoi fianchi.

Matt la osservò muto, una sfumatura di delusione gli attraversò gli occhi e per una frazione di secondo Ashley parve accorgersene e fu per quello che abbassò il tono, dopo.

«Non c'è quasi più nessuno in città, tu non torni a casa per le vacanze?» gli domandò in tono provocatorio, la città si era svuotata ed era incredibile che dovesse incontrarlo anche in quei giorni, era una coincidenza che la snervava perché più Matt la rendeva nervosa con la sua presenza, più il destino sembrava fare di tutto per farli incrociare.

«Io non ho più un posto in cui tornare»

La voce mesta ma dura di Matt la colpì come una coltellata al petto.

Quelle parole le appartenevano più di ogni altra cosa al mondo, rappresentavano il riassunto di come si sentiva costantemente da qualche mese, la sintesi di ciò che era la sua vita.

Se non fossero uscite dalla bocca di Matt, che adesso stava improvvisamente ad occhi bassi a fissare l'asfalto, avrebbe potuto giurare di averle pronunciate lei stessa, così come le aveva pensate poco tempo prima quando Carol le aveva posto la stessa identica domanda.

Si era spesso lamentata della facilità con la quale la gente ponesse domande all'apparenza banali senza sapere quanto male potessero procurare in realtà e lei aveva finito per fare la stessa cosa.

Anche lei non aveva più un posto dove fare ritorno, non aveva più una famiglia, delle origini.

Non aveva idea di cosa si nascondesse dietro gli occhi di quel ragazzo ma dopo quella frase pronunciata a bassa voce con dolore lo sentì di colpo vicino, simile.

Era forse per quello che lui sembrava comprendere le sue sfumature nascoste più di chiunque altro?

Mosse qualche passo verso Matt, senza neanche accorgersene.

«Nemmeno io» mormorò in un soffio.

Matt si girò a guardarla sorpreso, probabilmente anche per lui quelle poche parole erano state come un'illuminazione.

La strana attrazione verso Ashley trovava finalmente una spiegazione che andasse oltre le semplici sensazioni che gli scorrevano lungo il corpo al solo guardare i suoi occhi.

Una vicinanza, una similitudine che saltava fuori solo ora ma che le loro anime forse avevano già colto molto prima.

Si sa che la ragione a volte arriva in ritardo.

Forse non era così pazzo come credeva.

Un sorriso accennato comparve sulle labbra del ragazzo, Ashley sollevò la testa esitando, imbarazzata per l'essersi spogliata davanti a lui di qualcosa che non aveva mai affermato a voce alta e Matt, il più sbagliato di tutti, era stato il primo a sentirlo.

Si tormentò le mani nervosamente e un tremore l'avvolse: era una sensazione fortissima ma anche liberatoria e lentamente si sentì più leggera e libera da quei pesi, quasi svuotata e tutto solo grazie a quella confessione.

«Alla fine qualcosa in comune sembra proprio che ce l'abbiamo» asserì finalmente il biondo, dopo quegli interminabili minuti di silenzio.

Ashley non rispose ma nemmeno si allontanò, il suo sguardo era confuso ma più amichevole, adesso.

Matt si abbassò per riporre la sua macchina fotografica nella custodia, lei non mosse un passo, sembrava essersi pietrificata, come in attesa di qualcosa.

Rimase immobile ad osservare ogni piccolo movimento delle mani del ragazzo, che abilmente e con cura conservava lo strumento del suo lavoro, poi seguì la sua schiena che si raddrizzava e lo fissò in viso: era bello e pericoloso come il peccato ma c'era qualcosa che continuava a spingerla verso di lui.

«Ti va di prenderci un ghiacciolo?» le propose, allungando una mano verso di lei.

Ashley sollevò un sopracciglio per lo stupore. Le veniva quasi da ridere per quella proposta un po' infantile ma si trattenne.

«Un ghiacciolo?» ripetè con aria stranita.

Matt non si scompose, nè accennò a cambiare invito.

«Sì, un ghiacciolo, è estate se non te ne sei accorta» le fece notare sorridendo, quasi la stesse prendendo in giro amichevolmente.

«Lo so che è estate!» ribattè Ashley, orgogliosa come sempre e cercando di cadere in piedi.

«E quindi, che ne dici? Vieni o no?» le domandò per la seconda volta, porgendole di nuovo la mano.

Ashley la guardò, migliaia di pensieri le passarono per la testa tutti in una volta ma alla fine allungò il braccio e strinse la mano di Matt, la sentì avvolgere la sua saldamente e tirarla a sè piano, facendole muovere qualche passo.

La loro stretta durò solo quell'attimo e poi si sciolse in fretta ma con quel semplice gesto Ashley capì di aver suggellato una pericolosa intesa che non aveva idea di dove l'avrebbe condotta e al momento nemmeno le importava.

 

 

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Capitolo 4
*** Vertigini e paure ***


Ciao a tutte!
Volevo cogliere l'occasione per ringraziare tutte coloro che hanno già messo la storia tra le seguite/preferite, per me è sempre una grande gioia!
Ringrazio anche chi segue in silenzio e perde del tempo a leggere la mia storia!
Un bacio!

Cap. 4 Vertigini e paure

 

Ashley si portò alle labbra il ghiacciolo e nel farlo respirò un' intensa frescura che sapeva di menta.

Le sue narici si inebriarono di quella sensazione rigenerante: il freddo del ghiaccio unito all'aroma di menta formava un mix forte, aveva un gusto per nulla dolce e poteva anche risultare nauseante a chi non ne fosse particolarmente attratto.

Ma Ashley era una fan dei sapori forti e particolari, un po' come succedeva con la cannella.

Solo che la cannella, nelle sue associazioni mentali, aveva indubbiamente il volto di suo padre; il profumo freddo del ghiacciolo alla menta, invece, portava con sè le facce sorridenti delle sue amichette delle medie e i ricordi di lunghe passeggiate estive spensierate, dove l'unico pensiero angosciante era l'imminente ritorno a scuola, i compiti, le interrogazioni.

Quani secoli erano già passati?

Le parve di rivederle le sue compagne con i loro ghiaccioli rosa alla fragola, una volta aveva provato a convertirle a quelli alla menta ma i poveretti erano finiti gettati nel cestino, consumati nemmeno fino a metà.

Avevano circa dodici anni e al futuro non si ci pensava se non per gioco, quando si fantasticava sulle prime cotte o quando ci si domandava come sarebbe stata la vita al liceo.

Erano pensieri trepidanti e speranzosi su un futuro non troppo lontano e che comunque non appariva così tanto spaventoso.

Chissà che fine avevano fatto poi le sue amiche, chissà se si ricordavano ancora di lei, se ogni tanto ci ripensavano anche loro a quelle passeggiate con i ghiaccioli.

Chissà se almeno loro erano felici.

Si erano perse di vista, da quei dodici anni era passato un bel po' ed era buffo pensare che bastava invertire quelle due cifre, bastava fare un veloce scambio di numeri per ottenere la sua età attuale, per compiere un lungo salto temporale che la aveva vista protagoniosta di un'infinità di eventi e cambiamenti che l'avevano resa quella che era adesso.

Una fastidiosa sensazione appiccicaticcia alla mano la riportò alla realtà e subito si rese conto di esserci ricaduta di nuovo: si era smarrita nei meandri dei suoi ricordi e la temperatura estiva si era accanita contro il ghiacciolo, facendolo sciogliere miseramente.

Imprecò a bassa voce mentre apriva maldestramente la borsa usando l'unica mano libera per recuperare un fazzoletto.

Il suono di una risata soffocata accanto a lei la irritò alquanto e la informò che non era sola.

Non che si fosse dimenticata di trovarsi con Matt e di aver accettato quel suo strambo invito solo una ventina di minuti prima, sarebbe stato impossibile farlo, il solo pensiero della reazione di Terence e Michelle se lo avessero saputo le congelava il sangue nelle vene.

Il fatto era che, da quando si erano appostati su quella terrazza spoglia di cemento armato, il silenzio aveva regnato incontrastato, non una parola nè qualunque altro suono.

Erano rimasti lì, in quella parte rialzata di città che regalava un panorama mozzafiato e che permetteva di vedere il mare in lontananza, fermi a fissare il sole che ormai era quasi tramontato col cielo che cominciava già ad imbrunire sopra le loro teste.

Soli ma insieme, come alla ricerca di un valido motivo che giustificasse quella necessità di compagnia reciproca.

Ashley si voltò a guardare Matt e lo trovò poggiato al parapetto della terrazza, gli occhi rivolti a lei e un ghigno stampato sulla faccia che sapeva tanto di presa per il culo. Le sue sopracciglia si contrassero all'istante mentre appallottolava il fazzoletto e cercava di ignorare l'appiccicaticcio che le era rimasto sulle dita per colpa della sua testa tra le nuvole.

«Che hai da ridere?» gli domandò piuttosto irritata, volgendo immediatamente gli occhi via dalla sua figura.

«Hai combinato un macello, sembri una bambina che non sa mangiare!» le rispose lui sorridendo ed Ashley rimase spiazzata nel non trovare alcuna cattiveria nel suo tono ma solo una innocente ironia che le avrebbe persino strappato un sorriso se non fosse stata impegnata a mantenere un certo distacco di sicurezza.

E poi non era andato molto lontano dalla verità, in fondo: ' sì, sono una ragazzina di dodici anni' gli avrebbe potuto rispondere tranquillamente, visto che quello era stata fino a un attimo prima che si risvegliasse da quel sogno.

«Mi ero solo distratta!» si giustificò stizzita, affrettandosi a finire quel ghiacciolo antipatico che si stava liquefacendo, macchiando il cemento di goccioline scure che sparivano in fretta.

«Ti capita spesso» commentò piatto Matt, solo pochi giorni prima le aveva risparmiato un palo in faccia con il suo tempestivo intervento per il quale non aveva ricevuto nemmeno un ringraziamento.

Si aspettava una risposta acida o una smorfia di disprezzo da parte della rossa per quella sua osservazione invadente e invece lei lo sorprese, annuì debolmente, a braccia conserte sul parapetto con il volto basso e alcune ciocche di capelli corti che le coprivano lo sguardo.

Era ritornato quasi come quello della foto.

Matt si avvicinò di un passo e si sporse in avanti per poterla guardare in viso, oltre la coltre di capelli che le facevano da protezione.

Non c'era più traccia della ragazza sgarbata e fredda che ostentava durezza con lui, al suo posto ce n'era un altra, quella sola e senza più punti di riferimento, che si nascondeva sotto una maschera e che veniva fuori di prepotenza.

Quella che probabilmente aveva un terribile bisogno di un abbraccio o di una carezza e di qualcuno che le sussurrasse che sarebbe andato tutto bene; quel qualcuno che non poteva di certo essere lui.

«Cos'è che ti assilla, che ti fa spuntare sempre quell'espressione?» azzardò Matt, il suo tono si era fatto stranamente dolce, insolito per lui. Non poteva di certo abbracciarla ma provare a confortarla, quello forse sì.

Ashley si voltò di scatto, quella domanda gentile aveva sorpreso anche lei e per quanto si sforzasse di tenere bene a mente che provenisse dallo stesso ragazzo dal quale tutti i suoi amici le avevano raccomandato di stare alla larga, un guizzo dentro di lei, lo stesso che poco prima l'aveva spinta a seguirlo, a fidarsi, si fece di nuovo vivo.

Matt era il primo che glielo domandasse, che se ne accorgesse davvero, il primo a cui stranamente pareva importare.

«I ricordi – pronunciò a fatica, pareva lottare con le sue stesse corde vocali congestionate da un magone soffocante – tutto quello che non ritornerà, che non posso più avere» confessò apertamente.

Perché lo stava dicendo proprio a lui e non a Terence o a Michelle? Perché tra tutti a quel ragazzo?

Ma la risposta a quelle domande arrivò poco dopo per bocca di Matt.

«Ti capisco, so cosa intendi, purtroppo» disse quasi sospirando il biondo, poi si voltò e diede le spalle al sole, appoggiando la schiena al muro, con gli occhi bassi.

«Mi capisci? - chiese incredula Ashley, non era la prima volta che quel ragazzo lo diceva ma lei proprio non se ne capacitava – continui a ripeterlo ma non vedo come potresti» concluse, scettica.

«Dopo anni ad averle passate sulla tua pelle, certe cose le riconosci subito - dichiarò, assottigliando lo sguardo mentre gli ultimi raggi del sole gli infuocavano le spalle e i capelli – la tua sembra essere una cosa fresca»

«Lo è» confermò la rossa, aveva cominciato lentamente a cadere in un baratro con la morte di suo padre ma la batosta finale le era arrivata solo due mesi prima, da parte di sua madre.

«Quando devi rinunciare al tuo passato, a quello che eri, quando lo devi fare per salvarti, i ricordi sono l'unica cosa che rimane ma sono anche quella che ti tormenta di più. A volte sembra che questa sensazione ti uccida, a volte sei sul punto di dire 'ok, stavolta è fatta, stavolta sono morto' e magari pensi che non sarebbe tanto male, in fondo» Matt pronunciò quella parole tremende con tranquillità, mentre si arrotolava del tabacco, con gli occhi castani di Ashley ormai fissi su di lui, affamati, ansiosi perché continuasse.

Ci fu una pausa, poi Matt accese la sua sigaretta e ne prese un tiro prima di continuare.

«E invece arriva il momento in cui ti accorgi che non muori affatto, che puoi farcela tutto sommato» Le stava forse dando una speranza, un incoraggiamento? In ogni caso il corpo di Ashley lo interpretò così, il suo cuore si fece più leggero e il respiro più regolare.

«Ci si abitua mai?» gli domandò di getto, adesso che aveva una piccola speranza voleva di più, voleva una rassicurazione da chi pareva più esperto di lei in quel campo.

Matt buttò fuori il fumo dalla bocca, poi scrollò le spalle.

«Diciamo che si impara a conviverci e fa meno male, anche se ci sono volte in cui quella sensazione ritorna. Guarire del tutto è difficile ma col tempo si migliora, non preoccuparti.» le rispose, poi puntò i suoi occhi azzurri su di lei, Ashley sussultò, erano intensi e parlavano la sua stessa lingua e lei in quel momento non avrebbe mai voluto smettere di guardarli.

Rimase muta, incapace di dire niente finchè un sorriso accennato increspò le labbra di Matt, il viso era ormai vicino al suo e non se ne era nemmeno accorta.

«I tuoi occhi con me non possono mentire, Ashley» le soffiò, facendola tremare, il cuore accelerò anche se non lo voleva.

Potevano due dolori simili annullarsi a vicenda solo stando vicini?

Ashley non aveva una risposta a quella domanda ma si sentiva meglio, più serena, quello non poteva negarlo.

I suoi amici le stavano regalando la normalità, quel briciolo di spensieratezza che non provava più, ma Matt, in quel tardo pomeriggio, le aveva donato qualcosa di diverso, una speranza, il coraggio di affrontare i suoi mostri o almeno di provarci.

Nessuno dei due aveva domandato troppo, nessuno aveva chiesto quali fossero i motivi dietro la frase che li aveva avvicinati, dietro quel 'non ho più un posto in cui tornare' che avevano condiviso.

Era troppo presto per parlarne ed entrambi avevano avuto rispetto l'uno per l'altra, rimanendo discreti pur cercando di avvicinarsi.

Si erano compresi nei silenzi, in quei pochi scambi di frasi che nascondevano esperienze e dolori che non era giusto uscissero allo scoperto in quel momento.

Ci sarebbe stato tempo per quello, forse.

L'atmosfera si alleggerì di colpo, la conversazione con Matt l'aveva calmata e potè dedicarsi a notare dei particolari molto più futili di quelli appena affrontati.

«Come mi hai chiamata, scusa?» domandò, scostandosi rudemente da lui.

Era ritornata la Ashley diffidente, quella che si sentiva quasi una traditrice per aver ceduto alle sue lusinghe come si fa con un seduttore.

«Ashley non è il tuo nome?» chiese lui con ovvietà, incrociando le braccia al petto.

«Sì..certo che lo è però... come diavolo facevi a saperlo, non ci siamo presentati!» sbottò agitandosi un po' con le braccia.

«Mia dolce, piccola, ingenua Ashley – Matt scandì bene il suo nome, assumendo un tono stavolta fin troppo provocante – non vivi dentro una campana di vetro, certe cose semplicemente si vengono a sapere» le sibilò, spegnendo la sigaretta sul muro e gettandola di sotto.

Matt non era stato mai un tipo interessato ai pettegolezzi, ma aveva la sfortuna – o fortuna a seconda delle situazioni – di essere amico di Luke, che invece spesso amava essere al corrente delle ultime novità in giro. A volte lo immaginava con una cuffietta in testa a fare compagnia a quelle vecchiette che si affacciavano dai balconi, non ci avrebbe certo sfigurato accanto. Poi, nel caso specifico di Ashley, era stato anche più semplice del normale, vista la sua relazione/non relazione con Melissa.

«É inquietante» puntualizzò lei, guardandolo di sottecchi, come un animale selvatico curioso ma infido.

«Beh, mi pare che neanche io abbia avuto bisogno di presentazioni con te, sembri conoscermi già molto bene» le ribattè con tono allusorio. Non gli serviva avere conferme per immaginare i peggiori insulti che potevano essere usciti contro di lui dalle bocche aristocratiche di Terence e Michelle.

«Nel tuo caso è diverso, la tua fama ti precede»

Fredda, lapidaria.

«Certo, la mia fama da mostro orribile e cattivo, non è vero? Eppure qualcuno sembra non badarci visto che ha appena preso un gelato insieme al sottoscritto» le rinfacciò abilmente, rovesciando la situazione in suo favore.

Colpita e affondata.

Era inattaccabile ed Ashley si trovò a non poterne uscire a testa alta, stavolta; era difficile spiegarlo anche a sè stessa il perché di quel pomeriggio.

Emise un debole verso di fastidio poi lo studiò di soppiatto, da dietro qualche ciocca di capelli.

Mostro orribile oggettivamente non lo era, a malincuore dovette ammettere di trovarlo anche piuttosto attraente, le erano sempre piaciuti i ragazzi coi capelli un po' lunghi e disordinati- anche il suo ex li portava così - e poi aveva quel fascino ribelle e due occhi a cui era facile cedere e lei lo aveva appurato proprio poco prima; sul cattivo era forse prematuro esprimersi, su quello preferiva concedersi il beneficio del dubbio, per ora.

Di una cosa era sicura: non riusciva a condividere l'odio che provavano i suoi amici per lui, era un odio che non le apparteneva e che non provava.

Matt all'improvviso fece leva sulle braccia e si issò sul muretto, mettendosi pericolosamente con le gambe a penzoloni oltre il parapetto di quella alta terrazza.

Ashley sbiancò, quel dannato ragazzo amava le altezze e sembrava non curarsene, peccato che lei soffrisse terribilmente di vertigini e anche solo vederlo pendere da così in alto le provocò un'ansia incontrollata.

«Che cazzo fai, sei pazzo?» si rivolse a lui in modo scurrile per la prima volta, aggrappandosi al parapetto come se un'eventuale caduta di Matt avesse potuto trascinare anche lei sotto.

Matt la guardò senza capire «So quello che faccio..e poi cosa c'è? Ti stai per caso preoccupando per me?» la provocò con una scintilla furba negli occhi, sporgendosi appena verso di lei.

Ecco, forse a quel punto Ashley un pizzico di odio cominciò a provarlo.

«Ma figuriamoci, soffro di vertigini e mi viene il panico solo a guardarti!– si difese subito – e poi sarebbe una seccatura dover chiamare i soccorsi nel caso in cui ti sfracellassi di sotto, non mi va certo di avere la tua morte sulla coscienza!» cercò di argomentare, ottenendo come unico risultato di farlo esplodere in una risata e oscillare ancora più pericolosamente.

Peccato che anche le sue labbra si piegarono involontariamente in un sorriso, che però Ashley nascose subito con una mano.

«É una bella sensazione, un giorno dovresti provare!»

«Scordatelo!» indietreggiò Ashley, per poi sistemarsi di nuovo a guardare il mare. Il sole era ormai sparito e il cielo stava diventando blu scuro ormai in quasi tutti i punti.

«Come ci sei finita nel gruppo di Terence?» domandò d'un tratto Matt, incrociando le gambe sul muro, sempre in quella posizione precaria.

«Li ho incontrati per caso e mi hanno aiutata tantissimo, non so dove sarei adesso se non fosse stato per loro, sono in debito da qui all'eternità» affermò con sincerità, non avrebbe mai smesso di ringraziarli per l'aiuto che le avevano dato e che continuavano a darle.

«Tipico di loro, essere generosi, fare i buoni samaritani. Per carità, sono tutte buone qualità e sono sicuro lo facciano sinceramente...ma a volte non basta solo elargire soldi o beni per aiutare, a volte serve di più e loro hanno paura ad addentrarsi in ciò che non conoscono, a guardare oltre la superficie»

Ashley avrebbe voluto negarlo, dirgli che si sbagliava ma non potè: Terence e Michelle l'avevano aiutata a trovare casa, lavoro, amici, ma non erano mai stati in grado di leggere la sua sofferenza, a volte aveva l'impressione che fossero contrariati quando la vedevano pensierosa perché non riuscivano a capire cosa le mancasse e così, anche quando aveva provato a confidarsi, si era bloccata, non ci era riuscita.

«Sembri conoscerli bene» fu costretta ad ammettere a Matt.

«Io e Terence eravamo amici, anni fa» disse Matt, senza alcuna incertezza nella voce e negli occhi, solo con un po' di nostalgia.

Ashley voltò la testa di scatto. Aveva saputo da Beth che erano conoscenti ma addirittura amici... questo non se l'aspettava.

Fu tentata dal chiedergli cosa fosse successo poi, ma Matt riprese a parlare e la distrasse.

«Tu gli piaci, e la cosa non mi stupisce – asserì schietto, facendo sussultare vistosamente Ashley, poi con un balzò ritornò coi piedi per terra e si avvicinò a lei – sei esattamente il suo tipo di ragazza fisicamente – continuò, facendo vagare lo sguardo rapidamente lungo la figura della ragazza, senza far trapelare alcuna emozione – e secondo me stareste anche bene insieme...o magari avete già combinato qualcosa» osò il biondo, addentrandosi in un territorio minato.

Il rischio gli era sempre piaciuto troppo, a volte era stata la sua rovina ma molte altre la sua vittoria.

Con quella ragazzina doveva ancora decidere quale fosse delle due.

Ashley si fece seria in volto, la sua ingenua cocciutaggine venne sostituita da un piglio combattivo che Matt non le aveva mai visto ma che non gli dispiacque affatto.

In un baleno gli afferrò la maglietta rossa sanguigna che indossava, un colore che in effetti trovava azzeccato associato a lui, e lo tirò più vicino.

Gli occhi le erano diventati due fessure, ardevano di rabbia e non c'era più traccia di insicurezza o fragilità. Matt rimase in silenzio, in parte spiazzato, in parte compiaciuto.

«Stammi a sentire, Matt – scandì il suo nome allo stesso modo in cui lui aveva fatto in precedenza con il suo – potrai anche aver azzeccato qualcosa su di me, per puro caso o per merito, questo devo ancora capirlo – gli soffiò con tono duro e minaccioso – ma ti assicuro che sei ben lontano dal conoscermi davvero, dal sapere cosa voglio, cosa mi piace o chi sono, quindi ti consiglio di toglierti quell'aria da presuntuoso saccente e di non esprimere giudizi su cose di cui non hai idea, ho reso il concetto?» calcò sul finale, senza distogliere un attimo gli occhi dai suoi.

«Perfettamente» si arrese Matt, con un sorriso beffardo in viso, poi Ashley lo squadrò per un'ultima volta e si allontanò da lui senza aggiungere altro.

La vide aggiustarsi i capelli un po' scombinati dal vento, agguantare la sua borsa e cominciare a fare strada a passi svelti con il portamento fiero e facendo muovere rapide quelle belle gambe, su cui Matt si soffermò di nascosto; se solo lei se ne fosse accorta l'avrebbe ucciso dopo quella sfuriata.

Un brivido di piacere aveva attraversato la schiena di Matt a quelle parole.

Ashley sembrava avere un'anima calpestata e distrutta e di sicuro era davvero così, ma in un secondo diventava capace di fare uscire una forza e un orgoglio inauditi, era una leonessa che non si faceva sottomettere anche quando aveva il fianco ferito e che sapeva fin quando stare allo scherzo e quando invece mostrare gli artigli.

Quella sua parte di carattere, che non aveva previsto, lo affascinò non poco, anche se lo avrebbe negato.

«Si è fatto tardi, io me ne vado» lo informò secca, quando già era lontana da lui un paio di metri.

«Ti accompagno» si propose Matt, provando a fare il gentiluomo.

«Non credo proprio, sono ancora capace di tornare a casa da sola» declinò la sua offerta senza nemmeno degnarsi di girarsi a guardarlo.

«Ci si vede in giro, allora» la salutò a voce alta per farsi sentire visto che quella piccola testarda era già quasi sparita.

Lei non rispose nè fece alcun cenno, lasciandolo lì, col buio ormai attorno e un'espressione a metà tra il curioso e il tragico.

E ora, come se la levava dalla testa quella là?

 

 

 

«Sei in dannatissimo ritardo!» si lamentò Luke davanti alla porta di casa sua, lanciando un'occhiataccia a Matt che, senza scomporsi più di tanto, lo sorpassò entrando in casa sua.

«Scusa ho avuto un imprevisto» si giustificò il biondo, buttandosi sul divano dell'amico con poca grazia.

«E come si chiama questo imprevisto?» gli domandò il riccio, accomodandosi accanto a lui con fare malizioso e sferrandogli una serie di gomitate per farlo confessare.

'Ashley' avrebbe dovuto rispondere e invece preferì un silenzio strategico, Luke quando si ci metteva poteva essere molto pesante e lui voleva solo passare una serata tranquilla a guardare telefilm e non un terzo grado sulla sua vita privata e su qualcosa di inesistente.

«Non ha nessun nome, da quando deve per forza averlo?» gli rispose al limite della sopportazione, massaggiandosi le tempie.

«Mah, non so, sesto senso?» continuò a punzecchiarlo Luke, mentre apriva i cartoni della pizza.

«Sei più idiota del solito oggi, Luke – sentenziò Matt, afferrando un pezzo di pizza – e comunque si può sapere che ci fai qui? Non dovevi rimanere a casa dei tuoi per almeno altri tre giorni?»

Luke si aggiustò gli occhiali, poi imitò l'amico, il suo stomaco cominciava a ribellarsi, aveva già dovuto attendere troppo per colpa di Matt e di quello che si era ostinato a definire 'imprevisto'.

«Sai, io e mia sorella Stacey non andiamo molto d'accordo e lei sa essere davvero molto minacciosa quando vuole!» dichiarò, poi accese il computer e smanettò per trovare uno streaming decente.

«Cioè mi vuoi dire che ti sei fatto rispedire qua da tua sorella?» rise Matt, finalmente la conversazione si faceva interessante e non andava a suo sfavore.

«Detto così suona offensivo, sono stato io a scegliere di andare via per la salvezza della quiete familiare! É stato un gesto molto nobile!» rigirò la frittata, scivolando miseramente sugli specchi sopra cui aveva cercato invano di arrampicarsi.

'Un giorno questo qui sarà pure medico' pensò Matt e l'idea lo fece scoppiare a ridere.

Luke era un tipo divertente e sincero, a volte anche troppo, era semplice fidarsi di lui e non c'erano quasi mai ombre sul suo viso.

Un libero aperto, ecco cos'era, e anche se si mandavano allegramente a quel paese una volta sì e una no, nessuno dei due lo pensava mai sul serio e dietro i loro insulti reciproci si celava un'amicizia molto forte.

Matt aveva la certezza che nel momento del bisogno avrebbe trovato sempre la sua spalla pronta a sostenerlo e, al di là della scorza da duro sotto cui spesso si nascondeva, non avrebbe esitato a giurare di essere pronto a fare lo stesso per Luke.

Lo vide sorridere a fianco a lui, aveva gli occhi pieni di una luce diversa e lui sapeva a cosa era dovuta.

«Ti vedo particolarmente allegro oggi, o sbaglio?» gli chiese, facendo l'indifferente.

«Ho parlato con Melissa poco fa, abbiamo deciso il giorno in cui incontrarci, lei ormai tra poco ritorna!» esclamò entusiasta, gli mancavano solo gli occhi a cuoricino e il quadro sarebbe stato completo.

«Sei proprio perso di lei! Peccato che tu non le abbia ancora nemmeno infilato la lingua in bocca!» lo provocò, se c'era una cosa che sfuggiva alla comprensione di Matt era come facesse il suo amico a essere innamorato cotto di Melissa da mesi e, allo stesso tempo, resistere alla tentazione di sentirla fisicamente. Per lui era proprio inconcepibile, era un tipo molto fisico e istintivo e non riusciva nemmeno a ipotizzare di frequentare una ragazza per cui provasse dei sentimenti senza poterla toccare o farci l'amore.

«Non essere così venale, cazzo! Ci sono tante altre cose più importanti in un rapporto, tipo la complicità, la capacità di ascoltarsi, saper ridere delle battute...» ma la lunga elencazione di Luke venne interrotta impietosamente da Matt.

«Ma ti stai sentendo? Che fine ha fatto il vecchio Luke? - lo additò sconvolto, e stavolta fu il moro a rivolgergli un'occhiata offesa – e comunque sono d'accordo con te ma l'amore ha bisogno anche di altro, non so se mi spiego»

«Ma quello verrà prima o poi, e poi l'attesa aumenta il desiderio no?» gli strizzò l'occhio.

«O lo distrugge» lo demolì Matt, senza pietà.

«Ok mi arrendo! Non è per niente facile, rischio di rovinare la vita di Melissa, le sue amicizie, la sua serenità e credimi, è l'ultima cosa che voglio farle, io ci tengo davvero a lei! - disse Luke con trasporto, lo sguardo gli si fece serio e Matt capì che era meglio non infierire – se scoprissero di noi le sue amiche impazzirebbero, la isolerebbero e frequentarsi è complicato, soprattutto alla luce del sole, è tutto un grande grosso casino!»

Matt si fece per un attimo pensieroso, il suo maledetto cervello visualizzò l'immagine di Ashley, ostile con lui, fiera mentre gli dava le spalle e si rese conto che si comportava così per lo stesso motivo che affliggeva Luke.

Scacciò immediatamente quell'immagine, quello non sarebbe stato un suo problema, non l'avrebbe permesso, non ci teneva a ridursi come Luke e soprattutto non sentiva niente per lei oltre a una strana empatia per via dei loro trascorsi tormentati.

Il discorso era chiuso e sigillato.

«Ok basta, quando parte questo telefilm?» sospirò pesantemente, buttando la testa all'indietro, sfinito e passandosi una mano fra i capelli.

Luke lo guardò sconcertato, di certo Matt si comportava in modo strano ma lo aveva aspettato anche troppo quella sera per perdere altro tempo a persuaderlo a parlare e adesso voleva la sua pizza e il suo film, così avviò lo streaming e dichiarò conclusa la conversazione.

 

 

Ashley socchiuse le imposte della sua camera e spense le luci del corridoio.

La casa piombò nel buio e nel silenzio più assoluto, così come faceva da un paio di giorni.

Si sentiva agitata, irrequieta e pensò bene di farsi un bagno rilassante e andare subito a letto.

Faceva caldo, così miscelò l'acqua in modo che fosse fresca al punto giusto, poi vi si immerse, rimanendo per un po' con l'acqua fin sopra le labbra.

In realtà aveva solo voglio di sparirci dentro.

Aveva parlato con Michelle prima, lei le aveva chiesto come stava, se si annoiava da sola e se tutto procedeva bene ed Ashley aveva provato la sporca sensazione della menzogna.

Le aveva nascosto l'incontro con Matt, non avrebbe trovato nessuna giustificazione razionale per averci passato un'ora intera a chiacchierare come vecchi amici, era imperdonabile e si sentiva sporca.

Se fino a qualche ora prima, quando era con lui, aveva provato una piacevole leggerezza e anche un senso di liberazione, adesso le sembrò tutto solo irreparabilmente sbagliato.

Traditrice e falsa.

Quelle parole le rimbalzavano nella testa e la tormentavano.

Uscì dalla vasca e si avvolse in un'asciugamano, poi infilò in fretta il suo pigiama e coi capelli ancora umidi si sdraiò sul materasso, che le sembrò persino più scomodo e duro.

L'avrebbe di sicuro meritato di dormire sopra un letto di pietra o di spine, come castigo per espiare quel senso di colpa che si era fatto sempre più soffocante e che era certa le avrebbe impedito di riposare serena.

'Quello di oggi è stato uno sbaglio, un episodio isolato e non capiterà mai più' si ripetè in testa fino allo sfinimento per rassicurarsi da sola ed evitare un altro attacco di panico e alla fine ci riuscì.

Avrebbe evitato Matt e si sarebbe presto dimenticata di quell'incontro e ogni cosa, anche la sua coscienza, sarebbe tornata al suo posto, pulita e salva.

 

 

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Capitolo 5
*** Pericoli in agguato ***


Ciao a tutte!
Questo capitolo può sembrare più di passaggio ma mi è necessario per fare avanzare la storia nella direzione che voglio darle, scusate se magari non succede granchè!
Grazie ancora a chi sta leggendo e un bacio!

Cap. 5 Pericoli in agguato

 

La libreria era rimasta chiusa giusto un paio di giorni, intorno alla fine di Agosto.

Quelle ferie 'forzate' avevano lasciato ad Ashley del tempo libero che lei aveva trascorso per la maggior parte a riflettere e a dedicarsi alle cose importanti, ovvero l'ormai vicino inizio della sua vita universitaria.

Tra i banchi del liceo aveva sempre sognato di poter frequentare Lettere, anche se quella facoltà era molto impopolare tra i suoi compagni, molto più attratti da quelle scientifiche che parevano offrire le migliori sistemazioni lavorative, mentre di libri e di storielle – dicevano – non si campava mica.

Eppure lei si ci vedeva perfettamente come redattrice, magari nell'ambito dell'editoria libraria, immersa in quell'odore di carta stampata che fin da piccola adorava respirare, tuffando la testa in mezzo alle pagine di qualche nuovo libro che suo padre le portava in dono per il compleanno. Aveva sempre preferito quelli a qualche giocattolo, perché la facevano viaggiare lontano e fantasticare ed erano molto più divertenti, secondo lei.

Sua madre non la aveva mai assecondata in quella passione: a differenza del padre, romantico e sognatore, era una donna estremamente pratica e concreta e difficilmente si degnava di considerare tutto ciò che non le potesse tornare utile o vantaggioso.

Da bambina le toglieva via i libri di mano, dicendole che la vita era fatta di altro, di lavoro, di fatica e di cose concrete. Lo faceva usando un tono gentile ma fermo che Ashley aveva sempre scambiato per premuroso ma che di amorevole non aveva, in realtà nulla, e col senno di poi si era sentita stupida per non averlo mai capito.

Sua madre l'aveva sempre fatta apparire come un'aliena, semplicemente sbagliata per la vita ordinaria di tutti i giorni, ed Ashley, nella sua ingenuità, non aveva mai compreso perché non potesse conciliare entrambe le cose, la sua vita quotidiana fatta di aiuti in casa, compiti per la scuola e giochi con le amiche, con quella immaginaria che scorreva tra le righe dei libri che leggeva.

In fondo non era mai stata un soggetto asociale o problematico, andava bene a scuola e aveva la sua cerchia di amicizie.

A 15 anni si era fidanzata con Patrick, il suo primo amore, un ragazzo un anno più grande di lei che era figlio dei suoi vicini di casa. Erano stati insieme tutti gli anni del liceo, sembravano una di quelle coppie storiche destinate a durare anche oltre, a sposarsi e vivere felici con una bella casa, un cane e almeno tre marmocchi in giro, un po' come stava capitando alla sua collega Carol, e invece, tre anni dopo, si erano lasciati.

Secondo Patrick, lei non era stata più la stessa dopo l'incidente di suo padre; era cambiata e lui aveva faticato a riconoscerla, ad andarle dietro.

Ashley non aveva mai negato: avrebbe sfidato chiunque a rimanere uguale dopo una perdita del genere, soprattutto quando riguarda una persona a cui sei legata profondamente e che scopri poi essere l'unica ad averti amato e sostenuto in tutte le tue passioni.

Suo padre aveva sempre alimentato e assecondato le sue inclinazioni, nonostante non avesse un titolo importante e colto da poter affiancare al suo nome e facesse un lavoro umile che poco aveva a che vedere con le pagine di un libro.

In lei aveva sempre creduto.

Dopo la sua scomparsa Ashley si era chiusa in sè stessa, il dolore le aveva tolto la scintilla di curiosità e gioia che brillava sempre nei suoi occhi, cambiandoli per sempre.

Il suo ragazzo le era stato vicino ma col tempo, quel tragico evento fece venire fuori le crepe di un rapporto all'apparenza perfetto. Sempre più spesso non riuscivano a comprendersi, a comunicare, si perdevano in discussioni inutili e spingevano avanti la loro storia con la debole speranza di uscire da quel periodo nero.

Ovviamente nemmeno Patrick aveva appoggiato il suo desiderio di fare Lettere.

Lui si era iscritto a Legge quando Ashley frequentava l'ultimo anno di liceo, suo padre era un avvocato affermato e a suo figlio sarebbe spettato di diritto un posto nello studio legale di famiglia, una volta completati gli studi.

Quell'anno, che i due fidanzati avevano trascorso distanti, non aveva fatto altro che allontanarli ancor di più e incrinare definitivamente il loro rapporto.

Patrick aveva insistito perché Ashley lo raggiungesse dopo il diploma e intraprendesse i suoi stessi studi, promettendole un futuro nello studio legale di suo padre, ma lei aveva rifiutato.

Non le piaceva Legge e lo stomaco le si attorcigliava al solo pensiero di dover dedicare la sua intera vita a qualcosa che non le interessava. Si era sentita in gabbia e soffocata e quella era stata l'ultima goccia che aveva fatto traboccare il vaso, già fin troppo colmo, della loro relazione.

Sua madre, poi, si era rifiutata categoricamente di sostenerla economicamente in quella che definiva una follia senza futuro.

Dopo la morte del padre non navigavano certo nell'oro e sua madre sembrava essere impazzita del tutto. Ben presto si era rifugiata nel letto di altri uomini, cercando di colmare il vuoto lasciato da suo padre e di sopravvivere.

Ashley non l'aveva certo criticata per quello, ma suo malgrado si era trovata sballottolata di casa in casa in base alle relazioni della madre, spesso superficiali e con uomini di cui si stancava presto.

Le rinfacciava giornalmente di doverla mantenere finchè minorenne e infine, dopo la scelta a suo dire suicida di non fare Legge e assicurarsi un posto di lavoro, l'aveva quasi obbligata a lavorare per portare i soldi casa.

Ashley aveva comunque accettato, si sentiva in dovere di contribuire e in cuor suo aveva solo accantonato il suo sogno, sperando di poterlo realizzare quando avesse avuto abbastanza indipendenza economica. Aveva fatto la baby-sitter per un anno e poi si era dedicata alle lezioni private per dei bambini delle scuole elementari, visto che insegnare e spiegare le era sempre venuto bene.

Alla fine l'opportunità di inseguire la sua passione era arrivata prima di quanto avesse mai immaginato, anche se in una maniera che avrebbe preferito evitare.

Certo, lei aveva dovuto optare per una normalissima università pubblica ma, d'altronde, erano pochi quelli come Terence e Michelle che potevano permettersi una prestigiosa università privata.

Anche Melissa, che era una brillante studentessa di medicina, frequentava quella pubblica ma questo non le impediva di distinguersi per bravura e dedizione e non le avrebbe impedito in futuro – Ashley ne era certissima – di diventare un'ottima ginecologa con assolutamente niente da invidiare ai suoi colleghi delle università private.

In fondo si sopravviveva sopra i libri anche senza aria condizionata, enormi giardini con grandi alberi all'ombra dei quali studiare o marmi alle pareti da far invidia al pieno barocco.

Dopo aver fatto una doccia, la rossa prese al volo un abito blu scuro a maniche corte che le arrivava poco sopra al ginocchio e lo indossò rapidamente, lisciandosi i capelli e sistemandoseli ordinati dietro le orecchie. Si avvicinò alla scrivania e prese dalla sedia la sua borsa a tracolla per infilarci il cellulare e le chiavi.

Prima di uscire dalla stanza buttò un'occhiata al muro di fronte a lei: ci aveva appeso un elenco minuzioso delle cose da fare e dell'iter burocratico da sbrogliare per mettersi in regola con iscrizione e tutto.

Molte voci erano già spuntate da netti segni di penna nera, molte altre era riuscita a cancellarle grazie a quei giorni liberi e qualcun' altra rimaneva lì, in attesa di essere affrontata.

Anche l'università sarebbe rimasta chiusa per alcuni giorni, a lei non rimaneva altro che aspettare e nel frattempo riprendere in negozio. Guardò di scatto l'orologio e capì di essere quasi in ritardo per il turno della mattina.

Velocemente si fiondò alla porta di casa e rischiò di prendersela dritta in faccia quando questa si spalancò, cogliendola di sorpresa e lasciandole giusto il tempo di indietreggiare per schivarla.

«Oh, Ashley tesoro, scusami! Non pensavo fossi qui dietro! Ti sei fatta male?» domandò una voce squillante, resa leggermente affaticata da due pesanti valigie che la sua proprietaria si portava appresso.

Ashley, ripresasi dallo spavento, riconobbe subito i capelli rosso fiammante di Colleen, la prima, evidentemente, a fare ritorno a casa dopo le vacanze.

«Tranquilla Colleen, tutto ok! Bentornata a casa!» la accolse Ashley, avvicinandosi alla coinquilina.

«Già, la pacchia è finita, purtroppo! - sospirò con tono melodrammatico, mentre appoggiava finalmente a terra le due zavorre che si trascinava dietro – ma dai vieni, fatti abbracciare!» esclamò poi, correndo incontro ad Ashley e stritolandola in un abbraccio.

Colleen era la più grande delle ragazze in casa coi suoi 25 anni e rappresentava una sorta di sorella maggiore per loro, coi suoi modi protettivi e il vizio di abusare di nomignoli quali 'cara', 'tesoro' o 'amore'. Era la cugina di Michelle e Terence, le loro madri erano sorelle e dalla loro famiglia aveva ereditato il carattere forte e indipendente e l'aria di chi non se ne fa passare nemmeno una sotto il naso; non il conto in banca, però, e nemmeno l'amore per lo studio e per questo, dopo il diploma, Colleen aveva subito iniziato a lavorare come cameriera in un ristorante e poi, grazie a vari corsi, era riuscita a specializzarsi e a trovare un lavoro in un locale abbastanza in vista, dove la paga media di un cameriere equivaleva al doppio di quella che guadagnava nel suo vecchio ristorante.

Nella vita aveva imparato a farsi valere da sola e non era raro sentirla minacciare chi osasse fare un torto a coloro a cui voleva bene, propinando insulti che avrebbero fatto impallidire chiunque.

Ashley la trovava persino piuttosto inquietante a volte e probabilmente era quella con cui aveva legato meno, anche perché la sua presenza in casa non era frequente, a causa dei turni di lavoro e del tempo che trascorreva col suo ragazzo. Spesso rimaneva a dormire da lui anche se non si riteneva per nulla pronta a una convivenza per il momento; non voleva rinunciare ai suoi spazi e a quei momenti di completa solitudine in cui poteva restare sola con sè stessa ad assaporare un po' di tranquillità.

Quando si sciolse dall'abbraccio Ashley la osservò: era abbronzatissima, la sua pelle color caramello profumava ancora di doposole e si era fatta ancora più scura rispetto alla sua tonalità originale, già piuttosto olivastra. Le donava tanto e risaltava sui suoi capelli rosso fuoco, chiaramente tinti, lisci e scalati poco oltre le spalle, con le punte lievemente sfibrate per le continue torture a cui li sottoponeva per lisciarli.

Colleen sorrise ma i suoi occhi marroni si fecero più contrariati quando si fermarono sulla figura di Ashley.

«Mia cara, sei pallidissima, ma non sei stata al mare?» le chiese con tono mesto e piegando le labbra come a imitare un broncio di delusione.

Ashley scrollò le spalle e scuotè la testa. «No, sono rimasta qui, ho preferito lavorare» le rispose, sorridendo e consapevole di sembrare una pazza. Non pretendeva che gli altri la capissero, in ogni caso, ci aveva rinunciato.

Colleen sgranò gli occhi, come previsto, poi le passò la mano fra i capelli, in un gesto affettuoso.

«Capisco, beh l'importante è che non ti sia annoiata e poi adesso ci siamo noi! Tra oggi e domani dovrebbero rincasare tutte, lo sai?» la informò, mentre dava un'occhiata fuori dalla porta, in attesa che il suo ragazzo le porgesse gli ultimi bagagli.

«Sì, lo so, questa casa è stata fin troppo silenziosa, mi mancava un po' di confusione!» disse sinceramente allegra.

«Non preoccuparti, sono sicura che ci sarà un bel po' di scompiglio!» dichiarò con euforia e, anche se Ashley ancora non poteva saperlo, quella frase si sarebbe a breve rivelata terribilmente vera, anche se non in senso positivo come l'aveva intesa Colleen.

Lo scompiglio sarebbe arrivato presto in quella casa.

 

 

Ashley camminava a passo svelto, l'incontro con Colleen le aveva fatto perdere dei minuti preziosi e adesso doveva sbrigarsi se non voleva arrivare in ritardo il primo giorno di riapertura del negozio.

Una folata di vento la fece rallentare e con le mani bloccò il vestito che rischiava di gonfiarsi e farle fare una figuraccia in mezzo alla strada. Mentre sollevava la testa per spostarsi dei ciuffi di capelli finiti sugli occhi, lo sguardo le cadde su un punto più alto della città

Rimase ferma per qualche secondo e le braccia le ricaddero pesanti lungo i fianchi.

Si trovava sotto la terrazza panoramica sulla quale era stata qualche giorno prima con quel ragazzo. Si soffermò sul grigio chiaro del cemento reso accecante dal sole che batteva forte e, per un attimo, le parve di rivedere le gambe penzoloni di Matt, seduto sopra il parapetto.

Si riscosse a quell'immagine e i suoi occhi si accigliarono.

Non si erano più incontrati dopo quel pomeriggio e non l'aveva più nemmeno scorto per strada.

Il fato era stato clemente con lei e l'aveva aiutata a dimenticare l'accaduto, in particolare dopo i sensi di colpa e i ripensamenti che l'avevano attanagliata.

Ci era riuscita a non pensarci più e la sua mente si era concentrata su altro, ritornando razionale ma forse più pesante.

La leggerezza che aveva provato quel pomeriggio poi se n'era andata, era stata come una vertigine, pericolosa ma inebriante, proprio come la sensazione del vuoto che Matt definiva bellissima e che si era offerto di farle provare proprio quel pomeriggio.

Strinse i pugni e con un movimento deciso riportò l'attenzione alla strada e rimise in moto le gambe perché la portassero al più presto via da quel posto, che le suscitava ricordi che meritavano di scomparire.

Sapeva che rientrare a lavoro dopo quei giorni di riposo sarebbe stato traumatico ma non immaginava certo che lo sarebbe stato ancora di più condividere il turno con la principessa dalla vita perfetta, al ritorno da una settimana di vacanza altrettanto meravigliosa con il suo dolce maritino.

Carol era radiosa, le gote rosate, i capelli perfettamente acconciati in uno chignon e un vestito chiaro che metteva in risalto la sua leggera abbronzatura.

L'esaltante racconto della sua settimana di ferie era stato qualcosa di non previsto da Ashley, quanto era stata ingenua da non aspettarsi una cosa del genere da lei!

E quanto le facevano male le tempie adesso, mentre cercava disperatamente di non confondersi e riportare nell'archivio del negozio i nomi esotici dei cocktail degustati da Carol nel villaggio turistico al posto dei titoli dei libri.

«Ti giuro Ashley, avresti dovuto vederla! La piscina era praticamente enorme e all'interno del villaggio c'era una spa favolosa, ti facevano certi massaggi che per un attimo ho creduto di stare in paradiso! - continuava imperterrita Carol, che evidentemente doveva ancora essere in stato di estasi per non accorgersi dello sguardo distrutto di Ashley – la camera aveva una vasca idromassaggio pazzesca, non sarei mai voluta uscire da lì dentro e poi, a dire il vero, era molto comoda anche per altro, mi capisci no?» ammiccò maliziosamente, dandole una leggera gomitata.

Ora ci mancava anche quello!

Davvero molto carino e delicato da parte sua spiattellare la sua soddisfacentissima vita sessuale a chi, da praticamente sei mesi ormai, non ne aveva più una.

Ashley sospirò pesantemente, in mezzo a tutti i temporali che aveva dovuto affrontare dopo la fine della sua ultima storia, non aveva certo avuto tempo e voglia di pensare alle condizioni pietose della sua vita affettiva e sentimentale e non serviva di certo Carol a farle notare quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che aveva fatto l'amore con qualcuno.

«Poi James è stato un vero tesoro, pensa che ogni mattina ordinava la colazione e me la portava lui stesso a letto! Non per vantarmene, ma credo di essere davvero una donna fortunata ad averlo sposato!» cinguettò con occhi sognanti, senza la più pallida intenzione di interrompere quella tortura.

Un cliente le fece un cenno da lontano e Carol fu finalmente costretta ad alzarsi dalla sua postazione per correre ad aiutarlo, Ashley pensò quasi di costruire a quell'uomo una statua d'oro per averla salvata inconsapevolmente da un supplizio atroce.

Grazie al cielo quando la bionda ritornò sembrava essere rinsavita e non ricominciò con la descrizione accurata della sua settimana da sogno.

«É davvero un peccato che tu sia dovuta rimanere qui da sola – le disse in compenso, dedicandole un'occhiata di compassione che Ashley non gradì affatto – non riesco nemmeno a immaginare come si possa stare più di un giorno senza parlare con anima viva!» esclamò poi sconcertata, come se fosse una cosa davvero terrificante.

«In realtà ho avuto qualcuno con cui parlare» mormorò Ashley a bassa voce, con gli occhi bassi sulla scrivania.

Matt le aveva fatto compagnia per caso quell'unico strano pomeriggio, iniziato con lei che gli urlava contro di cancellare la foto che le aveva scattato senza permesso e concluso con loro due che mangiavano ghiaccioli davanti al tramonto.

Carol si voltò verso Ashley, aveva parlato così piano che per un attimo le era parso si stesse rivolgendo a sè stessa. Il suo udito sopraffino le aveva comunque permesso di captare le sue parole e gli occhi castani e attenti scrutarono le mani della collega, che si erano tese e intrecciatre tra loro nervosamente.

Lo sguardo le si fece sospettoso per qualche secondo, poi il briciolo di buon senso che le era rimasto le suggerì di non fare domande moleste.

«Beh, in tal caso meglio così!» disse soltanto, riportando l'attenzione allo schermo del suo computer.

Ashley la ringraziò mentalmente per aver lasciato passare; in fondo quella prima mattinata di lavoro sarebbe potuta andare molto peggio.

Al momento della chiusura, poco dopo l'ora di pranzo, si ripetè una scena abbastanza consuetudinaria.

«C'è di nuovo il tuo spasimante!» le fece notare Carol mentre si avvicinava all'uscita.

Ashley guardò fuori e osservò Terence, appoggiato al solito muro. Non lo vedeva da giorni e lo trovò in forma e più abbronzato, un po' come tutti del resto, tranne lei.

Era impeccabile come sempre, con una camicia scura a maniche corte e dei jeans, i capelli li portava tirati leggermente indietro e la barba era scomparsa dalle sue guance, anche se Ashley sapeva le avrebbe invase di nuovo, presto.

Il suo solito sorriso smagliante la illuminò quando lei uscì, ma stavolta venne accompagnato da un abbraccio caloroso, che il giovane le riservò subito dopo.

Le braccia forti di Terence la strinsero ed Ashley fu investita dal profumo intenso della sua colonia, si ritrovò col viso contro la spalla di lui e gli poggiò le mani sulla schiena, impacciata e per nulla naturale. Aveva troppa paura di dargli una impressione sbagliata, di illuderlo.

«Ashley, finalmente ci rivediamo! Stai benissimo, oggi!» si complimentò Terence quando i due si staccarono, facendo scorrere i suoi occhi lungo la figura di Ashley. Non era frequente che la ragazza indossasse un vestito più femminile per andare in negozio ed evidentemente lui dovette gradire qualla visione.

«Ti ringrazio, anche tu mi sembri in forma!» ricambiò lei, sistemandosi meglio sulla spalla la borsa, leggermente a disagio. I complimenti facevano piacere a tutti ma non quando provenivano dal ragazzo che molto probabilmente aveva una cotta per lei, purtroppo non corrisposta.

«Vi siete divertiti tu e Michelle?» chiese la rossa, dopo che i due avevano iniziato a incamminarsi.

«Molto, ci voleva proprio! E comunque fattelo dire, hai fatto proprio una cazzata a non venire con noi! Ti saresti divertita anche tu, il mare era fantastico e poi la sera eravamo sempre in giro con i nostri amici! Mi sarebbe piaciuto presentarteli!» le disse sorridendo e passandole una mano dietro la schiena, come per farle una carezza veloce.

Ashley si irrigidì ma non lo diede a vedere «Sono sicura che capiterà un'altra occasione, non preoccuparti! Io ne ho approfittato per preparare alcuni documenti per l'iscrizione all'università e sbrigare qualche altra faccenda – lo tranquillizzò, poi però provò una strana sensazione dentro di sè, era di nuovo il bisogno di sfogarsi, di cercare un conforto, anche solo qualche parola – e comunque non mi sentivo tanto in vena di divertimento» aggiunse col cuore in gola.

Se persino quell'insolente di Matt era riuscito a capirla senza che lei avesse preso l'iniziativa, allora poteva succedere anche con Terence, che era sempre stato gentile e premuroso con lei.

Magari era solo colpa sua e della sua scarsa capacità di comunicazone se fino a quel momento nessuno aveva colto il disagio che la divorava. Si era sforzata di essere forte e di cavarsela da sola, ma era pur sempre umana e come tutti cercava quel calore che solo la presenza di un altro essere umano poteva dare.

«Sempre per il fatto di tua madre?» domandò però Terence, con aria improvvisamente distratta.

«Sì, è così» confermò Ashley, sperando di non aver fatto male ad essersi addentrata in quel discorso.

Ai suoi nuovi amici aveva detto che si era trasferita in città dopo aver avuto un litigio abbastanza pesante con la madre che l'aveva indotta a cercare la sua indipendenza altrove. Terence e Michelle erano rimasti piuttosto stupiti dalle sue motivazioni, quasi non fossero riusciti a ritenerle plausibili e non avevano più affrontato l'argomento con lei, nè le avevano chiesto altro.

La fronte di Terence si increspò con diverse pieghe, e il ragazzo assunse un'espressione perplessa. Ashkey lo sentì sospirare come se volesse prendere del tempo per capire cosa dire. Sembrava che di colpo camminare accanto a lei non fosse più un piacere ma quasi un peso.

«Sicura di non stare esagerando? - le domandò infine – insomma, mi viene difficile pensare che uno screzio tra madre e figlia non si possa superare! É pur sempre tua madre, Ashley, che ti avrà mai fatto di così terribile?»

Ashley si sentì sprofondare.

Matt non le aveva domandato nulla eppure aveva stabilito un contatto con lei al punto da fidarsi della gravità del suo dolore senza chiederle spiegazioni, non sapeva praticamente niente di lei ma le aveva creduto, l'aveva presa sul serio da subito.

Terence invece, pur essendo suo amico, o forse ancora peggio, pur provando dei sentimenti, non era capace di darle il suo sostegno e la sua comprensione quando si trattava di quella questione così delicata.

Forse doveva essere più chiara, forse doveva sbilanciarsi, spogliarsi del tutto.

«Mi ha detto che non mi vuole più nella sua vita, che per lei non sarei mai dovuta nascere, Terence» gli spiegò tremando, col cuore che le scalpitava nel petto per l'ansia e per la delusione.

«Dai, sono sicuro che non lo pensava davvero, è impossibile! Vedrai che vi chiarirete, è solo questione di tempo!» la liquidò, mettendosi le mani in tasca.

Ashley credette di essere vuota in quel momento, un involucro di carne senza emozioni, non sentiva quasi più le gambe e camminava per inerzia.

Era vicina a Terence ma adesso lo percepiva lontano miglia, come se tra loro ci fosse una distanza incolmabile che aumentava sempre più.

Si era aperta, aveva pronunciato le parole che più la facevano stare male e lui aveva ridotto tutto a un semplice battibecco tra genitori e figli, come se fosse lei a ingrandire inutilmente il problema, a fare la esagerata.

Abbassò lo sguardo e non ebbe la forza di annuire ma quando lo rialzò – senza capire nemmeno quanto tempo fosse passato, come sospesa in un'altra dimensione – i suoi occhi incontrarono quelli di Matt lungo la strada. Lui era lì, camminava nella direzione opposta alla loro e la guardava in quel suo solito modo.

Ashley battè le palpebre più volte per accertarsi che non fosse una visione dettata dal suo inconscio che lo cercava ma comprese che il ragazzo era reale, anche perchè udì Terence mormorare uno 'stronzo' a denti stretti.

Matt distolse lo sguardo un attimo ed Ashley si sentì mancare: avvertì il bisogno di avere quegli occhi su di lei, delle sue parole schiette, di quell' animo tormentato esattamente come il suo, ne aveva fame e lo desiderava in quell'esatto momento.

Lottò con sè stessa per evitare di cedere all'istinto e di andargli incontro come una stupida, smascherandosi.

Terence era infastidito, le si parò un po' davanti quasi volesse farle scudo col proprio corpo per difenderla da quell'infame, senza poter sapere che lei non voleva essere salvata, voleva perdersi con lui, voleva vomitare fuori tutte le sofferenze che si portava dentro e voleva farlo insieme a lui.

Matt li sorpassò e riuscì a lanciarle un'occhiata di sbieco, sembrava volerle chiederle qualcosa, come se avesse capito che Ashley non stava bene.

Quando se lo lasciarono alle spalle, lei ebbe il coraggio di voltarsi un poco e lo vide, immobile in mezzo alla strada.

La fissava ancora, poi si mosse di poco e le fece un cenno quasi impercettibile col capo, qualche ciuffo chiaro di capelli gli oscurò in parte gli occhi e infine le sorrise.

Ashley provò di nuovo quella leggerezza nello stomaco, quel senso di libertà, ritrovò un po' di forza, gli angoli della sua bocca traballarono e si piegarono verso l'alto, ricambiando quel sorriso prima di voltare definitivamente la testa.

Poteva anche costringersi a dimenticare e fare finta che tra le loro anime non ci fosse un'intesa, ma capì che fuggire sarebbe stato forse inutile, ormai si era invischiata in qualcosa che non poteva più negare.

 

 

Melissa riconobbe i riccioli mori di Luke che ondeggiavano al sole mentre correva verso di lei, che lo aspettava da dieci minuti buoni, in piedi sui gradini di pietra della facoltà di Medicina.

Tante volte si era chiesta se fossero davvero così morbidi come sembravano e altrettante aveva desiderato togliersi quella curiosità, passandogli le dita tra i capelli.

Non l'aveva mai fatto, neanche una volta, neanche per sbaglio, anche se accarezzarlo era spesso una delle voglie che la prendeva quando se lo trovava affianco.

Luke le fece un cenno da lontano, accaldato per la corsa e col respiro pesante, poi rischiò di inciampare sull'ultimo gradino, gli occhiali quasi gli saltarono dal naso.

Melissa soffocò una risata.

«Brava! Ridiamo delle sventure altrui adesso? - la prese in giro, fingendosi terribilmente offeso, mentre si passava una mano sulla fronte umida – beh, in fondo me lo merito, sono in ritardo!» ammise poi, il viso di Melissa quando sorrideva gli piaceva un sacco e se il merito era della sua goffaggine, ne avrebbe sopportato il peso.

«Ciao Luke» lo salutò Melissa, dopo aver mosso un passo verso di lui, col sorriso ancora sulle labbra.

«Melissa» le rispose semplicemente lui, facendole un cenno elegante col capo che cozzava con il suo aspetto trafelato e disordinato e che la fece di nuovo scoppiare a ridere.

Gli occhi neri e sorridenti di Luke, poi, le si posarono sul viso, erano vicini e così le sue labbra, sottili e leggermente piegate in una smorfia irriverente.

Melissa si perse a guardarlo e uno scombussolamento generale, a cui si stava ormai abituando, la attraversò, facendole provare un tuffo al cuore.

Avrebbe potuto baciarlo se solo ne avesse avuto il coraggio e si chiese come sarebbe stato farlo, magari accarezzandogli anche quei ricci ribelli; si sarebbe tolta due dubbi in un colpo solo ma non lo fece, come sempre.

Il silenzio tra i due divenne quasi imbarazzante, poi Melissa indietreggiò e si incamminò verso l'entrata del palazzo, seguita da Luke.

Per un attimo le parve di scorgere sul viso del ragazzo un lampo di delusione, ma forse l'aveva solo immaginato, era più facile pensare che fosse così.

In fretta raggiunsero un tavolo nell'aula studio comune dell'università e entrambi vi poggiarono sopra dei pesanti libri.

«Sei bugiarda, mi avevi fatto capire di aver sgobbato sui libri e invece hai fin troppo colore sulle guance!» commentò, sfiorandole il viso con il dorso della mano.

Melissa arrossì, accentuando il colore roseo delle sue gote, che erano state baciate dal sole in quei caldi giorni passati in campagna, abbandonando il loro pallore consueto.

«Non ti ho mai detto di aver solo studiato, sono stata spesso in giro con degli amici, in paese!» balbettò, completamente disorientata dal tocco gentile delle dita di Luke.

«Sei davvero bella, così»

Luke non aveva avuto nessuna incertezza nel pronunciare quelle parole, i suoi occhi si curvarono dolcemente verso il basso, mentre li socchiudeva appena, come incantato.

Melissa si sentì contemporaneamente la ragazza più felice e sfortunata del mondo ed era totalmente assurdo.

Nemmeno la sua mente scientifica, nemmeno la medicina o nessun'altra legge fisica era in grado di dare uno straccio di spiegazione al suo stato d'animo.

«Sù, smettila di fare lo stupido!» sussurrò con il po' di voce che riuscì a recuperare e che le uscì roca e imbarazzata.

Luke sorrise «Si può sapere perché mi dite tutti la stessa cosa? Questa è praticamente la frase tipo di Matt!» si fece scappare.

Gli occhi di Melissa si fecero pensierosi e mesti non appena Luke pronunciò quel nome, capace di sconvolgere gli animi.

Entrambi sapevano che era per via della sua fama nel gruppo di cui faceva parte anche Melissa che loro non potevano frequentarsi normalmente, che lei non riusciva a svelare i suoi sentimenti senza il terrore di sentirsi una traditrice, di essere emarginata e di ritrovarsi sola e smarrita.

Melissa alzò lo sguardo di nascosto e vide l'espressione triste di Luke: non c'era bisogno di parole in quei casi e sapeva di fargli molto male con il suo atteggiamento pauroso e insicuro. Si odiò per non essere forte come Michelle, decisa e pronta ad assumersi un rischio invece di comportarsi come una bambina fifona davanti a una puntura dal dottore.

L'avrebbe perso prima o poi e la cosa peggiore era che non stava facendo nulla per impedirlo.

'Perdonami Luke' pensò, stringendo con i pugni stretti la stoffa del suo vestito sopra le ginocchia, sotto il tavolo per paura che lui la notasse.

«Beh.. che ne dici se incominciamo a ripassare, abbiamo troppe pagine in arretrato» propose poi, a testa bassa, con i capelli corti e lisci che le ricadevano ai lati del viso, e la frangia a coprire gli occhi, divenuti lucidi.

La voce la tradì ma Luke non voleva metterle ancora più pressione, obbedì e aprì il grosso tomo di patologia.

«Sì, iniziamo!» esclamò, fingendo un'entusiasmo che in realtà non esisteva.

 

 

Ashley non era mai stata a visitare l'università di Melissa, anche se sapeva benissimo che si trovasse vicino alla libreria.

Le bastò poco per riconoscere la struttura di un palazzo grande e squadrato con delle ampie finestre lungo i lati. La targa davanti all'entrata le tolse ogni dubbio.

Si guardò intorno per un attimo, poi salì i gradini e si ritrovò nell'androne dell'università.

Melissa si era dimenticata il cellulare sul tavolo e Michelle le aveva chiesto di riportarglielo visto che la facoltà era vicina al negozio in cui lei lavorava.

I genitori di Melissa erano dei tipi molto apprensivi e le avrebbero di sicuro fatto qualche scenata isterica se la loro unica figlia non avesse risposto alle loro telefonate per ore.

Ashley sorrise amaramente nel notare quanto loro due si trovassero esattamente nella situazione opposta: lei senza più nessuno a preoccuparsi della sua esistenza, Melissa soffocata dalle attenzioni dei suoi genitori.

Il destino a volte era proprio buffo.

Ashley chiese qualche informazione e finalmente riuscì a capire dove si trovava l'aula studio; Melissa diceva di andare a studiare sempre lì e lei era quasi sicura di trovarla, sola e concentrata sopra le pagine del libro.

Si avvicinò alla porta dell'aula in questione quando notò, in un angolo più a destra, due figure di spalle che ridevano rumorosamente.

Erano un ragazzo riccio e una ragazza di cui non riusciva a vedere le fattezze perchè quel tizio la copriva del tutto, evidentemente non doveva essere molto alta.

Qualcosa di familiare la spinse a deviare la sua direzione per avvicinarsi ai due e riconobbe proprio Melissa.

Lei e Luke erano usciti per fare una pausa, stavano ridendo e l'atmosfera si era di nuovo alleggerita dopo quel piccolo momento di tensione iniziale.

Si sentivano sicuri dentro le mura della loro università, protetti da sguardi indiscreti e quasi liberi, esattamente tutto ciò che non potevano essere all'esterno.

Fu così che, colto da quell'onda di euforia, Luke avvicinò la mano al braccio di Melissa e lo sfiorò, il contatto fece trasalire entrambi ma era stato così piacevole che il ragazzo non riuscì ad arrestarsi, scese con le dita fino a incontrare quelle di Melissa , le solleticò e poi le fece intrecciare con le sue.

Si stavano tenendo per mano per la prima volta ed era tutto perfetto, una favola.

Niente avrebbe potuto guastare quel momento, niente se non un imprevisto, uno di quelli che sta all'agguato pronto a colpirti nel primo momento di debolezza.

«Melissa?» domandò una voce, la ragazza si riscosse.

Quel tono lo conosceva, sembrava quello di Ashley ma non era possibile, cosa ci poteva fare lei dentro l'edificio di medicina?

Di scattò si girò, e spalancò gli occhi atterrita quando davanti a lei vide la testa rossa di Ashley e i suoi occhi castani che la fissavano confusi e incerti.

Mollò la manò di Luke che a quel gesto improvviso si voltò e assunse la medesima espressione della sua compagna.

Ashley aggrottò leggeremente le sopracciglia: quel ragazzo con gli occhiali e quel cespuglio al posto dei capelli lo conosceva di vista, lo vedeva quasi sempre al fianco di Matt, tutte le volte che era in giro con la sua comitiva.

Sapeva che si trattava di un suo amico ma la cosa che la meravigliò di più fu trovarlo al fianco di Melissa, così vicino che per un attimo le era sembrato addirittura che si tenessero per mano.

Erano amici? Stavano insieme?

Ma soprattutto, perchè avevano l'aria di chi fosse stato colto in flagrante mentre faceva qualcosa di totalmente sbagliato?

«Ashley!» strillò Melissa, la voce le uscì stridula e gracchiante, proprio l'opposto rispetto al suo normale tono, sempre molto pacato e sommesso.

«Hai dimenticato il telefono, pensavamo potesse servirti e così... te l'ho riportato» la informò Ashley, stranita dall'espressione sconvolta dei due ragazzi e dalle loro reazioni esagerate.

Non era ancora diventata un mostro, se ricordava bene.

«Oh, grazie mille, che sbadata che sono! - biascicò Melissa, correndo verso di lei, rossa come un peperone, facendo volteggiare la sua gonna leggera – oddio, sono proprio una testa persa, perdonami per averti fatto perdere tempo!» continuò a balbettare, in evidente imbarazzo.

«Nessun problema, il negozio è qui vicino!- la rassicurò Ashley mentre le consegnava il cellulare e buttava un'occhio indietro al ragazzo, che sembrava pietrificato e continuava a guardarsi le scarpe con attenzione – scusami tu, piuttosto, per averti disturbato!» provò a dire, convinta di aver interrotto qualcosa di privato.

«Ma no, no, che dici? - la smentì subito Melissa, gesticolando furiosamente con le mani – non hai interrotto proprio nulla, stavamo solo... cioè io stavo..ecco... era per la materia..» entrò nel panico, senza riuscire più ad articolare un frase sensata.

«Allora io scappo, buono studio!» le sorrise Ashley, cercando di toglierla dall'impiccio e di smorzare l'inquietudine nella quale, la sua presenza in quel corridoio, pareva averla fatta piombare.

«Ah, sì.. ok, ci vediamo a casa!» le urlò dietro Melissa, mentre Ashley le faceva un cenno della mano e scompariva dietro l'angolo.

«Siamo fottuti, non è vero?» domandò Luke, grattandosi nervosamente la nuca con una mano e battendo un piede ritmicamente.

Melissa perse tutto il colorito acquistato in quei giorni e, pallida come una fantasma, si voltò verso di lui.

«Spero di no – mormorò, tormentandosi le mani e mordendosi il labbro – spero proprio di no» ripetè, incontrando gli occhi scuri di Luke, meno spiritosi del solito.

 

 

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Capitolo 6
*** Forse si può ***


Cap. 6 Forse si può

 

«É successo, è successo!» urlò Luke, fiondandosi dentro l' appartamento di Matt come una scheggia impazzita, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Il biondo ebbe appena il tempo di realizzare che la furia che gli era schizzata davanti non fosse un malintenzionato bensì il suo amico, ormai completamente fuori di testa, poi sospirò, rassegnato di fronte a quella che si prospettava come la rovina della sua pausa pranzo.

Si voltò verso di lui e inarcò un sopracciglio mentre lo vedeva scomparire nel suo salotto.

Con la mano ancora stretta alla maniglia, decise di raggiungerlo per capire finalmente cosa diavolo stesse accadendo, così spinse la porta e la richiuse dietro di sè con uno scatto.

A passi lenti si diresse nella stanza in cui si era rifugiato Luke e lo trovò seduto sul divano, con la schiena curva e il viso basso, sostenuto a fatica dalle mani.

Appariva in stato di shock e si ostinava a ignorare Matt, comportandosi come se il ragazzo nemmeno esistesse all'interno di quella casa, che tra l'altro era la sua, ma quelli sembravano essere solo dettagli irrilevanti.

«Buongiorno anche a te, comunque...» ironizzò Matt quando capì che l'amico non l'avrebbe onorato della sua attenzione.

Luke a quel punto sollevò di poco la testa, lo fece lentamente come se gli pesasse due tonnellate poi intrecciò le mani sotto il mento e prese a fissare un punto indistinto davanti a sè.

«Non ci posso credere, alla fine è successo davvero, sembra tutto così assurdo!» riprese a parlare, senza rispondere alla provocazione di Matt, che brancolava nel buio ma a quel punto parve avere un'illuminazione.

«Hai finalmente fatto sesso con Melissa? Beh, direi che era ora, anche se non mi sembri proprio il ritratto della felicità. É andata davvero così male?» domandò, appoggiandosi con la spalla al muro e incrociando le braccia al petto con estrema tranquillità.

La reazione di Luke, però, gli fece capire all'istante di trovarsi totalmente fuori strada.

Il ragazzo si voltò, infatti, di scatto verso Matt, con gli occhi spiritati e un'espressione rabbiosa che era davvero raro vedergli in viso.

«Ma si può sapere che cazzo ti salta in mente? Non è divertente Matt, per nulla! Questo non è il momento di scherzare!» gli sbraitò contro, rosso in viso.

«Ma io non stavo scherzando, sono serio» ribattè Matt, senza scomporsi di una virgola. Al momento quell'ipotesi era la più logica e sensata che gli fosse venuta in mente per interpretare le parole e il comportamento di Luke.

Il moro gli lanciò un'occhiata sconsolata, poi tornò a coprirsi il viso con le mani, producendo qualche gemito indistinto di sofferenza.

Matt roteò gli occhi esasperato, poi con una spinta si staccò dalla parete e si avvicinò a quell'ammasso di depressione in cui si era tramutato il suo amico.

Con circospezione si sedette accanto a lui, indeciso su cosa dire per non farlo innervosire più di quanto già non fosse: Luke era buono e caro ma le poche volte in cui esplodeva era meglio non trovarsi nei paraggi, o sarebbe stato difficile mettersi in salvo dai suoi sfoghi lunghi ore ed ore.

Non riuscì ad aprire bocca perché il riccio lo anticipò.

«Siamo rovinati! Sono rovinato! Avrei dovuto immaginarlo che prima o poi sarebbe finita così, non si può giocare col fuoco senza bruciarsi, è inevitabile e..» cominciò a dire freneticamente, senza neanche prendere un attimo fiato o fare una pausa tra una parola e l'altra, finchè una pacca decisa sulla spalla lo fece sussultare e fermarsi di colpo.

«Luke, calmati» gli intimò serio Matt, senza spostare la mano.

L'amico lo fissò con gli occhi smarriti, respirò finalmente dopo quella raffica di parole ed espirò l'aria, riacquistando una calma apparente grazie all'ossigeno di nuovo nei suoi polmoni.

«Bene, così andiamo meglio – lo rassicurò Matt, poi chiuse gli occhi e prese fiato, massaggiandosi la fronte – Adesso ricominciamo tutto daccapo. Allora Luke, vuoi dirmi per favore cosa accidenti sta succedendo?»

Luke si spostò nervosamente i riccioli corvini dalla fronte con una mano, poi si schiarì la voce e cominciò a parlare, un po' più rilassato.

«Sono nei guai amico, anzi, io e Melissa siamo nei guai!» esordì con enfasi drammatica, come se stesse parlando di una enorme tragedia.

Luke aveva il vizio di ingigantire le cose, assumendo un atteggiamento che virava dal melodrammatico al comico nel giro di qualche secondo e Matt provò l'impulso di ridere quando posò lo sguardo sulla sua faccia paonazza e sconvolta, ma riuscì a trattenersi per miracolo.

«E il motivo sarebbe?» gli domandò, sforzandosi di non farsi scappare una risata.

«Una sua coinquilina ci ha visto insieme, stamattina» dichiarò esausto, buttandosi contro lo schienale del divano, con la testa all'indietro e gli occhi socchiusi. Sembrava davvero svenuto.

«E allora? Tu e Melissa siete colleghi all'università, non ci vedrei niente di strano» disse Matt mentre cercava di tenere a bada il suo stomaco, probabilmente gli sarebbe toccato saltare il pranzo quel giorno.

«No, è peggio di quanto sembra! - sbottò Luke, staccandosi dallo schienale e rizzandosi a sedere con gli occhi neri sgranati – proprio in quel momento noi...beh, ci stavano tenendo per mano!» mormorò dolcemente, quasi come un ragazzino alla sua prima cotta.

Matt stavolta non riuscì a soffocare una lieve risata, poi incrociò le braccia dietro alla testa e puntò gli occhi al soffitto.

«Wow, una prova inconfutabile di amore eterno! Fate davvero dei grossi passi avanti in questa relazione! Posso ricordarti che hai 23 fottuti anni e non 15?» commentò ironico, guadagnandosi un gestaccio da parte del moro.

«Ok, a te che sei abituato ad avere tutto e subito potrà anche sembrare una cosa assurda, mio caro, ma sappi che da quando ho conosciuto Melissa ho imparato a dare valore a ogni più piccola cosa, anche a quelle che reputavo insignificanti! Quando sono con lei mi sento finalmente felice e in pace con me stesso e, puoi anche prendermi per il culo a vita per quello che sto per dire, ma stringerle la mano oggi è stato più intimo ed erotico di una notte di sesso con una ragazza qualsiasi!» affermò con fierezza, senza vergognarsi.

Matt lo guardò senza commentare, stavolta: sapeva che Luke era davvero innamorato e felice con Melissa, anche se li trovava un tantino esagerati nell'andarci piano in quello strano rapporto. Forse lui non sarebbe mai stato il tipo da romanticherie e languidi sfioramenti di mani, ma aveva provato in passato cosa significava essere innamorati e non desiderare altro che poter toccare e stare assieme alla ragazza amata.

«Ti credo Luke, anche se non mi risulta che in passato hai disdegnato un altro stile di vita, sembri di colpo diventato un frate votato alla castità! É tutto così...non so come dire...anomalo» disse Matt, guardandolo con sospetto, quasi cercasse di rintracciare un pezzo del vecchio Luke in quell'essere accanto a lui.

Il ragazzo riuscì a lasciarsi andare in un sorriso, capiva le perplessità di Matt, lui stesso stentava a riconoscersi a volte ma sentiva di essere migliore adesso, più sensibile e attento ai sentimenti veri e il merito era di Melissa.

«Nella vita si cambia, Matt. Che tu ci creda o meno sono cose che succedono e sinceramente va bene così. Piuttosto stai attento, conosci il detto 'chi disprezza compra'? Magari potrebbe capitare anche a te, prima o poi!» lo provocò, sporgendosi verso di lui.

«Adesso basta con le idiozie! – sbuffò il biondo, allontanandolo in modo poco carino – torniamo al problema principale, invece, quello per cui sei sbarcato a casa mia senza preavviso! Pensi che la coinquilina di Melissa abbia visto che vi tenevate per mano?» chiese poi, contraendo la fronte per concentrarsi.

«Non ne ho idea, a dire il vero! Non sappiamo cosa sia riuscita a vedere ma ovviamente Melissa non può andare da lei e chiederglielo, sarebbe troppo sospetto e rischioso!» si lagnò Luke, spiaccicandosi le mani sulla faccia.

Matt si sfiorò il mento con le dita, mentre cercava di riflettere per cavare fuori l'amico da quell'impiccio.

«Magari non dirà niente, in fondo perché dovrebbe? E soprattutto è ridicolo che Michelle debba influenzare la vita di tutti e impedire agli altri di frequentare qualcuno solo perché a lei sta antipatico» affermò con schiettezza.

Conosceva Michelle fin da quando era una ragazzina e sapeva bene che amava avere tutti sotto controllo per via del suo carattere forte e che si poneva come la classica amica generosa e disponibile, pronta a rinnegarti per sempre al primo pseudo torto ricevuto. Le piaceva essere al centro dell'attenzione e non accettava facilmente le sconfitte o l'affronto di un rifiuto.

A Matt non erano per niente nuovi i suoi modi di fare e riusciva a comprendere i timori di Luke per Melissa, solo che non poteva accettarli, era assurdo doversi nascondere per la paura di Michelle e sperava sempre che prima o poi i due innamorati avessero potuto trovare il coraggio di mandarla allegramente affanculo e viversi la loro storia d'amore.

«Matt, non gli stai solo antipatico, diciamo che susciti in loro la stessa reazione che produrrebbe nominare il demonio in chiesa davanti a un fedele bigotto» gli fece notare beatamente Luke, con un paragone molto calzante.

Matt dovette arrendersi, era proprio così.

«Comunque, chi era la coinquilina che vi ha scoperti?» chiese il biondo, stiracchiandosi le braccia.

«Quella nuova, la rossa – borbottò Luke, dopo essersi tolto gli occhiali per strofinarsi gli occhi stanchi – Ashley» pronunciò infine il nome della ragazza e Matt non mosse nessun muscolo ma internamente un lieve brivido lo attraversò.

«In tal caso potete stare tranquilli, non dirà nulla» dichiarò poi, ostentando una strana sicurezza, che fece accigliare gli occhi di Luke.

«Come, scusa?» gli chiese ad alta voce, voltandosi verso di lui e trovandolo con il viso rivolto alla finestra e un'espressione fin troppo distaccata dipinta sopra.

«Te l'ho appena detto, sono sicuro che non aprirà bocca» ribadì lui, piegando leggermente il volto verso l'amico e puntandogli addosso i suoi occhi azzurri e indecifrabili.

Luke scosse più volte la testa, poi agitò le braccia convulsamente e cercò di trovare una spiegazione plausibile a quelle parole.

«Ora, non per essere pignolo, Matt, ma da dove verrebbe tutta questa tua sicurezza sulla questione? - domandò ancora confuso, poi un lampo di intuizione gli brillò negli occhi, che da spaesati divennero improvvisamente furbi – aspetta, aspetta! Adesso che mi ci fai pensare... Ashley non era la ragazza che piace a Terence per cui ti eri preso una sbandata colossale? Non facevi che fissarla tutto il tempo! Mi stai forse nascondendo qualcosa, eh?» gli domandò, strisciandogli a fianco come un serpente velenoso, pronto a colpire la sua preda.

Matt strabuzzò gli occhi: fino a due secondi prima Luke sembrava un sacco dell'immondizia pronto per finire in discarica per quanto era ridotto male e adesso gli era ricomparso di colpo quel ghigno sadico da stronzo che gli piaceva tanto usare con lui?

'Meno male che era disperato' pensò, rendendosi conto che da consolatore era passato a vittima della situazione.

«Stop! Frena un attimo! - gli ordinò a gran voce – Punto primo, non mi sono preso una 'sbandata', mio Dio, come cazzo parli! La guardavo solo perché aveva un'espressione dannatamente familiare e mi incuriosiva, tutto qua! Punto secondo, non ti nascondo un bel niente, ci siamo solo incontrati un pomeriggio per caso e siamo finiti a parlare, per questo sono sicuro che non racconterà niente. Se condividesse davvero le idee di Michelle non mi avrebbe dato retta nemmeno un secondo, credo sia abbastanza intelligente da capire che non si può odiare a comando solo perché così decide la tua amichetta!» gli spiegò, abbandonando quel divano che era diventato fin troppo soffocante.

«Mah, sarà – disse Luke, con un mezzo sorriso, si fidava di Matt e le sue rassicurazioni lo fecero stare subito meglio e riacquistare la sua solita irriverenza – in ogni caso mi sa che questa Ashley ti piace» continuò a provocarlo.

«Ti ho detto di no, sei sordo? É carina, fisicamente abbastanza passabile, ma niente di che, e poi ha un tale caratteraccio!» obiettò Matt, al pensiero dell'ostilità e della testardaggine di Ashley gli si rizzarono i capelli, anche se doveva ammettere di averla trovata interessante, molto più di quanto avrebbe mai rivelato a Luke in quel momento.

«Passabile, ora è così che si dice? - si ostinò a insistere l'amico, calcando la mano – e poi da che mi ricordi, sei sempre stato attratto dalle ragazze non proprio facili da gestire, non sarebbe certo una novità!»

«Possiamo chiudere quest'argomento? Stavamo parlando di te fino a cinque minuti fa, si può sapere perché adesso sono diventato io il centro della discussione?» sbraitò, mentre a passi svelti si dirigeva verso la cucina, abbandonando Luke in salotto.

«Ok, va bene! Mi arrendo! - gli urlò dietro Luke, dopo averlo raggiunto e sollevando le braccia in segno di resa – mi fido di quello che dici ma vedi... Melissa è preoccupatissima e ho bisogno di essere sicuro senza farla esporre troppo, quindi... - fece una pausa per avvicinarsi a Matt che capì subito che quella premessa non prometteva nulla di buono – mi sa che devo chiederti un grosso, grossissimo favore» concluse, piazzandogli un braccio attorno alle spalle, Matt si sentì in trappola.

Deglutì a fatica, decisamente non si prospettava niente di piacevole.

«Cosa vuoi da me, Luke?» gli chiese, aggrottando le sopracciglia.

«Stavo pensando...visto che tu ed Ashley siete così in confidenza..»

«Non siamo in confidenza, ci siamo parlati mezza volta, ok? Mezza!» lo bloccò Matt, ostinandosi a sminuire quell'episodio che in realtà li aveva segnati più di quanto volessero ammettere.

«Ha passato un pomeriggio con colui che è considerato dal suo gruppo di amici la feccia da cui stare lontani, io credo che abbia più valore di una semplice chiacchierata con uno qualunque, no? - rise Luke sotto i baffi, certe volte la sua logica ferrea lo sorprendeva – perciò, non potresti parlarci tu con lei? Insomma, senza essere troppo diretto, ovviamente, cercare di farle capire che non c'è motivo di raccontare quell'insignificante episodio. Non voglio che lo faccia Melissa, sarebbe rischioso esporsi e preferisco accollarmi io questa responsabilità» lo supplicò.

Matt sospirò pesantemente, poi si passò una mano sulla fronte, snervato.

«Dimentichi che non ho i suoi contatti, dove pensi che dovrei andarla a cercare? Fin sotto casa di Michelle così da scatenare la terza guerra mondiale?» ribattè, cominciando a recuperare una padella per prepararsi qualcosa da mandare giù, se non voleva passare il pomeriggio a lavorare digiuno.

«Quello non è un problema, parlando con Melissa ho saputo dove lavora, quando stamattina è passata in università stava andando a iniziare il secondo turno, quindi tra qualche ora dovrebbe aver finito, magari potresti fare un salto, che ne dici? Ti prego Matt, dammi una mano, sai che per me è importante!» continuò a pregarlo.

Matt esitò qualche minuto, ma poi fu costretto ad accettare, non poteva abbandonare il suo amico in quello stato e, inoltre, qualcosa di inspiegabile dentro di lui lo spingeva a voler rivedere Ashley.

«E va bene, ma mi devi un favore!» lo avvertì, puntandogli contro un dito minaccioso prima di mettere la padella sul fuoco.

«Grazie Matt, sei un amico! E comunque farò tutto quello che vuoi, contaci!» gli promise anche se, qualcosa gli suggerì che, paradossalmente, era Matt a dover essere in debito con lui, per avergli dato l' occasione di incontrare quella ragazza che non doveva essergli così indifferente come lui voleva far credere.

«Ora se permetti, dovrei cucinare qualcosa se non voglio svenire in studio» lo informò, sperando che potesse finalmente godere di un po' di pace.

«Perfetto, fai pure per due, credo che ormai rimarrò a pranzo qui!» si autoinvitò con naturalezza, sedendosi a tavola e sfoggiando un innocente sorriso.

Dell'ansia e preoccupazione di prima era sparita ogni traccia, adesso.

«Razza di approfittatore» mormorò Matt, accennando però un sorriso sincero.

 

 

Matt controllò per l'ennesima volta l'orologio al suo polso, dopo aver seguito con lo sguardo quello che doveva essere l'ultimo cliente del negozio che usciva dalla porta.

Sbuffò spazientito e si guardò di nuovo intorno attentamente come faceva ogni cinque minuti da ormai un'ora, scrutando i visi dei passanti per accertarsi che non ci fosse Michelle o qualcuno altro della loro cricca, e sentendosi come un delinquente appostato a fare il palo a qualche rapina.

Sospirò a pensare a come si era ridotto per assecondare le richieste folli del suo amico Luke. Era lui che faceva le cazzate prima, e poi lo metteva in mezzo per rimediare.

Per un attimo immaginò la faccia sconvolta di Ashley quando l'avrebbe trovato ad aspettarla all'uscita e quel pensiero gli fece piegare involontariamente le labbra in un sorriso.

Avrebbe dato di matto di sicuro, ma poi forse l'avrebbe ascoltato, come aveva fatto quel pomeriggio ormai lontano.

Si ricordò della sera prima e della sua espressione vuota quando l'aveva incrociata con Terence.

Era stato proprio il viso spento della ragazza ad averlo spinto a bloccarsi nel bel mezzo della strada per guardarla di spalle nella speranza che si fosse girata.

E così lei aveva fatto e lui aveva provato una strana sensazione nel vederle mutare quello sguardo da desolato a vivo, nel momento in cui i loro occhi si era incontrati. Giurò di averle scorto anche spuntare un lieve sorriso, così impercettibile da fargli credere di averlo solo immaginato.

Era stato bello in un modo difficile da descrivere e da capire e forse solo adesso si rendeva conto di cosa avesse voluto dire Luke quando parlava di dare importanza alle piccole cose.

Ma l'amico si riferiva alla ragazza di cui era innamorato, Ashley e lui invece erano solo due quasi sconosciuti che si attraevano e si rifiutavano come due calamite malfunzionanti. Erano solo due freddi e solitari pezzi di metallo che a volte si trovavano interessanti e si spingevano l'uno verso l'altra.

Cosa ci faceva davvero davanti a quella libreria?

Era lì solo per Luke, o era lì per lei?

Scacciò via quei pensieri balordi, scuotendo la testa, e quando riaprì gli occhi notò due figure femminili che si approcciavano all'uscita e in una di quelle riconobbe Ashley.

Si riscosse dal torpore e raddrizzò la schiena, che aveva tenuta poggiata al muro per troppo tempo e che gli si era addormentata, poi roteò le spalle per sgranchirle e gettò la sigaretta che aveva preso a fumare nell'attesa.

Ashley aveva il viso rilassato, stava aiutando Carol a sistemare le ultime cose ed era totalmente ignara della sorpresa che l'aspettava al di là dell'uscita del negozio.

La giornata lavorativa era trascorsa abbastanza tranquilla, alternata come al solito da qualche capriccio di un cliente troppo esigente e dalle chiacchiere con Carol.

La sua riccia collega si avvicinò all'uscita lasciando indietro Ashley, che aveva appena spento il pc e stava recuperando le sue chiavi dentro la borsa.

I suoi occhi si assottigliarono quando notò una figura diversa da quella che vedeva di solito attendere Ashley fuori dal negozio.

«Ehi Ashley, il tuo innamorato non lo ricordavo biondo!» le disse, mentre cercava con fare indifferente di mettere bene a fuoco quel ragazzo senza dare troppo nell'occhio.

«Biondo? - domandò Ashley, piombando giù dalle nuvole e sollevando la testa – ma che stai dicendo?» chiese confusa alla collega, che nel frattempo si era avvicinata all'uscita con la scusa di smanettare vicino al contatore della luce.

«Ah no, che scema che sono! Ovvio che non sembra lui, questo non è Terence! - esclamò, quando si accorse dell'equivoco – cavoli, è davvero bello, non sapevo che avessi un tale successo con i ragazzi, sembri tutta per i fatti tuoi e invece.. addirittura due spasimanti! Beh complimenti, tesoro, hai l'imbarazzo della scelta!» continuò a parlare, al cospetto di una Ashley sempre più attonita.

«Carol, non capisco, cosa stai blaterando?» le chiese perplessa, avvicinandosi a lei.

«Guarda tu stessa, quello non è di certo mio marito!» la informò, indicandole con un cenno discreto del capo il ragazzo che stava lì fuori.

Ashley spalancò gli occhi e impallidì a quella visione.

Matt stava con le mani nelle tasche e il suo solito atteggiamento tranquillo e sfrontato e gli vide comparire un odioso sorrisetto divertito quando lui si accorse di essere stato notato.

Ashley non riuscì più a staccare gli occhi da lui, e migliaia di domande le invasero la mente.

E se l'avesse visto qualcuno? Se ci fosse stato Terence? E soprattutto come aveva fatto a sapere dove lavorava e cosa voleva da lei?

Udì Carol sghignazzare compiaciuta mentre la spingeva quasi a forza fuori dal negozio, in cui Ashley pareva voler mettere radici piuttosto che affrontare quell'assurdità.

«A domani Ashley! Buona serata!» le urlò, prima di soffermarsi un istante a rimirare incuriosita Matt e lanciarle poi uno dei suoi tremendi occhiolini maliziosi.

Ashley imprecò in malo modo dentro di sè poi, tesa e rigida come un robot, camminò minacciosa verso il biondo, girandosi forsennatamente a destra e sinistra per accertarsi che non ci fosse nessuno di conosciuto nei dintorni, con l'adrenalina alle stelle e il cuore che quasi le usciva dal petto.

Matt si tolse le mani dalle tasche e avanzò un po' verso di lei, senza togliersi quel sorriso odioso dalla bocca.

«Buonasera Ashley!» la anticipò, divertendosi a osservare il suo viso a dir poco furente e pronto a esplodere di lì a breve.

«Che cazzo ci fai tu qui?» sibilò la ragazza a bassa voce, attenta a non dare nell'occhio.

«Stai tranquilla, non ho intenzione di diventare il tuo stalker personale, sono qui perché devo portare una missione a termine!» le spiegò con calma, facendola semplicemente infervorare di più.

Ashley si portò una mano sul viso, tentando di coprirsi il più possibile e di frenare la voglia di mollare uno schiaffo a quel ragazzo che le suscitava sempre sentimenti troppo contrastanti fra loro, che andavano dalla voglia di nutrirsi del suo sguardo, all'istinto di ucciderlo.

«Non ho capito una parola di quello che hai detto, ma non possiamo di certo rimanere qua! – lo avvisò preoccupata, poi si guardò intorno, all'improvviso lo afferrò per un polso e tirò con poca delicatezza – vieni per di qua, muoviti!» ringhiò piano, senza perdere quell'espressione rabbiosa.

Matt si fece trascinare per un pezzo di strada, poi Ashley deviò bruscamente, infilandosi in un vicolo poco più avanti, dove era quasi sicura non avrebbero potuto vederli chiaramente dalla strada.

«Caspita, ce ne hai di forza in quelle braccia esili!» le fece notare Matt, massaggiandosi il polso che la ragazza le aveva appena stritolato.

«Ne ho più di quanta immagini e sono pronta a usarla contro di te se non mi spieghi subito cosa diavolo ci facevi davanti al negozio in cui lavoro!» lo minacciò, incrociando le braccia al petto e tenendosi a debita distanza da lui, con la schiena contro il muro opposto al ragazzo.

«Rilassati, non sono qui per te, non sentirti lusingata, lo faccio per il mio amico Luke, che a quanto pare tu hai visto stamattina» le spiegò con lentezza, studiando ogni piccola reazione del corpo di Ashley, che da rigida si era gradualmente rilassata.

La vide aggrottare poco le sopracciglia per fare uno sforzo di memoria, poi annuì ancora piuttosto dubbiosa.

Si ricordò di Melissa e di averla trovata insieme a quel ragazzo in atteggiamento più che amichevole, così vicini da sembrare che si tenessero per mano come una coppia vera ma, dopo il primo momento di sorpresa, non ci aveva pensato più di tanto.

Perché avrebbe dovuto immischiarsi nella vita privata di qualcuno o peggio ancora indagare?

«Vedi, lui è molto amico di Melissa, frequentano la stessa università e tiene parecchio a lei – iniziò Matt, cercando di non rivelare i sentimenti dell'amico in modo esplicito ma di lasciarli solo intendere – come sai benissimo anche tu, non corrono buoni rapporti tra me, e di conseguenza anche i miei amici, e Michelle e il tuo gruppo..»

«Dire che non corrono buoni rapporti è un eufemismo. Ti odiano al punto da non volerti sentire nemmeno nominare» precisò Ashley, e un brivido freddo la percorse nell'avere la consapevolezza di quanto lei stessa rischiava, continuando ad accettare di parlare con quel ragazzo.

«Lo so, e proprio per questo ti chiedo per favore di non raccontare a Michelle niente di quello che hai visto, o metteresti nei guai sia la tua amica che Luke. Questa cosa che Michelle debba influenzare la vostra vita con le sue stupide inimicizie è ingiusta e patetica ma voglio bene a Luke e non mi va che soffra per una cosa del genere.» le disse, usando un tono gentile e calmo, non più sfacciato, si capiva che ci tenesse davvero al suo amico. I suoi occhi chiari erano limpidi e pacati e, nonostante il buio di quel vicolo, risplendevano di un blu intenso che, in un certo qual modo, rassicurò Ashley.

La rossa abbassò il viso, ormai si era tranquillizzata e aveva capito il motivo di quell'incontro.

«Puoi dirgli di stare tranquillo, non l'avrei comunque fatto, non credo sia corretto e odio i pettegolezzi e intromettermi nei fatti altrui» gli disse, sollevando poi lo sguardo e incontrando il suo bel sorriso disteso.

«Lo sapevo, l'avevo immaginato, ma lui è un tipo ansioso e mi ha chiesto di parlartene comunque» affermò, poggiando la schiena al muro.

Ashley lo guardò un attimo in silenzio, il disagio di prima era passato e, anche se sapeva che era sbagliato, provò di nuovo quella sensazione di spensieratezza e desiderò poter rimanere con lui ancora.

«Beh, se è tutto qua, direi che posso andare» si obbligò a dire, lottando contro la sua stessa forza di volontà.

«Aspetta Ashley, non andare» la trattenne Matt , sfiorandole un braccio delicatamente, in un maldestro tentativo di fermarla.

«Cosa c'è?» chiese lei, ancora turbata dall'effetto di quel tocco sulla sua pelle mentre il viso magnetico del ragazzo, in semi ombra, appariva ancora più bello e peccaminoso.

«Tu come stai?» fu la semplice domanda di Matt, che la spiazzò.

Adesso si interessava delle sue condizioni?

«Perché ti importa?» domandò a sua volta, girando il volto verso le luci della strada principale, per evitare il contatto coi suoi occhi.

«Perché ieri quando ti ho vista con Terence mi sembrava che non stessi molto bene. Non mi piace vederti così, preferisco quando mi insulti o diventi aggressiva, ma non quando sembra che tu non abbia più forza per lottare» dichiarò, come fosse la cosa più normale del mondo preoccuparsi per lei.

Ashley lo fissò meravigliata, il cuore le aumentò i battiti e la boccà le si seccò.

«Ieri ho provato ad aprirmi con Terence, a confidarmi su qualcosa che non ho mai detto a nessuno – cominciò a parlare con la voce un po' roca per l'emozione – ma lui non ha capito e...mi ha fatto sentire terribilmente stupida. Sai tu...avevi ragione, io non sono come loro, sono diversa, Terence e Michelle provengono da un mondo felice e perfetto e io non c'entro niente con tutto questo. Non li incolpo ma per un attimo mi sono sentita così vuota...sbagliata.» sussurrò, infine, torturandosi le mani nervosamente.

Matt la osservò, poi d'istinto raggiunse con le sue mani quelle della ragazza, perché smettesse di tormentarsele, le tenne tra le sue e le strinse un poco, erano fredde e un po' sudate per l'agitazione ma era così bello sentirne la morbidezza che maledì subito Luke per avergli farcito la testa con tutti quei discorsi sui gesti semplici e le emozioni.

Doveva essere sicuramente per colpa sua se, sentire che lei ricambiava lievemente la stretta, lo fece sussultare e stare bene.

Le si avvicinò fino a portare la bocca accanto al suo orecchio.

«Mi dispiace, so che significa non sentirsi al posto giusto, sbagliati, non all'altezza delle aspettative degli altri – le bisbigliò, facendola rabbrividire – sono ferite ancora vive in me e...quando ti guardo Ashley, a volte mi accorgo che tu mi assomigli tanto e, non capisco perché mi succede ma, anche senza conoscere la tua storia mi sembra di sentirti vicina. Puoi pure prendermi per idiota e non ti biasimo a volere stare alla larga da me, ma la verità è questa.» disse, scostandosi dal suo orecchio mentre i loro visi erano vicinissimi e si studiavano intensamente, quasi trattenendo il fiato.

«Di sicuro un po' idiota lo sei – sorrise lei, leggermente impacciata ma serena, Matt abbozzò una risata a sua volta – ma uno di quegli idioti con cui potrebbe essere piacevole parlare, ogni tanto, forse» ammise infine, senza più voglia di mentire, le loro mani si separararono, la distanza torno quella di prima.

«Quando vuoi, Ashley» rispose lui, poi si voltò e fece per andarsene ma la voce della ragazza lo fermò.

«Matt! - lo aveva chiamato infatti, con un tono vagamente insicuro, lui si girò verso di lei, in attesa - Quando hai detto che non avevi più un posto in cui tornare...cosa intendevi?» gli chiese, ormai avida di sapere fino a che punto le loro anime avessero affrontato lo stesso dolore lancinante.

«Non ho più una famiglia a cui importi di me, è come se avessi perso le mie origini, come se fossi stato costretto a nascere di nuovo» ripose con la sofferenza tra le parole e gli occhi bassi e tristi, di chi aveva affrontato dei mostri grandi tanto quanto i suoi.

Ashley provò l'impulso di abbracciarlo, di sentire sotto le sue mani il calore umano di cui avvertiva tanto la mancanza, la presenza fisica di qualcuno che fosse in grado di capirla, come per esorcizzare insieme tutte quelle paure, e poi chiedergli all'infinito come si facesse a sopravvivere a tutto quello.

«Magari anche io posso ascoltarti, uno di questi giorni, sempre se ti va» si offrì timidamente, meravigliandosi della sua stessa proposta.

Quella frase le scivolò via dalla lingua come se non potesse più trattanerla, aveva bisogno di parlarne, aveva bisogno di condividere con lui quei pesi; entrambi potevano alleggerirsi a vicenda, forse, come in uno scambio reciproco, in cui avevano solo da guadagnare.

Matt annuì senza aggiungere altro, poi le fece cenno di uscire, l'avrebbe fatta andare via per prima, per poi seguirla dopo qualche minuto per non fare insospettire eventuali conoscenti che per caso si trovassero per strada e li vedessero uscire insieme da un vicolo buio, un'immagine non esattamente facile da spiegare.

Ashley gli passò accanto, posò gli occhi sul suo viso per l'ultima volta, senza staccarli, finchè non sbucò fuori in strada e si perse in mezzo alle altre persone.

Matt rimase da solo in silenzio a respirare piano dentro quella stradina stretta, con sulle mani ancora la piacevole sensazione delle dita fredde di Ashley contro le sue e pensò che la stupidità di Luke fosse davvero contagiosa e che, forse, sarebbe stato ragionevole disintossicarsene.

Di sicuro, il particolare delle mani non gliel'avrebbe raccontato, odiava quando Luke gongolava per un giorno intero perchè alla fine aveva avuto ragione su qualcosa.

E chi disprezzava, finiva davvero per comprare e anche a caro prezzo, e Matt avrebbe fatto bene a ricordarselo, da quel momento in poi.

 

Quando Ashley arrivò sotto casa aveva il cuore gonfio ma leggero, Michelle le gettò le braccia al collo in uno dei suoi soliti abbracci calorosi che lei ricambiò, pur sentendosi di nuovo sporca.

Non sarebbe bastata una doccia per lavare via quella sensazione appiccicosa dal suo cuore ma forse adesso ne valeva la pena rischiare, anche solo un po'.

 

 

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Capitolo 7
*** Amiche, alleate ***


Ciao ragazze!
Come al solito mi ritrovo a dover spezzare due capitoli perchè altrimenti ne sarebbe venuto uno enormissimo ( ci casco sempre, scusate!!!) quindi vedetelo un po' come un capitolo di passaggio. La storia può sembrare un po' lenta ma non mi piace affrettare le cose, come già sa chi ha seguito anche la mia precedente, in compenso cerco di aggiornare regolarmente per non lasciarvi troppo tempo sospese. Il prossimo capitolo cercherò di pubblicarlo già domani se riesco perché settimana prossima devo partire per un mese circa e, anche se porterò il pc con me, sarò più impegnata e potrebbe capitare di dover aspettare un pochino di più ( io spero di no, ma almeno siete preparate).
Ringrazio sempre tutte coloro che si sono aggiunte alla lista delle preferite/ricordate/seguite e chi sta anche solo dando una sguardata!
Un bacio e a presto!

Cap. 7 Amiche, alleate

 

 

Il pomeriggio si avviava ormai verso la fine e il cielo cominciava già a farsi più scuro fuori, mentre il sole calava lentamente e l'aria estiva di fine Agosto si rinfrescava, muovendo dolcemente le tende delle finestre lasciate aperte e facendo tirare un sospiro di sollievo agli abitanti di quella grande città.

Proprio al di là di una di quelle centinaia di migliaia di finestre, Melissa stava seduta sul suo letto, appalottolata come un riccio, col mento poggiato sulle ginocchia strette e lo sguardo vacuo.

Era così da ore, chiusa in quella piccola stanza che tanto le piaceva perché non si affacciava sulla strada trafficata ma dava su un cortile interno, tranquillo e silenzioso, ideale per chi come lei doveva studiare parecchio, ma che quel pomeriggio, però, si era trasformata nella sua prigione dalle pareti verdi.

Non usciva dalla sua camera precisamente da quando era rientrata dall'università, dopo quel terribile imprevisto che la stava tenendo in ansia fino a logorarla.

Prendere in mano un libro, anche solo per tenere occupata la mente, era stato del tutto inutile. Ogni minimo rumore la allarmava e aveva evitato le sue coinquiline per la paura che qualcuna di loro fosse già venuta a conoscenza di quel grave misfatto.

Come se fosse giusto chiamare in quel modo orrendo amare qualcuno, per quanto sbagliato potesse apparire agli occhi degli altri.

Ai suoi di occhi era la cosa più perfetta dell'universo - anche se non poteva vantare grandissime esperienze amorose alle spalle con cui fare il paragone - e le faceva una gran rabbia che, proprio adesso che qualcosa di forte era riuscita a scuoterle il cuore e a farle combattere contro quel gigante che era la sua timidezza, dovesse rinunciarvi a quel modo.

Possibile che l'unica opzione possibile fosse scegliere tra Luke e le sue amiche?

No, a pensarci bene forse ce n'era un'altra, una scelta che richiedeva, però, più coraggio e cioè parlarne ed essere sincera con loro; quella sarebbe stata senza dubbio la cosa migliore da fare e Melissa si sforzò di convincersi che magari l'avrebbero capita e tutto si sarebbe risolto. Si portò le mani sulle tempie e cercò di ripetersi in testa che era lei ad essere esagerata a pensare in maniera così drastica.

In fondo Luke era amico di Matt ma non era Matt, Michelle e suo fratello avevano avuto dei problemi in passato solo con lui, quindi forse il suo non poteva considerarsi un tradimento, una mancanza di rispetto.

Sospirò e aggrottò le sopracciglia: in realtà non conosceva nemmeno Matt, non sapeva niente di lui se non un paio di aneddoti confusi e qualche insulto che erano soliti rivolgergli nel gruppo di Terence e la sua triste esperienza al liceo, in cui era stata vittima di prese in giro e isolamento per via del carattere chiuso e insicuro, le aveva insegnato a non giudicare mai gli altri solo dai pettegolezzi o dai pregiudizi.

Si rese conto di comportarsi con lui esattamente come i suoi compagni avevano fatto con lei anni prima, giudicandola e isolandola solo perché si erano fermati alle apparenze e non erano riusciti ad andare oltre ciò che si nascondeva dietro lo scudo della sua timidezza.

Si sentì di colpo stronza e meschina, e a rafforzare quella sensazione si aggiungeva il fatto che Luke, al contrario, aveva sempre parlato bene di Matt, lo difendeva a spada tratta e non mancava mai di ripeterle quanto fossero tutti caduti in un grosso equivoco a giudicare male le azioni del suo caro amico.

E lei di Luke si fidava, ormai.

Il cellulare accanto a lei squillò, facendole abbandonare le sue riflessioni.

In un altro momento quella chiamata le avrebbe fatto spuntare un sorriso luminoso sul viso ed invece ebbe come effetto solo di farla sbiancare di più.

«Luke» rispose diretta, con la voce che le tremolava.

«Ehi Mel... senti, volevo solo dirti di stare tranquilla. Non c'è motivo di preoccuparti, Ashley non dirà nulla di noi» la rassicurò, il suo tono era calmo e fermo e non rivelava nessuna incertezza o timore.

Melissa rimase zitta qualche secondo; pur non sapendo come facesse Luke ad essere così sicuro di ciò che affermava, una parte della tensione accumulata la abbandonò, facendola sentire più leggera.

«Come fai ad esserne sicuro?» gli chiese con un fil di voce, sperando in una risposta che la tranquillizzasse definitivamente.

Luke esitò a rispondere e Melissa non lo prese come un buon segno, i suoi occhi verde scuro vagarono nervosi per la stanza in attesa di sentire di nuovo la voce del ragazzo.

«Non posso raccontarti i dettagli, cerca di capirmi, Mel! Ma devi fidarti di me, sai che non ti mentirei mai su una cosa del genere, andrà tutto bene e ne ho la certezza, spero ti basti sapere questo!» le rispose, accendendole ancora più dubbi.

La fronte della ragazza si contrasse mentre una brutta, seppure poco credibile, ipotesi le balenò nel cervello, facendola rabbrividire.

«Che significa? Ashley... lei...» balbettò agitata, con la paura di sentire una risposta che l'avrebbe delusa e le avrebbe spezzato il cuore.

«Melissa, non ho minacciato Ashley o qualsiasi altra stupidaggine tu stia anche lontanamente pensando! – ribattè subito Luke, quando capì dove la ragazza voleva andare a parare, il suo tono si fece serio, doveva essersi molto offeso per quelle velate insinuazioni – e se tu sei convinta che io possa essere capace di fare una cosa simile vuol dire che non hai capito niente di me! Nè io nè Matt siamo vermi di quel genere, anche se fanno di tutto per fartelo credere!» aggiunse freddo e Melissa si maledì per quelle stupide parole che le erano sfuggite per colpa dell'ansia.

«Mi dispiace Luke, non volevo insinuare quello – cercò di scusarsi, serrando i pugni sopra il materasso, colma di rabbia verso sè stessa – è solo che...mi sento così scombussolata che non riesco ad elaborare un solo pensiero intelligente...ti prego, perdonami, non volevo davvero dirlo! Mi fido di te, lo sai!»

Luke sorrise, aveva reagito d'istinto a quelle accuse, soprattutto perché erano arrivate dalla persona a cui teneva di più e per quel motivo gli avevano fatto ancora più male, ma non aveva dubbi sul fatto che Melissa non intendesse dirle davvero.

«Tranquilla, lo so, scusami tu, sono stato troppo impulsivo. Siamo tutti abbastanza provati da questa situazione.. a volte penso che staresti meglio se non mi parlassi più, forse sarebbe meglio se io uscissi dalla tua vita» ammise mestamente in un sussurro, nonostante quell'opzione suonasse assurda e ingiusta.

«Non se ne parla! - gridò Melissa dall'altra parte, rossa in viso e scattando in avanti, sbarrando gli occhi con orrore – Sto bene quando siamo insieme...e non voglio che tutto questo finisca! Io...è vero, ho paura ma voglio anche sperare che un giorno questa situazione orribile cambierà...sempre se anche tu lo vuoi ancora» disse timidamente e a bassa voce, quasi schiacciata dal peso di quelle poche frasi che avevano rivelato molto dei suoi sentimenti. Aveva dovuto lottare contro la sè stessa chiusa e fragile per farle uscire e ci era riuscita, finalmente.

Non tutto era perso e la speranza riaffiorò di nuovo nel suo cuore.

«Certo che lo voglio, adesso non angosciarti più, fidati di me e andrà tutto bene, ok?»

La voce di Luke era tornata calma e confortante e, anche se era difficile tornare immediatamente serena, Melissa si sentì molto meglio e ogni sua perplessità sparì.

«Va bene, a presto Luke!» lo salutò, infine, prima di sentirlo ricambiare e staccare la chiamata.

Non fece in tempo a poggiare la schiena al muro per rilassarsi che il rumore della porta di casa fece sobbalzare Melissa e le provocò un tuffo al cuore così violento da costringerla a portarsi una mano al petto per cercare di placare i battiti.

Avanzò scalza verso la porta della sua camera, cercando di fare più silenzio possibile, e vi poggiò sopra l'orecchio per tentare di captare le voci al di fuori di essa.

Riconobbe il timbro squillante di Michelle e la voce pacata di Ashley che le rispondeva, al ritorno da lavoro.

Era ormai quasi ora di cena e Melissa non avrebbe più potuto stare ancora per molto rintanata lì dentro, come un cucciolo spaventato chiuso in gabbia. Tra poco le ragazze l'avrebbero di certo chiamata per cenare insieme e a quel punto non avrebbe potuto di certo rifiutare.

Il pensiero che quella cena si sarebbe potuta rivelare il suo peggiore incubo la fece rabbrividire, ma si sforzò di tenere bene a mente le parole di Luke e sembrò andare meglio.

Prese un lungo respiro e, dandosi mentalmente un incoraggiamento, aprì la porta e si diresse a passi lenti verso la cucina, dalla quale provenivano già le risa e gli schiamazzi delle altre.

«Melissa tesoro! - la chiamò Colleen, sbucando dal fondo della stanza – sei stata tutto il pomeriggio chiusa in quella stanza, guarda che studiare così tanto ti fa male, devi cercare di non affaticarti! Hai delle occhiaie spaventose!» si premurò di farle notare la rossa fiammante, sfoggiando il suo inevitabile atteggiamento da sorella maggiore.

Michelle si voltò verso di lei sorridendo, aveva legato i lunghi capelli in una coda alta perché non le dessero fastidio mentre cucinava e indossava un delizioso vestitino leggero e cortissimo a fantasia variopinta, che utilizzava spesso per stare in casa nelle serate calde e che la faceva sembrare stilosa anche in ciabatte e senza trucco.

«Colleen ha ragione, dovresti rallentare! Anche io ci casco a volte ma poi mi ricordo che ho una vita sociale e cerco di darmi una regolata!» rise Michelle.

Melissa sorrise imbarazzata e annuì debolmente: era proprio per la sua vita sociale e non di certo per i libri se adesso si ritrovava in quello stato pietoso e con gli occhi pesti.

«Ma insomma lasciatela stare! - intervenne Beth – se le piace studiare che problema c'è? Ognuno ha le sue passioni, no?» affermò amabilmente, mentre aiutava le altre a pelare delle patate.

Beth era il tipo strambo della casa, per questo era quasi l'unica lì a non giudicare mai nessuno per le proprie abitudini, per quanto inusuali potessero apparire al resto dell'umanità.

«Ecco, tu per esempio dovresti smettere di passare ore ed ore davanti al computer a giocare a quei videogames idioti!» le tuonò Colleen, che rappresentava l'antitesi vivente di Beth. La più grande e la più giovane della casa e le più distanti per interessi e modi di vedere le cose, Colleen più pratica e coi piedi per terra, Beth sulle nuvole a costruire castelli in aria.

La bionda le rispose con una linguaccia affettuosa «Non se ne parla nemmeno!» ribadì con fierezza.

Melissa sorrise, l'atmosfera era tranquilla e giocosa come al solito e si sentì di nuovo al sicuro e serena.

In fondo, le sue amiche le volevano bene, la avevano accolta a casa due anni prima senza farsi spaventare dal suo carattere così schivo e riservato e per la prima volta si era sentita parte di un gruppo. Stava bene con loro e il pensiero di doverle perdere per colpa dei suoi sentimenti verso Luke le provocava un grande smarrimento.

«Posso aiutarvi anche io?» domandò, mentre si avvicinava alla cucina, poi, guardandosi in giro, si accorse dell'assenza di Ashley, probabilmente si stava cambiando dopo essere tornata da lavoro.

Poco dopo, infatti, la vide arrivare in pantaloncini e canotta e con i capelli legati in un codino basso con qualche ciuffo che le ricadeva sul viso.

Rimase con il coltello a mezz'aria per studiarla e cercare di scovare il più piccolo segnale sul suo volto che le facesse presagire le sue intenzioni.

Notò che i suoi occhi castani chiari erano tranquilli, forse anche più del solito e, fissandoli meglio, ci vide quasi un'espressione diversa, più luminosa.

Persa in quelle congetture rimase a fissarla finchè la rossa non alzò lo sguardò incrociando proprio il suo.

Melissa trasalì, le due si guardarono per qualche secondo come volessero comunicare in silenzio, poi Ashley le fece un sorriso sincero e la moretta fu sicura che Luke avesse avuto ragione.

Non aveva nulla da temere da lei, anzi le venne quasi voglia di confidarsi e di trovare in lei un appoggio, un alleato, qualcuno con cui condividere ciò che provava e a cui parlare dei turbamenti che la sconvolgevano. Ashley le aveva sempre dato l'impressione di essere una ragazza che non si faceva influenzare dai pregiudizi e dalle male lingue, un tipo che su certe cose ci passava sopra perché aveva testato sulla propria pelle che ciò che era veramente importante era altro e che spesso solo quando lo si perdeva ci si accorgeva del suo valore.

«Sei tornata più tardi del solito, Ashley!» le fece notare Michelle, lanciandole un'occhiata interrogativa.

«Ho solo avuto un contrattempo in negozio» rispose lei serafica, mentre apparecchiava la tavola. Non poteva di certo dirle che il suo contrattempo era di sesso maschile, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri e un nome che, solo a pronunciarlo, era capace di provocare a Michelle una crisi isterica.

Melissa sollevò di scatto gli occhi a quell'affermazione, per qualche arcano motivo parve ricollegarla al discorso avuto prima con Luke, come se ci fosse un tassello mancante che legava le due cose ma che non riusciva proprio a capire.

Fortunatamente la conversazione si spostò rapidamente al protagonista più atteso della serata, il cibo, ed Ashley si sentì più sollevata quando l'attenzione passò da lei alle polpette che stavano cucinando e tirò un sospirò di sollievo.

 

«Era tutto buonissimo!» esclamò Beth, massaggiandosi lo stomaco con espressione soddisfatta.

«Già, confermo! Di solito non mangio così tanto ma stasera mi avete fatto esagerare!» sorrise Melissa, mentre si versava dell'acqua nel bicchiere.

Il suo viso era disteso e aveva recuperato la serenità che sembrava persa per sempre. La serata stava procedendo bene e lei aveva quasi dimenticato lo spiacevole imprevisto della mattina, stare con le sue amiche in quella casa le piaceva e preferì non pensare al fatto che prima o poi avrebbe dovuto fare una scelta, per quanto dura.

«Devi fare i complimenti a tua madre per questa ricetta fantastica, Colleen» disse Ashley, altrettanto tranquilla.

«Mia zia è strepitosa in cucina, da piccola ero sempre felicissima quando pranzavamo a casa loro perché preparava delle torte buonissime! Facevo sempre il bis e mia madre scherzava e mi diceva che se avessi continuato così sarei diventata grassa e piena di brufoli!» rise allora Michelle, ricordando la sua infanzia.

«E invece hai sempre avuto un metabolismo da fare invidia a chiunque, quanto ti odio!» le rinfacciò amichevolmente la cugina, fingendosi irritata.

Tutte risero per l'espressione buffa di Colleen, compresa Ashley.

L'incontro con Matt le aveva conferito una carica insolita e, irrazionalmente, si stava facendo strada in lei una sensazione pericolosa, più forte dei suoi sensi di colpa.

Matt la faceva sentire stranamente compresa, c'era qualcosa che la attraeva irrimediabilmente verso di lui e che era difficile combattere, come se lui rappresentasse la sua unica valvola di sfogo o l'appiglio sicuro al quale aggrapparsi nei momenti di sconforto. Era perfettamente conscia di camminare lungo il filo di un rasoio ma sentì di avere bisogno di quella passeggiata rischiosa.

In fondo perché mai avrebbero dovuto scoprirla?

Se fosse stata attenta a non fare cavolate nessuno sarebbe venuto a conoscenza di quello strano rapporto e lei avrebbe potuto continuare ad affrontare il suo dolore tramite lui e chissà se prima o poi avrebbe superato quella fase buia della sua esistenza.

Cosa poteva andare storto? Quale assurdo effetto collaterale avrebbe mai potuto rovinare tutto?

«Ragazze, che ne dite se dopo aver pulito qui vediamo un film insieme?» propose poi Michelle, che non aveva intenzione di concludere la serata solo con quella cena e vedere ognuna scomparire dietro la porta della propria stanza. Amava stare in compagnia e circondata dalle amiche.

«Mi dispiace ma io passo, tra poco viene Dean, abbiamo una sessione di gioco on line in sospeso, dobbiamo fracassare quei figli di buona donna!» esclamò Beth, lasciando le altre attonite per l'enfasi delle sue parole, come se da quel gioco dipendesse la sua stessa vita. Dopo un minuto di perplessità nel guardare la faccia della bionda determinata da dietro quegli occhiali enormi, nessuna di loro riuscì a soffocare una risata.

«Sei unica, Beth» affermò Ashley, mentre ancora sorrideva.

«So che mi ucciderete ma anche io più tardi ho da fare, esco col mio ragazzo, tra il suo lavoro e il mio abbiamo davvero poco tempo da passare insieme!» continuò Colleen, dispiaciuta.

«Non va bene, ragazze, non va per niente bene! - sbottò Michelle, incrociando le braccia al petto e facendo finta di essere offesa – ci abbandonate per i vostri fidanzati, questa è una cosa scorrettissima! Mi sa che ci tocca rimanere da sole, noi tre povere single, no?» si rivolse poi ad Ashley e Melissa.

L'imbarazzo calò su quel tavolo, Ashley voltò la testa leggermente verso Melissa, trovandola rossa come un peperone e abbassò subito dopo gli occhi, pensierosa.

La mora sentì una vampata di calore travolgerle il viso ma non potè fare nulla per impedirlo. Era single, ma il suo cuore batteva ormai impazzito per Luke e il bello era che lui sembrava ricambiare. Avrebbe tanto voluto condividere quell'evento per lei quasi eccezionale con le amiche ma non poteva e si sentì soffocare.

Lo sguardo acuto di Michelle non si perse quei dettagli e la castana si sporse poco verso di lei, assottigliando i suoi grandi occhi.

«Melissa, sei diventata praticamente fuxia! Mi sa che qui qualcuno deve dirci qualcosa, forse?» le domandò, con la sua solita aria indagatrice e provocante, che fece sentire la sua vittima indifesa e ancora più vulnerabile.

«Nno..no.. vi sbagliate...perché dovrei?» cominciò a balbettare senza controllo, in preda all' ansia e alla confusione più totale.

Odiava quella situazioni, odiava dover mentire e odiava il suo carattere emotivo che non le permetteva facilmente di nascondere le sue insicurezze e i suoi sentimenti.

Il tocco gentile di una mano le sfiorò la spalla e la fece smettere di tremare. Si voltò, vide che si trattava di Ashley e i suoi occhi si spalancarono.

«Dai Michelle, smettila di farla sentire sotto pressione. Ha detto già di no e poi in ogni caso sarebbero cose personali» la difese la rossa, con gli occhi ben fissi in quelli di Michelle che, a quel punto, parvero farsi più seri per un secondo.

«Beh, ma noi siamo le sue amiche e tra amiche non ci sono segreti, non è vero?» domandò poi, con fare provocatorio.

Le parole di Michelle rimbombarono nella sua testa e non poterono essere più azzeccate, visto quello che stava vivendo in quel periodo e il segreto che aveva cominciato a portarsi dentro.

«Non sempre si ha voglia di condividere tutto con i propri amici, ci sono cose che siamo liberi anche di tenere private» ribattè Ashley, con una determinatezza che fece vacillare Michelle.

Era forse la prima volta che le rispondeva con così tanta fermezza e quel suo tono la spiazzò.

Deglutì rumorosamente poi la squadrò in silenzio, osservando il suo viso imperturbabile e gli occhi gentili ma più freddi del solito. Ashley le sembrò strana, diversa dal solito, quasi come se quel discorso la toccasse personalmente e Michelle aggrottò lievemente le sopracciglia.

«Comunque a me farebbe solo piacere se Melissa fosse innamorata di qualcuno, lo dicevo solo per quello!» rigirò la frittata, evitando lo sguardo di Ashley e smorzando i toni.

«Allora, qualcuno mi aiuta a lavare i piatti o devo venire a tirarvi giù dalle sedie a forza?» si lamentò Colleen dal lavandino, mettendo fine a quel piccolo momento di tensione.

«Arrivo!» esclamò Ashley, prima di voltarsi verso Melissa e ricevere da parte sua un sorriso di gratitudine che valeva più di mille parole.

Michelle la guardò alzarsi e raggiungere le altre, le tornò in mente come non avesse visto nessuna reazione da parte di quella ragazza quando aveva nominato il fatto di essere single, nessun cambiamento di espressione, nessuna esitazione.

Ashley sembrava davvero non essere interessata sentimentalmente a nessuno e il suo pensiero andò a suo fratello. L'avrebbe fatto soffrire molto, Ashley gli piaceva parecchio ma lei più volte si era dimostrata ritrosa e indifferente nei suoi confronti.

Insomma, Terence era un ottimo partito, qualsiasi altra ragazza sarebbe stata lusingata dai suoi corteggiamenti ma lei sembrava esserne immune.

Michelle scrollò le spalle subito dopo: era sicuramente solo questione di tempo, loro erano perfetti, invidiati, pieni di successi e di amici, anche Ashley prima o poi non avrebbe resistito a quel fascino ed era certa che lei e Terence avrebbero formato presto una bella coppia, non poteva che essere così.

 

 

 

L'ultima Domenica di Agosto, a due giorni dalla fine del mese più estivo dell'anno, Ashley si ritrovò su una macchina in direzione spiaggia.

Accanto a lei, Melissa stringeva la sua borsa sulle ginocchia mentre, dall'altra parte, Michelle si guardava allo specchietto per sistemarsi i capelli che, scompigliati dal vento che penetrava dal finestrino, le si ingarbugliavano, facendola sbuffare a intervalli regolari.

Alla guida del veicolo stava Terence, con un braccio abbronzato a prendere aria e uno poggiato sul volante. Ogni tanto fischiettava un motivetto orecchiabile e lanciava un sorriso alle ragazze dietro. Accanto a lui il loro amico Max si fumava placido una sigaretta, occupandosi di cambiare la musica nell'abitacolo.

Michelle era stata irremovibile: l'estate non era ancora finita e, a detta sua, le sue coinquiline si erano già troppo affossate nella modalità 'inverno imminente' e quello per lei non andava assolutamente bene.

Nella spiaggia poco lontana dalla città ci sarebbe stato un evento quel pomeriggio che si sarebbe protratto fino a sera, una sorta di addio all'estate con tanto di musica, cibo, roba da bere e forse qualche falò.

L'idea era di rimanere fino a tardi, ma molte di loro avrebbero dovuto lavorare il giorno dopo e così erano riusciti a trovare un compromesso ragionevole in quanto all'orario di ritirata.

All'arrivo, una macchina si affiancò alla loro e vi uscirono Colleen e Beth in compagnia dei loro rispettivi ragazzi.

Nessuna di loro aveva potuto rifiutare quella gita fuori porta improvvisata, nemmeno la scusa di non avere in città il costume da bagno aveva fermato Michelle.

Nè Beth, nè Melissa avevano riportato dalle vacanze trascorse a casa quell'accessorio, ritenendolo inutile visto l'ormai prossimo autunno ed Ashley non aveva ovviamente ritenuto indispensabile il costume da bagno, quando aveva dovuto scegliere in fretta e furia gli oggetti necessari da mettere in valigia per fuggire da casa e dai suoi incubi.

Michelle aveva subito stroncato le loro obiezioni e procurato a ognuna uno dei suoi innumerevoli - e spesso nemmeno usati – meravigliosi bikini, uno rosso per Ashley, uno con una delicata fantasia floreale pastello per Melissa, e uno nero per Beth, che ne esaltava la carnagione chiara e la chioma biondissima.

Ashley scese dall'auto e si guardò intorno.

In realtà lei aveva accolto positivamente quella giornata. Da quando aveva messo piede in città non l'aveva mai abbandonata nemmeno per un giorno e sentiva il bisogno vitale di cambiare aria anche solo per un pomeriggio.

Respirò l'aria salmastra e ammirò la visione del mare luccicante di fronte a loro e finalmente percepì un senso di pace anche internamente.

Col suo ultimo ex era capitato di passare qualche weekend al mare l'estate prima, quando la situazione con sua madre era già precaria ma stabile e niente lasciava presagire quella fine drastica solo qualche mese dopo.

Sembrava tutto così lontano ed estraneo e anche lui era ormai un capitolo chiuso della sua vita da almeno sei mesi.

«Mi raccomando Ashley, oggi niente pensieri, intesi?» la ridestò una voce maschile accanto a lei.

Terence le sorrise e per una volta si trovò a dargli ragione: quel giorno non voleva pensare a nulla, voleva solo rilassarsi e assaporare un po' di quella spensieratezza che tanto le mancava.

 

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Capitolo 8
*** Brividi pericolosi ***


Ciao a tutte!
Chiedo scusa a chi mi segue per questo imperdonabile ritardo rispetto ai miei tempi di aggiornamento, non mi sono dimenticata della storia e non ho intenzione di abbandonarla!
Come vi avevo accennato nel precedente capitolo, sono partita, starò un mese dal mio ragazzo che sta lavorando fuori e per un periodo sarò costretta a fare questa vita da nomade su e giù per vederlo, anche perché sto cercando lavoro da lui. Sono stata spesso in giro tutto il giorno e a casa poi ho un sacco di cose da fare e poco tempo da passare a scrivere, quindi ho faticato a portare a termine il capitolo, spero mi perdoniate per l'attesa! Ringrazio come sempre le mie lettrici e spero che questo capitolo vi faccia piacere!
A presto, spero!

Cap. 8 Brividi pericolosi

 

Ashley uscì dall'acqua e si raccolse rapidamente i capelli rossi da un lato del collo per strizzarli, alcuni rivoli le rigarono la pelle della spalla e scesero giù fino a mescolarsi con il resto delle gocce salate che le scorrevano lungo tutto il corpo.

L'aria fresca la colpì piacevolmente e la fece sentire rigenerata, come se fosse bastato quel bagno purificante a lavarla da tutte le angosce, i dubbi e i pensieri che si erano intrecciati tra loro e la affliggevano in quel periodo così movimentato.

Sospirò rilassata e avanzò sulla sabbia finchè raggiunse la zona occupata dai suoi amici e si stese sul suo telo, assaporando i raggi pomeridiani, più delicati e clementi con la sua pelle bianca che quell'estate non era stata ancora baciata dal sole. Non avrebbe rischiato di scottarsi ma, forse, con un po' di fortuna sarebbe riuscita ad assumere una tonalità più colorita, diversa dal suo solito pallore spezzato solo da qualche lentiggine qua e là.

Alla fine aveva dovuto ammetterlo: ostinarsi a pensare di non aver bisogno di divertirsi e di fare una pausa dalla vita di tutti i giorni si era rivelato inutile.

Quella giornata era stata provvidenziale come una boccata di ossigeno dentro una stanza buia e soffocante ed Ashley si stava divertendo davvero, era riuscita a mettere da parte i suoi soliti turbamenti, anche se per un pomeriggio appena, e finalmente si godeva di nuovo un po' di spensieratezza come qualunque altra ragazza della sua età.

Aveva riso e scherzato, circondata dai suoi amici, e non c'era stato spazio per nient'altro.

Distesa sulla sabbia, aprì gli occhi per guardare il cielo terso sopra di lei e provò un bellissimo ed inebriante senso di vertigine nel perdersi in quell'azzurro sconfinato, capace di fare sentire chiunque un piccolo puntino, un essere minuscolo ed insignificante ma comunque parte del mondo.

Sorrise.

Adesso si sentiva di nuovo parte della vita, la stessa che con lei non era stata molto generosa ma che le stava dando una seconda chance che non poteva assolutamente sprecare, doveva tenerlo bene a mente.

Si fece seria per un attimo, prima di fare forza sui gomiti e sollevarsi a sedere, interrompendo il contatto visivo con quell'immensa distesa celeste.

Portò lo sguardo a qualcosa di più vicino a lei e osservò i ragazzi rincorrersi e giocare in acqua come dei bambini e quell'immagine la fece di nuovo sorridere.

Si soffermò su Tyler, aveva appena tirato una pallonata non esattamente delicata a Max, colpendolo in testa, e adesso l'amico si stava vendicando, avvinghiandosi a lui e facendolo finire sott'acqua.

Quel pomeriggio si era comportato con lei come un normale amico, senza alcuna malizia o atteggiamento sospettoso, e lei era stata talmente a suo agio da convincersi di esserseli solo immaginati i segnali di quella presunta cotta nei suoi confronti.

Un fruscio accanto a sè la distrasse e le fece distogliere lo sguardo dagli amici, impegnati ad azzuffarsi in acqua, per rivolgerlo alla sua destra, dove trovò Melissa.

Non l'aveva nemmeno sentita avvicinarsi, la mora era stata così silenziosa da darle l'impressione di essersi come materializzata all'improvviso per magia vicino a lei. Ashley si circondò le ginocchia con le braccia e la osservò srotolare con cura il suo telo da bagno per posizionarlo accanto al suo, poi Melissa vi salì sopra e si accovacciò, poggiando i gomiti sulle ginocchia e sorreggendosi il viso con le mani.

«Spero di non disturbarti» mormorò timidamente subito dopo, sorridendo incerta alla rossa, che la rassicurò presto scuotendo il capo.

«Certo che no, Melissa» le rispose dolcemente, mentre notava gli occhi verdi dell'amica farsi di colpo più limpidi, le spalle distendersi e le labbra piegarsi in un sorriso accennato.

Una fragorosa risata fece voltare entrambe nella stessa direzione. Poco lontana da loro, Michelle si stava piegando in due dal ridere mentre faceva da spettatrice all'ennesimo battibecco tra Colleen e Beth sui loro inconciliabili gusti in fatto di vestiario.

Ashley e Melissa si scambiarono un'occhiata di intesa, poi accennarono una lieve risata.

«Sono sempre le solite!» commentò Ashley, riportando poi lo sguardo al mare, che lambiva incessante la sabbia senza stancarsi mai.

«Già» fece Melissa, poi si strinse nelle spalle e scrutò di soppiatto Ashley, nascondendosi il viso coi capelli.

Si mangiucchiò le unghie, una brutta abitudine che, a causa del suo carattere emotivo, la prendeva sempre quando era nervosa o a disagio e rivelava il suo stato d'animo.

La sua maledetta insicurezza stava cercando di nuovo di frenarla ma Ashleye era lì accanto a lei ed erano abbastanza lontane dalle altre, un'occasione del genere probabilmente non si sarebbe ripresentata facilmente e lei aveva deciso di smetterla di fare la passiva e di provare ad agire, anche solo con un piccolo passo.

Prese un profondo respiro e tossicchiò per schiarirsi la voce e allo stesso tempo attirare l'attenzione di Ashley.

«Senti, Ashley, io...volevo ringraziarti per non avere detto alle altre di avermi vista con Luke, l'altro giorno!» esordì tutto d'un fiato, con gli occhi fissi sulla sabbia e i pugni stretti. L'aveva detto finalmente, ci era riuscita e non era stato poi così male. Si sentì più leggera di un paio di chili, era ancora viva e vegeta e forse poteva anche smetterla di stare tesa coma la corda di un violino.

«Non devi ringraziarmi, per quale motivo avrei dovuto farlo?» domandò dolcemente Ashey, voltandosi verso di lei e sorridendole.

Melissa, che ormai aveva ripreso a respirare regolarmente, capì che il suo istinto non si era sbagliato: di quella ragazza poteva fidarsi e decise di abbattere lo scudo che metteva sù per proteggersi dal mondo.

Tante volte era stata ferita in passato e la conseguenza delle troppe delusioni era stata proprio quella di erigere una barriera dietro cui nascondersi e celare i suoi lati più fragili. Purtroppo a volte bisognava bruciarsi per capire di dover stare lontani dal fuoco ma stavolta si convinse che valeva la pena rischiare.

«Beh, per la storia di Matt.. insomma, Michelle e gli altri lo odiano, lo sai» mormorò, mentre Ashley riportò lo sguardo alle sue ginocchia, si era fatta improvvisamente cupa e una sensazione spiacevole le attorcigliò lo stomaco. Fu capace solo di annuire perché il solo nominare Matt le aveva fatto riaffiorare un'inquietudine così familiare ormai, che se ne stava quasi abituando.

Colpa, tradimento, attrazione, tutto si mescolò insieme in un groviglio di sentimenti che al momento non riusciva a sciogliere.

«Luke è il suo migliore amico e, beh.. non credo che l'avrebbero presa molto bene se avessero saputo che noi...- continuò Melissa con le spiegazioni ma la voce le ritornò incerta e spezzata, lottava con se stessa per decidere come e quanto dire di quella situazione – vedi, lui è un mio collega all'università, è per quello che lo conosco, che a volte ci vediamo e...lui è un tipo tranquillo, è divertente e...è bello stare in sua compagnia» ammise infine, con le guance infuocate e incredula per l'importanza e il rischio di quello che stava rivelando per la prima volta a qualcuno.

Ashley la fissò curiosa, Melissa era un tipo molto riservato e in quei pochi mesi aveva capito che cavarle qualcosa sulla sua vita privata o su ciò che provava era molto arduo e per molti versi la comprendeva più che bene. La rispettava e non aveva mai forzato i suoi silenzi e adesso era rimasta meravigliata per quella mezza confessione.

Studiò il suo viso sconvolto, le mani che giocavano nervosamente con la sabbia pur di fare qualcosa e sorrise nel vederla così vera, fragile ma umana.

«Va tutto bene , Melissa» la rassicurò con tono materno, posandole una mano sulla spalla.

Quel tocco fece sollevare gli occhi a Melissa, la lunga frangia quasi li copriva ma Ashley vide che erano lucidi e terribilmente ansiosi, come in cerca di qualcosa, di un aiuto o semplicemente della vicinanza di qualcuno.

Rivide in quegli occhi la se stessa che disperatamente si stava attaccando a Matt perché pareva essere l'unico a capirla e ad aiutarla ad alleggerire i suoi pesi.

Forse Melissa la stava scegliendo, si stava aprendo a lei con quel goffo tentativo di tradurre a parole tante emozioni contrastanti mentre lottava contro il suo stesso carattere e lei non poteva tirarsi indietro, l'avrebbe aiutata perché sapeva alla perfezione cosa significava trovarsi in quelle condizioni.

«Io non voglio fare del male a Michelle o deluderla ma...allo stesso tempo non voglio rinunciare a Luke, so che non è come lo dipingono, credimi Ashley, non lo direi se non fossi certa che è così e mi fa sentire bene! Non l'ho deciso io, sta succedendo e basta e.. ne ho paura, tanta!» riuscì a confessare, mentre un nodo alla gola le rendeva tutto più doloroso e complicato.

Ashley si accorse di quella sofferenza, continuò a guardarla mentre si rivedeva in ciò che Melissa aveva appena detto.

Anche lei stava misteriosamente bene quando era con Matt e, per quanto tentasse di combattere quella sensazione, non riusciva ad annullarla e ne era spaventata ed eccitata allo stesso tempo, senza via d'uscita.

«Melissa, non devi darmi spiegazioni, davvero» la bloccò, cercando di porre fine a quel momento che stava mettendo a dura prova la sua amica, fisicamente e psicologicamente.

«E invece devo Ashley, anzi voglio farlo! - ribattè la mora con determinazione, rialzando il viso – sempre se ti va di starmi a sentire, è ovvio» proseguì poi, addolcendo il tono della voce e assumendo di nuovo un'espressione più serena.

«Certo, sarò felice di ascoltarti quando lo vorrai, puoi fidarti» la confortò allora la rossa, carezzandole i capelli.

Melissa sospirò e annuì, quello non era forse il momento più sicuro per raccontarle tutta la storia dal principio, data la vicinanza delle altre ragazze, ma adesso sapeva di poter contare su una persona, non era sola e sarebbe stato più semplice ora che avrebbe potuto condividere i suoi tormenti con qualcuno, ne era certa.

La brezza marina le fece svolazzare i capelli corti e umidi, e Melissa si sentì come invasa da una nuova speranza.

«Grazie mille, Ashley – le disse con gli occhi colmi di gratitudine – io ti ammiro tanto, sai, anche se non te l'ho mai detto. Non so di preciso cosa hai dovuto affrontare ma sei arrivata qui da sola, senza nessun amico o parente e... sei stata molto forte, io non oso nemmeno immaginare cosa ne sarebbe stato di me al posto tuo. Ti meriti tutto il meglio e te lo auguro davvero!» le sorrise, la tempesta era ormai passata e aveva lasciato spazio ad un sole acceso, un po' come quello che le illuminava in quel momento, su quella spiaggia dorata.

Ashley ricambiò il suo sorriso, Melissa le era sempre parsa una ragazza molto intelligente e buona d'animo, ma fu in quel frangente che la loro amicizia spiccò un passo in avanti che le avvicinò ancora di più, tramite quel segreto inconfessabile.

La sua espressione fu costretta a mutare rapidamente, però, quando i suoi occhi vennero attratti da una figura che scorse proprio al di là della sua amica.

Ashley assottigliò gli occhi e sperò che si trattasse di un'allucinazione causata dal troppo sole, preso per la prima volta quel pomeriggio, ma dovette ricredersi quando quel ragazzo, fin troppo familiare, non scomparve ma addirittura si accorse a sua volta di lei e prese a fissarla.

I capelli di Matt splendevano al sole, aveva la fronte leggermente arrossata e al collo la sua inseparabile macchina fotografica. Un gruppo musicale si stava esibendo su un palco montato proprio lì vicino ed Ashley capì che probabilmente si trovava in quella spiaggia per lavoro.

Continuò a fissarlo senza riuscire a distogliere lo sguardo, turbata dalla sua visione ma allo stesso tempo quasi felice di vederlo lì, a un passo da lei, senza che quelle due sensazioni così opposte riuscissero a mettersi d'accordo nella sua testa.

Melissa notò quasi subito che lo sguardo di Ashley era come ipnotizzato da qualcosa dietro di lei e d'istinto si voltò, rimanendo paralizzata nel vedere Matt, fermo e con gli occhi fissi nella loro direzione.

La sua prima ipotesi fu che Ashley fosse preoccupata che la presenza del loro acerrimo nemico avesse potuto rovinare la giornata al loro gruppo ma, quando si girò nuovamente verso di lei, la trovò ancora assorta in lui, con un'espressione più confusa che infastidita.

Aggrottò le sopracciglia, si voltò ancora una volta verso il ragazzo e capì che non stava guardando loro, la sua attenzione era rivolta tutta ad Ashley e, con suo grande stupore, Matt adesso le sorrideva.

Non ci avrebbe mai creduto se non l'avesse visto coi suoi occhi ma ebbe l'impressione che qualcosa di strano aleggiasse tra quei due, qualcosa di cui lei ignorava l'esistenza.

Quando si voltò verso Ashley per averne conferma, vide che la ragazza aveva distolto lo sguardo, adesso ce l'aveva fisso davanti a sè, era vagamente corrucciata e il viso le si era arrossato di più, anche se quello poteva essere colpa del sole o, almeno al momento, quella fu la soluzione che Melissa riteneva più logica.

Ad Ashley non poteva piacere Matt, no di certo, era impossibile. E quegli sguardi non nascondevano assolutamente niente di sospetto tra loro.

Doveva averlo immaginato di sicuro.

 

 

Il sole era ormai calato, e la spiaggia era illuminata solo da qualche lanterna e dai fari del palco, sopra il quale a turno si stavano esibendo diversi cantanti e band.

Ashley e i suoi amici avevano disposto sulla sabbia i loro teli in modo da poterci entrare tutti e si erano seduti a cerchio in una zona abbastanza illuminata per mangiare in santa pace.

La serata si prospettava ancora lunga, nonostante avessero intenzione di non fare troppo tardi, e Michelle non avrebbe smosso le tende da lì finchè non fosse riuscita a ballare e scatenarsi a dovere. Era una ragazza studiosa e brillante ma sapeva anche divertirsi ogni volta che ne aveva l'occasione. Era cresciuta nell'agiatezza e le sue finanze l'avevano abituata a non doversi privare di nulla e a ottenere sempre tutto senza molti sforzi. Non era viziata o capricciosa ma per lei era assolutamente normale avere qualsiasi cosa a disposizione, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei.

Ashley si sfregò un paio di volte le braccia; la temperatura si era fatta più bassa e, trovandosi in riva al mare, si avvertiva anche una certa umidità. Aveva indossato sopra il costume dei pantaloncini e una felpa a maniche lunghe che teneva aperta, ma qualche brivido di freddo cominciava comunque a farsi vivo mano mano che le ore scorrevano.

Durante il tardo pomeriggio si era ritrovata spesso a cercare Matt con lo sguardo e, ogni volta che capitava, avrebbe voluto prendersi a schiaffi da sola.

L'aveva visto di tanto in tanto, impegnato a lavorare sodo sotto il sole, come se non sentisse per nulla la fatica addosso, con la sua macchina fotografica sempre tra le mani e gli occhi attenti a cogliere la prospettiva e il momento giusto per ogni foto.

Si era accorta che, da ogni suo movimento o gesto, traspariva un'enorme passione per ciò che faceva, era instancabile, si spostava rapidamente per cambiare angolazione quando serviva, i suoi occhi si muovevano attenti e concentrati e le mani esperte toccavano la sua reflex con padronanza e attenzione, come fosse per lui una cosa molto preziosa.

Ashley capì che la fotografia doveva rappresentare per lui qualcosa di molto importante, si percepiva chiaramente che amava tanto il lavoro che faceva, che ci metteva davvero il cuore, e quel suo nuovo lato la incuriosì molto.

«A che pensi?» domandò una voce maschile accanto a lei, per un secondo Ashley sognò si trattasse di Matt ma ovviamente non poteva esserlo.

Si voltò alla sua sinistra e vide Terence, seduto vicino a lei con una sorriso sornione in viso.

«A nulla, mi stavo solo godendo questa tranquillità, oggi è stata davvero una giornata stupenda» rispose lei, bugiarda. Confessargli il reale oggetto dei suoi pensieri era fuori discussione.

«Già, ti ho visto diversa, finalmente avevi un'aria più allegra e mi è piaciuta molto! Ti preferisco quando sei sorridente e vorrei che tu lo fossi sempre!» le rivelò con sincerità.

Ashley abbozzò un sorriso, poi si strinse nella felpa.

Terence aveva dimostrato più volte di essere a disagio quando Ashley si incupiva o quando i suoi occhi diventavano un mare in tempesta e, anche se la sua frase poteva sembrare romantica e gentile, a lei apparì come l'ennesima conferma che il suo amico rifiutava quella parte di lei che, anche se fosse riuscita a superare, le sarebbe sempre appartenuta, nel bene o nel male.

Il suo passato non poteva cancellarlo con un colpo di spugna, non si poteva fare finta che non fosse mai esistito.

Matt gliel'aveva detto chiaramente, si poteva andare avanti e vivere ma certe cose l'avrebbero accompagnata per sempre e accanto a sè non poteva avere un ragazzo che invece voleva chiudere gli occhi e annullare quella parte.

Probabilmente Tyler era attratto da lei ma non la amava di certo, altrimenti non gli avrebbe fatto paura quel suo lato oscuro, non sarebbe scappato ma l'avrebbe aiutata a superarlo e a conviverci.

In fondo, erano le esperienze, tutte quante, quelle belle ma anche quelle dolorose, a forgiare un individuo e a renderlo quello che è, e se lei aveva riscoperto un coraggio nuovo e la forza di lottare, lo doveva anche a quello che aveva passato, per quanto orribile fosse.

Forse si poteva cavare il buono anche da un evento simile, forse il trucco era proprio quello.

«Sapete che mi è sembrato di vedere lo stronzo, qui?» disse d'un tratto Max, attirando l'attenzione di tutti ma soprattutto quella di Ashley, che sentì un tuffo al cuore quando capì perfettamente a chi si stava riferendo.

«Sì, l'ho visto anche io» intervenne Colleen con indifferenza, stretta al suo ragazzo.

«Ah si? E cosa ci faceva qui, a parte fare l'idiota?» chiese Michelle, mentre si sforzava di non farsi rovinare il viso da un'espressione di odio.

«Credo fosse qui per qualche servizio fotografico, almeno così mi è parso» replicò Max.

«É assurdo, io non lo capirò mai! Come si fa a rinunciare a tutti quei soldi e a una carriera assicurata per andarsene a fare il fotografo in giro senza nessuna certezza! Bisogna essere proprio cretini!» esclamò Colleen, facendo alzare lo sguardo ad Ashley.

Cosa aveva voluto dire? Matt aveva rinunciato a soldi e carriera?

Una forte curiosità si impadronì di lei e respresse a fatica la voglia di domandare a Colleen cosa intendesse dire. In ogni caso quell'argomento doveva aver suscitato dei ricordi sgradevoli perché avvertì Tyler irrigidirsi accanto a lei.

«Non mi va di stare a sentire queste stronzate, possiamo finirla di dargli tutta questa attenzione?» sbottò infastidito, forse anche troppo.

Ashley smise di mangiare e rimase immobile, con lo sguardo perso a fissarsi le gambe.

Gli insulti che rivolgevano a Matt, il modo viscido in cui lo descrivevano, il disprezzo con cui avevano parlato del suo lavoro come di qualcosa di cui vergognarsi, mentre lei quello stesso pomeriggio lo aveva visto pieno di passione e di impegno, tutte quelle cose insieme le diedero il voltastomaco e le tolsero l'appetito all'istante.

Melissa spostò lo sguardo timido verso la rossa e la trovò assorta nei suoi pensieri, sembrava triste e lei non potè fare a meno di ripensare agli sguardi che aveva visto solo poche ore prima.

Possibile che Ashley stesse davvero nascondendo qualcosa in cui c'entrava Matt?

Avrebbe potuto chiederlo a Luke, ma sapeva che il ragazzo sarebbe stato muto come un pesce. Incarnava la definizione perfetta di migliore amico e quando si trattava di Matt avrebbe preferito farsi torturare piuttosto che tradirlo.

«Ragazzi, hanno finalmente messo la musica giusta per ballare! Che ne dite, andiamo?» propose all'improvviso Michelle, urlando e focalizzando l'attenzione di tutti su di lei.

«Noi passiamo, ballare ci fa schifo, lo sapete ormai.» comunicò Beth apatica, parlando per lei e per Dean.

«Noiosi – li prese in giro Michelle, poi però ritornò luminosa in volto – allora voi altri? Che aspettate?» insistette, alzandosi in piedi e lisciando le pieghe del suo leggerissimo vestitino prendisole.

«Arrivo!» balzò in aria Colleen, l'unica che pareva trovarsi d'accordo con Michelle. Alla fine anche Max e il fidanzato di Colleen raggiunsero le ragazze, mentre Melissa venne letteralmente trascinata a forza dalle amiche contro la sua volontà, suscitando l'ilarità generale.

Ashley si chiese perché non fosse stata costretta anche lei a unirsi a loro, come un condannato a morte verso il suo atroce destino, ma presto capì quale fosse la ragione.

Terence era rimasto accanto a lei e una sua mano le sfiorò il braccio fino a solleticarle le dita.

Ashley non provò nulla, e le tornarono in mente i brividi e il tuffo al cuore che la mano di Matt nella sua le aveva provocato qualche sera prima, dentro quel vicolo buio vicino al suo negozio.

Era stato bello il tocco della sua mano, così tanto che avrebbe desiderato sentirlo adesso, al posto di quello di Terence.

«Facciamo una passeggiata, ti va?» le propose lui, sorridendole.

Ashley capì che Michelle non l'aveva coinvolta proprio perché voleva lasciarli soli e si sentì terribilmente a disagio.

Perché Tyler non poteva comportarsi solo come amico con lei, come aveva fatto per tutto il pomeriggio?

«Ok» fu costretta a dire, incapace di fuggire.

 

 

Matt si prese una pausa meritata, afferrò una lattina di birra e si rinfrescò dopo un intera giornata passata per la maggior parte in piedi e sotto il sole, senza un attimo di pausa.

La musica era ormai partita e decise di allontanarsi dalla calca per ritagliarsi un angolo di pace.

Ripose al sicuro la sua macchina fotografica e si sgranchì le spalle e il collo, doloranti per averla dovuta trascinare in giro tutto il giorno.

La spiaggia, nonostante fosse ormai buio intorno, era piena di gente che passeggiava e di gruppi di ragazzi che si divertivano ma, in mezzo alla confusione, una scena in lontananza rapì la sua attenzione.

Si maledì internamente perché i suoi occhi, evidentemente, avevano deciso di trasformarsi in radar capaci di individuare quella dannata ragazza dai capelli rossi anche tra centinaia di persone.

Era la seconda volta in un giorno, anche stavolta non era sola ma la sua compagnia non era femminile.

Insieme a lei c'era un ragazzo castano e Matt non ci mise molto per capire che si trattava di Terence. Le sue sopracciglia si contrassero appena, in un moto di fastidio che cacciò subito via.

Avrebbe voluto continuare a camminare, ignorandola e spostando la sua attenzione a qualche bella e disponibile ragazza, era tutto il pomeriggio che flirtavano con lui ma, per qualche strano motivo che ancora doveva ben identificare, non lo avevano intrigato abbastanza da convincerlo a provarci con qualcuna di loro.

Ripensò a Jessica e alle sue parole l'ultima volta che avevano fatto sesso a casa sua, una notte deludente e, ora che ci pensava, l'ultima che aveva passato con una ragazza.

La sua ex aveva insinuato che il sesso non gli fosse piaciuto perché aveva in testa un'altra ragazza e Matt la mandò mentalmente a quel paese per la seconda volta.

Chiaramente si sbagliava di grosso, era stato molto impegnato ultimamente, era solo quello il motivo del suo cambiamento di abitudini.

La coppia di ragazzi rallentò fino a fermarsi del tutto, ad un certo punto, e Matt continuò a seguirli con lo sguardo da lontano.

Terence parlava e sorrideva, mentre Ashley sembrava inquieta in viso, come se aspettasse da un momento all'altro l'occasione giusta per svignarsela.

Matt si portò alle labbra la lattina per prendere un sorso, ma subito dopo sgranò gli occhi e smise di bere, abbassando il braccio lentamente.

Terence aveva posato una mano sul viso di Ashley e in un attimo aveva avvicinato le labbra a quelle della ragazza per baciarla. Il biondo trattenne il fiato a quella visione, poi Ashley, con prontezza di riflessi, girò il viso per scansare il bacio e le labbra di Terence finirono sulla sua guancia, mancando l'obiettivo.

Matt non seppe dire se fu sollievo quello che provò ma un ghigno beffardo gli si dipinse sul volto. Ashley aveva respinto Terence, la cosa avrebbe dovuto lasciarlo indifferente e invece si sentiva quasi compiaciuto.

Continuò a guardare la scena mentre Ashley, visibilmente imbarazzata, allontanava gentilmente Terence, pressando le mani sul suo petto e poi gli rivolgeva alcune parole prima di allontanarsi velocemente e infilarsi nell'intricata folla di gente che occupava la spiaggia.

Le gambe di Matt si mossero da sole, gettò via la lattina e, dopo essersi accertato che Terence non la stesse seguendo, cominciò a correre, facendosi largo tra la gente nella direzione in cui aveva visto scappare Ashley. La cercò nella semi-oscurità di quel posto, in mezzo a miriadi di visi, poi intravide i suoi capelli rossi e accelerò per raggiungerla.

«Ashley!» la chiamò quando fu abbastanza vicino, per farle interrompere quella corsa.

La ragazza si arrestò e si voltò di scatto, aveva gli occhi lucidi, il respiro affannato e i capelli in disordine ma a Matt, così sconvolta, sembrò paradossalmente ancora più bella.

«Matt!» fece lei, ma questa volta il suo tono non era scocciato o esasperato come al solito, aveva pronunciato il suo nome con sollievo e il suo viso aveva perso quell'espressione impaurita.

«Ti ho visto correre, che ti succede? Stai bene?» le domandò, muovendo cautamente qualche passo verso di lei e aspettandosi di venire respinto alla velocità della luce.

«No, per nulla» non si vergognò di ammettere, con voce tremante e senza respingerlo, smentendo le previsioni di Matt.

«Vuoi parlarne?» le propose lui ed Ashley non se lo fece ripetere due volte. Non aveva voglia di ritornare subito dagli altri, non dopo quello che era successo con Terence e avrebbe preferito scomparire piuttosto che dare spiegazioni.

«Conosci un posto tranquillo dove non possono vederci?» chiese, stringendosi nelle spalle e guardandosi attorno con circospezione.

«Vieni con me» gli ordinò Matt ed Ashley lo seguì in silenzio, mettendo a zittire tutti i suoi sensi di colpa, in quel momento era troppo turbata per dare loro ascolto.

Cinque minuti dopo Ashley si ritrovò nella zona riservata ai fotografi, in mezzo a strumentazioni varie e protetta dalle pareti di un grande gazebo, che l'avrebbe nascosta da sguardi indiscreti.

Si ritrovarono l'uno di fronte all'altra, in silenzio e alla ricerca delle parole giuste per cominciare.

«Vuoi qualcosa da bere?» provò a iniziare Matt, portandosi una mano dietro la nuca e scombinandosi i capelli biondi.

«No, grazie» rispose Ashley, aveva desiderato tanto fuggire via con lui ma adesso non aveva proprio la più pallida idea di come comportarsi e ad aggravare tutto si ci metteva anche la sua testa, piena di confusione e pronta a scoppiare da un momento all'altro.

Ebbe bisogno di sedersi e così si accucciò accanto a una parete del gazebo, incapace di aggiungere altro.

Matt la imitò ma, invece di sedersi accanto a lei, le si posizionò di fronte, incrociando le gambe e puntandole addosso i suoi occhi chiari, che la scrutarono con curiosità.

Ashley avvampò sotto il suo sguardo così ammaliante e come un lampo si tirò sù la zip della felpa, che portava ancora aperta sopra il costume e che la faceva sentire troppo esposta dinanzi a lui.

«E così il tuo principe azzurro ha cercato di baciarti» dichiarò Matt, calmo e con la sua solita sfacciataggine, facendole spalancare la bocca.

«Cosa? Tu.. ci hai visti?» gli domandò attonita, schizzando in avanti verso di lui.

Matt annuì col capo, Ashley sospirò, emettendo un sonoro lamento, poi nascose il viso tra le mani e si accasciò su sè stessa.

«Non è stato proprio un bello spettacolo, alla fine pare che tu gli abbia dato il due di picche – rincarò la dose Matt, divertendosi a girare il coltello nella piaga – Terence non è riuscito a infilarti la lingua dove voleva» concluse, facendola emergere da sotto la barriera delle sue mani.

«Cazzo, Matt! Potresti evitare di essere così stronzo?» le domandò lei, con amara ironia.

Il ragazzo rise «Andiamo, smettila di fare finta di scandalizzarti per così poco! E poi qui la stronza saresti tu, se vogliamo essere precisi! Sbaglio o l'hai respinto alla grande?» la provocò, avvicinando il viso a quello della ragazza, che però non si scompose di una virgola.

«Tecnicamente gli ho detto che non mi sentivo molto bene e che avevo bisogno di cercare un bagno» pecisò lei, rendendosi conto troppo tardi di quanto avesse invece peggiorato la situazione.

Ci pensò la risata di Matt ad aprirle gli occhi.

«Ah allora è tutta un'altra storia! É proprio quello che ogni uomo vorrebbe sentirsi dire mentre sta per baciare una ragazza!» la prese in giro, quando fu di nuovo in grado di parlare.

Ashley lo fissò con sufficienza ma incolpò sè stessa per avergli servito quella battuta su un piatto d'argento. In effetti, ora che ci pensava, si era comportata da perfetta imbecille.

«Ci godi proprio a infierire, eh? - si lamentò, fissandolo di sbieco - Terence è un amico per me, nient'altro – affermò con sicurezza, senza staccare gli occhi da quelli azzurri di Matt – e poi lui è solo infatuato di me e niente di più, ha paura del mio lato oscuro e non posso nemmeno dargli torto, farebbe scappare chiunque. Chi vorrebbe stare con una complessata e piena di problemi come me?» sbottò con disperazione, allargando le braccia per mostarsi in tutta la sua sfiga più totale.

Matt si perse a guardarla, poi alzò lentamente una mano e le sfiorò il mento, prendendolo tra il pollice e l'indice per farle sollevare la testa.

«A me il tuo lato oscuro piace, non mi fa paura» le sussurrò, ad un passo dalle sue labbra.

Ashley rabbrividì, una scossa elettrica le attraversò il corpo, scendendo fino al basso ventre, mentre ancora sentiva la mano di Matt sul viso e il suo respiro sulla pelle.

Cos' era quella sensazione? Era piacere? Attrazione?

Ashley avvertì un calore che non provava da mesi invaderla per intero, Matt era bello e intrigante e non scappava da lei; si sentì attratta fisicamente da lui come preda di un bisogno vitale, tremò quando si accorse di desiderare che quella stessa mano la accarezzasse e realizzò che le labbra di Matt, al contrario di quelle di Terence, le avrebbe volute eccome sopra le sue.

Quanto era sbagliato quello che stava appena provando?

Lentamente portò una mano sul braccio di Matt, la fece scivolare lungo la sua pelle come una languida tortura e assaporò quella sensazione eccitante che la faceva fremere silenziosamente.

Poi, si sforzò di ritornare lucida e, rafforzando la stretta sul polso del suo tentatore, scostò la mano di Matt e la allontanò dal suo viso. Il ragazzo si distaccò definitivamente da lei ed Ashley riemerse dallo stato di apnea in cui era piombata e tornò a respirare.

«Non essere idiota, lo dici perchè tu sei messo peggio di me a quanto pare» gli soffiò come risposta alla sua precedente affermazione, impegnata a dimenticare le forti emozioni appena provate, dato che a fargliele sentire era stata proprio la persona dalla quale avrebbe dovuto tenersi lontano, mentre il suo corpo pareva pensarla diversamente.

«Su questo devo darti ragione» rise Matt, dimostrando una discreta autoironia.

Nessuno dei due era a conoscenza del passato dell'altro, eppure ne parlavano come se per loro non fosse un mistero.

«Questo per me è un periodo difficile, non sono pronta per avere una relazione, sono instabile, ho la testa piena di casini e farei impazzire chiunque! L'ultima mia relazione risale a sei mesi fa e non era ancora...beh, la situazione non era grave come adesso» confessò, continuando con quello sfogo.

«Sei mesi? Con nessuno?» domandò Matt, ascoltando con attenzione.

«Già» biascicò Ashley, un po' imbarazzata.

«Niente? Nemmeno un po' di sesso liberatorio?» osò chiederle, guadagnandosi un'occhiata assassina.

«No, nemmeno un po' di sesso liberatorio! - ripetè lei, scandendo bene le parole e rendendosi conto di quanto sfigata dovesse sembrare – è patetico, non è vero?» mormorò poi, nascondendosi il viso tra i capelli.

Non sapeva nemmeno perché gli stesse rivelando quei dettagli così personali eppure con lui veniva tutto naturale e le parole uscivano fuori come fiumi.

«Non sei patetica, Ashley, ai miei occhi non lo sei mai stata. Deve esserti successo qualcosa di terribile per ridurti così, ma a volte certe tragedie ci rendono persone migliori, più forti. Sono sicuro che anche per te sarà così» disse Matt, spiazzandola.

Quelle parole di conforto erano ciò che le mancava e di cui aveva un disperato bisogno. Lui era in grado di calmarla, di non farla sentire solo una stupida perdente e non aveva paura del suo dolore. Matt si stava trasformando nella sua valvola di sfogo e nel suo rifugio sicuro e poco importava che se qualcuno li avesse scoperti in quel momento si sarebbe trovata in mezzo ai guai.

«Grazie, Matt – mormorò, accennando un sorriso – beh, adesso è meglio che io vada o potrebbero insospettirsi della mia assenza» lo informò e, facendo forza sulle ginocchia, si alzò in piedi, spazzolando via qualche fastidioso granello di sabbia.

Matt si alzò a sua volta e la osservò aggiustarsi impacciata i capelli dietro le orecchie e temporeggiare, come se avesse ancora qualcosa in sospeso da dirgli.

«Alla prossima, allora» la salutò, quando il silenzio tra loro si era fatto troppo lungo.

«Aspetta, Matt, io.. - lo richiamò Ashley, tormentandosi le mani, lui rimase immobile in attesa – io ho bisogno di chiederti una cosa» proseguì, facendosi seria e piuttosto ansiosa.

«Dimmi» la incoraggiò Matt, appoggiandosi a una transenna e portando lo sguardo distratto verso la massa indistinta di gente al di là del gazebo.

«Devo sapere perché Terence e gli altri ti odiano. Che cosa hai fatto per meritarti il loro disprezzo?» chiese, stringendo i pugni e fissandosi le scarpe, senza osare guardare il ragazzo.

Matt si prese un paio di secondi, indeciso sulla risposta da darle, poi sollevò lo sguardo al cielo con indifferenza e aprì bocca.

«Che versione ti hanno raccontato?» domandò a sua volta.

«Nessuna in realtà, continuano a insultarti e a ripetere che ti sei comportato da carogna con loro, specialmente con Terence – affermò lei, poi finalmente ebbe la forza di guardarlo – non so nient'altro» concluse.

Matt sorrise beffardo ma il suo viso era tutt'altro che divertito, si era fatto teso e amareggiato. Con dei movimenti lenti si staccò dalla transenna e si diresse verso Ashley, che tremò, nel timore di avergli fatto riaffiorare ricordi dolorosi.

«É così importante per te sapere la verità?» riprese con le domande.

«Sì, lo è. Devo saperlo» ripetè Ashley, con meno sicurezza, stavolta.

«Cambierebbe qualcosa? Cambierebbe la tua opinione su di me? - incalzò senza sosta, sempre più vicino mentre Ashley tratteneva il fiato – cambierebbe questo?» chiese, infine, indicando loro due con un gesto plateale delle braccia.

Ashley si trovò a non sapere cosa rispondere e quella domanda la spiazzò.

Se avesse saputo che Matt non aveva fatto nulla di così orribile, sarebbe stato più semplice per lei cancellare il senso di colpa che si portava dentro dopo ogni loro incontro?

E se invece avesse scoperto che ciò che sostenevano i suoi amici era vero, avrebbe avuto la forza di smettere di vederlo?

In entrambi i casi non conosceva con certezza la risposta e, invece di ottenere un chiarimento, ne uscì ancora più destabilizzata.

«Io..io..non lo so..» balbettò sconfitta, rialzando lo sguardo e perdendosi negli occhi chiari di Matt che adesso sorridevano.

La verità era che ricordava ancora troppo bene il brivido di piacere che le aveva attraversato tutto il corpo proprio poco prima, al semplice tocco della mano di quel ragazzo, e quello era un grosso problema, un'eventualità che complicava le cose e che non avrebbe dovuto esistere.

Rimase senza parole, immobile come una statua, mentre Matt frugava nella sua tasca alla ricerca di qualcosa. Quando estrasse la mano Ashley vide che teneva un pezzo di carta che le porse subito dopo.

La rossa lo guardò con aria interrogativa e Matt sciolse le sue perplessità.

«Questo è il mio biglietto da visita, c'è l'indirizzo del mio studio fotografico. Se avrai ancora voglia di conoscere le risposte mi troverai qui – le comunicò, lasciando che afferrasse il pezzetto di cartoncino che Ashey portò prontamente davanti agli occhi per leggere – così stavolta potrò essere io ad accusarti di farmi da stalker» scherzò, strappandole un'ultima risata sommessa.

Ashley sollevò la testa, e lo guardò ancora un po', più serena e forse con qualche dubbio in meno. Conservò il biglietto in tasca, gli fece un cenno con la mano per salutarlo e andò via, stringendosi di più nella felpa per proteggersi dal vento serale. Si lasciò Matt alle spalle e, prendendo un lungo respiro, si preparò a dover affrontare Terence e, ancor peggio, la sua coscienza sempre più sporca.

 

 

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Capitolo 9
*** In trappola ***


Cap. 9 In trappola

 

Settembre aveva fatto il suo trionfale ingresso, pensando bene di cominciare con un allegro acquazzone, che faceva già sentire la mancanza dell'estate, ormai agli sgoccioli.

Ashley finì di sistemare l'ultima pesante pila di libri negli scaffali, poi si spostò verso una finestra, guardando con aria desolata la pioggia che si infrangeva impietosa sui vetri. Il temporale infuriava da più di un'ora e il cielo, colorato di un grigio scuro fitto e uniforme, lasciava presagire che non avrebbe accennato a smettere così tanto presto.

La rossa sospirò con rassegnazione, non aveva portato con sè l'ombrello e riusciva già a immaginarsi la doccia fuori programma che avrebbe dovuto subire nel tragitto da lavoro a casa.

A passi lenti ritornò alla sua postazione, arrampicandosi sullo sgabello e poggiando il mento sulla mano, con aria annoiata: il negozio era deserto poichè il diluvio improvviso doveva aver costretto la gente a non uscire o ad affrettarsi a una ritirata anticipata ed Ashley provò la sgradevole impressione che quelle due ultime ore di lavoro rimaste si sarebbero rivelate fin troppo lunghe.

Senza nulla da fare e con tutto quel tempo da passare era quasi inevitabile che la mente cominciasse a vagare e a perdersi nei pensieri ed Ashley in quello era più che esperta.

Dalla sera in spiaggia erano passati solo quattro giorni ma a lei pareva già un'eternità.

Dopo quel breve momento di evasione con Matt era ritornata dai suoi amici, indossando una maschera di menzogne e raccontando loro di aver cercato un bagno e di essersi persa al ritorno, vagando in spiaggia per un po' in mezzo alla folla prima di ritrovare l'orientamento.

Si era sorpresa per la facilità con cui era riuscita a mentire, sfoggiando persino un sorriso falso ma credibile, pur di proteggere l'incontro con quel ragazzo, che si era insinuato in maniera subdola dentro di lei e verso il quale provava sentimenti contrastanti.

Se fino a quel momento aveva trovato in lui un conforto, una persona che condividesse i suoi stessi dolori e che la facesse sentire meno anormale, le sensazioni che avevano sconvolto il suo corpo quella sera l'avevano turbata in un altro senso.

Erano mesi che nessun ragazzo era più riuscito a riaccenderle i sensi in quel modo, solamente sfiorandola con una mano e, di colpo, si era riscoperta umana, fatta di istinti e di desideri e ne aveva avuto paura.

Matt era come lei, un'anima inquieta senza più passato, ed Ashley ne era attratta disperatamente, aveva provato il bisogno di perdersi insieme a lui, di spegnere ogni razionalità e lasciare che i loro corpi si trovassero e si lasciassero andare, finalmente liberi da ogni sofferenza anche solo per un soffio.

La misteriosa intesa che si era creata tra loro due aveva come innescato una reazione che aveva raggiunto il livello più istintivo e fisico ed Ashley non poteva più fare finta di essersi sbagliata, negare di aver sognato le sue mani sulla pelle e il suo respiro sul collo.

Se non avesse lottato contro il suo stesso istinto, se non avesse fatto prevalere la ragione al bisogno di stare bene in quel modo così sbagliato, quel ragazzo l'avrebbe trascinata giù assieme a lui, in un meraviglioso e invitante inferno dal quale sarebbe stato molto difficile uscire indenni.

Con Terence, poi, non aveva avuto più modo di parlare.

Quella sera non la aveva più degnata di uno sguardo, era rimasto seduto per i fatti suoi senza spostare gli occhi da terra, visibilmente deluso e forse anche un po' incazzato con sè stesso per aver creduto in qualcosa che evidentemente non c'era.

Se solo avesse saputo che, subito dopo averlo respinto, Ashley aveva trovato rifugio dal suo peggior nemico, di certo sarebbe stata una batosta molto più pesante da digerire.

Quel pensiero la fece rabbrividire e sudare freddo, si passò una mano sul collo in cerca di aria e prese un lungo respiro per cercare di calmarsi.

«Che sfortuna questo tempaccio, l'umidità mi rovinerà i ricci, oggi erano venuti così perfetti!» si lagnò Carol, arrotolandosi un ricciolo lungo il dito indice e osservandolo con rammarico.

Ashley non si voltò nè fece alcun movimento, rimase immobile a fissare il nulla con un'espressione affranta.

«Toc toc!» cercò di attirare la sua attenzione Carol, ticchettandole sulla testa con le nocche. Se c'era una cosa che non sopportava era venire ignorata, soprattutto durante un pomeriggio grigio e noioso.

«Eh? Che succede?» esclamò lei, colta di soprassalto, sobbalzando e voltandosi verso la collega.

Carol ridacchiò a causa dell'espressione completamente stralunata di Ashley, poi le lanciò un'occhiata furba.

«Mia cara, eri di nuovo con la testa fra le nuvole! Sei proprio incorreggibile! - la accusò, scherzando, poi riprese a scrivere al pc e la guardò di soppiatto – Stavi pensando al ragazzo biondo? Com'è andato poi l'appuntamento con lui?» le domandò con tono malizioso, proseguendo a scrivere sulla tastiera del computer come niente fosse e facendole quasi venire un infarto.

Ashley maledì la curiosità sfacciata di Carol ma per una volta dovette ammettere che aveva ragione: stava proprio pensando a lui e all'enorme confusione che albergava nella sua testa per colpa sua.

«Cosa? - sbottò con voce stridula, rivelando un certo nervosismo – non avevamo nessun appuntamento e poi tra me e lui non c'è nulla, assolutamente nulla!» precisò subito, ma Carol notò che si era irrigidita sulla sedia e che aveva evitato il contatto visivo con lei, assumendo un'aria imbarazzata.

La bionda sorrise, quelle reazioni erano piuttosto eloquenti e, soprattutto, ricordava di non averle mai viste quando si parlava invece di Terence.

«É davvero un peccato che tu non voglia parlarmene, i miei consigli su questioni di cuore hanno aiutato un sacco di mie amiche – la informò seria e professionale – una si sposa il prossimo anno!» aggiunse con orgoglio, vantandosi di uno dei suoi presunti successi da consulente di coppia.

«Sei una specie di Cupido?» rise Ashley, a metà tra lo sconcertato e il divertito, la situazione si era fatta così comica da strapparle un sorriso.

«Puoi dirlo forte, l'aria angelica ce l'ho, mi mancano solo ali e frecce!» esclamò Carol con così tanta convinzione che Ashley stavolta scoppiò a ridere sul serio.

«Beh, lo terrò presente quando avrò bisogno di capire se mi sto innamorando dell'uomo della mia vita, grazie!» le disse con un tono palesemente ironico che però venne preso in maniera estremamente seria da Carol.

«A tua disposizione, quando vuoi!» le assicurò, facendole l'occhiolino.

Ashley sospirò e scosse la testa, poi fece di nuovo vagare lo sguardo per la stanza, senza particolare attenzione.

Magari fosse bastata solo una 'consulenza' di Carol per districare il disordine in cui si stava addentrando! Per quello cominciava a pensare di dover abbandonare le speranze.

 

Quando Ashley richiuse la porta del negozio alle sue spalle, vide una figura familiare che la aspettava sotto un grande ombrello e che l'aveva evitata per giorni.

Terence era lì, con lo sguardo meno allegro del solito e un atteggiamento remissivo, come se sperasse che, da un momento all'altro, il pavimento lo risucchiasse e facesse sparire.

Ashley, dopo un primo attimo di smarrimento, sistemò la borsa sulle spalle, addolcì gli occhi e gli si avvicinò, facendo una corsetta sotto la pioggia per raggiungere l'ombrello di Terence. Era decisa a non scappare più da quella situazione e risolverla una volta per tutte.

«Ciao Terence» lo salutò gentilmente, affiancandolo e lisciandosi qualche ciocca bagnata di capelli.

«Ashley – fece lui, grattandosi la nuca in modo nervoso, era imbarazzato e i suoi occhi si spostavano da un punto ad un altro senza mai intercettare quelli di lei – mi trovavo qui vicino e così... beh ho pensato di farti compagnia, oggi c'è un tempo orribile» le spiegò impacciato, un atteggiamento insolito per lui, che di solito sfoggiava un portamento fiero e brillante.

«Sì, mi fa piacere – disse la rossa, cominciando ad avanzare verso casa insieme a lui, a passi lenti e col cuore in gola – era un po' che non ci vedevamo» azzardò poi, sperando di giungere presto a quell'argomento in sospeso tra loro e togliersi quel dente il più velocemente possibile.

«Già, è vero – annuì Terence, poi socchiuse gli occhi un secondo e strinse la presa sul manico dell'ombrello – in realtà... volevo chiederti scusa per l'altra sera, in spiaggia. Mi sono comportato da vero idiota, ti prego di perdonarmi» ammise colpevole, voltando leggermente il viso verso quello di Ashley, che trovò sereno e disteso, almeno all'apparenza.

«Non preoccuparti, Terence, va tutto bene! Non sono arrabbiata con te, è che non mi aspettavo che tu...insomma...» cercò di spiegare ma la frase venne completata da Terence, che la tolse dall'imbarazzo.

«Che io cercassi di baciarti, non è vero? - domandò il ragazzo, esitando un po', poi decise di andare fino in fondo, senza rimpianti – Il fatto è che tu mi piaci Ashley, forse non era proprio un mistero per te, ma ne hai avuto la conferma quella sera. Sono stato uno stupido, ho pensato che anche tu ricambiassi, sei sempre gentile con me, parliamo, scherziamo, io credevo si fosse instaurato ormai un certo feeling tra noi e avevo deciso di buttarmi» affermò, mettendo allo scoperto i suoi sentimenti.

Ashley camminava ma si sentiva rigida come un pezzo di legno, le dispiaceva dover deludere le aspettative di Terence e, per quanto suonasse crudele, non poteva iluderlo sull'esistenza di un sentimento che non c'era.

«Mi dispiace Terence, sei un ragazzo stupendo, ti sarò per sempre grata per quello che hai fatto per me e ti voglio un gran bene ma...» prese a scuotere la testa, cercando le parole adatte per dirlo senza ferire troppo i suoi sentimenti mentre Terence, a sorpresa, la interruppe.

«Non dirlo adesso, Ashley – intervenne, smettendo di camminare e costringendo Ashley a fare lo stesso – ascolta, ho precipitato le cose e ho sbagliato, ma.. quello che voglio chiederti è di prenderti del tempo per stabilire veramente se provi qualcosa per me o no. Non deve per forza succedere adesso, ci conosciamo da poco e forse è un po' prematuro parlare di amore o altro, ma almeno dammi una seconda occasione» la pregò, afferrandole le mani.

Ashley non provò nulla a quella stretta e ancora una volta seppe di potersi fidare delle sue sensazioni.

Scosse la testa e sospirò «Terence io non voglio illuderti, non credo che...Vengo da un periodo difficile e ho una gran confusione in testa...» cercò di spiegarsi senza risultare troppo dura ma, per l'ennesima volta quella sera, Terence la bloccò.

«Non mi illuederò, puoi stare tranquilla! Ti chiedo solo di aspettare, magari cambierai idea, magari no e io ti lascerò tutto il tempo che vorrai per capirlo, fidati di me! - ribattè lui, lasciandola interdetta e incapace di obiettare – a meno che non ci sia già un altro, in tal caso..» gli occhi del moro si fecero cupi al pensiero che quell'ipotesi potesse già essere concreta.

«No, non c'è nessuno! - precisò Ashley mentre un tuffo al cuore e lo stomaco improvvisamente in subbuglio, in realtà, parevano comunicarle il contrario - Va bene, se è quello che vuoi, mi prenderò del tempo» accettò infine, ansiosa di chiudere in fretta quel discorso che ormai non riusciva più a reggere e che la stava soffocando.

Sul volto barbuto di Terence spuntò un dolce sorriso, una speranza che poteva ridursi in cenere da un momento all'altro e lui ne era consapevole.

E intanto anche il temporale era cessato.

 

 

Quando Ashley aprì la porta di casa venne accolta dal sorriso smagliante di Michelle e dalle voci gioiose delle sue coinquiline.

Si tolse la borsa a tracolla e cercò di recuperare all'interno le chiavi della sua camera, ma venne interrotta proprio da Michelle che, evidentemente, aveva altro da dirle oltre al semplice benvenuto a casa.

«É andato tutto bene a lavoro?» le domandò, cercando un modo non sospetto per attaccare bottone.

«Sì, grazie» rispose Ashley, trafficando con la sua disordinatissima borsa, in cui qualunque cosa si perdeva in un buco nero non appena vi entrava.

«Ehm, senti, Terence ti ha parlato?» chiese Michelle, fingendo naturalezza e giocando coi suoi lunghi capelli scuri, Ashley smise immediatamente di cercare e spostò lo sguardo verso l'amica, che capì di aver fatto forse una domanda scomoda.

«Non voglio certo farmi i fatti tuoi – si premurò quindi di spiegare, agitando le mani in modo concitato, visto che sapeva quanto alla sua coinquilina dessero fastidio le intromissioni nella sua vita privata – solo che ero preoccupata per lui, forse è stato un po' impulsivo l'altra sera ma... il fatto è che tu gli piaci davvero!» confessò, sfoggiando un sorriso incerto e apparendo meno sicura del normale.

Ashley sussultò, Michelle era a conoscenza di quel bacio fallito, in fondo era prevedibile essendo i due fratelli molto legati fra loro, ma il pensiero che anche tutti gli altri potessero averlo saputo la fece sentire abbastanza a disagio.

«Sì, ci siamo chiariti, tranquilla!» disse solamente, sperando che, per quella sera, la sua vita sentimentale finisse di stare al centro dell'attenzione di tutti.

«Bene, sono contenta! - esclamò Michelle, unendo le mani tra loro come a simulare un applauso silenzioso – sai, mio fratello è un ragazzo d'oro e io ormai sono molto affezionata a te e... beh non voglio certo farti pressioni, ma sarei molto felice se tu e lui...ecco, hai capito! Ovviamente lo spero, ma non voglio certo influenzarti, sei libera di metterti con chi vuoi, sia ben chiaro!» precisò, evitando di sembrare inquietante e di volerle organizzare quasi un matrimonio combinato.

Ashley stavolta fece molta fatica a sollevare gli angoli delle labbra per sorridere: tutti le dicevano di non volerle metterle pressione ma era proprio quello che stavano facendo. Si sentiva oppressa e con la paura di deludere chiunque e in più si portava addosso il peso di quel terribile segreto di nome Matt.

Ebbe solo voglia di scappare e così si congedò in fretta da Michelle e, recuperate finalmente le chiavi, le estrasse in un lampo e si diresse verso la sua stanza.

«Ashley ti è caduta una cosa dalla borsa!» la informò Beth, che stava passando in quel momento dal corridoio e aveva visto scivolare a terra qualcosa.

Ashley si voltò e portò lo sguardo a terra, nel punto indicato dalla bionda; assottigliò gli occhi per capire di che si trattasse e sbiancò peggio di un fantasma quando si rese conto che sul pavimento, a portata di mano di tutte le sue coinquiline, giaceva il biglietto da visita di Matt.

Si fiondò e lo recuperò in un lampo, tremando e ringraziando Beth, pallida come un lenzuolo.

Con il pezzo di cartoncino stretto al sicuro nella sua mano e il pericolo scampato per un pelo, armeggiò veloce con la chiave e si richiuse la porta alle spalle, appoggiandovi le spalle e tirando un lungo sospiro.

Se non fosse stato per la provvidenziale comparsa di Beth, chiunque, persino Michelle, avrebbe potuto trovare quel biglietto e dare una spiegazione sarebbe stato alquanto difficile se non impossibile.

Si passò una mano sulla fronte sudata e cercò di calmare i battiti del suo cuore.

Quella faccenda la teneva in ansia, le stava facendo rischiare molto e di quel passo avrebbe di sicuro compromesso la sua salute psichica ma, allo stesso tempo, qualcosa dentro di lei non riusciva a mettervi fine.

Rigirò quel biglietto tra le dita un paio di volte, poi trattenne il fiato e afferrò le estremità per strapparlo e farlo scomparire definitivamente.

Non ci riuscì alla fine, le sue dita si bloccarono e, con un gesto rapido, aprì il cassetto del suo comodino e lo seppellì in fondo, sotto un cumulo di vestiti, tornando a respirare.

Non riusciva a libersene, non riusciva a sbarazzarsi di lui.

 

 

Melissa girò una pagina del suo grosso libro, poi si voltò verso Luke, seduto accanto a lei, che smise subito di leggere e si raddrizzò gli occhiali sul naso per poi farle un sorriso.

Da quando era stato sventato il pericolo che la loro relazione venisse alla luce del sole, avevano ripreso a vedersi regolarmente all'università e tutto sembrava andare bene.

«Ho saputo che Domenica scorsa siete stati in spiaggia! Che peccato non esserci stato, di sicuro dovevi essere carinissima in costume da bagno!» azzardò Luke, buttando poi un'occhiata veloce a Melissa per godere della sua faccia scarlatta dopo il suo complimento piccante.

«Dai, smettila! - protestò Melissa debolmente, cercando di nascondere il viso sotto i corti capelli corvini, poi rialzò lo sguardo – piuttosto, come hai fatto a saperlo?» gli domandò.

«É stato Matt a dirmelo, era lì per lavoro e vi ha visti!» disse Luke, chiudendo il libro per fare una pausa, poi si stiracchiò le braccia e gambe, allungandosi scompostamente sulla rigida sedia dell'aula studio.

«Già, è vero, l'ho notato anche io» affermò, poi ripensò ad Ashley e alla strana sensazione che aveva avuto quando la sua amica e Matt si erano scambiati degli strani sguardi e fu indecisa se chiedere qualcosa a Luke.

Non voleva sembrare invadente nè pettegola, soprattutto nei confronti di Ashley che con lei si stava dimostrando leale e sincera, ma aveva timore che la sua amica si potesse cacciare in qualche brutto guaio.

Giocherellò nervosamente con la matita, spostando di continuo lo sguardo dal libro alla faccia di Luke, poi decise di aprire bocca perché c'era ancora qualcosa che non le quadrava in tutta quella storia.

«Luke, alla fine non mi hai detto come avevi fatti ad assicurarti che Ashley non rivelasse nulla di noi. Sei stato per caso tu stesso a parlarle?»gli chiese, studiando il viso del suo amato e ogni sua reazione.

«Che importanza ha, quello che conta è che è andato tutto bene, no? Comunque non sono stato io, se è questo che vuoi sapere» gli rispose il ragazzo, ritornando a masticare tranquillamente il suo snack.

Melissa strinse i pugni sulle ginocchia, poi si prese di coraggio.

«C'entra Matt con Ashley?» domandò diretta.

Luke rimase in silenzio per un attimo, poi si appoggiò contro lo schienale della sedia e fissò Melissa. Si fidava di lei ma non poteva esporre Matt, lui stesso non aveva ancora capito bene cosa legasse l'amico a quella ragazza e non gli andava di dire falsità sul suo conto. Matt l'aveva aiutato in un periodo buio della sua vita, quando, in preda a una crisi profonda, non aveva più capito cosa farne del suo futuro e aveva tentato di abbandonare gli studi. Lui l'aveva riacciuffato per i capelli e gli aveva infuso il coraggio e la determinazione che gli erano venuti a mancare, salvandolo.

«Perché questa domanda adesso?» chiese, lasciando che i riccioli gli ricadessero sulla fronte fino a nascondere la sua espressione.

Melissa fece spallucce «Non saprei, ho avuto una...impressione, tutto qua» dichiarò lei, dicendo la verità.

«Ne so quanto te, Mel, sul serio. Tu cerca di non pensarci troppo, ok?» le propose prima di carezzarle una guancia e sorriderle in maniera rassicurante, spazzando via le nubi che affollavano la sua mente.

«Sì, hai ragione» si arrese la moretta, poi fece scorrere la mano sotto il tavolo e, con piacevole sorpresa di Luke, sfiorò la sua e intrecciò le dita con quelle del ragazzo. Lui sussultò, ricambiò forte la stretta e, così uniti, ripresero a studiare in maniera molto più piacevole.

 

 

Ashley pregò qualunque divinità esistente nel cielo azzurro di quel pomeriggio perché la illuminasse e le permettesse di capire per quale cavolo di motivo si trovasse lungo una via sconosciuta nei dintorni del suo negozio e non a bersi un tè freddo nella sua confortevole stanza, magari comodamente spaparanzata sul letto, dopo una giornata di lavoro.

Sbuffò, imprecando contro il suo cervello che, evidentemente, aveva deciso di andare in pensione anticipata, e avanzò di qualche passo mentre controllava i numeri civici.

Un miscuglio di sentimenti contrastanti la animavano: ansia, timore, speranza, eccitazione, si alternavano nel cuore e le davano l'effetto di un macigno posizionato proprio sul petto.

La fila di edifici si interruppe proprio al numero precedente a quello che Ashley aveva memorizzato prima di uscire da lavoro e la ragazza si fermò, spiazzata. Forse era un segno del destino che le impediva di arrivare alla meta o forse, semplicemente, quel biondastro le aveva giocato un brutto scherzo.

Infilò una mano in tasca e ne estrasse il biglietto di Matt per accertarsi di non essersi confusa.

No, il numero era proprio quello ma lei non riusciva a trovarlo.

Si guardò intorno spaesata, arretrando di qualche passo e, proprio quando aveva deciso di ritornare a casa e mandare in malora una volta per tutte quel ragazzo, la sua attenzione venne attirata da una specie di magazzino che si trovava oltre la fine della strada, lungo la stessa direzione delle abitazioni.

Si avvicinò lentamente e con sospetto, e lo scrutò meglio: era una sorta di edificio staccato dagli altri, sembrava costituito solo da due stanze e non di più e forse un tempo doveva essere servito da garage o deposito per qualche attività.

Lesse il numero che spiccava su una targhetta bianca in cima alla porta d'ingresso e si meravigliò quando scoprì che era proprio quello che cercava.

Quello doveva essere lo studio fotografico di Matt, non l'aveva presa in giro.

Il cuore le saltò in gola al pensiero di trovarsi ad un passo dal suo peccato più grande e le gambe avanzarono a fatica, frenate da un debole senso di colpa.

Come un ladro, si avvicinò di soppiatto ai vetri della finestra e vi scrutò all'interno, aiutandosi con la mano per evitare il riflesso della luce che le impediva di mettere a fuoco quello che c'era dentro.

Mentre ammiccava gli occhi e si sforzava di assicurarsi che quello fosse davvero uno studio fotografico e non la sede di un qualche losco traffico, un rumore sordo la fece sobbalzare.

Si voltò e le gambe le tremarono quando vide di fronte a lei Matt, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sopra la sua maglietta nera e un ghigno provocante sulle labbra.

«Sei venuta, alla fine» commentò il ragazzo, fissandola calmo coi suoi occhi pungenti.

«Ciao Matt» lo salutò lei, fredda, evitando di rispondere alla sua provocazione e di concedergli un'ulteriore vittoria, cosa che il suo orgoglio non le avrebbe mai concesso di fare.

Mosse diversi passi verso di lui, Matt nel frattempo si staccò dalla porta e infilò le mani nelle tasche dei jeans.

Lo guardò, cercando di non fare trapelare nessuna delle diverse e numerose emozioni che stavano affollando il suo intero essere, poi lanciò delle occhiate intorno e, a causa di un improvviso brivido freddo, si strinse nelle spalle, lasciate scoperte dalla sua canotta.

«Non mi fai entrare? Qua fuori è troppo rischioso, potrebbero vederci!» gli soffiò, accigliando gli occhi e mostrandosi il più indifferente possibile.

Matt si spostò di lato, spalancando la porta di ingresso e invitandola ad entrare, senza perdere la sua aria irriverente.

«Prego – le disse imitando un tono formale e facendole cenno con la mano verso la porta – non vogliamo certo che a Terence e Michelle venga un infarto nel vederci insieme!» ironizzò, guadagnandosi però un'occhiata torva della rossa, che su quell'argomento non aveva proprio voglia di scherzare.

Varcò la soglia, senza alzare gli occhi da terra, e si sentì al sicuro solo quando fu circondata dalle mura dello studio di Matt.

«Non sei divertente – tuonò Ashley, rimanendo in piedi e vagamente impacciata in quel luogo sconosciuto – ho dovuto raccontare un sacco di palle per venire qui e sto rischiando tanto, se non l'avessi capito!» gli ribadì, con la voce leggermente rotta dall'ansia.

Matt le girò intorno, studiandola come farebbe una cacciatore con la sua vittima, poi si fermò a pochi centimetri da lei e la squadrò in viso, facendola rabbrividire.

«Eppure sei qui, evidentemente hai pensato che ne valesse la pena» le sibilò, avvicinando il viso al suo, così tanto che Ashley avvertì i suoi capelli chiari solleticarle la fronte e provocarle un brivido piacevole lungo la schiena.

Lo odiava quando, con quel suo modo sfacciato, riusciva sempre a mettere a nudo la verità, a farla sentire così dannatamente esposta e incapace di potersi nascondere dietro le solite scuse che rifilava sempre agli altri ma che con lui parevano non funzionare mai.

«Sono qui solo perché abbiamo un discorso in sospeso – precisò, allontanandosi da lui e da quello sguardo – e per nient'altro» sentì il bisogno di specificare, forse più a sè stessa che al ragazzo che aveva di fronte.

Matt si diresse verso un grande tavolo di legno che troneggiava al centro della stanza, sopra il quale stavano cumuli di fotografie, un portatile, varie macchine fotografiche e attrezzi vari, e si prese del tempo, cominciando a fare un po' di ordine in silenzio e con studiata lentezza, mentre Ashley lo osservava diffidente e affascinata allo stesso tempo.

«Ti piace questo posto?» le chiese all'improvviso, ignorando il motivo principale per cui Ashley si trovava lì, come se facesse di tutto per ritardare quella conversazione.

«Beh sì, non è male, l'hai sistemato tu?» gli domandò, facendo vagare lo sguardo dappertutto e soffermandosi poi ad ammirare una serie di foto su pellicola che ricoprivano la maggior parte della superficie dei muri di quella stanza. Alcune erano davvero meravigliose ed Ashley si ritrovò a rimanere incantata a guardarle.

«Sì, non è un granché ma ho cercato di migliorarlo più che potevo. É stata dura all' inizio ma i sacrifici danno i loro frutti prima o poi. E poi ormai ci sono affezionato, non lo cambierei con nessun altro posto» disse Matt, sfiorando delicatamente una parete con la mano e facendosi piuttosto pensieroso e malinconico in volto mentre si affiancava ad Ashley, ancora intenta ad ammirare i suoi scatti.

La rossa percepì la sua presenza ma non si voltò.

Le tornarono in mente le parole di Colleen, quando in spiaggia aveva accennato qualcosa sul fatto che Matt avesse rinunciato a soldi e successo per la sua passione. La voce del ragazzo era stata insolitamente seria nel nominare i sacrifici che aveva fatto per rendere quel posto il suo studio fotografico e quel particolare non fece altro che alimentare ancora di più la curiosità della rossa su quella questione.

Cosa nascondeva quel ragazzo? E quella faccenda aveva a che fare con il suo ' non avere più un posto in cui tornare'?

Probabilmente, con un pizzico di fortuna, Ashley a fine giornata avrebbe avuto le risposte, o almeno così sperava.

«Sei davvero bravo, hai talento» ammise con sincerità, addolcendo lo sguardo e abbattendo ogni diffidenza.

Matt si voltò, meravigliato dalle parole gentili di Ashley, e sorrise.

«Ti ringrazio» le disse, ma quello strambo momento di intesa tra loro durò poco, visto che Matt soffocò una risata subito dopo, facendo aggrottare le sopracciglia alla sua ospite.

«Beh, e adesso che ti prende?» gli domandò, ritornando ad assumere un'aria infastidita e sospettosa.

«Stiamo avendo una conversazione civile e mi hai addirittura fatto un complimento? Che sta succedendo all'universo?» esclamò divertito, passandosi una mano fra i capelli per scoprirsi la fronte.

«Tranquillo, non ci fare l'abitudine! Tutto questo non cambia lo stato delle cose nè quello che siamo!» ribadì Ashley, tornando sulla difensiva, arretrò e poggiò la schiena al muro.

«E cioè? Che cosa saremmo noi due?» incalzò Matt, avvicinandosi pericolosamente a lei e facendola sentire in trappola, una trappola attraente alla quale avrebbe voluto cedere.

«Nemici» mormorò insicura, senza credere davvero in ciò che diceva, con la schiena ben piantata contro il muro, nel tentativo inutile di sfuggire al suo tentatore.

Matt fece una smorfia e poi esagerò una risata.

Il suo viso si fece vicino, come era già successo altre volte, ed Ashley riprovò quella maledetta sensazione, che le fece imporporare le guance e scese fino allo stomaco e in mezzo alle sue gambe.

«La verità è che tu vorresti odiarmi, Ashley, lo vorresti davvero tanto, sarebbe tutto più semplice per te – sussurrò, ad un passo dalle sue labbra – ma non puoi, non ce la fai» sentenziò, infine, in maniera fin troppo sensuale.

Ashley rimase senza parole, boccheggiò più volte mentre sentiva le labbra seccarsi e le membra farsi leggere, tanto che non capì come facesse a stare ancora in piedi.

Piantò i palmi delle mani sul muro a cui era appoggiata per cercare di sorreggersi, mentre il suo corpo era così vicino a quello di Matt da poterne percepire il calore sopra il suo e i suoi occhi, azzurri e tormentati come i suoi, la fissavano senza accennare a cedere e in un attimo la testa le vorticò.

Avrebbe voluto tanto perdersi in quel capogiro, annebbiare la sua mente e stare bene, anche solo fisicamente, annegando le sue angosce dentro quelle di qualcun altro, quelle di Matt, ne aveva bisogno, lo voleva, ma l'ultimo barlume di lucidità rimastole in corpo si fece strada ed emerse da quel mucchio di emozioni.

Con un gesto secco gli piantò le mani sulle spalle e lo spinse via con facilità, senza incontrare ostacolo; Matt si spostò ma sapeva di avere centrato il suo punto debole.

«Questo lo dici tu, ma è ancora tutto da vedere! - provò a difendersi, recuperando il suo piglio combattivo e distaccato – e adesso basta perdere tempo con le idiozie, non sono qui per questo!» ribattè, dirigendosi verso la finestra e socchiudendola per prendere aria, lì dentro l'atmosfera si era fatta fin troppo infuocata.

«Sono d'accordo, il tempo è prezioso» dichiarò il biondo, dandole per una volta ragione.

Matt la osservò riprendere fiato, col viso rosso, stravolto da ciò che aveva appena provato, ed ebbe la certezza che si trattasse dello stesso sentimento che ormai scuoteva anche lui.

Erano attratti l'uno dall'altra.

Ashley non era una bellezza prorompente o vistosa, aveva dei lineamenti delicati, il viso chiaro incorniciato dai capelli rosso acceso, due occhi intensi e quasi sempre in tumulto e un fisico per nulla appariscente, asciutto e senza grandi curve, eppure gli piaceva da morire ed ammetterlo gli costava molto caro, era qualcosa di completamente irrazionale, come se ci fosse un filo invisibile che li tenesse uniti, un filo fatto di dolore e di un passato che evidentemente tormentava ancora entrambi.

Aveva forse bisogno di un altro dolore per esorcizzare il suo? Quello che si convinceva di avere sconfitto dopo anni ma che non perdeva occasione di fargli visita, di tanto in tanto?

«Bene, allora è meglio cominciare, ho un paio di cose da chiederti» pronunciò lei seria, contraendo la fronte e incrociando le braccia sui seni.

«Perfetto, sono tutto tuo!» gli rispose Matt con fare provocatorio, allargando le braccia per mettersi a sua disposizione per poi cominciare placidamente a farsi una sigaretta con del tabacco, sotto gli occhi esitanti di Ashley.

«Non scherzare, e ricordati che voglio la verità» puntualizzò la rossa, i loro occhi si incrociarono come per suggellare tacitamente quel patto.

«Allora ti conviene metterti comoda – fece lui, indicandole una sedia poco distante, prima di aspirare dalla sua sigaretta, socchiudere gli occhi e rilasciare una nuvola di fumo – sarà un pomeriggio abbastanza lungo» concluse, sorridendole, il suo viso angelico contrastava parecchio con l'aura che emanava.

Ashley deglutì e si accomodò, serrando le dita nella stoffa della sua borsa, il suo viso era teso ma determinato.

Ormai era entrata nella tana del lupo, non si tornava indietro, e sperò di uscirne con le idee più chiare su tutto quell'enorme casino in cui si stava pericolosamente addentrando.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Verità ***


Ciao a tutte!
Spero di non avervi fatto aspettare troppo ma purtroppo sono incasinatissima in questo periodo! 
Vi lascio al capitolo ( un po' lunghetto, scusate!!!) e spero tanto che vi piaccia.
Un grazie sempre a chi mi segue e un bacione!


Cap. 10 Verità

 

Ashley continuava a fissare Matt mentre, con una lentezza esasperante, andava avanti a fumare ormai da minuti, arrampicato sul davanzale della finestra, come se facesse di tutto per ritardare il momento delle spiegazioni.

La mano che si avvicinava alla bocca, gli angoli delle sue labbra che, per conformazione naturale, si piegavano leggermente verso l'alto, conferendogli quell'aria quasi perennemente sfacciata, il fumo che si liberava, dividendosi in forme sinuose sempre diverse, all'inizio tutti quei movimenti che si ripetevano sempre uguali l'avevano come ipnotizzata, facendola quasi rilassare, ma alla lunga avevano sortito l'effetto contrario ed Ashley sbuffò e accavallò una gamba, cominciando a muoverla nervosamente e rivelando tutta la sua irrequietezza.

«Non abbiamo tutta la nottata» gli ricordò in maniera brusca, riportandolo alla realtà.

Si aspettava una delle sue solite risposte sfottenti o un ghigno irriverente e invece Matt si voltò verso di lei, con sul viso l'espressione più nostalgica che gli avesse mai visto fare.

Ashley guardò i suoi occhi e si chiese come facesse la tristezza ad apparire così bella.

«Scusami, per spiegarti tutto devo andare indietro nei ricordi e di solito evito di farlo, mi ci perdo sempre quando succede ed è...seccante» le spiegò con calma e un sorriso incerto, e di colpo le parve di intravedere un altro Matt, quello più fragile che si nascondeva dietro il suo atteggiamento indifferente e sfrontato.

Ashley dischiuse le labbra per la sorpresa, poi abbassò gli occhi.

«Già, conosco la sensazione» mormorò a bassa voce, facendosi cupa: farsi prendere in ostaggio dal suo passato era la sua specialità, in fondo.

Matt spense la sigaretta e, con un agile salto, scese giù dalla finestra e si appoggiò con la schiena al muro e le braccia incrociate dietro la nuca.

«Devo partire proprio dall'inizio, da tanti anni fa» disse poco dopo, lanciando uno sguardo veloce ad Ashley, che fremeva sopra quella sedia come se fosse fatta di spine.

«Tanti?» domandò lei, impaziente e desiderosa di scoprire finalmente la verità.

«Diciotto – proferì Matt con gli occhi fissi nel vuoto, poi emise il suono strozzato di una risata – cazzo, è incredibile come sia passato il tempo! Già diciotto anni! Questa cosa mi fa sentire vecchio decrepito!» scherzò, con una punta di amarezza. Anche se non perdeva la sua innata ironia, Ashley capì che Matt si stava addentrando in un territorio che doveva turbarlo e che non aveva ancora imparato a percorrere senza rischi.

«Diciotto anni fa avevo solo tre anni» dichiarò lei, dopo aver fatto un rapido calcolo, rendendosi conto di quanto fossero ormai lontani quei bei tempi.

«Io e Terence ne avevamo sei ed è stato in quel periodo che ci siamo conosciuti – continuò Matt, stuzzicando la curiosità della rossa, che non immaginava di certo che la loro amicizia risalisse addirittura a quella tenera età – le nostre famiglie si frequentavano, appartenevano alla stessa sofisticata elite della città e non erano rare le occasioni mondane in cui si incontravano; feste di beneficienza, grandi galà lussuosi, inaugurazioni, cene formali, era un mondo perfetto e dorato che in realtà nascondeva molta falsità e ipocrisia – specificò con voce dura, persino i lineamenti del suo viso si erano trasformati e fatti più tesi - ma noi eravamo solo dei bambini e a quell'età ci importava solo di giocare e divertirci, i discorsi di affari, le responsabilità, i doveri, erano solo lo sfondo confuso delle nostre scorribande. Ricordo che ci piaceva nasconderci dietro le tende o sotto le lunghe tovaglie dei tavoli per isolarci da quel mondo, spiarlo e deriderlo finchè qualcuno dei nostri genitori non ci scopriva e rovinava le nostre avventure, tirandoci per le orecchie.»

Matt sorrise nel rivedere passare quelle scene felici nella sua mente ed Ashley si sforzò con molta fatica di immaginare che le due piccole pesti di quel racconto fossero gli stessi ragazzi che adesso nemmeno si parlavano più, così diversi e distanti tra loro;

«Non riesco proprio a figurarmi tu...e Terence che giocate insieme da bambini» balbettò, con l'espressione stranita e confusa e un mezzo sorriso sulle labbra, nell'immaginarseli piccoli e carini, mentre sghignazzavano tramando il prossimo danno da mettere all'opera.

«Eppure era così! Certo, tra i due sono sempre stato io il più ribelle ma Terence si lasciava coinvolgere facilmente nelle mie marachelle, in fondo piaceva anche a lui. Siamo cresciuti insieme, stesse scuole, stessi corsi, stessi amici, eravamo inseparabili» mormorò a bassa voce, un po' insicuro, quasi incredulo delle sue stesse parole che adesso suonavano così assurde.

Inseparabili non lo erano stati, alla fine.

«E poi? - incalzò Ashley, spinta dall'impazienza di sapere – alla fine che cosa è successo? Perchè vi siete ridotti così...come siete adesso»

«Semplicemente siamo cresciuti» disse serio, puntando i suoi occhi gelidi sopra Ashley, che però aggrottò i suoi, insoddisfatta da quella risposta troppo sintetica. Quell'odio profondo di certo richiedeva più di tre semplici parole per essere spiegato.

Per sua fortuna Matt intuì la sua tacita richiesta di più dettagli, ovviamente, e così andò avanti, sebbene rivangare certi momenti gli facesse bruciare ancora troppe ferite.

«Da piccoli non si comprendono molti dei meccanismi che condizionano la vita degli adulti, si è spensierati, c'è solo la scuola, uscire a giocare con gli amici, fare casino, non ci si sente ancora addosso il peso delle aspettative della propria famiglia» continuò, ma dopo quell'ultima affermazione si bloccò, il suo visò si rabbuiò talmente tanto che Ashley capì che il ragazzo aveva toccato una corda delicata della sua storia.

D'improvviso altre domande si fecero strada nella sua testa: se Matt proveniva come Terence e Michelle da una famiglia facoltosa e in vista, come mai conduceva una vita totalmente diversa da quelle dei due fratelli? Che fine avevano fatto i suoi genitori e perché a lei aveva detto di non avere più una casa?

«I tempi in cui ce ne fregavamo degli adulti e pensavamo solo a combinare qualche scherzo passarono presto e con la fine dell'infanzia ci accorgemmo di essere cambiati anche noi. Man mano che gli anni trascorrevano, la nostra spensieratezza ci abbandonava e le differenze tra noi cominciarono ad emergere. – disse, stringendo forte i pugni, poi prese fiato e alzò lo sguardo al soffitto - Terence cominciò presto a pensare al suo futuro, incoraggiato dalle promesse dei suoi genitori. A lui non dispiaceva quella realtà, amava la sua famiglia ed era orgoglioso di poter fare parte del loro mondo, e così anche sua sorella. Mi parlava spesso con fierezza dei progetti che suo padre aveva per lui e di come si sarebbe impegnato per diventare, un giorno, il suo degno erede. Avevamo 12 anni, era passato solo qualche anno da quando ci rincorrevamo lungo i corridoi delle nostre enormi case, eppure tra di noi c'era ormai un baratro.» concluse, con gli occhi persi nel vuoto e velati da un vago sentimento di tristezza.

Ashley, inchiodata su quella sedia, sentiva il suo corpo fremere così tanto che rimanere seduta le stava costando uno sforzo notevole. Le sue ginocchia tremavano e le mani avevano cominciato a sudarle mentre le dita si aggrovigliavano tra loro. Non sapeva perché stava reagendo in quel modo, nè per quale motivo le sembrava di riuscire a sentire le emozioni di Matt scorrere nelle sue stesse vene, come se le loro anime fossero comunicanti.

Era empatia, o forse uno strano sesto senso che voleva comunicarle che, alla fine di quella lunga e sofferta conversazione, sarebbe venuta a conoscenza di una verità che avrebbe cambiato per sempre il rapporto tra lei e il ragazzo che aveva di fronte.

Era davvero buffo, era venuta in quel posto per conoscere il motivo che aveva generato l'odio profondo tra i suoi amici e Matt, e adesso quasi non le importava più.

In quel momento quello che cominciava a premerle davvero era il passato che si celava dietro Matt e dietro quella famiglia, di cui continuava a parlare come se appartenesse ormai a un tempo troppo lontano.

«E tu, invece? A te non piaceva quel mondo?» domandò, tradendo il suo nervosismo, senza riuscire più a trattenersi ma vincendo l'impulso di scattare in piedi e avvicinarsi al biondo.

Matt inarcò un sopracciglio e la osservò con una punta di curiosità: quella domanda non se l'aspettava, Ashley aveva di colpo spostato la sua attenzione da Terence a lui e per di più adesso aveva l'aria di chi non riuscisse a stare ferma sopra quella sedia, presa dall'impazienza di sapere.

«No, io non riuscivo a trovarmi a mio agio dentro la vita che conducevano i miei genitori; tutti quei riflettori, i sorrisi falsi, le etichette e i doveri sociali, erano tutte cose che non sopportavo e che mi facevano sentire intrappolato, imposizioni che mi stavano sempre più strette – le rispose, piegando la testa verso destra e appoggiandola al muro – per questo non riuscivamo più a capirci io e Terence, lui non comprendeva perché fossi così insofferente, perché mi ostinassi a trasgredire alle regole imposte dai miei a costo di ricevere ceffoni e punizioni continue, e io non mi capacitavo che lui si trovasse bene in quell'ambiente, in mezzo a quei cazzo di ipocriti in giacca e cravatta!» esclamò Matt con rabbia, poi portò lo sguardo verso Ashley, che sussultò, sentendosi ad un passo dal conoscere il perché di tutte quelle strane sensazioni familiari che provava da quando aveva incontrato gli occhi sconosciuti di quel ragazzo.

«La tua famiglia, i tuoi genitori – azzardò Ashley, invasa da un'adrenalina mai provata prima – l'avevano capito?»

Matt accennò una risata amara, poi annuì col capo, lasciando che alcuni cuffi di capelli gli coprissero per intero la fronte.

«Certo che lo sapevano, per un periodo li ho sfidati di continuo, mi recavo a quelle stupide cene in condizioni impresentabili, disubbidivo a quasi tutti i loro ordini, ero sfrontato e distaccato, cercavo di attirare la loro attenzione, anche se in maniera sbagliata, ma era inutile. Tenevano piú all' immagine sociale e a mantenere pulita la loro reputazione che a conoscere i desideri di un figlio, hanno sempre fatto così» le spiegò Matt, Ashley provò l'istinto di correre da lui e buttargli le braccia al collo, senza nemmeno sapere se avrebbe funzionato a togliergli dalla faccia quell'aria insopportabilmente mesta che troppo spesso aveva visto sul suo stesso viso, quando si guardava allo specchio.

Solo allora capì cosa aveva inteso dirle Matt quando, le prime volte che si erano incrociati fuori, le aveva fatto notare quanto conoscesse bene l'espressione del suo volto.

Guardare Matt era come guardare dentro uno specchio e riconoscersi in quel riflesso, e forse trovò una risposta a quell'irrazionale forza che le impediva di lasciarlo andare e liberarsene.

«E adesso? É ancora così?» chiese Ashley con la voce spezzata, senza nemmeno accorgersi di essere balzata giù dalla sedia e averlo raggiunto, con pochi passi veloci.

Matt sgranò un poco gli occhi, perplesso nel trovarsela all'improvviso così vicina, poi li addolcì, facendoli scorrere sulla figura tremante della rossa.

«Non c'è nessun adesso, Ashley» fu la sua risposta, secca ed enigmatica, mentre una mano si posò delicatamente sulla guancia della ragazza e la accarezzò con dolcezza, facendole diventare le gambe molli come gelatina.

«Cosa? Che significa?» continuò a domandargli, arretrando di un passo, terrorizzata di sentire una risposta capace di farle riprovare il suo stesso solito dolore.

«Non ti interessava solo sapere perché i tuoi amichetti non mi sopportano?» chiese lui a sua volta, allungando la sua agonia.

Ashley scosse la testa con violenza «Mi importa anche di te!» ribattè con sicurezza e con gli occhi leggermente lucidi, senza curarsi di scoprire così tanto i suoi sentimenti, libera da ogni freno che di solito si imponeva quando era con lui.

Matt sorrise, Ashley in quel momento gli appariva nella sua forma più genuina, senza scudi o barriere, una creatura fragile che non si era ancora resa conto di quanta forza possedesse, la stessa che l'aveva spinta fin dove era ora e che le stava permettendo di riappropriarsi di una vita e di un'identità che le era stata strappata.

Percepì il suo bisogno di sfogarsi tramite lui, di tirare fuori un dolore che ancora non aveva mai ammesso a voce alta e sentì a sua volta la necessità di raccontarle quella parte così intima e personale della vita che solo pochissimi altri avevano mai ascoltato.

Alla verità però bisognava arrivarci gradualmente e non di getto, come uno schiaffo in pieno viso.

«Al liceo decisi di provare a cambiare atteggiamento, speravo che se avessi cercato di rispettarli e di essere il figlio che desideravano, alla fine avrebbero accettato ciò che ero e ciò che avrei voluto essere in futuro. Smisi di essere ribelle, ricominciai a studiare e a prendere voti alti, frequentai gli ambienti che loro approvavano e tutto sembrò migliorare. Mi convinsi che mi amavano davvero e ci ho creduto per molto tempo. Soffrivo in silenzio e quando potevo ne approfittavo per uscire e stare all'aria aperta, perché quando mi trovavo fuori da quelle mura asfissianti, mi sentivo davvero libero, me stesso. Fu in quel periodo che cominciai ad appassionarmi alla fotografia, immortalare i momenti, fissare per sempre un'immagine irripetibile dentro il mio obiettivo, mi faceva sentire vivo, cancellava ogni mia sofferenza e mi dava una energia nuova, quella che mi era mancata da quando avevo deciso di assecondare apaticamente i miei e trascurare le mie aspirazioni» proseguì Matt nel suo dettagliato racconto, mentre Ashley lo guardò sorridendo, adesso quel quadro sfocato stava cominciando ad acquisire dei contorni più nitidi e anche le parole dei suoi amici le sembrarono più comprensibili. Matt aveva rinunciato a occuparsi dell'attività di famiglia per seguire la sua passione, ormai era piuttosto evidente.

«Lo so, si vede che ami il lavoro che fai e ti ammiro per questo. Ti ho visto l'altro giorno in spiaggia e...beh, avevi un entusiasmo e una dedizione così profondi, che trasparivano da ogni tuo gesto. Io credo che valga sempre la pena seguire i propri sogni» dichiarò timidamente, immedesimandosi in lui. Non aveva mai avuto la possibilità di scegliere la propria strada e adesso stava lottando per quello, per fare ciò che più la rendeva felice e soddisfatta e, iscriversi all'università per studiare ciò che amava, era stato il primo passo.

«Già, e tu lo stai facendo?» le chiese, invitandola a mettersi di fianco a lui, con la schiena poggiata sul muro.

«Adesso sì, ci sto provando, spero non sia troppo tardi» gli confessò, leggermente in imbarazzo.

Matt le carezzò un braccio per farle sentire il suo appoggio. «Tranquilla, sei in perfetto orario e sono sicuro che riuscirai in qualunque cosa vorrai, basta crederci» la incoraggiò, facendole accendere gli occhi di una scintilla di positività.

«Solo che non è sempre facile, a volte è una strada tutta in salita e che comporta molte rinunce – riprese a parlare subito dopo, assumendo un tono molto più scuro, poi sospirò – quando comunicai ai miei la decisione di voler seguire la mia passione e diventare fotografo la presero come un tradimento. Mio padre fece una scenata assurda che ho ancora impressa in mente, mi disse che sarei stato solo un fallito, che ero ingrato per tutti i sacrifici che loro avevano fatto per farmi crescere e studiare e per assicurarmi un futuro. Mi sono sentito uno schifo, una nullità perché, per quanto avessi pensato di poter essere forte, in realtà avevo bisogno di credere che loro mi amassero e che mi avrebbero appoggiato. - la voce di Matt si fece roca mentre gli occhi di Ashley colmi di lacrime, visto che aveva vissuto con sua madre una scena molto simile quando le aveva comunicato di non volere fare giurisprudenza come il suo ex - L'unica strada possibile per me era gestire l'impresa di famiglia insieme a mio fratello, un'attività che si tramandavano di padre in figlio da generazioni e che per loro significava di più della mia felicità.» Matt si fermò un attimo, si accorse delle lacrime negli occhi di Ashley e pensò che forse il suo racconto le suscitava ricordi troppo insopportabili.

«Ehi, forse è meglio che io la smetta, non voglio certo farti stare male con le mie lagne» le sussurrò dolcemente, sollevandole il viso con una mano per portarlo alla sua altezza.

«No! - esclamò Ashley, afferrandogli il polso con forza per poi allentare la presa e renderla lieve come una carezza – continua, ti prego - lo implorò, abbassando il volume della voce – hai detto che hai un fratello?» domandò quindi, sforzandosi di cacciare indietro le lacrime che premevano.

Matt annuì semplicemente.

«Si chiama Alexander ed è cinque anni più grande di me. Lui è sempre stato un figlio modello, il vanto della mia famiglia agli occhi degli altri, e mia madre non perdeva mai occasione per paragonarmi a lui e sminuirmi. Qualunque cosa facessi, secondo lei mio fratello la faceva meglio. Per fortuna lui non si è comportato mai da stronzo con me ma tentava spesso di farmi mettere la testa a posto, di convincermi che non sarebbe stato poi così male continuare l'attività di famiglia con lui. E io invece la odiavo e non riuscivo a capire cosa ci fosse di tanto sbagliato nel voler fare altro nella vita. Mi sentivo in una fottuta prigione!» spiegò Matt, poi si accese un'altra sigaretta, inevitabile dopo tutte le emozioni negative che stava rivivendo. Ashley approfittò di quel momento di pausa per osservarlo mesta e con un macigno piantato sul cuore.

Non avrebbe mai immaginato che dietro quella sua aria irriverente potesse celarsi un passato così deprimente e doloroso, era rimasta pietrificata nell'immaginare quanto dovesse essere stato terribile per un ragazzo così giovane non avere nessuno a confortarlo o a incoraggiare le sue scelte, sentire sulle spalle il peso delle responsabilità e i ricatti d'amore dei propri genitori, disposti a volergli bene solo se avesse seguito la strada che loro avevano scelto per lui.

Una nuvola di fumo le offuscò la vista per un attimo, interrompendo i suoi pensieri, mentre Matt blaterò qualche scusa per l'aria irrespirabile, si affrettò a spalancare la finestra e subito dopo riprese a parlare.

«Per riassumere, ero solo un ragazzino di 16 anni e mi sentivo addosso il peso del mondo intero. Lasciai la mia ragazza perché anche lei non mi appoggiava, ma non c'era da meravigliarsene; faceva parte di quell'ambiente e condivideva le ragioni dei miei genitori. Non avevo nessuno dalla mia parte e mi sentivo terribilmente solo. Con Terence eravamo ancora amici anche se molto più distanti rispetto a quando eravamo bambini. Lui studiava sodo per il suo obiettivo, cioè entrare in una prestigiosa università privata di economia, anche se a volte non gli riusciva proprio bene» disse Matt ma, prima di continuare la sua attenzione venne attratta da Ashley, che si era staccata dalla parete ed era di nuovo di fronte a lui. Gli occhi non erano più lucidi ma Matt poteva scommettere che non sarebbero rimasti così ancora per molto.

«E ce l'ha fatta, alla fine? Stai parlando dell'università che frequenta ora?» chiese la rossa, sapeva che Terence a breve si sarebbe laureato in Economia, la stessa facoltà in cui era iscritta anche Michelle.

«Sì, è proprio questo il motivo del suo odio mortale nei miei confronti» arrivò dritto al nocciolo della questione, appoggiando le braccia sul davanzale e sporgendosi un secondo a guardare distrattamente fuori dalla finestra.

«Cosa? Io non capisco...puoi spiegarti meglio?» lo pregò Ashley, con le sopracciglia aggrottate e l'aria di chi non riesce proprio a capire il nesso fra la scelta di un'università e una così forte inimicizia.

«Durante il liceo ho attraversato varie crisi, alternavo stati d'animo di speranza, in cui credevo di poter affrontare i miei genitori e convincerli ad accettare il mio interesse per la fotografia, a momenti di buio totale, in cui non ero abbastanza forte da lottare e mi comportavo da vigliacco. Ero solo un ragazzino, in fondo, e vivevo costantemente in un clima di forti aspettative e di pressione psicologica. - Matt puntò lo sguardo cristallino oltre la fine della strada, dove pochi passanti discutevano animatamente di qualcosa, poi si voltò verso Ashley - Mentre Terence aveva ben chiaro il suo futuro e tutti sapevamo da anni che avrebbe cercato di entrare in una prestigiosa università privata, quella che frequentavano molti dei membri della sua famiglia, io non avevo idea di cosa fare o, per meglio dire, non mi era permesso seguire i miei sogni. Mio padre aveva scelto per me, come per mio fratello, la stessa università di Terence. Durante l'ultimo anno avevo detto a Terence che non avrei frequentato quell'università ma poi, poco prima del diploma, in un attimo di debolezza, mi feci convincere dai miei genitori a fare i test per accedervi. Non lo volevo davvero ma in un certo senso ne ero stato costretto. Mi sentivo malissimo ma Terence non riusciva a capire l'inferno che vivevo a casa, lui era amato dai suoi genitori e i suoi desideri corrispondevano a quelli della sua famiglia e tuttora è così. Mi temeva, a scuola ero più bravo di lui e la mia decisione dell'ultimo secondo di mettermi in mezzo a qualcosa che per lui era di vitale importanza e che invece io, ai suoi occhi, prendevo come un capriccio, lo infastidì. Io lo tranquillizzavo, gli dicevo che sarebbe andata bene e che saremmo riusciti ad entrare entrambi.» disse il biondo in maniera alquanto cupa, lasciando presumere invece un finale molto diverso.

«E invece?» incalzò Ashley, ad un passo dall'avere tra le mani la soluzione a tutte le sue domande e forse la risposta che avrebbe messo a tacere o confermato i suoi sensi di colpa.

«E invece non fu così. Io ottenni un buon punteggio che mi permise di accedere, nonostante detestassi quell'università con tutte le mie forze, Terence rimase scartato. Per lui fu un duro colpo, sentì di avere deluso tutti e anche se stesso, non riusciva a vedersi in nessun altro posto che non fosse quella scuola ed entrò profondamente in crisi» aggiunse Matt ed Ashley non cambiò la sua espressione perplessa, dato che non vedeva per quale motivo Terence avesse dovuto incolpare l' ex amico del suo fallimento.

«Ma, io continuo a non capire. Che colpa potevi avere tu se il suo test era andato male?» gli chiese, cercando di cavare qualcosa da quella conversazione che si stava rivelando molto più complicata di quanto si sarebbe aspettata.

«Nessuna, infatti. É per quello che ho fatto dopo che Terence e Michelle mi schifano.»

Si faceva tutto più incomprensibile ed Ashley faticava sempre più a comprendere i meccanismi dell'alta società, di cui lei non aveva mai fatto lontanamente parte, provenendo al contrario da una famiglia umile.

«Sarebbe?» insistette.

«Ho rinunciato al mio posto. Non so cosa scattò nella mia testa in quel momento, ma mi ricordo perfettamente il ghigno di vittoria di mio padre e l'espressione compiaciuta di mia madre nel sapere che alla fine avevano vinto loro, che mi ero piegato e che la loro cazzo di reputazione era salva. Fu in quell'attimo che realizzai che stavo buttando nel cesso la mia intera vita per condannarmi a un'esistenza piatta e infelice. Era meglio morire a quel punto, no? Se fossi andato in quell'università io sarei morto comunque e me ne resi conto solo quando vidi le facce vittoriose dei miei genitori. Sentii scorrermi nelle vene il coraggio che mi era sempre mancato e così, su due piedi, li affrontai e dissi loro che io in quell'università non ci avrei messo piede, che volevo fare un corso di fotografia e dedicarmi alla mia passione. Mia madre ebbe quasi un mancamento mentre mio padre mi tirò un ceffone così forte che ancora ricordo la sensazione della mia guancia infuocata. Mi disse che se avessi deciso di intraprendere la carriera di fotografo potevo anche fare i bagagli e andarmene e che una volta uscito da quella porta per loro sarei morto. E così ho fatto, cancellando per sempre la mia famiglia, sono uscito da quella casa senza sapere più chi fossi, avevo perso le mie origini, la mia identità, tutto» mormorò Matt, abbassando lo sguardo. Anche se i suoi occhi erano asciutti e la sua voce ferma, Ashley percepì il suo enorme dolore, lo vide vacillare per la prima volta, perdere ogni sfumatura di sfrontatezza e ironia e mostrarsi per quello che era; un ragazzo che aveva dovuto affrontare una tragedia tutto da solo e che era stato obbligato a rimettere lentamente insieme i pezzi della sua vita per sopravvivere, senza nessun aiuto.

Anche lei si era sentita morta, il giorno che sua madre l'aveva rinnegata e la similitudine con la storia di Matt la fece sussultare e fu in grado di provare le sue stesse sofferenze.

«E Terence?» chiese in un soffio, con quel poco di voce che riuscì a racimolare.

«L'università lo chiamò per comunicargli che una persona aveva rinunciato e che lui avrebbe occupato quel posto di nuovo libero.» rispose lui, come fosse la cosa più elementare del mondo.

«Ma non ha senso! Dovrebbe esserti grato, anche se è stata una casualità! Perché diamine dovrebbe odiarti per questo?» sbottò Ashley, le sembrava tutto così assurdo che per un attimo le balenò in testa il sospetto che Matt la stesse prendendo in giro, anche se il suo viso era così teso e scuro da risultare fin troppo credibile e lei ormai aveva iniziato a fidarsi di lui.

Matt emise una risata asettica, poi si avvicinò come un felino ad una Ashley sempre più confusa e le poggiò le mani sulle spalle per avvicinare il viso al suo.

«Ashley, tu non capisci perché non hai mai avuto a che fare con questa merda di società altolocata, ma prova per un attimo a immedesimarti in loro, prova per un po' a ragionare in questo modo. Prova ad immaginare cosa significa sapere che tuo figlio è entrato nell'università per cui si prepara da anni solo perchè uno stronzo sbandato e fallito ha rinuciato al suo prestigioso posto per andare in giro a cercare fortuna come un accattone. - le sibilò con una fredda crudeltà – prova a pensare che questa voce cominci a circolare veloce come un lampo, diffondendosi a macchia d'olio negli ambienti che frequenti, tra gli amici della tua famiglia e i conoscenti, facendoli bisbigliare e ridacchiare non appena fai il tuo ingresso. É cambiato adesso lo scenario?» la provocò con un tono suadente e terrificante, tanto da metterle i brividi.

Ashley deglutì rumorosamente e trattenne il fiato. La voce fredda di Matt aveva rispecchiato alla perfezione la crudeltà che si nascondeva dietro la patina dorata della ricchezza, un mondo falso e pronto a pugnalarti alla prima occasione e dove sopravvivere diventava una battaglia.

Matt ne era fuggito e si era salvato, anche se a un prezzo molto alto.

«Per anni Terence è stato additato come colui che è riuscito ad entrare nell'università di famiglia solo perché io, un coglione vergogna dei propri genitori, avevo rinunciato al mio posto. Detestarmi era una conseguenza più che ovvia, ma il peggio è che Terence ha cominciato a pensare che io l'avessi fatto apposta per metterlo in cattiva luce, che avessi goduto a umiliarlo in questo modo. Mi ha rinfacciato queste accuse di persona, dicendomi che ero sempre stato solo un viziato capriccioso a cui non importava un cazzo di nessuno e che avevo deciso all'ultimo minuto di fare quel test, che in realtà non mi interessava, proprio per mettergli i bastoni tra le ruote e distruggere la sua reputazione. Il suo odio si basa su questo grande fraintendimento e su nient'altro. Più volte in passato ho cercato di fargli capire come mi ero sentito, quanto ero stato debole sotto il peso delle responsabilità e senza l'amore di una famiglia, quante pressioni avevo sopportato, credendo di impazzire e quanto era stato straziante per me prendere la decisione che aveva cambiato per sempre la mia vita e la sua, di riflesso. Non ha mai capito, era troppo sconvolto dalle voci che avevano incrinato la sua immagine e quella della sua famiglia e che lo avevano marchiato come chi non era riuscito a farcela da solo e aveva avuto bisogno degli scarti di uno sfigato. É così che è andata, che tu ci creda o no. Puoi chiederlo anche a loro ma sono più che certo che ti racconterebbero un'altra versione» concluse Matt, svelando finalmente la ragione dietro quell'assurdo odio e che adesso sembrava ancora più inspiegabile.

«Ma.. è... una cosa assurda! Non riesco davvero a credere che per un equivoco del genere, per colpa dei pettegolezzi e dell'onore, si sia arrivati a questo punto!» balbettò Ashley stordita. Era venuta lì per trovare un motivo, uno soltanto che avesse potuto mettere in cattiva luce quel ragazzo in modo da trovare una ragione per ignorarlo, cancellarlo e tornare alla sua nuova vita.

E invece aveva scoperto un ragazzo distrutto, che non solo non aveva nessuna colpa per ciò che era successo, ma in più aveva dovuto sopportare anni senza amore, pieni di incubi e pesi troppo grandi per un sedicenne.

«Eppure è proprio così. Ho perso la mia famiglia, ho perso un amico, ho perso tutto in un soffio e mi sono trovato catapultato fuori a cercare di inseguire l'unica cosa che mi teneva ancora in vita, i miei sogni.» affermò, con il volto attraversato dalla tristezza ma anche da una pacata accettazione e dalla consapevolezza di esserci riuscito dopo tanti sacrifici.

«E tuo padre, tua madre? - azzardò Ashley, con voce incerta e timorosa di fargli quella domanda – vi siete più sentiti?»

«Non li sento da quel giorno, avevano detto che potevo ritenermi morto e così è stato. Sono passati cinque anni ormai e io non ho più niente a che fare con loro, ora sono un altro Matt, sono rinato e in fondo va bene così. Ogni tanto mi capita di sentire mio fratello, ha cominciato a lavorare in azienda come voleva mio padre, si è sposato due anni fa con una ragazza di buona famiglia e da un anno hanno un bambino, mio nipote. Pensa che non l'ho mai visto.» ammise e un'ombra di amarezza gli oscurò per un istante gli occhi chiari, poi spostò lo sguardo verso Ashley, trovandola con un'espressione indecifrabile in volto, sembrava una bambola vuota e senza pensieri.

Lentamente la vide muovere alcuni passi verso di lui. Si fermò solo a qualche centimetro dal biondo, sollevò lo sguardo e avvicinò la testa fino a posarla su una spalla di Matt che, all'inizio, contrasse lievemente la fronte per la meraviglia ma presto si rilassò, le circondò la schiena con le braccia e portò una mano in mezzo ai suoi capelli rossi, lasciando che si insinuassero tra le sue dita.

Ashley rimase ferma, con i battiti del cuore impazziti e una inspiegabile sensazione di pace che le aveva invaso il corpo nel momento in cui aveva percepito la consistenza e il calore di quello di Matt contro il suo.

Era bello abbracciarlo, le piaceva, ed era qualcosa di istintivo che non poteva spiegare razionalmente e, soprattutto, che non poteva più evitare.

Piano e con esitazione, come comandata da una forza incontrollabile, sollevò le braccia e poggiò i palmi delle mani sul petto di Matt, risalì lentamente, raggiunse per la prima volta la pelle morbida del suo collo, lo avvertì trattenere il fiato ed emettere un gemito senza suono mentre, di riflesso, lui alzava la testa per offrirsi e lasciarle campo libero.

Erano solo pochi tocchi, leggeri e incerti, ma profondamente intensi.

Ritrovandosi a osare, Ashley affondò le dita tra i capelli di Matt e gli circondò le spalle con le braccia, poi si allungò verso il suo orecchio e dischiuse le labbra per poter parlare.

«Mi dispiace così tanto – gli sussurrò con un filo di voce, mentre entrambi rimanevano stretti e immobili in quella posizione – non credevo che avessi dovuto sopportare tutto questo, è terribile... e io sono stata stupida..» cercò di scusarsi per aver dubitato di lui e averlo creduto solo un fastidioso rompiscatole, ma Matt la bloccò subito.

Le carezzò la schiena con una mano e rafforzò la stretta al suo esile corpo.

«Non devi scusarti, Ashley, va tutto bene adesso» provò a calmarla, dopo aver notato i suoi occhi castani sempre più lucidi.

Lei scosse la testa, serrandoli di colpo «No, non va bene! Avevi ragione dall'inizio, sai? Non so come hai fatto o se hai qualche assurdo potere magico ma...è vero, siamo molto simili noi due e.. - dovette fermarsi perché la voce cominciava a tremarle senza controllo, prese un respiro, deglutì e continuò – ho bisogno di dirtelo, io ho bisogno di sentirlo dalla mia stessa voce... anche io non ho più una famiglia!» confessò infine, due lacrime troppo pesanti caddero giù dagli angoli dei suoi occhi e le rigarono le guance mentre si staccava da Matt e decideva di farlo entrare nel suo mondo disastrato.

«Cinque anni fa avevo 16 anni e ho perso la persona più importante della mia vita, mio padre. L'ha investito una macchina che è uscita fuori strada. Sai che significa perdere qualcuno in questo modo? Un momento prima esiste, ti parla, ti sorride e un momento dopo non c'è più, sparito, cancellato per sempre. Non riuscivo nemmeno a realizzarlo, a capire come diavolo fosse possibile una cosa del genere! Era tutto surreale e mi aveva travolto senza preavviso, come una secchiata gelida. - disse, tra i singhiozzi che ormai la scuotevano senza che a lei importasse più – mi era rimasta solo mia madre...pensavo che insieme avremmo potuto farcela, ma mi sbagliavo. Si comportava con freddezza e mi evitava; all'inizio pensavo fosse solo per il dolore ma anche più tardi, anche quando riprese a vedere altri uomini, il suo atteggiamento nei miei confronti non cambiava, al contrario, peggiorava» terminò a fatica la frase perché, ormai, le lacrime le offuscavano la vista e si sentiva scossa da molti brividi, Matt le afferrò le mani bianche e fredde e le strinse.

«Ashley...non devi per forza dirmelo, non farlo se non vuoi, ti fa troppo male» provò ad evitarle quella sofferenza ma lei spalancò gli occhi e strinse più forte le sue mani.

«E invece voglio farlo Matt...io ne ho bisogno!» ammise, sputando fuori tutto il dolore che le aveva intasato il cuore per anni. Per troppo tempo si era tenuta tutto dentro ma adesso era arrivato il momento di aprirsi, di sfogarsi e voleva farlo con lui, perché Matt la capiva, perché aveva vissuto qualcosa di molto simile e non la vedeva come una sfortunata da compatire o una poveretta piena di problemi.

Per lui era solo una ragazza che stava affrontando la dura battaglia che la vita le aveva messo di fronte.

Il biondo annuì dolcemente e le sorrise, Ashley gli fece un lieve cenno del capo come un silenzioso ringraziamento.

«La situazione cominciò a degenerare, mia madre portava a casa gli uomini che frequentava e mi rinfacciava più volte di dovermi mantenere solo perché minorenne. Dopo il diploma mi rifiutai di iscrivermi in Giurisprudenza come il mio ex ragazzo e lei andò di matto. Mi disse che non mi avrebbe aiutato economicamente per farmi frequentare Lettere, come volevo io, e che avrei dovuto trovarmi al più presto un lavoro. Io lo feci, speravo di farle cambiare idea e che, dopo aver accumulato dei soldi, avrei potuto seguire la mia strada. - riprese a parlare, cercando di contenere le lacrime che ormai affioravano di continuo e le avevano già arrossato il viso – Invece pochi mesi fa, mi ha costretto a trasferirmi dal suo compagno, un uomo orribile che pretendeva di gestire anche la mia vita, io le ho detto cosa ne pensavo e sai cosa mi ha risposto? - proseguì, sempre più distrutta ma allo stesso tempo più leggera – mi ha rivelato che io non sarei dovuta mai nascere, che per lei ero solo un aborto mancato e che dovevo ringraziare mio padre se esistevo perché era stato lui a convincerla a portare a termine la gravidanza.» singhiozzò, allo stremo delle forze.

Matt le si avvicinò e le prese il viso con entrambe le mani.

Fino a poco tempo prima erano due ragazzi sconosciuti e adesso condividevano la parte più privata della loro vita.

Le mani di Matt sul suo viso erano confortanti, Ashley chiuse gli occhi per un attimo, cercando di riprendere le forze dopo quel momento di totale abbandono e sfogo, regolarizzò il respiro, smise di affannarsi come se stesse annegando e, quando li riaprì, lui era ancora lì e le faceva sentire il suo sostegno in silenzio.

«Quando poco fa hai detto che per i tuoi sei morto, che avevi perso la tua identità, come se fino a quel momento non fossi esistito...ecco, io ho provato più o meno la stessa cosa. Quando mia madre ha detto che non sarei nemmeno dovuta nascere io mi sono sentita come se la mia intera vita non avesse più un significato e non esistesse più un posto per me o un motivo per continuare a vivere. É stato orrendo ma poi ho ripensato a mio padre, a quanto lui mi avesse fortemente voluto e ho capito che non dovevo sprecare neanche un minuto. Devo farcela per me ma anche per lui.» disse, qualche lacrima cadde quando nominò la persona che più l'aveva amata.

«E tu ce la farai, sei forte, Ashley, anche se non te ne rendi conto! Io vedo una ragazza che lotta, orgogliosa e fiera, che ha sempre saputo come tenermi testa quando mi sono comportato come un' emerita testa di cazzo! - scherzò lui, continuando ad accarezzarle le guance e strappando finalmente un sorriso da quelle labbra tormentate – Cinque anni fa ero ridotto uno schifo, ero pure peggio di te, c'è stato un momento in cui ho pensato che forse sarebbe stato meglio morire. Ma poi mi sono detto ' e che cazzo, sono qui, ho finalmente la possibilità di essere libero' e me la sono giocata. Questo buco mezzo malandato è tutto il mio mondo, rappresenta i sacrifici che ho affrontato da solo e la mia vittoria, per questo ci sono così legato. Le mie cicatrici a volte fanno male e le tue ferite bruciano ancora da cani ma...hai la libertà...sfruttala adesso che puoi»

Ashley ascoltò le parole di Matt in silenzio, era proprio una beffa che l'unico capace di darle una scossa, di toglierle un paio di tonnellate dal petto, fosse stato proprio il ragazzo con cui non avrebbe nemmeno dovuto mai parlare e per un motivo che si era rivelato addirittura inesistente.

Le ultime lacrime scivolarono giù, fermandosi agli angoli delle sue labbra e, prima che potesse accorgersene, Ashley sentì le labbra di Matt sulle sue guance.

Con una delicatezza che non si sarebbe mai aspettata da lui, aveva cominciato a lasciarle dei baci lungo tutto il viso, percepiva quella morbidezza inebriante e capì che le stava asciugando le lacrime con le sue labbra. Era stato un gesto talmente intimo e così intenso che Ashley socchiuse gli occhi, annullò il mondo esterno, la realtà, e si dimenticò persino chi fossero loro due, concentrandosi solo su quelle sensazioni.

La sua mente pregò internamente che non smettesse mai, che continuasse a farla stare bene e che la baciasse ancora e ancora in mille modi diversi, perché quando lo faceva, quando le sue labbra le sfioravano la pelle, lei dimenticava tutto il dolore e tutta la sofferenza e rinasceva.

Lui era la sua medicina, quella cura pericolosa che però alla lunga provoca dipendenza e lo sapeva bene che, usandolo per alleviare le sue pene, alla fine avrebbe finito per rimanerci incastrata.

Quando Matt allontanò la bocca dal suo viso, Ashley provò una forte sensazione di vuoto, aprì gli occhi d'istinto e se lo ritrovò davanti, con quello sguardo bellissimo puntato su di lei e le labbra ancora dischiuse e umide delle sue lacrime salate.

Le sembrò un'immagine di una bellezza sconvolgente, il suo cuore perse un battito e il suo corpo non potè fare a meno di desiderarlo, senza sentimenti, senza ragione, per un bisogno fisico che premeva.

Voleva stare bene a tutti i costi e se Matt ci riusciva in quel modo, allora era tutto ok, senza porsi domande, senza pensare troppo.

Le tremarono giusto un po' le gambe quando realizzò che erano soli e che non aveva intenzione di fermarsi, voleva solo unirsi a quel ragazzo che l'aveva letta così in profondità e a cui, dopo quelle reciproche confessioni, si sentiva legata in una maniera strana e difficile da spiegare a parole.

Non era amore, non era un sentimento romantico, era un'attrazione molto più intima, che partiva dalle loro anime e che aveva bisogno di realizzarsi col contatto fisico.

Ashley passò le mani sulle spalle di Matt e gli si strinse forte, lasciando che lui facesse lo stesso e, quando i loro corpi aderirono alla perfezione, passò una mano tra i suoi capelli chiari e lo avvicinò al suo viso, ormai preda di quel turbinio di sensazioni.

Fece appena in tempo a sentire le loro fronti l'una contro l'altra e il labbro inferiore di Matt che sfiorava il suo per accingersi ad affondare in un bacio, che un rumore sordo attirò la loro attenzione e infranse la bolla in cui si erano rinchiusi, isolando il mondo esterno.

Voltarono entrambi la testa, staccandosi di riflesso, ma i loro occhi si sgranarono quando si accorsero di non essere più soli.

Un ragazzo dai capelli ricci e con un paio di occhiali sul naso aveva appena varcato la soglia e li guardava con un sorrisetto più che eloquente sulle labbra.

«Scusate, non volevo interrompere!» esclamò Luke, trattenendo per miracolo una risata e accentuando un tono piuttosto ambiguo.

Ashley rimase boccheggiante, era stata scoperta tra le braccia di Matt in evidenti atteggiamenti amorosi e senza uno straccio di giustificazione plausibile.

Quell'evento la catapultò di botto nella realtà, annientò il sogno che la stava cullando e la fece svegliare di soprassalto.

E purtroppo lei, in quella realtà, rischiava ancora di perdere i suoi amici per una cazzata del genere.

Sbiancò come un fantasma, mentre Matt aggrottò le sopracciglia e fulminò l'amico con uno sguardo davvero assassino.

«Pezzo di idiota, non si usa più bussare?» gli ringhiò, mentre Ashley disperatamente aveva recuperato la sua borsa e cercava di ricomporsi, stropicciandosi gli occhi con una mano e lisciando qualche ciocca di capelli, per fuggire e sparire il più lontano possibile da quel posto e da lui.

«Non lo faccio mai, te lo sei dimenticato? E poi se proprio hai da fare con qualcuna potresti chiudere la porta a chiave, sarebbe potuto entrare chiunque!» disse candidamente, e Matt non riuscì nemmeno a ribattere.

In fondo aveva ragione ma chi ci aveva pensato alla porta in quel momento?

«Non c'era proprio niente da fare qui dentro! - i due ragazzi spostarono lo sguardo verso la proprietaria di quella voce piuttosto nervosa – e io comunque stavo per andare!» si affrettò a dire la rossa, sfrecciando poi fuori dalla porta come un lampo senza nemmeno salutare.

Luke scrollò le spalle, poi inarcò un sopracciglio irriverente e spostò lo sguardo verso Matt che, con aria stralunata, aveva seguito i movimenti della ragazza e cercava di scorgerla dalla finestra.

Un ghigno si dipinse sul volto del moro, di certo non era cieco e quello che aveva visto era l'inizio di un bacio bello e buono che sarebbe degenerato in chissà cosa se non fosse intervenuto lui.

Fece per aprire bocca ma Matt l'anticipò.

«Ah, non ti azzardare a commentare! E togliti quella smorfia del cazzo dalla faccia!» lo ammonì puntandogli un dito minaccioso contro.

Luke sghignazzò, per nulla intimorito, poi fece qualche passo verso l'amico, senza mutare espressione.

«Ti chiedo scusa per l'intrusione, amico... ma stavolta credo proprio che qualcuno non se la caverà con un semplice 'fatti i cazzi tuoi', non trovi anche tu?» lo provocò, con aria divertita.

Matt si stropicciò la faccia con le mani, ed emise un flebile lamento.

Non poteva sottrarsi alla curiosità di Luke, non stavolta, e forse era arrivato il momento di dargli qualche spiegazione.

E soprattutto, se anche solo aveva pensato di poter ottenere, prima o poi, il perdono di Terence per qualcosa che comunque non aveva fatto, fu sicuro che, dopo quello che stava succedendo e che includeva quella ragazza dai capelli rossi, il suo ex amico non l'avrebbe mai più perdonato.

 

 

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Capitolo 11
*** Inspiegabile ***


Cap. 11 Inspiegabile

 

Matt continuava a camminare avanti e indietro per la stanza come un animale in gabbia, nella logorante attesa dell'interrogatorio di Luke, che era sicuro sarebbe arrivato a breve.

L'amico non ci aveva certo rinunciato, se la stava solo prendendo comoda, in silenzio a sorseggiare una birra, stravaccato sulla sedia con un sorriso sornione sul volto mentre si crogiolava nella sensazione impagabile di aver avuto ragione fin dall'inizio su quella faccenda.

E quando succedeva era un evento che bisognava godersi appieno, Matt raramente si lasciava cogliere in fallo su qualcosa, le vicissitudini della vita lo avevano indurito parecchio e reso sicuro di sè stesso e a volte fin troppo sfacciato.

La sua parte fragile stava relegata in un angolino e non si mostrava spesso, erano pochi i fortunati a cui era concesso l'onore di scorgerla e Luke, che era uno di quelli, ebbe l'impressione che quel pomeriggio qualcun altro, o per essere più precisi 'altra', l'avesse intravista e si fosse aggiunto alla lista.

Uno sbuffo del biondo, più sonoro e nervoso dei precedenti, gli suggerì però che non bisognava comunque giocare con la sua pazienza e che sarebbe stato più saggio non allungare troppo quell'agonia.

In fondo, la sua piccola soddisfazione se l'era presa.

Così Luke bevve un ultimo sorso dalla lattina, poi si raddrizzò sulla sedia, intrecciò le dita e allungò le braccia per stiracchiarsele, emettendo un lungo sospiro.

Matt percepì i suoi movimenti e si bloccò, intuendo che il momento temuto stava arrivando. Si posizionò in piedi di fronte all'amico e gli puntò addosso gli occhi che, nonostante la situazione spiacevole, non avevano perso la loro fierezza.

Luke si schiarì la voce, poi sollevò lo sguardo e scrutò l'amico coi suoi furbi occhi neri.

«Dunque...tanto per essere sicuro – iniziò, massaggiandosi il mento e assottigliando gli occhi – sbaglio o era Ashley la ragazza tra le tue braccia che stavi per baciare se non avessi fatto irruzione? Sai, giusto per capire se ho bisogno di un nuovo paio di occhiali..» pronunciò quelle parole con aria angelica e un sorrisino innocente che avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque.

Matt roteò gli occhi, l'ironia pungente di Luke era l'ultima cosa di cui aveva bisogno, ma in quel momento non si trovava esattamente nella posizione giusta per poterla contestare.

«Sì, era lei» fu costretto ad ammettere, con una smorfia contrariata sul volto e deviando lo sguardo sulla parete alla sua sinistra. Di colpo persino quella insignificante macchiolina di umido in un angolo vicino al soffitto era più interessante della faccia ghignante del suo amico.

«E, sempre per non sbagliare... – insistette il moro, sollevando leggermente le braccia come in sua difesa – stiamo parlando della stessa Ashley per la quale mi hai assicurato più volte di non provare nulla e che hai ammesso di trovare anche appena passabile e piuttosto fastidiosa? La stessa che non fai altro che guardare con interesse da quando è comparsa nel gruppo di Terence esclusivamente per , parole tue, 'curiosità'? » continuò, infierendo sul biondo e mettendo a segno una serie di colpi che Matt non potè schivare e che lo misero al tappeto.

«Sì» rispose sconfitto, con un tono di voce somigliante più un lamento, mentre aveva preso a massaggiarsi le tempie con una mano a causa di un forte mal di testa, scoppiato all'improvviso.

Luke annuì col capo, poi giunse le mani in maniera molto solenne e vi poggiò sopra il mento, inarcando teatralmente un sopracciglio.

«Quindi è sempre per curiosità che stavi cercando di baciarla? Volevi capire che sapore avesse?» domandò, sporgendosi in avanti sulle ginocchia e facendo cadere anche l'ultimo briciolo di credibilità in Matt, che fu obbligato presto alla resa.

Con uno scatto veloce si allontanò dal muro e si diresse verso il grande tavolo al centro della stanza, sopra cui battè le mani per appoggiarsi, curvo sotto il peso delle sue bugie.

«E va bene, Luke, va bene! - sbottò e si arrese, alzando lo sguardo e portandolo all'amico, che se la rideva già sotto i baffi – hai vinto tu, sei contento adesso?» gli sibilò contro, con la faccia stravolta.

Non era solo la pressione che gli stava mettendo addosso Luke a turbarlo, ma anche e soprattutto l'immagine di Ashley che scappava via senza guardarlo, sconvolta per essere stata scoperta in quell'atteggiamento così sbagliato insieme a lui. Il pensiero di come si dovesse essere sentita, tradita o ingannata, e la paura che tutto quello potesse farla stare male o in ansia, continuavano a tormentarlo senza dargli tregua.

«Puoi dirlo forte! - esclamò vittorioso Luke, poi decise di piantarla e di tornare serio – e così ti piace, eh?» provò a chiedergli, certo ormai della risposta.

«Non credo proprio, c'è dell'attrazione fisica di sicuro ma da qui a dire che mi piace, beh...c'è molta differenza!» ribattè Matt, dopo aver preso una sedia ed essersi accasciato accanto all'amico, con la testa fra le mani, nel tentativo di trovare un po' di refrigerio da quella sensazione opprimente.

«Solo dell'attrazione? Non vorrei essere indiscreto, ma ho notato molta sintonia in voi. Cazzo, eravate avvinghiati come due piovre e scommetto che, se solo avessi finito il capitolo che stavo studiando e avessi tardato dieci minuti, vi avrei trovato senza vestiti addosso e impegnati a farlo sopra una qualunque superficie libera di questa stanza! Dovreste ringraziare la mia poca propensione per lo studio per avervi fatto risparmiare una colossale figuraccia!» dichiarò, incrociando le braccia al petto e ignorando l'occhiata di esasperazione che Matt gli inviò all'istante.

«Ma non eri tu quello sensibile tra noi due? Come mai adesso stai portando la cosa sul piano del sesso?» gli rinfacciò, sperando di cambiare argomento, cosa che però gli risultò vana.

«Ma qui non stiamo parlando di me ma di te! E tu non sei nuovo a questo genere di cose! Potevi anche dirmelo, non ci sarebbe stato niente di male, sai che di me ti puoi fidare» mormorò infine, con una nota di delusione che gli colorava la voce. Matt si voltò verso l'amico, i lunghi e scomposti riccioli gli coprivano buona parte della fronte ma, da dietro gli occhiali, fu comunque in grado di scorgere i suoi occhi, velati da una lieve amarezza.

Sospirò: non aveva voluto tenere Luke fuori dalla sua vita, era il suo amico più caro e un'ancora molto importante nei momenti di disperazione ma, come fare a spiegargli qualcosa che non riusciva a spiegare nemmeno a sè stesso? Come fargli capire che non aveva immaginato neppure lontanamente un finale del genere per quel pomeriggio?

E sì, era vero, dopo aver confessato ad Ashley quella parte così intima della sua vita, che difficilmente raccontava, ed essersi esposto nella porzione più vulnerabile della sua anima, dopo aver ricevuto a sua volta come un dono il racconto della storia altrettanto dura di quella ragazza, spezzata esattamente come lui, era scattato qualcosa di strano tra loro, un'alchimia, un'intesa, la sensazione di non essere più soli e di aver bisogno l'uno dell'altra per alleggerire le loro anime, e qual era il modo più semplice e diretto per farlo se non quello del contatto fisico.

La mente spesso è una barriera che si frappone alle emozioni più istintive e le frena mentre il suo corpo aveva reagito più velocemente e in lui era scoppiata la voglia di tenerla tra le braccia, di assaporarla con le labbra e sì, alla fine anche di farci sesso e nessuno avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe successo se Luke non li avesse interrotti.

L'attrazione fisica poteva essere fine a sè stessa e superficiale e lui l'aveva sperimentata più volte, ma c'erano casi in cui poteva servire da veicolo per sentimenti che non si riesce ad accettare o comprendere e quello che era accaduto tra loro ne rappresentava un esempio.

Quando aveva accarezzato Ashley lui si era sentito un tutt' uno con lei, aveva provato una serenità nuova e un ristoro alle sue sofferenze come con nessun'altra delle sue conquiste occasionali.

Non amore, ma nemmeno solo sesso, era qualcosa di ancora diverso e di inspiegabile per lui.

«Senti Luke, hai ragione, forse non sono stato molto sincero con te su quest'argomento e mi dispiace, ma la verità è che...non so nemmeno io cosa diavolo mi stia prendendo! – ammise, scompigliandosi i capelli nervosamente, Luke accanto a lui si rilassò, finalmente riconosceva il suo amico – Non ho fatto venire qui Ashley per provarci. Voleva sapere il motivo dell'odio di Terence e Michelle nei miei confronti, loro si erano limitati a insultarmi e infangarmi ed era in cerca della verità perché, per qualche strana coincidenza, continuavamo a ritrovarci insieme e a parlarci e questo la faceva sentire una traditrice e tu dovresti sapere bene a cosa mi riferisco – si rivolse con tono eloquente a Luke, che trasalì appena, accanto a lui, al pensiero di Melissa – le ho raccontato quello che le interessava e poi... le ho raccontato anche di me.. e della mia famiglia» aggiunse, con la voce vagamente incerta.

Luke sgranò gli occhi, Matt conservava gelosamente quella parte dolorosa, a lui l'aveva rivelata qualche tempo dopo essersi conosciuti, quando aveva capito di potersi fidare. Nemmeno alla sua ex Jessica aveva mai raccontato tutto nel dettaglio.

Istintivamente portò una mano sulla spalla dell'amico per fargli sentire tutto il suo appoggio e non ci fu più spazio per gli scherzi o le prese in giro. Loro erano così, potevano dirsene di tutti i colori o sfottersi fino all'inverosimile ma, quando si trattava delle corde più sensibili, c'era solo il rispetto più assoluto e il conforto vero, quello che solo un amico sincero sa dare.

«Matt, non volevo metterti a disagio io...» provò a giustificarsi Luke, ma Matt lo bloccò con un cenno della mano.

«No Luke, tranquillo...non è vero che non mi fido più di te, sei importante per me e questo non cambierà mai, o almeno lo spero visto che cominci ad assomigliare a un rottura di scatole cosmica – precisò, scherzando e strappando una risata al riccio, poi ritornò a fissare il pavimento, confuso in viso - Solo che stavolta non so cosa mi sia preso, mi conosci ormai da anni e sai benissimo che non credo in nessuna divinità nè in quelle stronzate sul destino e le anime gemelle.. ma, dal primo momento in cui ho visto Ashley, io non so...ho come sentito qualcosa dentro che mi chiamava, che mi spingeva verso di lei, è una sensazione forte che mi scombussola ogni volta. Sono attratto anche fisicamente da lei e non nego che tu abbia ragione su oggi e su ciò che potevamo fare ma...il sesso è sempre stato normale amministrazione per me, invece stavolta c'è qualcosa che mi sfugge, che io stesso non riesco a spiegarmi e non so come gestire. So di sembrare pazzo ma... è come se le nostre anime riuscissero a comunicare, lo sento dentro di me ed è...assurdo. Come facevo a spiegarti tutto questo, era più facile mentire e fare finta che mi fosse indifferente.» confessò Matt, sforzandosi di descrivere meglio che poteva le emozioni che lo tormentavano da due mesi circa e che si accentuavano ogni giorno che passava.

Luke sorrise, adesso che ogni cosa pareva più chiara «Non ti credo pazzo, Matt, per me è più che plausibile che tu provi queste sensazioni. Sono sempre stato convinto che esistano cose che non riusciamo a spiegarci, energie ed emozioni che percepiamo a pelle senza un motivo preciso o comprensibile. Io stesso non riesco a razionalizzare quello che provo per Melissa, è qualcosa di sconvolgente che non avevo mai sperimentato prima ma... mi fa stare bene e non ho bisogno di dargli una spiegazione scientifica per farmelo andare giù» lo rassicurò l'amico, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi gli occhi stanchi che, dopo una giornata di studio, cominciavano a far sentire le loro lamentele.

Matt scosse un poco la testa. «Per te è diverso, tu ami Melissa. Io non sono innamorato di Ashley, non provo nessun sentimento romantico e non mi viene certo in in testa di stare assieme a lei! Ma allo stesso tempo non voglio solo portarmela a letto, non è amore ma nemmeno solo sesso, non so che cazzo sia e non ho la più pallida idea di dove ci porterà» ammise, buttandosi contro lo schienale della sedia e rilasciando la testa all'indietro, esausto e stanco di pensare.

Luke sospirò, poi guardò con apprensione l'amico. Anche se per colpa di sentimenti diversi, sapeva come ci si sentiva ed essere intrappolato in quella situazione.

«Sei in pensiero per Ashley?» domandò, indovinando i pensieri di Matt.

«Già – rispose lui, sollevando a fatica la testa – come tu ben sai, Michelle le tiene sotto una specie di ricatto psicologico ed Ashley ha paura di fare loro un torto vedendosi con me, deve molto a Terence e a sua sorella e sono sicuro che in questo momento sia terribilmente preoccupata» disse, aggrottando le sopracciglia con aria pensierosa.

«Non ne ha motivo, non dirò nulla a Melissa, di questo puoi stare certo. Mi fido di lei, ma non voglio mettervi a rischio. Dopotutto io non sono te, tu sei il pezzo grosso per Terence e gli altri, quindi è molto più importante che non sappiano di voi.» cercò di tranquillizzarlo Luke, aprendosi in uno dei suoi soliti sorrisi confortanti.

Matt lo guardò perplesso per qualche secondo, poi la serenità e la positività di Luke lo contagiarono e si abbandonò finalmente a un mezzo sorriso disteso. Sospirò, buttando fuori oltre all'aria anche l'ansia e la tensione accumulata in quell'ultima ora, e si concesse un pizzico di tregua.

«Sì, hai ragione, non c'è nessun pericolo. Smetterò di pensarci e basta!» disse infine, prima di alzarsi e scacciare definitivamente Ashley dalla sua testa.

Almeno per quella sera.

 

 

La strada verso casa non era mai apparsa così infinita ad Ashley.

Da quando era fuggita via dallo studio di Matt e dall'imbarazzo provato nell'essere stata scoperta da Luke, il ragazzo di cui era probabilmente innamorata la sua amica Melissa, non aveva fatto altro che correre fino a che le gambe glielo avessero permesso.

Aveva già rischiato di farsi ammazzare più di una volta durante il tragitto, ignorando un paio di semafori pedonali rossi e beccandosi una serie di appellativi poco carini dagli automobilisti, giustamente incazzati.

Sembrava non curarsene, niente, nemmeno la sua incolumità, contava più che allontanarsi nel minor tempo possibile da quella zona e raggiungere casa.

Il respiro le si era fatto affannato sia per la corsa che per l'ansia accumulata nel petto, mentre sulle guance sentiva ancora la sensazione bollente dei baci di Matt, che bruciavano sulla sua pelle come un dolcissimo peccato.

Il cuore le fece un tuffo fortissimo al pensiero delle ondate di pace e piacere che l'avevano travolta mentre si perdeva nell'abbraccio caldo e sicuro di Matt, il respirò le si mozzò come conseguenza e quella fastidiosa sensazione, unita al dolore fortissimo che provava alle caviglie e alle gambe per colpa dello sforzo improvviso e continuo a cui le aveva sottoposte, la costrinsero a fermarsi.

Si appoggiò a un muro, riprendendo fiato e passandosi una mano sulla fronte sudata, spostò i capelli dalla nuca per assaporare un po' d'aria fresca e si massaggiò le gambe, pesanti come piombo.

«Ashley stai bene?» le domandò una voce femminile sempre più vicina e conosciuta.

Ashley sollevò la testa e vide la massa ondeggiante dei capelli biondissimi di Beth che si avvicinava con uno sguardo pieno di apprensione.

Doveva averla vista letteralmente spalmata sopra quel muro a prendere fiato ed Ashley si rese conto di dover avere davvero una brutta cera per destare la preoccupazione della sua amica.

Ringraziò il cielo per non averle fatto incontrare Michelle o Terence, perché in quel momento, con non avrebbe avuto probabilmente nemmeno il coraggio di guardarli negli occhi.

In meno di un secondo fu costretta a inventare una scusa plausibile per il suo stato che non fosse eccessivamente drammatica, quindi erano escluse fantomatiche aggressioni o malori. Lo sguardo le andò istintivamente al cielo, che trovò già piuttosto imbrunito e che lo fornì lo spunto per la più banale e anche credibile scusa.

«Beth, sto bene, tranquilla! Ho solo fatto una corsa, credevo di arrivare in tempo per passare dal supermercato...ma non ce l'ho fatta» spiegò, esibendo un sorriso mentre si rimetteva diritta, facendo intuire all'amica che si era già ripresa e potevano continuare la strada insieme.

La sua coinquilina, una delle ragazze più genuine e trasparenti che avesse mai conosciuto, le credette subito, senza sospettare nemmeno per un attimo, e annuì convinta, ricambiando il sorriso della rossa.

Ashley si sentì la morte nel cuore, ingannare Beth a quel modo, dover fingere e mentire a quella ragazza così cristallina, la fece sentire un essere orribile e mai come in quel momento avvertì il peso di tutte quelle piccole bugie, che diventavano sempre più numerose e ingombranti di giorno in giorno.

«Sai, oggi ci chiedevamo dove fossi stata! - proseguì Beth, dopo che le due si erano avviate insieme verso casa – erano tutte molto sorprese, di solito non manchi mai per così tanto tempo dopo il lavoro, poi Michelle ha trovato il tuo messaggio sul cellulare e ci siamo tranquillizzate» le spiegò Beth, con naturalezza.

Ashley sussultò internamente, aveva dovuto inventarsi una scusa per giustificare quell'assenza pomeridiana dopo il turno da lavoro e così aveva mandato un messaggio a Michelle, dicendole che doveva passare dall'università per prendere delle informazioni sull'iscrizione e sul piano di studi.

Non si meravigliò della preoccupazione delle sue coinquiline: era in città da poco e non aveva ancora iniziato a frequentare le lezioni, le sue uniche amicizie gravitavano attorno al gruppo di Terence e alle sue coinquiline. A nessuna delle ragazze sarebbe ma venuto in mente che fosse con un amico o amica esterni alla loro cerchia.

Normalmente dopo il lavoro passava il tempo a casa o insieme a loro, quindi per quella volta non aveva potuto usare la scusa di un conoscente immaginario da incontrare e aveva dovuto puntare sull'ambito universitario.

«Ti hanno detto quando cominceranno le lezioni?» chiese Beth, mentre legava i lunghi capelli indomabili in una coda disordinata.

«All'incirca tra due settimane» rispose Ashley.

Beth sorrise, poi le scoccò un'occhiata dolce «Scommetto che non vedi l'ora di cominciare, finalmente potrai studiare quello che ti piace!» le disse, carezzandole il braccio.

Le parole dell'amica risuonarono nella testa di Ashley: le stavano capitando così tante cose in quel periodo a incasinarle la vita che non riusciva nemmeno a concentrarsi su quel traguardo importante.

«Già, finalmente» mormorò, più a sè stessa che a Beth, poi abbassò lo sguardo.

Non poteva permettersi di perdere di vista i suoi obiettivi, doveva stare attenta e non farsi trasportare dagli eventi e dalle emozioni anche se metterlo in pratica era tutta un'altra storia.

«Siamo tornate!» esclamò Beth, dopo aver aperto la porta di casa, seguita da Ashley.

«Era ora! C'è anche Ashley?» fece la voce di Michelle dalla cucina.

«Sì, sono qui!» le rispose la ragazza, avvertendo un leggero brivido lungo la schiena nel riconoscere l'amica.

«Ci siamo incontrate per strada!» spiegò Beth, strillando dal bagno, mentre si toglieva i jeans stretti che le torturavano le gambe per indossare dei pantaloncini di cotone molto più comodi.

«Ashley! - chiamò Michelle, sbucando da dietro un angolo con il grembiule allacciato ai fianchi e un cucchiaio di legno in mano e facendole venire un infarto – caspita, hai fatto davvero tardi all'università? C'era molta confusione?» le domandò dopo aver fatto ritorno ai fornelli, dove Melissa le stava dando una mano con la cena.

La mora fece un saluto ad Ashley, che ricambiò prontamente.

«Sì, c'era una fila pazzesca, ho dovuto aspettare ore prima che arrivasse il mio turno!» mentì la rossa, appoggiandosi al tavolo e sentendosi attorcigliare lo stomaco per il senso di colpa.

Ennesima bugia, ennesima maschera da indossare.

Le ragazze, tranne Colleen che si trovava dal suo fidanzato, si sedettero a tavola per cenare e l'atmosfera si colorò subito delle solite risate e pettegolezzi.

Per tutte tranne che per Ashley.

Era assente, continuava a ripensare a quel pomeriggio, alla terribile storia che si celava dietro Matt, alle somiglianze tra loro e alla verità sull'inimicizia tra lui e Terence.

Di tanto in tanto osservava Michelle, la vedeva ridere e divertirsi con la sua solita aria sicura e l'aspetto curato e perfetto, l'immagine di una ragazza determinata e di successo, e non poteva fare a meno di immaginare i retroscena che aveva saputo grazie a Matt e che si celavano sotto il sorriso fiero della sua amica.

Adesso le era molto più chiaro il motivo per cui i due fratelli rimanevano molto vaghi sulla questione dell'odio nei confronti di Matt.

Per loro, estremamente orgogliosi e abituati a non perdere mai, ammettere la verità sarebbe stato come ammettere un fallimento e rivivere quell'umiliazione che ai tempi aveva segnato molto la loro famiglia negli ambienti che frequentavano.

Non era di certo stata colpa di Matt e ritenerlo responsabile e addirittura odiarlo a quel modo era ingiusto e anche stupido, ma forse era stato più semplice trovare un colpevole in qualcun altro che non in sè stessi.

«...e così gli ho risposto che poteva anche andarsene a quel paese per quanto mi riguardava, certuni non sanno nemmeno come provarci con una ragazza, sono patetici! – esclamò Michelle mentre raccontava un episodio deludente con un ragazzo, e raccoglieva il consenso di tutte le ragazze, tranne che quello di Ashley, troppo immersa nelle sue riflessioni – e tu che ne pensi Ashley? Non avevo ragione?» la richiamò, quando si rese conto che era l'unica a non aver dato un cenno di approvazione.

Ashley si riscosse, sollevò la testa dal piatto e smise di tracciare cerchi a vuoto con la forchetta, incontrando lo sguardo coloro cioccolato di Michelle, a metà tra il perplesso e il sospettoso.

«Sì, certo, hai fatto benissimo» rispose d'istinto, fingendo interesse e senza avere la più pallida idea di quale fosse l'argomento di conversazione. Per quanto le riguradava poteva trattarsi ugualmente sia di stupidaggini che di considerazioni sull'equilibrio mondiale e non avrebbe fatto molta differenza.

Melissa la guardò di soppiatto, puntando con discrezione i suoi occhi scuri su Ashley.

Da quando la rossa era tornata, aveva notato in lei qualcosa di strano, come se fosse vittima di pensieri che non le lasciavano spazio per altro.

Durante la cena l'aveva scorta più volte con lo sguardo vacuo fisso sul piatto e l'espressione assorta e turbata. Non sapeva cosa le fosse capitato quel pomeriggio e nemmeno se avesse detto la verità su dove era stata.

Odiava ammetterlo ma cominciava a pensare che la sua amica stesse nascondendo qualcosa, aveva quell'impressione da molti giorni e c'erano troppi elementi che non le quadravano e che si mescolavano anche con Luke e con Matt.

Melissa sospirò e tornò ad occuparsi del cibo.

Non poteva andare da Ashley e chiederle se c'era un qualche tipo di collegamento tra lei e il biondo rivale del gruppo, era troppo timida per farlo e aveva paura di violare la sua privacy.

Insomma, andare da qualcuno e accusarlo gentilmente di farsela col nemico sarebbe stata un'operazione complicata per chiunque, figuriamoci per una ragazza introversa e insicura come lei.

Cosa poteva unire Ashley, così riservata e pacata, con Matt, un ragazzo all'apparenza sfrontato e ribelle?

Melissa proprio non ci arrivava ma, in fondo, nemmeno lei e Luke erano identici, anzi, era stato proprio il carattere aperto ed estroverso del ragazzo a spronarla e ad abbattere le sue barriere. Chi era lei per poter giudicare gli altri? Aveva imparato a sue spese che non bisognava mai farlo.

Dopo la cena, quando vide Ashley dirigersi nella sua stanza, fu colta da uno slancio di coraggio e la seguì prima che potesse chiudersi la porta alle spalle.

«Ashley, scusami! - attirò la sua attenzione, l'amica si voltò, calma ma con gli occhi velati da una certa sofferenza – volevo solo chiederti se potevi sostituirmi nel mio turno di pulizie domani, purtroppo sono a studiare tutto il giorno. Ovviamente la prossima volta farò io il tuo turno!» trovò come scusa per parlarle, sforzandosi di non arrossire e tradire la sua ansia.

«Non c'è problema, tranquilla! - sorrise Ashley, poi credendo la discussione finita si accinse a chiudere la porta, era esausta, fisicamente e mentalmente e non vedeva l' ora di buttarsi sul letto e riposare – beh, allora buonanotte!» le disse, poggiando una mano sulla maniglia per accostare la porta.

«Aspetta Ashley!» la fermò la mora, tremando come una foglia autunnale nel vento.

Ashley sgranò appena gli occhi per la meraviglia, poi spalancò nuovamente la porta, ma a quel punto a Melissa mancarono le parole, il suo carattere timido si fece nuovamente vivo e non riuscì a superarlo.

«Ehm, non è niente, scusa...allora buonanotte!» balbettò, agitando le braccia, confusa e rossa in viso prima di sparire in direzione della sua camera.

Ashley la fissò stupita, poi però la stanchezza ebbe la meglio e per quella sera decise di non pensare oltre e spegnere il cervello, buttarsi sotto le lenzuola ed eliminare Matt dalla sua testa.

 

 

«Santo cielo Ashley! - strillò Carol, con la sua vocina acuta e fastidiosa mentre sbirciava dalla porta del negozio – adesso ne hai anche un terzo! É incredibile, ma si può sapere che cosa fai agli uomini?» commentò la riccia, con gli occhi accesi da una curiosità maliziosa.

Ashley boccheggiò, poi si fiondò alla porta e si sentì avvampare da un misto di imbarazzo e nervosismo quando scorse di fronte al negozio un ragazzo occhialuto e con una massa di riccioli sulla testa.

Luke era lì fuori ad aspettarla e il ricordo della scena in cui l'aveva sorpresa, avvinghiata a Matt e in procinto di baciarlo, ritornò prepotente davanti ai suoi occhi.

In quei giorni aveva provato a scacciarla, anche se con scarsi risultati.

Le sensazioni di quel pomeriggio si ripresentavano a tratti e, ogni volta che succedeva, il cuore le scoppiava e una pericolosa voglia di riprovarle si faceva strada in lei.

Matt non l'aveva più incontrato da quel giorno e, le poche volte in cui l'aveva intravisto fuori, circondato dai suoi amici, aveva cercato di evitare il suo sguardo.

Ignorarlo le aveva fatto male, soprattutto adesso che conosceva la sua triste storia e che si sentiva inspiegabilmente legata a lui.

Tutte le volte aveva sentito una stretta allo stomaco, ma non poteva permettersi di fare passi falsi davanti a Terence o Michelle, rimanevano i suoi amici e non doveva fraternizzare col nemico, quanto meno non davanti ai loro occhi.

C'era stata una volta in cui Matt era riuscito a intercettare i suoi occhi, l'aveva fissata intensamente come a volerle comunicare qualcosa; sembrava carico di sofferenza e ansioso, ad un certo punto le aveva fatto anche un impercettibile cenno col capo per indicarle di seguirlo, ma Ashley aveva deviato lo sguardo e tirato un sospiro di sollievo quando alcune ragazze lo avevano affiancato e assediato, intralciandole la visuale.

Davanti ai suoi amici non poteva permettersi nemmeno un minimo segnale che potesse tradirla, era troppo pericoloso anche se, il suo gesto duro e freddo per evitarlo, le aveva lasciato una sensazione di amarezza nel petto.

Con quel guazzabuglio in testa, Ashley ignorò gli ultimi commenti piccanti di Carol e uscì dal negozio a passi svelti, col viso basso e senza nemmeno guardare Luke, intenzionata ad andarsene dritta a casa.

«Ashley, per favore aspetta!» udì la voce cristallina di Luke alle sue spalle. Era troppo pericoloso che la chiamasse in pubblico, così fu costretta a dargli retta per evitare che continuasse a urlare.

«Che cosa c'è, e soprattutto, che cosa ci fai qui? Avete tutti questo brutto vizio nel vostro gruppo?» gli schiaffò, facendo riferimento alla volta in cui era stato Matt a a presentarsi lì davanti senza preavviso.

Luke sorrise, aveva un viso così pulito e sincero che prendersela con lui sembrava quasi impossibile e persino Ashley si calmò.

Sospirò, poi prese un lungo respiro, mentre si guardava attorno con circospezione. Luke non era Matt ma nemmeno un ragazzo qualunque.

«Scusami, non volevo arrivare a questo punto, ma tu continui ad evitare Matt e lui è capace di diventare un rompicoglioni notevole quando qualcosa lo affligge»le rivelò in maniera così schietta, da farla quasi sorridere e rilassare.

«Che cos'ha Matt?» gli domandò, cercando di mostrarsi fredda e disinteressata. Non le riusciva molto bene, in realtà.

«É preoccupato per te, pensa che tu stia in ansia perché io ho scoperto il vostro segretuccio!» disse, avvicinandosi alla ragazza e dirigendosi con lei verso una panchina, in un angolo appartato dove non potessero dare nell'occhio.

«Ti sbagli, non c'è nessun segreto tra noi» affermò Ashley, simulando sicurezza ma con le mani così inquiete da rivelare le sue emozioni.

«No, infatti, a parte il fatto che stavate per perdervi in un bacio appassionato nel suo studio!» la provocò, esagerando senza mezzi termini.

Ashley deglutì nervosamente e rabbrividì.

«Noi non stavamo per... baciarci» cercò di difendersi invano e di darsi un tono, persino di fronte all'evidenza più sfacciata.

Luke scoppiò a ridere, facendola arrossire più dei suoi capelli poi, con molta fatica, riuscì ad essere di nuovo in grado di parlare.

«Sì, certo, e io sono Batman!» la prese in giro, ottenendo per risposta un'occhiata assassina della rossa, che a quel punto si chiuse nel mutismo più assoluto.

«Senti Ashley, io non voglio sapere cosa sta succedendo tra te e Matt! Non sono affari miei, non mi piace giudicare e non mi trovo qui per metterti in imbarazzo – specificò Luke, cercando di rompere quel silenzio e di farla calmare – conosco perfettamente la situazione in cui vi trovate perché purtroppo ci sono invischiato anche io e non è piacevole, te lo assicuro»

«Per Melissa?» domandò allora Ashley, dopo essersi tranquillizzata e aver capito che Luke non aveva cattive intenzioni.

«Già, tengo troppo a lei e il pensiero di poter rovinare la sua serenità mi fa stare male – dichiarò, perdendo la sua aria comica e facendosi molto serio – e per questo sono l'ultima persona che andrebbe in giro a dire cosa ha visto. E poi ti sono ancora estremamente grato per aver mantenuto il silenzio su me e Mel quindi, prendila come la mia occasione di ricambiare il favore!» disse, passandosi una mano tra i folti ricci che gli ricoprivano la fronte.

Ashley lo guardò, seduta accanto a lui in quella situazione assurda.

Aveva gli occhi sorridenti ma un po' incerti dal momento in cui Melissa era saltata fuori nella discussione. Si capiva che era davvero innamorato di lei ed Ashley fu contenta per la sua amica e si augurò con tutto il cuore che quella situazione insensata non li avrebbe fermati e che fossero riusciti, prima o poi, a viversi quell'amore.

Tra lei e Matt però era completamente diverso e l'amore non c'entrava nulla.

«Beh, ti ringrazio Luke, questo per me è molto importante - mormorò a bassa voce, ma alzando finalmente gli occhi verso quel ragazzo senza più astio o timore – devi tenerci molto a Matt per fare questo per lui» aggiunse poi, accennando un sorriso.

«Lui è l'amico più leale che ho, a volte ci azzuffiamo come se non ci fosse un domani, ma nel momento del bisogno ci siamo sempre. Matt non è come lo dipingono, ma questo non c'è alcun bisogno che te lo dica io, penso tu lo sappia già» dichiarò Luke, incrociando le braccia dietro la nuca e guardando le stelle che cominciavano ad apparire nel cielo blu scuro.

Ashley annuì piano «Sì, lui...mi ha raccontato tutto e io gli credo. Anche se ti può sembrare assurdo...io capisco esattamente come si è sentito e...il racconto del suo passato mi ha colpito profondamente. Non volevo evitarlo in questi giorni, ma ho dovuto farlo.» si giustificò, con la voce un po' roca per colpa di un magone all'altezza della gola. Matt ormai era dentro di lei, lo sentiva chiaramente da quando si era spogliato davanti a lei delle sue protezioni e si era raccontato senza risparmiare alcun dettaglio doloroso.

«Lo so, tranquilla. - le sfiorò una spalla per rassicurarla, poi si sgranchì le braccia – adesso è meglio che vada, se per caso Melissa mi trova qui con te potrebbe venirle un infarto e noi non vogliamo altri casini, non è così?» le disse, assumendo un'aria buffa.

C'era poco da ridere su tutta quell'enorme confusione, ma Ashley sorrise al suo compagno di sventura, ormai a suo agio, poi concordò con lui.

«Già, vado anche io»

Entrambi si alzarono dalla panchina e fecero qualche passo insieme prima di arrivare a un bivio.

«Allora signorina, penso di poterla rilasciare senza problemi, a questo punto! – scherzò Luke, abbozzando un leggero inchino – posso finalmente dire a quel testone che ti sei tranquillizzata e che non ha più motivo di preoccuparsi!» disse, prima di farle un cenno con la mano e voltarsi per darle le spalle.

«Aspetta un attimo – la voce flebile di Ashley lo costrinse ad arrestarsi e guardarla, con un sopracciglio alzato per la sorpresa – sarebbe un problema se tu mi dessi il suo numero di telefono? Magari glielo dico io stessa, non voglio darti altre noie..» gli chiese timidamente, stringendosi nelle spalle e nascondendosi dietro una scusa che entrambi sapevano essere finta.

Luke si aprì in un ghigno quando immaginò la faccia del suo amico, di fronte a quella telefonata inaspettata.

Come avrebbe voluto esserci per godere della sua espressione!

Lo avrebbe ammazzato, forse, ma correre il rischio era il suo forte, ormai.

«No, io non credo ci siano problemi. Grazie, sei davvero generosa a togliermi da questo impiccio» la assecondò con un tono di voce fin troppo artefatto, fingendo di crederle.

Non era per generosità nei confronti di Luke che Ashley l'aveva fatto e questo era chiaro a tutti e due, ma spesso il cuore ha bisogno di nascondersi dietro una giustificazione razionale per quello che la mente fa fatica ad ammettere e Luke fu ben contento di sacrificarsi per quello scopo.

 

 

Il giorno dopo Ashley si sigillò nello sgabuzzino del negozio, col cuore in gola e le gambe che le tremavano come chi sta per compiere un grave misfatto.

E invece lei doveva solo fare una telefonata, una semplice e banalissima telefonata che le stava costando tanto.

Si era accertata che Carol fosse impegnata con un cliente esigente e che ne avesse per un bel po', poi aveva deciso di agire.

Non aveva molto tempo, non poteva lasciare scoperto il negozio per tanto, e quel particolare contribuiva ad aumentare la sua terribile ansia.

Aveva deciso di telefonare in negozio, a casa si sentiva in un campo minato, beccarla vuota era praticamente un'impresa e, ogni volta che si chiudeva in stanza, aveva comunque la sensazione che persino i muri avessero le orecchie.

Doveva essere cauta con quella situazione, era tutto troppo rischioso.

Istintivamente si accovacciò a terra, rannicchiata come se si stesse nascondendo da un serial killer, come se quella posizione la potesse, in qualche modo, fare sentire più protetta.

Afferrò il telefono e selezionò il numero di Matt, che in rubrica aveva salvato con un nome femminile per scongiurare qualsiasi rischio di essere scoperta e, con le mani che le tremavano, prese un lungo respiro e schiacciò il tasto verde.

Rimase in apnea, con le voci di sottofondo del negozio a farle compagnia, mentre squillo dopo squillo, aumentava anche il battito del suo cuore.

Matt non rispondeva, forse era occupato o forse era uno di quelli con le manie di persecuzione che non rispondevano a numeri che non conoscevano, ed Ashley stava già per chiudere la chiamata, convincendosi che non fosse destino, quando, all'improvviso, una voce le giunse all'orecchio.

«Pronto?» la voce dall'altra parte apparteneva a Matt, era leggermente interrogativa per via di quel numero sconosciuto sul display ed arrivò quando ormai non se l'aspettava, facendole balzare il cuore in gola.

Ashley per un attimo dimenticò il suo nome, il suo indirizzo e persino il posto in cui si trovava.

Cos'è che doveva dire? Perchè stava telefonando?

Già perché?

Domande troppo difficili a cui rispondere e, per un secondo, valutò l'ipotesi di riagganciare, netta e indolore.

In fondo era ancora in tempo per rinunciare, ne sarebbe uscita illesa e la sua salute ne avrebbe giovato di sicuro, visti gli innumerevoli scompensi che il suo corpo subiva ogni volta che si trattava di lui.

La sua bocca però si aprì, non ubbidendole, ed Ashley parlò, esitante.

«Matt...sono io...Ashley» esordì con un filo di voce e la mano sul petto a contenere quel cuore ballerino.

Dall'altra parte seguì un silenzio strano, Matt era rimasto per un attimo stranito e non credeva alle sue orecchie.

Di certo non si aspettava di sentire la voce di Ashley al telefono e pensò che fosse solo un'allucinazione sonora, non riusciva a trovare altra spiegazione al momento.

«Ashley? - domandò, aggrottando le sopracciglia – sei veramente tu?» chiese, ancora incredulo.

«Sì, scusa se ti chiamo ma...volevo solo dirti di non preoccuparti per l'altro giorno...- balbettò con un lieve imbarazzo nel rendersi conto che stava parlando di un bacio mancato tra loro - so che Luke non dirà niente, quindi è tutto ok» disse in fretta, riusciva a sentire il suo respiro assordante dentro quello sgabuzzino buio e silenzioso che odorava di carta e libri.

Matt non le chiese nemmeno come avesse fatto ad avere il suo numero, un'ipotesi le era già balenata in testa ed era dotata di occhiali e di capelli più aggrovigliati di un cespuglio.

Imprecò bonariamente dentro di sè, senza riuscire ad arrabbiarsi davvero.

Per i soliti motivi ignoti, sentire la voce di Ashley gli aveva smosso qualcosa dentro e adesso stava bene, si sentiva sereno.

«Sì, puoi stare tranquilla, la tua incolumità morale è salva» le disse, facendo anche dell'ironia, che stavolta divertì Ashley.

Stava cominciando ad abitarsi a lui e al suo modo di essere e non le dispiaceva.

«Beh, dovevo dirti solo questo, allora...ciao» lo liquidò, per togliersi dalla gravosa situazione di non sapere più cosa diavolo dire.

Era stato strano, bello ma strano.

«Aspetta! - la voce di Matt le impedì all'ultimo di staccare – senti...ti va di farti un giro, che ne so...magari domani? Ci prendiamo un gelato, una birra, un panino, qualunque cosa vuoi!» le propose lui, mosso dalla voglia di parlarle ancora proprio come quel pomeriggio che aveva stravolto il loro rapporto e lo aveva intricato ancora di più.

Ashley ci pensò un attimo, spiazzata da quella proposta.

Accettare significava continuare volontariamente in quella strada sbagliata e pericolosa, ma rifiutare significava andare contro le sensazioni che provava e contro quel benessere che le mancava da troppo tempo e che Matt, in quella maniera strana, riusciva a darle.

«Il gelato andrebbe bene.. però...come facciamo a non farci vedere...sai che non posso...» si oppose subito, ma Matt si aspettava quella risposta e aveva già una idea.

«Tu stà tranquilla, so come fare. Rilassati e fidati di me, Ashley. Sei libera domani pomeriggio?» le domandò, con un sorriso sulle labbra che Ashley non poteva vedere dal telefono.

«Sì, domani lavoro di mattina» confermò lei, accettando quell'ennesimo incontro e precipitando sempre più in un baratro.

«Perfetto, ti mando un messaggio più tardi per farti sapere dove incontrarci!» la informò Matt rapidamente.

«Ok, ma.. tu sei sicuro, no? Cioè...» obiettò Ashley, la sua buona dose di sensi di colpa non l'abbandonava mai, neppure adesso che sapeva che l'odio dei suoi amici verso quel ragazzo era totalmente infondato.

«Ehi, stai serena Ashley, non sono uno sprovveduto ok? E non ti farei rischiare, credimi» la rassicurò, con un tono di voce caldo e suadente e così dolce che Ashley non ebbe più dubbi.

«Va bene.. a domani allora» bisbigliò, prima di riattaccare, alzarsi in piedi e spazzolare la sua gonna, impolverata da quel pavimento troppo poco frequentato.

Si catapultò fuori prima di consentire a Carol di trovarla nascosta lì al telefono e di farle elaborare pensieri più o meno ambigui su una sua presunta relazione segreta con uno dei tre spasimanti che la bionda si era ormai convinta che Ashley possedesse.

L'adrenalina la scuoteva ancora ma, con lucidità, cancellò la chiamata dal cellulare, proprio come fanno gli amanti, per togliere qualunque traccia equivoca di quel qualcosa che ancora non comprendeva bene.

 

Matt, dall'altra parte, si fece molti meno problemi, salvò il suo numero di telefono e rimase per un attimo fermo a guardarsi intorno.

Ashley l'aveva chiamato per fargli sapere che stava bene e che non doveva preoccuparsi e la cosa, invece che lasciarlo indifferente, lo fece sentire quasi compiaciuto.

Un sorriso sbilenco e idiota gli spuntò sul volto.

'Luke, comunque, lo ammazzo' pensò, prima di ritornare alle sue amate fotografie.

 

 

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Capitolo 12
*** Lontani da tutto ***


Ciao a tutte, mie care lettrici!
Chiedo umilmente perdono per questo capitolo lunghissimo, so che non tutte gradiscono i capitoli troppo lunghi ma purtroppo non mi è stato possibile fare diversamente. Spero che non vi risulti di difficile lettura e che riuscirete ad apprezzarlo lo stesso. Scriverlo mi è venuto davvero pesante, non c'è un motivo particolare ma mi ha fatto sudare parecchio, quindi spero almeno che lo sforzo non sia vano e che vi piaccia. ( sì, non sono mai sicura di fare un buon lavoro quando scrivo, ma ci provo).
Vi lascio e non vi annoio oltre!
Un grazie sincero a chi si è aggiunto alla lista delle preferite/seguite/ricordate, soprattutto negli ultimi capitoli! 
Baci!

Cap. 12 Lontani da tutto

 

Michelle diede un'ultima passata di rossetto, poi fece unire delicatamente le labbra tra loro per uniformarlo, avendo cura che non sbavasse oltre il contorno della sua bocca carnosa. Aveva scelto un colore delicato e raffinato, un fragola tenue, che metteva in risalto la sua tonalità naturale e la accendeva senza renderla volgare.

Gli occhi erano già contornati di un leggero filo di matita che esaltava le sue iridi color castano intenso e il viso, liscio e curato, era permeato da una luminosità quasi eterea.

Prese un respiro lentamente e, rilassandosi, recuperò la sua spazzola dalla mensola del bagno e la passò con delicatezza sulla chioma setosa, domando qualche ciocca disubbidiente, che tornò subito al suo posto.

Quei lunghi capelli color cioccolato, folti e lucenti, erano il suo vanto - uno dei tanti in realtà - e Michelle vi indugiò qualche secondo, facendo scorrere le dita attraverso i fili scuri, fino a lambire la curva morbida con cui terminavano le punte, per poi posizionarli con cura dietro le spalle.

Tirò fuori dal suo beauty case un cerchietto di un color crema neutro e lo collocò accuratamente sulla testa, ai lati delle orecchie, per fare in modo che nessun ciuffo le ricadesse sgraziato davanti al viso; da una scatolina estrasse dei semplici orecchini a perla e li indossò, piegando il volto prima a destra e poi a sinistra.

Terminate quelle operazioni maniacali, si osservò allo specchio per qualche secondo per valutare il risultato e le sue labbra si concessero un sorriso compiaciuto: era soddisfatta dell'immagine che vedeva riflessa e che non poteva essere migliore.

Perfetta, avrebbe quasi osato.

La perfezione era l'obiettivo a cui aveva sempre anelato e che perseguiva in ogni aspetto e sfaccettatura della sua esistenza.

Adorava la sensazione appagante degli sguardi estasiati delle persone che la ammiravano nella sua eleganza, i complimenti e le lodi dei professori per la sua diligenza e bravura, la stima degli altri e il rispetto che le portavano.

Era cresciuta con quei valori fin da quando era una bambina, e le si erano così radicati dentro da diventare una parte indivisibile di lei, un tutt'uno con la sua vera natura.

La sua famiglia aveva sempre insegnato a lei e a Terence ad aspirare al massimo e a conquistare una elevata posizione sociale insieme all'ammirazione della gente, e se c'era una cosa che odiava con tutte le sue forze era fallire, essere umiliata e perdere, agli occhi della famiglia ma, soprattutto, agli occhi degli altri.

Un'ombra fugace le oscurò il bel viso radioso, come una macchia del passato che la imbrattava e di cui faticava a liberarsi, gli occhi le si accigliarono per un secondo.

Di qualunque campo si fosse trattato, lei avrebbe sempre cercato di raggiungere il più alto livello possibile.

Fisicamente, caratterialmente, nello studio, professionalmente, persino sentimentalmente e forse era per quel motivo che le sue relazioni non decollavano mai, non la appagavano fino in fondo, al contrario la stancavano e finiva sempre per trovarci almeno un difetto e per rimanerne delusa al punto da doverle interrompere presto.

Era forse sbagliato pretendere troppo dal proprio partner, cercare quella persona che combaciasse come un incastro perfetto con ogni angolo, anche quello più nascosto? Era per caso impossibile?

Probabilmente avrebbe dovuto rassegnarsi a una risposta affermativa, considerato il fatto che era single ormai da tempo e nessun ragazzo riusciva a interessarla più di tanto o a rispondere alle sue esigenze.

Chiedeva troppo?

Forse, ma cosa c'era di male nel volere accanto a sè una persona degna e alla sua altezza?

L'amore per lei non era quel sentimento irrazionale e travolgente che faceva tremare le gambe e annebbiare le menti.

L'amore era come matematica, calcolabile e studiato, bisognava adattarlo ai propri parametri, analizzarne le conseguenze e valutarlo razionalmente, senza lasciare spazio a scelte dettate da quel muscolo a sinistra del petto e da qualche farfalla agitata nello stomaco.

Non ci si innamorava, si sceglieva con chi stare e lo si faceva ragionando, cercando nell'altro ogni singola caratteristica richiesta e scartandolo se non vi era corrispondenza.

Chiunque le avrebbe replicato che quello che faceva lei era l'esatta antitesi di quel sentimento e che l'amore non si fa scegliere, è lui che indica il percorso, a volte alla cieca e allo sbaraglio, facendo inciampare e soffrire, provocando cicatrici invisibili che rendono più forti e che insegnano a conoscerlo, a cavalcarlo con sempre più dimestichezza ma mai a controllarlo del tutto.

E poi, nell'imprevedibile si nascondono spesso delle sorprese e non è detto debbano essere per forza spiacevoli.

D'improvviso un sussulto la scosse e le fece perdere la sua solita espressione fiera e sicura, rendendola un po' più...umana.

A quando risaliva l'ultima volta che si era davvero innamorata di qualcuno?

Si irrigidì e tremò.

Era successo, lo sapeva, anche se avrebbe fatto qualunque cosa per dimenticarlo perché il solo ricordo bruciava ancora al suo orgoglio ferito.

Dopotutto, a 16 anni si è semplicemente delle stupide ragazzine mentre lei adesso era una donna di successo, intelligente e brillante, con obiettivi e traguardi molto più ambiziosi di qualche batticuore cretino o finte illusioni.

Collezionava solo successi e non c'era più spazio per essere una perdente, per le sconfitte, per le debolezze.

Non esistevano più...rifiuti.

Sua madre lo ripeteva sempre che, per essere davvero realizzati e felici nella vita, era necessario stare bene innanzitutto con sè stessi, senza aver bisogno di nessuno accanto, e si trattava di sicuro di un insegnamento valido se Michelle non si fosse ostinata a portarlo all'estremo e a seguirlo fin troppo alla lettera.

Annuì convinta, ma qualcosa nei suoi occhi pizzicava e rischiava di rovinarle il trucco, mentre adesso il riflesso che vedeva allo specchio era tremolante e sfumato e non rimandava più l'immagine di quella ragazza ferrea e indistruttibile.

Vacillò e si appoggiò con entrambe le mani al lavandino candido, abbassando la testa e rimanendo immobile qualche secondo.

Troppi pensieri angoscianti, troppi ricordi da rimuovere e le emozioni che tentava disperatamente di eliminare perché la trasformavano in un essere debole e vulnerabile.

Durò poco, scosse la testa con decisione, come per far dissolvere quella nebbia, e il suo sguardo ritornò deciso e limpido.

Anche stavolta era riuscita a non farsi sconfiggere, anche stavolta aveva vinto lei.

Con uno scatto parecchio energico aprì la porta del bagno e la sua ondata di veemenza investì Ashley, che si trovava poco distante dalla porta, facendola arrestare per lo spavento.

La rossa, con una mano ancora sul petto per l'improvvisa e trionfale entrata in scena di Michelle, puntò gli occhi sulla sua figura e si trovò a boccheggiare, colpita dalla figura splendida dell'amica.

I suoi gusti erano senza dubbio orientati verso il sesso maschile ma questo non le impediva certo di rimanere abbagliata dalla bellezza di quella ragazza e dalla classe innata che le scorreva lungo ogni centimetro del corpo.

Michelle era raffinata ed elegante, capace di far sfigurare e sembrare sciatta qualunque ragazza che si fosse trovata a condividere l'aria con lei ed anche Ashley subì il suo fascino, sentendosi immediatamente uno schifo al suo cospetto, coi capelli spettinati ancora segnati dal cuscino, un paio di evidenti occhiaie, a causa dei demoni e delle ansie che spesso le succhiavano via la voglia di dormire, e una t-shirt larga e informe che alterava le sue curve femminee.

'Non sarò mai come lei' attestò mentalmente, senza capire se fosse una cosa negativa o meno.

«Buongiorno Ashley! - salutò Michelle per prima, notando con un pizzico di curiosità l'aria imbambolata della ragazza – scusami, ti ho spaventata?» cinguettò amabilmente, mentre trafficava dentro la sua pochette lucida.

«Buongiorno Michelle! - rispose lei, ridestandosi – no, è che... non mi aspettavo di incontrarti a quest'ora, di solito non sei così mattiniera» affermò, sfregando le braccia scoperte per proteggerle dall'aria frizzante che penetrava da una finestra in cucina.

«É vero, ma oggi ho da fare!» la informò enigmatica, senza aggiungere altro, mentre si avviava alla porta, ripassando a bassa voce un elenco di cose da non dimenticare.

Ashley rimase interdetta, poi si portò la mano alla bocca per nascondere uno sbadiglio che non aveva potuto trattenere, mentre l'attenzione le cadde sul vestiario estremamente formale di Michelle, che indossava con grazia una giacca color rosa cipria sopra una semplice ma elegante camicia bianca, il tutto completato da una sobria gonna nera, nè troppo corta, nè troppo lunga e da un paio di decollete dal tacco medio.

Michelle curava ogni minimo dettaglio, anche quando vestiva come una ventiduenne ordinaria in uscita serale, ma quella mattina rassomigliava in maniera incredibile a una donna in carriera ed Ashley suppose che avesse un impegno importante e molto formale.

Prima che potesse formulare a voce una qualsiasi delle ipotesi che le frullavano in testa, l'amica la precedette e richiamò la sua attenzione.

«Allora, come sto?» domandò, facendo un veloce giro su sè stessa e ritornando poi alla posizione di partenza, di fronte ad Ashley.

La risposta della rossa non tardò ad arrivare e fu anche abbastanza scontata e prevedibile alle orecchie di Michelle.

«Sei...perfetta» ammise, infatti, dando un'ultima occhiata d'insieme alla mora.

Un sorriso si dipinse sul volto di Michelle, i complimenti erano ciò di cui si nutrivano il suo ego e il suo umore e presto dimenticò quei pochi minuti di sconforto nel bagno.

«Oh, grazie!» esclamò, fingendo sorpresa per quel commento che in realtà si aspettava.

«Hai esame stamattina?» chiese poi Ashley, andando a intuito in base all'abbigliamento della ragazza.

«In realtà non io» si lasciò scappare Michelle, mentre si avviava verso l'uscita di casa. Una mano volò a coprirle la bocca, dopo che si fu accorta di aver forse rivelato troppo, poi si voltò verso Ashley con l'espressione indecisa e combattuta.

Lei intanto si era appoggiata allo stipite della porta della cucina e, ancora mezza addormentata, era avvolta da una quiete mattutina che presto sarebbe sparita.

Michelle ritornò indietro con aria guardinga, scrutò le porte delle camere delle altre ragazze per accertarsi che non si fossero già alzate, poi sospirò e si avvicinò con fare circospetto ad Ashley.

«Beh, in realtà doveva rimanere un segreto ma, trattandosi di Terence, credo che a te possa dirlo!» bisbigliò, accostandosi ad Ashley e parlando sottovoce per evitare di farsi sentire da orecchie indiscrete, nemmeno stesse per rivelare un segreto di stato.

Ashley aggrottò un poco le sopracciglia: il fatto che, solo perché la faccenda riguardava Terence, lei rappresentasse l'eccezione a cui era consentito sapere, la fece sentire piuttosto a disagio perché lasciava presupporre un legame speciale tra loro due che non c'era e che, probabilmente, non ci sarebbe mai stato.

In ogni caso Ashley lasciò correre e si sporse verso l'amica per ascoltare meglio le sue parole sussurrate.

«Oggi Terence deve sostenere l'ultimo esame. Non voleva farlo sapere a nessuno per scaramanzia.. lui è fatto così, ma ha studiato e, se andrà bene, il mese prossimo prenderà la laurea» le svelò Michelle, trattenendo a stento la gioia e afferrando le mani di Ashley nelle sue, col viso raggiante e gli occhi che brillavano di orgoglio.

Successi, traguardi importanti e gloria.

Conosceva i due fratelli da poco e ormai aveva capito che per loro quelle parole contavano più di ogni altra cosa al mondo e, dopo il racconto di Matt su tutta quella triste vicenda di cui aveva dovuto fare ingiustamente le spese, ne aveva avuto un' ulteriore conferma.

«Oh, allora speriamo bene, sono sicura che ci riuscirà!» disse a Michelle, mantenendo la voce bassa, sinceramente contenta per l'amico.

Nonostante i difetti e quella mentalità che non riusciva a condividere del tutto, rimanevano delle persone importanti per lei, senza le quali adesso non sapeva neanche dove si sarebbe trovata ed era davvero felice che potessero realizzare i loro obiettivi.

«Allora scappo! Vado a dargli un po' di supporto morale, sarà molto agitato, e poi ho intenzione di salutare dei miei vecchi professori mentre mi trovo lì - continuò a bisbiglire Michelle, dirigendosi nuovamente verso l'uscita, cercando di non fare troppo rumore coi tacchi, per poi bloccarsi poco prima di aprire la porta - E tu? Turno mattutino?» le chiese all'improvviso, voltandosi.

Ashley trasalì, le domande di Michelle spezzarono definitivamente il torpore in cui ancora si stava crogiolando e una doccia gelata le piombò addosso quando si ricordò che oggi non era un giorno qualunque ma 'quel giorno', proprio il motivo che l'aveva tenuta sveglia quasi l'intera nottata, regalandole quell'aria da zombie addormentato.

'Porca miseria, come ho fatto a dimenticarmi di...di quel.. ' pensò, ma non riuscì a continuare perché era difficile trovare una parola giusta per definire quello che la aspettava.

'Cos' è? Un appuntamento...No, dannazione! Come diavolo mi salta in mente! Un'uscita, ecco, un semplice incontro tra amici! Che poi...saremmo amici noi due? No di certo ma.. allora che cavolo siamo? Che senso ha tutto questo?'

La testa cominciò a scoppiarle e un lieve dolore si impadronì delle sue tempie, che quasi fumavano per via del flusso inarrestabile di pensieri e quesiti che aveva innescato e a cui non riusciva a dare una risposta.

Peccato che Michelle fosse ancora lì, davanti alla porta, in attesa che la rossa ritornasse sulla terra dai suoi viaggi mentali.

«Ashley?»

La voce della coinquilina le evitò di implodere, sopraffatta da tutti quei dubbi.

«Oh, scusami! Sì, oggi turno di mattina! - le rispose sbrigativa ma poi si rese conto che il peggio non era ancora finito e una nuova fitta le bucò la fronte – ah, e comunque...tornerò tardi oggi perché... - tossicchiò, per recuperare dei secondi preziosi e trovare una dannatissima scusa – ho un forte mal di gola e passerò dal medico per farmi prescrivere qualcosa!» si inventò alla fine, passandosi una mano sul collo e sperando di non risultare poco credibile.

«Aspetta, dovrei avere qualcosa in casa per il mal di gola, posso andare a controllare se vuoi..» intervenne subito Michelle, dirigendosi verso la sua stanza ma Ashley, con uno scatto, arrestò il suo cammino, maledicendo l'eccessivo altruismo dei due fratelli, che in quel momento poteva privarla dell'unica giustificazione decente che fosse riuscita a formulare.

«Ma no, tranquilla, non ce n'è bisogno! Preferisco farmi visitare, non si sa mai! Sono abbastanza ipocondriaca e sto più serena così!» insistette, e quando vide Michelle rilassarsi e tornare indietro, tirò un sospiro di sollievo.

«Come vuoi! Sono proprio in ritardo adesso! Ci vediamo stasera!» strillò la castana, catapultandosi giù per le scale e lasciando che fosse Ashley a richiudere la porta per poi accasciarvisi contro.

Rimase in silenzio, con la testa poggiata sulle ginocchia e l'amara sensazione dell'ennesima bugia ancora nel palato.

Perché si ostinava a coprire quello strano rapporto? Perché non mandava quel biondo da strapazzo in malora e ritornava alla sua vita ordinaria, piena di fantasmi dal passato ma almeno sgombra da quei nuovi pesi sulla coscienza?

Le dita le sfiorarono per caso le guance, proprio dove era rimasto impresso il ricordo delle labbra di Matt che gliele baciavano e si bagnavano delle sue lacrime e riprovò quella sensazione di calma e benessere.

Le bastò come risposta, fece forza sulle gambe e si alzò, poi udì rumori indistinti provenire dalle stanze della altre sue coinquiline e sollevò la testa, rassegnata a recitare l'ennesimo copione.

 

 

«Questo è suo, grazie e arrivederci!»

Il cliente voltò le spalle ed Ashley potè togliersi dalla faccia il solito sorriso di cortesia e ritornò a sbuffare, accasciandosi sulla scrivania, il gomito destro a fatica riusciva a reggere il peso della sua testa, che pareva fatta di piombo quella mattina, forse anche a causa dei pensieri che conteneva.

Il motivetto che Carol canticchiava da ore le stava trapanando il cervello e lei si trovava già in uno stato di sufficiente esasperazione per poter tollerare altre sollecitazioni esterne.

«Sei particolarmente allegra, oggi» le fece notare, camuffando in modo non totalmente convincente un tono infastidito.

Carol parve non farci caso, smise di emettere suoni e sospirò con aria sognante.

«E come potrei non esserlo, questo è un giorno importante!» esclamò, rizzandosi sulla sedia, come se avesse ricevuto una scossa elettrica.

«Davvero?» fece Ashley, annoiata. A lei sembrava solo una giornata più tormentata del solito.

«Oggi sono due mesi che io e mio marito siamo sposati! Ti rendi conto, già due mesi! Mi sembra solo ieri che indossavo quello stupendo vestito bianco...» le spiegò la riccia, avvicinandosi la mano al viso e rimirando l'anello dorato che spiccava attorno al suo anulare sottile, il simbolo della sua felicità.

«Oh, auguri» biascicò la rossa, con poca convinzione, appuntandosi di non sposarsi mai se doveva significare rincitrullirsi e annegare in un mare di smielatezza e banalità.

E dire che, quando era fidanzata con Patrick, le sue compagne del liceo erano convinte che sarebbero stati una di quelle coppie indistruttibili, pronti a sposarsi dopo la laurea e a sfornare almeno tre marmocchi e, per un atttimo, ci aveva quasi creduto anche lei.

Le ultime notizie che aveva di lui risalivano a un anno prima e lo vedevano impegnato all'università e fidanzato con una compagna di corso e, in fondo, era giusto che fosse andata così.

Il cellulare si illuminò ed Ashley si fiondò a leggere, per poi gettarlo svogliatamente sul tavolo quando appurò che si trattava solo di uno stupido messaggio pubblicitario.

' Che razza di stronzo inaffidabile' ripetè per l'ennesima volta in mente.

Il giorno prima Matt le aveva promesso che si sarebbe fatto sentire con un messaggio per comunicarle luogo e ora di incontro, ma mancava ormai solo un'ora alla fine del turno e tutto taceva.

L'ansia l'aveva divorata tutto il giorno e se la sarebbe risparmiata volentieri se solo avesse saputo.

E poi cos'era quell'altra morsa allo stomaco? Era forse...delusione?

Scosse la testa ed espirò l'aria rumorosamente, attirando l'attenzione di Carol.

«Aspetti notizie dal tuo ragazzo?» le chiese impertinente, non le era mica sfuggito che Ashley per tutta la mattina non aveva fatto altro che sbuffare e tenere sotto controllo il telefono ed era un comportamento a dir poco insolito per lei.

«Non ho un ragazzo, Carol!» ribattè piccata e stanca di dover continuamente respingere le allusioni della collega alla sua sfera sentimentale.

«Io preferisco il biondo, è affascinante e misterioso – continuò lei, completamente sorda alla precisazione di Ashley – anche se quello riccio con gli occhiali aveva un'aria così tenera e dolce, mentre Terence ha il carisma del ragazzo colto e sofisticato... è proprio dura scegliere, non vorrei essere nei tuoi panni, mia cara!» cercò di confortarla, battendole persino una mano sulla spalla in segno di vicinanza.

Ashley si strinse la testa fra le mani, e non potè evitare di emettere un debole e soffocato lamento.

Tra i misfatti che aveva di sicuro commesso nelle sue vite precedenti per essersi meritata tutta quella serie di eventi disastrosi che avevano costellato gli ultimi anni, ce ne doveva essere stato anche uno più piccolo, per il quale adesso le era toccato dover sopportare Carol, ne era più che certa.

Mentre era impegnata a commiserarsi un suono attirò la sua attenzione ed Ashley di getto afferrò il cellulare e lesse il mittente.

Ai suoi occhi comparì il nome fasullo con cui aveva memorizzato Matt e il cuore le fece un tuffo che lei stessa ritenne esagerato.

"Tra un'ora alla fermata dell'autobus a fianco dei giardini pubblici, quella tra il negozio di animali e il vecchio ufficio postale» lesse, muovendo debolmente le labbra senza emettere suono, poi le stesse le si piegarono involontariamente in un sorriso traditore.

«Stai sorridendo!» si intromise Carol, lanciandole un'occhiata divertita di soppiatto.

«Non è vero!» si ribellò Ashley, assumendo subito un'aria offesa e tesa, Carol ridacchiò senza più parlare.

La fermata di cui parlava Matt la conosceva, era poco lontana dal negozio e in una zona non molto trafficata, probabilmente l'aveva scelta proprio per quel motivo, anche se Ashley non aveva la più pallida idea di come avrebbero fatto dopo a girare indisturbati.

L'ansia la invase ma si sforzò di fidarsi di quel ragazzo, cosa che ancora le riusciva abbastanza difficoltosa.

Fece il conto del tempo necessario per arrivarci e giunse alla conclusione che avrebbe dovuto sgattaiolare alla velocità della luce dopo la chiusura se non voleva tardare troppo.

Quell'ora la passò a guardare a intervalli regolari l'orologio finchè, all'orario di chiusura, raggruppò velocemente le sue cose e le buttò a casaccio in borsa, affrettandosi verso l'uscita.

«Come mai così fretta di tornare a casa?» domandò curiosa Carol, quella ragazza sarebbe mai riuscita a farsi gli affari propri per una volta nella vita?

«Non torno a casa» le parole scapparono rapide dalla bocca di Ashley prima che potesse frenarle. Imprecò mentalmente contro sè stessa con una serie di epiteti davvero poco carini, ma si diede un'attenuante: i nervi tesi e l'ansia le avevano bruciato gli ultimi frammenti di lucidità ancora rimasti in corpo.

L'ultima cosa che udì fu un verso simile a un ululato malizioso che proveniva dalla boccaccia impicciona di Carol, ma le sue gambe scattarono veloci ed Ashley si ritrovò fuori dal negozio in un baleno e potè respirare, finalmente.

Adesso però arrivava il peggio.

 

 

La panchina della fermata era deserta, visto l'orario e la zona poco frequentata.

Ashley si guardò intorno con accuratezza, cercando di scorgere Matt, poi si rintanò sotto la tettoia per togliersi da una visuale più scoperta.

Michelle era all'esame di Terence e, anche se fosse già finito, quella non era una loro zona abituale e questo la rincurò notevolmente.

Si sedette sulla panchina ma non ebbe il tempo di sistemarsi la borsa sulle ginocchia che uno scooter si accostò alla fermata e appena Ashley alzò lo sguardo, attratta dal rumore, riconobbe gli occhi azzurri di Matt che spuntavano da sotto il casco.

«Scusa, è tanto che aspetti?» esordì con estrema naturalezza, rimanendo a cavallo di quell'affare senza intenzione di scendere.

Ashley scattò in piedi, confusa e sorpresa «No, solo cinque minuti..» balbettò con espressione spaesata, mentre il suo cervello tentava di elaborare ciò che sarebbe successo da lì a poco e che non le era più tanto chiaro.

«Meno male, forza, salta sù!» le intimò Matt, con la sua solita faccia sicura e irriverente.

Ashley spalancò gli occhi, e si domandò se facesse sul serio.

Camminare insieme era già pericoloso ma almeno avrebbe permesso loro di studiare eventuali pericoli con calma e di nascondersi subito o, nella peggiore delle ipotesi, fare finta di litigare ma , insieme su quel coso a sfrecciare per le strade, avrebbero potuto incrociare chiunque senza possibilità di sfuggire o di cambiare strada con facilità.

Era un suicidio in pratica e non aveva intenzione di farlo.

«Sei diventato pazzo? Non ci salgo su quel coso!» esclamò d'impulso, con la faccia sconvolta, quando capì che Matt non scherzava.

Il biondo sospirò, poi simulò un broncio e si finse offeso. «Guarda che è vecchiotto ma funziona ancora benissimo e poi non dovresti offendermelo così, è con questo che sono fuggito da casa mia, è il mio compagno di sventure e ci sono affezionato!» disse, accarezzando lievemente la carrozzeria sbiadita dello scooter con un fare così protettivo che Ashley, nonostante la situazione, non trattenne un sorriso.

«Non intendevo dire che fa schifo... - precisò, intuendo l'equivoco – solo che così rischiamo di farci beccare più facilmente e...io... sai che non mi va...» cominciò a parlare in maniera sconnessa e affannandosi ma Matt la bloccò, per evitarle un'asfissia o un attacco di panico.

«Calmati Ashley! Mi dispiace, ho anche un'auto ma per il posto in cui dobbiamo andare era scomoda e inutile. Comunque, visto che continui a pensare che io sia uno stupido... - Matt si interruppe per abbassarsi a prendere un oggetto che pendeva davanti a lui, sotto il manubrio, ma che Ashley non aveva notato subito, presa dal terrore – mettiti questo e sbrigati a montare sù, è più pericoloso se continuiamo a stare fermi qua a discutere come due babbei!.» concluse e le porse un casco integrale, uno di quelli che si usano per andare sulle moto.

Dovette dargli ragione, era rischioso stare fermi a dare spettacolo, così prese con esitazione il casco e lo guardò, rigirandoselo tra le mani.

«Sì, lo so, sembrerai un'idiota con quel coso enorme in testa su quest'affare, ma almeno sarai un'idiota irriconoscibile» la tranquillizzò a modo suo, convincendola.

Ashley indossò il casco, sentendosi immeditamente più tranquilla col viso coperto, poi si avvicinò al mezzo, mentre Matt si spostò in avanti per farle più spazio.

Appoggiandosi al sellino, salì a cavalcioni e si posizionò il più lontano possibile dal ragazzo, per evitare qualunque contatto che potesse riaccenderle le sensazioni di quel pomeriggio, le quali le tornarono in mente, arrossandole le guance nascoste dal casco.

«Posso?» Matt le chiese il permesso di partire ed Ashley gli diede risposta affermativa poi, non appena lo scooter cominciò a muoversi, le sue solite paranoie ripresero la loro ordinaria attività.

«Si può sapere dove hai intenzione di portarmi?» urlò, cercando di farsi sentire e lasciando trapelare una certa diffidenza.

Matt aveva detto che quel posto era irraggiungibile in auto ed Ashley si chiese se non fosse un postaccio sperduto dove nessuno potesse sentirla o vederla in alcuna situazione.

«Questa cosa che mi credi un serial killer o un maniaco comincia a diventare offensiva – le comunicò tranquillo, voltando appena la testa per incontrare i suoi occhi spauriti – e comunque se non ti fidi di me almeno fallo di Luke, secondo te un ragazzo così tranquillo e sincero potrebbe mai essere amico di un delinquente? Sembra che ormai voi due vi conosciate, no?» le frecciò, facendole capire di essere perfettamente al corrente del loro incontro segreto, aveva già provveduto a fare una finta lavata di capo a Luke per aver spifferato il suo numero di telefono.

«Scusa, è solo che... sono un po' nervosa» si giustificò sinceramente, mentre stava aggrappata al sellino per evitare qualche scossone.

«Stà tranquilla e goditi il giro» ripetè lui, con gli occhi fissi sulla strada.

Ashley si lasciò rassicurare e finalmente riuscì a sentire il vento piacevole che le carezzava le braccia e la sensazione di libertà data delle strade che scorrevano sotto i suoi piedi e la portavano via, lontano dalla città affollata e dai suoi problemi.

Non si parlarono per tutto il tragitto, ognuno perso nei propri pensieri, poi, dopo un quarto d'ora circa, la voce di Matt si rifece viva.

«Da questo punto in poi ti conviene tenerti a me, la strada è un po' stretta e malandata» la informò e probabilmente era quello il motivo per cui portare la macchina non sarebbe stata una scelta saggia.

«Tranquillo, non credo ce ne sia bisogno» si affrettò a rifiutare, decisa a evitare quel contatto.

Matt scrollò le spalle e continuò, mentre Ashley serrò le dita con più forza sul sellino, facendo fatica a rimanere stabile perché la strada era diventata davvero sconnessa e piena di sassi.

Uno scossone più forte mandò a monte i suoi intenti e la fece finire spiaccicata sulla schiena di Matt, così schiacciata a lui che riuscì a sentire il sussulto del suo torace quando rise di lei.

«Ti avevo avvertita, razza di testarda!» la rimproverò scherzando, poi percepì le braccia della ragazza che si arrendevano e gli circondavano i fianchi, esitando un po', le mani sottili che si fermavano sull'addome, delicate, senza premere troppo, la morbidezza delle sue forme contro la schiena.

Senza volerlo si trovò a reprimere un brivido di piacere, causato da quei semplici tocchi innocenti ma involontariamente capaci di accendere i suoi sensi, però non potè cancellare quell'irrazionale pace che invase il suo essere, adesso che i loro corpi avevano aderito.

Quando lo scooter rallentò Ashley capì di essere quasi arrivata, così mollò la presa attorno ai fianchi di Matt e si scostò da lui, ignorando quella sensazione di vuoto che seguì alla perdita del contatto col biondo.

«Siamo arrivati!» confermò lui, deviando verso sinistra alla ricerca di un punto tranquillo in cui abbandonare il suo adorato scooter.

Ashley scese dalla sella e si guardò intorno.

Era stata così impegnata a preoccuparsi – prima - e a controllare le sue sensazioni – dopo - quando aveva abbracciato Matt per non volare via, che non aveva più fatto caso al paesaggio che cambiava e a dove il suo compagno di avventure l'avesse condotta.

Si meravigliò nel notare che non era affatto un luogo desolato o squallido di chissà quale degradata periferia, come forse la parte più diffidente di lei si sarebbe aspettata, ma aveva tutta l'aria di essere un ridente parco e nemmeno tanto solitario, visto che ci passeggiavano famiglie con bambini, coppie e gruppi di ragazzi.

Quell'ambiente verde, dove l'erba curata e fresca rifletteva l'ombra pacifica delle fronde dei grandi alberi sparsi qua e là, senza un ordine preciso, mosse dalla brezza leggera, la tranquillizzò all'istante, infondendole un senso di serenità che le ridiede un respiro regolare e calmò i battiti del cuore.

Doveva trattarsi di un posto quieto lontano dalla città e poco conosciuto, dove la gente si recava per trascorrere qualche ora di pace via dallo smog e dal caos che imperava sovrano nella quotidianità.

«Allora, valeva la pena ascoltarmi?» le chiese Matt, giungendole alle spalle dopo aver sistemato il suo mezzo di trasporto.

«É meraviglioso, non sapevo esistesse un posto così a pochi minuti dalla città» gli disse, ancora incantata ad ammirare le chiome degli alberi e i fiori che coloravano qua e là la distesa di verde.

«Non è molto gettonato, la strada per arrivarci non è proprio il massimo, come hai potuto constatare – le chiarì, prendendo a camminare lungo un vialetto alla ricerca di un'area tranquilla e appartata in cui fermarsi – di sicuro non è un luogo che Terence e i suoi frequenterebbero, troppo poco raffinato e in vista per loro, quindi ho pensato fosse perfetto per evitare che ci vedessero insieme»

Ashley lo osservò, alzando lo sguardo, e cercò di studiare il suo bel viso, così imperturbabile e privo di qualunque segnale o indizio su ciò che gli girava in testa.

«Ti ringrazio» mormorò flebilmente, quasi timorosa di essere sentita. In fondo Matt aveva mantenuto la parola e si era prodigato perché rischiasse il meno possibile, anche se per colpa di una situazione di odio in cui la vera vittima era lui.

«Lascia stare – tagliò corto, poi si fermò dopo aver individuato un angolo di prato libero e distante dalla gente, che sembrava ideale per loro – ti piace qua?» le chiese.

Ashley annuì, Matt tirò fuori dalla tracolla un telo, lo stese per terra e vi si accomodò, senza dire nulla a lei, che però lo imitò subito dopo, occupando la porzione di stoffa diametralmente opposta alla sua.

Seguì un silenzio imbarazzante, intervallato solo dal fruscio delle foglie e dal cinguettio degli uccelli, un silenzio così pesante che fece riaffiorare in men che non si dica tutti gli interrogativi irrisolti di Ashley.

Che ci faceva lì con lui? Perchè aveva accettato e che senso aveva per loro vedersi?

Non sapeva cosa fare, nè cosa dire e prese a giocherellare con dei fili d'erba senza riuscire a spiccicare più parola.

«Mi dispiace per l'altro pomeriggio, ti giuro che non sapevo che Luke sarebbe passato, e non volevo certo farti sentire in trappola» fu Matt a rompere quell'atmosfera pesante ed Ashley gliene fu immensamente grata.

«Non preoccuparti, l'ho capito. - gli sorrise, sentendosi già più a suo agio – e poi Luke è stato molto convincente!» gli rivelò, ormai aveva capito che il suo amico era stato smascherato.

Matt si aprì in una risata cristallina ed Ashley si ritrovò a guardare attentamente il suo profilo lineare, i capelli lunghi e scompigliati che gli ricadevano dietro la nuca, gli occhi socchiusi, la sua pelle chiara e quelle braccia che l'avevano stretta poco tempo prima nel suo studio, tese e poggiate per terra per sostenere il suo peso.

«Che bastardo» mormorò il biondo tra sè e sè, riferendosi all'amico.

«Ci tiene molto a te» precisò Ashley, addolcendo lo sguardo, sempre fisso su di lui.

«Lo so» rispose pacato lui, buttando indietro la testa e fissando i giochi di luce che gli alberi creavano con le loro fronde.

Ashley incrociò le gambe e posò lo sguardo sulla distesa di verde lì intorno; non era così che si era immaginata quella giornata, in realtà non era riuscita a immaginarsela per niente e adesso ne era rimasta colpita, era tutto surreale e magico e sì, lei stava bene, ancora una volta, ancora insieme a lui.

«Beh, mi aspettavo il gelato, ma questo non è da meno!» scherzò, ormai la tensione di prima era sparita ed Ashley si tolse la felpa, ormai riscaldata dalla temperatura mite del posto.

Matt si rialzò di colpo e battè una mano sulla fronte, poi si girò e afferrò la tracolla con urgenza.

«Cazzo, che stupido, quasi me ne dimenticavo! - sbottò, poi frugò nella borsa e ne estrasse una vaschetta piccola di gelato con due cucchiaini – ecco qua, piccola donna senza fede, direttamente dal supermercato! - la apostrofò, guardandola con sfida – non possiamo sederci pubblicamente in un bar senza rischiare lo scoppio di una rissa o una catastrofe nucleare, quindi mi sono arrangiato!» scherzò su quella situazione penosa, rendendola così tragicomica da fare esplodere la sua compagna in una risata liberatoria.

«Così è ancora meglio, anche se sarà liquefatto» lo stroncò Ashley, facendo la guastafeste con un sorriso furbo sulle labbra, come se avesse davanti un suo vecchio amico.

«Sei davvero disfattista! - si lamentò lui, poi aprì il coperchio e le mostrò il contenuto, piegando da un lato la vaschetta, parte del gelato colò miseramente – beh, è una specie di poltiglia- frappè semi-solido, ma è pur sempre cioccolato, di solito piace a tutti» provò a cadere in piedi Matt, facendo ridere Ashley per la seconda volta in un solo pomeriggio, quasi un record per lei, negli ultimi tempi.

«Andrà benissimo» gli disse, ancora scossa da qualche risata.

Matt la osservò con interesse, non era uno spettacolo frequente vederla ridere di gusto e la cosa gli provocò una sensazione piacevole all'altezza del petto, che riaccese in lui quell'attrazione misteriosa.

Non aveva certo dimenticato quel bacio mancato e, osservandole le labbra, riprovò la stessa identica voglia di affondarci di quel pomeriggio.

Le prese il mento con le dita e lo sollevò per portarlo alla sua altezza, la percepì irrigidirsi e immobilizzarsi al suo tocco, le labbra rosee le si schiusero per la sorpresa, ma furono i suoi occhi a distrarlo irrimediabilmente e a catturare tutta la sua attenzione.

Quel castano chiaro aveva una luce diversa, luminosa e calma e la tempesta che di solito vi scorgeva sembrava essersi rasserenata.

«Sono diversi» sussurrò a due passi dalla sua bocca, ma con gli occhi fissi nei suoi. Non ci fu bisogno che specificasse l'oggetto del discorso perché Ashley capì subito.

«Mi sento meglio oggi, qui...con te...- azzardò, ma poi si rese conto dell'idiozia che era appena uscita dalla sua bocca e tentò di correggere il tiro – nel senso che...questo posto mi fa sentire bene, è così tranquillo e...»

«Quando ridi sei molto più sopportabile, l'acidità e l'astio non ti donano, sai?» la punzecchiò, togliendola dall'imbarazzo e allontanandosi da lei, facendo scivolare via le dita dal suo mento.

«Senti chi parla, e a te non donano la presunzione e l'arroganza, non te l'hanno mai detto? - gli rispose per le rime, sembravano di colpo regrediti alle fasi inziali del loro rapporto ma c'era una confidenza diversa ad animarli – Ho fame!» borbottò poi, strappandogli via il gelato mezzo sciolto dalle gambe e cominciando a mangiarlo.

Matt le si affiancò in silenzio e la imitò, tuffando il cucchiaio nella vaschetta.

Ashley rimase con gli occhi fissi sul gelato, che per fortuna raffreddò i suoi bollenti spiriti e le fece dimenticare i brividi provati prima, quando le loro labbra si erano trovate di nuovo a un passo dall'incontrarsi e lei aveva desiderato con tutte le sue forze scontrarsi con lui e stringerlo di nuovo, come sullo scooter.

Il cellulare le squillò dalla borsa e quando Ashley lesse il nome lampeggiante raggelò, ma decise comunque di rispondere, per non destare sospetti.

«Pronto, Michelle - ripose tremando, Matt a quel nome si voltò verso la rossa con una vaga aria pensierosa a increspargli la fronte.

«Ehi, Ashley, volevo solo dirti che Terence ce l'ha fatta! Tra un mese si laurea! Tieniti libera per i prossimi giorni perché ci sarà da festeggiare, ok?» urlò Michelle dall'altra parte, così forte da perforarle il timpano. La sua gioia, dopotutto, era comprensibile ed Ashley sorrise, anche se col cuore in gola.

«Sono davvero felice per lui, fagli i miei complimenti, anche se di sicuro ci vedremo!» disse, con gli occhi puntati su quelli chiari e pungenti di Matt, in una situazione a dir poco assurda.

Se solo avessero saputo con chi si trovava in quel momento!

«Certo! Tu come stai? Già finito dal dottore?» domandò l'amica, completamente ignara della sua reale localizzazione.

«Ehm, no, il dottore non è ancor arrivato, credo che perderò ancora del tempo!» balbettò, gettando un'occhiata sbilenca a Matt, che adesso stava ripiegato su sè stesso, coi capelli sulla fronte, a farsi una delle sue solite sigarette.

«Beh, mi dispiace! A stasera allora, devo raccontarvi un sacco di cose!» la salutò Michelle, ancora esaltata per la notizia, Ashley riattaccò, sospirando rumorosamente.

Il ghigno sul viso di Matt non preannunziava nulla di buono.

«Dal dottore, eh?» rimarcò con tono ironico, passando la lingua sul lembo della cartina per chiuderla e risultando terribilmente lascivo e provocante.

«Beh, qualcosa dovevo pur inventare, no?» si difese Ashley, voltando la testa dall'altra parte per non farsi abbindolare dal fascino di quell'insolente, al quale evidentemente non era immune.

Quando rigirò la testa se lo trovò a pochi centimetri di distanza, silenzioso e agile come un gatto, con la sigaretta ancora spenta a mezz'aria e quegli occhi penetranti fissi su di lei, quasi imploranti.

Non pareva più voler scherzare, adesso.

«Perché lo fai?» le domandò serio, confondendole le idee.

«Che intendi?»

«Perché sei qui?» riformulò la domanda, senza muoversi di un millimetro.

«Sei tutto matto, sai? Sei stato tu a portarmici!» rispose lei con la voce tremolante, squadrandolo con sospetto.

Si era fatto strano in viso, serio e.. ansioso?

«Questo lo so. - dichiarò calmo, poi le scostò dei capelli dalla fronte per renderle libero il viso e potersene cibare, poterlo indagare senza pietà, facendola sentire nuovamente esposta – Intendo, perché con me, perché racconti frottole per vedermi?» le chiese, un' improvvisa necessità di comprendere si era insinuata in lui e premeva per uscire.

Bramava di capire, di sentirle dire che i dubbi che lui covava erano gli stessi che assillavano anche lei, che non c'era nessuna fottuta spiegazione a ciò che stava accadendo tra loro, che non era impazzito e che, nonostante tutto, andava bene, maledettamente bene.

Ashley aprì bocca ma non uscì alcun suono, rimase a fissare Matt, a desiderare che la toccasse, che le parlasse di nuovo di lui, di come si sentiva, di come la capiva; voleva ancora una volta tuffarsi in lui e sentire l'anima di quel ragazzo carezzare la sua e ripulirla, toglierle via anche solo un po' di inquietudine.

Sarebbe andata bene come risposta?

«Io...non...» provò ad articolare ma le parole non ne volevano sapere di mettersi in fila e formare un discorso di senso compiuto.

Matt sorrise, lui la sua risposta l'aveva ottenuta.

Rimase a bearsi del suo viso smarrito, di quella pelle diafana, dei capelli rossi che luccicavano quando qualche raggio faceva capolino tra i rami, del tremore che lei non era proprio capace di nascondere, mentre osava un debole tentativo di allontanarsi da lui, che il suo corpo però non assecondò.

Perché lei lo voleva vicino, lo voleva addosso esattamente come lui e fingere ormai non serviva più a molto, erano due bombe a orologeria pronte a esplodere e l'unica incognita era solo quando sarebbe successo.

La trovò bella e irresistibile e la desiderò ancora una volta, col corpo e con lo spirito.

«Che fai?» domandò Ashley, con la voce spezzata dalla paura di una risposta che l'avrebbe confusa ancora di più.

«Annego»

Matt non la deluse, fu criptico, come sempre, come i primi tempi in cui quelle sue frasi misteriose la mandavano in confusione e lei lo respingeva per poi ricascarci, mentre adesso no, adesso si era stancata di lottare.

«Cosa? Non capisco» provò a domandare quando invece, inconsciamente, dentro di sè aveva ben chiaro cosa Matt intendesse.

«Neanche io» la spiazzò.

Ashley tremò, e nelle risposte di quel ragazzo riuscì a leggere tra le righe le stesse emozioni che lei provava, sperando di sbagliarsi, perché di guai ne aveva avuti abbastanza e non voleva aggiungerne un altro sulla lista.

«Lo ribadisco, sei tutto matto! – asserì, trovando la forza di staccarsi da lui e riprendere fiato, fino a gonfiare i polmoni, come se per tutto il tempo avesse trattenuto il respiro sott'acqua e fosse riemersa solo ora – e fammi una di quelle!» gli ordinò secca, indicando la sua sigaretta prima di stringersi le ginocchia e coprire il volto con una mano per sorreggerselo.

«Da quando fumi?» Matt si allontanò, rompendo la magia e recuperando il necessario per accontentarla.

«Stà zitto e fallo» insistette, osservandolo sorridere di nascosto, da sotto qualche ciocca di capelli rossi che usava come scudo.

Non fumava ma in passato le era capitato di farlo quando era agitata o quando si sentiva strana e mai come il quel momento ne ebbe voglia.

«Agli ordini» le sussurrò, armeggiando col tabacco, per poi passarle l'oggetto desiderato una volta che ebbe finito.

«E adesso sdraiati, il cielo è limpido, oggi» le suggerì lui, tirandola dolcemente per un braccio, mentre si stendeva con le braccia incrociate dietro la nuca.

'Come i tuoi occhi' le avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece, le bastò sentire le loro mani che si toccavano e la testa di lei che sfiorava la sua spalla, in silenzio.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** La cosa giusta ***


Ciao a tutte e rieccomi!!!
é passato un po' di tempo dall'ultimo capitolo e me ne scuso ma in questo periodo sono impegnatissima e ho davvero fatto fatica  a trovare il tempo e la concentrazione giusta per scrivere!
Spero che riusciate  a riprendere il filo della storia e ringrazio di cuore tutte coloro che mi seguono e  che mi danno la volontà di continuare anche in mezzo ai mille impegni!
La storia non la abbandono, verrà portata a termine e mi auguro possa continuare a piacervi!
Un bacio!

Cap. 13 La cosa giusta

 

Una sottile patina di fumo appannò per una manciata di secondi la visione del cielo azzurro, incastonato tra i rami degli alberi, poi, veloce come era apparsa, si andò allargando e si dissolse, mentre i colori tornarono nitidi ed abbaglianti.

Distesa sul telo spiegazzato, Ashley si godeva quello spettacolo ipnotico del quale era artefice, con gli occhi socchiusi, la mano che reggeva la sigaretta mollemente poggiata sull'erba e l'altra intenta a sfiorare quella di Matt, le loro dita si toccavano e giocavano le une con le altre, in un rituale che si protraeva ormai da minuti e al quale si erano abbandonati con fin troppa naturalezza.

La sua mente faticava a ricordare un altro momento recente in cui si fosse sentita così dannatamente in pace col mondo e con la sua stessa vita.

L'odore forte delle piante selvatiche, il vento leggero sul viso, il fumo che le intorpidiva dolcemente le membra e le carezze della mano di Matt, tenere e sensuali allo stesso tempo, l'avevano mandata in uno stato di estasi dal quale era certa sarebbe stato molto traumatico risvegliarsi.

Accanto a lei, il suo compagno di quello strano pomeriggio giaceva supino, con un braccio dietro la nuca a sorreggere la testa e gli occhi chiusi.

La sua sigaretta era finita molto prima, consumata da un ritmo veloce che nulla aveva a che fare con la lentezza di Ashley, e lo aveva lasciato senza alcuna occupazione se non quella di assaporarsi quella tranquillità e lanciare di tanto in tanto qualche occhiata alla rossa, che continuava a sedurlo, seppur involontariamente, con quelle labbra socchiuse, la fronte leggermente corrucciata per la forte lumonosità e il corpo esile disteso sul prato, con le ginocchia flesse che, seguendo un ritmo lento e regolare, si muovevano, divaricandosi e scontrandosi fra loro.

Fu quando Matt cominciò a desiderare di trovarsi in mezzo a quelle gambe, che così impunemente lo avevano ipnotizzato, e a domandarsi che prospettiva del suo viso si potesse godere da quella posizione così intima, che ebbe l'impressione di essersi sbagliato di grosso con Ashley.

Forse, la confusione che albergava nella sua mente quando si trattava di lei e che gli aveva causato non poche emicranie in quel periodo era solo una bugia, un malinteso bello e buono, un errore di valutazione, e per lei non provava altro che attrazione fisica, nè più, nè meno.

Doveva essere per forza così, aveva frainteso tutto, ingigantendo quelle sensazioni e spremendosi le meningi per capire, quando invece la risposta a quello scompiglio era solo e semplice sesso, come gli era capitato in passato con altre ragazze.

Pensò che dovesse essere l'astinenza a fargli elaborare certi pensieri, astinenza a cui tra l'altro si stava sottoponendo volontariamente senza capirne bene il perché, nonostante non gli mancassero di certo le occasioni e le ragazze.

Spostò lo sguardo da Ashley, per interrompere quella visione destabilizzante, e lo portò al cielo, come in cerca di una risposta da quella distesa celeste, aggrottando le sopracciglia con fare pensieroso.

Per un attimo non ebbe più dubbi: si ripromise di chiamare Jessica quella stessa sera per vedersi e riprendere le loro vecchie 'abitudini', delle quali era ormai evidente soffrisse la mancanza, ma il suo proposito venne subito abbandonato quando si rese conto che l'immagine della sua ex non lo intrigava la metà di quanto era capace di fare Ashley, senza nemmeno mettersi d'impegno.

Imprecò mentalmente, convincendosi di essere vittima di qualche incantesimo o sortilegio e sospettando persino che fosse opera della ragazza accanto a lui, di sicuro una strega o qualcosa del genere, che si stava divertendo a ridurlo in quello stato pietoso, a non desiderare neanche una notte insieme a una compagnia femminile.

Una compagnia femminile che non fosse lei, ovviamente.

Proprio mentre era preso da quei ragionamenti piuttosto surreali, arrivò una domanda di Ashley, improvvisa e diretta, a spazzare via ogni sua singola supposizione.

«Ne senti mai la mancanza?»

La voce calma e un po' roca della ragazza gli giunse come un proiettile in mezzo alle costole.

«Di cosa?» chiese di rimando, fingendo di non aver capito.

Lei non si scompose, scrollò leggermente le spalle, poi prese un ultimo tiro di quella sigaretta consumata e lo espirò, spegnendo il mozzicone e conservandolo per evitare di contaminare quell'ambiente paradisiaco.

«Dei tuoi, della tua famiglia» azzardò, senza osare guardarlo in faccia, il volume della sua voce si era fatto ancora più basso e incerto, forse perché timorosa di avere posto una domanda scomoda o troppo invadente.

Matt si era aperto con lei ma non era certa che volesse continuare a condividere quell'aspetto della sua vita, l'unico in fondo che li accomunava e li teneva così stretti, lo stesso che li aveva portati lì quel pomeriggio, sopra quel prato, spalla a spalla.

Per lui fu come se una valanga fosse ripiombata sulla testa, sommergendolo di nuovo con ancora più violenza e, a quel punto, capì.

Le solite sensazioni riaffiorarono ed era bastata solo una domanda ben assestata perché accadesse, come se Ashley fosse a conoscenza dei suoi punti deboli e sapesse esattamente dove colpire, entrandogli dentro di prepotenza, sfiorando quelle corde sensibili e dolorose che lui celava al mondo intero e che spesso si convinceva di avere sepolto per sempre.

I conti con i mostri del suo passato non erano ancora chiusi e l'avevano condotto verso di lei, facendogliela sentire intima e vicina già con pochi sguardi.

Quante volte aveva provato a resistere e a voltarsi da un'altra parte, fallendo miseramente fino ad arrivare a condividere con lei il suo passato e adesso, in quel modo strambo, anche parte del suo presente.

Lei, che con quel bel viso chiaro e troppo spesso triste, lo aveva stregato senza bisogno della magia.

Non era sesso ma qualcosa di altrettanto egoistico e sapeva che anche per Ashley fosse così, che continuasse ad accettare di vederlo perché anche lei ne avesse un disperato bisogno per affrontare i suoi fantasmi e sconfiggerli.

Si trattava di un mutuo scambio di favori, un modo per sentirsi meno soli e anormali e per scaricare un po' di quell'amarezza.

«Come si fa a sentire la mancanza di qualcosa che non è mai esistito?» le rispose freddo, usando un'altra domanda e spiazzandola; si era solo illuso di aver avuto una famiglia accanto ma aveva scoperto tardi di aver creduto in qualcosa di falso e irreale.

Ashley si voltò verso di lui, girandosi di fianco e sollevandosi con i gomiti per osservarlo meglio in viso e provare a studiare ogni piccola increspatura della sua espressione.

Matt però era fin troppo allenato a nascondere i suoi sentimenti e, anche se con lei doveva fare più sforzo del solito, finì per riuscirci anche quella volta.

«Io...questo non lo so – mormorò sconfitta, tornando a sdraiarsi sull'erba con l'espressione afflitta – però...a volte, nonostante tutto, sento la mancanza di mia madre, perché...- esitò, arrossendo lievemente come se fosse in procinto di dire qualcosa di cui si vergognava – può sembrare stupido ma, da quando mi ha cacciata da casa ho cominciato a domandarmi un sacco di cose...ad esempio, se fosse stata colpa mia, se in qualche modo avessi commesso uno sbaglio, un torto e.. a volte mi capita di ripensare al passato e mi chiedo se l'amore che credevo lei provasse per me sia stata sempre solo una menzogna. - Ashley fece una pausa, deglutì a fatica, come se un nodo alla gola le impedisse di respirare, mentre stavolta era stato Matt a rotolarsi di fianco verso di lei e adesso la fissava assorto e in attesa, – quello che vorrei davvero poter sapere è...se tutte le volte in cui mia madre si dimostrava premurosa nei miei confronti, quando da piccola mi allacciava le scarpe o mi ricordava di mettere la sciarpa d'inverno o quando mi faceva trovare pronto il pranzo dopo la scuola...se tutte queste cose le abbia sempre fatte solo per dovere o se sia esistito anche un secondo, uno solo, in cui sia stato l'amore verso sua figlia a muoverla. La maggior parte delle volte non trovo risposta ma ce ne sono altre, molto rare, in cui mi illudo ci sia stato almeno un briciolo di affetto da parte sua e...beh, in quei momenti riesco persino a sentirne la mancanza! Dio, mi sento così stupida!» riuscì a dire, autocommiserandosi, con la voce sempre più tremolante e spezzata e gli occhi velati di una patina lucida.

Senza neanche sapere come, mentre aveva parlato, le loro dita avevano smesso di sfiorarsi e si erano intrecciate saldamente. Lei e Matt si tenevano per mano per la prima volta e sembrava così naturale, l'unica cosa giusta da fare, finchè quella stretta venne spezzata bruscamente da Ashley, che liberò la mano per portarsela insieme all' altra sul viso, a coprire il suo imbarazzo per quella rivelazione che la faceva apparire debole.

Nessuna reazione di alcun tipo arrivò dal ragazzo vicino a lei e questo non fece altro che accrescere il suo senso di disagio fino a che, d'un tratto, una mano calda sfiorò le sue, ancora intente a nascondere le sue emozioni e, con una dolcezza inaspettata, gliele scostò, rivelando la sua espressione a metà tra lo sconcertato e la meraviglia.

Dopo quel gesto che gli era sfuggito in maniera incontrollata, Matt la guardò senza sapere cosa dire: non poteva illuderla con parole scontate e banali, dicendole che di sicuro c'era stato affetto nei gesti di sua madre, proprio lui, che si era lasciato tormentare – e forse continuava a farlo - dagli stessi interrogativi e dubbi, e che provava una fitta alla bocca dello stomaco nel riviverli attraverso le parole di Ashley.

«Ma non sei stupida, Ashley – le ribattè con un tono così rassicurante da sembrare quasi paterno, costringendola a girarsi con una presa delicata sul suo fianco – le tue stesse domande mi hanno perseguitato per anni e.. ho mentito poco fa. A volte ritornano, anche ora... - Ashley sgranò gli occhi e si avvicinò al suo viso senza nemmeno rendersene conto, affamata di speranze che lui però non poteva darle – Non guardarmi come se potessi darti delle risposte, non ti racconterò cazzate, purtroppo non ce le ho. Ma tu hai un punto in più rispetto a me. Tu l'amore vero l'hai conosciuto, hai avuto tuo padre...lui ti ha voluto bene sul serio e su quello non potrai mai avere dubbi. Doveva essere davvero un uomo in gamba» le sussurrò, trascinandola a sè, in un abbraccio che per Ashley ebbe il calore della salvezza.

Il ricordo di suo padre le fece crollare ogni resistenza e si abbandonò a lui senza difese, lasciando che la mano del ragazzo si insinuasse tra i fili dei suoi capelli e le conducesse la testa sulla spalla.

Nella frazione di un secondo, si ritrovò col viso affondato sulla sua pelle, respirò da vicino il suo odore che, per qualche strano motivo, la fece sentire protetta e al sicuro, assaporò il tepore confortante del suo corpo e d'istinto si strinse a lui, gli passò una mano sul fianco per raggiungere la schiena e vi si aggrappò, artigliando la stoffa della sua maglietta, mentre Matt riusciva a sentire il cuore scalpitante di lei tramite il suo seno premuto contro il petto, che fece accelerare di riflesso il suo.

Ashley gli ricordava che era umano, che non poteva cancellare le notti insonni trascorse a chiedersi come andasse avanti la sua famiglia senza di lui, se ogni tanto fosse mancato ai suoi genitori o se qualche volta il suo ricordo fosse balenato nelle loro menti, anche solo per sbaglio.

Quante ore passate a reprimere pensieri che facevano troppo male, quelli che era più facile ignorare ma che era ancora più liberatorio affrontare, anche se significava esporsi e mostrarsi fragili.

E in quel momento, abbracciato a quella ragazza, vittima innocente di un disastro simile al suo, si sentì terribilmente vulnerabile ma allo stesso tempo sollevato e forte, come fosse rinato.

Una lacrima solitaria di Ashley scivolò via e gli bagnò la clavicola, Matt le allontanò per un secondo il viso e gliela asciugò, mentre lei stava ancora a occhi chiusi, avvinghiata a lui come se non volesse mollarlo per il resto della sua vita.

Come fosse successo di trovarsi stretta al ragazzo più sbagliato che potesse capitarle era ancora un mistero, ma desiderò con tutte le sue forze che quel momento non finisse mai, che ogni minuto potesse allungarsi come d'incanto e durare un'ora perchè quella serenità non finisse così presto.

«Tu devi salvarti e andare avanti» le ricordò la voce di Matt, il suo fiato sul collo e la mano che le carezzava i capelli le provocarono lungo la schiena dei brividi piacevoli.

Le parole del ragazzo risuonarono nella sua testa con la stessa voce della sua coscienza, che cercava di darle una scossa.

«Tu l'hai fatto?» gli domandò a sua volta, il suono della sua voce uscì impastato e attutito da sotto quell'abbraccio.

«Ho lottato e lotto tuttora – rispose lui senza pensarci due volte – non è ancora finita ma non credo di essere un totale fallimento»

Ashley annuì, sorridendo con le labbra ancora premute sulla pelle di Matt, poi si fece seria.

«Non so se ci riuscirò» mormorò insicura, affondando di più in quella stretta per trovare il conforto che le mancava.

«Non dire stronzate, so che ce la farai! Sei una cazzo di ostinata e testarda e se ti ci metti d'impegno non puoi non riuscirci. E poi, io non mi sbaglio quasi mai, sarebbe davvero una seccatura farlo per colpa tua, perciò cerca di darti una mossa!» la esortò coi suoi soliti modi irriverenti, strappandole una risata sommessa.

«Idiota» biascicò Ashley con un sorriso sulle labbra e l'animo già più leggero.

Quel tipo avrebbe dovuto smetterla di provocarle quell'effetto e di farla sentire libera e lieve come sopra una nuvola, o ne sarebbe diventata dipendente con conseguenze catastrofiche per la sua vita.

A mentire ci si abituava ma le bugie, prima o poi, facevano sempre pagare il loro conto salato, quella era una certezza.

Intanto il suo corpo cominciò a pretendere di più e d'istinto si avvicinò maggiormente a lui, le loro gambe si intrecciarono per non creare intralcio e, quando il suo bacino si scontrò con quello di Matt, si sentì infiammare il ventre e invadere da un formicolio piacevole che non provava da mesi e che sembrava addirittura più forte che mai.

Aveva voglia di lasciarsi andare, senza se e senza ma, di chiudere gli occhi e spegnere il cervello, senza chiedersi il perché o se fosse moralmente giusto, visto che tra di loro non c'era assolutamente nessun sentimento romantico a unirli, soltanto un folle bisogno di contatto umano e un enorme sbaglio scritto a lettere cubitali sulla sua coscienza, come un marchio indelebile dal quale sarebbe stato difficile farsi assolvere.

Il palmo della mano di Matt le solleticò la pelle sensibile del fianco, lasciata scoperta da un lembo di maglietta che si era sollevato quando si era voltata, poi la fece rabbrividire mentre risaliva lentamente lungo la sua schiena, superando la linea del reggiseno e poi riscendendo con altrettanto languore.

Ashley non osò sollevare la testa, mentre gli accarezzava il petto da sopra la stoffa della sua t-shirt, perché era sicura che, se solo l'avesse fatto, annegare nel mare azzurro dei suoi occhi avrebbe costituito un punto di non ritorno dopo il quale non si sarebbe più riuscita a fermare.

Un tonfo accanto a loro li fece sobbalzare e il rumore di una corsa veloce interruppe quel momento intimo.

I due si staccarono, allontanandosi come se di colpo la loro pelle fosse diventata bollente al tatto, mentre un bambino trafelato irruppe nel loro angolo isolato, per recuperare il sua pallone, senza nemmeno curarsi di guardarli.

Matt fu indeciso se maledire quel tempismo o dargli la sua gratitudine eterna per aver evitato che la situazione tra loro arrivasse a un livello ben più pericoloso di un semplice abbraccio.

Se non altro aveva appurato la necessità di stabilire una distanza di sicurezza da quella ragazza, dato che parevano attrarsi peggio di due calamite.

Si passò una mano fra i capelli, scoprendo la fronte accaldata, poi buttò un'occhiata ad Ashley, che si era rizzata subito a sedere a gambe incrociate e adesso era impegnatissima a fissarsi le punte della scarpe, simulando un'aria indifferente davvero poco riuscita.

«Ah, Terence si laurea il mese prossimo» si fece scappare poco dopo, senza alcun motivo all'apparenza plausibile se non quello di annullare quel silenzio troppo pesante.

Quell'informazione le sfuggì dal nulla, come se di colpo avesse sentito il bisogno di comunicarglielo, nonostante sapesse benissimo che non correva più buon sangue tra quei ragazzi o, per meglio dire, nonostante Terence si ostinasse in quell'atteggiamento orgoglioso ed esagerato.

Si morse la lingua, appuntandosi mentalmente di dover lavorare di più sulla sua capacità di non dire cazzate al momento sbagliato.

Restò zitta, ad attendere qualche commento caustico o una battuta di cattivo gusto provenire dal biondo.

«Mi fa piacere per lui, ci teneva così tanto» la spiazzò Matt, facendole sgranare gli occhi.

Non c'era stato sarcasmo o derisione nel suo tono di voce, nè cattiveria negli occhi, che brillavano sinceri, colpiti dalla luce del sole ormai al tramonto.

Ashle si perse a guardare il suo profilo, sereno e indecifrabile, trovandolo incredibilmente bello e, finalmente, sparirono i problemi, le ansie, l'odio e le inimicizie.

C'era solo lei - una ragazza normale - al cospetto di lui - un ragazzo altrettanto normale – e tutto il resto poteva anche aspettare fuori.

«Deduco quindi che il prossimo passo sia chiedere la tua mano, o sbaglio?» scherzò Matt, voltandosi d'improvviso e scoprendola intenta a fissarlo.

Ashley sobbalzò, colta come un bambino con le mani dentro il vasetto della cioccolata, poi fece finta di sistemarsi qualche ciocca di capelli.

«Ti prego non dirlo neanche per scherzo!» lo riprese con fermezza, vagamente preoccupata mentre si figurava in testa quella scena ridicola ma non così improbabile.

Matt scoppiò a ridere. «Dai, sai che sarebbe capace di farlo! Vorrei essere una mosca per poterlo vedere coi miei occhi» continuò lui imperterrito, ignorando lo sbuffo sonoro che era appena uscito dalle labbra della rossa.

«Non mi ha chiesto di sposarlo – precisò lei, giocando distrattamente con qualche filo d'erba – ma si è dichiarato alcuni giorni dopo la serata in spiaggia, quella in cui ha cercato di baciarmi» gli ricordò, senza immaginare che Matt aveva ben stampato quel momento nella sua memoria, così come la sua corsa per raggiungerla e sapere che diavolo le fosse successo.

«E tu?» le chiese piatto, poggiandosi sui gomiti, col viso rivolto all'indietro a guardare le nuvole biancastre.

«L'avevo respinto, ma poi mi ha convinta a prendermi del tempo per pensarci meglio e vedere se i miei sentimenti potevano cambiare» gli rivelò, unendosi a lui nel fissare il cielo imbrunito.

Matt diede uno sguardo ad Ashley con la coda dell'occhio, poi abbassò la testa e si rigirò l'accendino tra le mani, assumendo un'espressione pensierosa.

«Secondo me dovresti dargli una possibilità – dichiarò con calma, attirandosi un'occhiata incuriosita di Ashley – in fondo è un bravo ragazzo, serio, premuroso, e sta lavorando duramente per il suo futuro. Tu gli piaci e penso proprio che sia sincero, quindi magari è solo questione di provarci»

Ashley osservò Matt per qualche secondo, poi aggrottò leggermente le sopracciglia e parve valutare con attenzione le sue parole.

«Non so, forse hai ragione, forse dovrei. - disse esitante, stringendosi le ginocchia – è solo che non ne sono convinta, a volte ho l'impressione che lui non mi comprenda fino in fondo, che non riesca ad andare sotto la superficie. - si fermò un attimo poi scosse la testa, sorridendo amaramente - Beh, non gli dò tutti i torti, riuscire a capirmi sarebbe un'impresa quasi impossibile per chiunque!» affermò sconsolata, ma subito dopo, presa da un'illuminazione improvvisa, fece incrociare i suoi occhi con quelli di Matt e si scontrò con la cruda realtà

Lui la capiva invece, non era chiunque e non sapeva cosa rappresentasse esattamente per lei, ma ci riusciva.

Rimase in silenzio, senza proferire parola, senza dirglielo, finchè Matt spostò lo sguardo, velato da un'ombra di delusione e decretò la fine di quel momento, lasciandola vuota e amareggiata.

Lo vide darle le spalle e conservare nella sua tracolla quel gelato ormai ridotto a una poltiglia liquida e le ritornarono prepotenti le immagini di loro due, distesi e abbracciati, mentre si prendevano cura l'uno dei mali dell'altra.

Strinse i pugni.

«Per te no! - esclamò ad alta voce, facendolo voltare meravigliato – a volte lo fai, sembri capirmi...anche se... tu non fai testo perché sei così...»

«Sbagliato» completò la frase Matt, con un tono insolitamente duro e distaccato che le fece morire in gola quell'ultima parola.

'Simile' stava per dire lei.

«Si è fatto tardi adesso, sarà meglio andare» mormorò mesta, mentre si sollevava da terra e infilava la sua felpa per ripararsi dal freddo che era calato fuori.

Peccato non potesse fare nulla per il gelo che, invece, era sceso di colpo nel suo cuore.

«Già» le fece eco Matt, prima di recuperare la sua roba, arrotolare il telo e riporlo via, facendo strada verso lo scooter.

L'intesa del pomeriggio, le confidenze e persino le risate assomigliarono a un ricordo sbiadito e tra di loro calò il solito distacco e la consapevolezza di non dover essere insieme, nè per un pomeriggio spensierato, nè come amici, nè come nient'altro.

Non una parola si scambiarono lungo il tragitto, Ashley avvolse le sue braccia attorno ai fianchi di Matt, lungo la strada sterrata, per evitare che non si ripetesse la figuraccia dell'andata, ma il ragazzo sgranò lievemente gli occhi e non potè trattenere un sorriso quando si accorse che non aveva intenzione di sciogliere quell'abbraccio, nemmeno quando la strada ritornò piana e scorrevole e non ce ne sarebbe stato più bisogno.

Restò stretta a lui, con la testa resa ingombrante da quel casco enorme poggiata sulla sua schiena e le narici a respirare il suo odore, lo stesso di prima sul prato.

La sua abitudine di associare gli odori a un ricordo o a una sensazione si fece viva, ed Ashley seppe con certezza che il profumo di Matt, misto all'odore dell'erba selvatica, lo avrebbe per sempre ricondotto a quel senso profondo di libertà e pace, inebriante e pericoloso.

«Sarà meglio che ti lasci qui, o rischieresti che qualcuno ci veda insieme» la informò Matt quando fecero rientro in città, accostando dietro una siepe, poco lontano da casa di Ashley.

Il paesaggio urbano aveva ormai sostituito da un pezzo il verde di quel parco sperduto, che per un attimo aveva fatto dimenticare loro la realtà di tutti i giorni.

Lei smontò da sella, lo fece lentamente e prendendosi più del tempo necessario, come volesse ritardare il più possibile quella separazione.

Facendo un piccolo sforzo, tirò via il casco, liberando i capelli rossi che si sparpagliarono sopra le sue spalle e sul viso, li ravvivò con un gesto rapido della mano e riconsegnò a Matt quell'oggetto che l'aveva riparata da sguardi indiscreti.

Lui rimase a guardarla per qualche secondo, serio e imperscrutabile, come un foglio bianco su cui è impossibile leggere alcunchè, la vide deglutire più volte e infine prendere un lungo respiro.

«Grazie per oggi, è stato...liberatorio. - iniziò, pronunciando quelle parole con fatica, tremando impercettibilmente e torturandosi le mani sudate, tutti segnali che non lasciavano presagire in un continuo positivo – sono stata bene ma...vedi...tutto questo non...» cercò di dire, col viso basso senza riuscire a reggere il suo sguardo, perché era ben conscia che ciò che stava per dire non aveva il minimo senso e tuttavia lei non poteva farci niente, non ne aveva il coraggio.

«Lo so, questo non cambia quello che siamo...a volte sei proprio ripetitiva» la interruppe lui, piegando le labbra in un sorriso amaro e appoggiandosi a braccia incrociate sul manubrio.

«Matt non prenderla sul personale, non ho niente contro di te, anzi...capisco ciò che hai passato e mi dispiace, però.. - fece una pausa, chiudendo gli occhi e inspirando una boccata di ossigeno – è tutto troppo complicato, noi...non possiamo essere amici» concluse drasticamente, mentre una fastidiosa sensazione di irrequietezza le invase le spalle, facendogliele percepire pesanti e rigide.

Qualunque scelta avesse fatto le avrebbe comunque causato dolore ma forse quella, tre le due, era la più giusta e logica da prendere.

Rialzò gli occhi timidamente, al pari di una colpevole, per incontrare quelli limpidi di lui, che non avevano mutato espressione, rivelando una freddezza che ferì Ashley, nonostante sapesse di meritarla.

«Anche questo lo sapevo già...non saremo mai amici, noi due – ripetè con studiata lentezza e un tono ambiguo che lasciava però più di una interpretazione a quella frase, poi si mosse sul sellino, riaccomodò le gambe e si accinse a rimettere in moto il mezzo – allora ti saluto, vorrei dirti 'alla prossima', ma a questo punto credo sia superfluo» le precisò, abbozzando uno dei suoi soliti ghigni sfrontati.

Ashley annuì debolmente col capo, poi ricambiò con un cenno al suo saluto e girò i tacchi, udendo dietro di lei il rumore del motore dello scooter di Matt che pian piano si faceva sempre più lontano.

Si strinse nelle spalle, serrando fra le dita la tracolla della borsa, e si diresse verso casa, mentre una domanda rimbombava nella sua testa.

Le sarebbe mancato?

Lui, le sue parole, quelle braccia intorno alla schiena.

Per un attimo credette di sì, poi fu lo stesso Matt a suggerirle forse la risposta più razionale, quando una sua domanda di quel pomeriggio le riaffiorò alla mente.

'Come si fa a sentire la mancanza di qualcosa che non esiste?'

 

«Ashley, hai fatto tardissimo tesoro, e poi cos'è quella faccia?»

L'irruenza protettiva di Colleen la investì sull'uscio della porta e ben presto fu seguita da tutte le altre sue coinquiline, più un ragazzo castano che conosceva molto bene.

Terence era lì a casa, probabilmente per condividere con loro il suo successo e per festeggiare.

Peccato che lei non ne avesse voglia.

Il suo viso venne raggiunto dalle mani curate della sua coinquilina più anziana, che glielo sollevarono perché potesse scrutarlo attentamente, preoccupata di trovare la causa di quell'aria così depressa.

«Oh mio Dio, Ashley va tutto bene? Che ti ha detto il dottore, non farmi stare in ansia!» si aggiunse Michelle, trotterellando sui tacchi che pareva non aver tolto dalla mattina e anche lei intenzionata a farle un terzo grado.

«Tranquille, sto a meraviglia! Ho solo la gola infiammata per via di un colpo d'aria, mi ha dato un medicinale e sarò a posto!» le tranquillizzò, avviandosi verso il corridoio.

Il profumo di colonia maschile le invase il naso quando spuntò dalla cucina Terence, vestito di tutto punto, come un perfetto rappresentante della sua classe sociale e del ruolo prestigioso che presto vi avrebbe occupato.

«Sicuro sia tutto ok?» volle accertarsi il ragazzo, cingendole protettivo la vita con un braccio e osservandola con premura.

«Sì, Terence, piuttosto, complimenti per il tuo traguardo! Sono davvero felice per te e ti auguro il meglio!» gli sorrise, sforzandosi di non rovinare la gioia del suo amico con le sue paranoie da perfetta imbecille.

Per un attimo si concesse di guardare il suo viso lievemente spigoloso, ricoperto da un sottile strato di barba e gli occhi castani, caldi e illuminati da quella felicità a cui aspirava da tempo e in cui si concentravano gli sforzi di tanti anni.

Si chiese se non avesse ragione Matt, se Terence fosse adatto a lei, a darle quella normalità che non aveva da mesi e che desiderava più di ogni altra cosa al mondo.

«Lasciala respirare Michelle, sei sempre la solita!» la voce cristallina di Beth la distolse da quei pensieri, riportandola alla realtà.

Il braccio di Terence scivolò via dal suo fianco ed Ashley si accorse di non aver provato alcun desiderio che vi ritornasse a posarsi a differenza di...

No, non poteva pensarci, era categoricamente vietato.

«Ragazze non prendete impegni per la settimana prossima, sabato sera andiamo a festeggiare! Voglio prendermi una bella sbronza e ballare fino al mattino!» urlò Michelle, presa da un'euforia anomala che Ashley non le aveva mai visto prima e che spezzava la sua aria da ragazza perfettina e moderata.

«Vacci piano, sorellina. Non voglio ridurmi a doverti fare da baby-sitter mentre vomiti l'anima dentro un gabinetto» la ammonì Terence, incrociando le braccia sul tavolo e assumendo il ruolo di fratello maggiore maturo.

«Ah, smettila! Voglio solo divertirmi un po' dopo tanto studio e fatica! Magari rimorchio anche qualcuno!» esclamò, strizzando l'occhiolino verso le ragazze single del gruppo, ovvero Ashley e Melissa.

«Dovresti pensare a trovarti un bel ragazzo serio e stabile, non un'avventura di una notte! Diglielo anche tu Terence!» intervenne Colleen, a cui invece calzava bene il ruolo della mamma chioccia.

«Le storie serie e l'amore non mi interessano! Sono solo scemenze da ragazzine e io non lo sono da un pezzo – affermò con sicurezza, diventando di colpo fin troppo seria mentre allontanava bruscamente la sedia dal tavolo per sedersi – è così sbagliato?» domandò poi, cercando appoggio nelle altre coinquiline.

Ashley abbassò lo sguardo, sentiva già la testa piena di confusione quella sera e non aveva la forza di riempirla di altre questioni, soprattutto se riguardavano cosa fosse giusto o sbagliato fare.

Lei ormai aveva perso completamente la capacità di distinguere quei due semplici concetti.

«Io non ho fame stasera, vado in camera, sono stanca e domani devo lavorare» disse piano, congedandosi dal gruppetto rapidamente, prima di dare loro tempo di fermarla e indagare.

Le sentì blaterare qualche commento su quanto fosse strana quella sera, per poi infilarsi nel buio del corridoio, con le voci che ormai diventarono un brusio indistinto di sottofondo.

Un braccio la trattenne con una presa delicata; Ashley si voltò e vide Terence, con gli occhi sorridenti.

«Volevo solo darti la buonanotte» bisbigliò, poi le si avvicinò e sfiorò la sua guancia con le labbra, quasi senza poggiarle.

Ashley rimase immobile, fredda come una statua di ghiaccio, priva del calore che la faceva avvampare quando le labbra che la sfioravano erano altre.

Notò quella differenza e come un automa riprese a camminare, senza accorgersi dello sguardo preoccupato che Melissa le lanciò da lontano, dopo che si era sporta a guardare quella scena, con le mani giunte sul petto e i soliti dubbi che non era riuscita a sciogliere.

Luke aveva la bocca cucita e cavargli qualcosa era impossibile, ma lei era preoccupata per Ashley, si comportava in maniera strana ultimamente, era più schiva del solito e spesso le aveva dato l'impressione che tenesse nascosto qualcosa.

La seguì con lo sguardo finchè non vide la porta della sua stanza chiudersi, poi riportò l'attenzione alle altre, col proposito nel cuore di parlarle l'indomani, senza perdere più tempo.

Ashley era stata gentile con lei e aveva protetto il suo segreto, e se poteva fare qualcosa per aiutarla ne sarebbe stata più che felice.

Lei intanto si era seduta sul letto, aveva sfilato i jeans e la maglia per indossare il suo pigiama. Percepì la stoffa fresca e piacevole sulla sua pelle e lasciò uno spiraglio della finestra aperto perché l'aria dentro la stanza non si facesse troppo calda.

Si sdraiò, coprendosi per metà con un lenzuolo, con la luce spenta e la sensazione morbida del materasso sotto la schiena, così diversa da quella dell'erba del parco.

Il ticchettio regolare della sveglia sul comodino scandì quei minuti in cui rimase con gli occhi fissi sul soffitto scuro, spenti e inespressivi.

Non seppe nemmeno dare un nome o una motivazione al nodo alla gola che le fece scivolare giù una lacrima solitaria.

Non si curò di asciugarla e stavolta nessuna mano gentile l'avrebbe fatto al posto suo.

 

 

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Capitolo 14
*** Ricaduta libera ***


Ciao a tutte!
Finalmente un po' di tempo libero per pubblicare!
Spero che questo capitolo abbastanza lungo vi risulti gradito dopo questi giorni di silenzio e come al solito ringrazio tutte coloro che seguono la storia!
Un bacio e a presto, spero!

Cap. 14 Ricaduta libera

 

«Coraggio, puoi farcela! Smettila di comportarti da sociopatica e vai!» ripetè Melissa sottovoce, per quella che doveva essere circa la decima volta, davanti alla sua immagine riflessa allo specchio dell'armadio.

Era un quarto d'ora buono che stava lì come uno stoccafisso, con le braccia tese lungo i fianchi e i pugni stretti per la tensione.

Osservò il suo viso pallido, incorniciato dai capelli bruni che creavano un netto contrasto, e si soffermò sugli occhi, insicuri e piegati in un'espressione poco convinta, così demoralizzanti che avrebbe preferito nasconderli sotto la sua lunga frangia, una barriera che la faceva sentire protetta e meno esposta.

Magari era proprio per quello che si ostinava a portarla, nonostante la facesse sembrare più giovane della sua età; forse non era ancora pronta per mostrarsi al mondo per come era davvero.

Prese un lungo respiro e dischiuse le labbra sottili per espirare l'aria.

Perché doveva essere tutto così difficile per lei?

Gesti e azioni, che per la quasi totalità della popolazione mondiale erano normali e scontati, che venivano eseguiti senza nemmeno pensarci, per lei diventavano veri e propri scogli da superare e battaglie da affrontare quotidianamente, che le causavano uno stress non indifferente e la privavano delle forze.

Parlare in pubblico era praticamente un'utopia, farlo con un gruppo nutrito di persone che non conosceva era difficile, anche se ci stava lavorando sù e qualche progresso all'università l'aveva conquistato.

Confidarsi con le amiche non era per nulla semplice, perché l'ombra dei tradimenti subiti negli anni le impediva di fidarsi del tutto.

E poi c'era Luke, con cui misteriosamente era stato naturale aprirsi fin dal primo istante, in compagnia del quale non si sentiva giudicata, poteva ridere senza vergognarsi di sembrare stupida o raccontargli della sua giornata o delle sue preoccupazioni con la certezza di non venire derisa ma, anzi, ottenendo comprensione e qualcuna delle sue battute, capaci sempre di tirarle sù il morale.

Al pensiero del ragazzo le spuntò un sorriso un po' idiota sul volto e, per un attimo, sentì la forza di un leone montarle dentro e la ferma convinzione di poter spaccare il mondo, pur nel suo metro e cinquantotto scarso di maestosità.

Quel momento epico, purtroppo, sparì rapido come era arrivato quando uno dei suoi limiti più grandi la costrinse a deporre le armi.

Non era ancora riuscita a dichiararsi a Luke, a rivelargli i suoi sentimenti o anche solo a tentare di sbrogliare i nodi di quella angosciante situazione.

Tutta la determinazione di prima si sgonfiò più velocemente di un palloncino bucato e la fece apparire minuscola e insignificante.

Una povera stupida che parlava da sola davanti allo specchio per scovare il coraggio di presentarsi dalla sua amica e intrattenere con lei una normale conversazione.

Penosa.

Sbuffò mestamente, poi richiuse l'armadio con un gesto deciso e si avviò verso la camera di Ashley per compiere quell' 'impresa'.

Di fronte alla porta esitò, con la mano sollevata a mezz'aria, prima di bussare: non voleva essere invadente o dare l'impressione di volersi impicciare di questioni personali, ma c'era quel sesto senso che la tormentava e che aveva bisogno di essere seguito, fosse stato per un tentativo solamente.

Di scatto chiuse gli occhi e battè le nocche sul legno chiaro della porta.

«Avanti»

La voce di Ashley giunse attutita dall'interno e Melissa afferrò tremante la maniglia dorata e la abbassò, finche la sua testa riuscì a fare capolino da uno spiraglio.

L'amica era seduta alla scrivania, si era liberata dei vestiti usati quella mattina per il lavoro e indossava dei pantaloncini e una semplice t-shirt grigia, dato che il tempo si stava mantenendo ancora abbastannza caldo, il suo viso era apparentemente disteso e gli occhi la fissavano con una leggera punta di meraviglia.

«Ciao Ashley, come va? - la salutò, impegnandosi in un sorriso tirato – sto facendo una pausa dallo studio e così ho pensato di..beh, passare per fare quattro chiacchiere?» pronunciò quella che sembrò più una domanda che un'affermazione, considerato il fatto che non si era preparata nemmeno una scusa o un pretesto decente per attaccare bottone, e imprecò mentalmente per non aver sfruttato meglio tutti quei minuti persi a vincere la sua eterna insicurezza.

«Certo, accomodati pure!» la invitò Ashley, facendole un breve cenno con la mano.

Melissa entrò quasi in punta di piedi, sforzandosi di sembrare spontanea e calma, poi si accomodò sul letto, accanto alla sedia occupata dalla sua coinquilina, e cominciò a sudare freddo.

Era dentro ormai, ma adesso non sapeva cosa dire nè come fare per iniziare una qualunque discussione che potesse sembrare casuale e non mirata a un determinato argomento.

'Dio, perché sono così imbranata?' si disse, mentre le sue mani avevano cominciato a fremere sopra le ginocchia.

«Procede bene lo studio?» le domandò Ashley, mentre sistemava la sedia in modo da non darle le spalle, tirandola fuori da quelle sabbie mobili e offrendole un appiglio.

«Che? - esclamò Melissa, colta alla sprovvista, poi approfittò di quell'aiuto insperato e lo colse al volo – Oh, sì, tra poco avrò l'esame e mi auguro con tutto il cuore che vada bene. Non ho intenzione di avere degli arretrati adesso che ci saranno anche le lezioni da seguire!» le rispose, mentre gli occhi le caddero automaticamente su alcuni fogli che Ashley teneva sulla scrivania e che non le erano nuovi.

«Sono sicura che non avrai problemi! Sei bravissima!» la incoraggiò la rossa, sfiorando con la mano uno di quei foglietti. Melissa si sporse, allugando il collo per intravedere qualcosa, poi sorrise quando capì di non essersi sbagliata.

«Scusa se mi intrometto, ma quelli sono gli orari delle tue lezioni?» tirò a indovinare, timidamente.

Ashley annuì con un cenno del capo, poi prese un foglio in mano e lo osservò con aria vagamente assorta.

«Comincio la settimana prossima» le spiegò, sollevando lo sguardo verso di lei.

«Posso?» chiese Melissa, allungando una mano e facendole segno di voler leggere.

«Ma certo!» le accordò il permesso Ashley, porgendole quel pezzo di carta.

La moretta lo afferrò e passò una ventina di secondi a leggere con attenzione una lunga lista di materie e giorni della settimana, poi sorrise e lo ritornò alla legittima proprietaria.

«Anche se non non è il mio campo, sembra un piano di studi interessante! Sono certa che ti troverai benissimo!» le disse, facendole un sincero augurio.

Ashley però annuì debolmente, deviò lo sguardo verso la finestra e assunse un'espressione preoccupata.

Il silenzio calò tra le due ragazze, ma i cambiamenti sul volto di Ashley non passarono inosservati a Melissa, che riconobbe in lei gli stessi segni di paura e insicurezza che troppo spesso aveva provato sulla propria pelle.

«Qualcosa non va?» si decise a chiederle, sporgendosi leggermente verso di lei.

Nei momenti in cui si era sentita fragile e impaurita, ciò che aveva desiderato più di ogni altra cosa era una persona amica e fidata a prendersi cura di lei, anche solo con una parola o un gesto di conforto.

Non voleva avere la presunzione di essere quella persona per Ashley, ma nemmeno era riuscita a tacere e fare l'indifferente dopo aver visto le ombre nel suo sguardo.

L' amica scosse la testa, si strinse nelle spalle e accennò un sorriso teso.

«Non è niente, sono solo un po' nervosa...- le spiegò con voce incerta – sai, aspettavo questo momento da tanto, poter fare quello che mi piace davvero è sempre stato il mio sogno e... adesso che è arrivato ho una paura tremenda di fallire, di sprecare quest'occasione e di rovinare ogni cosa. Credo che se succedesse non potrei sopportarlo, non dopo tutti i sacrifici dell'ultimo periodo, sarebbe terribile» confessò, abbassando lo sguardo e rivelandosi nella sua fragilità più umana.

Era sempre stata un giudice molto severo con sè stessa, soprattutto nell'ultimo disastrato periodo della sua vita, e ancor di più quella mattina, dopo gli eventi della sera precedente che le avevano lasciato addosso una patina di amarezza e delusione difficile da lavare via e che, in fondo, si era procurata con le sue stesse mani.

Il tocco gentile di una mano piccola ma ferma sfiorò il dorso della sua ed a quel calore Ashey ebbe un lieve sussulto, sollevò lo sguardo e si meravigliò quando incontrò il viso della sua coinquilina, che le sorrideva rassicurante e materna.

«Non dire sciocchezze, Ashley – iniziò Melissa, la sua voce come una dolce carezza ebbe il potere di calmarla e infonderle un senso di serenità – Quando fai quello che ami e che ti appassiona niente può andare storto, è naturale che sia così! - la confortò, rafforzando leggermente la stretta alla sua mano – Vedi, fare medicina è stato sempre il mio sogno, fin da quando ero bambina. Era una delle poche certezze nella mia vita e non riuscivo a vedermi in nessun altro modo. Pensare di poter fare qualcosa di utile per gli altri mi rendeva felice e, la prospettiva del giorno in cui avrei potuto finalmente realizzare il mio obiettivo, era l'unico pensiero che riusciva a farmi andare avanti e superare gli attimi di sconforto, eppure...quando è arrivato quel momento fatidico io ne sono rimasta letteralmente terrorizzata. Guarda che non sto esagerando, eh...ho avuto la febbre per giorni per il forte stress, mi svegliavo la notte con la tachicardia, dicendomi che non potevo farcela, che era qualcosa di più grande di me e mi spaventava a morte – ammise, rabbrividendo nel rivivere quelle sensazioni, mentre Ashley ascoltava con attenzione e stupore le confessioni di quella ragazza di solito così chiusa ed introversa – Avevo paura di trasferirmi in una città grande e sconosciuta, di dover andare via dal mio nido sicuro e dai miei genitori e dover contare solo sulle mie forze in un ambiente nuovo, in mezzo a tante persone e ostacoli e... beh, non ci vuole uno scienziato per capire che io nei rapporti sociali non me la cavo così bene» sorrise timidamente, riuscendo persino a scherzare dei suoi limiti, scompigliandosi i capelli con fare un po' impacciato, senza rendersi di aver raccontato ad Ashley una parte delicata della sua vita, quella che di solito teneva celata agli altri per timore dei loro giudizi crudeli.

«Non l' avrei mai detto, sai? Mi sei sempre sembrata sicura e determinata nei tuoi studi e ti ho ammirato da subito per questa tua qualità» le ribattè Ashley, l'atmosfera tra loro si era ormai distesa, non c'era più traccia del gelo inziale e la conversazione cominciava a rassomigliare sempre più a una normale chiacchierata tra amiche.

«Eppure all'inizio ero piena di dubbi ed è stato anche grazie alla mia famiglia che sono riuscita a fare il grande passo e a non rinunciare. Certo, i primi tempi è stato traumatico, ogni giorno era una sfida nuova per me e...tuttora a volte mi chiedo se riuscirò ad essere un buon medico, a specializzarmi in ginecologia e ad aiutare le donne a dare la vita, in quel momento così drammatico e meraviglioso allo stesso tempo, e... il solo immaginarlo mi emoziona così tanto da darmi la forza per non mollare. Adesso so di avere fatto la scelta giusta e non potrei mai pentirmene, per niente al mondo» affermò con sicurezza, niente più traccia di debolezza o timore ed Ashley vide chiaramente la luce che brillava negli occhi verde scuro di Melissa quando aveva parlato del suo lavoro futuro, riuscendo a scorgere una parte del mondo nascosto di quella ragazza che, evidentemente, non conosceva poi così bene, nonostante ci vivesse sotto lo stesso tetto da ormai tre mesi.

La mora lasciò la mano di Ashley, sollevò lo sguardo limpido e privo di qualsiasi tipo di turbamento, dischiuse le labbra e si accinse a parlare ancora.

«Quando qualcosa ti fa stare bene, non lasciarla andare»

Le ultime parole di Melissa ebbero l'intensità sonora di poco più di un soffio, ma il loro significato colpì Ashley nel profondo e parve ricollegarsi anche a una situazione diversa da quella dell'università, che però la angustiava altrettanto intensamente.

Chissà se quella frase avrebbe funzionato lo stesso anche se, al posto di 'qualcosa' , ci fosse stato 'qualcuno'.

Ashley prese a domanderselo perché lei, proprio il giorno prima, aveva deciso di allontanare una persona per evitare problemi e situazioni spiacevoli e, a dispetto dei nobili propositi, questo non la faceva stare bene affatto.

Odiava ammetterlo ma Matt le mancava, e il modo freddo con cui l'aveva liquidato il giorno prima continuava a tormentarla.

Deglutì dolorosamente, per via della gola improvvisamente secca, mentre nella sua testa facevano le capriole centinaia di pensieri diversi che si accavallavano nel tentativo di fornirle una risposta alla sua eterna confusione.

«Già, hai ragione» mormorò poco dopo, con gli occhi ancora persi nel vuoto e l'aria di chi si trova su un altro pianeta.

Melissa la fissò con curiosità, poi però non ci badò oltre: ormai aveva persino dimenticato il vero scopo della visita ad Ashley, aveva dismesso la sua posa rigida e si era rilassata, assaporando il piacere di due chiacchiere spensierate in quel pomeriggio caldo di fine estate.

«E poi l'università è un bel posto, mi ha aiutato molto a sbloccarmi e ho conosciuto tante persone in gamba...» continuò a raccontare, ma Ashley pensò bene di interromperla.

«Ti riferisci a Luke?» le domandò, provocando il rossore più intenso che avesse mai visto sulle guance di qualcuno, al punto da chiedersi se la faccia di Melissa fosse sul punto di produrre del fumo da un momento all'altro o di scoppiare, nella peggiore delle ipotesi.

«Mm..ma no..no.. cioè... anche a lui ma non solo... ho tanti compagni di corso..» cominciò a balbettare, gesticolando in maniera eccessiva e permettendo alla sua parte emotiva di avere la meglio.

«State assieme?» continuò a infierire la rossa, completamente insensibile alle richieste di pietà del viso scarlatto di Melissa, dandole così il colpo finale del ko.

«Cosa? Oddio, no!» strillò la ragazza, colta alla sprovvista, negando come se quell'opzione la disgustasse, quando invece era l'esatto contrario.

Ashley non resistette all'espressione buffa della sua amica in evidente difficoltà e rise sommessamente, portandosi una mano alla bocca.

«Scusami, non volevo metterti in imbarazzo, non c'è bisogno che tu mi risponda!» le disse, cercando di evitarle un collasso, vista l'enorme agitazione in cui versava Melissa.

«Ma no, no, anzi! In realtà è da quando siamo state in spiaggia che volevo parlartene, mi sembrava il minimo dopo che tu eri stata così gentile da mantenere il nostro segreto. - ribattè dopo aver ripreso il controllo del suo corpo, almeno in parte, poi prese un respiro e si portò una mano sul petto per calmarsi e proseguire - Noi non stiamo insieme ma...beh, lui mi piace e anche tanto, direi. - rivelò, facendosi più piccola di quanto già non fosse, serrò gli occhi e si preparò a confessare a voce alta ciò che, fino a quel momento, aveva osato fare solo tra sè e sè – io credo di essermene innamorata!» tirò fuori, respirando con l'affanno di chi ha corso una maratona.

«Ehi, calmati! È una cosa normalissima, Melissa! - cercò di tranquillizzarla Ashley, posandole una mano sulla spalla e non trattenendo un sorriso divertito per la reazione esagerata della sua amica – e lui ricambia, no?»

«Non lo so...noi non parliamo mai apertamente dei nostri sentimenti, è come se fosse tutto implicito , non c'è mai stato nemmeno un bacio, ti rendi conto? - mormorò, piena di vergogna, sperando che Ashley non ridesse di quella situazione assurda e ridicola per chiunque, e tirò un sospiro di sollievo quando notò che l'amica la ascoltava seria e con interesse – però mi fa capire in mille modi che a me ci tiene e...a volte mi pare di illudermi che anche lui provi lo stesso per me.»

«Io non lo conosco però... - mentì Ashley, ripensando alle parole di Luke e ai suoi occhi quando aveva nominato Melissa – ho come un sesto senso, secondo me anche lui è innamorato di te, dovreste solo avere il coraggio di buttarvi!» provò a incoraggiarla, prendendo posto sul letto accanto a lei.

Melissa scosse la testa, poi di colpo si ricordò del vero motivo per cui era venuta lì quel pomeriggio e decise di non rinunciare e di cogliere al volo l'occasione che si stava presentando senza che l'avesse cercata.

«Lo sai perché non possiamo, Ashley. - affermò drastica, stringendo i pugni sulle ginocchia - Luke è il migliore amico di Matt» disse, scandendo bene il nome del ragazzo e puntando gli occhi sul viso di Ashley per analizzare anche il più impercettibile segno o cambiamento.

Il profilo serio della ragazza rimase però inalterato, nessuna piega agli angoli della bocca o degli occhi, nessun sussulto, nessun rossore, niente di niente. Ashley sembrava essere diventata di marmo, fredda e imperturbabile, forse anche in maniera troppo innaturale.

La vide annuire debolmente e voltarsi nuovamente verso di lei, con degli occhi vuoti e inespressivi.

«Certo, lo so.» disse soltanto.

«Sarebbe un torto troppo grande per Michelle e gli altri, non so come la prenderebbero, non voglio perderli, sto bene qui con voi e... sono consapevole che prima o poi questa storia avrà una fine. Per adesso preferisco non pensarci e rimandare ma arriverà quel momento, non posso farci niente.» dichiarò mesta, con un velo di tristezza negli occhi.

Ashley riflettè qualche secondo, mentre i soliti pensieri occupavano la sua testa, le sopracciglia le si accigliarono leggermente per la concentrazione, i capelli le caddero in avanti, proteggendo il suo volto per qualche secondo.

«Tu e Luke però non c'entrate niente in questa faccenda ed è davvero ingiusto che dobbiate farne le spese, credo che Michelle capirebbe, o mi sbaglio?» le domandò, poco dopo.

Fino a che punto era giusto rinunciare alla propria egoistica felicità per la fedeltà a un amico o per un ideale di correttezza?

«Michelle è una persona troppo orgogliosa, non credo che accetterebbe, la prenderebbe comunque come una mancanza di rispetto verso di loro. E poi, a dirla tutta, magari Matt ha davvero fatto qualcosa di meschino, magari è davvero una persona da evitare – cercò di rincarare, per suscitare una qualche reazione in Ashley – in fondo noi cosa possiamo saperne...o tu sei a conoscenza della ragione di questo odio mortale?» chiese, scrutando l'amica con circospezione e notando che quella serietà marmorea continuava a non abbandonarla, senza sapere come interpretarla.

«No, non he ho idea – mentì spudoratamente Ashley, ostentando un distacco così studiato che spinse Melissa a chiedersi se fosse sospetto o se si stesse solo lasciando suggestionare dalle sue convinzioni errate. «A te Luke non ha mai detto niente?» continuò Ashley, nessun tono di voce strano o apparentemente falso.

«Oh, no! Lui è sempre così riservato quando si tratta di Matt! Non lo tradirebbe mai e non rivelerebbe a nessuno cose o fatti che riguardano la sua vita privata. Mi ha solo detto che l'odio di Terence e Michelle è immotivato, che è tutto un grosso equivoco e che dovrei fidarmi di lui» aggiunse, accigliando lo sguardo.

«E tu non l'hai fatto? Non ti fidi di lui?»le chiese di rimando Ashley, gettandola ancora di più in uno stato di dubbio e confusione.

Era innamorata di Luke però, quando si trattava di quella questione che rischiava di mandare a monte il loro rapporto, preferiva mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla. Si schierava dalla parte di Michelle solo per la paura di trovarsi senza più un punto di riferimento e, facendo questo, dimostrava di ferire anche Luke, dettaglio questo a cui non aveva mai pensato, fino alla domanda di Ashley.

«Io...non è che non mi fido ma...cavoli, perché deve essere tutto così complicato?» piagnucolò, tenendosi la testa dolente fra le mani.

«Già, perché? - ripetè Ashley, assorta, quasi più a sè stessa, poi si voltò verso l'amica e le carezzò i capelli – Io comunque penso che la verità assoluta non esista e che spesso le cose si ingarbuglino in modo tale che trovare un colpevole sia impossibile. Il mondo non si divide solo in buoni e cattivi, esistono anche tante sfumature diverse. Forse la verità di Terence e Michelle non è la sola e, forse, dovresti fidarti anche di Luke.» concluse, sorridendo a Melissa, che riemerse dalla valle dei suoi dubbi e trovò ristoro nel viso dell'amica, enigmatico ma rassicurante.

«Tutto si aggiusterà, prima o poi. Ne sono sicura» furono le ultime parole che Melissa udì prima di abbandonare la camera di Ashley, senza aver cavato un ragno dal buco e con ancora più incertezze e domande di prima.

L'unica cosa certa di quel pomeriggio era, forse, quella di aver piantato il seme per un'amicizia inaspettata e nuova.

 

 

«Cazzo Matt, sei proprio ridotto uno schifo! Che diamine ti è successo?» esclamò con poca gentilezza Luke, stravaccandosi sul divanetto del pub accanto all'amico, urtandolo e facendogli emettere un verso di fastidio.

Il diretto interessato, con la testa ribaltata all'indietro per la stanchezza e gli occhi chiusi nel tentativo di ritrovare un po' della serenità che gli mancava da giorni, non si degnò nemmeno si girarsi.

«Ho lavorato tutta la mattina sotto il sole, sono stanco morto, se me lo concedi» rispose apatico, sollevando la mano per portarsi alla bocca la birra e bere un sorso rinfrescante.

«Che acidità! Hai per caso le tue cose? - lo schernì Luke, ottenendo come risultato di fargli aprire gli occhi, anche se solo per ricevere un'cocchiata gelida – Matt, non è solo stamattina, sono giorni che sei praticamente intrattabile! Vuoi dirmi cosa è successo con...» cercò di dire, ma Matt intuì dove stava andando a parare, si sollevò di scatto e lo zittì con un dito minaccioso piantato sulla bocca.

«Non nominarla! Ne ho abbastanza di sentirmelo ripetere, ti ho detto che lei non c'entra, ho solo avuto dei giorni di merda, tutto qua!» gli precisò, ritornando poi nella posizione di prima e contraendo la fronte a causa dell' urlo stridulo di una barista che gli perforò il cervello.

Luke lo osservò scettico e con poca voglia di credergli ma decise di non giocare troppo con il fuoco. «Ok, sarà come dici tu» si arrese, distogliendo lo sguardo e puntandolo su una figura familiare e fastidiosa che avanzava decisa verso la loro postazione.

«Ciao Matt! È davvero da tanto che non ci si vede! - strillò Jessica quando fu abbastanza vicina, poi si buttò seduta sul lato libero accanto al ragazzo, schioccandogli un bacio sull'angolo delle labbra, al quale il biondo non reagì nemmeno, limitandosi a farle un cenno con la mano.

«Jessica, quale dispiacere!» commentò sarcastico Luke, sporgendosi appena per fare capolino da dietro l'amico e facendo oscillare la birra verso la bionda, a mo' di brindisi.

«Oh, ci sei anche tu Luke! Non ti avevo nemmeno visto e, sai, è davvero arduo non farlo con quel cespuglio orrendo che ti ritrovi al posto dei capelli!» pensò subito di mettere le cose in chiaro, con tono fintamente educato, guardandosi con attenzione meticolosa le unghie ben curate e ravvivando la sua lunga chioma.

I due non si erano mai tollerati e, nell'anno in cui Matt era stato con Jessica, il ragazzo aveva di continuo dovuto fare da paciere tra loro per evitare di litigare con la sua ragazza e con il suo migliore amico.

Era stato un incubo e, ogni volta che avevano la sventurata sorte di riincontrarsi, si ripeteva sempre la stessa storia.

A ritrovarsi schiacciato tra quei due si sentì peggio che tra uno di quegli affari usati per le torture medievali, che alla fine ti stritola tra punte acuminate e terribili sofferenze.

Che aveva fatto di male per meritarsi anche quello, in un pomeriggio in cui voleva solo spegnere il suo dannato cervello e non pensare a nulla?

Soprattutto non a 'lei', dannazione! Tutto ma non 'lei'!

La voce suadente di Jessica lo ridestò dal naufragare coi pensieri verso quella rotta proibita e, per quel motivo, dovette quasi ringraziarla.

«Devo dedurre che tu non abbia cambiato idea dall'ultima volte che noi...- si bloccò, lanciando un'occhiata eloquente a Luke, che ricambiò prontamente con una schifata – beh, hai capito!» tagliò corto, impadronendosi della spalla del ragazzo e strusciandosi contro il suo fianco con fare malizioso.

Matt non provò alcuna sensazione piacevole, quella maledetta rossa dei suoi stivali doveva averlo reso impotente nei confronti del resto della popolazione femminile, visto che l'unica per la quale provava desiderio era lei.

Sì, doveva proprio essere stregoneria.

«Non sono ancora sbronzo Jessica, se non te ne sei accorta» biascicò Matt, massaggiandosi le tempie lentamente.

«Beh, così è davvero noioso! Non sono disperata fino a questo punto! - si lamentò, uccidendo con lo sguardo Luke, che se la rideva sotto i baffi per il rifiuto scottante appena subito dalla ragazza – Deve essere proprio una cosa seria, allora! Si può sapere chi è questa? Sono proprio curiosa, dai! A me puoi dirlo!» insistette, giocherellando con la maglia di Matt, sempre avvinghiata a lui.

Il biondo si portò le mani sul viso, sospirando rumorosamente e cercando di mantenere la calma e non mandare a quel paese l'intero universo.

«Non c'è nessuna ragazza, nessuna, ok? Ho un fottuto mal di testa e credo che tra poco imploderò se non la finite di tormentarmi!» cercò per l'ennesima volta di essere ignorato, cosa che a quanto pare era impossibile quel giorno.

Jessica fece una smorfia di meraviglia e stavolta trovò un gesto di intesa in Luke, poi si gettò sullo schienale e cominciò a sorseggiare il suo drink.

Per qualche minuto Matt riuscì a rilassarsi ma ben presto un commento di Jessica lo fece ripiombare nell'incubo.

«Guardate un po' chi sta passando là fuori! Quella cricca di sfigati figli di papà e il loro corteo di leccaculo!» sghignazzò la ragazza, puntando gli occhi nella vetrata di fronte al loro tavolo, dal quale si vedeva la strada esterna.

Matt sollevò di scatto la testa a aprì gli occhi giusto in tempo per riconoscere Terence e i suoi amici.

E anche lei.

Gli camminava accanto, il suo viso era calmo e accennava anche un sorriso mentre parlava con lui.

Continuò a osservarla, finchè lei non si voltò nella sua direzione, sotto il peso di quello sguardo pungente.

I loro occhi si incrociarono, per un attimo Matt la vide vacillare e perdersi e avvertì di nuovo quel brivido nella schiena che lo fece sentire vivo, finché lo sguardo di Ashley ritornò fiero e riprese la sua solita risolutezza e l'atteggiamento tipico di chi non ha intenzione di cedere.

Non riuscì a trattenere un ghigno di sfida, a quel punto, gli occhi castani di Ashley si sgranarono indispettiti e la osservò voltarsi e interrompere il contatto visivo.

Era bastato solo quello scambio di sguardi per svegliarlo e ridargli vigore.

Dannata ragazzina.

«Guardate Michelle, con quella sua aria da sgualdrinella perfetta e suo fratello poi...crede davvero di essere figo – rise, attirandosi lo sguardo omicida di Luke, pronto a scagliarsi contro di lei se solo avesse osato parlare male di Melissa – e quella coi capelli rossi, secondo me se la fa con lui, si capisce troppo – continuò, mentre Matt accanto a lei si era irrigidito nel sentire parlare di Ashley – quasi quasi vado fuori e faccio qualche battutina innocente, ci sarebbe da ridere a vedere le loro facce!» esclamò, facendo forza sulle braccia per alzarsi dal divanetto, ma una presa sul suo polso le impedì di fare alcun movimento.

«Sta' buona, Jessica, lascia stare» la ammonì Matt, serio e con gli occhi socchiusi, mentre il gruppo ormai aveva oltrepassato la vetrata ed era scomparso dalla loro visuale.

La ragazza si voltò sconcertata verso di lui. «Ma che ti prende! Devi stare proprio male, guarda che stiamo parlando di quegli idioti che ti odiano da secoli! Davvero ti importa?» domandò, al limite dell'incredulità e sforzandosi di cogliere l'anello che le mancava per capire l'atteggiamento strano del suo ex.

«Basta, ho bisogno di fumare!» decretò Matt, alzandosi di getto e dirigendosi verso l'esterno, l'aria lì dentro si era fatta troppo soffocante.

Jessica lo seguì con lo sguardo fino a quando lo vide scomparire, poi si rivolse a Luke.

«Ma si può sapere che ha? Sta perdendo qualche rotella o cosa?» chiese, con gli occhi azzurri spalancati e sconvolti.

«Se anche lo sapessi, saresti l'ultima persona a cui lo direi» Luke si concesse un'ultima frecciatina amara nei confronti di Jessica, poi sistemò gli occhiali sul naso e sghignazzò.

«Vaffanculo» sibilò lei tra i denti, prima di scolarsi il drink e abbandonare quella compagnia scadente.

 

 

La normalità.

Una parola strana, capace di contenere da sola innumerevoli sensi, opposti tra loro.

Per molti un obiettivo da raggiungere, sinonimo di serenità e stabilità, una condizione indispensabile per vivere un'esistenza appagante e felice.

Per molti altri, una parola negativa, il simbolo della morte intellettuale e della noia infinita, qualcosa da rifuggire a tutti i costi e dal quale non farsi inghiottire se non si voleva rimanere condannati a una vita piatta e banale.

Si sentiva 'normale' Ashley quel sabato sera, in disparte, appoggiata con la schiena contro il muro di una discoteca rumorosa e affollata, e non aveva ancora capito quale delle due accezioni di quel termine fosse adatta a descrivere ciò che provava.

Tante volte aveva rincorso la normalità e, in quella settimana senza Matt, quel concetto pareva essere ritornato nella sua vita.

Nessun senso di colpa, nessun misfatto da coprire, nessuna disperata conversazione per condividere sventure e dolori, nessuna pulsione fisica sbagliata ad accarezzare i suoi sensi, nessuna voglia di baciare quelle labbra e di sentire le sue braccia attorno ai fianchi.

Niente di niente.

Tutto era tornato 'normale'.

Non bello o migliore, solo normale.

Si guardò attorno, sistemò una ciocca di capelli che il calore e l'umidità presente a livelli ultraterreni in quella stanza afosa le avevano scombinato, rovinando il lavoro perfetto delle mani sapienti di Colleen, nonchè il trucco, sparito o scolorito per via del sudore sulla pelle.

Ticchettò con le scarpe sul pavimento, aggiustò sui fianchi i jeans, che erano leggermente scivolati, poi si strinse nelle spalle, lasciate scoperte dal top nero, e incrociò le braccia al petto, sbuffando.

Terence era andato a recuperare sua sorella, già troppo brilla per camminare da sola, nel tentativo di riportarla verso l'uscita di quel luogo infernale; alla sua destra Colleen e il suo ragazzo stavano approfittando di quella pausa per amoreggiare in maniera pesante, dando vita a una poco discreta danza con le loro lingue; alla sua sinistra Melissa, schiacciata anch'essa contro il muro, era intenta a scrivere al cellulare e, a giudicare dal suo sorriso, doveva trattarsi di Luke; più in là il resto dei ragazzi del gruppo parlottavano animatamente, mentre Beth e Dean, approfittando della confusione generale, erano sgattaiolati fuori da un po', per fuggire da quel posto che non amavano particolarmente e nel quale avevano accettato di mettere piede solo perché quella era la serata dedicata a Terence e alla sua futura laurea.

«Eccoci qua, ragazzi, possiamo andare!» urlò Terence, emergendo dal mucchio di corpi che si muovevano esagitati al ritmo della musica assordante, trascinandosi sua sorella, con un broncio evidente e visibilmente contrariata nel doversene andare.

«Che palle però! É prestissimo e non mi va di tornare a casa!» si lagnò Michelle, i capelli scombinati e numerosi ciuffi scappati all'elastico che li teneva sù in una coda di cavallo. Un paio di ragazzi si voltarono a guardare le sue gambe lunghe, eccessivamente messe in mostra dal vestito corto e luccicante, di certo troppo appariscente.

«Sei ubriaca Michelle e non mi va che giri qui da sola vestita a quel modo» ribattè Terence, esageratamente protettivo.

«Non rompermi Terence, ho 22 anni e non 14, so quello che faccio e, fidati, non sono neanche lontanamente brilla! Sono solo le 3 di notte, non vorrete davvero tornare a casa!» affermò sicura, rivolgendosi al gruppo, anche se solo l'intervento del fratello le evitò una clamorosa caduta dai tacchi.

«In ogni caso a noi non va più di rimanere qui – deluse le sue aspettative Colleen, avvinghiata al suo ragazzo – se siete tutti d'accordo possiamo prendere qualcosa da bere da un'altra parte e poi tornare a casa!» propose, per non lasciare scontenta la cugina.

Il resto del gruppo non se lo fece ripetere due volte, e si accodò alla proposta di Colleen, Ashley scambiò un'occhiata eloquente con Melissa, altrettanto poco entusiasta di proseguire la serata, e le due finirono per scoppiare a ridere di quella situazione tragi-comica.

Beth e Dean si aggiunsero alla carovana, anche se i loro sbadigli in sincro suggerivano che avrebbero desiderato un'altra meta.

«Mi dispiace di averti lasciata sola poco fa, ma dovevo recuperare Michelle. Anche se è maggiorenne e vaccinata mi sento in dovere di proteggerla, soprattutto quando è troppo sù di giri, diciamo» si giustificò Terence, affiancandosi ad Ashley e cingendole i fianchi.

«Non ti preoccupare, ero insieme agli altri» sottolineò lei, nella speranza che Terence capisse che non erano una coppia e che, se si allontanava, non doveva ogni volta porgerle le sue scuse.

Ed Ashley si chiese per l'ennesima volta quella sera, se fosse davvero quella la normalità a cui aspirava.

 

 

Matt svoltò l'angolo e si infilò in un grande locale a due piani, provvisto di terrazza e giardino e grondante di gente ben vestita, una di quelle robe chic e sofisticate in cui non avrebbe mai messo piede normalmente.

Era stata solo una casualità se le sue gambe lo avevano condotto lì, in piena notte, e non di certo colpa del messaggio di Luke che lo aveva informato - sempre del tutto casualmente - di aver saputo da Melissa che Terence e tutto il gruppo si era diretto in quel posto.

Si avvicinò al bancone da solo e, al pari di uno di quegli ubriaconi disperati e depressi dei film, prese un bicchiere di alcool a caso e cominciò a consumarlo, guardandosi attorno.

Qualche ragazza lo puntò, ammiccando gli occhi o accavallando le gambe in maniera provocante ma lui, pur non volendolo, cercava solo un viso in mezzo a quella massa informe di gente.

Si stropicciò energicamente la faccia, la sua sanità mentale lo stava di sicuro abbandonando, lo sentiva, stava accadendo, ed era solo colpa di quella ragazza di cui adesso non c'era nemmeno l'ombra.

Non era mica deluso, si trovava lì per caso, no?

Prese un altro sorso dal bicchiere, poi si spostò verso una grande finestra al primo piano, per affacciarsi e liberarsi dalla sensazione di caldo opprimente che si respirava al chiuso.

Decise di finire la sua consumazione e sparire da lì alla velocità della luce, ci era rimasto anche fin troppo tempo e senza alcun apparente motivo.

Poggiò i gomiti sul parapetto, si sporse e finalmente, come in un' illuminazione, la vide.

Era in giardino, proprio sotto la finestra, si sfregava le braccia scoperte per riscaldarsi e poteva persino scorgere i suoi begli occhi, più truccati del solito e con uno strato di matita sbavata a renderli quasi drammatici.

Ignorò i battiti del suo cuore che accelerarono, poi rimase in allerta quando capì che era insieme a Terence.

La scena assomigliava a quella della spiaggia, ma stavolta era diverso.

Ashley era intenzionata a dargli un'altra chance, era stata lei stessa a dirglielo quel pomeriggio al parco, dopo aver trascorso mezz'ora abbracciata a lui, stretta al suo petto mentre lui le accarezzava i capelli e provava ad alleviare le sue sofferenze.

Prima di essere scaricato neanche un'ora dopo.

La cosa più logica era andarsene e porre fine a quella serata insensata, ma le sue gambe non ne volevano sapere di obbedire, quella sera sembravano avere vita propria e nemmeno la scusa dell'alcool reggeva, una quantità troppo esigua per supporre di essere già ubriaco.

Terence si fece di un passo più vicino ad Ashley e lei indietreggiò di riflesso.

Matt aggrottò le sopracciglia: la rossa non gli sembrava per nulla propensa a contatti ravvicinati di qualunque tipo con Terence ma forse si sbagliava, forse da quell'altezza percepiva le cose diversamente.

Se solo avesse saputo che lui era lì, vicino a lei, ad un passo, se solo avesse alzato gli occhi per un secondo lo avrebbe visto e lui avrebbe capito cose le frullava per la testa, come aveva imparato a fare da quando l'aveva guardata la prima volta.

Terence tornò alla carica e prese la sua mano, Ashley sbiancò, adesso sembrava davvero in difficoltà, gli occhi spenti, il sorriso tirato, il corpo rigido e impegnato a non entrare in collisione con quello del suo amico, a differenza di quanto succedeva con Matt, quando sembrava che si attraessero senza via d'uscita. Il biondo si sporse di più, pur senza parlare o fare qualunque cenno per rivelare la sua presenza.

Fu allora che lei alzò gli occhi, non seppe se per una fortunata coincidenza o perchè, per via delle stregonerie che di certo era capace di compiere, aveva sentito la sua presenza.

La vide spalancare gli occhi all'inizio, come se avesse visto un fantasma e poi riportarli veloci su Terence e di nuovo a lui, disperati e supplichevoli.

Il cervello di Matt elaborò quell'occhiata come una tacita richiesta di aiuto e, senza riflettere oltre, fece la prima cosa che gli venne in mente per cavarla fuori da quella situazione.

In meno di due secondi tirò fuori il braccio dalla finestra, più o meno all'altezza della testa di Terence, e vuotò l'intero contenuto residuo del suo bicchiere dritto sopra di lui.

Rientrò come un lampo prima che il poveretto lo potesse scorgere, ma fu comunque in grado di sentirlo sbraitare appellativi poco carini contro il 'coglione' che gli aveva rovinato capelli e vestiti.

Non potè trattenere un ghigno divertito e stabilì che quelli erano stati i soldi per l'alcool meglio spesi di tutta la sua vita.

Ashley corse via.

Terence, a dir poco furioso, era andato in bagno per darsi una ripulita, promettendole di tornare di lì a poco. Non l'avrebbe trovata, forse, ma a lei non importava un fico secco.

Aveva il cuore in gola e in mente ancora la scena di Matt che rovesciava il suo bicchiere sulla testa di Terence per salvarla dalle sue grinfie.

Si destreggió tra la folla, rischiando di inciampare un paio di volte e altrettante altre di finire addosso a qualcuno, poi finalmente lo intravide, mentre tranquillo e fresco come una rosa aveva raggiunto il giardino.

Prese un respiro profondo, smise di correre e avanzò a passi svelti verso di lui, Matt si accorse di lei, si spostò in una zona più nascosta del giardino e la aspettò.

«Sei..sei... completamente pazzo! - gli urlò contro Ashley, non appena lo vide di fronte a lei, appoggiato a un muro con le braccia incrociate e quella faccia da schiaffi, serafica e angelica, tipica di chi si crede perfettamente innocente – ma ti pare il modo di comportarsi! Con Terence poi, che ti odia! Se si fosse accorto che eri stato tu sarebbe scoppiato un bel casino, lo sai?» lo rimproverò, tremando senza riuscire a stare un attimo ferma.

«Beh, dovresti calmarti! Guarda che l'ho fatto per te, avevi una tale faccia disperata che il prossimo passo per liberarti di Terence sarebbe stato lanciare un SOS o i segnali di fumo!» gli ribattè lui, senza scomporsi nè accennare ad ammettere la sua colpa per aver rovinato i preziosissimi capelli e vestiti del suo ex amico.

Ashley, suo malgrado, non riuscì a trattenere una risata di fronte al suo atteggiamento sfrontato e all'immagine del drink che colava sulla faccia e sulla camicia di Terence.

«Hai visto? Ridi delle disgrazie del tuo affezionato spasimante, sei stronza tanto quanto me, mia cara» la provocò Matt, avvicinandosi a lei mentre entrambi apparivano più rilassati e l'atmosfera tra loro sembrava essere tornata la solita.

«Santo cielo, sei proprio coglione! E poi chi ti ha detto che avessi bisogno del tuo aiuto?» gli domandò lei dopo aver smesso di ridere, incarcando un sopracciglio e fingendosi offesa, ostinata a non dargliela vinta e tentando di ignorare quella strana sensazione di felicità e spensieratezza che l'aveva pervasa nell'esatto momento in cui aveva risentito la voce di Matt dopo tutti quei giorni.

«Sai, non avevi esattamente l'espressione di chi non vede l'ora di buttarsi a capofitto sulla bocca di un ragazzo, credo di sapere ancora riconoscere quando una ragazza ha voglia di saltare addosso a qualcuno» le fece notare lui, infilando le mani in tasca e affrontandola con piglio ironico.

Non era l'espressione che Ashley aveva quando ad avvicinarsi era lui, al posto di Terence, ma questo aveva preferito ometterlo.

«Infatti non volevo saltare addosso a Terence! Intendevo dire che sono ancora capace di cavarmela da sola! Non ti ricordi in spiaggia? Credo di essere perfettamente in grado di schivare dei baci sgraditi!» lo informò piccata, lanciandogli un'occhiata poco amichevole.

Matt la fissò sorridendo, poi avanzò verso di lei, passo dopo passo.

Ashley rimase ferma, lo attese farsi vicino, sempre di più, il suo cuore saltò qualche battito mentre il respiro le si affannava.

Avrebbe dovuto spostarsi, lo sapeva ma qualcosa glielo impediva, la solita dannata sensazione che si impadroniva di lei quando Matt le stava intorno.

Intanto lui si era fermato ad un palmo dal suo viso, gli occhi azzurri brillavano di una luce particolare in mezzo a quell'oscurità e la fissavano intensi, togliendole il fiato rimasto nei polmoni.

Si trovò a boccheggiare, pietrificata, senza la minima volontà di muoversi o di interrompere qualunque cosa stesse per accadere tra loro.

Matt sollevò un braccio, si prese vari secondi, si mosse con studiata lentezza, lasciandole tempo a sufficienza per permetterle di scegliere se andare via, se mandarlo di nuovo a quel paese come l'ultima volta e sparire definitivamente, ma lei non fece nulla di tutto quello.

Le dita della mano destra di Matt accarezzarono il mento di Ashley con dei lenti movimenti circolari, provocandole dei brividi incontrollati lungo il corpo, gli occhi vagarono sul suo viso per studiarne la reazione, poi si fissarono in quelli di lei e non li mollarono più.

Matt le sollevò il viso per avvicinarlo al suo, mentre l'altra mano si intrufolò tra i capelli rossi, fermandosi salda dietro la nuca e spingendola lievemente in avanti.

Si bloccò a un centimetro dalle sue labbra per lasciarle l'ultima occasione per spostarsi, per fargli capire che non lo voleva, che non lo desiderava come lui.

Ashley non si tirò indietro, lascio scivolare via quell'ultima chance per non precipitare all'inferno con lui, poi la sua vista si annebbiò e l'unica cosa che sentì furono le labbra morbide di Matt sulle sue, la loro consistenza mentre si incastravano con la sua bocca e un fortissimo calore nel petto che si propagò veloce allo stomaco e al ventre.

La terra sotto i suoi piedi doveva per forza essersi aperta in una voragine perché non la sentiva più, le parve di galleggiare o di aver perso la sensibilità delle gambe, così si aggrappò alla maglietta del ragazzo per trovare stabilità, risalendo piano coi palmi fino alle sue spalle e fermandosi su di esse.

Quel bacio aveva una delicatezza che mai si sarebbe aspettata da lui, non l'aveva colta alla sprovvista, le aveva lasciato il tempo di sottrarvisi ma lei, volontariamente, aveva scelto di farlo, di baciarlo.

Cosa avrebbe significato quel gesto da ora in poi, tra di loro e per la sua vita?

Era bello, sapeva di buono e di pericolo, e la trascinava giù, sempre di più, in un baratro dal quale sarebbe stato difficile risalire.

Matt la salvava e la affondava allo stesso tempo e non poteva farne a meno.

Quando le sue labbra si staccarono, producendo il suono colpevole di uno schiocco umido, l'incantesimo si spezzò, schiantandola di nuovo alla realtà, in quel giardino dal quale avrebbe fatto meglio a scappare al più presto, prima che qualcuno dei suoi amici la vedesse incollata al loro nemico.

«Non mi sembri così brava come dicevi a schivare, forse dovresti allenarti meglio - sussurrò Matt, ancora ad un passo dalla bocca dischiusa di Ashley, poi cambiò direzione e si avvicinò al suo orecchio – o forse devo dedurre che questo non fosse un bacio sgradito» continuò, con un tono di voce sensuale e provocante che le mozzò il fiato.

Poi, veloce come una furia, le voltò le spalle e si allontanò, facendole un saluto con la mano.

Ashley rimase immobile ma presto i suoi muscoli ripresero a rispondere agli stimoli e la sua mente realizzò cosa fosse successo, tornando lucida.

Aveva baciato Matt, era accaduto e non poteva cancellarlo.

«Razza di...razza di bastardo! Come diavolo hai osato! - gli urlò dietro, sentendolo ridacchiare da lontano – questa me la paghi, hai capito? Mi hai sentito?» continuò finchè lui si voltò, bello da morire e con un sorriso che stavolta non assomigliava per niente a un ghigno.

Era solo un sorriso, uno dei più belli che gli avesse mai visto fare.

«Buonanotte Ashley» le disse a voce alta, riprendendo a camminare.

Lei osservò la sua schiena, si contorse le mani, indecisa, ma poi strinse i pugni e capì cosa fare.

«Matt! - chiamò, facendolo voltare per la seconda volta – Alla prossima!» gli promise, sorridendo e sancendo la fine del suo folle proposito di ignorarlo, rassegnata al fatto che fosse impossibile per lei sfuggirgli.

Matt le rivolse un cenno affermativo, poi sparì dalla sua vista.

Alla fine l'aveva trovata davvero quella sera.

L'aveva ritrovata, per essere precisi.

E lei, invece, aveva perso di nuovo la sua normalità.

Ogni conquista comporta una rinuncia; la differenza l'avrebbe fatta solo il prezzo dello scambio.

 

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Capitolo 15
*** Scambio equo ***


Ciao a tutte!
Ho avuto un po' di giorni di tregua finalmente e così ho deciso di approfittarne e pubblicare subito, con i miei vecchi tempi di aggiornamento! Spero di avervi fatto cosa gradita e ringrazio come sempre chi mi segue e le nuove che si sono aggiunte!
A presto!

Cap. 15 Scambio equo

 

«Sento che la mia testa sta per esplodere!» si lamentò Michelle, piegata sul tavolo della cucina, con la faccia spiaccicata sulla tovaglia e gli occhi chiusi in un'espressione sofferente.

«Ieri hai proprio esagerato con l'alcool!» constatò piatta Beth, continuando placida a rigirare la cannuccia dentro al suo thè freddo.

«Tranquilla, tesoro, ho qui un rimedio che ti rimetterà subito in sesto!» cinguettò Colleen, dirigendosi verso il tavolo e piazzando davanti alla faccia di Michelle una tazza colma di una sostanza di incerta identificazione.

«Che cos'è?» biascicò disgustata la destinataria di quell'intruglio, facendo una smorfia sdegnata dopo averlo annusato e lasciando intuire la sua perplessità.

«Non si chiede il contenuto, è un segreto! Ma fidati, mi ha salvato il culo un sacco di volte durante le mie sbronze adolescenziali, quindi bevilo e poche storie!» la incoraggiò sua cugina, ostentando la sua esperienza sul campo.

Michelle fissò con poca voglia la tazza, poi sbuffò, capendo di non avere molta scelta e ingoiò tutto d'un fiato il contenuto.

«Va meglio?» chiese Ashley alla sua sinistra, impegnata a sorreggersi la testa con una mano. Aveva dormito più o meno tre ore quella notte, era distrutta e aveva delle occhiaie terribili.

Dopo il piccolo incidente di Terence causato da Matt, gli eventi avevano preso una piega inaspettata e lei era passata dall'essersi ripromessa di evitare il biondo per non tradire il suo gruppo di amici, al ritrovarsi ad assaporare il bacio che lui le aveva scoccato quella stessa notte.

Davvero un salto molto coerente.

«Mi viene da vomitare» mugolò Michelle, portandosi istintivamente una mano alla bocca, mentre Melissa osservava la scena stranita, Beth soffocava di nascosto una risata e Colleen sospirava rassegnata.

«Quanto sei esagerata! Dalle tempo, funzionerà!» insistette l'artefice della bevanda prodigiosa, prendendosi una serie di improperi poco carini da Michelle.

«Che serata del cazzo! Ho solo rimediato qualche numero di telefono e mio fratello si è beccato un drink in testa! - esclamò la mora, poi si volse verso la rossa al suo fianco - A proposito Ashley, tu eri con lui, hai per caso visto chi è stato quell'idiota?» le domandò, facendole perdere un battito.

«No, non sono riuscita a vedere. C'era così tanta gente in giro, era impossibile capirlo!» mentì, salvandosi la pelle e salvandola anche a quel cretino e incosciente di Matt. Trattenne a stento un sorriso che voleva imporsi sul suo viso al ricordo di quel momento.

«Sapete chi ha visto Dean, quella sera, in mezzo alla confusione? - intervenne allora Beth, riaggiustando la sua crocchia di capelli tenuta sù solo da una matita – Matt! Mi ha detto che era lì da solo, senza i suoi amici. Non è strano?» continuò, mentre Ashley sentì i muscoli irrigidirsi e le viscere attorcigliarsi e tuttavia si sforzò di mantenere l'aria annoiata e stanca con cui si era alzata quella mattina.

«Certo che è strano! Cioè, stiamo parlando di quello scapestrato di Matt in un locale chic e frequentato da gente di un certo tipo. Cosa diavolo ci faceva lì dentro? Non è un posto che frequenta abitualmente, avrà avuto qualche buon motivo a portarlo lì!»» fece notare Colleen, i pettegolezzi la facevano accendere più del rosso fuoco della tinta dei suoi capelli.

«Di che vi meravigliate? - si intromise Michelle, che sembrava lentamente riprendersi dai postumi della sbronza – evidentemente andava dietro qualche troietta sofisticata!» precisò, col solito simpatico disprezzo che colorava la sua voce quando parlava di lui.

Ashley ascoltò in silenzio la conversazione surreale che si stava consumando davanti a lei, mentre vari interrogativi si susseguivano nella sua testa.

Che ci era andato a fare Matt in quel posto? Se aveva ragione Michelle ed era in compagnia di qualche ragazza, come mai era finito a toglierla da quella situazione imbarazzante con Terence, per poi baciarla in giardino?

Possibile si trovasse lì proprio per cercare lei? E come faceva ad essere sicuro di trovarla lì?

La risposta le arrivò subito dopo, quando il suo sguardo cadde proprio su Melissa, che stranamente la fissava leggermente preoccupata.

Poteva essere stata lei a informare Luke e il resto era facile da immaginare, o forse si stava solo facendo troppe paranoie e doveva smetterla di pensare che le scelte di Matt ruotassero dietro alla sua vita.

Ok, si erano scambiati quel bacio che l'aveva fatta sentire per un attimo sgombra da ogni tipo di pensiero e anche piuttosto sù di giri, ma quello non significava proprio nulla, nessuna farfalla nello stomaco o sentimento romantico in corpo.

La gente si baciava in continuazione nel mondo, per migliaia di motivi diversi, e lei aveva ormai ampiamente superato l'età in cui un bacio bastava a far sognare già una lunga storia d'amore.

La prima e ultima volta che era successo era una quindicenne spensierata e poi non era finita esattamente rose e fiori.

Semplicemente in quel momento si erano sentiti in vena di farlo ed era accaduto, tutto molto bello ed eccitante ma amen, pace, finito.

E poi Ashley era convinta che Matt una ragazza l'avesse già, l'aveva più volte visto tra le braccia di una bionda molto carina e il fatto che l'avesse baciata non significava proprio nulla. Con il fascino che si ritrovava quel ragazzo, non si sarebbe meravigliata a scoprire che era sua abitudine giocare con più mazzi di carte. Non le piaceva trarre conclusioni affrettate, farcite da pregiudizi basati solo sulle apparenze, quindi le sue erano solo logiche supposizioni, che tra l'altro non le interessavano visto che la situazione sentimentale di Matt era l'ultima cosa che la preoccupava in quel momento.

In ogni caso quelle chiacchiere poco gentili su di lui la misero di cattivo umore e la infastidirono, così pensò bene di tornare in camera per riprendere le forze. Tra qualche giorno avrebbe iniziato l'università, e non poteva arrivarci in condizioni pietose.

«Io vado a riposare un po', ragazze, a dopo!» si congedò, sparendo subito nel corridoio.

Michelle la osservò con una punta di sospetto sul volto, poi guardò le altre e manifestò i suoi dubbi.

«Ashley non vi sembra strana, ultimamente?» domandò, cercando conferme dalle altre coinquiline, che si scambiarono qualche sguardo incerto.

Beth scrollò le spalle, facendo capire che a lei sembrava tutto normale, Colleen assottigliò gli occhi, nel tentativo di ricordare qualche comportamento anomalo, visto che in casa passava poco tempo e non aveva avuto modo di osservare Ashley a lungo.

«Ma no, a me non pare. É solo un po' nervosa per l'università, è tutto nuovo per lei ed è una cosa che aspetta da tempo, quindi è normale che sia in ansia.» corse in sua difesa Melissa. Per quanto anche lei non fosse troppo convinta della trasparenza di Ashley, la ragazza si era dimostrata un'amica con lei e non aveva intenzione di tradirla, dando man forte ai sospetti di Michelle.

Fu contenta quando il discorso cadde miseramente ed Ashley smise di essere l'oggetto principale della discussione.

 

 

Ashley si affacciò dalla finestra della sua camera, poggiò i gomiti sul davanzale e puntò lo sguardo al cielo nero che sovrastava i tetti. Qualche stella pulsante intermezzava l'oscurità e rendeva meno opprimente perdersi in mezzo a quel mare nero. Ashley sorrise, nonostante l'ansia che le rendeva pesante il respiro, nel pensare che lei, lassù, aveva la propria stella a proteggerla e farla sentire meno sola.

Suo padre era da qualche parte là sopra, ne era sicura, e vegliava su di lei, anche se a volte le sue scelte erano un completo disastro e non la rendevano fiera di sè stessa.

' Chissà se riuscirò a renderti orgoglioso di me' pensò intensamente, giungendo le mani e chiudendo gli occhi, come in preghiera.

Lui sarebbe stato felice di vederla realizzare le sue passioni e non voleva deluderlo, non se lo sarebbe mai perdonato.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, l'incertezza cercò di avere la meglio e un forte senso di inadeguatezza le serrò la gola.

Il rumore del cellulare la ridestò; un messaggio lampeggiava ed Ashley si affrettò a controllare; sospirò quando capì che si trattava di Matt e le sue dita tremanti di sensi di colpa lessero il testo.

«Terence alla fine è riuscito a riprendersi dallo shock subito ieri sera?» recitava.

Ashley sorrise, si allontanò dalla finestra e si sedette sul letto per rispondere. Matt aveva rotto il silenzio per primo e la rossa ripensò a tutti i discorsi del mattino e alla sua presenza in quel locale, senza comunque riuscire a comprendere.

«Sì, ma se l'avesse scoperto gli avresti dato un altro buon motivo per odiarti» rispose lei, digitando velocemente le lettere.

Non si aspettava un'ulteriore risposta ma Matt la smentì.

«Ieri credo di avergli dato più di un nuovo motivo per farlo» scrisse, misterioso, ma Ashley non faticò più di tanto per cogliere quell'allusione. Se solo Terence avesse saputo del bacio tra loro probabilmente la sua reazione non sarebbe stata tanto pacifica.

«Già» tre sole lettere, nessuna in più ne serviva per confermare quello che era successo.

Tutto tacque dopo quel breve scambio di battute, Ashley si mise a letto, riflettè su quegli eventi, sulle sue sensazioni, sul peso che si portava sul cuore e, prima di addormentarsi, decise che Matt l'aveva fatto una volta in quel locale che probabilmente non sopportava, ma adesso toccava a lei andarlo a cercare.

 

 

Matt non si sorprese più di tanto quando, il giorno dopo, dietro la porta del suo studio malmesso, trovò Ashley ad attenderlo, il viso serio che non faceva trapelare alcun nervosismo, le braccia incrociate strette al petto e un piede che tamburellava, impaziente.

Si prese un momento per osservarla e memorizzare quel momento, lei, testarda e orgogliosa, in piedi dietro la sua porta, in barba a qualunque rischio o preconcetto.

Sorrise compiaciuto, poi diede uno sguardo al lavoro sul tavolo e decise che poteva aspettare.

«Ti prendo il casco, ci facciamo un giro» le disse soltanto, nessun saluto tra loro, nessuna inutile parola di circostanza. Si capivano già così, senza fronzoli superflui e frasi fatte.

 

La terrazza su cui, solo qualche tempo prima, avevano consumato il ghiacciolo che per la prima volta li aveva convinti a scoprirsi, quel pomeriggio era più deserta del solito, complice la fine della bella stagione e l'inizio delle scuole.

Pochi ragazzi qua e là e il solito sole meno acceso che si preparava per sprofondare all'orizzonte.

Ashley puntò lo sguardo su Matt, lo sorprese intento a guardare un punto indefinito, come assente o distratto, e scorse nei suoi occhi blu qualcosa di strano, una venatura triste e un'espressione pensierosa così impercettibile da risultare invisibile per chi non lo conoscesse a fondo.

Non che lei fosse sua amica o una sua confidente intima, ma la loro strana empatia aveva fatto il resto, dandole quel 'superpotere' per il quale entrambi sembravano capirsi al volo, sebbene i loro mondi si fossero incrociati da poco piú che un mese.

Aprì bocca per chiedere, ma lui, per casualità o per una prontezza di riflessi, l'anticipò.

«Scommetto che stai a tormentarti per l'inizio delle lezioni» disse all'improvviso, leggendo le sue paure.

Ashley abbassò lo sguardo, diede le spalle al cielo e cercò di respirare. Non aveva nessun motivo plausibile per mentire, così decise di farlo per l'ennesima volta, di spogliarsi davanti a lui e vaffanculo a tutto.

«In questo periodo ho così tanti pensieri. Non che sia stato diverso negli ultimi mesi ma adesso si è aggiunta anche questa! Ho paura di non essere all'altezza, di non farcela, di deludere mio padre anche se non c'è più e inoltre ci sono Terence, Michelle e il gruppo, il fatto che non ti sopportano – confessò, includendolo nel mucchio - cazzo a volte vorrei solo non dovermi piú sentire di continuo macigni addosso, vorrei poter essere leggera, solo per un attimo, chiedo troppo?» domandò stanca, rivolgendosi a lui come in cerca di un aiuto implicito.

Matt venne rapito dai suoi occhi castani così belli e in tempesta e decise che qualcosa doveva pur farla, utilizzando i suoi metodi.

Si avvicinò ad Ashley con passo felpato e si posizionò di fronte a lei, poi lanciò un'occhiata veloce dietro il parapetto della terrazza.

«Se è questo che vuoi, ci penso io» dichiarò sicuro e senza lasciarle il tempo di obiettare o chiedere spiegazioni le posò le mani sui fianchi e la spinse indietro, fino a portarla con la schiena contro il muro.

Ashley si fidava di lui ma quei suoi movimenti strani e la sua frase misteriosa la misero comunque in agitazione, così cercò di svincolarsi, almeno per sapere quale altra diavoleria gli stesse passando per quella testa imprevedibile.

«Che cosa...che fai? Matt..si può sapere cosa diavolo stai combinando?» si ribellò, facendo resistenza come poteva contro la presa del biondo attorno ai suoi fianchi.

«Ehi, vuoi stare calma? Ashley, guardami! - la riprese lui, tenendola gentilmente ferma per le braccia e ottenendo finalmente la sua attenzione – voglio solo aiutarti a stare meglio, se solo me ne dessi la possibilità» le spiegò, avvicinandosi e incatenando i suoi occhi a quelli di lei, nel tentativo di farla calmare.

Parve riuscirci perché Ashley rilassò i muscoli e si arrese sotto il tocco delle sue mani, lo fissò e tirò un lungo sospiro esasperato, senza interrompere neanche per un attimo il contatto visivo con Matt.

Lui, lo specchio dei suoi dolori, senza più un passato esattamente come lei, l'unico capace di comprendere il suo disastroso stato d'animo e di darle sollievo, fosse anche solo per un'ora o due, con i suoi modi non ordinari e spesso incomprensibili.

Non poteva più ignorare quel filo ingarbugliato e ancora piuttosto fragile che ormai la teneva unita a lui come un cordone ombelicale invisibile, che entrava fin dentro le loro anime e le metteva in comunicazione. Il suo sguardo si addolcì di fronte all'azzurro sconfinato degli occhi di Matt che, quel giorno, dietro alla loro solita sfrontatezza nascondevano una sfumatura diversa, un'inquietudine che faceva male ad Ashley, come se fosse direttamente lei a provarla, anche se non riusciva a capire di cosa si trattasse.

Distratta dal suo volto, lentamente, lasciò che le braccia di lui le circondassero i fianchi prima di stringerli forte e sollevarla da terra fino a metterla a sedere sul bordo del muretto di cemento, spezzando quello stato di estasi e scatenando nuovamente il suo panico più incontrollato.

Emise un urlo e istintivamente si sporse in avanti, gettandosi contro Matt e aggrappandosi alle sue spalle, in preda al terrore.

«Il tuo aiuto consiste nel buttarmi di sotto?» gli chiese allarmata, facendo l'errore di dare un'occhiata veloce al vuoto alle sue spalle e finendo così per attaccarsi ancora più violentemente a Matt, l'unico appiglio che in quel momento, dal suo punto di vista catastrofico, la teneva lontana da una fine orribile, spiaccicata sull'asfalto.

Matt scoppiò a ridere per il modo estremamente drammatico ed esagerato con cui la ragazza aveva esternato quel pensiero assurdo, ma continuò a tenerla abbracciata per tranquillizzarla.

«Ashley, ero convinto avessimo ormai superato la fase in cui mi credevi uno spietato serial killer» – le disse ironico, inarcando un sopracciglio con una finta aria offesa mentre, con un notevole sforzo, riuscì a farle allentare la sua presa da piovra assassina in modo da poterla guardare in viso.

«Non sei nella posizione di poter fare dell'umorismo!» borbottò Ashley, con un'espressione a metà tra il furioso e il terrorizzato, impegnandosi di risultare minacciosa mentre tremava come una foglia.

«Prova a fidarti di me, vedrai, ne vale la pena! Devi solo lasciarti andare» le sussurrò all'orecchio, solleticandole il collo coi capelli e inebriandola col suo respiro caldo.

La voce rassicurante del ragazzo unita ai brividi, causati dalle carezze involontarie che la vicinanza del suo viso all'orecchio le aveva provocato, placarono il suo nervosismo ed Ashley, seppur con una buona dose di riluttanza ancora in corpo, decise di fidarsi di lui e scoprire cosa aveva in serbo per lei e se avrebbe funzionato come continuava a ripetere.

«Allarga le gambe» le suggerì piano, facendole strabuzzare gli occhi.

«Cosa? Puoi ripetere?» gli domandò incredula e sconvolta, o l'udito cominciava a farle cilecca, o i desideri più nascosti e proibiti del suo subconscio avevano ben pensato di farsi vivi proprio in quel momento inopportuno, mentre stava seduta sospesa a un paio di metri dal terreno.

Le labbra di Matt si piegarono in un sorriso sbilenco fin troppo ambiguo.

«Non ti facevo così maliziosa – la provocò, facendola arrossire violentemente – ho detto di allargare le gambe perché dovresti farlo per scavalcare il muro, anche se... » lasciò appositamente la frase a metà in modo che l'immaginazione di Ashley potesse galoppare fin dove aveva intenzione di spingersi, in quel sottile gioco di seduzione che imperversava tra loro in maniera sempre più evidente.

«'Anche se' cosa, idiota?!» raffreddò subito l'atmosfera Ashley, indispettita e fiera, senza la minima intenzione di fargli trapelare quanto, in realtà, quella sua allusione velata le avesse stuzzicato la fantasia e una serie di immagini poco caste che la turbarono non poco.

Quella situazione non poteva - e non doveva- complicarsi più di quanto già non fosse per colpa dell'attrazione fisica che ormai era innegabile esistesse tra loro; era proprio fuori discussione.

Si accorse troppo tardi che, pur di non vedere quel viso tentatore, aveva obbedito ciecamente alle sue indicazioni e si era girata dalla parte opposta a quella di Matt, portando le gambe penzoloni dall' altra parte del parapetto.

Le mancò l'aria quando abbassò lo sguardo sotto di lei e realizzò di essere ad un passo da un volo potenzialmente mortale.

La sua fobia delle altezze si manifestò più forte di prima ed Ashley prese a dimenarsi e strillare ma Matt, prevedendo quella reazione da parte della rossa, l'aveva anticipata e adesso la stava abbracciando da dietro, tenendola saldamente a lui per impedire alla sua agitazione di metterla a rischio.

«Fammi subito scendere da quassù, subito! Non sto scherzando Matt, non è divertente, sono terrorizzata!» si lamentò Ashley, in preda a una crisi isterica e col respiro affannato.

«Calmati e ascoltami! Se continui a muoverti peggiorerai le cose! Ci sono io qui che ti tengo, non ti succederà nulla, ok? - cercò di rassicurarla, col viso sporto in avanti da sopra la sua spalla mentre Ashley smise di urlare e si limitò a emettere qualche mugolio di insofferenza – Brava, così va meglio! Cerca di rilassarti, ci sono io con te, non puoi cadere, non lo permetterei mai, perciò adesso respira e concentrati su altro, prova per una volta a osare, a rischiare!» le propose, la sua voce era calma e controllata, contro ogni previsione riuscì a ispirarle sicurezza ed Ashley provò a seguire i suoi consigli, respirò più volte, il battito del suo cuore rallentò e almeno un po' di ansia la abbandonò.

Dovette però dargli torto per la parte in cui la invitava a osare: continuare a frequentarlo e addirittura averlo baciato rappresentavano già qualcosa per cui rischiava abbastanza, ad essere onesti pensava non fosse necessario aggiungere altro per aumentare il livello di adrenalina nella sua vita.

«Concentrarmi su cosa? Tipo su quanto sei fuori di testa? - sbottò con poca gentilezza, dimostrando di avere di nuovo fiato per parlare e addirittura la forza di fare dell'ironia, nonostante il panico – e io sono ancora più pazza a continuare a darti ascolto!»

Matt sorrise sulla guancia di Ashley, troppo impegnata a farsi prendere dalla paura per accorgersene, poi mosse le mani sulla pancia della ragazza e la strinse ancora di più a sè.

«Dicevi di averne abbastanza dei pensieri e di volerti sentire leggera? Beh, ti farò provare quella sensazione, ma ho bisogno della tua collaborazione. Se continui a insultarmi e ad agitarti sarà tutto inutile e non sai cosa ti perderesti» continuò a incoraggiarla, sentendo il torace di Ashley che si alzava e abbassava contro di lui, sempre più lento e regolare.

«Se ne esco viva, giuro che è l'ultima volta che mi coinvolgi nelle tue follie!» lo minacciò mentre teneva la testa in alto per evitare accuratamente di guardare anche solo per sbaglio il vuoto sotto le sue gambe.

Bugiarda.

«Sì, si, ok, la prossima volta puoi mandarmi affanculo all'istante ma adesso...per favore...basta parlare – le intimò Matt, abbassando il tono della sua voce – innanzitutto respira profondamente, tante volte...inspira...espira, coraggio!» cominciò a darle delle istruzioni, che Ashley eseguì anche se con qualche perplessità. In ogni caso da quella posizione non aveva scelta, quindi era meglio assecondarlo e porre fine al più presto a quella tortura.

«Adesso chiudi gli occhi e concentrati solo sulle sensazioni attorno a te, non pensare a nient'altro. Va tutto bene, ci sono io qui e non ti lascio, ok? Non ti abbandono, Ashley» bisbigliò Matt al suo orecchio, le sue parole si conficcarono nel cuore di Ashley e le rimbalzarono in testa, riempiendola di una sensazione bella e dolce, che sapeva quasi di...casa, di protezione, di amore, tutte cose a cui pensava di non poter più avere diritto.

Di colpo realizzò di avere la schiena premuta contro il petto di Matt, caldo e confortante, le sue spalle solide le fungevano da rifugio così come era già successo altre volte duranti gli abbracci che si erano scambiati; il viso del ragazzo era proprio di fianco al suo, così vicino da poterlo sfiorare con la guancia e le provocava un piacevole solletico perché la sua era un po' ispida; poteva sentire i capelli piuttosto lunghi di lui carezzarle il collo e, prendendo un lungo respiro, percepì il suo odore, lo stesso che aveva sentito quel pomeriggio sdraiata sull'erba e che le riaccese d'improvviso i ricordi e le meravigliose sensazioni cristallizzate nella sua anima.

Incredibile come la paura e l'ansia provate fino a quel momento avevano avuto la capacità di soffocare e oscurare quasi completamente quell'infinità di meravigliose emozioni. Erano state sempre lì, accanto a lei, eppure non se ne era nemmeno accorta e fu così che Ashley scoprì una verità difficile da comprendere ma altrettanto banale e ovvia.

Tutto ciò che di più positivo la circondava, i teneri ricordi, le speranze, l'affetto di chi le rimaneva accanto, in realtà non la abbandonavano mai e, ogni volta che permetteva al buio e all'angoscia di prevalere, queste riuscivano ad occultarle ma non potevano eliminarle, non la potevano privare di tutto ciò che di bello la vita le avesse già offerto e dovesse ancora donarle.

Sì, era vero, non poteva evitare di lasciarsi andare allo sconforto in certo momenti ma, forse, la ferma certezza di avere sempre con sè un'aura di luce a proteggerla, l'avrebbe autata a far sì che quelle orrende ombre svanissero il più presto possibile.

Era sempre stato tutto a portata di mano e lo scopriva solo adesso, sopra un parapetto, sostenuta da quel ragazzo, che il destino pareva averle buttato addosso proprio per darle una lezione di vita o qualcosa del genere.

Annullate le brutte sensazioni tutto apparve più chiaro, Ashley si concesse al vento tiepido, lo sentì accarezzarle la pelle come un dolce amante mentre le gambe, che dondolavano libere nel vuoto, le trasmisero una forte sensazione di libertà, come se si trovasse fluttuante in aria e niente di ciò che appartenesse alla terra potesse scalfirla.

Chiuse gli occhi e finalmente la provò quella sensazione di leggerezza tanto decantata da Matt, non le aveva mentito, la sentiva chiaramente, le pareva di volare, di essere sospesa su una nuvola, distante da tutte le preoccupazioni, i problemi e lo schifo che le era toccato, col cuore lieve nel petto e il respiro lento e profondo, che ad ogni boccata le regalava ossigeno nuovo.

«Sembra...sembra di volare» mormorò d'istinto, con ancora gli occhi chiusi, completamente persa in quel viaggio.

Matt sorrise, si fece più vicino al suo orecchio, le scostò con una mano i capelli, facendo attenzione con l'altra di tenerla ben salda a lui.

«Infatti lo stai facendo, sei leggera e non esiste più nulla che possa farti del male, tu...sei meravigliosa, Ashley» sussurrò, e il suono delicato ma profondo della sua voce, aggiunse nuove sensazioni in lei.

Si concentrò sulle sue mani che le accarezzavano il ventre, sul suo petto che sentiva distintamente contro la schiena e all'estrema leggerezza di prima si unì un piacere fortissimo che le invase tutto il corpo, di natura molto meno spirituale ma ugualmente efficace.

Di colpo si ricordò che su quella nuvola non era sola, si voltò, aprì gli occhi e vide quello che poteva più o meno andare bene come angelo custode senza ali, con quei capelli chiari, gli occhi del cielo e il potere di creare la magia che stava vivendo e così, travolta da quello tsunami di emozioni, non resistette.

Portò indietro un braccio, intercettò la testa di Matt, insinuò una mano fra i suoi capelli, lunghi come piacevano a lei, li afferrò con forse un po' troppa irruenza, e spinse il viso di lui contro il suo, alla ricerca disperata della sua bocca, che trovò poco dopo, dischiusa e già pronta per perdersi in un bacio diverso da quello quasi innocente, sperimentato in quel locale solo pochi giorni prima.

Le loro labbra si rincorsero, in quella posizione forse un pizzico scomoda per baciarsi in maniera ordinaria, poi anche le loro lingue si sfiorarono e continuarono a farlo per minuti e, ad ognuno di quei tocchi intimi, un'ondata di fuoco pareva avvolgere ogni centimetro del corpo di Ashley. Inconsciamente la rossa portò l'altra sua mano a incontrare quelle di Matt, sempre impegnate a tenerla per la vita, e intrecciò le dita alle sue, muovendogli la mano in modo da trarne ancora più piacere, procurandosi delle carezze sempre più infuocate tanto che, ad un certo punto, si chiese se non fosse passata dal salire in paradiso allo sprofondare verso un meraviglioso inferno.

Esistevano solo loro due, stretti dinanzi a quel baratro, intenti ad alleviarsi il dolore a vicenda, a succhiarselo via ad ogni bacio, in quel modo forse scorretto ma perfetto per quello scopo.

Tutto funzionava, Ashley dimenticò ogni cosa, il fango nella sua vita non c'era più, sostituito da un benessere così intenso da stordirla e ubriacarla.

Matt era il suo anestetico per ogni tipo di sofferenza e paura perché lui le aveva provate in prima persona e sapeva come trattarle, era l'oppio, la panacea di ogni male, le faceva bene ed era tossico allo stesso tempo e si chiese se, ogni volta che si fosse sentita crollare, avrebbe potuto servirsene a suo piacimento.

Fino a che punto poteva essere così egoista da usarlo per quello scopo, da abbandonarsi a lui senza pensare alle conseguenze?

Forse, se avesse saputo che anche lui traeva il suo stesso sollievo quando i loro corpi si cercavano, allora si sarebbe sentita meno in colpa, sarebbe stato uno scambio equo, a quel punto.

Intanto la bocca di Matt lasciò la sua dopo un'ultima carezza umida, ma la sua delusione venne presto cancellata quando avvertì quelle labbra miracolose passare al suo orecchio e scendere per il collo, procurandole una serie di scosse piacevoli che le fecero inarcare la schiena e piegare indietro la testa, mentre le mani si intrecciarono nuovamente tra i capelli di lui, per trattenerlo ed esortarlo a non smettere.

Non voleva che smettesse anche se sapeva che sarebbe successo presto e che, anzi, sarebbe stata proprio lei a mettere fine a quell'idillio straordinario.

Da quanti mesi, anni, secoli, non si sentiva così bene e libera, da quanto non aveva desiderato togliersi i vestiti senza programmare e farlo con qualcuno così intensamente come in quel momento, come con lui.

Poi arrivò anche il momento in cui desiderò che Matt potesse essere qualcun altro e non il ragazzo che presto l'avrebbe costretta a una scelta che non voleva fare.

Bastò un attimo di esitazione, la nuvola si dissolse ed Ashley precipitò, schiantandosi al suolo, per fortuna solo metaforicamente.

Sgranò gli occhi, si irrigidì e la realtà e le vertigini si impadronirono di lei.

«Basta, ti prego, basta! - si lamentò, con un fil di voce, allertando Matt, che smise con i suoi baci e rafforzò la stretta ai suoi fianchi – voglio scendere, ti prego, mettimi giù!» gli ordinò nervosamente e stavolta lui non si oppose, la prese delicatamente in braccio e la tirò giù, Ashley sospirò di sollievo quando sentì di nuovo i suoi piedi toccare il pavimento.

Diede le spalle al panorama e portò indietro le braccia per aggrapparsi al muro e sentirsi al sicuro.

Era di nuovo stabile ma aveva perso ogni traccia di quella stupenda sensazione di leggerezza e non poteva evitare di sentirne già una certa nostalgia.

«Stai bene?» le domandò Matt, di fronte a lei, serio e vagamente preoccupato. Ashley aveva cambiato atteggiamento troppo repentinamente e si stava chidendo quale orribile pensiero fosse stato capace di svegliarla dal sogno in cui galleggiava.

«Sì, andava tutto bene ma poi... beh forse troppe emozioni in una volta sola» si giustificò, tremando e con lo sguardo che vagava in giro, per riprendere il contatto con la realtà.

Matt annuì, e rimase a fissarla, facendola sentire in imbarazzo per quello che c'era stato tra loro giusto qualche secondo prima e che bruciava ancora sulle sue labbra e sulla pelle.

Ashley si passò veloce una mano sul collo, dove era rimasta traccia dei segni umidi lasciati da Matt, poi si accigliò e riprese la sua posizione tipica sulla difensiva.

«Si può sapere come ti è saltato in mente di baciarmi di nuovo?» sbottò, nervosa e fingendo un'aria sconvolta e schifata, davvero poco credibile.

Matt si avvicinò e scrollò le spalle «Veramente sei stata tu a tirarmi per i capelli - facendomi anche male, tra l'altro - e a baciarmi. - le precisò, ricordandole l'esatta dinamica dell'evento – e poi mi sei sembrata molto partecipe alla cosa. Hai un buon sapore, sai?» la provocò infine, il suono forte della verità colpì ogni frammento della sua ostinazione e la sconfisse.

«Beh, in ogni caso non succederà mai più, è colpa tua e dei tuoi giochetti di illusione, la leggerezza e tutte quelle stronzate!» gli rinfacciò, con la sua tipica voglia di cadere sempre in piedi, facendogli inarcare le sopracciglia per lo stupore.

«Se qui c'è qualcuno che riesce a fare sortilegi sei tu e ne avrei anche le prove – ribattè, contraendo la fronte nel ripensare al fatto che, da quando conosceva lei, gli era stato praticamente impossibile accostarsi a nessun'altra ragazza – e comunque puoi lottare quanto vuoi, ma non puoi ignorare la tensione sessuale che aleggia tra noi, sprecheresti solo forze» aggiunse sfacciato, sorridendo malizioso e tremendamente sicuro di ciò che diceva.

Difficile smentirlo ma Ashley doveva farlo, non era ancora il momento di arrendersi.

«L'unica tensione che vorrei adesso, sarebbe una bella scossa elettrica che fulminasse la tua enorme arroganza!» provò a difendere il suo orgoglio, provocando però solo una bella risata al biondo davanti a lei.

«Ok, questa era pessima, devi ammetterlo! Ti tocca lavorare di più sulle tue battute, è un suggerimento da amico! – le consigliò, strappandole un sorriso sincero, nonostante tutto – e poi impara a mentire, non lo sai fare per niente» concluse infine, smontando qualunque suo tentativo di resistere alla verità.

Ashley incassò il colpo, incapace di contrastare ciò che anche lei, in fondo, sentiva e non poteva ignorare, poi lo vide voltarle le spalle per accingersi ad andare via e si ricordò che c'era ancora qualcosa che non le quadrava quel giorno e che non voleva lasciare in sospeso.

«Aspetta! - urlò, facendolo arrestare – Che hai, Matt?» gli chiese, facendogli spalancare gli occhi.

Il ragazzo si girò verso di lei e, dopo un primo momento di meraviglia, assottigliò subito lo sguardo, come se stavolta fosse lui a mettersi sulla difensiva e questo particolare non fece che rafforzare la convinzione di Ashley di averci visto giusto.

In fondo, stava imparando dal maestro a utilizzare quello strano collegamento tra loro due.

«In che senso?» chiese lui, perplesso.

«Sei diverso, oggi. E non negare, so che è così...io...te lo leggo negli occhi – mormorò Ashley, quasi vergognandosene – guarda che non sei solo tu l'unico sensitivo qui, capace di fare quei trucchetti da mentalista con la presunzione di leggermi dentro. Sto imparando anche io con te e... so che oggi c'è qualcosa che non va, non fingere con me.» affermò con sicurezza, lasciando a bocca aperta Matt, per una volta.

Anni passati a cercare di mascherare le sue emozioni e ora quella maghetta pretendeva di riuscire a decifrare le sue emozioni?

«Anche se fosse, non credo che dirtelo cambierebbe qualcosa» disse schietto, indossando una maschera di indifferenza.

No, Ashley non poteva permettere che se la cavasse così, non dopo tutto quello che stava accadendo tra loro, non dopo tutte le volte che l'aveva aiutata, adesso toccava a lui aprirsi e lasciarsi tendere una mano.

Strinse i pugni, serrò le labbra per la rabbia e aggrottò le sopracciglia.

«Ma certo che fa differenza! Cazzo, perché non lo capisci?» sbraitò a voce alta, col viso rosso e stravolto dal nervoso.

«Capire cosa?» insistette lui, niente più sfrontatezza sul suo volto, solo una innocente curiosità.

«Che è questo che facciamo noi due! Ci aiutiamo a vicenda, ci facciamo carico l'uno di un po' del dolore dell'altra e così facendo buttiamo fuori parte del nostro! É così che funzioniamo! Ed è per questo che ti sarò per sempre grata per oggi, mi sentivo un palazzo di dieci piani sul petto e adesso va molto meglio, per un attimo ho persino creduto di essere una piuma e...non mi capitava da anni. - esclamò Ashley con tono esasperato e gesticolando troppo, perché quel cocciuto sembrava non voler capire un concetto così ovvio, poi fece una pausa e si avvicinò a lui, prendendogli una mano e addolcendo la voce – perciò Matt, lascia che adesso sia il mio turno con te, dammi un po' del tuo peso. Prendila come un patto tra di noi, un accordo, qualunque cosa!» disse finalmente, con gli occhi lucidi.

Matt la scrutò attentamente, il suo sguardo si accigliò un poco mentre ascoltava le parole di Ashley e cercava di capire se potessero davvero avere un senso, se potessero spiegare quello che da qualche tempo lui non riusciva a fare.

E poi decise che sì, era stata piuttosto brava a tradurre a parole lo strano rapporto che si era creato tra loro e a lui poteva anche stare bene, tutto sommato.

Anche se...

«Questo patto, come lo chiami tu, potrebbe avere degli effetti collaterali – le fece notare, enigmatico come sempre e senza specificare di cosa potesse trattarsi – credi di essere pronta ad affrontarli o ad accettarli?» le domandò, fissandola, con la mano ancora nella sua, a sancire quell'intesa tra loro.

Ashley ci pensò sù un attimo, con lui si era ormai spinta oltre, era successo prima, nel momento in cui gli aveva permesso di farsi strada nella parte più vulnerabile di lei, infilandosi in un groviglio di bugie, e soprattutto ora, con il sapore dei suoi baci ancora sulle labbra.

Finchè sarebbe rimasto solo un accordo tra loro, uno scambio di favori, un segreto assoluto, nessuno si sarebbe fatto male.

Nessuno doveva venirne a conoscenza, niente sentimenti, niente casini e nessun coinvolgimento emotivo.

«Sì, sono pronta» disse diretta, senza alcuna esitazione a incresparle la voce.

Matt non rispose, non le fece nessun cenno affermativo ma, quando ricominciò a parlare, Ashley capì che anche lui aveva accettato quelle condizioni.

«Mio fratello vuole vedermi – spiegò di getto, senza tradire nessuna emozione – ogni tanto ci siamo incontrati in questi anni ma adesso è un po' che non succede. Lui dice che avrebbe piacere a farmi conoscere mio nipote, che adesso ha quasi due anni e che io non ho mai visto, ma la verità è che...per quanto io gli voglia bene, vederlo mi fa stare male ogni volta, mi ricorda quello che non ho mai avuto e che non potrò mai avere. - ammise, mantenendo la promessa e rivelando il suo lato più fragile e umano – Non posso fare a meno di pensare che, magari, poco prima di incontrarmi ha discusso tranquillamente con mio padre di sport o di politica, e forse mia madre gli ha dato un forte abbraccio prima di salutarlo. Mi pare quasi di sentire il profumo che lei usava sempre e l'odore delle sigarette che fumava mio padre. Lui si porta addosso le tracce di quella casa che non mi appartiene più e mi ferisce, non lo fa volontariamente ma di fatto è così» dichiarò Matt, lo sguardo basso e diretto distrattamente alla sua destra, il viso tirato e la fronte increspata da varie pieghe. L'immagine di un ragazzo diverso da quello solito, spezzato e segnato dal passato.

Ashley esitò qualche secondo, spiazzata da quella versione nuova di Matt e indecisa su quanto potesse intromettersi nei giudizi, poi pensò a lei, a ciò che le era capitato e decise di affidarsi a quello che la sua esperienza le consigliava.

Cioè che l'affetto di qualcuno che tiene ancora a noi è così raro e prezioso che non bisogna sprecarlo quando esiste ed è vero e sincero.

«Capisco quello che intendi, credo sia legittimo e normale...ma vedi, sono convinta che non dovresti allontanare tuo fratello e creare un vuoto inutile tra di voi. Non lasciare che la paura scavi altro odio, che riesca a distruggere anche questo rapporto. E poi quel bambino, tuo nipote, non ha nessuna colpa e un giorno potrebbe chiedersi perché suo zio non ne ha mai voluto sapere di conoscerlo, non credi anche tu?» gli illustrò il suo punto di vista, poi aspettò paziente una reazione, in piedi davanti a lui, senza perdersi nemmeno una delle sfumature del viso di Matt che, coperto da quella lieve inquietudine, aveva una bellezza diversa.

Matt rimase in silenzio, sembrava assorto ma distante ed Ashley si chiese se l'avesse ascoltata e avesse capito. Quando lo sentì schiarirsi la voce sussultò e si preparò a udire il responso.

«E tu verresti con me?» fu la domanda che però la lasciò perplessa, i suoi occhi di nuovo più trasparenti e sereni la misero in crisi inaspettatamente.

«Eh? Dove?» chiese, confusa.

«All'incontro con mio fratello. Non mi va di andarci solo, sai...non ci so fare molto coi bambini, una spalla femminile mi sarebbe utile, magari» chiarì, ma la sua voce era esitante, non sicura come al solito, ed Ashley capì che quella era stata solo una scusa, la copertura per non esporsi troppo e confessarle che avrebbe avuto bisogno di lei nel caso in cui, al termine di quella visita, ne fosse uscito in condizioni pessime.

Perché loro funzionavano così, ormai.

«Va bene, vengo. Solo...fammelo sapere prima...sai tra il negozio e le lezioni sono piuttosto impegnata, ho bisogno di organizzarmi per tempo» lo informò pacata, sorridendo quel tanto che bastava.

«Grazie, Ashley» disse piano lui, addolcendo lo sguardo, si scambiarono un sorriso che parlava più di migliaia di parole contorte, poi Matt si congedò da lei con un semplice cenno della mano e i due si divisero, prendendo strade diverse e confondendosi tra i passanti.

Ashley accelerò il passo per non tardare a casa; se si sforzava riusciva quasi a sentire ancora un po' dell'effetto di quel pomeriggio sospesa sul muro e, a ripensarci, non era stato così folle seguire le stranezze di quel ragazzo.

Forse doveva solo rassegnarsi al fatto che lui le faceva bene, senza chiedersi il motivo, senza chiedersi se fosse giusto o sbagliato.

Un'ombra le oscurò il viso quando, di fronte alla porta di casa, si ricordò che avrebbe dovuto usare nuove menzogne, quelle che aveva imparato a dire con naturalezza, come fossero i suoi nuovi abiti.

'Chissà quali erano gli effetti collaterali a cui alludeva Matt prima', si chiese per un secondo, ferma con le chiavi nelle mani.

In fondo loro due si scambiavano solo dei favori reciproci, cosa poteva andare storto?

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Non sei solo ***


Ciao a tutte mie care lettrici!
Vi chiedo immensamente scusa per questo lungo silenzio ma, in questo periodo, oltre ai normali impegni quotidiani sto studiando per una cosa per me importante e che mi sta rubando tantissimo tempo. Spesso la sera sono stanca e non riesco a trovare la concentrazione giusta e l'ispirazione per scrivere quindi, più che fare tutto di fretta e male, ho preferito aspettare di trovare qualche ora libera e solo adesso sono riuscita a mettere insieme il capitolo. La storia non la lascio, quindi anche se a volte potrebbe passare più tempo è solo per questi impegni, che si protrarranno almeno fino a fine mese.
Il capitolo può sembrare un po' di passaggio e per certi versi lo è ma voglio sviluppare tutto con calma e senza forzare.
Vi ringrazio sempre per l'attenzione che dedicate alla storia e spero di non deludervi!
Un abbraccio!

Cap. 16 Non sei solo

 

Luke depose sul tavolo con soddisfazione un grosso vassoio ricolmo di prelibatezze, frutto di ore a cucinare sul terrazzo, sotto il sole, davanti a una griglia infuocata. Dopotutto, aver abitato per anni in campagna ed essere cresciuto tra scampagnate e grigliate varie, gli aveva permesso di sviluppare quell'abilità, che amava sfoggiare quando si presentava l'occasione di un bel pranzo tra amici.

«Incredibile! Finalmente riusciamo a passare del tempo insieme a mangiare cibo non sano e a bere birra scadente! Da quanto non succedeva?» esclamò trionfante, dando una pacca vigorosa sulla spalla di Matt mentre si accomodava al tavolo della cucina dell'appartamento del suo amico e cominciava a riempirsi il piatto.

«Sono stato molto impegnato» asserì il biondo con estrema calma, imitando Luke o e apprestandosi a dare inizio a quel pranzo.

In effetti, erano giorni che non si vedevano, quella settimana era stata molto dura, il lavoro lo aveva assorbito per la maggior parte della giornata e il resto delle ore le aveva trascorse stremato sul letto a dormire con ancora addosso i vestiti.

Luke sollevò furtivamente lo sguardo per lanciargli un'occhiata fugace poi lo riportò alla bistecca sul piatto, che reclamava la sua attenzione.

«Già, ho avuto da fare anche io, gli esami si avvicinano e... cazzo, sono esaurito! Tra poco la mia testa esploderà e del mio cervello non rimarranno che brandelli!» si lamentò teatralmente, portandosi le mani in mezzo ai suoi riccioli indomabili.

Stavolta fu il turno di Matt di scrutare il viso del suo amico e, nonostante le sue solite arie melodrammatiche, notò che al contrario appariva rilassato e piuttosto felice.

«Beh, ti trovo abbastanza bene, però» gli ribattè quindi, immaginando già la risposta.

Luke si esibì in un sorriso a quarantacinque denti che non era riuscito a contenere, poi si grattò la nuca e assunse quella tipica espressione inebetita che aveva da un po' di tempo a quella parte e che Matt non perdeva mai occasione di prendere in giro.

«Non mi lamento, io e Melissa ci vediamo spesso ultimamente e oggi pomeriggio, finalmente, il mio coinquilino si toglie dai piedi e l'ho invitata a casa mia per studiare insieme! Per una volta riusciremo a stare da soli, senza essere circondati da centinaia di occhi e dalle stupide paranoie del farci scoprire dai suoi amici!» raccontò estasiato, il solo pensiero di trascorrere delle ore in santa pace con la ragazza per cui aveva una cotta lo fece accaldare così tanto da costringerlo a raffreddare i suoi bollenti spiriti con una sorsata abbondante di birra fredda.

«Quindi immagino consumerete, finalmente. Direi che era ora!» commentò Matt placidamente, ignaro della reazione che la sua osservazione più che legittima scatenò in Luke, che rischiò di strozzarsi mentre beveva, strabuzzando gli occhi per lo sconcerto.

«Matt e che cavolo! Ti ho ripetuto mille volte che è ancora troppo presto, non ho secondi fini, oggi! - lo contrastò, continuando a tossire violentemente, rosso in viso e con le lacrime agli occhi, poi prese un lungo respiro e capì di aver schivato la morte per soffocamento – il nostro rapporto sta nascendo a poco a poco, Melissa è una ragazza molto introversa e timida e...non mi pare proprio il caso di fare il cafone e provarci, non è quello che voglio da lei...o per lo meno non adesso, c'è un momento per ogni cosa e noi stiamo bene così.» spiegò, riprendendo il pieno controllo dei suoi polmoni.

Matt scrollò le spalle, non riuscendo a mettersi totalmente nei panni del suo amico, lui era un tipo molto fisico e davvero non riusciva a spiegarsi come Luke fosse capace di stare accanto alla ragazza di cui era innamorato senza provare il desiderio di accarezzarla, assaggiarla o perdersi nel suo abbraccio.

Di colpo, il ricordo delle forti sensazioni, provate solo qualche giorno prima, lo riportò su quella terrazza in città, risentì dei lisci capelli rossi a sfiorargli il viso, la mano di Ashley aggrappata saldamente ai suoi capelli fino a fargli male e le loro labbra incollate, impegnate a non perdersi nemmeno per un secondo.

Decisamente era un tipo che ragionava più di pancia che di testa, ignorando spesso le conseguenze delle sue azioni, impulsivo com'era.

A quello ci aveva omai fatto l'abitudine e i calli.

«Sarà, ma secondo me andate troppo lenti» ribadì calmo, deviando lo sguardo e aggrottando leggermente le sopracciglia, quasi fosse ancora smarrito in chissà quale riflessione.

Luke si fece serio, odiava ammettere che, probabilmente, Matt aveva in parte ragione: il suo rapporto con Melissa era in una fase di stasi e lui non sapeva come sbloccarlo senza ferirla o farla sentire alle strette, e quella situazione lo rendeva frustrato e impotente.

Di affrontare adesso l'argomento, però, non aveva proprio voglia, non voleva rovinarsi l'entusiasmo per il pomeriggio che l'attendeva, così sviò l'attenzione da sè stesso e la riportò all'amico, ricordandosi di qualcosa di importante che non aveva avuto modo di chiedergli in quei giorni di silenzio.

«Tu piuttosto...ti trovo molto più tranquillo rispetto ai giorni scorsi...Melissa mi ha detto che qualcuno dei loro ti ha visto da solo in quel locale da spocchiosi...o eri stato drogato pesantemente, o forse devo dedurre che la tua presenza lì abbia un qualche nesso col tuo cambio di umore...» affermò evasivo, facendo oscillare mollemente il suo bicchiere con la mano e puntando gli occhi neri e indagatori su quelli chiari di Matt.

Non aveva certo rimosso dai suoi ricordi il messaggio inviato al biondo proprio quel sabato sera, per informarlo della localizzazione del gruppo di Terence, dopo che Melissa glielo aveva rivelato via telefono qualche minuto prima, quando si erano sentiti come facevano ogni sera.

Lei, ovviamente, non aveva minimamente sospettato delle intenzioni di Luke, non era inusuale che si tenessero aggiornati sui loro programmi o su cosa stessero facendo, come una vera e propria coppia.

Invece Luke non aveva mandato a Matt quel messaggio in maniera casuale e disinteressata, sapeva benissimo che lui a volte poteva essere così testardo e orgoglioso da avere bisogno del suo intervento provvidenziale per risolvere certi conflitti. Aveva intuito che il malumore costante dell'amico, nei giorni precedenti, doveva avere a che fare con Ashley e con qualche litigata o incomprensione tra loro, e aveva deciso di dargli una spinta, un piccolo aiuto passato sotto banco in maniera discreta.

Evidentemente aveva funzionato.

Matt sospirò e le sue labbra si piegarono in un ghigno di rassegnazione, quando vide l'espressione consapevole e sicura di Luke mentre formulava quella velata insinuazione.

A volte il riccio poteva sembrare ingenuo e sornione, e in effetti il suo carattere mite e socievole era una delle caratteristiche che più di tutte lo rendeva simpatico alla maggior parte della gente ma, dietro quella facciata da bravo ragazzo, nascondeva in realtà una buona dose di furbizia e un intuito invidiabile.

La sera in cui si era riconciliato con Ashley, nel momento esatto in cui aveva messo piede in quel posto odioso frequentato da figli di papà, Matt aveva perfettamente realizzato di trovarsi invischiato in un disegno ben architettato dal suo migliore amico, che spesso lo conosceva meglio di quanto lui facesse con se stesso, ed era in grado di dargli l'input necessario per fargli prendere la decisione giusta.

L'aveva ringraziato mentalmente e, anche in quel momento, il suo mezzo sorriso era la prova evidente della sua riconoscenza verso Luke, quella che non poteva esprimergli esplicitamente perchè avrebbe significato ammettere che Ashley per lui stava diventando più importante di quanto volesse accettare.

«Mi andava di cambiare posto – cercò inutilmente di giustificarsi, arrampicandosi sugli specchi mentre Luke soffocava una risata – certo che gli amici di Terence non hanno niente di meglio da fare che intercettarmi ovunque, hanno per caso brevettato un 'rivelatore istantaneo della presenza di Matt' che tu ne sappia?» domandò ironico, abbandonandosi contro lo schienale della sedia e sbuffando un poco.

Luke scosse appena la testa «Beh, a loro discolpa, c'è da dire che tu in quel locale eri così fuori luogo da dare subito nell'occhio. Ah, dimenticavo – aggiunse assumendo un tono fin troppo allusivo e assottigliando gli occhi – ho saputo che qualcuno ha fatto fare una figura di merda a Terence...tu non c'entri niente con questo, giusto?» gli chiese, lasciando intendere però esattamente il contrario di ciò che aveva affermato..

Matt non deluse le sue aspettative e sorrise colpevole, attribuendosi la responsabilità – o forse il merito - di quel misfatto, senza bisogno di parlare.

«Stava dando fastidio ad Ashley, lei mi implorava con lo sguardo di farlo smettere e io non sono ancora così stronzo da ignorare una richiesta di aiuto» precisò poi, cercando di trovare una scusa per il suo comportamento che altrimenti avrebbe potuto essere interpretato o frainteso con altri motivi.

Con la gelosia, ad esempio.

«Certo, come no! Ti ha ringraziato almeno?» domandò Luke, senza la minima intenzione di credergli e smascherando il suo reale intento in meno di due secondi.

«Ci siamo baciati – disse Matt all'improvviso, le parole gli scivolarono via dalla bocca senza che riuscisse ad evitarlo e lasciarono il suo ospite a bocca aperta e occhi sgranati – e non solo quella volta» aggiunse come se già non bastasse, con un'espressione così serena e indifferente che appariva quasi irreale.

«Cosa? E me lo dici così?» sbottò Luke, sporgendosi in avanti sulla tavola ad affrontare la faccia da schiaffi di Matt, che continuava tranquillo a mangiare come niente fosse, rischiando che gli occhiali gli volassero dal naso.

«E come dovrei farlo, scusa?» insistette lui, senza capire quello stupore. Aveva avuto varie ragazze in passato con le quali si era spinto molto al di là di un semplice bacio, senza che ci fosse stato dopo un continuo, nessun trasporto sentimentale o altre romanticherie inutili.

Perché con Ashley doveva essere diverso?

In fondo si erano solo baciati, non le aveva mica chiesto di sposarlo, tra di loro c'era solo attrazione fisica, una fortissima empatia e quella specie di patto che avevano siglato durante il loro ultimo incontro, un accordo di aiuto reciproco che ben poco aveva di romantico e che non doveva trasformarsi in nient'altro.

«Quindi alla fine è successo! Aveva ragione persino quella stronza di Jessica quando diceva che non te la scopi più perchè ti sei innamorato di un'altra! E avevo ragione anche io all'inizio quando ti notavo mangiartela con gli occhi! Dunque state insieme adesso?» cominciò a blaterare come un fiume in piena, tutto preso da quella novità al punto da non sentire più i morsi della fame.

Matt si bloccò ed esasperato roteò gli occhi, sospirando: non aveva potuto mentire a Luke, in ogni caso prima o poi l'avrebbe scoperto, era piuttosto bravo in quella specialità, quindi meglio affrontare la questione subito ed evitare le sue ire funeste dopo.

«Jessica dovrebbe imparare a farsi una bella dose di cazzi suoi, ogni tanto. - commentò piatto ed annoiato, poggiando un gomito sul tavolo e la testa sul palmo della mano – e poi vacci piano! Insieme io ed Ashley? Perché mai dovremmo? Io non ne sono innamorato, lei mi tollera a mala pena, i suoi amici mi vedrebbero volentieri morto, l'unica cosa che ci lega è il nostro passato disastrato e nient'altro! Anche solo pensare una cosa del genere la trovo solo un'assurdità!» ribattè con più freddezza di quanto volesse veramente mostrare.

Un fremito lo attraversò e gli comunicò che il suo cuore non era totalmente d'accordo con le sue parole e che ridurre il loro rapporto solo a quello era stata una bugia bella e buona.

Tra loro stava timidamente nascendo una certa fiducia reciproca e un calore che non erano solo le carezze e i baci a provocare. Si trattava di qualcosa di simile all'affetto, al prendersi cura l'uno dell'altra, e non poteva ignorarla o cancellarla, poteva solo nasconderla sotto una maschera di finta indifferenza ma non sarebbe servito a farla scomparire.

«Sai cosa trovo assurdo, io? - ringhiò Luke, alzandosi dalla sedia e puntandolo con una forchetta davvero poco minacciosa che lo faceva sembrare una caricatura – che voi due abbiate già avuto un contatto più intimo di me e Melissa, che invece coltiviamo il nostro amore giorno dopo giorno, senza bruciare le tappe! Il mondo a volte funziona proprio all'incontrario!» osservò mesto, ricadendo di peso sulla sedia, col viso basso e la fronte sommersa da una massa di riccioli spettinati.

Matt contrasse le sopracciglia e si ritrovò a rimuginare sopra la frase del suo amico.

«Già, è vero...le cose a volte seguono un ordine davvero strano» mormorò a bassa voce, così piano che Luke nemmeno se ne accorse, troppo impegnato ad autocommiserarsi.

Era giusto solo seguire le normali tappe nelle relazioni umane - conoscersi, diventare amici, eventualmente amarsi, mettersi insieme, fare sesso - o forse, anche dal caos più totale era possibile far nascere qualcosa di bello?

In mezzo all'enorme groviglio confusionario che era il suo rapporto con Ashley, l'unica cosa certa al momento era che lei lo faceva stare bene in una maniera che non gli era ancora chiara ma che esisteva, era un dato di fatto.

Si riscosse finalmente, sollevò lo sguardo verso Luke che, mezzo imbronciato, lo fissava di soppiatto.

«Arriverà anche il tuo momento Luke, hai ragione. Non c'è un presto o tardi, se qualcosa deve accadere, lo farà col suo tempo, anche se a noi sembra quello sbagliato.» lo rassicurò, sorridendo sinceramente mentre anche il viso del suo amico tornava quello di sempre.

Da dove fosse venuta fuori tutta quella improvvisa saggezza non se lo spiegava e, forse, era meglio non chiederselo.

«Grazie – gli disse Luke, semplicemente – adesso sbrighiamoci o qui si fredda tutto e diventa immangiabile, non ho mica sgobbato due ore al sole per nulla!» si lamentò bonariamente, ritornando del suo solito umore.

«Domani mi vedo con Alexander» disse Matt d'un tratto, cercando di far suonare quell'affermazione come la più normale del mondo, cosa che non funzionò visto che Luke rischiò di strozzarsi per la seconda volta in quel pranzo.

«Con tuo fratello? Si può sapere che diavolo sta succedendo all'universo?» esclamò, indeciso se preoccuparsi per la salute psichica del suo amico, che quel giorno sfornava una novità dopo l'altra, o essere felice per lui.

In fondo, il fatto di voler incontrare il fratello era una cosa positiva, Luke nemmeno ricordava quando era stata l'ultima volta che Matt aveva accettato di vederlo. Si comportava così per non farsi ferire dai ricordi ma, così facendo, finiva per allontanare l'unico pezzo della sua famiglia che ancora teneva a lui.

«Il suo marmocchio ha già più di un anno e ci tiene tanto che lo conosca» gli spiegò, sforzandosi di mantenere un certo distacco.

«Era ora, ancora un po' e l'avresti incontrato direttamente il giorno della sua laurea! - scherzò, guadagnandosi un'occhiata poco amichevole, poi tornò serio e fissò Matt – e...come ti senti?» gli domandò, senza bisogno di specificare altro.

«Bene, davvero. - lo tranquillizzò il biondo, e in effetti almeno all'apparenza pareva abbastanza sereno – e poi non vado solo, viene anche...lei» azzardò, sperando di non doversi pentire troppo presto per quella confessione.

«Lei chi? Jessica?» chiese sconcertato il riccio, sulla sua faccia troneggiava una smorfia di sdegno al pensiero di quella ragazza che proprio non sopportava.

«Ma no! Intendo Ashley» lo corresse Matt, il suono del nome della rossa risuonò in quella stanza e gli fece una strana sensazione, una bella sensazione.

«Uh, siete già alle uscite in famiglia! Il prossimo passo quale sarà? Comunque vi darò la mia benedizione a patto che mi facciate fare da padrino a uno dei vostri figli! Me lo merito, no?» riprese a sbeffeggiarlo, rischiando di fargli venire un esaurimento nervoso.

«Idiota – gli sibilò Matt, fuminandolo con lo sguardo e facendosi scuro in viso – gliel'ho chiesto solo perché lei faceva la baby-sitter e io invece non ho un buon feeling coi bambini, non so mai come comportarmi e così...» si giustificò per l'ennesima volta quel giorno, ma Luke non aveva bisogno di sentire scuse, aveva già intuito quale fosse il ruolo di Ashley e non aveva di certo a che fare col bambino, o almeno non solo con lui.

Matt aveva bisogno di lei e del suo sostegno ma non l'avrebbe mai ammesso a voce alta.

«Sì, ho capito...ho capito» disse Luke, con un sorriso sul viso che stavolta non aveva niente di derisorio, Matt scosse la testa per qualche secondo, mantenendo un'espressione sospettosa, poi si arrese alla spontaneità contagiosa del suo amico e finalmente si abbandonò anche lui a un sorriso disteso.

 

 

«Esco prima oggi, ti secchi se ti lascio sola col turno?»

La domanda di Ashley ridestò dal torpore Carol, annoiata più del solito quel giovedì pomeriggio uguale a tanti altri, e le fece drizzare le antenne.

La ragazza si sollevò dalla scrivania, sulla quale si era accasciata come un sacco informe di patate, e, senza rispondere ad Ashley, fece scorrere il suo sguardo a raggi X sulla poveretta, facendole emettere un sonoro sospiro.

La rossa quel giorno aveva un aspetto diverso, l'aveva notato al suo arrivo ma poi la cosa era passata in secondo piano, eppure adesso quel particolare, dopo la sue parole, diventava molto importante.

Indossava un vestito, cosa molto rara quando veniva al lavoro, era semplice, corto sopra il ginocchio, a maniche corte e di una tonalità di blu che le donava molto mentre, poggiato sulla sedia, giaceva un cardigan nero, che aveva tolto per il caldo che regnava dentro il negozio.

Non aveva dubbi, per lei si trattava di indizi più che chiari.

«Un appuntamento?» domandò ammiccante, con le labbra piegate in un sorriso malizioso.

«Non direi – le rispose Ashley evasiva, riprendendo con le sue scartoffie e desiderando essere invisibile – accompagno solo un amico...cioè un'amica – si corresse subito per non alimentare le fantasie dell'esaltata accanto a lei – a fare una visita a dei parenti.»

Una mezza verità che non avrebbe dovuto destare sospetti.

«Ah, capisco – commentò Carol, Ashley si chiese che cavolo fosse quell'aria delusa nel suo tono di voce, ma la risposta le arrivò subito dopo – speravo che finalmente avessi concluso qualcosa con uno dei tuoi spasimanti, peccato!» le fece notare, ritornando poi con la faccia rivolta al computer.

Ashley non rispose, preferì sorvolare. Era stata una giornata faticosa e non aveva voglia di discutere.

Aveva avuto lezione la mattina, l'università era cominciata da qualche giorno e, a dispetto delle sue paure, lo aveva fatto nel migliore dei modi.

L'ambiente le era parso gradevole, aveva già scambiato qualche parola con dei compagni di corso e con alcuni di loro facevano ormai gruppo fisso durante le lezioni.

E poi poter tornare a sfogliare i libri che tanto adorava, sentire quel profumo di carta stampata che le piaceva immensamente e perdersi tra le pagine di qualche storia, l'aveva distratta dai problemi quotidiani e fatta tornare nel suo mondo, quello in cui si rifugiava per sentirsi più protetta e sicura.

D'altro canto, però, i suoi impegni si erano moltiplicati: si era già messa sotto con lo studio, per non rimanere indietro e raggiungere i suoi obiettivi il prima possibile, non aveva intenzione di perdere troppe lezioni, perchè le piaceva seguirle e inoltre le trovava utili per affrontare gli esami e, coordinare tutto col lavoro, che le era comunque necessario per mantenersi, era stato piuttosto stressante.

E poi c'era stato Matt, non fisicamente, dato che non si erano più visti dal giorno in cui l'aveva fatta 'volare'sopra quel terrazzo, ma qualche volta si erano sentiti per telefono, principalmente per accordarsi sull'incontro col fratello a cui ormai aveva dato parola di essere presente.

Si chiedeva sempre se fosse stato un caso che, tutte le volte in cui ci aveva parlato prima di andare a dormire, il sonno era trascorso sereno e senza incubi ma era arrivata alla conclusione che sì, doveva essere di certo un caso.

Mica quel cretino poteva avere un tale potere nei suoi confronti?

 

 

Il rombo del motore dello scooter di Matt risvegliò l'attenzione di Ashley, nascosta discretamente dietro una vecchia cabina telefonica di una strada poco trafficata, in prossimità del punto d'incontro stabilito con Matt.

Quel rumore era diventato ormai familiare per lei, ma quel giorno la fece imprecare per una buona manciata di secondi.

Aveva indossato un dannato abito corto, indecisa su come vestirsi per quell'incontro in cui era stata coinvolta suo malgrado, domandandosi più volte dove si fosse eclissato il suo cervello nel momento esatto in cui aveva accettato.

Per quale assurdo motivo passare del tempo con quello sfacciato era diventata quasi la normalità per lei?

In ogni caso, i parenti di Matt erano dei tipi eleganti e raffinati, appartenevano a una classe sociale elevata ed erano abituati a un certo tipo di ambienti e questo l'aveva messa parecchio in crisi perché lei, al contrario, non aveva la minima idea di come fosse giusto presentarsi senza fare loro storcere il naso.

Aveva quindi optato per qualcosa di non troppo casual ma nemmeno eccessivamente elegante, stile che non le si addiceva e al quale non voleva piegarsi solo per compiacere gli altri, solo che il suo scarno armadio non aveva aiutato per niente.

Certo, se avesse chiesto aiuto a Michelle, lei le avrebbe spalancato il suo infinito guardaroba togliendola dai guai, ma mica poteva arrivare e dirle che le serviva un vestito per incontrare il fratello del suo acerrimo nemico!

«Ehi, scusa per l'attesa ma un cliente non ne voleva sapere di smetterla di discutere di politica e lasciarmi andare» esordì Matt, dopo essersi accostato ad Ashley, senza risparmiarsi di passare lo sguardo sulla sua figura, che quel giorno appariva ancora più bella e femminile.

«Sei venuto con quel coso!» si lamentò inspiegabilmente lei, con lo sguardo afflitto, indicando lo scooter mentre a Matt pareva di rivivere un deja vù.

Evidentemente, Ashley doveva nutrire davvero poca simpatia per il suo amato mezzo di trasporto a due ruote e ogni tanto le piaceva ricordarglielo.

«Che ha che non va stavolta? Finchè fa bel tempo lo uso, è comodo, agile e si trova subito parcheggio. Pensavo ti ci fossi abituata, ormai» osservò piatto lui, fissandola perplesso.

«Sono io che non vado bene per salirci!» sbottò Ashley, spazientita dalla sua poca perspicacia, indicando il suo vestito e maledicendosi per non aver pensato prima al mezzo di trasporto e non aver evitato qualunque indumento che la potesse far rimanere mezza nuda per la strada.

«Tranquilla, non ho intenzione di guardarti le cosce, non adesso almeno!» la provocò il biondo, lanciandole uno sorriso sghembo e facendole spazio sul sellino.

«Ti piacerebbe!» sibilò Ashley glaciale, facendo un paio di acrobazie per sedersi sullo scooter, nel tentativo di mettere in mostra meno porzione di pelle possibile e infagottare il vestito sotto il sedere, per evitare che le volasse con il vento. Nemmeno osò pensare a quanto spiegazzato si sarebbe ridotto durante il tragitto e a come sarebbe sembrata sciatta una volta scesa.

La prima figura di merda era già assicurata.

«Non te la prendere, dai! Ti ho solo fatto un complimento, oggi mi piaci anche più del solito» affermò pacatamente Matt, mentre le braccia di Ashley gli cingevano la vita, come ormai facevano sempre.

La scusa che si dava lei era che quell'incosciente correva un po' troppo sui rettilinei per i suoi gusti e così si sentiva più sicura.

La verità difficile da ammettere era invece che, stringersi contro la sua schiena e sentire il suo profumo e il contatto del suo corpo con quello di lui, le provocava una sensazione talmente inebriante da non volerci rinunciare.

«Più del solito? Che cosa stai farneticando?» gli chiese allibita, sporgendosi in avanti oltre la sua spalla sinistra, per cercare di intercettare il suo sguardo.

«Mi pare che non sia un segreto il fatto che tu mi piaccia – ribattè Matt, facendo una velata allusione alle effusioni che si erano già scambiati e che parlavano abbastanza chiaro - sei tu quella che si ostina a negare l'evidenza di essere attratta da me» continuò imperturbabile, facendo sfoggio di un sorrisetto insolente che Ashley odiò con tutte le sue forze.

Quella sua solita sfrontatezza così insopportabile, così odiosa, così...attraente.

«Giuro che ti ammazzo, razza di presuntuoso! Scusa se te lo ricordo ma, per venire con te oggi, ho già dovuto sopportare i commenti della mia collega ficcanaso che credeva avessi un appuntamento galante con uno di quelli che lei ritiene siano miei ammiratori, e tra cui figura anche Luke, non so se ti rendi conto!» strillò da sotto il solito casco integrale per farsi sentire, mentre sfrecciavano lungo il traffico della città.

La risata limpida di Matt riuscì comunque a giungerle all'orecchio e le fece provare un brivido piacevole di provenienza sconosciuta che riscaldò il suo cuore.

«Mi dispiace, ma un patto è un patto! Ti sei sottoposta volontariamente e ne hai accettato anche i rischi, non vorrai già tirarti indietro?» le chiese, facendo riferimento al pomeriggio in cui Ashley si era aperta e aveva tentato di spiegare meglio che poteva ciò che li legava.

Era stato un accordo più che conveniente: appurato che riuscivano a capirsi così bene e a lenire le sofferenze l'uno dell'altra, avrebbero dovuto esserci nel momento del bisogno, aiutandosi a vicenda a superare i momenti di crisi.

Nient'altro che quello.

«Certo che no! - confermò Ashley, anche se un sussulto la colpì al pensiero dei misteriosi rischi che si era accollata senza pensarci due volte – solo che mi stavo chiedendo...come mai non hai portato la tua ragazza invece che me!» domandò, mentre la velocità del mezzo diminuiva, avvertendola dell'imminente arrivo. Ashley si guardò intorno e notò che l'ambiente era diverso, si trovavano circondati da una schiera di lussuose ville enormi, circondate da meravigliosi giardini curati e piscine.

Doveva essere una zona residenziale per ricchi sfondati, un luogo di cui lei ignorava l'esistenza ma nel quale era sicura Terence e Michelle dovessero essere di casa. Magari una di quelle ville era di loro proprietà.

«La mia ragazza? Di chi stai parlando?» le chiese di rimando Matt, una volta fermato lo scooter davanti a una di quelle case, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di capire da dove fosse venuto fuori quell'interrogativo balordo.

Ashley scese, provò con scarsi risultati a ricomporsi e a lisciare le pieghe che ormai infestavano il suo vestito, poi si rassegnò e guardò Matt, che impalato e a braccia conserte la fissava in attesa di risposta.

«Beh, la ragazza con i capelli lunghi e biondi, quella che ti sta spesso appiccicata! Non state insieme?» chiese come fosse una cosa ovvia e non si aspettasse la reazione meravigliata del ragazzo.

«Jessica? - esclamò lui, con la voce spezzata da una risata – lei non è la mia ragazza! O... per meglio dire, lo è stata ma... abbiamo rotto da un bel po' di tempo» confessò, mentre si toglieva il casco e liberava i suoi capelli scompigliati prima di passarci una mano distrattamente per toglierseli dal viso.

Ashley lo imitò, sbarazzandosi da quel casco enorme e soffocante, poi si stropicciò il volto umidiccio e assaporò l'aria fresca che glielo accarezzava di nuovo.

«Quindi è la tua ex? Siete rimasti amici! Beh, è una bella cosa, a me non è mai capitato con nessuno dei miei ex ragazzi.» aggiunse, affiancandosi a lui e seguendolo lungo uno splendido vialetto di ciottoli bianchi, fiancheggiato da due file di alberi con fiori dal tenue colore rosa.

«In realtà per qualche tempo siamo stati più che amici... nel senso che... ogni tanto finivamo a letto insieme» le raccontò, meravigliandosi del perché la stesse mettendo al corrente di quei dettagli privati.

«Hai usato il passato. Non succede più?» proseguì Ashley, all'improvviso sembrava incuriosita dalla sua vita sentimentale e si morse il labbro per quella domanda così inopportuna che però non era riuscita a trattenere.

Non era la sua confidente intima e il loro rapporto non doveva spingersi così lontano, stava decisamente uscendo fuori tema.

Matt rallentò di colpo, si voltò verso di lei, incrociò gli occhi con quelli castani e luminosi di Ashley, che a loro volta lo guardavano incerti e lievemente accigliati, velati da un adorabile imbarazzo, e deglutì a vuoto.

'Certo che no, perché per colpa di non so quale stregoneria che mi hai lanciato addosso, non riesco più capire cosa mi stia succedendo e per quale dannato motivo l'unica ragazza con cui desidererei andare a letto sei tu, contenta?' avrebbe voluto confessarle lì su due piedi, senza riflettere.

Chissà come sarebbe stato appagante vedere il suo viso chiaro cambiare colore nel sentire le sue parole, quelle labbra morbide adesso chiuse, aprirsi e cercare le sue, come quella volta e anche più intensamente, avvertire le braccia esili di Ashley aggrapparsi a lui, affondare il viso sul suo collo e riuscire a perdersi dentro un abbraccio di cui aveva un disperato bisogno, soprattutto quel pomeriggio.

Ovviamente non poteva, si era stabilito di tenere lontane tutte quelle sensazioni pericolose e così avrebbe fatto.

«Già, adesso non più – si limitò a dire, facendosi pensieroso e riprendendo il passo svelto di prima – e comunque, davvero mi facevi così bastardo da baciarti e tradire la mia ragazza?» chiese poi con una finta aria offesa, distaccandola di qualche centimetro.

«Onestamente non mi meraviglio più di niente al mondo, il tradimento è una cosa comune, a dire la verità» dichiarò fredda Ashley senza scomporsi, rivelando tutto il disincanto che ormai provava per la vita e le relazioni umane, che l'avevano delusa profondamente.

Quando persino tua madre ti volta le spalle cominci a pensare che chiunque sia capace di fare le cose più turpi.

«Cazzo quanto sei cinica! Meno male che l'arrogante presuntuoso ero io, mi hai praticamente dato dello stronzo traditore senza pensarci due volte!» si lamentò, mentre deviava verso destra, dirigendosi verso un cancello grigio.

«Mi dispiace Matt, è solo che...non riesco a vedere le cose in maniera positiva ormai...credo che qualcosa dentro di me si sia rotto per sempre» gli rivelò sinceramente, tormentandosi le mani e sospirando, con la voce incerta e lo sguardo basso, piantato alle sue scarpe.

Matt si fermò, le sollevò il viso, poi lentamente spostò la mano sulla sua guancia, gliela carezzò col dorso e, infine, infilò le dita tra i suoi capelli.

Ashley socchiuse gli occhi, preda di nuovo delle sensazioni che solo lui sapeva darle con pochi tocchi, respirò profondamente e il suo cuore tornò leggero.

Quando li riaprì, Matt la guardava dolcemente ma qualcosa turbava e oscurava l'azzurro dei suoi occhi, la sua mano tremava leggermente e tutto il suo corpo pareva teso in una morsa di tensione e d'un tratto capì quanto stupidamente si stava comportando.

Lui si trovava davanti alla porta del fratello, a pochi secondi dall'affrontare una prova che avrebbe potuto arrecargli dolore, probabilmente cercava di tenere a bada l'ansia che lo divorava senza pietà e la paura di essere assalito da ricordi orribili, contro cui lottava giornalmente da anni.

Le aveva chiesto di accompagnarlo perché fosse meno solo in quel martirio e, nonostante si trovasse in quella situazione angosciante, aveva comunque trovato il modo e il tempo per consolarla e per infonderle un pizzico di serenità, quella che per lui, in quel momento, costituiva solo un miraggio.

E lei...si stava comportando come una stupida viziata che si lamentava solo delle sue disgrazie.

Lentamente portò la mano a contatto con quella di Matt, ancora poggiata sul suo viso, la allontanò e intrecciò le dita con le sue, fino a stringerla forte, poi se la portò sul petto e la tenne lì ferma.

«Andrà bene Matt, ne sono sicura ma...nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto...io sono qui con te...sono qui per te e non me ne vado, promesso» gli sussurrò, addolcendo lo sguardo e dedicandogli un sorriso così bello che Matt per un attimo desiderò soltanto poter scappare via con lei, prenderla per mano e correre via come pazzi, raggiungere lo scooter e scappare via, lontano dai pesi, dalle responsabilità, da tutto e da tutti, loro due da soli...insieme.

Eppure la mano di quella ragazza, piccola ma salda, lo teneva stretto come non volesse abbandonarlo più, mentre gli occhi di lei non smettevano di annegare nei suoi, così intensamente che il suo cuore perse un battito.

Cosa gli succedeva? Perchè si sentiva di colpo così leggero e forte allo stesso tempo?

E senza nemmeno rendersene conto, sollevò la mano e trovò il coraggio di suonare quel maledetto campanello.

 

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Capitolo 17
*** Ritrovarsi, ancora ***


Ciao a tutte!
Incredibile! Riesco ad aggiornare e nemmeno troppo tardi, sono davvero felice! Ho passato dei giorni veramente pesanti ma adesso sono più tranquilla e finchè dura meglio approfittare! Spero che anche stavolta il capitolo riesca a piacervi e ringrazio come sempre tutte coloro che mi seguono e che mi danno la spinta per continuare! Scrivere mi aiuta tanto, ma senza nessuno a leggere sarebbe triste!
Un bacio e alla prossima!

Cap. 17 Ritrovarsi, ancora

 

Dieci, quindici, venti secondi.

Ashley non riuscì a quantificare esattamente quanti ne fossero passati da quando la mano di Matt, prima esitante e poi decisa, aveva suonato il campanello dell'abitazione di suo fratello, fino al momento in cui una voce maschile, resa metallica dal citofono, aveva risposto, seguita dal rumore secco del cancello che si apriva con uno scatto.

Era stata troppo impegnata a farsi ipnotizzare dai meravigliosi motivi floreali che le curve sinuose delle sbarre di quel grande cancello componevano, mentre il sole luminoso aveva reso accecante il bianco candido del marmo delle colonne svettanti ai lati e l'aveva abbagliata, confondendola e facendola piombare in un'atmosfera surreale, una sorta di mondo onirico che continuava a fare vorticare nella sua testa la stessa domanda.

'Si può sapere che diavolo ci faccio io qui?'

La situazione era quasi comica: lei, che di certo non aveva mai navigato nell'oro, in attesa di fare ingresso in una lussuosa villa, appartenente a un tizio che neanche conosceva, in compagnia di un ragazzo entrato a far parte della sua vita in maniera improvvisa nemmeno due mesi prima e senza la più pallida idea di come comportarsi o cosa dire per giustificare la sua presenza lì con lui.

Fino a poco tempo prima non avrebbe lontanamente immaginato di potersi trovare in un contesto del genere e adesso...come ci era arrivata a quel punto?

La statua di una venere, di raffinata ispirazione neoclassica, la fissava in maniera inquietante al di là del muro di recinzione, quasi a volerle ricordare che quello non era il posto a cui apparteneva e che forse era ancora in tempo per scappare a gambe levate e cavarsi fuori da quella situazione assurda.

Deglutì a fatica e per un attimo valutò l'opzione della fuga, poi qualcosa la riportò alla realtà, ricordandole quale fosse il vero motivo che la tratteneva lì, l'unico per cui valesse la pena di non mollare o sentirsi fragile e inadeguata.

La mano di Matt era ancora avvolta alla sua, Ashley girò la testa e poggiò mollemente lo sguardo confuso su quel ragazzo, del quale in quella frazione di secondo aveva quasi dimenticato l'esistenza se non fosse stato per la sua stretta salda e rassicurante, che continuava a riscaldarla.

Lui avanzò attraverso il varco creato dall'apertura del cancello e, senza mollare la presa, la portò dentro con sè, camminando a passi lenti lungo un vialetto posto nel bel mezzo di un curatissimo prato inglese.

Non si scambiarono alcuna parola durante quel breve tragitto, poi Matt intravide la sagoma alta di Alexander, in piedi sulla soglia di casa, e immediatamente lasciò la mano di Ashley, anche se a malincuore.

Lei non se ne meravigliò e, anzi, fu sollevata da quel gesto all'apparenza brusco, dato che l'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento, era essere scambiata per la fidanzata di Matt da suo fratello e sua cognata, alimentando una serie di equivoci e fraintendimenti degni del più classico dei film commedia.

Sforzandosi di non fare una piega continuò a seguire Matt, con un gesto maldestro cercò di lisciare il vestito mezzo spiegazzato mentre con l'altra mano si passò alcune ciocche ribelli di capelli dietro l'orecchio, irrigidendosi, nonostante le raccomandazioni che si era fatta di rimanere sciolta e naturale, quando il fratello di Matt smise di essere solo una figura indistinta e assunse dei contorni più netti, finchè non riuscì persino a distinguere nitidamente i suoi occhi, inaspettatamente sorridenti e luminosi.

Influenzata dai racconti di Matt sulla sua famiglia, aveva immaginato di trovarsi di fronte un uomo serio e impostato e anche alquanto snob e invece, almeno all'apparenza, le sue previsioni si stavano rivelando errate.

«Ciao Alex» disse semplicemente Matt, fermo sull'ultimo gradino che lo separava dal fratello, distaccato e incerto sul da farsi.

«Fratellino, è una vita che non ci vediamo! Sono davvero felice che finalmente tu abbia accettato di venire! - esordì Alexander a gran voce, usando un tono molto confidenziale e per niente freddo, poi diede un'occhiata generale a Matt e sorrise soddisfatto – avanti sù, fatti abbracciare!» lo invitò dunque ad avvicinarsi, allungando le braccia verso di lui.

Ashley, rimasta timidamente un gradino dietro Matt, quasi completamente coperta da lui, aveva ascoltato quel breve scambio di battute in religioso silenzio, ma non resistette alla curiosità e sporse di poco la testa per guardare la scena che si stava consumando davanti a lei.

Matt aveva colmato la distanza che lo separava dal fratello e i due si stavano abbracciando, da quella posizione Ashley riuscì a vedere solo le braccia di Alexander che cingevano la schiena del biondo in una stretta che le parve sincera e carica di affetto.

Anche Matt ricambiava l'abbraccio e, senza rendersene conto le labbra della rossa si piegarono da sole in un sorriso, come fossero dotate di vita propria: avrebbe pagato qualunque cifra in quel momento per avere la possibilità di guardare nei suoi occhi azzurri e scoprire così se andasse tutto bene, se fosse sereno o felice.

Voleva che lui fosse felice, lo desiderava, lo sperava e non sapeva nemmeno perchè.

Da quando gli importava della felicità di quel mezzo impiastro talmente tanto da farle accelerare i battiti e tremare le gambe?

Lui, che aveva complicato i rapporti con le sue nuove amicizie e l'aveva resa una bugiarda seriale, che rischiava di metterla nei guai e di rovinare la tranquillità appena ritrovata, che a volte sapeva essere insopportabile con la sua aria sicura e sfacciata e altre...pareva essere l'unico capace di afferrarla e tirarla fuori dal buco nero nel quale temeva di sprofondare da un momento all'altro.

Persa di nuovo a vagare tra le sue congetture non si accorse di due paia di occhi che si erano poggiati su di lei, finchè Matt non schiarì la voce per attirare la sua attenzione, facendola tornare bruscamente alla realtà.

Ashley smise di tenere lo sguardo puntato nel vuoto e lo portò prima verso Matt, che la ricambiò con un'occhiata piuttosto preoccupata quasi a volerle chiedere se stesse bene, e poi ad Alexander, che come il fratello la fissava, con un'espressione però calma e distesa.

L'essere diventata di colpo l'oggetto di interesse dei presenti, la fece sentire in terribile imbarazzo e, dalla vampata di calore che avvertì sulle guance, capì di essere probabilmente arrossita in maniera vergognosa.

Quanto odiava quando succedeva!

In ogni caso la figuraccia da svitata con la testa fra le nuvole era ormai fatta anche se, fortunatamente, la voce di Matt la tolse fuori dalla difficoltà di dover essere lei a parlare e a dare spiegazioni.

«Alex, lei è Ashley...una mia amica» disse, infatti, senza nessuna insicurezza.

Il loro rapporto era molto complicato, per certi aspetti non poteva essere inquadrato nell'amicizia nè tanto meno in un qualche tipo di relazione sentimentale, ma da un altro punto di vista era un legame profondo e irrazionale, difficile da comprendere e da spiegare, persino per loro stessi.

'Amica' era decisamente il modo più semplice per archiviare la questione ed Ashley ne fu pienamente d'accordo.

«Molto piacere, Ashley – fece il giovane educatamente, porgendole la mano che lei strinse subito – io sono Alexander, ma puoi chiamarmi Alex» continuò, sorridendo con lo stesso sorriso che aveva visto qualche volta sulle labbra di Matt.

«Il piacere è mio, Alex» ricambiò Ashey, poi sollevò lo sguardo e si concentrò a studiare l'aspetto del ragazzo.

Doveva avere circa trent'anni, il suo viso era lineare e la barba leggera e curata, i capelli, corti e ben pettinati, erano castani chiari e gli occhi, dello stesso taglio pungente di quelli di Matt, di un colore verde scuro.

Nonostante i due fratelli non fossero molto somiglianti, alcuni dettagli ed espressioni del volto li accomunavano, come la piega delle labbra quando ridevano, o le increspature della fronte se contraevano lo sguardo.

Le differenze più nette si evidenziavano, però, nello stile e negli atteggiamenti dei due: il maggiore era più formale e si vedeva lontano un miglio che aveva abbracciato molto volentieri gli ideali e il modo di vivere della sua famiglia e dell'alta società, mentre Matt...beh lui era quanto di più lontano da quel mondo, sebbene ci fosse nato e cresciuto.

Alexander si passò una mano sulla fronte, aggrottando gli occhi, poi arrotolò le maniche della sua camicia scura fino ai gomiti.

«Fa caldissimo qua fuori, che ne dite se entriamo e ci godiamo l'aria condizionata?» propose subito, facendo loro segno di seguirlo oltre la porta di casa.

Prima di entrare Matt cercò gli occhi di Ashley, ne aveva bisogno per comunicarle quanto le fosse grato per averlo accompagnato fino a quel punto anche se non era ancora finita. Quando li trovò, Ashley vacillò un attimo ma subito dopo gli sorrise, accarezzò il suo braccio e, posandogli la mano sulla spalla, gli diede un'ulteriore incoraggiamento per proseguire la visita.

Com'era facilmente prevedibile, la casa di Alex rappresentava tutto ciò che chiunque avrebbe mai desiderato; spaziosa, arredata con stile moderno e ricercato e curata nei minimi dettagli, dalla carta da parati al più piccolo dei soprammobili. Il salone in cui vennero fatti accomodare aveva un divano enorme e comodissimo posizionato di fronte a un grande televisore, di lato una immensa vetrata, che si affacciava nel giardino, rendeva la camera luminosissima, dando l'impressione di essere dentro al sicuro ma, allo stesso, tempo immersi nel verde.

Ashley, che adorava le atmosfere accoglienti e confortanti, immaginò subito quanto dovesse essere rilassante, nelle giornate di pioggia invernali, stare lì accucciata con una coperta e una tazza di cioccolata calda.

Era un sogno e, pensare che Matt aveva rinunciato a una vita simile per farsi carico degli enormi sacrifici che erano necessari per portare avanti la sua passione e il suo lavoro e pagare l'affitto di un appartamento nemmeno troppo grande in un normalissimo quartiere, non faceva altro che aumentare la stima che nutriva per lui e per la sua grande forza d'animo nell' inseguire i suoi obiettivi.

«Vado a chiamare Helen, sarà sopra con Andrew.. prima ha fatto i capricci col cibo e abbiamo dovuto fare i salti mortali per farlo mangiare! É assurdo quanto un esserino così piccolo a volte possa essere fonte di stanchezza! Voi sistematevi pure dove volete, torno subito, ok?» li informò Alex, prima di sparire lungo il corridoio, lasciandoli soli nel salone.

Ashley sospirò, si guardò qualche secondo intorno, poi sedette sul divano, aggiustandosi il vestito sulle gambe, mentre il silenzio più assoluto era calato in quella grande stanza, fatta eccezione per il ticchettio di un grande orologio da parete, il lieve rumore del condizionatore e il cinguettio ovattato di qualche uccello nel giardino.

Pensava che Matt l'avrebbe presto raggiunta, invece realizzò che il biondo stava ancora in piedi, con lo sguardo assente e corrucciato, fisso verso una direzione precisa della stanza.

Ashley assottigliò lo sguardo, seguì la traiettoria e scoprì che la sua attenzione era rivolta a un gruppo di foto che facevano bella mostra di sè dentro delle cornici argentate, sopra un mobile poco distante.

C'erano delle persone che lei da lontano non riusciva nemmeno a distinguere bene, ma non ci volle molto per capire di chi dovesse trattarsi.

«Matt? Perché non vieni qui e ti siedi?» cercò allora di distrarlo, facendogli segno di raggiungerla.

Lui si riscosse debolmente e, con ancora un'espressione assorta sul viso, si diresse a passi lenti verso il divano e si gettò nel posto accanto a lei.

Ashley lo studiò di soppiatto, Matt aveva i gomiti poggiati sulle gambe, le spalle curve e il viso basso, fisso a guardare il pavimento, con un'espressione sofferente.

D'un tratto Ashley venne invasa dalla sua stessa irrequietezza, le parve di provare quella tristezza che le mozzava il respiro con una stretta dolorosa e soffocava il petto e capì che stava succedendo di nuovo: erano uniti da quella strana empatia che spesso creava un collegamento tra le loro anime.

«Ehi, c'è qualcosa che non va?» gli chiese con un fil di voce roca e tremolante, Matt nel sentirla alzò di scatto la testa e incontrò i suoi occhi preoccupati, provando un sussulto.

Non voleva che stesse male per colpa sua o che si deprimesse anche per i suoi problemi, e si sentì egoista per averla trascinata con lui quel giorno, consapevole che quella situazione opprimente avrebbe potuto causare delle brutte sensazioni anche a lei.

Eppure non doveva essere solo un scambio di aiuti tra loro? Perché vederla così triste per colpa sua gli faceva odiare sè stesso?

«Va tutto bene Ashley, ho solo visto...qualcosa e...lascia stare, sono un coglione, non avrei dovuto portarti qui, non ci sarei dovuto venire nemmeno io» affermò desolato, portandosi le mani sulla testa come se gli stesse per scoppiare.

«Che stai dicendo? Smettila di comportarti da idiota, dannazione! - lo scosse lei con voce decisa, afferrandogli un polso e costringendolo a guardarla – Matt, ascoltami! Tu sei forte, l'hai dimostrato tante volte, hai superato una marea di difficoltà e ci sei riuscito da solo, è grazie a te se io stessa sto imparando a convivere e metabolizzare il mio dolore e...non sopporto di vedere che ti arrendi così..non farti distrarre, non perdere di vista il motivo per cui sei qui oggi! Tuo fratello...lui mi sembra che ti voglia bene davvero, è felice di vederti e di farti conoscere suo figlio ed è solo questo che conta adesso...non fartelo rovinare da nient'altro!» disse quasi tutto d'un fiato, Matt rimase immobile a fissare con gli occhi spalancati il viso di Ashley, rosso e stravolto ma carico di coraggio, lo sguardo appena lucido, le sue labbra dischiuse per il respiro affannato e la trovò di una bellezza sconvolgente.

La ragazza fragile e spezzata che aveva conosciuto all'inizio, quella che aveva avvicinato perchè le ricordava terribilimente il sè stesso di anni prima, spinto da un impeto di solidarietà, dalla voglia di darle il conforto che lui non aveva avuto, si stava rivelando determinata e forte forse più di lui, stava combattendo per vincere e adesso lo faceva anche per lui.

E così capì.

Credeva di aver ormai superato la fase delle insicurezze e della rabbia nei confronti del suo passato, di esserne immune dopo tutti quegli anni, e invece si era scoperto ancora vulnerabile e bisognoso di aiuto, si rese conto di aver cercato lei perché il suo inconscio aveva capito che solo qualcuno così simile a lui poteva aiutarlo ad affrontare le sue debolezze una volta per tutte.

Ashley aveva bisogno di lui esattamente come lui ne aveva di lei, e solo insieme sarebbero riusciti a sconfiggere i mostri del passato.

Lei non era la parte debole in quel rapporto, era il braccio sicuro che gli mancava e adesso lo sapeva.

Si aiutavano a vicenda e non poteva che essere così.

«Hai ragione, sono proprio uno stupido – ammise, carezzandole una guancia con le dita – mi dispiace di averti coinvolta in tutto questo» continuò poi, aprendosi finalmente in un sorriso così bello e sincero che Ashley perse un battito nel vederlo comparire inaspettato suo suo viso.

Certo che lui le faceva un effetto proprio strano quando non era il solito borioso e irritante.

«Non dire così, e poi sono venuta solo perché mi hai aiutata l'altra volta, mi hai fatto stare bene quel pomeriggio e...con te non voglio avere debiti, non si sa mai.» asserì fredda, voltando la testa e puntando lo sguardo da un'altra parte, impegnandosi a sembrare distaccata ma risultando solo un po' comica.

Matt soffocò una risata leggera «Sì lo so, tranquilla» la assecondò, adesso che aveva ritrovato la serenità.

«Scusate per l'attesa, dopo aver mangiato il monello doveva ovviamente essere cambiato!» esordì Alex, facendo rientro nel salone e interrompendo quel loro momento, seguito da sua moglie col bambino in braccio.

«Ciao Matt, è un piacere riaverti di nuovo qui! - disse amabilmente Helen, avvicinandosi da dietro il marito e stringendolo in un abbraccio, poi portò lo sguardo su Ashley e le porse la mano – io sono Helen, piacere» le disse, sorridendo.

«Ashley, piacere mio» riuscì a dire la rossa, abbagliata e totalmente oscurata dalla grazia di quella donna.

La osservò, era magra e fasciata da un elegante tubino chiaro che la rendeva raffinatissima, ai piedi delle scarpe col tacco - evidentemente ai non comuni mortali non era concesso stare in pantofole in casa propria quando avevano ospiti - portava i capelli di un castano molto scuro, lunghi e morbidi sulla schiena, aveva fermato dietro la nuca alcune ciocche che potevano disturbarle il viso, gli occhi di un castano caldo erano dolci e dotati di lunghe ciglia, la pelle perfetta e non troppo chiara e i modi gentili e formali, tipici di chi appartiene a quel mondo.

In braccio teneva con cura il suo bambino, uno scricciolo paffuto con i capelli lisci e castani e due occhietti furbi e verdi che scrutavano con interesse gli 'intrusi' in quella casa.

«E dunque eccolo qua, questo è Andrew, il mio primo erede, finalmente conosce il suo zietto!» esclamò con genuina felicità Alex, indicando con soddisfazione tipica dei genitori il bimbo, che si dimenava con gioia tra le braccia della madre.

Matt guardò quel bambino, di cui riconosceva molti tratti di suo fratello, ma rimase imbambolato, assolutamente incapace di decidere cosa fare e come interagire con quello che per lui rappresentava quasi una creatura aliena.

Ashley gli lanciò un'occhiata divertita, poi decise di andare in suo soccorso.

«Ma che bimbo bellissimo!» esclamò, avvicinandosi ad Andrew e portandosi all'altezza del viso del bambino perché potessero stabilire un contatto visivo.

Matt la osservò impacciato, lasciandola fare e sorridendo quando notò che il piccolo stava ridacchiando tranquillo, Ashley doveva piacergli e, in effetti, lui non poteva proprio dargli torto.

La ragazza strinse la manina minuscola del bimbo, poi si voltò un attimo verso Matt e lo vide disteso in viso così decise che era il momento giusto.

«Allora che ne dici? Vuoi venire in braccio?» chiese al bimbo, cercando contemporaneamente lo sguardo di Helen per ottenere il suo permesso; lei glielo concesse e le porse il figlio, che apparve felice di andare con quella nuova amica.

Ashley era abituata a gestire i bambini, aveva fatto per qualche anno la baby-sitter per contribuire economicamente a casa, dopo che sua madre le aveva vietato di andare all'università, e non le fu per niente difficile stabilire un contatto con Andrew, ma lì dentro c'era una persona che più di lei avrebbe dovuto instaurare un rapporto con quel bimbo.

Ashley si accostò a Matt, si ruotò in modo che il piccolo potesse vederlo e gli parlò dolcemente, quasi con un sussurro.

«Andrew, guarda chi c'è qui? - domandò, facendogli emettere un versetto stridulo – vedi questo ragazzo qui un po' antipatico? É tuo zio, capito? Z- I- O» scandì bene la parola, perché il bambino capisse che doveva impararla e ripeterla.

Il piccolo provò maldestramente a riprodurla, facendo ridere tutti, poi Alex ed Helen li lasciarono strategicamente da soli perché Matt non si sentisse troppo in soggezione.

«Sù, adesso prendilo!» ordinò Ashley al ragazzo, con un tono che non lasciava spazio a repliche.

«Ma...non c'è bisogno dai...» tentò di opporsi lui, arretrando di un poco,ma Ashley non ne volle sapere, era irremovibile.

«Matt, prendilo in braccio! - insistette secca e con le sopracciglia aggrottate, il biondo dovette constatare che quella ragazza faceva davvero paura quando si ci metteva – é tuo nipote, é un bambino adorabile, non ha intenzione di ucciderti e non credo morda, perciò...non hai scuse»

Matt sbuffò ma fu costretto ad arrendersi, poi Ashley gli porse il bambino delicatamente e lui, con gesti maldestri lo prese in braccio, appoggiandoselo al petto e scoprendo che fosse in realtá più facile del previsto.

Il bimbo lo scrutò con curiosità per un po', Matt vide che aveva gli stessi occhi del fratello, era una sensazione così strana e, inaspettatamente, scaldava il cuore. Si rilassò e il bambino lo percepì, finalmente sorrise e gli afferrò il viso con le manine, toccandogli a caso il naso o le guance.

«Hai visto? Gli piaci!» rise Ashley, soddisfatta del risultato.

«Dici? A me sembra che stia cercando di accecarmi!» ribattè Matt, ma adesso sorrideva e non c'era più traccia dell'ansia provata prima.

«Non essere ridicolo! É il suo modo di prendere confidenza con te, così che la prossima volta riuscirà a riconoscerti...perchè ci sarà una prossima volta...non è vero?» gli domandò, pregando di sentire la risposta giusta.

Matt guardò il nipote, poi il bel viso di Ashley, adesso di nuovo sereno e allegro e non ebbe dubbi.

Le paure non l'avrebbero più privato delle gioie che poteva avere dalle persone che gli volevano bene.

«Sì, ci sarà» rispose sicuro, carezzando la guancia morbida di Andrew.

«Vedo che avete già fatto amicizia!» si intromise Alexander, seguito da Helen, il bambino non appena rivide la madre reclamò la sua attenzione e la chiamò, sporgendosi verso di lei e allungando le braccine.

«Già, ma credo che adesso voglia te!» le disse Matt, passando il piccolo a sua cognata.

«Vieni qui, amore» Helen prese il figlio e si accomodò con gli altri sul divano.

L'atmosfera era ormai rilassata e libera da ogni turbamento.

Incredibile come quello che aveva considerato uno scoglio insormontabile e rimandato per tanto tempo, si era rivelato semplice e anzi addirittura piacevole.

E tutto grazie a lei.

 

 

«Pensavo fossi la ragazza di Matt» azzardò Helen, mentre passeggiava con Ashley in giardino, dopo aver lasciato i due fratelli con una scusa a chiacchierare un po' soli, per recuperare i lunghi arretrati.

Ashley si fermò ad ammirare un folto groviglio di rovi, colmo di splendide rose color pesca, poi scosse la testa.

«Sono solo un'amica» precisò, con lo sguardo vagamente corrucciato.

Helen annuì appena col capo, poi si concentrò sulla ragazza, sui suoi capelli corti e luminosi al sole e sul viso, serio e pacato allo stesso tempo, che le rendeva arduo stabilire la sua esatta età.

«Beh, deve fidarsi molto di te per averti portata qui, Matt è un ragazzo molto selettivo e schietto, se non gli vai a genio non fa certo finta di essere tuo amico. Non si apre con molte persone, bisogna saperlo prendere» continuò Helen, approfittando di quella passeggiata per innaffiare i suoi fiori.

«Me ne sono accorta» sussurrò Ashley, ripensando a quanto invece con lei aveva fatto di tutto per trovare un punto d'incontro, come se non avesse potuto evitarlo.

Dall'esterno intercettò la vetrata del salone e riuscì a vederlo con Alexander, parlavano e ridevano tranquillamente ed Ashley sentì il petto leggero.

Se lui era felice, non poteva che esserlo anche lei, colpa di quella dannata empatia.

Sarebbe mai riuscita a recidere quel legame?

«Guardali, è così bello vederli finalmente insieme! - intervenne Helen, traducendo a parole quello che anche lei provava – sai, erano giorni che Alex non faceva altro che aspettare questo momento, era al settimo cielo. É sempre stato molto legato a Matt...per lui rimarrà sempre il suo fratellino pestifero e scalmanato e soffre immensamente per questa situazione – le raccontò, il suo sguardo si fece triste – io e mio marito stiamo insieme da più di dieci anni perciò conosco Matt da quando era solo un ragazzino. Lui è sempre stato uno spirito libero, aveva l'animo da artista, stava male ingabbiato dentro alle regole rigide di questa società...ma quelli come lui spesso rimangono incompresi in questo mondo.» affermò mesta, piegandosi sulle ginocchia per accarezzare distrattamente i petali di una rosa.

«É terribile quello che ha subito, non c'è nessuna giustificazione per una simile crudeltà» ribattè la rossa, fredda e diretta. Sapeva cosa si provava a essere respinto da chi ti ha dato la vita e non poteva tollerare nessun tipo di scusa a un tale comportamento.

Helen si rialzò, sgranò gli occhi e fissò quella ragazza, che pareva nascondere un enigma.

«Certo, lo so e non intendo dire il contrario! Da quando sono madre non faccio che pensare a lui e a come deve essersi sentito e mi piange il cuore. Mi sono ripromessa che mai e poi mai dovrò comportarmi così con Andrew, voglio assecondarlo qualunque saranno le sue inclinazioni, passioni o ambizioni. Lo amerò e proteggerò per sempre, qualunque sogno vorrà seguire.» ribadì con tanto amore nella voce ed Ashley capì che lei e Alexander facevano parte di quel mondo ma non ne portavano dentro la parte peggiore e marcia.

«Sono sicura che sarà così» le disse, sorridendole.

«Credimi, Alex ha sempre cercato di convincere i suoi a cambiare idea, a farli ragionare, ma loro sono troppo rigidi, troppo chiusi nei loro valori, in ciò che rappresentano di fronte agli altri...non ho mai potuto capire come si faccia a rinnegare un figlio così, senza sentirne il rimorso, la mancanza...è così innaturale che mi sembra impossibile!» proseguì Helen con tono perplesso e sconcertato, il suo viso lasciava trasparire tutta la sua disapprovazione e incredulità per quella situazione assurda.

«Invece è possibile, te l'assicuro» la sorprese Ashley, la sua voce aveva risuonato glaciale e spaventosa ed Helen la osservò, con la fronte contratta e con di nuovo addosso la sensazione di non riuscire a decifrare quella ragazza.

«Quanti anni hai, Ashley?» le domandò d'improvviso.

«Ventuno» rispose lei, senza capire il perchè di quella domanda.

Helen trasalì, quella ragazza le sembrava così matura e carica di pesi di cui lei non aveva idea da rimanere meravigliata per la sua età.

«Sei così giovane...- bisbigliò, incredula, alla sua età lei pensava solo a uscire col suo ragazzo, ai vestiti e a spettegolare con le amiche, non aveva mai avuto quell'espressione così seria e scura in viso ma, forse, capì il motivo per cui Matt l'aveva scelta come persona amica – comunque spero di rivederti qui presto, mi farebbe davvero piacere, e poi Andrew ti adora!» le fece sapere, strappandole un sorriso che si addiceva di più al suo viso.

Annuì semplicemente, poi portò lo sguardo alla vetrata e Matt la guardava adesso, e sorrideva anche lui.

 

 

«Mio fratello non voleva più farmi andare a casa! Mi dispiace, si è fatto tardi, non vorrei sia un problema per te e per quella strega di Michelle che ti aspetta a casa per farti il terzo grado!» le disse, mentre si avviavano lungo il vialetto che avevano percorso anche all'andata ma che adesso era buio e, illuminato soltanto dalla luce dei lampioni, aveva un altro fascino.

«Dai, non chiamarla così! Comunque non preoccuparti, adesso ho la scusa dell'università, posso sempre dire che un collega mi ha trattenuto a studiare fino a tardi» lo tranquillizzò, sfregando le braccia per il freddo che incombeva.

Sullo scooter si sarebbe presa un bel raffreddore con quel vestito.

«Se dici così sembrerà che hai fatto tutt'altro che studiare e a Terence verrà un infarto!» ribattè lui con tono allusivo, facendola scoppiare a ridere di cuore.

«Smettila cretino! Sai che grazie a tuo fratello sembri anche più simpatico, stasera?» gli fece notare, con ancora le lacrime agli occhi per le risate.

«Punto primo: sono sempre simpatico – ci tenne a precisare subito, attirandosi un'occhiata non proprio convinta di Ashley, poi però si fece serio, si bloccò e la costrinse a fare lo stesso – punto secondo: il merito di tutto questo è per gran parte tuo, non so cosa avrei fatto senza di te. Mi hai salvato prima, quando i brutti pensieri stavano per farmi sprofondare nel buio» aggiunse, provocando alla rossa un tonfo al cuore così forte che credette di svenire.

Matt le si fece più vicino e lei desiderò che non si fermasse, gli facilitò i propositi, venendogli incontro e finalmente si lasciò abbracciare, lui la strinse forte ed Ashley si accorse di averlo desiderato per tutto il pomeriggio, ogni singola volta in cui i loro occhi si erano incontrati.

Respirò profondamente, lasciò che Matt la sospingesse indietro, fino a far toccare la sua schiena contro un albero, che diventò il loro scudo da occhi indiscreti, si aggrappò alle sue spalle e tutto il resto sparì.

Avrebbe voluto rimanere così per sempre, le gambe le cedettero ma Matt non la sorresse, si lasciò cadere insieme a lei, senza sciogliere la stretta, rimasero seduti, avvinghiati l'uno nell'altra ed Ashley provò una gioia incontenibile mista a un terrore profondo quando si rese conto di desiderare che quell'abbraccio diventasse la sua casa, la sua fissa dimora, il rifugio da tutti i mali, quello che non aveva più ma che lui sapeva offrirle fin troppo bene.

Sfregò la sua guancia contro quella di Matt, per sentirlo suo anche solo per quel secondo, respirò il suo profumo, rabbrividì quando lui le poggiò le labbra sul collo e parlò.

«Grazie per tutto» disse soltanto.

Ashley scosse la testa, sprofondata nella sua spalla «Non dirlo più, va bene così» mormorò, ancora avvolta dalle braccia di Matt, poi fece l'errore di staccarsi per guardarlo negli occhi, erano calmi e bellissimi, e non riuscì più a resistere.

E di nuovo, dieci, quindici, venti secondi o forse di più.

Non riuscì a quantificare quanti ne fossero passati da quando le loro labbra si erano incontrate di nuovo e avevano cominciato a baciarsi senza tregua, le mani sempre più affamate che scorrevano lungo i fianchi, il buio sensuale che di certo non rendeva più semplice staccarsi e porre fine a quella meravigliosa tortura, il suo vestito troppo leggero, sempre più corto, sempre più alto, troppo per impedirle di provare quella sensazioni pericolose.

Non esisteva più nulla all'infuori di loro due, intorno il silenzio era così intenso che i loro sospiri sommessi, sempre più frequenti e carichi di desiderio, e il rumore umido dei baci, risuonavano fin troppo forti, ricordando loro che si stavano spingendo troppo oltre in quel gioco.

Forse era sbagliato ma si sentiva viva e bene, si strinse a lui, i loro corpi ormai intrecciati in un groviglio di braccia e gambe in cui stavano perdendo il controllo, finchè l'ultima goccia di razionalità rimasta integra nella testa di Ashley le ricordò che, forse, erano proprio quelli i rischi che correva da quando aveva accettato il patto con lui, pensando ingenuamente di potersela cavare senza conseguenze.

Nel bel mezzo di un bacio profondo, uno di quelli che la stavano lasciando senza aria ma che le ridavano la vita, abbandonò la bocca di Matt e rimase boccheggiante davanti a lui, a fissare la sua espressione perplessa e confusa, senza sapere cosa dire.

«Non respiro...» fu l'unica scusa idiota che le venne in mente per giustificare l'interruzione di quei baci stupendi.

«Scusa, è colpa mia, dovrei rallentare un po' ma mi rendi le cose difficili» si giustificò lui con naturalezza, mentre Ashley colse il riferimento e si affrettò ad abbassare il vestito, finito troppo in alto, lasciando scoperta una porzione abbastanza cospicua del suo corpo.

«Questa cosa...tra noi...è normale? Voglio dire, non è così che dovrebbe essere, non faceva parte degli accordi, è ...» provò debolmente a ribellarsi, riprendendo il fiato e aumentando le distanze tra di loro.

«Sbagliato? - la anticipò, azzeccando i suoi pensieri – probabilmente sì...dovremmo evitare, forse?» le domandò, passandole astutamente la palla avvelenata e lasciando a lei l'arduo compito di stabilire quale fosse il loro destino.

«Credo di sì, non lo so...- balbettò confusa, poi decise di cambiare argomento perchè la sua mente in quel momento pareva essere andata in vacanza in qualche isola sperduta senza la minima intenzione di tornare e, si sa che le peggiori cazzate si dicono proprio in quei momenti – tornerai da tuo fratello?» chiese, lasciando cadere la questione, adesso si tenevano abbracciati ma a una distanza di sicurezza.

«Sì...sai, avevi ragione. Stavo buttando via il rapporto con lui, stavo escludendo mio nipote dalla mia vita solo per le stupide paure e per i vecchi ricordi. Non voglio più farlo...e poi quel bambino un giorno avrà bisogno dello zio scapestrato che gli insegni a combinare qualche cazzata, sono tutti così noiosi in famiglia!» rise, contagiando anche lei.

«Già, sono contenta che sia andata così» gli disse, sinceramente felice per lui.

«Stavi bene con lui in braccio, sai? » le fece notare poi, ricordandole che era stato solo grazie a lei se era riuscito a stabilire un contatto col piccolo Andrew.

«Beh, ci sono abituata per lavoro, ma fare la madre è diverso, è tutta un'altra cosa, ci sono così tante responsabilità...» spiegò, facendosi improvvisamente seria e ansiosa.

Una tra le paure che meno riusciva ad ammettere e che più la spaventava era che la sua esperienza traumatica con la madre l'avesse ormai segnata e potesse impedirle in futuro di essere una buona madre a sua volta, sempre nell'eventualità in cui fosse successo.

«Piantala, sono sicuro che saresti perfetta, tuo figlio sarà fortunato ad averti come madre, un giorno» la rassicurò lui, leggendole nel cuore, senza nemmeno bisogno che lei specificasse nient'altro.

«Grazie – sussurrò Ashley, carezzandogli il naso col suo – mi stupisci, a volte riesci a cavare fuori un po' di sensibilità da quel contenitore di idiozia» lo prese in giro, scombinandogli i capelli con una mano.

«'Ci sono tante cose che non sai di me', ricordi? Me lo dicesti la prima volta che ci siamo parlati sul terrazzo, dopo che stavi per uccidermi per averti fatto la foto più spettacolare dell'universo. Cazzo, quanto eri bella quel giorno, eri perfetta e mi hai fatto cancellare quel capolavoro – la rimproverò, evidentemente perdere un buono scatto per lui era un'offesa che non si dimenticava così facilmente – in ogni caso, mi dicesti quella frase quando avevo insinuato che te la facevi con Terence. Beh, avevi avuto tutte le ragioni per incazzarti quella volta, la mia battuta era stata un po' troppo...indelicata, diciamo... ma, vale anche per me. C'è ancora tanto che non sai di me e...»

«E mi piacerebbe scoprirlo, o non sarei qui a perdere il mio prezioso tempo con un cretino come te, ti pare?» continuò lei, scherzando e carezzandogli le spalle, mentre lui la teneva ancora stretta per i fianchi.

«Già, e comunque sono in debito con te dopo oggi, mi toccherà pensare al modo in cui sdebitarmi!» disse, scatenando la reazione immediata di Ashley, che agitò le mani davanti al suo vso.

«Non se ne parla, ti ho detto che mi avevi già aiutato, adesso siamo pari!» chiarì lei, sperando di chiudere la situazione.

«Non saremo mai pari, Ashley. Ci aiuteremo sempre, è il nostro destino, non l' hai detto anche tu? Quindi arrenditi e lascia che faccia qualcosa per te, prima o poi» dichiarò con calma e sicurezza, lasciandola senza parole con cui ribattere.

Aveva maledettamente ragione, anche se ammetterlo era difficile.

«Beh, allora puoi cominciare ad accorciare il debito riportandomi a casa, adesso si è fatto davvero tardi!» gli propose, ridendo.

«Hai ragione, meglio toglierci da qua sotto, non voglio una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, la gente qui è molto bigotta e suscettibile» affermò con un ghigno sul viso, tendendole le mani per aiutarla a rialzarsi.

«Andiamo allora - fece Ashley, si spazzò via della polvere dal vestito, omai in condizioni pietose, e si avviò con lui sul vialetto, di nuovo sotto le luci dei lampioni che non potevano più nascondere i loro misfatti come aveva fatto l'oscurità poco prima – e non correre sul tuo catorcio! O mi si alza il vestito!» gli raccomandò, accigliata, reduce dallo scomodissimo viaggio di andata.

«Uh, allora mi sa che dovrò proprio correre!» la provocò Matt, beccandosi una spinta poco gentile da parte della sua compagna.

«Ti odio!» sbottò lei, fingendosi infastidita.

L'unico motivo in realtà per cui avrebbe dovuto infastidirsi era che quella giornata stava giungendo ormai al termine e lei avrebbe dato chissà cosa per farla durare in eterno, invece di finire nella sua stanza, sul suo letto, carica di sensi di colpa e pensieri, e con solo il dolce ricordo dei bei momenti a farle compagnia.

 

 

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Capitolo 18
*** Sul filo del rasoio ***


Ciao ragazze!
Vi chiedo scusa in anticipo perché forse questo capitolo vi sembrerà carente di parti romantiche e più concentrato su altri personaggi ma sono altrettanto importanti per lo sviluppo futuro della storia e non posso trascurare questi passaggi. Spero capirete e vi prometto che prossimamente ce ne saranno di più.
Detto questo, vi lascio alla lettura, come al solito spero di poter aggiornare in tempi decenti e grazie sempre alle nuove lettrici e a quelle affezionate a cui mando un abbraccio!
Alla prossima!

Cap. 18 Sul filo del rasoio

 

La punta sottile della matita scivolava sopra la carta leggermente ruvida del libro come una carezza, e al suo passaggio lasciava una pallida linea grigia sotto centinaia di parole ben ordinate in altrettante righe.

La mano affusolata che la guidava si sforzava più che poteva perché quella linea fosse ben dritta e ordinata, stava attenta che non sbavasse o finisse sopra le lettere, rovinando l'estetica di un sottolineatura impeccabile.

Era necessario che tutto fosse perfetto, nessun dettaglio lasciato al caso, nessuna distrazione.

Ashley doveva riconoscerlo, forse stava prendendo con un po' troppa maniacalità la questione dello studio ma per lei quell'occasione era troppo importante, rappresentava il riscatto di una vita intera,la chance che le avrebbe dimostrato che non tutte le sofferenze erano state vane e di sprecarla non se ne parlava.

Niente doveva sfuggire al suo controllo.

Peccato non si potesse dire la stessa cosa della sua vita privata, che invece aveva ormai preso una lenta ma costante deriva, così irrefrenabile che Ashley, alla fine, dopo tante lotte, semplicemente ci aveva rinunciato e aveva deciso di lasciarsi trascinare dalla corrente.

Aveva smesso di fare caso alle bugie raccontate alle ragazze per coprire il vero motivo delle sue assenze, a volte le raccontava con talmente tanta naturalezza da convincersi lei stessa che fossero reali e che, al contrario, ciò che viveva al loro posto fosse solo un sogno, un bellissimo sogno destinato a finire.

Aveva smesso di chiedersi perchè stesse diventando la normalità rientrare a casa con il sapore di Matt sulle labbra e il suo odore sparso sul collo o tra i capelli, e anche di rimuginare sulla natura di quella strana felicità che l'accompagnava sempre dopo le loro uscite clandestine e che le regalava un buco al centro del petto man mano che svaniva.

Vuota, ecco come si sentiva dopo e non andava affatto bene.

Quel pomeriggio, però, non era ancora arrivata a quel livello, il ricordo della sera precedente a casa di Alexander continuava a scorrere nitido nella sua mente, così come il buio dietro quell'albero che li aveva protetti, il calore del corpo di Matt contro il suo, i respiri spezzati, il suo petto così confortante, le loro mani che si esploravano a vicenda, e lei, persa in una girandola di emozioni potenti a tal punto da causare il black out di ogni pensiero negativo.

Ma, più di ogni altra cosa, quello che era rimasto impresso indelebilmente nella sua memoria era stato il viaggio di ritorno.

Se chiudeva gli occhi riusciva a sentire di nuovo il vento fresco di Settembre sulle sue gambe nude, la strada che passava veloce, i lampioni che scorrevano ai bordi del marciapiede come saette, quella sensazione di libertà e adrenalina e, allo stesso tempo, la sicurezza e la protezione che le dava stare aggrappata a Matt.

Per un attimo si era perfino convinta di essere tornata indietro nel tempo, quando era ancora una ragazzina di quindici anni, spensierata e allegra, e le bastava scorazzare per la città sullo scooter, in compagnia del ragazzo di cui era innamorata, per sentirsi già grande, illudersi di non avere regole e freni e di poter raggiungere qualunque sogno, anche il più impensabile, come nella migliore delle favole.

Adesso adulta ci era diventata davvero, forse anche un po' troppo in fretta, e non era così esaltante come l'aveva immaginato.

Aveva dato da un pezzo il benvenuto alle responsabilità, alle bollette da pagare, ai sacrifici e la spensieratezza era ormai un ricordo lontanissimo; eppure quella sera...quella sera insieme a lui le era sembrato di rivivere realmente le stupende sensazioni del passato, anche se nella favole non ci credeva più e con lei non c'era il principe azzurro o la sua cotta adolescenziale ma quello che poteva essere definito il suo compagno di sventure.

Sorrise appena a quella buffa definizione, si distrasse e la punta della matita finì per spezzarsi con un rumore sordo.

Ashley piegò le labbra in una smorfia di fastidio, sbuffò e si legò i capelli indisciplinati dietro la nuca, arrendendosi all'evidenza di avere decisamente bisogno di una pausa.

Un soffio di vento entrò dalla finestra e le sferzò la pelle delle braccia, lasciate scoperte dalla t-shirt a maniche corte, la rossa si strinse nelle spalle di riflesso e socchiuse gli occhi, poi lo sguardo le cadde sul calendario da scrivania che teneva in un angolo.

Non c'era da meravigliarsi se il clima stava repentinamente cambiando, era già il 30 Settembre e un altro mese stava volando via senza nemmeno lasciarle il tempo di accorgersene.

Ashley cambiò la pagina e passò al mese di Ottobre, sul quale una data era stata cerchiata in rosso perchè non se ne dimenticasse: martedì 16.

Quel giorno si sarebbe laureato Terence e lei non aveva ancora idea di cosa mettere o come sistemare i suoi capelli senza speranza, ma soprattutto...non gli aveva ancora dato nessuna risposta su quella piccola e insignificante questione che avevano in sospeso.

'Piccola e insignificante' per modo di dire.

Si portò le mani sul viso, stropicciandoselo, ed emise un mugolio di sofferenza: come le era saltato in mente di lasciargli l'illusione di poter avere una possibilità con lei per poi scivolare con estrema facilità tra le braccia del suo peggiore nemico?

Quanto era caduta in basso e quanto si disprezzava!

Se solo lui avesse saputo la verità probabilmente Matt avrebbe fatto meglio a non farsi più vedere in giro e lei sarebbe passata per una squallida traditrice e avrebbe perso tutto.

Il respiro le si fece pesante e cercò disperatamente di controllarlo.

'Respira, Ashley, respira. Se stai attenta nessuno lo verrà mai a sapere e tutto andrà bene. Perchè mai dovrebbero scoprirti?' prese a ripetersi tra sè e sè, per calmarsi e dopo qualche sforzo ci riuscì.

Un tonfo alla porta fece durare poco la serenità ritrovata ed Ashley si portò una mano sul petto, per contenere il cuore che le aveva fatto un balzo incontrollato.

Se continuava così sarebbe stato un miracolo se ci fosse arrivata viva al 16 Ottobre!

«Ashley, basta studiare! Ti stai trasformando nella versione rossa di Melissa! - esordì Michelle a gran voce, spalancando la porta con alle spalle una Beth sorridente – adesso chiudi questi orrendi libri e vieni di là con noi! E se non ne sei convinta ti dò dei motivi più che validi per farlo! - continuò, con le mani sui fianchi, il cipiglio autoritario e la sua tipica aria che non ammetteva rifiuti – innanzitutto, devi darci man forte per fare capire a Beth che non può conciarsi così e pretendere di essere presa sul serio!» cominciò la sua opera di convincimento, lanciando un'occhiata a metà tra l'orripilato e il divertito alla povera biondina, mentre afferrava una delle lunghe codine con cui aveva legato i capelli ondulati e la agitava per aria proprio sotto il suo naso, facendola sbuffare rumorosamente.

«Queste stronze mi hanno già presa in giro in una ventina di modi diversi – si lamentò Beth, i suoi begli occhi celesti si piegarono in giù, donandole un'aria afflitta – e comunque le tengo, mi piacciono e non vedo cosa ci sia di male!» ribattè decisa, continuando nella strenue difesa della sua acconciatura.

Michelle scoppiò a ridere, sotto gli occhi esterefatti ma divertiti di Ashley, che nel frattempo si era alzata e avvicinata alle due coinquiline, poi tornò alla carica «Beh, detto da una che a 20 anni si ostina ancora a fare quelle cose, come si chiamano...i costlay..complay..»

«Cosplay, si dice cosplay! - precisò Beth alla velocità della luce, risentita quasi le avessero offeso un componente della famiglia – e non è una cosa da ragazzini come pensi tu, è una forma d'arte come tutte le altre!» ribattè orgogliosa, sollevando la testa e incrociando le braccia al petto.

«Sì, sì, va bene, hai ragione tu|!» fece finta di arrendersi Michelle, dandole delle pacche leggere sulla spalla mentre con l'altra mano mimava un gesto eloquente per indicare ad Ashley quanto la loro amica avesse ormai detto addio a qualche rotella.

La situazione era troppo comica e la rossa e non riuscì a nascondere delle risate sincere nell'assistere ai loro amabili battibecchi.

Erano quelli i momenti in cui il suo passato si metteva da parte e finalmente era in grado di sentirsi una ragazza normale come tutte le altre, che riusciva a ridere con le amiche e a pensare solo a qualche stupida frivolezza una volta ogni tanto.

Non voleva rinunciare a tutto quello, non voleva perderlo per una sua leggerezza o per una distrazione.

Fu in quell'attimo che realizzò quanto stesse camminando sulla linea di un rasoio, pronta a farla a fettine alla minima disattenzione, e non poteva permetterlo. Quei sorrisi, quelle risate e le chiacchiere tra amiche potevano trasformarsi in un baleno nel suo peggiore incubo e quella prospettiva le provocò un brivido freddo lungo la schiena.

Ugualmente, però, non voleva perdere Matt e, se solo poco più di un mese prima non avrebbe esitato a ritenere impossibile una sua 'amicizia' con lui o qualunque altra relazione che avesse potuto avvicinarla a lui, anche per via della situazione che regnava nel suo gruppo, adesso si era tutto capovolto e quel ragazzo era diventato una presenza altrettanto importante nella sua vita.

Il rapporto tra loro era completamente diverso da quello che la legava ai suoi nuovi amici, Matt era il suo alter ego emotivo, la capiva come se si trovasse dentro di lei e fosse capace di provare le sue stesse sensazioni ed Ashley aveva un bisogno disperato del suo contatto fisico, delle sue parole e persino di quelle irritanti provocazioni che spesso e volentieri le facevano saltare i nervi.

Il trucco sarebbe stato conciliare tutto senza farlo venire allo scoperto, facile no?

«Io le trovo carine, ti stanno bene!» intervenne, rivolgendosi a Beth e sorridendole, la bionda si illuminò in viso e subito dopo sfoggò un'espressione vittoriosa nei confronti di Michelle.

«Che cosa? Ashley, mi tradisci in questo modo? Così mi deludi, da te davvero non me lo sarei mai aspettata!» esclamò Michelle con gli occhi spalancati, esagerando un'espressione sconvolta e portandosi teatralmente una mano sul petto.

Il suo tono era ovviamente scherzoso ma quelle parole rimbombarono nella testa di Ashley e non potevano risuonarono più spaventose e terribilmente adatte alla situazione che stava vivendo e che teneva nascosta.

Diventò una statua di ghiaccio, deglutì a fatica e la bocca le si seccò: sembrava quasi un brutto presagio e sperò vivamente di non aver appena vissuto una specie di premonizione di qualcosa che, prima o poi, sarebbe inevitabilmente accaduto.

Cercò di scacciare via quella spiacevole sensazione dal suo cuore e Michelle approfittò di quel suo attimo di confusione per tirarla da un braccio a forza e portarla via con loro.

«Sù vieni, oggi siamo in vena di pettegolezzi, stiamo parlando di ragazzi e la discussione sta per diventare molto 'hot'!» precisò la castana, ridacchiando maliziosa e facendole un occhiolino poco rassicurante.

«Hot? Ehm, in che senso?» provò a chiedere, balbettando, ma tutto ciò che ottenne come risposta fu una serie di risatine sommesse e capì che non sarebbe stato molto facile uscire incolume da quel pomeriggio.

 

 

«Oh Ashley, ti unisci anche tu?» esclamò Colleen, sollevando la testa all'ingresso della rossa nella camera di Michelle.

Il fatto che fosse intenta a stendere lo smalto sulle sue curatissime unghie non le impedì comunque di lanciarle un'occhiata indagatrice e sospettosa, accompagnata da un ghigno tipico di chi credeva di saperla lunga.

Ashley era quasi certa che la vecchia volpe della sua coinquilina più anziana avesse fiutato qualcosa di strano in lei e nelle sue recenti assenze da casa e che si fosse convinta di una sua frequentazione amorosa con qualche ragazzo.

Finchè rimaneva una sua congettura, però, poteva ritenersi salva, almeno per il momento.

«Già, anche se non ho avuto molta scelta, a dire il vero» le fece notare, indicando con un cenno del capo la presa ferrea di Michelle sul suo braccio.

Con un rapido sguardo d'insieme alla camera, Ashley scrutò poi le ragazze, comodamente sistemate sul grande letto a due piazze di Michelle, e non potè non fare caso alla faccia impanicata di Melissa, che giaceva seduta con le ginocchia rannicchiate al petto e pareva piuttosto a disagio e in difficoltà, quasi volesse scomparire; solo alla vista della rossa trovò un po' di conforto e riuscì ad abbozzare un sorriso non troppo convinto.

La situazione non prometteva proprio niente di buono.

«Beh, sei arrivata giusto in tempo, stavamo parlando di argomenti scottanti!» la informò Colleen, battendo la mano sul materasso per invitarla a prendere posto con loro.

«Uh, davvero? - chiese lei con un sorriso tirato, mentre si accomodava sul letto con esitazione e simulava un entusiasmo fintissimo – e quali sarebbero?»

«Relazioni con l'altro sesso» sussurrò lei languidamente, avvicinandosi all'orecchio di Ashley che sudò freddo con gli occhi scuri di Colleen che la fissavano a pochi centimetri dai suoi.. Probabilmente aveva intenzione di smascherarla - o almeno così le sembrava - anche se forse si stava solo facendo suggestionare.

Dall'altro lato del letto, Melissa diventò più pallida di quanto già non fosse ed Ashley provò un certo conforto nel sapere che in quella stanza non era la sola a sentirsi con una pistola puntata alla tempia.

«Per esempio, Michelle ci ha appena raccontato di aver avuto una storiella occasionale quest'estate con un ragazzo conosciuto in vacanza» aggiunse Beth con tono apatico, stava a gambe incrociate e ripiegata su sè stessa, i suoi occhi erano fissi su un quaderno sul quale continuava pacificamente ad abbozzare alcuni dei suoi schizzi artistici. Per fortuna la biondina era innocua, e non aveva l'aria di chi è pronta a sfoderare le armi pur di riuscire a cavare fuori qualche confessione imbarazzante o compromettente, a differenza delle due terribili cugine.

«Già, non è stato niente di serio, ci conoscevamo solo di vista e... beh è scattata l'attrazione fisica e siamo stati insieme qualche volta, niente di più. Sapete come la penso sulle storie serie, per adesso non mi interessano e comunque non ho ancora incontrato qualcuno con cui valesse la pena di iniziare una relazione... e lui non lo era di certo» chiarì la castana, giocherellando con delle sue lunghe ciocche di capelli.

Ashley la fissò di soppiatto: anche lei e Matt non avevano una relazione sentimentale, nonostante si fossero arresi all'evidenza di essere attratti l'uno dall'altra, e non aspiravano certo ad averla, ma lei non si sarebbe mai sognata di parlare di lui con così tanta superficialità e freddezza, mentre Michelle lo aveva fatto, paragonando la sua avventura estiva a niente di più che un pezzo di carne con cui passare qualche ora di svago.

Il rapporto con Matt andava oltre la fisicità, era un'intesa forte e profonda e per la prima volta Ashley si chiese se qualcosa di diverso si stesse insinuando in maniera subdola nel suo cuore, qualcosa che avrebbe potuto evolvere e magari trasformarsi fino a metterla in un mare di guai.

'No, é impossibile' pensò subito, prendendo un lungo respiro e scacciando via l'immagine di Matt al suo fianco, che in quel momento le sembrò più bella di quanto avrebbe dovuto.

«Ma almeno era bravo a letto?» domandò Colleen senza alcuna vergogna, la sua voce squillante risvegliò Ashley dai pensieri e fece arrossire Melissa, che continuava a farsi sempre più piccola nel suo angolo di letto.

«Direi proprio di sì, sono state delle ore piacevoli» commentò Michelle, con la solita eleganza che non perdeva nemmeno quando si parlava di sesso.

Il cuore lo aveva sigillato molti anni prima, quando una delusione troppo grande glielo aveva frantumato, e ancora si vergognava di quel passo falso, non riusciva a darsene pace nonostante fosse passato già parecchio tempo.

Quel rifiuto la tormentava nei suoi incubi, la rendeva fragile e riaccendeva la rabbia che aveva provato e di cui, purtroppo, faticava a liberarsi.

Lui aveva distrutto i suoi sogni e adesso i ragazzi per lei erano solo strumenti di piacere quando ne avesse avuto voglia.

E lo odiava per questo.

«E invece tu, Ashley? - la diretta interessata tremò internamente quando la voce di Colleen chiamò il suo nome, immaginando che la fine fosse vicina – da quando non hai un incontro ravvicinato con un ragazzo?» domandò, sporgendosi verso di lei e facendola sentire ancora più sotto pressione.

Evidentemente aveva scelto quella giornata per verificare se i suoi sospetti avessero un fondamento.

«Ehm, da circa sette mesi, più o meno. La mia ultima relazione risale a quel periodo.» rispose Ashley, usando una strategica mezza verità.

Col suo ultimo ragazzo si erano mollati qualche mese prima che lei venisse buttata fuori di casa da sua madre e dopo non aveva avuto certo la voglia nè il tempo di gettarsi a capofitto in una storia d'amore.

«Ma dai, tesoro, sul serio? Così tanto? - esclamò Colleen, con tanto di occhi sgranati, nemmeno Ashley avesse confessato di aver commesso un reato - E adesso? Sicura che non ci sia nessuno? Magari qualche tuo nuovo collega universitario!» insistette, dandole qualche leggera gomitata sul braccio, mentre Michelle puntò con discrezione i suoi occhi attenti sulla malcapitata, per non perdersi neanche il più piccolo cambiamento nella sua espressione.

«Ma no, vi dico!» rispose Ashley, scuotendo energicamente la testa e concentrandosi per non balbettare e farsi scoprire miseramente. Non le erano sfuggite le occhiate di Michelle che, quasi sicuramente, stava cercando di capire se il suo adorato fratellone avesse dovuto cominciare a competere con qualche rivale in amore.

Colleen emise uno sbuffo e inarcò in maniera esagerata un sopracciglio, facendole intuire che le sue risposte brevi non la avevano soddisfatta più di tanto.

Si ravvivò la chioma rosso fuoco e tentò un ultimo attacco. «Ma proprio niente? Nemmeno qualche bacio infuocato? »

Nei secondi che seguirono la domanda di Colleen, Ashley cercò di spremere le meningi e ricordare tutto quello che aveva sentito una volta in una trasmissione in tv, sui segnali del corpo che rivelavano se una persona mentiva o meno.

Dov'è che non si doveva guardare? Ah, forse bastava non deviare lo sguardo lateralmente per evitare gli occhi dell'interlocutore, ma al contrario fissarlo apertamente e senza paure.

E le mani? Poteva gesticolare o era meglio tenerle basse e rilassate, magari non intrecciate nervosamente?

E soprattutto nessuna risatina isterica o imbarazzata.

Aveva mentito altre volte nell'ultimo periodo ma quella domanda era stata così diretta, così ben centrata sul punto, da spiazzarla totalmente.

Ovvio che aveva baciato ed era stato tanto inaspettato quanto meraviglioso ed eccitante, ma non poteva dirlo, soprattutto perché l'identità del fortunato proprietario di quelle labbra avrebbe potuto scatenare il panico tra i presenti.

«No, no, niente di niente» sorrise Ashley con garbo e tranquillità, guardando Colleen in viso; la ragazza la scrutò un attimo poi parve convincersi e così anche Michelle, che finalmente portò via lo sguardo da lei.

Ashley tirò internamente un sospiro di sollievo, era riuscita a scamparla.

Per quella volta.

«E invece, c'è qualcuno qui che mi incuriosisce parecchio...- riprese Michelle, dichiarando concluso il terzo grado alla rossa e cambiando l'oggetto del suo interesse – non è vero, Melissa?»

La moretta, accanto a lei, rischiò di schiantarsi a terra dal letto e cambiò una serie di colori in pochi secondi, passando dal bianco fantasma allo scarlatto, poi prese a balbettare furiosamente, preda di una delle solite crisi di panico che la tormentavano quando si sentiva sotto l'attenzione di tutti, situazione che non sopportava e che la metteva enormemente a disagio.

Soprattutto perché quell'argomento la terrorizzava e non soltanto per via di Luke.

«Ti sei fidanzata?» chiese senza malizia Beth, visto che dopo la frase di Michelle aveva creduto di essersi persa qualcosa.

«Ma...no..no...» riuscì a pronunciare lei, rassegnata ormai al fatto di dover sembrare un peperone e senza trovare un solo dannato modo per sfuggire a quella trappola.

«Sei sempre così timida! Non ci parli spesso di te, praticamente non sappiamo niente! - continuò imperterrita Michelle, mentre Ashley osservava preoccupata la sua amica, comprendendo perfettamente come dovesse sentirsi – allora, quand'è stata l'ultima volta che hai fatto qualcosa di sconcio con un ragazzo?» chiese la castana quasi in un sussurro, sfoggiando un ghigno sadico che accrebbe il rossore sulle guance di Melissa.

«Io...io...non...» farfugliò la mora, stringendosi nelle ginocchia nel vano tentativo di proteggersi.

In quel momento avrebbe volentieri preferito che fosse precipitato un meteorite o un ufo nel cortile o qualunque altra cosa avesse potuto distogliere l'attenzione da lei.

Per fortuna, una specie di angelo custode ce l'aveva.

«Melissa, che smemorate! É tardissimo e noi avevamo quell'ìmpegno oggi pomeriggio, te lo ricordi vero?» esclamò improvvisamente Ashley, scattando in piedi e lanciando all'amica un'occhiata complice ma discreta, sperando che la ragazza capisse che le aveva appena gettato il salvagente della salvezza.

Melissa rimase dapprima intontita, poi fissò gli occhi di Ashley e finalmente intravide la mano simbolica che la rossa le aveva appena teso per farla uscire da quelle sabbie mobili.

«Oh, giusto, me ne stavo quasi per dimenticare!» si affrettò ad improvvisare, battendosi una mano sulla fronte e assecondando Ashley nel suo piano per evadere.

«Eh? Che significa? Dove dovete andare così di fretta?» domandò Colleen, assottigliando gli occhi, sospettosa come sempre.

«Io e Melissa avevamo deciso di fare un giro per negozi per cercare un vestito adatto alla laurea di Terence! Manca ormai poco e non abbiamo la più pallida idea di cosa mettere!» spiegò Ashley candidamente.

Ecco un'altra bugia ma almeno stavolta l'aveva raccontata per uno scopo nobile.

«Non è giusto! A saperlo sarei venuta anche io!» piagnucolò Beth, mettendo da parte i disegni.

I codini e il broncio che mise sù la fecero somigliare sul serio a una bambina, forse Michelle non aveva poi così torto.

«Mi dispiace, l'abbiamo deciso al volo stamattina, siamo sempre così impegnate con l'università e le altre cose che abbiamo pensato di approfittare di queste ore libere! Ti prometto che la prossima volta andremo tutte insieme!» disse Ashley, dirigendosi verso la porta o, forse, sarebbe stato più consono dire verso la libertà.

Aiutare Melissa aveva giovato anche a lei, visto che quelle chiacchiere parevano abbastanza pericolose e chissà per quanto sarebbero andate avanti.

Nel frattempo Melissa le si era avvicinata alla velocità della luce e finalmente sorrideva, consapevole di essere debitrice a quella ragazza per la seconda volta in un mese.

 

 

Ashley tirò delicatamente un lembo della gonna di un grazioso vestito verde, che pendeva insieme a innumerevoli altri capi di abbigliamento; la stoffa, setosa al tatto, si allargò e poi ricadde pesante come piombo fino a ricomporsi perfettamente.

«Costa troppo, tanto per cambiare» commentò piano, dopo averne sbirciato l'etichetta e aver definitivamente archiviato la possibilità di aggiudicarselo.

Quanto era difficile trovare qualcosa di decente con un budget limitato?

La prima cosa che le era saltata in mente per togliere Melissa dall'imbarazzo era stata la ricerca del vestito per la laurea, ma in realtà non si trattava di una vera e propria scusa.

Ashley aveva davvero bisogno di procurarsene uno, visto che il suo scarno guardaroba non le dava molta scelta in proposito, e così aveva colto l'occasione al balzo e ne aveva approfittato per dare un'occhiata.

«Chissà se stanno ancora parlando! Ashley, ti devo la vita, sul serio! Se solo tu non fossi intervenuta credo che...beh, probabilmente a quest'ora sarei già svenuta!O forse morta, chi lo sa!» ripetè, ancora visibilmente scossa, Melissa, per la centesima volta da quando avevano lasciato la loro casa e si erano dirette verso il centro.

«Te l'ho già detto, non c'è bisogno che mi ringrazi! Ti ho visto a disagio e non potevo lasciarti in quelle condizioni! E poi avevo bisogno anche io di cambiare aria, lì dentro stava diventando troppo soffocante» ammise a occhi bassi, guadagnandosi un'occhiata curiosa da parte dell'amica.

«Lo so, io...vado subito in panico e poi...» provò a continuare, con lo sguardo corrucciato e confuso. Ashley notò che l'amica sembrava in conflitto con sè stessa, da un bel pezzo ormai continuava a riprendere quell'argomento, come se ci fosse ancora qualcosa che volesse dirle ma che faticava ad uscire.

«Ti capisco, anche a me dà spesso fastidio quando devo rispondere a domande troppo personali» la rassicurò, cercando di farle capire che non doveva sentirsi strana per quello, che era anzi piuttosto normale.

Melissa boccheggiò, poi prese un lungo respiro e si sforzò di parlare.

«Il fatto è che...io non sapevo davvero cosa rispondere...anche volendo non avrei potuto perché...ecco...la verità è che...io sono vergine! É patetico, vero?» confessò, portandosi subito dopo le mani sul viso per tentare di nasconderlo.

Ashley si bloccò, rimase interdetta per qualche secondo, si chiese addirittura se avesse sentito bene ma poi realizzò che era tutto vero, Melissa si stava aprendo su un argomento estremamente delicato e ciò significava che di lei si fidava ormai ciecamente e questo non potè che farle molto piacere.

«Io non ci trovo niente di così terrificante, che male c'è? » le ribattè, sorridendo e cercando di metterla a suo agio, poi adocchiò una panchina su cui sedersi per continuare quella conversazione che aveva bisogno di calma e tranquillità per essere affrontata.

Melissa si rasserenò all'istante guardando il viso pacato di Ashley ed ebbe la conferma che quella ragazza non l'avrebbe derisa o presa per anormale, a differenza della maggior parte della gente, e ciò le diede la spinta per proseguire.

«Beh, sono praticamente la sola tra voi! Colleen e Michelle vantano un sacco di esperienze a quanto pare, Beth ha un ragazzo stabile e tu ne hai avuti in passato! Sono l'unica sfigata, la mia prima e ultima esperienza si limita a qualche bacio con un mio vicino di casa quando avevo 17 anni e poi...il nulla!» disse imbarazzata, dopo essersi seduta e aver puntato lo sguardo rigorosamente in basso, a studiare ogni minimo sassolino tra i suoi piedi.

«E allora? Le esperienze della vita non arrivano per tutti allo stesso momento, non è una gara a chi le raggiunge prima e non c'è nemmeno una data di scadenza! Credo che non bisogna sentirsi nè in anticipo, nè in ritardo, quello che è davvero importante è farlo quando ci si sente pronti e sereni con sè stessi. Solo allora sapremo che era il nostro momento, quello giusto per noi e per nessun altro.» le spiegò dolcemente, cingendole le spalle con un braccio per rassicurarla.

Melissa sollevò la testa, fissò il viso materno di Ashley e si sentì finalmente capita e non giudicata. La sua amica era così saggia e matura che in confronto lei appariva quasi come una ragazzina ma le sue parole riuscirono in qualche modo a calmarla e a fugare un po' i suoi timori.

«Tu hai capito quando era il momento giusto? Insomma...non voglio che rispondi se non ti va e non voglio sapere i dettagli ma...è stato facile accorgertene o...te ne sei mai pentita?» chiese timidamente, sperando di non infastidire Ashley o di non sembrare troppo invadente.

La rossa aggrottò lievemente lo sguardo, fece uno sforzo di memoria nemmeno così complicato e portò lo sguardo alle fronde degli alberi che si muovevano ipnotiche sopra le loro teste.

«Avevo 16 anni e stavo col mio ragazzo dell'epoca da un anno. Quando è successo è stato tutto molto naturale e...bello. Eravamo solo dei ragazzini allora e...crescendo siamo molto cambiati e maturati, com'era giusto che fosse...Ci siamo resi presto conto di non essere più gli stessi, di avere obiettivi, sogni e idee diverse e... la nostra storia non ha retto ma...tuttora se ci penso so per certo che sì, quello è stato il momento giusto per me» le rispose, infondendole con quelle poche frasi un ottimismo che credeva di avere perso per strada da troppo tempo.

«Dici che c'è speranza anche per me? Anche se ho ormai 21 anni?» domandò incerta, spostandosi la lunga frangia dagli occhi verdognoli, desiderosi di conforto come quelli di un cucciolo abbandonato.

«Ma certo, ce ne sarebbe anche se ne avessi 30!» si affrettò a tranquillizzarla Ashley, ma subito notò che il viso dell'amica si era nuovamente rabbuiato.

«Il fatto è che... il problema non sono solo quattro chiacchiere tra amiche» esitò appena, con la voce tremolante.

«Parli di Luke?» azzardò Ashley, facendosi di colpo pensierosa nel nominare quel ragazzo così tanto vicino a Matt.

La bruna non ebbe bisogno di rispondere esplicitamente, si limitò ad annuire con un movimento accennato del capo che fece ondeggiare i suoi corti capelli liscissimi.

«Sono sicura che lui saprà capirti e aspettarti. In fondo sta ancora con te, non è scappato a gambe levate e, scusami se sono diretta, se gli interessasse solo quello che hai in mezzo alle gambe, non credo starebbe tanto a perdere tempo. Quindi stà tranquilla, vedrai che andrà tutto bene» le disse, cercando di essere più delicata e onesta possibile con la sua amica così fragile.

«L'altro giorno sono stata a casa sua e... lui ha provato a baciarmi e io...mi sono scansata, capisci? - le raccontò, stringendosi nelle spalle – avrei così tanto voluto farlo, lo desideravo con tutta me stessa, è praticamente il mio sogno ma...questa situazione e la paura di passare per stronza con le altre mi ha bloccata e non sono riuscita a lasciarmi andare! Io sono fatta così, piena di tanti dubbi, ho paura di fare la cosa sbagliata e di non poter tornare indietro. É come se tutta questa grande confusione mi impedisse di fare le scelte giuste, quelle che mi renderebbero davvero felice e così facendo...ferisco anche lui. Al posto mio, tu sapresti come fare? Sapresti capire quando è il momento giusto per fare ciò che vuole il tuo cuore?» le chiese, spiazzandola.

A differenza di Melissa, che ci andava cauta e faceva prevalere la ragione, lei aveva decisamente accelerato la situazione con Matt e la cosa peggiore era che non aveva la minima intenzione di metterci un freno, anche se quella sarebbe stata la cosa più saggia da fare.

Almeno Melissa era innamorata e, anche se si fosse lasciata andare, avrebbe avuto una giustificazione nobile e romantica...magari Michelle sarebbe riuscita a comprenderla.

Ma lei?

Per cosa stava facendo tutto quello? Per quale presunto sentimento stava mettendo a repentaglio la sua nuova vita?

«Mi dispiace, credo di non sapere cosa risponderti» ammise debolmente, assumendo un'espressione scoraggiata così opposta alla positività che aveva cercato di donare a Melissa poco prima.

Stavolta non era riuscita a lanciarle un messaggio di speranza, si era arresa ai dubbi che la attanagliavano e che non sapeva quando e come si sarebbero finalmente sciolti.

Lei, che era sempre stata bravissima a capire quale fosse il momento giusto per ogni cosa, adesso vacillava come una barca in mezzo al mare in tempesta, senza nessun punto di riferimento.

Nessuno a parte lo stesso ragazzo che le causava quella confusione terribile e che quindi non faceva testo.

Chissà se perdersi tra le sue braccia o indugiare sulle sue labbra erano stati dei momenti giusti?

Probabilmente no, probabilmente era tutto sbagliato ma solo il tempo le avrebbe dato la sentenza.

«Va tutto bene?» la richiamò Melissa, la sua voce flebile le accarezzò il timpano e la riportò sulla terra.

«Sì, mi ero solo persa un po'- mormorò Ashley, accennando un sorriso precario – forse sarà meglio che rientriamo, che ne dici?» le propose, dopo quei secondi di totale smarrimento.

«Ok, e grazie ancora Ashley. É stato molto importante parlare con te, ne avevo davvero bisogno» sorrise Melissa, alzandosi e sistemando bene la sua borsa sulla spalla.

Ashley la fissò e il suo viso si distese.

Melissa era stata capace di aprirsi mentre lei...non aveva avuto il coraggio di confessare le sue paure ostinata ad annegarci dentro, fino alla fine.

 

 

«Hai perfino tenuto in braccio tuo nipote? Povero bambino, così piccolo e già segnato dalla presenza di uno zio completamente fuori di testa!» ridacchiò Luke, rischiando di cadere dal marciapiede per il troppo gesticolare.

Ovviamente Matt non aveva gradito la sua battuta e lo aveva ripagato con un sonoro scappellotto sulla nuca che aveva quasi fatto volare gli occhiali dal naso dell'amico.

«Non sei divertente» commentò piatto, sorridendo nel guardare il modo goffo con cui il moro aveva evitato la caduta rovinosa a cui lui aveva contribuito.

«Beh, quello che è certo è che questa Ashley ti fa davvero bene! Dovrò farle una statua d' oro, prima o poi, sei molto più sopportabile, adesso!» commentò Luke dopo essersi riportato accanto al biondo, beccandosi la seconda occhiata assassina della serata.

«Peccato che invece tu, anche con una ragazza accanto, rimani la solita testa di cazzo!» gli sibilò immediatamente, pur di non dargli la soddisfazione di avere avuto ragione.

La vicinanza di Ashley era stata fondamentale quel pomeriggio, gli aveva dato la forza che credeva di non avere e senza chiedere niente in cambio.

Per non parlare del fatto che ormai era diventata quasi una certezza finire avvinghiato a lei nel tentativo reciproco di alleviarsi le rispettive sofferenze, dandosi piacere come meglio potevano.

Con le parole, con i gesti e con il corpo, se necessario.

Aveva mentito quando Ashley gli aveva chiesto se fosse normale che le cose tra loro avessero preso quella strana piega e lui se ne era lavato le mani, limitandosi a un banale ' non lo so'.

Lo aveva fatto perchè dire di no sarebbe stato qualcosa di così forzato che il suo corpo si era rifiutato di mettersi in moto per fargli pronunciare quel semplice monosillabo, mentre la risposta inversa lo avrebbe esposto in maniera troppo diretta, rivelando sentimenti che ancora non aveva imparato a decifrare bene.

«Smettila, Melissa tira fuori la parte migliore di me, adesso sono molto più riflessivo, molto più maturo, guardo le cose in maniera diversa e...lei è così carina, è intelligente, è capace di dare un valore a ogni gesto, è così dolce, lei è...» Luke interruppe finalmente la lunga lista di virtù della sua bella e si bloccò all'improvviso, Matt tirò un sospiro di sollievo al silenzio che finalmente regnava ma si accorse che l'amico era rimasto immobile.

«'Lei è', che cosa?» domandò, convinto che l'unico modo per sbloccarlo fosse fargli finire la frase.

«Lei è qui» disse Luke, mentre un sorriso smagliante si apriva sulla sua faccia inebetita.

Matt aggrottò le sopracciglia e lo guardò perplesso.

«Che diavolo stai dicendo?» domandò, rassegnato e per nulla sorpreso dall'ennesima stramberia dell'amico. Magari intendeva dire che la sentiva così vicina da immaginarla lì con lui.

«C'è Melissa, guarda! É proprio laggiù e...indovina un po', non è sola! - esclamò Luke, indicando due ragazze che camminavano poco lontane da loro, nella parte opposta della strada e che non si erano accorte della loro presenza – chissà chi è la ragazza dai capelli rossi che è con lei!» continuò ironico, torturando il fianco di Matt con delle gomitate ben assestate.

Matt si voltò, insospettito dalle sue parole e seguì la direzione indicata dal suo dito. Strabuzzò gli occhi quando vide Melissa ed Ashley insieme.

«Luke, razza di idiota, vuoi abbassare quel dito o si accorgeranno di noi» sibilò Matt a denti stretti, vicino all'orecchio di quel pazzo del suo amico, cercando disperatamente di nascondere il suo braccio, ancora spudoratamente rivolto alle due ragazze, ferme a guardare una vetrina.

«Ma io voglio che ci vedano! Avanti raggiungiamole, sarà divertente!» non si arrese Luke, sghignazzando e tirando l'amico per la manica della felpa.

«Sei diventato pazzo? Non credo che Ashley farebbe i salti di gioia nel vedermi mentre è con la sua amica e sinceramente non ne ho voglia nemmeno io! - provò a ribellarsi, facendo resistenza e alternando una seria di insulti verso il riccio – vuoi mollarmi, Luke? »

Purtroppo era troppo tardi, lo schiamazzo aveva attirato l'attenzione delle ragazze verso di loro e Matt fece giusto in tempo ad alzare lo sguardo per incontrare i begli occhi di Ashley, che lo fissavano sempre più spalancati in un'espressione atterrita e incredula per poi assottigliarsi e diventare corrucciati e confusi.

«Vaffanculo Luke, giuro che stavolta me la paghi!» lo minacciò il biondo, trascinato malamente verso l'inferno dal suo amico con qualche rotella fuori posto.

Il viso di Ashley era sempre più vicino, la vide irrigidirsi e impallidire, serrare le mani sulla cinghia della sua borsa a tracolla quasi a volerla stritolare e indietreggiare di un passo.

Se fosse riuscito a uscire vivo da questa ridicola pagliacciata altrettanto non si sarebbe potuto dire di Luke, che intanto aveva cominciato a sventolare la mano verso le ragazze.

«Ciao Mel, che bello incontrarti!» esclamò raggiante quando furono vicini alle due.

La moretta arrossì e tremò, poi si guardò intorno ma si tranquillizzò nel ricordare che le sue coinquiline erano tutte a casa e non avevano in programma di uscire.

«Luke, che coincidenza» mormorò impacciata, sorridendo da perfetta innamorata e portando gli occhi rapidamente dal suolo agli occhi allegri del ragazzo.

La coppietta rimase come isolata in una bolla rosa a scambiarsi occhiate dolci e sorrisini per una manciata di secondi, giusto il tempo necessario perchè Ashley, col cuore a mille per la situazione e anche per la comparsa fuori programma del biondo che l'aveva destabilizzata, facesse un impercettibile cenno col capo a Matt, accompagnato da un'occhiata eloquente, per avvertirlo di non compiere nessun passo falso o idiozia se non voleva essere oggetto futuro della sua ira.

Matt, a sua volta, sospirò lievemente e indicò con un cenno discreto Luke per poi roteare gli occhi al cielo per farle capire quanto fosse altrettanto infastidito dalla cosa e che la colpa di quel casino fosse solo dell'idiota accanto a lui.

Finalmente Melissa si ricordò di non essere sola, portò istintivamente lo sguardo alla sinistra di Luke e il suo imbarazzo crebbe ancora di più quando si accorse di un paio di occhi di ghiaccio che si erano posati su di lei e la fissavano pungenti.

Non aveva mai avuto modo di osservare Matt da così vicino e, adesso che lo stava facendo, obiettivamente non poteva negare quella sua bellezza un po' selvatica, il suo sguardo dal vivo era spiazzante e difficile da reggere ma allo stesso tempo ipnotico, al punto che Melissa distolse l'attenzione da Luke e ne rimase rapita.

Doveva riconoscere che metteva una certa soggezione, così austero, con le braccia incrociate sul petto, la postura dritta e quell'espressione spazientita e scazzata, che non smentiva di certo la fama di cattivo ragazzo che tutti nel suo gruppo gli attribuivano.

Eppure Luke era il suo migliore amico, come poteva un ragazzo dolce e socievole come lui avere punti in comune con quel soggetto?

Continuò a fissarlo finchè notò che le sue iridi azzurre si erano spostate sulla sua amica e nel farlo avevano assunto un guizzo nuovo, parevano essersi colorati di una sfumatura diversa adesso, una scintilla divertita e compiaciuta che li rendeva molto più tollerabili...più umani.

Melissa si voltò di colpo verso Ashley, come se d'improvviso avesse avuto un'illuminazione, e la trovò immobile e seria, con le braccia rigide lungo i fianchi e gli occhi fissi su Matt, quasi tra i due fosse in corso una sfida a chi distogliesse per primo lo sguardo.

Rimase fortemente stupita nel notare come Ashley riuscisse a sostenere lo stesso sguardo che prima l'aveva intimorita e messa quasi ko, e il tutto con una confidenza estrema, come se fosse già abituata ad averci a che fare e per lei fosse diventata una cosa naturale.

Erano entrambi impassibili, non lasciavano trapelare nessuna emozione, eppure una strana tensione tra loro riempiva l'aria, una alchimia che Melissa ebbe quasi l'impressione di poter toccare con mano tanto era intensa, al punto da non riuscire a capire se si trattava di odio mortale o di carica erotica destinata a sfociare da un momento all'altro in un bacio appassionato.

Di certo Matt non era indifferente ad Ashley e viceversa, l'unica cosa da stabilire era il tipo di sentimento che si fosse insinuato tra loro.

Melissa sperò solo non fosse qualcosa che avrebbe potuto mettere la sua amica nei pasticci.

«Oh scusa, che cafone, non mi sono ancora presentato! – disse infine Luke, spezzando quell'inquietante momento di silenzio e rivolgendosi spudoratamente ad Ashley – io sono Luke e tu...» fece il moro, con un ghigno ironico sul viso al quale Ashley avrebbe voluto rispondere con uno schiaffo ben assestato, interpretando la stessa voglia che aveva Matt in quell'istante.

Chiaramente Luke già conosceva Ashley ma stava recitando la sua bella parte davanti a Melissa, ignara del loro incontro precedente.

«Oh, lei è Ashley!» si intromise Melissa con fare nervoso, sentendosi in dovere di togliere l'amica da quella situazione assurda.

Luke allungò una mano verso la rossa, che lo fissò scura in viso ma poi mise sù un sorriso malefico e gliela afferrò, stritolandogliela con forza, perché fosse ben chiaro il messaggio che nemmeno lei aveva gradito quell'incontro a quattro improvvisato.

Non c'era stato bisogno di parlare con Matt, infatti, per capire di chi fosse stata quella simpatica iniziativa.

Luke imprecò mentalmente e trattenne un gemito di dolore mentre un solo pensiero si fece strada nella sua testa: diamine, quei due stronzi erano perfetti l'uno per l'altra e nemmeno se ne accorgevano!

I muscoli facciali del riccio si erano messi d'impegno per evitargli una smorfia di sofferenza ma il suo sforzo non sfuggì all'occhio attento di Matt, che dovette portare una mano sulla bocca per nascondere un ghigno di soddisfazione.

Mentre Melissa scambiava qualche parola col suo amato, gli occhi di Matt incrociarono di nuovo quelli di Ashley, le sue sopracciglia si inarcarono un poco per comunicarle quanto avesse approvato la sua stretta fatale di prima a Luke; lei addolcì lo sguardo, si morse il labbro per evitare di aprirsi in un sorriso che l'avrebbe sputtanata inesorabilmente, poi emise un sospiro e si arrese a quegli occhi che conosceva ormai bene.

Era bastato quell'attimo semi comico perchè i due ritrovassero la loro complicità, pur senza poter dire una parola, pur senza toccarsi o sfiorarsi, anche se adesso, dopo quei mezzi sorrisi trattenuti e quelle occhiate di intesa, la voglia di aversi stava tornando prepotente.

Ashley si sentì fremere come un leone in gabbia nell'averlo davanti senza potersi sbilanciare e Matt si rese conto che non avrebbe resistito ancora per molto dinanzi a quel viso, senza combinare una cazzata che li avrebbe messi nei casini.

Così fece l'unica cosa che poteva salvarli, si voltò di scatto e diede le spalle alle ragazze, spezzando il contatto visivo con Ashley, prima che l'attrazione tra loro si facesse così intensa da non potere essere più ignorata.

Lei osservò quella schiena, che aveva più volte abbracciato, e i capelli chiari e morbidi, che arrivavano a coprire parte del colletto della sua felpa e che spesso si erano insinuati tra le sue dita, le uniche parti di lui che adesso poteva vedere, e lo ringraziò mentalmente per quel gesto che, agli occhi di Melissa, era sicuramente apparso sgarbato ma che, in realtà, nascondeva tutt'altro intento.

Finalmente si rilassò e tutto lo scombussolamento di prima abbandonò il suo corpo: lui l'aveva salvata da sè stessa, ancora una volta.

«Allora, quand'è che andiamo?»

La voce fredda e distaccata di Matt giunse alle orecchie di tutti, risuonò priva di qualunque emozione e lo fece sembrare un perfetto pezzo di ghiaccio senza cuore, proprio come si era prefissato.

Melissa abbassò lo sguardo, di nuovo impacciata e a disagio, Luke capì l'antifona e gettò un'occhiata scocciata all'amico.

Aveva notato gli sguardi di fuoco che si erano scambiati lui ed Ashley e comprese alla perfezione la sua tattica.

«Beh, vi lascio alla vostra passeggiata, allora, e scusate l'interruzione – disse Luke, soffermandosi su Ashley soprattutto per l'ultima parte della sua frase, quella sulle scuse, alla quale lei rispose con un sorriso che sanciva il perdono – buona serata, ci sentiamo Mel, ok?» si rivolse poi alla sua 'quasi ragazza'.

Era finita, Ashley tornò a respirare, si allontanò da Matt senza averlo potuto salutare e si incamminò con Melissa verso casa.

Non appena le ragazze si confusero tra la gente, Matt acciuffò Luke per il colletto della maglia e lo fissò con due occhi roventi.

«Ma si può sapere come ti è saltata in mente una stronzata simile?» gli sbraitò, non sortendo nessun effetto nell'amico, che sornione si limitò a una scrollatina di spalle e ad assumere un'aria innocente.

«E dai Matt, smettila di comportarti come una ragazza in piena crisi premestruale! É stato divertente, a tratti direi che sembravamo due coppie felici in uscita pomeridiana. Dovremmo pensarci sul serio a farlo, qualche volta!» propose Luke ingenuamente, Matt mollò la presa dalla sua t-shirt perchè la follia di quella frase gli annientò ogni controllo del suo corpo.

«Tu...tu...hai sicuramente qualche problema serio! A tratti? Coppie felici? Scusa, ma abbiamo assistito entrambi alla stessa pietosa scena in cui tu facevi l'imbecille romantico con la tua ragazza e io ed Ashley eravamo impegnati a ignorarci per non mandare all'aria tutto?» lo provocò, ficcandosi le mani nelle tasche con violenza e aumentando il passo per sfogare i nervi.

«Se non volete suscitare sospetti dovreste smetterla di fare l'amore con gli occhi!» gli ribattè, facendo una corsetta per raggiungere l'amico.

«Che cazzo stai dicendo? La parola 'amore' ed Ashley non possono stare insieme in una stessa frase riferita a me, sono stato chiaro?» dichiarò secco, puntando lo sguardo fisso sulla strada.

«Come vuoi, ma era piuttosto evidente dagli sguardi che vi siete scambiati che non vedevate l'ora di saltarvi addosso a vicenda e darci dentro come se non ci fosse un domani!» si ostinò a continuare, peggiorando l'umore di Matt, soprattutto perchè lo odiava quando diceva la nuda e cruda verità.

«Invece tu e Melissa mi avete fatto venire il latte alle ginocchia con quelle smancerie da studenti liceali alle prime armi, ho creduto di stare per vomitare ad un certo punto! Dovreste scopare, cazzo!» gli rispose per le rime, colpendo il punto debole del moro.

«Va bene, ho capito, mi arrendo! Che ne dici se deponiamo le armi e ci andiamo a fare una bella birra senza toccare l'argomento 'donne'?» gli propose, alzando le mani in segno di resa.

Matt lo guardò e finalmente smise di sentirsi messo alla gogna.

«Direi che ci sto» rispose rilassandosi e togliendosi i capelli dalla fronte accaldata.

Per quella sera poteva mettere da parte i dubbi e le domande, non solo quelle di Luke, ma anche e soprattutto le sue.

 

 

Ashley si infilò sotto le lenzuola.

Quella giornata allucinante era finalmente giunta al termine e si sentiva spossata e distrutta.

Era stanca e non vedeva l'ora di farsi una dormita rigenerante, eppure il sonno non voleva essere clemente con lei.

Per il resto del tragitto verso casa, Melissa era stata piuttosto silenziosa, dopo aver farfugliato qualche scusa sul piccolo inconveniente tragi-comico con Luke.

L'amica credeva di averla messa in difficoltà per essere stata costretta a condividere lo spazio vitale con Matt ma quello che non sapeva era che la vera difficoltà, ad un certo punto, era stata quella di non aver potuto annullare quello spazio e gettarsi tra le braccia di lui, sentire il suo respiro sul collo e i capelli di lui farle solletico sul viso mentre la baciava.

Non aveva certo previsto di vedere Matt quel pomeriggio e, quando era successo, ogni singola cellula del suo organismo aveva vibrato di desiderio e questa cosa l' aveva spaventata.

E poi, per un attimo, persino doversi nascondere davanti agli altri le era apparso meraviglioso perchè, durante i pochi secondi in cui avevano solo potuto scambiare qualche sguardo segreto, si era resa conto che dietro ogni loro gesto apparentemente innocuo, si celava un intero mondo di emozioni e sensazioni che esclusivamente loro due potevano conoscere e comprendere.

Era il loro segreto, qualcosa che li accomunava e che li univa contro il mondo intero.

Suonava bello e intrigante ma anche tanto pericoloso.

Ashley sospirò per l'ennesima volta, maledicendo quei pensieri che la turbavano e le impedivano di abbandonarsi al mondo dei sogni, poi scese dal letto e si riempì un bicchiere di acqua sul comodino, nella speranza che rinfrescasse le sue paranoie.

Si accorse allora di un messaggio che lampeggiava sul cellulare e il cuore le fece un tuffo quando lesse il mittente.

«Sei stata magnifica quando hai cercato di disintegrare la mano di quel coglione. Avevo una gran voglia di baciarti, ma non volevo provocare un infarto alla tua amichetta, mi sembra facilmente impressionabile» recitava il messaggio, farcito della solita irriverenza tipica di Matt.

Ashley non potè non sorridere ma ancora di più non potè evitare un brivido di piacere nel leggere che le sensazioni peccaminose provate quel pomeriggio erano state ricambiate.

Velocemente digitò qualcosa, con le mani ancora tremanti.

«Non dovresti parlare così di Melissa. E comunque ti ringrazio per avermi dato le spalle. A presto, Matt» scrisse e inviò.

Quando tornò a sdraiarsi il sonno la raggiunse alla velocità della luce, dolce come una carezza.

Matt ricevette il messaggio, sorrise e scosse la testa.

Ashley, piena del suo solito orgoglio, aveva usato il riferimento alle spalle, apparentemente senza significato, per comunicargli che quella voglia di un bacio era stata reciproca e che solo il suo gesto drastico glielo aveva evitato.

Nessuno dei due era ancora in grado di capire se i loro momenti insieme fossero giusti, ma quello che non potevano ignorare era che fossero perfetti nella loro inevitabilità

E soprattutto, per quanto tempo due calamite possono evitare di unirsi quando si trovano a distanza sempre più ravvicinata?

 

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Capitolo 19
*** Nascosti dietro un segreto ***


Ciao ragazze!
Un altro capitolo che spiega meglio i rapporti tra vari personaggi un po' più collaterali ma che ugualmente avranno un ruolo nella storia ( in particolare una, in questo caso), ma vi prometto che tra uno o due capitoli al massimo succederà qualcosa di più movimentato. Devo mettere tutti i pezzi al proprio posto prima di addentrarmi, non voglio lasciare cose campate in aria!
Grazie a tutte quelle che si sono aggiunte nella letture e a coloro che continuano a seguirmi!
Un abbraccio e al prossimo capitolo!

Cap. 19 Nascosti dietro un segreto

 

«Allora! Indivina un po' chi sono!»

Un paio di mani sottili avevano tappato gli occhi di Matt, di ritorno a piedi dopo la consegna di una delle sue commissioni, e la presenza che avvertiva alle sue spalle, dopo quell'aggressione inaspettata, lo investì con un'intensa ondata di essenza agrumata che conosceva più che bene.

La ragazza, artefice dell'assalto ai suoi occhi, aveva alterato la voce per rendergli più difficili le cose, ma questa era rimasta facilmente riconoscibile e in più tutti gli altri indizi restringevano il cerchio a una sola persona.

«Jessica, so che sei tu» commentò piatto Matt, dopo aver emesso un flebile sospiro annoiato.

La ragazza borbottò qualche impropero, poi gli libero gli occhi e si rese visibile, affiancandosi a lui.

«Che palle Matt, con te non c'è gusto! Sarà che conosci troppo bene ogni singola parte di me!» lo provocò, facendosi maliziosa nel suo stretto giubbotto nero di pelle e parlandogli all'orecchio.

«Sarà che questa è forse la millesima volta che mi fai questo giochetto» la corresse lui, facendo cadere ogni tentivo della bionda di sedurlo e confermando la teoria della ragazza, ormai convinta che Matt avesse una storia con qualcuna.

«In ogni caso è stata davvero una piacevole coincidenza incontrarti! É un pezzo che non ti si vede in giro! O sei diventato una specie di monaco eremita o sei troppo impegnato a rotolarti su qualche letto!» continuò Jessica, ravvivandosi la lunga chioma liscissima e perfettamente in piega.

«Nessun letto Jess, sto solo lavorando tanto, e meno male, aggiungerei, visto che questa è la mia unica fonte di sostentamento.» le spiegò, dicendole nient'altro che la verità.

Era un periodo pieno per lui e faticava a trovare del tempo per uscire o svagarsi con gli altri, persino Luke se ne lamentava spesso.

«Beh, mi fa piacere che il lavoro stia andando bene! Però adesso che ci siamo incontrati non vorrai mollarmi qui? Già è un miracolo averti beccato da solo senza il cespuglio vivente, perché non ne approfittiamo e ci andiamo a prendere qualcosa? Ok, tra di noi non c'è più quel rapporto...come dire...'speciale', ma ciò non vuol dire che dobbiamo ignorarci! Mi manchi, sai?» prese a supplicarlo, tirandolo per la manica della maglia e sfoggiando due occhioni chiari da cerbiatta.

«Va bene, una pausa mi ci vuole, in fondo!» le accordò, vedendola poi sorridere felice e attaccarsi al suo braccio.

Poco più avanti entrarono in un pub, uno di quelli in cui solitamente si riunivano e che stranamente era anche frequentato dal gruppo di Terence, nonostante non fosse esattamente un posto chic ed esclusivo da ricchi sfondati. C'era buona musica, si mangiava e beveva bene ed era anche abbastanza curato nei dettagli.

Matt entrò, guardandosi in giro e sospirando di sollievo quando vide che non c'era nessuna faccia conosciuta.

Anche se non si seppe spiegare bene perché, non voleva che Ashley lo vedesse con Jessica, non voleva che fraintendesse i loro rapporti, soprattutto dopo averle rivelato che tra loro non c'era più assolutamente nulla.

«E dunque, come va con la tua ragazza?» pensò bene di chiarire subito Jessica, liberandosi della borsa e accomodandosi sul divanetto prima di mettersi a sfogliare svogliatamente il menù degli alcolici.

«Te l'ho già detto un sacco di volte! Non c'è nessuna ragazza e questa storia sta diventando pesante» ribadì lui mentre prendeva posto accanto a lei, sbuffando e passandosi una mano nervosamente tra i capelli.

Jessica si bloccò, piegò le sue belle labbra piene in un sorriso pericoloso, poi abbandonò il menù sul tavolo e si sfregò le mani l'una con l'altra.

«Matt, tesoro mio, da dove devo cominciare? - iniziò, fissandosi attentamente le unghie smaltate di nero, facendo roetare gli occhi al biondo, quasi pentito di avere accettato quell'invito – ti conosco da un paio di anni, sei desiderato da una quantità consistente di belle ragazze e, nei tuoi periodi da single, non hai mai disdegnato la compagnia di qualcuna di loro, me compresa. L'ultima volta che ti ho proposto una notte di sesso hai gentilmente rifiutato e, se non erro, da qualche mese non ti vedo più con nessuna a ronzarti intorno. Ora, siccome siamo entrambi al corrente delle tue tendenze decisamente monogame quando ti innamori o pensi seriamente a qualcuna, credo di essere piuttosto sicura quando dico che ti sei preso una cotta per una ragazza, e bella forte, anche. Come vedi le mie supposizioni si basano su prove certe, la tua ostinazione a negare, invece? Che basi ha?» concluse Jessica con nonchalance, facendo segno al cameriere per ordinare il suo drink, accavallando una gamba e rilassando la schiena sul divanetto del locale.

Matt si trovò in difficoltà, la bionda poteva sembrare la classica ragazza appariscente e sfrontata, ma in realtà Jessica era estremamente intelligente e arguta ed era bravissima a non tralasciare nessun dettaglio di ciò che la circondava. Erano state proprio quelle qualità a rendergliela interessante due anni prima, quando più o meno aveva avuto inizio la loro relazione.

«Senti, ti dico che non è così, va bene?» provò inutilmente a difendersi, ormai con un piede nella fossa dei leoni pronto per essere fatto a pezzettini..

«Andiamo, che male c'è ad ammetterlo? Scommetto che persino quell'ottuso di Luke c'è arrivato! É così evidente! - insistette, giocando con qualche ciocca dei capelli di Matt mentre con l'altro braccio lo teneva stretto per le spalle in una morsa fatale – non capisco perchè non vuoi dirmelo, sai che sono sempre stata leale e brava a mantenere i segreti! Io la conosco, per esempio? » domandò, ormai esaltata da quel gioco crudele.

«Jessica, ti prego...» provò a bloccarla Matt, senza alcun risultato.

La sua ex assottigliò gli occhi per provare a capirci qualcosa e continuò con le sue indagini alla Sherlock Holmes.

«Non può essere una del nostro gruppo, mi rispettano e nessuna di loro mi farebbe lo sgarbo di provarci con il mio ex, e poi me ne sarei accorta se vi foste scambiati qualche sguardo strano! No, no, deve essere qualcuna al di fuori...magari è una tua cliente!» esclamò, saltando in aria e illuminandosi in viso per quell'intuizione che, però, si rivelò errata, data l'assenza di reazioni di alcun tipo in Matt, rimasto fermo e disinteressato.

«Uffa, Matt, ti odio quando fai così!» si lagnò, dandogli un leggero pugno sulla spalla.

Il biondo non fece in tempo a obiettare che la porta del locale si aprì e ciò che aveva temuto si materializzò davanti ai suoi occhi.

Terence, accompagnato da sua sorella, un altro paio di suoi amici, la coppia formata dalla nerd bionda e dal suo fidanzato altrettanto nerd e...lei.

E Matt stava seduto su quel cavolo di divanetto con al collo le braccia della sua ex.

Avrebbe dovuto fregarsene di cosa potesse pensare Ashley, in fondo erano entrambi liberi di frequentare chi volevano, eppure...qualcosa dentro di lui si mosse al pensiero di quanto poteva essere fraintesa quella scena.

Non gli andava che Ashley lo credesse una persona del genere, capace di mentirle e di raccontarle un sacco di frottole, per poi fare l'esatto contrario. Il solo pensiero di quanto potesse apparire meschino ai suoi occhi lo rendeva nervoso e irrequieto.

Adesso, la streghetta rossa gli condizionava perfino una normale uscita con un'amica.

Beh, un'amica che era stata la sua ragazza, poi ex e poi amica di letto e che adesso gli stava appiccicata come una piovra.

Che situazione decisamente di merda.

Per fortuna, Ashley parve non accorgersi della sua presenza e si accomodò più lontano da loro, accanto a Terence, che invece non smetteva di tampinarla nemmeno per un secondo.

Matt lo osservò e pensò a quanto avrebbe dato fastidio al suo ex amico sapere che, le stesse labbra che bramava da un pezzo, lui le aveva avute già più volte, aveva potuto esplorarle e godersele e riceverne piacere e quella sensazione lo fece sentire strano, quasi felice.

Ashley era stata sua in quei brevi momenti, si erano appartenuti a vicenda.

Anche se in pubblico si ignoravano e facevano finta di non conoscersi, entrambi erano ben consapevoli del loro segreto e quando stavano insieme, nascosti dal mondo, a Matt pareva che nient'altro esistesse e sentiva di poter vincere qualunque paura.

«Guarda chi c'è, Terence e la sua sorellina demoniaca! Quanto la odio, è soltanto una povera invidiosa e spocchiosa che crede di avere tutto solo perchè ha i soldi e l'ammirazione di quei quattro cretini come lei! Peccato che ci sia qualcuno che non potrà mai avere, non è vero? - si rivolse a Matt, che la guardò di soppiatto e non disse nulla, troppo preoccupato a trovare un modo per scrollarsi di dosso Jessica prima che Ashley si fosse voltata – Ehi, che ne dici se ci divertiamo un po' e facciamo ingelosire quella stronzetta? Sù, vieni qua, anche se non facciamo più sesso, qualche bacio in pubblico non ha mai ucciso nessuno!» gli propose, afferrandolo per il viso e cercando di raggiungere la sua bocca.

«No, ferma, Jessica! Ti prego, smettila!» si oppose Matt, lottando contro la stretta della ragazza e riuscendo a distaccarsi da lei prima che le sue labbra rosse lo sfiorassero.

La bionda lo guardò come si farebbe con uno spettro, poi cercò addirittura di tastargli la fronte per capire se stesse bene.

«Santo cielo, Matt, sicuro che sia tutto ok? Non ti sei mai comportato in questo modo, soprattutto nei confronti del gruppo di Terence! Che ti prende? In fondo si trattava solo di qualche innocuo bacetto con un po' di lingua, la tua ipotetica ragazza non l'avrebbe mai saputo!...A meno che non si trovi qua dentro, ma è impossibile, no?» rise divertita, dopo quella raffica di parole senza sosta, finchè la sua espressione si fece seria quando notò che Matt non scherzava per niente. Sembrava essere raggelato dopo la sua ultima affermazione e continuava a fissare un punto preciso nel pub.

«Oh...mio...Dio! – Jessica scandì bene ogni singola parola, con una mano sul petto e gli occhi spalancati, poi battè i piedi per terra, presa da una improvvisa foga, e mimò un applauso con le mani – lei è qui dentro? La tua tipa è qui in questo momento?» gli domandò, faticando a mantenere il tono di voce basso e afferrandogli un polso con troppa violenza.

«Jessica vuoi calmarti, cazzo! Sembri una pazza!» provò a farla ragionare e soprattutto a farle smettere di attirare l'attenzione su di loro con tutte quelle moine rumorose.

La biondina però non si fece scoraggiare e cominciò a passare ai raggi X ogni soggetto di sesso femminile che intercettava.

«Allora, quelle due ragazze le escludo, hanno il fidanzato e tu non sei tipo da metterti in mezzo alle relazioni altrui, sei di una correttezza disarmante! - mormorò mesta, quasi fosse una cosa negativa – quella non è proprio il tuo tipo, quella la conosco ed è un'idiota completa, impossibile...mmm, poi, quella è troppo grande per te, a meno che non ti sia dato alle donne mature, ma credo di no – proseguì in quell'analisi dettagliata, mentre Matt accanto a lei stava valutando l'opzione di suicidarsi, facendosi andare di traverso la birra – Beh...non c'è più nessuna ragazza al momento, se escludiamo il gruppo dei due fratelli stronzi, ma...siamo seri! É davvero umanamente impossibile! Michelle è esclusa, la biondina nerd...non scherziamo! Rimane solo la rossa, quella che è qui da poco e che se la fa con Terence, ma non credo...insomma...è una di loro e non ci penseresti nemmeno per scherzo, giusto?» si fermò e voltò la testa verso di lui per cercare conferma, ma lo trovò immobile a fissare proprio quella direzione, con l'espressione stravolta.

«No, non ci voglio credere! Porca miseria, Matt, con tutte le ragazze che esistono al mondo... ti sei preso una cazzo di sbandata per...per....per quella lì? Per la ragazza di Terence? Lo sai che lui ti odia e che credo prenderebbe un po' male il fatto che tu ti voglia sbattere la sua tesorina, vero?» domandò, ancora troppo incredula per concepire quell'ipotesi assurda, voltandosi a fissare la ragazza in questione che, ignara di tutta la discussione, continuava a parlare con i suoi amici.

«Sei fuori strada! E poi non è la ragazza di Terence, non c'è niente tra loro!» la smentì il biondo, il pensiero di Ashley tra le braccia del castano gli dava il voltastomaco, senza un motivo preciso.

Jessica scoppiò a ridere e si piegò in due, tenendosi lo pancia per le troppe risate.

«Ma allora lo vedi che è vero? Come saresti così sicuro che non è la ragazza di Terence? Te l'ha per caso detto lei, eh?» continuò Jessica, con le lacrime gli occhi e una buona dose di stupore ancora in corpo per quella notizia che faticava ad accettare.

«Ne ho abbastanza!» sbottò Matt, imprecando contro sè stesso per la leggerezza con cui aveva permesso a Jessica di indirizzare la sua attenzione su Ashley.

Se solo la rossa lo avesse saputo poteva ritenersi morto e sepolto.

Proprio mentre era perso in quei pensieri, Ashley voltò la testa e finalmente si accorse di lui.

I suoi occhi castani, seri e controllati ma invasi da una punta di nervosismo, vagarono su di lui, studiandolo, per poi posarsi sulla ragazza attaccata al suo fianco e farsi lievemente corrucciati.

Ashley odiava ammetterlo, ma vedere Matt avvinghiato a quella che ormai sapeva essere stata la sua ex, nonchè compagna di letto, le provocò una vaga sensazione di fastidio all'altezza del petto.

Jessica, ripresasi dalle risate, ebbe il giusto tempismo per intercettare gli sguardi dei due e non ebbe più dubbi.

Si fissavano troppo intensamente per trattarsi di una banale occhiata tra sconosciuti e lei di queste ciose se ne intendeva fin troppo bene, modestia a parte.

Lì c'era qualcosa in ballo, qualcosa che forse loro esitavano a riconoscere ma che dall'esterno si vedeva ben nitido e chiaro.

«Tranquillo, Matt, ti lascio stare, non voglio che la tua ragazza pensi male di noi. - disse con calma, mollando il braccio del biondo e allontandosi un poco da lui, riprendendo un contegno – però fattelo dire, hai proprio fiuto per i casini! A che punto siete arrivati, sa che sbavi per lei?» chiese ma, non ottenendo risposta nè un cordiale invito ad andarsene a quel paese, sorrise nell'accorgersi che Matt era distratto e non l'aveva nemmeno sentita, impegnato a cercare di comunicare con Ashley tramite piccoli gesti impercettibili e a indicarle furtivamente di uscire dal locale per seguirlo.

«Jessica, non sono innamorato di...lei – si curò infine di precisare, attento a non rivelare il suo nome, poi guardò l'amica negli occhi e si fece molto serio – ma tu non devi per nessun motivo al mondo...»

«Lo so, tranquillo, non sono mica scema! Sono tua amica e non farei niente per ferirti, Matt. Non lo dirò a nessuno, il tuo segreto è al sicuro, sono praticamente una tomba!» lo interruppe, rassicurandolo e questo tranquillizzò Matt.

Jessica non era un'oca pettegola e, per quanto a volte fosse terribilmente insopportabile e pedante, di lei si fidava e sapeva che non ne avrebbe fatto parola con anima viva.

«Bene, vado a fumare, adesso» dichiarò lui, dopo aver preso l'accendino ed aver lanciato un'occhiata di intesa ad Ashley, strategicamente girata nella sua direzione senza dare nell'occhio.

«Ok, va' da lei!» sussurrò Jessica, guadagnadosi un gestaccio ma vantandosi mentalmente delle sue abilità di deduzione quando, cinque minuti dopo l'uscita di Matt, vide Ashley alzarsi dalla sua sedia e dirigersi verso il bagno, sparendo tra la folla.

Sogghignò con soddisfazione, sorseggiando il suo drink: nessuno poteva nasconderle niente ma allo stesso tempo si augurò che, stavolta, quella ragazza potesse essere finalmente quella giusta per Matt, quella che sarebbe stata capace di regalargli la pace che lei aveva provato a dargli, senza successo.

 

 

«Mi hai fatto venire un colpo!» si lamentò Ashley a bassa voce, ancora aggrappata alle braccia del ragazzo che stava simpaticamente stritolando per lo spavento appena preso, col cuore ormai impazzito.

Quando aveva intuito i piani di Matt, era sgattaiolata fuori, fingendo di avere bisogno del bagno, ma poi, una volta fuori dal campo visivo dei suoi amici, aveva preso una porta secondaria ed era uscita nel cortile interno del locale.

Era stato a quel punto che delle braccia forti l'avevano afferrata e trascinata dentro una specie di vecchio sgabuzzino di legno, la cui porta difettosa era mezza aperta, facendole venire un infarto prima che potesse scorgere dei capelli biondi e un ghigno fin troppo familiare.

Matt la fronteggiò sorridendo e, senza scomporsi di una virgola, si avvicinò al viso di lei, oscurato in parte dalla poca luce presente in quell'ambiente stretto e maleodorante.

«Beh, era l'unico modo che avevo per sottrarti alle 'grinfie malefiche' dei tuoi cari amici e poterti parlare» si giustificò, ingrossando la sua voce in maniera teatrale per imitare un tono mostruoso e causando ad Ashley un sorriso divertito che, però, lei si apprestò subito a reprimere per mantenere la sua aria seria e impettita.

«Lo so ma...potrebbero comunque essersi insospettiti per la nostra assenza o, peggio ancora, averci visto sgattaiolare qui dentro insieme!» bisbigliò, cercando di tenere il volume della voce il più basso possibile nell'eventualità in cui qualcuno stesse origliando quella conversazione.

Matt sbuffò piuttosto scocciato, poi le sue labbra si piegarono in uno splendido sorriso, così luminoso che Ashley riuscì a vederlo chiaramente nonostante la penombra di quel posto.

«Ashley, nessuno ci ha visti, te l'assicuro, ok? Io ho fatto finta di andare a fumare, va tutto bene - le sussurrò, diminuendo lo spazio tra loro e facendo scontrare la fronte con la sua, poi poggiò il palmo di una mano sulla guancia della ragazza e lo spostò dolcemente fino a raggiungere i suoi capelli e lasciarle una carezza dietro la nuca – adesso però cerca di rilassarti per una dannata volta» le suggerì suadente, ad un passo dalle sue labbra, provocandole un brivido lungo la schiena e facendole sciogliere le gambe come burro al sole.

Per fortuna ci pensava quello schifo di sgabuzzino puzzolente a spegnere qualunque fantasia erotica potesse balenarle in testa e per quello dovette ringraziare la scelta della location da parte del suo imprudente compagno.

Prese un lungo respiro e alla fine i suoi muscoli cedettero e smisero di stare tesi come corde di violino.

«La fai facile tu! Sei un idiota amante del rischio ma la tua faccia da schiaffi e la tua odiosa strafottenza prima o poi mi uccideranno!» gli disse schietta, gettando una rapida occhiata fuori dalla finestra impolverata per accertarsi che non ci fosse nessuno di conosciuto all'esterno mentre lui si occupava di ripristinare una consona distanza di sicurezza tra i loro corpi.

«Sei tu che sei esagerata! Non capisco, anche se ci scoprissero che cosa succederebbe di tanto terribile?» domandò col tono di chi proprio non riesce a comprendere tutta quell'ansia, portando le mani dietro la nuca e appoggiandosi con circospezione a una parete della stanza che sembrava meno lercia delle altre.

Ashley strabuzzò gli occhi per la totale incapacità di Matt di rendersi conto di quanto rischiavano, poi li assottigliò e gli lanciò un'occhiataccia a cui il biondo rispose con una semplice scrollata di spalle, tanto per comunicarle che non si faceva di certo impressionare per così poco.

«Oh, assolutamente nulla, se escludiamo un pugno da parte di Terence sul tuo bel faccino innocente, una probabile crisi isterica di Michelle e la mia intera dignità che va in pezzi! Che vuoi che sia! Siamo solo io e te, chiusi in un rispostiglio buio e isolato, in una situazione altamente equivocabile e senza alcuna logica giustificazione, chi vuoi mai che possa fraintendere?» chiese sarcastica, accennando una risatina nervosa alla quale Matt rispose scoppiando in una risata.

«Onestamente, nessuna persona sana di mente penserebbe che a qualcuno possa venire la malsana idea di scopare in questo schifo di posto maleodorante e che all'apparenza non viene pulito da qualcosa come un decennio, quindi credo che i tuoi timori siano infondati, mia cara» le ribattè lui, perfettamente sicuro della sua logica inattaccabile.

E in effetti Ashley a quello non potè replicare ma cercò comunque di far valere le sue ragioni, quelle che persino lei faticava ad accettare.

«In ogni caso noi due non dovremmo essere qui insieme» dichiarò fredda, sperando di averlo finalmente convinto – e di essersi convinta lei stessa - di quanto fosse sbagliato tutto quello, ma il ragazzo non perse la sua aria sfrontata e le si avvicinò, incrociando le braccia al petto e ticchettando con le dita.

«E allora perché mi hai seguito?» le chiese con una semplicità spiazzante, fissandola calmo in attesa di una risposta plausibile mentre un ghigno si faceva largo sul suo viso nell'osservare quello sempre più confuso e in difficoltà della rossa che nemmeno le tenebre riuscivano a celare.

La conosceva ormai, sapeva come fare crollare la sua testardaggine suprema e costringerla ad affrontare la realtà invece di nascondersi dietro tutte quelle scuse che non erano in grado di cancellare la pura verità.

E cioè che lei non poteva più fare a meno di lui, così come lui di lei.

Lottare contro quel dato di fatto era inutile e stancante e Matt ci aveva ormai rinunciato, arrendendosi all'incantesimo di cui era rimasto vittima e imparando a conviverci. Era forse un po' prematuro chiedersi il nome preciso di quell'accozzaglia di sentimenti che lo investivano ogni volta in cui pareva entrare in contatto con l'anima di Ashley solo guardandola negli occhi, ma di certo non poteva continuare a negarli.

«Perchè...perchè...ecco...» cominciò a balbettare Ashley, attorcigliandosi le mani sudate nel tentativo di trovare una risposta decente a quella domanda scomoda che l'aveva messa a nudo per l'ennesima volta.

Già, perché era lì? Perché, non appena aveva scorto la figura di Matt farle quel gesto inequivocabile, non ci aveva pensato due volte ed era scattata come una molla, come se per tutto il tempo non avesse atteso altro che un suo segnale per prendere e fuggire dalla realtà, perdersi con lui lontano dagli occhi del mondo intero e sentirsi di nuovo leggera e libera.

Perché non se ne era rimasta nel suo angolo protetto insieme ai suoi amici, invece di correre con l'adrenalina in corpo e quella folle sensazione di esaltazione che la pervadeva tutta e la faceva sentire viva come non mai?

E adesso aveva persino il coraggio di incolpare lui quando avrebbe dovuto prendersela solo e soltanto con sè stessa.

Il cuore le accelerò nel petto quando riportò l'attenzione sul ragazzo, che piegò la testa leggermente verso destra per fissarla meglio, lasciando che una mezza luna di luce gli illuminasse metà faccia.

Luci e ombre convivevano armoniosamente in quel bellissimo volto, dandole una rappresentazione perfetta della loro relazione tormentata, capace di regalarle momenti di estrema felicità e attimi di sconforto e atroci sensi di colpa.

Quale di quelle due metà avrebbe prevalso, nel momento in cui sarebbe stata costretta a fare una scelta?

«Perché con te non voglio avere questioni in sospeso, te l'ho già detto, no? Quindi, visto che le mie narici ne hanno abbastanza di questo posto ammuffito, torniamo al motivo principale per cui siamo qui dentro e facciamola finita. Di cosa volevi parlarmi?» domandò seria, con la schiena dritta e le braccia strette sotto i suoi seni, fiera di avere trovato ancora una volta una scusa accettabile per giustificare il suo comportamento impulsivo.

Per quanto ancora le sarebbe stato facile nascondere i suoi veri sentimenti quando si trattava di lui?

Matt si staccò dalla parete e fece qualche passo in avanti verso di lei, il taglio aguzzo dei suoi occhi irriverenti si piegò in una curva più dolce, togliendogli dal viso quell'espressione sfacciata, rendendolo quasi vulnerabile e indifeso.

«Sai, la sera che quel coglione di Luke ha avuto la fantastica idea di avvicinarsi a voi...non abbiamo avuto modo di vederci dopo e...volevo solo sapere se fosse andato tutto bene con Melissa...se ti ha fatto qualche domanda strana o altro...» le chiese a bassa voce, con un'aria preoccupata e seria che niente aveva a che vedere con le sue solite prese in giro o battute impertinenti.

Ashley dischiuse le labbra per la sorpresa poi deglutì a vuoto, travolta da una nuova ondata di pensieri e sensazioni contrastanti nell'aver capito che Matt si stava davvero preoccupando per lei, per una ragazza con la quale riusciva a scambiare niente più che qualche fugace momento segreto.

Per qualche strana ragione, le attenzioni di Matt nei suoi confronti e la certezza che a lei tenesse, anche se aveva un modo inusuale di dimostrarglielo, le fecero provare un insolito calore dentro e stavolta non era colpa dell'attrazione fisica che provava per lui, era qualcosa di diverso e piacevole, qualcosa che rassomigliava all'affetto, a un legame più profondo.

«No, stà tranquillo, Melissa non mi ha chiesto nulla, si è solo scusata per la situazione imbarazzante e non ha più preso l'argomento. - gli rispose, tremando leggermente e sperando di nascondere la felicità irrazionale che aveva provato dopo la sua domanda – però Luke poteva anche risparmiarsela questa! Diamine, quel ragazzo è un pericolo ambulante, dovresti farglielo notare qualche volta!» aggiunse, riportando i toni sullo scherzoso e strappando un sorriso sincero al biondo.

«Lo faccio continuamente, credimi...ma lui è fatto così, è sponteneo e incontenibile e, anche se a volte ti fa venire voglia di disintegrarlo, credo che il bello in lui sia proprio questo. E poi di Luke puoi fidarti ciecamente. - le precisò, prima di avvicinarsi silenziosamente a lei, carezzarle un braccio e poi scendere con la mano fino a stringere le sue dita, che si aprirono a quel tocco senza opporre alcuna resistenza – a volte posso sembrare uno stronzo strafottente e magari spesso lo sono davvero ma... a parte gli scherzi, non ti metterei mai a rischio per un capriccio, perciò...continuerò a onorare il nostro patto con discrezione e nella più totale segretezza, magari evitando, la prossima volta, di infilarmi in un buco nauseabondo, possibilmente!» concluse, senza perdere la sua caratteristia vena umoristica.

Ad Ashley scappò una risata sincera e liberatoria che fu costretta a soffocare con le mani e che la aiutò a camuffare i suoi occhi lucidi: non aveva potuto evitare quelle dannate lacrime, che si erano formate prepotenti nel momento in cui lui le aveva confessato che per lei ci sarebbe sempre stato, anche alle sue assurde condizioni, anche se come una presenza invisibile e avvolta dall'oscurità, destinata a rimanere segreta e inconfessabile.

E le vennero in mente le parole che suo padre, quando era bambina e attraversava dei piccoli momenti di sconforto, le diceva sempre mentre la teneva fra le braccia per rassicurarla.

'Il buio non dura mai per sempre, alla fine la luce arriverà e ti investirà e sarà la più luminosa e splendente che tu abbia mai visto'

Quanto avrebbe voluto crederci e sperare che un giorno non avrebbero più dovuto nascondersi come due anime maledette!

In quel momento avrebbe solo voluto stringerlo fortissimo fino a farsi male e fargli comprendere quanto per lei significasse tanto ciò che le aveva appena detto e quanto lui fosse inaspettatamente diventato importante e irrinunciabile per lei.

«Grazie Matt – gli disse semplicemente, regalandogli uno sguardo così intenso da parlare più di un intero discorso, lui sorrise di rimando – adesso però è meglio andare, ad eccezione di uno svenimento, non credo potrei giustificare per molto tempo ancora la mia assenza per il bagno e la tua sigaretta non è mica eterna...e poi la biondina potrebbe sentire la tua mancanza, se tardi» si lasciò scappare, maledicendosi quando notò il sorrisetto compiaciuto sul viso di Matt.

Come era possibile che fino a un secondo prima voleva abbracciarlo e dirgli quanto tenesse a lui e adesso la allettava l'idea che il pugno di Terence fosse lei a darglielo al posto suo.

Si augurò che quella sua precisazione infelice potesse passare sottobanco e senza commenti ma ovviamente chiedeva troppo.

«Cosa c'è? Non sarai mica gelosa?»

Eccola lì quella domanda, puntuale e tagliente come un coltello e l'aveva pronunciata con estrema sicurezza, inarcando un sopracciglio e graffiandole i timpani con la sua voce calda e provocatoria.

Ashley sbuffò impacciata, sorpresa di poter anche solo accostare la gelosia a quell'idiota, e subito si mise sulla difensiva.

«Gelosa di te? In quale universo ti pare possibile una cosa del genere?» sbottò, poggiandogli le mani sul petto e spingendolo via con uno scatto.

Matt indietreggiò barcollando ma riprese subito il suo equilibrio dopo la spinta della ragazza.

«Sì, è ovvio – confermò Matt, riservandosi però il beneficio del dubbio, poi si fece avanti e si accostò al suo orecchio – e comunque ti ho già detto che con Jessica non ci faccio niente da un po'. Sfortunatamente per la mia salute fisica e mentale, non ho occhi che per te, contenta?» le soffiò sul collo, in un tono ambiguo che poteva tranquillamente essere vero e contemporaneamente una gran presa per i fondelli.

Ashley preferì non sapere di quale delle due opzioni si trattasse, ma le venne una gran voglia di togliergli quel sorrisetto arrogante dalla faccia.

«Fottiti Matt, non te la darei nemmeno se fossi l'ultimo uomo rimasto sulla terra!» gli sibilò, scansandosi e dandogli finalmente le spalle.

«Fossi in te non farei promesse che non sei sicura di poter mantenere» rilanciò lui, facendo salire vertiginosamente i nervi alla rossa.

Esisteva una sola dannata volta in cui quel ragazzo riusciva a non cadere sempre in piedi?

«Me ne vado, qua dentro non si respira, c'è troppo tanfo di arroganza e spocchia!» sbraitò, mentre si spazzolava con superiorità le maniche della maglia per eliminare le tracce polverose di quel postaccio e si dirigeva verso la porta.

La verità era che quei giochetti di seduzione con lui le piacevano, anche se l'avrebbe negato fino alla morte, e le sue gambe sembravano non volerne sapere di uscire.

«Adesso non c'è tempo ma... che ne dici se finiamo il discorso di Melissa domani pomeriggio? Posso venire io nel tuo studio» gli propose poco dopo, meravigliandosi della naturalezza con cui le era uscita fuori quella trovata idiota.

«Per me non c'è problema, ma domani dovrò sbrigare del lavoro arretrato e non so se potrò darti molte attenzioni. Mi rilassa avere qualcuno che mi fa compagnia ma per te potrebbe essere una noia mortale» la avvertì, tirando fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca ed estraendone una.

«Non fa niente, non mi dispiace guardarti – ribadì lei, prima di rendersi conto troppo tardi di aver fatto un'altra gaffe imbarazzante quando il viso di Matt si illuminò di un'espressione furba – nel senso che...non mi piace guardarti in generale, ci mancherebbe altro! Ma guardarti mentre lavori...insomma, penso di potercela fare» concluse annaspando e decretando la fine di quel quarto d'ora bollente.

Per quel giorno aveva già perso abbastanza anni di vita.

«Perfetto, allora ti aspetto» le comunicò Matt pacatamente mentre avanzava con passo felpato verso di lei, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

Ashley intuì le sue intenzioni e dovette ammettere che anche lei non aspettava altro. Facilitandogli l'impresa fece un passo avanti alla cieca, finendo per far scontrare volutamente le labbra con le sue.

Matt aggiustò il tiro, le fece combaciare perfettamente e dopo un brevissimo scambio di carezze tra le loro lingue, Ashley prese l' iniziativa e interruppe il bacio, producendo un brusco schiocco che risuonò forte e chiaro, creando squasi una eco all'interno di quel buco.

«Questo me lo dovevi dall'altra sera, ricordi?» le bisbigliò lui, mentre ammirava le gote rosee della ragazza, beandosi della consapevolezza di essere lui l'artefice di quel meraviglioso colorito che la rendeva ancora più bella.

«Non ti dovevo proprio niente, me lo sono presa io e basta! - affermò decisa, quel bacio l'aveva voluto tanto quanto lui e stavolta non gli avrebbe permesso di prevalere in quella lotta di seduzione – adesso vado, non fare stupidaggini e aspetta un po' a uscire!» gli intimò e, senza esitazioni, aprì la porta di legno dello sgabuzzino per guardarsi intorno e fare attenzione che non ci fosse nessuno.

«Non preoccuparti, mi accendo la sigaretta e faccio qualche tiro, giusto per prendere l'odore e non fare crollare il mio alibi» le fece sapere, pazientemente in attesa che la ragazza lasciasse la stanza.

«Bene, spero che ti ci strozzi, allora!» gli sorrise amabilmente Ashley, prima di girare i tacchi, dargli le spalle e uscire come un fulmine da lì dentro.

Matt non potè replicare e fu costretto a incassare quella frase, sorridendo e accettando la sconfitta.

Non facevano altro che attrarsi e scontrarsi con violenza, ma forse era proprio quello il bello del loro strano rapporto.

Si accese la sigaretta ed aspirò intensamente, ad occhi chiusi, per cancellare il sapore di Ashley dalle sue labbra e tornare da Jessica senza destare sospetti.

Quando Ashley rientrò in sala, lo sguardo le cadde sul tavolo occupato da Jessica. Non capì se fosse solo suggestione o la sua vista che faceva cilecca, ma le parve di vedere la bionda sorridere nella sua direzione.

Scosse la testa, si stropicciò gli occhi e per quella sera evitò di guardare ancora in quel punto.

 

 

«Ehm, Jess, posso parlarti o ti disturbo?» chiese una voce femminile, un po' titubante.

La bionda si voltò, facendo ondeggiare la sua lunga coda di cavallo, e riconobbe la figura di Pam, sommersa dai suoi capelli crespi e indomabili, una delle sue amiche più strette e che facevano parte del gruppo di Matt.

«Certo Pam, dimmi pure!» le rispose, facendole segno di accomodarsi sul divano accanto a lei.

«Volevo solo chiederti...scusa se sono diretta ma...vai ancora a letto con Matt, per caso?» domandò la ragazza, schietta e senza peli sulla lingua.

Jessica sollevò le sopracciglia per lo stupore di quella domanda inaspettata, ma subito dopo ritornò a sfogliare la sua rivista.

«No, abbiamo smesso da tempo» rispose sincera, Pam era una sua cara amica e non ci vedeva niente di strano nel fatto che volesse sapere qualcosa di più personale.

«Ah, capisco. Quindi non c'è più niente tra voi? Niente di niente?» insistette l'amica in maniera troppo sospetta.

Jessica sollevò gli occhi dal giornale e li posò con aria perplessa su Pam, che sussultò, temendo di aver osato troppo.

«Assolutamente nulla! Va tutto bene, Pam?» chiese la bionda, posando la rivista e dedicando tutta la sua attenzione a quella strana conversazione.

«Ma certo, te lo chiedevo perché...beh, non è per me e nemmeno per nessun altra delle ragazze, sai che per noi Matt è off-limits – precisò subito, per evitare alcun tipo di fraintendimento – ma, c'è una mia amica, una collega di lavoro, che lo ha visto una sera mentre eravamo in giro e...le piace, sarebbe interessata a conoscerlo ma io le ho subito detto che dovevo prima chiederti se tra voi c'era ancora qualche situazione in corso. Non mi sognerei mai di pestarti i piedi, Jess!» le disse, aspettando una risposta.

Jessica osservò attentamente la sua amica, ripensò agli avvenimenti del giorno prima in quel pub insieme a Matt e sospirò, tornando alla sua lettura e accavallando una gamba.

«A me non dà fastidio, io e Matt abbiamo chiuso del tutto, siamo solo amici.» dichiarò, senza nemmeno guardare la sua amica.

«Oh, bene! Allora posso dirle che può provarci, se le va!» esclamò Pam, contenta di poter dare una buona notizia alla sua amica, che ormai non faceva che parlare del biondo.

«Certo, anche se...credo sia comunque inutile» aggiunse Jessica, con fare misterioso.

Pam aggrottò le sopracciglia e si sporse verso l'amica.

«Scusa, in che senso?» domandò, incuriosita.

«La tua amica arriva tardi, Matt ha già un'altra in testa, e da quello che ho potuto capire, è una cosa piuttosto seria. É anche per questo che abbiamo chiuso ogni tipo di relazione che non sia un semplice scambio di parole» le spiegò, mantenendo un tono neutrale e indifferente.

Pam si fece perplessa, sembrava non credere tanto alle parole dell'amica.

«Ne sei sicura? Io non l'ho mai visto con nessuna! E chi sarebbe questa ragazza misteriosa?» cercò di indagare, per scovare qualche particolare in più sulla vicenda.

Jessica non ci pensò un attimo, aveva fatto una promessa a Matt e non ci teneva proprio a fare una carognata.

«Non ne ho idea, mi dispiace!» affermò, decisa.

«Beh, anche se fosse, che male ci sarebbe a tentare, non si sa mai! Magari Matt potrebbe cambiare idea!» continuò Pam, ostinata a non gettare la spugna per la sua amica.

Jessica fece spallucce «Ovviamente! Può farlo tranquillamente, per quanto mi riguarda!» ribadì, aprendosi in un sorriso luminoso e di facciata.

Poteva già prevedere la disfatta epocale a cui sarebbe andata incontro quella povera e ingenua ragazza, nel tentativo di intrufolarsi in un cuore già interamente occupato da quella ragazza dai capelli rossi, non particolarmente attraente o appariscente ma che, evidentemente, aveva avuto il potere di conquistarlo.

In fondo chi era lei per impedire a una ragazza di prendersi una delusione?

 

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Capitolo 20
*** Il calore che solo tu sai darmi ***


Ciao a tutte!
Ragazze, questo capitolo mi è sembrato immenso da scrivere, non so se perché piena di impegni o altro, ma spero solo che non vi dispiaccia anche se è un po' lungo. Non mi andava di spezzarlo, so già di cosa parlerà il prossimo capitolo e non potevo proprio inserirci parte di questo. Chiedo scusa se a qualcuna non piacciono i capitoli troppo lunghi!
Finalmente posso aggiornare, sono in fase di trasloco col mio ragazzo  per tornare a casa per le vacanze finalmente, visto che abito fuori e in mezzo allo stress di questi giorni e a scatoloni vari sono riuscita a trovare due giorni da dedicare a scrivere, anche perché avevo bisogno di rilassarmi un po'.
Volevo aggiornare prima di partire, perché poi perderò di sicuro del tempo tra parenti e amici e non mi andava di lasciarvi appese per troppo.
Spero che il capitolo vi piaccia e vi aspetto al prossimo, che sarà leggermente diverso, poi vi spiegherò.
Un grazie alle meravigliose ragazze che hanno recensito e a chi segue o si è aggiunta da poco!
Un bacione!

Cap. 20 Il calore che solo tu sai darmi

 

La mattina presto poteva essere davvero orribile, soprattutto dopo una nottata trascorsa a faticare sopra i libri per recuperare studio arretrato e quattro ore a stento di sonno, farcite da qualche pensiero di troppo.

Ashley finì di lavarsi i denti, rischiando un paio di volte di addormentarsi davanti allo specchio, poi si rassegnò a dare inizio a quella giornata.

Come se non fosse tutto già abbastanza fastidioso, una voce squillante le perforò i timpani non ancora pronti al frastuono quotidiano.

«Pronta per una nuova entusiasmante giornata di lavoro?» domandò allegramente Michelle, sollevando la testa dalla sua tazza di tè fumante e rivolgendola ad Ashley, che aveva appena fatto irruzione in cucina a passi veloci.

Dove lo trovasse tutto quell'ottimismo alle sette e mezzo del mattino era proprio un mistero.

«Già» si limitò a biascicare la rossa, senza nemmeno sforzarsi di elaborare una risposta più articolata mentre, con la testa infilata nel frigo, cercava di recuperare qualcosa di decente per il pranzo.

Seduta di fronte a Michelle, Colleen emise un rumoroso sbadiglio.

Ashley nel sentirlo provò un certo conforto: almeno qualcun' altra sembrava ridotta peggio di lei in quella casa.

Si voltò e la vide, spalmata sopra il tavolo, con i capelli arruffati, il segno del cuscino ancora sulla guancia e la vitalità di un bradipo ubriaco.

Colleen, però, si trovava in quelle condizioni pietose dopo aver piacevolmente fatto le ore piccole col suo ragazzo per festeggiare il loro anniversario, Ashley, invece, aveva potuto vantare solo la compagnia dei libri e, per quanto amasse ciò che studiava, doveva ammettere che risultava un po' pesante essere costretti a farlo alle 2 di notte.

Avrebbe avuto una giornata piena e conciliare i vari impegni della sua vita, quelli che si svolgevano alla luce del sole e, peggio ancora, quelli segreti, stava diventando un'impresa molto stancante.

Tra una settimana ci sarebbe stata la laurea di Terence e, tra cerimonia e festeggiamenti vari, avrebbe sicuramente perso un sacco di tempo. Doveva portarsi avanti col lavoro e dare un taglio alle cose superflue o a quelle che erano fonte di distrazione e di conseguenza dare un taglio agli incontri con Matt.

Dare un taglio a loro due, forse.

Sì, quello sarebbe stato davvero l'ideale per tornare a vivere una ordinaria e tranquilla routine senza preoccupazioni, solo che esisteva un minuscolo ostacolo a impedirle di riuscirci e si trattava della sensazione di benessere e serenità che la invadeva quando stava con lui.

Anche in quel momento, anche con un cerchio alla testa e l'umore da 'odio indistinto verso qualunque forma di vita', una delle poche prospettive che riusciva a farle affrontare la stanchezza e l'assenza di voglia di chiudersi al lavoro, era sapere di poter trascorrere delle ore con lui nel pomeriggio, attimi preziosi in cui poteva deporre qualunque maschera ed essere semplicemente sè stessa, coi suoi pregi, i difetti e le debolezze.

Non andava affatto bene.

E poi, da quando pensava a lei e Matt come a 'loro due', come a un tutt'uno, una coppia?

Che razza di pensieri sconsiderati erano?

Un brivido di freddo le percorse la schiena e si ritrovò a scuotere la testa come una pazza mentre chiudeva lo sportello del frigo con decisione.

«Farai tardi anche oggi?» chiese Michelle, dopo aver preso un sorso caldo del suo tè ed essersi stretta dentro a una maglia di cotone che la proteggeva dalla fredda aria mattutina di quasi metà Ottobre.

«Sì...vado a studiare con i miei colleghi dopo la lezione – spiegò con una gelida naturalezza, senza voltarsi – sai, con la imminente laurea di Terence e il lavoro, se non faccio così rischio di arrivare impreparata agli esami!» aggiunse, intenta a incartare un panino e riporlo velocemente dentro un sacchetto.

Michelle annuì convinta, sorridendo al pensiero del fratello e del suo obiettivo a breve raggiunto, a Colleen bastarono le poche parole di Ashley sulla sua assenza da casa per farla resuscitare dallo stato semi-comatoso in cui giaceva e riportarla nel mondo reale.

Drizzò la testa, si lisciò i capelli e gli occhi le si illuminarono di una scintilla furba davvero poco rassicurante.

«Studi davvero tanto, eh? Non è che ci nascondi qualcosa?» domandò con aria allusiva, incrociando le dita sotto il mento e fissandola con attenzione.

«No, cosa dovrei nascondervi?» rispose Ashley, col sangue congelato e i sensi di colpa piantati alle spalle, come le punte di innumerevoli coltelli.

«Non so...magari una tresca con un ragazzo?» buttò lì la sua coinquilina con finta indifferenza, come si trattasse della prima cosa che le fosse venuta in mente, casualmente.

Ashley si accorse che Michelle si era lievemente incupita in viso, probabilmente non aveva gradito quall'insinuazione visto che suo fratello era ancora in attesa di una risposta definitiva da parte sua e anche solo il sospetto che qualcuno potesse giocare con i suoi sentimenti la infastidiva.

La capiva, aveva tutte le ragioni del mondo e si sentì uno schifo, non solo perché non trovava il coraggio di mettere le cose in chiaro col suo amico, ma anche perché stava nascondendo un segreto che avrebbe fatto male a troppe persone se fosse saltato fuori all'improvviso, al pari di una mina vagante.

«Non c'è nessuno» rispose, col poco fiato che riusciva a far uscire dai polmoni, serrati dall'ansia e dalla paura.

A volte pensava che sarebbe stato più semplice affrontare le cose, confessare a tutti che aveva conosciuto Matt, che si erano parlati e aveva scoperto un ragazzo diverso da quello che si ostinavano a descrivere. Avrebbe dovuto far capire loro che lui l'aveva aiutata a superare dei momenti difficili, che la comprendeva come nessun altro perché erano segnati da un passato simile, uno di quelli che non puoi immaginare appieno se non l'hai vissuto sulla pelle e che, per quanto fosse arduo da realizzare anche per lei stessa, adesso erano diventati amici o qualunque diavolo di relazione ci fosse tra loro e lei non voleva rinunciarci.

Poi però rimandava sempre, i giorni passavano, si accumulavano uno dopo l'altro inesorabilmente e cominciavano a diventare dei macigni che crescevano e pesavano.

Più andava avanti e il suo rapporto con Matt si faceva intimo e profondo, più le veniva complicato dire la verità, in un circolo vizioso che ormai era impossibile arrestare.

Avrebbe dovuto pensarci subito ad essere onesta invece di aspettare mesi per poi arrendersi a vivere in quella maniera, con una spada che le pendeva sulla testa, pronta a cadere su di lei da un momento all'altro.

Gli occhi di disprezzo dei suoi amici, quelli li sognava spesso e sperava di non doverli mai vedere nella realtà.

Colleen si alzò pesantemete dalla sedia come uno zombie, le strisciò accanto per dirigersi a prendere dei biscotti da una mensola ma non aggiunse altro.

«Allora io vado! Ci vediamo stasera!» annunciò Ashley un po' troppo bruscamente, dopo qualche attimo di silenzio, prima di fiondarsi alla porta e scendere per le scale, correndo e provando a dimenticare quella conversazione il più presto possibile.

Colleen si accasciò sulla sedia e prese a masticare dei biscotti al cioccolato, con la testa sorretta da una mano.

«Non me la racconta giusta» sentenziò poco dopo, Michelle sollevò i suoi grandi occhi interrogativi e li puntò sulla cugina.

«Chi?» domandò, aggrottando le sopracciglia scure.

«Ma Ashley, e chi se no!» ribadì Collen, battendo le mani sul tavolo per ribadire quanto fosse ovvio.

Michelle prese la sua tazza e si alzò per lavarla, mantenendo un'espressione neutra.

«Argomenta» le ordinò, dopo aver aperto giusto un poco il rubinetto perché il rumore dell'acqua non le impedisse di continuare quella interessante discussione.

«Non so, è una mia impressione! Ashley in questo periodo sembra assente, non c'è quasi mai a casa, parla pochissimo di quello che le succede, di quello che fa...e l'altro giorno, quando eravamo a spettegolare nella tua stanza, non so, mi è sembrata a disagio non appena le ho chiesto a quando risalisse la sua ultima relazione con un ragazzo.» le spiegò, incrociando le braccia sul tavolo e mostrando un'aria molto più sveglia rispetto a prima.

Michelle contrasse la fronte per rifletterci sopra e fare mente locale, poi si riavvicinò al tavolo, prendendo lentamente di nuovo posto sulla sedia.

«Ashley è sempre stata un tipo molto riservato quando si tratta di affari personali! Pensaci!...Di lei sappiamo solo che ha litigato con sua madre, è andata via da casa e non ha intenzione di tornarci! A volte non so nemmeno come rapportarmi con lei e preferisco non domandare o indagare...e poi scusa, anche Melissa non parla mai di sè eppure di lei non pensi lo stesso!» obiettò la castana, lisciando accuratamente le pieghe della sua costosa camicia da notte di seta.

Colleen, scosse la testa più volte. «Non puoi paragonarle tra loro, hanno caratteri completamente diversi! Melissa si vergognerebbe persino a elencarti cosa ha mangiato per pranzo, ma Ashley...beh, lei non è timida, sa perfettamente selezionare ciò che vuole dirti da ciò che vuole rimanga segreto e lo fa consapevolmente.» continuò la rossa fuoco e stavolta Michelle trovò difficile contrastare le sue deduzioni.

Il suo viso si fece scuro e le labbra sottili e serrate mentre un brutto presentimento si insinuava in lei.

«Ti ricordo che mio fratello aspetta ancora una risposta da lei e credo sarebbe corretto da parte sua farlo prima di iniziare qualunque tipo di relazione con altri. In realtà, non la faccio stronza fino a tal punto anche se... ho la sensazione che Terence si prenderà una brutta batosta!» commentò piano, abbassando lo sguardo al pensiero della delusione che avrebbe potuto subire il fratello, una macchia scura capace di guastare quel periodo perfetto e pieno di soddisfazioni.

«Tesoro mio, non per andare contro mio cugino ma, se non sbaglio, lei gli aveva già dato il due di picche ma Terence ha insistito perché Ashley ci pensasse sù ancora un po'. Se devo essere schietta, mi pare difficile che possa cambiare idea e lui avrebbe fatto meglio ad accettare il suo rifiuto subito e farsene una ragione, in fondo il mondo è pieno di ragazze!» ribattè sicura Colleen, con la voce impastata da un altro biscotto.

«In ogni caso non la capisco! Terence è carino e intelligente, viene da una famiglia prestigiosa e benestante e ha una carriera brillante ad attenderlo! É davvero cotto di lei e quando si innamora sappiamo entrambe che è il ragazzo dei sogni... gentile, premuroso, non le farebbe mancare niente! Che ha che non va per lei?» chiese, agitando le braccia e sbarrando gli occhi, incapace di trovare una ragione che giustificasse l'atteggiamento di Ashley.

«Parli proprio tu che non riesci ad accontentarti di nient'altro che la perfezione!» sbottò Colleen senza riuscire a frenare la lingua. Per quanto volesse bene a sua cugina non riusciva ad accettare la sua visione dei rapporti amorosi, ridotti quasi a una scelta di convenienza fra i migliori offerenti, dove qualsiasi tipo di sentimento era bandito.

Perché non riusciva a capire che così non faceva altro che diventare sempre più arida?

«Io ho grosse ambizioni nella vita e devo mantenere alto il mio livello! Ma Ashley...non per essere cattiva ma...Terence è il meglio che le potesse capitare in tutta la sua intera esistenza e fa una enorme cazzata a lasciarselo scappare! Si può sapere cosa vuole di più?» chiese di nuovo, dimostrando tutta il suo cinismo.

«Forse l'amore? Quello vero, quello che non guarda al portafoglio o alle origini familiari, che ti fa sentire il cuore che scoppia nel petto e una felicità incontenibile? Quello che non ti fa desiderare altro che stare con quella persona, anche se in mezzo a mille difficoltà, in una casa piccola e senza grosse ricchezze? Io e David non navighiamo certo nell'oro, siamo entrambi camerieri e dovremo faticare ancora un po' per mettere da parte i soldi necessari per andare a vivere insieme ma...mai al mondo mi sognerei di cambiarlo con nessun altro perché ci amiamo e non potremmo essere più felici di così!» rispose Colleen, con gli occhi che le brillavano e la sua solita durezza, sostituita da un tono dolce che raramente era facile sentir provenire da lei.

Michelle la guardò un secondo con lo sguardo velato da una vaga tristezza, come se di colpo percepisse l'immenso e buio vuoto che aveva creato volontariamente dentro la sua anima.

Durò un attimo e subito tornò combattiva e ferma nelle sue posizioni, sbuffò e assunse un'espressione sdegnata.

«Sai come la penso! L'amore fa schifo ed è una fregatura bella e buona! Prima o poi porta solo sofferenza e dolore e io non voglio ricascarci più, chiaro? - dichiarò con freddezza ma con la voce leggermente tremolante, come di chi sta cercando di trattenere le lacrime - Quando sarà il momento sceglierò una persona degna di stare al mio fianco ma non voglio coinvolgimenti sentimentali o smancerie inutili!» decretò, saltando in piedi e voltando le spalle alla cugina perché non la guardasse in viso e vedesse quanto in realtà fosse più umana di quello che lasciava credere.

Colleen si accigliò di fronte alla testardaggine di Michelle, poi però addolcì lo sguardo e le si avvicinò in silenzio, cingendole le spalle con un braccio.

«Tesoro, devi lasciarti alle spalle quella storia, sono passati ormai cinque anni e oltre! Non puoi permettere che la rabbia e la delusione ti impediscano di amare di nuovo e di essere finalmente ricambiata! Non sai cosa ti perdi e, credimi, ne vale davvero la pena riprovarci! Sai benissimo come sono andate le cose e sai che...» le sussurrò dolcemente Colleen, carezzandole i lunghi capelli color cioccolato, ma Michelle non era in vena di sentire ragioni.

Si scostò da lei e col viso trasformato dall'odio le bloccò le parole sul nascere.

«Basta! Non voglio parlare di ...lui! Ha sempre e solo rovinato tutto nella mia famiglia! - affermò a voce alta e con gli occhi lucidi, facendo desistere Colleen da ogni altro intento di convincerla a cambiare – adesso vado, ho cose migliori e più soddisfacenti da fare che rodermi il fegato!» disse, allontanandosi di scatto e sparendo lungo il corridoio, portandosi dietro la sua amarezza e lasciando Colleen a guardarla da lontano, con gli occhi colmi di preoccupazione e incapace di trovare un modo per non dover più vedere sua cugina soffrire e persuaderla a dimenticare, lasciarsi tutto il dolore alle spalle e ritrovare, forse, un po' di calore nel suo cuore.

 

 

 

Era la prima volta che saltava una lezione da quando aveva iniziato l'università.

Ashley diede un'occhiata all'orologio di un vecchio palazzo e si accorse che le tre del pomeriggio erano passate da ben venti minuti.

Il professore aveva di sicuro già iniziato a spiegare e i suoi colleghi sedevano lì, nella solita terza fila, intenti a prendere appunti o a lasciarsi distrarre da qualsiasi cosa pur di non seguire.

Aveva detto a una di loro che quel giorno non sarebbe stata presente a causa di un importante impegno improrogabile.

D'improvviso il peso di quella verità le cadde in testa come una bomba proprio in prossimità di un semaforo, rischiando di farla attraversare col rosso.

Stava saltando una preziosissima lezione per passare un pomeriggio con quell'irritante sfacciato che rispondeva al nome di Matt.

Doveva essersi bevuta il cervello.

Il problema era che con la laurea di Terence alle porte, gli impegni coi suoi amici sarebbero di sicuro aumentati in quei giorni e lei non avrebbe potuto sottrarsi stavolta, raccontando la solita scusa. Aveva già avuto la conferma dalle parole di Colleen di risultare sospetta durante le lunghe assenze da casa e voleva essere più cauta.

E poi c'era il lavoro, le lezioni, le ore da dedicare allo studio ed Ashley sapeva con certezza che non avrebbe avuto tempo per nient'altro quella settimana.

Per questi motivi il giorno prima, chiusa in quello sgabuzzino con Matt, preda dell' elevata quantità di adrenalina in circolo, aveva preso l'iniziativa e gli aveva chiesto di vedersi; ne aveva sentito il bisogno, fregandosene stavolta del'orgoglio e di come sarebbe potuta apparire quella richiesta al biondo arrogante e pieno di sè.

Quel pomeriggio lo avrebbe riservato esclusivamente a stare con lui, pur sacrificando i suoi doveri da studentessa, senza poter fare previsioni su quando sarebbe stato il loro prossimo incontro, se dopo una settimana, forse due o addirittura un mese.

O mai più.

Sospirò mentre svoltava l'ultimo angolo che la separava da lui, guardandosi attentamente intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno di sua conoscenza.

Come una ladra o una criminale.

La porta dello studio di Matt si aprì qualche secondo dopo aver bussato, il ragazzo le fece un mezzo sorriso, ed Ashley notò che il suo sguardo sembrava stranamente calmo e assorto - probabilmente l'aveva interrotto mentre lavorava - e le apparve più adulto, maturo, quasi diverso dalla sua versione irriverente a cui era abituata.

Perse un battito per quella visione inaspettata e provò una sensazione stramba, che le tolse la capacità di parlare.

«E così sei tu» la salvò Matt, togliendola da quella situazione scomoda e parlando per primo.

«Già, ti avevo detto che sarei passata» gli rispose lei, riprendendo il controllo delle sue emozioni e varcando la soglia che Matt le stava tenendo gentilmente libera.

«Lo so, ma pensavo che alla fine qualcuna delle tue amiche ti avrebbe sequestrata e impedito di venire da questo orribile delinquente» le spiegò con tono ironico, accostando la porta e richiudendola con uno scatto.

Ashley tirò un sospiro di sollievo, adesso che era circondata da quattro confortanti mura che la tenevano al riparo dall'esterno si sentiva sicura, poi si arrampicò su uno sgabello alto e osservò con circospezione Matt, che si avvicinava a lei a passi lenti.

«Beh, ti sei sbagliato, non hanno quel potere su di me» disse Ashley, con altrettanta lentezza, senza staccare gli occhi da lui, come se fosse costretta a guardarlo per via di una attrazione fatale.

«Ma ne hanno altri, purtroppo» mormorò lui, avvicinandosi al suo orecchio e sfiorandola languidamente con le labbra per poi allontanarsi e prendere posto su un altro sgabello, accanto a lei.

Ashley rabbrividì, sia per la sua vicinanza che per il significato della frase appena pronunciata, aveva capito benissimo che Matt faceva riferimento a Michelle e a quanto riuscisse a condizionare la sua scelta di frequentarlo.

Non replicò, ma il suo sguardo si fece buio e cominciò a intrecciare nervosamente le mani, soprattutto perché quella dannata conversazione della mattina non voleva smetterla di ronzarle nelle orecchie.

Matt non si perse nemmeno uno di quei segnali, contrasse la fronte, rivelando una certa preoccupazione, ma preferì lasciar cadere l'argomento, riservandosi di tornarci in seguito.

«In realtà pensavo dovessi lavorare o seguire qualche lezione» riprese a parlare, distogliendo lo sguardo da lei e affrettandosi a spostare una serie di fogli e materiale vario dal tavolo per fare spazio.

«Ho lavorato stamattina e a lezione non...beh, io... »- iniziò ma si bloccò quando si rese conto che dire di averla saltata per lui avrebbe accresciuto a dismisura l'ego del biondo e lei odiava quando lui assumeva quel ghigno di vittoria da 'ho sempre ragione io'.

Lui, incuriosito dai quei balbettii improvvisi, le puntò gli occhi penetranti che si ritrovava, mandandola ancora di più in totale confusione.

«A lezione non sono andata oggi, non mi andava» confessò, infine, sopraffatta e sconfitta, accigliandosi e mettendo sù un broncio adorabile.

Matt sorrise e si sporse verso di lei.

«Interessante...quindi la seria e diligente Ashley, aspirante studentessa modello, ha marinato una importantissima lezione per venire da me? Ti confesso che comincio a sentirmi lusingato» le sussurrò con tono suadente e impertinente allo stesso tempo, massaggiandosi il mento e accennando un sorriso che ebbe il potere di affascinarla e farla imbestialire allo stesso tempo.

«L'ho fatto perché era una materia facile che non ho bisogno di seguire sempre! E poi, mi è per caso vietato avere voglia di fare altro piuttosto che stare chiusa dentro un'aula affollata?» ribattè in sua difesa, nel tentativo di smontare le sue logiche deduzioni.

Matt evitò di farle notare che era scappata da un'aula per rintanarsi dentro un altro posto chiuso e anche più stretto, decise di assecondarla e di fare finta di non aver capito per quale motivo si trovava lì.

In fondo anche lui non era stato completamente onesto, non le aveva detto di aver messo da parte una montagna di lavoro per potersi dedicare a lei a costo di dover fare nottata per recuperare e non rimanere in ritardo con le consegne.

«Certo, guarda che sto scherzando» la tranquillizzò, facendole rilassare i muscoli e assumere una posa più naturale sopra lo sgabello.

«Tu piuttosto, non vorrei averti disturbato...se devi lavorare fai pure, non badare a me!» si premurò di avvertirlo, ora che la tensione tra loro si era smorzata.

«Tranquilla, avevo appena finito di stampare alcune foto ed ero in procinto di prendermi una pausa.» le disse lui, incrociando le braccia sul tavolo ormai sgombro e sorridendole.

«Peccato, sai... ero curiosa di vederti farlo!» ammise lei con sincerità, il suo viso era disteso e luminoso e gli occhi trasparenti adesso permettevano di leggerci dentro, sembravano privi di ombre e senza più paura di mostrare le sue emozioni.

Matt la osservò, era così bella e naturale quando sorrideva spontanea, quando non abbassava lo sguardo ma lo sfidava apertamente, accecandolo con ogni sua sfumatura, da quella triste e tormentata che lo aveva attratto all'inizio, a quella più limpida e gioiosa, rara da vedere e quindi ancora più preziosa.

Di colpo ripensò a tutti i pomeriggi passati lì da solo, in silenzio, e provò un caldo senso di completezza, che gli fece immaginare quanto dovesse essere bello poterla avere ogni giorno a fargli compagnia coi suoi sorrisi, con la sua aria imbarazzata e incazzata quando la prendeva in giro, persino con le sue sofferenze nei momenti in cui lo usava solo per sentirsi meglio.

Si riscosse presto.

Che diavolo andava a pensare? Non voleva certo ridursi come quel sentimentale di Luke, a logorarsi dietro una relazione impossibile.

E lei doveva smetterla di lanciargli incantesimi e fatture, maledizione!

«Non è niente di così entusiasmante, credimi! Con la tecnologia digitale la fotografia è diventata più fredda, ha perso la magia che la caratterizzava prima, almeno per quanto riguarda lo sviluppo. A volte si riduce solo a passare ore e ore davanti al computer, però....- si fermò, scese dallo sgabello e prese dolcemente la mano di Ashley, invitandola a fare lo stesso, lei la strinse e ubbidì – vieni con me, ti faccio vedere una cosa» le disse piano, trascinandola in direzione di una porticina chiusa in fondo alla stanza, così ben mimetizzata che Ashley non si era nemmeno accorta della sua esistenza.

Matt la aprì e la rossa riuscì a notare che le finestre erano completamente chiuse e il buio che vi regnava veniva attenuato solo da una luce rossa diffusa, proveniente da alcune grosse lampadine.

Su un tavolo giacevano una serie di attrezzi vari e, in alto, appese a un lungo filo che percorreva lo spazio angusto da parte a parte, c'erano una serie di fotografie.

«É una camera oscura?» gli domandò con ancora il naso in sù, a osservare quell'ambiente intriso di un'atmosfera così particolare da risultare quasi magica. Sembrava che il tempo lì dentro si fosse fermato.

«Brava, è esatto. La gente non richiede quasi più foto sviluppate in questo modo ma, ogni tanto, a me piace continuare a farlo per quelle che tengo per me. Prendimi anche per uno stupido nostalgico, ma farlo mi ricorda quando ero solo un ragazzino e passavo i pomeriggi di nascosto a pregare qualche fotografo e convincerlo a farmi ammirare come funzionasse tutto questo. Quanti ceffoni ho preso da mio padre quando mi scopriva! - le spiegò con un sorriso amaro, avendo ben cura di richiudere la porta perchè la luce non rovinasse il suo lavoro – anche la tua foto, quella volta, se solo me l'avessi lasciata tenere, l'avrei conservata solo per me.» le sussurrò, avvicinandosi alla sue spalle e carezzandole un braccio per poi allontanarsi nuovamente.

«Adesso ti faccio vedere! – proseguì poi, chinandosi sopra una specie di proiettore mentre Ashley non perdeva nessuno dei suoi movimenti, come sotto ipnosi – in pratica il negativo viene proiettato sulla carta e...quando è abbastanza nitido, si utilizza un reagente chimico che fissa i colori e a quel punto...avviene la magia – continuò, la sua voce bassa e sensuale risuonava in quella stanza rossa e la fece piombare in una dimensione parallela, dove le sue percezioni sensoriali sembravano alterate e amplificate – ed ecco, la foto è pronta ma dovrà stare ad asciugare per un bel po' di tempo.» terminò il procedimento, prendendo con cura la stampa fresca e appendendola insieme alle altre lungo il filo.

«É affascinante, non l'avevo mai visto prima d'ora. É quasi un peccato che questa tecnica sia ormai in via di estinzione, è molto più suggestiva di un semplice pc.» affermò con lo sguardo stordito, ancora incantata dalla scena che si era appena consumata davanti a lei e soprattutto dalla passione che Matt metteva in ogni piccolo gesto, dalla concentrazione nei suoi bellissimi occhi che riuscivano a brillare nonostante il buio, leggermente celati dai capelli lunghi, innaturalmente rossi per via della luce delle lampadine e che gli ricadevano sulla fronte mentre era chinato a maneggiare con cura gli strumenti del suo lavoro.

Era impossibile non accorgersi dell'enorme amore che traspariva verso ciò che aveva scelto di fare nella vita e per cui aveva rinunciato letteralmente a tutto.

Ed in quel momento, davanti ai suoi occhi, c'era solo un ragazzo stupendo che le stava facendo tremare le gambe come una ragazzina e di cui si sarebbe tranquillamente potuta innamorare in un altro contesto, in un'altra vita o in un mondo parallelo.

Se solo non si trovassero intrappolati in quei ruoli rivali e distanti, se solo non suonasse tutto terribilmente sbagliato e scorretto.

Triste, adesso si sentiva solo così, con un tremendo senso di ingiustizia e un nodo alla gola difficile da ignorare.

Matt si voltò, la sorprese con gli occhi stravolti e lucidi e capì che non si era sbagliato prima, quando aveva intravisto in lei un'inquietudine diversa.

«Come vedi è tutta una questione di reazione chimica. - bisbigliò, facendosi vicino – una volta che il reagente incontra la carta si innesca una reazione che non si può più arrestare – mormorò, carezzandole l'avambraccio con le dita e risalendo sempre più pericolosamente – e questo genera un risultato meraviglioso alla fine – continuò, puntando gli occhi su quelli bisognosi di Ashley, che sostenne il suo sguardo, lo divorò affamata e vi si perse dentro, provando istantaneamente l'effetto di un'ubriacatura – è buffo che reazioni di questo tipo possano succedere anche tra persone...io per esempio adesso, ti ho solo sfiorata e...avrei voglia di non fermarmi, di continuare a farlo, di stringerti e baciarti e...non posso fare a meno che sia così...» disse in un soffio, i loro nasi si sfioravano, i corpi quasi a contatto fra loro e le dita intrecciate.

«Fallo, allora» gli mormorò Ashley all'orecchio, mordendogli leggermente il collo e rubandogli un sospiro.

Matt non ebbe il tempo di sorridere che Ashley gli afferrò il viso con entrambe le mani, incapace di attendere oltre, e si gettò sulle sue labbra, avida e senza controllo.

Solo quando sentì che lui ricambiava con la stessa foga il suo bacio, si tranquillizzò e avvertì il piacere invaderla mentre ogni preoccupazione faceva i bagagli e andava via.

I minuti cominciarono a essere scanditi solo dal rumore dei baci e dei sospiri, amplificati dalla ristrettezza di quella piccola stanza, il suo cervello smise di pensare, si spense come accadeva quando si trovava attaccata a lui, un fenomeno che la faceva sentire in paradiso ma che poteva essere molto pericoloso, soprattutto perchè era noto che le peggiori cazzate si fanno proprio quando si smette di ragionare razionalmente, come da sbronzi, da innamorati o...come quello che erano loro, senza etichette o preconcetti.

E tutto il resto poteva anche andare affanculo per una manciata di minuti.

Le dita di Ashley si infilarono prepotentemente tra i capelli di Matt, gli impedirono di allontanarsi, il suo corpo ormai stretto a lei la accese, il fiato le mancava ma non le importava, morire soffocata in quel modo sarebbe stato stupendo a pensarci bene.

La luce rossa attorno a loro contribuiva a rendere tutto più surreale, sembrava quasi di non essere in quella città grigia ma in qualche luogo fantastico in cui esistevano solo loro due.

Le mani di Matt le sfiorarono il ventre, risalirono da sopra la stoffa della sua maglia, percorrendole i fianchi e la schiena e si fermarono dietro la sua nuca, attirandola a sè per un'ultima volta prima di lasciare libera la sua bocca, inaspettatamente.

Ashley si risvegliò da quel sogno, lo osservò per un paio di secondi, ancora aggrappata alle sue spalle e si rese conto di quanto avesse avuto ragione, prima col quel paragone.

Come due sostanze chimiche, a loro bastava trovarsi troppo vicini per innescare una reazione difficile da arrestare ma meravigliosa allo stesso tempo.

«Stiamo giocando col fuoco» lo ammonì Ashley, riportando le labbra a contatto con le sue, durante un breve sprazzo di lucidità.

Matt sorrise, lasciandole un bacio leggero «Sono abituato a rischiare quando ne vale la pena. Tu hai paura?» le domandò, poggiando la fronte contro la sua.

Ashley deglutì a vuoto, ancora avvolta dal calore del corpo di Matt, che sembrava così perfetto e giusto in quel momento.

«Un po', forse.» ebbe la forza di dire.

Non aveva idea di dove stessero andando, era ormai evidente che non fossero amici ma non stavano nemmeno insieme e lei non si era mai trovata in una situazione così indefinita, la spiazzava, mandava in frantumi ogni schema a cui era abituata, senza permetterle di classificare il loro rapporto.

«Puoi smettere quando vuoi, senza bruciarti, sta a te capire entro quale limite vuoi trattenerti.» le spiegò Matt, dimostrando grande capacità di analizzare quella situazione.

In realtà la confusione albergava anche in lui, anche se si stava facendo una mezza idea su quei sentimenti misteriosi e la cosa lo spaventava non poco. Sperava solo di non cascarci, di non rimanere scottato da qualcosa che non si sarebbe mai potuta realizzare, o di un rifiuto che sapeva sarebbe arrivato presto da parte di quella ragazza, così all'apparenza fragile ma capace di spezzargli il cuore se solo avesse voluto.

Ashley lo fissò e annuì incerta.

'E se quei limiti li avessi già superati?' si chiese ansiosa, senza riuscire a darsi una risposta, adesso che i loro viso erano di nuovo distanti e l'ebbrezza provata durante i loro baci andava scemando.

«Ti va un caffè, un tè, qualcos'altro?» chiese lui, interrompendo quell'argomento spinoso e preferendo riportare le cose alla normalità.

«Un tè andrà bene – le comunicò lei, staccandosi dalla parete contro la quale si era trovata intrappolata – freddo, però» gli specificò, subito.

Di bollori ne aveva avuti già abbastanza, per quel pomeriggio.

 

 

«Tieni» Matt porse un bicchiere di tè freddo ad Ashley che stava di nuovo seduta sullo sgabello, il ricordo di pochi minuti prima ancora indelebile.

Lui le si affiancò, cominciando a sorseggiare il suo caffè.

«Grazie! - fece lei, poi bevve un sorso rinfrescante che la fece sentire già rigenerata – Non puoi capire quanto sono nervosa, questa settimana è un inferno, ho così tante cose da fare, l'università, il lavoro e poi c'è anche la laurea di Terence!» si sfogò, sbuffando pesantemente.

«É già la settimana prossima? Conoscerai i tuoi futuri suoceri, allora!» la provocò lui, trattenendo una risata alla faccia sconvolta di Ashley.

«Vuoi smetterla di dire idiozie, cretino? Non saranno mai i miei suoceri perché io e Terence non staremo mai insieme, vorrei non doverlo ripetere più, grazie!» sbottò Ashley.

Matt sorrise, stranamente sollevato da quella rivelazione.

«Beh, non ti sarebbe andata così male, li conosco molto bene. Certo, all'inizio avrebbero storto un po' il naso per via delle tue origini non proprio altolocate ma... alla fine ti avrebbero accolta, amano molto i loro figli e non li vorrebbero vedere infelici per nulla al mondo, dovesse significare anche infrangere qualcuna delle loro stupide regole. Questo a casa mia non succedeva, invece.» mormorò, facendosi scuro e teso.

Ashley gli carezzò una spalla «Ehi, non pensarci, ok? So che fa male ma...impariamo a conviverci. Me l'hai detto anche tu, no?» gli sorrise, lui annuì e abbandonò i un lampo quei brutti ricordi.

«Quindi gli hai parlato?» chiese poi, facendola quasi strozzare col suo tè.

«A chi?» domandò, sperando di sbagliarsi.

«A Terence» specificò lui, guardandola di soppiatto.

«Ehm...non ancora...ma lo farò...devo solo trovare il momento giusto e...soprattutto il modo giusto per non ferirlo» balbettò, facendogli intuire che fosse un'impresa tutt'altro che facile.

«Se vuoi posso farlo io – affermò Matt, drizzandosi sulla sedia e incrociando le braccia al petto con fierezza, facendole spalancare gli occhi – potrei toglierti da questo compito ingrato, tanto lui già mi odia, come potrei peggiorare la situazione? Potrei andare da lui, e dirgli ' Terence, amico mio, lascia stare Ashley, lei non ti ama e non ti amerà mai e ora, se vuoi sfogarti, dammi pure un pugno per questo e per gli arretrati, così la facciamo finita una volta per tutte'. Potrebbe funzionare, dopotutto toglierti dai casini è il mio compito, adesso – continuò, sembrando molto convincente, poi si avvicinò a una Ashley sempre più perplessa e le sfiorò la guancia – basta solo che tu me lo dica e sono disposto a sacrificarmi» le sussurrò, facendola boccheggiare per la confusione per poi scoppiare a ridere per l'assurdità delle sue parole.

«Ti sei completamente ammattito? Devo dire che sembri quasi geloso di Terence e, se non ti conoscessi, oserei quasi affermare che ti stai innamorando di me» gli sibilò, poggiando il mento sulla mano e assottigliando gli occhi, stavolta era il suo turno di stuzzicarlo e aveva colto l'occasione al volo, ripagandolo con la stessa moneta, dato che il biondo aveva sostenuto lo stesso di lei solo il giorno prima, quando era al pub con Jessica.

«Magari è proprio così, questo non puoi saperlo» ribattè Matt, con un alone di mistero che lasciò una sensazione insolita ad Ashley.

Matt si sarebbe mai potuto innamorare di lei? Era un'opzione così assurda che le risultava difficile da credere.

Scoppiò a ridere «Non hai già detto fin troppe cazzate, oggi?» obiettò, sorridendo di cuore.

Stavano conversando tranquillamente come due amici, sembrava incredibile ma era così.

Lei non voleva perderlo, non voleva che nulla, nemmeno i suoi presunti sentimenti, potessero rovinare quel rapporto.

«E Melissa, invece? Senti, ti prego, dille qualcosa! Luke e lei non si sono scambiati nemmeno un bacio e questa cosa è ridicola! Capisco la situazione e tutte le solite rotture ma...insomma due che si amano e si piacciono non possono limitarsi a tenersi la manina come due bambini di dieci anni, sarai d'accordo anche tu con me! É la natura, cazzo, sono adulti e dovrebbero provare attrazione fisica, non è una cosa di cui vergognarsi! Sinceramente non mi va di dover accudire Luke come un cucciolo quando questa faccenda gli avrà disintegrato gli ultimi neuroni rimasti attivi nella sua testolina cespugliosa, quindi se potessi farmi questo favore te ne sarei immensamente grato» le fece presente, alzandosi per riporre le tazze, dirigendosi poi verso la finestra per arrotolarsi del tabacco e fumare.

Ashley esitò un attimo, sarebbe stato difficile spiegargli di dover deludere le sue aspettative, visto la recente confessione di Melissa sulla sua verginità. Probabilmente Luke avrebbe dovuto aspettare ancora un bel po' su quel fronte.

«Ehm, temo che non sia facile come pensi...Melissa è fatta così e...beh credo che ognuno abbia i propri tempi e che vadano rispettati» provò ad addolcire la pillola, avvicinandosi a lui.

«Questo lo capisco ma...a volte si ha bisogno anche di una dimostrazione di affetto, un abbraccio un bacio, un po' di contatto fisico per fare sentire la propria presenza, per fare capire di essere desiderati. É normale, l'amore funziona anche così» affermò, portando lo sguardo oltre la finestra, dove qualche passante annoiato camminava chiuso dentro i propri pensieri.

L'amore: lei non lo provava da molto tempo, e aveva quasi dimenticato come riconoscerlo.

Fissò Matt, così serafico e calmo, con la schiena poggiata al muro e gli occhi socchiusi e decise di buttarsi.

«E tu l'amore l'hai mai provato? Ne parli con sicurezza» gli domandò, Matt ebbe quasi un sussulto, forse non si aspettava quella domanda azzardata da lei.

Si staccò dal muro e accigliò lo sguardo.

«Certo» rispose soltanto, senza sbilanciarsi.

«Quindi sapresti sempre riconoscerne i sintomi?» incalzò Ashley, confondendolo.

Lo stava facendo di nuovo quella streghetta, gli annebbiava il cervello con quelle domande, senza fargli capire chiaramente se si stesse riferendo in generale o fosse un modo sottile per indagare i suoi sentimenti, quelli che si rivolgevano a lei e che sembravano talmente ingarbugliati da non riuscirne a venire a capo.

«Adesso non mi faccia domande troppo complicate, professoressa – dichiarò lui, eludendo abilmente la questione prima di spegnere la sigaretta e allontanarsi, lasciandola persa tra i suoi mille dubbi – tu, invece, sapresti farlo?» gli chiese a sua volta, facendola sbiancare.

«Non puoi rigirarmi tutte le domande! Non è corretto!» si lamentò debolmente, afferrandolo per la maglia e fingendosi minacciosa.

«Oh, sì che posso. Posso questo e altro» sussurrò, riappropriandosi nuovamente delle sue labbra, trovandole già dischiuse e pronte per dedicarsi a un ultimo bacio.

Le sue braccia le cingevano la vita, erano confortanti, davano una bella sensazione, ed Ashley non avrebbe mai voluto separarsene per quella sera.

Come si faceva a bloccare il tempo?

«Dimmi, che cosa ti preoccupava, oggi?» le domandò lui, interrompendo il bacio ma tenendola ancora stretta.

«Eh? Nulla!» provò a negare lei ma Matt sorrise beffardo e scosse la testa.

«Ashley, sai che con me non attacca. Vuota il sacco!» le ordinò bonariamente.

Lei passò i palmi delle sue mani sul petto di lui, risalì fino alle sue spalle, seguendo con gli occhi il tragitto compiuto, poi lo fissò negli occhi, adesso più decisa.

«Colleen sospetta che io abbia una relazione segreta con qualcuno» gli confessò, con un tono estremamente ansioso.

«Beh, ci ha visto giusto, direi» ghignò lui, prendendosi gioco di lei nel tentativo di alleggerire la tensione.

«Matt! Noi due non abbiamo una relazione, ci scambiamo solo favori, ok? - precisò, anche se quella scusa cominciava a non reggere più come una volta – in ogni caso ho paura che possano scoprirmi»

Matt ripensò a Michelle, agli innumerevoli motivi per cui la castana lo odiava e forse per la prima volta realizzò che Ashley rischiava davvero se fosse saltato fuori il loro rapporto.

«Vuoi che smettiamo di vederci?» le propose freddamente, per quanto quella prospettiva gli facesse sentire un vuoto all'altezza del petto.

«No, non voglio! - ribattè subito la ragazza, rafforzando la stretta alle sue spalle – solo che...vorrei che non dovesse essere così, vorrei non dovermi nascondere o non poter fare nemmeno una passeggiata insieme a te come con qualunque altro amico, senza il terrore di venire scoperta!» si sfogò, abbracciandolo e poggiando la testa sul suo petto accogliente.

Matt la strinse, sentirla così preoccupata e angosciata per colpa sua gli fece male, ma sapeva quanto fosse difficile fare cambiare idea ai due fratelli, ci aveva provato per anni finchè semplicemente aveva gettato la spugna, rassegnandosi a lasciarsi odiare.

Rafforzò la stretta sul corpo esile di Ashley, il pensiero di perderla o farla soffrire era duro da digerire ma al momento non vedeva molte altre alternative all'orizzonte.

«Staremo sempre attenti, te lo prometto...e se qualcosa dovesse andare storta...vuol dire che andrò da loro e gliene dirò quattro dritte in faccia!» la rassicurò, ma fu quando la sentì sorridere contro il suo petto che Matt ritrovò la serenità.

«Adesso è meglio che vada» disse la rossa, dopo aver abbandonato il suo caldo abbraccio.

Lui si limitò ad annuire, attese che la ragazza recuperasse la sua borsa e la accompagnò alla porta per un'ennesima separazione.

Ashley raggiunse la soglia con un'insolita lentezza, per ritardare il più possibile quel distacco, che diventava sempre più duro ogni giorno che passava, poi incrociò le braccia dietro la schiena e lo fissò.

«Non so quando avrò di nuovo del tempo libero, perciò...» iniziò, incerta anche su quali parole scegliere.

«Lo so, non preoccuparti...allora alla prossima...» disse, rimanendo fermo di fronte a lei.

Ashley annuì, indietreggiò e scese il gradino che la separava dal marciapiede.

«Allora, ciao!» sussurrò, Matt alzò una mano e le fece un cenno di saluto.

Nessun bacio, abbraccio o carezza, che in quel momento sarebbe stato fuori luogo, troppo romantico e da fidanzati, per nulla adatto a loro e a quello che erano.

Ashley si voltò e si affrettò ad allontanarsi da quella zona.

Davvero non sapeva quando avrebbe rivisto Matt, nè in quale occasione e quel pensiero le stringeva il petto, anche se non avrebbe dovuto.

Forse doveva concentrarsi sulle cose importanti, su quelle contavano veramente.

Ma come farlo, se una di quelle cose era diventata lui?

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** In un attimo, all'improvviso ***


Ciao mie care lettrici!
Sono tornata a casa e finalmente mi sono presa qualche giorno di vacanza e così, tra le altre cose, ho cercato anche di fare un aggiornamento.
Questo è l'ennesimo capitolo enorme (mi dispiace!!!!) ma è abbastanza importante e segna un punto cruciale.
Vi avevo detto che sarebbe stato diverso perché stavolta ho deciso di cambiare modo di scrivere, ho usato il presente anzichè il passato come faccio di solito. L'ho fatto sia perché credo che sia più immediato e diretto e faccia immedesimare meglio in ciò che succede e in questo capitolo avevo proprio bisogno che le sensazioni potessero arrivare con immediatezza, sia perché lo prendo come un piccolo esperimento, visto che mi sono sempre trovata più a mio agio scrivendo in passato e volevo mettermi alla prova! Magari mi direte quale preferite così potrei pensare di usarlo più spesso quando serve :D
Detto questo, vi lascio alla lettura, che spero vi verrà piacevole.
Un bacio e grazie sempre a chi commenta e a chi si aggiunge a seguire la storia!

Cap. 21 In un attimo, all'improvviso

 

Mattina del 16 Ottobre, Martedì.

Ashley apre gli occhi, il suono della sveglia è lo stesso che le evita dei ritardi madornali a lavoro o, più di recente, all'università, ma stamane non deve andare nè nell'uno, nè nell'altro posto.

Si solleva col busto e stacca quell'apparecchio infernale, poi sbadiglia e getta un' occhiata assonnata alle imposte della finestra, che lasciano trapelare a stento una misera fetta di luce.

Emette un verso roco e strozzato mentre si posiziona seduta sul bordo del letto e stiracchia le braccia.

Sono le 7 ma deve alzarsi, oggi non ha altre alternative, non può tardare.

Dall'esterno della sua stanza le giunge alle orecchie un discreto frastuono e un viavai insolito per quell'ora del mattino.

Non se ne meraviglia, non è un giorno qualunque, Terence si laurea e immagina già che Michelle sia una trottola eccitata che gira per casa, preda dei fervidi preparativi per essere perfetta.

Lo fa sempre ma per l'occasione probabilmente ci impiegherà il doppio del tempo e della fatica. Non la invidia, lei a malapena sa mettere un filo di matita e del rossetto, e per quello bastano e avanzano dieci minuti.

Si alza e spalanca la finestra, è ancora presto ma il cielo è terso e si prospetta una bella giornata soleggiata.

Alla sua destra, appeso all'anta dell'armadio, spicca un vestito di un bel blu caldo, uno dei suoi colori preferiti. Ci è voluto un giorno intero a girare per negozi per trovarne uno che conciliasse i suoi gusti con il suo portafoglio limitato ma, alla fine, anche grazie all'aiuto di Melissa, ci è riuscita.

Per sdebitarsi ha poi aiutato lei, il giorno dopo, nella ricerca del suo abito. La mora ne ha scelto uno di un verde intenso, autunnale ma non troppo e che si intona perfettamente al colore dei suoi occhi. Ashley, vincendo qualche sua titubanza e incertezza di fronte allo specchio, l'ha convinta a osare e a optare per un tubino lungo fino a metà coscia, che esalta le sue forme e la fa sembrare meno 'bambina' agli occhi degli altri, cosa di cui l'amica si lamenta spesso.

Hanno parlato molto quel pomeriggio, di Luke, di come il loro rapporto continui tra alti e bassi e senza sviluppi, delle sue paure e di quanto è bloccata dal timore di ferire Michelle e deludere le altre ragazze.

Niente di nuovo ma stavolta Ashley ha avuto l'impressione di rivedersi in quelle parole e di provare le sue stesse preoccupazioni. La differenza è che Luke è molto più innocuo per i suoi amici, probabilmente Melissa riuscirebbe a scampare l'ira del gruppo, ma Matt è il diavolo in persona per loro e lei ci ha già avuto una serie di contatti ravvicinati.

Melissa ha notato la sua espressione incupita, le ha chiesto cosa non andasse ed Ashley ha finto ed è stata evasiva. Sa che la sua coinquilina non è stupida, probabilmente ha già qualche sospetto e, anche se Luke non tradirebbe mai il loro segreto, ha l'impressione che le occhiate scambiate con Matt quel pomeriggio deve averle notate anche lei.

Mentirle le fa male, ancora di più che con le altre, perchè Melissa si è aperta con lei, le ha affidato le sue confidenze più personali e riservate e lei la ripaga negandole fiducia e nascondendole la verità.

Non è pronta per confessare a voce alta il rapporto con quel ragazzo, le sembra orribile da pensare ma se ne vergogna e non vuole deludere la sua amica.

Chissà cosa penserebbe di lei se sapesse che vede di nascosto Matt per poi tornare a casa come niente fosse.

Si riscuote da quei pensieri, passa la mano sulla stoffa leggera del vestito, ripercorre la scollatura incrociata sul davanti, e i dettagli in pizzo sulla zona della vita, più stretta, che vengono ripresi nell'apertura sulla schiena. La parte della gonna si allarga leggermente, grazie a uno strato non esagerato di tulle.

Non ha maniche ma Michelle l'ha tranquillizzata su quel punto: dopo aver tenuto d'occhio il meteo per giorni ha sentenziato che ci sarebbe stato un sole pieno e, in effetti, a quanto pare non ha avuto torto. É Ottobre ma fuori c'è una buona temperatura e questo le permetterà di indossarlo senza calze o bisogno di coprire le spalle, anche se un giacchino lo porterà per sicurezza.

Dovrebbe essere felice di agghindarsi per quell'evento importante per il suo amico ma non riesce a trovare tanta voglia di farlo e ad essere del tutto serena.

Ha rimandato la sua conversazione con Terence a dopo la sua laurea.

Rovinargli l'umore con quella delusione proprio poco prima del fatidico giorno sarebbe stato un gesto riprovevole ed Ashley vuole che lui se lo goda appieno e senza distrazioni, anche a costo di portarsi dentro per un altro po' quel fardello.

Ma non è solo quello a impedirle di condividere l'aria di gioia che si respira in casa.

Non vede Matt da una settimana, esattamente dal pomeriggio passato nel suo studio e, per quanto si sforzi di negarlo, lui le manca da morire.

Le manca il suo sorriso impertinente, le parole di conforto che sa sempre trovare, il suo sguardo sicuro ma spesso malinconico, gli abbracci e persino le sue battute odiose.

Non avrebbe mai creduto di poterlo dire ma è così e non sa valutare se sia normale provare un simile sentimento per lui.

In quei giorni non ha fatto che studiare, lavorare e prepararsi per la laurea e non ha avuto tempo per nient'altro. Non si sono scritti, lo fanno raramente ed è meglio così, non sono una coppia di fidanzatini alle prime armi e nemmeno due amici di vecchia data. Sarebbe stupido e fuori luogo e lei ne è consapevole.

Non dovrebbe fare male ma lei ne sente eccome ed è confusa.

«Ashley ti sei già alzata? Ho sentito la tua sveglia poco fa!» esclama la voce di Michelle dal corridoio, destandola dai suoi pensieri.

«Sì, un minuto ed esco!» le risponde rapidamente, afferrando il vestito e catapultandosi fuori dalla stanza.

Melissa le sorride, ha già indossato il suo bell'abito e Colleen deve averla truccata, stranamente senza esagerare. Appare come una bellissima giovane donna ed Ashley non resiste, le passa accanto e si sofferma vicino al suo orecchio senza che le altre se ne accorgano.

«Luke dovrebbe proprio vederti! Sono sicura che rimarrebbe senza parole» le sussurra e fa in tempo a scorgere le guance rosee della ragazza prima di infilarsi nel bagno per vestirsi.

Sorride: è bello l'amore, così vero, puro e incontenibile e persino lei si emoziona nel notarne i segni su Melissa.

Mezz'ora dopo è seduta su una sedia, vestita di tutto punto, Colleen alle sue spalle sta tentando di dare una piega decente ai suoi capelli, corti poco sopra le spalle, e pare stia facendo un buon lavoro.

«Hanno un colore meraviglioso, tesoro! Dovresti farli allungare, non so cosa darei per averli io così e invece devo accontentarmi di questo rosso finto!» le dice con rammarico, mentre pettina la sua chioma ramata e la ammira.

Ashley ha preso quella tonalità particolare dalla sua nonna paterna. Suo padre le faceva sempre vedere le sue foto ma non l'ha mai conosciuta, era già morta quando lei è nata e averne ereditato quella caratteristica gliel'ha sempre fatta sentire in un certo senso vicina.

«Corti li preferisco, sono più comodi» ribatte Ashley, mentre Colleen sbuffa e comincia a elencare tutti i meravigliosi modi in cui avrebbe potuto acconciarglieli se solo li avesse portati più lunghi.

«Allora ragazze! Siete pronte? Non vorrete fare tardi!» strilla Michelle, comparendo dalla sua stanza e abbagliandole con la sua bellezza accecante.

Ha un tubino rosa antico il cui corpetto è tempestato di perline e applicazioni gioiello che la fanno brillare come una stella, i suoi folti capelli color cioccolato cadono morbidi e perfettamente in piega lungo la schiena scoperta. Le scarpe color crema hanno il tacco alto e la slanciano e il trucco, elegante e raffinato, le conferisce un'aria delicata e signorile, adatta a una donna di classe.

É perfetta e come al solito oscura il resto delle ragazze in quella casa.

«Sei una meraviglia, Michelle» dichiara Ashley, non trovando altre parole per descrivere il suo aspetto.

La castana sorride. «Lo siete anche voi, ragazze! Oggi non poteva essere altrimenti, è un giorno importante per la mia famiglia e sono felicissima di condividerlo con tutte voi! Vi voglio bene!» esclama, è emozionatissima e si vede e la rossa deglutisce a vuoto, l'aria sembra essersi fatta di colpo soffocante.

Ashley annuisce, ma ha come il presentimento che per lei non sarà un'esperienza così piacevole.

 

 

La cerimonia si svolge senza intoppi, tra le mura maestose e ricche di fregi dell'università privata di Terence.

É tutto così solenne che stenta a credere di trovarsi di fronte a una semplice laurea: l'ultima volta che ha visto un così gran numero di persone lussuosamente abbigliate è stato ad un matrimonio e comunque non raggiungevano il livello di raffinatezza di quelle presenti nella sala.

Si sente un pesce fuor d'acqua in quell'ambiente che non le appartiene ma la presenza delle sue amiche, anch'esse non provenienti da discendenze prestigiose, attenua quel senso di spaesamento.

Terence è perfetto nel suo elegante completo blu scuro, ha tolto la barba e i suoi capelli corti hanno una piega impeccabile, cammina fiero e sicuro di sè ed il suo fascino è innegabile. Ashley ha scorto più di una volta qualche gruppetto di ragazze guardarlo ammaliate e fare dei commenti piuttosto maliziosi ma lei, per quanto ammetta l'oggettiva bellezza del suo amico, non riesce a esserne attratta nemmeno la metà di quanto le succede con Matt, pur coi suoi modi ribelli e fuori da ogni etichetta, le magliette scure e i capelli lunghi e pettinati da una tempesta.

Il suo amico è stato bravissimo, ha preso il massimo e fatto un figurone durante la discussione, Michelle si è commossa e la sua famiglia deve essere orgogliosa di lui.

La sua famiglia...

Ashley sussulta a quel pensiero, per un attimo le manca la terra sotto i piedi e la sua mente corre un po' troppo. Immagina il suo futuro, il giorno della sua laurea – sempre che riesca a prenderla – e si rende conto che per lei non ci sarà nessuno ad ammirarla e ad emozionarsi, non ci sarà suo padre, nè tanto meno sua madre...sarà sola a raggiungere quel traguardo importante e non sarà l'orgoglio di nessuno.

I polmoni sembrano chiudersi e il respiro le si affanna, la testa le gira e ha paura di svenire. Si appoggia allo schienale di una sedia davanti a lei per reggersi e lentamente, dopo lunghi e ampi respiri la situazione si ristabilizza.

Nessuna pare essersene accorta, per fortuna.

Era quella una delle sue paure, sperava di sbagliarsi ma evidentemente non aveva fatto i conti con la sua fragilità più grande, quella che non ha ancora superato: l'abbandono di sua madre.

Si fa forza e, dopo gli auguri e i complimenti di rito al neolaureato, tutti si dirigono verso il ristorante dove si svolgerà il ricevimento.

Ashley si guarda intorno, è felice per Terence ma non può fare a meno di pensare a Matt e a quanto sembri tutto un' enorme ingiustizia nei suoi confronti: lui, che probabilmente sarebbe stato presente quel giorno se le cose fossero andate diversamente, che avrebbe gioito sinceramente del traguardo raggiunto dal suo amico, costretto invece a trascorrere la sua vita escluso e isolato e a pagare doppiamente per le scelte fatte e per aver voluto seguire le sue passioni, prima con la perdita della sua famiglia, e infine con l'odio immotivato dei suoi ex amici.

Suona così ingiusto che non riesce a rilassarsi e quel pensiero le vortica in testa.

«Ashley, come va?» le chiede una voce maschile alle spalle, Terence è dietro di lei e le cinge la vita, cogliendola di sorpresa in quel momento di distrazione.

«Tutto bene, Terence, la festa è perfetta e tu sei stato eccezionale, oggi!» si complimenta, accennando un sorriso.

Lui ricambia, anche se un po' incerto, forse si accorge della sfumatura strana negli occhi di Ashley ma non ha tempo per approfondire.

«Sei davvero bellissima – le sussurra a un orecchio, mentre la presa si fa più stretta ed Ashley ha la sensazione di essere in trappola – comunque, volevo presentarti i miei genitori» continua lui, lasciando finalmente i suoi fianchi.

Le prende la mano e la conduce più avanti, dove un gruppetto di persone di mezza età discutono animatamente e ridono.

Terence si avvicina e due persone si distaccano.

Ashley sorride, si ricorda delle parole di Matt sul fatto che Terence le avrebbe presentato i suoi futuri suoceri ed è costretta ad ammettere che il biondo aveva ragione. Ha tutta l'aria di essere una presentazione ufficiale e lei si sente agitata e confusa.

Vorrebbe scappare, sente la pressione di quei convenevoli inutili pesarle addosso, ma la madre di Terence è già di fronte a lei, assomiglia in maniera impressionante a Michelle e lei rimane pietrificata.

«Mamma, lei è Ashley» la introduce Terence, mentre la donna le sorride con garbo, senza scoprire i denti, e le porge una mano inanellata e ben curata.

«Piacere di conoscerti, Ashley! Terence e Michelle mi hanno parlato molto di te, mi hanno detto che sei una ragazza intelligente, che stai studiando Lettere e che lavori per mantenerti. É davvero molto maturo da parte tua ed encomiabile e sappi che ammiro enormemente il tuo impegno.» ha cura di informarla, sembra sincera ma Ashley ci scorge quasi della compassione nei suoi confronti, per quella povera ragazzetta che è costretta a lavorare per pagarsi gli studi, a differenza loro.

«Beh, la ringrazio Signora» risponde con educazione, stringendole la mano; più in là suo marito, un signore distinto con capelli e baffi brizzolati, si presenta a sua volta ma rimane più distaccato rispetto alla moglie, che invece pare voler continuare a conversare.

«Siamo molto lieti che tu abbia voluto presenziare in questo giorno felice per Terence e tutti noi. Lui è il mio figlio adorato, ha fatto tanti sacrifici ed è il mio orgoglio insieme a sua sorella. Non potevo desiderare di meglio per lui da madre e oggi mi ha dato una grande gioia!» prosegue, aprendosi in un sorriso carico di felicità, quella donna all'apparenza così fredda e formale si commuove quando parla del figlio, gli occhi marroni e truccati le si riempiono di lacrime ed Ashley si stupisce nell'osservare che le madri, sia che provengano da ceti altolocati, sia dalle più povere periferie, diventano tutte uguali quando si tratta dei loro pargoli.

Tutte ma non la sua, a quanto pare.

Il cuore le fa male, la sensazione di panico di prima si ripresenta stavolta più potente e feroce, la invade tutta e le stritola il petto.

Continuano a chiacchierare ma nella sua testa ormai non c'è spazio per altro che non sia l'immagine di sua madre che la butta fuori di casa, dicendole che sarebbe stato meglio se non fosse mai nata.

Le persone attorno a lei diventano delle marionette sfocate senza più un volto, lo stomaco le si chiude e i rumori sembrano ovattati.

Continua a sorridere e ad annuire a chiunque ma la verità è che i suoi occhi e la sua mente riescono solo a intercettare la madre di Terence e a individuare ogni gesto di amore che dimostra nei confronti del figlio. Non vede o sente nient'altro, è tutto un turbinio di gente ma lei non fa che notare solo quella donna che si vanta con tutti del figlio, con gli occhi lucidi e la voce gioiosa e colorata dall'emozione. Scorge gli abbracci, le carezze e le occhiate amorevoli che gli riserva e che lei non avrà mai più, forse non ha mai avuto.

É troppo da sopportare, non respira, non riesce a reggere i mostri del suo passato che tornano, non può più trattenere le lacrime e si sente in una terribile trappola mortale.

Non sa cosa fare per salvarsi, teme di crollare e il discorso del padre di Terence, così pieno di parole d'orgoglio e di amore nei confronti del figlio, è la goccia che fa traboccare il vaso.

Grazie al cielo il ricevimento è ormai quasi giunto al termine, ne approfitta, mormora una scusa accennata a Beth, accanto a lei, le chiede velocemente di avvertire le altre della sua improvvisa assenza, poi raggiunge Terence e, prima che il ragazzo possa chiedere spiegazioni, lo saluta e scappa via.

Ringrazia di non aver messo delle scarpe alte quando inizia la discesa dalle scale, spalanca la porta d'uscita e riesce a evitare di svenire solo perchè è finalmente fuori da quel mondo dorato che la stava soffocando.

Non è finita, però, si trova nel bel mezzo di una zona sconosciuta, non sa dove andare ma, correndo, raggiunge la fermata di un autobus che, per un colpo di inaspettata fortuna, la porterà nei pressi del suo negozio.

La gente la guarda stranita, una ragazza ben vestita e truccata dentro quel mezzo di trasporto così dozzinario dà nell'occhio, ma a lei non importa niente, vuole solo scappare e la sua parte irrazionale sa dove andare.

Quando scende dall'autobus comincia a correre, le lacrime che è riuscita ad evitare prendono a scorrere copiose e non può fermarle, mentre le gambe si muovono automaticamente, come se sappiano esattamente dove portarla.

Si affida a loro, non riflette, la sua mente ormai è una cascata di emozioni in corto circuito che hanno straripato e c'è solo una persona che vuole vedere, ne ha un bisogno viscerale e non gliele frega niente di cosa potrà pensare.

Si ferma solo quando arriva davanti alla porta dello studio di Matt, è trafelata, il lavoro accurato delle mani abili di Colleen sui suoi capelli è andato a farsi benedire, il vestito è completamente in disordine e il trucco sbavato.

É un completo disastro, sia dentro che fuori, poggia le mani sulle ginocchia e si piega in avanti per riprendere fiato qualche secondo; sente il cuore scoppiarle ma è ancora viva ed è pronta per quella follia che in quel momento percepisce come l'unica possibilità di salvezza.

Deglutisce, ha la bocca secca e le fa quasi male farlo, poi si avvicina e bussa senza esitazione.

I battiti accelerano di nuovo e si tortura le mani nell'attesa, un briciolo di razionalità è tornato e adesso ha paura di disturbarlo o di essere per lui una visione sgradita.

Crede di morire ma alla fine Matt apre la porta: il viso tranquillo del ragazzo cambia improvvisamente espressione quando incontra i suoi occhi, non si aspetta certo di trovarsi davanti Ashley, col viso bagnato dalle lacrime ancora fresche e la faccia stravolta.

I suoi occhi si spalancano per lo stupore, sa che la ragazza doveva essere alla festa di Terence e si chiede cosa ci faccia invece alla sua porta, in quelle condizioni orribili.

«Ashley, ma...che ti è successo? Chi ti ha ridotto così? - domanda nervosamente, mentre le accarezza tutto il viso con le mani, bagnandosi di quelle lacrime – devi dirmelo! Ti prego dimmi che hai! Se è stato qualcuno giuro che...» comincia a sbraitare, col viso colmo di preoccupazione ma Ashley lo blocca, gli porta un dito sulle labbra. Adesso che sente le sue mani sfiorarle il viso e i capelli e realizza di avercelo davanti in carne ed ossa è già più serena, un barlume di pace discende su di lei e riesce anche ad abbozzare un sorriso.

«Non è stato nessuno, Matt – lo tranquillizza, la sua voce è ancora tremante e stenta a uscire ma va meglio e anche lui pare distendersi un poco – è solo che...scusami per essere piombata qui ma...avevo bisogno di te...io ero alla festa e... - comincia a raccontare, le frasi le escono in maniera sconnessa, qualche singhiozzo le spezza in frammenti e Matt cerca di non perdersene nemmeno uno per capire cosa abbia stravolto quella ragazza, a cui suo malgrado comincia a tenere seriamente – c'erano i genitori di Terence...loro erano così felici per lui...sua madre...era orgogliosa e commossa e io...non ho nessuno, capisci? Nessuno!» grida Ashley con la forza che le rimane, mentre Matt, senza pensarci due volte, la attira a sè e la stringe in un abbraccio fortissimo, accogliendo la sua testa sul petto e non smettendo di accarezzarle i capelli.

Adesso ha compreso cosa è successo, e riesce a sentire tutta la disperazione di Ashley come se la provasse lui stesso. É la stessa che lo affligge spesso e ne viene investito a sua volta, le loro anime sono di nuovo collegate e rivede negli occhi della rossa la stessa sfumatura sofferente delle prime volte in cui la osservava, quella che lo ha colpito e che gliel' ha fatta sentire così vicina.

«Lo so, lo so...ma ci sono qui io, adesso, stà tranquilla» prova a rassicurarla, la stacca un po' da sè per scuoterla ed Ashley si perde nei suoi occhi. Sta meglio ma il dolore è ancora troppo forte, stringe le braccia del ragazzo con forza, quasi gli fa male.

Quel corpo, la sua voce, i suoi occhi... sono tutto quello di cui ha bisogno e lo vuole adesso.

Gli sorride debolmente, si avvicina alle sue labbra e le bacia con disperazione, afferrandogli il volto con le mani.

Matt sembra irrigidirsi, non si aspetta un tale gesto, stenta a ricambiare il bacio e interrompe il contatto, guardandola smarrito.

«Ashley tu...devi calmarti...non... » prova a dire, ma lei non vuole sentire ragione, sta male, sta soffrendo da morire e in questo momento ha bisogno di una cura efficace e immediata, il dolore la spacca in due e ha la necessità di qualcosa che annulli quelle orrende sensazioni.

«Ti prego, non dire niente, Matt...solo...baciami e basta» mormora con un fil di voce contro le labbra del ragazzo. Matt si arrende, obbedisce, bacia la sua bocca e se ne appropria; cerca la sua lingua, la incontra e si abbandona a ciò che sta per succedere.

Hanno provato a resistere per troppo tempo, a ignorare quel bisogno spasmodico e fare finta che non esistesse, ma la realtà è diversa ed è una sola.

I loro dolori possono curarsi solo mischiandosi tra loro e perdendosi l'uno in quello dell'altra e adesso ne hanno la certezza.

Ashley si aggrappa a lui, non molla nemmeno per un istante quelle labbra che riescono a darle sollievo, le lacrime si mischiano, rendendo i baci salati, ma nessuno dei due accenna a smettere.

Matt si sposta sul collo di Ashley, le lascia dei baci umidi fino alla base dell'orecchio, lei tira indietro la testa, gli stringe i fianchi, lo attira a sè, gli fa capire che stavolta lo vuole e lo pretende, per intero, col corpo e con l'anima.

Sospira di piacere, lentamente il dolore diminuisce ma ce ne è ancora troppo in circolo, gli infila le mani sotto la maglietta, la pelle di lui sotto le dita la accende, ha bisogno di sentirlo con tutti i sensi che ha a disposizione, nessuno escluso.

Le sue gambe sono molli, Matt la fa indietreggiare fino a che la sua schiena incontra il legno duro del grande tavolo.

C'è solo quello a disposizione e se lo faranno bastare, non è un incontro d'amore, non c'è nessuna parte romantica o spazio per delicatezze o smancerie, ci sono solo due anime disperate che devono scontarsi, l'hanno già fatto mentalmente ma saranno interamente soddisfatte solo quando accadrà fisicamente.

Ashley emette un gemito di fastidio sulle labbra di Matt per il contatto con la superficie del tavolo, ma le passa immediatamente. Solleva la t-shirt del ragazzo, gliela fa sfilare e finalmente può accarezzare tutto il suo corpo senza limitazioni o ostacoli. Comincia a baciare ogni centimetro del suo corpo e Matt perde l'ultimo spiraglio di razionalità che potrebbe mettere fine alla bomba a orologeria che hanno innescato.

Stavolta non è uno scherzo o una sua provocazione, stavolta succederà e lo sanno entrambi.

Non c'è tempo per capire se sia sbagliato o una pazzia bella e buona, non vogliono domandarsi se si pentiranno una volta che avranno sfogato quell'attrazione, ce n'è solo per i baci sempre più bollenti, le carezze audaci e i sospiri ormai senza controllo.

Con cura, Matt afferra le spalline del suo vestito, ridotto ormai a un cumulo di macerie, gliele abbassa con una studiata lentezza, per permetterle di fermarlo se lo vuole, ma Ashley rimane immobile, si sporge in avanti per facilitargli i movimenti, il vestito si sfila senza difficoltà, la lascia nuda davanti a lui fino alla vita, ma lei pare non fare una piega.

Non si vergogna, lui l'ha già vista nuda in maniera molto più intima, si è già spogliata di tutto con Matt, fin sotto le ossa e la carne, fin dentro l'anima, a tal punto che la nudità fisica appare insignificante quando una persona conosce già tutto di te, anche le parti più vulnerabili e quelle che vengono nascoste al mondo intero.

Gli prende la nuca e lo avvicina al suo seno, lo tiene stretto mentre lui le bacia quelle zone delicate, dandole piacere e annebbiando la sua mente.

É proprio quello che vuole, smettere di pensare e stare bene, dimenticare il mondo e i suoi abitanti, tutti tranne lui.

Matt fa scontrare il suo corpo col quello esile di Ashley, risale di nuovo fino alle labbra, che trova già dischiuse e pronte a incastrarsi con le sue. Le mani accarezzano, toccano e si esplorano, sono insaziabili e i respiri si affannano, stavolta non per la sofferenza ma per il piacere, finalmente.

Va bene così.

Ashley allarga le gambe, il vestito le ha scoperto le cosce ma sa che non basterà. Per una frazione di secondo realizza il peso di quello sta per accadere tra loro e quanto questo potrebbe sconvolgere degli equilibri già precari e delicati.

Respira e si guarda, nuda e in balia di una forza a cui non può resistere, sente una mano di Matt che le carezza la coscia, sale sempre di più ed Ashley si maledice perché ha indosso quel dannato vestito leggero che rende tutto più semplice, invece che un paio di jeans, più difficili da sbottonare e che forse le avrebbero lasciato tempo sufficiente per tornare in sè e interrompere tutto.

Invece no, la mano di Matt ha già raggiunto i suoi punti più sensibili, Ashley sa che lui non si fermerà più, che ormai sta annegando proprio come lei, avverte le sue carezze peccaminose e si arrende definitivamente.

Si concentra sul piacere, il mondo attorno è solo un ricordo lontano, così come il dolore e i pensieri negativi.

Si piega all'indietro e geme ma Matt le cinge la schiena con l'altro braccio per riaverla contro il suo petto, non smette di baciarla e di lenire le sue ferite in quel modo assurdo, poi pare esitare.

Ashley lo fissa negli occhi, è decisa, gli attorciglia le gambe dietro la schiena e lo spinge verso di sè per fargli capire che non deve fermarsi, che lo vuole a ogni costo.

Si scambiano un'occhiata di intesa, Matt delicatamente prende tra le dita l'elastico dei suoi slip, li abbassa, glieli sfila del tutto senza fretta, la solleva per le gambe e la fa sedere sul bordo scomodo del tavolo.

Ashley è del tutto vulnerabile ormai, vuole che sia suo ed è stanca di aspettare.

Rivelando un certa urgenza, ferma le mani del ragazzo, che la accarezzano senza ostacoli, lui la guarda sorpreso ma lei lo tranquillizza, sorridendo.

Si dedica a lui, gli sbottona i jeans col suo aiuto e gli comunica con un bacio profondo che è così che deve andare, che non hanno più alternative a disposizione, anche se ci hanno provato ad evitarlo e ora è tempo di rassegnarsi.

Matt le afferra le cosce, le allarga dolcemente, lascia che Ashley gli insinui le dita fra i capelli e lo tiri a sè, con disperazione.

Scivola dentro di lei con un colpo secco, lasciandola un istante senza fiato per quel nuovo contatto tra loro, rimane un secondo immobile, quasi incredulo per quello che si sta consumando lì, improvvisamente e senza che avesse mai potuto prevederlo.

Ashley rompe ogni esitazione, stringe i suoi fianchi con le gambe, lo preme a sè e gli ordina tacitamente di continuare.

Si sente completa adesso, unita a lui, è la sensazione più appagante che abbia mai provato e vorrebbe che non finisse mai.

Matt comincia a muoversi in lei, gli viene facile e naturale anche se è la prima volta che lo fa con quella ragazza, è liberatorio perché con ogni spinta si porta via un po' del suo dolore e ne scarica del suo; stanno meglio entrambi, chiudono gli occhi per concentrarsi solo su quel meraviglioso piacere, si toccano con gesti disperati, le labbra si scontrano senza sosta, i capelli biondi di lui solleticano la pelle di Ashley, che gli si aggrappa al collo per mantenere quella posizione scomoda e, ad ogni loro sfiorarsi, nascono nuovi sospiri e gemiti sempre più difficili da contenere se non con l'aiuto dei baci.

Non si sente nient'altro che quello, insieme agli scriccholii di quel tavolo, messo a dura prova dalla loro passione irrefrenabile.

Ashley poggia i gomiti indietro, si distende, lui continua a spingere, la schiena le fa un po' male per via del movimento dei fianchi di Matt contro i suoi su quel piano rigido, ma non è nulla in confronto all'enorme benessere che la sta travolgendo.

Lui, nonostante sia ormai preda di quel ritmo costante e rapido, non manca di preoccuparsi per lei, si accorge che le sta facendo male, le cinge la vita con un braccio per frapporlo tra la sua schiena e la superficie dura del legno e così facendo la protegge.

Vuole che lei stia bene, che provi lo stesso piacere che sta scorrendo nel suo corpo, le sue attenzioni premurose quasi cozzano con il sesso istintivo e privo di sentimenti che stanno consumando, che niente ha di dolce e che, come una valvola di sfogo necessaria, si esaurirà, inevitabilmente.

O almeno è quello che immaginano.

Ashley sorride, cerca le labbra di Matt, asseconda i suoi movimenti e gli stringe i fianchi: sente il cervello completamente anestetizzato, non prova più dolore, ha dimenticato ogni cosa, non sa quasi più chi è ed è tutto meraviglioso perché è lui che le sta regalando quelle sensazioni e non vorrebbe che fosse nessun altro.

Quando sono ormai vicini all'acme, Matt la fa stendere per arrivare più in profondità e aumenta il ritmo. Ashley non resiste più, non riesce a credere che sentirlo dentro di lei possa curare i suoi mali come una medicina miracolosa, si illude che basti solo quello e non pensa ad altro.

Loro due uniti, con lo spirito e ora anche con la carne, troppo simili e allo stesso tempo diversi, si usano a vicenda per salvarsi e, anche se sembra egoista, in quel momento appare come l'unica soluzione possibile.

Quando Ashley raggiunge l'apice del piacere si stringe a lui, gli pianta le unghie sulla schiena, vorrebbe non lasciarlo, vorrebbe stare con lui per sempre se solo fosse possibile, è consapevole che tra poco tutto tornerà alla normalità e sarà difficile da accettare.

Una lacrima le scivola sulla guancia, si gira dall'altra parte perché lui non la veda, se lo tiene stretto al petto finchè può e, poco dopo, sente arrivare anche lui.

Le sue spinte rallentano, lo ascolta emettere qualche gemito strozzato contro il suo seno ma il respiro si regolarizza presto e lei rimane schiacciata dal peso del suo corpo, che si è ormai abbandonato a quell'ultimo attimo di piacere.

Se dovesse dare una definizione di perfezione in quel momento, ubriaca di quel piacere che si è irradiato dal suo bacino fino a raggiungere ogni parte del suo corpo e della sua mente, sarebbe di sicuro l'immagine di loro due, esausti su quel tavolo, abbracciati e in silenzio.

Non c'è niente da dire, i fatti hanno parlato più di ogni parola.

Matt prende un ultimo lungo respiro ed Ashley capisce che il momento è arrivato, sta per allontanarsi da lei, vorrebbe fermarlo ma non vuole dargli un'impressione sbagliata.

É stato solo sesso, in fondo, anche se è servito non solo per il piacere personale ma per uno scopo molto più intimo e altruista.

Lui la guarda negli occhi, ha l'espressione ancora velata dal piacere ed è bellissimo oltre ogni misura; la stupisce, si abbassa e le deposita un bacio a fior di labbra prima di alzarsi e liberarla, un tocco così gentile e dolce che non si aspetta dopo quello che c'è stato e che la spiazza, facendole scoppiare il cuore.

Rimane ferma per qualche secondo, esposta e di nuovo a contatto con la realtà, poi lo vede di spalle cominciare a rivestirsi e si solleva, un po' dolorante.

Si rimette in piedi, sistema il vestito spiegazzato, recupera le sue cose e, quando lui si gira, lei gli appare con le stesse sembianze di quando ha fatto irruzione nel suo studio.

Sembra tutto tornato esattamente al principio, come se niente fosse successo.

Peccato che non è così e i loro occhi parlano chiaro.

Matt sembra quasi confuso adesso, l'azzurro del suo sguardo è strano, la sua espressione appare affranta e perplessa, ha paura di averla ferita o che sia successo troppo all'improvviso e non sa cosa significhi, cosa può cambiare, adesso.

Tante volte aveva sognato di farlo con lei, di intrufolarsi sopra quel corpo e in mezzo a quelle gambe invitanti ma mai avrebbe pensato che sarebbe accaduto e in quella maniera così sconvolgente.

Lei, dal canto suo, pare realizzare solo in quell'istante che hanno appena fatto sesso...lo hanno fatto davvero, non è un sogno e la sensazione è pari al precipitare da una rupe e sfracellarsi in terra in mille pezzi.

Aveva smesso di pensare, il dolore è andato via, ma al suo posto adesso c'è una sensazione diversa, amara e incomprensibile.

Boccheggia esattamente come lui, non sa cosa dire o come comportarsi e Matt non la aiuta a sbloccare la situazione, sembra che il loro rapporto e quella confidenza a cui si erano abituati, non esista più.

Un momento prima erano uniti e complici di quello stupendo misfatto e adesso...è tutto svanito. Non sanno nemmeno come salutarsi, non fanno altro che fissarsi in modo indecifrabile e alla fine Ashley fa quello che le riesce meglio in questi casi.

Scappa via, richiudendosi alle spalle la porta e lasciandolo solo coi suoi dubbi.

 

 

 

Apre la porta piano per non fare rumore, come un'intrusa, ed è così che si sente ormai in quella casa.

Non dovrebbe appartenere più a quel posto, ha tradito, si sente sporca e sleale ed è come se lo avesse realizzato solo nell'esatto momento in cui il corpo di Matt abbandonava il suo, dopo essersi fusi e confusi tra loro, lasciandola di nuovo vuota e sola.

Ma si sbaglia e lo sa: traditrice lo è da molto più tempo, da quando gli ha permesso di far parte della sua vita, di entrarci in punta di piedi, di provare a migliorarla e renderla un posto un po' meno schifoso da abitare.

É quella la sua unica e sola colpa, aver tentato di rialzarsi e di ritrovare la serenità con qualcuno di terribilmente sbagliato.

E adesso non ha più tanta scelta, forse ne aveva avuta una all'inizio ma ha deciso consapevolmente di sprecarla nell'istante in cui ha concesso agli occhi di Matt di incrociare i suoi con curiosità, legandolo a lei in quel rapporto difficile da spiegare.

Quanto è stata sciocca!

Adesso le sue possibilità sono limitate a due soltanto: confessare tutto e distruggere quel tenue bagliore di normalità che ha conquistato a fatica, o convivere per sempre con il peso delle sue azioni e sperare che non sia così tremendo, che non faccia così dannatamente male come in quel momento.

Cerca con tutta la cura che può di chiudere la porta, evitando di attirare l'attenzione, ma la fortuna non l'assiste. Una folata di vento gliela strappa dalle mani, deboli e ancora tremanti, provocando un tonfo che non può sfuggire alle orecchie delle ragazze nell'appartamento.

Avverte il vociare indistinto arrestarsi di colpo: ecco, l'hanno sentita ed Ashley ha la sensazione di morire dentro.

Cammina rassegnata come un condannato a morte, quasi si trascina perchè non ha più forza nelle gambe, l'ha sprecata tutta a tenersi Matt stretto addosso e poi a correre a perdifiato, invano, per fuggire via dai suoi peccati senza sapere di averceli ormai incollati addosso, tatuati sulla pelle come un marchio invisibile senza poterli più cancellare.

«Ashley, sei tu?» chiede una voce, appartiene a Michelle e il respiro le si mozza.

«Sì, sono io» risponde a malapena mentre avanza come un fantasma lungo il corridoio buio, illuminato solo dalla luce accesa della stanza di Colleen.

Sono tutte riunite lì e lei non ha scampo, adesso.

Impreca mentalmente contro la sorte avversa, vorrebbe non doverle affrontare, vorrebbe solo rintanarsi nella sua stanza e seppellirsi sotto una coltre di coperte, pregando che la inghiottano per farla scomparire.

«Finalmente sei tornata! Cominciavamo a preoccuparci, sai?» aggiunge Beth, il suo tono allegro e premuroso è un'ulteriore coltellata nel petto.

Nel frattempo ha raggiunto la soglia della stanza e vi fa capolino timidamente.

Si vergogna, ha il vestito sgualcito, sente ancora distintamente l'odore di Matt rimastole addosso, la sensazione della sua pelle sotto le mani e dei suoi movimenti sopra di lei così come il ricordo del piacere fortissimo che lui le ha donato, aiutandola a stordire la mente e allontanare la disperazione, e ha la paura irrazionale che in qualche modo possano accorgersene anche loro di quei segnali, sebbene in fondo sappia che è impossibile.

Quelli sono un privilegio e una condanna che spettano solo a lei.

«Mi dispiace, ho avuto un imprevisto» mormora confusa, incapace persino di sforzarsi a trovare una scusa più dettagliata, con lo sguardo perso a vagare per la stanza senza soffermarsi sul volto di nessuna di loro.

Non riesce a guardarle negli occhi dopo quello che ha fatto, è troppo per lei, le gira la testa e anche la vista sembra essere sfocata.

Vuole solo andare via, prega dentro di sè che non insistano con le domande, che le diano tregua per quella sera, perché stavolta non ce la farebbe, crollerebbe sotto il peso delle sue stesse menzogne.

«Tesoro, ma stai bene? Hai una faccia!» esclama Colleen, portandosi una mano al petto e fissandola con un'espressione a metà tra il sospettoso e il preoccupato.

La guardano tutte, lo sa, ma lei non ricambia, ha gli occhi bassi e si appoggia con una mano allo stipite della porta perché le forze la stanno abbandonando.

«Sono solo un po' stanca, tutto qua. Sarà meglio che vada a riposarmi, ho bisogno di dormire.» spiega, accennando un sorriso di circostanza.

«Ma allora non ti unisci a noi? Stavamo commentando la giornata di oggi e ne stanno uscendo delle belle! Avanti, sù!» prova a convincerla Michelle, si capisce lontano un miglio che è ancora esaltata e scoppia di gioia per suo fratello, per quel risultato così tanto desiderato e finalmente raggiunto e per l'enorme soddisfazione della sua famiglia.

E lei che fa? Scappa dalla festa e finisce a scopare con la persona che loro odiano di più al mondo!

'Che bella mossa, davvero carino da parte tua! Complimenti, Ashley!' è quello che penserebbe se solo non le mancasse la forza perfino di elaborare degli insulti verso sè stessa.

«Grazie, ma per stasera passo, scusate ancora» le implora, con un fil di voce.

Deve apparire ridotta peggio di uno straccio vecchio se nessuna di loro ha il coraggio di insistere.

«Che peccato! Beh, allora buonanotte!» si rassegna la castana, mentre un coro di saluti e risate cristalline la segue.

Melissa la osserva in silenzio; è preoccupata per la sua amica, vorrebbe riuscire a venire a capo di tutti gli interrogativi che le frullano in testa e capire finalmente cosa affligge Ashley, quali grandi segreti si porta dentro, qual è il motivo dei suoi sguardi spesso tristi e persi nel vuoto o di quelle scuse mormorate quasi a caso.

A volte sembra così simile a lei!

Teme seriamente che si metta in un brutto guaio o che soffra, le vuole bene e, anche se le pare affrettato affermarlo, sa che Ashley è l'unica che riesca a mettersi nei suoi panni e a non giudicarla mai, i suoi modi materni, comprensivi ma non invadenti, l'hanno aiutata varie volte e vorrebbe poter ricambiare le sue gentilezze.

L'indecisione la frega, non sa se alzarsi e correre da lei per chiederle se va tutto bene o soltanto abbracciarla in silenzio, ma è troppo tardi.

Ashley si è dileguata in fretta.

Non merita quelle risate, nè le preoccupazioni che le rivolgono o la loro compagnia. É solo un mostro che ha rovinato tutto e...per che cosa poi?

Se almeno lo sapesse e invece no.

L'unica cosa certa è che, durante il sesso con lui, ha creduto di toccare il paradiso con un dito per poi precipitare all'inferno non appena finito.

Sa di essere stata scorretta anche con Matt, è corsa da lui dando per scontata la sua presenza, se ne è servita per sfogarsi egoisticamente e, sebbene anche lui sembrasse non aspettare altro che buttarsi tra le sue braccia, questo non la fa sentire di certo meglio.

Si sente al sicuro e il respiro le torna regolare solo quando la luce della stanza di Colleen è lontana e percepisce il freddo metallico della maniglia della sua porta sotto le dita.

É salva, per quella sera.

Se non dalla sua coscienza, almeno da loro.

Si chiude dentro, poggia la schiena sul legno della porta e si lascia scivolare per terra.

Non le importa del vestito e nemmeno del freddo che invade le sue gambe scoperte, si accascia lì, indifesa, stringe le ginocchia al petto e tuffa la testa tra le braccia.

Rimane immobile per qualche minuto, distrutta e senza la minima intenzione di riprendere in mano le redini della sua esistenza ormai alla deriva, ha gli occhi chiusi e i muscoli privi della capacità di reagire, poi qualcosa la scuote e si alza di scatto.

Le compare in mente il sorriso di suo padre, crede quasi di sentire la sua presenza accanto a lei, forte più che mai.

Si guarda intorno con gli occhi sbarrati, ha come la sensazione di vederlo comparire da un momento all'altro ma presto si rende conto che non avverrà.

Lui non c'è e non ci sarà mai più.

Una lacrima le riga la guancia e si ritrova a parlare con lui, non le capitava da tempo, da quando era solo una ragazzina.

«Papà, dove sei? Mi manchi, sai? - mormora nel buio della stanza, stringendosi nelle spalle – Mi dispiace...se vedessi quello che sono diventata, sono sicura che non saresti fiero di me. Non faccio che commettere uno sbaglio dopo l'altro, ci sto provando a rimettere insieme i pezzi ma...è così difficile dopo quello che mi è successo. Non so più chi sono, non ho nessun punto di riferimento...sto cercando di andare avanti, di studiare per realizzare i miei sogni e voglio farlo anche per te ma...la mamma non mi ha mai amato, amava solo te e...questa cosa è...– fa una pausa, la gola è serrata da un nodo così stretto che non riesce a fare uscire più alcuna parola, deglutisce, prende un lungo respiro e va avanti con grande sforzo – è troppo dolorosa da accettare, io pensavo di esserci riuscita ma...ho ancora tanta strada da fare e...l'unica persona che mi dà conforto è quella da cui dovrei stare alla larga per il bene di tutti coloro che mi circondano e che mi hanno aiutato. Non so cosa fare...io...ho paura...vorrei tanto che tu fossi con me» sussurra con la voce ormai rotta dal pianto e le mani a coprirsi il viso.

D'un tratto qualcosa muove i suoi capelli, sembra un leggero alito di vento ma la finestra è chiusa e così anche la porta.

Ashley non comprende, sposta le mani dal volto e rimane in allerta: dovrebbe essere terrorizzata eppure, al contrario, quella misteriosa e tenera carezza ha il potere tranquillizzarla, anche se non sa spiegarsi il perché.

Poi, però, capisce e sorride.

Non è sola, non lo sarà mai, suo padre le rimane sempre accanto, in altre forme, in tutto ciò che la circonda, e le basterà stare attenta per poterlo sentire se lo vorrà.

Si asciuga le lacrime e cerca di farsi forza, la sensazione è sempre quella di essere stata investita da un treno ma ora va un po' meglio, ora è tornata la speranza.

Si dirige verso il letto, prende da sotto il cuscino il pigiama e l'occorrente per cambiarsi e decide di farsi una doccia.

Ne ha bisogno, sa che la aiuterà a rilassarsi e rigenerarsi e inoltre deve lavare via le tracce di quella serata dalla sua pelle.

É giusto così.

Si spoglia rapidamente, si infila nella doccia e dirige il getto di acqua calda su di lei. É piacevole e assai confortante ed Ashley si sente subito rinata. Si accuccia in un angolo con gli occhi socchiusi, lascia che la cascata di acqua continui a lambirla incessantemente, portandosi via a ogni rivolo un pezzo di quello che, nonostante tutto, le fa male definire uno sbaglio.

L'ha voluto con tutte le sue forze e ne ha goduto dall'inizio fino all'ultimo bacio che lui le ha delicatamente lasciato sulle labbra prima di staccarsi da lei.

Erano perfetti nella loro urgenza e disperazione ed Ashley questo non lo può negare.

Sospira mestamente, sembra tutto così surreale che quasi non ci crede sia accaduto davvero.

Si avvolge nell'accappatoio e torna nella sua stanza, il freddo di Ottobre le sferza la pelle e così si affretta a vestirsi.

La doccia ha sortito i suoi effetti e si sente più rilassata e calma ma ha ancora i capelli bagnati e si accinge a iniziare un rituale che contribuirà a distendere maggiormente i suoi nervi.

Qualcuno di sicuro potrebbe prenderla per pazza o stramba, ma per lei non esiste suono al mondo che trovi più dolce e rilassante del phon, soprattutto usato d'inverno, quando il freddo dell'ambiente viene annullato dalle dolci carezze calde dell'aria che emana.

Funziona così da sempre, le basta usarlo sui capelli o semplicemente ascoltare qualcuno vicino a lei che lo usa, per ottenere un senso di sicurezza e protezione immediato. Starebbe ore a sentirlo, è qualcosa di stupendo, la riporta indietro nel tempo, quando da bambina, le mattine d'inverno, ancora nel dormiveglia e da sotto il piumone, sentiva suo padre che si preparava per andare al lavoro e quel suono ovattato le carezzava le orecchie e le faceva compagnia al caldo, rassicurandola col suo costante ripetersi, perchè significava che tutto scorreva tranquillo e che la sua routine familiare si svolgeva sempre uguale e confortante.

Ogni cosa stava al suo posto e niente poteva andare storto, era impossibile.

Ora, invece...

Ashley socchiude gli occhi, evita di torturarsi ancora la mente, si lascia cullare dal calore che le ristora le membra stanche, guarda fuori dalla finestra qualche sparuto passante e un paio di macchine che sfrecciano lontane da lei e per qualche secondo prova lo stesso senso di sicurezza che apparteneva alla sua infanzia.

Quando ha finito ha comunque la testa pesante e il suo unico pensiero è mettersi a letto così non perde altro tempo e si infila sotto le coperte, dichiarando finalmente conclusa quella giornata allucinante.

Nonostante la stanchezza rimane con gli occhi aperti e vigili al buio: il sonno scarseggia, si gira su un fianco con un sospiro sofferto e stringe forte le lenzuola, appallottolandosi in posizione fetale, come a volersi proteggere da qualche male.

Molte persone sono state oggetto della sua preoccupazione quella sera ma il suo ultimo pensiero ha un solo protagonista e non potrebbe essere altrimenti.

Matt occupa prepotentemente una delle poche porzioni ancora libere nella sua povera e affollata testa, Ashley si chiede cosa stia facendo in quell'esatto momento, se stia ripensando anche lui al disastro che hanno combinato o se non gli importi già più nulla e abbia ripreso le sue normali attività.

Il battito accelera al ricordo ancora fresco di loro due, impegnati a farlo sopra quel tavolo come se attorno non esistesse nient'altro e non può fare a meno di riprovare le stesse, bellissime e liberatorie sensazioni.

Ha una confusione atroce che le alberga in testa, sa che non potrà avere una risposta immediata alle sue domande, non ha intenzione di sentirlo al momento e non sa dire se e quando riusciranno a parlarsi di nuovo. Non riesce a prevedere le conseguenze che quell'evento avrà sul loro rapporto e come dovranno comportarsi da quel momento in poi, e la cosa la spaventa.

Magari per lui si è trattato solo di una delle tante avventure a cui era solito dedicarsi, ma a lei non è mai capitato prima di allora di fare sesso con un ragazzo che non fosse anche il suo fidanzato e di cui non è innamorata e non ha idea di come comportarsi.

Certo, l'attrazione fisica tra loro non era mai stata un segreto, avevano sempre scherzato su quell'argomento, lui la provocava spesso e non erano mancate le volte in cui la situazione si era fatta decisamente bollente, per non parlare di qualche sua fantasia più spinta che aveva avuto come oggetto proprio il biondo.

Ma dal fantasticare al concretizzare c'era un intero oceano nel mezzo e non avrebbe mai immaginato di poterlo oltrepassare insieme a lui, senza nessun preavviso o tempo per rifletterci sù.

Forse avevano rovinato tutto, forse niente sarebbe stato più come prima e l'avrebbe inevitabilmente perso, salvando l'equilibrio all'interno del suo gruppo ma distruggendo una delle poche cose belle che erano entrate a far parte della sua vita di recente.

Le viene da piangere, ha troppi dubbi e la testa che scoppia, non ha voglia nè energie per continuare ad arrovellarsi il cervello e si arrende.

Le palpebre sono pesanti, le si chiudono e non può fare altro che assecondarle.

Al resto ci penserà, ma non adesso....



* Un ultimo appunto: la storia ha rating arancione perché non è incentrata su scene di sesso e perché non mi piace descrivere quelle presenti con dovizie di particolari, visto che trovo che spesso facciano perdere la magia del momento (sono gusti, potete anche pensarla diversamente, va benissimo). In questo ho usato una maniera un po' più diretta perché la situazione lo esigeva e spero che non sia risultata troppo volgare. Non credo sia stata esagerata e non credo che sfoci nel rating rosso, quindi non lo cambierò. Spero siate d'accordo!
Alla prossima!

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Capitolo 22
*** Non si può scappare per sempre ***


Ciao a tutte!
Nuovo aggiornamento e spero vi stiate abituando ai capitoli lunghi perché non riesco davvero farli più corti di così, troppe situazioni da gestire e spero che la storia vi venga lo stesso scorrevole e comprensibile.
Questo è un capitolo un po' di 'assestamento'  e di ristabilizzazione dopo gli eventi di quello precedente, com'è giusto che sia.
Detto questo non blatero oltre e vi lascio alla lettura, ringraziando come sempre coloro che mi seguono e che continuano ad aumentare, e che mi danno sempre la spinta per migliorarmi e cercare di rendere un buon risultato.
Alla prossima!

Cap. 22 Non si può scappare per sempre

 

 

Il caldo tutto intorno era insopportabile, la pelle bruciava e la testa sembrava scoppiare.

Ashley emise dei mugolii di sofferenza e contrasse la fronte per il forte fastidio: riusciva a percepire nient'altro che una gran confusione oltre a quel calore atroce, provò ad aprire gli occhi ma le palpebre non ne volevano sapere di sollevarsi, sembravano pesare come macigni.

Immersa in quello stato di semi-incoscienza e torturata dal bollore si chiese se non si trovasse già all'inferno per colpa dei suoi peccati e le fiamme la stessero divorando senza pietà.

Una gentile voce femminile, che non poteva di certo appartenere a un demone malefico, giunse al suo orecchio e la riscosse, facendole realizzare che, probabilmente, non era ancora precipitata negli inferi e ci doveva essere un'altra spiegazione, molto più banale, per le condizioni in cui si trovava.

A fatica riuscì a schiudere appena gli occhi e guardarsi intorno.

Lo scenario era sempre il solito, la sua camera, i suoi oggetti, i libri sulla scrivania, niente di diverso da come ricordava.

La sensazione di calore bruciante però non passava, Ashley scostò bruscamente le coperte per cercare del refrigerio, ma subito una serie di brividi di freddo la fecero tremare.

Provò a sollevarsi dal letto ma la tempie le facevano un male cane e un capogiro la costrinse a rigettarsi sul cuscino, senza forze e con l'intero corpo spossato e debole.

Si portò una mano sulla fronte e si accorse di scottare, doveva avere la febbre e anche abbastanza alta, ed ecco spiegato il caldo terribile provato nelle mattinate.

«Ashley, non vorrei disturbarti ma...è tardissimo e non ti sei ancora alzata. Va tutto bene?» chiese da dietro la porta la stessa voce che la rossa aveva sentito poco prima e che adesso, da sveglia e lucida anche se in un pessimo stato di salute, riconobbe appartenere a Melissa.

«Ehm, sì...puoi aprire Melissa» farfugliò con dolore, rendendosi conto che anche la gola le bruciava parecchio.

La moretta abbassò la maniglia, ricavò uno spiraglio e si affacciò con discrezione per non essere troppo invadente, ma d'istinto spalancò la porta e fece un balzo dentro la stanza quando si accorse che Ashley giaceva sul letto con lo sguardo assente e un'aria per niente salutare.

«Oddio, Ashley ma stai male?» domandò allarmata, avvicinandosi all'amica e provando a mettere in pratica ciò che studiava quotidianamente all'università per riconoscere qualche sintomo.

«Non è niente, credo di avere solo un po' di febbre - la rassicurò Ashley, sminuendo la sua situazione e sforzandosi di sollevarsi per cercare di controllare la sveglia – piuttosto puoi dirmi che ore sono? Avevo lezione stamattina» dichiarò, con la voce roca, mentre con una mano si reggeva la testa dolorante.

«Ehm, veramente sono già le 11 passate» la informò Melissa mortificata, quasi fosse colpa sua se le ore erano volate.

Ashley strabuzzò gli occhi, sgusciò fuori dalle lenzuola con dei movimenti rapidi e tentò maldestramente di mettersi in piedi, al cospetto di una Melissa sempre più sconcertata.

«Cavoli, devo alzarmi, ho già perso due ore! Devo muovermi se voglio arrivare in tempo almeno per l'ultima lezione!» si lamentò, cercando con quel poche di forze che aveva in corpo di stare diritta, sebbene la sensazione di trovarsi su una barca nel bel mezzo di una tempesta la colse all'improvviso, ricordandole che il suo malessere non era svanito per magia.

«Attenta! - strillò Melissa, sorreggendo la sua coinquilina ed evitandole una caduta – non ti reggi in piedi, non credo che tu sia nelle condizioni per uscire di casa» le fece notare poi, offrendole appoggio e aiutandola a tornare seduta sul letto.

Ashley si prese la testa fra le mani, rassegnata, e di colpo una serie di ricordi appartenenti al giorno prima le piombarono addosso così violentemente che una pioggia di meteoriti al confronto sarebbe stata più piacevole.

Le tornò in mente la laurea di Terence, i suoi attacchi di panico dopo aver conosciuto sua madre, la fuga disperata, la porta dello studio di Matt e infine...loro due.

Il suo cuore perse un battito e il respiro le si fermò per un secondo: era successo davvero, non era stato un sogno – o forse avrebbe dovuto dire, un incubo – lei e Matt erano stati insieme...in tutti i sensi.

Si portò le mani sul viso, sospirando affranta, e le parve che l'intensità del dolore alla sua povera testa si fosse triplicato istantaneamente.

In che razza di casino cosmico si era cacciata?

«Maledizione...» borbottò tra sè e sè, mentre Melissa la osservava perplessa e confusa.

«Non è poi così grave, in fondo si tratta solo di una lezione! Sono sicura che qualche collega ti passerà i suoi appunti!» provò a consolarla, sedendo accanto a lei e posandole una mano sulla spalla.

«É tutto un completo disastro... un enorme, gigante disastro» continuò a mormorare Ashley, ignorando gli incoraggiamenti dell'amica. In quel momento la lezione persa era l'ultimo dei suoi problemi e ovviamente le sue imprecazioni non si stavano riferendo a quello, anche se Melissa questo non poteva mica saperlo.

La mora guardò l'amica ripiegarsi sempre di più su sè stessa, impegnata a stringere i pugni e a emettere flebili gemiti di sofferenza misti a parole incomprensibili così, dopo un primo momento di smarrimento, decise di agire e provare a farla ragionare con i fatti alla mano.

Ashley smise di autocommiserarsi quando una sensazione improvvisa di frescura alla fronte le diede un tenue sollievo. Sollevò di poco la testa e vide che Melissa vi aveva appena appoggiato sopra una mano per cercare di saggiare la sua temperatura corporea.

«Scotti, non sarò un termometro vivente come mia madre, ma non ci vuole nessuna particolare sensibilità tattile per capire che hai la febbre alta, è troppo evidente. Quindi, oggi devi stare a letto, fare cautela e riposare.» sentenziò, con un tono fermo e determinato, che era insolito sentire uscire dalla sua bocca, e incrociando le braccia al petto.

La ragazza timida e insicura che tutti conoscevano era capace di cambiare totalmente quando si trattava di affari medici ma, dopotutto, quello era il suo campo e non poteva che essere così.

«Ma oggi pomeriggio devo lavorare, ho già chiesto la mattina libera ieri per andare alla laurea, non posso...» provò a ribellarsi Ashley, facendo per rimettersi in piedi prima che una stretta salda al braccio le impedisse di alzarsi.

«Non se ne parla! - obiettò subito Melissa, annientando qualunque tentativo della rossa di opporsi, poi però addolcì il tono, sorridendole – adesso chiami al negozio, dici che stai male e che non verrai per almeno due giorni, ti metti a letto al caldo e non fai sforzi. Io vado a prendere il termometro e torno, ok? Non devi trascurarti, la salute viene prima di tutto e se non lo sostenessi proprio io finirei praticamente per rinnegare tutto ciò a cui sto dedicando la mia vita, non ti pare?» concluse senza ammettere repliche, mentre si avviava verso la porta a passi veloci.

«Hai ragione» si arrese infine Ashley, sorridendo e impiegando le poche energie che le erano rimaste per scivolare di nuovo sotto le coperte e mettere finalmente la sua testa scombussolata ben comoda sul cuscino.

Melissa sarebbe diventata di sicuro un buon medico, un giorno: sapeva essere davvero convincente coi suoi modi fermi ma cortesi e allo stesso tempo trasmetteva un senso di sicurezza e fiducia.

Rimase sola, gettata su quel letto come una bambola di pezza, e i pensieri ripresero a invaderle la mente martoriata, che non aveva ormai tregua dalla sera prima.

Sensi di colpa, incertezze, paure, dubbi e domande la affollavano e per la maggior parte di questi non aveva risposta o soluzione.

Girò istintivamente la testa verso il comodino, dove giaceva il suo cellulare, privo di alcun segnale di vita, e lo fissò con uno sguardo colmo di delusione e rammarico.

Non biasimava Matt perché non l'aveva cercata e non era arrabbiata con lui: al suo posto avrebbe agito allo stesso modo e, ad esser sincera, lei per prima non aveva la minima intenzione di sentirlo.

Per dirsi cosa?

Che era stato meraviglioso o al contrario niente di entusiasmante o degno di nota?

Dare un giudizio alle proprie prestazioni sessuali non avrebbe di certo cambiato la realtà dei fatti, e cioè che loro non avrebbero mai dovuto finire avvinghiati l'uno all'altra a darci dentro in un pomeriggio di disperazione.

Suonava tutto terribilmente sbagliato perché loro non si amavano ma non erano nemmeno due squallidi scopamici qualunque.

Che diavolo erano, allora?

Ashley strinse le lenzuola fino a stritolarle, odiava non riuscire a inquadrare il loro rapporto in uno schema preciso, era qualcosa che la faceva imbestialire e la confondeva fin dal giorno in cui le loro labbra si erano scambiate il primo bacio nel giardino di quel locale da snob, siglando la sua condanna definitiva.

Dopo era stato tutto un crescendo confusionario di attrazione, sensazioni e pensieri, che aveva avuto la sua degna conclusione il giorno prima.

La situazione era già abbastanza complicata così, se poi si aggiungevano anche Michelle, Terence e tutto il resto, diventava davvero insostenibile.

Così, giusto per non farsi mancare niente.

Alla fine uno dei rischi che il loro patto poteva contemplare li aveva investiti in pieno...e poi ce n'era un altro, molto più pericoloso e che Ashley aveva terrore persino solo a ipotizzare, perché avrebbe messo in gioco sentimenti che tra loro due non erano nemmeno lontanamente concepibili.

L'amore era fuori discussione, ma proprio anni luce lontano.

E allora, perché rimaneva quel maledetto amaro in bocca?

Per fortuna Melissa irruppe nella stanza e catturò la sua attenzione, distogliendola da quegli interrogativi troppo complicati e dolorosi.

Qualche minuto dopo avevano già tra le mani il responso.

«Hai 38.4! Ti avevo detto che era abbastanza alta! Devi aver preso un colpo d'aria ieri, eravamo vestite leggere e fuori comincia a far freddo, in questo periodo sono frequenti i raffreddamenti da sbalzi termici» le spiegò Melissa, descrivendo con un perfetto linguaggio tecnico quello che Ashley aveva già perfettamente compreso.

Era scappata via correndo con quel vestito scollato, fregandosene dell'aria fresca e sudando, poi era stata da Matt e lì aveva sudato per tutt'altri motivi e infine era fuggita per la seconda volta quando già era sera e faceva davvero freddo, sentendo la pelle ancora umida congelarsi a contatto col vento.

Di sbalzi termici ne aveva sopportati un bel po' tutti insieme e, a pensarci bene, quel raffreddore era la cosa più sensata e logica che le fosse capitata nelle ultime 18 ore.

«Già, direi che è proprio così» confermò, sprofondando rassegnata sotto le coperte e girandosi di fianco, verso Melissa.

«Visto che hai anche mal di gola e mal di testa, credo che dovresti prendere un antibiotico per evitare la sovrapposizione batterica, ma non sono ancora un medico, quindi credo che per quello dovrai consultare il tuo» le consigliò l'amica in maniera estremamente professionale, strappandole un sorriso sincero per tutte quelle premure nei suoi confronti.

«Lo farò, tranquilla. Non sarai ancora un medico ma ti vedo già sulla buona strada, sei così seria e professionale anche per un banale raffreddore» ci tenne a farle sapere, vedendola arrossire quasi subito per quel complimento.

«Beh, ti ringrazio, sono ancora all'inizio ma cerco di impegnarmi. E poi, vorrei specializzarmi in ginecologia e poter lavorare in sala parto. É un percorso lungo e difficile ma...spero tanto di arrivare in cima alla salita!» disse Melissa, sedendo sul bordo del letto accanto ad Ashley, con gli occhi che le brillavano di determinazione.

«Lo farai di sicuro! Posso già immaginare le migliaia di bambini che verranno alla luce grazie anche alle tue cure!» le augurò, socchiudendo gli occhi e sentendosi già un pizzico meglio grazie alla compagnia di Melissa.

Lei sorrise e si strinse nelle spalle, lusingata di ricevere così tanti buoni auspici per il futuro, poi parve essere attraversata da una scossa elettrice e si drizzò in piedi.

«Adesso vado di là a prepararti un bel tè caldo che ti darà immediatamente sollievo. Le altre sono tutte fuori e non torneranno prima di stasera ma non preoccuparti, rimarrò io nel caso in cui avessi bisogno. Sei ancora troppo debole per poter badare a te stessa e un aiuto ti farà comodo!» la informò, accingendosi ad uscire dalla stanza prima che una stretta al polso la fermasse.

«Ma no, non c'è bisogno! Avrai da fare, magari devi vederti con Luke e non voglio che rinunci per colpa mia!» si oppose Ashley, sollevandosi quel tanto che bastava per raggiungere il braccio dell'amica.

Melissa rimase un attimo stupita, poi si aprì in un ennesimo bel sorriso.

«É molto carino da parte tua Ashley, ma devi stare tranquilla. Posso benissimo studiare a casa e non per forza all'università, e poi con Luke ci vediamo praticamente tutti i giorni, non sarà una tragedia se oggi salta. Mi fa molto piacere poter prendermi cura di te, oggi...sai, ultimamente mi sei stata vicina, mi hai compreso e ascoltato nonostante le mie noiose paranoie e la situazione assurda in cui mi trovo e...non vedevo l'ora di poter fare qualcosa io per te, per ricambiare le tue gentilezze. Penso che tu sia una persona bellissima e una cara amica e...beh, non credo serva aggiungere altro.» riuscì a confessarle Melissa, tirando fuori il coraggio e vincendo la sua estrema timidezza che le impediva spesso di comunicare agli altri i suoi sentimenti.

Ashley rimase assai contenta delle stupende parole della sua amica ma subito i sensi di colpa tornarono e si rese conto di non meritarle. Stava mentendo anche a lei e, per quanto fosse sicura che Melissa in quella casa sarebbe stata l'unica a non giudicarla e a capirla, qualcosa dentro di lei la bloccava e non le permetteva di confidare a nessuno il suo segreto.

Il suo sguardo si incupì «Non sono così perfetta come mi descrivi» mormorò, cercando rifugio nelle lenzuola.

«Beh, ma chi lo è? Siamo umani, Ashley, sbagliare è nella nostra natura, non possiamo evitarlo...io sono la prima a commettere errori da sempre ma...la vita è fatta di scelte, spesso non facili e che comportano sempre delle conseguenze. É come siamo veramente dentro che fa la differenza, e quando uno sbaglio ha dietro le giuste motivazioni, pesa meno di uno fatto appositamente per fare del male.» tentò di spiegare in breve, riassumendo il risultato di una serie di riflessioni che aveva eleborato di recente, dopo la storia con Luke. Sapeva di dover cambiare, stava lottando per farlo e per trovare la strada più giusta possibile per uscirne, ma non era facile come sembrava. Incolparsi alla fine non dava i suoi frutti, bisognava lavorare sui propri difetti e non piangerci addosso, solo così, forse, prima o poi avrebbe trovato una soluzione per rimediare alle sue mancanze.

Verso sè stessa, verso Luke e verso le sue amiche.

«E se le tue azioni feriscono involontariamente altre persone? » chiese, sperando di trovare un po' di conforto.

«L'importante è rendersene conto e provare ad aggiustare il tiro. Non è mai troppo tardi per farlo. - disse Melissa, mentre osservava lo sguardo carico di preoccupazione di Ashley e rivedeva la stessa espressione che caratterizzava i suoi occhi in quel periodo – Ieri, quando sei sparita dalla festa, Michelle e le altre erano preoccupate. Pensano che tu sia strana, ultimamente e...ad essere sincera anche io lo penso – ammise schiettamente, facendo sussultare Ashley per la sorpresa – non so cosa ti turbi e non voglio che tu me lo dica se non ti va ma...sappi che, di qualunque cosa si tratti, io sono qui pronta ad aiutarti, per quanto possa valere. » mormorò, con lo sguardo basso e il viso arrossato.

Ashley esitò qualche secondo, poi sollevò gli occhi e scrutò la figura esile della sua amica, che quel giorno si stava dimostrando davvero tale.

«Grazie, Melissa. Lo terrò presente, sei una ragazza davvero speciale» disse a bassa voce, il mal di testa stava avendo il sopravvento, la febbre divampava ancora forte e i suoi occhi cedettero sotto il peso del malessere.

Melissa uscì in punta di piedi dalla stanza e lasciò che la sua amica riposasse, augurandole che potesse fare un sonno sereno e privo di incubi.

 

 

«Sta meglio Ashley?» chiese Terence a sua sorella, mentre si avviavano assieme agli altri al locale in cui erano soliti trascorrere il giovedì sera.

«Sì, la febbre è scesa rispetto a ieri, anche se Melissa le ha consigliato di rimanere in casa qualche altro giorno per evitare delle ricadute.» gli rispose Michelle, che avanzava a passo svelto, con lo sguardo fiero e il suo solito portamento elegante.

«Magari quando si rimette faccio un salto da voi, allora» continuò Terence, il suo viso ebbe un attimo di incertezza quando notò l'espressione della sorella mutarsi e diventare quasi preoccupata.

«Ok, come vuoi» disse soltanto, chiudendo lì la questione in maniera sbrigativa.

Terence aggrottò le sopracciglia, fissò Michelle e poi cercò di distanziare il gruppo con qualche falcata più ampia, tirandosi dietro anche lei.

«C'è qualcosa che non va?» fece, stando attento a non farsi sentire da nessuno.

Michelle esitò un attimo, incerta se rivelare o meno le sue supposizioni, poi decise che era inutile tenere all'oscuro il fratello e che tanto, se la verità era proprio quella, prima o poi sarebbe venuta fuori.

Era solo questione di tempo.

«Niente è che...Colleen pensa che Ashley si stia comportando in modo strano, ultimamente e...anche io comincio a notarlo. Alla tua festa è scappata via all'improvviso, non ci ha nemmeno spiegato bene per quale motivo, ha solo detto di avere un'emergenza con una sua collega o una cosa del genere...ma onestamente la cosa puzza un po' di bruciato. Quando è tornata a casa la sera era evasiva, è andata subito a letto e ci ha liquidate senza perdersi in troppi dettagli» gli spiegò, rivelando i suoi dubbi, più che fondati in realtà.

«Magari una sua collega aveva davvero bisogno di lei...e poi ti ricordo che l'indomani si è svegliata con una febbre da cavallo, credo sia normale averla vista un po' abbattuta la sera prima, non credi?» provò a confutare tutte le sue tesi, che trovava azzardate, e soprattutto non aveva ancora capito dove sua sorella volesse andare a parare.

«Sì, può darsi» lo assecondò Michelle, facendo una smorfia e usando un tono dubbioso che però lasciava intendere quanto preferisse rimanere della sua idea.

«Michelle, parla chiaro. Cosa stai cercando di dirmi?» insistette il ragazzo. Conosceva troppo bene la sua sorellina per non capire che stava cercando in tutti i modi di evitare di dirgli tutto ciò che frullava nella sua testa macchinosa.

Michelle sospirò, poi si arrestò un attimo e lo fissò coi suoi grandi occhi.

«Senti Terence, quello che sto cercando di farti capire è che...alcuni comportamenti di Ashley di recente lascerebbero sospettare che stia frequentando con qualcuno...e non intendo un'amica o qualche collega universitario...intendo un ragazzo!» ammise infine, non trovando un modo migliore per addolcire quella pillola amara.

Terence rimase qualche secondo in silenzio, corrucciò lievemente lo sguardo e poi si schiarì la voce, come per prendere tempo prima di parlare.

«Ashley è libera, può frequentare chiunque le pare e, se anche questo qualcuno non dovessi essere io, pazienza, me ne farò una ragione!» esclamò Terence, puntando lo sguardo dritto davanti a sè ed evitando quello di Michelle.

La castana scosse la testa in disapprovazione.

«Dovrebbe parlarti prima, però. Per correttezza» sottolineò l'ultima parola con particolare intensità, prima di imitare il fratello e riprendere il suo passo spedito.

«Sono sicuro che lo farà» ribattè lui, spingendo la porta del locale e facendo segno di entrare alla sorella e alle altre ragazze.

Era piuttosto affollato, il giovedì c'era sempre musica o qualche evento particolare e quel posto si riempiva molto più che nei restanti giorni della settimana.

Stavano quasi tutti prendendo posto attorno al tavolo, quando l'attenzione di Terence fu catturata da un intruso fin troppo familiare che avrebbe volentieri preferito vedere spiaccicato a un muro piuttosto che gironzolare a distanza ravvicinata attorno al suo gruppo.

Matt, quell'essere che consideravano la peggiore feccia sulla faccia della terra, si era avvicinato a loro, violando la distanza di sicurezza che si erano tacitamente imposti, e con quella sua solita aria sfacciata e temeraria, stava passando a rassegna i loro amici, soffermandosi accanto alle sedie e sbirciando i visi, quasi fosse alla ricerca disperata di qualcuno.

Era davvero strano, per quanto fosse nota a tutti la sua sfrontatezza, il biondastro non si era mai concesso un simile comportamento, così spudorato e al limite della sfida.

I suoi occhi scrutavano attentamente ogni angolo, fregandosene di aver varcato quel confine invalicabile e invisibile, che li divideva inesorabilmente come un muro di pietra, e di essere ormai in zona nemica, pronto a essere fatto a fettine.

Terence si accigliò in un istante insieme a qualche altro ragazzo del gruppo, mentre Michelle sbiancò e le altre ragazze si ammutolirono, compresa Melissa, che però guardò la scena con un pizzico di curiosità e cercò disperatamente lo sguardo di Luke, da qualche parte nel locale, perché potesse ricavarne uno straccio di spiegazione.

Il problema era che lo trovò, alla fine, ma il suo amato aveva gli occhi sbarrati da dietro gli occhiali, e osservava il suo migliore amico con aria stranita e sconcertata, ancora di più di quanto non stessero facendo già i membri del gruppo di Terence.

Matt doveva aver agito imprevedibilmente e colto alla sprovvista anche lui.

«Si può sapere che cazzo hai da guardare? - sbottò Terence, ergendosi di fronte al suo nemico con tutto il suo orgoglio e odio represso e sfidandolo apertamente, occhi negli occhi – faresti meglio a scomparire, non sei una persona gradita qui e non lo sarai mai! Dovresti averlo imparato in tutti questi anni o vuoi una rinfrescata?» gli chiese provocatorio, puntando i suoi occhi castani e ribollenti di odio in quelli azzurri e freddi dell'ex amico.

La faccia di Terence era una maschera di rabbia e nervosismo ma Matt rispose nell'unico modo che conosceva.

Fece un sorriso beffardo e non si scompose, facendo irritare doppiamente Terence.

«Grazie, ma non ne ho bisogno, ricordo alla perfezione quanto siate bravi a credere alle voci di corridoio e a farvi fottere il cervello – rispose a tono, senza abbassare lo sguardo e senza farsi intimidire dalle minacce del suo rivale – anzi, a proposito di voci...ho saputo che ti sei laureato, beh...volevo farti gli auguri, sono sinceramente contento che tu sia arrivato dove volevi, che tu abbia raggiunto l'obiettivo che ti ha fatto dimenticare tutto il resto» gli sibilò, facendo un riferimento abbastanza esplicito a quanto la sua ambizione lo avesse accecato e gli avesse impedito di accorgersi che lui non aveva mai desiderato mettergli i bastoni tra le ruote ma che anzi avrebbe gioito del suo successo se solo gliene avesse dato la possibilità.

Del dolore che Matt ai tempi era stato costretto a provare, di tutte le pressioni e angherie che aveva sopportato a causa della sua famiglia, però, di quello Terence non si era mai interessato, non aveva mai capito niente, lo aveva lasciato solo e alla fine lo aveva accusato di qualcosa di orribile per poi cancellarlo dalla sua vita.

«Le tue viscide prese per il culo risparmiale per le tue troiette e per quei quattro leccapiedi che ti ritrovi» dichiarò fredda Michelle, intromettendosi in quella disputa a due.

Melissa sussultò quando si rese conto che uno di quei leccapiedi era il suo Luke e la cosa le fece montare una rabbia dentro insieme a un senso di frustrazione e impotenza.

Avrebbe dovuto alzarsi e difendere il suo amore da chiunque avesse osato insultarlo, come in quel momento, e invece agì da codarda, rimase ancora una volta ferma e schiacciata dalla sua timidezza e fragilità.

Il leone che abitava dentro di lei, per il momento, faticava ancora a destarsi e chissà quando e se l'avrebbe mai fatto.

Matt posò lo sguardo su Michelle, incontrando gli occhi di una ragazza arrabbiata e ferita: ce l'aveva con lui da anni ma per motivi differenti che però, stranamente, gli venivano più facili da comprendere rispetto a quelli del fratello.

Un rifiuto può pesare più di qualunque altra cosa nel cuore di una persona e spesso non si riesce mai a razionalizzarlo e superarlo, lascia sempre un vago senso di amarezza e insoddisfazione e così era stato con lei. La questione di suo fratello era solo una ulteriore scusa in più per odiarlo e canalizzare la sua delusione in una causa che appariva più importante di un semplice cuore infranto.

Non le rispose, non volle infierire, soprattutto adesso che c'era di mezzo Ashley; se solo Michelle avesse scoperto cosa c'era stato fra loro, ne sarebbe uscita annientata e isolata.

«Non vi scaldate, stavo giusto andando, non continuerò a inquinare la vostra preziosissima aria – disse, voltandosi per abbandonare il viso di Michelle e tornare a quello di Terence – mi ha fatto piacere parlare di nuovo con te, come i vecchi tempi» aggiunse, accennando un sorriso e lasciando il ragazzo incapace di replicare se non dopo, con un insulto forte e chiaro, che però raggiunse le orecchie di Matt quando era già lontano.

Lei, comunque non c'era, nemmeno quella sera.

Tornò al tavolo poco dopo con un birra in mano e la visione di Luke, inebetito e sconvolto, che boccheggiava e gesticolava furiosamente.

Si accomodò accanto a lui e come niente fosse portò la bottiglia alle labbra, con lo sguardo pensoso in direzione del tavolo di Terence.

«No, ma dico...sei diventato completamente idiota o hai di colpo maturato istinti suicidi? Perché sai, farti una passeggiata improvvisa attorno al tavolo di quelli non credo sia la maniera migliore di passare un tranquillo giovedì sera!» gli fece notare, pallido come uno straccio e ancora visibilmente scosso dal comportamento assurdo dell'amico.

«Devi farmi un favore, Luke – attaccò Matt, senza nemmeno dare una giustificazione o lasciarsi turbare dai commenti del riccio – potresti chiedere a Melissa come mai Ashley non è con loro?» domandò serio, sorseggiando la sua birra senza nemmeno guardarlo in faccia.

Luke strabuzzò gli occhi, il suo amico quella sera doveva essere stato rapito dagli alieni che avevano provveduto a sostituirlo con una copia davvero ben fatta.

«Che razza di richiesta è? Ti dico che hai quasi fatto scoppiare una rissa qua dentro e te ne esci così? Per favore qualcuno chiami un esorcista!» sbottò Luke, che si era già immaginato impegnato a intervenire per sedare il manicomio che poteva esplodere, rischiando la propria incolumità.

«Sono solo andato a prendermi questa» fece tranquillamente, indicando la sua bottiglia.

«Certo, ovvio, mi pare più che legittimo! E quindi per farlo era necessario circumnavigare l'isola felice dei tuoi acerrimi nemici e fare partire un embolo a Terence e sua sorella, invece che dirigerti direttamente al bancone. Sì, in effetti, detta così adesso suona ragionevole!» ironizzò, diventando paonazzo in viso con la voglia di farla scoppiare lui una rissa per mano sua contro l' amico incosciente che aveva a fianco.

Matt sbuffò, annoiato, senza commentare; aveva altri pensieri in testa e le ansie, peraltro giustificate, di Luke, in quel momento non riusciva proprio a reggerle.

«Quindi, puoi chiederglielo?» insistette imperterrito, facendosi scivolare addosso le accuse del moro, come una statua di marmo.

«No che non posso! Secondo te mi metto scrivere a Melissa, dicendole ' ehi ciao, che stai facendo? Ci vediamo domani? Ah, a proposito, come mai Ashley non era con voi, stasera?' Non credi che suonerebbe un po' strano? Se ti interessa perché non lo chiedi direttamente a lei? Avete di nuovo litigato?» domandò, sporgendosi verso l'amico e costringendolo a guardarlo in faccia, per tentare di farlo rinsavire.

«Peggio – rispose di getto Matt, poi bevve un lungo sorso di birra quasi avesse bisogno di una maggiore quantità di alcool in corpo per continuare quella frase – abbiamo fatto sesso» confessò, facendo uscire gli occhi dalle orbite a Luke.

«CHE COSA??? Cazzo, Matt, vi piace proprio bruciare le tappe, eh?» sbraitò, arrendendosi all'evidenza che quella sera non sarebbe riuscito ad avere un attimo di pace.

«A differenza vostra, siamo perfettamente consci di avere organi funzionanti e addetti a rispondere agli impulsi sessuali quando c'è attrazione.» rispose Matt, sbuffando e lanciando un'occhiata di disappunto all'amico.

«Ah si? E allora, perchè adesso sei qui in difficoltà a chiedere il mio aiuto per sapere dove sia? Mi sa che i vostri organi e i tutti questi impulsi hanno fatto un gran bel casino, non è vero?» obiettò, guadagnandosi stavolta la palma della vittoria in quel gioco a botta e risposta.

Matt incassò il colpo, senza fiatare.

In quei due giorni non aveva avuto il coraggio di contattare Ashley.

Ogni volta che prendeva in mano il telefono e provava a chiamarla o scriverle, le ritornava alla mente l'immagine di lei che, un minuto prima lo teneva abbracciato dopo averlo fatto, e quello seguente era scappata via senza degnarlo di una parola o un saluto.

Probabilmente lo stava evitando e non le dava tutti i torti.

Il loro rapporto pieno di complicità e di comprensione, sembrava essersi ridotto a un cumulo di cenere.

Aveva bisogno anche solo di vederla per rendersene conto, per accettare che tra loro era finita e anche in malo modo.

«Hai ragione, Luke» mormorò, rassegnato, suscitando finalmente la pietà dell'amico, che non riusciva mai a restare indifferente quando lo vedeva così remissivo e stanco di combattere.

Un giorno avrebbero dovuto farlo santo, come minimo.

«E va bene, chiederò a Melissa di Ashley! Ma ti giuro che, se la prossima volta che agisci da sconsiderato con Terence finirai per fare scoppiare un putiferio, non potrai contare sul mio aiuto!» dichiarò, incrociando le braccia al petto e mantenendo un'espressione imbronciata ed esasperata.

Matt sorrise, sapeva che Luke non l'avrebbe mai abbandonato, faceva solo il duro perché voleva proteggerlo.

«Sarò più prudente, te lo prometto» lo rassicurò, prima di scambiarsi delle occhiate di intesa e qualche sorriso sghembo.

Una mano si posò sulla spalla di Matt, all'improvviso, costringendo il biondo a voltarsi.

Dietro di lui Pam, l'artefice di quel gesto, poi una ragazza che non aveva mai visto, dai capelli castano chiaro, lisci e di media lunghezza e gli occhi della stessa tonalità, e infine, Jessica, che gli fece un saluto con la mano.

«Ciao, Matt, ciao Luke! - salutò allegra Pam, mentre si accomodava accanto a lui, poi si rivolse alla misteriosa ragazza nuova – lei è Christie, una mia collega e amica! Stasera è dei nostri!» esclamò, mentre la ragazza porgeva la mano a Matt, sfoggiando un sorriso smagliante e lui la stringeva malvolentieri, ostaggio dei pensieri che in quel momento avevano solo il volto di Ashley.

Jessica prese posto di fronte ai due ragazzi, fulminando Luke e guardando di soppiatto la scena appena consumata, preparandosi a godere di uno spettacolo niente male.

Le ragazze ordinarono i loro cockatil, poi presero a chiacchierare amabilmente.

Christie non si perdeva neanche per un secondo il viso di Matt, lo aveva adocchiato da tempo, tramite la sua amica Pam, e si era presa una cotta bella grossa. Quando la sua amica le aveva rivelato che la ex di Matt, Jessica, non aveva più nessun contatto 'amoroso' con lui e che il loro rapporto era definitivamente chiuso, aveva fatto i salti di gioia e aspettato quell'uscita con euforia.

Era abbastanza estroversa e non le ci era voluto molto per cominciare a parlare senza sosta, per indagare gli interessi di Matt e mettersi in mostra, al fine di suscitare la sua attenzione.

Peccato che avesse beccato la serata più sbagliata in assoluto per farlo.

Matt annuiva distrattamente, il suo sguardo era assente e vuoto, diretto a guardare un punto della sala, e non pareva aver voglia di fare nient'altro quella sera.

Pam se ne accorse, lanciò un'occhiata a Jessica che per tutta risposta scrollò le spalle, facendole intendere che non aveva idea del perché Matt sembrasse aver preso una botta in testa.

In effetti non lo sapeva, ma poteva intuire chi potesse essere il colpevole, anzi la colpevole.

«Allora sei fotografo? Wow, deve essere un mestiere molto affascinante! - incalzò Christie, continuando con le sue attenzioni farcite di luoghi comuni – sai, mi piacerebbe che mi facessi qualche bello scatto, magari un giorno potremmo metterci d'accordo, potremmo andare nel tuo studio...o prenderci qualcosa fuori, insieme!» propose la castana, alludendo a qualcosa che doveva andare oltre un banale servizio fotografico.

Ma nella mente di Matt, nel momento in cui era stato nominato il suo studio, prese a vorticare il pensiero di Ashley, di loro due insieme e delle sensazioni sconvolgenti che li avevano animati quel pomeriggio, proprio in quel luogo.

«Ehm, non lo so, non credo proprio, sono piuttosto impegnato» la liquidò assente, poggiando il mento sulla mano, mentre Jessica, sorseggiava il suo drink con la cannuccia e riuscì per quel motivo a camuffare un ghigno di vittoria.

Lei aveva sempre ragione, aveva già previsto quel sonoro rifiuto.

Luke la scorse e per una volta si trovò d'accordo con lei.

La bionda allora si sporse verso di lui e gli fece cenno di avvicinarsi, approfittando del fatto che Matt si era alzato per fumare e Pam e Christie parlottavano tra loro, furiose e sconcertate, commentando amaramente l'atteggiamento schivo e gelido del ragazzo e constatando quanto, forse, fossero vere le notizie che circolavano sul suo conto e su una sua presunta relazione con una misteriosa ragazza che nessuno aveva mai visto.

«Ascolta cespuglio, non vorrei interpellarti ma...questo è l'unico argomento che abbiamo in comune. Che diavolo prende a Matt? Sembra che un tram l'abbia preso in pieno» bisbigliò, attenta a non fare capire il soggetto di quella comunicazione top secret.

«Perchè dovrei dirtelo?» obiettò Luke, che non aveva la minima intenzione di divulgare le confidenze di Matt, considerando che Jessica era comunque una sua ex.

«Perchè, mio caro, so che in tutto questo c'entra la rossa del gruppo di Terence, inutile fare il misterioso con me. Ne abbiamo già parlato io e lui e...beh...ho capito che gli piace e anche molto. - affermò con sicurezza, sorridendo alla faccia stupita di Luke – hanno litigato, per caso? » domandò, lanciando un finto sorriso a Christie, che nel frattempo la fissava sospettosa.

«Non lo definirei proprio 'litigare'...» chiarì il moro, con aria allusiva dopo qualche incertezza, ma decidendo di fidarsi di Jessica.

La ragazza sghignazzò, intuendo al volo a cosa stesse facendo riferimento.

«Oh, bene! Senti un po', inutile girarci intorno, non mi sei molto simpatico e trovo alquanto discutibile la tua pettinatura e, per contro, so che non approvi il mio stile di vita e che probabilmente hai fatto scoppiare dei fuochi d'artificio quando io e il tuo migliore amico abbiamo rotto ma...credo che potremmo stabilire una tregua provvisoria e occuparci della sola cosa in comune che abbiamo a cuore, ovvero la salute mentale di Matt. Quell'idiota deve capire che si è innamorato e poi...avrà bisogno di noi quando scoppierà la bomba nel gruppo di Terence. E tu sai che succederà prima o poi.» lo avvisò, facendosi seria.

Luke deglutì, quel discorso pareva riguardare anche lui e Melissa, provò un brivido lungo la schiena al pensiero del futuro e non potè fare altro che concordare con quella presuntuosa insopportabile.

Dovevano stare uniti e sostenersi e non c'era tempo per perdersi in faide interne al loro gruppo.

«Ci sto» disse, lanciandole un'occhiata eloquente al quale la bionda rispose con un sorriso.

L'alleanza temporanea era stata fatta, ora bisognava metterla in pratica.

 

Quella sera Ashley, a riposo sotto le coperte, meno bollenti rispetto al giorno prima e imbottita di antibiotici, ricevette un messaggio che la costrinse a ridestarsi dal torpore e allungare una mano fuori dal suo caldo bozzolo.

Il nome del mittente la fece avvampare così tanto che ebbe l'impressione che la febbre le fosse tornata, stavolta molto più alta.

Alla fine, Luke aveva mantenuto la promessa e trovato un modo ingegnoso per fare uscire la questione dell'assenza di Ashley durante la sua conversazione serale con Melissa, anche se Matt gli sarebbe stato debitore a vita.

«Rimettiti presto» recitava solamente, ma per Ashley quelle semplici due parole ebbero un impatto devastante.

Si ritrovò seduta sul letto, a sorridere e piangere contemporaneamente, senza distinzione.

L'estrema gioia e il dolore, la perfetta sintesi di quello che era quel rapporto o per meglio dire, di quello che ne rimaneva, dopo quel pomeriggio che li aveva segnati per sempre.

 

 

Qualche giorno dopo, Ashley era guarita del tutto e aveva ripreso le normali attività, il lavoro, lo studio, i suoi amici.

Tutte, tranne un tassello, uno dei più importanti.

Dopo quel messaggio niente più era successo, lei non aveva risposto, bloccata dalle sue stupide paure e, le poche volte che lo aveva intravisto in giro, il cuore le aveva fatto un tuffo e un tremore diffuso l'aveva invasa, impedendole di muoversi.

Lo aveva evitato, incapace di affrontare l'ammasso di pensieri e domande che affollavano la sua mente.

Una mattina, aveva sentito spettegolare Michelle e le altre su un curioso episodio accaduto in quei giorni.

Stando ai loro racconti, Matt si era avvicinato al loro gruppo spudoratamente, senza alcuna spiegazione plausibile se non quella che loro gli avevano attribuito, cioè attaccare briga e rovinare a Terence la gioia per la sua laurea.

«Sembrava quasi stesse cercando qualcuno» commentò invece Beth, che, nella sua ingenuità, ci aveva preso proprio in pieno.

Ashley aveva sussultato e si era voltata per nascondere le sue emozioni, troppo evidenti nel suo sorriso e nei suoi occhi.

Lui l'aveva cercata, per chiarire o per rompere, non lo sapeva, rischiando di beccarsi insulti o altro ancora.

L'aveva fatto, non era rimasto indifferente.

«No, è impossibile! - aveva esclamato Michelle – è solo invidioso di Terence perché ha saputo che è riuscito a realizzarsi, nonostante lui abbia fatto di tutto per umiliarlo e impedirglielo!» aveva affermato poi, col suo solito atteggiamento di superiorità, e per la prima volta Ashley aveva provato l'impulso di tirarle un sonoro schiaffo.

Aveva preso un paio di respiri profondi e capito che evitarlo sarebbe stato inutile, che lui faceva parte della sua vita ormai e non poteva scappare all'infinito.

 

 

Fu un caso – o forse no - che il pomeriggio dopo quella conversazione con le ragazze, Ashley, di ritorno da una lezione, si ritrovò a percorrere una delle strade che Matt faceva spesso dopo il lavoro per ritornare a casa.

E forse fu il destino che li fece trovare faccia a faccia, uno opposta all'altra, pronti per un confronto che avevano evitato ma che, alla fine, qualcosa di più grande di loro stessi evidentemente voleva fortemente che accadesse.

Ashley indietreggiò, colpita dalla visione di quel ragazzo, che iluminato dalla luce dorata del tramonto, appariva più bello che mai.

Le sue gambe esitarono, rimase pietrificata ma con una disperata voglia di scappare, di non essere pronta a fare i conti con la dura realtà, con la battaglia finale.

Matt non glielo permise, le corse incontro, approfittando della sua incertezza, lei si fece raggiungere, decidendo alla fine di arrendersi a ciò che il fato e il suo cuore in fondo volevano fortemente da giorni.

«Aspetta, Ashley!» la chiamò lui, leggermente affannato per la corsa improvvisa.

La sua voce, sempre la stessa, risuonava di nuovo nelle sue orecchie ed era una bella sensazione dopotutto, anche se gli sarebbe bastato pronunciare poche parole per disintegrarla del tutto.

Non rispose, deglutì dolorosamente per via di un groppo alla gola, e rimase in piedi, immobile.

Non era scappata, stavolta.

«Come stai?» domandò lui, dopo qualche esitazione, di fronte a lei.

Stavano vicini, così tanto da potersi toccare se solo avessero allungato una mano, ma sembravano distanti anni luce, irraggiungibili, e quella sensazione faceva male a entrambi. Era strano e oltremodo paradossale il gelo che li circondava dopo aver condiviso due mesi, in cui si erano confidati e sostenuti a vicenda, e quell'ultimo episodio così intimo e intenso.

«Bene, ho solo preso un colpo d'aria. Sono cose che capitano, in questo periodo» rispose lei, riducendo il tutto a una considerazione ovvia e banale, assorta e concentrata a osservarsi le scarpe, lasciando che i capelli le coprissero parte del volto e facendo molta attenzione a non incrociare il suo sguardo nemmeno per sbaglio.

Matt sospirò e infilò le mani nelle tasche del suo giubbotto di pelle «Non intendevo solo quello, non fingere di non aver capito - ribattè calmo e senza la minima voglia di abbandonare quel discorso – mi stai evitando e...guardaci! Ci comportiamo come due perfetti estranei!» constatò, sbattendole in faccia la nuda e cruda realtà.

Ashley sussultò vistosamente a quell'affermazione che le provocò un dolore al petto e un forte senso di tristezza, le sue iridi castane cominciarono a spostarsi rapidamente da un punto all'altro della strada, erano irrequiete mentre lottavano per impedire alle lacrime di offuscarle, e la gola le si serrò, costringendola a un mutismo irreale.

Matt se ne accorse, studiò la sua intera figura coi suoi occhi attenti, quindi si portò una mano sui capelli e li spostò dalla fronte per liberarla, poi diede un'occhiata attorno per controllare la situazione e capì che erano troppo esposti.

Le prese una mano con delicatezza, lei non la ritirò ma non ricambiò la stretta, il biondo la sentì tremare ed esitare al suo tocco, come se fosse la prima volta che la loro pelle si sfiorava, e il suo sguardo si rabbuiò inevitabilmente.

«Togliamoci da qua, potrebbero vederci» la informò, prima di vederla annuire incerta e senza guardarlo, e condurla via, dietro un muretto basso che creava un nascondiglio perfetto.

Una volta al sicuro, Matt le lasciò la mano, si sedette per terra, alla base del muro, e silenziosamente anche Ashley prese posto, ponendo almeno mezzo metro di distanza tra loro e poggiando la schiena contro il cemento.

«Allora, come la sistemiamo?» domandò Matt, dopo qualche interminabile minuto di silenzio, con lo sguardo fisso davanti a sè, perso e indecifrabile in quell'atmosfera a dir poco surreale.

«Non saprei, dovresti essere tu l'esperto, ti sarà già capitato» rispose svogliatamente Ashley, raggomitolandosi su sè stessa e circondandosi le ginocchia con le braccia, in evidente stato di disagio.

«Sì è vero, mi è capitato di avere brevi storie basate sul sesso, anche se non così tante come pensi o come possano averti raccontato i tuoi teneri amichetti - ci tenne a precisare, immaginando quante leggende metropolitane dovessero girare sul suo conto, soprattutto per bocca di Michelle – ma stavolta...è stato diverso» aggiunse, infine, con aria enigmatica e vagamente pensierosa, la sua voce risuonò più bassa e dolce.

«In cosa sarebbe stato diverso?» ribattè Ashley, facendo oscillare le gambe nervosamente. Più il discorso si addentrava e sfiorava argomenti delicati che potevano riguardare il loro rapporto, più l'ansia la assaliva.

«Semplice, stavolta si tratta di te...e tu...non sei le altre, Ashley, non lo sei mai stata! Di quelle poco mi importava il giorno dopo ma con te...è diverso. Puoi fingere quanto vuoi, evitare la realtà dei fatti...ma in fondo sai benissimo che è così!» dichiarò lui, finendo la frase in un sussurro, si era sporto fino ad un centimetro dal suo viso e la fissava con quegli occhi penetranti e ipnotici, ai quali lei non riuscì a tenere testa come invece era abituata a fare di solito. Abbassò lo sguardo e corrucciò le sopracciglia, incapace di proferire parola e obiettare a quella verità che le scombussolava i pensieri e allo stesso la riempiva di una irrazionale felicità.

Matt rimase a guardare il suo viso confuso e sconvolto per un po', mentre una miriade di emozioni si accavallavano nella sua testa, poi si allontanò e ripristinò le distanze fra loro.

«L'attrazione tra noi c'è sempre stata, è inutile negarlo ma...quello che è successo, è andato oltre il lato fisico, mi ha coinvolto per intero e, che tu ci creda o no, è stato come se riuscissi a percepire tutte le tue emozioni, una per una. Ho avuto paura dopo...che si fosse rotto qualcosa tra noi, che ti avessi ferita in qualche modo...non riuscivo a capire che diavolo ti passava per la testa dopo che ti eri rivestita, sono rimasto immobile e poi...sei scappata.» riprese a parlare poco dopo, cercando di riassumere in poche parole un turbinio di eventi e sensazioni che nemmeno un intero foglio bianco sarebbe stato in grado di contenere.

«É per questo che ti sei avvicinato al mio gruppo così tanto da rischiare che Terence ti tirasse un pugno in faccia? Guarda che l'ho saputo...razza di idiota incosciente!» blaterò Ashley, fingendosi delusa dal suo comportamento ma celando malamente il piacere che l'aveva colta quando aveva saputo del suo gesto avventato.

La confessione di Matt le aveva riacceso il cuore e ne aveva tratto una sorta di conforto nel sapere che anche lui era stato assalito dai suoi stessi dubbi.

Un po' del ghiaccio parve sciogliersi di nuovo nel momento in cui si scoprirono ancora una volta simili e in sintonia.

«Non è andata così male! Era da tanto che non scambiavo quattro chiacchiere con lui, è stato divertente!» commentò Matt, concedendosi un meraviglioso sorriso liberatorio che Ashley riuscì a godersi appieno, visto che ora guardarlo in viso non appariva più un'impresa tanto impossibile.

«Divertente? Ti avrebbe volentieri ridotto a pezzetti! Tu sei proprio pazzo e masochista!» esclamò allora, sforzandosi di rimanere seria ma lasciandosi sconfiggere da un timido sorriso, che sbucò sul suo volto, alleggerendo la tensione tra loro e riportando l'atmosfera un po' a come era prima di quel giorno fatale.

«Era un rischio che dovevo correre. Volevo solo scorgerti, guardare anche un frammento del tuo viso per intuire cosa ti girasse in mente. Non sapevo se avresti avuto ancora voglia di parlarmi e così...era l'unico modo che avevo per capire se avrei fatto meglio a sparire per sempre dalla tua vita.» le confessò, poggiando le mani per terra e tirando indietro la testa, lasciando che i capelli gli ricadessero sulla nuca e fin quasi alle spalle.

«Mi dispiace Matt... ho avuto paura anche io, per le tue stesse ragioni e...di solito è questo quello che faccio quando non so come affrontare qualcosa. Scappo e cerco un buco in cui rifugiarmi e piangermi addosso. Ho una gran confusione dentro, non mi è mai successa una cosa del genere e...in più mi sento in colpa per Terence e gli altri...ho la testa che mi scoppia!» si lamentò lei, portandosi le mani sulle tempie e massaggiandole, con la fronte contratta in un'espressione a metà tra il sofferente e l'incazzato.

«Sei proprio bella quando ti arrabbi, lo sai?» la provocò Matt, scostandole dei ciuffi ribelli che le coprivano la guancia. Il fatto che ricominciava a stuzzicarla era un segnale che le nuvole si stavano diradando tra loro e che un sole, anche se non completamente acceso, stava pian piano facendo capolino.

«Non ci provare o finiremmo per fare la cazzata numero due in tempo record!» lo ammonì, lei, meravigliandosi di riuscire a scherzare su quell'argomento, nonostante i problemi esistenziali che l'affliggevano e gli interrogativi sul loro rapporto.

Risero, entrambi, finalmente.

Sembrava tornare tutto al suo posto, come i pezzi di un puzzle che, con pazienza, si incastravano di nuovo alla perfezione dopo essere stati staccati via da un colpo brusco.

Matt ritornò serio, la guardò, ottenendo finalmente in cambio una sua occhiata sicura, poi riprese a parlare «In fondo sapevamo che sarebbe successo, era solo questione di tempo. Non riusciamo a stare lontani l'uno dall'altra, a resisterci per troppo tempo e, forse, dovremmo semplicemente accettare quello che siamo, senza volerlo infilare in una categoria precisa. » provò a trovare una spiegazione a quella situazione ancora fosca e priva di una soluzione definitiva.

Ashley scrollò le spalle dubbiosa, e fece vagare lo sguardo confuso oltre la case che si stagliavano di fronte a loro.

«Senti, io non so cosa ci sia tra noi, nè dove ci porterà questo casino ma...di una cosa sono sicura...non voglio perderti, Matt, non voglio che cambi qualcosa...» la sua voce uscì tremante e rivelò una profonda commozione, quella che stava trattenendo dall'inizio ma che adesso si stava ripresentando con prepotenza.

I begli occhi di Ashley erano colmi di lacrime e Matt non ci pensò sù due volte.

Le portò una mano sulla testa e dolcemente la accostò a sè, accogliendola nell'incavo del suo collo. Lei non fece resistenza, si abbandonò a lui di nuovo, a quel dolce calore che sapeva darle e che assomigliava alla sensazione piacevole di ritornare nella propria casa dopo una lunga assenza.

«Ma non mi hai perso, Ashley. Non mi perderai mai» le sussurrò all'orecchio, prima di poggiare le labbra sui suoi capelli e premere per depositarle un leggero bacio.

Ashley si arrese, annullò la distanza tra loro, si accucciò tra le gambe di Matte e gli circondò la schiena con le braccia, sentendosi completa e in pace quando anche quelle del ragazzo la strinsero forte.

Parevano aver ritrovato un equilibrio anche se non sapevano dire per quanto sarebbe durato.

Matt era stato ben consapevole di non averle potuto promettere che niente sarebbe cambiato. Lui cominciava già a sentire un battito diverso, anche in quel momento, con lei stretta al petto.

«Che cosa ci sta succedendo?» mormorò lei, con il viso ancora affondato sul torace del ragazzo, adesso che la vicinanza col suo corpo non la imbarazzava più, ma anzi, col ricordo del loro incontro sembrava aver acquistato una confidenza nuova.

«Una risposta ce l'avrei ma non ti piacerebbe sentirla» rispose Matt, la sua allusione al fatto che si stessero innamorando reciprocamente non sfuggì alla ragazza, che si scostò bruscamente e lo fissò sconcertata.

«Matt! Non ti azzardare...non pensarci proprio! Avevamo un accordo e...questo non era contemplato!» provò a difendersi, balbettando con in testa l' immagine degli effetti che una catastrofe del genere avrebbe avuto sulla sua esistenza e su quella di altre persone a lei vicine.

«Bene, allora ci impegneremo a rispettarlo»la tranquillizzò, tornando a stringerla e ad accarezzarla.

Non ne era affatto convinto ma lei questo non doveva saperlo.

«Che ne dici se andiamo in quel parco, quello in cui abbiamo mangiato il gelato ormai più di un mese fa e mi racconti cosa ti è successo alla festa di Terence? Quel pomeriggio è stato un po'...movimentato, diciamo così, e non ho capito i dettagli. Sempre se sei libera.» le propose dopo qualche minuto.

Ashley sollevò la testa, risvegliandosi dal dolce torpore in cui era sprofondata tra le braccia di lui, e annuì con un cenno del capo.

«Va bene, e poi sono stufa di stare seduta in questo posto polveroso!» accettò, staccandosi da lui e appoggiandosi al muretto per mettersi in piedi.

Si spazzolò con le mani i jeans per qualche secondo, mentre Matt faceva lo stesso, poi lo vide frugare nelle tasche per recuperare delle chiavi.

«Aspettami qua, ti passo a prendere con la macchina, così non rischiamo di farci vedere insieme per strada. Per tua fortuna oggi non ho lo scooter che odi tanto, comincia fare freddo per quello» le disse, accingendosi ad allontanarsi.

Ashley lo guardò di spalle, giocherellò con la zip del suo giubbotto, indecisa, poi aprì bocca.

«In realtà...anche se mi lamentavo sempre, mi piaceva girare con quello, mi faceva tornare alla mia adolescenza, quando ero solo una ragazzina spensierata.» gli rivelò, piegando le labbra in un sorriso accennato.

Gli occhi azzurri di Matt furono attraversati da una scintilla nuova.

«Ti ci portava il tuo amato?» le domandò, voltandosi appena così che lei riuscisse a intravederne il profilo.

«Già» disse Ashley, senza aggiungere altro, con una nota nostalgica a colorarle la voce.

«Mi dispiace, io non sono lui» asserì il biondo, prima di voltarsi definitivamente ed avviarsi a recuperare l'auto.

«No, infatti» gli fece eco Ashley, con una punta di amarezza.

Poi, quando la sagoma di Matt era abbastanza lontana e fu certa che non potesse sentirla, le sue labbra si mossero impercettibilmente perchè uscisse solo un lieve sussurro.

«Tu sei molto meglio» mormorò, gli occhi fissi nella sua direzione e il cuore che, almeno per quella volta, aveva smesso di farsi soffocare dalla ragione.

 

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Capitolo 23
*** Non tutto cambia, non tutto rimane lo stesso ***


Ciao a tutte!
Intanto buon Ferragosto!
Mi auguro che siate in giro a divertirvi oggi e che abbiate di meglio da fare che leggere il capitolo ma, nel caso in cui non fosse così o riusciate a trovare comunque uno spazietto nella giornata per farcelo entrare...beh, ne sarei molto felice!
Avevo il capitolo quasi tutto pronto quindi oggi ho trovato un momento libero per rivederlo e pubblicarlo al volo, anche se sono giornate abbastanza piene, visto il periodo. Non sono in vacanza ma abito già a mare quindi ho avuto computer e tranquillità per poter scrivere, nonostante la vita sociale mi occupi abbastanza tempo, ultimamente, com'è giusto che sia! :D
Detto questo vi lascio alla lettura, e spero apprezzerete!
Un gigante grazie come al solito!

Cap. 23 Non tutto cambia, non tutto rimane lo stesso

 

 

«É tutto cambiato» mormorò Ashley, guardandosi attorno con aria assorta e vagamente malinconica.

Aveva parlato sottovoce, a volume così basso che le sembrò di rivolgersi solo a sè stessa e non anche al ragazzo biondo che le faceva compagnia per l'ennesima volta, in un pomeriggio che avrebbe dovuto trascorrere noioso come tutti gli altri e che invece aveva preso una piega inaspettata.

Sedeva a gambe incrociate su un prato che aveva già avuto modo di conoscere in passato ma che adesso appariva più sbiadito e spoglio, gli alberi che la circondavano avevano perso il loro tipico colore verde acceso, e parte delle grandi foglie che li adornavano durante la bella stagione giacevano già a terra, imbrunite e accartocciate.

I visitatori del parco, molti meno numerosi di quanto riuscisse a ricordare dall'ultima volta, passeggiavano stringendosi nelle loro giacche per ripararsi dall'aria pungente di fine Ottobre, che non faceva più piacere sulla pelle nuda come la leggera brezza estiva.

La frase di Ashley doveva essere una semplice constatazione sugli ordinari mutamenti che avevano coinvolto il clima e l'ambiente circostante per il cambio della stagione ma ebbe, invece, l'aria di trattarsi di una riflessione più profonda ed enigmatica, che pareva nascondere altro, un doppio senso celato oltre quelle ovvietà.

Non solo il paesaggio era cambiato, anche loro due non erano più gli stessi.

Ashley sospirò poi portò lo sguardo su Matt il quale, seduto accanto a lei, stava curvo, impegnato ad arrotolarsi del tabacco per una delle sue immancabili sigarette, facendo roteare le dita con dei movimenti veloci e ormai automatici.

Era stato lui a condurla per la prima volta in quel posto paradisiaco, lontano dalla città e dal caos, in quello che avrebbero potuto tranquillamente definire il loro primo, vero 'appuntamento', se solo quella parola, riferita al loro rapporto, non sembrasse abbastanza ridicola.

Da quel giorno era trascorso poco più di un mese e tante cose, forse troppe, erano accadute.

Matt rimase in silenzio, chino e intento ad accendersi la sigaretta, senza dare la minima impressione di voler replicare all'affermazione della rossa.

Si prese del tempo, con calma e lentezza, aspirò il fumo, poi socchiuse gli occhi e si distese sull'erba , facendo combaciare la sua schiena col terreno freddo.

«L'estate è finita» sentenziò pacato, mentre i suoi lineamenti venivano annebbiati per una frazione di secondo da una nuvola grigiastra che proveniva dalle sue labbra dischiuse.

Ashley si voltò di scatto, ormai non si aspettava più una risposta da lui e ne rimase stupita, contraendo poi lo sguardo per concentrarsi e analizzarla con cura.

Apparentemente, si trattava di una osservazione piuttosto banale e scontata, eppure quella breve frase lasciava addosso la sensazione di voler alludere anche ad altro e, forse, era stato proprio quello l'intento di Matt.

Inutile negare che qualcosa tra loro fosse giunto inesorabilmente al termine, come una fase o un periodo della propria vita che si chiude d'improvviso e lascia spazio solo a tanta incertezza e innumerevoli interrogativi sulla nuova parentesi appena cominciata.

Quella consapevolezza era fortissima adesso che ogni barriera era stata spazzata via, quella dei vestiti e quella dell'anima, e che il delicato e precario equilibrio tra loro era stato stravolto, permettendo a una marea infinita di dubbi sul futuro, di accavallarsi l'uno sull'altro, senza nessuna previsione certa e, al contrario, molta incertezza.

Non erano più gli stessi ragazzi che, solo un mese prima, avevano scoperto su quel medesimo prato una nuova intimità, fisica e spirituale, e una attrazione potenzialmente letale che però non era ancora esplosa, ma era rimasta lì in agguato, pronta a fare danno da un momento all'altro.

E alla fine quel momento era arrivato e, da circa una settimana, ne portavano dentro i segni e anche qualche ferita.

Ashley colse il senso segreto delle parole di Matt con facilità, come un rebus non troppo complicato da risolvere, e un brivido freddo le attraversò la schiena, costringendola ad avvicinare le ginocchia al petto e stringersi nelle spalle, sfregandosi le braccia più volte.

«Hai freddo?» domandò Matt, ancora sdraiato, voltando di poco la testa per scorgere il profilo di Ashley, raggomitolata su sè stessa nel tentativo di proteggersi dal vento e dalle sue paure, le vere artefici di quella repentina sensazione di gelo nel sangue.

Era stata male da poco, il rischio di una ricaduta non appariva così improbabile e lui era pronto a cederle il suo giubbotto per evitarle di riprendersi un malanno.

Almeno qualcosa di utile per lei poteva ancora farla, in mezzo a quel casino.

«No, va tutto bene» lo rassicurò la ragazza, annodando più stretta al collo la sciarpa prima di poggiare indietro i gomiti e lentamente scivolare per terra, fino a distendersi del tutto, adagiando la testa sull'erba, allo stesso livello del suo compagno.

Matt si girò nella sua direzione, i capelli rossi di Ashley si erano sparsi sul terreno e alcune ciocche erano finite ad un passo dal suo naso, inondandolo del loro bel profumo fino ad inebriare i suoi sensi e fargli riaffiorare ricordi ancora troppo recenti.

Quell'aroma fresco e vanigliato era lo stesso che lei emanava nell'assurdo pomeriggio in cui avevano fatto sesso e Matt dovette sforzarsi parecchio per cancellare l'immagine di Ashley, mezza nuda sotto di lui, la sensazione delle ginocchia di lei strette attorno ai suoi fianchi e della pelle calda e umida, e il rumore di quei gemiti femminili e dei respiri affannati che lui aveva soffocato sul suo seno.

Fece per portarsi la sigaretta alle labbra e provare a rilassarsi e pensare ad altro, quando lei lo bloccò.

La mano di Ashley aveva raggiunto la sua, facendolo sussultare internamente per quel tocco inaspettato, le dita sottili della ragazza ne sfiorarono il dorso, si trattennero più a lungo del necessario, approfittando per lasciargli qualche carezza delicata prima di riprendere il loro vero obiettivo.

Matt si sentì sfilare la sigaretta dalle dita, si voltò sorpreso e la vide portarsela alla bocca e prenderne un paio di tiri, con gli occhi socchiusi e pensierosi, rivolti al cielo un po' nuvoloso e tendente ormai all'imbrunire.

Sembrava essere diventato un rituale destinato a ripetersi: fumare sdraiati sull'erba in quel bosco, l'uno accanto all'altra, con solo il rumore delle foglie e dei loro respiri a carezzare le orecchie mentre i rispettivi pensieri si rincorrevano, provando a raggiungersi.

Stesso luogo, stessi gesti, uno scenario diverso e più ingiallito e loro due che non erano certo da meno.

Il cuore di Matt accelerò i battiti senza che potesse impedirlo e una serie di fremiti gli scossero le membra, sconvolgendolo e lasciandolo senza fiato mentre ammirava il viso di quella ragazza, fragile e testarda allo stesso tempo e per questo così bella e sensuale ai suoi occhi.

E poi silenzi, lunghi, lunghissimi silenzi a scandire ogni secondo, più efficaci di qualunque altro discorso, più pesanti di una tonnellata di piombo durante quel pomeriggio che non li vedeva particolarmente loquaci ma bravissimi ugualmente a comunicare in altri modi, meno rumorosi.

Ashley posò lo sguardo, intriso di una serie indefinita di sentimenti, su quello del ragazzo, già pronto ad aspettarlo e felice di accoglierlo, e quell'incontro le fece piegare gli angoli delle labbra in un sorriso tenero, quasi imbarazzato.

Matt non resistette, si sollevò di poco con un braccio e ruotò il busto, portando il viso al livello di quello della rossa.

Approfittò del suo stupore, e del momento esatto in cui aveva getto fuori il fumo dalle labbra socchiuse, per scostargli con dolcezza la mano che reggeva la sigaretta e allontanarla dal suo volto.

Le prese il mento delicatamente e lo carezzò con due dita , poi mosse il pollice con lentezza, lo avvicinò al suo labbro inferiore e lo passò per tutta la lunghezza, come a volerne saggiare la morbidezza con una carezza sensuale, facendole dischiudere maggiormanete la bocca.

Le iridi di Matt, con un movimento fulmineo, indugiarono per una frazione di secondo su quelle labbra che tanto desiderava, poi tornarono sugli occhi castani di Ashley e lì si piantarono senza intenzione di cedere.

Ashley finì per annegarci dentro, quello sguardo la trafisse senza pietà, entrò dalle pupille nere per arrivarle dritto in gola, lasciandola senza fiato e con un turbinio forsennato nello stomaco, una sensazione di confusione e leggerezza allo stesso tempo che la stordì come fosse sotto effetto dell'alcool e anestetizzò ogni preoccupazione.

Perché diavolo si sentiva così ogni volta che la sfiorava?

Non si era trattato solo di desiderio: il piacere, quello fisico, sapeva riconoscerlo bene e non ci voleva nemmeno una così grande capacità di analisi per scovarne i sintomi.

Su quello ci aveva messo una pietra sopra da un po', rassegnandosi all'evidenza che alcune parti del suo corpo reagivano fin troppo spudoratamente alla vicinanza del biondo, e avevano avuto modo di constatarlo insieme solo pochi giorni prima.

No, era uno scombussolamento diverso, si aggiungeva al piacere della vicinanza fisica e lo sorpassava, arrivando a provocarle un misterioso calore diffuso al petto e una felicità inspiegabile, così perfetta ed esaltante che avrebbe voluto non terminasse mai.

Avrebbe voluto avere lui accanto, ogni momento del giorno e della notte, a renderla serena e appagata con i baci, le sue parole e le risate.

Che razza di pensieri balordi erano quelli? Non poteva di certo essere...

No, era categoricamente escluso, lei non poteva...con lui poi!

Quella situazione stava decisamente degenerando in qualcosa che andava ben oltre i piani iniziali, ben oltre ogni logica spiegazione e, soprattutto, ben oltre il limite della possibilità e andava fermata subito, a costo di ingurgitare litri di insetticida per debellare ogni singola sottospecie di volatile simile a farfalla che avesse anche solo lontanamente pensato di poterle svolazzare dentro quando lui la toccava o le sorrideva.

Distratta e tutta presa ad elaborare qualche piano o strategia per liberarsi di quel gravissimo problema, non si accorse che i loro visi erano ormai troppo vicini e quando lo realizzò era tardi.

Come due calamite che non possono opporsi alla forza attrattiva che scatenano, le loro labbra si avvicinarono contemporaneamente, unendosi in un morbido contatto che cominciava ad essere la normalità e a cui era facile abbandonarsi.

Ashley chiuse gli occhi per un attimo, godendosi esclusivamente i brividi che quei baci le stavano regalando dopo giorni di gelo e distacco e finì per dimenticare tutta la confusione che aveva regnato fino a poco prima nella sua testa.

Erano dei baci diversi da quelli scambiati l'ultima volta, disperati e frenetici, quasi le labbra si scontrassero, impegnate in una lotta passionale e carica di tensione sessuale.

Questi si caratterizzavano per la lentezza e l'estrema dolcezza con cui le lingue si cercavano e accarezzavano a vicenda, non c'era nessun bisogno di rincorrersi o di sbrigarsi, esisteva tutto il tempo del mondo e volevano prendersela con comodo e senza fretta.

Erano baci senza doppi fini, languidi e delicati, e per la prima volta Ashley sentì che avevano una ragione nuova per esistere.

Per la prima volta le parve di baciare Matt non perchè ne avesse bisogno, non perché stava soffrendo e voleva cancellare il dolore con quell'immenso piacere, non c'era nessuna necessità di spegnere il cervello e drogarsi di quella sensazioni.

L'unico motivo per cui lo stava facendo era anche quello più semplice e ovvio.

Lo stava baciando perché aveva voglia di lui, come avrebbe fatto una qualunque ragazza innamorata davanti al ragazzo che le piace e che le fa saltare il cuore nel petto.

Rapita da quella libertà e dalla naturalezza di quei baci, portò le mani sul viso del ragazzo, gli carezzò il collo e poi risalì sulle guance, fino a raggiungere i capelli, tra i quali fece scivolare le dita, beandosi della loro morbidezza.

Lo sentì staccare le labbra per un attimo e prendersi una pausa, incontrò i suoi occhi azzurri che la guardavano come fosse la cosa più importante in quel momento e gli sorrise mentre avvicinava nuovamente il viso di Matt e gli sfiorava la bocca con la lingua per invitarlo a riprendere da dove si era fermato, ordine che lui accolse senza farsi pregare.

Ashley lo stringeva mentre lui teneva le braccia ai lati del corpo della rossa e vi faceva forza per evitare di gravare col suo peso sul corpo esile di lei.

Tutti i baci, le carezze, e i sospiri che si incastravano tra le labbra, riaccesero dei desideri che, da quando erano esplosi senza controllo nello studio di Matt qualche giorno prima, erano ormai liberi di scorazzare e farsi vivi nei momenti più opportuni.

Matt si abbassò su Ashley, lo fece involontariamente, spinto da quella forza alla quale avevano paura di dare un nome preciso, il suo torace entrò in contatto col corpo della sua compagna, la sentì sussultare e poi portargli una mano dietro la schiena e premere più forte per accentuare quell'unione.

Una vampata di calore e di fremiti invasero il bacino di Ashley come un'esplosione imprevista e travolgente, si propagarono da lì fino alle sue braccia e ad ogni parte del suo corpo mentre il ritmo dei baci si serrava, erano diventati più rapidi e profondi ed esigevano sempre di più.

Ashley infilò una mano sotto il giubbotto di Matt, toccò la sua pelle e sorrise sulla bocca del ragazzo quando anche lui le passò il palmo della mano sulla pancia lasciata scoperta dal trambusto che aveva spostato la sua maglia.

Una settimana ad evitarsi ed a rimuginare sopra a quell'evento disastroso che li aveva coinvolti per poi ricascarci come due pere mature.

Tutto cambiava intorno, ma se c'era qualcosa che pareva non farlo mai era la forza che li teneva uniti e li avvicinava sempre di più.

I loro gesti erano molti più naturali e meno carichi di incertezze dopo che la passione aveva fatto il suo corso giorni prima e ad Ashley sembrò di riprovare la meravigliosa sensazione di precipitare in un baratro con lui.

Sentì le gambe molli e arrendevoli, di nuovo pronte ad accoglierlo per la seconda volta, quasi provò fastidio nel rendersi conto che lui esitava a sistemarsi tra di esse e le prolungava l'agonia dell'attesa di un piacere più forte, finchè qualcosa si ruppe, improvviso come la catena di azioni che li avevano mossi fino a quell'istante ed Ashley aprì gli occhi di scatto, interruppe il bacio ed emise un verso di terrore.

Matt si arrestò, allarmato dalla reazione della ragazza, si sollevò per lasciarla libera e lei scivolò via dalla morsa dolcissima del suo petto, per riportarsi seduta, con il fiatone e il cuore in gola.

«Scusami» mormorò lui, allontanandosi e mettendosi a sua volta a sedere di fronte a lei, studiandola di soppiatto per capire se avesse combinato l'ennesima stronzata con quella ragazza che, ne era certo, l'avrebbe fatto impazzire e finire in un manicomio, prima o poi.

Lo voleva, lo prendeva e poi lo respingeva con la stessa velocità con cui si lasciava andare tra le sue braccia.

«No, scusami tu, è...colpa mia...non avrei dovuto, insomma...» biascicò Ashley, incapace di trovare le parole adatte, adesso che erano di nuovo distanti e pareva essersi raffreddata la temperatura attorno a loro.

«Non fa niente...Forse dovremmo mantenere una distanza di sicurezza...altrimenti non riusciamo...ecco, tipo così..» propose Matt, spostandosi e lasciando almeno mezzo metro di distanza tra loro.

Ashley accennò un sorriso teso e impacciato. «Sì, dovrebbe andare bene» disse, lisciandosi i capelli e portando alcuni ciuffi dietro le orecchie, nervosamente, col viso paonazzo e le labbra ancora stanche per l'esercizio a cui le aveva sottoposte prima.

Quello che non avevano calcolato è che avrebbero potuto mettere metri di distanza, erigere muri e sollevare barriere per evitare di cercarsi, ma niente di questi espedienti sarebbe stato in grado di mettere un freno al cuore, che non tollera paletti o confini e che sa battere anche lontano miglia e miglia.

«Non mi hai ancora raccontato cos'è successo alla festa di Terence» iniziò Matt, cercando di cambiare argomento e di fare finta che quello che era successo poco prima venisse rimosso dalla loro memoria.

Ashley provò a darsi un contegno e abbassò lo sguardo, concentrandosi a giocherellare con dei fili d'erba per riprendere il controllo delle sue emozioni.

«Avevi ragione tu. La famiglia di Terence ama i suoi figli più di ogni altra cosa al mondo. - spiegò Ashley, diventando scura in viso – Ho solo realizzato questo particolare e...sembra orribile da dire ma non ho potuto fare a meno di invidiarli, di desiderare essere al loro posto anche solo per un giorno. Mi ha invaso il panico e...ho immaginato quanto sarà triste il mio futuro e quanta solitudine mi aspetterà nei momenti felici, che ne so, la mia laurea o semplicemente il Natale..» si bloccò nel realizzare che quello sarebbe stato il primo che avrebbe passato da sola, lontana da casa e da qualunque affetto.

«Beh, sono sicura che i tuoi nuovi amici non ti lascerebbero da sola in quel giorno importante e...per quanto riguarda il Natale...tranne qualche rara eccezione, io lo passo da solo di solito perciò...anche se credo che Terence e Michelle ti inviteranno a stare con loro, se così non fosse e se ne avessi voglia, potremmo trascorrerlo insieme. Non sono esattamente tipo da canzoncine sotto l'albero e buoni propositi per l'anno nuovo, ma dopo qualche bicchiere di spumante riesce a scorrere un po' di spirito natalizio anche in me!» scherzò, riuscendo a strapparle una risata spontanea che le illuminò finalmente il viso.

Nessuno più di lui era capace di farle tornare il buonumore e di farle dimenticare la sua orrenda situazione.

«Ti ringrazio per l'invito, lo terrò in considerazione, allora!» dichiarò Ashley, sorridendogli e sentendosi già più leggera.

«É per questo che sei scappata? Che sei venuta da me e che...» aggiunse il biondo, fermandosi in tempo prima di nominare l'evento che ancora scottava tra loro.

Ashley capì e si affrettò ad annuire, deviando lo sguardo e fingendo interesse per un piccione fermo sopra un cespuglio.

«Non sapevo cosa fare, la madre di Terence continuava a lodare suo figlio, non faceva altro che ricordarmi quanto la mia fosse diversa, quanto io non avrei mai avuto tutto quell'amore e...volevo solo fuggire via, stavo troppo male e avevo bisogno di respirare, di cancellare quel terribile dolore e tu...sei l'unico che riesce a farlo» ammise a voce bassa, odiandosi perché detto in quel modo dava l'impressione che avesse usato Matt quel pomeriggio solo per alleviare le sue sofferenze e nient'altro.

Lui parve non soffermarsi troppo sul significato della sua confessione, violò la distanza di sicurezza e le posò una mano sulla spalla, per confortarla.

«Mi dispiace Ashley, so cosa si prova. Quando si perdono i punti di riferimento che crediamo certi è terribile e non si guarisce da un giorno all'altro. Non facciamo altro che paragonarci agli altri e chiederci perché proprio a noi, perché siamo stati così sfortunati e che cosa abbiamo fatto di così sbagliato per meritarlo! Ma tu sei forte e sono sicuro che ce la farai» affermò deciso e ottimista, sorridendole e infondendogli una piccola speranza che, però, parve non bastare.

«Non ne sono più così certa. E se non dovessi farcela mai?» domandò Ashley, tremando invasa dall'ansia e assumendo un'espressione affranta e sfiduciata.

«Adesso non dire scemenze! Se non ce la farai continuerai a provare finchè non l'avrai superata e se neanche questo dovesse bastare...ci penserò io a ficcarti in testa un po' di buon senso! - ribadì, facendosi poi più assorto – Anche a me è successo di pensare di non essere in grado di affrontare determinate situazioni, più spesso di quanto credi. Ho avuto bisogno di te di recente, ti ricordi? Se non ci fossi stata tu, forse non sarei mai riuscito a riallacciare dei rapporti decenti con mio fratello e...avrei perso una delle poche persone che ancora tiene a me. E poi sai che ti dico? La famiglia non ce la scegliamo noi, nasciamo e basta ma...se la perdiamo, per un motivo o un altro, nulla ci vieta di crearcene una nuova da soli, circondandoci di persone amiche e fidate, con altri tipi di legami che non siano quelli del sangue.» non esitò a incoraggiarla, lanciando un'occhiata assorta al cielo, che cominciava a diventare scuro mentre i lampioni si accendevano lungo i viali.

«Sì, questo è vero. La famiglia non è solo quella biologica, sono anche tutti coloro che scegliamo di avere al nostro fianco» confermò lei, guardando timidamente Matt e pensando che, in fondo, lui stava diventando seriamente un po' parte della sua vita.

«Già, e inoltre un giorno potresti dare vita tu stessa ad una famiglia, magari avrai dei bambini tuoi e un uomo accanto, quindi...smettila con questi pensieri da sociopatica depressa, ok?» continuò a insistere, vedendo finalmente il viso di Ashley disteso e più sereno.

Probabilmente era il meno adatto a parlare di amicizia e legami personali, dato che da qualche anno somigliava più a un lupo solitario attorniato da qualche sporadico amico e un paio di storie non troppo serie, ma quella sera una ventata di positività lo aveva investito e aveva deciso di assecondarla, riuscendo persino a risollevare l'umore nero di Ashley.

«Non ti facevo così saggio – scherzò lei, ridacchiando mentre Matt esagerava un'espressione offesa e le metteva sù un finto broncio, poi spostò lo sguardo smarrito verso l'orizzonte – tu ci pensi mai a dove sarai tra dieci anni? Se avrai realizzato ciò che volevi o... ti chiedi mai cosa ne sarà della tua vita?» chiese con voce incerta, mentre la sua fantasia cercava di focalizzarsi su una Ashley poco più che trentenne senza riuscirci granchè.

«Lo faccio sempre ma alla fine ci rinuncio. Sono più un tipo da 'vivi alla giornata e vaffanculo il resto' e preferisco dedicarmi al presente piuttosto che fare congetture su un domani lontano. Se ci pensi bene il futuro è solo l'insieme delle scelte che facciamo oggi, quindi è meglio concentrarsi adesso e cercare di limitare il più possibile gli errori, non credi?» concluse Matt, infine, facendo forza sulle gambe e alzandosi in piedi.

Ashley lo osservò attentamente, così bello con quello sguardo fiero e i capelli chiari scompigliati dal vento, riflettè sulle sue ultime parole poi decise di imitarlo, si sollevò da terra, dando una sistemata alla sua giacca e rimettendosi la borsa sulla spalla.

Voleva pensare al presente e lasciare le ansie sul futuro a quando sarebbe stato il momento.

«Si è fatto tardi, ti accompagno a casa» fece Matt, voltandosi verso di lei per poi cominciare a fare strada.

Lei annuì, lo raggiunse e, senza chiedersi il motivo di una simile voglia, gli circondò i fianchi col braccio, attaccandosi a lui e sperando che il biondo non decidesse di rompere quella stretta.

Con sua grande sorpresa lui parve non aspettare altro, velocemente le cinse le spalle e la strinse ancora più forte, facendola quasi inciampare lungo il viale di ciottoli.

Camminarono abbracciati, protetti dall'oscurità e da quel luogo sicuro fino all'auto, poi si separarono.

In macchina parlarono del più e del meno, di Terence, del lavoro, dell'università, ed Ashley fu più che sicura che a Melissa e Luke quella sera avessero fischiato le orecchie in continuazione per i numerosi commenti e battute che volarono anche nei loro confronti.

Era bello riuscire ancora a scherzare con lui, dopo la folle paura di averlo perso per sempre.

Sperava solo che quella non fosse la quiete prima della tempesta.

Nessuno dei due osò riprendere l'argomento spinoso della loro relazione, lo lasciarono da parte, archiviato ma con la consapevolezza di non poter ignorare ciò che c'era stato e che nemmeno il tempo avrebbe potuto cancellare.

Matt accostò l'auto dopo circa una ventina di minuti. Non poteva lasciare Ashley sotto casa per non rischiare che qualcuno la vedesse sgusciare fuori dalla sua macchina, così si fermò qualche isolato prima, in un angolo non sospetto e che non dava all'occhio.

Non era per niente piacevole dover prendere tutte quelle precauzioni per vedersi e cominciava a rendersi conto di quanto entrambi stessero assomigliando ai protagonisti di una qualche storia d'amore contrastata e impossibile che si trovava spesso nei romanzi antichi.

Solo che di amore non si azzardavano a parlare nemmeno sotto tortura.

«Ok, allora scendo. Grazie Matt, è stato un bel pomeriggio, tutto sommato» lo provocò, sapendo di ferire il suo smisurato ego.

«Solo 'tutto sommato'? Hai una vaga idea di quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto in questo momento per poter godere della mia compagnia?» si ribellò, ammiccando con fare malizioso nella sua direzione e usando un tono palesemente ironico il quale, però, presentava un piccolo fondo di verità.

Solo qualche giorno prima si era aggiunta una ragazza nel suo gruppo, una certa Christie, che ci stava palesemente provando con lui. Ashley non lo sapeva e lui non l'aveva considerata una notizia rilevante da comunicarle, visto che lei non era la sua ragazza ed entrambi erano liberi di frequentare chi volevano.

La nuova arrivata era carina, simpatica ma forse troppo insistente e appiccicosa, e poi aveva avuto la sfortuna di capitare in un periodo in cui le attenzioni di Matt non riuscivano a scollarsi dalla figura di Ashley.

«Oh, che onore! Mi sento davvero lusingata!- lo prese in giro lei, ritagliandosi un momento di ilarità prima di tornare più seria e abbassare lo sguardo, attirando l'attenzione del biondo – senti, per la questione tra di noi...io credo che dovremmo evitare i contatti più...come dire...» cercò di trovare un termine adatto per descrivere la situazione, lievemente imbarazzata e in difficoltà, ma Matt corse in suo aiuto.

«Ravvicinati?» tentò, sollevando un sopracciglio, Ashley si trovò d'accordo con quella definizione e si sbrigò ad annuire energicamente.

«Già, se vogliamo che il nostro 'patto' continui senza intoppi dovremmo limitarci a comportarci da amici, senza aggiunte di alcun tipo, e considerare quello che...quello che c'è stato come un...incidente di percorso» concluse con grande fatica nel fare uscire la voce e una stretta al cuore, come se il suo intero organismo di stesse ribellando alla durezza di quelle parole che avevano ridotto a una vuota scopata quello che in realtà era stato molto di più.

Un'ombra di delusione attraversò gli occhi di Matt, proprio lui che era avvezzo a situazioni di quel tipo adesso sembrava aver ricevuto una sonora bastonata ai suoi sentimenti, perché si rassegnassero a tacere e rimanere nascosti nell'anfratto in cui li aveva relegati.

«Sì, mi sembra ragionevole» concordò, incassando il colpo e ritornando il ragazzo sicuro e sfacciato di sempre.

Ashley accennò un sorriso tirato, poi si slacciò la cintura di sicurezza e lanciò qualche occhiata attorno, come di consueta prassi quando stava con lui.

«Non c'è nessuno, mi conviene andare» gli comunicò piano, facendo per aprire la portiera.

«Ah, Alexander mi ha detto che un giorno di questi gli andrebbe di invitarmi a pranzo e...sia lui che Helen avrebbero piacere se venissi anche tu. So che è una rottura di scatole e se non vuoi hai tutta la mia approvazione ma... loro hanno insistito, dicono che hai fatto una specie di miracolo con il piccolo Andrew, visto il mio inesistente feeling coi marmocchi, ma...» prese a blaterare a ruota libera e gesticolando, Ashley giurò di non averlo mai visto così teso e imbarazzato ma era proprio quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi e le strappò un sorriso.

Forse Matt era a disagio nell'invitarla di nuovo a casa di suo fratello come se fosse la sua ragazza ufficiale e, date le ultime circostanze, non sembrava una prospettiva esaltante ma Ashley non ci pensò due volte.

«Ehi, calmati! Ci verrò con piacere!» gli disse, tappandogli la bocca con una mano per farlo tacere.

Lui si limitò a spalancare gli occhi e sorridere, ringraziandola con un cenno del capo.

Ashley aprì la portiera, gli lanciò un'ultima occhiata, fece per poggiare un piede al di fuori dell'abitacolo ma poi, presa da un bisogno improvviso nemmeno ne andasse della sua stessa vita, si ficcò di nuovo dentro e si fiondò sulle labbra del ragazza, rubandogli un bacio che ebbe giusto il tempo di approfondirsi per poi finire rapido com'era iniziato, lasciandoli esterrefatti e senza parole.

«Cos'era questo? Un bacio d'addio?» chiese Matt, con le sopracciglia inarcate per lo stupore e un sorrisino furbo sul viso.

Proprio due secondi prima quella strampalata ragazza gli aveva elencato i vantaggi dell'astinenza dal contatto fisico tra loro e subito dopo si era ritrovato le labbra di Ashley incollate alle proprie.

Insieme erano un così tale casino che sarebbero stati capaci di fare impazzire anche il più bravo ed esperto degli strizzacervelli.

«Ehm, più o meno - balbettò Ashley, visivamente sconvolta e turbata dal suo stesso gesto - scappo, ciao!» lo liquidò poi, sgattaiolando fuori dalla macchina il più velocemente possibile e imboccando una stradina laterale.

Matt la osservò sparire dalla sua visuale, poggiò una mano sul volante e con l'altra si accinse a rimettere in moto l'auto, sospirando mentre dentro di sè una vocina si fece viva e gli ricordò quanto in realtà sperasse che quello fosse solo un bacio di arrivederci.

 

 

 

«Allooooora! Vuoi sapere qual è la notiziona del giorno?» urlò Carol, spuntando come un uragano dall'ingresso e precipitandosi di corsa verso Ashley, puntualissima e già impegnata con le incombenze che precedevano l'apertura del negozio.

La voce acuta e penetrante della sua collega la raggiunse con la violenza di un'onda d'urto, unita al frastuono dei tacchi a spillo dei suoi stivaletti neri.

Evidentemente quel giorno erano tutti allegri e pieni di energie eccetto lei.

Quel pomeriggio la attendeva una prova che avrebbe fatto volentieri a meno di sobbarcarsi.

Due giorni prima, dopo l'incontro con Matt durante il quale avevano tentato di mettere ordine in quella massa confusionaria che era il loro rapporto, finendo per non cavarne nulla di rilevante come al solito, era tornata a casa e vi aveva trovato Terence ad aspettarla.

Il suo amico era venuto a farle visita dopo il suo raffreddore per accertarsi che si fosse ripresa ed Ashley, con ancora la sensazione di quello che aveva giurato essere l'ultimo bacio di Matt, e forse spronata dai sensi di colpa, aveva recuperato il coraggio di proporgli il fatidico chiarimento, che avevano fissato proprio per quel pomeriggio.

Odiava dover fare quei tipi di discorsi, con Matt ci aveva impiegato una settimana per riuscire a chiarire e loro due avevano fatto sesso, problema molto più urgente e importante da risolvere di un semplice rifiuto ad un innamorato non corrisposto.

I rapporti sociali spesso erano capaci di crearle un'ansia e uno stress atroci al punto tale da raggiungere quasi i livelli di Melissa, che in quel campo era espertissima, suo malgrado.

«Carol, ti hanno sentita anche dall'altra parte della strada! - la ammonì la rossa, facendole segno di abbassare il volume della voce se non voleva attirare l'attenzione dei passanti mentre lei, con estrema tranquillità, continuava a ridacchiare senza che nulla potesse spegnerla – quale sarebbe questa grande novità?» chiese poi un po' annoiata, con un occhio a Carol e uno all'archivio del negozio.

La ricciolina nel frattempo aveva oltrepassato il bancone, si era tolta il suo elegante trench e aveva riposto la borsa sul tavolo, sfoggiando un sorriso smagliante.

«Io e mio marito abbiamo deciso di provare ad avere un bambino! Non è fantastico?» strillò, incapace di trattenere il suo entusiasmo e battendo i piedi per l'eccitazione.

«Oh, è davvero una bella notizia, Carol, sono contenta per voi!» esclamò Ashley, sinceramente felice per la sua collega, alla quale in fondo, anche se era una terribile pettegola spesso insopportabile, voleva comunque bene.

«Grazie! Lo so che siamo sposati da pochissimo e che potevano goderci per un altro po' la vita matrimoniale soli soletti ma...non so come spiegarti, abbiamo entrambi sentito che il momento giusto era arrivato e che non ci andava più di aspettare! É stata una sensazione istintiva, primordiale, è difficile da spiegare ma...sono così felice, non vedo l'ora di avere un cucciolo tutto nostro!» le spiegò la bionda, emozionata al punto da rimanere senza fiato, lasciandosi andare a un'esplosione di risatine e strilletti di gioia, che strapparono un sorriso persino ad Ashley.

«Ti auguro di realizzare il tuo sogno al più presto!» le disse, carezzandole una spalla.

«Oh, puoi contarci! - ribadì con sicurezza Carol, poi si abbassò e cominciò a frugare dentro la sua borsa alla ricerca di qualcosa – Ta-dah!» esclamò poi, dopo aver estratto un libro e averlo avvicinato all'altezza degli occhi di Ashley.

La ragazza inarcò un sopracciglio per lo stupore, poi lesse il titolo che spiccava a lettere bianche su uno sfondo azzurro.

«'La guida alla fertilità e al concepimento'? - recitò a bassa voce, contraendo lo sguardo perplessa – c'è bisogno di un libro per avere un bambino? Pensavo bastasse avere rapporti sessuali non protetti» la informò, guardandola sbigottita.

«Mia cara, rimanere incinte non è così facile come sembra, c'è bisogno di tutta una serie di circostanze favorevoli e non sempre accade presto! Certune hanno solo un sacco di culo, perdonami l'espressione poco raffinata, ma altre aspettano anche anni! Io voglio ottimizzare al meglio tutte le possibilità e fare in modo che si creino le condizioni giuste perché avvenga a breve termine! É questione anche di programmazione e organizzazione, sai? - cominciò a spiegarle con il suo solito linguaggio tecnico, mentre Ashley si chiedeva se stesse parlando di concepire un bambino o di confezionare un prodotto industriale – questo libro spiega tutto e ho intenzione di seguire alla lettera i suoi dettami! Tu sapevi, per esempio, che sono solo pochissimi i giorni fertili? E che molto dipende anche dallo stile di vita, dall'alimentazione, dallo stress, bisogna monitorare il ciclo e i fluidi corporei durante il mese e capire la compatibilità con il proprio partner!» prese ad elencare con convinzione, spingendosi forse troppo oltre con i dettagli scientifici rispetto a ciò che Ashley era disposta ad ascoltare, visto che la medicina e in generale le materie scientifiche non erano mai stata oggetto di suo interesse.

Avrebbe dovuto farla parlare con Melissa, che tra l'altro pensava proprio di specializzarsi in quell'ambito.

Le sue parole schiette, unite a una serie di immagini raccapriccianti che comparvero sotto gli occhi ignari di Ashley, sfogliando quel libro, le chiusero lo stomaco istantaneamente.

«Davvero molto interessante Carol, ora se non ti dispiace sarà meglio che io torni al lavoro se non voglio che mi passi l'appetito da qui a dopodomani!» le fece sapere con un sorriso, porgendole il suo manuale sacro del concepimento.

La bionda lo prese senza fare una piega o perdere la sua estrema felicità, poi si sistemò sullo sgabello e scrutò la collega.

«É un po' che non vedo nessuno ad aspettarti all'uscita dal negozio!» disse, riportando lo sguardo allo schermo piatto del computer.

«Terence si è laureato ed è stato molto impegnato» spiegò Ashley piatta, china a compilare dei moduli.

«Non mi riferivo solo a lui. Si è mosso qualcosa sugli altri fronti?» domandò, costringendo Ashley a smettere di scrivere.

«Non ci sono altri fronti, nemmeno uno» le rispose lei scocciata ma anche con una punta di amarezza che a Carol non sfuggì, così come non le erano sfuggiti in passato i cambi di espressione sul volto di Ashley quando si faceva riferimento al ragazzo biondo che lei aveva scorto una volta all'uscita dal negozio.

Vide che anche in quel momento si era fatta triste e pensierosa e, con uno slancio le prese una mano e gliela strinse forte, lasciando la rossa rigida e spiazzata per quel gesto affettuoso e improvviso.

«Senti, Ashley, non so se è l'istinto materno che sento già di provare a farmi parlare così ma...ci tenevo a farti sapere che, anche se so di non starti molto simpatica, mi sono affezionata a te e...voglio solo che tu sia felice e che tutto quanto vada come desideri! Sei una ragazza in gamba e capisco che sopportare la mia esuberanza non sia facile perciò...beh, sappi che ti meriti il meglio!» ci tenne a farle sapere, rivelando un lato comprensivo e gentile che spesso faticava a venire fuori.

Ashley ricambiò la stretta della sua mano, piacevolmente colpita dalle parole inaspettate di Carol, la speranza che vi era racchiusa riuscì a cancellarle dal viso le ombre che l'avevano coperto fino a poco prima, in particolare dopo i recenti avvenimenti e la promessa che aveva fatto di uccidere qualunque strano sfarfallio che avesse potuto anche solo lontanamente ricondurre a Matt.

«Ti ringrazio, Carol! Lo stesso vale per me, ovviamente!» le disse, mentre la bionda annuiva.

Spesso le persone rivelavano sfaccettature che non ci si aspettava e che lasciavano una bella sensazione addosso ed era stato il caso di Carol.

«Adesso sarà meglio metterci seriamente a lavoro! Quei libri non si sposteranno certo da soli!» esclamò la riccia dopo averle lasciato le mani, simulando un'espressione disperata.

«Hai ragione!» concordò Ashley, concendendosi finalmente una risata liberatoria per poi caricarsi una pila di scartoffie e avvicinarsi a una libreria.

Dopo averli riposti si avvicinò a una finestra e guardò fuori l'incessante vai e vieni di passanti e automobili, con la mente che già volava via.

Prese un lungo respiro: quel pomeriggio avrebbe dovuto affrontarlo con serenità, una volta messe le cose in chiaro con Terence avrebbe avuto un peso in meno sulle spalle. Certo, forse chiarire con il suo amico era il problema minore ma si sarebbe trattato pur sempre di un passo avanti e quello era lo spirito giusto per affrontarlo.

Il volto di Matt si materializzò inevitabilmente tra i suoi pensieri, le apparve così nitido da sembrarle quasi di vederlo riflesso nella finestra.

Accarezzò con le dita la superficie liscia e fredda del vetro, socchiudendo gli occhi e chiedendosi se e quando avrebbe potuto di nuovo farlo sul suo viso.

 

 

 

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Capitolo 24
*** Gelosie e solite debolezze ***


Ciao ragazze!
Pensavo di non arrivare a pubblicare oggi e invece inaspettatamente ci sono riuscita!
Il capitolo è piuttosto lunghetto e spero che non vi venga pesante da leggere! Non potevo dividerlo altrimenti o avrei  stravolto del tutto il prossimo che, devo avvertirvi, non sarà proprio una passeggiata di felicità. ( perché sì, non odiatemi, per favore :D)
Detto questo, sono di nuovo in un periodo incasinatissimo e spero di mantenere comunque un ritmo di aggiornamento non troppo lungo, un po' come ora!
Un grazie immenso alle nuove lettrici, e a chi mi sostiene ancora in questa mia piccola e insignificante fatica!
Un abbraccio!

 Cap. 24 Gelosie e solite debolezze

 

Ashley camminava lentamente, mettendo in fila un passo dopo l'altro senza fermarsi, la sua postura era rigida e forzata, quasi come se al posto della colonna vertebrale si trovasse un pezzo di legno, le spalle tese e le mani, sudaticcie e congelate, le teneva sepolte nelle tasche del giaccone, in un atteggiamento di totale chiusura verso il mondo esterno.

Mosse le sue iridi castane nervosamente verso un gruppo di ragazze e ragazzi che era in procinto di incrociare lungo la strada per poi abbassarle in fretta nel momento esatto in cui le passarono accanto.

Udì qualche risatina che probabilmente non c'entrava nulla con lei ma che le manie di persecuzione, che quel pomeriggio avevano deciso di tormentarla, non esitarono a farle credere che fossero rivolte a lei.

Sbuffò sommessamente e si chiese quanto ridicola dovesse sembrare agli occhi degli altri, ingobbita e con l'andatura sciolta e aggraziata di un robot difettoso.

Si sentiva al centro dell'attenzione e aveva la sgradevole impressione che la gente non facesse altro che fissarla per ridere di lei e delle sue sventure, come se fossero al corrente di ciò che l'aspettava al termine di quella passeggiata davvero poco spensierata.

Non era sola, al suo fianco Terence teneva più o meno la sua stessa andatura, aveva le mani nelle tasche esattamente come lei e quando Ashley si voltò per osservarlo, notò sul suo viso un'espressione contratta e seria che poco si confaceva al suo umore, di solito allegro e solare.

Ashley si rabbuiò in volto, era colpa sua se il suo amico era ridotto in quello stato e quello che di lì a poco gli avrebbe dovuto comunicare poteva soltanto peggiorare la situazione.

Quel pomeriggio aveva deciso finalmente di spegnere le sue speranze, dicendogli la verità, quella che aveva provato a fargli accettare già più di un mese prima ma che lui si era ostinato a respingere, illudendosi che qualcosa sarebbe cambiato.

E qualcosa nel cuore di Ashley era mutato, in effetti, anche se non nei suoi confronti, solo che lei questo non aveva ancora imparato ad accettarlo.

Non si erano parlati molto da quando il ragazzo era venuta a prenderla sotto casa e tra di loro aleggiava un'aria gelida da fare invidia al Polo Nord. Persino la lunga schiera di alberi spogli, che costeggiava il viale sul quale camminavano da ormai un quarto d'ora, sembrava conferire all'atmosfera un tocco spettrale e inquietante mentre l'unico rumore che li accompagnava era quello delle foglie morte, calpestate dai loro stessi passi.

Ashley desiderò trovarsi in qualunque altro posto in quel momento tranne che lì, con lui, in attesa di affrontare un argomento che faceva urlare la parola 'disagio' a ogni singola cellula del suo corpo.

Doveva farlo, però, non poteva più rimandare ed era stanca di evitare le sue paure. Terence meritava di avere una risposta definitiva e anche la sua salute mentale avrebbe giovato dalla liberazione di uno dei pesi che si trascinava sulle spalle.

Il segreto peggiore, quello che portava ancora indelebile sulla pelle e nei ricordi, non era ancora pronta a rivelarlo, anche se si faceva strada dentro di lei la consapevolezza che prima o poi sarebbe successo.

«Tutto bene al lavoro?» chiese poi Terence, interrompendo il silenzio imbarazzante con una delle più classiche domande per rompere il ghiaccio quando non si sa cosa dire.

Ashley sussultò, si era ormai abituata a quel mutismo e sentire la voce del suo amico la spiazzò, mettendola in confusione.

«Come?» balbettò, maledicendosi per la figura da perfetta deficiente.

«Dicevo, è andato tutto bene stamattina a lavoro?» ripetè Terence, lanciando una rapida occhiata alla rossa, che trovò pallida e in difficoltà, tutti segnali che non lasciavano presagire niente di buono.

«Ah, sì...il sabato c'è sempre più confusione degli altri giorni ma non mi lamento» rispose semplicemente, la sua voce tradiva una certa agitazione nonostante il sorriso incerto che le aveva occupato il viso.

Terence annuì col capo, poi tornò a puntare gli occhi scuri sul lungo viale che avevano davanti.

Ashley deglutì più volte poi si sforzò di continuare in qualche modo la conversazione per evitare di rimanere l'unica tra loro due a non sapere come diavolo comportarsi.

«E tu? Ti stai godendo il meritato riposo?» chiese, sperando di non risultare troppo finta o idiota.

«Sì, per adesso sto cercando di rilassarmi, anche se ho intenzione di iniziare un master per perfezionarmi e nel frattempo credo proprio che frequenterò l'azienda di mio padre, per fare un po' di pratica» le comunicò, calmo ma terribilmente freddo.

Ashley rabbrividì, poi adocchiò una panchina libera e ringraziò il cielo per avergliela concessa: almeno avrebbero potuto fermarsi e finirla di percorrere senza sosta quel viale che le stava mettendo addosso più ansia del dovuto.

«Ci sediamo?» propose di slancio, come se d'improvviso avesse ritrovato l'entusiasmo, Terence si limitò ad accogliere la sua richiesta e poco dopo erano seduti l'uno accanto all'altra, di nuovo in silenzio.

Solo che Ashley sapeva che stavolta toccava a lei prendere l'iniziativa.

Pose le mani sulle ginocchia e schiarì lievemene la voce.

«Senti Terence io...volevo dirti che durante questo mese ci ho pensato, ho riflettuto su di noi, ho provato a immaginarmi con te e...sono arrivata alla conclusione che i miei sentimenti non sono cambiati dall'ultima volta in cui ne avevamo parlato. - riuscì a confessare, con la voce tremolante e lo sguardo rigorosamente fisso in basso, poi riuscì ad alzarlo per guardare in viso il ragazzo – Non sono innamorata di te, mi dispiace» gli disse con un soffio di fiato, evitando di perdersi in parole inutili che avrebbero solo allungato l'agonia per entrambi.

Rimase a fissarlo, Terence non cambiò molto la sua espressione, in fondo se l'aspettava anche se spesso la speranza è cocciuta e non ne vuole sapere a morire finchè non finisce ammazzata senza pietà.

Gli occhi del ragazzo, a cui era stato appena spezzato il cuore, si piegarono leggermente verso il basso, coprendosi di una lieve ombra che solo un attento osservatore avrebbe potuto scorgere, poi le sue labbra si distesero in un sorriso amaro.

«Beh...in realtà l'avevo già immaginato, non mi hai mai dato segnali che facessero intuire il contrario ma...a volte ci illudiamo di esserci sbagliati per continuare a sperare e...mi sono comportato da perfetto imbecille. - sorrise imbarazzato, grattandosi la nuca con una mano, indeciso se guardarla negli occhi o continuare a fissare il sole ormai calante di fronte a loro - Comunque sono felice che tu abbia deciso di mettere in chiaro le cose, forse avevo bisogno di sentirmelo ripetere due volte per convincere questa mia testaccia» continuò, adesso la sua voce sembrava più tranquilla e stava assumendo il suo solito tono socievole e scherzoso. Probabilmente stava cominciando a realizzare la realtà dei fatti e a farsene una ragione.

Ashley non smise di fissarlo per assicurarsi di non avergli fatto troppo male e che non si fosse disintegrato del tutto il loro rapporto di amicizia.

Teneva a lui, Terence era stata la prima persona in assoluto che in quella città sconosciuta e frenetica le avesse teso una mano nel momento del bisogno, aiutandola quando aveva perso tutte le speranze di farcela, procurandole una casa, un gruppo di persone amiche a cui fare riferimento in mezzo alla sua solitudine più totale e persino, indirettamente, un lavoro.

Non poteva certo dimenticare ciò che era successo ed era soprattutto per quei motivi che si sentiva così colpevole nel frequentare Matt, anche se il loro odio si era rivelato infondato e stupido.

Fino a che punto era giusto tradire colui al quale doveva praticamente quasi tutto ciò che aveva ottenuto finora, per seguire il suo banale 'egoismo', e fino a quale punto, al contrario, era corretto sacrificare il suo cuore e i sentimenti che cominciava a provare verso il nemico, per rimanere fedele fino alla fine alla gratitudine e all'amicizia che la legava ai due fratelli e al resto dei ragazzi?

Domanda difficile, troppo.

«Terence, io ti devo tanto, se non fosse stato per te quel giorno...non so cosa avrei potuto fare o dove sarei adesso e... te ne sarò eternamente grata. - sussurrò Ashley, posandogli dolcemente una mano sulla schiena e carezzandolo, mentre un fremito scosse il castano a quel contatto – spero solo che, nonostante questo, potremo continuare a essere amici, non vorrei che le cose tra di noi dovessero cambiare» aggiunse, tremando e arrossendo un poco perché quella richiesta poteva sembrare azzardata da fare a chi ha scoperto da circa dieci secondi di non essere corrisposto dalla stessa ragazza che adesso gli propone una semplice amicizia.

«Ma no, stà tranquilla, non sono più un ragazzino – la confortò subito lui, annullando le sue previsioni catastrofiche a riguardo – siamo entrambi maturi e intelligenti da riuscire a lasciarci tutto alle spalle. Certo, avrei preferito un finale diverso, non posso negarlo ma...beh, vuol dire che il destino ci ha riservato altro, no?» affermò sicuro, alzandosi di scatto in piedi e stiracchiando le braccia addormentate e in tensione per via di tutta l'ansia accumulata fino a quel momento, col volto molto più disteso.

Un rifiuto era sempre un evento sgradito ma in fondo non si era trattato nemmeno di una sorpresa, Terence aveva solo sentito dalla voce della diretta interessata ciò che il suo cuore aveva già compreso da tempo.

Ashley rimase qualche secondo seduta e assunse un'espressione molto pensierosa.

Terence era riuscito a superare quel rifiuto e a non gettare alle ortiche la loro amicizia solo per questioni di cuore ma...avrebbe reagito con la stessa maturità quando avrebbe scoperto che era stata con Matt e che loro due si vedevano?

Scattò a sua volta in piedi per tentare di scacciare quel pensiero spaventoso e si portò a fianco del suo amico, che si voltò verso di lei sorridendole, illuminato dal sole che tramontava.

«Dai, non pensiamoci più, amici come prima!» esclamò, contagiando anche lei con quell'ondata di ottimismo, poi i due, senza tanta fatica, si ritrovarono a stringersi un un abbraccio per sancire la loro amicizia salvata.

Ashley poggiò la testa sulla spalla di Terence e gli cinse la schiena con le braccia, mentre lui faceva lo stesso, tenendola vicina.

Nonostante il ragazzo non fosse mai riuscito a stabilire con lei un collegamento profondo e avesse sempre avuto paura di affrontare quell'alone di oscurità, che Ashley pareva emanare quando era persa nei suoi brutti ricordi, era comunque un amico sincero e un appoggio sul quale poteva contare e il calore della sua stretta le fece piacere e la rincuorò.

Sorrise e socchiuse gli occhi ma quando li riaprì, si trovò davanti una scena che avrebbe preferito evitare.

Qualche decina di metri più avanti, lungo quello stesso viale, erano riuniti su una panchina Matt e alcuni ragazzi del suo gruppo, tra i quali Ashley, nel panico generale, fu in grado di riconoscere Luke e Jessica.

Matt la fissava e, sebbene fosse piuttosto lontano, Ashley riuscì chiaramente a distinguere l'azzurro tagliente dei suoi occhi che la trafiggevano come solevano fare di solito e ancora di più in quell'istante.

Imprecò mentalmente: perché diavolo quel ragazzo compariva sempre nei momenti meno opportuni? E, ancora peggio, come mai le importava tanto che avesse potuto fraintendere l'abbraccio amichevole tra lei e Terence, che in realtà rappresentava l'opposto di ciò che poteva sembrare ad occhi esterni?

Da quando si preoccupava dell'opinione di Matt sulla sua vita sentimentale?

Intanto lui continuava a guardarla, immobile, con quell'aria seria e misteriosa, anche un po' provocante, ed Ashley lo odiò per quella sua maledetta capacità di trincerarsi dietro una maschera di freddezza e non fare intuire ciò che provava, anche se, avrebbe giurato di scorgere quasi del disappunto in lui o forse della delusione.

Fece appena in tempo a staccarsi dall'abbraccio di Terence che intravide una ragazza nel gruppo di Matt, alta e dai capelli castani, chiari e liscissimi, farsi strada tra gli altri, avvicinarsi al biondo e aggrapparsi al suo braccio, sorridendogli e guardandolo con degli occhi che avrebbero potuto essere sostituiti tranquillamente con due cuoricini rosa.

Una leggera morsa al petto le fece perdere un battito quando vide Matt vacillare, come fosse indeciso su come comportarsi, lui che di solito trasudava determinazione da ogni poro, e infine distogliere lo sguardo per dedicarlo alla ragazza sconosciuta, che lo invitò poi a sedersi accanto a lei, mentre continuava a ridere e parlargli senza sosta.

Evidentemente aveva una nuova ammiratrice ed Ashley si meravigliò di aver realizzato solo in quell'attimo, solo dopo la scena di quella ragazza attaccata a lui, che Matt, oltre ad essere una faccia di bronzo non indifferente e un idiota sfacciato, era anche bello, affascinante e carismatico e che doveva avere chissà quante tizie che gli giravano intorno.

Lo aveva sempre visto da solo da quando lo conosceva, eccezione fatta per la sua ex Jessica, con la quale lui le aveva rivelato di avere avuto una relazione di letto dopo la fine della loro storia, mentre non le aveva mai parlato di nessun' altra, nonostante si fossero visti addirittura fino al giorno prima.

Perché non le aveva detto nulla di quella?

Era forse la prima volta che vedeva una ragazza ronzargli attorno a quel modo e quella nuova consapevolezza la fece sentire spaccata in due.

Una parte di lei ne era felice, magari era la volta buona che Matt avesse trovato una ragazza, qualcuno con cui condividere i giorni, che gli fosse stato accanto e che avesse potuto sostenerlo nei suoi momenti bui e, oltre a quello, lei stessa avrebbe tratto giovamento da un suo presunto fidanzamento.

Se Matt avesse cominciato a frequentare qualcuna, di certo i loro incontri si sarebbero ridotti, se non azzerati, e lei non avrebbe avuto più motivo di mentire a casa o di nascondere qualcosa che non esisteva più.

Ma sì, avrebbe dovuto incoraggiarlo e spingerlo tra le braccia di altre, era la cosa giusta da fare.

Allora, perché sentiva la testa girare, il cuore fare malissimo a quel pensiero e le gambe diventare così molli da non reggerla?

Cos'era quel terribile senso di vertigine e di smarrimento che l'aveva ingoiata, quasi non riuscisse più a immaginare la sua vita senza tra i piedi quel dannato ragazzo?

«Ashley va tutto bene?» la riprese Terence, accorgendosi del suo momento di confusione.

«Sì, ma certo! Ho solo avuto un leggero capogiro, non mangio da pranzo e ho un po' di fame» disse alla svelta, liquidando con quella scusa il vero motivo che si celava dietro la sua reazione improvvisa, che aveva spiazzato anche lei stessa.

«Vuoi andare a mangiare qualcosa?- le propose il ragazzo, premuroso come al solito, aggrottando le sopracciglia quando intravide Matt e i suoi amici poco più avanti – Sì, sarà meglio che andiamo. Questo posto non mi piace più.» asserì poi pungente, facendo riferimento alla presenza del biondo.

Ashley scambiò un'ultima occhiata con Matt, totalmente confusa, poi si voltò e annuì a Terence, girando le spalle e lasciandosi dietro quell'immagine che così tanto era riuscita a turbarla.

Luke osservò da lontano la scena, vide Ashley allontanarsi con Terence dopo quell'abbraccio incomprensibile e buttò subito un'occhiata preoccupata al suo migliore amico, che trovò ostaggio di quella odiosa Christie, con l'aria apparentemente calma e per nulla scomposta.

Automaticamente cercò gli occhi azzurri di Jessica, che a loro volta stavano intercettando i suoi, con un'intesa silenziosa che i due non avrebbero mai pensato di poter avere.

La bionda fece una smorfia di sdegno, rivolta velatamente a Christie, per poi sbuffare e innalzare un sopracciglio in direzione di Luke, scuotendo la testa con rassegnazione e facendogli intendere che la situazione era tragica e che in qualche modo avrebbero dovuto tenere sott'occhio quel trambusto.

Di certo avrebbero dovuto parlarne.

Ashley intanto era ormai fuori dalla visuale di Matt, camminava di nuovo accanto a Terence, con gli ultimi strascichi della strana e spiacevole sensazione provata poco prima.

«Matt ti ha fatto davvero così male, in passato?» domandò all'improvviso al suo amico, senza neanche sapere da dove fosse uscito il coraggio di affrontare l'argomento proprio con lui.

«Non puoi immaginare quanto – rispose deciso Terence, con la fronte corrucciata e i tratti del viso irrigiditi – è meschino, credevo fosse mio amico ma mi ha umiliato agli occhi della mia famiglia e di tutti e non glielo perdonerò mai – sibilò il ragazzo, visibilmente nervoso, mentre Ashley ascoltava senza commentare – ma in fondo che razza di persona è una che riesce a farsi odiare e cacciare via da casa persino dai suoi stessi genitori?» aggiunse con cinismo e crudeltà, facendo arrestare Ashley, che a quel punto si sentì colpita nel più profondo della sua anima.

«Una come me» ribattè seria, rigida come una statua e con gli occhi fissi in quelli attoniti di Terence.

«Ma che dici, Ashley? Tu non hai niente a che fare con lui e non devi minimamente paragonarti a quel viscido serpente. Nel tuo caso è diverso, tu...beh, tu non sei come lui, la tua situazione non è...» cominciò a farfugliare, senza essere in grado di portare a termine il discorso perchè si rese conto di non saperne nulla di Ashley, del suo passato, della sua vita e rimase imbambolato a fissarla, boccheggiando come un pesce lesso.

«Entriamo? Sto morendo di fame» intervenne lei piatta e con un sorriso finto, troncando l'argomento e con quello anche ogni tentativo di Terence di dare una spiegazione a qualcosa di cui non aveva idea e forse mai l'avebbe avuta.

 

 

Se c'era una cosa buffa era la coincidenza che due persone formulassero la stessa, identica idea per risolvere una questione in sospeso; e se c'era una cosa ancora più buffa era che decidessero di attuarla nel medesimo momento, finendo per incontrarsi esattamente a metà strada, faccia a faccia.

Dopo il chiarimento con Terence, Ashley aveva ripreso le sue normali attività, ma c'era un tarlo che continuava a tormentarla e che non le faceva godere appieno la piccola serenità riconquistata dopo aver sistemato la situazione con il suo amico.

Si trattava dell'immagine degli occhi di Matt, fissi su quell'abbraccio altamente equivocabile.

Se c'era una cosa che la infastidiva da morire era pensare che qualcuno potesse fraintendere le sue azioni, attribuendole pettegolezzi errati. Questo valeva in generale ma l'effetto era amplificato in quel caso perché Ashley aveva più volte rivelato a Matt di non avere un interesse romantico nei confronti del suo ex amico e non voleva che la credesse al pari di una banderuola senza personalità, pronta a cambiare direzione a seconda di come mutava il vento.

E poi c'era anche un secondo motivo, più difficile da spiegare e cioè che qualcosa di irrazionale dentro di lei non voleva che Matt pensasse che il suo cuore batteva per qualcuno perchè...il perché non lo sapeva o, per meglio dire, preferiva ignorarlo.

L'idea di dover rivedere lo studio di Matt, il luogo teatro delle loro debolezze e dell'evento che aveva sconvolto il loro rapporto, non la faceva gioire dall'entusiasmo, ma il bisogno di parlargli era decisamente più forte.

Il destinatario dei suoi pensieri, a sua volta, non era riuscito a cancellare l'immagine di Ashley tra le braccia di Terence, e per quanto si sforzasse di rimanere indifferente, nella pratica non gli veniva poi così semplice.

Quel pomeriggio si era concentrato subito su altro, aveva persino assecondato le attenzioni di quella Christie, più appiccicosa di una sanguisuga, per distrarsi e provare a non fare prevalere quei sentimenti che la rossa non avrebbe mai approvato nè ricambiato, di questo era ormai quasi sicuro.

Non aveva funzionato granchè e, dopo alcuni giorni di silenzio, si era reso conto di avere bisogno di vederla, di spiegarle, anche solo di parlare un po'.

Si era rammollito peggio di Luke e, se solo l'amico l'avesse scoperto, non gli avrebbe lasciato tregua, avrebbe cominciato a convincerlo che tutto si sarebbe sistemato, che un giorno l'amore avrebbe trionfato, che doveva crederci così come facevano lui e Melissa e che avrebbero vissuto tutti felici e contenti come in quelle storie romantiche di quart'ordine da sognatrici incallite.

Peccato che lui non nutrisse nemmeno un granello di tutta la speranza che invece animava Luke.

Forse però poteva ancora raggiungerla all'uscita del negozio, farsi fare la solita lavata di capo assurda per essersi permesso di farsi vedere lì', come un qualunque fidanzato in attesa che la propria bella finisse di lavorare, per poi condire il tutto con qualche insulto e una risata e magari un bacio, nella migliore delle ipotesi.

Quando si trovarono l'uno di fronte all'altra, in mezzo a una strada trafficata, alle 9 di sera e illuminati solo dalla luce dell'illuminazione urbana, credettero di trovarsi nell'ennesimo scherzo del destino.

Ashley sbiancò, per un attimo si congelò sul posto ma poi con un movimento rapido, afferrò Matt per la manica del suo giubbotto e lo trascinò in un cono d'ombra, meno al centro dell'attenzione.

«Matt?» chiese, una domanda così ovvia che fece innalzare un sopracciglio al proprietario di quel nome.

«Sì, credo di chiamarmi ancora così» le rispose con irriverenza, sguainando il suo ghigno migliore.

«Deficiente! Quello che volevo dire è...» ma si bloccò, neanche il tempo di finire la frase.

Già, che cosa doveva dirgli?

«Tu piuttosto, che ci fai in questa zona? Non credevo che Michelle abitasse in un quartiere così periferico e poco chic» incalzò lui, senza lasciarle il tempo di ordinare i suoi pensieri confusi in un discorso sensato e privo di balbettii.

«Non ci abito infatti ma questa è la strada che percorro di solito per ...» e per l'ennesima volta si interruppe, indecisa se rivelare la verità o fare finta di nulla.

«Per?» la pressò Matt, comodamente poggiato al muro, con le braccia incrociate e un'espressione divertita stampata sul viso.

«Per raggiungere la catapecchia che ti ritrovi come studio fotografico, maledizione!» confessò infine Ashley, stremata e rossa sulle guance, per la rabbia e per il suo orgoglio definitivamente morto.

Si aspettava una battutina maliziosa sul motivo di quella visita o qualche altro commento ironico ma il biondo la stupì.

«Anche io stavo venendo da te, in negozio» ammise a bassa voce, serio, con gli occhi insolitamente dolci e un sorriso così sincero e spiazzante che le fece mancare un paio di battiti.

Rimasero qualche istante in silenzio, poi Ashley, senza rendersene neanche conto, si trovò più vicina a lui e Matt, delicatamente azzardò e le cinse i fianchi con un braccio, stringendola di più a sè.

Non aveva niente a che fare con l'abbraccio di Terence, tenero ma pur sempre quello di un amico. Si sentì invadere da un calore profondo che mandò in estasi ogni suo senso, per non parlare della sensazione di serenità istantanea che la avvolse coma una morbida coperta nelle serate invernali.

Lui era il suo posto preferito, la sua oasi di tranquillità.

«Ho chiarito con Terence» disse in fretta, con gli occhi bassi, senza dare alcuna spiegazione per quella rivelazione apparentemente inutile.

Matt sorrise, sentì le mani della ragazza, puntate sul suo petto, irrigidirsi leggermente così le raggiunse e gliele strinse.

«Sì, ho visto, e credo gli sia andata anche bene, a quanto pare» commentò, il suo tono era ugualmente scherzoso ma meno rilassato, sembrava colorato da una vena amara.

«Non hai capito niente, infatti! Quell'abbraccio era solo di amicizia!» ribattè infastidita, non appena si rese conto che il ragazzo, come previsto, aveva frainteso tutto.

«Pensavo avesse sancito la storia d'amore più paparazzata dell'anno! Il rampollo di una delle famiglie più prestigiose e in vista della città, che si fidanza ufficialmente con una misteriosa forestiera, venuta da chissà dove!» disse, imitando il tono di un giornalista d'assalto che realizza lo scoop della sua carriera.

«Sì come no! O forse avrebbero dovuto dire 'con una perfetta stronza che lo tradisce col suo acerrimo rivale'. Pensa un po' che notiziona, eh? Ma si può sapere per chi mi hai presa? Pensi davvero che sarei capace di fare un doppio gioco del genere?» sbottò seccata e piuttosto offesa, sganciandosi dalla stretta delle braccia di Matt intorno alla sua schiena e allontanandosi da lui di qualche passo.

«So che non lo faresti, è solo che...vederti abbracciata a lui...» si lasciò scappare senza controllo, in balia delle sue emozioni, e stavolta toccò ad Ashley prendersi la rivincita per prima.

«Vedermi con lui, cosa?» domandò con tono provocante, lanciandogli un'occhiata vittoriosa.

«Niente, lascia stare» si arrese lui, consapevole di non poterle rivelare il fastidio che aveva provato nel vederla con un altro, sapendo che lei avrebbe come minimo dato di matto.

«Siamo pari adesso – decretò Ashley soddisfatta, facendosi giusto un po' assorta quando vide che Matt aveva perso il suo piglio combattivo e la sua sicurezza e stava mostrando il suo lato fragile, ancora una volta – pare che oggi nessuno dei due sia in grado di portare a termine un discorso decente» osservò infine, un pizzico di tristezza a sporcare la sua voce.

«Già» ammise Matt, quasi rassegnato, rimanendo a guardarla, il blu dei suoi occhi così intenso e carico degli stessi sentimenti che Ashley sentiva agitarsi in petto.

«Tu piuttosto, eri in dolce compagnia.» cambiò argomento, interrompendo quella parentesi e distogliendo velocemente lo sguardo.

«Cosa? Parli di Christie?» chiese lui, aggrottando le sopracciglia confuso.

«Non so come si chiama, era la ragazza castana che ti stritolava il braccio!» gli chiarì, non potendo evitare di sembrare acida e gelosa e strappando una risata a Matt, come conseguenza.

«Allora si tratta di lei, è una ragazza nuova, un'amica di Pam. Credo ci stia provando con me, è carina ma...sai, non è il mio tipo» concluse con un tono suadente, mentre accompagnava quell'ultima frase con una lenta e languida occhiata all'intera figura di Ashley, che provò dei brividi piacevoli come se avesse le sue mani addosso ad accarezzarla.

«Bah, a me sembra una gran bella ragazza, devi avere proprio dei gusti strani, tu!» esclamò contrariata ma allo stesso tempo sollevata dal suo non ricambiare la nuova ammiratrice, finchè il tocco della mano di Matt la fece sussultare.

Il ragazzo le prese un polso e con dolcezza disarmante la condusse dietro un cartellone pubblicitario, distante qualche passo da loro e che li avrebbe nascosti ai passanti e alle automobili.

Ashley lo seguì, senza fare opposizione, i suoi muscoli si distesero quando finalmente sentì le man di Matt che le carezzavano i capelli e poi scendevano sul viso, lo racchiudevano mentre lei, ormai trascinata da quella marea inarrestabile, chiudeva gli occhi, gli cingeva la schiena e si abbandonava a un nuovo bacio, dolce e anche un po' più romantico del solito, nascosto da occhi indiscreti e avvolto dalla penombra, che riusciva a donare un'atmosfera intima anche a quella strada di periferia, spoglia e grigia.

Indugiò sulle sue labbra, le lasciò e riprese più volte prima di staccarsi da lui e guardarlo con l'aria a metà tra chi è appena stata in paradiso e chi viene colta in flagrante a rubare caramelle.

Ecco che tutti i suoi santi e benedetti proposito andavano beatamente a farsi fottere.

«Direi di sì, ho dei gusti proprio strani» ribadì Matt, sorridendo sulle sue labbra e facendole tremare le gambe per il significato di quelle parole.

Odiava e allo stesso tempo amava il modo enigmatico e irriverente che aveva per girare attorno alle cose ed evitare di dirle apertamente, lasciandole vaghe, allusive e di libera interpretazione, capaci di fare impazzire chiunque nel tentativo di dargli un senso preciso.

«Dovrei schiaffeggiarti, lo sai? La tentazione è proprio forte e poi...avevamo promesso di non...di mantenere le distanze.» mormorò incerta, con ancora la fronte contro quella di Matt e le mani aggrappate alla sua giacca di pelle.

«Non credo ci riusciremo mai, Ashley, lo sai anche tu. Però fai come ti pare» sussurrò al suo orecchio, prima di sprofondare in un' ultima sessione di baci, che lasciò entrambi appagati e senza fiato.

Si guardarono negli occhi qualche secondo, abbracciati, Matt le lasciò un'ultima carezza, poi ristabilì un minimo di distanza tra loro.

Sgusciarono fuori da quel nascondiglio improvvisato ma il ritorno al mondo reale fu più traumatico del previsto.

A un paio di metri da loro, qualcuno aprì un portone e dopo poco da questo uscì Colleen, con la sua chioma fiammeggiante fresca di tinta e una serie di buste nelle mani,

Ashley diventò bianca come uno straccio, era lì, da sola insieme a Matt, in una strada poco frequentata e senza alcuna giustificazione e già si immaginò la sua condanna a morte.

Matt, reagì con più lucidità, capì che Ashley stava cadendo in uno stato di panico che l'avrebbe solo trascinata verso il pericolo e prese le redini della situazione.

«Ashley, guardami! – richiamò la sua attenzione, parlando sottovoce senza farsi vedere da Colleen e finalmente la rossa si voltò a fissarlo, con gli occhi spalancati dal terrore – urla, insultami, dimmene di tutti i colori, muoviti!» le ordinò, pensando all'unica strategia che potesse salvare la sua reputazione.

Lei all'inizio parve non capire, poi intuì il piano del biondo e fece in tempo ad attuarlo; Colleen infatti si girò e intercettò Ashley con Matt, dirigendosi a passo svelto per andare in soccorso ba spada tratta dalla sua coinquilina, che ovviamente credeva in pericolo.

«Vuoi spostarti e farmi passare! Sei proprio un..un...meschino!» urlò, ricordandosi dell'aggettivo che aveva usato Terence per definirlo e cercando di essere credibile, mentre recitava di fronte a Matt, che si sforzava di trattenere le risate, nonostante la situazione drammatica.

«Ehi, dolcezza, vacci piano con le parole! Sei tu che mi sei venuta addosso, non sai nemmeno camminare o pensi di poter occupare tutto lo spazio solo perché i tuoi amici credono che ogni cosa appartenga a loro!» ricambiò lui, approfittando per lanciare una bella frecciatina alle orecchie di Colleen, che si accigliò e accelerò il passo.

«Ma senti chi parla, sei un lurido vigliacco, arrogante e stronzo!» rincarò la dose Ashley, la situazione era paradossale e quasi divertente e, se non fosse stata così terrorizzata, avrebbe persino trovato liberatorio rivolgere qualche insulto al ragazzo che le stava sconvolgendo la vita.

Matt, dal canto suo, si stava ammazzando dalle risate internamente, quando Colleen mise fine a quel finto litigio, acciuffando Ashley per le spalle e parandosi davanti a lei con fare protettivo, con le mani piantate sui fianchi e un'aria minacciosa in viso.

«Senti un po', razza di biondastro inutile e idiota, non ti azzardare a toccare la mia amica o giuro che ti infilzo le mie unghie affilate fresche di ricostruzione in quella faccia di cazzo che ti ritrovi, sono stata chiara?» gli urlò contro, usando il suo solito repertorio raffinato ed elegante di insulti e minacce, veramente degno di uno scaricatore di porto.

«Vacci piano, Colleen, sei proprio la degna cugina di Michelle! – ghignò Matt, assicurandosi che Ashley fosse ormai al sicuro e tranquilla – è stata lei a intralciarmi, io non le ho fatto niente!» continuò in quella messinscena, anche se con meno veemenza, visto che l'obiettivo era stato raggiunto ed Ashley si era salvata.

«Vaffanculo, coglione!» esclamò Colleen, prima di girare i tacchi e cingere i fianchi di Ashley per portarla via.

La rossa fece giusto in tempo a lanciare un'occhiata di intesa e gratitudine a Matt per poi voltarsi e continuare a camminare con Colleen.

«Tesoro, stai bene? Ti ha fatto spaventare quel cretino?» le domandò la maggiore delle sue coinquiline, tornando dolce e amorevole, nemmeno soffrisse di disturbi di doppia personalità.

«Sì, tranquilla, anzi, grazie per essere intervenuta ma credo me la sarei cavata. É solo stato un piccolo incidente» le spiegò lei, ancora scossa per l'accaduto e per il rischio che aveva corso.

«Meno male! E poi che ci facevi qui, in questa strada solitaria a quest'ora della sera?» le chiese, con aria preoccupata ma anche un pizzico sospettosa.

«Dovevo riportare un libro a una collega che abita qui vicino! Poi ci siamo messe a parlare e si è fatto tardi!» continuò a giustificarsi, col cuore in gola.

Quando sarebbe finito quell'incubo?

Colleen le lanciò un'occhiata perplessa. «Anche io ero da un'amica, stiamo organizzando un fine settimana fuori con i rispettivi fidanzati e dovevamo definire gli ultimi dettagli» la informò, tornando allegra e perdendosi poi nella descrizione della loro mini vacanza.

Ashley sospirò, per quella volta le era andata bene ma fino a quando la fortuna avrebbe girato dalla sua parte?

 

 

 

Ashley spalancò la spessa porta in metallo del retro del locale e già sentì l'aria frizzante sul viso che le diede un enorme sollievo.

Respirò a pieni polmoni e sentì l'ossigeno arrivare in ogni singola parte del suo corpo e rigenerarla.

Era sabato sera e con i suoi amici si era recata ad una festa in un grande capannone poco lontano dal centro.

Era un evento conosciuto in città e di solito tutti i ragazzi vi partecipavano in massa per godersi della ottima musica live.

C'era andato anche Matt col suo gruppo, lo sapeva, si erano parlati in quei giorni, dopo il devastante accaduto che li aveva costretti a litigare per finta solo due minuti dopo essersi scambiati dei baci dolci e delicati, come erano diventati i loro da qualche tempo a quella parte.

Era cambiato persino il loro modo di baciarsi, più intimo e carico di confidenza, e forse nemmeno se ne accorgevano.

Lo aveva intravisto mezza volta tra la confusione della gente accalcata in pista, l'immancabile Christie al suo fianco, vestita in maniera succinta per esaltare il suo corpo perfetto, gli occhi da cerbiatta truccati e i capelli così fluenti da sembrare di seta.

E lui si ostinava a dire che non la trovava attraente, aveva forse dei prosciutti sopra gli occhi o la prendeva per il culo?

In ogni caso lei si era rintanata sui divanetti, odiava la confusione e la sensazione di rimanere schiacciata senza via di fuga, dato che non soffriva solo di vertigini ma anche di claustrofobia.

Terence le aveva fatto compgnia per un po' ma lei aveva sentito il bisogno di respirare dell'aria fresca e così lo aveva abbandonato dopo un'ora circa.

La scala antincendio che costeggiava il muro posteriore dell'edificio e che portava ad un cortile interno, nel quale si trovavano i bagni, era buia e poco frequentata ma Ashley riuscì a riconoscere una testa bionda fin troppo familiare, appartenente a un ragazzo che stava accovacciato su uno scalino, girato di spalle.

Il tonfo assordante che produsse la grossa porta arrugginita nell'attimo in cui le scappò dalla mano, a causa di quella distrazione, fece voltare l'unico occupante di quel luogo oscuro e gli rivelò dunque la sua presenza.

Matt assottigliò gli occhi per capire di chi si trattasse, vista la poca illuminazione che glielo rendeva abbastanza difficile, poi le sue labbra formarono un sorriso divertito quando riuscì ad attribuire un'identità inequivocabile a quella figura.

Ashley comprese di essere stata smascherata ma non si scompose, sollevò la testa fiera e, guardando dritta davanti a sè, non si lasciò distrarre dal suo sguardo ammaliante.

«Finalmente sei riuscita a sfuggire alle grinfie di Terence, vedo» commentò piatto il ragazzo nell'esatto momento in cui le gambe svelte di Ashley gli sfilarono a fianco mentre scendeva i gradini di quella scala ammuffita e deserta, occupata momentaneamente solo da lui e dall'odore acre del fumo prodotto dalla sua sigaretta.

Alla ragazza non passò inosservata la leggera vena ironica che aveva colorato la voce del biondo nel parlare e sorrise, seppur involontariamente, dinanzi alla verità delle sue parole.

Non era stata di certo un'impresa facile svincolarsi dal suo amico per riuscire a prendere una boccata d'aria fuori da quella stanza soffocante, stracolma di gente e chiacchiericcio insopportabile, che le aveva intontito le orecchie.

Matt si portò alle labbra il mozzicone che teneva serrato tra l'indice e il medio e ne aspirò un ultimo tiro, facendolo brillare ardente come una luce solitaria nell'oscurità del retro di quel locale, poi sollevò di scatto il mento e buttò fuori dalla bocca semiaperta una nuvola di fumo, socchiudendo gli occhi mentre compiva quei gesti ormai automatici.

Quando li riaprì notò con meraviglia che Ashley non aveva continuato imperterrita la sua discesa, come si sarebbe aspettato, ma si era fermata poco più avanti e adesso stava in piedi con i gomiti poggiati sulla ringhiera arrugginita della scala e con lo sguardo fisso su un punto impreciso di quel panorama notturno.

Si alzò, scese quei pochi scalini che lo separavano dalla ragazza e le si affiancò, in silenzio.

La percepì irrigidirsi impercettibilmente, portarsi una mano incerta sulla guancia e giocherellare con una ciocca di capelli sfuggita al suo orecchio, probabilmente per impedirgli una completa visuale del suo volto.

Solo allora Ashley si decise a parlare.

«In realtà stavo solo andando in bagno» ebbe cura di informarlo, per smentire la sua precedente affermazione e non dargliela vinta.

Matt ghignò, lei era sempre così: testarda, ostinata e orgogliosa ma lui sapeva come fare crollare tutte quelle barriere con una sola mossa, come una folata di vento impietosa su un castello di carte maestoso e complesso ma pur sempre fragile.

Con un movimento rapido delle braccia le cinse i fianchi e la attirò a sè, cogliendola di sorpresa e facendo aderire i loro corpi. La sentì tremare e trattenere il respiro mentre la stringeva e si beò della reazione che le aveva provocato solo con quel gesto.

«Eppure sei ancora qua – constatò senza pietà, riducendo in polvere la sua debole giustificazione – e allora dimmi, invece.. - proseguì, rafforzando di poco la stretta sulla sua schiena – da me non vuoi scappare?» le soffiò languidamente sul collo.

Ashley non rispose, emise un lievissimo gemito quando si ritrovò con la schiena premuta sulla ringhiera intrappolata e con il suo intero essere percorso da scosse di piacere che le mandavano in tilt i sensi e la facevano smettere di ragionare.

O per esempio di ricordarsi che aveva giurato di non cedere più alle lusinghe peccaminose di quel diavolo tentatore travestito da angelo.

C'era davvero troppo silenzio nel buio di quella vecchia scala esterna, così tanto che Ashley non si stupì quando riuscì persino a sentire il frusciò delle leggerissime calze scure velate, che le coprivano le gambe, mentre sfregavano contro il tessuto ruvido dei jeans di Matt nel momento in cui si era mossa per divaricarle e permettere a quel contatto di divenire più intimo, di sentirlo ancora di più vicino a lei, di assaporare nuovamente il piacere che quel semplice contatto fisico sapeva regalarle.

Puntò gli occhi senza esitazione sul viso del ragazzo e incontrò quelli di lui, sfacciati e trionfanti ma in un certo senso così simili ai suoi, così carichi di quel qualcosa che assomigliava al suo dolore e divorò il suo sguardo di nuovo come un'affamata, nutrendosi di quella sofferenza e scaricandone un po' della sua, come se solo in quel muto scambio tra loro riuscisse a trovare uno straccio di pace, quella pace che nemmeno i sorrisi e le parole confortanti dei suoi amici erano in grado di darle nella maniera in cui faceva quel dannato ragazzo.

Lui era il più sbagliato e lei era spezzata e sì, sembrava tutto perfetto quando si stringevano.

Le posò le labbra delicatamente in un punto del collo, proprio sotto il lobo dell'orecchio, nel quale poco prima aveva sussurrato una domanda troppo pericolosa a cui rispondere.

Voleva scappare da lui? O meglio, avrebbe dovuto farlo?

Decisamente avrebbe dovuto, e non solo in quel momento, mentre rischiava di essere scoperta da qualcuno del suo gruppo, avvinghiata al loro acerrimo nemico.

Avrebbe dovuto smettere di perdersi in lui, di cercare quegli occhi che riflettevano un'anima martoriata come la sua, di volere le sue mani addosso e di desiderare che entrasse dentro di lei.

Sì, magari la prossima volta sarebbe stato ragionevole farlo, ma per quella sera era troppo tardi ormai.

Si sentiva già sbronza pur senza aver ingerito un goccio di alcool, era ubriaca di lui, del suo profumo misto al fumo, della sua bocca che adesso le strisciava leggera sulla guancia, solleticandola con un punto un po' screpolato nel labbro inferiore. I pugni, che aveva serrato sul petto del ragazzo come riflesso quando lui l'aveva avvicinata all'improvviso, e che ancora giacevano fermi in quel punto come congelati, di colpo si sciolsero, i palmi aperti percorsero la stoffa della sua camicia e salirono fino ad accarezzargli il collo, estorcendogli a sua volta un gemito di cui era debitrice e che la esortò a continuare nella salita fino a fermarsi dietro la sua nuca, intrecciando le dita saldamente tra i suoi capelli.

Si era svolto tutto in una manciata di secondi eppure l'intensità era stata così forte che a loro sembrò di trovarsi stretti in quel modo da minuti, forse anche da ore, e probabilmente fu per quello che in un baleno Ashley parve riacquistare un barlume di coscienza e il timore di essere vista si impadronì di lei.

Allentò le mani dai capelli biondi di Matt e le tirò indietro; il ragazzo, intuite le sue intenzioni, le carezzò le labbra con un bacio leggero, che non venne approfondito e che comunque non durò che un secondo o due.

La loro stretta disperata si sciolse, veloce come era nata, la distanza tra i corpi venne ripristinata così come quella tra le anime, forse più scariche e pulite, ma di nuovo lontane e separate.

Matt si ficcò le mani dentro le tasche dei jeans con naturalezza, fece più di un passo indietro fino a poggiare la schiena sul muro, esattamente al lato opposto a quello di Ashley, rappresentando in modo figurato quello che in fondo erano e che parevano dimenticare in quei rari momenti di follia.

Divisi e sbagliati.

Senza dire una parola Ashley sollevò lo sguardo su di lui, che placido continuava a fissarla con un'espressione indecifrabile spalmata in viso, assottigliò gli occhi come fosse di colpo offesa o volesse sfidarlo e, senza dire una sola parola, girò i tacchi e percorse correndo tutta la scala fino in fondo, sparendo inghiottita dal buio.

«Matt! Si può sapere che ci fai qui da solo?» urlò una pimpante voce femminile dalla cima della scala.

Ashley, giunta ormai in fondo, si voltò e fece in tempo a riconoscere una sagoma snella, che attribuì a Christie, che raggiungeva Matt, scendendo qualche gradino in bilico sui trampoli che aveva come scarpe, e lo abbracciava per i fianchi, esortandolo a seguirla e rientrare.

Sospirò di sollievo quando capì che anche quella volta l'aveva scampata per un pelo: sarebbe bastato indugiare solo un secondo in più per farsi scoprire al buio con lui, senza alcuna scusa plausibile.

Quegli episodi stavano capitando troppo spesso e forse avrebbe dovuto interpretarli come degli avvertimenti, per salvarsi finchè era in tempo.

Rimase ancora qualche attimo, protetta dall'oscurità in un angolo riparato, finchè non vide scomparire dietro la porta Matt e la sua spasimante, la quale si premurò di voltarsi un'ultima volta verso la scalinata, quasi percepisse qualche presenza sospetta, per poi dileguarsi.

Era giusto così ed Ashley immaginò quanto sarebbe stato tutto più semplice se Matt avesse ripreso a uscire con le ragazze, con quelle come Christie, che potevano stringerlo in pubblico, alla luce del sole, senza rischiare di buttare all'aria l'amicizia e il rispetto delle persone che l'avevano accolta quando non era che un puntino anonimo senza alcuna importanza per nessuno.

Quel nodo alla gola che provò d'un tratto non era invidia, non poteva esserlo, nè gelosia, nè tanto meno dolore.

Perchè avrebbe dovuto provare tutte quelle emozioni negative?

La cosa più sensata e positiva era proprio sperare che Matt si dedicasse ad altre piuttosto che sprecare il suo tempo con lei che, anche volendo, non avrebbe mai potuto rappresentare per lui nient'altro che un'ombra nascosta al mondo intero.

Si strinse nelle spalle, gli occhi pizzicavano ma era di sicuro colpa dell'aria gelida che le sferzava il viso, non di certo di quei pensieri.

Si infilò nel bagno delle ragazze, e si guardò allo specchio incrinato che troneggiava sopra il lavandino.

I suoi occhi erano spenti, le guance pallide, le labbra piegate all'ingiù non si impegnavano nemmeno a simulare un sorriso.

'Cos'è quella faccia desolata?' si chiese tra le mura asettiche e spoglie di quel luogo, quando si accorse che il riflesso della sua immagine riportava tutt'altro che il ritratto della gioia e della determinazione.

Sembrava solo una ragazza triste e maledettamente confusa...e forse lo era davvero.

Delle lacrime le annebbiarono lo sguardo, non permise a nessuna di loro di rigarle il volto, le anticipò, si tuffò a capofitto sul lavandino, aprì il rubinetto e si sciacquò con l'acqua fredda.

Sperando che si confondesse con le gocce salate, le portasse via e con loro anche le sue incertezze e cancellasse quel riflesso di lei che non poteva appartenerle.

 

 

 

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Capitolo 25
*** Chiacchiere, pettegolezzi e dolori ***


Ciao ragazze!
Questo è un capitolo un po' sofferto e voglio fare delle piccole premesse.
Innanzitutto scriverlo è stato faticoso perché sono in un periodo un po' impegnativo e ho tante cose a cui pensare che mi danno ansia. Quando non riesco a scrivere mi dispiace tanto e io stessa ne soffro, quindi ho cercato nonostante tutto di metterci tutto l'impegno e la cura che ho potuto e spero di aver fatto un lavoro decente e che lo apprezziate.
In secondo luogo, come anticipato, purtroppo non è un capitolo felice e spero capirete il mo intento. La mia filosofia è che spesso per crescere e per maturare occorre passare anche da momenti di insicurezza e di dolore ma sono tutte tappe che portano poi a qualcosa di più bello. Credo sia molto reale e bisogna accettarlo, perciò non prendetela come la fine del mondo. Niente rimane lo stesso sempre e tutto può cambiare quando meno ce lo aspettiamo!
Adesso vi lascio, vi ringrazio come sempre per l'attenzione che dedicate alla storia e sappiate che, soprattutto in questo periodo, sapere che qualcuno legge e apprezza mi dà sempre una piccola giooia e mi aiuta a migliorare anche una giornata buia.
Io spero sempre di trasmettervi qualcosa di positivo anche nei capitoli un po' più tristi come questo.
Non mi dilungo oltre, spero di aggiornare presto!

Cap. 25 Chiacchiere, pettegolezzi e dolori

 

«Ashley!»

La ragazza chiamata in causa sollevò repentinamente il viso, ancora chino sul lavandino e gocciolante di acqua, tese i muscoli delle braccia e sgranò gli occhi.

La voce femminile che aveva pronunciato il suo nome l'aveva colta alla sprovvista, senza preavviso, intrufolandosi in quel momento delicato in cui Ashley si sentiva terribilmente esposta e vulnerabile, e per un attimo provò la stessa tremenda sensazione di terrore e sconforto di un animale che tenta disperatamente di sfuggire ma improvvisamente viene braccato dal cacciatore.

Non aveva pianto ma era stravolta, aveva il viso pallido e gli occhi spenti e, se solo fosse esistito un modo per guardare anche dentro la sua anima, la situazione non sarebbe apparsa meno devastante.

A conciarla in quella condizione pietosa e ad annullare il suo senso della realtà fino al punto da non rendersi nemmeno più conto di essere in un bagno pubblico, con la possibilità di essere sorpresa da chiunque in quello stato a dir poco spaventoso, era stata semplicemente la visione di Matt che spariva nel buio, trascinato via da una ragazza che non era lei, subito dopo averla tenuta stretta sulle scale in un vortice di adrenalina e passione che si era esaurito troppo presto.

Era bastato solo quello a destabilizzarla e a riempirla di pensieri contrastanti che per di più facevano a pugni tra loro nella sua povera testa.

Dopo un primo attimo di smarrimento e confusione, cercò di riprendersi e mettere a fuoco la situazione attorno a lei e così, dal riflesso dello specchio, riuscì a scorgere la figura minuta ed esile della sua amica Melissa.

Stava immobile, in piedi all'ingresso del bagno, stretta nel suo cappotto grigio, quasi a volerci scomparire dentro, e con le mani giunte sul petto.

La fissava con lo sguardo carico di apprensione e tremava un po', incerta se valicare la soglia o doversi rimproverare per aver interrotto la sua amica in un momento troppo personale.

Ashley si girò, diede le spalle allo specchio e stavolta guardò direttamente l'amica, senza usare filtri o riflessi, consapevole di non poter evitare il mondo intero quella notte, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Avrebbe tanto voluto scappare da quel posto affollato e assordante, dalla gente che si accalcava come insetti, dalle risate finte e dagli sguardi vuoti, e soprattutto dal rischio di dover rivedere lui, magari avvinghiato a qualcuna, con le stesse identiche braccia che poco prima avevano avvolto i suoi fianchi.

Voleva solo tornare a casa, rifugiarsi sotto le coperte e dormire per dimenticare ogni cosa al risveglio.

Come se fosse possibile farlo.

«Melissa, sei tu?» le si rivolse con la voce un po' roca, asciugandosi frettolosamente con la mano le ultime gocce di acqua dal viso, sperando che l'amica non le scambiasse per lacrime.

«Ashley, santo cielo, stai piangendo? - esclamò però la mora, deludendo subito le sue aspettative – ti è successo qualcosa? Stai bene?» prese a chiedere tutto d'un fiato, avvicinandosi con cautela.

«Sì, non preoccuparti! Avevo solo bisogno di rinfrescarmi un po', non sopporto i luoghi chiusi e affollati e...mi mancava l'aria lì dentro!» le spiegò in breve, sforzandosi di accompagnare le sue parole con un sorriso stentato e non troppo convinto.

Melissa parve tranquillizzarsi, si affiancò lentamente all'amica e aprì il rubinetto per sciacquarsi le mani.

«Oh, meno male, mi hai fatto prendere un tale spavento quando ti ho vista piegata sul lavandino! Anche io odio questi posti, poco fa un idiota mi ha versato per sbaglio un drink addosso! Ho le mani tutte appiccicose e per questo ero venuta qui. - disse Melissa con calma, intenta a togliersi di dosso le tracce residue di quello sgradito incidente – Beh, mi sento sollevata, comunque! Sai, mentre scendevo ho incrociato...Matt...era insieme a una ragazza, forse la sua fidanzata, non saprei – prese a raccontarle mentre Ashley, nel sentire quella descrizione, abbassò lo sguardo, avvertì lo stomaco chiudersi e un nodo fortissimo alla gola – In ogni caso, sembrava provenire da fuori e poi...quando ti ho vista qui, in questo stato, io... ho pensato potesse esserci il suo zampino, anche se...» ma non riuscì a completare la frase perché Ashley si voltò di scatto e abbandonò quell'aria abbattuta e mesta.

«Perchè mai dovrebbe essere stato lui a farmi del male?» chiese, alzando involontariamente il tono della voce e risultando troppo brusca, mentre Melissa sussultò per la vergogna.

La bruna assunse un'espressione terribilmente dispiaciuta per quel passo falso, deglutì a vuoto e tornò a farsi invadere dalle sue timidezze e paure, chiudendosi a riccio nelle spalle, incapace di formulare nessun' altra frase di senso compiuto.

Ashley capì di aver esagerato, si era lasciata prendere dalla rabbia e aveva finito per ferire la sensibilità di Melissa, colpevole solo di essersi preoccupata per lei.

Si odiò per la sua reazione spropositata ma non aveva potuto fare a meno di difendere Matt da quelle accuse infondate, esattamente come gli insulti che sentiva rivolgergli contro dai suoi amici ogni singolo giorno, senza mai poter intervenire e urlare a tutti che si sbagliavano di grosso.

Si avvicinò all'amica e le posò una mano sulla spalla, sentendola tremare impercettibilmente.

«Mi dispiace tanto, Melissa, io non volevo...non avevo intenzione di parlarti in questo modo, sono stata pessima, perdonami - le sussurrò dolcemente, sorridendole e sentendosi sollevata quando la ragazza alzò lo sguardo e ricambiò il sorriso – Scusami, sto passando un periodo davvero orribile, ho sempre cosi tanti...pensieri in testa che a volte mi sembra di scoppiare! Non ce l'ho con te, anzi, sei stata molto gentile a preoccuparti. Matt non mi ha fatto niente...se sto così è solo colpa mia» mormorò, infine, meravigliandosi di quanto fosse estremanente vera quell'affermazione.

E non solo per l'equivoco in cui era caduta Melissa.

Non era Matt la causa delle sue sofferenze, come le veniva comodo pensare a volte, l'unica da incolpare era solo lei e la sua incapacità di affrontare i sentimenti e decidere una volta per tutte cosa scegliere e a cosa rinunciare invece di continuare a camminare su un filo teso sopra un precipizio a cento metri di altezza.

«Non fa niente, Ashley, non avrei dovuto trarre certe conclusioni affrettate. Il fatto è che...Colleen ci ha raccontato che l'altra sera ti ha visto litigare con lui per strada e...così...lo so, sono stata stupida a collegare subito le due cose, mi dispiace.- le disse, balbettando appena e contorcendosi le mani, poi arrossì in viso e, senza capire da dove provenisse quel coraggio, si decise a sganciare una bomba che teneva da troppo tempo in attesa di esplodere – in effetti lui...non ti guarda affatto con odio, tutt'altro» confessò su due piedi, con una schiettezza che non pensava di poter cavare fuori.

Ashley si pietrificò, sentì il sangue congelarsi e nello stesso tempo una sensazione quasi dolce che la attraversava tutta.

«Che vuoi dire?» domandò, aggrottando lievemente le sopracciglia e lottando per rimanere fredda e indifferente, mentre dentro di lei si scatenavano un turbinio di emozioni diverse, dalla paura, all'ansia, fino alla gioia.

«Scusa, può sembrare una stupidaggine pazzesca e magari lo è ma...quel pomeriggio, quando eravamo insieme e abbiamo incontrato Luke e lui ci ha fermate... ho notato che Matt ti guardava come se...non so dirlo con esattezza e probabilmente mi sbaglio ma... la sensazione era proprio che pendesse dalle tue labbra, che ti desiderasse...c'era così tanta tensione nell'aria e i suoi occhi sembravano quasi...sembravano quelli di un innamorato» le illustrò, fermandosi poi per prendere aria e sperare di non aver esagerato nuovamente e messo a dura prova la pazienza della rossa.

Ashley rimase senza fiato, fu costretta ad aggrapparsi alla ceramica fredda del lavandino per sorreggersi, il suo sguardo si perse in un punto impreciso della stanza, senza espressione e completamente confuso.

Era davvero così che apparivano all'esterno, agli occhi degli altri?

Era possibile che Matt provasse qualcosa per lei che andasse oltre il loro rapporto indefinito e che fosse addirittura così evidente da risultare visibile ad occhi estranei e non ai suoi?

Non si era mai domandata se il loro segreto fosse smascherabile anche da semplici scambi di sguardi e scoprirlo così, all'improvviso, ebbe su di lei l'effetto di una secchiata di acqua gelida.

Era come aver avuto per tutto quel tempo gli occhi sigillati dallo scotch e poi di colpo strapparlo via, senza lasciare il tempo di riabituarsi alla luce accecante.

Se Melissa aveva intuito qualcosa, allora avrebbe potuto farlo anche chiunque altro, forse ci era già quasi riuscita Colleen e, chissà, magari prima o poi l'avrebbero fatto persino Terence o Michelle.

Nuovamente avvertì la sensazione di essere divisa in due: da un lato una irrazionale felicità si impadronì del suo cuore, nell'ascoltare la descrizione di ciò che aveva visto Melissa e nell'immaginare che fosse reale; dall'altro venne scossa dal terrore che il suo segreto potesse non essere così al sicuro come credeva.

Che doveva fare, adesso?

«Ma non è possibile! Ti sarai di sicuro confusa!» ribattè all'amica, accennando una risata un po' nervosa e insicura.

Melissa osservò la sua coinquilina con attenzione, qualcosa in lei e nelle sue reazioni non la convinceva affatto ma quello non era il luogo nè il momento adatto per approfondire la questione.

«Sì, deve essere così!» la assecondò, evitando di aggiungere altro, ma la sua espressione si incupì quando il pensiero che l'amica stesse nascondendo qualcosa, le ricordò che anche lei era immersa in un mare di menzogne e segreti.

«Ho detto qualcosa che non va?» domandò Ashley dopo pochi secondi di silenzio, preoccupata che il velo di tristezza sul volto di Melissa fosse, per la seconda volta, opera dei modi poco delicati che quella sera era stata costretta a usare per difendersi e proteggere quella che ormai poteva definire la sua doppia vita.

La ragazza scosse la testa, facendo ondeggiare furiosamente i suoi corti e lisci capelli.

«No, tu non c'entri...sono solo un po' giù, in questi giorni. Luke mi sembra strano, ultimamente...è come se fosse più distante, pensieroso...lo colgo spesso a fissare il vuoto, si distrae in continuazione e pare aver perso la sua solita vena ironica. Sembra cambiato e forse so anche il perché.» mormorò affranta, sotto lo sguardo perplesso di Ashley, che faticava a immaginarsi un Luke serio e incapace di scherzare.

«Che intendi?» insistette.

Melissa fece spallucce, si fissò le punte degli stivaletti e lasciò che i capelli e la frangia le coprissero mezza faccia.

«Beh, non ci vuole di certo un genio per capire che si è stancato di me, semplice, no? - dichiarò con la voce spezzata e le labbra che tremolavano, rivelando tutta la sua irrequietezza – In fondo prima o poi doveva succedere, sono mesi che la nostra situazione si trascina in questo modo, senza sviluppi, con me bloccata sempre allo stesso punto. Per quanto un ragazzo possa essere paziente c'è un limite a tutto e io l'ho davvero superato. Sapevo che sarebbe arrivato questo momento prima o poi ma...non pensavo potesse essere così doloroso, sento come se...un macigno mi schiacciasse il petto e non potessi più respirare» le spiegò a fatica Melissa, portandosi una mano alla gola e diventando parecchio pallida.

«Dai, ma che dici? Sono sicura che ti stai sbagliando, magari Luke sta attraversando un periodo più impegnativo degli altri, sarà solo stressato per via degli esami e scommetto che gli passerà presto! Nel frattempo potresti cercare di parlargli per capire cosa gli succede, ti tranquillizzeresti anche tu!» cercò di proporle Ashley, consapevole del fatto che le sue parole di conforto contavano ben poco per un cuore sofferente e di certo non sarebbero bastate a convincerla.

Non aveva idea di cosa passasse per la testa piena di ricci del migliore amico di Matt e, nonostante l'ottimismo che cercava di infondere all'amica, doveva ammettere che l'ipotesi che Luke avesse deciso di troncare per colpa delle troppe difficoltà tra loro, non era un'ipotesi così irreale.

Matt stesso le aveva fatto capire che se Melissa non si fosse affrettata a prendere una decisione probabilmente il suo amico avrebbe perso la sua eroica pazienza e dopotutto non gli si poteva dare nemmeno tanto torto.

Si rese conto che lei e la sua amica stavano vivendo una situazione quasi identica e avrebbe tanto voluto confidarle che la capiva perfettamente perchè viveva quello stesso tormento sulla sua pelle da troppo tempo, ormai.

Melissa fece spallucce, non molto persuasa dal tentativo di risollevarle il morale, messo in piedi da Ashley.

«Forse dovrei affrontare la cosa con lui ma...non sono sicura che sarebbe un bene. La verità è che... vorrei poter avere una scelta» si lamentò, stringendo i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.

«Esiste sempre una scelta» ribattè Ashley, con un'ombra di tristezza a disturbare la luce nei suoi occhi.

Per quanto dolorosa una scelta c'era e ogni giorno che passava se ne rendeva sempre più conto.

«Ti sbagli, dover scegliere tra il ragazzo che amo e l'amicizia non è una scelta, è solo una tortura, e non dovrebbe essere così, non so davvero come comportarmi e più passa il tempo, più diventa difficile!» la smentì subito Melissa, con la voce rotta da quello che pareva essere il principio di un pianto.

'Non sai quanto ti capisco' pensò Ashley, senza osare esporre ad alta voce quel pensiero. Il suo sguardo si fece assorto e, senza dire più una parola, cinse le spalle della sua amica e cercò di farsi forza insieme a lei.

«Sù, adesso andiamo o si chiederanno che fine abbiamo fatto» le disse, sorridendole e stringendole la spalla dolcemente.

La mora annuì, per miracolo gli angoli delle sue labbra imitarono un debole sorriso e, ancora abbracciata ad Ashley, si diresse con lei fuori dalle mura di quel posto, ormai troppo impregnato di dubbi e incertezze senza alcuna soluzione.

 

 

«Ehi Matt, Pam deve riaccompagnare a casa una nostra amica ubriaca che non può guidare e la macchina è piena! Non è che potresti darmi uno strappo fino a casa?» cinguettò Christie, tutta esaltata e con i suoi occhi da cerbiatta illuminati di euforia.

«Va bene, non c'è problema» rispose piatto il biondo, degnandola appena di uno sguardo prima di riprendere a sorseggiare la sua birra.

Accanto a lui, Jessica lanciò un'occhiata storta alla ragazza, che nel frattempo era tornata a ridacchiare soddisfatta dalle amiche, poi ne riservò una ancora più furibonda al suo ex che, comodamente seduto sul divanetto con un gomito poggiato alla spalliera e la sua solita espressione glaciale e indecifrabile, guardava senza troppa attenzione il mucchio di persone che si muoveva a ritmo di musica poco più in là.

«No ma dico, seriamente vuoi caricarti quella in macchina?» domandò di getto, non potendo più resistere e senza nemmeno dargli il tempo di realizzare a cosa si stesse riferendo.

Matt aggrottò le sopracciglia confuso, poi si voltò lentamente verso la bionda che, accigliata, con le braccia incrociate al petto e un piede che ticchettava pericolosamente sul pavimento, lo fissava minacciosa come una madre che sta per rifilare al figlio la ramanzina del secolo.

«Caricarla in macchina? Si può sapere come parli? Mi ha solo chiesto un passaggio, non posso mica lasciarla qui in piena notte» cercò di spiegarle lui, con un tono piatto e indifferente, tornando a dedicarsi all'ozio più totale.

«Solo un passaggio? - sbottò Jessica, scoppiando in una risata sarcastica – Sveglia! Capisco che probabilmente i tuoi ingenui occhi sono annebbiati dall'amore e non riesci a vedere altro che arcobaleni e unicorni ma, andiamo! Quella ti sbava dietro, è evidente, ha trovato solo una scusa idiota per rimanere da sola con te, dannazione!» strillò per benino al suo orecchio, per assicurarsi che il ragazzo capisse alla perfezione, nonostante la musica piuttosto forte in sottofondo.

Matt la guardò sconvolto, o Jessica era in piena crisi premestruale o quella sera aveva decisamente esagerato con gli alcolici.

«Vuoi calmarti, per favore? Prima di tutto, stà tranquilla, il mondo lo vedo ancora perfettamente per la bella merda che è, te lo assicuro, niente orsacchiotti e altre stronzate, non mi sono rimbecillito per fortuna e...seconda cosa, non sono scemo, so benissimo che Christie ci sta provando...in ogni caso domani devo alzarmi presto» liquidò la cosa, premendo la schiena contro il divano e gettando indietro la testa, socchiudendo gli occhi per la stanchezza.

«Ah, quindi se avessi potuto alzarti a mezzogiorno ti avrebbe fatto piacere ritrovartela spalmata addosso come una cozza!» continuò Jessica, isterica e furiosa come se la faccenda la riguardasse personalmente.

Matt, sempre più attonito, rimase a bocca aperta, inarcò un sopraccigliò e cominciò seriamente a preoccuparsi per la salute mentale della sua ex ragazza.

«Allora, mettiamo le cose in chiaro: Christie non mi interessa, non mi piace e non voglio farmela, così va meglio? Tu, piuttosto, sicura di stare bene? Ti stai comportando come una pazza gelosa, lo sai?» le ribattè, guardandola con circospezione.

Se non fosse stato sicuro al cento per cento che Jessica non provasse più nulla per lui, le reazioni allucinanti di quella sera gli avrebbero sicuramente fatto venire più di un dubbio al riguardo.

«Sto solo facendo le veci di chi dovrebbe esserlo al posto mio e invece è troppo impegnata a coccolare Terence e quella strega di sua sorella!» sibilò, facendo esplicito riferimento ad Ashley e rivelando il vero motivo della sua collera.

Matt roteò gli occhi e sbuffò, ricevendo conferma del sospetto che aveva avuto fino a quel momento.

«Perchè dovrebbe essere gelosa? Ashley non è la mia ragazza!» le spiegò, massaggiandosi le tempie quasi doloranti e usando tutta la calma che riuscì a trovare, nel tentativo disperato di inculcare un po' di logica nella testa di Jessica.

Involontariamente però si ritrovò a cercare la rossa con lo sguardo ma fallì nell'impresa, c'era troppa confusione in giro e di lei nemmeno l'ombra.

L'azzurro dei suoi occhi si oscurò per un attimo: aveva ancora ben impresso nella mente il loro fugace e sensuale incontro di prima e, sebbene le parole di Jessica sembrassero eccessive, non poteva negare a sè stesso che un fondo di verità ci fosse eccome.

Chi voleva prendere in giro?

Era troppo evidente che ciò che provava per quella testarda e problematica ragazza fosse più che una semplice attrazione fisica o amicizia ma non voleva cascarci come un fesso per poi rimanere incastrato dentro una relazione impossibile e magari finire a logorarsi come Luke.

«Non lo è per adesso, ma lo diventerà» precisò la bionda, decisa a non cedere le armi.

«Non sarà mai la mia ragazza! Se anche ci fosse una remota possibilità nell'universo per cui dovesse capitare la disgrazia di innamorarci, non potremmo comunque stare insieme per una lunga serie di motivi che non sto qui a elencarti» tagliò corto Matt, incrociando le braccia dietro la nuca e fissando il soffitto, illuminato da quelle luci ipnotiche.

«Però ci hai fatto l'amore!» incalzò Jessica, sporgendosi verso di lui e braccandolo coi suoi occhi indagatori che non lasciavano tregua.

Matt la fissò snervato, mentre si domandava come diavolo fosse riuscita a sapere quel piccolo dettaglio.

«Ma tu...come... - poi ecco l'illuminazione, si voltò a cercare Luke, che trovò poco più distante, il riccio gli rivolse un sorriso da lontano, ignaro dei discorsi in corso, e Matt provò il desiderio di strangolarlo – Che stronzo, giuro che... - biascicò a bassa voce per poi sollevare di nuovo lo sguardo verso Jessica e il suo ghigno di vittoria stampato sulle labbra rosse e così sospirò rassegnato – Abbiamo fatto 'sesso'... – scandì bene quella parola per far capire alla ragazza di aver usato la parola sbagliata prima – perchè ci andava ed è capitato, come succede a milioni di persone nel mondo! Non era nient'altro che quello» precisò poi, con un tono però molto meno convinto, quasi non riuscisse ad ammetterlo a voce alta, quasi gli facesse male.

Sapeva benissimo che non poteva ridurre ciò che era successo quel giorno a semplice sesso senza sentimenti ma questo non poteva dirlo a Jessica.

«Va bene mi arrendo! Sai che ti dico? Fai come vuoi, continua a fingere che sia così, menti pure a te stesso! Ti conosco bene, mio caro, e se parlo così è perché vedo chiaramente quello che ti sta succedendo e...sia io che lo strampalato del tuo amico vogliamo solo che tu sia finalmente felice e... se è una ragazza di quel gruppo di idioti che ti fa stare bene allora noi lo accetteremo anche se ci stanno sul cazzo perché è questo che fanno i veri amici e dovrebbero impararlo anche le amichette della tua rossa del cuore!» strillò Jessica esasperata, prima di alzarsi di scatto dal divano, portare i lunghi capelli dietro la schiena con un elegante colpo di testa ben assestato, sistemarsi il vestito corto sulle cosce e sparire come una furia, lasciando Matt senza parole, con lo sguardo perso nel vuoto e la durezza di quelle parole così vere a tormentare la sua coscienza.

 

 

Jessica affondò il cucchiaino nella sua enorme coppa di gelato al cioccolato e cocco e ne assaporò il dolcissimo sapore. Dopo una giornata di lavoro ne aveva proprio bisogno e, chi se ne fregava della linea, in quel momento sarebbe stata capace di mangiarne almeno tre.

Al suo fianco, Christie le lanciò un'occhiata contrariata, ormai non era un mistero che tra le due non corresse proprio una grande simpatia.

«Mangi il gelato a Novembre?» le domandò, sorseggiando con altezzosità il suo tè caldo per poi riporre la tazzina delicatamente sul piattino.

Jessica non si lasciò impressionare, scrollò le spalle e ingurgitò un'altra cucchiata.

«Guarda che non si muore mica! É deprimente pensare di poter mangiare questa bontà solo alcuni mesi dell'anno, è così limitante e...noioso» le rinfacciò abilmente, sfoggiando un sorriso finto, mentre la castana faceva una smorfia di disappunto e distoglieva lo sguardo sdegnata.

«Senti Christie, non ci hai detto com'è andata con Matt l'altra sera, mi hai solo accennato al telefono!» intervenne Pam, per cambiare argomento visto che l'aria sembrava essere attraversata di continuo da piccole scosse elettriche generate dalle sue due amiche che continuavano a guardarsi in cagnesco.

«Beh, non c'è molto da raccontare, in realtà! - si rabbuiò Christie, la sua espressione appariva palesemente delusa – in auto abbiamo parlato del più e del meno ma a lui sembrava non importagliene nulla di quello che dicevo! Arrivati sotto casa mia gli faccio capire che se gli andava poteva anche salire, per chiacchierare un po', niente di che, non pensate male!» specificò subito, incrociando le braccia sul tavolo e ignorando lo sguardo davvero poco convinto di Jessica.

«E dunque?» incalzò Pam, curiosa.

«Niente, lui ha rifiutato, ha detto che doveva lavorare o qualcosa del genere e io non ho potuto fare altro che scendere e salutarlo. Era così freddo e disinteressato, un disastro completo!» si lagnò la ragazza, alla quale quel rifiuto continuava a bruciare nonostante fossero passati dei giorni.

«Evidentemente non gli piaci» concluse Jessica, semplice, succinta ed efficace.

Christie si accigliò ma cercò subito di non dare a vedere il nervoso che le stava dando l'atteggiamento di superiorità di Jessica, si schiarì la voce e sistemò la sua treccia ben acconciata sulla spalla sinistra.

«Sì, va bene ma...quale ragazzo sano di mente non accetta di salire da una bella ragazza che lo sta chiaramente invitando a passare qualche ora piacevole? Magari avrei potuto fargli cambiare idea su di me, chi lo sa...» disse Christie, con tono molto allusivo e malizioso, lasciando intendere che in realtà le sue intenzioni erano davvero poco caste quella sera.

«Non so che dirti, tesoro, mi dispiace tanto! - fece Pam con una vocetta sconsolata, dopo aver preso un sorso del suo caffè – insomma, almeno avrebbe potuto provare a conoscerti, darti una possibilità. Sei carina, intelligente e intraprendente, io Matt proprio non lo capisco!» concluse, incrociando le braccia sul tavolo mentre Christie sospirava.

«Ragazze, io vi avevo avvertite, Matt ha già una ragazza in testa e tu Pam, dovresti ricordarti che lui diventa praticamente un santo quando si innamora.» intervenne Jessica, sicura del fatto suo.

«In effetti ora che ci penso... - si sforzò di ricordare Pam, assottigliando gli occhi e portandosi una mano sulle labbra – conoscevo Matt anche quando era al liceo e si è sempre comportato in questo modo. É un ragazzo molto serio da questo punto di vista e...quando sta con qualcuna o quando prova dell'interesse non esiste più nessun'altra ragazza per lui! Ti ricordi della sua ex dei tempi, Veronica? Tutte le ragazze della scuola gli morivano dietro e lui non aveva occhi che per lei!» raccontò Pam, tornando indietro con gli anni al periodo in cui non usciva ancora con il gruppo di Matt ma di lui sentiva parlare ogni giorno. Quel ragazzo un po' ribelle che faceva strappare i capelli alla sua famiglia rispettabile, bravo a infrangere le regole ma con lo sguardo perennemente triste e incazzato col mondo intero.

Era quella l'immagne che tutti avevano di lui, e quel suo fascino anticonformista faceva sospirare mezza componente femminile della scuola, delusa dal fatto che, al contrario di quanto si potesse credere, Matt non si era mai comportato da classico stronzo con l'unico obiettivo di farsi tutte le ragazze del circondario, ma aveva dimostrato sempre una certa selettività e serietà in quel campo, pur avendo avuto le sue storie più o meno serie, come tutti del resto.

«Che sfortuna, dovevo capitarci proprio io? Che tempismo di merda!» si lamentò Christie, imbronciandosi, Jessica nascose strategicamente un sorrisetto divertito dietro un fazzoletto.

«Mi dispiace cara, non si può avere tutto dalla vita!» mise il dito nella piaga la bionda, dandole una leggera pacca sulla spalla.

«Comunque è davvero strano! Possibile che noi non abbiamo mai visto questa fantomatica ragazza? Dovranno pur incontrarsi in qualche modo! Non mi pare che lui abbia portato qualche ragazza nuova nel gruppo, ultimamente...tu Jess ne sai qualcosa?» chiese Pam alla sua amica, Christie si voltò verso di lei, attendendo impaziente una risposta.

Si era presa una cotta davvero seria per Matt e, doverci rinunciare perché una misteriosa ragazza fantasma, che tra l'altro nessuno aveva mai visto, si era presa il cuore del bel biondo, la faceva innervosire parecchio.

Che Jessica lo stesse coprendo e invece fosse ben al corrente di tutto?

Non si fidava di lei, sia perché era l'ex di Matt, sia perché le sue reazioni erano fin troppo tranquille e pacate, come se non si meravigliasse di nulla.

«Ve l'ho già detto, ne so quanto voi! Matt è un tipo molto riservato quando si tratta della sua vita privata!» asserì, senza distogliere lo sguardo dalla sua coppa, ormai quasi alla fine, purtroppo.

«Uffa, eppure io sono curiosissima di scoprire chi è questa stronza fortunata!» ribadì Christie, che pareva proprio non arrendersi all'idea di archiviare quella sbandata e mettersi l'anima in pace.

«Perché non indaghiamo un po'? Sarebbe divertente e poi anche io sono curiosa...Matt non è certo tipo da innamorarsi della prima che capita e qualche sano pettegolezzo non ha mai fatto male a nessuno, che ne dici, Jess?» propose Pam, mentre Christie fremeva sulla sedia all'idea di togliersi lo sfizio di vedere che faccia avesse la sua rivale per capire se poterla battere in bellezza o classe o semplicemente per poterci fare un paio di battute maligne insieme alle amiche.

«Spero che voi stiate scherzando! Che diavolo vorreste fare, pedinarlo? - sbottò schifata, ma quando notò le occhiate colpevoli che si scambiarono le due ragazze, spalancò la bocca ed ebbe voglia di sprofondare – cazzo, non mi direte di averci pensato sul serio? Pam, non abbiamo più sedici anni da un pezzo! Queste cose le facevamo allora non adesso, e poi Matt non se lo merita! É davvero scorretto, soprattutto da parte tua, dovresti essergli amica e non tramargli contro!» ribattè seccata e anche molto infastidita dopo aver intuito le cattive intenzione di quelle due.

Se solo quelle sconsiderate fossero entrate in azione avrebbero potuto fare una bella frittata e provocare più danni di una bomba nucleare.

«Non lo pedineremo, tranquilla! Lo dicevamo tanto per dire!» si giustificò subito Pam, che in effetti non voleva comportarsi male nei confronti del suo amico e pareva essere di colpo rinsavita, mentre Christie sbuffò, visibilmente delusa.

«Bene, e tu Christie, faresti meglio a lasciar perdere, te lo dico da amica, fidati! Finiresti solo per starci male!» le consigliò, ottenendo come riposta un sorriso falsissimo che non la fece per nulla stare tranquilla.

L'argomento venne dirottato rapidamente verso altri temi ma Jessica segnò in mente di dover stare attenta a quelle due, che non gliela raccontavano giusta e potevano trasformarsi in mine vaganti, pronte a fare un danno più grande di quanto immaginavano.

Pur se inevitabile, non sarebbe stato il momento giusto fare venire fuori quella storia così presto e in quel modo brusco e Jessica non voleva ritrovarsi davanti un Matt distrutto e sconfitto dall'ennesima delusione nella vita.

Forse avrebbe dovuto chiedere il supporto di quell'antipatico di Luke, per quanto odiasse farlo.

Finì il suo gelato, pensierosa e tesa, poi con una scusa riuscì a sganciarsi dalle due ragazze e lasciare quel tavolo, attorno al quale, quella sera, ne aveva già sentite abbastanza da farle venire l'orticarie.

 

 

Novembre era già iniziato da qualche giorno, i maglioni erano stati ormai tirati fuori dal fondo dell'armadio e il cielo, spesso grigio e piovoso, contribuiva come sempre a rendere gli animi più malinconici e spenti.

Non erano giorni facili per chi soffriva di metereopatia e si fondeva col clima circostante, diventando un tutt'uno con il vento, le foglie secche e il freddo, che cominciava a intrufolarsi nelle ossa e a far congelare e arrossare il viso.

Era proprio una di quelle serate uggiose, quando Ashley si decise a chiudere il libro sul quale era china da tre ore e a sollevare finalmente la testa prima che il suo collo decidesse di presentarle il conto il giorno dopo, con dolori fastidiosi.

Si sgranchì le braccia, stiracchiandole verso l'alto, poi abbandonò la sedia e diede una rapida occhiata alle goccioline di pioggia che si infrangevano sui vetri della finestra.

Non si stava consumando un acquazzone tremendo ma il paesaggio fuori appariva lo stesso deprimente.

Ashley sospirò, si strinse nel maglione largo e continuò a osservare le strade bagnate e i pochi passanti che lottavano con il vento e gli ombrelli.

Il suo umore risentiva ancora dei postumi di quel sabato sera di circa una settimana prima e non si era ripresa del tutto dai pensieri che la tormentavano costantemente da quando aveva visto Matt insieme a quella Christie e aveva realizzato che quell'immagine la faceva stare male e al contempo poteva essere la sua unica via d'uscita.

Non faceva altro che pensare a lui, alle parole di Melissa e al fatto che la situazione poteva complicarsi improvvisamente se avessero dato spazio a sentimenti pericolosi.

Quelli di lui, quelli che invece provava lei, si confondevano gli uni con gli altri in un mucchio indistinto nel quale non riusciva più a trovare il capo della matassa per venirne fuori, al pari di una Arianna moderna che ha dimenticato di portarsi dietro il filo per uscire fuori da un intricato labirinto.

Non sentiva Matt da almeno una settimana, un po' perché si era dedicata anima e corpo alle lezioni e allo studio, in vista degli esami, un po' perché aveva paura di sentirlo o guardarlo negli occhi e scoprirci le stesse cose che Melissa era stata capace di leggere con solo un paio di occhiate.

Decise che per quel giorno si era torturata abbastanza le meningi e sentì il bisogno di stare in compagnia.

Uscì dalla stanza e trovò le sue coinquiline tutte in cucina, ad eccezione di Beth che era a casa del suo ragazzo.

«Ashley, sei arrivata giusto in tempo, ci stavamo preparando una cioccolata calda, oggi è proprio la giornata perfetta!» la informò Michelle, con moderato entusiasmo, in piedi davanti ai fornelli, voltandosi appena verso di lei mentre Colleen le dava una mano con le bustine di cacao.

«Già, è vero» rispose Ashley, lanciando un'occhiata attenta alla castana, che trovò leggeremente più fredda nei suoi confronti.

Doveva aver saputo da Terence del suo rifiuto e, anche se non poteva accusarla di non aver accettato i sentimenti del fratello, di certo non doveva essere rimasta felice dalla notizia.

Probabilmente, si era già immaginata Terence laureato e anche fidanzato con la ragazza di cui si era innamorato, il tutto senza intoppi o problemi, l'ennesimo trionfo di una lunga serie, e quella sconfitta, seppure insignificante, in fondo, doveva averla amareggiata, come se avesse macchiato un percorso altrimenti liscio e senza ostacoli.

Sembrava davvero averla presa peggio del diretto interessato per colpa del suo dannato orgoglio ed Ashley non aveva ancora avuto modo di confrontarsi con lei, visto che non erano mai riuscite a beccarsi da sole.

Melissa, in compenso, le rivolse un sorriso gentile e la invitò con un cenno del capo a prendere posto accanto a lei.

Quando tutte le tazze furono ben disposte e loro quattro accomodate, l'atmosfera parve tornare quella di sempre, chiacchiere, risate, e qualche aneddoto del passato.

Finchè Colleen non decise di prendere un argomento inaspettato.

«Ragazze che ne dite di spettegolare un po'? Io sono appena venuta a conoscenza di un gossip piuttosto interessante!» iniziò la rossa fuoco, attirando l'attenzione delle presenti, che sollevarono i nasi dal dolce profumo della cioccolata.

«E quale sarebbe?» chiese Michelle, sporgendosi in avanti in direzione della cugina.

Colleen fece un ghigno, poi si drizzò sulla sedia e schiarì bene la voce.

«Pare proprio che quello stronzo di Matt si sia preso una cotta di quelle potenti per una misteriosa ragazza!» rivelò poi, facendo pietrificare Ashley, che solo per miracolo non fece cadere il cucchiaino per terra.

«E tu come lo sai?» domandò Michelle, con la fronte contratta e un'espressione di sdegno sul viso.

«Beh, la sorella di una mia collega le ha raccontato che una sua amica è stata appena scaricata da lui! Pare che questa ragazza avesse cercato in tutti i modi di conquistarlo, e che una sera, nonostante fossero soli e lei l'avesse esplicitamente invitato a salire a casa sua, Matt abbia rifiutato con freddezza, senza nemmeno dare una motivazione!» continuò Colleen, prendendo un sorso dalla tazza.

Ashley deglutì a vuoto, la testa le girò, era attraversata da un tremore che sperava non si vedesse all'esterno e il cuore le batteva all'impazzata.

Che significava che Matt si era innamorato di una ragazza misteriosa? Come facevano ad affermarlo con tanta sicurezza?

Poi provò a calmarsi: magari non si trattava di lei, anzi, perché diavolo doveva avere la presunzione che fosse proprio lei la ragazza di cui parlavano?

«Magari non era il suo tipo!» azzardò Melissa, dopo aver lanciato un'occhiata preoccupata ad Ashley, che aveva smesso di bere e, bianca come uno spettro, stava con lo sguardo basso e fisso, quasi fosse caduta in catalessi.

Il suo comportamento non faceva altro che alimentare i suoi sospetti che tra lei e Matt ci fosse più di qualche sguardo e una presunta litigata per strada.

«Ragazze, si trattava della tizia che era con lui due sabati fa! Non so che parametri avete voi, ma io la considero una bella ragazza, anche piuttosto al di sopra della media!» chiarì Colleen e la sua frase spezzò ogni dubbio di Ashley.

Matt aveva respinto Christie, nonostante gli avesse praticamente offerto tutta la sua mercanzia quella sera, mentre solo qualche ora prima aveva invece tenuto stretta e baciato proprio lei, che era poi scappata a rifuguarsi dalle sue stesse debolezze.

Avrebbe dovuto esserne felice e, in effetti una parte dentro di sè provó un'insolita sensazione di piacere a quella notizia ma...contemporaneamente, un altro pezzo della sua coscienza si incrinò quando realizzò che Matt, con quel suo comportamento irrazionale, stava mettendo a rischio tutta la sua copertura.

Quanto tempo ci avrebbe impiegato la macchina del pettegolezzo dilagante a scoprire l'identità di quella fantomatica ragazza?

Qualcosa comunque non le quadrava, Colleen parlava con troppa sicurezza e non si spiegava come potessero trarre la conclusione di un suo presunto innamoramento solo da quella vicenda.

«Come fai a dedurre da un rifiuto che ci sia dell'altro dietro?» trovò il coraggio di chiedere, impegnandosi per non fare trapelare nessuna emozione e stringendo lievemente i pugni sulle ginocchia, nascosti sotto la tavola.

«Tesoro, tu sei nuova qua, ma io e Michelle conosciamo Matt fin da quando era uno scricciolo pestifero di 5 anni. Può essere un bastardo quanto vuole, ma qui abbiamo tutte gli occhi, è obiettivamente un gran bel ragazzo e non ha mai disdegnato approfittare dei doni che madre natura gli ha fatto per avere qualche storiella senza futuro. Di una cosa però puoi stare certa: quando si innamora o è fidanzato è la persona più seria del cosmo, non ha mai tradito e non guarda nessun'altra ragazza, nemmeno se quella decide di strisciargli ai piedi e nemmeno se si tratta di Miss Universo in persona. Noi lo sappiamo bene perché Michelle, ai tempi...» fece per raccontare, ma la diretta interessata ruppe il suo discorso, battendo forte la tazza sul piatto e facendo sussultare tutte.

Colleen si bloccò all'istante, assunse una faccia mortificata e si morse la lingua per essersi lasciata trasportare troppo dai ricordi e non aver considerato che a sua cugina quella storia bruciava ancora nell'orgoglio.

«Colleen, è degradante parlare ancora di quell'impiastro e sinceramente questo discorso mi annoia. Sì, ok, Matt è sempre stata una persona fedele e tutto ma...nella vita si cambia e i suoi voltafaccia li conosciamo molto bene, quindi non mi stupirei se si stessero tutte sbagliando! E poi non me ne frega un accidente di quello che fa, per me può benissimo sbattersi chiunque. Spero solo che stavolta trovi qualcuna che lo umili e lo faccia soffrire come lui ha sempre fatto con gli altri» sibilò, carica di odio e con i lineamenti dolci del viso improvvisamente tesi e rigidi.

Ashley strinse le mani ghiacciate attorno alla tazza, ma nemmeno il calore che la ceramica emanava riuscì a scaldarle.

Aveva freddo e difficoltà nel muoversi, si sentiva come paralizzata e la sua mente non faceva altro che pensare alle parole di Colleen e al loro significato.

Se davvero Matt si comportava così quando provava dei sentimenti veri, perché aveva fatto sesso con lei nemmeno un mese prima?

Possibile che si fosse innamorato di qualcuna dopo quell'episodio?

O forse, ancora peggio, avrebbe dovuto trarre la semplice conclusione di essere lei stessa la prescelta, dato che pareva l'unica ad avere avuto contatti intimi con lui nell'ultimo periodo.

Ripensò alla loro conversazione su Christie e a come lui avesse negato di provare attrazione per la sua spasimante, per poi baciare Ashley subito dopo quella confessione.

Se la logica, come la matematica, non era un'opinione, i fatti accaduti e il comportamento del biondo non potevano che portare alla conclusione che Matt si fosse innamorato proprio di lei.

Per gli altri questa ragazza non aveva un volto ma Ashley sapeva quello che andava avanti tra loro da qualche mese ed era quindi l'unica a poter azzardare un'ipotesi sull'identità della sua cotta.

Perché baciarla, persino sulla scala nel retro di quel locale rumoroso solo una settimana prima, perché farci sesso e continuare a cercarla se, come affermavano le altre, fosse esistita una ragazza da qualche parte per la quale lui provasse dei sentimenti forti che gli impedivano di concedersi una nottata piacevole in compagnia di una bella e disponibile fanciulla?

Se a ciò si aggiungeva anche il fatto che Matt le aveva rivelato di aver interrotto ogni rapporto che non fosse solo amicizia con la sua ex Jessica, tutti quei ragionamenti avrebbero avuto un senso logico solo se quella ragazza ignota fosse proprio lei.

Sembrava un'equazione ben combinata che poteva avere soluzione solo se l'incognita avesse avuto il suo nome.

Di colpo si sentì esposta e vulnerabile sotto gli occhi delle sue amiche che, inconsapevoli di tutto, non potevano sapere di avere lì davanti proprio l'oggetto misterioso della loro conversazione.

Ashley sbandò, per un attimo ebbe l'impressione di svenire.

Un'ondata di calore la invase al pensiero di Matt, di ciò che poteva provare nei suoi confronti, di come quello avrebbe cambiato le cose fra loro e di quanto, forse, quei sentimenti erano già corrisposti, ma venne subito sostituita dal gelo quando la rossa si rese conto che il comportamento rispettoso e corretto di quel ragazzo, avrebbe paradossalmente potuto cacciarli in guai seri e rovinare per sempre ciò che Ashley aveva lentamente costruito in quei mesi.

La sua tranquillità, l'amicizia di coloro che l'avevano sostenuta quando non aveva nulla.

Era pericoloso, troppo, e li esponeva a rischi madornali.

Già Melissa aveva avuto qualche sospetto e di lì a poco, se queste voci si fossero sparse, forse il segreto che lei aveva sempre considerato in una botte di ferro, avrebbe finito per disperdersi come fumo al vento.

Non poteva finire così, doveva scoprire la verità e doveva farlo presto, non c'era più tempo da perdere.

Sorrise distrattamente alle amiche, che nel frattempo avevano cambiato discorso e dimenticato presto quello precedente che, al contrario, a lei era rimasto attaccato addosso come una piovra che voleva strangolarla.

Solo Melissa rimase in silenzio, a lanciarle qualche sguardo discreto ogni tanto, con un dubbio nel cuore e la paura che potesse essere reale.

 

 

«Devo parlarti» affermò gelida Ashley, in piedi davanti alla porta dello studio di Matt.

Aveva percorso l'intero tragitto terrorizzata di poter essere vista, incappucciata per nascondersi e col cuore in gola.

 

Era ridicolo dover conciarsi in quel modo per vederlo, ma purtroppo era stata costretta a farlo dopo gli ultimi sviluppi.

Matt la fissò meravigliato e sorpreso da quella visita inaspettata e, dal tono duro della ragazza, capì che non prometteva niente di buono.

«Entra» le disse, facendole cenno col braccio, mentre lei varcava la soglia e vacillava un attimo nel rivedere quel tavolo, che nel giro di una frazione di secondo, le fece esplodere nella mente ricordi ormai indelebili nella sua memoria.

Non entrava in quel posto da 'quel giorno' e non potè fare a meno di rivivere come un deja-vù tutte le sensazione passate.

Con una punta di imbarazzo, cercò di non far trasparire nulla, mantenne un'aria composta e indifferente, si tolse la sciarpa e il cappotto e rimase al centro della stanza, col viso basso e le braccia strette al petto.

«Puoi sederti» la invitò Matt ma Ashley scosse energicamente la testa.

«Non c'è bisogno, ti faccio perdere solo qualche minuto» rifiutò, fredda come prima ma meno sicura.

Matt le lanciò un'occhiata preoccupata, poi si sedette e aspettò in religioso silenzio.

«Si può sapere perché non vai più a letto con le altre?» gli chiese di getto, come un fulmine a ciel sereno che investì Matt in pieno, facendolo quasi cadere dalla sedia, indeciso se ridere o prenderla per pazza.

Ma cosa avevano tutti in quel periodo? Prima Jessica e ora Ashley.

«Scusa, puoi ripetere? Credo di avere capito male. Anzi lo spero» precisò lui, facendole intuire che aveva sentito più che bene le sue parole ma che evidentemente le trovava assurde.

Ashley prese un lungo respiro, cercò di farsi forza e continuò imperterrita.

«Hai capito bene, voglio sapere perchè non frequenti più nessuna! In giro si dice questo e...non è normale, voglio sapere qual è il motivo» ripetè, facendogli strabuzzare gli occhi.

Matt contrasse le sopracciglia, poi non potè più trattenere una risata.

«Cioè, fammi capire. Saresti venuta fin qui solo per chiedermi come mai non faccio sesso? - le chiese, facendola arrossire miseramente senza possibilità di ribattere, quando si rese conto che quella domanda risultava davvero ridicola e fuori luogo – senti, Ashley, mi lusinga molto il fatto che tu ti preoccupi per la mia vita sessuale, è davvero premuroso da parte tua ma...ti assicuro che va tutto bene, puoi stare tranquilla» tagliò corto Matt, voltandosi e riprendendo a lavorare al computer.

«No che non va bene! Non capisci? Hai rifiutato Christie e...adesso lo sanno tutti e...pensano che ci sia altro sotto!» provò a spiegargli, senza parlare esplicitamente di sentimenti.

Matt si fermò, cominciò a intuire quali fossero i reali motivi di quella visita, scese dallo sgabello e stavolta si avvicinò ad Ashley con passo felpato, sollevandogli con due dita il mento, che si ostinava a tenere basso, per poterla guardare in viso.

Ashley sussultò, lui notò che tremava come una foglia, la scrutò apertamente coi suoi occhi taglienti poi sorrise.

«Quindi sei venuta qui solo per chiedermi di scoparmi le altre? Dovrei farlo per allontanare i sospetti da te, non è così? Mi stai davvero chiedendo questo?» incalzò Matt, sempre più sconvolto, facendo crollare tutti i suoi nervi saldi e i tentativi di rimanere lucida e razionale.

Di colpo realizzò quanto fosse idiota quella richiesta e quanto stesse cadendo in basso per salvarsi da lui, dall'unica persona che invece rappresentava la salvezza per lei.

Un paradosso bello e buono.

«Io non...non intendevo quello...volevo solo sapere perché...» balbettò senza controllo, ora che il viso di Matt sembrava così serio, deluso.

«Allora Ashley dovresti essere sincera, con me ma anche con te e farmi la domanda giusta. Non sei venuta per chiedermi di andare con le altre solo perché hai paura che possano scoprirci e nemmeno perché sei preoccupata per le mie abitudini sessuali...quello che vuoi sapere davvero è perché sia successo solo con te..» riformulò la questione abilmente, lasciandola indifesa di fronte alla realtà, quella che pensava di poter seppellire in fondo al suo cuore ma che lui puntualmente tirava fuori con estrema facilità.

Ciò che la tormentava era capire la natura dei sentimenti che Matt poteva provare per lei e, contemporaneamente, aveva l'enorme terrore di scoprire che fossero gli stessi che anche lei sentiva nei confronti del biondo.

«É successo solo una volta...e non si ripeterà» obiettò glaciale, tremando, con le braccia tese lungo i fianchi e la postura rigida.

«Lo so, ha colto alla sprovvista anche me, cosa credi? Ma non ti preoccupa solo questo, il sesso è solo una minima parte. Quello che ti spaventa sono i baci, le carezze, i momenti in cui ci abbandoniamo l'uno all'altra, in cui ci spogliamo delle nostre difese...non hai paura di Terence o di Michelle, o per lo meno, non solo di loro. Hai paura di me e di te insieme, hai paura di quello che si scatena quando siamo vicini...hai paura perché non sai come controllarlo e soprattutto, hai paura di chiedermi la cosa più terrificante di tutte» concluse con tono enigmatico, ad un passo dalle sue labbra senza però sfiorarle, con i rispettivi respiri che si carezzavano.

Ashley boccheggiò, messa a nudo dalla verità: aveva paura di sè stessa, più che di ogni altra persona o cosa al mondo, paura di quei sentimenti, paura di affidarsi di nuovo a un altro essere umano e di finire spezzata come le ultime volte.

Paura.

«Ti sbagli io...voglio solo che...questa cosa tra di noi non venga mai fuori e...» provò debolmente a difendersi ma ogni suo sforzo venne spazzato via dalla voce di Matt, calma e diretta.

«Sarebbe davvero così grave se noi due ci amassimo?» le domandò senza nessun preavviso, ponendo la domanda vera, l'unica giusta e che contava, quella che lei camuffava dietro ad altre meno rilevanti.

Era tutto riassunto lì, in poche parole e la colpì peggio di un proiettile dritto in petto.

Forse adesso avrebbe avuto bisogno della sedia che lui gli aveva gentilmente offerto all'inizio, quando ancora l'aria tra loro non era stata inquinata dai toni duri e dalle frasi pungenti.

Era sull'orlo di un pianto, lui le stava quasi confessando i suoi sentimenti in quel modo un po' contorto e lei non sapeva che fare, era bloccata dalle incertezze, dai sensi di colpa e da sè stessa.

«Certo che lo sarebbe, è...impensabile...impossibile» sussurrò, con la bocca secca e il poco fiato che i polmoni le offrivano.

Le mancava l'aria, sapeva che quello assomigliava sempre più al loro disastroso addio ufficiale e lo stava accettando passivamente, da brava debole quale era.

A quell'età e dopo tutto ciò che aveva subito, quanto tempo ancora le serviva per crescere?

«Bene, allora puoi stare serena. Io non sono innamorato di te» dichiarò Matt, con un tono gelido e un'espressione così distaccata e lontana da quella che era solito rivolgerle, che Ashley parve sentire chiaramente il rumore del suo cuore che si spaccava in più pezzi.

Raccattò il cappotto, si rivestì in fretta nel silenzio più totale mentre Matt le dava le spalle, annientato da quel dolore che si era ripromesso di non dover più provare.

Lei non potè vedere i suoi occhi azzurri velati dalla tristezza e dalla delusione quando aveva capito di doversi rassegnare a cancellare quella ragazza dalla sua mente e, cosa più difficile, dal suo cuore.

«Perfetto» disse Ashley, lapidaria.

Non capiva come riuscisse ancora a parlare, a portare avanti quella messinscena falsa e arida.

Non avrebbe più rivisto il viso di Matt o accarezzato i suoi capelli, sentito le sue braccia consolarla o quella voce scanzonata colpirle piacevolmente le orecchie e stava succedendo così in fretta da non lasciarle tempo di realizzare del tutto.

Compì gli ultimi passi in quella stanza, teatro di innumerevoli attimi intensi tra loro e, adesso, anche dell'ultimo, il più crudele.

Strinse la sciarpa al collo, e si sentì mancare il fiato anche se il nodo era largo.

Fece per aprire la porta ma le arrivò l'ultima coltellata da quel ragazzo che così ingiustamente aveva ferito quel pomeriggio, a tradimento, senza nemmeno avvertirlo o dargli tempo per prepararsi.

«Ah, non preoccuparti più per il tuo segreto, stasera stessa andrò a divertirmi un po' con qualcuna, visto che ci tieni tanto, così queste voci spariranno, nessuno sospetterà più nulla e tutto tornerà com'era prima, com'è sempre stato.» ebbe cura di informarla, mentre le lacrime riempivano gli occhi di Ashley e nessun suono riuscì più a uscire dalla sue labbra, spaccate dal freddo e dal nervosismo, e sanguinanti, come tutta la sua anima.

Se lo meritava.

Si meritava quella cattiveria e non poteva essere più giusto.

Aveva toccato il fondo, era stata stronza e vigliacca con l'unico ragazzo che l'avesse aiutata a capirsi, a uscire dal tunnel che aveva scavato da sola in quei mesi terribili e che adesso meritava di crollarle addosso e schiacciarla per sempre.

Vile e codarda, non c'erano altri termini per definirsi e si odiava dal profondo del cuore.

Aprì la porta e scappò via, il viso ormai allagato di rivoli salati e l'impressione di aver buttato alle ortiche la cosa più preziosa che le fosse capitata in quei mesi.

 

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Capitolo 26
*** Lacrime dopo la tempesta ***


Ciao  tutte!
Allora, il capitolo stava venendo giù una cosa enorme, ma proprio immensa, perciò stavolta è stato d'obbligo dividerlo o sarebbe diventato una tortura da leggere!
La cosa positiva è che, essendo il successivo già quasi tutto pronto, probabilmente sarò in grado di fare un aggiornamento rapido tra qualche giorno, ovviamente sempre che riesca, visto che ho dei giorni infernali da passare e settimana prossima devo anche partire per una cosa importante.
In ogni caso, vi lascio alla lettura e spero che di avervi fatto cosa gradita con l'aggiornamento.
Un bacione e un grazie enorme a chi continua a seguire e leggere questa schifezzuola :D
Alla prossima!

 Cap. 26 Lacrime dopo la tempesta

 

Il suono gracchiante e insistente del telefono spezzò il silenzio della stanza, stranamente ovattata e immersa nel buio più totale, nonostante fossero passate da un pezzo le 11 del mattino di un anonimo martedì.

L'abitante della camera si rigirò nel letto, tra le lenzuola sfatte, ed emise dei versi di fastidio e qualche imprecazione mentre tentava di sollevare la testa bionda, sepolta nel cuscino, e aprire a fatica gli occhi, le cui palpebre pesavano almeno una tonnellata.

Matt si guardò intorno e impiegò qualche secondo prima di realizzare di essere a casa sua, piuttosto rincoglionito e vittima dei postumi di una discreta sbronza, con la sensazione lancinante di avere un paletto conficcato da tempia a tempia ma, soprattutto, solo.

Nell'osservare la metà vuota del suo letto a due piazze, un sospiro di sollievo gli scappò dalle labbra, sebbene le sue condizioni fisiche somigliassero a quelle di chi è appena precipitato da un grattacielo.

Non aveva passato la notte con nessuna tizia a caso e lentamente cominciarono a tornargli alla mente i frammenti della serata precedente.

Il telefono si arrese e smise di squillare, Matt si piegò verso il comodino e lo afferrò, accorgendosi della presenza di numerose chiamate senza risposta che non aveva sentito nemmeno per sbaglio, la maggior parte delle quali appartenenti a Luke, così come l'ultima, quella che lo aveva bruscamente svegliato.

Di sicuro l'amico era preoccupato per lui e in fondo Matt non poteva biasimarlo.

Lottando contro il mal di testa, si mise a sedere sul letto e si affrettò a recuperare una felpa dal cassetto del comodino, per ripararsi dal freddo che gli aveva già congelato le braccia scoperte.

Rimase in silenzio, imbambolato a fissare il vuoto davanti a lui, e i ricordi amari di meno di ventiquattro ore prima, gli tornarono prepotenti alla memoria.

Tra lui ed Ashley, qualunque cosa ci fosse mai stata, era probabilmete finita per sempre.

Le parole fredde di lei, l'ennesima dimostrazione che non avrebbe mai rinnegato i suoi amici per lui, che la sua paura era più forte di qualunque altro sentimento, l'insieme di quelle cose avevano avuto su di lui l'effetto di una porta sbattuta in faccia con violenza.

Non che Matt si fosse mai aspettato qualcosa di diverso, lui era stato il primo a tentare di spegnere ciò che lo scuoteva ogni volta che stava con lei, che la toccava o baciava ma...gli avvenimenti di quel pomeriggio avevano scatenato un dolore che pensava di non poter provare, simile a una forte delusione o un tradimento e si rese conto di essersi, suo malgrado, illuso di poter fare finta di nulla.

Aveva compreso in quell'esatto momento che Ashley gli era ormai entrata dentro a forza e farla uscire non sarebbe stata un'impresa facile.

A sorpresa lei si era rivelata la più lucida tra loro due, non aveva lasciato prevalere i sentimenti o altre smancerie, aveva fatto la sua scelta logica e razionale e in quella lui non era contemplato se non come una segreta compagnia occasionale, mentre i baci, il sesso, il loro rapporto esclusivo e intimo, che gradualmente aveva finito per somigliare a quello di una coppia, stavano complicando le cose e andavano fermati.

A costo di perderlo, a costo di gettarlo tra le braccia di un'altra ragazza se fosse stato necessario.

Quello voleva Ashley e quello lui le aveva promesso, in un attimo di crudeltà di cui si era pentito presto.

Non era andato con nessuna, alla fine, non avrebbe mai potuto.

Aveva sempre considerato l'opzione di innamorarsi di Ashley una cazzata bella e buona e più volte Luke si era sorbito una lavata di capo dal biondo per aver osato insinuare che ci fosse dell'altro sotto la scorza da indifferente e cinico che Matt amava sfoggiare.

Come dirgli adesso che, forse, non aveva poi così torto?

Il rifiuto di Ashley, il fatto che lei detestasse di essere trattata come una persona speciale per lui perché quel comportamento poteva rivelarli al mondo intero, lo aveva colto alla sprovvista, confermando che quella ragazza testarda e anche un po' problematica, per lui era diventata molto più che una piacevole compagnia e un oggetto di interesse fisico.

Ma lei non lo ricambiava, l'aveva respinto e Matt aveva assunto il suo classico atteggiamento di autodifesa, come un animale selvatico che, dopo tempo, arriva a fidarsi della mano dell'uomo per poi ricevere un calcio inaspettato.

Quell'immagine rispecchiava perfettamente come si era sentito e così aveva reagito per proteggersi nella maniera più umana che conosceva, sputando veleno, cercando di apparire freddo e distaccato e di farle sentire lo stesso dolore che lei gli aveva provocato.

Una vendetta spietata che le aveva scagliato contro quando ormai Ashley gli aveva dato le spalle ed era indifesa, senza possibilità di guardarlo negli occhi e leggere che, in realtà, non c'era odio nel suo sguardo ma un amore ferito che non aveva trovato altro modo per sopravvivere che ferirla a sua volta.

Quanto si era odiato per quelle parole dure e sprezzanti e per il modo in cui gliele aveva rivolte!

Si erano comportati entrambi da stupidi e il risultato adesso erano solo i cocci di una relazione morta ancora prima di nascere.

Era uscito quella sera con gli amici, aveva bevuto qualche bicchiere di troppo nel tentativo di dimenticare tutto, ma era rimasto lucido quanto bastava per rendersi conto che non aveva alcuna voglia di mantenere la promessa fatta ad Ashley di farsi una ragazza qualunque per zittire i pettegolezzi che si stavano diffondendo.

Nessuna di quelle che gli si strusciavano addosso gli accendeva nemmeno la metà del desiderio e del benessere che gli dava lei, anche soltanto tenendolo per mano.

Ricordava a stento Luke, le sue occhiate preoccupate e quelle incazzate di Jessica, entrambi ben consapevoli che il suo comportamento sconsiderato non doveva essere stato casuale.

Si rigirò il telefono in mano, indeciso, poi selezionò il numero di Luke e chiamò.

«Matt, che cazzo di fine hai fatto?» sbraitò il suo amico dopo uno squillo e mezzo, senza nemmeno degnarsi di salutarlo o chiedergli se lo avesse disturbato con le sue insistenti chiamate.

«Dormivo» rispose lui lapidario, scompigliandosi i capelli e passandosi una mano sul viso per fargli riacquistare sensibilità.

«Dormivi? É quasi mezzogiorno! Non sei a lavorare?» domandò allora Luke, sconvolto e con un tono di rimprovero che ricordava quello di una madre allarmata.

«Non sono andato in studio, stamattina. Il bello di fare il libero professionista è anche questo, posso decidere come organizzare il lavoro in base alle giornate, no?» rispose placido Matt, soffocando uno sbadiglio e facendo aumentare esponenzialmente il nervoso di Luke.

Il riccio era già abbastanza tormentato dai suoi problemi personali con Melissa, soprattutto in quel periodo, da quando Jessica gli aveva fatto notare che sarebbe esplosa una guerra tra loro e il gruppo di Terence, e lui si sentiva confuso e in colpa nel rischiare di farle perdere i suoi amici e la serenità.

Se ci si metteva anche quello svalvolato del suo amico, tra poco sarebbe imploso di sicuro.

Non rispose subito, o avrebbe vomitato una lunga trafila di parole poco carine e insulti coloriti verso Matt, poi prese un lungo respiro e si calmò.

«Tra poco esco dall'università e arrivo. Fatti trovare!» gli intimò, le ultime parole risuonarono come un ordine e facevano presagire conseguenze letali se solo avesse osato trasgredire.

«Va bene» disse rassegnato Matt, doveva delle spiegazioni a Luke e aveva bisogno di lui, anche se stentava ad ammetterlo.

 

 

Ashley aprì gli occhi, gonfi e impastati dal sonno, e si voltò a guardare la sveglia.

Erano le 8 e il dovere le imponeva di alzarsi e di affrettarsi a fare colazione per andare all'università.

Lei, invece, avrebbe solo voluto rimanere sdraiata a fissare il soffitto, senza muovere nemmeno un muscolo, più o meno per l'eternità.

Si era appena svegliata ed era già stanca morta, gli occhi bruciavano da impazzire e la testa le girava vorticosamente, dandole un leggero senso di nausea.

Aveva dormito due o tre ore in tutto e passato la maggior parte della notte a piangere col viso affondato nel cuscino, perché nessuna delle sue coinquiline la potesse sentire. Lo aveva bagnato incessantemente a intervalli regolari fino all'incirca alle 4 del mattino, poi i suoi poveri occhi martoriati avevano reclamato pietà e si era abbandonata a un sonno tutt'altro che sereno.

Gli incubi l'avevano tormentata anche lì, sembrava proprio che, per quanto si sforzasse di scappare, non esisteva un singolo posto nel pianeta in cui potesse rifugiarsi senza i suoi mostri alle calcagna a perseguitarla.

Le sue eterne paure, alla fine, l'avevano fregata, facendole compiere un gesto al quale, a mente fredda, non riusciva ancora a dare una spiegazione logica.

Che cosa l'avesse spinta a presentarsi da Matt, con la presunzione di avere ragione e l'arroganza di ordinargli come comportarsi per non metterla nei guai, contestando persino le sue scelte affettive e sessuali, era ancora un mistero.

Soprattutto perché il senso delle sue parole era l'esatto opposto di ciò che le urlava il cuore, senza che lei si degnasse di dargli ascolto, una buona volta.

Doveva essere stato un momento di pazzia, un terrore cieco, o un momentaneo black out nel suo cervello; in ogni caso il risultato non cambiava, aveva esagerato e lo aveva perso, stavolta definitivamente.

Ashley sussultò quando l'immagine degli occhi delusi di Matt le passò di nuovo davanti e il suono duro delle sue parole riecheggiò nelle orecchie, come a ricordarle che aveva meritato tutto, dall'inizio alla fine.

Rimase coricata a pancia in sù, con le braccia inerti ai lati del corpo e una voragine scura e profonda in mezzo al petto, grossa e dolorosa, come se le avessero sfondato il petto e strappato via l'anima e non ci fosse più niente che riuscisse a trasmetterle anche solo una minuscola scintilla di voglia di vivere.

Vuota e inerme, così si sentiva e tutto per colpa della sua vigliaccheria.

Fino a due mesi prima Matt per lei non era altro che un ragazzo fastidioso e irriverente, che la innervosiva coi suoi modi sfacciati e fin troppo sicuri di sè, e adesso...pensare di non poter più sentire la sua voce o il calore del suo corpo a proteggerla, la disorientava e le dava la sensazione di aver perso il suo punto di riferimento più stabile.

Quando, esattamente, erano cambiate le cose? In quale preciso istante era avvenuta quella trasformazione dentro di lei?

Non lo sapeva con esattezza e probabilmente non l'avrebbe mai potuto stabilire ma ciò di cui non aveva dubbi era che l'artefice di quella disfatta portava il suo nome a lettere cubitali.

L'ennesimo nodo alla gola la soffocò al pensiero che, in quel momento, qualcuna stava dormendo nel letto di Matt, dopo averci passato la notte insieme ed il colmo era che glielo aveva suggerito proprio lei.

Da dove era venuta fuori quella genialata?

Non doveva essere gelosa di lui, se lo ripeteva da giorni ormai, ma semplicemente non riusciva ad evitare che fosse così.

Ammettere di provare qualcosa di più era difficile e avrebbe significato mettere ancora a repentaglio la sua normalità, costringerla a un nuovo cambiamento improvviso per il quale non era pronta e che richiedeva più coraggio di quanto le scorresse in corpo.

Quindi meglio ferirlo e distruggere ogni cosa, sì, scelta davvero saggia!

Si maledì per la centesima volta, sbuffò e a fatica riuscì a tirarsi giù dal letto e scostare le tende della stanza.

Il sole la accecò e i suoi occhi, già messi a dura prova, si ribellarono.

Avrebbe dovuto usare chili di correttore per camuffare il rossore del suo viso e quelle occhiaie terribili che avrebbero fatto allarmare le sue amiche a metri di distanza.

Tanto lei a nascondere la verità era brava, forse era l'unica dannata cosa che aveva imparato a fare, tanto valeva continuare.

A passi lenti si trascinò in cucina, dove trovò Michelle, da sola, comodamente seduta al tavolo a consumare la sua colazione.

Avrebbe voluto fare dietro front ed evitarla, quello era decisamente il momento meno adatto per avere un confronto con lei, ma ormai la castana l'aveva scorta e le aveva fatto un cenno con la mano.

«Buongiorno Ashley!» esordì, aprendosi in un sorriso luminoso che Ashley non ebbe forza di ricambiare.

«Buongiorno» disse apatica, gli occhi semi chiusi e rossi e la voce tremolante.

Michelle le dedicò un'occhiata furtiva da dietro la sua tazza di tè, poi aggrottò le sopracciglia mentre la rossa prendeva posto di fronte a lei, rassegnata come davanti al patibolo.

«Tesoro hai una faccia! Sicura di stare bene?» le chiese, scrutando con attenzione il viso della ragazza.

«Ho dormito male, stanotte, tutto qua. Avevo...avevo un po' di ansia per gli esami...mi capita a volte» si giustificò Ashley, cominciando a mangiare uno yogurt senza tanto appetito.

«Capisco – disse Michelle non troppo convinta, poi sollevò lo sguardo, rimase a fissare qualche secondo la sua amica, che invece non lo distoglieva dal tovagliolo sul tavolo e si schiarì la voce – comunque noi...non abbiamo ancora avuto modo di parlare di mio fratello» iniziò, incrociando le dita sotto il mento.

Ashley smise di mangiare ma la sua espressione non mutò più di tanto.

Quel discorso era più che prevedibile e, anche se si sentiva uno straccio, forse era meglio toglierselo di mezzo il prima possibile.

«Michelle io...» cercò di dire, ma la ragazza la fermò.

«Prima che tu dica qualunque cosa voglio solo farti sapere che quello che vi siete detti non cambia le cose tra noi...Terence è mio fratello e ovviamente non mi va che soffra, a essere sincera mi ero quasi convinta che tra voi fosse nato qualcosa e non nego che mi avrebbe fatto piacere ma...ho apprezzato che tu sia stata onesta e non l'abbia illuso oltre...beh, vuol dire che rimarremo solo coinquiline e non diventeremo cognate! Certo, un ragazzo serio come lui, con una carriera brillante e di buona famiglia è raro da trovare al giorno d'oggi ma...sono sicura che tu ci riuscirai!» concluse, sorridendole in maniera tirata e riprendendo a sorseggiare la sua bevanda con nonchalance e una certa aria di superiorità.

Ashley non poteva credere alle sue orecchie, più che un augurio quella sembrava proprio una frecciatina acida e, conoscendo il caratterino orgoglioso di Michelle, c'era proprio da aspettarselo.

«Senti Michelle, voglio bene a Terence e lo sai bene ma... per me è solo un caro amico. Vorrà dire che la sua futura ragazza sarà fortunata e mi ringrazierà per averlo lasciato disponibile!» le ribattè, decisa e ricambiando il suo sorriso falso.

Non voleva risultare così brusca ma Michelle l'aveva quasi obbligata a rifilarle una risposta per le rime.

Il silenzio calò tra le due, nessuna osò più aggiungere altro mentre una strana tensione aleggiava nell'aria.

Piccole increspature in quell'amicizia che avrebbero potuto presto trasformarsi in gigantesche crepe, destinate a spezzarsi in mille pezzi.

 

 

 

Nell'attesa di Luke, Matt si era vestito, aveva riassettato casa e gli era rimasto anche del tempo per prendere accordi relativi a futuri servizi fotografici.

Aveva messo sù qualcosa per il pranzo e preparato porzioni doppie in quanto immaginava che Luke si sarebbe fermato a mangiare da lui.

Il citofono lo informò dell'arrivo del ragazzo e Matt si preparò per l'uragano imminente.

«Ciao» salutò freddo Luke, immobile sul pianerottolo del quarto piano, con gli occhi accigliati neri come carboni ardenti, poi con passo svelto varcò la soglia di casa ed entrò, sorpassando l'amico.

«Ciao Luke» rispose il biondo, seguendolo con lo sguardo.

Il moro si catapultò nel salone senza dire una parola e, altrettanto silenziosamente, prese posto sul divano.

Matt lo raggiunse subito e si sedette accanto a lui, tirando indietro la testa e poggiandola sullo schienale.

«Ah, ho fatto le polpette, spero siano di tuo gradimento» dichiarò subito dopo, calmo e serafico, la sua indifferenza colpì a morte la poca pazienza rimasta a Luke.

Non sopportava la subdola capacità di Matt di scivolare via dalle situazioni scomode, comportandosi come niente fosse e assumendo quella terribile faccia da schiaffi e un tono ironico che avrebbe messo a dura prova qualunque nervo saldo.

In realtà doveva ancora decidere se fosse un difetto o un pregio ma quel giorno di sicuro optava per la prima.

«Vaffanculo le polpette, Matt! - esclamò Luke inviperito e rosso in viso, poi respirò e si massaggiò le tempie, cercando di riprendere un certo contegno – Allora, ricapitoliamo: ieri spunti all'improvviso, mi degni forse di una decina di parole in tutta la serata, cominci a bere da fare schifo e a scherzare con Christie e altre quattro ochette insulse, Jessica si altera e sono io a dover sopportare i suoi sproloqui, e poi che fai? Di colpo prendi,molli tutti e tutte e te ne vai, sparisci e nessuno sa dove sei finito!» riassunse in maniera molto efficace Luke, gli occhiali scesero sul suo naso per la foga usata nel racconto, Matt invece parve non fare una piega.

Si staccó dallo schienale, si piegó in avanti e fissó il pavimento senza espressione.

«Credo fossi annoiato o stanco...non ricordo granchè, volevo solo andare a casa» spiegò semplicemente, facendo sbottare Luke.

«Ma ti rendi conto? Eravamo preoccupati, eri ubriaco perso e non sapevamo dove fossi andato e cosa potesse saltarti in testa! Si vedeva lontano un miglio che eri incazzato o turbato per qualcosa! Ti ricordo che siamo tuoi amici e ci teniamo a te, se non te ne fossi accorto!»

Le parole di Luke scossero l'animo di Matt, il ragazzo sapeva benissimo di avere sbagliato, l'impulsività era un'altra delle caratteristiche di cui non andava fiero e stavolta aveva fatto stare in pensiero persone che gli volevano bene e che si preoccupavano per lui.

«Mi dispiace...» mormorò sconfitto, sollevando poi lo sguardo verso Luke, che sobbalzò quasi stupito.

Non si aspettava una sua resa così immediata e capì che Matt doveva davvero stare male per aver deposto la sua spavalderia così presto.

Lo guardò i suoi occhi azzurri e malinconici, quasi da cucciolo bastonato ma sempre un po' infido, e Luke ci cascò di nuovo, depose le armi e decise di non infierire.

«Va bene, dai...non fa niente. Piuttosto, vuoi dirmi che ti prende? Hai litigato con Ashley, vero?» gli domandò sapendo di avere una buona probabilità di averci azzeccato, visto che ultimamente l'umore del biondo era molto influenzato dalla vicinanza di quella ragazza.

Matt non disse nè sì, nè no, ma riprese a parlare.

«Lei non...non tradirà mai i suoi amici, ne ho avuto la conferma ieri. Mi ha chiesto di andare con le altre perché, a quanto pare, qualcuno che non ha un cazzo da fare nella vita, ha sparso la voce che io sia devoto solo ed esclusivamente alla ragazza per la quale brucio d'amore e lei aveva paura di venire scoperta» gli spiegò, arrivando dritto al nocciolo della questione.

«E tu l'hai fatto?» chiese allarmato Luke, non voleva che l'amico rovinasse tutto solo per colpa di una litigata. Per quella poteva esserci rimedio ma le cazzate difficilmente facilitano le cose.

«Certo che no, sono per caso uno che fa le cose a comando o per ripicca? Le ho detto che mi sarei cercata qualcuna per farla soffrire ma non lo voglio davvero, non mi interessa portarmi a letto una qualunque anche se...sarebbe tutto molto più semplice così» mormorò, al pensiero di quanto i sentimenti riuscissero sempre a complicare tutto per chi aveva la sfortuna di ritrovarsi un animo leggermente più sensibile della media.

«Purtroppo credo non sia facile nemmeno per lei, magari non ha reagito così perché lo voleva, magari si è trovata a non sapere come comportarsi» gli fece notare Luke, abbassando il tono della voce e portandosi col pensiero fino a Melissa, prigioniera esattamente come Ashley di una scelta che non voleva fare.

«Senti, io la capisco e non la biasimo affatto, insomma...perchè mai dovrebbe rinunciare a tutto per me? Non sono nessuno per lei e quella era la scelta più sensata eppure...è stata come una doccia fredda, pur sapendo che prima poi sarebbe successo» ammise senza vergogna, togliendo qualunque maschera o barriera di protezione.

Luke rabbrividì, si rivedeva nelle parole dell'amico, in particolar modo in quel periodo, conosceva alla perfezione l'orribile sensazione nel sapere che la persona a cui tieni di più possa mollarti da un momento all'altro, per dei motivi assurdi.

Posò lo sguardo su di lui, ancora chino a guardare per terra e gli portò una mano sulla spalla.

«Dimmi la verità...ti sei innamorato di lei?» gli domandò, così, diretto e indolore.

Matt, stranamente non imprecò a quella domanda, nè fece qualche smorfia scocciata, rimase fermo con gli occhi fissi in un punto, leggermente corrucciati, poi scrollò impercettibilmente le spalle.

«Non lo so io...potrebbe anche essere» rispose.

Luke sgranò gli occhi poi sorrise: nel linguaggio contorto del suo amico quello voleva significare che era davvero coinvolto. Conosceva Matt e così anche la sua tendenza a non rivelare molto dei suoi sentimenti e il fatto che non avesse negato o che avesse lasciato uno spiraglio di possibilità, equivaleva quasi ad un'ammissione vera e propria.

«Come diavolo ci siamo ridotti, eh?» esclamò, con una punta di tristezza a colorare la sua voce, mentre con una mano dava una leggera pacca sulla schiena di Matt, un debole tentativo di scuoterlo per il poco che poteva servire.

Matt sorrise, nonostante tutto, lanciò un'occhiata complice a Luke per lasciargli intendere che, sotto sotto, concordava con lui poi raddrizzò finalmente la schiena e scostò i capelli che ingombravano la sua fronte, scoprendo il viso, meno scuro e sfatto della mattina.

«Grazie, Luke» disse a bassa voce ma quanto bastava perché l'amico capisse.

«Cosa mai faresti senza di me? - gli rinfacciò, ridendo e scuotendo la testa in rassegnazione – adesso, se non ti dispiace, non solo le voglio, ma le pretendo quelle polpette!» gli ordinò, rizzandosi in piedi tra risate generali e qualche insulto amichevole.

Alla fine, almeno per qualche ora, si poteva dimenticare tutto.

 

 

«No, io davvero non la capisco! Come le è saltato in mente di andargli a dire una cosa del genere?» sbottò Jessica, mentre addentava voracemente un panino, seduta al tavolo di un bar con Luke, due giorni dopo che lui aveva scoperto cosa stesse facendo impazzire Matt.

L'accoppiata non era delle più solite ma i due avevano stipulato una tregua temporanea per cercare di dare un lieto fine alla storia tra Matt ed Ashley e incontrarsi per parlarne faceva parte del piano, ovviamente, anche se l'avrebbero volentieri evitato.

«Non ti accanire su quella ragazza, credi che sia semplice decidere se buttare all'aria le sue uniche amicizie in città per fiondarsi su una relazione con un ragazzo che conosce da poco?» cercò di farla ragionare, trovandosi a difendere Ashley con così tanta convinzione proprio perché viveva sulla sua pelle quella situazione.

Jessica, scosse la testa, con ancora la bocca piena, poi emise un grugnito simile a una risata.

«Però, per conoscerlo da poco tempo mi sembra che si sia già 'aperta' molto con lui» commentò maliziosa, facendo storcere il naso a Luke.

«Senti chi parla» ribattè il ragazzo, di certo Jessica non era esattamente l'immagine di una vergine pura e casta, perciò sentirla parlare come una vecchia bigotta non era proprio il massimo della coerenza.

«Guarda che non la sto giudicando, anzi, beata lei! Sto solo dicendo che, proprio per questo, a me sembra che tra di loro sia già nata una intesa molto forte, Matt le ha raccontato cose, a quanto pare, che a me non ha mai detto nemmeno dopo un anno di relazione, e lui ha difficoltà persino a rivelarti a che ora è andato a dormire! Credo che ci sia qualcosa di importante che li lega, il problema fondamentale è che sono due idioti!» concluse, prendendo un sorso della sua bibita e appoggiando il mento sulla mano, con fare annoiato.

Passare un pomeriggio col cespuglio occhialuto non era certo un'esperienza che la entusiasmava.

«Beh, su questo mi trovi d'accordo» fu costretto ad ammettere Luke, sospirando affranto.

«Oh, il saputello acido che mi dà ragione, credo che stasera mi andrò ad ubriacare per la gioia!» lo prese in giro piatta, beccandosi un'occhiata assassina e un gestaccio che la bionda fece finta di non vedere per poi proseguire.

«Senti, io posso anche capirla, poveretta ma...è inconcepibile che quella vipera snob di Michelle debba influenzare la loro esistenza e decidere anche su cosa possano o non possano mangiare! Lo sappiamo benissimo che odia Matt perché lui l'ha rifiutata quando lei gliel'aveva praticamente servita ancora incartata e infiocchettata su un piatto d'argento! - disse Jessica, senza scomporsi mentre Luke rimaneva quasi abbagliato dalle sue metafore raffinate e complesse – se becco questa Ashley per strada la prossima volta la fermo e mi sente!» minacciò poi, battendo una mano sul tavolo e accigliandosi.

Luke sbiancò e si sporse in avanti di getto. «Sei pazza? Vuoi per caso fare collassare l'ultima speranza rimasta? Ti avverto che lei e Matt sono una coppia diabolica insieme, la tipetta ha un caratterino non esattamente amichevole, proprio come lui tanto per cambiare, quindi non credo che abbia voglia di fare una chiacchierata pacata con te come due vecchie amiche in passeggiata serale!» la avvertì, con una voce così gracchiante che Jessica sbuffò e voltò la testa dalla parte opposta per ignorarlo.

«Tu lascia fare a me! So essere molto persuasiva, non solo con gli uomini, sai?» sussurrò, con un tono a metà tra il sensuale e l'horror.

Luke deglutì terrorizzato e sperò solo che la bionda non combinasse un putiferio, in fondo non era stupida e nemmeno sprovveduta, ne sapeva una più del diavolo e forse doveva darle un po' di fiducia.

«Fa' come vuoi» si arrese, ficcandosi l'ultimo boccone del suo sandwich in bocca.

«Piuttosto, io mi preoccuperei di Christie e Pam» continuò Jessica, facendosi più seria.

Luke aggrottò le sopracciglia, conosceva Pam, usciva con loro da sempre, cosa poteva esserci di strano?

«Pam? Perchè dovrebbe essere un pericolo?» domandò.

«Da sola è innocua ma quando sta con Christie...diventano un duo letale. L'ultima volta avevano persino pensato di pedinare Matt per scoprire con chi se la faceva. Temo che potrebbero fare danni se solo se ne presentasse loro l'occasione. Dovremmo tenerle d'occhio» gli propose, lisciandosi le lunghe ciocche dei capelli per togliere qualche nodo.

«Ci mancava solo questa...» aggiunse Luke a bassa voce, quasi parlasse tra sè e sè, Jessica drizzò le antenne e il suo radar di situazioni sospette si attivò.

«Che hai, adesso? Sei solo troppo stressato o quell'occhietto da triglia lessa nasconde qualcos'altro?» lo stuzzicò, assottigliando gli occhi chiari in direzione del ragazzo.

«Fatti i cazzi tuoi, Jessica – sbottò Luke, sentendosi quasi sputtanato a dovere con un solo sguardo di quella ragazza inquietante – non sei la mia psicologa e grazie al cielo, aggiungerei! Siamo qui solo per un obiettivo comune, non dobbiamo necessariamente interagire oltre!» la richiamò all'ordine, facendola scoppiare a ridere.

«Dai, calmati! Volevo solo essere gentile e offrirti il mio aiuto spassionato!» lo provocò, alzandosi poi per gettare i resti del lor pranzo, seguita a ruota dal riccio, che emise qualche verso di fastidio e si diresse con lei verso l'uscita.

Avevano già trascorso troppo tempo insieme senza scannarsi o insultarsi, meglio non sfidare la sorte!

Peccato che, probabilmente, rimanere ancora un po' chiuso con Jessica in quel bar non sarebbe stata per Luke un'opzione così tanto orribile se paragonata a ciò che l'aspettava fuori.

Erano appena usciti, ancora l'uno a fianco all'altra, quando Melissa passò di lì e li vide.

Insieme, da soli, e con Jessica che ridacchiava in maniera fin troppo confidenziale.

Melissa diventò pallida come uno straccio e poi rosso porpora, rimase ferma un attimo a studiare la scena che si stava consumando dinanzi ai suoi occhi e si pietrificò.

Tutto quello che riuscì a decifrare fu Luke, con una ragazza bella e provocante, mentre uscivano da un locale in cui chiaramente erano andati a mangiare da soli.

E lui non le aveva detto niente.

Perché non le aveva detto niente?

Non di certo per nasconderglielo ma solo perché Melissa non sapeva nulla della storia tra Ashley e Matt e lui non poteva ancora coinvolgerla.

Quei segreti e quelle bugie si stavano accumulando e moltiplicando alla velocità della luce, invadendo l'intera rete dei loro rapporti a tal punto da creare un groviglio che li avrebbe intrappolati e strozzati tutti quanti.

Luke si accorse di lei ma fu troppo tardi: ormai lo aveva visto e l'unica cosa che riuscì a scorgere furono i suoi occhi lucidi per le lacrime e quell'espressione delusa e ferita mentre si voltava e correva subito via, sparendo tra la gente che affollava il marciapiede, senza che lui potesse fare niente di niente per fermarla e spiegarle in quale razza di equivoco fosse caduta.

«Stai bene?» domandò Jessica, stranita dall'improvviso comportamento bizzarro del ragazzo e dal colorito cadaverico del suo volto.

«No, per nulla» rispose lui a stento, per poi allontanarsi a passi lenti come uno zombie, lasciandola perplessa e con mille interrogativi in testa.

 

 

Ashley si asciugò l'ultima lacrima colata sulla sua guancia, quel tardo pomeriggio, mentre, chiusa nella sua camera e sdraiata sul letto, si era ritagliata un momento per stare sola, lontana dalle altre e da quegli sguardi sospetti e preoccupati che le riservavano.

Chissà cosa pensavano di lei, chissà quali strane idee si erano fatte e non avevano il coraggio di chiederglielo.

Aveva commesso l'errore di ripensare a lui e a quanto fosse stata stupida e, anche se erano ormai passati due giorni, i suoi occhi non ne volevano sapere smetterla di rispondere a quei ricordi con le solite gocce salate.

Quando le avrebbe esaurite tutte quelle lacrime?

Un botto improvviso alla porta la riscosse e si mise a sedere, il cuore accelerò per lo spavento e anche perchè, in fretta e furia, cercò di cancellare più che poteva dal suo viso le tracce del pianto recente, perché nessuno se ne accorgesse.

«Avanti» balbettò, tirando sù col naso un'ultima volta.

Altre lacrime, stavolta non appartenenti a lei, facevano bella mostra spudoratamente sul viso pallido di Melissa.

Ashley si alzò di scatto dal letto e le andò incontro, preoccupata.

«Ehi, che succede, Melissa? Perchè stai piangendo, che...» provò a chiedere, ma la mora la interruppe, provando a parlare nonostante il tremore che tormentava le sue labbra.

«Luke...lui...l'ho visto...era...» provò a raccontarle, tra i singhiozzi che, nel pronunciare il nome del ragazzo, aumentarono senza controllo.

Ashley non riuscì a comprendere, le posò le mani sulle spalle per provare a confortarla e la guardò dritto negli occhi.

«Che ha fatto Luke?» provò ad aiutarla, corrucciando la fronte mentre si augurava con tutto il cuore che non fosse qualcosa di grave.

«L'ho visto con un'altra! - riuscì a dire Melissa, raccogliendo un po' di fiato e forza e lasciando Ashley più che sbigottita – erano da soli e...lo sapevo, io...sapevo che c'era qualcosa di strano ultimamente e...mi sento distrutta!» fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra, prima di scoppiare in pianto disperato.

Ashley sgranò gli occhi: non riusciva a immaginare Luke commettere una carognata simile, era così innamorato di Melissa, anche Matt glielo aveva sempre detto e adesso...come poteva essere possibile?

Ancora incredula fece l'unica cosa che riteneva utile in quel momento e che, forse, serviva disperatamente anche a lei.

Allungò le braccia verso Melissa, e la strinse in un abbraccio, lasciando che l'amica trovasse rifugio sul suo petto e sfogasse quei terribili singhiozzi.

Melissa si accucciò in lei, si lasciò scoprire totalmente vulnerabile ed Ashley le carezzò i capelli scuri dolcemente, provando a farle sentire la sua vicinanza e sentendo gli occhi divenire ancora una volta umidi, come se il suo dolore fosse stato richiamato fuori da quello della sua amica.

Entrambe vittime di una situazione più grande di loro, che non erano riuscite a gestire e che alla fine le stava demolendo pezzo per pezzo.

Entrambe spezzate in due da relazioni impossibili che si erano polverizzate prima di nascere.

«Sono qui, Melissa, sta' tranquilla. Non sei sola» mormorò con la voce rotta dall'emozione, con ancora la ragazza tra le braccia, scossa dal pianto.

Non era sola, Ashley le faceva compagnia in quell'assurda sofferenza, anche se lei non lo sapeva, o probabilmente, poteva solo immaginarlo.

Forse non potevano cambiare le cose, ma almeno per quella sera sarebbero rimaste vicine, trovando l'una un po' di conforto nell'altra.

E aspettando che le lacrime sparissero, da sole.

 

 

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Capitolo 27
*** Paure inaspettate ***


Ciao care lettrici!
Intanto vi chiedo scusa, avevo detto che avrei aggiornato presto ma alla fine non ho retto agli impegni, ho passato dei giorni non piacevoli per una prova difficile che ho dovuto affrontare e che potrebbe darmi una possibilità di lavoro e per fortuna è andato tutto benissimo, quindi incrocio le dita.
Adesso sono liberissima per un po' quindi non vedo l'ora di dedicarmi alla storia con calma, almeno per un mesetto pieno, prima di trasferirmi di nuovo dal mio ragazzo che è partito da poco.
Per adesso quindi  mi dedico qui e, anzi, volevo cogliere l'occasione per ringraziarvi tutte, scrivere, soprattutto in questo periodo, mi ha aiutato molto a distrarmi e sapere che visualizzavate e che leggevate mi risollevava l'umore, e vi devo molto per questo.
 In particolare ci tenevo a ringraziare Angela e MusicHearth, che puntualmente ad ogni capitolo mi lasciano le loro impressioni, e mi fa un enorme piacere! 
Detto questo, il capitolo come intuite dal titolo non sarà proprio uno spasso, ma vi prometto che il prossimo vi darà qualche soddisfazione in più, datemi fiducia XD Ah, è scritto di nuovo al presente perchè mi sembrava più adatto per ciò che volevo raccontare.
Vi lascio alla lettura e stavolta credo ci risentiremo presto!
Un abbraccio!

Cap. 27 Paure inaspettate

 

 

«Coraggio Melissa, vuoi dirmi con calma chi era questa ragazza?» domanda Ashley con più delicatezza possibile, dopo aver fatto accomodare la sua amica stravolta sul letto ed averle porto dei fazzoletti, i suoi compagni più fidati di quegli ultimi giorni.

Melissa si asciuga maldestramente le lacrime, un ultimo singhiozzo la scuote finchè sembra calmarsi quel tanto che le basta per parlare.

«Che importa? In ogni caso la situazione non cambierebbe» risponde, la voce ancora impastata dal pianto che si spezza sul finale, nel momento in cui alla brunetta torna in mente l'immagine di quella bella ragazza accanto a Luke.

«Ti sbagli, invece è fondamentale!» ribatte Ashley, sedendosi accanto a lei e cercando di cavare qualche informazione in più da quella strana faccenda.

Non riesce ancora a capacitarsi del fatto che Luke, un ragazzo forse un po' troppo impertinente ma serio e di sani principi, apparentemente innamorato perso di Melissa, fosse arrivato al punto da tradirla in quel modo meschino, alle spalle e senza aver prima provato a parlarle, a farle capire che c'erano dei problemi o che non fosse più disposto a tollerare la loro situazione.

Per quanto Luke sapesse rendersi insopportabile a volte, rappresentava l'incarnazione del bravo ragazzo e un comportamento del genere se lo sarebbe aspettato più da Matt, che con quel bel faccino e l'aria da tenebroso ribelle, aveva fatto sospirare chissà quante fanciulle.

In realtà le apparenze l'avevano ingannata anche su di lui.

La sua coinquilina si volta con un'espressione contrariata sul viso e le fa capire di non essere affatto d'accordo con la sua affermazione.

«Voglio dire...potrebbe essere una compagna di corso, o un'amica...o magari sua cugina!» prova quindi a spiegarsi Ashley, non ottenendo però un gran successo.

Melissa è testarda nel suo dolore e in quel momento non crederebbe a nessun'altra versione se non a quella in cui Luke è lo stronzo che non le ha rivelato di essere in compagnia per potersela spassare con una ragazza che magari può dargli subito ciò che lei non ha ancora donato a nessuno.

Sbuffa e non si azzarda a proferire parola, le trema il labbro inferiore ed Ashley capisce che la ragazza ha difficoltà persino a parlare per colpa delle emozioni negative che la tormentano...e non può darle torto.

Si trova a doverla consolare quando lei stessa avrebbe bisogno di qualcuno che lo facesse con lei.

«Melissa, cerca di calmarti per un attimo. Prova a ragionare lucidamente...so che non è facile ma...se me la descrivi magari riusciamo a capirci qualcosa!» le propone, cingendole le spalle con un braccio e sporgendosi per scorgere il suo viso, nascosto dalla folta frangia e dai capelli, liscissimi e dritti, che le cadono a piombo sopra le guance.

Lentamente si volta verso Ashley e i suoi occhi appaiono meno annebbiati, non ci sono lacrime e la rossa le sorride per incoraggiarla.

«Beh, ecco...in realtà credo di averla già vista nel suo gruppo molte volte...è quella tizia bionda, coi capelli lunghissimi e lisci e l'aria spregiudicata...» accenna, corrucciandosi in viso per la fatica di dover spendere del fiato per parlare della ragazza che ha distrutto i suoi sogni.

Ashley, invece, ci mette poco a fare due conti.

Se prima nutriva qualche dubbio sul presunto tradimento di Luke, adesso ha la conferma che non può essere vero.

Quella descrizione appartiene a Jessica, l'ex ragazza di Matt e, se non può pronunciarsi con sicurezza sulla fedeltà amorosa di Luke, una cosa sulla quale non ha dubbi è che il ragazzo in questione non potrebbe mai fare una carognata simile al suo amico.

Ha più volte potuto constatare quanto i due ragazzi siano legati l'uno all'altro e pronti a sostenersi a vicenda e non può credere che Luke si possa essere macchiato di un tale atto infame.

Le scappa una breve risata e Melissa si volta di scatto, sorpresa e forse anche un po' dispiaciuta.

«Scusami, non volevo ridere di te! - si giustifica subito Ashley, intuendo l'equivoco in cui era caduta l'amica – ho capito chi è la misteriosa ragazza e ti assicuro che non è proprio possibile che ci possa essere una tresca tra loro!» afferma con troppa sicurezza e Melissa aggrotta le sopracciglia, non ci capisce proprio nulla.

«Come fai a dirlo?» le chiede perplessa, in un sussurro.

«La ragazza che hai visto, quella che bazzica nel loro gruppo, è l'ex fidanzata di Matt e Luke non gli farebbe mai e poi mai uno sgarbo del genere!» cerca di tranquillizzarla ma le sue parole risultano quasi incomprensibili e sospette alla sua amica.

«Come fai a sapere che quella è l'ex di Matt?» le domanda con fare inquisitorio, adesso sembra quasi incuriosita da quel particolare al punto da dimenticare Luke, le sue presunte 'corna' e l'oggetto principale del discorso.

Ashley sussulta un attimo, capisce di essersi forse fregata da sola nel tentativo di tranquillizzare Melissa e tenta di difendersi come può.

«Beh, me l'avrà detto Michelle, non ricordo bene» le spiega, cercando di non inciampare sulle sue stesse parole.

«Ed è stata sempre Michelle a dirti che Matt e Luke sono così legati da non essere lontanamente immaginabile che lui possa uscire con la sua ex?» incalza Melissa, dolcemente spietata, mentre Ashley si sente con le spalle al muro al punto da avvertirne quasi la sensazione di freddo sulla schiena.

«Credo di sì...te l'ho detto, non ricordo...so che sono amici perciò...l'ho immaginato» cerca di arrampicarsi sugli specchi, scivolando miseramente.

Melissa la osserva con gli occhi finalmente asciutti, il viso più disteso e l'espressione serena adesso che la versione raccontata dalla rossa sembra, in effetti, plausibile.

La visione di Luke con un'altra le ha fatto perdere completamente la testa ma il quadro si è fatto più chiaro e può tornare a respirare.

Resta sempre il fatto strano che lui le abbia mentito su quell'incontro ma forse ci sarà una qualche spiegazione per quel segreto.

Sa benissimo dai racconti di Luke quanto i due ragazzi siano legati come fratelli ma...come fa Ashley ad affermarlo con così tanta certezza?

Lei intanto è arrossita, da quando Melissa la conosce non gliel'ha mai visto fare e, ora che il suo dolore si è fatto un po' da parte, sembra accorgersi che la sua coinquilina ha gli occhi gonfi e il viso smunto e non è affatto normale.

«Ashley, che cosa ti succede?» le chiede senza mezzi termini, spostando improvvisamente il discorso da lei alla sua amica.

La diretta interessata sussulta silenziosamente, abbassa il viso e lascia che i capelli le ricadano poco oltre il collo, oscurandola in parte.

Le dita delle sue mani si intrecciano nervosamente, non sa cosa fare ma è stanca di nascondersi e, in mezzo all'indecisione sovrana e alla voglia di sfogarsi che preme inesorabile, finisce per dire una mezza verità.

«Credo di aver ferito irrimediabilmente una persona – mormora dopo qualche secondo di silenzio, con gli occhi fissi sul pavimento – e non riesco a perdonarmelo» aggiunge a bassa voce, con un nodo alla gola.

Melissa schiude leggermente le labbra per lo stupore: Ashley le è sembrata sempre una ragazza forte, chiusa e riservata e spesso triste, questo sì, ma...non l'ha mai vista così affranta e distrutta come in quel periodo e di colpo le pare di avere davanti la stessa ragazza disorientata e confusa che ha incontrato nel bagno di quel locale non molto tempo prima.

«E questa persona era molto importante per te?» azzarda, con un tono dolce e per niente invadente, dal quale traspare solo tanta voglia di aiutarla.

Ashley esita giusto un attimo, poi prende un lungo respiro e non ha più dubbi, muove il capo affermativamente.

Melissa non sa di chi stia parlando ma un certo sesto senso le comunica che esiste qualche collegamento tra i discorsi di prima e la confessione di Ashley.

«É davvero così irreparabile?» chiede Melissa, stavolta è il suo turno di provare a tirarla sù di morale e non farle credere che sia tutto finito.

Ashley fa spallucce, lei non sa proprio cosa pensare al momento, non sente Matt da quel terribile pomeriggio e non ha nemmeno la faccia tosta di farsi di nuovo viva dopo quello che ha fatto.

«A dire il vero non ne ho idea, so solo di essermi comportata da stupida e...darei qualsiasi cosa per poter tornare indietro.» le dice ma sembra più un rimprovero verso sè stessa.

«Indietro non si può tornare, è vero...ma si può andare avanti e tentare di sistemare le cose. A volte ciò che sembra perduto non lo è...magari basta chiedere scusa e provare a ricominciare» le suggerisce, sperando che quel misero consiglio le possa comunque essere d'aiuto.

Ashley solleva finalmente la testa, Melissa è accanto a lei, ha ancora la faccia arrossata per il pianto ma sta provando a darle conforto e miracolosamente si sente meno sola.

«É complicato ma...forse hai ragione, grazie Melissa» le sorride, e l'amica ricambia.

«Grazie a te, se non mi avessi parlato a quest'ora sarei chiusa in camera a piangermi addosso come una fallita. Mi hai fatto ragionare e...ho sbagliato a trarre subito conclusioni sbagliate, non si dovrebbe mai fare. Voglio chiarire con Luke e non intendo solo per questo equivoco. - Melissa si fa seria e la sua voce risuona più determinata che mai – Se non fossi così indecisa e codarda non saremmo in questa situazione, potremmo avere una relazione normale e non dovrei sentirmi minacciata da qualunque altra ragazza. La colpa di tutto è mia e...sai che ti dico? Sono stanca di fare soffrire Luke, di tenerlo appeso a un filo, reggere il peso delle bugie è insopportabile, forse sta diventando più estenuante che affrontare tutto. Credo sia arrivato il momento di fare una scelta» conclude, sollevando la testa e mostrando i suoi occhi verdi, più limpidi e sicuri.

Ashley la guarda, vorrebbe avere la metà della sua determinazione e non può che augurarle il meglio, anche se sa che non sarà facile.

«Qualunque cosa tu decida di fare...sappi che avrai il mio appoggio» le dice subito, Melissa la ringrazia con gli occhi, poi le due si abbracciano ancora una volta.

Ashley la stringe, anche se non ha potuto rivelarle molto si sente comunque più leggera, sa che quel senso di oppressione e rimorso non la abbandonerà facilmente ma vuole credere che qualcosa di salvabile in tutto quello si possa ancora scovare.

 

 

Sono passati due giorni dallo sfogo di Melissa, la ragazza ha poi chiarito con Luke via telefono ma quel pomeriggio hanno fissato appuntamento per parlarsi ed Ashley freme tanto quanto lei.

Desidera che almeno la sua amica sia felice e che abbia il suo meritato lieto fine.

Lei invece ci ha quasi rinunciato, non trova il coraggio di contattare Matt, ha troppa paura di un suo rifiuto e di provare per la seconda volta quel devastante senso di perdita che l'ha stravolta da quasi una settimana ormai.

Sgattaiola in fretta fuori dal negozio, portandosi dietro il sacchetto col suo pranzo da consumare al volo prima di iniziare le lezioni del pomeriggio. Le sue azioni si ripetono come una noiosa routine e da quando non c'è più quel ragazzo irritante a mettere il pepe nella sua vita, sembra tutto così vuoto e anonimo.

O forse deve solo farci l'abitudine, per quanto appaia difficile.

Cammina svelta, è in ritardo e si maledice per aver messo quelle ballerine scomode invece che le solite scarpe da ginnastica, ma per una volta non voleva sentire le solite lamentele di Carol sul suo abbigliamento troppo casual per il lavoro.

«Ehilà ciao!» sente una voce femminile ignota alla sua destra, si volta senza arrestarsi, temendo una scocciatrice o un'appartenente a qualche setta religiosa che vuole farle il lavaggio del cervello, ma è costretta a rallentare immediatamente per consentire al suo cervello di elaborare il senso di quella presenza vicino a lei.

Il saluto proviene da una bionda e attraente giovane che le si è affiancata e che risponde al nome di Jessica.

Ashley sgrana gli occhi, spiazzata, poi li assottiglia infastidita, le lancia uno sguardo poco amichevole e riprende un'andatura veloce.

«Non credo che ci conosciamo» ribatte secca, senza guardarla in viso, Jessica fa una smorfia divertita.

Luke l'aveva messa in guardia sul caratterino poco socievole di Ashley, ma lei è un tipo che non si fa mica spaventare da così poco e se ha un obiettivo le dà enormemente fastidio fallire.

Si è fatta rivelare dal ragazzo il luogo di lavoro di Ashley, l'ha intravista dalla vetrina e ha aspettato che finisse il turno per seguirla e tentare un approccio.

Deve parlarle, Matt pare avere archiviato la questione ma è diventato più schivo e si legge lontano un miglio che sta soffrendo per lei.

«Oh, dalla tua reazione poco simpatica credo proprio che invece tu sappia alla perfezione chi sono» insiste, per nulla impressionata dalla rigidità della rossa, che imperterrita continua a cercare di seminarla.

«Ti sbagli, non ho nulla da spartire con te!» dichiara gelida, non sa cosa cavolo voglia Jessica da lei, il pensiero che si tratti della ex di Matt le procura un leggero voltastomaco e le risparmia una serie di insulti solo perché Luke ha ampiamente negato a Melissa di avere una tresca in corso con la biondina e, al contrario, ha ammesso di trovarla a dir poco odiosa e di averci avuto a che fare esclusivamente per una questione di vitale importanza.

Di quale questione si tratti non ha specificato ma Ashley spera che lo faccia quel pomeriggio.

«É Michelle che ti ha insegnato a comportarti così coi nemici? - le domanda con fare sfottente, mentre un sorrisetto adorna le sue labbra piene – peccato che non sia stata molto brava nell'insegnarti a stare lontana da Matt, evidentemente!» dice schietta, facendola finalmente fermare di botto.

Ashley si è bloccata, è rigida e spaventata e punta gli occhi sul viso sfacciato della bionda, che adesso appare ancora più vittoriosa.

La sua sembra una minaccia bella e buona.

«Oh, grazie al cielo ti sei decisa a fermarti! Non puoi capire quanto è scomodo correre con queste scarpe!» esclama la bionda, simulando un tono affranto mentre indica i suoi stivaletti forniti di una zeppa vertiginosa.

Ashley non sa cosa pensare, la rivelazione di Jessica l'ha confusa, pensava che nessuno a parte Luke fosse al corrente di quello che c'era stato tra lei e Matt ma a quanto pare le voci stanno già girando.

Forse la ragazza di fronte a lei è venuta a saperlo e, in quanto sua ex, si sente calpestata nel suo stesso territorio e vuole darle una lezione, vendicandosi.

In fondo, immagina non debba fare molto piacere agli amici di Matt sapere che si vedeva con una ragazza del gruppo di Terence, potrebbero anche prenderla come un affronto o un tradimento.

«Che diavolo vuoi da me?» sbotta con le braccia incrociate strette sul petto, nel tentativo di non mostrarsi debole ma senza riuscire a celare una certa agitazione.

Jessica ghigna, non le ci è voluto molto per metterla ko e ha la conferma che deve ancora nascere qualcuno capace di zittirla.

«Calmati, tesorino, vengo in pace, non ho cattive intenzioni! – mette subito in chiaro Jessica, intuendo dagli occhi terrorizzati di Ashley che la ragazza sta fraintendendo – Io faccio parte dei buoni, anche se so che stenti a crederlo! É vero, Matt e io siamo statai insieme tempo fa e sì, come forse già sarai a conoscenza, siamo andati a letto insieme anche dopo ma...puoi capirmi, lui ci sa abbastanza fare, tu lo sai bene, non è così?» le strizza l'occhio maliziosa, ma Ashley non ha per nulla voglia di scherzare, si sente ribollire di rabbia e non ha ancora compreso come la bionda sia a conoscenza di quei particolari, nè il motivo di quell'agguato in pieno giorno.

«Chi ti ha detto che questo? Guarda che ti sbagli...» prova a mentire ma stavolta non ha davanti le sue ingenue coinquiline, stavolta fronteggia una ragazzza troppo scaltra per essere fregata da quattro povere scuse.

«Inutile che sprechi fiato, so già tutto e, prima che te la prenda con lui, Matt non c'entra nulla, sono stata io a capire tutto, vi lanciate certe occhiate da sesso che passerebbero inosservate solo a quegli ottusi dei tuoi amici!» la interrompe, Ashley ne ha abbastanza della sua insolenza.

«Non mi va di perdere tempo, ho di meglio da fare che stare qui ad ascoltare tutti i tuoi gentili insulti, quindi mi faresti la gentilezza di smetterla di parlare a vanvera e arrivare al punto?» controbatte la rossa, fredda come un pezzo di ghiaccio ma tremante.

Jessica sorride, le sembra di avere a che fare con i modi poco diplomatici di Matt e non si stupisce che quei due abbiamo legato in così poco tempo, sono praticamente due bei caratteracci.

«Sono qui per Matt, anche se ci siamo lasciati gli voglio bene e tu, mia cara, l'hai trattato di merda e ...non sopporto di vederlo così!» la informa, lanciandole uno sguardo di rimprovero a cui Ashley, stavolta non ha nulla da obiettare.

Il pensiero di Matt le fa deporre le armi, la abbatte in un istante e non ha più forza di contrastare Jessica.

Abbassa gli occhi, colpevole.

Sapere che Matt è stato male per colpa sua la spacca in due ma non vede davvero altra via d'uscita per quella trappola infernale che è diventata la sua vita.

«Non volevo certo farlo...ho sbagliato e...credimi...mi odio per quanto è successo.» mormora, il suo viso è contratto in una maschera di sofferenza.

Jessica la osserva, nota le occhiaie scure, segno di molti pianti e notti insonni, e decide di non infierire oltre, quella ragazza si è già autoinflitta la pena peggiore con le sue stesse mani.

«Ascolta, tu non mi piaci granchè e posso intuire che neanche io ti stia particolarmente a genio ma...in un certo senso capisco di non potermi mettere nei tuoi panni, non ho idea di cosa tu abbia passato e non voglio giudicarti. Non condivido tutta la storia di Michelle e il fatto che vi debba imporre il suo odio però...Matt tiene davvero tanto a te e sono sicura che valga lo stesso da parte tua, anche se forse è presto per parlare di sentimenti importanti. Pensi davvero di voler rinunciare a capire cosa ti lega a lui solo per i capricci di due viziati?» le domanda, esagerando forse con le parole ma centrando il punto.

«É tutto troppo complicato...io...Matt mi manca da impazzire – le confessa infine, sopraffatta dal dolore e con la voce spezzata – ma...allo stesso tempo non so cosa fare, vorrei poter trovare la soluzione giusta, vorrei che ne esistesse una che non ferisca nessuno e...sembra davvero impossibile» ammette sconfitta, fissando mestamente gli occhi colore del cielo di Jessica.

«Hai ragione, è difficile e non posso sapere cosa significhi ma, se mi permetti, voglio dirti cosa faccio io quando non so che scelta fare per miliardi di motivi diversi. - inizia, avvicinandosi ad Ashley e sorridendole – allora, chiudo gli occhi, mi rilasso e immagino di essere su un'isola deserta... non c'è più nulla che mi circonda, il mondo intero è sparito, la gente, i problemi, il lavoro, tutto si è volatilizzato ed esisto solo io. Ci sei? - si accerta che la rossa stia seguendo, lei annuisce, quasi incredula di essere lì, ferma, ad ascoltare i consigli di Jessica – Bene! A quel punto mi concentro e penso alla decisione da prendere e stavolta lo faccio lì, in quell'isola dove niente e nessuno potrà condizionarmi. Solo facendo così riesco a capire cosa veramente voglio io e solo io, senza che tutto il resto possa sviarmi e farmi mettere da parte me stessa.» le spiega, ravvivando la chioma e portandosela sulla spalla sinistra.

Ashley rimane un attimo in silenzio a riflettere, poi punta Jessica ma il suo volto non appare meno turbato rispetto a prima.

«Ho capito cosa intendi, il fatto è che non viviamo su un'isola deserta, possiamo anche fare finta che sia così ma, quando torneremo coi piedi per terra, il resto del mondo esisterà eccome e dovremo farci i conti, volenti o nolenti.» dichiara, fin troppo razionale e pratica, non riesce proprio ad illudersi che ci sia un altro modo.

«Sì, questo è vero, hai perfettamente ragione. - concorda Jessica, senza fare una piega nonostante Ashley abbia demolito il suo metodo – però, forse, così capiremmo cosa desidera davvero il nostro cuore e, a quel punto, risolvere i problemi rimanenti verrebbe di certo più semplice. Come pretendi di poter uscire da questa situazione se non sai nemmeno cosa vuoi tu per prima?» la provoca ed Ashley si rende conto di averla sottovalutata, Jessica è più intelligente di quanto sembri e le ha dato una lezione che non avrebbe mai immaginato di poter ricevere da lei.

Annuisce e tra le due sembra calare la tensione che aleggiava fino a qualche minuto prima.

«Beh, non ti tengo in ostaggio oltre, sarai in ritardo! - esclama, allontanandosi da lei e lasciandola confusa – promettimi che ci penserai sù e, chi lo sa, magari un giorno diventeremo anche amiche! Potresti decidere di lasciar perdere chi ti ostacola e passare al lato oscuro, non è così tanto male, sai?» ridacchia, facendole un cenno con la mano e avviandosi, i suoi capelli biondissimi ondeggiano sulla schiena mentre avanza sopra quei trampoli vertiginosi.

Ashley la guarda sparire tra la folla e, vorrebbe negarlo, ma sa che Jessica ha terribilmente ragione.

 

 

Lunedì mattina, il giorno più soporifero e tedioso della settimana.

Ashley sbadiglia: il negozio è deserto e silenzioso, concilia il sono peggio di un documentario serale sulle barbabietole, e in più lei non sta dormendo molto bene la notte, tutta colpa della sua insonnia, decisamente peggiorata dopo i recenti avvenimenti.

Melissa e Luke hanno chiarito e sembrano andare d'amore d 'accordo anche se l'amica non ha potuto ancora raccontarle i dettagli per un imprevisto a casa dei suoi che l'ha tenuta lontana un paio di giorni.

É tornata quella mattina ma non si sono viste ed Ashley spera di beccarla più tardi.

«Sapevi che si possono individuare i giorni fertili tramite la misurazione della temperatura basale?» domanda Carol all'improvviso, senza sollevare il naso dalle pagine del suo manuale sacro del concepimento.

Si è quasi abituata alle pillole di biologia non richieste che la riccia si ostina a propinarle quotidianamente da quando ha deciso di avere un bambino e di condividere col mondo intero quella decisione così personale.

«No» risponde annoiata Ashley, spalmata sopra la scrivania, con una mano che a stento regge la sua testa pesante, l'altra giocherella distrattamente con una matita, e gli occhi semi chiusi, vacui e privi di alcun interesse verso qualunque cosa graviti attorno a lei.

«E sapevi che in realtà i giorni utili per concepire sono solo due al mese e che è consigliabile avere rapporti a giorni alterni per avere più successo?» continua imperterrita la sua logorroica collega, con lo sguardo assorto e concentrato nella lettura.

«No» ripete lei, stavolta con un tono nettamente più esasperato mentre si sforza di cancellare l'immagine terrificante di Carol che costringe il suo povero marito a pianificare la vita coniugale in funzione di quel libro inquietante.

Oggi si fa l'amore, domani no e così via, il massimo della spontaneità, insomma.

O magari lui è matto tanto quanto lei e lo accetta di buon grado, d'altronde, per vivere tutti i giorni a stretto contatto con Carol o hai coraggio da vendere o devi somigliarle per forza.

Un tonfo giunge alle sue orecchie e le fa intuire che la ragazza si è finalmente decisa a mettere da parte la sua bibbia e tornare nel mondo reale.

Ashley si volta appena, la vede sospirare soddisfatta, lisciare le pieghe della gonna e sorridere. «Questo mese abbiamo seguito alla lettera le istruzioni, tra pochi giorni aspetto il ciclo ma a questo punto spero in un lungo, lunghissimo ritardo!» cinguetta al settimo cielo, giungendo le mani come a simulare un applauso e rizzandosi sulla sedia.

Ashley mugugna qualcosa di indistinto, troppo stanca persino per parlare e articolare una frase, poi una lampadina si accende nel suo cervello intontito, pare risvegliarsi e alcune parole chiave in mezzo ai balordi discorsi di Carol, catturano misteriosamente la sua attenzione, cominciando a girarle in testa con una certa insistenza.

Ciclo, ritardo, mese.

Ashley aggrotta le sopracciglia e raccoglie le poche energie che si ritrova per fare un piccolo lavoro di memoria.

Ma il suo ciclo? Lo ha avuto quel mese?

Per quanto ci provi, non riesce proprio a ricordarlo e, a occhio e croce, le pare di non avere sperimentato le consuete 'gioie' di quell'evento di recente.

Sono successe talmente tante cose in quell'ultimo arco di tempo, che non è rimasto nemmeno uno spazietto libero nella sua mente affollata, tra poco non ricorda nemmeno di alzarsi dal letto per seguire le lezioni del mattino, figuriamoci annotare con precisione le date.

In un altro periodo avrebbe semplicemente fatto spallucce, dato la colpa ai cambiamenti climatici o allo stress, e si sarebbe limitata ad aspettare che la natura facesse il suo corso.

Questa volta, però, è diverso, questa volta non può fare lo stesso e ne è consapevole, per sua sfortuna.

La matita che rigira tra le dita scivola via di colpo, rotolando miseramente sulla scrivania, ed Ashley, con gli occhi sbarrati e il colorito di un cadevere, si solleva lentamente, facendo forza con le braccia.

Qualche settimana prima, in effetti, è capitata giusto una 'cosina' che può avere un certo collegamento con quel ritardo, e il solo pensiero le procura un capogiro tale da farla quasi cadere dalla sedia.

Si impone di calmarsi e di non trarre conclusioni azzardate, prende un lungo respiro e fa mente locale, spreme le meningi più che può per tornare indietro a quei giorni e, dopo qualche calcolo e uno sforzo immane per cercare di ricostruire gli eventi, realizza che i suoi suoi sospetti hanno un fondamento.

Dopo l'incontro con Matt non ha ancora avuto il ciclo.

Le viene voglia di sprofondare mentre il panico la invade, si insinua in ogni angolo più nascosto della sua coscienza, facendola passare nel giro di pochi secondi da uno stato semi-vegetativo a quello di una pazza iperattiva.

Non può essere possibile...o forse sì?

Si irrigidisce e un tremore evidente comincia a scuoterla, cerca di tornare indietro a quel giorno, di ricordare qualunque elemento, anche il più insignificante, che possa escludere quell'ipotesi che le fa gelare il sangue nelle vene, ma tutto ciò che ne ricava é solo la conferma alle sue paure.

Quel pomeriggio è accaduto tutto repentinamente, senza preavviso, senza poter pensare alle conseguenze o alle precauzioni, ed Ashley non può far altro che rendersi conto di essersi comportata come una perfetta incosciente e irresponsabile e così anche il suo compagno di sventura, ancora lì fuori, da qualche parte, beatamente ignaro del potenziale imprevisto che potrebbe sconvolgere le loro vite.

Insieme a lui, per un attimo, aveva persino dimenticato il suo nome, persa in quel vortice di piacere che era esploso in pochi secondi per poi crescere a dismisura e travolgerli entrambi, come un'onda a cui è impossibile resistere, che li portava a fondo sempre più, impedendo loro di pensare, di riflettere, di opporsi.

Le menti in corto circuito, annebbiate, vuote e finalmente serene.

Si erano lasciati andare, seguendo le emozioni, l'istinto, quel dannato bisogno di unirsi, di non essere più soli, divisi o nemici, di diventare un'unica cosa, in un giorno qualunque che alla fine si era trasformato nell'inizio di una serie di cambiamenti inevitabili nel loro rapporto.

Non avevano pensato al dopo, alle conseguenze, non avevano pensato a nulla che non fosse stato solo amarsi e assecondare i loro corpi in quella inebriante follia.

É cosa ben nota che quando non si ragiona si combinano le peggiori cazzate e loro due ci erano cascati in pieno.

Magari è solo una piccola possibilità ma esiste e non la può ignorare.

Ashley è incredula, la beffa è che non ha mai avuto problemi del genere, la sua scrupolosità ed attenzione da quel punto di vista è sempre stata maniacale, e adesso quella situazione le è nuova, la coglie alla sprovvista, la spiazza e non sa davvero come muoversi.

L' unica volta in cui c'è la seria possibilità di trovarsi nei casini sta capitando con un ragazzo con cui non sta insieme e che, come se non bastasse, ha trattato di merda solo una settimana prima, facendosi odiare probabilmente per l'eternità.

Incinta di Matt, a nemmeno 22 anni, dopo averci fatto sesso un'unica volta, sola e senza alcun aiuto.

Esisteva un quadro più sfigato e apocalittico di quello?

Ashley impreca contro la sfiga cosmica che la perseguita e si chiede come mai nella sua vita la legge di Murphy debba sempre trovare applicazione in qualunque circostanza.

Se qualcosa poteva andare peggio l'avrebbe di sicuro fatto e così accadeva ogni singolo giorno della sua esistenza.

Pensava di avere toccato il fondo con sua madre che la rinnegava, cancellandola dalla sua vita come un rifiuto, ma adesso crede davvero di stare cominciando a scavare.

Tremante e scossa, cerca di riprendere in mano le redini della situazione e di capire a grandi linee quanto sia alta la percentuale di probabilità di ritrovarsi tra meno di nove mesi con un neonato non programmato tra le braccia.

Lo scenario si è ribaltato, di colpo i discorsi di Carol sulla fertilità e sul concepimento non sono più così noiosi e allucinanti, improvvisamente riguardano anche lei e adesso tutto quello che desidera è sapere se quei due fottutissimi giorni fertili, di cui stava parlando la riccia cinque minuti prima, ha avuto la fortuna – o la sfiga, a seconda dei casi - di beccarli proprio lei.

«Ehm, Carol, dicevi prima che i giorni utili per concepire sono pochissimi ogni mese – inizia, guardandosi attorno con aria indifferente, cercando di fare apparire quella precisazione solo come un modo qualunque per riempire il silenzio tra loro – Non è che in quel libro ti spiegano anche come individuarli? Voglio dire...si può? É una cosa fattibile?» chiede, fingendo una sana curiosità per poi farsi scappare una risatina isterica, frutto del suo nervosismo dilagante.

La riccia non fa caso ai suoi atteggiamenti decisamente strani e al fatto che abbia ritirato fuori quell'argomento specifico, gli occhi le si illuminano soddisfatti, raddrizza la schiena e schiarisce la voce ed Ashley capisce che è pronta per sfoggiare una delle sue solite lezioncine.

A saperlo prima, avrebbe fatto più attenzione ai suoi sproloqui nei giorni precedenti, invece di fingere interesse e trovarsi adesso in difficoltà.

«Sono contenta che tu me l'abbia chiesto. Dunque, individuare i giorni fertili è un'operazione molto complessa, innanzitutto si contano i giorni, dovrebbero coincidere all'incirca al quattordicesimo dall'inizio del ciclo, ma questo vale solo se lo hai sempre regolare. In caso contrario potrebbero anche essere prima del quattordicesimo o dopo, in base al mese. Per questo bisogna monitorare ogni piccolo segnale che il nostro corpo ci manda!» la informa con un tono estremamente professionale, quasi da fare concorrenza a Melissa, che quelle cose le studia per davvero.

Ashley accenna un sorriso poco convinto e sospira.

La sua spiegazione non l'ha aiutata granché, anche se riuscisse a ricordare date e periodi sarebbe comunque inutile perché non esisterebbe nessuna certezza che il giorno dell'incontro con Matt fosse più o meno quello incriminato.

Di fare attenzione a sintomi e segnali è impossibile adesso, avrebbe dovuto farlo prima di combinare la frittata ma di certo non aveva previsto di finire a darci dentro con lui, annullando qualunque briciolo di razionalità.

«E in caso di sospetto, basterebbe fare un normale test di gravidanza... uno di quelli che vendono in farmacia? Credi che siano affidabili quei cosi?» le domanda, continuando a scrivere su un foglio una serie di numeri inutili, giusto per farsi vedere impegnata e dare l'impressione che quell'argomento non la sfiori personalmente.

«Sì, direi che ormai sono piuttosto precisi! Certo, sarebbe consigliabile aspettare almeno quattro giorni di ritardo per avere una sicurezza in più e soprattutto farlo di mattina, ma sì...sono abbastanza attendibili. In ogni caso, qualche falso negativo può capitare, ovviamente, per questo le analisi rimangono il metodo più sicuro per sapere con certezza se si è incinte!» conclude la bionda, sorridendo e riprendendo a digitare al computer.

Non sembra insospettirsi per tutte le domande di Ashley, forse perchè ritiene altamente improbabile che la sua collega si possa trovare in una situazione del genere, vista la sua ostinata testardaggine nel negare qualunque coinvolgimento sentimentale, al momento.

Il silenzio regna nuovamente, Carol prova ad annullarlo canticchiando e l'aria si riempie subito delle sue note soavi che contrastano irrimediabilmente con l'umore nero di Ashley.

Lei non condivide nemmeno un quarto della sua serenità e vorrebbe solo sprofondare e sparire.

Non riesce a farne una giusta, ultimamente, e l'elenco è abbastanza lungo.

Si è comportata da perfetta stronza egoista con Matt, ha pensato solo a salvare la sua faccia di fronte agli altri e lo ha ferito ingiustamente pur di scappare dalla verità.

Lui, la spalla che ha sempre accolto i suoi dolori senza chiedere nulla in cambio, l'unico capace di farla sentire veramente leggera e felice in un periodo in cui spesso le viene difficile anche solo respirare, colui che stava cominciando a diventare qualcosa di più.

E lei non è stupida...lo sa...lo sente.

Forse si sta innamorando di lui.

Credeva di non essere più in grado di provare un simile sentimento dopo gli scombussolamenti che ancora le bruciano dentro o, per lo meno, non credeva sarebbe successo così presto, ha tanta confusione in testa, il tradimento di sua madre le fa male e non sa se potersi fidare di nuovo di sentimenti puri come l'affetto e l'amore, o delle persone che dicono di volerle bene e poi la pugnalano alle spalle.

Non sa neppure se lei stessa sarebbe capace di gestire una relazione seria per via degli sbalzi di umore e delle crisi che la affliggono troppo spesso e che potrebbero fare vacillare qualunque persona accanto a lei.

Eppure sta succedendo e ha paura.

E adesso, come se non fosse già abbastanza, le sembra di vedere le ombre di una maledizione che incombe sopra di lei.

Rischia di ritrovarsi nella stessa situazione di sua madre, in attesa di un bambino non cercato e che in quel periodo della sua vita e in quelle circostanze sarebbe la cosa più sbagliata che possa capitarle.

É orribile pensarlo in quei termini ma sa che è la verità, rabbrividisce nel ricordare il volto di sua madre e l'ultima frase che le ha rivolto prima di chiuderle la porta di casa - della sua casa - in faccia.

'Sarebbe stato meglio se avessi abortito ai tempi, tu non saresti dovuta nascere'

Quanto dolore le hanno procurato quelle parole, quanti pianti disperati e la sensazione di morire, di non avere più un posto nel mondo, di essere solo un errore e...adesso lei rischia di commettere lo stesso sbaglio e tutta quella situazione sembra proprio una beffa amara.

No, non può essere vero, non può trasformarsi dalla vittima al carnefice.

E se non fosse poi così diversa dalla donna che le ha dato la vita pur non desiderandola?

In fondo è sua figlia, ne condivide il dna, potrebbe scorrerle nel sangue la stessa cattiveria che le ha rovinato la vita e che Ashley non vuole riversare su una creatura innocente.

Che razza di madre sarebbe lei?

Se prima l'aveva invasa una certa agitazione adesso è nel bel mezzo di un attacco di panico tra i peggiori che abbia mai subito.

É bianca come un cadavere, ha i brividi e suda freddo, il cuore le sta esplodendo e, in un insperato momento di lucidità, capisce che c'è solo una cosa da fare.

«Devo uscire un attimo, stai da sola in negozio?» informa velocemente Carol, per poi agguantare con una mossa rapida il giubbotto e la borsa e fiondarsi verso l'uscita.

La bionda fa appena in tempo a sollevare la testa e ad abbandonare il suo mondo dei sogni, fatto di nuvolette e arcobaleni, che Ashley ha già varcato la soglia e sta correndo sul marciapiede di fronte.

 

Un quarto d'ora dopo esce furtivamente dalla farmacia, con fra le mani un involtino che provvede subito a seppellire più in fondo possibile nella sua tracolla.

Ha comprato un test di gravidanza e, anche se sa che non ci sarebbe niente di cui vergognarsi in quell'azione, non si è mai sentita tanto imbarazzata nella vita come davanti a quel bancone, dopo aver rivolto la sua richiesta al farmacista, sotto gli occhi degli altri clienti.

Si chiede cosa avranno pensato di lei, nel vederla così giovane e già alle prese con quel dubbio, sa che farsi simili paranoie è stupido e immaturo e che dovrebbe lasciar perdere i giudizi della gente ma non riesce ad evitarlo.

É la prima a biasimarsi e a disprezzarsi per essersi messa nei casini, per essere stata una tale irresponsabile e non aver pensato alle conseguenze.

Fa sempre così di recente, sin da quando ha iniziato quella relazione con Matt, pericolosa ma maledettamente bella, accettandone i rischi e lasciandosi trascinare dal vortice delle sue emozioni incomprensibili.

Forse quello che le sta capitando se l'è meritato, è il segnale che ha sbagliato tutto e che non avrebbe mai dovuto iniziare a frequentarlo.

Eppure lui le manca da morire, solo pensarci le provoca un dolore atroce al petto e non ha nemmeno più lacrime da versare, le ha usate tutte nei giorni precedenti e adesso gli occhi le bruciano ma rimangono asciutti.

Sta letteralmente morendo dalla paura, le tremano le gambe al pensiero del responso che potrà avere tra un paio di ore.

Aspetterà il giorno dopo per fare quel test, anche se sarà difficile resistere. Carol le ha detto che di mattina è maggiormente attendibile e lei ha bisogno di più certezze possibili.

D'un tratto l'ansia la assale, sente che da sola non può farcela ad affrontare quella prova ma realizza che non c'è nessuno a cui può dirlo, nessuno che può farle coraggio o tenerle la mano mentre aspetta che quelle linee si colorino.

Nessuno tranne...lui, che non le parla più da giorni ma che, paradossalmente, è coinvolto in quella faccenda esattamente come lei e quindi avrebbe tutto il diritto di sapere che forse potrebbe diventare padre.

Di scatto afferra il telefono, si ferma e accosta con la faccia rivolta al muro, cerca il suo numero in rubrica: le dita esitano, il respiro diventa affannato e gli occhi le si annebbiano.

Rimane qualche secondo immobile, con il dito sospeso sopra il suo nome, senza la forza di selezionarlo.

Alla fine si arrende, cancella tutto e rituffa il cellulare in borsa.

Non può farsi viva solo perché adesso ha bisogno di lui.

È quello che ha sempre fatto, lo ha usato per i suoi comodi, per consolarsi, per alleviare le sue sofferenze, con egoismo.

Anche quando, all'inizio, avevano tirato fuori la storia dello scambio reciproco di aiuti per giustificare i loro incontri, in realtà non è mai stata una relazione paritaria.

Matt si è sempre caricato il peso più grande, accollandosi le sue lagne e le insicurezze, pur portando ancora su di sè cicatrici dolorose, e l'ha fatto in silenzio, senza farglielo notare.

Con quale coraggio dovrebbe chiamarlo, ora, per mettergli sulle spalle l'ennesimo problema da risolvere, per ottenere un conforto o semplicemente un abbraccio che sa di non meritare.

Stavolta ha deciso, deve crescere e farcela da sola, non ha intenzione di cercarlo perché ne ha un disperato bisogno e non vuole coinvolgerlo in quello che potrebbe rivelarsi un falso allarme e dargli inutili preoccupazioni.

Se poi fosse davvero incinta di suo figlio, beh, a quel punto non esiterebbe a comunicarglielo, anche se il solo pensiero la fa raggelare.

Si affretta a ritornare in negozio, manca un'ora alla chiusura e almeno una dozzina prima di sapere la verità.

 

 

Durante il tragitto per casa le viene un'altra idea e spera di trovare le condizioni adatte per attuarla.

Si è ricordata che Melissa si vuole specializzare in ginecologia ed è così brava e studiosa che ne saprà di certo più di Carol su gravidanze e sintomi, pur non essendo ancora laureata.

Quando apre la porta il corridoio è buio e silenzioso e tira un sospiro di sollievo: le lezioni sono ricominciate, Michelle e Beth sono sempre impegnate a studiare nelle loro stanze e sgusciano fuori per cenare se non a tarda ora, quindi non dovrà incrociarle e rinunciare al tentativo che si è prefissata.

Non vede Melissa da giorni ed Ashley, dirigendosi a passi felpati verso la camera della sua coinquilina, nota che la porta è chiusa ma dalla fessura in basso, vicino al pavimento, filtra la debole luce della sua lampada da tavolo a dimostrare la presenza della ragazza.

Si avvicina e la sente mormorare, probabilmente sta ripetendo a bassa voce.

Esita un secondo e la sua fronte si contrae in un'espressione affranta.

Se solo si fosse confidata con lei quando ne aveva avuto occasione, adesso avrebbe potuto chiederle aiuto e avere delucidazioni da una persona fidata e competente invece che brancolare nella sua ignoranza ma, da perfetta cretina, non l'ha fatto e non può certo entrare ed esordire con un 'Ciao Melissa, posso chiederti un consulto? Sai, c'è la possibilità che sia incinta di Matt, sì, hai capito bene, proprio il migliore amico del tuo amato Luke e colui che qui dentro odiano tutti a morte!'

Stringe i pugni e sospira, poi si fa forza e capisce che dovrà improvvisare e inventarsi comunque qualcosa, non ha più niente da perdere e l'ansia la sta divorando.

Bussa alla porta e la voce sottile di Melissa la invita subito ad entrare.

La moretta si volta, quando capisce che si tratta di Ashley si illumina in viso e sorride. La rossa non può fare a meno di accorgersi che è più allegra da quando si è riappacificata con Luke e la cosa la rende felice.

Almeno per lei tutto è tornato a posto, Melissa è una ragazza così dolce e sensibile che si merita soltanto le cose migliori dalla vita ed Ashley glielo augura sinceramente con il cuore.

«Ciao Melissa, come stai?» la saluta, facendo capolino dall'uscio semi aperto. La sua voce è un sussurro incerto e Melissa se ne accorge.

«Ashley! Tutto bene, un po' stanca per il viaggio e lo studio ma stavo quasi per staccare, sono proprio stufa per oggi di sgobbare sui libri, quindi entra pure!» esclama lei, stiracchiando le braccia e scostando la sedia dalla scrivania per direzionala verso la ragazza, che nel frattempo si è seduta sul bordo del letto, Melissa le lancia una breve occhiata che conferma le sensazioni di prima.

Ashley sembra un fantasma, è pallida e sta rigida con le braccia conserte, mentre gli occhi vagano distratti per la stanza, come in cerca di risposte che non riesce a trovare.

Di solito è lei ad assumere quell'atteggiamento insicuro e ne riconosce i segni quando li vede su qualcun altro, perciò non ci sta troppo a comprendere che non si è ancora liberata dei suoi turbamenti.

«E tu che mi racconti?» riprende Melissa.

Ashley potrebbe parlare per ore dei problemi che la affliggono, in particolare dell'ultimo arrivato in ordine cronologico ma deve trattenersi.

«Come al solito, niente di nuovo» sorride forzata, anche se dentro ha più angoscia che sangue ormai.

«Oh, hai fatto bene a passare, mi fa piacere stare un po' con te!» dice Melissa, poi si accinge a riporre i suoi libri e a quel punto Ashley trova una scusa perfetta per dirottare la conversazione dove vuole lei, senza sembrare troppo diretta.

«Caspita, sono davvero enormi quei manuali! Stai già studiando ginecologia? Ti specializzerai lì, non è così?» prova a chiedere, sperando che per una dannata volta la fortuna l'assista.

Stranamente è così e Melissa fa un cenno affermativo col capo, per poi abbassare lo sguardo su un libro e sollevarlo con le sue braccia esili.

«Sì, è questa qui! L'ho iniziata da poco, è una materia di quest'anno ma sembra già abbastanza tosta! Mi piace ma...non posso di certo sottovalutarla!» le spiega, sfogliando a caso qualche pagina.

Ashley si sporge subito in avanti, se solo riuscisse a leggere qualche riga magari potrebbe carpire qualche informazione in più.

«É gigantesco anche questo! Posso darci un'occhiata?» le domanda, fingendo una innocente e disinteressata curiosità per le materie scientifiche.

«Sì, tieni!» le dà il permesso la proprietaria, la quale non sembra insospettirsi più di tanto di quella richiesta.

Ashley prende tra le mani il libro, quasi le cade a terra perché pesa un quintale e lei sta tremando per l'ansia e per la paura di farsi scoprire, poi si rende conto che non ha la più pallida idea di dove cominciare.

Saranno circa un migliaio di pagine e non può stare certo mezz'ora a leggere, sarebbe alquanto anomalo!

Fa un tentativo, apre più o meno a metà e viene bombardata subito da immagini e parole ancora più sconcertanti e complicate di quelle viste sulla guida di Carol.

Sotto i suoi occhi scorrono descrizioni scientifiche troppo tecniche e termini medici di almeno quattordici lettere ciascuno, dei quali lei ignorava l'esistenza e che non riesce a decifrare. Trascorsi cinque minuti a sfogliare qua e là e dopo aver carpito appena qualche informazione non tanto utile, decide di rassegnarsi.

Ci ha provato ma le conviene aspettare l'indomani, quando il test che conserva nella borsa le rivelerà se la sua vita dovrà cambiare per sempre.

«Sembra difficilissimo, non riuscirei mai a studiare queste materie, sono più per l'ambito letterario, io!» commenta con la voce un po' roca, mentre le restituisce il mattone di carta, impacciata e nervosa.

Melissa le fa un cenno di assenso col capo, poi si piega per conservare i libri e il silenzio cala inevitabilemente.

«Con Luke è tutto apposto, quindi?» chiede Ashley, non solo per iniziare un discorso ma anche e soprattutto perché vuole assicurarsi che i due abbiano chiarito definitivamente.

Melissa ha sofferto troppo in quei giorni e lei non vuole più rivederla col viso gonfio e pieno di lacrime.

«Sì, tutto precede come prima ma...stavolta abbiamo parlato e...finalmente ho preso una decisione, credo sia la cosa giusta da fare. - le risponde sicura, non c'è traccia di incertezza stavolta nelle sue parole – aspetterò fino a Natale e dopo...troverò il momento adatto e non ci nasconderemo più. Michelle dovrà saperlo e in questi mesi mi prepararò per quel giorno. Non voglio più soffocare i miei sentimenti, amo Luke e non sopporto di vederlo stare così male. Per adesso continueremo a frequentarci e nel frattempo ne approfitteremo per studiare meglio ciò che proviamo l'uno per l'altra.. Mi sento già molto più leggera, è stato così liberatorio!» gioisce Melissa ed Ashley è sorpresa.

L'amica ha davvero deciso di andare fino in fondo e la invidia da morire, vorrebbe poter essere altrettanto capace di analizzare i suoi sentimenti verso Matt.

Peccato che adesso ci sia un piccolissimo problema in più a mettersi in mezzo.

«Sono felicissima per te, Melissa, ti meriti solo tanta felicità e spero che vada tutto bene! - le dice, poi guarda l'orologio e si alza di scatto, prima che l'amica possa chiederle se ha risolto la questione con quella 'persona importante' – adesso ti lascio, sono esausta e domani ho da fare di mattina presto! Se non vado non riuscirò ad alzarmi dal letto!» mente, trovando una scusa qualunque per ritirarsi in camera.

Ha solo voglia di mettersi a letto e non vedere nessuno, non riuscirà a dormire e sa che conterà le ore che la separano dal verdetto.

Spera solo che passino veloci e che il suo supplizio non duri ancora per molto.

 

 

É mattina presto, la casa è immersa ancora in un silenzio profondo ma una stanza è gia aperta e priva della sua proprietaria.

Ashley è seduta sul bordo della vasca da bagno, ancora in pigiama, ha la fronte contratta e tra le mani un foglietto illustrativo che sta studiando come fosse la materia difficilissima del suo prossimo esame.

Non permette a nessuna virgola o parentesi di sfuggirle perchè dalla corretta messa in pratica di quelle istruzioni ne andrà del suo futuro e di quello del ragazzo con cui non parla ormai da una settimana.

Per un secondo si sfiora la pancia al pensiero che lì dentro possa esserci suo figlio – il loro figlio – anche se quel pensiero è quasi assurdo.

In teoria sarebbe ancora solo un ammasso di cellule ma la sua mente bacata vola come il vento e riesce a immaginarselo con gli occhi azzurri di Matt mentre la fissa con la sua solita aria irriverente e sfrontata.

Le sue labbra si piegano involontariamente in un sorriso a quell'immagine anche se da ridere ce n'è ben poco.

Scosta di colpo la mano, si sente un idiota completa perchè, anche se fosse incinta, sarebbe ancora troppo presto per percepire anche solo un minimo rigonfiamento e lei non ha sintomi di nessun tipo, nausee, dolori, voglie strane; sarebbe presto anche per quelli.

Tira fuori dallo scatolo con decisione quella bacchetta di plastica, la maneggia con cautela come una reliquia preziosa perché sa che il suo destino dipende da lei, poi prende un lungo respiro e si decide ad iniziare.

Inutile rimandare oltre, il foglietto è abbastanza chiaro e anche un cretino lo capirebbe.

Linea singola: negativo, futuro e università salvi, nessun bambino con due genitori che nemmeno si parlano.

Due linee: positivo, ma di positivo non ci sarebbe nulla, lei neanche riesce a immaginarsi madre a quell'età, senza quattrini e con la sua intera vita da ribaltare.

Quando ha eseguito tutto alla lettera si mette sotto il neon della stanza per vedere ogni minimo segno, anche il più invisibile.

Il cuore le sta esplodendo, le sembra di stare per avere un infarto tanto le fa male nel petto per l'ansia dell'attesa, mentre le mani non ne vogliono smettere di tremare e impedirle di visualizzare bene le caselle bianche.

Davvero incredibile e beffardo che la sua intera esistenza dipenda da un pezzo di plastica e da una stupidissima linea che tra poco dovrebbe comparire e che spera vivamente rimanga da sola.

Si sforza di rimanere ferma, gli occhi le bruciano ma si concentra, le gambe oscillano nervosamente, non c'è neanche un centimetro del suo corpo che non sia scosso dalla tensione e quella manciata di secondi le sembrano durare un'eternità.

Pian piano una timida linea fa capolino in un riquadro, Ashley sussulta, il cuore le salta in gola con un tonfo, assottiglia gli occhi e se li stropiccia per vedere meglio mentre prega qualunque divinità esistente perchè nient'altro si colori su quel test.

Passano altri secondi e nulla cambia, tira finalmente un sospiro, per un attimo si era dimenticata di respirare e l'ossigeno le rinfranca i polmoni.

Aspetta ancora, altri secondi, altri battiti forsennati e tremori, lo sguardo fisso sulla casella bianca che pare non colorarsi.

La scruta, gira e rigira il test, lo avvicina alla lampadina, lo studia in controluce ma il risultato non cambia.

Rimane cinque minuti interi a osservarlo con un'attenzione maniacale, lo fissa e poi guarda l'orologio e poi di nuovo il test.

Alla fine arriva alla conclusione tanto desiderata: la linea è una sola, non ci sono dubbi, non è incinta, non diventerà madre.

L'adrenalina accumulata si riversa nel suo corpo, le gambe le cedono e non sente più forza nei muscoli, si accascia per terra, incredula per il pericolo scampato e col sollievo nel realizzare che un po' di fortuna nella vita le è ancora rimasta.

Non ha idea di come abbia fatto a sopravvivere in bilico tra la terraferma e un baratro profondo che l'avrebbe costretta a cambiare tutti i suoi progetti futuri e a prendersi la responsabilità di un bambino, al quale in quelle condizioni non avrebbe potuto assicurare una crescita decente.

Lo spavento è stato tale che si ripromette di non fare mai più una cazzata simile per nulla al mondo.

La prossima volta che accadrà, e se accadrà, sarà solo perché lo desidererà fortemente, non vuole ripetere l'errore di sua madre anche se, in cuor suo, sente che quel bimbo l'avrebbe comunque amato, nonostante tutto e non avrebbe potuto fare altrimenti.

Ci ripensa, non ci sarà nessun ammasso di cellule con gli occhi azzurri e in quell'attimo realizza che non c'è più nulla adesso che la tenga legata a Matt.

Sembra assurdo dirlo ma l'idea di quel figlio era l'unica cosa che avrebbe potuto rappresentare un collegamento tra loro e, adesso che è svanita, pur sentendosi di nuovo tornata a vivere e a sperare nei suoi obiettivi e sogni futuri, avverte di nuovo un orribile vuoto crescerle nel petto.

Non ha più motivo di parlargli, anzi, ha fatto bene a non dirgli niente fin dall'inizio e a non dargli un ennesimo disturbo.

Il suo viso felice e disteso si rabbuia improvvisamente.

Lui non c'è e adesso non esiste nemmeno il più piccolo motivo perchè ritorni, è finito tutto.

Si stringe le ginocchia e rimane ferma sul pavimento ghiacciato, lo sguardo fisso in un punto impreciso con ancora tra le mani quel test negativo e gli occhi che le si inumidiscono nuovamente.

Forse in parte sono lacrime di gioia per non aver dovuto stravolgere i suoi piani, ma è sicura che molte sono solo arretrati che pensava di avere smaltito ormai del tutto.

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** Il sole tornerà, se ci credi ***


Ciao a tutte!
Come promesso, aggiornamento più rapido!
Il capitolo è abbastanza lunghetto ma non mi andava di spezzarlo e togliere una parte più positiva dopo questa serie di capitoli bui, perciò spero che capirete e poterete pazienza!
La storia non è ancora giunta sul finire, devono accadere un bel po' di cose e vi avviserò per tempo quando si avvia al termine, non preoccupatevi!
Vi ringrazio tantissimo, come sempre e ringrazio anche le nuove lettrici!
Un abbraccio e buona lettura!


Cap. 28 Il sole tornerà se ci credi

 

Ashley appoggiò l'orecchio alla porta del bagno per captare anche il più impercettibile rumore esterno.

Aveva appena appurato di non essere incinta e di poter riprendere in mano le redini della sua vita disastrata e, forse, era davvero giunto il momento di darci un taglio con i piagnistei e di comportarsi da adulta forte e responsabile.

Non sembravano esserci rumori fuori e lei, con ancora stretto tra le mani quel test negativo, decise di uscire e rintanarsi in camera, per poi gettare l'oggetto del misfatto in un cestino lungo la strada per andare a lavoro ed evitare così qualunque rischio.

Spalancò la porta ma fece giusto in tempo a fare un passo in avanti verso la sua stanza che Michelle le piombò addosso come un avvoltoio con la sua preda.

«Ashley! Mancavi solo tu! Dai sbrigati!» le intimò, afferrandola per un braccio ma matenendo un tono di voce stranamento basso, quasi non dovesse farsi sentire.

«A fare cosa? Non capisco!» rispose balbettando, mentre con un rapido movimento nascose dietro la schiena la mano che reggeva quella bacchetta di plastica compromettente.

«Come, non ti ricordi? Oggi è il compleanno di Beth e le stiamo facendo una piccola sorpresa! Ne avevamo parlato giorni fa!» le spiegò, guardandola un po' male; quella povera ragazza in quegli ultimi giorni sembrava uno spettro che si aggirava per casa senza memoria o uno scopo nella vita.

«Oh, che sbadata! L'avevo proprio rimosso!» si scusò, abbozzando un sorriso imbarazzato.

Michelle la squadrò perplessa, poi sporse la testa di lato.

«Che hai là dietro?» domandò con curiosità non troppo ingenua, notando che la ragazza teneva innaturalmente un braccio nascosto.

«Niente di che!» esclamò Ashley, col cuore che le batteva all'impazzata; ci mancava davvero poco che finisse scoperta per una cavolata simile.

Michelle rimase interdetta qualche frazione di secondo, poi però riportò lo sguardo all'orologio e dimenticò il resto.

«Dai, andiamo! Beth tra poco si alzerà e dobbiamo farci trovare tutte in cucina!» le ordinò, senza lasciarle il tempo di opporsi e trascinandola per un polso.

Le amiche erano già tutte schierate ed Ashley, in un momento di confusione durante i preparativi, riuscì a eludere le occhiate delle ragazze e a seppellire il test nella pattumiera, sotto un discreto strato di rifiuti.

In fondo, a chi sarebbe mai venuto in mente di rovistare lì dentro?

Forse si faceva troppe paranoie e decise per una volta di pensare positivo.

La piccola festicciola mattutina riuscì alla perfezione e le cinque ragazze passarono dei momenti piacevoli, sedute tutte intorno alla tavola a conversare amabilmente del più e del meno.

Il clima si era così disteso che persino Ashley riuscì a scordare i pensieri che l'avevano afflitta fino a mezzora prima e a concedersi qualche sorriso sereno.

Non poteva durare ovviamente per sempre, e la sfiga ci mise un attimo a rimetterla sul suo radar.

Si era ormai fatta ora per ciascuna di loro di dedicarsi al dovere, c'era chi doveva andare a lavoro, chi a studiare e chi all'università, e le ragazze si affrettarono a sparecchiare, aiutandosi l'un l'altra per mettere a posto la cucina.

«Ragazze, venite un attimo, per favore!» urlò all'improvviso Colleen dal terrazzo sul quale si affacciava la sala da pranzo.

«Che è successo?» chiese Michelle, avviandosi verso la cugina.

«Ho combinato un macello, maledetta me! Pensavo di cambiare il sacchetto nella pattumiera ma quello vecchio era strapieno e ha ceduto, si è rovesciato tutto per terra!» si lagnò, mentre con le mai sui fianchi osservava il disgustoso disastro sul pavimento del terrazzo.

«Che schifo, Colleen! Non potevi stare più attenta!» piagnucolò Michelle, mentre puntava lo sguardo sul disastro ai suoi piedi, si rimboccava le maniche e legava i capelli in una coda alta, sbuffando.

«Non è colpa mia, l'ho detto mille volte di non riempire come una mongolfiera il sacchetto ma non mi ascoltate!» ribattè stizzita la maggiore.

«Sù non litigate, ragazze! Vi aiutiamo tutte, sono cose che possono succedere!» placò gli animi Beth, non intenzionata a farsi rovinare il giorno del compleanno da qualche stupida lite casalinga.

Ashley la seguì, le sue coinquiline aveva già iniziato a pulire e, quando si rese conto del pericolo che stava correndo, era ormai troppo tardi.

Arrivò in tempo per vedere Colleen contrarre la fronte, afferrare il suo test e subito dopo spalancarli per la meraviglia mista a terrore.

Il respiro le si mozzò e la sua mente stavolta non riuscì a farle elaborare alcun piano di riserva per togliersi dai guai.

Sperò solo che qualcun'altra tra le presenti potesse avere una ragione valida per aver usato un test di gravidanza in modo che l'attenzione non si rivolgesse solo a lei.

«Ehm, ragazze...non vorrei farmi i fatti vostri ma...questo sarebbe un test di gravidanza» dichiarò solennemente, mostrando come fosse un trofeo quella bacchetta sotto agli occhi sgomenti delle altre.

Il silenzio calò nel gruppo, le cinque ragazze si trovarono disposte a cerchio intorno all' 'arma del delitto', mute come pesci, immobili e capaci solo di lanciarsi occhiate di soppiatto l'un l'altra, come volessero individuare la colpevole tra loro.

D'improvviso non sembrava più una tranquilla e spensierata mattina qualunque, ma si era trasformata in una puntata di un telefilm giallo.

«Allora, sono la maggiore qui dentro e ci sono passata anche io quando ero più giovane – ruppe il silenzio agghiacciante Colleen, atteggiandosi da mamma dall'alto dei suoi 25 anni che sembravano molti di più dal suo tono – a quanto pare per stavolta è negativo ma... a chiunque di voi appartenga, voglio solo dire per le prossime volte che è importante proteggersi sempre, ok? E poi non possiamo permetterci un moccioso urlante qui dentro, quindi state attente!» raccomandò con tono premuroso, tornando a piegarsi per terra per continuare il lavoro interrotto.

Ashley tirò un sospiro di sollievo: Colleen non sembrava voler approfondire la questione e anche le altre, sebbene si fossero ammutolite e volassero sguardi sospettosi, lasciarono stare e ripresero le loro attività.

«Di certo non è mio! - proruppe, però, poco dopo Michelle, il suo viso sembrava freddo e pensieroso, quasi come se avesse riflettuto e qualcosa non le tornasse da quell'episodio, Ashley sussultò di riflesso, la cosa non prometteva nulla di buono – Purtroppo per me non vado con un ragazzo da quest'estate...- affermò, cominciando a puntare le ragazze e lasciando un'aura di sospetto e allusione che suonò come un'accusa nei confronti delle altre.

Lei, probabilmente qualche ipotesi sull'appartenenza di quel test cominciava a farla e non aveva intenzione di lasciare cadere la faccenda, non le piaceva per niente.

Il suo tono duro, in un certo qual modo, spinse tutte a difendersi, anche se questioni così personali non avrebbero dovuto essere oggetto di confessioni forzate, soprattutto tra amiche.

«Io prendo la pillola da anni, ormai! Lo sapete tutte!» si scagionò Colleen, autoeliminandosi da quella che si era tramutata in una spietata caccia al colpevole.

Michelle puntò lo sguardo verso Beth, cercando di controllare che le sue supposizoni si rivelassero esatte.

La bionda, sentendo il peso di quello sguardo di fuoco, si difese a sua volta.

«Ehi, non penserete davvero che sia mio? Io e Dean stiamo sempre attenti, siamo troppo giovani e un bambino rovinerebbe tutti i nostri progetti! E poi, se proprio non mi credete, ho il ciclo da tre giorni mentre il sacchetto non lo cambiamo da due...quindi è matematicamente impossibile!» ribadì con un tono alla Sherlock Holmes e un alibi di ferro alle spalle.

Eliminata anche lei, le ultime rimaste erano Ashley e Melissa e, anche se nessun'altra a parte la rossa era al corrente della verginità di quest'ultima, tra le due quella con più indizi a carico era sicuramente la prima.

Melissa rabbrividì: se le altre avevano addotto motivazioni più o meno plausibili e lei non poteva essere per forza di cose...l'unica rimasta era Ashley.

Non poteva crederci, in effetti l'aveva vista sconvolta nell'ultimo periodo, a casa Colleen non faceva altro che sostenere che avesse una relazione segreta, poi per ultimo c'era stata la sua confessione di qualche sera prima riguardo il fatto di aver ferito una persona per lei importante.

Davvero Ashley si vedeva con qualcuno ma teneva tutto segreto? Per quale motivo?

Forse era una relazione ancora agli inizi e della quale non era sicura o forse c'era qualcosa a causa della quale preferiva tenerla celata per il momento, i motivi potevano essere decine e non necessariamente sospetti ma, uno strano presentimento cominciava ormai a pulsarle dentro quando si trattava dell'amica.

Si voltò a guardarla, Ashley sembrava il ritratto della freddezza e le ricordò in maniera impressionante il suo atteggiamento il giorno in cui avevano incontrato Luke e Matt per strada.

Che fosse solo un caso?

Non ci capiva più nulla.

«Non è mio, non ne so niente, mi dispiace» risuonò la voce di Ashley, robotica, quasi troppo distaccata. I suoi occhi castani erano fissi in quelli di Michelle, altrettanto severi, pareva fosse in corso una sfida silenziosa tra le due e il motivo era chiaro a tutte.

Se quel test fosse appartenuto ad Ashley avrebbe significato che, prima di aver chiarito con Terence, lei se la faceva già con qualcuno, e questo Michelle non l'avrebbe proprio sopportato.

Rimase a puntarla per qualche secondo, mentre nessuna riusciva a spezzare quel silenzio pesante, poi si decise a spostare lo sguardo verso Melissa, che saltò in aria non aspettandoselo.

«Dunque è tuo?» domandò alla brunetta, annoiata e senza convinzione; quell'ipotesi era così bizzarra e poco concreta che non ci credeva nessuno. Melissa era la responsabilità fatta persona e nessuno riusciva a immaginarsela a fare sesso non protetto per poi ritrovarsi col sospetto di una gravidanza non desiderata.

Melissa scosse violentemente la testa. «Certo che no» balbettò imbarazzata, mentre Ashley volgeva leggermente lo sguardo su di lei.

«Quindi non è di nessuno di noi? - concluse beffarda Michelle, accennando un sorriso sadico – è evidente che qualcuno qui ha mentito.» disse, infine, sicura, incrociando le braccia sul seno e puntando casualmente gli occhi su Ashley, che però non mosse un muscolo.

Avrebbe potuto mentire e salvarsi, ammettendo l'avventura di una notte o una finta relazione ma non se l'era sentita di addossarsi qualcosa che non apparteneva al suo modo di comportarsi. Non voleva attirare l'attenzione su di sè e confidava nel fatto che comunque potesse aleggiare lo stesso un po' di sospetto nei confronti delle altre.

Anche Beth poteva aver mentito, e così Colleen o la stessa Michelle.

Di colpo tutte si osservarono con circospezione, come se d'improvviso avessero scoperto di non potersi più fidare l'una dell'altra ed era bastato un incidente casuale a determinare quella situazione.

«Beh, in ogni caso non lo scopriremo mai, a nessuna di noi crescerà il pancione tra qualche mese, quindi il caso è chiuso!» decretò Colleen, stanca di quell'atmosfera pesante e dell'atteggiamento eccessivamente accusatorio di Michelle.

Se anche qualcuna di loro avesse voluto tenere una cosa così intima per sè, non doveva giustificazioni di nessun tipo e lei invece le aveva obbligate a scagionarsi.

Lentamente ognuna riprese a fare ciò che aveva interrotto, Michelle girò i tacchi ed Ashley sentì un macigno addosso e capì di aver compiuto un ulteriore pericoloso passo verso la sua disfatta imminente.

 

 

Melissa attese con trepidazione la fine della lezione e, quando il professore decretò l'arrivo di quel momento, congedandosi con gli studenti e rinnovando l'appuntamento al giorno seguente, si affrettò come un lampo a riporre i libri e ad abbandonare l'aula.

Fece slalom tra le sedie e le borse dei suoi compagni di corso, in mezzo al chiacchiericcio e alle risate che si erano già diffusi tra i ragazzi, facendo attenzione a non travolgere qualche malcapitato che si trovasse nella sua traiettoria.

Non era mai stata il massimo dell'agilità ma quel giorno aveva un sorriso smagliante e una voglia di fare invidiabile che la rendeva più che scattante.

Si sentiva bene e viva come non le capitava da tempo e, se solo avesse saputo prima che bastava un pizzico di coraggio in più, di certo non avrebbe aspettato così a lungo.

In cima alle scale del secondo piano la attendeva Luke, poggiato mollemente con una spalla contro la parete, le mani in tasca e la sua classica aria sorniona.

Melissa arrossì violentemente e non potè evitare che le sue labbra si piegassero in un sorriso imbarazzato ma felice.

Rallentò la corsa quando lo vide, limitandosi ad avanzare a passi regolari mentre lui si staccava dal muro e procedeva nella sua direzione, venendole incontro.

Quando furono abbastanza vicini, Luke le sorrise, si abbassò su di lei, e avvicinò il viso al suo, con un movimento tenero e naturale.

Melissa non si scansò, stavolta non sarebbe andata così, si sollevò leggermente sulle punte per via della sua statura non proprio da gigante e unì le sue labbra con quelle del ragazzo, in un gesto che oramai era diventato una loro dolce consuetudine.

Il sapore di Luke, al quale si stava pian piano abituando, l'avvolse tutta, facendole avvampare le guance e dandole la sensazione di galleggiare sopra una nuvola, uno sciame impazzito di farfalle le svolazzò nello stomaco mentre si beava della morbidezza dei riccioli di lui, schiacciati contro la sua fronte, del solletico che le provocava il suo naso e di quelle mani caldi e sicure, appoggiate delicatamente al suo volto per racchiuderlo in una bellissima carezza.

Si erano già baciati durante quell'incontro chiarificatore di qualche giorno prima ma, ogni volta che succedeva, a Melissa sembrava fosse la prima.

Non smetteva di meravigliarsi e farsi sconvolgere da quelle emozioni per molte banali e non le importava di essere forse in ritardo per certe cose e di sembrare una ragazzina alla prima cotta seria.

Chi se ne fregava dell'età o del fatto che molte sue coetanee non si facessero più impressionare da un semplice bacio e avrebbero finito per prendere in giro la sua eccessiva sensibilità.

Per lei non poteva essere più meraviglioso di così e il resto era libero di andare a quel paese.

Sembrava tutto più facile da quando lei e Luke avevano deciso di prendersi del tempo per ufficializzare la loro relazione, con tutte le conseguenze anche non proprio positive che sarebbero derivate da quella decisione e, nel frattempo, avrebbero potuto approfondire la loro storia e nutrire i sentimenti reciproci.

Sì, era il piano giusto ed erano determinati a rispettarlo.

Per adesso si sarebbero limitati ad effusioni in luoghi protetti, come l'università o la casa di Luke, ma andava bene così, in fondo; ora che le loro intenzioni erano chiare e non c'era più paura, il futuro appariva come un traguardo limpido e sereno che avrebbero raggiunto insieme, mano nella mano.

Lentamente e anche un po' di malavoglia, le loro labbra si separarono, non prima di aver rubato un ultimo bacio leggero, gli occhi si incrociarono per qualche secondo, complici e più eloquenti di qualunque altra parola.

«Che ne dici, andiamo a pranzare?» propose Luke, ancora visibilmente estasiato.

La dolcezza e il candore di Melissa erano nuovi per lui e li adorava, come del resto succedeva con tutto ciò che riguardava la brunetta.

«Sì, per me va bene» rispose Melissa senza esitazione, poi gli prese la mano e insieme si avviarono verso la mensa, incuranti degli sguardi tutti intorno, troppo distratti dalla loro felicità per farci caso.

«Hai da fare, oggi pomeriggio?» domandò la ragazza, alle prese con la sua enorme porzione di insalata, dopo essersi accomodata di fronte a lui, in un angolo meno affollato della sala.

«Sì, dovrei vedermi con un amico, mi ha chiesto aiuto per un problema al computer o qualcosa del genere» le disse Luke calmo, con gli occhi fissi sul suo panino.

Il successivo silenzio di Melissa risuonò troppo strano e il riccio fu costretto ad abbandonare il suo pasto per sollevare lo sguardo e studiare il viso della ragazza, che trovò contratto in un'espressione a metà tra il sospettoso e il perplesso.

Luke sospirò, rassegnato «Andiamo, Mel, ti giuro che è la verità! Non starai pensando ancora alla storia dell'altro giorno?» si lamentò mentre addentava con voracità il suo primo boccone.

La bruna scrollò le spalle e volse lo sguardo verso la finestra con stizza, battendo i piedi in maniera nervosa.

«Beh, scusami tanto se l'ultima volta che mi hai detto qualcosa di simile ti ho visto poi in giro con una bella bionda!» sibilò stridula, rivelando tutta la sua gelosia dirompente, che strappò un sorriso tutto sommato divertito a Luke.

«Devi credermi, Jessica non mi piace! Prima di tutto è l'ex di Matt e, secondariamente, anche se fosse l'ultima donna rimasta sulla terra non vorrei comunque averci a che fare perché mi fa più o meno l'effetto di una medusa urticante appiccicata sulla schiena! - la informò con una smorfia di disgusto e ribrezzo sul volto, guadagnandosi comunque un'occhiata ancora non proprio convinta dalla sua compagna – Purtroppo devo sopportarla per un motivo ben preciso per il quale mi sono dovuto sacrificare!» le spiegò brevemente, togliendosi i capelli dalla fronte accaldata con un gesto rapido e facendole saltare ancora di più i nervi.

«Appunto! Non capisco perchè, allora, non puoi dirmi di cosa si tratti!» sbottò risentita, facendo cadere la forchetta sul tavolo e incrociando le braccia al petto.

«Ti prego, non insistere! Credi che sia facile per me nasconderti questa faccenda, ma...cerca di fidarti di me! Se tutto andrà come previsto presto non ci saranno più segreti e sono sicuro che un giorno capirai il perché del mio silenzio» cercò di persuaderla, riuscendoci in parte, visto che Melissa gli scoccò un'ultima occhiata, meno infastidita di prima, e riprese a sbocconcellare il suo cibo.

Nella sua testa cominciarono a frullare una serie di congetture che però non riusciva proprio a ordinare in un quadro completo.

Mancava qualcosa, un anello di congiunzione tra tutti quei segreti e gli strani comportamenti di molte delle persone che le stavano accanto.

Quasi come avesse avuto un'illuminazione inconsapevole, rizzò di scatto la testa, mandò giù il boccone e fissò Luke con insistenza, per poi schiarirsi la voce.

«Oggi è successa una cosa davvero sconvolgente a casa. - iniziò a raccontare, abbassando di poco la voce – è saltato fuori dalla pattumiera un test di gravidanza usato! Ti rendi conto?» esclamò, sporgendosi verso Luke.

«Beh, qualcuna si è sicuramente divertita!» commentò Luke, ridacchiando in maniera forse poco delicata, la sua ironia durò poco visto che Melissa mise sù un broncio infinito.

«Non fraintendermi...rispetto la tua decisione di aspettare, anzi sono più che d'accordo vista la situazione e sono sicuro che, quando avremo sistemato tutto, il nostro momento sarà ancora più speciale» le sussurrò a scanso di equivoci, prendendole la mano e carezzandole dolcemente il dorso col pollice.

Melissa sorrise, poi però si sbrigò a riprendere l'argomento «Tutte credono appartenga ad Ashley» rivelò schietta, portandosi il bicchiere alle labbra per bere, come niente fosse.

Luke, al contrario, ebbe una reazione molto meno sobria, rischiò di morire soffocato, prese a tossire furiosamente dopo quella rivelazione a dir poco preoccupante e si piegò in due sopra il tavolo, attirando l'attenzione di mezza sala mensa.

Se quel test era di Ashley ciò significava che...il solo pensiero lo faceva rabbrividire.

La sua faccia diventò scarlatta, mentre Melissa fu costretta a sollevarsi dalla sedia per provare ad aiutarlo in qualche modo ed evitargli un trapasso lento e doloroso.

«Santo cielo, Luke! Stai bene? Si può sapere che combini?» gli domandò agitata, battendogli dei colpi dietro la schiena, scossa dalla reazione esagerata del suo ragazzo, nemmeno fosse lui il responsabile della presunta gravidanza.

«Sì, sì, tranquilla, ora mi riprendo – la rassicurò a fatica, con la voce roca, tra gli ultimi colpi di tosse – e dunque...come fate ad essere sicure che fosse suo? Non siete in cinque là dentro?» provò a chiedere, per accertarsi che avesse capito bene.

«Mah, andando per esclusione pare che la candidata più papabile sia proprio lei!» lo informò, riprendendo a mangiare qualche forchettata dell'insalata.

A Luke invece si era chiuso lo stomaco.

Immaginarsi quell'impiastro di Matt - e la sua inesistente capacità di interagire coi bambini - con un neonato in braccio, non era certo qualcosa che avrebbe mai pensato di dover considerare, o perlomeno, non prima di una decina d'anni come minimo!

«Ma, ehm....alla fine era positivo o negativo?» le domandò col cuore in gola, tremando come una foglia sotto gli occhi più che allibiti di Melissa.

«Era negativo, per fortuna» disse lei, aggrottando le sopracciglia con sospetto.

Luke emise un sospiro di sollievo così potente da far sollevare tutti i tovaglioli posati sulla tavola, mentre Melissa aprì la bocca per lo stupore causato da tutte quelle reazioni melodrammatiche.

«Oh, cazzo, meno male!» esclamò lui nel frattempo, passandosi una mano sulla fronte sudata; erano stati dei minuti di tensione infernali ma per fortuna il peggio pareva essere stato sventato.

«Luke, ti stai comportando in maniera davvero strana...sembra quasi che tu ne sappia qualcosa...» insinuò la bruna, assottigliando gli occhi con aria minacciosa.

«Io? Ma come ti viene in mente? - rise lui, nervoso, grattandosi la nuca con la mano – mi metto solo nei panni di quella poveretta...insomma, come avrebbe fatto con un bambino, così giovane... l'università, il lavoro... non sono situazioni molto facili...e poi, lui non era pronto per diventare padre, accidenti!» gli scappò, infine, senza che potesse impedirlo, rendendosi conto solo un secondo dopo dell'immensa cazzata appena proferita.

«Lui chi, Luke?» tuonò Melissa, puntandolo coi suoi occhi verdi e indagatori, che sporgevano minacciosi da sotto la frangia.

Il ragazzo sudò freddo ma tentò di rialzarsi in qualche modo prima di combinare un bel casino.

«Intendevo chiunque fosse il presunto padre! Magari era giovane anche lui, impreparato a un cambiamento simile...non è difficile immaginarlo! Ci sono andato per logica!» si difese maldestramente, Melissa lo scrutò seria per qualche secondo, poi sospirò e riprese a mangiare.

Luke sospirò internamente: chiaramente Ashley aveva ben pensato di non informare Matt sulla 'insignificante' possibilità di poter avere un bambino e tutto per colpa di quel dannatissimo gioco del silenzio che si ostinavano a portare avanti da giorni, quando sarebbe stato sufficiente chiarirsi, parlare come due persone normali per capire che i sentimenti che li legavano non erano cambiati, erano anzi, forse, più forti di prima.

Solo che stavolta non avrebbe permesso loro di continuare in quella follia, stavolta sarebbe intervenuto per il bene dei due cocciuti e per la sua sanità mentale.

Maledetti testardi che non erano altro! Lo avrebbero di certo mandato in manicomio entro la fine dell'anno!

«Comunque, Ashley in questo periodo è diversa, ha lo sguardo spento, assente...sembra in un costante stato di infelicità o preoccupazione, deve esserci qualcosa che la fa soffire e magari, ora che ci penso, ha a che fare con l'episodio del test» affermò Melissa all'improvviso, provando a fare luce sul mistero che coinvolgeva la sua amica.

«Sì, ovvio...e non solo per quello...razza di idioti...» borbottò Luke, roteando gli occhi al cielo al pensiero di quanto quei due si stessero facendo del male per colpa della loro testardaggine e dell'orgoglio.

«Prego?» chiese Melissa, al quale le sue parole erano arrivate come un ronzio indistinto.

«Oh, niente, niente...beh, mi dispiace per la tua coinquilina, spero risolva i suoi problemi!» liquidò la faccenda Luke, sorridendo e pensando di tapparsi una volta per tutte quella boccaccia pericolosa, addentando il panino come se fosse a digiuno da giorni.

«Già...» mormorò scettica Melissa, mentre stava intenta ad osservare con un sopracciglio inarcato il bizzarro comportamento di colui che ormai poteva considerare il suo ragazzo, e decidendo che, per quella mattina, di stranezze e follie ne aveva già viste e sentite abbastanza.

 

 

L'ennesima giornata di lavoro stava per giungere al termine, Ashley sistemò le sue cose in borsa e riordinò la scrivania insieme a Carol, prima di controllare che fosse tutto a posto in giro e che potessero spegnere le luci e tornare a casa.

I suoi gesti si ripetevano meccanici mentre la testa era impegnata con altro: da due giorni, esattamente da quando era saltato fuori il test incriminato, a casa l'atmosfera era cambiata, Melissa la osservava preoccupata, pur non avendo il coraggio di chiederle conferma sul sospetto che avevano tutte, Michelle era diventata piuttosto fredda e le lanciava occhiate poco amichevoli, le altre ragazze cercavano di fare finta di nulla e di comportarsi cordialmente come sempre, ma era evidente che qualcosa si fosse incrinato e che solo il tempo forse avrebbe dato le risposte.

Sospirò, indossò il suo cappotto e strinse la sciarpa al collo, gettando indietro i capelli che vi erano rimasti incastrati.

Era voltata di spalle quando la voce di Carol la riscosse.

«Toh, guarda chi c'è?! Era da un po' che il tuo ragazzo biondo non si faceva vedere qui!» esclamò con un tono compiaciuto, aspettandosi la solita reazione infastidita di Ashley, che invece non arrivò.

La rossa fece in tempo a realizzare ciò che le parole della collega significassero che il suo cuore fece un tonfo violentissimo e le saltò in gola, rischiando di provocarle uno svenimento, mentre il suo cervello si sforzò di elaborare come fosse possibile una cosa del genere.

«Cosa? Dove?» chiese con la voce ridotta a un sussurro, tanto le mancava il fiato, si voltò di scatto, guardò con gli occhi spalancati e disperati fuori dalla vetrina e lo vide, appoggiato al muro di fronte.

Era proprio lui, il suo viso e i capelli chiari sbucavano per contrasto dal cappotto nero in cui aveva tuffato anche le mani per il freddo e i suoi occhi gelidi incrociarono quelli di Ashley, pietrificandola all'istante.

Da quanto tempo non si guardavano in quel modo, da quanti secoli non erano così vicini?

Forse una decina di giorni o poco più ma a lei sembravano anni e la sua mente venne invasa da infinite domande.

Perché era lì? Voleva chiarire? Voleva chiudere per sempre?

«Va' pure, che aspetti? Ci penso io a finire!» la incoraggiò Carol, sorridendole e carezzandole una spalla.

Aveva notato la reazione di Ashley, diversa da quella risentita e imbarazzata che aveva di solito quando lei si divertiva a stuzzicarla sui suoi presunti spasimanti, e aveva compreso che la questione, stavolta, dovesse essere seria.

Ashley le fece un cenno come per ringraziarla, poi si avviò all'uscita, con metà di lei che non vedeva l'ora di poter anche solo guardare di nuovo i suoi occhi o sentire la sua voce, e l'altra metà terrorizzata dal motivo di quella visita inaspettata.

Mosse le gambe a fatica, senza il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui, con la scusa di ripararsi dal vento freddo che tirava, poi con la coda dell'occhio lo scorse staccarsi dal muro e muovere dei passi nella sua direzione.

A quel punto fu costretta a sollevare gli occhi e lo puntò in viso, il suo solito viso bello ma terribilmente serio e quasi deluso.

Come non dargli torto, in fondo.

Ashley si rabbuiò subito, Matt era di sicuro lì per ferirla e chiudere definitivamente ciò che in realtà non era mai cominciato tra loro.

Lui la guardò e per un attimo gli passò per la mente di mandare a quel paese tutto il suo risentimento per stringerla a sè di nuovo, l'immagine del suo viso triste e quasi spaventato gli stritolò il cuore in una morsa e lo fece vacillare. Non la vedeva da troppo tempo e, se aveva pensato che i suoi sentimenti fossero cambiati o spariti del tutto si era sbagliato di grosso, perché erano lì testardi, più prepotenti e forti di prima.

Eppure non riusciva a ignorare la delusione che aveva provato quando Luke gli aveva rivelato che Ashley aveva temuto di aspettare un figlio da lui e non gliene aveva parlato, lo aveva escluso e ancora una volta aveva deciso lei di non farlo partecipe di qualcosa, che in questo caso, riguardava anche lui.

Il suo viso si indurì nuovamente: come aveva potuto tenerlo all'oscuro di tutto e decidere di affrontare da sola quel momento così delicato?

«Matt...» la sua voce dolce e sottile, carica di paure e colpe, lo riscosse e lo fece sussultare internamente ma non poteva rinunciare ad andare fino in fondo.

«Ho bisogno di parlarti...forse è meglio se ci spostiamo da qui» disse lui, impegnandosi di suonare gelido ma pentendosi subito dopo del suo tono distaccato quando vide gli occhi di Ashley abbassarsi e diventare immensamente bui.

Deglutì a fatica, poi la vide annuire debolmente col capo e cominciare a fare strada, allontanandosi dal negozio.

Rimasero in silenzio, come due estranei che non si conoscevano, l'imbarazzo era denso e si tagliava col coltello.

Giunti in un angolo più riservato si posizionarono l'uno di fronte all'altra, pareva ci fosse un muro invalicabile a dividerli nonostante fossero così vicini.

Non si erano cercati, Matt non l'aveva fatto per rispettare la sua volontà, convinto che la ragazza avesse ormai deciso di tagliare i ponti, lei, invece, per la paura di un rifiuto e per la vergogna nel mostrarsi dopo avergli rivolto quelle accuse così meschine.

«Me l'avresti detto?» esordì lui, facendole sollevare di scatto lo sguardo.

Ashley rabbrividì, all'inizio non capì di cosa stesse parlando, aggrottò le sopracciglia in cerca di risposte.

«Non capisco» mormorò, anche se un sospetto cominciò a farsi vivo in lei.

«Del fatto che c'era la possibilità che tu aspettassi un bambino da me. Pensavi di dirmelo, prima o poi?» chiarì lui, mantenendo comunque un tono fermo ma pacato.

Ashley chiuse gli occhi e prese un lungo respiro, tutto le fu chiaro e si sentì sprofondare.

Melissa doveva aver raccontato a Luke quello che era capitato a casa e lui doveva averlo riferito a Matt.

Espirò l'aria, si torturò le mani poi cercò di trovare le parole adatte per spiegare.

«Non sono incinta, Matt e Luke non avrebbe dovuto...» azzardò, ma lui la interruppe.

«Non prendertela con lui, era preoccupatissimo e l'ha fatto a fin di bene! - ribadì subito, correndo in difesa dell'amico, che aveva solo creduto fosse la cosa migliore per loro due e per cercare di farli riavvicinare - Senti, io non ti capisco. Perché hai affrontato questa cosa da sola? Se solo avessi chiamato sarei corso subito da te, non ti avrei mai abbandonato, lo vuoi capire? - continuò, provocandole un magone all'altezza del petto a quelle parole che credeva di non meritare – Ci sono sempre stato per te, ti ho sostenuto quando pensavi di crollare, ti ho accolta ogni volta che il dolore era troppo forte e...anche tu hai fatto tanto per me, anche se forse non te ne rendi conto. E stavolta, l'unica volta in cui esisteva un problema che riguardava entrambi...decidi che io non ho il diritto di saperlo e ti carichi sulle spalle un peso troppo grosso da portare da sola. » disse con la voce spezzata ma dura, mentre Ashley sentiva ritornare tutte le orribili sensazioni che l'avevano tormentata per giorni.

Quanta verità in ciò che aveva appena detto!

«Come avrei potuto farmi viva di nuovo? Con quale faccia avrei dovuto chiamarti dopo le cose tremende che ti ho detto quel pomeriggio? - ribattè, tremando e portandosi le mani al petto per il dolore – La verità è che mi faccio schifo, Matt, provo vergogna per me e per tutto quello che ti ho fatto! Non sai quanto mi dispiace e quanto sto soffrendo, se potessi tornare indietro non rifarei quell'errore mai più ma...indietro non si torna e niente potrà cancellare quello che è successo.» concluse a bassa voce, con gli occhi lucidi.

Matt non resistette a vederla così, si sporse in avanti, le prese le mani, fredde proprio come le sue, e l'avvicinò a sè, fissando quel viso stravolto dai sensi di colpa.

Sapeva che Ashley non era una stronza senza cuore ma quel giorno l'aveva ferito e lui aveva deciso di non farsi più sentire.

Avevano sbagliato entrambi e adesso ne pagavano le conseguenze.

«Sì, è vero, quel giorno mi hai fatto del male, mi sono sentito come messo da parte, cancellato in un istante ma...nonostante tutto tengo troppo a te Ashley e...non oso immaginare quanto ti sia sentita persa e ansiosa e...io potevo essere accanto a te se solo me l'avessi permesso, l'avremmo affrontato insieme come tutto il resto!» continuò a insistere, stringendole le mani e accarezzandole il dorso, mentre il cuore di Ashley si riscaldò a quel tocco confortante e nel sentire che a Matt importava ancora di lei.

Guardò gli occhi del ragazzo, non erano più freddi, si erano sciolti come neve al sole e riuscì a leggerci dentro una speranza.

Era tutto ormai compromesso o poteva esserci uno spiraglio?

«Avrei voluto dirtelo, credimi, ma... non volevo per l'ennesima volta coinvolgerti in un problema, non faccio altro che portare negatività e tristezza nella tua vita e... volevo solo evitare di saltare fuori con altre preoccupazioni e ansie, magari stavi già con qualche ragazza e...dovevo cavarmela da sola...» ammise, aggrappandosi alle mani di Matt, ancora ben salde nelle sue.

Il ragazzo scosse la testa con disappunto.

«Quando capirai che non sei un problema per me? - le spiegò, guardandola meravigliarsi e distendere il viso - E poi non sono stato con nessuna, non mi interessa...l'avevo detto solo perché ero incazzato e deluso» le confessò, spiazzandola e, allo stesso tempo, la rossa si sentì stranamente sollevata da quella dichiarazione che non si aspettava.

L'immagine di Matt tra le braccia di un'altra l'aveva tormentata come un incubo e non aveva il coraggio di ammettere che succedeva perché per lui cominciava a provare dei sentimenti diversi dalla semplice amicizia.

«Mi dispiace, è andata così, purtroppo...se fossi stata incinta te l'avrei detto, non ti avrei mai negato il diritto di saperlo...volevo solo risparmiarti un falso allarme, tutto qua e poi...non sapevo nemmeno se avresti voluto un figlio...io...ho avuto paura» cercò di giustificarsi, lentamente le sue mani scivolarono dalla presa salda di Matt, sembrarono tornati di nuovo distanti e, quell'attimo in cui aveva creduto di poter ricostruire il loro rapporto, era arrivato e fuggito via come il battito d'ala di una farfalla.

«Mi facevi davvero così insensibile e stronzo da abbandonare un bambino innocente dopo quello che ho passato con la mia famiglia?» domandò di colpo, contraendo la fronte per la delusione mentre Ashley si sentì mortificata per avergli dato un'impressione sbagliata, parevano non trovare un punto d'incontro e non facevano altro che avvicinarsi e respingersi a vicenda.

«Ma non esiste nessun bambino, Matt! - sbottò Ashley, tutta quella tensione e l'ansia accumulata negli ultimi giorni la fecero crollare definitivamente per poi chiudersi nuovamente in sè stessa – e comunque non mi va più di parlare di questa faccenda, ti prego» concluse, distogliendo lo sguardo e dirigendolo dalla parte opposta a quella del biondo, stretta nelle sue spalle in un atteggiamento di chiusura.

Matt si arrese, la guardò un'ultima volta affranto, capì che quella sera non avrebbero ricavato soluzione a nulla.

Troppi silenzi, troppe paure e incomprensioni ancora irrisolte che necessitavano di un po' di tempo per sciogliersi.

Si strinse nel suo cappotto scuro, prese una sigaretta e la accese, Ashley avvertì l'odore del fumo che gli ricordava da morire alcuni dei loro momenti felici trascorsi insieme, mentre una lacrime le scivolò sulla guancia e si perse sulla sua sciarpa.

«Bene, non parliamone più. - le accordò, infine – hai sempre deciso tu quando correre da me e includermi nei tuoi problemi o nei momenti di bisogno...e sei sempre tu a stabilire quando escludermi...vorrei solo che, qualche volta, provassi a metterti nei miei panni...» le disse con un tono che nulla aveva del risentimento o dell'odio, ma che, al contrario, suonava quasi come malinconico.

Ashley sentì il vento freddo che le lambiva il viso e un altro tipo di freddo, forse più devastante, dentro il cuore.

Le parole di Matt, vere e cupe, rispecchiavano tutti i suoi errori e forse adesso poteva avere la chiave per porvi rimedio.

Prima che potesse aggiungere altro, Matt era già di spalle, era diventato una sagoma nel buio, camminava lento e ancora più lentamente sparì dietro l'angolo, lasciandola sola con le sue riflessioni e i pensieri che non ne volevano sapere di fare le valigie e andarsene.

 

 

Arriva il momento in cui ti accorgi che certi consigli apparentemente inutili diventano i più preziosi del mondo.

Arriva anche quello in cui ti stanchi di concentrarti solo sui tuoi casini e sulle negaitività e cominci a guardare le cose anche da altri punti di vista, quelli che prima ti erano sfuggiti e che invece si rivelano troppo importanti per essere ignorati.

Per Ashley quei momenti erano giunti insieme, tutti in una volta, ed esattamente qualche giorno dopo l'incontro con Matt, quello che l'aveva destabilizzata e sconvolta, ma che le aveva lasciato dentro gli strumenti per schiarirsi le idee e capire i suoi errori.

Il ciclo non le era ancora tornato, ormai non riusciva più a quantificare il suo ritardo ma l'unica cosa che ricordava era l'avvertimento di Carol sui falsi negativi.

Erano rari e, anche se appariva un'ipotesi improbabile, c'era comunque una piccolissima percentuale di possibilità e lei voleva togliersi quel dubbio una volta per tutte.

Aveva comprato un altro test e stavolta non si era vergognata.

Era decisa, non voleva più avere stupide paure, doveva crescere, assumersi le sue responsabilità e affrontare la vita, qualunque cosa le avesse voluto mandare, bella o brutta che fosse.

Voleva fortemente che quello fosse il giorno in cui veniva al mondo una nuova Ashley, quella che alla fine avrebbe sconfitto tutti i suoi mostri e li avrebbe spediti a calci nel di dietro da dove erano venuti.

Mancava solo una cosa da fare: si fermò e d'improvviso le tornò in mente il buffo consiglio che le aveva dato Jessica qualche giorno prima, durante il loro movimentato scontro.

Chiuse gli occhi e si immaginò in un'isola deserta, lontana da tutto, e si chiese cosa avrebbe dovuto fare in quel momento.

Non ebbe dubbi, stavolta.

In quell'isola con lei, a condividere quel momento, avrebbe voluto Matt e così sarebbe stato.

Non avrebbe compiuto un altro errore, non voleva rinunciare a lui e, cosa più importante, arrivò alla conclusione che lui aveva il sacrosanto diritto di esserci nell'attimo in cui la loro vita poteva cambiare per sempre.

Non voleva più escluderlo e capì quanto lo avesse ferito nel tentativo di risparmiargli una preoccupazione.

Lui voleva esserci per lei, anche se sembrava assurdo, e allo stesso modo, Ashley lo voleva presente.

Quando bussò non aveva più alcuna esitazione e persino l'ansia per ciò che si apprestava a fare sembrava assente.

Matt aprì la porta, le sue labbra si dischiusero, gli occhi rivelarono una lieve sorpresa nel trovarsi quella ragazza davanti alla soglia ma gli angoli delle labbra si piegarono comunque in un sorriso impercettebile.

«Ashley?» fece con stupore.

«Già. Sai, il ciclo non mi è ancora tornato e la mia collega Carol dice che possono capitare i falsi negativi e così...sai lei se ne intende, sta provando ad avere un bambino e ha un libro talmente allucinante su come fare, fa quasi paura perciò..» prese a raccontare come un treno, senza nemmeno prendere fiato, di fronte a un Matt più che perplesso che appariva quasi divertito.

«Calmati, stai quasi per esplodere!» cercò di tranquillizzarla, sorridendo e appoggiandole una mano sul viso, gesto che la fece avvampare inevitabilmente.

Quanto cazzo era bella quella sensazione e quanto le era mancata?

Doveva essere stata proprio annebbiata per non essersi accorta di essere stracotta di lui se anche solo una carezza la mandava in visibilio.

«Quello che volevo dirti e il motivo per il quale sono qui è che...ho preso un altro test per togliermi il dubbio definitivamente e...stavolta voglio che ci sia anche tu, ho capito di averti fatto troppo male a pensare egoisticamente solo a me stessa. Non voglio escluderti, Matt, non voglio farlo mai più. Sto morendo dalla paura e così...ti andrebbe di morire dalla paura insieme a me?» gli domandò accennando un sorriso nervoso mentre sollevava i suoi grandi occhi castani, ondeggiando nervosamente con le ginocchia, timorosa della sua risposta.

Matt la osservò per qualche secondo, poi sorrise.

«Entra» le disse soltanto, facendole spazio, e in quel momento il mondo per Ashley cominciò a girare di nuovo dal lato giusto.

Il significato di quella parola sembrò andare oltre il senso letterale e intendere che lui l'aveva accolta nuovamente nella sua vita, senza remore.

 

«Quindi, com'è che funziona?» ripetè Matt per la centesima volta, mentre camminava avanti a indietro lungo la stanza, facendo aumentare esponenzialmente l'agitazione in Ashley.

«Te l'ho già detto, è semplice, una linea vuol dire negativo, due vuol dire positivo!» dichiarò Ashley annoiata, mentre spacchettava il test e si preparava per ripetere quel procedimento che suo malgrado aveva dovuto imparare.

«Scusa, non faccio che scordarlo! Sono un po' agitato!» si difese il biondo, senza accennare a voler smettere con quelle passeggiate forsennate.

Dire che era solo un po' agitato rappresentava un eufemismo, in realtà.

«Adesso capisci perché volevo sbrigarmela da sola?» gli rinfacciò ironica la rossa, adesso riuscivano persino a scherzare e ad Ashley, nonostante la situazione non proprio rilassante, sembrò di vivere un sogno.

«Dai non fare così! Devi capirmi, per me è la prima volta che mi trovo in un casino simile! Di solito sono attento ma quel giorno...mi hai fatto perdere la testa...l'ho sempre sostenuto che sei una specie di maga!» ribattè, cercando di rimanere fermo per un attimo,

«Guarda che è la prima volta anche per me, che cosa credi?» si premurò di fargli notare, lanciandogli un'occhiataccia.

Matt strabuzzò gli occhi e si avvicinò alla ragazza.

«Vuoi dire che non ti era mai capitato, con nessuno dei tuoi ex?» domandò, incuriosito.

«Certo che no, sono una persona responsabile ma...quella volta, volevo solo...io avevo bisogno di te, lo volevo con tutta me stessa e...quando ci sei tu mi sento così leggera, non riesco a pensare più a nulla, non so come fai!» ammise, balbettando appena e arrossendo quando Matt avvicinò il viso al suo, sfiorandole la fronte coi suoi capelli, i suoi begli occhi così vicini da farle accelerare i battiti.

Sempre i soliti sintomi inspiegabili.

'Non ti innamorare, non ti innamorare, santo cielo, non ora!' prese a ripetersi in testa, cercando di rimanere razionale.

«Ed è una cosa positiva?» le chiese lui con tono provocatorio e sensuale, piegando le labbra in un sorriso.

«Beh, direi di no se siamo qua con un test di gravidanza da fare!» lo aggredì Ashley, senza dargliela vinta, staccandosi da lui e riprendendo il controllo del suo corpo.

Matt sbuffò, poi fece per prendere il pacchetto di sigarette per fumarne una, ne aveva un disperato bisogno per stemperare l'ansia ma poi si ricordò che, teoricamente, c'era qualcuno a cui poteva fare del male, lì dentro.

«Cazzo, che idiota, non posso! - esclamò, riponendo in tasca la sigaretta e scompigliandosi i capelli per l'agitazione – non posso fumare, farebbe male a nostro figlio, non è così?» domandò ad Ashley, che però adesso si era immobilizzata e lo fissava intontita.

«Che hai detto?»

«Che farebbe male...»

«Non quello...l'altra cosa» insistette.

«Nostro figlio - ripetè Matt, tranquillo, senza capire la meraviglia di Ashley – è nostro, non è così?»

«Sì, certo...è solo che...fa un po' impressione sentirtelo dire» ammise sinceramente, abbandonandosi a un sorriso incerto.

«Dovrai farci l'abitudine, se sul serio abbiamo fatto centro quella volta» scherzò, provando ad alleggerire la tensione e ci riuscì.

Ashley rise, abbassò lo sguardo e si diede della stupida per non aver chiamato Matt la prima volta.

Lui era meraviglioso e gliene stava dando l'ennesima prova, la testarda era solo lei che si ostinava a non accorgersene.

«Non hai paura?» gli domandò dopo, sollevando gli occhi, desiderosi di incontrare i suoi.

«Certo che ne ho, sto morendo dalla paura ma...siamo qui e in qualche modo ce la caveremo, no?» la rassicurò, carezzandole i capelli e facendola commuovere.

Gli occhi le diventarono lucidi ma si girò dall'altra parte, facendosi subito forza e trattenendo le lacrime.

«Bene, allora io vado» lo informò, sicura, dopo aver preso un bel respiro.

Si avviò verso la porta del bagno ma notò che Matt la seguì e le stava dietro.

«Si può sapere dove stai andando?» gli domandò allora, accigliata, voltandosi.

Matt non si scompose e assunse l'espressione più ingenua della terra.

«Entro con te, mi pare ovvio!» rispose, ed ecco di nuovo la sua proverbiale faccia da schiaffi, ad Ashley era mancata ma magari in quel momento non le pareva il caso che lui la sfoggiasse con così tanta naturalezza.

«Hai capito che devo farci la pipì sopra questo coso, vero?» gli chiese, puntandogli la bacchetta di plastica davanti al naso, con aria minacciosa.

«Ashley, tesoro mio, abbiamo fatto sesso...credo di aver visto chiaramente tutto quello che c'era da vedere, ormai!» la provocò sfrontato, facendola irritare e suscitandole una certa voglia di sbattergli quella porta in piena faccia.

Magari era in tempo per rettificare, forse il Matt sfacciato non le mancava poi così tanto.

«Oh, grazie mille per avermelo ricordato! Non saremmo qui se non l'avessimo fatto!- ribattè sarcastica, strappandogli una risata sincera – e comunque non è la stessa cosa, non ti voglio qua dentro, e adesso lasciami la mia dannata privacy e sparisci!» gli ordinò, puntandogli le mani sul petto e spingendolo indietro fino a lasciare almeno due metri di distanza tra lui e il bagno.

«Però non è giusto, mi lasci qua a morire di ansia mentre tu puoi vedere subito il risultato! Sei crudele!» si lamentò il biondo, provando a impietosirla ma non ottenendo nulla.

«Senti, ti prometto che uscirò subito così potremo vedere insieme quello che spunta!» lo rassicurò lei, ammorbidendosi e comprendendo esattamente come Matt si stesse sentendo in quegli istanti di attesa.

«Grazie, Ashley» disse lui, stavolta si fece serio, poi la guardò intensamente, le sue mani si posarono morbidamente sul suo viso, racchiudendolo.

Ashley sussultò e si abbandonò a quella sensazione dolcissima.

Ne aveva avuto un gran bisogno in quei giorni, pensava che non avrebbe più provato una tale gioia e che le mani di Matt o le sue labbra non l'avrebbero più sfiorata e invece era lì e stava succedendo.

Realizzò quanto fosse prezioso ciò che lui riusciva a trasmetterle semplicemente con una carezza e lo capiva solo adesso, dopo averne assaporato la triste mancanza.

Matt aveva un valore inestimabile per lei e tra loro si era creato un legame che difficilmente avrebbe potuto ignorare, da quel momento in poi.

Socchiuse gli occhi, dischiuse le labbra e le unì con quelle di lui, perdendosi di nuovo nella loro morbidezza e in quella sensazione di completezza che provava ogni volta che si toccavano.

Era tutto perfetto, loro, l'universo, i problemi, tutto sembrava tornare in ordine quando si baciavano.

Si aggrappò al suo maglione, lo strinse con tutte le forze, aveva bisogno di sentire il suo appoggio, la sua presenza, soprattutto in quel momento così delicato che li coinvolgeva entrambi e che come una stupida aveva creduto di poter superare da sola, lasciandolo fuori.

Quando si staccarono, Matt le accarezzò la guancia, sorridendole, rimase vicino a lei, ancora ad un passo dalle sue labbra, guardò i suoi occhi e le sussurrò piano.

«Andrà bene ma, in caso contrario...lo affrontiamo insieme, ok?» la confortò, asciugandole una lacrima dispettosa che non era riuscita a trattenere per quel turbinio di emozioni forti che l'avevano scossa contemporaneamente.

Ashley annuì, incapace di parlare, gli rubò un ultimo bacio, col cuore gonfio di felicità per aver intuito che lui l'aveva davvero perdonata e che poteva andare tutto per il meglio, bastava crederci.

Quando uscì dal bagno, si strinsero insieme davanti a quel test, Matt avvicinò la mano a quella di Ashley, gliela tenne forte per incoraggiarla e anche perchè lui stesso ne sentiva un disperato bisogno; rimasero così, in religioso silenzio, finchè passarono i minuti e alla fine si portarono via ogni paura.

«É negativo» dichiarò Ashley, col cuore in gola e la voce ancora tremolante.

«Ne sei sicura?» chiese Matt, strappandole il test di mano e studiandolo con cura.

«Ma sì, vedi? É una sola linea! Non ci sono dubbi!» esclamò felice, indicandogli il riquadro mentre il suo viso pallido riprendeva il solito colorito.

«Quindi non saremo genitori?» domandò Matt, ancora incredulo.

Già si era immaginato a dover vendere qualsiasi cosa pur di mantenere quello scricciolo inaspettato e ...l'avrebbe anche fatto con piacere ma di sicuro, col senno di poi, era meglio così.

«No, stavolta penso proprio sia inequivocabile!» esclamò Ashley, poi per l'estrema felicità si gettò tra le braccia di Matt che l'accolse stringendola forte e tenendosela sul petto come non gli capitava da molto.

Poteva fermarsi il tempo?

Di certo entrambi in quel momento lo desiderarono ardentemente.

«Cavoli, non ero pronta per diventare madre!» disse Ashley quasi come fosse una liberazione, mentre ancora stava col viso sprofondato sul torace di Matt e assaporava il suo calore e il suo solito profumo, tutte cose che ebbero un immediato effetto calmante.

«Figurati io! In questo momento vorrei soltanto correre via con te, sdraiarmi a guardare il cielo e ubriacarmi come se non ci fosse un domani!» esclamò fuori di sè dalla gioia e finalmente leggero.

Ashley scoppiò a ridere con tanta spontaneità che a Matt apparve più bella di quanto ricordasse, si allungò su di lei e la baciò senza pensarci due volte.

Lei non si irrigidì nemmeno un po', si abbandonò al suo corpo, ricambiò il bacio e a quello ne seguirono tanti altri, come se di colpo avessero deciso di recuperare tutti gli arretrati e cancellare con una spugna i momenti passati, i silenzi, le incomprensioni e tutte le cose negative.

Ashley si attaccò al suo collo, lo circondò con le braccia, prima esitanti poi decise, intrecciò le dita ai suoi capelli mentre le loro lingue si rincorrevano e sfioravano in una dolce danza, animate da quell'euforia incontenibile.

Quasi persero l'equilibrio, poi Ashley finì contro la parete, spinta dalla passione repressa che era scoppiata tra loro e con una smorfia di fastidio interruppe quella serie di baci e sorrise sulle labbra di Matt.

«Dovresti metterci un divano, qua dentro. É scomodo, sai?» gli propose, scherzando, abbracciandolo e poggiando la testa sulla sua spalla, con naturalezza, tutto l'astio e il gelo erano scomparsi, sostituiti da una bellissima primavera.

«Magari provvedo, per la prossima volta» disse lui, scontrando il naso col suo e baciandole di nuovo le labbra.

La prossima volta.

Non voleva chiudere con lei, Matt la voleva ancora nell sua vita e quella frase, pur portando una ventata di serenità in Ashley, le ricordò anche quanto si era comportata da stupida e la sensazione di non meritare nulla faticava ad andarsene.

Si staccò a malincuore da lui, lo fissò con intensità negli occhi mentre i suoi si fecero più scuri, il ragazzo la percepì tremare e farsi più rigida tra le sue braccia.

«Matt, ascolta...mi dispiace così tanto...io non intendevo dirti tutte quelle cattiverie, sei importante per me e...non so cosa mi è preso quel maledetto pomeriggio, la paura mi frega sempre e...sta succedendo tutto così in fretta tra noi che mi ha stordito!» si scusò, carezzandogli il viso con le mani e perdendosi nei suoi occhi azzurri.

Matt la bloccò e le pressò delicatamente un dito sulle labbra per farla smettere.

«Non dirlo più, lo so, va tutto bene. Ho sbagliato anche io...mi sono fatto trasportare dai miei sentimenti senza capire che così facendo ti ho messo addosso tanta di quella pressione! Non sei in una situazione facile e...credo che dovremmo ricominciare daccapo, con calma, senza affrettare le cose. Sei d'accordo anche tu?» domandò, circondandole i fianchi e stringendola a sè.

«Sì, è la cosa migliore da fare!» concordò la rossa, posando le mani sulle sue spalle mentre il mondo fuori era solo un lontano ricordo.

Qualcosa stava cambiando ma la fretta non era mai una buona consigliera e solo il tempo avrebbe rivelato dove gli eventi li avrebbero condotti.

Per ora stavano lì, abbracciati e felici di essersi ritrovati grazie anche a un test di gravidanza e una paura folle che li aveva uniti e riavvicinati più di prima.

Chi l'avrebbe mai detto che una confusione del genere avesse potuto rappresentare la loro salvezza?

A volte anche gli imprevisti servono a qualcosa di buono e soprattutto gli amici, quelli veri, Jessica, Luke e Melissa, i quali ciascuno, più o meno consapevolmente, avevano fatto in modo che quel piccolo miracolo avvenisse.

«Avrai tanto da raccontarmi, suppongo! Ti va di rimanere un po' da me, magari ti faccio un tè, un caffè, una cioccolata, quello che vuoi!» le propose Matt, i due avevano troppe cose arretrate da chiarire e fuori aveva appena cominciato a piovere, quindi, quale momento migliore per una chiacchierata?

«La cioccolata andrà bene e fanne tanta! Ho troppe cose da dirti!» gli raccomandò Ashley sorridendo, Matt le diede un bacio sulla guancia, poi lei sciolse la stretta e lo lasciò libero di allontanarsi.

«E io ho tutto il tempo che desideri!» le ribattè, lanciandole un'occhiata di intesa.

Ashley si accomodò sullo sgabello, volse la testa, guardò la pioggia che scrosciava impietosa sui vetri mentre dentro di lei il sole splendeva più che mai e creava un contrasto meraviglioso.

Avrebbero parlato ma stavolta era sicura che, lentamente, tutto sarebbe andato per il meglio.

 

 

 

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Capitolo 29
*** Calma apparente ***


Ciao a tutte!
Stavolta finalmente un capitolo di una lunghezza decente e che non vi costringa a stare troppo tempo a leggere! Diciamo che si concentra molto sull'incontro tra i due protagonisti che ero stata costretta a tagliare lo scorso capitolo per non farlo diventare immenso!
Probabilmente le cose da qui in poi cominceranno a prendere una piega non proprio piacevole per i due e penso lo capirete già da questo capitolo!
Ringrazio sempre tutte coloro che seguono e vi mando un abbraccio, ci sentiamo presto, dovrei aggiornare di nuovo in tempi brevi!

Cap. 29 Calma apparente

 

Ashley si guardò intorno lentamente, studiando ogni singolo metro di quella stanza non troppo ampia.

Dovette pizzicarsi di nascosto il braccio per convincersi definitivamente di non trovarsi all'interno di un bellissimo sogno: era tutto vero, le centinaia di foto appese alle pareti come un tappeto di immagini, le apparecchiature dello studio fotografico sparse un po' ovunque, lo sgabello alto sul quale era appollaiata coi gomiti puntati sul tavolo e quella tazza calda tra le mani, che emanava un dolcissimo profumo, in armonia col suo stato d'animo finalmente sereno dopo giorni di tempesta.

E per finire lui, seduto alla sua destra: Ashley si voltò e rimase imbambolata a fissarlo quasi incredula.

Come era possibile che, dopo giorni orribili in cui aveva temuto di averlo perso per sempre, adesso era proprio accanto a lei, nello stesso pomeriggio in cui avevano sventato la possibilità di diventare genitori e si erano ritrovati come fosse la cosa più naturale e giusta del mondo e quella sensazione la faceva stare immensamente bene.

Continuò a guardare il suo bellissimo profilo, mentre Matt era intento a immergere il filtro del tè nell'acqua bollente, gli occhi chini, concentrati ma sereni, gli angoli delle labbra impercettibilmente piegati verso l'alto a dimostrare quanto fosse a suo agio e senza preoccupazioni, una sfumatura che solo chi lo conosceva bene riusciva a notare.

Si rese conto che, se cominciava a far caso a quei dettagli insignificanti per gli altri, questo doveva certo significare che si stava spingendo oltre con lui, che lo guardava con occhi diversi e che adesso davanti a lei non c'era più quel ragazzo strano e spesso irritante dei primi tempi, ma la persona che il suo cuore iniziava a desiderare sotto un'altra luce.

Il peso del suo sguardo fisso su di lui raggiunse il ragazzo, che sollevò di scatto la testa, inarcò un sopracciglio nel vederla assorta a contemplarlo ma subito dopo sorrise a causa della reazione di Ashley, la quale, colta in flagrante, era arrossita violentemente e si era portata con troppa foga la tazza alle labbra.

«Ahia, è bollente!» si lamentò com'era prevedibile, portandosi una mano davanti alla bocca e contraendo il viso in una smorfia di dolore.

Matt rise, facendola infuriare ancora di più e assumere un'espressione a metà tra il tragico e il buffo.

«Devi stare più attenta, anche se, mi rendo conto di essere una distrazione troppo grande per te» commentò col suo solito tono provocatorio e uno sguardo furbo e sexy allo stesso tempo.

«Va' al diavolo Matt, chi ti credi di essere? Ti ricordo che non sei l'unico ragazzo sulla faccia della terra!» si difese lei, vagamente imbarazzata, voltando la testa e sollevando con fierezza la fronte per poi prendere a soffiare con decisione sul dolce contenuto della tazza fumante, che poco prima aveva rischiato di ustionarle la gola.

La sua reazione non fece altro che far scoppiare a ridere per la seconda volta il biondo, che stavolta però cercò di soffocare la risata dietro una mano per non mettere di nuovo alla prova l'orgoglio della ragazza.

Era sempre la stessa testarda e ostinata, costantemente impegnata a cercare di cadere in piedi come un gatto ma, forse, era proprio per questo che le piaceva in maniera così misteriosa, ormai persi in quel sottile gioco di seduzione che a volte li portava in paradiso e altre faceva un male cane.

«Mi sei mancata, lo sai?» le confessò d'improvviso, prendendole una mano e stringendola.

Ashley, frastornata, non capì più niente, tornò a guardarlo e dischiuse le labbra.

Se Matt aveva in programma di farla morire d'infarto quella era di sicuro la tattica giusta.

«Anche tu» disse soltanto, con un soffio di voce, mentre lui si allungava, la raggiungeva e le depositava un bacio leggero come una carezza, al quale Ashley non esitò ad abbandonarsi.

Un tuono li riscosse facendoli sussultare, fuori il temporale imperversava e non accennava a smettere ma in quella stanza Ashley, con quella cioccolata calda e il calore che le infondeva la presenza di Matt, si sentiva protetta e al sicuro e con una rilassatezza addosso che non provava da giorni.

Pure se il mondo al di là di quella porta era grigio e freddo, non aveva pietà di lei e non faceva che tentare di metterle i bastoni fra le ruote, in quel momento non poteva importarle di meno.

«Adesso vuoi raccontarmi per filo e per segno come sono andate le cose?» le propose quindi Matt, rimettendosi dritto sullo sgabello e prendendo un sorso del suo tè.

Ashley si strinse nelle spalle, poi allungò le maniche del suo largo maglione a righe fin sopra le nocche e racchiuse tra le mani la tazza ancora calda.

«In realtà non c'è molto da dire, mi sono accorta per caso di avere un ritardo e...il resto è facilmente prevedibile.» liquidò la cosa la rossa, assumendo uno sguardo cupo al ricordo di come si era sentita in quel momento.

«Sai, quando Luke è venuto da me, pallido come uno straccio, per raccontarmi quello che aveva saputo da Melissa...la prima cosa alla quale ho pensato non è stata tanto il fatto che avevo rischiato senza saperlo di poter diventare padre...la prima cosa che ho fatto è provare a immaginare quanto tu ti sia dovuta sentire sola e abbandonata dal mondo intero a fronteggiare qualcosa più grande di te e che poteva sconvolgerti la vita. - iniziò Matt, serio e con lo sguardo perso davanti a sè – Certo, non nego che poi è subentrata l'amarezza di averlo dovuto scoprire solo dopo e oltretutto da Luke ma...ero arrabbiato perché avrei dovuto e avrei voluto essere con te in quel momento e tu me l'avevi impedito» aggiunse, voltandosi a guardarla.

«Mi dispiace tanto, Matt, credimi ma...noi avevamo litigato per colpa mia e...non volevo darti altre preoccupazioni, è stato solo per questo motivo che ti ho tenuto all'oscuro di tutto» si giustificò Ashley, sperando che il ragazzo capisse.

«Tranquilla, è tutto a posto, adesso» le sorrise lui ed Ashley fece subito lo stesso..

«Ammetto che non è stato facile, soprattutto perchè...non so come spiegarti ma, mi sono sentita come se su di me incombesse lo stesso destino di mia madre, capisci? Mi sembrava quasi una maledizione che mi avrebbe costretto in futuro a comportarmi come lei. Non riuscivo a darmi pace, non volevo fare i suoi stessi errori e finire per non sopportare o, peggio, magari odiare un giorno mio figlio...questa cosa mi terrorizzava più del fatto di dover rinunciare ai miei progetti, all'università...» gli rivelò Ashley, le sue mani adesso tremavano mentre la voce le si era arrochita e quasi sembrava fare fatica a passare dalle sue corde vocali.

«Ma questo sarebbe stato impossibile» decretò Matt sicuro, facendole ruotare la testa con curiosità.

«Come fai a dirlo?» chiese Ashley, gli occhi spalancati, desiderosi di certezze e di conforto alle sue paure.

Matt abbandonò lentamente la sua sedia, si avvicinò ad Ashley, le sollevò il mento con una mano e si portò all'altezza dei suoi occhi, turbati da quei ricordi.

«Semplice, non avresti mai e poi mai potuto far passare a tuo figlio quello che tu hai vissuto sulla pelle – le sussurrò con un tono così gentile da darle immediatamente sollievo a quelle brutte sensazioni – Nella normalità dei casi i figli per i genitori sono il dono più grande ma noi due sappiamo che purtroppo non sempre è così...e per questo motivo che non avremmo potuto che amare nostro figlio, a prescindere dal fatto che non fosse stato programmato o che sarebbe arrivato in un momento sbagliato. Non gli avremmo mai permesso di soffrire come è successo a noi, di provare quel dolore lancinante che ti fa sentire rifiutato, indegno persino di stare al mondo. - le spiegò, carezzandole il viso e facendole sgorgare qualche lacrima per l'intensità di quelle parole che la colpivano dritto nel profondo dell'anima, come solo lui riusciva a fare – Smettila di farti condizionare dall'ombra di quella donna, tu non sei e non sarai mai come lei e...sono sicuro che un giorno, se lo vorrai e quando sarà il momento giusto, saranno proprio le esperienze che ti hanno segnato a renderti una madre meravigliosa» le disse infine, mentre Ashley fu costretta a tuffare la testa nel petto di Matt per soffocare qualche singhiozzo di gioia che lui le aveva tirato fuori con quel discorso.

Come diavolo faceva quel ragazzo così sfrontato a trasformarsi all'improvviso nella persona più matura e sensibile che conoscesse, capace di leggere dentro il suo cuore e di trovare le parole più adatte e perfette per salvarla dal baratro dentro il quale rischiava troppe volte di cadere.

Che fosse nient'altro che l'angelo custode con il quale il destino l'avesse fatta scontrare per caso?

«Devi smetterla di farmi commuovere, dannazione! Ti odio quando fai così, lo sai? - biascicò con ancora la faccia spiaccicata contro il suo maglione, poi sollevò la testa e lo fissò, sorridendo – in ogni caso siamo stati fortunati, ti immagini che casino per quel bambino crescere con due genitori che non stanno nemmeno insieme?» provò a sdrammatizzare, asciugandosi in fretta le lacrime dal viso.

«Magari invece dovremmo starci insieme!» la spiazzò Matt, facendola sbiancare mentre ancora la teneva tra le braccia.

Ashley lo fissò, per qualche secondo le venne impossibile persino rispondere, poi la sua espressione mutò, passando dallo sconcerto fin quasi al comico.

Scoppiò a ridere.

«Figuriamoci! Non faremmo altro che litigare e dircene di tutti i colori a qualsiasi ora del giorno!» ribettè, con ancora addosso però una strana ma bella sensazione che era scaturita dall'affermazione del ragazzo.

«Sì, in effetti è probabile. Ma per riappacificarci faremmo anche un sacco l'amore, quindi non mi sembra una prospettiva così terribile!» le fece notare lui con estrema tranquillità, lasciandola ancora più imbarazzata.

«Ok, mi sa che per oggi hai detto già abbastanza cazzate!» lo riprese bonariamente Ashley, sorridendo con l'aria di chi, in realtà, era rimasta piacevolmente colpita dalle sue parole.

Chissà perché l'immagine di loro insieme, come una vera coppia alla luce del sole, a condividere ogni giorno, le gioie e i dolori, a fare l'amore e non solo sesso, le aveva provocato un lieve sussulto dentro, come se qualcosa di fosse smosso.

Seguì un attimo di silenzio in cui i due ragazzi si guardarono negli occhi, una scintilla particolare li aveva attraversati, un luccichio misterioso che dimostrava una nuova consapevolezza nel loro rapporto, maturato e arricchito da qualcosa in più che non avevano intenzione di ignorare.

Matt fece scivolare le mani sui fianchi di lei, la attirò dolcemente a sè e, invece di farla tornare a sedere sul suo sgabello, la invitò a prendere posto sulle sue ginocchia, per tenerla stretta ancora e poterla sentire vicina.

Lei non rifiutò, si lasciò guidare di buon grado ed ebbe appena un brivido sulla schiena e un attimo di imbarazzo quando si rese conto di quella posizione così intima, forse un po' troppo da fidanzati e molto poco da qualunque cosa fossero loro.

Sembrava tutto così diverso e bello allo stesso tempo e si adattarono presto a quel cambiamento, senza disagi o tensione.

Lui le circondò la schiena con entrambe le braccia per avvicinarsi a lei e stavolta fu il suo turno di sprofondare sul petto di Ashley, che a sua volta lo accolse amorevolmente, posò il mento sulla sua testa e prese a carezzargli i capelli e a giocare distrattamente con alcune ciocche più lunghe.

Il rumore della pioggia, il calore dentro la stanza e quella enorme e sconfinata pace che era esplosa di colpo nel momento in cui si erano abbracciati.

Era una sensazione talmente familiare e rassicurante che, silenziosamente, dentro ciascuno di loro, cominciò a risuonare la stessa domanda.

'Sei forse tu, allora, la mia casa?'

«E dunque, adesso le tue coinquiline sanno che hai avuto una relazione con qualcuno?» domandò poi Matt, rompendo il silenzio e staccandosi leggermente dal seno di Ashley.

Lei annuì debolmente e si irrigidì appena tra le sue braccia.

«Già, non mi dicono niente ma il loro atteggiamento è cambiato, a volte sembrano in difficoltà quando mi parlano, è come se qualcosa si fosse rotto. Per non parlare di Michelle, lei mi guarda in cagnesco ogni volta che ne ha l'occasione!» gli raccontò la ragazza, posandogli le mani sulle spalle e muovendole come a volergli fare un leggero massaggio.

«Posso immaginare, deve essere stato un colpo per lei scoprire che qualcuno, addirittura, avesse osato tenerle nascosta una parte della propria vita privata!» disse in maniera sarcastica Matt, sfoggiando un ghigno stavolta amaro.

Conosceva bene Michelle e quanto amasse avere tutto sotto controllo e stare al centro dell'attenzione.

Le aveva voluto bene per molti anni, fin da quando lei era solo una bambina di cinque anni o poco più, come fosse stata la sua sorellina minore, e forse proprio questo non era mai andato giù alla bella castana, che da lui avrebbe preferito un diverso sentimento, non ricambiato purtroppo.

«Non credo sia solo per quel motivo, avrà fatto due calcoli e capito che il mio piccolo 'incidente' risaliva a prima che avessi parlato e chiarito con Terence. Tiene molto a suo fratello e non avrà gradito la cosa, deve averla presa come una mancanza di rispetto a lui e di conseguenza anche a lei!» spiegò Ashley, abbassando lo sguardo mesta.

«Se solo sapesse che per giunta l'hai fatto con me!» aggiunse Matt, tanto per dare a quella situazione già complicata un tocco di catastrofico che non guastava.

Ashley rabbrividì così forte che Matt lo sentì dalle sue stesse mani e per questo prese a carezzarle la schiena istintivamente per cercare di calmarla.

«Per carità, credo che a quel punto si scatenerebbe l'inferno in terra!» commentò impaurita, stringendosi di più a lui.

«Mi dispiace, Ashley, è solo per causa mia se sei costretta a passare tutto questo e io sono stato egoista a coinvolgerti» sussurrò lui, i suoi occhi diventarono di colpo pensosi e corrucciati mentre rifletteva su quanto avesse sottovalutato all'inizio le conseguenze che l'entrata in scena nella vita di Ashley avrebbe potuto procurare alla sua ordinaria quotidianità.

Tra loro era cominciato tutto quasi come un gioco, una curiosità o forse persino una trasgressione ma poi era cambiato in maniera inaspettata e solo ora che il pericolo pareva essersi fatto vicino e concreto se ne stava rendendo conto conto e quel pensiero gli provocò una infinita tristezza.

«Non dire così, non è colpa tua, anche se l'ultima volta incolparti è stato proprio quello che ho fatto. - lo smentì Ashley, sollevando il viso del biondo, basso e incupito, e sfiorandogli le guance con le sue dita delicate – sei importante per me, Matt e...abbiamo solo delle circostanze avverse che non è detto rimangano sempre uguali. Possono peggiorare ma anche migliorare!» esclamò col viso luminoso e sereno, Matt la osservò piacevolmente sorpreso dal suo insolito umore positivo e sorrise di riflesso.

«Da quando sei così ottimista e non vedi tragedie nascoste ad ogni angolo? Sicura di stare bene?» le chiese ironicamente, posandole una mano in fronte per fare finta di controllarle la temperatura.

Ashley rise e dovette ammettere che Matt aveva proprio ragione!

«Oggi mi sento davvero bene ma non ci fare l'abitudine! Non posso garantirti che sarà sempre così!» precisò col sorriso sulle labbra.

«Quindi che facciamo adesso?» domandò poi lui, facendosi per un attimo più serio e abbandonando l'aria spensierata che caratterizzava quel pomeriggio.

Ashley non ebbe bisogno di chiedergli a cosa stesse facendo riferimento perché dietro quella domanda, all'apparenza banale, si nascondevano una serie di problemi e sentimenti non indifferenti e dai quali dipendeva la sorte del loro rapporto tempestoso.

Abbassò per un istante lo sguardo, poi lo incatenò agli occhi di Matt, vigili e un pizzico nervosi, ansiosi quanto lei di trovare una risposta.

«Credo sia giusto quello che hai detto prima. Tra di noi è successo tutto così in fretta, probabilmente abbiamo accelerato troppo e questo non ha fatto altro che aggiungere confusione a una situazione già abbastanza complicata. Potremmo cercare di rallentare e capire meglio...» gli propose con la voce colorata da una sfumatura di agitazione dovuta al fatto che, implicitamente, con quelle parole aveva finito per ammettere che da parte di entrambi stava nascendo un dolce sentimento sempre più evidente.

«Sì, è la soluzione migliore, vieni da un periodo difficile di delusioni e cambiamenti e...la situazione che vivi a casa non è delle più semplici...abbiamo bisogno di tempo perché tutto ci appaia più chiaro» confermò lui, cingendole teneramente la schiena con le braccia.

Ashley sorrise poi lo abbracciò stretto, socchiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da quel nuovo senso di pace ed equilibrio che pareva essersi ristabilito nela sua vita e che sperava potesse durare il più possibile.

«Tra Luke e Melissa sembra andare tutto per il meglio, finalmente» mormorò lei, dopo qualche minuto di silenzio, allontanandosi di poco da lui.

«Già, si sono addirittura baciati! Ti rendi conto? Capisci che è un traguardo storico?» commentò subito lui, con un tono volutamente esagerato e accennando delle risate che contagiarono anche Ashley.

«Non li prendere in giro, dai! Ognuno ha i propri tempi, non è così? - obiettò Ashley, sorridendo, il significato di quelle parole poteva anche riferirsi alla loro situazione e Matt lo comprese, finendo per annuire silenziosamente – Comunque sono belli insieme! Certo, lui è un po' svitato ma lei per fortuna lo compensa e mi sembrano davvero una coppia che può funzionare!» esclamò poi, recuperando la sua tazza di cioccolata ormai tiepida e affrettandosi a finirla.

«Lo credo anch'io» ammise Matt, leggermente assorto.

Per un attimo si chiese se anche loro, in un ipotetico universo in cui potevano formare una normale coppia, sarebbero stati capaci di gestire i loro sentimenti e instaurare una relazione stabile.

Era buffo constatare di essere passato dal farsi troppe paranoie sulla natura dell'attrazione che lo legava d Ashley ad aver quasi passivamente accettato di provare per lei qualcosa di profondo che ormai non poteva essere cancellato e che lo faceva viaggiare con la mente fin troppo lontano, verso mete che pensava di non poter immaginare con lei accanto.

«Si è fatto tardi, mi sa che adesso vado!» lo riscosse da quei pensieri la rossa, che scivolò via dalle sue ginocchia rapidamente, lasciando quasi un vuoto quando il suo peso lo abbandonò, e si avviò per prendere il cappotto e la borsa.

«Sta ancora diluviando, ti accompagno io» la avvertì Matt dopo aver lanciato un'occhiata veloce alla finestra, cominciando a sua volta a recuperare il suo giubbotto e a mettere via parte del lavoro di quel giorno.

«Ma non c'è bisogno! É solo un po' di pioggia, ho l'ombrello con me e..» provò a rifiutare lei, avviandosi verso la porta e trafficando dentro la tracolla per trovare l'oggetto senza il quale altrimenti avrebbe fatto una bella doccia prima di arrivare a casa.

Matt però la interruppe, fermò con dolcezza il suo polso e le sorrise.

«Non dire sciocchezze, prendo la macchina, non mi costa nulla e poi per oggi non penso di continuare a lavorare, sono quasi le 8 e ho proprio voglia di tornare a casa» le spiegò con già le chiavi dell'auto in mano.

«Ma...» provò a obiettare Ashley, imbarazzata e quasi in colpa per averlo costretto a interrompere tutto e uscire con quelle condizioni metereologiche.

«Niente ma, mi fa piacere accompagnarti, va bene?» insistette, avvicinandosi a lei e baciandola sulle labbra, sorridendo internamente nel momento in cui l'aveva sentita sussultare per quel contatto inaspettato ma poi rilassarsi e ricambiare il bacio.

Si arrese Ashley.

Al bacio, al passaggio in macchina e per quella sera anche al suo cuore.

Insieme si strinsero sotto l'ombrello e corsero tra la pioggia, ridendo mentre cercavano di schivare le pozzanghere qua e là e niente, nemmeno quell'orribile tempaccio, avrebbe potuto rovinare la gioia e la spensieratezza di quel momento.

 

 

Carol fece pagare una cliente, accennò uno sbadiglio accuratamente nascosto da una mano e ritornò ad annoiarsi davanti al computer.

Quel pomeriggio era da sola in negozio, Ashley aveva preso una giornata libera per poter sostenere un esame all'università e lei si era stranamente trovata a sentire la mancanza della sua collega sebbene con lei non potesse certo vantare un rapporto proprio idilliaco.

«Ciao!» la distrasse una giovane voce femminile al di là del bancone.

Carol si raddrizzò immediatamente sulla sedia e sporse la testa da dietro il pc per prepararsi ad aiutare l'ennesima cliente di quell'intenso pomeriggio.

«Ciao! Come posso aiutarti?» chiese subito, come se stesse ripetendo meccanicamente una frase registrata.

«Ero indecisa tra un paio di libri, tu quale mi consiglieresti?» fece la misteriosa ragazza, porgendole due volumi.

Carol diede un'occhiata ai titoli e poi sollevò lo sguardo sulla giovane cliente, che attendeva pacata con un sorriso educato sul viso, lunghi capelli castani e un paio di grandi occhi color cioccolato.

Aggrottò le sopracciglia: quel volto non le era nuovo solo che non ricordava bene dove l'avesse visto prima così, per non sembrare troppo invadente nel fissare quella ragazza con troppa attenzione, si schiarì la voce e cercò di accontentare la sua richiesta.

«Dipende da cosa desideri leggere! Questo qui è il classico romanzo romantico che si sviluppa su una trama molto lineare e qualche gioco degli equivoci, l'altro è più un racconto introspettivo dove l'elemento amoroso è presente ma non è così centrale come si crede e viene dato spazio anche ad altre tematiche! Diciamo che il primo è una lettura più leggera, il secondo, invece, richiede più concentrazione!» le spiegò con molta professionalità.

«Beh, in tal caso scelgo il secondo, le storie sdolcinate non mi sono mai piaciute!» affermò la ragazza con molta sicurezza, lisciandosi la lunga chioma castana e preparandosi a estrarre il portafoglio dall'elegante borsetta.

«Perfetto!» esclamò Carol, inserì il libro scelto in un sacchetto di carta e diede il resto alla cliente.

«Non mi hai riconosciuta, vero?» domandò allora la ragazza, dopo aver preso la busta sotto gli occhi stupiti di Carol.

«Veramente no, anche se...è da quando sei arrivata che mi chiedo dove ti ho già vista, perdonami ma non sto ricordando!» si scusò Carol, assottigliando gli occhi e cercando di squadrare meglio la ragazza.

«Non preoccuparti, è che non ci vediamo da molto tempo! Sono Michelle, l'amica di tua sorella!» si presentò allora la castana, sorridendo con garbo.

Carol spalancò gli occhi e si portò le mani sulla bocca come mortificata per non aver capito subito di chi si trattasse.

Michelle non la vedeva da forse due anni, all'incirca da quando sua sorella aveva finito il liceo e non aveva più frequentato assiduamente come prima le vecchie amicizie. Ne sentiva parlare abbastanza, visto che era la coinquilina di Ashley ed era stato proprio grazie alla sua mediazione e al tramite di sua sorella minore se la rossa aveva trovato quel lavoro. Lei però non aveva avuto direttamente a che fare con Michelle perciò non riusciva proprio a ricordarla fisicamente.

«Scusami, è vero! Sei cresciuta in due anni...fatti guardare! Wow, sembri già una donna in carriera e faticavo a riconoscerti!» esclamò Carol, sporgendosi dalla scrivania per scrutarla meglio e sprecandosi in complimenti.

«Tranquilla, non fa nulla! É che non ero mai passata in negozio ma oggi mi trovavo nei paraggi e mi è venuta un'improvvisa voglia di leggere qualcosa!» disse, con un tono alquanto artefatto e un sorriso finto che pareva nascondere qualcos'altro.

«Capisco, proprio oggi che non c'è Ashley!» osservò ingenuamente Carol, senza rendersi conto di aver proprio centrato il vero motivo per il quale Michelle era passata da lì.

Non si era trattato, come aveva spiegato alla bionda, di una passeggiata casuale, piuttosto la sua era stata una visita pianificata e con un obiettivo specifico.

Michelle sapeva benissimo che Ashley quel giorno aveva un esame e che non si sarebbe presentata a lavoro e aveva approfittato per compiere qualche piccola indagine.

Era passata circa una settimana dal ritrovamento di quel test di gravidanza e a lei non era ancora andata giù quella storia. Doveva capire, doveva sapere se Ashley aveva preso in giro suo fratello mentre si divertiva in giro, fregandosene dei suoi sentimenti e di tutto quello che lui aveva fatto quando lei si era trovata in difficoltà.

Non riusciva ad accettarlo e, anche se era sicura che Terence sarebbe stato contrario, aveva deciso di indagare.

«Già, oggi Ashley era impegnata! Quella ragazza è tutta casa, lavoro e università, a volte mi chiedo se abbia il tempo di pensare anche ad altro, a svagarsi o magari a un ragazzo!» disse strategicamente, facendo leva sulla proverbiale attitudine al pettegolezzo di Carol, più volte sbandierata a casa dalla stessa Ashley.

«Oh, me lo chiedo spesso anche io, anche se...credo che i ragazzi non le manchino!» si fece scappare Carol, che ovviamente nulla sospettava del vero motivo dietro la visita di Michelle.

Alla castana brillarono gli occhi a quella frase mentre quasi gioiva vittoriosa per essere sulla strada giusta.

Cercò di contenere un sorriso sfrontato che premeva per uscire e finse una innocente curiosità.

«Ma dai, sul serio? Lei è sempre così riservata a casa che non abbiamo mai capito se avesse qualche storiella in corso!» commentò raggiante, simulando una sincera curiosità senza doppi fini e scatenando così l'animo da gossip di Carol.

«Beh, non ne ho la certezza matematica ma, oltre a tuo fratello, c'era un ragazzo che la aspettava qualche volta all'uscita da lavoro. È successo fino all'altro giorno e pare ci fosse in corso qualcosa di serio tra i due. Ashley di solito si innervosiva se facevo qualche battutina innocua su loro due invece quella volta...non so...sembrava non avere la voglia di farlo. Ho capito che si trattava di una questione cruciale e non ho infierito oltre.» le spiegò, parlando sottovoce come stesse rivelando un segreto.

Michelle ghignò internamente. Forse stava arrivando ad avere la prova decisiva delle sue supposizioni.

«Un ragazzo? E lo conosci?» domandò, ansiosa di conoscere la sua identità misteriosa.

Carol, però, deluse le sue aspettative e scosse la testa con espressione affranta.

«No, non l'avevo mai visto prima! É biondo, non ho guardato da vicino ma credo che abbia gli occhi chiari e poi ha un'aria anticonformista...non so. Di certo è un gran bel ragazzo e pare tenerci a lei, non capisco per quale motivo Ashley sembri fare la preziosa» fu la descrizione di Carol, alla quale Michelle rispose con un'espressione sconcertata e soddisfatta allo stesso tempo.

Allora era vero, c'era un ragazzo nella vita di Ashley e chissà da quanto tempo andava avanti quella storia e quante volte lei aveva prolungato l'attesa di suo fratello pur avendo quella tresca in corso.

Strinse i pugni senza farsi vedere da Carol, rischiando di distruggere il sacchetto col libro, e si sforzò di non farsi oscurare il viso da un'aria rabbiosa anche se dentro ribolliva.

«Capisco...beh, chissà che le passa per la testa! - dichiarò secca, cercando di chiudere un discorso che adesso la infastidiva – allora ti saluto Carol, mi ha fatto piacere rivederti! Buona serata!» aggiunse con voce squillante, sfoggiando il suo migliore sorriso preconfezionato e facendo un garbato cenno con la mano.

La sua espressione pacata e gentile svanì di colpo quando la castana voltò le spalle e si strinse nel suo cappotto, diventando estremamente seria e tirata.

Nella sua mente vorticavano tante domande che chiedevano risposta.

Chi era questo misterioso giovane biondo che Ashley aveva preferito a suo fratello e per quale motivo continuava a tenere tutto questo riserbo?

Probabilmente la questione seria di cui aveva parlato Carol era proprio quella della gravidanza mancata e ciò lasciava intendere che la storia fra i due fosse ancora fresca, forse era ancora in atto e lei continuava a mentire a tutte loro.

Le dava un certo fastidio sapere che Ashley, accolta da loro fin da subito come una del gruppo, celava nascosti nell'ombra tutti quei segreti e agiva alle loro spalle senza essere trasparente e parlare come facevano più o meno le altre.

Avrebbe dovuto esserle solo grata e comportarsi da amica invece di nasconderle le cose e confabulare con Melissa.

Adesso che ci pensava, la brunetta passava molto tempo insieme a lei e chissà che non fosse già al corrente di tutto. Magari avrebbe potuto chiederle, anzi, sicuramente l'avrebbe fatto, quella faccenda cominciava a infastidirla e magari le circostanze favorevoli e un po' della fortuna che l'accompagnava sempre le avrebbero permesso prima o poi di risolvere tutti i nodi di quella strana matassa.

Una cosa era certa: nessuno mancava di rispetto a Michelle e, se solo avesse scoperto qualcosa di spiacevole, Ashley poteva star certa che, quando meno se l'aspettava, l'avrebbe pagata.

 

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Capitolo 30
*** Cuore e istinto ***


Salve care lettrici!
Ecco il nuovo capitolo, come quello precedente e quelli che penso verranno a seguire, non posso definirlo nè totalmente positivo nè totalmente negativo, perché contiene degli eventi che in realtà appartengono a entrambe le categorie. L'andazzo è più o meno questo finchè si arriverà a un punto di non ritorno. Come al solito non so dire quando accadrà perché scrivo mano a mano ma la strada è ormai quella.
Spero vogliate darmi ancora fiducia e ringrazio le nuove lettrici, spero di non deludervi!
Vi lascio alla lettura e vi aspetto al prossimo aggiornamento, quindi presumibilmente tra 4 o 5 giorni!
Un bacio!

Cap. 30 Cuore e istinto

 

Ashley si catapultò fuori da quell'aula del secondo piano e fece di corsa tutti i gradini che la separavano dall'uscita del palazzo della sua università, arrestandosi solo quando raggiunse il grande spiazzo esterno antistante.

L'aria quasi gelida dei primi giorni di Dicembre la investì in pieno viso ma a lei non dispiacque, al contrario, si sentì rinvigorita e prese un lungo respiro, come se fosse stata costretta fino a quel momento a stare in apnea.

In effetti, non era stata molto diversa la sensazione provata poco prima dentro l'aula affollata, in attesa di sostenere il suo primo esame, con l'ansia che le serrava i polmoni e un blocco alla bocca dello stomaco, soffocante e doloroso.

Aveva atteso impaziente il suo turno seduta su una sedia che sembrava ricoperta di spilli, insieme ad altri suoi compagni di sventura, con la tachicardia e le mani che sudavano freddo, le dita intorpidite e intrecciate tra loro come in uno spasmo nervoso.

Non era solo un semplice esame, simboleggiava l'inizio della sua piccola e lenta risalita dall'abisso nel quale pareva sprofondata, fino ad arrivare alla superficie, e per quel motivo aveva assunto per lei un'importanza vitale.

Un insuccesso avrebbe annientato i recenti progressi nel suo umore, ottenuti in quei giorni, e l'avrebbe gettata di nuovo nel pessimismo cosmico dal quale cercava di uscire, sarebbe stata una botta troppo pesante da digerire e il solo pensiero la sconvolgeva.

L'ansia era sempre stata una delle sue più care amiche, purtroppo, da quel maledetto giorno che le aveva portato via il tesoro più prezioso che possedeva, suo padre.

Aveva bisogno di quella spinta per crederci, era solo un piccolissimo passo in avanti nel suo percorso universitario ma per la sua esistenza consisteva in un immenso salto in lungo che avrebbe inaugurato una fase di rinascita.

Grazie al cielo era andato tutto bene e il successo ottenuto le aveva dato un coraggio enorme, era il segno che qualcosa poteva ancora andare per il verso giusto nella sua vita, che c'era speranza e che lei stessa non rappresentava un totale fallimento.

Poteva farcela, poteva dimostrare al mondo intero di non essere solo una perdente troppo maltrattata dalle circostanze ma di poter riprendere il controllo dei suoi sogni.

Nonostante fuori fosse ormai buio, il sole splendeva luminoso dentro di lei e niente sarebbe stato in grado di spegnerlo, in quel momento.

Si fermò, portò una mano sul petto, cercò di calmare il respiro, reso affannato dalla corsa ma soprattutto dall'emozione e dalla forte gioia, poi chiuse gli occhi, tirò un ultimo, profondo respiro e sollevò lo sguardo al cielo nero ma terso, punteggiato di tante stelle pulsanti.

«Papà...questo è anche per te..» mormorò con gli occhi lucidi, fregandosene di sembrare strana o pazza di fronte ai passanti.

Un velo di tristezza offuscò per un attimo il suo viso e minacciò di far scomparire la felicità di prima nel momento in cui Ashley immaginò come sarebbero andate le cose se suo padre fosse stato ancora lì con lei.

Chissà quanto sarebbe stato orgoglioso di lei e dei suoi sacrifici, quanti abbracci le avrebbe potuto ancora regalare e quanti sorrisi. Probabilmente la sua intera vita sarebbe stata diversa, forse non si sarebbe nemmeno trovata in quella città, a lottare ogni giorno contro i suoi mostri e contro le situazioni avverse ma qualcosa nel suo cuore, una sorta di calma accettazione, le fece pensare che, in fin dei conti, probabilmente era proprio quello che doveva accadere, forse c'era un senso che non riusciva a cogliere del tutto, dietro quello che pareva solo un triste destino.

Sorrise mentre i suoi occhi si bearono per un altro po' di quelle stelle brillanti e le piacque pensare che una di quelle, la più bella e splendente, fosse proprio lui, il suo angelo custode che dall'alto la proteggeva e vegliava su di lei anche quando non faceva che combinare una cazzata dopo l'altra.

Il suono del cellulare la distrasse ed Ashley abbassò la testa e lesse sul display il nome di quello che, in un certo senso, aveva ribattezzato come il suo altro angelo custode, quello molto meno paradisiaco e decisamente più terreno e imperfetto ma che le aveva salvato la giornata più volte.

Il cuore le saltò in petto ma stavolta fu una bella sensazione e le mani tremarono appena quando rispose.

«Matt...» disse soltanto, con la voce colorata dall'emozione e una strana sensazione allo stomaco che non riusciva più a contenere quando si trattava di lui.

«Allora, adesso che ti sei liberata sei più tranquilla?» esordì lui, diretto e schietto, senza girarci intorno.

«Come fai a sapere che è andata bene?» domandò Ashley con fare stupito, inarcando un sopracciglio.

Dall'altra parte della cornetta seguì una risata soffocata. «Andiamo, Ashley, non essere ridicola! C'erano per caso dubbi?»

«Certo che sì, ero talmente agitata e insicura...credevo di non ricordare più nulla!» ribattè lei, per un attimo le parve di rivivere le paura di prima ma si accorse subito che ormai era tutto passato e archiviato.

«Smettila, dai, piuttosto, sei ancora in giro? Perchè in tal caso se vuoi...» cominciò a dire lui con una certa discrezione e incertezza.

Avevano stabilito di andarci piano e con Michelle sospettosa era tutto ancora più complicato e lui non voleva farla rischiare.

Lei però lo stupì, interruppe il suo discorso e rispose ancor prima che lui potesse terminare.

«Sì, va benissimo, voglio vederti!» esclamò, libera e senza freni, non preoccupandosi di avere esternato i suoi desideri in maniera così diretta.

«Ok, incontriamoci ai vecchi giardini tra un quarto d'ora.» le propose Matt, deviando dal suo cammino per dirigersi nel luogo stabilito.

«Perfetto! A dopo!» confermò Ashley, chiuse il telefono e le sue gambe cominciarono a muoversi veloci e impazienti, tutto il suo corpo era pervaso da una vitalità che non sentiva da troppo tempo e sperò vivamente che episodi felici come quelli potessero tornare a ripresentarsi più spesso, anche se nutriva qualche dubbio.

 

La sagoma scura di Matt, avvolto nel suo cappotto nero, in piedi ad attenderla accanto a un grosso albero mezzo spoglio, in un angolo non molto illuminato di quel piccolo parco, sarebbe risultata inquietante a chiunque ma Ashley, non appena lo vide, si sentì nel posto più sicuro dell'universo.

Accelerò il passo, un sorriso prepotente le spuntò in viso e così accadde anche con Matt, mentre allargò le braccia per accoglierla in un dolce abbraccio.

L'espressione serena e gioiosa di Ashley gli aveva acceso dentro un calore inaspettato: la prima volta in assoluto in cui l'aveva vista era rimasto profondamente colpito da quei suoi grandi occhi tristi, carichi di sofferenza e dolore e di ferite ancora non rimarginate e quel suo sguardo gliel'aveva fatta sentire stranamente vicina, come fossero collegati da una linea invisibile, come riuscisse a provare i suoi stessi stati d'animo.

Erano stati loro ad attrarlo senza via d'uscita verso di lei ma adesso quegli stessi occhi erano completamente diversi, accesi di speranza e gioia, caldi e luminosi e privi di qualunque ombra o turbamento e scoprì inaspettatamente di amarli molto di più così, voleva solo che lei fosse felice e serena e che potesse portare per sempre quell'espressione spensierata sul volto.

Ashley le apparve bellissima in quella nuova veste e il suo cuore perse un battito.

Intanto lei lo strinse forte, le sue dita si aggrapparono alla stoffa del suo cappotto mentre il viso affondò sul suo petto.

Che liberazione e che pace adesso nel cuore!

«Razza di stupida, visto che era inutile riempirsi di ansia fino a esplodere? Ero certo che sarebbe andato tutto bene! Sei una tale secchiona!» la prese in giro bonariamente, quando sciolsero l'abbraccio e si guardarono negli occhi.

Ashley rise e si asciugò una lacrima che le era scivolata via per la troppa emozione.

Una di quelle sere in cui l'angoscia era stata troppo forte aveva ceduto e lo aveva chiamato e Matt era stato ore ed ore al telefono a consolarla, convincendola a non arrendersi e a pensare positivo. In casa l'atmosfera non era delle più festose e non le andava di stressare oltre Melissa, l'unica che continuava a trattarla come prima di quell'imprevisto che sembrava aver cambiato le carte in tavola.

Lui era diventato il suo appiglio, la sua forza nei momenti difficili e adesso le veniva naturale cercarlo, senza farsi mille paranoie o castelli in aria.

«Beh, ho avuto una tale paura!» esclamò, tenendogli ancora strette le mani.

«Senza motivo, tra l'altro e sai che ti dico? Se fossi stato un tuo compagno di corso tu saresti stata uno di quei tipetti odiosi che non fanno che lamentarsi di non sapere nulla per poi prendere sempre il massimo e non ti avrei sopportata!» ribattè lui, mantenendo però sempre un'aria scherzosa.

«Però, sai che non sono così...la mia ansia era dovuta al fatto che quest'esame per me aveva un significato simbolico e non passarlo sarebbe stato...non voglio neanche pensarci!» disse Ashley, scuotendo la testa per scacciare quell'immagine, le ultime parole uscirono tremolanti e a fatica, abbassò il volto e si fissò gli stivali.

«Lo so, ma io ero sicuro che ce l'avresti fatta! Sei determinata, hai sopportato cose che pochi altri qui fuori avrebbero avuto il coraggio di affrontare e stai cercando di rimetterti in gioco! Io credo in te, Ashley, so che sei forte e che arriverai dove vuoi!» la rassicurò, sollevandole il viso e carezzandoglielo con le mani calde, un tocco che fu come un balsamo per l'anima di Ashley.

«Oh Matt, vorrei tanto pensarla come te ma...a volte sembra un'impresa crederci» sussurrò lei, dopo aver portato la mano a stringerne una di Matt, ancora posizionata sulla sua guancia.

«Col tempo succederà, stavo esattamente come te, forse anche peggio ma...adesso va molto meglio e, anche se non tutto è ancora sistemato a dovere, e ne hai avuto la conferma quando sei venuta da mio fratello, credo di essere uscito dalla fase più oscura - ammise, sorridendole e squarciando quel piccolo momento di tristezza – E poi lui sarebbe stato fiero di te» le bisbigliò all'orecchio, Ashley rabbrividì, le lacrime premettero ai suoi occhi a quella frase così dolce e importante per lei e non potè che stringere quel ragazzo stupendo e abbandonarsi a lui.

«Grazie Matt, sei una persona speciale e...meriti solo il meglio» disse Ashley, in uno slancio affettivo che la meravigliò non poco. Non era facile per lei esprimere i suoi sentimenti, soprattutto quelli che la confondevano o che faticava a razionalizzare.

Eppure stava succedendo, quel ragazzo stava risvegliando il suo cuore arido e ferito, lo stava facendo senza arrendersi, senza farsi spaventare dal gelo che lo circondava e lei, lentamente, avrebbe capito.

«Lo meritiamo entrambi» mormorò lui, lasciandole un delicato bacio sulla fronte prima di stringerla a sè ancora una volta.

Ashley lo abbracciò, poi fissò i suoi occhi chiari e limpidi, nonostante l'oscurità attorno a loro e quel paesaggio tetro, e gli gettò le braccia al collo, baciandogli le labbra senza preoccuparsi di essere fuori, esposti e senza alcun modo per nascondere l'evidenza.

Fanculo a tutto e tutti, almeno per una volta.

Matt rimase piacevolmente sorpreso dalla sua iniziativa, le circondò la vita con un braccio mentre una mano si posava dolcemente dietro la nuca di Ashley, per sentirla ancora più vicina e approfondire quel bacio inaspettato e audace.

Agli occhi dei passanti potevano sembrare una normalissima coppia di innamorati che si scambiava qualche effusione durante una passeggiata serale ma per loro quel gesto significava molto di più, si stavano prendendo un rischio e lo stavano affrontando senza nascondersi, a cielo aperto e in un giorno finalmente felice.

Certo, avere una buona stella ad assisterli li aiutò per l'ennesima volta.

'Razza di idioti sconsiderati' pensò Jessica allarmata, con gli occhi spalancati e un sorriso istantaneo che le era spuntato sulle labbra nello scorgere quella scenetta romantica.

Era felice che i due si fossero riappacificati, Matt in quei giorni era praticamente tornato ad essere di compagnia e l'intero gruppo se ne era accorto.

Ovviamente anche a Christie non era sfuggito questo particolare e con Pam avevano confabulato, arrivando alla conclusione che il biondino si dovesse essere riappacificato con la sua ragazza del mistero.

Christie aveva sperato a lungo che le cose tra i due fossero andate a rotoli e vederlo di nuovo sorridente e ironico come al solito aveva avuto su di lei l'effetto di un pugno allo stomaco.

Non si era ancora rassegnata all'idea che il cuore di Matt fosse ormai impegnato e a questo si aggiungeva la morbosa curiosità di non aver ancora scoperto l'identità della fortunata che aveva avuto la capacità di conquistarlo.

Per quel motivo Jessica, che in quel momento si trovava proprio con Christie e Pam, capì di dover mantenere calma e lucidità se voleva salvare il culo dei due pazzi suicidi.

Con la sua solita nonchalance e capacità di improvvisazione, si schiarì la voce e si preparò all'ennesima operazione di salvataggio di quella coppia problematica.

«Ragazze, mi sono appena ricordata di dover passare da un negozio, è questione di vita o di morte!» esclamò all'improvviso, interrompendo il cinguettio stridulo delle due ragazze, che la fissarono stranite e anche un po' scocciate.

«E devi andarci proprio adesso? Non puoi rimandare?» azzardò Pam, dopo aver incrociato lo sguardo furibondo di Christie.

«Assolutamente no! Anzi, muoviamoci, è già tardi e non vorrei trovarlo chiuso! Sù presto!» si mise a sbraitare, afferrando le braccia delle ragazze e spingendole esattamente dalla parte opposta a quella nella quale Matt ed Ashley continuavano ignari a scambiarsi baci, sorrisi e abbracci.

Christie borbottò qualche impropero a bassa voce mentre Pam si rassegnò presto e, grazie al miracoloso intervento di Jessica, i due sconsiderati ebbero salva la pelle.

'Stavolta voglio, anzi esigo, che mi venga eretto un monumento celebrativo' pensò Jessica, con ancora l'ansia a mille.

Poi si calmò, prese il cellulare e digitò un messaggio da indirizzare a Matt.

«La prossima volta che decidete di slinguazzare senza ritegno in luoghi pubblici, abbiate il buon senso di guardarvi attorno prima, non mi hanno ancora eletta supereroina degli amori disperati! E muovetevi a dichiararvi al mondo intero così mi risparmio anche qualche infarto!» scrisse in fretta, sogghignando da sola, sotto gli occhi basiti di Pam e Christie, al pensiero della faccia sconcertata di Matt quando avrebbe letto le sue parole.

 

 

Ashley aprì la porta di casa con un magone sul petto.

Le stupende sensazioni di prima erano state soppiantate dall'amarezza adesso che si apprestava a tornare a casa, dove sapeva non l'attendeva di certo un clima sereno e festoso.

«Sono tornata!» disse a voce alta, dopo essersi resa conto che le ragazze erano tutte riunite in cucina per la cena.

Beth le fece un sorriso un po' incerto, Colleen si spinse in un saluto apparentemente normale ma piuttosto tirato mentre Michelle le fece solo un rapido gesto del capo e mantenne un'espressione fredda e scostante.

Solo Melissa la accolse con un sorriso sincero sulle labbra.

L'atmosfera non cambiò quando prese posto a tavola, sembrava di stare al Polo Nord dentro un igloo, anzi, forse lì ci sarebbe stato persino meno gelo nell'aria!

«Com'è andato l'esame?» azzardò Beth, beccandosi però un'occhiataccia assassina da Michelle, che infilzò il suo boccone di carne con la forchetta in maniera un po' troppo violenta per scaricare i nervi.

«Tutto bene, grazie!» rispose Ashley, sorridendo alla bionda mentre nessun'altra reazione si levò dalle restanti coinquiline, ad eccezione di Melissa.

La brunetta, sfidando apertamente Michelle, strinse una mano di Ashley e la guardò con un'espressione felicissima in viso.

«Mi fa davvero piacere per te, bravissima!» le sussurrò, confortandola e ridandole un po' di calore umano.

Michelle, invece, continuò a parlare del più e del meno con le altre, ignorando appositamente Ashley ed escludendola dai discorsi.

Era a dir poco furiosa: aveva scoperto proprio quella sera della presunta esistenza di un ragazzo nella vita di Ashley, probabilmente lo stesso che aveva rischiato di metterla incinta nel periodo in cui suo fratello aspettava pazientemente una risposta da lei, e la cosa l'aveva mandata in bestia.

Non poteva accettarlo e nemmeno aveva la forza in quel momento di provocarla o fare battutine a doppio senso su quella vicenda.

Era solo arrabbiata e delusa.

A cena finita Ashley si affrettò a tornare in camera, adesso aveva un mal di testa consistente dovuto all'accumulo della tensione e di tutte le altre emozioni della serata alle quali si era aggiunto da ultimo il trattamento che ormai le veniva riservato dalle ragazze e soprattutto da Michelle.

Voleva solo fare una doccia rilassante e mettersi a letto per recuparare le ore di sonno arretrate.

Una voce flebile e piuttosto imbarazzata la riscosse dal torpore e la costrinse a voltarsi.

Melissa stava davanti a lei, con la mani intrecciate sul grembo e il viso rosso come un peperone, sembrava presa dall'ansia di doverle dire qualcosa.

«Melissa, c'è qualcosa che non va?» le chiese Ashley, quasi preoccupata che ci fossero dei problemi tra lei e Luke.

«Oh, no...niente! Avrei solo bisogno di parlarti ma...devi essere molto stanca, se non ti va facciamo domani!» si scusò subito, agitando le mani nervosamente.

«Ma no, figurati! Vieni pure nella mia stanza!» la invitò e Melissa la seguì a piccoli passi.

Michelle guardò la scena da dietro un angolo del corridoio e nella sua testa si fece sempre più forte la convinzione che Melissa doveva pur sapere qualcosa, quelle due sembravano troppo strette ormai.

 

«Innanzitutto volevo farti i complimenti per il tuo esame! Ero sicura che sarebbe andato a meraviglia, ti sei impegnata così tanto!» ci tenne a farle sapere Melissa, sinceramente contenta per lei, dopo aver preso posto sul letto della sua amica.

Evidentemente, l'unica a non credere in sè stessa era proprio Ashley!

«Grazie Melissa, mi sono tolta un peso assurdo, significava molto per me» disse la rossa, sorridendo.

Melissa annuì in fretta, poi contrasse le sopracciglia in un'espressione assorta ed Ashley capì che si stava preparando per dire qualcosa che evidentemente la teneva un po' in ansia.

Ormai aveva imparato a conoscere quelle piccole sfumature del carattere schivo e timido della sua coinquilina.

«Ehm, dunque...io volevo solo chiederti una cosa ma non sei obbligata ad accettare, ok? Vedi, tra poco sarà Natale e torneremo tutti a casa per le feste e...beh, spero tu non ti offenda Ashley, non è di certo mia intenzione ma... - balbettò, con la faccia in fiamme e un tremore dovuto all'insicurezza – credo di aver capito che tu rimarrai qui da sola e così...non so, ho pensato che mi farebbe tanto piacere se volessi passarlo con me, a casa dei miei! - disse tutto d'un fiato, Ashley dischiuse le labbra per la sorpresa e Melissa interpretò male la sua reazione – scusami se ho capito male o se sono stata troppo invadente, sei una cara amica e...ho parlato di te a casa, i miei genitori sarebbero felicissimi di conoscerti così ho pensato di invitarti...ma se non ti va o hai altri programmi fai pure, magari Michelle vorrà portarti con loro e...» cercò di giustificarsi la brunetta, in preda a un imbarazzo che la faceva parlare senza sosta, ma Ashley la bloccò, salvandola prima che esplodesse.

«Non credo proprio che Michelle mi inviterà» affermò seria, facendosi scura in volto e deviando lo sguardo.

«Scusa, non volevo rattristarti...sarei felicissima se venissi ma scegli liberamente, non farti problemi! So che a casa mia sarebbe un po' noioso, io sono figlia unica, i miei nonni sono morti, i mie cugini sono tutti grandi, sposati e con bambini e i miei zii preferiscono stare a casa loro perciò...forse non saremo di grande compagnia ma...sentivo di volertelo chiedere comunque!» terminò con grande fatica, la sua solita insicurezza la fregava anche nel momento in cui stava semplicemente invitando un'amica per la sera di Natale.

Ashley rimase un attimo interdetta, l'invito di Melissa l'aveva spiazzata ma nel senso positivo del termine.

Una volta per scherzare Matt le aveva detto che, se fossero rimasti soli, avrebbero potuto passare insieme il Natale ma, si trattava di un discorso vecchio e non sapeva nemmeno come si sarebbero evolute le cose tra loro fino a quel periodo perciò, dinanzi agli occhi timorosi di Melissa e al coraggio che aveva trovato per invitarla, fu più che felice di accettare.

Le voleva bene, la brunetta era l'unica a esserle rimasta vicino, nonostante i pettegolezzi che ormai giravano su di lei, e tutto questo senza chiederle mai nulla di troppo personale o forzarla a rivelare i sui segreti, perciò il suo invito la riempì di gioia.

«Verrò con piacere, Melissa, ti ringrazio tanto per aver pensato a me!» le rispose con gentilezza, mentre il volto dell'amica si illuminava e riprendeva il suo solito colorito.

Melissa giunse le mani per la felicità, e schizzò in piedi dal letto senza quasi accorgersene.

«Oh, perfetto, vado subito a dirlo ai miei! Saranno così felici di avere un'ospite per qualche giorno! - esclamò la ragazza al settimo cielo per poi avviarsi alla porta – adesso ti lascio in pace, promesso! Di sicuro vorrai farti una bella dormita, io sono sempre così esaurita dopo un esame quindi immagino perfettamente come ti senta ! Buonanotte, Ashley!»

«Buonanotte, Melissa e grazie ancora!» fece la rossa, prima di vederla sparire lungo il corridoio deserto e chiudersi la porta alle spalle.

Sospirò, preparò l'occorrente per una doccia veloce e, dopo quell'ultima bella notizia, fu sicura di potersi abbandonare a un dolce sonno ristoratore.

 

 

«Terence, ti dico che è la verità! Carol, la ragazza che lavora con lei, me l'ha confermato! Mi ha detto che un ragazzo biondo ha più volte aspettato Ashley all'uscita del negozio e questo è successo anche di recente!» ripetè Michelle al suo scettico fratello, cercando si sfogare tutta la sua rabbia.

Peccato che lui, proprio il diretto interessato e colui che avrebbe in teoria dovuto sentirsi più offeso dalla cosa, pareva non volerne sapere un accidente.

Terence sbuffò annoiato e scrollò le spalle per l'ennesima volta.

«Michelle, non hai alcuna prova certa che Ashley si frequenti con questo fantomatico ragazzo e poi, anche se fosse, ad essere sincero non mi interessa» asserì lui con aria indifferente, ficcandosi le mani in tasca e distanziandola di poco mentre si recavano all'appuntamento con tutti gli altri.

Michelle rimase contrariata dall'atteggiamento disinteressato di suo fratello e questo non le dava pace: possibile che non gliene fregasse niente? Possibile che solo a lei quella situzione facesse ribollire il sangue nelle vene?

Avevano aiutato Ashley, una ragazza che non conoscevano e che altrimenti sarebbe stata persa e finita chissà in quale topaia, le avevano dato un gruppo, un lavoro e una casa e lei che faceva?

Feriva i sentimenti di Terence andandosene con un altro.

Non riusciva ad accettare di essere trattata così, il suo orgoglio e quello che provava nei confronti della sua famiglia premeva troppo forte perché lo ignorasse.

Era stata abituata così fin da piccola, incapace di accettare le sconfitte, i rifiuti o semplicemente che qualcuno potesse essere preferito a lei, in amicizia così come in amore.

Ai suoi occhi, lei e Terence erano la perfezione e non riusciva ad accettare che qualcuno potesse metterli in secondo piano in quel modo.

«Ma non capisci? Quel test di gravidanza era suo al cento per cento! Sai cosa significa, vero? Pensava di essere incinta e credo di non doverti spiegare com'è che succede!» insistette allusiva, ricevendo un'occhiataccia da Terence, ormai scocciatissimo e irritato da tutte quelle storie.

Si era innamorato di Ashley ma lei non lo aveva ricambiato, in cuor suo sapeva che non lo aveva mai fatto e amen, caso chiuso.

Erano cose normali, capitavano quotidianamente a chiunque.

Le delusioni facevano parte della vita, era fisiologico riceverle ma fissarsi peggiorava solo la situazione e finiva per essere un rimedio controproducente.

Lui, al contrario, preferiva andare avanti con la sua vita e lasciarsele alle spalle.

Rimase in silenzio e scelse di non dare corda ai vaneggiamenti di sua sorella, molto più testarda e ostinata.

Lei, sentendosi ignorata, si innervosì a tal punto da raggiungerlo come una furia e pararsi davanti a lui, bloccandolo.

«Terence, Ashley si faceva allegramente scopare da un altro mentre recitava la parte della santarellina indecisa con te! - sbraitò con gli occhi iniettati di collera e usando il linguaggio più crudo e diretto che conoscesse – Ti rendi conto di quanto è grave questa cosa? Ha mancato di rispetto a te e di conseguenza anche a me, che sono tua sorella!» sbottò senza controllo, di fronte al volto privo di espressione di Terence.

Aveva saputo anche lui di quella storia del test e in effetti all'inizio aveva dovuto ammettere che la cosa lo avesse turbato e lasciato attonito ma era stato solo un attimo.

Voleva andare avanti con la sua vita, aveva tante di quelle cose a cui pensare e responsabilità sulle spalle da quando aveva finito l'università e non poteva comportarsi come un ragazzino. Non lo era più da un pezzo ed era ora che anche sua sorella lo capisse.

«Michelle, ascoltami. Ashley è libera e lo era anche prima, forse sono stato io un illuso a sperare che cambiasse idea ma dentro di me sapevo di sbagliare. Ti prego, dimentica questa storia e vivi serena, ok?» dichiarò deciso, guardandola negli occhi per poi avanzare e superarla.

Lei rimase immobile a fissarlo, il suo sguardo attonito e incredulo si trasformò presto nuovamente in uno risentito mentre stringeva i pugni.

Le sue parole, così fredde e mature, lei proprio non riusciva a condividerle.

Lo raggiunse di malavoglia e non si parlarono più lungo il tragitto che li separava dai loro amici.

Quando arrivarono erano già tutti lì, compresa Ashley, che si beccò un'occhiata di odio da Michelle, rafforzata dal fatto che gli altri sembravano parlarle come niente fosse.

Perchè nessuno capiva quanto fosse stata scorretta e sleale?

Perchè le davano retta come se la cosa non li avesse sconvolti?

Cercò di mantenere la calma e si sedette lontana da lei senza degnarla di uno sguardo, Colleen alla sua destra la guardò preoccupata, poi fissò Terence, imbronciato e scuro in viso, e capì che tra i due fratelli doveva esserci stato uno screzio e l'oggetto di quel litigio era facile immaginarlo.

Ashley abbassò gli occhi sul tavolo, si sentiva ormai al centro dell'attenzione e in colpa e un senso di disagio cominciò a invaderla.

Melissa si girò verso di lei, carica di apprensione, poi le strinse la mano da sotto il tavolo ed Ashley sussultò per quel gesto così dolce e affettuoso; la sua amica voleva darle conforto e farle sentire il suo appoggio in quel momento così delicato e ci era riuscita.

Ashley le sorrise e prese un lungo respiro: aveva commesso un sacco di errori e forse adesso ne pagava le conseguenze ma in un certo senso era stata costretta ad arrivare a quel punto.

Non poteva farsi abbattere, non adesso che tutto sembrava andare nella giusta direzione.

La serata bene o male trascorse tranquilla, nonostante l'atteggiamento ormai palesemente ostile di Michelle che finiva per far aleggiare un senso di freddezza in tutto il gruppo.

Quando Terence uscì dal locale era leggermente ubriaco, la lite con sua sorella e tutti quei discorsi assurdi uniti allo stress per il lavoro, che si era rivelato più duro di quanto avesse immaginato nei suoi sogni di gloria da studente universitario, lo avevano messo di cattivo umore e si era lasciato un po' andare.

Uscì dal locale barcollando e il caso volle che si trovasse a passare di lì proprio Matt, di ritorno da un evento per il quale aveva effettuato un servizio fotografico.

Era abbastanza di fretta e carico di roba e, quando si accorse di Terence, era ormai troppo tardi e i due finirono irrimediabilmente per scontrarsi.

Ashley sbarrò gli occhi quando lo vide anche se di colpo sentì quel solito senso di benessere crescere dentro di lei.

Cercò di sporgersi per accertarsi che non si fosse fatto troppo male dopo la botta e sospirò di sollievo quando lo vide rialzarsi sano e salvo.

«Coglione, vuoi stare attento? Guarda che hai combinato, sei sempre la solita testa di cazzo!» imprecò Terence contro Matt, il quale capì subito di trovarsi di fronte al suo ex amico, piuttosto sù di giri e con il suo solito odio estremamente amplificato dall'alcool.

Lanciò un'occhiata furtiva ad Ashley, raggelata alle parole forti di Terence, e le comunicò con gli occhi di stare tranquilla e non agitarsi.

«Sta' calmo Terence, non l'ho fatto apposta» provò a chiudere la q uestione e sorpassarlo per evitare di accendere altre provocazioni inutili ma il ragazzo non sembrava essere dello stesso avviso.

Gli sbarrò la strada senza che nessuno degli altri avesse il coraggio di intervenire e lo guardò con aria di sfida.

Non era un periodo molto sereno per lui, il peso delle nuove responsabilità e delle aspettative da non deludere gli era piombato addosso di colpo, aveva creduto sarebbe stato più facile reggerlo e invece non era così. Quella sera aveva cercato per tutto il tempo di dimenticare e ritornare spensierato per un po', finendo per alzare troppo il gomito, cosa che non gli capitava poi molto spesso, in realtà.

Matt si era trovato lì per caso, non aveva alcuna colpa ma era diventato suo malgrado il capro espiatorio della frustrazione che lo affliggeva, un mezzo per sfogare quella insoddisfazione repressa su qualcuno.

«Certo, come no! Tu non fai mai niente apposta, infatti è stato solo un caso se è da tutta la vita che non fai altro che cercare di distruggermi ed umiliarmi, non è vero? - incalzò, infatti, riversando su di lui tutto il nervosismo accumulato e trasformando un banale incidente in una faccenda seria mentre Matt lo fissava calmo e in silenzio, senza la minima voglia di alimentare altra rabbia – Che c'è, ti hanno tagliato la lingua? O forse non hai le palle di ammettere quanto male mi hai fatto, eh? Perché non parli, pezzo di merda!» prese a urlargli in faccia, Matt rimaneva impassibile, facendolo innervosire ancora di più.

Ashley cominciò a sentirsi irrequieta, quella situazione non le piaceva per niente e Terence non era abbastanza in sè da rendersi conto di ciò che faceva.

Lo aveva visto troppo stanco e depresso e aveva capito che quella reazione esagerata era solo un modo come un altro per sfogare ciò che aveva dentro.

Osservò con terrore Matt e di colpo la prese una forte ansia, temeva per lui e per ciò che poteva succedergli se Terence non si fosse calmato.

Si stava preoccupando, fremeva per l'angoscia, realizzò definitivamente come tenesse a quel ragazzo in maniera incontenibile e la stessa sensazione gliela comunicò il suo cuore, che inizò a battere con un ritmo forsennato.

Melissa accanto a lei si accorse del cambiamento nel volto della sua amica e, ancora una volta, i suoi sospetti trovarono una conferma sempre più solida.

Ashley guardava Matt e stavolta non era gelida e distaccata, lasciava trapelare ogni singolo sentimento, tremava ed era tesa come se volesse agire o fare qualcosa, il viso pallidissimo e, soprattutto, dai suoi occhi castani, sbarrati e fissi su di lui, traspariva una forte apprensione, la stessa – si ritrovò a pensare la ragazza – che avrebbe avuto lei se al posto del biondo ci fosse stato Luke.

Quel parallelismo la colpì profondamente e Melissa si rese conto che Ashley le ricordava tanto una ragazza innamorata, preoccupata per la persona per lei più importante al mondo.

Non fece in tempo a realizzarlo che la situazione peggiorò ulteriormente.

Terence afferrò Matt con violenza per il colletto della sua maglia, gli occhi erano annebbiati dall'alcool e dal risentimento che si portava appresso da anni, il cervello non rispondeva più delle sue azioni ed Ashley si portò le mani alla bocca per la paura che incombeva sempre di più.

Matt non reagiva, cercava di farlo ragionare e lei, invece, avrebbe solo voluto che tentasse di andare via, che si difendesse, che facesse qualunque cosa pur di togliersi da quella situazione incontrollabile.

«Terence, non ho mai voluto farti del male, eravamo amici, non ricordi?» gli domandò con calma, sperando di farlo rinsavire, anche se le immagini di quel passato riaprivano uno squarcio nel suo cuore, un dolore che provava a sotterrare da anni e che ogni tanto cercava di saltare fuori.

La beffa era che, anche in quel momento, non riusciva ad odiare Terence perchè gli aveva voluto bene come ad un fratello, erano cresciuti insieme e vedere a che punto si era ridotto il loro rapporto gli faceva male da morire.

Il castano scosse furiosamente la testa e strinse la presa, provocandogli un fastidioso dolore al collo che gli fece emettere un gemito di sofferenza.

«No, non è vero! Hai sempre e solo fatto finta ma la verità era che volevi togliermi tutto ciò che avevo perchè eri invidioso di me e della mia famiglia! E ti odio per questo, ti odio!» urlò a gran voce, col viso paonazzo stravolto da quelle emozioni devastanti e nessuna intenzione di desistere.

«Sì, è vero, avrei tanto voluto avere una famiglia come la tua, che mi amava e supportava ma...credimi, non avrei mai fatto nulla per ostacolarti! - ribattè con forza, sporgendosi verso di lui ma senza accennare alcun gesto violento – Ho sofferto proprio come te, ero solo un ragazzino e non sapevo come uscirne...come reggere tutte quelle pressioni! Dovevamo rimanere uniti invece di finire a considerarci nemici! Adesso cerca di calmarti, sei ubriaco e non sai quello che dici» provò a convincerlo con un tono calmo e gentile, guardandolo fisso negli occhi senza reagire in alcun modo alle provocazioni di Terence.

«Bugiardo! Tu non capisci come mi sono sentito, non puoi capire! Chiudi quella bocca!» urlò, poi staccò una mano dal colletto di Matt e la portò indietro, stringendola a pugno, pronto per colpirlo.

Michelle guardava la scena, impassibile e fredda come il ghiaccio.

Non avrebbe interrotto suo fratello, Matt si meritava quel trattamento, l'aveva fatta soffrire, l'aveva respinta e lei si era sentita una nullità e, peggio ancora, una stupida col cuore calpestato e distrutto.

Il dolore fisico non era nulla paragonato a quello che lei era stata obbligata a provare e che, segretamente, continuava a coltivare negli angoli più nascosti della sua anima.

Si disprezzava perchè la linea che separava l'odio dall'amore era sottile e a volte aveva l'impressione che non esistesse affatto, a volte le pareva di guardare Matt e di provare per lui gli stessi sentimenti di quando aveva sedici anni e, a quel punto, da sola nella sua stanza, piangeva e soffocava le urla sul cuscino, sforzandosi di odiarlo e di reprimere quelle emozioni scomode.

Quelle del suo primo grande amore mai corrisposto.

Le spuntò un ghigno accennato quando capì che suo fratello l'avrebbe colpito e si ritrovò a desiderare che lui stesse male almeno la metà di quanto succedeva a lei.

Fu allora che le gambe di Ashley si mossero da sole, spinte da una forza incontrollabile e, senza che lei nemmeno se ne accorgesse, si era fiondata in direzione di Terence sotto gli occhi sbigottiti dei suoi amici.

Melissa spalancò la bocca, fece un passo in avanti per fermarla ma l'amica sembrava un fulmine, le sfuggì via senza che potesse fare nulla per bloccarla e così la bruna, con il cuore in gola, rimase immobile a guardare la scena, con l'istinto di coprirsi gli occhi quando notò che la ragazza aveva proprio intenzione di frapporsi tra Terence e Matt.

Ashley, infatti, si avvicinò di corsa, arrivò giusto in tempo per fermare il braccio di Terence, scoprendo in sè una forza che pensava di non avere e che la fece riuscire nel suo intento.

«Fermati, Terence!» gli ordinò con voce disperata, ricevendo un lieve contraccolpo nel momento in cui si aggrappò con forza al braccio del suo amico per impedirgli di colpire Matt, il quale, completamente spiazzato dall'intervento di Ashley, spalancò gli occhi mentre una forte agitazione lo invase, nel tentativo di capire quanto in pericolo si fosse cacciata quella irresponsabile.

Per fortuna Terence, altrettanto sconvolto dal gesto avventato della ragazza, parve perdere ogni cattivo intento, lasciò cadere il braccio mollemente lungo il fianco e mollò la presa sullla maglia di Matt, voltandosi a guardare esterrefatto e confuso il viso stravolto di Ashley.

Lei, tremante e col respiro affannato, realizzò solo in quel momento di avere gli occhi di tutti puntati addosso, si guardò intorno spaesata, come se si fosse risvegliata da una sessione di ipnosi e non capisse che diavolo avesse appena combinato, poi, infine, puntò gli occhi in quelli di Matt, contratti in un'espressione tesa e preoccupata ma velati da una sfumatura di rimprovero.

Non doveva aver approvato quel suo gesto che l'aveva messa in pericolo sia fisicamente sia per aver dato l'impressione di essere intervenuta più per salvare Matt che per tutelare Terence.

In che razza di guaio si stava cacciando?

«Basta Terence, non ne vale la pena di fare cazzate per un tipo del genere!» provò a camuffare le sue intenzioni, lanciando un'occhiata rapida di intesa a Matt che parve tranquillizzarsi e respirare regolarmente.

Adesso toccava a lui proteggerla e l'unico modo che aveva per farlo era comportarsi esattamente al contrario di quanto avrebbe mai fatto con lei.

Immediatamente piegò le sopracciglia, simulando un'aria incollerita, poi fissò Ashley, che rabbrividì ma rimase seria e accigliata, e dischiuse le labbra.

«E adesso tu che cazzo vuoi, vedi di farti gli affari tuoi!» le sibilò, fingendo un disprezzo che in realtà non esisteva e che non scalfì Ashley perché lei sapeva perfettamente che fosse tutta una finzione.

«Va' al diavolo! - si premurò di esclamare contro il biondo, per rendere più veritiera quella recita, poi strinse il braccio di Terence e lo invitò a seguirla – andiamo adesso, hai bevuto troppo e non ti senti molto bene» gli parlò con dolcezza.

Terence esitò un attimo, guardò meravigliato Ashley, poi spostò gli occhi confusi su Matt, immobile e statuario, col viso fermo in quell'espressione dura ma allo stesso tempo pacata e, dopo qualche tentennamento e la testa che cominciava a girare, decise di assecondare l'amica e si fece trascinare via, venendo soccorso poi dai suoi amici.

«Ti sei fatta male?» domandò subito Melissa, accorsa dalla ragazza per accertarsi che fosse tutta intera.

«No, tranquilla!» la rassicurò Ashley, sorridendo e facendole capire che era davvero tutto a posto.

Melissa sospirò di sollievo e si portò una mano al petto per le forti emozioni provate, era stata una serata decisamente movimentata e per fortuna si era conclusa senza alcun danno.

Ashley sentì su di sè diverse occhiate di stupore, Beth le si avvicinò con circospezione qualche secondo dopo, con un debole sorriso sulle labbra mentre Colleen rimase in silenzio con una faccia piuttosto scura e ancora perplessa.

La rossa ebbe giusto il tempo di sollevare lo sguardo per intercettare quello di Matt, visibilmente più rilassato ma non del tutto sereno.

Gli aveva fatto prendere un bello spavento ed era sicura che lui non avesse approvato il suo intervento e che l'aspettava una bella lavata di capo.

Si era comportata da sciocca impulsiva, adesso che era tornata lucida lo riconosceva a sè stessa, ma non aveva potuto frenare quell'impeto che si era scatenato nel suo petto nel momento in cui aveva sentito Terence insultare Matt per l'ennesima volta e, ancor di più, quando aveva temuto che lo potesse colpire mentre lui si ostinava a fare di tutto per non reagire con la violenza.

Era stato più forte di lei, aveva sentito il bisogno di proteggerlo, di fare qualcosa per lui e di smetterla di rimanere inerte ad aspettare che gli eventi le scivolassero addosso senza intervenire.

Non voleva più fare la passiva e quello era stato solo un piccolo passo verso un nuovo cambiamento.

Prima di voltarsi e proseguire al fianco di Melissa, incontrò gli occhi pungenti e vitrei di Michelle.

La fissava senza dire nulla ma quello sguardo parlava più di qualsiasi altra parola.

La reazione di Ashley era stata strana, fin troppo: perchè mai avrebbe dovuto evitare che Terence facesse del male a Matt? Aveva avuto forse paura che suo fratello in quelle condizioni avrebbe potuto soccombere in un'eventuale rissa?

Sì, poteva essere una spiegazione plausibile ma Matt non aveva dato nemmeno per un secondo l'idea di voler reagire e Michelle era sicura che non l'avrebbe mai fatto.

Lo considerava un essere spregevole ma sapeva bene che Matt non era mai stato un tipo violento e che non era abituato a risolvere così le questioni, avrebbe preferito prenderle piuttosto che rispondere a sua volta.

C'era qualcosa che non le quadrava, qualcosa che ancora non riusciva a mettere a fuoco alla perfezione ma che era sicura non fosse del tutto casuale; doveva esistere per forza qualche collegamento con le vicende accadute di recente, aveva uno strano sesto senso che le tamburellava in testa ed ebbe l'impressione di aver recuperato un altro prezioso tassello che le avrebbe permesso, prima o poi, di raggiungere quella verità che tanto cercava di sfuggirle.

Si stava avvicinando, ne era sicura.

 

«Sei stata una enorme, gigantesca pazza irresponsabile...ma sei stata anche grandiosa! Grazie, nessuno aveva mai corso dei rischi così grandi per me. Domani comunque ne parliamo.» lesse Ashley, dopo aver recuperato il cellulare dalla borsa ed essersi finalmente sdraiata sul suo letto.

Sorrise alle parole di Matt, che somigliavano tanto a quelle di un genitore al quale il figlio ha fatto prendere uno spavento madornale nonostante avesse agito per una giusta causa. Quel 'ne parliamo domani' aveva tutta l'aria di suonare come una ramanzina in arrivo ma a lei non importava.

Aveva capito perfettamente lo stato d'animo di Matt e concordava con lui.

Forse era stata stupida e sicuramente aveva servito a Michelle una carta importante per comporre il puzzle sul suo segreto ma...semplicemente non aveva potuto evitarlo.

Adesso il suo cuore e il suo istinto avevano l'arduo compito di spiegare a quel cervello ostinato che si ritrovava il vero motivo dietro il suo gesto sconsiderato, avrebbero continuato a farlo finchè un giorno lei sarebbe riuscita ad ammettere a voce alta ciò che per adesso erano solo sussurri incomprensibili dentro la sua anima.

 

 

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Capitolo 31
*** Sospetti ***


Ciao a tutte!
Scusate se ho tardato un poco per il capitolo ma ho avuto dei giorni impegnativi e sono riuscita a concludere proprio dieci minuti fa!
Come al solito, non capisco perchè, comincio a scrivere, mi sembra di aver fatto poco e invece si accumulano le pagine! Eppure non riesco a fare di meno, ho bisogno di descrivere alcune cose in maniera dettagliata e non mi va di tagliare, spero che non vi dispiaccia leggere tanto!
Dovevo includere una scena qua ma sono stata costretta a riservarla al prossimo capitolo per non allungare troppo!
Vi ringrazio come sempre per il tempo che dedicate a leggere e per la fiducia e vi aspetto al prossimo aggiornamento!
Un abbraccio!


Cap. 31 Sospetti

 

Colleen avvicinò il bollitore colmo di acqua alle tazze e ne versò il contenuto fumante, le bustine di tè affondarono e cominciarono subito a rilasciare la loro essenza, colorando il liquido trasparente di un marrone chiaro.

«Nel tè ci vuoi il latte o il limone?» domandò la ragazza, intenta a recuperare da uno scaffale dei biscotti per poi voltare la testa e corrucciare lo sguardo visto che la sua presunta interlocutrice rimaneva più muta di un pesce.

Michelle aveva entrambe le mani poggiate ai lati della faccia per sorreggersi, i gomiti puntati sul tavolo e gli occhi persi, rivolti verso il nulla più totale.

Si era alzata da poco, aveva dormito malissimo e portava i segni di due enormi borse sotto gli occhi, cosa assai rara per lei, mentre i capelli erano disordinatamente fermati con una specie di crocchia alta dalla quale pendevano diversi ciuffi scomposti.

Non aveva fatto altro che rimuginare su certi eventi che la rendevano nervosa e che non riusciva ad accettare.

C'era qualcosa di strano, qualcosa che ancora le sfuggiva.

«Ehilà, sei ancora tra noi o devo chiamare un esorcista?» proruppe Colleen, spazientita, sventolandole una mano davanti alla faccia e facendola finalmente rinvenire.

«Oh, che c'è?» chiese la castana, saltando in aria, ovviamente non aveva sentito nulla.

Colleen sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

«Ti avevo chiesto se volevi il latte o il limone» ripetè, rassegnata.

«Il limone, grazie» rispose Michelle per poi tornare di nuovo in quello stato di catalessi.

«Michelle si può sapere a cosa diavolo stai pensando? Riesco già a vedere il fumo uscire dalle tue orecchie!» si ribellò Colleen, stanca e irritata dall'atteggiamento assente della cugina, soprattutto perchè temeva di sapere quale fosse l'oggetto delle paranoie di Michelle.

«Secondo te? Sto ancora cercando di capire cosa nasconda Ashley! Si può sapere perché qui nessuno la consideri una cosa importante?» sbottò la castana, incrociando le braccia sul tavolo e spremendo il limone dentro il suo tè con una violenza tale da stritolarlo.

«Ascoltami tesoro, sono stata la prima a sospettare che Ashley avesse una relazione segreta con qualcuno ancora prima che tu te ne accorgessi, ma lo dicevo così, tanto per il piacere di fare un po' di sano gossip! Tu ci stai rimettendo la salute, stai lì sempre a ragionarci sopra, a elaborare teorie e a roderti il fegato...Ti sei guardata allo specchio? Non hai mai avuto quella brutta cera!» esclamò Colleen, addentando un biscotto con foga, Michelle la lanciò un'occhiataccia.

«Te lo spiego io perché! Ashley aveva già una storia con qualcuno mentre mio fratello aspettava una risposta da lei, si divertiva e lui stava lì a sperare, ti rendi conto? Non posso accettarlo e poi...come mai questo mistero? Sono sua amica, l'ho sempre aiutata e, con la storia di Terence nel mezzo, avrebbe dovuto parlarne subito con me! No, c'è qualcosa sotto...» asserì, prendendo un sorso del suo tè, lo sguardo sempre accigliato e pensoso.

«Magari è stato qualcosa di improvviso che nemmeno lei si aspettava e che l'ha colta alla sprovvista...o magari non ne è sicura o forse è solamente una storia di sesso...insomma non puoi saperlo e secondo me devi lasciar perdere o diventerà un'ossessione!» le consigliò Colleen, seriamente preoccupata per la salute psichica della cugina.

«Beth ce l'ha subito detto quando ha cominciato a frequentare Dean! Perchè lei non avrebbe dovuto fare lo stesso, a maggior ragione per correttezza nei confronti di Terence?» continuò Michelle, ignorando le osservazioni di Colleen e andando avanti con le sue supposizioni.

«Beth l'ha detto subito perchè siamo state noi a farle conoscere il suo ragazzo, faceva parte della nostra comitiva, credo che ce ne saremmo accorte comunque che stavano insieme, no?- provò a farla ragionare e a farle notare quanto i suoi discorsi fossero piuttosto illogici – Ashley avrà avuto i suoi motivi» concluse la maggiore, sperando di non dover tornare di nuovo su quella faccenda.

«Sarà... - mormorò Michelle, parve rassegnarsi temporaneamente poi tornò all'attacco – e poi hai visto quello che ha fatto ieri? Onestamente, non me l'aspettavo proprio...» disse a bassa voce, finalmente Colleen trovò quell'argomento un po' più interessante e scattò in avanti.

«Già, mi è venuto un colpo quando l'ho vista correre, pensavo si sarebbe presa lei un pugno in faccia! - osservò, con gli occhi spalancati e una mano sul petto a dimostrare quanto quel gesto l'avesse sconvolta – Per un attimo mi è quasi sembrato che volesse difendere Matt!» aggiunse poi, ridendo per l'assurdità di quel pensiero.

Lei ovviamente non poteva immaginare, aveva fatto quell'osservazione ingenuamente e senza pensarlo davvero ma Michelle aggrottò le sopracciglia e rimase interdetta.

«Come?» fece, poggiando la tazza sul tavolo e assumendo un'espressione confusa.

«Dicevo che Ashley sembrava essere intervenuta per evitare che Terence colpisse Matt ma evidentemente voleva proteggere Terence, era ubriaco e poteva fare qualche cavolata! Sarebbe stato assurdo il contrario, no?» specificò Colleen, poi si alzò, guardò l'orologio e, accorgendosi di essere in terribile ritardo si congedò di fretta da sua cugina e sparì alla velocità della luce.

«Già, sarebbe assurdo...» ripetè Michelle, rimasta sola in cucina, anche se il suo tono era tutt'altro che convinto.

Per qualche strano sesto senso non riusciva più a togliersi dalla mente la frase di Colleen e l'immagine di Ashley che impediva a Terence di sferrare un pugno a Matt.

Era strano, tutto troppo strano.

Nonostante si sforzasse di impedirlo, quella scena continuava a girarle in testa e chissà per quanto tempo l'avrebbe fatto.

 

 

 

«Sei consapevole di esserti comportata come una perfetta pazza sconsiderata?»

La voce di Matt risuonò ferma e nitida all'interno del suo studio, senza alcuna inflessione o tentennamento, era calma ma severa allo stesso tempo ed Ashley non potè fare a meno di sollevare lo sguardo per scrutare la figura del ragazzo davanti a lei.

Non le era stato concesso nemmeno il tempo di togliere il cappotto e la sciarpa, aveva appena messo piede in quella stanza e lui le si era già parato davanti, bello come sempre, con quel cipiglio sicuro e affascinante, le braccia ben conserte sul petto e un tono maturo da 'predica in arrivo' che Ashley stranamente trovò gli si addicesse.

Probabilmente un giorno se la sarebbe cavata piuttosto bene come padre, pensò.

La diretta accusata si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo, fissandosi con indifferenza le scarpe, quasi non stesse capendo a cosa si riferisse il biondo e si fosse trovata lì per caso, giusto per passare a fare un saluto e non per discutere dell'enorme cazzata a fin di bene che aveva rischiato di sputtanarla di fronte al suo intero gruppo di amici.

«Beh, se la metti così...forse, da un certo punto di vista, in effetti...» provò inutilmente ad arrampicarsi sugli specchi, scivolando senza rimedio.

«Da un certo punto di vista? Diciamo anche da tutti quanti! - esclamò Matt, disintegrando quel misero tentativo di difendersi, poi però si accorse dell'aria tremendamente disorientata di Ashley e le si avvicinò, sospirando – Si può sapere che ti è saltato in testa? Hai rischiato di farti scoprire!» aggiunse con un tono più morbido, addolcendosi inevitabilmente di fronte a quel viso che stava cominciando ad amare così com'era, in tutte le sue sfumature, anche quelle che a volte gli facevano saltare i nervi.

Ashley sussultò piano nel momento in cui percepì la vicinanza del ragazzo, le sue guance si colorarono mentre iniziò a torturare un lembo della sua povera sciarpa, vittima innocente del suo stato d'animo in tempesta.

«Non lo so, io...non so dire cosa mi sia preso, quando ho visto Terence che stava per colpirti..non ho ragionato più, non volevo ti facesse del male, non potevo sopportarlo!» ammise sincera, senza nascondersi dietro false scuse, senza timore di mostrare i suoi sentimenti per come si agitavano dentro di lei, anche se le facevano battere il cuore all'impazzata e sentire una perfetta idiota in quel momento.

Matt sorrise, la sincerità disarmante di Ashley distrusse ogni suo tentativo di rimanere serio e distaccato, lo travolse come un fiume in piena e lui non riuscì a opporsi a quella corrente impetuosa, si sciolse in meno di un secondo, avvicinò il viso all'altezza di quello, tremante e imbarazzato, della ragazza, per poi raggiungere il suo orecchio.

«E non sai quanto mi ha fatto piacere, sei stata così coraggiosa e sprezzante del pericolo...- le sussurrò dolcemente, il suo respiro caldo solleticò il collo di Ashley come una carezza e le ridiede all'istante un senso di calma temporaneo – Però mi hai anche fatto prendere un fottuto spavento, per un attimo ho temuto che Terence o chiunque altro lì presente potesse aver capito e che ti fossi cacciata in un grosso casino...Non dovevi farlo, non devi più preoccuparti per me, io in qualche modo sarei riuscito a cavarmela, ho la pelle dura, sai?» proseguì Matt, senza perdere quel tono sommesso e dolce mentre portava le mani sui fianchi di Ashley e la avvicinava a sè.

Non riuscì più ad aggiungere altro perché la sentì farsi rigida sotto le sue mani, immobile con le braccia tese ai lati del suo corpo esile, i pugni stretti in tensione e le palpebre serrate con forza.

Il viso della rossa pareva attraversato da uno strano sconvolgimento interiore, le labbra rosate erano premute tra loro, formando una linea sottile, e tremavano un po', pervase da una lieve agitazione che lei sembrava contenere a fatica.

Matt la osservò ed ebbe l'impressione che stesse per esplodere da un momento all'altro.

«E invece voglio preoccuparmi per te! - sbottò infatti all'improvviso, con la voce roca e spezzata, riaprendo gli occhi di scatto e puntandoli su quelli di Matt, adesso colmi di stupore – Ho avuto paura che ti succedesse qualcosa e...» si bloccò, scosse la testa e fece per continuare, ma l'emozione e il ricordo degli eventi passati le impedirono di portare a termine la frase, le sue corde vocali divennero come pietrificate e incapaci di emettere alcun suono così non potè fare altro che affondare il viso sul petto del ragazzo e abbracciarlo stretto fino quasi a soffocare.

Perchè quello che le parole non riuscivano ad esprimere ci pensavano i gesti a farlo e spesso erano anche molto più efficaci.

Matt rimase spiazzato, quando l'aveva conosciuta, Ashley era una ragazza chiusa e troppo provata dalle vicissitudini della vita che l'avevano inevitabilmente indurita, si comportava in maniera ostile e diffidente, restia a dimostrare i suoi sentimenti, sempre sulla difensiva e pronta a barricarsi dietro muri e scudi pur di non lasciarsi scalfire o ferire dagli altri.

Eppure lui aveva sempre intravisto un minuscolo spiraglio lasciato aperto, ci aveva guardato dentro e non aveva trovato freddezza o cattiveria ma solo tanto dolore e paure, le stesse in cui si riconosceva e che lo avevano spinto verso di lei.

Aveva subito capito che la vera Ashley, quella che lei aveva chiuso a chiave per evitare che potesse soffrire ancora, in realtà era una persona molto diversa dalle apparenze.

In quella voce rotta dall'emozione, in quell'abbraccio improvviso e nelle parole che non era riuscita a pronunciare, lui ebbe l'impressione di vederci finalmente la sua vera essenza, spogliata da ogni difesa o maschera e che si mostrava in tutta la sua genuinità e bellezza.

La strinse, provando il desiderio che quella parte di Ashley uscisse allo scoperto più spesso e potesse deliziarlo della sua presenza così come stava facendo in quell'istante, donandogli un senso di completezza e pace che raramente gli capitava di provare.

«Ehi, va tutto bene, adesso, sta' tranquilla. Non sono arrabbiato, al contrario...sei stata eccezionale e credo che pochi si sarebbero esposti così tanto per me...però la prossima volta cerca di stare più attenta, d'accordo? - le raccomandò a bassa voce mentre continuava a cullarla tra le braccia e ad accarezzarle la schiena – E poi dì la verità, lo sappiamo benissimo che l'hai fatto per evitare che Terence potesse deturparmi il viso con un pugno, altrimenti non mi avresti più trovato attraente!» la provocò subito dopo per stemperare la tensione, premurandosi di non smentire la sua vena ironica e punzecchiandola per scatenare una reazione che non si fece attendere troppo.

Ashley sollevò la testa e si allontanò da lui, spingendosi via con le mani, il suo volto era corrucciato e indispettito ma per motivi tutt'altro che tragici e, ad un'occhiata più attenta, si poteva anche scorgere un sorriso così poco accennato da essere quasi impercettibile.

«Ma...ma...si può sapere che diamine vai blaterando, razza di demente?» ribattè decisa ma con una sfumatura divertita nella voce, accompagnando la sua protesta a un leggero colpo sul braccio del biondo che ebbe l'unico effetto di farlo scoppiare a ridere.

Ashley aggrottò le sopracciglia quasi fosse offesa da quell'affronto ma già un secondo dopo un enorme sorriso era comparso di prepotenza sul suo viso e i due si ritrovarono a fissarsi, le ombre di prima ormai sparite e nessuna nuvola a oscurare il cielo.

Quanto era bello e rassicurante perdersi in lui per potersi ritrovare e scoprire, forse, di non essere mai del tutto cambiata.

Ashley credeva di aver cancellato da tempo la parte emotiva del suo carattere, quella che dava spazio ai sentimenti e alle debolezze e che pensava non fosse sopravvissuta agli eventi che avevano sconvolto la sua vita.

Come si può ancora sperare di sentire del calore dentro quando dall'esterno ti è arrivato lo schiaffo più gelido che possa mai esistere?

Ma quella sera si sentiva più viva che mai, il suo corpo era attraversato da brividi, battiti veloci e una soave leggerezza, tutte quelle sensazioni la travolgevano e aveva intenzione di lasciarsi sommergere senza fare nulla per fermare ciò che stava succedendo in lei.

Con un gesto inaspettato Matt le cinse la vita con un braccio e la riportò stretta a sè, Ashley fece in tempo ad abbandonare i suoi pensieri che si trovò ad annegare nel mare dei suoi occhi, limpidi e trasparenti e, quasi come si trattassero di uno specchio, riuscì a vedere il riflesso di sè stessa in quel ragazzo, in fondo così simile a lei.

«Scherzi a parte...se non fosse stato per te a quest'ora magari avrei un occhio nero o il naso rotto e starei imprecando in sette lingue diverse nel tentativo di trovare un modo decente per tenermi fermo il ghiaccio sulla faccia mentre cerco di lavorare perciò...grazie, Ashley» sussurrò Matt suadente, facendo scontrare la punta del suo naso con quello della ragazza.

Lei avvampò, per un attimo credette di essere diventata di cera perchè sentiva le gambe fragili e il corpo sciogliersi, intorpidito da innumerevoli brividi di piacere, sempre più intensi e pericolosi.

Mossa da una forza misteriosa, fece scivolare i suoi palmi lungo il petto di Matt fino alle sue spalle e da lì le sue braccia si allungarono per incrociarsi dietro il collo del ragazzo e stringersi a lui.

«Mi saresti piaciuto comunque...anche in quelle condizioni disperate, se la cosa ti può consolare – dichiarò candidamente lei, poi sorrise e si sporse in avanti, mettendosi leggermente sulle punte – ma se sei tutto intero...se tu stai bene...sento di stare bene anche io, quindi...il resto non conta e se tornassi indietro lo rifarei, nonostante tutto» ribadì forte e chiaro mentre con la punta delle dita percorreva la linea del suo volto, quasi volesse impararla a memoria per potersene ricordare nei giorni in cui erano costretti a non vedersi.

«Stai attenta a quello che dici perchè, se continui così...rischio sul serio di innamorarmi di te» disse Matt, con una spontaneità così pura da lasciarla pietrificata e senza parole, il pavimento sembrava essere sparito e ad Ashley parve di galleggiare per aria, sospesa su una nuvola soffice che la rendeva euforica e ubriaca.

Dischiuse le labbra per lo stupore e la gioia e allora ci pensò Matt, con un bacio infuocato e bollente, a riportarla sulla terra ed a riaccenderle sensazioni meno angeliche e altrettanto intense che gli eventi di quell'ultimo mese le avevano quasi fatto dimenticare.

La lingua del ragazzo si fece sensualmente spazio tra le labbra di lei, iniziando una danza lenta che a tratti assomigliava quasi a una tortura perchè la costringeva a volerne ancora, a ricambiare quel bacio, a sprofondarci sempre di più, senza sosta.

Ed eccola di nuovo lì, prepotente e più forte che mai, quell'attrazione fisica e carnale che aveva caratterizzato il loro rapporto fin dall'inizio, che li aveva spinti lentamente e con sottili giochi di seduzione l'una tra le braccia dell'altro, come una calamita a cui è impossibile resistere, fino a quel sesso disperato e istintivo, consumato senza preavviso in quella stessa stanza meno di due mesi prima.

Quante cose erano accadute e cambiate da quel giorno, quanti litigi, incomprensioni, imprevisti, paure e riappacificazioni, una lunga scia di eventi che avevano portato a una nuova evoluzione nella loro turbolenta relazione e che, adesso, trovavano la chiusura del cerchio nella passione che di nuovo stava scoppiando, identica e immutata.

Come tutto era iniziato e come ancora continuava.

Ashley si lasciò scappare un sospiro nel momento in cui le labbra di Matt abbandonarono le sue per dedicarsi a lasciare dei leggeri morsi sulla pelle chiara del suo collo, inarcò la schiena per schiacciarsi ancora di più al corpo del biondo quando una violenta ondata di piacere le attraversò il corpo, partendo dalle sue guance arrossate, facendole esplodere il cuore, fino a scendere più giù, con lo stomaco in subbuglio e un desiderio incontrollabile che premeva nelle sue parti più sensibili.

Ribaltando quella posizione passiva, prese il controllo e sovrastò Matt, strappandogli un gemito strozzato nell'attimo in cui gli insinuò le mani sotto la maglietta.

Sorrise sulle labbra di lui quando finalmente accarezzò la pelle calda della sua schiena, della quale ricordava esattamente la sensazione piacevole sui palmi, poi lo fece indietreggiare finchè Matt si ritrovò con le spalle al muro, sopraffatto da lei e da quella voglia inarrestabile.

«Non avevamo detto di procedere con calma?» soffiò Matt tra un bacio e l'altro, col poco fiato che aveva in gola e approfittando di un breve sprazzo di lucidità.

Ashley non si fermò, lo schiacciò di più alla parete e si sporse verso il suo orecchio.

«Già, ma forse non c'è bisogno di andare così piano» si oppose lei, ormai preda di quella passione e senza la minima intenzione di arrestarla.

Stavolta non era solo un bisogno disperato di affogare i suoi dolori e di cancellare i pensieri dalla testa, stavolta non c'entravano i suoi malesseri o le ansie, esisteva solo Matt e il desiderio di averlo e non per secondi fini o per il suo egoismo ma perché, dopo quei mesi decisamente troppo movimentati, aveva capito di essere legata a lui e di provare dei sentimenti che adesso non avrebbe trovato più tanto assurdo accostare all'innamoramento.

«Non ho ancora procurato un divano, però» bisbigliò Matt sorridendo, ancora stretto nella dolce morsa della ragazza, ricordando una loro precedente conversazione.

«Non importa, ne farò a meno» ribadì Ashley, riappropriandosi delle labbra di Matt e confermando la sua decisione di andare fino in fondo.

Niente li avrebbe fermati...niente se non un molesto suono del campanello.

I due si arrestarono contemporaneamente, Ashley più atterrita, Matt abbastanza scocciato.

«Merda...» sbottò a bassa voce, aggrottando le sopracciglia mentre lei si era allontanata e teneva gli occhi spalancati.

«Chi è? Aspettavi qualcuno?» domandò, col volume della voce ridotto al minimo per evitare di fare percepire la sua presenza a quel visitatore inopportuno.

«No, non ho idea di chi sia!» disse Matt, guardando furtivamente dalla finestra per cercare di capire chi diavolo l'avesse interrotto in quel piacevole momento.

«Beh, devi aprire, potrebbe essere un cliente...solo che io non posso farmi trovare qua!» gli fece notare la rossa, che intanto con dei gesti veloci e maldestri cercava di ricomporsi più che poteva.

Matt si guardò intorno, visibilmente infastidito da quell'interruzione, poi sospirò e le indicò la porta sulla sinistra.

«Nasconditi dentro la camera oscura, lì non faccio entrare mai nessuno!» le suggerì, osservandola sgattaiolare veloce come un fulmine e chiudersi la porta alle spalle.

Sbuffò, si passò una mano tra i capelli per dare loro una sistemata veloce date le condizioni in cui versavano dopo quella - purtroppo breve - parentesi infuocata e si diresse alla porta.

«Ciao Pam – salutò alquanto meravigliato, inarcando un sopracciglio alla vista della sua amica, l'ultima persona che si aspettava di trovare lì dietro, ma il suo sconcerto aumentò quando intravide una testa castana dietro di lei che fece subito capolino – Ciao anche a te, Christie» aggiunse ancora più scocciato, mentre cercava di dare una spiegazione logica a quella visita insensata visto che era la primissima volta da quando si conoscevano che Pam si presentava al suo studio.

Ashley, rannicchiata contro la porta con un orecchio ben poggiato sopra, sentì montare un sottile ribrezzo nell'ascoltare il nome di quella ragazza, della quale conosceva bene l'obiettivo principale.

Non doveva essere gelosa di Matt eppure continuava a capitarle e la situazione peggiorava sempre più, così come continuava a mettersi nei guai, qualunque cosa facesse o in qualunque posto andasse.

Possibile che adesso dovesse stare attenta anche a quella tizia oltre che a Michelle e gli altri?

La cosa stava diventando davvero pesante e avvertì l'amara sensazione che presto il suo castello di bugie e segreti sarebbe miseramente crollato in mille pezzi.

Socchiuse gli occhi e si rassegnò a rimanere ferma e in silenzio, come se non esistesse in quella stanza buia e stretta.

«Ciao Matt! Passavamo di qua, ci siamo ricordate che il tuo studio fotografico si trovava nei dintorni e così...abbiamo pensato di passare a trovarti!» dichiarò allegramente Pam, scuotendo la sua massa di riccioli scuri e sfoggiando un'espressione fin troppo artefatta per essere sincera.

La voce della ragazza risuonò finta e preparata, quasi come stesse recitando e Matt fiutò la balla in men che non si dica.

Senza muovere un muscolo o invitarle ad entrare, puntò i suoi occhi gelidi e pungenti sulla ragazza che a quel punto esitò e chiese tacitamente l'aiuto dell'amica per togliersi da quella situazione imbarazzante.

«Già, è così! Speriamo di non averti disturbato! - intervenne dunque Christie, molto più naturale e sfacciata, facendosi avanti e scrutando con una sola occhiata furba tutto l'ambiente circostante per poi concentrarsi sul volto del ragazzo per il quale aveva una tremenda cotta – Oh, sembri un po' trafelato, abbiamo per caso interrotto qualcosa?» chiese, sbattendo le sue lunghe ciglia cariche di mascara e camuffando dietro un velo di finta ingenuità una domanda che in realtà nascondeva un significato diverso e piuttosto malizioso.

Matt imprecò mentalmente, Ashley, al di là della porta, roteò gli occhi verso l'alto, sbuffando esasperata.

«Diciamo di sì – confessò lui, senza preoccuparsi di celare un tono abbastanza infastidito e pensando che in quel momento avrebbe dovuto essere impegnato con Ashley in attività ben più soddisfacenti ed entrambi probabilmente senza vestiti addosso – stavo provando a mettere un po' di ordine qui dentro, è un lavoro molto faticoso» specificò poi, cercando di dare una spiegazione al suo aspetto più o meno scompigliato.

Pam annuì subito e abbassò lo sguardo, incrociando le braccia al petto e fissando con attenzione il pavimento, Matt la conosceva da anni e, anche se tra i due non c'era mai stata troppa confidenza, capì che si sentiva a disagio e probabilmente era stata costretta a fare irruzione lì per colpa di Christie, la quale continuava a fare saettare senza sosta lo sguardo a destra e a sinistra, in alto e in basso, come se stesse cercando disperatamente un segno o degli indizi per confermare chissà quale sospetto.

D'un tratto un sorrisetto strano si formò sul viso della ragazza, che sollevò finalmente gli occhi castani e li portò di nuovo su Matt.

«Non ho dubbi che si tratti di un'attività molto stancante! – disse in maniera ambigua, lasciando presupporre un doppio senso nemmeno tanto velato, poi fece un rapidissimo cenno col capo a Pam e si sistemò la borsa in spalla – Allora direi che adesso andiamo, così magari puoi riprendere da dove hai lasciato!» affermò, lanciandogli un'occhiata colma di risentimento e rabbia per poi piegare le labbra in un sorriso forzato.

«Oh sì, scusaci ancora! Ci vediamo, Matt!» esclamò imbarazzata Pam, dopo aver ricevuto uno sguardo di intesa da Christie che la fece scattare sull'attenti.

Le due, di colpo disinteressate a rimanere e prese da una fretta improvvisa, si diressero a passi veloci verso l'uscita per poi spendersi in una marea di saluti e cenni con le mani e sparire dall'altra parte della strada.

«Sì, a presto» biascicò Matt, incredulo e seccato, affrettandosi a chiudere la porta.

«Puoi venire fuori!» disse a voce alta, Ashley non se lo fece ripetere due volte e si precipitò da lui, col viso scuro e funereo.

«Sospettano qualcosa» affermò diretta, senza fare inutili giri di parole.

Matt alzò le spalle, sembrava indifferente e tranquillo ma il suo sguardo tradiva una certa preoccupazione.

«Come fai a esserne sicura? Io non credo» provò a smentirla, mentre si accingeva ad aprire la finestra e a recuperare un accendino.

«Sai, era piuttosto evidente!» ribattè lei nervosa, seguendolo e piazzandosi di fronte a lui.

Matt si accese una sigaretta per alleviare i suoi nervi ormai alle stelle per via dell'interruzione e di quella visita che anche lui riteneva sospetta, anche se non poteva dirlo ad Ashley per evitare di farla agitare più di quanto già non fosse.

«Non le hai nemmeno viste» disse calmo e buttò fuori una grossa nuvola di fumo, puntando gli occhi fuori dalla finestra.

«Ma le ho sentite! - obiettò la ragazza, afferrando Matt per un braccio e costringendolo a dedicargli la sua attenzione – Non hai fatto caso a tutte le allusioni di Christie sul quello che stavi facendo prima che loro arrivassero? Deve avermi vista o deve aver capito in qualche modo! Quella ragazza ti muore dietro, è normale che odi chiunque abbia una...una...» Ashley si bloccò non appena si rese conto che non sapeva come definire quello che andava avanti tra loro, balbettò e arrossì e Matt non trattenne una risata.

«'Una' che cosa?» le fece pressione, avvicinando il volto a quello in difficoltà della rossa.

«Una...ma boh, che ne so, una relazione...» azzardò come se avesse detto la prima cosa che le fosse venuta in mente ma se ne pentì quando Matt inarcò le sopracciglia e assunse quel suo tipico provocante ghigno di vittoria.

«Quindi siamo già a 'relazione', facciamo progressi!» la provocò, carezzandole il viso col dorso della mano e facendola diventare di mille colori diversi mentre lui invece aveva ripreso una certa tranquillità e si sentiva già molto più disteso.

«Era una parola come un'altra, tanto per dire...preferisci 'rapporto sessuale'?» ribattè allora, allontanandosi dal suo sguardo letale e poggiando la schiena al muro poco più lontano, dove le veniva più semplice respirare.

«Così sembri un noioso libro di educazione sessuale! - rise Matt, prendendo un ultimo tiro dalla sua sigaretta e spegnendola definitivamente – Dire che stavamo per fare l'amore ti fa così schifo?» la spiazzò, avvicinandosi di nuovo a lei e sussurrandole all'orecchio.

Il suo odore misto al fumo le fece girare la testa per l'ennesima volta mentre sentiva ritornare l'eccitazione che prima le aveva annebbiato ogni capacità di raziocinio e, in aggiunta a quello, le parole usate da lui le fecero scoppiare il cuore e svolazzare almeno un centinaio di farfalle nello stomaco.

Da quando loro due 'facevano l'amore'?

Il respiro le si affannò senza controllo mentre non capiva se preoccuparsi o sentirsi al settimo cielo per quell'affermazione così importante che invece Matt aveva pronunciato con una leggerezza estrema, come se a lui non facesse paura ma avesse già accettato quel cambiamento e gli andasse più che bene.

Era solo lei, tra loro due, ad avere un irrazionale terrore della direzione che stavano per prendere come due incoscienti?

«Chi...chi ti ha detto che sarebbe andata così?» cercò di difendersi come faceva sempre quando capiva di essere di fronte a una verità scomoda e impossibile da negare.

Matt non si meravigliò affatto della sua reazione, sorrise, le scrutò il viso da vicino un'ultima volta e poi si staccò da lei, lasciandola libera.

«Rilassati Ashley, non sei un gatto, non devi per forza cadere sempre in piedi. Magari ogni tanto potresti anche ammettere che io abbia ragione, non muore nessuno, sai?» le fece notare scherzando, per poi voltarsi a sistemare alcune cose sul tavolo.

Ashley lo osservò di spalle, confusa e smarrita.

Sapeva che Matt diceva il vero ma a lei era bastato quel nuovo pericolo per aprirle gli occhi e farle rimettere sù le sue solite barriere di protezione.

«Comunque quell'interruzione è stato un segno che qualcuno o qualcosa non voleva che ci spingessimo oltre, evidentemente il karma o l'equilibrio cosmico non approvano!» concluse, affrettandosi a infilarsi il cappotto e a recuperare la borsa.

Matt si voltò e la guardò divertito, sforzandosi di non ridere.

«Sai, Ashley, senza offesa, credo che al cosmo non importi un accidente se noi due facciamo sesso o meno – obiettò, avvicinandosi e prendendola per i fianchi – per quanto mi riguarda, preferisco pensare che non esista nessuna forza sovrumana e nessun destino, ma che siano le mie scelte a determinare ciò che sono o che voglio diventare» affermò determinato prima di abbassarsi sulle sue labbra e baciarla dolcemente.

Ashley lo strinse ma non riuscì a condividere del tutto le sue parole, purtroppo la vita l'aveva segnata con degli eventi che non aveva potuto controllare e che non erano dipesi dalla sua volontà e poco credeva al fatto che se si vuole si può tutto.

«Vorrei poterti credere ma, per esperienza personale, so che spesso accadono cose che non vorremmo e non possiamo farci niente, anche se lottiamo o se facciamo di tutto per scongiurarle» disse con gli occhi tristi.

«In parte hai ragione, esistono situazioni che non abbiamo scelto e che ci piombano addosso senza consultarci, lo so bene ma...siamo sempre noi a decidere come reagire di fronte a questi eventi e dipende da noi superarli o scegliere come comportarci...Se pensiamo di non potere fare nulla finiremo per subire tutto passivamente, invece non è così, dobbiamo trovare il coraggio di fare delle scelte. Magari adesso ti sembra difficilissimo ma un giorno lo capirai» la rassicurò, carezzandole i capelli e facendola sentire così piccola e stupida.

Com'era possibile che Matt sembrasse avere una risposta a tutto?

Il suo discorso si riferiva a tantissime cose, alla sua situazione familiare, a quella che viveva a casa con Michelle e anche a loro due e alla sorte del loro rapporto.

Dipendeva tutto dalle scelte che avrebbe avuto il coraggio di fare e, anche se alcune di queste le mettevano addosso un'ansia e una paura assurde, sapeva che prima o poi, leggendo dentro sè stessa, avrebbe trovato la soluzione e la forza di compierle.

Matt aveva solo tre anni più di lei eppure appariva così adulto e maturo, le sembrò di poter leggere nei suoi occhi il peso di tutti quegli anni di sofferenze che lo avevano costretto a crescere in fretta e pensò a quanto all'inizio lo avesse sottovalutato, credendolo solo un ragazzo impudente e sfacciato.

Lo abbracciò, senza dire nulla, poi indossò la sciarpa e si avviò alla porta.

«Devo andare» disse soltanto, provando già una morsa al petto nel dover abbandonare quell'angolo di serenità per rientrare a casa.

«Sicura che non vuoi che ti accompagni?» domandò Matt, Ashley scosse la testa decisa.

«Ma certo, sta' tranquillo! Non è tardissimo e poi non voglio toglierti altro tempo, scommetto che hai tanto lavoro arretrato»

«Un po' sì, in effetti – ammise Matt, guardando attorno la montagna di roba in disordine e l'agenda piena di lavoro ancora da smarcare - cerca di stare attenta a Michelle, la conosco e sono sicuro che non le sia passato inosservato il tuo gesto» le raccomandò poi, facendosi per un attimo serio in volto.

«Già, lo temo anch'io, non ho ancora avuto modo di incontrarla dopo ieri sera e...sono sicura che stasera farà qualche commento» disse incerta, immaginando di non poter evitare quel confronto.

«Ha i suoi motivi per odiarmi, come anche Terence, per quanto siano ingiusti» sussurrò Matt, abbassando il volume della voce, tanto che Ashley ebbe difficoltà a capire il senso del suo discorso e quello strano riferimento in particolare a Michelle.

Non era ovvio che lo odiasse per gli stessi motivi di Terence?

Scacciò quei dubbi, pensando di aver sentito male, poi puntò gli occhi su quelli ancora un po' assorti di Matt.

«Tu credi che...- iniziò timida – credi che tra te e Terence sia tutto irrecuperabile? A volte lo guardo e ho l'impressione che ci sia una piccola possibilità di fargli cambiare idea, non è un ragazzo cattivo, di questo sono sicura» disse, senza distogliere lo sguardo da Matt.

«Non lo è, infatti, ma...ha dovuto sopportare le stesse pressioni che quel tipo di ambiente impone e che ho subito anche io e questo è stato il risultato. La differenza è che lui ha voluto continuare a rimanerci dentro mentre io avevo altri sogni e sono scappato via. - le spiegò, guardando un punto impreciso dinanzi a sè, come se gli stessero tornando alla memoria vari ricordi – Non vorrei deluderti, Ashley ma...ci ho provato ed è stato tutto inutile...Questa cosa va avanti così da più di cinque anni, ormai, e non cambierà di certo adesso.» concluse Matt, drastico e senza speranza, un atteggiamento che non gli apparteneva ma quel caso era così disperato che evidentemente persino lui non vedeva altre alternative.

Ashley rimase qualche secondo immobile a riflettere, poi sospirò e provò ad allontanare quei pensieri.

«Allora ci sentiamo, Matt» lo salutò, aprendo la porta e facendo un cenno con la mano.

«Va bene, fa' attenzione, ok?» disse lui, accompagnandola con lo sguardo.

Ashley annuì in silenzio, poi richiuse la porta e si preparò per tornare a casa, sperando di non avere brutte sorprese.

 

 

«Hai visto quella sciarpa sulla sedia? Ti avevo detto che avevo ragione, Matt era con una ragazza!» affermò Christie, sollevando il volto con aria soddisfatta e vittoriosa.

Quel pomeriggio non aveva fatto altro che cercare un indizio che confermasse ciò che aveva visto e, quando finalmente aveva individuato quell'accessorio, aveva subito tratto le sue conclusioni.

Pam fece una smorfia dubbiosa e incrociò le dita sotto il mento.

«Come fai a essere sicura che non fosse di Matt?» le domandò scettica.

Christie si appoggiò allo schienale della sedia del bar e incrociò le braccia al petto con aria saccente.

«Una sciarpa viola? Seriamente? Non credo che Matt indosserebbe quel colore e comunque era un modello femminile!» si affrettò a smontare le sue perplessità, con aria sicura e determinata.

«Beh, in effetti... – scosse la testa Pam, Matt vestiva per lo più di colori scuri e doveva ammettere che il viola non rientrava nelle sue preferenze – magari però l'aveva dimenticata una cliente!» provò a trovare un'altra ipotesi, giusto per evitare di dare per scontato ciò che diceva la sua amica.

Christie sbuffò, seccata «Pam, vuoi credermi o no? Ti dico che ho visto qualcuno entrare nello studio, aveva il cappuccio del cappotto in testa ma mi sembrava la sagoma di una ragazza!» ripetè esasperata, era almeno la decima volta che provava a convincere la sua amica della verità di ciò che aveva scorto mentre si trovavano lungo quella via.

«Eravamo lontanissime, la strada non è un granchè illuminata, può darsi che ti sia confusa e che questa persona sia entrata da un'altra parte» disse Pam, provando a trovare altre spiegazioni.

Si sentiva un po' in colpa per quell'improvvisata nello studio di Matt, era suo amico e agire così alle sue spalle sulla base del sospetto di Christie l'aveva fatta sentire scorretta.

All'inizio la storia della fantomatica relazione segreta del biondo l'aveva intrigata e aveva accettato di buon grado di aiutare l'amica a scoprire il volto di quella ragazza misteriosa ma adesso non ne aveva più tanta voglia.

Se anche Matt si fosse innamorato e per il momento volesse tenere la storia riservata non era giusto che loro si intromettessero, e continuare a parlarne e a elaborare teorie e complotti non la faceva più divertire.

«Ci vedo benissimo, Pam! Una ragazza è entrata lì, abbiamo aspettato un bel po' e non abbiamo visto uscire nessuno perciò, se la logica non è un'opinione, quella tizia doveva essere ancora da lui e invece guarda un po'...non c'era nessuno!» spiegò Christie, allargando le braccia come se avesse detto la cosa più ovvia e matematica della terra.

«Forse era una cliente!» provò ad obiettare debolmente Pam, anche se gli argomenti di Christie erano abbastanza solidi e difficili da demolire.

«Se era una cliente perché non l'abbiamo trovata lì dentro? Non credo proprio che Matt faccia nascondere i clienti da qualche parte senza un motivo plausibile!» smontò anche quell'ultimo tentativo di negare la teoria della ragazza segreta.

«Va bene, hai ragione! Matt si vede con qualcuna!» fu costretta ad ammettere con un cenno della mano, abbassando poi lo sguardo.

«E se fosse Jessica? Sembrava saperne troppo su questa storia e poi ha fatto sempre la vaga quando chiedevamo i dettagli! Secondo me sono tornati insieme e non vuole dirlo!» ipotizzò, agguantando il foglio del menù.

«Lo escludo! Jessica non ha mai avuto problemi a parlare del suo rapporto con Matt, mi raccontava anche di quando andavano a letto insieme dopo essersi lasciati! Se fossero tornati insieme l'avrei saputo e poi a lei non interessa più, si è fatta da parte e adesso capisco anche il motivo» disse Pam, anche se non aveva un rapporto confidenziale con Matt, al contrario conosceva benissimo Jessica e ci avrebbe messo la mano sul fuoco sul fatto che la sua amica non stesse nascondendo nulla.

A quel punto quadrava tutto, Jessica e Matt erano rimasti solo amici e lui stava frequentando un'altra.

Non ci sarebbe stato niente di strano se Christie non si fosse letteralmente fissata con quella storia e non riuscisse a farsene una ragione.

«Allora si tratta di qualcun'altra e sono curiossissima di scoprire chi è questa stronza! Se non fosse stato per lei magari avrei avuto una chance con Matt, ti rendi conto? Lui è così bello e affascinante...è un'ingiustizia, non posso essere stata così sfigata da beccare il momento sbagliato!» si lagnò Christie, mettendo il broncio come una bambina viziata che non ottiene il suo giocattolo.

Pam si strinse nelle spalle.«Non so che dirti, mi spiace. In ogni caso se questa relazione è seria, prima o poi Matt smetterà di tenerla nascosta e allora potrai torglierti la curiosità, in caso contrario vuol dire che si trattava solo di un'avventura e così avrai campo libero per provarci!» provò a consolarla Pam, sorridendole.

Christie ricambiò appena, non era granchè in vena di sorrisi.

«Vedremo» disse soltanto, tornando a guardare il menu.

 

In quello stesso istante Ashley giungeva a casa, col cuore in gola e l'ennesima prova da affrontare.

Quell'appartamento che era stato il suo rifugio sicuro dopo giorni terribili di disperazione, rischiava di trasformarsi in un incubo e, se non fosse stato per la presenza confortante di Melissa, probabilmente lo sarebbe già diventato.

Si rattristò nel pensare a come le cose stessero cambiando, senza sapere quanto i sospetti, che ormai albergavano in molte delle persone che le stavano accanto e in altre meno vicine, avrebbero potuto innescare una bomba, pronta ad esplodere quando meno se lo sarebbe aspettato.

 

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Capitolo 32
*** Rivelazioni e scoperte ***


Ciao ragazze!
Non mi sono scordata della storia, mi scuso per la strana assenza più lunga del solito ma ho avuto una marea di cose da fare e organizzare e il cervello mi è andato in fumo! Sono partita di nuovo (tanto per cambiare), finalmente dopo un mese ho raggiunto il mio ragazzo, che era andato prima, e adesso sto da lui. Ho dovuto preparare pacchi da spedire, salutare amici vari, preparare valigie e pensare a non dimenticare nulla ed è stato un incubo!
Adesso sono qua e, anche se ho più cose a cui pensare essendo da soli, troverò sempre il tempo per continuare quindi spero di non tardare più così tanto!
Detto questo, sono stata lenta anche perché il capitolo è un po' di passaggio e non mi entusiasmava scriverlo ma è necessario per la storia visto che tra poco le cose si movimenteranno. Come dice anche il titolo, più che altro ci saranno alcuni dialoghi tra i personaggi che serviranno per il continuo, spero di non annoiarvi troppo!
Scusate ancora e grazie mille a tutte le regazze che mi seguono a cui devo tantissimo, mi risollevate il morale quando sono  giù e mi date la spinta per continuare, io cerco di curare più che posso i capitoli per non lasciare niente di troppo frettoloso e spero sia di vostro gradimento.
Un bacio e alla prossima!

Cap. 32 Rivelazioni e scoperte

 

Ashley esitò dinanzi alla porta di casa, lo sguardo basso e un nodo alla gola.

Non era solo l'ansia per quello che poteva aspettarla ma anche e soprattutto la consapevolezza di come tutto fosse ormai cambiato.

Poco tempo prima avrebbe aperto quella porta senza neanche rifletterci troppo sopra, con serenità e con la certezza di trovare al di là della soglia un ambiente amichevole e confortante.

Adesso ne aveva quasi paura, provava un'angoscia terribile e girare la chiave in quella serratura sembrava l'azione più complicata da compiere.

In parte si attribuiva la colpa di quel cambiamento, aveva lasciato che le bugie e i segreti si accumulassero, diventando una montagna troppo pesante da sopportare che rischiava di crollarle addosso da un momento all'altro ed era come avere puntata costantemente una spada sopra la testa.

In parte non riusciva a non pensare a quanto fosse assurdo e ingiusto l'odio che stava alla base di tutto quel gigantesco guaio e a volte avrebbe voluto semplicemente urlare a Terence e sua sorella quanto si stavano sbagliando su Matt e quanto in realtà lui fosse un ragazzo stupendo e che non aveva fatto altro che lottare per realizzare i suoi sogni in una famiglia che non l'aveva mai appoggiato ma che, al contrario, aveva tenuto più all'immagine che alla sua felicità.

Le faceva rabbia pensare a come la soluzione a quel problema apparisse così' banale e facile e, allo stesso tempo, la cosa più difficile dell'intero universo.

Col buio nel pianerottolo e dentro il cuore, emise un profondo e rumoroso sospiro per farsi coraggio e infilò la chiave nella toppa, chiudendo gli occhi rassegnata non appena udì il rumore secco della serratura che scattava.

Un fascio di luce penetrò dalla fessura che si era aperta e la informò che qualcuna delle sue coinquiline non era chiusa in camera ma probabilmente stava ancora in cucina.

Avanzò nel corridoio semi illuminato a passi lenti ma inesorabili, pregando dentro di sè che si trattasse di Melissa o, nella migliore delle ipotesi, di Beth ma le sue speranze svanirono senza via di scampo quando, giunta davanti alla cucina, vide Colleen seduta al tavolo e accanto a lei Michelle.

Un brivido le percorse la schiena quando le due ragazze posarono gli sguardi su di lei, Ashey lesse una sfumatura strana e sospettosa dentro la loro espressione ed ebbe la sgradevole sensazione di essere stata probabilmente l'oggetto di qualche loro precedente conversazione.

Deglutì amaramente e si sforzò di comportarsi come niente fosse.

«Ciao ragazze» salutò, accennando un sorriso sulle labbra incerte mentre si allentava il nodo della sciarpa sulla gola, dato che l'ansia la faceva accaldare fino a darle l'impressione di non riuscire a respirare in maniera regolare.

«Oh ciao Ashley!» ricambiò Colleen con un tono di voce tutto sommato tranquillo, Michelle invece si limitò a piegare forzatamente gli angoli delle labbra e fingere un sorriso.

«Le altre non ci sono?» chiese nel tentativo di capire se almeno la presenza di Melissa l'avrebbe potuta confortare in quella che si preannunciava come una serata da incubo.

«Beth rimane a casa di Dean stasera e Melissa mangiava fuori con alcuni compagni di corso, o almeno così mi pare abbia detto!» le rispose Colleen, contraendo la fronte per ricordare gli impegni delle coinquiline e cercando una conferma in Michelle, che annuì subito dopo.

«Capisco» si rassegnò Ashley, immaginando che, in realtà, il vero impegno di Melissa avesse un nome ben preciso e cioè Luke. Sorrise comunque al pensiero che la sua amica in quel momento fosse felice e impegnata a godersi delle splendide ore in compagnia del suo amato.

«Beh, se devi ancora cenare ci siamo noi! Ti aspettiamo, tranquilla!» esclamò inaspettatamente Michelle, attirando l'attenzione di Colleen e facendo sollevare di scatto lo sguardo ad Ashley.

Quella proposta gentile suonava troppo sospetta e il viso di Michelle, disteso eppure con un'ombra inquietante a oscurarlo, lasciava presagire tutt'altro che un'allegra e spensierata chiacchierata per farla sentire meno sola.

La fame era l'ultimo dei pensieri di Ashley, anzi, lo stomaco le si era completamente serrato dopo quel breve scambio di battute con Michelle ma declinare l'invito per chiudersi in camera non sarebbe stata una mossa vincente e avrebbe soltanto alimentato i sospetti della castana.

«D'accordo, vado a cambiarmi e tra cinque minuti vi raggiungo!» disse allora, poi si incamminò verso la sua camera e si richiuse la porta alle spalle, sentendosi solo un poco più al sicuro.

Si era cacciata in un grosso casino e adesso non sapeva come fare per uscirne!

Forse doveva andare di là e confessare la sua relazione segreta con Matt...o forse doveva aspettare, elaborare un piano meno affrettato o addirittura sperare in un miracolo e che i due fratelli si decidessero ad appianare tutti i vecchi rancori.

Si coprì il viso con le mani e non trattenne un mugolio di sofferenza.

Aveva una confusione atroce in testa ed in più si ci mettevano anche i sentimenti verso quel ragazzo ad agitarla più del dovuto. Ripensò ai suoi baci, alla stupenda sensazione delle sue mani che la accarezzavano e del calore he ogni sua singola parola era capace di provocarle e finì per sospirare come una normalissima ragazza innamorata.

'Oddio, sto davvero raggiungendo quel punto di non ritorno?' pensò terrorizzata mentre tentava di raffreddare le guance già arrossate con le sue mani ghiacciate.

Scosse rapidamente la testa per scacciare quei pensieri, scompigliandosi i capelli corti, poi agguantò una felpa e dei pantaloni da tuta e si liberò dei vestiti per cambiarsi e stare più comoda.

Non c'era via d'uscita, doveva affrontare quella cena e così avrebbe fatto.

Prese dei lunghi respiri per rilassarsi e darsi la carica, abbassò la maniglia e infine si avviò verso la cucina.

«Eccomi, scusate per l'attesa» esordì una volta messo piede nella stanza, le due coinquiline erano già arrivate alla frutta ed Ashley sperò vivamente che non avessero intenzione di trattenersi più del necessario e che quella tortura potesse finire in fretta.

«Figurati, fai pure con comodo!» esclamò Colleen, continuando a sbucciare la sua arancia.

Michelle lanciò un'occhiata gelida ad Ashley la quale, girata di spalle, riuscì a sentire quegli occhi di ghiaccio puntati sulla sua schiena come due spilli che la trafiggevano.

Cercò di mantenere la calma, rinunciò a cucinarsi una cena decente dopo una giornata fuori a mangiare cibo poco sano pur di spicciarsi e togliersi da quella posizione e così optò per un velocissimo panino.

Raggiunse le coinquiline e si accomodò tra loro due, sentendosi vulnerabile e accerchiata come tra due fuochi pronti a bruciarla viva.

«Studi davvero tanto! - iniziò Michelle, assottigliando lo sguardo e lasciando comparire un sorriso che somigliava più ad un ghigno – se non ti conoscessi e non sapessi quanto sei seria e impegnata con l'università, sarei quasi tentata di pensare che usi quel tempo per fare qualcos'altro...» la provocò con lucida freddezza, tirando la prima freccia del suo arco e centrandola in pieno.

Ashley si rigirò il panino tra le mani e lo fissò intensamente, quasi cercasse una soluzione dalla sua cena, attese qualche secondo sotto gli occhi attenti di Michelle e perplessi di Colleen, poi aprì bocca.

«Conciliare studio e lavoro è impegnativo» sentenziò infine, addentando con nervosismo il pane e cercando di non farsi bloccare dalla paura.

'Certo, e conciliare lavoro, studio e Matt lo è ancora di più, vero?' le sussurrò la sua mente impertinente, facendola sentire ancora più a disagio.

«Andiamo Michelle, che dici? É ovvio che Ashley si stia dedicando anima e corpo a studiare, ha già superato alla grande il suo primo esame!» venne in suo soccorso Colleen.

All'inizio aveva trovato divertente punzecchiare Ashley su una sua presunta relazione clandestina ma lo aveva sempre fatto in senso buono e solo per il piacere di qualche innocuo pettegolezzo tra ragazze.

Michelle invece si era accanita, l'aveva presa come una questione di principio e, conoscendo l'orgoglio estremo della cugina, Colleen provava quasi pena per Ashley e per la pressione psicologica che stava subendo a causa dei suoi metodi spietati.

«Oh, ma sono sicura che sia così altrimenti Ashley ce l'avrebbe detto! In fondo tra amiche non ci sono segreti, giusto?» sibilò, intrecciando le dite esili sotto il mento e sporgendosi verso la malcapitata, stritolandola con le sue spire.

Ashley boccheggiò, per un attimo si chiese chi avesse improvvisamente tolto tutto l'ossigeno da quella stanza che pareva essersi ristretta e assomigliare più a una grotta sotterranea senza finestre o vie d'uscita.

Le sorrise e annuì in silenzio, scuotendo la testa verso la direzione di Michelle, che la fissava immobile e senza scomporsi di una virgola, poi afferrò il bicchiere e buttò giù un paio di sorsate di acqua fresca per procurarsi un po' di sollievo.

Colleen guardò prima la cugina e poi Ashley, trovandola in difficoltà: per un attimo anche a lei sembrò che la rossa si comportasse come chi è preda di un forte disagio e aggrottò lievemente le sopracciglia mentre rimuginava sui sospetti di Michelle.

Che alla fine avesse ragione ed Ashley, dietro le apparenze di ragazza seria e riservata, nascondesse degli inconfessabili scheletri nell'armadio?

Si riscosse subito, in ogni caso poteva essere qualunque cosa, anche la più stupida, e Michelle esagerava come al solito.

«Beh, Michelle, non pretenderai adesso che ti racconti tutti i più intimi e personali dettagli della mia vita privata, spero!» si intromise di colpo, tanto per alleggerire quella strana tensione che aleggiava palpabile tra Ashley e sua cugina.

«Tranquilla, non voglio certo sapere com'è il tuo ragazzo a letto! Anche se ci hai già pensato tu stessa a chiarire la cosa, molto tempo fa!» sottolineò Michelle con un sorrisetto furbo, senza perdere d'occhio Ashley, mentre Colleen scoppiò a ridere, consapevole della sua lingua lunga e del suo irresistibile bisogno di confidarsi con le amiche.

Ashley si sforzò di condividere quel breve momento di ilarità ma non aveva per nulla voglia di ridere, quello che desiderava più di ogni altra cosa era solo che finisse tutto il più presto possibile e potesse andarsene da quella stanza soffocante.

«Ah, a proposito, Ashley – ricominciò Michelle con la sua classica voce gentile e perfetta, la sua povera vittima ebbe un ennesimo brivido di freddo – volevo ringraziarti per ieri sera e per il tuo eroico gesto nei confronti di mio fratello! É stato davvero carino da parte tua, dimostra che a lui ci tieni davvero, non è così?» aggiunse Michelle candidamente, la sua voce era vellutata e poteva anche sembrare sincera ma Ashley riuscì a percepire la vena sarcastica e amara, quasi da presa in giro, che la colorava e, quando la castana le accarezzò una spalla, non sentì alcun affetto ma solo tanta falsità.

Colleen roetò gli occhi esasperata, ecco che sua cugina ricominciava.

«Figurati, mi è venuto...naturale» esitò Ashley, in cerca delle parole giuste per spiegare un comportamento che, in realtà, non aveva nulla a che vedere con Terence.

Naturale era stato mettersi in mezzo per cercare di difendere Matt ed evitare che gli venisse fatto del male, al resto non ci aveva nemmeno pensato in quel momento, aveva solo agito d'impulso, di cuore.

«Già, anche se...così facendo hai finito per impedire a Terence di dare il benservito a Matt» disse Michelle, con un'aria così allusiva che Ashley si sentì spacciata.

'Ormai ti ha scoperta, è tutto finito!' prese a ripetere la solita vocina dentro di lei, la caricò di ansia e anche quel poco di appetito che aveva racimolato le passò via istantaneamente, lasciandole in cambio un simpatico senso di nausea.

Mise via ciò che rimaneva del panino e lo avvolse in un fazzoletto, voltò la testa verso Michelle, che continuava imperterrita a fissarla con quegli occhi grandi e iniettati di odio, il modo in cui la guardava cominciava ad assomigliare molto a quello che riservava a Matt ed Ashley capì che la ragazza l'avrebbe presto inclusa nella lista nera dei suoi nemici e da quel momento in poi il trattamento che l' aspettava non sarebbe stato di certo piacevole.

Deglutì a fatica, poi dischiuse le labbra secche.

«Terence non era lucido, poteva nascerne una rissa e sarebbe stato pericoloso» ribattè, cercando di risultare convincente e, a quel punto, Michelle parve deporre le armi.

Si appoggiò allo schienale della sedia, abbassò un attimo lo sguardo e sembrò riflettere.

Non aveva ancora ben chiaro il vero motivo per il quale Ashley aveva agito in quel modo ma la rossa aveva un'aria troppo strana e per una frazione di secondo la mente di Michelle arrivò ad elaborare una teoria che appariva assurda persino a lei, abituata a non meravigliarsi di nulla.

Ashley non voleva proteggere Terence, voleva difendere Matt perché, forse, lui le piaceva.

Si sforzò di non scoppiare a ridere perchè quei pensieri erano così strampalati che le veniva complicato crederci, eppure, c'era anche una piccolissima parte di lei che non voleva smettere di accantonare quell'idea.

Possibile che la soluzione a quel mistero fosse anche quella che era stata più evidente agli occhi di tutti?

«Certo, hai ragione però...- iniziò tentennante, poi sollevò il viso e ritornò decisa e sicura come sempre – Peccato, mi sarebbe davvero piaciuto vedere Matt prendersi un bel pugno su quella faccia di cazzo, lo meritava per tutto quello che ci ha fatto e...chiunque sia suo amico avrà sempre il mio disprezzo, esattamente come lui» ci tenne a precisare, i suoi occhi castani si accesero come fiamme, Ashley non capì se quella frase le fosse uscita casuale o se la ragazza stesse tentando in quella maniera subdola di lanciarle un avvertimento.

Si sentì braccata ed esposta, sull'orlo di un precipizio e tutto ciò che lentamente stava cercando di ricostruire rischiava di finire giù proprio come lei.

«E dai Michelle, smettila di roderti il fegato per lui, se continui così finirai per ammalarti!» obiettò Colleen per cercare di cambiare quel discorso trito e ritrito e che ormai cominciava a non tollerare più. Lo fece col sorriso sulle labbra, sperando di riportare la cugina alla ragione ma aveva sottovalutato il fatto che per Michelle quell'argomento era la cosa più seria del mondo.

«Smettila di dirmi quello che devo fare! Non c'è bisogno che ti preoccupi della mia salute, sto benissimo e non ho bisogno di consigli!» sbottò infatti, scattando d' improvviso in piedi dalla sedia e battendo le mani sul tavolo con forza.

Ashley rabbrividì e sbiancò mentre Colleen parve non impressionarsi più di tanto, evidentemente era più che abituata alle reazioni spropositate della cugina.

Dopo aver lanciato un'occhiata torva ad entrambe le ragazze, Michelle guardò dritta davanti a sè e, senza aggiungere una parola, abbandonò la stanza.

Ashley e Colleen, rimaste sole, si scambiarono uno sguardo imbarazzato, poi la maggiore sbuffò e scosse la testa rassegnata.

«Non farci caso, Michelle perde proprio la testa quando si tratta di Matt!» commentò, stanca delle scenate della cugina quando si toccava quella questione.

«Beh, è per via della faccenda di Terence, non riesce a perdonarglielo.» provò a giustificarla Ashley, anche se dentro di lei sentiva ribollire il sangue.

Sapeva dell'innocenza di Matt e di quanto quell'equivoco li avesse costretti a vedersi nel segreto e coprirsi di bugie e sotterfugi che si sarebbe volentieri risparmiata se solo l'alternativa non fosse stata dover scegliere tra perdere i suoi amici o perdere lui.

Colleen, però, a sorpresa, accennò una risata che attirò l'attenzione di Ashley, la rossa aggrottò le sopracciglia e fissò la coinquilina.

«Magari fosse solo per Terence!» si lasciò scappare, portando gli occhi al soffitto e aumentando la curiosità di Ashley.

C'era qualcosa di sospetto che non riusciva a capire ma che, a quanto pareva, nessuno le aveva ancora rivelato.

«Non capisco» balbettò interdetta.

Colleen esitò, si tormentò le mani nervosamente, dischiuse le labbra e le richiuse più volte prima di decidersi a parlare.

«Ecco, vedi...non dovrei dirtelo ma...non condivido più l'atteggiamento di Michelle e sono preoccupata per lei, quindi...magari tu puoi consigliarmi! - iniziò la ragazza, lo sguardo di Ashley sempre più stupito – Terence non è l'unico motivo per cui Michelle odia Matt...la sua ragione è molto più...personale, diciamo.» spiegò allora, rimanendo comunque abbastanza enigmatica.

«Personale? - fece eco Ashley, sempre più confusa – Matt ha fatto un torto anche a lei?» domandò, cercando di spremere le meningi per ricordare se il biondo avesse accennato qualcosa su Michelle ma senza trovare risposta.

«Potremmo anche chiamarlo così, volendo ma...non si tratta proprio di un torto – rispose Colleen, poi guardò la faccia perplessa di Ashley e capì di dover dare più spiegazioni – devi sapere che Terence e Michelle sono cresciuti con Matt, tra di loro c'era una forte amicizia ma...col passare degli anni Michelle ha cominciato a provare qualcosa di diverso per lui...» accennò, rimanendo ancora troppo vaga.

Ashley impallidì, le parole di Colleen non erano state esplicite ma tanto era bastato per farle intuire qualcosa che la fece raggelare.

Non era possibile.

«In che senso? Vuoi dire che...» provò a dedurre, anche se il solo pensiero che fosse la verità la terrorizzò.

Un'eventualità del genere avrebbe complicato di parecchio una situazione già disperata.

Colleen non la fece finire, annuì convinta e riprese a parlare.

«Michelle, da ragazzina, era innamorata persa di Matt» sentenziò, gettando Ashley nello sconforto più totale.

«Oddio...» esclamò la rossa, portandosi istintivamente una mano sulla bocca per lo sconcerto, con gli occhi spalancati e terrorizzati.

«Già, so che è una scoperta sconvolgente» disse Colleen, senza sapere che la reazione di Ashley era dovuta a tutt'altro motivo.

«E come...insomma, com'è andata tra loro? Sono stati insieme?» domandò, cercando di nascondere il tremore, non sapeva davvero quale risposta dovesse augurarsi, a quel punto.

«Oh no, ed è proprio per questo che Michelle non lo sopporta. Lei non aveva una semplice cotta, era persa di lui, aveva solo quindici anni ma mi riempiva la testa con tutte le sue fantasie sul futuro, era davvero convinta che lui fosse il ragazzo della sua vita e che la ricambiasse, scambiava le sue attenzioni e l'amicizia per interesse e sognava già il loro splendido matrimonio, non sto scherzando! - raccontò Colleen, poi si guardò intorno per accertarsi che sua cugina non fosse nei paraggi e abbassò la voce per sicurezza.- Michelle non faceva che fantasticare e nel frattempo passava il tempo a odiare le ragazze che avevano avuto una storia con lui. Pensa che aveva deciso che la sua prima volta sarebbe stata con lui e non faceva altro che aspettare quel momento. Un giorno, quando aveva sedici anni circa, stanca del fatto che la situazione non si sbloccava, si presentò da Matt e gli si buttò praticamente addosso facendogli intuire che voleva...beh, insomma...hai capito, no?» proseguì Colleen, mentre Ashley, incredula e tremante, ascoltava quelle parole come se si trattasse di un racconto horror ed ebbe appena la forza di annuire.

«E poi?» chiese con un fil di voce.

Colleen bevette un sorso di aranciata, poi scrollò le spalle con indifferenza.

«Il resto è di facile previsione. Matt la respinse, le disse che non provava nient'altro che amicizia per lei e...sai quanto queste poche parole possano ferire quando tu ti aspetti tutt'altro dalla persona che ami. Michelle si sentì umiliata e con l'orgoglio sotto i piedi e scappò via, giurandogli odio eterno. Non riusciva ad accettare quel rifiuto e ha continuato a logorarsi sempre di più e, quando poco dopo Terence litigò con Matt, lei ne volle solo un pretesto per giustificare la sua rabbia. In realtà, se ci pensi bene, in questo Matt è stato molto corretto con lei, chiunque altro al posto suo ne avrebbe approfittato, se la sarebbe fatta per poi scaricarla come niente fosse...invece lui non lo ha fatto, teneva a lei e l'ha rispettata. Solo che è difficile capirlo quando sei innamorata e delusa.» concluse, deviando lo sguardo pensieroso a quei tristi ricordi.

Ricordava i pianti infiniti di sua cugina, ai quali aveva assistito offrendole tutto il suo conforto come una sorella maggiore, era stata accanto a Michelle, provando a farla ragionare e a farle dimenticare quella delusione cocente, ma era stato tutto inutile.

Ashley rimase imbambolata con lo sguardo fisso nel vuoto: Michelle era stata innamorata di Matt, covava rancore per lui anche dopo anni per il suo rifiuto e lei che aveva combinato, anche se inconsapevolmente?

Ci aveva fatto sesso, continuava a vederlo e, addirittura, forse se ne stava quasi innamorando.

Poteva esserci uno scenario peggiore di quello?

Se solo Michelle l'avesse scoperto sarebbe stata davvero spacciata.

«Ashley, ci sei? - la richiamò Colleen poco dopo, sfiorandole una mano – Comunque, ti dicevo, io cerco sempre di farle dimenticare questa storia ma lei non ne vuole sapere, a volte ho l'impressione che provi ancora dei sentimenti per lui...tu cosa pensi che dovrei fare?» chiese, cercando di ottenere un qualche aiuto dalla sua coinquilina che, però, in quel momento era incapace di formulare una frase di senso compiuto, figurarsi esprimere un parere su quel guaio di proporzioni epiche.

«Ah, non saprei Colleen...adesso scusami, sono molto stanca e ho bisogno di fami una dormita...buonanotte, allora» la liquidò Ashley, poi come un robot senza espressione si alzò e si diresse verso la sua camera.

Rimase ferma al buio per qualche secondo, incapace di muoversi o pensare ma, quando finalmente si riscosse, afferrò il cellulare e selezionò il nome di Matt.

Si chiese ancora come mai quell'idiota non le avesse accennato niente su quella faccenda.

'Adesso mi sente' mormorò, prima di avviare la chiamata e aspettare.

 

 

«Le pizze arriveranno tra mezz'ora» comunicò Luke, dopo aver staccato la chiamata.

Melissa sorrise e lo osservò mentre il ragazzo la raggiungeva e si accomodava sul letto accanto a lei.

Un brivido le attraversò la colonna vertebrale adesso che riusciva a sentire il suo profumo e le loro braccia si sfioravano delicatamente, si voltò di poco e intravide il profilo di Luke, i suoi occhi scuri e allegri, quasi coperti dai riccioli altrettanto corvini che gli ricadevano sulla fronte, ormai troppo lunghi e indomabili.

Arrossì senza ritegno quando si rese conto di desiderarlo e uno strano tumulto, mai provato fino ad allora, le scombussolò ogni cellula del suo corpo.

Istintivamente allungò una mano fino a portarla sul dorso di quella di Luke, morbidamente poggiata sul materasso, il contrasto tra la pelle fredda di lui con il palmo bollente di Melissa fece sussultare entrambi.

Si guardarono, Luke ruotò la mano e strinse quella di Melissa, incrociando le dita con le sue.

«Quindi, che vorresti fare nell'attesa?» domandò lei, con un tono di voce sottile ma sensuale, meravigliandosi di quanto le fosse piaciuto suonare un po' maliziosa, anche se pensava che non sarebbe stata mai capace di tirare fuori quella parte più istintiva e giocosa del suo carattere e che le faceva bene.

Luke, intanto, sgranò lievemente gli occhi a quella frase, avvicinò il viso a quello di Melissa e le sfiorò la guancia col naso.

«Hai qualche proposta?» le soffiò all'orecchio, facendole scoppiare il cuore.

Melissa giurò di non essersi sentita mai così leggera e libera da freni o preoccupazioni, circondò le spalle di Luke con le sue braccia esili e lo strinse a sè.

«Magari sì» rispose con un fil di voce, poi raggiunse le labbra del suo amato e lo baciò, lasciandolo senza fiato.

Le sembrò di trovarsi non sopra un banalissimo letto ma su una nuvola che ad ogni bacio, carezza, o tocco più audace, la portava sempre più in alto, sconvolgendole ogni sensazione e facendole perdere lentamente il controllo, in un dolcissimo vortice a cui voleva abbandonarsi.

Si chiese se fosse davvero quello che si provava in quei momenti, se stare con il ragazzo che si amava facesse sempre sentire così bene e felici e se fosse arrivata l'ora anche per lei di lasciarsi andare e di vivere la sua storia da ogni punto di vista.

Completa...voleva sentirsi completa con lui.

Nel frattempo l'atmosfera si era molto riscaldata, Melissa sentì tutto il suo corpo farsi molle e rilassato, si ritrovò sdraiata sul letto di Luke e, con grande delicatezza, lui le fu sopra, avvolgendola col suo calore mentre con le loro mani si accarezzavano ed esploravano nuove sensazioni e intimità.

Sembrava di stare in una bolla dorata che ovattava il mondo esterno e azzerava i pensieri, uno stupendo sogno, fragile e delicato e destinato proprio perchè tale a infrangersi in un battito di ciglia.

Melissa realizzò improvvisamente il peso di ciò che poteva accadere tra loro, un passo importante che solo poco prima le era sembrata la cosa più naturale del mondo ma che adesso, la parte chiusa e diffidente della sua personalità, le faceva apparire come sbagliato e prematauro.

Perché doveva essere tutto così dannatamente complicato per lei?

Di colpo la sua schiena schiacciata contro il materasso le fece provare un senso di claustrofobia, si irrigidì, abbandonò le labbra di Luke e fece forza sui gomiti per sollevarsi.

Luke si staccò di riflesso, allertato dalla reazione della ragazza e, temendo di aver osato troppo e di averla spaventata, si allontanò da lei, lasciando che si rimettesse seduta.

«Mi dispiace...io non...» provò subito a scusarsi per qualcosa per la quale in realtà non aveva niente di cui incolparsi.

Melissa si raggomitolò in un angolo del letto, guardò il viso mortificato di Luke e odiò sè stessa per quello stupido comportamento.

«No, non dire così! Non è colpa tua...sono solo io...» balbettò timidamente, abbassando lo sguardo ma Luke le si riavvicinò e sfiorò la sua guancia

«Scusami, avevamo detto di aspettare fino a che non avessimo affrontato la questione con Michelle...non avrei dovuto...» accennò a bassa voce, ma Melissa lo fermò, posandogli un dito sulle labbra.

«Il problema non sei tu, Luke! - esclamò decisa, fissandolo coi suoi occhi verde scuro – il problema sono solo io» mormorò, tremando appena e cingendosi le ginocchia.

«Ehi, che stai dicendo?» cercò di confortarla lui, racchiudendole il viso con le sue mani.

Melissa sentì le lacrime pizzicare agli angoli degli occhi e lo stomaco attorcigliarsi per la tensione. Esitò, deglutì più volte a vuoto prima di trovare la forza per tirare fuori quello che per Luke rappresentava ancora un segreto.

«C'è una cosa che devo dirti...non è solo per Michelle se io...il fatto è che...- iniziò, poi chiuse gli occhi e prese un respiro, maledicendo la sua timidezza – il fatto è che sono vergine! Io non l'ho mai fatto!» confessò, stringendo i pugni e liberandosi di quel fardello che pesava dentro di lei e che la terrorizzava.

Aveva paura, adesso, paura che lui non capisse, che la trovasse stramba o anormale.

Insomma, quale ragazza a 21 anni si trovava ancora nella sua situazione?

Luke rimase in silenzio, la fissò senza essere in grado di parlare mentre Melissa si sentì morire dentro.

Ecco, aveva fatto una enorme cazzata a rivelare quella sua debolezza e chissà che cosa avrebbe pensato Luke di lei, come i suoi occhi l'avrebbero guardata da quel momento in poi.

Eppure, dopo un primo momento di esitazione, proprio quegli stessi occhi si illuminarono, sorrisero di nuovo e le sue labbra si piegarono verso l'alto, ridandole speranza.

Le mani grandi e calde di Luke scostarono la coltre di capelli sotto i quali Melissa si stava nascondendo, le scoprirono il viso, rosso e stravolto, la costrinsero a mostrarlo senza avere vergogna.

«E sarebbe questo il problema?» le chiese, sorridendo.

Melissa sussultò, ma le carezze di Luke l'avevano già parecchio calmata.

«Beh, sì...adesso penserai che sono strana, diversa...quante altre conosci che...» prese a dire, imbarazzata, ma lui la fermò.

«Melissa, non mi importa un accidente delle altre, quando lo capirai? Mi importa solo di te e, sinceramente, non vedo niente di strano o anomalo in quello che mi hai detto...al contrario, spero di essere all'altezza il giorno in cui ti sentirai pronta...ovviamente, sempre se vorrai ancora sopportare questo idiota!» scherzò Luke, sdrammatizzando quel momento così serio e delicato e strappando finalmente una risata a Melissa.

Le parole di Luke le riscaldarono il cuore, tutta l'agitazione accumulata per riuscire a rivelargli quel particolare che la rendeva insicura svanì via e si rese conto di dover smettere una volta per tutte di farsi condizionare dai pregiudizi e da tutte quelle stupide convinzioni su ciò che era normale o meno.

Luke teneva a lei così com'era, non voleva cambiarla, avrebbe accettato tutto di lei, le fragilità, le insicurezze e i difetti contro i quali lottava ogni giorno.

«Certo che voglio sopportarti e spero di poterlo fare per tanto, tanto tempo ancora!» sussurrò, poi si gettò tra le sue braccia e lo strinse, cancellando ogni disagio o tristezza.

Rimasero abbracciati qualche minuto, a godersi solo il silenzio e la presenza l'uno dell'altra, poi il suono del citofono li distrasse e li avvisò che era ora di lasciare stare i problemi di cuore per dedicarsi a quelli di stomaco, che adesso reclamava attenzione.

«Tornerai a casa tua a Natale?» domandò Luke, dopo aver sistemato una tovaglia di fortuna sulla sua scrivania e recuperato un paio di posate e due bicchieri.

«Sì, mi manca tanto la mia famiglia e non vedo l'ora di passare qualche giorno con loro! - rispose Melissa con la felicità nella voce, mancava ormai poco e il solo pensiero di rivedere i suoi genitori la faceva commuovere – E tu che farai? » chiese a sua volta, mentre lo aiutava ad apparecchiare.

«Tonerò anche io a casa, credo proprio che mia mamma mi ucciderà se non lo faccio!» scherzò lui, ricordandosi di quanto sua madre ci tenesse alle tradizioni familiari in quel periodo dell'anno.

Melissa si accomodò, seguita a ruota da Luke, e i due assaporarono il buon profumo che proveniva dai cartoni delle pizze.

«Sai, ho invitato Ashley a passare il Natale con me, quest'anno e lei ha accettato» rivelò poi la brunetta.

Non capì bene perchè ma, in un certo senso, aveva sentito di dover tirare fuori nel discorso la sua amica.

Luke sorrise in maniera enigmatica, come al solito.

«Mi fa piacere...adesso come sta?» domandò vago, aveva saputo da Matt la brutta aria che tirava a casa di Melissa nei confronti di quella povera ragazza e gli dispiaceva, Ashley in fondo gli stava simpatica e lui era il primo insieme a Jessica che sperava che al più presto le cose si sistemassero per tutti.

«Insomma, non c'è una bella atmosfera dalla questione del test di gravidanza. A Michelle non è andato giù il fatto che lei abbia avuto una relazione nel periodo in cui Terence aspettava una sua risposta e le sta facendo terra bruciata attorno. Le altre ragazze fanno finta di niente ma non sono più cordiali e spontanee come prima, è come se non si fidassero più di lei. Non deve essere facile svegliarsi la mattina e sapere già di dover sopportare una tale situazione...» raccontò, abbassando lo sguardo mesto sulla pizza e cominciando lentamente a tagliarsi una fetta.

Luke la fissò pensoso, le cose si stavano mettendo decisamente male ma non voleva che Melissa si agitasse, soprattutto perchè a breve anche loro avrebbero dovuto affrontare quell'uragano di rabbia che sarebbe stata Michelle quando avrebbe scoperto tutto.

«Mi dispiace, credo che sia una brava ragazza, non lo merita.» affermò assorto poco dopo, le iridi di Melissa fecero un guizzo di sorpresa e si piantarono fisse sul volto del suo ragazo, poi abbozzò un sorriso.

«Sai, Luke, a volte ho l'impressione che tu sappia qualcosa su Ashley che non vuoi rivelarmi...so di avertelo detto più volte ma...questo sesto senso non è mai stato forte come ora» affermò decisa, sorreggendosi il mento con una mano e assottigliando gli occhi mentre il ragazzo rimaneva zitto e immobile – prima mi dava fastidio, mi chiedevo perché non volessi parlarmene ma...adesso sento che devo fidarmi di te, so che c'è un motivo dietro questo silenzio e...spero solo che vada tutto bene e che la mia amica non si stia mettendo in un brutto pasticcio» concluse, rivelando la sua preoccupazione più grande.

Era ormai quasi certa che tra Ashley e il migliore amico di Luke ci fosse in corso qualcosa e aveva paura che lei potesse uscirne ferita.

«Anche noi non siamo messi meglio» commentò amaramente Luke, lanciandole in maniera implicita un indizio su quanto la situazione di Ashley non fosse così distante dalla loro.

«É per Matt, vero? Forse ti sembrerà ridicolo ma..recentemente diversi segnali mi portano a pensare che tra loro due ci sia qualcosa...se immagino Ashley con lui mi viene da ridere perchè a casa nostra lui è quasi innominabile e la sola idea è...assurda» disse, con un leggero sorriso amaro sulle labbra e facendosi assorta.

«La abbandoneresti se fosse così?» chiese Luke di getto, Melissa rabbrividì.

«Non potrei mai, lei mi ha sempre supportato con te, mi ha ascoltato ed è stata leale mantenendo il segreto e...se per assurdità fosse Matt a renderla felice...allora la appoggerei senza dubbio!» sentenziò dopo qualche secondo.

Luke sorrise, si aspettava esattamente quella risposta da lei e non venne deluso.

«L'unione fa la forza, no? Sono sicuro che andrà tutto bene, Mel, devi crederci - la rassicurò lui, carezzandole una guancia – adesso però mangiamo, questi discorsi apocalittici mi hanno sfinito!» commentò, assumendo un'espressione distrutta che fece scoppiare a ridere Melissa.

Magari per quella sera potevano accantonare le preoccupazioni e godersi una normale cena come qualunque altra coppia, anche se le nuove rivelazioni li avevano avvicinati ancora di più e aggiunto un nuovo importante tassello nel loro, prezioso rapporto.

 

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Capitolo 33
*** Ghiaccio che si scioglie ***


Ciao care lettrici
Chiedo scusa per l'attesa ma come avevo accennato sono molto più impegnata adesso e fatico a trovare del tempo libero per rilassarmi e lasciarmi isipirare. Dipende anche dalle giornate quindi non escludo che magari la prossima volta invece possa aggiornare in pochi giorni, chissà!
La storia non la lascio comunque, questa è una super certezza!
Ultimi capitoli in cui cerco di appianare un po' le cose per prepararmi al seguito!
Ringrazio tantissimo tutte coloro che si sono aggiunte di recente e mando un grosso abbraccio alle altre, cerco sempre di curare i capitoli più che posso anche per voi che mi date fiducia seguendo!
Alla prossima ( spero presto)!

Cap. 33 Ghiaccio che si scioglie

 

«Grazie, torni a trovarci e buona giornata!» ripetè meccanicamente Ashley per la centesima volta in quella mattina di Dicembre, mentre porgeva con garbo un grazioso sacchetto rosso, adornato da una stellina di nastro verde, all'ultimo cliente di quella che le era sembrata una fila interminabile.

Riuscì a fatica a indossare l'ennesimo sorriso forzato, i muscoli stanchi del suo viso ne avevano abbastanza di simulare quell'espressione felice che tanto faceva a pugni con il suo reale stato d'animo ma a lavoro non c'era spazio per le proprie questioni personali, bisognava lasciare dietro i pensieri e i problemi e mostrarsi sempre sereni e cordiali con la clientela, anche se a volte era davvero l'impresa più difficile del mondo.

Soprattutto dopo la rivelazione bomba che le era piombata addosso la sera prima.

Ashley sospirò pesantemente e si lasciò andare sulla sedia, gettando indietro la testa e socchiudendo gli occhi per qualche secondo, giusto il tempo di concedersi un attimo di riposo.

Quel periodo dell'anno era terribile, l'avevano avvertita.

Il negozio, solitamente piuttosto tranquillo, si riempiva di un sacco di gente impegnata coi regali di Natale, dato che i libri erano spesso un articolo molto gettonato per quello scopo.

Lei stessa li adorava e in passato aveva esultato ogni volta che qualcuno gliene aveva fatto regalo, eppure in quel periodo ne aveva avuti così tanti tra le mani da arrivare quasi a provarne nausea solo alla vista.

Intrecciò le dita e provò a sgranchirsele, le dolevano tutte le articolazioni a furia di preparare confezioni regalo luccicanti, ritagliare carta, annodare nastrini e fare riccioli con la forbice.

Si voltò appena verso la sua collega Carol la quale, fresca come una rosa, stava ben dritta sul suo sgabello con il suo solito aspetto impeccabile, i capelli ben ordinati, il trucco perfetto sul viso e la nail art appariscente che sbrilluccicava sulle sue unghie curatissime.

Ashley portò allora lo sguardo sulle sue, semplici e corte, e si chiese come diamine riuscisse Carol a incartare regali alla velocità della luce con quella specie di artigli colorati.

Probabilmente era solo questione di abitudine, come tutto nella vita.

«Tranquilla, cara, il Natale è terribile per tutti ma col tempo ci prendi il ritmo!» ruppe il silenzio la voce cristallina della bionda, quasi le avesse letto nel pensiero.

«Sono esausta, mi scoppia la testa e ho un tremendo torcicollo» precisò Ashley con una smorfia di dolore sul viso mentre provava a procurarsi del sollievo stiracchiandosi le braccia senza ottenere però nessun miglioramento consistente.

«Oh, ero proprio come te e adesso guardami! - provò a consolarla la sua collega, indicandosi in tutta la sua perfezione – Se hai intenzione di continuare a lavorare qui dentro alla fine non ci farai più caso, diventerai una specie di robot capace di impacchettare regali ed elargire sorrisi ed auguri ed il tutto contemporaneamente!» affermò sicura.

«Wow, fantastico» commentò piatta la rossa, la prospettiva non era esaltante ma almeno Carol si era rivelata gentile nel cercare di incoraggiarla, così Ashley pensò bene di accennare un sorriso nonostante fosse l'ultima cosa che le andava di fare.

Spostò poi rassegnata lo sguardo dalla sua collega, indaffarata a frugare nella sua borsetta, e non fece in tempo a rilassarsi qualche minuto che si ricordò di una importante questione in sospeso.

Di scatto si sporse in avanti verso la scrivania e cercò freneticamente in mezzo a carte regalo, scartoffie e nastro adesivo, tastando con le mani per individuare dove diavolo fosse finito il suo cellulare, finchè finalmente non sollevò un foglio e lo trovò.

«Fanculo» mormorò tra sè e sè quando si accorse che non c'era nessuna novità, non una chiamata nè un messaggio a lampeggiare sullo schermo.

La sera prima aveva deciso di chiamare Matt per farsi spiegare per quale cavolo di importantissimo motivo avesse ben pensato di tenerla all'oscuro del fatto che Michelle, ai tempi del liceo, fosse stata innamorata di lui al punto da immaginarlo già come padre dei suoi figli e che invece avesse ricevuto un sonoro due di picche troppo difficile da digerire, la reale origine di tutto l'nferno che indirettamente si era ripiegato anche su Ashley.

La sua posizione già fin troppo disperata si sarebbe ulteriormente aggravata se solo Michelle avesse scoperto della loro strana relazione, praticamente vedeva già comparire dinanzi ai suoi occhi un quadro infernale nel quale lei era costretta a rinunciare alla sua nuova vita e ad abbandonare la città pur di evitare la furia della sua coinquilina.

No, probabilmente avrebbe dovuto cambiare pianeta, considerando quanto fosse restia la castana a dimenticare le offese subite.

Per non parlare della delusione che avrebbe letto sul volto delle sue amiche e soprattutto di Melissa, alla quale da poco si era affezionata e che si era dimostrata una vera amica con lei.

In ogni caso il cellulare di Matt era rimasto spento tutta la serata ed Ashley quella mattina, in mezzo alla frenesia generale, non aveva avuto nemmeno cinque minuti liberi per chiamarlo così era riuscita soltano a digitare velocemente un messaggio tra un cliente e l'altro.

Gli aveva scritto semplicemente di dovergli parlare e se quindi quel pomeriggio avesse un'ora da dedicarle ma lui non si era ancora degnato di risponderle, facendole saltare gli ultimi nervi rimasti a posto.

Sbuffò agitata, lanciò il telefono sul tavolo con un brusco gesto e si rigettò di peso sulla sedia, incrociando le braccia con stizza e corrucciando lo sguardo.

Carol, distratta dal rumore, la guardò di soppiatto e inarcò un sopracciglio, sospettosa.

Ashley era particolarmente agitata e scontrosa in quegli ultimi giorni e lei temeva che avesse litigato con il suo bello e tenebroso spasimante.

Il suo sguardo si fece triste: le dispiaceva vederla in quelle condizioni, adorava il lieto fine in amore e aveva cominciato ad avere a cuore quella ragazza così diversa da lei, chiusa e un po' scostante, ma con un animo fragile nascosto sotto quella scorza dura.

«Ashley, c'è qualcosa che non va?» le chiese, esitando appena.

La testa rossa della ragazza si sollevò d'improvviso e i suoi occhi castani, esausti e bisognosi di aiuto, si puntarono sul viso di Carol.

«Ehm, no...è solo stanchezza, non ti preoccupare» mentì infine, per l'ennesima volta fu costretta a tenersi tutto dentro senza possibilità di sforgarsi e lasciare andare via tutte le preoccupazioni e i segreti che si accumulavano.

Un giorno sarebbe di sicuro esplosa se continuava così.

«Hai litigato col biondino?» non si arrese Carol, avvicinandosi con la sedia e sfoggiando un sorriso materno, quasi volesse trasformarsi nella sua terapista di coppia.

«Con chi?» domandò Ashley con voce stridula, sobbalzando sulla sedia e facendosi praticamente smascherare.

Carol ridacchiò soddisfatta. «Ma il tuo ragazzo! E chi altrimenti?» insistette con la sua solita vocina melodiosa.

«Quante volte devo ripeterti che non è il mio ragazzo?» sbottò Ashley arrossendo, impacciata e visibilmente a disagio.

«Oh, avanti, perché negare l'evidenza? Non sarà il tuo ragazzo ma è chiaro che c'è una certa tensione tra di voi, non so se mi spiego! - disse in tono allusivo e aggiugendo un occhiolino - Vi ho visti insieme e ti assicuro che si capisce» le bisbigliò poi all'orecchio dopo essersi sporta verso di lei rischiando persino di cadere.

Ashley rabbrividì e allo stesso tempo provò un insolito calore.

Tutti quei discorsi su loro due, su come apparivano all'esterno e su quale era invece la realtà dei fatti le mandavano in tilt il cervello e lei aveva ancora un'ora di lavoro da sostenere, non poteva certo permettersi di rimbecillirsi proprio alla fine.

«Sto passando un periodo abbastanza complicato e le cose non vanno nel migliore dei modi, diciamo così» si affrettò maldestramente a cambiare discorso, senza confermare nè smentire le impressioni di Carol.

Con sua grande sorpresa la bionda non mise sù il solito sorrisetto malizioso ma si rabbuiò in volto e abbassò lo sguardo, sembrò di colpo aver perso ogni entusiasmo dopo quelle parole.

«Già, è vero – commentò amaramente, incuriosendo Ashley che non l'aveva mai vista così giù – Alla fine il test di gravidanza era negativo» continuò dopo una piccola pausa, fissandola con un'espressione affranta.

Ashley drizzò le antenne e sobbalzò per la seconda volta, andando in totale confusione.

Com'era possibile che Carol fosse a conoscenza di quel dettaglio? Le ragazze avevano già sparso la voce in giro?

«Ah, ma...tu come fai...voglio dire...come fai a saperlo?» riuscì a chiedere nonostante balbettasse terribilmente e non riuscisse più a connettere per l'agitazione.

«Beh, non ci è voluto molto, è stato fin troppo semplice – rispose Carol, gettandola ancora di più nel pallone – e poi avevo preso uno dei più attendibili e dopo ho fatto anche altri accertamenti medici per sicurezza finchè non è arrivato quel maledetto ciclo a distruggere anche l'ultima speranza. Non ci sono dubbi, non sono incinta» concluse con un tono estremamente abbattuto, chiarendo subito l'equivoco.

Ashley fece un sospiro di sollievo: Carol stava parlando di lei, aveva quasi dimenticato della sua fissazione di avere un bambino a tutti i costi seguendo maniacalmente i consigli di quel libro terrificante e qualcosa doveva non essere andata nel verso giusto.

Era davvero buffo notare quanto quello stesso risultato del test avesse assunto un significato completamente diverso e opposto per loro, una tragedia per Carol e una bellissima notizia, al contrario, per Ashley.

«Oh, ma intendi il 'tuo' test!» esclamò la rossa, sollevata dopo aver sudato freddo in quei minuti.

Carol la guardò come si farebbe con un'aliena «Certo che parlavo del mio! Perchè, scusa, di chi altri doveva essere?» le domandò stranita, assottigliando gli occhi nel tentativo di capire cosa frullasse nella misteriosa testolina della sua bizzarra collega.

Ashley gesticolò furiosamente e sorrise nervosa «Ma no, di nessuno, infatti! Ovviamente era il tuo!» si corresse subito, cercando di apparire naturale e non un fascio di tremore, come in realtà si sentiva dentro.

Carol le riservò un'ultima, lunga occhiata sospettosa, poi tornò a occuparsi della sua delusione.

«Non capisco cosa sia andato storto! Ho seguito alla lettera tutto quello che diceva il libro, non ho saltato nemmeno una pagina o un rigo!» si lamentò, mettendo il broncio come una bambina.

«Scusa se mi permetto ma...secondo me devi prenderla diversamente! Lascia stare quel manuale, tutti quei calcoli sui giorni, sui periodi, cosa mangiare e cosa no...Siamo esseri umani e non macchine, è normalissimo che non tutto vada come programmiamo. Non fissarti, vivila spontaneamente e senza forzare e vedrai che la natura farà il resto! Non possiamo controllare tutto, ci sono cose che semplicemente hanno bisogno di fare il loro corso» provò a confortarla, carezzandole una spalla, il suo viso si fece improvvisamente assorto mentre rifletteva sulle sue stesse parole e soprattutto sull'ultima affermazione, che sentiva molto personale per motivi diversi da quelli che riguardavano Carol.

Non poteva avere il totale controllo del suoi sentimenti verso Matt, sentiva che stavano cambiando, si evolvevano, crescevano e scorrevano dentro di lei come un fiume che non riusciva più ad arrestare e la scelta più saggia era forse quella di assecondare la corrente e lasciarsi trasportare se non si voleva finire spezzati.

Tante volte aveva provato a combatterli e si era ritrovata a soffrire, spaccata in due in un'eterna lotta tra cuore e razionalità.

«Forse hai ragione – le sorrise nel frattempo Carol, il suo viso si era rasserenato ed appariva calmo e pacato – e poi stressarsi non fa bene alla salute e anche questo può incidere perciò...cercherò di seguire il tuo consiglio, grazie cara! Sei molto matura, sai?» disse Carol, il viso della ragazza, di nuovo luminoso, portò una ventata di buonumore anche ad Ashley, che si ritrovò a ricambiare il suo sorriso e stavolta in maniera sincera e spontanea.

Non ebbe però tempo di rilassarsi un attimo che un'orda famelica di clienti si fece avanti, pronta ad accalcarsi attorno alla scrivania come un mucchio di zombie ed Ashley scattò in piedi di malavoglia e sbuffò esasperata; Carol al suo fianco le lanciò un'occhiata divertita mentre pensava che quella stramba ragazza aveva ancora tanto da imparare.

Per quel giorno c'era un altro po' da faticare e solo dopo avrebbe potuto dedicarsi alle sue questioni in sospeso.

 

«E così le cose tra te e Melissa procedono a gonfie vele, a quanto pare» concluse Matt, chino davanti al computer, gli occhi fissi allo schermo e al suo lavoro.

Luke sorrise dall'alto dello sgabello sul quale era appollaiato e si aggiustò gli occhiali sul naso.

«Puoi dirlo forte!» esultò al settimo cielo, Matt si voltò verso l'amico e anche le sue labbra si piegarono per sorridere.

Luke a volte era decisamente insopportabile e il suo senso dell'umorismo spesso arrivava nei momenti meno opportuni, ma era stata la sua spalla ogni volta che ne aveva avuto bisogno, anche quando stargli lontano gli avrebbe risparmiato un sacco di rogne, primi fra tutti i problemi con Melissa solo perchè era il migliore amico del peggior incubo di Terence e Michelle.

Eppure lui non l'aveva mai abbandonato, si confermava giorno dopo giorno un sostegno fidato e leale, e vederlo finalmente felice con la ragazza che amava non poteva che fargli un enorme piacere.

«Beh, sono contento per te» gli disse calmo, poche semplici parole che riuscivano a racchiudere il valore della loro grande amicizia e Luke non ebbe bisogno di altro per percepirlo.

Annuì verso la sua direzione, poi rimase qualche secondo in silenzio prima di riempire di nuovo quella stanza con la sua voce allegra.

«Sai, non credevo di potermi innamorare di una ragazza come Melissa, siamo quanto di più lontano l'uno dall'altra caratterialmente ma...da quando sto con lei ho capito che prima guardavo le cose in maniera superficiale. Lei dà importanza ad ogni piccolo gesto ed io invece davo tutto per scontato...e poi sento che il nostro legame si sta rafforzando...ieri mi ha confidato una cosa molto personale – accennò Luke, senza entrare nello specifico per rispettare il pudore della sua ragazza – Si è fidata di me capisci? É così chiusa e timida ma ha deciso di rendermi partecipe di questo lato di sè e io mi sento quasi privilegiato, non so come spiegarlo! Può sembrare esagerato ma è come se fosse nata una confidenza diversa e più forte e tutto questo soltanto parlando! Hai presente quando una persona ti sceglie tra gli altri e si apre, ti mostra la parte più vulnerabile del suo cuore col rischio di poterne rimanere ferita...eppure se ne frega e lo fa lo stesso, se ne assume il rischio e si affida a te al cento per cento...» continuò poi, rivolgendosi a Matt.

Il biondo rimase colpito da quell'ultima parte del discorso, abbassò lo sguardo e i suoi occhi pungenti si addolcirono d'improvviso.

«Sì, ho presente...» rispose assorto, la sua mente viaggiò come un fulmine ad Ashley e si rese conto di quanto entrambi si fossero spogliati di ogni difesa, raccontandosi la parte peggiore della propria vita, quella che faceva male e che gli altri si affrettavano a giudicare.

Era successo presto, forse fin troppo, come se fossero stati sicuri che si trattasse della cosa giusta con la persona giusta.

Avevano affidato il loro dolore nelle mani di un quasi sconosciuto e senza pensarci troppo sù.

Le loro anime si erano fidate l'una dell'altra prima che il cuore e il cervello avessero avuto il tempo di farlo, si erano risconosciute come simili e cercate disperatamente.

«E non è una sensazione stupenda?» domandò Luke, fissando attentamente l'amico.

Ovviamente aveva capito che Matt provava le sue stesse emozioni anche se tirargliele fuori era un'impresa quasi impossibile.

«Sì, lo è» rispose Matt, breve e conciso ma lasciando trasparire dal suo tono di voce profondo e dallo sguardo pensoso tutto un universo di sensazioni che teneva gelosamente nascoste.

Seguì un insolito silenzio, come se entrambi fossero troppo impegnati ad analizzare i propri pensieri, poi Luke rialzò lo sguardo e ritrovò l'amico nuovamente immerso nel suo lavoro.

«Ehi, non starai esagerando lì davanti? Perchè non ti prendi una pausa o ti esploderanno gli occhi!» cambiò argomento, riportandolo a qualcosa di meno profondo e intimo.

«No grazie, vado avanti per un altro po', ho una valanga di arretrato e non posso fermarmi. Nei prossimi giorni sarò impegnatissimo, in questo periodo tra feste ed eventi c'è sempre un sacco da lavorare» obiettò Matt, spostandosi con un rapido gesto alcuni ciuffi capelli dalla fronte che gli ostacolavano la vista.

«A proposito di feste...- iniziò allora Luke, cogliendo la palla al balzo – pensi di poter passare il Natale a casa mia o hai intenzione di fare l'orso come al tuo solito e stare rinchiuso a casa da solo a bere birra scadente?» gli propose, guadagnandosi per una frazione di secondo l'attenzione di Matt, che si voltò per lanciargli uno sguardo contrariato.

«Ti ringrazio Luke ma preferisco rimanere qui. Avrò una tonnellata di lavoro da finire... e poi sai come sono fatto. Per me quella è solo una sera come tante quindi non mi impressionerò per nulla a restarmene a casa mia come per il resto dell'anno. Ne approfitterò per fare un salto da mio fratello in quei giorni, sta insistendo così tanto perchè torni a trovarlo e, a dire il vero, anche a me farebbe piacere rivedere mio nipote, perciò...mi dispiace ma sono costretto a rifiutare il tuo invito» disse, staccando un attimo e approfittandone per rinfrescarsi con un bicchiere d'acqua.

Luke scrollò le spalle, in fondo la risposta di Matt non lo aveva per niente meravigliato, ci provava ogni anno ma conosceva bene il punto di vista del biondo e contro la sua testaccia dura era inutile lottare.

E poi non era solo quello, le riunioni di famiglia erano un tasto delicato per lui, toccavano una ferita non ancora del tutto rimarginata nel cuore del suo amico e Luke ne era ben conscio e per questo non si era mai permesso di insistere, trascinandolo in situazioni che avrebbero potuto suscitargli alla mente dei ricordi amari e spiacevoli.

«Peccato, mia madre insiste sempre sul volerti rivedere dall'ultima volta che sei venuto a casa mia e mia sorella Lizzie non fa che chiedermi di te, credo proprio si sia presa una bella cotta...Ah, tranquillo, le ho già spiegato che ormai sei praticamente fuori dalla piazza – ,precisò Luke, con un tono provocatorio che non sfuggì a Matt, le sue iridi azzurre si piantarono minacciose su di lui, rivelando un certo disappunto che lo fece sghignazzare – Che cosa farai mai a queste donne, eh?» aggiunse il riccio, godendosi la faccia esasperata di Matt che si limitò però soltanto a sbuffare.

«Non fare l'idiota, piuttosto perché non ti rendi utile? Non riesco a trovare il mio cellulare, aspetto una chiamata da un cliente e non ricordo più dove l'ho lasciato» gli ordinò bonariamente mentre si affrettava a scrutare ogni angolo del suo disordinatissimo tavolo per cercare di rintracciarlo.

«Agli ordini, capo! - lo schernì Luke, scattando in piedi dallo sgabello e stiracchiando le braccia – se vuoi ti faccio uno squillo col mio così lo trovi subito!» disse, rovistando nella tasca per recuperare il telefono.

«Sarebbe inutile, l'ho lasciato col silenzioso!» ribattè Matt, con la testa infilata dentro uno scatolone.

«Sarà un'impresa allora, qui dentro sembra sia passato un uragano, cazzo!» esclamò Luke, guardandosi attorno terrorizzato e valutando anche di attuare una fuga strategica di fronte al proverbiale disordine di Matt.

«Dai, non fare il drammatico, se cerchiamo in due salterà fuori prima!» insistette Matt, senza sapere che le ricerche si sarebbero invece protratte per una buona mezzora finchè la voce esultante di Luke non pose fine a quell'agonia.

«L'ho trovato finalmente! Vorrei ucciderti Matt, che cazzo ci faceva il tuo telefono dentro l'armadietto del caffè?» sbraitò il ragazzo, esausto e coi capelli ancora più arruffati del solito.

«Era lì? Beh, deve esserci finito stamattina mentre cercavo di uscire dallo stato di coma tipico delle 6 del mattino, imbottendomi di caffeina. Sai, sono piuttosto rincoglionito a quell'ora» affermò pacato il biondo con un sorriso innocente sul volto mentre si avvicinava al suo amico, di sicuro molto meno tranquillo.

«Me ne sono accorto, accidenti a te! Tieni!» sbottò infatti Luke, porgendogli bruscamente il cellulare ritrovato.

Matt pulì con la manica della sua maglia lo schermo, ricoperto da qualche granello di caffè e zucchero, poi diede un'occhiata alle chiamate perse e ai messaggi e sbiancò.

Luke aggrottò le sopracciglia, l'espressione del suo amico era davvero insolita, pareva aver visto un fantasma o qualcosa di ugualmente spaventoso e la cosa ovviamente alimentò la sua curiosità.

«Che ti prende, adesso? Hai una faccia...» gli si rivolse, incrociando le braccia.

Matt esitò, il suo sguardo appariva corrucciato, poi si portò una mano dietro la nuca come se fosse confuso.

«Ah...niente è che...c'era un messaggio di Ashley di due ore fa, dice che ha bisogno di parlarmi e se potevamo vederci» decise di confessare al suo amico, dopotutto lui si era trovato più volte a dover risolvere i loro casini quindi mentirgli sarebbe stato abbastanza scorretto, stavolta.

Luke sudò freddo, l'ultima volta aveva quasi avuto un mezzo infarto per cercare di fare riappacificare quei due e il suo povero cuore non poteva reggere l'ennesima situazione assurda.

«Beh, che aspetti, chiamala allora! Parlatevi, e che diamine! Ti assicuro che non ho intenzione di perdere altri anni di vita per salvarvi il culo, l'ultima volta che è successo c'era il sospetto che tu potessi diventare padre e credo che non riuscirei a gestire un altro stress del genere, ti ho avvisato!» lo ammonì il ragazzo con aria tragi-comica, facendo sorridere involontariamente Matt.

«Tranquillo, lo faccio subito» disse il biondo, poi abbassò lo sguardo e fece per avviare la telefonata quando il display si illuminò proprio col nome di Ashley.

Luke lo esortò con alcuni gesti concitati a rispondere e il ragazzo non perse altro tempo.

«Pronto» pronunciò, cercando di apparire calmo anche se non poteva negare di essere alquanto preoccupato.

Il loro rapporto faceva sù e giù come un'altalena pericolante e, anche se stava imparando a tenere l'equilibrio, il tono del messaggio di Ashley sembrava piuttosto freddo e non lasciava presagire nulla di buono.

«Finalmente rispondi! - esordì lei, senza nemmeno salutarlo, Matt rabbrividì ma non ebbe tempo di replicare che la rossa incalzò – senti, sei in studio?» chiese diretta.

«Sì, certo» rispose Matt, altrettanto schietto.

«Bene...e sei solo?» aggiunse subito, dei rumori di automobili in sottofondo fecero intuire a Matt che Ashley dovesse già trovarsi per strada.

«Veramente no...c'è Luke qui»

«Luke non è un problema, ti dispiace se passo?» continuò lei, con voce sicura e determinata.

La presenza del migliore amico di Matt non la intimoriva, il ragazzo la conosceva ed era al corrente della loro situazione e al momento le importava molto di più chiarire quella faccenda piuttosto che preoccuparsi dei commenti sarcastici del riccio.

«Certo che no, vieni pure!» le accordò, Ashley si spicciò a salutarlo e chiuse in fretta il telefono, lasciando Matt basito e spiazzato.

Doveva avere una grande urgenza di parlargli se non aveva nemmeno fatto caso a Luke e la cosa non era per niente rassicurante.

«Allora?» domandò intanto Luke, curioso.

«Ehm, Ashley sta arrivando» balbettò confuso, abbassando il telefono lentamente e facendo attenzione stavolta di infilarlo in tasca e non in qualche anfratto della stanza.

Il suo amico lo fissò di soppiatto, sforzandosi di non sorridere: vedere Matt così in difficoltà era uno spettacolo a cui non si assisteva tanto spesso e, il fatto che quella ragazza fosse riuscita nell'impresa con solo qualche frase spiccicata al telefono, significava che lui era ormai cotto a puntino e nemmeno se ne rendeva conto.

«Avanti, non fare quell'espressione da catastrofe imminente, magari ha solo una gran voglia di saltarti addosso!» disse il moro, dando anche una sonora pacca sulla spalla dell'amico per fargli intendere ciò che aveva pensato.

Peccato che Matt non fosse dello stesso avviso.

«Sì, credo anche io che voglia saltarmi addosso...per uccidermi, probabilmente» lo corresse mentre mentalmente cercava di ripassare le azioni compiute in quei giorni per capire che diavolo avesse fatto di sbagliato, stavolta.

«Beh, in entrambi i casi non mi va di assistere allo spettacolo, quindi adesso tolgo il disturbo!» disse Luke, indossando rapidamente il giubbotto e avvolgendo la sciarpa intorno al collo.

Non fece in tempo ad aprire la porta che spuntò davanti a lui la figura di Ashley, il suo viso, contornato da alcuni ciuffi rossi e reso ancora più pallido dal freddo, spuntava da sotto il cappuccio del suo parka blu, le labbra della ragazza erano coperte da una grande sciarpa ma gli occhi castani infuocati lasciavano intendere alla perfezione la sua espressione non proprio amichevole.

Luke ammise che la rossa era davvero inquietante, realizzò che forse la previsione del suo amico non era stata tanto sbagliata e in quel momento non avrebbe voluto per niente essere al suo posto.

«Ciao Ashley, è un po' che non ci si vede! Tutto bene?» la salutò con un tono pimpante, ottenendo in cambio un'occhiata poco rassicurante.

«Ciao Luke, più o meno...e tu?» rispose gelida, poi il suo sguardo si diresse in un lampo verso quello del biondo, che nel frattempo la fissava immobile come una statua e apparentemente imperturbabile.

«Io sto bene, grazie» rispose ma si accorse che Ashley non lo degnava più di un briciolo attenzione, era tutta concentrata sul suo amico e adesso tra i due aleggiava una tensione evidente.

«Matt» disse, accennando un sorriso tirato.

«Ashley» ricambiò lui, inarcando lievemente un sopracciglio.

I due si studiarono come animali selvatici che si preparano a un furioso combattimento e Luke capì che doveva tagliare la corda il più presto possibile se non voleva rischiare di rimanere coinvolto in qualche guaio.

«Beh, allora io andrei! Buon pomeriggio! - si sbrigò a salutare, rivolgendosi ad Ashley che ricambiò con un cenno del capo, senza perdere di vista la sua vera preda – Ci sentiamo, Matt!» disse invece all'amico, poi, dopo aver sorpassato con cautela la ragazza, si voltò poco prima di varcare la soglia e mimò con le labbra un 'buona fortuna' a Matt.

Ashley si voltò di scatto, facendolo sobbalzare, Luke impacciato finse di grattarsi i capelli e li scompigliò tutti, rendendosi ridicolo.

«E tu, cerca di non fare soffrire Melissa o te la vedrai con me, chiaro?» lo minacciò, puntandolo con un dito, Luke deglutì a fatica.

Quella ragazza era terribile quando si ci metteva e somigliava incredibilmente a Matt certe volte, ecco perchè quei due facevano scintille praticamente ogni volta che si incontravano.

«Messaggio ricevuto!» le rispose sollevando i pollici, sperava di essere simpatico ma quando capì che Ashley non avrebbe mutato la sua espressione astiosa preferì indietreggiare in fretta, fare un velocissimo cenno di saluto con la mano e sparire lungo la strada.

Di sicuro quella sera avrebbe dovuto telefonare a Matt per accertarsi che fosse ancora vivo.

La porta si richiuse alle spalle di Ashley con un tonfo e quello fu l'ultimo rumore che si udì nella stanza, subito invasa da un gelido silenzio.

Matt si schiarì la voce, mosse qualche passo verso di lei, scrutandola con attenzione per carpire qualcosa di ciò che le passava per la mente, poi si fermò alla distanza di circa un metro.

Ashley si allentò la sciarpa con lentezza e tolse il cappuccio, liberando i capelli e lisciandoli con le mani per ordinarli, poi abbassò la cerniera del cappotto e lo sfilò dalle braccia, il tutto con gli occhi incatenati a quelli di Matt.

Ce l'aveva con lui per non averle detto la verità ma non riusciva comunque a rimanere totalmente indifferente davanti al suo sguardo penetrante, capace di sciogliere anche un ghiacciaio.

Vide il torace del ragazzo sollevarsi e poi abbassarsi in maniera evidente, probabilmente aveva sospirato e intuì che dovesse essere nervoso per via della sua visita inaspettata.

«Scusami, ho letto il messaggio solo poco fa...non trovavo più il telefono, in questi giorni sono pieno di lavoro e ho la testa totalmente incasinata» iniziò Matt, rompendo quell'assurdo gioco del silenzio.

Ashley tremò, dischiuse le labbra, fino a quel momento serrate per l'ansia, e prese fiato.

«Lo so, avevo provato a chiamarti ieri sera ma era spento» disse, la sua voce era seria ma leggermente roca e incerta.

«Ieri? É successo qualcosa di grave? Dal tono del messaggio e dalla tua faccia non mi sembra che tu sia venuta qui per fare una semplice visita di cortesia» dichiarò Matt, appoggiandosi con la schiena contro una parete.

Lo sguardo di Ashley si fece ancora più scuro, compì qualche passo in avanti e si posizionò accanto a lui.

«Senti Matt, tu sei sicuro di avermi detto proprio tutto sulla questione di Terence e Michelle?» domandò senza mezzi termini, arrivando quasi al nocciolo del problema.

Matt contrasse la fronte e la fissò ancora più stranito. «Sì...perchè? Non capisco» mormorò, senza riuscire a comprendere a cosa facesse riferimento.

Ashley incrociò le braccia al petto e cominciò a ticchettare nervosamente le dita, o Colleen aveva sparato una grossa cavolata per attuare qualche losco piano insieme a Michelle e smascherarla, o Matt le aveva tenuto nascosto quel dettaglio e lei era determinata a scoprirlo.

«Beh, magari ti ilustro io la questione. Ieri stavo cenando a casa e, dopo qualche occhiata assassina di Michelle e l'ennesima crisi isterica provocata dal solo nominarti, sono rimasta da sola con Colleen» cominciò a raccontare, Matt accanto a lei non fece una piega.

«Dunque? Fin qua mi sembra tutto normale» commentò lui piatto.

«Già...Solo che a quel punto lei mi ha raccontato una storia molto interessante sul vostro passato...- aggiunse, facendosi misteriosa, Matt piantò i suoi occhi di ghiaccio su Ashley e lei si accorse che erano velati da una certa preoccupazione, adesso – A quanto pare, Michelle ce l'avrebbe con te per qualcosa che non riguarda suo fratello – continuò, portando il suo viso vicino a quello del biondo, il quale, avendo ormai intuito di quale faccenda si trattasse, cominciò a sudare freddo – qualcosa che ha a che fare con il fatto che fosse pazzamente innamorata di te, forse?» sbottò, senza riuscire più a tenersi dentro quella terribile verità, rossa in volto mentre afferrava la maglia di Matt e lo tirava a sè per guardarlo dritto negli occhi.

Lui deglutì, poi sospirò rassegnato.

Non aveva nascosto di proposito quella storia ad Ashley anzi, per la precisione, all'inizio le era sembrato inutile rivelarglielo, la conosceva da poco e non sapeva come si sarebbero evolute le cose tra loro mentre dopo, quando la situazione si era aggravata, aveva pensato che farlo non avrebbe avuto altro risultato che aumentare l'ansia della rossa.

«Ascoltami, io non intendevo...» provò a giustificarsi ma la ragazza lo bloccò.

«Matt non voglio scuse, voglio sapere se è la verità» sibilò, a due passi dalle sue labbra.

Lui si perse ancora una volta nei suoi grandi occhi color nocciola, poi non potè fare altro che ammettere la sua colpa.

«Sì, è vero» confessò, Ashley sciolse la presa sul suo maglione e si portò le mani a coprire il viso, sconvolta come se quella conferma le avesse fatto raddoppiato l'angoscia della sera prima.

«Ok, sono morta!» dichiarò tremante, allontanandosi da lui.

«Ti prego, lascia che ti spieghi prima di trarre conclusioni affrettate...non pensavo fosse un dettaglio rilevante, insomma...è una storia vecchissima!» ribattè lui nel tentativo di calmarla , non ottenendo però l'effetto sperato.

L'espressione di Ashley non cambiò, si fece quasi più agguerrita.

«Certo, così vecchia e insignificante che Michelle continua tuttora ad odiare a morte te e chiunque ti stia vicino anche per sbaglio e non si può fare il tuo nome senza che rischi un esaurimento nervoso!» strillò, in preda al panico più totale.

La storia raccontata da Colleen era vera e questo significava solo una cosa: adesso era davvero fottuta!

«Andiamo Ashley, cerca di ragionare! - provò a riscuoterla Matt, raggiungendola e afferrandole le mani – Stiamo parlando di sei anni fa! Converrai anche tu che è ridicolo che Michelle stia ancora lì a covare rancore e comunque non credo che questo cambi le cose!»

«Non le cambia? - esclamò Ashley con gli occhi spalancati per lo sconcerto – Quindi tu hai ritenuto superfluo avvertirmi che Michelle, la ragazza grazie alla quale ho un tetto sopra la testa in questa città e famosa per il suo dannatissimo orgoglio... - si fermò un attimo, le parole parevano morirle in gola e il fiato quasi le mancava - del fatto che lei ti odi perchè innamorata e respinta da te, il ragazzo col quale io ho continuato ignara a vedermi e con il quale ho fatto anche sesso, proprio in questa stanza, sopra quel tavolo!» sbraitò senza controllo, gesticolando in preda a una crisi nervosa e camminando avanti e indietro come un leone in gabbia.

«Quindi non l'avresti fatto? - chiese lui di getto, Ashley si immobilizzò e lo fissò mentre si avvicinava – Se io ti avessi rivelato quel dettaglio fin dall'inizio...non ci sarebbe stato niente di tutto questo, di noi...non ci saremmo mai confidati, aiutati, baciati e...» esitò per poi però tacere.

Stava per dire 'innamorati' ma il suo lato razionale lo bloccò in tempo, evitando che si esponesse in qualcosa che, di fronte agli occhi severi e arrabbiati di Ashley, non si sentiva ancora in grado di confessare.

«Io non...- balbettò Ashley, piombando in stato confusionale quando si rese conto che la prospettiva dell'assenza di Matt e del loro rapporto era più orribile della sua situazione disperata – io non lo so, che cavolo...come faccio a risponderti?» sbottò nervosa, la sua voce adesso non era più dura ma solo spezzata da un principio di pianto.

Se avesse saputo in tempo che Michelle era stata innamorata di lui- e forse lo era ancora- ...avrebbe evitato di intrecciare la sua esistenza con quella di Matt? Sarebbe riuscita a resistere alla fortissima attrazione mentale e fisica che l'aveva spinta verso di lui, avrebbe avuto il coraggio di sacrificare quel rapporto così turbolento ma sempre più indispensabile, in nome dell'amicizia con Michelle per una questione che riguardava un amore non corrisposto vecchio di oltre cinque anni?

In fondo Matt non era mai stato un ex di Michelle, tra loro non era successo nulla se non quell'episodio spiacevole che aveva decretato l'inizio dell'odio della ragazza nei suoi confronti.

Erano domande troppo difficili a cui rispondere e ragionare con i 'se' e con i 'ma' al momento sembrava la cosa più stupida e inutile del mondo e non avrebbe portato a nessuna soluzione, su questo doveva dare ragione a Matt.

Si ammorbidì, abbassò lo sguardo e fissò le mattonelle del pavimento, con le braccia rigide lungo i fianchi, senza riuscire a fare altro.

Rimase pietrificata finchè non sentì il calore del corpo di Matt che lentamente la avvolgeva, strappandola alle lacrime e al gelo, e la consistenza delle sue braccia che le circondavano la schiena e la accarezzavano dolcemente.

Lui la stava abbracciando – la stava salvando - ancora una volta.

I suoi muscoli, tesi e doloranti per i nervi accumulati e per quella giornata tremenda a lavoro, di colpo di sciolsero e si rilassarono, abbandonandosi a quella sensazione confortante.

Era di nuovo leggera e, nonostante sapesse che era sbagliato, affondò la testa sul suo petto come fosse l'unico rifugio rimastole e ricambiò l'abbraccio, cingendogli i fianchi.

Un brivido dolce la attraversò quando avvertì il viso di Matt premere delicatamente sul suo collo e solleticarla col naso e con le labbra, una mano del ragazzo le si posò sulla nuca e le sue dita cominciarono a tracciare delle linee circolari tra i capelli di Ashley, facendola affondare istantaneamente in una sensazione di benessere profondo e di pace.

«Camati, Ashley, va tutto bene – le sussurrò all'orecchio, lei serrò per riflesso la stoffa della sua maglia tra le dita e capì che a lui ormai non poteva rinunciare – Ascolta, mi dispiace tanto...credimi non ti ho nascosto quella storia perchè avevo doppi fini o volevo ingannarti nè perchè avevo paura che ti saresti allontanata...quello che è nato tra noi...non ha sconvolto solo te...nemmeno io l'avevo programmato, non è stato tutto calcolato...ci ho provato, sai...a combatterlo, a evitarlo... ma la verità è che...io lontano da te non so starci» ammise di colpo, Ashley sussultò, poi una lacrima le rigò il viso e sprofondò ancora di più tra le sue braccia, fino a sentire il battito del cuore di Matt, vicino, confortante...suo.

Quelle parole, semplici ma forti, e la sua dannata paura di amare di nuovo, si scontrarono ancora e stavolta sentì prevalere la voglia di abbandonarsi a quel sentimento, di fargli vincere quella battaglia.

Per vincere la guerra, forse, era ancora troppo presto, ma quella sera nessuna paura fu più forte dell' amore che sentì bussare al suo cuore.

Si staccò piano da lui, poi sorrise e si perse ad ammirare il suo viso, così bello e disteso, capace di infonderle la forza che spesso le mancava.

Senza esitare poggiò le mani tremanti sulle guance di lui e lo trascinò a sè per baciarlo.

Le labbra di Matt accolsero quelle di Ashley più che volentieri e lei, nonostante il piacere che le annebbiava la mente, si rese conto che stavolta era più che consapevole di baciare il ragazzo che probabilmente aveva spezzato il cuore della sua amica e del quale forse lei era ancora innamorata. Eppure non si fermò, andò avanti, lo assaporò fino alla fine, giocò con la sua lingua, si beò di quella languida morbidezza che le portava via ogni dispiacere e dolore.

Adesso non aveva nessuna scusa, non poteva dire di non saperlo, non poteva incolpare nessuno per quello sbaglio tremendo se non sè stessa, ma non gliene fregava nulla di smettere.

Capì che quella verità era solo un'ulteriore condanna sopra la sua testa ma non sarebbe servita a fermarla...perché, non solo Michelle...anche lei adesso se ne era innamorata e poteva sentirlo chiaramente in ogni cellula del suo corpo schiacciato contro quello di lui, come se riuscisse a trarre ossigeno ed energia solo da quel contatto.

Era egoista, come l'amore.

Dopo un ultimo bacio, stavolta leggero e quasi a fior di labbra, i due si separarono, Matt si rilassò nel vedere finalmente il volto di Ashley calmo e roseo, senza traccia di rabbia o terrore.

«Scusami Matt...non volevo fare una delle mie solite scenate...è che questa notizia ieri mi ha destabilizzato. É come se la sfiga si fosse abbattuta di colpo su di me, non so se ho reso l'idea! Mi manca una nuvoletta con la pioggia a seguirmi ovunque e siamo al completo!» esclamò, stizzita e seriamente incazzata con quella serie di coincidenze sfortunate.

«Benvenuta nel club» replicò Matt, rassegnato ma con un accenno di sorriso, mentre la invitava a sedersi con un cenno e si dirigeva a prepararle qualcosa di caldo da bere.

Ashley si arrampicò sullo sgabello, incrociò le braccia sul tavolo e sbuffò.

«Quante possibilità c'erano che, oltre a quello che già ho dovuto sopportare, mi meritassi anche di essere stata col ragazzo che Michelle considerava l'uomo della sua vita e il padre dei suoi figli?» continuò a sfogarsi, facendo scoppiare a ridere Matt.

«Beh, peccato che lo pensava solo lei! Ti assicuro che, anche se avessi voluto provarci, io e Michelle non saremmo durati più di una settimana, siamo completamente diversi e vediamo il mondo da punti di vista troppo distanti – precisò lui, mentre versava dell'acqua bollente in una tazza – Comunque ti capisco benissimo e la tua reazione è stata più che legittima, so che la situazione non è delle migliori» ammise, facendole assumere un'espressione affranta.

«Non è delle migliori? Diciamo anche che sono rovinata!» piagnucolò, portandosi le mani alla testa come se le stesse per esplodere.

«Beh, vedila dal lato positivo...almeno andremo all'inferno insieme... - le soffiò all'orecchio, sensuale e provocante, lasciandole un bacio all'angolo delle labbra mentre le porgeva la tazza – Adesso però bevi questa tisana e cerca di rilassarti.» la ordinò premuroso, portandole alcuni ciuffi di capelli dietro l'orecchio. Ashley annuì, ancora stordita dal suo bacio e dagli occhi di Matt, quella sera più dolci e intriganti del solito.

Aveva l'aspetto di un angelo ma la tentava come un diavolo e questo la mandava in confusione.

«Grazie» disse a bassa voce, poi si portò la tazza alle labbra e ne respirò il vapore profumato, sentendosi già ristorata.

«Io volevo un gran bene a Michelle – iniziò Matt all'improvviso, con lo sguardo perso nel vuoto, facendole sollevare la testa di scatto – la conosco da quando era alta meno di un metro e per me è sempre stata la sorellina che non avevo mai avuto» disse, destando l'attenzione di Ashley, che rimase immobile a fissarlo con le labbra dischiuse per la sorpresa.

«Lei è sempre stata così, non è mai cambiata...ostinata, cocciuta e terribilmente orgogliosa...fin da piccola...se doveva ottenere qualcosa si impegnava, faceva di tutto pur di averla e odiava perdere. Voleva sempre primeggiare, stare al centro dell'attenzione e, quando non succedeva, era difficile consolarla. Sono sempre stato convinto che tutte le sue smanie di perfezione nascondessero in realtà soltanto una forte insicurezza e la paura di deludere le aspettative della sua famiglia. - continuò lui, scavando nei cassetti dei suoi ricordi – non permetteva a molti di vederla così fragile, succedeva con Terence...e anche con me. Tante volte l'ho ascoltata e le sono stato vicino ma...non la amavo, non l'ho mai fatto e...quando quel giorno si è presentata da me, lanciandosi tra le mie braccia e dicendo che voleva fare l'amore con me, per la prima volta...l'ho respinta perché io non riuscivo a vederla in altro modo che come una sorella. Se avessi fatto ciò che voleva l'avrei soltanto ferita...più di quanto le ha fatto il mio rifiuto. Era troppo giovane e presa per prevedere le conseguenze delle sue azioni...ma lei questo non l'ha mai capito perchè il suo orgoglio glielo ha sempre impedito. Michelle non è cattiva, il rancore e la sua ostinazione l'hanno trasformata...io non la riconosco più e mi dispiace tanto vedere cosa è diventata. Ecco, adesso sai tutto» terminò, abbassando lo sguardo e lasciando che i capelli gli coprissero in parte gli occhi, adesso più tristi.

Rivangare il passato non era mai un'operazione piacevole per lui ed Ashley, che lo comprendeva perfettamente, raggiunse la sua mano e gliela strinse forte.

«Non sapevo foste così legati...è incredibile e anche molto triste vedere come stanno le cose, ora» asserì, calma.

Le appariva tutto molto più chiaro adesso, anche certi comportamenti di Michelle che lei non riusciva a spiegarsi, e in un certo senso provò anche a mettersi nei suoi panni e scoprì che c'era solo molto dolore dietro tutta la sicurezza che sfoggiava sempre.

In ogni caso aveva ragione Matt, le cose non sarebbero comunque cambiate.

«Già - rispose lui, poi scosse la testa come a voler scacciare via i pensieri e si alzò per riporre alcune cose – tu piuttosto, si può sapere come mai tutto questo nervosismo? Capisco la bomba che ti è scoppiata ieri ma non credo sia solo per quello. Non è che hai le tue cose?» domandò come niente fosse.

«Matt...» lo ammonì lei, facendogli capire che si stava addentrando in un argomento che non voleva affrontare.

«Beh, sarebbe una cosa positiva, visto i nostri precedenti!» azzardò, beccandosi un'occhiataccia ancora più allarmata.

«Matt! - esclamò allora Ashley, aumentando il volume della voce e inarcando un sopracciglio – non credo proprio di volerne parlare con te, se permetti!» ribattè, lievemente imbarazzata e squadrandolo con sospetto mentre lui le si avvicinava alle spalle.

«E allora cosa c'è che non va?» chiese, abbracciandola da dietro mentre stava ancora seduta sullo sgabello e intrecciando le mani sulla sua pancia, poi si abbassò e sporse il viso oltre la spalla di lei, sfiorandole la guancia.

Sembrava tutto così strano...intimo. Loro due, in quella stanza, a parlare di stress quotidiano e problemi, con una tazza fumante e qualche coccola.

Come una vera coppia.

«Ma niente...le solite cose...e poi a lavoro è un incubo in questo periodo, la gente si precipita a scegliere i regali di Natale e io sono distrutta, ho un torcicollo assurdo» si lamentò lei, addolcendo la voce grazie alle carezze del biondo, che le fecero socchiudere gli occhi stanchi.

«Allora ci penso io a te - le sussurrò piano, poi le sue mani risalirono sui fianchi di Ashley e si fermarono sulle spalle, ai lati del collo – Ti faccio un massaggio, vedrai che dopo ti sentirai molto meglio, sono piuttosto bravo» si vantó, incominciando già a muovere delicatamente le mani sul suo collo, con dei lenti movimenti circolari.

Ashley si rilassò all'istante e portò indietro la testa per abbandonarsi a quello speciale trattamento, ancora più piacevole visto che a farlo c'era lui.

«Ti sarai esercitato su molte ragazze per arrivare a questi risultati, suppongo» mormorò poco dopo, con una vena di gelosia a incresparle la voce.

«Ti dà fastidio? Non sarai gelosa?» soffiò Matt sul suo collo, abbassandosi e interrompendo il massaggio per un attimo.

«No, era solo una constatazione» si difese subito, fredda come il ghiaccio ma col sangue che le ribolliva nelle vene.

Matt sorrise, Ashley era davvero poco credibile.

«Ti ho già detto una volta che non sai mentire – le ricordò, passando ad accarezzarle la zona delle scapole – e poi tranquilla, sono state pochissime quelle che hanno goduto di questo trattamento» riprese, con tono ironico e provocatorio.

Ashley fece uno sbuffo sonoro con le labbra, infastidita, poi assecondò i movimenti di Matt, inarcando la schiena.

«E io ti ho già detto che non mi importa» si ostinò a voler cadere in piedi.

«Certo, come no! Guarda che non mi inganni...e poi, se vogliamo dirla tutta, anche tu non sei stata esattamente molto carina con me, in passato – insinuò, Ashley si voltò con aria interrogativa, così lui pensò bene di rinfrescarle la memoria - Una volta mi hai detto che quando salivi sul mio scooter ti ricordavi dei bei momenti passati da ragazzina col tuo primo amore. Cosa avrei dovuto dire io, allora?» le obiettò, fingendo di essere offeso, Ashley rise.

Adesso ricordava benissimo quell'episodio e ricordava ancora di più quanto iavesse vinto Matt da quel paragone.

«É vero, ma...ho anche pensato che, alla fine, con te era meglio» confessò, mordendosi poi la lingua perché forse si era lasciata andare un po' troppo con le confidenze, quella sera.

Si irrigidì appena quando avvertì le mani di Matt fermarsi e abbandonare la sua schiena e dai movimenti intuì che stava raggirando lo sgabello per portarsi di fronte a lei.

L'avrebbe scoperta, non aveva di certo una scritta lampeggiante 'MI PIACI DA MORIRE' sulla fronte ma Matt era fin troppo abile a leggere dentro di lei e non ci avrebbe messo molto a smascherarla.

Lui nel frattempo era già davanti a lei, si abbassò, piegandosi sulle ginocchia e posò le braccia sopra le sue cosce per portare il viso all'altezza di quello della ragazza.

Ashley lo fissò, il cuore a mille, le guance arrossate e un caldo improvviso che la invadeva tutta.

«Stà tranquilla, comunque – parlò piano Matt, sorridendo, poi tornò serio e si fece più vicino – ci sei solo tu» disse con un filo di voce ma così intensamente da farle perdere un paio di battiti quasi fino a svenire.

Se non era quella una sorta di confessione non sapeva proprio che altro significato dargli.

Boccheggiò qualche secondo, il fiato corto e un nodo alla gola, stavolta non di dolore ma di felicità, poi accennò un sorriso e con le dita sfiorò l'ovale del volto di Matt.

«Non dire sciocchezze» mormorò, con la voce tremolante e imbarazzata, dicendo la prima scemenza che le fosse venuta alla mente.

Perchè, in realtà, quello che voleva dirgli davvero era talmente forte e intimo da faticare a venire fuori.

«Oh, è la verità! - ribadì il biondo, poi una risata scappò dalle sue labbra – All'inizio mi ero convinto che fossi una specie di strega o qualcosa del genere e che mi avessi lanciato un incantensimo che non mi facesse più notare le altre» le confessò, Ashley strabuzzò gli occhi, confusa e divertita.

«Io, una strega? Ma come ti è saltato in mente?» chiese, ridendo per l'assurdità di quel pensiero.

«Lo so, è proprio una stronzata ma... poi ho capito che non eri tu a fare le magie...era qualcosa che riguardava me...e quello che tu significhi per me» ammise, lasciandola senza parole.

Ashley sentì di non volersi più trattenere, si gettò fra le sue braccia, facendogli perdere l'equilibrio e finendo per terra con lui, stretti insieme.

«Sei uno stupido – gli disse all'orecchio, ancora abbracciata a lui sul pavimento freddo – però capisco cosa intendi» aggiunse, suggerendogli che quello strano fenomeno succedeva anche a lei.

Matt sorrise sulla guancia di Ashley, poi le depositò un bacio sulle labbra e l'aiutò a rialzarsi, porgendogli la mano.

Quando si precipitava era più facile rialzarsi se c'era qualcuno disposto a dare un aiuto ed Ashley si chiese se avrebbe trovato la forza o qualche mano sicura alla quale appigliarsi per risalire anche nel momento in cui tutta quella situazione, che pendeva ormai appesa ad un filo fragilissimo, l'avrebbe schiacciata inevitabilmente.

Intanto afferrò quella di Matt senza imbarazzo, si mise in piedi e si spazzolò i jeans, mentre insieme presero a ridere e a prendersi in giro a vicenda per quella caduta.

«Io adesso vado, si è fatto tardissimo e poi sono davvero stanca, non vedo l'ora di sdraiarmi e dormire!» disse quasi sbadigliando mentre guardava l'orologio, poi cercò il viso di Matt, che trovò sereno.

Non c'era più traccia del nervosismo che l'aveva accompagnata tutto il giorno e ringraziò il cielo che la sua ansia non avesse rovinato tutto come al solito.

Si pentì persino di aver trattato di merda Luke, minacciandolo per la sua storia con Melissa e, a quel punto, le venne in mente un'ultima cosa.

«Ah, Melissa mi ha invitata a stare da lei qualche giorno per Natale – si rivolse al biondo, poi abbassò lo sguardo, come se le dispiacesse parlarne – Tu cosa farai? Resterai qui da solo?» chiese quasi mortificata, sperando che il ragazzo non le confermasse il suo sospetto.

Una volta avevano scherzosamente detto che, se si fossero ritrovati da soli, avrebbero passato insieme quella notte ma poi erano succese così tante cose e lei non se l'era sentita di rifiutare l'invito della sua amica.

«Sì, starò a casa mia – rispose ma quando vide il volto di Ashley rabbuiarsi si sbrigò a spiegarle la situazione – Non fare quella faccia, non starò in un angolo a sbronzarmi e deprimermi se è quello che stai pensando... é stata una mia scelta, Luke mi aveva invitato ma...non mi importa tanto del Natale e ho un mare di lavoro da finire. Tu divertiti, piuttosto...mi fa piacere che passerai quella sera in compagnia, sono sicuro che i genitori di Melissa siano delle brave persone, proprio come lei.»

«Già, si è rivelata una cara amica...spero tanto che le cose tra lei e Luke vadano sempre bene, se lo meritano!» aggiunse Ashley e Matt annuì con un cenno del capo.

E loro? Avrebbero mai raggiunto la felicità che si meritavano?

Di sicuro dovevano ancora arrivare giorni duri, per Luke, per Melissa, per Matt e anche per lei e ne erano tutti consapevoli.

«Ci sentiamo, allora, passa delle buone vacanze – le augurò lui, conscio che per via degli impegni di entrambi non sarebbe stato possibile vedersi prima che Ashley fosse partita – E stai attenta, ok?» le raccomandò poi, riferendosi a Michelle e al rischio che ormai correva anche dentro le mura di casa.

«Ci proverò - disse Ashley prima di sporgersi e baciarlo – e tu non lavorare troppo, non voglio ritrovarti ridotto a un vegetale quando ritorno...buone feste anche a te, Matt» lo salutò, poi sollevò il cappuccio sulla testa, avvolse la sciarpa perché nessuno potesse vederla bene in volto e riconoscerla e si allontanò in fretta.

Mancava poco ormai all'arrivo di un nuovo anno che avrebbe portato con sè tanti pericoli e stravolgimenti...ma forse anche un po' di speranza.

 

 

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Capitolo 34
*** Partenze e saluti ***


Ciao ragazze!
Mi dispiace per le lunghe attese ma sono in un periodo pieno e credo che a Gennaio sarà anche peggio perchè lavorerò ( niente paura, troverò comunque del tempo anche perchè scrivere mi rilassa quindi la storia non ne risentirà e continuerà)
Questo è un capitolo un po' di passaggio ma per me, essendoci molti personaggi, è indispensabile anche dedicare del tempo all'evoluzione dei loro rapporti, anche perchè altrimenti non si capirà niente dopo e non mi va di fare le cose superficialmente. Dopo questo ci sarà un altro capitolo ( tra l'altro nella storia siamo più o meno a Natale e per colpa dei miei ritardi ci stiamo quasi arrivando :D ) e dopo ci sarà quello che segnerà una specie di svolta, poi capirete.
In questi giorni cercherò di scrivere appena posso perchè prima di Natale ritorno a casa mia per le vacanze e poi dovrò ripartire quindi sarò molto incasinata.
Un ringraziamento enorme a chi mi segue e mi supporta e a tutte coloro che si sono aggiunte nel frattempo! Grazie mille, davvero!
Alla prossima!

Cap. 34 Partenze e saluti

 

Ashley si avvicinò alla finestra della sua camera e sfiorò la superficie liscia del vetro con la punta delle sue dita.

Dall'alto del secondo piano riusciva ad avere una buona visuale di una discreta porzione della via sottostante, traboccante del solito, frenetico viavai mattutino .

Auto sfreccianti e rumorose, passanti avvolti nei cappotti che camminavano di fretta, ragazzini che correvano scomposti per raggiungere la scuola, più sorridenti del solito perché probabilmente quello doveva essere l'ultimo giorno prima delle vacanze.

Il suo sguardo pensieroso si soffermò per qualche istante su quelle scene di vita ordinaria e su quella strada, diventata ormai familiare per lei.

In fondo erano ormai passati più di sei mesi da quando era arrivata in quella città sconosciuta coi suoi grossi bagagli e il cuore impaurito e ferito e poi erano accadute troppe cose che non avrebbe mai potuto lontanamente immaginare.

La prospettiva non era cambiata ma qualcosa adesso gliela faceva percepire come diversa.

Sollevò mollemente lo sguardo, le sue palpebre stanche rimasero semi-chiuse ma le iridi si concentrarono sulla superficie trasparente della finestra, resa opaca da una leggera condensa all'altezza del suo viso, formatasi a causa del suo respiro caldo contro il gelo esterno.

Non aveva delle sbarre ma in pratica era come se ci fossero: le mura di quella stanza, e più in generale di quella casa, erano diventate una prigione per lei.

Non si sentiva più libera di muoversi senza provare un forte disagio sotto gli sguardi spietati di Michelle e diffidenti delle altre ragazze, aveva il terrore di essere spiata ogni volta che usciva o rientrava e doveva giustificare quasi ogni sua azione per evitare che potesse sembrare sospetta.

Aveva perso ogni libertà e spontaneità e, quello che all'inizio le era sembrato un piccolo paradiso di serenità, si era trasformato in un covo di pericoli e doverlo constatare la riempiva di tristezza e sensi di colpa.

Anche se parte di quel disastro apparteneva a Michelle e alle sue ossessioni, adesso molto più chiare, non poteva fare a meno di realizzare che una grossa fetta di responsabilità spettasse a lei e al cumulo di menzogne che aveva tirato sù in quei mesi.

Se solo fosse stata più coraggiosa e non avesse preferito nascondere la testa sotto la sabbia ogni volta che aveva avuto l'occasione di dire la verità, forse adesso non starebbe lì a commiserarsi come una stupida principessa rinchiusa nella sua torre.

Certo, ai tempi non aveva potuto prevedere che il rapporto con Matt avrebbe preso una piega così seria, non avrebbe mai pensato di ritrovarsi a pensare a lui come qualcosa di diverso da uno scocciatore nè tantomeno che si sarebbe lentamente trasformato nel suo confidente, amico, amante e presenza costante nella sua esistenza.

Quanto desiderava poter considerare i loro baci come dei semplici modi per passare il tempo in maniera piacevole o le loro conversazioni intime come delle chiacchierate senza significato e persino quell' unica volta insieme come una scopata occasionale senza nessun sentimento.

Sarebbe stato tutto molto più semplice e indolore e invece c'era quella maledetta vocina dentro che continuava a suggerirle sempre una identica risposta.

Si stava innamorando di lui, del ragazzo che tutti i suoi amici odiavano, dello stesso ragazzo del quale era innamorata da anni l' amica alla quale doveva praticamente ogni cosa e suonava tutto così irrimediabilmente sbagliato!

Sapeva che avrebbe pagato fino all'ultimo centesimo se avesse seguito il cuore, era solo questione di tempo e il suo grattacielo di bugie sarebbe collassato miseramente senza poter fare più niente per evitarlo.

Sospirò ansiosa e voltò la testa alla sua sinistra, in direzione del letto, su quale giaceva mezzo vuoto un borsone.

Finalmente sorrise.

Quel pomeriggio sarebbe partita con Melissa per trascorrere il Natale con la sua famiglia, sarebbero state via non più di cinque giorni, Ashley non poteva chiedere troppi giorni di ferie proprio nel periodo in cui c'era più bisogno di aiuto in negozio e aveva già ampiamente ringraziato Carol per aver inaspettatamente accettato di buon cuore di coprire la sua assenza da sola e averle così permesso di partire un giorno prima della vigilia.

Probabilmente aveva intuito il disperato bisogno della collega di cambiare aria e allontanarsi da quei luoghi anche solo per qualche giorno e si era rivelata davvero più sensibile di quanto non apparisse all'esterno.

Melissa, invece, ci teneva a ritornare prima del capodanno, aveva promesso a Luke che in qualche modo avrebbero passato la mezzanotte insieme per poi raggiungere i rispettivi gruppi e non destare troppi sospetti.

Ashley si stropicciò gli occhi, sbadigliò e finalmente si decise a rimuovere del tutto la tenda e far entrare più luminosità possibile, dato il cielo nuvoloso che si prospettava quella mattina.

Si allontanò quindi dalla finestra e recuperò un paio di maglioni da un cassetto per riporli nel borsone ma non fece in tempo a piegarne uno che un colpo alla porta la interruppe.

«Avanti» ripose lei, irrigidendosi e sperando di non trovarsi di fronte Michelle armata fino ai denti e pronta a scagliarle qualche attacco.

Tirò un lieve sospiro di sollievo quando la porta si aprì rivelando una cascata di splendidi capelli ondulati.

«Ciao Ashley, posso?» domandò Beth, un po' imbarazzata ed esitando ad entrare.

«Ma certo» fece la rossa, accennando un sorriso.

Con Beth si era instaurato da subito un buon rapporto in casa, la biondina era un tipetto strano e fuori dal comune con tutta quella passione per i videogiochi e i cartoni animati e di certo non era amante della vita mondana e delle serate folli a ballare e in questa ultima caratteristica Ashley aveva sempre rivisto un po' anche sè stessa.

Peccato che la tempesta che l'aveva travolta aveva raffreddato l'aria tra loro e, anche se Beth si dimostrava educata e cordiale con lei, ad Ashley non era sfuggito quanto il suo viso non fosse più disteso e naturale quando parlava con lei e questo le stringeva il cuore.

Intanto Beth aveva fatto il suo ingresso, Ashley vide che era già vestita e imbacuccata di tutto punto, portava un buffo cappello di lana con delle orecchie da gatto ai lati, il suo parka rosso abbottonato fino in fondo e degli scarponcini beige a stivaletto, adatti alle basse temperature.

I suoi capelli, di solito annodati in code alte o crocchie disordinate perchè non le disturbassero la visuale al computer, erano invece sciolti e fluenti, perfettamente acconciati in delle meravigliose onde bionde che le arrivavano oltre metà schiena ed emanavano un buonissimo profumo di balsamo.

Evidentemente una qualche occasione speciale aveva richiesto tutta quella cura nei dettagli che di solito non le apparteneva ed Ashley non si sbagliò.

«Sono passata solo per salutarti...sto tornando a casa per le vacanze» la informò infatti Beth, mentre si avvicinava con fare timido alla sponda inferiore del letto della sua coinquilina.

Ashley si alzò e la raggiunse, la sua espressione si intristì quando si accorse che l'amica aveva difficoltà nel guardarla negli occhi, sembrava nervosa e divisa a metà tra il volersi comportare come prima e una insolita freddezza.

«Oh, già, è vero...l'avevo quasi dimenticato» si scusò Ashley, in quei giorni non era stata molto presente per via dei turni stressanti di lavoro e, le poche volte in cui aveva avuto modo di incrociarsi con alcune di loro, era stata così esausta da non avere forza nemmeno per incominciare una banale conversazione.

«Non fa niente...è che non ci parliamo molto, ultimamente» replicò subito Beth a bassa voce, fissandosi gli stivaletti e giocherellando con i pon pon della sua enorme sciarpa.

Ashley incassò il colpo, era lei l'artefice di quella situazione spiacevole e non poteva dare torto a Beth.

Non doveva essere stato bello scoprire che, chi consideri amica e con la quale condividi persino un tetto, in realtà non ha intenzione di condividere nulla di sè ma anzi si nasconde e addirittura si ostina a negare di fronte all'evidenza, riducendo il tutto a una fredda e sterile convivenza senza alcuna voglia di stringere un vero rapporto di amicizia.

«Lo so, mi dispiace Beth» mormorò Ashley, incapace di aggiungere altro o di spiegare come stavano le cose, lasciando che un fitto silenzio si mettesse tra loro e occupasse tutto lo spazio rimasto.

Rimasero immobili l'una di fronte all'altra, ad occhi bassi e con una miriade di parole bloccate in gola.

«E così vai con Melissa! - esclamò Beth poco dopo, mettendo fine a quell'atmosfera surreale e indossando un debole sorriso – pensavo che saresti tornata a casa tua, a dire il vero»

Ashley scosse la testa e si fece buia in viso, Beth si strinse nelle spalle, temendo di aver detto qualcosa di sbagliato.

Di Ashley sapeva solo che aveva perso il padre cinque anni prima e che era andata via di casa per dei dissapori con sua madre ma non poteva certo immaginare la gravità dei fatti.

«Mi è rimasta solo mia madre e con lei non ho buoni rapporti...diciamo anche che non ne ho più perciò...non c'è proprio nessuna casa che mi aspetta per Natale» ammise dolorosamente, lottando contro un magone che le aveva invaso il petto.

Beth si avvicinò d'istinto e le carezzò un braccio, facendola sussultare per quel tocco inaspettato ma dolce.

«Mi dispiace tanto...scusami, io non volevo essere invadente...» balbettò, era rimasta spiazzata da quelle parole dure e non riusciva a immaginare cosa dovesse provare Ashley in quel momento.

«No, è colpa mia...avrei dovuto raccontarvi meglio...avrei dovuto essere più aperta con voi invece di tenere tutto dentro» ribattè lei, approfittando di quell'occasione per scusarsi implicitamente anche sul suo recente comportamento e su tutta la montagna di bugie che aveva raccontato e di cui loro non erano ancora al corrente.

«Dai, lascia stare...- cercò di chiudere l'argomento Beth, non era di certo il momento giusto per affrontarlo e lei era in terribile ritardo – adesso devo scappare, mio fratello sarà qui a breve ed è la persona più impaziente della terra, se lo faccio aspettare non farà che lamentarsi per tutto il viaggio!» disse Beth, scattando sull'attenti e sistemandosi maldestramente il berretto sulla testa.

«Dean non viene con te?» chiese Ashley mentre la accompagnava alla porta.

«No, passerà il Natale con la sua famiglia ma mi raggiungerà dopo, rimarrà a casa mia per qualche giorno e poi torneremo qui insieme!» le spiegò la bionda, sorridendo sull'uscio della stanza.

Ashley annuì «Capisco...beh, allora auguri e a presto!» la salutò, poi, stringendosi le braccia e sfregandole per il freddo.

«Auguri a te, Ashley...ci vediamo!» ricambiò l'amica, i suoi occhi celesti si illuminarono, sinceri e trasparenti, e per un attimo lei ci rivide dentro la vecchia Beth.

Si scambiarono un ultimo cenno con la mano da lontano, poi Ashley ritornò in camera, si adagiò sul materasso e abbassò lo sguardo pensoso sui vestiti sparsi sopra il letto.

Sospirò: adesso era il momento di dedicarsi solo ai preparativi per quei giorni lontano da casa, durante i quali avrebbe potuto finalmente staccare la spina e riflettere, e chissà se qualche risposta a tutti i suoi dubbi e sbagli sarebbe arrivata in suo soccorso.

 

 

«Tu ed Ashley avete legato molto, a quanto pare»

Melissa si voltò di scatto, aveva lasciato la porta della camera socchiusa ma la proprietaria di quella voce era stata così silenziosa e scaltra da riuscire a intrufolarsi senza che lei fosse stata in grado di percepire nemmeno un piccolo fruscio.

Michelle si era presentata lì col passo felpato di un felino pronto a sferrare uno dei suoi agguati letali e adesso la fissava coi suoi occhi grandi e magnetici, capaci di affascinare e al contempo ferire.

«Come?» farfugliò, presa alla sprovvista mentre un quaderno le scivolava dalla mano e finiva sotto la scrivania.

«L'hai invitata a passare il Natale a casa tua...dovete essere diventate molto amiche» commentò lenta, soffermandosi con enfasi su ogni singola parola con la sua voce suadente.

Melissa indietreggiò e la sua schiena urtò contro il bordo della scrivania, facendola sentire in trappola nel momento in cui vide la ragazza avanzare verso di lei.

Un brivido le percorse la schiena e una fortissima sensazione di ansia si impadronì di lei, impedendole di muoversi, quasi fosse congelata e non potesse più avere il controllo dei propri muscoli.

«Beh, sì...E poi immaginavo che probabilmente sarebbe stata sola e così...» disse incerta, contorcendosi le mani fredde e sudate e sforzandosi di non impappinarsi e mostrare all'esterno l'agitazione che la scuoteva.

Sapeva che Michelle ce l'aveva a morte con Ashley per tutta quella storia di Terence e di una presunta relazione della rossa con un ragazzo misterioso della quale lei teneva all'oscuro tutte e, il trovarsi in mezzo a quell'assurda situazione, terrificante per lei da gestire con razionalità per colpa del suo carattere fin troppo emotivo, non era certo una passeggiata di salute.

Ma la verità non era solo quella.

Di fronte a lei aveva la persona che a breve avrebbe dovuto affrontare per una questione che la riguardava direttamente e che coinvolgeva anche il ragazzo di cui si era perdutamente innamorata e il solo pensiero le scatenò una tremenda spaccatura interiore.

Michelle era stata la ragazza che il destino le aveva fatto incrociare, ricordava ancora quell'annuncio trovato per caso per quella che poi era diventata la sua camera; era un'amica e una coinquilina con la quale aveva comunque condiviso molti momenti felici ma, allo stesso tempo, adesso era l'unico ostacolo che si frapponeva fra lei e la sua felicità e, per quanto sembrasse egoista, sapeva che avrebbe dovuto fare una scelta drastica se voleva rimanere con Luke.

E, se si sentiva così debole e spaventata adesso che la cosa riguardava Ashley, non osava pensare al giorno in cui avrebbe dovuto rivelarle il suo segreto.

«Capisco...Evidentemente con te si comporta in maniera diversa...magari non ti pugnala alle spalle, decidendo di tenere nascosti i suoi segreti senza volersi aprire con chi invece si è mostrata sempre amica e generosa con lei...- puntulizzò con una sfumatura acida nella voce - magari invece a te ha rivelato qualcosa che io non so!» cinguettò infine melodiosa, concludendo la frase con un sorriso angelico che cercava di mascherare il suo vero intento che, a quel punto, fu fin troppo chiaro.

Voleva indagare e approfittare dell'ingenuità di Melissa per cavarle qualche informazione in più ma, sfortunatamente per lei, non aveva fatto i conti con un piccolo dettaglio.

La brunetta non era più la ragazza insicura di un tempo.

Il panico che prima l'aveva invasa si dileguò di colpo: come se si fosse diradata una fitta nebbia, finalmente vide l'immagine di Michelle davanti ai suoi occhi, nitida e chiara per quello che rappresentava.

Era solo una ragazza accecata dalla rabbia e che non guardava in faccia ormai più nessuno mentre lei portava dentro la forza che l'amore per Luke le trasmetteva ogni giorno che passava e che la stava pian piano cambiando in meglio.

Il suo sguardo si indurì e divenne più sicuro «Che vuoi, Michelle?» domandò fredda, puntando le sue iridi verde scuro sulla castana e spiazzandola.

Michelle inarcò le sopracciglia senza poter nascondere il suo stupore, non si aspettava quella reazione da parte di Melissa e quasi non riuscì a replicare.

«Ma...niente...volevo solo avvertirti da amica...lei ha un concetto strano di amicizia e potresti prenderti una bella delusione – cercò di rimettersi in piedi, balbettando e trovando subito una scusa – e poi parlo anche per il suo bene. Chissà cosa nasconde, magari è in pericolo o sta soffrendo e non si lascia aiutare!» cercò di rigirare la frittata, fingendo un interesse per Ashley che in realtà non esisteva. Ormai per lei l'unica cosa che contava era scoprire con chi avesse osato tradire la fiducia di Terence e di conseguenza la sua.

«Ashley è sempre stata gentile con me e comunque credo che ognuno sia libero di decidere cosa condividere della propria vita privata e una vera amica non dovrebbe giudicare – dichiarò Melissa senza incertezze, poi sorrise – in ogni caso ti ringrazio del tuo avvertimento! Adesso, se non ti dispiace, devo finire di riempire il mio zaino o rischiamo di perdere il treno.» disse, lasciandole intendere che per lei il discorso era chiuso.

Michelle le lanciò un'occhiata carica contemporaneamente di meraviglia e irritazione, poi si voltò di scatto e raggiunse la porta.

«Allora buone feste! Ci vediamo presto!» esclamò amara, con un sorriso tiratissimo sulle labbra, prima di uscire e dirigersi verso la sua stanza, nervosa e spazientita.

Come se non fosse già abbastanza, finì quasi per scontrarsi in corridoio con la personificazione della sua agitazione in quell'ultimo periodo.

Ashley infatti si scansò in tempo ma finì per calpestarle per sbaglio una scarpa.

«Scusami» disse subito, fermandosi e fissando gli occhi astiosi di Michelle come in cerca di un dialogo pacifico che non arrivò.

Lei sollevò il capo con superbia e non rispose, fu solo dopo averla sorpassata che piantò di colpo i piedi e si girò, stringendo i pugni.

«Divertiti da Melissa – pronunciò a bassa voce, facendola rabbrividire – ci vedremo al ritorno, dovremo passare il Capodanno insieme, a meno che tu non abbia già altri programmi» insinuò spietata ma Ashley non gliela diede vinta.

«Nessun programma» replicò, netta e concisa.

Le due si fissarono per alcuni secondi, Michelle ardeva di sfida e nel frattempo nella sua testa si affollavano tutti gli indizi che aveva racimolato in quel periodo.

La relazione segreta di Ashley nel periodo in cui suo fratello si era confessato e lei gli aveva concesso del tempo per pensarci, tradendolo, un misterioso ragazzo biondo, confermato anche da Carol e, per finire, il suo comportamento schivo e anomalo, quasi stesse compiendo qualcosa di losco che non doveva essere scoperto.

Forse ci era quasi vicina, lo sentiva, ma le mancava giusto l'ultimo frammento ed era sicura che a breve l'avrebbe trovato.

Terence, seduto al tavolo della cucina, notò l'intera scena e sbuffò, rassegnato al comportamento assurdo della sorella.

Ashley si diresse quindi svogliata a farsi del tè caldo prima di partire, era distratta e sovrappensiero per via dell'incontro non esattamente gradito con Michelle e la figura del ragazzo le comparve alla vista all'improvviso, facendola sussultare e spalancare gli occhi per la sorpresa.

«Ehi» fece Terence, sollevando una mano per salutarla; era stretto nel suo capootto, i suoi occhi sembravano stanchi e annoiati e i capelli insolitamente spettinati.

Insomma, non era per nulla il ritratto del ragazzo perfetto e di successo che indossava di solito, sembrava quasi più umano e vulnerabile ed Ashley per la prima volta riuscì a sentirlo simile a lei.

«Terence...non sapevo fossi a casa» disse calma, mentre apriva degli sportelli e afferrava un bollitore e una bustina di tè.

«Sono arrivato stamattina presto. Dovevo passare a prendere mia sorella e Colleen per andare a casa dei miei ma voi donne siete sempre le solite ritardatarie quando si tratta di prepararvi per bene!» esclamò imbronciato, facendola sorridere.

«Hai ragione» concordò, sfregando le mani davanti al fornello per riscaldarle un poco nell'attesa che l'acqua bollisse.

Seguì un breve silenzio, poi Ashley diede una rapida occhiata alle spalle curve di Terence, quasi spalmato sul tavolo, e prese posto accanto a lui con la tazza bollente tra le mani.

«Ne vuoi un po'? Se vuoi te lo preparo» gli propose gentilmente, ma il ragazzo scosse la testa in senso negativo.

«No, ti ringrazio, ho già fatto colazione – rispose, poi scrutò di soppiatto Ashley, intenta a soffiare sul fumo caldo che proveniva dal tè, il viso e le mani le si erano arrossate per il contrasto tra il freddo e il bollore della tazza e a Terence sembrò talmente bella, così assorta, che per un secondo il suo cuore perse un battito – Senti, Ashley...volevo scusarmi per la figuraccia che ho fatto la scorsa volta, quando ero mezzo ubriaco. Non so che mi è preso e, nonostante Matt un bel pugno in faccia se lo meriterebbe eccome, non è stato un bello spettacolo e me ne vergogno» mormorò a testa bassa.

Ashley fece una smorfia nascosta di disappunto nel sentire la parte dedicata a Matt ma, in fondo, riuscì a provare empatia per Terence, che in quel periodo sembrava troppo giù di morale e quasi confuso.

«Non fa nulla, tranquillo. Tu piuttosto...sicuro che vada tutto bene? Ti vedo piuttosto stressato, ultimamente» disse, prendendo poi un sorso e quasi scottandosi la lingua.

«Sì, è così. Il fatto è che...non vedevo l'ora di terminare l'università per dedicarmi all'azienda di famiglia, è quello che desideravo da una vita e per il quale ho lottato fin da piccolo e invece...- si bloccò e portò le mani fra i capelli, confuso – non so, adesso sembra tutto così diverso da come l'avevo immaginato. Ci sono le responsabilità che premono, i pensieri, le scelte giuste da prendere, troppe cose importanti che dipendono da me e...mi sono reso conto di non essere affatto pronto ed è una sensazione orribile, mi sento un perfetto imbecille fallito» concluse amaramente, senza nemmeno avere il coraggio di guardarla negli occhi.

Lo sguardo di Ashley si addolcì, Terence non era come Michelle, lui aveva un animo più vero e umano e lei pensò che forse ci fosse ancora un barlume di salvezza.

Portò la sua mano calda sul dorso di quella di lui, immobile sul tavolo e lo sentì tremare sotto il suo tocco morbido.

«Non devi dire così. Credo che sia assolutamente normale ciò che stai provando...Finchè si va all'università l'unico dovere che si ha è studiare e superare gli esami e la cosa peggiore che può capitare è un professore stronzo che ci vuole mettere i bastoni fra le ruote. In un certo senso ci si sente protetti e forti, pronti ad affrontare il mondo e impazienti ma...alla fine, ci rendiamo conto che la realtà fuori è diversa, è spietata e dura e...bisogna farsi le ossa. Non sei fallito, devi solo...abituarti al cambiamento, ecco!» cercò di incoraggiarlo con quelle parole dolci e confortanti.

«Non voglio deludere la mia famiglia» dichiarò lui, ancora visibilmente sconvolto, rivelando quale fosse la sua vera preoccupazione.

«E non succederà, ne sono sicura! Però devi anche pensare a te e a quello che ti fa stare veramente bene! Ognuno ha i propri tempi, non ti abbattere!» insistette, sperando che Terence riuscisse a capire finalmente come si era sentito Matt anni prima, combattuto tra il volere della sua famiglia e i suoi desideri.

Ashley si chiese se forse l'impresa di fare riappacificare i due ex amici non fosse così improbabile, magari poteva riuscirci, Terence l'avrebbe ascoltata e tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Doveva solo crederci e prendersi del tempo per capire come fare a parlargli.

«Grazie Ashley, sei davvero un'amica...» disse intanto Terence, fissandola coi suoi occhi scuri e provando un leggero nodo alla gola nel momento in cui aveva dovuto riferirsi a lei come 'amica'. Una piccola ferita bruciò per un secondo quando realizzò che lei non sarebbe mai stata sua e, forse, il suo cuore apparteneva già a qualcun altro.

«Figurati» rispose lei, stringendosi nelle spalle.

Terence aggrottò le sopracciglia, parve riflettere un istante e si schiarì la voce. «Ah, mi dispiace per come si sta comportando mia sorella, sta esagerando e sappi che non condivido...non stavamo insieme, Ashley...io non avrei dovuto insistere con te e...se tu hai conosciuto un altro in quel periodo e sei stata con lui non c'è niente che io ti possa recriminare. - disse, facendola arrossire nel momento in cui realizzò che quella maledetta storia del test di gravidanza doveva essere ovviamente arrivata anche a lui – Non ce l'ho con te e non mi ha dato fastidio, anzi, mi fa piacere se frequenti qualcuno o se ti sei innamorata» cercò di sembrare completamente indifferente anche se le sue corde vocali tremolarono e lo tradirono.

Ashley si voltò a guardarlo, incuriosita e meravigliata, e si chiese se sarebbe stato così tranquillo e felice per lei anche se avesse scoperto che il fortunato misterioso era proprio Matt.

Fu indecisa su cosa ripondere, prese un lungo respiro ma non fece in tempo ad aprire bocca che Colleen, sottoforma di uragano, si precipitò dalla sua stanza, producendo un rumore assordante coi suoi tacchi a spillo, e arpionò le spalle del cugino per obbligarlo ad alzarsi.

«Scusate l'interruzione ma, Terence, ti ricordo che dobbiamo muoverci! Siamo già in mega ritardo, si può sapere cosa aspetti?» strillò la ragazza, inondando la cucina col suo profumo intenso.

«Ma se è due ore che vi aspetto qua come uno stoccafisso! Adesso sarebbe colpa mia? Queste sono pazze!» si rivolse poi ad Ashley, portandosi un dito alla tempia e facendolo roteare per rafforzare il concetto.

Un ultimo strattone di Colleen lo costrinse ad alzarsi tra insulti e imprecazioni varie. «Buone vacanze, allora» le augurò in fretta, adesso il suo viso sembrava più sereno ed Ashley sorrise.

«Anche a voi» ricambiò lei, mentre anche Colleen le rivolgeva una serie di veloci saluti e spariva trascinandosi via il ragazzo.

Ashley li sentì lamentarsi e parlottare lungo le scale poi più niente. Ripose la sua tazza e rientrò in camera per evitare di incontrare di nuovo Michelle, lo scontro di prima le era già bastato e adesso voleva rilassarsi.

Solo quando, dopo circa cinque minuti, sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi e capì che Michelle era andata via, uscì dalla sua stanza e si affacciò timidamente in quella di Melissa.

«Già finito coi bagagli?» domandò.

Melissa chiuse l'ultima zip del suo trolley e sollevò lo sguardo.

«Proprio in questo momento! Ho dovuto fare entrare tutti i regali e non è stata un'impresa facile!» commentò, passandosi una mano sulla fronte.

Osservò Ashley: l'amica le sembrava tranquilla e sorridente e così decise di non angustiarla e di non raccontarle di Michelle e della sua capatina di qualche minuto prima.

«Fra quando prendiamo il treno?» chiese nel frattempo lei, ridestandola dai pensieri.

«Oh, tra un'ora! Abbiamo ancora un po' di tempo, le altre sono tutte andate via quindi ci toccherà fare il solito giro di ricognizione per chiudere gas, porte e finestre e assicurarci che tutto sia a posto!» la informò, avvicinandosi all'amica e approfittandone per ripassare mentalmente tutte quelle operazioni.

«Perfetto! Allora a tra poco, finisco di sistemare la mia stanza e sono pronta! - la avvertì Ashley, Melissa annuì col capo e fece per ritornare alla scrivania ma la rossa la richiamò – Ah, e comunque...sono felice di passare questi giorni con te, ne avevo bisogno...grazie di avermi invitata!» aggiunse, le parole le erano venute fuori spontaneamente e dal cuore.

«Non ringraziarmi! A me fa piacere!» replicò subito la brunetta, gesticolando imbarazzata.

Non vedeva l'ora di condividere quei giorni in famiglia insieme a lei, essendo figlia unica la sua casa era sempre stata molto silenziosa anche nei periodi di festa e per qualche giorno si sarebbe quasi illusa di avere una sorella.

«Ci vediamo dopo!» Ashley sorrise e uscì dalla stanza, Melissa rimase ad osservare pensosa la porta per qualche secondo e si convinse che la sua amica non poteva essere cattiva come insisteva Michelle, doveva esserci un qualche motivo importante per il suo comportamento strano e lei era sicura che prima o poi tutto si sarebbe chiarito.

 

 

Il telefono squillò, facendo imprecare Ashley proprio nel momento in cui cercava di infilare nel borsone le ultime cose senza farlo esplodere.

Sperò che non si trattasse di Carol che la informava di doversi presentare in negozio per qualche emergenza, rovinando la sua partenza proprio mezzora prima, ma si meravigliò ancor di più quando lesse il nome di Matt sullo schermo.

L'ultima volta che si erano visti avevano dato per scontato di sentirsi direttamente dopo il Natale quindi, che cosa poteva volere?

«Pronto?» rispose, leggermente dubbiosa.

«Allora, scendi?» fece lui senza perdersi in convenevoli, la sua voce giungeva poco chiara e un fastidioso rumore di automobili in sottofondo rendeva più difficile capire ogni singola parola.

«Cosa? Scendi? Ma dove?» chiese Ashley, confusa e credendo di aver di sicuro sentito male.

«Sono in macchina, non so dove abiti e nemmeno oserei avvicinarmi alla 'zona Michelle' ma...devo dirti una cosa, ce la fai a raggiungermi? Dimmi dove ti viene comodo» spiegò lui con estrema tranquillità, come sempre.

Ashley boccheggiò, stavolta aveva capito bene.

Non si aspettava quella chiamata e nemmeno che il biondo dovesse parlarle, guardò di scatto l'orologio e sbuffò «Matt, tra mezzora devo prendere il treno con Melissa, non credo di arrivarci!» sbottò nervosa.

Il cuore le batteva all'impazzata e, mentre la ragione le suggeriva di non rischiare, le sue gambe premevano per correre e raggiungerlo.

«Ti faccio perdere solo dieci minuti! Ce la fai eccome!» insistette lui, mettendola in crisi.

Ashley rimase in silenzio qualche secondo, ci pensò sù e poi si rassegnò.

Anche questa volta la sua parte razionale dovette farsi da parte.

«E va bene! Ci vediamo tra due minuti esatti alla fermata dell'autobus vicino ai giardini pubblici! Cerca di sbrigarti, se tardi più di cinque minuti vado via!» accettò di slancio, posizionando il telefono tra la mandibola e la spalla per infilarsi cappotto e sciarpa e non perdere neanche un secondo.

«Ci sarò, sto arrivando!» disse Matt, poi riagganciò.

'Mi sono ammattita del tutto' pensò Ashley mentre si catapultava in corridoio, trafelata e coi capelli in disordine.

«Melissa, ho scordato di comprare una cosa importantissima! Sto uscendo, ti secchi se ci vediamo direttamente alla stazione?» domandò a voce alta, passando di corsa accanto alla camera della sua amica.

Melissa sbucò fuori e la guardò stralunata.

«Sicura di arrivarci? Manca meno di mezzora!» le fece notare preoccupata e si chiese che cosa fosse così fondamentale per Ashley da costringerla a sgusciare fuori da casa all'ultimo minuto.

A meno che...non si trattasse di una cosa ma di qualcuno e Melissa si trovò a sorridere.

«Sì, sta' tranquilla!A dopo!» le promise Ashley dall'uscio di casa, Melissa non fece in tempo a raccomandarle di stare attenta all'orario che udì il tonfo della pesante porta.

Sbirciò dalla finestra e la scorse sul marciapiede mentre correva a perdifiato per poi svoltare l'angolo come un lampo.

Si ritrovò a sospirare.

Solo un forte sentimento poteva giustificare tutta quella fretta improvvisa, era più che evidente persino a lei, che di queste cose non era certo un'esperta.

 

 

«Mi hai fatto fare una corsa assurda! - esclamò Ashley col fiatone, dopo essersi infilata alla velocità della luce dentro l'auto di Matt non appena il ragazzo aveva accostato e aver dato una occhiata furtiva intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno a spiarla.

Michelle e gli altri erano partiti ma la prudenza non era mai troppa, soprattutto in quel periodo.

«Scusami, ho finito di lavorare solo ora» si giustificò lui, puntando lo sguardo allo specchietto retrovisore per fare manovra.

Ashley lo guardò con circospezione come se volesse studiarlo, non ancora del tutto convinta da quella misteriosa chiamata ma tremò quando gli occhi azzurri del ragazzo si puntarono per una frazione di secondo nei suoi e le labbra gli si piegarono in un mezzo sorriso.

«Spero che quello che avevi da dirmi sia davvero importante altrimenti ti uccido!» lo minacciò lei maldestramente, impegnata a sciogliere il nodo della sua sciarpa e sbottonare il capotto, ancora accaldata per la folle maratona appena percorsa e per quello sguardo letale.

Matt osò soffocare una risata, facendola accigliare ancora di più.

«Volevo informarti che tra cinque giorni sarò a pranzare da mio fratello e sua moglie e mi è stato esplicitamente chiesto di invitare anche te. Stai simpatica ad Helen, a quanto pare, e Alex ti è immensamente grato per essere riuscita a farmi interagire con mio nipote per più di 30 secondi e così...beh era questo che dovevo dirti – disse Matt sbrigativo, senza staccare lo sguardo dalla strada, poi rallentò, mise la freccia e accostò in una piazzetta – ovviamente non sei obbligata a venire, non sarà di certo un'esperienza esaltante, in fondo è solo uno stupido pranzo con quelli che per te sono dei semisconosciuti» si affrettò a precisare prima che la ragazza prendesse parola.

Era un po' a disagio adesso perché portare per la seconda volta una ragazza da suo fratello, l'unico parente col quale aveva ancora rapporti, assumeva un significato abbastanza forte, era qualcosa che si addiceva più a una fidanzata ufficiale e lui non voleva darle quell'impressione, sapeva che ad Ashley bastava un nonnulla per scattare sulla difensiva e lui non voleva certo procurarle un attacco di panico.

Staccò le mani dal volante e incrociò le braccia al petto, attendendo una risposta senza voltare lo sguardo e fingendosi interessatissimo alle condizioni metereologiche del cielo.

«Ok, verrò – rispose, invece, Ashley senza alcuna esitazione, facendolo voltare di scatto a fissarla con gli occhi sgranati – beh, sarebbe scortese rifiutare in invito e poi sono curiosa di vedere quant'è cresciuto il piccolo Andrew!» spiegò lievemente imbarazzata, si irrigidì impercettibilmente e distolse lo sguardo da quello di Matt per puntarlo sulle sue ginocchia.

La cosa buffa era che entrambi parevano sforzarsi di trovare giustificazioni per evitare di fare saltare fuori la verità e cioè che Matt aveva ben accolto il desiderio di suo fratello perchè ormai teneva molto a lei ed Ashley aveva accettato praticamente per lo stesso motivo.

Il ragazzo tossicchiò, facendole sollevare la testa, incrociò le braccia dietro la nuca e socchiuse gli occhi per un attimo.

«Allora glielo riferirò, ne saranno felici» disse soltanto, entrambi non mossero un muscolo, si respirava una strana aria dentro l'auto ed era come se tutto quel silenzio parlasse più di mille parole.

Ashley si riscosse per prima, cominciò ad agitarsi sul sedile finchè prese il cellulare e lesse l'orario, tranquillizzandosi nel vedere che mancava ancora un quarto d'ora per raggiungere la stazione.

«In ogni caso che bisogno c'era di farmi rischiare di perdere il treno? Potevi dirmelo per telefono...» obiettò con una sfumatura di delusione nella voce.

Chissà cos'altro si era immaginata mentre correva col cuore gonfio di aspettative e curiosità e uno stupido sorriso sulle labbra!

In fondo che altra ragione doveva esserci?

Fece per riabbottonarsi velocemente il cappotto e annodare la sciarpa quando la mano ferma di Matt le strinse dolcemente un polso.

Ashley si bloccò stupita e allontanò dei ciuffi rossi dal viso per poterlo guardare meglio.

Gli occhi di Matt erano dolci e di un azzurro che ricordava il mare piatto di una giornata assolata d'estate e lei ci annegò dentro quando lui le si avvicinò, liberandosi della cintura di sicurezza per sporgersi.

«In realtà c'è un altro motivo.- le rivelò suadente, sussurrando ad un passo dalle sue labbra – Volevo vederti prima che partissi – continuò, sempre più vicino e sempre più magnetico – volevo salutarti come si deve» mormorò quando ormai c'era solo un centimetro a dividerli e che, tra l'altro, venne presto annullato da un bacio così lento e dolcissimo quanto inevitabile.

Matt accarezzò il viso caldo di Ashley, le raggiunse poi i capelli e vi affondò le dita mentre le loro labbra continuavano a rincorrersi senza sosta, assaporando ogni istante.

Quando si staccarono Ashley sentiva ancora i brividi lungo la sua schiena, era senza fiato e non solo per i baci ma anche perchè le parole del ragazzo le avevano fatto impazzire il cuore, e non fu in grado di rispondergli subito.

Troppi pensieri e sensazioni affollarono la sua testa: dubbi, gioia, paura ed euforia, tutte quelle emozioni contrastanti si mescolarono e lei non ci capì più niente.

Desiderava potesse essere tutto semplice come lo era baciarlo e perdersi fra le sue braccia e invece doveva anche scontrarsi con la realtà e tutti i casini che ne derivavano.

«Non so tu, ma per me era importante» disse Matt, rompendo quel silenzio surreale che sembrava averli trasportati su un altro lontanissimo e stupendo pianeta.

Le sfiorò le labbra con un altro bacio leggero, si allontanò da lei e girò la chiave per mettere in moto; il tempo a disposizione era terminato e, anche se Ashley sembrava essere entrata in una dimensione parallela, il biondo sapeva che gliel'avrebbe fatta pagare cara, quando avrebbe ristabilito il contatto col pianeta Terra, se per colpa sua avesse perso il treno.

L'auto percorse solo qualche metro e, all'improvviso, Matt sentì un tocco morbido sulla sua spalla.

Ashley vi aveva posato la testa e si era accoccolata a lui per quanto quella posizione scomoda glielo permettesse.

«Anche per me lo è stato -sussurrò al suo orecchio, facendogli spuntare un sorriso – adesso però sbrigati ad accelerare o ti faccio a pezzetti» lo minacciò scherzosamente, i due scoppiarono a ridere.

«Che stronza» ribattè Matt con tono provocante, carezzandole una gamba.

Adesso sembrava tutto perfetto ed Ashley non avrebbe potuto desiderare un saluto migliore prima di lasciare quella città anche se solo per pochi giorni.

 

 

Melissa continuava a muoversi nervosamente davanti ai binari e a spostare convulsamente lo sguardo dalla direzione dalla quale doveva provenire il treno all'entrata della stazione.

Mancavano solo tre minuti o poco più e di Ashley nemmeno l'ombra.

Aveva provato a chiamarla ma sembrava irraggiungibile e la brunetta si era ormai rassegnata a dover partire da sola quando scorse finalmente una testa rossa farsi largo tra la folla in attesa.

Emise un lungo sospiro di sollievo poi alzò le braccia e le mosse per far sì che l'amica potesse vederla.

«Ashley!» la chiamò, infine a gran voce.

La ragazza, disorientata, individuò Melissa e si affrettò a raggiungerla per poi fermarsi davanti a lei, piegata in avanti per riprendere fiato.

«Non dirmi che abbiamo perso il treno!» esclamò poi affannata, cercando di asciugarsi il sudore dalla fronte.

Era stata davvero una mezzora impegnativa e il pensiero di aver fatto tutta quella corsa per niente la faceva sentire ancora più esausta e in colpa.

«Sei appena in tempo! Mancano circa due minuti!» la informò, rassicurandola.

Ashley chiuse gli occhi e sollevò finalmente la testa «Oh, grazie al cielo!»

«Mi hai fatto prendere uno spavento, però!» si lamentò Melissa, senza perdere comunque la sua aria gentile.

«Ti chiedo immensamente scusa, Melissa!» disse, prendendo le mani dell'amica tra le sue mentre lentamente regolarizzava il suo battito e riprendeva a respirare più regolarmente.

«Dai, non fa niente, l'importante è che sei qui! - la perdonò subito lei, sorridendo – ah, a proposito, hai trovato quello che ti serviva?» le chiese, osservando attentamente la ragazza, che invece la fissò stranita come se non avesse idea di cosa stesse blaterando.

«Come?»

«Intendo quella cosa importantissima per la quale hai rischiato di fare tardi! L'hai trovata?» ripetè Melissa, cercando di spiegarsi.

Ashley spalancò gli occhi e si guardò intorno, stralunata, poi si ricordò di quella scusa idiota e raggelò.

«Ehm...no, alla fine niente da fare!» le rispose, grattandosi la nuca con una mano, piuttosto in difficoltà.

Peccato che un sorriso enorme le spuntò inconsapevolmente sul viso nel ricordare il bellissimo momento vissuto con Matt nella sua auto poco prima e le parole che lui le aveva dedicato.

Vederlo prima di partire le aveva provocato un'esaltazione mai provata prima e faticava a contenerla.

Melissa le lanciò un'occhiata furba «Che peccato! Però, sei diversa...mi sembri così...felice! É successo qualcosa?» aggiunse, facendo finta di non aver capito cosa nascondesse la rossa, ormai stava imparando a riconoscere quei sintomi.

In fondo in medicina un buono spirito di osservazione era indispensabile e lei ne era ben dotata.

«No, nulla – fece Ashley, una luce strana le attraversò gli occhi – ma sì, sono felice!» disse infine, perdendo lo sguardo in un punto indefinito di fronte a lei.

Melissa sorrise. «Sono contenta per te! Guarda, arriva il treno, sarà meglio che ci avviciniamo!» le fece notare, afferrando la mano dell'amica a trascinandola tra la folla.

«Sì, andiamo!» esclamò Ashley, non c'erano più ombre sul suo viso e adesso era davvero pronta a trascorrere quei giorni con l'animo sereno.

 

 

 

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Capitolo 35
*** Amicizia ***


Ciao a tutte!
Innanzitutto buone feste , spero che stiate passando delle giornate serene!
Non vorrei essere monotona ma mi scuso per l' ennesima volta per questo enorme ritardo!
Ho passato un periodo impegnativo e di cambiamenti e ho avuto un marea di decisioni da prendere e di cose da fare, poi sono tornata a casa per le vacanze e ho avuto mille impegni perciò ho scritto quando ho potuto e oggi mi sono imposta di scrivere fino a tardi per completare il capitolo prima della fine dell'anno e per fortuna pare che ci sia riuscita.
Il prossimo dovrebbe rappresentare un punto di svolta, credo che non sarà necessario spezzarlo quindi dovrebbe proprio essere così!
In ogni caso ringrazio le meravigliose lettrici che ancora mi danno fiducia e seguono la storia, vi devo tantissimo!
Un abbraccio e alla prossima!

Cap. 35 Amicizia

 

Ashley scese dal treno con un piccolo balzo, felice di poter finalmente sgranchire le sue povere gambe, mezze addormentate dopo quelle tre ore di viaggio trascorse inchiodata sui sedili non esattamente comodi del loro vagone.

Di certo non avevano potuto permettersi una ben più confortevole prima classe ma in compenso c'era stato tanto tempo per chiacchierare del più e del meno, senza toccare nessuno degli argomenti che in quel periodo le turbavano di più ma, al contrario, concedendosi attimi di serenità e molte risate spensierate e, tutto sommato, il viaggo era scivolato in maniera piacevole.

Guardandosi intorno un po' spaesata, Ashley sollevò il borsone da terra, sistemò la cinghia sulla spalla e si affrettò a seguire Melissa che, nel frattempo, si era già avviata veloce come una saetta.

La ragazza l'aveva preceduta, evidentemente presa dall'entusiasmo e dalla gioia di aver rimesso piede nella sua città d'origine ma, piccola ed esile com'era, faceva in fretta a scomparire tra la folla se non si stava attenti a tenerla d'occhio.

Ashley si sforzò di non perdere di vista il berretto bianco che portava in testa e sgattaiolò in mezzo ai numerosi viaggiatori che affollavano i binari.

Non era una stazione grande ma, evidentemente, in quel periodo molti facevano ritorno dalle proprie famiglie per le vacanze e per quel motivo doveva essere decisamente più frequentata di quanto lo sarebbe stato se si fosse trattato di un giorno qualunque dell'anno.

Dopo aver attraversato la sala d'attesa dei passeggeri e aver evitato per miracolo un paio di valigie sparse per terra e qualche bambino troppo vivace che scorazzava di qua e di là, Ashley si accorse che la brunetta si era finalmente fermata nello spiazzo antistante la stazione e adesso stava immobile con lo sguardo sognante e un sorriso enorme sul volto.

Sembrava rilassata e talmente estasiata da aver annullato ogni altro pensiero o cosa attorno a lei, come fosse entrata di colpo in un mondo di ricordi tutto suo, e infine la vide tirare un lungo respiro con gli occhi chiusi, quasi volesse annusare l'aria di casa propria, riconoscerla e assaporarla per rendersi conto di essere davvero tornata.

La rossa rallentò la sua corsa, riprese fiato e si incantò a guardarla.

Un sorriso dolce piegò le sue labbra, pallide per il freddo, quando lesse sul volto dell'amica l'espressione tipica di chi sente fin sotto la propria pelle di essere di nuovo a casa, sicura e protetta tra le strade e i paesaggi così familiari e, a breve, anche tra le braccia delle persone più care.

Gli occhi le si incupirono per un istante, velati da un'ombra minacciosa, nel momento in cui realizzò che lei quella sensazione confortante non l'avrebbe probabilmente mai più riprovata.

Fu solo un attimo però, una specie di senso di accettazione riaffiorò in lei e le fece capire che continuare a deprimersi e piagnucolare era inutile e che doveva muovere i primi passi verso la liberazione da quell'insopportabile dolore.

Non riusciva quasi a crederci, stava cominciando a metabolizzare gli eventi che l'avevano sconvolta, la luce tornò a brillare nel suo sguardo e il suo animo si rasserenò di conseguenza.

Forse aveva ragione Matt, forse era vero come sosteneva sempre che, anche se il ricordo sarebbe tornato a far bruciare le sue ferite, prima o poi avrebbe imparato a conviverci, sarebbe stato parte di lei ma non come un peso opprimente e soffocante, bensì come un'esperienza che, sebbene drammatica, l'avrebbe resa una persona più forte e matura.

Sorrise con ancora tra i pensieri il loro incontro di quella mattina, rapidissimo ma lungo tanto quanto era bastato per scambiarsi un bacio prima che lei fosse partita.

Un bacio che aveva avuto quasi il sapore di una promessa.

«E così siamo arrivate! É questa la tua citta!» esclamò Ashley dolcemente dopo essersi avvicinata con discrezione alla sua amica, un po' dispiaciuta di dover polverizzare la bolla di felicità dentro la quale pareva essersi rinchiusa Melissa.

Lei, infatti, sussultò, si voltò di scatto e fissò Ashley sorpresa, quasi si fosse ricordata solo in quell'istante della sua presenza.

«Oh, scusami tanto! Mi ero...estraniata! Sai, ogni volta che ritorno qui...non so, è difficile da spiegare...mi sento sempre così bene e leggera da scordarmi ogni cosa!» le spiegò Melissa, scuotendosi e affrettandosi a prendere i suoi pacchetti e la valigia con dei movimenti così frenetici da farla apparire piuttosto goffa, avvolta nel suo cappotto pesante.

«Non preoccuparti...posso immaginare quello che stai provando!» la tranquillizzò Ashley mentre la aiutava, sfilandole dalle mani alcune buste e offrendosi di portargliele.

«Ah, casa mia è a circa un quarto d'ora a piedi da qua...mio padre ha preso un brutto raffreddore qualche giorno fa e non mi andava di farlo uscire di casa con questo freddo perciò gli ho detto di non venirci a prendere con la macchina ma, se non ti va di fare strada con tutti questi pacchi, posso ancora chiamarlo e farlo venire...» prese a parlare a raffica Melissa, tutta pervasa da un'euforia mista ad agitazione che strapparono una risata sincera ad Ashley.

«Ehi, Melissa, calmati e respira! Va benissimo, mi piace camminare e credo di non essere ancora così anziana da non riuscire a trasportare dei pesi per qualche centinaio di metri!» la fermò Ashley, posandole le mani sulle spalle e guardandola in viso con un sorriso rassicurante.

Melissa seguì il suo consiglio, inspirò, espirò e alla fine apparve di nuovo calma.

La sua dannata emotività...quando avrebbe imparato a padroneggiarla del tutto?

«Sì, hai ragione – disse convinta, poi cominciò a fare strada, imboccando a passo spedito una traversa a sinistra dell'ingresso della stazione – è che di solito torno qui da sola ma adesso ci sei tu, sei mia ospite e voglio che tutto sia perfetto!»

«Ehi, non ti starai mica trasformando in Michelle? - scherzò Ashley, ormai alla parola 'perfezione' non poteva che associare quel nome – guarda che con me non ce n'è bisogno, non sono come lei.» concluse infine, con una punta d'amarezza nella voce che non sfuggì a Melissa.

Entrambe abbassarono lo sguardo e fissarono i ciottoli irregolari di quella tranquilla stradina di campagna mentre il silenzio calava inesorabilmente.

Michelle era ancora un argomento delicato da affrontare per loro e, anche se sapevano che prima o poi sarebbe dovuto saltare fuori, forse quello non era esattamente il momento giusto per iniziare.

«É carino il posto in cui vivi...trasmette tanta tranquillità» esordì poi Ashley, sollevando lo sguardo e osservando la schiera di graziose villette variopinte che occupavano ordinate i lati della via, immersa nel verde dei giardini e delle siepi che la costeggiavano.

Qualche cinguettio di uccelli faceva eco in lontananza, assieme all'abbiare di alcuni cani, e quelli erano gli unici rumori che potevano udirsi oltre al chiacchiericcio sommesso che proveniva dai pochi passanti in giro a quell'ora.

Gli addobbi natalizi erano ben presenti quasi ovunque ed Ashley immaginò che la sera, con tutte le lucine colorate accese, quella zona dovesse essere davvero suggestiva.

«Beh, molti lo definirebbero più che altro noioso. In effetti non c'è granchè da fare qui, i ragazzi finiti gli studi non vedono l'ora di fuggire in qualche città più grande e piena di attrattive e non posso dare loro tutti i torti, anche se io sono troppo affezionata a questi luoghi. Ero così terrorizzata all'idea di dovermi trasferire per fare medicina!» le raccontò Melissa, mentre ricambiava con un cenno della mano il saluto di una sua conoscente.

«Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza in uno di quei quartieri residenziali pieni di palazzoni tutti uguali, grigi e affollati, e ti assicuro che da ragazzina avrei dato qualunque cosa per abitare in un posto del genere» rivelò Ashley, facendo un piccolo tuffo nel passato e ricordando con tenerezza che, a colorare quei giorni altrimenti piatti e anonimi, ci aveva sempre pensato suo padre.

Le storie che inventava per lei e tutte quelle piccole cose che facevano insieme, come leggere o cucinare, erano state la sua salvezza e avevano riempito di spensieratezza la maggior parte degli anni trascorsi nella spoglia periferia della sua città.

Peccato che quei momenti fossero volati via troppo presto.

Gli occhi le diventarono lucidi di nostalgia ma fu solo un attimo e Melissa nemmeno se ne accorse.

«Siamo arrivate! Questa è casa mia!» la riscosse la voce arzilla della brunetta che, nel frattempo, aveva fatto qualche saltello in avanti e con un braccio ben teso indicava una piccola abitazione a due piani che si ergeva da dietro una recinzione di mattoni chiari.

Ashley sollevò lo sguardo e diede un'occhiata attenta oltre un piccolo cancelletto di legno, ricoperto da una impeccabile verniciatura marrone scuro.

La casa era semplice ma curata, non troppo grande ma rifinita in ogni minimo dettaglio, dal vialetto pulito e senza nemmeno l'ombra di una foglia secca, ai vasi di fiori pefettamente allineati ai bordi e sulla veranda, per non parlare delle tendine ricamate che si potevano scorgere a coprire i vetri delle finestre.

Traspariva tanta cura e amore da tutto quell'insieme di particolari ed Ashley provò una forte sensazione di serenità e accoglienza che le riscaldò il cuore.

In fondo, quella piccola ma graziosissima abitazione rispecchiava in pieno la sua dolce e timida amica ed Ashley trovò che il paragone tra Melissa e la casa in cui era cresciuta non potesse essere più azzeccato.

Si prese ancora qualche minuto per osservare l'ambiente che la circondava mentre Melissa frugava freneticamente nella sua borsa per recuperare le chiavi, brontolando tra sè e sè perchè quelle avevano evidentemente deciso di giocare a nascondino proprio nel momento più inopportuno, quando un leggero scricchiolio attirò l'attenzione di entrambe.

La porta di ingresso della casa, infatti, si aprì con lentezza, rivelando presto una figura femminile minuta, avvolta da una vestaglia pesante.

«Mamma!» urlò di gioia Melissa, nel riconoscere immediatamemte quella donna, smise di cercare le chiavi e per colpa dei suoi movimenti concitati provocò la caduta di una serie di pacchetti.

La signora si avvicinò in fretta ed Ashley potè vedere che portava i capelli corti e scuri e che la sua espressione e il modo in cui i suoi occhi si assottigliavano quando sorrideva, assomigliavano incredibilmente alla sua coinquilina.

«Apro io tesoro, stà tranquilla!» si affrettò intanto la donna, accelerando il passo un po' goffamente e sfregandosi le braccia intirizzite per il freddo pungente prima di infilare una chiave nel lucchetto che teneva chiuso il cancello e spalancarlo.

Melissa si gettò fra le braccia di sua madre e la strinse con un trasporto che Ashley non le aveva mai visto usare con nessuno e che le fece un'immensa tenerezza.

Forse la sua di madre non l'aveva mai abbracciata con così tanto affetto e mai l'avrebbe fatto ma in quel momento non provò nessuna invidia nei confronti della sua amica e nemmeno ansia o uno dei suoi soliti attacchi di panico, come era successo alla festa per la laurea di Terence.

Era sinceramente felice per quel dolcissimo quadretto familiare che si stava consumando dinanzi ai suoi occhi ed ebbe un'ulteriore conferma di essere nella giusta strada per la liberazione da tutti i suoi mostri.

«Oh, che stupida che sono! - esclamò Melissa dopo aver sciolto l'abbraccio con sua madre, entrambe con gli occhi lucidi per l'emozione appena provata – Mamma, lei è Ashley...te ne avevo parlato, no? - continuò poi, posando gentilmente una mano sulla schiena della rossa e spingendola più vicino a loro – ed Ashley, lei è mia mamma...beh, è ovvio l'avrai capito da sola...è che non sono molto brava con le presentazioni ma...» balbettò Melissa impacciata, rossa come un peperone e rischiando più volte di impappinarsi con le parole.

La donna scosse la testa e sorrise, per nulla meravigliata dall'imbarazzo della figlia, che conosceva più che bene, poi allungò una mano verso Ashley e lei gliela strinse prontamente, ricambiando il sorriso.

«Piacere di fare la tua conoscenza, Ashley. Melissa ci ha parlato molto di te e di quanto tu sia stata gentile con lei e di questo ti siamo molto grati. Sappi che siamo davvero lieti di ospitarti per qualche giorno e spero tu possa trovarti bene qui da noi!» disse con un tono sommesso e materno che mise subito Ashley a suo agio.

«Il piacere è mio e vi ringrazio tantissimo per avermi invitato!» rispose la ragazza, scorgendo con la coda dell'occhio Melissa che tirava un lungo sospiro di sollievo e tornava del suo solito colorito chiaro.

Lo sguardo dolce e pacato della mamma della sua amica l'aveva tranquillizzata e, anche se non aveva mai avuto dubbi al riguardo, dopo quella presentazione fu più che sicura che quei giorni sarebbero trascorsi in maniera molto piacevole.

«Caro, ma che fai? Non devi prendere freddo, il dottore è stato chiaro e tua figlia è quasi medico, sono sicura che sarà d'accordo anche lei con me!» disse a gran voce la signora poco dopo, Ashley si era abbassata per recuperare le sue cose ma alzò la testa incuriosita e scorse un uomo di media statura, con folti baffi grigi, avvolto da sciarpa, berretto e una coperta di lana, e che si accingeva ostinato a scendere i gradini della soglia di casa.

Quello doveva essere il padre di Melissa e non fece in tempo a pensarlo che la ragazza era già corsa verso di lui per salutarlo e convincerlo quindi velocemente a rientrare al caldo, prima di procurarsi una brutta ricaduta dal raffreddore che lo aveva colpito qualche giorno prima.

«Che razza di testardo, non cambierà mai! Ma in fondo lo capisco, eravamo tutti così impazienti di rivedere la nostra piccolina!» le spiegò la donna, rimasta da sola con Ashley.

«Certo, lo posso immaginare» mormorò debolmente lei, con lo sguardo carico di malinconia e ricordi.

La mamma di Melissa osservò la ragazza, si ricordò di quello che le aveva raccontato sua figlia su di lei e sul suo passato difficile e d'istinto le circondò la vita con una braccio, stringendola amorevolmente quasi a volerle infondere coraggio.

«Sù, tesoro, adesso entriamo anche noi! Fa freddo, sarete stanche per il viaggio e io vi ho preparato una buonissima ciambella e del tè caldo per ristorarvi un po'!» esclamò allegra, conducendo Ashley lungo il vialetto.

Lei sorrise e sospirò: quelli non erano certo i luoghi della sua infanzia, ma qualcosa di misterioso, delle sensazioni piacevoli all'altezza del petto, l'armonia e l'amore che vi regnavano, la fecero subito sentire bene come fosse finalmente a casa.

 

 

«Accidenti, i miei non la smettevano più di parlare! - sbottò Melissa, spalancando la porta di una piccola ma accogliente stanza, seguita da Ashley – Ti prego, devi perdonarli, non capita molto spesso di avere ospiti...anzi diciamo che non succede praticamente mai, quindi erano abbastanza euforici! Ti assicuro che di solito non sono così logorroici!» si scusò poi, tutta intenta a spostare le tende per far entrare più luce possibile.

Ashley poggiò il suo borsone ai piedi del letto e si sedette sul materasso, accarezzando con una mano la stoffa morbida del piumone verde che lo rivestiva.

«Non c'è niente di cui scusarsi! I tuoi sono delle persone adorabili ed è stato bello chiacchierare un po' con loro!» la rassicurò, spostando le sue iridi castane a destra e sinistra per studiare quella che sarebbe stata la sua camera in quei giorni di vacanza.

«Solo un po'? Hanno monopolizzato la tua attenzione per tipo...tre ore! Spero che la tua testa non stia per scoppiare perchè la mia è sulla buona strada!» proseguì la brunetta imperterrita, piegata in avanti a scavare dentro i cassetti dell'armadio.

«Dai, non esagerare...va bene così, sul serio! Mi hanno fatto sentire subito come fossi una di casa e per me vale tanto! E poi si vede che ci tengono tantissimo a te, devono volerti entrambi molto bene» sottolineò la rossa, mentre cominciava a tirare fuori i vestiti dalla borsa con lo sguardo vagamente pensieroso.

«Lo so, e anche io voglio loro un gran bene ma...a volte esagerano» ammise a malincuore l'amica, fermandosi un attimo per voltarsi verso Ashley con gli occhi velati da un pizzico di tristezza.

I genitori di Melissa non erano giovanissimi, avevano entrambi superato i sessant'anni e per Ashley non era stata una sorpresa scoprirlo, visto che era a conoscenza del fatto che la sua amica era la loro unica figlia, avuta in tarda età dopo anni e anni di inutili tentativi.

Per quel motivo ne erano orgogliosissimi ed estremamente protettivi e spesso Melissa aveva risentito in senso negativo del loro troppo amore, convincendosi di dover lottare in continuazione per non deluderli o dare loro un dispiacere.

«A volte sembra proprio che le vie di mezzo non esistano, non è vero?» domandò Ashley con un filo d'amarezza nella voce.

Lei aveva avuto una madre indegna di essere chiamata tale, mentre Melissa si lamentava dell'iperprotettività dei suoi genitori.

«Già, è proprio così» concordò la ragazza mestamente, poi si sollevò e si avvicinò all'amica.

Le due si ritrovarono a sorridere per quella situazione che, in fondo, aveva comunque un lato quasi comico.

«L'armadio è pronto, gli asciugamani puliti te li ho sistemati nel primo cassetto e per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi, va bene? - affermò Melissa soddisfatta, Ashley annuì appena e prese a rigirarsi le mani con fare ansioso – adesso ti lascio riposare, sarai stanca...ci vediamo più tardi, ok?»

La bruna fece per allontanarsi, aveva già quasi raggiunto la porta quando la voce decisa di Ashley la richiamò, facendola bloccare.

«In realtà...- iniziò, infatti la rossa, all'improvviso – non mi va di riposare...ti andrebbe di rimanere con me a parlare un po'?» chiese poi quasi in un soffio, senza nascondere una certa agitazione.

Ci aveva riflettuto tanto e aveva deciso che era giunto il tempo di aprirsi di più con quella ragazza che aveva dimostrato di essere una persona amica e leale e un aiuto sincero nei momenti di sconforto, soprattutto in quell'ultimo periodo.

«Oh...ma sì, certo» sussurrò Melissa sgranando gli occhi, sorpresa da quell'invito.

A passi lenti raggiunse l'amica sul letto e le si sedette accanto, aspettando pazientemente che prendesse parola.

Ormai aveva intuito che Ashley non voleva solo scambiare qualche chiacchiera ma cercare un dialogo che troppo spesso aveva rimandato.

Un silenzio irreale invase la stanza e la fece piombare in un'atmosfera solenne e carica di aspettativa.

«Michelle ha detto la verità»

La voce di Ashley rimbombò tra quelle quattro mura e squarciò la calma apparente che si respirava all'interno.

Melissa sussultò «A che proposito?» domandò quasi timorosa di scoprire a cosa facesse riferimento.

«Ricordi quel test di gravidanza circa un mese fa? Aveva ragione...era mio – confessò a testa bassa, coi capelli che le coprivano il volto e il corpo rigido mentre Melissa sgranò appena gli occhi e non riuscì a spiccicare parola – é vero, sono stata con un ragazzo nel periodo in cui Terence mi aveva chiesto del tempo per riflettere...una volta sola...Non so perchè sia successo, è qualcosa che mi è piombato addosso senza che lo cercassi e...mi ha spiazzata e confusa.» rivelò tutto d'un fiato, la voce leggermente incerta e roca e la gola secca così tanto da farle male.

Melissa dischiuse le labbra per lo stupore di quella confessione inaspettata, poi cominciò ad elaborare ciò che aveva sentito.

«Questo ragazzo...è quella persona importante che credevi di aver ferito qualche tempo fa?» chiese, ricordando una loro vecchia conversazione, quando la sua amica era a pezzi per un litigio misterioso.

Lei intanto annuì, muovendo piano il capo «Sì...è lui...le cose poi si sono sistemate ma...- si bloccò un attimo, sospirò e scrollò le spalle con aria rassegnata – è una situazione troppo complicata e...forse non sarebbe mai dovuta nemmeno nascere. Non volevo mentire a Michelle, alle altre e soprattutto a te, Melissa...Credimi, mi dispiace così tanto ma, ho avuto paura che nessuno avrebbe potuto capirmi e alla fine è stato più facile tacere e fare finta di niente» ammise, dando finalmente voce a quegli orribili sensi di colpa.

Melissa rabbrividì quando si rese conto che le parole dell'amica non facevano altro che confermare tutti i sospetti che si erano accumulati nella sua testa in quei mesi.

I suoi strani silenzi, il comportamento decisamente anomalo di Luke ogni volta che lei nominava la rossa in sua presenza, quegli sguardi intensi che Ashley aveva scambiato con Matt in diverse occasioni, il suo intervento un pomeriggio di quello stesso mese per calmare una probabile rissa tra Terence e il biondo, come se avesse voluto proteggerlo e, infine, la rivelazione di pochi secondi prima.

Tutto lasciava supporre che Ashley avesse una storia segreta proprio col peggior nemico del loro gruppo e quel sospetto, se da un lato le sembrava assurdo e difficile da accettare, dall'altro gliela rendeva ancora più vicina, vista la sua situazione analoga con Luke.

Il viso le si addolcì e con lentezza portò una mano sulla spalla di Ashley, per confortarla.

«Ti capisco, avrai avuto le tue ragioni...non ti preoccupare, non me la sono presa – le disse dolcemente, poi tentennò, si morse il labbro inferiore, ma alla fine decise di osare – E voi due...state insieme, adesso?» chiese a bruciapelo, facendo sollevare di scatto la testa ad Ashley.

Gli occhi castani della ragazza si sgranarono quasi atterriti da quella domanda e il viso le sbiancò.

«Cosa? Oh, no...noi non stiamo assieme...ci vediamo ogni tanto...parliamo, ci sosteniamo a vicenda..- Ashley non trattenne un sorriso, che sbucò prepotente sulle sue labbra al ricordo dei primi tempi con Matt, quando lui non faceva che irrompere nella sua vita con i suoi modi sfrontati e lei si ostinava a respingerlo per poi ritrovarsi a desiderarlo con tutta sè stessa – Tra noi é cominciata così, come un gioco...avevamo stretto una specie di stupido patto secondo il quale ci impegnavamo a consolarci nei momenti di sconforto. Proveniamo da situazioni familiari molto simili e così...forse ti sembrerà strano ma... lui mi capisce più di chiunque altro, riesce a decifrare ogni mio stato d'animo come se abitasse dentro di me e lo ha fatto fin dall'inizio. Il resto non era previsto, è capitato e basta e...adesso siamo qua, invischiati in questo grosso casino» le spiegò Ashley, cercando di contenere l'enorme sconvolgimento che la stava attraversando.

Tremava tutta, il cuore le batteva a mille e le sue orecchie stentavano a credere a ciò era appena uscito dalla sua stessa bocca.

Era la prima volta che parlava con qualcuno della sua relazione tormentata con Matt e, anche se non aveva intenzione per il momento di rivelare l'identità del ragazzo misterioso, il solo fatto di discuterne con Melissa era allo stesso tempo liberatorio e sconvolgente.

«Lui ti piace? Sì, insomma...provi qualcosa per questo ragazzo?» domandò Melissa, rossa in viso per il timore di essersi spinta troppo in là con quelle domande personali.

Sapeva benissimo quanto fosse duro per un tipo riservato come Ashley parlare di sentimenti ma, una sorta di sesto senso le aveva suggerito che forse la sua amica aveva proprio bisogno di qualcuno che la aiutasse dall'esterno a fare luce dentro il suo cuore.

Ashley diventò ancora più pallida e le mani le si congelarono, sembrava quasi che non le scorresse più sangue nelle vene.

«No, io...non lo so...lui è importante per me e di questo sono sicura ma...da qui a parlare di sentimenti ce ne passa...» mentì spudoratamente persino a sè stessa, raggomitolandosi sul letto e stringendosi le ginocchia al petto.

Melissa corrucciò lo sguardo: non se ne intendeva tanto di relazioni, vista la sua quasi inesistente esperienza in materia, eppure qualcosa le diceva che Ashley faceva di tutto per reprimere ciò che provava.

Certo, il pensiero che l'oggetto del suo interesse fosse proprio 'quel' Matt le dava i brividi.

Lei l'aveva sempre guardato con diffidenza per via delle raccomandazioni di Michelle e non riusciva a immaginarsi Ashley tra le sue braccia anche se, in fondo, lei aveva finito per innamorarsi di Luke quindi era l'ultima persona al mondo a poterla giudicare.

«E lui è innamorato di te?» chiese poi, spinta da una preoccupazione simile a quella che potrebbe nutrire una sorella.

Aveva paura che quel ragazzo potesse prendersi gioco della sua amica e farla soffrire, non lo conosceva e, se era vero ciò che sospettava, non avrebbe mai voluto che Ashley potesse ritrovarsi il cuore spezzato per il capriccio di quel tipo.

«Sù, non diciamo schiocchezze – rise nervosamente Ashley, con la testa affollata dalle frasi ambigue che spesso Matt le aveva rivolto e che suggerivano una risposta affermativa – non siamo a quel punto...sì, ok, stiamo bene insieme, passiamo del tempo piacevole e fisicamente c'è molta attrazione ma...l'amore è un'altra cosa, credo» mormorò senza tanta convinzione, aggrottando le sopracciglia quasi cercasse una conferma da Melissa.

«Beh, non saprei, non sono molto esperta, in realtà! – si giustificò la brunetta, grattandosi la nuca, imbarazzata – Però, avete fatto l'amore! Significherà pur qualcosa, no?» azzardò, incrociando le gambe sul letto.

«Amore e sesso non sempre coincidono, Melissa. - asserì Ashley, con lo sguardo perso nel vuoto - Quella volta avevo solo un disperato bisogno di fare sesso con lui, l'amore non c'entrava nulla, tutto qua!» concluse infine, parlando velocemente per liberarsi in fretta di quell'argomento scomodo.

«E adesso? - insistette Melissa, forte ormai della confidenza che si era instaurata tra di loro – Se dovesse succedere di nuovo...adesso sarebbe per amore?»

La domanda ingenua della sua coinquilina scatenò un'ondata di confusione in Ashley, che sentì la testa scoppiarle.

Desiderava Matt con tutto il corpo e l'anima, avrebbe tanto voluto potersi abbandonare ai suoi baci senza provare poi i soliti sensi di colpa, o stare ore ed ore con lui a passeggiare senza la paura di essere scoperti e persino farci l'amore liberamente, ogni volta che ne aveva l'occasione e la voglia.

Ma se fosse successo...che significato avrebbe dovuto dargli stavolta?

Avrebbe potuto considerarlo nuovamente uno scherzo dell'attrazione fisica o sarebbe stata costretta ad ammettere che lo amava?

E in quel caso...come sarebbe cambiato il loro rapporto e che ne sarebbe stato della vita che aveva costruito lì con Terence, Beth e le altre?

Non voleva rispondere, non poteva e una fitta le attraversò le tempie.

Si portò le mani sulla testa e serrò gli occhi «Senti, io...non credo di voler dare una risposta a questa domanda» sbottò con forse troppa freddezza.

«Scusami, non intendevo metterti a disagio, sono stata troppo insistente, mi dispiace» sussurrò Melissa, appallottolata su sè stessa come un gattino indifeso.

«Ma no, tranquilla, non è colpa tua – replicò subito Ashley, sporgendosi in avanti per accarezzarle un braccio – La verità è che la nostra è una relazione impossibile...era sbagliata in partenza e lo sarà sempre...se anche ammettessi i miei sentimenti non cambierebbe nulla...forse peggiorerei solo le cose» dichiarò con la voce tremula e gli occhi pieni di lacrime.

Lei e Matt sembravano rincorrersi tornando sempre al punto iniziale, senza arrivare mai a una conclusione ed intrappolati in un circolo vizioso, e in quel momento lei non riuscì a vedere nessun altro futuro per il loro rapporto.

Eternamente bloccati in quel punto, costretti a vivere di momenti e di speranze.

«Mi dispiace tanto Ashley...spero solo che tu possa sbagliarti e che invece ogni cosa si sistemi quando meno te l'aspetti!» disse Melissa, poi si avvicinò all'amica e la circondò con un tenero abbraccio.

Ashley tremò appena, non si aspettava quel gesto affettuoso dalla sua timidissima coinquilina e ne fu felice.

Ricambiò, la strinse e si sentì meno sola.

«Grazie per esserci Melissa, forse non te l'ho mai detto ma...sei un'amica preziosa»

«Lo stesso vale per me» ricambiò la brunetta, lieta che la sua amica si fosse aperta con lei e che adesso la loro amicizia fosse sempre più completa.

«Piuttosto, tanto per prendere argomenti meno deprimenti...- iniziò poi Ashley con un tono malizioso, dopo aver sciolto la stretta – Come va tra te e Luke? Ci sono sviluppi interessanti?» chiese, facendo diventare scarlatto il viso pallido della ragazza al suo fianco.

Melissa fece un balzo e saltò giù dal letto, aprì la porta con cautela e controllò che non ci fosse nessuno dei suoi nei pressi della camera, poi sospirò di sollievo e tornò sul letto.

Se solo avessero ascoltato quello che stava per raccontare, sua madre avrebbe avuto un attacco di panico e suo padre un mancamento e lei voleva proprio evitarlo, se possibile.

Perchè dovevano essere così protettivi e all'antica?

«Beh, sai...pochi giorni fa ero a casa di Luke e noi...ecco sì, insomma...» balbettò senza il coraggio di guardare Ashley negli occhi.

«L'avete fatto?» la anticipò lei, con un'espressione evidente di incredulità nel volto.

«No, no...oh mio Dio, certo che no! - negò subito Melissa, gesticolando come una pazza – però...ci siamo andati vicino...io mi sono irrigidita perchè non mi sentivo pronta, avevo paura, è una cosa nuova per me e poi finchè c'è in ballo la storia di Michelle non riesco a sentirmi serena...Non volevo che Luke pensasse che non mi piace o che non provo attrazione per lui quando invece lo desideravo tantissimo perciò...mi sono fatta coraggio e gli ho confessato che sono vergine!» raccontò Melissa, un po' meno imbarazzata ma ancora lievemente tesa.

«Hai fatto la cosa più giusta! E lui come ha reagito?» chiese Ashley, stringendo la mano dell'amica per cercare di metterla a suo agio.

«Avevi ragione tu! Non mi ha guardato come fossi un'aliena sbarcata da un altro pianeta, anzi...è stato molto comprensivo e mi ha detto che per lui sarebbe un onore essere il primo, vuole che io mi senta tranquilla quando succederà e mi aspetterà finchè non sarò pronta. Oh, ti giuro, ero così felice in quel momento che mi è parso di camminare sulle nuvole!» esclamò Melissa, cercando però di non alzare troppo il volume della voce.

Ashley sorrise «Me lo sentivo che Luke ere un bravo ragazzo e che a te ci teneva! Scommetto che adesso ti senti un paio di tonnellate più leggera!» scherzò, immaginando come dovesse essersi sentita Melissa in quel momento così delicato.

Aprirsi a qualcun altro e affidare ciò che si custodisce gelosamente o che rende fragili e vulnerabili non era mai un'impresa semplice, e lei lo sapeva benissimo, ma dopo averlo fatto la sensazione che si provava era come di rinascita.

«Oh, sì, non sai quanto! Rimane l'ultimo passo, quello più difficile» disse la brunetta, facendosi scura in viso al pensiero di ciò che l'attendeva.

«Parli di Michelle, vero? - chiese Ashley, altrettanto nervosa, e Melissa annuì in silenzio – Hai già pensato a come fare per dirle la verità?»

«Non ancora, di preciso, ma...ho deciso di farlo dopo capodanno...in fondo si dice sempre che un anno nuovo debba portare cambiamenti e novità e credo che per me sia giunto il momento di dare una svolta alla mia vita!» affermò decisa, con una sicurezza che Ashley le invidiò.

Lei era divorata dalle paure e non sapeva proprio da che parte cominciare per uscire fuori da quella situazione disperata.

«Te lo auguro davvero!» disse soltanto, poi le scappò uno sbadiglio impertinente e Melissa ridacchiò.

«Mi sa che adesso devi davvero riposare! Ti lascio sola, ci vediamo più tardi per la cena, ti chiamo io se vuoi!» le propose mentre si alzava e cominciava ad avviarsi verso la porta.

«Sì, grazie! A dopo, allora!» la salutò Ashley.

Aspettò che la ragazza fosse uscita, prese una delle coperte che Melissa le aveva messo a disposizione e si sdraiò sul letto, rannicchiandosi su un fianco.

Parlare con Melissa le era servito, si sentiva molto più libera e leggera e, anche se non aveva avuto il coraggio di fare il nome di Matt, averne discusso con un' amica fidata l'aveva aiutata a capire che c'erano molte questioni su loro due che ancora doveva risolvere e che scegliere la strada da percorrere era l'obiettivo al quale dedicarsi al più presto.

Sospirò e si girò a pancia in sù, con gli occhi fissi sul soffitto bianco della stanza, illuminato solo dalla poca luce del tardo pomeriggio.

Fuori solo il rumore di qualche auto e del vento, che si era levato e aveva preso ad agitare gli alberi e far scricchiolare la finestra, così Ashley socchiuse gli occhi, decidendo che era ora di mettere a riposo i pensieri e godersi quel piccolo angolo di pace lontano da tutto.

 

 

Matt staccò finalmente il computer dopo una intensissima giornata di lavoro e solo quando lo schermo diventò nero concesse ai suoi poveri occhi stanchi un po' di riposo, chiudendoli e massaggiandosi la fronte.

Sbuffò rumorosamente per la stanchezza accumulata e quel flebile rumore sembrò ancora più forte tra le pareti troppo silenziose della cucina del suo appartamento.

Si era portato il lavoro a casa per non doverlo continuare la mattina dopo, visto che sarebbe stato Natale e, anche se poco gli importava di quella festività e di tutto ciò che la circondava, un giorno libero dallo stress lavorativo non gli dispiaceva affatto.

Rimase qualche minuto immobile, con la schiena adagiata sullo schienale di quella sedia scomoda e le braccia all'indietro così come la testa, che sentiva pesantissima.

Buttò un'occhiata all'orologio e si accorse che era molto più tardi di quanto pensasse: le lancette segnavano le due di notte e lui non aveva idea di come avesse fatto il tempo a scorrere così velocemente.

A fatica si rialzò, stiracchiò le braccia, sgranchì le spalle tese e aprì il frigo, tirando fuori una tristissima fetta di pizza fredda che sarebbe stata sufficiente per placare una leggera fame notturna.

Chiunque avrebbe detto che era un modo davvero patetico di passare la notte di Natale, sommerso di lavoro, solo e con qualche misero avanzo di cena a fargli compagnia, ma a lui non fregava un accidente.

Era una sera come le altre, solo un po' più tranquilla perchè tutti erano chiusi a casa coi parenti a festeggiare, scambiarsi stupidi regali e canticchiare canzoncine sdolcinate e per questo fuori regnava un silenzio spettrale ma rassicurante.

A lui non cambiava granchè e nemmeno aveva intenzione di chiedersi dove sarebbe stato quella sera se la sua vita non fosse stata un gigantesco inferno.

Un pensiero però non potè evitarlo.

Lei, sempre e solo lei.

Si chiese se avesse passato una serata piacevole da Melissa e, senza neanche accorgersene, si ritrovò a sperare che almeno quel giorno Ashley fosse riuscita a mettere da parte le sue preoccupazioni e i brutti ricordi e a godersi la serenità che meritava e che le era stata strappata pochi mesi prima, ingiustamente.

Fece qualche passo e si piazzò davanti alla finestra per guardare il riflesso del suo volto, provato dalla stanchezza.

'Coglione' pensò tra sè e sè, facendo una smorfia di disappunto.

Lo sapeva, ci era cascato in pieno, aveva fatto di tutto per fingere che non fosse così ma alla fine aveva dovuto ammetterlo.

Si era innamorato di quella fastidiosa e irritante ragazza dai capelli rossi e nemmeno si sforzava più di dimostrare il contrario.

Accettazione passiva, di quello si era trattato, e giungere alla rassegnazione più totale gli era costato numerose notti insonni.

Era semplicemente una catastrofe, la più grande disgrazia potesse capitargli, una bomba atomica esplosa nel bel mezzo del suo cervello, un fulmine che lo squarciava in due e avrebbe potuto trovare altri centinaia di paragoni per descrivere quella tragedia eppure lui stava lì, fermo come un cretino, ad aspettare la disfatta.

Perchè sapeva che Ashley non l'avrebbe mai ricambiato, l'avrebbe solo ridotto in mille pezzettini per poi calpestarlo senza pietà.

Da quando era diventato così masochista da ficcarsi dentro a una storia già persa in partenza?

Un tempo era piuttosto bravo a riconoscerle e stargliene alla larga...e invece adesso che diavolo stava succedendo?

Intanto, la sua mano intercettò il cellulare nella tasca e lo afferrò saldamente, lo portò davanti ai suoi occhi e le dita scorsero in fretta per raggiungere quel nome.

Esitò ma poi premette.

«Ehi» fece una voce femminile mezza addormentata, dopo un paio di squilli – la sua voce – e le labbra di Matt si piegarono involontariamente in un sorriso.

«Pensavo stessi dormendo» disse piano, saltando qualunque convenevole inutile.

«Magari! I genitori di Melissa sono dei gran chiacchieroni e inoltre, a quanto pare, non accettano le sconfitte a carte ed è da più di un'ora che cercano la rivincita!» gli spiegò Ashley, parlava a bassa voce, probabilmente per non farsi sentire, ma sembrava allegra e spensierata come era raro sentirla.

«Sembra che tu ti stia proprio divertendo» commentò Matt, allontanandosi dalla finestra e dirigendosi in camera da letto.

«Sei ironico, per caso? Sai, dal telefono non riesco a vedere la tua faccia da schiaffi e ho qualche dubbio in proposito» ribattè la rossa, sospettosa.

«Ero serissimo...per una buona volta potresti evitare di farmi passare per lo stronzo di turno? Te ne sarei grato» scherzò Matt e il suo cuore perse un battito quando dall'altra parte sentì la risata mezza soffocata di Ashley, un suono che cominciava a mancargli.

«Scusa, è l'abitudine. Comunque sì, sto passando dei giorni rilassanti, i genitori di Melissa sono simpatici e lei è adorabile...Luke è un uomo davvero fortunato, deve stare attento a non farsela scappare!» aggiunse Ashley con convinzione.

«Già, ma non dirglielo di persona o non la smetterà più di vantarsi e fracassarmi le scatole!» le raccomandò, sospirando nel momento in cui si adagiò sul letto e la sua testa raggiunse finalmente l'agognato cuscino.

«Sì, ok, promesso, non voglio avere il suo omicidio sulla coscienza. Tu, piuttosto...che ci fai ancora sveglio a quest'ora? A cosa devo l'onore di questa chiamata, stavolta?» domandò lei, con un tono curioso che non sfuggì al biondo.

«Ma nulla, volevo accertarmi che fossi sopravvissuta alla noiosissima vita nei paesini di campagna...- disse col suo solito tono sarcastico, poi però fece una pausa e si schiarì la voce prima di continuare – e poi volevo farti gli auguri di buon Natale» concluse sussurrando, socchiudendo gli occhi al buio come se avesse fatto una gran fatica a trovare quelle poche parole.

Dall'altro lato della cornetta Ashley trasalì.

«Ho sentito bene? Credevo di aver capito che non fossi esattamente un tipo da smancerie natalizie...sei davvero tu o lo spirito del Natale ti ha fatto visita, mostrandoti la tua triste vita futura se avessi continuato a comportarti da scorbutico e asociale?» rise, nascondendo abilmente quanto in realtà quel piccolo pensiero le avesse già fatto tremare le gambe e scoppiare il cuore.

«Sono sempre lo stesso...ma ogni tanto sono anche capace di adeguarmi alla massa se ne vale la pena...e questa era una di quelle volte» ammise, lasciando Ashley senza la forza di parlare per qualche secondo.

Lei aveva così tanta confusione in testa e poi arrivava lui e con una telefonata nel cuore della notte era capace di scombussolarla e mandare all'aria tutti i suoi buoni propositi di rimanere fredda e distaccata.

Si può sapere come si permetteva di farle questo?

In fondo Matt era una ragazzo come tanti altri eppure...quello che le scattava dentro quando lo sentiva o quando lo toccava era qualcosa di così forte da non ricordare di averlo mai provato prima.

E se prima o poi avesse smesso di essere un ragazzo come gli altri e fosse diventato il suo ragazzo?

Il solo pensiero le infiammò le guance e le fece andare in tilt il cervello al punto che fu solo in grado di lasciare che poche e semplici frasi le scivolassero via dalla lingua.

«Buon Natale anche a te, Matt...è stato bello sentirti» mormorò, accucciata in un angolo sicuro della sua camera, sola con sè stessa, il rumore dei battiti del suo cuore e del suo respiro veloce a scandire i secondi.

«Sbrigati a tornare...ti ricordo che abbiamo un patto e tu hai promesso di accompagnarmi da mio fratello...odio i pranzi di famiglia e ho bisogno di qualcuno che sopporti la mia frustrazione» ci tenne a ricordarle infine, lasciandole intendere in quella maniera velata che le mancava e che aveva voglia di rivederla e di tenerla ancora fra le sue braccia.

«Certo, sta' tranquillo. Mantengo sempre la parola data» lo rassicurò lei, affondando sempre più in quelle sabbie mobili.

«A presto allora...buonanotte, anche se suppongo che adesso sarà difficile per te dormire dopo che la mia voce ti avrà sconvolto a tal punto da farti passare una notte insonne a desiderare di avermi lì a letto con te» la provocò lui, concedendosi quell'ultima frecciatina.

Non si era mica rincitrullito al livello 'Luke', per quella sera aveva già dato un ottimo contributo al diabete con tutte quelle romanticherie e la sua naturale attitudine a stuzzicare non era facile da tenere a bada per molto.

«A te invece conviene dormire e fare tanti bei sogni, perchè è solo lì che potrebbe succedere di nuovo che io e te andiamo a letto insieme!» rispose per le rime lei, Matt piegò le labbra in un ghigno, quella ragazzina imparava in fretta come tenergli testa ma ignorava che, così facendo, si rendeva solo ancora più attraente.

«Bugiarda» sussurrò sensuale, prima di riagganciare e lasciarla lì, al buio, col telefono in mano e un sorriso ebete in faccia.

E purtroppo, Ashley odiava ammetterlo ma il biondastro aveva ragione, quella notte sarebbe stata dura prendere sonno, accidenti a lui!

 

 

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Capitolo 36
*** Ritorno a casa ***


Ciao ragazze!
Intanto buon anno, spero abbiate passato delle vacanze serene!
Ho una buona notizia e una meno!
La buona è che riesco miracolosamente a pubblicare in tempi più o meno ragionevoli.
La meno buona  è che il capitolo come al solito è venuto più lungo del previsto e ho dovuto fermarlo prima, quindi non sono arrivata alla parte di storia che avevo programmato.
Pazienza, spero mi perdonerete, ormai sapete che quando scrivo mi succede così!
Domani parto, torniamo a lavoro col mio ragazzo e sono un po' nostalgica, quindi ci tenevo a scrivere e a pubblicare il capitolo!
Nei prossimi giorni mi dovrò di nuovo stabilizzare un po' con gli orari e le cose da fare ma al più presto continuerò a scrivere, quindi spero di aggiornare a breve!
un bacio e grazie sempre a tutte coloro che seguono e alle nuove che si sono aggiunte.
Grazie, grazie, grazie!

Cap. 36 Ritorno a casa

 

Melissa varcò la soglia della casa di Luke e si diresse svelta nella camera del ragazzo, senza bisogno che lui le indicasse la strada.

Ormai conosceva bene quel posto e poteva tranquillamente definirlo il loro secondo rifugio d'amore dopo l'università.

A differenza di Ashley e Matt, che avevano sfidato più volte la sorte incontrandosi anche in luoghi aperti e frequentati, anche se fuori dalla portata di Michelle e Terence, Melissa era piuttosto paranoica su quel punto e preferiva evitare del tutto di vedersi con il suo amato al di fuori di quattro mura sicure e conosciute.

Non era una situazione che la faceva gioire ma la consolava il fatto che a breve, nel bene o nel male, avrebbe reso pubblica la sua relazione e le cose sarebbero cambiate.

Luke richiuse il portone e lanciò un'occhiataccia al suo coinquilino il quale, appoggiato a una parete e con un sorriso sornione sulla faccia, continuava a fargli gesti di approvazione anche abbastanza volgari su quello che immaginava sarebbe successo nella stanza del ragazzo finchè non venne mandato sonoramente a quel paese.

Quando raggiunse Melissa in camera, lei era ancora in piedi, si era appena tolta il cappotto e la sciarpa e li aveva appoggiati sopra il letto e, quando lo sentì entrare, si voltò e gli dedicò uno dei sorrisi più genuini che lui avesse mai visto.

«Bentornata, Mel» sussurrò lui, annientato da quel viso angelico.

«Bentornato anche a te – rispose Melissa, tremante ed emozionata – hai passato delle belle vacanze?» domandò, incerta sul da farsi mentre i suoi occhi si godevano la visione del volto sorridente del suo ragazzo per poi concentrarsi su quelle labbra che desiderava tanto tornare a baciare.

Luke mosse qualche passo verso di lei, accorciando le distanze, e la vide chiaramente sussultare e inumidirsi le labbra, come in trepida attesa di qualcosa che entrambi aspettavano da giorni.

«Sì, non mi posso lamentare...e poi avevo tanta voglia di rivedere i miei e quelle due pazze delle mie sorelle! - fece lui, sempre più vicino – e tu, invece?»

«Tutto a meraviglia!» farfugliò lei, meravigliandosi persino di essere riuscita a trovare quelle poche parole.

Si sentiva tutta in subbuglio, la vicinanza del riccio la stava mettendo seriamente in difficoltà e finì per chiedersi se fosse di colpo arrivata l'estate in pieno Dicembre o fosse il suo corpo ad andare a fuoco.

Luke emise un leggero sbuffo e si concesse una risata sommessa mentre la osservò arrossire e portarsi maldestra un ciuffo dei suoi corti capelli corvini dietro l'orecchio, abbassando lo sguardo.

Tutta quell'emotività che Melissa considerava un difetto e che esplodeva in lei in un lampo, colorandole il viso e trasformando la sua espressione e i suoi gesti, Luke, al contrario, la adorava.

Era uno spettacolo osservare quanto le emozioni che la scuotevano fossero capaci di manifestarsi in quella maniera così potente, senza che lei riuscisse a nasconderle, a mentire o essere falsa, rivelandosi per com'era, senza maschere o filtri.

Le sfiorò il mento con due dita, sollevandole gentilmente il volto per poterlo guardare ancora, così arrossato, con le labbra dischiuse e gli occhi luccicanti per l'emozione, e non resistette.

Si abbassò quanto fu sufficiente per avvicinare il viso a quello di lei, molto più bassa di statura, lasciò che i loro nasi si toccassero, poi avvertì le mani esili di Melissa raggiungere il suo viso leggermente ispido e accarezzarlo mentre un timido sorriso spuntava sulle sue labbra rosee.

Luke socchiuse gli occhi, ed entrambi azzerarono le distanze, regalandosi un bacio tanto desiderato.

Per Melissa era sempre un'esperienza incredibile quando succedeva ma, pian piano, stava cominciando a diventare molto più sciolta e naturale e questo le permetteva di osare un po' di più.

Conosceva ormai bene la morbida consistenza delle labbra di Luke, il suo modo lento di piegare la testa mentre la baciava e di mordicchiarle leggermente il labbro inferiore di tanto in tanto e anche lei aveva imparato a capire cosa la facesse impazzire.

Con naturalezza, infatti, passò le mani sul collo del ragazzo per poi giungere ai capelli e affondare le dita in mezzo a quei riccioli folti che amava tanto, lo tirò ancora più a sè e si strinse a lui, facendogli capire di volere le sue braccia attorno alla schiena.

Adorava essere abbracciata da lui durante i baci e Luke non se lo fece ripetere due volte.

Dopo alcuni minuti di quella languida dolcezza che a loro sembrarono volati in un battibaleno, i due innamorati sciolsero la stretta e si guardarono in viso, molto più rilassati e appagati.

«Adesso sì che si ragiona!» esclamò Luke, tirando un bel sospiro di soddisfazione.

«Concordo» gli fece eco Melissa, con aria sognante.

«Bene, non vorrei rompere questo idillio ma...farmacologia non si studierà certo da sola ed è lì che ci aspetta con tanto, tanto amore...E tu dovrai aiutarmi se non vuoi che diventi lo studente fuori corso più vecchio dell'università!» dichiarò il ragazzo subito dopo, fissando sconsolato la scrivania, sulla quale giaceva aperto un enorme libro.

«Hai ragione, mettiamoci all'opera!» cercò di fargli coraggio lei, accomodandosi sulla sedia e cominciando già a tirare fuori dal suo zaino una serie di libri, appunti e quaderni.

I buoni propositi di Luke però vennero subito disattesi.

Dopo soli dieci minuti trascorsi con lo sguardo fisso sulle pagine piene di sottolineature del suo libro, cominciò a sembrare nervoso ed a sollevare e abbassare continuamente gli occhi, puntandoli ad alternanza dalla matita che teneva in mano al volto concentrato di Melissa.

«E quindi...tutto bene dai tuoi?» si decise finalmente a domandare, con un tono di voce timoroso e incerto.

Melissa annuì e continuò a sottolineare senza nemmeno spostare lo sguardo «Sì, tutto bene!» rispose tranquilla.

Luke sorrise non troppo convinto e ritornò alla lettura ma dopo nemmeno un minuto mise via la matita e si fermò definitivamente.

«Ma...ehm...per caso hai detto loro qualcosa in merito a noi due?» continuò a chiedere piuttosto imbarazzato e stavolta Melissa fu costretta a interrompere il suo studio.

«Beh, ho preferito evitare...sai, i miei sono un po'...come dire...apprensivi nei miei confronti, per usare un eufemismo e per adesso ho pensato fosse più prudente non informarli. Conoscendoli avrebbero cominciato a bombardarmi di domande e preoccupazioni varie e non mi va, abbiamo già abbastanza problemi al momento» gli spiegò calma, dopo un attimo di esitazione.

La loro relazione era ancora agli inizi e, a dirla tutta, non avevano mai esplicitamente definito la loro condizione di coppia a tutti gli effetti, anche se ormai di fatto si comportavano come tale.

Non era stato nemmeno pronunciato il fatidico 'ti amo' ma nessuno dei due l'aveva considerata una questione degna di nota, stavano insieme da poco e c'era ancora quella odiosa faccenda di Michelle da risolvere perciò lasciarsi andare a dichiarazioni così importanti appariva esagerato e fuori luogo, figurarsi mettere già in mezzo genitori e parenti.

Melissa non ci teneva proprio a passare giorni infernali tra le raccomandazioni ossessive dei suoi, le telefonate ansiogene che avrebbe ricevuto di continuo e gli inviti continui a voler conoscere il suo ragazzo di presenza per accertarsi che fosse una persona per bene, quindi aveva accuratamente evitato di farsi scappare qualunque indizio sulla sua storia.

Voleva godersi quei momenti di spensieratezza, per il resto ci sarebbe stato tempo a sufficienza più avanti.

«Capisco...hai fatto benissimo!» affermò Luke a gran voce, passandosi in maniera confusionaria le mani tra i capelli, rendendoli simili a un voluminoso groviglio.

Melissa lo fissò perplessa, senza riuscire a capire se fosse rimasto deluso o sollevato dalle sue parole.

«E tu invece? Hai raccontato qualcosa?» domandò, cercando di trovare risposta a quel dubbio.

Il viso di Luke impallidì, lo vide roteare le iridi scure dei suoi occhi per la stanza come a cercare qualcuno a cui chiedere aiuto per poi riportarli su di lei.

«Non dettagliatamente...ma qualcosa ho accennato – ammise, un po' a disagio per il timore di aver fatto una cazzata – le mie sorelle sono state molto più persuasive e a loro ho raccontato qualche particolare in più, ma niente di troppo esagerato, stai tranquilla! Ho solo detto che ho trovato una ragazza stupenda e che ci stiamo frequentando, tutto qua» liquidò in fretta la cosa, sperando che la sua amata non fosse rimasta contrariata.

Melissa sgranò gli occhi e arrossì: all'inizio rimase un po' turbata e una leggera ansia le salì in petto al pensiero che la famiglia di quello che poteva ormai definire il suo ragazzo sapesse di lei e che quindi sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe dovuto affrontarli, e la sua insicurezza la faceva di già sentire inadeguata.

Dopo, però, una sensazione diversa scacciò quella precedente e stavolta era positiva e le faceva provare una strana felicità.

Luke aveva parlato di lei e questo perchè la riteneva importante e aveva intenzioni serie per il futuro e leggere tra le righe tutte quelle verità le fece così tanto piacere da spazzare ogni piccola paura.

«Ho fatto male, forse?» mormorò nel frattempo lui, allarmato dal silenzio della ragazza.

«Oh, ma certo che no! Anzi...l'ho apprezzato tanto!» confessò Melissa timidamente, sporgendosi per depositargli un leggero bacio sulla guancia.

Luke sospirò sollevato «Meno male, temevo di aver combinato uno dei miei soliti casini! Adesso mi sento molto meglio!» disse per poi stringerle una mano.

Melissa sorrise, poi riportò l'attenzione al libro, col cuore molto più leggero «Adesso torniamo a studiare!» gli ordinò tutta pimpante, prima di tuffarsi a capofitto nello studio, armata di evidenziatore.

Luke parve calmarsi ma nemmeno cinque minuti dopo si ripropose quasi la stessa scena di prima.

«E dimmi, invece...con Ashley com'è andata?» chiese, fingendo indifferenza e continuando a sfregare la matita sul libro a caso, senza sapere cosa stesse sottolineando.

«Con lei benissimo, ci siamo divertite molto e per quei pochi giorni mi è sembrato di avere una sorella! É stato davvero fantastico!» gli rivelò allegra.

«Capisco – rispose soltanto Luke, poi esitò prima di continuare – e lei...come sta?»

Melissa allora sollevò lo sguardo e inarcò un sopracciglio, sospettosa.

Ecco che Luke ricominciava con quell'atteggiamento decisamente strano nei confronti di Ashley.

«Bene, anche se...si è aperta molto con me e mi ha confessato di attraversare un periodo un po' difficile per alcune questioni personali» rispose, mantenendosi abbastanza generica per non tradire la fiducia di Ashley.

«Del tipo?» insistette Luke e stavolta Melissa sentì i suoi nervi cominciare a cedere ed era un evento che le capitava assai raramente, visto il suo carattere paziente e docile.

«Sono confidenze, Luke, non credo di potertele rivelare! - sbottò contro il ragazzo, con un'espressione esasperata sul viso – e poi a te si può sapere che importa? Sinceramente quando si tratta di Ashley sembri così coinvolto che sto incominciando a pensare che ti interessi!» lo accusò esplicitamente, anche se in cuor suo riteneva poco plausibile quella possibilità.

Era molto più probabile, a quel punto, che Luke tentasse di ricavare delle informazioni perchè preoccupato per Matt e per i risvolti terribili che una storia tra lui ed Ashley avrebbe potuto avere per entrambi.

Si ostinava a tenerglielo nascosto e poteva anche capirlo, nemmeno lei avrebbe mai potuto tradire una cara amica, ma almeno che evitasse di cercare di estorcergli notizie in quella maniera subdola.

«Io interessato ad Ashley? Ma che dici?- si difese intanto Luke, saltando dalla sedia, Ashley aveva un carattere un po' troppo duro e difficile da gestire per i suoi gusti e poi, anche a voler dare una chance a quella assurda ipotesi, riteneva disgustoso il solo pensiero di poter andare con la ragazza che piaceva al suo migliore amico – A parte che ci sei tu adesso nella mia vita, ma ti assicuro che non potrebbe mai e poi mai accadere una cosa simile, è proprio fuori da qualunque discussione umanamente possibile!» ribattè deciso, la sua faccia si contrasse in una smorfia di orrore e ribrezzo che sembrava davvero autentica e non frutto di una buona recitazione.

«Va bene, calmati, ti credo!» lo tranquillizzò Melissa, accarezzandogli le spalle e invitandolo a sedersi.

«Scusami, non volevo reagire così ma non mi andava che tu potessi fraintendermi! Hai ragione, sono stato esagerato ma chiedevo così, tanto per curiosità...lascia stare! Adesso che ne dici di una pausa per decidere cosa posso cucinarti con le mie abili manine, stasera?» concluse lui, insabbiando la faccenda e tornando a comportarsi come niente fosse successo, col suo solito entusiasmo contagioso.

Melissa lo osservò dubbiosa ancora qualche secondo poi si rassegnò al fatto che neanche quella volta sarebbe riuscita ad avere delle risposte e sospirò.

«Sì, d'accordo – si arrese, sorridendo – ma dopo si studia ininterrottamente per almeno due ore!» lo minacciò, scoppiando a ridere di fronte alla faccia terorizzata di Luke, che sembrava voler morire da un momento all'altro.

Per quella sera l'unica preoccupazione sarebbero stati gli esami imminenti e nient'altro.

 

 

Ashley abbandonò la scrivania e si affrettò a prendere borsa e cappotto per prepararsi alla chiusura del negozio.

Era tornata dalla vacanza natalizia con Melissa il giorno prima ma il lavoro non aspettava ed era subito dovuta rientrare in servizio a fianco della sua collega Carol.

La cosa positiva era che, trascorsa la frenesia delle feste per accaparrarsi i regali migliori, in negozio l'atmosfera si era fatta nuovamente tranquilla come al solito e per lei il ritorno a lavoro non era stato così traumatico come aveva temuto, al contrario, aveva dovuto ammettere che, poter svolgere i suoi compiti in quell'ambiente confortante e silenzioso, le aveva anche fatto bene all'umore.

Il rientro a casa, infatti, non era stato altrettanto piacevole e, tra le occhiatacce assassine di Michelle e qualche sua frecciatina sul tradimento e sulla mancanza di rispetto velatamente rivolte alla rossa, Ashley aveva rimpianto da subito la graziosa casetta di Melissa, lontana da quell'inferno.

«Allora vado, Carol...ah, volevo ringraziarti per avermi coperto a lavoro prima di Natale! Non appena hai bisogno sono pronta a ricambiare il favore, ok?» si rivolse alla sua collega, mentre metteva a posto le ultime cose e spegneva i computer.

«Oh, non preoccuparti Ashley! Mi ha fatto piacere aiutarti, spero che tu ti sia divertita dalla tua amica!» esclamò la bionda, intenta a spegnere le luci perchè entrambe potessero uscire.

«Sì, sono stati dei giorni piacevoli!» rispose Ashley, nella memoria aveva ben freschi i ricordi di quella breve parentesi lontano dalla città.

«Bene! Allora buon fine settimana, ci vediamo lunedì!» cinguettò la ragazza prima di attraversare la strada e infilarsi in auto.

Ashley si guardò attorno e sospirò, serena.

Matt le aveva mandato un messaggio per vedersi dopo il lavoro e definire i dettagli del pranzo a casa di Alexander e stranamente stavolta aveva pensato di avvertirla prima invece di farsi trovare appostato fuori dal negozio col rischio di poter essere scoperto o di alimentare le fantasie di Carol.

Che avesse messo un po' di sale in zucca durante la sua assenza?

Ashley, però, non fece in tempo a raggiungere il luogo previsto per l'incontro che sentì qualcuno afferrarle il braccio da dietro e trascinarla oltre una folta siepe, lungo la strada che stava percorrendo.

Stava per urlare e tirare un calcio ben assestato al presunto aggressore quando si rese che il volto del ragazzo che la stringeva lo conosceva più che bene e le fece morire in gola la voce.

Matt l'aveva tirata a sè d'improvviso ed Ashley gli era finita addosso e, nonostante avesse spesso sognato il momento in cui avrebbe potuto riabbracciarlo, lo spavento prevalse e si allontanò da lui, dandogli un forte spintone.

Matt non si scompose, riaggiustò con un gesto rapido dei capelli che gli erano finiti davanti agli occhi e la fissò con un sorriso compiaciuto.

«Ma...sei...tu! Vaffanculo, Matt! Sei un completo idiota...mi hai fatto venire un colpo! - sbraitò, portandosi una mano sul petto, dove il cuore galoppava ancora e non per l'emozione di rivederlo, che al momento era stata superata dalla paura – ma non dovevamo vederci ai giardini di fronte alla posta?!» si lamentò affannata, cercando di respirare e di riprendere il controllo di sè dopo l'ennesimo infarto scampato per miracolo per colpa di quel ragazzo.

«Sì, ma mi stavo annoiando e ho pensato di venirti incontro, credevo avresti apprezzato questa sorpresa!» si giustificò lui, gli occhi azzurri sereni e il suo solito ghigno sfrontato sulle labbra mentre incrociava con estrema naturalezza le braccia e scrollava le spalle.

«Oh, ma che pensiero carino! - sbottò Ashley, sarcastica – chi non vorrebbe essere colto alla spalle e trascinato dietro un cazzo di cespuglio, credendo di essere vittima di un'aggressione! Davvero una sorpresa idiota proprio come il suo autore!» sentenziò acida, allontanandosi ancora di qualche passo da lui.

Matt non si fece allarmare dal suo tono rigido, anzi sorrise: le era mancato quel modo testardo di non farsi abbindolare da qualche gesto o parola romantica o di non lasciarsi sottomettere da nessuno, e persino la sua tendenza a irritarsi e sbottare in un nanosecondo, che di solito trovava abbastanza fastidiosa.

Le era mancata lei, in tutte le sue sfaccettature e sfumature, ma forse era più saggio non dirle la verità.

Non dirle che era per una incontrollabile voglia di vederla che aveva deciso di incamminarsi e accorciare i tempi, impaziente di respirare il suo profumo, di accarezzarle il viso chiaro e quei capelli lisci e corti o di risentire la sua voce, anche quando la usava per rivolgergli tutti quegli insulti che in fondo sapeva di meritarsi.

Era ormai cotto di lei a puntino e sulla buona strada per scavarsi da solo la fossa.

«Non sei cambiata proprio per niente! L'aria di campagna non ti aveva fatto diventare una specie di monaco buddhista in pace col mondo?» la provocò e Matt rise internamente quando vide i suoi occhi castani accigliarsi di scatto e diventare rossi di rabbia.

«In compenso, tu sei capace di risvegliare in me i peggiori istinti omicidi!» ribattè lei, senza alcuna intenzione di deporre le armi anche se la brutta sensazione di prima stava lentamente scemando per lasciare spazio alla felicità di averlo di nuovo lì.

«Beh, preferisco quando ti provoco altri tipi di istinti...» le soffiò sensuale all'orecchio, accarezzandole una guancia col dorso della sua mano e scendendo lungo il collo, già messo a dura prova dal suo respiro caldo sulla pelle.

Un modo istantaneo di sciogliere il cubetto di ghiaccio dentro il quale si era trincerata.

Lei deglutì, rimase pietrificata ma innumerevoli brividi le attraversarono il corpo, comunicandole l'unico desiderio che contava in quel momento, e cioè saltargli addosso e stavolta non per picchiarlo.

Fortunatamente Matt si allontanò, salvandola dai suoi stessi pensieri peccaminosi ma lasciandola senza fiato dopo aver abbattuto la corazza che la separava da lui.

Fu quando lo guardò fisso in viso, così bello, un po' impertinente ma sincero, che una irrazionale gioia si impadronì di lei e le fece dimenticare lo stupido incidente di prima e tutta la freddezza che gli aveva rivolto.

Uno sfarfallio incontrollato le riempì lo stomaco e la testa girò come in preda a delle vertigini inebrianti quando realizzò che lui era lì, a due passi da lei, e lo voleva accanto a sè, quella sera e anche per quelle a venire, magari.

«Che idiota» borbottò tra sè e sè, confusa ma traboccante di tutto quell'insieme di meravigliose sensazioni e cercando di nascondere sotto la sciarpa un sorriso ribelle che non riuscì a frenare.

Matt si accorse perfettamente del suo tentativo di camuffare le emozioni che la stavano sconvolgendo e dentro di lui, sapere di non averla lasciata indifferente, nutrì ancora di più quel sentimento che ormai lo aveva condannato.

L'equilibrio era stato nuovamente ristabilito, tra loro.

«Com'è andata da Melissa? Sei stata bene?» domandò, stringendosi nel cappotto scuro.

«Sì, i suoi sono stati gentilissimi e poi mi hanno fatto davvero sentire come una di casa...come una di famiglia...forse avevo bisogno di riprovare quella sensazione, anche solo per qualche giorno» gli rivelò e Matt capì subito cosa intendeva, senza necessità che lei glielo spiegasse.

«Sono felice per te, Ashley» disse piano, addolcendo lo sguardo e lei ci morì dentro.

Si schiarì la voce, confusa, poi parlò «E tu? Hai finalmente recuperato tutto il lavoro arretrato o pensi di passare anche il capodanno chiuso in casa come un eremita?» chiese, cercando di apparire naturale e per nulla turbata dalla sua presenza.

«Sì, ho finito, niente più reclusione! Piuttosto, domani passo a prenderti qui stesso a mezzogiorno in punto!» la informò brevemente.

«Ok, ci sarò...ma...ehm...devo portare qualcosa, come funziona tra i ricchi? Vi accontentate di una scatola di cioccolatini o...cosa?» chiese piuttosto a disagio, era pur sempre un ospite e andare lì' a mani vuote le sembrava da maleducati.

«Stai tranquilla, non devi scomodarti! Ho preso un giocattolo ad Andrew, la commessa mi ha garantito che va forte tra i bambini di quell'età, quindi mi sono fidato! A loro basterà quello, non preoccuparti!» la rassicurò.

«Bene...allora, vado! Ci vediamo domani!» fece lei poi lo guardò, indecisa se assecondare il suo istinto o far prevalere la ragione.

«D'accordo, ciao Ashley- la salutò Matt e quando Ashley stava per rinunciare e sgattaiolare fuori dalla siepe, lui si avvicinò, silenzioso e agile come un felino, le mise una mano dietro la nuca, tra i capelli, e si abbassò fino a posare le labbra sulla sua guancia, vicinissimo alla sua bocca ma senza toccarla, e premette per lasciargli un bacio, indugiando qualche secondo prima di porre fine a quel contatto e allontanarsi – mi sei mancata...» sussurrò infine all' orecchio, prima di voltarle le spalle e andare via.

Ashley rimase come stordita.

C'era stato qualcosa di diverso in quel bacio, delicato come una piuma ma carico di un'intensità maggiore rispetto ad altri baci molto più spinti che si erano già scambiati.

Si chiese che significato dovesse dargli, che cosa fosse quella strana tenerezza che aveva percepito e per quale motivo l'avesse lasciata così scombussolata.

Cos'era cambiato in lui?

E poi le sue parole, il fatto che gli fosse mancata...

«Anche tu» mormorò con gli occhi stralunati fissi davanti a sè e una mano che si sfiorava l'esatto punto in cui le labbra di Matt le avevano impresso quella dolce carezza.

Peccato lui fosse ormai lontano e non fu in grado di sentire la sua risposta nè di vedere quanto quel gesto, all'apparenza semplice e banale, l'avesse sconvolta così nel profondo.

 

 

L'elegante viale che conduceva alla villa di Alexander non sembrava essere cambiato troppo in quegli ultimi mesi e, per Ashley, percorrerlo di nuovo al fianco di Matt fu un deja-vù continuo.

Ricordava ancora benissimo il viaggio in motorino, il suo inadeguato vestito blu che si gonfiava col vento, rischiando di farla rimanere mezza nuda su quel trabiccolo, l'ansia di Matt prima di entrare e la sua di riflesso, le loro dita intrecciate e i baci bollenti scambiati al buio dietro un grosso albero, lo stesso che adesso appariva alla sua destra.

Nonostante fosse diverso da allora, così secco e reso spoglio dalla brutta stagione, lei ce l'aveva impresso nella memoria e l'avrebbe riconosciuto fra mille.

Se esisteva un talento in cui non la superava nessuno, si trattava proprio della sua innata capacità di ricordare piccoli particolari, sensazioni o odori anche a distanza di tempo ed associarli a determinati momenti della sua vita, dettagli che chiunque tralascerebbe o dimenticherebbe con lo scorrere dei giorni e che invece lei conservava nitidamente.

Anche se, a volte, era costreta ad ammettere amaramente che certe cose sarebbe stato meglio dimenticarle per sempre.

Matt rallentò l'andatura, finì la sua sigaretta con un ultimo tiro e la spense, gettandola via, poi si infilò le mani congelate nelle tasche e guardò dritto davanti a lui, con uno sguardo limpido e sereno.

Ashley se ne accorse e sorrise: era bello vedere che per Matt andare a fare visita a suo fratello non rappresentava più una buona occasione per i suoi pensieri negativi di tornare a ronzargli in testa.

«Che c'è?» domandò lui improvvisamente, senza muovere di un millimetro le iridi dei suoi occhi.

Ashley sobbalzò «Che intendi?» ribattè balbettando, colta alla sprovvista.

«Mi guardavi e sorridevi» precisò Matt senza dilungarsi troppo, mantenendo quel cipiglio sicuro.

Lei in un primo momento avvertì un leggero imbarazzo per essere stata sorpresa a fissarlo ma poi decise di non dargli peso e per una volta mise da parte l'orgoglio.

«Già...Sei disteso e rilassato...non come la scorsa volta...e mi fa piacere!» ammise senza vergognarsi, impegnata ad aggiustarsi sulla testa un basco nero di lana, sotto il quale risaltavano per la netta differenza di colore le ciocche rosse dei suoi capelli.

Lui non aggiunse nulla, rimase in silenzio ma le cinse la vita con un braccio, avvicinandola delicatamente al suo fianco.

Ashley istintivamente si aggrappò al suo cappotto e con naturalezza piegò di poco il capo e sfiorò la spalla di Matt, come a volersi appoggiare a lui, dando vita a una scena che non definire romantica sarebbe stato un crimine.

Camminarono abbracciati per gli ultimi metri che li separavano dall'alta recinzione di Alexander, poi sciolsero la stretta e Matt suonò il campanello.

«Fratellino, bentrovato! Ashley, è un piacere riaverti da noi!»

Alexander non era cambiato per nulla, stessa voce calda e cordiale e soliti occhi verdi e sorridenti, solo i capelli erano un po' più corti e non c'era nessun accenno di barba sul viso, segno che l'aveva fatta da poco, e proprio per questo sembrava più giovane dei suoi poco più che trent'anni.

Matt gli diede un veloce abbraccio, Ashley porse educatamente la mano e dopo qualche convenevolo, Alex li fece accomodare dentro, dove Helen fece la sua comparsa, splendida in un elegantissimo abito nero intarsiato di decorazioni dorate.

Aveva schiarito i lunghi capelli, che adesso erano di un castano chiaro tendente al miele, soprattutto sulle punte, fresche di messa in piega e che formavano dei morbidi boccoli, ma Ashley ricordò bene anche lei e la sua raffinatezza.

«Ragazzi, è un piacere immenso per noi avervi di nuovo qui! - esclamò Helen, sfoggiando un meraviglioso sorriso – adesso vado a prendere la piccola peste! L'ho lasciato nel suo box dei giochi perchè non potevo badargli e così almeno sto tranquilla. Ormai cammina e non fa che scorazzare di qua e di là, urtando qualunque cosa incontri e rischiando di farsi male e così dobbiamo stargli sempre dietro! Non vi dico che fatica!» spiegò poi mentre Alexander sospirava con un'espressione affranta e annuiva silenziosamente, lasciando intuire che ne avessero viste già di cotte e di crude.

«Posso immaginare, a quest'età vogliono scoprire il mondo e non li si può perdere di vista nemmeno un secondo!» concordò Ashley dato che, negli anni in cui aveva lavorato come baby sitter, aveva avuto a che fare con tanti piccoli uragani in esplorazione e sapeva benissimo di che preoccupazioni parlavano.

«Voi intanto accomodatevi pure!» disse Alexander, indicando loro il divano.

«Eccoci qua!» risuonò dopo qualche secondo la voce squillante di Helen, che sbucò nel salone con tra le braccia il figlioletto, scalpitante e con una buffa espressione irritata in faccia.

Voleva correre adesso che aveva sperimentato quella nuova abilità e la sua mamma aveva deciso di renderglielo impossibile.

Finalmente Helen lo mise giù e il piccolo cominciò a sgambettare un po' scoordinato per la stanza finchè non finì la sua corsa appoggiandosi alle ginocchia di Ashley e sorridendole.

«Ehi, ciao cucciolotto! Ma quanto siamo cresciuti! - esclamò la rossa, rivolgendosi dolcemente al bimbo, che intanto cominciò a ridacchiare ed emettere qualche parola sgangherata – Oh, adesso cammini? Ma allora sei diventato proprio grande!» continuò, mentre accarezzava i capelli chiari di Andrew.

Matt al suo fianco sorrise, intenerito da quella scena e anche un po' divertito dalla trasformazione di Ashley, che perdeva tutta la sua solita risolutezza e serietà quando aveva a che fare con suo nipote e rivelava un lato materno e dolce che a lui non dispiaceva affatto.

«Hai visto che c'è qui anche tuo zio? Ti ricordi di lui, vero? Perchè non lo saluti?» disse poi Ashley al bimbo, indicandogli Matt, che all'inizio si irrigidì, non essendosi ancora del tutto abituato a interagire con lui.

«Ciao Andrew, come stai?» provò a dire, ancora un po' troppo teso e serioso, poi però in uno slancio di coraggio lo sollevò da terra e lo mise a sedere sulle sue gambe.

Il piccolo osservò incuriositò e perplesso il viso dello zio ma subito dopo parve riconoscerlo e gli accennò un sorrisino.

«Se state voi con lui noi ne approfittiamo per apparecchiare la tavola!» li informò Alex, facendo capolino da dietro il divano.

«Non c'è problema» lo rassicurò Matt, felice di poter trascorrere del tempo con suo nipote, anche se esternamente nessuno avrebbe potuto notarlo.

Quel bambino era pur sempre parte di quel briciolo di famiglia che gli rimaneva, sangue del suo sangue.

Gli voleva bene e si augurò che potesse crescere in un ambiente che non avrebbe mai messo l'onore o l'immagine sociale davanti alla sua felicità e lui avrebbe fatto quanto poteva per evitare che succedesse.

«Che ne dici di dargli il regalo che hai preso per lui?» gli propose Ashley, ridestandolo dai pensieri.

«Ma...è piccolo, non capirebbe, lo darò a mio fratello e ci penserà lui» obiettò Matt.

«É piccolo non stupido! Capirà benissimo, sù non fare il timido!» lo prese quasi in giro lei, guadagnandosi un'occhiata poco amichevole dal biondo, il quale però, messo alle strette, le passò il bambino e recuperò un pacchetto.

«Ehm...Andrew...ti ho portato una sorpresa!» gli sussurrò, porgendogli uno scatolo avvolto da una carta celeste con stampati qua e là alcuni orsacchiotti.

Gli occhi chiari del bambino si illuminarono subito di gioia, evidentemente era abituato a scartare spesso regali e Matt non se ne meravigliò, vista la ricchezza che lo circondava; probabilmente aveva già una quantità di regali tale da far invidia a qualunque suo coetaneo.

In un battibaleno l'involucro era saltato via e un trenino coloratissimo era tra le manine di Andrew, che, tra urletti di felicità e risate, cercava già di capire come montare il suo regalo.

Bastava così poco per fare felice un bambino mentre crescendo diventava tutto molto più complicato ed Ashley e Matt approfittarono di quella piccola parentesi spensierata per tornare anche loro un po' bambini, quando l'unico impegno era giocare, non c'erano pensieri negativi e ci si sentiva amati e coccolati senza portare pesi e responsabilità addosso.

Ma l'infanzia era solo una fase della vita che svaniva via troppo in fretta e la vera sfida era affrontare tutto ciò che veniva dopo con coraggio e credendo sempre nei propri sogni.

Si immersero così tanto in quell'atmosfera giocosa da non accorgersi che Alex e sua moglie erano già tornati e adesso li fissavano, inteneriti da quella scena.

«Lo sapete? Siete proprio un bel quadretto familiare! Andrew sembra quasi vostro figlio, in questo momento!» esclamò Alexander, facendoli sobbalzare.

Le sue parole volevano solo essere un innocuo scherzo ma scatenarono il panico più totale, loro malgrado.

Matt sbiancò, Ashley arrossì e persino Andrew si bloccò e li guardo stupito.

«Oh, no...Assolutamente no! - esclamò il biondo, un po' troppo agitato – Figlio? Ma che idea balorda!» aggiunse mentre Ashley scuoteva energicamente la testa in senso negativo.

«No, proprio no, infatti!» venne a dargli manforte in un lampo, anche lei carica di un misto tra imbarazzo e disagio che i due coniugi non riuscivano a spiegarsi.

I ragazzi l'avevano presa un po' troppo seriamente, in fondo la loro era stata solo una innocente battuta e, non capendo l'origine di quel momento di terrore, Alex ed Helen contrassero le sopracciglia, perplessi e confusi.

«Significherebbe che io e lei...insomma... – fece Matt, allusivo e visibilmente impacciato mentre gesticolava con le mani indicando prima sè stesso e poi Ashley – no, è fuori dicussione!»

«É ridicolo e decisamente impossibile!» rincarò la dose Ashley, sorridendo nervosamente.

Sembrava che i due facessero a gara per smentire quell'ipotesi assurda ma allo stesso tempo parevano comunicare proprio l'esatto contrario.

«Ok...stavamo solo scherzando...» intervenne Alex per mettere fine a quello strano siparietto, poi si voltò verso Helen, scambiò con lei uno sguardo che voleva comunicarle quanto non avesse idea di cosa fosse appena successo e la moglie ricambiò con uno altrettanto dubbioso.

Certo, non potevano sapere che poco tempo prima i due sconsiderati avevano rischiato di dare ad Andrew un cuginetto non programmato.

«Bene...tra poco sarà pronto! Andrew, tesoro, che ne dici di andare con mammina adesso e di lasciare in pace lo zio ed Ashley?» tagliò corto Helen, allungando le braccia verso il figlio e sollevandolo prima di lanciare ai due ragazzi un'occhiata furba e dileguarsi, lasciandoli soli.

Qualche minuto di silenzio la fece da padrone tra i due, ancora scossi per aver ricordato quel piccolo imprevisto che ai tempi aveva scatenato non pochi equivoci e fraintendimenti, culminati per fortuna nel loro riappacificamento.

«Mio fratello e quel suo dannato vizio di dire cazzate fuori luogo!» borbottò infine Matt, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso alla parete di fronte, costellata di quadri più o meno sobri.

Il suo sembrava quasi un maldestro tentativo di scusarsi con Ashley per averla fatta trovare involontariamente in una situazione alquanto imbarazzante.

«Non fa niente, figurati!» lo tranquillizzò lei, più rilassata.

Diede un'occhiata furtiva a Matt e si accorse che lui, al contrario, appariva ancora piuttosto turbato e aveva un broncio così buffo che stonava con l' immagine sicura e sfrontata che gli apparteneva di solito.

Vedere Matt in difficoltà e a disagio non era un evento così frequente ma lo rendeva umano e fragile esattamente come lei, per non parlare di quanto fosse comico il suo aspetto in quel momento.

Ashley non potè fare a meno di emettere una risatina leggera, nascosta a mala pena dalla sua mano sulla bocca.

Matt si voltò di scatto e inarcò leggermente un sopracciglio, apparentemente offeso.

«Cosa c'è da ridere?» chiese, avvicinandosi al suo viso e scrutandola da vicino con lo sguardo accigliato.

Avrebbe voluto continuare a fingere di essersi infastidito ma non potè continuare in quell'intento dinanzi agli occhi castani di Ashley che, quando erano sorridenti, erano uno spettacolo più che raro e brillavano luminosi come non mai, fino a stregarlo nella loro semplicità e bellezza.

Gli angoli delle sue labbra si piegarono impercettibilmemnte verso l'alto, tradendolo e rivelando il suo vero stato d'animo.

«Non te la prendere ma...eri così divertente a disagio! Non capita molto spesso che tu ti tolga dalla faccia quella tua perenne espressione da sbruffone impertinente...eri quasi carino, sai?» lo provocò, spontanea e scherzosa e Matt non riuscì più a trattenere i suoi sentimenti.

Un sorriso enorme gli spuntò sul viso, poi però si fece di nuovo serio e la fissò negli occhi, attirando la sua attenzione.

Ashley trattenne il fiato e deglutì a vuoto, affascinata dal suo sguardo e un po' intimorita dall'atmosfera, che si era fatta d'improvviso strana.

«E tu sei bellissima quando ridi e non ci sono più le vecchie ombre a oscurarti il viso...vorrei solo che ti succedesse più spesso...» le sussurrò, ad un passo dalle sue labbra, finchè entrambi socchiusero gli occhi e si abbandonarono l'una all'altro per l'ennesima volta.

Ashley si chiese come avesse fatto tutti quei giorni a resistere al desiderio di sentire il suo sapore ormai familiare sulle labbra e capì di essere stata una povera ingenua a pensare di poterne fare a meno.

Lui era ormai la sua droga e la voglia di averlo si rinnovava con sempre più forza ad ogni loro incontro.

Ripensò a tutte le riflessioni fatte da Melissa, al giusto e allo sbagliato, cercò di ragionare e calcolare i pro e i contro di una eventuale relazione con lui, ma le venne un tantino difficile con le mani di Matt che ormai le accarezzavano i fianchi e non accennavano a voler smettere.

Il cervello smise di funzionare e la ragione tolse le tende e la lasciò in balia delle sue emozioni più istintive.

«Ho voglia di te...» le bisbigliò nel frattempo lui all'orecchio, scendendo poi a lasciare una scia di baci bollenti sul suo collo.

Lei, sopraffatta dai brividi di piacere a dall'ondata di euforia che le sue poche parole avevano acceso, gli arpionò la camicia, stropicciandola, e lo tirò a sè, scivolando contro il bracciolo di quel divano troppo comodo, e che lo sarebbe stato altrettanto per scopi ben diversi dallo stare seduti a conversare.

«Tuo fratello è di là...potrebbe tornare e vederci...» provò debolmente a farlo ragionare Ashley, ma lei stessa in quel momento avrebbe avuto bisogno di qualcuno che la riportasse coi piedi per terra.

Peccato che Matt non l'avrebbe aiutata in quel senso.

«Ne avranno ancora per un bel po'...li conosco, sono pignoli e lentissimi...e poi se venissero li sentiremmo con anticipo» obiettò lui, col fiato corto e nessuna voglia di continuare a parlare, visto che la sua lingua era impegnata in qualcosa di molto più appagante.

«Ma non possiamo...qui, sul divano di tuo fratello» provò a ribellarsi lei, pensando a quanto folle fosse quello scenario ma, nell'esatto istante in cui lo diceva, il suo corpo aveva già deciso il contrario ed Ashley circondò i fianchi di Matt con le sue gambe, rischiando di smagliarsi i collant per colpa della cintura metallica del ragazzo.

«Beh, sarebbe comunque un posto molto più convenzionale dell'ultima volta» gli fece notare Matt, carezzandole una guancia ed Ashley rise sulla pelle della sua spalla, ormai semi scoperta dalla camicie allentata.

Alla fine decise che era stufa di tutti i vincoli e le situazioni che la condizionavano e bloccavano: Michelle, Terence, sua madre, il suo ex fidanzato, c'era sempre stato qualcosa o qualcuno a impedirle di sentirsi davvero libera e ne aveva abbastanza.

«Ma sì, fanculo» mormorò infine e, quando il bacino di Matt si scontrò con il suo alla ricerca di un contatto molto più intimo, infiammandole ogni centimetro del corpo e facendola gemere di riflesso, capì che quella era la risposta più giusta in quel momento.

Non resisteva più, lo voleva sentire suo, un'altra volta dentro di lei, voleva diventassero di nuovo un' unica cosa, spinta dopo spinta, e che tramite quell'unione potesse sentire finalmente di non essere sola e che lui ci sarebbe sempre stato per lei e lo stesso avrebbe fatto lei per lui.

Matt non l'avrebbe mai abbandonata oltre le divisioni, le inimicizie e quello schifo di mondo che li circondava e al quale non potevano sfuggire anche se avrebbero tanto voluto farlo.

Con un bacio più profondo degli altri decretò la sua decisione definitiva, portò le mani alla vita di Matt per slacciargli quella cintura odiosa, l'unica barriera che la separava dal paradiso, e non potè desiderare di meglio quando anche lui insinuò le mani sotto la sua gonna, per spogliarla quanto bastava a soddisfare le loro reciproche voglie.

Farlo lì, su quel divano, col rischio di essere scoperti, era animalesco e passionale ma in fondo anche quelle caratteristiche facevano parte del loro rapporto, non esistevano solo romanticismo e cuoricini e, tra bugie, sotterfugi, segreti e paure, forse quello era uno dei mali minori che potesse capitare.

Stava per fare sesso con lui per la seconda inaspettata volta ed era finalmente riuscita, dopo qualche lotta, a sbottonare quella dannata cintura che stava mettendo a dura prova la sua pazienza, quando Matt smise di abbassare l'elastico dei suoi slip e collant e la fissò dritta negli occhi, deciso a cambiare le carte in tavola.

«Sei l'unica che vorrei in questo momento, Ashley... l'unica che conta per me» le disse a bassa voce ma in maniera tanto intensa e con uno sguardo da mozzare il respiro, che quelle frasi le rimbombarono nelle orecchie, confondendola e disorientandola.

Non dovevano solo fare sesso?

Perchè adesso, dopo quelle parole e i loro occhi incatenati gli uni agli altri, sembrava quasi amore quello che stavano per consumare?

Il cuore le esplose e una forte agitazione mista a irrazionale felicità la spiazzò, renendole i muscoli molli come burro al pari di una bambola di pezza.

«Matt, io...» biascicò a fatica, senza sapere fino in fondo quali delle migliaia di pensieri che le giravano in testa dovesse tradurre a parole per spiegare ciò che stava provando.

Non fece in tempo ad aggiungere altro che la voce di Alexander li riscosse prepotentemente, catapultandoli nella realtà.

«Ragazzi tra dieci minuti è pronto in tavola!» li avvertì il ragazzo, ovviamente ignaro di quanto stava succedendo nel suo salone.

Ashley sgranò gli occhi atterrita mentre Matt sbuffò e la liberò dal suo peso, sollevandosi e facendo sbucare la sua testa bionda dallo schienale, seguito a ruota da Ashley.

I due sembravano essere stati travolti da un uragano e per fortuna Alexander ebbe il buon senso di rimanere a debita distanza o li avrebbe sorpresi in condizioni pietose e con una buona parte di vestiti fuori posto.

«Ok...adesso arriviamo» rispose Matt, scocciato e col viso piuttosto stravolto.

Ashley si abbassò velocemente il vestito, aggiustò la scollatura e lisciò le pieghe per quanto poteva, rabbrividendo dinanzi alla prospettiva di ciò che stava per fare, travolta da quel sentimento pazzo e irrefrenabile.

Helen giunse alle spalle del marito, lo vide perplesso e anche un po' divertito, guardò oltre la sua spalla e scorse i visi dei due malcapitati, paonazzi e coi capelli disordinati e si sforzò di reprimere un sorriso malizioso.

Scambiò l'ennesima occhiata di intesa con suo marito e si limitò a rimanere indietro per non violare l'intimità improvvisata che era letteralmente esplosa tra i loro due ospiti.

«Vi aspettiamo...fate con calma, eh?» li provocò Alex, sparendo lungo il corridoio mentre Matt imprecò mentalmente e si riabbottonò cintura e camicia.

«Questa è la figura di merda più grossa della mia vita, sappilo!» dichiarò Ashley candidamente, scattando in piedi e cercando uno specchio per sistemare i capelli e controllare che il suo trucco leggero non si fosse trasformato in un disastro.

«Si vede che non ti sei mai presentata ubriaca a una delle cene di lavoro di tuo padre!» ribattè Matt calmo.

Lui, al contrario, poteva vantare una serie di figuracce infinite che avrebbero fatto apparire il farsi sorprendere dal fratello in atteggiamenti intimi sul divano come una bravata da ragazzini.

Ashley si voltò e lo fissò sconvolta, poi però i due scoppiarono inevitabilmente a ridere.

La complicità aveva sostituito qualunque imbarazzo e, anche dopo una figuraccia del genere, riuscivamo a riderci sopra con naturalezza.

Il pranzo filò liscio come l'olio, nonostante i primi momenti di imbarazzo per via di quel piccolo incidente.

In realtà Alex ed Helen avevano capito già da molto tempo, fin dal primo incontro con Ashley, che tra i due doveva bollire in pentola qualcosa e quel giorno, i loro atteggiamenti ambigui e gli sguardi che si scambiavano avevano confermato ogni sospetto.

«Era tutto buonissimo!» disse Ashley dopo aver finito il dessert, rivolgendosi ad Helen, l'artefice di quel pranzo spettacolare.

«Oh, ti ringrazio! Alcuni mi criticano perchè dicono che perdo tempo a cucinare quando potrei assumere qualcuno per farlo al posto mio ma io mi diverto, è un po' la mia passione e non ci vedo nulla di male!» le spiegò la ragazza, mentre Andrew sul suo seggiolone faceva qualche capriccio con la pappa.

Ashley sorrise, meravigliandosi di quanto dovesse essere diverso il mondo dei ricchi da quello in cui viveva lei, dove essere costretti a farsi da soli una misera frittata mezza sgorbia era l'unica scelta se non si voleva morire di fame.

«E invece fratellino, come va la tua attività di fotografo?» domandò poi Alexander, sorseggiando un calice di vino rosso.

«Non male, pian piano sono riuscito ad aprire il mio studio e devo dire che i clienti non mi mancano. Ho anche vinto qualche concorso fotografico negli anni» rispose Matt, ripensando per un attimo a dove si trovava adesso e a quanti sacrifici ci fossero dietro quei risultati.

«Mi fa piacere, davvero! - esclamò Alex e i suoi occhi sinceri rivelarono quanto fosse veramente lieto di sapere che suo fratello era riuscito a realizzare quei sogni tanto bramati – voglio venire a trovarti nel tuo studio uno di questi giorni, se ti va!»

«Sei il benvenuto, puoi venire anche domani se ti viene comodo!» gli propose Matt, mantenendo la sua solita aria distaccata.

Non voleva ammetterlo per non rendersi fragile ma sapere che a suo fratello importava di lui e di cosa faceva l'aveva fatto sentire davvero bene e aveva riacceso un calore che pensava di aver spento per sempre.

«Sì, perchè no?» fece il ragazzo ma Helen al suo fianco si rabbuiò e gli toccò il braccio per attirare la sua attenzione.

«Tesoro, domani siamo in ospedale per tuo padre, ricordi?» gli fece notare con lo sguardo cupo ma subito dopo si morse un labbro, consapevole di aver detto qualcosa che non doveva e le sue paure furono reali quando anche Alex le lanciò un'occhiata contrariata e poi ne riservò una preoccupata al fratello minore.

L'argomento 'padre' con Matt era come un taboo, soprattutto in quel periodo.

Matt si fece scuro in volto nel sentire quella frase e aggrottò le sopracciglia, Ashley accanto a lui si voltò ansiosa a guardarlo.

«In ospedale? É successo forse qualcosa?» domandò infine il biondo, spezzando il silenzio surreale che si era creato tra i quattro e facendo trasalire suo fratello.

Non voleva tenergli nascosta quella notizia ma semplicemente pensava che metterlo al corrente di certe cose fosse inutile e avrebbe solo riaperto certe ferite nel cuore di Matt.

«Ma nulla! Papà ha avuto uno dei suoi soliti malori...sai com'è, tra lo stress per via dell'azienda e il suo solito viziaccio del fumo...il suo cuore ha fatto dei capricci, tutto qua!» rispose con un sorriso tirato sulle labbra, nel tentativo di sembrare più sereno possibile e occultare la verità.

Suo padre stava molto male e stavolta nessuno di loro avrebbe potuto sapere con certezza se si sarebbe ripreso. In un certo senso si aspettavano un decorso simile della sua malattia, aveva sempre sofferto di cuore ma non aveva mai fatto nulla per cautelarsi o prevenire complicazioni e si sa che le brutte abitudine fanno pagare il conto, prima o poi.

«Capisco» disse Matt, gelido come una statua di marmo poi distolse lo sguardo ed Ashley lo osservò col cuore che le scoppiava e un'intensa agitazione dentro, come spesso le succedeva quando aveva l'impressione che le loro anime fossero connesse.

Alex aveva cercato di non darlo a vedere ma era evidente che la situazione fosse più grave di quanto avesse volutamente fatto credere.

 

 

Salutati Alex, Helen e il piccolo Andrew, Ashley e Matt si incamminarono lungo la strada del ritorno ma il volto del ragazzo era pallido e teso e il suo sguardo sembrava vuoto e incapace di fissarsi in un punto preciso.

Ashley camminò accanto a lui in silenzio per un po' ma qualcosa dentro di lei scalpitava e, dopo l'ennesima aiuola, accelerò di scatto e si parò davanti a Matt.

Il ragazzo, distratto e con la testa fra le nuvole, non si accorse del movimento rapido di Ashley e ci finì addosso, ridestandosi di botto.

«Ehi, che ti prende?» si lamentò, facendo qualche passo indietro e fissandola stralunato.

«Matt...c'è qualcosa che non va?» chiese lei seria, con le mani tremanti strette sul petto.

«Non capisco» fece lui, fingendo indifferenza e puntando lo sguardo oltre le sue spalle.

Non voleva dare vinta ai suoi pensieri, non voleva che tornassero e che gli ricordassero quanto in realtà ancora gli importasse della sua famiglia.

Si convinceva spesso di odiarla o quanto meno che gli fosse indifferente ma era bastata quella notizia per sconvolgergli la mente e provocargli un dolore che non meritava.

Suo padre era stato pessimo con lui, forse il peggiore, ma saperlo malato gli aveva squarciato il petto e tutta quella debolezza gli faceva rabbia.

Ricordava ancora le parole dure di sua madre ogni volta che il cuore di suo padre faceva qualche scherzetto e lei non mancava di attribuire la colpa sempre e solo a lui, che con le sue idee strane e il suo carattere libero e troppo distante da quel mondo, continuava a dargli pena e ansia e lo avrebbe presto condotto al cimitero per colpa del dispiacere, così come le faceva piacere ricordargli spesso.

Quante volte si era sentito in colpa e aveva sofferto da ragazzino a quelle frasi crudeli rivolte nei suoi confronti!

Non voleva che tornassero quelle orrende sensazioni eppure le percepiva forti e non sapeva come gestirle.

Ashley non mosse un passo, non si sarebbe spostata finchè lui non avrebbe parlato e strinse i pugni per la tensione.

Matt fissò i suoi occhi determinati ma carichi anche di tanta preoccupazione per lui e si addolcì immediatamente.

«Se è per mio padre, sta' tranquilla...non mi importa di lui, mi ha solo fatto del male quindi adesso perchè dovrei provare pietà?» sbottò, cercando di rimanere serio ma con la voce che aveva ceduto, rivelando quanto invece stesse soffrendo.

Ashley contrasse la fronte in un'espressione affranta, si avvicinò cauta a lui e gli sfiorò la guancia fredda.

«Con me non devi fingere, lo sai. Non ce n'è bisogno» sussurrò, mentre il vento gelido lambiva i loro volti, stanchi e provati da quelle emozioni.

Poche ore prima, uniti nella passione e nel piacere e adesso nella sofferenza.

Lui non aggiunse altro, socchiuse gli occhi che si erano fatti pesanti, annullò ogni distanza e la strinse forte, abbandonandosi al suo abbraccio e nascondendo il volto sulla spalla di Ashley.

Adesso toccava a lei cullarlo e fargli sentire tutta la sua vicinanza in quell'attimo di fragilità, curare le sue ferite con molta pazienza ed esserci senza giudicare o chiedere troppo, come tante volte aveva fatto lui con le sue paure e incertezze.

Lo accarezzò senza sosta, passando le mani fra i suoi capelli come si farebbe a un bambino, sperando servisse a qualcosa perchè odiava vederlo ridotto così e non solo perchè si rivedeva in quel dolore ma perchè ormai gli importava di lui e di come si sentiva, a prescindere da lei, dal loro patto e da tutto il resto.

Nessuno parlò o fece altro che non fosse prolungare quel contatto così vitale e indispensabile.

Rimasero fermi per minuti, in silenzio, stretti al buio e sotto quel cielo invernale senza stelle a fare luce.

Non c'era bisogno di parole, solo di tanto amore.

 

 

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Capitolo 37
*** Vicini al nuovo anno ***


Ciao a tutte!
Innanzitutto devo farvi le mie più enormi scuse per questa lunghissima assenza imperdonabile.
Mi dispiace tantissimo di aver fatto trascorrere così tanto tempo tra un capitolo e l'altro perchè so che dà fastidio quando si segue il filo di una storia ed è una cosa che io stessa odio.
Purtroppo adesso lavoro e posso scrivere solo durante il fine settimana visto che il tempo è poco e non mi basta per fare tutto
Il ritardo è dovuto a questo non al fatto che voglio lasciare la storia a metà. In ogni caso adesso mi sono assestata e spero che, nonostante gli impegni, la prossima volta possa aggiornare più in fretta.
mi è mancato tanto scrivere e pubblicare e spero di non avervi fatto spazientire troppo.
Vi ringrazio come sempre!
Un abbraccio e spero gradirete il capitolo!

Cap. 37 Vicini al nuovo anno

 

«Allora? Chi è pronto per il capodanno più epico di sempre?»

La voce squillante di Jessica giunse improvvisa alle spalle di Matt e Luke, placidamente intenti a camminare lungo una strada trafficata del centro, nel tardo pomeriggio di uno degli ultimi freddi giorni che li separavano dall'arrivo del nuovo anno.

I loro poveri timpani non fecero in tempo a riprendersi dai danni provocati dagli ultrasuoni emessi dalle corde vocali della bionda, che i due quasi rischiarono di perdere l'equilibrio e ritrovarsi per terra, travolti dalla foga sovrumana di Jessica, che piombò loro addosso, piazzandosi di prepotenza in mezzo e cingendoli amichevolmente con le braccia, uno a destra, l'altro a sinistra.

Le vittime di quell'assalto imprevisto rotearono in contemporanea gli occhi al cielo con aria esasperata e Luke vi aggiunse anche un sonoro sbuffo di fastidio, causato dalla troppa vicinanza della ragazza che, nonostante la tregua fatta per aiutare Matt, continuava a trovare sopportabile quanto un attacco acuto di orticarie.

«Lo dici ogni anno, Jess...» commentò piatto Matt, lanciando un'occhiata incuriosita e perplessa al braccio di Jessica, che circondava le spalle di Luke senza che la cosa paresse provocarle crisi isteriche o versi di sdegno.

Fu tentato di darsi un pizzico nel fianco per capire se si trovasse nel mondo reale o in qualche strano incubo ma ci pensò un calcio involontario che Jessica gli piazzò sullo stinco mentre camminava in quella posizione scomoda a suggerirgli che sì, era tutto vero.

«Beh, mi sembra ovvio! Dobbiamo puntare sempre a fare meglio dell'anno prima, non possiamo mica abbassare i nostri standard! L'importante è crederci e non perdere di vista l'obiettivo!» trillò sicura, puntando platealmente un dito verso il cielo e assumendo una buffa espressione solenne in viso.

«Guarda che stiamo parlando di un normalissimo giorno dell'anno e non della salvezza dell'universo! Sei ridicola! - borbottò Luke, guadagnandosi una linguaccia poco carina da parte di Jessica – E poi quali sarebbero questi tuoi 'standard'? No, perchè se si tratta di ballare fino a perdere l'udito con della musica assordante, ingurgitare quantità inenarrabili di alcool e finire a scopare sul sedile posteriore di una macchina, credo non ti ci voglia molto per raggiungerli, puoi stare tranquilla.» si premurò poi di farle notare in maniera fin troppo brusca, distogliendo lo sguardo e puntandolo accigliato sul bordo della strada.

In realtà quell'anno non gli importava granchè di come e quanto festeggiare, l'unica cosa che avrebbe desiderato era passare quella serata con Melissa, senza preoccupazioni o ansie e senza la paura che qualcosa potesse andare storto, ma sapeva che non sarebbe stato così e che, per l'ennesima volta, avrebbero dovuto prendere un sacco di accorgimenti per riuscire a stare anche solo un'ora insieme e non destare sospetti.

Per fortuna che a breve, nel bene o nel male, tutto sarebbe finito...o almeno così sperava.

«Oh, bravo il mio capellone, in effetti l'idea era proprio quella! Divertimento, una bella sbronza e del sano sesso! Cosa c'è di meglio? - esclamò la bionda, senza farsi minimamente scalfire l'entusiasmo dalle critiche sarcastiche di Luke – E comunque tutta questa acidità da fase premestruale non ti fa bene, sai?» lo punzecchiò subito, sghignazzando quando il riccio le dedicò affettuosamente un dito medio e qualche imprecazione a bassa voce.

Si insultavano a vicenda come sempre ma stavolta i loro atteggiamenti erano diversi, sembravano quasi da amici, e Matt li osservò sempre più confuso prima di finire comunque a sorridere per il teatrino comico che si stava consumando davanti a lui.

«Dunque, cosa vorresti fare?» domandò poco dopo, infilandosi le mani nelle tasche del giubbotto mentre Jessica non ne voleva sapere di mollare la presa e tenerli in ostaggio, quasi avesse paura che i due ne potessero approfittare per svignarsela.

La ragazza si esibì in un sorriso smagliante e fece ondeggiare furiosamente la coda alta nella quale aveva acconciato i lunghissimi capelli.

«Ci sarà una mega festa ai vecchi magazzini, una cosa enorme, musica di tutti i tipi, piste per ballare, un sacco di casino e verrà di sicuro mezza città...non possiamo mancare! Che ne dite? Non è fantastico?» esclamò Jessica, fissando coi suoi grandi occhi chiari ed euforici le facce dei due amici che, al contrario, rimanevano piuttosto apatiche e disinteressate.

Luke non rispose, scrollò le spalle con indifferenza, lasciando intuire che l'idea non gli faceva di certo fare i salti di gioia, anche perchè, quanto meno per la prima parte della serata, i suoi programmi erano di cenare con Melissa e passare una serata romantica e tranquilla.

Matt rimase con lo sguardo pensoso fisso davanti a sè e non ebbe alcuna reazione, come se tutte quelle chiacchiere non lo riguardassero nemmeno di striscio.

«Per me è uguale» disse infine con tono apatico, senza sprecarsi in altri commenti.

Capodanno non era di certo tra le sue priorità in quel momento e, se gli avessero proposto di scegliere tra partecipare a un evento pazzesco o rimanere a casa a guardare la tv, probabilmente per lui non avrebbe fatto granchè differenza.

Aveva troppi pensieri ad affollargli la testa.

Innanzitutto c'era Ashley e i sentimenti che cominciava a provare per lei e che non poteva più rinnegare, nascondendosi dietro un'inutile ipocrisia, per non parlare della situazione difficile che li circondava e che gli faceva presagire che la loro sarebbe stata per sempre una relazione impossibile, destinata a sparire come una manciata di polvere spazzata dal vento.

Come se quello già non fosse bastato, qualche giorno prima aveva scoperto delle condizioni precarie di salute di suo padre e quell'evento gli aveva fatto riaffiorare un conflitto interiore che sperava fosse ormai morto e sepolto.

Ricordava benissimo come si era sentito da suo fratello, tutta l'angoscia, i sensi di colpa, il suo passato che tornava...ma non riusciva invece a quantificare quanto tempo fosse rimasto letteralmente attaccato ad Ashley, mentre lei lo aveva accarezzato e cullato nel tentativo di alleviare il suo dolore.

Erano stati minuti o forse ore, questo proprio non sapeva dirlo, ma la cosa di cui era certo era che, se non ci fosse stata lei quella sera a riportarlo a galla con la sua presenza e quelle carezze miracolose, forse avrebbe dovuto fare i conti con una serie molto lunga di incubi e notti insonni.

E di nuovo il cuore accelerava i battiti e lo stomaco gli si attorcigliava quando pensava a lei e realizzava quanto si fosse ormai inesorabilmente legato a quella ragazza, a tratti distaccata e scorbutica ma che gli sapeva entrare dentro senza chiedere il permesso per guarirlo dai suoi mali.

Che altro aveva fatto di male nella vita per essersi cacciato in questo guaio?

Il gomito di Jessica si piegò di più contro il suo collo per stringerlo e rischiò di soffocarlo, riportandolo alla realtà e facendogli capire che la sua ex non doveva aver preso molto bene le reazioni non proprio entusiaste ai suoi progetti per l'ultimo dell'anno.

Si voltò verso di lei con una smorfia di dolore a piegargli le labbra e notò che anche Luke, dall'altra parte, non se la passava molto meglio, stretto nella morsa fatale della biondina e pronto ad esplodere da un momento all'altro.

«Cazzo, ragazzi ma vi sentite? Un ottantenne avrebbe più voglia di vivere di voi due messi assieme! - sbottò lei sconvolta con voce stridula, sgranando gli occhi e fissando attonita i due esseri che aveva al fianco e che cominciava a credere alieni – Beh, aprite bene le orecchie, vi dò una notiziona, visto che non ci arrivate da soli! Siamo giovani ok? Giovani! - scandì bene quella parola, sporgendosi a destra e sinistra per spiattellarlo in faccia ai diretti interessati - Dobbiamo divertirci adesso che possiamo, uscire, socializzare, fare tardi...abbiamo tutta una vita per deprimerci e diventare noiosi, si può sapere perchè anticipare questa merda?» cercò di spiegarsi, senza ottenere però grandi risultati.

«Essere giovani non significa dover condividere per forza il tuo stile di vita, se non ti fosse abbastanza chiaro!» precisò Luke, provando debolmente a divincolarsi dalla presa salda di Jessica ma fallendo miseramente.

«Oh, andiamo! Un tempo sareste stati perfettamente d'accordo con me! Che diavolo vi sta succedendo? - chiese delusa, abbassando i toni e scrutando i visi corrucciati e pensierosi dei due ragazzi, poi sospirò rassegnata – Ok, capisco che Matt sia tutto preso dalle sue pene d'amore per colpa di quella stronzetta dai capelli rossi – continuò, ricordandosi del suo incontro con Ashley e di quanto la ragazza era stata simpatica come una porta chiusa sulle dita, poi con una mossa fulminea tappò la bocca di Matt, che si stava accingendo a replicare – e no, non ti azzardare a dire che non sei innamorato perchè hai perso di credibilità, ok? - lo zittì in un istante, lasciandolo definitivamente senza parole per poi rivolgersi a Luke – E non so che cosa diavolo affligga te...a guardarti bene sembri anche tu vittima di qualche ragazza ma...mi sembra impossibile che tu abbia trovato qualcuna che te la dia con questa pettinatura orrenda – proseguì Jessica, ma fu costretta a fermarsi quando notò che il ragazzo sembrava a disagio e un leggero rossore gli aveva colorato le guance, così dopo una prima meraviglia, un ghigno malefico comparve sul suo bel viso – Oddio, non dirmi che anche tu hai problemi di cuore? É incredibile! Vuoi farmi credere che anche i cespugli come te riescono a interagire con le ragazze? Sarebbe un evento eccezionale, io...» prese a parlare a raffica mentre scompigliava con violenza i riccioli ribelli di Luke, il quale raggiunse in un attimo il limite di sopportazione.

Ok la tregua e tutto il resto ma...quando era troppo...

«Vaffanculo Jessica, vuoi piantarla? Sei un essere infernale! Ti decidi ad arrivare al punto?» esplose esasperato, riuscendo a liberarsi del braccio da piovra di Jessica e cercando di sistemare i suoi capelli, ancora più gonfi del solito per colpa dell'aggressione della ragazza.

Matt dovette soffocare una risata per evitare le ire del suo amico ma non potè negare che l'atmosfera si era alleggerita ed era stato anche merito di quei due rompiscatole patentati.

«Il punto è che siamo tutti pieni di problemi e preoccupazioni e vi capisco benissimo! Cosa credete, la mia vita non è tutta rose, fiori e arcobaleni ma...almeno per un giorno potremmo anche approfittarne per mettere da parte tutti i casini e goderci un po' di fottuta libertà! É chiedere troppo, forse?» domandò Jessica, piazzandosi di fronte a loro, coi pugni stretti e lo sguardo da bambina delusa.

Matt la osservò e dovette ammettere che in fondo non aveva poi tutti i torti.

Rimuginare sui problemi non sarebbe servito a molto e rovinarsi una serata piacevole con i suoi amici solo per annegare nella parte oscura della sua anima non era esattamente una scelta saggia.

Sorrise, alla fine. «E va bene...hai ragione Jess...andremo alla festa» concluse deciso mentre Jessica tirava un sospiro di sollievo e simulava un applauso silenzioso con le mani.

Luke lanciò un'occhiata non troppo convinta all'amico, poi si fissò le scarpe e parve rifletterci su qualche secondo, con gli occhi degli amici puntati sopra di lui, in attesa del verdetto.

«Ok, d'accordo! Vi raggiungerò anche io!» farfugliò infine, riprendendo a camminare con lo sguardo accigliato fisso sul marciapiede per non darla vinta alla bionda.

«Bravo, cespuglietto! Così mi piaci!» esultò Jessica, dandogli una pacca sulla schiena alla quale stranamente non seguì nessuna imprecazione da parte del riccio.

Davvero era molto sospetto e Matt assottigliò lo sguardo.

«Scusate...mi sono perso qualcosa, per caso? Da quando voi due siete così amichevoli e non tentate di uccidervi a vicenda ad ogni buona occasione?» chiese finalmente, aspettandosi una spiegazione plausibile per quella stranezza.

«Da quando, tesoro mio, lavoriamo insieme per aiutarti a proteggere il tuo amore da tutta la schiera di nemici pronti ad ostacolarvi! Puoi considerarci i tuoi angeli custodi, direi!» rispose tranquilla Jessica, come stesse dicendo la cosa più normale della terra.

Matt strabuzzò gli occhi e si piantò di colpo, cercando di elaborare il significato delle parole che aveva appena udito.

«I...i miei che cosa? Angeli di che?» sbraitò poco dopo, lanciando un'occhiata stranita alla bionda e una assassina a Luke, che rideva sotto i baffi.

«Sì, lo so, angelo non mi si addice...in effetti sono più una diavoletta!» sottolineò Jessica maliziosa, strizzando un occhio con fare impertinente.

«Luke, che cazzo significa?» domandò allora Matt nervoso, cambiando soggetto dopo aver capito che dalla sua ex non avrebbe ottenuto risposte serie.

«Ti abbiamo salvato il culo un paio di volte, amico, niente di che!» lo liquidò lui, facendo l'indifferente e rivelandosi inaspettatamente il degno compare di Jessica.

Matt si sforzò di rimanere calmo e tenere a bada l'istinto di mandare a quel paese quei due impiccioni quando Jessica riprese a parlare.

«E io ho anche parlato con Ashley, una volta, per convincerla a fare pace con te! Siete due completi idioti, quando vi impegnate!» cinguettò, sistemandosi la borsetta sulla spalla e ancheggiando come suo solito.

«Che cosa avresti fatto?» la voce agitata di Matt risuonò minacciosa, facendo voltare persino qualche ignaro passante, ma nessuno dei due amici parve lasciarsi impressionare.

Jessica fece spallucce, Luke si schiarì la voce.

«Le avevo detto che mi sembrava una pessima idea ma ha fatto di testa sua!» si giustificò il moro, alzando le braccia in segno di resa.

«Però ha funzionato, no? Anche se, senza offesa Matt, la tua ragazza non è il massimo della simpatia, ad un certo punto avrei voluto strozzarla ma poi a te non avrebbe fatto tanto piacere, perciò...» commentò Jessica in maniera vaga, distratta dalla vetrina di un negozio di scarpe.

«Fatemi capire...voi parlate di me, organizzate missioni alle mie spalle...cosa altro c'è che non so? Si può sapere come diavolo dovrei prenderla?» biascicò Matt sbigottito, quasi senza parole.

Pensava che la sua tormentata relazione con Ashley fosse una questione che riguardava solo loro e adesso scopriva che quei due erano passati dall'odiarsi a morte a fare comunella per diventare una sottospecie di paladini della giustizia!

Onestamente era combattuto: non sapeva se ridere di quella situazione alquanto grottesca o decidere di cambiare amici.

«Tranquillo, un grazie ci basta!» disse Luke con spontaneità, sfoggiando un sorriso sornione e dandogli una pacca sulla spalla prima di continuare a camminare al fianco di Jessica.

Matt li osservò di spalle e rimase senza fiato, incerto su come comportarsi.

Alla fine, però, all'incazzatura iniziale finì per sostituirsi una genuina risata, capì che aveva bisogno dei suoi amici adesso più che in ogni altro momento e anzi, probabilmente non li aveva mai ringraziati abbastanza per essergli rimasti vicino anche quando si era comportato da perfetto orso intrattabile e odioso.

Certo, non erano privi di difetti e insieme formavano un'accoppiata decisamente insolita ma, in fondo, non poteva chiedere di meglio.

Scosse la testa, sorrise e si strinse la sciarpa al collo mentre i suoi occhi si addolcirono.

«Giuro che prima o poi vi ammazzo!» dichiarò a gran voce perchè i due riuscissero a sentirlo, senza nascondere il suo tono ironico e accelerando il passo per raggiungerli, finendo sommerso da un coro di risate e insulti scherzosi.

E le tre sagome, di nuovo vicine, si allontanarono insieme in mezzo alla gente che affollava la strada.

 

 

Ashley rientrò in camera con due tazze ricolme di cioccolata fumante nelle mani, ne consegnò una a Melissa, comodamente accoccolata sul tappeto davanti alla stufa accesa, e poi si sistemò accanto a lei, incrociando le gambe e assaporando la piacevole sensazione di calore che la circondava.

Adorava le serate d'inverno, quando poteva rimanersene a casa al caldo lasciando tutto il gelo e il caos quotidiano fuori e lontano da lei.

Quella sensazione di tepore e calma la faceva sentire protetta, come se niente e nessuno avrebbe mai potuto farle del male, anche se si trattava solo di una misera illusione.

Respirò il vapore caldo e profumato che proveniva dalla tazza ed espirò lentamente, ad occhi chiusi, lasciando che il suo corpo si abbandonasse a un dolce rilassamento.

«Avete deciso cosa fare tu e Luke per capodanno?» chiese poi all'amica, badando bene di mantenere il tono della voce basso, visto che in quella casa ormai anche i muri avevano le orecchie e non poteva rischiare di mettere Melissa nei casini.

Lei annuì, si strinse nelle spalle e non riuscì a trattenere un sorriso emozionato.

«Ceneremo insieme a casa sua...mi ha detto che penserà a tutto lui! Gli piace dilettarsi in cucina e ci teneva che io assaggiassi i suoi piatti, quindi...quale migliore occasione di questa!» le illustrò Melissa con gli occhi che le luccicavano, rigirandosi la tazza tra le mani per riscaldarle.

Ashley sorrise «Caspita! Addirittura bravo in cucina! Te lo invidierebbero in molte un ragazzo così, sai? Sei proprio fortunata!» esclamò sincera, facendo arrossire la sua timidissima amica.

«Già...lo sono! - ammise lei, con aria sognante, abbassando lo sguardo - E poi i suoi coinquilini non saranno in casa così potremo finalmente stare più tranquilli – precisò subito dopo, innocentemente, per poi spalancare gli occhi e affrettarsi a scuotere la testa quando si accorse che Ashley aveva assunto un'espressione maliziosa e capì che le sue parole in effetti erano state abbastanza fraintendibili – Oh, no, no! Non è come pensi! Non intendevo per quello...cioè, non per adesso...non ora, almeno..» provò a giustificarsi in maniera talmente buffa e impacciata da fare scoppiare a ridere la rossa.

«Tranquilla, Melissa, ho capito! Calmati o ti prenderà a fuoco la faccia! - la tranquillizzò in fretta, carezzandole una spalla mentre sorrideva – E poi, in ogni caso, non ci sarebbe niente di male a voler fare l'amore col ragazzo che ti piace...anzi, direi che è la cosa più bella e naturale del mondo» aggiunse, addolcendo il tono della voce e facendosi assorta.

I suoi pensieri volarono a pochi giorni prima.

Casa del fratello di Matt, quel divano troppo comodo, loro due avvinghiati, travolti da un vortice di baci e carezze, una passione che era esplosa senza più alcun modo di tenerla a bada, come un fiume che si ingrossa e straripa e non si può fare altro che assecondare la corrente e farsi trascinare, sempre più indifesi, sempre più a fondo.

E poi erano arrivate le sue parole.

Improvvise. Dirette. Spietate.

Un lieve sussurro dotato di talmente tanta potenza da conficcarsi nel suo petto e lasciarla attonita e incapace di parlare.

' Sei l'unica che vorrei...l'unica che conta'

Così le aveva detto e lei aveva smesso di respirare.

Che peso doveva dare a quella frase? Che significava e perchè aveva deciso di pronunciarla proprio in quel momento, proprio nell'istante in cui non doveva esserci spazio per lasciarsi andare ai sentimenti?

Ne avevano passati un bel po' di casini nei mesi trascorsi da quando era cominciato il loro rapporto travagliato e complicato ma adesso...

Adesso tutto stava prendendo una piega strana...diversa e quella sensazione stava diventando sempre più palpabile e reale.

Certo, i ragazzi ne dicevano di cazzate quando si trovavano tra le gambe di qualcuna ed era difficile in quei momenti stabilire se fosse la verità o il frutto dell'euforia che li pervadeva ma...lui non era così.

No, Matt non era il tipo di ragazzo che si faceva annebbiare il cervello dalla prospettiva di una semplice scopata a tal punto da ridursi a blaterare una cazzata sdolcinata qualunque che non corrispondeva a ciò che davvero provava.

Si può sapere che gli era preso e che diavolo era stata quella sfumatura nel suo tono di voce e quei suoi occhi, intensi e fissi nei suoi, senza esitazioni, lucidi e perfettamente consapevoli di ciò che la sua bocca aveva appena detto?

L'avevano annientata e lei non ci aveva più capito niente.

Si era solo chiesta, forse per la prima volta, se valesse lo stesso per lei.

Matt era l'unico che avrebbe voluto?

E al di là di ogni domanda non poteva negare che fosse stato spiazzante e assurdo ma...bello, soprattutto terribilmente bello.

«É davvero così bello?»

Ashley dischiuse le labbra e contrasse lievemente la fronte, quasi in stato di ipnosi.

La sua coscienza le parlava con la voce di Melissa e per un attimo credette di essere finalmente diventata pazza.

Poi l'odore del cacao e un paio di occhi scuri che la fissavano spauriti la riportarono di colpo nella dimensione reale che aveva abbandonato per qualche interminabile secondo.

«Co..Cosa?» chiese , balbettando, terrorizzata che la sua amica avesse trovato un qualche modo per leggerle la mente.

«Intendo...beh, sì, insomma...fare...fare l'amore – farfugliò imbarazzata Melissa, in evidente difficoltà a intraprendere quell'argomento per lei ancora così ignoto – Cavoli, mi sento così idiota a chiedere una cosa del genere alla mia età!» sussurrò poi, abbassando lo sguardo e cercando di nascondere il viso sotto il colletto della sua enorme felpa.

«Melissa! Quante volte devo ripeterti che non devi farti questi problemi con me? - la tranquillizzò Ashley, più rilassata adesso che aveva abbandonato i suoi pensieri – E comunque sì, lo è. Beh, magari le prime volte non sarà così entusiasmante dal punto di vista fisico, dovrai abituarti alle nuove sensazioni, a ciò che il tuo corpo vuole ma...quando sei con la persona che desideri e ne sei convinta...è tutto perfetto, senti quell'adrenalina, un fremito diverso che ti scuote e una felicità così irrazionale!...Ti sembrerà di non averne mai provata una simile in tutta la tua vita!. - le descrisse, perdendosi un po' nei meandri dei suoi ricordi – Starai bene e alla fine, se ci sarà anche l'amore, lo capirai perchè...non vorrai essere con nessun altro in quel momento.» affermò sicura, le parole le erano venute fuori spontanee, non le aveva ricercate apposta e proprio per quel motivo trasalì quando si accorse che Matt, pochi giorni prima, aveva espresso lo stesso identico concetto.

Si era innamorato, dunque?

I suoi occhi si spalancarono e all'improvviso non mise più a fuoco la figura di Melissa, rimase imbambolata e stordita, vittima delle sue stesse riflessioni e del senso schiacciante di quella verità.

No, non era possibile, non voleva crederci.

«Oh, cazzo, non può essere...» le scappò senza controllo, mentre ancora le sue iridi castane vagavano stralunate da un punto indefinito all'altro e la coperta che l'avvolgeva finì miseramente ai suoi piedi.

«Prego?» fece Melissa perplessa, aggrottando le sopracciglia.

Non ci capiva un bel niente di cosa stesse frullando nella mente enigmatica della sua amica.

«Come?...Oh, scusami, mi ero distratta...Dicevo che non devi preoccuparti o stare in ansia, quando arriverà quel momento verrà tutto naturale, lo vivrai appieno e ne conserverai per sempre il ricordo, fidati!» disse alla ragazza, accennando un sorriso per poi affrettarsi a bere una bella sorsata di cioccolata, approfittando per nascondere il viso dentro la tazza e celare la sua espressione confusa e frastornata.

Lei e Matt si stavano fregando con le loro stesse mani, senza l'aiuto di nessuno.

Melissa rimase a fissare Ashley, l'amica sembrava aver repentinamente cambiato umore, le sue labbra si muovevano irrequiete di continuo, come prese da una forte agitazione, e il suo sguardo si era fatto pensieroso mentre con la testa pareva ormai aver preso il volo verso chissà quale paranoia.

Fece un piccolo movimento in avanti con la schiena e aprì la bocca per chiederle cosa la tormentasse ma un rumore improvviso distrasse entrambe e le fece voltare contemporaneamente verso la porta.

«Ehm...avanti» balbettò Ashley, colta di sorpresa.

Una cascata di capelli castani fece capolino, accompagnata da un paio di grandi occhi non proprio amichevoli mentre un'ondata di profumo alla vaniglia invase la stanza

Perchè non esisteva una bella botola sul pavimento per scomparire quando serviva?

«Ciao ragazze – salutò infatti Michelle, sfoggiando un sorriso tirato – volevo solo informarvi che alla fine abbiamo deciso di andare ai vecchi magazzini per l'ultimo dell'anno. Danno una grossa festa e...anche se la location non mi entusiasma molto, la maggioranza ha optato per questo, perciò...mi chiedevo se anche per voi andasse bene.»

Ashley annuì svogliatamente e tornò a voltarsi verso la stufa, fingendo di scaldare le mani.

«Sì, per me va bene...solo che vi raggiungerò dopo cena. Prima sono con dei miei colleghi di università, ormai avevo preso impegno con loro e così...» mormorò Melissa, rossa come un peperone per la consapevolezza di stare mentendo.

Ashley la guardò con la coda dell'occhio e sospirò sommessa: conosceva più che bene quella sgradevole sensazione per averla provata infinite volte in quegli ultimi mesi, così tante che ormai neanche ci faceva più caso quando accadeva.

«Ah, ok...bene allora è deciso! - esclamò Michelle, facendo subito un passo indietro e mostrando una certa fretta di togliere il disturbo – Ah, e mi raccomando...divertitevi ma con moderazione...soprattutto se si tratta di aprire le gambe...non vogliamo certo ripetere quel brutto inconveniente del mese scorso!» si premurò amabilmente di ricordare, scoccando una freccia così acida ad Ashley che lei stessa, di solito molto calma, dovette appellarsi a tutta la pazienza che aveva per evitare di scattare in piedi e urlargliene quattro contro.

La porta si richiuse e Melissa spostò lo sguardo preoccupato su Ashley, che stava ripiegata su sè stessa con gli occhi bassi e un'espressione desolata sul viso.

Le posò una mano sulla sua e provò a stringerla appena.

«Non farci caso, sai com'è fatta Michelle» disse con voce amorevole, abbozzando un debole sorriso.

Ashley ricambiò, piegando appena gli angoli delle sue labbra e scrollò le spalle, rassegnata.

«Grazie...Ormai ci ho fatto l'abitudine...e poi, in fondo, è anche colpa mia» dichiarò seria, per poi sollevare lo sguardo, provato e stanco.

Melissa provò quasi pena per la sua amica, non riusciva nemmeno a immaginare quanto dovesse essere stato difficile per lei affrontare quel periodo e dover per di più sopportare le battute di Michelle che continuavano a ricordarglielo.

«Odio dover mentire...è una cosa che mi fa stare male e vorrei non essere costretta a farlo» disse poi , stringendosi nelle braccia, come se dei brividi improvvisi l'avessero scossa di colpo.

Ashley rimase silenziosa per qualche secondo, i suoi occhi fissi sull'alone dorato che emanava la stufa accesa e che le illuminava il viso severo e assorto.

«A volte è necessario per sopravvivere...Non è una giustificazione...solo un dato di fatto» asserì piano, il suo volto impassibile non mostrò la minima emozione, come se avesse indossato una maschera di ghiaccio.

Melissa sospirò e non potè che trovarsi d'accordo.

Anche se non era completamente a conoscenza dei segreti di Ashley, in quel momento la sentì più vicina che mai.

Le due amiche si fissarono a vicenda, in silenzio, e lasciarono che i loro occhi parlassero al loro posto, in un tacita intesa che ormai si faceva sempre più stretta.

 

 

«Grazie per avermi accompagnato, Ashley» disse Terence, mentre varcava insieme all'amica l'ingresso di una delle librerie più grandi della città.

Un edificio di quattro piani contenente file e file di scaffali stracolmi di libri, manuali, tomi su qualunque argomento e materia esistente sulla faccia del pianeta e altrettante aree dedicate alla lettura, dove i visitatori potevano godere di un po' di tranquillità e silenzio per dedicarsi a sfogliare i libri ai quali erano interessati.

Insomma, niente a che vedere con il minuscolo negozio in cui lavorava Ashley.

Lì dentro c'era davvero da perdersi tra quelle librerie quasi labirintiche e molti avrebbero trovato noiosa l'atmosfera di eccessiva calma che si respirava ma per la rossa quello era il paradiso e sarebbe stata capace di trascorrerci ore e ore senza neanche accorgersi del tempo che passava.

Non le capitava molto spesso di recarsi in quella zona della città e per quel motivo aveva accettato più che volentieri l'invito di Terence di fargli compagnia per acquistare dei libri di economia che gli sarebbero serviti per un corso di specializzazione che aveva deciso di frequentare.

«Ma figurati! Anzi, dovrei essere io a ringraziare te per avermi chiesto di venire! Adoro questi posti, se potessi ci vivrei!» ribattè serena, con lo sguardo perso ad ammirare la meraviglia che la circondava.

«Beh, devo ammettere di avertelo chiesto anche perchè pensavo ti avesse fatto piacere! Sono contento di non essermi sbagliato...io invece mi annoio a morte ogni volta che devo avere a che fare con questi mattoni di carta, quindi avevo decisamente bisogno di qualcuno che mi aiutasse a non fare marcia indietro e fuggire!» le spiegò, strappandole un sorriso.

«Hai fatto benissimo!» esclamò la rossa, la sua voce cristallina e cordiale.

Se con Michelle le cose andavano sempre peggio, viceversa con Terence la situazione migliorava di giorno in giorno.

Il ragazzo aveva presto archiviato la piccola e imbarazzante parentesi che riguardava la sua cotta per Ashley e si stava rivelando un buon amico con lei, prendendo le distanze dal comportamento della sorella.

Peccato ci fosse la questione di Matt sempre in sospeso e che purtroppo non faceva progressi, anche se Ashley si illudeva che un giorno sarebbe riuscita ad affrontare quell'argomento con Terence per cercare di fargli capire quanto si stesse sbagliando.

Le serviva solo un altro po' di tempo e di coraggio.

«I libri di finanza sono al piano di sopra. Ti risparmio la noia mortale quindi se sei d'accordo ci separiamo! Tu nel frattempo fai pure un giro dove vuoi, tra mezz'ora ci rivediamo qui, ok?» le propose lui, notando che la ragazza aveva già puntato il settore dedicato alla narrativa e aveva assunto un'aria sognante e distratta.

«Perfetto! A dopo, allora!» concordò, vide Terence allontanarsi e dirigersi verso le scale e decise di non perdere tempo e lanciarsi all'esplorazione.

«Tu guarda un po' che coincidenza!»

Erano passati solo dieci minuti e una voce fin troppo familiare la fece pietrificare all'istante.

Si voltò con lentezza, sperando si trattasse di uno sbaglio ma, quando si trovò davanti un certo ghigno sfacciato e un paio di occhi azzurri che la fissavano curiosi, sentì la terra mancarle sotto i piedi.

«Matt? Ma che diamine...» esclamò sconvolta, portandosi le mani a coprirsi la bocca per lo sconcerto.

«Si può sapere che ci fai qui?» chiese lui con estrema tranquillità, sfilandosi il suo giubbotto di pelle marrone e sistemandolo sul braccio destro.

Ashley sbarrò gli occhi «No, scusa...che diavolo ci fai tu qui!» ribattè nervosa, poi si guardò intorno in maniera frenetica, afferrò la mano del biondo e lo trascinò in fondo alla sala, dietro un'enorme libreria, l'ultima, che li avrebbe protetti dalla vista degli altri frequentatori del negozio.

«Psicologia comportamentale...- lesse placidamente Matt su uno degli scaffali, massaggiandosi il mento con due dita - ' Come evitare che l'orgoglio ti rovini la vita'...interessante...che ne dici, lo consigliamo a Michelle?» aggiunse poi, incrociando le braccia al petto e poggiandosi con la spalla sinistra sul possente mobile in legno scuro.

Ashley avrebbe sicuramente concordato con lui sulla scelta del libro per Michelle se non fosse stata troppo presa da un mix di emozioni contrastanti e la sua ironia non le risultò divertente.

Provava agitazione per la paura di essere sorpresa con lui e allo stesso tempo la solita strana felicità irrazionale.

«Non è il momento di scherzare, Matt! E poi non mi hai ancora risposto!» obiettò a bassa voce per non disturbare le altre persone.

«Sono qui con Luke...doveva scegliere dei libri per l'università e ne ho approfittato per dare un'occhiata al settore sulla fotografia...- rispose calmo, sfogliando distrattamente un libro preso a caso per poi riporlo – E tu? Cerchi qualche nuova lettura?»

«Sono qui con Terence! Doveva prendere dei libri e mi ha chiesto di fargli compagnia!» rispose lei, cercando di controllare tra le fessure create dai libri che Terence non facesse ingresso inaspettatamente.

«Ho interrotto un appuntamento, dunque?» la provocò Matt, sorridendo quando la vide diventare rossa per il nervoso e prepararsi a sbottare.

«Quanto sei idiota! Piuttosto cerchiamo di stare attenti! Se ci trova insieme è un casino! É assurdo che ti debba incontrare sempre nelle situazioni più pericolose!» si lamentò Ashley, poggiando le spalle al muro in modo da avere di fronte la visuale del corridoio dal quale poteva spuntare Terence.

«Evidentemente questo è il nostro destino» commentò lui con una punta di amarezza, deviando lo sguardo e assumendo un'aria leggermente pensierosa.

Ashley rimase interdetta da quelle parole e dal modo in cui le aveva pronunciate, qualcosa le fece male nel petto ma cercò di ignorarlo e sorvolare.

«Io la chiamerei sfiga, piuttosto!» lo corresse, Matt riportò lo sguardo su di lei e sorrise, disarmandola.

«Non ci siamo più sentiti dal giorno del pranzo da mio fratello» disse poi piano, cercando una reazione in Ashley.

Lei sussultò e abbassò lo sguardo.

«Già» rispose soltanto, un leggero imbarazzo colorò l'aria tra loro.

Troppe cose erano successe quel giorno e per alcune era difficile per lei trovare una spiegazione plausibile.

«Non ho potuto ringraziarti per essermi stata vicina...per la questione di mio padre, intendo...» mormorò lui, la sua aria sfrontata era sparita, lasciando spazio semplicemente a un ragazzo ferito e alle sue insicurezze nascoste.

Ashley tremò nel vedere quel suo lato del carattere che troppo spesso reprimeva.

«Non devi ringraziarmi...l'avrebbe fatto chiunque» provò a sminuire la cosa, giocherellando nervosamente con la cinghia della sua borsa.

«Non è vero – ribattè lui con fermezza, facendole sollevare di scatto il volto – altri mi avrebbero chiesto se stavo bene, io avrei risposto di sì e sarebbe finito tutto lì...tu invece hai insistito perchè avevi capito di dover scavare più a fondo...e ci hai visto giusto» continuò, avvicinandosi a lei e carezzandole i fianchi.

«Tu come stai, adesso?» domandò lei, impegnata a controllare le emozioni che la scuotevano.

«Meglio...non preoccuparti» rispose il biondo, carezzandole i capelli con un gesto delicato e tenero.

Ashley deglutì a vuoto e il respiro le si mozzò mentre si perdeva nei suoi occhi e cercava di controllare il battito del suo cuore impazzito.

Avrebbe voluto stringerlo forte e abbandonarsi di nuovo a un suo abbraccio ma qualcosa dentro di lei le impose stupidamente di resistere.

«Comunque anche tu l'avresti fatto per me» affermò sicura, con le labbra ormai a un passo da quelle di lui e le mani che istintivamente erano finite sul suo maglione e adesso accarezzavano la trama del tessuto che nascondeva la pelle di Matt, illudendosi di riuscire a sentirla sotto i suoi polpastrelli.

«Sì, è vero» ammise lui, stringendo le dita dolcemente attorno ai fianchi di Ashley e spingendola in avanti quel tanto che bastava perchè i loro corpi entrassero finalmente in contatto, infiammandosi a vicenda.

L'aria si era riscaldata troppo, Ashley sentì la sua testa farsi leggera e una lunga serie di brividi attraversarle il corpo quando le labbra del ragazzo sfiorarono le sue, senza però baciarle.

Rimasero fermi così, occhi negli occhi, per dei minuti che sembrarono interminabili, dimenticandosi del posto in cui si trovavano e del pericolo che correvano nel farsi trovare stretti come due perfetti innamorati, talmente pazzi l'uno dell'altra da aver cancellato il mondo circostante.

Ashley sentì di nuovo quell'euforia mista all'eccitazione che saliva sempre di più e una sorta di confusione che le faceva toccare il cielo con un dito.

Senza pensarci due volte avvicinò le labbra, le dischiuse e le unì in un morbido bacio con quelle di Matt, stuzzicandolo con la lingua e schiacciandolo contro la parete, per sentire ogni suo singolo muscolo fremere su di lei e comunicarle il forte desiderio di averla e che probabilmente stava cercando di contenere.

Sorrise sulle sue labbra, rendensosi conto di essere stata un po' perfida a provocarlo in quel modo.

«Sei scorretta..questo è un luogo pubblico e noi due abbiamo ancora qualcosa in sospeso. Se fai così mi uccidi» soffiò lui sul suo collo, staccandosi dal suo bacio per riprendere un barlume di lucidità.

Il ricordo del momento in cui l'avevano quasi fatto a casa di suo fratello innesco però un circolo vizioso di pensieri fastidiosi nella mente di Ashley e tutte le domande che si era fatta in quei giorni tornarono a impadronirsi di lei e cancellarono la spensieratezza giocosa che si era creata in quei minuti tra loro.

Di colpo si fece seria, mosse un passo indietro e la sua fronte si contrasse.

«Che intendevi dire quella volta? - chiese di getto, senza riflettere, ma poichè lo vide aggrottare le sopracciglia confuso cercò di ricordargli il momento preciso – quando stavamo per fare sesso...prima di spogliarmi tu...ti sei fermato e hai detto qualcosa»

Matt allora capì, ricordava esattamente ogni singola parola.

Non era stato tutto casuale e nemmeno la prima cavolata detta tanto per fare colpo su di lei.

«Proprio quello che ho detto.» ripetè, senza spiegare oltre.

Non era già abbastanza chiaro?

«Sarebbe?» insistette lei, sentiva chiaramente che quella conversazione avrebbe potuto prendere una piega spiacevole ma la sua dannata razionalità aveva di nuovo preso il controllo e adesso voleva sapere se poter confermare o smentire i suoi sospetti.

«Non credevo di dovertelo spiegare, pensavo fossero parole semplici e comprensibili – rispose Matt, perfettamente a sua agio e senza mostrare alcuna incertezza – volevo te... solo te» ribadì, usando il tempo al passato e lasciando un alone di dubbio ad Ashley.

Quindi le sue parole valevano solo per quel momento?

E adesso?

Era tutto finito?

Ashley non sapeva cosa pensare e non sapeva nemmeno quale delle due opzioni le avrebbe fatto più piacere sentire.

Annuì senza proferire più parola e lasciò che l'argomento cadesse.

Poi, mentre si era rassegnata, un nuovo pensiero si insinuò nella sua testa, qualcosa su cui non aveva mai riflettuto e che, chissà per quale ragione, decise di tormentarla proprio in quell'istante.

«Che cosa provi ad avermi mentre Terence non può? Ti fa sentire bene? Ti fa sentire vincitore, come fosse la tua piccola vendetta su di lui?» domandò, maledicendosi quando notò il viso di Matt assumere un'aria scossa e delusa.

Che diavolo le era venuto in mente di chiedere?

«Pensi che lo faccia solo per un dispetto? Una specie di ripicca? Davvero credi che tutti questi mesi sia stato con te per vendicarmi di lui e dell'inferno che mi ha fatto passare?» chiese amareggiato, i suoi occhi profondamente attraversati da un'ombra di tristezza.

Ashley si diede dell'idiota istantaneamente.

Come aveva potuto mettere in dubbio la loro intesa, l'aiuto reciproco che si erano dati e che continuavano a procurarsi e i sentimenti che stavano nascendo?

La sua mente continuava a intromettersi e sembrava volere a tutti i costi trovare una scusa, anche una soltanto, la più stupida, per poter dimostrare che Matt non si era innamorato di lei, che forse poteva trovare un motivo per odiarlo, per cancellare tutto e rendere le cose più facili.

Quanto era stata stupida!

«Io...non so cosa mi sia preso, Matt, scusami. Non volevo insinuare nulla...è solo che...mettiti nei miei panni. Sono così confusa!» disse visibilmente sofferente, portandosi le mani alle tempie e chiudendo gli occhi.

«Se proprio vuoi saperlo non vado fiero di me stesso. Terence non è più mio amico da un pezzo ma...tu sei piombata all'improvviso e...ho provato a lottare inutilmente» dichiarò serio, tra di loro sembrava essere apparso un muro, una barriera che tentava di dividerli.

«Lo so...- fece Ashley, prendendogli una mano e cercando di ripristinare un contatto tra loro – non è facile per nessuno di noi due»

Matt annuì lentamente, il suo viso era ancora glaciale ma intrecciò le dita con quelle di Ashley, comunicandole che non ce l'aveva con lei, anche se la consapevolezza della fragilità del loro rapporto gli aveva lasciato un senso di amarezza difficile da mandare via.

«Mi sa che abbiamo un evidente problema di comunicazione su cui lavorare su. Magari ci servirebbe proprio qualche libro qua intorno» provò a sdrammatizzare, c'entrando però il nocciolo del problema.

Erano troppe le cose non dette, sia tra loro che agli altri e che li stavano conducendo sempre di più sull'orlo di un baratro.

«Sono d'accordo - sussurrò Ashley, sporgendosi e lasciandogli un bacio leggero sulle labbra – mi dispiace, sul serio. Dimentica quello che ho detto» gli raccomandò, sperando che non si fosse creata una frattura tra loro.

Le parole potevano dare gioie infinite ma più spesso lasciare ferite difficili da dimenticare.

«Che farete per capodanno?» chiese lui, cambiando definitivamente argomento e provando a ignorare la sensazione fastidiosa che gli aveva lasciato quella parentesi.

Ashley scrollò le spalle, indifferente.

«Hanno deciso di andare ai vecchi magazzini» rispose.

«Saremo lì anche noi» disse Matt, indeciso se essere contento o meno di quella coincidenza.

Quando c'era Michelle di mezzo la situazione era sempre al pari di una mina pronta ad esplodere da un momento all'altro, soprattutto in quel periodo.

«Sul serio? Magari ci vedremo, allora» commentò Ashley, consapevole del fatto che in realtà, al contrario, avrebbe dovuto evitarlo per tutta la serata.

«Da lontano, forse» aggiunse Matt, sorridendo amaro.

«Già»

Ashley abbassò lo sguardo, il silenzio era calato tra loro ma presto un rumore li distrasse e si ricordarono di essere ancora lì, dietro l'ultima libreria della sala.

Fecero appena in tempo ad alzare gli occhi che Terence fece ingresso, girandosi intorno per individuare Ashley.

«Cazzo, c'è Terence! - esclamò Ashley a bassa voce, cercando di mantenere la calma – devo andare, Matt!»

Lui si girò, intravide il suo ex amico da dietro la fila ordinata di libri, e poi portò lo sguardo su Ashley, facendosi assorto.

Si avvicinò e la strinse per un'ultima volta prima di lasciarla andare, come faceva sempre.

Erano mesi che era costretto ad averla per brevi momenti per poi vederla scivolare via dalle sue dita e faceva male, sempre di più.

La ragazza lo abbracciò stretto, poi si allontanò per raggiungere la sua bocca e lo stupì, rischiando che Terence si avvicinasse per perdere del tempo prezioso a baciarlo a lungo, con lentezza e dolcezza, come volesse trasmettergli con quel gesto tutto le sue più sincere scuse per il suo comportamento orribile.

Con un leggero schiocco liberò le sue labbra, gli passò una mano fra i capelli, scostandoglieli dalla fronte, poi gli carezzò una guancia leggermente ispida e lo fissò con degli occhi che difficilmente Matt avrebbe dimenticato, quella sera.

C'era disperazione all'interno di quello sguardo ma anche una sfumatura intensa che gli fece perdere qualche battito.

Poi Ashley corse via, sparendo dietro la libreria e lasciandolo lì, da solo.

Sentì la sua voce allegra rivolgersi a Terence, parlargli davanti a tutti e scherzarci, come con lui non poteva fare e il suo cuore si incrinò.

C'era forse un modo peggiore di finire quell'anno?

 

 

L'edificio era pieno zeppo di gente che si dimenava a ritmo di musica, qualcuno amoreggiava sui divanetti, qualcun altro era già sbronzo abbastanza da non reggersi in piedi.

Ashley si guardò intorno annoiata e un po' disorientata.

Melissa non era ancora arrivata, almeno lei si stava divertendo col suo ragazzo.

Spostò lo sguardo verso Michelle, che per una frazione di secondo lo ricambiò con uno gelido e senza pietà che non prometteva niente di buono e le dava i brividi.

Avanzarono tra la folla, la sua testa già scoppiava e in quel momento aveva solo voglia di tornarsene a casa e fare finta che non dovesse per forza festeggiare l'arrivo di un anno che si preannunciava di merda esattamente come quello precedente.

Poi, come un'oasi in mezzo al deserto, come un miracolo insperato, i suoi occhi incontrarono quelli di Matt, lontani.

Li separavano un fiume di gente e lei sapeva di non potere attraversare quella barriera e raggiungerlo senza provocare una spaccatura all'interno del suo gruppo.

Faceva male, troppo e lei era stanca.

Matt la fissò, i suoi occhi si addolcirono e, nonostante le luci soffuse e il casino intorno a loro, riuscì a vedergli fare un lieve cenno con la testa mentre un sorriso dolce piegò le sue labbra.

Nessuno se ne accorse, solo loro due, mentre il resto della gente si divertiva ignorandoli e facendo festa.

Fu come una boccata d'ossigeno.

Finchè lui le sorrideva c'era ancora una speranza.

Eppure uno strano presentimento quella sera la attanagliava, la sensazione concreta che qualcosa sarebbe andata storta e che avrebbe segnato un punto cruciale per la sua situazione ingarbugliata.

La mezzanotte scattò tra le urla di tutti.

«Buon anno!» qualcuno le urlò all'orecchio.

Peccato che lei di buono non vedesse proprio niente.

 

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Capitolo 38
*** Incubo di inizio anno ***


Ciao  a tutte, carissime lettrici!
Non mi sembra neanche vero essere qui ad aggiornare, oggi!
Vi chiedo immensamente scusa per questo lunghissimo ritardo, non sono scomparsa e non ho dimenticato la storia ma ho avuto un periodo molto intenso e stancante che non mi ha permesso di scrivere.
Per lavoro uso spesso il pc e la sera ero così stufa da non riuscire ad accendere il mio, spero capirete.
Mi dispiace tantissimo perchè so che leggere un capitolo dopo tanto tempo è fastidioso perchè bisogna raccapezzarsi e ricordare dove si era rimasti e nel frattempo si dimentica ma purtroppo non ho potuto fare altrimenti.
Ringrazio tutte voi, che comunque continuate a seguire o che vi siete aggiunte nel frattempo e siete tantissime e mi date l'entusiasmo per continuare!
Vi lascio al capitolo e spero mi perdonerete!
Un abbraccio e a presto!

Cap. 38 Incubo di inizio anno

 

Ashley si guarda intorno distrattamente, i suoi occhi stanchi si posano sulle persone accalcate in ogni angolo dell'enorme sala senza l'intenzione di focalizzarsi su qualcuna di esse in particolare.

Non le interessano e comunque, anche volendo, sarebbe impossibile in quel miscuglio di oscurità, luci psichedeliche e corpi che si intrecciano distinguere i tratti di quei visi, all'apparenza tutti uguali.

Per un attimo desidera annullarsi anche lei, perdersi nel bel mezzo di quella massa di gente senza identità, essere una dei tanti, anonima e sconosciuta.

Così come era all'inizio, il giorno in cui aveva messo piede in quella città.

Prima che il destino scegliesse il sentiero che poi l'aveva portata lì dove si trovava adesso, adagiata mollemente su un divanetto scomodo, circondata da chiasso e musica assordante, divorata dai sensi di colpa e allo stesso tempo dalla voglia di sprofondare tra le braccia di un solo ragazzo, quelle braccia così sbagliate e perfette nelle quali aveva trovato rifugio più volte e che quella sera le mancavano così tanto da sentire il petto stretto in una morsa.

Deglutisce a vuoto, dolorosamente, poi prende un respiro più lungo nel tentativo di non annaspare tra i pensieri che le affollano la mente.

Lui non l' ha più visto, dopo l'occhiata sfuggente scambiata al suo arrivo non si sono più incrociati e lei non ha le forze necessarie per cercarlo ancora.

In ogni caso non servirebbe a nulla, non potrebbero stare insieme e vederlo distante da lei le farebbe ancora più male.

Meglio così.

Un tocco leggero al braccio la fa sussultare e tornare alla realtà.

I rumori, che per qualche secondo si erano ovattati, tornano prepotenti e la investono in pieno, Ashley contrae la fronte infastidita e si volta a destra, dove un sorriso rassicurante stranamente riesce a tranquillizzarla.

Terence è accanto a lei e probabilmente deve essersi accorto che la sua amica non ha per niente una bella cera.

«Tutto bene?» le urla a gran voce con le mani posizionate ai lati della bocca, sporgendosi verso di lei per farsi sentire oltre il baccano che regna intorno a loro ma, nonostante il volume esagerato della sua voce, il suo tono rimane comunque gentile e premuroso.

Ashley prova a sorridere maldestramente e si affretta a scuotere la testa in senso affermativo.

«Ho solo caldo!» gli risponde, gridando a sua volta e cercando di suonare convincente.

Non mente, l'aria lì dentro è diventata soffocante dopo meno di un'ora per via della gran confusione e l'ha costretta a liberarsi presto della sua giacca per scoprire le braccia e le spalle.

Il suo malessere però è dovuto a qualcosa di ben diverso dalla temperatura nella sala.

«Vuoi che ti porti qualcosa da bere?» le propone allora il ragazzo, sperando di esserle d'aiuto.

Il suo sguardo è sincero e, da quando hanno chiarito, Ashley si sente tranquilla insieme a lui, come se tutto fosse tornato al momento del loro primo incontro.

La presenza dell'amico la calma e le dà il conforto di cui in quel momento ha un disperato bisogno.

Melissa, infatti, non è ancora arrivata e lei non può che esserne felice sapendola insieme al ragazzo che ama, Michelle è in pista a ballare e quando è presente non fa che ignorarla o lanciarle occhiate poco amichevoli, le altre ragazze stanno abbracciate ai rispettivi fidanzati, scambiandosi baci e dolci effusioni, e lei non ci tiene proprio a fare da terza incomoda.

Rivolge a Terence uno sguardo carico di gratitudine ma declina con gentilezza la sua offerta.

«No, grazie, non mi va» dice sorridendo, poi riporta gli occhi socchiusi e vuoti sulla folla.

Terence rimane a osservarla dubbioso ancora qualche secondo: non ha idea di cosa stia passando per la testa della rossa, non ci è mai riuscito a decifrare il mondo che si nasconde dietro quegli occhi troppo spesso tristi e la situazione non è cambiata, purtroppo.

Tentenna, indeciso se insistere o meno, poi ci rinuncia definitivamente e sposta lo sguardo da lei.

C'è troppo chiasso e non riuscirebbero a comunicare in maniera decente con tutta quella musica infernale a fare da sottofondo, quindi, qualunque sua iniziativa sarebbe totalmente inutile.

Nemmeno un minuto dopo la sagoma di una ragazza alta e snella avanza barcollante, facendosi spazio a fatica tra la folla proprio in direzione dei divanetti occupati da Terence e i suoi amici.

Ashley sposta le sue iridi castane verso di lei, il suo sguardo cambia espressione, abbandona per un attimo quella venatura di indifferenza e apatia che ha indossato finora e si colora di una leggera inquietudine.

Ha riconosciuto subito quella figura femminile, che nel frattempo si è fatta molto vicina, e non potrebbe essere diversamente visto che si tratta del suo peggiore incubo in quel periodo.

Michelle sta sghignazzando in una maniera sguaiata che non le dona per nulla e che nemmeno il suo elegantissimo abito rosso riesce a rendere più raffinata, barcolla vistosamente e non solo per colpa dei vertiginosi tacchi a spillo delle sue scarpe color argento ma probabilmente anche a causa del drink che tiene in mano.

É bella come sempre coi suoi capelli lunghissimi e morbidi a ricoprirle la schiena nuda, i fianchi avvolti alla perfezione da un tubino corto che le esalta le gambe magre e i suoi occhi grandi da cerbiatta ma in quelle condizioni ha perso gran parte della classe che di solito la contraddistingue.

Ashley le lancia un'ultima occhiata e non può fare a meno di pensare che, forse, quello è il suo modo per liberarsi anche solo per una notte dell'immagine perfetta che porta tutti i giorni e che deve essere comunque molto faticoso mantenere anche per lei, abituata da una vita intera a farlo.

Ha ormai capito che, spesso, quelle apparenze dorate e impeccabili mascherano una realtà ben diversa, fatta da delusioni, paure e sofferenze, che rendono in fondo tutti gli esseri umani uguali fra loro, oltre le differenze sociali e il contenuto del conto in banca.

Nonostante le stia rendendo la vita un inferno, non riesce a odiarla, al contrario pare quasi comprenderla in un certo senso.

Distoglie lo sguardo mentre la castana si fa avanti, seguita da un gruppo di ragazze, probabilmente compagne di università, che Ashley non ha mai visto prima di allora.

«Ragazzi, che festa pazzesca! Mi sto divertendo un casino e poi lì in mezzo è pieno di ragazzi strafighi, non è vero?» esclama a voce alta, ammiccando in direzione delle sue amiche, perfettamente d'accordo con lei a giudicare dalle risate e dalle occhiate che si scambiano.

«Sì, ma cerca di non esagerare, ok?» le raccomanda Terence, con un'espressione di disappunto sul volto, beccandosi una linguaccia irriverente dalla sorella.

«Ehi, ha ragione lui! - interviene Colleen a dare man forte al cugino – non ho intenzione di sorbirmi i tuoi postumi da sbronza epica per tutta la giornata di domani. Farti da baby sitter mentre piagnucoli per la nausea e il mal di testa non è tra i miei programmi di domani!» la ammonisce puntandole un dito contro, comodamente seduta sulle ginocchia del suo fidanzato.

Purtroppo Michelle è decisa a ignorare anche lei, fa spallucce, si scosta con una mano i capelli dalle spalle accaldate e con l'altra fa ondeggiare il bicchiere.

«Quanto rompete! Ma se non ho nemmeno finito questo! - ribatte, indicando il suo drink ancora mezzo pieno – sono sobrissima, chiaro?» afferma sicura, portandosi le mani sui fianchi e sforzandosi per rimanere in equilibrio.

In effetti non ha tutti i torti, la lucidità non l'ha ancora abbandonata e le basta intravedere Ashley rannicchiata in un angolo del divanetto, quasi volesse diventare invisibile, per riaccenderle la rabbia che l'alcool e la musica avevano provato a tenere a bada.

Le punta gli occhi addosso, Ashley nemmeno se ne accorge e non ricambia, sembra pensierosa e desolata e Michelle si chiede a chi siano rivolti i suoi pensieri.

Forse a quel misterioso ragazzo biondo di cui ha parlato Carol in libreria e che pare non avere un'identità, come un fantasma che si aggira indisturbato senza che nessuno riesca a vederlo.

Ma lei sa che esiste, che è fatto di carne ed ossa e che deve per forza trovarsi da qualche parte nel mondo e istintivamente si guarda intorno, domandandosi se, magari, il ragazzo per il quale Ashley ha preso in giro suo fratello e anche lei dopo tutto l'aiuto che le avevano offerto, sia proprio in quella grande stanza, in mezzo a loro.

Dopotutto, c'è più di mezza città lì dentro quella notte e non sarebbe così improbabile come ipotesi.

Si avvicina di slancio alla rossa e le afferra un braccio, facendola sobbalzare.

Ashley alza lo sguardo di scatto, sembra terrorizzata e Michelle piega le labbra in un ghigno.

«E tu cosa fai qui in un angolo? Non hai nemmeno ballato da quando siamo arrivati, perchè non vieni con me? Dai, alzati!» le urla all'orecchio, il suo profumo intenso la stordisce ed Ashley sa che non può più fidarsi di lei.

«Non mi va di ballare!» rifiuta categoricamente, esibendo un timido sorriso, ma Michelle deve ancora sferrare la sua freccia avvelenata.

Si fa seria e le si avvicina nuovamente, sembra un serpente che vuole stritolarla tra le sue spire e la sensazione provata da Ashley non è così diversa.

«Che succede? Sei depressa perchè lo stronzo con cui ci hai traditi ti ha mollato qua da sola? Brucia essere stata solo una scopata qualunque, vero? Cosa si prova quando qualcuno ti usa per i suoi scopi e poi ti butta via?» le rinfaccia, facendo riferimento al fatto che lei li avrebbe semplicemente sfruttati quando aveva avuto bisogno per poi non esitare a giocare con i sentimenti di Terence non apoena ne aveva avuto l'occasione.

Non sa quanto si sbaglia ed Ashley ne ha abbastanza.

«Senti, Michelle...non è come pensi tu!» risponde, scattando in avanti e sfidandola con lo sguardo. Sembrano saettare fiamme tra le due e Terence pare accorgersene perchè si alza e trascina via sua sorella di peso con una scusa, rischiando di farla ruzzolare dai tacchi, poi rivolge uno sguardo preoccupato ad Ashley che rimane immobile a fissarlo, spaesata e confusa.

Respira pesantemente, si sente soffocare dopo le parole dure di Michelle e le mani le tremano vistosamente.

Ha sbagliato e ne è consapevole, le fanno schifo tutte le bugie raccontate finora ma non lo ha fatto di proposito o per ferirli, ci è stata costretta da quella situazione assurda e se solo potessero sentire quanto dolore prova per come sono andate le cose forse capirebbero che fare la stronza non era per nulla nei suoi piani.

Il telefono le vibra dalla tasca dei jeans, Ashley lo tira fuori a fatica perchè le mani sembrano non voler rispondere alla sua volontà e, nonostante la vista annebbiata, riesce a leggere il messaggio sul display.

"Sono arrivata ma c'è troppa confusione! Dove siete?"

Si tratta di Melissa ed Ashley tira un lungo sospiro di sollievo, si porta una mano sul petto e sente che i battiti del suo cuore si calmano. Ha bisogno della sua amica accanto e, anche se immagina che la brunetta avrebbe voluto passare il resto della serata con Luke, se solo avesse potuto, sapere che tra poco non sarà più sola la fa sentire subito meglio.

Velocemente digita la risposta poi si alza per permettere a Melissa di vederla e qualche minuto dopo scorge la figura minuta della ragazza che, con un'espressione palesemente disagiata, cerca di farsi largo tra la massa.

La abbraccia non appena è vicina e si rilassa istantaneamente.

Melissa sorride, sembra frastornata dal posto ma è felice e si vede lontano un miglio.

«Come va? C'è un rumore assurdo qua dentro!» grida, guardandosi intorno timorosa. Sembra un pesce fuor d'acqua ed Ashley la capisce, è da quando sono arrivati che lei stessa si chiede che cazzo ci faccia lì.

Annuisce, poi le fa cenno di seguirla sul divanetto e le due siedono vicine.

«Allora, com'è andata?» chiede la rossa, alludendo alla serata trascorsa con Luke.

Melissa si accende in viso, le fa segno dell'ok con la mano ma c'è troppo baccano per poter raccontare per filo e per segno tutto così Ashley le indica l'uscita con una mano e lei annuisce in fretta.

Prendere una boccata d'aria le farà bene dopo tutta l'ansia accumulata e poi ha bisogno di allontanarsi da quell'angolo infernale, soprattutto perchè Michelle non è ancora tornata a scatenarsi in pista e finchè è lì sente di continuo il suo sguardo addosso come una lama che le trafigge la schiena.

Fuori dalla sala la temperatura è gelida, proprio l'opposto rispetto all'interno, ma l'ossigeno rinfranca Ashley che se ne riempie i polmoni con un lungo e profondo respiro.

Le ronzano le orecchie ma il silenzio che regna all'esterno è una sensazione stupenda e fosse per lei rimarrebbe lì tranquilla invece che rinchiudersi dentro quella prigione bollente e rumorosa.

Non ha mai amato andare a ballare e in generale i posti in cui non si può comunicare coi propri amici, ma non ha avuto molta scelta quella sera.

Come sempre.

Si aspettava la desolazione fuori e invece nota che, a quanto pare, molta altra gente condivide il suo fastidio e ha preferito rimanersene all'esterno, affollando i tavoli disposti nel cortile nonostante la temperatura non sia di certo clemente e costringa a rimanersene col cappotto e la sciarpa.

«Come fa la gente a divertirsi così? - sbotta Melissa, è arrivata da due minuti e già ne ha fin sopra i capelli – ho creduto di rimanere schiacciata mentre vi raggiungevo. Sono così piccola che non ci vuole molto per ridurmi una sardina!» esclama in maniera così buffa da strappare una risata ad Ashley, la prima di quella sera.

Melissa con lei adesso è molto più sciolta e si vede che sta acquistando sempre più confidenza.

«Anche io avevo bisogno di respirare un po', l'aria è soffocante...e non solo per il caldo...» commenta la rossa, facendosi seria.

Melissa intuisce subito «Michelle ti ha fatto qualcosa? Sai, ero in pensiero per te!» le fa sapere con apprensione ed Ashley si sente protetta e al sicuro anche solo sentendo quelle poche parole sincere.

«É la solita Michelle, solo un po' più stronza perchè è già abbastanza brilla, niente di diverso! - risponde, cercando di minimizzare la cosa, sebbene abbia ancora i brividi per il tono crudele usato dalla castana solo qualche minuto prima – Ma non parliamo di me! Tu piuttosto...ti sei divertita?» chiede a sua volta, sorridendo nel vedere le guance di Melissa colorarsi di rosa.

«Oh sì, è stato tutto perfetto. Noi due, da soli, senza nessuno a disturbarci...ci siamo sentiti così liberi e sereni! Ti giuro che avrei voluto che il tempo si fermasse e invece le ore sono volate!» le racconta l'amica, il suo viso lascia trasparire la felicità provata ed Ashley la guarda con tenerezza, ricordando perfettamente come ci si senta quando ci si innamora.

Se lo dimentica un po' troppo spesso, ultimamente...o forse fa finta di dimenticarlo.

«É sempre così quando si sta bene – commenta piano – E Luke come si è comportato? É davvero un bravo cuoco?» chiede, lasciando perdere per un attimo i suoi soliti dubbi.

«Ti dirò...avevo qualche perplessità, lui tende sempre a vantarsi, anche se lo fa in maniera buona, ma stavolta aveva ragione...è stato impeccabile. Poi, beh...abbiamo avuto del tempo per il dopo cena e...anche se non è successo niente di che, mi sento molto più a mio agio con lui e anche con me stessa...» mormora lievemente imbarazzata ed Ashley capisce e non domanda oltre.

«Capisco, mi fa piacere...vedrai che pian piano andrà sempre meglio» la incoraggia, carezzandole un braccio, Melissa annuisce con un cenno del capo e sorride.

Poi è un attimo, Ashley volta la testa e, tra la gente che occupa l'esterno, i suoi occhi riconoscono lui e il suo gruppo. Evidentemente come molti hanno preferito rimanere fuori invece di soffocare dentro.

Matt è seduto con lo sguardo basso e vagamente distratto ma quello che la colpisce duramente è il braccio della ragazza accanto a lui, Christie, che si insinua attorno alle sue spalle e lo cinge, spalmandosi sopra di lui. Li intravede appena perchè le persone continuano a muoversi e a mettersi in mezzo alla visuale, ma tanto le basta per darle la nausea.

«Rientriamo? Comincio a sentire freddo» propone con un filo di voce all'amica, il viso basso e il copro rigido. Melissa la guarda sospettosa, non le è sfuggito il rapido cambiamento d'espressione sul volto della ragazza e non riesce proprio a capire.

Non ha visto Matt nè Luke ma non le va di indagare, annuisce poco convinta e comincia a fare strada verso la porta di ingresso.

Ashley si prepara a dare le spalle a quella scena rivoltante. Un pugno allo stomaco probabilmente le avrebbe fatto meno male e sente il mondo crollarle addosso, per l'ennesima volta.

Prima di distogliere lo sguardo, incrocia un paio di occhi azzurri ma non sono quelli di Matt: appartengono a Jessica.

La bionda, nemmeno avesse un radar incorporato nei suoi organi della vista, la intercetta subito e riesce a fissarla prima che Ashley si giri e faccia per andarsene.

Si volta di scatto verso Matt e la sanguisuga al suo fianco, sbuffa rumorosamente poi si alza alla velocità della luce, abbandonando il ragazzo accanto a lei, la sua nuova conquista.

«Fanculo» mormora a denti stretti, lanciando un'ultima occhiata incazzata a Christie e al biondo, che per fortuna nel frattempo riesce a togliersi il suo tentacolo di dosso, infine corre in direzione della rossa, sperando di fare in tempo.

Spinge un paio di persone e versa mezza birra addosso a una tipa che le urla contro un paio di insulti per averle sporcato il vestito, poi finalmente, come una furia, afferra il braccio di Ashley e la costringe a voltarsi.

«Che vuoi?» le domanda secca lei, un po' sorpesa. Non è dell'umore giusto e non ha voglia di parlare ancora con Jessica per sentirsi dire sempre le stesse cose.

Non cambierebbe niente.

'Simpatica come sempre' pensa la bionda, lotta contro la voglia di darle uno schiaffo e lasciarla lì a soffrire per colpa delle sue dannate conclusioni affrettate ma vuole bene a Matt e decide di fare un tentativo.

«Guarda che non è come sembra! Quella è solo una gallina come tante...lui non...» prova a dire, ma Ashley ha sopportato già abbastanza stress quella notte, non lo fa per male, ma il suo fisico è stanco e non la aiuta e la sua mente non riesce più ad elaborare pensieri razionali su quell'enorme situazione intricata.

C'è un limite a tutto e lei l'ha ampiamente superato.

«Senti...non mi interessa...può fare quello che vuole» ribadisce ferma ma lo sguardo di Jessica si indurisce troppo e stavolta rischia davvero di prendersi un pugno in faccia.

Le si avvicina minacciosa, la afferra per la sciarpa, le sue sopracciglia contratte in un'espressione delusa.

«Sei solo una bugiarda – sibila a un passo dal suo viso, facendola rabbrividire – e io mi sono rotta i coglioni!» esclama nervosa, poi la molla con stizza e scappa via, borbottando parole incomprensibili.

Ashley resta un secondo immobile e con l'amaro in bocca, poi si affretta a raggiungere Melissa.

Per fortuna l'amica non ha visto nulla.

Adesso vuole solo che quella notte finisca il più presto possibile, farsi scivolare addosso le ore che rimangono e tornarsene a casa, sperando di dimenticare tutto.

Un altro anno di merda è finito e quello nuovo comincia esattamente allo stesso modo.

Che si aspettava di diverso, in fondo?

 

 

«Io con questi due ho chiuso! Ci rinuncio, me ne tiro fuori!» sbraita Jessica, mentre assesta una sonora pacca sulla schiena di Luke, facendolo imprecare.

«Sì, ma perchè devi picchiare me? E comunque che diavolo significa che ci rinunci?» si lamenta lui, cadendo dalle nuvole e cercando di seguire il filo del discorso di Jessica che, al momento, le sembra solo una pazza isterica.

Lei si blocca poi torna sui suoi passi e si piazza di fronte a Luke, con gli occhi iniettati di rabbia e le braccia incorciate sul seno.

«Beh, se non vogliono farsi aiutare allora li accontenterò! Finchè non capiranno da soli è inutile qualsiasi cosa...e tanto hanno le ore contate...il loro segreto non reggerà ancora per molto...cazzi loro!» esclama rossa in viso, poi raggiunge Matt, ignaro di tutto, scalza Christie con poca cortesia, mettendosi in mezzo tra lei e il biondo e lo fulmina con lo sguardo.

«Siete due idioti! E io sono stufa! Buon proseguimento con la vostra tragedia!» gli soffia acida, senza dare spiegazioni e lasciando Matt con un'espressione più che allibita sul volto.

Il ragazzo, confuso, cerca lo sguardo di Luke per cavarci qualche indizio, lo trova ma l'amico ha un'espressione a metà tra l'imbarazzato e lo sconvolto, si gratta la nuca a disagio, fa spallucce e sorride incerto.

Non avendo ottenuto risposte, Matt rintraccia nuovamente Jessica e la vede raggiungere con impeto il suo nuovo ragazzo - o qualunque relazione o scopamicizia ci sia tra loro - e dirigersi con lui a ballare, con sul viso ancora i segni dell'arrabbiatura di prima.

Sospira e sprofonda nello schienale flaccido del divanetto, massaggiandosi le tempie.

Grazie al cielo Christie è sparita con un'amica, pare essersi rassegnata e per un po' spera di avere un attimo di pace.

La sfuriata di Jessica avrà delle motivazioni valide ma lui non ci arriva e si porta alle labbra la birra per prenderne un sorso e peggiorare il suo mal di testa.

Non riesce a togliersi dalla mente gli occhi di Ashley qualche ora prima, così tristi e inesorabili di fronte alla nuda e cruda realtà.

Nonostante ci provi è tutta la serata che tornano a tormentarlo e per questo non ha fatto nemmeno tanto caso a chi lo circonda, compresa Christie e le altre ragazze.

Si trovano nello stesso posto eppure sono costretti a stare lontani, separati e divisi e la cosa è così assurda da strappargli una risata amara.

Tanto quella nottata giungerà a termine primo o poi... il loro strazio invece avrà mai una fine?

 

 

La notte è ormai fonda, qualcuno continua a ballare ma la maggior parte dei superstiti giace stravaccata sui divani o in sedili di fortuna e nel gruppo di Ashley la situazione non è molto diversa.

Melissa passa metà del tempo china sul cellulare a messaggiare con Luke, gli altri sonnecchiano o ridono e anche Michelle ha abbandonato la pista da ballo per rintanarsi sul divano insieme alle amiche.

Sembra annoiata e delusa adesso che l'adrenalina di prima si è esaurita e pare non avere uno scopo per divertirsi.

Qualcuno dei loro amici porta da bere per tutti sul tavolo e all'improvviso gli occhi castani di Michelle si illuminano e smettono di essere vacui e spenti.

Si solleva dallo schienale e osserva i piccoli bicchieri ricolmi di liquido ambrato, non sa che bevanda sia ma a giudicare dall'odore intenso deve essere molto forte.

«Ragazzi, forza, la festa non è ancora finita! Dobbiamo bere tutti!» esclama gioiosa ma i suoi occhi sono gelidi e sono puntati solo su Ashley.

La guarda con sfida e la rossa capisce che non ha ancora mollato la presa e forse non lo farà mai.

Alcuni ragazzi seguono la sua esortazione, altri declinano.

«Bevi, Ashley...sei l'unica a non aver assaggiato nulla!» continua Michelle, spietata.

Non è l'unica in realtà ma ha capito immediatamente che la ragazza ce l'ha solo con lei, la sta provocando e ancora non capisce dove voglia arrivare.

«Non bevo di solito...e comunque adesso non mi va» afferma sicura, senza distogliere lo sguardo, mentre attorno a loro gli altri sembrano non far troppo caso alla guerra che si sta combattendo.

«Lo sai, vero? Chi non vuole bere è perchè ha qualcosa da nascondere! Ha troppa paura che l'alcool lo renda vulnerabile e sincero e che possa rivelare i suoi segretucci! - insinua con un tono mellifluo ma terrificante che fa raggelare Ashley – Ma tu non hai niente da temere, non è così? O c'è forse qualcosa che non vuoi assolutamente che si venga a sapere?»

Occhi negli occhi, nessuna delle due intende cedere.

Ashley la fissa severa poi dischiude le labbra.

«Infatti, non ho niente da temere» afferma sicura, anche se dentro si sente morire ma non può mostrarsi debole, non ora.

«Allora bevi! É facile, no? Guarda, lo faccio anche io perchè non ho nulla da nascondere! Sono limpida e sincera!» dice in tono sarcastico, poi solleva il bicchierino e beve tutto il contenuto in un sorso solo.

Ashley non sa cosa fare ma stavolta non vuole dargliela vinta, è stanca e non più molto lucida, ripensa a Matt e alla scena di prima e sente un forte dolore. Cade facilmente nella sua trappola, afferra il bicchiere e manda giù tutto, esattamente come Michelle.

La gola le brucia da morire, tossisce per riflesso, si porta le mani alla gola e poi lentamente si calma, mentre gli occhi soddisfatti di Michelle sono puntati su di lei.

Melissa si riscuote, era stata così impegnata col telefono da non essersi accorta che la sua amica è ormai in balia della perfidia di Michelle la quale, annebbiata dall'alcool, è più incontrollabile del solito.

«Ashley, tutto bene?» le chiede, sporgendosi verso di lei e sbarrando gli occhi quando nota il bicchiere vuoto.

Da quando la sua amica ha deciso di ubriacarsi?

Ashley annuisce, con lo sguardo fisso sul tavolo, mentre Michelle applaude.

«Brava! Visto, non ci voleva molto! Così però è troppo facile! Adesso prendiamone un altro!» la esorta ed Ashley, sempre più determinata, ne prende un secondo...e poi un terzo...

Il calore la invade ad ondate, sente il suo corpo diventare leggero, come impalpabile, e lentamente il mondo attorno a lei si fa sbiadito, persino le risate di Michelle sono un'eco lontana e per un attimo le piace quella sensazione, sente che forse non è poi così male e che ne ha bisogno.

Continua ma stavolta non lo fa solo per Michelle, per dimostrarle che non la teme...lo fa per dimenticare e non soffrire.

Quel liquido è miracoloso ma lei non si è mai presa una sbronza vera e propria, non beve di solito e solo qualche volta è stata brilla ma pur sempre lucida e presente.

Di colpo fa caldo, troppo.

Melissa è distratta, sta rispondendo a Luke mentre Michelle ha ceduto a sua volta e adesso sta ripiegata su sè stessa.

Intravede a stento Terence e Colleen che sbraitano accanto a lei nel tentativo di sorreggerla, ripetendole all'infinito quanto l'avessero avvertita di non esagerare.

Di colpo si alza e si allontana, barcollando in mezzo alle persone che percepisce solo come sagome scure senza volti.

Ha bevuto per allontanare il pensiero di Matt e invece adesso lui si ripresenta prepotente e l'unica cosa che vuole è vederlo e averlo di nuovo.

Trascinata dalla folla riesce a scorgere le luci del cortile oltre la porta d'uscita e le segue come fossero gli unici punti di riferimento rimasti. Si appoggia al muro e striscia, con le gambe che a fatica la sorreggono e la testa che gira.

Ride, per una volta nella sua vita riesce a ridere delle sue disgrazie perchè sa che tra poco avrà lui, lo toccherà, lo bacerà e stare bene e stavolta non gliene frega un cazzo che la vedano.

Non ha più freni inibitori e stranamente è tutto bello e semplice.

Ringrazia Michelle mentalmente e sbuca fuori dalla sala, non ha il cappotto ma solo un top scollato e le spalle nude e il freddo pungente la stordisce. Rischia di schiantarsi in terra, qualcuno la aiuta a non cadere e poi sghignazza prima di allontanarsi ma lei non riesce neanche a guardarlo in faccia.

Muove qualche passo, evita alcuni scocciatori e cerca di tenere le braccia larghe per non perdere l'equilibrio.

Sembra di stare su una giostra e lei non ci va da quando la portava suo padre quando era piccola, quindi quella sensazione in fondo le piace e non ne ha paura.

Per miracolo riconosce il punto in cui aveva visto Matt, le è rimasto così impresso che anche in quelle condizioni pietose lo ricorda.

I suoi amici però non ci sono e a lei viene da piangere.

Forse se ne sono già andati e non lo troverà mai e lo sconforto la invade.

Poi, come un'oasi nel deserto, lo vede, in piedi e da solo, intento a fumare dietro una siepe.

Corre, nonostante sembri sgraziata e palesemente ubriaca marcia e gli si butta addosso come fosse il suo salvagente durante un naufragio.

Lui sobbalza e sgrana gli occhi quando si accorge che la ragazza che lo ha assalito è Ashley.

La osserva stranito perchè un comportamento del genere non è per niente qualcosa che farebbe la rossa, eppure è proprio lei la ragazza che si dimena addosso a lui e ride scompostamente.

Che diamine le è successo?

«Ashley? Sei tu? Ma che...- domanda spaventato, quando si accorge che non riesce a tenersi in piedi e ondeggia come fosse in alto mare, aggrappandosi a lui quasi fino a fargli male – ma come ti sei ridotta? Sei..ubriaca?» domanda quando si rende conto della gravità di quella situazione surreale.

Lei ridacchia, fa cenno di sì con la testa mentre gli occhi le si socchiudono «Sì, credo di aver bevuto qualcosa...ma finalmente sono con te, Matt. Ti voglio, lo sai?» riesce a dire con difficoltà, poi si butta sulle labbra del biondo e lo bacia con trasporto.

Matt però non ricambia, è sconcertato e preoccupato per le condizioni di Ashley, la conosce e sa che non è tipo da ridursi a quel modo e comincia a sospettare ci sia lo zampino di qualcuno.

Si stacca da lei, continuando però a tenerla e stando ben attento che nessuno li veda insieme.

La porta in un luogo più nascosto mentre lei si lamenta e comincia a piagnucolare dopo essersi accorta che lui non risponde ai suoi baci.

Sembra così diversa dalla Ashley sobria che non riesce a riconoscerla.

«Si può sapere che ti prende, Matt? Baciami, ti prego!» insiste intanto, stretta a lui.

«Chi ti ha ridotto così, Ashley? Riesci a dirmelo?» le chiede lui, tenendole il volto con le mani e carezzandoglielo dolcemente.

Lei lo guarda storto poi aggrotta le sopracciglia.

«Ma che ti importa? Sono qui adesso e...voglio fare l'amore con te! - continua Ashley, attaccandosi a lui e cercando di togliersi i vestiti di dosso con fatica visto che il biondo cerca in tutti i modi di impedirglielo – Ho caldo e...voglio farlo con te...ti prego... - si lamenta, notando la resistenza del ragazzo - Perchè non capisci che l'unica cosa che voglio è fare l'amore con te...io sto bene solo se faccio l'amore con te...io sto bene solo se sono con te!» urla infine, le lacrime cominciano a scorrere copiose sulle sue guance, smette di lottare e si abbandona sul petto di Matt, esausta.

Lui l'abbraccia dolcemente, ancora frastornato dalle sue parole, che sa essere vere perchè con l'alcool è difficile mentire.

Abbatte ogni barriera messa sù dalla razionalità e, per quanto faccia male e sia da evitare, sa che riesce a mettere a nudo qualunque desiderio più nascosto, quello che di solito non si confesserebbe mai, nemmeno sotto tortura.

La stringe mentre piange sul suo petto, si toglie lentamente il cappotto e glielo poggia sulle spalle per coprirla, accogliendo ogni singhiozzo liberatorio che scuote quella ragazza così indifesa e distrutta.

Finalmente sta piangendo, libera da ogni maschera e, nonostante il malessere, è una sensazione bellissima, qualcosa che dovrebbe provare più spesso ma che in condizioni normali le viene maledettamente difficile.

E poi è con lui e non ha più paura di niente.

«Anche io sto bene con te...e anche io vorrei fare l'amore con te, tutti i giorni se solo potessi – le sussurra all'orecchio – ma lo voglio con la Ashley non ubriaca, quella ragazza forte che non si lascia abbattere, che soffre ma non molla, che mi fa sudare ogni bacio e ogni carezza e che si inorgoglisce e nega fino allo sfinimento quando la provoco dicendole che anche lei è attratta da me. É quella la Ashley che desidero, capito?» prova a spiegarle e la sente annuire debolmente sul suo petto.

Si scosta da lui tanto quanto il suo equilibrio precario le permette e sorride debolmente.

«Sì, ha senso...scusa - biascica con la voce impastata e Matt sorride – è che ti ho visto con quella prima...quella stronza...io non la sopporto!» ammette sinceramente e lo fa scoppiare a ridere.

Sa che se la Ashley lucida avesse sentito quella frase si sarebbe presa a sprangate in faccia da sola, lei non avrebbe mai ammesso di essere gelosa ma vederla in quelle vesti è divertente e forse anche il suo alter ego razionale dovrebbe imparare ad arrendersi più spesso ai suoi sentimenti.

«Non la sopporto neanche io – le mormora e lei lo stringe come riflesso – ma adesso dimmi, come mai sei conciata così?» domanda.

Deve sapere cosa le sia successo, si sente ribollire il sangue nelle vene al solo pensiero che possa essere stato qualcuno.

«Michelle...- mormora e lui aggrotta le sopracciglia alla conferma dei suoi sospetti – ha cominciato a dire che se non bevevo era perchè nascondevo qualcosa...solo che io non potevo farle pensare che fosse così...non volevo...dovevo bere per farle capire che non ho segreti...anche se sono piena di segreti in realtà...sono stata stupida, vero?» confessa ingenuamente, accoccolandosi a Matt mentre lui le accarezza i capelli.

«Un po' sì... ma tutti facciamo cazzate...ora stà tranquilla, ci sono io, non ti lascio, ok?» la tranquillizza, parlandole piano all'orecchio.

«Sto malissimo...mi gira tutto e non sento le gambe...e il pavimento» aggiunge la rossa, con gli occhi chiusi e un'espressione sofferente, adesso che gli effetti più negativi dell'alcool si fanno sentire tutti insieme.

«Lo so, è normale...non ti sei mai ubriacata? - le chiede, Ashley fa di no con la testa e lui sorride – Beh, lo sapevo che sei una brava ragazza, in fondo!» esclama per prenderla in giro e farla sentire un po' meglio e pare funzionare perchè la rossa si calma e sorride.

«É vero, però...Le cose che ho detto le penso davvero, sai? Credo di essere innamorata. Di te, ti rendi conto? È così assurdo!» ride lei senza filtri e senza avere la minima idea delle verità scomode che sta finalmente tirando fuori, adesso che non ci sono più le sue insicurezze a frenarla.

Matt sbarra gli occhi, il cuore gli fa un tuffo involontariamente perchè quello che ha sentito lo riempie di una gioia irrazionale e, anche se sa che domani Ashley tornerà ad essere la solita orgogliosa e testarda e riprenderà a soffocare ciò che prova, vuole godersi quel momento e si lascia andare a sua volta, pur non essendo ubriaco.

«Anche io ti a...» inizia ma non riesce a completare la frase perchè Luke, trafelato e ansante, sbuca da dietro la siepe, interrompendolo.

«Oh, siete qua! - esclama sollevato, portandosi le mani tra i capelli e asciugandosi la fronte sudata – Meno male...Melissa mi ha contattato preoccupatissima...diceva che Ashley si era ubriacata e lei l'aveva persa di vista un attimo...non sapeva cosa fare così mi ha chiesto aiuto!» spiega concitato ma anche più rilassato adesso che ha visto la rossa in compagnia del suo amico.

L'ennesimo infarto per colpa di quei due l'aveva scampato ma forse non dava più così tanto torto a Jessica.

«Non può camminare da sola, non si regge in piedi» lo informa Matt, prendendo in braccio Ashley per evitare che scivoli per terra, visto che la ragazza sta quasi per addormentarsi.

Luke osserva la poveretta abbandonata fra le braccia di Matt in quello stato pietoso e prova una grande tristezza.

«Sì, vedo. Ma non puoi riportarla tu di là! Vi scoprirebbero e tu rischiresti il linciaggio!» ribatte ed in effetti la sua è un'osservazione più che sensata.

Matt sospira e guarda il viso più disteso di Ashley adesso che si sta abbandonando al sonno.

«Chiama Melissa, ci faremo aiutare da lei» dice infine, non trovando altri modi.

La ragazza di Luke è l'unica persona fidata di cui possono disporre e Matt sa che, anche se dovesse vederli insieme, non direbbe nulla in giro. É l'unica soluzione possibile e non hanno altra scelta.

Luke annuisce e si precipita a chiamarla.

Matt si accovaccia a terra con Ashley sulle sue gambe, la tiene stretta e la protegge dal freddo finchè, qualche minuto dopo, giunge anche Melissa, bianca come uno straccio per lo spavento.

Non riesce a perdonarsi per aver perso di vista Ashley e averle impedito di bere e ha temuto il peggio a saperla fuori in mezzo a tutti quegli sconosciuti.

Avanza con Luke poi si blocca quando vede la sua amica addormentata in braccio a Matt.

Non sa cosa pensare, guarda con sospetto il biondo, che nel frattempo la fissa con quegli occhi pungenti e freddi, e per un attimo i pregiudizi inculcati da Michelle si insinuano nella sua mente.

Che ci fa con lui? Che cosa vuole da lei?

Sgrana gli occhi impaurita e fa per parlare ma lui la anticipa.

«Non le ho fatto niente...non potrei mai farle del male» afferma Matt, il suo tono è deciso e sicuro e lei non ha più il coraggio di intervenire.

Luke intanto le si avvicina e poggia una mano sulla spalla per rassicurarla.

«É così Melissa, Matt l'ha solo trovata in queste condizioni, devi credergli» le conferma e lei gli crede subito.

Di Luke si fida, ciecamente.

Le nubi sui suoi sospetti si stanno dirandando rivelando un quadro che però la terrorizza a morte se davvero fosse la realtà.

«Devi aiutarci a riportarla dai vostri amici, noi non possiamo avvicinarci» dichiara Matt con la sua solita aria fredda e indifferente, sollevandosi da terra con Ashley sempre in braccio.

Melissa annuisce, pietrificata e incapace di proferire parola.

Osserva il ragazzo biondo mormorare qualche parola con un tono gentile e premuroso all'orecchio di Ashley, per scuoterla dolcemente ma lei fa cenno di no con la testa e pare non volerne sapere di abbandonarlo.

Sembra così diverso con lei, così lontano dall'immagine di ragazzaccio stronzo e infame che gli hanno sempre attribuito!

Poi vede chiaramente Ashley stringersi al collo di Matt e rabbrividisce.

Non vuole separarsi da lui e non può essere solo frutto di quell'ubriacatura.

Melissa ultimamente ha cominciato a immaginare una fantomatica relazione tra quei due ma, adesso, vederlo coi suoi occhi, le fa un effetto strano.

Non sa come prenderla, non sa come reagire, è amareggiata, quasi delusa perchè l'amica non le ha detto nulla, ha nascosto un segreto così grosso e importante e, al momento, lo shock è così forte da non riuscire a farla ragionare in modo concreto.

Vede solo lei, la sua amica, abbracciata al nemico e non riesce a rimanere indifferente alla cosa.

Spera che ci sia un'altra spiegazione a tutto quello, qualsiasi altra ragione che non sia lei invischiata in una relazione sentimentale con quel ragazzo così sbagliato e si appende a quell'ultima, debole, illusione.

Forse si sbaglia, forse non è esattamente come sembra.

«Non la lascio qui da sola...devo essere sicuro che insieme riusciate a tornare» si rivolge a lei Matt e Melissa sobbalza.

Sembra così preoccupato per la ragazza che ha tra le braccia! Possibile sia vero?

Lei si limita ad annuire, come fa da quando è arrivata mentre un turbine di pensieri la assilla.

Com'è successo? Quando hanno avuto il tempo di intrecciare quella relazione? Com'è stato possibile? É con lui che ha fatto sesso, rischiando di restare incinta? É per lui che sta soffrendo in quel modo, mettendosi contro tutti i suoi amici?

No, non può essere.

Fin quando era una sua supposizione sembrava così plausibile e adesso che ce l'ha davanti agli occhi appare tutto assurdo e inspiegabile.

Nel frattempo, aiutato da Luke, Matt è riuscito a mettere giù Ashley, ma Melissa è talmente frastornata da tutte quelle domande da non riuscire a reggerla da sola.

Matt è costretto ad afferrare di nuovo Ashley perchè non si accasci al suolo e la tiene in braccio mentre lei si lamenta.

«Non mi lasciare, ti prego. Non mi lasciare.. » mormora con le poche forze che ha, gettando di nuovo le braccia al collo di Matt, che si irrigidisce un po', notando l'espressione di disappunto sul volto di Melissa.

Nonostante la voce flebile di Ashley, ha sentito benissimo e continua a credere di trovarsi in un incubo.

Ashley e Matt, insieme.

Luke la guarda terrorizzato, si sente in parte in colpa per non averle potuto rivelare nulla e che la sua ragazza abbia dovuto scoprire la verità in quel modo troppo diretto. Quando lei si volta e lo punta con uno sguardo gelido sa che lo aspetterà un lungo pomeriggio di spiegazioni.

In fondo è solo il primo dell'anno, c'è tanto tempo per tutto.

«Scusate io...non ce la faccio» sussurra lei, sembra ubriaca tanto quanto Ashley e Matt non ha più dubbi sul da farsi.

«Chiama Terence, mi fido solo di lui» afferma e sia Luke che Melissa sollevano lo sguardo, stupiti.

«Ma...non può vederti con lei» si oppone Luke, muovendosi avanti e indietro come un leone in gabbia.

«Ci nasconderemo finchè non la porterà via. Melissa aspetterà con lei e noi staremo qui dietro nel caso qualcuno dovesse importunarle» propone e tutti alla fine concordano sul fatto che quella sia la soluzione più logica.

«Ascolta Ashley, ti lascio qui con Melissa. Lei starà con te e tra poco Terence ti aiuterà a tornare a casa, d'accordo?» bisbiglia Matt all'orecchio della rossa, tenendola ancora stretta a sè e accarezzandola sotto gli occhi sempre più attoniti di Melissa.

«Non voglio tornare da loro...avevi detto che non mi avresti lasciata! Voglio stare solo con te» piagnucola Ashley, l'alcool le fa fare i capricci come una bambina ma lui non può assecondarla.

«Non ti lascerò mai...ma adesso devi andare o ci scopriranno...ti ricordi che siamo ancora nemici, vero?» cerca di farla ragionare lui, col cuore che gli fa male per quello che ha appena detto.

Ashley si riscuote, sembra acquistare lucidità e apre gli occhi, fissandolo.

«Non sei mai stato mio nemico. Mai. Nemmeno la prima volta che ci siamo incontrati e mi hai preso quello stupido ghiacciolo» gli ricorda sorridendo e anche lui non può che ricambiare, ripensando a quante cose sono cambiate da quel momento, quando tutto iniziò quasi per gioco.

«Lo so, piccola...ma adesso fallo per me...vai con Terence. Stai male e devi tornare a casa tua.» insiste con gentilezza e lei finalmente cede e gli fa un cenno col capo.

Lui la stringe un'ultima volta, le bacia la fronte con una dolcezza tale da impressionare Melissa, che nel frattempo non riesce a staccare gli occhi da quella coppia insolita che sembra così innamorata e affiatata.

Probabilmente comincia a capirci di più, comincia quasi ad accettarlo.

Se si amano come lei ama Luke, che male c'è?

L'amore capita, ti piomba addosso e opporsi è doloroso e a volte inutile.

«Mel, avverti Terence e digli di raggiungerti! Noi vi aspettermo qui dietro finchè non sarete andate via con lui.» le si rivolge Luke, il suo tono è timoroso, ha quasi paura di parlarle dopo quello che è successo ma Melissa lo stupisce.

Gli sorride e lo abbraccia forte.

«Ok, lo faccio subito» dice e non c'è più nessuna ombra sul suo volto.

Luke sospira, forse per stavolta l'ha scampata.

Matt e Luke si nascondono e osservano con pazienza finchè non vedono Terence arrivare di corsa, prendere in braccio Ashley e allontanarsi insieme a Melissa.

É finita e adesso possono finalmente tornare a casa.

Si avviano ma Matt rimane immobile per qualche secondo: ha lo sguardo pensieroso e Luke giura di non averlo mai visto così in preoccupato per qualcuno.

«Matt...starà bene. É solo una sbronza, ci siamo passati tutti.» cerca di tranquillizzarlo.

«Lo so...ma non è solo per quello – dice piano lui, la fronte bassa e corrucciata – Mi sono innamorato. Capisci, Luke? La amo e non posso farci niente!» ammette a voce alta e dirlo è strano ma anche liberatorio.

Luke ride, poi si affianca a lui.

«Beh, credi di essere l'unico ridotto così? Sei in buona compagnia, amico!» esclama con una sfumatura dolceamara, poi gli cinge le spalle e lo trascina via, strappandogli un sorriso, dopo quelle peripezie.

 

 

Due paia di occhi nascosti dietro quella siepe.

Due paia di occhi che hanno visto tutto.

Che hanno sentito tutto.

Quelle parole, quella confidenza...i baci, le carezze gentili, gli abbracci di lui, le parole d'amore.

Non si può fraintendere quello spettacolo, solo uno stupido lo farebbe.

La realtà si è palesata davanti ai loro occhi quando meno se l'aspettavano, quando forse avevano rinunciato a scoprirla ed è più devastante di quanto avessero immaginato.

Quella ragazza misteriosa...avevano fatto molte congetture ma lei...No, lei non possono proprio accettarla e sanno che qualcuno dovrà pagare per questo.

Pam e Christie si allontanano in silenzio, i loro visi contratti in una smorfia di odio mentre camminano verso casa.

Di una cosa sono però certe: è stato davvero un Capodanno interessante e ancora di più lo saranno i giorni a venire.

Senza alcun dubbio.

 

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Tutto crolla ***


Ciao ragazze!
Sono di nuovo qui, ce l'ho fatta!
Questo è un capitolo piuttosto scuro ma è necessario per i successivi sviluppi. Tra poco avrò le ferie e sarò un po' più libera quindi spero di poter continuare relativamente presto. Non aggiungo altro e vi lascio alla lettura, ringraziando come sempre chi continua e chi si è aggiunto da poco!
A presto e un abbraccio, spero vi piaccia il capitolo!

Cap. 40 Tutto crolla

 

Michelle entrò in macchina come una furia, sbattendo la portiera con un tale violenza che il rumore rimbombò con un'eco lungo il viale alberato che costeggiava casa sua, deserto a quell'ora del pomeriggio.

Tutti erano chiusi dentro le loro bellissime ville in quel quartiere, godendosi il calore dei riscaldamenti mentre fuori imperversava il freddo di Gennaio e, nonostante fossero ormai passati due giorni dal primo dell'anno, si respirava ancora un clima di festa.

Non per lei.

Anche Michelle avrebbe dovuto essere con la sua famiglia, confortata e protetta dalle mura che conosceva bene, circondata dai suoi cari e dall'ambiente a cui apparteneva, ma così non era stato. Era uscita giusto un attimo per recuperare un libro dimenticato in auto e, invece, la cruda verità le era crollata addosso all'improvviso, senza preavviso e senza che avesse potuto programmarlo e prepararsi alle conseguenze devastanti che avrebbe avuto su di lei.

L'aveva cercata e rincorsa inutilmente per più di un mese, ci era arrivata vicino, sfiorandola e dannandosi per aver fallito e, alla fine, per uno strano gioco del destino, era stata lei a trovarla in un normalissimo e tranquillo pomeriggio.

Col respiro affannato, afferrò la sua borsa e vi frugò dentro freneticamente, imprecando più volte prima di riuscire finalmente a rintracciare le chiavi della vettura, ma dovette fare una serie di tentativi per riuscire a infilarle e mettere in moto, perchè un vistoso tremore le scuoteva le mani e non ne voleva sapere di cessare.

Doveva calmarsi, doveva almeno provarci, così si fermò un secondo, gettò la testa all'indietro come se le pesasse un quintale e respirò profondamente per cercare invano di riprendere il controllo della sua razionalità.

Niente da fare, non ci riusciva.

Un miscuglio indistinto di rabbia, amarezza, dolore e gelosia le attanagliava lo stomaco e le stritolava i polmoni, facendole quasi perdere il contatto con la realtà.

Il breve dialogo avuto poco prima con Pam continuava a tormentarla, le sue parole schiette e dure non facevano altro che risuonare incessantemente nelle sue orecchie, come il copione di una recita provato all'infinito e che alla fine le era rimasto impresso indelebile nella mente.

La differenza era che purtroppo per lei non si trattava affatto di una finzione ma della cudele verità e Michelle provò l'orribile sensazione di essere condannata per l'eternità a rivivere quei quindici minuti infernali trascorsi con la spiacevole compagnia di quella ragazza sprezzante e odiosa.

 

"«Allora, si può sapere che cosa vuoi? Ho fretta e non ho la minima voglia di perdere del tempo prezioso con te!» si premurò di precisare Michelle, il suo tono di voce era fermo e deciso come al solito e non tradiva alcuna emozione.

Il suo corpo, però, sembrava comunicare tutt'altro: si era seduta su una panchina, la schiena dritta e rigida, le braccia incrociate strette sul petto, aveva accavallato le gambe e una di queste ondeggiava vistosamente, rivelando un nervosismo e una irrequietezza che non le si addicevano.

C'era come un brutto presentimento che le provocava una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco e, nonostante fosse diffidente nei confronti di Pam, qualcosa le diceva di dover ascoltare con attenzione ciò che aveva da raccontarle.

All'occhio attento di Pam tutti quei segnali non sfuggirono e sul viso della ragazza spuntò un ghigno beffardo di soddisfazione mentre si pregustava l'attimo in cui avrebbe rivelato il terribile segreto a Michelle e si sarebbe gustata l'espressione sconvolta e ferita sul suo viso.

Stava andando tutto come aveva programmato e, più la castana era nervosa più la sua reazione alla notizia sarebbe stata esplosiva e, di conseguenza, la vendetta di Pam avrebbe ottenuto maggiore efficacia.

«Tranquilla, si tratta solo di dieci minuti e toglierò il disturbo, il fastidio è reciproco, cara» ribattè per le rime, senza scomporsi o perdere la sua sfacciataggine.

«Bene, allora. Ti ascolto» scandì Michelle duramente, sporgendosi qualche centimetro in avanti, con lo sguardo corrucciato e i muscoli del viso tesi.

Pam le lanciò una rapida occhiata compiaciuta, con calma mosse qualche passo e, invece di sedersi accanto alla sua nemica, si piazzò in piedi di fronte a lei, guardandola dall'alto in basso come normalmente era abituata a fare Michelle con gli altri.

Adesso la situazione si era capovolta, era lei quella vulnerabile e in soggezione e Pam si godette quella sensazione rara di potere che per una volta le era stata concessa sulla ragazza più orgogliosa e fiera che avesse mai conosciuto.

Si schiarì la voce e riaggiustò la folta chioma, arrotolandosi con aria distratta qualche ricciolo, prendendosi del tempo e facendo aumentare a dismisura i tic nervosi di Michelle, poi decise che era arrivato il momento e dischiuse le labbra.

Rimase immobile per una frazione di secondo, pensando a quale fosse il modo migliore per sganciare quella bomba, poi realizzò che c'era solo una maniera per farlo.

Niente giri di parole, niente fronzoli.

Solo la verità, spiazzante, spietata, semplice e diretta.

«La tua cara amica Ashley se la fa con Matt»

Il suono di quelle dieci parole colpì Michelle peggio di una secchiata di acqua gelida e Pam fu quasi in grado di sentire lo scricchiolio di qualcosa che dentro la castana si era incrinato per sempre.

Michelle rimase come congelata, i suoi occhi si spalancarono, sembravano persi nel vuoto e le sue iridi castane cominciarono a vagare confuse, come in cerca di una spiegazione o una giustificazione per quella frase così disgustosa e insensata.

Deglutì amaramente, per un attimo sentì la testa girare forte e come riflesso dovette aggrapparsi alle assi di legno della panchina,la terra le mancò sotto i piedi e le sembrò di precipitare in un incubo.

No, non poteva essere vero.

«Allora, sei rimasta senza parole? Beh, ti capisco...deve essere un brutto colpo sapere che una tua amica vi tradisce andandosene col vostro peggiore nemico, non è vero?» infierì Pam, con tono provocatorio.

La sua voce riuscì inaspettatamente a riportare Michelle alla realtà, la ragazza sollevò la testa di scatto e la fissò con gli occhi che avevano recuperato una scintilla di vitalità e determinazione.

Anche se aveva vacillato a quella rivelazione, lei era sempre la Michelle caparbia e astuta, quella che non si lasciava ingannare da qualche chiacchiera di corriodio, che non faceva la credulona alla prima cazzata che le venisse raccontata da una qualunque e che nessuno poteva prendere in giro.

Lentamente e con movimenti felini si alzò, portandosi allo stesso livello di Pam, assottigliò lo sguardo e si inumidì le labbra.

«E perchè dovrei crederti? -. sibilò a un passo dal sorriso sfrontato di Pam – Chi mi dice che questo non sia un vostro patetico tentativo di mettere zizzania al'interno del mio gruppo? Scommetto che vi piacerebbe vederci litigare, non è così?» la provocò, sperando di vederla esitare, ma Pam non si piegò di una virgola, il suo volto rimase sereno e sicuro mentre Michelle sentì nuovamente l'agitazione pervaderla.

La risata acuta e odiosa della riccia le diede il voltastomaco.

«Andiamo, Michelle! Così mi meravigli...ti facevo più scaltra! - esclamò Pam, passeggiando avanti e indietro sul selciato e dando i nervi a Michelle – Se davvero avessi voluto distruggere il vostro gruppo di sfigati avrei di certo puntato a metterti contro il tuo adorato fratello o contro tua cugina o, che ne so, una tua amica di vecchia data...sarebbe stato alquanto stupido spingerti a litigare con l'ultima arrivata, una ragazza che, in fondo, conosci solo da qualche mese, non ti pare? - le spiegò, avvicinandosi a lei con aria furtiva per poi allungarsi subdolamente verso il suo orecchio – Fidati di me, ti ho detto la verità e sai perchè? – sussurrò, dandole i brividi prima di fare una pausa che a Michelle parve interminabile – Vedi, non mi interessa rovinare il tuo gruppo...questi giochetti da scuola media non fanno per me...quello che voglio è distruggere quella schifosa relazione per dare una bella lezione a Matt e fargli capire che gli amici che gli sono stati sempre accanto, quelli che hanno sopportato gli insulti che tu, mia cara Michelle, e i tuoi leccaculo ci hanno sempre rivolto, quelli che lo hanno sempre sostenuto e mai abbandonato...beh, loro non meritano un simile voltafaccia solo perchè lui ha avuto voglia di infilarsi tra le gambe di una ragazza. I traditori vanno puniti...sono sicura che anche tu sia d'accordo con me» concluse Pam, allontanadosi da Michelle per guardarla in viso e aspettare la sua reazione.

Lei sentì montare dentro una rabbia che non provava da tempo, il suo viso si trasformò in una maschera di odio perchè, per quanto avesse voluto trovare un buco nelle ragioni di Pam, doveva ammettere che il suo ragionamento non faceva una piega, era logico, inattaccabile e terribilmente autentico, come la sua espressione carica di risentimento che non poteva essere falsa.

Riusciva a leggerle chiaramente nello sguardo una delusione e una voglia di vendetta che di finto non aveva proprio nulla e gli stessi sentimenti cominciarono a farsi strada anche nel suo cuore.

Ashley e Matt, in una relazione segreta che andava avanti chissà da quando, mentre quella ingrata viveva sotto il tetto che lei e suo fratello le avevano procurato e aveva illuso Terence, facendogli credere che forse avrebbe potuto avere una chance con lei quando invece si divertiva a farsi scopare dal loro rivale.

Aveva capito che la rossa nascondeva qualcosa, non era stupida, e a lungo aveva pregato per scoprire la verità, ma quello...

Quello era peggio di qualunque previsione o congettura avrebbe mai potuto concepire, era qualcosa che nemmeno lei era stato in grado di immaginare e l'aveva ferita nel profondo.

Non solo per Terence ma, forse, ancor più per i sentimenti che covava e che cercava ogni giorno di negare a sè stessa.

Era ancora innamorata di Matt, disperatamente e senza rimedio, e immaginare Ashley insieme a lui mentre facevano l'amore, abbracciati o intenti a scambiarsi baci e carezze, le riaprì una ferita che non ne voleva sapere di rimarginarsi.

Il suo viso si indurì, gli occhi freddi come il ghiaccio e Pam sorrise quando realizzò che aveva raggiunto il suo obiettivo: Michelle sarebbe stata sua alleata.

«Come l'hai scoperto?» domandò intanto, fredda come un robot, Pam si rabbuiò un attimo al ricordo di quella scena.

«Alla festa di Capodanno. La tua amica era...» iniziò ma Michelle la interruppe di botto.

«Non è mia amica» pronunciò subito, facendo sorridere la riccia.

«Oh, scusami...- fece Pam, poi continuò – beh, comunque sia, ero fuori con la mia amica, volevamo prendere solo una boccata d'aria quando, da dietro un cespuglio abbiamo sentito dei rumori, come dei lamenti. Ci siamo sporte in silenzio e li abbiamo visti. Lei era ubriaca marcia, non faceva che stringerlo e ripetere che voleva fare sesso con lui di nuovo e Matt la teneva tra le braccia con un'aria davvero molto protettiva, la accarezzava e le diceva di stare tranquilla, che sarebbe andato tutto bene e che non l'avrebbe mai abbandonata. Che carini, non ti pare?» commentò sarcastica mentre Michelle sentì la nausea salirle con prepotenza.

Come aveva potuto essere così cieca e non accorgersi di nulla?

«E dopo?» chiese con la voce rotta da un tremolio mentre si sforzava di non fare uscire quelle maledettissime lacrime che premevano.

«Siamo andate via, era uno spettacolo piuttosto vergognoso e penso concorderai con me – rispose Pam, osservandosi le unghie smaltate con indifferenza – Ma sai qual è la cosa più buffa? Che la mia amica era innamorata di Matt ma lui da un po' di tempo non sfiorava nessuna ragazza così avevamo capito ci fosse qualcuna nella sua vita. Lei ci era rimasta sotto, il fascino di Matt è difficile da dimenticare, così si era fissata a voler scoprire a tutti i costi chi fosse quella misteriosa ragazza, giusto per spettegolare e togliersi la curiosità...una volta abbiamo provato a smascherarlo ma io mi ero sentita sporca perchè consideravo Matt un mio amico e non ritenevo giusto invadere la sua privacy, così l'avevo convinta a smetterla – spiegò amaramente, al pensiero di quello che lei riteneva un tradimento imperdonabile – E alla fine, senza che ci fossimo impegnate, siamo capitate lì per caso e abbiamo scoperto tutto...evidentemente le ingiustizie prima o poi meritano di venire a galla» dichiarò calma, sotto lo sguardo sempre più vacuo di Michelle.

«Capisco» disse lei, mentre ripercorreva il racconto di Pam e si rendeva conto che corrispondeva a quello che doveva essere successo quella sera.

Ashley ubriaca che spariva tra la folla, Terence che la ritrovava in giardino con Melissa, di sicuro coinvolta in qualche modo in quella faccenda.

Era perfettamente plausibile e di colpo tutti i pezzi di quell'intricato puzzle tornarono a posto, uno dopo l'altro.

Gli strani atteggiamenti di Ashley, le sue sospette assenze da casa, le scuse che raccontava ogni volta, il misterioso ragazzo biondo con gli occhi chiari visto da Carol più volte fuori dal negozio dove lavorava e persino la litigata con Terence, quella volta in cui Ashley si era lanciata per evitare che tirasse un pugno a Matt apparentemente senza un motivo valido mentre solo adesso appariva evidente che l'avesse fatto per difenderlo.

Quell'episodio era stato così ambiguo e sospetto che per un attimo la sua mente si era avvicinata alla soluzione, per poi ritenerla troppo assurda per essere vera.

E invece aveva imparato a sue spese che nella vita non esiste niente di assurdo e che tutto può succedere, purtroppo.

«Dunque...posso contare sul tuo aiuto?» insistette Pam all'improvviso, rompendo il silenzio.

Michelle sollevò lo sguardo immerso nei pensieri, si sentiva umiliata, ferita e col cuore spezzato per l'ennesima volta.

E cosa c'era di peggio di una ragazza innamorata, tradita e delusa?

«Non ti aiuterò mai in niente Pamela – ribattè spietata, coi capelli scombinati dal vento – ma su una cosa avevi ragione...i traditori vanno puniti» aggiunse determinata.

Pam ghignò, poteva ritenersi soddisfatta.

«So che saprai farti valere...adesso vado...il tuo profumo da snob mi sta facendo venire l'orticaria - pensò bene di farle notare prima di stringersi la sciarpa attorno al collo e rimettere la borsa in spalla – e comunque mi aspettavo almeno un grazie...in fondo, se non fosse stato per me, chissà per quanto tempo ancora Ashley avrebbe continuato a vederlo sotto i vostri ingenui occhi! Perchè non le chiedi com'è Matt a letto...potrebbe interessarti!» la provocò lanciandole uno sguardo malizioso e gettando ancora più benzina sull'incendio che ormai era esploso nell'anima di Michelle.

«Sparisci, Pam...non farti più vedere da queste parti» sibilò lei a denti stretti, serrando i pugni fin quasi a provocarsi dolore.

Non era niente in confronto alla sofferenza che stava provando.

«Molto volentieri...addio Michelle» disse Pam, fissando per un'ultima volta la ragazza dritto negli occhi per poi voltarsi e sparire dietro l'angolo.

Michelle rimase lì ferma, incapace di muovere un passo, con un macigno sul cuore e una lacrima che le scorreva sulla guancia.

Si sentiva catapultata dentro a un incubo e l'unico sentimento che riuscì a non farla crollare definitivamente, sopraffatta dal dolore, fu la sete di giustizia per quel terribile affronto che andava eliminato dalla sua vita.

 

Scosse la testa con forza e aprì il finestrino per fare entrare l'aria gelida dell'inverno.

Le immagini del confronto con Pam erano ritornate a farle visita e, ogni volta che succedeva, le davano sempre più determinazione per fare l'unica cosa per la quale aveva trovato la forza di reagire.

Vendicarsi.

Senza attendere oltre girò la chiave e mise in moto l'auto.

Ignorò il suono del telefono che squillava invano, abbandonato sul cruscotto. Probabilmente era sua madre o Terence che si chiedevano che fine avesse fatto e perchè ci mettesse così tanto per prendere un libro, ma lei non aveva tempo da perdere per avvisare.

L'avrebbe fatto dopo, così come avrebbe raccontato tutto con calma a suo fratello e stavolta era sicura che non sarebbe rimasto così indifferente come aveva fatto in quei mesi.

Stavolta avrebbe avuto anche il suo appoggio ed Ashley avrebbe pagato duramente per quel suo enorme sbaglio.

In un baleno l'immagine della sua ex amica abbracciata a Matt passò nella sua mente come un flash e Michelle serrò le mani attorno al volante.

Le faceva schifo e ribrezzo e voleva unicamente cancellarla dalla sua testa, se solo fosse stato possibile.

Forse non era lucida abbastanza per mettersi alla guida, tutto quello di cui aveva bisogno ma che non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura,era un pianto liberatorio, uno sfogo come da lungo tempo non si concedeva, ma lei era Michelle, la ragazza forte e di successo che tutti ammiravano, e non avrebbe mai permesso alle sue debolezze di rovinarle il trucco.

Adesso aveva un solo obiettivo e più la strada scorreva sotto di lei, più vi si avvicinava e solo questo la faceva stare bene e sentire viva.

Fece un sorriso, finalmente. Un sorriso amaro e sadico, ma pur sempre un sorriso.

 

 

Melissa tagliò un pezzo della sua torta alle fragole con la forchetta e lo portò lentamente alla bocca, ma nemmeno il sapore dolcissimo che le sue papille gustative percepirono riuscì a cancellare l'amarezza che provava da quando, esattamente due giorni prima, aveva risposto in quella maniera brusca ad Ashley, tagliando quasi i ponti con lei.

«Cos'hai? Non è buona?» chiese un po' impacciato Luke, seduto di fronte a lei in un bar affollato a quell'ora del pomeriggio.

Per potersi vedere si erano spostati in una zona lontana della città e più periferica per essere sicuri di non venire scoperti da nessuno, ma il viso scuro di Melissa non era dovuto a quell'ansia, stavolta.

«No, la torta è deliziosa» lo smentì lei, per poi tornare a mangiare malvolentieri, col viso basso e gli colmi di tristezza.

Luke sospirò, si scompigliò i ricci con una mano e si guardò intorno un paio di volte prima di trovare il coraggio di intraprendere un discorso che ormai non poteva più evitare.

«Senti, Mel...riguardo a quello che è successo alla festa di Capodanno...riguardo Ashley...e Matt – precisò, infine, notando un piccolo cambiamento nell'espressione della sua ragazza quando aveva nominato i due ragazzi - ti giuro che non volevo nasconderti nulla. Devi capirmi io..non potevo dirti la verità! Matt è il mio migliore amico e la situazione era delicatissima, come puoi immaginare! Era sempre per questo motivo che mi hai visto con Jessica quella volta...cercavamo di trovare un modo per aiutarlo...anche se abbiamo fallito, mi sa – mormorò cupo, ricordandosi della scenata della bionda proprio durante quella maledetta serata che pareva aver sconvolto la vita di tutti – Aspettavo che le cose si sistemassero, o che almeno andassero un po' meglio per parlartene...ma è stato tutto inutile e adesso mi dispiace solo di non essere stato sincero prima. Spero che tu capisca che non mi sono comportato così per escluderti o perchè non mi fidi di te...il fatto è che...non ho avuto altra scelta.» concluse, posando la forchetta sul piatto.

Per quanto entrambi si sforzassero, l'appetito proprio non ne voleva sapere di coglierli.

Melissa scosse la testa piano, poi i suoi occhi si addolcirono e finalmente si posarono su di lui.

«Non sono arrabbiata con te, Luke. - disse infine con un fil di voce - É vero, all'inizio, quando mi è piombato tutto addosso mi ha scombussolato di colpo e mi sono sentita messa da parte, esclusa, ma...questo è un mio difetto che sto cercando di superare. Comprendo benissimo le tue ragioni, tranquillo...sei un amico leale e, anche io al posto tuo mi sarei comportata così.» affermò, posando una mano su quella di Luke, che sorrise e la strinse subito, sentendosi di colpo sollevato.

«Allora cosa c'è che non va?» domandò però poco dopo, notando che il viso di Melissa rimaneva ancora profondamente turbato.

«Non parlo con Ashley da due giorni...lei ha cercato di chiarire, sembrava così mortificata e sconvolta ed io...semplicemente non sono riuscita ad ascoltarla...a darle la possibilità di spiegarsi - gli rivelò, pallida e distrutta – Mi sento così male per il modo orrendo in cui mi sono comportata con lei ma...è come se non riuscissi ad accettare la realtà. Sì, insomma...lei e Matt...perchè non me ne ha parlato? Avrei potuto aiutarla, darle il mio sostegno...io mi ero aperta con lei e pensavo che mi ritenesse un'amica...mi sono sentita delusa e ferita» continuò con la voce roca, gesticolando come se non trovasse pace.

«Melissa, credo che Ashley sia divorata dalla paura e dai sensi di colpa. - cercò di spiegarle Luke, poi le prese le mani e la esortò a guardarlo in viso – Pensa a noi due e a come ci sentiamo ogni giorno della nostra vita! Per lei è ancora peggio perchè Matt è il nemico numero uno per voi e... Ashley è un tipo molto chiuso, ha un carattere schivo e difficile, sta spesso sulla difensiva e a volte sembra proprio una stronza senza sentimenti ma...in realtà è solo una ragazza provata e terrorizzata dalla vita e da quello che le sta succedendo!»

Melissa ascoltò in silenzio le sagge parole di Luke e dentro qualcosa le suggerì che il ragazzo aveva terribilmente ragione, soltanto che lei non se l'era mai cavata bene con i rapporti sociali e adesso non sapeva come porre rimedio a quel labirinto di silenzi e incomprensioni a cui aveva dato vita.

«Lo so, Luke ma...mi sento così bloccata! Vorrei poter liberarmi da tutta questa dannata emotività che mi frena sempre ma...non è per niente facile!» si lamentò, nascondendo gli occhi sotto la lunga frangia.

«Ce la farai Mel, io credo in te!» la rassicurò il ragazzo, regalandole un meraviglioso sorriso che riscaldò il cuore di Melissa e parve infonderle coraggio e speranza.

«E così...stanno insieme? Sono innamorati o cos'altro?» chiese poi timidamente, senza specificare i soggetti di quella frase visto che non ce ne era bisogno.

«Non ne ho assolutamente idea e stavolta ti giuro che non è una bugia! Capire cosa frulla nella testa di quei due è un'impresa impossibile e farebbe diventare matto chiunque! - rispose Luke, sgranando gli occhi atterrito al pensiero di tutti i guai che aveva passato a causa della testardaggine di Matt ed Ashley – Di una cosa però sono sicuro...Matt tiene tanto a quella ragazza...per lui è troppo importante e... sono certo che per Ashley sia lo stesso, anche se fa di tutto per negarlo. Non conosco i dettagli ma...dev'esserci qualcosa che li lega profondamente, qualcosa che solo loro due riescono a sentire...è inutile chiedersi se sia giusto o sbagliato o come sia potuto capitare...è successo e basta ma nessuno di loro due voleva ferire i propri amici, te l'assicuro. Si sono solo trovati intrappolati proprio come noi, Mel» dichiarò pacato Luke e la sua sincerità e maturità fu come un sorso di acqua fresca nel deserto per la mente stanca di Melissa.

«Cosa pensi dovrei fare?» gli domandò, in cerca di un consiglio dall'unica persona di cui si fidasse ciecamente.

Luke la fissò amorevolmente «Quello che farebbe una vera amica...starle accanto, sostenerla ed esserci quando ne avrà più bisogno, senza giudicarla. Non importa se adesso non ci riesci, se tornando a casa continuerai ad evitarla...questo non vuol dire che sarà sempre così, l'importante è che ci lavori sù, anche se ci vorrà del tempo. Non c'è niente di sbagliato o cattivo in te, Melissa. Siamo deboli, nessuno escluso, sbagliamo in continuazione ma...continueremo a rialzarci e ad imparare dai nostri errori.» le suggerì, facendole riempire gli occhi di lacrime e il cuore di un sentimento forte che premeva per uscire.

Mai come quella volta sentì che voleva urlargli quanto lo amasse ma le parole le rimasero incastrate in gola.

Avrebbe lavorato anche su quello, ne era certa, e adesso sapeva che poteva riuscire ad abbattere le insicurezze che da sempre la rendevano schiava delle sue stesse emozioni negative.

«Grazie, Luke...non mi stancherò mai di ripetertelo» disse soltanto, accontentandosi per quella volta.

«Cavoli, mi è venuta una fame! - esclamò il moro, passandosi una mano sullo stomaco che improvvisamente reclamava cibo e sentendosi di colpo leggero e spensierato – se non ti sbrighi a mangiare la tua fetta, credo proprio che finirò per rubartela!» la minacciò bonariamente, puntando con la forchetta la torta di Melissa, ancora consumata solo per due bocconi.

«Non ci provare!» si ribellò lei, ridendo per poi prendere un grosso boccone e gustarlo.

L'appetito era tornato magicamente anche a lei così come una dolce serenità che sperava sarebbe durata il più a lungo possibile.

 

 

«A domani Ashley!»

«A domani, Carol!» salutò la rossa, dopo che la sua collega aveva chiuso la porta del negozio, sancendo la fine della loro giornata lavorativa.

Ashley mise la borsa a tracolla, attraversò la strada e si diresse verso casa.

Era esausta, il negozio aveva riaperto subito dopo il primo dell'anno e lei non aveva avuto nemmeno il tempo di riprendersi da quella sbronza devastante che si era ritrovata dietro la solita scrivania a ricominciare la sua quotidiana routine.

Sospirò e rallentò per guardare distrattamente qualche vetrina lungo la strada, quasi volesse ritardare il più possibile il rientro a casa.

Non aveva dimenticato la litigata con Melissa, la sua amica non le parlava da quel giorno e in casa cercava di incrociarla il meno possibile per evitare di darle fastidio con la sua presenza.

Era riuscita a rovinare anche quell'ultimo barlume di normalità che le era rimasta senza contare quanto si sentisse male al pensiero di avere deluso l'ultima persona che le era sinceramente amica.

Possibile che non facesse altro che ferire chiunque avesse intorno?

Non le era rimasto più nessuno accanto.

Nessuno eccetto Matt, ovviamente, ma lui era un bel problema a parte e poi non lo vedeva dalla notte di Capodanno.

Dopo la sua immensa figuraccia e quella telefonata per farsi raccontare cosa avesse combinato da ubriaca, non le era sembrato il caso di cercarlo. Si sentiva in imbarazzo e in colpa per come si era ridotta e poi c'era stato il lavoro, lo studio per gli esami e la tensione per l'atmosfera che si respirava in casa e così, per una cosa o un'altra, non erano ancora riusciti a vedersi.

Le sue coinquiline erano tutte tornate dalle vacanze tranne Michelle, che si sarebbe trattenuta qualche giorno in più a casa dei suoi.

In un certo senso per lei era un sollievo, non era ancora pronta ad affrontarla dopo quella terribile serata e nemmeno riusciva a prevedere come diavolo avrebbe fatto a ristabilire un rapporto quanto meno civile con lei dopo i recenti accadimenti.

Una collega dell'università la incontrò qualche metro più avanti e le fece perdere una buona mezz'ora a parlare di libri, professori e lezioni.

Quando finalmente riuscì a sgattaiolare via e a infilare la chiave nella toppa del portone di casa erano già le dieci di sera, non aveva ancora cenato e fuori si era alzato un vento gelido fastidiosissimo.

Prima di entrare sollevò lo sguardo al cielo, grigiastro per via delle nuvole fitte che non lasciavano spazio ad alcuna stella, e capì che a breve sarebbe venuto giù un bell'acquazzone.

Per fortuna era ormai arrivata e non vedeva l'ora di mettere qualcosa sotto i denti, farsi un bagno caldo e mettersi sotto il piumone per dimenticare quella giornata stancante.

Il corridoio di casa era silenzioso e buio quando aprì la porta ma Ashley non fece in tempo a richiuderla che la luce si accese all'improvviso, cogliendola un po' di sorpresa.

Doveva esserci qualcuno ed Ashley si voltò, convinta di trovarsi di fronte una delle sue coinquiline.

Il viso della persona che i suoi occhi misero a fuoco, però, non era di certo quello che aveva creduto di poter vedere e lo sguardo che adesso la puntava, pungente e freddo, non preannunciava nulla di buono.

Michelle stava in piedi al centro del corridoio, un sorriso tetro sul bel volto, le braccia dritte lungo i fianchi, i capelli raccolti da un lato con i ciuffi morbidi e ondulati che le ricadevano sulla spalla e fino al seno, indossava un elegante vestito nero al ginocchio, quasi come fosse appena rientrata da una festa e in effetti la rivelazione di Pam l'aveva sorpresa nel bel mezzo di un tranquillo pomeriggio tra parenti, tutti agghindati alla perfezione così come li obbligava il loro ceto. Non aveva avuto il tempo di cambiarsi, si era messa in macchina e aveva guidato per raggiungere il suo unico obiettivo, che adesso la guardava con gli occhi impauriti e consapevole di essere ormai in trappola.

Ashley non poteva più scappare, ormai era finita, tutti i suoi giochetti e le sue bugie erano arrivate al capolinea e adesso era giunto il momento della resa dei conti.

L'immagine perfetta di Michelle non era mai apparsa tanto inquietante come in quel momento ed Ashley rabbrividì mentre ogni muscolo del suo corpo parve intorpidirsi.

Che ci faceva lei a casa? Non doveva rimanere alcuni giorni dai suoi genitori? Cosa l'aveva spinta a ritornare e materializzarsi davanti a lei come un fantasma con le sembianze di una bellissima ragazza?

Non riuscì nemmeno ad aprire bocca e Michelle la anticipò, disinvolta e apparentemente tranquilla.

«Bentornata, Ashley» pronunciò con un tono cordiale ma gelido e gli angoli della bocca tirati a formare un sorriso evidentemente finto.

«Michelle...- rispose Ashley con la voce roca per l'ansia – non credevo di trovarti» ammise con sincerità visto che la sua visione l'aveva talmente spiazzata da non riuscire a nascondere lo stupore.

«Avevo una cosa importante da fare» spiegò la castana, senza muovere un passo o dare altre spiegazioni.

Ashley avanzò, col fiato corto e il cuore a mille ma Michelle non si fece da parte e non le lasciò spazio per passare oltre, al contrario, rimase immobile in quella posizione statuaria, senza la minima intenzione di spostarsi.

Quando la rossa le fu vicino, così tanto da riuscire a sentire il suo fiato sul suo collo, Michelle si voltò e le lanciò un' occhiata sprezzante.

«Dove sei stata?» chiese con fare indagatorio ed Ashley tremò dentro.

Il suo comportamento era decisamente strano e lei provò un'orribile sensazione al centro del petto.

«A lavoro» rispose, dicendo nient'altro che la verità.

Una mano di Michelle le afferrò un polso e la tirò leggermente, costringendola a guardarla in faccia.

Michelle squadrò il suo viso pallido per il freddo e la paura, studiò gli occhi castani, contratti in un'espressione di dubbio e terrore e poi si soffermò sulle sue labbra, rosse e leggermente dischiuse e di colpo non potè fare a meno di pensare a quante volte la sua bocca avesse incontrato quella di Matt, perdendosi in baci che lei desiderava e non aveva mai avuto la fortuna di assaporare.

La rabbia aumentò dentro di lei e per riflesso le strinse di più il polso, facendola sussultare.

«Devo crederti o è una delle tante menzogne che ci hai raccontato in tutti questi mesi?» sibilò a un passo dal suo viso.

Stavolta non c'era più ombra di alcun sorriso e gli occhi erano carichi di risentimento e fissi nei suoi, senza intenzione di abbandonarli neanche per un secondo.

Ashley sentì che non aveva più via di scampo, non era certa che Michelle avesse scoperto la verità ma questa volta realizzò che non poteva più continuare a mentire e nascondersi.

«Michelle..» mormorò ma la ragazza le impedì di continuare e la incalzò nuovamente.

«Dobbiamo parlare, Ashley...ma non qui. Dovrai farlo davanti alle altre, perchè queste spiegazioni non le devi solo a me...le devi a tutte noi» soffiò con crudeltà, trascinandola verso quella che si preannunciava come la sua umiliazione pubblica per tutti gli sbagli commessi.

Senza quasi sentire più le gambe, con la testa che le girava e quel poco tempo per realizzare cosa stesse succedendo, si ritrovò nel salone.

Spaesata, fece vagare le sue iridi confuse intorno alla stanza e vide le sue coinquiline, sedute sul divano, con gli occhi spenti e vacui e persino Melissa, in piedi, rintanata in un angolo, con lo sguardo basso e fisso sul pavimento, incapace di guardarla in viso.

Le mancò il respirò e provò un dolore lancinante all'altezza del petto quando capì di essere sola contro tutte, senza nessun alleato, di fronte a quello che sembrava proprio un comitato di inquisizione pronto a divorarla e nessuno a difenderla o sostenerla.

Alla fine quel momento tanto temuto, quello che l'aveva tormentata giorno e notte con incubi ricorrenti ma che aveva cercato di allontanare per più tempo possibile, illudendosi di poterlo scampare, era arrivato inesorabile e lei non era affatto pronta ad affrontarlo.

«Che succede?» riuscì a domandare, con gli occhi che già le bruciavano e un nodo alla gola.

«Questo dovresti dirlo tu a noi, semmai. - ribattè secca Michelle, piazzandosi in piedi di fianco alle altre ragazze, che continuavano a fissarla serie e imperturbabili – in ogni caso, Ashley, sta' tranquilla...non ci girerò molto intorno, avrò pietà di te, la tua agonia sarà breve. E poi, a me piace arrivare dritta al punto» sussurrò languida, godendosi lo spettacolo del suo viso stravolto dalla paura.

«E quale sarebbe?» chiese, in uno slancio di coraggio ma con le gambe che le tremavano.

«Il punto, mia cara Ashley è...hai una relazione con Matt?» le sparò dritto sul cuore, senza mezzi termini o premesse inutili.

Ashley impallidì più di quanto già non avesse fatto e si sentì morire dentro.

Che Michelle avesse dei dubbi su di lei era cosa ben nota...ma che avesse scoperto di Matt...quello non se l'aspettava nemmeno lei.

Deglutì a fatica, la vista cominciò ad annebbiarsi e sentì che avrebbe perso i sensi se non avesse fatto appello a tutta la forza che le rimaneva.

«Io non...» provò debolmente a spiegare ma Michelle si fece avanti e la bloccò.

«Ashley, vi hanno visti insieme alla festa tre giorni fa...in atteggiamenti intimi...quindi lo ripeterò per l'ultima volta. State insieme tu e Matt?» domandò, rossa in viso per la collera e più spaventosa che mai.

Quella domanda la mise in enorme difficoltà perchè la risposta era oscura anche a lei, intrecciò le dita delle mani, congelate, respirò con affanno e poi provò a parlare.

«Non stiamo insieme, noi...» iniziò ma Michelle aveva bisogno di certezze, di confessioni e tutto quel tergiversare non ebbe altra conseguenza che farle saltare i nervi.

«Siete andati a letto insieme?» ringhiò nervosa, arrivando al nocciolo della questione con una domanda molto chiara, alla quale, stavolta, avrebbe potuto rispondere solo con un sì o con un no.

Ashley esitò, osservò gli occhi interrogativi delle ragazze, carichi di aspettative e in cerca di riposte e ne sentì il peso tutto in una volta sulle sue povere spalle.

Non poteva più mentire, ormai era inutile e, anche se non avrebbero capito, non poteva fare altrimenti.

«Sì» affermò decisa, mentre una parte di lei andava in frantumi per sempre.

Vide gli occhi chiari di Beth, di solito allegri e gioiosi, sgranarsi e diventare immensamente tristi e quelli scuri di Colleen farsi severi, carichi di delusione e fissarla con disappunto mentre Melissa era ancora schiacciata contro il muro, con la fronte contratta, lo sguardo sempre basso e le labbra che adesso le tremavano vistosamente.

E infine, l'ultima coltellata, quella mortale, le giunse dagli occhi di Michelle, intrisi di una venatura di soddisfazione mista a odio, sicuri di avere vinto quella battaglia e di averla finalmente messa a nudo di fronte ai suoi peccati.

«Sei solo una puttana traditrice!» le urlò contro, mentre le altre non reagirono, rimasero in silenzio, ammutolite di fronte a una verità che non avevano potuto neanche lontanamente immaginare e che faceva male, troppo male.

«É successo solo una volta, Michelle! Io...ero fragile e ferita...non hai idea di cosa ho dovuto passare prima di venire qui, nessuna di voi ce l'ha! - ribattè con voce disperata, sperando di riuscire almeno a fare capire loro che non aveva fatto tutto di proposito e per il puro divertimento - E lui...è riuscito a capirmi, a consolarmi...mi è stato vicino quando ne ho avuto più bisogno. Non è qualcosa che ho cercato...ci sono caduta dentro e...non sapevo come fare a dirvelo! Ho sbagliato, lo so...ma...lui era diventato importante per me e io...non sono riuscita a rinunciarci, non volevo perderlo!» confessò tutto d'un fiato, usando l'ultimo briciolo di coraggio che le fosse rimasto in corpo.

Le parole cariche di sentimenti e di disperazione di Ashley colpirono Melissa nel profondo e la mora si rese conto di quanto si potesse rispecchiare in ognuna delle emozioni provate dalla sua amica.

Adesso la capiva meglio, adesso le sembrò di vivere il suo stesso dramma e una lacrima le scivolò lungo la guancia, sebbene non riuscisse a prendere alcuna iniziativa, immobilizzata dall'insicurezza.

«Non me ne frega un cazzo di tutte le tue scuse! Ti abbiamo accolta quando eri in difficoltà, ti abbiamo trovato una casa, degli amici...ti abbiamo salvata senza pretendere nulla in cambio... ma tu ci hai traditi tutti...mio fratello per primo...me, e tutte noi! Era più facile prenderci in giro e mentire piuttosto che tenere le gambe chiuse davanti a quello che sapevi essere il nostro peggiore nemico, non è vero?» la accusò, sorda a qualunque spiegazione e determinata a continuare con quella tortura.

«Ma non capisci che non si tratta solo di quello...non si tratta di sesso!» ribattè a voce alta, rendendosi conto che forse era la prima volta che ammetteva a sè stessa che con Matt non era mai stato solo un fattore fisico, era sempre stato molto di più anche se continuava a non accettarlo.

«Ti sei innamorata di lui...- sibilò Michelle col cuore in gola, perfettamente conscia di quanto anche lei condividesse quel sentimento per il biondo – mi fai schifo!» esclamò infine, con la voce carica di sdegno.

Ashley credette di trovarsi sospesa tra la realtà e un incubo, non aveva più appigli, ancore a cui aggrapparsi, era sola e circondata da visi che non le erano più amici.

Aveva rovinato tutto, sapeva che sarebbe successo eppure non si era fermata quando ne aveva avuto l'occasione, aveva continuato con quella follia che alla fine aveva distrutto quel poco che era stata in grado di ricostruire dalle macerie della sua vita.

Era solo un fallimento su tutti i fronti e dovette dare ragione a Michelle.

Non aveva scuse e meritava tutto quello.

Una forte depressione la colse, sentì di non avere più forze per difendersi e di colpo anche la relazione con Matt le sembrò solo un enorme e stupido sbaglio che non l'aveva portata da nessuna parte se non sull'orlo di un baratro.

«Lui era come me...- mormorò quasi più a sè stessa che alle ragazze, come volesse darsi una giustificazione per come erano andate le cose – Noi due eravamo uguali» aggiunse, con gli occhi vuoti e la voce rotta dal pianto.

«Hai ragione, siete uguali! Due sporchi traditori! - rincarò la dose Michelle, senza pietà di fronte a quella ragazza ormai devastata – e io ti voglio fuori da questa casa...adesso!» concluse diretta, incrociando le braccia e dandole le spalle.

Melissa sussultò, strinse forte i pugni e fu tentata di intervenire mentre dentro di lei si consumava una lotta all'ultimo sangue contro le sue paure.

Un silenzio che parve interminabile invase la stanza, Ashley capì che nessuna delle sue amiche avrebbe contrastato Michelle, giacevano tutte inermi, deluse e sconvolte, e non poteva dare loro torto.

«É giusto...me ne vado» si rassegnò alla fine.

Dopotutto quella non era più la sua casa, erano solo delle mura di cemento fredde e senza più calore umano.

Non aggiunse altro e si rintanò in quella che ormai non poteva considerare più la sua stanza, raccattò le sue cose in maniera disordinata e le infilò malamente nelle valigie, asciugandosi con le maniche del maglione le lacrime che non aveva potuto frenare.

Quella era la sua disfatta, la sua sconfitta e la dimostrazione che era capace solo di combinare disastri.

Trascinò a fatica i bagagli, si affacciò per un'ultima volta nel salone, dove le ragazze parlottavano a voce bassa con Michelle, che tutta fiera, continuava a ripetere di aver avuto sempre ragione su Ashley.

«So che non vale nulla ma...volevo solo dirvi che mi dispiace da morire...non volevo ferirvi, non volevo tradirvi...è che...» provò a dire ma le sue corde vocali non collaborarono, lanciò un'ultima occhiata a Melissa e poi gli occhi di Michelle si puntarono di nuovo spietati su di lei.

«Vattene» sbottò, Melissa stavolta non resistette e sollevò di scatto la testa, con la sguardo accigliato per poi puntarlo finalmente su quello desolato di Ashley.

I suoi occhi la trafissero, non voleva perderla, era sua amica e si chiese come avesse fatto a dubitarlo in quei giorni.

Ashley sparì senza aggiungere altro, richiuse per sempre quella porta ormai familiare alle sue spalle e tutti i mesi trascorsi in quella casa le sfilarono nella mente uno dopo l'altro per poi polverizzarsi in un soffio.

Melissa cominciò a tremare, una forza mai provata prima la invase d'improvviso e, prima che potesse realizzarlo, scattò verso Michelle e la guardò con aria di sfida, strappandole uno sguardo meravigliato.

«Stavolta hai esagerato, Michelle!» la accusò, sfoggiando una sfrontatezza che nessuna delle ragazze le aveva mai visto usare.

«Cosa c'è? Vuoi difenderla? O hai anche tu qualcosa da nascondere?» la provocò lei, ricordandosi che Melissa era sempre stata vicina ad Ashley e probabilmente era pure sua complice.

«Mi hai stancata!» esclamò sotto gli occhi sgomenti delle ragazze, prima di fiondarsi per le scale con una corsa disperata per tentare di raggiungere Ashley.

Era preoccupatissima, era ormai tarda sera e lei avrebbe vagato sola in quella grande città, senza un posto dove andare per dormire o qualcuno a confortarla.

E poi non le aveva ancora chiesto scusa per quanto fosse stata stupida ad abbandonarla e a non capirla quando invece si trovavano nella stessa identica situazione e dovevano restare unite se volevano sopravvivere.

«Ashley!» urlò a gran voce quando scorse i capelli rossi della sua amica che sbucavano dal suo cappotto.

La ragazza si voltò, il suo voltò buio si illuminò appena quando vide la mora correrle incontro quindi si fermò e smise di trascinare le valigie.

«Ashley, ti prego fermati!» la implorò, fermandosi a un passo da lei, affannata per la corsa e per il magone che si portava sul petto.

«Melissa...torna indietro o Michelle se la prenderà anche con te» disse piano, facendo per voltarsi e continuare a camminare prima che Melissa la trattenesse con forza tirandole il cappotto.

«Non me ne frega niente di Michelle! - ribattè decisa, i suoi occhi brillavano di una determinazione nuova che stupì anche Ashley – e tu non puoi andare in giro da sola a quest'ora...torna a casa, parlerò con Michelle, non può trattarti così...la convincerò a farti restare, convincerò le altre!» cercò di fermarla Melissa ma la sua amica scosse la testa rassegnata.

«Quella non è più casa mia, ormai...e Michelle ha ragione. Vi ho mentito, vi ho tradito...è un dato di fatto e merito di andarmene» affermò con un tono di voce piatto e spento, non sembrava più neanche lei ma l'ombra di sè stessa, una ragazza distrutta senza voglia di lottare .

Melissa sgranò gli occhi, con un gesto rapido le afferrò le mani ghiacciate e le strinse.

«Ma cosa dici, Ashley! Perdonami per averti trattato in quel modo vergognoso in questi giorni! Non volevo, ero come immobilizzata e cieca, non riuscivo a vedere al di là di quello che le mie debolezze volevano mostrarmi...ma non ho mai smesso di volerti bene, sei mia amica e...non voglio che tu vada via! – la supplicò con le lacrime agli occhi e la voce tremolante – ti prego...non posso immaginarti qui fuori, da sola...come farai?» le domandò, agitata.

Ashley la osservò in silenzio, poi un sorriso accennato increspò le sue labbra.

Melissa non l'aveva abbandonata ma lei non meritava la sua amicizia, non in quel momento.

«In qualche modo me la caverò. Ho sbagliato e devo pagare. Sono stata con Matt...è tutto vero, Melissa... ci vedevamo di nascosto, l'abbiamo fatto per mesi...io...» cominciò a raccontare ma Melissa la fermò.

«Tu lo ami! E cosa c'è di sbagliato in questo? Anche io amo Luke e non ho più intenzione di rinunciare a lui! Dirò tutto a Michelle, a costo di dovermene andare e ricominciare daccapo!» esclamò, stringendo di più le mani di Ashley ma lei, dolcemente, si liberò dalla stretta e le carezzò una guancia.

«Sei una ragazza forte...ma per me è diverso. Non credo di amare Matt...come può nascere amore da una situazione che sta facendo soffrire così tante persone? - domandò con lo sguardo perso nel vuoto e una immensa confusione nella mente, lasciando Melissa incapace di replicare – Ti voglio bene anche io...ma adesso devo andare...ti auguro di essere felice, Melissa» disse infine, per poi riprendere le valigie.

Melissa rimase attonita, il viso ormai rigato di lacrime inarrestabili «Ashley!...No!» ripetè invano, ma la ragazza non le rispose nè si voltò e continuò a camminare lungo la via deserta.

La brunetta allora corse indietro, ritornò a casa come un fulmine e si chiuse dentro la sua stanza.

Non ce la faceva ad abbandonarla e c'era solo una persona che poteva aiutarla. Con le mani che le tremavano prese il telefono e selezionò il nome del suo ragazzo dalla rubrica, col cuore che le scoppiava.

«Mel, che piacere sentirti!» rispose una voce allegra dall'altra parte.

«Luke! – mugolò Melissa, facendolo allarmare subito – devi aiutarmi, ti prego!» lo pregò, a corto di fiato.

«Mel, che hai? Ti è successo qualcosa? Non farmi morire dalla paura!» fece il ragazzo, seriamente preoccupato da quel tono disperato.

«Non è per me, è per Ashley! É andata via da casa, è sola ed è notte fuori! Ti prego, va' a cercarla! É a piedi con delle valigie pesanti, non può andare molto veloce, sarà ancora qui in zona ma devi sbrigarti! Raggiungila, io non so davvero come fare! - gli spiegò tra un singhiozzo e l'altro mentre Luke era paralizzato – Chiama Matt, forse lui è l'unico che può salvarla!» gli chiese infine, senza credere alle sue stesse parole.

«Sta' tranquilla e adesso calmati...ci penso io, ok? - la rassicurò, mentre col telefono poggiato maldestramente tra la spalla e l'orecchio, recuperava scarpe e giubbotto e si precipitava per le scale -

sono già fuori, prendo la macchina e vado...ti prometto che la troveremo, fidati di me!» la incoraggiò, anche se il suo viso stravolto comunicava l'esatto contrario.

Non sapeva i dettagli di quella che si prospettava come una catastrofe ma aveva il presentimento che qualcosa si fosse rotto per sempre e che da quel momento le vite di ciascuno di loro sarebbero cambiate.

Quel giorno era arrivato, alla fine. La bomba era esplosa.

«Mi fido, Luke...ma tu aiuta la mia amica!» ripetè per l'ennesima volta e Luke riuscì a sorridere.

Melissa aveva fatto pace con i suoi mostri se considerava di nuovo Ashley sua amica e quelle poche parole lo tranquillizzarono, nonostante la situazione tragica.

«Lo farò...ti avverto appena ho novità, a dopo!» la salutò velocemente.

Aveva una telefonata molto importante da fare e non poteva perdere un secondo di più.

«Cazzo, rispondi..» imprecò fra sè e sè, quando diversi squilli si susseguirono senza risposta, poi finalmente la voce che aspettava.

«Luke, che vuoi a quest'ora?» rispose Matt con fare piuttosto annoiato, ignaro di quanto fosse successo.

«Matt, devi raggiungermi subito...si tratta di Ashley»

Poche semplici parole e un unico nome capace di scatenare un terremoto nel ragazzo al quale era indirizzata la chiamata e in più, il tono nervoso e serio dell'amico, davvero poco comune per Luke, lo allarmò immediatamente.

I suoi occhi si velarono di un'ombra mentre la fronte si contrasse, riflettendo le sue preoccupazioni.

«Luke, si può sapere che diavolo è successo?»

P.S. Mi dispiace per l'assenza di parti "romantiche" in questo capitolo, ma è un momento critico della storia e non ce n'era spazio per stavolta. Abbiate fiducia per i successivi! 

 

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Capitolo 40
*** Risvegli ***


Ciao a tutte ragazze!
Eccomi qua, finalmente ce l'ho fatta!
Come al solito sono in mega ritardo ma stavolta, oltre ai normali impegni, si è aggiunto il fatto che il mio pc ha deciso di smettere di funzionare decentemente e spesso mi si spegneva all'improvviso, facendomi perdere quello che scrivevo. é stato difficilissimo completare il tutto e a volte ero così scoraggiata che non avevo il coraggio di accenderlo. Adesso ho trovato un sistema per evitare che si spenga ma devo sempre stare attenta anche perchè al momento non posso prendere un altro.
Comunque, detto questo, spero che il capitolo vi piaccia e che mi perdonerete per l'assenza.
Vi ringrazio sempre tanto e spero di aggiornare il prima possibile!
Un abbraccio1

Cap. 39 Risvegli

 

La prima alba del nuovo anno era ormai trascorsa da molte ore, lasciandosi alle spalle una nottata di festeggiamenti, chiasso e confusione infernale.

Adesso però lo scenario era totalmente cambiato: la musica era cessata, la maggior parte della gente dormiva profondamente dopo aver fatto le ore piccole nei locali e un silenzio alquanto surreale regnava in città.

Il sole doveva già essere alto in cielo, o almeno così si poteva supporre visto che in realtà una fitta coltre di nuvoloni grigi lo offuscavano quasi completamente, impedendo ai suoi timidi raggi di illuminare la superficie del mondo esterno, avvolto dunque in un'atmosfera spettrale e oscura, che contribuiva a rendere il paesaggio ancora più tetro.

Non era certo il giorno ideale per cominciare un nuovo anno e, al contrario, quell'aria cupa non sembrava presagire nulla di buono.

Ashley aprì gli occhi facendo uno sforzo incredibile, nemmeno fossero stati sigillati con della colla potente.

Sbadigliò, si girò a pancia in sù e impiegò qualche secondo prima di riuscire a mettere a fuoco l'ambiente circostante e rendersi conto di trovarsi nella sua stanza, sotto le coperte del suo letto.

Le tempie e la fronte le provocavano un dolore talmente intenso da darle l'impressione di avere una corona di chiodi conficcati attorno alla sua testa ed era terribile.

All'improvviso emise un gemito di sofferenza e strizzò gli occhi a causa di una fitta più forte delle altre che la costrinse a rimanere sul cuscino proprio mentre cercava di sollevarsi per capirci qualcosa in più del caos tremendo che albergava nella sua mente.

Non ricordava di essersi sentita più confusa in vita sua e fisicamente aveva la sensazione di essere riemersa da un cumulo di macerie.

Cosa diavolo era successo quella notte?

Lentamente, dopo un altro tentativo, riuscì a mettersi a sedere, si tastò a casaccio le braccia e il petto e si accorse quindi che indossava ancora il vestito scuro e corto della festa di Capodanno, compresi i collant sulle gambe, leggermente smagliati in un punto, ma una morbidissima vestaglia di pile, color turchese chiaro, le avvolgeva il corpo regalandole un piacevole calore.

Non era sua e, dal fatto che le stesse piuttosto corta e che le lasciasse un po' scoperti i polsi, intuì che dovesse appartenere a Melissa, piccola di statura.

Il problema era che lei non ricordava assolutamente di avergliela chiesta e nemmeno di averla indossata.

Era stata la sua amica a mettergliela? Perchè non era riuscita a cambiarsi i vestiti da sola per coricarsi?

Ma soprattutto...perchè non aveva idea di come fosse arrivata nella sua stanza, sul suo letto quella notte?

Una certa ansia cominciò ad invaderla, facendola sudare improvvisamente, perciò di riflesso slacciò la cintura della vestaglia e allontanò le coperte per mettere le gambe giù dal materasso.

Prese un lungo respiro, si portò una mano sul petto per calmare i battiti e provò a concentrarsi.

Di quella serata ricordava la musica assordante, la confusione bestiale, la noia che aveva provato nel dover passare ore seduta su un divanetto scomodo e l'aria soffocante da svenire.

Fino a lì ci arrivava ma non bastava.

Contrasse le sopracciglia e si sforzò di più.

Ricordò perfettamente Michelle, i suoi modi odiosi, le insinuazioni esplicite sulla sua relazione segreta, il suo sguardo gelido sopra di lei e poi...

Poi l'immagine di Matt lontano, il dolore che le aveva provocato vederlo abbracciato a un'altra, il senso immenso di frustrazione e di tristezza e infine la voglia di scomparire, semplicemente di dimenticare.

L'ultima scena che riusciva a ricordare con certezza era Michelle che la sfidava a bere, il suo tono di voce insopportabile e lei che per non dargliela vinta ci cascava come una stupida e cominciava a bere.

Aveva bevuto e bevuto, non ricordava quanto ma sapeva di non essere abituata a farlo, era ben cosciente di non reggere troppo l'alcool, probabilmente le erano bastati un paio di bicchieri per ridursi da schifo e da lì in poi ogni ricordo si faceva sfumato e poco nitido.

Erano solo sensazioni distorte, colori, suoni e tra tutti, quello che le era rimasto più impresso era ancora e soltanto lui.

Non aveva dubbi, adesso che si sforzava le pareva di risentirle le sue braccia che la sorreggevano e quel profumo, sì, proprio il suo, inconfondibile, quello a cui si era ormai abituata e che la faceva sentire immediatamente protetta e al sicuro...e poi la sua voce calda mentre le sussurrava all'orecchio che sarebbe andato tutto bene e altre parole ancora che però non riusciva proprio a ricordare.

Era tutto confuso e incerto ma lui, come sempre, rappresentava l'unica e sola certezza anche in mezzo a quel casino.

Da lì in poi diventava tutto buio, come fosse piombata nell'oblio più totale e capì che probabilmente la spiegazione più plausibile era che si fosse addormentata, vittima di quella maldestra sbronza.

Chissà poi come erano andate le cose, chi l'aveva trovata e riportata a casa o se qualcuno avesse scoperto il suo segreto e adesso si trovasse in un mare di guai.

Si portò le mani al viso e lo coprì per la vergogna e la disperazione.

Si era ubriacata come una povera deficiente e per di più era finita nella trappola di Michelle, rischiando di rovinare tutto.

Era proprio caduta in basso, si odiava e avrebbe dedicato l'intera giornata a insultarsi se solo non avesse avuto delle questioni molto più importanti da chiarire e non c'era altro tempo da perdere o esitazioni.

Si alzò di scatto, barcollò lievemente per un giramento di testa ma poi si stabilizzò.

Una leggera nausea residua la colse e si portò una mano all'altezza della bocca dello stomaco, che le bruciava da morire.

Respirò profondamente un paio di volte, appoggiandosi alla scrivania, poi riuscì pian piano a calmarsi, le brutte sensazioni finalmente si attenuarono ed Ashley scostò la finestra rendendosi conto che fuori il tempo pareva fare a gara con lei su chi dei due fosse ridotto peggio.

Sembrava notte ma il suo cellulare non poteva mentire e sul display lesse chiaramente che era ormai passato da un bel po' mezzogiorno, anche se dall'esterno della sua porta non proveniva il minimo rumore e la casa sembrava immersa in una profonda tranquillità.

Si chiese se quello fosse un segnale positivo o meno e, nonostante il tempaccio, spalancò le ante e fece entrare una ventata di aria fredda che però le diede un enorme sollievo, ristorandola e aiutandola a riprendere la lucidità che aveva perso.

Senza indugiare oltre afferrò il telefono e, mentre giurava a sè stessa che mai e poi mai per il resto della sua vita avrebbe più toccato una sola goccia di alcool, si apprestò a fare l'unica cosa sensata che le rimaneva per capire se, per colpa di quella cazzata, avesse gettato alle ortiche gli ultimi mesi della sua misera esistenza.

 

 

«Sei sempre la solita irresponsabile! Quante volte ti ho detto di non esagerare se poi devi stare uno schifo!» sbraitò Terence accigliato, in piedi davanti alla sorella, spalmata sul divano con una cera orribile.

Lei sbuffò infastidita poi prese due cuscini e li premette sulle orecchie per attutire il rumore della ramanzina di suo fratello.

«Vuoi smetterla di urlare? Mi scoppia la testa!» piagnucolò, cercando di suscitare un briciolo di pietà senza però riuscirci. Terence ne aveva abbastanza dei comportamenti infantili di sua sorella e la notte precedente era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

«E ci credo bene! Hai bevuto come una spugna! Si può sapere che gusto ci trovi a divertirti così per poi stare di merda?» le domandò snervato, camminando avanti e indietro come un leone in gabbia.

Per tutta la serata Michelle non aveva fatto altro che atteggiarsi da oca e importunare Ashley sempre per la solita storia finchè non aveva cominciato a bere per poi sfidare la rossa a fare lo stesso con conseguenze che erano state disastrose per tutti.

Non aveva ben compreso come Ashley, di solito molto matura e responsabile, avesse finito per cedere alle stupide provocazioni di Michelle ma era stato troppo impegnato a conversare con una sua amica per accorgersi della piega che stava prendendo la situazione.

Quando finalmente aveva realizzato cosa fosse successo era stato troppo tardi, Michelle delirava e cominciava a non rispondere più delle sue azioni mentre Ashley era sparita e il ragazzo, dopo aver affidato sua sorella a Colleen, si era precipitato a cercarla per poi ricevere la chiamata di Melissa che lo informava di averla trovata fuori, da sola, in un angolo.

Gli era sembrato tutto un po' strano e sospettoso, in effetti: il comportamento anomalo di Ashley, il fatto che Melissa, piuttosto imbranata, fosse stata capace di rintracciarla in mezzo a quella confusione, per non parlare del fatto che la moretta gli era apparsa comunque tranquilla, nonostante avesse trovato l'amica in quelle condizioni, da sola e mezza addormentata per terra.

Sembrava troppo calma, proprio lei che di solito si agitava persino se doveva prendere parola in pubblico figurarsi a gestire una situazione del genere, eppure la sua sicurezza in quell'occasione lo aveva sbalordito.

O Melissa aveva un sangue freddo invidiabile che veniva fuori nei casini più improbabili, o c'era qualcosa sotto sul quale non aveva avuto comunque tempo di riflettere troppo.

Aveva recuperato le due ragazze, le aveva riaccompagnate a casa e poi aveva portato con sè sua sorella, visto che Beth avrebbe dormito dal suo ragazzo e Colleen, arrabbiatissima, non ne aveva voluto sapere di rinunciare a fare lo stesso col suo fidanzato solo per badare all'ennesimo guaio combinato dalla cugina.

Insomma, poteva affermare tranquillamente che si fosse trattato di una serata da dimenticare.

«Non sto così male...ho solo un fottutissimo mal di testa e peggiori la situazione se continui a farmi la predica!» osò ribattere Michelle, mentre Terence lottò con sè stesso per evitare di tirarle una sberla, una di quelle che i suoi da piccola non avevano mai avuto il coraggio di darle quando faceva i capricci. E quello era il risultato, adesso.

«Non stai male?! Adesso forse no ma ti assicuro che ieri sera non eri un bello spettacolo mentre vomitavi l'anima in un'aiuola senza la forza di reggerti sulle tue gambe! O forse l'hai dimenticato visto come eri ridotta!» continuò a rincarare la dose Terence, esasperato.

Michelle si imbronciò ma almeno ebbe la decenza di non insistere. Sapeva di doverlo ringraziare per quello che aveva fatto per lei ma il suo maledetto orgoglio glielo impediva.

«Certo che mi ricordo...- sussurrò appena, portandosi una mano sulla testa per sorreggerla – io non dimentico le cose...a differenza tua, evidentemente – commentò amara, poi voltò lo sguardo in direzione del corridoio – a tal proposito, chi è quella che dorme di là?» chiese con tono indagatorio, riprendendo il suo tipico sguardo sospettoso.

L'allusione al fatto che suo fratello aveva superato il torto subito a causa di Ashley e si dedicava già ad altre conquiste, facendo l'amico con la rossa come niente fosse successo, la faceva imbestialire.

«É solo una mia amica, le avevo promesso che poteva rimanere a dormire qui visto che abita fuori città – rispose acido il fratello, capendo al volo a cosa si stesse riferendo la castana – e comunque, anche se così non fosse, non vedo cosa ci sarebbe di tanto strano!» ribattè deciso, giusto per mettere in chiaro le cose.

Michelle sbuffò per l'ennesima volta e brontolò qualcosa di incomprensibile per poi sdraiarsi sul divano poggiando le gambe ciondolanti sul bracciolo.

«Ashley dov'è?» domandò poco dopo, come se all'improvviso le si fosse illuminata una lampadina nel cervello.

Si era presa una bella sbronza ma ricordava ancora piuttosto bene come si erano svolte le cose.

Aveva provocato Ashley e lei ci era cascata, il suo piano aveva funzionato e questo la faceva gongolare, peccato che poi la sbronza le avesse impedito di controllarla e di farle le giuste domande per smascherarla sotto l'effetto dell'alcool.

Un piano quasi perfetto che però alla fine era fallito.

Era stato solo un tentativo, ci era andata vicina ed era sicura che presto sarebbe arrivata alla verità, in un modo o nell'altro.

«A casa insieme a Melissa – rispose Terence, facendosi preoccupato in viso – era messa forse anche peggio di te, non so cosa diavolo le sia preso, non l'ho mai vista ridursi così finora e non me l'aspettavo proprio, a dire il vero» affermò serio, senza mentire.

Michelle scosse la testa e un ghigno le spuntò sulle labbra.

«Le persone ti sorprendono sempre nel peggiore dei modi, non è vero? Ashley fa la parte della santarellina ma ormai abbiamo prove a sufficienza per poter affermare che non lo sia per niente. Mi chiedo perchè continui ancora a farla stare nella mia casa!» esclamò gelida, fissando il fratello.

«Non esagerare, adesso! Avrà avuto i suoi motivi, ne sono sicuro...solo che lei è sempra stata difficile da decifrare» ammise con una sfumatura di malinconia nella voce al ricordo dei giorni in cui si sforzava di capirla per poi fallire miseramente.

«In un parola, infida! - precisò Michelle fredda, osservando con disappunto lo smalto rovinato sulle sue unghie – E si può sapere dove si era cacciata, ridotta come uno zombie?»

Terence si sedette sul divano accanto a lei e massaggiò le tempie socchiudendo gli occhi, ancora fortemente provato dalla stanchezza della notte prima.

«Era fuori, seduta per terra accanto a una siepe e dormiva» rispose senza nemmeno alzare lo sguardo.

«Era da sola?» incalzò Michelle, sempre più incuriosita dalla vicenda.

Se solo fosse rimasta sobria e avesse potuto seguirla per scoprire lei stessa dove si fosse imboscata quella traditrice!

Terence scosse la testa «No, era con Melissa quando sono arrivato» rispose.

Lei rimase un momento in silenzio per elaborare le informazioni ricevute, poi aggrottò le sopracciglia.

«E Melissa come ha fatto a trovarla? Vuoi dirmi che lei, la ragazza timida e insicura che conosciamo, è stata capace di farsi largo in mezzo a centinaia di sconosciuti, recuperare l'amica ubriaca e rimanere da sola con lei senza farsi venire un attacco di panico? - chiese sbarrando gli occhi per l'incredulità e scoppiando a ridere subito dopo – Andiamo, è già ridicolo solo raccontarlo!»

Terence stavolta non potè dare torto a sua sorella e annuì poco convinto.

«Beh, so che sembra strano eppure è proprio quello che ho visto! Erano da sole, non c'era nessun altro e Melissa era il ritratto della serenità» ribadì, con lo sguardo pensoso perso nel vuoto.

Michelle sospirò, sembrò spremersi le meningi per cavarci qualcosa da quel mistero ma poi si arrese e gettò la testa all'indietro. Non si era ancora ripresa completamente dagli eccessi della sera prima e tutto quel rimuginare le faceva male.

«C'è qualcosa che non mi quadra» mormorò infine, sospettosa.

Terence però non aveva intenzione di assecondarla, si alzò di scatto e si allontanò per dirigersi verso il corridoio.

«Ti prego di non fissarti anche su questo, adesso! Lascia perdere, ok? - la ammonì, beccandosi un'occhiata di disappunto – Vado a vedere se Maddy sta ancora dormendo» la informò infine, lasciando la stanza.

«Sì, certo...se dorme - lo provocò lei con l'ennesima battutina maliziosa, ridacchiando e ottenendo come risposta un bel dito medio da parte del fratello, troppo esausto per risponderle a parole, poi il suo sguardo stranamente si addolcì – Comunque grazie, Terence» ammise infine, in uno dei rari momenti in cui la sua parte tenera riusciva a venire fuori.

Lui si voltò e sbarrò leggermente gli occhi per la meraviglia prima di accennare un sorriso in direzione della sorella e darle le spalle.

Quando la sagoma del ragazzo sparì dalla sua visuale, Michelle sospirò pesantemente, si stropicciò gli occhi contornati da due profonde occhiaie e legò i capelli disordinati in una coda alta.

Rimase in silenzio, da sola, con l'espressione contratta e dubbiosa, a torturarsi ancora senza riuscire venire a capo di nulla.

 

 

Matt si rigirò scompostamente sul letto quando il suono del telefono rimbombò nelle sue orecchie come lo scoppio di una bomba.

Intorno a lui lenzuola stropicciate e arrotolate fino ai piedi del letto e i vestiti della sera prima, ancora gettati a casaccio sul letto.

Quella notte non aveva certo avuto tempo di pensare all'ordine, si era sentito così esausto da avere solo la forza di spogliarsi e buttarsi sul materasso per poi piombare in un sonno profondo non appena le sue palpebre si erano chiuse.

Nonostante fosse senza maglietta e in pieno inverno dentro la sua stanza si moriva di caldo, la temperatura era quasi tropicale visto che la nottata turbolenta gli aveva fatto dimenticato di regolare il riscaldamento e già immaginò che avrebbe dovuto lavorare il doppio quel mese per pagare le bollette salate che sarebbero arrivate.

Senza perdere tempo si sollevò di scatto, stiracchiò le braccia e non appena lesse il nome di chi si ostinava a fare squillare il telefono, perse un battito e sospirò pesantemente.

Lei, il suo peggiore incubo e la sua gioia più grande.

Come poteva una sola persona racchiudere due concetti così distanti fra loro?

«Pronto» disse con la voce roca per via del sonno, grattandosi la nuca..

Ashley dall'altra parte rabbrividì, si vergognava per il comportamento della notte prima e non ricordare cosa diavolo avesse fatto complicava ancora di più la situazione, ma riuscì comunque a recuperare il coraggio necessario per utilizzare le corde vocali e parlare.

«Ehi, ciao...scusa, forse ti ho svegliato...» esordì con la voce colma di imbarazzo, senza sapere da dove iniziare.

«No, tranquilla – mentì Matt, soffocando in tempo uno sbadiglio e stropicciandosi il viso con una mano per riprendere i contatti col mondo – tu come ti senti, Ashley?» chiese subito, impaziente di sapere se la ragazza si fosse ripresa da quella sbronza devastante. Aveva capito che non ci fosse abituata e, al di là delle ragioni che ci fossero dietro quel pasticcio, quello che gli premeva era innanzitutto accertarsi che stesse bene.

«Mentirei se ti dicessi che sto bene ma...probabilmente sto molto meglio di ieri, non è così?» rispose lei, esitando appena nel momento in cui decise di fargli intuire che non ricordava quasi niente della serata trascorsa.

Il suono di una risata accennata le arrivò come risposta e in un certo senso Ashley tirò un sospiro di sollievo, forse Matt non era così arrabbiato come pensava anche se questo non bastava a farla sentire meno in colpa.

«In effetti non eri proprio un bello spettacolo...sei piuttosto imbranata e difficile da contenere in quelle condizioni, sai?» la informò Matt, ridendo sotto i baffi perchè immaginava l'espressione a metà tra l'infastidito e l'imbarazzato di Ashley, anche se non poteva vederla, purtroppo.

Lei, infatti, arrossì violentemente e prese a camminare con fare nervoso per tutta la stanza.

«Ti prego non infierire, per la cronaca, so benissimo di essermi comportata da stupida» commentò con la voce ridotta a un soffio.

Matt sorrise «Ti dirò, la Ashley ubriaca è molto diversa da quella di tutti i giorni ma...per certi versi non è così male, anzi...a tratti sembravi più...genuina, spontanea...avevi quel pizzico di irrazionalità e disinibizione che ti dona, ad essere sincero. Qualche volta dovresti provare ad essere così anche da sobria» precisò il biondo, il quale, a differenza di Ashley, aveva ben impressi nella memoria i fatti della notte prima.

Lei, che si liberava di ogni maschera e paura, che non aveva timore di fare ciò che desiderava anche a costo di sembrare ridicola, di dire ciò che pensava, di esprimere i propri sentimenti, anche quelli più scomodi come la gelosia...o l'amore.

Non l'aveva presa in giro: la Ashley libera da tutti i freni che usava per proteggersi le era piaciuta e pensava sul serio che avrebbe dovuto prenderne esempio ogni tanto, anche quando non c'era l'alcool a scorrerle in corpo.

Le parole del ragazzo però a lei misero addosso un'ansia incredibile.

Che aveva fatto di così idiota?

«Ti prego Matt...non ricordo un accidente...potresti almeno avere la gentilezza di dirmi se ho detto o fatto qualcosa di imbarazzante o di cui mi pentirò a vita?» gli domandò, le mani le tremavano in attesa di una risposta che la spaventava non poco.

Matt dall'altra parte esitò qualche secondo, rimanendo in silenzio.

Ricordava perfettamente le parole di Ashley, il momento in cui gli aveva rivelato di stare bene solo con lui, di desiderarlo, il suo sfogo di dolore nel realizzare che insieme loro due non potevano starci ma soprattutto...la sua ammissione di essersene innamorata che lo aveva spiazzato e destabilizzato.

Si era sentito in qualche maniera felice dentro, una felicità che lo indeboliva ma che allo stesso tempo lo rendeva più umano.

Non poteva affermare che la confessione della rossa fosse al cento per cento autentica, considerato che da ubriachi si rivela spesso la verità ma si possono dire anche molte cazzate, ma gli era piaciuto almeno per un po' credere che fosse tutto vero.

Riflettè e poi parlò «A parte saltarmi addosso e tentare di spogliarti in pieno inverno e in un luogo pubblico...no, direi che non hai fatto nient'altro di particolarmente degno di nota» mentì, omettendo la parte più importante.

Non era giusto spiattellarle in faccia confessioni così intime date in un momento di poca lucidità in cui era stata vulnerabile e senza possibilità di difendersi o di avere il controllo di sè.

E poi quelle stesse parole, se mai sarebbe mai successo di nuovo, le avrebbe volute sentire da una Ashley consapevole e sicura dei propri sentimenti e di certo quella telefonata non era l'occasione giusta.

«Oh mio Dio – le sentì mormorare dall'altra parte, quasi impercettibilmente – e come avresti fatto a trovarmi? Io ricordo solo tanta gente e...il mondo che mi girava intorno...e poi il tuo viso, le tue braccia che mi reggevano...la tua voce» gli spiegò, sedendosi sul letto con una mano a massaggiarsi la fronte per via del mal di testa che le era tornato.

«Non ti ho trovato...sei stata tu a trovare me. Quando ti ho detto che mi sei saltata addosso...beh, intendevo letteralmente. All'inizio ho seriamente pensato ad un'aggressione!» raccontò lui, con un tono scherzoso che però non riuscì a coinvolgere Ashley, sempre più mortificata.

Lei, infatti, sospirò, si gettò sul cuscino e socchiuse gli occhi.

«Matt, mi dispiace così tanto...sul serio, io...non so cosa mi sia preso...devo solo ringraziarti per l'ennesima volta. Chissà come mai, ogni volta che ne ho bisogno, ci sei sempre tu a salvarmi la vita» ammise senza vergogna, quella frase le venne fuori spontaneamente e racchiudeva solo la verità.

«Non so che dirti...sarà un caso» provò a sminuire la cosa lui, scherzandoci sopra.

«Già...sarà un caso» ripetè Ashley, seria e con la consapevolezza che si trattava davvero poco di casualità.

Pareva esserci qualcosa, come un filo che li univa e che alla fine, nonostante tutto ciò che li divideva e allontanava, li portava sempre a cercarsi l'un l'altra e a ritrovarsi.

«Piuttosto, come hai fatto a ridurti così? Non mi sembri tipo da alzare il gomito tanto spesso!» le domandò, aggrottando le sopracciglia, gli premeva sapere cosa ci fosse dietro quel comportamento strano anche se aveva intuito lo zampino di Michelle.

«Non lo sono per nulla, infatti! Michelle mi ha provocato, continuava a ripetere che nascondo qualcosa e che avevo paura di poter dire la verità se bevevo...lo so è stato terribilmente stupido ma ci sono cascata! Ti giuro, non so che mi sia preso, ero stanca e incazzata...non me lo perdono, poteva scoppiare un casino, potevano vederci...a proposito, ci ha visto qualcuno?» chiese ansiosa quando si rese conto che in realtà non poteva ancora escludere quell'eventualità, soprattutto perchè non sapeva chi l'avesse portata a letto nella sua stanza.

«Credo di no, o almeno...non all'apparenza. Ero solo quando sei piombata da me e ho cercato di spostarmi in un posto più nascosto. - cercò di tranquillizzarla lui, poi abbassò lo sguardo – però...Melissa ci ha visto. É stato inevitabile, era preoccupata per te, ha contattato Luke per sapere se ti aveva vista in giro e abbiamo dovuto chiamarla per aiutarci. Tu non ti reggevi in piedi e non potevamo riportarti dai tuoi amici, quella era la soluzione che avrebbe creato meno danni. Lei ha chiamato Terence perchè da sola ovviamente non riusciva a tenerti e noi ci siamo nascosti fino a che lui non è venuto e ti ha preso in braccio. Lui non ci ha visto, di questo sono sicuro. Comunque Melissa è una ragazza leale e di lei credo possiamo fidarci, sono certo che non dirà nulla.» concluse lui, anche se una sfumatura di preoccupazione colorò i suoi occhi chiari.

«Cosa ha visto, esattamente?» domandò Ashley con un nodo alla gola e bianca come un fantasma adesso che aveva sentito chiaramente come si erano svolti i fatti.

«Ti tenevo in braccio, tu mi stringevi, non volevi che ti lasciassi...non so cosa abbia sentito ma...direi che fosse piuttosto evidente che non fossimo solo due sconosciuti» disse Matt con sincerità. Era inutile nasconderle la realtà delle cose solo per non farla allarmare.

«Capisco...- sospirò confusa Ashley mentre il cuore le fece un tonfo - non l'ho ancora vista ma credo proprio che dovrò parlarle...non so ancora cosa dirle ma...a questo punto non posso evitarlo. Mi spiace solo che abbia dovuto scoprirlo in questo modo. Stavolta ho combinato proprio un bel casino, che razza di scema!» continuò a insultarsi mentre si copriva il volto con la mano per la disperazione.

«Qualunque cosa deciderai di dirle, mi fido di te. E comunque smettila di incolparti. Siamo esseri umani e sbagliare è nella nostra natura. Questa situazione ti ha portato allo stremo ed era inevitabile che potessi crollare. Non è detto che questo porterà a delle conseguenze disastrose, magari non succederà nulla!» provò a confortarla Matt ma il suo sguardo era estremamente serio perchè realizzò che forse adesso erano davvero arrivati al capolinea.

Non si poteva continuare a portare avanti quella relazione in quel modo e le alternative non erano tante: o saltava tutto fuori, stravolgendo ogni equilibrio, o la cosa finiva lì.

«Grazie, Matt, davvero – disse lei esausta, desiderando più che in ogni altro momento che lui potesse essere con lei in quella stanza desolata invece che solo una voce da un cellulare – adesso credo proprio che andrò da Melissa, augurami buona fortuna!» affermò con decisione, riuscendo persino ad abbozzare un sorriso.

«Melissa non mi sembra esattamente un mostro spaventoso...sono sicuro che capirà e che andrà bene» la rassicurò il biondo, ancora seduto sul letto, con le spalle chine per la stanchezza.

Ashley rimase in silenzio, dentro di lei sentiva il bisogno di dire altro, di esternare finalmente quei sentimenti che stavano sempre più stretti ma non era più ubriaca adesso e li ricacciò nuovamente chiusi a chiave nel suo cuore.

«Spero tanto che sia come dici tu. Ci vediamo, allora» disse soltanto, con la voce leggermente tremolante, il loro solito saluto senza promesse, senza stabilire se domani o fra una settimana o un mese.

«Ok...ciao Ashley» ricambiò lui, poi chiuse la chiamata, restò immobile a fissare il pavimento, coi capelli ricaduti sulla fronte e uno strano presentimento nell'anima.

 

 

Ashley mosse un paio di passi leggeri come quelli di un gatto ma pesanti da compiere.

Le sembrava di avere le gambe rigide e intorpidite ma sapeva che non era il suo fisico a stare male ma la sua mente a impedirle di muoversi.

La casa era silenziosa, Michelle doveva essere rimasta da Terence e questo le dava un enorme sollievo, mentre Beth e Colleen di sicuro erano felici coi propri fidanzati.

Melissa, però, doveva esserci e questo la rassicurava e terrorizzava allo stesso tempo.

Come avrebbe trovato il coraggio di guardarla negli occhi con la consapevolezza che l'amica, l'unica che le era rimasta accanto fidandosi di lei, avesse scoperto il suo segreto in quel modo orrendo?

Deglutì dolorosamente e le sembrò che i battiti del suo cuore rimbombassero in quel corridoio deserto.

Inspirò l'aria, la buttò fuori e poi bussò alla porta.

La voce sottile di Melissa rispose quasi subito e ad Ashley tremarono le mani quando spinse la maniglia per aprire.

Lei era lì, seduta alla scrivania col pigiama addosso, gli occhi verdi che risaltavano sul suo viso chiaro e piccolo, quasi da bambina, e la osservarono così intensamente da farla sentire ancora di più uno schifo.

«Buongiorno Melissa – la salutò lei con i lineamenti del viso tesi e contratti dall'agitazione – credo che questa sia tua, grazie» continuò poi, porgendole la sua vestaglia turchese ben piegata, quella che l'aveva avvolta premurosamente quella notte.

Melissa si voltò del tutto, si alzò e le venne incontro in silenzio, senza smettere di fissarla.

«Ciao Ashley – rispose con calma, la sua voce non lasciò trapelare alcuna emozione – figurati, non c'è di che» disse poi, il suo tono era quello gentile e pacato del solito ma emanava una freddezza strana che Ashley non aveva mai percepito prima d'allora.

Le due rimasero ferme, consapevoli che c'era dell'altro da aggiungere ed Ashley sapeva che toccava a lei prendere la parola.

Si torse le mani, sudate e intrecciate fra loro, spostò le sue iridi nervosamente per tutta la stanza prima di schiudere le labbra e convincersi a iniziare.

«Senti Melissa...non ricordo molto di ieri ma...so che ti devo delle spiegazioni» ammise infine, guardando l'amica negli occhi.

Lei tremò appena, il suo sguardo si addolcì un attimo per poi indurirsi di nuovo.

Quella notte era stata turbolenta anche per lei.

Non riusciva a togliersi dalla mente la visione di Ashley stretta a quel ragazzo, non riusciva ad accettare che l'amica avesse deciso di tenerla all'oscuro di qualunque cosa ci fosse in corso fra lei e Matt dopo che, al contrario, lei si era aperta, raccontandole ogni sua debolezza e persino il suo segreto più grande, Luke.

Perchè Ashley non si era fidata di lei?

Per quanto la sera prima, dinanzi allo sguardo dolce di Luke, si fosse ripromessa di riuscire ad affrontare la cosa, per quanto sapesse che se due persone si amavano non esistevano divisioni o nemici, adesso...digerirlo era una delle cose più difficili che le fosse capitata.

Pure in quell'istante, quando guardava Ashley e i suoi occhi spaventati e mortificati, le pareva di rivedere lui, le sue braccia che la cingevano con cura, le carezze sui suoi capelli rossi, quelle parole sussurrate all'orecchio, i loro profili vicini fin quasi a sfiorarsi, le labbra di lui sulla sua fronte, morbide e delicate, così in contrasto con l'immagine fredda di Matt.

Si sentì quasi girare la testa: quel cambiamento era troppo drastico da accettare e in più una morsa le stringeva il cuore.

Ashley aveva deciso consapevolmente di escluderla da quella parte della sua vita e, anche se razionalmente la comprendeva, la sua parte emotiva faceva fatica a farselo andare giù.

Era umana anche lei e non poteva evitare di ascoltare quelle voci che si facevano strada nella sua testa.

'Lei non si fida di te, lei ti ha escluso, non è tua amica come pensavi e avevano ragione le altre'

Aveva sempre intuito che l'amica le nascondesse qualcosa ma una remota parte di lei aveva sempre sperato che si sbagliasse, che fosse solo un'impressione errata e adesso la delusione era stata troppo forte.

Di colpo tutti quei dubbi la stordirono e non fu capace di sostenerli, voleva solo che finissero.

«No, Ashley...tranquilla! Non mi devi spiegare proprio niente, sul serio!» esclamò bruscamente, con un sorriso tirato sul viso che scomparì subito dopo.

«Invece devo, Melissa! Non volevo escluderti...quasta è una cosa che...- provò a farsi ascoltare lei, mentre un groppo alla gola le serrò il respiro e si sforzò di riprendere – è una cosa che faccio fatica ad accettare io per prima! Non so cosa stavo aspettando...forse il momento giusto, forse che fosse tutto più chiaro anche a me! Perchè non lo è, invece, ti assicuro che non lo è... e non è facile! Non volevo mentirvi, non volevo farlo soprattutto a te!» gridò con gli occhi lucidi gonfi di lacrime.

Non poteva perdere anche Melissa, non lei!

«Ma l'hai fatto!» sbottò la mora, senza riuscire più a controllarsi. Tutta la delusione accumulata scoppiò fuori all'improvviso e non potè contenerla. Si sentiva ferita e, nonostante i buoni propositi della notte precedente, quella mattina tutto sembrava cambiato.

Ashley rimase ferita da quella frase, Melissa non si era mai rivolta in quel modo duro con nessuno e, il fatto che lo facesse per la prima volta proprio con lei, le spezzò il cuore.

D'altronde non poteva aspettarsi altro: l'aveva delusa, le aveva nascosto tutto consapevolmente, l'aveva costretta a scoprire la verità in quel modo brusco e adesso pretendeva anche di essere ascoltata?

«Hai ragione – si arrese, gli occhi bassi – per quel poco che vale, sappi che mi dispiace tanto per come sono andate le cose...non sono stata abbastanza forte ma non volevo che finisse così, credimi.» provò a scusarsi per l'ultima volta.

Melissa vacillò, per un attimo si ricordò di quante volte anche lei si era sentita debole e in difficoltà e non avesse avuto il coraggio di parlare con nessuno.

Poi però ripensò a tutte le conversazioni avute con Ashley e a ogni singola volta in cui lei avrebbe potuto dirle la verità e invece aveva preferito nascondergliela.

Le persone l'avevano tradita e delusa continuamente nella sua vita, si era chiusa in se stessa come conseguenza al punto che fidarsi di Ashley era stata un'impresa difficilissima e, adesso che ci era riuscita...lei rovinava tutto così?

Non poteva sopportare un altro dolore del genere.

«Le persone fanno delle scelte, anche se inevitabili...me l'hai detto pure tu una volta. E questa è stata la tua» concluse infine, gelida, con la voce sommessa e lo sguardo pieno di tristezza.

«Già, è vero...non rinnego ciò che ho fatto ma...volevo solo spiegarti le mie ragioni – disse rassegnata, poi indietreggiò e fece per andarsene – grazie per ieri e scusa ancora per il fastidio che ti ho arrecato, non succederà più.» mormorò con la voce rotta, prima di voltare le spalle e sparire da quella stanza.

Melissa si accasciò sulla scrivania e pianse.

Si era comportata come mai avrebbe voluto nella sua vita, la voce triste e distrutta di Ashley risuonava ancora nelle sue orecchie ma non poteva farci niente.

Per l'ennesima volta si stava facendo sopraffare dalla sua emotività e non riusciva a venirne capo.

«Avrei voluto essere più forte anche io, Ashley» sussurrò nel silenzio della sua camera, quando ormai lei non poteva più sentirla.

 

 

Pam camminava a passo spedito, così velocemente che le dolevano da morire i muscoli delle gambe.

Conosceva quell'intricato groviglio di strade a memoria: ci aveva vissuto per tanti anni, circondata dallo sfarzo di quelle ville supercostose prima di capire che la libertà aveva un valore maggiore del lusso e di qualche borsa firmata.

Era fuggita anche lei, come Matt, proprio come lui.

Si conoscevano fin dal liceo, tra di loro non c'era mai stata una confidenza eccessiva ma lo considerava ciecamente un suo buon amico.

Lo considerava.

Il passato non era casuale perchè, dalla notte prima, per lei Matt era morto.

Nonostante le angherie, gli insulti e i soprusi che aveva dovuto sopportare per via dell'odio di Terence e Michelle nei suoi confronti, lei non aveva mai abbandonato il gruppo e lo aveva sostenuto, condividendo gioie e dolori.

E lui come la ripagava, adesso, come ripagava tutti loro?

Andandosene con una delle puttanelle nemiche.

No, quello non poteva tollerarlo.

All'inizio tutto era cominciato per scherzo con Christie, lei era solo una ragazza innamorata e delusa e la sua rabbia era più che comprensibile.

L'aveva appoggiata nella sua curiosità di scoprire chi fosse la misteriosa ragazza per la quale il biondo aveva perso la testa ma non si era mai spinta troppo oltre e, anche quando Christie l'aveva convinta a piombare nello studio di Matt, lei non ne era stata così entusiasta e se ne era pentita presto, ripromettendosi di non intromettersi più nella vita privata del biondo.

Ma adesso la situazione era diversa, adesso non si trattava più solo di Christie e del suo amore non corriposto.

Adesso la scena rivoltante a cui aveva assistito per caso, la scena di Matt con quella ragazza tra le braccia, riguardava anche lei, riguardava tutti i ragazzi del gruppo e lei non perdonava i traditori.

L'avrebbero pagata e quale migliore vendetta del lasciare che quella relazione si sfaldasse, che venisse distrutta senza pietà, umiliata davanti agli occhi di tutti.

E per farlo aveva bisogno di allearsi anche lei col nemico, un nemico che aveva lunghi capelli castani e la giusta dose di orgoglio e spirito vendicativo esattamente come lei.

Svoltò un angolo e scorse l'enorme villa bianca dei due fratelli.

Sapeva che Michelle era lì, conosceva bene quanto la sua famiglia fosse tradizionalista e abitudinaria quando si trattava di festività come Natale o Capodanno e da un paio di giorni non faceva che passare di là e aspettare che si decidesse a uscire da quella reggia e si trovasse faccia a faccia con lei.

Quel giorno si sentiva particolarmente fortunata e quel pensiero le fece spuntare sul viso un sorriso beffardo.

Michelle era innamorata da secoli di Matt, quasi sicuramente lo amava ancora anche se non l'avrebbe mai ammesso e per questo era l'unica che poteva aiutarla in quell'impresa.

Si fermò ad aspettare, scrutando distrattamente la gente che passava dentro macchine lussuose, bloccate all' interno di una vita che prima era stata anche la sua.

Proprio quando si stava rassegnando a un ennesimo insuccesso, uno scatto la fece ridestare e una figura familiare sbucò fuori da un grosso cancello grigio scuro.

Come un lampo si fiondò all'inseguimento finchè non arrivò alle spalle della ragazza, che percepì una presenza dietro di lei e si voltò, sgranando gli occhi quando riconobbe Pam.

«Buongiorno Michelle, come va? Passato bene le vacanze a casa di paparino?» pensò bene di iniziare. Anche se Michelle sarebbe stata sua alleata non poteva rinnegare la sua antipatia, non era falsa come Matt, che per infilarsi tra le gambe di una qualunque non ci aveva messo tanto a tradire tutti loro.

«Pamela, a cosa devo questo spiacevole incontro? Forse ti sei resa conto di quanto sei pezzente e vuoi tornare a pregare i tuoi di riprenderti con loro?» ribattè Michelle, altrettanto perfida e spietata, senza scomporsi o perdere la sua classe.

«Non tornerei a quella vita nemmeno morta mia cara, mi spiace deluderti ma io ci tengo alla mia libertà e a non diventare una schiava leccaculo come voi» rincarò la dose la ragazza, scuotendo la sua massa di ricci lunghi e scuri.

Michelle si bloccò, la fissò con uno sguardo gelido e la puntò.

«Adesso basta, non ti azzardare a parlare così della mia famiglia e soprattutto, sono stufa di scherzare. A cosa diavolo devo la tua presenza qui? Mi stavi seguendo?» domandò, seria.

Pam ghignò «Esatto! Sei perspicace! - esclamò soddisfatta – avevo giusto bisogno di fare due chiacchiere con lei, Sua Maestà!» la canzonò, simulando un mezzo inchino.

Michelle aggrottò le sopracciglia e assottigliò gli occhi, estremamente sospettosa.

«Tu vorresti parlare con me? E per quale razza di motivo, non abbiamo niente da spartire noi due!» si premurò di mettere in chiaro, girando i tacchi e facendo per andarsene.

«Oh, invece credo proprio di sì. C'è una cosina che sono sicura ti interesserebbe molto sapere!» la provocò, costringendola di nuovo a fermarsi e voltarsi.

«Mi hai stancata con questi stupidi giri di parole! O parli chiaro o sarà meglio che cominci a volatilizzarti all'istante! Non ho tempo da perdere con le stronzate!» ribadì la castana, che adesso cominciava veramente ad averne abbastanza.

«E se ti parlassi della tua amica...di Ashley? Se ti dicessi che sono a conoscenza del suo piccolo segreto?» disse infine con aria innocente, sorridendo nel momento in cui vide l'espressione di Michelle cambiare e passare da annoiata e infastidita a sorpresa nel giro di una frazione di secondo.

I suoi occhi si erano sbarrati e la vide chiaramente deglutire e impallidire.

Come faceva Pam a sapere che Ashley nascondeva qualcosa? Cosa stava succedendo? Qualcuno cercava di fregarla?

«Che ne sai tu di Ashley e di cosa nasconde?» chiese di getto, di colpo la conversazione si era fatta interessante.

«Di lei so poco e nulla e francamente non me ne frega un cazzo! Però...so che vi nasconde qualcosa e, indovina un po'...sono qui proprio per condividerlo con te! Vedi, non sono poi così cattiva!» disse con tono ironico, arrotolandosi con indifferenza un ricciolo sotto lo sguardo confuso di Michelle.

Non si faceva ingannare così facilmente, sapeva che Pam non avrebbe mai detto qualcosa solo per farle un favore, quindi perchè avrebbe dovuto rivelarle ciò che diceva di avere scoperto su Ashley? Perchè mai avrebbe dovuto fidarsi di lei? Cosa c'era sotto?

Qualcosa non la convinceva e lei non era una stupida sprovveduta.

«Non dire cazzate! Ti conosco e so che non faresti mai niente per me senza trarne un vantaggio! Perchè diavolo dovrei fidarmi di te, adesso? Mi prendi davvero per idiota?» ribattè Michelle, sconvolta della piega che stava prendendo quell'innocuo pomeriggio.

Pam ridacchiò, poi le si avvicinò.

Di Michelle si poteva dire che fosse stronza ed orgogliosa ma non incauta e stupida e questo lo sapeva bene pure lei. Non si aspettava che la ragazza avrebbe creduto subito alle sue parole ma lei aveva un'arma che l'avrebbe convinta all'istante.

«Hai ragione, non ho nessun interesse a fare la tua amica ma...questa è una cosa che non riguarda solo te, riguarda anche me e...ti sembrerà strano ma ho bisogno del tuo aiuto per avere vendetta. Prendila come un'alleanza temporanea in cui ognuna di noi due otterrà in cambio un vantaggio!» le spiegò con calma e Michelle lesse nei suoi occhi un'inquietudine e una rabbia che spesso aveva vista riflessa allo specchio nei suoi.

Era autentica e qualcosa le suggerì che Pam non mentiva.

Era curiosa, troppo e decise di darle una possibilità.

Forse era proprio quello il tassello che le mancava e, in fondo, niente le impediva di ascoltare Pam e valutare dopo se crederle o meno. Non aveva niente da perdere.

«Spara!» esclamò decisa, senza perdere la sua aria risoluta e arrogante.

«Forse è meglio cercare un posto tranquillo per sederci...ti assicuro che quello che sentirai non ti piacerà per niente.» la avvisò, fissandola negli occhi in una maniera che quasi fece rabbrividire Michelle.

Senza dire altro, lanciò un'occhiata di intesa alla riccia e la seguì, saprendo con lei lungo il viale alberato, con la sensazione che qualcosa non sarebbe stato più lo stesso.

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Capitolo 41
*** Toccare il fondo e poi... ***


Ciao a tutte care lettrici!
Torno dopo un bel po' di tempo e dopo un  periodo di riposo che mi ha ricaricata.
Questo è un capitolo difficile ma non vi anticipo, spero che riusciate a capire cosa intendo e che vi piaccia.
Siete diventate tante a seguire e la cosa mi rende felice perchè scrivere e riuscire a trasmettere interesse o anche qualche emozione magari, mi dà tanta soddisfazione.
Mi scuso per i tempi un po' lunghi ma purtroppo i tanti impegni non mi permettono di accorciarli più di tanto, ci ho provato ma mi rendo conto che non posso promettere troppo.
Vi lascio al capitolo e psero di aggiornare prima possibile.
Un abbraccio.

Cap. 41 Toccare il fondo e poi...

 

«Ehi, guarda un po' chi si vede!»

La voce di Luke risuonò fin troppo squillante lungo quella strada secondaria, semideserta a quell'ora della sera che si accingeva a diventare notte.

Sembrava la sua solita voce, allegra e un pizzico scanzonata, così come l'ampio sorriso che si apriva da guancia a guancia e lo sguardo, colorato dall'irriverenza che spesso lo contraddistingueva.

Almeno all'apparenza.

La verità, quella che riusciva a nascondere molto bene e che solo l'occhio attento di chi lo conosceva come le sue tasche avrebbe potuto smascherare, era che la sua presunta spontaneità, in realtà, non aveva proprio niente di autentico.

I muscoli del suo viso erano tirati, gli occhi simulavano una finta espressione sorridente e, come se non bastasse, stava sudando freddo e facendo uno sforzo immane per camuffare il fiatone.

Aveva dovuto fare una corsa assurda per raggiungere quella sconsiderata di Ashley.

Dopo qualche giro nel quartiere in sella al suo scooter e, quando ormai stava gettando la spugna e pensando al modo meno traumatico per dire a Melissa di aver fallito, il suo istinto gli aveva suggerito di imboccare una stradina poco frequentata e, finalmente, era apparsa ai suoi occhi una figura femminile dai capelli rossi, di spalle, intenta a camminare a passo spedito e mezza barcollante, trascinando con sè due grosse e rumorose valigie.

Non ci aveva riflettuto un istante di più, aveva ringraziato il cielo, abbandonato il suo scooter nel primo buco disponibile sul ciglio della strada e inviato un messaggio a Matt per informarlo della sua posizione ed esortarlo a raggiungerlo il prima possibile.

Poi aveva fatto il giro, correndo come un pazzo, in modo da trovarsi di fronte a lei quando la ragazza avrebbe percorso un altro centinaio di metri e semplicemente aveva finto di passeggiare con naturalezza, in modo da non insospettirla, o così sperava.

Ashley però non era così stupida.

Fu costretta a fermarsi di botto perchè Luke le sbarrò la strada.

Sollevò lo sguardo infastidita, quell'interruzione improvvisa le faceva solo perdere del tempo prezioso e lei ne aveva un disperato bisogno. Vagava per la città senza una vera e propria meta, con due valigie pesantissime che già le stavano mettendo a dua prova le braccia, si stava facendo notte e non aveva la più pallida idea del luogo in cui trascorrerla e gli unici amici che avrebbero potuto aiutarla l'avevano appena mandata a quel paese.

Non era esattamente quella che poteva definirsi una situazione rosea.

Spalancò gli occhi per una frazione di secondo quando scorse il viso di Luke e quel suo sorriso, poi però contrasse la fronte, sospettosa, e sbuffò, rivelando di avere i nervi a fior di pelle e davvero poca pazienza da dedicare al ragazzo.

Non le ci volle chissà quale dote intuitiva per capire che la presenza di Luke in quella strada anonima, alle undici di sera passate, non fosse di certo casuale.

Melissa doveva averlo chiamato e mandato a cercarla e lei apprezzava senza dubbio le preoccupazioni che l'amica le stava rivolgendo ma non era quello il momento giusto, adesso avrebbe solo voluto stare da sola, non vedere anima viva e rinchiudersi nel suo silenzio, nella solitudine che si era ampiamente meritata col comportamento ignobile di quegli ultimi mesi.

Lanciò un'occhiata ancora più esasperata al riccio e, quando capì che non si sarebbe fatto da parte per lasciarla passare, fece una brusca deviazione e lo scansò rapidamente.

«Ciao, Luke...scusa ma ho fretta» disse secca, sorpassandolo senza rivolgergli alcuno sguardo.

Il ragazzo però non si arrese e con un paio di agili passi la raggiunse e le ostruì nuovamente il passaggio.

Ashley emise un mugolio di sofferenza e cominciò davvero a innervosirsi.

«Dove vai di bello? - domandò lui, fingendo un tono curioso ma tradendo una certa agitazione – Mi sembra un orario un po' insolito per partire per una vacanza!» commentò, indicando le valigie che Ashley teneva salde.

La rossa lo fissò seria, esitò un po' quando comprese quanto dovesse apparire stramba all'esterno e dare nell'occhio ma quella sgradevole sensazione non fece altro che farle montare un'ansia incredibile e l'urgenza di sbrigarsi a togliersi da quella situazione e trovare un posto qualunque per passare la notte.

«Non te la prendere Luke, ma non sono affari tuoi» rispose un po' sgarbata ma con la voce che aveva tremato leggermente e rivelato la sua irrequietezza.

Tentò per la seconda volte di sgattaiolare via ma Luke la bloccò, diede una veloce occhiata all'orologio, pregando che Matt si sbrigasse e sorrise di nuovo, ma stavolta con molta meno convinzione.

Ashley se ne accorse e questo la fece infiammare all'istante.

Non aveva tempo, doveva muoversi e Luke la stava solo ostacolando.

«Si può sapere che diavolo vuoi? Lasciami passare!» gli ordinò spazientita, alzando la voce con un tono molto meno calmo e amichevole.

Luke rabbrividì, non sarebbe riuscito a bloccarla ancora per molto, Ashley era un osso duro e aveva un carattere testardo e ostinato e quell'impresa si stava rivelando più complicata del solito.

Vacillò ma provò a tentare il tutto per tutto.

«Dimmi, hai passato una bella giornata oggi?» chiese con aria innocente ma perdendo gran parte della sua sicurezza.

Ormai non sapeva più dove andare a parare e si domandò che fine avesse fatto quell'idiota del suo amico e perchè ci mettesse così tanto ad arrivare.

Perchè si trovava sempre in quelle situazioni assurde per colpa di quei due e ci continuava a cascare?

Le sopracciglia di Ashley si contrassero spaventosamente e Luke temette davvero che da un momento all'altro la rossa l'avrebbe aggredito.

Una bella giornata, diceva lui?

Era stata una giornata di merda e il ricordo dell'umiliazione che aveva subito prima le fece quasi venire le lacrime agli occhi.

«Luke non è il momento di fare conversazione e adesso, te lo ripeto per l'ultima volta, togliti di mezzo e fammi passare!» ripetè disperata, Luke vide i suoi occhi lucidi, per un attimo percepì la sofferenza di Ashley e non ebbe la forza di fermarla.

Quasi si sentì in colpa a metterle i bastoni fra le ruote ma lo stavano facendo per il suo bene e non poteva mollare.

«Aspetta, Ashley! - la chiamò quando la ragazza aveva già ripreso a camminare, facendola voltare – ti prego, aspetta solo un attimo!» la implorò lui ed Ashley trasalì.

Luke aveva perso ormai ogni traccia di spontaneità e sembrava fremere, come fosse seduto su un cuscino di spine.

Lo osservò disorientata, il moro non la stava persuadendo a venire con lui ma stava solo tentando di trattenerla, quasi come stesse disperatamente cercando di prendere del tempo.

Sembrava stesse aspettando qualcosa....o qualcuno.

Forse era più qualcuno che Luke stava attendendo.

Di colpo una lampadina si illuminò nella testa di Ashley ma quando capì cosa stava per succedere era troppo tardi.

Ebbe solo il tempo di voltarsi quando udì il rombo di un'auto che arrivava di corsa e frenava di botto.

La macchina di Matt.

Che stupida che era stata!

Avrebbe dovuto capire subito quale fosse il vero obiettivo di Luke e scappare il più lontano possibile invece di temporeggiare e perdere tempo con i suoi giochetti ma era così annebbiata e sconvolta da non aver avuto la giusta lucidità per analizzare quei segnali.

Voltò la testa di scatto e lo vide scendere dall'auto, i suoi occhi azzurri offuscati dalla paura, la sua espressione sconvolta e i gesti rapidi e irrequieti tradivano l'enorme preoccupazione che il biondo aveva nei suoi confronti ed Ashley sentì un dolore al cuore.

Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che stava provando.

Matt era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere, non lo voleva lì, non in quel momento.

Non riusciva quasi a guardarlo negli occhi, lui era la personificazione di tutti i suoi sbagli e il motivo per cui si trovava di notte in mezzo alla strada, senza un tetto sopra la testa e senza più amici.

Era il ragazzo che amava e allo stesso tempo l'ultimo che avrebbe voluto al fianco in quella notte così assurda.

Il caos che albergava nella sua mente e nel suo cuore le suggeriva soltanto di scappare lontano da lui, lontano da quello sguardo carico di amore e da quelle braccia che avrebbero voluto solo proteggerla, lontano da colui che in fondo era stata la sua salvezza e l'origine di quella catastrofe.

Il volto di Ashley diventò una maschera di dolore mentre Matt si avvicinava velocemente e per un attimo sentì le gambe pietrificate e incapaci di muoversi.

«Beh, a questo punto vi lascio da soli!» esclamò Luke candidamente, era ritornato sereno e spensierato e sul suo viso si potevano leggere i segni della soddisfazione per aver portato a termine con succeso quella missione.

Non c'era più bisogno di lui adesso, Matt si sarebbe preso cura di Ashley e lui sapeva di lasciarla in ottime mani.

Melissa poteva stare tranquilla, adesso la sua amica era davvero al sicuro.

Ashley gli lanciò un'occhiataccia, era incazzata per essere stata ingannata in quel modo e non riusciva ad accettare il fatto che si fossero mossi tutti soltanto per il suo bene.

Non le meritava quelle attenzioni, perchè non volevano capirlo?

Luke sparì lungo la via desolata ed Ashley non potè fare altro che riportare gli occhi su Matt, che nel frattempo si era fatto vicino a lei e la fissava preoccupato.

Deglutì a vuoto, a disagio, poi cercò di evitarlo, afferrando le valigie e facendo per andare via.

«Ashley! Ma che ti prende? - chiese Matt, incredulo per essere stato ignorato in quel modo – Dove stai andando? Cosa è successo, perchè sei qui a quest'ora?» continuò con le domande, raggiungendola e afferrandole una mano.

Ashley sfuggì a quella stretta come se si fosse scottata col fuoco.

Non voleva toccarlo, non voleva sentire la sua pelle contro la sua, la sensazione calda del peccato.

Matt aggrottò le sopracciglia: quasi non la riconosceva, Ashley aveva lo sguardo vacuo e si comportava come se tra loro non ci fosse stato mai niente.

Pareva aver cancellato tutto in un sol colpo e si sentì morire dentro.

Dopo la chiamata di Luke aveva immaginato cosa poesse essere successo a casa di Ashley per spingerla ad andarsene a quell'ora della sera ma non avrebbe mai pensato di trovarsi davanti uno zombie senza ricordi e incapace di provare sentimenti.

«Matt...lasciami andare, ti prego» lo supplicò lei, la sua voce tremò nel pronunciare il suo nome e il ragazzo capì che forse non tutto era perduto.

«Non ti lascio andare in giro da sola a quest'ora! Dove pensi di dormire?» insistette, camminandole al fianco senza ricevere nemmeno uno sguardo.

«Non lo so» lo liquidò rapidamente lei ma Matt le si parò di fronte così rapidamente che Ashley per poco non andò a sbattere contro di lui.

«Ashley non so cosa ti sia successo di preciso ma...non ti farò andare a zonzo per la città con tutti i pericoli che ci sono! Potresti incontrare chiunque, un balordo, un maniaco...non fare l'irresponsabile e vieni a casa con me» la invitò, cercando di mantenere un tono dolce e calmo quando invece dentro l'agitazione lo stava spremendo come un limone.

Lei parve esitare un attimo, la voce gentile di Matt le provocò delle sensazioni piacevoli che però represse subito.

«Lasciami in pace...so difendermi» obiettò decisa, superandolo e sperando di sbarazzarsi di lui.

Ovviamente si sbagliava.

«E hai un posto dove stare?» si ostinò a chiedere lui, il pensiero di doverla abbandonare sola e in quelle condizioni emotive precarie non riusciva a placarsi.

«Mi arrangerò» ribattè lei, senza scomporsi o voltarsi e continuando ad avanzare.

Matt sospirò, con una rapida corsa la raggiunse e si trovò di nuovo faccia a faccia con quella ragazza ostinata.

Si guardarono negli occhi qualche secondo, entrambi carichi di disperazione e ognuno fermo nelle proprie motivazione che non volevano cedere.

D'improvviso un lampo squarciò il buio e subito dopo un tuono fortissimo spezzò il silenzio che regnava intorno, facendoli sobbalzare.

I due ragazzi sollevarono lo sguardo al cielo istintivamente e numerose gocce di pioggia cominciarono a bagnare i loro visi mentre grossi nuvoloni grigiastri si radunavano e lasciavano presagire un consistente acquazzone.

Nel giro di qualche secondo le gocce si moltiplicarono ed Ashley si sentì persa.

«Fanculo! - esclamò, quasi sull'orlo di una crisi di pianto – ci mancava solo questa!» sbottò, cercando di stringersi nel suo cappotto e di recuperare le valigie per muoversi.

Matt fu più veloce e le impedì di prenderne una, ostacolandola per l'ennesima volta.

«Da sola non vai da nessuna parte, Ashley! Sta per diluviare e non hai un fottuto posto dove dormire! Pensi di accamparti sotto un ponte insieme ai barboni e gli ubriaconi? Non te lo permetterò, non capisci che sto morendo dalla paura a saperti così distrutta e sola? - disse con voce agitata, poi sospirò e addolcì lo sguardo e i toni - Vieni con me, è la soluzione più ragionevole» provò a convincerla mentre la pioggia scendeva ormai copiosa e colava impietosa dai loro menti e dalle punte dei capelli e inzuppava sempre di più i loro vestiti.

Faceva un freddo cane e Michelle aveva scelto il giorno più orrendo per cacciarla via, chissà come se la stava ridendo adesso, pensò Ashley mentre lo sconforto invase il suo cuore.

Matt aveva ragione, non sapeva dove andare e che fine avrebbe fatto e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, era terrorizzata e senza più punti di riferimento.

Come al solito le era rimasto solo lui ma stavolta non poteva cedere, stavolta lui era quello più sbagliato.

«Se non mi aveste fatto perdere tutto quel tempo a quest'ora avrei già trovato una sistemazione!» si lamentò con le guance bagnate per la pioggia e per le lacrime che ormai non poteva più frenare.

«Una sistemazione dove? Ti rendi conto che è notte e sei a piedi senza meta? Lascia che ti aiuti, Ashley!» provò ancora Matt, poi le strinse entrambe le mani nel tentativo di rassicurarla ma la rossa era ormai provata da mille sventure che parevano essersi abbattute tutte insieme nella sua vita e non riusciva più a ragionare.

«Non mi toccare!» gridò con più rabbia di quanto intendesse usare, poi sentì i palmi delle mani di Matt abbandonare i suoi e le dita scivolare via e sollevò lo sguardo su quello di lui, attonito e incapace di comprendere quel suo atteggiamento freddo e scostante.

Guardò quel suo viso bellissimo e drammatico, rigato dalla pioggia e così terribilmente ferito, sapeva che avrebbe dovuto farle male vederlo in quello stato a causa sua ma il dolore accumulato quella notte le aveva come anestetizzato ogni sentimento.

«Ok, non ti tocco – si arrese Matt, facendo un passo indietro – ma tu adesso vieni con me...ti prego, Ashley» sussurrò infine, incontrando gli occhi smarriti della povera ragazza.

Lei non aggiunse altro, prese le valigie e si diresse verso la sua macchina, sconfitta, comunicandogli che alla fine aveva accettato il suo aiuto.

Matt chiuse gli occhi e sospirò di sollievo.

Ci era ruscito e, anche se non era più in grado di capire chi fosse quella ragazza, aveva la speranza che prima o poi tutto si sarebbe aggiustato.

Ashley salì in macchina, quella macchina che conosceva bene e sulla quale era stata più volte prima, inzuppando il sedile con i suoi vestiti bagnati.

Matt caricò le sue valigie poi le si affiancò al posto di guida, mettendo in moto nel silenzio più assoluto.

Nessuno dei due osava fiatare e l'atmosfera era più gelida che mai.

Ashley, col viso basso, osservò le gocce che ancora scivolavano dai suoi capelli, poi voltò di soppiatto la testa e vide che Matt si trovava nelle stesse condizioni per colpa sua.

«Sei fradicio» disse, facendo fatica a fare uscire quelle poche parole perchè aveva la golla secca e che le bruciava.

«Non lo sarei se qualcuno non avesse sprecato tempo a fare storie inutili e si fosse decisa subito a prendere la decisione più sensata!» ribattè Matt, adesso anche lui sembrava rigido e distaccato e ne aveva ben ragione.

Ashley scrollò le spalle con indifferenza e riportò lo sguardo vuoto sulla strada, poggiando il mento sul palmo della mano ma alcune lacrime le scesero giù per le guance.

Matt le lanciò un'occhiata veloce e sospirò.

«Stai piangendo?» domandò.

«É la pioggia...- rispose lei, passandosi veloce una mano sul viso per cancellare ogni prova della sua debolezza – è solo la pioggia» mormorò con un filo di voce.

Matt aggrottò le sopracciglia poi strinse le dita attorno al volante.

«Non mi hai ancora detto che diavolo è successo. C' è lo zampino di Michelle non è così?» provò a indovinare anche se la faccenda era piuttosto chiara.

Michelle doveva aver scoperto tutto o qualcosa del genere.

«Non mi va di parlarne – rispose piatta Ashley, senza spostare lo sguardo salla strada – e comunque non ti riguarda» aggiunse, piantando una coltellata al cuore di Matt.

Lui non sapeva più cosa pensare, non capiva perchè Ashley si ostinasse a trattarlo come un estraneo, come se quella vicenda non riguardasse anche lui quando invece ne era coinvolto esattamente come lei.

«Bene, come ti pare» rispose a sua volta, freddo come il ghiaccio, liquidando la cosa e continuando a guidare.

Nessuno parlò più in auto, finchè Matt rallentò e accostò, parcheggiando in un posto vuoto lungo una strada di periferia costeggiata da grandi palazzi.

«Siamo arrivati» disse soltanto, Ashley annuì poi scese dall'auto e fece per prendere le valigie ma Matt la bloccò.

«Faccio io, sto al quarto piano e non c'è l'ascensore» la informò senza aggiungere altro prima di toglierle dalle mani i bagagli.

«Ce la facevo da sola» ribattè lei, non riusciva ad abbandonare quell'ostilità nei confronti dell'unico ragazzo che fosse venuto a soccorrerla senza pensarci due volte.

«Lascia stare» decretò Matt senza lasciarle scelta, poi infilò la chiave e aprì un grosso portone metallico.

Ashley non era mai stata a casa di Matt, fino a quel momento.

Non c'era stato un motivo preciso per cui non fosse successo, si vedevano sempre di sfuggita e non erano una coppia quindi non c'era mai stata occasione nè motivo per lui di portarla a casa sua.

Percorsero le scale in silenzio poi Matt si fermò davanti a una porta sul pianerottolo del quarto piano e la aprì.

Fece cenno ad Ashley di entrare e lei ubbidì.

Non sapeva nemmeno perchè si trovasse lì con lui, in quella situazione paradossale, nè perchè alla fine avesse accettato.

Probabilmente era così disperata da avere bisogno dell'aiuto di colui dal quale doveva stare lontana.

Rimase in piedi all'ingresso, disorientata come se si trovasse su un altro pianeta.

«Puoi appendere il cappotto lì e accomodarti sul divano se vuoi» gli comunicò lui, guardandola in viso ma trovandola con gli occhi fissi sul pavimento, come fosse in uno stato di incoscienza.

Fece per scuoterla ma lentamente la vide muoversi e spogliarsi per poi sedere in salotto.

L'appartamento di Matt non era molto grande ma più che sufficiente per ospitare una persona sola e anche piuttosto adatto per una coppia.

Ashley si perse a rimirare la trama del copridivano senza avere un reale interesse mentre Matt era sparito chissà dove, lasciandola sola, immobile come un statua.

Dieci minuti dopo riapparve, Ashley vide le sue gambe di fronte a lei e finalmente sollevò lo sguardo e incrociò il suo.

«Ti ho preparato la vasca con l'acqua calda...è meglio se ti togli quei vestiti inzuppati e fai un bagno o ti prenderai un accidente» le disse, suonando molto premuroso e riscaldando per un attimo il gelo dentro di lei.

«Ma se vado io sarai tu ad ammalarti» esitò lei ma Matt fu irremovibile.

«Vai, non sarà un po' di pioggia a mettermi ko...e sbrigati o l'acqua si raffredderà» si oppose Matt.

Ashley non fece altra resistenza, si alzò, prese l'occorrente per cambiarsi da una delle sue valigie e in silenzio si diresse verso il bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Pianse tanto chiusa lì dentro da sola, facendo confondere le lacrime con l'acqua tiepida e rassicurante, pianse della sua miseria, di quanto nella sua vita non avesse mai avuto la forza di opporsi alle disgrazie e di come, quando si decidesse a farlo, finisse per prendere tutte le scelte sbagliate.

Quando uscì dal bagno aveva il viso asciutto ma segnato dal dolore e lo sguardo assente.

A passi lenti si diresse nella camera da letto di Matt, dove lui aveva sistemato i bagagli a acceso la tv, il ragazzo la raggiunse, prese i vestiti bagnati di Ashley e li mise ad asciugare.

«Hai mangiato?» le chiese, ottenendo come risposta un cenno negativo del suo capo.

La lasciò sola qualche minuto per farsi una doccia a sua volta e quando finì si diresse in cucina per trovare qualcosa di decente da offrirle per cena.

Non si aspettava di certo di avere un ospite per la notte e non era pronto all'evenienza.

Alla fine recuperò due pizze surgelate e pensò che, tutto sommato, per quella sera sarebbe andato bene.

Quando rientrò in camera la trovò seduta per terra, con lo sguardo fisso alla tv, come imbambolata.

Matt sospirò poi si buttò a sedere a fianco a lei, incrociò le gambe e con calma vi depose sopra un cartone di pizza malconcio che aprì subito, facendo propagare per la stanza un profumo, di certo non degno della migliore pizzeria, ma che sarebbe risultato comunque invitante a chiunque avesse avuto lo stomaco vuoto da un bel po', proprio come loro due in quel momento.

Sperava che, grazie all'odore del cibo, avrebbe suscitato almeno una piccola reazione in lei, un cenno, un qualunque segnale che la vita e la coscienza fossero ancora presenti in quel corpo accasciato per terra come una bambola di pezza strapazzata ma, evidentemente, si sbagliava.

Non sembrava rispondere nemmeno al bisogno primordiale della fame, persino il più elementare istinto di sopravvivenza pareva averla abbandonata.

Ashley, infatti, accanto a lui, rimase immobile come una statua di marmo, nella stessa identica posizione in cui si era adagiata dopo il bagno caldo che, quanto meno, le aveva ridato un colore più roseo e umano in volto.

Aveva la testa poggiata sulla sponda del letto di Matt, le ginocchia erano piegate verso di sè ma le braccia non le circondavano in un atteggiamento di protezione, al contrario, non avevano nemmeno la forza per farlo e le teneva mollemente posate sul suo grembo così come le mani, che si sfioravano tra loro senza davvero stringersi.

Era come se di colpo non riuscisse a muovere i suoi arti o a contrarre i muscoli, come se non scorresse più elettricità lungo i nervi del suo corpo e ciò la obbligasse a ripiegarsi su sè stessa senza volontà, schiacciata dalla forza di gravità e dal peso del suo dramma.

Matt la osservò muto per qualche secondo ancora, nutrendo la vana illusione di vederle fare un qualunque movimento: era preoccupato per lei ma allo stesso tempo quell' atteggiamento remissivo e di chiusura nei suoi confronti lo faceva imbestialire non poco.

Con lui aveva sempre parlato, si era confidata e aperta anche se all'interno di quello strano e ambiguo rapporto che li legava e in cui il sesso nudo e crudo si era mischiato con la comprensione e con un'intesa emotiva rara, e che li aveva dirottati verso un sentimento che si avvicinava sempre più all'amore.

Avrebbe azzardato anche a dire che erano ormai in qualche modo legati, o almeno, da parte sua sentiva di poterlo affermare con certezza mentre non era sicuro di quello che frullava nella testa- e ancor meno nel cuore - della rossa e il suo comportamento ostile di quella sera gli stava facendo sorgere ancora più dubbi in proposito.

Cosa era cambiato adesso? Perché, stavolta, sembrava che Ashley volesse escluderlo dai suoi tormenti?

Non gli piaceva vederla così, arrendevole e spenta.

Da quando l'aveva conosciuta aveva intravisto nel suo sguardo l'ombra della tristezza e della malinconia, l'impronta di un dolore dal quale non riusciva a separarsi e che l'accompagnava sempre. Solo in seguito aveva appreso l'origine di quell'espressione sul suo viso e scoperto quel segreto che li aveva avvicinati inevitabilmente.

Non avevano più radici, loro due.

Erano piante sradicate per sempre, per loro non c' era un posto in cui tornare che potevano definire davvero casa, forse non c'era mai stato per Matt ed invece era esistito fino ad un certo punto della sua vita per Ashley, fino alla morte di suo padre.

Storie molto diverse ma un identico finale: nessun punto di riferimento costante oltre sè stessi, un passato che ormai riviveva solo in quella manciata di ricordi piacevoli che si portavano dentro e il futuro come unica prospettiva possibile.

Indietro non si tornava, si poteva andare solo avanti e spesso non era nemmeno così facile.

«Mi dispiace, so che questa pizza surgelata non è il massimo ma non immaginavo che avrei avuto ospiti, stasera» si decise a parlare quando capì che non avrebbe ottenuto alcun risultato senza un suo intervento.

Ashley scrollò appena le spalle.

Beh, almeno un passo avanti era stato fatto ma presto Matt si dovette arrendere all'evidenza che la sua compagna di quella stramba serata non gli avrebbe concesso nient'altro che quel debole gesto.

Armandosi di una pazienza invidiabile e trattenendosi dal gettare la spugna e lasciare quella testona a sprofondare nel pavimento, prese un lungo respiro e, sforzandosi di mantenere un tono gentile, continuò a parlare.

«Se non è di tuo gradimento posso vedere se riesco a trovare qualcos'altro» le propose, cercando di fare mente locale sulle scarse provviste che teneva in casa.

Era un tipo che si accontentava di poco e, vivendo da solo, era un evento davvero eccezionale trovare in dispensa l'occorrente per preparare una cena abbondante e sofisticata.

«Non ti scomodare, non ho fame» rispose secca Ashley, senza espressione nella voce, come un automa.

Matt si voltò a guardarla, la ragazza non aveva scollato gli occhi dallo schermo piatto della tv, sintonizzata sul canale spuntato casualmente al momento dell' accensione e che adesso trasmetteva uno di quei film demenziali di quart'ordine da seconda serata.

Nessuno di loro si era scomodato di cambiare ed era evidente che Ashley facesse egregiamente finta di essere interessata a quella schifezza. L'ennesima battuta di merda fece saltare i pochi nervi rimasti ancora saldi nel biondo.

«Mangia» le ordinò bruscamente, schiaffandole davanti alla faccia una fetta di pizza.

Quell'improvviso cambiamento di tono nel ragazzo riuscì finalmente a distruggere la bolla nella quale Ashley si era rinchiusa.

Si voltò a guardarlo stupita ma non trovò i suoi occhi, stavolta era lui che li aveva piantati in direzione della tv pur di non incontrare nuovamente la sua indifferenza.

Non c'era verso di trovare un punto di incontro tra loro, quella notte.

La situazione era incredibilmente paradossale e lei sembrò realizzarlo appieno solo in quel momento.

Si trovava a casa del ragazzo che era la causa stessa del suo disastro ma che contemporaneamente aveva rappresentato la sua unica ancora di salvezza e adesso insisteva nel farla mangiare come avrebbe fatto qualunque madre con la figlia capricciosa.

Continuò a fissarlo mentre mezzo imbronciato aveva iniziato a masticare il suo cibo e si chiese dove si sarebbe trovata in quell'esatto momento se Matt non si fosse precipitato a rincorrerla per strada.

Probabilmente avrebbe vagato ancora al buio e sotto la pioggia, alla mercè di qualche ubriacone o deficiente, completamente inzuppata e alla disperata ricerca di un viscido motel economico dove trascorrere la notte.

Evitò di chiedersi per quale motivo Matt avesse deciso di raccattarla dalla strada come un gatto randagio e darle un tetto sopra la testa nonostante fosse stata acida con lui peggio di un limone andato a male e comprese che si meritava più di una risposta scontrosa e di quel silenzio assurdo.

«Scusami» borbottò a bassa voce ma tanto quanto bastava per farsi sentire da lui.

Matt si voltò di scatto e finalmente i loro occhi si incrociarono di nuovo in quella strana notte.

Un brivido percorse la schiena di Ashley nel trovarli belli come sempre ma offesi o forse delusi.

I suoi occhi erano delusi perché stava facendo la perfetta stronza con lui? Davvero gli importava così tanto di lei?

«Almeno un po' mangiala, non ho intenzione di sorreggerti perché non riesci a stare in piedi dalla debolezza» le spiegò, premurandosi di annullare quel suo interrogativo, quasi le avesse letto nel pensiero.

No, era impossibile che Matt potesse preoccuparsi per lei, lo faceva solo per evitare che gli desse delle noie.

Ma certo, doveva essere solo per quello. E per cos'altro altrimenti?

Le insicurezze che erano esplose quella sera le impedirono di vedere le cose positive e di scorgere l'amore dietro ogni azioni di Matt.

La sua voce era stata fredda ma quello che Ashley non poteva sapere era che Matt si era sforzato di fingere indifferenza e di nascondere il piacere che aveva provato nel sentirle soffiare dalla bocca quella parola di scusa.

Non aveva potuto trattenersi dal girare immediatamente la testa per incrociare gli occhi castani di Ashley, rossi e un po' gonfi, il suo viso appariva pallido, incorniciato dai capelli scompigliati, asciugati distrattamente e di fretta, e il collo che si perdeva in quella felpa grigia e larga, colpevole di nascondere perfettamente le curve di quel corpo che lui aveva già avuto modo di poter sentire sotto le mani, tempo prima.

Sembrava ormai passata un'eternità da quell'unica volta che avevano trascorso insieme eppure la sua testa non ne voleva sapere di smetterla di ricordarglielo.

Ashley non era certo il ritratto della sensualità in quel momento ma Matt riuscì a trovarla attraente pure in quelle condizioni e forse anche più del solito.

Era bella ai suoi occhi, semplice e così immersa in quella sofferenza, fragile e antipatica, persino piuttosto irritante, e provò il desiderio di stringerla tra le braccia, anche se aveva addosso quel pigiama amorfo e ingombrante, e sfiorare le sue labbra tristi per farci spuntare sopra un sorriso a forza di baci.

Inutile dire che la cosa lo spaventò a morte ma non ebbe il tempo di riflettere a lungo sul quel pensiero balordo perché percepì un movimento accanto a lui.

Ashley si era raddrizzata con la schiena, aveva smesso di scivolare per inerzia quasi in posizione supina per terra, per assumere di nuovo una postura diritta e gli aveva sfiorato la mano per afferrare una fetta di pizza.

La osservò portarsela alla bocca, cominciare a strapparne un pezzetto piccolo e masticarlo piano e un sorriso compiaciuto, che somigliava più a un ghigno e che non passò inosservato ad Ashley, si fece strada sul suo viso.

Aveva vinto lui, alla fine.

Rimasero in silenzio per un po', impegnati solo a mangiare, poi Matt decise di usare la sua bocca anche per altro, seppure non per quello che avrebbe desiderato ardentemente.

«Questo film fa schifo» commentò, stanco di sentire solo quel sottofondo fastidioso e tentando di trovare qualcosa di meno orribile.

«La mia vita fa schifo» lo corresse Ashley, smettendo di mangiare e contemplando con occhi affranti la sua fetta di pizza ormai fredda e consumata ancora solo fino a metà.

Matt sbuffò per evitare di ridere: la precisazione deprimente della rossa e il tono tragicomico con cui l'aveva detta erano stati un mix esilarante ma non poteva rischiare di beccarsi una scenata isterica o uno schiaffo in pieno viso nella peggiore delle ipotesi.

Poggiò a terra il telecomando e si stiracchiò le braccia verso l'alto per poi avvicinarsi di più alla ragazza fino a sfiorarle la spalla col suo braccio.

«Da dove diavolo te la sei uscita questa, adesso? Guarda che non sei più un'adolescente in piena crisi esistenziale e in guerra col mondo intero» le domandò sprezzante, guadagnandosi un'occhiataccia di rimprovero.

«Beh, vuoi dire che non è vero? - sbottò Ashley rossa in viso, allargando le braccia come a mostrarsi in tutta la sua miseria, poi si raccolse le ginocchia con le braccia e vi nascose la faccia – Sono sola ormai...di nuovo» continuò con la voce ridotta a un sussurro, persa e ovattata sotto ai capelli che le erano ricaduti in avanti e la coprivano.

Era stata capace di distruggere la vita nuova che, pezzetto dopo pezzetto, aveva faticosamente tirato sù in quei mesi e tutto per la leggerezza di un attimo, e il peggio era che l'oggetto del suo peccato sedeva a un palmo da lei in quell'istante, stavano dividendo la stessa stanza e mangiando insieme davanti alla tv come due vecchi amici e, come se tutto quello già non fosse abbastanza assurdo, lui era stato l'unico a venirla a tirare fuori dai guai senza pensarci due volte.

Faticò a trovare qualcosa che avesse meno senso di quello.

Ma il motivo per cui si faceva ancora più schifo era che, nel profondo della sua anima, non riusciva a pentirsi di ogni singolo momento trascorso con lui.

«Siamo tutti soli a questo mondo, Ashley» disse piano Matt, con una tale solennità da sembrare già un uomo vissuto, quasi un vecchio saggio e non uno sfrontato ventiquattrenne.

Il suono del suo nome, scandito dalla voce calda del ragazzo, le provocò uno strano sfarfallio all'altezza dello stomaco, Ashley fece sbucare un occhio, sollevando di poco la testa dalle ginocchia e lo beccò mentre era intento ad arrotolarsi del tabacco in una cartina per fumare, facendo roteare le sue dita affusolate e passandoci infine la lingua velocemente per fare incollare i lembi.

«Possiamo solo trovare qualcuno che ci faccia compagnia per riempire i nostri vuoti, ogni tanto – proseguì poi, facendo una pausa per scavare in una tasca dei pantaloni e cacciarne fuori un accendino - ma questo non cambierà lo stato delle cose e prima o poi ci ritroveremo di nuovo faccia a faccia con noi stessi e con nessun altro... e a quel punto meglio essere preparati» concluse, poi si mise la sigaretta in bocca e la accese, incurante del fatto che avrebbe appestato l'aria visto che fuori la pioggia batteva ancora violenta sul vetro della finestra della sua camera da letto e non avrebbe potuto aprirla fino a che non avesse smesso.

Ashley rimase immobile a fissarlo mentre quelle parole dure le rimbalzavano nella mente, lui chiuse gli occhi, reclinò la testa all'indietro contro il letto, gettando i capelli via dalla fronte e scoprendo il collo bianco, poi liberò una nuvola di fumo che creò una sottile nebbia intorno a loro per qualche secondo, esattamente la stessa che avvolgeva i pensieri di Ashley.

Era dunque quella la verità?

Doveva rassegnarsi all'idea di rimanere da sola e accontentarsi di qualche breve e fugace compagnia occasionale?

Probabilmente sì.

L'unica persona che era convinta l'avrebbe amata per sempre se n'era andata via ormai da 5 anni: niente e nessuno le avrebbe mai riportato indietro suo padre.

Si chiese se anche Matt, tutte le volte che era stato con lei, che aveva cercato i suoi abbracci o le sue labbra, persino la volta in cui avevano scopato sopra quel tavolo senza poesia, se fosse successo per colmare i vuoti che si portava dentro e se lei stessa l'avesse fatto a sua volta con lui per lo stesso motivo.

Forse si erano solo usati a vicenda, forse le loro solitudini troppo simili erano state attratte l'una verso l'altra, in un bisogno di riempirsi che spesso solo il corpo e non la mente è bravo a intuire, e così loro l'avevano lasciato comandare per quei brevi istanti.

Un odore intenso di fumo le invase le narici mentre era assorta in quelle riflessioni e fece giusto in tempo ad alzare la testa per accorgersi che il viso di Matt adesso si trovava a un palmo dal suo. Si era avvicinato con il passo felpato di un felino, le afferrò le ginocchia, serrate strette tra loro, e gliele separò per potersi addentrare in mezzo e spingersi ancora più vicino.

Il cuore di Ashley fece un tuffo violento quando le mani del ragazzo si posarono delicate sul suo viso per sollevarglielo, i loro occhi fissi gli uni negli altri e il respiro di Matt che si infrangeva sulle sue labbra.

Schiacciò la schiena contro la testata del letto in un inutile tentativo di allontanarsi da lui, da quello sguardo che la faceva cedere ogni volta, ma capì di non avere via di scampo.

«Non so che cazzo ti abbiano fatto quelle stronze delle tue amichette – iniziò lui, notando l'espressione accigliata che Ashley aveva assunto quando aveva insultato le ragazze - nè perché sembra che tu adesso mi odi a morte ma...che ci piaccia oppure o no, oggi è toccato a noi due farci compagnia. Mi dispiace se non sono quello che ti aspettavi.» le soffiò infine a un centimetro dal suo volto, c'era del risentimento nella sua voce, forse anche una sfumatura di tristezza.

La sua scontrosità doveva averlo ferito in qualche modo ma Ashley non poteva farci nulla.

Ci aveva azzeccato, lei lo odiava.

Lo odiava perché nonostante fosse l'origine dei suoi mali, un diavolo tentatore da cui stare alla larga, si accorse di desiderarlo in quell'istante esattamente come la prima volta.

Lo fissò con lo sguardo accigliato e la bocca serrata in un'espressione di disprezzo che Matt vide bene e che lo spinse a scostarsi da lei bruscamente, lasciandola di colpo libera di respirare ma vuota.

Tornò ad abbracciarsi le gambe mentre lui si voltava dall'altra parte, sbuffando come una ciminiera e ignorandola.

Ashley non disse nulla, il cuore le fece solo un po' male quando il ragazzo le diede le spalle escludendola dal suo mondo. Scoprì in quel momento che le sue attenzioni la facevano stare bene, la facevano sentire viva e che ne sentiva la mancanza.

«Questa non mi va più» mormorò poggiando la sua mezza fetta avanzata sul cartone ai piedi del letto.

Il gelo era calato in quella stanza e fra loro due, la tensione era palpabile nell'aria, densa come il fumo della sigaretta di Matt, e lo stomaco le si chiuse di prepotenza più di quanto non lo fosse prima.

«Lasciala pure, la aggiungiamo alle cose di oggi che facevano schifo» commentò il ragazzo, amaramente ironico, sempre senza voltarsi e senza guardarla.

Ashley si sentì morire, non aveva più nessun amico in quella città e adesso anche Matt la stava abbandonando per colpa del suo caratteraccio.

Era solo capace di rovinare tutto.

Si alzò di scatto e, pur di non dover vedere la sua espressione distaccata, si diresse rapida verso il corridoio.

«Vado a dormire» dichiarò fredda.

Matt a quel punto sollevò gli occhi e si alzò a fatica da terra.

«Dove stai andando? Dormo io di là nel divano, tu prenditi pure il mio letto» biascicò, stropicciandosi gli occhi stanchi.

Era stata decisamente una lunga serata e si stava concludendo nel peggiore dei modi: con una insensata litigata con quella ragazza testarda e cocciuta per la quale non capiva perché diavolo continuasse a preoccuparsi.

«Non se ne parla. Ho detto che dormo io sul divano!» sbottò Ashley infastidita.

Non voleva essere debitrice con lui più di quanto già non fosse.

«Fa' come vuoi» borbottò Matt, troppo esausto per insistere, prima di aprire le ante del suo armadio e tirarne fuori una coperta pesante che le passò, svelto. Agguantò poi un cuscino dal suo letto a due piazze e glielo lanciò, senza aggiungere una parola.

Ashley, carica di quegli oggetti ingombranti, sparì nel buio del piccolo corridoio, lasciandolo solo in quella stanza.

Fuori aveva smesso di piovere nel frattempo e Matt spalancò la finestra per fare entrare dell'aria pulita.

Era gelata ma sempre meno fredda di quella che ormai si respirava lì dentro.

 

Il rumore di vetro che si infrangeva per terra rimbombò per tutta la casa e riuscì a svegliare Matt, che in realtà non aveva chiuso occhio dopo la tremenda litigata con Ashley.

Si erano comportati come due estranei, anzi, almeno due estranei avrebbero avuto la decenza di usare un po' di cortesia di circostanza.

Loro invece si erano sputati addosso del veleno senza nemmeno sapere bene perchè.

Sospirò, si stiracchiò le braccia e guardò la sveglia che segnava le due di notte, erano passate solo un paio di ore da quando aveva portato Ashley a casa sua.

Il suo sguardo si rabbuiò nel ricordare le vicende che li avevano scossi poco prima, poi si ridestò dai pensieri e decise di alzarsi per controllare se avesse solo immaginato quel suono.

D'istinto diede un'occhiata al divano che Ashley aveva scelto di occupare, rifiutando un ben più comodo letto, e si meravigliò nel trovarlo vuoto.

La preoccupazione che quella testarda avesse deciso di scappare dopo il loro scontro si fece strada nella sua mente, con una certa apprensione Matt avanzò silenzioso nel buio di quella casa che conosceva alla perfezione, poi accese la luce della cucina e la trovò lì, confusa nel tentativo di trovare l'interruttore.

Lei sobbalzò alla vista del biondo, come se fosse stata colta in flagrante nel commettere qualcosa di losco.

Ai suoi piedi giaceva un bicchiere in frantumi, esattamente come Ashley considerava la sua vita adesso.

Ridotta in mille pezzettini.

Non era riuscita a prendere sonno per colpa dei pensieri che la tormentavano, l'immagine di Michelle e i visi delusi delle sue amiche l'avevano torturata tutta la notte ma soprattutto quello che l'aveva sconvolta era lo sguardo gelido di Matt e le sue parole dure.

Non l'aveva mai sentito rivolgersi a lei con una tale cinicità e sapeva di avere esagerato con il suo stupido atteggiamento scontroso.

Non aveva potuto farci niente se, solo desiderare la sua presenza o le sue labbra, adesso la facevano stare uno schifo.

Si era rigirata per ore per poi decidersi a cercare un po' di acqua. Sentiva la gola arsa e le labbra secche e screpolate che bruciavano e ne aveva un disperato bisogno.

Non conoscendo la casa aveva brancolato al buio e, quando aveva raggiunto la cucina, le sue braccia che a tentoni cercavano l'interruttore per accendere la luce, avevano urtato qualcosa che era rovinato a terra con un rumore secco di vetro che si rompeva.

Disperata aveva cercato di rimediare ma poi la luce si era accesa d'improvviso, rivelando Matt, in piedi e con quegli occhi chiari e glaciali che la fissavano.

«Io...non » aveva balbettato, mortificata per l'ennesimo fastidio che provocava nella vita di quel ragazzo che non l'aveva mai abbandonata un attimo e anche quella sera aveva solo cercato di aiutarla..

«Faccio io, tranquilla» rispose Matt, poi si abbassò per raccogliere i pezzi rotti e buttarli via.

Ashley lo osservò, così vicino a lei eppure così distante, sentì esploderle dentro quel sentimento che poco prima era stato offuscato dal trauma subito a causa di Michelle e si maledì per aver anche solo pensato di odiarlo, di poterlo cancellare dalla sua esistenza.

Il suo nome era ormai scritto con un pennarello indelebile nella sua vita, questo non avrebbe cambiato la situazione in cui si trovavano ma era un dato di fatto che non poteva negare.

Delle lacrime calde le inondarono gli occhi, rossi e sfiniti.

«Mi dispiace tanto» mormorò con la voce tremolante e ormai senza controllo.

Matt non sollevò nemmeno lo sguardo, ancora parecchio risentito, continuò a pulire senza darle attenzione.

«Era solo un bicchiere da quattro soldi» la tranquillizzò con un certo distacco.

Ashley sentì il cuore accelerare all'impazzata e le mani tremare.

«Non è per quello – si sforzò di dire, lottando con le sue corde vocali bloccate dal pianto – è per come mi sono comportata con te, Matt» continuò cone le ultime forze rimaste.

Lui allora sollevò gli occhi, la vide stravolta come prima ma adesso riuscì a scorgere nuovamente la scintilla che di solito vedeva nel suo sguardo, quella sfumatura triste ma comunque viva e umana e che lo aveva sempre spinto verso di lei.

Adesso la riconosceva di nuovo.

Lentamente lasciò un paio di frammenti di vetro e si rimise in piedi, scrutandole il viso, rosso e umido.

Si guardarono per parecchi secondi, ritrovando la complicità che sembrava persa, riconoscendosi occhi negli occhi e anima dentro anima, come aveva imparato ormai a fare.

Senza bisogno di aggiungere altro, Matt le carezzò le guance, asciugò le sue lacrime e si avvicinò a lei, che si fiondò sul suo petto, sprofondando finalmente nell'abbraccio sicuro che lui le offrì.

La strinse forte, tenendola salda a sè, accarezzandole i capelli e lasciando che si sfogasse su di lui, che scaricasse ogni singhiozzo contro il suo torace, cullandola e baciandole dolcemente la fronte.

Dopo qualche minuto Ashley riuscì a riprendere fiato e a respirare regolarmente, i battiti del suo cuore tornarono normali e un dolce calore invase il suo corpo.

Era come stare a casa, lui era la sua casa.

«Mi dispiace di averti trattato in quel modo, Matt – si premurò di ripetere, stringendo di più la stoffa della sua felpa, ancora attaccata a lui come non volesse mollarlo mai – io ero così sconvolta, non so cosa mi stesse passando per la testa, sentivo ogni singolo pezzo della mia vita che si infrangeva e la colpa stavolta era solo la mia. Non volevo prendermela con te ma tu involontariamente rappresentavi il mio fallimento.» gli spiegò, col viso ancora protetto dal suo petto.

Con lentezza poi si scostò da lui per guardarlo in volto e scorgere qualche segnale che le facesse intuire se avesse rovinato per sempre anche il rapporto con lui.

Matt sorrise e per Ashley fu come se l'intero universo tornasse pian piano a posto.

«Capisco Ashley, va tutto bene. Ero solo amareggiato perchè... potevi urlarmi contro, aggredirmi o sputarmi addosso tutto il tuo odio...ma non potevo sopportare che ti comportassi con me come se fossi diventato un estraneo, come se tra noi non contasse più niente, scusami.» dichiarò a sua volta, strappandole finalmente un mezzo sorriso.

«Mi dispiace, davvero.» ripetè lei, poi si asciugò le ultime lacrime, giocherellò nervosa con le mani e riportò lo sguardo al ragazzo.

«Non fa nulla» la rassicurò lui.

Non le chiese niente, non insistette ma lasciò che fosse lei a decidere.

Ed Ashley finalmente trovò il coraggio, si schiarì la voce e dischiuse le labbra per confessare quella verità che ancora adesso la faceva tremare dalla vergogna.

«Michelle ha scoperto tutto...- disse tutto d'un fiato, Matt sgranò leggermente gli occhi ma non si scompose più di tanto, l'aveva già intuito – sa di noi, sa quello che c'e stato...sa che sono andata a letto con te e che ci vedevamo...non so come abbia fatto, era evidente che prima o poi sarebbe successo ma...non me l'aspettavo così presto e...è stato terribile» rivelò, con l'espressione affranta e gli occhi che cercavano comprensione.

Lui annuì serio, poi le carezzò un braccio. «Ti va di raccontarmi come sono andate le cose, con calma?» le propose e lei annuì convinta poi un rumore sordo risuonò e la fece arrossire vistosamente.

Il trauma subito quella notte e tutte le vicende che ne erano scaturite le avevano chiuso qualunque appetito ma, adesso che Matt stava riuscendo a ridarle un briciolo di serenità, anche il suo stomaco ne aveva giovato, si era risvegliato e adesso pretendeva di essere sfamato.

«Qualcuno prima ha fatto i capricci col cibo» le ricordò Matt, facendola sorridere.

«Poco fa mi sentivo peggio di uno straccio calpestato ma...adesso sto molto meglio...e tutto grazie a te» ammise lei, guardandolo negli occhi con un lieve imbarazzo a colorarle le guance.

Lui ricambiò quello sguardo intenso, poi si staccò da lei e si diresse verso la dispensa, cominciando ad aprire tutte le ante.

«Non ti garantisco un risultato degno della cucina dei migliori ristoranti e non ho certo le capacità culinarie di Luke ma....vedo di recuperare qualche ingrediente e preparare qualcosa di almeno commestibile» esclamò, intento a cercare tra gli scaffali.

Lei lo osservò, fissò quelle spalle forti che avrebbe riconosciuto tra mille e si sentì rinascere.

Nonostante si sentisse ancora come se un tir le fosse passato addosso e non aveva la minima idea di come si sarebbe evoluta la sua vita da quel momento in poi, l'immagine di Matt, lì con lei, in quella casa, da soli, era la cosa più bella che potesse capitarle in quel momento disastroso.

«Ti aiuto!» disse con un tono molto più sereno, affiancandosi a lui.

«Tranquilla, abbiamo tutto il tempo che ci serve...la notte è ancora lunga e stavolta non c'è nessuna fretta, non è così?» le fece notare lui ed Ashley non potè che essere d'accordo.

Anche se ogni cosa era andata a pezzi, molti problemi li avrebbero attesi e il futuro era impossibile da prevedere, stavolta non ci sarebbe stato bisogno di scappare o di separarsi, di nascondersi o fare finta di non conoscersi.

Sarebbero rimasti insieme, protetti in quella casa, almeno per quella notte

 

 

 

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Capitolo 42
*** Consapevolezza ***


 

Ciao mie carissime lettrici,
non sono scomparsa e non ho abbandonato la storia ma mi scuso immensamente con voi per questa lunga assenza.
Purtroppo ho avuto un periodo molto stressante che mi ha impedito di dedicare ore del mio tempo alla scrittura. Per lavoro sono costretta a usare molte ore al giorno il computer e ultimamente ho avuto  fastidi agli occhi e stanchezza che mi hanno provocato spesso vertigini e mal di testa. Il fine settimana non riuscivo a stare al computer anche solo per rilassarmi e per molto tempo non sono riuscita a fisicamente a stare concentrata a scrivere. Spero mi perdoniate ma è stata davvero dura e adesso che va un po' meglio sono tornata, giusto in tempo per Natale.
Questo capitolo è un po' il mio regalo di Natale anticipato e spero che sarà gradito, nonostante questo terribile ritardo.
Sappiate che non ho intenzione di lasciare la storia incompleta e, se non mi vedete aggiornare è solo per problemi di stanchezza, non per altro.
Ringrazio tutte coloro che si sono aggiunte e chi con pazienza continua a seguire.
Mi è mancato tanto scrivere e spero di poterlo fare con più frequenza.
Un abbraccio e a presto!

Cap. 42 Consapevolezza

 

Ashley ingoiò l'ultimo boccone del suo panino e finalmente si passò la mano sullo stomaco, lasciandosi andare a un lungo sospiro di appagamento.

Era semplice pane industriale da supermercato farcito con le prime cose commestibili che lei e Matt avevano recuperato dal frigo mezzo vuoto del ragazzo, ma a lei era sembrato il piatto migliore che avesse mai mangiato, quasi degno di un ristorante gourmet.

L'ansia, il dolore e la disperazione provate qualche ora prima prima l'avevano corrosa dall'interno, avvilendola e serrandole lo stomaco in una morsa tremenda che aveva fatto male da morire.

Nutrirsi era stata l'ultima delle sue preoccupazioni, al contrario, il solo pensiero del cibo le aveva provocato nient' altro che una forte nausea e neppure gli sforzi di Matt erano serviti a convincerla a buttare giù qualcosa per sostenere il suo fisico già fortemente provato.

Poi, improvvisamente e come per magia, era bastato il calore di un abbraccio a sciogliere il malessere che la teneva in ostaggio, quella sensazione confortante che, nonostante la sua vita precipitasse ormai a caduta libera, l'atterraggio non sarebbe stato così disastroso come si aspettava.

Forse aveva ancora un paracadute di salvataggio a cui aggrapparsi con tutta la sua forza e determinazione e che le avrebbe impedito di frantumarsi le ossa contro l'asfalto duro delle sue sfortune e sofferenze.

Quella notte aveva avuto paura di perdere tutto.

I suoi amici, quelli probabilmente li aveva già persi fin dal momento in cui aveva pronunciato la sua prima bugia accompagnata da un sorriso tirato e finto sulle labbra, anche se ne prendeva coscienza solo in quell'attimo, solo quando la catastrofe era ormai successa.

E lui...

Lui aveva rischiato di perderlo troppe volte, non riusciva quasi più a tenerne il conto per quante se ne stavano accumulando e la cosa più assurda, quella che la faceva sorridere amaramente quando si fermava a riflettere, era che, se lo avesse davvero lasciato andare per sempre, o peggio, se non lo avesse mai avuto nella sua vita, neanche per un istante, forse non si sarebbe mai trovata a dover combattere per decidere quale fosse la scelta più giusta.

La verità era che lei una scelta non avrebbe mai voluto prenderla, le sembrava semplicemente una cosa impensabile.

In un mondo perfetto avrebbe potuto innamorarsi serenamente di lui senza avere il terrore di scatenare un putiferio tra i suoi amici, senza essere costretta a nascondersi, a negare i suoi sentimenti fino allo sfinimento, a mentire spudoratamente anche a chi le voleva davvero bene.

Ma quella non era una favola, era la vita vera, spietata e crudele, e l'aveva sbattuta con le spalle al muro, costringendola a scegliere.

Non ne aveva avuto il coraggio, come un'egoista aveva creduto di poter avere tutto e adesso ne pagava le conseguenze, rischiando di rimanere con un pugno di mosche in mano.

Era stata una tragedia annunciata e quella notte aveva avuto l'impressione di trovarsi dentro un lungo e oscuro tunnel senza fine, dal quale stavolta non sarebbe mai riuscita ad uscire.

Invece, ad un certo punto, una debole luce era apparsa.

Matt, alla fine, le era rimasto accanto, per l'ennesima volta aveva raccolto il suo cuore da terra e rimesso insieme i pezzi come solo lui sapeva fare.

Ashley si chiese come facesse ancora a sopportarla, come riuscisse a guardarla negli occhi e stringerla anche quando continuava a non azzeccarne una.

Doveva essere masochista o chissà cosa...

Eppure, era bastato sentirlo di nuovo vicino, sentire le sue mani fra i capelli, la pelle morbida del suo collo contro la guancia e la sua voce calma e sicura per far sparire la tensione che la opprimeva e quel senso di angoscia che le rendeva difficile persino respirare.

I muscoli del suo corpo si erano rilassati, il cuore aveva rallentato i battiti, il gelo l'aveva abbandonata e di colpo anche il suo stomaco si era ricordato di essere a digiuno da ore dopo una serata di stress allucinante e aveva preteso con prepotenza del cibo, o l'avebbe fatta svenire di lì a poco se non gli avesse dato ascolto.

Matt si prese del tempo a fissarla compiaciuto, le sue guance aveva ripreso colore e l'espressione del viso era decisamente più rilassata.

Sorrise di riflesso.

«Cosa c'è?» chiese lei esitando, sentendo il peso del suo sguardo irriverente.

Matt fece spallucce «Niente, notavo solo che è una fortuna che fino a poco fa non avessi fame. Non oso immaginare cosa sarebbe successo in caso contrario, probabilmente avresti divorato pure il tavolo...o anche me, chi lo sa!» commentò schietto, facendola avvampare per l'imbarazzo.

Non ci aveva fatto certo una bella figura a rifiutare il cibo malamente per poi costringerlo a preparare qualcosa con lei alle 3 di notte per far cessare i crampi di fame.

A pensarci bene quella sera aveva fatto figure di merda peggiori, magari su quella poteva anche passarci sopra.

«Scusami, Matt...poco fa avevo tutt'altri pensieri in testa...anzi, diciamo proprio che me ne frullavano così tanti da non capirci niente nemmeno io» ammise sinceramente, abbandonandosi contro lo schienale della sedia, senza forze ma finalmente più serena.

Il biondo abbassò lo sguardo e sospirò, annuendo col capo e dandole ragione.

«Già...- mormorò soltanto, pensieroso, poi si sporse in avanti e si allungò verso di lei, poggiando i gomiti sul tavolo – piuttosto...non mi hai ancora raccontato nei dettagli cosa è successo. Ti va di parlarne?» le chiese con discrezione, cercando di non essere troppo brusco e di non metterle pressione addosso.

Sapeva che era un argomento delicato che le avrebbe fatto molto male ma entrambi erano consapevoli che prima o poi avrebbero comunque dovuto discuterne, non potevano fare finta che fosse tutto come prima.

Ashley deglutì a fatica, per un attimo le mancò il fiato ma si fece forza perchè, riuscire a raccontare gli eventi di quella notte sfortunata, probabilmente l'avrebbe aiutata a sfogarsi e a realizzare che l'irreparabile era ormai accaduto e le restava solo da raccogliere i cocci e cercare di reagire e andare avanti in qualche modo.

Non sapeva ancora come ma ormai ci era abituata a quella sensazione.

Si schiarì la voce mentre lui aspettava in silenzio senza metterle fretta, contrasse la fronte e si torturò un po' le mani fredde prima di riuscire a mettere in moto le sue corde vocali, che facevano fatica a trovare le parole adatte a descrivere l'umiliazione che aveva provato.

«In realtà...non c'è molto altro da aggiungere – iniziò, senza sollevare lo sguardo – ero appena tornata a casa da lavoro, era una sera normale come tutte le altre, non potevo nemmeno immaginare quello che sarebbe successo...Ho trovato Michelle in piedi nel corridoio, sembrava quasi mi stesse aspettando e infatti era così. - affermò, facendosi scura in volto nel rivivere quell'istante – poi non ricordo bene cosa mi abbia detto di preciso, ero già andata in confusione, i suoi occhi di fuoco mi avevano messo i brividi e ho sentito chiaramente che qualcosa non andava. Lei nel frattempo mi ha condotta nel salone e lì...- la voce di Ashley si incrinò ma la mano di Matt raggiunse la sua, dandole il coraggio che le mancava – lì si erano riunite tutte le ragazze, ho sentito il peso dei loro occhi piombarmi di colpo addosso e mi è mancata la terra sotto i piedi. Ho capito che... quello che avevo sempre temuto e cercato stupidamente di allontanare, alla fine era arrivato» concluse seria, sollevando gli occhi, stavolta pieni di consapevolezza e rassegnazione.

Lui le carezzò il dorso della mano e poi intrecciò le dita con le sue, provocandole un timido sorriso. La rossa sospirò, si guardò attorno un po' incerta e poi continuò.

«Mi fissavano senza parlare ma non c'era niente di rassicurante nelle loro occhiate. É durato un attimo e Michelle mi ha chiesto esplicitamente se tra noi due ci fosse qualcosa, se fossimo stati insieme e, a quel punto...mi sono arresa, Matt. Ho detto di sì, ho ammesso ogni cosa, sarebbe stato inutile il contrario. - gli spiegò con calma, poi in una frazione di secondo la sua espressione mutò, e i suoi occhi si dipinsero di orrore mentre con le mani si racchiudeva il volto - Oh mio Dio, è stato terribile! Ho letto la delusione nei loro occhi...persino Beth che è sempre stata così dolce e carina con me...e Colleen, che mi trattava come una sorella minore...e Melissa...- si fermò un attimo con la voce rotta mentre una lacrima le scendeva per la guancia – Melissa non riusciva nemmeno a guardarmi...stava lì, immobile...l'ho delusa e ferita nascondendole tutto mentre lei si era aperta con me...non mi perdonerà mai, questo è certo!» sentenziò fredda, asciugandosi maldestramente con la manica della felpa la scia umida e salata lasciata dalle sue emozioni alla deriva.

«Non dire sciocchezze, Melissa non è mai stata davvero incazzata con te, altrimenti non avrebbe chiamato Luke preoccupata perchè vagavi senza meta nel bel mezzo della notte – le fece notare subito, riuscendo a rassicurarla almeno un poco - a proposito, deduco quindi che Michelle ti abbia buttato fuori di casa senza fare una piega» aggiunse infine, giungendo a una prevedibile conclusione della vicenda.

Ashley non rispose, annuì soltanto, stretta nelle sue spalle.

Matt sbuffò e si spinse indietro con la sedia in uno scatto di stizza, incrociando le spalle al petto.

«Che razza di stronza!» sibilò a denti stretti, mentre la rabbia gli montava dentro.

Era tipico di lei emarginare qualcuno senza nemmeno tentare di capire le sue ragioni o di ascoltare ciò che avesse da dire.

L'avevano fatto anche con lui ai tempi e, dopo anni di amicizia, non gli avevano nemmeno concesso il tempo e il modo di spiegarsi.

Gli sembrò di rileggere lo stesso copione e si rese conto che Michelle, nonostante fossero passati gli anni e non fosse più un'adolescente in preda ai suoi sentimenti, non dimostrava certo di essere cresciuta ma al contrario era rimasta la solita ragazzina egocentrica e viziata.

«Beh, anche io mi sono comportata da vera stronza, forse più di lei! - si oppose con forza Ashley, facendogli spalancare gli occhi a quella reazione inaspettata– Sì, è vero, quello che mi ha fatto è orribile ma sono stata io a provocarlo e l'ho meritato! Se solo non avessi mentito, se fossi stata sincera o se...se non mi fossi...» iniziò a dire in preda alla tensione ma, quando si rese conto che stava per confessare di essere innamorata di lui senza neanche accorgersene, si fermò di botto, sbiancando per qualche secondo.

«Se non ti fossi...cosa?» incalzò Matt, cogliendola in contropiede con aria indagatoria.

Ashley, in evidente difficoltà, scosse la testa e improvvisò.

«Se non mi fossi cacciata in questo guaio, intendo...forse adesso non sarei qui a scroccarti la cena e un tetto sotto cui dormire come una povera disperata!» si lamentò, rendendosi conto di quanto patetica dovesse sembrare.

Matt sospirò e si avvicinò al tavolo, non poteva accettare che la vittima della situazione cominciasse a credersi l'unica colpevole di quel casino.

«Lei è stata la prima a non essere sincera con te, non ti ha detto la verità su di me e sul nostro passato e adesso scommetto che non ha voluto nemmeno ascoltare le tue giustificazioni. Per me sbagli a colpevolizzarti così, e sono sicura che le altre ragazze, se solo smettessero di seguirla ciecamente, riuscirebbero a capirti e perdonarti.» disse, addolcendo il tono della voce e facendola sciogliere col suo sguardo che, quando si ammorbidiva, sembrava meno glaciale del solito e diventava ancora più bello.

«Matt...- sospirò lei, sorridendo per poi tornare alla dura realtà – non è così semplice...insomma, ho fatto...sesso col ragazzo di cui è innamorata e sarebbe difficile per chiunque reagire razionalmente!» precisò, scegliendo stavolta accuratamente la parola giusta prima di trovarsi a confessare qualcosa che ancora non riusciva ad ammettere col diretto interessato.

«Di cui ERA innamorata!» Matt sottolineò con enfasi il verbo al passato, deviando lo sguardo, infastidito.

Erano passati più di cinque anni e per lui la questione era chiusa da tempo.

«Non ne sarei così sicura, sai? Avresti dovuto vedere il suo sguardo ferito quando ho raccontato la verità. Secondo me...lei ti ama ancora adesso» concluse diretta, facendo vacillare per un attimo la sicurezzadi Matt e fissando la sua espressione incredula sul volto.

«É assurdo...e comunque non è lei la ragazza di cui sono innamorato – decise di osare il biondo, puntandole quegli occhi ammaliatori addosso e facendola sussultare mentre un pesantissimo silenzio calava fra loro due – e questo non cambierà nè ora, nè fra un centinaio di anni» dichiarò gelido dopo alcuni interminabili secondi, per rimarcare il concetto.

Ashley annuì senza fiatare, fingendo indifferenza mentre dentro sentiva un calore irrefrenabile invaderla dopo la frase ambigua di Matt, che sembrava riguardarla direttamente.

Quanto la faceva stare bene credere di essere lei la ragazza di cui parlava e quanto era difficile abbandonarsi a quella stupenda sensazione senza sentirsi un mostro!

Loro ancora non riuscivano a confessare quei sentimenti tormentati, lo facevano solo in maniera implicita, con quegli strani riferimenti e quelle mezze verità sparse un po' qua e un po' là, in mezzo alla strada malandata che percorrevano.

«In ogni caso, stavolta l'ho combinata grossa...chissà se lo sanno già tutti...- mormorò desolata, abbassando lo sguardo per poi alzare di scatto la testa e sbarrare gli occhi – Pensi lo sappia già anche Terence?» chiese spaventata, come se quella prospettiva la facesse stare male più di ogni altra cosa.

Matt sollevò un sopracciglio un po' stupito, poi con nochalance si versò dell'acqua nel bicchiere.

«Beh, se l'avesse già saputo probabilmente sarebbe già qui sotto a tentare di spaccarmi i vetri della finestra con dei sassi, quindi, a occhio e croce, direi di no» rispose con una calma invidiabile, sorseggiando l'acqua lentamente come se quell'immagine non lo scalfisse di una virgola.

Ashley invece non reagì con la stessa filosofia, incrociò le braccia sul tavolo e ci tuffò la testa dentro, accasciandosi.

«Oddio...- mugolò con la voce ovattata – chissà cosa penserà di me, di noi, di tutto questo!» piagnucolò.

Matt contrasse la fronte, in qualche modo il fatto che Ashley si preoccupasse tanto del suo ex amico gli provocò una strana sensazione di fastidio che cercò di scacciare subito o comunque di nascondere.

«Pare ti importi tanto di lui» commentò freddo, ma lasciando trasparire una punta di gelosia.

Ashley sollevò la testa e lo fissò sconcertata. «Santo cielo, certo che mi importa! - esclamò di getto, allargando le braccia come se fosse la cosa più ovvia del mondo, Matt si avvicinò a lei fin troppo incuriosito di scoprire cosa celava quella reazione per lui eccessiva – Ultimamente io e Terence...ci eravamo riavvicinati dopo...dopo il mio rifiuto, insomma. Lui si era discostato dai comportamenti di Michelle, non li condivideva e più volte mi aveva difesa quando lei esagerava. Era tornato ad essere l'amico di prima e io ne ero felice. Ho rovinato tutto, mi odierà per sempre... e a te...» provò a continuare ma Matt la interruppe in fretta.

«A me vorrà spaccare di nuovo la faccia, nessuna novità...non è la prima volta che prova a farlo. Mi accuserà di essermi "fatto" la ragazza che amava solo per farlo soffrire, posso già immaginare ogni singola parola che uscirà dalla sua bocca» disse amaramente, perdendosi a guardare un punto indefinito nella stanza, con una serietà diversa in viso.

Ashley rimase ferma a osservarlo e si sentì morire dentro.

Sembrava tutto così impossibile e sbagliato tra loro da qualunque angolo lo si osservava e non c'era nessun modo di farlo apparire giusto.

Deglutì a fatica, poi di slancio gli carezzò una guancia, lui si voltò e la fissò con un'intensità tale da destabilizzarla.

«Mi dispiace così tanto, Matt. Se solo potessi cambiare le cose...» provò a dire, con gli occhi inevitabilmente lucidi e la voce tremolante quando realizzò che la notizia si sarebbe sparsa anche tra la cerchia di Matt e che lui rischiava esattamente come lei di trovarsi isolato e considerato un traditore.

«Sappiamo entrambi che non avremmo potuto evitarlo...quello che c'è tra noi, anche se potessimo tornare indietro, anche se potessimo riavvolgere il nastro mille volte....succederebbe comunque» ammise, posando una mano su quella di Ashley, ancora sul suo viso, e stringendola dolcemente – Piuttosto, nel suo delirio di onnipotenza, Michelle ti ha per caso detto come ha fatto a scoprire di noi?» domandò, ormai il danno era fatto ma forse si poteva capire un po' di più come erano andate le cose e provare a calcolare quanto fosse esteso quel disastro.

Ashley scosse la testa. «Mi ha solo detto che qualcuno ci ha visti insieme alla festa di capodanno in atteggiamenti inequivocabili» rispose.

Matt si massaggiò il mento pensoso mentre l'ipotesi che forse poteva essere coinvolto qualcuno del suo gruppo si faceva strada nei suoi pensieri.

In ogni caso, presto o tardi l'avrebbero scoperto quindi scervellarsi troppo era inutile.

Puntò gli occhi su Ashley e la vide strofinarsi i suoi, gonfi e rossi, troppo provati dalle ore precedenti.

Non riusciva quasi più a tenerli aperti così Matt decise che non era il caso di continuare con quell'agonia.

«Direi che per stanotte è abbastanza...hai bisogno di riposare, sei esausta» dichiarò deciso, prima di alzarsi, sparecchiare velocemente la tavola e avviarsi verso il corridoio.

Ashley non potè essere più d'accordo.

Aveva un posto sicuro in cui dormire ma il giorno dopo la situazione non sarebbe cambiata, avrebbe dovuto cominciare a cercare una nuova sistemazione in fretta per non approfittare troppo dell'ospitalità del ragazzo e in più doveva anche andare a lavorare.

Aveva davvero bisogno di dormire almeno qualche ora o non avrebbe avuto la forza di reggersi sulle sue gambe.

«Hai ragione» disse d'un fiato e si affrettò a seguirlo, poi lo vide deviare verso il salone e non fece in tempo ad accelerare il passo che Matt aveva già cominciato ad armeggiare sul divano.

«Ma...che stai facendo?» chiese balbettando, immobile sull'uscio della stanza.

Lui la fissò mezzo stordito per un secondo e riprese a sistemare le coperte.

«Vado a dormire, mi sembra ovvio» rispose poco dopo con tono piatto, senza aggiungere altro.

Ashley, disorientata, fece un passo in avanti «Ma...sono io che...tu devi...» biascicò, gesticolando impacciata e cercando di indicare la camera da letto del ragazzo ma si accorse presto che lui si era già sdraiato, impedendole di fare qualsiasi obiezione.

«Niente storie...va' di là, hai bisogno di riposare bene...dormo io qua, non morirò mica!» sentenziò il ragazzo, Ashley vide solo il suo braccio che sbucava dalla spalliera del divano e che si muoveva in un cenno di saluto.

«Non so come rigraziarti, Matt – si rassegnò, intuendo che tanto qualunque altro tentativo non sarebbe valso a nulla, poi voltò le spalle e si diresse verso la camera da letto – grazie per tutto» sussurrò infine senza farsi sentire mentre entrava quasi in punta di piedi nella stanza e osservava il letto semi disfatto, sul quale fino a un'ora prima aveva dormito lui.

Lentamente e maneggiandole come se avesse paura di romperle, sollevò le coperte e si infilò sotto, portandosele fin sopra gli occhi.

Un dolce calore la invase, cullandola, e la morbidezza del materasso accolse la sua schiena stanca ma il letto non era il suo, non era quello sul quale si era abituata a dormire da qualche mese a quella parte e il solo pensiero di non poter più tornare a casa le fece tornare un'ansia tremenda.

Credette di non farcela ma affondò la testa nel cuscino e il profumo di Matt la avvolse d'improvviso, salvandola dalle sue paure.

Ashley inspirò ed espirò velocemente più volte ma il suo respiro si fece sempre meno affannato. Tutto lì intorno aveva il suo odore, le lenzuola, il cuscino sul quale poggiava la guancia, era circondata da lui e le sembrò che si trovasse stretta in un suo dolce abbraccio.

La sensazione di averlo accanto ebbe un effetto calmante, il panico la abbandonò e lasciò spazio a una dolce sonnolenza ed Ashley si accucciò su sè stessa, strinse le coperte, protetta e al sicuro e si addormentò, sognando di stringerlo tra le braccia.

 

 

«Alla fine avevo ragione io, come sempre»

La voce trionfante di Michelle rimbombò nella testa di Terence e fu più fastidiosa del rumore delle unghie che strisciano contro la superficie di una lavagna.

Il ragazzo, ripiegato sul tavolo con le mani fra i capelli, le spostò istintivamente per tapparsi le orecchie in un inutile tentativo di non sentirla, di fare finta che quello che sua sorella gli aveva appena raccontato fosse il frutto della sua immaginazione e che non esistesse nella realtà.

Eppure, rifiutarsi di accettare la verità non sarebbe servito a niente e soprattutto non l'avrebbe cancellata.

Sollevò lentamente la testa e vide Michelle, col viso luminoso e perfetto di sempre, sorseggiare una tazza di thè con un' espressione soddisfatta e vincente.

Non sembrava minimamente scossa da ciò che era accaduto, anzi, aveva proprio l'aria di essere compiaciuta dallo spettacolo del fratello, sconvolto dalla notizia che Ashley, la ragazza che aveva aiutato e di cui si era innamorato, l'aveva tradito andandosene col suo peggior nemico, o ancora peggio innamorandosene.

Era quello che voleva, l'unica cosa che al momento la faceva stare bene: rovinare Ashley e la sua reputazione davanti a tutti coloro che le erano amici.

Tutti dovevano sapere quanto era stata vile e stronza a tradirli in quel modo, a non condividere il disgusto verso quel ragazzo tanto odiato, a non essersi adeguata senza rinunciare a cercare di scorgere la seconda verità nascosta dietro la loro, quella di Matt.

Il suo atteggiamento così tranquillo infastidì non poco Terence, che invece in quel momento voleva solo sprofondare.

Aveva avuto sempre fiducia in Ashley, nonostante tutto, anche quando si comportava in modo strano, anche quando preferiva non raccontare nulla e nascondersi, era persino andato contro sua sorella, dandole dell'esagerata quando invece, gli doleva ammetterlo, aveva sempre avuto ragione su di lei.

Ashley li aveva traditi senza pietà e con l'ultima persona con cui avrebbe dovuto farlo e lui era stato talmente stupido e cieco da difenderla anche quando non lo meritava.

Per quanto riguardava Matt, non riusciva nemmeno a quantificare la rabbia che provava.

Non solo gli aveva portato via il successo, il posto in quella prestigiosa università e il rispetto della sua famiglia e della società ma adesso aveva avuto la faccia tosta di portargli via anche la ragazza di cui si era innamorato.

Lui faceva sempre così, si divertiva a rubargli tutto ciò che lo faceva stare bene e poi godeva nel vederlo soffrire, o almeno questo era quello di cui Terence si era fermemente convinto.

Con Ashley doveva essere stato lo stesso.

«Non dici niente?» chiese Michelle, spezzando il flusso dei suoi pensieri.

Aveva passato la mattinata a raccontare tutto ai suoi amici ma Terence l'aveva tenuto per ultimo, la ciliegina sulla torta del suo piano malefico che avrebbe portato alla disfatta di quella traditrice e del suo degno compagno.

Lei da un lato e Pamela dall'altro, avrebbero lasciato così tanta terra bruciata attorno a loro da portarli al punto di rimpiangere amaramente il giorno in cui i loro sguardi si erano incrociati la prima volta, e allora, qualunque relazione o sentimento li avesse mai uniti, non sarebbe sopravvissuto a tutta quella pressione e alla fine si sarebbero trovati soli e disperati in un cumulo di macerie.

Terence sollevò lo sguardo affranto e la fissò sconvolto.

«Cosa vuoi che dica? - sbottò nervoso – come...com'è successo? Non capisco» balbettò confuso, cercando di trovare una ragione, una soltanto, che potesse aver portato Ashley ad essere attratta da quel verme.

Gli sembrava di vivere di nuovo lo stesso incubo di cinque anni prima, Matt che riusciva dove lui falliva e lui che non poteva fare altro che commiserarsi.

«Tra pezzi di merda ci si intende, a quanto pare – commentò Michelle con un sorrisetto irritante sulle labbra, mentre se le tamponava con una fazzoletto, cercando di evitare che il suo rossetto sbavasse. - anche se credo di sapere come siano andate le cose. Lui l'ha sedotta, l'ha fatta innamorare per portarsela a letto e farti uno smacco quando ha saputo quello che provavi per lei, Ashley ci è cascata come una stupida e non si è fatta problemi a stare con un ragazzo che sapeva averci fatto soffrire. Ma lui la scaricherà quando avrà ottenuto il suo scopo e stavolta non ci sarà nessuno ad accoglierla.» sibilò, facendosi seria.

Non poteva accettare che anche Matt ricambiasse l'amore per Ashley, credere che se ne stesse approfittando era l'unica cosa che riusciva ad immaginare anche se i fatti e le voci che giravano sembravano dire l'opposto.

Non riusciva a capire, lei era bella, perfetta, brillante e proveniva da una buona famiglia mentre Ashley era una ragazzetta scialba e complessata che sbucava fuori da chissà da quale periferia.

Non c'era competizione con lei eppure...come poteva Matt averla preferita?

Scosse la testa, scacciò quei pensieri e sfiorò la spalla al fratello.

«Non temere, Terence. Si distruggeranno da soli e allora noi avremo finalmente vinto. Nessuno può permettersi di trattarci in questo modo, hai la mia parola» disse con una sicurezza nello sguardo che Terence non riusciva a condividere.

In quel momento si sentiva tradito e sconfitto per l'ennesima volta da chi aveva considerato amico.

 

 

Ashley aprì gli occhi, si girò tra le coperte e voltò di scatto la testa quando si accorse di non essere nella sua stanza ma di dormire in un letto a due piazze che di certo non le apparteneva.

Le bastò un secondo per ricordarsi di quanto era successo.

Come poteva essere altrimenti! Dimenticare era praticamente impossibile.

A fatica si mise seduta sul bordo del letto di Matt, si stiracchiò le braccia e cercò in fretta e furia di capire che ore fossero.

Non aveva idea di quanto avesse dormito ma quel giorno, se la memoria non la ingannava, aveva il turno pomeridiano in negozio e non poteva assolutamente mancare. Quel lavoro era l'unica cosa che poteva salvarla adesso e doveva tenerselo molto stretto se non voleva finire in strada a chiedere l'elemosina.

Si guardò intorno spaesata, aprì le imposte della finestra per farsi luce e si accorse che il sole era bel alto.

Nervosa, riuscì finalmente a individuare una piccola sveglia sul comodino e sospirò di sollievo quando sul quadrante lesse l'orario.

Erano le 10 del mattino e almeno il licenziamento l'aveva evitato.

Cercò di calmarsi, recuperò le sue valigie e ci scavò dentro per cavarne fuori il necessario per lavarsi e vestirsi.

La porta della sua stanza era chiusa e non si udiva alcun rumore.

Forse Matt era già uscito per il lavoro ed Ashley sperò che fosse così.

Si sentiva ancora terribilmente in imbarazzo per aver approfitatto della sua cortesia e per averlo costretto a darle da mangiare e lasciarle il suo letto come un parassita che ha bisogno degli altri per sopravvivere.

Con circospezione aprì la porta e sgattaiolò in bagno, si lavò, vestì e pettinò, cercando di nascondere due terribili occhiaie e l'aspetto malmesso di una vagabonda.

Quell'espressione distrutta dal viso, però, nessun correttore sarebbe stato in grado di cancellarla.

Pazienza.

Raggiunse svelta la cucina, intenzionata a fare una rapida colazione e uscire per cominciare la ricerca di una nuova casa in cui abitare, quando di fronte a lei si ritrovò Matt, che evidentemente si era alzato tardi come lei.

«Buongiorno, dormito bene sul mio letto?» le domandò lui con tono malizioso, mentre toglieva dai fornelli un pentolino con dell'acqua calda.

«Benissimo – rispose Ashley, lievemente in imbarazzo – pensavo fossi già uscito» disse poi, appoggiandosi al muro e giocando distrattamente con qualche ciocca di capelli.

«Ho fatto le ore piccole anche io, ricordi?» ribattè il biondo.

«E chi se lo scorda! - esclamò lei, alzando gli occhi al soffitto per poi riportarli su di lui, indaffarato a recuperare dei biscotti – posso aiutarti in qualche modo?» chiese allora, contorcendosi le mani.

Si sentiva solo un peso in quel momento e totalmente inutile.

«Ho già finito, non proccuparti! Non sapevo cosa prendi di solito per colazione, va bene del the?» le domandò Matt, lui sembrava così tranquillo e a suo agio che Ashley si chiese se fosse bravo a fingere o non gliene importasse nulla di uscire alla luce del sole adesso che tutti avrebbero saputo.

«Va benissimo, grazie»

Matt si sedette insieme a lei, quella situazione sembrava così surreale eppure anche bella in un certo senso. Loro due insieme in quella casa, quasi come una vera coppia.

«Pensavo ti riposassi stamattina invece sembri già pronta per uscire» notò poi, lanciandole una rapida occhiata mentre beveva il suo caffè.

«Ho troppe cose da fare, anzi sono già in ritardo! Devo andare a cercare una nuova casa, dovrò prendere dei contatti e telefonare e poi di pomeriggio devo andare al negozio e...» prese a parlare a raffica, finendo in un paio di sorsate il suo the e schizzando dalla sedia per infilarsi il cappotto.

Matt riuscì a malapena a prenderle le mani, arrestando la sua furia, e le sorrise.

«Ashley, calmati! Non c'è fretta, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi per trovare una nuova sistemazione. Vivo da solo e non mi dà fastidio avere un'ospite per un po', se è questo che ti preoccupa» cercò di rassicurarla.

La rossa si fermò per prendere fiato, osservò il viso di Matt e ripensò alle sue parole.

Erano confortanti ma lei non ne voleva sapere di approfittare ancora del suo aiuto. Voleva farcela da sola, riprendere la sua autonomia e non essere più un peso per nessun altro.

Forse cambiare aria e stare un po' da sola era una buona idea in effetti ma, se non si metteva subito in moto, sarebbe stata dura trovare un posto dove stare, ricordava ancora il giorno in cui era arrivata in quella città e le difficoltà che aveva incontrato prima che Michelle e Terence la aiutassero, quindi non poteva perdere tempo.

«Ti ringrazio Matt ma...tu hai già fatto molto per me e io ho bisogno di stare per conto mio, di non essere un peso per nessuno. Starò da te finchè non troverò una nuova casa ma, fino a quel momento, esigo di contribuire a tutte le spese, ho già scroccato abbastanza, ok?» ci tenne a precisare, era estremamente seria ma risultò quasi buffa e Matt non trattenne una risata.

«Sì, come vuoi, tranquilla – le promise, poi esitò un attimo e il suo viso si addolcì– e comunque per me non sarai mai un peso» concluse, facendole scorrere dei brividi caldi lungo la schiena.

Ashley indietreggiò di un passo, gli lanciò un'ultima occhiata colorata di un tenero imbarazzo, poi fece per uscire.

«Vado, allora!» disse.

«Aspetta! - la fermò Matt, poi frugò dentro un cassetto, ne tirò fuori un mazzo di chiavi e gliele porse – prendi queste, sono una copia delle mie chiavi, così potrai rientrare a casa quando vuoi, senza dipendere dai miei orari»

«Ma io...non posso» cercò di obiettare la rossa ma Matt non volle sentire ragioni.

«Fidati, ti saranno utilissime se non vuoi restare ad aspettarmi ore ed ore al gelo mentre il sottoscritto si dimentica completamente di guardare l'orologio. Non sai quanto spesso mi capiti quando lavoro e non sarebbe un'esperienza molto piacevole per te.» le spiegò, le sue motivazioni alla fine la convinsero ed Ashley afferrò le chiavi e le mise in borsa, seppur con qualche titubanza.

Gli fece un cenno col capo, poi si voltò decisa a partire ma d'improvviso le sue gambe si rifiutarono di andare avanti.

Il mondo lì fuori adesso la spaventava a morte, si sentiva nuda e indifesa di fronte agli occhi di chi la conosceva e aveva il terrore di doverli incontrare e vedere i loro sguardi di disprezzo e disapprovazione, o peggio ancora, dover sentire gli insulti che le avrebbero di certo rivolto.

Non era pronta per quello, forse non lo sarebbe stata mai e la testa cominciò a girarle.

Di colpo , proprio quando credette di cadere, un dolce abbraccio la cinse da dietro, sorreggendola.

«Ehi, va tutto bene, te la caverai. - la voce calda di Matt raggiunse il suo orecchio, riportandola con i piedi ben saldi sul pavimento – pensa al lato positivo...ormai non hai più bisogno di nasconderti o mentire...dimentica quell'orrenda sensazione che ti ha accompagnato finora, adesso puoi camminare senza il timore di venire scoperta o senza pensare a quale balla inventare. Non ti senti più leggera?» la incoraggiò lui ed Ashley sentì l'ansia abbandonarla.

Non l'aveva mai vista da quella prospettiva e, ora che lui gliel'aveva fatto notare, doveva ammettere che era vero.

Non doveva più avere segreti e fingere, adesso era il tempo di lottare per trovare una soluzione, per cercare di fare comprendere ai suoi amici quali fossero state le ragioni che l'avevano spinta tra le braccia di Matt.

Si voltò più sicura e coraggiosa, e si trovò a un centimetro dal volto di Matt, come da tanto non capitava.

Poggiò le mani sui suoi fianchi, li strinse e sentì il suo respiro sul collo e, di nuovo, il desiderio di abbandonarsi a lui si fece vivo più di prima.

Le sue labbra erano lì, a un soffio dalle sue, e lei stava morendo dalla voglia di baciarle, di sentirle farsi spazio tra le sue come era successo tante volte.

Si fissarono in silenzio, i suoi battiti aumentarono a dismisura ma in un lampo si ricordò che era proprio per colpa di quelle sensazioni che si trovava in quell'immenso guaio.

Le ferite del giorno prima erano ancora troppo fresche e bruciavano da morire e lei non poteva lasciarsi andare nuovamente al solito sbaglio.

Capirono entrambi e, con uno sforzo immane, sciolsero quella stretta che rischiava di farli precipitare nel vortice di quei sentimenti che esplodevano come scariche elettriche ogni volta che si sfioravano.

Matt deviò lo sguardo, sembrava a disagio o deluso e non era frequente vederlo così fragile, le carezzò le guance scendendo fino alle spalle, quasi non volesse farla andare via, poi fece un sorriso tirato.

«Scusa...allora ci vediamo stasera» le disse soltanto, allontanandosi da lei definitvamente.

Ashley annuì senza aggiungere altro, con le parole incastrate nella gola, poi scese rapidamente le scale e sparì dalla sua vista.

Lui rimase qualche secondo immobile a fissare il pavimento, con uno sguardo carico di preoccupazione.

Doveva mostrarsi forte con Ashley perchè lei aveva bisogno di conforto e di qualcuno che le infondesse coraggio ma, adesso che era rimasto solo con sè stesso, sospirò pesantemente.

Aveva paura anche lui di affrontare il mondo e non aveva idea di cosa li avrebbe attesi adesso che quel terribile segreto era stato svelato.

 

 

Il rumore della porta che si apriva riscosse Ashley dalla lettura del suo libro di letteratura.

La giornata era andata piuttosto bene, tutto sommato.

Era riuscita a prendere dei contatti per vedere alcuni appartamenti in un quartiere poco lontano, a lavoro era stata una serata tranquilla e, soprattutto, la fortuna era stata dalla sua parte e le aveva risparmiato qualche incontro spiacevole con quelli che ormai non poteva più considerare amici.

Sapeva che prima o poi sarebbe successo ma si sentiva ancora troppo provata e vulnerabile e guadagnare un po' di tempo per prepararsi psicologicamente non le dispiaceva affatto.

Matt non era ancora rientrato e lo ringraziò mentalmente per averle lasciato la copia delle chiavi che lei voleva scioccamente rifiutare.

La tranquillità che regnava nell'appartamento del ragazzo le aveva donato un briciolo di serenità ed era persino riuscita a studiare alcuni capitoli per il prossimo esame.

«Matt?» chiamò Ashley, tendendo l'orecchio verso il corridoio buio.

La risposta del ragazzo si fece attendere e la sua voce, incerta e bassa, le lasciò addosso una brutta sensazione.

D'impeto abbandonò il libro e scivolò giù dal divano, facendo in tempo a scorgere la figura di Matt di spalle che si dirigeva dritto verso il bagno, senza nemmeno accendere la luce.

Il suo comportamento schivo e silenzioso era fin troppo strano, aveva persino abbandonato le sue attrezzature per terra accanto all'ingresso senza curarsi di riporle e sembrava quasi volesse evitare di farsi vedere da lei.

Ashley contrasse le sopracciglia e mosse qualche timido passo.

Non voleva certo essere invadente ma qualcosa le suggerì che doveva controllare e una forte agitazione la pervase.

Dall'oscurità del corridoio scorse il bagliore della luce del bagno, la cui porta era socchiusa e lasciava fuoriuscire una striscia luminosa.

Si avvicinò e udì lo scorrere dell'acqua del lavandino e il suo scrosciare.

«Matt, va tutto bene? Stai male per caso?» chiese dubbiosa, facendosi sempre più vicina ma evitando di aprire la porta per non violare la sua privacy.

Il silenzio del ragazzo la preoccupò, poi lo sentì biscicare qualche parola.

«Ehm, sì, sta' tranquilla, sto solo...» ma fu troppo tardi.

Ashley, spinta da un presentimento che non riusciva a ignorare, aveva spalancato la porta, decidendo di correre il rischio di essere mandata a quel paese ma, quello che si trovò davanti, confermò l'orrenda sensazione che aveva provato.

Il lavandino era colorato da alcuni rivoli di sangue rosati, diluiti dall'acqua che ancora scorreva, Matt aveva il viso bagnato e un grosso taglio sul lato destro del labbro inferiore.

Rimase pietrificata per un attimo, poi un terribile sospetto si insinuò nel suo cuore e la rossa si fiondò in avanti, ansiosa di conoscere il motivo di quello scenario.

Il volto di Matt adesso le apparve nitido sotto la luce neon del bagno e potè vedere che aveva anche uno zigomo tumefatto da un grosso livido.

«Ashley, perchè sei entrata? Ti ho detto che andava tutto bene» provò a tergiversare lui ma la rossa non lo ascoltava più, continuava a fissare il sangue e poi il suo viso e poi quel brutto livido con l'espressione vuota e atterrita.

«Matt che ti è successo?» insistette, la sua voce tremava ma era ferma e decisa allo stesso tempo.

«Niente, sono solo caduto...non ho visto uno scalino e così...» mentì lui con poca convinzione, asciugandosi in fretta il viso e cercando maldestramente di nasconderlo alla vista della ragazza e uscire più in fretta possibile.

Ashley però non si lasciava prendere in giro, non era stupida e di certo non si accontentava di quella spiegazione, non adesso che si trovavano in quella situazione complicata.

«Non dire cazzate, Matt!» sbottò a voce alta, afferrandolo per la maglia e costringendolo a voltarsi verso di lei perchè potesse osservare meglio le ferite.

Lui si arrese, sospirò e non oppose più resistenza, si lasciò ispezionare da Ashley, che passò una mano delicatamente sul suo viso, vedendolo strizzare gli occhi per il dolore quando toccava i punti più martoriati.

«Chi ti ha fatto questo?» chiese dopo qualche attimo di silenzio, durante il quale duemila pensieri e paure avevano affollato la sua mente e cominciavano a provocarle un tremore diffuso.

Matt abbassò la testa e deviò lo sguardo, poi lo riportò sul viso di Ashley, ancora preso da quell'espressione angosciata, e decise che era inutile ogni tentativo di mentire per proteggerla.

«Quelli del tuo gruppo...- confessò, facendola sussultare vistosamente – li ho incontrati per caso mentre tornavo a casa» le rivelò, mettendosi seduto sul bordo della vasca da bagno.

Lei smise di respirare, quello che aveva temuto si era realizzato e Matt ne portava i segni sul suo bel viso.

«Perchè?» sussurrò con un fil di voce, l'unico che era riuscita a racimolare.

«Ti hanno dato della puttana e ho risposto per le rime» ammise, sollevando la testa e guardandola negli occhi, senza mai distogliere lo sgurdo.

Stavolta era tornato deciso, non poteva dimenticare quello che le sue orecchie avevano sentito e la rabbia che era esplosa. Aveva dovuto difenderla e per farlo si era beccato quel trattamento poco carino.

Non se ne era pentito, l'avrebbe rifatto mille volte.

Lei diventò pallida come un fantasma, dischiuse le labbra per respirare, si allontanò di qualche centimetro poi con uno scatto disperato aprì cassetti e ante del mobiletto accanto a lei per tirarne fuori del disinfettante e del cotone.

Con le mani che le tremavano aprì il flacone e ne versò del contenuto sul batuffolo, sotto gli occhi di Matt, che inerme aveva appoggiato la schiena contro il muro gelido del bagno, incapace di aggiungere altro.

Ashley gli fu di nuovo vicina, si abbassò leggermente per raggiungere il suo viso, gli prese il mento con le dita e sollevò la sua testa.

Deglutì con dolore, poi cominciò a premere dolcemente il cotone sul suo labbro ferito per disinfettarlo e farlo smettere di sanguinare.

Le sue mani delicate gli carezzarono il viso con una dolcezza estrema e Matt socchiuse gli occhi, arrendendosi a quei tocchi così diversi da quelli violenti che aveva subito poco prima.

«Non avresti dovuto farlo, Non avresti dovuto reagire»

La voce rotta di Ashley lo risvegliò, Matt aprì gli occhi e vide che alcune lacrime le avevano rigato il volto mentre continuava incessantemente a medicarlo.

«Sì, invece. Non potevo permetterlo. Ashley io ti... tu lo sai quello che...» provò a spiegarsi, ma l'unica cosa che avrebbe voluto era sentirsi libero di poterle dire che l'aveva fatto perchè la amava e non poteva fare diversamente.

Lei gli poggiò un dito sulle labbra, mise via il cotone e lo fissò negli occhi intensamente.

Poi, senza dire una parola, uní la sua bocca a quella di Matt, lo baciò, fregandosene della sua ferita che adesso aveva smesso di sanguinare grazie alle sue cure, e lo fece con una passione mai provata fino ad allora.

Non era solo desiderio di averlo, questa volta percepiva un sentimento fortissimo esploderle nel petto e infiammarla e, quando anche Matt ricambiò il bacio con quella stessa intensità, avvertì chiaramente migliaia di farfalle prendere il volo incontrollate nel suo stomaco insieme a una lunga scia di brividi di piacere che si irradiarono lungo tutto il suo corpo.

Li assecondò, senza mollare per un istante le labbra del ragazzo allargò le gambe e gli si sedette a cavalcioni, accentuando quel contatto senza la minima intenzione di smetterla.

Tutta la frustrazione accumulata, tutto il dolore e l'ansia sparirono per lasciare spazio solo all'amore, puro e semplice.

Era acerbo, appena nato e non sapeva ancora se avrebbe resistito alla guerra che li aspettava ma quella notte aveva voglia di combattere e di dimostrare che niente li avrebbe fermati.

Matt si spostò dalle sue labbra e prese a baciarle il collo, centimetro dopo centimetro, lei glielo offrì senza remore, arrendendosi e sospirando senza più vergogna o razionalità.

Aveva caldo e una voglia irrefrenabile di togliersi quei maledetti vestiti di dosso e insieme a loro le paure, le debolezze e tutto quello che le impediva di vivere quel sentimento che troppo spesso soffocava.

Solo che spogliarsi della stoffa era facile, un po' meno del resto e per quello aveva ancora tanto da imparare.

Un passo alla volta, uno dopo l'altro.

Cosa aspettava Matt a togliere i suoi, ad amarla come solo lui sapeva fare, a regalarle le sensazioni che solo una volta aveva avuto la fortuna di provare?

La differenza era che quella volta era stata la disperazione egoista a muoverla, a spingerla a fare sesso con lui, adesso invece era la voglia di lui, adesso desiderava solo amarlo e basta.

Con una certa urgenza infilò le mani sotto la sua maglietta e fece per sfilargliela, riuscendoci facilmente, poi, visto che lui non osava oltre, provò a togliersi il suo maglione ma Matt a quel punto smise di baciarla e fermò le sue braccia smaniose.

Lei lo guardò delusa e incapace di comprendere ma Matt sorrise e le si avvicinò all'orecchio.

«Aspetta...stavolta non così, stavolta è diverso» le sussurrò, poi fece scivolare le mani sui suoi fianchi, la abbracciò e gentilmente la prese in braccio, conducendola nella sua camera da letto.

Questa volta non doveva esserci alcuna fretta, voleva fare l'amore con lei con lentezza e calma, assaporando ogni singolo secondo, prendendosi cura di lei come fosse la cosa più preziosa che avesse mai avuto.

Avevano provato a resistersi, a stare lontani ora che quella tragedia li aveva esposti al mondo, colpevoli e peccatori, ma semplicemente non ci erano riusciti.

La schiena di Ashley si poggiò morbidamente sul letto, lui le fu subito sopra e lei lo abbracciò stretto, sorridendo sulle sue labbra.

Aveva capito il motivo per cui Matt l'aveva interrotta e scoppiava di felicità.

Si sentiva fremere come la prima volta che aveva fatto l'amore con qualcuno, e in fondo quella era la loro prima vera volta, la prima volta che decidevano di amarsi senza nascondersi dietro altre stupide scuse.

Il letto era comodo, li avvolgeva e permetteva loro di godersi ogni carezza, ogni sospiro sempre più frequente, senza alcuna fretta di sbrigarsi.

Persero il conto dei minuti che passarono prima che anche l'ultimo dei loro indumenti finì per terra e finalmente poterono dare sfogo a quella voglia repressa da tempo.

Le gambe di Ashley circondarono i fianchi del ragazzo, lo strinsero in un abbraccio intimo per permettergli di scivolare subito dentro di lei e, quando successe, le sembrò che ogni cosa avesse finalmente preso la giusta piega. Sentì la fronte di Matt contro la sua, i loro respiri che si confondevano, il suo petto che faceva su e giù sopra il suo seno, come fossero una cosa sola, mentre ogni sua spinta la portava sempre più sù, sempre più lontano da quel mondo che tanto li metteva a dura prova e che non avrebbe smesso ma, almeno per quella sera, la battaglia l'avrebbero vinta loro.

Ormai esisteva solo quel turbine di baci, carezze e movimenti ritmici che li avevano resi una cosa sola di nuovo, uniti contro tutto e tutti.

Questa volta stavano davvero facendo l'amore e negarlo sarebbe stato piuttosto arduo la mattina dopo.

Si presero tutto il tempo necessario, si amarono a lungo, saziandosi a vicenda finchè Ashley si arrese al piacere più forte, affondò il viso sul suo collo ed emise gli ultimi, intensi sospiri liberatori, che fecero esplodere anche lui, alla fine, appagato ed esausto.

Le sue spinte si fecero più intense per poi rallentare finchè, stanchi ma felici, rimasero fermi e stretti su quel letto, quasi increduli di fronte a ciò che avevano appena fatto.

Si guardarono negli occhi ancora qualche istante, poi si concessero alcune carezze e dei baci lenti e morbidi per altri minuti prima di separarsi e farsi avvolgere dal calore delle coperte.

Non dovevano fuggire da nessuna parte, potevano rimanere lì insieme a dormire, l'uno accanto all'altra, senza bisogno di salutarsi nel buio e stare attenti a non farsi scoprire.

Forse qualcosa di positivo in quella sfortunata vicenda potevano ancora trovarlo.

Ashley si strinse a lui, nuda e senza più incertezze, poggiò la testa sul suo petto mentre Matt la abbracciava e le dava un ultimo bacio sulla fronte, certa che almeno quella sarebbe stata una notte serena per entrambi.

 

 

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Capitolo 43
*** Guardare avanti ***


Ciao a tutte! 

Ebbene sì, sembra incredibile ma sono qui con un aggiornamento per questa storia, l'ultimo risaliva a più di un anno fa e sono successe varie cose che mi hanno portato lontano dalla scrittura. Sono ancora molto impegnata ma avevo bisogno di scrivere e poi odio lasciare le cose incomplete, soprattutto perché eravate in tante a seguire e mi dispiace immensamente di aver interrotto così bruscamente. Capisco anche chi non avrà più interesse a continuare la storia perché ormai dimenticata ma purtroppo è andata così. 

Questo è un capitolo un po di passaggio ma dopo tutto questo tempo andava fatto per ricollegare il filo e comunque spero vi piacerà. 

Ce la metterò tutta ad aggiornare senza far passare più così tanto tempo e speriamo bene. 

Vi lascio alla lettura e grazie ancora! 


Capitolo 43 - Guardare avanti

 

Melissa infilò rapidamente le scarpe e si chinò per allacciarle, poi prese il suo cappotto beige e la sciarpa bianca dall'appendiabiti e li indossò, buttando un'occhiata veloce all'orologio. 

Era in orario per il suo appuntamento con Luke, non vedeva l'ora di stare con lui, di stringerlo, di assaporare il calore delle sue braccia sul suo esile corpo e  ascoltare il suono della sua voce calda e rassicurante. 

Sentiva il bisogno vitale di assicurarsi che, in quella orribile realtà, avevano ancora la fortuna di potersi ritagliare un angolo sicuro per stare insieme. 

Erano passati due giorni da quando Michelle aveva buttato Ashley fuori di casa senza pietà dopo aver scoperto la sua relazione con Matt, e lei aveva deciso di non vedere il suo ragazzo  per qualche giorno, per fare calmare le acque. 

 La triste sorte che si era abbattuta sulla sua amica all'inizio l'aveva terrorizzata a morte, era stato come spalancare di colpo gli occhi dopo un incubo e capire di non essere più così al sicuro come pensava. 

Non si trattava più di un gioco, la prossima a subire quel trattamento vergognoso sarebbe stata proprio lei. 

Non l'avrebbe permesso, non senza prendere le giuste precauzioni, doveva proteggere sé stessa e anche Luke e muoversi con estrema cautela. 

Aveva già un piano e ne avrebbe parlato quella mattina con lui, sperando che l'appoggiasse.

Si guardò allo specchio per stendere un velo di burro cacao, sistemò la frangia sulla fronte e tirò un lungo respiro per poi fissare la sua immagine riflessa. 

Si vide diversa, forse per la prima volta. 

I suoi occhi verde scuro non erano mai stati così determinati e sicuri, c'era una scintilla nuova che li faceva splendere di coraggio, sentiva scorrerle in corpo un'adrenalina travolgente e quell'espressione perenne da bambina indifesa era finalmente sparita. 

Uscì dalla stanza senza alcuna indecisione, voltò le spalle soltanto per chiudere a chiave e la stava per inserire nella serratura quando all'improvviso avvertì la presenza di qualcuno nel corridoio. 

Non poteva essere Michelle, per fortuna era tornata a casa sua per continuare le vacanze. 

Aveva fatto in giusto in tempo a piombare lì per vendicarsi e rovinare la vita di Ashley di fronte a tutte loro e poi se ne era andata come niente fosse, con un ghigno amaro di vittoria sulle labbra. 

La mano di Melissa si fermò a mezz'aria con la chiave in mano, la brunetta sentendosi osservata sollevò la testa molto lentamente e intravide dei capelli biondi che coprivano in parte un buffo pigiama con il muso di un panda. 

Era Beth. 

Sospirò di sollievo, lei era innocua. 

La guardò in viso, la sua coinquilina aveva un'aria terribilmente mesta, era stretta nelle spalle, quasi a volerci scomparire, e giocherellava nervosamente con qualche lunga ciocca ondulata. 

"Ehi Melissa" mormorò, la sua voce di solito cristallina era ridotta a un soffio. 

"Sei tu Beth" disse di rimando lei, riprendendo a chiudere la porta per poi avviarsi nel corridoio senza soffermarsi troppo, tutta presa dalla fretta di raggiungere il suo amato. 

"Senti, volevo chiederti… hai notizie di Ashley?" domandó timidamente la ragazza, abbassando lo sguardo, quasi si sentisse in parte colpevole per quello che era successo due sere prima. 

Melissa si fermò, lanciò un'occhiata alla cucina che si intravedeva di fronte a lei, dove Colleen stava seduta al tavolo, con la testa sorretta da un braccio e gli occhi annoiati fissi sul telefono. 

"Sta bene" rispose senza aggiungere alcun particolare, fredda e lapidaria. 

Luke l'aveva rassicurata in proposito, Ashley era al sicuro a casa di Matt e non doveva preoccuparsi per lei. 

"Ma…dove sarà finita? Avrà trovato un posto sicuro dove stare?" continuò a chiedere Beth, con apprensione, le mani giunte sul petto. 

Non era cattiva, voleva bene ad Ashley ma la rivelazione di quella sera l'aveva spiazzata e non era riuscita a muovere un muscolo, anche solo per chiederle per quale motivo si fosse tenuta tutto dentro. 

"E dove vuoi che sia? - la voce di Colleen risuonó improvvisa, spezzando la tensione che si era creata nell'aria, le due ragazze si voltarono contemporaneamente verso di lei - è da lui, no?" aggiunse diretta, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del suo cellulare. 

Non aveva fatto nomi ma entrambe capirono subito a chi si stesse riferendo. 

"Intendi da...da" balbettó Beth, portandosi una mano a coprire la bocca, aveva quasi paura di pronunciare quel nome che aveva creato così tanto scompiglio nella loro tranquilla casa, Melissa invece si limitò ad ascoltare, attenta. 

"Si, intendo da Matt - intervenne Colleen, togliendola dall' imbarazzo - lui di sicuro sarà corso ad aiutarla… lo conosco. È innamorato di lei, farà di tutto per proteggerla " continuó seria, senza fare una piega e senza guardare le sue coinquiline. 

Sembrava distratta, come se il discorso non le importasse per nulla, ma il suo sguardo nascondeva una sfumatura diversa.

Non c'era cattiveria, né odio. 

Adesso il quadro era più chiaro, la misteriosa ragazza di cui Matt si era innamorato era la loro Ashley e, per quanto fosse delusa dal comportamento della sua coinquilina e da tutte le bugie che aveva raccontato per proteggere quella storia, in un certo senso non riusciva ad avercela con lei. 

"È assurdo, ci pensate? Ashley e Matt insieme e noi non ce ne siamo mai accorte. Ma come cavolo è successo? Michelle non l'ho mai vista così arrabbiata!" esclamò Beth, ancora scossa dalla scenata della loro amica. 

Colleen fece spallucce, Melissa abbassò la testa. 

Il fatto che Ashley non si fosse confidata nemmeno con lei all'inizio l'aveva ferita ma dopo aveva capito. 

Probabilmente Ashley era la prima a non aver accettato i suoi sentimenti così sbagliati, chissà quanto aveva sofferto da sola nel tentativo di reprimerli perché le circostanze non la lasciavano libera di provarli. 

"Avrebbe potuto dircelo, magari avremmo capito. E pensare che una volta li ho beccati insieme per strada, sembrava stessero litigando. Solo adesso ho capito che fingevano per non farsi scoprire. Chissà da quanto andavano avanti con quella relazione" disse Colleen, scuotendo la testa con aria pensierosa. 

Melissa trattenne il fiato e strinse forte i pugni, poi esplose. 

"Facile ragionare così per noi. Avrebbe dovuto, avrebbe potuto… giudichiamo sempre tutto ma non ci mettiamo mai nei panni degli altri, questa è la verità! - sbottó all'improvviso, Beth e Colleen si ammutolirono e strabuzzarono gli occhi, non l'avevano mai sentita parlare a voce alta e così risoluta - e cosa avrebbe dovuto fare, quindi? Venire da noi e dirci che Matt la faceva stare bene per delle ragioni che solo loro due conoscono? Che forse cominciava a provare qualcosa per lui? Pensate davvero che la reazione di Michelle sarebbe stata diversa? E voi..che avreste fatto? - continuó con quelle domande incalzanti, rossa in viso e tremante perché per lei era una lotta con sé stessa trovare il coraggio di parlare a quel modo - pretendiamo che le persone ci rivelino tutto della loro vita ma noi, invece? Noi quante volte ci interessiamo agli altri? Avete mai chiesto ad Ashley perché spesso fosse così silenziosa o triste? Sapete per caso quale è il suo passato e che cosa ha dovuto affrontare prima di arrivare qui? Ci aspettiamo che gli altri ci confessino tutto senza prenderci il disturbo di cercare di comprendere noi per primi chi abbiamo di fronte." concluse,  con le ultime energie, la voce affannata e il respiro corto per la fatica. 

Stava meglio, la nuova Melissa le piaceva, avere il coraggio di dire ciò che pensava senza vergognarsene, era stancante ma meraviglioso allo stesso tempo. 

Beth assunse un'espressione desolata mentre Colleen diventò pensosa. 

Le sue parole avevano colpito nel segno. 

"Hai ragione, non sappiamo niente di Ashley e io non le ho mai chiesto seriamente come stesse e di questo mi sento molto in colpa. In realtà…il fatto è che…non fraintendetemi per quello che sto per dire ma.. Matt non si è mai comportato male con nessuno di noi, lo odiamo da sempre come riflesso ma… Michelle non ci ha neanche spiegato bene i motivi per cui dovremmo farlo"  fece notare debolmente Beth, torturandosi le mani. 

Si sentiva di colpo stupida, manovrata verso una catena di odio che non le apparteneva. 

Colleen conosceva le vere ragioni di Michelle, si schiarì la voce poi mosse la sedia per alzarsi, facendola stridere sul pavimento. 

" Di solito si odia perché qualcuno ci ha fatto del male…a volte anche per amore." mormorò misteriosa, mentre passava a fianco alle sue due coinquiline, lasciandole con quell'enigma da risolvere. 

"Io vado" pronunciò di fretta Melissa, con altro nella testa al momento a cui pensare. 

Beth strinse tra le mani la stoffa morbida del suo pigiama, poi seguì con lo sguardo l'amica, i suoi occhi celesti quel giorno non riuscivano a essere allegri come al solito. 

"Melissa, aspetta! - la chiamò prima che la ragazza richiudesse la porta alle sue spalle - se senti Ashley dille che la saluto…e che mi dispiace" sussurrò, gli angoli della sua bocca si piegarono in su, abbozzando un timido sorriso. 

Melissa annuì, sorrise anche lei poi sparì dietro la porta, lasciando la casa in un silenzio profondo. 


Le palpebre di Ashley si sollevarono a fatica, le dovette sbattere più volte prima che la visione del mondo attorno a lei diventasse nitida. 

Quei pochi secondi che erano necessari per riportarla dall'incoscienza beata del sonno alla dura realtà erano i più belli, era un tempo brevissimo in cui poteva ancora credere che tutto fosse come prima, che niente fosse cambiato. 

Poi accadeva, il mondo prendeva forma e colore e la sua memoria si metteva in moto, condannandola a ricordare ogni istante. 

Sospirò, un dolce calore la avvolgeva e non erano solo le coperte le responsabili. 

Il suo viso poggiava su qualcosa di diverso dal cuscino, era adagiato morbidamente sull'incavo del collo di Matt, i due giacevano ancora abbracciati dalla notte prima. 

Ashley mosse lentamente il suo braccio destro, quello che cingeva il petto del ragazzo addormentato, il palmo della sua mano si spostò lasciandogli una dolce carezza mentre lei sollevava la testa tanto quanto le bastava per mettere a fuoco il volto del suo compagno. 

Era leggermente girato dalla parte opposta, l'espressione serena, i lineamenti distesi e meno spigolosi, immerso nel sonno sembrava un' altra persona, era di una bellezza quasi irreale. 

Su uno zigomo si poteva ancora vedere chiaramente il segno bluastro di un livido, quello che si era beccato la sera prima per difenderla dalle offese che i suoi ex amici le avevano simpaticamente rivolto alle spalle. 

La fronte di Ashley si contrasse a quel ricordo, mosse le dita e, munendosi di una delicatezza estrema, accarezzò quel punto e continuó fino alle labbra, ferite anch'esse per la stessa ragione. 

Matt si animó appena per il lieve solletico che quei gesti gli procurarono ma non fu abbastanza per svegliarlo. 

Ashley prese un lungo respiro, il suo torace si espanse contro quello di Matt, al quale era ancora unito, e non le servì guardare sotto le lenzuola per rendersi conto che erano entrambi completamente nudi. 

Avvertiva la dolce sensazione della pelle di lui a contatto con la sua, le loro gambe ancora intrecciate, il calore reciproco che si scambiavano. 

Scosse un po' la testa, sorridendo. 

Non c'era verso, sembrava quasi destino quello che la sospingeva verso di lui, senza altra scelta. 

Ricordó ogni secondo della notte appena trascorsa, i gemiti, i sospiri su quel letto morbido, le carezze e la cura con la quale si erano finalmente amati. 

Era la seconda volta che stavamo insieme, ma la prima che facevano davvero l'amore. 

Non poteva più negarlo. 

Il tempo però purtroppo non si era fermato, magari avesse potuto farlo e invece scorreva inesorabile e lei aveva una marea di cose da fare, prima fra tutte cercarsi uno straccio di casa per ricominciare da sola e rimettere insieme ciò che rimaneva di quel disastro . 

A fatica e cercando di fare più piano che poteva, si staccò da Matt e si mise a sedere, il lenzuolo scivolò giù, lasciandola esposta fino alla vita, la differenza di temperatura la colpì subito e per riflesso si portò un braccio attorno al seno, come a proteggersi e riscaldarsi. 

Si allungó fino a raggiungere il telefono per vedere che ore fossero, ma quel movimento troppo brusco finì per svegliare il biondo accanto a lei. 

Come colta in flagrante si immobilizzó, perdendosi a osservare il sorriso stupendo che si aprì sul volto del ragazzo. 

Sembrava così tranquillo, come se fosse bastata una notte sola a cancellare completamente il brutto incidente del giorno prima. 

"Buongiorno" le disse sornione, stropicciandosi gli occhi.

"Buongiorno Matt" fece lei, un po' imbarazzata per quella scena così assurda. 

Erano passati in un baleno dal condividere attimi fugaci a dormire insieme sotto lo stesso tetto. 

Lui la guardò, così bella nella sua naturalezza del mattino, con le curve sensuali del suo corpo nascoste appena dalle braccia e i capelli un po' scompigliati e si sentì in pace col mondo. 

"Che ci fai già alzata, torna qui sotto, fa freddo fuori" le fece notare, cingendole i fianchi e trascinandola dolcemente di nuovo accanto a lui. 

Ashley si ribellò con davvero poca convinzione, era difficile resistere a quegli occhi e alla dolce sensazione di averlo accanto. 

Si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso, la stanza ancora in penombra rendeva l'atmosfera più rilassante e intima. 

Sbuffó debolmente, racchiudendogli il viso con le mani. 

"Ho troppe cose da fare, Matt. Devo alzarmi per forza" si lamentò, anche se il suo corpo la spingeva in direzione opposta e pareva fare il contrario di ciò che diceva. 

Matt sorrise, avvicinò le labbra alle sue e le unì in un lieve bacio, poi le sfiorò con la lingua per approfondirlo ed Ashley si sentì attraversata da milioni di brividi che la spinsero a ricambiarlo, le dischiuse e si lasciò andare, finché i baci si moltiplicarono e fecero scoppiare un incendio, com'era prevedibile. 

"Così sei ingiusto però" gli soffió tra un bacio e  l'altro, dando la possibilità al ragazzo di dedicarsi al suo collo mentre le mani sfioravano i seni e scendevano sempre più giù. 

"Andiamo, cosa può esserci più urgente di questo?" chiese in maniera retorica, con un braccio circondó i fianchi di Ashley e la spinse contro di lui, la pancia della ragazza sfiorò il suo addome e la fece avvampare di piacere, rubandole un gemito che non fu capace di reprimere. 

Avevano così tante volte soffocato le loro voglie che adesso sembrava dovessero recuperare il  tempo perduto ogni volta che se ne presentava l'occasione. 

"Beh, tante cose ad esempio…Ehm, ad esempio…" balbettó Ashley a fatica, sospirando, la sua mente era talmente annebbiata dal piacere che non riusciva nemmeno ad articolare una intera frase di senso compiuto. 

Chiuse gli occhi per concentrarsi su quelle sensazioni, d'istinto allargò le gambe e circondó i fianchi di Matt, lui ne apprifittó e in un attimo le fu sopra e quando Ashley lì riaprì si trovo di fronte il suo viso tentatore. 

Era troppo. 

"Al diavolo!" esclamò, arrendendosi all'evidenza e mandando a quel paese gli impegni, le catastrofi e tutto ciò che di orrendo esisteva al di fuori di quello che era diventato il loro nido d'amore. 

Lo baciò intensamente, circondó il suo bacino e gli permise di entrare in lei per ricominciare quella danza in cui si donavano piacere e amore reciproco, fino a sentirsi una cosa sola. 

In fondo, non c'era niente di meglio che iniziare la giornata in quel modo.

Quando entrambi furono appagati e totalmente ubriachi l'uno dell'altra, si separarono, accaldati e col respiro corto. 

"Adesso devo proprio andare!" sentenzió Ashley dopo aver ripreso fiato e lucidità e stavolta Matt non riuscì a trattenerla. 

"Di già?" si lamentò, sollevandosi col busto. 

"Matt! Se rimaniamo a letto insieme finiremmo per ricominciare, abbiamo troppi arretrati - scherzó lei, mentre raccattava i vestiti e abbandonava definitivamente le lenzuola - vuoi passare la giornata a fare sesso fino a stasera?" 

"Non mi sembra una cattiva idea!" replicò il biondo, beccandosi un cuscino in faccia. 

"Dai, smettila, sii serio! Vado a fare una doccia ed esco!" lo informò rapida mentre sgattaiolava in bagno. 

Matt si stiracchió le braccia e recuperó a sua volta i suoi vestiti, li indossò e si affacciò in corridoio. 

"Poco fa non hai finito la frase, cos'è che devi fare di così importante?" domandó davanti alla porta chiusa del bagno, da cui sentiva già provenire il rumore dell'acqua corrente. 

Aveva proprio una gran fretta. 

"Cercare casa per esempio? O ti sei dimenticato che sono praticamente una senza tetto al momento!" gli rispose a voce alta, cercando di superare il fracasso della doccia. 

"Ti ho detto che non c'è nessuna fretta, puoi restare qui quanto vuoi!" ribatté Matt, Ashley rimase in silenzio per un po', poi aprì la porta avvolta in un grande asciugamano e con i capelli bagnati. 

"Matt sei fin troppo gentile ma te l'ho detto. Ho bisogno di stare sola, di ritrovare me stessa." gli spiegò, abbassando lo sguardo e facendosi seria. 

Lui annuì soltanto. 

Ebbe l'impressione che più si avvicinava ad Ashley e più lei provava a ripristinare le distanze, come aveva sempre fatto. 

Chissà se sarebbe mai riuscita a lasciarsi alle spalle il resto e a capire finalmente che lui la amava ormai irrimediabilmente. 

"Grazie" sussurrò lei, poi gli baciò le labbra velocemente e si diresse in camera. 

"Ci vediamo più tardi! Augurami buona fortuna! Trovare una casa decente a buon prezzo qui è più difficile che andare sulla Luna. E stavolta non ci sarà nessuna Michelle o Terence ad aiutarmi" disse quando fu pronta, precipitandosi a indossare il cappotto e prendere la borsa al volo. 

"Buona fortuna, allora - le sorrise Matt - e stai attenta, non esitare a chiamarmi se dovessi avere bisogno, hai capito?" le raccomandó serio, posandole le mani sulle spalle. 

Ashley dapprima sussultó al pensiero di ciò che era successo a Matt. 

La casa era un rifugio sicuro in cui potevano essere se stessi senza temere altre conseguenze, ma fuori era un campo minato, prima o poi avrebbero dovuto affrontare gli altri, soprattutto Terence, con cui Ashley era decisa a parlare. 

Abbassò lo sguardo e vacilló solo un attimo, poi si soffermó sul volto ferito di Matt, gli racchiuse una guancia con la mano. 

Doveva essere forte per lui. 

"Tranquillo, andrà bene" lo rassicuró, sorridendogli per poi salutarlo e sparire dietro la porta. 

Matt rimase fermo e assorto qualche momento, poi il suono del cellulare lo riscosse. 

C'era un messaggio e il mittente era Luke. 

"Allora oggi pomeriggio uscita a quattro? Che ne dite, eh?" recitava, il tutto farcito da una serie di faccine sorridenti. 

Matt sospiró pesantemente e si massaggió le tempie. 

Il suo amico non cambiava mai ma forse un po' di positività e normalità era quello di cui avevano bisogno. 

E poi Ashley sarebbe stata contenta di rivedere Melissa, non si erano più viste da quella sera. 

Abbassò gli occhi e velocemente digitó la risposta. 

 

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Capitolo 44
*** Buoni propositi e nuove sfide ***


Ciao! 

Sono riuscita a scrivere un altro capitolo, è un po' che non pubblicato ma purtroppo sono molto impegnata.

Spero sia di gradimento a chi continua a seguire! 

Grazie!

 

Capitolo 44 - Buoni propositi e nuove sfide

 

"Ho un piano"

La voce insolitamente risoluta di Melissa fece strabuzzare gli occhi a un Luke piuttosto confuso, ancora sull'uscio della porta di casa  appena aperta alla sua dolce metà.

Quasi ebbe difficoltà a riconoscere Melissa, dolce e fragile creatura, in quella ragazza che stava in piedi tesa e tutta fremente, con un'espressione terribilmente seria e determinata sul volto, e che non si era curata  nemmeno di salutarlo o di dargli un bacio prima di proferire quelle parole decise.

Si portò una mano sulla testa per scombinare  qualche ricciolo ribelle e inarcò un sopracciglio, perplesso, 

"Ehm, ciao Melissa, entra pure" fece in tempo a balbettare prima che la sua ragazza si fiondasse dentro casa come una furia senza dire altro, a passo svelto e con le braccia tese stile soldato in marcia.

Luke richiuse la porta lentamente, si voltò piano.

Le labbra di Melissa erano ridotte a una linea sottile, le sue guance erano colorate di chiazze rosse per l'agitazione che la scuoteva e i pugni ben stretti.

Cosa era successo alla sua Mel?

Deglutì, quel comportamento era abbastanza inquietante, ne ebbe quasi paura.

"Di che...di che piano stavi parlando?" osò domandare, mentre afferrava la sciarpa e il cappotto che la brunetta gli stava porgendo ancora tremante.

"Ho deciso - pronunciò lei secca, facendolo sobbalzare impercettibilmente - non ho più intenzione di assecondare Michelle e le sue manie di protagonismo! Andrò via da casa!" dichiarò infine con voce sicura e senza tentennamenti, fissandolo negli occhi scuri sempre più sconcertati.

"Ma...Mel...aspetta. Ci hai riflettuto bene? Voglio dire...al momento non hai altro posto in cui andare e io non ho spazio qui per ospitarti, anche se ne sarei molto felice. Non sarebbe meglio aspettare?" cercò di farla ragionare Luke, gesticolando nervosamente.

Non sapeva come gestire quella ragazza che sembrava così diversa, che non ne voleva sapere di sentire ragioni e che per giunta, dopo le sue obiezioni, si era chiusa in un silenzio ostinato.

Si avvicinò con discrezione e quando fu a un palmo dal suo viso la fissò negli occhi, quel verde scuro che conosceva così bene aveva una scintilla diversa quella mattina, sembrava brillare di coraggio.

Le carezzò le guance e lei esplose.

"Sono stanca di aspettare! Dovrei starmene buona buona in attesa di fare la fine di Ashley e dargliela vinta? No, stavolta prenderò io l'iniziativa, ho studiato tutti i dettagli, non preoccuparti" esclamò finalmente lei, con gli occhi lucidi e scossa da brividi di tensione.

Luke tremò dentro.

Non voleva per nessuna ragione al mondo che Melissa passasse quello che aveva sofferto Ashley e aveva il terrore che quella inspiegabile impulsività potesse esserle fatale.

"Scusa se te lo dico e non prenderla male ma...non mi sembra esattamente una buona idea in questo momento - provò timidamente a convincerla Luke - esporti adesso, quando ancora la faccenda di Ashley è troppo fresca, credo che provocherebbe una reazione eccessiva in Michelle che si sentirebbe tradita due volte. Io potrei non essere in grado di aiutarti come vorrei e non voglio che tu ti trovi in difficoltà per colpa mia" le sorrise, sperando che la ragionevolezza tornasse di nuovo a prendere il controllo ma così non fu.

Melissa si allontanò di scatto, gli occhi che prima erano diventati lucidi si riempirono di lacrime che presto cominciarono a scorrere sul viso, contratto in una smorfia di sofferenza.

"Quindi per te va bene così? Va bene continuare questa messinscena, fingere?" urlò con la voce roca per il pianto.

Luke si precipitò, la strinse in un abbraccio forte, non avrebbe mai pensato che le sue parole potessero avere quell'effetto.

Melissa soffriva dentro e non lo dava a vedere, le emozioni degli ultimi giorni, la paura, dovevano essere stato un mix esplosivo per lei che non era più riuscita a controllare tutto con la sua solita razionalità e calma.

"Ma no, Mel, certo che non mi va bene. È solo che correre potrebbe essere controproducente, io…" si affrettò a smentirla, continuando a tenerla stretta e accarezzarla.

Melissa si fermò un attimo, prese un respiro e si staccò leggermente da lui, premendo sul suo petto.

"Beh, io non ce la faccio più a continuare a nascondermi, voglio poter fare una normale passeggiata con te senza paura di essere vista, voglio tenerti la mano o abbracciarti alla luce del sole! - obiettò, determinata, poi ancora preda di quello slancio di coraggio, strinse la maglietta del ragazzo nei suoi pugni e lo guardò in faccia - io ti amo, Luke! Ma se tu non…" confessò, quasi senza rendersene conto.

"Ti amo anche io! Non sai quanto, Mel! - la interruppe subito lui prima che Melissa potesse continuare - diamine, avrei dovuto dirtelo io per prima, mi dispiace. Ti amo da così tanto ma avevo paura di pronunciare quelle due parole per via della situazione, perché non volevo metterti fretta o ansia...cazzo, sono un idiota!" si scusò, prendendole le mani, lo sguardo affranto.

I loro sguardi si incatenarono e si persero e i due rimasero come sospesi in una realtà priva di tempo o spazio, senza quasi rendersi conto di avere appena confessato i propri sentimenti reciprocamente.

"Oh, Luke…- mormorò Melissa, stordita dalle emozioni e dalle parole che erano uscite senza controllo dalle sue labbra - non devi scusarti, non importa chi l'ha detto per primo! Le parole sono importanti ma certe cose si capiscono anche senza...e io avevo capito. Quello che conta è che siamo ancora qui insieme" disse con il viso arrossato e un dolce sorriso prima di sporgersi verso di lui e baciarlo senza incertezze.

Luke si sciolse a quel contatto, le strinse la vita esile e approfondí il bacio.

Rimasero ancora un po' a scambiarsi dolci carezze con le labbra, tocchi morbidi che diventavano sempre più profondi e accendevano sensazioni nuove.

Melissa si staccò lentamente e si avvicinò all'orecchio di Luke.

"Sono stanca di aspettare - sussurrò con un velo di sensualità a colorarle la voce - e non mi riferisco a Michelle" precisò, facendo sgranare gli occhi al suo ragazzo.

Luke si allontanò, incerto.

Aveva davvero capito bene o stava per fare l'ennesima figuraccia?

"Cioè tu vuoi…sei sicura?" domandò spaesato, raddrizzandosi gli occhiali sul naso.

Melissa soffocò una risata, Luke era troppo buffo in quel momento.

"Mai stata più sicura" confermò decisa.

Quel giorno era nata una nuova Melissa, una ragazza che non voleva più che le incertezze e le paure condizionassero le sue decisioni.

Voleva vivere, prendersi dei rischi, accettare anche le cadute, perché no.

E poi era innamorata persa di Luke e lui aveva ricambiato i suoi sentimenti, aveva troppa voglia di perdersi fra le sue braccia e fare sì che fosse il primo, senza ragionarci troppo, lasciandosi trasportare dal presente.

Intanto il suo amato aveva sorriso, percepì una certa ansia mista a desiderio quando lui la strinse e riprese a baciarla con cura, mentre insieme si dirigevano verso il letto.

Luke scoppiava di felicità ma sentiva addosso una grossa responsabilità, voleva che per lei fosse perfetto, che potesse ricordare la sua prima volta come un dolce momento.

Melissa era speciale e lo meritava.

Con tutta la delicatezza che possedeva si sdraiò sopra di lei, con lentezza e gradualmente, tra una carezza e l'altra, si sfilarono i vestiti mentre Melissa provava per la prima volta la sensazione di rimanere nuda di fronte a un ragazzo, non solo fisicamente.

Vari brividi la scossero, un' adrenalina nuova e un pizzico di nervosismo per il grande passo.

Luke si fermò un attimo quando, dopo innumerevoli attimi di dolcezza, entrambi sentirono che era arrivato il momento.

Il ragazzo non disse nulla, le scostò i capelli dalla fronte per osservare i suoi occhi e capire se lo volevano ancora e quando la vide serena e sorridente, le baciò la bocca mentre si portava via la sua verginità con tutto l'amore che poteva donarle in cambio.

Un mix di dolore, felicità, stupore e concitazione travolse in pieno Melissa, che strinse forte i pugni e gli occhi e pian piano si rilassò sempre più, lasciandosi andare ai movimenti di Luke, incredula per ciò che stava succedendo.

Un sorriso spuntò sulle labbra mentre si concentrava per non perdere nemmeno una delle sensazioni nuove che stava provando.

Stava facendo l'amore per la prima volta col ragazzo che amava.

Fu dolce, lento, Melissa non aveva esperienza e si muoveva ancora in maniera un po' incerta e impacciata ma non importava.

Avrebbero avuto mille altre occasioni per trovare la loro intesa, per sperimentare, per dedicarsi al piacere, ma quel giorno doveva andare così.

Luke continuò a baciarla finché non si staccò per osservare il suo volto scomposto dal piacere e dall'emozione e non resistette.

"Ti amo" le sussurrò all'orecchio prima di allontanarsi e sdraiarsi accanto a lei.

"Anch'io" rispose la brunetta con un soffio di fiato, ancora rapita dal vortice di sensazioni.

"Stai bene?" domandò poi premuroso, mentre le cingeva i fianchi.

Melissa annuì "È stato meraviglioso, non potevo sognarlo meglio di così" lo rassicurò, sorridendo.

Luke abbassò il viso e lo posò sulla sua spalla, sereno, socchiuse gli occhi.

Non avrebbe permesso a nessuno di rovinare la loro piccola isola felice.

"Ah, Mel...stavo quasi per dimenticarlo. Ho sentito Matt stamattina e gli ho proposto di vederci tutti e quattro nel pomeriggio. Pensavo ti facesse piacere rivedere Ashley ma se per te non è il momento posso disdire" disse d'un tratto, la catena improvvisa degli eventi gli aveva fatto scordare il resto.

"No, per me va benissimo, ho tanta voglia di stare un po' con Ashley! Anzi, non vedo l'ora!" esclamò con gioia la ragazza, stringendosi a lui.

Avrebbero avuto davvero tanto di cui parlare quel pomeriggio e sperava che l'amicizia tra loro avrebbe potuto ricominciare da dove si era bruscamente arrestata pochi giorni prima.

Dopo quella notizia si lasciò andare finalmente a un po' di riposo.


Se qualcuno avesse potuto fotografare la definizione di "clima surreale", di sicuro avrebbe ritratto l'insolito quadretto che si poteva ammirare in un bar sperduto poco fuori città.

Luke si esibí in uno dei suoi classici sorrisi a cinquanta denti, accentuato dalla circostanza di aver appena consumato il suo amore con la sua bella.

A quel tavolo sembrava l'unico ad essere pienamente a suo agio.

Accanto a lui, Melissa appariva ancora più minuta della sua statura, sprofondata sulla sedia di plastica e completamente intimorita dagli sguardi di ghiaccio di Matt e da quella situazione al limite del grottesco.

Lui d'altronde non poteva fare altrimenti, il suo sguardo era difficile da sostenere di solito, figuriamoci se il tuo migliore amico sembra ignorare la situazione disperata e comportarsi come a un'allegra scampagnata.

Ashley, al suo fianco, stava morendo dall'imbarazzo e non sapeva nemmeno perché.

Era felicissima di rivedere Melissa anche se, alla notizia di quella strana uscita a quattro, aveva provato un certo disagio. 

Aveva ancora paura e vergogna per quello che era successo con Michelle, soprattutto se proprio in quel momento stava seduta accanto al biondo oggetto della discordia.

Anzi, continuava imperterrita ad andarci a letto, la più recente proprio quella mattina appena svegli e probabilmente non sarebbe stata nemmeno l'ultima.

Come mai qualunque limite si imponesse finiva sempre per trovarsi avvinghiata a lui?

Ah già, quella domanda era il suo tabù preferito, meglio ignorarla.

"Ma guardateci! Non sembra proprio una stupenda uscita tra coppiette?" 

La voce scomoda di Luke ruppe il silenzio glaciale che si respirava al tavolo da quando erano arrivati,  Matt lo fulminò con un'occhiata mentre Ashley rischiò di strozzarsi col suo te caldo e Melissa si nascose dietro la enorme tazza di cappuccino che aveva davanti.

"Luke, per favore…" lo ammonì Matt, serio, spostando poi lo sguardo preoccupato su Ashley.

"Beh, che ho detto di male?" si lagnò il riccio, facendo uno sguardo talmente innocente che strappò un sorriso a Melissa.

Luke era fatto così, spontaneo e schietto e non aveva poi tutti i torti.

"Amore, dai lascia stare" disse piano ma non abbastanza perché Ashley e Matt non sentissero il modo tenero con cui l'aveva chiamato.

Doveva esserci stata una qualche evoluzione nella loro relazione e, nonostante l'imbarazzo, Ashley incrociò lo sguardo con Matt e persino a lui spuntò un debole sorriso.

L'atmosfera si sciolse.

"Vi trovo bene" disse Ashley finalmente, prendendo un sorso dalla tazza.

Melissa sobbalzò, aveva avuto così paura che la sua amica alla fine avesse deciso di non volerla vedere più.

"Oh, grazie! - esclamò, rossa in viso - e tu, come stai, Ashley?" chiese timidamente.

Ashley scosse la testa, dubbiosa, Matt sotto il tavolo le strinse la mano.

"Mentirei se dicessi che sto divinamente ma...sto cercando di andare avanti in qualche modo...se non fosse stato per lui, chissà dove sarei adesso." spiegò infine, il volto di Matt per un attimo abbandonò la sua maschera glaciale per ammorbidirsi e Melissa notò il modo in cui i due si scambiavano degli sguardi inequivocabili.

Stentava ancora a crederci quando li vedeva insieme, eppure erano lì davanti a lei, vicini, e in quei momenti si rendeva conto che il loro rapporto inspiegabile era davvero reale.

"Sotto quella scorza da duro c'è un cuore d'oro, Matt è generoso e l'amico più leale che conosca." commentò Luke, guadagnandosi all'istante il perdono del biondo.

Anche Melissa adesso cominciava a credere che nei racconti di Michelle e nel suo odio ci fosse qualcosa che non andava.

"Ora però dobbiamo stare attenti, la persona che ha provocato tutto questo starà cercando di farci terra bruciata per fare in modo di isolarci e vendicarsi. Anche voi due, che siete ancora nell'ombra, cercate di essere prudenti." raccomandò Matt, tutti i presenti rabbrividirono, in particolare Melissa, che quella mattina presa dall' impulsività si era detta pronta a fare le valigie, rendendosi poi conto di quanto fosse un'idea stupida.

Avrebbe cercato una sistemazione con calma e, solo quando sarebbe stata sicura di avere le spalle coperte, avrebbe agito.

La discussione si spostò su quell'argomento, preoccupazioni, ansie e paure inevitabili ma anche su temi più leggeri.

Ashley e Melissa si scambiavano molte occhiate d'intesa e qualche sorriso, avevano tante cose da dirsi ma non potevano farlo lì, avevano bisogno di stare da sole, loro due soltanto.

"Si è fatto tardissimo, io purtroppo devo abbandonarvi, ho un lavoro da finire" annunciò Matt dopo circa un'ora e mezza.

Ashley fece per seguirlo quando Luke intercettò lo sguardo triste di Melissa.

"Ashley, se non hai altro da fare puoi rimanere con noi, ho casa libera oggi e devo studiare per una materia da recuperare, tu e Melissa potete stare in camera mia a parlare quanto volete!" 

Melissa si voltò verso di lui con lo sguardo colmo di gratitudine e poi lo diresse speranzoso  verso Ashley.

La rossa tentennò.

"Dai, rimani, ti passo a prendere più tardi, ok?" la incoraggiò Matt, che aveva intuito tutto.

Ashley sorrise "Ok,va bene"

Melissa si illuminò in volto, non vedeva l'ora di fare una bella chiacchierata con la sua amica e raccontarle i recenti sviluppi.

Vide Ashley che scambiava le ultime parole con Matt, poi il biondo si abbassò su di lei e senza vergognarsi le baciò le labbra davanti a loro, in quello che sembrava quasi un gesto per dichiarare che non aveva più paura a mostrare il suo amore in pubblico.

Ashley ricambiò, le sue guance si imporporarono appena, forse non se lo aspettava.

"Bene, ragazze, allora andiamo!" disse Luke quando Matt si fu ormai allontanato.


La luce in camera di Luke era soffusa, penetrava solo da una finestra mezza aperta e rendeva il tutto più confortevole.

Le due amiche erano sedute sul letto del ragazzo, si scrutavano in silenzio, in attesa di trovare le parole giuste per iniziare.

Fu Ashley a rompere il silenzio.

"Mi sei mancata molto, Melissa - disse piano, col volto basso e le mani posate morbidamente sulle ginocchia - mi dispiace per essere stata così dura con te ma, non sapevo più chi ero e cosa fosse giusto fare e...avevo bisogno di stare da sola. Mi dispiace per tutto, per averti tenuto nascosta la verità, mentito, anche le volte in cui ero tentata di dirtelo. Avevo paura che tu non avresti potuto accettarlo, che ti avrei deluso" confessò con l'amaro in bocca.

Se avesse potuto tornare indietro nel tempo si sarebbe comportata di certo diversamente con Melissa.

"È acqua passata e poi...anche se all'inizio ammetto di esserci rimasta un po' male, in seguito ho capito le tue ragioni. In fondo, le nostre situazioni sono simili e in te rivedo me per certi aspetti quindi posso capirti." la tranquillizzò l'amica, posandole una mano sulla spalla.

"Però voglio rimediare, voglio raccontarti tutto sin dal principio, niente più segreti, niente bugie, solo sincerità da ora in poi, ok? Sempre se ti va di ascoltarmi" le propose Ashley, era pronta ad affrontare la sua storia.

"Ti ascolto" 

Melissa si mise comoda ed Ashley ripercorse il suo tormentato rapporto con Matt, il loro primo vero incontro con i ghiaccioli in mano, la strana attrazione, la sensazione di capirsi con uno sguardo, il sesso disperato, l'aiuto reciproco che riuscivano a darsi.

Le parve di rivivere ogni cosa, le paure, la felicità, le angosce.

Melissa ascoltò in silenzio e molte cose le furono più chiare.

Immaginò quanto dovesse essere stato duro per Ashley rendersi conto che l'unica persona che la capiva davvero era quella dalla quale era costretta a tenersi lontano.

"Matt non è il mostro che dipingono, ha sofferto tanto, non posso entrare nei dettagli ma le nostre storie, anche se molto diverse, avevano tanti aspetti in comune che ci hanno avvicinato sempre di più. Quando vi dicevo di essermi trasferita qui per un litigio con mia madre, in realtà la situazione era molto più grave...mia madre, dopo la morte di mio padre, mi ha completamente rinnegato e cancellato dalla sua vita.- raccontò dolorosamente mentre qualche lacrima sfuggì e Melissa, commossa e sconvolta, le prese la mano prontamente - Matt è stato mio conforto, amico, amante, la mia famiglia...lui è il mio tutto, non potevo rinunciarci" spiegò con un nodo alla gola.

" Mi dispiace Ashley, non sapevo avessi dovuto sopportare tutto questo, io che pensavo che la mia vita fosse incasinata e invece…" mormorò Melissa, rammaricata per non essersi accorta del dolore della sua amica.

"È così che è nata questa nostra relazione, se così si può definire" concluse, prendendo un grosso respiro come se finalmente si fosse liberata di centinaia di mattoni.

"Beh, se posso dirlo, lui mi sembra molto innamorato di te" disse schiettamente Melissa.

Ashley non si meravigliò di quell'affermazione, nel corso di quei mesi aveva sentito come i baci, le carezze, il modo in cui si stringevano e toccavano, fossero lentamente cambiati col tempo per trasformarsi in qualcosa di più profondo. 

All'inizio era stata attrazione mentale e fisica ma adesso si trattava di molto di più e lui glielo aveva velatamente fatto capire varie volte.

Abbassò lo sguardo, qualche ciocca di capelli rossi le sfiorò le guance.

"Lo so...e anche io sono innamorata di lui"

Era la prima volta che lo ammetteva apertamente e a voce alta.

"Allora dovreste lottare per la vostra felicità!" insistette Melissa, doveva esserci per forza un lieto fine.

Ashley fece spallucce.

"Non so, a volte ho l'impressione che la nostra storia sia nata sotto una cattiva stella, non posso fare a meno di pensare che tra di noi aleggerebbe sempre il fantasma di tutti i brutti eventi accaduti. Questa cosa mi blocca tantissimo, non so se riuscirò mai a superarla" ammise, puntando lo sguardo assorto verso la finestra.

"Capisco ma sono sicura che il tuo cuore saprà cosa scegliere, alla fine- la confortò Melissa, poggiando la schiena alla parete e stiracchiando le braccia - però, non mi sono mai spiegata come mai Michelle ce l'avesse tanto con Matt. In fondo è una questione che riguarda più suo fratello" rifletté a voce alta subito dopo, Ashley si fece scappare una risata amara.

"Michelle ha i suoi buoni motivi. Amava Matt ai tempi del liceo ma lui l'ha respinta...forse lo ama ancora" le rivelò, facendola trasalire.

"Cosa? Ecco che intendeva dire oggi Colleen quando parlava di odio e amore e il confine sottile che li separa, una cosa del genere. Caspita ti sei messa proprio nei guai!" ci scherzò su, facendo sorridere anche l'amica.

"Puoi dirlo forte! Se solo sapesse che mi sono rifugiata da lui mi ucciderebbe… senza contare che abbiamo fatto l'amore...per la prima volta. Beh, tecnicamente non era la prima volta che lo facevamo ma... è stato come se lo fosse. Non provavo una sensazione simile da tempo, è incredibile!" confessò inaspettatamente, non era solita lasciarsi andare in rivelazioni così intime ma di Melissa poteva fidarsi e poi non ne poteva più di tenersi le emozioni dentro, aveva bisogno di un po' di sane confidenze tra amiche.

Melissa sorrise e arrossì lievemente.

Quell'argomento la toccava molto quel giorno visto che poche ore prima aveva avuto la sua prima volta.

"Sono felice per te...anzi, a proposito di prime volte - cominciò a balbettare mentre un sorriso nervoso spuntò sulle sue labbra, Ashley sollevò la testa per fissarla, incuriosita - c'è qualcosa che devo dirti...ecco, tra me e Luke...beh, è successo" mormorò rapidamente, diventando rossa come un pomodoro.

"Cosa? Vuoi dire che tu e lui avete fatto...oh, Melissa sono così contenta per te! - esclamò Ashley, abbracciando di slancio l'amica come poche volte le capitava di fare - e come ti senti?" 

"Benissimo, come dicevi tu ad un certo punto ho sentito che era arrivato il momento, che volevo Luke con tutta me stessa...forse gli ultimi eventi hanno anche contribuito a dare un'accelerata, pensa che sono piombata a casa sua come una pazza con l'intenzione di andarmene da casa perché ero stanca di nascondermi! Io che sono così razionale!" le raccontò, passandosi una mano sulla fronte, incredula.

Forse si era comportata da irresponsabile ma adesso si sentiva una ragazza più forte, libera e sicura.

"Non è molto da te, in effetti! Non riesco a immaginare la scena!" rise Ashley, contagiando l'amica che scoppiò a ridere fin quasi alle lacrime.

"Già, è assurdo! Poi però Luke mi ha fatto ragionare e abbiamo trovato un compromesso. La mia intenzione è sempre quella di andarmene, non tollero più Michelle e il suo odio ma devo farlo in sicurezza, quando avrò un posto dove stare...a proposito, hai già trovato casa o pensi di rimanere da Matt?" chiese la brunetta, Ashley ebbe un fremito, quella era la parte peggiore.

"No, non starò da lui a lungo, solo il tempo di trovare una sistemazione e andrò via. Non so cosa si aspetti Matt da me e sono sicura che finirò per deluderlo per l'ennesima volta ma...ho davvero un disperato bisogno di stare da sola per superare questo momento. Sono successe così tante cose nella mia vita ultimamente... devo elaborarle e cercare di uscirne come una persona migliore e devo farlo con le mie forze" dichiarò determinata anche se l'idea di separarsi da Matt dopo quella meravigliosa convivenza la faceva stare male.

Deglutì a fatica e sentì mancarle il fiato, Melissa le cinse le spalle.

"Coraggio, ce la farai! Quindi deduco che se ti proponessi di cercare una casa insieme la tua risposta sarebbe comunque no." provò timidamente a chiederle anche se le intenzioni dell'amica erano abbastanza chiare.

"Si, è così. Devo farlo per me stessa, mi conosco. Mi dispiace, dividere una casa noi due da sole sarebbe stato bellissimo" 

"Tranquilla, ci saremo comunque l'una per l'altra, anche in posti diversi" disse Melissa, carezzandole una mano.

"Grazie...ti voglio bene, Melissa. Dobbiamo essere forti da ora in poi ma non voglio più che i segreti e le incomprensioni ci allontanino" promise Ashley, guardandola negli occhi.

"Contaci!" 

Un lieve tocco alla porta attirò la loro attenzione.

"Scusate non volevo disturbarvi ma Matt è già qui, Ashley" Luke fece capolino nella stanza, interrompendo la chiacchierata.

"Cavolo, sono già passate due ore e non me ne ero minimamente accorta!" esclamò la rossa, scendendo giù dal letto e affrettandosi a recuperare le sue cose per non fare aspettare troppo Matt.

"Ci vediamo presto, Ashley! Stai attenta, mi raccomando" disse Melissa mentre l'accompagnava alla porta.

"Anche voi! A presto!" 

Si congedò e fece le scale di fretta, Matt era davanti al portone ancora in sella al suo scooter, poggiato in avanti sul manubrio con una sigaretta in mano e gli occhi che si illuminarono  impercettibilmente quando la vide spuntare.

"Sembri molto felice! Devo essere geloso di Melissa perché lei riesce a farti spuntare quel meraviglioso sorriso?" la provocò ironico mentre la ragazza si avvicinava e afferrava il suo casco.

"Smettila, sai che quel primato appartiene a te! Però sì, sono stata davvero bene oggi pomeriggio, ne avevo bisogno!" disse mentre saliva a cavalcioni sullo scooter e cingeva i fianchi di Matt.

"Mi fa piacere per te!" 

Ashley si strinse a lui e socchiuse gli occhi, respirò il suo profumo e l'odore freddo della sera che era ormai giunta e si sentì in pace col mondo.


"Non vieni a letto?" domandò Ashley mezza assonnata mentre si affacciava sull'uscio del salone con addosso già maglia e pantaloni del pigiama.

Matt era seduto sul divano con il computer sulle ginocchia, le uniche luci che illuminavano la stanza erano quelle dello schermo e di una piccola lampada sul tavolo accanto a lui.

Lui si voltò poi stropicciò gli occhi stanchi e massaggiò le tempie.

"No, farò tardi stasera. Domani devo consegnare un lavoro e ho ancora qualche dettaglio da definire" rispose, rimettendosi subito a fissare il PC.

Ashley si buttò sul divano vicino a lui e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo, mentre con una mano prese a giocherellare con i suoi capelli.

Matt era un perfezionista col suo lavoro ma i risultati erano eccellenti alla fine.

Si vedeva quanta passione metteva ogni volta ed Ashley adorava vederlo lavorare con quello sguardo assorto e scrupoloso.

Socchiuse gli occhi, era così rilassante osservarlo, con le luci soffuse, il silenzio della notte e i suoi capelli morbidi che le scivolavano tra le dita.

Matt si voltò appena e vide che la rossa teneva a fatica gli occhi aperti.

"Sei stanca, Ashley. Tu vai pure a dormire" sussurrò a un passo dal suo viso, sistemandole teneramente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"In effetti lo sono e domani mi aspetta un'altra giornata infernale" ammise lei, sbadigliando e accucciandosi al suo braccio.

"Altro giro per le case degli orrori?" chiese Matt, scherzando e sapendo di indovinare.

"Già, che stress. Perché è così difficile trovare un monolocale decente che abbia almeno l'acqua calda e tutti muri intatti e che non costi quanto il mio intero stipendio o si trovi nel quartiere più malfamato di questo posto?" sbuffò pesantemente. Più tempo passava e più avrebbe dovuto approfittare dell'accoglienza di Matt e non voleva farlo.

"Beh, questa città è molto richiesta. E comunque quando torni ci penserò io a farti rilassare come si deve" la rassicurò con una voce calda e sensuale, baciandola in maniera fin troppo eccitante.

Ashley si abbandonò alla morbidezza delle sue labbra,  le cercò più volte, dischiuse le sue perche le lingue si sfiorassero, pareva quasi non volerle più abbandonare nonostante la stanchezza che sembrava sparita di colpo.

"Allora, buonanotte, non voglio rubarti altro tempo prezioso" trovò la forza di dire, staccandosi da lui prima di perdere il controllo.

Sapeva che se avessero continuato Matt avrebbe finito per mettere da parte il computer e dedicarsi a qualcosa di meno stancante su quel divano per poi fare le sei del mattino per recuperare.

"Ok, buonanotte" 

Ashley diede a Matt un ultimo bacio poi si alzò e si mise a letto.

Era tutto così bello, lei e Matt in quella casa, come una vera coppia.

Abbandonarlo sarebbe stato durissimo anche se era l'unica cosa giusta da fare.

Dai problemi non si fuggiva, andavano affrontati e metabolizzati.

Chissà se Matt ci sarebbe ancora stato dopo, se l'avrebbe mai capita e perdonata.

Con un peso sullo stomaco, serrò gli occhi e cerco di pensare che l'indomani si sarebbe svegliata ancora nel suo abbraccio e per adesso andava bene così.

 

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Capitolo 45
*** Confronti e scontri ***


Ciao a tutte!

È passata un'eternità dall'ultimo capitolo ma sono qui col seguito. Anche se ci metto una vita cercherò sempre di continuare perché tengo tanto a questa storia e a portarla a termine. Spero sempre nella vostra pazienza di lettrici e ringrazio infinitamente chi nonostante le lunghe attese ha ancora piacere nel trovare un aggiornamento.

Alla prossima!!

 

Capitolo 45 - Confronti e scontri

 

L'acqua tiepida della vasca da bagno avvolse interamente il corpo di Ashley in un abbraccio dolcissimo, di cui aveva un disperato bisogno.

Le sue gambe erano stanche, le spalle tese, gli occhi bruciavano un po'.

Si lasciò finalmente andare a quella sensazione di calma e pace e rilassò i muscoli, chiudendo gli occhi e portando la testa all'indietro.

La sua schiena non incontrò la parete dura della vasca ma il petto caldo e accogliente dell'unica persona che avrebbe voluto accanto a sé in quel momento.

La sua pelle bagnata si unì a quella di Matt, seduto dietro di lei, quel contatto le strappò dalle labbra un sospiro che sapeva di benessere e di liberazione da un mucchio di pensieri che l'avevano assillata in quel lungo giorno trascorso fuori casa.

Aveva passato la mattina a girare per la città in cerca di casa, tra annunci recuperati qua e là e visite a topaie di dubbio gusto o appartamenti troppo costosi per le sue umili tasche.

Il pomeriggio invece era stata a lavorare in libreria, l'unica fonte di sostentamento che aveva e alla quale non poteva rinunciare nemmeno se il suo corpo e la sua mente chiedevano pietà a gran voce.

Resistere però aveva dato i suoi frutti.

A casa aveva trovato Matt, pronto ad accoglierla tra le sue braccia e riservarle un trattamento colmo d'amore e protezione che non pensava nemmeno di meritare.

Poggiò la testa d' istinto sulla spalla del ragazzo, che sporgeva nuda dalla superficie dell'acqua, le punte dei suoi capelli rossi si sparsero nell'acqua, dividendosi e fluttuando morbidamente.

Socchiuse gli occhi, esausti e arrossati, e permise solo agli altri sensi di godersi quel momento paradisiaco al quale aveva fatto fatica ad abbandonarsi.

Quando era rientrata a casa, alle 21 circa, Matt era già lì, gli era bastato uno sguardo per rendersi conto di quanto fosse distrutta e avesse bisogno delle sue cure e così le aveva proposto un bagno rilassante insieme.

Lei non aveva accettato subito, la proposta l'aveva lasciata interdetta e titubante.

Con Matt ormai aveva raggiunto un grado di confidenza molto alto, lui la conosceva nel profondo dell'anima e condividevano quella parentesi sventurata in cui erano piombati a causa di lotte e gelosie che appartenevano loro solo in parte.

Facevano l'amore quasi ogni giorno ormai, dopo aver lasciato ogni resistenza ed essersi rassegnati ad accettare, se non ancora i sentimenti,  quanto meno l' attrazione fisica e i benefici che ne traevano.

Quel loro mescolarsi, unirsi per poi separarsi, assaggiarsi per non dimenticarsi, toccarsi, stringersi con forza, soffocare i gemiti di piacere l'uno sulla pelle dell' altra, avevano un non so che di terapeutico che per adesso funzionava e sul quale non volevano più farsi troppe domande 

Accadeva e basta.

Eppure…

Fare il bagno insieme rappresentava qualcosa di troppo intimo, più del sesso, e che la spaventava.

A differenza di Matt, Ashley faceva molta più fatica ad accettare ciò che provava per lui, soprattutto adesso che il suo delicato castello di carte era crollato, anche per colpa della loro relazione indefinita.

Era più un'abitudine da coppie innamorate e consolidate, che non hanno nient' altro a cui pensare se non a dove andare a cena o quale viaggio programmare per le vacanze.

Ma loro non erano così, la loro realtà era circondata da problemi, incomprensioni e paure, frasi non dette, e mancava quella spensieratezza, quella normalità tanto desiderata.

Chissà se l'avrebbero mai ottenuta…

Poi però, mentre era intenta a rimuginarci sopra, Matt l'aveva presa per mano, senza tanti ragionamenti, baciata, trascinata lentamente in bagno e lei non era riuscita a opporre resistenza a quella dolcezza, a quella bellissima sensazione di quotidianità e di amore che una parte di sé voleva fortemente.

Mentre l'acqua calda scorreva e riempiva di vapore la stanza , rendendo l'ambiente sfumato e più simile a un sogno, si erano tolti i vestiti e infine si erano immersi, l'uno racchiudendo l'altra col proprio abbraccio.

Dopo un primo momento di imbarazzo per quella situazione nuova, Ashley aveva abbandonato ogni freno e si era affidata completamente a lui, lasciando che con la schiuma le accarezzasse la schiena, le braccia, la pancia e poi aveva ricambiato il trattamento, stupendosi di quanto le venissero naturali quei gesti di cura e amore nei confronti di Matt, senza vergogna o disagio.

Erano poi rimasti lì a crogiolarsi nel calore, senza intenzione di mettere fine a quella parentesi al di fuori della realtà.

"Allora, va meglio?" La voce di Matt sussurrata all'orecchio di Ashley ruppe il silenzio che li circondava.

Lei sorrise ma non si mosse, né aprì gli occhi.

"Mi sento in paradiso, non sono mai stata così bene" rispose in un soffio, facendosi più stretta a lui senza paura di essere sincera.

"E dire che nemmeno volevi farlo" ribatté il biondo, per provocarla un po'.

"Beh, per stavolta devo riconoscere che avevi ragione, mi ci voleva proprio!" fu costretta ad ammettere Ashley.

Non si voltò nemmeno ma immaginò la smorfia contrariata di Matt.

"Solo per questa volta?" fece lui, infatti, alzando un sopracciglio, quasi offeso.

"Non ti montare troppo la testa" non gliela diede vinta Ashley, poi allungò le braccia all'indietro e prese ad accarezzargli i capelli, bagnandoglieli.

Stavolta fu il suo turno di rilassarsi, Matt chiuse gli occhi ed Ashley poté sentire sotto la schiena il suo torace che si espandeva per un lungo respiro che aveva preso.

"È andata davvero così male oggi?" chiese poi dopo altre carezze.

Ashley ritirò appena le gambe verso di sé, le ginocchia emersero dall'acqua.

"Oh, altroché! Ho visto una serie di topaie orrende e, quando finalmente sembravo aver trovato una casa degna di essere chiamata tale, il prezzo dell'affitto mi ha fatto cambiare idea. Insomma, un buco nell'acqua dopo l'altro si è fatta ora di andare a lavoro a elargire sorrisi finti ai clienti e sopportare le domande di Carol su come mai avessi cambiato casa e il resto. Sono sfinita!" raccontò Ashley, giocando distrattamente con la schiuma che galleggiava attorno al suo seno.

"Beh, ormai è passata! E per fortuna adesso ci sono io a farti rilassare" la rassicurò mentre prese a baciarle languidamente il collo umido.

Ashley inarcò la schiena di riflesso, migliaia di brividi la scossero.

"Se ogni volta che fallisco la ricompensa è questa...credo che non sarà più così dura da sopportare" mormorò, con la voce rotta dal piacere.

Matt sorrise, insinuò le mani sott'acqua e raggiunse i suoi fianchi, li percorse verso l'alto fino ad accarezzare il suo seno che sporgeva appena dalla superficie.

"Sai che per te ci sarò sempre... finché lo vorrai" disse allora, poche semplici parole che fecero breccia nel cuore di Ashley, il suo stomaco andò in subbuglio e una felicità irrazionale ed elettrizzante si impadronì di lei.

Era tutto troppo bello per essere vero eppure era proprio così.

"Vorrei che questo momento non finisse mai" bisbigliò a un passo dalle sue labbra, voltandosi per guardare il suo bel viso.

"Allora faremo in modo che duri il più a lungo possibile" gli promise lui, poi le sue mani scesero lungo la sua pancia, sempre più giù, e le si insinuarono gentilmente tra le gambe.

Ashley credette quasi di sprofondare nell'acqua, tutto il suo corpo fu invaso da un piacere che continuava a crescere insieme a quelle carezze, la testa finalmente sgombra da ogni preoccupazione.

Si schiacciò ancora di più sul petto di Matt, qualche sospiro di piacere sfuggì alle sue labbra, le gambe irrequiete si muovevano sott'acqua, fiinché la voglia di lui crebbe a tal punto da non riuscire più a contenerla.

Si girò con decisione, trovandosi faccia a faccia con lui, il suo sguardo intenso per un attimo la lasciò senza fiato, Ashley gli carezzò una guancia, si strinse a lui e dischiuse le labbra.

"Matt...io…" sussurrò senza neanche rendersene conto, c'erano delle parole troppo difficili da pronunciare che per un secondo stavano quasi per liberarsi dalla prigione in cui le teneva rinchiuse.

Non riuscì a continuare ma lo baciò all'improvviso, mentre si metteva a cavalcioni su di lui.

Si guardarono negli occhi qualche secondo prima che Ashley gli permettesse di entrare in lei per l'ennesima volta e si aggrappasse alle sue spalle per incominciare a muoversi su di lui in quella danza di respiri, carezze bagnate, spinte e baci che culminò poi lasciandoli appagati e felicemente stanchi.

Ashley si accasciò su di lui, poggiando la fronte sulla sua spalla col respiro affannato dopo quell'esperienza travolgente, Matt le circondò la schiena con le braccia e a sua volta si appoggiò a lei, respirando il profumo della sua pelle.

Rimasero stretti alcuni minuti, poi cominciarono a percepire una sensazione di freddo, l'acqua si stava ormai raffreddando e non era più piacevole starci immersi.

"Sarà meglio che andiamo, fa freddo" disse Ashley, staccandosi a malincuore da lui.

" Sì è vero"

In camera da letto Ashley si era vestita, aveva indossato una tuta comoda per dormire e con i capelli ancora bagnati si era messa a cercare il giornale degli annunci.

Era rilassata e si sentiva rigenerata dopo quella stupenda esperienza in bagno ma non poteva permettersi di perdere neanche un minuto.

Il rumore del phon la calmò ulteriormente, stava appollaiata sul letto a gambe incrociate mentre Matt si era offerto di asciugarle i capelli e si era seduto alle sue spalle.

Sfogliò l'ennesima pagina di affitto, sospirando mestamente, le dita di Matt passarono tra i suoi capelli umidi, quel dolce massaggio le impedì di incazzarsi e lanciare in aria quel giornale inutile.

"Allora, la signorina ha gradito il trattamento di stasera?" domandò lui, sporgendosi appena dalla sua spalla.

"È stato perfetto, Matt...tu sei perfetto" rispose lei senza dubbi, voltandosi a intercettare il suo sguardo e sorridendo.

Il cuore di Matt accelerò, quel sorriso, le sue parole, gli fecero capire quanto fosse ormai innamorato senza rimedio e quanto diventasse sempre più difficile tenersi dentro quel sentimento.

Doveva dirglielo prima che Ashley le fosse sfuggita di nuovo, sapeva che sarebbe successo da un momento all'altro.

Era un po' egoista a pensarlo, ma ogni volta che Ashley tornava a casa con un buco nell'acqua, lui internamente provava sollievo perché ciò significava averla ancora accanto.

"Trovato niente di interessante?" Chiese, notando che la rossa aveva chiuso in malo modo il giornale.

Lei scosse la testa.

"No, ormai sono sempre gli stessi annunci o case che ho già visto, è una tragedia".

Matt staccò il phon, i capelli di Ashley erano ormai asciutti.

"Beh, sai che non devi preoccuparti di rimanere senza un tetto. Puoi stare qui...con me" si azzardò a proporle, con uno strano nodo alla gola.

Come si era ridotto lui, poco incline ai sentimenti, a fremere in attesa di una risposta?

Ashley si voltò, lo circondò con le gambe e si avvicinò al suo viso.

"Matt ti ringrazio infinitamente per quello che stai facendo per me ma...sai che non posso - disse con gli occhi di colpo carichi di tristezza - ho bisogno di stare da sola per elaborare quello che mi è successo, per comprendere come mi sono trovata a questo punto della mia vita e devo farlo da sola, ti prego cerca di capirmi" spiegò carezzandogli una guancia, con la voce resa incerta da una miriade di emozioni.

Matt la osservò senza parlare, i loro visi a distanza di pochi centimetri.

Si chiese se non fosse quello il momento giusto per liberarsi dei suoi sentimenti ma alla fine non ci riuscì.

Annuì non troppo convinto, lei sorrise e gli diede un bacio.

Ashley voleva stare da sola, ma avrebbe messo al bando anche l'amore che provava per lei? 

"Hai poi sentito qualcuno dei tuoi amici? C'è qualche novità?" chiese lei, cambiando argomento e giocherellando con qualche ciocca di capelli di Matt.

"Non personalmente, ma Luke mi ha riferito che si è sparsa la voce nel gruppo e molti non vogliono più vedermi. Lui e Jessica stanno cercando di indagare per capire da chi sia partita la soffiata che ci ha smascherati ma per me è la cosa è irrilevante. Anche sapendolo cosa cambierebbe?" raccontò senza tanto entusiasmo.

"Mi dispiace tanto. Melissa mi ha detto che a casa le ragazze sono confuse perché non sanno ancora come prendere il fatto che io e te ci vedevamo di nascosto. Non le critico, hanno ragione ma spero che un giorno potranno capire. Anche Tyler ha saputo ovviamente, chissà cosa avrà pensato di me" commentò affranta, Matt le mise le mani dietro la schiena, facendole delle lievi carezze.

"Di te non so ma di sicuro vorrà uccidere me." ribatté, con un sorriso amaro.

Il suo ex caro amico aveva un motivo in più per odiarlo adesso e si meravigliava che non fosse già spuntato sotto casa sua a minacciarlo di spaccargli la faccia per essersi preso la ragazza che gli piaceva.

"Che casino, ho la testa così in confusione, non ci capisco più niente" si lamentò Ashley, portandosi le mani ai lati della testa, come se le stesse per esplodere.

"Non è colpa tua, Ashley, non è colpa di nessuno, non tormentarti" cercò di tranquillizzarla anche se il suo sguardo si fece stranamente serio.

Non aveva ancora avuto modo di affrontare i suoi amici ma sapeva di non poter rimandare per troppo tempo quel momento.

Doveva farlo.

E non doveva affrontare solo loro.

Guardò Ashley con gli occhi affranti e provò una grande rabbia nei confronti di quelle maledette circostanze avverse alla loro relazione.

Se solo non ci fosse stato tutto quel contorno anche lei avrebbe potuto amarlo serenamente come faceva lui, senza sentirsi in colpa, senza che pensasse sempre alle conseguenze

"Per adesso non ci roviniamo la serata, andiamo a preparare la cena, che ne dici? Ho una certa fame dopo tutto quel relax!" propose infine, scacciando ogni negatività.

"Ma sì, anche io!" fu d'accordo Ashley, e per quella sera non tornarono più sull'argomento.


"Qualcuno qui ha fatto la spia - tuonò Jessica dall'alto dei suoi tacchi a spillo, stretta in un giubbino di pelle nero - e non è stato un gesto molto carino, diciamo anche che è stato proprio da carogna infame" concluse mentre Luke accanto a lei rabbrividì.

La bionda gli aveva anticipato di essersi stufata di stare zitta a sopportare quella situazione e tutti commenti di odio contro Matt senza fare niente.

Chi aveva causato quella rottura nel gruppo doveva parlare, Matt aveva forse sbagliato a tenere nascosta la verità ma lei lo capiva.

Con Ashley non potevano venire allo scoperto e lui aveva agito in quel modo solo per proteggerla. 

Cose che si fanno per amore.

Invece chi aveva spifferato quel segreto lo aveva fatto per pura rabbia e odio.

I ragazzi del suo gruppo le lanciarono qualche occhiata scocciata.

"Matt avrebbe dovuto pensarci prima di farsi quella"

"Ci ha traditi è imperdonabile"

"Da lui proprio non me l'aspettavo"

I commenti dei loro amici piovvero a cascata l'uno dopo l'altro e Jessica si massaggiò le tempie per il fastidio, sbuffando sonoramente.

"Insomma, siamo tutti bravi ad accusare qualcuno senza aver sentito le sue ragioni! E anche a tradire un amico senza saperne nulla di quello che si porta dentro, evidentemente!" sbottò, con i pugni stretti lungo i fianchi e il viso contratto in una smorfia di rabbia.

Nessuno osò dire più nulla ma d'improvviso il rumore stridulo di una sedia attirò la sua attenzione.

Si voltò e vide che Pam si era alzata e la fissava con un cipiglio di sfida.

Jessica sostenne il suo sguardo.

"Cosa c'è da sapere! Matt per primo ha tradito tutti noi per una scopata da quattro soldi! Abbiamo sopportato angherie, insulti e tanto altro da quel gruppo di idioti e lui che fa? Alla prima occasione se ne dimentica per farsi una di loro! - ribatté con violenza, una insolita foga che insospettì Jessica - tu lo difendi perché è il tuo ex e tuo amico di letto! Evidentemente quando si tratta di sesso giustificate ogni cosa!" commentò acida, facendo saltare i nervi a Jessica.  

Pam non era mai stata così irruenta, la bionda la afferrò per la maglia e divenne così rossa in viso che Luke tremò e le prese un braccio, per cercare di trattenerla dal fare una sceneggiata epica.

"Che hai detto? Come ti permetti? Ma che ne sai di cosa ci sia tra loro? Parli proprio tu che conosci Matt da una vita e sai bene che se si è comportato così ci sarà per forza un motivo serio!" urlò fuori di sé, fissò Pam per cercare in lei una reazione  ma il suo sguardo rimase freddo, ostinato e troppo consapevole.

"Io so solo che i ragazzi fanno un sacco di cazzate per infilarsi in mezzo alle gambe di qualcuna…e Matt non è diverso, evidentemente. Comunque ci penserà Michelle a fargliela pagare, sono sicura che avrà già eliminato il problema."

Gli occhi di Jessica si sgranarono.

"E tu come fai a saperlo? - domandò spiazzata, poi la verità le fu subito chiara mentre un ghigno si dipingeva sul volto dell'amica - aspetta, non ci posso credere...sei tu ad aver parlato! La spia sei tu!" 

I suoi amici abbassarono lo sguardo, nessuno disse una parola.

"Bene, ok. Se non volete più saperne niente di Matt, che a quanto mi risulta è sempre stato un amico disponibile e generoso con ognuno di voi, fate come cazzo vi pare! E tu faresti meglio a riflettere su quello che hai combinato perché fa davvero schifo, da te proprio non me l'aspettavo, che delusione" sibilò prima di girare i tacchi e sparire, seguita da Luke.

"Non posso crederci che razza di stronza!" borbottò tra sé e sé mentre Luke faticava a starle dietro nonostante non portasse i tacchi come Jessica.

"Vuoi andare più piano? Ehi! Dico a te, smettila di correre come una pazza!" provò a fermarla, poi finalmente con uno scatto si parò davanti a lei, rischiando di essere investito dalla sua furia.

"Togliti di mezzo, Luke! Sono furiosa, vorrei spaccare tutto!" Sbottò Jessica, facendo fatica a rimanere ferma per i nervi.

"Sì, beh, ehm...cerca di risparmiare almeno me, ok? Penso che al momento la cosa migliore sia mantenere la calma e lasciare che il tempo faccia il suo corso. Sono sicuro che gli altri capiranno che sbaglio hanno fatto e tutto si sistemerà. Matt vorrà parlarci e spiegherà i suoi motivi" provò a farla ragionare.

Jessica tirò un sospiro e parve calmarsi un po'.

"Come mai sei così insolitamente prudente, Luke?" domandò poi con un sopracciglio pericolosamente sollevato.

Luke sussultò, in quel periodo di tregua dalla loro antipatia reciproca aveva rivalutato quella bionda da strapazzo, scoprendo che non era per nulla stupida e anzi possedeva un'innata capacità di analisi e grande perspicacia.

"Ehm, cosa ci sarebbe di strano? Io sono sempre stata una persona equilibrata a differenza tua - provò a dire, ma l'agitazione che lo scuoteva e lo sguardo indagatore di Jessica lo fecero crollare - e va bene...ascolta Jessica, tra noi non è mai corso buon sangue ma ultimamente abbiamo deposto le armi per una giusta causa e …" prese a farfugliare mangiandosi le parole per l'ansia.

"Taglia corto cespuglietto, non c'è bisogno di farmi la cronostoria della nostra vita...arriva al punto" lo esortò, battendo nervosamente un tacco, con le braccia incrociate al petto.

Luke sudò freddo, si chiese se stesse facendo la cosa giusta ad aprirsi con Jessica ma la bionda si era rivelata sincera e aveva dei saldi principi quando si trattava di amicizia perciò sentì di potersi fidare.

Non riusciva più a tenersi quel segreto dentro, probabilmente Melissa l'avrebbe ucciso ma doveva dirlo.

"Ecco, il fatto è che anche io mi sono ficcato in una situazione simile a quella di Matt" balbettò, il viso di Jessica si fece curioso.

"Oh, ma parli della piccola brunetta amica di Miss Simpatia Ashley? Ma io l'avevo già capito, figurati, sembra che qui sia scoppiata un'epidemia che vi spinge ad accoppiarvi con il nemico!" Ribatté Jessica con nonchalance, lasciando Luke immobile e a bocca spalancata per lo shock.

"Prego? Scusa in che senso l'avevi già capito? E da quanto?" balbettò, seguendola.

Jessica mosse i suoi lunghi capelli biondi con indifferenza.

"Una volta eravamo insieme e l'ho vista, era praticamente impallidita e poi era scappata. Avrà pensato che tra di noi ci fosse qualcosa- scoppio a ridere mentre Luke fece una faccia contrariata - Per non parlare di come la guardi le poche volte che lei è in giro con la sua cricca di deficienti. Era così evidente!" liquidò la cosa, continuando a camminare svelta.

"Cavolo, non ti si può nascondere niente! E non hai…"

"Detto qualcosa in giro? Per chi mi hai presa? Posso sembrare spregiudicata e trasgressiva e modestamente lo sono, in effetti - lo anticipò Jessica, puntando i suoi occhi azzurri in quelli scuri di Luke - ma ho dei sani principi, se non te ne fossi accorto. Io non tradisco gli amici" disse infine, sorridendogli sinceramente forse per la prima volta.

Luke rimase interdetto, poi ricambiò il sorriso.

Lo considerava sua amico, il mondo stava andando di sicuro al contrario ormai.

"Wow, sono onorato che sua maestà mi consideri un suo amico!" La prese in giro, mentre lei alzava il dito medio.

"Beh, non ti ci cullare troppo, non ci sto niente a farti regredire di nuovo a idiota cespuglio ambulante!" scherzò e i due scoppiarono a ridere, una scena decisamente insolita.

Le cose a volte prendevano davvero delle pieghe assai strane.


Matt svolto l'angolo di quella strada purtroppo a lui fin troppo nota.

Sentiva la puzza di figli di papà da lontano e la cosa gli dava la nausea eppure doveva farlo.

Si guardò intorno poi finalmente la scorse. Aveva avuto fortuna.

Michelle stava in piedi sui gradini di quella prestigiosissima facoltà di economia da ricchi viziati, la stessa che avrebbe dovuto frequentare lui se avesse acconsentito alla volontà di suo padre e rinunciato per sempre a un briciolo di felicità.

Quel posto lo rendeva nervoso e non vedeva l'ora di andarsene.

Assottigliò gli occhi, prese un ultimo, lungo tiro della sua sigaretta e lasciò andare il fumo lentamente, prima di buttare il mozzicone e dirigersi a passo deciso verso l'obiettivo.

La castana era girata, i suoi lunghi capelli perfetti splendevano al sole e il suo abito firmato era ben stirato e ordinato. Un gruppo di ragazze la attorniava, ridevano e scherzavano come niente fosse e a Matt andò il sangue al cervello pensando invece a come aveva ridotto Ashley.

"Michelle, devo parlarti" sentenziò duro non appena le fu vicino, senza neanche aspettare che la castana si voltasse verso di lui.

Le amiche di Michelle ammutolirono e lo fissarono imbambolate, lei si immobilizzò ancora di spalle.

Aveva riconosciuto quella voce, quella che amava e odiava allo stesso tempo da una vita.

Si girò con lentezza e quando incrociò gli occhi azzurri e severi di Matt ebbe un tuffo al cuore.

Lui stava lì, con quella sua solita aria ribelle, bello come il sole e forse ancora di più di quanto ricordasse adesso che era un venticinquenne libero dalle regole dell'alta società.

Non lo ammirava così da vicino da anni e persino lei, così sicura e determinata, per un attimo vacillò sotto quello sguardo.

"Matt, che diavolo vuoi da me?" chiese sprezzante, non appena ebbe recuperato un po' di controllo.

"Dobbiamo parlare"

"Non ho niente da dirti, è chiaro?" ribadì Michelle, aveva capito che la presenza di Matt aveva a che fare con il trattamento poco carino che aveva avuto nei confronti di Ashley e questa cosa la mandò in bestia.

Perché di quella ragazza insulsa si preoccupava così tanto?

"Non mi muovo da qui, ho tempo" dichiarò lui calmo, poi incrociò le braccia e prese a fissarla.

Michelle sbuffò, si girò verso le sue amiche, che con sguardo sognante e un po' intimorito allo stesso tempo, si mangiavano Matt con gli occhi.

Si schiarì la voce "Ragazze, scusatemi, possiamo vederci in aula? Vi raggiungo subito!" cinguettò con un sorriso forzato.

Le amiche annuirono per poi sparire su per le scale alla velocità della luce, bisbigliando tra loro.

Michelle puntò i suoi occhi carichi di rancore su Matt.

"Ti senti fiera di quello che hai fatto?" domandò Matt senza scomporsi.

"Non capisco di cosa parli, mi stai facendo solo perdere tempo" tergiversò Michelle.

"Non fare finta di non sapere a cosa mi riferisco - ribatté il biondo, facendola sussultare - ti sei comportata in maniera ignobile con lei" continuò senza fare il nome di Ashley, era troppo scontato.

"Sei venuto fin qui per farmi la ramanzina e difendere l'onore della tua sgualdrina?" Tornò alla carica, il viso contratto in una maschera di odio e gelosia.

"Non ti azzardare a chiamarla così! Ma ti rendi conto che l'hai buttata fuori di casa di notte, d'inverno e senza un buco di posto in cui andare? Ma come fai a dormire tranquilla dopo quello che hai fatto? È stato crudele e vergognoso!" Le rinfacciò schietto, non poteva permettere che Michelle rimanesse impunita, aveva deciso di affrontarla perché quella ragazza stava diventando un mostro e doveva rendersene conto una volta per tutte.

"Lei non si è fatta tutti questi problemi a mentirmi mentre ve la spassavate di nascosto! L'hai quasi messa incinta, mio Dio mi fate schifo!" gli urlò contro, mentre dentro si sentiva lacerare dalla rabbia.

"Sei stata tu a costringerla a mentirti, hai seminato un clima di odio, obbligato le tue amiche a obbedirti senza spiegare come stavano le cose, viveva nel terrore che potessi scoprirla e infatti guarda cosa le hai fatto!" insistette Matt, non poteva credere che Michele non si accorgesse dell'odio che spargeva intorno a sé.

"Beh, non mi pare che le sia andata così male. Scommetto che tu sei corso a soccorrerla non appena ti ha chiamato e che adesso dorme nel tuo letto come niente fosse, quella traditrice!" disse fingendo indifferenza e voltando la testa da un'altra parte per nascondere quanto l'idea di loro due insieme le facesse venire il voltastomaco.

"Tu non sai proprio niente! Non sai che non mi ha chiamato e che è stato un miracolo che io l'abbia trovata per strada! Ho dovuto pregarla sotto la pioggia perché venisse a casa mia perché lei non voleva più nemmeno guardarmi in faccia per quanto moriva dalla vergogna! Ashley si sente in colpa perché nonostante tutto ti vuole bene, eri sua amica e ci teneva a te!" ribatté il biondo, determinato a farla riflettere almeno un po'.

"Ormai è troppo tardi, ha tradito la mia fiducia per un po' di squallido sesso!" confermò glaciale, Matt scosse la testa, sorridendo amaramente.

"Allora è questo che credi? Che sia solo sesso? - domandò retorico, dentro di lui qualcosa si smosse - io amo Ashley, lei mi capisce più di ogni altro, quello che è successo non abbiamo potuto evitarlo perché ne avevamo bisogno e se le cose sono così complicate è perché tra noi ha sempre aleggiato lo spettro di una rivalità che non ci appartiene, che appartiene solo a te!" confessò Matt, quasi senza fiato.

Aveva appena rivelato il suo amore per Ashley all'ultima persona che avrebbe mai immaginato.

Michelle trasalì, sentì le lacrime bruciare agli angoli dei suoi grandi occhi e per un attimo Matt avvertì il suo dolore e intravide uno straccio di umanità dentro quel freddo robot in cui si stava trasformando la sua ex amica.

Forse aveva esagerato ma qualcuno doveva darle una scossa.

"Sei venuto qui per ferirmi, dí la verità! Ti senti meglio adesso che mi hai rivelato di amarla? Dovresti stare attento perché Ashley è fragile, scappa dalle cose e scapperà anche da te e dal tuo grande amore" sputò fuori con sdegno,  con gli occhi lucidi e la voce colma di disperazione.

Adesso sembrava solo una ragazza innamorata e delusa.

Matt ne ebbe pietà, si calmò.

"Non voglio ferirti, Michelle. Volevo solo che tu capissi che ti stai comportando in maniera assurda! Io non ti riconosco più! Dov'è finita la mia amica d'infanzia? Quella ragazza brillante e gioiosa, intelligente e curiosa? Io volevo un bene dell'anima a quella ragazza, forse non nel modo in cui avrebbe voluto lei ma...non scegliamo noi chi amare, non è forse così?" provò a farle tornare un briciolo di buon senso.

Le guance di Michelle si bagnarono di lacrime, ricordare i vecchi tempi la fece sprofondare nella malinconia e nella tristezza, le tornarono in mente le risate, gli abbracci innocenti, le loro chiacchierate in quelle case troppo grandi.

E poi l'amore che aveva cominciato a provare per lui.

Matt aveva ragione, nessuno di loro aveva scelto chi amare, né lei aveva potuto e nemmeno Ashley.

Ma non riusciva ad accettarlo, faceva troppo male.

Non era cattiva ma aveva ricevuto troppe delusioni e pensava che circondarsi di persone che odiassero allo stesso modo in cui odiava lei, forse l'avrebbe fatta sentire meno sola.

Ma non si potevano ingabbiare le persone e la sua strategia malsana le si era ritorta contro.

Matt le si avvicinò, sollevò il suo mento con le dita per poterla guardare in viso, lei tremò a quel contatto, le gambe divennero molli e perse ogni sfrontatezza.

"Adesso ti riconosco. Non sei quella ragazza spietata e fredda, so che in te c'è ancora la Michelle dei vecchi tempi, quella a cui voglio bene come una sorella. Ti prego non permettere a quell'altra di sopraffarla. Finirai per perdere tutti se continui così." le disse addolcendo il tono, Michelle lo fissò con uno sguardo impaurito.

Tutto ciò in cui si era rifugiata era crollato miseramente.

E Matt era lì e lei lo amava come tanti anni prima, come se il tempo non fosse passato.

E lui come al solito non ricambiava ma le voleva bene.

Non era cambiato niente, soltanto lei era diventata una persona peggiore.

"Non volevo che andasse così. Ho solo cercato di difendermi" provò a scusarsi, libera da ogni scudo.

"Lo so, ma adesso è arrivato il momento di finirla, Michelle, spero tu l'abbia capito. E spero che anche Terence riuscirà a comprendere che non ho mai cercato di togliergli ciò che era suo. Mi manca, sai? E anche se adesso sono sicuro che mi odi, nel profondo so che per lui è lo stesso" le disse, togliendosi un mattone dallo stomaco.

Michelle si asciugò gli occhi e rimase muta.

"Tutto quello che dovevo dirti l'ho detto. Buona vita, Michelle. Magari un giorno la finiremo di stare su due lati diversi di una barricata inutile" concluse Matt, fece due passi indietro e scese un gradino.

Michelle provò una enorme tristezza nel vederlo andare via, avrebbe voluto corrergli incontro e dirgli che le dispiaceva per tutto ma era ancora troppo presto e certe ferite avevano bisogno di più tempo per rimarginarsi.

Fissò la sua figura di spalle mentre il cuore batteva all'impazzata.

Lo amava ma non era suo, non lo era mai stato e mai lo sarebbe diventato.

Era tempo di farsene una ragione, di dimenticarlo e di crescere.

Aprì la borsetta e tirò fuori il fondotinta e la matita.

Rapidamente cancellò via le tracce del pianto ma quando si guardò allo specchietto, giurò di aver visto una Michelle diversa, nuova, non del tutto guarita ma davanti a un bivio, quello decisivo per la sua salvezza.

Adesso dipendeva solo da lei.

 

Ashley si era addormentata sul divano, davanti alla televisione accesa mentre cercava di studiare qualche capitolo di una materia abbastanza ostica.

Con tutto quello che era successo, trovare del tempo per stare sui libri era diventata un'impresa, ma lei non poteva mollare, lo doveva anche a suo padre e quel pensiero le faceva venire una forza enorme.

Matt entrò lentamente e la trovò in quella posizione, curva con il viso schiacciato sul libro come fosse un cuscino.

Sorrise, era stata una giornata intensa e tutto ciò di cui aveva bisogno era un po' di tranquillità.

Si chinò su di lei per prenderla in braccio e portarla a letto ma la rossa aveva il sonno leggero e si ridestò ancora prima che riuscisse a sollevarla.

"Matt...sei tu...non ti ho sentito entrare. C'è la cena di là, sapevo che avresti fatto tardi e ti ho lasciato qualcosa, spero ti piaccia, non sono una grande cuoca purtroppo per te" biascicò Ashley, stropicciandosi gli occhi stanchi mentre si metteva dritta e cercava di mettere a fuoco l'ambiente circostante.

"Grazie Ashley... mormorò, poi si accorse che la ragazza voleva alzarsi per fargli compagnia in cucina e la bloccò - non c'è bisogno, tu vai a riposare, devi essere sfinita" le disse con dolcezza.

Ashley si avvicinò e si appoggiò delicatamente a lui, si strinsero e cominciarono a scambiarsi alcuni baci lenti e morbidi.

Quando le loro labbra si separarono, Matt poggiò la fronte su quella di Ashley e rimase a guardarla, con un espressione di indecisione sul volto.

Voleva dirglielo che la amava, soprattutto dopo averlo confessato a Michelle quel giorno stesso.

Ashley strofinò il naso col suo e gli circondò il collo con le braccia mentre erano ancora abbracciati in piedi sulla soglia del salone.

"È tutto apposto?" chiese infine, notando quella strana luce negli occhi di Matt e una leggera tensione che permeava i suoi muscoli.

Lui annuì "Sì, è tutto ok. Mi sei solo mancata" ammise, senza aggiungere altro.

Lei sorrise e arrossì lievemente.

Si sporse e gli diede un bacio sulle labbra, attardandosi un po' come se non volesse lasciarlo andare.

"Adesso siamo qui, insieme" 

Lui annuì, facendo combaciare la fronte con la sua.

Non le disse niente di Michelle e forse era giusto così.

Le avrebbe solo dato preoccupazioni in più ed Ashley aveva bisogno di più serenità possibile.

"Buonanotte Ashley" sussurrò al suo orecchio prima di rompere il loro abbraccio.

"Buonanotte" fece eco lei, le sue mani scivolarono via da lui, percorsero il suo braccio e si fermarono sulla mano per stringerla un poco prima di lasciarlo del tutto.

Quando si voltò e andò verso la camera da letto provò un magone.

Come avrebbe fatto ad andare via da lui quando sarebbe arrivato il momento? 

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Capitolo 46
*** Prologo di un addio ***


Ciao a tutte care lettrici. 

Sono qui con un nuovo capitolo, immensamente in ritardo e immensamente dispiaciuta ma purtroppo si fa quel che si può.

Spero che vi piaccia e ringrazio tutte coloro che seguono e che aspettano nonostante le lunghe attese.

Baci, alla prossima!


Capitolo 46 - PROLOGO DI UN ADDIO

 

"La spia era Pam" 

La voce ferma e insolitamente seria di Luke risuonò con solennità fra gli occupanti di quel tavolo, nascosto nell'angolo più sperduto di un pub lontano dal centro affollato della città.

Matt scosse la testa e socchiuse gli occhi prima di sollevare il bicchiere e rotearlo tra pollice e indice, facendo oscillare il liquido ambrato al suo interno per poi fissarlo con aria vaga.

Non sembrava poi così stupito da quella rivelazione e Luke e Jessica si scambiarono una veloce occhiata perplessa.

La bionda lo fissò ancora per qualche secondo ma la pazienza non era mai stata il suo forte. Sbuffò e batté le mani sul tavolo, con le gambe che presero a dondolare nervosamente.

"Ma ti rendi conto? Io ancora non riesco a crederci che sia stata proprio lei! La conosciamo da tanti anni, lei come te è fuggita dalla sua famiglia opprimente e senza amore, sa come sei fatto e quello che hai passato! Avrebbe dovuto capirti meglio degli altri invece di tradirti!" Sbottò, senza più riuscire a trattenere la rabbia che ancora provava dopo quella amara scoperta.

Sperava di ottenere una reazione più incisiva dal suo ex ma Matt rimase impassibile con un' aria di calma consapevolezza sul volto che la faceva imbestialire.

"Non mi sembri tanto sconvolto" la anticipò strategicamente Luke, evitando che Jessica si avventasse sul biondo e cercasse di ridestarlo da quella strana indifferenza con molta meno delicatezza.

"Beh, un po' me l'aspettavo in realtà. Ultimamente la sua amica ci aveva provato con me e io l'avevo rifiutata...la curiosità di scoprire se ci fosse qualcun'altra deve averle spinte a cercare qualche indizio in giro e alla fine la verità l'ha spiazzata- spiegò Matt serafico, sorseggiando la sua birra, le sue parole sembravano quasi giustificarla - il fatto che ci conosciamo da prima degli altri è solo un motivo per odiarmi di più, deve essersi sentita ancora più tradita. Delle volte è quando tieni maggiormente a qualcuno che finisci per fargli più male quando ti delude"  disse infine, assorto nei suoi pensieri, abbassando il tono della voce a quell'ultima riflessione che pareva riferirsi non solo a Pam ma anche a Michelle.

Per amore aveva distrutto il loro rapporto di amicizia e istigato Terence contro di lui.

Aveva ancora nella mente il loro confronto di qualche giorno prima, l'aveva cercata e affrontata nella speranza di ritrovare anche solo un briciolo della ragazzina che ricordava.

Le sue parole riuscirono a zittire persino Jessica, la ragazza rimase muta, le labbra leggermente dischiuse, come bloccate nel tentativo di trovare un argomento per controbattere.

Matt aveva ragione e, anche se non giustificava il comportamento della loro amica, in un certo senso provò a mettersi nei suoi panni.

"Tu però non li hai traditi...ti sei solo innamorato" intervenne Luke, sorridendo.

In un altro periodo, quando stentava a riconoscere quei sentimenti scomodi, Matt avrebbe negato fino allo sfinimento, prendendolo per pazzo e intimandogli di non dire più certe cazzate.

Adesso però era diverso.

Abbassò leggermente il viso, con rassegnazione.

"Già...ma le motivazioni a volte non contano - mormorò soltanto per poi scuotere la testa e massaggiarsi le tempie - Forse dovrei andare a parlare con lei...con tutti gli altri. Meritano una spiegazione. Finora mi sono nascosto, non ho avuto il coraggio, ma... è una cosa che devo affrontare" mormorò il biondo con una vena di incertezza nella voce.

"Non credo che adesso sia il momento giusto, però...se posso darti un consiglio io aspetterei. La ferita è ancora troppo fresca e finiresti per peggiorare le cose" lo avvertí Luke e Jessica accanto a lui non poté che concordare.

"So che posso sembrare totalmente impazzita a dare ragione a lui - affermò candidamente, guadagnandosi un'occhiataccia non troppo seria da Luke - ma anche io credo che sia più saggio aspettare. Fidati, sono troppo incarogniti ora e non darebbero ascolto a nessuna spiegazione, sarebbe del tutto inutile. Lascia che il tempo raffreddi gli animi e poi potrai fare un tentativo" gli consigliò, dandogli una leggera pacca sulla spalla.

Matt annuì, poi sorrise.

Era fortunato ad avere accanto degli amici così leali.

"Grazie ragazzi... aspetterò" 

"E intanto potrai usare questo tempo per fare funzionare finalmente le cose tra te e la tua simpaticissima, si fa per dire, ragazza!" affermò con entusiasmo, aspettandosi un'altrettanto ottimistica reazione da parte del ragazzo che però stentava ad arrivare.

Quando capì che avrebbe atteso inutilmente, il suo sorriso si spense e aggrottò le sopracciglia con fare minaccioso, allungandosi verso Matt.

"Perché lo state facendo, no? State mettendo in chiaro le cose sulla vostra relazione, non è così?" Chiese in maniera retorica e piuttosto minacciosa, rimanendo però delusa da un silenzio spettrale.

Luke assunse un'espressione impaurita e valutò l'ipotesi di fuggire via prima che la rabbia di Jessica si fosse espansa come una bomba atomica, travolgendo anche lui.

"Mi vuoi dire che dopo tutto questo immenso casino voi due idioti non avete ancora deciso di dichiararvi a vicenda quanto siete ormai innamorati persi l'uno dell'altra? È impossibile!  E quindi spiegami, cosa fate tutto il giorno? Perché a parte lavorare, mangiare e darci dentro sotto le lenzuola vi rimarrà del tempo per parlare tra voi, o sbaglio?" prese a urlare direttamente nell'orecchio di Matt mentre Luke, sprofondato nella sedia, le faceva un timido cenno di abbassare il volume della voce prima che il gestore del locale li buttasse fuori a pedate.

"Jessica, per favore. Il fatto che la verità sia venuta fuori non significa che adesso sia tutto rose e fiori e che possiamo uscire di casa mano nella mano come due fidanzatini. È... complicato…ed Ashley...non so, lei non mi sembra del tutto convinta" ammise Matt, senza nascondere una sfumatura di tristezza, confessando quello che traspariva dai comportamenti altalenanti della ragazza.

Jessica strabuzzò gli occhi. 

"E ti pareva! Era ovvio che fosse la stronzetta quella indecisa. Quella ragazza è così irritante!" Imprecò, mentre si chiedeva cosa diavolo aspettasse ancora  Ashley ad ammettere di non potere fare altro che amare quel ragazzo meraviglioso che aveva al suo fianco.

"Non dovresti essere troppo dura con Ashley! Ha affrontato delle situazioni molto difficili di recente e adesso il suo equilibrio precario è saltato di nuovo per colpa mia" la difese Matt, nonostante il dolore che l'indecisione di Ashley gli provocava, riusciva a comprendere le ragioni per quel comportamento che ad altri poteva apparire inspiegabile. 

Anche se gli faceva molto male.

"Per colpa vostra, direi. Mi risulta che anche a lei non dispiacesse vederti di nascosto!" precisò Jessica, per poi scolarsi d'un colpo gli ultimi sorsi del suo coktail.

"Non sempre la razionalità riesce a prevalere sulle emozioni e sulle attrazioni e non si può prevedere con anticipo se questo rappresenterà la scelta giusta" proferì Matt, con lo sguardo serio e i pensieri confusi.

"Wow, oggi siamo filosofi!" ghignò Luke che parve aver ritrovato il suo piglio impertinente.

"Stavi andando bene oggi, Luke" lo incenerì Matt, strappando una risatina a Jessica finalmente.

Il suo tentativo di sdrammatizzare andò a segno però, l' atmosfera riuscì ad alleggerirsi.

"Non so che dire, ragazzi! Io spero solo che dopo queste mirabolanti avventure ci sarà il lieto fine per tutti... sì, anche per te Luke, un po' te lo meriti in fondo. Che ci posso fare, sotto questa pellaccia da cattiva ragazza si cela un'inguaribile romantica!" esclamò Jessica, scuotendo con un gesto plateale la sua chioma bionda.

Luke sorrise, Matt fece lo stesso.

"Speriamo che sia come dici tu" disse infine, anche se i dubbi non smisero di tormentarlo.


Ashley si strinse nel suo cappotto mentre percorreva gli ultimi metri che la separavano da casa di Matt, la sua casa in quelle ultime settimane.

Faceva più freddo del previsto quella sera o forse era il suo cuore a percepirne di più.

Le mani le tremavano e non era sicura fosse a causa del gelo di quel febbraio appena cominciato.

Nello scorgere da lontano il portone del palazzo la sensazione di un pugno proprio sopra lo stomaco la colpì d'improvviso.

Infilò la mano nella tasca e il freddo del metallo di un piccolo nuovo mazzo di chiavi le gelò il cuore.

Avrebbe dovuto essere felice.

Dopo giorni e giorni di ricerche estenuanti e buchi nell'acqua quel pomeriggio aveva inaspettatamente trovato una casa.

Non era un granché, si trattava di un piccolo monolocale adatto per una persona sola ma non lontano dal centro e in una buona zona della città.

Ormai quando andava a visitare qualche abitazione non si aspettava più niente e invece si era quasi commossa quando, al di fuori di ogni previsione, l'interno di quel minuscolo appartamento si era presentato in buone condizioni, ben tenuto e con dei mobili abbastanza nuovi. C'era persino un piccolo cortile per potersi affacciare e stare all'aperto.

La proprietaria era una donna di mezza età gentile e comprensiva ed Ashley, con i suoi modi discreti e il suo viso pulito e dolce, le aveva fatto subito una buona impressione.

Ashley aveva dovuto decidere lì su due piedi, troppo rischioso temporeggiare e finire per perdere quell'occasione, persino il prezzo non era troppo eccessivo per le sue tasche.

Avevano concluso subito le trattative e si era ritrovata con in mano le chiavi della sua nuova casa senza preavviso.

Le era sembrato un miracolo ma adesso sentiva una fitta al cuore al pensiero di cosa la aspettava.

Aveva temuto quel momento sin da quando aveva fatto ingresso in casa di Matt e si era resa conto di starci terribilmente bene.

Lo amava da morire, non poteva più fingere.

Nonostante quella consapevolezza sapeva che se non avesse fatto i conti con se stessa, se non avesse preso del tempo per poter rinascere da sola, i fantasmi del suo passato l'avrebbero sempre ritrovata e assillata.

Matt avrebbe capito? L'avrebbe aspettata?

Chiederglielo le sembrava un gesto talmente egoista dopo tutto quello che gli aveva fatto passare!

Non voleva farlo soffrire ma era certa che l'avrebbe deluso alla fine.

Non aveva alternative, ci aveva già riflettuto.

Stare con lui era meraviglioso ma vivere insieme, svegliarsi la mattina con un bacio, fare l'amore ogni volta che ne avevano voglia, tornare insieme da lavoro, guardare la TV fino a tardi, era una normalità che avrebbe rivelato presto l'altro lato della medaglia se non avesse affrontato la realtà.

E la realtà era che aveva ferito diverse persone e perso molti dei suoi amici per quella relazione clandestina e ancora quel pensiero le faceva troppo male.

Aprì la porta con circospezione, quasi sperando che Matt fosse ancora a lavoro o che avesse finito per addormentarsi nonostante fossero ancora le 9 di sera.

Invece ben presto lui le venne incontro nel buio del corridoio, quando accese la luce i suoi occhi luminosi trafissero il cuore di Ashley per l'ennesima volta.

"Ehi, sei tornata finalmente. Stavo quasi per preoccuparmi" disse Matt, la sua voce era così carica di premura e amore che ad Ashley tremarono le gambe e la sua forza di volontà vacillò.

Quanto sarebbe stato più semplice continuare con quella normalità e fare finta che il resto non fosse mai esistito!

Le si formarono delle lacrime negli occhi al pensiero di ciò che stava per cambiare, la vista le si offuscò.

Lui era così bello e lei lo voleva con tutta se stessa.

Con un gesto rapido si tolse il cappotto e lo gettò malamente su una sedia per poi correre verso di lui e buttarsi fra le sue braccia.

Matt la strinse, un po' sorpreso.

Ashley non gli diede tempo di chiedere, si staccò giusto quanto le bastava per baciarlo appassionatamente, con un bisogno così urgente che non poteva più aspettare.

A Matt sembrò quasi di rivivere il giorno della loro prima burrascosa volta, quando Ashley si presentò sconvolta da lui e gli chiese di perdersi insieme a lei.

Ricambiò quei baci sempre più affannati e avidi, poi Ashley si fermò un attimo e lo guardo negli occhi, sperando che lui non si accorgesse del suo turbamento.

"Facciamo l'amore, ti va?" gli chiese con ansia, come se fosse il suo ultimo desiderio.

Non si rese neanche conto di aver sostituito la parola sesso con amore.

Aveva spento il cervello e detto quello che davvero il cuore le suggeriva.

Matt sorrise.

"Certo" disse soltanto prima di riprendere a baciarla e condurla in camera da letto.

C'era qualcosa in Ashley che non lo convinceva del tutto, una specie di disperazione che esplodeva nei gesti, nei baci  che non gli lasciavano tregua, nel modo poco delicato con cui gli aveva tolto i vestiti di dosso, nei suoi gemiti più intensi del solito che rispondevano a ogni movimento del suo corpo.

Ashley chiuse gli occhi, percorse con le mani interamente la schiena di Matt, affondando il viso sul suo collo umido, si aggrappò a lui come se non volesse lasciarlo più, come fosse l'ultima volta che si amavano. 

Gli circondò i fianchi con le gambe per amplificare il più possibile quel piacere inarrestabile che esplose poco dopo, lasciandola appagata e felice.

Rimase stretta a Matt per godersi fin l'ultimo secondo di quell'amore finché sentì arrivare anche lui, in silenzio assaporò le ultime spinte ritmate del ragazzo dentro di lei, mentre la tristezza cominciava ad insinuarsi di nuovo nella sua anima.

Lo baciò alla fine, stavolta con dolcezza infinita.

Mai come in quell'istante sentí che fosse giusto dirgli le solite parole impronunciabili.

'Ti amo' pensò senza il coraggio di pronunciarle.

Non avrebbe avuto senso adesso, a breve l'avrebbe abbandonato per l'ennesima volta.

Quando Matt si staccò da lei e rotolò al suo fianco Ashley gli si accucciò subito addosso e rimase ferma ad ascoltare il battito accelerato del suo cuore.

"Hai fame? Ti preparo qualcosa" chiese Matt dopo qualche minuto, mentre come di consueto accendeva la TV per guardare distrattamente qualche serie.

"No tranquillo, stasera non ho molto appetito" 

Matt si voltò per fissarla, era strana ma non capiva il motivo.

Prese a carezzarle i capelli e lei glielo lasciò fare, solo il bagliore della televisione li illuminava.

Rimasero immersi in un silenzio irreale poi Matt sentí Ashley spostarsi un poco, sollevandosi.

La rossa si sgranchì la voce, pareva in difficoltà.

"Ho trovato casa" trovò la forza di dire con la gola secca e il respiro corto.

Lui venne travolto inaspettatamente da quelle parole.

"Cosa? Sul serio? Oh...beh, wow…è una notizia bellissima. Sono contento per te" balbettò senza troppa convinzione, mettendosi a sedere a sua volta.

Era passato un mese da quando Ashley si era trasferita nel suo appartamento e si era quasi illuso che alla fine quella testarda si sarebbe arresa e avrebbe accettato di vivere con lui. Come una vera coppia.

"Grazie...non ci speravo più ormai ma oggi ho visto questo monolocale carino poco distante dal centro, a un prezzo decente e non era una topaia e...ho dovuto accettare subito o qualcun altro me l'avrebbe soffiato" gli spiegò, adesso che l'aveva detto si sentiva un po' più leggera anche se consapevole che la parte peggiore doveva ancora arrivare.

L'addio sarebbe stato molto più difficile.

"Ma certo, hai fatto bene! - cercò di mostrarsi felice Matt - e quindi...quando hai intenzione di trasferirti?" le domandò, con una fottuta paura della risposta.

"Il più presto possibile, ho già approfittato troppo della tua ospitalità" fu la risposta di Ashley, che si sforzò il più possibile di non fare trapelare alcuna emozione.

"Non dire sciocchezze, per me non è mai stato un disturbo, anzi semmai il contrario. Abbiamo passato dei giorni meravigliosi insieme. Mi mancherà tanto averti come coinquilina" confessò Matt poi la strinse mentre erano ancora senza vestiti sotto le coperte e le baciò le labbra.

"Non finirò mai di ringraziarti Matt ma...sai che ho bisogno di stare un po' da sola e prima me ne vado, prima starò meglio" sussurrò lei, persa in quell'abbraccio, incerta ma con molta determinazione.

Matt deglutì a fatica poi fu tentato dal chiederle che ne sarebbe stato di loro ma non trovò il coraggio per quella sera.

Voleva godersi quel momento insieme, uno degli ultimi che gli rimaneva, quel dolce tepore, il profumo della pelle morbida di Ashley che si mischiava alla sua, le loro risate mentre commentavano qualche stupido programma in TV.

Rimasero stretti con la luce soffusa a parlare dei dettagli della nuova casa, scambiandosi qualche bacio di tanto in tanto.

"Vorrei tanto rimanere sveglia con te un altro po' ma domani ricominciano le lezioni e non posso proprio mancare alla prima" disse infine col viso imbronciato mentre gli carezzava la linea del viso con un dito.

Matt sorrise e coprì entrambi con le coperte fin sopra le spalle.

"Tranquilla, anche io domani devo svegliarmi presto per alcuni appuntamenti di lavoro. Ci vediamo a pranzo? Ti passo a prendere magari" le propose, lei annuì subito.

"Ok, però stai attento, mi raccomando" gli raccomandò prima di dargli un ultimo bacio.

Matt le aveva riferito della storia di Pam e il resto e Ashley aveva sempre paura che potessero incrociare qualcuno dei loro amici.

"Non preoccuparti, finora ci è andata bene" la rassicurò.

Ashley si alzò un attimo per infilarsi il pigiama e lo stesso fece lui, poi si diedero la buonanotte.

Lei si voltò di schiena dalla parte opposta a quella di Matt e, protetta dal buio della notte, lasciò che una lacrima le rigasse il volto senza che nessuno potesse vederla.


Melissa entrò a casa col sorriso sulle labbra.

Aveva trascorso una meravigliosa giornata con Luke a casa sua e adesso non vedeva l'ora di farsi un bel bagno caldo e mettersi una tuta enorme e comoda.

Attraversò sicura il corridoio, senza temere incontri sgradevoli.

Michelle era misteriosamente ritornata a casa sua, nei quartieri alti della città.

Nonostante le lezioni fossero iniziate e lei avesse ripreso a frequentare, un giorno all'improvviso aveva deciso di andarsene, aveva fatto in fretta i bagagli ed era sparita.

Il suo comportamento era parso davvero strano a tutte e Melissa aveva avuto l'impressione che qualcosa le avesse fatto prendere una decisione improvvisa.

Ne aveva parlato con Luke ma nemmeno lui aveva saputo aiutarla a trovare una soluzione al mistero.

In ogni caso lei si sentiva molto più a suo agio senza Michelle e i suoi sguardi ostili per casa e il suo umore ne aveva giovato.

Finché non avesse trovato una sistemazione diversa doveva tenere duro e l'assenza inaspettata di Michele giocava a suo favore.

Si apprestò ad aprire la porta della sua camera quando un rumore di passi attirò la sua attenzione.

Si voltò pensando di trovare Beth ma una figura maschile si mostrò ai suoi occhi.

"Terence…"-lo chiamò quando si rese conto di chi fosse, con gli occhi spalancati per lo stupore.

"Scusa Melissa, non volevo spaventarti" fece lui, lievemente imbarazzato, grattandosi la nuca.

"Ma no figurati! È che non mi aspettavo di trovarti qui. Michelle non c'è, perciò…" provo a dire, arrossendo, non aveva tutta questa confidenza con Terence e la sua timidezza le impediva di trovare qualche banale argomento di conversazione.

"Già…dovevo passare a prendere alcuni suoi libri. E inoltre...avevo bisogno di chiederti una cosa" la spiazzò, facendola sussultare.

Melissa sudò freddo.

L'oggetto della sua curiosità non poteva che essere Ashley e lei non voleva tradire la sua amica rivelando i particolari di quella situazione.

"Dimmi pure!" esclamò, sforzandosi di sembrare tranquilla.

"Tu sapevi che Ashley si vedeva con...con lui?" Chiese a bruciapelo, senza neanche la forza di fare il nome di Matt.

Melissa rimase pietrificata, poi abbasso la testa.

"No, non me l'aveva detto" rispose ed era la verità, in fondo.

"La senti ancora? Sta con lui?" 

"Terence ascolta, non so risponderti e comunque penso che siano delle questioni molto personali. Sono sicura che quando Ashley sarà pronta te ne parlerà lei stessa, non ha mai voluto nascondervi le cose di proposito e a te ci tiene anche se in questo momento sei convinto del contrario" affermò decisa, Ashley le aveva rivelato di voler chiarire con lui prima o poi.

Un lampo di delusione attraversò il viso di Terence che si rabbuiò.

"Io non capisco... com'è potuto succedere? Conosco Matt da una vita, so com'è fatto e...perché di lui si è innamorata e di me no? - chiese innocentemente come un semplice ragazzo che ha subito una delusione d'amore e non sa capacitarsene- tu li hai visti insieme?"

Melissa annuì soltanto.

Terence sospirò e poggiò la schiena al muro, sollevando gli occhi al soffitto.

"Matt mi ha sempre portato via tutto. Era più bello di me, più bravo a scuola, più atletico, più simpatico...ho finito per odiarlo ma lui...lui in fondo non mi ha mai odiato, nemmeno quando l'ho abbandonato. È stato migliore di me anche in quello. Forse me ne rendo conto solo adesso. Però Ashley...lei mi piaceva davvero. Perché proprio lei?" si sfogò, prendendosi la testa fra le mani come se scoppiasse e Melissa provò quasi tenerezza per lui.

Terence non era spietato come Michelle, forse una speranza con lui c'era.

Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

"Cercare di spiegare le ragioni del cuore è praticamente impossibile, Terence. È successo e basta. Avranno i loro motivi per essersi innamorati, non credi? Però questo non può rappresentare la loro colpa eterna, lo capisci anche tu, ne sono sicura" 

Terence osservò la brunetta con meraviglia.

Si era fatto mille domande in quelle settimane eppure la risposta era molto semplice e lineare.

Il vero problema era riuscire ad accettarla.

"Grazie" mormorò prima di farle un cenno di saluto e sparire.

Melissa sorrise.

Non tutto era perduto con lui.

Un rumore dal cellulare la distolse.

C'era un messaggio di Ashley e quando lo lesse il suo sguardo si fece estremamente preoccupato.

"Ho trovato casa. A breve andrò via da qui, via da lui. Avrò bisogno di te, Melissa, sempre se vorrai" 

Quelle parole non lasciavano presagire nulla di buono. 

"Oh no…" mormorò tra sé e sé, ancora nella penombra del corridoio.

Chiuse gli occhi e sospirò. 

Ashley aveva preso la sua decisione e Melissa si fidava di lei anche se era ben consapevole di ciò che aspettava tutti.

La sua amica avrebbe avuto bisogno di lei, della sua vicinanza senza giudicare e di una spalla su cui piangere.

E ci sarebbe stata.

Velocemente digitò la risposta.

"Conta sempre su di me, amica mia" 

Posò il telefono sul comodino e sorrise.

Lei e Luke avrebbero avuto un bel da fare a consolare quei due ma nel suo cuore non poteva fare a meno di sperare che tutto sarebbe andato bene, alla fine.

Non poteva essere altrimenti.

Dopo la tempesta sarebbe arrivato quel sole che tutti aspettavano, anche se ci sarebbero voluti giorni, settimane o forse mesi.

 

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Capitolo 47
*** Solo cenere ***


Ciao a tutte mie care lettrici!

 

Sembra incredibile ma ho finalmente trovato la giusta ispirazione per continuare questa storia a cui sono fortemente legata ma che aveva avuto un momento di stallo. 

Mi spiace immensamente per l'enorme ritardo e chiedo scusa a tutte coloro che aspettavano gli aggiornamenti. Spero di essere più regolare adesso che ho ritrovato l'ispirazione, senza la quale è davvero difficile per me scrivere.

Questo capitolo è difficile e probabilmente qualcuna di voi lo troverà incomprensibile e deludente per la trama ma vi assicuro che segna un passaggio importante, di rinascita.

Grazie ancora a chi nonostante tutto sarà interessata al continuo.

Un abbraccio!

 

Capitolo 47 - SOLO CENERE

 

Matt aprì gli occhi lentamente, a fatica.

La camera era ancora avvolta nella semiombra, le tapparelle serrate non lasciavano entrare che un minuscolo filo di luce.

Si girò di fianco, attorcigliandosi tra le lenzuola, e gli bastò allungare una mano alla sua destra per rendersi conto che il materasso era vuoto.

La ragazza che da poco più di un mese occupava il suo letto non c'era già.

Ashley era diventata piuttosto silenziosa e mattiniera da quando aveva trovato casa.

Aveva sempre tante cose da fare, troppe.

Matt sospirò, socchiuse gli occhi e poi tastò con la mano sul comodino per rintracciare il suo telefono e capire che diavolo di ore fossero.

Il bagliore dello schermo lo accecò ma riuscì a leggere comunque l'orario prima di rituffare per un altro po' la testa sul cuscino.

Le 9.

Se Ashley per alzarsi dal letto non oltrepassava le 7 del mattino, lui al contrario aveva preso la cattiva abitudine di svegliarsi decisamente più tardi.

Lavorava fino a notte fonda, un po' per necessità e un po' per tenere la mente occupata e scacciare i pensieri che lo tormentavano da qualche giorno.

Lui, freddo e controllato, convinto di averne subite così tante dalla vita da restare ormai indifferente a quasi ogni cosa, si ritrovava a farsi logorare dall'amora come uno sprovveduto.

Un amore nato per caso, che era cresciuto persino contro la sua volontà e che lo aveva messo contro i suoi amici.

Un amore che di lì a breve gli avrebbe piantato uno schiaffo così forte da ridurlo in pezzi.

Riaprì gli occhi di scatto, come per svegliarsi da un brutto incubo, e si mise a sedere.

Voltò la testa verso la porta e notò che era socchiusa.

Sorrise.

Ashley usava quell'accortezza nei suoi confronti per assicurarsi che nessun rumore potesse disturbarlo.

Il profumo del caffè che penetrava dalla piccola fessura rimasta aperta riuscì a rilassarlo e a dargli nuovamente una piacevole sensazione di calma quotidianità, quella a cui suo malgrado si stava abituando.

Un grosso errore, probabilmente.

Spinto da quella ritrovata felicità, abbandonò definitivamente il tepore delle coperte e lasciò che il freddo del mattino gli tonificasse i muscoli.

Spalancò le finestre per fare entrare luce e aria pulita e poi si diresse verso l'armadio a recuperare i suoi vestiti.

Lo sguardo si posò involontariamente su alcune cose di Ashley, che giacevano immobili e disordinate in diversi punti della stanza.

La valigia in un angolo, ferma lì in quella posizione da quella tremenda nottata di pioggia in cui Michelle l'aveva sbattuta fuori di casa, i libri sparsi sulla scrivania, delle maglie gettate a casaccio sulla sedia, la sua spazzola per i capelli.

La stanza era stata colonizzata da lei, allo stesso modo del suo cuore, pensò, sorridendo a quel paragone calzante.

Ashley era entrata di soppiatto nella sua casa così come aveva fatto mesi prima nella sua vita, espandendosi e occupando porzioni di spazio sempre maggiori con la sua presenza.

La differenza abissale era che quegli oggetti a breve sarebbero spariti con facilità, lasciando solo sedie e tavoli vuoti, in un'immagine di desolazione che fece perdere a Matt un battito.

Lo stesso non valeva invece per il suo cuore.

Farla sparire da lì sarebbe stato molto più arduo se lei avesse deciso di non lasciargli altra scelta.

Scosse la testa per poi abbandonare quelle mura e infilarsi in bagno di corsa.

Si fece una doccia veloce e poi raggiunse la cucina, con ancora i capelli umidi.

Lei stava lì, con la testa china su un libro e un biscotto tra le labbra, nel tentativo di conciliare lo studio con gli innumerevoli impegni.

Non appena percepì la presenza del biondo, però, sollevò la testa e un dolce sorriso le colorò il volto.

"Buongiorno, Matt! Aspetta, ti ho tenuto da parte la colazione, il caffè si sarà raffreddato, te lo riscaldo subito!" lo accolse con fare premuroso, accingendosi ad alzarsi, ma Matt la bloccò, prendendola teneramente per una mano.

"Lascia stare, non ce n'è bisogno. Faccio io! - obiettò con dolcezza, Ashley sorrise e riprese il suo posto - stai studiando?" le domandò poi, mentre versava del caffè in una tazzina.

Ashley annuì stanca.

"Già, sono qui dalle 6" confermò mesta con un fil di voce, poggiando i gomiti sul tavolo e sostenendosi a fatica la testa.

Matt strabuzzò gli occhi.

"Dalle 6? Non ti ho sentita assolutamente alzarti!" 

"Beh, sembravi molto stanco ieri sera e poi hai il sonno pesante" commentò lei, carezzandogli il viso con il dorso della mano.

"Non starai un po' esagerando?" le chiese Matt, senza nascondere uno sguardo preoccupato.

Reggere quei ritmi non doveva essere proprio una passeggiata di salute ma la rossa scosse la testa decisa.

"Oh no, va tutto bene, sul serio! E poi se non faccio così la casa non sarà mai pronta" gli spiegò subito, abbassando gli occhi quasi come se di colpo provasse un certo disagio.

Matt se ne accorse e il suo sguardo si spense.

Ashley diventava sempre molto evasiva quando si prendeva quell'argomento.

Forse lo faceva per non ferirlo o perché aveva paura di affrontare la realtà.

"Capisco…vai a sistemare stamattina?" chiese, nascondendo il viso dietro la tazza, con la scusa di prendere un sorso di caffè.

"Già" rispose Ashley piatta, senza altro da aggiungere.

Matt stentò un attimo a parlare, il silenzio li ricoprì in un baleno come una cappa pesantissima e sapeva tanto di cose non dette, paura e incomprensioni.

"Vuoi che venga anche io? Posso darti una mano" azzardò alla fine, anche se immaginava perfettamente quale sarebbe stata la risposta.

"No, ti ringrazio ma non c'è bisogno. La casa è in ottime condizioni, sto solo sistemando i mobili e le cose indispensabili, niente che non riesca a fare da sola, sono abituata a darmi da fare!" rispose prontamente lei, forzando un sorriso e simulando un finto entusiasmo che altrimenti sarebbe stato fuori luogo.

Matt voltò la testa dall'altra parte e continuò a bere.

"Come vuoi" disse soltanto con troppa freddezza, lacerando il cuore di Ashley.

Lei lo stava palesemente escludendo da quella nuova parte della sua vita, anticipando ciò che a breve sarebbe sicuramente successo.

Matt era ben consapevole che la loro relazione aveva le ore contate, che Ashley all'improvviso sarebbe stata pronta ad andarsene, lasciandolo solo con i suoi stupidi dolori da ragazzo innamorato.

Che razza di idiota che era stato.

Ashley gli aveva da subito chiarito di aver bisogno di stare da sola per riflettere e cercare di ricominciare, chiudendo l'ennesima parentesi della sua esistenza travagliata.

E lui che aveva fatto?

Si era illuso, come un cretino, che ci avrebbe ripensato, che forse, passando del tempo come una vera coppia, avrebbe capito che poteva farcela anche insieme a lui, insieme al ragazzo che l'aveva trascinata in quel baratro di solitudine.

Niente di più sbagliato.

Lei lo osservò di soppiatto, approfittando del fatto che Matt si fosse girato dalla parte opposta.

Il petto le fece un gran male e gli occhi cominciarono a inumidirsi.

Come spiegargli quanto stava soffrendo all'idea di doversene andare, lasciandolo senza potergli dare certezze sul loro futuro, e allo stesso tempo quanto per lei fosse estremamente necessario chiudersi in una bolla per poter raccogliere i pezzi di quel disastro e ripararli meglio che poteva?

"Vado a vestirmi" disse soltanto infine, alzandosi e chiudendo con forza il libro prima di portarlo con sé e sparire.

Quando ritornò il biondo era sul divano, aveva acceso il suo portatile e stava lavorando.

Lei si affacciò sull'uscio timidamente e quando Matt sollevò gli occhi, vide che quelli di lei erano rossi.

Aveva pianto e poi provato a camuffare i segni sul viso con del trucco, ma non si poteva mentire di fronte a quello sguardo che la metteva a nudo senza rimedio.

Lui nel frattempo si era alzato, contraendo le sopracciglia, ma lei indietreggiò, per paura che se ne accorgesse e potesse farle delle domande scomode.

"Devo andare…ci vediamo più tardi" bisbigliò rapidamente, sfuggente e fragile, schiarendosi la voce roca, troppo provata dalle emozioni.

"Aspetta!" la fermò di getto Matt, Ashley si immobilizzò, con lentezza si voltò e lo vide vicino a lei, la guardava con quegli occhi intensi che le provocavano un terremoto dentro, soprattutto in quel momento, così densi di disperazione e paura.

Avrebbe voluto dirle tante cose ma non riuscì, lasciò che ancora una volta fra loro fosse la gestualità a vincere e si adagiò sulle labbra di lei, morbide e profumate, pronte ad accoglierlo.

"Aspetta" mormorò ancora, tra un bacio e l'altro mentre con le mani le accarezzava il viso, come fosse un ultimo invito a non andare via dalla sua vita, preso nel frattempo dalla voglia di godere di ogni istante che gli fosse concesso, prezioso e irripetibile.

Ashley si avvinghiò a lui, gli cinse il collo, affondando le dite fra le onde dei suoi capelli fluenti.

Ogni bacio era un crescendo di amore e passione, una dichiarazione che non aveva bisogno di parole.

Dopo un po' le loro labbra si allontanarono per poi lambirsi ancora un paio di volte, come leggere carezze, Ashley lo strinse forte e rimase attaccata a lui qualche secondo, prima di staccarsi.

Sul suo viso Matt vide chiaramente due lacrime, lei veloce come un fulmine, passò le mani sui suoi capelli un'ultima volta, e le fece ricadere dritte e rigide lungo i fianchi.

"Asciugati i capelli o ti verrà un malanno, ok?" gli raccomandò premurosa prima di uscire, tremante e con un sorriso malconcio a fare da cornice.

Lui, incapace di parlare, rimase a fissare il vuoto, il tonfo della porta che si chiudeva lo lasciò vuoto e solo, amaro presagio del futuro.


"Signorina, le ho portato i suoi pasticcini preferiti e il tè alla cannella" 

Michelle sollevò con pigrizia gli occhi dal libro ma non voltò la testa di un millimetro.

Avvertì solo il rumore del vassoio di ceramica che la sua domestica poggiava sulla scrivania e il profumo invitante della cannella che si espandeva per la stanza.

Lo stomaco le si chiuse.

Ashley una volta le aveva detto che la cannella era il suo aroma preferito perché le ricordava il padre o qualcosa del genere.

Non era mai stata una grande ascoltatrice, tutta presa dalla sua vita dorata e dal suo essere protagonista, e non ci aveva prestato tanta attenzione.

Così come si era fatta sfuggire mesi di incontri fugaci tra Ashley e Matt, senza farsi venire il benché minimo sospetto.

Che tremenda idiota!

Di colpo le venne voglia di lanciare quella dannata tazzina fumante e profumata dalla finestra.

Sua madre era preoccupata perché era misteriosamente tornata nella loro residenza di famiglia, lasciando il suo adorato appartamento in centro e le sue amiche senza nessun apparente motivo per poi chiudersi in uno strano silenzio.

Ogni giorno tentava di viziarla con dolcetti e cibi prelibati, visto che gli approcci verbali erano tutti falliti.

Sua figlia era una tomba, muta, imperscrutabile.

Allontanò bruscamente il libro e si prese la testa fra le mani, i suoi lunghissimi capelli si arruffarono in mezzo alle dita affusolate.

Così non andava bene, era ancora debole, sopraffatta dalla rabbia e si odiava per quello.

Dei gentili tocchi alla porta la riscossero.

"Chi è?" Disse appena.

"Sono Terence, mi fai entrare Michelle?" 

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio poi si arrese.

"Vieni"

Terence aprì la porta e la trovò seduta alla scrivania, con lo sguardo vacuo fisso sul libro chiuso e una matita in mano.

"Come stai?"

"Bene…perché questa domanda?" obiettò, fingendo sicurezza e sollevando il viso, il naso all'insù e il suo solito orgoglio.

"Come perché? Da giorni sei sparita per rinchiuderti qui da sola. La mamma è preoccupata e anche le ragazze, si può sapere che ti prende?" le chiese con l'aria da fratello maggiore in pensiero.

Michelle socchiuse gli occhi poi prese un lungo respiro e si spinse indietro sulla sedia per allontanarsi dalla scrivania.

"Non mi andava di vedere nessuno, mi sentivo così…umiliata" rispose, senza nessuna finzione o trucco, dicendo semplicemente la verità.

"Per la storia di Ashley e…di quello?" azzardò Terence senza il coraggio di nominare Matt per non ferire la sorella e anche perché lui stesso doveva digerire quella situazione.

Lei però lo spiazzò.

"No…da me stessa" rispose sicura con tono riflessivo e misterioso.

Terence aggrottò le sopracciglia e si avvicinò alla sorella.

"Che vuoi dire?" 

Michelle fece spallucce, come se la risposta fosse scontata.

"Ho fatto delle cose orribili, mi sono comportata in maniera indegna…sono solo un mostro" ammise, fissandosi le mani che giacevano intrecciate sul suo grembo.

Terence sbarrò gli occhi. 

Era un evento più che raro sentire sua sorella ammettere delle colpe.

Cos'è che le aveva fatto cambiare idea? 

Fino a poco tempo prima era convinta delle sue azioni e soddisfatta di aver punito Ashley come la peggiore delle traditrici.

"Beh, forse hai esagerato ma hai avuto le tue buone ragioni. Ashley ha sbagliato a…a comportarsi così alle nostre spalle…avrebbe potuto dircelo" le fece notare, abbassando lo sguardo.

Dopo il breve scambio di parole con Melissa stava cercando di comporre i sentimenti contrastanti che lo pervadevano e non ci era ancora riuscito del tutto.

"Sì, è vero…ma abbiamo sbagliato tutti…lei…io…forse anche tu…non c'è nessuno che esce pulito da questa storia" affermò seria, con ancora le parole dure e vere di Matt che la ronzavano in testa.

Terence la fissò sbalordito. Sua sorella sembrava molto più matura e saggia.

Prima che potesse emettere alcun suono dalla bocca lei lo anticipò.

"Sai perché odio così tanto Matt?" chiese a bruciapelo, lasciandolo interdetto.

Con Terence non aveva mai affrontato quell'argomento, si era sempre vergognata troppo.

"Ma certo…per me e…" iniziò ma lei scattò in piedi, facendo un gran rumore con la sedia.

"Sbagliato…quella era solo una scusa…un pretesto…una buona copertura per altro" confessò, i pugni stretti a stritolare la stoffa del suo abito.

Terence rabbrividì, non aveva mai visto quell'espressione così seria e sofferente sul viso di Michelle.

"Per cos'altro?" domandò.

"Sono innamorata di lui…lo sono sempre stata - rivelò come una doccia fredda - ma lui mi ha respinta e..da quel momento ho solo cercato dei buoni motivi per odiarlo…per allontanarlo da me in modo che mi facesse meno male vederlo amare le altre, per convincermi che mi facesse ribrezzo, che in fondo non lo volessi davvero ma…quando è capitato con Ashley, con una persona a me vicina…tutto quel muro di odio e indifferenza è crollato. Ho reagito da stupida gelosa ed egoista, mi vergogno profondamente di quello che sono diventata" raccontò, mentre le lacrime presero a scorrere copiose.

Terence si avvicinò, ancora sconvolto da quella confessione inaspettata, e la abbracciò.

"Non…non avevo mai capito niente" le disse desolato, quasi a volersi scusare, da fratello protettivo quale si riteneva non aveva mai intuito i vero sentimenti di quella sorella all' apparenza sicura ma talmente fragile, e adesso si sentiva in colpa.

"Perché sono sempre stata brava a fingere, a nascondermi dietro l'immagine di ragazza perfetta e felice" rispose lei,  finalmente riusciva a fare un'analisi lucida della sua vita e quello era già un passo in avanti.

Si staccò dal fratello e gli sorrise.

"Grazie, Terence. E tu invece…rispondimi con sincerità - aggiunse, fissandolo - Matt non ti manca neanche un poco? Eravate amici, quasi fratelli" gli chiese, andando a toccare un problema mai veramente affrontato da Terence.

Lui contrasse la fronte, la risposta a quella domanda doveva essere semplice ma lo mise in crisi e riaprì una ferita mai sanata.

"Come può mancarmi…dopo quello che mi ha fatto…è assurdo e insensato" provò debolmente ad opporsi ma Michelle sgnignazzò.

"Dopo quello che tu hai fatto a te stesso…in fondo ti capisco, siamo cresciuti così, non siamo capaci di accettare i nostri fallimenti e cerchiamo di appioppare colpe a chi non ne ha. Presto te ne renderai conto anche tu ne sono sicura" sentenziò, sorridendogli in maniera enigmatica.

Terence rimase a bocca aperta, tanti interrogativi e i suoi sentimenti messi nuovamente in gioco.

Michelle gli lanciò un'ultima occhiata, poi si avvicinò alla finestra che dava sul loro meraviglioso giardino alberato.

"Qui c'è tanto silenzio e pace…mi servirà. Faccio piccoli passi avanti. Tranquillizza pure la mamma, è solo un periodo ma ne uscirò migliore, vedrai. Salutami le ragazze se le vedi" disse con lo sguardo rivolto alle fronde degli alberi, gentilmente mosse da un lieve vento di fine inverno.

Terence annuì in silenzio, uscì dalla stanza della sorella e rimase un attimo fermo lungo il corridoio.

Si strinse nel cappotto quando abbandonò la sua casa e una domanda riprese a tormentarlo.

Quell'amicizia è morta per sempre…o forse no?


Tra le quattro mura di quella stanza riecheggiavano i sospiri, i gemiti, i suoni di ciò che si stava consumando tra le lenzuola.

Era notte, la luce sul comodino brillava flebile, il resto del mondo chiuso fuori.

E loro due stretti l'uno nell'altra, intenti a fare l'amore, qualcosa di normale tra loro in quell'ultimo periodo di convivenza, anche se non accadeva da un paio di giorni.

Solo che stavolta c'era qualcosa di diverso.

I loro movimenti si erano fatti frenetici, gli sguardi affamati e disperati, le unghie di lei che premevano troppo intensamente sulla sua schiena, gli occhi chiusi, i colpi ritmici e netti di lui che lei assecondava come a volersi lasciare trasportare da un'altra parte, in un altro mondo.

Sembravano regrediti a quella loro confusa prima volta, inaspettata, non programmata, totalmente irrazionale e spiazzante.

C'era lo stesso bisogno di aversi, la stessa urgenza di cancellare un qualche dolore con quel piacere.

Nell'aria aleggiava una strana sensazione, qualcosa di cui Ashley era pienamente consapevole e che Matt aveva intuito dal modo in cui lei lo aveva cercato, aggrappandosi a lui, togliendosi i vestiti senza cura per lasciarsi andare subito e senza spiegazioni.

Quando Ashley si strinse più forte a lui, raggiungendo il culmine del piacere, anche Matt non resistette più e si lasciò andare, baciandola a lungo.

Ripresero fiato, insieme, ancora abbracciati e appagati, guardandosi negli occhi con una triste consapevolezza.

Che quella volta, così simile alla prima, fosse forse anche l'ultima.

Dopo qualche minuto Matt si sollevò e la liberò dal suo peso, per poi sdraiarsi accanto a lei, Ashley gli scivolò a fianco, accucciandosi sul suo petto.

Sentì la mano di Matt che morbidamente le carezzava i capelli e il viso, lui stranamente stava in silenzio, nessuna battuta pungente o il racconto della giornata 

Sembrava in paziente attesa ed Ashley ebbe la conferma che lui aveva già capito, che anche quella volta lo strano e intimo legame che li univa gli aveva suggerito la risposta.

Le si formò un nodo alla gola ma si fece forza.

"Domani me ne vado" disse, senza muovere un muscolo né spostare la testa.

Lui continuò ad accarezzarla, all'apparenza indifferente alla confessione, e non parlò subito.

"Ok" dichiarò semplicemente dopo qualche secondo.

Niente di più.

Ashley non aggiunse altro e non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia.

Si addormentò così, cullata da quell'abbraccio che sentiva di non meritare più.


Le ultime borse erano pronte, Ashley le spostò vicino alla porta di ingresso e si ritagliò un momento per riprendere fiato.

"Hai bisogno di aiuto?" Chiese Matt, affacciandosi nel corridoio.

"No, queste erano le ultime" 

"Ti accompagno" propose lui ma Ashley gli negò anche quell'ultima iniziativa.

"Non c'è bisogno. Ho chiamato un taxi, sarà qui tra una decina di minuti" lo informò con freddezza.

Lui annuì, Ashley lo raggiunse e lo guardò di sfuggita.

Non riusciva a reggere il suo sguardo, si sentiva distrutta e lo stava evitando.

Le sue ragioni Matt le conosceva e, anche se la cosa la faceva soffrire, non aveva nient'altro da aggiungere o si sarebbero fatti male entrambi.

Lui però evidentemente non la pensava allo stesso modo.

"Si può sapere perché mi stai evitando?" Domandò infine, dopo che Ashley gli ebbe voltato le spalle per l'ennesima volta.

Lei tremò e sentí un peso al cuore.

Il momento che temeva stava arrivando.

"Non ti sto evitando, sono solo molto indaffarata" provò a giustificarsi ma lo sentì ridere amaramente.

"Ashley, ti prego. Non prendermi in giro…non puoi farlo proprio a me" si ribellò, facendola girare verso di lui.

I suoi occhi castani erano carichi di dolore e per un attimo lo fecero pentire della sua intenzione di sapere di più.

Non voleva vederla così devastata ma l'amore che provava per lei gli impediva di non  chiedere almeno una spiegazione.

"Cosa c'è?" domandò, mettendosi di fronte a lui e stringendosi nelle spalle.

Il ragazzo che amava era davanti a lei e, dopo quei giorni meravigliosi, lei lo stava abbandonando per poter ritrovare sé stessa, con la consapevolezza che ci fosse la possibilità di non ritrovarlo una volta che fosse stata meglio.

Non poteva chiedergli di aspettarla, non sarebbe stato giusto.

"Ashley credo che noi dobbiamo parlare, abbiamo rimandato troppe volte" dichiarò lui deciso ed Ashley perse un battito.

"Sono qui" 

"Cosa ne sarà di noi una volta che sarai uscita da quella porta? Almeno questo merito di saperlo" disse estremamente serio,  guardandola negli occhi, in attesa di risposte.

Lei spostò gli occhi, visibilmente provata.

"Matt…sai che non posso prometterti niente…sono a pezzi e devo ricominciare…ma non posso chiederti di aspettarmi, non so neanche quanto ci vorrà. Ho bisogno di stare da sola" ribadì, la sua voce bassa e flebile, parole dure che le stracciavano l'anima.

"E quindi è finito tutto? Questo tempo insieme, le risate, le ore insieme, tutte le volte che abbiamo fatto l'amore. È stato per nulla?" chiese, nel tentativo di farla riflettere, di fare emergere un barlume di speranza che sembrava non avere.

"Matt, quello che abbiamo vissuto è stato meraviglioso e credimi che ho il cuore a pezzi ma…non è la realtà. Ci siamo chiusi qui dentro vivendo in una bolla bellissima ma irreale. Fuori ci sono una marea di problemi irrisolti che prima o poi ci troverebbero. E se non li affronteremo saremo punto e a capo." provò a spiegargli con le lacrime agli occhi.

Lui sospirò, proprio non riusciva a capirla, loro due che avevano sempre avuto una sintonia pazzesca, stavano lì, l'uno davanti all'altra, senza riuscire a comprendersi per la prima volta.

"Possiamo affrontarli insieme! Saremmo più forti! Se vuoi stare da sola lo capisco ma…perché devi tagliarmi fuori? Non ti rendi conto che così fai proprio il gioco di Michelle e degli altri? Il loro scopo era rovinarci e dividerci e glielo stai servendo su un piatto d'argento!" sbottò, tirando fuori delle ragioni più che convincenti che però non fecero effetto su di lei.

Ormai aveva deciso.

"Di quello che vogliono loro non mi importa! Devo farlo per me stessa, ho attraversato troppi momenti bui ma mi conosco e devo venirne a capo da sola. Non voglio trascinarti in questo…con te continuerei a vivere un sogno e…non posso, Matt…non so come spiegarti ma…finirei per perdere di vista il mio obiettivo. La nostra storia è nata su un cumulo di macerie e se non me ne libero continueranno ad affollarmi" Insistette, ma Matt scosse il capo.

"Sono macerie che hanno creato altri attorno a noi e ingiustamente! Stavolta non sono d'accordo con te, mi spiace. Ashley capisco le tue ragioni ma…così mi escludi e…può anche andarmi bene se non mi vuoi ma…allora abbi almeno il coraggio di guardarmi in faccia e dirmelo. Dimmi che mi lasci e che questi giorni non hanno significato niente, che abbiamo solo scopato e che per me non provi niente dopo tutti questi mesi! Almeno sii sincera!" obiettò, prendendole le mani, fredde e sudate, nel tentativo di farla rinsavire.

"Matt…non puoi chiedermi questo…sai che non è così…non costringermi a dire cose che non vere" lo implorò tra le lacrime mentre lui mollò di getto le sue mani e si allontanò da lei, deluso e ferito.

"I fatti però parlano chiaro…e dicono altro. Mi stai lasciando ed è quello che conta. Ok, mi sta bene così, allora" disse infine, rassegnato, mentre Ashley raccolse l'ultimo barlume di forza che aveva e si avviò verso la porta.

Inutile discutere ancora, avrebbe solo allungato la loro sofferenza

"Mi spiace tanto" mormorò soltanto guardandolo un'ultima volta, e leggendo nel suo sguardo delusione e incredulità.

"Non immaginavo sarebbe finita così alla fine…dopo tutti gli ostacoli, le incomprensioni, i segreti. E sai perché?" fece, mentre la accompagnava alla porta.

"Ti prego no.." supplicò un'ultima volta perché ciò che stava per dire l'avrebbe colpita peggio di una coltellata.

"Perché io ti amo, Ashley! Forse non da subito, forse nemmeno la prima volta che siano stati insieme ma…ho sempre sentito dentro qualcosa che non avevo mai provato prima! - confessò, facendole perdere il fiato - e ora lo so…ti amo…e se vuoi andare lo accetto e lo rispetto ma…avevo creduto potessimo avere un altro finale. Mi  ero sbagliato, forse la colpa è solo mia, in fondo" concluse, lanciandole un ultimo sguardo mentre lei, pietrificata e ferita, non riusciva più a staccargli gli occhi di dosso.

Non riuscì a emettere parole.

Matt le aveva finalmente confessato tutto il suo amore e nel momento più doloroso.

Si erano rincorsi tante volte e altrettante erano arrivati vicini al dirselo ma sentire quelle parole adesso, in quella baraonda che li avrebbe divisi, faceva male, troppo.

Sentì il bisogno di urlargli che anche lei lo amava da impazzire ma che non riusciva a spiegargli che non aveva altro modo se non lasciarlo in quel momento.

Si voltò e fuggì via per le scale, incapace di reggere altro.

Lui si affacciò, prima che lei voltasse rampa e sparisse dalla sua vista.

"Ti stai comportando da vigliacca, Ashley. E io so che non lo sei, hai solo smarrito te stessa. Ti auguro davvero di ritrovarti come speri…buona vita" disse infine, era calmo e sincero, quasi dolce.

Si sentiva che in fondo, nonostante l'abbandono, la amasse davvero e non potesse fare a meno di augurarle il meglio.

Quelle parole suonarono davvero come un addio, Ashley raggelò, poi le sue gambe partirono veloci, si costrinse a farlo o non sarebbe più riuscita a lasciarlo.

Sulle spalle il carico di quell'ultima discussione tra loro.

Probabilmente non l'avrebbe mai più rivisto.

Faceva male da morire.

La sera si ritrovò da sola in quel piccolo monolocale, la sua ripartenza.

Respirò profondamente, guardò intorno l'arredamento scarno, le sue poche cose ancora da sistemare nella stanza così come dentro di lei.

Si cominciava, da capo, per l'ennesima volta.

Si infilò sotto le coperte, in quel letto minuscolo e freddo, da sola.

Mancava lui, tremendamente.

Pianse a dirotto sul cuscino immacolato.

Le mancava troppo ma era così che doveva andare.

Chissà se lui avrebbe mai capito, se in quei giorni avrebbe pensato a loro o se l'avrebbe cancellata.

Adesso però era il momento di cavarsela da sola.

Stremata si addormentò.

Dal dolore si rinasce, come la fenice dalle sue ceneri e il suo nuovo inizio partiva da quella sera buia e tormentata, dalle rovine di quel grande amore.

 

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Capitolo 48
*** Rinascita ***


 

Ciao a tutte carissime lettrici.

Non riesco a crederci nemmeno io che sono riuscita ad aggiornare questa storia che amo tantissimo ma che purtroppo era rimasta in stand by per un tempo lunghissimo per vari motivi tra cui mancanza di tempo e anche di ispirazione.

Mi scuso con tutte coloro che seguivano e che spero abbiano ancora interesse a continuare la lettura. 

Mi impegnerò per aggiornare più rapidamente e nel frattempo vi lascio al nuovo capitolo.

Un abbraccio!

 

CAPITOLO 48 - RINASCITA

 

"Coraggio, a tavola! È pronto il pranzo!" 

La voce insolitamente squillante e risoluta di Melissa rimbombò tra le pareti scarne di quel piccolo monolocale.

La risposta all' invito non tardò ad arrivare ma assomigliò più a un mugugno che a una frase pronunciata da un essere umano.

"Non mi va di mangiare" 

Melissa riuscì per miracolo a decifrare quel suono soffocato che sembrava provenire da sottoterra, aggrottò le sopracciglia e sospirò pesantemente.

No, così non andava per niente bene.

Si slacciò con un gesto rapido il grembiule a fiori che aveva usato per cucinare e con passo deciso si avviò oltre il muro bianco della cucina, collegato alla stanza accanto semplicemente da un'apertura ad arco coperta solo da una tendina scorrevole.

Ashley giaceva seduta sul letto, rannicchiata attorno alle sue ginocchia proprio come l'aveva lasciata poco prima, avvolta da una pesante coperta che lasciava scoperto solo il viso, pallido e spento, su cui si potevano facilmente notare le labbra secche e screpolate e gli occhi ancora gonfi e arrossati, segno inconfondibile di infiniti pianti.

Melissa si piazzò davanti a lei, con le mani poggiate sui fianchi, cercando di sembrare autorevole nonostante il suo metro e sessanta scarso la facesse apparire poco credibile.

"Spero di aver capito male. Non avere fame non è contemplato nel programma di oggi - le intimò con tono fermo ma affettuoso, come avrebbe fatto qualunque madre premurosa - e adesso togliti di dosso questa cosa che ti fa sembrare una mummia egizia e sgranchisciti un po'! Più stai ferma e più sentirai freddo" continuò, strappandole via la coperta dalle spalle.

Ashley si strinse nelle braccia di riflesso, e strofinò le maniche della sua felpa grigia.

La stufa era più che sufficiente a riscaldare quel minuscolo appartamento, ma lei, curva su se stessa come volesse scomparire, sentiva il gelo nelle ossa e soprattutto nel cuore.

"Sul serio, Melissa…non mi va" provò a insistere ma la sua amica non aveva la benché minima intenzione di cedere.

"Ah, non ci provare! E adesso sbrigati o si fredda la minestra!" ribadì con fermezza, sorridendole prima di voltarsi e raggiungere la cucina.

Ashley capì che non l'avrebbe spuntata con lei.

La osservò mentre di spalle armeggiava con la pentola bollente e i piatti e finalmente qualcosa di simile a un sorriso increspò le sue labbra.

Quella ragazza di solito timidissima e insicura appariva così forte quel giorno che quasi stentava a riconoscerla.

Era felice di quel cambiamento positivo nella sua amica, Melissa stava tirando fuori il meglio di sé da quel periodo difficile, a differenza sua.

Sospirò e lentamente si portò in avanti per poi mettersi in piedi. Le gambe erano intorpidite e le ci volle un po' prima di riuscire a camminare.

Si sentiva debole e completamente fuori dal mondo.

In quei giorni non aveva messo piede fuori casa se non una volta per comprare qualcosa da mettere nel frigo.

Fece capolino in cucina, Melissa percepì la sua presenza e si girò subito.

"Oh, eccoti! - esclamò felice, poi si avvicinò a lei, le sistemò qualche ciocca di capelli e la guardò soddisfatta - bene, temevo che avresti voluto passare l'intera giornata immobile a letto a rimuginare" 

"L'idea era proprio quella, in realtà" non si vergognò di confermare Ashley, con lo sguardo pensieroso.

Melissa le lanciò un'occhiataccia.

"Non dirlo neanche per scherzo! Vuoi farmi credere che hai passato così questi ultimi quattro giorni?" chiese sconvolta e molto preoccupata.

"Più o meno" rispose vaga la rossa, prima di accomodarsi mollemente su una sedia a tavola.

Da quando aveva abbandonato Matt in quella maniera orrenda erano passati appena quattro giorni e lei non aveva fatto altro che piangere e ripensare a lui.

Il dolore era troppo grande ma in fondo quella di andarsene era stata una sua scelta, anche se sofferta.

E poi c'era quel suo "ti amo" che continuava a ronzarle in testa, dolce e doloroso allo stesso tempo.

Melissa la fissò con uno sguardo molto preoccupato, poi le mise davanti un piatto fumante che emanava un buon profumo.

"Sú mangia…è una ricetta di mia mamma, ti assicuro che questa minestra è buonissima, soprattutto d'inverno, con questo freddo pazzesco ti riscalda che è un piacere! Ti rimetterà in sesto, vedrai!" La incoraggiò la bruna, per poi accomodarsi di fronte a lei.

Ashley si lasciò coccolare dal calore che emanava il piatto e in effetti un po' di appetito riaffiorò nel suo stomaco.

In quei giorni aveva mangiato poco e male, aveva il viso scavato e poche forze.

"Ti ringrazio ma non c'era bisogno che faticassi ai fornelli per me…un panino sarebbe andato più che bene" disse, girando distrattamente il cucchiaio nella minestra calda.

"Ma che dici? Mi ha fatto piacere! E poi devi nutrirti in maniera sana e adeguata, le difese immunitarie si abbassano molto quando attraversiamo un momento di forte stress e un'alimentazione equilibrata e ricca è fondamentale" ribadì sicura, facendosi forte dei suoi studi.

Ashley sorrise.

"Dimenticavo che la mia amica è un futuro medico" scherzò, prima di cominciare finalmente a mangiare di gusto.

Rimasero in silenzio alcuni minuti durante i quali l'unico rumore fu il ticchettio dei cucchiai sulla ceramica dei piatti, un tempo che sembrò interminabile, entrambe coi volti bassi, senza sapere da dove cominciare.

Ashley aveva trascorso da sola quei primi giorni dopo essersi trasferita ma presto si era resa conto di avere bisogno di una presenza amica e fidata al suo fianco per riuscire a venire fuori dall' enorme vortice di tristezza e depressione in cui stava precipitando.

Aveva mandato un messaggio a Melissa, dicendole soltanto che era andata via, e a lei erano bastate quelle poche parole per farla catapultare in quel piccolo monolocale.

Aveva trovato Ashley in condizioni pietose, irriconoscibile.

Sembrava l'ombra di se stessa, senza voglia di reagire o lottare, chiusa nella sua sofferenza e molto diversa dalla ragazza combattiva che conosceva.

Aveva deciso che non glielo avrebbe permesso, le avrebbe dato una scrollata per il suo bene, per non far sì che avere sacrificato il suo amore non fosse servito a nulla.

Avevano parlato davvero poco, si erano abbracciate ed Ashley era scoppiata a piangere, singhiozzando.

Quando si era calmata Melissa aveva pensato che innanzitutto dovesse prendersi cura del suo corpo e non c'era niente di meglio che iniziare da un bel pasto decente.

"Non so come ringraziarti, Melissa. Sei l'amica migliore che potessi trovare" disse flebilmente Ashley, ad un certo punto.

"Oh, ma non devi ringraziarmi! Ashley, ero così preoccupata per te quando mi hai scritto! Le amiche si aiutano proprio nel momento del bisogno, no?" la tranquillizzò prendendole una mano tra le sue, tiepide.

"Già." Disse soltanto Ashley, per poi abbassare nuovamente lo sguardo.

Melissa la osservò con aria affranta.

Non voleva obbligarla a parlare di qualcosa che la faceva soffrire ma era ben consapevole che la sua amica non poteva continuare con quell'atteggiamento remissivo.

Roteò gli occhi, posò lo sguardo distrattamente sulle pareti spoglie di quel piccolo appartamento ancora così anonimo, poi intrecciò le mani e si schiarì la voce.

"E così lo hai lasciato" 

Ashley spalancò gli occhi, una fitta al cuore la riportò crudelmente a quel momento che avrebbe voluto cancellare per sempre.

"Mi ha detto che mi ama, Melissa - ribattè d'improvviso, lasciando l'amica a bocca aperta - è stato assurdo perché ho provato la più grande gioia e il dolore più forte, il tutto contemporaneamente. Non so neanche com'è stato possibile.  Me ne sono andata senza dire niente, senza riuscire a dirgli cosa provo dopo tutti questi mesi...come un'idiota." confessò di getto, con la voce tremante e le mani sul viso.

Melissa rimase senza parole, poteva solo immaginare quale battaglia si stava combattendo nell'animo della sua cara amica e quanto male dovesse fare.

Deglutì, poi dischiuse le labbra.

"Lo hai fatto per una buona causa. Per te stessa e per poter chiudere definitivamente questo capitolo della tua vita" cercò di incoraggiarla, provando a riportare la sua attenzione all'obiettivo che si era prefissata.

"Lo so, e non lo rinnego…avrei solo voluto essere più coraggiosa e mi dispiace di non essere riuscita a trovare un modo per non ferirlo. Ho ancora in mente i suoi occhi, la sua voce che lasciava trasparire tutta la delusione…mi manca da morire" disse, aprendosi con sincerità e riuscendo a buttare fuori tutti quei pensieri opprimenti.

Melissa batté debolmente il pugno sul tavolo, lo fece quasi con delicatezza ma quel gesto insolito attirò comunque l'attenzione di Ashley.

La rossa fissò lo sguardo corrucciato dell'amica con stupore.

"Beh, però non te la prendere per quello che sto per dirti e scusa se sembro dura ma…continuando a comportarti così, a piangerti addosso e a passare i giorni ripensando a Matt non farai altro che vanificare le tue scelte, compresa quella di abbandonarlo. - dichiarò schietta, le guance arrossate che rivelavano quanto fosse difficile per lei parlare alla sua amica in quella maniera poco gentile - scusami ma…quello che voglio dire è che…so che stai soffrendo e che stai malissimo al pensiero di quello che hai fatto a Matt ma adesso devi spostare l'attenzione da lui a te stessa e devi farlo anche per voi, per quello che rappresenta il vostro amore. Solo così troverai la soluzione a tutto e chissà, forse potrai ritrovarlo e finalmente essere felici insieme" 

Ashley rimase immobile, la sua fronte si contrasse appena alle parole dell'amica.

Melissa era così saggia e così razionale in quel momento, molto più di lei che aveva ragionato talmente tanto in quei giorni, aveva pianificato ogni azione, ogni riflessione, ogni tattica per venirne fuori e adesso si era praticamente persa in mezzo alle sue stesse congetture.

"Hai ragione, io…mi sono lasciata trasportare dai sentimenti e dalle emozioni ma…ho perso di vista il vero motivo per cui sono qui..ed è vero…non è giusto neanche nei confronti di Matt. Me ne rendo conto adesso e…voglio recuperare, giuro che ce la metterò tutta" le promise in uno slancio di entusiasmo, facendo tornare il sorriso sulle labbra di Melissa.

"Così ti voglio! I tuoi consigli mi hanno sempre aiutata e se adesso ho il coraggio di stare con Luke lo devo anche a te…quando ti ho vista così arrendevole e fiacca oggi non potevo rimanere indifferente. Sono con te amica mia, senpre. E poi sono sicura che Matt saprà aspettarti" la confortò, sperando di infonderle coraggio ma Ashley si rabbuiò.

"Non gli ho chiesto di aspettarmi. Egoisticamente vorrei tanto che possa farlo ma non potevo chiederglielo, lui deve vivere la sua vita e non può dipendere dai miei tempi e da quando riuscirò a rimettere le cose a posto. Almeno questo glielo dovevo, la sua libertà."  Le spiegò, le sue parole lasciavano un sapore amaro ma rispecchiavano la verità.

"Io sono un'inguaribile romantica…e sono sicura che tutto andrà bene, deve farlo" ribatté però Melissa, riportando una nota di positività nella conversazione.

Ashley sorrise.

Avrebbe tanto voluto crederle.

Passarono il pomeriggio insieme a chiacchierare del più e del meno.

Quando Ashley salutò la sua amica e si richiuse la porta alle spalle si ritrovò di nuovo da sola.

Ma stavolta non aveva più paura.

Prese un lungo respiro, frugò da uno dei pacchi con dentro le sue cose che non aveva avuto voglia di sistemare e tirò fuori un piccolo quaderno ancora immacolato.

Impugnò una penna e si mise alla scrivania, illuminata solo da una lampada da tavolo.

Scrivere era sempre stata la sua valvola di sfogo nei momenti peggiori della sua vita.

L'aveva aiutata con la morte di suo padre e poi con l'abbandono di sua madre.

L'avrebbe fatto ancora adesso, ne era sicura.

Segnò la data di quel giorno come inizio e la sottolineò.

Quella sarebbe stata la sua ripartenza, il giorno zero.

Cominciò a buttare giù un fiume di parole, stati d'animo, obiettivi, sogni e anche cose più materiali, come la lista delle cose da comprare per rendere più accogliente quel posto.

La sua nuova casa era un simbolo, il luogo in cui ritrovarsi dopo essersi smarrita e doveva renderla familiare, personale, doveva fare in modo che la facesse sentire bene e al sicuro.

Avrebbe cominciato già l'indomani stesso.

Quando chiuse il quaderno erano già le due di notte.

Sorrise, lo ripose nel cassetto e per la prima volta dopo giorni, dormí di un sonno sereno e ristoratore senza incubi.

 

"Ok, questo era l'ultimo" disse Ashley mentre sistemava un libro sullo scaffale di una libreria colore avorio.

"Beh, direi che il risultato non è niente male" commentò Melissa, stiracchiandosi le braccia e raddrizzando la schiena.

Aveva aiutato Ashley a montare una libreria nuova dove poter conservare in ordine tutti i suoi amati libri.

"Già, mi piace proprio" 

La rossa si guardò attorno soddisfatta.

Erano passate due settimane dalla conversazione avuta con Melissa e molte cose erano cambiate in lei.

Era tornata ad essere la ragazza combattiva di prima, decisa e concentrata.

Aveva completamente rimodernato la casa, comprato suppellettili, piante, candele e quant'altro potesse farla sentire a suo agio.

Aveva persino ridipinto le pareti con il gentile aiuto di Melissa che si era offerta di sua spontanea volontà, nonostante Ashley si fosse sentita tanto in colpa a vederla faticare per lei.

"Ti va di fare merenda adesso? Ho troppa fame e poi devo sdebitarmi per il tuo aiuto. Ieri per rilassarmi dopo il lavoro ho fatto una torta alle mele ma vivo da sola perciò è praticamente quasi intatta."  disse mentre metteva a posto gli attrezzi che avevano usato per montare il mobile.

"Non devi sdebitarti però la torta la accetto volentieri " rispose Melissa.

"Andiamo di là"

Melissa si accomodò al tavolo mentre la sua amica prendeva la torta e ne tagliava delle fette.

Il suo viso divenne d'improvviso incerto, come se non sapesse cosa fare ed Ashley se ne accorse.

"Qualcosa non va?" Chiese preoccupata.

"Ieri Luke è uscito con Matt" disse subito l'amica, trovando un briciolo di coraggio.

La mano di Ashley esitò nel continuare a tagliare il dolce, si fermò un attimo e il suo viso sbiancò.

Poi lentamente riprese.

"Come sta?" Domandò con un filo di voce cercando di restare indifferente e tranquilla mentre tentava invano di calmare il suo cuore impazzito al solo sentire il nome del ragazzo.

"Mi ha detto che sta meglio adesso ma non ha aggiunto troppi particolari. Sai, quando si tratta del suo migliore amico ha la bocca cucita anche con me. Hanno passato una serata piacevole, a quanto pare. C'era anche Jessica con loro" le raccontò, sperando di non aver sbagliato a introdurre quel discorso.

"Chissà quanto mi odia quella" commentò bruscamente Ashley, passando una fetta di torta a Melissa.

Ricordava i modi poco carini di Jessica e quanto si stessero reciprocamente antipatiche e di sicuro, avendo saputo del suo abbandono nei confronti di Matt, il disprezzo era certamente aumentato.

"Nessuno può giudicare le tue scelte. Non pensare agli altri, pensa a te, non dimenticarlo" le ricordò Melissa.

"Comunque sono contenta che stia meglio. Anzi, spero che sia già riuscito a dimenticarmi" aggiunse Ashley amaramente, con un forte nodo alla gola.

Le faceva male dire quelle cose ma era giusto così.

"Non deve andare per forza in questo modo" provò a ribattere timidamente Melissa, ma la rossa sembrava irremovibile.

"E come altro potrebbe? L'ho ferito e non sono sicura che abbia compreso appieno il perché delle mie azioni. Che cosa dovrei fare secondo te?" chiese rassegnata e anche un po' disperata, senza aspettarsi alcuna risposta di incoraggiamento.

Melissa abbassò lo sguardo e strinse i pugni delle sue mani.

Ci pensò per un attimo, poi sollevò la testa e incontrò lo sguardo spaesato di Ashley.

"Io non so dirti cosa dovresti fare però…so che non si dovrebbero mai lasciare situazioni irrisolte e non credo proprio che la vostra storia sia arrivata all'ultimo atto, non in quella maniera. Le cose a volte trovano il loro corso da sole, con calma" dichiarò sicura, terminando la frase con un luminoso sorriso e uno sguardo così dolce e rassicurante che diede una flebile speranza alla sua amica.

"Vorrei tanto che tu avessi ragione" sussurrò pensierosa Ashley, lasciando che mille domande affollassero la sua mente.

 

Ashley era fermamente convinta che quando qualcosa si frantumava in pezzi era impossibile farla tornare esattamente allo stato originario.

Succedeva con gli oggetti e anche con le persone.

Eppure era altrettanto sicura di un'altra verità.

Un vaso rotto non sarebbe mai ritornato perfetto come quando uscito dalla fabbrica ma incollare per bene i pezzi, uno per uno, avrebbe permesso di dargli una seconda vita senza bisogno di gettarlo via per sempre.

Certo, le crepe e i punti di giuntura tra i pezzi si sarebbero notati lo stesso da vicino e a un occhio attento, ma l'avrebbero reso anche più particolare, diverso e con una storia da raccontare.

In quelle settimane passate quasi del tutto in solitaria, se si escludeva qualche visita sporadica di Melissa, aveva avuto modo di riflettere indisturbata e senza condizionamenti, proprio come aveva programmato.

Ed era arrivata alla conclusione che, per rimettere insieme i cocci della sua vita e dei rapporti con le persone a cui teneva, doveva partire da zero senza tralasciare niente e nessuno.

Se ogni pezzo, anche il più piccolo, fosse andato a posto allora anche lei sarebbe tornata in piedi, con le cicatrici a ricordarle gli errori in cui non doveva più ricadere.

Sembrava un piano molto efficace, bisognava solo attuarlo e decidere da chi cominciare.

Ashley poggiò il mento sul palmo della mano e guardo fuori dalla finestra della sua camera da letto.

Dopo quei ragionamenti estremamente razionali, adesso doveva essere il suo cuore a guidarla.

Aggrottò lievemente le sopracciglia, poi non ebbe più dubbi.

Prese il telefono e le sue dita scorsero fino a un nome.

"Terence" 

Avrebbe cominciato da lui, dalla prima persona che l'aveva salvata quando era giunta in città e quella che le era stata amica fino alla fine, nonostante i sentimenti non ricambiati.

Gliela doveva una spiegazione e, anche se era terrorizzata di rivederlo dopo il casino che aveva combinato, non c'erano altre soluzioni.

Con le mani gelide e che le tremavano, scrisse velocemente un messaggio, sembrava quasi che, se non avesse fatto in fretta, forse non ne avrebbe avuto più il coraggio.

'Ciao, ci vediamo uno di questi giorni? Devo parlarti…se ti va' 

Poche e semplici parole.

'Non mi risponderà mai, probabilmente' pensò sconsolata dopo aver atteso invano dieci minuti con l'ansia nel cuore.

Andò in bagno e si mise il pigiama, spense la luce, rimanendo in penombra con soltanto la piccola lampadina del comodino a illuminare debolmente la stanza.

Si sedette sul letto e poi si buttò sul cuscino, sospirando.

Fissò il soffitto qualche secondo, poi si girò di fianco e si allungò per spegnere la luce quando una vibrazione la distolse dal farlo.

Sbarrò gli occhi e col cuore in subbuglio, afferrò il cellulare.

Un messaggio di Terence.

Lo aprí rapida come una scheggia, preparandosi a leggere insulti o inviti ad andare a quel paese, invece la risposta la spiazzò.

"Domani va bene?" 

Pochissime parole, un po' fredde ma ci stava vista la situazione.

"Si, finisco di lavorare alle 18" rispose, cercando di digitare correttamente le lettere.

"Ok, ci vediamo al nostro solito bar" 

Ashley posò il telefono e chiuse finalmente gli occhi, con un sorriso di speranza sul viso.

Ci sarebbe voluta tanta colla per rimettere a posto quel pezzo ma ci avrebbe provato con tutta se stessa.

 

Il bar era stracolmo a quell'orario pomeridiano in pieno inverno.

La gente cercava posti confortevoli in cui rifugiarsi e scambiare quattro chiacchiere con amici, fidanzati, conoscenti, sorseggiando qualcosa di caldo.

Lei sedeva ancora sola al tavolo.

Era arrivata in anticipo, impaziente per quell'incontro cruciale, quello da cui prendeva il via il suo tentativo di rinascita.

D'un tratto vide sbucare all'ingresso Terence.

Non era cambiato, i soliti capelli castani ordinati e una lieve barba sulle guance.

Il ragazzo si guardò intorno, poi si voltò nella sua direzione ed Ashley gli fece un piccolo cenno per farsi notare.

Gli occhi di Terence cambiarono espressione quando la videro e man mano che si avvicinava Ashley poté leggerci dentro.

La guardava in modo molto diverso da quello solare e gioioso a cui era abituata, non c'era traccia della spensieratezza e nemmeno dell'amore che aveva provato per lei.

C'era solo una seria consapevolezza, la certezza di chi adesso sa del tradimento, delle bugie, dei sotterfugi.

La delusione di chi guarda negli occhi la ragazza di cui era innamorato e se le immagina a letto col suo peggior nemico, come in un incubo.

"Ciao Terence" provò a rompere il ghiaccio lei.

"Ciao, è tanto che aspetti?" rispose lui, gelido e distante, la sua freddezza le fece male, soprattutto perché cozzava irrimediabilmente coi ricordi dei suoi momenti con Terence.

Lui con la battuta sempre pronta e il sorriso sul volto.

"No, tranquillo. Ero venuta in anticipo perché…non vedevo l'ora di vederti, in realtà" rivelò sinceramente, facendolo sussultare.

Terence deviò lo sguardo, sembrava a disagio ma poi si inumidí le labbra per parlare.

"Sai, ieri quando ho letto il messaggio ho pensato davvero di non risponderti. Mi sono detto, perché devo vederla? Che altro avrà da dirmi che possa migliorare ciò che ha fatto? Però sai, in questo periodo stanno cambiando tante cose e…persone - disse, pensando anche alla conversazione avuta con sua sorella poco tempo prima - e allora ho ricordato che forse in passato non ti ho mai fatto parlare abbastanza, non ti ho permesso di raccontarti, tutto preso dalla mia cotta per te e dalla mia carriera e…ho sbagliato. Quindi sono qui e stavolta ascolterò tutto, persino le verità più scomode" 

Ashley rimase ferma a osservarlo.

Sembrava più maturo e le parole che aveva appena pronunciato lo confermavano.

Si arrotolò nervosamente una ciocca di capelli, stringendosi nelle spalle.

"Terence io…non so da dove altro cominciare se non dicendo la cosa più ovvia e scontata. Non ho mai voluto farvi del male…né a te, né a Michelle. Quello che è successo con Matt è stato un fulmine a ciel sereno e il motivo per cui l'ho tenuto nascosto è che nemmeno io sapevo dove stavo andando con lui - cominciò incerta, con una marea di pensieri in testa che si spintonavano per uscire - di una cosa però mi pento e mi scuso. Non avrei dovuto nascondervi per niente al mondo la mia relazione con lui. Anche a costo di perdervi. Quello è stato un errore, lo ammetto, ma voi non mi avete certo reso semplici le cose, avevate costruito un clima di odio assurdo e inspiegabile che in fondo non sono mai riuscita a fare mio. Non ho mai odiato Matt, anche se ci ho provato solo per farvi felici, sbagliando"

Lo sguardo di Terence si fece assorto, ripensò ai motivi per cui lui e sua sorella avevano troncato i rapporti con Matt, quelli veri e non quelli dietro cui si nascondevano, e a quanto adesso sembrassero stupidi e insensati, soprattutto vedendo quanto dolore e incomprensioni avevano generato.

"Hai ragione, non avremmo dovuto costringervi ad odiare quel gruppo e mi dispiace che questo ti abbia causato tanta sofferenza. È solo che avrei voluto saperlo da te e non da mia sorella o da altri. Avrei voluto che fossi stata tu a dirmi che stavi con lui, che ci andavi a letto o qualsiasi altra cosa ci sia fra voi." Le spiegò Terence, la sua voce tremava, era insicura e agitata.

Ashley gli prese una mano, con gli occhi lucidi.

"Mi dispiace per come sono andate le cose. Il fatto è che, pensavo che la prima bugia sarebbe stata anche l'ultima perché non avevo idea di dove mi avrebbe portato quello strano rapporto con Matt e mi ripromettevo di troncarlo ogni santa volta. E poi non ci riuscivo e così…Ero convinta che ogni bugia sarebbe stata l'ultima e invece io e lui finivamo per trovarci di nuovo  insieme, non potevamo farne a meno e così…le bugie sono diventate troppe e impossibili da gestire. Potevo solo continuare a dirne di nuove, senza pensare alle conseguenze. Mi hanno travolto alla fine, tutto qui" provò a spiegarsi, Terence la guardò negli occhi e sospirò, massaggiandosi le tempie come se avesse un gran mal di testa..

"Si, credo di poter capire. Quando Michelle mi ha detto la verità è stato come se un grattacielo mi fosse piovuto in testa. Non potevo pensare a te insieme a lui, soprattutto per via dei miei sentimenti. Ho sbagliato a non analizzare tutto lucidamente e a non chiederti spiegazioni"

"Probabilmente abbiamo sbagliato tutti in questa storia. Tutti abbiamo la nostra parte di colpa ma…era giusto parlarne e chiarire se possibile." concluse mentre Terence annuì, dandole ragione.

La nebbia pian piano si diradava e i raggi del sole facevano capolino.

Per entrambi fu come scrollarsi di dosso dei macigni insopportabili.

"Lui ti piace davvero?" domandò poi Terence a bruciapelo.

"Io lo amo. - ammise Ashley senza incertezze, sorridendo amaramente perché era capace di dirlo a tutti tranne che al diretto interessato - non da subito ma…non so di preciso quando sia successo esattamente perché per tanto tempo ho cercato di negarlo persino a me stessa. Matt riesce a portare fuori angoli di me  che neanche io conosco davvero, mi comprende come nessun altro fino ad ora ha mai fatto, è un amore immenso che mi ha travolto senza che potessi evitarlo" gli confessò con le lacrime agli occhi e una stretta al petto troppo dolorosa da sopportare.

Terence strinse la sua mano.

Non osò domandarle se stavano insieme o altro, semplicemente rimase ad ascoltarla proprio come aveva promesso all'inizio.

"Beh, mi ha sconfitto anche in questo quello stronzo" commentò, ma stavolta non c'era odio nelle sue parole, soltanto una vena ironica e un sorriso sornione che non aveva potuto trattenere e che Ashley scorse con piacere.

Terence non odiava Matt, lei lo aveva intuito già da tempo.

"Il giorno della tua laurea, quando sono scappata…beh, è da lui che sono andata. Quella è stata la prima volta che abbiamo fatto sesso insieme, lo cercai disperatamente come se non avessi alternative. Avevo sofferto tanto quel giorno perché avevo visto la tua famiglia felice e unità mentre io…non ho più nessuno. Tu hai sempre sottovalutato questo aspetto della mia vita ma io sono davvero sola al mondo, tradita da chi doveva amarmi, e solo Matt è stato capace di capirmi e aiutarmi. Lui ha vissuto una situazione molto simile e tu dovresti saperlo - gli raccontò senza remore, visto che si era raccomandata di essere sincera anche se avesse significato dire cose molto scomode - Terence, Matt mi ha raccontato la sua versione dei fatti e…io gli credo. La sofferenza che traspare quando ne parla non può essere falsa. E sono sicura che nel profondo del tuo cuore anche tu lo sai." Disse infine, lasciandolo interdetto e senza parole.

In quei giorni aveva ripensato spesso agli anni della sua adolescenza e alle vicende che avevano portato alla rottura della sua amicizia con Matt.

Adesso era più adulto e col peso della sua carriera lavorativa addosso le aspettative dei suoi erano cresciute, facendolo sentire spesso inadeguato.

In quel periodo si sentiva molto più vicino emotivamente al Matt di quegli anni, solo e soffocato da responsabilità che non voleva, e forse gli veniva più semplice comprenderlo.

Aveva cominciato a vedere le cose in modo diverso e anche le parole di Ashley sembravano andare in quella direzione.

I loro occhi si incrociarono e anche senza parlare Ashley capì cosa frullava nella testa di Terence.

Sorrise.

"Michelle come sta?" chiese poi, a disagio e nervosa.

Lei era decisamente il pezzo più difficile da mettere a posto, soprattutto perché non riusciva a trovare un solo valido motivo per cui avrebbe voluto perdonarla e averci ancora a che fare dopo il modo esageratamente crudele con cui l'aveva trattata.

Avrebbe dovuto lavorarci più a lungo, decisamente.

"So che faticherai a crederci, ma Michelle e' molto cambiata. Non è più la ragazza egocentrica e viziata di prima. È riflessiva, ammette le sue colpe. Ashley, io credo che sia molto pentita per quello che ti ha fatto ma deve solo trovare il modo giusto per tirarlo fuori e accettarlo" le rispose.

"Come tutti noi" ribatté Ashley, strappandogli un sorriso.

"Già "

Chissá se forse in fondo si poteva cavare davvero qualcosa di buono per tutti da quell'enorme caos?

Intanto i primi pezzetti del puzzle andavano lentamente a posto, quasi inaspettatamente, avrebbe giurato.

 

Ashley non aveva mai percorso una strada tanto nervosamente.

La riappacificazione con Terence le aveva dato uno slancio di positività inaspettato e per giorni aveva pensato e ripensato a quanto accaduto, arrivando a una conclusione netta.

Doveva rivedere Matt.

Anche se la sua opera era ancora all'inizio lui meritava delle scuse, sempre se avesse avuto ancora voglia di parlarle, cosa che Ashley non dava per nulla scontata.

Anzi.

Era certa che di lei non avrebbe più voluto sentire nemmeno il nome e che magari adesso si stesse già consolando con un'altra.

In fondo era passato quasi un mese.

Con le gambe intirizzite dal freddo e tese per l'ansia imboccò la traversa che la conduceva allo studio di Matt.

Quante volte aveva percorso quella strada, con un'ansia diversa in corpo, quella di essere scoperta, e con i sensi di colpa che la divoravano e che facevano a botte con l'attrazione che provava e con la voglia di baciare le sue labbra ancora e ancora.

Col fiatone si fermò davanti alla porta e scorse da una finestra socchiusa la luce all'interno.

Lui c'era e quel pensiero le fece perdere alcuni battiti.

Ci mancava poco che svenisse.

Respirò profondamente, come se qualcuno le rubasse costantemente via l'ossigeno dai polmoni, poi bussò.

L'attesa duro qualche secondo ma fu insopportabile.

Poi finalmente lo vide, bello come ricordava, coi suoi soliti capelli biondi e fluenti che gli ricadevano dietro la nuca e gli occhi azzurri, pungenti e gelidi, che si spalancarono quando incontrarono i suoi.

Fu un attimo e il suo sguardo si fece di nuovo serio mentre i lineamenti del viso si irrigidirono, tradendo una certa agitazione.

Lei non gli era ancora indifferente e la cosa sembro rassicurarla in un certo senso.

"Che ci fai qui?" disse lui, poggiando una spalla allo stipite della porta, la sua voce risuonò fredda ma carica di tensione.

Lei si perse a guardarlo, incredula di averlo ancora davanti agli occhi dopo quei lunghi giorni di astinenza.

Come diavolo aveva fatto a privarsi della sua vista per così tanto tempo?

Lui, il suo rifugio, l'amore della sua vita.

"Se vuoi sbattermi la porta in faccia lo capirei quindi fallo pure se ti va" esordì lei, con un sorriso nervoso sulle labbra, mentre una serie di brividi gelidi la scuotevano.

Non sapeva se Matt avesse già un'altra ragazza o se semplicemente non volesse più sentirne parlare di lei.

Stava rischiando e ne era consapevole.

"Vorrei tanto poterlo fare, credimi. Ma non ce la faccio… perché per me niente è cambiato - le disse senza giri di parole, schietto come sempre, lasciandola senza fiato-  Quindi dimmi perché sei qui" continuò, cercando di contenere le emozioni che si erano scatenate in lui non appena l'aveva rivista in quel pomeriggio.

Inaspettata e devastante come una bomba.

Dopo settimane trascorse a cercare di togliersela dalla testa e dal cuore lei si ripresentava lì per confonderlo ancora.

Sperò che almeno stavolta avesse delle buone motivazioni.

"Non sono stati giorni facili, Matt. Ti ho ferito, forse irrimediabilmente, però una cosa volevo dirtela. Mi dispiace per tutto, per non essere stata capace di fare in altro modo, per essere scappata via senza nemmeno rivolgerti un'ultima parola. - iniziò, lottando contro il bisogno di stringerlo a sé e sentire ancora il suo profumo e il calore delle sue braccia che conosceva così bene - volevo che almeno questo lo sapessi, per quanto possa servire - aggiunse per poi affrettarsi a frugare nella tasca del cappotto ed estrarne un biglietto - questo è l'indirizzo di casa mia. Non te l'avevo mai dato" concluse, porgendoglielo.

Matt contrasse la fronte, guardò il pezzetto di carta senza comprendere bene il senso di quel gesto, poi posò di nuovo lo sguardo su Ashley, facendola rabbrividire.

"Cosa significa?" le domandò a fatica, vedere i suoi occhi tristi in quel viso che amava così tanto gli spezzavano il cuore ma stavolta aveva bisogno di spiegazioni e di potersi fidare di nuovo.

"Avevo deciso di tenerti lontano da me perchè insieme a te il mio mondo era così perfetto che non avrei trovato la motivazione giusta a risolvere le questioni in sospeso che ci circondano. E tutto ciò che rimane irrisolto prima o poi ci trova e ci presenta il conto. O almeno, io la vedo così - si giustificò, poi abbassò lo sguardo - in parte è stato vero perché da sola mi sono concentrata su me stessa e su quello che volevo aggiustare. I tasselli del puzzle cominciano lentamente ad andare a posto e qualche progresso c'è stato - continuò, pensando all'incontro con Terence si qualche giorno prima - ma…mi sono resa conto che escluderti del tutto è un'ingiustizia che non meritavi, non in maniera così drastica. E fa male. Perciò…volevo solo lasciarti il mio indirizzo, aprirti la mia porta. Se non te ne importerà niente ti capirò, ne avresti ogni ragione ma…in caso contrario, mi troverai lì, se e quando vorrai. Non ti chiedo altro…e sappi che anche per me non è cambiato nulla, per quello che può valere" ribadì Ashley, col cuore in gola e la mano tremolante ancora tesa verso di lui, mentre gli occhi annegavano in quelli di Matt in attesa di una qualche reAzione da parte sua.

Matt non rispose, rimase fermo a guardarla, combattuto tra la voglia di riaverla di nuovo con sé e la paura di rimanere scottato per l'ennesima volta.

Ashley resse il suo sguardo carico di timori e amore allo stesso tempo, ma lui continuò a non muoversi.

Si convinse che quella fosse la sua risposta, negativa ovviamente, così con la morte nel cuore fece per ritrarre la mano e sparire definitivamente dalla sua vita.

Le girava la testa e sentì quasi mancarle la terra sotto i piedi.

Fu in quel momento che avvertì la presa sicura della mano di Matt stringere delicatamente il suo polso.

Dischiuse le labbra per lo stupore mentre le sembrò di rinascere dalle macerie.

Gli occhi gelidi di Matt si sciolsero, divennero più dolci, rassegnati a soccombere sotto quell'amore che non si era mai spento.

Lentamente le sfiorò la mano, si intrufolò tra le sue dita, riaccendendo con quel tocco lieve e sensuale delle sensazioni mai sopite in lei.

La sua pelle contro quella di lui, come tante volte era successo in centinaia di modi e occasioni diverse, così come doveva essere.

Matt afferrò il biglietto e lo tolse dalla sua mano, per poi metterselo in tasca.

Non disse nient'altro ma quei pochi secondi in cui si erano riavvicinati anche solo con poche leggere carezze avevano parlato più di mille parole.

Ashley sorrise, ancora incredula, poi accennò un saluto e gli voltò le spalle, leggera come una piuma sollevata dal vento caldo dell'estate.

Sentí la porta dello studio di Matt chiudersi e tirò un profondo sospiro di sollievo.

Era andata!

Non poteva dire con certezza se Matt sarebbe mai venuto a bussare alla sua porta, se l'avrebbe di nuovo accolta nella sua vita, ma in quel momento voleva solo concentrarsi sulle sensazioni positive.

Matt non l'aveva respinta e lei avrebbe aspettato e nel frattempo sarebbe andata avanti con i suoi programmi.

Forse le cose dovevano davvero fare il loro corso, senza fretta, senza paure.

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Capitolo 49
*** Passi in avanti ***


Ciao a tutte mie care lettrici.

Torno con un aggiornamento, stavolta in tempi più decenti. Spero sarà gradito e vi lascio alla lettura, ringraziando chi ancora spende del tempo per dedicarsi alla lettura di questa storia a cui sono molto legata.

Alla prossima!

 

CAPITOLO 49 - PASSI IN AVANTI 

 

Matt rigirò nervosamente il bicchiere tra le mani, mentre i suoi polpastrelli si bagnavano con le gocce gelide della condensa che la birra ghiacciata aveva creato sul vetro.

Socchiuse gli occhi e inspirò più aria nei polmoni, tendendo lievemente i muscoli, come chi sa che sta per schiantarsi e tenta di prepararsi all'urto.

"Cioè fammi capire bene! Quella ragazzina sfacciata ha avuto il coraggio di presentarsi da te dopo averti piantato in asso come la peggior stronza esistente sulla faccia del pianeta?" sbottò Jessica con gli occhi fuori dalle orbite e il viso paonazzo, senza curarsi di aver alzato troppo la voce e fatto voltare mezzo locale.

Ed ecco lo schianto, come previsto.

Matt non fece una piega, l'aveva anticipato perfettamente.

"Jessica…" provò a riprenderla Luke, seduto al tavolo con loro ma con una crescente voglia di svignarsela da un momento all'altro.

Perché aveva ignorato il suo istinto e aveva accettato di vederli tutti e due insieme invece di rimanersene a casa con Melissa, stretti al calduccio ad amoreggiare come due teneri piccioncini?

"Beh, come minimo le avrai sbattuto la porta su quella faccia da finta santarellina che si ritrova, spero!" continuò imperterrita la bionda, gesticolando a dismisura per poi legare frettolosamente i capelli lunghissimi in una coda alta. Il nervoso la stava facendo sudare ed era così accaldata da assomigliare a un vulcano in eruzione.

"No" disse soltanto Matt, bevendo un sorso di birra senza scomporsi e con una pazienza degna di un eremita.

La bionda assunse un'espressione a dir poco sconvolta.

"Jessica…" ripeté Luke quasi tremando, prevedendo la reazione della ragazza e cercando di frenarla ma ovviamente il suo timido tentativo non ebbe risultati.

"Ma allora scusa anche tu sei un completo idiota! Hai già dimenticato quanto sei stato male per colpa di quella…quella..so io come dovrei definirla quella!" sbraitò, mordendosi le labbra per la rabbia e battendo i pugni sul tavolo.

"Non l'ho dimenticato, ovviamente" ribatté Matt, serio.

Per quanto amasse perdutamente Ashley, non era uno stupido e il dolore che aveva provato era ancora ben inciso sulla sua pelle.

Forse era quello il motivo per cui aveva tenuto tutto dentro e si era deciso a parlare di quell'episodio ai suoi amici solo in quel momento, solo due settimane dopo, come se non ne avesse avuto la forza prima.

Jessica si massaggiò le tempie che pulsavano con le mani e cercò di ritrovare la calma per un nanosecondo, espirando e inspirando un paio di volte.

Forzò un sorriso e sgranchì la sua povera gola così già duramente messa alla prova quella sera.

"Evidentemente sei masochista. E dimmi allora, quale ragionevole motivo l'ha spinta a mostrare di nuovo il suo bel faccino al tuo cospetto? Voleva spezzarti il cuore per l'ennesima volta?" chiese con tono sarcastico, sbattendo le sue lunghe ciglia finte.

Matt finalmente sollevò lo sguardo.

"Mi ha dato il suo nuovo indirizzo" le spiegò con calma.

Jessica strabuzzò gli occhi, poi le labbra cominciarono a tremarle e il respiro le divenne pesante proprio come a un toro che sta per dare la carica.

"Cazzo…" mormorò Luke, preparandosi al peggio, e battendosi una mano sulla fronte.

"Ah, certo ora è tutto chiaro! La principessina ti dà l'onore di sapere dove diamine abita così che tu possa andare da lei a venerarla e riverirla!" urlò senza contenersi, beccandosi le occhiatacce del proprietario del locale e di due terzi dei clienti presenti in sala.

"Jessica, per favore…" la implorò stavolta Luke, mentre si segnava mentalmente il nome di quel bar per ricordarselo ed evitarlo la prossima volta, visto che sicuramente li avrebbero buttati fuori a breve, minacciandoli di non metterci mai più piede.

"Oh, piantala cespuglietto dei miei stivali! Ma non ti rendi conto di quanto tutto ciò sia grottesco, ridicolo e patetico! - lo aggredì, voltandosi verso il povero Luke, poi fissò Matt accigliata, puntandolo col dito - e tu non mi dire che ci sei andato!" 

"No…"- rispose Matt e la bionda tirò un grosso sospiro di sollievo.

"Grazie al cielo! Allora un pizzico di sanità mentale ti è ancora rimasta!" esclamò soddisfatta, riacquistando un'aria serena e pacifica.

"Quanto meno non ancora" specificò Matt, facendo ripiombare tutti in un incubo.

"Cosa??? - strillò senza ritegno Jessica, prendendosi stavolta gli improperi di diversi vicini di tavolo mentre Luke si era raggomitolato, tentando di sparire sotto il tavolo per la vergogna - Ascolta, Matt…sai quanto ti ho appoggiato e sostenuto in questo tuo folle amore per quella insulsa ragazzetta dai capelli rossi ma stavolta è troppo! - continuò, abbassando finalmente la voce - Come puoi crederle dopo quello che ti ha fatto? Come puoi darle ancora fiducia? Ti prego, cerca di ritrovare un po' di amor proprio e mandala dov'è che dovrebbe stare…anzi sai che ti dico? Dammi quell'indirizzo così che io lo possa incenerire ed eliminiamo il problema!" Gli propose infine, incrociando le braccia al petto e facendogli capire che per lei la discussione era finita lì.

Matt scosse la testa, pensieroso.

Non poteva dare tutti i torti a Jessica e lui per primo era rimasto confuso e disorientato dall'incontro inaspettato con Ashley.

Erano passate già due settimane e non si era fatto vivo a casa della ragazza, né aveva ancora deciso se mai farlo.

Sentimenti forti e molto diversi tra loro si accavallavano nel suo cuore e nel suo cervello, impedendogli di vedere la questione con lucidità.

Di una cosa era sicuro: era ancora innamorato di lei e rivederla non aveva fatto altro che confermarglielo.

Nonostante il dolore e la delusione, era certo che Ashley avesse agito in quel modo per delle ragioni che lui forse aveva sminuito o che probabilmente non aveva saputo capire appieno, accecato dai suoi sentimenti.

D'altro canto, non poteva ignorare il suo orgoglio e la paura di rimanere invischiato con lei in una girandola di indecisione infinita.

Cosa fare dunque?

Sacrificare definitivamente ciò che provava o darle un'ennesima, forse ultima, chance?

Gli ultimi mesi erano passati prepotentemente davanti ai suoi occhi.

Dai primi sguardi curiosi e intriganti scambiati di nascosto dai rispettivi gruppi di amici, agli incontri clandestini, fino al momento in cui avevano aperto i loro cuori e avevano riversato tutte le loro sofferenze così simili e scoperto un legame intimo e profondo difficile da cancellare.

E poi il baratro, le paure, le bugie e, alla fine, la separazione.

Finiva davvero così?

Che ne era di quel parlarsi con gli occhi, di quel bisogno di scambiarsi i dolori per rinascere, dei momenti spensierati e di quella felicità innocente e pura che avevano saputo darsi a vicenda anche se per brevi attimi?

La voce rassicurante e calma di Luke lo tirò fuori dal burrone dei suoi pensieri.

"Tranquillo, Matt…Jessica esagera come sempre - azzardò, rischiando di essere fulminato dalla bionda - aspetta ad agitarti tu! - la ammonì subito e stranamente la ragazza stavolta non osò proferire parola - concordo con parte di ciò che ha detto lei e non sarei un buon amico se ti dicessi che va tutto bene ma…solo tu puoi capire cosa è giusto fare. Ascolta i pareri degli altri ma alla fine guardati dentro…qualsiasi cosa deciderai di fare potrai contare comunque su di noi..giusto?" Concluse, cercando l'appoggio di Jessica che, imbronciata come un bambina offesa, si ostinava a rimanere in silenzio.

"Giusto?" Incalzò Luke, dandole una leggera gomitata, Matt sorrise e finalmente Jessica parve rinsavire.

Sbuffò e roteò gli occhi al cielo ma alla fine annuì.

"E va bene… fai come vuoi, idiota che non sei altro. Ti appoggeremo e se alla fine cadrai saremo qui." Borbottò un po' scontrosa ma accennando finalmente un sorriso sincero.

"Grazie di tutto…per me è importante e ci tenevo a dirvelo, visto quanto siete stati coinvolti in tutto questo - ci tenne a fare sapere Matt, poi abbassò lo sguardo e ritornò serio - in realtà c'è anche altro" aggiunse, facendo sussultare i due per il tono fin troppo pesante con cui aveva parlato.

"Sarebbe?" chiese Jessica sollevando un sopracciglio e tradendo un'incertezza insolita per lei.

"Vi ho chiamati anche perché mi serve il vostro aiuto per una faccenda" accennò Matt, misterioso.

"Siamo tutti orecchie" esclamò Luke, sporgendosi in avanti sul tavolo.

Non solo Ashley aveva delle questioni irrisolte da chiudere, anche lui aveva deciso di affrontare ciò che fino a quel momento aveva evitato.


Ashley rilesse con cura le numerose parole scritte con inchiostro nero che riempivano il foglio bianco tra le sue mani. 

Alla fine, soddisfatta, riprese la penna e segnò il suo nome in fondo alla pagina, poi piegò quel pezzo di carta in quattro e lo inserí dentro una semplice busta bianca.

Sospirò.

Anche quello era fatto.

Nei giorni seguenti all'incontro con Terence aveva pensato al modo migliore per provare a sistemare le cose con tutte le altre persone coinvolte e aveva riflettuto molto e con calma.

Infine, aveva stabilito che la seconda sarebbe stata Beth. 

Colleen era più complicata da affrontare in quanto cugina di Michelle e quindi più vicina a lei e meno imparziale, oltre ad essere dotata di un caratterino deciso e pungente. 

Lei avrebbe richiesto decisamente più tempo e coraggio.

E siccome, nonostante la tecnologia e i nuovi mezzi di comunicazione, lei rimaneva un'inguaribile fan della carta e penna, la cara e vecchia lettera era stata subito la sua prima scelta.

In situazioni delicate come quella, niente poteva sostituire una lettera densa di emozioni scritte a mano direttamente dal mittente, da leggere e rileggere in silenzio o a voce alta, immaginando il momento in cui quella persona le aveva impresse sulla carta.

Ashley sigillò la busta, poi la ribaltò per scriverci sopra destinatario e indirizzo e nel segnare quest'ultimo ebbe un fremito di nostalgia.

Quella strada, quella casa, le mura che avevano segnato un periodo in cui sembrava aver ritrovato la spensieratezza perduta.

Gli occhi le divennero lucidi per un attimo mentre innumerevoli ricordi e sensazioni riaffioravano nella sua mente.

Facendosi forza, scosse la testa e con un gesto deciso della mano scrisse gli ultimi dati necessari e ripose la lettera nel cassetto del comodino in attesa di spedirla il giorno dopo.

Chissà se Beth avrebbe capito.

Il suono del campanello la riscosse, andò ad aprire la porta e il viso sorridente di Melissa fece capolino.

"Ciao Ashley" salutò la bruna mentre la sua amica le permetteva di entrare in casa.

"Melissa, che bello vederti!" ricambiò Ashley, dandole un veloce abbraccio.

"Ti trovo in forma!" esclamò la brunetta dando una rapida occhiata alla ragazza mentre si toglieva il cappotto e lo metteva via.

"Già, lo sono. Ho appena finito di scrivere la lettera per Beth." confermò lei, sgranchendosi le braccia, felice per quella piccola vittoria personale.

"Fantastico! Incorociamo le dita, allora ma secondo me andrà bene. Beth è una ragazza intelligente e sensibile e capirà, vedrai. E poi mi chiede spesso di te." la incoraggiò, prendendo posto su una sedia in cucina.

"Lo spero, domani la spedirò e poi aspetterò di ricevere un qualche segnale positivo…- disse mentre si avvicinava ai fornelli - ti va un the caldo? Fuori c'è un freddo tremendo oggi e più tardi dovrebbe piovere. A proposito, come farai a tornare a casa?" Le chiese premurosa prima di versare dell'acqua in un pentolino e metterlo sul fuoco.

"Non ti preoccupare, mi viene a prendere Luke dopo! Stasera andiamo a cena fuori!" le raccontò, serena e con le guance leggermente arrossate.

Ashley se ne accorse e sorrise teneramente.

"Che bel programma!" commentò felice per la sua amica, tirando fuori dalla scatola le bustine del the e immergendole nelle tazze.

Melissa annuì, poi osservò Ashley che in quel momento era girata di schiena e il suo sguardo si rabbuiò per un secondo.

Non era sicura se parlare di lei e Luke e di quanto stessero bene insieme la facesse soffrire e si sentì un po' in colpa.

Nel frattempo Ashley si avvicinò sorridente e le porse una tazza fumante e profumata per poi accomodarsi di fronte a lei.

"Vuoi dello zucchero?

"Oh no, va bene così" rispose Melissa, prese un respiro caldo dai vapori che si sollevavano dalla bevanda poi fissò Ashley che sorseggiava con lentezza il the.

Il suo sguardo si fece pensieroso, si morse le labbra e le dita cominciarono nervosamente a ticchettare contro la ceramica della tazza.

Non sapeva se poteva osare, se poteva addentrarsi in quell'argomento così spinoso senza ferirla.

"Ci sono novità?" chiese infine, provando a rischiare.

Ashley sussultò lievemente, per un attimo rimase immobile, poi scrollò le spalle.

"Nessuna - rispose soltanto, accorgendosi subito dopo che lo sguardo di Melissa aveva assunto una sfumatura di delusione - ma va bene così, davvero! In fondo due settimane sono ancora poche e poi io mi sto concentrando sui miei obiettivi quindi è tutto ok!" Si affrettò a precisare, con un ampio sorriso sulle labbra.

Melissa la osservò attentamente, Ashley era serena ma a guardare bene si poteva scorgere un'impercettibile ombra che oscurava i suoi occhi castani.

Sospirò.

Ricordava l'entusiasmo e la felicità sconfinata dell'amica quando, circa due settimane prima, le aveva confidato di aver preso il coraggio con due mani e di essersi presentata allo studio di Matt per tentare un riavvicinamento, una riconciliazione o qualcosa che neanche lei sapeva esprimere bene a parole.

Aveva esultato con lei e sperato ogni singolo giorno che lui si fosse fatto vivo.

Invece nulla.

Con Luke non aveva potuto parlarne, non sarebbe stato corretto spifferare le intenzioni della sua migliore amica, visto anche che lui era il migliore amico di Matt ed era già abbastanza complicato gestire quell'ingarbugliata situazione in cui si trovavano coinvolti in maniera contrapposta.

Era proprio un bel casino.

"Ma certo! Sono sicura che sia solo questione di tempo!" la incoraggiò, anche se dentro di lei cominciava a dubitarne - cavolo, si è fatto tardissimo, devo scappare o Luke mi darà per dispersa. Scusami, Ashley se vado così di fretta!" esclamò poi dopo aver buttato casualmente lo sguardo l'orologio e precipitandosi giù dalla sedia.

"Ehi, ma scherzi? Nessun problema! E mi raccomando, divertiti stasera!" Disse la rossa per poi accompagnarla alla porta e notare sul viso dell'amica  i segni di quell'emozione mista a euforia tipica di chi sa che tra poco vedrà il ragazzo di cui è innamorata.

Provò gioia per lei ma anche un pizzico di tristezza.

Lei quelle sensazioni non le provava da un pezzo, ne aveva assaporato un breve assaggio solo qualche giorno prima, fuori dalla porta di Matt, in attesa di rivedere i suoi occhi, quelle labbra che conosceva bene, tutto di lui.

"Grazie, amica mia! Ci sentiamo!" cinguettò la brunetta prima di sparire oltre l'uscio e correre via.

Ashley rimase sola, con la schiena poggiata alla porta e uno strano peso sul cuore.

I suoi occhi si posarono distratti e spenti su un punto a caso davanti a sé.

In fondo due settimane erano poche.

Erano poche, vero?


Melissa salì sulla macchina di Luke e si allungò verso di lui per lasciargli un dolce bacio sulle labbra prima di allacciare la cintura di sicurezza.

"E così tu sapevi tutto!" iniziò il suo ragazzo con un sorrisetto furbo sul viso.

Melissa dapprima inarcò le sopracciglia confusa, poi colse il riferimento e si coprì le labbra per nascondere una risata sommessa.

Chiaramente si riferiva ad Ashley e alla sua capatina da Matt di qualche settimana prima.

"Matt te ne ha parlato? Ovvio che lo sapevo…ma non potevo dirtelo…insomma…in questo momento sono l'unica amica fidata di Ashley e non posso spifferare le sue confidenze…nemmeno se riguardano il tuo migliore amico" si affrettò a spiegargli per giustificarsi ma Luke era tutt'altro che arrabbiato e la capiva benissimo.

"Lo so, tranquilla…è un enorme caos e noi ci troviamo proprio in mezzo a due fuochi…inevitabilmente siamo costretti ad avere dei segreti anche tra di noi" dichiarò calmo mentre parcheggiava la macchina e spegneva il motore.

Melissa aprí lo sportello e scese, aspettò che il suo amato facesse il giro della vettura e la raggiungesse, e poi gli si parò davanti cingendogli il collo in punta di piedi, vista la sua statura minuta.

"Già…e per certi versi è quasi…eccitante…non trovi?" soffiò a un passo dalle sue labbra con tono suadente.

Ormai non era più la ragazzina innocente e sprovveduta dei primi tempi con lui ma in certe occasioni saltava fuori quel suo lato più maturo, più da donna che aveva acquistato confidenza e sicurezza col suo corpo.

Luke fu attraversato da alcuni brividi di piacere, adorava la sua dolce Melissa e proprio per quello impazziva quando da tenera gattina si trasformava in una fiera leonessa pronta a tentarlo.

"Così mi provochi, però…adesso mangiamo e dopo non vedo l'ora di andare a letto col nemico" sussurrò al suo orecchio, facendola arrossire vistosamente.

In fondo, la amava anche per quello.

Si sedettero al ristorante, Melissa iniziò a sgranocchiare dei grissini mentre Luke la guardava, indeciso.

Poi si convinse e sgranchì la voce.

"Non dovrei dirtelo ma mi fido e farò un'eccezione..però mi raccomando…che resti tra me e te - fu la premessa che incuriosì Melissa - Matt non ha ancora deciso se tornare o meno da Ashley. Non l'ha comunque escluso, quindi qualche possibilità c'è " rivelò sottovoce, gli occhi verdi di Melissa si riaccesero di speranze.

"Sul serio? Questa è una bella notizia. Chiaramente non lo dirò ad Ashley però sono così felice che ci sia ancora una piccola possibilità che accada! Meritano anche loro un lieto fine, no?" domandò carica di romanticismo e Luke non potè che concordare.

"Lo spero per entrambi, Mel…davvero tanto" bisbigliò, carezzandole una mano e sorridendole prima che entrambi si dedicassero a conversazione più leggere.



 

"Ottima scelta, signora! Grazie e buona lettura!" esclamò Ashley mentre porgeva alla cliente il libro appena acquistato e la congedava.

Si guardò intorno, non c'era nessun altro in negozio in quel momento e finalmente poteva rilassarsi un po'.

Non fece in tempo a sedersi che con la coda dell'occhio scorse Carol, o meglio la intravide barcollare da dietro una pila di libri che si ostinava a trasportare in equilibrio precario e che le copriva praticamente tutta la faccia, ondeggiando in maniera pericolosa.

Si catapultò da lei e afferrò la parte superiore di quella torre giusto in tempo per evitare che una decina di libri cascassero malamente a terra.

"Carol, sta' attenta! Che bisogno c'è di caricarti in questo modo?" la riprese mentre la aiutava a sistemare sullo scaffale i libri.

La collega sbuffò, quasi stizzita.

"Ce la facevo tranquillamente anche da sola, che ti credi?" si ribellò, sfoggiando un mega sorriso e rimettendosi subito all'opera come se niente fosse.

"Certo, come no!" le fece eco Ashley, guardandola in maniera sospettosa.

Carol quel giorno non stava ferma un attimo, sembrava iper attiva come se avesse bevuto una trentina di caffè tutti in una volta e questo decisamente non era da lei.

La seguì con lo sguardo finché finalmente non la vide accomodarsi sulla sedia e sfogliare senza molta attenzione una rivista di gossip.

Qualcosa nello sguardo di Carol era diverso, spezzato.

"Cosa c'è che non va? Sei strana oggi, quasi non sembri tu" le chiese a bassa voce, sedendosi accanto a lei e cercando di non essere troppo invadente.

La ragazza scosse la testa, facendo ondeggiare i suoi capelli biondo scuro che quel giorno erano lisci come spaghetti.

I ricci ribelli e voluminosi di Carol erano spariti, li aveva stirati ed era la prima volta da quando Ashley la conosceva che le aveva visto cambiare pettinatura.

Quei capelli la facevano apparire diversa, più seria e spenta, non frizzante e spumeggiante come al solito, anche se lei si sforzava di comportarsi come sempre.

"Non ho niente, che ti salta in mente?" rispose, fingendo un tono allegro e spensierato che però non riuscì a dissipare i dubbi di Ashley.

Carol capì che la collega non ci era cascata e che non insisteva solo per educazione, per non intromettersi nella sua vita senza permesso.

La vide deviare lo sguardo e rassegnarsi e a quel punto scattò in avanti.

"E va bene, non è vero! - ribatté di colpo, facendo voltare la testa alla rossa, stupita - io non…ieri ho avuto l'ennesimo test di gravidanza negativo…- iniziò, con la voce che cominciava a vacillare e gli occhi lucidi - non riesco a rimanere incinta, Ashley, capisci? Cos'ho che non va?" chiese infine disperata, con le guance già rigate dalle lacrime.

Ashley sobbalzò, non si aspettava l'esplosione di quel dolore e ciò la colse impreparata.

Si sentì in colpa per aver chiesto, per essere la causa di quella sofferenza che forse lei stava provando a soffocare.

"Scusami, Carol…mi dispiace, non potevo immaginare." Balbettò a disagio ma la ragazza la fermò.

"Non è colpa tua, Ashley. Sono io che sono totalmente sbagliata. Ieri dopo quel negativo sono uscita di corsa e sono andata dalla parrucchiera per cambiare look. - spiegò, mentre con fare annoiato si arricciava col dito una lunga ciocca lucida e liscia - non so nemmeno io perché l'ho fatto.. d'improvviso volevo sentirmi diversa, cambiare…non volevo più essere la Carol che  desiderava con tutto il suo cuore un bambino che non arrivava. Che stupida!" sbottò di scatto, portandosi dietro le spalle i capelli come a non volerli più vedere per poi asciugarsi con un gesto rapido le lacrime.

"Ma che dici, Carol? Non sei stupida…quello che provi è perfettamente normale. Quando non ci succede ciò che desideriamo ce la prendiamo con noi stessi, con le cose, a volte anche con le persone che ci circondano" cercò di confortarla, posando una mano su quella della collega.

Lei sollevò lo sguardo, sembrava stupita dal tentativo di Ashley di aiutarla, forse perché in lei aveva sempre visto una ragazza fredda e persa nei suoi pensieri, soprattutto in quell'ultimo periodo.

"È vero…però mi sembra tutto così ingiusto! Sono sei mesi che ci proviamo, i medici dicono che è tutto ok eppure niente! Intorno a me per strada non faccio che vedere pancioni e neonati…ero così felice, da quando ero una ragazzina ho sempre sognato di avere dei figli e il pensiero che forse non succederà mi uccide…pensavo di avere una vita perfetta e invece adesso…forse questa è la punizione per aver pensato di poter ottenere tutto" concluse rassegnata, chiudendosi nelle spalle.

Ashley la fissò affranta, sapeva benissimo così significava restare delusa dalla vita e vedere tutte le proprie aspettative distrutte.

Non poteva però lasciarla crogiolare nella sua depressione.

"La verità è che a volte la vita sa essere proprio crudele, ma non è una punizione. Vale così per tutti, chi più e chi meno. Se c'è una cosa che sto imparando è che abbattersi o piangersi addosso non serve a nulla. L'unica cosa che possiamo fare è provare a trovare una soluzione e se non è possibile, cercare di cavare il buono da quello che ci accade" le consigliò Ashley, le sue parole erano frutto delle tante riflessioni di quel mese che l'avevano fatta maturare.

Si era pianta addosso innumerevoli volte fino a quel momento ma era giunto il momento di rialzarsi e affrontare le cose con lucidità.

Carol la guardò con stupore e curiosità.

Non si aspettava di sentire quell' incoraggiamento proprio da lei.

"Vorrei tanto riuscirci ma è dura." disse, tirando su col naso mentre prendeva un fazzoletto per asciugarsi il viso.

"È una fase…passerà. E poi sei giovanissima, sei mesi non sono tanti, sono sicura che succederà e in caso contrario avrete tempo per fare tutti gli accertamenti del caso." la rassicurò, carezzandole una spalla.

Carol la fissò poi finalmente sorrise.

"Grazie Ashley, sei stata molto carina. Devi essere davvero una brava amica" commentò, certa di dire una cosa gentile ma la ragazza scosse la testa.

Poggiò il mento sulla mano e sospirò.

"Qualcuno non la penserebbe così" si fece scappare, pensierosa.

Carol sollevò un sopracciglio, incuriosita.

Sapeva del brusco cambiamento di casa di Ashley e più volte aveva chiesto spiegazioni senza ottenerle.

Poi ci aveva rinunciato perché quell'argomento sembrava un vero e proprio tasto dolente e non aveva voluto infierire.

"Ti riferisci a Michelle e alle tue ex coinquiline? So che avete litigato…anzi, volevo dirti che mi dispiace tanto, Ashley." 

Alla fine, dopo un po' di tempo, tramite sua sorella era venuta a sapere della litigata anche se il motivo era rimasto praticamente top secret.

Ashley sollevò mollemente lo sguardo e le fece soltanto un cenno affermativo col capo.

"Che peccato, però! Spero almeno che sia stato per un motivo valido" aggiunse, facendo spuntare ad Ashley un sorriso amaro.

"Per il più banale…un ragazzo" ammise lei, stupendosi della facilità con cui aveva fatto quella rilevazione.

Ormai quella storia era uscita allo scoperto e nascondersi era totalmente inutile.

Carol spalancò gli occhi.

Anche la fredda e apparentemente disinteressata Ashley si era fatta fregare dal più umano dei sentimenti.

"E quale dei tuoi spasimanti?" domandò con fare malizioso, dandole qualche gomitata.

Adesso sì che era tornata la Carol pettegola e frivola di sempre.

In un certo senso Ashley fu contenta di averle involontariamente risollevato il morale con i suoi problemi.

"Il biondo" confessò Ashley, ricordandosi di come Carol li aveva catalogati e sentendo il cuore accelerare.

"Si!!" Strillò lei,  agitando le braccia sotto lo sguardo attonito della rossa.

"E adesso che ti prende?" chiese perplessa.

"Beh, io segretamente tifavo per il biondino" spiegò con naturalezza Carol, giungendo le mani sul petto con aria sognante.

Ashley non poté fare a meno di sorridere per quanto assurda stesse diventando quella conversazione.

"E perché?" 

"Perché era quello che ti scatenava le reazioni più forti…tormento, ansia, trepidazione…lo ricordo bene, sai? Me ne ero accorta anche se tu ti ostinavi a negare. E l'amore in fondo è proprio questo, agitazione, batticuore, felicità incontenibile" rispose, lasciandola a bocca aperta.

Carol non aveva poi tutti i torti.

"Almeno con lui le cose vanno bene?" insistette poi.

La domanda della ragazza le spense lo sguardo.

"Non direi" ammise, senza aggiungere altri particolari.

Sarebbe stata una storia troppo lunga e complicata da raccontare.

Carol aggrottò le sopracciglia.

"Mi dispiace…ma si aggiusterà tutto, vedrai!" si premurò di dirle, con un sorriso aperto e sincero e stranamente riuscí nell'intento di incoraggiarla.

Ashley non l'avrebbe mai detto, eppure quella chiacchierata con Carol le aveva davvero restituito un po' di positività.

Parlare delle proprie reciproche paure e sofferenze era stato terapeutico.

Quando finì il turno uscì per strada e si riempí i polmoni con l'aria frizzante della sera.

Doveva lottare e sperare, ancora.


Matt si avviò verso il parco con la sensazione di aver ricevuto un pugno nello stomaco che non lo faceva respirare.

Doveva farlo, non poteva più tirarsi indietro.

Aveva coinvolto Jessica e Luke e loro avevano fatto il possibile perché il suo piano riuscisse.

Era arrivato il momento di affrontare il suo gruppo.

Non aveva più visto nessuno dei suoi amici, né tantomeno l'artefice del disastro, Pam.

A casa aveva cercato di preparare un discorso, un copione da seguire per apparire convincente e chiaro.

Si era sentito un completo idiota e alla fine della giornata aveva avvertito una stanchezza mentale assurda che lo aveva lasciato spossato.

Era stato in quell'occasione che le era saltata in mente prepotentemente Ashley.

Chissà quanta fatica le stava costando cercare di rimettere a posto le cose con tutti.

Cominciò a capire che l'abbandono, la sua fuga per trovare la concentrazione giusta per scovare le parole, il modo, e il coraggio per affrontare le persone che aveva ferito, erano più che giustificati.

Lui al contrario non aveva fatto nulla per venirle incontro, l'aveva solo accusata di essere vigliacca e di non capire i suoi sentimenti.

Non si era comportato meglio di lei, forse era stato persino peggiore, egoista.

Superò un viale alberato e si diresse verso il punto concordato.

Aveva chiesto la collaborazione dei suoi amici perché con una scusa radunassero tutti e così avevano fatto.

Li intravide da lontano, prese un respiro e accelerò il passo.

Voleva togliersi quel peso dalle spalle e voleva farlo subito.

Intercettò le occhiate amichevoli di Luke e Jessica che gli diedero un ulteriore spinta ad agire.

Si fermò a pochi passi da loro e lentamente osservò i visi di tutti contratti in un'espressione ostile e delusa.

Lo immaginava e sostenne ciascuno di quegli sguardi con forza.

Non aveva niente di cui vergognarsi.

Pam si fece largo tra loro e si piazzò davanti a Matt mentre Jessica le rifilò un'occhiataccia.

"Hai proprio del coraggio da vendere a fare vedere la tua faccia da stronzo qui. Non ti è rimasto più un briciolo di dignità, vero? Ti sei venduta anche quella in nome di quella puttanella" lo accolse l'ex amica, spietata proprio come aveva immaginato.

"Vacci piano con le offese, Pam. Nemmeno la conosci!" Mise subito in chiaro, la fronte contratta e i pugni stretti.

Lui ed Ashley non si erano ancora chiariti ma questo non intaccava il rispetto e l'amore che provava per lei.

"Certo, pensi a difenderla invece che a chiederci scusa uno ad uno" lo aggredì mentre tra gli altri si diffondeva un vociare indistinto di offese e lamentele.

"Pam, datti una calmata" la ammonì Jessica, ma Matt le fece cenno di non esporsi, che era tutto sotto controllo.

"Ok, volete che vi dica che sono stato un bastardo e che vi ho venduti per una ragazza? Allora va bene, è così. Mi sono innamorato, questo è stato il mio sbaglio. Scusate se ho visto oltre tutte le rivalità e i pregiudizi e ho cominciato a provare qualcosa per una persona che non c'entra niente con quell'odio" obiettò, facendoli ammutolire.

"Potevi dircelo! Hai fatto tutto di nascosto perché sapevi di farci un torto!" Urlò qualcuno dei suoi vecchi amici senza neanche guardarlo in faccia.

"Sì, forse avrei potuto ma…mi avreste capito? E comunque non potevo farlo per non mettere lei a rischio, visto gli amici che si ritrova…e che a questo punto non sono diversi da voi."  dichiarò duro.

Nessuno osò dire altro, solo Pam si accanì ancora.

"Resta il fatto che ti sei comportato da traditore e questo non lo accettiamo!" dichiarò con arroganza, prendendosi il diritto di parlare a nome di tutti.

"Se ti fa stare meglio, l'odio ha trionfato, lei se n'è andata per colpa di queste inutili lotte…alla fine hai raggiunto il tuo obiettivo, Pam. - le sibilò a un passo dal viso - Dovresti sentirti soddisfatta. È così, avete vinto voi, vi fa stare bene? Vi fa esultare? Io avrò anche commesso degli errori ma voi non siete migliori. Spero solo che potrete accorgervene e che possiamo tornare a essere un gruppo, una famiglia, come prima, a prescindere da chi frequentiamo e da chi amiamo" concluse, Luke gli lanciò un'occhiata d'intesa, sentiva molto suo quel discorso e sapeva che prima o poi anche lui sarebbe dovuto uscire allo scoperto con Melissa.

Non voleva avere paura, non più.

Matt li osservò ancora un attimo, muti, senza più sguardi presuntuosi e nemici.

Persino Pam aveva perso la sua sfrontatezza e lo fissava con le labbra serrate e un'aria sconfitta.

Matt girò i tacchi e sparì.

Aveva detto ciò che sul momento gli aveva suggerito il cuore e sperò che almeno qualcuna delle parole dette avesse lasciato un segno, uno spunto di riflessione, qualcosa da cui ricominciare.

Di una cosa era sicuro: si sentiva leggero come se avesse scaricato un enorme fardello.

Il tempo cambiò improvvisamente, si alzò un gran vento che preannunciava burrasca ma lui non aveva tempo per rintanarsi in casa.

Adesso ne era sicuro, adesso era pronto.



 

Ashley si affrettò a finire di stendere il bucato e rientrò di corsa in casa, chiudendo la porta del cortile con un sonoro tonfo.

Sospirò di sollievo e si piazzò un attimo davanti al termosifone per riscaldarsi, sfregandosi le mani gelide.

Era un pomeriggio di fine marzo freddo e ventoso, uno di quelli in cui l'unica cosa da fare era chiudersi in casa sul divano con una coperta calda addosso e qualche passatempo rilassante.

Il rumore del vento che scuoteva gli alberi era inquietante e non le piaceva  granché, così accese la TV per mascherarlo un po'.

L'orologio segnava le 15.

Sarebbe stato un lungo, noioso, pomeriggio da trascorrere.

Si avviò alla scrivania e recuperò qualche libro e appunti dell'università, decisa a occupare quel tempo studiando.

Solo qualche giorno prima aveva spedito la lettera per Beth e adesso si stava dedicando allo studio in attesa di avere una eventuale risposta.

Si era appena accomodata sul divano quando il suono del campanello la costrinse a rialzarsi.

Forse Melissa aveva deciso di passare per salutarla, ma era comunque molto strano che fosse uscita con quel tempaccio.

Aprì piano la porta, convinta di trovarsi davanti l'amica, invece la visione che le si presentò le tolse il fiato per qualche secondo.

Rimase boccheggiante, con le labbra dischiuse e le corde vocali bloccate, la mano destra ancora serrata sulla maniglia fredda della porta.

Matt stava davanti al suo uscio, i suoi capelli chiari svolazzavano scossi dal vento, gli occhi leggermente socchiusi per il freddo, portava al collo una sciarpa ed era avvolto in un giubbotto scuro.

Era proprio lui, non stava sognando.

Deglutì mentre il cuore cominciò a battere forsennato e lo stomaco le si attorcigliò.

"Ciao Ashley" la salutò lui con voce calma e decisa, quel suono risuonò quasi ovattato nelle orecchie di Ashley, tanto che la rossa penso di stare per svenire.

"Matt.." biascicò soltanto, pallida come un fantasma.

Quanto aveva sperato di trovarselo lì davanti durante le settimane trascorse tanto che alla fine ci aveva perso le speranze e non se lo aspettava più.

Ne era stata colta totalmente in contropiede.

"Disturbo? È un brutto momento?" chiese lui educatamente, vedendola esitare.

"No..no…scusa…ehm…entra pure. Fuori fa un freddo .." balbettò in imbarazzo, sentendosi idiota fino al midollo e dicendo le prime banali cose che le erano passate in mente.

"E così è questa la tua casa" commentò il biondo placidamente, lanciando qualche occhiata discreta in giro.

"Già..lo so, non è un granché, non farci caso. È minuscola ma…a me piace tutto sommato e…mi sento protetta qui dentro - confermò lei, con la testa che ancora le girava, incredula che lui fosse lì - aspetta, dammi pure il giubbotto!" esclamò poi con agitazione, prendendoglielo dalle mani e riponendolo su un attaccapanni.

Lui la osservò con attenzione, aveva colto lo stupore e quel nervosismo che l'aveva attanagliata dopo averlo visto.

Immaginò che non se lo fosse aspettato e che probabilmente questo era dovuto al fatto che erano passati tanti giorni, forse troppi.

Si sentì uno stronzo ma non aveva potuto fare altrimenti.

"Vieni, ti faccio vedere il resto della casa…non ci vuole molto, sono praticamente due stanze, in realtà" continuò lei, distogliendolo dai pensieri.

La mano calda di Ashley sfiorò la sua, avvolgendola in una stretta leggera e familiare.

Quel tocco lo fece tremare, Ashley ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi e vederli fremere le diede la conferma che anche lui fosse un pizzico nervoso.

Sorrise, il ghiaccio tra loro lentamente cominciò a sciogliersi.

"Questa è la cucina e al di là di quest'arco c'è il divano con la TV e il mio angolo notte. - cominciò a illustrargli, indicando i vari ambienti - qui sulla sinistra c'è la porta che conduce al cortile e in fondo c'è il bagno. Come vedi è proprio piccola." ripeté.

Matt sorrise, facendole perdere un battito.

"Dimentichi che io non vivo in una reggia ma in un bilocale neanche troppo grande." 

"Lo ricordo eccome" replicò lei con voce incerta, in preda ai ricordi.

Entrambi si fissarono, incapaci di aggiungere altro ma gli sguardi parlarono da soli.

Matt si schiarì la voce poi lanciò ancora qualche occhiata intorno.

La casa era piccina ma Ashley né aveva curato ogni dettaglio e tutto parlava di lei lì dentro.

Si respirava un'aria confortante e sicura e Matt immaginò che per Ashley quel monolocale rappresentasse davvero il suo rifugio e il posto ideale per ritrovare se stessa.

"Accomodati, ti preparo un caffè? Hai scelto proprio una giornata terribile per passare." gli fece notare la ragazza, facendo riferimento al meteo.

Matt annuì "Forse" rispose misterioso.

Lui aveva solo seguito il suo cuore e se ne era fregato del tempo.

"Ecco qua!" fece Ashley nel frattempo, porgendogli la tazzina.

Matt iniziò a sorseggiare mentre Ashley non si stancava di guardarlo e di riempirsene gli occhi.

Lui, così bello, il suo grande amore tormentato.

"E dimmi…tu come stai?" chiese dopo un po' Matt, facendola sussultare.

Rispondere in maniera univoca a quella domanda era impossibile, c'erano state tante sfaccettature diverse a colorare quei giorni che faceva davvero fatica a sintetizzare.

"Meglio - si decise a dire infine - ho sistemato qualche faccenda" aggiunse in maniera vaga, accendendo il suo sguardo.

Matt si inumidì le labbra e la fissò.

"Del tipo? Sono curioso" insistette lui, sorridendo e incrociando le mani sotto il mento per mettersi bene all'ascolto.

Ashley roteò gli occhi, incerta su cosa raccontare.

"Ho chiarito con Terence…ci siamo visti ed è andata bene…sembra avermi finalmente capita e ho avuto quasi l'impressione che l'odio che prova per te si sia sbiadito" gli rivelò, aspettando una sua reazione.

Matt abbassò gli occhi, poi scosse la testa 

"Impossibile…stento a crederci" ribatté schietto.

"Chissà…- obiettò la rossa, lasciando che quel dubbio aleggiasse sul biondo, poi continuò - adesso sto tentando con Beth anche se non ho ancora ottenuto risposta e poi pian piano passerò agli altri…Michelle sarà l'ultima, ovviamente" gli spiegò, tremando internamente al pensiero di doverla affrontare prima o poi.

"Sono contento che tu stia raggiungendo i propositi che ti eri imposta" disse lui piano, rivolgendole una sguardo carico d'amore, quasi volesse farle intendere che avesse capito alla fine il perché delle sue azioni, che in un primo momento gli avevano spezzato il cuore.

Lei vacillò dinanzi a quegli occhi e per un attimo non riuscí a parlare.

"Grazie…sono così felice di vederti, Matt - sussurrò poi con un nodo alla gola, senza preoccuparsi di lasciare trapelare i suoi sentimenti - pensavo non sarebbe mai successo" aggiunse, assumendo un'espressione talmente triste che Matt si maledì per averla fatta soffrire.

"Ho tardato un po'...scusami" 

"Figurati…- replicò in fretta Ashley col fiato corto, poi scattò in piedi in preda a tutta l'adrenalina che le stava attraversando il corpo - mi spiace solo di non avere niente di interessante da raccontarti, la mia vita è abbastanza noiosa e…" cominciò a dire velocemente, a testa bassa e raccattando le tazzine e i tovaglioli sulla tavola, giusto per trovare qualcosa che la tenesse impegnata e le evitasse un confronto di cui aveva ancora tanta fottutissima paura.

Quello con Matt e con i suoi sentimenti.

Lui la imitò, balzò in piedi e le bloccò le mani, per poi avvicinarla piano a sé.

Ashley si immobilizzò, gli occhi luccicanti di lacrime e il respiro mozzato.

"Ashley, va tutto bene…calmati…sono sempre io, lo stesso ragazzo che hai conosciuto mesi fa, lo stesso che non ti spaventavi di mandare a quel paese se ti provocava troppo - iniziò a ricordarle, facendola sorridere - lo stesso che ha imparato ad ascoltarti e ad amarti" continuò, mandandole il cervello in tilt.

"Matt, perché sei qui?" chiese in uno slancio di coraggio.

Lui la guardò dritto negli occhi e senza esitare dischiuse le labbra.

"Perché non voglio restare senza di te…non ci riesco…ma soprattutto perché ho capito…forse ci ho messo troppo ma alla fine mi è stato chiaro cosa intendevi quando sei andata via" ammise, ricordando l'incontro col suo ex gruppo di amici e quanto dopo si fosse sentito libero.

Ashley lo ascoltò senza fiatare, il suo respiro si era fatto frequente e affannato e il cuore le scoppiava di gioia. 

Non voleva illudersi che fosse così facile…non poteva permetterselo.

Matt unì la fronte con la sua e la fece annegare nel blu dei suoi occhi.

"Mi dispiace così tanto Matt…da quando sono andata via non ho fatto che pensare a te…ma ho dovuto anche razionalizzare e riprendere in mano la mia vita. E stranamente ci sto riuscendo! Mancavi solo tu e ho avuto così paura di averti perso per sempre." gli confessò. tra le lacrime mentre sentiva le braccia di Matt che la cingevano teneramente per i fianchi e la sensazione di sprofondare di nuovo in quel dolce languore, un abisso da cui sarebbe stato difficile risalire se solo lui si fosse attardato lì per un altro po'.

Si allontanò di poco, ancora incerta, nonostante le rispettive confessioni, di ciò che di loro fosse sopravvissuto.

Dopo le innumerevoli tempeste passate che avevano stravolto così tante volte il loro rapporto da averne lasciato brandelli qua e là, come avrebbero fatto a rimettere tutto in piedi?

Prese un lungo respiro, regolarizzò il battito e cacciò indietro le lacrime, facendosi più seria.

Le sue dita risalirono sul torace di Matt, gli strinsero dolcemente la stoffa morbida del maglione mentre lei ne studiava la trama con lo sguardo basso.

Lui ne seguì ogni gesto, aggrottando lievemente le sopracciglia.

Ashley sembrava così risoluta adesso che ne ebbe di nuovo paura.

"Forse è meglio che tu vada adesso - mormorò, spiazzandolo - perché se tu rimani…se lo fai, Matt…io non…non credo di riuscire a resisterti" spiegò con la voce ridotta a un soffio leggero, tremolante e intensa allo stesso tempo come una fiamma al vento che traballa ma non si spegne.

Le mani chiare e fredde per la tensione mollarono la sua maglia.

Matt però non si lasciò intimorire.

"E allora non resistere….lasciati andare…prova a seguire il tuo cuore, per una volta, senza farti domande" gli suggerì lui di slancio, sussurrandole all'orecchio con un tono mellifluo e sensuale che le accese ogni centimetro del suo corpo.

Il naso di Matt segnò delle linee invisibili sul suo collo, la sentì tremare sotto le mani, abbandonarsi gradualmente ai suoi tocchi, fare crollare ogni difesa, ogni barriera.

Risalì con le labbra fino al mento e poi sfiorò le sue, che si dischiusero subito per baciarlo ancora una volta.

Come una magia che si ripeteva, come un ricordo che non sbiadisce mai, i baci si rincorsero dapprima più veloci, poi lenti man mano che l'ansia e la paura di prima si tramutava in serenità e calma.

Senza fermarsi indietreggiarono fino ad arrivare alla camera da letto, ben consapevoli di ciò che sarebbe successo e che volevano a tutti i costi.

Ashley si lasciò andare seduta sul materasso e Matt le fu subito sopra, accompagnandola e racchiudendola nel suo abbraccio.

Con dolcezza le sfilò la felpa per poi dedicarsi a baciare la sua pelle nuda.

Lei sospirò di piacere, insinuò le mani sotto al maglione di Matt e accarezzò la sua schiena, seguendone ogni curva.

Si fermarono per guardarsi solo un paio di secondi e leggere l'uno negli occhi dell'altra la conferma di ciò che desideravano.

"Mi sei mancato troppo, Matt" bisbigliò la rossa per poi affondare le labbra in un altro bacio languido.

"Anche tu" ricambiò lui, la voce appena roca per la passione, prima di sdraiarsi su di lei e dedicarsi a donarle tutto il piacere e l'amore che poteva.

Faceva freddo, si infilarono sotto le coperte, buttarono fuori con poca cura gli ultimi vestiti rimasti addosso, senza più temporeggiare e con la voglia che era arrivata alle stelle, e finalmente Ashley lo sentì di nuovo dentro di lei, lasciando che un gemito sfuggisse dalla sua bocca.

Assecondò Matt in ogni sua spinta che man mano la portava sempre più sú.

Non riusciva a crederci di averlo ancora sotto le mani, di essere lì a fare l'amore con lui in quel pomeriggio orrendo che si era trasformato nella giornata più bella.

Lui rallentò un po', le carezzò il ventre e i seni, la baciò a lungo mentre Ashley intrecciava le dita nei suoi capelli morbidi e scompigliati.

"Ti amo" le sussurrò, ansimando, col viso affondato nell'incavo del suo collo, mentre il ritmo aumentava, facendole intendere che il piacere che provava cresceva sempre di più e gli faceva perdere la testa e ogni controllo razionale.

Non rispose, in balia delle sensazioni forti che provava, ma bastarono quelle due parole per farla esplodere di piacere.

Lui, a sua volta, non resistette e la seguì subito dopo, accasciandosi su di lei, appagato e felice, entrambi col fiato corto, ancora abbracciati e uniti fino alla fine.

Il letto a una piazza di Ashley li costrinse a rimanere stretti anche dopo aver finito.

Lei si rannicchiò sul suo petto e lui la strinse, baciandole la fronte.

Ashley sorrise, era in pace col mondo.

Rimase ferma a bearsi del calore e della sensazione di serenità che solo lui sapeva trasmetterle.

Si sentiva completa e rigenerata.

Insieme ritrovarono la confidenza perduta e trascorsero il resto del tempo a parlare sotto le coperte e a scherzare.

Uno scossone non poteva cancellare ciò che di magico e straordinario avevano creato.

"Adesso vado, devo terminare del lavoro" disse Matt mentre indossava la maglia e allacciava la cintura dei jeans.

Ashley lo osservò di spalle, chiedendosi quale direzione avrebbe preso il loro rapporto adesso che si erano ritrovate che lei non aveva ancora completato i suoi obiettivi.

"Matt…" inizio timorosa ma lui la capì al volo.

"Tranquilla, non voglio interferire con quello che devi portare a termine, né metterti pressione - la rassicurò, carezzandole una guancia - ma sappi che ci sono" 

Ashley sorrise commossa, lo abbracciò, poi lo accompagnò alla porta.

"Matt…tu sei tutto ciò che di più importante ho…voglio che tu lo sappia" gli rivelò prima che lui andasse, stringendogli una mano.

Matt annuì, poi le diede un ultimo, dolcissimo, bacio.

Quando Ashley separò le labbra dalle sue scorse qualcuno con la coda dell'occhio.

Si voltò, e in piedi di fronte a loro, con lo sguardo impacciato di un cerbiatto impaurito, stava Beth, stretta nel suo cappotto fluo, coi capelli lunghissimi e ondulati che spuntavano da un berretto di lana con due pon pon vistosi.

Ovviamente aveva fatto in tempo ad assistere a quel bacio che poco lasciava all'immaginazione.

"Cazzo" mormorò Matt per poi tossire leggermente a disagio e staccarsi dalla sua amata.

Ashley fissò Beth con un misto di gioia e preoccupazione per la scena che aveva visto.

Non era proprio un bell'inizio cercare di riappacificarsi per avere avuto una relazione col ragazzo sbagliato facendosi trovare a fare acrobazie con la lingua dello stesso.

Aveva un tempismo da fare invidia, davvero.

Sospirò, col desiderio forte di sprofondare.

Matt si allontanò con naturalezza, sfilò di fianco a Beth che lo fissò guardinga, le rivolse un cenno di saluto e un sorriso irriverente per poi voltarsi a guardare Ashley e mimare con le labbra un "buona fortuna" di cui avrebbe avuto tanto, ma tanto, bisogno.

 

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