il segreto di aoko

di Alessia_Bluemarine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


~Era una delle solite mattine di quel freddo dicembre e Aoko si svegliò di controvoglia, troppo desiderosa di rimanere sotto le soffici e calde coperte. Alzò lo sguardo verso il comodino dove si trovava l’orologio e guardò l’ora: erano le 7:35. Immediatamente si alzò dal letto e scese giù in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare. “Maledizione!! Arriverò in ritardo a scuola!!” pensò. Mandò giù due bocconi di croissant e bevve un sorso di latte, poi giunta in camera si vestì in fretta e furia, prese lo zaino e finalmente uscì di corsa. Non appena aprì la porta andò a scontrarsi con qualcosa, o meglio, con qualcuno e lei cadde sopra di lui.
"Ma si può sapere cosa combini Aoko?!"
"Kaito? Che ci fai qua!?" disse Aoko lievemente rossa in viso. Il ragazzo su cui cadde era Kaito, il suo amico di infanzia e del quale era segretamente innamorata, ma non lo avrebbe mai confessato neanche sotto tortura, non volendo rovinare la loro amicizia.  Lei però non sapeva che anche lui provava gli stessi sentimenti per lei.
"Baka!! Eri in ritardo e ho pensato di andare a prenderti a casa tua. E cosa trovo poi: una Aoko che mi domanda pure che ci faccio qua!! Devo ricordarti che andiamo sempre insieme a scuola?" rispose Kaito in tono brusco, non perché fosse arrabbiato, ma semplicemente era imbarazzato da quella situazione. "Potrei rimanere tutta la giornata con lei sopra di me...Aspetta, ma cosa vado a pensare!! Anche se la situazione non mi dispiace...Oh insomma Kaito" furono i pensieri del ragazzo.
"Scusa, chi hai chiamato Baka!? Lo sarai tu Bakaito!! Poi si bussa alla porta e non si sta impalati come hai fatto tu!!" fu la voce di Aoko a interrompere il flusso dei suoi pensieri.
"L'avrei fatto se solo una ragazza pasticciona non mi fosse saltata addosso!! Va beh...Lasciamo stare, adesso dobbiamo scappare a scuola."
E così alzatisi da terra corsero a gambe in spalla verso il loro liceo ed arrivarono giusto in tempo a sedersi nei loro banchi prima che arrivasse la profesoressa di matematica. Kaito si sedette vicino a Mashimoto, mentre Aoko non trovando posto libero a Keiko, la sua migliore amica, si mise accanto a Saguru Hakuba, il detective biondo che dava la caccia al famigerato Ladro Kid che non era altri che Kaito Kuroba. A Kaito non piacque affatto che la sua adorata Aoko fosse vicina a quello spilungone, odioso detective da quattro soldi, in aggiunta aveva scoperto grazie ad un amico che anche a Saguru piaceva lei(un altro motivo per odiarlo di più, no?)  e per tutta l'ora che seguì di matematica non ascoltò neanche una parola della professoressa sulle equazioni, troppo intento ad osservare Aoko parlare animatamente con Hakuba, per di più lei rideva. "Come osa quello lì, io devo essere l'unico a far ridere Aoko in quel modo! Giuro che gliela farò pagar cara"rimuginava nella sua testa il mago. Dopo che passarano due ore di lezione, giunse finalmente l'intervallo, Kaito si alzò in fretta per raggiungere Aoko, poi si accorse però che anche lei si era alzata, speranzoso che lei lo raggiungesse, ma si era diretta verso... Akako Koizumi!?  Da quando mai lei era amica di Akako? Si avvicinò alle due ragazze con l'intento di parlare con loro. Sentì Akako rispondere: "Non so come l'hai scoperto Nakamori, credevo di averlo nascosto bene. Perché vuoi che ti aiuti? E soprattutto per cosa?"
"Ecco, non è un'ottima discuterne a scuola. Vieni a casa mia domani pomeriggio" Entrambe si girarono quando si acccorsero della presenza di Kaito. Akako si allontanò e si andò a rimettere al suo posto in modo altezzoso, seguita dalla sua schiera di fan.
"In che cosa ti dovrebbe aiutare quella lì?" domandò Kaito noncurante, come se non gli importasse anche se dentro fremeva dalla voglia di scoprirlo.
"Niente, è una cosa da donne che un idiota come te non capirebbe" disse schietta Aoko.
"E' sarebbe?"
"Non te lo dirò" e gli fece una linguaccia. Lui per tutta risposta le disse una frase che la faceva impazzire, non di felicità, di rabbia.
" Anche oggi le tue mutande sono bianche? Così pura.." e iniziò a scappare.
"Stavolta non la scampi!!" urlò Aoko che con il suo fedele moccio cercò di colpirlo in testa mentre lui lo schivava con l'agilità di un acrobata. Continuò così finché non arrivò la professoressa a interrompere quella corsa.
"Sta sicura che scoprirò cosa nascondi Aoko, dopotutto io sono ladro Kid!" pensò Kaito prima di mettersi a sedere.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Le lezioni passarono lentamente e Kaito non le ascoltava neanche, primo perché erano noiose, secondo perché aveva ancora in testa il piccolo discorso tra Aoko e Akako: “in cosa poteva aiutare Akako Aoko che lui non poteva?” era ciò che rimuginava in testa. Così finita la scuola, come al solito, riportò Aoko a casa, dato che comunque abitavano vicini. Durante il tragitto la ragazza era sovrappensiero e il suo volto dipingeva una smorfia innaturale e insolita, questo fece preoccupare Kaito, era molto raro, quasi impossibile vederla così oppressa da un pensiero e il fatto che non gli avesse detto di cosa si trattasse lo rendeva ancora più inquieto. Scocchiò le dita davanti alla ragazza che ritornò alla realtà. “Terra chiama Aoko!!!” disse. “Che c’è Kaito?” chiese Aoko presa alla sprovvista. “E’ da tipo dieci minuti che cerco di parlarti” “Scusami, sono solo un po’ tra le nuvole” rispose sospirando. “Ed esattamente come mai?” “Niente di importante, è una cosa tra me e me”. Adesso era ancora più curioso di prima, lui sapeva che quando lei affermava che non era niente in realtà c’era qualcosa sotto. “ Si tratta di quello che hai detto oggi ad Akako?” “Senti Kaito, questi non sono affari tuoi, stanne fuori. Okay?” “Ma che ti prende!? Ho solo chiesto!!!” rispose stizzito. “E io ti ho risposto. Non è niente e tu ne fai subito come se fosse chissà cosa!” “Io ti ho fatto solo una domanda, sei tu quella che è scoppiata come una bomba!! Sono il tuo migliore amico, ti ho vista triste e come ogni volta che lo sei ho voluto sapere come mai, ma vedo che me lo vuoi nascondere il motivo!” “Adesso sono io che ho segreti?! Come se tu non li avessi!! Mi hai preso per scema che non me ne fossi accorta?” disse esasperata Aoko davanti a un Kaito pietrificato dalla paura. Era rimasto muto non sapendo cosa risponderle, in fondo aveva ragione. “Ecco, io…” “Senti, io proseguo da sola, vai pure a casa. Ci vediamo domani, ciao” e corse via. Il mago in quel momento avrebbe voluto raggiungerla, fermarla e raccontarle tutto, ma non lo fece: era rimasto lì a guardarla andare senza muovere un muscolo, solo con il volto imperlato di rimorso. Cosa intendeva con “come se tu non li avessi?”, magari aveva scoperto il suo segreto anche se molto improbabile dato che lo nascondeva così bene. Ritornò a casa a passo lento e con la testa china a fissare il marciapiede, entrato dentro si tolse le scarpe e andò a preparasi qualcosa da mangiare, non era un masterchef ma almeno sapeva preparare la pasta. “Non vedo l’ora che ritorni Ji dalla Spagna per preparami i suoi deliziosi piatti” disse fra sé. Intanto anche Aoko era tornata a casa, chiuse bruscamente la porta, poi si appoggio ad essa e si sedette per terra mettendo le braccia sulle ginocchia. Si sentiva in colpa per come lo aveva trattato, dopotutto voleva solo aiutarla. "Che situazione...Se solo sapesse"si disse fra sè e sè. Si rialzò per andare in cucina per prepararsi del cibo per lei e per suo padre, l'ispettore Ginzo Nakamori, che sarebbe tra poco tornato a casa. Verso le due tornò l'ispettore con una faccia imbronciata, mise giù la giacca, si sedette sul tavolo insieme alla figlia e inizò a pranzare. "Papà come mai arrabbiato?" domandò Aoko. "Kid ha mandato un altro annuncio: vuole rubare il diamante che espongono la prossima settimana alla mostra di gioielli che si terrà nel museo qui vicino. E' la terza volta questo mese!!! Non ne posso più di lui!" "Ancora quel ladro...E quando ha intezione di rubarlo?" "Mercoledì alle 23:00" sospirò abbassando la testa, poi la rialzò e guardò la figlia. "Aoko, mi sono accorto che per tutto il tempo che stiamo a tavola ti stai grattando il braccio, va tutto bene?" "Sì sì, tutto a posto. E' solo un po' di prurito, niente di che" rispose titubante, non molto convinta della sua risposta. "Va bene, mettiti della crema allora. Io devo ritornare all'ufficio a preparare il necessario per il giorno del furto. Ciao tesoro" e le diede un bacio sulla guancia prima di uscire. Intanto lei raggiunse il bagno, poi dall'armadio tirò fuori una crema e se le diede sul braccio che le prudeva. "Non credo che con un po' di crema risolverò questa situazione" pensò osservando il braccio.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Il giorno seguente Aoko si svegliò con la voglia di andare a scuola pari a zero. Non voleva proprio vedere la faccia di Kaito sia perché era dispiaciuta per come si era comportata con lui, sia perché era arrabbiata con lui: quando gli aveva urlato che nascondeva qualcosa, non aveva detto il contrario. Sospirò. Scese dal letto e raggiunse suo padre in cucina, il quale stava preparando i pancake e doveva ammettere che avevano un profumino davvero invitante. “Buongiorno piccola, dormito bene?” chiese Ginzo sistemando il piatto con i pancake davanti alla figlia. “Più o meno, mi sento molto stanca e a pezzi” biascicò la ragazza che poi iniziò a mangiare. “Vuoi rimanere a casa? Non hai mai fatto nessuna assenza, un giorno di riposo te lo meriti” domandò. Aoko accettò e salutò il padre prima che partisse per raggiungere la centrale di polizia. Dopo aver chiuso la porta, tirò su la manica del pigiama e guardò il polso destro. Sulla pelle era impresso un simbolo nero, grande quanto un pollice. Assomigliava ad una chiave intersecata ad un occhio, non era simile a quello umano, piuttosto a quello di un rettile. Era da tre giorni che ce l’aveva, ma non sapeva come se l’era procurato, era comparso e basta, dal nulla. Aveva provato a lavarlo via senza successo ed era sicura che non fosse un tatuaggio perché lei li odiava, quindi anche supponendo fosse stata ubriaca (ovvero mai) non si sarebbe mai azzardata a farlo. Se l’avesse rivelato a Kaito sicuramente si sarebbe messo a ridere su come fosse un’idiota a non ricordarsi come potesse avere quel simbolo. L’unica soluzione era chiedere aiuto ad Akako, perché l'istinto le suggeriva che ciò non aveva a che fare con “la normalità” e anche se stentava a crederci, aveva capito che Akako era una strega. Tanti piccoli indizi l’avevano portata alla verità e poi, chi tiene un calderone pieno di una sostanza rossastra in casa propria con dei fogli per terra in una scrittura mai vista prima con un maggiordomo che sembrava l’assistente del dottor Frankenstein? Non una persona “comune”. Inoltre da quando quel marchio era comparso sul suo braccio, Aoko percepiva che qualcosa era cambiato in lei: era più agile di prima, riusciva a scorgere le cose da più lontano e l’udito era più fino. Era forse una coincidenza? Lo avrebbe scoperto questo pomeriggio con la giovane strega. Si ricordò d’improvviso che doveva mandare un messaggio a Kaito spiegandoli che oggi non sarebbe venuta a scuola. Digitò il testo e lo inviò, infine andò in camera. Si addormentò. Nel frattempo… Kaito era diretto verso casa Nakamori e camminava il più lentamente possibile. Stava pensando a come si sarebbe comportata nei suoi confronti: gli avrebbe dato un pungo? L'avrebbe ignorato? Oppure sarebbe stata come al solito? Con Aoko Nakamori era impossibile indovinare come avrebbe reagito, ci si poteva aspettare di tutto. Il suo cellulare vibrò. Un messaggio dalla sottoscritta: Oggi non vengo a scuola, non mi sento tanto bene. Scusa per ieri ho esagerato. Kaito non seppe se essere più scioccato perché Aoko non veniva a scuola o perché gli aveva chiesto scusa. Non era da lei rinunciare alla scuola. Ricordò che una volta era entrata in classe con la febbre pur di non saltare neanche una lezione e per riuscire a chiedere scusa doveva sentirsi veramente in colpa. E così girò i tacchi e si diresse verso la scuola. Appena arrivato scorse la chioma rossa di una figura esile e le si avvicinò. "Akako, buongiorno" disse il più gentilmente possibile Kaito. "Kuroba, cosa ti porta a parlare qui con me?" rispose Akako. "Ieri..." "Kuroba, non ti rivelerò di cosa abbiamo parlato io e Nakamori, ma ti darò una piccola dritta, Aoko ha scoperto che sono una strega" annunciò la rossa. Il ragazzo sbiancò, mentre Akako fece una smorfia." La tua amichetta è più intelligente di quanto tu immagini. Chissà, potrebbe essere a conoscenza del fatto che tu sia ladro Kid" spiegò Akako ridendo e si dileguò verso l'entrata. "Per la milionesima volta, IO NON SONO LADRO KID!!!"urlò il giovane esasperato. Sbuffò e seguì la ragazza nella loro classe. Durante la lezione di storia, aveva appoggiato la testa sul braccio e riascoltava nella mente le parole della giovane strega è più intelligente di quanto tu immagini... e se avesse scoperto la sua identità? "No, impossibile" continuò a ripetere a se stesso "l'ho nascosto abbastanza bene, o almeno credo. Però mi turba di più scoprire di cosa parlerà con quella lì...può essere che voglia solo esserle amica, forse sono io quello paranoico". Appena finita la scuola, sul punto di proseguire verso casa scorse Akako e, spinto dalla curiosità decise di inseguirla. Dopo aver girato per diverse vie, la rossa virò a sinistra in un vicolo. Il moro svoltò anche lui e la ragazza sparì. Stropicciò gli occhi e continuò per la via che non gli era famigliare per sbucare nella piazza dove era situata la torre davanti alla quale aveva incontrato per la prima volta la sua adorata Aoko. Com'era possibile? Era quasi dall'altra parte della città!! A casa di Nakamori... Lo squillo del campanello svegliò Aoko dal suo profondo sonno. Lentamente si alzò, si stiracchiò e scese ad aprire la porta. "Akako, scusa se ti ho fatto aspettare" disse lasciando un sonoro sbadiglio". Akako entrò e si guardò intorno: la cucina e il salotto erano separati solo da una linea verticale di pavimento in legno che portava fino alle scale. Il salotto era dominato da colori un po' spenti. Al centro erano posizionati un divano e una poltrona in pelle nera davanti ai quali c'era una grande televisione. La cucina, al contrario, era un' esplosione di colori. Aoko raggiunse la cucina e la rossa si unì a lei. "Aoko, comincia a spiegare" sentenziò Akako con una nota di impazienza, intanto che l'altra aveva aperto una mansarda e ne aveva tirato fuori un pacchetto di biscotti, poi si sedette su una delle sedie e così fece altrettanto l'altra. "Allora, da dove posso iniziare...Bene...Tre giorni fa, di mattina, ho trovato disegnato sul mio polso un simbolo dalla forma strana" spiegò alzando la manica e tese il braccio verso l'amica. Akako osservò il piccolo disegno: sembrava inchiostro lasciato dalla penna su un foglio bianco. Pose l'indice sulla runa e seguì le linee sinuose. "Solitamente nei libri di stregoneria la chiave rappresenta la possibilità di sbloccare qualcosa, del tipo un oggetto sui cui è stato lanciato un incantesimo che impedisca di rivelare cosa cela dentro di sé. Per quanto riguarda invece l'occhio, sono sicura che sia quello di un drago. Il drago rappresenta sia le forse benefiche sia la morte e la devastazione, però in generale indica solo la forza". Alle parole morte e devastazione, Aoko percepì il cuore in gola e le doleva parlare. "Calmati, non essere precipitosa. Comunque a parte ciò, è successo altro da quando ce l'hai?" domandò Akako. La mora dopo aver sospirato rispose: "Ecco, sono diventata più forte, riesco a vedere le cose da più lontano e sento meglio. Non è che sono diventata un vampiro? Cioè non percepisco la sete di sangue" Akako rise così tanto che non aveva più fiato nei polmoni quando riprese la parola. "Nakamori, i vampiri non esistono, è solo una leggenda! La si usava un tempo per spaventare i bambini e impedirgli di uscire di notte!". L'altra divenne paonazza per l'imbarazzo. "Intanto puoi stare tranquilla, da quello che ho capito l'occhio non è niente di negativo, è solo forza maggiore. La chiave non saprei ancora. Appena arrivo a casa vado a consultare i miei tomi". "Grazie Akako, davvero" disse Aoko e la strega le sorrise. "An dimenticavo! Sai che Kaito mi stava seguendo?" "COSA?!" urlò sorpresa. "Quindi l'ho teletrasportato dall'altra parte della città. Non volevamo che disturbasse, no?". "Puoi usare il teletrasporto!?" domandò Aoko stupita. "Certo, non sempre. Consuma troppa energia. Comunque io scappo, devo ritornare a casa. Ci si vede"

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Kaito, dopo aver passato il pomeriggio vagabondando per le vie della città con la mente persa tra le nuvole, scorse un ragazzo biondo seduto al tavolo di un bar che lo salutava e gli si avvicinò. Era Hakuba. “Kuroba, che piacere vederti” disse e bevve un sorso di caffè dalla tazza. “Non si può dire che sia reciproco” sibilò il moro, ma il detective non ci fece caso. A Kaito non era mai andato a genio Saguru con i suoi modi vanitosi e “inglesi”, lo considerava un megalomane. “Perché non ti siedi e chiacchieriamo un po’? Vorrei parlarti di una cosa” chiese Hakuba. L’altro prese una sedia e si posizionò di fronte a lui guardandolo in malo modo. “Veloce, non ho tutta la giornata” “Forse l’avrai capito che mi piace Aok… Nakamori e ci tenevo a dirtelo, perché non mi sembrava giusto non avvisarti di ciò” disse tutto d’un fiato il biondo. Kaito sbatte le palpebre una volta poi una seconda, e nella sua mente ruotavano le parole a Saguru piace Aoko. Tutt’a un tratto cominciò a ridere sotto lo sguardo dubbioso dell’altro, eppure neanche lui stesso era cosciente di cosa stesse dicendo. “Ma sei serio!? Aoko!? E da quando? Di tutte le ragazze, ti sei innamorato di una senza curve e seno e che si comporta come una bambina?!”. Saguru sospirò. “Kuroba è possibile che vedi solo quello di una ragazza? Perché sei così ingiusto nei suoi confronti? O e forse gelosia? Ho capito che piace anche a te, è per questo motivo che te l’ho detto. Tu e lei siete migliori amici, ma questo non significa che avrà occhi solo per te quando troverà il ragazzo che ama. Qualcuno te la ruberà e tu dovrai condividere. Io ci tengo molto ad Aoko, più di quanto tu possa immaginare e mi confesserò a lei in uno di questi giorni, che tu sia d’accordo o meno”. Kaito colto alla sprovvista da quella rivelazione così vera, fece l’unica cosa che gli venne in mente: negare. “Sei impazzito per caso! Aoko è solo un’amica, niente di più e niente di meno! Fai quello che ti pare con lei, non sono affari che mi riguardano. Ora devo andare, ho altre cose da svolgere a parte ascoltare te” e finendo così la discussione, una coltre di fumo nascose il mago e sparì. “Quanto sei ovvio amico mio” pensò Saguru sorseggiando il suo gustoso caffè. Tornato a casa, si tolse il giubbotto e la camicia scolastica rimanendo a torso nudo. Posò gli indumenti in camera e raggiunse il bagno. Lasciò scorrere l’acqua dal rubinetto prima di sciacquarsi il volto. Si guardò allo specchio. I capelli erano un po’ bagnati sulla fronte e scorse nei suoi stessi occhi uno strano guizzo, una scintilla di rabbia. Sul suo volto si formò un sorriso. “Maledizione, altro che se sono geloso” e nello stesso istante quel sorriso scomparì. Sbuffò. Quello che aveva detto Saguru era vero, erano migliori amici, non stavano insieme, non poteva impedirle di mettersi con qualcuno. Ma lui non voleva condividere Aoko con nessuno, voleva essere lui il suo fidanzato. Non riusciva a immaginarsi lei con un altro che ridevano, scherzavano, parlavano e si baciavano, mentre lui restava indietro. Non era però sicuro di piacere ad Aoko, aveva paura del suo rifiuto e non desiderava perdere quell’amicizia. Si sdraiò sul letto. Ormai era notte fonda e nella sua stanza, distesa sul letto, Aoko tentava di addormentarsi invano. Si alzò ad aprire la porta-finestra che dava sul balcone e rimase lì, la spalla appoggiata al muro ad ammirare la notte e la sua luminosa luna. Si sentiva in pace con il vento che le rizzava i peli sulle braccia e le solleticava i capelli. Inalò l’aria gelida anche se le bruciava le narici. Proprio niente sembrava poter rovinare quella tranquillità, tranne una figura nascosta dall’oscurità che comparve sul cornicione del balcone con un balzo. Aoko tentò di urlare, ma una mano le coprì la bocca. La ragazza appena vide chi era si rilassò. “Che diamine ti è saltato in mente, mi hai spaventata Kaito!” disse arrabbiata. “Scusa scusa, colpa mia. Dovevo assolutamente parlarti” le rispose. “Adesso, nel cuore della notte?” chiese stupefatta. “Beh mi conosci: se non ora, allora mai. Sono venuto per scusarmi per essere stato così ficcanaso e per averti urlato contro” “Come hai detto? Non ho sentito bene, ripeteresti?” “Mi hai sentito benissimo!” le rispose imbronciato. “D’accordo, e anche io mi sento in colpa per essere stata sgarbata. La mia reazione è stata esagerata” confessò Aoko lievemente rossa in viso. Il suo imbarazzo contagiò Kaito che divenne un peperone. “Tutto perdonato?” domandò quest’ultimo insicuro. “Tutto perdonato” ripeté lei, e lui spinto dalla gioia la abbracciò forte. Anche se sorpresa dal quel gesto affettuoso, gli circondò la vita con le braccia e appoggiò il volto nell’incavo della sua spalla. Kaito, invece, nascose la sua testa nei capelli di Aoko e inspirò a fondo il loro profumo di miele e mandorle. Dopo un tempo indeterminato i due si separarono l’uno dall’altra. “Ci vediamo domani a scuola?” domandò il moro e lei annuì. Kaito si avvicinò al balcone, però ritornò da Aoko e la baciò sulla guancia e in un lampo si dileguò saltando giù. La ragazza si toccò delicatamente la guancia, ancora ferma nel suo stato di shock, poi si rese conto di cosa era successo. “E’ un sogno, vero? Non è possibile” domandò a sé stessa.

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